Cesare Maria Casati
Soluzioni sostenibili
S
embra ormai certo che nel prossimo futuro, se gli atteggiamenti non cambiano, gran parte del mondo dovrà affrontare una crisi energetica di proporzioni rilevanti. Ci dicono che lo sviluppo tecnologico e sociale di molti Paesi dipenderà sempre di più dalla disponibilità di fonti di energia tradizionali che scarseggeranno in modo esponenziale con l’aumentare della domanda. A questa crisi forse si può cominciare a porre rimedio, certamente risparmiando sui consumi ma senza ridurre la qualità di vita a cui siamo abituati, cercando e utilizzando sistemi che possano produrre energia indipendentemente dal petrolio, dal gas, dal carbone o dall’acqua. Tutte materie che sono inquinanti o scarseggiano. So bene di riflettere su concetti ovvi e conosciuti, ma penso che anche il nostro mondo, quello del progetto e della creatività, debba finalmente prendere coscienza, senza preclusioni ideologiche, e iniziare a proporre soluzioni di assetti urbani, di edifici residenziali e di lavoro adeguati ai problemi che sicuramente i nostri figli e nipoti dovranno affrontare nell’utilizzazione degli edifici che lasceremo loro. Oggi nessun progettista disconosce i valori che la parola “sostenibile” esprime, ma quasi a nessuno è consentito ancora affrontare il problema senza riferire ogni fase di progetto a esperienze e costi tradizionali. Forse occorre iniziare nell’università a conoscere meglio i materiali e le tecniche costruttive compatibili con metodi produttivi a basso consumo energetico, indipendentemente dagli usi tradizionali e collaudati nel tempo. Forse occorre che gli architetti, come fecero in Europa nell’immediato dopoguerra, impostino i loro progetti solo su quanto disponibile e possibile per ottenere contenitori abitabili e esteticamente validi rinunciando a esprimersi assecondando le tendenze culturali del momento. Forse occorrerà cambiare la cultura del costruire secondo tradizione che vede, anche nelle costruzioni più tecnologicamente espressive di oggi, sempre argilla, pietra, acqua, ferro, alluminio, rame e legno uniti in connubi che stanno tra il muratore e il meccanico. Penso che una soluzione “sostenibile” possa nascere dal coinvolgimento della grande industria nel produrre componenti di base che vedano anche il recupero riciclato di molte materie che scartiamo, che scientificamente testi e proponga materiali di grande resistenza ed efficienza termica e poi lasci il completamento dei nuovi contenitori portanti e isolati da “membrane” industriali a piccole unità artigianali di alta capacità tecnologica per la distribuzione dei fluidi, dell’energia e delle comunicazioni. Sogno e penso che tutte le superfici esposte alla luce di queste strutture, rigide o flessibili, autoproducano energia. Certamente dovremo cambiare i parametri di costo e non confrontarli elementarmente con le attuali costruzioni, che in realtà iniziano a costare nel momento del loro utilizzo perché la maggior pare dell’energia tradizionale viene dispersa e mal utilizzata al punto che per ragioni qualche volta solo decorative e linguistiche rendiamo trasparente ciò che deve essere opaco e opaco ciò che può tranquillamente essere trasparente. Ma sono ottimista e, come sempre è avvenuto nel passato, spero che saranno ancora una volta l’architettura e l’ingegneria a trovare delle soluzioni “sostenibili” di equilibrio tra natura e artificio estetico e funzionale urbano indipendentemente da posizioni preconcette ambientalistiche o protezionistiche.
Sustainable Solutions
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t now seems clear that unless attitudes change most of the world will be facing a significant energy crisis. We are told that the technological and social development of many nations will increasingly depend on the availability of traditional energy sources, which will become exponentially more scarce as demand increases. A possible way of finding a solution to this crisis would certainly be to cut down on consumption but without reducing the quality of life we are used to, trying to find and use systems for generating energy other than oil, gas, coal and water. All materials that are lacking or highly polluting. I realise I am talking about rather obvious and familiar ideas, but I think even the world of inventiveness and creativity must finally become aware of this state of affairs and, putting ideology aside, start to propose ideas for urban plans, residential buildings and work premises geared to issues which are children will certainly have to face when using the buildings we bequeath them. Nowadays, all designers acknowledge the values associated with the word “sustainability”, but almost nobody is allowed to tackle the issue without comparing every stage in planning with conventional costs and ways of working. Perhaps we ought to begin studying building materials and methods compatible with low energy consumption methods, independently of traditional triedand-trusted uses. As was the case in Europe just after the war, perhaps architects need to design their projects based on what is available and feasible, in order to obtain inhabitable and aesthetically valid containers, giving up on the idea of falling in line with cultural trends and moods. Building culture itself will most probably have to be changed, breaking with a tradition which, even for today’s most technologically cutting-edge constructions, always involves clay, stone, water, iron, aluminium, copper and wood combined in ways lying somewhere between masonry and mechanics. I believe a “sustainable” solution could come from getting big industry involved in manufacturing basic components in ways that also involve recycling lots of waste material, scientifically testing and proposing durable and heat-efficient materials and then leaving it up to small craft workshops, technologically equipped for distributing fluids, energy and communications, to complete these new bearing containers insulated with industrial “membranes”. I dream and believe that all the surfaces of these rigid or flexible structures exposed to light could self-generate electricity. Of course we will have to alter the parameters of cost and not just simply compare them to existing buildings, which, in actual fact, start to cost money as soon as they are used, because most conventional energy is dispersed and used badly, to the point where, for what are sometimes merely decorative and linguistic reasons, we make things transparent that ought to be opaque and opaque things which could quite easily be transparent. But I am optimistic and, as has always been the case in the past, I hope it will once again be architecture and engineering that come up with sustainable solutions balanced between nature and aesthetic and functional urban artifice, regardless of pre-conceived environmentalist or protectionist positions.
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Kengo Kuma
Gli artifici della materia Three Projects in Japan
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Daici Ano
tre lavori di Kengo Kuma, la Chokkura Plaza, vicino alla stazione di Hoshakuji a Tochigi, la Hoshinosato Annex a Yamaguchi e l’Oribe Tea House a Gifu, in Giappone, hanno un denominatore comune nell’idea progettuale, tutta da scoprire. Pensare una nuova texture per un edificio significa proporre nuove tecnologie costruttive ma, soprattutto, significa legarsi alla contemporaneità senza dimenticare la tradizione. E’ quasi una pelle che contiene e trattiene forti contenuti. Kengo Kuma, giovane architetto giapponese, è docente presso la Facoltà di Enviromental Information alla Keio University di Tokyo; il suo coinvolgimento da studioso lo spinge ad accurate ricerche nell’espressione del suo lavoro progettuale. E’ così che si serve della più ferrea tradizione giapponese pur cercando nuove tecniche costruttive, tese sempre a richiamare il segno della storia. Ricalca le logiche semplici dell’artefatto tradizionale attraverso i materiali più antichi, come la pietra o il legno, fino alla plastica, formata nello stesso modo in cui nell’antichità venivano forgiati gli arbusti di papiro, ne ripete le vecchie modalità.
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Riprende la pietra d’Ooya come rimando alla terra e alle antiche costruzioni, materiale che combina il suolo e la porosità, una pietra che entusiasmò perfino Frank Lloyd Wright, che la utilizzò nell’Imperial Hotel di Tokyo, purtroppo demolito per collassamento e incuria manutentiva dopo 45 anni, il 15 novembre del 1967. Fu un grande lutto per la storia dell’architettura contemporanea che Kengo Kuma cerca di far rivivere oggi attraverso l’uso della medesima pietra. Ecco, in parte, le ragioni per le quali è giustificato recuperare i materiali dell’antica edificazione, ecco come nasce un richiamo per sigillare nella pietra la nostra contemporaneità. I motivi appaiono sempre più chiari se si segue il pensiero di Freeman Dyson, figura di primo piano nel mondo scientifico contemporaneo, docente a Princeton presso l’Institute for Advanced Studies; egli sostiene che la forza espressiva della natura è pervasa da una fantasia maggiore di quella stessa dell’uomo. In effetti, per imprimere un vero cambio di rotta nelle priorità del
Chokkura Plaza Takanezawa, Shioya-gun, Tochigi Credits Project: Kengo Kuma & Associates Structural engineering: Oak Structural Design Office Facilities Engineering: P.T.Morimura & Associates
Construction: Watanabe general construction / Kenmoku Stone Architect Co,. Ltd. Construction Rest Space Shelter: Ohta Co.Ltd/Fukuda Doboku Zouen Co.Ltd
linguaggio architettonico, i progettisti e gli imprenditori devono riappropriarsi della libertà di promuovere nuove tecnologie che, rispetto alle vecchie, vadano maggiormente a vantaggio di una semplice innovazione. Oggi l’idea di migliorare l’architettura con nuovi artifici sembra condannata da molti, specie dai romantici. Per quanto possa apparirci ripugnante questa idea riteniamo, a scapito di ogni pensiero avverso, che, ci piaccia o no, non appena il progresso delle nostre conoscenze matematiche e filosofiche farà un nuovo salto storico e di qualità, allora tutto ciò sarà possibile. Il rinnovo potrà essere ostacolato o ritardato con regolamenti o norme, certo che le nuove tecnologie, come quelle proposte da Kengo Kuma, possono diventare pericolose o liberatorie. Si potranno tarpare le ali ai desideri, ma il mondo del progetto non potrà vivere in eterno con le ali tarpate. La creatività, corretta matematicamente e filosoficamente, batte alla nostra porta facendo crollare, finalmente, dei fatui formalismi che nascono da incerte intuizioni di forma mimetizzate da usi di tec-
Il Chokkura Plaza, realizzato nei pressi della stazione Hoshakuji a Takanezawa, è un edificio monopiano lungo 8,18 m e con una superficie utile di 546,46 mq destinata esposizioni e riunioni della comunità locale. Prendendo spunto da un vicino magazzino per il riso ora abbandonato, costruito con la pietra Ooya, Kuma ha ri-elaborato le
caratteristiche di questo materiale – l’appartenenza al suolo e la porosità – utilizzandolo sia come elemento estetico sia come elemento strutturale. Insieme ai suoi collaboratori ha infatti messo a punto un sistema costruttivo in cui la pietra Ooya è disposta per strati diagonali intrecciati che conferiscono all’insieme un aspetto allo stesso tempo leggero e solido.
Chokkura Palace, built near Hoshakuji Station in Takanezawa, is an 8.18 m long monoplane building covering an area of 546,46 square metres designed for hosting exhibitions and meetings of the local community. Drawing on a nearby rice warehouse, now abandoned, built out of Ooya stone, Kuma has re-worked this particular material’s distinctive traits –
belonging to the earth and porosity – taking it as both an aesthetic and structural element. Together with his assistants, he has devised a construction system in which the Ooya stone is set in interweaving diagonal layers, giving the entire construction what is simultaneously a light and solid appearance.
niche e materiali infantili e densi di imbroglio. L’allusione si rivolge alle scelte progettuali di troppi esempi, sparsi nel modo, nei quali si sta standardizzando un processo costruttivo realizzato in acciaio, vetro, e rivestimenti in alluminio di superficiale apparenza, dove è abbandonato completamente il concetto base dell’architettura: forma e funzione. Oggi si deve intendere non più la semplice funzione della fruizione, ma la funzione che porta a un accrescimento spirituale. E’ ciò che sostiene Bertrand Russell, cioè che la grande scoperta del XX secolo è la tecnica del giudizio sospeso. Per quanto si riferisce all’architettura equivale a partire dall’effetto per inventare una poesia, una filosofia, un edificio che produca proprio quell’effetto e nessun altro. La tecnica del giudizio sospeso va più in là delle previsioni fatte dallo stesso Kengo Kuma, in quanto anticipa l’effetto di un risultato negativo e gli si oppone prima che esso si attui. Mario Antonio Arnaboldi
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Kengo Kuma
Kengo Kuma
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Viste degli spazi interni del Chokkura Plaza che, grazie alle qualità e alle modalità di utilizzo della pietra Ooya, offrono ai visitatori un’atmosfera morbida e calda. Views of the interiors of Chokkura Plaza, which, thanks to the qualities of the stone and how it has been used, offer visitors a soft and warm atmosphere.
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hree works designed by Kengo Kuma, Chokkura Plaza near Hoshakuji Station in Tochigi, Hoshinosato Annex in Yamaguchi and the Oribe Tea House in Gifu, Japan, share the same underlying design idea, just waiting to be discovered. Designing a new texture for a building means coming up with new building technology and, most significantly, it also means latching onto modernity without forgetting tradition. It is almost like a skin holding and withholding striking contents. Kengo Kuma, a young Japanese architect, teaches in the Faculty of Environmental Information at Keio University in Tokyo; His work as a scholar sees him involved in careful research into architectural design. He draws on the most deeply grounded of Japanese tradition while searching for new building methods always striving to evoke the past. He reworks the simple underlying logic of traditional artefacts using the oldest of materials, such as stone or wood and even plastic shaped in the same way the ancients used to mould papyrus shrubs, copying their techniques.
He works with Ooya stone as an illusion to the earth and old constructions, a material combining soil and porosity, a type of stone that even Frank Lloyd Wright enthused about, employing it in the construction of Imperial Hotel, Tokyo, which unfortunately was knocked down due to partial collapsing and lack of maintenance after 45 years on 15th November 1967. This was a sort of bereavement for the history of modern-day architecture, which Kengo Kuma is trying to bring back to life by using the same stone. These are just some of the reasons justifying the recycling of old materials from old buildings. This is how to draw on the past to leave an indelible trace on the present. The reasons become even clearer if we follow Freeman Dyson’s line of thought, a leading figure in modern-day science, who teaches at Princeton’s Institute for Advanced Studies; he claims that the expressive force of nature is pervade by more imagination than man himself possesses. In actual fact, to bring about a real change in the priorities of architectural idiom, architects and businessmen must reclaim the
right to promote new forms of technology, which compared to those of the past lend themselves more easily to simple innovation. Nowadays, the idea of improving architecture by constructing new artifices seems to be condemned on all sides, particularly by the old romantics. However repugnant this idea might seem to us, we believe, whatever others think, that, whether we like it or not, as soon as progress in our mathematical and philosophical knowledge takes another historical leap forward, then all this will be possible. This kind of renewal might be held back or delayed by rules and regulations, in the firm belief that new technology, like that proposed by Kengo Kuma, might be dangerous or liberating. It may well be possible to clip the wings of desire, but the world of architectural design will not be able to survive for ever with its wings clipped. Creativity, grounded on correct philosophical and mathematical thinking, is knocking at our door, finally breaking down those fatuous formalisms deriving from uncertain ideas about form
camouflaged by childish uses of materials and technology, full of cheap tricks. The allusion refers to the design features of too many constructions around the world, as a building process based on steel, glass and superficial looking aluminium cladding is turning into the norm, totally abandoning the basic concept of architecture: form and function. Nowadays, function must not be confined to mere usage, it must be function leading to spiritual growth. This was what Bertrand Russell meant when he pointed out that the great discovery of the 20th century was the technique of suspended judgement. In relation to architecture this means beginning with the effect to create something poetic, a philosophy, a building which produces that effect and no other effect. The technique of suspended judgement goes further than Kuma’s own predictions, since it actually anticipates the effect of a negative effect and opposes it before it can come into effect. Mario Antonio Arnaboldi
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Sopra, prospetti del Chokkura Plaza. A sinistra, sezione trasversale. Sotto, planimetria generale.
Above, elevations of Chokkura Plaza. Left, cross section. Below, site plan.
Sopra, particolari costruttivi per lo studio dell’intreccio strutturale degli elementi di pietra. A sinistra, vista del piccolo padiglione per il relax e il riposo, realizzato in filo metallico. Sotto, sezione trasversale del padiglione.
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Above, construction details for studying he structural weave of the stone elements. Left, view of the small pavilion for resting and relaxing made of metal wire. Below, cross section of the pavilion.
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Hoshinosato Annex Kudamatsu-city, Yamaguchi, Japan Credits Project: Kengo Kuma & Associates Structural engineering: Makino Structural Design Facilities Engineering: P.T.Morimura & Associates Construction: The Zenitaka Corporation Co, Ltd; Hiroshima Branch.
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L’Hoshinosato Annex è una piccola (852,35 mq) casa di riposo per anziani. I progettisti hanno voluto creare un’atmosfera accogliente e confortevole anche attraverso l’uso di materiali naturali come OSB (oriented strand board – assi di legno pressato) per gli interni e legno naturale per gli esterni.
The Hoshinosato Annex is a special small (852.35 sq.m) nursing home for the elderly. The aim of the architects has been to create a comfortable and welcoming place through the use of natural materials, as the OSB (oriented strand board) for the interior spaces and wood elements for the exteriors.
Nella facciata est, a causa delle normative antincendio, sono stati utilizzati anche pannelli di alluminio che sono stati montati in modo da formare un disegno esteticamente accattivante. La facciata di legno sembra così tramutarsi gradatamente in una facciata di alluminio. Nella facciata sud si sono usate assi di legno che oltre a fungere da
rivestimento costituiscono anche l’elemento di protezione della facciata dalla pioggia. In queste pagine, viste e particolare delle facciate esterne. In the east façade, because of the fire spreading restrictions, aluminum panels had to be mixed with the wooden panels so we arranged them as a
gradational changing pattern. The wooden façade changes gradually to an aluminum surface. In the south façade through the use of wooden planks we tried to assimilate the wall and the rain shutters into just one apparent element. In these pages, views and detail of the façades.
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Il gioco materico delle facciate esterne si trasforma all’interno in un gradevole gioco di luci e ombre. Nella pagina a fianco, particolare costruttivo per lo studio dei pattern di facciata, piante dei due livelli dell’edificio e viste degli ambienti interni. The material play of the exterior becomes a pleasant light/shadows play in the interior. Opposite page, constructional detail of the façade pattern, plans of the two levels of the building, and views of the interior spaces.
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Oribe Tea House Ceramics Park Mino, Tajimi, Gifu Credits Project: Kengo Kuma & Associates
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Struttura mobile temporanea, questa stanza del tè ha un’area di 8 mq. E’ formata da pannelli di plastica ondulata spessi 5 mm disposti in sezioni parallele di 65 mm ciascuna collegate da fasce. Una volta slegate le fasce, la stanza del tè si trasforma un insieme di elementi singoli facili da spostare. La sua forma irregolare ricorda un bozzolo ed è un omaggio alla ciotola cerimoniale per il tè di Furuta Oribe.
A temporary, mobile tea room covering an area of 8 sq.m. Corrugated plastic boards 5mm thick are arrayed at 65mm intervals and fixed together using banding bands. Once the bands are unfastened, the tea room returns to being an assembly of cheap elements, making it easy to move. The entire form resembles an irregularly-shaped cocoon, and is an homage to Furuta Oribe’s deformed tea ceremony bowl.
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I nuovi Faraoni
Nigel Young/Foster and Partners
Palace of Peace, Astana
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Nelle pagine precedenti, viste del Palazzo della Pace, realizzato da Foster and Partners in seguito alla vittoria del concorso internazionale indetto dal Presidente del Kazakistan per la costruzione di una sede permanente dove ospitare il Congresso dei Leader delle Religioni del Mondo. Previous pages, views of the Peace Building designed by Foster and Partners after winning an international competition organised by the President of Kazakistan to build a permanent home for hosting a Congress for the World’s Religious leaders.
Credits Project: Foster and Partners Co-architects: Tabanlioglu Architecture & Consulting Consultants: Buro Happold, Arce, GN Engineering & HB Technik, DS Mimarlik, Studio Dinnebier, Brian Clarke, Karina Fire Consultants, Sound Space Design Client: Sembol Construction
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O
ccasioni come queste si presentano raramente: una città nuova, Astana, anzi la nuova capitale di uno stato da considerarsi in qualche modo anch’esso nuovo, se non nuovissimo, il Kazakhstan, in probabile rapido sviluppo; un master plan ricco ancora delle tracce di quello pensato da Kisho Kurokawa, vincitore tempo fa di una consultazione internazionale appositamente indetta; i programmi complessi e veramente molto ambiziosi, sostenuti da robuste disponibilità economiche e condizioni politiche più che salde, almeno per ora. Un Congresso mondiale organizzato nel settembre 2003, per riunire i leader del mondo e delle religioni tradizionali, coronato da un buon successo, tosto trasformato dal Presidente kazakho in accadimento da ripetersi con frequenza triennale, ospitandolo però in un edificio speciale e adeguato, battezzato Palazzo della Pace e della Riconciliazione. Un concorso internazionale lanciato in gran velocità. Vince, coll’abituale piglio sicuro, Norman Foster. Sembra quasi una favola, una situazione ideale, una committenza ormai rarissima, se non perduta, di gonzaghesca memoria, o papalina, o medicea: insomma cosa potrebbe, un architetto, desiderare di più? Ma naturalmente non è così. Al di là dello slancio e degli empiti a prima vista sorprendenti, gli input sono piuttosto imperativi, certamente pressanti se non ineluttabili: dichiarate e inflessibili esigenze celebrative, connotati simbolici forti e direttamente derivati da un sistema di riferimento primario, del tutto privo di risvolti minimamente sofisticati, abituali invece in longitudini più occidentali. Il desiderio nitidamente espresso di avere un Centro globale per la comprensione interreligiosa, la rinunzia alla violenza, la promozione della verità e dell’uguaglianza fra gli uomini. Se pare poco. Perfino al più sfrenato e ingenuo degli illuministi sarebbero tremati i polsi, all’epoca; immaginarsi adesso in un mondo come il nostro. Senza contare i fattori climatici estremi, caldissimo d’estate, freddissimo d’inverno, e un tasso insopportabile di umidità: insomma quanto di meno adatto per la buona conduzione di un cantiere impegnativo. E i tempi: tutto da finire per quest’anno, tassativamente: 2003 più tre fa 2006, partendo nel 2004 da zero. Altro che il sogno dell’architetto: da gettare subito la spugna, piuttosto. E invece Foster raccoglie la sfida fino in fondo, accetta da vero grande professionista tutti i termini di questo che si potrebbe definire un contratto veramente difficile, se non quasi impossibile. Ed ecco una piramide iscritta in un cubo: sessantadue metri per sessantadue le misure dei lati della base, sessantadue metri l’altezza. Un volume basico, atavico, radicato in qualsivoglia memoria collettiva. Indiscutibile e scevro da ogni equivoco, da un lato; dall’altro in giusta misura enigmatico, come ogni simbolo dev’essere. Ossatura esterna intrecciata e rivestita di pietra, traforata verso il vertice e il cielo da vetrate abilmente trattate da Brian Clarke, e più in basso variamente traslucide e luminose quando fuori è buio, di notte o nei lunghi inverni. Ma questo è soltanto il primo passo. L’enfasi un poco onnivora e certamente rischiosa dei contenuti richiesti viene tradotta e declinata in un programma assai concreto e sapiente di funzioni ben definite e assai mirate al caso specifico: un teatro d’opera con millecinquecento posti, completo dei necessari apparati scenici, com’è noto sempre ingombranti; un polo universitario destinato allo studio delle civiltà; un centro nazionale per i vari gruppi etnici e geografici del Kazakhstan; una sala per le assemblee congressuali molto ascetica e spettacolare. E vari altri annessi e connessi. Subito questo programma viene tradotto in architettura (o più facilmente le due cose nascono e si sviluppano insieme). Le funzioni divengono luoghi, prendono forma e collocazione; intessono fra di loro relazioni, trame e intrecci di spazi complessi. L’interno della piramide e il suo basement divengono un’avventura da fare invidia al più abile dei manieristi (non sarà stato, tra l’altro, anche Le Corbusier un manierista sommo?). Non è semplice descriverla, questa promenade architecturale. Si potrebbe partire dal basso (giustamente Foster usa il termine livelli, dato che l’abituale ripartizione in piani in questo caso risulta improponibile). Per esempio entrando nella hall che, mentre permette di accedere al teatro sviluppato in quota, consente di sbucare all’altezza del
secondo plateau di posti dal quale poi si innervano il terzo e il primo, leggermente interrato (non va dimenticata la fossa per l’orchestra e neppure i vani sottopalco). Dirigendosi invece verso l’alto proietta in una gran piazza, accomodata nel ventre della piramide e sulla base del cubo virtuale nel quale essa si trova iscritta (sicché il teatro diviene percettivamente, cosa non priva d’importanza, come poi si scoprirà, una sorta di grande sous-sol). Si scopre così uno spazio vertiginoso: la piramide è cava al suo interno, insomma un vuoto anch’esso piramidale, racchiuso da pareti vetrate in strapiombo impressionante. Nelle intercapedini inclinate che così vengono a formarsi fra involucro esterno e involucro interno formicolano le attività dei centri e degli uffici, solcate da ascensori panoramici inclinati e dalle scale di rito anch’esse inclinate: insomma un insieme di panorami interni incrociati, quanto mai variato e piuttosto mozzafiato, spettacolare. Ma le sorprese non finiscono qui. Giunti a un livello che Foster definisce come quinto, grosso modo a una quota di più trenta metri sopra la piazza, lo svaso interno si mozza, e prende l’avvio una rampa tortile dalla pendenza lieve, disposta con una giacitura un poco obliqua che va progressivamente svasandosi ascendendo, fino a esplodere nella sala delle assemblee congressuali, un grande anello bianco inondato dalla luce che piove direttamente dal cielo attraverso la parte terminale della piramide, dalle vetrate di Clarke appunto. L’anello, perfettamente circolare, avvolge un foro centrale dal quale la luce precipita, graduata ma senza soluzioni di continuità, verso la piramide cava sottostante, lambendo le rampe laterali. E poi, quando i raggi raggiungono il suolo della piazza interna, vengono riafferrati da una lente convessa, che li rimanda, concentrati e controllati come si deve a seconda delle necessità, nella sala del teatro, come da un cielo artificiale. Le sezioni, inconsuete, svelano spazi arcani, una specie di diamante a mezz’aria il cui contorno riprende, ma capovolta, l’inclinazione dello strapiombo dei lati della piramide cava sottostante; per poi concludersi in una piramide luminosa di nuovo iscritta, se si fa attenzione, in un altro cubo di dimensioni ridotte secondo le leggi ferree della geometria euclidea. L’insieme è sicuramente di grande effetto. Cosa che, in uno slancio forse un po’ eccessivo di aderenza ai desiderata e ai penchant di natura simbolica della committenza, suggerisce a Foster di paragonare, per esempio, i quattro grandi pilastri inclinati che di fatto sostengono, data la collocazione che abbiamo visto, la sala assembleare, alle mani della pace. Come al solito, tutto dipende dal tipo di occhiali che si preferiscono inforcare (che poi, con l’andare del tempo, si sa che cambiano continuamente). Qui interessa l’architettura in senso proprio, spazi forme materiali funzioni e così via, per esempio, e non l’infinità di altre possibili letture. In questo senso il nuovo Palazzo kazakho è l’ennesima interessante tappa di una ricerca che segna, in una produzione incredibilmente vasta, un insieme di edifici straordinari: almeno a partire da quello della Hong Kong and Shanghai Bank Corporation, a oriente, via via fino a giungere al nuovo Municipio di Londra e al recentissimo grattacielo della Swiss Re, sempre londinese. Ma sono solo alcuni degli esempi possibili. Invasi interni sorprendenti, quasi di guariniana memoria; sullo sfondo di una sapienza costruttiva sempre al limite delle possibilità a disposizione, e qualche volta, riuscendo, anche oltre. Qui ad Astana queste sono le cose che non vanno dimenticate. Insieme, naturalmente, alla straordinaria performance tecnologica e di cantiere: ventuno mesi netti, in tutto, dal primo briefing alla consegna dell’architettura finita, in tempo per ospitare il primo meeting programmato per il secondo Congresso internazionale. L’invenzione di una soluzione strutturale per pezzi prefabbricati altrove durante l’inverno e poi trasportati e montati in situ durante l’estate: la sola in grado di aggirare il periodo lunghissimo di inattività imposto dai rigori del clima. Quanto spessore, quanto saper fare e che intelligenza, dietro ai rendering prevalentemente mirati ad accattivarsi i consensi questa volta veramente imprescindibili. Maurizio Vogliazzo
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hances like this do not arise very often: a new city, Astana, indeed a new capital for what in many ways is to be considered a new (if not brand new) nation, Kazakhstan, which will most likely undergo rapid growth; a master plan still full of traces of Kisho Kurokawa’s winning entry in a specially organised international competition; complex and very ambitious programmes with plenty of economic backing and a more stable political situation, at least for now. A World Conference organised in September 2003 to bring together world leaders and the heads of traditional religions, which turned out to be a real success and was immediately turned into a threeyearly event by the President of Kazakhstan to be hosted in a special and suitably designed building called the Peace and Reconciliation Building. An international competition launched with great haste, won by Norman Foster with his usual confidence and competence. It almost seems like a fairy tale, an ideal situation, the kind of clients that are a real rarity (if there are any at all) these days, like the old Gonzaga and Medici families or papal patronage: so what more could an architect want? But of course that is not really the way it is. Leaving aside all the initial impetus and drive, quite surprising at first sight, the input is extremely pressing and demanding: openly expressed and inflexible commemorative requirements, powerful symbolic connotations deriving directly from a basic design plan totally lacking in the kind of minimally sophisticated touches which are common place further west. The clearly expressed desire to create a global centre for inter-religious understanding, the rejection of violence, promoting of the truth and equality between people from all nations. No mean feat. Even the most impulsive and naïve of Enlightenment architects would have trembled at the prospect; never mind somebody working today in a world like ours. Without considering extreme climatic factors in the form of very hot summers and freezing cold winters, plus unbearable humidity levels: in other words the worst possible conditions for carrying out complicated building work. And then we have the schedule: everything must be completed by the end of the year, without fail: 2003 plus three makes 2006, starting from scratch in 2004. This is anything but an architect’s dream: you would be more likely to throw in the towel immediately. And yet Foster has really taken up the challenge like the real professional he is, embracing every aspect of what might be described as a truly tricky if not impossible contract. And so we have a pyramid inscribed in a cube: sixty-two metres by sixty-two metres along the sides of the base, sixty-two metres in height. An atavistic base structure entrenched in just about all collective memory. On one hand, clear-cut and incontrovertible; on the other, just as enigmatic as a symbol ought to be. The outside frame interwoven and clad with stone, perforated up at the top by glass panels carefully worked by Brian Clarke, and more panels further down, with varying degrees of translucency and luminosity when it is dark outside, either at night-time or during long winters. But this is just the first stage. The rather demanding and certainly risky contents requested have been translated and interpreted into a rather concrete and clever programme of well-defined functions carefully construed for the purpose at hand: an opera house with one thousand five hundred seats, complete with all the necessary stage props, all notoriously cumbersome; a university facility for studying civilisations; a national centre for the various ethnic and geographic groups in Kazakhstan; a very ascetic but spectacular conference hall. And various other annexes and connections. The programme has been instantly transformed into architecture (or, more simply, the two simply emerge and develop together). The functions become places, taking on shape and position; they weave into relations, patterns and webs of intricate spaces. The inside of the pyramid and its base turn into a sort of adventure worthy of even the most able of mannerists (and, after all, was not Le Corbusier a great mannerist?). It is hard to describe this architectural promenade. We might start from the bottom (Foster rightly uses the term lev-
els, seeing as the usual division into floors is rather unfeasible in this case). For example, we might enter a hall which, while remaining at a certain height allows access to the theatre, entering at the level of the second circle of seats from where we also come to the third level and first level, slight underground (without forgetting the orchestra pit and spaces under the stage); on the other hand, as we move upwards we come to a large plaza in the belly of the pyramid and base of the virtual cube in which it is inscribed (so that the opera house turns, perceptually speaking – of no small importance as we will see later – into a sort of soussol). A dazzling space then opens up: the pyramid is hollow inside, a sort of pyramidal space enclosed between strikingly sheer glass walls. The sloping spaces forming between the inside and outside shells are buzzing with all the work going on in the offices and centres, cut through by sloping panoramic lifts and the inevitable stairs, which are also sloping: in other words, a combination of criss-cross internal panoramas, which are extremely varied, breathtaking and truly spectacular. But the surprises do not end here. Having reached a level which Foster calls the fifth, more or less at just over thirty metres above the plaza, the interior space ends and a gently sloping twisting ramp begins, set slightly obliquely and gradually opening up as it rises up until it explodes into the congress hall, a huge white ring flooded with light that rains down directly from above through the end section of the pyramid and Clarke’s glass panels. This perfectly circular ring wraps round a central hole from which the graduated light floods in smoothly towards the hollow pyramid below, sweeping past the side ramps. And then, when the rays hit the floor of the inner plaza, they are taken up by a convex lens, which carefully focuses them together and then projects them out, as required, into the theatre hall, as if coming from some artificial sky. These unusual section reveal age-old spaces, a sort of diamond in mid-air, whose outline takes on (only inverting it) the angle of the sheer drop at the sides of the hollow pyramid below; it then terminates in a luminous pyramid again inscribed (if you look at it carefully) in another smaller cube reduced according to the strict rules of Euclidean geometry. The overall effect is certainly striking. Something which, perhaps by rather overzealously conforming to the wishes and symbolic inclinations of the clients, has led Foster to compare, for instance, the four large sloping columns supporting, bearing n mind where they are located, the assembly hall, to the hands of peace. As usual, everything depends on the beholder’s eyes (which, as we know, refocus all the time. What is really interesting here is the architecture itself, spaces forms materials and functions etc., for instance, and not the endless array of other possible interpretations. In this respect, the new Kazakh Building is yet another interesting step along a path of research which has produced an incredibly vast number of extraordinary buildings: at least from the Hong Kong and Shanghai Bank Corporation in the east right across to the new London Town Hall and very recent Swiss Re Building, again in London. But these are just a few possible examples. Startling interior spaces of an almost Guarinian nature, against a backdrop of building expertise always pushed to the utmost limits and, sometimes, even successfully beyond them. Here in Astana these are the things that must not be forgotten. Together, of course, with the incredible technological wizardry and building craftsmanship: a net total of twenty months in all, from the initial briefing to the completion of the finished work of architecture, in time to host the first scheduled meeting for the 2nd International Congress. The invention of a structure composed of pieces prefabricated elsewhere during the winter and then transported and assembled on site during the summer: the only way of getting round the long period of inactivity imposed by the harsh climate. There is so much know-how, expertise and intelligence behind the renderings aimed mainly at winning approval, which this time was truly inevitable. 220 l’ARCA 17
A sinistra dal basso: piante del livello -2, del piano terra e del terzo piano. A destra dal basso: piante del quinto, sesto, settimo e ottavo livello e planimetria generale. Nella pagina a fianco, la grande sala consiliare, illuminata naturalmente dal grande lucernario posto sul culmine della piramide.
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Left, from bottom: plans of the level -2, ground floor, and third floor. Right, from bottom: plans of the fifth, sixth, seventh and eighth levels, and site plan. Opposite page, the large council chamber naturally lit through the large skylight at the top of the pyramid.
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Sopra, l’auditorium da 1.500 posti che occupa i due piani interrati della piramide e riceve luce naturale dalla porzione vetrata della cuspide da cui filtra attraverso il pavimento anch’esso vetrato della sala consiliare.
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Sotto, sezione dell’edificio che è una piramide a base quadrata di 62 metri di lato. Above, the 1,500-seat auditorium taking up the two underground levels of the pyramid and receiving natural
light through the glass section of the cusp from which it filters through the floor (also made of glass) of the council chamber. Below, section of the building, which is a square-based pyramid whose sides measure 62 metres.
Sopra, l’auditorium durante la cerimonia di inaugurazione. Sotto, sezione. Above, the auditorium during the opening ceremony. Below, section.
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Particolare delle vetrate artistiche realizzate da Brian Clarke. Nella pagina a fianco, l’atrio del Palazzo della Pace, animato dai giochi di luce determinati dagli inserti vetrati delle pareti laterali e dal lucernario sulla cuspide. Detail of the artistic glass windows designed by Brian Clarke. Opposite page, the lobby of the Peace Building, enlivened by lighting effects created by the glass inserts in the side walls and the skylight on the cusp.
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Coop Himmelb(l)au
Architettura fiammante In Vienna
Opposite page, the building connecting the two structures holding offices and apartments aligned along Schlachthausgasse in Vienna.
Credits Project: Coop Himmelb(l)au – Wolf D.Prix, Helmut Swiczinsky+Partner Project Architect: Helmut Holleis Project Team: Bodzak Pawel, Andrea Graser, Sarah Glosauer, Elena Gutierrez, Stefan Laub, Wolfgang Leitgeb, Marianna Milioni, Andreas Mieling, Daniel Podmirseg, Hubert Schoba, Armelle Voinier Construction Documents: Josef Weichenberger Structural Engineering: Fritsch, Chiari & Partner HVAC: Euro-Tec Acoustics: Dr.Pfeiler Electrical Services and Media Consultation: P.H.I. Fire: Prüfstelle für Brandschutztechnik Clients: Part A1 Office Building: Kleingasse Projektierungs; Part A2 Apartment Building: GPA-WBV
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lashback: 1980, Graz, il traliccio di The Blazing Wing, appeso ai cavi e in equilibrio accanto al pilone di una gru, si staglia fiammeggiante in uno squarcio di cielo tra le sagome nere delle case in controluce; è un potlach costruttivista, audio-coniugato al rock di Sympathy For The Devil dei Rolling Stones. Per Coop Himmelb(l)au non ci sono dubbi: Architektur muss brennen, l’architettura deve bruciare. Ma qui il fuoco rende manifesta, più della devastazione conseguente, quell’energia che ci vorrebbe e si vuole per l’architettura a venire. Il sacrificio inaugurale assicurerà, come in un rito propiziatorio, la circolazione perpetua di questa stessa energia indistruttibile da cui Coop Himmelb(l)au farà in seguito discendere tutta la serie fortunata delle sue architetture. Come riemerse egualmente integre dal proprio cataclisma o, meglio, integre nel modo che spetta loro grazie a un cataclisma preventivo. La prodigiosa natura cinetica dei progetti di Coop Himmelb(l)au non deriverebbe che da questo spostamento della catastrofe dalle fasi terminali della vita di un edificio, quando coincide con la sua morte violenta o rovina, ai precedenti della sua ideazione. La catastrofe da eventualità futura diventa, con la profusione di energia che implica, una costante progettuale; passa dal reale al figurato, là dove, logicamente, è possibile governarne a piacere gli effetti. Costringendo le proiezioni ortogonali a dare, alle prese con oggetti continuamente sghembi, disassemblati, il meglio di sé. Ben prima della rivoluzione digitale – che farà il resto e preparerà il terreno per il salto ulteriore. Coop Himmelb(l)au saprà far breccia nelle giurie dei grandi concorsi internazionali, troverà le occasioni professionali per esprimersi; il suo discorso sarà di riferimento, verrà condiviso, si crederà di sentire, nel dibattito contemporaneo, “il liberi tutti” di quando si giocava a nascondino. Il lungo excursus solo per spiegarsi come il complesso ad appartamenti e uffici sulla Schlachthausgasse di Vienna risulti, a considerarne gli autori, persino posato. A conferma di quanto sia bene confidare nella singolarità di ogni vicenda progettuale. Quell’energia altrove disseminata per sfidare la coesione stessa degli edifici qui è convogliata strategicamente in alcuni episodi salienti, con l’impianto di riferimento ridotto a sparing partner della composizione. Come se si fosse ritenuto opportuno, in un concorso a inviti bandito nel gennaio del 2000 dalla municipalità, badare al sodo e al solido. La barra lunga 130 metri si presenta, di testa, come un formidabile Ursus edilizio, l’ordine gigante di un minaccioso telaio a triliti, doppiamente trapezio e inclinato, si stringe per poi divaricarsi incombente, quasi fosse l’exploit costruttivo di una civiltà arcaica altrimenti sconosciuta. Inquadrati da simile struttura brutale, staccati da scale e intercapedini d’aria o cielo, si ritrovano gli affacci degli spazi abitabili, resi minori e reciprocamente sfalsati. Il prospetto sulla Schlachthausgasse del tratto ad appartamenti è fortificato da sei corpi scala, tanto svettanti, ravvicinati e in rilievo da proiettarsi sulla retina in una prospettiva accelerata da furore edificatorio. Tra questa tranche e gli uffici si innesta il blocco di servizio, arretrato e in aggetto sulla via principale, variamente sporgente sull’altra, come fosse stato spinto verso l’interno dell’isolato triangolare. Qui una protuberanza ugualmente costituita da trapezi opposti, sollevata da terra, tagliata in obliquo per parallelismo con la Kleingasse, fuoriesce potente; assicura in corrispondenza di hall e aula magna, là dove occorre una maggior sezione utile delle piante, circolazione verticale/orizzontale, rete di sguardi interni, vista esterna e luce naturale. E’ il rosso fiammante con cui sono trattate queste parti a richiamare, si sospetta, il fuoco auspicato un tempo. Decio Guardigli
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lashback: 1980, Graz, the lattice of The Blazing Wing, hanging from cables and balanced alongside a crane, literally blazes out against the sky between the black outlines of the houses with light shining behind them; this is a constructivist potlach, whose audio is synchronised to the rock sound of Sympathy For The Devil by The Rolling Stones. For Coop Himmelb(l)au there is no doubt about it: Architektur muss brennen, architecture must burn. But here the fire does not so much reveal its devastating consequences as the energy that the architecture of the future should and must have. Like some sort of propitiatory rite, the initial sacrifice will ensure an endless flow of that same indestructible energy that Coop Himmelb(l)au will draw on in all his successful works of architecture to come. They emerge unscathed from their own cataclysm or, rather, unscathed in their own way thanks to a pre-emptive cataclysm. The prodigious kinetic nature of Coop Himmelb(l)au’s projects quite simply derives from this shifting of the catastrophe from the end of a building’s lifecycle, when it coincides with its violent death or ruin, to the stages before it was designed and built. From being a future eventuality the catastrophe (and the profusion of energy it implies) turns into a design constant; it becomes figurative rather than real, where, of course, its effects can be controlled as seen fit. Forcing orthogonal projections to give of their best while constantly getting to grips with objects that are crooked or lopsided and dissembled. Well before the digital revolution – which then took care of the rest and prepared the way for a further leap forward. Coop Himmelb(l)au will certainly win over the juries of major international competitions and get plenty of career opportunities; his style will become the benchmark, it will be shared by others, and international debate will ring to the sound of everybody is free that we used to hear when playing hide-and-seek. This long excursus is just to explain why the apartments and offices block on Schlachthausgasse in Vienna actually seem poised to their designers. Confirming how important it is to trust in the individual nature of all designs. The energy spent elsewhere on challenging the very cohesion of buildings is here strategically conveyed into a few key episodes, with the reference plan reduced to merely being a sparing partner for the composition. As if it had been decided that the important thing in this invitational competition organised by the city council in January 2000 was to just keep it simple and solid. The 130-meter-long bar looks like a formidable building Ursus at the end, the threateningly impressive frame of triliths, forming an inclined double trapezium, narrows before widening again as if it were some sort of construction exploit by an otherwise unknown ancient civilisation. The fronts of the inhabitable spaces (played down and reciprocally staggered), separated by stairs and air cavities, find themselves framed by this brutal structure. The elevation of the apartments section along Schlachthausgasse is fortified by six stairwells, towering up close together and in relief, so as to project onto the retina in a perspective speeded up by truly frenetic building. Between this section and the offices, we have the service block, set back and projecting over the main street and overhanging to varying extents over the other road, as if it had been thrust towards the inside of the triangular block. Here a protuberance formed to equal extents by opposing trapeziums, raised off the ground and cut diagonally in parallel with Kleingasse, emerges with great force; it provides vertical/horizontal circulation, a network of internal views, external panorama and also natural light over by the entrance hall and main hall, where the plans need bigger workable sections. It is actually the blazing red colour of these parts which, we suspect, evokes the fire so eagerly awaited.
Gerald Zugmann
Nella pagina a fianco, l’edificio che collega i due volumi contenenti uffici e appartamenti allineati lungo Schlachthausgasse a Vienna.
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A destra, particolari dell’edificio scultorio che collega le due stecche del complesso. Sotto, l’“edificio di testa”, un volume scultorio con una superficie di 450 mq che ospita vari funzioni comuni e sale riunioni. Nella pagina a fianco, sezione trasversale e viste dell’edificio di testa. Nelle pagine precedenti, planimetria generale e piante dei sette livelli fuori terra e del piano interrato che contiene un parcheggio per 260 automobili. Right, details of the sculptural building connecting the two blocks forming the complex. Below, the “head building”, a sculptural structure covering an area of 450 square metres, holding various communal functions and meeting rooms. Opposite page, cross section and views of the head building. Previous pages, site plan and plans of the seven levels above ground and basement holding a cark for 260 vehicles.
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l tema della mostra “Nested in the City” (un nido in città) evoca l’atteggiamento positivo verso la città adottato dai giovani architetti giapponesi che hanno iniziato la loro attività negli anni Novanta. Tale atteggiamento implica un uso del contesto per quello che è. Esaminerò questo atteggiamento positivo attraverso l’analisi delle “aperture” nelle case, poiché lo specifico approccio di ciascuno di questi architetti può essere significativamente diverso da quello prevalente negli anni Settanta e Ottanta, rivelando un desiderio isopprimibile di integrare il paesaggio urbano nelle residenze. Significato e funzione delle aperture nelle abitazioni Per riflettere sul significato delle “aperture” in architettura si deve innanzitutto ricordare la differenza fondamentale tradizionalmente esistente tra Europa e Giappone su tale soggetto. In un saggio intitolato Storia delle aperture (Mado no hanashi, in Historical account of the architecture objects; Monogatari: mono no kenchikushi, pubblicato sotto la direzione di Kô-ichi Yamada da Kashima Shuppan Editions), Susumu Hinata fa notare come il termine mado1, usato per designare le aperture, ha due diversi modi di scrittura, con identica pronuncia. Le parole in questione, che significano letteralmente “porta delimitante uno spazio” e “luogo che funge da intervallo”, designavano in realtà gli spazi tra le travi e gli stipiti, che erano riempiti con piccoli pannelli o pareti mobili. In altre parole, nei tradizionali edifici in legno giapponesi, la nozione di mado come “finestra che può essere aperta” non esisteva: tali elementi erano fatti per ostruire temporaneamente uno spazio che poteva essere aperto a seconda della necessità. Nell’architettura europea, al contrario, con le sue strutture di muratura, la “finestra” era un “occhio del vento” aperto nelle pareti per consentire l’aerazione e la ventilazione. Poiché l’isolamento era molto migliore di quello ottenuto con le tecniche costruttive giapponesi per le strutture in legno, non c’era circolazione d’aria nelle case e dunque era necessario costruire le finestre per rinfrescare e far entrare la luce. Di conseguenza, Giappone ed Europa, entrambi con ricche tradizioni architettoniche, differiscono soprattutto per i rispettivi approcci all’inserimento delle aperture. Inoltre, in entrambi i casi il concetto stesso di apertura, nel senso dello spazio a essa destinato, come elemento costitutivo dell’ambiente interno (lasciando da parte i criteri funzionali) negli edifici e nelle abitazioni, è fondamentalmente diverso e mutevole nel tempo. Tra le realizzazioni architettoniche moderne che hanno privilegiato le finestre e la luce, i primi esempi che vengono in mente sono due edifici di Le Corbusier: la Cappella di Ronchamp (Notre-Dame du Haut) e il Couvent de la Tourette, in cui la luce diffusa dalle aperture, tagliate in profondità nelle spesse pareti, genera la bellezza degli spazi grazie al gioco di chiaroscuri. Nell’ambito delle abitazioni, si devono senz’altro menzionare due capolavori di questa “architettura delle finestre”: La Casa di Vetro di Pierre Chareau, la cui facciata è interamente composta da mattoni di vetro, e la Villa Savoye di Le Corbusier, con le sue eleganti finestre a nastro, entrambe prodotti puri del funzionalismo e del razionalismo. Ci si deve pure ricordare del Kimbell Art Museum di Louis Kahn e della casa-studio di Luis Barragan, che privilegiano il rapporto tra luce e colore. Infine, per quanto concerne l’architettura contemporanea, mi viene in mente l’Institute du Monde Arabe di Jean Nouvel e le Terme di Vals di Peter Zumthor. In ciascuna di queste opere, le aperture e la luce appaiono come mezzi per caricare di astrazione gli spazi e non certamente come elementi che mettono in rapporto l’edificio con la città. Gli habitat degli anni Settanta e Ottanta in Giappone: Costruzioni ritagliate nella città e rivolte all’interno Ma quale è l’importanza delle aperture nelle costruzioni giapponesi e, più specificatamente, in rapporto all’habitat? Si possono citare alcuni esempi significativi. La Casa Incompleta di Kazuo Shinoara (1970) in cui tutto lo spazio è riempito con una luce bianca lattigino-
ArchiLab 2006 Orléans sa che da un lucernario in copertura scende nella stanza detta hiroma. Toyo Ito, nei suoi edifici degli anni Settanta e Ottanta, riesce, grazie a un uso specifico della luce, a far apparire all’interno la luminosa fisionomia della città. La White U House (1976), sebbene aperta su un cortile interno, è quasi completamente isolata dall’esterno. In questo caso, il committente, che non voleva alcun tipo di apertura classica, ha optato per una “pennellata di luce” che penetra nella casa attraverso una feritoia nel tetto. Così, questa abitazione è immersa in una mistura di luce brillante e ombrosa. Nella Koshino House del 1981, Tadao Ando adotta anche lui il principio dei lucernari una illuminazione dall’alto per creare in ciascuno spazio distinti campi di luce e ombra durante le varie ore. Mentre nella White U House, Ito fa scivolare delicatamente le sue pennellate di luce sulle pareti e sui pavimenti, Tadao Ando si affida allo scenografico gioco di ombre proiettato sulle pareti. Questi pochi esempi mostrano come gli habitat giapponesi degli anni Settanta e Ottanta – sebbene propongano molteplici variazioni nell’uso della luce e delle aperture – sono chiusi all’ambiente urbano, ritirati in una forma di “autismo” che denota una stanchezza o rigidità nella relazione degli architetti con la città. In queste abitazioni, la disposizione delle finestre obbedisce ai principi costruttivi caratteristici dell’architettura europea, con la luce che penetra col solo scopo di rendere gli spazi più astratti, come nelle opere di Le Corbusier o Kahn, creando una sorta di tensione. Le “aperture” nelle opere dei giovani architetti contemporanei: una strategia per una nuova immagine della città Come detto, i giovani architetti presentati ad ArchiLab 2006 (Orléans, 21/10-31/12) hanno accettato la sfida di intessere nuove relazioni tra le costruzioni – a partire dagli habitat – e il loro immediato intorno urbano. Questo approccio è significativamente diverso da quello della generazione precedente – specialmente di Shinoara, di Ito, di Ando, di cui si è trattato prima. Naturalmente, questi tre architetti continuano a praticare la loro arte, e sono incaricati del progetto di molti edifici pubblici, e non si può negare che il loro atteggiamento più aperto verso la città si sia evoluto in modo apprezzabile se comparato a quello degli anni Settanta e Ottanta. Nondimeno, gli approcci che hanno tentato di mettere in pratica a quel tempo, involvendo la casa e la posizione dell’architetto che cominciava ad apparire all’inizio degli anni Novanta, sono organizzati secondo principi in totale opposizione con quelli della nuova generazione. Dunque, come sono riusciti questi giovani architetti a creare nuove relazioni tra la città e l’habitat? La risposta è semplice: cercano di materializzare lo spazio integrando l’ambiente urbano circostante per quello che è. Alcuni esempi aiuteranno a sviluppare ulteriormente questa idea della “materializzazione dello spazio”. Un rapporto aperto e diretto La Glass Shutter House, progettata da Shigeru Ban, è un tentativo di instaurare un rapporto diretto con la città. Ban ha già adottato un approccio simile nel 1997, con la Curtain Wall House. Questa abitazione si apre e si chiude alla città per mezzo di una enorme “tenda”. Quando è aperta, gli abitanti sono quasi esposti agli occhi dei passanti, ma questa visibilità ha qualcosa di innocente e le leggere vibrazioni della tenda al vento invitano lo sguardo dei passanti a entrare nella casa. Concepita come una membrana sottile che funziona come sostituto del shoji, fusuma, amado e sudare2, questa “tenda urbana” permette all’architetto di intravedere una relazione positiva tra l’habitat e l’ambiente urbano. Con un approccio simile, Takaharu e Yui Tezuka hanno costruito varie case aperte direttamente all’esterno: Balcony House (2001), Wall-less House (2001), Skylight House (2003) e Big Window House (2004). In ciascuno dei loro molti lavori, la cura che mettono nel progetto delle aperture determina e caratterizza gli edifici. Sono connes-
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he theme of the exhibition Nested in the city evokes the positive attitude in confronting the city adopted by the young Japanese architects who began in 1990s. This attitude involves engaging the urban context as it is. I will examine this positive attitude through the study of apertures in housing, because the specific approach these architects can take differs significantly from the one prevailing in the 1970s and ‘80s, revealing an unreserved will to integrate the urban landscape into dwellings. Signification and Function of Apertures in the Habitat To reflect on the signification of apertures in architecture, one must first recall the fundamental difference that traditionally exists between Europe and Japan on this subject. In an essay entitled “History of apertures” (“Mado no hanashi”, in Historical account of the architecture of objects; Monogatari: mono no kenchikushi, published under the direction of Kô-ichi Yamada by Kashima Shuppan Editions), Susumu Hinata points out that the term mado1, used for designating this type of aperture had two different written forms (despite an identical pronunciation). The words in question, which literally mean “door delimiting a space” and “place serving as an interval” actually designated the spaces between beams and posts, which were filled with small panels or mobile walls. In other words, in traditional Japanese wood buildings, the notion of mado as a “window that can be opened” did not exist: elements were made to temporarily obstruct a space that was designed to be open according to need. In European architecture, on the contrary, with its masonry structures, the “window” was a “wind-eye” built into walls to allow for aeration and ventilation. Here, because the insulation was much better than that obtained with Japanese building techniques for wooden frameworks, draughts did not penetrate into houses, hence the need for building windows to refresh the air in the house and bring in light. Consequently, Japan and Europe, both with long and rich architectural traditions, differ first and foremost in the respective approaches to incorporating apertures. Furthermore, in both cases the very concept of aperture, just like the place allotted to it, as a constituent element of space (setting aside functional criteria) in buildings and dwellings, is fundamentally different, and this too varies over time. Among modern architectural achievements privileging windows and light, the first examples that comes to my mind are two buildings by Le Corbusier: The Chapel of Ronchamp (Notre-Dame du Haut) and the Couvent de La Tourette, in which the light diffused by openings, cut deeply into the thick walls, bestows beauty on the spaces through a picturesque interplay of chiaroscuro. In the domain of the dwelling, one can without a doubt mention two masterpieces of this “architecture of windows”: The Glass House by Pierre Chareau, and its façade entirely composed of glass blocks, as well as the Villa Savoye by Le Corbusier, with its elegant ribbon windows, both pure products of functionalism and rationalism. One is also reminded of the Kimbell Art Museum by Louis Kahn, or the house of architect Luis Barragan, which privileges relationships between light and colour. Finally, in the domain of contemporary architecture, I am reminded of the Arab World Institute by Jean Nouvel, as well as the Spa in Vals by Peter Zumthor. In each of these constructions, the apertures and the light appear as a means of endowing spaces with abstraction, and certainly not for fostering a rapport between building and city. The Habitat of the 1970s and 1980s in Japan: Constructions Cut Off from the City and Inward-Looking But what is the importance of apertures in Japanese constructions and, more specifically as regards the habitat? One can mention significant examples. In the Uncomplete House by Kazuo Shinohara (1970), the entire space is filled with milky-white light,
coming from a skylight opening at the top of the house, in the room called the hiroma. Toyo Ito, in his buildings of the 1970s and 1980s, manages, through a specific use of light, to make the luminous physiognomy of the city appear in interiors. In 1976, White U House, although opening onto an interior courtyard, is almost completely isolated from the outside. In this case, the client, who did not want any classic openings, opted for a “paintbrush of light” penetrating the house through a slit in the roof. Thus, this dwelling is plunged into a mixture of brightness and shadowy light. In the Koshino House of 1981, Tadao Ando also adopted the principle of skylights for top-lighting in order to create in each space distinct fields of light and shadow as the day progresses. Whereas in the White U House, Ito delicately glides his paintbrush of light across walls and floors, Tadao Ando relies on the striking interplay of shadows projected onto walls. These few examples show that Japanese habitats of the 1970s-1980s – although they propose multiple variations in the use of light and openings – are closed off from the urban environment, withdrawn into a form of “autism” denoting a wariness or stiffness in the architects’ relationship with the city. In these dwellings, the placement of the windows obeys the principles of masonry characteristic of European architecture, light penetrating only for the purpose of rendering these spaces more abstract, as in the works of Le Corbusier or Kahn, by creating a kind of tension. Apertures in the Works of Young Contemporary Architects: A Strategic Way of Getting Across a New Image of the City As I already mentioned, the young architects represented in ArchiLab 2006 (Orléans, 21/10-31/12) set forth as their challenge to weave new relationships between constructions – starting with the habitat – and their immediate urban environment. This approach differs significantly from the one of the preceding generation – notably Shinohara’s, Ito’s and Ando’s, discussed above. How is it then that these young architects succeed in creating new relationships between the city and the habitat? The answer is simple: they seek to materialise space by integrating the surrounding urban environment, as is. A few examples will enable us to further develop this idea of the “materialisation of space.” An Open and Direct Relationship The Glass Shutter House designed by Shigeru Ban is an attempt to install a direct rapport with the city. Ban had already used a similar approach in 1997, with the Curtain Wall House. This dwelling opens or closes to the city by means of a gigantic “curtain”. When it is open, the occupants are almost overexposed to the eyes of onlookers, but this disclosure has something innocent about it, and the slight vibrations of the curtain under the effects of the wind invite the gaze of passer-by to immediately penetrate the house. Conceived as “a thin membrane” functioning as a substitute for the shoji, fusuma, amado and sudare2, this “city curtain” allows the architect to glimpse a positive relationship between the habitat and the urban environment. Using an analogous approach, Takaharu and Yui Tezuka have built several houses directly open to the exterior: the Balcony House (2001), the Wall-less House (2001), the Skylight House (2003), and the Big Window House (2004). In each of their many works, it is the care they take in the design of apertures that determines and fashions the personality of the buildings. They are connected to the city by the treatment of the windows, doors and sometimes the roof, also called upon to play this role of vector. Hence, in the Roof House (2001), the slightly sloping roof offers a vast extension to the activities taking place inside, allowing occupants to enjoy the charms of outdoor life. Through this audacious organisation, the architects have managed to create a space that makes it possible to physically capture the atmosphere of the city and to envisage city life with pleasure.
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions
ArchiLab 2006 Orléans
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2 Shoji: porta scorrevole con graticcio di legno rivestito con carta. Fusuma: porta o parete scorrevole di carta o tessuto su cornice di legno. Amado: persiane scorrevoli di legno. Sudare: imposta interna fatta di sottili strisce di bambù.
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ultra-leggero che le costituisce, si crea una nuova relazione tra l’interno dell’abitazione e il mondo esterno. Ciò che più colpisce nella House in a Plum Grove è che, nonostante le sue dimensioni estremamente ridotte, contiene non meno di sei stanze, riuscendo tuttavia a creare un senso dello spazio in cui sentirsi a proprio agio. Il segreto sta nelle finestre, inserite nelle sottili pareti che separano ciascuna stanza. Sejima dice che attraverso questa organizzazione ha voluto legare assieme i membri della famiglia e ci è riuscita in modo tale che la sensazione di apertura è del tutto reale; attraverso l’intermediazione di queste finestre si crea una “unità del cuore” nella famiglia. In questa abitazione, le aperture non hanno solo una funzione fisica (luce e aria): sono anche, e soprattutto, cornici che catturano e sottolineano le scene della vita quotidiana della famiglia. L’originalità della Moriyama House (appartamenti) di Ryue Nishizawa deriva dal fatto che l’architetto, invece di raggruppare una serie di abitazioni composte da appartementi monolocali in un singolo edificio a più piani, ha deciso di costruire una serie di abitazioni separate affiancate. Ha applicato un nuovo concetto nel settore delle case collettive, in cui ogni abitazione ha forma e dimensioni diverse. In questo raggruppamento di cubi, la sistemazione delle finestre ha la stessa importanza che negli edifici singoli. Le finestre sovradimensionate, distribuite apparentemente in modo casuale, stabiliscono un rapporto continuo tra interno ed esterno in quanto permettono agli occupanti di avvertire la presenza degli altri residenti del complesso e allo stesso tempo di percepire l’ambiente circostante. Se si guarda a questi appartamenti come a un complesso, appaiono come le stanze nella House in a Plum Grove della Sejima, solo che sono separate l’una dall’altra e hanno un’esistenza autonoma. Inoltre, la relazione tra gli edifici, i loro spazi interni e le scene di vita quotidiana che vi si svolgono sembra assicurata dalle finestre. In queste due opere, le aperture, lontano dall’essere considerate come elementi isolati, sono una cosa sola con le pareti sottili. E’ proprio questa integrazione e questa sottigliezza che consente loro di diventare autentici filtri che promuovono relazioni costanti tra gli occupanti e l’esterno. Attraverso le aperture, essere legati alla realtà della città Ciò che si evince con forza da questa breve panoramica è la determinazione di questi giovani architetti. Nonostante le spesso difficili condizioni dovute al contesto saturo e talvolta pericoloso delle città contemporanee, questi pochi esempi dimostrano che è possibile, soprattutto lavorando con un approccio specifico alle aperture, apprezzare la vita negli ambienti urbani. Da queste costruzioni emana un desiderio di “fare il nido in città”. Negli anni Settanta e Ottanta, una delle maggiori priorità degli architetti giapponesi era progettare edifici introversi e creare spazi astratti giocando con la luce. Si capisce come con un tale approccio il ruolo assegnato alle aperture fosse essenziale; detto questo, essi non offrono soluzioni utili al tema cruciale della vita nelle città e nella società di oggi. Per essere capaci di “fare il nido in città” è essenziale decifrare bene la situazione reale, essere in grado di vivere in essa attraverso una rete di relazioni, in un dialogo costante tra interno (habitat) ed esterno (città), con le aperture che fungono da interfaccia. Così, una delle chiavi per permettere di fondare questo rapporto positivo con la città giace nel modo in cui le aperture sono progettate e collocate nell’abitazione. Ripensando a tale ruolo delle aperture (mado) nell’habitat contemporaneo, come non pensare alla segreta discendenza tra loro e il mado (porta che delimita uno spazio) delle antiche architetture di legno giapponesi, il cui scopo era, quando necessario, di riempire un vuoto? In realtà, in questi edifici contemporanei, “collocare un’apertura” spesso coincide con “chiudere un’apertura”. Come si può allora catturare la città intorno? Affrontando il problema, è la risposta percepibile in ciascuno dei progetti di questi giovani architetti/costruttori. Come incorporare aperture che incornicino e definiscano la città come “rappresentazione concreta”? Non è forse questa la domanda davanti agli architetti giapponesi contemporanei? Mariko Terada Curatore di ArchiLab 2006 con Akira Suzuki
A Gentle Relationship, With Shutters Some of these young architects’ creations offer openings that function as screens, setting the dwelling in a rapport with the city that is neither completely open nor completely closed. Such is the case with Mikio Tai’s Senkawa Folding Screen House (2002). Given the location of the lot, directly beside two-story turn-key houses, security had to be ensured while enabling the occupants to keep windows open on summer evenings. Therefore, the architect developed a system of clerestory, sliding and folding shutters, which can be easily opened and closed. When it is completely closed, scenes of city life filter through the narrow gaps of the wood system, while with nightfall, from outside, one can glimpse the occupants’ comings and goings. In the Crystal Brick (2006) designed by Atelier Tekuto, the architect Yamashita sought to gently weave a relationship with the exterior, by means of a thick screen formed by the block of translucent glass modules that constitutes the very structure of the building. Thanks to the alternation of translucent glass with the totally transparent glass, the interior space is partly open to and partly hidden from the outside. During the day, the city enters through the glass blocks and seems to play hide-and-seek with the building. At night, in a striking inversion of this rapport, the activities of the occupants are projected through this screen to the outside. The Crystal Brick can be compared to Pierre Chareau’s Glass House, in that in both cases, the glass blocks materialise the frontier between the inside and the outside. But Chareau, by using only translucent blocks, wished to make the interior spaces completely independent from the outside. Yamashita, to the contrary, chose transparent blocks to draw the city inside the dwelling. The relevance of Tai’s and Atelier Tekuto’s buildings resides in their use of partially open screens, which make the city alternately appear and disappear, maintaining a genuine complicity with the dwelling. A Horizontal Relationship The Gae House (2003) designed by Atelier Bow-Wow, offers a new perception of the immediate environment through the apertures of the dwelling. Once again, the design of the openings shows great inventive skill. At first glance, the house seems totally isolated from its surroundings, owing to its enormous roof, but this is actually not at all the case. In fact, the relationship with the exterior is ensured by a series of large horizontal windows embedded in the lower section of the roof, creating a very low awning running round the entire house. This horizontal arrangement allows the cityscape to penetrate the interior space, changing according to the spot where one is situated, offering a much wider variety of scenes than obtained with vertically placed windows. Moreover, this organisation highlights the “interstices” (sukima) separating the house from neighbouring lots – one of Atelier Bow-Wow’s favourite themes. Simultaneously, it becomes possible to see from outside what is taking place inside the house. In other words, this series of horizontal windows not only provides the occupants with perspectives of the urban landscape; it is also an intermediary allowing them to share “scenes of daily life” with the people outside. In this sense, it makes the horizontal link concrete (i.e. a relationship of equality), which is precisely what the architects of Atelier Bow-Wow seek to create with the city. As their book Made in Tokyo shows, the projects they have designed thus far are straightforward attempts to capture the multiple facets of Tokyo’s complex environment in a constructive way, with the idea that it is better to “utilise” this environment rather than to try to “modify” it. The apertures of the Gae House flow directly from this ambition. An Intimate and Continuous Relationship Created by Structural Thinness Of the many houses built in Japan in recent years, two in particular garner all our attention: the House in a Plum Grove by Kazuyo Sejima, and the Moriyama House by Ryue Nishizawa. These are two “experimental” houses in which, due to the ultrathin metal sheeting composing them, a new relationship is created between the interior of the dwelling and the world outside.
The most striking thing about the House in a Plum Grove is that despite its extremely cramped dimensions, it encompasses no less than six rooms and still manages to create a sense of space in which one feels at ease. The secret resides in the windows, set into the thin walls separating each room. Sejima says that through this organisation she wanted to link the members of the family together, and she has achieved this in such a way that the feeling of openness is indeed real; through the intermediary of these windows a “unity of the heart” is created within the family unit. In this dwelling, the apertures have not merely a physical function (lighting and aeration): they also and especially form frames that capture and highlight scenes of everyday family life. The originality of the Moriyama House (flats) by Ryue Nishizawa stems from the fact that the architect, instead of grouping a series of dwellings composed of one-room flats (one-room mansions) in a single building with several stories, decided to build a series of separate dwellings side-by-side, on the same site. Here, he applied a new concept in the domain of collective housing, each dwelling presenting a different shape and different dimensions. In this cluster of cubes, the arrangement of the windows has as much importance as that of the buildings. The oversized windows, with a seemingly random distribution, establish a continuous relationship between the inside and the outside because they allow occupants to sense the presence of others people living on the site and to simultaneously perceive the surrounding environment. When looking at these flats as a group, they seem to be the rooms in Sejima’s House in a Plum Grove, only separated from each other, each having its own existence. Also, the relationship between the buildings, their interior spaces and the scenes of everyday life unfolding here, seem to be ensured by the windows. In these two works, the apertures, far from being considered as isolated elements, are one with the thin walls. It is precisely this incorporation and this thinness that enables them to become genuine filters, fostering continuous relationships between the occupants themselves and the urban environment. Through Apertures, Being Linked to the Reality of the City What is most memorable from this brief overview is the determination of these young architects. Despite often difficult conditions in the saturated and sometimes dangerous context of contemporary cities, these few example show that it is possible, notably by working on a specific approach to apertures, to appreciate living in urban environments. Emanating from all these constructions is the desire to “nest in the city.” In the 1970s and 1980s, one of Japanese architects’ major priorities was to design inward-looking buildings, and to create abstract spaces by playing with the uses of light. The fact that the essential role in such an approach was assigned to openings is understandable; for all that, they offer no useful solutions for the crucial issue of living in the city and society of today. To be able to “nest in the city,” the essential thing is to decipher the real situation well, to be able to live in it through a network of relationships, in a continuous dialogue between the inside (the habitat) and the outside (the city), the apertures acting as interfaces. Thus, one of the keys to enabling the establishment of this positive rapport with the city lies in the way openings are designed and a placed inside a dwelling. By rethinking this role of apertures (mado) in the contemporary habitat, can we not on perceive the secret lineage between them and the mado (“door delimiting a space”) of ancient Japanese wood architectures, whose purpose was, when necessary, to fill in a gap? Actually, in these contemporary buildings, “placing an aperture” often rimes with “closing an aperture.” How then can the surrounding city be successfully captured? Facing this complex problem, the answer brought by these architect/“builders” is perceptible in each of their projects. How to incorporate apertures that set and frame the city as “concrete representation”? Is this not the question before contemporary Japanese architects? Mariko Terada Curator of ArchiLab 2006 with Akira Suzuki
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions Note 1 Il termine giapponese “mado” si traduce comunemente con “finestra”, ma nel suo significato più ampio designa qualsiasi forma di “apertura fatta in una parete o soffitto che consente il passaggio di aria e luce” – una ricchezza semantica che l’autore sfrutta a pieno nell’articolo.
si alla città dal trattamento delle finestre, delle porte e talvolta del tetto, anch’esso chiamato a giocare il ruolo di vettore. Nella Roof House (2001), la copertura leggermente inclinata permette di estendere all’esterno le attività interne e di godere della vita all’aperto. Grazie a un’organizzazione così audace, gli architetti sono riusciti a creare uno spazio che rende possibile catturare fisicamente l’atmosfera della città e di goderne. Un rapporto delicato, con le persiane Alcune creazioni di questi giovani architetti propongono aperture che funzionano come schermi, ponendo l’abitazione in un rapporto con la città che non è completamente chiuso né aperto. E’ il caso della Senkawa Folding Screen House (2002) di Mikio Tai. Data la collocazione del lotto, proprio a fianco di due case a due piani, si doveva provvedere alla sicurezza pur permettendo agli occupanti di tenere le finestre aperte durante le serate estive. Perciò, l’architetto ha sviluppato un sistema di lanterne, persiane scorrevoli e pieghevoli, che possono essere facilmente aperte e chiuse. Quando completamente chiuse, le scene della vita cittadina filtrano attraverso le strette fessure del sistema di legno, mentre la sera, dall’esterno si possono intravedere i movimenti degli abitanti. Nella Crystal Brick (2006), progettata da Atelier Tekuto, l’architetto Yamashita ha cercato di tessere delicatamente una relazione con l’esterno attraverso uno spesso schermo formato da moduli di vetrocemento che costituiscono la struttura stessa dell’edificio. Grazie all’alternanza di vetro opaco e trasparente, lo spazio interno è parzialmente aperto e chiuso all’esterno. Durante il giorno, la città entra attraverso i mattoni di vetro e sembra giocare a nascondino con l’edificio. Di notte, all’inverso, le attività degli occupanti sono proiettate all’esterno dallo schermo. La Crystal Brick può essere paragonata alla Casa di Vetro di Pierre Chareau in quanto in entrambe i mattoni di vetro materializzano il confine tra interno ed esterno. Ma Chareau, utilizzando solo vetri opachi, voleva rendere gli spazi interni completamente indipendenti dall’esterno. Yamashita, invece, sceglie blocchi trasparenti per portare la città all’interno dell’abitazione. L’importanza degli edifici di Tai e Atelier Takuto sta nel loro utilizzo di schermi parzialmente aperti, che fanno alternativamente apparire e scomparire la città mantenendo una schietta complicità con l’abitazione. Un rapporto orizzontale La Gae House (2003), progettata da Atelier Bow-Wow, offre una nuova percezione dell’ambiente circostante attraverso le aperture della casa. Di nuovo, il progetto delle aperture mostra grande capacità inventiva. A prima vista, la casa sembra totalmente isolata dal suo intorno a causa dell’enorme tetto, ma non è assolutamente vero. Infatti, la relazione con l’esterno è assicurata da una serie di grandi finestre orizzontali incassate nella porzione inferiore del tetto, che creano un vero e proprio “tendone” basso che corre intorno a tutta la casa. Questa soluzione orizzontale permette al panorama urbano di penetrare lo spazio interno, modificandosi a seconda della posizione in cui ci si trova e offrendo viste molto più varie rispetto alle finestre poste in verticale. Inoltre, questa organizzazione mette in evidenza gli “interstizi” (sukima) che separano la casa dal vicinato, uno dei temi favoriti da Atelier Bow-Wow. Allo stesso tempo, è possibile vedere da fuori ciò che avviene dentro la casa. In altre parole, questa serie di finestre orizzontali non solo offre agli abitanti prospettive sulla città, ma è anche un intermediario che permette loro di condividere “scene di vita urbana” con la gente all’esterno. In tal senso, rende concreto il collegamento orizzontale (cioè instaura una relazione di uguaglianza), che è esattamente ciò che gli architetti di Atelier Bow-Wow vogliono creare con la città. Come mostra il loro libro Made in Tokyo, i loro progetti sono tentativi diretti di catturare le molteplici facce del complesso ambiente di Tokyo in modo costruttivo, con l’idea che sia meglio “sfruttare” questo ambiente che non cercare di “modificarlo”. Le aperture della Gae House derivano da tale desiderio. Un rapporto intimo e continuo creato dalla sottigliezza strutturale Delle molte case costruite in Giappone negli ultimi anni, due in particolare focalizzano tutta la nostra attenzione: la House in a Plum Grove di Kazuyo Sejima e la Moriyama House di Ryue Nishizawa. Sono due case “sperimentali” in cui, grazie al rivestimento di metallo
Notes 1 The Japanese term “mado” is translated by “window” in everyday usage but in its larger meaning designates any form of “aperture made in a wall or ceiling to allow for the passage of air and light” – a semantic richness the author makes full use of throughout the article. 2 Shoji: sliding door with wooden trellis hung with paper. Fusuma: sliding door or wall with wood frame, hung with paper or fabric. Amado: sliding shutter in wood. Sudare: interior blind composed of thin bamboo strips.
220 l’ARCA 33
In alto/top, Hitoshi Abe, Tokyo House Kado, 2005. Sotto/below, Hitoshi Abe, SSM (K-Museum), 2004 (© Daichi Ano).
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In alto/top, Manabu Naya + Arata Naya, House in Futakoshinchi, 2004 (© Koui Yaginuma). Sotto/below, Manabu Naya + Arata Naya, Office in Kyoto (© Manabu NAYA + Arata NAYA).
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Yuki Ishiguro, Tongari, 2002 (© Shigeru Hiraga).
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In alto/top, Yasuhiro Yamashita / Atelier Tekuto, Wafers, 2001 (© Yoshida Makoto). Sotto/below, Yasuhiro Yamashita / Atelier Tekuto, Crystal Brick, 2004 (© Yoshida Makoto).
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In alto/top, Takaharu + Yui Tezuka, Roof House, 2001 (© Katsuhisa Kida). Sotto/below, Tomoyuki Utsumi / Milligram architectural studio, Nestled box, 2006 (© Takeshi Taira). In basso/bottom, Taira Nishizawa, House Aki-shima, 2004 (© Taira Nishizawa Architects).
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In alto/top, Shuhei Endo Gravitecture, Halftecture OJ, 1997 (© Yoshiharu Matsumura). Sotto/below, Ryue Nishizawa, Moriyama House, 2005 (© Office of Ryue Nishizawa). In basso/bottom, Kazuyo Sejima, House in a Plum Grove, 2003 (© Kazuyo Sejima and Associates).
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Nina Maritz
Il progetto esemplare
Habitat Research and Development Center
Q
Credits Project: Nina Maritz Quantity Surveyor: C.P. De Leeuw Civil and Structural Engineer: Buhrmann & Partners Mechanical/Electrical Engineer: GS Fainsinger & Associates Sola Engineer: Emcon
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uando si parla di Africa, siamo soliti ricordare che malgrado la sua bassa densità di popolazione per vastità di territorio, questo sia anche il Paese con il più basso consumo pro-capite di acqua e di petrolio. La popolazione urbana in Africa sta crescendo annualmente del 4,58%, dato quasi completamente assorbito dall’espansione delle periferie degradate, che crescono a loro volta a un ritmo pari al 4,53%. Solo nell’Africa del Nord, dove il governo ha investito negli approvvigionamenti d’acqua e in misure sanitarie nei centri urbani, questi quartieri sono diminuiti proporzionalmente alla crescita delle città (The World Watch Institute, Vital Signs 2006-2007, pag. 114. W.W. Norton & Company, Inc. New York, 2006). A Windhoek, capitale della Namibia, una collaborazione governativa e parastatale, sorta tra la Municipalità, il Ministero Governativo Locale e Regionale dell’Abitazione e l’Organizzazione Nazionale per lo Sviluppo dell’Abitazione ha promosso nel 2004 un concorso nazionale per la creazione del Habitat Research and Development Center (HRDC), un centro per la ricerca e lo sviluppo dell’abitare sostenibile. Lo studio di Nina Maritz, specializzato in architettura sostenibile, da anni orientato verso progetti partecipati per comunità povere, ha vinto il concorso con un progetto esemplare in grado di conciliare la tradizione costruttiva locale con il massimo risparmio energetico. Grazie alla sperimentazione di nuove combinazioni di risorse naturali e creativa riutilizzazione di materiali poveri assemblati con tecniche costruttive semplici, economiche, facili da divulgare e mettere in opera, il progetto di Nina Maritz, architetto nata a Pretoria da genitori sudafricani, rimane uno dei più significativi esempi di architettura frugale. La Namibia è una vasta regione arida posta fra il 17° e 29° grado Sud della costa occidentale dell’Africa, con una temperatura media fra i 32°C e 34°C nei mesi più caldi, e tra i 4°C e i 6°C nei brevissimi periodi invernali, un umidità media tra il 10 e il 20% e scarse precipitazioni. La principale preoccupazione per la progettazione è quindi proteggersi dal calore. Il progetto del HRDC è realizzato in due fasi, la prima per l’ala degli uffici amministrativi, con la reception, la direzione, gli archivi, un atrio per il pubblico, gli spazi espositivi, la biblioteca, la sala conferenze. La seconda invece per le salette conferenze, i laboratori, le aree per la ricerca, la didattica e la sperimentazione di tecniche costruttive, un deposito per materiali da costruzione di seconda mano e spazi verdi. L’edificio è sviluppato principalmente sull’asse est-ovest, con le finestre più ampie aperte verso nord. Era indispensabile ombreggiare la facciata sud, poiché il sole fra ottobre e marzo si muove proprio verso questa direzione. Per scaldare gli ambienti maggiormente utilizzati, beneficiando durante i mesi invernali del tiepido sole mattutino, tutti gli uffici sono stati inclinati di circa 25° est rispetto all’asse nord. Le aperture sulle facciate est e ovest sono state limitate a strette finestre verticali protette da pensiline costruite intelaiando ramoscelli invasivi indigeni, come per le coperture dei percorsi realizzati con legname del posto, materiali che stanno comunque cominciando a scarseggiare a causa della deforestazione. Le dimensioni delle finestre sono calcolate per massimizzare la luce diurna, senza provocare il surriscaldamento degli ambienti, le pareti sono dipinte di bianco. Delle tende chiare evitano il fenomeno dell’abbagliamento nelle aree dei computer. Ogni postazione è dotata del proprio interruttore della luce, anche se è necessario utilizzare la luce artificiale solo nelle ore serali. Tutte le lampade sono di tipo fluorescente a basso consumo. È stata data massima attenzione alla ventilazione incrociata ponendo le finestre una di fronte l’altra e realizzando ambienti alti
Uno dei divisori realizzati con materiali locali – legno e canne – nell’Habitat Research and Development Center a Windhoek dallo studio Nina Maritz.
One of the partitions made out of local materials – wood and cane – in the Habitat Research and Development Center in Windhoek designed by the Nina Maritz firm.
dove l’aria calda possa accumularsi al di sopra delle persone, per essere convogliata all’esterno, attraverso delle finestre poste appena al di sotto della copertura. Vista la configurazione delle aree pubbliche e la loro posizione centrale, il raffrescamento passivo è stato ottenuto con la costruzione di due specifiche torrette dotate di sistemi meccanici che convogliano aria all’interno dell’edificio, creando così bassa pressione e provocando la vaporizzazione passiva. Nei cortili interni sono state piantate specie arboree native che contribuiscono a incrementare il fenomeno della vaporizzazione naturale, molto efficiente nei climi secchi come questi. L’acqua, in aree desertiche come queste della Namibia, ha un grosso impatto sul consumo energetico degli edifici perché deve essere costantemente pompata. A questo proposito sono state sperimentate molte tecniche per risparmiarla: bagni a secco con vari tipi di compostaggio testati sul posto, rubinetti con sistemi di miscelazione aria-acqua, raccolta delle acque grigie per l’irrigazione filtrate con filtri fatti a mano, raccolta dell’acqua piovana per il sistema di raffrescamento passivo. Nonostante la costa della Namibia offra ottime condizioni naturali per l’utilizzo di energia eolica, questa tecnologia è ancora troppo cara per la comunità, così come lo è il solare fotovoltaico. Considerate però le caratteristiche climatiche e la radiazione solare ottimale di circa 8-9 ore al giorno, circa il 2,5% del budget totale di progetto è stato investito per installare un impianto fotovoltaico di 4,5 kWp integrato alla copertura, in grado di produrre gran parte dell’energia necessaria al centro e di immetterla in rete durante i fine settimana. Si tratta del primo impianto sperimentale urbano mai installato in Namibia, ed era fondamentale diffondere questa tecnologia altrimenti solo conosciuta per le applicazioni agricole. Sono stati sperimentati diversi tipi di murature e di isolamenti termici, tutti richiedenti alta intensità di lavoro manuale, possibile visto il basto costo del lavoro locale. In Namibia è stata inventata Hydraform, una macchina per la produzione di mattoni autobloccanti di terra che non richiedono l’uso di calce, composti con solo l’8% di aggiunta di cemento. Altri mattoni di cemento erano stati riciclati a mano da demolizioni adiacenti, ancora altri tipi di mattoni di argilla cruda essiccata al sole sono stati utilizzati qui e in un altro progetto di 200 case auto-costruite in Otijiwarongo. Ancora altri tipi di mattoni cotti al carbone e prodotti da due comunità distanti circa 250 km dal sito, sono stati utilizzati per lo spazio espositivo. Per creare muri di contenimento sono stati utilizzati pneumatici da riciclare e pietre ingabbiate con rete di ferro delle recinzioni per animali. Sempre a scopo dimostrativo sono state erette campionature di muri realizzati con sacchi di sabbia, balle di fieno, pietra calcarea, foglie di granturco, bottiglie di vetro, malta e sassi, tutto quello che poteva trovarsi a portata di mano. Diversi tipi di considerazioni sul peso strutturale, costo, manutenzione, riciclaggio dei materiali per le coperture, hanno fatto optare per la scelta del ferro ondulato, malgrado il suo scarsissimo isolamento termico. Per ovviare a questo problema sono state sperimentati tre tipi di materiali isolanti: lana mista a foglie secche di lavanda (che agisce come anti-tarlo), polistirolo e cartone riciclato. La fantasia non ha trovato barriere o limiti nelle finiture che hanno coinvolto artisti locali anche per la creazione degli arredi come lampade, cancellate, schermature, ecc. Il chiaro modernismo stilistico dell’HRDC, l’equilibrio e leggerezza delle sue forme forgiate con semplicità ed eleganza ha destato l’interesse non solo di specialisti, ma anche e soprattutto di un gran numero di persone con poca o scarsissima educazione, che desiderano abitare in case di tipo moderne, confortevoli, ma di basso costo. Quella dell’HRDC è un’architettura sussurrata, integrata al luogo e legata alla sua cultura. Cinzia Abbate 220 l’ARCA 41
Nina Maritz
Porta in lamiera ondulata inserita su una parete di mattoni in argilla cruda essiccata disposti in modo da favorire il raffrescamento passivo degli ambienti interni. Corrugated sheet iron door fitted in a wall made of dried rough clay bricks carefully constructed to passively cool the interiors.
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W
hen talking about Africa, we usually remember that, despite its low population density in relation to its size, this is also the geographical area with the lowest water and oil consumption rates per capita. We inevitably think of its harsh climate, incredibly striking landscape, and the complexity of its culture and all the languages and traditions co-existing within its borders. We are aware of its poverty but tend to forget certain other statistics which also bring it to the fore: over 90% of the world’s dilapidated neighbourhoods are shared between Africa, Asia and Latin America. And these figures also indicate that the world’s fastest urbanisation processes are taking place in south Saharan areas of Africa, which are synonymous with poverty and sprawling slums. The urban population of Africa is growing at an annual rate of 4.58%, a figure almost completely engulfed by the expansion of down-run suburban areas, which in turn are expanding at a rate of 4.53%. It is only in North Africa, where governments have invested water supplies and health measures in urban centres, that neighbourhoods like these are diminishing as the cities grow (The World Watch Institute, Vital Signs 2006-2007, pag. 114. W.W. Norton & Company, Inc. New York, 2006). In Windhoek, the capital of Namibia, a governmental-parastatal joint venture between the City Council, Ministry of Local and Regional Government and Housing and National Housing Enterprise organised a national competition in 2004 to create a Habitat Research and Development Centre (HRDC) for researching into an promoting sustainable housing. The Nina Maritz firm specialising in sustainable architecture, which for years has been developing projects for poor communities, won the competition with an exemplary project capable of reconciling local building tradition and maximum energy saving. Thanks to experiments with new combinations of natural resources and the creative adaptation of poor materials assembled using cheap and simple construction techniques, which are easy to apply elsewhere and set in place, the project designed by Nina Maritz, an architect born in Pretoria with South African parents, is still one of the finest examples of frugal architecture. As she writes: “Our projects feature a persistent taste for eclecticism which tends to favour minimalism, we hope this contrast will lead to the emergence of a new architectural idiom… The main inspiration has always been nature and the landscape, and a concern for sustainability. Frugality and sustainability are vital for good architecture in both developing countries and also consumer societies…” (“The Habitat Research and Development Centre, Namibia: Lessons in building sustainability in a developing country”, Minutes from the A.S.I.S Confernece. 2004, USA). Namibia is vast arid region located between 17-29 degrees south along the west coast of Africa. Its average temperatures range between 32°-34° in the hot months and 4°-6° during the very short winter period, average humidity is between 10-20%, and there is very little rainfall. The main concern for the design was to provide shelter against the heat. About 50% of the population lives in traditional houses made of wooden frames with walls made of woven reeds mixed with mud and animal fat (wattle and daub system) and thatched roofs made of straw or palm leaves. 37% of the population lives in brick and concrete houses and the remaining 14% in makeshift homes. The HRDC project is designed in two stages. The first for the administration offices wing with the reception, management, archives, public lobby, exhibition spaces, library, and conference hall. The second for the conference rooms, laboratories, research areas, teaching facilities and experimentation with building techniques, a storeroom for second-hand building materials, and landscaping. The building mainly extends in an eastwest direction with the wide windows opening up to the north. It was vital to shelter the south façade, because the sun moves in this direction between October and March. All the offices are inclined at an angle of about 25° east in relation to the south axis to heat the rooms used most often, taking advantage of the warm morning sun in winter. The openings on the east and west facades are confined to narrow vertical windows protected by canopies made of invasive indigenous twigs. The roofs
over the corridors are also made from local timber, materials which are gradually growing scarce due to deforestation. The windows are carefully sized to maximise daytime lighting, without overheating the rooms, and the walls are painted white. Clearcoloured curtains prevent glinting in the computer areas. Each station is fitted with its own light switch, although artificial light is actually only required in the evenings. All the lamps are fluorescent and low energy consumption. Maximum attention was focused on the cross ventilation, setting the windows opposite each other and creating tall rooms in which warm air builds up above people and then conveyed outside through windows placed just below the roof. Due to the layout of the public areas and their central position, passive cooling is obtained by building two special towers fitted with mechanical systems conveying air into the building, creating low pressure and causing passive vaporisation (these are called passive downdraft evaporative cooling towers). Native trees have been planted in the inner courtyards to boost the natural evaporation process, which is very effective in dry climates like this. In desert areas like Namibia, water has a major impact on a building’s energy consumption because it has to be constantly pumped. With this in mind, lots of energy-saving techniques have been tested out: dry baths with various types of compost were tired out on site, taps with air-water mixing systems, collecting waste water for filtered irrigation with handmade filters, and collecting rain water for the passive cooling system. Even though the Namibian coast offers ideal natural conditions for using wind energy, this kind of technology is still too expensive for local communities, as is photovoltaic solar technology. But bearing in mind the weather conditions and optimum solar radiation of approximately 8-9 hours-a-day, about 2.5% of the project’s overall budget was invested in installing a 4.5 kWp photovoltaic system fitted in the roof, capable of generating most of the energy required by the centre and supplying it to the electricity web at weekends. This is the first experimental urban system ever to be installed in Namibia. It was vital to promote this kind of technology, otherwise only known for being used for farming purposes. Different types of walling and heating insulation were experimented on, all requiring plenty of physical labour, not really a problem due to the low cost of local labour. A machine called Hydraform has been invented in Namibia, which makes self-locking bricks out of soil that do not need lime and only require the addition of 8% cement. Other cement bricks were recycled by hand from nearby demolition sites, and yet further types of rough clay bricks dried in the sun were used here and for another project for 200 self-constructed houses in Otijiwarongo. Other coal-baked bricks manufactured by two communities about 250 km from the site were used for the exhibition space. Recyclable tyres and stone covered with iron mesh used for the animal enclosures were utilised for building the containing walls. Samples of walls made of sand bags, bails of hay, calcareous stone, corn leaves, glass bottles, mortar and stones and anything else at hand, were also erected for demonstration purposes. Various factors related to the structural weight, cost, maintenance and recycling of materials for the roofs resulted in the decision to opt for corrugated iron, despite its poor heat insulation properties. To compensate for this problem, experiments were carried out on three types of insulating materials: wool mixed with dry lavender leaves (as protection against woodworm), polystyrene and recycled cardboard. The imagination was allowed to run free for the finishing work, which also involved local artists to create the furniture, such as the lamps, gates and screens etc. The obvious stylistic modernism of the HRDC, the balanced and lightness of its simply and elegantly shaped forms, has attracted the interest of more than just specialists. Most importantly, it has also caught the eye of lots of people with very little, if any, education, who want to live in comfortable, modern houses that are also inexpensive. HRDC’s architecture is just gently whispered, knit into its surroundings and closely tied to local culture. Cinzia Abbate 220 l’ARCA 43
Sopra, planimetria generale della fase 1. Sotto, pianta dell’ala meridionale con il foyer di ingresso e la reception.
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Above, site plan of phase 1. Below, south wing entry foyer and reception plan.
Sopra, pianta delle coperture. Sotto, sezione dello spazio espositivo nell’ala nord.
Above, plan of the roof level. Below, section of the north wing exhibition space.
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A scopo dimostrativo sono stati eretti campionature di muri realizzati con sacchi di sabbia, balle di fieno, pietra calcarea, foglie di granoturco, bottiglie di vetro, malta e sassi, tutto quello che poteva trovarsi a portata di mano. Diversi tipi di considerazioni sul peso strutturale, costo, manutenzione, riciclaggio dei materiali per le coperture, hanno fatto optare per la scelta del ferro ondulato, malgrado il suo scarsissimo isolamento termico. La fantasia non ha trovato barriere o limiti nelle finiture che hanno coinvolto artisti locali anche per la creazione degli arredi come lampade, cancellate, schermature, ecc.
Viste del Centro per la ricerca e lo sviluppo dell’abitare sostenibile. Il progetto del HRDC è realizzato in due fasi, la prima per l’ala degli uffici amministrativi, con la reception, la direzione, gli archivi, un atrio per il pubblico, gli spazi espositivi, la biblioteca, la sala conferenze. La seconda invece per le salette conferenze, i laboratori, le aree per la ricerca, la didattica e la sperimentazione di tecniche costruttive, un deposito per materiali da costruzione di seconda mano e spazi verdi.
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Views of the Research Centre and layout of sustainable living. The project for the HRDC is designed in two stages, the first for the administration offices wing, including the reception, management offices, public lobby, exhibition spaces, library and conference hall. The second, on the other hand, is for the conference halls, laboratories, research areas, teaching and experimenting on building techniques, a storeroom for secondhand building materials and landscaped spaces.
For demonstrative purposes samples of walling were erected out of sandbags, bales of hay, calcareous stone, sheaths of corn, glass bottles, mortar and stones, just about anything found lying around. Various considerations regarding structural weight, costs, maintenance and recycling roof materials resulted in the choice of corrugated iron, despite its poor heat insulation properties. The imagination was allowed to run free as regards the finishing work, which also involved local artists to design the furniture, such as the lamps, gates, screens etc.
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Abbas A. Gharib
Incontro tra due mondi “Pol� Cultural Centre
Abbas A. Gharib
L’
architettura per Abbas A. Gharib, il progettista di origini iraniane formatosi e cresciuto nella cultura architettonica del nostro Paese, non è qualcosa di fisso, statico e immutabile nel tempo, ma un’entità che rimanda a un concetto più plastico e plasmabile di fluidità, mutazione, evoluzione nel tempo e nello spazio. Questa propensione verso geometrie non definite, modellabili nella dinamica del loro sviluppo dimensionale, si afferma con evidenza nel progetto per il Centro Culturale “Pol”, sul litorale iraniano del Mar Caspio. I rendering mostrano infatti lo sviluppo di una geometria fluida che quasi come un magma morbido e sensuale si evolve, cambia spazi e direzioni interagendo continuamente con l’ambiente circostante. Il manufatto, se così si può ancora definire l’entità che prende forma da questo processo di metamorfosi volumetriche continuamente cangianti, nasce e si sviluppa nella dinamica della trasformazione della propria dimensione percepibile. Cancellati dalla sfera del progetto i tradizionali riferimenti e orientamenti, assi principali e punti di vista privilegiati, quello che si genera è un campo di molteplicità, di direzioni, di punti di vista, di dimensioni, che variano al variare della percezione assumendo conformazioni addirittura contrapposte. La luce è l’unica costante, l’unica esistenza certa e onnipresente che dà vita e vigore all’insieme, ritmandone gli intervalli, intercettandone le direzioni, scandendone i percorsi e animandone gli spazi tra movimenti e pause. Il concetto di mutazione, di dinamica e variazione di stati, aereo/terreno, trasparente/opaco, curvilineo/rettilineo, ecc. è rispecchiato nel processo stesso di definizione dell’insieme. La mano abile del progettista organizza, sovrapponendoli, i percorsi di diversa natura, funzionali, diretti, passanti, strutturando una griglia organica, accessibile e fruibile in una dimensione filtrata da mondi immaginari che nell’opera diventano comunicanti con quelli reali. Convivono in questo progetto, come nell’autore stesso, due anime contrapposte e complementari filtrate dall’incontro di due culture e correnti di pensiero, una orientale indissolubilmente legata alle origini di Gharib e l’altra di stampo occidentale, che gli studi condotti alla IUAV di Venezia e le scelte di vita hanno sedimentato nella sua formazione. L’idea progettale nasce infatti e si costruisce su una forte componente mistica che si ispira al pensiero filosofico di uno dei capostipiti dell’antica filosofia iraniana, Sohravardi, nato in Persia intorno al 1100, che pose al centro della sua riflessione il concetto di luce e di tenebra. Ed è soprattutto nell’idea di luce, quale componente e parte della natura stessa di tutti gli esseri, che Gharib trova la sua più profonda ispirazione: “Il progetto si colloca negli universi di luce descritti da Sohravardi … la pura luce, nel nostro progetto, renderà comprensibili le forme, o talvolta le annienterà con forti bagliori; tutto appare come un Mondo Immaginario, un’esperienza interiore, ed è per mezzo… dell’immaginazione attiva che l’uomo accede a questa dimensione”. Ma il progettista è anche uomo contemporaneo, consapevole dell’importanza delle conquiste scientifiche e tecnologiche e dell’impossibilità di un atteggiamento che prescinda dalla loro portata; la mistica orientale non è la sola via maestra ma interagisce con il pensiero scientifico e con un portato culturale che trova nell’Occidente avanzato un fertile terreno di sperimentazione e applicazione. Allora ecco che l’architettura di Gharib diventa parte del nostro mondo, perfettamente integrata nella soluzione di gerarchie spaziali che regolano un concetto funzionale di chiara visibilità, che integra i criteri di sostenibilità e risparmio energetico nelle tecnologie costruttive, che seleziona con lucidità e tecnica professionale i materiali più all’avanguardia, per far confluire l’immaginario nella concretezza del reale. Elena Cardani
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T
he architecture designed by Abbas A. Gharib, the architect of Iranian descent who learnt his architectural trade in Italy, is not something fixed, static and unchanging through time, but rather a kind of entity evoking a more sculptural and malleable concept of fluidity, mutation and evolution in space and time. This tendency towards indefinite geometric forms, which can be shaped through the dynamics of their dimensional development, is even more evident in the project for the “Pol” Cultural Centre on the Iranian coast of the Caspian Sea. The renderings show the way fluid geometry is developed, which, rather like a soft and sensual magma, evolves and changes spaces and directions as it constantly interacts with its surroundings. The construction, if that is what we can call the entity shaped by this shimmering process of structural metamorphosis, derives and develops through the transformational dynamics of its own perceptual dimension. Having cast all traditional references and guidelines, main axes and privileged points of view out of the project, what is generated is a field of multiple directions, viewpoints and dimensions, which vary as the way they are perceived alters, taking on even contrasting conformations. Light is the only constant, the only certain and ever-present existence, which gives life and strength to the overall design, dictating the pattern of intervals, intercepting its directions, setting out its pathways and invigorating its spaces through a combination of movements and pauses. The concept of change, dynamism and variation of states, aerial/ground, transparent/opaque, curved/straight etc., is mirrored in the different kinds of functional, direct and looping pathways, creating an organic grid, which may be accessed and used after being filtered through imaginary worlds that actually interact with reality in the finished work. This project, like the designer himself, has two contrasting and complementary “souls”, filtered through a meeting of two cultures and lines of thought, an oriental side indissolubly linked to Gharib’s roots and a western side, which took him to the IUAV in Venice to study and led to other life choices that have determined his professional background. The project idea actually derives and is constructed around a powerful sense of mysticism inspired by the philosophical thinking of one of the leading exponents of ancient Iranian philosophy, Sohravardi, born in Persia around the year 1100, who places the concept of light and darkness at the focus of his thoughts. And it is the idea of light in particular, as a component and part of the very nature of all beings, which inspires Gharib most profoundly: “the project is set in the universes of light described by Sohravardi… in our project, pure light will make the forms comprehensible or, at times, will even annihilate them through powerful flashes; everything looks like an Imaginary World, an inner experience, and its by means of… the active imagination that man can reach this dimension”. But the architect is also a modern-day man, aware of the importance of scientific-technological conquests and the impossibility of adopting an attitude beyond their reach; oriental mysticism is not the only way but it interacts with scientific thinking and culture which finds fertile ground for experimentation and application in the advanced West. And so Gharib’s architecture becomes part of our world, perfectly integrated in the spatial hierarchies controlling a highly visible functional concept, which incorporates standards of sustainability and energy saving in construction technology and selects the most cutting-edge materials with great lucidity and professional expertise to allow the imaginary world to flow into concrete reality.
CANTON U
na Ferrari rossa fiammante, F430, e una Vespa vintage grigio avio. Due simboli dell’eccellenza italiana nel mondo. Fanno da cornice al taglio del nastro della Fiera Internazionale delle Piccole e Medie Imprese di Canton, dove quest’anno l’Italia è Paese partner. E il sistema Italia si è presentato compatto all’appuntamento: il Governo, con Romano Prodi e un pool di ministri, la Confindustria, con Luca di Montezemolo e uno stuolo di 700 imprese, l’Abi, con 15 banche, e l’ICE, che ha curato l’organizzazione della fiera e degli incontri faccia a faccia, sia a Nanchino, prima tappa della missione, che a Canton (complessivamente più di 5 mila). Obiettivi principali sono l’intensificazione dei rapporti di collaborazione con la Cina e la promozione di accordi di collaborazione fra imprese italiane e aziende locali. Fiore all’occhiello della manifestazione la grande mostra “Italy Builds: venti anni di architettura italiana”, organizzata dall’ICE (Istituto nazionale per il Commercio Estero) con la rivista l’Arca e l’Ordine degli Architetti di Roma. Mostra itinerante che valorizza l’intuizione che esportando l’architetto e il suo progetto si fa molto di più che vendere solo prodotti
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ma si creano i presupposti per il sistema delle industrie italiane dei materiali e degli elementi costruttivi di essere adottati e di penetrare un mercato molto competitivo. All’interno di una sala appositamente schermata dalla luce e finemente allestita in alluminio anodizzato nero emergono dal buio otto “cubi teatrali” sui quali scorrono immagini e disegni. Un allestimento di grande effetto progettato dallo Studio D.A. di Milano con la collaborazione di Amedeo Schiattarella, e realizzato da Fiera Milano, per presentare alla Cina e al Mondo venticinque progetti firmati dai più illustri architetti italiani mediante la proiezione di 625 immagini su grandi schermi e oltre trenta “campioni” reali, parti degli edifici in scala 1:1, frutto della tecnologia italiana, che ne hanno costituito parte sostanziale della qualità costruttiva. Sono presenti: Alfonso Mercurio con la sede STMicroelectronics Worldwide, Ginevra, Svizzera; Antonio Citterio con la sede Edel Music AG, Amburgo-Neumuhlen, Germania; Dante O. Benini con il centro farmaceutico “Abdi Ibrahim”, Istanbul, Turchia; Enzo Eusebi con l’ampliamento dell’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e la Ristorazione, San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), Italia; Enzo Zacchiroli con la nuova sede della Banca d’Italia,
Fiera Internazionale Piccole e Medie Imprese
International Fair of Small and Medium-size Businesses Siena, Italia; Franco Purini con casa Pirello, Gibellina (Trapani), Italia; Frigerio Design Group con la sede Sambonet, Orfengo Casalino (Novara), Italia; Giancarlo Marzorati con il cinema multisala Skyline, Sesto San Giovanni (Milano), Italia; Gianni Arnaudo con le nuove cantine Terre da Vino, Barolo (Cuneo), Italia; Gregotti Associati International con la sede Pirelli Real Estate Bicocca, Milano, Italia; Guido Canali con il municipio di Sassuolo (Modena), Italia; Manfredi Nicoletti con il Palazzo dello Sport, Palermo, Italia; Mario Antonio Arnaboldi & Partners con il Municipio di Casalpusterlengo (Lodi) Italia; Massimiliano Fuksas con il nuovo Polo Fiera di Milano, Rho (Milano), Italia; Pica Ciamarra Associati con la città della Scienza, Napoli, Italia; Piero Sartogo e Nathalie Grenon con la nuova cancelleria dell’Ambasciata d’Italia a Washington D.C., USA; Renzo Piano Building Workshop con la sede de “Il Sole 24 Ore”, Milano, Italia; Sebastiano Monaco con il Palazzo di Giustizia, Palermo, Italia; Simone Micheli con la discoteca Spazio A4, Santhià (Vercelli), Italia; lo Studio D.A. con il centro commerciale di Melilli, Melilli (Siracusa), Italia; lo Studio Pallavicini e Associati con gli uffici direzionali Park Davis, Lainate (Milano), Italia; lo Studio Schiattarella con il padiglione italiano Aichi Expo 2005, Aichi, Giappone; Viviana Riccato e
Mario Virano con Palazzo Aurelia, Tortona (Alessandria), Italia; +ARCH con l’edificio Sviluppo prototipi e produzione accessori Dolce e Gabbana, Incisa Valdarno (Firenze), Italia. Un volume di 320 pagine, in sei lingue, cinese compreso, promosso dal Ministero degli Affari Esteri su un’idea dell’attuale Presidente dell’ICE, l’ambasciatore Umberto Vattani, editato da l’Arca Edizioni, accompagna la mostra. Italy Builds, così è anche il titolo del volume, strutturato in otto saggi tematici scritti da noti critici e docenti e illustrato da immagini di centinaia di progetti realizzati in Italia negli ultimi venti anni. Accolta nel grande padiglione italiano dedicato a presentare il “Sistema Italia” nella Fiera Internazionale delle Piccole e Medie Imprese (CISMEF-PMI 2006) di Canton, la mostra ha visto tra gli ospiti illustri il Presidente del Consiglio Romano Prodi e il Ministro per il Commercio con l’Estero Emma Bonino. Un evento che pone accanto al talento progettuale dei nostri architetti, le grandi capacità realizzative dell’industria e dell’artigianato italiano, ancora poco conosciute nonostante la qualità che esprimono: dal “Made in Italy” al “Build in Italy”. Matteo Gatto
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ITALY BUILDS IN CANTON A
shiny red Ferrari F430 and air-force grey vintage Vespa. Two of Italy’s most striking symbols around the world. They provided the backdrop at the ribbon-cutting ceremony to open the International Fair of Small and Medium-size Businesses in Canton, where Italy is a partnernation this year. And Italy’s big players were certainly out in force at the event: the Government represented by Romano Prodi and a pool of ministers, the Confindustria represented by Luca di Montezemolo and a horde of 700 companies, the ABI with 15 banks, and the ICE, which organised the fair and face-to-face meetings both in Nanchino, the first stage in the mission, and in Canton. The main objectives are to strengthen business partnerships with China and promote joint-ventures between Italian firms and local businesses. The fair’s main event is a major exhibition entitled “Italy Builds: twenty years of Italian architecture”, organised by the ICE (National Foreign Trade Institute) in conjunction with l’Arca and the Rome Association of Architects. A travelling exhibition focusing on the idea that exporting an architect and his/her project entails much more than just selling products, it also creates the premises for allowing the Italian sys-
tem of industries manufacturing materials and building elements to be adopted and hence break onto a highly competitive market. Eight “theatrical cubes” with images and drawings running across them emerge from the dark in a room specially shielded against the light and finely furbished in black anodised aluminium. A striking layout designed by Studio D.A. from Milan in conjunction with Amedeo Schiattarella and realized by Fiera Milano, in order to present twenty-five projects by some of Italy’s most illustrious architects to China and the rest of the world by projecting 625 images on giant screens and over thirty real “champions”, parts of buildings on a 1-to-1 scale, the product of Italian technology, which have provided a notable contribution to building quality. The projects were: Alfonso Mercurio with the headquarters of STMicroelectronics Worldwide, Geneva, Switzerland; Antonio Citterio with the headquarters of Edel Music AG, Hammburg-Neumuhlen, Germany; Dante O. Benini with the “Abdi Ibrahim” pharmaceutical centre, Istanbul, Turkey; Enzo Eusebi with the extension to the State Technical College for Hotel Services and Catering, San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), Italy; Enzo Zacchiroli with the new headquarters of Banca d’Italia, Siena, Italy; Franco Purini
with Pirello House, Gibellina (Trapani), Italy; Frigerio Design Group with the headquarters of Sambonet, Orfengo Casalino (Novara), Italy; Giancarlo Marzorati with the Skyline multi-screen film theatre, Sesto San Giovanni (Milan), Italy; Gianni Arnaudo with the new Terre da Vino wine-cellars, Barolo (Cuneo), Italy; Gregotti Associati International with the Pirelli Real Estate headquarters in Bicocca, Milan, Italy; Guido Canali with Sassuolo Town Hall (Modena), Italy; Manfredi Nicoletti with the Sports Arena, Palermo, Italy; Mario Antonio Arnaboldi & Partners with Casalpusterlengo Town Hall (Lodi) Italy; Massimiliano Fuksas with the new Milan Trade Fair, Rho (Milan) Italy; Pica Ciamarra Associati with the City of Science, Naples, Italy; Piero Sartogo and Nathalie Grenon with the new chancellery of the Italian Embassy in Washington D.C., USA; Renzo Piano Building Workshop with the headquarters of “Il Sole 24 Ore”, Milan, Italy; Sebastiano Monaco with the Law Courts in Palermo, Italy; Simone Micheli with the Spazio A4 discotheque, Santhià (Vercelli), Italy; Studio D.A. with the Melilli Shopping Mall, Melilli (Siracusa), Italy; Studio Pallavicini e Associati with the Park Davis business offices, Lainate (Milan), Italy; Studio Schiattarella with the Italian pavilion at Aichi Expo 2005, Aichi, Japan; Viviana Riccato and
Mario Virano with Palazzo Aurelia, Tortona (Alessandria), Italy; and +ARCH with the building for developing and manufacturing prototypes for Dolce e Gabbana accessories, Incisa Valdarno (Florence), Italy. A 320-page book in six languages, including Chinese, sponsored by the Foreign Ministry based on an idea by the current President of the ICA, ambassador Umberto Vattani, published by l’Arca Edizioni and accompanied by the exhibition. Italy Builds, which is also the name of the book, structured around eight thematic essays written by well-known critics and professors and illustrated with hundreds of pictures of projects built in Italy over the last twenty years. Set out in the large Italian pavilion designed to host the “Italy system” at the International Fair of Small and Medium-size Bbusinesses (CISMEF-PMI 2006) in Canton, the exhibition’s illustrious visitors included the Italian Prime Minister Romano Prodi and the Ministry for Foreign Trade Emma Bonino. An event combining the design talent of Italian architects with the practical skills and expertise of Italian craft and industry, still not widely acknowledged despite the standard of the work produced: from so-called “Made in Italy” to “Built in Italy”. Matteo Gatto
Aziende partecipanti/Participating Companies ABET LAMINATI - ARMSTRONG FLOOR PRODUCTS ITALIA - ARTEMIDE - ARTIGO - CANOVA PREFABBRICATI - COPPA SERRAMENTI - FLEXFORM - FOCCHI -iGUZZINI ILLUMINAZIONE - IVAS ITALIA KARTELL - LIUNI - MAPEI - METALSIGMA TUNESI - LABORATORIO MORSELETTO - NOVITALIA - PALAGIO ENGINEERING - PRELCO ITALIA/ GRUPPO LOMBARDA PREFABBRICATI - PUGI R.G. - SADI
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La collezione storica ADI
At New Palazzo Italia, Berlin
I
n occasione dell’inaugurazione del centro polifunzionale Palazzo Italia a Berlino (lo scorso 19 ottobre), sono stati esposti una trentrina di prodotti appartenenti alla collezione storica del Premio Compasso d’Oro ADI che, selezionati da l’Arca, si distinguono per tipologia, dimensioni, epoche e materiali, evidenziando i caratteri e l’esclusività del design italiano. La mostra della “Collezione Storica Premio Compasso d’Oro ADI” si è valsa del progetto allestitivo dello Studio D.A. di Milano e della realizzazione di Eurostands, con la consulenza per la selezione dei prodotti affidata a Claudia Donà, il layout grafico del “Mosaico della Storia” di Stafano Castiglioni e l’ottimizzazione delle immagini di Eurostands. La Collezione ADI è la prima inserita nel patrimonio culturale nazionale per Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Soprintendenza Regionale per la Lombardia) del 22 aprile 2004, che l’ha dichiarata “di eccezionale interesse artistico e storico”. Palazzo Italia, vetrina promozionale del Made in Italy nell’Europa Centrale, occupa 5.000 metri quadrati distribuiti su tre piani in un edificio storico ristrutturato presso la Porta di Bradenburgo e include anche uffici diplomatici e di rappresentanza. Lo spazio di Berlino è il primo di una serie di centri polifunzionali previsti nelle capitali dell’Europa Centrale e Orientale, all’interno e fuori l’Unione. La gestione è seguita da Italian System for Business, società di Fiera Milano cui partecipano Simest e Tecno Hold.
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A
t the opening of the multi-purpose Palazzo Italia in Berlin (19th October, 2006), there was a display about 30 products belonging to the historical ADI Golden Compass Award collection chosen by l’Arca, whose distinctive style, sizes, periods and materials highlight the distinctive features and exclusive nature of Italian design. The exhibitions “Collezione Storica Premio Compasso d’Oro ADI” drew on the installation designed by Studio DA from Milan and constructed by Eurostands. Advice on choosing the products came from Claudia Donà, the graphic layout of the “Mosaico della Storia” was the work of Stafano Castiglioni, and image optimization of Eurostand. The ADI Collection is the first to be made part of the national cultural heritage by decree of the Ministry of Culture and the Heritage (Regional Commission for Lombardy) of 22nd April 2004, which proclaimed it to be of “exceptional artistic-historical interest”. Palazzo Italia, a sort of showcase of “Made in Italy” in Central Europe, takes up 5,000 square metres spread over three levels of a restructured historical building near the Brandenburg Gate, also holds diplomatic and reception offices. The Berlin space is the first in a series of offices planned to be built in the capitals of central and eastern Europe, both within and outside the European Union. The building is managed by Italian System for Business, a company belonging to Fiera Milano, in conjunction with Simest and Tecno Hold.
I prodotti in mostra a Palazzo Italia a Berlino The products on show at Palazzo Italia in Berlin
- Giocattolo in gommapiuma armata/reinforced foam rubber toy “Zizì”, design: Bruno Munari, prod.: Pigomma, Milano - RiProd. Clac, Cantù (CO), premiato Compasso d’Oro 1954 - Valigia-borsa d’affari/business suitecase “24 ore”, design: Giovanni Fontana, prod.: Valextra, Milano, premiato Compasso d’Oro 1954 - Sedia in frassino naturale/natural ash chair Mod. 699 “Superleggera”, design: Gio Ponti, prod.: Cassina, Meda (MI), segnalato Compasso d’Oro 1957 - Posacenere da tavolo/table ashtray “Cubo”, design: Bruno Munari, prod.: Danese, Milano, segnalato Compasso d’Oro 1960 - Lampada da tavolo/ table lamp “Eclisse”, design: Vico Magistretti, prod.: Artemide,
Pregnana Milanese (MI), premiato Compasso d’Oro 1967 - Lampada/lamp “Spider”, design: Joe Colombo, prod.: OLuce, Milano, premiato Compasso d’Oro 1967 - Macchina per scrivere portatile/portable typewriter “Valentina”, design: Ettore Sottsass jr., prod.: Olivetti & C., Ivrea (TO), segnalato Compasso d’Oro 1970 - Serie pentole/pots “Tummy”, design: Ennio Lucini, prod.: F.lli Barazzoni, Invorio (NO) Barazzoni Spa, Invorio (NO), premiato Compasso d’Oro 1979 - Laminati decorativi/ decorative laminated HPL “Diafos”, design: Centro Ricerche Abet Laminati, prod.: Abet Laminati, Bra (CN), premiato Compasso d’Oro 1987 - Apparecchi elettrici da installo serie/
electrical appliances “Living”, design: Giuseppe Zecca Direzione Sviluppo Prodotto, prod.: BTicino, Milano, premiato Compasso d’Oro 1989 - Serie di proiettori/ projectors “Shuttle”, design: Bruno Gecchelin, prod.: iGuzzini Illuminazione, Recanati (MC), premiato Compasso d’Oro 1989
- Laminato decorativo/ decorative laminated Print HPL “Fiber”, design: Paola Navone Centro ricerche Abet Laminati, prod.: Abet Laminati, Bra (CN), segnalato Compasso d’Oro 1994 - Scatola/box “Flores”, design: Enzo Mari, prod.: Danese, Milano, segnalato Compasso d’Oro 1994
- Lampada/lamp “Lola”, design: Paolo Rizzatto, Alberto Meda, prod.: Luceplan, Milano, premiato Compasso d’Oro 1989
- Lampada/lamp “Brera”, design: Achille Castiglioni, prod.: Flos, Bovezzo (BS), segnalato Compasso d’Oro 1994
- Elemento da bagno/ bath components “Euclide”, design: Finn Skoedt Studio Rapsel, prod.: Rapsel, Settimo Milanese (MI), segnalato Compasso d’Oro 1989
- Sistema di cassettierecontenitori/drawerscontainers system “Mobil”, design: Antonio Citterio, G.Oliver Löw, prod.: Kartell, Noviglio (MI), premiato Compasso d’Oro 1994
- Poltrone e poltroncine per ufficio/office chairs and armchairs “Qualis”, design: Emilio Ambasz, prod.: Tecno, Varedo (MI), premiato Compasso d’Oro 1991
- Laminati decorativi/ decorative laminated “Digital Print”, design: Centro Studi Ricerche Abet Laminati, prod.: Abet Laminati, Bra (CN), segnalato Compasso d’Oro 2001
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- Sistema di trasporto pubblico di superficie/ surface public transport system “Eurotram per Milano”, design: Zagato - SZ design, prod.: Bombardier Transportation Italy, Vado Ligure (SV), premiato Compasso
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d’Oro 2001 (courtesy ATM Milano) - Apparecchio illuminotecnico/ lighting appliance “May Day”, design: Konstantin Gric, prod.: Flos, Bovezzo (BS), premiato Compasso d’Oro 2001
- Sistema di proiettori/projectors “Le Perroquet Spot”, design: Renzo Piano Design Workshop, prod.: iGuzzini Illuminazione, Recanati (MC), segnalato Compasso d’Oro 2001
- PortaCD/CD case “CD2”, design: Julian Brown, prod.: Rexite, Cusago (MI), segnalato Compasso d’Oro 2001 - Chaise longue “Soft”, Design: Werner Aisslinger, Prod.: Zanotta, Nova Milanese (MI),
segnalato Compasso d’Oro 2001 - Sistema domotico/ domotic system “My home”, design: Giuseppe Zecca Direzione Sviluppo Prodotto, prod.: BTicino, Milano, premiato
Compasso d’Oro 2001 - Sedia/chair “Bo”, design: Philippe Starck, prod.: Driade, Fossadello di Caorso (PC), segnalato Compasso d’Oro 2004 - Forno da incasso/ integrated oven
“Quadro alluminio”, design: Roberto Pezzetta, prod.: Electrolux Zanussi Italia, Porcia (PN), segnalato Compasso d’Oro 2004 - Spremiagrumi/ juicer serie “LaTina”, design: Lorenzo
Gecchelin, prod.: F.lli Guzzini, Recanati (MC), premiato Compasso d’Oro 2004 - Seduta/chair “Chair_One”, design: Konstantin Grcic, prod.: Magis,
Motta di Livenza (TV), segnalato Compasso d’Oro 2004 - Poltroncina/armchair “Little Albert”, design: Ron Arad, prod.: Moroso, Cavalicco di Tavagnacco (UD), segnalato Compasso d’Oro 2004
- Collezione di lampade/lamp collection “Castore”, design: Michele De Lucchi-Studio De Lucchi, Huub Ubbens, prod.: Artemide, Pregnana Milanese (MI), segnalato Compasso d’Oro 2004
- Rivista mensile internazionale di architettura/international monthly architectural magazine “l’Arca”, design: Iliprandi Associati (Monica Fumagalli, Giancarlo Iliprandi), prod.: l’Arca Edizioni, Milano, premiato Compasso d’Oro 2004
- Scooter “MP3” (2006), design: Marco Lambri, prod.: Piaggio & C., Pontedera (PI), premio Compasso d’Oro alla Carriera: Piaggio, 2004
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Studio Planarch, Studio Marco Piva
Nel cuore di Cagliari
Studio Planarch, Studio Marco Piva
T Hotel Credits Project: Original architectonic plan: Studio Planarch General coordination, adaptation architectonic plan, interior design: Studio Marco Piva Suppliers: Lighting: Flos, Artemide, Fontana Arte, Foscarini, iGuzzini, Leucos, Electric Plants: BTicino Doors: Silente Curtains: Silent Gliss Mattresses: Vefer Refrigerating: Vitrifrigo Accessories: Rexite Plasterboards: Sicorap Furniture: Cassina, Angelo Po, Cabas, Fantoni, Campeggi, Hetich International, Kartell, Lema, Moroso, Poltrona Frau, Zatti Arredamenti Porcelain Stoneware: Floor Gres Ceramiche Mosaics: Sicis Pavements: Ege,Tabu Façades: Permasteelisa Glasses: Guardian Luxguard Glass Assemblage: Zadra Vetri Bathrooms: Andreoli, Hoesch, Inda, Raf Rubinetterie, Rapsel, Novello Scenography: Domotix Security: Mottura Serrature Elevators: OTIS Advertising and Graphic Art: Pavin Associati Client: MI.NO.TER Planimetria del piano terra. T Hotel sorge all’interno del futuro polo culturale di Cagliari: il Parco della Musica.
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egli ultimi anni il recupero di ampie aree dismesse, ma anche di aree specificamente dedicate, ha favorito la creazione di grandi strutture in grado di offrire interessanti opportunità di sviluppo. I cosiddetti “poli multifunzionali” sono una delle forme di ridisegno del territorio più efficaci per dare impulso a una serie di attività che vanno dall’indotto produttivo all’offerta di servizi integrati. L’ospitalità alberghiera, meglio ancora se attrezzata per offrire funzioni congressuali, può determinare la differenza nella scala di valori del livello di accoglienza di un territorio, di una città. T Hotel, ovvero quando il minimo nominale contiene il massimo concettuale; “T” per sottolineare la presenza della torre. Il nuovo complesso, oltre a disporre di una torre cilindrica di 15 piani, alta sessantaquattro metri, sorge all’interno del futuro polo culturale denominato Parco della Musica, un’ampia area verde attrezzata con fontane e giardini, il Teatro Lirico, alcuni laboratori di scenografia teatrale e spazi dedicati all’arte contemporanea, dove organizzare eventi e mostre. Considerando che l’hotel sorge nel cuore di Cagliari, non poteva mancare uno spazio in grado di accogliere il flusso di auto degli ospiti. Problema risolto attraverso il parcheggio sotterraneo con la capienza di circa duecento auto. La particolare configurazione a corte conclusa, grazie alle ampie vetrate favorisce da una parte la necessaria privacy dall’altra l’apertura verso lo spazio urbano circostante. Il paesaggio urbano come dimensione che amplifica lo spazio interno è sicuramente un valore aggiunto non trascurabile, visto che la città è il luogo dello scambio, la dimensione pubblica delle relazioni. Si tratta
dunque di una scelta progettuale concretamente innovativa: l’ospite-viaggiatore non è più isolato dal contesto metropolitano ma ne percepisce tutto il pulsare. Ascolto il tuo cuore, città, straordinario libro di Alberto Savinio, potrebbe dunque essere un affascinante slogan di comunicazione per evocare uno spirito del luogo non banale. Un fatto certamente di primaria importanza: la diffusione delle tecnologie tende sempre più a omologare l’architettura della città. In tal senso, T Hotel è un interessante esempio, almeno per l’Italia, di struttura di accoglienza che punta sull’innovazione tipologica e sulla tematizzazione del luogo. Il Teatro Lirico è stato preso come riferimento ispiratore degli allestimenti interni. A cominciare dalla hall, uno spazio con diversi livelli, giochi di acqua e di luce, effetti cromatici assimilabili alle suggestive scenografie presenti negli spettacoli di musica contemporanea. Le oltre duecento unità ricettive sono in linea con gli spazi comuni. Oltre a godere del comfort offerto dalla categoria quattro stelle superiore, l’ospite è immerso in un ambiente progettato secondo un sistema di valori cromatici destinati a influire positivamente sugli stati d’animo: le camere, a seconda dell’ala in cui sono collocate, presentano un colore dominante: la vitalità dell’arancio, l’energia del rosso, il relax del lilla. Ciò si inquadra in quella direzione progettuale che punta su nuovi standard di ospitalità urbana, ovvero a creare i presupposti affinché oltre al comfort fisico, la permanenza nell’hotel sia anche un’occasione per un’insolita esperienza sensoriale. Carlo Paganelli
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ver recent years major redevelopment projects on large abandoned areas, including certain dedicated zones, has helped create large structures capable of affording interesting growth prospects. So-called “multi-purpose centres” are one of the most effective ways of transforming the landscape injecting fresh life into a series of activities ranging from manufacturing to integrated services. Hotel hospitality (even better if equipped to provide conference facilities) can make the difference in how well an area or city can accommodate people. T Hotel (a short name but a big idea), where “T” stands for the presence of a tower. Alongside a 15-storey cylindrical tower which is sixty-four metres tall, the new complex stands inside what will be a cultural centre called the Music Park, a spacious area of well-furbished greenery landscaped with fountains and gardens holding an Opera House, some stage design workshops and spaces devoted to contemporary art, where events and exhibitions will be organised. Considering that the hotel stands in the middle of Cagliari, there had to be a space capable of handling all the guests’ cars. A problem dealt with by means of an underground car park with room for about two-hundred vehicles. Thanks to the wide glass windows, the unusual enclosed courtyard layout provides both the necessary privacy on one hand and a means of opening up to the surrounding cityscape on the other. The cityscape as a trick for extending the interior space is certainly a real bonus, seeing as the city is a place of interaction where
the public side of relations unfold. So this is an innovative design strategy: the guest-traveller is no longer cut-off from the urban context but rather part of it, actually feeling it throb. Alberto Savinio’s extraordinary book entitled Ascolto il tuo cuore, città (City, Listen To Your Heart), could be a really intriguing communication slogan for evoking the spirit of a non-bland place. The fact that the widespread availability of technology is increasingly tending to make city architecture the same everywhere is certain a key factor. In this respect, T Hotel is an interesting example, at least for Italy, of a hospitality facility which focuses on stylistic innovation and themed design. Opera House has been taken as the inspiration behind the interior furbishing. Starting with the hall, a space set over various levels with water and lighting effects, and colour effects comparable to the striking set designs involved in modern-day musicals. The total of over two-hundred accommodation units are in line with the communal spaces. As well as enjoying the comforts of an upper four-star hotel, guests are immersed in a setting designed based on a colour scheme aimed at exerting a positive influence on their states of mind: the rooms, depending on the wing where they are located, feature a dominant colour: the brightness of orange, the energy of red, the relaxing effect of lilac. This fits into a design strategy focusing on new standards of urban hospitality by creating the premises so that physical comfort and hotel accommodation are geared to providing an unusual sensorial experience.
Pianta di un piano tipo. Il complesso è composto di quattro corpi di fabbrica, di cui tre disposti a formare un triangolo e un quarto, con la torre collocata nell’angolo più acuto. Plan of a standard floor. The complex is composed of four buildings, three of which set out to form a triangle and a fourth, the tower, located in its acutest angle.
Ground-floor plan. T Hotel stands inside Cagliari’s cultural centre of the future: the Music Park.
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Gli spazi comuni. Nella pagina a fianco, particolari della torre e veduta aerea che evidenzia il rapporto con il contesto.
Francesco Bittichesu
Communal spaces. Opposite page, details of the tower and aerial view showing interaction with the surroundings.
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L’ingresso alla hall caratterizzata da giochi d’acqua e zone ribassate a più livelli. Nella pagina a fianco, diverse tipologie di camere e la distribuzione delle camere nella torre. The entrance to the hall featuring water effects and lowered multi-level areas. Opposite page, various types of rooms and the layout of rooms in the tower.
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Vista di una stanza duplex.
Alcuni ambienti, tra cui il bistrot.
View of a duplex room.
Some premises, including the bistrot.
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Good Design Awards N
50th Good Design Award (“G-Mark”) Gold Prize Adjudication Jury Members Chairman of the Jury: Toshiyuki Kita-Designer Vice-Chairman of the Jury: Manabu AkaikeTechnology Journalist, Kiyoyuki OkuyamaIndustrial Designer Jury Members: Kengo Kuma-Architect, Rei KurokawaArchitectural Plannning, Makoto Saito-Graphic Designer Guest Jury Members: Albrecht BangertDesign Editor/Curator, Cesare Maria Casati-Architect/Editor Organiser: Japan Industrial Design Promotion Organization (JIDPO)
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ello scorso ottobre la Japan Industrial Design Promotion Organization ha proclamato i vincitori del “Good Design Award”, giunto nel 2006 alla sua Cinquantesima edizione. Su un totale di circa 3000 proposte, una commissione allargata ha selezionato più di 1000 progetti, che una giuria internazionale ha ulteriormente valutato fino a indicare i quindici vincitori, distinti per categorie tipologiche (design del prodotto, design per la comunicazione, architettura e ambiente, territorio), i cui progetti hanno così ottenuto il “G-Mark”. Il termine “good design” ha, come è evidente, accezioni diverse, che vanno dall’antico rispetto per una forma perfettamente calibrata su un vago concetto di “funzione” fino all’attuale sfumatura etica del termine, che fa del design una disciplina sensibile ai risvolti umani e collettivi degli artefatti. La “bontà” del progetto formale recupera quindi l’arcaico principio del “bello” reso possibile solo dal “buono”, e nobilita l’ottocentesco concetto di “utilità” trasformandolo in servizio sociale. Grazie alla sua lunga storia, il “Good Design Award” ha saputo ancora una volta calibrare con giudizio queste diverse componenti. Ma poiché esso pone in primo piano le aziende produttrici, la “bontà” del prodotto tiene necessariamente conto anche della ricerca industriale, dell’innovazione tecnologica e delle analisi di mercato. Del resto, i prodotti premiati compongono un ventaglio di opzioni di per sé assai eloquente. Il Monpal ML200, lo scooter elettrico della Honda, garantisce sicurezza e facilità d’uso anche agli anziani; l’auto leggera “i” della Mitsubishi innesta un car design agile e gradevole a confort e sicurezza di guida; il treno della Kawasaki, progettato per le ferrovie di Taiwan, è destinato a inserirsi perfettamente in un contesto fisico e umano particolare; il progetto urbanistico elaborato dalla città di Yokohama pone in primo piano la qualità della vita, il rispetto per l’ambiente e il culto delle memorie storiche; il treno urbano leggero progettato dalla GK Sekkei punta a risolvere i problemi della viabilità attraverso un design “totale”; la Tokyo House, progettata da Commdesign inc., rende possibile l’acquisto di un appartamento disegnato da un architetto “come se si acquistasse un mobile o un’auto”; l’Otemachi Cafè, della Mitsubishi Estate, crea in un’area affollata di Tokyo un ritrovo ricco di richiami alla natura; il Robot Suite HAL-5, progettato dalla Elm Design e dalla Cyberdyne, evoca nel nome il computer di 2001 Odissea nello spazio, trasformato però in un umanoide ideato per assistere gli umani. Non mancano, naturalmente, prodotti d’uso fondati interamente sull’efficienza tecnica, come il Naturscope Fabre Photo della Nikon o la Digital Camcorder SC-X210L della Samsung, fino ad arrivare alla Daikon Grater, una grattugia dalle prestazioni ergonomiche “scientificamente calcolate”. Il termine più usato nella presentazione di questi prodotti è “friendly”, reso di moda negli ultimi tempi da una pubblicistica preoccupata dalla diffidenza dei consumatori nei confronti di tecnologie troppo ostiche per un mercato casalingo e popolare. Quello che però emerge da questo premio è un segnale assai più interessante, che riguarda le stesse procedure progettuali. Ciò che qui abbiamo di fronte è infatti un “good design” garantito non tanto dalle qualità culturali dei singoli designer, quanto dal potente apparato di investimenti, ricerche, sviluppo tecnico, capacità previsionali garantito da un’industria all’avanguardia. In altre parole, siamo di fronte a un nuovo concetto di “disegno industriale”, fondato non più sul binomio novecentesco “arte e industria”, ma su una cultura industriale della quale non possono farsi carico solo le discipline progettuali. L’avvertimento è forte e chiaro: la partita che il design (italiano, in particolare) dovrà giocare in questo nuovo secolo richiederà scelte decisive, nelle quali le industrie dovranno fare la loro parte, pena l’irreversibile declino dell’uno e delle altre. Maurizio Vitta
A destra, Light Car “i”, Mitsubishi Motors Corporation. La “i” è una minicar che combina design, confortevolezza degli spazi interni e sicurezza.
Right, “i” Light Car by Mitsubishi Motors Corporation. The “i” is a mini-car combining design with interior comfort and safety.
Sopra, Robot Suit HAL-5 di Elm Design+Cyberdyne. HAL-5 è un vestitorobot, meccanico ma flessibile, per il miglioramento delle funzioni umane. Dal punto di vista medico ha la funzione di supporto ibrido del bacino.
Above, Robot Suit HAL-5 designed by Elm Design+Cyberdyne. HAL-5 is a mechanical but flexible robot-suit for improving human functions. From a medical viewpoint, it provides a hybrid support for the hips.
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ast October the Japan Industrial Design Promotion Organization announced the winners of the “Good Design Award”, which reached its 50th edition in 2006. A special extended commission chose over 1000 projects from a total of approximately 3000 entrants, which an international jury then whittled down to fifteen winners in the various sections (product design, communication design, architecture and the environment, territory), whose projects were awarded the “G-Mark”. The term “good design” obviously has various meanings ranging from old-fashioned respect for a carefully gauged form to a vague idea of “function” and even a certain ethical sense it has now taken on, making design sensitive to the human and collective implications of artefacts. The “goodness” of a formal project recovers the old-fashioned principle of “beauty” possible only thanks to being “good”, and it also ennobles the nineteenth-century concept of “utility” by turning it into social service. Thanks to its lengthy background, the “Good Design Award” has once again managed to find the right balance of different factors. But since it brings the manufacturers to the fore, the “goodness” of a product necessarily takes into account industrial research, technological innovation and market analysis. In the end, the prize-winning products offer a range of highly eloquent options. The Monpal ML2000, Honda’s electric scooter, guarantees safety and ease-of-use for the elderly; Mitsubishi’s lightweight “i” car combines an agile and easy car design with driver safety and comfort; the train Kawasaki has designed for Taiwan Railways fits perfectly into its distinctive physical and human context; the town plan drawn up by Yokohama city council focuses on quality of life, respect for the environment and a cult of the past; the light-weight urban train designed by GK Sekkei sets out to solve road traffic problems thanks to its “total” design; Tokyo House, designed by Commdesign inc., means a house designed by an architect can be bought “as if purchasing a piece of furniture or car”. Otemachi Cafè by Mitsubishi Estate provides a meeting place in a busy part of Tokyo full of references to nature; designed by Elm Design and Cyberdyne, Robot Suite HAL-5’s name actually evokes the computer in 2001 A Space Odyssey, only transformed into a humanoid designed to help people. Of course there is no lack of consumer products based entirely on technical efficiency, such as the Naturscope Fabre Photo by Nikon or Digital Camcorder SCX210L by Samsung, right through to the Daikon Grater with its “scientifically calculated” ergonomic ratings. The word that crops up most frequently in describing these products is “friendly”, which advertising has made so popular over recent times due to its concerns over consumer diffidence in face of over-elaborate technology for a market designed for housewives and ordinary people. What has emerged from this award – entirely Japanese, rather unsurprisingly – is a much more interesting message concerning design procedures themselves. What we are faced with here is actually “good design” guaranteed not so much by the cultural qualities of individual designers as the powerful framework of investments, research, technical development and ability to envisage the future of a cutting-edge industry. In other words, we are faced with a new concept of “industrial design” no longer based on the old 20th-century combination of “art and industry”, but rather the kind of industrial culture which design alone cannot provide. The warning is loud and clear: what is at stake for design (Italian design in particular) in this new century calls for a carefully gauged decision-making process in which industries will also play their part, otherwise both they and design firms will invariably fall into relentless decline.
A destra, Electric Scooter Monpal ML200 di Honda Motor. Questo scooter elettrico si basa sul concetto di “pacchetto intelligente”. Utilizzando la tecnologia Honda, il Monpal, largo poco più di una bicicletta, combina sicurezza, design e confort di guida.
Right, Electric Scooter Monpal ML200 designed by Honda Motor. This electric scooter is based on the idea of an “intelligent package”. Using Honda technology, the Monpal, which is just a bit wider than a bike, combines safety, design and rider comfort.
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A sinistra, Naturescope Fabre Photo di Nikon Corporation+Nikon Vision: collegato a una fotocamera digitale Nikon Coolpix, questo microscopio stereoscopico consente di vedere oggetti in 3D ingranditi 20 volte e di registrarne l’immagine digitale. Sotto, Eneloop Batterie ricaricaricabili Ni-Mh di Sanyo Electric: queste batterie fanno
parte del più ampio progetto “Think Gaia” per la creazione di energia pulita e a basso impatto ambientale. Possono essere ricaricate fino a mille volte e sono riciclabili.
see objects in 3D magnified 20 times and record their digital image. Below, Eneloop Batterie ricaricaricabili Ni-Mh di Sanyo Electric: these batteries are
part of a more extensive “Think Gaia” project to generate clean energy causing low environmental impact. They can be recharged up to one thousand times and are recyclable.
Left, Naturescope Fabre Photo by Nikon Corporation+Nikon Vision: connected to a Nikon Coolpix digital camera, this stereoscopic microscope lets you
Sopra, Toyama Light Rail Toyamako Line Transit di GK Sekkei Inc.: vetture per la ferrovia leggera, progettate con pavimenti ribassati per favorire l’accesso e concepite come un A destra, Taiwan High Speed Rail 700 T di Kawasaki Heavy Industries+Nippon Sharyo+Hitachi: pensato specificatamente per le condizioni di traffico, clima e territorio di Taiwan, questo treno incorpora in ogni vettura servizio ristorazione, macchine distributrici e telefoni pubblici oltre ad avere ampi spazi per i bagagli e aree confortevoli per i portatori di handicap. Sotto, Digital Camcorder SC-X210L di Samsung Electronics: questa video camera presenta oltre a tutte le funzioni standard quelle di fotocamera separata. In basso, Power Line Sound Syste, Music Tap di Pioneer Corporation: questo sistema consente di ricevere musica semplicemente collegando gli altoparlanti alle prese di corrente. Above, Taiwan High Speed Rail 700 T by Kawasaki Heavy Industries+Nippon Sharyo+Hitachi: designed specially for Taiwan’s traffic, climate and landscape, this train has a refreshments service, vending machines and public phones in every carriage, as well as
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plenty of room for luggage and comfortable areas for the disabled. Right, Digital Camcorder SC-X210L by Samsung Electronics: as well as all the standard functions, this video camera also has separate camera functions. Below, Power Line Sound System, Music Tap by Pioneer Corporation: this system can receive music just by connecting the speakers to a power socket.
prodotto di “total design” in cui ogni elemento del sistema è accuratamente controllato. A destra, Linear Portable Recorder PCM D! di Sony Corporation: microfono professionale portatile
che consente una elevata qualità di registrazione e una forte riduzione dei suoni di sottofondo; utilizza la tecnologia digitale e ha un display a cristalli liquidi e la cassa esterna di titanio.
Above, Toyama Light Rail Toyamako Line Transit by GK Sekkei Inc.: light railway carriages designed with lowered floors for easy boarding and designed as a “total design” product in which every system feature is carefully controlled.
Right, Linear Portable Recorder PCM D! by Sony Corporation: portable professional microphone combining high-quality recording with notable reduction of background noise; it uses digital technology and has a liquid crystal display and titanium outside casing.
Sopra, Daikon Grater Oxo Good Grips di Oxo International: grattugia per rafano che abbina funzionalità tecnologia e design. A sinistra, Sim-Style di Wilcom: piccolo modulo di trasmissione PHS con antenna interna che può essere inserito in telefoni cellulari, terminal e PDA.
Above, Daikon Grater Oxo Good Grips by Oxo International: iron horseradish grate combining functionality, technology and design. Left, Sim-Style by Wilcom: small PHS transmission unit with internal aerial, which can be fitted inside mobile phones, terminals and PDAs.
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Sopra, Urban Design della Città di Yokohama: la città giapponese ha dato grande impulso al proprio sviluppo urbanistico teso al miglioramento della vivibilità nel rispetto delle proprie valenze storiche, culturali e paesaggistiche. A destra, Otemachi Cafè a Tokyo di Mitsubishi Estate. Sotto,Tokyo House di Commdesign: prototipo di casa “chiavi in mano” progettata da architetti e acquistabile come un semplice oggetto.
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Above, Urban Design of the city of Yokohama: this Japanese city developed its urban plan over recent years with a view to improving its life quality respecting its own historical, cultural and natural resources. Right, Otemachi Cafè in Tokyo designed by Mitsubishi Estate. Below, Tokyo House by Commdesign: prototype of a “turnkey” house designed by architects and on sale like an ordinary piece of furniture.
A sinistra, l’Otemachi Cafè, realizzato con materiali ecocompatibili e con ampi spazi verdi, è pensato come luogo in grado di ravvivare lo spirito comunitario nei quartieri di Tokyo Otemachi, Marunouchi e Yurakucho, attualmente oggetto di progetti di sviluppo urbano. Left, Otemachi Café, made from ecocompatible materials and with plenty of landscaping, is designed as a place for reviving community spirit in the neighbourhoods of Tokyo Otemachi, Marunouchi and Yurakucho, currently undergoing urban development.
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An Heroic Period of Art
L’età dell’eroismo
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ino a gennaio-febbraio 2007 in Italia e in Francia si celebrano alcuni artisti assai rappresentativi di un periodo eroico dell’arte recente. Sono i protagonisti e i catalizzatori dell’arte degli anni 1950-‘60-‘70. Si tratta di un’esauriente retrospettiva di Yves Klein al Centro Pompidou, della ricostruzione dell’opera di Claes Oldenburg (dapprima da solo e dal 1976 in tandem con Coosje van Bruggen al Castello di Rivoli), di un’attenzione diretta ai “combine” di Robert Rauschenberg esposti al Pompidou, e di una bella testimonianza dell’opera di Jannis Kounellis alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Quattro mostre da non perdere non soltanto per la statura degli artisti ma anche perché riconducono a un periodo eroico dell’arte internazionale, quello che gravita intorno alle poetiche della Pop Art e dell’Arte Povera. Tutti di alta statura, quindi, ma in particolare due sono fuori serie perché costituiscono mondi a sé fino a esorbitare dalla poetica cui appartengono, o addirittura a trasgredirla o contraddirla. Mentre Oldenburg e Kounellis, pur originalissimi come segno espressivo e comportamentale, sono calati rispettivamente nella Pop Art e nell’Arte Povera, Klein e Rauchenberg sono due firmamenti, due libere e vaganti meteore. Sono entrambi compendio di un’intera filosofia della vita e dell’arte, di un’apertura poetica e segnica capace di porsi come riferimento ineludibile per moltitudini di artisti di diversa generazione. Kounellis è un perfetto esponente dell’Arte Povera col suo comportamentismo ispirato a una dialettica di biologia attiva e inerte, di esistenza e di concettualità mai fine a se stessa. Egli è espressione vera della dialettica degli opposti, dialettica che informa tutto il mondo occidentale da Platone a oggi fino a che la frammentazione e gli equilibri incessanti e instabili propri del nostro tempo non la smantellano, come testimoniano le posizioni teoriche del Decostruttivismo di Jacques Derrida e della Non-Implosività da parte di chi scrive. Oldenburg, anche nell’abbinata con Coosje van Bruggen è artista della città, legato all’immagine e alla sociologia di questa. Artista dell’estroversione, lui, e dell’introversione proiettata alla simbologia, Kounellis. La distanza tra i due è la stessa che separa l’arte libera, “immotivata” e autoreferenziale (Kounellis) dall’arte che si impegna a dare risposte concrete a quesiti concreti concernenti gli spazi urbani (Oldenburg). Da qui la sempre attuale parola dello svedese-americano (classe 1929) che ha dato nuovo respiro a spaccati di diverse città, compresa Milano dove piazzale Cadorna si è dato un nuovo look brillante a dispetto della provinciale e anacronistica soluzione architettonico-urbanistica e a dispetto dei retrogradi che fuori dai canoni del passato si smarriscono. I Combine di Rauschenberg presentati a Parigi sono un caposaldo della sua attività. L’artista texano ha smantellato i canoni del dipinto e della scultura e, non senza memoria di Schwitters, ha fissato un pattern libero in cui la scultura si dà dimensioni pittoriche e
la pittura si dà dimensioni scultoree. Presa coscienza di questa tipologia operativa, c’è spazio senza limiti per la creatività, come dimostra in modo camaleontico lo stesso Rauschenberg. L’artista americano è un universo, presenta moltissime esperienze alle quali più di una generazione ha attinto. Per questa ragione nel mio volume Compendio del Contemporaneo ho sintetizzato l’arte contemporanea attraverso l’analisi delle figure di Picasso, Duchamp e, appunto, di Rauschenberg. L’altro fuori serie è Yves Klein, figura altamente affascinante in forza della sua rarefatta e profonda spiritualità. La mostra al Beaubourg (da marzo a giugno sarà allestita al Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna) percorre tutto il suo cammino, intenso e ricchissimo per quanto breve. Si espongono monocromi, spugne, e comunque opere contrassegnate dai colori prediletti: non solamente il blu (il famoso blu IKB) ma anche l’oro e il rosa. Per la prima volta i pubblico può vedere il suo ex-voto dedicato a Santa Rita dall’artista lasciato riservatamente e direttamente a Cascia, cittadina del santuario. Di quest’opera speciale, che peraltro rivela la religiosità, certamente tutta particolare, si ebbe notizia alla fine degli anni Settanta e prontamente se ne parlò nella rivista “Natura Integrale” che Pierre Restany e chi scrive dirigevano in quel periodo. Il poeta dell’immateriale, della rarefazione, del vuoto, della sensibilità pura, dell’impregnazione e delle antropometrie in realtà si distaccava molto dai suoi compagni del Nuovo Realismo, poetica di cui lui stesso con Restany fu promotore dalla fine degli anni Cinquanta. Chi scrive fu felice di offrire all’amico Restany, alla fine degli anni Settanta, una soluzione opportuna per superare il contrasto che balzava, all’interno del pensiero del critico francese, tra l’ideologia della città connessa col Nuovo Realismo e il successivo (1977) suo impegno ideologico del Naturalismo Integrale. La soluzione era il concetto di “natura urbana-clorofilliana” col quale si precisava che non c’era dicotomia tra natura e città, essendo tutto “natura”. Ma un’altra opportuna soluzione chi scrive non riuscì a offrire al caro amico Restany a proposito di questa divergenza tra il Klein fondatore del Nuovo Realismo e il Klein globe-trotter della sensibilità, artista ben lontano dalla ferraglia della città (Jean Tinguely) e dai manifesti strappati dai muri (Mimmo Rotella e altri). Non basta il concetto di “gesto appropriativo” quale comune denominatore per imparentare degli artisti, quando nel caso di Yves Klein, appunto, si tratta di viaggiare per le alte e rarefatte sfere della sensibilità pura (ben al di là persino del suprematismo) e quando si tratta di avere come unico contatto con la realtà la moneta come metafora, secondo l’espressione dell’artista “la sensibilità è la moneta dell’universo”. Ecco quindi le ragioni per cui Klein, come Rauschenberg, è un fuori serie nell’ambito di questo periodo eroico dell’arte. Carmelo Strano
Sopra/above, Jannis Kounellis, Senza titolo, 1993 (XLV Biennale, Venezia, foto di Claudio Abate). Sotto/below, Jannis Kounellis, Senza titolo, 2002 (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, foto di Claudio Abate).
Nella pagina a fianco/opposite page, Claes Oldenburg & Coosje Van Bruggen, Study for a Gazebo in the Form of a Poppy, with Figure for Scale (Studio per un gazebo a forma di papavero, con figura per proporzione), 1998,
tela, nastro adesivo, filo di ferro, legno, metallo, polistirene, resina, pittura al lattice/canvas, tape, string, wire, wood, metal, polystyrene foam, coated with resin and painted with latex, 31,1x74,3x53,3 cm.
Coll. Claes Oldenburg & Coosje van Bruggen (foto: Ellen Page Wilson, New York).
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Robert Rauschenberg, Factum I, 1957 (Musée d’Art Contemporain de Los Angeles, Collection Panza). Nella pagina a fianco/opposite page, Robert Rauschenberg, Monogram, 1955-59 (Moderna Museet, Stockholm).
number of artists who represent a heroic period of recent art will be celebrated in Italy and France until January-February 2007. The protagonists on the art scene from the 1950s to the 1970s, these artists acted as the catalysts of that period. The Pompidou Center is devoting a comprehensive retrospective to Yves Klein, and a reconstruction of Claes Oldenburg’s work (his solo production up to 1976, and later his collaboration with Coosje van Bruggen) is also on show. Special attention is also dedicated to Robert Rauschenberg’s Combines at the Pompidou Center, while one of Milan’s most important galleries, the recently established Arnaldo Pomodoro Foundation, is presenting an extensive show of artwork by Jannis Kounellis. These four exhibitions are not be missed, not only due to the actual caliber of the artists themselves, but because the shows lead back to a heroic period of international art which centers on Pop art and Arte Povera. Two of these high-level artists stand out particularly, because they constitute separate worlds, and move beyond the poetics they apparently belong to: they even transgress the bounds of those trends, contradicting them. Although – both from an expressive and behavioral point of view – Oldenburg and Kounellis respectively belong to the spheres of Pop Art and Arte Povera, Klein and Rauschenburg belong to different spheres, and are two free, wandering shooting stars (unfortunately this also refers to Klein’s life, as he died when he was only 34 years of age). Both of them summarize a whole philosophy of life and art, and, through their poetics and signs, an openness that inevitably sets itself as a reference-point for multitudes of artists from other generations. Thanks to his behavioralism, which draws inspiration from a dialectics involving active and inert biology, as well as existence and conceptualism that is never an end in itself, Kounellis is a perfect exponent of Arte Povera. He is the very expression of the dialectics of opposites which has pervaded all of the Western world from Plato to today, until the fragmentation and unceasing, unstable equilibrium of our time dismantled this dialectics, as proved by Jacques Derrida’s Deconstructionist theoretical positions and the present writer’s theories on Non-Implosiveness. On the other hand, Oldenburg is a city artist, and is tied to the urban image and sociology, even in his joint work with Coosje van Bruggen. Oldenburg is an extrovert artist, while Kounellis reveals an introversion that is cast into symbology. The distance between the two is the same as that which separates free, “targetless” and self-referential art (Kounellis) and art that is committed to giving concrete answers to concrete questions regarding urban areas (Oldenburg). This is where the Swedish-American artist (born in 1929) draws his ever-topical language from. He has endowed areas of different cities with a new feel, and one of these is Milan, where piazzale Cadorna now has a new, lively look despite the square’s provincial, anachronistic architectural and urban layout, and despite the complaints of the conservatives, who feel lost without the canons of the past. Oldenburg-van Bruggen move within an object-oriented reality that is either para architectural or performative. And from this point of view they are fundamental points of reference. The Combines by Rauschenburg that are presented in Paris are 80 l’ARCA 220
the foundation of his activity. The Texan artist has demolished the canons of painting and sculpture, and – reminiscent of Schwitters – has created a free pattern in which sculpture takes on pictorial dimensions and painting takes on sculptural dimensions. And there have been – and will be – endless emulators. This is also due to the fact that once the realization of this direction dawns, there is limitless room for creativity, as Rauschenburg himself proves in a chameleon-like way. The American artist is a universe, he presents countless experiences from which various generations have drawn inspiration. This is why in my book, Abstract of Contemporary Times, I summarized contemporary art through the analysis of the figures of Picasso, Duchamp and Rauschenburg himself. The other exceptional artist is Yves Klein, a highly captivating figure, also thanks to his rarefied, deep spirituality. The show at the Beaubourg (from March to June the exhibition will be organized at the Moderner Kunst Stiftung Ludwig in Vienna) traces his entire career, which was intense and fertile despite its being cut off so brusquely. On display are monochromes, sponges and, in any case, works that are characterized by his favorite colors: not only blue (the famous IKB blue) but also gold and pink. For the first time, the public is presented with his ex voto to Saint Rita, which the artist left reservedly and directly in Cascia, the town where the shrine lies. This special work, which reveals Klein’s very special religiousness, was discovered in the late 1970s; in fact, Pierre Restany and the present writer, who were joint chief editors of the review “Natura Integrale” (Integral Nature), immediately wrote about his work. In actual fact, this poet of immateriality, of rarefaction, of the void, of pure sensibility, of impregnation and of anthropometries drifted far from his fellow artists who were steeped in the world of New Realism, a current that he himself had promoted along with Restany in the late 1950s. At the end of the 1970s, the present writer was glad to be able to offer his friend Restany a suitable solution to overcome the contrast that arose in the French critic’s mind between the ideology of the city linked to New Realism and his subsequent (1977) ideological commitment to Integral Naturalism. The solution was the concept of a “chloropyllous urban nature”, which specified that there was no dichotomy between nature and the city, as everything was “nature”. Yet, the present writer was not able to offer another suitable solution to his dear friend Restany, regarding the difference between Klein the founder of New Realism and Klein the globetrotter of sensibility, an artist who was fundamentally very far from the rattling city (Jean Tinguely) and posters torn from walls (Mimmo Rotella and others). The concept of an “appropriative act” as a common denominator used to relate the artists is not enough, as in Yves Klein’s case, he soars above, through the high, rarefied spheres of pure sensibility (well beyond Suprematism itself), and when his only contact with reality is the metaphor of a coin, according to the artist’s own expression, “sensibility is the coin of the universe”. These are the reasons why like Rauschenburg, Klein is an exceptional artist within the span of this heroic period of art. Carmelo Strano 220 l’ARCA 81
In alto/top, Yves Klein, Peinture de feu sans titre, cartone bruciato/burnt cardoard, 139,50x102,30 cm, 1961 (Collection Centre Pompidou, Musée national d’art moderne - © Adagp, Paris 2006). Sopra/above, Yves Klein 1962, photo Harry Shunk. A destra/right, Yves Klein, L’arbre, grande éponge bleue, pigmento puro e resina sintetica, spugna su base in gesso/pure pigment and synthetic resin, sponge on
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gypsum base, 150x90x42 cm, 1962 (Collection Centre Pompidou, Musée national d’art moderne - photo: Philippe Migeat, Centre Pompidou © Adagp, Paris 2006). Nella pagina a fianco/opposite page, Yves Klein, Relief planétaire “Lune II”, pigmento puro e legante indeterminato su tavola/pure pigment and undetermined glue on board, 95x65x7 cm, 1961 (Collection particulière - ©Adagp, Paris 2006).
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Concorso “Gravina 2006” Il Premio prende il nome dallo storico edificio costruito negli anni 1513-49 su commissione di Ferdinando Orsini duca di Gravina, e oggi sede della Facoltà di Architettura dell'Università di Napoli “Federico II”. Gli studenti partecipanti si sono cimentati 1° quest'anno sui lavori per il ridisegno di Piazza dei Miracoli al Rione Sanità, sempre in linea con le finalità di riqualificazione di spazi urbani “Gravina 2006” Competition The award takes its name from a historical building, built between 1513 and 1549, commissioned by Ferdinando Orsino Duke of Gravina. Today the building hosts the Faculty of Architecture 2° of Naples University “Fderico II”. The students taking part in the competition have designed a requalification project for the area of Piazza dei Miracoli and Rione Sanità
1° Roberto Granitto, Cristina Bronzino, Antonello De Leo 2° Antonino Colaiacolo 3° Salvatore Velotti, Rosanna Giallonardo
Italia/Italy - Verona Strutture metalliche o strutture miste Concorso di idee progettuali nelle strutture metalliche o strutture miste con la finalità di raccogliere idee e proposte tecniche in merito alla possibilità di contenere i costi nelle costruzioni metalliche e di far aumentare l'impiego dell'acciaio nelle costruzioni sia private che pubbliche, sia civili che non abitative Metal Structures or Mixed Structures Ideas competition for metal or mixed structures, with the aim of enhance the 1° use of steel and containing costs both in public and private buildings
1° Jacopo Favara 2° Federico Marconi
Giuria/Jury: Carmelo Majorana, Riccardo Zandonini, Giovanni Montresor, Massimo Fabbri Committente/Client: Gruppo Manni HP
Giuria/Jury: Benedetto Gravagnuolo, Alfonso Principe, Francesco Bruno, Luigi Ugramin, Agostino Bossi, Massimo Passerelli, Fabio Mangone 1°
3°
Italia/Italy - Trento
1° Cinhtia Marcelle – Grey Demonstration 2° Francesca Grilli – Arriverà e ci coglierà di sorpresa 3° Jan Machacek (music: Martin Siewert) – Erase, erase, erase
Premio Internazionale della Performance International Performance Awatd Giuria/Jury: Valie Export, Umberto Angelini, Stefan Bidner, Ann Demeester, Rodrigo Garcia, Barbara Boninsegna, Fabio Cavallucci Committente/Client: Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento, drodesera>centrale Fies
COMPETITIONS
Committente/Client: Napoletanagas - Università degli Studi di Napoli Federico II
+ europaconcorsi
COMPETITIONS + europaconcorsi
Italia/Italy - Napoli
Menzione Speciale/Honourable Mention Nark Bkb (Stefano Tolio) – Giacinto Pannella detto Marco 1°
Portogallo/Portugal - Cascais
1° Marco Neri, Enrica D'Aula, Paolo Stella, Sara Vogrig 2° Miguel Amaro Oliveira Arkibyo - Arquitectura e Urbanismo 3° Bernardo Almeida Lopes
Riqualificazione del mercato Concorso internazionale di idee con selezione di proposte progettuali per la riqualificazione del mercato e del suo contesto Requalification of the Market Area International ideas competition for the requalification of the market and the surrounding area Committente/Client: Ordem dos Arquitectos Secção Regional do Sul
1°
2°
3°
1°
Italia/Italy - Venezia
1° Marcelo Degiovanni 2° Totan Kuzembaev, Danir Saifiulin, Oljas Kuzembaev 3° Francisco Caseiro, Diego Calderón, Giacomo Brenna, Sofía Torres Pereira
Venezia 2006 Concorso internazionale di idee per la città di Venezia Venice 2006 International ideas competition for proposals for Venice
Menzioni/Mentions - Aneta Hristova-Popovska, Zivko Popovski - Raphaël Gabrion - Anthony Coupe - Ana Valderrama - Francisco Gomes - Bárbara Fernández, Bruno Campos - Giuseppe Vultaggio - Yuval Knaani, Daniel Ohana, Gilad Lan - Anibal Moline - Andrea Libovich, Diego Schmukler, Silvina Mocci, Virginia Hirschfeld, Diego Silva, Fabio Caracciolo - Kyongsik Jun
Giuria/Jury: Roberto D'Agostino, Gustavo Carabajal, Gianni Fabri, Armando Dal Fabbro Committente/Client: www.arquitectum.com
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Spagna/Spain - Córdoba Edificio administrativo de la Junta de Andalucía Concorso internazionale per il progetto dell’Edificio Amministrativo della Giunta di Andalusia Administrative Office Building for the Junta de Andalucía International competition for the design of the new administrative office building of the regional council of Andalusia
Vincitore/Winner Guillermo Vazquez Consuegra (capogruppo/team leader), Davide Olivieri, Teresa Galí-Izard, AERTEC
Committente/Client: Junta de Andalucía
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COMPETITIONS + europaconcorsi
Spagna/Spain - Huelva Edificio perl’insegnamento e la ricerca all’Universidad de Huelva Concorso di idee per un edificio destinato all’insegnamento e alla ricerca per la futura Scuola Politecnica Superiore del Campus El Carmen dell’Università di Huelva Teaching and Research Building for the Huelva University International ideas competition for a teaching and research building for the future Politechnic Superior School at El Carmen Campus of Huelva University
1° Sebastian Cerrejon Hidalgo Menzione/Mention Rafael Aguilera Carrasco, Sergio Gomez Melgar
1°
Giuria/Jury: Francisco Jose Martinez Lopez, Juan Antonio Marquez Dominguez, Emilio Manuel Romero Macias, Natalia Grande Alvarez, Juan Carlos Fortes Garrido, Gonzalo Prieto Rodriguez, Francisco Barrionuevo Ferrer, Julio Angel Sanchez Prieto Committente/Client: Ayuntamiento de Huelva en colaboración con el Colegio de Arquitecto de Huelva 1°
Spagna/Spain - Madrid
1° Ignacio Espigares Enrìquez 2° Ana Stakic 3° Josè Antonio Pavòn Gonzàlez - Stefanie Crabus y Olaia Irulegi - Oscar Terrazas Gonzàlez - Yolanda Marinero Ramos - Ryuichi Ashizawa Architects & associates
Transitions: Light On The Move Concorso di idee per selezionare proposte progettuali per la realizzazione di un sistema di illuminazione per un ambiente Transitions: Light On The Move International ideas competition for the design of light installations Committente/Client: OCAM Oficina de Concursos de Arquitectura de Madrid
1°
2°
3°
USA - Somerville, MA Il limite come centro: Immaginare il paesaggio post-industriale Gli sponsor del concorso hanno invitato i progettisti a immaginare una nuova area di attrazione nell’area post-industriale di Sommervile denominata Brick Bottom District. I progetti di urbanistica devono concettualizzare l’idea di quartiere e infrastruttura con visioni innovative oltre che con interventi specifici Edge as Center: Envisioning the postindustrial landscape The City of Somerville, Massachusetts and the Boston Society of Architects invited designers to envision the future of a pivotal post-industrial area in Somerville, known as the Brick Bottom District. Urban design schemes for the area should conceptualize the ideas of neighborhood and infrastructure that accompany the redevelopment of large areas of underutilized industrial land. Innovative urban visions for the area, along with more specific design interventions, will play a vital role in overcoming the complex hurdles to development in this area
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Giuria/Jury: Susan Fainstein, Mikyoung Kim, Rodolfo Machado Riki Moss, William Rawn, Adele Naude Santos, Michael Sorkin Sponsors: Boston Society of Architects, the City of Somerville, Herb Chambers Companies, Somerville Chamber of Commerce New Group Vincitori/Winners A- The Big Re-Rig: Emily Abruzzo, Gerald Bodziak, Jonathan D. Solomon B- Brickbottom Artscape Biennial: David Choi Designs, David Duhahn Choi, Kishore Varanasi, Frank Li, Shih-Wen Wang, Ananda Kantner C- Brickbottom District: Edge as Center: NC Office, Nikolay Nedev, Elizabeth Cardona, Peter Nedev, Christina Canton, Mauricio Gonzalez, Gustavo Garcia D- Eco Auto-tek: Paul Lukez Architecture, Paul Lukez, David Foxe, Tanya Paz, Sam Verrill, Swing Mak
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- Before revolutionising our design langauges, we ought to think about the sense of what we are doing. - Well we had better be quick because the cement is setting in the meantime.
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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Ispirazioni marine In Monte Carlo
Firenze, il nuovo avanza A University Library
Progetto: Foster and Partners
Si è concluso il Concorso di idee per la riqualificazione di piazza Brunelleschi a Firenze e la realizzazione della nuova sede della Biblioteca Umanistica dell’Università. Le biblioteche, normalmente considerate i luoghi deputati alla conservazione del sapere, vivono attualmente momenti di grande innovazione per proporre come luoghi di sperimentazione organizzativa. La biblioteca, che in realtà è molto più di una semplice biblioteca universitaria, rinnovata nelle strutture e nei rapporti con i fruitori per mezzo delle ultime innovazioni del sistema digitale, e, cosa altrettanto importante, è una struttura aperta alla città, un polo di attrazione per iniziative legate ai libri, ma anche per i servizi e gli spazi aggregativi. Una biblioteca deve possedere una struttura tale da incuriosire, al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, non solo gli abitanti della città, ma anche tutti coloro che vengono a conoscenza delle novità formali e organizzative messe in atto. Conviene subito sgombrare il campo da ogni illusione: piazza Brunelleschi non avrà il verde che ha avuto sinora. Con un parcheggio sottostante non si possono far crescere alberi, a meno di forzature che mostrerebbero la corda dell’artificio. La scelta del gruppo guidato da Alberto Breschi, vincitore del concorso, è stata di pavimentare tutto, come d’altronde la maggior parte delle piazze del centro di Firenze, utilizzando pietra serena e cotto, senza spazi per alberi e aiuole. Il parcheggio si articola su tre piani, come indicato nel bando, e ha le rampe d’accesso dei veicoli parallele al lato nord-ovest di piazza Brunelleschi. Il numero dei posti auto è di 80 per ogni piano. L’ingresso alla biblioteca: la semplicità della piazza sottolinea il contrasto con la vetrata d’ingresso, vero e proprio segnale della nuova organizzazione; essa appare come l’immagine di libri che cadono, che si rovesciano verso la città, quasi anelanti a un incontro senza fine con gli abitanti e suoi possibili fruitori. Al concorso, indetto dalla Università degli Studi e dal Comune di Firenze, sono state presentate 123 proposte che la giuria, composta da Paolo Avarello (Presidente), Romano Del Nord, Andrea Branzi, Marco Geddes Da Filicaia, Giuseppe Castelnovo, Massimo Guidi, Aurelio Fischetti, ha valutato nel corso di varie riunioni collegiali. La classifica finale è stata la seguente: 1°-Progetto: Alberto Breschi (Capogruppo), Edoardo Cesàro, Guido Ferrara, Nicola Ferrara; Alessio Gai, Claudia Giannoni (collaboratori); Antonio Silvestri (consulente valutazione economica). 2°-Progetto: Paolo Zermani (capogruppo), Roberto Panara, Eugenio Tessoni, Greta Croci, Iacopo Corti, Maurizio Orlando, Paolo Osti. 3°-Progetto: Caterina Bini (capogruppo), Lisa Ariani, Caterina Bini, Riccardo Sandias; Nicola Bini (collaboratore alla progettazione), Costanza Trotta (collaboratrice alla progettazione), Carlo Battini (collaboratore alla progettazione); Gabriella Orefice (consulente storica), Massimo Cionini (consulente illuminotecnico), Maria Grazia Manzini (consulente agonomo-paesaggista), Josè Aljandro Viggiano (consulente artistico), Luca Madera (consulente strutturale), Andrea Andreini (consulente tecnico). Progetti meritevoli - Roberto Fileni (capogruppo), Alessandro Lattanzi, Massimo Borrani, Charles Toufic Elasmar, Valentina Marsigli; - Damiano Bartoli (capogruppo), Paola Azzarà, Irene D’Accardio, Gianluca Darvo, Luna d’Emilio, Iacopo De Paola. Tra i progetti non premiati, segnaliamo la proposta del gruppo di Giorgio Romoli, Maria Vittoria Manghera, Ludovico Laura, Mauro Boncinelli.
L’eleganza e la purezza tecnologiche di Norman Foster hanno conquistato anche la sovraurbanizzata Monte Carlo che si doterà, al pari dei principali Stati mondiali, del suo gioiello di architettura contemporanea. Sarà il nuovo Yacht Club a portare la firma dell’architetto inglese che per questo incarico ha disegnato un oggetto dalla forma slanciata e leggera, proiettata sul mare con un suggerito richiamo alle belle imbarcazioni ormeggiate nel porto monegasco. Un omaggio alla tradizione nautica del Principato magistralmente filtrata nella dinamica di una successione di terrazze-ponte che si innalzano dal porto per offrire suggestive panoramiche sia verso il mare, sia sul mitico circuito della Formula 1. Il nuovo Yacht Club, che sorgerà sulla futura estensione verso est della marina esistente in una posizione accessibile dal porto tramite la passeggiata pedonale e con l’auto dalla strada interna, potrà ospitare diversi tipi di imbarcazioni, da quelle piccole per la scuola di vela dei bambini alle barche fino a 100 metri. Il rapporto con l’esterno è l’aspetto privilegiato nella definizione delle volumetrie e dei materiali di facciata. Alle proiezioni delle terrazze si alternano infatti le ampie superfici vetrate che inquadrano la vista sul porto, opportunamente schermate dai sistemi di frangisole mobili. Molti i riferimenti al linguaggio proprio del mondo nautico. Dal grande atrio d’ingresso completamente vetrato si accede tramite una scala a spirale al primo piano dove sono distribuiti la sala riservata del club, il bar e il ristorante panoramico. Al piano superiore è invece prevista una sala da ballo, mentre all’ultimo piano sono distribuiti l’ufficio della segreteria e alcune cabine per gli ospiti. La scuola di vela e il club remiero trovano spazio a livello della banchina, con la possibilità di dare massima accessibilità all’esterno tramite portali scorrevoli a tutt’altezza. Come nello stile di Foster, un’attenzione particolare è riservata all’integrazione dell’elemento verde. Così verso la città è stato progettato un parco che si estende dalla copertura della scuola di vela e della società nautica creando un nuovo collegamento tra la banchina e la piazza del Casino. Lo Yacht Club si inserisce nel programma di urbanizzazione sul mare con cui Monte Carlo concretizza la sue ambizioni di potenziamento della superficie edificabile. Il progetto di riferisce alla realizzazione di una decina di ettari recuperati al mare, a fianco del terrapieno di Portier, dove sorge il Forum Grimaldi, su cui poter costruire circa 300.000 metri quadrati tra uffici, spazi commerciali, residenziali e d’affari. Un bando lanciato nel luglio scorso si è concluso il 31 ottobre con la presentazione di 16 candidature e l’apertura delle consultazioni per la scelta dei raggruppamenti finalisti ammessi per la proposta di progetto di urbanizzazione. Elena Cardani The super-urbanized Monte Carlo has not been able to resist Norman Foster’s elegance and technological pureness. Just like other European countries, the principality of Monaco will also have its own contemporary architectural gem. The English architect has designed the new Yacht Club, a structure with a light, slender shape stretching out toward the sea, evoking the appeal of the beautiful boats moored to the Monegasque harbor. The work pays tribute to the Principality’s boating tradition, and is masterfully interpreted as a sequence of terraced decks that rise above the harbor, offering suggestive views over the sea, as well as over the legendary Formula 1 racetrack. The new Yacht Club, which will rise along the future extension of the existing coast facing eastward – in a position which is accessible on foot from the harbor along a special walkway and by car from an inner road – will be able to host different kinds of boats, including those meant for the children attending the sailing school and those reaching 100 meters in length. The structure’s relationship with its surroundings is defined by its volumetric layout and the materials used for its various fronts. The suspended decks are alternated by ample glazed surfaces that offer a wide view over the harbor and are suitably screened by mobile sunbreaking systems. A number of elements evoke the language of the world of sailing. From the great, entirely glazed lobby, a spiral staircase leads to the first floor, where the hall for club members, a bar and a restaurant with a panoramic view are laid out. The second story will feature a ballroom, while the top floor will house the administrative offices and a number of cabins for guests. The sailing school and club are situated at quayside level, offering easy access to the exterior through sliding doors that rise the entire length of the building. As typical of Foster’s style, special attention was devoted to integrating greenery into his building. Thus, the planner designed a park stretching toward the city from the roof of the sailing school and the boating club, creating a new connection between the waterfront and the square where the Casino is located. The Yacht Club is part of an urbanization plan for the waterfront, and through it, Monte Carlo will be able to implement its ambition to enhance its building surface area. The project entails gaining about 10 hectares of land from the sea next to the Portier embankment, where the Grimaldi Forum rises. Here, about 300,000 suqare meters of offices, shopping centers, residential and business buildings will be built. A competition announced in July saw the presentation of 16 candidates last 31 October, which marked the opening of consultations for the selection of the finalist groups to be involved in this urbanization project.
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The Competition for ideas related to the upgrading of a square – piazza Brunelleschi – in Florence, and new premises for the University’s Humanistic Library has been judged. Libraries are usually seen as places meant for the preservation of knowledge: now, however, they are becoming more and more innovative, and, so as to keep in step with our times, they must present the opportunity for organizational experimentation. Not only the structure of the library has been renovated; in fact, as it is much more than a simple university library, it will establish a new relationship with users thanks to the latest innovations in digital systems. In addition, the library is open to the city, and constitutes a center of attraction both for initiatives related to books and for its services and meeting places. Libraries should be structured to arouse curiosity not only in the people working in the sphere – and city dwellers – but in all of those who hear about their new formal and organizational features. But we are not to be misled: piazza Brunelleschi will not be as green as it has always been. An underground parking lot does not allow for trees to grow on top of it, as this would reveal a forced artifice. Thus, in the winning project (Alberto Breschi, team leader), the entire area is to be paved, just like most of the squares in the center of Florence. No room, therefore, for trees and flowerbeds amongst the stone and terracotta tiles. As required by the terms of the competition announcement, the parking area is laid out on three floors, and the access ramps for vehicles are set parallely to the northwestern side of piazza Brunelleschi. Eighty cars can fit on each floor. The glazed entrance to the library contrasts the simplicity of the square, and, in fact, is a true sign of the library’s new organization: it appears as an image of falling books spilling out onto the city, almost seeming to yearn for an endless relation with city dwellers and other eventual bookworms. The competition was announced by the University of Florence and the City of Florence. All together, 123 projects were presented to the jury, which included Paolo Avarello (Chairman of the Jury), Romano Del Nord, Andrea Branzi, Marco Geddes Da Filicaia, Giuseppe Castelnovo, Massimo Guidi, Aurelio Fischetti. The jury came to a decision after various meetings, agreeing on the following final placements: 1st-Project: Alberto Breschi (team leader), Edoardo Cesàro, Guido Ferrara, Nicola Ferrara; Alessio Gai, Claudia Giannoni (collaborators); Antonio Silvestri (financial counseling). 2nd-Project: Paolo Zermani (team leader), Roberto Panara, Eugenio Tessoni, Greta Croci, Iacopo Corti, Maurizio Orlando, Paolo Osti. 3rd-Project: Caterina Bini (team leader), Lisa Ariani, Caterina Bini, Riccardo Sandias; Nicola Bini (planning consultant),Costanza Trotta (planning consultant), Carlo Battini (planning consultant); Gabriella Orefice (historical consultant), Massimo Cionini (consultant for lighting engineering), Maria Grazia Manzini (landscape consultant), Josè Aljandro Viggiano (artistic consultant), Luca Madera (structural consultant), Andrea Andreini (technical consultant). Mentions: - Roberto Fileni (team leader), Alessandro Lattanzi, Massimo Borrani, Charles Toufic Elasmar, Valentina Marsigli. - Damiano Bartoli (team leader), Paola Azzarà, Irene D’Accardio, Gianluca Darvo, Luna d’Emilio, Iacopo De Paola. A project worth mentioning although it has not won a prize: the plan by Giorgio Romoli, Maria Vittoria Manghera, Ludovico Laura, and Mauro Boncinelli. 3°
1°
1°
2°
2°
3°
Sopra, i progetti dei primi tre classificati. A sinistra, il progetto di Giorgio Romoli (capogruppo). Above, the first, second and third prize. Left, the project by Giorgio Romoli (team leader).
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Un nuovo ospedale per Taranto High Quality Levels
Architettura e alluminio Respecting the Environment
Il Conservatorio sul Mediterraneo In Nice
Progetto: Patrizia Virginia Belli
L’attenzione e la sensibilizzazione di progettisti e aziende operanti nel comparto dell’edilizia ai problemi della sostenibilità, del rispetto e dell’integrazione con l’ambiente naturale è ormai divenuto uno dei temi forti dell’architettura contemporanea. Sono diversi i fronti su cui si muovono ricerca e sperimentazione con iniziative che tendono a sostenere e premiare gli sforzi e gli investimenti di energie che vengono impegnati per trovare soluzioni sempre più perfezionate sia a livello di tecnologia, sia di linguaggi. Technal, specialista francese nella produzione di serramenti in alluminio, bandisce un concorso che premia l’uso dell’alluminio nell’architettura contemporanea. Il premio, giunto quest’anno alla quinta edizione, prende in esame le realizzazioni più significative nelle diverse categorie tipologiche, dalla casa individuale, agli edifici pubblici, residenziali e terziari. Per il 2006, i sei progetti premiati hanno come filo conduttore l’integrazione di serramenti in alluminio con i materiali naturali, dal legno alla terra cotta fino alla pietra, in un’ottica comune di sostenibilità e compatibilità con l’ambiente. Diversi sono i linguaggi attraverso i quali i progettisti declinano questo approccio sostenibile dimostrando comunque una notevole maestria nel saper coniugare eleganza ed equilibrio nel trattare volumi e superfici con conoscenza delle nuove tecnologie e materiali. Quattro le categorie che hanno visto l’assegnazione dei premi. Edifici pubblici: Polo Scientifico del Liceo Gaspard Monge a Charleville-Mézières, progetto: D’Ambre Atelier d’Architecture, e Scuola dipartimentale del patrimonio storico e naturale a Nalliers Mouzeuil St Martin, progetto: Conséil Général de la Vendée. Casa Individuale: Casa a Issy-lesMoulineaux, progetto: Tessier Poncelet, e Casa a Villeneuve Les Avignon, progetto: Patriache & Co. Terziario: Studio di architettura a Lisle sur Tarn, progetto: AR.TE.US. Edifici per alloggi: Alloggi per studenti all’Università di Tecnologia di Rozières-près-Troyes, progetto: E&F Architect. Le categorie Commercio e Industria, quest’anno non hanno visto alcun progetto premiato.
Progetto: A. Biancheri, J.-L. Roubert
Il progetto è stato sviluppato di concerto con la Direzione Generale e i consulenti della Casa di Cura Bernardini, tenendo conto delle finalità e della destinazione del fabbricato a nuova sede della Casa di Cura Bernardini. Oltre a soddisfare la necessità di implementare la qualità dei requisiti, l’intervento è stato realizzato ponendo particolare attenzione allo studio di un ambiente sereno, immerso nel verde in cui i pazienti, assistiti dal personale medico e paramedico specializzato, possano trascorrere, il più tranquillamente possibile, il periodo di degenza o permanenza nella struttura. Il progetto è teso a qualificare gli aspetti organizzativi, strutturali, tecnologici delle dotazioni del sistema informativo di procedura e accrescere le ottime caratteristiche sanitarie della struttura esistente. Ne è scaturito un progetto che comprende un edificio formato da un corpo alto e uno più basso costituito da una piastra a due livelli. L’uno connesso all’altro verticalmente tramite il piano dedicato al gruppo operatorio. Gli spazi di supporto passanti consentono di ospitare tutte le funzioni interne al reparto; i montalettighe sugli incroci tra i corridoi interni di reparto e i percorsi generali orizzontali dell’ospedale permettono un collegamento diretto tra tutti i piani. Per la parte destinata ai Servizi Generali e alle principali aree di Diagnosi e Terapia è stata adottata la tipologia “a piastra’ parzialmente su due livelli, con possibilità di aggregazioni successive e collegata ai reparti mediante un connettivo di percorsi; quella invece dedicata alla degenza è costituita da un volume che si erge dalla piastra a base triangolare, con un lato curvilineo e tipologia “a corpo quintuplo”. Particolare attenzione è stata data all’orientamento dell’edifìcio, scelto per volgere tutti gli affacci delle degenze e soggiorni verso il mare garantendo una terapeutica e rasserenante vista e al tempo stesso un soleggiamento consigliabile.
The project was developed jointly by the general management and consultants of the Bernardini Nursing Home, which is to be relocated to a different site. In addition to meeting the need for the required quality levels, the work was implemented with special attention to the design of a quiet environment surrounded by greenery. A place where the patients – assisted by a specialized medical and paramedical staff – can spend their short (or long) stay in the hospital as peacefully as possible. The project is meant to qualify the organizational, structural, and technological aspects of the procedural information system, and improve the already excellent sanitary characteristics of the preexistent structure. The resulting project comprises a two-story building, the lower floor constituting a two-level platform; the floor between the two platforms, which are connected vertically, is devoted to the surgery. The linking bearing areas host all the department’s interior functions; the hospital beds set on the junctions between the interior corridors of the wards and the hospital’s general horizontal passageways allow for direct connection among all the floors. A “platform” typology was partially laid out over two floors for the General Service and the main Diagnostic and Therapeutic areas, which are connected with the various departments through a network of passageways; future additions might be possible. The area devoted to short hospital stays is made up of a volume that rises from a triangular-based platform, with a curved side and a body that is divided into five parts. Special care was put into the orientation of the building: all of the inmates face the sea, which ensures a therapeutic, calming view, and , at the same time, suitable sunlight.
Planners and firms devoted to the building sector are more and more aware of the problems regarding sustainability, respect for – and integration with – the natural environment. In fact, this is one of the main topical themes contemporary architecture is faced with. Research and experimentation are moving on various fronts, with initiatives meant to support and reward those who commit themselves to more and more advanced technological and interpretative solutions. Technal, a French specialist in the production of aluminum doors and windows, has announced a competition for the use of aluminum in contemporary architecture. The Award, which is at its fifth edition this year, examines the most significant architectural works of different types, including onefamily homes, public, residential and service buildings. For 2006, the main theme for the six winning projects was the integration of aluminum doors and windows with natural materials such as wood, terracotta and stone, so as to create elements that are sustainable and compatible with the surroundings. The planners have interpreted this approach in different ways, revealing remarkable mastery in combining elegance and a balanced use of new technologies and materials for the volumes and surfaces. Four categories were awarded different prizes. For public buildings, the Scientific Center of the Gaspard Monge High School in Charleville-Mézières with a project by D’Ambre Atelier d’Architecture, and the Departmental School of Historical and Natural Heritage in Nalliers Mouzeuil St. Martin, project by the Conséil Général de la Vendée. For one-family homes, the winners were a house in Issy-les-Moulineaux, project by Tessier Poncelet, and a House in Villeneuve Les Avignon, project by Patriarche & Co. A prize was awarded to an architectural studio in Lisle sur Tarn for the service industry, project by AR.TE.US. For temporary accomodation the winner’s project, E&F Architect, was for student lodgings at the University of Technology in Rozières-près-Troyes. The Trade and Industry categories were not awarded a prize this year.
Nel bel mezzo del grande e travagliato cantiere del nuovo tram, che sta rivoluzionando il sistema dei trasporti pubblici, Nizza si segnala per un altro importante avvenimento: l’apertura del nuovo Conservatorio Nazionale che nell’ottobre scorso ha coinvolto l’intera cittadinanza con tre giorni di spettacoli, concerti e mostre liberamente accessibili. Merita attenzione questa nuova struttura soprattutto per la sua portata culturale, formativa e di sensibilizzazione di nuove generazioni di artisti, che colloca Nizza al pari di città come Bordeaux, Grenoble e Nantes, già dotate di un moderno conservatorio. 36 milioni di euro, il costo totale stimato per il nuovo Conservatorio che, integrando un edificio preesistente, domina dalla collina di Cimiez, tra ville déco, palazzine residenziali e giardini mediterranei, la città e il mare. Con una volumetria frammentata, l’architettura si inserisce con discrezione nel luogo. I pesi e i volumi delle superfici piene sono calibrati dagli intervalli dei patii e delle corti interne che, alternati alle ampie zone vetrate, danno respiro e leggerezza alla composizione d’insieme. Un linguaggio che esprime un lavoro rigoroso sugli spazi, i materiali e l’uso dei colori per porsi in sintonia con l’ambiente e la luce particolare di questo tratto di costa mediterranea. Lo studio Biancheri di Nizza con il progettista di Parigi Jean-Loup Roubert, a cui si devono t ra l’altro la realizzazione del Conservatorio di Reims e i restauri del Palais Garnier e dell’Opéra di Parigi, hanno dato vita a un edificio che dosa aspetti funzionali, suggestioni scenografiche, elementi paesaggistici e componenti di rappresentanza e prestigio tali da infondere all’insieme quella carica di attrattiva, di apertura e potenzialità di coinvolgimento propria di un polo di eccellenza. Il nuovo conservatorio organizza in circa 10.000 metri quadrati una proposta alquanto ricca e diversificata negli insegnamenti della musica, danza e teatro per un totale di 81 discipline, 150 tra aule e sale di prova e una capienza di circa 2000 allievi. Gli spazi destinati ai corsi trovano un ricco e prezioso completamento nella presenza di un auditorium di 750 posti, un piccolo teatro per l’arte drammatica, un teatro di verdura, una biblioteca, una sala d’organo dotata di due prestigiosi strumenti, studi di elettroacustica, per il jazz e aule per la danza. Elena Cardani Another important event has taken place in Nice: just while the great, bustling tramway site is transforming the city’s public transportation system, the National Conservatory of Nice was inaugurated last October. Three days were devoted to freely accessible performances, concerts and exhibitions, involving the whole town. It is well worth focusing on this new building, especially due to its cultural and educational significance, as well as its import in sensitizing the awareness of new generations of artists. In fact, this new music academy places Nice on the same level as cities such as Bordeaux, Grenoble and Nantes, which already have a modern conservatory. Total estimated costs for the new Conservatory range around 36 million Euros; the new structure integrates a preexisting building, dominating the city and the sea from the Cimiez hill, among villas built in Art Déco style, residential buildings and Mediterranean gardens. This piece of architecture presents a fragmented volumetric layout, inserting itself discreetly into the site. The weights and volumes of the full surfaces are gauged by the patios and inner courts, which – alternated by wide glazed areas – endow the composition as a whole with breathing space and lightness. This language expresses rigorous attention to the various spaces, the materials and the use of color, finding a harmonious relationship with the special environment and light of this stretch of the Mediterranean coast. Among other things, the Biancheri studio of Nice – jointly with the Parisian designer Jean-Loup Roubert – built the Conservatory in Reims and renovated the Palais Garnier and the Opéra of Paris. They have now have given life to a building that weighs such functional aspects, scenic evocative power, landscape elements, and emblematic and prestigious components that the work as a whole results extremely attractive and open, thus revealing the potential for an excellent, involving center. The conservatory is laid out over almost 10,000 square meters, offering wide-ranging, diversified teaching in the fields of music, dance and drama, with a total of 81 disciplines, 150 classrooms and rehearsal rooms, and a capacity of 2,000 students. The areas laid out for the various courses are very suitably completed by a 750-seat auditorium, a small theater for dramatic art, an outdoor theater, a library, an organ hall containing two prestigious instruments, electroacoustic studios, classrooms for practicing jazz and dance halls.
Sopra/above, Patriache & Co., Villa a Villeneuve Les Avignon. A sinistra/left, E&F, Alloggi per studenti all’Università di Tecnologia di/students residences at Technology University, Rozières-près-Troyes. A destra/right, viste del nuovo Conservatorio di Nizza/views of the new Conservatory in Nice.
90 l’ARCA 220
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A Cherasco si risparmia energia Passive House
La Fondazione nel parco LVMH Foundation in Paris
Restaurare il contemporaneo
La prima casa passiva progettata e realizzata in Italia. Presentata da Rockwool, www.rockwool.it, la casa passiva è un’abitazione in grado di sfruttare al massimo le fonti gratuite di energia, sia per il riscaldamento invernale sia per il raffrescamento estivo. Questo nuovo paradigma progettuale consente quindi di ridurre massicciamente le spese energetiche correlate all’utilizzo dell’edificio, di ridurre di pari passo l’inquinamento e gli impatti dello stesso sull’ambiente e ottenere un comfort abitativo globale superiore a ogni standard fino ad ora utilizzato. La casa passiva di Cherasco rappresenta il primo esempio concreto e tangibile del paradigma di casa passiva italiana, sia per il progetto architettonico sia per soluzioni energetiche utilizzate – specifiche per le case passive in climi caldi. I suoi consumi si attestano a 14,6 kWh/m2 anno, impiegando quindi il 90% di energia in meno rispetto alla casa media europea e l’80% di energia in meno rispetto a una moderna abitazione.
Progetto: Frank O. Gehry
Costruito tra il 1956 e il 1959 da Le Corbusier à Eveux, a 25 km a nord-ovest di Lione, il Convento domenicano di Sainte-Marie de la Tourette è un passaggio importante nella storia della cultura e religione contemporanee. Al di là della portata architettonica è infatti l’espressione dello spirito innovatore e moderno dell’ordine domenicano che vide in padre Marie-Alain Couturier (1897-1954) uno degli esponenti più impegnati e aperti all’arte moderna. Fu grazie alla suo incoraggiamento e ai suoi interessi verso gli artisti del momento che la provincia di Lione affidò a Le Corbusier il progetto del convento di Eveux, dapprima centro di studi riservato esclusivamente alla formazione dei frati domenicani e dal 1999, in partenariato con le collettività pubbliche, centro culturale di incontro all’incrocio tra architettura del patrimonio contemporaneo e scienze umane. Classificato monumento storico nel 1979, oggi il Centro culturale della Tourette mostra evidenti segni di degrado, soprattutto a causa dell’umidità e condensa che hanno notevolmente alterato le superfici in cemento armato, che caratterizzano parte delle volumetrie, e le rifiniture in acciaio delle facciate vetrate. E stato quindi programmato un piano di recupero suddiviso in tre fasi di intervento, ognuna della durata di circa un anno con una previsione di fine lavori entro il 2009. La prima, attualmente in fase di cantiere, coinvolge il ripristino dell’ala ovest del convento nella sua totalità e l’adeguamento alle norme di sicurezza antincendio delle ali sud ed est. L’impegno e la particolarità dell’operazione, che interviene su un monumento contemporaneo, è portata avanti nell’ottica del rispetto dell’atmosfera e unità dell’architettura di Le Corbusier, conciliando questi aspetti con l’adeguamento degli spazi e delle strutture alle normative di sicurezza, antincendio e del sistema elettrico. L’operazione, viene finanziata oltre che dalla proprietà, dallo Stato e dalle collettività locali e da un contributo delle Fondazioni Velux, azienda leader nella produzione di finestre per i tetti che attraverso queste sue Fondazioni si fa sostenitrice di varie operazioni nei settori della salvaguardia del patrimonio, ambientale, sociale e di conservazione dell’architettura contemporanea.
The first example of passive housing that was designed and built in Italy. Presented by Rockwool (www.rockwool.it), a passive house is able to make maximum use of free energy sources, both for winter heating and summer air conditioning. This allows for massive reduction of energy costs and at the same time reduces pollution levels and its impact on the environment. In addition, it offers overall comfort standards that exceed any of those that have been in use so far. The passive house in Cherasco is the first concrete, tangible example of a paradigm of Italian passive housing, both in terms of architectural plan and energy solutions, which are specifically meant for passive houses in warm climates. Consumption ranges around 14.6 kWh/m2 per year, thus using 90% less energy than average European homes, and 80% less energy than other examples of modern housing.
Il gruppo LVMH da tempo unisce la propria attività di produzione di beni di lusso a quella di patronato delle arti. Dal 1991 a oggi si è fatto promotore di una trentina di mostre allestite nelle più prestigiose sedi parigine, dal Grand Palais al Centre Pompidou, spaziando dalle arti decorative del XIX secolo ai maestri dell’arte contemporanea. Ora, per incrementare e dare maggiore visibilità alla propria attività di mecenate delle arti, il gruppo ha deciso di dotarsi di una sede permanente che ospiterà la nuova Louis Vuitton Foundation. L’incarico del progetto è stato affidato a Frank O. Gehry che ha proposto un edificio trasparente fortemente ispirato dal luogo prescelto per la realizzazione. La Fondation sarà infatti realizzata a Parigi in un’area situata tra il Bois de Boulogne e il Jardin d’Acclimation, un parco giochi per bambini. La struttura vetrata racchiude al suo interno una serie di gallerie espositive, pensate come bianchi volumi scultorei, collegate tra loro da percorsi dai quali i visitatori possono godere ampie panoramiche sul parco circostante. Al di sopra delle gallerie, saranno realizzate delle terrazze coperte da gusci anch’essi vetrati in modo da integrare ancor di più l’esperienze della visita a quella del parco.
The LVMH group has long been enhancing its activity related to the production of luxury goods with that of art patronage. Since 1991 it has promoted nearly thirty exhibitions organized in the most prestigious Parisian galleries – including the Grand Palais at the Centre Pompidou – spanning from nineteenthcentury decorative arts to contemporary art masters. So as to boost and popularize its activity as an art fosterer, the group has now decided to set up a permanent headquarters for the Louis Vuitton Foundation. The project was entrusted to Frank O. Gehry, who designed a transparent building that was greatly inspired by the selected site. In fact, the Foundation will be built in Paris, in an area located between the Bois de Boulogne and the Jardin d’Acclimation, a playground for children. The glass structure encloses a series of show galleries that look like white sculptural volumes that are linked to one another through passageways from which visitors can enjoy wide views over the surrounding park. A series of terraces which will also be covered by glass shells will be built above the galleries, so as to allow visitors to integrate the view of the park with their visit to the Foundation.
In linea sulla collina In Auckland Progetto: S333, Studio of Pacific Architecure Lo studio londinese S333, in collaborazione con Studio of Pacific Architecure ha recentemente completato la realizzazione della seconda fase di un complesso residenziale di 51 case nel Beaumont Quarter di Auckland, Nuova Zelanda. L’intervento fa parte di un più ampio progetto di sviluppo residenziale della capitale neozelandese avviato dalla Melview Developments in un ex area industriale adiacente al Central Business District. L’inquadramento urbanistico dell’intervento è stato progettato dallo Studio of Pacific Architecture, autore anche della prima fase, completata nel 2001. Una successiva terza fase, il cui progetto è stato affidato allo studio Engelen Moore sarà completata il prossimo anno. Il progetto di questo complesso residenziale a media densità mira a combinare i vantaggi della vita vicino al centro cittadino con quelli normalmente asociati con le residenze della perifieria di Auckland. Il lotto destinato all’intervento poneva anche una sfida a livello orografico: il 60% delle abitazioni doveva infatti essere costruito su un ripido pendio mentre il rimanente 40% avrebbe occupato una collina assolata fiancheggiata da una delle maggiori arterie di traffico di Auckland. S333 ha trattato le due tranche del progetto – le case a schiera sul pendio e quelle sulla collina – adottando due diverse risposte tipologiche. Le prime necessitavano in fatti di risolvere la difficoltà di accesso e di trovare un orientamento tale da consentire sia una sufficiente e corretta esposizione al sole sia la creazione di uno spazio esterno comune. Le case sulla collina richiedevano di stabilire un giusto rapporto di confronto/privacy col quartiere e di protezione verso l’arteria di traffico vicina. La composizione delle unità abitative media tra la tradizionale tipologia delle villette e quella delle case a schiera. Le due stecche residenziali sono collegate tra loro da un nuovo spazio pubblico comune costituito da un largo viale che risale la collina e poi corre orizzontalmente a mezza costa sul pendio più scosceso. Questo viale, che serve anche a collegare le case con il parcheggio sotterraneo, chiarifica l’accesso e le fronti principali di tutte le abitazioni e forma un nuovo percorso pedonale attraverso il quartiere di Beaumont che lo collega al Victoria Park e al centro cittadino. Tutte le costruzioni sono realizzate con una struttura leggera in legno stabilizzata da un’alternanza di setti cementizi che ne determeniano l’anti-sismicità. Le case, pensate come volumi semplici e solidi, si differenziano una dall’altra grazie alla diversa colorazione che va ad arricchire i materiali tipici della tradizione edilizia neozelandese, quali il metallo galvanizzato, il legno e la lamiera di acciaio ondulata, utilizzati qui con una valenza di forte contemporaneità.
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In collaboration with the Studio of Pacific Architecture, the London studio S333 has recently completed the second building stage of a residential complex comprising 51 houses in the Beaumont Quarter of Auckland, in New Zealand. This work is part of a large project for residential development in the New Zealand capital that was initiated by Melview Developments in a former industrial area adjacent to the Central Business District. The urban setting of the complex was planned by the Studio of Pacific Architecture, which also designed the first stage of the work, completed in 2001. The third phase is to be completed next year, with a project that was entrusted to the Engelen Moore Studio. The project for this medium-density residential complex is an answer to the growing demand for housing in the capital, and aims at combining the advantages of living near the downtown area with those that are generally associated with the residences in the Auckland suburbs. The site of the lot also presented a challenge from an orographic point of view: indeed, 60% of the housing units were to be built on an escarpment, while the remaining 40% were to rise on a sunny hillside flanked by one of Auckland’s main arterial roads. S333 has dealt with the two sections of the project – the terraced houses on the slope and those on the hill – differently. For the former, a solution had to be found in terms of making it accessible and finding the right position for sufficient exposure to sunlight, as well as for a common outdoor area. On the other hand, the houses on the hillside were to establish a suitable relationship with the neighborhood that would ensure enough privacy, and keep them protected from the busy road nearby. The two residential blocks are connected through a new common public area which consists in a wide avenue that climbs the hill and then runs horizontally, halfway along the steepest slope. This avenue, which also links the houses with an underground parking lot, offers easy access to the front façades of all the buildings, and forms a new central pedestrian walkway through the Beaumont district, which connects it to Victoria Park and the city center. All of the buildings are built in a light wood structure strengthened by alternating concrete walls that are meant to make the buildings earthquake-proof. The houses, which have a simple, solid design, were painted in different colors, thus distinguishing them and enhancing the typical materials used in the New Zealand building tradition: galvanized metal, wood and corrugated steel sheet, which, in this case, are interpreted in a highly contemporary vein.
Sopra, l’esterno e a sinistra, uno scorcio dell’interno del Couvent de la Tourette a Eveux di Le Corbusier.
Tra caffè, arte e letteratura illy Gallery Fino al 6 dicembre in via Pontaccio a Milano rimarrà aperta la Galleria illy, un nuovo luogo di incontro ospitato nello showroom di Moroso, in cui si la cultura del caffè si intreccia a eventi temporanei dedicati all’arte, alla letteratura, al design e alla gastronomia, con artisti, designer, scrittori che negli anni hanno collaborato con le due aziende. Dopo il successo dello scorso anno a New York, nel quartiere di Soho (foto sotto), la Galleria illy è approdata a Milano il 6 novembre accogliendo il pubblico con allestimenti di volta in volta diversi progettati da Moroso, partner il illy nell’iniziativa. Una caffetteria arricchita dalle preparazioni ideate dall’Università del Caffè di Trieste ha offerto un piacevole luogo di relax vivacizzato da incontri, lezioni e completato da una biblioteca di arte contemporanea, design e fotografia. Ancora un’occasione per recarsi in questo accogliente spazio, una lezione sull’arte di gustare il caffè che si terrà martedì 5 dicembre alle 16. In alto, rendering della nuova Louis Vuiton Fondation a Parigi progettata da Frank O. Gehry. Above, rendering of the Louis Vuiton Fondation in Paris, designed by Frank O. Gehry.
The illy Gallery will be open through December 6th in via Pontaccio in Milan. This is a new meeting place in the Moroso showroom, where coffee culture is combined with temporary events devoted to art, literature, design and gastronomy, with artists, designers, and writers who through the years have collaborated with the two firms. After its success last year in the Soho district in New York, the illy Gallery moved to Milan last November 6th, welcoming visitors with continuously changing settings that were designed by Moroso, illy’s partner for this initiative. A coffee house enhanced by preparations created by the Coffee University of Trieste offered a pleasant, relaxing place enlivened by meetings and lessons, and completed by a library devoted to contemporary art, design and photography. Another opportunity for those wanting to visit this welcoming place: a lesson on the art of coffee tasting that will be held on Tuesday 5th December at 4 pm.
Above, the exterior and a view of the interior of Le Corbusier’s Couvent de la Tourette, Eveux.
Errata corrige Apologies Riportiamo di seguito la dicitura esatta dei nomi degli autori del progetto vincitore del concorso per il Museo dei Bambini a Kyonggi , Corea del Sud, pubblicato ne l’Arca 218, p.64: Studio Schiattarella con Giovanni Bulian, Yetap Architects, Jesam Tech, Hahn Gi Lee. Ci scusiamo in particolare con l’architetto Giovanni Bulian il cui nome è stato nuovamente pubblicato in modo errato. The following are the right names of the authors of the winning project for the competition Children’s Museum in Kyonggi, South Korea, published in l’Arca 218, page 64:Studio Schiattarella with Giovanni Bulian, Yetap Architects, Jesam Tech, Hahn Gi Lee. In particular, we must apologise with architect Giovanni Bulian whose name was printed again in a wrong way.
A fianco/right, Illy Gallery, New York.
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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Mondi diversi In Lyons
Il mondo alla finestra In Nantes
Lione offre questo mese interessanti occasioni di visita, al di là naturalmente della sua piacevole dimensione urbana impreziosita dalla presenza di due fiumi, il Rodano e la Saona, che disegnano un paesaggio urbano certamente unico. Fotografia e storia sono i temi su cui si incentrano le esposizioni attualmente in corso e che meritano di essere considerate. Al Museo d’Arte Contemporanea fino al 31 dicembre “La région humaine” propone un suggestivo percorso tra circa 200 immagini realizzate da 35 artisti sul tema del rapporto tra corpo e urbanità. La mostra si inserisce nel quadro del “Settembre della fotografia” che nella sua quarta edizione ha posto l’accento sulle relazioni che il corpo umano intrattiene con la città, esplorando i temi del corpo urbanizzato, ritualizzato, coreografato, sacralizzato o rinchiuso. La mostra in particolare si focalizza sul carattere teatrale e universale del corpo come attore della scena urbana presentando la visione attraverso cui la fotografia contemporanea proietta e interpreta le influenze della città sull’attitudine pubblica e sociale dell’uomo urbanizzato. Alla mostra fotografica si affiancano sempre al Museo d’Arte Contemporanea e con uguale scadenza, tre monografiche di artisti giapponesi formatisi nell’universo manga. Chiho Ansima, Mr. e Aya Takano offrono un nuovo sguardo sull’attuale produzione artistica giapponese. Al contempo consumatori e critici dell’iconografia contemporanea nipponica, questi artisti intrecciano immagini provenienti del mondo della televisione, al sogno e all’immaginario ritrascrivendo attraverso nuovi codici espressivi, una loro visione della società contemporanea. Un excursus storico, di stampo più didattico e accessibile a un pubblico più allargato, è invece al centro della esposizione “Par Toutatis ! La réligion des Gaulois”, presentata al Museo gallo-romano di Lyon-Fourvière fino al 7 gennaio. Attraverso una selezione di oggetti prestigiosi provenienti da collezioni nazionali ed europee, ambientazioni visuali, ricostruzioni a grandezza naturale di importanti santuari dei Galli, la mostra mette a confronto i principali luoghi comuni legati ai temi della religione e della società degli antichi Galli con le nuove acquisizioni della ricerca storica e archeologica. Una vera e propria immersione nel cuore della cultura celtica che avvicinando il pubblico ai vari aspetti che la caratterizzarono, dalle conoscenze astronomiche, mitologiche, le principali divinità alle pratiche druidiche, i luoghi di culto e i riti sacrificali, svela un capitolo ancora poco conosciuto della storia antica.
Il Museo delle Belle-Arti di Nantes rende omaggio all’opera di Le Corbusier attraverso una mostra dal taglio analitico di particolare interesse. Fino all’8 gennaio, l’eclettica personalità e il genio di Corbu sono infatti documentati da un ricco repertorio di materiali, quadri, sculture, modelli, progetti di architetture e disegni di tappezzerie provenienti dalla Fondazione Le Corbusier, dal Fondo nazionale d’arte contemporanea e da gallerie private. “Le Corbusier, un uomo alla sua finestra”, il titolo dell’esposizione è già un invito a un percorso che si snoda tra le molteplici espressioni, le influenze e la ricerca di questo straordinario creatore contemporaneo, pittore, scultore, grande teorico e architetto. La mostra corona il calendario delle celebrazione che hanno accompagnato il cinquantesimo della Maison Radieuse di Rezé, seconda delle quattro “Unité d’habitation” costruita in territorio nantese solo qualche anno dopo la “Maison du Fade” di Marsiglia, e che ancora oggi può considerarsi quella rimasta più fedele al concetto originale e come tale essere portata a esempio in riferimento al concetto di alloggi sociali e habitat collettivo.
Lyons is a pleasant city from an urban viewpoint, with the Rhone and Saône flowing through it and creating a unique cityscape, and this month a number of events will make it even more interesting for visitors. The exhibitions currently open in the city are well worth considering, as they focus on photography and history. Until December 31st, the Museum of Conemporary Art is presenting “La région humaine”, an evocative journey among about 200 pictures taken by 35 artists on the theme of the relationship between the body and urbanism. The show is one of the many events taking place within the sphere of the fourth edition of September Photography. This time, the latter is focusing on the relationships the human body keeps up with the city, exploring themes related to the urbanized, ritualized, choreographed, sacralized or confined body. The exhibition especially concentrates on the theatrical and universal character of the body as a protagonist of the urban scene, presenting a vision of how contemporary photography projects and interprets the influence the city has on the public and social aptness of urbanized man. At the same time as the photographic show and also at the Museum of Contemporary Art, three monographic exhibitions devoted to Japanese artists who were educated in the manga universe are open, as well. Chiho Ansima, Mr. and Aya Takano offer a new approach to current Japanese art production. These artists, who are both consumers and critics of contemporary Japanese iconography, merge images coming from the world of television, dreams and imagination, reinterpreting their own view of contemporary society through new expressive codes. On the other hand, the show “Par Toutatis! La réligoin des Gaulois” – presented at the Gaulish-Roman Museum of Lyon-Fourvière until January 7th – is a historical excursus with a more instructive approach, which makes it more accessible to a wider public. Thanks to a selection of prestigious objects coming from national and European collections, visual settings, and real-scale reconstructions of important Gaulish sanctuaries, the show makes a comparison between what is believed to be common knowledge in relation to the religion and society of the ancient Gauls and new acquisitions from historical and archeological research. The show offers an actual immersion into the heart of Celtic culture, and by acquainting visitors with the various aspects that characterized that civilization – from its knowledge in the spheres of astronomy and mythology to its most important deities, its druidical practices, its places of worship and sacrificial rites – reveals a largely unexplored chapter of ancient history.
La Triennale di Milano e la DARC (Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee) in occasione del centenario della nascita di Franco Albini, hanno presentato lo scorso 28 settembre, nella sede della stessa Triennale, la mostra “Zero Gravity. Franco Albini. Costruire le modernità”. L’allestimento, progettato da Renzo Piano (in collaborazione con Franco Origoni), si propone come l’omaggio al maestro da parte del suo illustre allievo, che ha mosso lo spazio con un dinamico e colto percorso di cavi sui quali vengono fissati disegni, fotografie, modelli e testimonianze audiovisive. La mostra appartiene all’iniziativa che si articola parallelamente e comprende l’attività di Ignazio Gardella e Carlo Mollino con equivalenti manifestazioni a Genova e a Torino, e consente di esplorare le opere di Franco Albini nate negli anni Trenta sino a quelle della ricostruzione e degli anni del boom, concepite nell’ottica di una modernità mai enfatica o espressione di rigido razionalismo. La manifestazione, la cui impostazione scientifica è di Fulvio Irace, si articola in sezioni tematiche affidate ai seguenti curatori: Fulvio Irace per Macchine celibi; Matilde Baffa per La Città Nuova: Milano e l’architettura razionale; Federico Bucci per Spazi atmosferici: l’architettura razionale; Silvana Annichiarico per Gli oggetti dell’abitare; Marco Albini per Stanze della memoria; Augusto Rossari per Modernità e tradizione; Marco Mulazzani e Orietta Lanzarini per L’arte del porgere: il museo tra Albini e Scarpa; Claudia Conforti per La tecnologia e la città. La mostra si completa con il catalogo edito da Electa e a cura di Federico Bucci e Fulvio Irace: Zero Gravity. Franco Albini – costruire la modernità.
Dall’alto/from the top: Petit dieu assis de la Bauve, Meaux, Seine-et-Marne, bronzo/bronze, IV°-III° sec. a.C. (Musée Bossuet, cliché: Robert Cesar);
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Johan Van der Keuken, Collection Neuflize Vie/ABN AMRO; Frederik Froument, New Babylon Stories; Chiho Ahoshima, City Glow.
The Museum of Fine Arts in Nantes is currently paying tribute to Le Corbusier’s work with an exhibition that is particularly interesting from an analytical viewpoint. Until January 8th, Corbu’s eclectic personality and genius will be on show with a rich repertory of materials, paintings, sculptures, models, architectural
Premiati i giovani all’Accademia di San Luca projects and tapestry designs coming from the Le Corbusier Foundation, the National Collection of contemporary art, and private galleries. “Le Corbusier, a man at his window” is the title of the show, and in itself is an invitation to a journey through the multifold expressions, influence and research of this exceptional contemporary creator… a painter, sculptor, great theorist and architect. The exhibition crowns the entire program of celebrations that have accompanied the fiftieth anniversary of the Maison Radieuse of Rezé, the second of the four “Unité d’habitation” that were built on the Nantes territory only a few years after the ones built in Marseilles. Still today, these housing units are considered to be the closest to the original concept, and as such are good examples of how social and collective housing ought to be conceived.
Le Corbusier, Cour couchant, La Tourette
Due mostre di architettura in successione: 18 ottobre e 31 dicembre 2006. Nato nel 2001, il Premio Giovani dell’Accademia Nazionale di San Luca, con l’edizione 2006 riservata all’architettura, conclude il suo ciclo triennale. Concepito per sottolineare la tradizione didattica dell’Accademia, volta a promuovere lo studio e la ricerca dei giovani, al fine di rendere note le loro qualità artistiche e professionali, il Premio è dedicato alternativamente alla pittura, alla scultura e all’architettura. La Giuria del Premio è composta da Guido Canella (presidente), Angela Cipriani, Giorgio Ciucci, Paolo Portoghesi e Franco Purini. Come per le altre edizioni, anche per quella dedicata all’architettura, è prevista l’attribuzione di 5.000 Euro al progetto vincitore (acquisito dall’Accademia) e la realizzazione delle due mostre documentata da due cataloghi editi da De Luca Editori d’Arte. Premio e mostre sono stati realizzati con la collaborazione di Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali.
Giovanni Vaccarini, Casa Capece Venanzi. Sotto/below, Lorenzo Bergamini, Stabilimento balneare a/beach cabins in Porto Garibaldi.
(photo: Jacqueline Salmon).
Zero Gravity In Milan
Last September 28th, the Milan Triennial and the DARC (the General Directorate for contemporary architecture and art) presented the show “Zero Gravity. Franco Albini. Building modernity.” to celebrate the centennial of Franco Albini’s birth. The exhibition, which was organized at the Triennial premises and was planned by Renzo Piano (in collaboration with Franco Origoni) is meant as a tribute paid to this master by his Franco Albini, La Rinascente, Roma 1957-1961
renowned pupil, who moved the space at his disposal with a dynamic, elegant web of cables on which drawings, photographs, models and audiovisual material were suspended. The show is part of a parallel initiative that includes work by Ignazio Gardella and Carlo Mollino, with exhibitions being held simultaneously in Genoa and Turin. It allows us to explore the works Franco Albini created from the 1930s to the years of postwar reconstruction and the architectural boom. All of his works were conceived with an outlook on modernity that was never too emphatic, and never expressed a rigid form of rationalism. Fulvio Irace was entrusted with the scientific profile of the show, which is divided into different thematic sections and was curated by Fulvio Irace himself for the Minimal Machines; Matilde Baffa for The New City: Milan and rational architecture; Federico Bucci for Atmospheric Areas: rational architecture; Silvana Annichiarico for Household objects; Marco Albini for Rooms of memory; Augusto Rossari for Modernity and tradition; Marco Mulazzani and Orietta Lanzarini for The Art of giving: Museums between Albini and Scarpa; Claudia Conforti for Technology and the City. The exhibition is completed by a catalog published by Electa and edited by Federico Bucci and Fulvio Irace: Zero Gravity. Franco Albini-building modernity.
Mollino artista globale Il Castello di Rivoli e la GAM di Torino dedicano una grande mostra a una delle figure più singolari della cultura italiana. “Carlo Mollino arabeschi”, Castello di Rivoli, fino al 7 gennaio 2007. Tra i suoi capolavori: la Società Ippica Torinese (1937-1940) dove il razionalismo esalta ed amplifica elementi metafisici; l’edificio per la Slittovia del Lago Nero (1946-1947) in cui la tradizionale tipologia di costruzione alpina si trova rielaborata in forme inedite; il Dancing Le Roi Lutrario, senza contare il nuovo Teatro Regio di Torino (1965-1973) che lo stesso Mollino definì “una forma intermedia tra l’uovo e l’ostrica semiaperta. Altrettanto importante la sua opera come progettista di interni. Con gusto surrealista concepisce la Casa Miller (1936) e la Casa Devalle (1939-1940). Nel 1949 inizia l’insegnamento alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino mentre l’anno successivo è invitato a partecipare a MUSA, mostra itinerante in undici musei americani. Mollino non progetterà mai per la grande industria. La maggior parte dei suoi mobili rimarranno pezzi unici. Gli anni più prolifici della sua carriera professionale si interrompono bruscamente nel dicembre 1953, con la morte del padre Eugenio. Da quel momento l’attività di architetto di Mollino passa in secondo piano, a vantaggio della passione per l’automobilismo e per l’acrobazia aerea. Nel 1954 progetta la Nube d’argento, un veicolo espositivo per l’azienda nazionale del gas, e l’anno successivo crea, tra le altre, una vettura da competizione, il Bisiluro, che parteciperà quello stesso anno alla 24 Ore di Le Mans. Di Carlo Mollino scrittore rimangono numerosi saggi e libri che spaziano dalla narrativa all’architettura, dalla tecnica sciistica alla critica fotografica.
Carlo Mollino, tavolo a vertebra in acero, pezzo unico/maple wood vertebra-like table, single piece, c.1949. (Foto Museo Casa Mollino. Courtesy Robert Beyer).
220 l’ARCA 95
Pittore scultore futurista
Rondinone e Kusama In Modena
“Boccioni pittore scultore futurista” è la mostra che, curata da Laura Mattioli Rossi, celebra fino al 7 gennaio 2007, nella sede del Palazzo Reale di Milano, una delle personalità artistiche più straordinarie del tempo con l’esposizione di opere di pittura conservate in collezioni pubbliche e private milanesi, e dell’intero corpo delle sculture nelle fusioni storiche. La mostra si propone di approfondire per la prima volta l’attività di scultore dell’artista, svolta principalmente in un brevissimo periodo compreso tra il marzo e il giugno 1913. La scultura di Boccioni rivoluziona i canoni statici del tempo e consente alla forma la conquista e la partecipazione impetuosa e libera dell’ambiente circostante, catturandone la luce nella plasticità del movimento e trascinando nell’esaltazione della dinamica lo spazio stesso. Figlio di un tempo mitico e turbolento, Boccioni incontra nel 1910 Filippo Tommaso Marinetti e aderisce e sottoscrive il “Manifesto dei pittori futuristi” diventando un esponente di spicco del movimento come attivista militante, teorico, pittore e scultore.
Due mostre, fino al 7 gennaio, animano le sale di Palazzo Margherita e della Palazzina dei Giardini a Modena. Ne sono protagonisti Ugo Rondinone con “Giorni Felici” e Yayoi Kusama con “Metamorfosi”, curate da Milovan Farronato e Angela Vettese. Ugo Rondinone (a Palazzo Margherita), definito come un artista visionario intrappolato nella realtà, fa uso di di stili e tecniche che contemplano la fotografia, la scultura, la pittura e altre modalità espressive che egli combina trasportando lo spettatore nel suo viaggio interiore. Ogni suo lavoro sembra un haiku, il breve componimento giapponese dalla struttura aperta che definisce in poche parole e con poesia semplici atti quotidiani. Nella mostra di Modena propone un percorso tra pareti oblique specchianti variamente istoriate con tenui dipinti e una sequenza di 300 foto in bianco e nero con accompagnamento sonoro che segnano una ricerca sentimentale tra due figure che si rincorrono nella neve senza mai trovarsi. Per la Kusama si tratta della prima personale italiana. La sua poetica si fonde poliedricamente col lavoro di vari artisti, da Peter Garbriel al fotografo Nobuyoshi Araki, allo stilista Issey Miyake. La mostra alla Palazzina dei Giardini, progettata dall’artista stessa, prevede quattro installazioni ambientali, quadri e sculture oggettuali che mettono in evidenza i due fulcri della produzione della Kusama: l’odio/amore per il controllo e il piacere del fare manuale e della creatività come antidoto all’ansia del vivere contemporaneo.
Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio, manifesto della mostra milanese/poster of the exhibition in Milan. A destra/right, Ugo Rondinone, Rain, 2004 e Yayoi Kusama, Dots Obsession-21st Century.
Through January 7th, two exhibitions will adorn the halls of Palazzo Santa Margherita and the Palazzina dei Giardini in Modena. Protagonists of the shows are Ugo Rondinone, with “Happy Days”, and Yayoi Kusama, with “Metamorphosis”, curated by Milovan Farronato and Angela Vettese. Ugo Rondinone (at Palazzo Margherita), defined as a visionary artist who is ensnared in reality, makes use of styles and techiniques that include photography, sculpture, painting and other expressive means which he combines so as to transport spectators through their innermost journeys. Each of his works is like a haiku, which is a brief, open-structured Japanese poem which in only a few words and simple lines defines simple everyday actions. The exhibition in Modena features a journey through slanting reflecting walls that are decorated in different ways, with delicate paintings and a series of 300 black and white photographs accompanied by a musical background, which symbolize a sentimental quest carried out by two figures who run after each other in the snow without ever managing to reach each other. On the other hand, this is the first solo show for Kusama. Her way of expressing herself merges versatilely with various artists’ work, from Peter Gabriel to the photographer Nobuyoshi Araki, to the fashion designer Issey Miyake. The show at the Palazzina dei Giardini, planned by the artist herself, features four environmental installations, as well as objectoriented paintings and sculptures that highlight the two central planks of Kusama’s production: her love/hate for control and her fondness for manual work and creativity as antidotes to the anxiety of everday life.
Intramontabile Eldorado Barren Lands
Commistione delle arti In Meran
A Nantes, negli spazi del Lieu Unique, è allestita la mostra “Zones Arides”, tema particolare, artisti contemporanei, diverse tecniche e pratiche espressive utilizzate (dal documentario alla scultura monumentale), fissazione condivisa: la leggendaria terra d’Arizona. Su un’idea di Olivier Mosset altri artisti, Wilfrid Almendra, John Armelder, Clairet & Jugnet, Aurélien Froment, Mathieu Mercier, Olivier Mosset, Morgane Tschiember, e Chantal Akerman, Dominique Gonzalez-Foerster, Ange Leccia, hanno lavorato sui miti che strutturano il nostro immaginario d’europei nei confronti di queste terre di confine, alla frontiera sud-ovest degli USA. Le opere realizzate in quest’occasione sono il risultato del tentativo da parte dei diversi autori di ridisegnare il profilo di questa “zona arida”, di rivisitarne la leggenda, di mettere in scena l’intramontabile desiderio di utopia che fa parte di ognuno di noi. Una mostra che suggerisce attraverso le belle immagini e espressioni artistiche una riflessione sul senso del deserto quale fonte inesauribile per i sognatori di ogni epoca e generazione.
La Galleria Kunst Merano Arte propone fino al 7 gennaio prossimo una mostra che esplora la commistione tra le arti, dalla musica all’arte visiva, dalla scultura al video, dalla performance al graffitismo. “Sound Zero – Arte e musica dalla Pop alla Street Art”, curata da Valerio Dehò, presenta 150 opere tra manifesti, cover, performance, video e wall painting a partire dagli anni Sessanta, con la nascita della cultura Pop, per proseguire poi con excursus nella cultura psichedelica degli anni Settanta e arrivare al periodo della street art, terreno fertile per i graffitisti degli anni Ottanta. Andy Warhol, Richard Hamilton, Piero Gilardi, Mario Ceroli, Guy Harloff, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, sono alcuni dei protagonisti di quel trentennio che rese l’arte più aperta alle forme di comunicazioni popolari quali la musica, la pubblicità, il fumetto, la strada stessa. The Kunst Merano Art Gallery is presenting a show that explores a combination of different art spheres, from music to visual art to sculpture and video, performances and graffiti. “Sound Zero – Art and Music from Pop to Street Art”, curated by Valerio Dehò and open through January 7th, is presenting 150 works, including posters, covers, performances, video and wall paintings dating back to when Pop culture was born in the the sixties – and continuing with an excursus through the psychedelic culture of the seventies, up to the years of street art, which were fertile grounds for the graffiti artists of the eighties. Andy Warhol, Richard Hamilton, Piero Gilardi, Mario Ceroli, Guy Harloff, Keith Haring, and Jean-Michel Basquiat are only some of the protagonists of those thirty years that opened art up to popular forms of communication, such as music, advertising, comics, and the street itself.
Robert Gligorov, Gramophone Amarillis, stampa lambda su alluminio, misure variabili/lambda print on aluminium, various measures, 2003.
Arte di relazioni In Bolzano
Tamara de Lempicka a Milano Dal 5 ottobre 2006 al 14 gennaio 2007, è in mostra al Palazzo Reale di Milano la retrospettiva dedicata a Tamara de Lempicka che, curata da Gioia Mori, ne celebra il significato cosmopolita e i forti segni di un’Art Déco che trova in lei l’espressività brillante di un’epoca di folle mondanità quale quella degli anni Venti e Trenta. Profondamente moderna, trasgressiva e informata, Tamara è una giovane trasfuga dorata che scappando dalla rivoluzione e da San Pietroburgo arriva a Parigi, poi a Milano e nel mondo, arricchendo nel tempo con informazioni colte e preziose la propria formazione di pittrice. Il suo forte estetismo prende contatto con le correnti artistiche internazionali più rappresentative del tempo (allieva di André Lhotee e attenta al “Novecento” italiano di Oppi, Casorati, Funi e Trombadori) e me scaturisce una sicura personalità pittorica con una notevole capacità strutturale, compositiva e cromatica e un modellato plastico ed efficace. Definita “icona” del Déco, Tamara de Lempicka domina con la sua femminilità inquietante e raffinata e con il riscontro della propria sorprendente creatività artistica, i salotti e le manifestazioni più elitarie del tempo, mettendosi a confronto con i luoghi comuni del perbenismo.
Tamara de Lempicka, New York, olio su tela/oil on canvas, 46x38 cm, ca 1929.
96 l’ARCA 220
At the Lieu Unique in Nantes, the show “Zones Arides” is now on; a special subject which involves contemporary artists, different techniques and expressive means (from documentaries to monumental sculptures). The common theme here is the legendary land of Arizona. Thanks to an idea by Olivier Mosset, other artists, including Wilfrid Almendra, John Armelder, Clairet & Jugnet, Aurélien Froment, Mathieu Mercier, Olivier Mosset himself, Morgane Tschiember, as well as Chantal Akerman, Dominique Gonzalex-Foerster and Ange Leccia have worked on the myths that fill our European imaginations when we think of these borderlands on the southeastern frontier of the USA. The works presented on this occasion are the result of an attempt by the authors to redesign the profile of this “barren land”, reinterpreting the legends it evokes and portraying the everlasting illusions living within us. Through its beautiful images and artistic expressions, the exhibition offers us an opportunity to contemplate the desert as an inexhaustible source of inspiration for dreamers of every era and generation.
Morgane Tschiember, Parallèles,
installazione/ installation, 2006.
Vita di un Futurista At Estorick Collection, London Fino al 17 dicembre, la Estorick Collection of Modern Italian Art a Londra propone la mostra “Luigi Russolo: Life and Work of a Futurist”. Oltre a essere geniale compositore di musica futurista, Russolo fu anche costruttore di strumenti, firmatario del “manifesto dei pittori futuristi”, incisore, esoterista, studioso di filosofia orientale. Questa mostra londinese, organizzata dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART), è la prima retrospettiva che gli viene dedicata e presenta disegni, dipinti, incisioni e materiale d’archivio relativo alla sua vita. Lungo il percorso della mostra, il pubblico è invitato a interagire con delle ricostruzioni di “intonarumori”, gli apparecchi inventati da Russolo per “intonare e regolare armonicamente e ritimicamente” i rumori. La mostra comprende anche la sua produzione di incisore e un nucleo di dipinti futuristi e pre-futuristi, accanto a opere degli artisti a lui più vicini quali Gaetano Previati, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini, Romolo Romani e Ugo Piatti.
Russia a Genova Fino al 14 gennaio 2007 al Palazzo Ducale di Genova, Appartamento del Doge, è allestita la mostra “Russia & URSS, arte, letteratura, teatro dal 1905-1940” che, curata da Giuseppe Marcenaro e Pietro Boragina, evidenzia gli umori e i caratteri creativi di un panorama artistico sviluppatosi in un momento di eccezionalità per evoluzione estetica, sociale e politica. La manifestazione porta testimonianze a partire dal 1905 (primo tentativo rivoluzionario), quale periodo di profonda suggestione sociale ispiratrice di istanze, da parte di artisti e letterati, che si sono riversate parte nelle esperienze delle “avanguardie”, e parte nella continuità della tradizione verista russa dell’Ottocento. La mostra comprende dipinti, fotografie, manoscritti, scenografie teatrali e altro che riportano ai nomi, al tempo emergenti e innovativi, di Larionov, Goncarova, Tatlin, Popova, Rodcenko, Kandisckij, Chagall, Malevic in contrapposizione a quelli dei tradizionalisti storici come Kustodiev, Korovin e altri. Il catalogo, a cura di Giuseppe Marcenaro e Piero Boragina, è edito da Skira.
V. Mayakovsky, bozzetto per/sketch for “Mistero Buffo. La nave”, 1919 (© State Literary Museum, Moscow).
Until December 17th, London’s Estorick Collection of Modern Italian Art is presenting the show “Luigi Russolo: Life and Work of a Futurist”. In addition to being known as a brilliant composer of futuristic music, Russolo also built instruments, founded the “manifesto of futurist painting”, and was an engraver, an esoteric artist and a scholar of Luigi Russolo, Profumo, 1910.
Eastern philosophy. This show in London, organized by the Museum of Modern and Contemporary Art in Trento and Rovereto (MART) is the first retrospective devoted to the artist, and presents drawings, paintings, etchings and records related to his personal life. The layout of the exhibition invites visitors to interact with reconstructions of “noise tuners”, devices Russolo invented to “tune and regulate” noises “harmonically and rhythmically”. The show also includes his production as an engraver, as well as a series of futurist and prefuturist paintings, which are on display beside works by the artists closest to him, such as Gaetano Previati, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Gino Severini, Romolo Romani and Ugo Piatti.
La mostra”Group Therapy”, aperta al Museion di Bolzano fino al 7 gennaio, vede la partecipazione di artisti che lavorano in coppia e/o in gruppo e il cui lavoro si traduce spesso in un concreto intervento socio-culturale. Particolare attenzione è dedicata al concetto di opera come catalizzatore di relazioni, come situazione aperta, che riceve il proprio senso nella partecipazione, nello scambio con il fruitore e nell’evoluzione temporale. Il lavoro di coppia o di gruppo presuppone una relazionalità a priori della realizzazione e della fruizione dell’opera e prevede su di essa un dialogo che ne precede la creazione. Gli artisti invitati, che per la maggior parte hanno realizzato le opere esposte appositamente per questa occasione, sono: Gruppo 12, Jennifer Allora & Guillermo Calzadilla, Bernadette Corporation, Claire Fontaine, Clegg & Guttmann, Elmgreen & Dragset, gelitin, goldiechiari, Superflex. Artists working in pairs or groups, and whose work is often reinterpreted as concrete sociocultural mediation are participating in the show “Group Therapy”, which will be open at the Museion of Bolzano through January 7th. Special attention is devoted to the concept of artworks seen as the catalysts of relationships, as open situations that acquire meaning thanks to the participation of – and exchange with – the public, and also thanks to temporal evolution. Pair or group work implies an existing relational nature between those who create and those who enjoy the work, and entails a dialog that precedes its creation. The invited artists, most of whom created the works on show specifically for this occasion, are: Gruppo 12, Jennifer Allora & Guillermo Calzadilla, Bernadette Corporation, Claire Fontaine, Clegg & Guttmann, Elmgreen & Dragset, gelitin, goldiechiari, and Superflex.
Claire Fontaine, Untitled, (We are all, I), dipinto su seta, carta/painting on silkscreen, paper, 91x91 cm, 1/10, 2006 (Courtesy: The artist and Reena Spaulings Fine Art, New York).
220 l’ARCA 97
L’Europa e l’Altro
C’era una volta Disney in Paris
Prima grande esposizione temporanea del Museo di Quai Branly, “D’un regard l’Autre” occupa i 2.000 metri quadrati della Galerie Jardin presentando circa 1.400 tra opere e oggetti, curiosità e meraviglie, sculture e oggetti rituali, stampe, disegni e dipinti, fotografie e documenti che testimoniano delle visioni e sensibilità che la cultura europea ha trasmesso alle “altre” culture d’Africa e America, prima (dal XV secolo), e d’Oceania, a partire dal XVIII secolo. Fino al 21 gennaio sarà possibile confrontarsi con una successione di contesti e situazioni singolari che mostrano come le sensibilità europee offrono progressivamente integrato creazioni diverse passando per esempio dalla curiosità meravigliata alla classificazione sistematica. Da un’epoca all’altra, da uno “sguardo all’atro” alcuni temi perdurano, altri si perdono, altri ancora suggeriscono delle semplici permanenze, istaurano dei modi. Articolata in cinque grandi sequenze, la mostra mette in luce la trasformazione dei luoghi sociali, di pubblico, di discorsi, di vicinanza e di modi di mostrare: “Il Teatro del mondo” (1450-1700), “Storie naturali del mondo” (1760-1800), “Il grande erbaio del mondo” (1760-1850), “Scienze dei popoli, invenzione dell’umanità” (1850-1920), “Mutazioni estetiche” (1900-2006).
Alle Gallerie nazionali del Grand Palais di Parigi è presentata fino al 15 gennaio una mostra interamente dedicata al mondo degli Studios Disney. “Il était une fois Walt Disney” (che dopo Parigi sarà allestita al Museo delle Belle Arti di Montreal dall’8 marzo al 24 giugno 2007) offre al pubblico un itinerario suggestivo e appassionante sulle fonti di ispirazione che hanno stimolato e orientato i personaggi, le storie, le animazioni di quello che fu uno dei creatori più originali del XX secolo. La mostra si articola in un percorso che fa luce sulle relazioni, i legami, le influenze che si intrecciano tra cultura popolare e cultura “eletta” nelle produzioni di Disney. Si inizia nel 1928 con l’invenzione del mitico Topolino a cui seguì la grande intuizione di Disney di reclutare i più bravi illustratori europei, quali lo svizzero Albert Hurter, lo svedese Gustaf Tenggren, il danese Kay Nielsen, che trasferirono la loro cultura europea nei primi film degli Studios. La mostra pone quindi l’accento sui riferimenti letterari, da Esopo a Kipling passando per Collodi e Perrault, e quelli cinematografici, da Edwin G. Lutz (1920) a James Whale (1931) o Charlot di Tempi Moderni, trascritti dalle disavventure di Paperino, o il Faust di Friedrich Murnau ripreso in parecchie sequenze di Fantasia. Grande attenzione inoltre anche per il paesaggio, la ricostruzione di luoghi e ambienti che nei castelli medievali della Baviera o nella vivacità delle Trés Riches Heures du Duc de Berry fino ai paesaggi di Gaspar Friedrich trovarono ricche fonti ispirazione. Tra gli artisti contemporanei, singolare fu la collaborazione con Salvator Dalí nel film Destino, portato a termine però solo nel 2003 e di cui sono esposti i disegni e i dipinti originali. Una parte della mostra è inoltre dedicata all’influenza del mondo di Disney sull’arte contemporanea, dal cinema con Eistein e Prokofiev in Ivan il Terribile, alla Pop Art, in particolare con Andy Warhol che moltiplicò e serializzò il personaggio di Topolino o Paperino, fino alla storia più recente con artisti quali Christian Boltanski, Bertrand Lavier, Peter Saul, Erró o Gary Baseman.
Maschera Adouma (Musée du quai Branly © Patrick Gries).
Visioni del Diluvio The Universal Flood Il Diluvio Universale, uno dei soggetti più rappresentati dell’arte occidentale dal Rinascimento al XIX secolo, è oggi al centro della mostra organizzata dalla Réunion des musées nationaux di Parigi con il Museo cantonale delle Belle Arti di Losanna e il Museo Magnin di Digione e presentata fino al 10 gennaio nella sede di Digione, e dal 2 febbraio al 27 aprile in quella di Losanna. “Visions du Déluge”, riunisce una sessantina di opere tra disegni, incisioni e dipinti realizzati dal 1500 al 1850 tracciando un’ampia panoramica dell’evoluzione che questo tema ha seguito nelle diverse epoche, passando da soggetto principalmente storico-biblico a soggetto paesaggistico. La mostra è un’occasione per seguire in una panoramica allargata le diverse interpretazioni di un tema largamente trattato dagli artisti occidentali. Diviene così più facilmente accessibile e immediato mettere a confronto anche le diverse espressioni estetiche legate al clima culturale delle varie epoche, da quella più forte e violenta mossa da un interesse verso la sublimazione dell’orrido propria nel XVIII secolo, a quella più calma e riflessiva di matrice classica che vede in Poussin il suo principale interprete. Through the Cantonal Museum of Fine Arts in Lausanne and the Magnin Museum of Dijon, the Réunion des musées Nationaux in Paris has organized an exhibition that focuses on the Universal Flood, which is one of the most commonly depicted subjects of Western art from the Renaissance to the nineteenth century. The show will be on through January 10th in Dijon, and from February 2nd to April 27th in Lausanne. “Visions du Déluge” consists of about sixty pieces, including drawings, etchings and paintings created between 1500 and 1850, tracing a comprehensive survey of the evolution of this theme from era to era. At first a primarily historicalbiblical subject, the Flood later became a widespread theme among landscapists. The exhibition offers the opportunity for a general view of the different ways the theme was interpreted by a great number of Western artists. This also makes it easier to compare the various esthetic expressions related to the cultural background of the different eras: from the eighteenth century’s power and violence, spawned by the sublimation of the horrid, to the calmer and more contemplative classical interpretations, best represented by Poussin.
98 l’ARCA 220
relations, ties and influences that were established between the popular and “elect” culture of Disney’s production. It begins with 1928, with the invention of the legendary Mickey Mouse; Disney’s great insight led him to hire the best European illustrators, such as the Swiss Albert Hurter, the Swede Gustaf Tenggren, and Kay Nielsen from Denmark, who transferred their European culture into the Studio’s first motion pictures. The exhibition then focuses on literary references: from Aesop to Kipling, passing by Collodi and Parrault, and camerawork, from Edwin G. Lutz (1920) to James Whale (1931) or the Charlot of Modern Times, which are interpreted by Donald Duck’s misadventures, or Friedrich Murnau’s Faust, which was filmed in many of the Fantasia sequences. Great attention is also devoted to the landscape, and to the reconstruction of places and environments that were strongly inspired by Bavaria’s medieval castles or the liveliness of the Trés Riches Heures du Duc de Berry… or Gaspar Friedrich’s landscapes. Among contemporary artists, the Studio’s collaboration with Salvator Dalí in the film Destiny was particularly interesting, although it was only completed in 2003: the original drawings and paintings of this work are on show. In addition, a part of the exhibition is devoted to the influence the world of Disney has had on contemporary art, from motion pictures with Einstein and Prokofiev in Ivan the Terrible, to Pop Art, especially with Andy Warhol, who multiplied and seriated the characters of Mickey Mouse and Donald Duck, up to the latest examples with artists such as Christian Boltanski, Bertrand Lavier, Peter Saul, Erró or Gary Baseman.
La ristrutturazione dell’aeroporto di Palermo, studiata dallo studio CdP design, ha visto l’impiego del vetro Omnidecor DecorFlu e DecorGem nei nuovi banchi waiting-list dell’area imbarchi, realizzati seguendo criteri di integrazione formale, ergonomica e impiantistica fortemente innovativa e di ottima efficacia estetica, Il blocco waiting list è costituito da 8 banchi front line e 4 postazioni back office; ogni banco front line è costituito da una postazione di lavoro completa di monitor Lcd incassato e telefono
sotto la quale è posizionato il cpu e il gruppo di continuità (Ups). Frontalmente il banco è rivestito con una lastra di vetro DecorGem color ghiaccio e da uno zoccolo in acciaio antinpronta, texture tela di lino. Alle spalle dei banchi front line, si trovano quattro postazioni back office con ampi piani di lavoro separati da una lastra di vetro DecorFlou extrachiaro. Le postazioni sono individuate e personalizzate da un grande rivestimento grafico a tutt’altezza di colore arancio.
Si calcola che un’auto su tre, in transito su una movimentata via della città di Bergamo, non depositerà elementi inquinanti grazie al nuovo cemento disinquinante TX Active di Italcementi, utilizzato per il manto stradale di quello specifico percorso. Sviluppato e testato nei laboratori di Italcementi, TX Active è un principio attivo fotocatalitico per prodotti cementiti in grado di abbattere gli inquinanti organici e inorganici presenti nell’aria, la cui efficacia è stata a lungo testata e quindi certificata anche da importanti centri di ricerca indipendenti (CNR, ARPA, Centro Ricerche di Ispra). Il materiale è messo a disposizione da Italcementi a tutta la filiera dei materiali per l’edilizia, identificabili con alti standard qualitativi per il marchio TX Active. I ricercatori di Italcementi hanno calcolato che in una via come quella presa a campione in Bergamo, lunga 500 metri e a due sensi di marcia con una media di 400 vetture all’ora, l’utilizzo di TX Active permette la riduzione dell’effetto inquinamento sottraendolo da150 vetture. In base a un accordo con il Comune di Bergamo, Italcementi ha condotto nei mesi scorsi una serie di analisi preliminari, attraverso una rilevazione ed elaborazione dei dati degli inquinanti prima del rifacimento relativamente ai Nox (Ossidi di Azoto), con rilevazioni spot di Lux, Uva, Uvb, direzione e velocità del vento e conteggio autoveicoli. I risultati avranno presto un confronto con le prove effettuate al termine dei lavori.
Guarnizione speciale
Diffusione internazionale Azienda di riferimento del Gruppo Faetano, Del Conca si distingue tra i maggiori leader nazionali operanti nel mercato delle piastrelle, dedicando un forte impegno economico per la ricerca e l’innovazione che recentemente ha dato corpo anche al prototipo della piastrella fotovoltaica. Con una presenza importante sviluppata nei Paesi dell’Est, il Gruppo si è recentemente distinto a Budapest per l’assegnazione di un notevole appalto riguardante le pavimentazioni del complesso residenziale di Marinapart, e a Bucarest per il complesso residenziale American Village. L’azienda è stata
A show entirely devoted to the Disney Studios will be on through January 15th at the National Galleries of the Grand Palais in Paris. “Il était une fois Walt Disney” (which, after Paris will be set up at the Museum of Fine Arts in Montreal from March 8th to June 24th 2007) offers the public an evocative, enthralling itinerary through the sources of inspiration that stimulated and formed the characters, stories and cartoons brought into being by one of the twentieth century’s most original creators. The show highlights the Eugène Grasset, Trois femmes et trois loups, acquarello, rilievi in oro/water colour, gold riliefs, 31,5x24 cm, ca. 1900. In basso/bottom, Louis
A prova di inquinamento
Una trasparente leggerezza
presente nella realizzazione della Banca Centrale Russa di San Pietroburgo, commessa preceduta da quella relativa alla fornitura per il rivestimento della facciata del Ministero delle Finanze Russo a Mosca. Parimenti introdotta nel mercato dell’Europa Occidentale, Del Conca ha fornito i propri prodotti per il “Weimar Atrium”, un palazzo di valore storico, trasformato in un importante centro commerciale. Per quanto riguarda il mercato statunitense, l’azienda vi è impegnata con circa la metà del prodotto destinato all’export, che costituisce il 65% della produzione.
Tutte le eccellenti guarnizioni realizzate da Somec per la commessa del Quatermile di Edimburgo (un quarto di miglio quadrato della città risanato da Norman Foster) sono estruse in EPDM (una gomma termoindurente a base di etilene, propilene e diene), come pure quella “nuova” di testa del marcapiano è costruita secondo criteri che la dichiarano come: estrusa in EPDM; senza propagazione di fumi tossici in caso d’incendio; con elevatissime capacità di tenuta anche in situazioni estreme; predisposta per il montaggio dei moduli della vetrata. Infatti la guarnizione di testa è costruita in un unico pezzo, con stampi specifici e mediante processo di vulcanizzazione, e deve essere collocata nel canale scavato all’interno del profilo della facciata (feature channel) garantendo continuità idraulica ed estetica.
Jean Desprez, Le tremblement de terre de Messine, disegno/drawing, 57x93 cm, ca. 1783 (Uppsala, Bibliothèque de l’université).
Batilux 2007 Un salone dedicato alla costruzione haute de gamme, è questa la proposta di Batilux Monaco che, giunto alla terza edizione, sarà presentato dal 27 al 30 gennaio 2007 al Grimaldi Forum di Monaco, su un’area espositiva di 4.000 metri quadrati. Formula vincente per questa manifestazione che punta su tecnologie, materiali e livello professionale degli operatori del settore di altissima qualità convogliando imprese di costruzioni, produttori di materiali da costruzione e di rivestimento, promotori e agenzie immobiliari di prestigio, uffici tecnici, operatori nel settore dell’intermediazione immobiliare ecc. selezionati rispetto ai massimi standard europei. Il salone che si rivolge ad architetti, studi di ingegneria, imprenditori, economisti della costruzione, rappresentati delle collettività territoriali e delle amministrazioni nonché
L’evoluzione continua a privati con ambiziosi progetti di costruzioni o nuove acquisizioni, potranno interagire con un ricco spettro di offerta trovando nuovi stimoli e opportunità. La cornice monegasca, con la crescita esponenziale del settore immobiliare di alto livello che la caratterizza e la sua spiccata propensione in direzione della sostenibilità e risparmio energetico, non poteva essere scelta più indovinata per testimoniare quella fetta del settore delle costruzioni maggiormente sensibile e proiettata verso un futuro di alta qualità ambientale e architettonica. Il momento espositivo sarà inoltre corredato da un ciclo di conferenze che verteranno su temi quali lo sviluppo sostenibile applicato agli edifici, le nuove tendenze nei materiali e nel design, le opportunità e i rapporti d’investimento nell’immobiliare di prestigio.
Proseguendo nel programma “work in progress”, Lea Ceramica ha sviluppato i propri spazi espositivi e la trasversalità delle gamme prodotto allestendo, per il Cersaie 2006, uno stand di 400 mq articolato in soluzioni e percorsi che hanno evidenziato stili abitativi diversi e proposte materiche di pregio, comunicando, mediante un’unica grande parete, l’ampia versatilità delle collezioni Lea. Si sono distinti, per la forte emozionalità e gli effetti, i locali-prototipo che, pensati da Diego Grandi, sono stati costruiti all’interno di un’unica e ampia teca, diventando un richiamo sia concettuale sia pratico in termini di purezza e unicità del materiale ceramico. L’insieme dei pavimenti e rivestimenti, degli ambienti di intensa creatività e l’impatto della grande parete Millenium, hanno reso esclusivo e unico l’ambiente. Tra le collezione importanti e consolidate
come Tecnoquartz, Stonhenge, Midtown e Naos, ne sono state evidenziate altre a vocazione rustica come Colline Italiane e Meteor, nonché le nuove serie Haute Couture a doppia pressatura, Masterplan e Val di Cembra.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Rame per l’architettura
Nuovo complesso
Fino al 31 maggio 2007 restano aperte le iscrizioni alla nuova edizione del concorso “Copper in Architecture Awards” che include un Premio Speciale per i migliori European Architectural Projects. Con il concorso Architettura in Rame, viene premiata l’eccellenza del progetto promovendo adesioni in tutta Europa. La precedente edizione ha rilevato ampi riscontri stampa sulla qualità del panorama architettonico visto nei più vari e singolari aspetti che comprendono interni ed esterni di ogni dimensione. Condizione fondamentale per partecipare è l’utilizzo del rame o leghe in rame come il bronzo o l’ottone, concepito quale rivestimento, copertura o per altri elementi architettonici del progetto sottoposto. Il concorso prevede un premio specifico per il miglior progetto recentemente realizzato nei Paesi Europei inseriti nella European Copper in Architecture Campaign. Verrà assegnato un premio anche per progetti ecosostenibili in aree di particolare interesse. I moduli di iscrizione e le relative informazioni sono disponibili sui siti web www.cda.org.uk/arch www.copperconcept.org oppure via e-mail helpline@copperdev.co.uk.
La nuova sede del Centro Servizi della Banca Popolare di Milano è il risultato del riadattamento degli edifici esistenti e della progettazione di altri inseriti in un parco pubblico di 10.000 metri quadrati. Il Centro Servizi, su progetto della società di progettazione General Planning di Milano, si caratterizza esternamente per i materiali di rivestimento riguardanti la pietra naturale chiara e le ampie aperture vetrate realizzate
Il bagno: passato e futuro Bathroom Philosophy con i sistemi Schüco. Il complesso, nel suo insieme, figura come un’ampia vetrina dei prodotti Schüco, i cui sistemi costruttivi hanno permesso di integrare ampie aperture vetrate quali coperture, facciate, facciate strutturali, finestre apribili in facciata, porte d’ingresso antisfondamento e lamelle frangisole. Il montaggio dei sistemi Schüco è stato eseguito dalla Metalsigma di Milano.
Gianluca Sgalippa Post-bagno. Corpo, ambiente e design nell’età delle mutazioni tipologiche Tecniche nuove, Milano 2006, ill. col., 150 pp Il bagno rinvia al corpo, il corpo rinvia alla cultura, la cultura rinvia alla società. Sono queste le equazioni che strutturano il volume di Sgalippa, dedicato alle più recenti tendenze progettuali e di mercato dello spazio dell’igiene, della salute, della seduzione. Il testo si mantiene in miracoloso equilibrio tra considerazioni filosofiche e antropologiche, analisi di modelli progettuali e descrizioni, anche dettagliate, di prodotti e di produzioni industriali, a dimostrazione che proprio la fluidità costitutiva del nostro tempo, indicata dall’autore come paradigma progettuale nel settore, esige un trapasso continuo da un sapere all’altro. La trattazione del tema, esauriente sul piano
dell’informazione, diviene così, al di là dello specifico interesse per l’argomento, l’indicazione della messa a punto, tuttora in corso, di nuovi modelli d’analisi e di critica, che nella cultura del progetto trovano il loro perno, ma che dovrebbero essere considerati con molta attenzione anche da altri campi del sapere. Maurizio Vitta Bathing refers to the body, the body refers to culture, culture refers to society. These are the equations that build up Sgalippa’s book, which is devoted to the latest design and market trends in the sphere of hygiene, health and seduction. The text unfolds in a miraculous balance between
philosophical and anthropological considerations, design models and often detailed descriptions of products and industrial productions, proving that the fluidity that constitutes our era – which is indicated by the author as a planning paradigm in the sector – demands a continuous passage from one sphere of knowledge to another. The theme is dealt with comprehensively o n an informational level, and aside from the specific interest for the subject, this approach reveals the ongoing development of new analytic and critical models. The latter hinge upon design culture, but ought to be considered very carefully by other fields of knowledge, as well.
Buona “transurbanza” The Sense of Movement In Cina
Tecnologie avanzate Punta sul binomio “tradizione e tecnologia” Salvini Marmi che, supportato da macchinari innovativi, raggiunge l’eccellenza del prodotto grazie alla massima efficienza e qualità. Grazie a una produzione del tutto innovativa la società ha basi di mercato in tutto il mondo, particolarmente negli Stati Uniti e Canada, nell’America del Sud e in Giappone. Fondata nel 1975 da Ferruccio Salvini, l’azienda inizialmente ha prodotto marmette grezze in Botticino intraprendendo successivamente, grazie ai figli Lucio, Giorgio e Giancarlo, un processo di ampliamento che la introdusse nei mercati esteri come quello arabo e quello degli Stati Uniti. Salvini dispone di una linea classica centrata sulla produzione di piastrelle, lastre e lavorati dei principali marmi, tra i quali il Botticino. Salvini Stile è invece il marchio che sviluppa nel marmo soluzioni e lavorazioni avanzate. Le varie linee si caratterizzano per la forte creatività che consente soluzioni progettuali innovative in termini di rivestimenti, di pavimentazioni e per il design volto ai complementi d’arredo.
Sarà presente a Shanghai nella primavera 2008, ISH China – China International Trade Fair for Sanitation, Heating & Air-conditioning, impegnata a trattare quei temi che riguardano i sistemi moderni di riscaldamento, del risparmio di energia ed energia rinnovabile. Da sempre organizzata a Pechino, la manifestazione, considerata come la maggiore piattaforma di dialogo tra esperti cinesi ed europei, sarà, per la ricorrenza della Olimpiadi, trasferita a Shanghai occupando una superficie espositiva di oltre 20.000 mq. Parallelamente all’esposizione si terranno una conferenza specialistica, numerosi seminari tecnici e presentazione di prodotti e di aziende. Il successo di ISH China risiede prevalentemente nel fatto che la fiera presenta unicamente attrezzature di alta tecnologia ed è
Sicurezza antincendio AMF, di notevole esperienza in termini di normativa sulla sicurezza antincendio per vie di fuga e corridoi, e anticipando la prossima normativa europea, ha messo in produzione un sistema di controsoffitto sabbiato acustico a doghe che, nei formati 300x1500/1800/2000/2500 mm con spessore 19 mm, consente la posa trasversale al corridoio senza orditura in vista e fino a 180 cm di larghezza, solo in appoggio sui profili angolari fissati a parete. Per corridoi di larghezza tra 1800 e 2500 mm occorre pendinare come da Certificazione. Indice di protezione REI 180 Classe Zero marchio CE A2 – sl, d0. Con le doghe del sistema F i corridoi risulteranno ampi e raffinati, e gli impianti saranno sempre ispezionabili.
Per la Statua della Libertà
Percorsi formativi
A garanzia della Statua della Libertà di New York, è stato adottato un nuovo concetto di protezione antincendio che utilizza , oltre ad altri materiali, i sistemi di raccordi a pressare in rame Propress (noti in Europa come Profipress). Si tratta di un sistema altamente innovativo e molto sensibile di riconoscimento del fumo determinato dall’installazione di una rete di aerazione che trasporta anche la minima quantità di fumo al sensore. L’allarme o il sistema di spegnimento possono essere quindi attivati con notevole anticipo. Per progettare la rete di tubi in modo altrettanto sicuro del sistema di allarme e, prevalentemente, per tenere sotto controllo i tempi e i costi di installazione, la United Fire Protection ha adottato il sistema di tubazioni in rame Propress (Profipress) di Viega. La direzione dei lavori svolti sulla Statua della Libertà ritiene che i risparmi di tempo ottenuti con il sistema di pressatura a freddo siano valutabili tra il 20 e il 30 per cento, in rapporto ai sistemi ancora in uso negli Stati Uniti.
Italia Nostra assegna un ruolo di essenziale significato ai propri gruppi di lavoro che, con indiscussa coerenza e competenza, hanno ideato e organizzato i seguenti sei particolari percorsi formativi: Cicli di conferenze organizzate da ottobre sino al maggio 2007, con una tematica che per l’occasione ha il titolo “Percorsi d’acqua” ed è dedicata al problema delle risorse idriche e della loro gestione, anche in relazione al significato storico e culturale; Viaggi di studio destinati all’approfondimento sia in merito alla natura ambientale, sia al carattere storico-artistico;
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riservata ai soli operatori del settore. Centro economico di rilevanza eccezionale e di straordinario sviluppo, Shanghai registra la crescita maggiore rilevata in Cina per il settore del riscaldamento. ISH China è organizzata dalla fiera di Francoforte e sostenuta dall’Associazione dell’industria europea del riscaldamento e dalla China District Heating Association.
Francesco Careri Walkscapes. Camminare come pratica estetica Einaudi, Torino 2006, 170 pp Il movimento, il nomadismo, l’erranza, la deriva, lo spazio interstiziale sono gli attori di una vicenda ormai storica che Careri (il quale partecipa a Stalker / Osservatorio nomade, “una struttura aperta e interdisciplinare che compie ricerche e progetti sulla città attraverso l’esperienza diretta degli spazi complessi e l’interazione con gli abitanti”) ripropone in una prospettiva temporale e insieme, per così dire, ideologica. L’esperienza preistorica – e mitica – del territorio si rispecchia così nell’anarchia spaziale del Dada, nella deambulazione surrealista, nella deriva lettrista, nel nomadismo del Bauhaus Imagiste, fino ad approdare all’attuale concetto di Transurbanza che traduce gli svagati percorsi del flâneur benjaminiano in un “andare a Zonzo” nel quale la “città nomade”, in cui “si sviluppano nuovi comportamenti, nuovi modi di abitare, nuovi spazi di libertà” e che vive in osmosi con quella sedentaria, può essere “progettata” fino a “trasformarla ludicamente al suo interno, modificarla durante il viaggio, ridare vita alla primitiva attitudine al gioco delle relazioni”. “Buona transurbanza” è l’augurio che conclude
questo libro fitto di innesti iconici (citazioni, immagini, manifesti) destinati a rendere nomade la stessa lettura. E’ un augurio insieme timido e speranzoso, che va preso con le molle, ma senza scetticismi preconcetti. Tra le tante possibilità offerte dal mondo d’oggi, questa non è certo la meno promettente. Maurizio Vitta Movement, nomadism, wandering, drifting and interstitial space are the protagonists of what is now a historical event which Carreri (who takes part in Stalker/Nomadic watchdog, “an open, cross-disciplinary foundation that carries out research and projects on the city through direct experiencing of complex spaces and interaction with city dwellers”) reproposes in both a temporal and ideological perspective. The prehistorical – and legendary experience of the territory is thus reflected within the spatial anarchy of Dadaism, in surrealistic deambulation, in psychogeographical drifting, in the nomadism of the “Imagiste” Bauhaus, up to the current
Segnalazioni Achille Maria Ippolito Il parco urbano contemporaneo . Notomia e riflessioni Alinea Editrice, Firenze 2006, ill. a colori, 140 pp Il parco come elemento di riqualificazione urbana e come nuovilì luoghi di incontro collettivo. Questo l’assunto del volume che con una analisi attenta ed esauriente individua una tassonomia di riferimento e diviene un importante quadro sinottico utile a chiunque voglia occuparsi della progettazione dei parchi e dei giardini urbani contemporanei. Conferenze introduttive per presentare i viaggi promossi e organizzati nell’ottica di un particolare interesse culturale; Conferenze tenute presso il Museo di Milano in via Sant’Andrea per la presentazione di una serie di mostre di particolare rilievo; Ciclo di conferenze, organizzate tra il febbraio e il marzo 2007, sul tema “Giotto a Milano”; Collaborazione con il Museo di Milano per l’approntamento del materiale didattico informatico destinato a presentare l’iniziativa a carattere nazionale “Forma Urbis”, pensata per un nuovo ruolo informativo dei musei civici.
La riconversione delle aree dimesse: la valutazione, i risultati A cura di Agata Spaziante, Angelica Ciocchetti Franco Angeli/Audis, Milano 2006, 222 pp Il volume raccoglie i contributi di operatori, amministratori e studiosi che affrontano un nodo centrale per chi lavora sulle aree urbane e, in particolare, sulla riqualificazione delle aree dimesse: la “valutazione”. Gli strumenti della valutazione sono indispensabili per monitorare e comprendere la qualità degli interventi e le ripercussioni sul territorio urbano, economico e sociale delle città.
Enrico Masala I frammenti dell’utopia-Dal razionalismo alla città della differenza University Press/CUEC, Cagliari 2002, ill. in b/n, 148 pp Il volume tratta dei quartieri realizzati in Europa tra il 1920 e il 1990, definiti qui frammenti in quanto spesso parte di progetti più vasti poi non terminate. L’utopia è quella della tensione sociale verso un miglior status abitativo che si muove parallelamente alla pratica disciplinare dell’architettura e dell’urbanistica. Massimo Mariani. Progetti 1980-2005 Verba Volant, Londra 2005, ill. a colori, 232 pp Le realizzazioni, i progetti, il design dell’architetto toscano raccontate in un volume in occasione dei venticinque di attività professionale, durante la quale ha dato vita a una personale forma espressiva in cui l’high-tech si coniuga poeticamente con la definizione, poetica e funzionale assieme, dello spazio. Parques Urbanos e Metropolitanos/Urban and Metropolitan Parks Camara Municipal do Porto, Porto 2006, ill. a colori, 224 pp
concept of a “Transurbanity” , which interprets the wandering paths of Benjamin’s flâneur as a “Strolling about”. Here, the “nomadic city” – which sees “the development of new behaviors, ways of living, spaces and freedom”, and which experiences a sort of osmosis with sedentary life – can be “planned” so as to “transform it into a playful place within… modifying it and giving new life to man’s primitive aptitude for the play of relations”. “Happy Transurbanity” is what the author wishes us at the conclusion of the book, which is full of iconic inserts (quotations, figures, posters) that turn reading it into a nomadic experience in itself. It is a shy, hopeful wish that is to be taken with a pinch of salt, but without any sort of prejudiced skepticism. After all, this is not the least promising of all the possibilities we are faced with today.
Il “manuale di buona pratica”, come recita il sottotitolo, raccoglie gli interventi presentati durante l’omonimo congresso tenutosi nel marzo 2006 a Porto, fornendo al lettoreuna panoramica del pensiero contemporaneo relativo all’architettura di paesaggio. Vincenzo Pozzi Le vie d’Italia – Nuove strade Anas 2005 Edizioni Associati Segno, Roma 2006, ill. a colori e b/n, 212 pp Rassegna delle nuove infrastrutture inaugurate da Anas nel 2005. un album fotografico, una descrizione delle opere e degli interventi realizzati con dati tecnici a confronto e scheda riassuntiva delle attività dei diversi Compartimenti. Luigi Spinelli Paolo Soleri – Paesaggi tridimensionali Marsilio, Venezia 2006, ill. a colori e b/n, 96 pp Il volume indaga il lavoro di Soleri, fornendo un’analisi dei suoi progetti e illustrando le fasi e le tecniche di costruzione attraverso le quali l’architetto ha sviluppato la sua idea del rapporto tra architettura e natura. La vita di Soleri è un intreccio costante con le tappe fondamentali della sua ricerca architettonica orientata a una tensione poetica del tema dell’abitare il territorio.
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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Cipro / Cyprus Nicosia Culture Centre Concorso internazionale per il progetto di un nuovo Centro Culturale International competition for the design of a new Cultural Centre Scadenza/Deadline: 11/12 Giuria/Jury: Michael G. Colocassides, Vladimir Ashkenazy, Charles Correa, Theo David, Nikos Kalogeras, Michael Lynch, Marios C. Phocas, Michael Cosmas, Georgios Kalavas Per informazioni: Cyprus Cultural Foundation c/a Tassos Angelis 55 Byron Avenue 1096 Nicosia Tel. +357 22410191 Fax +357 22410196 Internet: www.ccf.org.cy E-mail: tangelis@ccf.org.cy
Gran Bretagna / Great Britain Bridgwater Transform Colourful Sustainable Design in Education Concorso internazionale per studenti per il progetto di spazi collettivi sostenibili in scuole e college International students competition for the design of collective sustainable spaces in schools and colleges Scadenza/Deadline: 30/4/2007 Per informazioni: Dalsouple c/a Julie Mellor PO Box 140 Bridgwater Somerset, UK Tel. +44 01278 727777 Internet: www.dalsouple.com E-mail: julie@dalsouple.com
London New Horizon Youth Centre, King’s Cross Concorso internazionale per il rinnovo del New Horizon Youth Centre, King’s Cross/International competition for the renewal and space adaptation of New Horizon Youth Centre, King’s Cross Scadenza/Deadline: 13/2/2007 Monte premi/Total prize money: 4,000 £ Giuria/Jury: Ed Jones, Jon Snow, Roger Madelin Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. +44 0113 2341335 Fax +44 0113 2460744 Internet: www.ribacompetitions.com E-mail: riba.competitions@inst.riba.org
Rotherham The 19th Corus Architectural Student Awards Concorso per studenti europei sul tema delle residenze sull’acqua: “H2Ouse-Living on the water” Competition open to students of architecture in Europe. For both UK and overseas students the competition brief is to address the theme of “H2Ouse - living on the water” Scadenza/Deadline: 18/5/2007
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+ europaconcorsi
Giuria/Jury: Brian Avery, Yasmin Sharrif, David Bonnett, Olga Popovic Larsen, Steve Thompson, Christopher Nash Per informazioni: Corus Construction Centre c/o Ken Oliver Swinden House Rotherham South Yorkshire S60 3AR Tel. +44 1709 825584 Internet: www.corusconstruction.com/ en/news_and_events/awards/casa/ E-mail: ken.oliver@corusgroup.com
Israele / Israel Jerusalem Bezalel Academy of Arts and Design Concorso internazionale per un nuovo campus dell’Accademia di Arti e Design nel centro storico International architecture competition for a new campus in the historical city center Scadenza/Deadline: 11/1/2007 Giuria/Jury: Toshiko Mori, Moshe Safdie, Arnon Zuckerman, Hanoch Gutfreund, Zvi Efrat, Bezalel Studen Per informazioni: Internet: www.bezalelcompetition.org.il/HTMLs/Home2.aspx
Italia / Italy Carinaro (Caserta) Ristrutturazione e ampliamento del Cimitero Concorso internazionale pr la ristrutturazione e l’ampliamento del cimitero/International competition for the renovation and extension of the graveyard Scadenza/Deadline: 28/12 Per informazioni: Comune di Carinaro Ufficio Tecnico Piazza del Municipio 1 81032 Carinaro (CE) Tel. +39 081 5029236 Fax +39 081 5029210 Internet: www.comune.carinaro.ce.it
Casalgrande (Reggio Emilia) Grand Prix Ceramica Concorso internazionale di architettura che seleziona e premia quei professionisti che, attraverso la loro opera, meglio hanno saputo utilizzare e valorizzare le proprietà tecniche e le potenzialità espressive degli elementi in grès porcellanato Granitogres, Marmogres, Pietre Native e Padana Piscine/International competition for works of architecture showing and enhancing the technical and expressive potentialities of porcelained grès, Granitogres, Marmogres, Native Stones and Padana Piscine Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Ceramica Casalgrande-Padana Via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) Tel. +39 0522 9901 Fax +39 0522 996121 Internet: www.casalgrandepadana.it/ grandprix_quarta.asp E-mail: giullari@casalgrandepadana.it
Cesenatico (Forlì) Rilegno Legno d’Ingegno Concorso internazionale per il progetto di sedute realizzate con legno riciclato/International competition for projects of seats realized with recycled wood Iscrizione/Registration: 31/12
Consegna/Submission: 28/2/2007 Monte premi/Total prize money: 18.000 Euro Per informazioni: Rilegno Via Aurelio Saffi 83 47042 Cesenatico (FC) Tel. +39 0547 672946 Fax +39 0547 675244 Internet: www.rilegno.org E-mail: info@rilegno.org
Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new access stairs to Conversano Castle Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it
Cossato (Biella) Riqualificazione Valdengo, Cerreto Castello, Quaregna, Cossato, Vigliano Biellese, Masserano Riqualificazione architettonica e urbanistica di porzioni di centri storici dei comuni di: Valdegno, Cerreto Castello, Quaregna, Cossato, Vigliano Biellese, Masserano appartenenti alla Comunità Montana Prealpi Biellesi Competition for the architectonic and urban refurbishement of the historical town centres of Valdegno, Cerreto Castello, Quaregna, Cossato, Vigliano Biellese, Masserano, which are part of the Comunità Montana Prealpi Scadenza/Deadline: 31/12 Monte premi/Total prize money: 8.000 Euro Per informazioni: Comunità Montana delle Prealpi Biellesi Coordinatrice della segreteria del concorso: Stefania Prospero Via Pajetta 21/23 13836 Cossato (BI) Tel. +39 015 93596 Fax +39 015 983021 E-mail: tecnico.cmprealpibiellesi@ reteunitaria.piemonte.it
Ferrara Premio Architettura Sostenibile Fassa Bortolo Premio per architetture che si rapportino in modo equilibrato con l’ambiente/Award for architectures that have a balanced relationship with the environment Scadenza/Deadline: 31/12 Monte premi/Total prize money: 18.000 Euro Per informazioni: Segreteria del premio Gianluca Minguzzi Via Quartieri 8 44100 Ferrara Tel./Fax +39 0544 864353 Internet: www.premioarcitettura.it, www.xfaf.it, www.fassabortolo.com E-mail: premioarchitettura@xfaf.it
Lissone (Milano) Playing Design Concorso internazionale per la progettazione di componenti e prodotti per l’infanzia/International competition for the design of products or components for children Scadenza/Deadline: 15/12 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Giuria/Jury: Arturo Dell’Acqua Bellavitis, Luigi Cavadini, Sergio Allievi, Silvana Annichiarico,
Gilda Bojardi, Susanna Mantovani, Roberto Rizzi Per informazioni: Palazzo Municipale Comune di Lissone Ufficio Protocollo/Segreteria Via Antonio Gramsci 21 20035 Lissone (MI) Internet: www.playdesign.com
Milano Opos 2007 – Vecchio/Old Il concorso propone una riflessione, attraverso la realizzazione di oggetti e progetti concreti sul valore del “vecchio” inteso come memoria, saggezza, recupero dell’antico/ Competition which propose to designers a reflection about the concept of “old”, seen as memory, wisdom, discovery of the antique, through the design of actual objects and projects Scadenza/Deadline: 31/1/2007 Per informazioni: Opos Internet: www.opos.it E-mail: contact@opos.it
Extreme Redesign Concorso mondiale di progettazione e stampa 3D per studenti/ World students competition for 3D design and printing Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Citigate Viale Bianca Maria 31 20122 Milano Tel. +39 02 76001633 Fax +39 02 76009751 Internet: www.dimensionprinting.com/ education/extremedesign.shtml
Omegna (Verbania) Tra Decor e Decus. Nuovi laminati artistici per il “decoro” domestico Concorso, aperto agli studenti NABA e a tutti i progettisti della Regione Piemonte, si propone di indagare nuovi scenari per la decorazione domestica. Si richiede ai partecipanti un “decoro d’autore” che dovrà ragionare sulle qualità estetiche del laminato e sulla sua applicazione in ambito domestico, coinvolgendo ragionamenti a scale di applicazione differenti Scadenza: 15/12 Giuria: Alessandro Mendini, Francesco Comoglio, Alessandro Guerriero, Luca Molinari, Renato Sartori, Davide Crippa Per informazioni: Forum Omegna Parco Maulini, 1 28887 Omegna, Vb Tel. 0323/866141 Fax 0323/867027 Internet: www.forumomegna.org E-mail: fondmaio@forumomegna.org
Piombino Dese (Padova) Luce in movimento Concorso internazionale per il progetto di elementi illuminotecnici per negozi/International competition for the design of lighting appliances for shops Scadenza/Deadline: 30/3/2007 Monte premi/Total prize money: 2.600 Euro Per informazioni: Ditre Group Via Albare 127/B 35017 Piombino Dese (PD Tel. +39 0499 365320 Fax +39 0499 366376 Internet: www.luceinmovimento.com E-mail info@ditre.com Verbus Editrice – Rivista IQD Viale Murrillo 3 20149 Milano Tel. +39 02 4036605 Fax +39 02 40094420 E-mail: edit@verbus.it
AGENDA Roma Ri-Progettare per tutti – un patrimonio architettonico proiettato nel futuro Il Concorso è finalizzato alla selezione e alla raccolta in una pubblicazione, a cura della Camera dei Deputati, dei dieci migliori progetti volti a rendere parimenti accessibili e fruibili a una utenza ampliata – anziani, disabili, bambini – attraverso interventi di ristrutturazione, recupero e restauro, i beni immobili di proprietà pubblica o comunque aperti al pubblico, che presentino interesse artistico, storico o culturale. Al fine della selezione i progetti saranno suddivisi in tre categorie: tesi di laurea; progetti non realizzati; progetti realizzati. Fra i progetti pervenuti saranno selezionati quattro lavori tra le tesi di laurea, quattro lavori fra i progetti non realizzati e due lavori tra i progetti realizzati Scadenza: 31/12 Per informazioni: Camera dei Deputati Internet: www.camera.it
Salerno Salerno Porta Ovest Concorso internazionale di idee per il riassetto urbano e del sistema dei trasporti della parte occidentale della città/International ideas competition for the urban and transport system re-definition of the western part of the city Scadenza/Deadline: 27/12 Monte premi/Total prize money: 400.000 Euro Per informazioni: Comune di Salerno Settore Opere e LL.PP. Via Roma 1 84100 Salerno Tel. +39 089 662302 Fax +39 089 662549 Internet: www.comune.salerno.it
Trebbo di Reno (Bologna) Made of Wood Concorso di idee con la finalità di raccogliere nuove proposte progettuali e tecniche per l’utilizzo del parquet in interni pubblici e privati. I progetti presentati dovranno rispondere a principi di forte innovazione; il prodotto parquet potrà essere concepito anche come elemento d’arredo e di design, ampliando e rivoluzionando le sue applicazioni. Il prodotto parquet potrà anche essere interpretato in combinazione con differenti materiali a suggerire articolate e inedite soluzioni di impiego nelle tre dimensioni dello spazio/Ideas competition for new design proposals for the use of wooden floors in public or private spaces. The projects should be innovative and constitute also a decor element. The wood can be combined with other materials Scadenza/Deadline: 23/3/2007 Giuria/Jury: Claudio Silvestrin, Arianna Maretto, Andrea Signoretti, Roberto Bellinelli, Sergio Sacchetti, Alessandro Marata Per informazioni: Concorso Made of Wood Gazzotti SpA Via Lame 282 40013 Trebbo di Reno (Bologna) Segreteria Organizzativa Noetica 051/6490601 Internet: http://parquet.gazzotti.it/ madeofwood/default.html E-mail: madeofwood@noetica.it
+ europaconcorsi
Peru Lima Kuelap 2007 Concorso internazionale per il progetto di un Lodge-Museo per il sito archeologico della Fortezza di Kuelap. Il lodge deve rappresentare un modello di residenza turistica innovativa, particolarmente incentrato sulla fruizione dell’ambiente circostante. L’obiettivo è realizzare un rifugio per turisti pulito, sicuro ed economico che incorpori anche un piccolo museo della Cultura Chachapoya International competition to design a Lodge-Museum for the archaeological site of the Kuelap Fortress. The Lodge-Museum to be designed is meant to be a new worldwide prototype model of lodge housing, its main purpose being the enjoyment of the landscape and environment, not the level of comfort it brings. The goal of this shelter is to promote a new model of lodging in which tourists, with a minimum of luggage, can enjoy a clean, safe and economical place where they can spend a night and wake up in front of the of the Kuelap Fortress as well as enjoy, as part of their permanence, a trip inside the Chachapoyas Cultures in special museum incorporated inside the own Lodge Scadenza/Deadline: 10/1/2007 Per informazioni: Arquitectum KUELAP 2007 Contest Internet: www.arquitectum.com E-mail: kuelap2007@arquitectum.com
Spagna / Spain Valencia Valencia del Mar-Marina Real Juan Carlos I Concorso Internazionale di idee per il progetto della futura marina del porto di Valencia per la XXXII America’s Cup/International ideas competition for the project of the future waterfront of Valencia harbour for the XXXII America’s Cup Scadenza/Deadline: 31/1/2007 Monte premi/Total prize money: 360.000 Euro Per informazioni: Antiguo Edificio Autoridad Portuaria de Valencia Muelle de la Aduana s/n. Puerto de Valencia 46024 Valencia Tel. +34 96 3462007 Fax +34 96 3407577 Internet: www.valencia2007.com E-mail: ct@valencia2007.com
USA Beverly Hills Building A Sustainable World: Life in the Balance Concorso internazionale per mettere insieme idee di architetti, urbanisti, ingegneri e designer sul tema della Crisi Ambientale Globale/International Competition to bring architects, designers, engineers, city planners and others together in a response to our Global Environmental Crisis. The competition is being sponsored by Autodesk, and China National Enterprises, Association for Foreign Trade and Economic Cooperation, The Ministry of Commerce, P.R. China are promoting “Building A Sustainable World” and are the representatives for the Asian community participating in the competition Scadenza/Deadline: 31/12
Monte premi/Total prize money: 18,000 US$ Giuria/Jury: Thom Mayne, Ken Yeang, RK Stewart, Sunand Prasad, Gibbs Smith Per informazioni: RIBA-USA Building A Sustainable World P.O. Box 16043 Beverly Hills, Ca 90209 Internet: www.ribausa.org/Competitions/index.htm Caroline Davies: photoartist@earthlink.net Tim Clark: tc@anet.net
Makawo International Bamboo Building Design Competition Concorso internazionale per il progetto di edifici e strutture in bamboo/Bamboo Technologies of Maui has launched the first International Design Competition for Structural Bamboo Buildings Iscrizione/Registration: 31/12 Consegna/Submission: 15/1/2007 Monte premi/Total prize money: 10,000 US$ Giuria/Jury: David E. Sands, David Greenberg, Simon Velez, Linda Garland, Shyam K. Paudel, Dean Johnston Joerg Stamm, Bart Trudeau, Jennifer Siegal, Howard Davis Per informazioni: International Bamboo Building Design Competition 1156 Makawao Avenue Makawao HI 97678 Internet: www.bamboocompetition.com/ E-mail: info@bamboocompetition.com
New York 07 Skyscraper Competition -eVolo invita i partecipanti a esplorare, speculare e sperimentare idee che cambino il concetto e ridefiniscano il termine “grattacielo”. I progetti devono tenere in considerazione temi quali l’ambiente, la struttura, le funzioni, la forma e dare nuovo significato a questa affascinante tipologia architettonica, indagando tra l’altro i valori dello spazio urbano e privato e la definizione di programmi innovativi per le strutture verticali/-eVolo Architecture in New York City invites participants to explore, speculate and experiment on ideas that would change the conception and redefine the term skyscraper. The projects must take into consideration new environmental, structural, programmatic, and formal issues. Ultimately, the projects have to give a new meaning to this fascinating architectural genre. This will include a new understanding of technology and contemporary society. The project should also investigate urban and private space as well as the definition of new programs for a vertical structure Scadenza/Deadline: 8/1/2007 Per informazioni: eVolo Architecture 471 Central Park West New York, NY 10025 Internet: www.evolo-arch.com E-mail: evolo@evolo-arch.com
WEB 3D Extreme Redesign Borse di studio per studenti delle scuole medie superiori e università per progetti CAD basati su originali esistenti/International scholarship program for High Schools and Universities students for CAD projects based on pre-existing projects Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Internet: www.dimensionprinting.com
Pagine Bianche d’Autore Concorso per artisti tra i 20 e i 35 anni per le copertine dei volumi regionali delle Pagine Bianche Scadenza: Umbria, Calabria, Lombardia 19/12; Toscana, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia 20/2/2007; Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Molise, Valle D’Aosta 26/4/2007 Per informazioni: Internet: www.paginabianchedautore.it
Affidamenti
Per i bandi completi www.europaconcorsi.com
Italia / Italy Cesano Maderno (Milano) Elenco di professionisti L'ente intende formare un elenco di professionisti esterni abilitati per l'affidamento di servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria. La selezione, principalmente, riguarderà le seguenti tipologie di incarichi di progettazione e direzione lavori: 1) opere edili; 2) cementi armati e opere strutturali in genere; 3) fognature; 4) impianti elettrici; 5) restauro architettonico e artistico; 6) opere idrauliche di difesa spondale e paesaggistiche Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Cesano Maderno Piazza Arese 12 20031 Cesano Maderno (MI)
Feltre (Belluno) Elenco professionisti Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore a 100.000 Euro per le seguenti tipologie di prestazione: progettazione, direzione lavori, coordinamento per la sicurezza ex D. Lgs. 494/1996, rilievi, frazionamenti, accatastamenti, collaudi statici e tecnico-amministrativi, pratiche prevenzioni incendi Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Feltre Piazzetta delle Biade 1 32032 Feltre (BL) Tel.0439 8851 Fax 0439 885246 Internet: www.comune.feltre.bl.it
Gorla Minore (Varese) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Creazione dell’elenco dei Professionisti disponibili per l’affidamento di incarichi di servizi con onorario stimato inferiore a 100.000 Euro. Tipologia degli incarichi: 1. Progettazione architettonica, 2. Progettazione strade-fognature; 3. Progettazione verde pubblico e arredo urbano; 4. Progettazione strutturale; 5. Progettazione impiantistica (impianti meccanici e speciali e impianti elettrici); 6. Coordinamento sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione delle opere; 7. Restauratore con esperienza quinquennale; 8. Rilievi, procedure catastali e predisposizione documentazione ai fini espropriativi; 9. Collaudatore tecnico-strutturale e tecnico-amministrativo; 10. Adempimenti secondo D.Lgs. 626
220 l’ARCA 103
AGENDA e trattamento rischio amianto; 11. Redazione piani cimiteriali Scadenza: 30/12 Per informazioni: Comune di Gorla Minore Carlo Maria Gatti Responsabile dell’Area Lavori Pubblici/Manutenzioni Tel. 0331 607225 Fax 0331 607224 E-mail: m.mari@comune.gorlaminore.va.it
La Spezia Elenco professionisti Avviso di selezione per curricula per l’affidamento con procedura a evidenza pubblica di incarichi di importo complessivo non superiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di La Spezia Area 10 Via Vittorio Veneto 2 19100 La Spezia
Montemiletto (Avellino) Elenco professionisti Avviso pubblico per predisposizione elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento di incarichi di servizi relativi all’architettura e all’ingegneria di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Montemiletto Via Roma 3 83038 Montemiletto (AV) Tel. 0825 963003 - 963252 Internet: www.comune.montemiletto.av.it
Napoli Elenco professionisti Dovendo questa Direzione Regionale acquisire, ai sensi dell’art. 62 del D.P.R.554/99, professionalità per il conferimento di incarichi, per importi inferiori a 100.000 Euro per prestazioni relative a: 1. Redazione di progettazione preliminare e/o definitiva e/o esecutiva nonché per lo svolgimento di attività tecnicoamministrative connesse; 2. Supporto al Responsabile del Procedimento; 3. Direzione Lavori o assistenza alla Direzione Lavori; 4. Coordinamento sicurezza Scadenza: 30/12
+ europaconcorsi
progettazione, direzione lavori e coordinatore per la sicurezza a presentare al protocollo comunale candidatura corredata da curriculum con indicazione delle esperienze professionali compiute e della tipologia di opere per cui si propone la candidatura Scadenza: 31/12 Per informazioni: Comune di Osnago Viale Rimembranze 3 Osnago (LC) Tel. 039 952991 Fax 039 9529926 Internet: www.osnago.net E-mail: comune@osnago.net
Pianezza (Torino) Elenco professionisti (geometri, architetti, ingegneri, geologi) Formazione di un elenco di professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 25/6/2008 Per informazioni: Comune di Pianezza Piazza Napoleone Leumann 1 10044 Pianezza (TO) Tel. 011 9670000 Fax 011 9670295
Pisa Elenco professionisti Costituzione dell’elenco dei professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse, compresa l'attività di consulenza e supporto al rup, la direzione lavori e il collaudo, per un importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Ente-Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli Sergio Paglialunga Via Aurelia Nord 4 56122 Pisa Tel. 050 525500 Internet: www.parcosanrossore.org E-mail: s.paglialunga@sanrossore.toscana.it
Roma
Per informazioni: Ministero per i Beni e le Attività Culturali Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania Castel dell’Ovo Via Eldorado 1 80132 Napoli Tel. 081 2464111 Fax 081 7645305 E-mail: dirregcampania@beniculturali.it
Elenco per l'attuazione di piani regionali della società dell'informazione Elenco per il conferimento di incarichi finalizzati alla assistenza tecnica delle misure previste nel POR delle regioni dell’Obiettivo 1 per l’attuazione di piani regionali della società dell’informazione Scadenza: 30/12
Nova Milanese (Milano)
Per informazioni: Centro Nazione per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione Internet: www.cnipa.gov.it
Elenco professionisti (incarichi fiduciari di progettazione) Aggiornamento permanente elenco professionisti qualificati per l’affidamento di incarichi fiduciari di progettazione e attività tecnicoamministrative connesse di importo stimato fino a 100.000 Euro Scadenza: 8/9/2008 Per informazioni: Comune di Nova Milanese Elettra Bresadola Tel. 036 2374335 E-mail: elettra.bresadola@novamilanese.it
Osnago (Lecco) Elenco professionisti (progettazione, direzione lavori, coordinatore sicurezza) L’ente ritiene opportuno invitare i soggetti abilitati, interessati al conseguimento di incarichi di
104 l’ARCA 220
Teramo Elenco professionisti Avviso per affidamento incarichi di progettazione di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12 Per informazioni: Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Abruzzo e del Molise “G. Caporale” Via Campo Boario 64100 Teramo Unità Gestione del Patrimonio Tel. 0861 332320
Torino Elenco professionisti Predisposizione di elenco dei soggetti disponibili e idonei per l’affidamento fino a 100.000 Euro - di servizi attinenti all’architettura e
all’ingegneria, anche integrata, e gli altri servizi tecnici concernenti: la redazione del progetto preliminare, del progetto definitivo e di quello esecutivo, o parti di essi, la direzione lavori, il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, la verifica degli elaborati progettuali, le attività tecnicoamministrative connesse alla progettazione di lavori pubblici e infine l'affidamento di collaudi (finali, in corso d'opera o statici) Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Torino Servizio Contratti Via Maria Vittoria 12 10123 Torino
Esecuzione di indagini geognostiche Esecuzione di indagini geognostiche in gallerie, su rilevati, ponti e fondazioni ricadenti in varie linee di giurisdizione della Direzione Compartimentale Infrastruttura di Torino; importo complessivo dell’appalto: (compresi oneri per la sicurezza): 672.493,05 Euro Scadenza: 27/9/2007 Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Spa - Legale Milano - Settore Operativo di Torino per conto Direzione Compartimentale Infrastruttura Torino Via Sacchi 1 10125 Torino Tel. 011 6652355 Fax 011 6655116
Treviso Formazione elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari Avviso per l’inserimento nell’elenco dei soggetti qualificati ad assumere incarichi fiduciari di importo stimato inferiore alla soglia comunitaria; tipologie di prestazione: progettazione e/o direzione lavori e/o supporto tecnico-amministrativo alla progettazione e/o alla direzione lavori delle seguenti tipologie di opere: opere stradali, opere civili, opere strutturali, impianti tecnologici, progettazione o supporto agli atti di pianificazione stradale, coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e/o esecuzione, collaudatore statico, collaudatore tecnico-amministrativo, rilievi topografici, visure catastali presso l'Agenzia del Territorio Conservatoria dei registri immobiliari, frazionamenti e pratiche catastali, perizie di stima, indagini geognostiche Scadenza: 30/12 Per informazioni: Provincia di Treviso Viale C. Battisti 30 31100 Treviso Tel. 0422 656340 Fax 0422 656016
Facilities Management Unit) all'interno del Centro comune di ricerca di Ispra. L'elenco dei candidati preselezionati stilato a seguito del presente avviso sarà utilizzato esclusivamente nell'ambito di appalti di servizi il cui valore presunto sia inferiore alla soglia (attualmente 154.014 Euro) Scadenza: 26/4/2008 Per informazioni: Commissione Europea, Centro comune di ricerca (CCR) Nuclear Decommissioning and Facilities Management Unit Sig.ra I. Borgotti TP 800 21020 Ispra (VA) Fax 0332 789108
Vicenza Elenco professionisti Avviso pubblico per l'affidamento di incarichi professionali per i servizi attinenti all’architettura e all'ingegneria Scadenza: 31/12 Per informazioni: Vi.abilità S.p.A. Via E. Fermi 265 Tel. 0444 385711 Internet: www.vi-abilita.it
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Per informazioni: Comune di Triora Corso Italia 9 18010 Triora (IM) Tel. 0184 94049 – 0184 94310 Fax 0184 94164
Varese Elenco professionisti per le zone nucleari di competenza della NDFMU Lo scopo dell’appalto è l’esecuzione di servizi di ingegneria, architettura e consulenze tecniche, da svolgere principalmente all’interno delle zone nucleari di competenza della NDFMU (Nuclear Decommissioning and
Per informazioni: Global City Forum Internet: www.globalcityforum.com
Tours Vinci Convention Centre CONSEC '07 Conference on concrete infrastructures 4/6/2007-6/6/2007 Per informazioni: Internet: www.consec07.fr
Gran Bretagna / Great Britain London IMechE An Engineer in Court: Meeting the Legal Responsibilities of the Engineer 22/2/2007 Per informazioni: Internet: www.imeche.org.uk/events/ event.asp?id=578&year=2007&type=
Italia / Italy Milano Nuovo Quartiere Fieristico Rho/Pero Idoli Dei Mostri Metropoli Città Villaggi Ragioni, prima conferenza mondiale sulla città 7/2/2007-9/2/2007 Per informazioni: l’Arca Edizioni Internet: www.arcadata.com
Olanda / Holland Canada Banff Banff Centre 11th Canadian Conference on Building Science & Technology 22/5/2007-23/5/2007 Per informazioni: Internet: www.nbec2007conference.com
Cina / China Nanjing Southeast University, Nanjing University, School of Architecture Southeast University CAADRIA 2007 Conference: Digitization and Globalization 19/4/2007-22/4/2007 Per informazioni: Internet: www.caadria2007.org/
Triora (Imperia) Elenco professionisti Affidamento di incarichi professionali di importo inferiore a 100.000 Euro Scadenza: 30/12
AGENDA
Francia / France La Seyne-sur-Mer Villa Tamaris-Centre d’art Nathalie Bertrand: Du Yali au Nèo-Ottoman, le rivage architecturé du Bosphore 15/12 Per informazioni: Rencontres Orient-Occident Villa Tamaris-Centre d’art Avenue de la Grande Maison 83 500 La-Seyne-sur-Mer Tel. +33 06 32112896 Internet: www.rencontresorientoccident.org
Lyon Centre de Congrès Global City 14/5/2007-16/5/2007
Rotterdam Berlage Institute Michael Hensel, Achim Menges, Nogol Zahabi: Une cité performative, urban visions, utopias and projections 12/12 Hilde Heynen: Critical intent? Political subtexts to architecture 9/1/2007 Kenneth Frampton: Architecture and commodification 18/1/2007 Lieven de Cauter: The (hypo)stasis of power 23/1/2007 Herman Hertzberger: Why architecture, why architects 30/1/2007 Stefano Boeri: Are we condemned to be social democratic? 6/2/2007 Per informazioni: Berlage Institute Botersloot 25 3011 HE Rotterdam The Netherlands Telephone +31 10 4030399 Fax + 31 10 4030390 Internet: www.berlage-institute.nl E-mail: info@berlage-institute.nl
Spagna / Spain Madrid Master Vivienta Corso Master sul tema delle residenze collettive/Master course on collective residential buildings Gennaio-luglio/January-July 2007 Per informazioni: ETS de Arquitectura Avda. Juan Herrera 4 28040 Madrid. Tel. +34 913 36422 Fax +34 913 366537 Internet: www.mastervivienda.com E-mail: info@mastervivienda.com
+ europaconcorsi
USA
Canada
Cambridge
Montreal
Harvard Graduate School of Design Fumihiko Maki (Lecture) 13/12 The Challenges of Leadership 6/2/2007-9/2/2007
CCA Gilles Clément and Philippe Rahm – Environment Approaches for Tomorrow 18/10-22/4/2007
Per informazioni: Internet: www.gsd.harvard.edu/ professional/exec_ed/seminars/ challenges_of_leadership/index.html
Toronto
Portland (Oregon) The Governor Hotel True Urbanism: Designing for Social & Physical Health 45° Conferenza per le Città Vivibili/45th International Making Cities Livable Conference 10/6/2007-14/6/2007 Per informazioni: IMCL Conferences c/a Suzanne H. Crowhurst Lennard PO Box 7586 Carmel CA 93921 Fax ++1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org
San Antonio The AIA 2007 National Convention and Design Exposition 3/5/2007-5/5/2007 Per informazioni: Internet: www.aia.org
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Austria Vienna MAK Prototypes-Next Generation: Industrial Design from Linz 18/10-18/2/2007 Vertical Garden: Project to Protect the Schindler House, Los Angeles 25/10-4/3/2007 Hernan Diaz Alonso - Xefirotarch 25/10-4/3/2007 Architekturzentrum Wien Architecture in the Making: People, Tools, Offices 17/10-21/1/2007 Un Jardin d’Hiver presents. Bottom Up. Building for a better world 16/11-5/2/2007 Ringturm Boundless-Timeless: Abbeys at the Heart of Europe 20/10-12/1/2007
Belgio / Belgium Antwerp deSingel NU architectuuratelier (Arunas Arlauskas, Armand Eeckels en Halewijn Lievens), Gent 16/11-23/12 Noumenon (Carl Desmet, Jodie Hruby) 15/2/2007-25/3/2007 Out of the Light / Into the Shadow 15/2/2007-6/5/2007
Royal Ontario Museum Italian Arts & Design: The 20th Century 21/10-7/1/2007 Art Gallery of Ontario Culture City: New Toronto Buildings Fino al/through 31/12
Vancouver Vancouver Art Gallery Kyohei Sakaguchi: Zero Yen House Fino al/through 1/1/2007
Danimarca / Denmark Copenhagen Danish Architecture Centre Santiago Calatrava Fino al/through 10/12
Francia / France Orléans Site des Subsistances militaires ArchiLab 2006 Japon 7e rencontres internationales d’architecture d’Orléans Faire Son Nid Dans La Ville / Nested In The City 21/10-23/12
Paris Galerie 54 Machines de Jean Prouvé Fino a/through Dicembre/December
Germania / Germany Berlin Vitra Marcel Breuer – Design and Architecture 6/10-15/3/2007
Frankfurt Dam High-Society, High-Rises 19/11-4/2/2007 The Aesthetic of the Surface 25/11-11/2/2007 Verena Dietrich 6/12-28/1/2007
Herford Marta Herford Modernism: Designing a New World 16/9-7/1/2007
Munchen Rotunde der Pinakothek der Moderne Il Cosmo Driade: Immagine del design italiano 15/9-28/1/2007
Weil am Rhein Vitra Design Museum Jean Prouvé. The poetics of the technical object Fino al/through 28/1/2007
Gran Bretagna / Great Britain Glasgow The Lighthouse Northern City (Between Light and Dark) 1/12-4/3/2007
London Design Museum Viable: Design Mart 20/9-7/1/2007 Victoria & Albert Museum Leonardo da Vinci: Experience, Experiment and Design 14/9-7/1/2007 On the Threshold: The Changing Face of Housing 2/11-11/2/2007 Barbican Art Gallery, Barbican Centre Alvar Aalto and Shigeru Ban 22/2/2007-28/5/2007
Italia / Italy Aosta Espace Porta Decumana/Biblioteca Regionale Bruno Orlandoni: Polittici. Dai taccuini di viaggio di un architetto 22/9-4/2/2007
Firenze Casa Buonarroti “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura 15712-19/3/2007
Genova Palazzo ducale Ignazio Gardella Architetto 24/11-30/1/2007
Lissone (Milano) Museo d’Arte Contemporanea I.Dot - Back to Italy 22/10-28/1/2007
Mantova Casa del Mantegna Leon Battista Alberti e l’architettura 16/9-14/1/2007
Milano Triennale Costruire le modernità. Zero Gravity. Franco Albini 28/9-23/12
Padula (Salerno) Certosa di San Lorenzo Ortus Artis 2006 - IV Workshop internazionale di paesaggio 17/9-14/1/2007
Rivoli (Torino) Castello Carlo Mollino 19/9-7/1/2007
220 l’ARCA 105
AGENDA Rovereto (Trento) MART Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell’automobile 2/12-1/5/2007
Torino GAM Carlo Mollino 19/9-7/1/2007 Archivio di Stato Carlo Mollino Architetto 13/10-7/1/2007
Vicenza Museo Palladio “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura 17/9-10/12
Olanda / Holland
+ europaconcorsi
Sustainable Architecture in Chicago Fino al/through 6/1/2007
Los Angeles
MAK Center The Gen(h)ome Project 20/9-21/1/2007
Milwaukee Milwaukee Art Museum Biedermeier: The Invention of Simplicity Fino al/through 1/1/2007
New York Museum of Arts and Design Simply Droog 10 + 2 Years of Creating Innovation and Discussion 14/9-14/1/2007
Amsterdam ARCAM Advertising in Amsterdam 24/11-2771/2007
The Queens Museum of Art Robert Moses and the Modern City Fino al/through 14/1/2007
Hilversum Museum Castle in the air? An exhibition of .ekwc’s project Ceramics and Architecture 25/11-31/12
Rotterdam NAI Spectacular City Photographing the Future 23/9-7/1/2007 Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: POWER – Producing the Contemporary City 24/5/2007-2/9/2007
Svizzera / Switzerland Zurich ETH Hönggerberg Gustav Ammann (1885-1955) 8/12-25/1/2007 Architekturpreis Eternit 06 11/1/2007-22/2/2007 International Velux Award 2006 16/1/2007-22/2/2007
USA Cambridge Harvard University Graduate School of Design Constructing the Swiss Landscape 30/11-15/1/2007 David Adjaye, Design in Africa 2/4/2007-23/5/2007 Museum of Contemporary Art Sustainable Architecture in Chicago 9/9-6/1/2007
The Museum of Modern Art OMA in Beijing: China Central Television Headquarters by Ole Scheeren and Rem Koolhaas 15/11-26/2/2007
Palm Springs Art Museum A Point of Convergence: Architectural Drawings and Photographs 3/6-21/1/2007
Portland (Oregon) The Governor Hotel New Designs for Mixed-Use Urban Fabric 10/6/2007-14/6/2007
Salem Peabody Essex Museum Inspired by China: Contemporary Furnituremakers Explore Chinese Tradition 28/10-4/3/2007
San Francisco SFMoMA Alexander Girard: Vibrant Modern 14/10-25/2/2007 Aviation Museum Architecture of Airport Control Towers 1/6-1/1/2007
Washington, DC Cooper-Hewitt, National Design Museum Piranesi as Designer Fino al/through 13/1/2007
Australia Canberra National Gallery of Australia Changing hands. The crafts revival in Australia 1965–1985 26/8-10/12 Revolutionary Russians 23/9-28/1/2007
Austria Bregenz
NY Carlsberg Glyptotek The Architecture of the Glyptotek 28/6-31/12 Whispers – Works on paper by Ian Mc Keever 28/6-31/12 La donna e l’impressionismo 6/10-21/1/2007 Ordrupgaard, Charlottenlund Hammershøj-Dreyer. La magia delle immagini 1/9-7/1/2007 Statens Museum for Kunst L.A. Ring. Sulla cresta del mondo 2/9-7/1/2007 Nationalmuseet Il mondo di Tycho Brahe. La Danimarca in Europa negli anni 1550-1600 16/9-9/4/2007
Kunsthaus Bregenz Cindy Sherman 25/11-14/1/2007
Humlebæk
Vienna
Museo d‘Arte Moderna Louisiana Starlight. 100 Years of Film Stills 13/10-25/2/2007
Kunstaus Sante D’Orazio, photographs 12/10-25/2/2007 Albertina Picasso - Painting against time 22/9-7/1/2007 Franz Gertsch: Woodcuts 20/10-7/1/2007 Andy Warhol 24/11-21/1/2007 Georg Baselitz: Remix 19/1/2007-22/4/2007 Wiener Secession Stan Douglas 24/11-22/1/2007 MAK Liquid Logic. The Height of Knowledge and the Speed of Thought 5/12-1/4/2007
Brasile / Brazil Sao Paulo 27th São Paulo Biennial 8/10-17/12
http://bienalsaopaulo.globo.com
Canada Montreal Museum of Fine Arts Girodet: Romantic Rebel 12/10-21/1/2007
Francia / France Carquefou Frac de Pays de la Loire XXe Ateliers Internationaux 8/11-28/1/2007
Beijing Creative Art Center, Millennium Art Monument Nature & Metamorphosis 21/11-20/12
Danimarca / Denmark Arken
Museum of Contemporary Art
Arken Museum
Lyon-Fourvière Musée gallo-romain Par Toutatis! La Religion des Gaulois. 30/6-7/1/2007
Marseilles Palais des Arts André et Louis-Mathieu Verdilhan 22/9-31/12
Mentone Musées des Beaux-Arts Anna Chromy 8/9-8/1/2007
Nantes Le Lieu Unique Zones Arides 12/11-7/1/2007
Paris Centre Pompidou Le Mouvement des image 29/3-29/1/2007 Yves Klein, Corps, couleur, immatériel 5/10-5/2/2007 Robert Rauschenberg, CombinePaintings (1953-1964) 11/10-15/1/2007 Hiroshi Sugimoto, à l'Atelier Brancusi 25/10-8/1/2007
Corte
Jeu de Paume-Espace Concorde Lee Friedlander 19/9-31/12 Elise Florenty 16/1/2007-18/2/2007
Musée de la Corse La Corse et le Tourisme 1755-1960 22/6-30/12
Jeu de Paume-Hôtel Sully Joel Meyerowitz 3/10-24/12
Delme
Musée d’Orsay La photographie de Maurice Denis 31/10-21/1/2007
Centre d’Art Contemporain La Synagogue All we ever wanted was everything 28/10-28/1/2007
Grenoble Magasin Kader Attia 15/10-7/1/2007 Jonathan Meese 15/10-7/1/2007
Ivry Le Crédac Vincent Beaurin, the New Tate à Ivry Hervé Beurel 17/11-7/1/2007
Lille Cina / China
Chicago
106 l’ARCA 220
Peter Bonde – Danish Contemporary Painting 16/9-14/1/2007
Copenhagen
LACMA Glass: Material Matters 30/4-10/12
The Brooklyn Museum Looking Back from Ground Zero Fino al/through 17/12
Hilversum
Mostre d’arte Art Exhibitions
AGENDA
Aquarium du Palais de la Porte Dorée Poissons et crocodiles d’Afrique-Des pharaons à nos jours 30/6-31/12 Fondation Cartier Gary Hill 27/10-2/2/2007 Tabaimo 27/10-2/2/2007
Maison Européenne de la Photographie Jean-Baptiste Huynh 24/10-14/1/2007 Musée Zadkine Jacob Gautel: Maria Theodore/Absences 16/11-14/2/2007 Hôtel de Soubise Marie-Antoinette: Pièces à conviction 11/10-8/1/2007 Musée du Quai Branly D’un regard l’autre 19/9-21/1/2007
Pèronne Historial de la Grande Guerre 1916: La Bataille de la Somme 28/4-10/12
Poitiers Musée Sainte-Croix Splendeurs baroques de Naples 25/10-4/2/2007
Saint Etienne Musée d’Art Moderne Nouvelle spiritualité, médiation et explosion 15/9-15/1/2007
Saint-Germain-en-Laye Musée d’Archéologie Nationale Objet de pouvoir en NouvelleGuinée 30/6-7/1/2007
Strasbourg Musée d'Art Moderne et Contemporain La gravure allemande dans les collections publiques françaises du Jugendstil au Bauhaus 22/9-31/12 Georges Rouault Rétrospective 10/11-18/3/2007
Germania / Germany Berlin
Petit Palais Rembrandt, eaux-fortes 19/10-7/1/2007 Galeries Lafayette Hausmann Antidote 27/10-9/12
Düsseldorf
Musée Picasso Picasso X Rays: photographies Xavier Lucchesi 19/9-8/1/2007 Institute du Monde Arabe Venezia e l’Oriente 3/10-18/2/2007
Lyon
Maison Rouge Busy going crazy -The Sylvio Perlstein Collection art & photography from Dada to the present day 29/10-14/1/2007
Muséum Frontieres 3/10-4/2/2007
Musée Carnavalet Deverne, sculpteur 18/10-25/2/2007
Museo Storico Tedesco Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: 1495-1806 28/8-10/12
Centre Euralille Lille 3000: Bombayser de Lille 14/10-14/1/2007
Musée Art Contemporain Chiho Aoshima – Mr. Aya Takano Le Région Humain Robert Morris 24/9-31/12
+ europaconcorsi
ENSBA Jean-Baptiste Huynh: Le regard à l’œuvre 24/10-14/1/2007
K20 Kunstsammlung Francis Bacon - The Human Body 16/9-7/1/2007
Frankfurt Schirn Kunsthalle I Like America. Fictions of the Wild West 28/9-7/1/2007 Picasso and the Theatre 20/10-21/1/2007 Anonymous 2/11-14/1/2007 Museum für Angewandte Kunst The Word is Sacred; Sacred is the Word – The Indian Manuscripts Tradition 1/10-7/1/2007
Magdeburg
St Ives
Museo di Storia Culturale Il Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca: Da Ottone il Grande fino alla fine del Medioevo 28/8-10/12
Tate St Ives Janet Leach Nick Evans: Artist in Residence Roger Hilton 7/10-21/1/2007
Munchen Haus der Kunst Black Paintings 15/9-14/1/2007 Amrita Sher-Gil. An Indian Artist Family in the 20th Century 3/10-7/1/2007 Allan Kaprow. Art as Life 18/10-21/1/2007 Pinakothek der Moderne Dan Flavin - A Retrospective 16/11-4/3/2007
Wolfsburg Kunstmuseum Lee Miller: fotografien 1930-1970 9/9-21/1/2007
Giappone / Japan Tokyo Mori Art Museum Bill Viola. Hatsu-Yume (First Dream) 14/10-8/1/2007
Gran Bretagna / Great Britain Edinburgh Scottish National Portrait Gallery Being There: Harry Benson’s Fifty years of Photojournalism 4/8-7/1/2007 National Gallery of Scotland Far Horizons: Artist Travellers 1750-1850 2/9-10/12
Irlanda / Ireland Dublino Irish Museum of Modern Art Irish Art of the Seventies 10/5-10/12 Louis le Brocquy 10/5-10/12 Michael Craig-Martin 4/10-28/1/2007 The theme of home 2/11-1/4/2007 Iran do Espírito Santo 9/11-25/3/2007
Italia / Italy Ancona Mole Vanvitelliana Gioielli e Diamanti - L’Arte Orafa delle Marche 6/12-11/12
Ariccia (Roma) Palazzo Chigi La “Schola” del Caravaggio 12/10-4/2/2007
Assisi (Perugia) Museo Pericle Fazzini Angelo Savelli e Roma, opere dal 1939 al 1981 20/10-12/12
Bergamo AcciaierieArteContemporanea Voi (non) siete qui 21/9-24/12
Tate Henry Moore 9/4-4/2/2007
GAMeC Mungo Thomson. Negative Space Variations 11/10-28/1/2007 Jesus Rafaele Soto-Visione in movimento 11/10-25/2/2007
London
Bologna
Estorick Collection of Modern Italian Art Luigi Russolo: life and Work of a Futurist 4/10-17/12
Galleria de’ Foscherari Cesare Tacchi: “Zigzagando” Fino al/through 31/12
Liverpool
Tate Britain Phil Collins: they shoot horses Fino al/through 4/2/2007 Peter Fischli David Weiss 11/10-21/1/2007 David Smith: A Centennial 1/11-14/1/2007 Somerset House Gilbert Collection Britannia & Muscovy: English Silver at the Court of the Tsars 21/10-28/1/2007 U-Block, The Truman Brewery 100% Norway Fino al/through 10/1/2007 inIVA & ICA Alien Nation 17/11-14/1/2007
Museo Civico Archeologico Annibale Carracci 22/9-7/1/2007 Pinacoteca Nazionale Ospiti Inattesi 29/9-7/1/2007 Galleria d’Arte Fondantico La gloria della pittura dal Francia ai Gandolfi 14/10-22/12 Galleria Falcone Borsellino Dall’astrazione all’informale 28/10-9/1/2007
Bolzano Museion Terapia di Gruppo 16/9-7/1/2007 Magic Line 27/1/2007-29/4/2007
220 l’ARCA 107
AGENDA
+ europaconcorsi
AGENDA
+ europaconcorsi
Brescia
Milano
Modena
Piacenza
Rovereto (Trento)
Verona
Museo di Santa Giulia Mondrian 28/10-25/3/2007 Turner e gli Impressionisti. La grande storia del paesaggio moderno in Europa 28/10-25/3/2007 Licini. Opere 1913-1929 28/10-19/1/2007 Pirandello. Nature morte 20/1/2007-25/3/2007
Palazzo Reale Tamara de Lempicka 5/10-14/1/2007 Boccioni pittore scultore futurista 16/10-7/1/2007
Palazzo Santa Margherita Ugo Rondinone, giorni felici 15/9-7/1/2007
Palazzo Farnese L’anima del Novecento. Da De Chirico a Fontana. La collezione Mazzolini 30/9-4/2/2007
Mart Schiele, Klimt, Kokoschka e gli amici viennesi 7/10-8/1/2007 Douglas Gordon 22/9-14/1/2007
Palazzo Forti Il settimo splendore. La modernità della malinconia 25/3/2007-27/7/2007
Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Seta. Potere e glamour 27/10-25/2/2007 Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta 14/5-30/12/2007
Codroipo (Udine) Villa Manin Passariano EuroHope 1153: Arte contemporanea dal Bosforo 29/10-25/2/2007
Cremona Museo Civico Ala Ponzone Gabriella Benedin. Ritorno ad Itaca 28/10-14/1/2007
Faenza (Ravenna) Museo Internazionale delle Ceramiche La collezione delle maioliche del Museo del Petit Palais di Parigi 21/10-25/2/2007
Ferrara Palazzo dei Diamant André Derain 24/9-7/1/2007
Firenze Galleria degli Uffizi La Mente di Leonardo. Nel laboratorio del Genio Universale 28/3-7/1/2007
Genova Palazzo Ducale RUSSIA & URSS: Arte, letteratura, teatro 1905-1940 25/10-14/1/2007
Lucca Villa Bottini Festival della Fotografia Digitale – Lucca Digital Photo Fest 18/11-10/12
Lucera / Manfredonia / Monte Sant’Angelo (Bari / Foggia) Fortezza Svevo-Angioina di Lucera/ Castello di Manfredonia/Castello di Monte Sant’Angelo Intramoenia/Extra Art - Arte contemporanea nei castelli della Daunia 14/10-14/12
Merano (Bolzano) Kunst Meran Sound Zero, arte e musica dalla Pop alla Street Art 9/9-7/1/2007
108 l’ARCA 220
Castello Sforzesco Indoamerica: Archeologia ed etnografia del Sud America 17/2-29/1/2007 Triennale The Jean-Michel Basquiat Show 20/9-28/1/2007 Fondazione delle Stelline Arturo Martini 8/11-4/2/2007 Fondazione Arnaldo Pomodoro Jannis Kounellis 24/9-11/2/2007 Spazio White Star Adventure Mike Fay e Nick Nichols: L’ultimo abisso verde 9/11-24/1/2007
Palazzina dei Giardini Yayoi Kusama, metamorfosi 15/9-7/1/2007
Mogliano Veneto (Treviso) Centro Storico 1° Premio Internazionale di Pittura Arte Laguna 8/12-29/12
Napoli Istituto Alfonso Casanova Paradigmi Iperspazialisti 19/7-31/12 Museo Archeologico Nazionale Egittomania. Iside e il mistero 12/10-26/2/2007
Novi Ligure (Alessandria)
Studio Giangaleazzo Visconti Maurizio Pellegrin: tutti i rossi del mondo 22/9-15/1/2007
Museo dei Campionissimi Visioni di Luce: Il Divisionismo di Giuseppe Cominetti 25/11-15/4/2007
Galleria Blu Davide Nido. Coriandoli e tutto 3/10-22/12
Nuoro
Galleria Forni Luciano Ventrone: Still-Human-Life 9/11-5/1/2007 Via Dante Italia, emozioni dal cielo 15/9-27/12
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro Confini-Boundaries 13/10-7/1/2007 La magnifica ossessione 28/4-21/1/2007
Orvieto (Terni)
Museo Poldi Pezzoli I Principi e le arti - Dipinti e sculture della collezione Liechtenstein 28/9-17/12
Palazzi Papali e Chiesa Sant’Agostino Le stanze delle meraviglie Da Simone Martini a Francesco Mochi. Verso il nuovo Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto 13/4-7/1/2007
Fondazione Mazzotta Miró, Chagall: magia, grafia, colore Fino al/through 14/1/2007
Padova
Galleria Fonte d’Abisso Eliseo Mattiacci-Energia 9/11-27/1/2007 Fondazione Biblioteca di via Senato Il Manzoni illustrato 28/9-28/1/2007 A Arte Studio Invernizzi Ulrich Rückriem. Sculture e disegni 28/11-14/2/2007 Galleria Tega Antoni Tapies 23/11-28/1/2007 Lorenzelli Arte Paolo Icaro – Modalità 9/11-13/1/2007 Spazio Oberdan Wherever We Go-Ovunque andiamo: Arte, identità, culture in transito 17/10-28/1/2007 Galleria Suzy Shammah Ingar Krauss 23/11-13/1/2007 Galleria Raffaella Cortese Kiki Smith 23/11-27/1/2007
Vecchiato New Art Galleries Andy Warhol: The Bomb 13/10-27/1/2007 Palazzo Zabarella De Chirico 20/1/2007-27/5/2007
Palazzolo sull’Oglio (Brescia) Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea Calma Apparente: Steve Budington, Carla Mattii, Lidia Sanvito 16/12-25/2/2007
Parma Palazzo della Pillotta Vivere il Medioevo-Parma al tempo della Cattedrale 8/10-14/1/2007 Galleria San Ludovico Mirabilia Fiunt: Dai bestiari medievali alle creature fantastiche dello Studio Berengo 18/11-31/12
Pietrasanta (Lucca) Chiostro di Sant’Agostino Gian Marco Montesano: Berlino 1936 7/12-4/2/2007 Marco Lodola: Luminal 16/12-4/2/2007
Potenza Palazzo Loffredo Realidad-Arte spagnola della realtà 22/9-14/1/2007
Prato Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci David Tremlett: retrospettiva 1969-2006 22/10-7/1/2007
Quarrata ( Pistoia)
San Miniato (Pisa) Museo Diocesano - Via Angelica Conservatorio di Santa Chiara Rocca Federiciana - Oratorio del Loretino - Accademia degli Euteleti Dilvo Lotti: Un Maestro dell’Espressionismo Europeo 15/7-15/12
Siena Palazzo Squarcialupi La Passione per l’arte – Cesare Brandi e Luigi Magnani Collezionisti 8/12-11/3/2007 Centro Arte Contemporanea Papesse D’Ombra 14/10-7/1/2007
Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri Portraits in Black 15/10-7/1/2007
Vighizzolo d’Este (Padova) Il Laboratorio La farina e il fuoco 13/10-31/5/2007
Olanda / Holland Makkum Royal Tichelaar Makkum Porcelain Colour Research by Hella Jongerius 18/11-18/1/2007
Galleria Gottardo Esprit Sphérique. Sfere dalla Collezione Legler, Bergamo 27/9-23/12
Martigny Fondation Pierre Gianadda Edouard Vallet 17/11-4/3/2007
Muttenz Museum Kunsthaus Baselland Jan Christensen. Exit Basel Fino al/through 31/12
Riehen
Zurich Migros museum für gegenwartskunst Robert Kusmirowski 11/11-7/1/2007
Noguchi Museum Shin Banraisha: A Cultural Memory 1/11-1/4/2007
Philadelphia Spagna / Spain
USA
Todi (Perugia)
Atlanta
Villa Medicea La Màgia , La Limonaia di Ponente – Arte Contemporanea Anne e Patrick Poirier La Fabbrica della Memoria 30/9-10/4/2007
Salone delle Pietre Jacopone da Todi. L'opera e l'arte del suo tempo 1/12-2/5/2007
Distrito Quinto En rios turbolentos 30/11-20/12
High Museum Kings as Collectors 14/10-7/9/2007
Rivoli (Torino)
Sevilla
Boston
Torino
Castello Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen – Sculpture by the way 24/10-25/2/2007
Fondazione Merz Tanatosi: un progetto dell’artista Marzia Migliora 9/11-7/1/2007
Monasterio de la Cartuja de Santa María de las Cuevas BIACS 2 - International Biennial of Contemporary Art Ottobre/October-Gennaio/January 2007
ICA - Institute of Contemporary Art Super Vision 17/9-31/12 Momentum 7: Misaki Kawai 13/12-18/3/2007
Roma
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Alllooksame?/Tutttuguale? - Arte da Cina, Corea, Giappone 10/11-2/2/2007
www.fundacionbiacs.com
Palazzo Bricherasio Picasso-Dubuffet. Opere dalla Fondazione Jean e Suzanne Planque 20/10-21/1/2007
Stockholm
Palazzo Altieri Gino Bogoni, un maestro del XX secolo 12/10-17/12 Musei Capitolini Officina Emiliana: Correggio, Guercino e altri artisti dalla Collezione della Banca Popolare dell’Emilia Romagna 14/9-28/1/2007 Scuderie del Quirinale Cina, nascita di un impero 22/9-28/1/2007 Macro Piero Pizzi Cannella: Cattedrale 25/10-28/2/2007 Chiostro del Bramante Annibale Carracci 25/1/2007-6/5/2007 Accademia Belgica Poco grano molti frutti, Silio Italico. Cinquant’anni di archeologia ad Alba Fucens 1/11-10/12
Trento Galleria Civica d’Arte Aernout Mik 17/11-25/2/2007 Foyer del Centro Servizi Culturali Santa Chiara Lome – Frutti di Poesia 30/11-31/12
Varese Villa Panza Fondamenti del ‘900 italiano – I capolavori della Collezione Gian Ferrari 12/10-18/2/2007
Venezia Palazzo Grassi Picasso, la joie de vivre, 1945-1948 11/11-11/3/2007
MoMA Out of Time: Contemporary Art from the Collection 30/8-9/4/2007 Eye on Europe: Prints, Books & Multiples, 1960 to Now 15/10-1/7/2007 Manet and the Execution of Maximilian 5/11-29/1/2007 Whitney Museum of American Art Picasso and American Art 28/9-28/1/2007 Kiki Smith: A Gathering, 1980 2005 16/11-11/2/2007
Fondation Beyeler Eros 6/8-18/2/2007
Barcelona
Braccio Carlomagno/Città del Vaticano Petros eni/Pietro è qui 3/10-8/3/2007
Sean Scully: Wall of Light 26/9-14/1/2007 Americans in Paris, 1860–1900 24/10-28/1/2007 Glitter and Doom: German Portraits from the 1920s 14/11-18/2/2007
Svezia / Sweden Moderna Museet Africa Remix 14/10-14/1/2007 Robert Rauschenberg 17/2/2007-6/5/2007
Svizzera / Switzerland Basel Kunstmuseum Basel Kandinsky. Paintings 1908-1921 21/10-4/2/2007 Classicism to the Early Modern 11/11-4/3/2007 Museum für Gegenwartskunst Christian Philipp Müller 23/9-7/1/2007
Bellinzona Museo in Erba I buffi ritratti di Arcimboldo 16/9-27/1/2007
Lugano
Pavia
Instituto Cervantes Victoria Diehl: dalla carne alla pietra 2/11-17/12
Collezione Peggy Guggenheim Germaine Richier 28/10-5/2/2007
Castello Visconteo Dadada-Dada e Dadaismi del contemporaneo 1916-2006 7/9-17/12
Museo Cantonale d’Arte L’immagine del vuoto. Una linea di ricerca nell’arte italiana 1958-2005 7/10-7/1/2007
Cinecittadue Arte Contemporanea Il cinema: il migliore dei mondi possibili 29/10-14/1/2007
Palazzo Mocenigo e Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume Textile Art a Venezia 28/10-7/1/2007
Museo d’Arte Moderna Miquel Barceló 12/11-4/2/2007
Houston Museum of Fine Arts Hélio Oiticica: The Body of Color 10/12-1/4/2007
Los Angeles Lacma Magritte and Contemporary Art: the Treachery of Images 19/11-4/3/2007 The Getty Museum Public Faces/Private Spaces 10/10-4/2/2007 Where We Live: American Photographs from the Berman Collection 24/10-25/2/2007
Miami Miami Art Museum Lorna Simpson 6/10-21/1/2007 New Work: Mark Dion 27/10-14/1/2007
New York Dia:Beacon Agnes Martin, Developing Awareness: Paintings from the 1980s 3/8-5/3/2007 An-My Le 16/9-3/9/2007 The Metropolitan Museum of Art New Orleans after the Flood: Photographs by Robert Polidori 19/9-10/12 Cézanne to Picasso: Ambroise Vollard, Patron of the Avant-Garde 14/9-7/1/2007
Institute of Contemporary Art John Armleder, About Nothing. Works on Paper 9/9-17/12 Fertilizers: Olin/Eisenman 9/9-17/12 Fables 9/9-17/12 Irene Fortuyn 9/9-17/12
Salem Peabody Essex Museum The Yachting Photography by Willard B.Jackson 20/5-21/1/2007 Sketched at Sea 12/8-6/1/2007
San Francisco SFMOMA Anselm Kiefer. Heaven and Earth 12/10-14/1/2007
Santa Fe Site Santa Fe Sixth International Biennal 9/7-7/1/2007
Sarasota John and Mable Ringling Museum of Art Master Drawings from the Yale University Art Gallery 19/10-7/1/2007
Washington The Phillips Collection The Société Anonyme: Modernism for America 14/10-21/1/2007 El Lissitzky: Constructs for a Brave New World 14/10-21/1/2007 National Gallery of Art Alexandre-Louis-Marie Charpentier 6/8-28/1/2007 The Streets of New York: American Photographs from the Collection 1938-1958 17/9-15/1/2007 Prayer and Portraits: Unfolding the Netherlandish Diptych 12/11-4/2/2007
220 l’ARCA 109
AGENDA Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Emirati Arabi Uniti / UAE Dubai International Convention Center Alumex Mostra internazionale delle tecnologie dell’alluminio/International trade fair of aluminium technologies 22/4/2007-24/4/2007 Per informazioni: Edimet Spa - Multimedia Network in the World of Metals Tel.+39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.alumex.com E-mail: chiara.torri@edimet.com
Francia / France
+ europaconcorsi
climatizzazione ed energie rinnovabili/International trade fair of bathroom, building industry, energy, climatisation and renewable energies 6/3/2007-10/3/2007 Per informazioni: Messe Frankfurt c/a Michael Sturm Tel. +49 69 75756463 Fax +49 69 75756758 Internet: www.ish.messefrankfurt.com E-mail: michael.sturm@messefrankfurt.com
Giappone / Japan Tokyo International Exhibition Center Big Sight International Homefashion Fair Salone internazionale della casa International home trade fair 4/4/2007-6/4/2007 Per informazioni: Business Guide-Sha 2-6-2 Kaminarimon, Taito-ku Tokyo 111-0034 Tel. +81 3 38439852 Fax +81 3 38439850 Internet: www.ihf-fair.com E-mail: d-haga@giftshow.co.jp
Lyon Eurexpo Salon des Energies Renouvables Salone internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energies 14/2/2007-17/2/2007 Per informazioni: Sepelcom Avenue Louis Blériot BP 67 69683 Chassieu cedex Tel. +33 4 72223253 Fax +33 4 72223282 Internet: www.energie-ren.com E-mail: batiment@sepelcom.com
Paris Porte de Versailles Salon de Piscine & du Spa Salone internazionale delle piscine e delle terme/International trade fair of swimming pools and spas 2/12-10/12 Per informazioni: Reed Expositions France 11 rue du Colonel-Pierre-Avia BP 571 75726 Paris cedex 15 Tel. +33 1 41904710 Fax +33 1 41904719 Internet: www.reedexpo.fr, www.salonpiscineparis.com E-mail: piscine@reedexpo.fr
Germania / Germany Düsseldorf Messe EuroCIS Salone internazionale delle comunicazioni, informatica e tecnologie per la sicurezza International trade fair of communications, information and security technology 27/2/2007-1/3/2007 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de
Gran Bretagna / Great Britain Birmingham NEC Design Interiors 2007 Salone internazionale di interior design/International design show 21/1/2007-24/1/2007 Per informazioni: Interiors Tel. +44 20 79218408 Internet: www.designinteriorsuk.co.uk/ E-mail: interiors@cmpi.biz
India Noida (New Delhi) Pragati Maidan Zak Glasstech International 2006 Salone internazionale del vetro da costruzione/International trade fair of glass in building industry 8/12-12/12 Per informazioni: Zak Towers 49 (Old No. 27), Veerabadran Street Nungambakkam Chennai 600 034 Tel. +91 44 28257722 Fax +91 44 28254488 Internet: www.zakglasstech.com E-mail: enquiry@zakgroup.com
Italia / Italy Bolzano Fiera Klimahouse Fiera internazionale per l’efficienza energetica e l'edilizia sostenibile International trade fair for energy efficiency and sustainable building 25/1/2007-28/1/2007
Frankfurt
Per informazioni: Ufficio Stampa Fiera Bolzano SpA Heidi Maria Blaas Piazza Fiera 1 - Messeplatz 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 516017 Fax +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it E-mail: blaas@fierabolzano.it
Messe ISH-Aircontec Salone internazionale del bagno, della costruzione, dell’energia,
Baumec/Lignotec Fiera specializzata per macchine e attrezzature edili e Fiera specializzata per la lavorazione del legno
110 l’ARCA 220
Specialized trade fairs for building industry machines and equipment and for wood processing industry 2/3/2007-5/3/2007 Per informazioni: Fiera Bolzano Piazza Fiera 1 39100 Bolzano - Bozen Tel. +39 0471 516017 Fax +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it, www.messebozen.it, www.baumec.it, www.lignoimec.it
Milano Fiera Milano Rho Build Up Expo Salone-convegno internazionale delle tecnologie, costruzioni, architettura International trade fair and conference on technologies, constructions, architecture 6/2/2007-10/2/2007 Per informazioni: Rassegne Piazzale Carlo Magno 1 20149 Milano Tel. +39 02 49976110 Fax +39 02 49976113 Internet: www.buildupexpo.com/home.asp E-mail: paola.messa@rassegne.it
Fiera Milano Rho LivinLuce – EnerMotive Salone internazionale della luce e dell’energia/International trade show of lighting and energy 6/2/2007-10/2/2007 Per informazioni: Fiera Milano Tech Via Gattamelata 34 20149 Milano MI Tel. + 39 02 3264282 Fax + 39 02 3264284 Internet: www.fieramilanotech.it E-mail: mail@fieramilanotech.it
Portogallo / Portugal Porto Exponor International Fair Export Home Salone internazionale dell’arredamento, illuminotecnica e prodotti per la casa/International trade fair of furniture, lighting and household goods 28/2/2007-4/3/2007 Per informazioni: Exponor 4450-617 Leça da Palmeira Tel. +351 22 9981400 Fax +351 22 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.pt
Principato di Monaco Monaco Principalità Montecarlo Grimaldi Forum Batilux Salone internazionale della costruzione, attrezzature, mercato immobiliare/International trade fair of construction, equipment, real estate 27/1/2007-30/1/2007 Per informazioni: Batilux Estelle Noizet-Lopez Directeur Adjoint Tel. +377 93504340 Fax +377 97981820 Internet: www.batilux.com E-mail: estelle@batilux.com
Imagina Evento europeo sulla creazione dei contenuti digitali/European Digital Content Creation Event 31/1/2007-2/2/2007 Per informazioni: Imagina 4 Bd du Jardin Exotique
MC 9000 - Monaco Tel. +377 93104060 Fax +377 93507014 Internet: www.imagina.mc E-mail: info@imagina.mc
Russia / Russie Moscow Expocentr Krasnaya Presnya Aqua-Therm Salone internazionale per riscaldamento, sanitari, climatizzazione/International trade fair of heating, bathroom equipment, climatisation 2772/2007-2/3/2007 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengstrasse 6, 4° fl A-1040 Vienna, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.aqua-therm.info E-mail: aqua-therm@msi-fairs.com
Crocus Expo Climateworld Salone internazionale delle tecnologie sostenibili/International trade fair of sustainable technologies 13/3/2007-16/3/2007 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengasse 6, 4° fl. A-1040 Wien, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.climateworld.info, www.msi-fairs.com E-mail: climateworld@msi-fairs.com
Spagna / Spain Barcelona Fiera Construmat Salone internazionale dell’edilizia/International trade fair of the building industry 14/5/2007-19/5/2007 Per informazioni: Expo Consulting Via Riva Reno 56 40122 Bologna, Italia Tel. +39 051 6493189 Fax +39 051 6493242 Internet: www.construmat.com E-mail: info@expoconsulting.it
Madrid Feria de Madrid Feria Internacional del Mueble Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 11/4/2007-16/4/2007 Per informazioni: Feria de Madrid 28042 Madrid Tel. +34 91 7223000 Fax +34 91 7225804 Internet: www.mueble-madrid.ifema.es E-mail: mueble-madrid@ifema.es
Svizzera / Switzerland Basel Fiera Swissbau Metallbau Saloni internazionali dell’edilizia International trade fairs of the building industry 23/1/2007-27/1/2007 Per informazioni: Fiera di Basilea Christopher Herzog MCH Messe Basel CH-4005 Basilea Tel. +41 58 2062257 Fax +41 58 2062188 Internet: www.swissbau.ch E-mail: christoph.herzog@messe.ch
Ne l’Arca questo mese In l’Arca this month A +Arch 55 Cinzia Abbate 40 Hitoshi Abe 34 Accademia Nazionale San Luca Roma 95 ADI 60 AERTEC 85 Rafael Aguilera Carrasco 86 Werner Aisslinger 62 Manabu Akaike 72 Chantal Akerman 97 Franco Albini 95 Marco Albini 95 Alinea Editrice 101 Jennifer Allora 97 Bernardo Almeida Lopes 85 Wilfrid Almendra 97 Emilio Ambasz 61 AMF 100 Tadao Ando 30 Andrea Andreini 89 Andreoli 64 Franco Angeli 101 Umberto Angelini 84 Silvana Annichiarico 95 Chiho Ansima 94 AR.TE.US. 91 Ron Arad 63 Nobuyoshi Araki 96 Arce 16 ArchiLab 2006 Orléans 30 Lisa Ariani 89 Arkibyo 85 John Armelder 97 Mario Antonio Arnaboldi 3 Gianni Arnaudo 55 Artemide 64 Atelier Bow Wow 32 Atelier Takuto 32, 37 Paolo Avarello 89 Ayuntamiento de Huelva 86 Paola Azzarà 89 B Matilde Baffa 95 Shigeru Ban 30 Albrecht Bangert 72 Luis Barragan 30 Francisco Barrionuevo Ferrer 86 Damiano Bartoli 89 Gary Baseman 98 Jean-Michel Basquiat 97 Batilux 2007 98 Carlo Battini 89 Patrizia Virginia Belli 90 Dante O. Benini 54 Bernadette Corporation 97 Stefan Bidner 84 Caterina Bini 89 Nicola Bini 89 Nark Bkb 84 Umberto Boccioni 96, 97 Christian Boltanski 98 Mauro Boncinelli 89 Emma Bonino 55 Barbara Boninsegna 84 Piero Boragina 96 Massimo Borrani 89 Agostino Bossi 84 Andrea Branzi 89 Giacomo Brenna 84 Alberto Breschi 89 Cristina Bronzino 84 Julian Brown 62 Francesco Bruno 84 BTicino 64 Federico Bucci 95 Buhrmann & Partners 40 Giovanni Bulian 93 Buro Happold 16 C Cabas 64 Diego Calderón 84 Guillermo Calzadilla 97 Camara Municipal do Porto 101 Campeggi 64 Bruno Campos 84 Guido Canali 55 Gustavo Carabajal 84 Fabio Caracciolo 84 Elena Cardani 50, 88 Francesco Careri 101 Carlo Carrà 97 Cesare Maria Casati 1, 72 Francisco Caseiro 84 Cassina 64 Castello di Rivoli 78, 95 Giuseppe Castelnovo 89 Stefano Castiglioni 60 Achille Castiglioni 61 Fabio Cavallucci 84 CdP design 99
Centro Pompidou Parigi 78 Centro Ricerche Abet Laminati 61 Mario Ceroli 97 Sebastian Cerrejon Hidalgo 86 Cersaie 2006 98 Edoardo Cesàro 89 Pierre Chareau 30, 32 Charlot 98 Angelica Ciocchetti 101 Massimo Cionini 89 Città di Yokohama 72 Antonio Citterio 54, 61 Clairet & Jugnet 97 Brian Clarke 16 Clegg & Guttmann 97 Antonino Colaiacolo 84 Colegio de Arquitecto de Huelva 86 Joe Colombo 61 Commdesign 72 Comune di Firenze 89 Conséil Général de la Vendée 91 Guillermo Vazquez Consuegra 85 Coop Himmelb(l)au 24 Iacopo Corti 89 Anthony Coupe 84 Marie-Alain Couturier 93 Stefanie Crabus 86 Greta Croci 89 Cyberdyne 72 D Irene D’Accardio 89 Roberto D’Agostino 84 D’Ambre Atelier d’Architecture 91 Enrica D’Aula 85 Luna d’Emilio 89 Armando Dal Fabbro 84 Gianluca Darvo 89 Marcelo Degiovanni 84 Valerio Dehò 97 Del Conca 99 C.P. De Leeuw 40 Tamara de Lempicka 96 Antonello De Leo 84 Romano Del Nord 89 Michele De Lucchi 63 Ann Demeester 84 Iacopo De Paola 89 Jacques Derrida 78 Luca di Montezemolo 54 Walt Disney 98 Domotix 64 Claudia Donà 60 Dr.Pfeiler 24 drodesera>centrale Fies 84 DS Mimarlik 16 Freeman Dyson 2 E E&F Architect 91 Edizioni Associati Segno 101 Ege 64 Einaudi 101 Electa 95 Elm Design 72 Elmgreen & Dragset 97 Emcon 40 Shuei Endo 39 Erró 98 Esopo 98 Ignacio Espigares Enrìquez 86 Estorick Collection of Modern Italian Art London 97 Eurostands 60 Euro-Tec 24 Enzo Eusebi 54 F Massimo Fabbri 85 Gianni Fabri 84 Fainsinger & Associates 40 Fantoni 64 Milovan Farronato 96 Jacopo Favara 85 Bárbara Fernández 84 Guido Ferrara 89 Nicola Ferrara 89 Fiera Milano 54, 60 Roberto Fileni 89 Aurelio Fischetti 89 Floor Gres Ceramiche 64 Flos 64 Fondation Louis Vuitton 93 Fondazione Arnaldo Pomodoro Milano 78 Fondazione Velux 93 Claire Fontaine 97 Giovanni Fontana 61 Fontana Arte 64 Juan Carlos Fortes Garrido 86 Foscarini 64 Norman Foster 16, 98 Foster and Partners 16, 88 Gaspar Friedrich 98
Frigerio Design Group 55 Fritsch, Chiari & Partner 24 Aurélien Froment 97 Massimiliano Fuksas 55 Fukuda Doboku Zouen Co. 3 Monica Fumagalli 63 G Peter Gabriel 96 Raphaël Gabrion 84 Abbas Gahrib 50 Alessio Gai 89 Teresa Galí-Izard 85 Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento 84 GAM Torino 95 Rodrigo Garcia 84 Ignazio Gardella 95 Matteo Gatto 55 Bruno Gecchelin 61 Lorenzo Gecchelin 63 Marco Geddes Da Filicaia 89 Frank O. Gehry 93 Gelitin 97 General Planning 100 Rosanna Giallonardo 84 Claudia Giannoni 89 Piero Gilardi 97 GK Sekkei Inc. 72 Sarah Glosauer 24 G-Mark 72 GN Engineering & HB Technik 16 Goldi e Chiari 97 Francisco Gomes 84 Sergio Gomez Melgar 86 Dominique Gonzalez-Foerster 97 Good Design Award 72 GPA-WBV 24 Natalia Grande Alvarez 86 Diego Grandi 99 Grand Palais Parigi 98 Roberto Granitto 84 Andrea Graser 24 Benedetto Gravagnuolo 84 Gregotti Associati International 55 Nathalie Grenon 55 Konstantin Gric 62, 63 Francesca Grilli 84 Grimaldi Forum Monaco 98 Gruppo12 97 Gruppo Faetano 99 Gruppo Manni HP 85 Guardian Luxguard 64 Decio Guardigli 24 Massimo Guidi 89 Elena Gutierrez 24 H Richard Hamilton 97 Keith Haring 97 Guy Harloff 97 Hetich International 64 Virginia Hirschfeld 84 Hitachi 72 Hoesch 64 Helmut Holleis 24 Honda Motor 72 Aneta Hristova-Popovska 84 Albert Hurter 98 I ICE 54 iGuzzini 64 Giancarlo Iliprandi 63 Illy 93 Inda 64 Achille Maria Ippolito 101 Fulvio Irace 95 Olaia Irulegi 86 ISH China 100 Yuki Ishiguru 36 Italia Nostra 100 Italian System for Business 60 Toyo Ito 30 J Japan Industrial Design Promotion Organization(JIDPO) 72 Jesam Tech 93 Kyongsik Jun 84 Junta de Andalucía 85 K Louis Kahn 30 Karina Fire Consultants 16 Kartell 64 Kawasaki Heavy Industries 72 Kengo Kuma & Associates 8, 12 Kenmoku Stone Architect Co 3 Toshiyuki Kita 72 Yves Klein 78 Kleingasse Projektierungs 24 Yuval Knaani 84 Jannis Kounellis 78
Kengo Kuma 2, 72 Kunst Meran 97 Kisho Kurokawa 16 Rei Kurokawa 72 Yayoi Kusama 96 Totan Kuzembaev 84 Oljas Kuzembaev 84 L Marco Lambri 63 Gilad Lan 84 Orietta Lanzarini 95 Alessandro Lattanzi 89 Stefan Laub 24 Ludovico Laura 89 Bertrand Lavier 98 Lea Ceramica 99 Ange Leccia 97 Le Corbusier 30, 93, 95 Hahn Gi Lee 93 Wolfgang Leitgeb 24 Lema 64 Leucos 64 André Lhotee 96 Andrea Libovich 84 Lieu Unique Nantes 97 G. Oliver Löw 61 Ennio Lucini 61 Edwin G. Lutz 98 M Jan Machacek 84 Luca Madera 89 Vico Magistretti 61 Carmelo Majorana 85 Makino Structural Design 8 Roberto Malfatti 87 Maria Vittoria Manghera 89 Fabio Mangone 84 Maria Grazia Manzini 89 Cinhtia Marcelle 84 Giuseppe Marcenaro 96 Federico Marconi 85 Enzo Mari 61 Massimo Mariani 101 Yolanda Marinero Ramos 86 Mario Antonio Arnaboldi & Partners 55 Nina Maritz 40 Juan Antonio Marquez Dominguez 86 Valentina Marsigli 89 Marsilio 101 Francisco Jose Martinez Lopez 86 MART Rovereto 97 Giancarlo Marzorati 55 Enrico Masala 101 Laura Mattioli Rossi 96 Alberto Meda 61 Melview Developments 92 Mathieu Mercier 97 Alfonso Mercurio 54 Metalsigma 100 MI.NO.TER 64 Simone Micheli 55 Andreas Mieling 24 Marianna Milioni 24 Milligram 38 MitsubishiEstate 72 Mitsubishi Motors Corporation 72 Issey Miyake 96 Silvina Mocci 84 Anibal Moline 84 Carlo Mollino 95 Giovanni Montresor 85 Engelen Moore 92 Gioia Mori 96 Morimura & Associates 3, 8 Moroso 64, 93 Olivier Mosset 97 Mottura Serrature 64 Mr. 94 Marco Mulazzani 95 Bruno Munari 61 Fridrich Murnau 98 Museion Bolzano 97 Museo d’Arte Contemporanea Lyon 94 Museo delle Belle Arti Nantes 95 Museo Gallo-Romano Lyon-Fourvière 94 Museo Magnin Digione 98 Museo Quay Branly Parigi 98 N Napoletanagas 84 Paola Navone 61 Manabu Naya+Arata Naya 35 Marco Neri 85 Manfredi Nicoletti 55 Kay Nielsen 98 Nikon Corporation 72 Nikon Vision 72 Nippon Sharyo 72 Ryue Nishizawa 32, 39
Taira Nishizawa 38 Jean Nouvel 30 Novello 64 O Oak Structural Design Office 3 OCAM Oficina de Concursos de Arquitectura de Madrid 86 Daniel Ohana 84 Ohta Co. 3 Kiyoyuki Okuyama 72 Claes Oldenburg 78 Miguel Amaro Oliveira 85 Davide Olivieri 85 Omnidecor 99 Ordine degli Architetti di Roma 54 Gabriella Orefice 89 Maurizio Orlando 89 Paolo Osti 89 OTIS 64 Oxo International 72 P P.H.I. 24 Carlo Paganelli 64 Palazzina dei Giardini Modena 96 Palazzo Ducale Genova 96 Palazzo Reale Milano 96 Palazzo Santa Margherita Modena 96 Roberto Panara 89 Paperino 98 Massimo Passerelli 84 Patriache & Co. 91 Pavin Associati 64 Josè Antonio Pavòn Gonzàlez 86 Bodzak Pawel 24 Permasteelisa 64 Roberto Pezzetta 62 Ugo Piatti 97 Pica Ciamarra Associati 55 Pioneer Corporation 72 Platone 78 Angelo Po 64 Daniel Podmirseg 24 Poltrona Frau 64 Tessier Poncelet 91 Gio Ponti 61 Zivko Popovski 84 Vincenzo Pozzi 101 Premio Compasso d’Oro 60 Gaetano Previati 97 Gonzalo Prieto Rodriguez 86 Alfonso Principe 84 Wolf D. Prix 24 Romano Prodi 54 Prüfstelle für Brandschutztechnik 24 Franco Purini 55 R Raf Rubinetterie 64 Studio Rapsel 61 Rapsel 64 Robert Rauschenberg 78 RenzoPiano Building Workshop 55, 62 Pierre Restany 78 Rexite 64 Viviana Riccato 55 Paolo Rizzato 61 Rockwool 92 Rolling Stones 24 Romolo Romani 97 Emilio Manuel Romero Macias 86 Giorgio Romoli 89 Ugo Rondinone 96 Augusto Rossari 95 Jean-Loup Roubert 91 Bertrand Russell 3 Luigi Russolo 97 Ryuichi Ashizawa Architects & Associates 86 S S333 92 Danir Saifiulin 84 Makoto Saito 72 Ferruccio Salvini 100 Salvini Marmi 100 Samsung Electronics 72 Julio Angel Sanchez Prieto 86 Riccardo Sandias 89 Sanyo Electric 72 Piero Sartogo 55 Peter Saul 98 Amedeo Schiattarella 54 Diego Schmukler 84 Hubert Schoba 24 Schüco 100 Kazuyo Sejima 32 Sembol Construction 16 Gino Severini 97 Gianluca Sgalippa 101 Kazuo Shinoara 30 Sicorap 64 Martin Siewert 84
Silente 64 Diego Silva 84 Antonio Silvestri 89 Simest 60 Skira 96 Finn Skoedt 61 Somec 98 Sony Corporation 72 Ettore Sottsass Jr. 61 Sound Space Design 16 Agata Spaziante 101 Luigi Spinelli 101 Ana Stakic 86 Philippe Starck 62 Paolo Stella 85 Carmelo Strano 78 Studio Biancheri 91 Studio D.A. 54, 55, 60 Studio Dinnebier 16 Studio Marco Piva 64 Studio of Pacific Architecture 92 Studio Pallavicini e Associati 55 Studio Planarch 64 Studio Schiattarella 55, 93 Superflex 97 Akira Suzuki 32 Helmut Swiczinsky+Partner 24 T Tabanlioglu Architecture & Consulting 16 Tabu 64 Mikio Tai 32 Aya Takano 94 Technal 91 Tecniche Nuove 101 Tecno Hold 60 Tecu Architecture Award 100 Gustaf Tenggren 98 Mariko Terada 32 Oscar Terrazas Gonzàlez 86 Eugenio Tessoni 89 Takaharu+Yui Tezuka 30, 38 The Zenitaka Corporation Co. 8 Stefano Tolio 84 Topolino 98 Sofía Torres Pereira 84 Charles Toufic Elasmar 89 Triennale Milano 95 Costanza Trotta 89 Morgane Tschiember 97 TX Activ e Italcementi 99 U Huub Ubbens 63 Luigi Ugramin 84 Università degli Studi di Firenze 89 Università degli Studi di Napoli Federico II 84 University Press/CUEC 101 Tomoyuki Utsumi 38 V Ana Valderrama 84 Valie Export 84 Coosje van Bruggen 78 Vefer 64 Salvatore Velotti 84 Verba Volant 101 Angela Vettese 96 Viega 100 Josè Aljandro Viggiano 89 Mario Virano 55 Vitrifrigo 64 Maurizio Vitta 72, 101 Maurizio Vogliazzo 16 Sara Vogrig 85 Armelle Voinier 24 Giuseppe Vultaggio 84 W Andy Warhol 97, 98 Watanabe General Construction 3 Josef Weichenberger 24 Wilcom 72 Frank Lloyd Wright 2 www.arquitectum.com 84 Y Yasuhiro Yamashita 37 Yetap Architects 93 Z Enzo Zacchiroli 54 Zadra Vetri 64 Zagato-SZ Design 62 Riccardo Zandonini 85 Zatti Arredamenti 64 Giuseppe Zecca 61, 62 Paolo Zermani 89 Peter Zumthor 30
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Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305 Umut Yayin Dagitim Merkezi Yogurtcu Cayiri Cad. No:64/1 Kadikoy Istanbul Fax 0090.216.3484937
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