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Cesare Maria Casati

Milano ambiziosa

Ambitious Milan

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ilano, come abbiamo già accennato in alcuni interventi precedenti, con la nuova amministrazione, sembra riscoprire la giusta ambizione nel volere continuare a essere una città europea e moderna che guarda, studia e progetta il suo futuro. Quello che mi sembra significativo far notare, perché forse propedeutico anche ad altre città italiane, è il mutamento di approccio cuturale e politico nel programmare il suo sviluppo mettendo come priorità la qualità ambientale urbana e architettonica adeguata alla nostra contemporaneità e al prossimo futuro. Sembrano delle banalità, ma sino a oggi il sistema politico e gestionale della città ha sempre progettato al massimo di lustro in lustro. Contrariamente a quanto avvenuto nell’ultimo mezzo secolo e a quanto continua ad avvenire ancora in molte città italiane, il mantenimento e la promozione dell’identità non avvengono più con un continuo esibizionismo riflessivo della tradizione architettonica formale che ripropone soluzioni ambientali e decorative architettoniche appartenenti a epoche precedenti, anche non lontane. I nuovi progetti non sono più legati a termini urbani come piazze e strade, che ammettevano intorno solo edifici intonati tipo “ton sur ton” o, se del tutto nuovi, adeguati a linee e decori ben conusciuti e riconoscibili. Sembra che questa pagina, che dopo la Torre Pirelli ha visto Milano solo regredire, sia superata e sia subentrata l’ambizione e la volontà politica e culturale di riproporre la città al mondo con la programmazione di una serie di progetti, che si dice in via di apertura dei cantieri, ambiziosi e innovativi. Tutti firmati dai migliori architetti internazionali o mossi dai migliori gruppi immobiliari, che rispettano la tradizione milanese, finalmente non formale ma concettuale, è sempre stata, da Leonardo da Vinci in poi, come di partecipare in prima linea al progresso scientifico e tecnologico globale trasferendo conoscenze e innovazione in nuovi progetti urbani. Non più la città che si aggiorna per macrooggetti architettonici, qualche volta anche di qualità, distribuiti casualmente nel suo territorio, ma per aree concettualmente e funzionalmente adeguate alle necessità dei cittadini, omogenee e strategicamente volute. Un processo cellulare che per sinergie potenziali e per imitazione qualitativa potrà innescare un coinvolgimento virtuoso delle aree vicine e poi in espansione in macchie larghe che a loro volta costituiranno il nuovo tessuto urbano milanese di questo secolo. Nelle pagine seguenti della rivista (pp. 2-17) troverete la documentazione di quanto vi ho accennato e se seguirete il convegno da noi promosso con Buid UP Expo del 8 e 9 febbraio, presso la Fiera Milano-Rho, dedicato alla città vivibile e visibile e agli “stregoni” che la guidano, sono sicuro che potremo convincerci che sono gli ultimi anni utili per progettare il futuro delle nostre città pensando a tempi lunghi e considerando seriamente le prossime crisi, energetiche e ambientali, che ci coinvogeranno tutti. Sono certo che, come sempre è avvenuto nel passato, saranno ancora scienziati e progettisti a dare soluzioni plausibili anticipando, ancora una volta, le scelte politiche. Il progresso tecnologico e culturale dobbiamo cavalcarlo e non osteggiarlo come alcuni “responsabili” in nome della “Cultura” continuano a fare.

s we have already noted in previous articles, thanks to its new administration Milan seems to rightly be striving to continue to be a modern European city which looks towards, studies and plans its own future. What I think needs to be pointed out, since it might be copied by other Italian cities, is the change in cultural-political approach in planning its future, giving priority to the city’s architecture and environment and ensuring they are up to the standards of the present and near future. This might seem rather obvious, but until now our political-administrative system for governing the city has never planned more than five years ahead. Contrary to what has happened over the last fifty years and what is still happening in many Italian cities, holding onto and promoting its identity is no longer a constant self-flaunting of its own stylistic architectural tradition and hence a constant re-proposing of environmental-decorative solutions belonging to past periods (even relatively recent). The new projects are no longer tied to urban terms like squares and roads, which can only be surrounded by “two-tone”-style buildings or, even if they are brand new, adapted to very familiar and recognisable lines and ornamentation. After nothing but regression in Milan after the Pirelli skyscraper, the city finally seems to have turned over a fresh leaf and is now ambitiously planning both politically and culturally to re-present the city to the world through a programme of ambitious and innovative new projects, on which building is allegedly about to begin. All bearing the signature of the world’s leading architects or promoted by the best real-estate companies, at last we have some conceptual rather than formal works which, as has always been the tradition in Milan ever since Leonardo da Vinci’s days, are at the very cutting-edge of global scientific and technological progress, transferring knowledge and innovation into new urban enterprises. The city is no longer being upgraded through architectural macroobjects, sometimes of fine quality, spread randomly over its territory, but rather through areas which are conceptually and functionally geared to the inhabitants’ needs, smoothly distributed and strategically commissioned. A cellular process capable of drawing in neighbouring areas through either potential synergies or qualitative imitation and of then spreading in wide patches, which, in turn, will form this century’s new urban fabric for Milan. You will find all the documentation on what I have just said over the following pages of the magazine (pgs 2-17), and if you follow the conference we are organising with Build Up Expo from 8th-9th February at Fieromilano, devoted to the liveable and visible city and the “witchdoctors” guiding it, I am sure we will all be persuaded that these are the final years at our disposal for planning the future of our cities, thinking long-term and seriously considering the forthcoming energy and environmental crises, which will affect us all. I am certain that, as has always been the case in the past, it will once again be the scientists and designers who come up with plausible solutions, still keeping one step ahead of the politicians. We must ride the technological and cultural wave of progress and not just harness it as certain people “in charge” doing in the name of “Culture”. 222 l’ARCA 1


Le ambizioni di Milano Milan’s Ambitions

La regione urbana milanese con le maggiori infrastruttuure e il sistema aeroportuale lombardo (su gentile concessione di Lorenzo Pallotta). The urban borough of Milan has the main infrastructures and airport network in Lombardy (by kind permission of Lorenzo Pallotta).

Territorio nel 2006 Territory in 2006 superficie 181 kmq surface area of 181 sq.m. urbanizzato 91 kmq urbanised area of 91 sq.m. 32 mq/abitante servizi di interesse pubblico e generale 32 sq.m./inhabitant of public and general services 47% della superficie urbanizzata è a servizi densità: 7151ab/kmq 47% of urbanised area used for service purposes density: 7151 inhabitants/sq.km. 6% della superficie del Comune è in trasformazione: 6.585.298 mq (escluse DIA) per una slp prodotta di 6.102.854mq 6% of city area undergoing transformation: 6,585,298 sq.m. (excluding DIA) for a total net surface of 6,102,854 sq.m.

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Milano città a vocazione internazionale che guarda verso il futuro

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a qualità urbana di Milano è speciale. A differenza di molte altre città storiche italiane, una parte rilevante dei suoi quartieri è costituita da architetture di qualità costruite a partire dal XIX secolo sino alla metà del XX e dalla ricchissima produzione creativa che le ha affiancate nelle arti decorative. In special modo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la ricostruzione, ha dato modo alla profonda vocazione positiva e originale della cultura milanese di impegnarsi in una colossale opera di rinnovamento e di raccolta della sfida di sviluppo che veniva dai Paesi che la guerra l’avevano vinta. Questa ipotesi di futuro, di un popolo che esprime, attraverso l’architettura, la capacità di immaginarne uno migliore, è rimasta, a partire dagli anni Ottanta, del tutto trascurata, se non deliberatamente combattuta o travisata, nonostante abbia costituito l’esempio più completo di una originale via milanese alla modernità. Proprio perché spinta dal rispetto di coerenza con i tempi che la vedevano primeggiare negli anni Sessanta, Milano era diventata addirittura un punto di riferimento culturale internazionale. In quegli anni nasceva e si sviluppava il mercato della moda e del design “made in Italy”, il Politecnico con le sue facoltà di ingegneria e di architettura godeva di prestigio mondiale e si fregiava di un Premio Nobel, la Triennale allestiva mostre tematiche, le sue gallerie d’arte condizionavano il mercato europeo. Venivano persino, in previsione dell’incremento costante della presenza di automobili, costruiti i primi autosilos e una circonvallazione sopraelevata, oltre a definire un centro direzionale che cominciava a concentrare le attività del terziario. La torre “Pirelli”, per qualità strutturale e formale diventava l’icona internazionale della modernità nell’architettura. Dopo un trentennio del vecchio prestigio, ancora buono per presentarsi nei salotti esteri, è rimasta la ricchezza, la borsa, la finanza, i grandi editori, il mercato della moda, e ben poco d’altro. Le antiche ambizioni, tipiche tra l’altro dei milanesi, di anticipare gli eventi con rischio e coraggio hanno lasciato il posto a posizioni prudenti che, quando possono, propugnano una chiusura sistematica a ogni nuova avventura progettuale o intellettuale che coinvolga la città, preferendo un sistema pubblico più posato e benpensante capace di progetti nuovi solo se dettati dall’emergenza e dalla necessità e caratterizzati da nostalgiche visioni urbane, appartenenti a un passato forse solo immaginato. Dalla costruzione della torre Pirelli del 1961 a l’altro ieri, Milano ha infatti attraversato una fase a dir poco timida, una sorta di eclissi, per molti versi incomprensibile e del tutto priva di sensati motivi che l’ha precipitata in fondo alla classifica delle grandi metropoli europee. Negli ultimi anni l’orizzonte è finalmente sembrato cambiare: il documento di inquadramento, i PII (Programmi Integrati di Intervento), i grandi progetti pubblici, la nuova Fiera, Santa Giulia, City Life, la Bovisa e tante altre iniziative private, hanno annunciato un risveglio milanese formidabile, di tale qualità, da far immaginare che nella trasformazione della città si possa prevedere anche lo sviluppo di quel turismo culturale internazionale che sostiene le grandi capitali europee. A Milano, a partire da questo anno, si dovrebbero aprire grandi cantieri che, progettati dai migliori architetti del mondo, trasformeranno per la loro originalità concettuale e formale la

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città, dotandola di un’impostazione urbana che attirerà, non solo l’attenzione del mondo ma, soprattutto e finalmente, anche quella del nostro Paese sempre più timido e disorientato verso le politiche di aggiornamento del territorio nazionale, secondo schemi e parametri attuali aggiornati ai costumi, ai progressi scientifici e alla cultura contemporanea. Pertanto, parafrasando le parole di uno storico editoriale de l’Arca, non dovendo difendere interessi di nessuno, ma di un puro e libero contesto, siamo solo orgogliosi che la nostra città, oltre ad avere opere “griffate” da Bramante, Leonardo, Piermarini, Gardella, Ponti, Cacciadominioni, Albini ecc., sia arricchita dalla Fiera di Fuksas e dalla Scala di Botta, e ben presto anche da opere di Foster, Maggiora, Libeskind, Hadid, Pelli, Pei e Chipperfield, contro ogni forma di passatismo culturale, di corporativismo e di difesa di interessi e poteri. Non si tratta semplicisticamente di rincorrere le grandi metropoli nella corsa ai grattacieli ma di segnare una svolta culturale: essere capostipiti di una nuova forma di rapporto tra tradizione e innovazione, una speciale e milanese via alla modernità quale fu quella di Gio Ponti al suo tempo. Una grande occasione per svolgere un ruolo positivo Il momento storico e politico, che vede un’accelerazione del processo di riqualificazione della città di Milano e un fervore crescente nel dibattito intorno alla realizzazione di grandi opere, chiede di essere affrontato secondo un processo progettuale innovativo, che partendo dalla sperimentazione di aggiornate metodologie di approccio, sia in grado di definire un nuovo modo di vivere la città e un più moderno e positivo ruolo dell’amministrazione pubblica. Parallelamente ai grandi progetti che hanno fatto di Milano in questi anni un primo attore urbanistico e architettonico bisogna rilanciare, prendendo spunto dalle grandi metropoli europee che hanno saputo rigenerarsi negli ultimi anni (Barcellona, Bilbao, Londra, etc.), la qualità architettonica della città attraverso un sistema attento di recupero e trasformazione degli spazi pubblici, del verde e dei tessuti connettivi, nell’ottica di un innalzamento della qualità della vita e dei servizi a essa connessi. Contrariamente a quanto si pensi, infatti, i grandi interventi, e specialmente quelli destinati alla trasformazione di porzioni rilevanti della città, possono svolgere oggi un ruolo virtuoso determinante e decisivo per il miglioramento degli standard qualitativi della vita e dell’ambiente e per un complessivo sviluppo, anche economico e produttivo, considerevolmente rapido e con ricadute estesissime, se supportati da opportune politiche progettuali e da una giusta strategia comunicativa capace di creare consenso. Ne consegue la necessità di un approfondito lavoro, volto alla messa a punto di programmi specifici atti a individuare, attraverso la sperimentazione e il confronto con le realtà più avanzate in campo internazionale, opportunità e strategie in grado di innalzare il livello qualitativo del quadro di intervento, allargandone anche gli orizzonti, e contemporaneamente capaci di implementare le ricadute e il ritorno degli investimenti. Fondamentale è quindi essere in grado di dimostrare fisicamente e visivamente le opportunità positive di questi interventi di scala urbana nel comporre un nuovo paesaggio urbano. Matteo Gatto

Milan, an International City Looking at the Future

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ilan has a very special urban quality. Unlike lots of other historical Italian cities, a considerable part of its neighbourhoods feature quality architecture built between the 19th century and mid-20th century and an extremely rich vein of creativity in the decorative arts to embellish this architecture. Most notably, the reconstruction period at end of the 2nd World War gave Milan’s very positive and original vocation for culture the chance to get involved in a mammoth process of renewal, taking up the challenge to develop thrown down by the victors in the war. This idea of the future and of a nation that draws on architecture to express its vision of a better tomorrow was totally abandoned or even deliberately rejected or misinterpreted from the 1980s onwards, despite being the best example of an original Milanese approach to modernity. Driven along by its desire to keep the status it had gained in the 1960s as a leading city, Milan had actually become a sort of international cultural reference point. Those were the days when the Italian design and fashion movement was emerging and growing, the Polytechnic’s faculties of engineering and architecture were world famous and could even boast a Nobel Prize, the Triennial was laying on thematic exhibitions, and its art galleries really in-fluenced the European market. In view of the expected boom in motor cars, the first multi-storey car parks and an overhead ring road were built, along with a new business centre for grouping to-gether service operations. The “Pirelli” tower was already an international icon of architectural modernity, thanks to its structural and stylistic quality. After basking in this prestige for about thirty years, still a passport into the circles that count abroad, all that is left is the wealth, stock exchange, finance, leading publishers, fashion market and little else. Its old-fashioned ambitions, typical of the Milanese it should be noted, to bravely and boldly anticipate events have given way to more cautious stances, which, whenever possible, en-courage systematic closure in face of any new design or intellectual adventure involving the city, preferring instead a more prim and proper public system only capable of producing new projects in emergencies and characterised by nostalgic visions of the cityscape belonging to a past which probably only existed in the imagination. Milan has been though a rather shy phase (to say the least) from the construction of the Pirelli sky-scraper in 1961 until just recently, a sort of eclipse, in many ways incomprehensible and totally unmotivated, which has seen the city tumble to the bottom of the pile of major European metropo-lises. Over recent years the situation has finally looked like changing: the framework document, PII (Integrated Programs for Intervention), major public projects, new Trade Fair, Santa Giulia, City Life, Bovisa project, and lots of other private enterprises have marked Milan’s incredible revival. The quality of this reawakening is such that we can envisage the city’s transformation even resulting in a boom in the kind of international cultural tourism that supports the major European capitals. As of this year, major building work ought to begin in Milan. The conceptual and formal originality of these projects, designed by

some of the world’s leading architects, will transform the city, furbishing it with an urban layout which will not just attract the world’s attention but, most significantly and finally, also capture Italy’s own attention, as timid and disoriented as it is when it comes to projects aimed at upgrading the nation based on the latest standards and parameters for lifestyle, scientific progress and contemporary culture. So, paraphrasing the words of one of l’Arca’s historic editorials, not needing to protect anybody’s interests and free to have our say, we are just proud that as well as bearing the signature of Bramante, Leonardo, Piermarini, Gardella, Ponti, Cacciadominioni, Albini etc., our city has also been embellished by Fuksas’s Trade Fair and Botta’s Scala Opera House, and it will soon be enhanced by the works of Foster, Maggiora, Libeskind, Hadid, Pelli, Pei and Chipperfield, rejecting any backward-looking cultural attitude, corporatism or the protecting of personal interests or positions of power. This is not merely a way of following in the wake of other big metropolises in building skyscrapers, it marks a cultural turning point: being the forerunners in a new way of relating tradition and inno-vation, a special Milanese path to modernity, just like Gio Ponti’s back in his day. A great chance to play a positive role This particular moment in history and politics, which has seen an acceleration in the process of re-developing the city of Milan and increasing fervour in the debate about building major works, needs to be tackled along the lines of innovative design, which, based on experimentation with cutting-edge methodologies, is capable of designating a new way of inhabiting the city and a more modern and positive role for public administration. In parallel with the major projects which have made Milan a leading player in architecture and town-planning over recent years, there is a real need - drawing inspiration from the major European metropolises which have succeeded in regenerating over recent years (Barcelona, Bilbao, London etc.) - to raise the city’s architectural standards working on a system geared to redeveloping and transforming public spaces, greenery and the connective tissues, with a view to boosting the quality of life and services connected with it. Contrary to what people think, major projects (particularly those designed to transform notable segments of the city) can now actually play a key and decisive virtuoso role in improving the quality standards of life and the environment and in ensuring a considerably rapid overall process of growth in the economy and production, which will have far-reaching repercussions, provided it is backed up by suitable design policies and a proper communication strategy capable of creating a consensus. This means plenty of hard work needs to be carried out to devise specific programmes aimed at using experimentation and confrontation with leading international counterparts to create opportu-nities and strategies capable of enhancing the quality standards of the operating framework, wid-ening its horizons and, at the same time, implementing the spin-offs and returns on investments. It is, therefore, vital to bring to light, both physically and visually, the positive opportunities provided by these urban-scale projects in composing a new cityscape.

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Carlo Masseroli Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano

Un raggio verde per Milano Il progetto promuove una rete di percorsi pedonali e ciclabili, i raggi verdi, che innerva di verde l’intero tessuto urbano. Gli otto raggi, uno per zona, partono dal centro e dilagano verso l’esterno dove confluiscono in un anello circolare, autentica cinta di verde urbano e sede di un futuro percorso ciclo-pedonale per una lunghezza complessiva di 72 chilometri lineari. The project develops a network of pedestrian and cycle paths and green radiuses, which stitch greenery into the entire urban fabric. The eight radiuses, one for each zone, start from the centre and spread outwards, where they converge into a circular ring, a genuine belt of urban greenery and home of a future cyclepedestrian path extending for a total length of 72 kilometres.

Credits Project: LAND/Andreas Kipar, AIM-Associazione Interessi Metropolitani Collaborators: Mariángeles Expósito Peinado, Camilla Mancini

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Nuovi scenari per una città che cambia

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a città intesa come la cosa umana per eccellenza (Aldo Rossi, L’Architettura della città, Torino 1966, pag 26) è il luogo in cui fatti diversi e distanti nel tempo si incontrano definendo non soltanto le differenti parti di questa opera ma anche il complesso e dinamico sistema di relazioni, che da un lato fissa i tratti del volto attuale e dall’altro è testimonianza e traccia del suo passato e prefigurazione del suo sviluppo futuro. Milano in questo è unica e la sfida di ricercare e interpretare nuove potenzialità è avvincente. La tensione con cui contribuire alla ininterrotta costruzione della città di Milano risiede nel sondare e comprendere i molti discorsi possibili, che implicano e sollecitano approcci diversi, diverse prospettive e percorsi di ricerca. Come nel racconto Le città invisibili, dove Calvino mira a salvaguardare un rapporto di interrogazione nei confronti del mondo, l’obbiettivo non si esaurisce solamente nel trovare risposte giuste a una o a più domande, ma nel tener viva la capacità di domandare, adeguando i quesiti a una realtà che per sua natura è in continua trasformazione. Questa natura necessita di un metodo: Milano che ancora non si vede – che non si vede più, che non si vede ancora – conta come quella che si vede. Per questo non dobbiamo stancarci nel tendere lo sguardo a una città che contribuisca allo sviluppo del suo capitale umano, che investa su chi ha il coraggio di guardare al futuro. Nei primi cento giorni di legislatura si è voluta approntare la bozza di un programma per lo sviluppo della città all’altezza delle aspettative di una grande metropoli europea. I temi trattati in questo piano sono: la casa, il verde, l’ambiente, la qualità diffusa della città costruita e i nuovi grandi progetti. Una città per chi? Si tratta al fondo di ripensare la città, ma a partire da cosa? O meglio da chi? Bisogna partire dal rispondere a quella realtà capace di raccogliere, nel tempo, la sfida della città di Milano. Per questo dobbiamo investire su chi, in futuro, possa permettere alla città di continuare a essere il motore dell’economia del Paese. Mi riferisco agli studenti, ai ricercatori, alle giovani coppie e alla famiglie numerose, ai lavoratori fuori sede e a quelle eccellenze, in sostanza, che troppo spesso sono costrette a dover abbandonare la nostra città. I dati sull’andamento della popolazione, la progressiva fuga dalla città (-30% negli ultimi venti anni) parallelamente al progressivo aumento delle automobili in ingresso (700.000 al giorno) mettono in luce la necessità, anche ambientale di favorire la residenza in città, dove il trasporto pubblico è più efficiente. Bisogna partire dal rinnovamento dell’offerta abitativa a prezzi accessibili, ovvero non solo rispondere con responsabilità alla forte domanda di chi ha più bisogno, ma anche accogliere chi può realmente dare un futuro a questa città. Non si costruisce una città senza contribuire allo sviluppo del suo capitale umano, bisogna investire su chi ha il coraggio di guardare al futuro. Magari mettendo al mondo più figli. Puntare sui giovani, sui lavoratori fuori sede e sulle famiglie numerose, è la condizione che permette tra l’altro una reale integrazione tra gruppi sociali differenti: quel mix abitativo ricercato da tutti per evitare la nascita di nuovi ghetti. Oggi l’offerta abitativa libera non manca, ma spesso risulta inaccessibile. Molto si è fatto per incrementare la quota di edilizia convenzionata, ma anche questa (che mediamente presenta un costo di 2.500 Euro al metro quadrato) risulta troppo cara. Bisogna trovare il modo per mettere sul mercato un’offerta che incontri la capacità di spesa di questi nuovi protagonisti. Come? Attraverso un progetto di finanza etica che tra i suoi attori conta: il Comune, le banche, gli operatori, il privato sociale. Al Comune la responsabilità di mettere a disposizione delle aree al prezzo simbolico di 1 Euro (aree che coprono, come ben sappiamo, almeno il 50% dei costi dell’intervento) riservandosi il ruolo di regia e interlocuzione con il mondo finanziario; alle banche l’onere di investire un capitale a titolo gratuito, cioè esule da un interesse speculativo (e qui si misurerà la vera eticità); agli operatori l’impegno di offrire i propri servizi guadagnando il giusto e infine, al

privato sociale, il compito di una gestione equa ed efficiente. Un intervento di riqualificazione urbana fortemente innovativo frutto della collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti che ha già avuto esito positivo nell’esperienza del Villaggio Barona. Progetti complessi capaci di integrarsi a ciò che già c’è e che rivelino la volontà di restituire la città di Milano ai suoi cittadini. Si tratta di interventi organici radicati nella scelta di dar voce a una nuova strategia per il futuro della nostra società. Una città più vivibile e più bella Immaginare una città più vivibile vuol dire, innanzitutto rimettere in gioco lo spazio pubblico come spazio di relazioni e di erogazioni di servizi, la piazza, la strada, il marciapiede devono tornare al centro di una micro-progettazione diffusa in cui si disegni una nuova immagine della città, nella quale i cittadini possano tornare a vivere e lavorare sostenuti dalla bellezza, dall’ordine, dalla pulizia e in sicurezza. Così per quanto riguarda il verde bisogna dire che i piani attuativi negoziati negli ultimi anni hanno permesso la programmazione di una grande quantità di nuovo verde, ben 9 milioni di metri quadrati, che vanno ad aggiungersi a1 15,6 milioni esistenti. Purtroppo questa crescita, che positivamente innalzerà la quota di verde per cittadino dagli attuali 12 metri quadrati per abitante ai futuri 19, rischia di non essere visibile e fruibile per la mancanza di una stra-tegia globale di messa a sistema delle aree verdi. Per questo si è voluto affrontare con il supporto dello studio Land (Andreas Kipar) il progetto di razionalizzazione del verde chiamato “i raggi verdi”, nel quale si definisce la possibilità di congiungere i grandi parchi di cintura in un anello e di connettere le aree intere della città attraverso percorsi ciclopedonali definiti appunto raggi. In questo quadro aggiornato di miglioramento delle condizioni ambientali si sta studiando poi la proposta di introdurre nel regolamento edilizio nuove e aggiornate norme che introducano la sostenibilità ambientale nei processi e nei materiali costruttivi quale obiettivo da perseguire, valutando una data entro la quale ogni nuova costruzione a Milano debba essere progettata e costruita secondo un principio di impatto ambientale zero. In merito poi allo sviluppo ulteriore della città abbiamo condotto una dettagliata analisi delle risorse territoriali disponibili e abbiamo identificato molte possibili delocalizzazioni di attività che oggi possono essere allontanate dal centro cittadino per creare nuovi ambiti di rigenerazione dotati di spazi pubblici e servizi, tra queste i depositi ATM, alcune caserme, il Palazzo di Giustizia e parte degli scali ferroviari, per citarne alcuni. Così come sono state individuate quelle aree dismesse della città ancora da recuperare perseguendo l’ipotesi di un più attento disegno globale dei nuovi interventi richiamando la necessità che questi rappresentino nuove centralità, nuove polarità caratterizzate da una forte connotazione vocazionale, come nel caso della città dell’innovazione in Bovisa o della cittadella dello sport a San Siro. Per poter affrontare tutti questi temi il Comune di Milano si vuole dotare di un nuovo strumento di pianificazione generale che superi i limiti del vecchio piano regolatore e che sia basato sul principio della perequazione. Un piano di tale innovatività da porre Milano come benchmark di riferimento nel quadro delle riforme urbanistiche, qualcosa che non è mai riuscito a nessuna grande città prima d’ora, basato sul metodo compensativo e perequativo di attribuzione dei diritti edificatori che consente la compartecipazione di tutti i proprietari ai vantaggi derivanti dai processi di trasformazione urbana. Del resto tutti i dati relativi ai city users, i frequentatori di questa città, confermano quella vocazione internazionale alla quale devono rispondere adeguate strategie di sviluppo e di aggiornamento dei servizi. E quale occasione migliore per rilanciare questa vocazione alla dimensione internazionale della città di Milano se non la candidatura all’Expo Universale del 2015?

City users nel 2004 1.297.901 abitanti/inhabitants 3.703.323 abitanti nell’area metropolitana/inhabitants of the metropolitan area + 115.000 studenti/students + 365.000 lavoratori/workers + 138.000 city users (per acquisti, svago, visite, ecc./for shopping, leisure, trips etc.) 143.265 abitanti sono di provenienza straniera/foreign inhabitants -l 10,04% sul totale della popolazione/of entire population 808.642 addetti/workers 187.202 studenti iscritti nelle università/university students 5.195.242 visitatori all'anno/visitors-a-year Fiera di Milano; 62 manifestazioni fieristiche annuali/trade fairs-a-year; 30.320 espositori/exhibitors 3.867.397 visitatori nei musei e sedi espositive nel/visitors to museums and exhibition facilities in 2001 411 alberghi/hotels; 43.000 posti letto negli alberghi/beds in hotels 5.525.685 turisti/tourists 171.802 studenti all'anno nella regione urbana/students-a-year in the urban region 700.000 automobili in entrata al giorno/entering cars-a-day (nel/in 1970, 300.000)

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New Settings for a Changing City Carlo Masseroli City Councillor for the Development of Territory of Comune di Milano

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he city seen as the most distinctly human thing of all (A. Rossi, L’Architettura della città, Turin 1966, pg. 26) is the place where different things separated in time come together to form not only the various parts of this work, but also the intricate and dynamic system of relations, which, on one hand, dictate its present traits and, on the other, bear witness to and portray its past and prefigure its future development. Milan is unique in this respect and the challenge to seek out and interpret fresh potential is intriguing. Contributing to the uninterrupted construction of the city of Milan involves probing and comprehending all the various discourses implying and demanding different approaches, different per-spectives and lines of research. As in the novel Invisible Cities, where Calvino sets out to keep up a questioning approach to the world, the objective is not confined to just finding the right answers to one or more questions but in keeping hold of this ability to ask questions, adapting them to reality which, by its very nature, is constantly changing. A method is required for dealing with something of this nature: the Milan we cannot yet see – which can no longer be seen or not yet – is as important as the Milan we can see. For this reason we must never tire of peering at a city which contributes to growth of its inhabitants, which invests in those brave enough to envisage the future. During my first hundred days in office, we set out to draw up a rough plan for developing the city in line with what is expected of a major European metropolis. The topics examined in this plan are: housing, greenery, the environment, the diffused quality of the built city and big new projects. A city for whom? This basically means rethinking the city, but starting from what? Or rather from whom? We need to start with those people capable of gradually taking up the challenge thrown down by the city of Milan. To this end we need to invest in those who, in future, will allow the city to continue being the driving force behind the nation’s economy. I am referring to students, researchers, young couples and families, workers from out of town, and those talented people who are basically all too often forced to leave our city. Statistics about the population and gradual exodus from the city (-30% over the last twenty years) together with a gradual increase in the number of cars on the city roads (700,000-a-day) highlight the need (also for the environment) to encourage people to live in the city, ensuring public transport is more efficient. We need to start off by providing new housing at reasonable prices or, in other words, both re-sponsibly meeting the demands of the needy and also accommodating those people who can really give this city a future. You cannot build a city without investing in its human resources, we need to help those bold enough to look to the future. Possibly by having more children. Focusing on young people, workers from out of town and large families is, amongst other things, the way to really integrate different social groups: that housing mix everybody is trying to find to prevent new ghettos from cropping up. There is currently no lack of empty housing, but it is often out of reach. A lot has been done to in-crease the amount of housing at concurred prices, but even this is too expensive (on average Euro 2,500 per square metre). We need to find the means of putting housing on the market that these new players can afford. But how? Drawing on an ethical financing project whose players include: the city council, banks, operators, private parties working in the social sector. The City Council has the responsibility to provide areas at the symbolic cost of _ 1 (areas covering, as we know, at least 50% of the operating costs), as-signing itself a directive and interactive role with the financial world; banks have the job of investing capital free of charge, meaning no speculation (this will really test their ethi-

calness); operators will be expected to offer their services making only reasonable profits and, lastly, private parties work-ing in the social sector will be expected to manage fairly and efficiently. A highly innovative form of urban redevelopment based on cooperation between the various players involved, which has al-ready borne positive fruits through the Barona Village experiment. Intricate projects capable of integrating with what is already there and which reveal a desire to re-turn the city of Milan to its inhabitants. These are organic projects designed to give voice to a new strategy for the future of our society. A more liveable and more beautiful city Imagining a more liveable city means, above all, bringing public space back into play as a space for relations and supplying services; the squares, streets and pavements must all be restored to the focus of diffused micro-planning aimed at revamping the image of a city whose inhabitants can come back to live and work in a beautiful, orderly, clean and safe environment. As regards the greenery, it ought to be pointed out that the implementation plans negotiated over recent years have resulted in extensive carefully-programmed new landscaping, as much as 9 mil-lion square metres in addition to the 15.6 million already in place. Unfortunately this growth, raising the amount of greenery per inhabitant from the current figure of 12 square metres to 19 in the future, is in danger of not being either visible or usable due to a lack of any overall strategy for systematically organising the green areas. This is why the Land firm (Andreas Kipar) has been commissioned to help rationalise the greenery and landscaping into green radiuses, providing the chance to combine the belt of large parks together in a ring and connect up to inner-city areas by means of cycle paths called “radiuses”. Within this updated framework of improvement, studies are being made into the idea of introducing new, more up-to-date regulations into the building laws, with a view to incorporating environmental sustainability into building processes and materials as a target to be aimed at, setting a date by which every new construction in Milan will have to be designed and built in accordance with the principle of zero environmental impact. As regards further development of the city, we have carried out a detailed analysis of the territorial resources available and identified lots of possible locations for activities, which can now be pushed out of the city centre to create new regeneration areas furbished with public spaces and services, including public transport depots, military barracks, a law court and some railway stations, to mention just a few. Likewise abandoned areas of the city have been identified which still need to be regenerated and redeveloped working along the lines of more careful overall planning of new projects, focusing on the need to turn them into new central attractions of great vocational force, as in the case of the innovation city in Bovisa or the San Siro citadel of sport. The Milan City Council plans to develop a new general planning policy to deal with all these issues, which will surpass the old urban development scheme and be based on the principle of adjustment. A plan innovative enough to make Milan a benchmark within the framework of town-planning re-forms, something which no other major city has managed to achieve so far, based on the adjustment/compensatory method of allocating building rights, which will allow all property owners to share in the benefits deriving from urban transformation processes. After all, all the available information about city users confirm the kind of international vocation that suitable strategies for developing and updating services must satisfy. So what better opportunity to relaunch this international-scale vocation of the city of Milan than its candidature for the 2015 World Expo.

Il nuovo Piano di Governo del Territorio The New Plan for Territory Management

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ilano: una città che nella metà degli anni Settanta raggiunge 1,7 milioni di abitanti, per poi spopolarsi fino a contare una popolazione residente di 1,3 milioni e vedendo contemporaneamente affermarsi una regione urbana più ampia che oggi conta 3,7 milioni di abitanti; una città nella quale parallelamente è cresciuta e si è rafforzata a dismisura la vocazione internazionale, legata non solo alla sua storia e alla sua collocazione, ma anche al livello di accessibilità e alle funzioni urbane di rilievo quali, tra le altre, università, ospedali e servizi finanziari. Milano è perciò negli anni cambiata, si è allargata, ha ampliato i confini del proprio essere città, ponendosi al centro della megacittà regione che si estende da Torino a Venezia. Tutto questo senza una precisa regia di carattere territoriale nonostante le energie profuse dall’amministrazione a partire dagli anni Sessanta nel piano regolatore generale e in seguito nelle sue varianti. Questo in grandissime linee fino al documento di inquadramento delle politiche urbanistiche del 2000 che, pur nei suoi limiti di parzialità rispetto a un disegno complessivo del territorio, ha aperto una nuova fase nella trasformazione della città, caratterizzata da una

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ilan: a city whose population reached 1.7 million in the 1970s before dropping to a total of 1.3 million inhabitants, while the total number of people living in the entire city borough has now risen to 3.7 million; a city whose international vocation has at the same time really boomed and expanded, connected not only with its history and location but also its accessibility and its most important urban functions, including universities, hospitals and financial services. So Milan has changed down the years, it has widened its horizons and city boundaries, taking up a central position in a mega-city/region stretching from Turin to Venice. All this without any proper territorial management, despite all the administration’s hard work from the 1960s onwards in drawing up a general urban development scheme and its subsequent variations. This is a very rough outline leading up to the framework document of town-planning policies of 2000, which, despite only covering part of the overall territorial design, opened up a new phase in the city’s transformation, featuring greater flexibility and a notable simplification of the procedures involved, introducing the principle

Giovanni Oggioni Direttore Pianificazione Generale del Comune di Milano Nuovo Piano di Governo del Territorio La classificazione del territorio comunale: gli ambiti territoriali omogenei. New Plan for Territory Management. The classification of the town’s territory: homogeneous areas. Credits Project: Assessorato allo Sviluppo del Territorio Comune di Milano – Direzione Centrale Pianificazione Urbana e Attuazione PR – Settore Pianificazione Urbanistica Generale – Servizio Coordinamento Pianificazione Urbanistica Generale

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maggiore flessibilità e da una notevole semplificazione dei procedimenti introducendo il principio della negoziazione che ottimi risultati ha dato alla collettività: oltre 2 milioni di metri quadrati di aree a verde pubblico realizzato da privati, pagando più del doppio degli oneri di urbanizzazione dovuti per legge, oltre 29.000 alloggi, di cui circa il 40% convenzionati, e oltre 2.000 alloggi per studenti. Questo modo di operare si basa però ancora sulla struttura dirigista e antistorica del vecchio PRG. Per documentarne inattuabilità e rigidità basti pensare che negli anni ha dovuto subire oltre 300 varianti! Del resto sviluppava un approccio a temi di grande attualità, quali quello della mobilità, in maniera molto superficiale; una curiosità tra le altre: non riportava nemmeno il tracciato delle linee metropolitane e le relative fermate. E’ ormai tempo di cambiare. Il mutarsi tra l’altro del quadro normativo, in particolare regionale con la legge 12/05, ne fornisce l’occasione. Ma a questo punto, come coniugare sviluppo del territorio e bene comune, come passare da un approccio dirigista a un approccio riformista e sussidiario? La sfida è di quelle importanti, di quelle cioè che vogliono lasciare il segno. Milano ha l’ambizione di elaborare una riforma urbanistica innovativa, qualcosa che non è mai riuscito a nessuna grande città prima d’ora (la stessa Roma ha fallito in questo), che consenta la compartecipazione di tutti i proprietari ai vantaggi derivanti dai processi di trasformazione urbana. Un Piano che guarda oltre i confini comunali. Gli ambiti rispetto ai quali considerare le politiche hanno geometria variabile a seconda delle politiche considerate. Sono sette gli obiettivi principali cui ci riferiamo nel Piano di Governo del Territorio: 1. Sviluppare le capacità insediative di Milano 2. Migliorare il rapporto tra nodi infrastrutturali e progetti urbani 3. Definire una nuova strategia delle aree naturali (cintura e raggi verdi) 4. Potenziare il sistema dei servizi 5. Introdurre regole semplici e equitative 6. Ridurre il consumo di suolo (densificare) 7. Salvaguardare la sostenibilità ambientale e il contenimento energetico Sono tre invece i documenti di cui si compone: Il Documento di Piano, nel quale l’amministrazione definisce le proprie strategie, i programmi e gli strumenti per perseguirle. Il Piano delle Regole, che organizza e coordina gli aspetti regolamentativi e gli elementi della qualità della città e del territorio. Il Piano dei Servizi, che consente l’armonizzazione tra insediamenti funzionali e il sistema dei servizi e delle attrezzature pubbliche o di interesse pubblico e generale. Tale innovazione dello strumento, che si appoggia a una concezione più descrittiva che non prescrittiva dello stesso, apre a una molteplicità di opportunità e di obiettivi di trasformazione che costituiscono una soluzione adeguata al problema della regolazione del territorio in un contesto sociale ed economico caratterizzato da forti cambiamenti. Se in sostanza i vecchi piani regolatori costituivano un disegno concepito a tavolino, poco flessibile e spesso disancorato dalla osservazione del reale, l’attuale sforzo di progettazione dello strumento di regolazione generale della Città di Milano mira alla costruzione di un metodo che a parità di diritti (Piano delle Regole) e con cognizione profonda della condizione urbana (Piano dei Servizi) introduca lo spazio per la definizione delle politiche (Documento di Piano). Non si sentirà più parlare di esproprio (per la verità parola che suona già stonata al rito ambrosiano) ma di perequazione, scambi di capacità edificatoria e presto di borsa dei diritti edificatori come strumenti per operare scelte relative all’assetto urbanistico (localizzazione di servizi, aree a verde, infrastrutture) senza differenziare valori delle aree e diritti dei proprietari. E’ in buona sostanza la costruzione di un metodo che sia fortemente adeguato all’oggetto (che, attenzione, è in movimento), fuggendo da una impostazione di disegno a priori che, come dimostra l’esperienza mai si raggiungerà. Dunque Milano si avvia ad avere non solo un strumento equo ma uno strumento che dirà molto in termini di scelte localizzative e di sviluppo territoriale e che non perderà di vista la coerenza degli obiettivi e l’interesse dei cittadini. In sintesi uno strumento realisticamente riformista. 10 l’ARCA 222

of negotiation which has produced such excellent results for the entire community: over 2 million square metres of public landscaping created by private parties, paying over double the urbanisation dues required by law, over 29,000 pieces of new housing, in-cluding 40% at concurred prices, and over 2,000 pieces of student housing. But this way of operating is still based on the old programme’s anti-historical, command structure. To see just how inapplicable and rigid it is, just take the fact that it has been amended over 300 times over the years! After all its approach to highly topical issues like mobility was very superficial; it is interesting to note that there was absolutely no trace of the underground railway lines and their stops. Its time to change. The change in the normative framework, notably on a regional basis through law 12/05, provides the opportunity. But at this point, how can territorial expansion come to terms with the common good, how can a command approach be replaced by a reformist, ancillary approach? This is one of those important challenges that is destined to leave its mark. Milan aims to draw up an innovative programme of urban reform, something which so far no major city has managed to achieve (even Rome failed in this respect), which will allow all property own-ers to share in the benefits deriving from urban transformation processes. A Plan which looks beyond the borough boundaries. The realms encompassed by its policies vary according to the poli-cies involved. There are seven main objectives referred to in the Territorial Government Plan: 1. To develop Milan’s settlement capacities 2. To improve relations between infrastructural nodes and urban projects 3. To set a new strategy for natural areas (green belt and radiuses) 4. To reinforce the services network 5. To introduce simple, fair rules 6. To reduce land consumption (densification) 7. To safeguard environmental sustainability and contain energy consumption It is composed of three documents: The Programme Document, in which the administration sets its own strategies and plans and the tools for implementing them. The Programme of Rules, which sets down and coordinates the normative and quality aspects of the city and territory. The Services Plan, which allows the functional settlements, system of services and public tools or tools of public-general interest to be harmonised. This innovating of the available means, which relies on a more descriptive than prescriptive conception of the said means, opens up to embrace a range of transformation opportunities and targets providing an appropriate solution to the issue of controlling the territory in a socio-economic context undergoing notable changes. Whereas the old urban schemes were basically set down at the drawing board, fairly inflexible and often disconnected from observed reality, the City of Milan is currently striving to devise its general government apparatus around the idea of constructing a method which, with the same rights (Programme of Rules) and a deep knowledge of the urban situation (Services Plan) provides room for setting policies (Programme Document). There will be no more talk of expropriation (actually a word which sounds out of key with the Milanese style) but rather adjustment, exchanging building skills and, soon, a purse of building rights as a means for effecting choices concerning the urban layout (locating of services, green landscaping, infrastructures) without making distinctions between the value of areas and owners’ rights. This is basically the creation of a method carefully geared to the object in question (which, note well, is in motion), eluding any a priori framing which, as experience shows, will never be achieved. So Milan is about to be furbished not just with a fair tool but a tool which will play a big part in choosing locations and territorial development, and which will not lose sight of the overall objectives and interests of the local community. In brief, it will be a realistically reformist tool.

CityLife Quartiere Storico della Fiera di Milano Credits Project: Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid, Pier Paolo Maggiora Developer: CityLife: General Properties, RAS, Immobiliare Lombarda (Gruppo Fondiaria SAI), Lamaro Appalti Rendering del progetto CityLife che interessa un’area di 255.000 metri quadrati dei circa 440.000 occupati dalla Fiera di Milano, su cui verranno realizzate le tre torri, un parco pubblico e una serie di immobili residenziali. Renderings of the CityLife project involving an area of 255,000 square metres of the approximately 440,000 taken up by the Milan Trade fair, where the three towers, public park and series of new housing properties will be built.

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Santa Giulia Credits Project: Foster and Partners Caputo Partnership Urbam Client: Gruppo Risanamento Il progetto Milano Santa Giulia sarà un quartiere tra i più attuali dal punto di vista strutturale, architettonico e funzionale. L’area interessata è di 1.200.000 mq e conterrà un Centro Congressi, un parco urbano, edifici residenziali, terziari, ricettivi, spazi commerciali, un asilo/scuola materna, una chiesa, un Centro per disabili, e residenze temporanee per studenti e lavoratori, un Centro Civico. Il nuovo quartiere sarà servito dai principali assi che connettono la città con il territorio: la tangenziale Est, le Autostrade A1 e A4, la linea ferroviaria e la stazione Rogoredo e la fermata Metro MM3 Rogoredo, la Strada Statale Paullese, lo scalo aeroportuale di Linate e quello dei voli privati ATA. The Santa Giulia project in Milan is one of the most cuttingedge neighbourhoods from a structural, architectural and functional viewpoint. The area involved covers 1,200,000 square metres and will hold a Conference Centre, inner-city park, housing buildings, service buildings, retail spaces, a nursery/primary school, church, centre for the disabled, and temporary housing for students and workers, a Civic Centre. The new neighbourhood will be served by the main axes connecting the city to its territory: the east highway, A1 and A4 motorways, railway line, and Rogoredo Station and Rogoredo MM3 underground station, the Paullese Road, Linate airport and the airport for private ATA flights.

L’altra sede della Regione Lombardia Credits Project: Pei Cobb Freed & Partners/Caputo Partnership/Sistema Duemila PCF&P Design Principal: Henry N. Cobb PCF&P Project Managers: George H Miller, Michael D. Flynn, Simon Hsu PCF&P Project Team: Jose Bruguera, Sherry Lin, Matthew Soules, Georgia Sarlkin PCF&P Structural Project: Richard L. Tomasetti, Leonard C. Zimmermann CP Design Principal: Paolo Caputo CP Project Managers: Matteo Dilani con Marco De Bortoli CP Coordinators: Alessandro Finozzi, Luciana De Rossi CP Project Team: Stefano Antonelli, Conor Mulvenna, Nazario Petrucci, Fabio Radaelli SD Design Principal: Massimo Giuliani SD Project Manager: Anna Milella SD Project Team: Daniela Pulcini, Rocco Nino Sallustio Consultants: Renato Cattaneo, Valeria Ferri, Domenico La Gioia Model: Stefano Orizio Rendering e Animation: Crystal CG Client: Regione Lombardia

Viste del progetto vincitore del concorso internazionale per il nuovo Palazzo della Regione Lombardia caratterizzato dalla torre di 31 piani incastonata in una serie di edifici più bassi ad andamento sinusoidale che inglobano giardini e spazi pubblici. Views of the winning project in the international competition to design the new Lombardy Regional Council Complex showing the 31-storey tower slotted into a set of lower sinuous buildings encompassing the gardens and public spaces.

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PII Isola Lunetta

PII GaribaldiRepubblica e Varesine

Monte Paschi Hines Real Estate Crescita, Galotti

Credits Master Plan Garibaldi Repubblica: Cesar Pelli Master Plan Varesine: Kohn Pedersen & Fox Projects: Cesar Pelli, Nicholas Grimshaw, +Arch, Cino Zucchi, Muñoz e Albin, Pierluigi Nicolin (Museo della Moda) Landascaping: Land,EIAW Developer Garibaldi Repubblica: Hines Italia Investors Garibaldi Repubblica: Hines European Development Fund, Milano Assicurazioni Developer Varesine: Hines Italia, Galotti Investors Varesine: Hines European Develpment, Immobiliare Lombarda, Premafin, Fonsa,

L’area GR e Varesine che prevede una corona di edifici alti a uso misto da realizzare intorno al grande parco della Biblioteca degli alberi. A destra, rendering del Palazzo dell’Esposizioni e delle Sfilate di Nicholas Grimshaw.

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The GR and Varesine areas, where there are plans for a crown of tall building to be built around a large park. Right, Nicholas Grimshaw’s Exibitions Place.

Credits Project: Boeri Studio, Land/Andreas Kipar Project Team Boeri Studio: Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra; Frederic de Smet

(Project leader), Daniele Barillari, Marco Bernardini, Julien Boitard, Inge Lengwenus, Corrado Longa, Matteo Marzi Developer: Hines Italia Investors:

Hines European Development Fund, Coima

Un nuovo gruppo di residenze al margine dei nuovi Giardini di Porta Nuova. Il complesso è caratterizzato dall’aver finalmente inserito, a Milano, delle residenze in una struttura verticale: la Torre nel Parco. A new group of residential buildings on the edge of the new Porta Nuova Gardens. The complex is characterised by the fact residences in Milan have finally be incorporated in a vertical construction: the Tower in the Park.

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PII Portello – Unità 2

PII Portello – Unità 3

Credits Projects: Gino Valle, Cino Zucchi Associati, Land, Spit Engineering Owner: Nuova Portello Developer: Pirelli Re

Credits Projects: Gino Valle, Guido Canali, Land Owners: Lauro, Acacia Developer: Pirelli Re

Il nuovo quartiere del Portello: l’Unità 2 (sopra) ospita un grande centro commerciale di 15.000 mq e oltre 26.000 mq di residenze. L’Unità 3 (sotto): in fase di esecuzione prevede 1.500 mq di spazi commerciali e 27.000 mq di terziario/ ricettivo e 42.000 mq di residenziale.

The new Portello neighbourhood: Unit 2 (above) accommodates a large 15,000-sqaure-metre shopping mall and 26,000 square metres of other residences. Unit 3 (below): currently under construction, it will have 1,500 sqaure metres of commercial space, 27,000 square metres of

services/reception facilities and 42,000 square metres of housing.

Milano Expo 2015 I primi studi territoriali per l’inquadramento dell’area dell’Expo 2015 a Milano. Nel 2008 sarà dichiarata ufficialmente la città che dovrà realizzare tale Expo; le candidate sono Milano e Smirne. The first territorial studies for setting the Expo 2015 area of Milan in its setting. In 2008 it will be officially declared the city to host this Expo; the candidates are Milan and Smirne.

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Milano città a vocazione internazionale che guarda verso il futuro

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a qualità urbana di Milano è speciale. A differenza di molte altre città storiche italiane, una parte rilevante dei suoi quartieri è costituita da architetture di qualità costruite a partire dal XIX secolo sino alla metà del XX e dalla ricchissima produzione creativa che le ha affiancate nelle arti decorative. In special modo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la ricostruzione, ha dato modo alla profonda vocazione positiva e originale della cultura milanese di impegnarsi in una colossale opera di rinnovamento e di raccolta della sfida di sviluppo che veniva dai Paesi che la guerra l’avevano vinta. Questa ipotesi di futuro, di un popolo che esprime, attraverso l’architettura, la capacità di immaginarne uno migliore, è rimasta, a partire dagli anni Ottanta, del tutto trascurata, se non deliberatamente combattuta o travisata, nonostante abbia costituito l’esempio più completo di una originale via milanese alla modernità. Proprio perché spinta dal rispetto di coerenza con i tempi che la vedevano primeggiare negli anni Sessanta, Milano era diventata addirittura un punto di riferimento culturale internazionale. In quegli anni nasceva e si sviluppava il mercato della moda e del design “made in Italy”, il Politecnico con le sue facoltà di ingegneria e di architettura godeva di prestigio mondiale e si fregiava di un Premio Nobel, la Triennale allestiva mostre tematiche, le sue gallerie d’arte condizionavano il mercato europeo. Venivano persino, in previsione dell’incremento costante della presenza di automobili, costruiti i primi autosilos e una circonvallazione sopraelevata, oltre a definire un centro direzionale che cominciava a concentrare le attività del terziario. La torre “Pirelli”, per qualità strutturale e formale diventava l’icona internazionale della modernità nell’architettura. Dopo un trentennio del vecchio prestigio, ancora buono per presentarsi nei salotti esteri, è rimasta la ricchezza, la borsa, la finanza, i grandi editori, il mercato della moda, e ben poco d’altro. Le antiche ambizioni, tipiche tra l’altro dei milanesi, di anticipare gli eventi con rischio e coraggio hanno lasciato il posto a posizioni prudenti che, quando possono, propugnano una chiusura sistematica a ogni nuova avventura progettuale o intellettuale che coinvolga la città, preferendo un sistema pubblico più posato e benpensante capace di progetti nuovi solo se dettati dall’emergenza e dalla necessità e caratterizzati da nostalgiche visioni urbane, appartenenti a un passato forse solo immaginato. Dalla costruzione della torre Pirelli del 1961 a l’altro ieri, Milano ha infatti attraversato una fase a dir poco timida, una sorta di eclissi, per molti versi incomprensibile e del tutto priva di sensati motivi che l’ha precipitata in fondo alla classifica delle grandi metropoli europee. Negli ultimi anni l’orizzonte è finalmente sembrato cambiare: il documento di inquadramento, i PII (Programmi Integrati di Intervento), i grandi progetti pubblici, la nuova Fiera, Santa Giulia, City Life, la Bovisa e tante altre iniziative private, hanno annunciato un risveglio milanese formidabile, di tale qualità, da far immaginare che nella trasformazione della città si possa prevedere anche lo sviluppo di quel turismo culturale internazionale che sostiene le grandi capitali europee. A Milano, a partire da questo anno, si dovrebbero aprire grandi cantieri che, progettati dai migliori architetti del mondo, trasformeranno per la loro originalità concettuale e formale la

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città, dotandola di un’impostazione urbana che attirerà, non solo l’attenzione del mondo ma, soprattutto e finalmente, anche quella del nostro Paese sempre più timido e disorientato verso le politiche di aggiornamento del territorio nazionale, secondo schemi e parametri attuali aggiornati ai costumi, ai progressi scientifici e alla cultura contemporanea. Pertanto, parafrasando le parole di uno storico editoriale de l’Arca, non dovendo difendere interessi di nessuno, ma di un puro e libero contesto, siamo solo orgogliosi che la nostra città, oltre ad avere opere “griffate” da Bramante, Leonardo, Piermarini, Gardella, Ponti, Cacciadominioni, Albini ecc., sia arricchita dalla Fiera di Fuksas e dalla Scala di Botta, e ben presto anche da opere di Foster, Maggiora, Libeskind, Hadid, Pelli, Pei e Chipperfield, contro ogni forma di passatismo culturale, di corporativismo e di difesa di interessi e poteri. Non si tratta semplicisticamente di rincorrere le grandi metropoli nella corsa ai grattacieli ma di segnare una svolta culturale: essere capostipiti di una nuova forma di rapporto tra tradizione e innovazione, una speciale e milanese via alla modernità quale fu quella di Gio Ponti al suo tempo. Una grande occasione per svolgere un ruolo positivo Il momento storico e politico, che vede un’accelerazione del processo di riqualificazione della città di Milano e un fervore crescente nel dibattito intorno alla realizzazione di grandi opere, chiede di essere affrontato secondo un processo progettuale innovativo, che partendo dalla sperimentazione di aggiornate metodologie di approccio, sia in grado di definire un nuovo modo di vivere la città e un più moderno e positivo ruolo dell’amministrazione pubblica. Parallelamente ai grandi progetti che hanno fatto di Milano in questi anni un primo attore urbanistico e architettonico bisogna rilanciare, prendendo spunto dalle grandi metropoli europee che hanno saputo rigenerarsi negli ultimi anni (Barcellona, Bilbao, Londra, etc.), la qualità architettonica della città attraverso un sistema attento di recupero e trasformazione degli spazi pubblici, del verde e dei tessuti connettivi, nell’ottica di un innalzamento della qualità della vita e dei servizi a essa connessi. Contrariamente a quanto si pensi, infatti, i grandi interventi, e specialmente quelli destinati alla trasformazione di porzioni rilevanti della città, possono svolgere oggi un ruolo virtuoso determinante e decisivo per il miglioramento degli standard qualitativi della vita e dell’ambiente e per un complessivo sviluppo, anche economico e produttivo, considerevolmente rapido e con ricadute estesissime, se supportati da opportune politiche progettuali e da una giusta strategia comunicativa capace di creare consenso. Ne consegue la necessità di un approfondito lavoro, volto alla messa a punto di programmi specifici atti a individuare, attraverso la sperimentazione e il confronto con le realtà più avanzate in campo internazionale, opportunità e strategie in grado di innalzare il livello qualitativo del quadro di intervento, allargandone anche gli orizzonti, e contemporaneamente capaci di implementare le ricadute e il ritorno degli investimenti. Fondamentale è quindi essere in grado di dimostrare fisicamente e visivamente le opportunità positive di questi interventi di scala urbana nel comporre un nuovo paesaggio urbano. Matteo Gatto

Milan, an International City Looking at the Future

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ilan has a very special urban quality. Unlike lots of other historical Italian cities, a considerable part of its neighbourhoods feature quality architecture built between the 19th century and mid-20th century and an extremely rich vein of creativity in the decorative arts to embellish this architecture. Most notably, the reconstruction period at end of the 2nd World War gave Milan’s very positive and original vocation for culture the chance to get involved in a mammoth process of renewal, taking up the challenge to develop thrown down by the victors in the war. This idea of the future and of a nation that draws on architecture to express its vision of a better tomorrow was totally abandoned or even deliberately rejected or misinterpreted from the 1980s onwards, despite being the best example of an original Milanese approach to modernity. Driven along by its desire to keep the status it had gained in the 1960s as a leading city, Milan had actually become a sort of international cultural reference point. Those were the days when the Italian design and fashion movement was emerging and growing, the Polytechnic’s faculties of engineering and architecture were world famous and could even boast a Nobel Prize, the Triennial was laying on thematic exhibitions, and its art galleries really in-fluenced the European market. In view of the expected boom in motor cars, the first multi-storey car parks and an overhead ring road were built, along with a new business centre for grouping to-gether service operations. The “Pirelli” tower was already an international icon of architectural modernity, thanks to its structural and stylistic quality. After basking in this prestige for about thirty years, still a passport into the circles that count abroad, all that is left is the wealth, stock exchange, finance, leading publishers, fashion market and little else. Its old-fashioned ambitions, typical of the Milanese it should be noted, to bravely and boldly anticipate events have given way to more cautious stances, which, whenever possible, en-courage systematic closure in face of any new design or intellectual adventure involving the city, preferring instead a more prim and proper public system only capable of producing new projects in emergencies and characterised by nostalgic visions of the cityscape belonging to a past which probably only existed in the imagination. Milan has been though a rather shy phase (to say the least) from the construction of the Pirelli sky-scraper in 1961 until just recently, a sort of eclipse, in many ways incomprehensible and totally unmotivated, which has seen the city tumble to the bottom of the pile of major European metropo-lises. Over recent years the situation has finally looked like changing: the framework document, PII (Integrated Programs for Intervention), major public projects, new Trade Fair, Santa Giulia, City Life, Bovisa project, and lots of other private enterprises have marked Milan’s incredible revival. The quality of this reawakening is such that we can envisage the city’s transformation even resulting in a boom in the kind of international cultural tourism that supports the major European capitals. As of this year, major building work ought to begin in Milan. The conceptual and formal originality of these projects, designed by

some of the world’s leading architects, will transform the city, furbishing it with an urban layout which will not just attract the world’s attention but, most significantly and finally, also capture Italy’s own attention, as timid and disoriented as it is when it comes to projects aimed at upgrading the nation based on the latest standards and parameters for lifestyle, scientific progress and contemporary culture. So, paraphrasing the words of one of l’Arca’s historic editorials, not needing to protect anybody’s interests and free to have our say, we are just proud that as well as bearing the signature of Bramante, Leonardo, Piermarini, Gardella, Ponti, Cacciadominioni, Albini etc., our city has also been embellished by Fuksas’s Trade Fair and Botta’s Scala Opera House, and it will soon be enhanced by the works of Foster, Maggiora, Libeskind, Hadid, Pelli, Pei and Chipperfield, rejecting any backward-looking cultural attitude, corporatism or the protecting of personal interests or positions of power. This is not merely a way of following in the wake of other big metropolises in building skyscrapers, it marks a cultural turning point: being the forerunners in a new way of relating tradition and inno-vation, a special Milanese path to modernity, just like Gio Ponti’s back in his day. A great chance to play a positive role This particular moment in history and politics, which has seen an acceleration in the process of re-developing the city of Milan and increasing fervour in the debate about building major works, needs to be tackled along the lines of innovative design, which, based on experimentation with cutting-edge methodologies, is capable of designating a new way of inhabiting the city and a more modern and positive role for public administration. In parallel with the major projects which have made Milan a leading player in architecture and town-planning over recent years, there is a real need - drawing inspiration from the major European metropolises which have succeeded in regenerating over recent years (Barcelona, Bilbao, London etc.) - to raise the city’s architectural standards working on a system geared to redeveloping and transforming public spaces, greenery and the connective tissues, with a view to boosting the quality of life and services connected with it. Contrary to what people think, major projects (particularly those designed to transform notable segments of the city) can now actually play a key and decisive virtuoso role in improving the quality standards of life and the environment and in ensuring a considerably rapid overall process of growth in the economy and production, which will have far-reaching repercussions, provided it is backed up by suitable design policies and a proper communication strategy capable of creating a consensus. This means plenty of hard work needs to be carried out to devise specific programmes aimed at using experimentation and confrontation with leading international counterparts to create opportu-nities and strategies capable of enhancing the quality standards of the operating framework, wid-ening its horizons and, at the same time, implementing the spin-offs and returns on investments. It is, therefore, vital to bring to light, both physically and visually, the positive opportunities provided by these urban-scale projects in composing a new cityscape.

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Carlo Masseroli Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano

Un raggio verde per Milano Il progetto promuove una rete di percorsi pedonali e ciclabili, i raggi verdi, che innerva di verde l’intero tessuto urbano. Gli otto raggi, uno per zona, partono dal centro e dilagano verso l’esterno dove confluiscono in un anello circolare, autentica cinta di verde urbano e sede di un futuro percorso ciclo-pedonale per una lunghezza complessiva di 72 chilometri lineari. The project develops a network of pedestrian and cycle paths and green radiuses, which stitch greenery into the entire urban fabric. The eight radiuses, one for each zone, start from the centre and spread outwards, where they converge into a circular ring, a genuine belt of urban greenery and home of a future cyclepedestrian path extending for a total length of 72 kilometres.

Credits Project: LAND/Andreas Kipar, AIM-Associazione Interessi Metropolitani Collaborators: Mariángeles Expósito Peinado, Camilla Mancini

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Nuovi scenari per una città che cambia

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a città intesa come la cosa umana per eccellenza (Aldo Rossi, L’Architettura della città, Torino 1966, pag 26) è il luogo in cui fatti diversi e distanti nel tempo si incontrano definendo non soltanto le differenti parti di questa opera ma anche il complesso e dinamico sistema di relazioni, che da un lato fissa i tratti del volto attuale e dall’altro è testimonianza e traccia del suo passato e prefigurazione del suo sviluppo futuro. Milano in questo è unica e la sfida di ricercare e interpretare nuove potenzialità è avvincente. La tensione con cui contribuire alla ininterrotta costruzione della città di Milano risiede nel sondare e comprendere i molti discorsi possibili, che implicano e sollecitano approcci diversi, diverse prospettive e percorsi di ricerca. Come nel racconto Le città invisibili, dove Calvino mira a salvaguardare un rapporto di interrogazione nei confronti del mondo, l’obbiettivo non si esaurisce solamente nel trovare risposte giuste a una o a più domande, ma nel tener viva la capacità di domandare, adeguando i quesiti a una realtà che per sua natura è in continua trasformazione. Questa natura necessita di un metodo: Milano che ancora non si vede – che non si vede più, che non si vede ancora – conta come quella che si vede. Per questo non dobbiamo stancarci nel tendere lo sguardo a una città che contribuisca allo sviluppo del suo capitale umano, che investa su chi ha il coraggio di guardare al futuro. Nei primi cento giorni di legislatura si è voluta approntare la bozza di un programma per lo sviluppo della città all’altezza delle aspettative di una grande metropoli europea. I temi trattati in questo piano sono: la casa, il verde, l’ambiente, la qualità diffusa della città costruita e i nuovi grandi progetti. Una città per chi? Si tratta al fondo di ripensare la città, ma a partire da cosa? O meglio da chi? Bisogna partire dal rispondere a quella realtà capace di raccogliere, nel tempo, la sfida della città di Milano. Per questo dobbiamo investire su chi, in futuro, possa permettere alla città di continuare a essere il motore dell’economia del Paese. Mi riferisco agli studenti, ai ricercatori, alle giovani coppie e alla famiglie numerose, ai lavoratori fuori sede e a quelle eccellenze, in sostanza, che troppo spesso sono costrette a dover abbandonare la nostra città. I dati sull’andamento della popolazione, la progressiva fuga dalla città (-30% negli ultimi venti anni) parallelamente al progressivo aumento delle automobili in ingresso (700.000 al giorno) mettono in luce la necessità, anche ambientale di favorire la residenza in città, dove il trasporto pubblico è più efficiente. Bisogna partire dal rinnovamento dell’offerta abitativa a prezzi accessibili, ovvero non solo rispondere con responsabilità alla forte domanda di chi ha più bisogno, ma anche accogliere chi può realmente dare un futuro a questa città. Non si costruisce una città senza contribuire allo sviluppo del suo capitale umano, bisogna investire su chi ha il coraggio di guardare al futuro. Magari mettendo al mondo più figli. Puntare sui giovani, sui lavoratori fuori sede e sulle famiglie numerose, è la condizione che permette tra l’altro una reale integrazione tra gruppi sociali differenti: quel mix abitativo ricercato da tutti per evitare la nascita di nuovi ghetti. Oggi l’offerta abitativa libera non manca, ma spesso risulta inaccessibile. Molto si è fatto per incrementare la quota di edilizia convenzionata, ma anche questa (che mediamente presenta un costo di 2.500 Euro al metro quadrato) risulta troppo cara. Bisogna trovare il modo per mettere sul mercato un’offerta che incontri la capacità di spesa di questi nuovi protagonisti. Come? Attraverso un progetto di finanza etica che tra i suoi attori conta: il Comune, le banche, gli operatori, il privato sociale. Al Comune la responsabilità di mettere a disposizione delle aree al prezzo simbolico di 1 Euro (aree che coprono, come ben sappiamo, almeno il 50% dei costi dell’intervento) riservandosi il ruolo di regia e interlocuzione con il mondo finanziario; alle banche l’onere di investire un capitale a titolo gratuito, cioè esule da un interesse speculativo (e qui si misurerà la vera eticità); agli operatori l’impegno di offrire i propri servizi guadagnando il giusto e infine, al

privato sociale, il compito di una gestione equa ed efficiente. Un intervento di riqualificazione urbana fortemente innovativo frutto della collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti che ha già avuto esito positivo nell’esperienza del Villaggio Barona. Progetti complessi capaci di integrarsi a ciò che già c’è e che rivelino la volontà di restituire la città di Milano ai suoi cittadini. Si tratta di interventi organici radicati nella scelta di dar voce a una nuova strategia per il futuro della nostra società. Una città più vivibile e più bella Immaginare una città più vivibile vuol dire, innanzitutto rimettere in gioco lo spazio pubblico come spazio di relazioni e di erogazioni di servizi, la piazza, la strada, il marciapiede devono tornare al centro di una micro-progettazione diffusa in cui si disegni una nuova immagine della città, nella quale i cittadini possano tornare a vivere e lavorare sostenuti dalla bellezza, dall’ordine, dalla pulizia e in sicurezza. Così per quanto riguarda il verde bisogna dire che i piani attuativi negoziati negli ultimi anni hanno permesso la programmazione di una grande quantità di nuovo verde, ben 9 milioni di metri quadrati, che vanno ad aggiungersi a1 15,6 milioni esistenti. Purtroppo questa crescita, che positivamente innalzerà la quota di verde per cittadino dagli attuali 12 metri quadrati per abitante ai futuri 19, rischia di non essere visibile e fruibile per la mancanza di una stra-tegia globale di messa a sistema delle aree verdi. Per questo si è voluto affrontare con il supporto dello studio Land (Andreas Kipar) il progetto di razionalizzazione del verde chiamato “i raggi verdi”, nel quale si definisce la possibilità di congiungere i grandi parchi di cintura in un anello e di connettere le aree intere della città attraverso percorsi ciclopedonali definiti appunto raggi. In questo quadro aggiornato di miglioramento delle condizioni ambientali si sta studiando poi la proposta di introdurre nel regolamento edilizio nuove e aggiornate norme che introducano la sostenibilità ambientale nei processi e nei materiali costruttivi quale obiettivo da perseguire, valutando una data entro la quale ogni nuova costruzione a Milano debba essere progettata e costruita secondo un principio di impatto ambientale zero. In merito poi allo sviluppo ulteriore della città abbiamo condotto una dettagliata analisi delle risorse territoriali disponibili e abbiamo identificato molte possibili delocalizzazioni di attività che oggi possono essere allontanate dal centro cittadino per creare nuovi ambiti di rigenerazione dotati di spazi pubblici e servizi, tra queste i depositi ATM, alcune caserme, il Palazzo di Giustizia e parte degli scali ferroviari, per citarne alcuni. Così come sono state individuate quelle aree dismesse della città ancora da recuperare perseguendo l’ipotesi di un più attento disegno globale dei nuovi interventi richiamando la necessità che questi rappresentino nuove centralità, nuove polarità caratterizzate da una forte connotazione vocazionale, come nel caso della città dell’innovazione in Bovisa o della cittadella dello sport a San Siro. Per poter affrontare tutti questi temi il Comune di Milano si vuole dotare di un nuovo strumento di pianificazione generale che superi i limiti del vecchio piano regolatore e che sia basato sul principio della perequazione. Un piano di tale innovatività da porre Milano come benchmark di riferimento nel quadro delle riforme urbanistiche, qualcosa che non è mai riuscito a nessuna grande città prima d’ora, basato sul metodo compensativo e perequativo di attribuzione dei diritti edificatori che consente la compartecipazione di tutti i proprietari ai vantaggi derivanti dai processi di trasformazione urbana. Del resto tutti i dati relativi ai city users, i frequentatori di questa città, confermano quella vocazione internazionale alla quale devono rispondere adeguate strategie di sviluppo e di aggiornamento dei servizi. E quale occasione migliore per rilanciare questa vocazione alla dimensione internazionale della città di Milano se non la candidatura all’Expo Universale del 2015?

City users nel 2004 1.297.901 abitanti/inhabitants 3.703.323 abitanti nell’area metropolitana/inhabitants of the metropolitan area + 115.000 studenti/students + 365.000 lavoratori/workers + 138.000 city users (per acquisti, svago, visite, ecc./for shopping, leisure, trips etc.) 143.265 abitanti sono di provenienza straniera/foreign inhabitants -l 10,04% sul totale della popolazione/of entire population 808.642 addetti/workers 187.202 studenti iscritti nelle università/university students 5.195.242 visitatori all'anno/visitors-a-year Fiera di Milano; 62 manifestazioni fieristiche annuali/trade fairs-a-year; 30.320 espositori/exhibitors 3.867.397 visitatori nei musei e sedi espositive nel/visitors to museums and exhibition facilities in 2001 411 alberghi/hotels; 43.000 posti letto negli alberghi/beds in hotels 5.525.685 turisti/tourists 171.802 studenti all'anno nella regione urbana/students-a-year in the urban region 700.000 automobili in entrata al giorno/entering cars-a-day (nel/in 1970, 300.000)

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New Settings for a Changing City Carlo Masseroli City Councillor for the Development of Territory of Comune di Milano

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he city seen as the most distinctly human thing of all (A. Rossi, L’Architettura della città, Turin 1966, pg. 26) is the place where different things separated in time come together to form not only the various parts of this work, but also the intricate and dynamic system of relations, which, on one hand, dictate its present traits and, on the other, bear witness to and portray its past and prefigure its future development. Milan is unique in this respect and the challenge to seek out and interpret fresh potential is intriguing. Contributing to the uninterrupted construction of the city of Milan involves probing and comprehending all the various discourses implying and demanding different approaches, different per-spectives and lines of research. As in the novel Invisible Cities, where Calvino sets out to keep up a questioning approach to the world, the objective is not confined to just finding the right answers to one or more questions but in keeping hold of this ability to ask questions, adapting them to reality which, by its very nature, is constantly changing. A method is required for dealing with something of this nature: the Milan we cannot yet see – which can no longer be seen or not yet – is as important as the Milan we can see. For this reason we must never tire of peering at a city which contributes to growth of its inhabitants, which invests in those brave enough to envisage the future. During my first hundred days in office, we set out to draw up a rough plan for developing the city in line with what is expected of a major European metropolis. The topics examined in this plan are: housing, greenery, the environment, the diffused quality of the built city and big new projects. A city for whom? This basically means rethinking the city, but starting from what? Or rather from whom? We need to start with those people capable of gradually taking up the challenge thrown down by the city of Milan. To this end we need to invest in those who, in future, will allow the city to continue being the driving force behind the nation’s economy. I am referring to students, researchers, young couples and families, workers from out of town, and those talented people who are basically all too often forced to leave our city. Statistics about the population and gradual exodus from the city (-30% over the last twenty years) together with a gradual increase in the number of cars on the city roads (700,000-a-day) highlight the need (also for the environment) to encourage people to live in the city, ensuring public transport is more efficient. We need to start off by providing new housing at reasonable prices or, in other words, both re-sponsibly meeting the demands of the needy and also accommodating those people who can really give this city a future. You cannot build a city without investing in its human resources, we need to help those bold enough to look to the future. Possibly by having more children. Focusing on young people, workers from out of town and large families is, amongst other things, the way to really integrate different social groups: that housing mix everybody is trying to find to prevent new ghettos from cropping up. There is currently no lack of empty housing, but it is often out of reach. A lot has been done to in-crease the amount of housing at concurred prices, but even this is too expensive (on average Euro 2,500 per square metre). We need to find the means of putting housing on the market that these new players can afford. But how? Drawing on an ethical financing project whose players include: the city council, banks, operators, private parties working in the social sector. The City Council has the responsibility to provide areas at the symbolic cost of _ 1 (areas covering, as we know, at least 50% of the operating costs), as-signing itself a directive and interactive role with the financial world; banks have the job of investing capital free of charge, meaning no speculation (this will really test their ethi-

calness); operators will be expected to offer their services making only reasonable profits and, lastly, private parties work-ing in the social sector will be expected to manage fairly and efficiently. A highly innovative form of urban redevelopment based on cooperation between the various players involved, which has al-ready borne positive fruits through the Barona Village experiment. Intricate projects capable of integrating with what is already there and which reveal a desire to re-turn the city of Milan to its inhabitants. These are organic projects designed to give voice to a new strategy for the future of our society. A more liveable and more beautiful city Imagining a more liveable city means, above all, bringing public space back into play as a space for relations and supplying services; the squares, streets and pavements must all be restored to the focus of diffused micro-planning aimed at revamping the image of a city whose inhabitants can come back to live and work in a beautiful, orderly, clean and safe environment. As regards the greenery, it ought to be pointed out that the implementation plans negotiated over recent years have resulted in extensive carefully-programmed new landscaping, as much as 9 mil-lion square metres in addition to the 15.6 million already in place. Unfortunately this growth, raising the amount of greenery per inhabitant from the current figure of 12 square metres to 19 in the future, is in danger of not being either visible or usable due to a lack of any overall strategy for systematically organising the green areas. This is why the Land firm (Andreas Kipar) has been commissioned to help rationalise the greenery and landscaping into green radiuses, providing the chance to combine the belt of large parks together in a ring and connect up to inner-city areas by means of cycle paths called “radiuses”. Within this updated framework of improvement, studies are being made into the idea of introducing new, more up-to-date regulations into the building laws, with a view to incorporating environmental sustainability into building processes and materials as a target to be aimed at, setting a date by which every new construction in Milan will have to be designed and built in accordance with the principle of zero environmental impact. As regards further development of the city, we have carried out a detailed analysis of the territorial resources available and identified lots of possible locations for activities, which can now be pushed out of the city centre to create new regeneration areas furbished with public spaces and services, including public transport depots, military barracks, a law court and some railway stations, to mention just a few. Likewise abandoned areas of the city have been identified which still need to be regenerated and redeveloped working along the lines of more careful overall planning of new projects, focusing on the need to turn them into new central attractions of great vocational force, as in the case of the innovation city in Bovisa or the San Siro citadel of sport. The Milan City Council plans to develop a new general planning policy to deal with all these issues, which will surpass the old urban development scheme and be based on the principle of adjustment. A plan innovative enough to make Milan a benchmark within the framework of town-planning re-forms, something which no other major city has managed to achieve so far, based on the adjustment/compensatory method of allocating building rights, which will allow all property owners to share in the benefits deriving from urban transformation processes. After all, all the available information about city users confirm the kind of international vocation that suitable strategies for developing and updating services must satisfy. So what better opportunity to relaunch this international-scale vocation of the city of Milan than its candidature for the 2015 World Expo.

Il nuovo Piano di Governo del Territorio The New Plan for Territory Management

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ilano: una città che nella metà degli anni Settanta raggiunge 1,7 milioni di abitanti, per poi spopolarsi fino a contare una popolazione residente di 1,3 milioni e vedendo contemporaneamente affermarsi una regione urbana più ampia che oggi conta 3,7 milioni di abitanti; una città nella quale parallelamente è cresciuta e si è rafforzata a dismisura la vocazione internazionale, legata non solo alla sua storia e alla sua collocazione, ma anche al livello di accessibilità e alle funzioni urbane di rilievo quali, tra le altre, università, ospedali e servizi finanziari. Milano è perciò negli anni cambiata, si è allargata, ha ampliato i confini del proprio essere città, ponendosi al centro della megacittà regione che si estende da Torino a Venezia. Tutto questo senza una precisa regia di carattere territoriale nonostante le energie profuse dall’amministrazione a partire dagli anni Sessanta nel piano regolatore generale e in seguito nelle sue varianti. Questo in grandissime linee fino al documento di inquadramento delle politiche urbanistiche del 2000 che, pur nei suoi limiti di parzialità rispetto a un disegno complessivo del territorio, ha aperto una nuova fase nella trasformazione della città, caratterizzata da una

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ilan: a city whose population reached 1.7 million in the 1970s before dropping to a total of 1.3 million inhabitants, while the total number of people living in the entire city borough has now risen to 3.7 million; a city whose international vocation has at the same time really boomed and expanded, connected not only with its history and location but also its accessibility and its most important urban functions, including universities, hospitals and financial services. So Milan has changed down the years, it has widened its horizons and city boundaries, taking up a central position in a mega-city/region stretching from Turin to Venice. All this without any proper territorial management, despite all the administration’s hard work from the 1960s onwards in drawing up a general urban development scheme and its subsequent variations. This is a very rough outline leading up to the framework document of town-planning policies of 2000, which, despite only covering part of the overall territorial design, opened up a new phase in the city’s transformation, featuring greater flexibility and a notable simplification of the procedures involved, introducing the principle

Giovanni Oggioni Direttore Pianificazione Generale del Comune di Milano Nuovo Piano di Governo del Territorio La classificazione del territorio comunale: gli ambiti territoriali omogenei. New Plan for Territory Management. The classification of the town’s territory: homogeneous areas. Credits Project: Assessorato allo Sviluppo del Territorio Comune di Milano – Direzione Centrale Pianificazione Urbana e Attuazione PR – Settore Pianificazione Urbanistica Generale – Servizio Coordinamento Pianificazione Urbanistica Generale

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maggiore flessibilità e da una notevole semplificazione dei procedimenti introducendo il principio della negoziazione che ottimi risultati ha dato alla collettività: oltre 2 milioni di metri quadrati di aree a verde pubblico realizzato da privati, pagando più del doppio degli oneri di urbanizzazione dovuti per legge, oltre 29.000 alloggi, di cui circa il 40% convenzionati, e oltre 2.000 alloggi per studenti. Questo modo di operare si basa però ancora sulla struttura dirigista e antistorica del vecchio PRG. Per documentarne inattuabilità e rigidità basti pensare che negli anni ha dovuto subire oltre 300 varianti! Del resto sviluppava un approccio a temi di grande attualità, quali quello della mobilità, in maniera molto superficiale; una curiosità tra le altre: non riportava nemmeno il tracciato delle linee metropolitane e le relative fermate. E’ ormai tempo di cambiare. Il mutarsi tra l’altro del quadro normativo, in particolare regionale con la legge 12/05, ne fornisce l’occasione. Ma a questo punto, come coniugare sviluppo del territorio e bene comune, come passare da un approccio dirigista a un approccio riformista e sussidiario? La sfida è di quelle importanti, di quelle cioè che vogliono lasciare il segno. Milano ha l’ambizione di elaborare una riforma urbanistica innovativa, qualcosa che non è mai riuscito a nessuna grande città prima d’ora (la stessa Roma ha fallito in questo), che consenta la compartecipazione di tutti i proprietari ai vantaggi derivanti dai processi di trasformazione urbana. Un Piano che guarda oltre i confini comunali. Gli ambiti rispetto ai quali considerare le politiche hanno geometria variabile a seconda delle politiche considerate. Sono sette gli obiettivi principali cui ci riferiamo nel Piano di Governo del Territorio: 1. Sviluppare le capacità insediative di Milano 2. Migliorare il rapporto tra nodi infrastrutturali e progetti urbani 3. Definire una nuova strategia delle aree naturali (cintura e raggi verdi) 4. Potenziare il sistema dei servizi 5. Introdurre regole semplici e equitative 6. Ridurre il consumo di suolo (densificare) 7. Salvaguardare la sostenibilità ambientale e il contenimento energetico Sono tre invece i documenti di cui si compone: Il Documento di Piano, nel quale l’amministrazione definisce le proprie strategie, i programmi e gli strumenti per perseguirle. Il Piano delle Regole, che organizza e coordina gli aspetti regolamentativi e gli elementi della qualità della città e del territorio. Il Piano dei Servizi, che consente l’armonizzazione tra insediamenti funzionali e il sistema dei servizi e delle attrezzature pubbliche o di interesse pubblico e generale. Tale innovazione dello strumento, che si appoggia a una concezione più descrittiva che non prescrittiva dello stesso, apre a una molteplicità di opportunità e di obiettivi di trasformazione che costituiscono una soluzione adeguata al problema della regolazione del territorio in un contesto sociale ed economico caratterizzato da forti cambiamenti. Se in sostanza i vecchi piani regolatori costituivano un disegno concepito a tavolino, poco flessibile e spesso disancorato dalla osservazione del reale, l’attuale sforzo di progettazione dello strumento di regolazione generale della Città di Milano mira alla costruzione di un metodo che a parità di diritti (Piano delle Regole) e con cognizione profonda della condizione urbana (Piano dei Servizi) introduca lo spazio per la definizione delle politiche (Documento di Piano). Non si sentirà più parlare di esproprio (per la verità parola che suona già stonata al rito ambrosiano) ma di perequazione, scambi di capacità edificatoria e presto di borsa dei diritti edificatori come strumenti per operare scelte relative all’assetto urbanistico (localizzazione di servizi, aree a verde, infrastrutture) senza differenziare valori delle aree e diritti dei proprietari. E’ in buona sostanza la costruzione di un metodo che sia fortemente adeguato all’oggetto (che, attenzione, è in movimento), fuggendo da una impostazione di disegno a priori che, come dimostra l’esperienza mai si raggiungerà. Dunque Milano si avvia ad avere non solo un strumento equo ma uno strumento che dirà molto in termini di scelte localizzative e di sviluppo territoriale e che non perderà di vista la coerenza degli obiettivi e l’interesse dei cittadini. In sintesi uno strumento realisticamente riformista. 10 l’ARCA 222

of negotiation which has produced such excellent results for the entire community: over 2 million square metres of public landscaping created by private parties, paying over double the urbanisation dues required by law, over 29,000 pieces of new housing, in-cluding 40% at concurred prices, and over 2,000 pieces of student housing. But this way of operating is still based on the old programme’s anti-historical, command structure. To see just how inapplicable and rigid it is, just take the fact that it has been amended over 300 times over the years! After all its approach to highly topical issues like mobility was very superficial; it is interesting to note that there was absolutely no trace of the underground railway lines and their stops. Its time to change. The change in the normative framework, notably on a regional basis through law 12/05, provides the opportunity. But at this point, how can territorial expansion come to terms with the common good, how can a command approach be replaced by a reformist, ancillary approach? This is one of those important challenges that is destined to leave its mark. Milan aims to draw up an innovative programme of urban reform, something which so far no major city has managed to achieve (even Rome failed in this respect), which will allow all property own-ers to share in the benefits deriving from urban transformation processes. A Plan which looks beyond the borough boundaries. The realms encompassed by its policies vary according to the poli-cies involved. There are seven main objectives referred to in the Territorial Government Plan: 1. To develop Milan’s settlement capacities 2. To improve relations between infrastructural nodes and urban projects 3. To set a new strategy for natural areas (green belt and radiuses) 4. To reinforce the services network 5. To introduce simple, fair rules 6. To reduce land consumption (densification) 7. To safeguard environmental sustainability and contain energy consumption It is composed of three documents: The Programme Document, in which the administration sets its own strategies and plans and the tools for implementing them. The Programme of Rules, which sets down and coordinates the normative and quality aspects of the city and territory. The Services Plan, which allows the functional settlements, system of services and public tools or tools of public-general interest to be harmonised. This innovating of the available means, which relies on a more descriptive than prescriptive conception of the said means, opens up to embrace a range of transformation opportunities and targets providing an appropriate solution to the issue of controlling the territory in a socio-economic context undergoing notable changes. Whereas the old urban schemes were basically set down at the drawing board, fairly inflexible and often disconnected from observed reality, the City of Milan is currently striving to devise its general government apparatus around the idea of constructing a method which, with the same rights (Programme of Rules) and a deep knowledge of the urban situation (Services Plan) provides room for setting policies (Programme Document). There will be no more talk of expropriation (actually a word which sounds out of key with the Milanese style) but rather adjustment, exchanging building skills and, soon, a purse of building rights as a means for effecting choices concerning the urban layout (locating of services, green landscaping, infrastructures) without making distinctions between the value of areas and owners’ rights. This is basically the creation of a method carefully geared to the object in question (which, note well, is in motion), eluding any a priori framing which, as experience shows, will never be achieved. So Milan is about to be furbished not just with a fair tool but a tool which will play a big part in choosing locations and territorial development, and which will not lose sight of the overall objectives and interests of the local community. In brief, it will be a realistically reformist tool.

CityLife Quartiere Storico della Fiera di Milano Credits Project: Arata Isozaki, Daniel Libeskind, Zaha Hadid, Pier Paolo Maggiora Developer: CityLife: General Properties, RAS, Immobiliare Lombarda (Gruppo Fondiaria SAI), Lamaro Appalti Rendering del progetto CityLife che interessa un’area di 255.000 metri quadrati dei circa 440.000 occupati dalla Fiera di Milano, su cui verranno realizzate le tre torri, un parco pubblico e una serie di immobili residenziali. Renderings of the CityLife project involving an area of 255,000 square metres of the approximately 440,000 taken up by the Milan Trade fair, where the three towers, public park and series of new housing properties will be built.

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Santa Giulia Credits Project: Foster and Partners Caputo Partnership Urbam Client: Gruppo Risanamento Il progetto Milano Santa Giulia sarà un quartiere tra i più attuali dal punto di vista strutturale, architettonico e funzionale. L’area interessata è di 1.200.000 mq e conterrà un Centro Congressi, un parco urbano, edifici residenziali, terziari, ricettivi, spazi commerciali, un asilo/scuola materna, una chiesa, un Centro per disabili, e residenze temporanee per studenti e lavoratori, un Centro Civico. Il nuovo quartiere sarà servito dai principali assi che connettono la città con il territorio: la tangenziale Est, le Autostrade A1 e A4, la linea ferroviaria e la stazione Rogoredo e la fermata Metro MM3 Rogoredo, la Strada Statale Paullese, lo scalo aeroportuale di Linate e quello dei voli privati ATA. The Santa Giulia project in Milan is one of the most cuttingedge neighbourhoods from a structural, architectural and functional viewpoint. The area involved covers 1,200,000 square metres and will hold a Conference Centre, inner-city park, housing buildings, service buildings, retail spaces, a nursery/primary school, church, centre for the disabled, and temporary housing for students and workers, a Civic Centre. The new neighbourhood will be served by the main axes connecting the city to its territory: the east highway, A1 and A4 motorways, railway line, and Rogoredo Station and Rogoredo MM3 underground station, the Paullese Road, Linate airport and the airport for private ATA flights.

L’altra sede della Regione Lombardia Credits Project: Pei Cobb Freed & Partners/Caputo Partnership/Sistema Duemila PCF&P Design Principal: Henry N. Cobb PCF&P Project Managers: George H Miller, Michael D. Flynn, Simon Hsu PCF&P Project Team: Jose Bruguera, Sherry Lin, Matthew Soules, Georgia Sarlkin PCF&P Structural Project: Richard L. Tomasetti, Leonard C. Zimmermann CP Design Principal: Paolo Caputo CP Project Managers: Matteo Dilani con Marco De Bortoli CP Coordinators: Alessandro Finozzi, Luciana De Rossi CP Project Team: Stefano Antonelli, Conor Mulvenna, Nazario Petrucci, Fabio Radaelli SD Design Principal: Massimo Giuliani SD Project Manager: Anna Milella SD Project Team: Daniela Pulcini, Rocco Nino Sallustio Consultants: Renato Cattaneo, Valeria Ferri, Domenico La Gioia Model: Stefano Orizio Rendering e Animation: Crystal CG Client: Regione Lombardia

Viste del progetto vincitore del concorso internazionale per il nuovo Palazzo della Regione Lombardia caratterizzato dalla torre di 31 piani incastonata in una serie di edifici più bassi ad andamento sinusoidale che inglobano giardini e spazi pubblici. Views of the winning project in the international competition to design the new Lombardy Regional Council Complex showing the 31-storey tower slotted into a set of lower sinuous buildings encompassing the gardens and public spaces.

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PII Isola Lunetta

PII GaribaldiRepubblica e Varesine

Monte Paschi Hines Real Estate Crescita, Galotti

Credits Master Plan Garibaldi Repubblica: Cesar Pelli Master Plan Varesine: Kohn Pedersen & Fox Projects: Cesar Pelli, Nicholas Grimshaw, +Arch, Cino Zucchi, Muñoz e Albin, Pierluigi Nicolin (Museo della Moda) Landascaping: Land,EIAW Developer Garibaldi Repubblica: Hines Italia Investors Garibaldi Repubblica: Hines European Development Fund, Milano Assicurazioni Developer Varesine: Hines Italia, Galotti Investors Varesine: Hines European Develpment, Immobiliare Lombarda, Premafin, Fonsa,

L’area GR e Varesine che prevede una corona di edifici alti a uso misto da realizzare intorno al grande parco della Biblioteca degli alberi. A destra, rendering del Palazzo dell’Esposizioni e delle Sfilate di Nicholas Grimshaw.

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The GR and Varesine areas, where there are plans for a crown of tall building to be built around a large park. Right, Nicholas Grimshaw’s Exibitions Place.

Credits Project: Boeri Studio, Land/Andreas Kipar Project Team Boeri Studio: Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra; Frederic de Smet

(Project leader), Daniele Barillari, Marco Bernardini, Julien Boitard, Inge Lengwenus, Corrado Longa, Matteo Marzi Developer: Hines Italia Investors:

Hines European Development Fund, Coima

Un nuovo gruppo di residenze al margine dei nuovi Giardini di Porta Nuova. Il complesso è caratterizzato dall’aver finalmente inserito, a Milano, delle residenze in una struttura verticale: la Torre nel Parco. A new group of residential buildings on the edge of the new Porta Nuova Gardens. The complex is characterised by the fact residences in Milan have finally be incorporated in a vertical construction: the Tower in the Park.

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PII Portello – Unità 2

PII Portello – Unità 3

Credits Projects: Gino Valle, Cino Zucchi Associati, Land, Spit Engineering Owner: Nuova Portello Developer: Pirelli Re

Credits Projects: Gino Valle, Guido Canali, Land Owners: Lauro, Acacia Developer: Pirelli Re

Il nuovo quartiere del Portello: l’Unità 2 (sopra) ospita un grande centro commerciale di 15.000 mq e oltre 26.000 mq di residenze. L’Unità 3 (sotto): in fase di esecuzione prevede 1.500 mq di spazi commerciali e 27.000 mq di terziario/ ricettivo e 42.000 mq di residenziale.

The new Portello neighbourhood: Unit 2 (above) accommodates a large 15,000-sqaure-metre shopping mall and 26,000 square metres of other residences. Unit 3 (below): currently under construction, it will have 1,500 sqaure metres of commercial space, 27,000 square metres of

services/reception facilities and 42,000 square metres of housing.

Milano Expo 2015 I primi studi territoriali per l’inquadramento dell’area dell’Expo 2015 a Milano. Nel 2008 sarà dichiarata ufficialmente la città che dovrà realizzare tale Expo; le candidate sono Milano e Smirne. The first territorial studies for setting the Expo 2015 area of Milan in its setting. In 2008 it will be officially declared the city to host this Expo; the candidates are Milan and Smirne.

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Renzo Piano: due sfide

Columbia University, New York

In New York and Genoa

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a sistemazione del waterfront di Genova e l’ampliamento della Columbia University ad Harlem rappresentano per Renzo Piano due tra le sfide più difficili della sua brillante carriera. Si tratta in entrambi i casi di progetti le cui problematiche vanno oltre l’architettura. Quello per il porto di Genova perché propone una visione unitaria della città che mette in discussione le infinite mediazioni che hanno portato alla redazione dei precedenti piani urbanistici. Una città che funziona, sembra dire Piano, non è generata da aggiustamenti e compromessi ma da una coraggiosa idea unitaria che o la si ha o non la si ha: per esempio spostando l’aeroporto su un’isola artificiale e ridisegnando l’intero affaccio sull’acqua. E se questa idea viene proprio da un genovese che è tra i più famosi progettisti a scala planetaria e che, oltretutto, un aeroporto su un’isola artificiale lo ha già costruito in Giappone, vi potete immaginare quanto possa essere dirompente nei suoi contenuti ma soprattutto nei suoi presupposti. Infatti a essere rimesso in discussione è proprio il ruolo dell’architetto: non più esecutore di assetti già decisi a tavolino da altri ma inventore di programmi strategici, con buona pace di ruoli e gerarchie che nel tempo si sono stratificati e consolidati. Non minore rilevanza politica ha l’ampliamento della Columbia ad Harlem, dove Piano cerca di indagare sino a che punto l’architettura possa mediare i conflitti causati dalla contrapposizione tra le mire di espansione urbana dell’università e le paure della comunità dei residenti, la quale teme che il risanamento dell’area porterà all’ennesimo processo di gentryfication, con la conseguente moltiplicazione dei valori immobiliari e l’espulsione dei ceti economicamente più deboli. In una società democratica il problema non è da poco e ha preoccupato tanto le autorità della Columbia da consigliare l’adozione di una linea soft fatta di dialogo e concessioni. Da qui la scelta di organizzare incontri con i residenti, di approntare un sito dove sia pure in maniera diplomatica ed elusiva sono illustrati i progetti (www.neighbors.columbia.edu) e infine di chiamare, insieme ai pratici e commerciali progettisti dello studio SOM, il più persuasivo e affascinante degli architetti presenti sulla scena internazionale: Renzo Piano, appunto. Ne è venuto fuori uno schema di progetto in cui il piano terreno è conservato agli usi cittadini, vi è un rapporto equilibrato con il contesto urbano, sono valorizzate le preesistenze, è previsto l’uso di materiali caldi e umani, è ricercato il feedback degli utenti, secondo dei precedenti messi a punto sin dagli anni ottanta dalla Renzo Piano Building Workshop con i laboratori di quartiere. Riuscirà Renzo Piano, grazie anche alla sua straordinaria retorica neo-umanista e accortezza tattica e comunicativa da manuale, a vincere le due sfide? E’ ragionevole prevedere, per la minore posta in gioco e per un contesto normativo, politico e ambientale più favorevole, che sarà più facile ad Harlem che a Genova. Per un architetto è sempre più facile spuntarla quando si lavora a fianco dei poteri forti che in concorrenza (o almeno: in concorrenza a una parte di essi). Entrambi i progetti saranno comunque per l’architetto genovese l’occasione per proseguire nel lavoro di messa a punto della propria strategia progettuale. Forse per chiarire a se stesso se procedere in direzione di una maggiore umanizzazione dello spazio, approntando composizioni aperte e informali, ovvero della sua classicizzazione, facendo prevalere impianti semplici, stereometrici ed elementari. Sono due tendenze queste attualmente compresenti nell’opera dell’architetto, anche all’interno di uno stesso progetto, come è, per esempio, evidente nell’auditorium a Roma o nel contrasto tra piante e sezioni della Columbia. Altro nodo da dipanare è la coesistenza tra nuovo e antico, a partire dalla scelta dei materiali. Nella lista di quelli scelti per Har-

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lem figurano cotto, pietra, legno oltre al ferro e al vetro. Adesso se è vero che le realizzazioni di Piano sfuggono sia al pericolo della freddezza High Tech sia a quello della asfissia neoregionalista, grazie alla compresenza di grane diverse e all’uso innovativo di materiali tradizionali (come le pietre precompresse o i cotti delle facciate ventilate), non sempre l’accostamento ha prodotto risultati convincenti: come nel museo Beyeler a Basilea dove un pesante basamento murario si contrappone alla copertura vetrata, facendola apparire sin troppo leggera. Vi è infine il problema della assenza di unità stilistica che in passato ha pesato non poco sul giudizio sull’architetto: si pensi per esempio alla piazza antistante il Beaubourg di Parigi sulla quale affacciano il Beaubourg stesso, l’Ircam e la ricostruzione dell’atelier Brancusi che, disegnati dalla stessa mano, addirittura paiono non dialogare tra loro. Oggi le opere di Piano tendono maggiormente a parlare un medesimo linguaggio, se non altro quello delle forme che vogliono entrare in empatia con la sensibilità dei propri utenti suggerendo un’idea di partecipazione, permeabilità e convivialità. Se ciò – come è prevedibile- avverrà anche con questi due progetti, sicuramente il quartiere di Harlem e la città di Genova ne avranno tutto da guadagnare. Luigi Prestinenza Puglisi

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he redeveloping of the Genoa waterfront and extension to Columbia University in Harlem were two of the trickiest challenges in the whole of Renzo Piano’s brilliant career. In both cases the issues involved go beyond just architecture. As far as the port of Genoa is concerned, the idea was to create a unitary vision of the city calling into question the endless processes of mediation that underpinned all the previous urban master plans. It is as if Piano was saying that a smoothrunning city is not the result of adjustments and compromises but rather a bold and unitary idea, which is either there or it is not: for instance, by moving the airport to a manmade island and redesigning the entire waterfront. And if an idea like this comes from somebody from Genoa, who is one of the world’s most famous architects and who, moreover, has already built an airport on a manmade island in Japan, then you can imagine just how striking it is in terms of both what it involves and the premises on which it was based. In actual fact it is the architect’s role that is being called into question: no longer seen as the executor of what has already been decided at the drawing board by others, but rather the inventor of strategic plans, devised around carefully assigned roles and hierarchies, which have gradually taken root and been consolidated. The extension to Columbia University in Harlem is no less politically significant, as Piano has attempted to discover just how far architecture can mediate in the conflicts caused by the contradiction between the university’s desire to expand across the city and the fears of the local community, which is concerned that the redevelopment of the area might lead to even further gentrification and a rise in the value of property, inevitably resulting in the less wealthy classes being forced out of the area. In democratic society this is no mean problem and has been such a cause for concern to the authorities at Columbia that they have decided to opt for a softer line of dialogue and concessions. Hence the decision to organise meetings with the local residents, create a website illustrating the projects in a diplomatic and rather elusive way ((www.neighbors.columbia.edu) and, finally, commission, together with the highly practical and commercial architects at the SOM firm, the most persuasive and intriguing architect on the international scene: i.e. Renzo Piano. The resulting project has a ground-floor area reserved for the local community, carefully

Credits Project: Renzo Piano Building Workshop, in collaboration with Skidmore, Owings & Merrill Consultants: Vanderweil Engineers, Buro Happold, BDSP, F. La Cecla, Field Operations, Mitchell Giurgola Client: Columbia University Fotomontaggio dell’inserimento del master plan per l’ampliamento della Columbia University ad Harlem, New York. L’area interessata dal progetto è compresa tra la 125th Street a sud, la 133rd Street a nord, la Broadway a est e Riverside Drive a ovest. L’area sarà trattata secondo il principio della “stratificazione urbana” con tutto il piano a livello stradale mantenuto fruibile per il pubblico, mentre gli strati superiori e inferiore saranno destinati alle varie funzioni richieste dall’Università. Photo-montage of the incorporating of the master plan for the extension to Columbia University in Harlem, New York. The area involved in the project is located between 125th Street to the south, 133rd Street to the north, Broadway to the east and Riverside Drive to the west. The area will be treated along the lines of “urban stratification” with the entire street-level section kept open to the public, while the upper and lower layers will serve various university purposes.

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balanced relations with the surroundings, a careful focusing on existing constructions, and the policy of using warm and personal materials. And once again feedback from the users will be taken into careful consideration, as has been customary with the Renzo Piano Building Workshop ever since the 1980s through its neighbourhood workshops. Will Renzo Piano manage to meet these two challenges, thanks to his extraordinary neo-humanist rhetoric and handbook tactical-communicative acumen? It is likely that, bearing in mind the lower stakes and more favourable normative, political and environmental scenario, it will be easier in Harlem than in Genoa. It is always easier for an architect to achieve his or her intents when working alongside the powers that be rather than against them (or, at least, in competition with some of them). Nevertheless, both projects will provide the Genoa-born architect with the chance to continue perfecting his own design strategy. Perhaps even allowing him to work towards even more humanised space, creating open and informal compositions and leaning towards simple, stereometric and very basic spaces in the name of classicism. These two leanings are already present in the architect’s work, even in single projects, such as, for instance, in the auditorium in Rome or in the contrast between the plans and sections at Columbia. Another issue to be resolved is the co-existence of new and old, starting with the choice of materials. The list of those selected for Harlem includes brick, stone, wood, iron and glass. Now while it is true that Piano’s designs manage to avoid the danger of cold High Tech and also the risk of neo-regionalist asphyxia, thanks to the simultaneous presence of various textures and the innovative use of traditional materials (such as pre-compressed stones or bricks for the ventilated facades), the combination has not always produced convincing results: take, for instance, Beyeler Museum in Basel, where a heavy masonry base contrasts with the glass roof, making it look too light. Finally, there is the problem of the lack of stylistic unity, which in the past has weighed heavily on how the architect has been assessed: like, for example, in the square in front of Beaubourg in Paris surrounded by Beaubourg itself, Ircam and the reconstruction of the Brancusi workshop, which, designed by the same hand, do not actually seem to interact. Nowadays Piano’s works increasingly tend to speak the same language, if only the idiom of forms striving to empathise with the sensibility of their own users so as to invoke a sense of participation, permeability and conviviality. If this is also the case with these two projects – as seems likely – then the neighbourhood of Harlem and city of Genoa will certainly have plenty to gain. Luigi Prestinenza Puglisi

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Planimetria generale dell’area della Columbia University. Sotto, schizzo di Renzo Piano della sezione longitudinale del progetto. Nella pagina a fianco, vista aerea del modello e scorci del quartiere di Harlem.

Site plan of the Columbia University area. Below, Renzo Piano’s sketch of the project’s longitudinal section. Opposite page, aerial view of the model and partial views of the Harlem neighbourhood.

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A sinistra, vista a volo d’uccello di Harlem con lo schema del nuovo skyline della Columbia University. Sotto, schizzi dei quattro edifici accademici che saranno realizzati nella prima fase dell’ampliamento, tra i quali la School of Arts caratterizzata da una grande facciata curva. Questi edifici si aprono su una grande piazza pubblica, il “Common”.

Left, bird’s-eye view of Harlem showing the new plan for the Columbia University’s new skyline. Below, sketches of the four academic buildings to be built during the first stage of the extension, including the School of arts with its wide glass façade. These buildings open onto a large public plaza called the “Common”.

In alto, sezione parziale con identificazione del rapporto del livello strada con la fruizione pubblica. Sopra, schizzo della planimetria generale. A destra sezione della School of Art. Sotto, sezione estovest.

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Top, partial section showing how the street level serves the public. Above, sketch of the site plan. Right, section of the School of Art. Below, east-west section.

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Genova Waterfront

Developed to improve and reorganise Genoa’s port facilities on a large scale, the project sets out to re-gauge the balance between the urban organism and port, extending the latter not just by filling the existing free spaces but also by re-establishing, where possible, the bonds between the seas and city. The key elements in this strategy include the idea of moving the airport to an artificial island, adapting its present areas to port operations. This means the existing seafront morphology, already set out in linear fashion, gains in consistency, doubling the port’s capacity and improving the airport by making it more efficient. New coastal areas are also freed up to create a long belt of greenery running from east to west. Finally, the RPBW project helps develop an almost seamless platform stretching for about 8 kilometres furbished with manoeuvring plazas covering a total area of approximately 400 hectares. The entire port district will be freed from the constraints imposed by the airport and, at the same time, the compactness and linearity of the port structure will improve road and rail access.

Vista aerea della città di Genova. Nella pagina a fianco dall’alto, vista aerea modello, studio delle caratteristiche del moto ondoso incidente sulle opere di difesa foranee e quelle dell’agitazione ondosa residua alle imboccature, nelle darsene, lungo i canali di navigazione e gli ormeggi, e schizzo del progetto generale per la risistemazione e riorganizzazione del Porto di Genova.

Aerial view of the city of Genoa. Opposite page from top, aerial view of the model, study of the characteristics of the wave motion hitting the out-of-town defence works and of the residual wave agitation at the inlets, docks and along the navigation channels and mooring stations, and sketch of the main project for redeveloping and reorganising the Port of Genoa.

Studio Merlo

Credits Project: Renzo Piano Building Workshop Design team: S. Scarabichhi (partner in charge), con S. Ishida (transports and territory planning), Acquatecno (harbor and maritime works planning), S. Fera (historical and urban analysis), E. Skabar (landscaping), Nova Engineering+P. Boccotti+Wavenergy (energy issues) Client: Agenzia per il Waterfront e il Territorio

Nato dalla necessità di migliorare e riorganizzare i servizi portuali di Genova su grande scala, il progetto si propone di ridefinire l’equilibrio tra l’organismo urbano e il porto, ampliando quest’ultimo non solo riempiendo gli spazi ancora liberi ma ricostituendo dove possibile il legame tra mare e città. Tra gli elementi chiave di questa strategia vi è l’idea di trasferire l’aeroporto su un’isola artificiale riutilizzando la sua attuale superficie per attività portuali. In tal modo la morfologia esistente del fronte mare, già configurata linearmente, guadagna coerenza e permette di duplicare la capacità del porto e di migliorare e rendere più efficiente l’aeroporto. Inoltre, nuove aree costiere vengono liberate per creare una lunga cintura verde che corre da est a ovest. Dal progetto di RPBW risulta, infine, uno sviluppo di banchina pressoché ininterrotto di circa 8 chilometri, dotato di piazzali di manovra con una superficie complessiva di circa 400 ettari. Tutto lo specchio portuale potrà essere svincolato dalle servitù imposte dall’aeroporto e, nel contempo, la compattezza e la linearità dello scalo permetteranno una migliore accessibilità stradale e ferroviaria.

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Isola dell’Aeroporto Porto di Voltri

Sull’angolo sud-ovest del terminal contenitori verrà realizzata una darsena in grado di fornire 4 nuovi accosti per i traghetti delle “Autostrade del Mare”. A monte della banchina è prevista un’area di circa 63 mila metri quadrati

che sarà dedicata alla manovra (15.000 mq x accosto). I limiti della nuova darsena a levante coincideranno con l’attuale diga foranea e non ne comporteranno quindi il prolungamento. There are plans to reclaim Voltri

container terminal over on the west side and redevelop it into public landscaping, also creating an underground conduit to link the calm canal waters to the open sea. The same area will also accommodate a small leisure and fishing

harbour and a shipbuilding yard for pleasure craft. A dock will be built over on the southwest corner of the containers terminal, capable of providing 4 new docking facilities along the “Sea Highway”. Further along the dock area

there will be an approximately 63thousand-squaremetre area serving manoeuvring purposes (15,000 sq.m per dock). The new dockland area will border on the coastal dam, which will not need to be extended.

La nuova isola aeroportuale avrà una lunghezza di 3.780 metri e una larghezza di 675 metri, che garantiranno al nuovo scalo aereo l’attribuzione della classe “E”, con pista di classe “F”. La potenzialità aeroportuale potrà passare dall’attuale milione a circa 5 milioni di passeggeri l’anno. Oltre alle piste, agli hangar e alle attrezzature per gli aerei, troveranno posto sull’isola la torre di controllo, gli spazi per l’industria aeronautica, i club aeronautici,

l’area cargo e il terminal passeggeri. La nuova aerostazione potrà essere collocata o a Sestri, in un terminale di terra collegato - mediante un “people mover” a quello di imbarco/sbarco posto sull’isola, o direttamente sull’isola artificiale. The new airport island will be 3,780 metres long and 675 metres wide, which will ensure the new airport facility is categorised as “E” class with an “F” class runway. The airport’s handling capacity will increase

from 1 to approximately 5 million passengers-ayear. In addition to the runways, hangars and aircraft gear, the island will also accommodate the control tower, spaces for the aeronautical industry, a cargo area and passenger terminal. The new airport facility could be located either in Sestri, in a ground terminal connected by a “people mover” to the boarding/disembarkin g terminal on the island, or directly on the manmade island.

Moreno Maggi

Nel lato occidentale dell’attuale terminal contenitori di Voltri si prevede un intervento di bonifica e risistemazione a verde pubblico e la creazione di una condotta sotterranea che metta in

collegamento le acque del canale di calma col mare aperto. Sempre in tale zona troverà sistemazione un piccolo porto turistico e pescherecci, nonché, un cantiere navale per grandi imbarcazioni da diporto.

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L’isola delle Riparazioni Navali-Molo Giano

Il Porto Antico In questa area è previsto l’allungamento della passeggiata a mare, che si svolgerà in un percorso ininterrotto dalla Darsena a Boccadasse, collegando la Fiera, la collina di Carignano e il centro storico. A Calata Gadda, una volta riconfigurate le banchine, si concentreranno i vari servizi portuali (attrezzature e accosti per la Capitaneria di Porto, i Vigili del Fuoco, la Guardia di Finanza ecc). Per ovviare all’attuale problema della stagnazione e quindi della mancanza d’ossigenazione dei

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bacini interni, si prevede la realizzazione di un sistema di condotte attraverso tutti i moli, studiato in modo da creare un ricambio naturale delle acque interne. In particolare, nella zona di Porta Siberia verrà creata una conduttura sottomarina di collegamento tra lo specchio acqueo di Calata Marinetta e quello di Calata Gadda. Il canale ottenuto tagliando alla radice il Molo Giano permetterà il ricircolo delle acque tra il Porto Antico, il Porticciolo Duca degli Abruzzi e il bacino della Fiera.

This area is where the seafront promenade is planned to be extended, which will wind seamlessly from the docks to Boccadasse, connecting together the Trade Fair, Carignano hill and the old city centre. Once the quaysides have been redesigned at Calata Gadda, this is where all the port facilities will be concentrated (docking area for the Port Authority, Fire Brigade, Customs etc.). To solve the problem of stagnation and hence a lack of oxygenation of the inner basins, there are plans to construct a

system of conduits running right across all the piers, carefully designed to create a natural means of changing the inland water. Most significantly, an underground conduct will be located in the Porta Siberia area to link the Calata Marinetta stretch of water to that of Calata Gadda. The canal this creates, cutting Molo Giano at the root, will allow the waters between Porto Antico, Duca degli Abruzzi harbour and the Trade Fair basin to be recycled.

Allo scopo di garantire la continuità produttiva del settore dell’industria navale e, nel contempo, risolvere il problema della connessione tra il Porto Antico e la Fiera, si prevede di realizzare un canale che tagli alla radice il

Molo Giano. Si verrà così a creare una sorta di isola, che ha anche lo scopo di attenuare l’impatto delle attività industriali sulla città. Qui tali attività potranno svilupparsi, grazie alla realizzazione del

previsto Sesto Bacino di carenaggio e alle nuove espansioni a mare. Dagli attuali 367.021 metri quadrati si passerà, infatti, a 513.687. Gli accosti diventeranno di 3.844 metri. Per creare maggiori spazi saranno

delocalizzate alcune attività connesse alla nautica da diporto nella contigua “Città del Mare”, nello specchio acqueo antistante la Fiera. A canal cutting Molo Giano at the root is planned to be built to

ensure ship-building work can carry on and, at the same time, to solve the problem of connecting the Old Port and Trade Fair. This will create a sort of island, which will also reduce the impact on the city of industrial activities.

These activities will be further developed here, thanks to the creation of the planned Sixth Dry Dock and new offshore expansions. The existing 367,021 square metres will be extended to 513,687. There will be 3,844

metres of docklands. Some of the leisure port facilities will be relocated to the neighbouring “Sea City” in the waters in front of the Trade Fair to provide the extra room.

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KUROKAWA: KAZAKHSTAN SINGAPORE CINA Astana-Fusionpolis-Zhengzhou

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a qualità di un architetto si misura col suo senso della logica dell’insieme. Un territorio, un’area, un comparto, un aggregato urbano sono terreno di appoggio per uno spirito comune dell’idea di città, di quartiere, di borgo o, più semplicemente, di spazio per vivere. La capacità di una mente, da tempo allenata all’atto creativo, quello, per intenderci, adatto a generare un progetto, deve essere in grado di generare un’idea che spazia “dal cucchiaio alla città”, frase di sintesi più volte ripetuta dal grande maestro Ernesto Nathan Rogers per intendere la totalità del progetto. E’ la capacità che deve avere l’atto progettuale, è il senso dell’architettura che, prima sognata e poi segnata, diventa la messa nella pietra di un evento adatto a regolare il comportamento dell’uomo e farlo tendere verso la felicità. Kisho Kurokawa ha le doti carismatiche per attuare questi valori, ha nel suo DNA la cultura del progetto e la capacità di pianificare il territorio con questi intenti. Ecco tre progetti, illustrati in queste pagine de l’Arca, che ben poche volte si è dedicata alle grandi pianificazioni; infatti non crediamo all’urbanistica intesa nel modo speculativo di sfruttamento del territorio a fini politici, ma al Town Planning anglosassone, dove gli eventi sono il fondamento del tracciato urbano. I fatti sociali hanno i loro mutamenti che seguono l’andamento dei fenomeni destinati a influenzare la res-publica e, soprattutto, i flussi che sono gli elementi generatori dei nuovi spazi urbani, linfa vitale del divenire della città. Nel 1997 il Government of Central Asian of Kazakhstan, per volontà del Presidente Nursaltan Nazarbayev, decide di ricollocare la capitale del Paese dalla città di Almaty, situata nei pressi del confine cinese, in un luogo più centrale del territorio della nazione. La decisione viene a favorire una zona agricola, che è stata poi riedificata e ripianificata, attorno alla città di Akmola, scelta in seguito come nuova capitale del Kazakhstan, con il nome di Astana (“capitale” in kazhako). Il progetto di pianificazione della città viene affidato, a seguito di un Concorso Internazionale, a Kurokawa e, sostanzialmente, si articola sul fiume Ishim, che già faceva parte del tessuto della vecchia città di Akmola. Invece, a Singapore, l’intervento di Kurokawa è più specifico e consiste in un complesso intitolato Fusionpolis, composto da un’architettura che fa pieno riferimento a una Eco-Tec City, cioè a

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due edifici hi-tech in cui sono alloggiate le funzioni fondamentali per un aggregato urbano e che compongono due torri, collegate da un auditorium, che sovrastano una piattaforma generale sistemata al piede e collegate da 6 “super-solai” collocati ogni 10 piani. Il progetto si sviluppa in verticale, composto da una serie di funzioni alternate da giardini pensili che caratterizzano l’immagine di Fusionopolis. Il complesso è corredato soprattutto da impianti tecnologici ecocompatibili, articolati da pannelli solari, pannelli fotovoltaici, raccolta di acqua piovana, ricicli di energia e di purificazione. Kurokawa impiega, per la realizzazione di questo intervento, circa due anni ottenendo un risultato raffinato ed efficiente, teso al futuro evolversi dell’architettura in generale. La medesima tendenza è stata riservata da Kurokawa anche per lo sviluppo del progetto del nuovo modello di appartamenti, che sarà realizzato in Cina a Zhengzhou, dove l’impianto del quartiere si basa su un disegno circolare il cui centro è destinato al verde attrezzato da servizi generali per il commercio e la finanza. Kisho Kurokawa, in questo progetto, conferma le sue precedenti esperienze basate sul medesimo concetto di città circolare come: Okutadeshina Development Plan del 1965, Yamagata Hawaii Dreamland del 1966 e la Tokyo del 2025 composta anch’essa da strutture circolari. Ecco perché, in base a quanto descritto, occorre osservare quali sono i principi e la filosofia progettuale che hanno informato questi progetti. Le tre idee di aggregati urbani sono dei veri e propri quartieri di qualità perché riprendono il vigore degli urban studies, dove la vita culturale della città non si misura solo dalla riqualificazione architettonica, ma dalla capacità di attrarre idee nuove; insomma, sono veri e propri modelli per realizzare nuove forme di economia locale. Occorre, perciò, porre molta attenzione all’esperienza di Kisho Kurokawa, professionista in grado di generare vere e proprie citta-sobborgo, nelle quali la cultura dei consumi diventa il fulcro di una reinvenzione della città a partire da condizioni di sotto-sviluppo qualitativo, in certi casi particolarmente pesante, ma rese delicate da un complesso mosaico multiculturale. La forza inventiva e progettuale di Kisho Kurokawa si è arricchita anche attraverso queste tre nuove esperienze. E’ valsa, senza dubbio, la pena di un’analisi. Mario Antonio Arnaboldi

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he quality of an architect can be gauged from his or her sense of the overall logic of a construction. A territory, area, borough or urban aggregation provide a testing ground for evaluating a shared sense of the idea of a city, neighbourhood, village or, quite simply, space for living in. A creative mind of the kind capable of generating a project must also be able to create an idea covering everything from the spoon to the city, to quote that all-embracing expression that the great master Ernesto Nathan Rogers is to fond of using to refer to the totality of a project. This is the kind of expertise that must underpin the act of design, it is the very sense of architecture which, first dreamt up and then set down, turns into a way of setting in stone an event designed to control human behaviour and direct it towards happiness. Kisho Kurokawa has the charismatic talents required to bring these values into being, since architectural design is in his DNA along with the ability to implement territorial planning geared to these intents. Although l’Arca has rarely devoted much space to major planning operations, here are three such projects: in actual fact we do not really believe in urban design taken speculatively as the exploitation of the land for political purposes, preferring AngloSaxon town-planning, according to which it is events that underpin the urban layout. Social issues change in line with the course of events destined to influence the res-publica and, most importantly, those flows which are the generative force behind new urban spaces, the life force of the city as it evolves. In 1997, by will of the President, Nursaltan Nazarbayev, the Central Asian Government of Kazakhstan decided to relocate its capital from the city of Almaty near the Chinese border to a more central part of the country. The decision ended up favouring a farm area, which was then rebuilt and re-planned around the city of Akmola, later chosen as the new capital of Kazakhstan and renamed Astana (the Kazakh word for “capital”). The city planning project was awarded to Kurokawa following an international competition and is basically designed around the River Ishim, which was already part of the historical fabric of the old city of Akmola. Kurokawa’s project for Singapore is more

specific and consists in the creation of a complex called Fusionpolis, composed of architecture reverberating with the idea of an Eco-Tec City or, in other words, two Hi-Tec buildings hosting the basic functions required of an urban aggregate: two towers connected by an auditorium, which loom over a main platform at the base and connected by 6 “superslabs” at every 10 floors. The project is organised vertically around a series of functions alternating with hanging gardens characterising Fusionopoli’s image. The complex is mainly furbished with eco-compatible technological systems featuring solar panels, photovoltaic panels, rain water collectors, energy recycling and purification systems. Kurokawa took about two years to design this project, producing a refined and effective final result that looks to the future of architecture in general as it evolves. Kurokawa has adopted the very same approach in developing the project for a new housing model, which will be built in Zhengzhou, China, where the neighbourhood plan is based on a circular design, whose centre will be landscaped and equipped with general trade and finance services. In this particular project Kisho Kurokawa re-emphasises past projects based on the same notion of a circular city, such as: the Okutadeshina Development Plan from 1965, Yamagata Hawaii Dreamland from 1966 and Tokyo plan from 2025, also involving circular structures. So, based on what has been pointed out, it is worth noting the principles and philosophy of design informing these projects. These three ideas for urban aggregations constitute authentic high-quality neighbourhoods, because they draw drive and inspiration from urban studies in which a city’s cultural life is not just geared to architectural redevelopment but also the ability to attract fresh ideas; in other words, they are real models for creating new forms of local economy. Plenty of attention needs to be focused on Kurokawa’s professional experience in generating authentic suburb-cities, where local customs are the lynch pin for reinventing the city from a state of qualitative underdevelopment (in some instances of a very serious nature), but rendered more delicate by a complex patchwork of multi-cultural influences. Kisho Kurokawa’s design and invention is further enhanced by these three new enterprises, which were certainly worth looking at in greater detail. 222 l’ARCA 31


Astana Master Plan

Da sinistra, master plan della rete stradale e master plan del sistema esistente delle aree umide, fiumi e laghi. Sotto, vista dell’attuale asse centrale di Astana. In basso, la versione rivista del master plan generale per la capitale kazakha.

Credits Project: Kisho Kurokawa Architect & Associates, JICA Study team Client: Republic of Kazakhstan Nel 1997 il Governo della Repubblica del Kazakhstan, guidato dal Presidente Nursaltan Nazarbayev, ha deciso di spostare la propria capita da Almaty, vicina al confine cinese, alla più centrale e vicina alla Russia Akmola, poi rinominata Astana (“capitale” in lingua kazhaka). Il concorso internazionale per il master plan della nuova capitale è stato vinto nel 1998 da Kisho Kurokawa. Il progetto prevede lo sviluppo della nuova città a partire dai quartieri governativi collocati lungo le rive del fiume Ishim nel centro dell’esistente Akmola. La città si sviluppa a partire dall’asse centrale che collega la stazione ai siti governativi e si espande con successive fasce di residenze, spazi verdi, parchi, laghi e corsi d’acqua interconnesse da strade che vanno a creare una maglia verde incentrata su corridoi ecologici. Si realizza così una simbiosi tra storia e presente e tra infrastrutture urbane e natura. In 1997 the Government of the Republic of Kazakhstan under the leadership of President Nursaltan Nazarbayev decided to move the nation’s capital from Almaty, near the Chinese border, to the more central city of Akmola, much closer to Russia, which was subsequently renamed Astana (Kazak for “capital”). The international competition to design the master plan for the new capital was won by Kisho Kurokawa in 1998. The project involves developing the new city around the government quarters along the banks of the River Ishim in the centre of old Akmola. The city is being developed around the central axis connecting the station to the government sites and will expand into belts of housing, landscaping, parks, lakes and waterways interconnected by roads combining to create a green patchwork focusing around the eccocorridors. This creates a symbiosis between the past and present and between urban infrastructures and nature.

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From left, master plan of the road network and master plan of the existing system of wet areas, rivers and lakes. Below, view of the central axis of Astana as it is now. Bottom, the revised version of master plan for the Kazakh capital.

OPEN SPACE, RECREATION EXISTING TOWN PARK PRESIDENTIAL PARK MONUMENT PARK LEISURE PARK RIVER PARK BOTANICAL GARDENS CAPITAL PARK ECOLOGY ISLAND HILLSIDE PARK LOCAL GARDENS/PLAZA LAKES DEVELOPMENTS RIVER BANKS LAKES BUFFER BELT SPORTS CITY LOCAL STADIUMS KAZAK SPORT/HIPPODROME FUTURE GARDEN CORRIDOR AGRICULTURAL USES FORESTATION

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Fusionpolis @ One-North Development, Singapore

Il progetto di Fusionpolis si basa sui principi del metabolismo con una struttura di acciaio e cemento armato costituita da due torri su cui si innestano ogni dieci piani dei “super solai” andando a formare quella che Kurokawa chiama super struttura o super domino. L’edificio di 120.730 mq è una sorta di Città Eco-Tecnologica stratificata che conterrà residenze, uffici, servizi pubblici, spazi commerciali, giardini. Nella pagina a fianco, viste del modello e sezione delle due torri di 25 piani più sei piani interrati. The Fusionpolis project is based on the principles of metabolism with a steel and reinforced concrete structure made of two towers. Every ten stories the towers have super floors combining to form what Kurokawa calls a super structure or super domino. The 120,730 square metre building is a sort of a layered Ecotechnological City, which will hold housing, offices, public utilities, retail spaces and gardens. Opposite page, views of the model and section of the two 25-storey towers with six additional underground levels.

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Rendering di Fusionpolis e pianta del settimo piano, dove si trova l’auditorium pubblico. Fusionpolis è un’architettura ecologica e sostenibile; la sua copertura è costituita da pannelli solari e sono previsti giardini pensili all’altezza di ciascun super solaio. Tutti i rifiuti prodotti nell’edificio vengono trattati e utilizzati come fonte energetica, le acque usate e quelle piovane vengono raccolte, riciclate, purificate e riutilizzate per la produzione di energia; inoltre, le facciate a doppio strato e i giardini pensili contribuiscono al controllo passivo della temperatura interna dell’edificio. Rendering of Fusionpolis and plan of the seventh floor, where the public auditorium is located. Fusionpolis is a sustainable work of eco-architecture; its roof is made of solar panels and it is also planned to be landscaped with hanging gardens at the level of each super floor. All the waste generated in the building are treated and used as an energy source, the water used and waster water are collected, recycled, purified and reused for generating energy; in addition, the doublelayered facades and hanging gardens help with the passive heating of the building’s interior temperature level.

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Zhengdong New Town Master Plan, Zhengzhou, China Zhengzhou è una città di 3.500.000 di abitanti nellaprovincia cinese di henan a metà circa

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del Fiume Giallo. In seguito a un concorso internazionale vinto da Kisho Kurokawa, si sta ora progettando la realizzazione di una nuova città per 1.500.000 di abitanti. Kurokawa ha proposto un master plan ad

anello che si sviluppa attorno a un lago artificiale, il Dragon Lake, di 600 ettari; si prevede inoltre la risistemazione di un canale esistente e la creazione di nuovi canali. Il diametro del cerchio racchiuso da

una circonvallazione esterna è di 1,7 Km. La città sarà composta da due quartieri residenziali e da un quartiere commerciale centrale pedonalizzato. Zhengzhou is a city with 3,500,000

inhabitants in the Chinese province of Henan, roughly halfway along the Yellow River. Following an international competition won by Kisho Kurokawa, there are now plans to build a new city for

1,500,000 inhabitants. Kurokawa has designed ring-based master plan developed around a manmade lake, Dragon Lake, covering 600 hectares; there are also plans to redevelop an old

canal and create some new canals. The diameter of each ring enclosed by an outside road is 1.7 km. The city will be composed of two housing estates and a central business district for pedestrians only.

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I quartieri residenziali rappresentano il concetto di ambiente di vita privato e sicuro con una chiara distinzione delle aree pubbliche e private. Il modello cinese tradizionale dei cortili viene reinterpretato in chiave moderna secondo il principio dell’architettura simbiotica in cui convivono tradizione e modernità, natura ed esseri umani. The housing estates represent the concept of a private and safe living environment with clearly demarcated public and private areas. The traditional Chinese model of courtyards is re-read in a modern key based on the principle of symbiotic architecture in which tradition and modernity, nature and human beings, all co-exist.

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Aldo Loris Rossi

Aldo Loris Rossi

Iperrealismo neorganico

Moregine Station, Circumvesuviana Line

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esuvio, scavi archeologici, Santuario di Pompei, penisola sorrentina, Capri. Valori paesaggistici e storia, quando sono intensamente intrecciati per alcuni possono risultare utili riferimenti, per altri un’interferenza sgradita. Si tratta comunque di uno scenario complesso per chi deve progettare una nuova stazione di scambio intermodale. Presentato alla 10. Mostra Internazionale di Architettura de La Biennale di Venezia (nella sezione METRO-POLIS), il progetto, seppure sottotraccia, rivela alcune istanze e tensioni etiche del suo autore, importante protagonista di alcune ricerche svolte negli anni Settanta quando Aldo Loris Rossi progettava grandi complessi megastrutturali; in estrema sintesi così definiti poiché in grado di ampliarsi all’infinito come organismi cellulari. Il tema di fondo era: quale architettura per i tanti problemi della metropoli post-industriale? Quali i possibili scenari in cui i grandi Rendering della Stazione Moregine, Napoli. Il complesso fa parte della linea Circumvesuviana (comprendente ferrovia, autolinee e funivia) NapoliSorrento, nella tratta Torre AnnunziataCastellammare di Stabia. Rendering of Moregine Station, Naples. The complex is part of the Torre AnnunziataCastellammare di Stabia section of the Naples-Sorrento Circumvesuviana line (including a railway line, roads and mountain railway).

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complessi architettonici dovevano inserirsi, senza snaturare lo status di architettura urbana? Dopo più di trent’anni, le direzioni di ricerca sono mutate: ora l’architettura si confronta non solo con il territorio, ma si pone anche come struttura massmediale per adeguarsi ai linguaggi delle nuove tecnologie. I media hanno imposto una forte accelerazione al “consumo” dell’architettura: se prima era materia quasi esclusiva delle riviste di settore, ora il mondo del progetto è un argomento ampiamente spalmato anche sui media generalisti. Innegabilmente, ciò ha dato un forte impulso all’innovazione ma anche fortemente ridotto i tempi di permanenza sulla scena dell’informazione. Se prima la scansione temporale era ritmata sul decennio, ora, dopo quattro-cinque anni, qualsiasi progetto rischia di apparire datato e quindi ignorato dal mondo dell’informazione. Oggi l’architettura più avanzata ha davvero cambiato pelle: è

sensibile ai linguaggi del cinema, all’immaginario dei videogame e quant’altro abbia una forte componente ludica e visionaria. Con la sua carica avveniristica, la stazione Moregine esprime lo spirito del tempo, consolidando così la tendenza verso un’architettura liberata da incrostazioni metodologiche e orientamenti culturali ancora condizionati da un razionalismo ormai da anni giunto al capolinea. Se da un lato potrebbe apparire un corpo estraneo, almeno secondo i vecchi parametri, la stazione in realtà è generatrice di un nuovo paesaggio, non distrugge le preesistenze, anzi ne esalta le peculiarità puntando sulla forza del contrasto, sottolinea la differenza temporale evidenziando il clima culturale in cui è maturata una certa visione del progetto. Il sito in cui è prevista la realizzazione coincide con l’uscita per Castellammare dell’Autostrada A3. Il complesso infrastrutturale

assolve alla funzione di nodo di interscambio ferro-gomma e accoglie quaranta autobus e un parcheggio per trecento auto. Obiettivo di progetto: drenare il traffico automobilistico all’esterno della zona degli scavi archeologici di Pompei e della penisola sorrentina. Con le sue sinuosità neorganiche e i volumi aerodinamici, l’intervento vuole rompere l’inerzia di un’architettura pubblica da sempre connotata da forme scatolari e dettagli poco curati ma anche creare una struttura che interpreti la natura del territorio attraverso forme relazionate ai flussi veicolari e pedonali propri di una stazione. In definitiva, che appaia come una protesi tecnologica in grado di comunicare non solo funzioni ma anche essere testo critico tridimensionale capace di dar vita a una presenza culturale pubblica e permanente. Carlo Paganelli

Credits Project: Aldo Loris Rossi Co-Architects: Fabrizio Colombo, Emilia Gentile Client: Circumvesuviana

Planimetria generale. La stazione è configurata come una piazza panoramica aperta a nord, sul Vesuvio, scavi e Santuario di Pompei; a sud, sulla penisola sorrentina e Capri. Site plan. The station is shaped like a panoramic square open to Vesuvius and the digs and Sanctuary at Pompei to the north and the Sorrento peninsular and Capri to the south.

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G. A. Rizzi Zanoni, G. Guerra, Carta del Litorale di Napoli, 1793. Dal sito sono visibili rilevanti emergenze paesaggistiche e archeologiche: a nord, Vesuvio, scavi e Santuario di Pompei; a sud, penisola sorrentina e Capri. G. A. Rizzi Zanoni, G. Guerra, Map of the Naples Coastline, 1703. Important landscape and archaeological features are visible from the site: Vesuvius and the digs and Sanctuary at Pompei to the north; Sorrento peninsular and Capri to the south.

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Aldo Loris Rossi

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Il complesso infrastrutturale è concepito come nodo di interscambio ferrogomma per 40 autobus e oltre 300 auto. Sulla piazza, che scavalca l’attuale stazione, sono previsti spazi commerciali e attività

legate al turismo. Verso sud, il busterminal è definito da una parete fotovoltaica a sezione curva, raccordata all’alveo del fiume Sarno.

The infrastructural complex is designed as a rail-road junction for 40 buses and over 300 cars. The square, which passes over the existing station, will be furbished with retail spaces and

tourist-related activities. The bus terminal to the south is marked by a curve-sectioned photovoltaic wall connected to the bed of the River Sarno.

esuvius, archaeological digs, Pompei Sanctuary, the Sorrento peninsula and Capri. Historical and natural landmarks, which, when knitted tightly together, may for some be useful reference points and for others unpleasant interferences. In any case this is a complex scenario for anybody attempting to design a new intermodal junction. Presented in the METRO-POLIS section of the 10th Venice International Biennial of Architecture, this rather understated project does still reveal certain ethical proclivities and tendencies of its designer, a leading exponent of certain lines of experimentation carried out in the 1970s when Aldo Loris Rossi was designing huge mega-structural complexes; labelled as such because they could extend infinitely like cellular organisms. The background theme was: what kind of architecture can cope with all the issues affecting the post-industrial metropolis? What kind of scenarios will big architectural complexes have to fit into, without losing their status as urban architecture? Over thirty years later research has taken off in different directions: now architecture does not just have to measure up to the territory, it has also taken on the form of a mass-media structure to adapt to the idioms of new technology. The media have brought about a real acceleration in the “consumption” of architecture: whereas it was once almost exclusively the subject matter of specialist journals, the world of design is now a regular topic for the general media. This has unquestionably given real impetus to innovation, but also considerably reduced the amount of time a new work is in the news. Whereas once the time scale could be measured in decades, now almost every project is likely to look dated after just four-to-five years and hence ignored by the information world. Nowadays cutting-edge architecture has really changed skin: it is sensitive to the languages of film, videogames and anything else with a strong playful or visionary side to it. Moregine Station’s futuristic appeal expresses the spirit of the age, thereby reinforcing the tendency towards architecture free from methodological incrustations and cultural leanings still influenced by rationalism, which reached the end of the line years ago. Although in some respects its might look like a foreign body, at least according to old standards, the station actually generates a new landscape. It does not destroy pre-existing structures, on the contrary it exalts their distinctive traits, focusing on the power of contrast and underlining the time difference by bringing out the cultural climate in which a certain vision of design emerged. The site where it is planned to be built coincides with the A3 motorway exit for Castellammare. The infrastructural complex acts as a junction between the rail-road network and accommodates forty buses and a car park with room for three-hundred cars. Project aim: to drain road traffic outside the zone of archaeological digs in Pompei and Sorrento peninsular. The project’s neo-organic twists and turns and aerodynamic structures are supposed to break the inertia of a kind public architecture which has always featured box-like forms and overlooked details. It is also intended to create a structure which reads the nature of the territory through forms related to the characteristic traffic and pedestrian flows of a station. In the end it looks like a technological prosthesis capable of not just communicating functions but also being a three-dimensional critical text injecting life into a permanent public cultural presence. Carlo Paganelli

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o spazio che intercorre tra reale e virtuale è la nuova frontiera che viene sfidata da Hernan Diaz Alonso/Xefirotarch (www.xefirotarch.com). Chi vuole esplorare il mondo del progetto e sfidarlo si deve introdurre in questo “canyon concettuale”, senza essere certo di poter tornare a raccontarlo. Dove sta il confine tra la simulazione e la verità delle cose? Oggi non lo sappiamo, forse perché non ci interessa più. Guardiamo con attenzione alla mescolanza, più che alla purezza. Se il progetto fino a ora riguardava una possibile costruzione, che veniva evocata col disegno o con la comunicazione di un modello in scala, oggi il rendering tridimensionale ha creato uno spazio “altro”, che vive per conto proprio. Per qualche motivo ricorda la “Zona” del film Stalker di Tarkovskij, ovvero quel luogo dove i desideri di ognuno si possono realizzare. Un luogo dove contano le emozioni, prima che i pensieri, le visioni prima che le descrizioni. Lo spazio mosso dal desiderio, prima che dall’idea. Insomma un superamento sensoriale: da una realtà dialettica fatta di contrapposizioni (reale/virtuale, naturale/artificiale, sociale/personale ecc.) a una realtà presente dove il non-luogo della rete delle informazioni disegna progetti che si possono anche costruire un domani, ma già oggi si possono fruire nello spazio tridimensionale del proprio laptop. Superamento della realtà dualistica, per una realtà più reale del reale, come quella in cui vive il cacciatore di androidi di Philip Dick, che fa l’amore con l’androide Rachel e rimane confuso su cosa sia umano e cosa no. Questa è la situazione: l’uomo fa l’amore con il proprio prodotto (tecnologia), se ne innamora, ma al contempo ha paura della sua capacità tecnica di generare nuova vita, fuori dal contesto di una natura originaria. Ormai la natura artificiale dell’informazione vive una vita propria e ci spaventa. Questa visione doppia: paura e fascinazione compare nei lavori di Diaz Alonso/Xefirotarch. Mostruosa bellezza, fascino ambiguo e surreale che rimanda direttamente alle allucinazioni/deformazioni di Dalí, o alle orride orge campestri di Hyeronimus Bosch. Una lucida follia. Misteriose mutazioni e deformazioni di un mondo che supera il reale e proietta le paure verso l’infinito di uno spazio androide. Ma oggi lo spazio androide non è più il “diverso”, ormai ci conviviamo, ci stiamo insieme senza alcuna remora, siamo immersi nella diversità del virtuale e non si torna indietro. Gli alieni sono tra noi. Emotional rescue, salvezza emozionale, questo è il titolo di un allestimento esemplare di Diaz Alonso, e la citazione dei Rolling Stones (le loro maestà sataniche) non è casuale. Flusso emozionale come protagonista del progetto; sfida radicale alla nostra capacità di produrre artificio senza esserne contaminati e divenire noi stessi artificiali. La nostra dimensione attuale richiede nuovi spazi, ma soprattutto nuovi flussi di immagini, spazi ibridi per la nostra voracità, per la nostra insaziabilità: non arte, non architettura, qualcosa d’altro, una creatura, magari un “mostro” che attende di essere riconosciuto come nuova bellezza inedita. Come nella favola della bella e la bestia, l’architettura nuova di Emotional Rescue genera repulsione di primo acchito e poi si scopre come un nuovo canone di bellezza e sfida alle nostre emozioni. Allora scopriamo che l’ibridazione di queste forme sinuose, avvolgenti, come le spire di una pianta carnivora, ci attira, ci ammalia, perché siamo ormai fatti della stessa pasta, commistione di organico e inorgani-

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co, di reale e virtuale, di tattile e visivo, umano e androide. Nel progetto per la Korea Multipurpose Concert Hall si svolge il tema del dilagare del “mostruoso” amichevole , a livello di una pianificazione degli spazi non più basata su logiche statiche, ma su logiche di flusso di eventi. La concatenazione dei luoghi si determina come una serie di “improvvisazioni”. La pianificazione non è più una gerarchizzazione di tipologie che determinano i luoghi, ma diventa una serie di accadimenti, legati da una struttura. Viene messa in gioco la metafora fisiologica, per cui il corpo umano e l’architettura hanno momenti di rigidità e momenti di flusso, così come il sistema circolatorio è fisso e il sangue si muove, così le murature sono fisse e le finestrature determinano il movimento dell’aria e della luce all’interno della casa. Così il progetto per l’Arena da 6.000 persone si situa dentro un network di eventi architettonici variabili, con un flusso pedonale che è l’ossatura, dentro cui fluiscono gli spazi mutevoli e l’arena diventa il “gioiello della corona”. Spazio di emozioni, prima che di costruzioni, luogo di accadimenti che definiscono spazi. Il progetto si organizza all’interno della baia, come organismo legato al contesto, ma autonomo nelle logiche, perché viene da altrove. Il suo sviluppo segue logiche diverse, per giungere a concentrare flussi, prima che a definire ambienti. Le gerarchie si diffondono nel flusso, nel movimento, si spezza la dualità e il disegno digitale mostra il mondo possibile: esemplifica , ma non definisce. Al centro della baia la grande Arena diventa una centralità che osserva il fluire degli eventi al contorno. L’abbandono delle geometrie tradizionali e lo spostamento dell’osservatore sono inevitabili: siamo parte del flusso, non possiamo giudicare questa immagine, possiamo solo farne parte o chiamarci fuori. La valutazione di questi progetti può e deve risiedere nella capacità di mettere in crisi le nostre griglie di valutazione usuali e procedere in territori che possiamo solo intuire, sentimenti di spazi che possiamo percepire, da cui farci sedurre; la spettacolarità negozia con il luogo comune dell’architettura del paesaggio. Nel progetto per Lexington il tema del parco urbano diventa un’occasione per dimostrare il metodo della sovrapposizione di griglie. Una griglia-matrice di deformazione, il sistema floreale, il sistema degli spazi chiusi. Questi tre personaggi non rimangono staccati, ma si fondono in un “tappeto urbano”, luogo di dinamismo, dove la dimensione fondamentale è lo “stare all’erta”, la “vigilanza”. L’identità del luogo urbano non è nella staticità, ma nella capacità di accogliere il cambiamento continuo e il flusso inedito dei modi di vivere. Allora la topografia dinamica è il risultato, generato dalla distorsione delle griglie, dal corrugarsi del suolo, dalla sospensione per un istante delle logiche di gravità. Anche il progetto per una edicola (Newsstand), quale prototipo per una catena alberghiera, ripropone le stesse logiche spiazzanti nell’intreccio a scala di edificio tra topologie e topografie. Nei progetti di Hernan Diaz Alonso sembra esserci il bisogno di staccarsi per un tempo indefinito dalle logiche usuali per dirci: “guardate, qui sta arrivando qualcosa, state svegli, aprite gli occhi, la mutazione è in atto, la vostra città non sarà più la stessa”. Allora il progettista è una sentinella di guardia che annuncia l’arrivo dell’ospite inatteso. A noi sta accoglierlo o rifiutarlo. Stefano Pavarini

SCI-Arc di los Angeles e insegna progettazione al GSAP della Columbia University, New York. Si è laureato in architettura all’Università Nazionale di Rosario, Argentina e, in seguito, con lode, nel programma AAD della Columbia University. Nel 1996, ha lavorato come progettista nello studio di Eric Miralles a Barcellona e nel 2000-2001 è stato progettista senior nello studio Eisenman Architects di New York. Tiene lezioni in vari atenei e istituti di tutto il mondo e ha ricevuto numerosi premi internazionali. Il suo lavoro è stato pubblicato nei libri Design Series 4, Next Generation Architecture (in copertina) di Joe Rosa, curatore del SFMoMa, Nexus, Blobjects and beyond, e in molte riviste internazionali. Ha esposto i suoi progetti in mostre collettive in giro per il mondo. La sua prima mostra personale ha iniziato un tour nel 2006 toccando prima il MoMA di San Francisco e poi l’Art Institute di Chicago e arriverà in Europa nel maggio 2007 al MAK di Vienna. Alcuni suoi progetti fanno parte delle collezioni permanenti del FRAC (Fonds régional d’art contemporain) del MoMA di San Francisco e del MoMA di New York.

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he space intervening between what is real and what is virtual is the latest frontier to be challenged by Hernan Diaz Alonso/Xefirotarch (www.xefirotarch.com). Anybody interested in exploring and challenging the world of design must enter this “conceptual canyon”, without any guarantee of returning to talk about it. So where does the boundary between simulated and true things lie? At the moment we do not know, perhaps because we do not care any more. We are more attracted to the hybrid than the pure. Whereas until now projects were about possible constructions, which were evoked through drawings or conveyed through scale models, nowadays three-dimensional renderings have created an “alternative” space with a life of its own. For some reason this calls to mind the “Zone” in the film Stalker directed by Tarkovskij or, in other words, that place where everybody’s dreams come true. A place where emotions are more important than thoughts and visions count more than descriptions. Space moved more by desire than ideas. A sensorial crossover from dialectical reality composed of counter-positions (real/virtual, natural/artificial, social/personal etc.) to a present reality where the non-place of the information network designs projects which may actually be constructed in the future, but which are already feasible in the three-dimensional space of your laptop. A moving beyond dualist reality into a kind of even realer reality, like that inhabited by the android hunter Philip Dick, who makes love to the android Rachel and is confused about what is real and what is not. This is the situation: man makes love to his own product (technology), he falls in love with it, but at the same time he is afraid of its technical capacity to generate new life outside the context of original nature. The artificial nature of information now lives a life of its own and scares us. This double vision: fear and fascination appears in the works of Diaz Alonso/Xefirotarch. Monstrous beauty and ambiguous, surreal charm directly evoking Dalí’s hallucinations/deformations or the horrendous country orgies depicted by Hieronimus Bosch. Lucid madness. Mysterious mutations and deformations in a world which moves beyond reality and projects fears towards the infinity realms of android space. But android space is no longer “different”, we now live in and with it without the slightest regret. We are immersed in the diversity of what is virtual and there is no way back. The aliens are with us. Emotional rescue is the name of one of Diaz Alonso’s exemplary installations, and the reference to the Rolling Stones (and their satanic majesty) is certainly no coincidence. An emotional flow is the core of the project; a radical challenge to our ability to create artifice without being contaminated by it or becoming artificial ourselves. Our present dimension calls for new spaces, but more importantly new flows of images, hybrid spaces to satisfy our voracity and insatiability: not art, not architecture, but something else, a creature or even a “monster” waiting to be acknowledged

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions L

Hernan Diaz Alonso Xefirotarch

ernan Diaz Alonso è a capo di Xefirotarch, studio da lui fondato a ernan Diaz Alonso is the principal and founder of Xefirotarch, an H Los Angeles, vincitore di molti premi per l’architettura, i prodotti, e H award winning design firm in Architecture, Product and Digital la digital motion. Attualmente è docente e coordinatore di tesi presso lo Motion with practices in Los Angeles. He currently teaches full time and

is the Thesis coordinator at SCI-Arc, Los Angeles, and is a design studio professor at the GSAP - Columbia University, New York. He received his architecture degrees from the National University of Rosario, Argentina, and from Columbia University's AAD Program, from which he graduated from with. In 1996, he worked as a designer in the office of Enric Miralles in Barcelona and in 2000-2001 he was senior designer at Eisenman Architects in New York. He has lectured widely around the world and has received several international awards. Diaz Alonso's work has been largely published, in the books Design Series 4, Next Generation Architecture (cover) by SFMoMa’s curator Joe Rosa, Nexus, Blobjects and beyond, and in multiple magazines worldwide. His work is has been exhibited among many group shows around the world. His first solo show is currently on display in the San Francisco MoMa and the Art Institute in Chicago and will travel in Europe in May 2007 at the MAK centre in Vienna. His work is part of the permanent collections of the FRAC (France architecture collection) , the San Francisco MoMa and the New York MoMa.

as a new form of beauty. Just like in the fairy tale “Beauty and the Beast”, Emotional Rescue’s new architecture is repulsive at first sight and then gradually reveals itself as a new canon of beauty and challenges our emotions. The project for the Korea Multipurpose Concert Hall encompasses the theme of the spread of friendly “monstrosity” in terms of no longer designing spaces based on static logic but rather the logical flow of events. The concatenation of places takes the form of a series of “improvisations”. Planning no longer involves a hierarchy of typologies determining places, but instead a series of happenings connected by a structure. What comes into play is the physiological metaphor according to which the human body and architecture are moments of rigidity and moments of flux. The project for a 6000-seat Arena is part of a network of various architectural events with a pedestrian way as its backbone, into which changing spaces flow, so that the arena becomes the “jewel in the crown”. More a space of emotions than constructions, a place where things happen to define spaces. The project is organised inside the bay, like an organism linked to its context but autonomous in terms of its logical relations, because it comes from elsewhere. It develops along different logical lines in order to concentrate flows more than define settings. The hierarchies are spread through the flow and in the movement, the dualism is broken and the digital design reveals a possible world: it exemplifies without defining. The big Arena in the middle of the bay forms a sort of central hub observing the flow of events around it. Abandoning conventional geometric relations and shifting the observer are inevitable: we are part of the flow, we cannot judge this image, we can only decide whether or not to be part of it. In the project designed for Lexington the inner-city park theme turns into a chance to demonstrate the method of overlapping grids. A grid-matrix of deformation, the floral system, the system of closed spaces. These three players are not kept separate but rather allowed to blend into an “urban carpet”, a dynamic place where the key dimension is “keeping alert”, “vigilance”. The identity of an urban place is not static, it lies in the ability to embrace constant change and the unique flow of various ways of life. Dynamic topography is the result of distorting the grids, folding up from the ground, suspending the force of gravity for just an instant. Even the project for a Newsstand, as a prototype for a chain of hotels, sets the same disconcerting logic in a buildingscale web of topology and topography. Hernan Diaz Alonso’s projects seem to show a need to break away for some indeterminate length of time from the usual lines of thinking so as to say: “look, something is happening here, keep alert, open your eyes, the change is under way, your city will never be the same again”. The architectural designer is now a guard announcing the arrival of an unexpected guess. It is up to us to welcome him or turn him away.

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LEXINGTON PLAZA INTERNATIONAL DESIGN COMPETITION Credits Project: Xefirotarch – Hernan Diaz Alonso _ Florencia Pita (Principals in Charge) Design Team: Bryan Flaig, Laura Fehlberg, Drura Parrish, Mark Nagis, Kara Block, Tony Thrim, Evan Tribus, Rives Rash

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Le idee non sono mai entità chiuse e statiche, bensì si riformulano costantemente. I progetti sono i portatori delle idee, le muovono, mutano e duplicano producendo una genalogia che va dalle generazioni di progetti passate a quelle future. Di conseguenza, la mobilità è sempre presente nei progetti, come un meccanismo che produce un cambiamento costante. L’identità di un luogo non è più identificata dalle nozioni di unicità, bensì da quelle di “prontezza”, intesa come ricerca di un rinnovamento graduale attraverso un processo di trasformazione e di continua acquisizione di informazioni. Gli effetti spaziali di una tale serie di progetti sono atmosfere dense che non attingono ad alcun immaginario prestabilito, ma che insistono nell’esplorazione di qualità spaziali innovative. Il Parco può essere letto come tre movimenti in cui gli elementi programmatici interagiscono a diversi livelli, definiti dalla com-

plessità della vita e del lavoro contemporanei. La stessa posizione del Parco su un livello pedonale della città è un continuum fluido di luoghi e percorsi pubblici esistenti, che disegnano il movimento delle persone creando una composizione simultaneamente orizzontale e verticale. Gli spazi topografici e verticali hanno geometrie e scale variabili così da poter contenere le diverse funzioni della vita quotidiana. Come effetto si produce una matrice tridimensionale di riconfigurazione di pieni e di vuoti che permette un’organizzazione flessibile nel cui ambito può svilupparsi il racconto della città. I volumi sono dinamici e fluttuano sopra la “piazza pubblica” sfidando la gravità. Il Parco è come una citazione del potere della prospettiva, del vedere e non solo del guardare, e della necessità di una trasformazione continua da una condizione di coscienza a un’altra. Questo è ciò che definiamo uno standard, traduzione, architettura.

Ideas are never closed and static entities, they re-formulate themselves constantly. Projects are the carriers of ideas, they move, mutate, and duplicate them in order to produce a genealogy that will go from former to future generations of projects. Consequently mobility is always present in the designs, as a mechanism to produce constant change. Identity is no longer identified with notions of uniqueness but rather with those of alertness, alertness as a search for smooth renovation through a process of transformation as well as constant incorporation of information. The spatial effects of such design series are those of affected dense atmospheres that do not appeal to any pre-establish imagery, but rather will insist in exploring innovative spatial qualities. The Park can be read as 3 movements, whwere the programmatic elements interact in different levels, defined by the com-

plexity of contemporary living and working. The park position itself on the pedestrian level of the city is a fluid continuum of existing public paths and places, drawing in pedestrian movement through the creation of a simultaneously horizontal and vertical composition. The topographical and vertical spaces vary in geometry and scale to accommodate a diversity of ways of life. The effect is to produce a three dimensional matrix reconfiguration of solids and voids allowing for flexible arrangements within which the narrative of the city can unfold. The volumes are dynamic and float tentatively over the “public square” defying gravity. The Park cites the power of perspective, of seeing not just looking, and the necessity of continuous transformation from one condition of wisdom to another. This is what we call a standard, what we call translation, what we call architecture.

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BUSAN INTERNATIONAL ARCHITECTURAL COMPETITIONBUSAN MULTIPURPOSE ARENA Credits Project: Xefirotarch- Hernan Diaz Alonso Principal in charge: Hernan Diaz Alonso Digital Visualitation: Xefirotvisual, Image Savant – Richard “Doc” Baily Design Team: Drura Parrish,Mark Nagis, Bryan Flaig, Laura Fehlberg, Timothy Rash II, Kevin Sperry, Asako Hiraoka Exhibition Team: Drura Parrish, Mark Nagis, Bryan Flaig, Laura Fehlberg Structure: Bruce Danziger - Ove Arup, LA Consultant Associate: Peter Zellner

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Questo progetto sviluppa la Kwangali Water Front Area come una vibrante regione urbana marittima grazie alla creazione di un flusso continuo di paesaggi, panoramiche e funzioni programmatiche. L’Arena Polifunzionale, per attività sia culturali sia ricreative con una capacità di 6.000 posti, occupa la porzione centrale della baia con vista a 360° sul fronte costiero. Il complesso presenta una serie di paesaggi ed edifici di diverse forme. Tali forme scaturiscono da una ricerca di gesti e azioni correlati che consentono alle funzioni e allo spazio fisico di corrugarsi e ondularsi lungo il fronte mare per formare edifici e destinazioni, determinando la completezza concettuale, non letterale, del progetto. Il paesaggio che emerge e le reti di circolazione creano un

effetto arcipelago tra Kwangali Beach e il Gwangan Grand Bridge. Questi corridoi, nodi e isole si avvolgono e svolgono a spirale uno nell’altro attraverso la baia, introducendo una connessione rafforzata con l’acqua e suggerendo nuovi modi di abitare che promuoveranno l’immagine contemporanea della Regione Metropolitana di Busan. Infine, questo progetto dovrebbe essere letto non come una forma di urbanistica tradizionale, ma come una sequenza di entità urbane collegate tra loro che ottimizzano la fruizione del luogo e le condizioni tematiche ed esperienziali per coinvolgere l’intera area del Kwangali Water Front. La proposta mira alla creazione di una nuova identità urbana per la costa di Busan e alla valorizzazione delle condizioni preesistenti, pur nel rispetto della ricca storia del luogo.

This scheme develops the Kwangali Water Front Area as a vibrant maritime urban region through the creation of a succession of flowing landscapes, vistas and programs. The Multi Purpose Arena, for both recreational and cultural activities with a capacity of 6,000 people, occupies the center of the bay, taking in 360° views of the waterfront area. The scheme describes a family of variant landscapes and building forms. These forms evolve from a suite of similar gestures and actions allowing programs and sites to ripple and undulate along the waterfront to form buildings and destinations, providing a conceptual, not literal, completeness to the plan. The emergent landscape and circulation network(s) create an archipelago effect between Kwangali Beach and the Gwangan

Grand Bridge. These strands, nodes and islands spiral and unfold towards one another across the bay, introducing a heightened connection to the water and suggesting new modes of inhabitation that will enhance the contemporary image of the Busan Metropolitan region. Ultimately, this scheme should be read, not as a form of traditional urbanism, but as a sequence of networked urban entities that maximize location as well as thematic and experiential conditions in order to engage the entirety of the Kwangali Water Front Area. This proposal aims to the creation of a new urban identity for Busan’s seashore and the enhancement of pre-existing conditions, maintaining respect for the rich history of the site.

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NEWSSTAND PROTOTYPE Credits Project: Xefirotarch – Hernan Diaz Alonso (Principal in Charge) Desing Team: Asako Hiraoka, Kevin Sperry, Timothy Rash II

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Pensata per essere collocata negli atrii di grattacieli adibiti ad albergo, questa edicola è una sorta di vortice privato che si forma nel fluire pubblico di un grande salone. Sviluppandosi attraverso l’edificio principale, l’edicola è costituita da emozionanti topografie/topologie di pannelli, che formano singole “vetrine espositive”, i vortici appunto. I vortici laterali sono semi-pubblici, mentre quelli verticali, accomodati nelle cavità dei gusci ascendenti, contengono funzioni espositive più specifiche. I materiali sono compositi di plastica e poliuretano e la configurazione può essere modificata attraverso grafiche digitali adattabili alle necessità dei diversi alberghi.

Located in the lobbies of high-rise hotels, the newsstand is conceived as private eddies formed in the public flow of an expansive lobby. Sweeping into and through the main building, the Newsstand is constituted by affective topographies-topologies of panels, which form these private displays, eddies. The lateral eddies are semi-public while the vertical eddies, nestled in the cavities of ascending pods, provides more function specific displays. The materials would be different composites of plastic and polurietene, and the design configuration can be modified through digital scripting according to the specific of each hotel.

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JUMPING JACK FLASH WATCH Credits Project: Xefirotarch – Hernan Diaz Alonso (Principal in Charge) Design Team: Brian Flaig, Mark Nagis, Laura Fehlberg, Drura Parrish

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L’orologio Jumping Jack Flash comprime il tempo in termini di tecnologia, utilizzando la condizione più essenziale del suo tracciamento – movimento e spostamento. Il braccio metronomo, una reinvenzione della clessidra, combina il movimento fisico con il display digitale e segna il passare del tempo attraverso la sua rotazione oraria e la riconfigurazione dei componenti interni – bolle. L’ora appare come una proiezione luminosa sulla parte interna del braccio, attraverso LED collegati con cavi alle bolle. Condizioni di movimento multiple, simultanee e scalari producono l’effetto di un ambiente ibrido meccanico-digitale.

Jumping Jack Flash Watch compresses time in terms of technology, utilizing the most essential condition of tracking — movement and displacement. The metronome arm, a reinvention of the hourglass, combines physical movement with digital display and marks the passing of time through its hourly rotation and the reconfiguration of the interior components or bubbles. The time of day appears as a luminescent projection on the interior face of the arm, through the LED display wired into the bubbles. Multiple simultaneous scalar conditions of movement produce the effect of a hybridized digital-mechanical environment.

Non si tratta di sensibilità. Si tratta di creare un’atmosfera di elegante panico. Naturalmente, si tratta di forma. Ma non di forma che implica movimento o flusso, e non è una metafora. E’ flusso, e flusso emotivo che inonda e rimescola l’organico e il meccanico, il tattile e il digitale, la struttura e la pelle. Come il mostro in agguato dall’altro lato della porta, da qualche parte nel prossimo futuro, cerca di spingere i nostri pulsanti emotivi e di salvarci dalla paura del nuovo, dello sconosciuto, di quel qualcosaltro di radicalmente ibrido che stiamo diventando. Non è arte. Non è architettura nel senso tradizionale, ma un tratteggio di una nuova specie di forma architettonica. Sfruttando un sistema strutturale tradizionale di tubi metallici piegati, combinati con guaine plastiche a doppio strato, controllate digitalmente e leggermente cosparso con petali di rose fresche, l’installazione chiede di essere “sentita”, non capita. Sarà bello quando fiorirà, poi l’appassire dei fiori ne segnerà il tempo e sparirà.

It is not about sensibility. It is about creating an atmosphere of elegant panic. Of course it is about form. But it is not about form that includes movement or flow and it not a metaphor. It is flow, and emotional flow that that washes over and intermixes the organic and the machinic, the tactile and the digital, the structure and the skin. Like the monster waiting on the other side of the door somewhere in the near future, it seeks to push our emotional buttons and rescue us from the fear of the new, the unknown, the radically other hybrid that that we are all becoming. It is not art. It is not architecture in the traditional sense, but a hatchling of a new species of architectural form. Deploying a traditional structural system of bent metal tubes, fitted with digitally mastered, CNC-milled, double skinned plastic sheath, lightly dusted with bouquets of fresh roses, the installation demands to be felt, not understood. It will be beautiful when hatched and in time, as the flower decay it will mark Its own passing, and disappear. (By Michael Speaks)

EMOTIONAL RESCUE INSTALLATION AT SCI-ARC GALLERY, LOS ANGELES Credits Project: Hernan Diaz Alonso (Principal in charge) Design Team: Evan Geisler (Project Manager), Timothy Rives Rash (Project Architect), Kevin Sperry, Asako Hiraoka, Debbie Chiu, Jeremy Whitener, Randal Larsen, Simon Story, Makoto Mizutani, Sandy Watts, Jennifer Dunlop Photos: Joshua White

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Bernard Tschumi Architects

Da struttura ad architettura

Bernard Tschumi Architects

New Athletic Center in Cincinnati Credits Project: Bernard Tschumi Architects Project Leadership: Bob Goin, Ron Kull Architect of Record: Glaserworks Principals in Charge: Bernard Tschumi, Art Hupp Project Team BTA: Bernard Tschumi (lead designer), Kim Starr (project manager), Phu Hoang, Jane Kim, Nicolas Martin, Eva Sopeoglou, Joel Aviles, Chong-zi Chen, Irene Cheng, Jonathan Chace, Adam Dayem, William Feuerman, Thomas Goodwill, Daniel Holguin, Matthew Hufft, Michaela Metcalf, Valentin Bontjes van Beek, Allis Chee, Justin Moore Project Team Glaserworks: Art Hupp, Michael Maltinsky, Mark Thurnauer, Rick Fohl, Travis Bechtel, Anthony Salvador, Rob Hibbard, Amy Kasper, Randy Riefsnider, Matthew Seybert Museum Graphics: Eva Maddox Branded Environments Structural Engineers: THP, Arup MEP Engineers: Heapy Engineers, Arup Landscape Architect: Human Nature Site Civil Engineers: M-E Companies Site Utility Engineers: M-Engineering Acoustics: Arup Acoustics Atrium Lighting: Arup Lighting

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lla University of Cincinnati la presenza del nuovo Centro Atletico, intitolato in onore di Richard Lindner e disegnato da Bernard Tschumi, corona una visione coraggiosa e intraprendente dello sviluppo edilizio istituzionale, che ha visto promuovere oltre una trentina di architetture di qualità nel master-plan dell’insediamento, tra le quali spiccano anche gli edifici di Peter Eisemann, Frank Gehry e Morphosis. Utilizzando uno stretto lotto di risulta, Tschumi ha creato un edificio a pianta curvilinea di cinque piani, che si insinua nello spazio come un boomerang e si erge davanti all’ingresso dell’area sportiva e sopra le tribune dello stadio da baseball. La facciata sfugge alla gerarchia compassata delle regole della prospettiva centrale e, pur essendo disegnata secondo una maglia regolare e uniforme di triangoli, suggerisce un’immagine dinamica grazie al suo andamento sinuoso. Al senso di plasticità contribuisce anche il continuo variare di intensità dei chiaroscuri generati dalla profondità dei tagli delle finestre scavate nello spessore della cortina. Con un sapiente gioco grafico il ritmo costante degli sfondamenti nella facciata viene sospeso in corrispondenza dei punti di maggior torsione, come a suggerire la necessità di contrastare, con la mancata estrazione del pannello triangolare, la possibile maggiore vulnerabilità del tessuto in quelle particolari posizioni. La sua geometria risponde all’esigenza strutturale ben precisa di assumersi una notevole parte del carico in ragione della necessità di non interferire nella parte interna della pianta con una serie di infrastrutture di servizio già presenti sul lotto. A questo scopo la pelle esterna diventa a tutti gli effetti un “esoscheletro” fatto da una griglia diagonale bidimensionale, che nei fatti diventa tridimensionale, avvolgendo e definendo il volume di tutto l’edifico. Il suo aspetto esterno è caricato volutamente di massa “muscolare” dai moduli di paramento fatti in cemento prefabbricato.

Il classico e convenzionale rapporto di forza tra le aste e i vuoti tipico delle strutture reticolari viene ribaltato a favore delle prime e questa intuizione trasforma quello che avrebbe potuto rimanere un semplice gioco di costruzioni tipo Geo-Mag in un’intrigante architettura. Naturalmente dietro la quinta in cemento si nasconde una più performante e scattante struttura metallica, che ne ha facilitato la rapidità di costruzione. L’edificio si presta a diventare un punto di passaggio privilegiato non solo per raggiungere le numerose funzioni presenti al suo interno, ma anche per il grande atrio a tutta altezza che lo taglia nel suo lato lungo, facendolo diventare un enorme corridoio su scala micro-urbana. Una lunga scala rettilinea dà l’impressione di scendere dall’alto con la sua struttura sospesa sotto l’ampio lucernario. La sua colata rossa, colore tipico degli elementi connettori di Bernard Tschumi, si spande poi a colonizzare parte dei muri che come involucri definiscono le funzioni speciali e scende poi nel pavimento della hall. Le rampe disposte in fuga suggeriscono la profondità dello spazio e mettono in comunicazione un piano con l’altro. Nella faccia inferiore dei ballatoi dei piani gli impianti sono mascherati da velette rivestite da pannelli, che li fanno diventare una grande galleria fotografica. Nei vari livelli trovano posto il museo del campus, un auditorium da 335 posti, una palestra multifunzionale da 1.200 metri quadrati, spogliatoi, uffici, laboratori e studi medici, oltre al club sportivo con il suo ristorante, il negozio di souvenir e la biglietteria sportiva. Benché osservato oggi dalla tribuna stampa dello stadio di baseball il Lindner Center sembri perfettamente inserito nel campus, a guardare la planimetria generale ci si rende conto che ci voleva un’intuizione coraggiosa e non convenzionale “alla Tschumi” per poterlo pensare già “in potenza” inserito in quella posizione. Jacopo della Fontana

T

he new Athletics Centre at the University of Cincinnati, named after Richard Lindner and designed by Bernard Tschumi, crowns a brave and enterprising vision of how to develop the institute’s buildings, which saw about thirty works of quality architecture incorporated in the campus master plan, notably including buildings designed by Peter Eisenman, Frank Gehry and Morphosis. Using a narrow left-over lot of land, Tschumi created a fivestorey building with a curved base, which winds through the space like a boomerang and stands in front of the entrance to the sports area and looms above the stands of the baseball stadium, like a sturdy athlete ready to inspire his team. The façade escapes the measured hierarchy dictated by the rules for a central elevation, even though it is designed around a regular and uniform web of triangles, and projects a dynamic image thanks to its winding layout. Its sculptural aura partly derives from the constant variation in intensity of the chiaroscuro effects created by the depth of the cuts of the windows in the curtain wall. Through clever graphic interplay, the consistent pattern of breaks in the façade is suspended near the most twisted points, as if to evoke the need to contrast (through the non-extraction of the triangular panel), the potentially greater vulnerability of the fabric at these pints. Its geometric layout meets the specific structural need to take on much of the load, so as not to interfere with a series of service infrastructures inside the base plan of the lot. For this purpose the outside skin turns in every respect into an “exoskeleton” made of a two-dimensional diagonal grid, which, in actual fact, becomes three-dimensional wrapping around and defining the structure of the entire building. Its outside appearance is deliberately loaded with “muscular” mass by the face modules

made of prefabricated concrete. The classical standard relation of force between the rods and spaces (typical of reticular structures) is inverted in favour of the former, and this idea turns what would have been just simple Geo-Mag style structural interplay into an intriguing piece of architecture. Of course the concrete curtain structure conceals a more striking, high-performance metal structure, which speeded up the construction operations. Despite its apparent external impenetrability and haughtiness, the building is designed to be passed through and is destined to become a privileged passageway not just for gaining access to the numerous interior functions, which attract visitors from all over the campus, but also for its large full-height lobby cutting across its long side, turning it into a huge corridor on a micro-urban side. A long straight stairway creates the impression of descending from above due to its structure suspended beneath a large skylight. The red cast concrete, typical of Bernard Tschumi’s connecting elements, expands to cover part of the walls, which define the special functions like shells, and then spreads down onto the hall floor. The flights of ramps allude to the depth of space and bring the different floors into relation with each other. The systems in the lower face of the galleries are concealed by a veil clad with panels, which turns them into a large photo gallery. The various levels accommodate the campus museum, a 335-seat auditorium, a 1200-square-metre multi-purpose gym, locker rooms, offices, laboratories and medical clinics, as well as the sports club with its restaurant, souvenir shop and ticket office for sports events. Although when viewed from the press stand of the baseball stadium the Linder Center appears to be perfectly knit into the campus, studying the overall site plan you can see that it took a brave and unconventional Tschumi-style intuition to be able to envisage it “powerfully” incorporated in its chosen site.

Master Plan Consultants: Hargreaves Associates Signage and Graphics: Kolardesign/Marcia Shortt Design Interior Designer: Design Details CostEstimating: Cronenberg & Co. Code Consultant: Brashear Bolton Athletics Consultant: Trahan Architects Audio Visual Consultant: ICB Audio & Video Equipment Geotechnical: H.C. Nutting Co. General Contractor: Dick Corporation Construction Manager: Turner Construction Company Main Contractors: Steel Services Corporation (steel), Waltek (windows), High Concrete Technology (precast), RFC Mechanical (mechanical), EBI (electrical), Dalmation Fire (fire protection), Geiger Construction Products (curtain wall), AIC Contracting (flooring), Axis Interior Systems (ceramic and terrazzo), Wittrock Woodworking (millwork), Atlas fabricating and Machining (metals and glass railings), Cleveland Construction (framing), Petrinos Painting (painting), Pinnacle Metal Products (miscellaneous metals), Cost Company (masonry), Baker Concrete Construction (concrete) Client: University of Cincinnati

Nella pagina a fianco, assonometria della struttura esterna in cemento e, a sinistra, pianta del quinto livello del Richard E. Linder Athletics Center realizzato nel campus della University of Cincinnati. Opposite page, axonometric view of the external concrete structure and, left, plan of the fifth level of the Richard E. Linder Athletics Center realised at the University of Cincinnati Campus.

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Dall’alto: prospetto nord, prospetto est, studi per la definizione della griglia dei pannelli del paramento strutturale esterno. Nella pagina a fianco, schizzi di Bernard Tschumi per l’inserimento dell’Athletic Center nel master plan del campus universitario. From the top: north elevation, east elevation, studies for the definition of the grid of panels of the exterior structural façade. Opposite page, Bernard Tschumi’s sketches with the inclusion of the new Athletic Center in the master plan of the university campus.

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Il grande atrio a tutta altezza che l’edificio taglia nel suo lato lungo, facendolo diventare un enorme corridoio su scala micro-urbana. Una lunga scala rettilinea dà l’impressione di scendere dall’alto con la sua struttura sospesa sotto l’ampio lucernario. La sua colata rossa, colore tipico degli elementi connettori di Bernard Tschumi, si spande poi a colonizzare parte dei muri che come involucri definiscono le funzioni speciali e scende poi nel pavimento della hall. Le rampe disposte in fuga suggeriscono la profondità dello spazio e mettono in comunicazione un piano con l’altro. Nella faccia inferiore dei ballatoi dei piani gli impianti sono mascherati da velette rivestite da pannelli, che li fanno diventare una grande galleria fotografica. The large full-height lobby cutting across its long side, turning it into a huge corridor on a micro-urban side. A long straight stairway creates the impression of descending from above due to its structure suspended beneath a large skylight. The red cast concrete, typical of Bernard Tschumi’s connecting elements, expands to cover part of the walls, which define the special functions like shells, and then spreads down onto the hall floor. The flights of ramps allude to the depth of space and bring the different floors into relation with each other. The systems in the lower face of the galleries are concealed by a veil clad with panels, which turns them into a large photo gallery.

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tribune dello stadio da baseball. La facciata, disegnata secondo una maglia regolare e uniforme di triangoli, suggerisce un’immagine dinamica grazie al suo andamento sinuoso. Al senso di plasticità

contribuisce anche il continuo variare di intensità dei chiaroscuri generati dalla profondità dei tagli delle finestre. Using a narrow left-over lot of land, Tschumi created a five-storey building

with a curved base, which winds through the space like a boomerang and stands in front of the entrance to the sports area and looms above the stands of the baseball stadium. The façade, designed around a regular and

uniform web of triangles, projects a dynamic image thanks to its winding layout. Its sculptural aura partly derives from the constant variation in intensity of the chiaroscuro effects created by the depth of the cuts.

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Utilizzando uno stretto lotto di risulta, Tschumi ha creato un edificio a pianta curvilinea di cinque piani, che si insinua nello spazio come un boomerang e si erge davanti all’ingresso dell’area sportiva e sopra le

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La logica dell’intreccio

H.G.Esch-Hennef-Stadt Blankenberg

Mobile Life Campus, Wolfsburg

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Henn Architekten

Credits Project: Henn Architekten Works Management: Baustelle Mobile Life Campus/Henn Architekten Project team: Marc Ulrich (project manager), Helge Bauch (project architect), Thomas Birk, Bernhard Kähler, Ute Riechers, Jürgen Schäfer, Justus Welsch Structures: Werner Sobek Ingenieure TGA: NEK Beraten und Planen Landscaping: Topotek 1 Lighting: Kardorff Ingenieure Fireproofing: HHP Nord/Ost Ecology: Okotop Geotechnich: Geo-Log Quantity Surveyor: Müller-Stein-Stroot Physics/Acoustics: Müller-BBM Statics/Facades: Wolfgang Völkel, Peilund Partenr Consultants and Main Contractors: SiGeKo/Wolfsburg Consult, VDS Schadenverhütung, Siemens, Assmann Beraten+Planen, Wolff-Müller & Co., Mayer-Vorfelder und Dinkelacker Ingenieurgesellschaft für Bauwesen, Arbeitsgemeinschaft Fassade, Technische Federführung Anders Metallbau, Sommer Metallbau-Stahlbau, Thieme & Co., Lindner Aktiengesellschaft, Th.Sculte, Reichstädter Metall- und Stahlbau, Primion Technology, AZ-Buchstaben, Officeform: Design Berlin, Fa.Henningsen, City Druck Copy Center Client: Volkswagen Immobilien/Volkswagen Gewerbegrund, Wolfsburg AG

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cqua, alberi da frutto, luce del sole, grandi superfici di vetro o bianche: il MobileLifeCampus progettato a Wolfsburg da Henn Architekten è un’architettura ambientale, una volta compiuto assomiglierà già a un insediamento extra-mondo capace di riprodurre le prerogative benefiche del pianeta Terra. Al momento, dal pietrisco scuro di contenimento dei gradoni, colonizzato di fresco il suolo, al di là degli giovani alberelli ancora muniti di tutore, spicca il primo edificio terminato, esteso in orizzontale, scandito dall’alternarsi di grandi vetrate, setti, parallelogrammi a tutta altezza e partizioni multipiano. Quel che nei prospetti appare come effetto d’un montaggio libero, al limite dell’affastellamento, con profusione d’angoli contundenti, non è che la conseguenza tridimensionale di uno sviluppo, il risultato di una speciale cartotecnica digitale impiegata dal progetto. Le diverse parti che affiorano in facciata rivelano i movimenti in profondità delle piante. La logica costitutiva di questa architettura è l’intreccio. In pianta si distinguono i due capi e i passaggi sottosopra di un nodo ad anello; il costruito, nei suoi andirivieni a pantografo, incastona gli spazi sfaccettati attorno ai quali si avvolge, cui affida, immersi nella luce nordica, compiti eminenti da super-patio di collegamento; o annette i triangoli di separazione tra i corpi di fabbrica a sezione costante, trasformandoli in cunei solari. L’edificio attraverso queste inclusioni può estendersi in lunghezza quanto in larghezza, acquista un’altra scala, diventa considerevole. La composizione planimetrica deve la sua solidità all’intrecciarsi di tutti questi nodi spaziali; le architetture si legano reciprocamente, sembrano addirittura proseguire le une nelle altre. Intreccio tanto riuscito da lasciar immaginare questa planimetria sottoforma di tappeto; d’altronde la pianta degli edifici non sfigurerebbe su di un tappeto, come se fosse davvero una specie di déjà-vu tessile. Ci si domanderebbe, proprio come nella stima dei tappeti di cui non si conosca l’origine, a quale civiltà – automobile? – si debbano mai disegni simili; tale decifrazione implica qualcosa che riuscirebbe a riguardare addirittura il kunstwollen di competenza. Intendiamoci: se la pianta di questi edifici si paragona a un nodo o a un disegno da tappeto non è per riconoscerne delle proprietà minori, magari decorative; nei tappeti il disegno è fatto di nodi, riguarda sempre la materia, la costruzione, un’architettura; i tappeti sanno essere formidabili esorcismi del vuoto. Il paragone, per quanto incongruo, vorrebbe spiegare la forza dell’impianto. I cinque edifici sono biforcati da un lato, puntuti e obliqui dall’altro in cui si affrontano sfalsati; l’elemento centrale trova il proprio contrappeso in una plaza, aperta sulla riva e stretta dai prospetti laterali della coppia di costruzioni a cavallo sull’acqua. Queste losanghe dotate di una prua e di una doppia coda potrebbero anche essere vettori, se non addirittura velivoli, disposti sul terreno come per riprodurre la formazione da crociera di una squadriglia di aeronavi futuribili. Se la regolazione degli spazi tra edifici-vettori riconduce a figurazioni da parata militare, tra le più potenti poiché aerea e supersonica, è altrettanto evidente che è lo spazio, tutto lo spazio del progetto, a essere inteso come oggetto di una dominazione aerodinamica. In effetti la dominazione aerodinamica dello spazio non corrisponde a perfezione con i migliori propositi di un centro di ricerca di una casa automobilistica? Le costruzioni sono sistemate su di un parterre ovale, piantumato con file regolari di meli a condividere geometricamente i tagli in obliquo dei fronti, delimitato per una metà da specchi d’acqua, resi ulteriormente curvilinei da strade o percorsi, e per la metà restante da altri alberi, paralleli all’andamento dei prospetti laterali, ad angolo retto con il limite orientale del lotto. Vegetazione irreggimentata prodiga di fiori e frutti, graziosamente metaforica di quel che potrà fiorire e fruttificare sul piano produttivo della ricerca. Veder cadere una mela dall’albero non dischiuse a Isaac Newton sviluppi fondamentali? Ne uscì trasformata nientemeno che la concezione dell’Universo. Alla fioritura primaverile dei meli corrisponderà una maggior vivacità intellettuale nel MobileLifeCampus di Wolfsburg? Decio Guardigli

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ater, fruit trees, sunlight, large glass or white surfaces: the MobileLifeCampus designed in Wolfsburg by Henn Architekten is an environmental work of architecture, which, once it is finished, will look like an out-of-this-world settlement capable of reproducing the beneficial prerogatives of planet Earth. At the moment, apart from some little young trees still supported by poles, we can see the first completed building emerging from the dark metal work of the steps. It stretches out horizontally marked by an alternating combination of large glass windows, parallelogram-shaped full-height stanchions and multi-storey partitions. What in the elevations looks like a free layout, almost a bundle, with a profusion of blunt edges, is merely the three-dimensional consequence of a development, the result of a special digital papermaking process used during the project design. The various parts emerging in the façade reveal the depth of the base plans. This work of architecture is actually woven together. The building plan shows the two ends and passageways above and below a ring-shaped node: the to-and-fro pantograph motion of the building work frames the faceted spaces it wraps around, assigning them the role, in the Nordic light, of basically connecting super-patios; or it annexes the separating triangles between the constant-section buildings, turning them into bright wedges. Thanks to these inclusions, the building can extend both lengthways and widthways, it takes on a different scale and becomes imposing. In these huge under-glass spaces, the project takes on a different air, contemplating its own panoramic sections and introjects closely-knit, external viewpoints. The layout owes its solidity to the weaving together of all these spatial nodes; the works of architecture mutually bond together, even appearing to be continuations of each other. The weaving is so successful that we can envisage this site plan as a sort of rug; after all the plan of the buildings would not look odd on a carpet – Chinese? Mongolian? Turkmen? -, as if it really were a sort of textile dèjá-vu. You might wonder, just like when attempting to assess a carpet of unknown origin, which civilisation – motor car? – designs like these come form; this kind of deciphering might even touch on the appropriate kunstwollen. Let’s be clear here: if the plan of these buildings is compared to a knot or a carpet design, this is not supposed to assign minor or just decorative properties; a carpet design is made of knots, it is always based on material, construction, architecture; carpets can often really exorcise empty space. The comparison, however incongruous, is intended to explain the force of the impact it makes. The five buildings are divaricated on one side, pointed and oblique on the other, where they are staggered; the central element is counterbalanced by a plaza, open along the bank and enclosed between the side elevations of the pair of constructions straddling the water. These diamond-shapes of a hull and twin tail might also be vectors, or even aircraft, set on the ground as if to imitate the cruise formation of a squadron of military planes. If the layout of buildings-vectors evokes the shapes of military flypast, among the most powerful because aerial and supersonic, it is equally obvious that it is the space, all the project space, that is treated like an aerodynamic object. After all, does not the aerodynamic domination of space perfectly match the best intentions of a research centre for the car industry? The constructions are set on an oval patch of ground, planted with regular rows of apple trees to geometrically partake in the oblique cuts in the fronts, half bordered by pools of water, made even more curved by roads or paths and half by more trees set parallel to the layout of side elevations at a right-angle to the east edge of the lot. Regimented landscaping full of fruits and flowers, a grace metaphor for what might blossom and come to fruit on the productive level of research. After all did not Isaac Newton gain a lot from seeing an apple fall from a tree? It actually resulted in a new concept of the Universe. Will the spring-time blossoming of apples be matched by greater intellectual vivacity at the MobileLifeCampus in Wolfsburg?

Nelle pagine di apertura, vista generale del MobileLife Campus realizzato a Wolfsburg. Nel terreno antistante l’edificio sono stati piantumati circa 500 alberi di melo e ciliegio che ne valorizzeranno il valore paesaggistico. A sinistra, planimetria generale, caratterizzata dalla strada diagonale che passa davanti a tutti gli edifici e li collega alla piazza comune centrale. Sotto, pianta del piano terra e sezione longitudinale di uno dei cinque edifici del complesso. Il master plan del campus interessa una superficie di 15 ettari e prevede la realizzazione di cinque edifici universitari e per la ricerca, un edificio per alloggi e un edificio comune per le comunicazioni. Opening pages, overall view of MobileLife Campus built in Wolfsburg. The ground in front of the building is planted with about 500 apple and cherry trees, which enhance its landscape value. Left, site plan featuring a diagonal road passing in front of all the buildings and connects them to a central communal square. Below, ground-floor plan and longitudinal section of one of the five buildings forming the complex. The master plan of the campus involves a surface area of 15 hectares and includes the construction of five university research buildings, an accommodation building and a communal building for communications.

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Il progetto di Henn Architekten si inserisce nel campus della Volkswagen AutoUni e prevede la fusione della School of Economics and Business Administration, School of Science and Technology, e School of Humanities and Social Sciences, con l’intento di creare le basi per un nuovo tipo di campus universitario dedicato alla ricerca. La struttura di base degli edifici è quella di un nastro che ripiegandosi va a formare i livelli orizzontali del complesso. Le facciate sono caratterizzate dall’alternarsi di porzioni vetrate e porzioni rivestite in cemento, il cui schema pare seguire i ripiegamenti del nastro della struttura. The Henn Architekten project fits into the Volkswagen AutoUni campus and involves the merging of the School of Economics and Business Administration, School of Science and Technology and School of Humanities and Social Sciences, so as to create the basis for a new kind of university campus. The basic structure of the buildings is a strip which folds to form the horizontal levels of the complex. The facades feature an alternating combination of glass and concrete-clad sections, whose scheme appears to follow the folds in the structural strip.

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L’interno è caratterizzato da un atrio a tutta altezza (23 m) che culmina con una copertura completamente vetrata che permette l’ingresso della luce naturale in tutti i livelli dell’edificio. L’atrio è il punto di

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incontro per i frequentatori delle diverse scuole e anche il punto di partenza delle varie rampe che conducono ai livelli superiori. The interior features a full-height lobby (23 m), which culminates

in an all-glass roof letting natural light into every level of the building. This lobby is the meeting point for those attending the various schools and the starting point for the various ramps leading to the upper levels.

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In queste pagine, particolari dell’atrio e dei corridoi superiori, dominati dalle ampie vetrature che consentono di godere di viste prospettiche sia dell’esterno sia dell’jnterno dell’edificio. These pages, details of the upper corridors and lobby, dominated by the wide glass windows opening up wide views from both inside and outside the building.

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3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati

Credits Project: 3C+T Capolei Cavalli A.A. Works Management: Fabrizio Capolei Fabrizio Mattiucci Main Contractor: Satema S.r.l Mecanical Plants: Generali Impianti S.r.l. Electrical Plants:

Le terme nel parco

Tecno Obe s.r.l. Zumtobel staff italia Saunas/Turkish Baths: C.M.V. s.r.l. Swimming Pools: 3L Costruzioni ed Impianti Facades: Mazzoni Group Schuco Italia Construction of

travertine interiors/facades: MP s.n.c. Piping: Geberit Mapress Boilers: Unical Gruppo Refrigeration Unit: Carrier Diffusers: Schako

Air-conditioning: Sabiana Convector Fans: Aermec Channels: ALP Steam Generators: ICI Automatic Controls/ Heat Exchangers: Jucker

Flooring and Coverings: Graniti Fiandre, Vogue, Floor Gres Client: Acque Albule Spa

3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati

Acque Albule Spa Complex, Tivoli Viste della facciata sud delle complesso termale Acque Albule a Tivoli. Questo fronte, che identifica il nuovo corpo di fabbrica a completamento del portico inizi Novecento a nord, è descritto da una grande vetrata, scandita da una serie di brise-soleil orientabili disposti in verticale la cui tonalità richiama il colore dell’acqua e delle palme.

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S

i basa su un’accorta fusione tra passato e presente l’intervento di ristrutturazione dello stabilimento termale Acque Albule di Tivoli curato dallo studio romano 3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati. Il tema è di per sé ricco di stimoli, una tradizione di antichissime radici storiche (le Terme di origine romana risalgono ai primi anni d.C.), una potenzialità terapeutica eccezionale data dalle caratteristiche fisico-chimiche delle Acque Albule, un territorio particolarmente esteso con un parco di 12 ettari e il confronto con una struttura esistente che data alla metà dell’Ottocento. Ma l’aspetto che ha fortemente influito sulla definizione e la portata dell’intervento è stata la volontà della committenza, la società Acque Albule, di trasformarlo in un momento focale di una più vasta e complessa operazione di marketing territoriale. Infatti la radicale ristrutturazione delle Terme di Tivoli abbraccia un più ambizioso programma di riqualificazione del territorio al fine di valorizzare in ambito nazionale e internazionale non solo lo stabilimento termale ma l’intero patrimonio culturale della cittadina che lo ospita. Un’operazione

di rilancio delle attrattive turistiche e naturali che fa perno sul potenziamento di un comparto, quello appunto del benessere, che soprattutto in questi anni recenti ha visto un crescita esponenziale e sempre più diversificata, in grado di coprire un ampio spettro di esigenze e di domande di servizi non più ormai ascrivibili solo a ristrette élite di pubblico. Il Complesso termale di Tivoli si colloca tra le strutture più moderne e competitive sia per livello sia per molteplicità dei servizi offerti. L’intervento dei progettisti non si è infatti limitato ad arricchire e modernizzare il complesso tremale esistente, ma ha portato a una profonda trasformazione dell’immagine dell’insieme coniugando alla vocazione medicale del centro benessere, l’offerta turistica e congressuale con la capacità di offrire servizi di wellness durante tutto l’anno. L’intervento si articola principalmente su due fronti. Da un lato, quello principalmente legato alla tradizionale stazione termale, si è posta attenzione al moderno sfruttamento delle proprietà terapeutiche delle Acque Albule con la presenza di oltre 200 avanzatissime postazioni

per la cura delle affezioni respiratorie e circa 50 per quella delle malattie reumatiche, per la massoterapia e i fanghi. L’altra componente su cui si sono indirizzate le scelte progettuali sono le attività legate al tempo libero con spazi per la ristorazione, una palestra di oltre 700 metri quadrati, vasche per l’idroterapia, 9 piscine di acqua termale, di cui 5 scoperte inserite nel parco. Rispetto della tradizione e un’attenzione particolarmente sensibile ai linguaggi che declinano le migliori espressioni della paesaggio architettonico contemporaneo sono le direzioni attraverso cui i progettisti hanno indirizzato la loro proposta di intervento. Il recupero di un vecchio portico degli inizi del secolo scorso è stato riattualizzato con la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica che traduce in chiave contemporanea i riferimenti al passato e alla tradizione romana dell’uso del travertino. Il nuovo edificio è stato pensato come un oggetto bifronte in funzione del suo rapporto con l’intorno. Un prospetto minerale e compatto ne identifica lo sviluppo lungo la via Triburtina, dove viene

definito il dialogo con la preesistenza storica del portico e con il conteso urbano. L’insieme trova quindi una dinamica e una composizione più articolata sul lato interno dove la trasparenza e il ricorso a un vocabolario di matrice tecnologica ne affermano lo statuto contemporaneo. La linearità e l’articolazione della facciata sono descritte da una grande vetrata scandita da una serie di frangisole orientabili disposti in verticale che si proiettano verso il parco termale esaltandone il rapporto di continuità. Sono questi elementi, filtrati da una cura particolare dei cromatismi che richiamano l’universo dell’acqua e della natura e calibrati dal punto di vista del livello prestazionale, che ci offrono la cifra dell’intervento. I progettisti attraverso componenti di progetto all’avanguardia, sensibilità nei confronti dell’ambiente riflessa nell’applicazione dei criteri di architettura bioclimatica e uno sguardo al passato filtrato da intelligenze contemporanee sono riusciti a dar vita a un insieme armonioso e strutturato, piacevolmente fruibile in un’ottica di benessere e relax. Elena Cardani

Views of the south façade of the Acque Albule Spa complex in Tivoli. This front, marking the new building structure completing the early20th century portico to the north, features a large glass window fitted with a set of adjustable shutters placed vertically, whose colour scheme evokes the colour of the water and palm trees.

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Nella pagina a fianco, planimetria generale e in questa pagina dal basso in alto, piante del centro benessere e dei piani terreno e primo. Il complesso si estende all’interno di un parco di 12 ettari e dispone di 9 piscine, di cui 5 all’aperto, una stazione termale

con 200 postazioni per la cura delle affezioni respiratorie e 50 per quella delle malattie reumatiche, massoterapie e fanghi, spazi per la ristorazione, una palestra e centro wellness di oltre 700 mq e 20 vasche per l’ideroterapia.

Opposite page, site plan and, this page from bottom up, plans of the wellness centre and ground and first floors. The complex extends through a 12-hectare park and has 9 swimming pools, including 5 outdoor pools, a spa centre

with 200 stations for treating respiratory ailments and 50 for rheumatic illnesses, massotherapy and mud treatments, food & drink spaces, a gym and wellness centre covering over 700 square metres and 20 hydro-therapy pools.

Legenda/Key 1. Palestra/Gym 2. Spogliatoio/Locker Room 3. Conference room 4. Studi massoterapia/Massotherapy Studios 5. Area soggiorno/Lounge Area

Legenda/Key 1. Ingresso/Entrance 2. Hall 3. Reception/Accettazione Reception/Admissions 4. Uffici/Offices 5. Sala d’attesa/Waiting Room 6. Ingresso piscine/Pools Entrance 7. Bar/negozio/Bar/Shop 8. Studi medici/Medical Studios 9. Camera silente/Quiet Room 10. Studi otorini/Ears Nose & Throat Studios 11. Reparto aerosol inalazione Aerosol Inhalation Ward 12. Reparto bambini/Children’s Ward 13. Ventilazione polmonare Pulmonary Ventilation 14. Area nebulizzazione/Area of Atomization 15. Area cure idroponiche Hydroponic Treatment Area 16. Porticato del ‘900/20th century Colonnade 17. Servizi igienici/Restrooms 18. Copertura vetrata piscine Glass Roof over Pools

Legenda/Key Area terapeutica/Treatment Area 1. Hall 2. Spogliatoio/Locker Room 3. Cabina fangoterapia/Mud-therapy Cabin 4. Cabina psoriasi/Psoriasis Cabin 5. Cabina idroterapia/Hydro-therapy Cabin 6. Cabina doccia evian/Evian Shower Cabin 7. Cabina massoterapia/Massotherapy Cabin 8. Cromoterapia/Chromotherapy 9. Area servizio/Utility Area 10. Centrale tecnica/Technical Station 11. Silos fanghi/Mud Silos 12. Magazzini/Storerooms 13. Salotto/Lounge

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Area Wellness/Wellness Area 1. Hall 2. Bagno turco sauna finlandese Turkish Bath Finnish Sauna 3. Saune/Saunas 4. Docce idroterapia/Hydrotherapy Showers 5. Cromoterapia/cascate a velo Chromotherapy/Waterfalls 6. Sala relax/Relaxation Room

Piscina acque termale/Spa Water Pools: 7. Percorsi vascolari/Vascular Treatments 8. Idromassaggio/Whirlpool 9. Vasca kneipp/Kneipp Pool 10. Piscina principale/Main Pool 11. Nuoto controcorrente Swimming against the current 12. Colli di cigno/Swan Neck Showers 13. Salette massoterapia/Massotherapy Rooms 14. Palestra/Gym

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Particolari dei frangisole costituiti da lamelle orientabili che favoriscono un’efficace ombreggiatura con una elevata flessibilità di configurazioni.

Details of the shutters made of adjustable blades providing highly effective shading in a wide range of positions.

La scenografica scalinata di accesso alla hall.

The striking stairway leading to the hall.

T

he Roman-based firm 3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati’s redevelopment project for the Acque Albule spa complex in Tivoli is based on a clever fusion of past and present. The theme is in itself full of input: a tradition with truly ancient historical roots (the Roman spas and baths date back to the very early years A.D.), exceptional treatment potential due to the physio-chemical characteristics of the Albule waters, a really spacious area covering 12 hectares, and interaction with an existing structure dating back to the mid-19th century. But the most influential factor in defining the scope and nature of the project was the client’s desire (the Acque Albule firm) to turn it into a key aspect of a much more extensive and complex territorial marketing operation. In actual fact, the redevelopment of the Tivoli Spa complex embraces more ambitious plans to enhance the territory, so that both the spa complex and entire cultural heritage of the city hosting it might be projected onto both the national and international scene. A re-launching of tourist and natural attractions hinging around boosting one particular sector, health and well-being, which over recent years in particular has undergone exponential growth and widened its horizons to cover a wide range of needs and demands for services no longer aimed exclusively at a small group of elite customers. The Tivoli Spa complex is one of the most modern and competitive facilities due to both the standard and range of the services it offers. The designers’ work was not confined to merely enhancing and modernising the existing spa complex, it also resulted in a real change in its overall image, combining the health centre’s medical vocation with tourist and conference services and yearround wellness and fitness facilities. The project focuses mainly on two fronts. On one hand its traditional spa facilities, concentrating mainly on exploiting the therapeutic properties of the Albule waters through over 200 cutting-edge stations for treating respiratory ailments and about 50 for rheumatic disorders, massotherapy and mud treatments. The other key focus of the design work were the leisure facilities with refreshment spaces, an over 700-square-metre gym, hydro-therapy pools and 9 swimming pools containing spa water, including 5 outdoor pools in the park. The designers worked along the lines of respecting tradition and paying careful attention to the latest stylistic idioms of cuttingedge architectural design. An old portico from the early-20th century was brought back to life by constructing a new building providing a modern-day rendition of past design features and drawing on the Roman tradition for using travertine. The new building was designed like a two-fronted object in terms of its relations with the surroundings. Along Via Triburtina it has a compact mineral elevation as it interacts with the old portico and cityscape. The overall structure is more elaborate and dynamic over on the inside, where transparency and the use of a high-tech vocabulary confirm its cutting-edge status. The linearity and elaborateness of the façade are embodied in a big glass window fitted with a set of adjustable shutters set out vertically, which project out into the spa park and create a striking sense of continuity. Further embellished by careful attention to the colour scheme, these features evoke both water and nature, providing facilities of the very highest standard. The designers have used the project’s avant-garde traits, an awareness of the environment by working along the lines of bio-climatic architecture, and careful attention to the past filtered through modern-day expertise, to bring to life a smoothly knit and structured overall construction, which is a joy to use for health and relaxation purposes. Elena Cardani 80 l’ARCA 222

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L’area relax del centro benessere e sotto la zona training. The relaxation area in the wellness centre and, below, the training area.

La sala vasche alimentate con acqua termale e trattamenti diversificati quali idromassaggio, percorsi vascolari, vasca kneipp e nuoto controcorrente. The pools room supplied with spa water and a range of treatments, such as water massage, vascular treatments, a Kneipp pool and swimming against the current.

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Concorso internazionale che premia progetti che dimostrino sensibilità al genius loci, coscienza ecologica, ingegno costruttivo, comprensione dei materiali, creatività nella gestione dello spazio e della luce AR Awards for Emerging Architecture International competition awarding projects that show sensitivity to genius loci, awareness of ecological implications, constructional ingenuity, sensitive understanding of materials, and inventiveness in handling space and light

1° Silvia Colombo, Ignacio Montaldo y Roberto Szraiber; Lukas Gerber; María Sol Imaz y Gabriela Gotusso; Verónica Lacruz 2° María Victoria Besonias y Luciano Kruk; Natalia Iris Dulfano, Sebastián Orlando Indri, Guillermo Furer y Mariano Goldberg; Estudio Diz (lighting) 3° Jorge E. Penas, Nicolás Adrien, Antonio Carrasco, Carlos Carrasco y Ovidio Lagos

Concorso per la sistemazione di Plaza de Mayo International Competition for the refurbishment and renovation of Plaza de Mayo Internet: www.socearq.org.

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Committente/Client: The Architectural Review

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Best of the Year/Roscoes Awards

Francia/France – Paris

Sedute: Residenziali/Seating: Residential Palms Chair – Jeff Vioski TWH Grid II Armchair – Joaquin Palencia for Gasp Furniture Aria – Paul Mathieu

The Best of Year Awards: Roscoes Premio, con votazione via web, che riconosce i migliori design di prodotti in varie categorie The Best of Year Awards: Roscoes Award honors distinction in product design of various categories, based on the popular consensus from web vote http://voting.interiordesign.net/ A

Categorie/Categories Accessori/Accessories Cubby – Bruce and Stephan Tharp

Nuovo Palazzo di Giustizia Concorso internazionale di idee per il progetto del nuovo Palazzo di Giustizia di Parigi nell’area Tolbiac-Freyssenet Hall New Law Courts International ideas competition for implanting the new Palais de Justice de Paris on the Tolbiac-Freyssinet Hall site

Sedute/Seating: Contract A- Zody – Haworth Landscape – Jeffrey Bernett for B&B Italia ZA Bench – Shin and Tomoko Azumi for Davis Furniture

Giuria/Jury: Massimiliano Fuksas, Christian Cleret, Joseph Abram, Josep Acebillo, Yves Bot, Jean Marie Coulon, Francis Cuiller, Michel Desvigne, Paul Goldberger, Michèle Leloup, Dominique Perrault, Wolf D. Prix, Rudy Ricciotti, Benedetta Tagliabue, Francis Teitgen, Bernard Tschumi

Cucina/Kitchen Sintesi – Tessi Garcia for Snaidero Maro 2-Hole Trap – Sieger Design for Dornbracht Slatted Extractor Hood – Bulthaup

Prodotti per l’Architettura Architectural Products Dritt Movable Walls – Geoff Gosling

Bagno/Bath Tara Logic – Sieger Design for Bulthaup Metropolitan Collection – Urban Archaeology

Prodotti per la Costruzione Building Products Fiji Convex Brick Mosaic – Nancy Epstein for Artistic Tiles B

Eco-Prodotti/Eco-Product Wall Flats – Michael and Jennifer Tuttle

Hardware E- Arrowhead Series Fusital Collection H5021 – Frank O. Gehry for Valli & Valli

Tessili/Textiles Monogram – Rachel Doris & Pollack Seedpod – Donghia Scotch Grain – Edelman Leather Hang Ten - Pollack

Illuminazione/Lighting Architektur LED Downlights – Prescolite Inc. Brindilles – François Azambourg for Ligne Roset

Pavimenti/Floor Covering: Soft Poetry in Morion – Karaston Contract 1968 Collection – Interface Flor Commercial Joy – Emma Gardner Design

Esterni/Outdoor Louis Soleil Sette – Sutherland Holy Mackerel – John Hutton for Perennials Rock Crystal – Peter F. Carlson for CL Sterling & Son

Pavimenti/Floor Covering: Hard Fused Floor – Parterre Flooring Systems

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2° Vincitori “Professionisti” ”Professionals” Winning Projects A- Josep Foses, Joan Maria Viader B- 3 Box (Pacôme Bonnier, Charles Girard, Jonathan Bruter) C- Gruppo di progettazione Fernando Donis, Katrin Betschinger Menzioni/Mentions D- ARNT-arq. Design e Urbanism, LDA, Tiago Mota Saraiva, Andreia Salavessa De Jesus Garcia, Carolina Condego, S, Antunes João, Bruno Simoes Gonçalves, Nuno Nunes Ferreira E- Christian Hauvette, Pierre Champenois, Frédéric Terreaux F- Frédéric Chartier – Pascale Dalix architectes G- Julien Ventalon, Laura Bartoloni H- Rachdi Manal & Landfabrik, Tanguy Vermet, B. Rougelot, D. Cheneau I- Buffi Associés SA, Jean-Pierre et Marianne Buffi, V. Jacob, S. Carnus J- -scape (Ludovica Di Falco, Francesco Marinelli, Paolo Mezzalama, Alessandro Cambi), Marta Nardone, Ilaria Iovino, Justyna Morawska, Marco De Angelis, Giorgio Caloisi, Giovanni Toisi Vincitori “Studenti” ”Students” Winners K- Jean-Marc Pitet, Antoine Brochard, Jérémy Debois, David Levain, Renaud Pereira L- Clément Forvieux M- Cédric Thomas N- Yann Martin O- Antoine Lacaze, Julien Vever, Pauline Cabouret

Rivestimenti Pareti/Wallcoverings Dutch Flowers – Oatrick Delouwere and Bart Eijking for Eijkingdelouwere Four – Carolyn Ray

Arredo/Furniture Onelink: Melina – Piet Houtenbus, Carmen Lenzi, Ed Pang Tetrad Flat – Sam Kragiel Soltice – Dan Cramer, Paul James My Studio Environments – Doug Ball/Herman Miller Inc. Ringstad Zen Coffe Table – Scott Arthur Yerkey Furniture Z Pedestal – Hellman-Chang Aurora Due – Tito Agnoli for Poltrona Frau

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Menzioni/Mentions P- Julien Syras Q- Faraz Soleymani

Trattamento Finestre/Window Treatments PW71c Cuzco – Hartmann & Forbes Innovazione/Innovation EcoSmart Fire – The Fire Company

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COMPETITIONS

Argentina – Buenos Aires

Vincitori/Winners A-Anna Heringer and Elke Roswag – School in Rudrapur, Bangladesh B-Sou Fujimoto – Children’s Treatment Centre in Hokkaido, Japan C-Miró Rivera Architects – Pedestrian Bridge at Lake Austin, Texas, USA

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

AR Awards for Emerging Architecture

E

C

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Vincitore/Winner Coldéfy & Associés Menzioni/Honorable Mentions SNOVE_Architettura Architecture Workshop Asiacity Limited Ryall Porter Architects

Concorso Internazionale per il progetto del Hong Kong Design Institute International Architectural Competition for the Hong Kong Design Institute Giuria/Jury: Richard Meier, Shiling Zheng, Leslie Lam Lu, Rocco Sen Kee Yim, Martin Hadaway, Cheung Shing NG, Barrie Chow Lai Ho Committente/client: Hong Kong Design Institute (Internet: www.hkdi.hk)

+ europaconcorsi

COMPETITIONS

Cina/China – Hong Kong

Italia/Italy – Vado Ligure (Savona) Lungomare Concorso di progettazione a procedura ristretta per la redazione di un master plan relativo alla sistemazione della aree del fronte urbano/portuale del Comune di Vado Ligure Waterfront Restricted competition for the master plan and the renovation of the waterfront Committente/Client: I.P.S. Insediamenti Produttivi Savonesi S.c.p.a 1° 1° Paolo Cevini (capogruppo/team leader), Pietro Cevini, D’Appolonia, Idrotec, Viola ingegneri & Architetti Associati, Land, Annalisa Calcagno Maniglio 2° Ove Arup & partners (capogruppo/team leader), Arup srl, MTA Associati, BAU - Laboratorio di Architettura 3° Dodi Moss (capogruppo/team leader), 1° Boris Podrecca, Buro Happold, ED, Gabriella Innocenti, Alessandra Bonanni

Taiwan - Kaohsiung Rinnovo del Lungomare Kaohsiung Il Governo della Città ha indetto un concorso internazionale per lo sviluppo dell’area lungomare e il progetto di rinnovo dei moli 1-22, con l’obiettivo di definire la nuova immagine dello sviluppo regionale e urbano di Kaohsiung come città portuale di livello internazionale e destinazione turistica Kaohsiung Waterfront Renovation International Competition The Kaohsiung City Government invited professional local and foreign teams with waterfront development experience, to envision the planning of Kaohsiung Waterfront Renovation Project at Wharfs 1-22, with the goals to accomplish regional development and the vision of Kaohsiung as an international harbor city and important tourist destination. Giuria/Jury: Chen Tian Jinn, Lin Chienyuan, Ho Tong-Po, Huang Shyh-Meng, Kuo Monica, Yung Jimmy, Lu Yu-I, Kuo MinNeng, Te Cheng Yu, Liou Shuenn-Ren, Ko Tsung-Ting, Alex Lifschutz, Larry Beasley, Ken Greenberg, Han Meyer Committente/Client: Urban Development Bureau, Kaohsiung City Government

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4° Luigi Pellegrino/AtelierMap (capogruppo/team leader), Gianfranco Gianfriddo (AtelierMap), Francesco Cacciatore (AtelierMap), Joao Antonio Ribeiro Ferreira Nunes (PROAP) 5° Chapman Taylor Architetti (capogruppo/team leader), Chapman Taylor LLP, Ishimoto Architectural and Engineering Firm, Ishimoto Europe, Centro Studi PIM, ART33 Architetti Associati 6° Salvatore Dierna (capogruppo/team leader), Alessandra Battisti, Fabrizio Orlandi, Fabrizio Tucci 7° Pier Luigi Cervellati (capogruppo/team leader), Sparta, Marco Ambrosanio, Rosanna Cirillo, Silvio Indaco,Germana Maranca, Ulrich Seum, Rosario Tartaglione

1° Team-KWF, Sputnik Premio eccellenza/Works of Excellence Latz+Partner SWA Group Menzioni d’onore/Honor Mentions Sweeny Sterling Finlayson & Co. Architects De Architekten Cie

LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE

Carmelo Strano

Mr. Kobold

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i pare la maniera più efficace e più pertinente per sintetizzare la produzione t eoric a e poetic a di Ettore Bonessio di Terzet: egli è Mr. Kobold. D’altra parte tanti meriti non ho a proposito di questa mia proposta. E’ nel 1981 che Bonessio di Terzet fonda la “rivista di estetica e spazi creativi” intitolata “Il Cobold”. L’estetologo-filosofo attinge dalla frequentata letteratura tedesca e si ispira appunto a quel demone malizioso e un po’ Giamburrasca. A chi conosce lo studioso genovese risulta facile rendersi conto che egli in questa scelta ha rivelato un dato autobiografico: essere un Kobold quale blaterone a un tempo spontaneo e malizioso, insofferente di tutto e disponibile a tutto, picconatore e medit a tivo, che ost ent a l’inutilit à dell’arte senza riuscire a nascondere che di essa è doppiamente vittima compiaciuta in quanto analista e creativo. D’altra parte in lui il poeta, il teorico, lo storico, e persino il docente (mi riferisco a taluni modi etico-didascalici certamente connessi col suo insegnamento di estetica all’università di Genova) si fondono inscindibilmente. Ma siccome anche il suo modo di vivere rivela la stessa impronta, va da sé che Bonessio di Terzet è la sopravvivenza o la reincarnazione della condizione decadentistica. E’ normale che in un poeta la riflessione teorica (nel suo caso estetologica) si faccia anche filosofica. Ma quest’ultima si tiene lontana sia dal piagnucolio pascoliano sia dal serioso e ponderoso universalismo leopardiano. Ad esempio: “Questa la terra cercata/quest a t erra troppo stre tt a per t ant a storia/questa terra che lo sguardo chiude/dove l’animo rimane leggero e spazia/con calma alla ricerca di una costola/questa terra affascinata da un ordine/che smaschera l’esistente disordine?”. La poesia di Bonessio di Terzet dice qualcosa, fugacemente, di qualche aspetto della vita la quale a ogni modo in nessun caso è scissa dall’arte (com-

menta lo stesso poeta: “Necessita stare ne ll’enigma. St are dentro, viverlo dall’interno senza volerlo spiegare, senza mettere in campo la ragione per darsi delle ragioni, senza voler svelare questo mistero – l’enigma – che si perpetua all’umanità come esperienza singolare: la condizione umana ” , Il proble m a dell’arte/poesia e pittura contro la civiltà dell’inutile , Mimesis-Itinerari filosofici Milano 2003). Questo richiamo non è c asuale. Quel volume si offre come compendio del suo ragionare e del suo fare intorno al “problema dell’arte”. Lì Bonessio di Terzet si mette a nudo, intellettualmente e psicologicamente, da analista e da poeta, l’uno ovviamente inscindibile dall’altro e peraltro alleati “contro la civiltà dell’inutile”: l’utensile da usare essendo, certo, l’arte, nella doppia accezione in cui l’autore ce la propone di “opera d’arte”, cioè il respiro dell’universalità e della contemplazione, e di “oggetto d’arte”, vale a dire ciò che è destinato al consumo. Che questo volume (illustrato da Loredana Cerveglieri) sia un compendio dell’intero personaggio decadentista lo dice anche il suo impianto: in due parti. La prima intonata alla Teoria. Essa si ripartisce in “vedere (il panorama)” e in “pensare (il panorama)”. Qui si produce una sorta di sinestesia tra background filosofico e impegno t eori co sull’art e. C’è una seconda parte, Poesis, con versi sino al 1968 e versi dal 1970 al 2000. Il terreno tematico non muta in questa seconda parte: pur sempre pensieri sull’arte. Inoltre, prende spazio anche il giudizio critico che talora confina con la boutade sagace: “Mino Maccari è la bluepencil della cultura italiana”, “Alberto Burri, il coraggio di bruciare una vita”, “Alberto Bevilacqua è la carta assorbente della società culturale italiana s.p.a.”, “Duchamp ha regalato una bicicletta alla filosofia”. Insomma, ogni t anto c apit a di non annoiarsi.

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think the best and most effective way of su mm ing up Ettore Bonessio di Terzet’s theory and poetics is quite si m ply as follows: he is Mr. Kobold. Although I do not really deserve much credit for this suggestion of mine. In 1981 Bonessio di Terzet set up the “magazine of a esthetics and cre ative spa c es” entitled “Il Cobold” . The a esthetephilosopher draws on his knowledge of German literature and is inspired by that m alicious little devil. Anybody who knows this scholar fro m Genoa can easily see that this reveals som ething about hi mself: being a Kobold m eans being a spontaneous but m alicious waffler, insufferable yet ready to take on anything, a pick axe but m editative, openly flaunting the uselessness of art without managing to hide the fact that he is its willing victi m twice over, as an analyser and creative person. After all the poet, theoretician, historian and even teacher (I a m referring to som e of his ethic al-explanatory w ays c ertainly connected with his teaching aesthetics at Genoa University) are inseparably bound together. But since his way of life is cut from the same cloth, it goes without saying that Bonessio di Terzet is a living example or reincarnation of the decadent condition. It is only normal for a poet’s theoretical thoughts (aesthetalogical in his case) to also be philosophical. But the latter are a far cry from either Pascoli’s whining or Leopardi’s serious, pondering universalism. For instance: “Questa la terra cercata/questa terra troppo stretta per tanta storia/questa terra che lo sguardo chiude/dove l’animo rimane leggero e spazia/ con calma alla ricerca di una costola/ questa terra affascinata da un ordine/che smaschera l’esistente disordine?”. Bonessio di Terzet’s poetry says something, if only fleetingly, about certain aspects of life which cannot ever in any way be detached from art (as the poet himself says: “We need to stay in the enigm a. Stay inside, experience it

from the inside without revealing this mystery – enigm a – which runs right through m ankind as a singular experience: the human condition” ). He quotes fro m his book Il problema dell’arte/poesia e pittura contro la civiltà dell’inutile published in 2003 by MimesisItinerari filosofici. This is no casual allusion. In actual fact, after various publications on this specific topic ( I notably re c all his Del frammento organico. Una teoria del discorso, 1990), this book is a sort of compendium to his line of thought and a ction on the “problem of art”. Here Bonessio di Terzet bares his soul, both intellectually and psychologically, as an analyst and poet, inseparable from each other of course and also allied “against the society of the useless”, the tool to be used being, of course, art, in the double sense in which the author proposes it – how ever controversial – as “work of art” or, in other words, breath of universality and contemplation, and also “art object” or what is designed for consumer purposes. The way it is divided into two parts confirms that this book ( illustrated by Loredana Cerveglieri) is a compendium to his entire decadent character. The first part is devoted to Theory. It is divided into “seeing (the panorama) ” and “thinking (the panorama)”. Here there is a sort of syna esthesia of his philosophic al background and theoretical work on art. There is also a second part, Poesis, including verses up to 1968 and verses from 1970-2000. The subject matter does not change in this second part: more thoughts on art. There is also so m e critic al judge m ent, which at ti m es borders on clever witticis m : “ Mino Maccari is the blue pencil of Italian culture”, “Alberto Burri, brave enough to burn life”, “Alberto Bevilacqua is the toilet roll of the Italian cultural company L td.”, “Ducha m p gave philosophy a bicycle as a gift”. So at times you do not get bored.

L’Italia impari, vero Ministro Rutelli? Italy will learn the lesson, won’t it Minister Rutelli?

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a quale scandalo e scandalo! Ma quale petizione e raccolta di firme! Gli Usa lo fanno da tempo. Era ora che ciò accadesse anche in Europa. Ha cominciato un po’ in sordina l’Inghilterra, e ora con forza la Francia. Quale è l’argomento? La cessione del marchio di alcuni importanti musei a talune nazioni e nuovi musei. Il British Museum in questo senso ha siglato accordi col Museo di Pechino. Ma anche il Louvre ha dato in prestito il proprio marchio e le proprie opere allo High Museum di Atlanta (opera di Renzo Piano) in cambio di 13 milioni di euro. Che scandalo c’è se un tale prestito viene realizzato all’insegna di “Louvre-Atlanta”? Ma la reazione dei tradizionalisti francesi si acutizza a proposito di un nuovo accordo in fase di realizzazione col museo di Abu Dhabi, perché in questo caso la collaborazione è sottesa da affari finanziari, come l’acquisto di 40 Airbus A-380 da parte degli Emirati Arabi Uniti. Anche in questo caso si tratta di cedere, oltre al prestito di opere importanti, anche il nome del Louvre. La contropartita? Cinquecento milioni di euro. E’ scoppiato il finimondo. Direttori di musei, storici dell’arte, ecc. capitanati da Françoise Cachin, già direttrice dei musei di Francia, e di Jean Clair, direttore del Museo Picasso di Parigi, hanno sottoscritto una petizione agli organi politici competenti perché il Louvre, per così dire, non si prostituisca. Neiges d’antan, cose d’altri tempi, quelli della cultura astratta e staccata dalla società. Se ne rende conto anche lei, Ministro Rutelli, non è vero? Finché era il Beaubourg a clonarsi a Shanghai, finché lo faceva il Guggenheim a Bilbao, si poteva dire: be’ ma si tratta di arte contemporanea…Ma ora il British e il Louvre hanno aperto una grande breccia. Raccogliamo un po’ di soldi e portiamo anche l’arte italiana in giro, cedendo il marchio degli Uffizi, della Pinacoteca di Brera ecc.

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hat is all this talk of scandal! What is all this collecting a petition and signatures! The USA has been doing it for years. It was time it happened in Europe too. It began rather quietly in England, and is now really taking off in France. So what are we talking about? The concession of the brand name of certain leading museums to other nations and new museums. The British Museum has signed some agreements with Beijing Museum. But the Louvre, too, has lent its name and own works to the High Museum of Atlanta (designed by Renzo) in exchange for 13 million Euros. So what is scandalous about this happening with the “Louvre-Atlanta”? But the reaction of French conservatives was even more robust in relation to a new agreement currently being settled with Abu Dhabi Museum, because in this case the operation has financial aspects, such as the purchasing of forty A-380 Airbuses by the United Arab Emirates. Here again this involves the concession of the Louvre’s name as well as the loan of important works. In return for what? Five-hundred million Euros. All hell broke loose. Museum directors, art historians etc. headed by Françoise Cachin, previously the director of French museums, and Jean Clair, director of the Picasso Museum in Paris, have signed a petition to try and get the relative political institutions to prevent the Louvre from, so to speak, prostituting itself. Neiges d’antan, the kind of thing that used to happen in the old days of abstract culture disconnected from society. You realise that too, do not you Mr. Rutelli? As long it was the Beaubourg being cloned in Shanghai or the Guggenheim in Bilbao, we could say: well, after all it is just contemporary art…But now the British Museum and Louvre have opened up a huge breach. Let’s collect a bit of money and send Italian art off round the world, lending the name of the Uffizi and Brera Art Gallery etc.

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Nuovo polo per l’impresa WJC Milan Progetto: Marco Cerri/Urb.a.m.

Planning quality and competitiveness on an entrepreneurial level are the elements on which the World Jewellery Center was founded. A project born from an intitiative propounded by Relive Company and implemented by Marco Cerri from the Urb.a.m. studio of Milan, the complex will rise in the Lombard capital, in the strategic area of Portello Nord, near the highways and Malpensa, and not far from the New Milan Fair and the Portello pavilions. This modernly conceived structure is meant to bring together Italian goldsmiths and the small and medium Milanese and Lombard enterprises that reveal high-quality productive and entrepreneurial output. The importance of the complex as a place that is meant to represent the efficiency and vitality of the goldsmith’s sphere is evident, thanks to the architecture of the structure, which is an ideal expressive means to establish a modern entrepreneurial concept on an international level, as well. The complex is made up of a series of bodies that are organized around a large, partially covered nucleus; the site is a 25,000-squaremeter city park. The structure is perceived as a lively ensemble, and the directions the volumes face and the way they are organized are well conceived due to their proximity to a high-speed arterial road. The barycentric ellipse that regulates the development of the structure has led to the construction of a two-story body facing north, a nine-story building facing south and a nineteen-story building that constitutes the main perceptual element, as, visually, it characterizes the city itself. The architectural language is on a register that belongs to technological tradition: the continuous glazed façade changes, turning from bright to dim and vice versa, and changing colors according to the time of day and the weather. The central court, which is distributed on two levels, is protected by a metal roofing that is partly transparent and partly opaque, offering a pleasant, comfortable reception area in between the two architectural bodies. The complex, which covers a 12,665-square-meter surface that is divided into artisan, shopping and service sectors, is provided with a convention center, an auditorium holding more than 250 seats, a nursery, a fitness center, banks, refreshment stands for the shopping areas, and a church. These units surround the central square, which was planned as a place in which international events and performances are to take place, thus becoming a welcoming center for meetings, an urban space designed for the business world. Special attention was placed on the ecological sustainability of the electrical and plumbing systems. An electrical system was thus devised that involves the architecture of the complex, including the bearing structure and the technique used for the fittings themselves. A dynamic simulation of the air flow and regulation of daylight were used to minimize the impact of the heating systems and to optimize the use of passive energy sources and the existing natural resources. Problems related to environmental impact were faced by turning to alternative, eco-friendly energy sources and to new technologies, so as to achieve the right combination of functionality, architectural quality and environmental compatibility.

Qualità progettuale e competitività del livello imprenditoriale sono i poli attorno ai quali ruota il World Jewellery Center. Progetto nato da un’iniziativa di Relive Company e firmato da Marco Cerri dello studio Urb.a.m di Milano, il complesso sorgerà nel capoluogo lombardo nell’area strategica del Portello Nord, vicino alle autostrade e alla Malpensa e nelle vicinanze della Nuova Fiera e Fiera Milano Portello. Un edificio di moderna concezione pensato per concentrare in un’unica sede le imprese orafe italiane e le piccole-medie imprese milanesi e lombarde a elevata qualità produttiva e imprenditoriale. La centralità dell’intervento, come luogo rappresentativo dell’efficienza e della vitalità del mondo orafo, è descritta dall’architettura dell’edificio, medium espressivo ideale per affermare anche a livello internazionale una moderno concetto imprenditoriale. Il complesso è costituito da una serie di corpi articolati attorno a un ampio nucleo centrale parzialmente coperto, il tutto immerso in un parco urbano di 25.000 metri quadrati. L’orientamento e l’articolazione dei volumi e delle geometrie offre una percezione movimentata che ben si adatta alla vicinanza di un’arteria di traffico a percorrenza veloce. L’ellissi baricentrica che regola lo sviluppo dell’insieme organizza a nord un corpo di due piani fuori terra, a sud un edificio composto da un corpo di 9 piani e uno di 19 che funge da elemento percettivo principale e assume la valenza di elemento visivo caratterizzante la città. Il linguaggio si iscrive nel registro della tradizione tecnologica, facciata continua in cristallo che modifica luminosità e colore a seconda delle ore del giorno e delle condizioni metereologiche. La corte centrale, distribuita su due livelli è protetta da una copertura metallica, in parte trasparente e in parte opaca, che offre un piacevole e confortevole spazio di accoglienza ponendo in relazione i due corpi di fabbrica. Il complesso, che occupa una superficie complessiva di 12.665 metri quadrati suddivisi in attività artigianali, commerciali e terziario, è dotato di un centro congressi, un auditorium di oltre 250 posti, un asilo, una zona fitness, banche, luoghi di ristoro per esercizi commerciali e una chiesa. Queste unità coronano la piazza centrale che pensata come luogo per accogliere avvenimenti e manifestazioni internazionali, diviene centro di accoglienza e di incontri, spazio urbano di relazione a supporto del mondo dell’impresa. Particolare attenzione è stata posta alla sostenibilità ecologica degli impianti con la messa a punto di un sistema energetico che compete l’architettura, la struttura portante e la tecnica degli impianti stessi. La simulazione dinamica del flusso dell’aria e la modulazione della luce diurna sono stati utilizzati per minimizzare gli impatti dei sistemi termici e ottimizzare l’utilizzo delle fonti energetiche passive nonché delle risorse naturali esistenti. I problemi di impatto ambientale sono stati affrontati con il ricorso a soluzioni energetiche alternative, eco-compatibili e a nuove tecnologie con la finalità di raggiungere una corretta sintesi tra funzionalità, qualità architettonica e compatibilità ambientale. Elena Cardani

Planimetria generale del progetto per il World Jewellery Center che verrà realizzato a Milano nell’area del Portello Nord. A destra dal basso: piante del piano terra,

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primo piano e sesto piano. Nella pagina a fianco, dall’alto, prospetto ovest, prospetto sud, sezione e rendering del complesso che occuperà un’area di quasi 13.000 mq.

Site plan of the project for the World Jewelley Center to be realized in Milan in the Portello Nord area. Right from the bottom: plans of the ground floor, first floor and

sixth floor. Opposite page, from the top: west elevation, south elevation, section and rendering of the complex which will occupy a gross area of about 13,000 sq.m.

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Informatica e Paesi in via di sviluppo One Laptop per Child

Macro-griglia per lo sport Sports Centre, Marseilles

OLPC è l’acronimo di One Laptop Per Child, ovvero un PC a basso costo (100 dollari) destinato ai ragazzi che vivono in condizioni di povertà e in luoghi lontani dai centri urbani. Il Laptop verrà prodotto in tantissimi esemplari e sarà venduto ai Governi, che poi a loro volta lo distribuiranno nelle scuole. L’iniziativa è stata presentata nel 2005 presso il World Economic Forum a Davos, in Svizzera. OLPC è anche la sigla dell’organizzazione no-profit cui hanno aderito importanti società (ogni azienda ha donato due milioni di dollari) operanti nell’Information Technology come Google, Red Hat, AMD, BrighStar, News Corp e Nortel Networks. OLPC ebbe il massimo di visibilità mediatica allorquando il progetto venne presentato da Nicholas Negroponte e Kofi Annan (ex segretario ONU) al World Summit on the Information Society a Tunisi. Nel progetto è inoltre coinvolto anche il MIT Media Lab, di cui Negroponte, prima di dedicarsi interamente in qualità di presidente di OLPC, era uno dei massimi esponenti. Il programma prevede la produzione di un Laptop, ovvero di un PC portatile ridotto all’essenziale ma senza togliergli nessuna funzione fondamentale. Il problema dell’autonomia energetica è stato risolto grazie a una batteria ricaricabile attraverso una manovella. Tale accorgimento potrebbe far pensare a una macchina dall’aspetto tecnologicamente arretrato, in realtà è vero l’opposto poiché la dotazione di funzioni è talmente specifica che alla fine il computer ha l’aspetto di un gioco elettronico piuttosto evoluto. Tutto è pensato in funzione di un uso in condizioni limite: massima robustezza dell’involucro e grande attenzione all’ergonomia, tenendo conto che i ragazzini sono potenzialmente “distruttori” inconsapevoli di qualsiasi oggetto venga loro affidato. Realizzati in vari colori, tra cui un bel verde squillante, facile intuirne il valore simbolico in quanto trattasi di oggetto ecologicamente corretto sul piano culturale: il nuovo PC – denominato anche Green Machine – dovrebbe radicalmente risolvere il problema dell’atavico isolamento dei Paesi in via di sviluppo. Carlo Paganelli

Progetto: Christophe Gulizzi

OLPC is an acronym for One Laptop Per Child, a low-cost PC (100 dollars) meant for poor children who live far from the city. A great number of these laptops will be produced and will be sold to various Governments, who will then distribute the computers to the schools. The initiative was presented in 2005 at the World Economic Forum in Davos, Switzerland. OLPC is also the abbreviation of a nonprofit organization to which a number of important firms operating in the sphere of Information Technology have adhered (each company has donated 2 million dollars), such as Google, Red Hat, AMD, BrightStar, News Corp and Nortel Networks. OLPC achieved its widest reach through the media when Nicholas Negroponte and Kofi Annan (the former UN secretary) presented the project at the World Summit on the Information Society in Tunis. The MIT Media Lab is also involved in the project; before devoting himself entirely to his activity as the president of OLPC, Negroponte was one of the main exponents of the Media Lab. The program entails the production of a laptop – a portable PC – that is reduced to the essential but that lacks none of a computer’s main functions. Problems related to power sources were solved thanks to a battery that can be recharged through a hand crank. The first picture one might envision is that of a machine with a technologically outdated look, but, on the contrary, the computer is provided with such specific functions that it looks like a highly advanced electronic game. The computer was designed to function in any possible condition: it has a tough casing, and great care was put into its ergonomic features, as children are potential, unwitting “destroyers” of anything they are entrusted with. It is easy to sense the high symbolic value of the colors used for the laptop: bright green, among the others, as it is an eco-friendly object on a cultural level, as well. The new PC, aka the Green Machine, ought to radically solve the problem of the atavistic isolation developing countries are subjected to.

Vedere ed essere visti, le facciate del centro sportivo Louis Blériot di Marsiglia rilevano in questa duplicità la loro cifra architettonica. Il progettista è un giovane architetto marsigliese, Christophe Gulizzi, che ha dato prova di una notevole sensibilità e una buona dose di coraggio nel risolvere il tema progettuale: palestra, sala di danza, sala pesistica, pista di atletica e sport collettivi, una superficie di poco più di 1.500 metri quadrati, e circa 3.000 esterni, gravitanti nell’area del liceo omonimo. Evocazione del gioco, esaltazione dello sforzo, spettacolo del corpo, divertimento sono le componenti che hanno guidato il progettista nella definizione della sua struttura. Le facciate nord e sud dell’edificio sono descritte dalla trasparenza di una macro-griglia metallica formata una maglia quadrata di 2,62 metri di lato a supporto di 148 quadrati in vetro di 2,42 metri, il tutto a comporre una superficie 44 metri di lunghezza per 8 di altezza. L’insieme si risolve sostanzialmente in questo meccanismo in cui si concentra la portata espressiva dell’intervento. E non è poco, visto l’impatto scenografico della quinta di vetro e metallo che inquadra il movimento dei corpi, la forza del segno che riesce a connotare il paesaggio di una nuova dimensione contemporanea, la purezza e la linearità del disegno della griglia metallica che dichiara con immediatezza il sistema strutturale. Un progetto che, come nelle intenzioni del suo autore, è percepibile in modo diretto, senza fraintendimenti, “un progetto libero da condizionamenti, senza riferimenti plastici immediati, non un contenitore di funzioni, di forme o di materiali alla moda, ma prestazione tecnica al servizio dell’estetica, un dialogo tattico tra ingegnere e architetto”. Gulizzi dimostra carattere, decisione e spirito critico, forse un po’ provocatore ma sicuramente ricco di spunti e con una interessante proprietà di linguaggio e dimestichezza tecnica, un progettista da non perdere di vista. E. C.

Pianta, sezione, assonometria della struttura metallica e viste esterne e interna della palestra Louis Blériot di Marsiglia.

To see and be seen is the architectural message that is revealed by the façades of the Louis Blériot sports center in Marseilles. The planner, Chistophe Gulizzi, a young architect from Marseilles, has shown a great dose of sensibility and courage in finding the right solution for the project, which includes a gym, a dance hall, an area for weight-lifting, a track for athletics and collective sports. All of this involves an interior surface area of more than 1,500 square meters and a 3,000-square-meter outdoor area on the site of the Louis Blériot high school. Evocation of games, exaltation of effort, the performance of the body and having fun are the components that have guided the planner in the definition of his structure. The northern and southern faces of the building are marked by the transparence of a great metal grid formed by a 2.62-meter square mesh supporting a 148-square-meter expanse of 2.42-meter glass, all of which forms a 44-meter long surface which rises 8 meters in height. Essentially, this is the element that endows the ensemble with expressive significance. It is quite remarkable, as the visual impact of this glass and metal expanse frames the movements of the bodies behind it. It constitutes a strong mark that is able to connote a new landscape with a contemporary dimension, the pureness and linearity of the mesh design immediately revealing the structural system of the whole. According to the author’s intentions, the project is directly perceptible and cannot be misunderstood: “…a project that is free from any conditioning, without any immediate plastic references, not a container of functions, forms or fashionable materials, but an esthetic technical performance, a tactic dialog between the engineer and the architect”. Gulizzi shows character, decision and critical spirit; he might seem provocative, but is full of ideas, as well as being gifted with an interesting propriety of language and technical experience: he is a planner that is to be followed closely in the years to come.

Plan, section, axonometry of the metal structure and external and internal views of the Louis Blériot Sport Center in Marseilles.

Viste delle diverse versioni e colorazioni del computer e del e-book portatili realizzati nell’ambito dell’iniziativa One Laptop Per Child. Views of the various versions and colours of the portable computer and laptop realized for the program One Laptop Per Children.

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Autosilo Val Mulini In Como Progetto: Fausto Colombo, Renato Conti, Lorenzo Forges Davanzati Vista dell’Autosilo Val Mulini a Como. Il volume del parcheggio multipiano e la copertura sono protetti da una struttura metallica al cui centro si apre il vuoto cilindrico contenente le rampe di accesso, la cui sezione interna è rivestita in mattoni a vista.

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View of the multilevel parking Val Mulini in Como. The volume of the building and the roof are protected by a metal structure with at its center the cilindric void containing the access ramps, cladded with exposed bricks.

Le architetture di servizio – quelle che svolgono compiti tecnici, che esauriscono il loro significato in un ruolo prestabilito – sono le più difficili, perché devono declinare i codici formali della disciplina costringendoli nello stretto alveo della pura funzionalità. Ciò nonostante esse sono opere, corpi, presenze che in qualche modo appartengono alla dinamica culturale del nostro tempo, il che le carica di attese e di responsabilità quanto ogni altro edificio. Dopo aver vinto un concorso curriculare nel 1997 per la costruzione di un parcheggio multipiano a Como, Fausto Colombo con Renato Conti e Lorenzo Forges Davanzati, hanno dovuto affrontare il tema di una struttura eminentemente urbana, incassata in una “valle profonda e angusta, occupata in modo disordinato da fabbricati con varie destinazioni d’uso”, con finalità di raccolta e parcheggio dei veicoli che affluiscono al vicino ospedale o sostano in coincidenza con un servizio di navette per Como-Lago. Il tema progettuale era quindi quello di creare un organismo capace di inserirsi, rivalutandolo, in uno spazio urbano congestionato per offrirvi un servizio pubblico. “Morfologicamente questo autosilo è disaggregabile in tre figure architettoniche”, spiega il progettista. “La prima è rappresentata dal contenitore vero e proprio, con distribuzione radiale dei posti macchina serviti dalla doppia rampa elicoidale; la seconda è costituita dal connettivo verticale (scale, elevatori, servizi); la terza è formata dai connettivi orizzontali (passerella, tunnel di attraversamento stradale, sbocchi)”. In questa articolazione, l’architettura aderisce alla conformazione fisica del luogo, sottraendola alla sua natura amorfa e creando un’emergenza qualificata, espressa in un teso linguaggio architettonico, intorno alla quale tutto lo spazio circostante trova un nucleo visivo e un elemento di riorganizzazione. All’interno, invece, la funzione di servizio, perfettamente svolta dagli orientamenti e dagli accessi, si moltiplica in una serie di soluzioni che non riguardano solo l’organizzazione degli spazi, ma si distendono sull’intera architettura trasformandola, attraverso un calcolato uso del colore e delle forme, dei segnali e delle strutture, dei materiali e degli scorci visivi, in immagine eloquente, nella quale la pura funzione trova il suo risvolto comunicativo ed estetico. Maurizio Vitta

Service architecture – the kind the serves technical purposes whose meaning is fully encapsulated in a pre-determined role – is the most tricky, because it has to constrain its stylistic codes within the tight bed of pure functionality. Nevertheless, they are still works, bodies, presences, which, in some way, belong to the cultural dynamics of our age, which charges them with the same expectations and responsibilities as any other building. After winning a curriculum-based competition in 1997 to build a multi-storey car park in Como, Fausto Colombo with Renato Conti and Lorenzo Forges Davanzati, were faced with the problem of designing an eminently urban structure encased in a “deep and narrow valley occupied in a dishevelled manner by buildings serving all kinds of purposes”, designed to gather and park vehicles flowing into the nearby hospital or waiting by a shuttle service for Lake Como. The design theme involved creating an organism to fit into and enhance a congested urban space to provide a public service. “Morphologicallyspeaking this car park can be disaggregated into three architectural features”, so the architect pointed out. “The first is the container proper, with a radial layout of parking spaces served by a twin elliptical ramp; the second is the vertical connection (stairs, lifts, utilities); and the third is the horizontal links (walkway, subway, exits)”. According to this type of arrangement, architecture knits into the physical conformation of its location, making it less amorphous and creating a quality feature expressed in a cutting architectural idiom around which all the surrounding space finds a visual core and means of reorganisation. On the inside, in contrast, the service function, performed to perfection by the layouts and exits, is multiplied through a series of solutions concerning more than just the spatial organisation, actually involving all the architecture, turning it (through calculated use of colour and forms, signposts and structures, materials and views) into an eloquent image, in which pure function finds it communicative-aesthetic counterpart.

Viste dei collegamenti interni rampe, scale, ascensore e dell’attraversamento sotterraneo che dà accesso all’Ospedale S.Anna. A sinistra, individuazione dell’autosilo nel territorio. In basso, planimetria generale e sezioni.

Views of the internal links, ramps, stairs, lift, and of the underground crossing leading to the S.Anna Hospital. Left, the position of the parking building in the territory. Bottom, site plan and sections.

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Ricucitura contemporanea In Feyzin

Triennale Bovisa In Milan

Progetto: Rue Royale

Si estende l’impegno della Triennale di Milano nel proprio ambito culturale, inaugurando un nuovo spazio espositivo che, dedicato all’arte contemporanea, si sviluppa nella zona industriale e periferica (nord-ovest) della città, situata nel cuore del sistema ferroviario locale e nota come Bovisa. Con la collaborazione di EuroMilano, società di sviluppo immobiliare, la Triennale dispone quindi e da ora di un’ottima struttura di oltre 2000 metri quadrati a due passi dalla stazione di Villapizzone, dove, unitamente a mostre ed esposizioni temporanee aperte sino alla mezzanotte, è attivo un caffè ristorante e un ampio spazio all’aperto dedicato a performance ed eventi. Triennale Bovisa concorre quindi, con altri insediamenti eccellenti quale quello rappresentato dal Politecnico, dagli studi televisivi di Telelombardia, dal nuovo Istituto Mario Negri e da altri importanti progetti, supportati dall’impegno di EuroMilano, a vitalizzare un’area di forte riferimento sociale. Con la direzione artistica di Pierluigi Cerri, il progetto architettonico di Triennale Bovisa si sviluppa in blocchi strutturali di nitida leggerezza, di assoluta versatilità e funzionalità e di forte comunicazione. Gli esterni sono rivestiti di uno speciale materiale in PVC che conferisce una forte caratterizzazione allo spazio, e si propone come superficie-schermo per proiezioni all’aperto. L’operazione ha inoltre concesso di dare visibilità alla performance di oltre 100 writers che hanno decorato i 6 chilometri di superfici murarie lungo la linea ferroviaria Cadorna-Bovisa, e al coinvolgimento degli studenti di Design del Politecnico per la progettazione della segnaletica e dell’arredo urbano dell’area circostante. Partner aziendali: iGuzzini, Fastweb, CityLife, Bresciani Cover All, Havana Club, iGuzzini, Vertical Vision. La rassegna delle esposizioni è stata inaugurata con la mostra “Hans Hartung. In principio era il fulmine” aperta fino all’11 marzo. La vasta produzione dell’artista si articola in un percorso segnato da un linguaggio pittorico che metabolizza e trasforma in emozione fulminea la propria unicità. Le macchie e le linee che determinano l’espressività del suo segno, non creano simboli o si riferiscono a forme esistenti, ma sfuggono a riferimenti o contaminazioni volti al già conosciuto. Le immagini che compaiono su tele o carte, rapportano l’artista a una libertà che è immediatezza, colta e trasmessa con mezzi e strumenti anticonvenzionali da lui stesso costruiti.

L’intervento realizzato da Rue Royale a Feyzin, un piccolo comune a sud-est di Lione, sviluppa un’interessante riflessione sul rapporto tra preesistenze e presente. Che significato può avere la conservazione di antichi manufatti e l’integrazione con edifici di nuova concezione? In che modo inserirsi in una realtà connotata storicamente reinserendola in un circuito di nuove funzioni senza snaturarne l’originalità e affermando nel contempo i valori di contemporaneità? Tutti interrogativi ricorrenti in molte situazioni e contesti di progetto e che in quest’occasione trovano una calibrata sintesi tra esistente e nuovi linguaggi. Tema di progetto, l’ampliamento della sede comunale, una residenza borghese del XIX secolo, integrando edifici satelliti distribuiti nelle vicinanze tra cui una fattoria, testimonianza delle origini rurali della zona. Sottraendosi ai condizionamenti di un approccio di matrice passatista, il progettisti si sono confrontati in modo schietto e disincantato con il passato. Del complesso costituito da una casa d’abitazione, un granaio e hangar e delle piccole dipendenze sono stati conservati e ripristinati gli elementi di maggiore interesse storico, il blocco della casa e il granaio, ridefinendo il perimetro della corte interna, eletta a fulcro dell’insieme. L’intervento di nuova edificazione si è concentrato invece a chiusura del lato affacciato all’edificio del Municipio, dove con un linguaggio discreto e conforme alla scala degli allineamenti limitrofi, è stata definita una nuova quinta urbana. Senza atteggiamento provocatorio o impositivo, la nuova estensione è stata studiata in ragione della sua portata urbana, sia rispetto alla relazione con la piazza antistante il Municipio, sia nel suo rapporto con la corte interna, interpretata come un ampio atrio esterno. Facciata vetrata protetta da un sistema di brise-soleil in listelli di legno, a ovest sulla piazza del municipio, per proteggere dall’abbagliamento gli spazi interni. Maggiore trasparenza e ampie vetrate sulla corte interna per sottolineare la relazione con lo spazio della corte e la corrispondenza con l’esistente. Il tutto si definisce in una dimensione chiaramente contemporanea, dichiarata anche dal ricorso a materiali tradizionali, come il legno, interpretati con nuove tecnologie. In un’ottica di architettura sostenibile, per il rivestimento esterno è stato infatti utilizzato legno di pino trattato ad alte temperature (200/250°C) con il risultato, senza aggiunte di sostanze chimiche, di una maggiore stabilità dimensionale, durezza della superficie, colore omogeneo nella massa, caratteristiche che lo rendono simile a legni esotici, quali il red cedar o il tek, ma con costi molto meno elevati. Il nuovo edificio, organizza su una superficie di 850 metri quadrati, il polo dedicato ai bambini, che completa quello sportivo e di svago, riunito nella vecchia abitazione, e culturale, ricavato nel granaio. The project implemented by Rue Royale in Feyzin, a small town southeast of Lyons, leads to reflect upon the relationship between preexistent and current architecture. The theme of the project is the extension of a nineteenth-century bourgeois residence which is now a town hall, and the addition is to be implemented by integrating adjacent buildings such as a farm, which bears witness to the area’s rural background. The most interesting historical elements of the complex – which includes a house, a barn, a shed and other small structures – have been preserved and renovated: the house and barn have redefined the inner court’s perimeter, which is to become the nucleus of the ensemble. The new structure, on the other hand, is to be built on the side facing the Town Hall. Here, a new urban atmosphere is to be defined through a discreet language that is in line with the scale of the neighboring area. Without constituting an imposition or a provocative element, the extension was planned in accordance with its urban significance, both in its relationship with the square opposite the Town Hall, and with the inner courtyard, which is interpreted as a large outdoor atrium. Westward, over the Town Hall’s square, a glazed façade features a system of wood latticework that protects the interiors from the glare of sunlight. More transparence and broad glazed areas face the inner court, so as to highlight the building’s relationship with the court itself and its correspondence with preexisting features. All of this is defined on a clearly contemporary dimension, also revealed by the use of traditional materials such as wood, interpreted through new technologies. As a matter of fact, so as to remain in a perspective of sustainable architecture, pinewood treated at high temperatures (200-250°C) was used for the exterior facing. Without the addition of any chemical substance, the use of this wood endows the structure with a higher dimensional stability, a hard surface and a homogeneous color; these characteristics make it similar to red cedar or tek, but with greatly reduced costs . An 850-square-meter children’s area was also added to the new building, completing the sections devoted to sport and free time – which are distributed in the old house – and the spaces dedicated to cultural activities, which were organized in the barn.

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Ciao Frankie Tribute to Sinatra

In alto, vista notturna del Municipio di Feyzin (foto: Erick Saillet). Sopra, particolari della facciata con brise-soleil di listelli di legno. A sinistra, la sala del consiglio. Sotto, sezione e vista aerea. Top, nighttime view of Feyzin Town Hall (photo: Eric Saillet). Above, details of the of the façade with the wooden sunscreens. Left, the Council Room. Below, section and aerial view.

Le arti visive sono determinanti nella creazione di uno spettacolo teatrale. Il termine più proprio, si sa, è scenografia. Ma, avendo noi oggi superato ampiamente i limiti tradizionali del fondale, la scenografia, secondo il sempre verde insegnamento di Adolphe Appia, è scena “viva”, vitalismo, dinamismo reale, spazio reale e non allusivo. Ne è imperniata Dora De Siati, non senza la mediazione di Gaetano Castelli, con cui ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma, e di Angelo Ghilardi di cui è stata assistente all’Accademia di Belle Arti Brera di Milano. Se ne ha prova nello spettacolo “Ciao Frankie: concerto tributo a Frank Sinatra” che da qualche mese è in tour in vari teatri d’Italia (Sistina di Roma, Politeama di Genova, Diana di Napoli, Smeraldo di Milano, poi il Teatro Verdi di Firenze, il Teatro del Giglio a Lucca). Una bella abbinata: il protagonista della voce (Massimo Lopez sostenuto dalla Big Band del maestro Comeglio) e la protagonista del visivo, appunto Dora De Siati. La scenografa (titolare della sua materia all’Accademia di Belle Arti di Venezia, autrice di messinscena, oltre che in Europa, in India, Cina, Turchia, Usa, Marocco, Tailandia, e diversi Paesi del sud-est asiatico) ha puntato a ricreare il clima ambientale e di vita degli anni Cinquanta in America giocando con le luci battenti su un grande ventaglio di tessuto in raso bianco e facendo agire la band di 14 elementi su una pedana resa leggera e aerea per mezzo di supporti filiformi. In particolare la luce ha simulato le lampade a cristallo dei tempi di Frankie.

Visual arts are fundamental in the creation of theatrical performances. Set designing is the best term for this kind of art. But since today we have gone far beyond the traditional limits of simple backgrounds, according to Adolph Appia’s still topical teachings, set designing is a “live” scene, a vital force, real dynamism, real and not virtual space. Dora De Siati is convinced of this, also thanks to Gaetano Castelli and Angelo Ghilardi’s mediation; the former was a classmate of hers at the Academy of Fine Arts in Rome, while she acted as an assistant to the latter at the Academy of Fine Arts in Milan. Proof of all of this is the show “Hi Frankie: a concert in tribute to Frank Sinatra”, which was recently held in various theaters around Italy (Sistina in Rome, Politeama in Genoa, Diana in Naples, Smeraldo in Milan). A great combination: the Voice protagonist (Massimo Lopez accompanied by Maestro Comeglio’s Big Band) and the visual protagonist: Dora De Siati herself. The set designer (who teaches the subject at the Academy of Fine Arts in Venice) has not only authored settings in Europe, but also in India, China, Turkey, the U.S.A., Morocco, Thailand, and a number of countries in Southeastern Asia. She recreated the atmosphere and life of the 1950s in America through a play of lights on a great expanse of white satin, having the 14 members of the band play on what looked like a light, aerial platform thanks to her use of threadlike supports. But it was especially the lighting that simulated the crystal chandeliers in vogue in Frankie’s time.

The Milan Triennial has inaugurated a new exhibition area devoted to contemporary art, thus expanding its commitment within its own cultural sphere. The building is in the northwestern suburban area of the city known as Bovisa, in the heart of the local railway system. With the collaboration of EuroMilano, a real estate development company, the Triennial can now avail itself of a 2000-sq-m structure that is a short walk from the Villapizzone station, where, in addition to temporary exhibitions that stay open until midnight, a restaurant-café has been built, as well as a spacious outdoor area devoted to performances and events. Therefore, Triennale Bovisa serves to further enhance this area, which is a strong social reference point, with the Polytechnic, the Telelombardia television studios, the new Mario Negri Institute and other important projects fostered by EuroMilano. Through Pierluigi Cerri’s artistic direction, the architectural project for Triennale Bovisa develops along clear, light structural blocks that are highly versatile and functional, giving a powerful sense of communication. The exterior walls are covered in a special PVC material that strongly characterizes the space around it, acting as a screen-surface for outdoor screenings. The project has also set the work done by more than 100 graffiti artists on show; they have decorated the 6 kms of wall surface along the Cadorna-Bovisa railway line. Students studying Design at the Polytechnic were also involved in designing the signposts and street furniture of the surrounding area. Corporate partners: iGuzzini, Fastweb, CityLife, Bresciani Cover All, Havana Club, Vertical Vision. Triennale Bovisa inaugurated the season of contemporary art exhibitions with the show “Hans Hartung. In the Beginning was lightning” open until March 11. The artist’s vast production is a journey marked by a pictorial sign that metabolizes and transforms its own uniqueness into a split-second emotion. The spots and lines that make up his expressivity do not create symbols, nor do they refer to existing forms; they do not refer to – and are not affected by – what is already known. The images that appear on canvas or paper reveal the artist’s freedom, his immediacy… which is grasped and transmitted with nonconventional means and tools he himself has created.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Magritte e dopo Magritte At LACMA

Gioielli di “moda” At Grand Hornu

Al via il MIPIM 2007 In Cannes

Il Los Angeles County Museum of Art presenta fino al 4 marzo la mostra “Magritte and Contemporary Art: The Treachery of Images”, curata da Stephanie Barron e Michael Draguet con la collaborazione della Magritte Foundation. Intenzione della mostra è di analizzare l’impatto del maestro surrealista belga sugli artisti statunitensi ed europei della generazione del dopoguerra. Vengono presentati sessantacinque tra disegni e dipinti di Magritte e sessantacinque opere, realizzate con diversi media, di trentuno artisti contemporanei tra cui Vija Celmins, Robert Gober, Jasper Johns, Ed Ruscha e Andy Warhol, attraverso le quali si esaminano i diversi approcci e interpretazioni con cui la pop art, il concettuale, il post-moderno si sono relazionati con le idee e l’immaginario di Magritte. L’intento è quello di andare oltre le analogie più palesi tra le opere di Magritte e quelle degli artisti contemporanei, esplorando le connessioni più sottili e profonde tra gli elementi visuali e tematici e i riferimenti filosofici. Guardando le opere in mostra, realizzate con diversi media e in varie decadi, si evince come il vocabolario visivo e le strategie artistiche del maestro belga – tra cui predomina il fascino per dell’accostamento arbitrario tra oggetti quotidiani, immagini astratte e linguaggio – abbiano impregnato la nostra cultura, dimostrando come le sue “sovversive” giustapposizioni di immagini e parole, il suo stile pittorico piatto e la sua costante indagine tra le pieghe della percezione abbiano profondamente influenzato le generazioni di artisti successive.

L’arte della bigiotteria, il savoir faire di maestri artigiani a servizio dei grandi sarti per impreziosirne le creazioni, i processi di fabbricazione e la storia di antica tradizione sono al centro della mostra “Les Paruriers de la Haute Couture” allestita fino al 18 febbraio al Grand Hornu, nella regione della Vallonia in Belgio. Il tema della mostra è l’occasione per scoprire e nel contempo valorizzare il “mestiere” di questi artisti-artigiani che conobbero il loro apogeo tra gli anni Cinquanta e Settanta, per poi quasi scomparire con il sopravvento del prêt-à-porter. I gioielli di sartoria nascono infatti agli inizi del XX secolo per soddisfare alle esigenze dei grandi sarti di sorprendere con preziosi interventi la loro clientela. L’estetica e i materiali seguono l’evoluzione degli avvenimenti storici, accompagnano nella loro espressione la nascente emancipazione femminile, utilizzano materiali più poveri, dal ferro alle piume, e tracciano con il passare degli anni una linea di demarcazione netta con la gioielleria classica. La mostra documenta questo complesso e ricco percorso creativo attraverso circa 600 pezzi, provenienti principalmente dalla collezione di Godelieve e Patrick Sigal e dal contributo di importanti firme della moda come Balenciaga, Chanel, Dior, Féraud, Lacroix, Lanvin, Mugler e Valentino. Gli oggetti sono inoltre completati da disegni d’archivio, illustrazioni di riviste d’epoca e un film che rintraccia la storia dei “paruriers” descritta dalle interviste delle ultime personalità che hanno lavorato nei diversi laboratori. Non vengono dimenticate le rare e preziose testimonianze contemporanee di alcuni artisti indipendenti che continuano a creare delle parure per le sfilate di alta moda o il prêt-à-porter di lusso. L’interesse della mostra ha un ulteriore risvolto invitando alla scoperta anche di un luogo architettonicamente unico. Il Grand-Hornu è infatti un antico complesso industriale sorto in prossimità di importati giacimenti di carbone intorno al 1830 e rappresentata una delle prime testimonianze di progetto di città industriale in pieno stile neoclassico che vale la pena di una visita.

Il MIPIM aprirà al Palazzo dei Festival di Cannes dal 13-16 marzo. Il salone è una delle più importanti occasioni di confronto e di contatto con i diversi attori del settore immobiliare, dagli urban decision-makers ai politici, dagli investitori ai clienti finali. Vengono presentati in anteprima programmi immobiliari, nuovi progetti, piani urbanistici o strategie territoriali creando le condizioni per nuove sinergie finanziarie. Un ricco programma di conferenze affianca il momento espositivo, e quest’anno ad aprire la prima giornata dedicata alle tendenze mondiali dell’architettura sarà Daniel Libeskind. Altri personaggi saranno coinvolti durante questi convegni, da Henri Giscard d’Estaing, Presidente del Club Méditeranée, a Ken Livingstone, Sindaco di Londra, o Stelios, Presidente d’Easygroup e fondatore di Easyjet. Tre saranno i temi principali: “L’immobiliare, settore attivo”: investimenti, sistemi d’investimento, finanza e opportunità; “L’immobiliare in un mondo in pieno sviluppo”: luogo di vita, economie, demografie e architettura; “L’immobiliare attraverso focus nazionali”: l’evoluzione dei mercati nazionali in un contesto globale. Da quest’anno parte inoltre lo “speed matching”, un nuovo formato di incontri professionali destinato agli investitori. Elena Cardani

The Los Angeles County Museum of Art is presenting the show “Magritte and Contemporary Art: The Treachery of Images” through March 4th. Curated by Stephanie Barron and Michael Draguet with the collaboration of the Magritte Foundation , the show is meant to analyze the impact the Belgian Surrealist master had on American and European artists during the postwar generation. Sixty-five of Magritte’s works are on show, including drawings and paintings – as well as sixty-five works created with different materials by thirty-one artists, including Vija Celmins, Robert Gober, Jasper Johns, Ed Ruscha and Andy Warhol. The different approaches and interpretations are examined, so as to make a comparison between their pop, conceptual and postmodern art and Magritte’s ideas and imagination. The exhibition aims at going beyond the most obvious analogies between Magritte’s work and that of his contemporaries, exploring the most subtle, deep ties between the visual and thematic elements as well as philosophical references. By looking at the works on display, made by different means and in different decades, one can infer how the Belgian master’s visual vocabulary and artistic strategies – especially his captivating, arbitrary combination of everyday objects, abstract images and language – have permeated our culture. The show proves how his “subversive” juxtapositions of images and words, his flat pictorial style and his constant search through the folds of perception have deeply influenced the following generations of artists. René Magritte, Decalcomania, olio su tela/oil on canvas, 81x100 cm, 1966 (foto: Charly Herscovici/A.R.S. New York, 2006). A destra/far right, René Magritte, The Human Condition, olio su teal/oil on canvas, 100x81 cm, 1933 (foto: Charly Herscovici/A.R.S. New York, 2006).

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In alto, vista dell’allestimento e sopra a sinistra, l’ingresso della mostra al/top, view of the installation and above view of the

entrance at LACMA (Photo © 2006 Museum Associates/ LACMA). Sopra, a destra/above right, Robert Gober, Untitled (Leg), cera d’api,

cotone, lana, peli umani e scarpa di cuoio/beeswax, cotton, wool, human hair, leather shoe, 27,3x52,1x14,3 cm, 1990.

The art of costume jewelry, the savoir faire of master craftsmen who adorn the creations of great dressmakers, the manufacturing processes and this sphere’s ancient, traditional history are the subjects of the exhibition “Les Paruriers de la Haute Couture”, open until February 18th at the Grand Hornu, in the Walloon region in Belgium. The theme of the show

offers the opportunity to discover – and at the same time appreciate – the “craft” of these artists-artisans, who reached their apogee during the 1950s and 1970s, but who then nearly disappeared with the advent of the prêt-à-porter. Jewels for clothes began appearing at the beginning of the twentieth century, to satisfy the great dressmakers’ demands, so they could amaze their clients with their precious additions. The esthetics they propounded and the materials they used followed the evolution of historical events: they expressed the dawning of women’s liberation, iron or feathers replaced more valuable materials, and, through the years, they were a world apart from classical jewelry. The exhibition traces this rich, complex creative course, showing about 600 pieces, mainly coming from Godelieve and Patrick Sigal’s collection and from the contribution of important stylists such as Balenciaga, Chanel, Dior, Féraud, Lacroix, Lanvin, Mugler, and Valentino. The objects are enhanced by designs coming from the archives, illustrations, and period magazines, and by a film that retraces the story of the “paruriers”, described by the interviews made to the last personalities who have worked in the different laboratories. Added to this are the rare, precious contemporary interpretations of a number of independent artists who are still creating parures for haute couture shows or luxury prêt-àporter. Another matter of interest is that the show allows for the discovery of a unique architectural work. The Gran-Hornu is, in fact, an ancient industrial complex that was built around 1830.

Baschet per Yves Saint Laurent, 1983

The MIPIM is opening at the Cannes Festival Palace from 13-16 March. The show constitutes one of the most important opportunities for contacting and meeting up with the various protagonists of the real estate market. The MIPIM is where development plans are previewed, with new projects, urban plans or territorial strategies; it offers the right conditions to foster new financial synergies aimed at implementing the projects. A comprehensive schedule of conventions is to accompany the exhibition, and this year Daniel Libeskind will be the protagonist of the opening day, which will focus on the subject of world architectural trends. Other personalities will take part in the conventions, including the President of the Club Méditeranée Henri Giscard d’Estaing, the Mayor of London Ken Livingstone, and Stelios, the President of Easygroup and the founder of Easyjet. There are three main themes: “Real Estate, an active sector”: investments, investment methods, finances and opportunities”; “Real estate in a fully developing world”: living spaces, economies, demographies and architecture”; “Real estate through national focuses”: the evolution of national markets in a global context. This year there is also the “speed matching”, a new format of professional meetings among investors.

(Foto: Hugo Maertens).

Arte e artigianato di pregio In Turin

Dilatazioni spazio-temporali

Fino al 4 marzo la Biblioteca Reale di Torino ospita la mostra “Nuvole di pietra”, dedicata all’opera di Enrico Cirio. Orafo, narratore, esteta, Cirio decodifica e ricompone, in linguaggi nuovi le meraviglie, i misteri e la bellezza delle innumerevoli trasformazioni della natura, sua ispiratrice primaria. Da artista-artigiano lavora i materiali preziosi in declinazioni insolite creando pezzi unici realizzati completamente a mano. Il percorso della mostra si snoda attraverso sedici vetrine dove sono esposti gioelli dagli anni Cinquanta a oggi insieme ai disegni originali e ai bozzetti preparatori. Inoltre, per sottolineare il connubio tra arte e artigianato nelle opere di Cirio, la Biblioteca Reale affianca alle sue creazioni una selezione ragionata di legature di pregio e incisioni a tema, nonché oggetti appartenenti alla collezione della biblioteca quali intarsi, ricami, cammei, decorazioni lignee.

L’artista olandese Aernout Mik è presente con una personale, aperta fino al 25 febbraio negli spazi della Galleria Civica di Arte Contemporanea di trento. Tra le opere in mostra un progetto video e una nuova produzione, Scapegoats, realizzata dalla Galleria Civica con il Bak di Utrecht. Questo lavoro, che si avvale di nuove e sofisticate tecnologie, analizza l’esperienza della guerra. E’ inoltre esposta una grande installazione, Vacuum Room (2005) costituita da una serie di sei video che riportano una folta seduta politica disturbata dall’irruzione di un gruppo di manifestanti. Aernout Mik , nato a Groningen nel 1962, utilizza fotografie, video, performance e installazioni per creare opere in cui le immagini invadono le strutture, si articolano e si allargano con ampie proiezioni occupando intere pareti, sviluppandosi spesso all’interno delle sale attraverso vere e proprie estensioni architettoniche che diventano parte integrante delle opere stesse. Oggetto di queste opere sono spesso disastri di varia natura, cui l’uomo appare incapace di far fronte; tempo e spazio vengono alterati come la percezione di ciò cui si assiste, con un continuo rimando a tempi e significati diversi.

Until March 4th, the Royal Library of Turin is presenting the show “Stone clouds”, devoted to work by Enrico Cirio. A goldsmith, narrator and esthete, Cirio decodes and recomposes the wonders, mysteries and beauties of nature’s countless transformations through new languages, as nature itself is his main source of inspiration. He works precious materials as an artist-artisan, molding them into unusual, unique pieces that are completely handmade. The exhibition consists in sixteen display cases

where jewels created from the 1950s to today are on show along with the artist’s original designs and preparatory sketches. In addition, so as to highlight the combination of art and craftsmanship in Cirio’s work, the Royal Library has accompanied his creations with a carefully selected array of prestigious mountings and cut jewels, as well as with objects that belong to the library’s collection, such as inlays, pieces of embroidery, cameos, and wood decorations.

Aernout Mik, Scapegoats, 2006.

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Stretti legami Afro and America

Premio Furla per l’Arte In Bologna

Chagall e Tériade Etched Books

La Galleria d’Arte Moderna e la Chiesa di San Francesco di Udine e il Museo Civico e la Galleria d’Arte Moderna di Pordenone dedicano una mostra all’opera di Afro in rapporto con l’arte in America. Intitolata “Incontri e confronti” la mostra, che conta su prestiti provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private, si articola nelle diverse sedi presentando a Udine opere di Afro insieme a quelle di quattordici artisti rappresentativi dell’espressionismo astratto newyorkese quali Calder, De Kooning, Twombly, Pollok, Rothko, Sam Francis, Gorky con i quali Afro ebbe rapporti diretti. A Pordenone, si ripercorre invece l’itinerario italiano di Afro dagli inizi degli anni Trenta attraverso pitture e sculture di altri importanti esponenti del Novecento italiano da Birolli a Burri, da Cagli a Dorazio, da Mirko a Vedova, per citarne solo alcuni. La mostra è inoltre corredata da foto, filmati, disegni, corrispondenza e altro materiale documentario che testimonia gli stretti legami tra i protagonisti della scena internazionale della ricerca artistica del Novecento.

Il Premio Furla per l’arte, ideato da Chiara Bertola, è oggi organizzato e promosso da Fondazione Querini Stampalia Onlus di Venezia, MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna e Furla Spa. Il Premio, nato a Venezia nel 2000 negli spazi della Fondazione Querini Stampalia, giunge nel 2007 alla Sesta Edizione. Divenuto biennale dalla scorsa edizione per permettere ai moltissimi professionisti tra artisti, critici d’arte, curatori, direttori di musei e centri d’arte, nazionali e internazionali, di svolgere al meglio le varie tappe che ne compongono la struttura, il Premio Furla per l’arte si è ritagliato un riconosciuto spazio tra le manifestazioni dedicate ai giovani artisti contemporanei italiani. Questa edizione ha anche un altro partner, protagonista della scena dell’arte contemporanea italiana: UniCredit Group, che ha varato un progetto per la promozione delle giovani risorse creative, partendo dall’Italia, per esprimere i valori del dinamismo e della capacità di innovare che lo caratterizzano. Altra novità della nuova edizione è che un’opera dall’artista vincitore entrerà a far parte della collezione permanente del nuovo MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna. La mostra dei cinque finalisti – Alice Cattaneo, Elenia Depedro, Nicola Gobbetto, Luca Trevisani, Nico Vascellari – è aperta fino al 10 marzo a Villa delle Rose, articolazione dell’Istituzione Galleria d'Arte Moderna di Bologna.

Il rapporto tra artista ed editori è il tema della mostra in corso fino al 26 febbraio al Museo Matisse di Cateau-Cambrésis, nel Nord-Pas de Calais, in Francia. Sono presentati i libri incisi da Marc Chagall per Tériade entrati a far parte della collezione del Museo con altri 27 volumi, incisi con i principali artisti del XX secolo e donati da Alice Tériade nel 2000. I cinque libri esposti per la prima volta al pubblico sviluppano i grandi temi cari all’artista, Le Anime morte di Gogol, 1948; La Favole di la Fontaine, 1952; La Bibbia, 1956; Dafne e Cloé, una pastorale greca con testo di Longus, 1961; Circo, con testo dello stesso Chagall, 1967; Le novelle di Boccaccio, tratte da Verve, rivista d’arte di riferimento del XX secolo. I volumi, presentati nella loro quasi totalità, accompagnati da molte tavole e disegni preparatori, offrono un’interessante e rara testimonianza del percorso creativo dell’artista, dei rapporti con i suoi editori, prima Ambrosie Vollard, fino al 1939, poi con Tériade, dal 1948 e dei suoi viaggi che gli consentivano di calarsi nelle realtà e culture dei temi da rappresentare. Così il viaggio in Palestina quando iniziò a illustrare la Bibbia, o quello in Grecia a cui seguì l’illustrazione del poema ellenico di Dafne e Cloé, o tutta la serie del Circo ispirata dal Circo d’inverno dove Chagall fu invitato nel 1956 per assistere alle riprese del film The Big Circus. La mostra è realizzata nel quadro della manifestazione “Feuille à Feuille”, 12 mostre, tutte centrate sulle collezioni di stampe e incisioni, appartenenti ai musei del Nord-Pas de Calais.

The Gallery of Modern Art and the St. Francis Church in Udine, as well as the Municipal Museum and Gallery of Modern Art in Pordenone are devoting an exhibition to work by Afro in relation to American art. Entitled “Encounters and comparisons”, the show – which avails itself of loans coming from important museums and public and private collections – is distributed throughout the various locations. In Udine, Afro’s work is on display along with pieces by fourteen artists who represent American Abstract Expressionism from New York, such as Calder, De Kooning, Twombly, Pollok, Rothko, Sam Francis, and Gorky, all of whom Afro came into direct contact with. In Pordenone, on the other hand, Afro’s Italian itinerary is traced, beginning in the early 1930s through paintings and sculptures of other important exponents of twentieth-century Italian art, from Birollo to Burri, from Cagli to Dorazio to Mirko to Vedova and others.

Afro, Il ragazzo con il toro, 1954. Sotto/below, Neo Rauch, Neu Rollen, 2005.

The Furla Award for Art, founded by Chiara Bertola, is today organized and promoted by the Querini Stampalia Onlus Foundation of Venice, MAMbo – the Museum of Modern Art of Bologna, and Furla Spa. The Award, which was first presented in 2000 in Venice at the Querini Stampalia Foundation, is now at its Sixth Editoin in 2007. So as to allow the many professionals participating in the Award – including artists, art critics, curators, directors of museums and national and international art centers to take part in the various stages that make up its overall structure, since its last edition the Award has become a biennial. The Furla Award for Art has now established itself as one of the most prestigious events devoted to young contemporary Italian artists. Since this last edition it also has another partner, a protagonist on the scene of contemporary Italian art: UniCredit Group, which, starting from Italy, has launched a project for the promotion of young creative resources to express the values of the dynamism and innovative abilities that characterize the project itself. Another novelty related to the new edition is that one of the works by the winning artist will be added to the permanent collection at the new MAMbo – the Museum of Modern Art in Bologna. Works by the five finalists – Alice Cattaneo, Elenia Depedro, Nicola Gobbetto, Luca Trevisani and Nico Vascellari – will be open through March 10th at Villa delle Rose, a part of the Gallery of Modern Art Institution in Bologna. Nico Vascellari, Nico & The Vascellaris, stampa lambda su plexiglass, 80x120 cm, 2005.

Figurativo e onirico In Leipzig Neo Rauch è nato nel 1960 a Lipsia. Dopo aver studiato con Arno Rink ne divenne l’assistente. In seguito al crollo del regime comunista della Germania dell’Est si è imposto come uno dei più importanti artisti della sua generazione e le sue opere sono state incluse molteplici mostre. Ora il Kunst Museum di Wolfsburg gli dedica una personale, apewrta fino al 11 marzo e intitolata “Neue Rollen” (nuovi ruoli) come uno dei suoi dipinti più noti (nella foto), costituita da un’ottantina di dipinti realizzati dal 1993 a oggi. La maggior parte delle opere di Rauch sono dipinti di grande formato ricchi di colori forti e influenzati dal surrealismo e dall’immaginario dei fumetti. Le sue tele, sempre figurative, sono popolate da personaggi intenti a svolgere compiti strani e indefiniti in ambienti post-industriali e onirici. Neo Rauch was born in 1960 in Leipzig. After having studied with Arno Rink, he became his assistant. After the fall of East Germany’s Communist regime, he affirmed himself as one of his generation’s most important artists, and his works were set on display at a great number of exhibitions. Currently (until March 11th), the Kunst Museum of Wolfsburg is devoting a solo show to the artist entitled “Neue Rollen” (New Roles), after one of his most famous paintings (in the picture), consisting in about eighty paintings he created from 1993 to today. Most of Rauch’s works consist in large-sized paintings full of rich, strong colors, and are influenced by Surrealism and the world of comics. His canvases, which are always figurative, feature characters who are intent on carrying out strange, undefined tasks in post-industrial, dreamlike environments.

Sotto/below, Alice Cattaneo, Untitled, cartone, scotch, bastoncini di balsa, cubetti di plastica/carboard, tape, balsa sticks, plastic cubes, 3,5x2x3 m, 2005. In basso a sinistra/bottom left, Nicola Gobbetto, Phantom Manor, fotografie stampa lambda, 30x40 cm cad., 2004. In basso a destra/bottom right, Elenia Depedro, Autoritratto come Malinconia, disegno preparatorio in 3D per una performance di pantomima/preparator y 3D drawing for a performance, 2005.

The Bible (1956), Daphne and Chloe, a Greek pastoral with a text by Longus (1961), Circus, with a text by Chagall himself (1967), Boccaccio’s tales, drawn from Verve, a twentiethcentury art review. The books, which are being presented almost integrally, are accompanied by a great number of illustrations and preparatory drawings, offering an interesting, rare survey of the artist’s creativity, his relationship with his publishers – first with Ambrosie Vollard until 1939 and then with Tériade, from 1948 onwards – and his travels, which allowed him to actually experience the reality and culture of the themes he represented. He traveled to Palestine when he began illustrating The Bible, and to Greece before illustrating the Hellenic poem Daphne and Chloe; Chagall was invited to the Winter Circus in 1956 to watch the shooting of the film The Big Circus, which was a source of inspiration for his Circus series. The show is one of the events taking place within the Feuille à Feuille program, which includes 12 exhibitions, all devoted to collections of prints and etchings belonging to the museums of Nord-Pas de Calais.

Nel luglio scorso, l’agenzia di comunicazione Kalimera ha pubblicato, insieme all’editore modenese Red Publishing il libro Italian Renaissance dedicato ai lavori dei graphic designer italiani contemporanei. Grazie al buon successo editoriale del libro si è ora organizzata una mostra delle opere presenti nel volume. A ospitarla fino al 24 febbraio è la ex Fonderia Lombardini di Reggio Emilia. L’intento è di promuovere la logica dei movimenti nell’ottica della contaminazione tra media e linguaggi artistici diversi per dare maggiore visibilità e, in un certo senso, istituzionalizzare il graphic design italiano. I graphic designer presenti sono: Happycentro+Sintetik, Shindra, Federico Pepe, Eramaxima, Dokhaus, Shameless, Deadink, Gianni Rossi, Canefantasma, Tokidoki/Simone Legno, Otolab, Balena Corporation, Dinamo Project, Fabrizio Schiavi, Manuel Musilli, Lorenzo Banal, Fabio Berton, Limiteazero, Temecula Design, Kalimera, Roberto Bagatti, Matteo Guidi, Aspirine, Air Studio, Ackurat, Emmaboshi, Matitegiovanotte, Claudio Sinatti. Last July, along with Red Publishing (a publisher in Modena), the communications agency Kalimera published the book Italian Renaissance, which is devoted to works by contemporary Italian graphic designers. Thanks to its editorial success, a show (open through February 24th) devoted to the works that appeared in the book has now been organized at the former Lombardini Foundry of Reggio Emilia. The exhibition is meant to promote the logic of the movements through the viewpoint of the contamination between different media and artistic languages, so as to highlight – and, in a certain sense – institutionalize – Italian graphic design. The graphic designers on show are: Happycentro+Sintetik, Shindra, Federico Pepe, Eramaxima, Dokhaus, Shameless, Deadink, Gianni Rossi, Canefantasma, Tokidoki/Simone Legno, Otolab, Balena Corporation, Dinamo Project, Fabrizio Schiavi, Manuel Musilli, Lorenzo Banal, Fabio Berton, Limiteazero, Temecula Design, Kalimera, Roberto Bagatti, Matteo Guidi, Aspirine, Air Studio, Ackurat, Emmaboshi, Matitegiovanotte, and Claudio Sinatti. Marc Chagall, Profil d’arlequin au cheval vert, acquarello, gouache, carta dorata incollata su carta/watercolour, gouache, gilt paper glued on paper, 34,7x26,5 cm, 1970 (foto: DR © ADAGP 2006).

The theme of the exhibition open through February 26th at the Matisse Museum of Cateau-Cambrésis (Nord-Pas de Calais) in France is the relationship between artists and publishers. Now, the books with etchings Chagall created for Tériade – which are part of the Museum’s collection – are on show, as well as other 27 volumes that he etched along with the most renowned twentieth-century artists, and that were donated to the museum by Alice Tériade in 2000. The five books that are being presented to the public for the first time are based on the great themes the artist was fond of: The Dead Souls by Gogol (1948), La Favole by la Fontaine (1952),

La copertina del libro Italian Renaissance, dedicato alla grafica italiana contemporanea. The cover of the book Italian Renaissance, dedicated to contemporary Italian graphics.

Il fascino della seta A History of Silk

Scrivere lo spazio

Il Filatoio di Caraglio (Cuneo) ospita fino al 25 febbraio la mostra “Seta. Potere e Galmour”. Per la prima volta dalla sua apertura come centro espositivo nel 2002, il tema dell’evento si amalgama completamente con la storia del filatoio che, fino agli anni Trenta del Novecento, era appunto una fabbrica di tessiture. La mostra porta l’attenzione del pubblico su tre momenti storici particolari in cui la seta, soprattutto attraverso le vesti, ha assunto un ruolo significativo, coincidente con un cambiamento di segno nella storia del costume e della produzione: il Rinascimento, gli anni a cavallo tra Sei e Settecento, la prima metà del XX secolo. Sono esposti alcuni capolavori tessili provenienti da musei quali il Bargello di Firenze e il Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume di Venezia e abiti di sartorie e creatori famosi – Fortuny, Poiret, Schiapparelli, Cappucci – e capi appartenuti a dive e personalità quali per esempio Rita Hayworth, Mirna Loy, Soraya Esfandiary.

Alla Galleria Nazionale della Tappezzeria di Beauvais, nella regione della Picardia a nord di Parigi, è in corso fino al 14 marzo una mostra sul disegno che inaugura una nuova stagione espositiva che per cinque anni presenterà periodicamente delle manifestazioni dedicate a questo tema. “Tratto, linea, scrivere lo spazio” è organizzata dal Frac Picardie (Fondo regionale d’arte contemporanea) con l’obiettivo di promuovere una maggiore sensibilità e attenzione verso il disegno, documentandone la vitalità soprattutto nell’opera degli artisti contemporanei che ricorrono a questo medium nella molteplicità delle sue attitudini. Tratto come momento primo e autonomo, che si inscrive sul foglio per identificarne, ricomporne o restistringerne lo spazio. La linea come momento pìù descrittivo o narattivo, porta in essa la scrittura, enuncia o restituisce l’esperienza del tempo e dello spazio. In mostra un centinaio di opere e di disegni provenienti dalla collezione del Frac Picardie realizzati da artisti quali Cy Twombly, David Tremlett, Agnes Martin, Daniel Dezeuze, Tony Grand, Sol LeWitt Olivier Debré e altri.

The Filatoio (Weaving factory) of Caraglio (Cuneo) is presenting the exhibition “Silk. Power and Glamour” through February 25th. For the first time since its inauguration as an exhibition center in 2002, the theme of the event blends in perfectly with the history of the site, which was, in fact, a weaving factory until the 1930s. The show centers on three particular historical moments in which, especially through clothes, silk took on a significant role, coinciding with a change in the history of costume and production: the Renaissance, the years between the sixteenth and seventeenth centuries, and the first half of the

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Graphic Design in Italia A Renaissance

twentieth century. On show are a number of textile masterpieces coming from museums such as Bargello in Florence and the Study Center for the History of Textiles and Costume in Venice, as well as clothes made by famous dressmakers and designers – Fortuny, Poiret, Schiapparelli, Cappucci – and articles of clothing that belonged to movie stars and great personalities such as Rita Hayworth, Mirna Loy, and Soraya Esfandiary.

Paul Pagk, Sans Titre (foto: André Morin).

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Visioni di Parigi At Musée Carnavalet

Un viaggio tra passato e presente In Paris

Prodotto di eccellenza

Al Museo Carnavalet di Parigi due mostre ci offrono fino al 28 febbraio visioni inedite e suggestive di Parigi, grazie alle donazioni di due artisti contemporanei, l’incisore Erik Desmazières e lo scultore Deverne. “Parigi a grandi tratti” presenta 130 acque-forti e disegni di Desmazières che tracciano uno spaccato poetico della capitale, quai, passaggi, square. L’artista, nella tradizione dei grandi maestri, da Piranesi, a Callot, Bosch o Goya, trascrive la sua visione di Parigi, come la percepisce dalle finestre del suo atelier a Montmartre attraverso immagini smisuratamente amplificate, deformate e quasi spiazzanti nella loro straordinaria e, a volte vorticosa, visione prospettica. Lo stretto legame tra scultura e architettura è alla base delle preoccupazioni artistiche di Deverne, la cui opera è documentata nella mostra “Tensioni e vibrazioni nella città”. Un insieme di 70 disegni, schizzi e modelli in carta, cartone, legno, metallo accompagnati da fotografie e fotomontaggi, si rifanno alle sue opere monumentali. L’esposizione presenta inoltre opere realizzate in acciaio, alluminio, ottone e delle decorazioni in metallo smaltato particolarmente significativi del percorso dell’artista che si cala nelle realtà urbana traducendone le tensioni attraverso una plasticità giocata sul rapporto tra luce e materiali.

Il Museo Zadkine di Parigi presenta fino al 14 febbraio l’opera di Jakob Gautel. Di origini tedesche (Karlsruhe1965) ma ormai stabilitosi a Parigi dove vive e lavora, Gautel concentra la sua attenzione principalmente sui temi della precarietà degli esseri e delle cose per tramutarli attraverso le sue immagini in esperienze poetiche ed estetiche particolarmente dense e suggestive. “Maria Theodora /Absences”, il titolo della mostra, accompagna in una sorta di viaggio dall’Indonesia all’Europa con continui passaggi tra passato e presente. Il lavoro di Gautel si svolge alla ricerca delle tracce di Maria Theodora, di padre tedesco e madre sino-indonesiana, antenata del fotografo e personaggio al centro di questo continuo altalenare tra storia e realtà. La mostra si articola in due momenti, il primo dedicato alla protagonista è costituito da un libro, che riunisce oltre ai ritratti, appunti di viaggio e estratti dal diario di Maria Theodora; 120 fotografie di donne indonesiane e occidentali; un film girato in Asia nel sud-est contemporaneo in cui un’attrice interpreta Maria Theodora che ritorna sui luoghi della sua infanzia. L’altra parte dell’esposizione ruota attorno all’istallazione Absences, in cui l’artista approfondisce la sua riflessione sul tema della presenza/assenza attraverso un video inedito girato in notturno.

Il complesso parrocchiale di Sant’Orsola, realizzato a Sassari, su progetto di Alessandro Marcolongo, Francesca Mariano, Francesco Dettori e Roberto Strusi, ha affrontato il compito di dare riqualificazione e riordino a un’area di periferia eterogenea e priva di elementi che ne evidenzino la riconoscibilità. La Chiesa, a pianta centrale, è l’elemento di spicco del complesso, che si distingue per il volume tronco-conico caratterizzato dall’impiego del rivestimento in tegole di rame Prestige Compact di Tegola Canadese, che si estendono sia sulla superficie delle pareti sia sulla copertura. Tale scelta ha concesso di poter utilizzare lo stesso materiale per pendenze molto diverse tra di loro, confermando l’importanza e l’affidabilità di un prodotto di eccellente flessibilità e impatto formale com’è per l’appunto la linea Prestige di Tegola Canadese. La soluzione, oltre a garantire un’ottima

Thanks to donations by two contemporary artists – the etcher Erik Desmazières and the sculptor Deverne – two shows will be on through February 28th at the Carnavalet Museum in Paris, both offering new, suggestive views of Paris. “Paris in great strokes” presents 130 etchings and drawings by Desmazières, tracing a poetic cross section of the capital, among quai, passages and squares. In the tradition of great masters such as Piranesi, Callot, Bosch or Goya, the artist represents his view of Paris as he perceives it from the windows of his studio in Montmartre. His images are often disproportionately magnified, deformed and almost sweeping in their extraordinary, almost vortical perspective. On the other hand, a close link between sculpture and architecture forms the basis of Deverne’s artistic commitment. The artist’s work is now on show at the exhibition “Tensions and vibrations in the city”. A collection of 70 works including drawings, sketches and paper, cardboard, wood and metal models accompanied by photographs and photomontages refer to his monumental works, many of which were installed in Paris and in l’Ile-deFrance. In addition, the show presents works created in steel, aluminum, brass, and decorations in enameled metal. Erik Desmazières, Passage du Caire, acquaforte, acquatinta e rullo/etching, aquatint, roller, 1991 (©PMVP/Briant). A destra/right, Jakob Gautel, riproduzione di un ritratto fotografico di/reproduction of a photo portrait of Maria Theodora.

Art brut a Monaco Oltre 400 opere provenienti da collezioni pubbliche e private francesi, belga, svizzere, austriache e californiane sono riunite negli spazi espositivi del Nuovo Museo Nazionale di Monaco in un’importante mostra sull’art brut. Curata da Bianca Tosatti “Bellezze insensate: Figure, storie e maestri dell’arte irregolare” ci proietta nel mondo al confine tra genio e follia descritto da questi artisti la cui creatività si colloca in una linea di pensiero al di fuori di norme e schemi fissati dalla società contemporanea. I registri espressivi spaziano dalla pittura, al disegno, dalla scultura all’istallazione o alla tappezzeria e il ricamo. Sono rappresentati i grandi nomi dell’art brut come Adolf Wölfli, Pino Gallizio o Michel Nedjar, fino ad Antonio Ligabue, Tracisio Merati o Franca Settembrini con una selezione di opere di Jacques Riousse.

A destra/right, Giovan Pietro Rizzoli detto il Giampietrino (1485 circa-1553), Sofonisba, olio su tavola/oil on board, 92x71 cm, 1521-22.

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German and mother Sino-Indonesian. She was an ancestress of the photographer’s, and is the character at the center of this continuous swaying between history and reality. The show is divided into two parts – the first, devoted to the protagonist, is in the form of a book that includes portraits, travel notes and extracts from Maria Theodora’s diary, as well as 120 photos of Indonesian and Western women and a film shot in contemporary Southeastern Asia, where an actress plays Maria Theodora as she returns to the places of her childhood. The other part of the exhibition centers on the installation Absences, in which the artist makes an in-depth analysis on presence/absence through a new video he shot at night.

Ambiente 2007, vertice del settore internazionale dei beni di consumo e principale piattaforma degli ordini per il commercio internazionale, è presente alla Fiera di Francoforte dal 9 al 13 febbraio quale vetrina dei nuovi prodotti e tendenze evidenziati in anteprima. Sono circa 4.600 gli espositori che presentano la gamma di prodotti dei settori nell’ambito dei tre saloni tematici relativi a Living, Dining e Giving. Living mette in mostra i complementi di arredo, design d’interni e outdoor living, Dining evidenzia le produzioni relative alla

Finiture per l’edilizia

Capolavori da scoprire In Milan

On show for the third time, the initiative “Unveiling masterpieces” – promoted and organized by Telecom Progetto Italia, is now on in the prestigious exhibition halls of the Poldi Pezzoli Museum in Milan. The show, which is devoted to the Borromeo Collection, opened on November 23rd 2006, and will continue through April 9th 2007. The exhibition focuses on the Borromeo Arese collection, which consists in about thirty extraordinary paintings and sculptures which the family collected between the end of the fifteenth and the beginning of the nineteenth centuries. They are being presented to the public for the first time after almost one hundred years. The Borromeo family has been one of the

durata e una scarsa manutenzione nel tempo, garantisce elevate prestazioni acustiche e termiche, miglior comfort abitativo, conservazione delle strutture e risparmio energetico.

Piscine Castiglione ha trasferito, da alcuni anni, le proprie esperienze e tecnologie esclusive nel settore del benessere termale, realizzando alcuni tra i più importanti centri benessere dell’Austria, in zone ricche di sorgenti di acqua termale come la città di Bad Waltersdorf (Stiria) che, situata tra Graz e Vienna, accoglie un importante hotel-centro termale, con incluse numerose piscine coperte ed esterne, acquascivoli e varie aree Welness, Fitness, Relax, Sauna e trattamenti. Quattro sono le piscine Myrtha situate all’interno del complesso, mentre all’esterno si distinguono: una vasca per il nuoto e l’allenamento; una piscina che, completa di lettini, panche e isole idromassaggio, geyser, scala d’accesso, fari subacquei, è collegata con una piscina interna; una vasca a forma libera, completa a sua volta di lettini, panche e isole idromassaggio, geyser, scala di accesso, fari subacquei. All’interno è stato realizzato invece lo “Strömungskanal”, un river dotato di scala di accesso e fari subacquei multicolore.

I beni di consumo

The Zadkine Museum of Paris is presenting work by Jakob Gautel through February 14th. Gautel was born in Germany (Karlsruhe, 1965), but now lives and works in Paris; he mainly focuses on themes related to the precariousness of living beings and things, and through his pictures transforms them into particularly suggestive poetic and esthetic experiences. “Maria Theodora/Absences”, the title of the show, takes us on a journey from Indonesia to Europe, with continuous shifts between the past and the present. Gautel’s work is based on his quest for traces of Maria Theodora – whose father was

Giunta alla terza tappa, l’iniziativa “Capolavori da scoprire”, promossa e organizzata da Telecom Progetto Italia, approda nello spazio prestigioso del Museo Poldi Pezzoli di Milano con la mostra che, dedicata alla Collezione Borromeo, è in corso fino al 9 aprile. Protagonista dell’evento la collezione della famiglia Borromeo Arese, costituita da una trentina di straordinari dipinti e sculture che, raccolti tra la fine del XV e l’inizio del XIX secolo, vengono presentati al pubblico per la prima volta dopo quasi cento anni. Legata al mondo del collezionismo dal XIII secolo, la famiglia Borromeo ha, nel tempo, accresciuto le proprie raccolte verso la metà del 1800, incrementandole con oltre quattrocento pezzi tra dipinti e opere d’arte del Rinascimento. Successivamente la collezione si è ampliata con manoscritti e autografi prestigiosi, ed è diventata un riferimento di primaria importanza nel contesto culturale milanese ed europeo dell’Ottocento. Sono presenti alla mostra opere conservata per anni nei depositi dell’Isola Bella sul lago Maggiore, firmate da Borgognone, Foppa, Pinturicchio, Boltraffio, Luini e Giampietrino, nonché varie lettere e testimonianze riferibili a nomi prestigiosi come quello del Pisanello, di Michelangelo e di Andrea Palladio.

In Austria

protagonists of the collectors’ world ever since the thirteenth century, and through time its collection grew, especially toward the mid nineteenth century, when it added more than four hundred pieces, consisting in paintings and other masterpieces from the Renaissance. Afterwards, the collection was further enhanced with prestigious manuscripts and autographs, and became an extremely important point of reference in nineteenth-century Milanese and European culture. On show at the exhibition are works that for years have been preserved on Lake Maggiore’s Isola Bella, signed by artists such as Borgognone, Foppa, Pinturicchio, Boltraffo, Luini and Giampietrino, as well as letters and records that refer to prestigious names, including Pisanello, Michelangelo, and Andrea Palladio.

In costante evoluzione, il Gruppo Ivas ha attualmente riscosso un riconoscimento internazionale in termini di offerta per soluzioni integrate riguardanti il mercato delle finiture edilizie. Con l’obbiettivo di avere “L’alta qualità come punto di riferimento”, Ivas è riuscita a raggiungere nel tempo una posizione di rilievo assoluto nel mercato dei prodotti vernicianti. Per affrontare le nuove sfide e allargare i propri confini, la società ha creato alcune società specializzate (Aliva – Tower – Kivatec) che, capaci di operare in modo sinergico, hanno costituito il Gruppo Ivas.

tavola apparecchiata, alla cucina e al menage domestico, Giving è una straordinaria vetrina di articoli per regalo di tendenza.

Trionfa il vetro satinato In occasione della manifestazione fieristica Glasstec di Düsseldorf, Omnidecor ha richiamato ancora una volta, e con maggiore affluenza degli anni precedenti, un gran numero di progettisti interessati a scoprire le potenzialità creative e applicative del vetro satinato DecorFlouDesign. Negli oltre 100 metri quadrati di stand, allestiti con sapienza da Marc Krusin, sono state evidenziate le nuove e straordinarie proposte del vetro in risposta alle più attuali tendenze dell’interior design, e in merito alle qualità tecniche, tattili, cromatiche e materiche di DecorFlou quale vetro satinato con alto grado di trasmissione luminosa e sorprendenti effetti di luce, in virtù del particolare trattamento superficiale che lo rende vellutato al tatto, resistente agli agenti atmosferici e agli elementi aggressivi, con proprietà antiriflesso.

Il valore dell’alluminio La nuova sede della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Messina, progettata da Marcello Rebecchini, si articola, dal punto di vista volumetrico, in tre corpi principali che, collegati da altrettante passerelle, riguardano la Struttura Dipartimentale, la Struttura Didattica e la Residenza Universitaria. Per controllarne efficacemente il problema dell’irraggiamento con efficacia ed economia, sono state impiegate interessanti soluzioni tecnologiche come i frangisole in alluminio. Le applicazioni per l’involucro e i corpi connessi sono state efficacemente realizzate con lastre di Prof2000; alluminio laminato preverniciato in continuo di Novelis, prodotto con vernici a polveri a base poliestere nei colori bianco e grigio. Tale tecnica di verniciatura attribuisce al materiale il medesimo aspetto superficiale dei profilati postverniciati, rendendo i due prodotti perfetti quando accoppiati. La preverniciatura ha il vantaggio di proteggere il materiale dalla corrosione atmosferica e dagli agenti inquinanti. Prof2000 è classificato come prodotto di classe 0 alla reazione al fuoco.

Collaborazione proficua La collaborazione tra Mapei e Gazzotti, aziende storiche e leader nei rispettivi settori, ha dato vita a EG ECO; nuovo prodotto proposto come un collante in grado di superare tutti i limiti precedenti e rispondere a quella richiesta di prodotti ecologici oggi indispensabile e improrogabile. EG ECO è il primo adesivo Mapei monocomponente poliuretanico per parquet a bassissima emissione di sostanze organiche volatili e privo di etichettatura di rischio. Queste prerogative hanno permesso al collante di ottenere la certificazione GEV, quale prodotto a bassissima emissione di sostanze organiche volatili (EC1). Gli sforzi congiunti tra Mapei e Gazzotti hanno generato un prodotto che, assolutamente compatibile con uomo e ambiente, si contraddistingue per la notevole praticità d’uso e la straordinaria resa. EG ECO, in quanto adesivo monocomponente, è pronto per l’uso, non richiede miscelazione ed è definibile come collante universale poiché si adatta a tutti i tipi di parquet e sottofondi ed è ipoallergenico.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Un secolo da leader

Risparmiare energia e tutelare l’ambiente

Fondata nel 1906 da Pio Briziarelli, FBM, Fornaci Briziarelli Marsciano, è la sola società italiana a produrre l’intera gamma dei laterizi da costruzione distinguendosi, da anni, quale leader indiscussa nel settore delle coperture. Votata all’alta qualità, l’azienda si è andata consolidando ed evolvendo stimolata dalla crescente richiesta del mercato. Già nel 1949 inaugurò a Marsciano il primo forno a tunnel per laterizi d’Europa, che introdusse il sistema di cottura a ciclo continuo dando inizio a un processo di evoluzione inarrestabile. Sono quattro gli stabilimenti di produzione con più di 400 dipendenti e una rete commerciale di oltre 90 agenzie su tutto il territorio nazionale. La produzione supera il milione di tonnellate di mattoni, tavelloni, forati, blocchi da muro e solai in laterocemento, e più di cinque milioni di metri quadrati di tegole e coppi immessi annualmente nel mercato nazionale ed estero. FBM, in collaborazione con il Comune di Perugia e il “Giornale dell’Architettura”, promuove la seconda edizione del premio di Architettura dedicato agli architetti under 30 e agli studenti italiani iscritti ai corsi di laurea della medesima facoltà. Per partecipare non è richiesta l’iscrizione preliminare; la consegna dei materiali informa anonima nei modi e nei tempi previsti dal bando del Premio equivale all’iscrizione. I partecipanti e gli interessati possono ottenere la documentazione, il bando e tutte le informazioni sul tema di progetto dal sito del Premio, all’indirizzo: www.premioarchitettura.com.

Con il progetto “Casa3LitriRoma” è stato messo a punto un modello di riferimento in termini di risparmio energetico e tutela dell’ambiente, che si vale di una villetta trifamiliare situata a Saline di Ostia Antica, per creare un esempio e un riferimento di massima importanza per l’edilizia italiana. Il consumo si ferma ai soli 3 litri di combustibile per metro quadrato di superficie abitabile all’anno, con un risparmio pari all’80% nei consumi energetici, nelle emissioni di CO2 e nelle spese di riscaldamento invernale (e di raffrescamento estivo) rispetto alla media riscontrabile in un edificio isolato secondo la norma in vigore. Resta un parametro di abitazione di classe A, per il significato di maggiore efficienza energetica, consumi ridotti e comfort abitativo di altissimo livello. Il progetto ha coinvolto diverse importanti aziende del settore dell’edilizia come la BASF Italia, Aldes Italia, Ambrotecno Italia, BPB Italia, EHT Italia, Fischer Italia, Lape, Maxit Italia, Sto Italia e Veka. Il termine “Casa3Litri” è stato coniato da BASF riprendendo una frase diventata luogo comune del

dire abituale nel mondo dell’auto. E’ dalla fine degli anni ’90 che BASF parla di edifici da 7, 3, 1 litri di combustibile consumati dalle diverse abitazioni del quartiere di Ludwigshafen (gli edifici realizzati da BASF in Germania sono, infatti, di diverse categorie di consumo dai 7 a 1 litro di combustibile all’anno per metro quadro).

Sviluppi del design italiano ADI Design Index 2006 Curatore Alberto Bassi Editrice Compositori, Bologna 2006 Sono tre gli spunti che l’ADI Design Index 2006 appena uscito offre alla riflessione. Il primo è la riconferma della validità di questo strumento, indispensabile non solo per le future selezioni del Compasso d’Oro, ma anche e soprattutto perché offre una panoramica puntuale e aggiornata sugli sviluppi del design italiano, le sue inclinazioni, le sue prospettive. La diffusione territoriale delle proposte consente ormai di definire mappe e repertori precisi ed esaurienti, il che fa oltretutto dell’Index la premessa più autorevole per qualunque futura ricognizione storica. Ciò aumenta la responsabilità dei curatori – compresi gli Osservatori territoriali – ma affida al volume un ruolo di prestigio da ribadire ogni volta e

da tenere ben lontano dalle tentazioni corporative. Il secondo motivo di riflessione riguarda la qualità delle opere segnalate. In una pubblicazione annuale le variazioni di tendenza sono sempre difficili da cogliere, ma non si sarà lontani dal vero affermando che quest’anno è avvertibile un miglioramento nelle soluzioni progettuali, una più diffusa attenzione all’equilibrio fra tecnologia e forma, fra presenza e sostanza funzionale, con una ricerca linguistica in grado di cogliere, in genere, le peculiarità della cultura attuale senza ingenui entusiasmi né perniciose diffidenze. Il terzo spunto è di segno quanto meno dubitativo, e riguarda la relazione tra i contenuti verbali e iconici del volume e la loro resa grafica.

La lettura – sebbene migliorata rispetto alla precedente edizione – resta faticosa, e l’inclinazione verso il catalogo aziendale anziché verso una pubblicazione non diciamo “scientifica”, ma certo ricca di risvolti culturali, appare ancora troppo marcata. In tempi nei quali la ricerca teorica sul design – che poi tanto teorica non è, giacché ha sempre avuto sostanziose ricadute sulla prassi progettuale – può avvalersi di strumenti critici e d’indagine sempre più raffinati, restando però priva della funzione di sintesi un tempo svolta dalle istituzioni di settore, un’opera come l’Index può proporsi dunque come stimolo, punto di riferimento e forse segnale di nuove stagioni. Maurizio Vitta

Tschumi si racconta An Autobiography in Architecture Campanile in Val Passiria

Per facciate e rivestimenti Inpek è l’impresa che, esistente dal 2000, distribuisce in Italia i pannelli Trespa per facciate e rivestimenti, con sede a Prati/Vipiteno. Con l’intento di evidenziare e rendere esempi di riferimento le varie possibilità architettoniche per esterni messe a punto dall’azienda, Enrico Massagrande, progettista della sede, si è ispirato alla natura con la quale il progetto entra in comunicazione armonicamente integrandosi al paesaggio e nella dinamica ambientale. I pannelli Trespa, chiari e scuri alternati, che contraddistinguono l’edificio, richiamano particolarmente i segni della montagna vicina. Oltre alla originalità ed estemporaneità progettuale, sono di notevole interesse i dettagli tecnici, relativi alla dinamica e dorata “onda della vita”, che sviluppano in un nuovo sistema di fissaggio meccanico indiretto la vera innovazione, consentendo all’azienda di proporre nel mercato novità tecnologiche sui sistemi di fissaggio. La costruzione è di notevole significato in termini di funzionalità e design. L’azienda, oltre a essere partner esclusivo di Trespa per l’Italia, e oltre la distribuzione dei suoi prodotti, offre un’approfondita consulenza tecnica e servizi globali. Nella sede di Prati/Vipiteno (Bolzano), è inserito anche un centro servizi e assistenza d’elevato livello tecnologico per il taglio e la lavorazione dei pannelli, e a magazzino sono disponibili sistemi di monitoraggio professionali, sottostrutture in alluminio, innovativi sistemi per l’incollaggio e vari accessori per il montaggio di facciate ventilate.

E’ stato progettato con spirito innovativo e notevole esperienza strutturale il campanile realizzato da Holzbau, su progetto di Dietl Walter – Büro Holzner Oswald – Gritsch Armin, in Val Passiria. Si tratta di una struttura principale composta da 4 pilastri in legno lamellare (sezione 20x150 cm), incastrati alla base tramite piastre d’acciaio annegate nel getto di fondazione. Questi pilastri sono controventati da una serie di telai d’acciaio interni, i quali svolgono anche la funzione di pianerottoli intermedi per la scala a chiocciola centrale. In corrispondenza degli ultimi due pianerottoli sono state installate rispettivamente

due campane, del peso di circa 170 kg ciascuna, sul penultimo pianerottolo, a una altezza di circa 20 metri, e una terza campana, del peso di circa 260 kg, sull’ultimo pianerottolo a una altezza di circa 23 metri. L’analisi strutturale della torre ha portato a considerare, oltre al peso proprio, i seguenti carichi: Carichi verticali – peso proprio delle campane Oltre ai pesi propri (campane/strutture) sono state considerate le seguenti azioni orizzontali: azioni dovute all’oscillazione delle campane, valutata circa tre volte il peso proprio, moltiplicato per un opportuno coefficiente dinamico; azione del vento, valutato come pressione sia sulle facce della torre che nella direzione diagonale alla struttura. Fattore di preminente considerazione è stata l’oscillazione che ha richiesto di irrigidire al massimo la struttura (cercando comunque di contenere il peso complessivo). Per ridurre ulteriormente l’oscillazione della torre, sono stati installati opportuni contrappesi, sulle campane, con funzione di smorzare l’effetto spingente delle oscillazioni.

Con una serie di dieci “conversazioni”, il libro presenta un’autobiografia architettonica di Tschumi, dai suoi progetti concettuali dei primi anni Settanta fino alle realizzazioni più importanti e ai progetti in corso. Tschumi affronta il proprio lavoro come la graduale costruzione di una tesi. Le conversazioni, tratte da alcune interviste condotte in sei anni con il critico Enrique Walker, rappresentano tale tesi con un’analisi degli scritti, degli edifici e di altri lavori di Tschumi. Nel programma intellettuale dell’architetto risulta evidente l’interrelazione tra le strategie di ciascun progetto e la formazione del suo progetto teorico generale. Tra le opere architettoniche presentate con testi e immagini ci sono il Parc de la Villete a Parigi; Le Fresnoy National Studio for Contemporary Arts a Tourcoing, Francia, in cui i nuovi spazi del complesso per l’intrattenimento sono collocati sotto una copertura tecnologicamente avanzata; il nuovo Museo dell’Acropoli ad Atene, l’edificio più

significativo mai costruito nei pressi del Partenone. Il libro tratta poi dei progetti recenti per città quali Beijing, Sao Paulo, Rouen e Santo Domingo, e dell’esperienza di Tschumi nei 15 anni in cui è stato Rettore della Graduate School of Architecture, Planning and Preservation della Comumbia University. Sono inoltre inclusi gli scritti e i lavori concettuali di Tschumi, che vanno dai primi disegni teorici pubblicati in The Manhattan Transcripts ai tre volumi della serie Event-Cities. In a sequence of ten “conversations,” the book presents Tschumi’s autobiography in architecture, from his conceptual projects of the early 1970s through his major current buildings and projects. Tschumi approaches his work as the gradual construction of an argument. The conversations, drawn from a six-year series of interviews with critic Enrique Walker, represent that argument in an analysis of Tschumi’s writings, buildings, and other works. Evident in the

architect’s intellectual program is an interwoven relationship with the strategies of each individual project and the formation of his overarching theoretical project. Among the works of architecture presented in both text and image are Parc de la Villette in Paris; Le Fresnoy National Studio for Contemporary Arts in Tourcoing, France, which sets the renovated spaces of an entertainment complex under a technologically advanced roof; and the New Acropolis Museum in Athens, the most significant building ever erected near the Parthenon. The book touches on recent projects for cities as diverse as Beijing, Sao Paolo, Rouen and Santo Domingo, as well as on the architect’s 15-year tenure as dean of Columbia University’s Graduate School of Architecture, Planning and Preservation. Also included are Tschumi’s writings and conceptual works, extending from the early theoretical drawings published as The Manhattan Transcripts to the three project books in the Event-Cities series.

Segnalazioni

Tradizione e attualità Leader in Italia, Spagna e Serbia nel settore dei laterizi ed elementi strutturali, Fantini Scianatico ha introdotto nel mercato di competenza la nuova collezione Bellavista che, suddivisa nelle linee Storico, Contemporaneo e Pavimentazioni, coniuga la tradizione con la versatilità e il fascino del faccia a vista e assicura qualità e assoluta garanzia. La linea Bellavista Pavimentazioni risponde a quelle esigenze progettuali volte alla riqualificazione di strade, piazze e porticati, rivestimenti di terrazze, marciapiedi e cortili, evidenziandosi come soluzione ideale per la realizzazione e ristrutturazione di spazi esterni pubblici e privati. Notevole la gamma di finiture e colorazioni nonché quella riguardante le

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Tschumi on Architecture: Conversations with Enrique Walker The Monacelli Press, New York 2006, ill. a colori, 172 pp

soluzioni compositive dei mattoni Bellavista Pavimentazioni caratterizzati dalla “bisellatura” dei bordi e da una leggera smussatura degli angoli che ne facilita la posa a secco. La linea è disponibile nelle finiture superficiali Classico, Doppio riquadro e Doppio sestino, e nelle colorazioni Fiammato, Rosato e Bruno.

Bioma – Pensieri, creazioni e progetti per un Parco d’Arte Vivente PEA, Torino 2005, ill. a colori, 124 pp Il volume presenta il processo di creazione e realizzazione del Parco dell’Arte Vivente di Torino. Ideato dall’artista Piero Gilardi e sviluppato da un gruppo che annovera esponenti della “green architecture” come gli architetti Gianluca Cosmacini e Alessandro Fassi, esperti di “ingegneria culturale” come Massimo Venegoni e Tea Taramino e artisti quali Richi Ferrero, Dominique Gonzalez-Foerster e Nils-Udo, questo parco offre ai cittadini la possibilità di sperimentare e sviluppare le proprie attitudini creative, nel contesto stimolante di un luogo “segnato” da grandi individualità artistiche. Bruna & Mellano – Architetture nel paesaggio Saggi di Luca Molinari, Aimaro Isola Skira, Milano 2006, ill. a colori, 132 pp Flavio Bruna e Paolo Mellano, allievi di Gabetti e Isola, hanno aperto il loro studio nel 1989. La loro attività progettuale, illustrata e commentata in questa pubblicazione monografica, si localizza per lo più in Piemonte, dove realizzano opere pubbliche e residenziali in cui coniugano modernità e rilettura della tradizione costruttiva locale, in un rapporto equilibrato, consapevole e ironico con il contesto.

Alfredo Buccaro, Gennaro Matacena Architettura e urbanistica dell’Età Borbonica Electa Napoli, 2006, 270 ill. in b/n, 264 pp Un grande affresco delle iniziative realizzate nel Mezzogiorno in campo architettonico, urbanistico e industriale negli anni del primo e del secondo periodo borbonico, compresa l’importante parentesi del decennio francese. Hunch 10. Mediators A cura di Penelope Dean Episode Publishers, Rotterdam 2006, ill. a colori, 156 pp La decima uscita del periodico “Hunch” è dedicata alla mediazione tra le discipline dell’architettura e dell’urbanistica. Sono raccolte trascrizioni di lezioni tenutesi al Berlage Institute e interviste realizzate nel 2005. Si riportano e prendono in esame gli interventi di esponenti a vari livelli (direttori, consulenti, curatori, critici, editori, professori) delle diverse professionalità implicate nelle attività correlate al reame pubblico, all’architettura, all’urbanistica, alla cultura, alle arti. Il corpo dell’artista A cura di Tracey Warr Saggio introduttivo di Amelia Jones Phaidon, 2006, 265 ill. a colori e in b/n, 204 pp La prima storia esauriente sull’uso del corpo dell’artista

come soggetto e materia di opere d’arte. Il volume presenta un saggio introduttivo sul background filosofico, politico e storico-artistico del movimento della body art negli anni ‘60 e ‘70 e sulle figure che gli hanno aperto la strada. Inoltre raccoglie 250 tavole descrittive dei lavori prodotti nell’arco di 50 anni, suddivise per categorie: Corpi dipinti; Gestualità del corpo; Corpi rituali e trasgressivi; Corpi di frontiera; Personalità performanti; Corpi assenti; Corpi estesi. Le immagini delle opere, spesso estreme e non convenzionali, sono accompagnate da un commento e da documenti che illustrano le idee, la risposta critica e il contesto cultural-filosofico nel quale sono si sono formate queste opere. Amelia Jones, autorità nel campo della body art e delle performance, descrive queste opere come un’espressione degli sconvolgimenti sociali e culturali degli ultimi decenni. Sidónio Pardal Parque da Cidade Porto – Ideia e paisagem Câmara Municipal do Porto, Porto 2006, ill. a colori, 128 pp Il volume riporta gli atti del convegno tenutosi a Porto “International Congress of Urban and Metropolitan Parks”. Prendo poi in esame come case study il Porto City Park, realizzato da circa dieci anni e considerato esempio unico di convergenza di intenti tra ideali ambientalisti e necessità municipali.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Emirati Arabi Uniti / UEA Dubai Architecture Plus Awards Premio di architettura assegnato dall’editore della maggiore rivista regionale di architettura “Architecture Plus”/Architecture Plus Awards is an independent award by the publisher’s of Dubai’s premier and the region’s leading architecture and design magazine, Architecture Plus Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: Architecture Plus Internet: www.arcplusonline.com/Awards.php

Finlandia / Finland Helsinki Greater Helsinki Vision Concorso internazionale di idee per il futuro utilizzo e la visione spaziale della regione della grande Helsinki che comprende i comuni di Helsinki, Espoo, Vantaa, Kauniainen, Kerava, Tuusula, Järvenpää, Nurmijärvi, Mäntsälä, Pornainen, Hyvinkää, Kirkkonummi, Vihti e Sipoo International open ideas competition for the future land use and spatial vision of Greater Helsinki. Region consists of the following municipalities: Helsinki, Espoo, Vantaa, Kauniainen, Kerava, Tuusula, Järvenpää, Nurmijärvi, Mäntsälä, Pornainen, Hyvinkää, Kirkkonummi, Vihti and Sipoo Scadenza/Deadline: 31/5 Monte premi/Total prize money: 340.000 Euro Per informazioni: SAFA The Finnish Association of Architects Runeberginkatu 5 FIN-00100 Helsinki Tel. +358 9 584448 Fax +358 9 5844 4222 Internet: www.greaterhelsinkivision.fi E-mail: competitions@safa.fi

Gran Bretagna / Great Britain Bridgwater Transform Colourful Sustainable Design in Education Concorso internazionale per studenti per il progetto di spazi collettivi sostenibili in scuole e college International students competition for the design of collective sustainable spaces in schools and colleges Scadenza/Deadline: 30/4 Per informazioni: Dalsouple c/a Julie Mellor PO Box 140 Bridgwater Somerset, UK Tel. +44 01278 727777 Internet: www.dalsouple.com E-mail: julie@dalsouple.com

Hemel Hempsted Copper in Architecture Concorso internazionale per architetture in cui sia utilizzato il rame/International competition for

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+ europaconcorsi

architectures in which copper is utilized Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: Copper in Architecture 1 Brunel Court, Corner Hall Hemel Hempsted Herts HP3 9XX Tel. +44 01442 275705 Fax +44 01442 275716 Internet: www.cda.org.uk/arch, www.copperconcept.org E-mail: helpline@copperdev.co.uk

London New Horizon Youth Centre, King’s Cross Concorso internazionale per il rinnovo del New Horizon Youth Centre, King’s Cross/International competition for the renewal and space adaptation of New Horizon Youth Centre, King’s Cross Scadenza/Deadline: 13/2 Monte premi/Total prize money: 4,000 £ Giuria/Jury: Ed Jones, Jon Snow, Roger Madelin Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. +44 0113 2341335 Fax +44 0113 2460744 Internet: www.ribacompetitions.com E-mail: riba.competitions@inst.riba.org

Wood Awards 2007 Concorso per progetti in cui si sia utilizzato principalmente il legno. Cinque le categorie: Commerciale e Pubblico; Privato; Strutturale; Restauro e conservazione; Arredo Competition for projects mainly realized with wood. Entries can be made for any one, or more, of the following categories: Commercial & Public Access; Private; Structural; Conservation/Restoration; Furniture Scadenza/Deadline: 20/5 Per informazioni: Wood Awards Tel. +44 07957 730707 Internet: www.woodawards.com E-mail: info@woodawards.com

Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it

Marsicovetere (Potenza) Ponte sul Lago Pertusillo Concorso di idee per la realizzazione di un ponte sul lago Pertusillo/Ideas competition for the realization of a bridge over Pertusillo Lake Scadenza/Deadline: 20/3 Monte premi/Total prize money: 39.000 Euro Giuria/Jury: Remo Votta, Viviana Cappiello, Michele Graziadei, Michele Lapenna, Mario Coletta, Aldo Loris Rossi Per informazioni: Regione Basilicata Struttura di Progetto “Val d’Agri” Via Roma 10 85050 Villa d’Agri Marsicovetere (PZ) Tel. +39 0975 314203 Fax +39 0975 354773 Internet: www.povaldagri.basilicata.it E-mail: revotta@regione.basilicata.it

Monteroni d’Arbia (Siena) Nuovo Polo Scolastico Concorso per la realizzazione di un nuovo polo scolastico con ampliamento dell’edificio esistente Competition for the realization of a new school complex with the extension of the existing building Scadenza/Deadline: 28/2 Monte premi/Total prize money: 19.500 Euro Giuria/Jury: Antonio Mugnai, Luca Furiozzi, Fabrizio Noli, Andrea Pannini, Giovanna Gagliardi Per informazioni: Amministrazione Comunale di Monteroni d’Arbia Via Roma 87 53014 Monteroni d’Arbia (SI) Tel. +39 0577 251223-208 Fax +39 0577 373070 Internet: www.comune.monteronidarbia.siena.it E-mail: udp_monteroni@libero.it

Rotherham

Parella (Torino)

The 19th Corus Architectural Student Awards Concorso per studenti europei sul tema delle residenze sull’acqua: “H2Ouse-Living on the water” Competition open to students of architecture in Europe. For both UK and overseas students the competition brief is to address the theme of “H2Ouse - living on the water” Scadenza/Deadline: 18/5 Giuria/Jury: Brian Avery, Yasmin Sharrif, David Bonnett, Olga Popovic Larsen, Steve Thompson, Christopher Nash

Concorso di idee per il riassetto della piazza del municipio Concorso per un progetto teso a riqualificare l’area antistante il Municipio con l’intento di migliorarne la vivibilità e renderla maggiormente usufruibile ai cittadini, privilegiando il ruolo della piazza quale luogo d’incontro ed elemento per favorire l’aggregazione sociale/Ideas competition for the requalification of the area in front of the Town Hall to make it more usable for citizens and enhancing the role of the square as a place of social meeting Scadenza/Deadline: 12/2

Per informazioni: Corus Construction Centre c/o Ken Oliver Swinden House Rotherham South Yorkshire S60 3AR Tel. +44 1709 825584 Internet: www.corusconstruction.com/ en/news_and_events/awards/casa/ E-mail: ken.oliver@corusgroup.com

Italia / Italy Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008

Per informazioni: Comune di Parella Piazza G. Barattia 1 10010 Parella (TO) Tel. +39 0125 76120 Fax +39 0125 76476 Internet: www.comune.parella.to.it/ bandiconcorsi.asp?ID=5 E-mail: sindaco.parella@ruparpiemonte.it

Piombino Dese (Padova) Luce in movimento Concorso internazionale per il progettodi elementi illuminotecnici per negozi/International competition for the design of lighting appliances for shops Scadenza/Deadline: 30/3 Monte premi/Total prize money: 2.600 Euro

Per informazioni: Ditre Group Via Albare 127/B 35017 Piombino Dese (PD) Tel. +39 0499 365320 Fax +39 0499 366376 Internet: www.luceinmovimento.com E-mail info@ditre.com Verbus Editrice – Rivista IQD Viale Murrillo 3 20149 Milano Tel. +39 02 4036605 Fax +39 02 40094420 E-mail: edit@verbus.it

Roma Piccole stazioni ferroviarie Concorso per l’acquisizione di idee progettuali per la realizzazione, adeguamento e allestimento di piccole stazioni e fermate della rete ferroviaria. Due sezioni: Senior e Junior/Under 39/Competition to gather ideas for the project, realization, renovation of small railway station. Two sections: Senior and Junior/Under 39 Iscrizione/Registration: 15/2 Consegna/Submission: 15/3 Monte premi/Total prize money: 60.000 Euro Giuria/Jury: Stefano Boeri, Cristopher Zechner, Silvio D’Ascia, Carlo De Vito Per informazioni: Rete Ferroviaria Italiana Direzione Movimento Terminali Viaggiatori e Merci Piazza della Croce Rossa 1 00161 Roma Tel. +39 06 44103498 Fax +39 06 44103330 Internet: www.rfi.it E-mail: piccolestazioni@rfi.it

Salerno Ambito urbano Litoranea Orientale-Porta Est Concorso per la sistemazione urnìbanistica dell’area litoranea orientale Competition for the new urban planning of eastern waterfront area Scadenza/Deadline: 20/2 Per informazioni: Amministrazione Comunale di Salerno Settore Urbanistica Via Roma 1 84100 Salerno Tel. +39 089 663900 Fax +39 089 664484 Internet: www.comune.salerno.it E-mail: ufficiodipiano@comune.salerno.it

Sanguinetto (Verona) Concorso FAM: Il Mobile Significante Concorso internazionale di arte applicata al mobile. Tema di questa edizione: “L’elemento di arredo per i luoghi della lettura”/International competition of applied arts to furniture. Theme of this edition: “The Furniture Element for Reading Places” Scadenza/Deadline: 14/5 Monte premi/Total prize money: 20.000 Euro Giuria/Jury: Luciano Crespi, Ugo La Pietra, Alberto Bassi, Ettore Mocchetti, Frédéric Bodet, Giorgio Morelato Per informazioni: Segreteria Concorso Internazionale “Fondazione Aldo Morelato” sull'Arte Applicata nel Mobile Palazzo Taidelli Corso Vittorio Emanuele 61 37058 Sanguinetto (VR) Internet: www.fondazionealdomorelato.org

Taio (Trento) Parco Pubblico Attrezzato Concorso per la realizzazione di un parco pubblico attrezzato nella frazione di Segno/Competition for the realization of an equipped public park in Segno

AGENDA Scadenza/Deadline: 26/2 Monte premi/Total prize money: 7.500 Euro Per informazioni: Comune di Taio Via Barbacovi 4 38012 Taio (TN) Tel. +39 0463 468114 Fax +39 0463 468521 Internet: www.comune.taio.tn.it E-mail: segretario@comune.taio.tn.it

Trebbo di Reno (Bologna) Made of Wood Concorso di idee con la finalità di raccogliere nuove proposte progettuali e tecniche per l’utilizzo del parquet in interni pubblici e privati. I progetti presentati dovranno rispondere a principi di forte innovazione; il prodotto parquet potrà essere concepito anche come elemento d’arredo e di design, ampliando e rivoluzionando le sue applicazioni. Il prodotto parquet potrà anche essere interpretato in combinazione con differenti materiali a suggerire articolate e inedite soluzioni di impiego nelle tre dimensioni dello spazio Ideas competition for new design proposals for the use of wooden floors in public or private spaces. The projects should be innovative and constitute also a decor element. The wood can be combined with other materials Scadenza/Deadline: 23/3 Giuria/Jury: Claudio Silvestrin, Arianna Maretto, Andrea Signoretti, Roberto Bellinelli, Sergio Sacchetti, Alessandro Marata Per informazioni: Concorso Made of Wood Gazzotti SpA Via Lame 282 40013 Trebbo di Reno (Bologna) Segreteria Organizzativa Noetica 051/6490601 Internet: http://parquet.gazzotti.it/ madeofwood/default.html E-mail: madeofwood@noetica.it

Treviso Luoghi di valore Concorso per individuare in ambito locale paesaggi, giardini, spazi aperti nei quali la condizione dei patrimoni di natura, di memoria e di invenzione sia tale da contribuire alla elevazione della cultura, del gusto, della qualità della vita delle persone e delle comunità che li abitano o li visitano Competition to find in the regional area landscapes, gardens, open spaces where nature, memory and invention are such to contribute to enhance culture, taste and the quality of life Scadenza/Deadline: 18/4 Giuria/Jury: Carmen Añón, Domenico Luciani, Monique Mosser, Ippolito Pizzetti, Lionello Puppi Per informazioni. Fondazione Benetton Studi Ricerche Via Cornarotta 9 31100 Treviso Tel. +39 0422 5121 Fax +39 0422 579483 Internet: www.fbsr.it E-mail: luoghidivalore@fbsr.it

Singapore Singapore Lightouch Design Competition 2007 Concorso internazionale bandito dal Design Singapore Council e da Flos per il progetto di soluzioni illuminotecniche innovative.

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L’edizione 2007 richiede il progetto di sistemi di luce funzionali, adattabili, modulari e scalari/Design Singapore Council and Flos invite designers from around the world to create innovative lighting solutions. For the 2007 design competition, designers are called to create a functional, adaptable, modular and scalable lighting system Scadenza/Deadline: 30/3 Per informazioni: Lightouch Design Competition, Design Singapore Council, Ministry of Information, Communications and Technology 140 Hill Street, 5th Storey MICA Building Singapore, 179369 Singapore c/o Rubix Cube Communications Tel. +65 67355932 Fax +65 67355732 Internet: www.lightouch.org/dates.html E-mail: info@rubix-cube.com

USA Dalton Yards to Miles Design Competition Concorso per progetti in cui siano utilizzati tappeti o prodotti di Fortune Contract e che siano stati completati tra l’1/1/2005 e il 1/4/2007/This competition is open to all interior design and architect professionals. Each project entered must feature Fortune Contract as the predominant carpet and must have been completed between January 1, 2005 and April 1, 2007 Scadenza/Deadline: 1/4 Per informazioni: Fortune Contract P.O. Box 2287 Dalton, GA, 30722 USA www.fortunecontract.com/index.php

Santa Monica Thermador Freedom Collection Design Contest Concorso per il progetto di cucine in cui siano utilizzati prodotti per la refrigerazione della Thermador Freedom Collection/Competition for residential kitchens have designed using Freedom Collection refrigeration products Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Thermador Freedom Collection Design Contest 1805 Colorado Avenue Santa Monica, CA, 90404 USA Internet: www.thermador.com/freedom/terms.cfm

WEB Oasi in giardino Concorso internazionale per progetti di outdoor design che integrino in modo innovativo il legno International competition of outdoor designs integrating wood in an innovative way Scadenza/Deadline: 15/3 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Per informazioni: Pircher Oberland Internet: www.pircher.eu E-mail: design@pircher-spa.com

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Nanjing Southeast University, Nanjing University, School of Architecture Southeast University CAADRIA 2007 Conference: Digitization and Globalization 19/4-22/4 Per informazioni: Internet: www.caadria2007.org

Arabia Saudita / Saudi Arabia ArRiyadh King Fahed Conference Hall Neighborhoods Are More Than Houses: Symposium on Housing 3, Saudi Arabia 25/3-28/3 Per informazioni: High Commission for the Development of ArRiyadh, ArRiyadh Development Authority (ADA) Scientific Committee of Housing Symposium II P.O. Box 94501 ArRiyadh 11614 Internet: www.housing3.org E-Mail: housing3@arriyadh.com

Finlandia / Finland Helsinki Finlandia Hall Clima 2007 10/6-14/6 Per informazioni: Clima 2007 Congress C/o FiSIAQ P.O. Box 25 FIN-02131 Espoo Finland Tel. +358 9 4355 560 Fax + 358 9 4355 5655 Internet: www.clima2007.org E-mail: info@clima2007.org

Francia / France Australia Sydney University of New South Wales Connect 2007 - International Conference on Design Education 9/7-12/7 Per informazioni: Robert Zehner PhD MPIA MASA Associate Dean (Education) Faculty of the Built Environment University of New South Wales Sydney 2052 Tel. +61 2 93854835 Fax +61 2 93855613 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#Connect0707 E-mail: connect2007@unsw.edu.au

Canada Banff Banff Centre 11th Canadian Conference on Building Science & Technology 22/5-23/5 Per informazioni: Internet: www.nbec2007conference.com

Ottawa Fairmont Château Laurier 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 26/6-29/6 Per informazioni: 9CCEE - 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 1125 Colonel By Drive Carleton University, Department of Civil and Environmental Engineering Ottawa, K1S 5B6 ON, Canada Fax 1 613 5203951 Internet: www.carleton.ca/9ccee E-mail: 9ccee@connect.carleton.ca

Cina / China

Pagine Bianche d’Autore Concorso per artisti tra i 20 e i 35 anni per le copertine dei volumi regionali delle Pagine Bianche Scadenza: Toscana, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia 20/2; Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Molise, Valle D’Aosta 26/4

ISES International Solar World Congress 2007 The theme of the 2007 conference will be “Solar Energy and Human Settlement” 18/9-21/9

Per informazioni: Internet: www.paginabianchedautore.it

Per informazioni: International Solar Society Internet: www.ises.org

Beijing

Lyon Centre de Congrès Global City 14/5-16/5 Per informazioni: Global City Forum Internet: www.globalcityforum.com

Tours Vinci Convention Centre CONSEC ’07 Conference on concrete infrastructures 4/6-6/6 Per informazioni: Internet: www.consec07.fr

Gran Bretagna / Great britain Birmingham Kingston University Futures: Nationalism, Internationalism, and Regionalism 31/3 Per informazioni: Internet: http://engineering.kingston.ac.uk

Farnham Farnham Castle Conference Center Sustainable Innovation 2007 – Global Building and Construction: Systems, Technologies, Products and Service Design 29/10-30/10 Per informazioni: The Centre of Sustainable Design University College for the Creative Arts Martin Charter (Director) Tel. + 44 01252 892772 Fax + 44 01252 892747 Internet: http://list.unu.edu/pipermail/ itenv/2006-October/000020.html E-mail: mcharter@ucreative.ac.uk

London IMechE An Engineer in Court: Meeting the Legal Responsibilities of the Engineer 22/2 Per informazioni: Internet: www.imeche.org.uk/events/ event.asp?id=578&year=2007&type=

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AGENDA Irlanda del Nord / North Ireland Belfast University of Ulster Representing the Monster City: Art History and Pathologies of Urban Development 1800-2007 11/4-14/4 Per informazioni: Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#GRAC220207, www.aah.org.uk

Italia / Italy Como Fondazione Antonio Ratti Hanif Kureishi: Something to tell you 16/2 Vicente Todoli: La collezione comerete: il nuovo allestimento alla Tate Modern 30/3 Natalia Aspesi: Che fine ha fatto il mondo della moda? 29/4 TransEuropaExpress-Città Europa: L’idea di città come frammento dell’identità europea 21/2-24/2

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Direzione generale per l'architettura e l’arte contemporanee Via di San Michele 22 00153 Roma Tel. +39 06 58434800 Fax +39 06 58434856 Internet: www.darc.beniculturali.it E-mail: darc@darc.beniculturali.it

Torino GAM/Sala nuove acquisizioni Incontri con Pier Giovanni Castagnoli su: Bruna Biamino 18/2 Melania Camoretto 18/3 Giulio Paolini 22/4 Hidetoshi Nagasawa 20/5 Per informazioni: GAM Via Magenta 31 10128 Torino Tel. +39 011 4429518 Fax +39 011 4429550 Internet: www.gamtorino.it E-mail: gam@fondazionetorinomusei.it

Turchia / Turkey Izmir Faculty of Fine Arts and Design 7th Conference of the European Academy of Design – Dancing with Disorder: Design, Discourse and Disorder 11/4-13/4

Ischia (Napoli)

Per informazioni: Conference Co-ordinator: Tevfik Balcioglu Faculty of Fine Arts and Design Izmir University of Economics Balcova, Izmir Tel. +90 232 4888215 Fax +90 232 2792626 Internet: http://fadf.ieu.edu.tr/ead07/ introduction1.html E-mail: tevfik.balcioglu@ieu.edu.tr

Per informazioni: Scientific Committee Secretariat Luigi Mollo Department of Civil Engineering - S.U.N. Via Roma 29 - 81031 Aversa (NA) Tel +39 081 5010388 Fax +39 081 5037370 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#ICABT0607 E-mail: architettura.tecnica@unina2.it, luigi.mollo@unina2.it

USA Boston

Milano

Seaport World Trade Center Northeast Sustainable Energy’s Building Energy Conference 13/3-15/3

Nuovo Quartiere Fieristico Rho/Pero Idoli Dei Mostri Metropoli Città Villaggi Ragioni, prima conferenza mondiale sulla città 8/2-9/2

Per informazioni: Northeast Sustainable Energy Association 50 Miles Street Greenfield, MA 01301 Tel. +1 413 7746051 Internet: www.nesea.org E-mail: nesea@nesea.org

Per informazioni: l’Arca Edizioni Internet: www.arcadata.com

Portland (Oregon)

Poli.Design Corso di Alta Formazione in Type Design Direttore: Giancarlo Iliprandi 12/2-2/3 Per informazioni: Poli.Design Via Durando 38/a Milano Bovisa E-mail: formazione@polidesign.net

Roma MAXXI Carlo Prati: Alessandro Anselmi. Piano Superficie Progetto: Il Rapporto tra architettura, musica e multimedialità 24/4 Grattacieli e/o Città Europea? 29/4 Per informazioni: MAXXI Via Guido Reni 2, Roma

106 l’ARCA 222

Austria Vienna MAK Prototypes-Next Generation: Industrial Design from Linz Fino al/through 18/2 Vertical Garden: Project to Protect the Schindler House, Los Angeles Fino al/through 4/3

Belgio / Belgium Antwerp

Per informazioni: Fondazione Antonio Ratti Lungo Lario Trento 9 22100 Como Tel. +39 031 233111 Fax +39 031 233249 Internet: www.fondazioneratti.org

III International Conference on Architecture and Building Technologies: Architecture in Euro-Mediterranean area 15/6-16/6

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

The Governor Hotel True Urbanism: Designing for Social & Physical Health 45° Conferenza per le Città Vivibili/45th International Making Cities Livable Conference 10/6-14/6 Per informazioni: IMCL Conferences c/a Suzanne H. Crowhurst Lennard PO Box 7586 Carmel CA 93921 Fax ++1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org

San Antonio The AIA 2007 National Convention and Design Exposition 3/5-5/5 Per informazioni: Internet: www.aia.org

deSingel Noumenon (Carl Desmet, Jodie Hruby) 15/2-25/3 Kazuyo Sejima/Ryue Nishizawa (SANAA): Out of the Light/Into the Shadow 15/2-6/5 Kris Kimpe et Bruno Poelaert 19/4-26/5

Gent Varie Sedi Time Festival (www.timefestival.be) 19/4-28/4

Canada Montreal CCA Victor Burgin: Voyage to Italy Fino al/through 25/3 Gilles Clément and Philippe Rahm – Environment Approaches for Tomorrow Fino al/through 22/4

Danimarca / Denmark Copenhagen Danish Design Center Fascination of Transportation Fino al/through 18/3

Humlebæk Museo d’Arte Moderna Louisiana The Boundaries of Architecture 15/6-21/10

l’architecture et du patrimoine Fino al/through 30/3

Metz Faux Mouvement-Centre d’Art Contemporain Shigeru Ban – Architecture for Disaster Relief and Student Participation Fino al/through 15/2

Paris VIA Jean-Marie Massaud 2/1-8/4

Bordeaux Arc en Rêve Leibar & Seigneurin architectes Bordeaux/Bayonne 18/1-18/3 DPA Dominique Perrault Architecture 8/2-29/4

Marseilles Espace Bargemon Une Cité en chantier. Le Corbusier, de la Cité Radieuse à la Cité de

Design Museum Alan Fletcher: 50 Years of Graphic Work (and Play) Fino al/through 18/2 Martino Gamper: Confronting the Chair Fino al/through 25/2 Luigi Cigolani: Translating Nature 3/3-17/6 Ettore Sottsass, A Life in Design 28/3-10/6 Zaha Hadid Architecture and Design 29/6-31/10

Manchester Germania / Germany Berlin Vitra Marcel Breuer – Design and Architecture Fino al/through 15/3 Aedes West Places of Adolescence – Buildings of Learning 27/1-26/2 Aedes am Pfefferberg Graft World 20/1-1/3

Cube Michael Collins: Record Pictures 18/1-17/3

Grecia / Greece Athens New Benaki Museum The Hungry Box: The Endless Interiors of MVRDV Fino al/through 18/3

India

Dessau

Mumbai

Bauhaus Foundation Ikone der moderne-80 Jahre Bauhausgebäude in Dessau Fino al/through 11/3

Sir JJ College of Architecture I to I – dall'Italia all'India – I.Dot Italian Design on Tour 5/2-15/2

Frankfurt Dam The Aesthetic of the Surface Fino al/through 11/2 Asmara. Africa’s Secret Modernist City 10/2-15/4 Claus Bury: Low Tide-High Tide 24/2-22/4 MAK Stefan Heiliger Design a Retro-perspective Fino al/through 25/2

Ghana Kumasi Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) African Architecture Today 5/6-8/6

Gran Bretagna / Great Britain Glasgow

Francia / France

AGENDA

The Lighthouse Northern City (Between Light and Dark) Fino al/through 4/3

London Victoria & Albert Museum On the Threshold: The Changing Face of Housing Fino al/through 11/2 Barbican Art Gallery, Barbican Centre Alvar Aalto and Shigeru Ban 22/2-13/5

Italia / Italy Como Borgovico 33 Direct Architecture-Politics and Space 8/2-25/3

Firenze Auditorium al Duomo IV Mostra Internazionale Best Diploma in Architettura, Design, Ambiente e Territorio 11/3-17/3 Casa Buonarroti “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura Fino al/through 19/3

Lucca Fondazione centro studi sull’arte Licia e Carlo L. Ragghianti Alberto Sartoris: visioni di architettura moderna. Le fotografie della Collezione Sartoris in dialogo con gli oggetti del Vitra Design Museum Fino al/through 18/2

+ europaconcorsi

Austerlitz: i disegni per la residenza di Dominik Andreas Kaunitz (1691-1705) Fino al/through 25/2

Roma MAXXI Adolf Loos (1870-1933): Architettura, utilità e decoro Fino al/through 11/2 M Fuksas D, unsessantesimodisecondo Fino al/through 28/2 Galleria Nazionale d’Arte Moderna Adolf Loos Fino al/through 12/2 Museo del Corso La Roma di Piranesi. La città del Settecento nelle Grandi vedute Fino al/through 25/2

Rovereto (Trento) MART Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell'automobile Fino al/through 1/5

Olanda / Holland Amsterdam Zuiderkerk Seeing is Knowing: Perspectives in Dutch Architecture Fino al/through 1/4

Hilversum Hilversum Museum Behind the Curtains: Fifteen Buildings by Neutelings Riedijk Architects Fino al/through 6/5

Milano Castello Sforzesco Domenico Martinelli, architetto ad

Bellevue

Cambridge Harvard University Graduate School of Design David Adjaye, Design in Africa 2/4-23/5

New York The Museum of Modern Art OMA in Beijing: China Central Television Headquarters by Ole Scheeren and Rem Koolhaas Fino al/through 26/2 Austrian Cultural Forum Coop Himmelb(l)au: Vertical CityThe New Premises of European Central Bank Frankfurt Fino al/through 10/2 Cooper-Hewitt National Design Museum Design Life Now: National Design Triennial Fino al/through 29/7 Made to Scale: Staircase Masterpieces Fino al/through 3/6 Design for the Other 90% 4/5-23/9 Pratt Manhattan Gallery Shrinking Cities Fino al/through 17/2

The Governor Hotel New Designs for Mixed-Use Urban Fabric 10/6-14/6

Salem Peabody Essex Museum Inspired by China: Contemporary Furnituremakers Explore Chinese Tradition Fino al/through 4/3

Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: POWER – Producing the Contemporary City 24/5-2/9 Rotterdam City of Architecture 2007

San Diego

www.rotterdam2007.nl

San Francisco

NAI Modernity in the Tropics: Architecture in the Dutch East Indies Fino al/through 22/4 Architecture of the Night: Luminous Buildings Fino al/through 6/5 Building Portraits 23/3-13/5

SFMoMA Alexander Girard: Vibrant Modern Fino al/through 25/2

Svizzera / Switzerland Zurich ETH Hönggerberg Architekturpreis Eternit 06 11/1-22/2 International Velux Award 2006 16/1-22/2

Austria Graz Kunsthal Kenneth Anger 27/1-18/2 Cerith Wyn Evans 3/2-13/5 Neue Galerie Zur Natur des Menschen Fino al/through 26/8

Vienna Kunstaus Sante D’Orazio, photographs Fino al/through 25/2 Albertina Georg Baselitz: Remix 19/1-22/4 MAK Liquid Logic. The Height of Knowledge and the Speed of Thought Fino al/through 1/4 A Book in the True Sense: Johannes Gachnang in his Role as a Publisher Fino al/through 15/4

Portland (Oregon)

NAI Jean Prouvé 5/5-12/8

Rotterdam

Mostre d’arte Art Exhibitions

Art Museum Raymond Loewy: Designs for a Consumer Culture 3/6-12/9

Maastricht

Mantova Palazzo Tè Jean Prouvé 16/2-15/4

USA

Mingei International Museum Eva Zeisel – Extraordinary Designer at 100 Fino al/through 19/6

Washington National Building Museum The Green House: New Directions in Sustainable Architecture and Design Fino al/through 3/6 Reinventing the Globe: A Shakespearean Theatre for the 21st century Fino al/through 27/8

Yale Art+Architecture Gallery UN Studio Evolution of Space 12/2-4/5

Belgio / Belgium Bruxelles Artiscope Lights On Fino al/through 24/3

Hornu Site du Grand-Hornu Les paruriers de la Haute Couture Fino al/through 18/2

Canada Montreal Museum of Fine Arts Maurice Denis: Earthly Paradise 22/2-20/5 Once Upon a Time: Disney 8/3-24/6

Toronto Art Gallery of Ontario The Future Now Fino al/through 1/11 Emily Carr 3/3-25/5

Vancouver Art Gallery B.C. Binning Fino al/through 29/4 Fred Herzog 25/1-13/5 Acting the Part: Photography as Theatre 3/2-21/5

222 l’ARCA 107


AGENDA Danimarca / Denmark Arken Museum of Modern Art Duane Hanson – Sculptures of the American Dream 27/1-3/6

Copenhagen Nationalmuseet Il mondo di Tycho Brahe. La Danimarca in Europa negli anni 1550-1600 Fino al/through 9/4 Statens Museum for Kunst André Derain 10/2-13/5

Humlebæk Museo d‘Arte Moderna Louisiana Starlight. 100 Years of Film Stills Fino al/through 25/2 Cindy Sherman, 30 years of staged photography 16/2-20/5 1/6-26/8

Francia / France Angers Musée des Beaux-Arts Lancelot-Théodore Turpin de Crissé Fino al/through 15/4

Beauvais Galerie National de la Tapisserie Traits et lignes: écriture de l’espace Fino al/through 14/3

Caen Musée des Beaux-Arts Les passions de l’âme Fino al/through 12/2

Chartres Centres International du Vitrail Le nouvel art de la couleur Fino al/through 31/8

Cateau Cambrésis Musée Matisse Chagall et Tériade, l’empreinte d'un peintre Fino al/through 26/2

Evian Palais Lumière Ernest Pignon 10/2-13/5

Ivry-sur-Seine Le Crédac/Galerie Fernand Léger Exposition collective 26/1-11/3 Carte blanche à attitudes 30/3-20/5

Metz FRAC On/Off Fino al/through 25/2

Montpellier Musée Fabre L’art de la Serenissima: dessins

108 l’ARCA 222

+ europaconcorsi

vénetiens du XVIIe et XVIIIe siécles Fino al/through 14/2

Nancy Musée Lorrain Cent mille ans sous les rails – Archéologie de la Ligne à Grande Vitesse Est Européenne Fino al/through 19/3

Nantes Le Lieu Unique Block – Forme intermédiaire 4/2-8/4

Paris Centre Pompidou Le Nuage Magellan 10/1-9/4 Annette Messager 21/2-14/5 Samuel Beckett 14/3-25/6 Jeu de Paume-Espace Concorde Les images comme acteurs de l’hisoire 15/1-1/4 Elise Florenty 16/1-18/2 Cyprien Gaillard 28/2-1/4 Jeu de Paume-Site Sully Viva, un agence photographique 30/1-9/4 Prix Découverte 23/4-3/6 Musée Carnavalet Deverne, sculpteur Paris à grands traits: eaux-fortes et dessins d’Erik Desmazières Fino al/through 25/2 Institute du Monde Arabe Venezia e l’Oriente Fino al/through 18/2 Musée Zadkine Jacob Gautel: Maria Theodore/Absences Fino al/through 14/2 Musée de l’Orangerie Orangerie 1934: Les Peintres de la Réalité Fino al/through 5/3 Espace Electra-EDF Patrick Blanc: Folies Vegetales Fino al/through 4/3 Jardins des Tuileries Art & Antique Fair 28/3-1/4 Cité des Sciences et de l’Industrie Changer d’ère – Comportements, consommation, éco-design Fino al/through 12/8

Reims Musée des Beaux-Arts Années folles, années d’ordre: l’Art Déco de Reims à New York Fino al/through 11/2

Sèvres Musée National de Céramique Toji - Avant-Garde et Tradition du Japon Fino al/through 26/2

Strasbourg Musée d’Art Moderne et

Contemporain Georges Rouault Rétrospective Fino al/through 18/3

Germania / Germany Bonn Kunst- und Austellungshalle Der Bundesrepublik Deutschland Angkor - Sacred Heritage of Cambodia Fino al/through 9/4

Frankfurt Liebieghaus The Fantastic Heads of Franz Xaver Messerschmidt Fino al/through 11/3 Städel Museum The Painter’s Garden: Design, Inspiration, Delight Fino al/through 11/3 MAK Japanische Plakate-heute Fino al/through 25/2

Munchen Haus der Kunst Yayoi Kusama. Dots ObsessionLove Transformed into Dots 9/2-6/5 Andreas Gursky 17/2-13/5 Pinakothek der Moderne Dan Flavin - A Retrospective Fino al/through 4/3

Saarbrücken Saarlandmuseum On/Off Fino al/through 25/2

Wolfsburg Kunstmuseum Neo Rauch, Painting from 1993 to the Present Day Fino al/through 11/3

Giappone / Japan Tokyo ICC Open Sky 2.0 Hacika Kazuhiko Emergencies! 003 “Moids” Fino al/through 11/3

Fino al/through 25/2 Jake and Dinos Chapman: Bad Art for Bad People Fino al/through 4/3 Centre of the Creative Universe: Liverpool and the Avant-Garde 20/2-9/9

London Tate Modern The Unilever Series: Carsten Höller fino al/through 9/4 Gilbert & George 15/2-7/5 Jake and Dinos Chapman 30/1-10/6 Art Now: Kate Davis 3/2-25/3 Hogarth 7/2-29/4 Estorick Collection of Modern Italian Art Barbed Wit: Satira italiana della Prima Guerra Mondiale 10/1-18/3 inIVA & ICA Laylah Ali - The Kiss and Other Warriors 17/1-24/2 Black Audio Film Collective-The Ghosts of Songs 2/2-18/3 Victoria and Albert Museum Collect 2007 8/2-12/2 Coutauld Institute of Art Guercino: Mind to Paper 22/2-13/5 Barbican Centre Jeppe Hein 9/2-29/4

Portsmouth Aspex Gallery Where is the Work? Cornford & Cross 24/2-22/4

St Yves Tate St Yves Art Now Cornwall Francis Bacon in St Ives Helen Feiler St Ives All Around: The Paintings of Bryan Pearce 3/2-13/5

Bexhil on Sea De La Warr Pavilion A Secret Service: Art, Compulsion, Concealment 27/1-11/4

Edinburgh

Il paesaggio nella pittura Fiamminga e Olandese tra Cinquecento e Seicento Fino al/through 9/4

Dublino Irish Museum of Modern Art The Theme of Home Fino al/through 1/4 Iran do Espírito Santo Fino al/through 25/3

Italia / Italy Ancona

Scottish National Portrait Gallery Energy: North Sea Oil Portraits Fino al/through 21/7 Collage City: Urban Space in Contemporary Art 5/2-6/5

Mole Vanvitelliana Lorenzo Viani, pittore e scrittore espressionista Fino al/through 18/2

Liverpool

Aosta

Tate Liverpool Tate08 Series: John Armleder

Museo Archeologico regionale Cielo Terra e Acque-

+ europaconcorsi

EuroHope 1153: Arte contemporanea dal Bosforo Fino al/through 25/2

Museo Poldi Pezzoli Capolavori da scoprire Fino al/through 9/4

Faenza (Ravenna)

Modena

Ex Fonderia Lombardini Italian Renaissance 3/2-24/2

Castello Svevo San Nicola: Splendori d’arte d’Oriente e d’Occidente Fino al/through 6/5

Museo Internazionale delle Ceramiche La collezione delle maioliche del Museo del Petit Palais di Parigi Fino al/through 25/2

Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini Sguardi da nord-Reflecting with images 27/1-6/5

Galleria d’Arte 2000&Novecento Paola Pezzi: Mani di fata 10/2-31/3

Bassano del Grappa (Vicenza)

Firenze

Napoli

Museo Civico Arte Antica e Contemporanea-Le Collezioni della Fondazione Cariverona e della Fondazione Domus Fino al/through 9/4

Palazzo Strozzi Cézanne 2/3-29/7

Museo Archeologico Nazionale Egittomania. Iside e il mistero Fino al/through 26/2

Galleria Alessandro Bagnai May Cornet: From Now On 20/1-25/2

Bergamo

Galleria Daniele Ugolini Contemporary Back to Folk Fino al/through 17/2

PAN Palazzo delle Arti Napoli 20 Anni di attività della Galleria Alfonso Artiaco Fino al/through 17/3

Bari

GAMeC Jesus Rafaele Soto-Visione in movimento Mungo Thomson-Negative Space Variations Fino al/through 25/2

Bologna Ottogallery arte contemporanea Giovanni Manfredini: Tutti Santi Fino al/through 24/2

Forlì Musei San Domenico Silvestro Lega. I Macchiaioli e il Quattrocento 14/1-24/6

Novi Ligure (Alessandria) Museo dei Campionissimi Visioni di Luce: Il Divisionismo di Giuseppe Cominetti Fino al/through 15/4

Padova

Legnano (Milano)

Palazzo Zabarella De Chirico 20/1-27/5

Galleria d’Arte Maggiore Antoni Clavé 1973-2003 20/1-30/3

Castello Visconteo Goya. I capolavori incisi Fino al/through 1/4

Palazzolo sull’Oglio (Brescia)

Galleria Di Paolo Arte Aldo Borgonzoni 20/1-14/3

Milano

Villa della Rose Premio Furla per l’arte 2007 27/1-10/3

Bolzano Museion Magic Line 27/1-29/4

Brescia Museo di Santa Giulia Mondrian Fino al/through 25/3 Turner e gli Impressionisti. La grande storia del paesaggio moderno in Europa Fino al/through 25/3 Pirandello. Nature morte 20/1-25/3

Caraglio (Cuneo) Irlanda / Ireland

Gran Bretagna / Great Britain

AGENDA

CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Seta. Potere e glamour Fino al/through 25/2

Cesena

Fondazione Arnaldo Pomodoro Jannis Kounellis Fino al/through 11/2 A Arte Studio Invernizzi Ulrich Rückriem. Sculture e disegni Fino al/through 14/2 Forma-Centro Internazionale di Fotografia Henri Cartier-Bresson: di chi si tratta? Fino al/through 25/3

Chiesa di Sant’Agostino Donna Scultura: Hanneke Beaumont, Cynthia Sah, Silvia Vendramel, Jill Watson 10/2-11/3

Pisa Museo di San Matteo Francesco Tomassi: Miti senza fede Fino al/through 11/2

Galleria Forni Isabella Molard “Il giardino segreto” 11/1-10/2

Pordenone

Galleria Figurae Antologia della figurazione contemporanea - Italia: le ultime generazioni Fino al/through 18/3 Galleria Suzy Shammah Sirous Namazi 13/2-7/4

Biblioteca Malatestiana Alberto Sughi 23/3-22/7

Ciliverghe di Mazzano (Brescia)

Spazio Oberdan Franco Vaccari: Col tempo 14/2-13/5

Musei Mazzucchelli Gabriella Goffi: Abiti di Luce Il vino e l’arte. Dipinti, sculture e opere dal mito di Bacco a oggi Fino al/through 9/4

Triennale Bovisa Hans Hartung. In principio era il fulmine Fino al/through 11/3

Villa Manin Passariano

Pietrasanta (Lucca)

Spazio Annunciata Milano anni ’60: Bertini ieri e oggi 7/2-12/3

Casa del Pane Porta Venezia Australian Colours-Arte Aborigena Contemporanea 30/1-25/2

Codroipo (Udine)

Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea Calma Apparente: Steve Budington, Carla Mattii, Lidia Sanvito Fino al/through 25/2

Centre Culturel Français Dominique Morlotti: Gradiva a Marienbad Fino al/through 1/3

Alberto Magnelli Fino al/through 11/3

Rimini Arenile Michelangelo Pistoletto: Amare Fino al/through 18/2

Rivoli (Torino) Castello Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen – Sculpture by the way Fino al/through 25/2

Roma Braccio Carlomagno/Città del Vaticano Petros eni/Pietro è qui Fino al/through 8/3 Macro Piero Pizzi Cannella: Cattedrale Fino al/through 28/2 La Collezione, opere scelte Fino ad aprile/through April Chiostro del Bramante Annibale Carracci 25/1-6/5 Palazzo Venezia Elisabeth Chaplin: Trittico simbolista 22/2-1/4 Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Baltico-Mediterraneo. Italia e Finlandia a confronto 24/1-10/4 Museo della Centrale Montemartini Arterritory, arte memoria e territorio Fino al/through 18/2 Reale Accademia di Spagna New York 9/11. Sofia Gandarias 29/1-28/2

Rovereto (Trento)

Museo Civico d’Arte Afro & Italia-America. Incontri e confronti Fino al/through 18/3

MART Il modo italiano 3/3-3/6

Prato

Rovigo

Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci Daniel Spoerri, Non per Caso 3/2-28/4

Palazzo Roverella Mario Cavaglieri 10/2-1/7

Quarrata (Pistoia) Villa Medicea La Màgia, La Limonaia di Ponente – Arte Contemporanea Anne e Patrick Poirier La Fabbrica della Memoria Fino al/through 10/4

Ragusa PIAC Jaroslav Flicinski: Wall Painting 20/1-10/3

Reggio Emilia Palazzo Magnani

Seravezza (Lucca) Palazzo Mediceo Joel Peter Witkin 20/1-8/3

Siena Palazzo Squarcialupi La Passione per l’arte – Cesare Brandi e Luigi Magnani Collezionisti Fino al/through 11/3

Todi (Perugia) Salone delle Pietre Jacopone da Todi. L’opera e l'arte

222 l’ARCA 109


AGENDA del suo tempo Fino al/through 2/5

Torino Gam GAM/Sala nuove acquisizioni Yves Klein 14/1-16/2 Bruna Biamino 18/2-16/3 Museo Diffuso della resistenza Montparnasse Déporté – Artisti europei da Parigi ai lager 24/1-2/4 Biblioteca Reale Nuovole di pietra 17/1-4/3

Trento

+ europaconcorsi

Vighizzolo d’Este (Padova) Il Laboratorio La farina e il fuoco Fino al/through 31/5

Fino al/through 12/2 Juan Soriano: Aves de Paso Fino al/through 19/2 Museo Thyssen El Espejo y la Mascara: El Retrato al siglo de Picasso 6/2-20/5

Lussemburgo / Luxembourg Luxembourg Mudam Michel Majerus Fino al/through 7/5 Forum d’art contemporain On/Off Fino al/through 25/2

Olanda / Holland

Svezia / Sweden Stockholm Moderna Museet William Kentridge-Fragments for Georges Méliès-Black Box 3/2-15/4 Robert Rauschenberg: Combines 17/2-6/5

Svizzera / Switzerland

Groningen

Basel

Palazzo delle Albere Franz von Stuck, Lucifero moderno Fino al/through 18/3

Groninger Museum Akseli Gallen-Kallela (1865-1931): The Spirit of Finland Fino al/through 15/4 Osmala Rauhala 17/2-3/6

Kunstmuseum Basel Classicism to the Early Modern Fino al/through 4/3 Art Basel 13/6-17/6

Udine

Rotterdam

Galleria d’Arte Moderna, Chiesa di San Francesco Afro & Italia-America. Incontri e confronti Fino al/through 18/3

Kunsthal Kollywood Billboards 20/1-28/5 Land Ho! The world according to Vingboons in the 17th century 27/1-15/4 Long Live the Art of Painting! Back to the Figure! 17/2-6/5

Galleria Civica d’Arte Aernout Mik Il Teatro della vita Fino al/through 25/2

Varese Villa Panza Fondamenti del ‘900 italiano – I capolavori della Collezione Gian Ferrari Fino al/through 18/2

Venezia Palazzo Grassi Picasso, la joie de vivre, 1945-1948 Fino al/through 11/3 Collezione Peggy Guggenheim Richard Pousette-Dart 18/2-20/5 Ca’ Rezzonico Francesco Fontebasso (1707-1769)L’album dei disegni Fino al/through 16/4 Galleria di Piazza San Marco Pierre Klossowski. Il Bafometto 2/2-26/3 Museo Diocesano, Chiostro di Sant’Apollonia Officina Dürer Fino al/through 30/6

Verona Palazzo della Ragione Il Settimo Splendore. La modernità della malinconia 25/3-27/7 Byblos Art Gallery Viridarium: Corrado Bonomi/Fulvia Mendini 19/1-3/3 Box ArtGallery Roberto Crippa – Il segno, la materia, il volo, Retrospettiva 1947-1971 20/1-24/2

110 l’ARCA 222

Ginevra Espace d’arts contemporains Carte blanche à attitudes 16/3-5/5

Barcelona MACBA Janet Cardiff-George Bures Miller: The Killing Machine and Other Stories 2/2-1/5

Bilbao Museo de Bellas Artes The Spanish Portrait in the Prado Museum: From El Greco to Goya 5/3-20/5

Madrid Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia Anni y Josef Albers: Viajes por Latinoamérica

Denver Art Museum Radar Fino al/through 15/7 Japanese Art Fino al/through 29/7

Houston

Los Angeles

Fondation Beyeler Eros Fino al/through 18/2

Spagna / Spain

Art Institute The Art of Buddhism: Transmission and Transformation Fino al/through 25/2 Ranaissance Europe and the Ottoman Empire Fino al/through 2/4 Eugène Delacroix and North Africa Fino al/through 13/4 Young Chicago Fino al/through 29/4 Cézanne to Picasso: Ambroise Vollard, Patron of the Avant-Garde 17/2-12/5

Fondation Pierre Gianadda Edouard Vallet Fino al/through 4/3

Centraal Museum French Passion Courbet, Daubigny, Monet and other painters in Dutch collections Fino al/through 11/3 In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni - The lost paradise of the Situationist International. Fino al/through 11/3

Accademia dell’Arte Russa L’arte italiana del XX secolo attraverso i grandi marchigiani Fino al/through 13/2

Chicago

Martigny

Utrecht

Moscow

ICA-Institute of Contemporary Art Momentum 7: Misaki Kawai Fino al/through 18/3 Super Vision Fino al/through 29/4

Museum of Fine Arts Hélio Oiticica: The Body of Color Fino al/through 1/4

Riehen

Russia

Boston

Saint Gervaise (Ginevra) Centre pour l’Image Contemporaine Joëlle Flumet: I would prefer not to Thierry Kuntzel: The waves 1/2-1/4

Zuoz Galleria Monica De Cardenas Markus Raetz Fino al/through 10/2

USA Atlanta High Museum Kings as Collectors Fino al/through 7/9

Austin Blanton Museum of Art The Geometry of Hope: Latin American Abstract Art from the Patricia Phelps de Cisneros Collection 20/2-22/4

Bellevue Art Museum Turning Wood into Art: The Jane and Arthur Mason Collection Fino al/through 8/4 William Morris: Native Species Fino al/through 29/4 Barbara Cooper, re:Growth 16/1-22/4

Lacma Magritte and Contemporary Art: the Treachery of Images Fino al/through 4/3 The Getty Museum Where We Live: American Photographs from the Berman Collection Fino al/through 25/2

New York Guggenheim Spanish Painting from El Greco to Picasso Fino al/through 28/3 Hugo Boss Prize 2006 23/2-6/6 Dia:Beacon Agnes Martin, Developing Awareness: Paintings from the 1980s Fino al/through 5/3 An-My Le Fino al/through 3/9 The Metropolitan Museum of Art Glitter and Doom: German Portraits from the 1920s Fino al/through 18/2 MoMA Focus: Paul Klee Fino al/through 5/3 New York at Night Fino al/through 5/3 Out of Time: Contemporary Art from the Collection Fino al/through 9/4 Rossellini on Paper Fino al/through 9/4 Armando Reverón 11/2-16/4 Jeff Wall 25/2-14/5 Comic Abstraction: Image-Breaking, Image-Making 4/3-11/6

AGENDA Whitney Museum of American Art Kiki Smith: A Gathering, 1980-2005 Fino al/through 11/2 Photography and the Self Fino al/through 11/3 Gordon Matta Clark 22/2-7/6 Noguchi Museum Shin Banraisha: A Cultural Memory Fino al/through 1/4 The Studio Museum in Harlem Africa Comics Fino al/through 18/3 Museum of Arts & Design Contemporary Netsuke: Masterful Miniatures 25/1-17/1

Philadelphia ICA Nicole Cherubini Carlos Garaicoa Luca Buvoli Locally Localized Gravity 20/1-25/3

San Diego Mingei International Museum Treasures from Kazakhstan Fino al/through 15/4

Seattle Asian Art Museum Shirin Neshat: Tooba Fino al/through 1/7 On Nature and Friendship: Modern Chinese Paintings 15/2-29/7

Washington National Gallery of Art Strokes of Genius: Rembrandt’s Prints and Drawings Fino al/through 18/3 The Artist’s Vision: Romantic Tradition in Britain Fino al/through 18/3 Jasper Johns: An Allegory of Painting 1955-1965 28/1-29/4

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

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Francia / France Cannes

Bologna

Palais des Festivals Mipim Salone mondiale della proprietà immobiliare/World property market 13/3-16/3

Fiera Saiedue Saloni internazionali dell’architettura, delle finiture d’interni, del recupero e delle tecnologie per l’edilizia/International trade fair of architecture, interior finishing, renovation and technologies 13/3-17/3

Per informazioni: Reed MIDEM 11 rue du colonel Pierre Avia 75015 Paris Tel. +33 1 41904435 Fax +33 1 41906724 Internet: www.mipim.com E-mail: info.mipim@reedmidem.com

Lyon Eurexpo Salon des Energies Renouvables Salone internazionale delle energie rinnovabili/International trade fair of renewable energies 14/2-17/2 Per informazioni: Sepelcom Avenue Louis Blériot BP 67 69683 Chassieu cedex Tel. +33 4 72223253 Fax +33 4 72223282 Internet: www.energie-ren.com E-mail: batiment@sepelcom.com

Germania / Germany Düsseldorf Messe EuroCIS Salone internazionale delle comunicazioni, informatica e tecnologie per la sicurezza International trade fair of communications, information and security technology 27/2-1/3 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de

Frankfurt Messe ISH-Aircontec Salone internazionale del bagno, della costruzione, dell’energia, climatizzazione ed energie rinnovabili/International trade fair of bathroom, building industry, energy, climatisation and renewable energies 6/3-10/3 Per informazioni: Messe Frankfurt c/a Michael Sturm Tel. +49 69 75756463 Fax +49 69 75756758 Internet: www.ish.messefrankfurt.com E-mail: michael.sturm@messefrankfurt.com

Emirati Arabi Uniti / UAE Dubai International Convention Center Alumex Mostra internazionale delle tecnologie dell’alluminio International trade fair of aluminium technologies 22/4-24/4 Per informazioni: Edimet Spa - Multimedia Network in the World of Metals Tel.+39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.alumex.com E-mail: chiara.torri@edimet.com

Italia / Italy

Giappone / Japan Tokyo International Exhibition Center Big Sight International Homefashion Fair Salone internazionale della casa International home trade fair 4/4-6/4 Per informazioni: Business Guide-Sha 2-6-2 Kaminarimon, Taito-ku Tokyo 111-0034 Tel. +81 3 38439852 Fax +81 3 38439850 Internet: www.ihf-fair.com E-mail: d-haga@giftshow.co.jp

Per informazioni: O.N. Organizzazione Nike Srl Tel. +39 02 29017144 Internet: www.saiedue.it E-mail: saiedue@on-nike.it

Bolzano Fiera Baumec/Lignomec Fiera specializzata per macchine ed attrezzature edili e Fiera specializzata per la lavorazione del legno/Specialized trade fairs for building industry machines and equipment and for wood processing industry 2/3-5/3 Per informazioni: Fiera Bolzano Piazza Fiera 1 39100 Bolzano - Bozen Tel. +39 0471 516017 Fax +39 0471 516121 Internet: www.fierabolzano.it, www.messebozen.it, www.baumec.it, www.lignoimec.it

Ferrara FerraraFiere Restauro Salone dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali/Show of restoration and conservation of cultural and environmental heritage 22/3-25/3 Per informazioni: Acropoli Viale Mercanzia, Blocco 2/B Galleria A, 70 40050 Centergross (BO) Tel. +39 051 664832 Fax +39 051 864313 Internet: www.salonedelrestauro.com E-mail: info@salonedelrestauro.com

Milano Fiera Milano Rho Build Up Expo Salone-convegno internazionale delle tecnologie, costruzioni, architettura International trade fair and conference on technologies, building industry and architecture 6/2-10/2 Per informazioni: Rassegne Piazzale Carlo Magno 1 20149 Milano Tel. +39 02 49976110 Fax +39 02 49976113 Internet: www.buildupexpo.com/home.asp E-mail: paola.messa@rassegne.it

LivinLuce – EnerMotive Salone internazionale della luce e dell’energia International trade show of lighting and energy 6/2-10/2 Per informazioni: Fiera Milano Tech Via Gattamelata 34 20149 Milano Tel. + 39 02 3264282 Fax + 39 02 3264284 Internet: www.fieramilanotech.it E-mail: mail@fieramilanotech.it

Salone Internazionale del Mobile Euroluce

Salone Internazionale del Complemento d’Arredo Saloni internazionali del mobile, dell’illuminotecnica e dei componenti International trade fairs of furniture, lighting technology and furniture complements 18/4-23/4 Per informazioni: COSMIT spa Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

Portogallo / Portugal Porto Exponor International Fair Export Home Salone internazionale dell’arredamento, illuminotecnica e prodotti per la casa International trade fair of furniture, lighting and household goods 28/2-4/3 Per informazioni: Exponor 4450-617 Leça da Palmeira Tel. +351 22 9981400 Fax +351 22 9981482 Internet: www.exponor.pt E-mail: info@exponor.pt

Russia / Russie Moscow Expocentr Krasnaya Presnya Aqua-Therm Salone internazionale per riscaldamento, sanitari, climatizzazione International trade fair of heating, bathroom equipment, climatisation 27/2-2/3 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengstrasse 6, 4° fl A-1040 Vienna, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.aqua-therm.info E-mail: aqua-therm@msi-fairs.com

Crocus Expo Climateworld Salone internazionale delle tecnologie sostenibili International trade fair of sustainable technologies 13/3-16/3 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengasse 6, 4° fl. A-1040 Wien, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.climateworld.info, www.msi-fairs.com E-mail: climateworld@msi-fairs.com

Spagna / Spain Madrid Feria de Madrid Feria Internacional del Mueble Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 11/4-16/4 Per informazioni: Feria de Madrid 28042 Madrid Tel. +34 91 7223000 Fax +34 91 7225804 Internet: www.mueble-madrid.ifema.es E-mail: mueble-madrid@ifema.es

222 l’ARCA 111


in the World

ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

ALBANIA

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Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

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BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103

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CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

FRANCE (l’Arca International) Paris L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre

4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC

SIRIA

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Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492

SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686

SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

SPAIN Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452 Publicaciones de Arquitectura y Arte, S.L. C/. General Rodrigo, 1 28003 Madrid Tel. ++34 91 554 61 06, fax ++34 91 554 88 96 34 91 554 76 58, E-mail: publiarq@publiarq.com

SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

TAIWAN Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993

THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321

TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur

Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305 Umut Yayin Dagitim Merkezi Yogurtcu Cayiri Cad. No:64/1 Kadikoy Istanbul Fax 0090.216.3484937

UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627

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