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Cesare Maria Casati

Per il nuovo anno

For the New Year

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opo venti anni e un mese e all’inizio di un nuovo anno mi sembra giusto dichiarare propositi e programmi per il prossimo futuro della rivista. Di comune accordo con tutta la redazione e gli amici che mi assistono al timone abbiamo deciso di iniziare, mese per mese, dei cambiamenti di indirizzo e di informazione nella ricerca e nell’analisi della situazione internazionale del progetto di architettura, cercando di documentare anche tutte le discipline parallele che, se pur separate, realmente ne fanno parte integrante. Penso al design dei componenti della costruzione e dei beni strumentali e di consumo, come alla creatività nel campo della comunicazione visiva. Importante sarà anche riuscire a documentare la ricerca scientifica e la proposta di nuovi materiali e tecnologie innovative per la costruzione e la produzione. Come da sempre, ma con maggior cura tenteremo di seguire le diverse avanguardie e il nascere dei nuovi linguaggi progettuali, cercando nel limite del possibile e saltuariamente di sperimentare impaginazioni più aggiornate per la lettura delle immagini e dei progetti. Cercheremo di scoprire, segnalare e sostenere i giovani talenti che stanno emergendo in Italia e in diversi Paesi del mondo e daremo spazio alle facoltà di architettura o alle associazioni culturali che avranno la capacità e la possibilità di gestirlo. Da subito abbiamo aperto nella rivista uno spazio per commentare liberamente i nostri scritti e le nostre scelte con tutti i lettori che vorranno intervenire su delle pagine denominate, per essere nei tempi di internet, BLOG di CARTA. Speriamo così di aprire, se ci sarà volontà da parte dei lettori, un dibattito pubblico e internazionale sui temi dell’architettura senza censure o scelte orientate. Dibattito che da molto tempo è assente su giornali o sulle riviste, per non parlare dei canali televisivi. Abbiamo anche iniziato un nuovo progetto editoriale ambizioso per riscrivere la storia dell’architettura contemporanea dalla rivoluzione industriale alla rivoluzione tecnologica, indipendentemente da quanto abbiamo già documentato nei venti anni della rivista, editando dei fascicoli allegati mensilmente alla rivista. Un compendio storico, coordinato da Maurizio Vitta e scritto da diversi autori, aggiornato, di poco costo e destinato a informare in modo rapido e coerente tutti coloro che amano l’architettura e i suoi destini e rivolto in particolare agli studenti per stimolarli ad approfondire lo studio della storia contemporanea secondo un’ottica non accademica. E’ una sfida che cercheremo di sostenere.

fter twenty years and one month and at the start of a new year, I thought it only appropriate to set down the magazine’s plans and projects for the coming year. In agreement with the entire editorial staff and friends who help me at the helm, we have decided, month by month, to make changes to our general approach, and the information we provide, in our research and analysis of the international situation in architectural design, as we also attempt to outline all the other related disciplines which, although separate, are actually integral to it. I am referring to the design of building components and capital/consumer goods like creativity in the field of visual communication. It will also be important to manage to document scientific research and ideas for new materials and innovative technology for construction and production. As always, only with greater care, we will try and keep tabs on the various avant-gardes and emergence of new design idioms, striving as far as possible to experiment occasionally with newer layouts for reading the images and projects. We will try and discover, point out and support young and up-and-coming talents in Italy and other countries around the world, and we will also allocate communication space to any faculties of architecture or cultural associations, which show they are ready and willing to take it on. We have already opened up a space in the magazine where interested readers are free to make their own comments on our articles and choices. In keeping up with the Internet times in which we live, we have called these pages, PAPER BLOG. In this way, if our readers show interest, we hope to open up public, international debate on architectural issues, with no censoring or favouritism. The kind of debate that has been missing from the papers and magazines, not to mention the television channels, for a very long time. We have also started an ambitious new editorial project to rewrite the history of contemporary architecture from the industrial revolution to the technological revolution, independently from what has already been documented in the magazine over its twenty-year history, by publishing monthly supplements enclosed with l’Arca. An historical compendium coordinated by Maurizio Vitta and written by various authors, which will be up-to-date, inexpensive and provide quick and coherent information to everybody who loves architecture and the direction in which it is heading, particularly students so as to encourage them to study contemporary history in a non-academic way. We hope we will be up to this challenge.

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Rudy Ricciotti www.rudyricciotti.com

Opposite page, black concrete structural frame of the National Choreogrpahy Centre in Aix-en-Provence, which opened in October 2006 following a winning competition entry from 1999.

Mario Jeason

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udy Ricciotti è nato nel 1952 ad Algeri, laureato in ingegneria a Ginevra e in architettura a Marsiglia, vive e lavora a Bandol, nel sud della Francia. Appassionato collezionista d’arte contemporanea, figura dal carattere polemico e provocatorio, Ricciotti si impone nel 1994 con lo stadio di Vitrolles, sorta di bunker suburbano nei pressi di Marsiglia espressione di una radicalità critica che lo accompagnerà nell’evoluzione della sua poetica. Tra le opere recenti realizzate o in fase di cantiere, la Filarmonica Nikolaïsaal a Posdam e la ristrutturazione dell’Abbazia di Montmajour vicino ad Arles (2000); il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia (2004, con RCT architectes); il Dipartimento delle Arti dell’Islam al Museo del Louvre (2005 con Mario Bellini); il Palazzo del Festival di Venezia (2005 con 5+1 Architetti Associati), La Mediateca di Colomiers (2005 con Architectes au quotidien). Ha ricevuto nel 2006 il Grand Prix National d’Architecture. Oltre alle architetture, qualche libro completa il suo profilo: H.Q.E, Transbordeurs, 2006; Blietzkrieg: dialogues avec Salvator Lombardo, Transbordeurs, 2005; Paul Ardenne, Codex Rudy Ricciotti, Birkhauser, Ante Prima, 2004, Pièces à convincion. Les interviews vitriol d’un Sudiste, Sens & Tonka, 1998.

Nella pagina a fianco, l’intelaiatura strutturale in cemento nero del Centro di Coreografia nazionale di Aix en Provence inaugurato nell’ottobre del 2006, in seguito a un concorso vinto nel 1999.

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udy Ricciotti was born in Algiers in 1952, graduated in engineering in Geneva and architecture in Marseilles, and now lives and works in Bandol in the south of France. A keen collector of contemporary art and outspoken, polemical character, Ricciotti made a name for himself in 1994 by designing Vitrolles Stadium, a sort of suburban bunker near Marseilles, which embodies a radical critical stance that became an inseparable element of his artistry. Recent works of his, either already constructed or at the building stage, include the Nikolaïsaal Philharmonic Hall in Potsdam and the renovation of Montmajour Abbey near Arles (2000); the Museum of European and Mediterranean Civilisation in Marseilles (2004, in conjunction with RCT architectes); the Department of Islamic Arts in the Louvre (2005 together with Mario Bellini); the Festival Palace in Venice (2005 with 5+1 Architetti Associati), Colomiers Media-library (2005 with Architectes au quotidien). He was awarded the Grand Prix National d’Architecture in 2006. In addition to his architectural output, he has also written some books: H.Q.E, Transbordeurs, 2006; Blietzkrieg: dialogues avec Salvator Lombardo, Transbordeurs, 2005; Paul Ardenne, Codex Rudy Ricciotti, Birkhauser, Ante Prima, 2004, Pièces à convincion. Les interviews vitriol d’un Sudiste, Sens & Tonka, 1998.

La maglia in cemento nero

National Coreography Centre, Aix-en-Provence

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avillon noir, già dal nome l’ultima realizzazione di Rudy Ricciotti si preannuncia nella particolarità e unicità della sua architettura. Inaugurato nell’ottobre scorso, dopo otto anni dall’assegnazione del concorso, il Centro Coreografico Nazionale d’Aix en Provence è un’opera che può guadagnarsi a pieno merito l’appellativo di contemporanea, sia per il concetto funzionale che la sostiene, si tratta di una struttura specificatamente pensata e costruita per la danza, sia per la soluzione linguistica, uno scrigno in cemento nero e vetro in cui si sono ribaltate le tradizionali corrispondenze tra struttura/ossatura, pelle/involucro. E sì, perché l’aspetto che maggiormente colpisce di questa architettura è l’affermazione evidente e manifesta della componente strutturale, declinata dalla maglia portante di nastri in cemento che avvolgono, costringono, serrano l’anima vetrata dove sono contenuti gli spazi di lavoro. Parlando del suo progetto, Ricciotti parla di “bâtiment bondé, un po’ sado-maso, un po’ latex, un po’ cuoio, un po’ guaina, vicinissimo al corpo”, e in effetti il suggerimento all’immaginario erotico che traspare dalla gabbia in cemento è ciò che rende intrigante e unico questo edificio, presenza scultoria e solitaria, eretta in uno spazio costretto ricavato in un quartiere di nuova urbanizzazione. Ma la struttura a geometria variabile che ingabbia la pelle vetrata, il “piacere solitario” che sembra emanare dal rapporto di soggezione tra ingabbiatura e corpo interno, non sono

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altro che il risultato di un percorso matematico ferreo. La provocazione lanciata da Ricciotti è infatti filtrata, sostenuta, giustificata dal supporto del dimensione del calcolo che ha permesso di superare i diversi condizionamenti che si imponevano alla messa a punto dell’idea di progetto. Un cubo di 18x36 metri calato in un’area limitata, solai a portata unica per favorire l’attività dei ballerini, movimento vibratorio dei danzatori, natura sismica del terreno, falda freatica che si alza dal sottosuolo e va a interferire con la sala degli spettacoli a livello interrato e la vicinanza della ferrovia con lo stridore dei treni a fine corsa. L’edificio si è definito sull’accettazione di queste condizioni di difficoltà, si è imposto ad esse con un’immagine certamente forte, provocatoria forse, ma sicuramente adatta alla finalità, funzionale alla danza e alle esigenze dei ballerini, concepita a immagine somiglianza di Angelin Preljocaj, coreografo e direttore artistico dalla compagnia di balletto del Pavillon Noir. Un edificio che nelle intenzioni del suo progettista parla di lavoro, di fatica, di sudore, di energie, di difficoltà e di sforzi umani, ma anche di rigore, di razionalità, di economia, un progetto dove è stato ridotto al minimo l’apporto della materia, il tutto è ridotto a “pelle e ossa” e l’anima, la vita e la dinamica è solo la danza, che traspare dalle superfici vetrate, messa a nudo nell’allenamento quotidiano, alla vista di tutti. Il Pavillon Noir è il primo centro di produzione per la danza, con quattro sale per le prove e una sala per gli spettacoli di

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he name of Rudy Ricciotti’s latest design, “Pavillon Noir”, already evokes the uniquely special nature of its architecture. The National Choreography Centre in Aix en Provence, which opened last October eight years after launching the competition to design it, is a work which is rightly entitled to call itself contemporary, in terms of both its underlying functional concept (it is specially designed for dance) and the stylistic design of the glass and black concrete case, which genuinely inverts the usual correspondences between structure/frame, skin/shell. The most striking thing about this work of architecture is the clear and evident force of its structural form, featuring a bearing web of concrete bands enveloping, encompassing and gripping the glass core holding the work spaces. Speaking about his work, Ricciotti talks about a “bâtiment bondé, a bit sadomasochistic, a bit latex, a bit leather, a bit of a sheath, very close to the body”, and indeed the erotic connotations emerging from the concrete cage are what make this building so intriguing and unique, a solitary, sculptural presence erected in a confined space inside a recently urbanised neighbourhood. But the structure of varying geometric form encompassing the glass skin, the “solitary pleasure” apparently emanating from the hierarchical relations between the frame and inner body, are the outcome of a rigid mathematical process. Ricciotti’s challenging

design is filtered, supported and justified by computational calculations, which made it possible to overcome the various constraints on the development of the basic design idea. A cube measuring 18 x 36 metres set in a confined area, single-size flooring to facilitate the dancers, the vibrating movements of the dancers, the seismic nature of the ground, the water table rising from below ground and interfering with the underground show hall, and the vicinity of the railway line with the screeches of the trains as they come to a halt. The building is designed around a willingness to embrace these tricky conditions, developing what is unquestionably a powerful, perhaps provocative image which certainly adapts to its purposes (carefully geared to dancing and dancers’ needs), created in the image and likeness of Angelin Preljoci, the choreographer and art director of the Pavillon Noir Dance Troop. A building which, in line with the designer’s intentions, speaks of hard work, effort, sweat, energy, obstacles and human endeavour, as well as precision, rationality and economising, a project in which the material involved has been reduced to a minimum, leaving nothing but “skin and bones”, so that its real life and soul are simply dance, which transpires through the glass surfaces, laid bare for all to see during daily training. The Pavillon Noir is the first dance centre with four rehearsal rooms and a 378-seat show hall, where the 24 ballet dancers of the Preljocai Dance Troop and other

Credits Project: Rudy Ricciotti Assistant: Tilman Reichert Associate: Raphaëlle Segond Structures: SEV Ingénierie Acoustic: Thermibel General contractor: Léon Grosse CVC: Crystal Electrical plants: Eurelec/Cirem Sofas: Artelano Wood Frames: SEM Franceschini Mobile Walls/False Ceiling: HED Paint: Jolisol Scenography equipements: AMG Fechoz Client: Ville d’Aix-en-ProvenceSemepa

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A sinistra, dal basso in alto, piante del primo, secondo e terzo piano e sezione longitudinale. Sotto, sezioni trasversali.

Left, from bottom up, plans of the first, second and third floors and longitudinal section. Below, cross sections.

378 posti dove possono esibirsi i 24 ballerini del corpo di ballo Preljocaj e artisti esterni. La volontà di disporre di piani completamente liberi da elementi portanti interni ha suggerito il “bondage” strutturale dell’anima vetrata, che oltre a ricevere i carichi verticali e obliqui è delegata a soddisfare anche al regolamento antisismico PS ’92. E’ il computer che dà le coordinate: “l’edificio viene strutturalmente cinghiato ma con registri differenti, gli elementi in cemento hanno una larghezza variabile e assorbono sforzi diversi. L’ultimo piano assorbe solo quelli relativi al peso proprio dell’ultima piastra con i rispettivi sovraccarichi, mentre il piano terreno riceve i pesi di ogni piastra aumentata dai sovraccarichi degli sforzi accumulati in facciata; quindi con una differenza enorme di calcolo della compressione tra piano terreno e ultimo piano. Ciò che giustifica delle strutture a geometria variabile”. Un edificio “crudo”, senza sentimentalismi, che accetta il rischio della “nudità”, più che della a volte abusata “trasparenza”, ma anche un elogio al linguaggio del corpo, all’espressività del movimento, al piacere del superamento della limitatezza del universo fisico e meccanico. Con spirito provocatorio, ma rigore matematico, Ricciotti ha convinto conquistandosi i favori di artisti e committenza, l’agglomerazione dei Paesi d’Aix, che con un budget di soli 4,6 milioni di euro, di cui 40% proveniente dallo Stato, si è dotata di un segno di indiscussa contemporaneità. Elena Cardani

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outside artists can perform. The idea of having absolutely no interior bearing elements suggested structural “bondage” around the glass core, which, in addition to handling the vertical and oblique loads, is also expected to meet the PS ’92 anti-seismic regulations. A computer provides the coordinates: “the building is structurally belted using different registers, the concrete elements vary in width and absorb various forces. The top floor only absorbs those related to the actual weight of the final column with the respective overloads, while the ground floor handles the weights from each column increased by the overloads from the forces accumulated in the facade; this means there is a huge difference in compression between the ground floor and top floor. This is why the structures have variable geometric forms”. A “crude” building with no room for sentimentality, which accepts the risk of “nudity” rather than the much abused concept of “transparency”. It is also a hymn to body language, the expressiveness of movement, and the pleasure of moving beyond the bounds of the physical-mechanical universe. In a challenging and mathematically rigorous way, Ricciotti has won over the artists, clients and local communities, providing them with what is unquestionably a sign of true modernity at a budget of just 4.6 million Euros, 40% of which coming from the Government.

Il cubo vetrato ingabbiato nella struttura in cemento a geometria variabile. La necessità di disporre di piani a luce libera da sostegni interni, le sollecitazioni meccaniche derivanti dall’attività dei ballerini e la natura sismica del terreno, hanno determinato il dimensionamento degli elementi in cemento che ricevono i carichi verticali e obliqui. The cube set in the concrete structure with a variable geometric form. The need for floors free from interior supports, mechanical stress caused by dancing and the seismic nature of the ground dictated the size of the concrete elements subjected to vertical and oblique loads.

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Particolari della struttura in cemento e di una sala di prova. Il concetto strutturale consente di sfruttare le ampie superfici vetrate per proiettare all’esterno l’attività dei ballerini e quindi relazionando il linguaggio del corpo con la città e i suoi abitanti. Details of the concrete structure and a rehearsal room. The structural concept exploits the wide glass surfaces to the full, so that the dancers’ activities are projected outside and their body language is brought into relation with the city and its inhabitants.

Il Pavillon Noir è inserito in una parcella di terreno di dimensioni limitate, condizionata dalla presenza di un’imponente scalinata, in un quartiere di nuova urbanizzazione progettato dallo

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studio MartorellBohigas. L’edificio si sviluppa in verticale su una pianta di 18x36 m organizzando al suo interno una sala per spettacoli di 378 posti ricavata nel sottosuolo, 4 sale per gli esercizi dei

ballerini, laboratori video, musicali e per i costumi, sala riunioni, amministrazione, centro documentazione, servizi e spogliatoi per i ballerini, spazi di accoglienza per il pubblico.

Pavillon Noir is set on a small plot of land characterised by the presence of a striking stairway in a newly urbanised neighbourhood designed by the Martoll-Bohigas form. The building rises up vertically from a base

measuring 18x36 m. It contains a 378-seat show hall in the basement, 4 rooms for dance training exercises, video workshops, musicals and costumes, meeting rooms, administration offices, a

documentation centre, utilities and locker rooms for dancers, plus reception areas for the general public.

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Una poetica spaziale

Arep

Arep

Shanghai-South Rail Station Credits Project: Arep, Jean-Marie Duthilleul, Etienne Tricaud, Associates: Ecadi (East China Architectural Design and Research Institute) Structure: MaP3, Emmanuel Livadiotti Client: Ministero delle ferrovie, Città di Shanghai

Sezione della stazione Shanghai-Sud inaugurata nel 2006. L’insieme, che costituisce un imponente polo intermodale dove convergono bus urbani, regionali e nazionali, metropolitana, taxi e auto private, è caratterizzata da una copertura di 225 m di diametro costituita da tre strati, brise-soleil all’esterno, policarbonato trasparente e metallo forato all’interno che così combinati lasciano filtrare la luce naturale. Section of ShanghaiSouth Station in 2006. The overall complex, which makes a striking inter-modal junction for city, regional and national buses, the underground line, taxis and private cars, features a roof with a diameter of 225 metres composed of three layers: shutters on the outside and transparent polycarbonate and perforated metal on the inside, combining to let natural light flow in.

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a stazione ferroviaria di Shanghai-Sud, progettata dallo studio Arep, segna una tappa fondamentale per il funzionamento delle stazioni ferroviarie contemporanee. Si basa, infatti, su un sistema intermodale di collegamenti ferroviari, tanto da diventare non solo un ingranaggio ferroviario, ma anche un riuscito luogo d’incontro e di vita cittadina. La stazione è situata in un punto nevralgico della zona in via di sviluppo a sud della città, collocata in un sistema nodale di vie di comunicazione, con sovrappassi e piazze di collegamento, dove la sua forma di cerchio perfetto sfrutta e genera la logica insita di una linea che deve rendere conto a un coefficiente numerico con infiniti decimali come è . Ecco le infinite intersezioni e l’origine della sua forza, tanto da diventare fulcro di un brano di una città come Shanghai. Città, questa, della Cina orientale, situata sulla sinistra del fiume Whang-poo, a circa quaranta miglia dalla sua confluenza con lo Jang-tze-kiang, il cosiddetto Fiume Azzurro. Shanghai è sede universitaria con importanti biblioteche ed è anche sede di commerci e industrie, con il più importante osservatorio astronomico della Cina. Ma Shanghai è soprattutto stazione di testa di una delle principali linee ferroviarie del Paese: la Tientsin-S, via Pukow, Nanchino. I 255 metri di diametro della copertura della stazione, trasparente e artificialmente illuminante, segna come fulcro, il baricentro di fluidi flussi viari, ferroviari e, soprattutto, di scambi interpersonali e di servizi. Ecco l’idea ispiratrice dello studio Arep, ecco cosa appare dalla semplice trasparenza formale di un elemento così importante per la città, basato su una forma elementare. Il gruppo di progettazione francese Arep, fondato nel 1997, è una società multidisciplinare d’ingegneria e d’architettura, impegnata per lo più nella progettazione e pianificazione di luoghi del trasporto e della mobilità. In Francia lavora per il gruppo SNCF; in Cina ha già realizzato le grandi stazioni di Pechino e di Tianjin. Il progetto della stazione Shanghai-Sud è destinato a generare il primo spunto per il rinnovo del concetto di hub ferroviario. L’idea del progetto ha, in questo modo, spinto a una riflessione formale/scientifica, per 60.000 metri quadrati destinati alla stazione, escluso i molteplici allacciamenti; tutti che coinvolgono l’intero territorio della parte sud della città. L’edificio vero e proprio, infatti, di per sé investe una notevole area che domina il suo intorno, il che sta a significare un consistente complesso architettonico destinato a identificare un’intera zona e, in particolare, a indicizzare una volontà di rinnovo attraverso una qualità architettonica, in un contesto già storicamente consolidato. La combinazione vincente di questo intervento è il desiderio di generare una Stazione, come prima accennato, destinata a prevenire i tempi e di affidare la sua immagine all’esperienza di uno studio qualificato come Arep. Ciò che viene subito da osservare è che, malgrado l’uso di un linguaggio contemporaneo, formato da tecnologie avanzate, l’impiego dell’acciaio, del vetro e degli acetati, l’opacità e le trasparenze, sono cuciti in un tessuto progettuale rigoroso e concreto. Il risultato, allora, appare riferito più a una consuetudine di una forma semplice che a una profonda ricerca. Il dubbio può essere vanificato solo se si legge a fondo la qualità che è insita nel progetto: un’umiltà regolata da un’immediatezza dell’impianto architettonico e un uso dei materiali aderente al tema progettuale come, per esempio, l’acciaio della struttura.

La Stazione di Shanghai-Sud va quindi letta come una ripresa degli aspetti fondamentali dell’architettura contemporanea da parte di Arep, che hanno preferito concentrare i loro sforzi su una programmazione pragmatico/linguistica dell’espressione architettonica e sui problemi della tecnica costruttiva, fatti determinanti per la pratica del costruire. In altre parole, i progettisti affrontano energicamente le ultime questioni dell’immediatezza tecnologica e della verità espressiva, posti sotto l’ombrello di un pragmatismo quasi kantiano. Tutto ciò è innovativo anche rispetto alle loro precedenti analoghe proposte architettoniche. Il progetto, per questi motivi, vuole esprimere veramente una via alternativa al filone postmoderno basato su un mix complesso di realismo pragmatico, conoscitivo e linguistico. Si tratta di un cammino articolato che è, però, tra i pochi a emergere, in virtù delle estese conoscenze accumulate nel tempo. Il binomio dei due progettisti a capo di Arep–Jean-Marie Duthilleul e Etienne Tricaud–ha sempre esibito il suo lavoro con un’attenzione quasi filosofica per l’architettura, che evita i facili slogan come il nuovo contro il vecchio, algoritmi contro cognizione incorporata, simboli contro reti neurali, di cui la recente architettura, così detta strutturale, è piena. Proprio questi argomenti hanno spesso diviso il dibattito sulla recente critica architettonica. Proprio nella Stazione di Schanghai-Sud sembra che il loro studio prenda le mosse dall’effettiva ricerca, che mostra la coesistenza di una pluralità di metodologie e di prospettive che sarebbe un errore ridurre a una semplice artificiosità, proprio per la concretezza che ha questo loro ultimo lavoro. E’ così che il progetto vuole difendere la posizione secondo cui il suo atto creativo fa parte di un sistema che non si lascia comprendere con un semplice approccio all’architettura, ma piuttosto attraverso un singolo livello di analisi progettuale. In verità, per quanto riguarda l’ordine della sua struttura portante, si nota come questa sia ordinata da un sistema di algoritmi e da una matematica/fisica dei sistemi legati all’idea progettuale. Neppure una prospettiva disciplinare, come punto di vista critico del progetto, sia essa filosofica, di neuroscienza o di antropologia dell’architettura può portare a un giudizio della formazione di questo progetto, che, in effetti, nasce dall’interazione tra tutti questi punti di vista, dai quali fa scaturire una comprensione del suo processo di costruzione. Insomma una ricerca che si basa sull’intelligenza, intesa come intelligere, piuttosto che attraverso le modalità delle apparenze scontate. In positivo, il risultato più notevole che il progetto ha raggiunto, è di mirare a sottolineare il superamento della distinzione tra interiore ed esteriore e la cognizione in cui i diversi sistemi di approccio al progetto non costituiscono le molte facce destinate a separare i confini rigidi del tema ma, piuttosto, si sforza di realizzare un’interazione a molte facce, tra molti aspetti che il progetto offre al visitatore e al fruitore. Lo studio formale/scientifico del progetto ha richiesto, in questo modo, uno sforzo e una cooperazione interdisciplinare su una scala finora mai sperimentata in un progetto architettonico, adatta a individuare delle risposte composte da molteplici livelli d’organizzazione dello spazio abitativo, compresi quelli che riguardano l’architettura dell’intero, che appare complessa sia dal punto di vista corporeo che culturale e ambientale. Mario Antonio Arnaboldi

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hanghai-South Railway Station, designed by the Arep firm, marks a turning point in the workings of modernday railway stations. It is actually based on an intermodal system of railway links, so that it is not just a railway mechanism but also a popular congregation area and hub of city life. The station is located at a focal point of the southern part of the city currently being redeveloped. It is right in the heart of a web of roadways and rail lines with flyovers and squares, where its perfect circle shape, based on strictly Euclidean geometry, exploits and grounds the logical layout of a line obliged to conform to a numerical coefficient with endless decimals points like . Its force derives from these endless intersections, making it a lynch pin of a fragment of a city like Shanghai. The city is built on the left-bank of the River Whang-poo in eastern China, about forty miles from where it flows into the Jang-tze-kiang, the so-called Sky-blue River. Shanghai is a university city and home of the arts and culture. It has important libraries, plenty of trade and industry, and the most important astronomical observatory in China. But Shanghai is, above all, the terminal station on one of the nation’s main railway lines: the Tientsin-S, via Pukow, Nanchino. The 255-metre-diameter transparent artificially-lit station roof is the hub of a smoothly flowing network of road, rail and (most notably) interpersonal and service links. This was the inspiration behind Arep’s project, which emerges from the simple stylistic transparency of such an important element for the city, based on an elementary form. The French design team, Arep, set up in 1997, is a multi-disciplinary engineering and architecture team mainly involved in designing and planning transport and mobility facilities. It works for the SNCF group in France; in China it has already built important stations in Beijing and Tianjin. The company’s notable professional expertise may be attributed to the fifty-year-old engineer and architect Jean Marie Duthilleul and the managing director, Etienne Tricaud. It is worth adding that the firm also gained further experience designing the Parisian stations of Montparnasse and Gare du Nord, new stations like Lille-Europe and, most significantly, Charles de Gaulle Airport. Thanks to the expertise it has gained, it is easy to see how they can design a project around the barest essentials, drawing out the force to leave an indelible trace on the fabric of Shanghai. The project for Shanghai-South Station is basically destined to provide the first real input for renewing the idea of a railway hub, transferring French engineering know-how over to China. The idea underpinning the project has resulted in a 60,000 square meters formal/scientific design for the new station, excluding all the links connected to the whole of the territory to the south of the city. The building proper actually covers quite an area dominating its surroundings, making it a notable architectural complex characterising an entire zone and, most significantly, indicating a real desire to redevelop through quality architecture in a pre-constructed and historically well-established setting. The winning combination of this project is the creating of a station, as already mentioned, which is ahead of its time and also the commissioning of a well-qualified firm like Arep to design its image. The thing that immediately comes to mind is that, despite drawing on a modern-day idiom based on cutting-edge technology, the use of steel, glass and acetates, all the opacity and transparency are

actually knit into a rigorous and concrete design fabric. The result seems more related to a familiar simple form than to any deep research. The doubt can only be dispelled by really appreciating the inherent quality of this project: a sense of humility governed by the immediacy of the architectural design and use of materials geared to the design theme, like, for instance, the steel structure. ShanghaiSouth Station ought to be interpreted as Duthilleul and Tricaud’s own rendition of the basic ingredients of modern-day architecture, as they have focused their efforts on a pragmatic/linguistic approach to architectural expression and on issues related to construction method, vital factors in the practice of building. In other words, the architectural designers have taken an energetic look at the latest issues in technology and stylistic authenticity under the umbrella of an almost Kantian form of pragmatism. All this is very innovative compared to similar architectural designs they worked on in the past. For these reasons, the project really does set out to provide an alternative to the postmodern based on an intricate mix of pragmatic, cognitive and linguistic realism. It is an elaborate process but one of the few to emerge from all the knowhow accumulated over the years. These two architects have always set out their work with an almost philosophical attention for architecture, which avoids simplistic slogans, such as the new against the old, algorithms against incorporated cognition, symbols against neural networks, which recent so-called structural architecture abounds with. Issues like this have often divided debate on the latest architectural criticism into conflicting and non-communicating fields. In the case of Shanghai-South Station, there seems to be a genuine attempt to bring together a plurality of methods and perspectives, which it would be wrong to reduce to mere artificiality due to the very concrete nature of this their most recent work. The project adopts the stance according to which its creativity is part of a system which cannot be understood through a simple approach to architecture, but rather through a single level of design analysis. In truth, as regards the order of its bearing structure, it can be seen how this is developed around a system of algorithms and the mathematics/physics of systems linked with the design idea. Not even a disciplinary perspective, as a critical viewpoint of design, whether it be philosophical, neuroscientific or anthropologically architectural, will provide the means of judging this project, which actually derives from interaction between all these viewpoints, from which its construction process can be properly understood. In other words, this research method is based around intelligence (in the sense of intelligere) rather than the usual predictable procedures. On a positive level, the most remarkable result of this project is the way it shows how the distinction between inside and outside has been overcome, and the fact that the various systems for approaching the project are not so many different sides separating the rigid boundaries of the issue at hand. On the contrary, there has been a real attempt to create multi-faceted interaction between the various aspects the project offers visitors and users. In this respect, the project’s formal/scientific analysis called for interdisciplinary cooperation and effort on a hitherto untried scale for an architectural project, designed to come up with solutions composed of various levels of organisation of living space, including those encompassing architecture in its entirety, which is complex from a corporal, cultural and environmental viewpoint.

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Arep-Phototheque/S. Bazantay


travi maestre, arcarecci concentrici e tiranti controventanti. Qui, viste della struttura di forma circolare che rende particolarmente fluida l’organizzazione dell’insieme sui sei livelli.

Previous pages, site plan, station plan and rendering of the roof parts, whose structure is the product of superimposing an arborescent form of 18 master beams arranged in concentric circles and windbraced tie-rods.

In this page, views of the circularshaped structure allowing the overall form to be smoothly set over six levels.

Vista notturna e la struttura della copertura dall’interno. La luce è l’elemento fondamentale nella definizione degli spazi di attesa e attività. La luce naturale è integrata da un sistema di lampadari disposti secondo una

trama precisa e rigorosa, mentre una illuminazione indiretta prodotta da lampade inserite nella superficie della sottocopertura, trasforma la stazione in un potente segnale luminoso.

Night-time view and structure of the roof from the inside. Light is the key element in setting out the waiting and operating spaces. Natural light is integrated by a system of lamps set in a carefully gauged pattern, while indirect

lighting from lamps incorporated in the under-roof surface turns the station into a powerful luminous signal.

Arep-Phototheque/S. Bazantay

Nelle pagine precedenti, planimetria generale, pianta della stazione e rendering delle parti costituenti la copertura, la cui struttura è generata dalla sovrapposizione della forma arborescente di 18

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Particolari delle banchine di attesa dei treni e della zona definita “dinamica” dei depositi, servizi e spazi commerciali che sovrasta quella “statica” di attesa dei convogli.

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Details of the platforms for waiting for the trains and the so-called “dynamic” zone of storerooms, utilities and retail spaces above the “static” waiting zone.

La hall della stazione con le sale d’attesa. L’insieme è organizzato in uno spazio circolare attorno al quale è stata fatta ruotare un bretella autostradale in un’ottica di polo intermodale e multiservizi a

disposizione sia dei viaggiatori, sia dei visitatori e avventori comuni. The station hall showing the waiting rooms. The overall structure is set in a circular space around which a motorway

ramp winds to create an inter-modal, multi-purpose centre serving passengers, visitors and regular customers.

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Lapointe Magne Associés

Lapointe Magne Associés

Dinamica e conviviale

National Circus School, Montreal

Credits Project: Lapointe Magne et Associés Principal Architect: Robert Magne Project Team: Frédéric Dubé, Benoît Forcier, Michel Lapointe, Christian Desmarais, Rénald Caron, Vincent Coraini, Benoît Chaput, Laure Giordani, Cyril Charron Project Manager: J.E.Verreault Civil Engineering/ Structural Design: Dessau Soprin Landscape Designers: NIP Paysage Art Integration Design: Pierre Fournier HVAC/Mechanical/ Lighting/ Communication/ Plumbing/Fire Fighting Design: Les Consultants GEMEC Scenic Design: Scéno-Plus Quantity Surveyor: Lapointe Magne et Associés Client: Ecole Nationale de Cirque

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F

ounded in 1981, the National Circus School is one of the world’s very few schools for coaching and training circus performers. Its background is closely tied to the incredible success that the Cirque du Soleil has been enjoying worldwide since 1984. The school, built in Montreal by the Lapointe Magne et Associés architecture firm, is a public institute financed by the provincial government, offering high-school and university level courses awarding a diploma in circus arts after a three-year study programme. The school’s new home has been constructed as part of a more extensive project for a City of Circus Arts, an authentic campus, where the Cirque du Soleil is also located and includes student and artist residences, permanent facilities for performances, parks and public squares. The school building lot is part of a project to reclaim and redevelop an old quarry, Miron Quarry, used for about forty years as a waste dump. In addition to the school, the programme for the 8000-squaremetre project area also comprises the construction of spacious facilities for training, rehearsing and performing shows, a documentation centre, administration offices, facilities for students and professors, public areas, and areas for holding outdoor shows. The school building relates to the horizontal layers of the old quarry, whose base supports a compact but gently raised eightstorey parallelepiped lightened up by the pattern of shutters marking the all-glass south façade. Faithful to the innovative and create nature of the circus, the school is actually designed like a place where there is constant visual contact between the various activities going on. Hence a visual continuum has been created between the classrooms and laboratories, library and offices, and gyms and rehearsal rooms, which helps strengthen the sense of belonging to this institution on the part of people using it and also a feeling of openness to the outside world, the city and the dynamic conviviality of the circus. The building is set out around the cardinal points, with the south and west sections made almost entirely of glass. The main south façade is marked horizontally by the metal bands of shutters cutting through it along its entire length, reducing the inflow of summer sunshine without compromising the possibility of visual interaction between the inside and outside. The sunscreens also form a circulation system which can be sued for maintaining and cleaning the façade on the outside. The west and north facades, shielding the rehearsal rooms, are clad with insulating panels made of translucent glass to optimise the inflow of natural light without glinting. The Lapointe Magne project for this school was awarded the 2005 Prix d’Exellence en Architecture.

Nella pagina a fianco, planimetria generale e schizzo di studio della facciata principale dell’Ecole National de Cirque a Montreal. A sinistra, pianta del piano terra. Sotto, vista dell’edificio che poggia in leggera sopraelevazione su una vecchia cava, innalzandosi per otto piani come un parallelepipedo compatto ma alleggerito dal ritmo dei frangisole che segnano la facciata sud completamente vetrata. Opposite page, site plan and study sketch of the main façade of the Ecole Nationale de Cirque in Montreal. Left, pland of the main floor. Below, view of the building realized on an old quarry, whose base supports a compact but gently raised eight-storey parallelepiped lightened up by the pattern of shutters marking the all-glass south façade. Michel Brunelle

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ondata nel 1981 l’Ecole Nationale de Cirque è una delle pochissime scuole al mondo dedicate all’addestramento e alla formazione di artisti circensi. La sua storia è strettamente legata a quella dello straordinario successo che dal 1984 il Cinque du Soleil riscuote a livello mondiale. La scuola, realizzata a Montreal dallo studio di architettura Lapointe Magne et Associés, è un istituto pubblico, finanziato dal governo provinciale, che offre corsi di studio di livello liceale e universitario, conferendo un diploma in arti circensi con un programma di tre anni. La nuova sede della scuola è stata realizzata nell’ambito del più ampio progetto della Città delle arti circensi, un vero e proprio campus dove ha sede anche il Cirque du Soleil e che comprende residenze per gli studenti e gli artisti, spazi permanenti per le performance, parchi e piazze pubblici. Il lotto riservato alla costruzione della scuola fa parte del progetto di bonifica e riqualificazione di una vecchia cava, la Miron Quarry, utilizzata per circa quarant’anni come discarica. Nell’area di progetto, 8.000 metri quadrati, il programma prevedeva la realizzazione, oltre che della scuola, anche di ampi spazi per l’allenamento, le prove e gli spettacoli, un centro di documentazione, uffici amministrativi, servizi per studenti e professori, aree pubbliche e aree per eventuali spettacoli all’aperto. L’edificio scolastico si pone in relazione con gli strati orizzontali della vecchia cava, sulla cui base poggia in leggera sopraelevazione, innalzandosi per otto piani come un parallelepipedo compatto ma alleggerito dal ritmo dei frangisole che segnano la facciata sud completamente vetrata. Fedele alla natura innovativa e creativa del circo, la scuola è pensata, come un ambiente in cui il contatto visivo tra le varie attività che vi si svolgono sia costante, così dalle aule ai laboratori, dalla biblioteca agli uffici, dalle palestre alle sale prova, è stato realizzato un continuum visivo che contribuisce a rafforzare il senso di appartenenza a questa istituzione da parte di chi ne fruisce e anche il senso della sua apertura verso il mondo esterno e la città e della dinamica convivialità dell’arte circense. L’edificio è orientato sui punti cardinali, con le porzioni sud e ovest quasi completamente vetrate. La facciata sud, la principale, è segnata orizzontalmente dalle fasce metalliche dei frangisole che la tagliano per tutta la sua lunghezza, riducendo l’irraggiamento solare estivo senza compromettere la possibilità di scambio visivo tra esterno e interno. I frangisole costituiscono anche un sistema di circolazione utilizzabile per la manutenzione e la pulizia della facciata all’esterno. Le facciate ovest e nord, che schermano le sale prova, sono rivestite con pannelli isolanti di vetro traslucido che permettono l’ottimizzazione dell’ingresso della luce naturale senza riflessi. Elena Tomei

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Viste della palestra per gli allenamenti. Il programma prevedeva la realizzazione, oltre che della scuola, anche di ampi spazi per l’allenamento, le prove e gli spettacoli, un centro di documentazione, uffici amministrativi, servizi per studenti e professori, aree pubbliche e aree per eventuali spettacoli all’aperto. Views of the gymnasium for students’ training. In addition to the school, the programme also comprises the construction of spacious facilities for training, rehearsing and performing shows, a documentation centre, administration offices, facilities for students and professors, public areas, and areas for holding outdoor shows.

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Particolare della facciata sud, segnata orizzontalmente dalle fasce metalliche dei frangisole che la tagliano per tutta la sua lunghezza, riducendo l’irraggiamento solare estivo senza compromettere la possibilità di scambio visivo tra esterno e interno. I frangisole costituiscono anche un sistema di circolazione utilizzabile per la manutenzione e la pulizia della facciata all’esterno. Detail of the south façade, is marked horizontally by the metal bands of shutters cutting through it along its entire length, reducing the inflow of summer sunshine without compromising the possibility of visual interaction between the inside and outside. The sunscreens also form a circulation system which can be sued for maintaining and cleaning the façade on the outside.

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Il Mudam di Lussemburgo Density and Lightness

I

Hitoshi Maehara/PCF

l Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean progettato da Ieoh Ming Pei è il primo museo d’arte contemporanea realizzato nel Granducato del Lussemburgo. Sorge all’interno del perimetro del ridotto del Fort Thüngen: una tra le fortificazioni abbandonate, e interrate dopo il 1867. L’edificio si trova nel nuovo quartiere Kirchberg, ai margini del centro storico, e si percepisce attraverso le estese superfici vetrate che ne contraddistinguono la sagoma. Nel programma dell’Amministrazione pubblica era previsto che il museo dovesse sorgere sui resti della fortificazione, ora, in parte, utilizzati come Musée de la Forteresse. Un primo progetto del 1990, prevedeva una stretta fusione tra preesistente e nuovo, e lo stesso ingresso al museo era posto in modo che i visitatori dovessero passare per il forte. Questa proposta, pur con molte esitazioni da parte della committenza, non sarà accettata. Nel 1997, Pei presenta una seconda soluzione (che sarà poi quella definitiva) in cui le due strutture risultano indipendenti, e l’ingresso al museo è diretto e rivolto verso Place de l’Europe. Il disegno planimetrico dello spazio espositivo ora parte dalla simmetria dell’impianto del forte, per poi liberarsi nell’alzato da tale referente, inoltrandosi in uno sviluppo di geometrie complesse controllato con estrema eleganza. L’unità della figura architettonica si disarticola, dunque, in un insieme di volumi, ciascuno con una distinta identità iconica. L’organismo è internamente suddiviso su tre livelli. A piano terra s’incontrano un imponente portico d’ingresso, l’atrio con due ampie gallerie, la caffetteria/ristorante, la boutique, i servizi e un padiglione raggiungibile tramite un ponte coperto a vetri; al primo piano gli ambienti espositivi; e, in quello interrato, altri spazi destinati all’esposizione e un auditorium. Il carattere del progetto, dal punto di vista formale, si distingue per la netta contrapposizione tra densità materica del complesso parietale, e leggerezza delle strutture vetrate che “completano” l’immagine dei diversi corpi. L’applicazione di un rivestimento continuo che avvolge l’esterno come l’interno delle murature, realizzato con il bianco calcare di Borgogna, non consente di operare distinzioni tra elementi portanti e portati. Lo spazio espositivo, in questo modo, appare come un ampio, continuo, articolato invaso/contenitore, libero nei suoi percorsi, ricco di situazioni spaziali, e contrasti scalari dal forte impatto emotivo per chi li percorre. In questo senso, è interessante notare come in questo progetto permanga l’eco, anche se non in maniera chiaramente distinta, di precedenti esperienze progettuali, dalla nuova ala della National Gallery di Washington (1968-1978), la cui chiusura parietale verso l’esterno nasconde la raffinata teatralità dell’interno dove spicca lo spazio della “piazza” con la sua pregevole copertura vetrata, alla raffinata tecnologia impiegata per le pareti vetrate della “piramide”, per il progetto del Grand Louvre (1989-1992). Completano il progetto la messa in opera del nuovo parco Dräi Eechelen, progettato da Michel Desvigne in cui si trovano organicamente inseriti l’edificio museale e i resti della vecchia fortificazione. Il Mudam, inagurato nel luglio del 2006, è diretto dalla francese Marie-Claude Beaud, che intende portare avanti un programma culturale che non punta solo a offrire una visione “equilibrata” dell’arte, ma anche a mostrare aspetti in sé problematici, affidando l’immagine e la comunicazione agli stessi artisti. Inoltre, le opere della collezione del museo – raccolte nel corso di un decennio, e rivolte a molteplici campi artistici: pittura, scultura, installazione, video, fotografia, grafica, moda, nuovi media – saranno presentate al pubblico attraverso esposizioni temporanee. La mostra d’inaugurazione “Eldorado”, non a caso attraverso la proposta di un “territorio di sogno verso il quale tendono i nostri desideri”, sviluppa il tema del dialogo tra tutte le forme d’arte. Michele Costanzo

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T

he Grand Duc-Jean Musée d’Art Moderne designed by Ieoh Ming Pei (1990-2006) is the first contemporary art museum to be designed in the Grand Duchy of Luxembourg. It is set inside the perimeter of the redoubt of Fort Thüngen: just one of the abandoned fortifications buried after 1867. The building is located in the new Kirchberg neighbourhood on the outskirts of the old city centre, whose outline can be glimpsed through the extensive glass surfaces marking the new construction. According to the public administration programme the museum was supposed to be built on the remains of the old fort, now partly used as the Musée de la Forteresse. An initial project from 1990 envisaged merging the old and new together, positioning the museum entrance so that visitors had to go through the fort. This first plan was not accepted. In 1997, Pei proposed a revised solution (which was eventually accepted) based on keeping the two structures separate. The museum now had a direct entrance over by Place de l’Europe. The exhibition space is now designed around the symmetry of the fort’s layout before its elevation rises up freely to create elegantly controlled geometric patterns of great complexity. This means the architectural unity is broken down into a set of structures, each with its own distinctive iconic identity. The organism is split entirely over three levels. On the ground floor there is an imposing entrance gate, the lobby with two large galleries, the cafeteria/restaurant, shop, utilities and a pavilion which can be reached across a glass-covered footbridge; there are more exhibition facilities on the first floor, and further display facilities and an auditorium in the basement. Stylistically speaking, the project stands out for the clear contrast between the material density of the wall structure and the lightness of the glass structures “completing” the image of the various constructions. The fact there is a curtain covering made of white Borgogna limestone enveloping both the inside and outside of the walls means there is no distinction between the bearing elements and what they support. In this way the exhibition space looks like a seamless spacious container/contents, with freely flowing pathways full of spatial situations and contrasts in scale, which are emotionally striking for people walking along them. In this respect, it is interesting to note how this project still reverberates with admittedly faint echoes of previous designs, such as those for: the new wing of the National Gallery in Washington (1968-1978), whose walls closed towards the outside conceal the refined theatrical layout of the interior featuring a striking “plaza” space with a lovely glass roof; and the elegant technological features of the glass walls of the “pyramid” designed for the Grand Louvre (1989-1992). The project is completed by being set inside the new Dräi Eechelen Park, designed by Michel Desvigne, smoothly incorporating the museum building and remains of the old fortifications. The Mudam, which opened in July 2006, has a French director, Marie-Claude Beaud, who plans to implement a cultural programme which does not just aim to provide a “balanced” vision of art, but also to show aspects which are problematic in their own right, giving the artists themselves the job of projecting an image and conveying messages. The works actually forming the museum collection (accumulated over a decade) focus on a range of different fields of art, such as: painting, sculpture, installation, video, photography, graphics, fashion and new media – which are planned to be presented to the public in the form of temporary exhibitions. The opening exhibition, entitled “Eldorado”, significantly proposes a “dreamscape towards which we direct our desires” in order to develop the theme of interaction between all art forms.

Il Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean visto dal bastione del Fort Thüngen nel cui perimetro è stato realizzato. Grand-Duc Jean Modern Art Museum seen from the ramparts of Fort Thüngen, inside whose perimeter it actually stands.

Credits Project: Pei Cobb Freed & Partners with Georges Reuter Architectes PCF Team: I.M. Pei (Design Principal), George H. Miller (Partner-incharge - Management), Michael D. Flynn (Partner-in-charge Technical), Hitoshi Maehara (Project architect) GRA Team: Georges Reuter (Principal), Jean Sliepen (Site architect), Christiane Flasche (Site architect), Beatrice Schleich (Site architect), Christian Sine (Management) Project Manager: AT Osborne S.A. Structural Engineer: RFR (Curtain wall, Skylight), Schroeder & Associés Mechanical Engineer: Bureau d’Etudes Jean Schmit Electrical Engineer: Felgen & Associés Lighting Consultants: ARUP London, Fisher Marantz Stone, Projekt Licht Acoustic Consultant: Xu Acoustique Landscape Architect: Michel Desvigne Paysagiste User: Fondation Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean (MUDAM) Client: Ministère des Travaux Publics / Administration des Bâtiments Publics

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A sinistra, planimetria generale (disegno di Michel Desvigne Paysagiste). Nella pagina a fianco, vista del MUDAM da sud-est nel contesto dei bastioni della fortezza, con in evidenza la facciata sud del museo con il grande atrio e il giardino d’inverno.

Legenda sez/Key of Sections 1. Ingresso/Entrance 2. Foyer 3. Grande Atrio/Grand Hall 4. Auditorium 5. Salone/Lounge 6. Sala Meccanica/Mechanical Room 7. Sala Elettricità/Electrical Room 8. Ponte di accesso/Entrance Bridge

Sotto, vista prospettica e pianta del primo piano. A sinistra, dal basso, piante del piano interrato, del piano terra e sezione A-A’.

Left, site plan (designed by Michel Desvigne Paysagiste). Opposite page, view of MUDAM from the south-east in the context of the fort ramparts, showing the museum’s south façade with the large lobby and winter garden.

Below, perspective view and plan of the first floor. Left, from bottom, plans of the underground level, ground floor and A-A’ section.

Kiyohiko Higashide

Legenda piante/Key of Plants 1. Galleria/Gallery 2. Foyer 3. Giardino d’inverno/Winter Garden-Cafè 4. Grande Atrio/Grand Hall 5. Galleria sculture/Sculpture Gallery 6. Padiglione/Pavilion 7. Reception 8. Servizio/Service (Cafè) 9. Ingresso/Entrance 10. Auditorium 11. Salone/Lounge 12. Amministrazione/Administration 13. Ponte di accesso/Entrance Bridge 14. Fort Thüngen

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Kiyohiko Higashide Kiyohiko Higashide Kiyohiko Higashide

Kiyohiko Higashide

Bottom, section of the Park Dräi Eechelen area, showing Michel Desvigne’s landscape design. Above, from top, the entrance façade seen from Place d’Europe, night-time view of the east façade, bird’seye view of MUDAM showing Luxembourg City in the background. Right, view towards the east from the skylight in the winter garden with the large lobby and sculpture gallery in the background. Opposite page, the large lobby seen from the main staircase with The Net (2002) installation by Cia Guo Quiang in the middle.

Kiyohiko Higashide

In basso, sezione dell’area del Park Dräi Eechelen, con la sistemazione paesaggistica di Michel Desvigne. Sopra dall’alto, la facciata d’ingresso vista dalla Place d’Europe, vista notturna della facciata est, vista a volo d’uccello del MUDAM con la città di Lussemburgo sullo sfondo. A destra, vista verso est dal lucernario il giardino d’inverno, sullo sfondo il grande atrio e la galleria delle sculture. Nella pagina a fianco, il grande atrio visto dalla scalinata principale con al centro l’installazione The Net (2002) di Cia Guo Quiang.

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Kiyohiko Higashide

Kiyohiko Higashide

Sopra a sinistra, il giardino d’inverno con la caffetteria progettata da Ronan & Erwan Bouroullec; a destra, la galleria 5 al primo piano, durante la mostra dedicata a Gaylen Gerber, con la copertura a shed in cemento strutturale.

Sotto, la galleria 3 al piano interrato con l’opera Stir Heart, Rinse Heart (2004) di Pipilotti Rist. Opposite page, the sculptures gallery from whose glass roof you can se the large lobby; in the

background, the works Gardens and Fountains (2005) by Andrea Blum and Untitled (1980) by Richard Deacon. Above left, the winter garden and café designed by Ronan & Erwan Bouroullec; right, gallery 5 on the

first floor, during the exhibition devoted to Gaylen Gerber, with the shed roof made of structural cement. Below, gallery 3 in the underground level showing the work Stir Heart, w(2004) by Pipilotti Rist.

Kiyohiko Higashide

Kiyohiko Higashide

Nella pagina a fianco, la galleria delle sculture dalla cui copertura vetrata si vede il grande atrio; sullo sfondo le opere Gardens and Fountains (2005) di Andrea Blum e Untitled (1980) di Richard Deacon.

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N

ato in Malesia, londinese d’adozione e cosmopolita per vocazione, CJ Lim è l’esempio della nuova generazione di architetti del XXI secolo dalla mentalità apolide e di formazione nomadica, ricercatore – argonauta sulle possibilità di sviluppo dello spazio, sedotto dalla demateralizzazione. L’architetto non è strutturalista ma uno sperimentatore di linguaggi e tecniche interdisciplinari che prevedono anche la luce come elementi costruttivi e il disegno virtuale. Nel 1987 Cj Lim consegue la laurea in architettura a Londra, dopo molteplici esperienze internazionali, nel 1994 fonda Studio 8 Architects SA (www.cjlim-studio8.com). L’architetto-teorico dello spazio è direttore del Laboratorio di ricerca architettonica e del Centro di Sviluppo Internazionale della Barlett University Collage de Londres e a partire dal 2000, espone i suoi progetti in tutto il mondo. Il suo curriculum è invidiabile, come le sue esperienze e gli scambi cosmopoliti che lo caratterizzano fin dagli esordi. Nel 2004, l’architetto malese ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia , due anni dopo sempre in questa città sospesa sull’acqua come una bolla di sapone nell’aria, ha esposto al FRAC Centre (Fond Regional D’Art Contemporain du Centre) il progetto “Virtually Venice”, conquistando anche i più scettici con il tema delle spazialità liquide: leit motiv del nostro secolo ipertecnologico caratterizzato da spazi flessibili, estesi, metamorfici. I suoi progetti sono considerati come un punto di riferimento dell’architettura demateralizzata dell’era dell’elettronica, alcuni dei quali fanno parte della collezione permanente del Victoria & Albert Museum di Londra. L’architetto ha già pubblicato una monografia: NeoArchitecture: Cj Lim/Studio 8 Architects (2005), nella quale illustra la sua ricerca di nuovi territori e gli sviluppi di pratiche architettoniche “fluttuanti” in via di sperimentazione. Cj Lim disegna a mano distorsioni geometriche, segni flessibili, orbite ed ellissi estendibili all’infinito, al posto di oggetti architettonici, con l’obiettivo di tracciare un universo astratto, narrativo, poetico, magmatico, “mironiano”, surreale e onirico, nel quale si mettono in discussione le forme solide e i principi costruttivi-funzionalisti accademici. E’ un ricercatore di nuovi parametri di occupazione dello spazio ipertenologico in cui la materia e il funzionalismo strutturale si dissolvono dentro scenari “liquidi”, metafisici, simili ai paesaggi di Tanguy. Cj Lim ha studiato architettura all’Architectural Association di Londra, come Zaha Hadid e Rem Koolhaas, discepoli di Derrida e dei principi del decostruzionismo high tech, dell’architettura-macchina che “divora” stessa, come altri architetti della generazione degli anni Ottanta-Novanta del Novecento. Cj Lim è intressante perché ha fondato i principi della destabilizzazione strutturale, postulando “finzioni di spazio”, “paesaggi meccanici” nei quali si manifestano degli elementi insoliti, tecnovegetali, simili a organismi viventi, neo-cellule germinanti di un D.N.A immaginario, che si ramifica dentro a una territorialità astratta. L’architettura decostruttiva è una “macchina riflessiva” che pensa se stessa, fa uso della tecnologia avanzata e sperimenta materiali innovativi, non per ottenere un’ottimizzazione strutturale e funzionale, ma al contrario per criticarla e mettere in discussione i principi fondamentali dell’architettura “classica”. In questo relativismo architettonico che caratterizza la nostra modernità “liquida” (la definizione è di Baumann), Cj Lim ricerca (ri)composizioni dello spazio o “macchine spaziali” ingranaggi pseudo vegetali, utilizzando il disegno, come gli Archigram. Cj Lim attraverso questa rivisitazione dei processi di decostruzione della materia, analizza con segni, linee, forme, tracce visionarie una indeterminazione spaziale più facile a vedersi nei suoi progetti che a raccontarsi con parole. Sono “paesaggi meccanici” complessi, sintetici che disegnano panorami “post-organici” instabili, per superare i limiti della costruzione funzionalista. Nei suoi territori ibridi convivono due culture, quella Orientale che lavora sul concetto del “vuoto” e l’Occidentale, sedotta dal “pieno” e dal disegno a mano e virtuale. Le “cartografie evolutive” di nuove spazialità extraterritoriali dell’architetto-argonauta disegnano universi atemporali, ipertecnologici , artefatti, labirintici e poetici, volutamente stilizzati come la grafica orientale. Cj Lim sviluppa una architettura narrativa, germinante, come già dimostra uno dei suoi primi progetti “Guest House” (1995, Collection du FRAC Centre), nel quale si nota che la topografia si trasforma in una architettura evolutiva; all’architetto non interessano le forme in sé o gli oggetti architettonici ma cosa possono diventa-

Cj Lim/Studio 8 Architects re, come si trasformano e quali fluttuazioni definiscono nello spazio. I suoi “paesaggi meccanici” trascrivono in maniera quasi ossessiva, il ritmo, l’evoluzione dei segni che definiscono traiettorie di fluidità, sono disegnati con “pictogrammi”, quintessenze dell’eterna genesi insita nel mondo vegetale che si iscrivono in uno spazio liquido, amniotico in modo paradossalmente meccanico. E’ in questa ambiguità del segno che il nostro sguardo si trova in bilico tra mondi naturali e tecnologici, scorre veloce sulle sue “ sequenze narrative”, disegni animati, virtuali che ci raccontano la storia del metabolismo del segno, nel suo farsi e disfarsi imperituro. Le sue neo-architetture sono dimensioni vuote, abitabili, delimitate da muri cinetici e pareti sulle quali si proiettano ombre e fibrillazioni virtuali, su una ipotetica facciata di cristalli liquidi. Cj Lim analizza i processi cinetici di trasformazione, prendendo spunto dalla natura, postulando una “Neo- tecno-Art Nouveau ”, dopo aver tecnologizzato, digitalizzato e sintetizzato correnti progressiste discendenti dall’Arts and Crafts e forme vegetali, organiche Art Nouveau in chiave elettronica. Cj Lim definisce una nuova “ Grammar of ornament ” ispirata a Owen Jonnes che influenzò anche l’architettura organica di Sullivan , Lloyd, Wright, contestualizzandola al presente, nella nostra era elettronica, virtuale, liquida, nella quale i calligrafismi si dissolvono in uno spazio flessibile, fluttuante, evolutivo. Nei suoi progetti i segni proliferano fino al punto di perdere il punto di partenza e in questo sta la sua provocazione decosrtuttivista. La versione originale del progetto “Virtually Venice”, realizzato per il padiglione inglese della Biennale d’Archittteura di Venezia del 2004, s’ispira alle “città invisibili” di Calvino. “Virtually Venice” mette in scena il dialogo ambientato nel XIII secolo tra l’imperatore mongolo Kublai Khan e Marco Polo. Cj Lim ha raffigurato come Kublai Khan ha immaginato Venezia , dopo il dialogo con Marco Polo, esponendo una ricomposizione virtuale della città lagunare, dai contorni e forme architettoniche riconfigurate e ricomposte in uno spazio astratto, suddividendo la città in 6 stazioni (Par Xien Gou Hai, Lido, Giardini, San Marco, Fontana pozzo-pozza, San Michele). Questo progetto mette in scena “narrazioni architettoniche” possibili grazie alla tecnologia, che si sviluppano in una dimensione aerea, surreale, liquida e solida nello stesso tempo e che provocano il nostro sguardo, con quei segni evoluti che ci aiutano a modificare il nostro atteggiamento verso l’architettura ipertecnologica che sogna di superare i limiti della materia. Per Cj Lim, argonauta e ricercatore di (ri)composizioni dello spazio pensato come un labirinto nel quale mutano le forme dell’architettura, tracciato con disegni stilizzati digitalizzati, che portano il nostro sguardo a vedere diversamente, a strutturarsi in armonia con l’evoluzione delle forme, percepite nel loro fluttuare casuale e indeterminato. Tali processualità fluide definiscono segni meno opprimenti e costrittivi, aprendo una finestra sulle dimensioni del pensiero nel quale, sensorialmente o virtualmente si rispecchia l’architettura. I “paesaggi meccanici” di Cj Lim capovolgono il nostro concetto di architettura, ci inquietano perché ci privano di un’unica visione compatta e definitiva, che ci rassicura tanto. I suoi scenari preannunciano lo spazio fluido in cui vivremo e a queste inquietanti meta-dimensioni, ipertecnologiche, non abbiamo ancora fatto l’abitudine, sono paesaggi ibridi in via di esplorazione, che ci costringono a pensare una visione di vita concepita non più in una sequenza temporale lineare fatta di un inizio e una fine, ma nell’indeterminazione. La perenne metamorfosi di territori estesi in liquide dimensioni mette in discussione lo spazio-tempo lineare e omogeneo del nostro ambiente costruito con gli usuali oggetti architettonici solidi e riconoscibili. Prima impariamo a concepire la nostra contemporaneità come uno spazio-labirinto cibernetico, mutante, evolutivo e fluttuante senza un inizio e una fine, e meglio staremo. L’elettronica, la progettazione virtuale, così come la matematica postula architetture primarie, cerca riconfigurazioni spaziali possibili, con elementi indefinibili e in continua trasformazione che in contesti diversi assumono forme diverse. Ci sentiremo più a nostro agio nell’età polimorfica che stiamo vivendo quando impareremo a leggere nei nuovi codici che stanno configurando spazi “altri”, fluidi, in cui per ora si ha la sensazione di naufragare senza poter toccare terra, ma è solo questione di tempo, necessariamente ci adatteremo anche a quest’era elettronica caratterizzata dal dinamismo plastico che Cj Lim ricerca nei suoi progetti di architettura evolutiva-meccanica, cogliendo il ritmo del pensiero sullo spazio che ripensa se stesso. Jacqueline Ceresoli

C

J Lim, who was born in Malaysia, grew up in London and is cosmopolitan by vocation, is an example of the latest generation of 21st-century architects with a stateless mentality and nomadic background, a researcher-Argonaut into the possibilities of developing space seduced by the possibilities of dematerialisation. He is not a structuralist architect but rather an experimenter with interdisciplinary languages and techniques taking light as a constructive element and drawing on virtual design. In 1987 Cj Lim graduated in architecture in London and then in 1994, after gaining plenty of international experience, he set up Studio 8 Architects SA (www.cjlim-studio8.com). This architect-spatial theoretician is the Director of the Architectural Research Laboratory and Centre of International Development at Barlett University College in London and has been exhibiting his projects worldwide since 2000. He has an enviable curriculum and can already boast plenty of experience working all over the world since his career first began. In 2004 this Malaysian architect represented Great Britain at the Venice Biennial and then two years later, again in the city suspended above water like a bubble of soap in the air, he displayed his “Virtually Venice” project at the FRAC Centre (Fond Regional D’Art Contemporain du Centre), winning over even the most sceptical of his critics working on the issue of liquid-spatiality: a leit-motif in our hyper-technological century featuring flexible, extended, metamorphic spaces. His projects are taken as a benchmark for dematerialised architecture in the electronics age, some of which are now part of the permanent collection at the Victoria & Albert Museum in London. He has already published a monograph: NeoArchitecture: CjLim /Studio 8 Architects (2005), in which he outlines his research into new realms and developments in experimental “fluctuating” architectural practices. Cj Lim draws geometric distortions, flexible signs, orbits and ellipses that can extend to infinity, instead of architectural objects, with a view to tracing an abstract, narrative, poetic, magmatic, “Miro-style”, surreal and oneiric world, calling into question solid forms and constructive-functionalist academic principles. He researches into new parameters for filling hyper-technological space in which structural functionalism and matter dissolve into “liquid”, metaphysical scenarios reminiscent of Tanguy. Cj Lim studied architecture at the Architectural Association of London, just like Zaha Hadid and Rem Koolhaas, disciples of Derrida and the principles of high-tech deconstructivism, machine-architecture which “devours” itself, just like other architects from the 1980s-90s. Cj Lim is interesting because he has set the principles of structural destabilisation, proposing the idea of “spatial fictions”, “mechanical landscapes” in which unusual elements emerge, techno-vegetables similar to living organisms, germinating neo-cells with imaginary DNA, which branch out into abstract realms. Deconstructive architecture is a “reflective machine” which thinks for itself, draws on cutting-edge technology and experiments with innovative materials, not in order to achieve “structural or functional optimisation” but, on the contrary, so as to criticise it and call into question the basic principles of “classical” architecture. In the state of architectural relativism characterising the “liquid” modernity of our age (as Baumann calls it), Cj Lim is searching for (re)compositions of space or “spatial machines”, pseudo-vegetable mechanisms, drawing on the resources of design just like the Archigram team. Cj Lim re-works the processes of deconstructing material to analyse signs, lines, forms, visionary traces and a kind of spatial indeterminacy that it is easier to see in his projects than describe in words. These are intricate, synthetic “mechanical landscapes” depicting unstable, post-organic panoramas, in order to move beyond the bounds of functionalist construction. Two cultures co-exist within its hybrid borders, Oriental culture working on the concept of “empty space” and Western culture, seduced by “fullness” and virtual or manual design. The evolutionary mappings of new extra-territorial spatial relations carried out by the architect-Argonaut depict timeless, hypertechnological, artificial, maze-like, poetic universes, deliberately stylised like oriental graphics. Cj Lim develops germinating narrative architecture, as can be seen from one of his first projects “Guest House” (1995, FRAC Centre Collection), in which we can note that the topography transforms into evolutionary architecture; the architect is not interested in forms in themselves or architectural objects, but rather in what they can become, how they transform, and

what kind of fluctuations define space. His “mechanical landscapes” are an almost obsessive transcription of the rhythm and evolution of signs describing fluid trajectories. They are drawn in “pictograms”, the quintessence of the eternal genesis inherent in the vegetable world, inscribed in liquid, amniotic space in an almost paradoxically mechanical way. The ambiguity of these signs leaves us wavering between natural and technological worlds, as our gaze drifts rapidly across its “narrative sequences”, virtual animated drawings telling us about the history of the metabolism of signs, as they take endlessly shape and then lose it. His works of neo-architecture are empty and inhabitable, bordered by kinetic walls and partitions on which virtual fibrillations and shadows are cast across a hypothetical façade of liquid crystals. Cj Lim analyses the kinetic processes of transformation, drawing on nature, postulating a “Neo-techno-Art Nouveau”, after first technologising, digitalising and synthesising progressive currents coming from the Arts and Crafts and vegetable forms, organic art nouveau in an electronic key. Cj Lim has set down a new “Grammar of Ornament” inspired by Owen Jones, who also influenced the organic architecture of Sullivan, Lloyd and Wright, setting it in the present, in our liquid virtual electronic age in which forms of calligraphy dissolve into flexible fluctuating evolutive space. The signs in his projects proliferate until they lose their starting point, and it is here that his deconstructivism challenges us. The original version of the “Virtually Venice” project, designed for the British pavilion at the 2004 Venice Biennial of Architecture, is inspired by Clavino’s “invisible cities”. “Virtually Venice” stages a conversation held in the 13th century between the Mongolian emperor Kublai Khan and Marco Polo. Cj Lim has portrayed the way Kublai Khan envisaged Venice after talking to Marco Polo, providing a virtual re-composition of the lagoon city, whose architectural forms and surroundings are reconfigured and recomposed in abstract space, dividing the city into 6 stations (Par Xien Gou Hai, Lido, Gardens, San Marco, pozzo-pozza fountain, San Michele). The project stages “architectural narratives” made possible thanks to technology, which develop in an airy surreal, simultaneously liquid and solid dimension and challenge our eyes through their evolved signs, helping us to adjust our attitude to hyper-technological architecture as it dreams of breaking the bounds of matter. Cj Lim is an Argonaut and researcher into spatial (re)compositions designed like a labyrinth in which the forms of architecture change, traced through digitalised, stylised drawings, which make us look at things differently, structuring our vision in harmony with evolving forms, perceived as they fluctuate in a random, indeterminate manner. These fluid processes define less oppressive and constrictive signs, opening up a window onto dimensions of thought in which architecture is reflected in either a sensorial or virtual manner. Cj Lim’s “mechanical landscapes” revolutionises our concept of architecture, disturbing us by depriving us of any one single compact and definite reassuring vision. Its scenarios evoke the fluid space in which we live, and we still have no really got used to these disturbing hyper-technological meta-dimensions, hybrid landscapes currently being explored, which force us to envisage life no longer conceived as a linear time sequence with a start and an end, but as indeterminacy. The endless metamorphosis of realms extended through liquid dimensions calls into question the smooth and linear space-time of our environment constructed around the usual solid and easily recognisable architectural objects. The sooner we learn how to view modern-day reality as a cybernetic, mutant, evolutive and fluctuating labyrinth-space with no end, the better we will feel. Rather in the same way mathematics postulates its own primary architectural structures, electronics or virtual design searches for possible spatial configurations with indefinable elements in constant transformation, which, in various contexts, take on different forms. We will feel more at ease in the polymorphic age in which we are living, if we learn to read the codes which are configuring “other” fluid spaces in which, for the time being, we feel we are sinking without touching the ground; but it is only a matter of time, we will inevitably also adapt to this electronic age characterised by the kind of sculptural dynamism which Cj Lim is looking for in his evolutive-mechanical architectural projects, catching the rhythm of thought in space which actually rethinks itself.

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions

Cj Lim/Studio 8 Architects

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Shaftesbury Avenue, London United Cultures of Britain Credits Project: Studio 8 Architects: Cj Lim with Andrew Stewart

Progetto per la trasformazione di Shaftesbury Avenue, la via nel West End londinese che corre per 480 metri tra Cambridge Circus e Piccadilly Circus, in una sorta di foyer pubblico multi-etnico. Da un capo all’altro la strada appare come un monolite continuo ritmato da fasce multicolori che rappresentano le varie attività che vi si svolgono: teatri, mostre virtuali, aree di incontro, ripari, abitazioni, un albergo-capsula. Sulle superfici a livello della strada dei monitor trasmettono continuamente immagini e stralci di conversazioni tratti in tempo reale da ciò che sta accadendo lungo la via. Un programma conviviale, dinamico ed etereo che sfuma il confine tra pubblico e privato, interno ed esterno che mira a enfatizzare la “sinfonia” generata dalla coesistenza multi-razziale.

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Project to turn Shaftsbury Avenue, stretching for 480 metres from Cambridge Circus to Piccadilly Circus in the West End of London, into a sort of multi-ethnic public foyer. From one end to the other, the road looks like one single seamless block decorated with multicoloured strips representing the various activities going on: theatres, virtual exhibitions, meeting areas, shelters, houses, a capsule-hotel. The road-level surfaces are fitted with monitors constantly transmitting images and excerpts from conversations taken in real-time from what is happening along the road. A convivial, dynamic and ethereal programme blurring the boundaries between public and private, interior and exterior, aimed at emphasising the “symphony” generated by multi-racial co-existence.

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Urban Metazoo Credits Project: Studio 8 Architects: Cj Lim with Ed Liu, Michael Kong, P Searles

Concepito come un santuario temporaneo per animali, il Metazoo mira a bonificare un tratto costiero trasformandolo in un terreno di riposo per le anatre durante la loro migrazione; allo stesso tempo si

prevede il filtraggio dei detriti per rendere riutilizzabili le acque. Il progetto trae ispirazione dalle conformazioni che assumono gli stormi durante il volo, a loro volta collegate a quelle dei branchi dei pesci nel mare, come

in un effetto a specchio. Tali movimenti vengono spettacolarizzati tramite una membrana fluida a base di olio viscoso distesa in un tratto di mare delimitato da boe che emettono una

luminescenza pulsante che attrae i pesci in superficie. Questi elementi vogliono suggerire un nuovo tipo di zoo per il terzo millennio, senza gabbie e in grado di celebrare le fantastiche dinamiche della vita.

Designed to be a temporary animal sanctuary, Metazoo aims to salvage a stretch of coastline turning it into a rest area for ducks during migration; at the same time, waste will be filtered so that the waters can be sued again. The project is inspired by the conformations of birds in flight, in turn connected with those of schools of fish in the sea, as in a mirror effect. These movements are made more spectacular by a viscous oil-based membrane spread over a portion of sea bordered by buoys, which gives off pulsating light to attract surface fish. These elements are supposed to indicate a new kind of zoo for the third millennium, with no cages and capable of celebrating the fabulous dynamics of life.

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Sittingbourne Cultural Centre (The First Garden), Kent Credits Project: Studio 8 Architects: Cj Lim with Michael Kong, Ed Liu

Il perimetro esterno di questo centro Culturale è costituito da un edificio continuo a nastro che contiene la biblioteca. Le superfici esterne, punteggiate di minialtoparlanti e video con mega-scritte che riportano frammenti di racconti, sono realizzate con carta riciclata compressa e trattata per resistere alle intemperie. Così se il muro continuo costituisce una sorta di barriera verso l’esterno, gli altri elementi sono pensati per attirare verso l’interno e replicarne una parte verso la città. All’interno gli altri elementi principali (sala proiezioni, spazi espositivi, cortile, postazioni internet, bar, area gioco ecc.), sono organizzati in fasce parallele. I pavimenti sono di pietra, erba, ghiaia; le pareti divisorie sono di vetro; i soffitti sono una sorta di sculture tridimensionali con oggetti flottanti di varia natura (barche, sedie, farfalle di carta…); gli arredi sono costituiti da elementi gonfiabili, da cartone, sedie a sdraio, sopraelevazioni di erba. Tutto, in questo edificio, tende a sovvertire la percezione dei confini esterno/interno, alto/basso, grande/piccolo, originando una specie di paesaggio invertito.

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The outside perimeter of this Cultural Centre is formed by a continuous strip building holding the library. The outside surfaces, peppered with mini-loudspeakers and video screens with giant writings of passages from stories, are made from recycled paper compressed and treated to withstand the bad weather. So, while the curtain wall acts as a sort of barrier, the other elements are designed to draw in and replicate part of the city. On the inside the other main elements (projection room, exhibition space, courtyard, Internet points, bar, play area etc.) are set in parallel strips. The floors are made of stone, grass and gravel; the dividing walls are made of glass; the ceilings are threedimensional sculptures of a sort with various kinds of floating objects (boats, chairs, paper butterflies…); the furniture is composed of inflatable items, cartons, sunbeds, and grass lumps. Everything in this building tends to turn around the way we perceive the boundaries between outside/inside, up/down, big/small, creating a sort of inverted landscape.

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Park of Sand, Chicago Credits Project: Studio 8 Architects: Cj Lim with Michael Kong, Matthew Wells

Il parco è un “paesaggio comunitario” sopraelevato su un prato incolto ed è costituito da una “flotta” di barchegiardino, un grattacielo-vivaio e un ponte levatoio che lo collega a Grant Park. Ogni barca, dotata di sistema antigelo e tubi illuminanti, è piantumata con essenze non indigene di diversa provenienza così da creare un tappeto vegetale multi-etnico e multicolore. Di giorno le barche sono spostate nel lago con delle gru e la griglia di “moli” su cui poggiano si solleva in verticale, lasciando visibile il prato incolto sottostante. I movimenti controllati delle barche sul lago creano una coreografia “verde” sempre mutevole. Il grattacielo-vivaio è una struttura vetrata in cui vengono seminate le essenze che poi andranno sulle barche. Alla sua base vi sono spazi pubblici, magazzini per attrezzi e un mercato di fiori e piante.

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The park is a “community landscape” raised on an uncultivated lawn and composed of a “fleet” of gardenboats, a nurseryskyscraper and drawbridge connecting it to Grant Park. Each boat, equipped with an anti-freeze system and illuminating tubes, is planted with nonindigenous essences from various places, so as to create a multicoloured, multiethnic carpet. During the day the boats are moved around the lake by cranes, and the grid of “piers” on which they rest rises up vertically to reveal the uncultivated lawn below. The controlled movements of the boats on the lake create every-changing “green” choreography. The nurseryskyscraper is a glass structure where the essences are planted before being moved onto the boats. At the base there are public spaces, tool stores and a flower-plant market.

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Fujy/Luca Lancini

Omologata con la natura

Fujy/Luca Lancini

A House for Nature

A

Credits Project: Fujy/Luca Lancini Suppliers: Alulux (roller blinds), Anjofer (plastering), Alumafel (aluminium frameworks), Céramica La Oliva (thermo-acoustic bricks), Cosentino (natural stone), Biohaus (wood fiber thermo insultaion), Grohe (taps), Gala (sanitary ware), Forlady (kitchen products), Lamp (lighting appliances), Jung (motion detectors), Junkers (boilers), Küppersbusch (high-performance household appliances), Pizarras Villar del rey (slate), Sika (chemicals), Repsolgas (propane gas), Saint-Gobain (technical glasses), Saloni/Roberto Verino Collection, Radisa (natural wood panels), Velux (solar energy devices and elements), Trox Technik air shfts network), Union Fenosa, Uponor (floor heating system), Top Timber (woodworks) Client: Mayte Ariza de Alberty

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rchitettura ed ecologia formano, nella nostra contemporaneità, due settori sempre più tangenti, se non organicamente intrecciati. Non solo le soluzioni architettoniche e la scelta dei materiali, ma perfino i sistemi costruttivi cercano infatti di venire incontro alle esigenze imposte dal rispetto dell’ambiente, dalla necessità del risparmio energetico e dalla salubrità dell’abitare. Ciò che un tempo costituiva il coronamento del rapporto fra architettura e natura – trasparenza, luminosità, igiene – non è più sufficiente: il progetto architettonico deve farsi carico di una struttura tecnica crescentemente orientata non tanto verso la naturalità dell’esistenza, quanto verso l’esistenza stessa della natura. Il progetto Fujy, progetto pilota della società Fujy, Arquitectura por Naturaleza, nata in Spagna nel 1999 grazie all’iniziativa di un gruppo di specialisti in architettura e comunicazione, diretto dall’italiano Luca Lancini, esperto in architettura sostenibile, si è fatto carico dell’intero sistema di interventi e di relazioni che forma l’ossatura tecnica e sociale del problema, sintetizzandolo in tre parole chiave nelle quali si riassume la sua ispirazione concettuale: “bontà” come componente etico-sociale, “bellezza” come energia linguistica di base, e “beneficio” come risvolto economico. Queste premesse generali hanno dato vita a una realizzazione nella quale tutte le possibilità messe a disposizione dalle conoscenze e dalle tecnologie contemporanee concorrono a definire una unità abitativa interamente fondata su principi ecologici. Non si tratta di una grande costruzione, giacché sorge su un terreno di un migliaio di metri quadrati, ma già il suo orientamento, segnato da un asse estovest, con il 65% delle facciate rivolte a sud e a nord, affronta il tema della radiazione solare e della ventilazione ottimale. A partire da questa impostazione iniziale, la costruzione declina tutte le soluzioni più avanzate per garantire la qualità dell’ambiente, sia interno che esterno. E’ stata inoltre messa a punto una “dinamica virtuosa” delle apparecchiature e dei materiali, che prende l’avvio dal momento stesso della costruzione, per esempio attraverso l’impiego di una gru con propulsione a gas in fase di cantiere. Il resto segue di conseguenza: il risparmio energetico è garantito dalla diversificazione delle soluzioni (isolamento per inerzia con pannelli di termoargilla, isolamento selettivo con vetri-camera a controllo solare e trattamento di autopulizia, frangisole e persiane di sicurezza, pareti di cartongesso e carta riciclata, sistema di climatizzazione con caldaia elettronica integrabile con impianto a gas propano, pannelli solari e pavimenti radianti, risparmio nel sistema idraulico, massimo sfruttamento dell’illuminazione naturale e uso calcolato di quella artificiale), e la stessa integrazione dell’artefatto nell’ambiente è garantita dalla riduzione al minimo dell’impatto (copertura interamente in ardesia, legno certificato PEFC, equilibrio visivo rispetto alla vegetazione circostante). Su questi elementi tecnici si innestano, come è ovvio, considerazioni di natura formale, che facendo perno sulla qualità dei materiali e sull’incidenza delle soluzioni tecniche, insistono sugli aspetti più propriamente estetici del progetto, che si pone quindi, oltretutto, sul terreno di una sperimentazione linguistica in qualche modo innovativa. Resta da vedere, naturalmente, se l’abitabilità degli spazi, assicurata sul piano tecnico, lo risulti anche su quella dei comportamenti e della quotidiana esperienza di vita. Il rapporto con l’ambiente fa parte di un universo culturale assai complesso, che esige d’essere considerato nella sua globalità, pena il decadimento delle migliori soluzioni a pura velleità, come è accaduto, nell’architettura moderna, al concetto, apparentemente vincente, di “funzione”. Ora la parola d’ordine è quella della biocompatibilità – certamente di ben più alto valore sociale. Occorrerà vigilare affinché essa si innesti a una strategia che non la riduca a semplice soluzione tecnicistica, ma l’innesti nel vivo di un più ampio movimento culturale e collettivo. Maurizio Vitta

I

n our modern-day society, architecture and ecology are increasingly at tangents, if not actually structurally interwoven. Not just architectural features and building materials, but even construction systems themselves attempt to come to terms with the need to respect the environment, make energy savings and create healthy living conditions. What was once the height of interaction between architecture and nature – transparency, luminosity, hygiene – is no longer enough: architectural design has to take on the burden of a technical structure increasingly geared not so much to the naturalness of existence as the very existence of nature. The Fujy pilot project run by Fujy, Arquitectura por Naturaleza, set up in Spain in 1999 thanks to the enterprising work of a team of experts in architecture and communication headed by the Italian expert in sustainable architecture Luca Lancini, has taken on an entire system of projects and relations forming the technicalsocial backbone of the issue at hand, which can be summed up in three key words encapsulating its conceptual underpinnings: “goodness” as an ethical-social factor, “beauty” as basic stylistic energy and “benefit” as a financial repercussion. These general premises have led to a construction in which all the possibilities provided by modern-day know-how and technology combine to form a housing unit based entirely on ecological principles. It is not a big building, because it is constructed an area of about one thousand square metres. Its layout, set on an east-west axis with 65% of the facades facing south and north, tackles the issue of solar radiation and optimum ventilation. All the construction’s cutting-edge features, designed to provide a high-quality interior and exterior environment, work around this basic layout. As well as focusing on integrating the landscape and cityscape, a “virtuoso mechanism” of materials and equipment has also been developed around the very construction process itself, for instance by using a gas-powered crane on the building site. The rest follows on automatically: energy saving comes from the range of basic features (inertial insulation using thermo-clay panels, selective insulation by means of solar-controlled doubleglazing, self-cleaning mechanisms, shutters and safety blinds, walls made of plasterboard and recycled paper, air-conditioning using an electronic boiler fitted with a propane-gas system, sun panels and radiating floors, savings through the water system, maximum exploitation of natural lighting and carefully gauged use of artificial lighting) and the artefact is incorporated in its setting by reducing impact to a minimum (all-slate roofing, PEFC certified wood, visual balance with the surrounding vegetation). Needless to say, these technical considerations combine with other factors of a formal nature, which, hinging around the quality of materials and technical solutions, affect the more distinctly aesthetic aspects of design as it indulges in what in some sense is innovative linguistic experimentation. Of course, it remains to be seen whether the inhabitability of the spaces, ensured on a technical level, is equally effective in terms of behavioural patterns and everyday life experience. Environmental relations are part of a very intricate realm of cultural factors, which needs to be viewed in its entirety otherwise even the best solutions will be reduced to mere fancy, as, in the case of modern architecture, happened to the apparently winning notion of “function”. The key word is now biocompatibility – which certainly has much more noble social implications. We must make certain it is part of a strategy that does not reduce it to being a mere technical feature, projecting it into the heart of a more extensive cultural and collective movement.

Sezione trasversale dell’unità abitativa realizzata a El Escorial, a circa 40 Km da Madrid, come prototipo del progetto “Arquitectura por Naturaleza”. La casa è costruita secondo i criteri dell’architettura sostenibile che garantisce un risparmio energetico fino al 39%. Il progetto bioclimatico permette di sfruttare il calore del sole in inverno, riscaldando gli spazi interni grazie a giardini d’inverno situati in corrispondenza della facciata sud; il sistema “serra” regolato da griglie elettriche e finestre domotiche permette invece di rinfrescare le stanze in estate. Sotto, pianta del primo piano. In basso, pianta del piano terra. Cross section of the housing unit built in El Escorial, about 40 km from Madrid as a prototype for the “Arquitectura por Naturaleza” project. The house is built along the lines of sustainable architecture, ensuring energy savings of up to 39%. The bio-climatic design allows the warm winter sunshine to be used to heat the interiors thanks to winter gardens set near the south façade; on the other hand, the “greenhouse” system controlled by electric grids and domotic windows to cool rooms in summer. Below, first floor plan. Bottom, ground floor plan.

1. Serre Greenhouses 2. Loggetta Small loggias 3. Studio 4. Camere Bedrooms 5. Soggiorno Living room 6. Guardaroba Wardrobe 7. Servizi igienici Toilets 8. Disimpegno Corridor 9. Balcone Balcony 10. Seccatrice solare Solar drier 11. Lavanderia Laundry 12. Cucina Kitchen

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ovest. In queso modo più del 65% delle facciate si orientano verso sud e verso nord, approfittando della possibilità di controllare la radiazione solare e garantire una buona ventilazione degli spazi interni.

Site plan and, below, main façade. Opposite page, east façade. Built on a plot of ground covering just over 1,000 square metres, the rectangular-based building with a ground floor and first floor is

set in an east-west direction. This means 65% of the facades face south and north, exploiting the possibility of controlling solar radiation and ensuring the interior spaces are well ventilated.

Miguel de Guzman

Planimetria generale e, sotto, la facciata principale. Nella pagina a fianco, la facciata est. Costruito su un terreno di circa 1.000 mq, l’edificio, di pianta rettangolare su due piani, si sviluppa sull’asse est-

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Il soggiorno al piano terra e, nella pagina a fianco, particolare della facciata di ingresso rivolta a sud. Il risparmio energetico è potenziato grazie all’integrazione di diversi sistemi passivi e attivi. L’isolamento per inerzia è garantito dall’uso di pannelli di termoargilla su tutto il perimetro della casa, che conferisce un buon rendimento termoacustico. Le pareti sono di cartongesso e carta riciclata, per l’isolamento della copertura sono stati utilizzati pannelli in fibra di legno completamente ricilabili e compostabili. L’isolamento selettivo è garantito dagli infissi in alluminio con rottura di ponte termico, vetrocamera con filtri selettivi a controllo solare e trattamento di autopulizia, persiane di sicurezza isolanti e brise-soleil. The lounge area on the ground floor and, opposite page, detail of the entrance face facing south. Energy saving is enhanced by incorporating various passive and active systems. Insulation by means of inertia is ensured by the use of thermo-clay panels all around the edge of the house, ensuring a good level of heat-sound efficiency. The walls are made of plasterboard and recycled paper, and totally recyclable and compostable fibre wood panels were used to insulate the roof. Selective insulation is ensured by aluminium fixtures with heatbridge rupturing, double-glazing with solar-controlled selective filters and self-cleaning treatment, insulating safety blinds and shutters.

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Viste del soggiorno dalla scala e a destra, della scala stessa. In basso, il corridoio di disimpegno e il bagno. Al primo piano si trovano due camere da letto, i giardini d’inverno per tutte le stanze e una grande terrazza su cui si affaccia la suite, pensata come mini appartamento da utilizzare in un’ottica di razionalizzazione dell’uso degli spazi e dei consumi, nel caso di soggiorni di breve durata e con poche persone. Views of the lounge from the stairs and, right, of the stairs themselves. Bottom, landing and bathroom. The first floor holds the two bathrooms, winter gardens for all the rooms and large terrace with the suite off it, designed like mini apartments to be used to make rational use of spaces and consumption, in the case of the lounges just for short periods and accommodating a few people.

Al piano terra, a cui si accede tramite una passerella in legno, concepita per agevolare il passaggio anche a persone portatrici di handicap, si trovano, oltre al soggiorno, la cucina (sotto), la lavanderia con un’asciugatrice

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solare, una camera da letto per gli ospiti e un bagno adattato per portatori di handicap. On the ground floor, which can be reached along a wooden walkway designed to make it easier for the disabled, in addition

to the lounge area, there is a kitchen (below), washroom with solar dryer, guest bedroom and bathroom equipped for the disabled.

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Luisa Fontana

Luisa Fontana

Mimesi o mimetismo? Mimetic House, Schio Credits Project: Luisa Fontana Team: Fontana Atelier Structures Consultant: Adolfo Greselin Plants Consultant: Manens Intertecnica Surveys: Studio tecnico Schiralli Security Coordination: Studio tecnico Scalzotto Main Contractor: Impresa Babic Nedeljko Building Subcontractor: Impresa Samir Kaknjo Electrical plants: BSZ Impianti Elettrotecnici Thermi/Hydraulic Plants: Zanella termoidraulica Interior Floors: A&T Italia Wall Paint: Lain Luigino Frameworks: Bellotto Serramenti Furniture: CM, Maurizio Cavedon Contract Tinsmithery: Lattoneria Industriale Civile Garden: La Ninfea Client: Residence ai Pini (Bruno Ceccon) Administration: Galvan Immobiliare (Umberto Galvan)

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N

el caso della casa per così dire mimetica di Schio (Vicenza), opera di Luisa Fontana, il problema di base è il seguente: che cosa raffigurano le forme dipinte inventate dall’architetto? Per il resto, almeno per quanto riguarda gli affacci esterni, si tratta di un lavoro eminentemente pittorico. Merita allora rendersi conto che valore anno quelle raffigurazioni che, ad ogni modo, sono astratte. Gli antefatti. Una casa degli anni Quaranta del secolo passato in un’area quasi centrale piena di verde. Modesta, la casa, socialmente e architettonicamente. Ciò che stimola la fantasia e l’entusiasmo della progettista è infatti il giardino e in particolar modo la maestosità di due cedri secolari. E’ fatta. La Fontana pensa subito di tramutare tutto in una grande natura, di far in modo che anche l’opera della cultura (l’edificio e l’intervento su di esso da lei elaborato) prenda le forme e i ritmi della natura circostante. Mimetismo pieno. Anziché rifare quel brutto edificio, dopo averlo abbattuto, meglio rifarlo limitandosi a mimetizzarlo. Ovviamente, attraverso l’intervento pittorico, stante il fatto che la struttura non viene intaccata se non nelle piccole integrazioni esterne (ampliamenti) necessari per dare ad ogni stanza i propri servizi igienici e angolo cottura. Sì, perché si trattava di una residenza unifamiliare (7 figli) ora trasformata in 12 monolocali, quattro per ognuno dei 3 piani trovati collegati da un corpo scale e ciascuno attraversato da un corridoio al centro. E torniamo al mimetismo. Intanto sottolineiamo la distinzione tra mimetismo e mimesi, cosa che la Fontana disattende quando scrive “tanto condanno gli interventi di mimetismo nei centri storici rispetto alla storia, quanto condivido la mimesi con la natura”. L’ho già evidenziato: il punto è vedere che tipo di rappresentazione viene realizzata con l’intervento pittorico. Perché se è vero che Luisa Fontana condivide la mimesi con la natura, è non meno vero che qui di mimesi non c’è nulla. C’è mimetismo. Non basta la comune radice delle due parole per sentirsi legittimati a impiegarle indifferentemente. Non c’è mimesi (imitazione) perché la natura

intorno non è imitata. La casa, in effetti, è mimetizzata, nascosta nella natura, è resa confusa in mezzo alla natura, ma senza che la natura sia imitata. Ma andiamo alle forme e ai colori. Questi ultimi sono beige, marrone, verdi, come le divise dei soldati in trincea (o giù di lì) che devono mimetizzarsi con la natura. Ma, visto che di trincee non ce ne sono più, che cosa può avere ispirato la progettista se non le attuali zone di guerra o, se proprio si vuole, di campi e aree di ricerca della pace? Eccola, finalmente: l’architettura à la page, non per ricerca morfologica e strutturale ma perché legata all’attualità. Ahimé, alla triste attualità. Per fortuna che le forme inventate dalla Fontana sono di grandi dimensioni. Ciò determina non già enfatizzazione di esse bensì la loro rarefazione, un loro vivere debordante, quasi svolazzante, sicché l’edificio diventa leggero e come inconsistente, fiabesco. Sono forme astratte che rimandano ai dipinti-sculture di Hans Arp e che non intendono assecondare l’andamento formale della struttura della casa. Questo fatto contribuisce ad allontanare l’idea o l’impressione che l’edificio sia stato semplicemente (o banalmente) decorato con un pittorico valore aggiunto e non richiesto da nulla. Ma c’è un elemento critico che merita sottolineare. Mi riferisco al rapporto tra quest’intervento pittorico e il linguaggio dell’edificio trovato. Quest’ultimo, indipendemente dalla sua modestia architettonica, ha un piglio fortemente razionalista. E’ con coscienza critica che Luisa Fontana contraddice questo razionalismo ricorrendo a forme sostanzialmente organiche tanto da stravolgere radicalmente e non, appunto, superficialmente, il senso dell’esistente. Ma a questo punto, se non c’entra la mimesi, forse non c’entra neanche il mimetismo. Ciò vale anche negli interni dove la tavolozza si ripropone ma alleggerita di molto. Anche qui le forme pittoriche tendono a smussare gli angoli e a contraddire la linea retta grazie anche a sottili giochi di luce. Carmelo Strano

T

he problem underpinning the (in a manner of speaking) mimetic house in Schio (Vicenza) designed by Luisa Fontana is the following: what do the painted forms invented by the architect actually depict? After all, as regards the outside fronts at least, this is basically an eminently pictorial work. It is worth trying to decipher the value and significance of what are basically abstract depictions. Here is the background underpinning the project. A house from the 1940s in an almost central location full of greenery. The house is both socially and architecturally modest, but the designer’s imagination and enthusiasm are triggered off by the garden and, in particular, the two magnificent old cedar trees. That just about covers it. Fontana immediately envisaged turning everything into a natural setting, so that the cultural enterprise (the building itself and the work she planned to carry out on it) takes on the forms and rhythms of surrounding nature. Total camouflaging. Instead of reconstructing the same ugly old building after knocking it down, it would be better to rebuild it by simply camouflaging it away. Obviously, this is achieved by painting, since the actual structure is not touched, except a few small external adjustments (extensions) required to ensure each room has its own utilities and kitchen area. This was once a detached family house (7 children) now converted into 12 bed-sits, four on each of the 3 levels, connected by a stairwell and each with a corridor running down the middle. So let’s get back to camouflaging. We will begin by making a distinction between mimicry and mimesis, something Fontana refers to when he writes “I am as much against mimicry in old city centres in relation to history, as I am in favour of mimesis with nature”. I have already pointed it out: the point is to see what kind of representation is created by the paint work. Because while it is true that Luisa Fontana agrees with mimesis with nature, it is no less true that there is no mimesis here. There is

mimicry. The fact the two words share the same root does not mean they can both be used indifferently. There is no mimesis (imitation) because the surrounding nature is not copied. The house is actually camouflaged, hidden and buried in nature, but without imitating it. But let’s turn to forms and colours. The latter are beige, brown and greens, like the uniforms of soldiers in the trenches (more or less), who have to blend in with nature. But seeing as trenches are a thing of the past, what inspired the designer if not the presentday war zones or, if you like, the fields and areas where the quest is for peace? So here, finally, we have what might truly be described as in vogue architecture, not due to the morphologicalstructural experimentation it embodies but because it is tied to current affairs. However sad, alas, the news is at the moment. Fortunately, the forms invented by Fontana are big, which rarefies rather than emphasises them, letting them overflow with almost fluttering life, so that the building becomes as light and substance-less as a fable. These abstract forms evoke Hans Arp’s paintings-sculptures and are not supposed to follow the stylistic flow of the house structure. This fact helps dispel the idea or impression that the building has been simply (or blandly) decorated with just a bit of paint work that nobody wanted. But one critical element is certainly worth pointing out. I am referring to how the paint work relates to the style of the building in question. Despite its architectural modesty, the building is distinctly rationalist in design. And Fontana has deliberately contradicted this rationalism with great critical acumen drawing on basically organic forms to radically (not just superficially) alter the meaning of the old construction. But at this point if there is no mimesis then there is no camouflaging. This also applies to the interiors where the colour scheme is basically the same only in much lighter shades. Here again the pictorial forms tend to smooth the edges and contradict straight lines, thanks also to subtle lighting effects.

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Dal basso in alto, piante del piano rialzato, dove si trova l’ingresso della casa di abitazione unifamiliare con 12 locali, ristrutturata a Schio (Vicenza) da Luisa Fontana; pianta del primo piano; pianta del secondo piano.

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From bottom up, plans of the mezzanine, where the entrance is located to the detached house with 12 rooms in Schio (Vicenza) restructured by Luisa Fontana; plan of the first floor; plan of the second floor.

Schizzo del prospetto est.

Sketch of the east elevation.

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Below, views of the residential building before the restructuring work. Bottom, right and opposite page, views of the exteriors and surrounding garden. The camouflaging of the outside walls was a process of cancelling out form in search of harmony and fluidity with nature. The window frames adapt to the colour scheme taking on the colour of their surroundings.

Adriano Pecchio

Sotto, viste della palazzina residenziale prima dell’intervento di ristrutturazione. In basso, a destra e nella pagina a fianco, viste degli esterni e del giardino circostante. La mimetizzazione dei muri esterni è stato un processo di annullamento della forma alla ricerca di armonia e fluidità con la natura. I telai delle finestre si adattano all’inserimento cromatico assumendo il corrispondente colore al contorno.

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Viste degli ambienti interni. Le dodici stanze sono state convertite in monolocali dotati ciascuno di angolo cottura e servizi, ricavati all’esterno del corpo edilizio esistente attraverso piccoli ampliamenti.

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Views of the interiors. The twelve rooms have been converted into bed-sitters, each with its own kitchenette and utilities, built onto the outside of the main construction by means of small extensions.

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UCX Architects

UCX Architects

Balconate extra-large

Urban Cactus, Rotterdam

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Credits Project: UCX Architects/Ben Huygen and Jasper Jägers, with Carola Baldomar, Maidie van den Bos and Katja Fischer Structure: CAE Nederland bv/Hans Ketel Costs Consultant: Van der Ree & Vermeulen/Arie van der Ree Client: Estrade Projecten/Vestia Rotterdam Feyenoord/Floor Oskam

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oes humour belong to architecture? Questa domanda, parafrasata da Frank Zappa, potrebbe non sembrare essenziale per la professione dell’architetto, così seriosa e autocompiaciuta. Architetti barbuti che impongono da sempre le loro visioni del mondo, della storia, dell’umanità, che pretendono di aver capito i massimi sistemi e poi costringono la gente a vivere in alveari senza qualità e poesia. Ma non è più realistico pensare che non esista un’architettura assoluta, che invece esistano più architetture, tante quante gli individui e che ognuno ha il diritto di abitare come vuole? Per fortuna esiste tutto un mondo di architetti diversi, che pensano al loro lavoro senza credere di essere demiurghi infallibili, o di essere gli unici eredi dei Grandi Maestri, ma che svolgono un compito con leggerezza e con concretezza, e – perché no? – con divertimento e autoironia. Tutto va sempre valutato con attenzione e specificità, nel confronto continuo con la forza primaria dei desideri di chi deve abitare: così l’architettura è la riflessione fatta di muri, di finestre, di pietre o di vetro che l’architetto esercita per cercare di capire i suoi simili, magari strappando un sorriso. Allora ben venga anche un sano sense of humour e il divertimento di questo Urban Cactus pensato per il porto di Rotterdam da UCX architects. La giocosità della denominazione sembra quasi un prendersi in giro da sé, prima che gli altri lo facciano. E’ anche una precisa scelta di branding: dare una identità precisa al prodotto architettonico, sfruttando il rimbalzo dei media, con un’immagine semplice, facilmente assimibilabile. E quale miglior marchio di un’idea efficace, evocativa, dove c’è sostanza di pensiero, oltre il semplice apparire? Per una volta lasciamo perdere i giochini computeristici, che ormai vengono prodotti anch’essi su commissione nei Paesi asiatici, dove la manodopera è meno cara, quasi fossero palloni della Nike, rendering di una realtà virtuale tutta uguale e sempre più autoreferenziale. Parliamo qui invece di una “realtà reale” (rubo questa definizione azzeccatissima agli architetti Mateus di Lisbona). Realtà reale in questo caso significa il desiderio di coniugare la natura e la città, il verde e il costruito. Non si vive in un rendering 3D, ma in una casa concreta. E la coscienza ecologica oggi non è più solo preoccupata dei destini del pianeta, ma ben più realisticamente tutti vogliono un pezzo di natura per sé, da curare e da godere. Quante volte sono state irrise le villette a schiera con il pezzetto di giardino da coltivare? Ma andiamo a leggere il bisogno che c’è dietro da non criminalizzare: privacy, silenzio, possibilità di creare un poco di giardino per sé, magari coltivare il proprio orticello (è forse un crimine?). Pensiamo invece al destino di molti parchi “collettivi” disegnati dal paesaggista insigne di turno, che diventano depositi di rifiuti perché nessuno li cura e gestisce con amore. Molti giovani oggi desiderano poter vivere a contatto

con la natura, ma al contempo desiderano stare nella città, dentro il turbine della vita sociale fatta di rituali di incontro, bar, locali, ristoranti, discoteche. Come fare a conciliare queste esigenze in un organismo architettonico senza cadere nei soliti modelli tipologici, cercando uno scatto in più per giungere a un simbolo urbano di qualità? Questo più o meno è il tema che è stato commissionato a UCX da Vestia Rotterdam Feyenoord/Estrade Projecten per portare un nuovo sviluppo sulla spina di Binnehaven, circondata dalle architetture innovative della zona di Kop van Zuid. Questo spazio portuale oggi silenzioso, testimone di un passato irreversibile, potrebbe generare uno scatto di vita. Il cactus urbano di UCX potrebbe diventare il landmark di una urbanità simpatica e gioiosa e forse, ingegnosa. Il progetto ha il suo nocciolo nella torre di distribuzione verticale, grande colonna che contiene 98 abitazioni suddivise in 19 piani. I moduli abitativi vanno dai 65 ai 110 metri quadrati di pavimento, con piani tipo differenziati da 4 o da 6 appartamenti. A terra spazi commerciali e nel plinto di fondazione l’entrata, le cantine e i parcheggi. Fin qui niente di strano, se non un corretto concetto di housing, ma la genesi del progetto si sviluppa nelle balconate extra large, che si evolvono tramite un processo di frammentazione e rotazione, attorno al cuore dell’edificio, fino a formare una figura articolata di sapore naturale. Le terrazze vetrate diventano giardini rotanti, che imprimono dinamismo e vitalità al totem urbano. Quasi una germinazione spontanea, una crescita virulenta che rende il progetto uno strabordare di verde privato. Cactus fiorito. Un eccedere, una cascata, un eccesso se vogliamo, ma chi non vorrebbe stare su un balcone così a guardare le luci del porto di sera? Visto in pianta il piano tipo sembra un fiore con sei petali, la cui sovrapposizione genera la figura finale. Sembrerebbe un gioco combinatorio da ragazzi, ma in realtà quello che c’è sotto è la professione vissuta come ricerca dell’idea, della chiarezza visionaria e ambiziosa. UCX individua i problemi della città e offre risposte al passo con i tempi, i tempi del “super presente”, dove non c’è spazio per nostalgie e neanche per attese messianiche, ma tutto è vissuto qui e ora, nell’istante che si consuma. Le immagini scadono presto, come lo yogurt nel frigo, allora all’architetto si richiede di parlare chiaro e semplice, dando risposte pratiche, ma stimolando la mente e la fantasia. Il compito è arduo, perché la dimensione spettacolare ed emozionale è tanto importante quanto la tecnica e l’attenzione alla fattibilità. Non si concedono sconti e l’idea è sempre la vincitrice. Ma come non cedere di fronte allo spettacolo di questi giardini pensili che slittano uno sull’altro, immaginando la ricchezza di vegetazione su questa torre di cristallo? Stefano Pavarini

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oes humour belong to architecture? This question, paraphrasing Frank Zappa, might not seem very crucial for the profession of architecture, which is so serious and smug. Bearded architects imposing their visions of the world, history and mankind, who claim to have understood the big systems and yet force people to live in hives with no qualities or poetry. But would not it be more realistic to assume that there is no one absolute form of architecture, that, on the contrary, there are as many different architectures as there are individuals and that everybody has the right to live how they see fit? Fortunately, there is a whole world of different architects, who think about their work without believing they are infallible demiurges or the only descendents of the Great Masters, preferring instead to perform their tasks with levity and concreteness, and why should not there be? Everything always needs to be assessed with very careful and specific attention, constantly bearing in mind the primary goal of satisfying the future inhabitants’ desires: so architecture is a reflection, composed of walls, windows, stones or glass, of the architect’s efforts to try and understand his fellow man, possibly obtaining the odd smile. So a healthy sense of humour is only too welcome, as is the fun nature of this Urban Cactus designed by UCX Architects for the Port of Rotterdam. The playfulness of its name almost seems to be its own way of making fun of itself before anybody else does. It is also a very carefully gauged branding operation: giving the product a very definite identity and exploiting media coverage by means of a simple, easily digested image. And what could be a better brand than a strikingly effective idea, which plenty of thought has gone into and is more than just appearance? For once we will not be bothering with the kind of computer creations, which are now custom-designed for Asian countries, where labour is cheaper, as if they were Nike footballs, renderings of the type of virtual reality that is always the same and inevitably self-referential. Here, on the other hand, we are talking about “real reality” (I am stealing this spot-on definition from the Mateus architects from Lisbon). In this case, real reality means the desire to combine nature and the city, landscaping and buildings. People do not live in 3D renderings but in real houses. And nowadays ecological awareness is not only concerned with the planet’s fate, but much more realistically everybody wants their own piece of nature to look after and enjoy. How often have little terraced houses with their own gardens been ridiculed? But let us look at the needs behind this that should not be criminalized: privacy, silence, the possibility of creating a bit of garden for yourself or your own little allotment (is that a crime?). Just look at all the “communal” parks designed by the landscaper of the moment, which turn into waste dumps because nobody bothers to look after

or manage them with love. Nowadays, lots of people want to live in contact with nature, while at the same time staying in the city, in the melting-pot of social life with all its meeting places, bars, night spots, restaurants and clubs. How can these needs be reconciled in an architectural organism without lapsing into the usual stylistic types, striving instead to take a leap forward towards creating a landmark of urban quality? This is more or less the basic issue that Vestia Rotterdam Feyenoord/Estrade Projecten commissioned UCX to achieve, in order help further redevelop the backbone of Binnehaven, surrounded by the innovate architecture of the Kop van Zuid zone. This port area, now the silent witness to an irreversible past, could be injected with fresh life. UCX’s urban cactus might become a landmark for pleasant, playful and perhaps even ingenious urbanity. The hub of the project is the vertical distribution tower, a large column holding 98 flats spread over 19 floors. The housing units range from 65-110 square metres in floor size, with standard floors accommodating 46 apartments. At grade level there are retail spaces and the foundation plinth holds the entrance, cellars and garages. So far there is nothing strange about this, expect for the fact it embodied a proper concept of housing, but the project then really develops around the extra-large balconies, which evolve through a process of fragmentation and rotation around the core of the building, forming an articulated figure with a natural feel to it. The glazed terraces turn into revolving gardens, which instil this urban totem with dynamism and life. It is almost a sort of spontaneous germination, virulent growth making the project a flourish of private greenery. A blossoming cactus. An overflow, a cascade or even a piece of excess if you like, but who would not like to go out onto a balcony like this to look at the lights coming from the port in the evening? A standard floor plan looks like a flower with six petals, whose overlapping creates the final figure. It looks like a simple children’s puzzle, but in actual fact it is underpinned by architecture taken as research into an idea with visionary and ambitious clarity. UCX has identified the city’s problems and has come up with cutting-edge solutions geared to the “super present”, where there is no room for nostalgia or even messianic expectations, but everything is experienced here and now, in the instant as it happens. Images soon fade or go off like yoghurt in the fridge, so an architect is expected speak clearly and simply, providing practical solutions while also stimulating the mind and imagination. This is a tricky task, because the spectacular and emotional side is just as important as technology and attention to feasibility. But how can we fail to be impressed by these dazzling hanging gardens sliding over each other, imagining the maze of vegetation over this glass tower?

Sopra e sotto, diagrammi per lo studio della rotazione dei 20 livelli dell’edificio residenziale Urban Cactus progettato per essere realizzato sul Binnenhaven nell’area di Kop van Zuid a Rotterdam Above and below, diagrams for studying the rotation of the 20 levels of the Urban Cactus residential building designed to be built on the Binnenhaven in the Kop van Zuid area of Rotterdam.

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Piante di tre piani tipo e prospetti della torre che su 19 livelli più il piano terra destinato ad attività commerciali, comprenderà 98 appartamenti divise in tre tipologie che variano dai 65 ai 110 mq, distribuite in gruppi di due o di quattro su ogni piano. Plans of the three standard levels of the tower, which, built over 19 levels plus the ground floor serving commercial purposes, will encompass 98 apartments of three types varying between 65-110 square metres in size, set in groups of two or four over each floor.

Vista dall’alto del modello. La configurazione e la rotazione di ciascun piano rispetto a quelli adiacenti, consente a ciascun appartamento di avere un’area privata destinata a giardino. View of the model from the top. The layout and rotation of each level in relation to those around it enables each apartment to have its own private garden area.

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Particolari dei terrazzamenti coltivati che caratterizzano l’affaccio di ogni appartamento, conferendo all’intero edificio un aspetto continuamente cangiante. Details of the cultivated terraces characterising the front of each apartment, giving the entire building a constantly shimmering effect.

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Il modello dell’Euromed Center in dettaglio e nel contesto urbano di Marsiglia. Iniziato nel 2006, il complesso sarà operativo nel 2009. Model of the Euromed Center in detail and set in the cityscape of Marseille. Begun in 2006, the centre will open in 2009.

Idee allo stato solido

Euromed Center, Marseilles

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arafrasando Marc Augé, si potrebbe sostenere che senza architettura la Terra sarebbe un non-luogo planetario; per estensione concettuale è altrettanto legittimo constatare che senza NURBS (acronimo di Non Uniform Rational B-Splines, ovvero: B-Splines razionali non uniformi) non ci sarebbe una architettura contemporanea degna di tale definizione. Il sistema di rappresentazione matematica attraverso cui è possibile creare superfici e volumetrie complesse (il CAD, per intendersi) è sempre più una sorta di objet trouvé “teorico”, uno strumento metodologico che permette di individuare velocemente soluzioni progettuali brillanti e scientificamente ineccepibili: l’oggetto architettonico lo si sceglie attraverso la disamina di una campionatura per certi versi simile alla selezione di particolari sonorità utilizzate soprattutto in composizioni musicali realizzate con l’ausilio del computer. L’information technology, sintagma ossessivo della prassi progettuale contemporanea, è un parametro che supera la visione vitruviana. L’Euromed Center prima di essere un edificio è un evento urbano. La prima esposizione pubblica dell’Euromed Center avviene nel 2006, in occasione del MIPIM di Cannes. Vincitore del concorso internazionale bandito da Euroméditerranée, il progetto di Fuksas ha tutti i requisiti per essere un forte motore di rinnovamento urbano per la zona portuale di Marsiglia. Un rinnovamento non solo sul piano della riqualificazione di un luogo non proprio al massimo livello di conservazione, ma anche un significativo elemento identitario: con le sue forme fluide, neorganiche e lo slancio “spiccante” di un’astronave spaziale, l’effetto “città del futuro” è assicurato. Dunque anche Marsiglia avrà la sua icona ipermoderna al pari di Bilbao che, con il Guggenheim Museum progettato da Frank Gehry, è divenuta una delle città simbolo dell’architettura contemporanea più avanzata. Sempre più impegnato in una sfida che lo vede appassionato ricercatore di universi lontani anni luce dall’immaginario di un’architettura prigioniera del passato, Fuksas trova nella “discordanza” l’elemento generatore di un linguaggio che, attraverso una forte opposizione al contesto urbano, esprime i conflitti e le idiosincrasie dell’ambiente metropolitano. “Creare emozioni, dar vita a un paesaggio”, sono le priorità dell’architetto che non si limita al “maquillage urbano”. L’Euromed Center è un paesaggio a geografia variabile: sono state eliminate vecchie gerarchie come lo scorcio, il punto di vista privilegiato, la suddivisione facciata, retro e fianco. Il complesso è una partitura musicale aperta dove jazz, hip hop, rock ma anche sonorità inusuali: sibili, battiti, fruscii elettromagnetici danno vita a una sorta di dodecafonia multilingue. Insomma, anche l’architettura può essere fusion di tanti generi per essere in sintonia con chi sa cogliere il pulsare dei propri e altrui stati d’animo. Carlo Paganelli

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araphrasing Marc Augé, it might be said that the Earth would be a planetary non-place without architecture; elaborating on this concept, we are just as entitled to claim that without NURBS (an acronym for Non Uniform Rational B-Splines) there would be no contemporary architecture worthy of that name. The system of mathematical representation, which can be used to create intricate surfaces and structures (i.e. CAD), is always a sort of “theoretical” objet trouvé, a methodological tool for quickly identifying scientifically flawless, brilliant ideas: the scientific object is chosen by studying samples in a rather similar way to how certain sounds are chosen to be used in musical compositions created with the help of a computer. Information technology, an obsessive syntagm in modern-day architectural praxis, is a parameter that moves well beyond Vitruvius’s vision. More than just a building to be assessed along “traditional” aesthetic lines, the Euromed Center is an urban event. The Euromed Center was publicly viewed for the first time in 2006 at the MIPIM in Cannes. The winning entry in an international competition organised by Euroméditerranée, the project designed by Fuksas has all the requisites for being a driving force behind the urban redevelopment of the docklands of Marseilles. Redevelopment not just in terms of enhancing a location which is not exactly in great repair, but also by creating a real landmark: its fluid neo-organic forms and “striking” thrust like a spaceship ensure it has a “city of the future” effect. So Marseilles will also have its own hypermodern icon on a par with Bilbao, which, thanks to its Guggenehim Museum designed by Frank Gehry, has become one of the cities most emblematic of cutting-edge contemporary architecture. Fuksas, who is increasingly striving to passionately explore realms which are light years away from the kind of imprisoned architecture of the past, has found in “discordance” the generative force behind a language, which, by contrasting powerfully against the cityscape, expresses the conflicts and idiosyncrasies of the metropolitan environment. “Creating emotions, giving life to a landscape”, are the priorities of an architect who does not just give the cityscape a “makeover”. The Euromed Center is geographically variable landscape: old hierarchies like partial views, privileged viewpoints and the dividing up of the façade into rear and side, have all been eliminated. The complex is an open musical score in which jazz, hip hop, rock and even unusual sounds (hisses, beats and electromagnetic crackling) give life to a sort of multilingual dodecaphony. So even architecture can be a fusion of many different genres, bringing it into harmony with those capable of sensing their own and other people’s states of mind.

Credits Project: Massimiliano Fuksas Landscape Architects: Michel Desvigne Developer: Cogedim Investor: Crédit Agricole Immobilier Structural Engineer and M&E: OTH Building Lease Holder & Management: Hôtel: Marriott, Multiplex: Europacorp of Luc Besson Client: Euroméditerranée etablissement public

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Prospetto ovest, sezioni e piante. Il complesso accoglie diverse funzioni: hotel, sala congressi, cinema multiplex, uffici, ristoranti, parcheggi e parco urbano.

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West elevation, sections and plans. The centre caters for various functions: hotel, conference hall, multiplex film theatre, offices, restaurants and inner-city park.

L’Euromed Center è un grosso intervento che si inserisce nel processo di trasformazione della zona portuale di Marsiglia.

The Euromed Center is a major project fitting in with the process to transform the port area of Marseille.

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Notevole l’offerta degli spazi destinati al tempo libero, per esempio il multiplex con 16 sale che occupa una superficie di oltre 10.000 mq.

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Plenty of room has been allocated to leisure time. For instance there is a 16-screen multiplex film theatre covering an area of over 10,000 square metres.

Il complesso si evidenzia in tutta la sua modernità, sia per le forme fluide che paiono disegnate dal vento e dall’acqua sia per l’esteso impiego di superfici trasparenti, che permettono la vista del waterfront.

The centre stands out for the modernity of it fluid forms that look as if they have been shaped by the wind and water and also its extensive use of transparent surfaces opening up views of the waterfront.

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Moshe Safdie

La nuova porta della città

Vista aerea dell’Integrated Resort a Singapore, un complesso di circa 600.000 mq che comprende spazi espositivi e per conferenze, teatri, hotel, un museo della

Marina Bay Sands, Singapore

L

Moshe Safdie con la recente proposta per il complesso pluriuso a Singapore – la cui inaugurazione è prevista per il 2009 – è sensibile a tutti questi obiettivi, ovvero alle esigenze architettoniche sottese allo sviluppo di una nuova parte di città i cui segni di appartenenza al sito cittadino costiero sono forti, complessi e pluralistici. Il punto cardine del progetto risiede nell’idea di dar vita a un resort integrato in cui l’insieme variegato delle attività di accoglienza, ludiche, commerciali, sociali e culturali, nonché lo sviluppo di un’immagine architettonica totale, diventino punti di forza verso la creazione di un nuovo ambiente urbano. Il vasto complesso, il cui costo di costruzione è di 3,6 miliardi di dollari, è caratterizzato da tre torri alberghiere di cinquanta piani collegate in copertura da uno spettacolare solaio a profilo alare che dà luogo a un tetto giardino, un augmented ground, di poco meno di un ettaro di superficie con un immenso sbalzo verso nord di 50 metri. Alla base le torri sono invece connesse da un atrio continuo, così da conformare un macro sistema edilizio dotato di amenità, plurimi collegamenti e vie di fuga. Tre edifici bassi con copertura a guscio, ubicati lungo l’asse nord-sud del waterfrontpromenade che affaccia verso la città e collegati da uno shopping arcade, contengono un Casinò – il primo a Singapore – un Centro

congressi, un ampio Centro commerciale e due teatri per 2.000 persone ciascuno. E’ stato inoltre ideato un suggestivo Museo delle Arti e delle Scienze la cui copertura concava a forma di fior di loto convoglia l’acqua piovana in una cascata all’interno del volume (idea già realizzata da Safdie all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv) e al contempo conforma la cavea di un teatro all’aperto per 3.000 persone. L’uso di forme curvilinee, avvolgenti e fluide sia in alzato sia in pianta, costituisce uno dei temi progettuali principali che Safdie propone dagli anni Novanta in poi in molte sue architetture, tutte tese allo sviluppo di coinvolgenti spazi interni denominati urban rooms orientati alla sfera sociale e culturale, quali sono il Museo dei Bambini e Centro scientifico a Wichita nel Kansas e il Museo Centro ricerche Crystal Bridges a Betonville in Arkansas. Da una parte, così come avviene nella Biblioteca di Salt Lake City nello Utah o nel Museo delle Arti Telfair a Savannah in Georgia, troviamo lo sviluppo di spazi meta-urbani coperti da grandi vetrate che rievocano in chiave moderna le antiche gallerie ottocentesche realizzando suggestivi prolungamenti degli spazi della città all’interno degli edifici. Dall’altra è riconoscibile la ricerca della definizione di nuovi tipi

Aerial view of the Integrated Resort in Singapore, an approximately 600,000 square-metre complex encompassing exhibition and conference spaces,

theatres, hotel, science museum, commercial areas along the seafront, cafeterias, floating restaurant pavilions and square for hosting events.

di contenitori architettonici tesi a divenire non solo elementi fortemente interagenti con il paesaggio urbano o naturale ma soprattutto luoghi nei quali funzioni, spazialità e sensazioni si trasformano in un’esperienza singolare, così come avviene nello straordinario Museo della Shoah Yad Vashem a Gerusalemme. Il passaggio di Safdie dalle forme euclidee a quelle curvilinee, rienmaniane ed einstainiane, non è casuale. In ogni intervento dell’architetto è presente una ben precisa matrice matematico-geometrica che rispecchia la sua forte affinità elettiva verso il mondo scientifico, verso la meccanica quantistica, la fisica delle particelle, la string theory, la geometria dei frattali di Mandelbrot, ma anche verso la paleontologia e la biologia, da cui ammette di trarre ispirazione sistematico-concettuale, e non formale, alla ricerca di una più approfondita indagine del rapporto tra le possibili conformazioni dell’architettura e le aspirazioni-bisogni degli esseri umani. Questo approccio organico-matematico, messo in atto da Moshe Safdie nel progetto di Marina Bay Sands, è alla base di quella concentrazione di plurimi significati, derivazioni concettuali e simboliche che, nella Nuova Porta della Città di Singapore, puntano a riequilibrare le dinamiche urbane di un Paese in forte crescita. Nilda Valentin

Archpartners

Credits Project: Moshe Safdie and Associates Co-Architects: Aedas Architect, Arup Consulting Engineers, Las Vegas Sands Design Team Builder: Las Vegas Sands Corp.

a questione del rapporto architettura-luogo legata a qualsiasi intervento in ambito urbano non solo racchiude in sé il tema della ricerca di una possibile continuità o di una dichiarata discontinuità nei confronti del contesto, ma richiede anche la consapevolezza di agire su un sito dotato di specifiche caratteristiche identitarie che comprendono sia aspetti fisici e naturali sia la storia e le tradizioni del territorio. Nel caso di Marina Bay Sands a Singapore di Moshe Safdie tali problematiche hanno inciso fortemente su un progetto teso a caratterizzare un vasto settore di città nel quale sarà realizzata un’architettura a scala urbana che, superando la propria dimensione oggettuale, darà vita a una nuova centralità aperta alle richieste di mix funzionale e culturale in grado di esprimere ampie valenze simboliche e territoriali. Il progetto a scala urbana, essendo potenzialmente in grado di sviluppare un’idea di città che, seppur complessa, può essere riconoscibile per coerenza formale nonché per ricerca di specificità con il luogo, è qui inteso soprattutto come principio di ricostruzione che, nel riflettere realtà contestuali, culturali e sociali, diventa strumento ordinatore, definitore e generatore di nuove funzioni e attività sociali.

scienza, aree commerciali sul lungomare, caffetterie, ristoranti padiglioni galleggianti, un albergo, una piazza per eventi.

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La nuova Marina caratterizzata sulla destra dalla struttura dell’ArtScience Museum dedicato alle connessioni tra arti e scienze; di notte la sua copertura si

T

gapore – which is planned to open in 2009 – is geared to all these objectives or, in other words, to architectural demands connected with developing a new portion of city, whose signs of belonging to the coastal city site are powerful, complex and pluralistic. The focal point of the project lies in the idea of creating an integrated resort, in which all the accommodation, play, business, social and cultural activities, as well as the development of a complete architectural image, become the strengths in creating a new urban environment. The vast complex, whose construction cost is estimated at $3.6 billion dollars, features three fifty-storey hotel towers connected at roof level by a spectacular winged floor to create a garden roof, a piece of augmented ground covering just under a hectare in area, with a huge overhang of 50 metres to the north. At the foot of the construction, on the other hand, the towers are connected by a seamless lobby to create a macro building system furbished with amenities, various links and escape routes. Three low buildings with a shell roof, situated along the north-south axis of the waterfront-promenade facing the city and connected by a shopping arcade, hold a Casino – the first in Shanghai – a Conference Cen-

accogliere fino a 10.000 persone. Sulla sinistra, le tre torri destinate a un hotel da 2.500 camere con sulla sommità, al cinquantesimo piano, lo spettacolare Sky

tre, a spacious Shopping Mall and two theatres, each with seating for 2,000. A striking Museum of the Arts and Sciences has also been designed with a concave lotus flower-shaped roof conveying rain water into a waterfall inside the main structure (and idea Safdie has already used for Ben Gurion Airport in Tel Aviv) and, at the same time, shaping the cavea of an outdoor theatre with seating for 3,000 people. The use of curved, enveloping and fluid forms for both the elevation and base is one of the main design themes Safdie has been using since the 1990s for lots of his works of architecture, all aimed at creating enveloping interior spaces called urban rooms serving social and cultural purposes, as in the case of the Children’s Museum and Science Center in Wichita, Kansas, and the Crystal Bridges Research Center Museum in Betonville, Arkansas. On one hand, as with Salt Lake City Library in Utah or the Telfair Arts Museum in Savannah, Georgia, we find that meta-urban spaces covered by large glass windows have been developed to create modern-day renditions of old 19th-century galleries representing striking extensions of city spaces into the buildings. On the other hand, there is clearly an attempt to design new types of architectural containers

Park, un giardino panoramico di un ettaro con piscine. The new Marina on the right of the ArtScience Museum facility devoted to

links between the arts and sciences; at night-time the roof turns into a 3,000seat amphitheatre. In the middle of the Marina there is a long commercial gallery

where the Events Square opens up hosting up to 10,000 people. Left, the towers which will hold a 2,500-room hotel with the spectacular Sky Park on the

fiftieth floor, a panoramic garden covering a hectare furbished with swimming pools.

destined to become not just highly interactive elements with the urban or natural cityscape, but, above all, places where functions, spatiality and sensations turn into a singular experience, as with the incredible Shoah Yad Vashem Museum in Jerusalem. Safdie’s transition from Euclidean to curved Riemannian and Einsteinian forms is not mere chance. Each of the architect’s projects contains a very definite mathematical-geometric matrix reflecting its distinctive elective affinities towards the scientific world, quantum mechanics, particle physics, string theory and Mandelbrot’s fractal geometry, as well as paleontology and biology, from which he admits to drawing systematic-conceptual (but not stylistic) inspiration in search of a deeper survey into the relations between possible architectural conformations and the aspirationsneeds of human beings. This organic-mathematical approach, implemented in Moshe Safdie’s project for Marina Bay Sands, lies at the foundations of that concentration of multiple meanings and conceptual-symbolic derivations which, in the New City of Singapore Port, aim at rebalancing the urban dynamics of a rapidly growing nation. Nilda Valentin

Michael McCann

he issue of how architecture relates to place in any urban construction does not just encompass research into a sense of continuity or openly-stated discontinuity with the setting, it also covers an awareness of acting on a site whose distinctive features include physical and natural aspects and the history/tradition of the area involved. In the case of Moshe Safdie’s Marina Bay Sands design in Singapore, these issues have had a powerful impact on a project aimed at characterising a vast sector of the city, where an urban-scale architectural project will be built, which, moving beyond its own dimension as an object, will create a new sense of centrality open to the demands for a functional and cultural mix capable of expressing notable symbolic and territorial values. Being potentially capable of developing an idea of the city which, however complex, may be recognisable for its stylistic coherence and search for the distinctive traits of its location, the project is here seen as a principle of reconstruction, which, as it reflects context, culture and society, turns into a means of arranging, defining and generating new functions and social activities. Moshe Safdie’s recent project for a multi-purpose complex in Sin-

trasforma in un anfiteatro da 3.000 posti. Al centro della Marina si sviluppa la lunga galleria commerciale nela quale si apre la Piazza Eventi che può

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Archpartners

John Horner/MSA


Nelle pagine precedenti, planimetria generale del complesso; viste del ArtScience Museum e delle torri dell’hotel con sotto la Grand Arcade, sezioni trasversali del museo e della Grand Arcade;

vista notturna dell’anfiteatro sulla copertura del museo destinato a ospitare eventi pubblici.

In alto, vista del complesso dal Marina Bay Park. Sopra, viste della grande spina centrale che contiene oltre alla galleria commerciale, il casino, teatri e il MICE (Meeting, Incentive, Convention

and Exhibition facilities), il complesso di circa 110.000 mq contenente spazi espositivi (41.000 mq) sale convegni (48.000 mq) e quello che sarà il più grande Salone delle Feste dell’Asia con un’area

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– libera da colonne – di 9.200 mq e una capacità di 8.000 persone. Nella pagina a fianco, vista del parco progettato ai piedi delle torri. Top, view of the complex from Marina Bay park.

Above, views of the main central backbone holding, in addition to the shopping mall, a casino, theatres and MICE (Meeting, Incentive, Convention and Exhibition facilities), a complex covering

approximately 110,00 square metres containing exhibition spaces (41,000 square metres), conference halls (48,000 square metres) and what will be the biggest Festival Hall in Asia covering an area – with no columns – of

9,200 square metres with a capacity of 8,000. Opposite page, view of the park designed at the foot of the towers.

Michael McCann

Neoscape

Archpartners

John Horner/MSA

Previous pages, site plan of the complex; views of the ArtScience Museum

and hotel towers with the Grand Arcade blow, cross-sections of the museum and Grand Arcade; nighttime view of the amphitheatre on the museum roof designed for hosting public events.

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Michael McCann

Neoscape

Il Casino, realizzato all’interno della Grand Arcade.

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The Casino, realized in the Grand Arcade.

Il canale coperto che attraversa la Grand Arcade, collegandola via acqua alla baia.

The covered canal which crosses the Grand Arcade, linking it to the bay.

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Area Stazione di Porta Nuova Tutor: Barbara Buzzi Students: Gianluca Barbieri, Elisa Bertone, Edoardo Bianchi

Spazi dell’anima

A Design Workshop for Turin

A

Ospizi rivisitati per il nuovo millennio in progetti didattici della II Facoltà di Architettura Torino/Homes revamped for the new millennium in teaching projects at the 2nd Faculty of Architecture in Turin Laboratorio di Progettazione Architettonica III/ 3rd Architectural Design Workshop: docente/taught by Sergio Ignazio Vitagliani; assistenti/assistants Barbara Buzzi and Graziella Roccella; experts on the subject: Federica Emanuel, Lorenzo Marasso (New York) and Maria Stella Ganio; scholarship-holder: Elena Bielli; contribution for French language part: Anne Françoise Petit

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rchitetture per la spiritualità e l’accoglienza è stato il tema assegnato agli studenti del terzo anno del Corso di Laurea Triennale della II Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, nell’ambito dell’attività del Laboratorio di Progettazione Architettonica di cui sono titolare della docenza, nello scorso anno accademico. L’esercitazione didattica aveva lo scopo d’interpretare attraverso l’architettura il concetto del dialogo tra etnie e religioni differenti, con specifico riferimento a quelle monoteiste (cristiana, ebraica e islamica) nella nostra grave attualità per agevolare una pacifica convivenza. Essa è stata anche il pretesto per riqualificare idealmente alcuni luoghi urbani ed extra urbani dell’area torinese, che sono stati scelti e suggeriti agli studenti con una volontà anche provocatoria: attribuire significati nuovi ai cosiddetti non luoghi della società contemporanea. La lezione teorica deriva dalle considerazioni di Marc Augé sulle tre caratteristiche di un luogo: identitario, ossia tale da contrassegnare l’identità sua e di chi lo usa; relazionale, perché individua i rapporti tra soggetti in funzione di una comune appartenenza; storico, nel rammentare la sua memoria e le radici degli individui (Marc Augé, Non Luoghi, introduzione a una antropologia della surmodernità, Edizioni Elèuthera, Milano, 1993). Le aree, individuate con riferimento al tema del viaggio e del servizio, nel senso di voler attualizzare il carattere architettonicosimbolico degli storici ospizi di carità situati ai valichi di frontiera e lungo gli importanti tragitti d’intercomunicazione tra Paesi e dei noti pellegrinaggi, sono riferite alle stazioni ferroviarie, all’aeroporto, all’imbocco di un traforo autostradale, alla confluenza dei tre fiumi cittadini, in aree di trasformazione e di completamento interne alla città, in prossimità della nuova localizzazione degli uffici della Curia Arcivescovile torinese e della sede del Ser.mi.g, il servizio missionario giovanile noto in tutto il mondo che ha trasformato parte dell’area dell’ex Arsenale Militare in edificio di pace. Con grande sorpresa – perché non mi aspettavo dal lavoro didattico esiti tali da sollecitare particolari attenzioni esterne all’università – gli spunti creativi dei circa venti progetti hanno trovato più d’una vetrina disponibile, a dimostrazione di quanto il tema riscontri l’interesse generale. Sono state organizzate due mostre nell’ambito del Festival Internazionale Torino Spiritualità, rivelatosi anche quest’anno un appuntamento con successo di pubblico e riconoscimenti della critica; una riedizione d’una di esse sarà probabile nei prossimi mesi; il lavoro è stato stimolo di discussione sul concetto di accoglienza in un recente convegno su “Gli ordini monastici e la città: Frati Predicatori”, svoltosi a Cherasco (Cuneo); una tavola di sintesi dell’attività del Laboratorio è stata esposta al recente Festival dell’Architettura di Parma, Modena e Reggio Emilia (nell’ambito della rassegna sull’insegnamento della Composizione architettonica e urbana nelle università italiane). La prima mostra torinese, allestita presso la Sala Chiablese della Cavallerizza Reale, sede principale del Festival, ha offerto le Suggestioni urbane e ambientali per il dialogo multietnico e interreli-

gioso, attraverso tavole appositamente redatte per l’occasione dagli allievi; la seconda esposizione, tenutasi presso la Sala delle Colonne del Castello del Valentino, sede delle Facoltà di Architettura di Torino, ha mostrato le esercitazioni didattiche. L’esperienza del Laboratorio ha posto al centro la maieutica ereditata dalla filosofia socratica, estendendo il concetto del dialogo (interno al tema progettuale) all’insieme delle relazioni instaurate tra docenti e discenti, disciplina e altri saperi, architettura ed ermeneutica, oggettività dei luoghi e della rispettiva memoria storica e soggettività nell’interpretazione. Un processo che ha confrontato acquisizioni teoriche, riferimenti, citazioni, idee, esercizi dell’immaginazione e della rappresentazione, secondo un accumulo progressivo di cognizioni proiettato verso l’ambizione della perfezione, intrinseca nelle aspirazioni del progetto. Il primo periodo didattico, appunto, è stato dedicato agli approfondimenti teorici, con un’articolata bibliografia letteraria, filosofica e della teoria dell’architettura che ha guidato la comprensione del difficile tema, “Architetture per la spiritualità e l’accoglienza”, evitando facili confusioni con gli edifici di culto. La ricognizione dei siti, la loro rappresentazione e il riconoscimento dell’identità, letta come conseguenza di progettualità, intenzionalità, conflitti e contraddizioni, si sono svolti tramite l’analisi diagrammatica teorizzata da Peter Eisenman (cfr. Contropiede, Skira, Milano, 2005). I diagrammi analitici sono stati trasferiti nel progetto durante il secondo periodo, per una presa di coscienza del ruolo dell’architettura quale linguaggio artistico e simbolico che attribuisce significati culturali ed estetici alla trasformazione. Le proposte progettuali riflettono forse il carattere idealistico dei giovani aspiranti architetti con indicazioni audaci e “segni forti” che, seppur siano destinati a improbabili realizzazioni, in quanto esercitazioni accademiche e anche per l’assenza oggigiorno di un “principe illuminato”, possono indurre alla riflessione e al confronto. Innanzitutto nell’interrogarsi se le risposte alle pressanti domande d’ospitalità di extracomunitari provenienti dai Paesi poveri del mondo da parte della comunità occidentale, che vanta un elevato grado di civiltà, siano davvero all’altezza della tradizione etica. Ammonisce giustamente Enzo Bianchi citando Omero e Platone: “oggi praticare l’ospitalità nei modi in uso nel mondo antico (…) appare sempre più difficile: un’antica consuetudine, presente in tutte le culture come dovere sacro, si sta smarrendo soprattutto in quella che chiamiamo la civiltà occidentale” (cfr. Ero straniero e mi avete ospitato, Rizzoli, Milano, 2006). Gli studenti con le loro proposte libere da condizionamenti economici, politici, sociali, hanno trasferito il dialogo della maieutica della formazione accademica verso la città, la società, iniziando proprio con la partecipazione al Campus Giovani del Festival Internazionale Torino Spiritualità, una sorta di spazio d’incontro sul tema “La tolleranza conviene” con letterati, studiosi, artisti. Tra questi anche Michelangelo Pistoletto. E se fosse un’inversione di tendenza? Sergio Ignazio Vitagliani

Progetto di un parco urbano nell’area occupata dai binari, quale ricucitura tra il quartiere di San Salvario abitato da molti immigrati e quello opposto della città storica. L’edificio della stazione, ridestinato alla spiritualità e all’accoglienza è attraversato da percorsi di collegamento tra il parco e il giardino di Piazza Carlo Felice. Design of an inner-city park for the area where the tracks run, as a way of stitching together the San Salvario neighbourhood inhabited by lots of immigrants and the opposing neighbourhood in the old city centre. The station building, now used for spiritual and accommodation purposes, is crossed by links between the park and garden in Piazza Carlo Felice.

Area Stazione di Porta Susa Tutor: Barbara Buzzi Students: Alessio Biondo, Beatrice Giari, Te Mun Jung Progetto di spazi per il dialogo e l’accoglienza nell’area antistante l’attuale fabbricato viaggiatori. Un’interessante soluzione innalza le attività di relazione della piazza a una quota superiore e realizza una copertura piana a giardino sorretta da una struttura che richiama le corna del toro, omaggio alla città e simbolo di benvenuto per il viaggiatore. All’accoglienza è destinato un grattacielo collegato alle preesistenze con passerella pedonale aerea. Project for interaction and accommodation spaces in the area in front of the existing passengers building. An interesting solution is to raise the square’s relational activities to a higher level and create a flat garden roof supported by a structure reminiscent of a bull’s horns as a tribute to the city and welcoming sign for travellers. A skyscraper connected to old structures by an overhead walkway serves accommodation purposes.

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Area della confluenza dei fiumi Po, Dora Riparia e Stura Tutor: Sergio Ignazio Vitagliani Students: Matteo Algieri, Elisabetta Carnevale, Francesca Pollicini

A

rchitecture in the name of spirituality and hospitality was the topic set during the academic year for thirdyear students on the First-level Degree Course in the Faculty of Architecture at Turin Polytechnic as part of the Workshop on Architectural Design which I teach. The teaching exercise was aimed at using architecture to interpret the idea of dialogue between different ethnic groups and religions, with special reference to monotheistic religions (Christian, Jewish, Islamic) at such a tricky period in history, so as to foster pacific co-existence. It also provided the chance to ideally redevelop certain places both inside and outside the city of Turin, which were chosen and proposed by the students, partly as a challenge: to give fresh meaning to the so-called non-places of modern-day society. The theoretical side comes from Marc Augé’s views on the three distinctive features of a place: identifying or such as to mark its own identity or the identity of its users; relational, because it sets relations between subjects based on a common sense of belonging; historical in the way it remembers its own past and the roots of individuals (Marc Augé, Non Luoghi, introduzione a una antropologia della surmodernità, Edizioni Elèuthera, Milan, 1993 – Non-places, introduction to an anthropology of supermodernity). The areas, identified with reference to the theme of travel and service in that the idea is to try and update the architectural-symbolic nature of old charitable hospices situated along the border and important interconnection routes between nations and wellknown pilgrimage routes, refer to railway stations, airports, the entrance to a motorway tunnel, the confluence of three inner-city rivers, and redevelopment-transformation areas inside the city, near the new location of the office of the Archiepiscopal Curia of Turin and headquarters of Ser.mi.g. the young people’s missionary service renowned the world over, which has converted part of the former Military Arsenal into a peace building (see the detailed description opposite). Much to my surprise – because I did not expect the teaching work to attract attention outside the university – the creative input of about twenty projects was given more than one opportunity to be showcased, proving just how much general interest there is in this theme. Two exhibitions were organised as part of the Torino Spirituality International Festival, which once again this year was a real hit with both the general public and critics. One of the exhibitions is likely to be repeated again over coming months; the work generated plenty of debate on the idea of hospitality at a recent conference on Monastic Orders and The City: Preaching Monks, held in Cherasco (Cuneo); a summary table of the workshop activities was recently displayed at the Parma, Modena and Reggio Emilia Festival of Architecture (as part of a review on teaching architectural and urban composition in Italian universities). The first Turin exhibition, on display in the Sala Chiablese at the Royal Stables, the main home of the Festival, was about Urban and Environmental Suggestions for Multiethnic and Inter-religious Dialogue, featuring tables specially devised for the occasion by students; the second exhibition, held in the Sala delle Colonne

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in Valentino Castle, home of the Turin Faculty of Architecture, displayed the teaching exercises. The Workshop experience focused on the kind of maieutics which is a legacy of Socratic philosophy, extending the concept of dialogue (within the project theme) to all the relations set up between staff and students, this particular discipline and other fields of knowledge, architecture and hermeneutics, the objective nature of places and their historical past and the subjective nature of interpretation. A process comparing theoretical know-how, references, quotes, ideas, exercises of the imagination and representation, based on the gradual accumulation of facts, aimed at achieving the kind of perfection that the project strives towards. The first part of the teaching course was devoted to theoretical studies, based on an elaborate reading list of books on philosophy and the theory of architecture, which helped students understand the tricky subject of Architecture for Spirituality and Hospitality, avoiding any confusion with places of worship. Studying, representing and recognising the identity of sites, interpreted as a consequence of planning, intentions, conflicts and contradictions, were all carried out by means of the kind of diagrammatic analysis proposed by Peter Eisenman (cfr. Contropiede, Skira, Milan, 2005). The analytical diagrams were transferred to the project during the second period, as students were made aware of the role of architecture as an artistic-symbolic language giving cultural-aesthetic meanings to transformation. The project ideas possibly reflect the idealistic nature of aspiring young architects, providing bold guidelines and “powerful signs”, which, although belonging to rather unlikely constructions, due to the fact they are just academic exercises and the absence at the moment of any “enlightened prince”, certainly give food for thought and confrontation. Above all, by examining whether the accommodation provided by the west , which claims to be highly civilised, for non-EC citizens from the world’s poorest nations are really up to the standard of our ethical tradition. Enzo Bianchi has rightly warned us, quoting Homer and Plato, that: “nowadays offering the kind of hospitality provided in ancient times (…) appears to be increasingly difficult: an ancient tradition found in all cultures as a holy duty is being lost, particularly in what we call western civilisation (cfr. Ero straniero e mi avete ospitato, Rizzoli, Milan, 2006). The students’ ideas, free from economic, political and social constraints, shifted dialogue from the maieutics of academic training out into the city and society, starting with their involvement in the Young People’s Campus at the Torino Spirituality International Festival, a sort of meeting place for looking at La tolleranza conviene (Tolerance Makes Sense ) involving men of letters, scholars and artists. Michelangelo Pistoletto is among those attending. So what if this marked a change in trend? Sergio Ignazio Vitagliani

Rara è la confluenza di tre fiumi in ambito urbano alta è dunque la valenza naturalistica di questa area. Qui, alcuni propongono un ponte sul Po per superare le barriere e collegare luoghi e persone. Altri declinano l’accoglienza secondo significati culturali e naturalistici progettando centri museali e giardini d’ispirazione religiosa o in ragione del loisir rispondendo a esigenze di ristorazione e svago. It is rare for three rivers to flow together in an urban setting; this is a striking natural setting. Here, some propose a bridge over the River Po to overcome the barriers and link together people and places. Others design the accommodation in terms of cultural and naturalist meanings, creating museum facilities and gardens geared to religious and leisure needs, providing refreshments and entertainment facilities. Area Aeroporto Torino Caselle Tutor: Federica Emanuel Students: Elena Candelari, Filippo Ferraris, Marco Mele Alla mancanza d’identità, relazionabilità e storia che caratterizza Caselle, come molti altri aeroporti contemporanei, si oppongono le proposte di nuove strutture ricettive sperimentali come l’Albergo Pluristelle o i giardini d’inverno racchiusi tra superfici vetrate in forme libere. Altre proposte offrono al viaggiatore luoghi naturali di meditazione o percorsi contemplativi ipogei. The lack of identity, relational interaction and history associated with Caselle, like so many other modern-day airports, is counteracted by designing new experimental accommodation facilities such a Pluristelle Hotel or the winter gardens enclosed inside glass surfaces with free forms. Other projects provide travellers with natural meditation places or underground pathways for contemplation.

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Logo del 50° Anniversario del Trattato di Roma Il 25 marzo 2007 l’Unione Europea celebrerà il 50° anniversario della firma del trattato di Roma – l’origine del processo di integrazione europea. Per questa occasione l’Unione Europea ha invitato studenti di arte e discipline affini e giovani designer a partecipare al concorso per il disegno di un logo. Il logo scelto, che riporta la scritta “Together since 1957”, è disponibile in ciascuna delle 23 lingue ufficiali europee più una versione comune. Logo of the 50th Anniversary of the Treaties of Rome On 25 March 2007 the European Union will celebrate the 50th anniversary of the signing of the Treaty of Rome – the origin of the European integration process. For this occasion, the European Union invited students of art and related disciplines and young design professionals to take part in the competition and design a logo The logo, which incorporates the slogan “Together since 1957”, is available in each of the 23 official EU languages and in its original version

Vanke Center Concorso per un nuovo complesso polifunzionale sostenibile, la cui costruzione inizierà in aprile, su un’area di circa 60.000 mq sulla costa. L’edificio conterrà un centro congressi, un albergo, appartamenti e uffici Vanke Center Vanke Center, a progressive new sustainable mixed-use complex. Vanke Center, set to break ground in April 2007, is located on a 60,000 sq.m site on the Chinese coast. The building will contain a conference center, hotel, serviced apartments and offices

Vincitore/Winner Steven Holl Finalisti/Finalists MVRDV HAE

Committente/Client: China Vanke Co., Ltd

COMPETITIONS

Cina/China - Shenzen

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Logo UE

Committente/Client: Unione Europea

Germania/Germany - Berlin

1° Skrzypczak Szymon (Poland)

Allestimento temporaneo - Temporare Gestaltung des Schlossareals Progetto per l’allestimento di uno spazio verde pubblico temporaneo per rendere fruibile l’area destinata a ospitare un polo culturale internazionale, fino all’inizio dei lavori, previsto per l’anno 2012 Temporary Installation Project for the installation of a temporary public green space to utilize the area destined to host an international cultural center set to break ground in 2012

2° Rosbo Tore (Denmark) 3° Lundgren Jenny (Sweden)

1° momentum 3 (Marianne Mommsen, Marcus Cordes, Gero Heck) 2° Urban Catalyst (Klaus Overmeyer, Philipp Misselwitz, Philipp Oswalt), Florian Kessel, Matthäus Wirth 3° ARGE bbz Landschaftsarchitekten (Timo Herrmann, Inga Hahn) 1°

Committente/Client: Senatsverwaltung für Stadtentwicklung Bulgarian

Czech

Danish

Dutch

English

Estonian

Finnish

French

Italia/Italy Fiorenzuola d’Adda (Piacenza) German

Italian

Polish

Greek

Latvian

Portuguese

Hungarian

Lituanian

Romanian

Irish

Maltese

N.E.D. Nuovo Edificio Direzionale Tema del presente concorso di idee è l’individuazione delle migliore proposte progettuali di massima per i nuovi uffici direzionali della società N.E.D. New Headquarters Ideas competition for the project of the new headquarters of the N.E.D. company

Giuria/Jury: Benito Dodi, Giacomo Bussandri, Dante Benassi, Gabriella Magri Committente/Client: Zambonini srl

Slovakian 1°

Slovenian

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Spanish

Swedish

1° Fabrizio Rossi Prodi (capogruppo/team leader), Marco Zucconi, Simone Abbado, Pietro Carmagnini, Emiliano Romagnoli, Jacopo Venerosi Pesciolini 2° Domenica Caldarola (capogruppo/team leader), Matteo Colla, Alessandro Di Leo 3° Marzia Polinelli (capogruppo/team leader) Segnalazioni/Signalled - Fabrizio Gagliardi (capogruppo/team leader), Domenico Manfredi, Paola Lavezzi, Zeno Piccoli, Fausto Cesena, Paolo Roda - Paola Pleba (capogruppo/team leader), Paolo Elli, Enrica Quinto - Cristina Sipolo (capogruppo/team leader) - Giovanni Del Boca (capogruppo/team leader), Mauro Carta, Simona Pittaluga, Angela Ferrari, Ivan Zazzali, Alessandra Amoretti, Andrea Bordi - Ilaria Nava (capogruppo/team leader)

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Giuria/Jury: José María Tomás Llavador, Renato Papagni, Maria Prezioso, Giancarlo Priori, Gianfranco Vecchiato Committente/Client: Comune di Fiumicino

1°B

2°C

B Varchi a mare The openings towards the sea 1° Beatrice Bordoni, Mariella Annese, Alessio Ciliberti, Valeria Roberti 2° Guendalina Salimei/t-studio (capogruppo/team leader), Francesca Contuzzi (t-studio), Giancarlo Fantilli (t-studio), M. Emanuela Lo Monaco, Rosario Pavia, Maria Vincenza Signorile, Irene Valentini, Monika Dinkel, Mathilde Loubry, Rosetta Mirabelli, Flaviana Pandolfi, SETI ingegneria s.r.l. - Alessio Gatteschi, Edoardo Rosati Menzioni/Mentions - Maximiliano Pintore (capogruppo/team leader), Stefano Tonucci, Michele Crò, Davide Marchetti - Gabriele Cocozza (capogruppo/team leader), Giampaolo Cori C Pontile attrezzato/The equipped pier 1° Paolo Portoghesi (capogruppo/team leader), Flavio Mangione, Luca J. Senatore, Alfonso Ippolito, Lucia Ferroglio, Rosa Sinisi, Petroula Bernitsa, Walter Bordini, Gian Paolo Vitale, Daniela Martellotti, Pierluigi Pedicelli, Roberta Bianchi, Fabio Tonnarini, Marco Basili, Luigi Valente, Adriano Pernazza, Andrea Denza, Savio Susca, Eleonora Renzi 2° Salvatore Dierna (capogruppo/team leader), Alessandra Battisti, Aldo Loris Rossi, Fabrizio Tucci, Felice Costrogiovanni, Sara Montani, Caterina Sovani, Lucio Scarinzi

Italia/Italy - Paitone (Brescia)

1° Roberto Cosenza, Giampiero Lagnese

Ristrutturazione Centro Civico e spazio pubblico adiacente Concorso di idee per la ristrutturazione, ampliamento e riqualificazione funzionale del centro civico e dell’adiacente spazio pubblico Renovation of the Civic Center and the surrounding area Competition for the renovation, extension and functional reorganization of the Civic Center and of the adjacent public areas

2° Studiozero24, Daniele Borin 3° Giovanni Montresor (Studio associato Montresor Margotto), Amedeo Margotto, Stefano Bocchini, Diego Martini, Ilaria Segala 1°

Committente/Client: Comune di Paitone

Italia/Italy - Rende (Cosenza) Sistemazione architettonica e paesaggistica di Piazza Molicelle Concorso di idee per la sistemazione architettonica e paesaggistica dell’area circostante l’Aula Magna della Università della Calabria Architectonic and landscape re-definition of Piazza Molicelle Ideas competition for the architectonic and 1° landscape re-definition of the area surrounding the Main Auditorium of the Università di Calabria Committente/Client: Università della Calabria

Italia/Italy - Martignacco (Udine) Premio biennale di architettura Archés 2006 Il Premio biennale di architettura intende promuovere opere di progettisti che si distinguano per la qualità generale della proposta architettonica e in particolare per la ricerca di un'integrazione tra il progetto di architettura e i suoi contenuti innovativi dal punto di vista delle applicazioni tecnologiche e costruttive Arches Biennial Architectural Award This biennial award wants to promote works which distinguish for their general architectural quality and in particular for the research of integration between the project and an innovative use of technoclogies and constructive methods

Giuria/Jury: Paolo Portoghesi, Franco Purini, Giovanni Leoni, Carlo Terpolilli, Fulvio Irace, Elisabetta Coltelli, Margherita Guccione, Marco Casamonti Committente/Client: Gruppo Archés (www.gruppoarches.it)

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1° Isotta Cortesi – Edificio residenziale Residential building, Parma

Italia/Italy - Noventa Padovana (Padova)

2° 5+1AA

Nuovo polo scolastico dell’infanzia L’area oggetto di intervento è ubicata nell’angolo tra via Cellini (lato nord) e via Marco Polo (lato ovest), misura una superficie di circa 19.058 mq. I concorrenti, nella progettazione della nuova scuola elementare (primaria), dovranno prevedere i seguenti spazi: Didattica: 4 corsi per un totale di 20 aule; 4 aule per attività interciclo - didattica di sostegno per lavori di gruppo (10-15 alunni); 3 aule per attività integrative e di laboratorio New Primary School Competition for a new primary school in an area of 19,058 sq.m. The project must include 20 classrooms for 4 course; 4 classrooms for intercycle activities and group workshops; 3 classrooms for integrative and lab activities

3° C+S Associati Menzioni/Mentions - Angela Versace - Lucio Serpagli - Greppi & Bianchetti Studio (Paolo Greppi, Pierluigi Bianchetti) - Enrico Molteni (Liverani/Molteni Architetti) - Matteo Caravatti - Emilio Caravatti - Paola Moretti - Studio UdA

Committente/Client: Comune di Noventa Padovana

COMPETITIONS

Progettazione del Lungomare di Fregene Il concorso riguarda la progettazione del Lungomare di Fregene e la sua riqualificazione architettonica, ambientale e urbanistica. Obiettivo principale del concorso è quello di riorganizzare uno spazio pubblico, che ambisce a diventare luogo di qualità urbana e architettonica e nello stesso tempo intende stabilire un nuovo rapporto con il waterfront e con l'entroterra consolidato. La proposta progettuale dovrà essere capace di rafforzare il ruolo di questo territorio come litorale marino e di attribuirgli un forte carattere attrattivo. Il concorso è articolato su tre temi: 1) Il Lungomare Nord e Sud; 2) Il Pontile attrezzato; 3) I varchi a mare. Fregene Waterfront. Competition for the architectonic, urban 1°A and environmental requalification of the Fregene waterfront to enhance its role as a tourist attraction. Three themes: 1) The South and North Waterfront; 2) The equipped pier; 3) The openings towards the sea

A Lungomare Nord e Sud The South and North Waterfront 1° Paola Misino, Paola Veronica Dell’Aira, Luca Catalano, Rosa Topputo, Piergiorgio Troiano, Martino Ruggieri 2° Stefania Caforio (Studio Nira s.r.l.), Stefano De Leo, Francesco Mosciatti, Fabio De Farro, Ivano Ferraro, Mauro Vincenzi, Luca Vincenzi

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Fregene (Roma)

1° Domenico De Rito (capogruppo/team leader), Stefano Gimigliano, Antonio Spadafora, Francesco Lamanna, Simona Canonaco Menzioni/Mentions - Sergio Policaro (capogruppo/team leader), Vincenzo Schinella, Fabio Monteleone, Giuseppe Massara - Gianfranco Chiappetta, Ivana Galli, Sabrina Levato, Marilena Manna, Giancarlo Pugliese, Mario Settimio, Mino Vocaturo 4° Pietro Caruso (capogruppo/team leader) 5° Massimiliano Rendina (capogruppo/team leader), Roberto Giuliani, Arianna Giacoia 6° Maurizio De Luca (capogruppo/team leader) 7° Gabriele Grandinetti (capogruppo/team leader) 8° E. Engineering Srl (capogruppo/team leader) 9° Domenico Santoro (capogruppo/team leader) 10° Vincenzo Cribari (capogruppo/team leader) 11° Rocco Piro (capogruppo/team leader) 12° Fiorentino Sarro (capogruppo/team leader) 1° Carlo Magnani/Architer (capogruppo/team leader), Architer (Carlo Magnani, Daniele Paccone, Piero Vincenti, Mauro Frate), Augusto Andriolo, Nicola Rossi, Matteo Pastega 2° Giorgio Girardi/OP architetti associati (capogruppo/team leader), OP architetti associati (Andrea De Eccher, Giorgio Girardi, Giuseppe De Carlo) 3° Tommaso Vecci (capogruppo/team leader), Antonio Tartaglia, Vincenzo De Vivo

221 l’ARCA 85


COMPETITIONS + europaconcorsi

Italia/Italy - Villafalletto (Cuneo) Opera artistica da collocarsi su rotatoria stradale Concorso di idee, aperto ad artisti e artigiani italiani o appartenenti alla Comunità Europea, per l’ideazione di un’opera artistica da collocare nella rotatoria stradale all'incrocio delle Strade Provinciali Cuneo-Saluzzo e Fossano-Villafalletto, che si potrà estendere sino alla sistemazione generale dell’area interessata Artwork to be located on a roundabout Ideas competition, open to Italian or European Community artists and craftmen, for an artwork to be located on the roundabout at the junction of the Provincial roads Cuneo-Saluzzo and Fossano-Villafalletto, which can possibly be extended to the re-organization of the entire area

1° Giuliano Emilio & Figli S.n.c., Bruno Giuliano, Gianmarco Guasti, Mario Guasti, Francesco Rosso, Davide Fissore, Andrea Garello, STP Studio, AL studio Segnalazioni/Signalled - Maurizio Bonansea, Domenico Pannoli (Ondesign) - Raffaele Silvestro, Elisa Cannavò, Bernardino Marchetti

Giuria/Jury: Ilio Piana, Andrea Busto, Ivano Ballaria, Giampiero Pettiti, Dario Comba, Alessandro Tonietta, Rosalba Fruttero Committente/Client: Comune di Villafalletto 1°

Valorizzazione Parco Archeologico “E. Fiumi” Concorso di idee per la riqualificazione culturale e la valorizzazione sociale del Parco Archeologico “E. Fiumi”, sito nel Capoluogo, nel rispetto della storia che ha costruito e plasmato il luogo. Elemento fondamentale per la buona riuscita dell’intervento è l’attenta analisi e ridefinizione della mobilità e della viabilità pedonale nell’intento di valorizzare il sito 1° come percorso ricreativo e culturale, e che si relazioni con le caratteristiche storiche e nel contempo risponda alle nuove esigenze turistiche Enhancement of “E.Fiumi” Archaeological Park Ideas competition for the cultural requalification and social valorization of “E.Fiumi” Archaeological Park, through the reorganization of the cars and pedestrian mobility and the definition of a cultural and recreative path suited for the new tourist needs Committente/Client: Comune di Volterra

Spagna/Spain - Madrid Recupero della Nave Torroja come “Centro de Expresión de Nuevas Tecnologías” Concorso per la riqualificazione e ampliamento della Nave Torroja dell’antica fabbrica Navarro-Boeticher a Villaverde, Madrid, per realizzarvi il Centro delle Nuove Tecnologie Renovation of the Nave Torroja to make it a “Center for New Technologies” Competition for the renovation and extension of the Nave Torroja in the former Navarro-Boeticher factory in Villaverde, Madrid, to realize the Center for New Technologies

1° Joaquìn Lizasoain, Josemarìa Churtichaga, Rofl Brulisauer, Mauro Doncel Menzioni/Mentions - Paula Montoya Saiz, Colectivo Zuloark - Raf Dauwe, Manuel Palazuelo Caballero

ol Trattato di Roma del 25 marzo 1957 firmato dai rappresentanti di sei Paesi, tra cui Konrad Adenauer, si mett evano le basi della Comunità europea. Anno di celebrazioni, quindi, il 2007, durante il quale le varie manifestazioni legate al cinquantenario, dovunque realizzate, si terranno all’insegna di un logo ideato appositamente a Bruxelles. Esso dice: “Together since 1957”. Il messaggio-marchio si sviluppa su due righe e si inscrive in un rettangolo con fondo bianco. Il logo vero e proprio è la scritta “Together” che è la più vistosa ed è anche coloratissima. Essa è resa con lettere di varia grandezza e variamente colorate: giallo, blu, marrone, verde, grigio, rosso. Per di più, alla base queste lettere non sono allineate, si impongono con la forza della asimmetria e sono giocose come nelle scritte dei bambini o in quelle di un cartone animato. Quasi a sottolineare la freschezza dei 50 anni, l’età giovanile dell’Unione, il senso della festa. Sotto “Together” c’è la scritta, in carattere bastone normale maiuscolo, “SINCE 1957”. Un logo un po’ postmoderno, a dire il vero, e quindi un po’ vecchio e quindi inadeguato alla “nuova” Europa. Il logo “Together” risolve la “r” finale non secondo la logica morfologica e cromatica delle altre lettere bensì con una “r” piccola e inscritta in un cerchio a mo’ del copywright. Autore del marchio è uno studente polacco dell’accademia delle arti di Pozanan, Szymon Skrzypczk (d’altra parte il bando era aperto a giovani designer). Dei die ci logo finalisti segnalerei quello di Tomas Vrtich (Slovacchia) che, su rettangolo a fondo bianco,

consist e in una riga conc isa ed essenziale di testo-numero: una “e” a mo’ di 3 capovolto che continua in una “u” spezzata a metà e che si raccorda alla coda di un 5 ovviamente seguito dallo 0. Dunque: EU 50. Messaggio e logo ben fusi. In realtà la circostanza richiedeva non una scritta ma un’immagine seguita dal 50 oppure soltanto un gioco di numeri. Infatti a Bruxelles hanno sentito il bisogno di far tradurre il marchio vincitore nelle 23 lingue dei Paesi membri. Ma allora siamo vicini e non insieme o uniti! L’uso di parole richiedeva chiaramente o l’adozione di una lingua privilegiata (ovviamente l’inglese) o, appunto, la traduzione della scritta-messaggio nelle varie lingue. Quale il risultato di quest’ultima soluzione? La risposta la dà la reazione di Catherine Colonna, ministro francese per gli affari europei. Il deputato ha lamentato al Presidente Barroso che, a causa di questa traduzione, i logo diventavano tanti e tutti diversi al punto da sna turare il simbolo dell’unità. Noi ci uniamo alla signora Colonna e consigliamo allora ai responsabili degli uffici competenti di Bruxelles di essere più tecnici in fatto di grafica.

T

he Europe an Co mm unity w as founded with the Treaty of Rome on March 25th 1957, signed by the representatives of six countries, including Konrad Adenauer. Therefore, 2007 is a ye ar of c elebrations: various events linked to the fiftieth anniversary will be held everywhere, and are to be a c co m panied by a logo that w as expressly created in Brussels. It says: “Together since 1957”. The messagebrand is written on 2 lines, standing out on a white, rectangular background. The a ctual logo is the word “Together”, which is eye-catching, in bright hues. The letters are in various sizes and in different colors: yellow, blue, brown, green, gray, and red. In addition, the letters are not lined up at the bottom, and thus stand out in their asymmetric layout… they are playful, just like in children’s writing or in cartoons. They seem to highlight the freshness of the Union’s young age – 50 years – in a festive atmosphere. SINCE 1957 is written under the word “Together”, in stick-like uppercase characters. It looks som ewhat like a Postmodern logo, and is thus a bit old and unsuitable for a “new” Europe. In the logo “together”, the final “r” does not follow the morphologic and chromatic logic of the other letters – it is small and enclosed in a circle, just like the “r” used to indicate copyright. The author of the brand is a Polish student – Szymon Skrzypczk – from the Art

Acade m y of Pozanan ( after all, the competition was open to young designers). Among the ten finalist logos, I’d like to draw attention to one by Tomas Vrtich (Slovakia) that consists in a concise, essential line, a text-number set in a white rectangle: an “ e ” like a reversed 3 that continues, forming a broken “u” in the middle, and joining a 5 at the bottom, obviously followed by a 0. Therefore, EU 50. The message and logo are well blended. As a matter of fact, what was requested was not writing, but an image followed by a 50, or only a play of nu m bers. Indeed, in Brussels they even felt the need to have the winning brand translated into the 23 languages of the EU countries. But… then we’re close to one another, and not together or united! The use of words naturally implied either using a privileged language (obviously English) or the translation of the message-logo into various langauges. And what was the result of the latter? The answer lies in Catherine Colonna’s reaction, the French Minister for European affairs. The Congresswo m an complained to President Barroso that – due to this translation – the logos were multiplied, and were all different, thus misrepresenting the symbol of unity. We agree with Ms. Colonna, and suggest that the authorities in charge of the Brussels offices should use a more sophistic ated te chnique in their graphic work.

Verità su Jean-Michel Basquiat The truth about Jean-Michel Basquiat

D

Giuria/Jury: Alejandro Arranz Calvo, José Echeverrìa Jiménez, Ruben Rojas Cerro Committente/Client: Ayuntamento de Madrid 1°

86 l’ARCA 221

1° Nicola Ferrara, Edoardo Cesaro, Matteo Pierattini 2° Paolo Pinzani (capogruppo/team leader), Massimo Gennari, Stefano Follesa, Irene Taddei 3° Andrea Ponsi (capogruppo/team leader)

Carmelo Strano

Vicini o insieme? Problemi della UE Close or together? EU issues

C

Italia/Italy - Volterra (Pisa)

LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE

otato? Sì, dotato. Enfant prodige? Pure. Segno distintivo originale? Sì e no. Forza espressiva? Qualche volta, in generale composizione confusa, piglio informale acerbo. D’altra parte cosa si vuol pretendere da un artista “ maudit ” morto a meno di 30 anni. Alla base del successo di Basquiat: la sua vita bohémienne , la sua spericolatezza da “ muckraker ” o uomo di strada alla Jack London, la sua piena disponibilità al tuffo in tutte le occasioni della vita. Sino al tonfo finale: fatale per lui la droga, l’alcool per lo scrittore americano morto a 40 anni. Sesso? Per Basquiat in abbondanza fino a farne elemento strumentale e ingrediente determinante. Il sodalizio con Andy W arhol in ogni c aso ha contribuito alla celebrità. In generale, è stato figlio del suo tempo: il postmoderno. Ma di esso Basquiat ha rappresentato non l’aspetto patinato e festaiolo (quello preponderante), bensì l’aspetto esistenzialista connesso con l’ondata di neoespressionismo brutalistico e primitiveggiante. La mostra “The Jean-Michel Basquiat Show” proposta alla Triennale di Milano ancora per tutto questo mese di gennaio (curatore Elio Mercuri) ha mostrato e ribadito tutto questo.

T

alented? Yes, talented. Enfant prodige? Yes, also. An original distinguishing mark? Yes and no. Expressive strength? Sometimes, in his generally confused composition that has a sort of raw informal appeal. After all, what can we expect from a “ m audit” artist who died before reaching 30 years of age? Basquiat’s success is based on his bohe m ian lifestyle, his reckless personality as a “ muckraker”, his being a streetboy, like Jack London… his love for diving into every sphere of life. Until his last dive: drugs, which were fatal for him, just like alcohol was fatal for the American author, who died at 40. Sex? Plenty of it, he even turned it into a fundamental element and a determining ingredient of his work. At any rate, his friendship with Andy Warhol contributed to his fa m e. Generally speaking, he was a child of his time: the Postmodern era. But Basquiat did not represent the artificial, festive (the main) aspect of that trend, but the existential trend connected with a wave of Brutalistic and primitive Neo-Expressionism. The Jean-Michel Basquiat Show that will be on in Milan throughout January (curated by Elio Mercuri) has revealed and confirmed all of this.

221 l’ARCA 87


BLOG DI CARTA/PAPER BLOG

BLOG DI CARTA/PAPER BLOG

VEnerati MAestri su VEMA VEnerable MAsters on VEMA Franco Purini

Luigi Prestinenza Puglisi Franco Purini

Maurizio Vitta

Aldo Loris Rossi

Maurizio Vitta

Luigi Prestinenza Puglisi

Aldo Loris Rossi

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Un ambiente vivo e mutevole A Museum for Cagliari

A Evian, per mostre Palais Lumière Reopened

Progetto: Zaha Hadid

Costruita ad anfiteatro sulla sponda francese del lago di Lemano, Evian rilancia e arricchisce le proprie attrattive turistiche con la riapertura del Palais Lumière completamente ristrutturato. Originariamente stabilimento termale costruito agli inizi del XX secolo, dall’estate scorsa il suggestivo Palazzo è sede di un importante centro congressi di oltre 2.000 metri quadrati con una sala di 382 posti e otto sale per seminari, uno spazio culturale di 600 metri quadrati per esposizioni temporanee e una mediateca di 800 metri quadrati, che accoglie gli archivi storici. Tra le testimonianze di architettura più emblematiche delle città d’acqua dei primi Novecento, il Palais Lumière con i suoi 4.200 metri quadrati di superficie e l’imponente cupola di zinco e vetro, ritrova i suoi antichi splendori dopo oltre vent’anni di chiusura e due anni di importanti e complessi lavori di ristrutturazione. Un’operazione che corona, con un investimento di quasi 28 milioni di euro, le ambizioni della cittadina di Evian di dotarsi di un polo culturale di riferimento al pari della Fondazione dell’Hermitage di Losanna o della Fondazione Gianadda di Martigny. Conclusa la mostra inaugurale dedicata all’artista Pierre Christin, enfant du pays, nato nel 1935, il programma espositivo elenca una ricca selezione di temi e artisti: nel 2007, “Ernest Pignon-Ernest” (febbraio-aprile 2007); “L’Eau douce” nelle opere del museo di San Pietroburgo (estate); nel 2008, “Gustav-Adolf Mossa” (primavera) e “August Rodin” (in estate); nel 2009, “Jules Chéret” nelle collezioni del museo delle Belle Arti di Nizza.

Vinto da Zaha Hadid e Patrik Schumacher il Concorso internazionale di progettazione Museo Regionale dell’Arte Nuragica e dell’arte Contemporanea del Mediterraneo di Cagliari. L’intervento si inserisce in una politica urbanistica che mira a riqualificare il fronte mare della città e a creare un nuovo “water front” con una serie di interventi sul modello di quanto avvenuto o sta avvenendo in molte città europee. Il nuovo museo è come una concrezione corallina, cava al suo interno, dura e porosa sulla superficie esterna, ma in grado di ospitare, in un continuo scambio osmotico con l’ambiente esterno, attività culturali in un ambiente vivo e mutevole. A tratti si assimila al terreno, creando un nuovo paesaggio, talvolta acquista una forte massività definendo un nuovo skyline. I percorsi dell’area comunicazione, quello espositivo per l’arte nuragica, quello espositivo per l’arte contemporanea e quello commerciale pubblico, attraversando l’edificio e intercettandosi tra loro, creano la struttura di fruizione dell’edificio, consentendo una molteplicità di usi e configurazioni diverse. Il percorso commerciale pubblico consente l’attraversamento dell’intero edificio in continuità con la passeggiata del lungomare. Offre in sequenza aree di shopping nel negozio dei gadget, sosta presso il bookshop, per proseguire poi salendo al secondo livello dove incontra l’ampia zona ristorazione e i sistemi di logge che ospitano parte delle aree espositive all’aperto. Il percorso dell’area comunicazione si articola lungo il loggiato del piano terra in continuo dialogo con le corti/cavità esterne. Un percorso informativo che può al suo interno contenere anche aree per sponsor.

90 l’ARCA 221

Cullati dalla Senna Progetto: Erwan e Ronan Bouroullec, Denis Daversin, Jean-Marie Finot Una residenza, laboratorio creativo, spazio di ricerca e sperimentazione e, insieme, un oggetto poetico, ricco di riferimenti, luogo di vita, di riflessione ma anche di produzione, a contatto con la natura, immerso nel paesaggio. Una “casa galleggiante”, ormeggiata lungo le rive della Senna, a Chatou, sull’isola degli Impressionisti non lontano da Parigi; atmosfera bucolica, fuori dal tempo con una storia legata ai pittori impressionisti e ai soggiorni di artisti come de Vlaminck e Derain. La Maison Flottante, progettata dai designer Erwan et Ronan Bouroullec, con gli architetti Denis Daversin e Jean-Marie Finot (quest’ultimo specializzato in costruzioni navali) e inaugurata l’ottobre scorso, accoglie gli artisti che soggiornano al Cneai, il Centro d’arte contemporanea dedicato all’arte della stampa e all’edizione d’artista che per i dieci anni dalla sua fondazione ha voluto dare vita a un nuovo luogo di residenza per gli artisti. Un progetto confluito in un bando di concorso pubblico che ha trovato il sostegno del Ministero della Cultura e della Comunicazione, non solo per la sua portata culturale ma anche perché inserito in un più ampio programma di riqualificazione dell’intera area paesaggistica. I progettisti rielaborano in chiave contemporanea il concetto dei vecchi battelli-lavatoi, vere e proprie case galleggianti che animavano le acque della Senna agli inizi del XX secolo e di cui se possono trovare ancora due esempi ricostruiti a Leval (Nord-Pas-de-Calais). Lunga 23 metri, organizzata in due spazi di vita per

un totale di 87 metri quadrati, la nuova casa galleggiante è pensata per offrire agli artisti un’accoglienza vicina al luogo di produzione. L’architettura esprime la volontà dei progettisti di situarsi in un ambiente naturale in modo semplice e discreto senza pregiudicarne gli equilibri, ma facendone proprie le tradizioni più autentiche. Una grande navata illuminata alle due estremità riunisce al centro il blocco dei servizi. I lati vetrati si prolungano in due terrazze che amplificano il rapporto con l’esterno. Lo spazio è protetto da un guscio in alluminio rivestito da un pergolato in legno di cedro dove si intrecceranno col tempo le piante rampicanti. Terrazze in legno Ipé e rivestimenti interni in cedro rosso danno all’insieme un’accoglienza calda e naturale tipica delle imbarcazioni fluviali. La scocca in alluminio, per economizzare sui costi, è stata studiata per disturbare il meno possibile il traffico delle péniche, ancora attive sulla Senna. Al progetto, che ha avuto una gestazione di ben quattro anni di lavoro, hanno collaborato l’architetto navale Richard Boulet (BEM), il costruttore François-Pierre Vernier (Mouquet) e Stéphanie Bertel, in rappresentanza del comune di Chatou. Elena Cardani

Paul Tahon Ronan Bouroullec

The international architecture competition of the Regional Museum of Nuraghic Art and of Contemporary Mediterranean Art of Cagliari was won by Zaha Hadid and Patrik Schumacher. The project is part of an urban planning policy meant to upgrade the city’s waterfront with a series of changes, following the model of what has happened or is continuing to happen in various European cities. The new museum is like a coralline concretion that is hollow within, and hard and porous on its outer surface. Yet, it is able to host a continuous osmotic exchange with the exterior environment, with cultural activities carried out in a living, changing atmosphere. At intervals it blends in with the ground, creating a new landscape, and at other times it acquires a powerful massiveness, determining a new skyline. The various parts of the communication area, the exhibition halls for nuraghic art and for contemporary art, as well as the public shopping area cross through the building, intercepting one another. Together they create the structure of the building, allowing for multiple uses and configurations. The public shopping area crosses through the entire building, following the walk along the seafront. In sequence, the areas are devoted to gadget stores, then to bookshops, and then they continue, rising to the second floor, where they meet the wide restaurant area and a series of loggias that host a part of the open-air exhibition spaces. The communication area runs the length of the arcaded loggia on the ground floor, in a continuous dialog with the outdoor courtyards/cavities. This informatory structure can also contain areas for sponsors.

Evian, which was built like an amphitheater on the French side of Lake Leman, is relaunching and enriching its tourist attractions; in fact, it has just reopened its completely renovated Palais Lumière. At first a health spa built at the beginning of the twentieth century, since last summer the suggestive Palace has become an important conference center, with over 2,000 square meters for a hall holding 383 seats and eight halls for seminars, a 600-square meter area devoted to cultural activities – namely temporary exhibitions, and an 800square meter multimedia library containing historical records. Among the most symbolic architectural works of early twentieth-century health resorts, with its 4,200-square-meter surface area and its imposing zinc and glass dome, Palais Lumière is rediscovering its ancient glory after being closed for more than twenty years. Complex and significant renovations have gone on for two years, with an investment of almost 28 million Euros. The town of Evian can now take pride in a cultural center that is worthy of the Hermitage Foundation in Lausanne or the Gianadda Foundation in Martigny. With the conclusion of an inaugural show devoted to the artist Pierre Christin, the enfant du pays born in 1935, there is a rich selection of shows on schedule, devoted to various themes and artists. In 2007, “Ernest Pignon-Ernest” will be on from February to April; “L’Eau douce” with works from in the Museum of St. Petersburg during summer 2007; in 2008, “Gustav-Adolf Mossa” will be presented in spring and “August Rodin” in summer, while in 2009, “Jules Chéret” will be on show thanks to the collections of the artist’s work at the Museum of Fine Arts in Nice.

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Villa Micheli At Ceccano (Frosinone) Progetto: HOF associati (Paolo Belardi, Alessio Burini) con Roberto Baliani e Marco Barola Arrivare a Villa Micheli – a Ceccano (Frosinone) – è un viaggio tutto da compiere, in una Italia in trasformazione, dove tracce della campagna si infiltrano tra tessuti urbanizzati composti da depositi, capannoni artigianali, abitazioni. Eppure i ciuffi d’alberi, il terreno pettinato, i rivi d’acqua e, in lontananza, le balze dei monti possiedono una forza straordinaria, che resiste alla distruzione. L’edificio si innalza su un ameno poggio e domina la valle sottostante, dove risaltano capannoni prefabbricati e case unifamiliari tinteggiate con colori accesi. A osservarlo di primo acchito tornano alla mente le parole di Francesco Milizia, quando annota nei suoi Principj di Architettura Civile (1781): “Si può dire in generale che la facciata è agli edifizi quello che la fisionomia è agli uomini, o come gli ornamenti esteriori, che distinguono i ceti delle persone in civile, in plebeo, in grande… Guai per quelle facciate che si rassomigliano, peggio per quelle che sono un enigma, o che contraddicono la qualità delle fabbriche. Le facciate sono perfette quando colla decorazione, colla simmetria, colla euritmia esprimano adeguatamente quella distribuzione interna e quella costruzione, le quali convengono alla natura dell’edificio. La bellezza de’ paesi è decisa dalle facciate: vi è dunque altro oggetto più interessante e di maggiore attenzione? La natura è d’una varietà del pari sorprendente che dilettevole; in tutte le sue produzioni non ha foglia che sia perfettamente simile ad un’altra anche della stessa pianta. La dissimiglianza è in tutto… Consimil varietà deve fiorire nelle belle arti, le quali non hanno per oggetto che la bella natura… senza un carattere proprio a ciascun edifizio, l’architettura non ha produzione bella”. L’intervento, messo a punto dallo studio HOF associati di Perugia, fondato e tuttora costituito da Paolo Belardi e Alessio Burini (autori di opere stimolanti, peraltro non solo in Umbria, caratterizzate dalla capacità di ibridare con suggestioni colte la riflessione sul progetto fino a produrre oggetti architettonici tesi, dinamici, capaci di testimoniare il tempo veloce che ci assilla e ci consuma), si riferisce alla ricostruzione di un casino di campagna – la classica tipologia abitativa per la villeggiatura dei ceti agiati, dedicata all’otium – edificato nel XVIII secolo dalla famiglia Colonna al di sopra di un terrazzamento artificiale disposto in posizione dominante lungo la strada che da Ceccano conduce verso Pofi. Il pianoro si affaccia anche verso il massiccio dei monti Ausoni, mentre il casino viene rilevato nel XIX secolo dal notabile locale Filippo Berardi per poi cadere in abbandono dopo alterne vicende proprietarie; al punto che, prima dell’intervento, mostrava molte parti crollate per fatiscenza. I progettisti, ma anche la committenza, che in questo caso è davvero stata la madre dell’opera, assai sensibili all’architettura del tempo in cui viviamo, hanno rifiutato persino l’ipotesi di una ricostruzione filologica e, volendo salvaguardare le qualità ambientali del lussureggiante quadro naturalistico circostante (punteggiato da imponenti pini mediterranei ad alto fusto), hanno assunto come una sorta di velario il fronte principale, unica struttura originale residua, restaurandolo e configurandolo come se fosse un belvedere, ma anche una soglia che introduce in un corpo edilizio uguale per ingombro volumetrico al casino preesistente: un corpo contrassegnato da un linguaggio schiettamente contemporaneo, articolato in due unità residenziali autonome sovrapposte. Le suggestioni – come rivelano i due autori – sono molteplici: Villa Muggia a Imola di Piero Bottoni, i Bagni Termali a Ischia di Ignazio Gardella e il Museo a Gibellina di Francesco Venezia per la “facciata-maschera”, ma anche l’ampliamento del palazzo del Comune di Cassino di Massimiliano Fuksas per i “volumi danzanti” che animano la copertura. La finitura delle superfici murarie esterne è realizzata in intonaco tinteggiato relativamente al corpo di fabbrica principale e in lamiera di rame stagnato relativamente all’altana, mentre gli infissi sono in profilati di alluminio verniciato. Particolarmente intriganti la scala elicoidale, i parapetti e le canne fumarie, ispirate alle fattezze navali e realizzate in carpenteria di acciaio inox. Daniel Libeskind, in Breaking Ground (“Un’avventura tra architettura e vita”) si chiede: “Davvero dopo le devastazioni politiche, culturali e spirituali del ventesimo secolo è ancora possibile abbracciare una realtà asettica? Davvero vogliamo essere circondati da costruzioni spente e senz’anima? Oppure vogliamo affrontare la nostra storia, le nostre realtà complesse e confuse, le nostre emozioni più genuine e creare un’architettura per il ventunesimo secolo?”. Credo che la risposta dello studio HOF associati ci indichi come sia possibile realizzare un’architettura destinata a entrare a pieno titolo nel nuovo secolo. Mario Pisani

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Viste frontale e laterale della facciata di Villa Micheli a Ceccano (Frosinone). Sotto, il soggiorno. In basso a sinistra, i volumi in lamiera di rame stagnato dell’alta realizzata in copertura. Nella pagina a fianco, assonometria, pianta del piano terra, particolare del soggiorno e sezione trasversale della villa. Frontal and lateral views of the main facade of Villa Micheli at Ceccano (Frosinone). Below, the living room. Bottom left, the rooftop loggia cladded in tinned copper sheets. Opposite page, axonometric view, plan of the ground floor, detail of the living room, and cross section of the villa.

Just getting to Villa Micheli is a feat in itself, in a changing Italy where traces of the countryside permeate urbanized fabrics that consist in warehouses, ramshackle sheds, and houses. And yet, the clumps of trees, the combed fields, the brooks and streams, and, in the distance, the mountain cliffs are extraordinarily powerful, and withstand destruction. The building rises on a pleasant knoll, dominating the underlying valley, where prefab warehouses and one-family homes in bright hues dot the land. At first glance, Francesco Milizia’s words come to mind, when in his Principles of Civil Architecture (1781) he says: “In general, it can be said that façades are to buildings what physiognomy is to man, or that they are like exterior ornaments that distinguish people and their class: the civilians, the plebeians, the great… Woe betide façades that resemble one another…and those that are enigmatic or contradict the quality of the buildings are even worse. Façades are perfect if their decorations, symmetry and eurythmy suitably express the interior distribution and nature of the building they belong to. The beauty of a country is expressed by its buildings: can any other object be more interesting or worthy of attention? Nature features a surprising, pleasant variety; with all that it produces, not one leaf is perfectly the same as another, even if it comes from the same tree. Everything is dissimilar… The same kind of variety must be revealed in fine arts, whose subect, after all, is beautiful nature itself… if each building does not have its own character, architecture cannot produce anything beautiful” 1.The plan was designed by the HOF associati studio of Perugia, which was founded and is still constituted by Paolo Belardi and Alessio Burini, who have been committed to other stimulating projects – not only in Umbria – that are characterized by their ability to combine cultural issues with their own reflections upon the projects. This has led them to produce sprightly, dynamic architectural objects that bear witness to the brisk, hassling and consuming pace of time. This project was for the reconstruction of a country casino – a classic holiday home for members of the upper classes, devoted to the otium – that was built by the Colonna family in the eighteenth century, above a man-made terracing placed in a dominant position along the road leading from Ceccano to Pofi. The plateau also faces the Ausoni mountain massif; during the nineteenth century, the casino was bought by Filippo Berardi, a local notable, and after having passed from owner to owner, the house fell into decay, and, as a matter of fact, before reconstruction began, due to neglect many parts of it had collapsed. The planners and customers – who actually fathered the work, as they are highly aware of the architecture of our times – refused even considering a philological reconstruction of the building. Bent on safeguarding the environmental qualities of the luxuriant natural surroundings (which features a scattering of imposing Mediterranean timber pines), they have kept the original front façade as a sort of curtain; being the only remaining structure of the original building, it was restored and configured as a sort of belvedere. It also constitutes a threshold leading into a building that has the same volumetry as the preexistent casino: a body marked by an openly contemporary language, divided into two independent, superimposed residential units. As the two planners reveal, the building evokes a number of other works: the “masked-façade” is reminiscent of Villa Muggia in Imola, by Piero Bottoni, the health resort in Ischia by Ignazio Gardella, and the Museum in Gibellina by Francesco Venezia, and the additions made to the Town Hall in Cassino (designed by Massimiliano Fuksas) are also evoked, due to the “dancing volumes” that enliven the roofing. The exterior walls are finished in painted plastering along the main body of the building, and in tinned copper sheets along the rooftop loggia, while the window and door frames are in painted aluminum. The helicoidal staircase, rails and flues are especially captivating, as, made in stainless steel, they seem to suggest the features of a ship. In Breaking Ground, Daniel Libeskind asks himself: “Is it really true that after the twentieth century’s political, cultural and spiritual devastation it is still possible to embrace a sanitized reality? Do we really want to be surrounded by dull, soulless buildings? Or should we face our history, our complex, confused realities, our most genuine emotions, and create a twenty-first century architecture?” I believe that the answer HOF associati has given shows how it is possible to realize a kind of architecture that is fully entitled to entering the new century.

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L’energia dall’utopia New Energy Station

Nuove frontiere dell’ospitalità Hydropolis Hotel

Il meglio del vetro Glass at its Best

Architettura accessibile Schindler Award

Progetto: Jeroen Bisscheroux & Michiel Voet

Progetto: Joachim Hauser

E’ stata recentemente presentato ad Amsterdam il prototipo della New Energy Station, una stazione di rifornimento per auto con olio di colza. “Per auto e per l’anima” cita il sottotiolo voluto dai suoi due creatori, gli artisti Jeroen Bisscheroux e Michiel Voet, che da anni si dedicano al progetto di oggetti e strumenti per il “benessere” pubblico. La New Energy è attualmente esposta in una mostra semipermanente nell’area NSDM – quartiere settentrionale di Amsterdam che da alcuni anni è oggetto di un vasto progetto di riutilizzo e ristrutturazione da parte di un gruppo di architetti (Kinetisch Noord) e di artisti che, con le loro attività e i nuovi insediamenti di abitazioni e atelier, stanno rivitalizzando questa zona che era precedentemente sede di cantieri navali. La New Energy è un’unità di servizio dotata di pompe che forniscono olio di colza puro utilizzabile dalle automobili a diesel. Nel retro della “stazione” vi è la postazione destinata a ridare energia all’anima, un sedile riparato con vista sullo skyline del porto di Amsterdam e dotato di altoparlanti che diffondono musica rilassante: un soundscape intitolato Mental Journey. Si tratta di un “oggetto” reale ma utopico (al momento), funzionale ma poetico, ispirato dal fascino che i due creatori ricevono dallo sviluppo di sistemi alternativi di produzione energetica che tanta parte hanno oggi nel dibattito economico e politico europeo.

Con un progetto complessivo che copre una superficie di 10,8 ettari e un costo di 500 milioni di dollari, la parte più consistente di Hydropolis Hotel, complesso alberghiero dove saranno ospitate 220 suite, sarà costruita a venti metri di profondità. Gli studi sull’impatto ambientale hanno portato alla conclusione che un hotel del genere è di fatto realizzabile. La sfida dell’architetto tedesco Joachim Hauser, che ha già realizzato diverse strutture ambiziose in Medio Oriente, è quella di rendere il suolo sottomarino vivibile: “Sono convinto che un giorno si potrà costruire un’intera città sott’acqua. Ho intenzione di creare un posto che permetta anche a chi non pratica le immersioni e addirittura non sa nuotare di godere del potere rilassante del mondo sottomarino”. Hydropolis è ubicato a 300 metri dalla costa di Dubai. L’apertura dell’hotel è prossima e il complesso si aggiunge alle recenti costruzioni che stanno facendo a Dubai, una delle capitali del turismo di lusso. Dopo l’imponente Burj Al Arab (la “torre araba”, una megacostruzione a forma di vela) e la realizzazione delle Palm Islands, isole artificiali posizionate in modo che formino il disegno di una palma, il Ddia, l’autorità per lo sviluppo e l’investimento di Dubai, punta adesso al mondo sottomarino. Dubai fa parte degli Emirati Arabi Uniti e con le sue aree marine e il suo giro d’affari turistico e congressuale da qualche anno sta investendo in maniera massiccia sul terziario.

Interamente dedicata al vetro per valorizzare il lavoro e la ricerca dei professionisti che producono e utilizzano questo materiale, “Best of du Verre” è una manifestazione organizzata dalla Federazione Francese dei professionisti del vetro (FFPV) rivolta alle realizzazioni di architetti, artisti o artigiani e costruttori del vetro. Sono le realizzazioni più creative e innovative che vengono ogni anno selezionate in tre diverse categorie: arte, architettura e costruzione. 21 le candidature selezionate per la sesta edizione 2006 che ha visto l’assegnazione dei vincitori in occasione dell’Equip’Baie di Parigi nel novembre scorso. Per la categoria Artistica: Cœur Blindé di Thomasine Giesecke, una borsa a forma di cuore del peso di 2,2 kg realizzata assemblando 80 pezzi unici incollati strato per strato. La categoria Costruttori ha visto come vincitore la Scala in vetro progettata da SRA architectes e Fiant-Saubot e realizzata da Laubeuf per la sede della Holding Bouygues. Nella categoria Architetti il premio è andato alla Tour Perret d’Amiens per il cubo di vetro e allestimento di luci realizzati sulla sommità, a 10 metri di altezza, dalla soicietà Française du Verre su progetto di Thiery Van de Wyngaert.

Un gruppo di studenti di Vienna vince il premio Schindler per l’architettura. La solenne cerimonia per il conferimento dello Schindler Award for Architecture “Access for All 2005/06” si è svolta il novembre scorso al Kultur- und Kongresszentrum (KKL) di Lucerna (Svizzera). Schindler, produttore svizzero di ascensori, ha organizzato per la seconda volta dal 2003/04 il concorso di architettura Schindler Award “Access for All”, aperto agli studenti e alle facoltà di architettura di tutta Europa. Tema centrale del concorso è stata anche questa volta l'esigenza di “Access for All”, ossia la possibilità per chiunque di accedere agli edifici, indipendentemente dal proprio grado di mobilità. Concretamente, si trattava di progettare a Parigi un quartiere di musei privo di barriere architettoniche. Al concorso hanno partecipato oltre 500 studenti di 22 Stati europei. La giuria internazionale, sotto la presidenza del professor Thomas Sieverts, ha scelto come vincitore il progetto “Green Sights” di Marta Neic, Marco Di Nallo e Manfred Sponseiler, dell’Università Tecnica di Vienna (Austria). Il premio per le università è andato invece all’Università Bauhaus di Weimar (Germania). Al secondo posto: Adam Beard e Marie Henrike Haase dell’Università Tecnica di Delft (Paesi Bassi). In terza posizione: un team di studenti dell'Università Tecnica di Lund (Svezia).

A prototype of the The New Energy Station, a coleseed oil refueling station for vehicles, has recently been presented in Amsterdam. “For car and soul” is the subtitle chosen by the two creators of the station, the artists Jeroen Bisscheroux and Michiel Voet, who for years have been devoted to a project involving objects and implements meant for public “well-being”. The New Energy Station is currently on show at a semi-permanent show in the NSDM area – a northern district of Amsterdam that for some years has taken part in a great project for the conversion and renovation of homes and workshops; this is being carried out by a group of architects (Kinetisch Noord) who are committed to reorganizing this area, which was formerly a base for shipyards. The New Energy Station is a service unit provided with pumps that offer a supply of coleseed oil that can be used by diesel cars. Behind the station is an area devoted to restoring energy for the soul: a sheltered seat offering a view of the Amsterdam skyline across the harbor, provided with speakers that play relaxing music: a soundscape entitled Mental Journey. What this is is actually a real – but Utopian (as yet) – “object”, functional but poetic, and what inspired the two creators was the development of alternative systems of energy production, which are so topical in the current European economic and political debate.

With an overall proejct covering a 10,8-hectare surface area- and costs amounting to 500 million dollars- most of the Hydropolis Hotel, a hotel complex that will hold 220 suites, will be built twenty meters underwater. Research carried out on the environmental impact of such a feat has led to the conclusion that a hotel of this kind is actually feasible. The challenge put out by the German architect Joachim Hauser – who has already implemented a number of ambitious structures in the Middle East – is to make it possible to live under water. “I’m sure that one day we will be able to build an entire city under water. I intend to create a place that will allow people who do not practice diving – or who can’t even swim – to enjoy the relaxing effect of the submarine world.” Hydropolis is located 300 meters from the coast of Dubai. The hotel will soon be opened, and the complex is to be added to the recent structures that are turning Dubai into one of the capitals of luxury tourism. After the imposing Burj Al Arab (the “Arabian tower”, a megastructure in a sail shape) and the creation of the Palm Isalnds, which are artificial islands that were positioned in a palm shape, the Ddia – the authorities for the development and investment of Dubai – is now focusing on the underwater world. Dubai is in the United Arab Emirates, and thanks to its proceeds from tourism and conventions, for some years now it has been making great investments in the service sector.

Totally dedicated to glass, so as to enhance the research carried out by the professionals who produce and utilize this material, “Best of du Verre” is a show organized by the French Federation of Glass Professionals (FFPV), which is devoted to architects, artists, craftsmen and builders in the world of glass. The most creative and innovative works are selected every year, in three different categories: art, architecture and building. For the sixth edition in 2006, 21 candidates were selected, and the winners were celebrated last November at the Equip’Baie of Paris. In the Art category, the winner was Coeur Blindé, by Thomasine Giesecke – a heart-shaped bag weighing 2,2 kilos, which was made by gluing 80 pieces together, layer by layer. The Building category appointed a glass Staircase designed by SRA architectes and Fiant-Saubot as the winner, built by Laubeuf for the headquarters of the Bouygues Holding. For the Architecture category, the prize went to the Tour Perret d’Amiens for a glass cube and a lighting installation laid out at 10 meters of height by the French Glass Society, according to a project by Thiery Van de Wyngaert.

A group of students from Vienna has won the Schindler Award for Architecture. A solemn ceremony for the 2005/2006 Award “Access for All” was held last November at the Kultur-und Kongresszentrum (KKL) of Lucerne (Switzerland). Schindler, a Swiss manufacturer of elevators, has organized the architectural competition Schindler Award “Access for All” for the second time since 2003/2004, open to students and Architecture faculties from all over Europe. This time, too, the competition was focused on the theme “Access for All”, which means that buildings are to be accessible to everyone, regardless of their physical mobility. In practical terms, a museum district without any architectural barriers was to be planned in Paris. More than 500 students from 22 European countries participated in the event. The international jury, chaired by Prof. Thomas Sieverts, awarded first place to the project “Green Sights”, by Marta Neic, Marco Di Nallo and Manfred Sponseiler, from the Technical University of Vienna (Austria). The prize for universities went to the University of Bauhaus in Weimar (Germany). Second place went to Adam Beard and Marie Henrike Haase, from the Technical University of Delft (the Netherlands), and third place to a team of students from the Technical University of Lund (Sweden).

Un nuovo “quattromila” Zermatt Pyramid Tower Progetto: Zermatt Bergbahnen/Christen Baumann, Ueli Lehmann, Heinz Julen (artist) Nel 2004 la società Zermatt Bergbahnen ha bandito un concorso per la riorganizzazione del Matterhorn Glacier Paradise. Sono stati presentati cinque progetti. Il consiglio di amministrazione ha scelto il progetto di Heinz Julen e Ueli Lehmann dopo avere realizzato uno studio di fattibilità tecnica. Il progetto è una vera sfida, in particolare dal punto di vista della statica. Il team di progetto è composto dal capo struttura di Zermatt Bergbahnen, Christen Baumann, da Heinz Julen (artista), Ueli Lehmann (architetto), da geologi, esperti di statica, ingegneri e altri professionisti competenti. Il progetto prevede la realizzazione di una piramide di acciaio e vetro con una piattaforma panoramica a 4.000 mslm cioè 117 m più in alto della vetta naturale del Piccolo Cervino. Nella piramide saranno organizzati un ristorante, una sala multimediale e probabilmente un albergo, il tutto debitamente pressurizzato in modo da mantenere un’atmosfera pari a quella che si trova a 2.200 mslm per consentire a tutti una permanenza senza gli affanni dovuti alla quota. Per salire alla piramide ci saranno una serie di ascensori sulle pareti esterne della nuova struttura a partire dall’esistente piattaforma panoramica. Si potranno così ascendere i circa 90 metri della piramide e i successivi circa 30 metri che porteranno ai 4.000 della nuova piattaforma. Il progetto cerca di mantenere un alto livello di armonizzazione con la natura del luogo. La dipendenza della “torre piramidale” da fonti esterne di energia è tenuta al minimo grazie all’uso di energia solare e altre fonti rinnovabili.

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In 2004, the Zermatt Bergbahnen firm announced a competition for the reorganization of the Matterhorn Glacier Paradise. Five projects were presented. The board of directors selected a project by Heinz Julen and Ueli Lehmann after having carried out a study on the technical feasibility of the plan. The project constitutes a real challenge, especially from the point of view of statics. The project team includes the head of Zermatt Bergbahnen, Christen Baumann, Heinz Julen (artist) Ueli Lehmann (architect), geologists, statics experts, engineers and other competent professionals. The project involves the construction of a steel and glass pyramid provided with a panoramic platform at 4,000 meters of altitude – that is, 117 m higher than the natural summit of the Piccolo (Small) Cervino. The pyramid will contain a restaurant, a multimedia hall and probably a hotel, and the whole interior will be duely pressurized in order to maintain a 2,200-meter-altitude atmosphere, so as to allow everyone access without suffering the breathlessness that often arises with altitude. A series of elevators will be accessible along the exterior walls of the new structure, starting from the existing panoramic platform. Visitors will thus be able to rise along the 90 meters of the pyramid and the additional 30 meters that will lead to the new platform’s 4,000 meters of altitude. The project means to fit in harmoniously with its natural surroundings. The “pyramid-tower” depends very little on external sources of energy thanks to the use of solar energy and other sustainable sources.

Solare e all’avanguardia Solar Habitats Il tema dell’architettura bioclimatica è sempre più presente nella ricerca e sperimentazione dei progettisti contemporanei, e l’attualità ci mostra come in effetti questo settore sia notevolmente evoluto verso una maggiore qualità estetica e formale oltre che naturalmente per prestazioni sempre più perfezionate. In Francia ogni due anni viene organizzato un premio che si rivolge alle architetture solari a sostegno della ricerca e dell’innovazione in direzione di un approccio sostenibile al progetto di architettura. “Habitat solare, habitat di oggi” è il titolo del concorso che nel 2006, con la decima edizione, ha visto la selezione di sedici realizzazioni significative e l’assegnazione dei vincitori nelle categoria Case individuali, Alloggi collettivi, Licei e Uffici in Francia metropolitana e nei territori Outre-Mer. Case individuali: Maison Rimbault a Saint-Simon, progetto di Sylvain Rimbault (nella foto), e Maison Calligrafi a La Montagne (Réunion), progetto di Stéphane Calligrafi; Alloggi collettivi: Edificio rue Moyrand a Grenoble di Actis; Edifici terziari: collegio Guy Dolmaire a Mirecourt di Architecture Studio, e Liceo Diren de la Guadeloupe a Basse Terre, progetto: Thierry Bonneville. Contemporary planners are more and more committed to research and experimentation in the field of bioclimatic architecture, and it is remarkable how – in addition to improved performance – this sector is currently developing towards greater esthetic and formal quality. Every two years, an award is

presented in France for solar architecture meant to support research and innovation directed at a sustainable approach to architectural projects. “Solar habitat, today’s habitat” is the title of the competition that, during its tenth edition in 2006, has seen the selection of sixteen significant works. Prizes were awarded to winners in the following categories: one-family homes, collective housing, High Schools, and Offices, both in metropolitan France and in Outre-mer areas. The winners were: for one-family homes, Maison Rimbault in Saint-Simon, project by Sylvain Rimbault (photo), and Maison Calligrafi in La Montagne (Réunion), project by Stephane Calligrafi; for collective housing: the Rue Moyrand building in Grenoble, by Actis; for service complexes: the Guy Dolmaire college in Mirecourt, by Architecture Studio, and the Diren de la Guadaloupe High School in Basse Terre, with a project by Thierry Bonneville.

Precisazione Clarification Il Museo Bernard d’Agesci a Niort, pubblicato ne l’Arca 219 è opera del seguente gruppo di progettazione: Architetti incaricati: BLP- Brochet, Lajus, Pueyo Associati: King Kong. Ci scusiamo con gli autori per la citazione incompleta nella redazione dell’articolo. The Museum Bernard d’Agesci in Niort, published in l’Arca 219, was planned by the following group: Commissioned architects: BLP-Brochet, Lajus, Pueyo Firm: King Kong. We apologize to the authors for our incomplete citation in the editing of the article.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Sopra/above, Pablo Picasso, Woman with Sea Urchins, 119x83 cm, ripolin su legno/ ripolin on wood,

6 November 1946. Sotto/below, Pablo Picasso davanti al suo/in front of his La Joie de Vivre, ripolin su cartongesso/

ripolin on wallboard, 120x250 cm, 1946 (© ImageArt, Antibes. foto: Claude Germain).

Picasso a Palazzo Grassi Happy Years

Teoria e prassi di un grande maestro A Master’s Visions

Design italiano In India

La joie de vivre è il titolo di un’opera di Picasso del dopoguerra che segna un particolare periodo del suo percorso artistico. Essa infatti arriva dopo gli anni bui dell’occupazione, quando Picasso ritrova i paesaggi solari della Costa Azzura. Cannes, Antibes e Golfe Juan sono i suoi luoghi privilegiati dove egli soggiorna frequentemente in compagnia di Françoise Gilot, alla quale fu legato fino al 1953 con la nascita dei due figli Claude e Paloma. Anni particolarmente felici, in cui Picasso esplora i grandi temi mitologici mediterranei (ninfe, fauni ecc.) e in cui sperimenta l’uso della ceramica, stimolato dalla vicinanza di Vallauris famosa per i suoi laboratori, e di nuovi supporti come il fibrocemento. E su questo periodo, di visioni e creatività positive, di suggestioni solari e panoramiche, che si concentra la mostra in corso a Palazzo Grassi di Venezia fino all’11 marzo, e che appunto si intitola “Picasso, La joie de vivre, 1945-1948”. Una mostra che grazie al contributo del Museo Picasso di Antibes, dove egli lavorò per circa due mesi nel 1946 facendo poi dono alla città di 23 oli e 44 disegni, e al prestito di numerose collezioni pubbliche e private, presenta una ricca e articolata testimonianza di quegli anni, allineandosi al ciclo di mostre che sondano periodi sconosciuti o poco noti della produzione dell’artista. La portata documentaria della mostra è completata dalla scelta di alcune opere di grandi fotografi contemporanei all’artista, da Denise Colomb, testimone particolarmente vicino alla vita e al lavoro di Picasso in quegli anni, Siam (Michel Smajewski) con foto del periodo trascorso a Antibes, o Marcel Bovis, che ha fotografato i paesaggi della Costa Azzurra del dopoguerra.

La mostra “Alberto Sartoris. Visioni di architettura moderna”, aperta dal 27 novembre 2006 al 18 febbraio 2007 presso il Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca, espone 180 fotografie d’architettura provenienti dai circa 8000 pezzi della collezione raccolta dall’architetto italo-svizzero, dalla quale avevano già preso vita due famose opere antologiche, le tre edizioni de Gli elementi dell’architettura funzionale (1932-41) e gli altrettanti volumi dell’Encyclopédie de l’architecture nouvelle (1948-57). Accanto alle immagini l’esposizione offre, come essenziali punti di riferimento, numerose pubblicazioni d’epoca e una selezione di pezzi d’arredo ormai storici e firmati da nomi prestigiosi, tutti provenienti dalla collezione del Vitra Design Museum, l’istituzione che ha affiancato gli Archives de la Construction Moderne de l’École Polytechnique Fedéral di Losanna, in cui la collezione ha la sua sede, nella realizzazione della mostra, che ha già fatto il giro di diversi Paesi europei. Come ha sottolineato Vittorio Fagone, direttore della Fondazione Ragghianti, questa mostra si propone come momento di riflessione critica e storica non solo su una stagione tra le più significative dell’architettura moderna, ma anche, e soprattutto, sui sottili rapporti che legano l’artefatto architettonico alla sua immagine, in questo caso fissata, interpretata e comunicata attraverso il medium della fotografia; e Antoine Baudin, curatore della mostra, ha osservato che proprio le immagini fotografiche hanno spesso fornito alle opere una fisionomia esemplare, emblematica, che ne ha definito il carattere formale fino a saturarlo di energia simbolica. In effetti quelle immagini, spesso scattate da fotografi ignoti o da semplici artigiani, si rivelano non tanto dei reperti documentari, quanto delle chiavi di lettura capaci di porre in luce i caratteri primari della progettazione, i nodi linguistici segreti, le peculiarità di uno stile o di una tendenza. Il che pone però degli interrogativi, sui quali si è già da tempo discusso: fino a che punto, infatti, l’opera può essere sottoposta a interpretazione visiva da parte del fotografo? Quando si esaurisce la funzione documentaria della fotografia e prevale quella estetica? Interrogativi tuttora attualissimi, come si sa, che nella mostra di Lucca acquistano una corposità particolare, grazie all’impeccabile allestimento che dà risalto all’insistenza delle immagini su raffinati bianchi e neri e sul gioco delle luci e delle ombre, in cui gli artefatti acquistano una plasticità e un’eloquenza del tutto particolari. Così a Lucca non è di scena solo l’architettura, ma anche la sua rappresentazione, la sua carica semantica, il suo senso profondo, di cui la mostra, nella sua asciuttezza visiva, restituisce tutte le molteplici articolazioni. Maurizio Vitta

“ITOI dall’Italia all’India”, Mumbai 5 – 15 febbraio. Si tratta di un evento, di una grande mostra culturale dedicata al design mai approdata in India che diventa l’occasione per la creazione di nuovi contatti tra il mondo della produzione italiana e l’enorme mercato indiano. La manifestazione è articolata attraverso l’organizzazione di mostre tematiche, conferenze e tavole rotonde tra designer e imprenditori italiani e indiani, workshop e concorsi, business tour, business dinner con imprenditori e distributori locali. L’iniziativa prevede la collaborazione tra importanti istituzioni locali e internazionali, tra cui le università JJ College of Architecture, il NIFT – National Institute of Fashion Technology -, la scuola di Architettura di Delhi, il Pune Design Centre, il NID – National Istitute of Design -, l’ICE – Istituto del Commercio Estero -, l’ambasciata italiana a Dehli, il consolato italiano a Mumbai, l’ICI – Istituto di cultura Italiana –, il principale quotidiano indiano “The Times of India”. Info: http://www.idot.it/sito/htm/home.html

La Joie de Vivre is the title of one of Picasso’ s works, a piece from the postwar period that marks a special period of his artistic creation. As a matter of fact, the painting came after the dark years of occupation, when Picasso rediscovered the sunny landscapes of the Côte d’Azur. Cantes, Antibes and Golfe Juan were his favorite places: he often stayed there with Françoise Gilot, to whom he was tied until 1953, and who gave him two children, Claude and Paloma. Those were happy years for Picasso, who explored the great Mediterranean mythological themes (nymphs, fauns, etc.), and experimented with ceramics, as he was stimulated by the nearby Vallauris, which was famous for its laboratories, as well as for new supports such as asbestos cement. A show under way at Palazzo Grassi (until March 11th) focuses on this period of positive visions and creativity, as well as bright, suggestive views. The exhibition, suitably entitled “Picasso, La joie de vivre, 1945-1948” presents a comprehensive, articulate account of those years thanks to contributions from the Picasso Museum of Antibes – where he worked for about two months in 1946, and to which he later donated 23 oils and 44 drawings – and to loans from a number of public and private collections. This show is part of a cycle of exhibitions that concentrate on unknown or little known periods of the artist’s production. The documentary significance of the show is completed by a choice of pictures taken by great contemporaneous photographers, from Denise Colomb, who was especially close to Picasso during those years, to Siam (Michel Smajewski), with pictures from the period Picasso spent in Antibes, to Marcel Bovis, who photographed postwar seascapes of the Côte d’Azur.

Sopra/above, Satyr, Faun and Centaur with Trident, ripolin e carboncino su cartongesso/ripolin and charcoal on wallboard, 250x360 cm, 1946. Sotto/below, LongNecked Tanagra, vaso di terracotta bianca

Pablo Picasso, Still Life with Bottle, Sole and Ewer, ripolin e grafite su cartongesso/ripolin and graphite on wallboard, 120x250 cm, 1946 (© Photothèque du Musée Picasso Antibes).

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decorato con ingobbio, ossidi e smalto bianco/ vase figurine, white eartenware, decorated with engobes, oxides and white enamel, 1947-1948 (© Photothèque du Musée Picasso Antibes).

The show “Alberto Sartoris. Visions of modern architecture”, open from November 27th 2006 to February 18th 2007 at the Licia and Carlo Ludovico Ragghianti Art Study Center of Lucca, presents 180 architectural photographs coming from the 8,000 pieces of the Italian-Swiss architect’s collection. Other two famous anthological works stemmed from these works: the three editions of The elements of functional architecture (1932-41), and the three volumes of the Encyclopédie de l’architecture nouvelle (1948-57). Not only the pictures constitute essential points of reference offered by the show, but also a great number of publications from the time and a selection of historical pieces of furniture signed by prestigious designers, all coming from the collection at the Vitra Design Museum. This institution has collaborated with the Archives de la Construction Moderne de l’Ecole Polytechnique Fedéral of Lausanne (where the collection is kept) in the organization of the exhibition, which has already traveled to various countries around Europe. As Vittorio Fagone – the director of the Ragghianti Foundation – pointed out, this show offers a moment of critical and historical reflection, not only on one of the most significant seasons of modern architecture, but also, and especially, on the subtle relationship between the architectural work and its image, which in this case is fixed, interpreted and communicated through photography. Antoine Baudin, the curator of the show, draws attention to the fact that these photographs have often endowed the architectural works they represent with an exemplary, emblematic physiognomy that has defined their formal character, imbuing it with symbolic energy. As a matter of fact, those pictures, which were taken by unknown photographers or amateurs, do not come across as simple documentary records, but as keys to the understanding of the main characteristics of the planning, the secret expressive modes and peculiarities of a style or trend. But due to this, a question arises that has long been a subject of debate: up to what point can an architectural work be subjected to a photographer’s visual interpretation? Where does the photograph’s documentary function end and where does the esthetic function prevail? These questions are still very topical, and with the show in Lucca they take on particular significance thanks to the impeccable layout, which highlights the insistence on refined black & white images and on plays of light and shade…here the architectural works acquire a very special plasticity and eloquence. So in Lucca, not only architecture is on show, but its representation, it semantic drive, its deep meaning… the exhibition offers all of this from various viewpoints, also thanks to the conciseness of the visual material on display. André Lurçat, Karl Marx School Complex, VillejuifParigi, 1933 (Foto: Albin Salaün). Sotto/below, Vladimir Kaspé, garage, Mexico City, 1948 (Foto: Guillermo Zamora). Sotto, Pierre Chareau, MC 769, sedia pieghevole, 1928 (Foto: Thomas Dix, Collezione Vitra Design Museum).

“ITOi from Italy to India”, Mumbai 5-15 February 2007. This event is a great cultural show devoted to design, which is being held in India for the first time, constituting the opportunity for the creation of new contacts between the world of Italian production and the vast Indian market. The exhibition is organized around theme shows, conferences and round tables between designers and Italian and Indian entrepreneurs, workshops and competitions, business tours, and business dinners with local businessmen and distributors. The initiative fosters cooperation among important local and international institutions, such as the JJ College of Architecture, the NIFT – National Institute of Fashion Technology, the Architecture School of Delhi, the Pune Design Centre, the NID – National Institute of Design, the ICE – the Institute of Foreign Trade, the Italian Embassy in Delhi, the Italian Consulate in Mumbai, the ICI (Institute of Italian Culture), and the most widely circulated Indian newspaper, The Times of India. Info: http://www.idot.it/sito/htm/home.html

Estetica e impegno sociale In Vienna Con la mostra “Un jardin d’hiver, présente (‘). Bottom Up. Building for a Better World – 9 Projects for Johannesburg”, aperta fino al 5 febbraio all’Architekturzentrum di Vienna, l’istituto austriaco pone l’attenzione sul tema dell’estetica legata all’impegno sociale come fattore essenziale della pratica architettonica. La mostra, collegata all’omonimo congresso svoltosi lo scorso novembre, presenta nove progetti realizzati di recente a Johannesburg e dintorni (Orange Farm, Weilers Farm, Kliprivier) con il contributo di alcune università e istituzioni austriache tra cui le Università tecnologiche di Innsbruck, Vienna e Graz, l’RWTH Aachen, l’Institut für Raum Design, Architektur della Kunstuniversität di Linz. I progetti presentati sono sottesi dall’idea che l’architettura debba rappresentare e favorire lo sviluppo del contesto sociale, economico, ambientale e politico e costituire un processo di sviluppo condiviso dai suoi fruitori. With the show “Un jardin d’hiver, présente – Bottom Up. Building for a Better World – 9 Projects for Johannesburg”, open through February 5th at the Architekturzentrum of Vienna, the Austrian institute means to highlight the fact that esthetics and social commitment together constitute an essential feature of architectural practice. The exhibition, which is linked to a conference of the same name which took place last November, presents nine projects that were recently implemented in Johannesburg and in the outskirts of the city (Orange Farm, Weilers Farm, Kliprivier) with the collaboration of a number of Austrian universities and institutions, including the technological unversities of Innsbruck, Vienna, and Graz, the RWTH Aachen, and the Institut für Raum Design, Architektur of the Kunstuniversität in Linz. The presented projects imply that architecture should represent and foster the development of the social, economic, environmental and political context it occupies, constituting a developmental process that is to be shared by its users.

Orangefarme Township Project 2006, Vienna University of

Technology, Kindergarten “Emanuel Daycare (foto: Peter Fattinger).

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Venezia e l’Oriente

Tutto sul 3D In Monte Carlo

I rapporti e gli scambi tra la Serenissima e le grandi dinastie mussulmane dal 828, con il trafugamento delle spoglie di San Marco ad Alessandria, fino al XVII secolo, con la dissoluzione della Repubblica di Venezia, tracciano il percorso della mostra in corso all’Institut du Monde Arabe di Parigi, fino al 18 febbraio e successivamente in programma dal 27 marzo all’8 luglio al Metropolitan Museum of Art di New York. Circa duecento oggetti provenienti dalle principali collezioni veneziane e da importanti istituzioni museali offrono una ricca e articolata testimonianza della trasmissione di sapere e tecniche che dall’Oriente giunsero a Venezia e quindi a tutta l’Europa, ma anche della capacità e del talento commerciali della città lagunare che a partire dal XVI secolo esportò il meglio della sua arte verso le capitali d’Oriente. L’orientalismo veneziano, come testimonia la mostra, è profondamente diverso da quello delle altre capitali europee proprio per i legami privilegiati che la città iniziò a intessere con l’Oriente, ancor prima dell’arrivo dei diplomatici, dei viaggiatori e dei fotografi occidentali nel XIX secolo. E’ soprattutto nel periodo tra il Trecento e il Seicento che gli scambi artistici e intellettuali furono più ricchi e produttivi dando avvio a una intensa e particolarmente prolifica stagione e avventura creativa. La mostra si articola in tre sezioni principali, la prima in cui Venezia afferma la propria potenza commerciale e rafforza le sue relazioni con i Mamelucchi (1330-1500); la seconda si concentra sul repertorio orientale nella pittura religiosa a Venezia; la terza dedicata a rapporti tra Venezia e la Turchia Ottomana (1453-1699). Diverse le tematiche affrontate, dal fascino esercitato sui veneziani per gli abiti e i costumi del Levante, all’ispirazione dell’arte veneziana ai motivi decorativi islamici, fino alla stampa e alla trasmissione dei saperi e all’arte e la tecnica della lavorazione del vetro.

Tutto quello che di più all’avanguardia offre il mondo della visualizzazione tridimensionale e della creazione digitale è presentato dal 31 gennaio al 2 febbraio al Grimandi Forum di Monte Carlo. Imagina 2007 è l’innovativa manifestazione che consente ai diversi attori del settore dell’architettura e delle costruzioni di confrontarsi e venire a conoscenza dei nuovi strumenti e tecnologie informatici applicati all’architettura, al paesaggio e all’urbanistica. La rappresentazione digitale, l’infografia e l’animazione in 3D trovano oggi un fertile campo di applicazione nella rappresentazione del progetto fino al punto da essere diventati un supporto fondamentale di comunicazione nelle valutazioni finali di un’opera. Imagina offre una piattaforma di incontri, scambi e contenuti rivolti ad architetti, ingegneri, responsabili tecnici delle collettività locali, consulenti o dirigenti di società istaurando una rete di informazioni e contatti utili alla crescita del settore con la presenza di circa 180 leader europei nel settore della tecnologia 3D. Un ciclo di conferenze si articolerà nei tre giorni di manifestazione approfondendo i diversi temi che competono la visualizzazione tridimensionale: il 31 gennaio si aprirà con la sessione dedicata al Paesaggio e alla Pianificazione territoriale, il 1 febbraio è la volta dell’Architettura e il 2 febbraio sarà dedicato alla conferenza VisMaster Design Modeling & Visualisation.

Luoghi per esporre Siza in Nice

Donazione Chiattone

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino presenta, fino all’11 febbraio, “Alllooksame? Tutttuguale? Arte da Cina, Giappone, Corea”. La mostra, a cura di Francesco Bonami, riunisce quaranta artisti tutti con radici asiatiche, ma con esperienze, background, usi di linguaggio eterogenei. Il loro sguardo multiplo porterà all’attenzione del pubblico un territorio vasto, uno dei più popolosi della terra, una delle zone centrali del mondo, dove si decide il destino dell’umanità, ma anche dove si consumano conflitti e violente contraddizioni, interpretato attraverso installazioni, fotografie, opere pittoriche, video, e sculture. Il titolo è preso in prestito da un sito internet (www.alllooksame.com) creato dal giapponese Dyske Suematsu un po’ per scherzo un po’ per celebrare il luogo comune della diversità e ironizzare sulla difficoltà dell’occhio occidentale di distinguere sembianze, ma anche tradizioni, usi e costumi tra cinesi, giapponesi e coreani. La mostra tenta di ribaltare questa prospettiva generalista dalle radici profonde e di far emergere la diversità di visioni su una situazione sociale e politica in vertiginosa trasformazione. Il progetto espositivo vuole quindi essere un viaggio all’interno delle realtà asiatiche più contraddittorie, ma anche più sperimentali.

Con la collaborazione di Cristina Bazzola e Isabella Lenzo, è stata organizzata nel Museo Civico di Belle Arti di Lugano (13 ottobre 2006 – 15 aprile 2007) la mostra “Donazione Chiattone” che, accompagnata dal catalogo curato da Cristina Sonderegger “Opere d’Arte della Città di Lugano. Donazione Chiattone”, presenta, a quasi quarant’anni dall’ultima esposizione (1968), un centinaio tra le 320 opere che la costituiscono. L’iniziativa mette in evidenza i lavori più importanti e illustra i diversi nuclei che la compongono: i ritratti, le nature morte, i dipinti a carattere religioso e i paesaggi del Sette e Ottocento, i nuclei di dipinti di artisti come Ambrogio Alciati, Umberto Boccioni, Antonio Jr, Gabriele e Mario Chiattone, Adolfo Feragutti Visconti, Leonardo Dudreville, Cesare Tallone, nonché Luigi Conconi, Tranquillo Cremona, Filippo de Pisis, Filippo Franzoni, Achille Funi e Luigi Rossi. La mostra, estemporanea e densa di riferimenti lombardi, è fortemente rappresentativa delle stagioni che precedevano le successive avanguardie artistiche.

The Sandretto Re Rebaudengo Foundation of Turin is presenting “Alllooksame?” Art from China, Japan and Korea”. The show, which will be open through February 11th and is curated by Francesco Bonami, involves forty artists who are all of Asian origins, but who all have different experiences and backgrounds, and use different languages. Their heterogeneous views will help visitors focus on one of the world’s vastest, most densely populated, and pivotal areas, where the destiny of humankind is being determined; yet, these territories feature violent conflicts and contradictions, which here are interpreted through installations, photographs, paintings, video art and sculptures. The title of the show was – partly jokingly – borrowed from a website (www.alllooksame.com) created by the Japanese Dyske Suematsu, to celebrate the cliché of diversity and find an ironic way to reveal how difficult it is for Westerners to distinguish the different features, traditions, and customs that belong to the Chinese, Japanese, and Koreans. The exhibition means to overturn this generalized, deeply rooted view, pointing out the very different views these Far Eastern countries have of the rapidly changing social and political situation. This is thus a journey through the most contradictory – and most experimental – Asian realities.

The most avant-garde technology in the spheres of three-dimensional visualization and digital creation is now on show from January 31st to February 2nd at the Grimaldi Forum of Monte Vittore Carpaccio Carlo. Imagina 2007 is an innovative exhibition (1450- 1525), La Lapidation de Saint that allows the various protagonists in the Etienne, olio su tela/ architectural and building sectors to gain oil on canvas, 149x170 cm, 1511-1520 knowledge of the new computer tools and technologies that are being applied to architecture, (© Staatgalerie landscaping and urban planning. Today, 3D Stuttgart). digital representation, infography and animation play a great part in the representation of projects. As a matter of fact, they have become basic communicative material in the final stages of the evaluation of a work. Imagina offers a platform for

Alvaro Siza, architetto-urbanista portoghese, riconosciuto con importanti premi tra cui il Pritzker Prize nel 1992 e il Leon d’oro alla Biennale di architettura di Venezia nel 2002 è in mostra al Forum d’urbanisme et d’architecture di Nizza fino al 15 gennaio. La mostra, che si concentra sui padiglioni e i musei realizzati tra il 1993 e il 2005, presenta una ricca documentazione iconografica, dai disegni di progetto alle foto degli edifici realizzati, e bellissimi modelli, tutti provenienti dallo studio di Siza. Dal Padiglione portoghese all’Expo di Lisbona del 1998 a quello dell’expo di Hannover nel 2000 o il Museo d’arte contemporanea di Santiago di Compostela, 1988-1993, la selezione delle opere, curata da Carlos Castanheira, commissario dell’esposizione, offre un’interessante visione del pensiero dell’architetto, soprattutto della sua capacità nel trattare gli spazi e le dimensioni della luce e del paesaggio e del suo essere al contempo spirito moderno e innovativo senza trascurare la cultura delle sue origini. The Portuguese architect-urban planner Alvaro Siza, whose work has been acknowledged with important awards, such as the Pritzker Prize in 1992 and the Golden Lion at the Architecture Biennial of Venice in 2002, is on show at the Forum d’Urbanisme et d’Architecture in Nice. The exhibition, which will be open until January 15th, focuses on the pavilions and museums the architect designed between 1993 and 2005, presenting comprehensive iconographic records. All of the project designs and the pictures of the implemented buildings – as well as the striking models – come from Siza’s studio. These include the Portuguese pavilion at the Expo of Lisbon (1998), the Hannover Expo of 2000, and the Museum of Contemporary Art in Santiago de Compostela (1988-1993). The selection of works, curated by Carlos Castanheira, offers an interesting view of the architect’s thought, especially his ability in dealing with the space and dimensions of lighting, the landscape, and his being a modern and innovative spirit without ever neglecting his country’s culture.

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meetings, exchanges and material directed at the architects, engineers, and technical managers of local communities, as well as company consultants or managers, as it has set up a network of information and contacts that fosters growth in the sector. Indeed, about 180 European leaders are involved in the sector of 3D technology. Throughout the three days of the exhibition, a series of conferences will be held to examine the various themes related to three-dimensional visualization: January 31st will open with a session devoted to the Landscape and Territorial Planning, February 1st will be dedicated to Architecture, and February 2nd to the conference VisMaster Modeling & Visualization.

Non è tutto uguale Far Eastern Art

Miti senza fede In Pisa

Selection II Fashion in Antwerp Il Museo della Moda di Anversa dedica, dopo il successo del 2002, una seconda mostra alle sue collezioni concentrandosi sia sui pezzi storici, abiti, cappelli, intimo e costumi regionali, sia sulle donazioni e recenti acquisizioni. Dries Van Noten, Maison Martin Margiela, Rochas, Walter Van Beirendonck, Dirk Van Saene, Veronique Branquinho, Comme des Garçons, A.F. Vandevorst, Bruno Pieters, Ann Demeulemeester, Xavier Delcour, Rick Owens, Staphen Jones, Gucci gli stilisti presentati fino al 17 giungo in uno spazio ispirato ai negozi Old England e realizzato dallo scenografo Bob Verhelst. La mostra si apre con la collezione inverno 2006-2007 di Dirk Van Saene “Fashion-Samoling”, otto abiti neri ognuno caratterizzato da elementi che fanno esplicito riferimento a periodi storici e stili differenti. Lo stilista ha inoltre applicato questo concetto anche a una serie di manifesti realizzati sovrapponendo dei disegni di modelli a foto di moda storiche. After its success in 2002, the Fashion Museum of Antwerp has organized a second show for the display of its collections, focusing both on historical pieces, clothing, hats, lingerie and regional costumes, and on donations and recent acquisitions. Dries Van Noten, Maison Martin Margiela, Rochas, Walter Van Beirendonck, Dirk Van Saene, Veronique Branquinho, Comme des Garçons, A.F. Vandevorst, Bruno Pieters, Ann Demeulemeester, Xavier Delcour, Rick Owens, Staphen Jones, and Gucci are the stylists who will be presented through June 17th in a space that has the feel of the Old England style, created by the set

Achille Funi, L’architetto Mario Chiattone, olio su tela/oil on canvas, 103,5x103 cm, 1924. A sinistra/far left, Choi Ho Chul, On the Way to Work (book cover), inchiostro e penna su carta/ink and pen on paper, 41x23,5 cm, 2005.

Il Museo Nazionale San Matteo di Pisa si apre all’arte contemporanea. La mostra di apertura, curata da Ilario Luperini, è “Francesco Tomassi - Miti senza fede” visitabile fino all’11 febbraio, che propone una intensa sequenza di tele di grandi dimensioni in tre sale del piano terra. Architetto di grandi opere pubbliche e private in tutta Italia, Francesco Tomassi non lascia la sua professione influire sul suo racconto pittorico se non per qualche “inquadratura” o scorcio in cui emerge il taglio architettonico. Pittore solitario, carico di forte autocritica, è dotato di una tecnica mirabile in cui colpisce il colore/non colore caldo e coinvolgente, ma con trafitture di colore puro, in una atmosfera gelida e rarefatta.

Segni forti Tápies in Milan designer Bob Verhelst. The exhibition opens with Dirk Van Saene’s 2006-2007 winter collection, “Fashion-Samoling”: eight black dresses that are all characterized by elements that refer explicitly to different historical periods and styles. In addition, the stylist has applied this concept to a series of posters that were created by superimposing model designs on historical fashion photographs.

Fino al 28 gennaio è allestita presso la Galleria Tega di Milano una rassegna di opere di Antoni Tápies. Sono esposte ventuno opere, su tela e su carta, come Ciutat (1956), Marró (1958), Arc rosa (1964), Sinuós amb banda blava (1966). La opere selezionate per questa mostra, tra cui compaiono alcune recenti carte che testimoniano il costante e proficuo impegno creativo di Tápies nell’ambito del segno, che sulla sue tele incide e penetra sovente la sostanza. La rassegna è accompagnata da un elegante catalogo di ottanta pagine con testo di Luciano Caprile e introduzione di Giulio Tega.

A show devoted to works by Antoni Tápies will be on until January 28th 2007 at the Tega Gallery in Milan. Twenty-one paintings on canvas and paper are on display, including Ciutat (1956), Marró (1958), Arc rosa (1964), and Sinuós amb banda blava (1966). The works selected for this show – which comprise a number of recent works on paper – reveal Tápies’s constant and prolific creative commitment; his canvases are often etched and imbued with substance. The exhibition is accompanied by an elegant eightypage catalog with texts by Luciano Caprile and an introduction by Giulio Tega.

Pisa’s National Museum of San Matteo is opening up to contemporary art. The opening exhibition, curated by Ilario Luperini, is entitled “Francesco Tomassi – Faithless Myths”. The show, which will be on through February 11th, offers a remarkable sequence of large-sized that are on display in three ground-floor halls. Francesco Tomassi, who has planned great public and private architectural works throughout Italy, does not let his profession affect his painting, except for a few “shots” or foreshortenings in which his architectural background emerges. A solitary painter full of self criticism, the artist is gifted with a wondrous technique which features a warm, absorbing color/non-color that, however, is characterized by thrusts of pure color in an icy, rarefied atmosphere.

Antoni Tápies, Sinuous, 80x108 cm, 2006. A destra/right, Francesco Tomassi, Prometeo, 130x130 cm, 2005.

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Frontiere contemporanee In Lyons

Due da Cartier In Paris

Un’anteprima di quello che sarà il programma culturale del futuro Musée de Cofluences a Lione, la struttura progettata da Coop Himmelb(l)au che aprirà al pubblico nel 2009, è la mostra “Frontières” presentata fino 4 febbraio al Muséum di Lione e successivamente al Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona (autunno 2007). Scienza e società sono le tematiche da cui prende avvio il progetto espositivo, analizzando in modo pluridisciplinare e tematico la nozione di frontiera attraverso fotografia, cartografia e scienze politiche. Uno spazio di 700 metri quadrati offre al pubblico la possibilità di esplorare otto diversi mondi, ognuno incentrato su problematiche attuali che investono le sfere politica, sociale e geografica del nostro mondo. Punto di partenza il 1989 con la caduta del muro di Berlino e la defizione del progetto europeo e delle frontiere in Europa, il percorso espositivo si articola quindi sulle successive sezioni: le politiche migratorie, le frontire chiuse, i conflitti aperti o latenti, il conflitto tra isdraeliani e palestinesi, la cristallizzazione Paesi del nord/Paesi del sud, le popolazioni senza territori compatti in Europa e i rifugiati. Otto reportage fotografici, piante cartografiche relaizzate da Philippe Rekacewitz, cartografo del mondo diplomatico, che rispecchiano gli avvimenti e i cambiamenti geopolitici contemporanei e testimonianze di sociologi e politici sul tema della frontiera offrono un coinvolgente viaggio nell’universo degli avvenimenti che stanno disegnando la nostra contemporaneità.

Due mostre animano gli spazi della Fondation Cartier di Parigi fino al 4 febbraio. La primaè dedicata all’opera del giovane (classe 1975) artista giapponese Tabaimo. Il suo lavoro rappresenta, attraverso filmati e installazioni, il “dark side” del Giappone contemporaneo e trasporta l’osservatore in un mondo affascinante, strano e infinitamente “turbato”. La seconda mostra vede protagonista l’americano Gary Hill. Maestro dell’arte multimediale, Hill scava nei significati della percezione lanciando sfide multi-sensoriali che pongono l’osservatore in territori e situazioni di totale coinvolgimento psichico e fisico.In questa mostra parigina propone due nuove installazioni a grande scala Guilt e Frustrum.

“Frontières”, a show that will be presented through February 4th at the Muséum of Lyons – and afterwards at the Center of Contemporary Culture of Barcelona (in Autumn 2007) constitutes a preview of the exhibitive layout of the future Musée de Confluences in Lyons. The latter is a building planned by Coop Himmelb(l)au which will open to the public in 2009. Science and society are the subjects the exhibitive project hinges upon, exploring the notion of frontiers through photography, cartography and political science through a multidisciplinary, thematic approach. A 700- square-meter area offers visitors the opportunity to explore eight different worlds, each one focusing on current issues that involve our world’s political, social and geographical spheres. The starting point is 1989, with the fall of the Berlin Wall and the definition of a European project and European frontiers. The show then continues with other sections: migration politics, closed frontiers, open or latent conflicts, the conflict between the Israelis and Palestinians, crystallization in the definition of Northern and Southern countries, populations without marked off territories in Europe, and refugees. Eight picture stories – cartographic layouts created by Philippe Rekacewitz, a map maker of the diplomatic world – that reflect contemporary geopolitical events and changes, as well as accounts given by sociologists and politicians on the subject of frontiers offer a captivating journey through the universe of the events that are changing our contemporaneity.

Two exhibitions are to enliven the showrooms of the Fondation Cartier in Paris until February 4th. The first is devoted to the young Japanese artist Tabaimo (born in 1975). Through films and installations, his work represents the “dark side” of contemporary Japan, and transports the observer into a fascinating, strange, and infinitely “troubled” world. The American Gary Hill is the protagonist of the second show. A master of multimedia art, Hill delves into the significance of perception, putting out multi-sensory challenges that set the observer in situations in which he/she is totally involved from both a psychic and physical viewpoint. The artist is presenting two large-scale installations for this Parisian show: Guilt and Frustrum.

America in posa Il J. Paul Getty Museum at Getty Center di Los Angeles inaugura un’ala di nuove gallerie che saranno dedicate prevalentemente a esposizioni di fotografie. La prima mostra presentata, fino al 25 febbraio, è “Where We Live: Photographs of America from the Berman Collection”. Il percorso espositivo propone 170 scatti a colori, alcuni inediti, di 24 noti fotografi contemporanei che fanno parte dell’ampia collezione di Nancy e Bruce Berman e che rappresentano soggetti che spaziano dagli ampi paesaggi nordamericani a immagini di vita sociale a foto tese a interpretare valenze psicologiche dei soggetti immortalati. Pose, panorami, sguardi, azioni quotidiane che portano il visitatore in un viaggio attraverso la vita americana dal secondo dopoguerra a oggi.

Sheron Rupp, Trudy in Annie’s Sunflower Maze, Amherst, Massachussetts (detail), stampa cromogenica/ chromogenic print, 43,8x54,6 cm, 2000. A destra/right, Robert Ryman, Untitled, 1965.

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L’importante complesso commerciale Carrefour, inaugurato lo scorso maggio nel Comune di Limbiate (Mi), copre una struttura commerciale di 45.000 mq, accogliendo un ipermercato di 11.000 mq, una galleria di negozi di 19.000 mq e circa 2000 posti auto. Le strutture verticali e la copertura dell’ingresso del nuovo Centro Commerciale sono stati risolti con l’impiego del legno lamellare che ha reso possibile la realizzazione di una struttura complessa e singolare. Holzbau ha curato tutta la progettazione costruttiva delle strutture in legno lamellare, dalla definizione statica, alla cantierizzazione e organizzazione della commessa. Il complesso si evidenzia per le strutture orizzontali di copertura (circa 10.000 mq) realizzate in legno lamellare, e gran parte delle strutture verticali di sostegno come i pilastri a sezione circolare e le due torri. Il complesso della copertura è costituito da tre volumi distinti che compongono un’elisse spezzata a simboleggiare il logo Carrefour. Le tre parti fondamentali sono costituite da un’area centrale definita come “vela”, da due “ali” laterali con due torri, e due percorsi diagonali denominati “mall”. I percorsi “mall” si sviluppano nelle due lunghezze di 83 e 87 metri con larghezza di 11 metri. La copertura in legno lamellare è costituita, oltre che dall’orditura secondaria, da una serie di telai principali paralleli formati da travi a doppia centinatura, con intradosso orizzontale ed estradosso inclinato a formare la copertura a due falde. La copertura della zona “vela” si

sviluppa per una lunghezza di circa 165 metri e per una lunghezza massima di circa 20 metri. Le zone delle due “ali” sono caratterizzate da una copertura a falda unica, dall’andamento geometrico molto particolare.

La nuova scuola elementare di Fauglia a Pisa, progettata da Giuseppe Colucci, si distingue per l’inserimento nel contesto ambientale e naturalistico, nel quale si integra attraverso un attento formalismo progettuale, l’utilizzo di materiali tipici come il mattone facciavista e il legno e le soluzioni che consentono una illuminazione naturale e salutistica. Schüco collabora pienamente al conseguimento di queste premesse con l’impiego, nelle grandi pareti vetrate, di profili a taglio termico serie FW50+ e con profili serie Royal S 65 per le finestre in alluminio nella parte esterna e in laminato nella parte interna, accompagnate da vetri camera antiifortunio. La copertura dell’edificio presenta un manto in laterizio alla toscana, su cui è poggiato un lucernario di ampie dimensioni realizzato con i profili a taglio termico Schüco, utilizzati anche in facciata, che consente l’illuminazione dello spazio interno.

Copertura per lo sport A sinistra/left, Tabaimo, Midnight Sea, 2006. Sopra/above, Gary Hill, Frustrum, 2006.

Collezioni private At Maison Rouge Paris

Olivier Coret, La vie au pied du mur.

Entra nel paesaggio

Centro Commerciale

La Maison Rouge di Parigi, aperta nel 2002 in un antico edificio industriale riabilitato nel quartiere della Bastiglia, presenta fino alla metà mese, le opere della collezione di Sylvio Perlstein, gioielliere di Anversa appassionato d’arte contemporanea che possiede una collezione di oltre 100 opere dal Dada al surrealismo, minimalismo, arte concettuale, all’arte belga degli anni Sessanta, Nuovo Realismo, Arte Povera fino all’arte contemporanea. “Busy going crazy” titolo della mostra e di un’opera di Barbara Kruger, presentata in quest’occasione, si articola in un percorso che attraversa gli ambienti della Maison Rouge (2.300 metri quadrati di cui 1.300 espositivi) passando da una selezione di fotografie degli anni 1920-1940 di Brassaï, Kertesz, Cahun, Man Ray o Tina Modotti, a opere di Marcel Janco, Artur Segal, gouaches di Magritte prima di introdursi in un “salone di lettura” che riunisce quegli artisti che fanno della parola il loro mezzo creativo privilegiato, da Condo, Ruscha, Ben a Basquiat, Picabia fino a Boetti, Nauman o Nannucci. Una sala è dedicata alle opere-oggetto di Man Ray, Spoerri, Christo, Arman via via fino a i più recenti Calzolari, Acconci, Buren, Flavin. Piccoli spazi, più intimi e propizi al silenzio, ospitano opere di Fontana, Manzoni, Klein e Pascali. Insomma un’immersione nell’arte moderna e d’avanguardia selezionata dall’occhio esperto di un attento conoscitore.

The Maison Rouge of Paris, which was opened in 2002 in an old, converted industrial building in the Bastille district, is presenting works from Sylvio Perlstein’s collection until the middle of the month. This jeweler from Antwerp is a contemporary art lover: he owns a collection of over 100 works, ranging from Dada to surrealism, minimalism, conceptual art, Belgian art from the 1960s, New Realism, and Arte Povera up to contemporary art. “Busy going crazy” is the title of the show, and also of a piece by Barbara Kruger which is being presented on this occasion. The various showrooms of the Maison Rouge (2,200 square meters, 1,300 of which is devoted to exhibitive space) offer a selection of photographs from the 1920s to the 1940s, by Brassaï, Kertesz, Cahun, Man Ray and Tina Modotti, as well as works by Marcel Janco, Artur Segal and gouaches by Magritte. After this, visitors are introduced into a “reading salon” that gathers the artists who have turned words into their favorite means of expression; these include Condo, Ruscha, Ben, Basquiat, and Picabia, up to Boetti, Nauman or Nannucci. Another hall is devoted to artwork in the form of objects by Man Ray, Spoerri, Cristo, and Arman, up to the more recent Calzolari, Fontana, Manzoni, Klein and Pascali. In other words, an immersion into modern and avant-garde art selected by the expert eye of a great conoisseur.

Offerta espositiva eccezionale Tra le 120 fiere organizzate a livello mondiale dalla Fiera di Francoforte, uno degli elementi portanti del settore architettura, tecnica e design è la fiera ISH, internazionalmente ritenuta come leader in termini di idrosanitaria, riscaldamento e climatizzazione, che si alterna ogni anno a Light+Building. ISH, presente in Fiera dal 6 al 10 marzo, risponde e aggiorna sulle esigenze derivanti dalla complessità crescente dei sistemi, grazie al suo concetto espositivo intersettoriale evoluto e orientato al futuro. Tre i punti cardine: la tecnica energetica e la tecnologia per edifici; i settori della climatizzazione e ventilazione riuniti sotto il marchio Aircontec; il mondo del bagno. L’edizione 2007 tratterà anche la nuova tematica delle “energie rinnovabili” attualmente di primaria importanza per i settori della tecnica energetica, del riscaldamento nonché della climatizzazione, della

ventilazione e della criotecnica. Con 2005 espositori, ISH occupa quasi l’intero quartiere fieristico, espandendosi su una superficie di otre 250.000 metri quadrati lordi. I produttori del comparto della tecnologia energetica e della tecnologia per edifici, presenteranno le loro novità nell’ambito della tecnica basata sui valori di combustione e dei sistemi ad alto rendimento energetico e, nell’area espositiva all’aperto, verrà data visibilità alle energie rinnovabili, all’abbassamento delle emissioni di CO2 negli impianti e alla riduzione dei costi. Le aziende specializzate in tecnica della ventilazione per interni, presenteranno l’intera gamma di soluzioni innovative per la climatizzazione degli edifici sotto l’egida del marchio Aircontec. Il bagno verrà proposto in termini di spazi abitativi di qualità, e l’elemento unificante dei tre settori sarà il mondo dell’installazione.

L’ADI a Berlino In occasione dell’inaugurazione del centro polifunzionale Palazzo Italia a Berlino (19 Ottobre 2006), sono stati esposti 27 prodotti appartenenti alla collezione storica del Premio Compasso d’Oro ADI che, selezionati da l’Arca, si distinguono per tipologia, dimensioni, epoche e materiali, evidenziando i caratteri e l’esclusività del design italiano. La Collezione ADI è la prima inserita nel patrimonio culturale nazionale per Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Soprintendenza Regionale per la Lombardia) del 22 aprile 2004, dal quale è stata dichiarata “di

Sede dei quindicesimi giochi asiatici, Doha, capitale del Qatar, ha inaugurato nel dicembre 2006 una serie di impianti sportivi che hanno costituito la “Qatar Sport City”, articolata su un’estensione di 130 ettari. Edificio di rilevanza mondiale, l’Aspire Dome è considerato l’impianto sportivo coperto più grande al mondo e di straordinaria suggestione per il tetto liberamente sospeso, che si innalza fino a 46 metri di altezza con campata di 250 metri. Le due metà del Dome accolgono, su una superficie di circa 290.000 mq: lo stadio di calcio; l’arena per l’atletica leggera con una pista di 200 m; la piscina olimpica, otto pedane da scherma, due palestre, tre campi per gli sport da combattimento, 13 campi da tennis da tavolo e due squashcourts. Vi sono inoltre locali di servizio, ristoranti, bar, uffici amministrativi, un museo e numerosi negozi. L’estesissimo tetto è stato rivestito con pannelli compositi in alluminio della Reynobond‚ Architecture. In tutto sono stati montati, con il sistema a cassette, 55.000 mq di pannelli compositi Reynobond‚ Blue Metallic con triplo rivestimento in PVDF 70/30, nonché 30.000 mq di pannelli compositi Reynobond‚ Anodic Silver 906 con un doppio rivestimento in PVDF 79/30. Sotto le cassette in pannelli Reynobond‚ Architecture, il tetto è stato sigillato con un sistema di assemblaggio mediante aggraffatura per garantire la tenuta all’acqua e soprattutto alla sabbia. Infine, tale sistema è stato rivestito per motivi estetici con pannelli compositi Reynobond Architecture, che costituiscono il pregiato rivestimento del tetto.

Crescita confermata eccezionale interesse artistico e storico”. Palazzo Italia, identificabile come la vetrina promozionale del Made in Italy nell’Europa Centrale, occupa 5.000 metri quadrati distribuiti su tre piani in un edificio storico ristrutturato presso la Porta di Bradenburgo, che include anche uffici diplomatici e di rappresentanza. Lo spazio di Berlino è il primo di una serie di centri polifunzionali previsti nelle capitali dell’Europa centrale e orientale, all’interno e fuori l’Unione. La gestione è seguita da Italian System for Business, società di Fiera Milano cui partecipano Simest e Tecno Hold.

La 21ª edizione di Abitare il Tempo ha registrato un trend di crescita che ha segnalato oltre 53.000 presenze superando del 2% i dati dell’anno precedente e conseguendo l’11% di incremento nel numero degli operatori esteri, a conferma della crescita internazionale della manifestazione. La formula espositiva applicata all’architettura d’interni ha assicurato massimo interesse e, con la partecipazione delle più note aziende, è stato evidenziato l’impegno creativo di famosi architetti. L’ultima edizione ha proposto i temi legati a forme e colori, interpretazioni per nuove abitazioni, arredamenti ecologici, soluzioni tecnologiche e innovative per spazi abitativi interni ed esterni, nonché interessanti mostre e selezioni di mobili da collezionismo del Novecento. Il premio Abitare il Tempo è stato assegnato a Ingo Maurer.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Nuova vetrina

Crescita costante

Il nuovo sistema NC-S 65 STH MIAMI di Metra è stato presentato ufficialmente in Europa in occasione di Equi’Baie 2006; il Salone Internazionale delle finestre, porte, schermi e sistemi per la protezione solare in programma dal 14 al 17 novembre 2006 a Parigi. Il nuovo programma dispone, per le esigenze del mercato d’oltralpe, di un sistema scorrevole a taglio termico appositamente studiato per assicurare specifiche particolarità come: il taglio dei profilati a 45° nel telaio fisso e a 90° nelle aperture; spessore vetro fino a 28 mm con giunti a “U”; barrette di poliammide che assicurano un comfort termico secondo quanto prescritto dalla nuova norma RT 2005; assemblaggio brevettato delle aperture laterali che elimina l’“effetto bilama”; sistemi di chiusura multipunto con maniglia cremonese e a incasso; binario ricoperto con poliammide; sistema di drenaggio non a vista.

Presente alla mostra londinese 100% Detail, l’American Hardwood Export Council (AHEC) ha fatto un sondaggio approfondito tra gli architetti inglesi in relazione allo sviluppo e al gradimento dei pavimenti in legno. I riscontri indicano un ulteriore potenziale di crescita del settore europeo nei confronti delle pavimentazioni lignee, confermandone la preferenza. Come nella scorsa edizione, il pavimento dello stand AHEC è stato allestito con l’impiego del red oak (quercia rossa americana), ed è stata l’occasione per evidenziare le immagini di nuovi importanti progetti architettonici europei, nei quali sono state impiegate varie specie di legni latifoglia. Sul tema specifico dell’American red oak, è stato chiesto agli architetti di considerare l’aspetto generale, il colore e lo stile del pavimento esposto: il 71% ne ha apprezzato l’aspetto; al 64% è piaciuto il colore; il 62% ha giudicato positivamente lo stile, rivelando l’interesse del mercato

La grande sfida A Call to Action inglese verso un legno ancora poco conosciuto. Negli Stati Uniti il red oak rappresenta circa il 30% delle risorse forestali ed è una delle principali specie utilizzate per i pavimenti. Informazioni tecniche sono raggiungibili sul sito www.ahec-europe.org.

Caldaie a condensazione

Autoposante di qualità L’Ellipse Building è un edificio di 50.500 metri quadrati destinati a uffici, definito da tre parti che si articolano attorno a un ingresso comune. Le tre parti, divise in base alle esigenze delle diverse società presenti, sono caratterizzate da un’architettura di massima modernità, che si evidenzia nella curvatura della superficie vetrata che caratterizza il complesso e consente la diffusione di una straordinaria luminosità. Progettato dallo Art&Build e Montois&Partners, l’edificio è stato completato, su una superficie di 13.600 metri quadrati, con una pavimentazione Artigo scelta nella tipologia “Granito LL”. Si tratta di un pavimento autoposante particolarmente apprezzato dal mondo della progettazione sia per la stabilità dimensionale, sia per la facilità di installazione.

Leader in Italia nel settore delle caldaie a condensazione, Atag ne produce il 10% (pari a circa 5.000 l’anno), confermando la crescita costante, sia a livello nazionale sia internazionale, del sistema. L’importazione in Italia di questa tecnologia è dovuta per l’appunto ad Atag Italia, la cui casa madre è l’olandese Atag Verwarming Nederland Bv che, insignita della certificazione di qualità ISO 9001, ha diffuso in Europa il sistema a condensazione aprendo filiali in Germania, Belgio e Regno Unito. L’azienda progetta soluzioni specializzate esclusivamente nell’ambito della condensazione, unendo, alla qualificata eccellenza e ed esperienza a livello internazionale, la competenza e l’innovazione proprie dello specifico italiano. L’azienda ha sviluppato e brevettato tra l’altro un particolare scambiatore di calore in acciaio inox, dotato di una tecnica impiantistica unica che sfrutta al massimo il principio della condensazione utilizzando il “cuore” della caldaia. Tra i punti di forza si distinguono inoltre lo sviluppo del collettore di equilibramento e il principio

Estetica e tecnologia Bticino ha messo a punto, con Axolute un programma di personalizzazione studiato per ambienti domestici di pregio, che, superando il concetto tradizionale dei comandi, consente la sintesi inedita di strumenti integrati per il controllo e la gestione della luce, dell’immagine, della sicurezza e del confort. La filosofia progettuale si basa sul concetto di flessibilità e di personalizzazione che comprende singoli apparecchi, numerose funzionalità e la scelta di forme e materiali. Axolute è un elemento integrato nella cultura dell’abitare e riferimento di coerenza e partecipazione dell’evoluzione dei tempi. Il design di Axolute si presenta nella forma rettangolare e nell’elissi, consentendo raffinate e molteplici soluzioni estetiche per ogni esigenza abitativa.

Tele metalliche Si è particolarmente sviluppato, negli ultimi decenni, l’impiego in architettura dei tessuti metallici abitualmente riservati ai settori industriali (sistemi di filtraggio, nastri trasportatori e altro). Carattere prevalente dei tessuti metallici è la vasta gamma di varianti disponibili che consentono di individuare il prodotto idoneo per i più diversificati impieghi. In questo contesto Archi-Net di Costacurta S.p.A.-Vico rende disponibili: rivestimenti di facciate, contro-soffittature, pareti divisorie, tende frangisole, parapetti, componenti ed elementi di arredo vari. La maglia metallica in acciaio inox è ritenuta un innovativo componente nel design di facciata con impieghi come strato esterno di rivestimento, applicata in facciate continue o su frontespizio, o come strato di separazione tra interno ed esterno, anche con funzione di parapetto.

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della modularità, tramite generatori termici assemblati in un’unica centrale. L’attenzione prioritaria è mirata all’ambiente, tutelando il risparmio energetico e l’abbattimento delle emissioni inquinanti; la tecnologia della condensazione permette infatti di ottimizzare l’utilizzo del gas recuperando il calore contenuto nei fumi, abbattendo il consumo di gas e le relative emissioni nocive.

Design Like You Give a Damn – Architectural Responses to Humanitarian Crisis Architecture for Humanity/Metropolis Books, Sausalito 2006, 300 ill. a colori e 50 in b/n, 336 pp La più grande sfida umanitaria che ci si trova ad affrontare oggi è quella di dare un riparo ai meno fortunati. Attualmente una persona su sette nel mondo vive in baraccopoli o in campi profughi e più di tre miliardi di persone – circa la metà della popolazione mondiale – non hanno accesso ad acqua potabile e non vive in condizioni sanitarie adeguate. La forma fisica delle nostre case, quartieri e comunità influenza ogni aspetto della nostra vita. Eppure troppo spesso c’è assoluta necessità di architetti in luoghi dove non si può permetterseli. Pubblicato da Architecture for Humanity (www.architectureforhumanity.org), e distribuito da Metropolis Books and Thames and Hudson, Design Like You Give a Damn è un compendio di progetti innovativi in tutto il mondo che dimostrano le potenzialità dell’architettura nel miglioramento della qualità della vita. Primo libro a mostrare sulla carta stampata architetture e progetti umanitari, Design Like You Give a Damn propone una storia del movimento teso a una progettazione socialmente consapevole e presenta esempi di oltre 80 soluzioni attuali alle sopra menzionate necessità di ripari di base, ospedali, scuole e accesso all’acqua potabile, all’energia e ai servizi sanitari. I progetti presentati comprendono sia quelli sponsorizzati e promossi da Architecture for Humanity sia molti altri intrapresi in modo indipendente, spesso a fronte di grandi difficoltà. Design Like You Give a Damn è una risorsa indispensabile per I progettisti e le organizzazioni umanitarie incaricate della ricostruzione in caso di disastri e impegnate nella ricerca per uno sviluppo sostenibile. Esso richiama all’azione chiunque voglia impegnarsi per la costruzione di un mondo migliore.

desperately needed in the places where they can least be afforded. Edited by Architecture for Humanity (www.architectureforhumanity.org), and distributed by Metropolis Books and Thames and Hudson, Design Like You Give a Damn is a compendium of innovative projects from around the world that demonstrate the power of design to improve lives. The first book to bring the best of humanitarian architecture and design to the printed page, Design Like You Give a Damn offers a history of the movement toward socially conscious design and showcases more than 80 contemporary solutions to such urgent needs as basic shelter, health care, education, and access to clean water, energy, and sanitation. Featured projects include some sponsored by Architecture for Humanity as well as many others undertaken independently, often against great odds. Design Like You Give a Damn is an indispensable resource for designers and humanitarian organizations charged with rebuilding after disaster and engaged in the search for sustainable development. It is also a call to action to anyone committed to building a better world.

The greatest humanitarian challenge we face today is that of providing shelter. Currently one in seven people lives in a slum or refugee camp, and more than three billion people—nearly half the world's population—do not have access to clean water or adequate sanitation. The physical design of our homes, neighborhoods, and communities shapes every aspect of our lives. Yet too often architects are

Segnalazioni Massimo Alemanno Le chiese di Roma moderna Armando Editore, Roma 2006, 2 volumi, 160 pp e 144 pp Il progetto editoriale, che prevede per ora quattro volumi, di cui questi sono i primi due, presenta un percorso di scoperta di un periodo semi-sconosciuto dell’architettura religiosa romana, presentando le varie opere con testi lineari rivolti non solo agli addetti ai lavori. Il primo volume prende in esame le zone Centro e Roma Nord; il secondo i quartieri Prati, delle Vittorie, Trionfale, Primavalle, Aurelio, Portuense, Gianicolense.

Erga Editrice, Genova 2006, ill. a colori, 64 pp ARCH_IN è il nuovo laboratorio di ricerca e progetto dell’Università di Genova che nasce dall’esperienza del Laboratorio di Archeologia Industriale del DEUIM e ne amplia gli interessi: dal patrimonio industriale a quello militare, urbano, rurale e ambientale. ARCH per archeologia, ma anche architettura, IN per industriale, ma anche ingegneria; questo spiega il modo di operare: da un’accurata indagine storico-scientifica sul tema prescelto, che costituisce la base di partenza del lavoro, alla formulazione dell’idea progettuale, alla verifica della sua fattibilità.

Vitale Zanchettin Carlo Scarpa – Il complesso monumentale Brion Regione Veneto/Marsilio, Venezia 2005, ill. a colori, 212 pp Quarto volume della collana “Studi su Carlo Scarpa”, questo libro è il primo studio monografico dedicato a una delle architetture italiane più conosciute del XX secolo. Filo conduttore dello studio è l’analisi del nesso fra disegno e progetto tipico di Scarpa. Le fotografie di Gianni Berengo Gardin rafforzano l’attenzione sugli aspetti tecnico-costruttivi dell’opera e costituiscono di per sé un corpus iconografico di grande valore.

Michele Costanzo, Maria De Propris Sant’Elia e Boccioni, le origini dell’architettura futurista Mancosu Editore, Collana Grandi Tascabili di Architettura, Roma 2006, ill. a colori e in b/n, 110 pp Il saggio pone criticamente in rapporto l’impulso antidogmatico del presente con quello del primo Futurismo, focalizzando come area primaria di riferimento la stesura, nel 1914, de L’Architettura futurista, manifesto di Antonio Sant’Elia, cui Boccioni diede un suo contributo riflessivo/teorico ed espressivo/elaborativo di grande interesse.

Donatella Ravizza Architetture in luce Franco Angeli, Milano 2006, ill. a colori, 184 pp Progettare l’illuminazione di un’architettura o di un ambiente urbano significa lavorare sull’effetto, sull'intensità e sulle atmosfere che potrà ispirare, mettendone in valore e identificandone le preminenze architettoniche. Il libro, rivolgendosi a lightning designer e architetti, studia il progetto d’illuminazione d’esterni negli aspetti articolati di approccio, criteri e metodologia, prodotti e tecnologie disponibili, il tutto corredato da numerose immagini e disegni esplicativi. L’analisi di una serie di interessanti casi progettuali completa e conclude il testo.

Riccardo Wallach Il bisogno di città – Strumenti e metodi per la costruzione della qualità urbana Edizioni Kappa, Roma 2005, 238 pp Lo scopo del libro è quello di superare la conflittualità e la dicotomia che nell’ambito della progettazione urbana si manifesta tra disegno della parte e disegno del tutto. Si propone il coinvolgimento continuo e motivato dei cittadini fruitori, la messa a disposizione di strumenti di conoscenza e dell’esperienza dei professionisti del settore, la promozione di una maggiore diffusione della cultura urbanistica intesa qui come “materia di apprendimento” e come “regola di comportamento”.

Sara De Maestri ARCH_IN - laboratorio archeologia industriale

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Cina / China Beijing Solar Building Design Competition 2007 Obiettivo di questo concorso internazionale è ampliare la gamma di idee relative al progetto di edifici a energia solare/The goal of this worldwide design competition is to broaden the range of ideas of solar design, specifically in relation to human habitation Scadenza/Deadline: 31/1 Monte premi/Total prize money: 160.000 RMB Per informazioni: Solar Building Design Competition Mr. Wang Yan, Ms. He Jianqing Tel. +86 10 68366999-2687 or 2147 Fax +86 10 68302808 Internet: www.house-china.net/isbc/ English/frontweb/shownews.asp?borderid =9&newsid=43 E-mail: wy@cadg.cn, jqh.bj@cadg.cn

Emirati Arabi Uniti / UEA Dubai Architecture Plus Awards Premio di architettura assegnato dall’editore della maggiore rivista di architettura della regione araba “Architecture Plus”/In brief, the Architecture Plus Awards is an independent award by the publisher’s of Dubai’s premier and the region’s leading architecture and design magazine, Architecture Plus Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: Architecture Plus Internet: www.arcplusonline.com/Awards.php

Germania / Germany Kronberg Braun Prize 2007 Concorso internazionale di design per studenti o laureati negli ultimi due anni sul tema “Design a Real Future”/International design competition for young industrial designers who are still studying or who have gradutaed within the last two years, on the theme “Design a Re a l F u tu r e ” Scadenza/Deadline: 31/1 Giuria/Jury: Peter Schneider, Moni Wolf, Mark Breitenberg, Udo Milutzki Per informazioni: Braun Corporate Design Frankfurter Strasse 145 D-61476 Kronberg Internet: www.braunprize.com

Gran Bretagna / Great Britain Bridgwater Transform Colourful Sustainable Design in Education Concorso internazionale per studenti per il progetto di spazi collettivi sostenibili in scuole e college International students competition for

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the design of collective sustainable spaces in schools and colleges Scadenza/Deadline: 30/4 Per informazioni: Dalsouple c/a Julie Mellor PO Box 140 Bridgwater Somerset, UK Tel. +44 01278 727777 Internet: www.dalsouple.com E-mail: julie@dalsouple.com

Hemel Hempsted Copper in Architecture Concorso internazionale per architetture in cui sia utilizzato il rame/International competition for architectures in which copper is utilized Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: Copper in Architecture 1 Brunel Court, Corner Hall Hemel Hempsted Herts HP3 9XX Tel. +44 01442 275705 Fax +44 01442 275716 Internet: www.cda.org.uk/arch, www.copperconcept.org E-mail: helpline@copperdev.co.uk London

New Horizon Youth Centre, King’s Cross Concorso internazionale per il rinnovo del New Horizon Youth Centre, King’s Cross/International competition for the renewal and space adaptation of New Horizon Youth Centre, King’s Cross Scadenza/Deadline: 13/2 Monte premi/Total prize money: 4,000 £ Giuria/Jury: Ed Jones, Jon Snow, Roger Madelin Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. +44 0113 2341335 Fax +44 0113 2460744 Internet: www.ribacompetitions.com E-mail: riba.competitions@inst.riba.org

Wood Awards 2007 Concorso per progetti in cui si sia utilizzato principalmente il legno. Cinque le categorie: Commerciale e Pubblico; Privato; Strutturale; Restauro e conservazione; Arredo Competition for projects mainly realized with wood. Entries can be made for any one, or more, of the following categories: Commercial & Public Access; Private; Structural; Conservation/Restoration; Furniture Scadenza/Deadline: 20/5 Per informazioni: Wood Awards Tel. +44 07957 730707 Internet: www.woodawards.com E-mail: info@woodawards.com

Rotherham The 19th Corus Architectural Student Awards Concorso per studenti europei sul tema delle residenze sull’acqua: “H2Ouse-Living on the water” Competition open to students of architecture in Europe. For both UK and overseas students the competition brief is to address the theme of “H2Ouse - living on the water” Scadenza/Deadline: 18/5 Giuria/Jury: Brian Avery, Yasmin Sharrif, David Bonnett, Olga Popovic Larsen, Steve Thompson, Christopher Nash Per informazioni: Corus Construction Centre c/o Ken Oliver Swinden House Rotherham

South Yorkshire S60 3AR Tel. +44 1709 825584 Internet: www.corusconstruction.com/en/ news_and_events/awards/casa/ E-mail: ken.oliver@corusgroup.com

Grecia / Greece Lekka ARES Competition Concorso per architetture di emergenza per persone colpite da disastri naturali in cui si utilizzino fonti di energia rinnovabili e bioclimatiche Competition for renewable energy sources and bioclimatic architecture for shells to shelter people affected by a natural disaster Iscrizione/Registation: 31/1 Consegna/Submission: 29/6 Monte premi/Total prize money: 70.000 Euro Giuria/Jury: Jordi Farrando, Giancarlo Ius, Wolf Tochtermann, Mafred Hegger, Patricia Paktau, Reuben Mutiso, Emine Komut, Nikos Fintikakis, Lisa Siola, Nikos Belavilas, Panayiotis Georgakopoulos Per informazioni: ARES Competition Lekka 23-25 T.K.10562, Greece Internet: www.arescompetition.com/site/ E-mail: information@arescompetition.com

Israele / Israel Jerusalem Bezalel Academy of Arts and Design Concorso internazionale per un nuovo campus dell’Accademia di Arti e Design nel centro storico International architecture competition for a new campus in the historical city center Scadenza/Deadline: 11/1 Giuria/Jury: Toshiko Mori, Moshe Safdie, Arnon Zuckerman, Hanoch Gutfreund, Zvi Efrat, Bezalel Studen Per informazioni: Internet: www.bezalel-competition.org.il/ HTMLs/Home2.aspx

Italia / Italy Bologna Iceberg 2006 Concorso per giovani artisti nati dopo il 1/1/1976. Sezioni nazionali: Architettura, Illustrazione. Previste altre sezioni provinciali e regionali (vedi www.iceberg.bo.it) Competition for young artists born after 1/1/1976. National sections: Architecture, Illustrations. There other regional and provincial sections (see www.iceberg.bo.it) Scadenza/Deadline: 15/1

Per informazioni: Comune di Bologna Ufficio promozione Giovani Artisti-Settore Cultura e Rapporti con l’Università Via Oberdan 24 40126 Bologna Tel. +39 051 2194690 Internet: www.iceberg.bo.it, www.comune.bologna.it/cultura E-mail: giovaniartisti@comune.bologna.it

Una Piazza per Bologna e l’Emilia Romagna Concorso internazionale di idee per proposte progettuali per la riqualificazione e la nascita di una “nuova piazza” all’interno di una definizione generale dello sviluppo urbanistico del settore nord della città/International ideas competition for design proposals for the requalification and creation of a “new square” in the context of a general definition of the urban development of the northern part of the city

Scadenza/Deadline: 31/1 Monte premi/Total prize money: 51.000 Euro Giuria/Jury: Piero Orlandi, Francesco Evangelisti, Giovanni Leoni, Theo Zaffagnini, Carlo Quintelli, Alessandro Marata, Giuseppe Lazzari Per informazioni: Comune di Bologna Settore Programmi Urbanistici Edilizi Piazza Maggiore 6 40121 Bologna Tel. +39 051 2194068 Fax +39 051 2193291 Segreteria del Concorso: Festival dell’Architettura Parco Area delle Scienze 181/A 43100 Parma Internet: www.comune.bologna.it, www.regione.emilia-romagna.it, www.festivalarchitettura.it E-mail: concorsopiazza@festivalarchitettura.it

Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it

Milano Opos 2007 – Vecchio/Old Il concorso propone una riflessione, attraverso la realizzazione di oggetti e progetti concreti sul valore del “vecchio” inteso come memoria, saggezza, recupero dell’antico Competition which propose to designers a reflection about the concept of “old”, seen as memory, wisdom, discovery of the antique, through the design of actual objects and projects Scadenza/Deadline: 31/1 Per informazioni: Opos Internet: www.opos.it E-mail: contact@opos.it

Parella (Torino) Concorso di idee per il riassetto della piazza del municipio Concorso per un progetto teso a riqualificare l’area antistante il Municipio con l’intento di migliorarne la vivibilità e renderla maggiormente usufruibile ai cittadini, privilegiando il ruolo della piazza quale luogo d’incontro ed elemento per favorire l’aggregazione sociale Ideas competition for the requalification of the area in front of the Town Hall to make it more usable for citizens and enhancing the role of the square as a place of social meeting Scadenza/Deadline: 12/2

AGENDA International competition for the design of lighting appliances for shops Scadenza/Deadline: 30/3 Monte premi/Total prize money: 2.600 Euro Per informazioni: Ditre Group Via Albare 127/B 35017 Piombino Dese (PD Tel. +39 0499 365320 Fax +39 0499 366376 Internet: www.luceinmovimento.com E-mail info@ditre.com Verbus Editrice – Rivista IQD Viale Murrillo 3 20149 Milano Tel. +39 02 4036605 Fax +39 02 40094420 E-mail: edit@verbus.it

Roma menoèpiù1 Tre concorsi riguardanti la progettazione di spazi aperti, aree verdi, e complessi scolastici all’interno dei programmi urbanistici definiti dalla Delibera del Consiglio Comunale n.53/2003. I Programmi d’intervento facenti parte del primo blocco di concorsi, sono di seguito elencati/Three competitions for the design of open spaces, green areas and scholl complexes in the following areas: 1.1 Prato Smeraldo, 1.2 Colle delle Gensole, 1.3 Divino Amore menoèpiù2 Quattro concorsi riguardanti la progettazione di spazi aperti, aree verdi, e complessi scolastici all’interno dei programmi urbanistici definiti dalla Delibera del Consiglio Comunale n.53/2003. I Programmi d’intervento facenti parte del secondo blocco di concorsi, sono di seguito elencati/Four competitions for the design of open spaces, green areas and scholl complexes in the following areas: 2.1 Cinquina Bufalotta, 2.2 Pontina, 2.3 Fontana Candida, 2.4 Divino Amore Scadenza/Deadline: 31/1 Giuria/Jury menoèpiù1: Giampiero Coletti, Chiara Cecilia Cuccaro, Stefano Mastrangelo, Giacomo Borella, Francesco Cellini, Loredana Mozzilli, Carlo Terpolilli, Laura Negrini, Spartaco Paris Giuria/Jury menoèpiù2: Maria Vincenzina Iannicelli, Gian Piero Rossi, Vincenzo Corvino, Augusto Di Maggio, Carlo Gasparrini, Marco Scarpinato, Luca Zevi, Francesco Marinelli, Paolo Orsini

Per informazioni: Dipartimento VI - U.O. 11 Interventi di Qualità Piazza Kennedy 15 00144 Roma Tel. +39 06 67106635 Fax +39 06 671071001 Internet: www.urbanistica.comune.roma.it/iconcorsi E-mail: i.concorsi@comune.roma.it

Spilimbergo (Pordenone) Creare Folkest Concorso per la realizzazione dell’illustrazione grafica che contraddistinguerà l’immagine pubblicitaria dell’edizione 2007 del Festival/Competition for the realization of the graphic image of the 2007 edition of the Folkest Festival Scadenza/Deadline: 31/1

Per informazioni: Comune di Parella Piazza G. Barattia, 1 10010 Parella (TO) Tel. +39 0125 76120 Fax +39 0125 76476 Internet: www.comune.parella.to.it/ bandiconcorsi.asp?ID=5 E-mail: sindaco.parella@ruparpiemonte.it

Per informazioni: Segreteria di Folkest Concorso Creare Folkest Corso Roma 106 33097 Spilimbergo (PN) Tel. +39 0427 51230 Internet: www.folkest.com/index.php?id=50 E-mail: info@folkest.com

Piombino Dese (Padova)

Trebbo di Reno (Bologna)

Luce in movimento Concorso internazionale per il progetto di elementi illuminotecnici per negozi

Made of Wood Concorso di idee con la finalità di raccogliere nuove proposte progettuali e tecniche per l’utilizzo

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del parquet in interni pubblici e privati. I progetti presentati dovranno rispondere a principi di forte innovazione; il prodotto parquet potrà essere concepito anche come elemento d’arredo e di design, ampliando e rivoluzionando le sue applicazioni. Il prodotto parquet potrà anche essere interpretato in combinazione con differenti materiali a suggerire articolate e inedite soluzioni di impiego nelle tre dimensioni dello spazio/Ideas competition for new design proposals for the use of wooden floors in public or private spaces. The projects should be innovative and constitute also a decor element. The wood can be combined with other materials Scadenza/Deadline: 23/3 Giuria/Jury: Claudio Silvestrin, Arianna Maretto, Andrea Signoretti, Roberto Bellinelli, Sergio Sacchetti, Alessandro Marata Per informazioni: Concorso Made of Wood Gazzotti SpA Via Lame 282 40013 Trebbo di Reno (BO) Segreteria Organizzativa Noetica Tel. 051/6490601 Internet: http://parquet.gazzotti.it/ madeofwood/default.html E-mail: madeofwood@noetica.it

Treviso Luoghi di valore Concorso per individuare in ambito locale paesaggi, giardini, spazi aperti nei quali la condizione dei patrimoni di natura, di memoria e di invenzione sia tale da contribuire alla elevazione della cultura, del gusto, della qualità della vita delle persone e delle comunità che li abitano o li visitano/Competition to find in the regional area landscapes, gardens, open spaces where nature, memory and invention are such to contribute to enhance culture, taste and the quality of life Scadenza/Deadline: 18/4 Giuria/Jury: Carmen Añón, Domenico Luciani, Monique Mosser, Ippolito Pizzetti, Lionello Puppi Per informazioni: Fondazione Benetton Studi Ricerche Via Cornarotta 9 31100 Treviso Tel. +39 0422 5121 Fax +39 0422 579483 Internet: www.fbsr.it E-mail: luoghidivalore@fbsr.it

Peru Lima Kuelap 2007 Concorso internazionale per il progetto di un Lodge-Museo per il sito archeologico della Fortezza di Kuelap. Il lodge deve rappresentare un modello di residenza turistica innovativa, particolarmente incentrato sulla fruizione dell’ambiente circostante. L’obiettivo è realizzare un rifugio per turisti pulito, sicuro ed economico che incorpori anche un piccolo museo della Cultura Chachapoya International competition to design a Lodge-Museum for the archaeological site of the Kuelap Fortress. The “Lodge-Museum” to be designed is meant to be a new worldwide prototype model of lodge housing, its main purpose being the enjoyment of the landscape and environment, not the level of comfort it brings. The goal of this shelter is to promote a new model of lodging in which tourists, with a minimum of luggage, can enjoy a clean, safe and economical place

where they can spend a night and wake up in front of the of the Kuelap Fortress as well as enjoy, as part of their permanence - a trip inside the Chachapoyas Cultures in special museum incorporated inside the own Lodge Scadenza/Deadline: 10/1

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Per informazioni: Arquitectum KUELAP 2007 Contest Internet: www.arquitectum.com E-mail: kuelap2007@arquitectum.com

Arabia Saudita / Saudi Arabia Spagna / Spain Valencia Valencia del Mar-Marina Real Juan Carlos I Concorso Internazionale di idee per il progetto della futura marina del porto di Valencia per la XXXII America’s Cup/International ideas competition for the project of the future waterfront of Valencia harbour for the XXXII America’s Cup Scadenza/Deadline: 31/1 Monte premi/Total prize money: 360.000 Euro Per informazioni: Antiguo Edificio Autoridad Portuaria de Valencia Muelle de la Aduana s/n. Puerto de Valencia 46024 Valencia Tel. +34 96 3462007 Fax +34 96 3407577 Internet: www.valencia2007.com E-mail: ct@valencia2007.com

USA Dalton Yards to Miles Design Competition Concorso per progetti in cui siano utilizzati tappeti o prodotti di Fortune Contract e che siano stati completati tra l’1/1/2005 e il 1/4/2007/This competition is open to all interior design and architect professionals. Each project entered must feature Fortune Contract as the predominant carpet and must have been completed between January 1, 2005 and April 1, 2007 Scadenza/Deadline: 1/4

ArRiyadh Venue to be announced Neighborhoods Are More Than Houses: Symposium on Housing 3 25/3 Per informazioni: High Commission for the Development of ArRiyadh, ArRiyadh Development Authority (ADA) Scientific Committee of Housing Symposium II P.O. Box: 94501 ArRiyadh 11614 Internet: www.housing3.org E-Mail: housing3@arriyadh.com

Australia Sydney University of New South Wales Connect 2007 - International Conference on Design Education 9/7-12/7 Per informazioni: Robert Zehner PhD MPIA MASA Associate Dean (Education) Faculty of the Built Environment University of New South Wales Sydney 2052 Tel. +61 2 93854835 Fax +61 2 93855613 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#Connect0707 E-mail: connect2007@unsw.edu.au

Cina / China Beijing

Per informazioni: Fortune Contract P.O. Box 2287 Dalton, GA, 30722 USA www.fortunecontract.com/index.php

ISES International Solar World Congress 2007 The theme of the 2007 conference will be “Solar Energy and Human Settlement” 18/9-21/9

Santa Monica

Per informazioni: International Solar Society Internet: www.ises.org

Thermador Freedom Collection Design Contest Concorso per il progetto di cucine in cui siano utilizzati prodotti per la refrigerazione della Thermador Freedom Collection/Competition for residential kitchens have designed using Freedom Collection refrigeration products Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Thermador Freedom Collection Design Contest 1805 Colorado Avenue Santa Monica, CA, 90404 USA Internet: www.thermador.com/freedom/terms.cfm

WEB Pagine Bianche d’Autore Concorso per artisti tra i 20 e i 35 anni per le copertine dei volumi regionali delle Pagine Bianche Scadenza: Toscana, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia 20/2; Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Molise, Valle D’Aosta 26/4 Per informazioni: Internet: www.paginabianchedautore.it

Nanjing Southeast University, Nanjing University, School of Architecture Southeast University CAADRIA 2007 Conference: Digitization and Globalization 19/4-22/4 Per informazioni: Internet: www.caadria2007.org/

Francia / France Lyon Centre de Congrès Global City 14/5-16/5 Per informazioni: Global City Forum Internet: www.globalcityforum.com

Tours Vinci Convention Centre CONSEC ‘07 Conference on concrete infrastructures 4/6-6/6

221 l’ARCA 105


AGENDA Per informazioni: Internet: www.consec07.fr

Gran Bretagna / Great britain London IMechE An Engineer in Court: Meeting the Legal Responsibilities of the Engineer 22/2 Per informazioni: Internet: www.imeche.org.uk/events/ event.asp?id=578&year=2007&type=

Italia / Italy Ischia (Napoli) III International Conference on Architecture and Building Technologies: Architecture in Euro-Mediterranean area 15/6-16/6 Per informazioni: Scientific Committee Secretariat Luigi Mollo Department of Civil Engineering - S.U.N. Via Roma 29 - 81031 Aversa (NA) Tel +39 081 5010388 Fax +39 081 5037370 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#ICABT0607 E-mail: architettura.tecnica@unina2.it, luigi.mollo@unina2.it

Milano Nuovo Quartiere Fieristico Rho/Pero Idoli Dei Mostri Metropoli Città Villaggi Ragioni, prima conferenza mondiale sulla città 7/2-9/2 Per informazioni: l’Arca Edizioni Internet: www.arcadata.com

Torino GAM/Sala nuove acquisizioni Cinque incontri con Pier Giovanni Castagnoli su: Yves Klein 14/1 Bruna Biamino 18/2 Melania Camoretto 18/3 Giulio Paolini 22/4 Hidetoshi Nagasawa 20/5 Per informazioni: GAM Via Magenta 31 10128 Torino Tel. +39 011 4429518 Fax +39 011 4429550 Internet: www.gamtorino.it E-mail: gam@fondazionetorinomusei.it

Olanda / Holland Rotterdam Berlage Institute Hilde Heynen: Critical intent? Political subtexts to architecture 9/1 Kenneth Frampton: Architecture and commodification 18/1 Lieven de Cauter: The (hypo)stasis of power 23/1 Herman Hertzberger: Why architecture, why architects 30/1 Stefano Boeri: Are we condemned to be social democratic? 6/2

106 l’ARCA 221

+ europaconcorsi

Per informazioni: Berlage Institute Botersloot 25 3011 HE Rotterdam The Netherlands Telephone +31 10 4030399 Fax + 31 10 4030390 Internet: www.berlage-institute.nl E-mail: info@berlage-institute.nl

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Universitat Politecnica de Catalunya Traditional Mediterranean Architecture Present and Future 12/7-15/7 Per informazioni: Universitat Politecnica de Catalunya C/Bon Pastor 5 08021 Barcelona Tel. +34 93 2402060 Internet: www.rehabimed.net/conferencia/ angles/index_conferencia_ang.htm E-mail: rehabimed@apabcn.cat

Madrid Master Vivienda Corso Master sul tema delle residenze collettive/Master course on collective residential buildings Gennaio-luglio/January-July 2007 Per informazioni: ETS de Arquitectura Avda. Juan Herrera 4 28040 Madrid. Tel. +34 91 336422 Fax +34 91 3366537 Internet: www.mastervivienda.com E-mail: info@mastervivienda.com

Turchia / Turkey Gazimagusa (North Cyprus) Eastern Mediterranean UniversityFaculty of Architecture Medi-Triology: Coastal Settlements, Culture, Conservation 8/10-10/10 Submission Papers: 1/2 Per informazioni: Eastern Mediterranean University-Faculty of Architecture Via Mersin 10 Gazimagusa, North Cyprus Tel. +90 392 6302242 Fax +90 392 6302365 Internet: www.emu.edu.tr/medi3ology2 E-mail: medi3ology@emu.edu.tr

USA

Austria Vienna MAK Prototypes-Next Generation: Industrial Design from Linz Fino al/through 18/2 Vertical Garden: Project to Protect the Schindler House, Los Angeles Fino al/through 4/3 Hernan Diaz Alonso - Xefirotarch Fino al/through 4/3 Architekturzentrum Wien Architecture In the Making: People, Tools, Offices Fino al/through 21/1 Un Jardin d’Hiver presents. Bottom Up. Building for a better world Fino al/through 5/2 Ringturm Boundless-Timeless: Abbeys at the Heart of Europe Fino al/through 12/1

Belgio / Belgium Antwerp deSingel Noumenon (Carl Desmet, Jodie Hruby) 15/2-25/3 Out of the Light / Into the Shadow 15/2-6/5

Montreal CCA Victor Burgin: Voyage to Italy Fino al/through 25/3 Gilles Clément and Philippe Rahm – Environment Approaches for Tomorrow Fino al/through 22/4

Francia / France Marseilles

The Governor Hotel True Urbanism: Designing for Social & Physical Health 45° Conferenza per le Città Vivibili/45th International Making Cities Livable Conference 10/6-14/6

Espace Bargemon Une Cité en chantier. Le Corbusier, de la Cité Radieuse à la Cité de l’architecture et du patrimoine Fino al/through 30/3

Per informazioni: IMCL Conferences c/a Suzanne H. Crowhurst Lennard PO Box 7586 Carmel CA 93921 Fax +1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org

Nice

The AIA 2007 National Convention and Design Exposition 3/5-5/5 Per informazioni: Internet: www.aia.org

Vitra Marcel Breuer – Design and Architecture Fino al/through 15/3 Aedes West Johanne Nalbach + Nalbach, Berlin, Sachlich – Sinnlich Fino al/through 18/1

Frankfurt Dam High-Society, High-Rises Fino al/through 4/2 The Aesthetic of the Surface Fino al/through 11/2 Verena Dietrich Fino al/through 28/1 MAK Stefan Heiliger Design a Retroperspective Fino al/through 25/2

Munchen Rotunde der Pinakothek der Moderne Il Cosmo Driade: Immagine del design italiano Fino al/through 28/1

Weil am Rhein Vitra Design Museum Jean Prouvé. The poetics of the technical object Fino al/through 28/1

Gran Bretagna / Great Britain Canada

Portland (Oregon)

San Antonio

Germania / Germany Berlin

Spagna / Spain Barcelona

VIA Jean-Marie Massaud 2/1-8/4

Forum d’Urbanisme Alvaro Siza: Pavillons et Musées 1993–2005 Fino al/through 15/1

Paris Cité de l’Architecture & du Patrimoine Résultats du Concours Tour Phare La Défense 17/1-4/2 Résultats du Concours Lyon Confluence 17/1-4/2

Glasgow

AGENDA Firenze Casa Buonarroti “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura Fino al/through 19/3

Genova Palazzo Ducale Ignazio Gardella Architetto Fino al/through 30/1

Lissone (Milano) Museo d’Arte Contemporanea I.Dot - Back to Italy Fino al/through 28/1

Lucca Fondazione centro studi sull’arte Licia e Carlo L. Ragghianti Alberto Sartoris: visioni di architettura moderna. Le fotografie della Collezione Sartoris in dialogo con gli oggetti del Vitra Design Museum Fino al/through 18/2

Mantova Casa del Mantegna Leon Battista Alberti e l’architettura Fino al/through 14/1

Padula (Salerno) Certosa di San Lorenzo Ortus Artis 2006 - IV Workshop internazionale di paesaggio Fino al/through 14/1

Roma MAXXI M Fuksas D, unsessantesimodisecondo Fino al/through 28/2

+ europaconcorsi

Contemporary City 24/5-2/9 Rotterdam City of Architecture 2007 www.rotterdam2007.nl

Svizzera / Switzerland Zurich ETH Hönggerberg Gustav Ammann (1885-1955) Fino al/through 25/1 Architekturpreis Eternit 06 11/1-22/2 International Velux Award 2006 16/1-22/2

USA Cambridge Harvard University Graduate School of Design Constructing the Swiss Landscape Fino al/through 15/1 David Adjaye, Design in Africa 2/4-23/5

Los Angeles MAK Center The Gen(h)ome Project Fino al/through 21/1 Sci-Arc Gallery Jakob+MacFarlane. Growing Structures: Breathing Wall Fino al/through 4/2

New York Museum of Arts and Design Simply Droog 10 + 2 Years of Creating Innovation and Discussion Fino al/through 14/1 The Queens Museum of Art Robert Moses and the Modern City Fino al/through 14/1 The Museum of Modern Art OMA in Beijing: China Central Television Headquarters by Ole Scheeren and Rem Koolhaas Fino al/through 26/2

Washington, DC

Copenhagen

Cooper-Hewitt, National Design Museum Piranesi as Designer Fino al/through 13/1

NY Carlsberg Glyptotek La donna e l’impressionismo Fino al/through 21/1

Mostre d’arte Art Exhibitions

Nationalmuseet Il mondo di Tycho Brahe. La Danimarca in Europa negli anni 1550-1600 Fino al/through 9/4

Humlebæk Museo d‘Arte Moderna Louisiana Starlight. 100 Years of Film Stills Fino al/through 25/2

Australia

Francia / France

Canberra

Angers

National Gallery of Australia Revolutionary Russians Fino al/through 28/1

Musée des Beaux-Arts Lancelot-Théodore Turpin de Crissé Fino al/through 15/4

Austria Bregenz

Bayonne

Kunsthaus Bregenz Cindy Sherman Fino al/through 14/1

Musée Bonnat Le dessin en Toscane sous les derniers Médicis: dessins florentines du XVIIe et XVIIIe siècles Fino al/through 7/2

Vienna

Caen

Kunstaus Sante D’Orazio, photographs Fino al/through 25/2

Musée des Beaux-Arts Les passions de l’âme Fino al/through 12/2

Albertina Andy Warhol Fino al/through 21/1 Georg Baselitz: Remix 19/1-22/4 Wiener Secession Stan Douglas Fino al/through 22/1 MAK Liquid Logic. The Height of Knowledge and the Speed of Thought Fino al/through 1/4 A Book in the True Sense: Johannes Gachnang in his Role as a Publisher Fino al/through 15/4

Carquefou Frac de Pays de la Loire XXe Ateliers Internationaux Fino al/through 28/1

Chartres Centres International du Vitrail Le nouvel art de la couleur Fino al/through 31/8

The Lighthouse Northern City (Between Light and Dark) Fino al/through 4/3

Galleria Nazionale d’Arte Moderna Adolf Loos Fino al/through 12/2

London

Museo del Corso La Roma di Piranesi. La città del Settecento nelle Grandi Vedute Fino al/through 25/2

Austrian Cultural Forum Coop Himmelb(l)au: Vertical CityThe New Premises of European Central Bank Frankfurt Fino al/through 10/2

Rovereto (Trento)

Palm Springs

Bruxelles

Grenoble

MART Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell’automobile Fino al/through 1/5

Art Museum A Point of Convergence: Architectural Drawings and Photographs Fino al/through 21/1

Artiscope Lights On Fino al/through 24/3

Musée de Grenoble Naissance et évolution du dessin baroque en Italie Fino al/through 4/2

Victoria & Albert Museum On the Threshold: The Changing Face of Housing Fino al/through 11/2 Barbican Art Gallery, Barbican Centre Alvar Aalto and Shigeru Ban 22/2-28/5

India

Olanda / Holland

Mumbai

Amsterdam

Sir JJ College of Architecture I to I - dall’Italia all’India – I.Dot Italian Design on Tour 5/2-15/2

ARCAM Advertising in Amsterdam Fino al/through 27/1

Italia / Italy Aosta Espace Porta Decumana/Biblioteca Regionale Bruno Orlandoni: Polittici. Dai taccuini di viaggio di un architetto Fino al/through 4/2

Portland (Oregon) The Governor Hotel New Designs for Mixed-Use Urban Fabric 10/6-14/6

Salem

Droog@home Workers / Designers Revolutionary design by creative disturbances Fino al/through 28/1

Peabody Essex Museum Inspired by China: Contemporary Furnituremakers Explore Chinese Tradition Fino al/through 4/3

Rotterdam

San Francisco

Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: POWER – Producing the

SFMoMA Alexander Girard: Vibrant Modern Fino al/through 25/2

Belgio / Belgium

Canada Montreal Museum of Fine Arts Girodet: Romantic Rebel Fino al/through 21/1 Maurice Denis: Earthly paradise 22/2-20/5 Once Upon a Time: Disney 8/3-24/6

Danimarca / Denmark Arken Arken Museum Peter Bonde – Danish Contemporary Painting Fino al/through 14/1

Delme Centre d’Art Contemporain La Synagogue All we ever wanted was everything Fino al/through 28/1

Ivry-sur-Seine Le Crédac/Galerie Fernand Léger Exposition collective 26/1-11/3 Carte blanche à attitudes 30/3-20/5

Lille Centre Euralille Lille 3000: Bombayser de Lille Fino al/through 14/1

Lyon Muséum Frontières Fino al/through 4/2

221 l’ARCA 107


AGENDA Montpellier Musée Fabre L’art de la Serenissima: dessins vénetiens du XVIIe et XVIIIe siécles Fino al/through 14/2

Paris Centre Pompidou Le Mouvement des image Fino al/through 29/1 Yves Klein, Corps, couleur, immatériel Fino al/through 5/2 Robert Rauschenberg, Combine-Paintings (1953-1964) Fino al/through 15/1 Hiroshi Sugimoto, à l’Atelier Brancusi Fino al/through 8/1 Jeu de Paume-Espace Concorde Elise Florenty 16/1-18/2 Cyprien Gaillard 28/2-1/4 Peter Friedl Alec Soth 17/4-13/6 Pierre & Gilles 29/6-23/9 Edward Steichen 9/10-30/12

+ europaconcorsi

Splendeurs baroques de Naples Fino al/through 4/2

Reims Musée des Beaux-Arts Années folles, annés d’ordre: l’Art Déco de Reims à New York Fino al/through 11/2

Rouen Musée des Beaux-Arts Bologne et l’Emilie des Carracci aux Gandolfi: dessins… Fino al/through 1/2

Maison Européenne de la Photographie Jean-Baptiste Huynh Fino al/through 14/1 Musée Zadkine Jacob Gautel: Maria Theodore/Absences Fino al/through 14/2 Musée du Quai Branly D’un regard l’autre Fino al/through 21/1 Musée de l’Orangerie Otangerie 1934: Les Peintres de la Réalité Fino al/through 5/3 Espace Electra-EDF Patrick Blanc: Folies Vegetales Fino al/through 4/3

Poitiers Musée Sainte-Croix

108 l’ARCA 221

Tate Henry Moore Fino al/through 4/2

Tate Britain David Smith: A Centennial Fino al/through 14/1 Peter Fischli David Weiss Fino al/through 21/1 Phil Collins: they shoot horses Fino al/through 4/2

Sèvres Musée National de Céramique Toji- Avant-Garde et Tradition du Japon Fino al/through 26/2

Strasbourg

Toulouse

Musée Carnavalet Deverne, sculpteur Fino al/through 25/2

Liverpool

Musée d’Art Moderne Nouvelle spiritualité, médiation et explosion Zone Zéro Fino al/through 15/1

Musée d’Orsay Maurice Denis Fino al/through 21/1 La photographie de Maurice Denis Fino al/through 21/1

Maison Rouge Busy going crazy -The Sylvio Perlstein Collection art & photography from Dada to the present day Fino al/through 14/1

Scottish National Portrait Gallery Energy: North Sea Oil Portraits Fino al/through 21/7 Collage City: Urban Space in Contemporary Art 5/2-6/5

London

Musée d’Art Moderne et Contemporain Georges Rouault Rétrospective Fino al/through 18/3

Institute du Monde Arabe Venezia e l’Oriente Fino al/through 18/2

Edinburgh

Saint Etienne

Jeu de Paume-Site Sully Viva, un agence photographique 30/1-9/4 Prix Découverte 23/4-3/6

Fondation Cartier Gary Hill Fino al/through 2/2 Tabaimo Fino al/through 2/2

Gran Bretagna / Great Britain

Musée Paul Dupuy Rome à l’apogée de sa gloire. Dessins du XVIIe et XVIIIe siécles de collections publiques françaises Fino al/through 7/2

Germania / Germany Frankfurt Schirn Kunsthalle Anonymous Fino al/through 14/1 Picasso and the Theatre Fino al/through 21/1 Liebieghaus The Fantastic Heads of Franz Xaver Messerschmidt Fino al/through 11/3

Munchen Haus der Kunst Black Paintings Fino al/through 14/1 Allan Kaprow. Art as Life Fino al/through 21/1 Pinakothek der Moderne Dan Flavin - A Retrospective Fino al/through 4/3

Wolfsburg Kunstmuseum Lee Miller: fotografien 1930-1970 Fino al/through 21/1

Giappone / Japan Tokyo Mori Art Museum Bill Viola. Hatsu-Yume (First Dream) Fino al/through 8/1

Somerset House Gilbert Collection Britannia & Muscovy: English Silver at the Court of the Tsars Fino al/through 28/1 Estorick Collection of Modern Italian Art Barbed Wit: Satira italiana della Prima Guerra Mondiale 10/1-18/3 U-Block, The Truman Brewery 100% Norway Fino al/through 10/1 inIVA & ICA Alien Nation Fino al/through 14/1 Laylah Ali - The Kiss and Other Warriors 17/1-24/2 Victoria and Albert Museum Collect 2007 8/2-12/2 Serpentine Gallery In the darkest hour there may be light: Works from Damien Hirst’s murderme collection Fino al/through 28/1

St Ives Tate St Ives Janet Leach Nick Evans: Artist in Residence Roger Hilton Fino al/through 21/1

Irlanda / Ireland

Bassano del Grappa (Vicenza)

Genova

Museo Civico Arte Antica e ContemporaneaLe Collezioni della Fondazione Cariverona e della Fondazione Domus Fino al/through 9/4

Palazzo Ducale RUSSIA & URSS: Arte, letteratura, teatro 1905-1940 Fino al/through 14/1

Bergamo

Palazzo Leone da Perego Attilio Rossi (1909-1994), Fino al/through 21/1

GAMeC Mungo Thomson. Negative Space Variations Fino al/through 28/1 Jesus Rafaele Soto-Visione in movimento Fino al/through 25/2

Bolzano Museion Magic Line 27/1-29/4

Brescia Museo di Santa Giulia Mondrian Fino al/through 25/3 Turner e gli Impressionisti. La grande storia del paesaggio moderno in Europa Fino al/through 25/3 Licini. Opere 1913-1929 Fino al/through 19/1 Pirandello. Nature morte 20/1-25/3

Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Seta. Potere e glamour Fino al/through 25/2 Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta Fino al/through 30/12

Cesena Biblioteca Malatestiana Alberto Sughi 23/3-22/7

Codroipo (Udine) Villa Manin Passariano EuroHope 1153: Arte contemporanea dal Bosforo Fino al/through 25/2

Como Galleria Milly Pozzi Carlo Bernardini: Light Sculptures Light Catalysts (Catalizzatori di Luce) Fino al/through 31/1

Dublino

Cremona

Irish Museum of Modern Art Michael Craig-Martin Fino al/through 28/1 The theme of home Fino al/through 1/4 Iran do Espírito Santo Fino al/through 25/3

Museo Civico Ala Ponzone Gabriella Benedin. Ritorno a Itaca Fino al/through 14/1

Faenza (Ravenna)

Ariccia (Roma)

Museo Internazionale delle Ceramiche La collezione delle maioliche del Museo del Petit Palais di Parigi Fino al/through 25/2

Palazzo Chigi La “Schola” del Caravaggio Fino al/through 4/2

Palazzo Ferniani Sislej Xhafa - Stuztespia Fino al/through 31/1

Italia / Italy

AGENDA

Legnano (Milano)

Milano Palazzo Reale Tamara de Lempicka Fino al/through 14/1

+ europaconcorsi

Galleria Monica De Cardenas Francesca Gabbiani, Daydream Fino al/through 13/1

Calma Apparente: Steve Budington, Carla Mattii, Lidia Sanvito Fino al/through 25/2

Scuderie del Quirinale Cina, nascita di un impero Fino al/through 28/1

Spazio Annunciata Milano anni ’60: Bertini ieri e oggi 7/2-12/3

Parma

Macro Piero Pizzi Cannella: Cattedrale Fino al/through 28/2

Ermanno Tedeschi Gallery David Gerstein Fino al/through 23/1 Galleria Forni Isabella Molard “Il giardino segreto” 11/1-10/2 Galleria Viafarini Nico Vascellari: Cuckoo Fino al/through 28/1

Castello Sforzesco Indoamerica: Archeologia ed etnografia del Sud America Fino al/through 29/1

Galleria Stragapede/Perini Contemporanea Hands: Christopher Vegetti Kanku e Gianni Grosso Fino al/through 28/1

Triennale The Jean-Michel Basquiat Show Fino al/through 28/1

Galleria 1000 eventi Fausto Gilberti-Materia Grigia Fino al/through 31/1

Rotonda di Via Besana Buzzati racconta-Storie disegnate e dipinte Fino al/through 28/1

Tomasorenoldibracco Contemporaryartvision Andres Serrano: Cycads Fino al/through 21/1

Fondazione delle Stelline Arturo Martini Fino al/through 4/2

Galleria Figurae Antologia della figurazione contemporanea - Italia: le ultime generazioni Fino al/through 18/3

Fondazione Arnaldo Pomodoro Jannis Kounellis Fino al/through 11/2 Spazio White Star Adventure Mike Fay e Nick Nichols: L’ultimo abisso verde Fino al/through 24/1 Studio Giangaleazzo Visconti Maurizio Pellegrin: tutti i rossi del mondo Fino al/through 15/1 Fondazione Mazzotta Miró, Chagall: magia, grafia, colore Fino al/through 14/1

Modena Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini Sguardi da nord-Reflecting with images 27/1-6/5 Galleria ModenArte Steve McCurry - Sojourn: Narratives of Asia Fino al/through 27/1

Napoli

Palazzo della Pillotta Vivere il Medioevo-Parma al tempo della Cattedrale Fino al/through 14/1

Piacenza Palazzo Farnese L’anima del Novecento. Da de Chirico a Fontana. La collezione Mazzolini Fino al/through 4/2

Pietrasanta (Lucca) Chiostro di Sant’Agostino Gian Marco Montesano: Berlino 1936 Fino al/through 4/2 Marco Lodola:Luminal Fino al/through 4/2

Pisa Museo di San Matteo Francesco Tomassi: Miti senza fede Fino al/through 11/2

Pordenone Museo Civico d’Arte Afro & Italia-America. Incontri e confronti Fino al/through 18/3

Potenza

Chiostro del Bramante Annibale Carracci 25/1-6/5 Palazzo Venezia Elisabeth Chaplin: Trittico simbolista 22/2-1/4 Cinecittadue Arte Contemporanea Il cinema: il migliore dei mondi possibili Fino al/through 14/1 MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea/Università di Roma “La Sapienza” Journo: Interazione Inversa 11/1-31/1

Rovereto (Trento) Mart Douglas Gordon Fino al/through 14/1

Siena Palazzo Squarcialupi La Passione per l’arte – Cesare Brandi e Luigi Magnani Collezionisti Fino al/through 11/3

Todi (Perugia)

Palazzo Loffredo Realidad-Arte spagnola della realtà Fino al/through 14/1

Salone delle Pietre Jacopone da Todi. L’opera e l’arte del suo tempo Fino al/through 2/5

Quarrata ( Pistoia)

Torino

Villa Medicea La Màgia, La Limonaia di Ponente – Arte Contemporanea Anne e Patrick Poirier La Fabbrica della Memoria Fino al/through 10/4

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Alllooksame?/Tutttuguale? Arte da Cina, Corea, Giappone Fino al/through 2/2

Galleria Fonte d’Abisso Eliseo Mattiacci-Energia Fino al/through 27/1

Museo Archeologico Nazionale Egittomania. Iside e il mistero Fino al/through 26/2

Fondazione Biblioteca di via Senato Il Manzoni illustrato Fino al/through 28/1

Galleria Blindarte Moio&Sivelli: Still life in it! Fino al/through 9/2

Palazzo Magnani Alberto Magnelli Fino al/through 11/3

A Arte Studio Invernizzi Ulrich Rückriem. Sculture e disegni Fino al/through 14/2

Novi Ligure (Alessandria)

Rimini

Museo dei Campionissimi Visioni di Luce: Il Divisionismo di Giuseppe Cominetti Fino al/through 15/4

Arenile Michelangelo Pistoletto: Amare Fino al/through 18/2

Nuoro

Rivoli (Torino)

MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro La magnifica ossessione Fino al/through 21/1

Castello Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen – Sculpture by the way Fino al/through 25/2

GAM/Sala nuove acquisizioni Yves Klein 14/1-16/2 Bruna Biamino 18/2-16/3 Melania Camoretto 18/3-20/4 Giulio Paolini 22/4-18/5 Hidetoshi Nagasawa 20/5-24/6

Padova

Roma

Trento

Vecchiato New Art Galleries Andy Warhol: The Bomb Fino al/through 27/1

Braccio Carlomagno/Città del Vaticano Petros eni/Pietro è qui Fino al/through 8/3

Galleria Civica d’Arte Aernout Mik Il Teatro della vita Fino al/through 25/2

Musei Capitolini Officina Emiliana: Correggio, Guercino e altri artisti dalla Collezione della Banca Popolare dell’Emilia Romagna Fino al/through 28/1

Udine

Galleria Tega Antoni Tapies Fino al/through 28/1 Lorenzelli Arte Paolo Icaro – Modalità Fino al/through 13/1 Spazio Oberdan Wherever We Go-Ovunque andiamo: Arte, identità, culture in transito Fino al/through 28/1 Forma-Centro Internazionale di Fotografia Henri Cartier-Bresson: di chi si tratta? Fino al/through 25/3 Galleria Suzy Shammah Ingar Krauss Fino al/through 13/1 Galleria Raffaella Cortese Kiki Smith Fino al/through 27/1

Palazzo Zabarella De Chirico 20/1-27/5

Palazzolo sull’Oglio (Brescia) Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea

Reggio Emilia

Palazzo Bricherasio Picasso-Dubuffet. Opere dalla Fondazione Jean e Suzanne Planque Fino al/through 21/1 Gam Sabrina Mezzaqui: C’è un tempo Fino al/through 28/1

Galleria d’Arte Moderna, Chiesa di San Francesco Afro & Italia-America. Incontri e confronti Fino al/through 18/3

221 l’ARCA 109


AGENDA

+ europaconcorsi

Varese

Ginevra

Villa Panza Fondamenti del ‘900 italiano – I capolavori della Collezione Gian Ferrari Fino al/through 18/2

Espace d’arts contemporains Carte blanche à attitudes 16/3-5/5

Venezia

Museo d’Arte Moderna Miquel Barceló Fino al/through 4/2

Palazzo Grassi Picasso, la joie de vivre, 1945-1948 Fino al/through 11/3 Collezione Peggy Guggenheim Germaine Richier Fino al/through 5/2 Richard Pousette-Dart 18/2-20/5 All in the present must be transformed: Matthew Barney and Joseph Beuys 6/6-2/9 Ca’ Rezzonico MUSEALIA 2006-Percorsi tra arti e cultura Fino al/through 1/2

Verona Palazzo della Ragione Il Settimo Splendore. La modernità della malinconia 25/3-27/7

Vighizzolo d’Este (Padova) Il Laboratorio La farina e il fuoco Fino al/through 31/5

Olanda / Holland Makkum Royal Tichelaar Makkum Porcelain Colour Research by Hella Jongerius Fino al/through 18/1

Russia

Lugano

Museo Civico Donazione Chiattone Fino al/through 15/7

Martigny Fondation Pierre Gianadda Edouard Vallet Fino al/through 4/3

Riehen Fondation Beyeler Eros Fino al/through 18/2

USA Atlanta High Museum Kings as Collectors Fino al/through 7/9

Austin

The Studio Museum in Harlem Africa Comics Fino al/through 18/3

Philadelphia

ICA - Institute of Contemporary Art Momentum 7: Misaki Kawai Fino al/through 18/3 Super Vision Fino al/through 29/4

Peabody Essex Museum The Yachting Photography by Willard B.Jackson Fino al/through 21/1

Los Angeles Lacma Magritte and Contemporary Art: the Treachery of Images Fino al/through 4/3 The Getty Museum Public Faces/Private Spaces Fino al/through 4/2 Where We Live: American Photographs from the Berman Collection Fino al/through 25/2

Basel

Miami

Kunstmuseum Basel Kandinsky. Paintings 1908-1921 Fino al/through 4/2 Classicism to the Early Modern Fino al/through 4/3

Miami Art Museum Lorna Simpson Fino al/through 21/1 New Work: Mark Dion Fino al/through 14/1

Bellinzona

New York

Museo in Erba I buffi ritratti di Arcimboldo Fino al/through 27/1

Dia:Beacon Agnes Martin, Developing Awareness:

110 l’ARCA 221

Noguchi Museum Shin Banraisha: A Cultural Memory Fino al/through 1/4

Salem

Museum of Fine Arts Hélio Oiticica: The Body of Color Fino al/through 1/4

Svizzera / Switzerland

Whitney Museum of American Art Picasso and American Art Fino al/through 28/1 Kiki Smith: A Gathering, 1980-2005 Fino al/through 11/2

Boston

Accademia dell’Arte Russa L’arte italiana del XX secolo attraverso i grandi marchigiani Fino al/through 13/2

Moderna Museet Africa Remix Fino al/through 14/1 Robert Rauschenberg 17/2-6/5

MoMA Out of Time: Contemporary Art from the Collection Fino al/through 9/4 Eye on Europe: Prints, Books & Multiples, 1960 to Now Fino al/through 1/7 Manet and the Execution of Maximilian Fino al/through 29/1

ICA Exhibition X (working title) Carlos Garaicoa Luca Buvoli 20/1-25/3

Houston

Stockholm

The Metropolitan Museum of Art Sean Scully: Wall of Light Fino al/through 14/1 Americans in Paris, 1860–1900 Fino al/through 28/1 Glitter and Doom: German Portraits from the 1920s Fino al/through 18/2

Blanton Museum of Art The Geometry of Hope: Latin American Abstract Art from the Patricia Phelps de Cisneros Collection 20/2-22/4

Moscow

Svezia / Sweden

Paintings from the 1980s Fino al/through 5/3 An-My Le Fino al/through 3/9

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Emirati Arabi Uniti / UAE Dubai International Convention Center Alumex Mostra internazionale delle tecnologie dell’alluminio International trade fair of aluminium technologies 22/4-24/4 Per informazioni: Edimet Spa - Multimedia Network in the World of Metals Tel.+39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.alumex.com E-mail: chiara.torri@edimet.com

Francia / France

AGENDA Giappone / Japan Tokyo International Exhibition Center Big Sight International Homefashion Fair Salone internazionale della casa International home trade fair 4/4-6/4 Per informazioni: Business Guide-Sha 2-6-2 Kaminarimon, Taito-ku Tokyo 111-0034 Tel. +81 3 38439852 Fax +81 3 38439850 Internet: www.ihf-fair.com E-mail: d-haga@giftshow.co.jp

Gran Bretagna / Great Britain

Per informazioni: Sepelcom Avenue Louis Blériot BP 67 69683 Chassieu cedex Tel. +33 4 72223253 Fax +33 4 72223282 Internet: www.energie-ren.com E-mail: batiment@sepelcom.com

Germania / Germany

FerraraFiere Restauro Salone dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali Show of restoration and conservation of cultural and environmental heritage 22/3-25/3

Per informazioni: Interiors Tel. +44 20 79218408 Internet: www.designinteriorsuk.co.uk/ E-mail: interiors@cmpi.biz

Italia / Italy Bologna Fiera Saiedue Saloni internazionali dell’architettura, delle finiture d’interni, del recupero e delle tecnologie per l’edilizia International trade fair of architecture, interior finishing, renovation and technologies 13/3-17/3 Per informazioni: O.N. Organizzazione Nike Srl Tel. +39 02 29017144 Internet: www.saiedue.it E-mail: saiedue@on-nike.it

Bolzano

SFMOMA Anselm Kiefer. Heaven and Earth Fino al/through 14/1

Messe EuroCIS Salone internazionale delle comunicazioni, informatica e tecnologie per la sicurezza International trade fair of communications, information and security technology 27/2-1/3

Fiera Klimahouse Fiera internazionale per l’efficienza energetica e l’edilizia sostenibile International trade fair for energy efficiency and sustainable building 25/1-28/1

National Gallery of Art Alexandre-Louis-Marie Charpentier Fino al/through 28/1 The Streets of New York: American Photographs from the Collection 1938-1958 Fino al/through 15/1 Prayer and Portraits: Unfolding the Netherlandish Diptych Fino al/through 4/2 Strokes of Genius: Rembrandt’s Prints and Drawings Fino al/through 18/3 The Artist’s Vision: Romantic Tradition in Britain Fino al/through 18/3 Jasper Johns: An Allegory of Painting 1955-1965 28/1-29/4

Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de

Frankfurt Messe ISH-Aircontec Salone internazionale del bagno, della costruzione, dell’energia, climatizzazione ed energie rinnovabili/International trade fair of bathroom, building industry, energy, climatisation and renewable energies 6/3-10/3 Per informazioni: Messe Frankfurt c/a Michael Sturm Tel. +49 69 75756463 Fax +49 69 75756758 Internet: www.ish.messefrankfurt.com E-mai: michael.sturm@messefrankfurt.com

Per informazioni: CarraraFiere Viale G. Galilei 133 54036 Marina di Carrara (MS) Tel. +39 0585 787963 Fax +39 0585 787602 Internet: www.sea-tec.it E-mail: m.musumeci@carrarafiere.com

NEC Design Interiors 2007 Salone internazionale di interior design International design show 21/1-24/1

Düsseldorf

The Phillips Collection The Société Anonyme: Modernism for America Fino al/through 21/1 El Lissitzky: Constructs for a Brave New World Fino al/through 21/1

Fiera Seatec 2007 Rassegna internazionale di tecnologie e subfornitura per la cantieristica navale e da diporto International show of technologies and products for shipyards, great ships and tourist boats 1/2-3/2

Ferrara

San Francisco

Washington

Marina di Carrara (Massa Carrara)

Birmingham

Lyon Eurexpo Salon des Energies Renouvables Salone internazionale delle energie rinnovabili International trade fair of renewable energies 14/2-17/2

+ europaconcorsi

Per informazioni: Ufficio Stampa Fiera Bolzano SpA Heidi Maria Blaas Piazza Fiera 1 - Messeplatz 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 516017 Fax. +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it E-mail: blaas@fierabolzano.it

Baumec/Lignomec Fiera specializzata per macchine e attrezzature edili e Fiera specializzata per la lavorazione del legno Specialized trade fairs for building industry machines and equipment and for wood processing industry 2/3-5/3 Per informazioni: Fiera Bolzano Piazza Fiera 1 39100 Bolzano - Bozen Tel. +39 0471 516017 Fax +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it, www.messebozen.it, www.baumec.it, www.lignomec.it

Per informazioni: Acropoli Viale Mercanzia, Blocco 2/B Galleria A, 70 40050 Centergross (BO) Tel. +39 051 664832 Fax +39 051 864313 Internet: www.salonedelrestauro.com E-mail: info@salonedelrestauro.com

Milano Fiera Milano Rho Build Up Expo Salone-convegno internazionale delle tecnologie, costruzioni, architettura International show and conference of technologies, construction and architecture 6/2-10/2 Per informazioni: Rassegne Piazzale Carlo Magno 1 20149 Milano Tel. +39 02 49976110 Fax +39 02 49976113 Internet: www.buildupexpo.com/home.asp E-mail: paola.messa@rassegne.it

LivinLuce – EnerMotive Salone internazionale della luce e dell’energia International trade show of lighting and energy 6/2-10/2 Per informazioni: Fiera Milano Tech Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. + 39 02 3264282 Fax + 39 02 3264284 Internet: www.fieramilanotech.it E-mail: mail@fieramilanotech.it

Salone Internazionale del Mobile Euroluce Salone Internazionale del Complemento d’Arredo 18/4-23/4 Per informazioni: COSMIT spa Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

Portogallo / Portugal Porto Exponor International Fair Export Home

Salone internazionale dell’arredamento, illuminotecnica e prodotti per la casa International trade fair of furniture, lighting and household goods 28/2-4/3 Per informazioni: Exponor 4450-617 Leça da Palmeira Tel. +351 22 9981400 Fax +351 22 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.pt

Principato di Monaco Monaco Principality Montecarlo Grimaldi Forum Batilux Salone internazionale della costruzione, attrezzature, mercato immobiliare International trade fair of construction, equipment, real estate 27/1-30/1 Per informazioni: Batilux Estelle Noizet-Lopez Directeur Adjoint Tel. +377 93504340 Fax +377 97981820 Internet: www.batilux.com E-mail: estelle@batilux.com

Imagina Evento europeo sulla creazione dei contenuti digitali European Digital Content Creation Event 31/1-2/2 Per informazioni: Imagina 4 Bd du Jardin Exotique MC 9000 - Monaco Tel. +377 93104060 Fax +377 93507014 Internet: www.imagina.mc E-mail: info@imagina.mc

Repubblica Ceca / Czech Republic Brno Central European Exhibition Centre IBF Salone internazionale dell’edilizia International Building Fair 17/4-21/4 Per informazioni: BVV Trade Fairs Brno Vystaviste 1 CZ-64700 Brno Tel. +420 541 152888 Fax +420 541 152889 Internet: www.ibf.cz E-mail: idf@bvv.cz

Russia

International trade fair of sustainable technologies 13/3-16/3 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengasse 6, 4° fl. A-1040 Wien, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.climateworld.info, www.msi-fairs.com E-mail: climateworld@msi-fairs.com

Spagna / Spain Barcelona Fiera Construmat Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of the building industry 14/5-19/5 Per informazioni: Expo Consulting Via Riva Reno 56 40122 Bologna, Italia Tel. +39 051 6493189 Fax +39 051 6493242 Internet: www.construmat.com E-mail: info@expoconsulting.it

Madrid Feria de Madrid Feria Internacional del Mueble Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 11/4-16/4 Per informazioni: Feria de Madrid 28042 Madrid Tel. +34 91 7223000 Fax +34 91 7225804 Internet: www.mueble-madrid.ifema.es E-mail: mueble-madrid@ifema.es

Svizzera / Switzerland Basel Fiera Swissbau Metallbau Saloni internazionali dell’edilizia International trade fairs of the building industry 23/1-27/1 Per informazioni: Fiera di Basilea Christopher Herzog MCH Messe Basel CH-4005 Basilea Tel. +41 58 2062257 Fax +41 58 2062188 Internet: www.swissbau.ch E-mail: christoph.herzog@messe.ch

Moscow Expocentr Krasnaya Presnya Aqua-Therm Salone internazionale per riscaldamento, sanitari, climatizzazione International trade fair of heating, bathroom equipment, climatisation 27/2-2/3 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengstrasse 6, 4° fl A-1040 Vienna, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.aqua-therm.info E-mail: aqua-therm@msi-fairs.com

Crocus Expo Climateworld Salone internazionale delle tecnologie sostenibili

USA Las Vegas Convention Center World of Concrete Mostra internazionale della costruzione, dei prefabbricati, del calcestruzzo e delle murature International trade fair of building industry, prefabs, concrete, masonry 23/1-26/1 Per informazioni: Invernizzi International Sales Viale Bacchiglione 28 20139 Milano, Italy Tel. +39 02 57403340 Fax +39 02 57402055 Internet: www.internationalshow.it E-mail: info@internationalshow.it

221 l’ARCA 111


in the World

ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

ALBANIA

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103

in the World Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

FRANCE (l’Arca International) Paris L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre

4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC

SIRIA

MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492

SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686

SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

SPAIN Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452 Publicaciones de Arquitectura y Arte, S.L. C/. General Rodrigo, 1 28003 Madrid Tel. ++34 91 554 61 06, fax ++34 91 554 88 96 34 91 554 76 58, E-mail: publiarq@publiarq.com

SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

TAIWAN Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993

THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321

TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur

Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305 Umut Yayin Dagitim Merkezi Yogurtcu Cayiri Cad. No:64/1 Kadikoy Istanbul Fax 0090.216.3484937

UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627

USA & CANADA Faxon A Rowecom Co. (subscriptions) 15, Southwest Park Westwood, MA 02090 Tel. 800.2897740 Fax 617.4611862 L.M.P.I. - USA L.M.P.I. - Canada 8555, Rue Larrey Montreal H1J 2L5 QC Tel. 001.514.3555610 Fax 001.514.3555676

VENEZUELA Edital C.A. Calle Negrin Ed. Davolca Planta Baja Ap. 50683, Caracas Tel. 212 7632149 Fax 212 7621648

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