Cesare Maria Casati
Una mostra “prototipo”
Prototype Exhibit
I
L
l mese scorso si è concluso a Milano, nei fantasmagorici spazi della Fiera di Milano-Rho, progettata da Massimiliano Fuksas, “Build UP”, il primo salone fieristico dedicato alle aziende produttrici di componenti e sistemi per la costruzione e contemporaneamente agli architetti e alle loro associazioni e ai loro congressi. Finalmente progettisti e produttori si sono incontrati sullo stesso terreno confrontandosi ed esponendosi al pubblico. E' stata una esperienza unica e credo sia anche stato un buon esempio di esposizione propedeutico a prossime iniziative. L’idea di rappresentare assieme le forze che costituiscono il processo di ideazione e di realizzazione è nata da Piergiacomo Ferrari, allora Consigliere Delegato di Fiera Milano, e da l’Arca che pensarono a Build UP Expo non solo come a un evento commerciale e promozionale ma anche fortemente culturale, legandolo a un grande convegno internazionale e a delle esposizioni di architettura curate da organizzazioni professionali all’interno dei padiglioni. Infatti erano presenti l’UIA, l’Unione Internazionale degli Architetti, l’AIA Europa, nota associazione professionale americana, ALA, l’Associazione dei Liberi Architetti e il Premio Dedalo Minosse, La Casa dell’Architettura di Roma e OCCAM, l’osservatorio culturale affiliato all’ONU. Claudio Artusi, nuovo Amministratore Delegato di Fiera Milano subentrato a Ferrari alcuni mesi fa, ha continuato con saggezza questa iniziativa del tutto originale, portandola con successo al suo compimento. L’esposizione, durata cinque giorni e che ha coperto più di 80.000 metri quadrati, si è svolta contemporaneamente al Convegno internazionale “Idoli, Dei, Mostri”, che ha visto la partecipazione di molti relatori, di grande spessore culturale, provenienti da Brasile, Argentina, USA (California), Cina, Corea del Sud, Francia, Germania e Italia, che hanno trattato ed esaminato alcuni possibili scenari di sviluppo e di gestione della città in due giornate di lavori dedicate la prima allo “stregone del villaggio” e la seconda alla “città vivibile e città visibile”. Contemporaneamente, nella piccola sala del LEM 1, una delle “uova” di alluminio presenti nel grande viale sopraelevato e coperto dalla famosa “tenda” di vetro, si è svolta una maratona oratoria tenuta da trenta architetti, di diversi Paesi, che ogni giorno si sono alternati in conferenze individuali di un’ora ciascuno. Insomma una grande festa dell’architettura che ci ha visto tutti impegnati a tentare di rappresentare, anche nella realtà pubblica, il vero significato del progetto della costruzione, che vede quotidianamente impegnati architetti e ingegneri, committenti e industrie, nello sforzo comune di realizzare opere e idee destinate a cercare di migliorare il nostro paesaggio e i nostri spazi di vita domestica. Credo che la nostra partecipazione a collaborare con Rassegne e Fiera Milano sia stata per noi e per i nostri lettori positiva e, soprattutto, utile nel suggerire, anche a un ente fieristico, come si possano realizzare eventi culturali assieme a eventi espositivi commerciali e promozionali, che per valori etici e di progresso, vedono sempre il mondo del progetto camminare parallelamente al mondo della produzione. La speranza è, comunque, che questo “prototipo” venga compreso nei suoi reali significati e possa proseguire sulla linea tracciata, senza farsi stravolgere.
ast month, “Build UP”, the first trade fair devoted to companies manufacturing building components and systems and, at the same time, architects and their associations/conferences, took place in the fabulous setting of the Milan-Rho Trade Fair designed by Massimiliano Fuksas. Designers and manufactures finally got the chance to meet on the same ground to discuss issues and interact with the general public. It was a unique show and I also hope it was a good example of how to organise an exhibition that will lead to further events. The idea to bring together the forces responsible for both the design and construction processes came from Piergiacomo Ferrari, at the time the Managing Director of Fiera Milano, and l’Arca, jointly envisaging Build UP Expo not just as a commercial and promotional event but also a distinctly cultural affair, combining it with a major international conference and architecture exhibitions organised by professional associations inside the pavilions. Those present included the UIA, International Union of Architects, AIA Europa, a well-known American professional association, ALA, the Association of Free Architects and Dedalo Minosse Prize, the Rome Casa dell’Architettura, and OCCAM, a cultural watchdog affiliated to the UN. Claudio Artusi, the new Managing Director of Fiera Milano who took over from Mr. Ferrari a few months ago, wisely decided to continue with this very original project and saw it successfully completed. The five-day exhibition, held over a covered area of 80,000 square metres, was held at the same time as the International Conference “Idols, Gods, Monsters”, which had prominent speakers from Brazil, Argentina, USA (California), China, South Korea, France and Italy, who looked at some possible scenarios for how our cities might grow and be managed over two days’ proceedings devoted firstly to the “village witchdoctor” and secondly to “liveable cities and visible cities”. At the same time, in the small room of LEM 1, one of the aluminium “eggs” in the large raised avenue covered by the famous glass “tent”, thirty architects from various different countries took turns each day to give their own person one-hour conferences creating a sort of marathon public speaking session. All in all this was a great festival of architecture, which saw us all trying to convey a sense of the real meaning of the project of building to the general public, which every day sees architects and engineers, clients and industries, working together in a joint attempt to create works and ideas designed to improve our landscape and home living spaces. I think our decision to take part with Rassegne and Fiera Milano was a good experience for us and our readers and, most significantly, a useful way of suggesting even to a trade fair organisation how cultural events can be organised in conjunction with commercial and promotional exhibition events, which, in terms of ethical values and progress, always see the design world walking hand-in-hand with the world of production. The hope is, therefore, that the real meanings of this “prototype” are grasped properly and that it might continue along the same lines without being overly distorted. 223 l’ARCA 1
La scena dell’architettura
Environment and Architecture
“A
mbiente”, come anche “Architettura”, sono due parole bellissime, da prendere così come sono: hanno un bel suono, un bell’aspetto e, se mai le avesse disegnate Saul Steinberg, oppure perché no Gio Ponti, fattezze di veri e propri personaggi per infinite, affascinanti e possibili avventure. In solitario, ma sicuramente meglio in coppia, quanti dialoghi e baruffe, sgarbi reciproci e tentativi di sopraffazione, poi riconciliazioni e lunghi flirt, corteggiamenti appassionati e distacchi bruschi e dolorosi, eccetera: insomma tutto l’armamentario richiesto per delle buone messe in scena di ottime pièce. Per arricchire le quali (o per appesantirle) si potrebbe ricorrere, come d’altra parte sempre avviene, ad altri comprimari, o piuttosto a comparse con ruoli di vario peso ma comunque petulanti e perfino aggressive: schiere di parole vuoi garbate vuoi corrusche, come “Edilizia”, “Territorio”, “Paesaggio”, “Città”, “Metropoli”, e così via. Infine i vari castigamatti che irrompono (e rompono) al momento buono: “Critica”, “Storia”, per dirne due che non mancano mai. Sullo sfondo il coro strombazzante composto di innumerevoli discipline con in prima fila le aspiranti soliste: “Urbanistica”, “Sociologia”, “Tecnologia”, “Geografia”, pronte a fornire tempestivamente arnesi, clave e coltelli per sbudellare, fosse il caso, l’avversario volta a volta più odiato. L’arsenale di cui dispongono è fornitissimo, anche se per fortuna è soltanto di cartone: anzi, di carta stampata: “Tipologie”, “Morfologie”, “Bisogni”, “Standard”, “Valutazioni”, “Piani” (di varia scala e natura), “Contesti”, “Policies”, “Governance”… Ma c’è poco da scherzare: schiacciati da ettometri cubi di carta stampata si muore e basta. Succede così che ogni traccia di leggerezza goldoniana se ne va perduta irrimediabilmente, e quelle che avrebbero potuto essere delle dispute garbate, edificanti, virtuosamente volte a migliorare lo stato delle cose per il piacere e il bene di tutti, finiscono col tramutarsi in truculenti reality, sanguinose sopraffazioni per occupare temporaneamente terreni di lavoro professionale e certo ben poco scientifico, per trivellare residui serbatoi di risorse finanziarie di istituzioni stremate e affette da nanismo culturale. I segnali più generali non vanno poi in direzioni così diverse: basta vedere, tra i tanti esempi possibili, le vicende di documenti che si dovrebbero ritenere importanti, se non fondamentali e comunque assai positivi, recentemente prodotti dalla Commissione UE, come la cosiddetta Convenzione europea per il paesaggio, nella quale ai termini di base sono state date traduzioni differenti e per nulla equivalenti a seconda del peso esercitato dalle differenti lobby Paese per Paese, per occupare già a monte campi invece sicuramente almeno da condividere fra molti. Con buona pace delle tanto strombazzate sinergie, multidisciplinarità, trasversalità, sbandierate soltanto quando si desidera apparire à la page, molto contemporanei. Dato però che di Steinberg e di Ponti non se ne trovano così facilmente, tanto meno di questi tempi, vedere le parole come personaggi o almeno come cose e trattarle come tali, almeno per un poco, per gioco disvelatore e istruttivo parrà ai più roba da veri fuori di testa, e ai pochi avvertiti, ma irrimediabilmente politically correct, un mero divertissement. Tanto vale allora tentare l’affondo, movimentando (e complicando, ma a fin di bene) la scena con l’introduzione di altri attori, cui affidare il ruolo di pronubi fra i nostri due comprimari così amati e così bistrattati, Ambiente e Architettura. Certi, così facendo, di provocare almeno un po’ di scompiglio e non poche ricadute positive in termini di arricchimento dei plot e delle messe in scena (ora davvero un po’ stantie). Ecco allora irrompere un Ambient Design, agguerritissimo e aggiornato che più non si potrebbe desiderare, parente strettissimo certo, ma non meccanica trascrizione, di quella leggendaria Ambient Music, frutto del genio di Brian Eno. Lo spessore e le quantità di aspetti rimessi in gioco attraverso questo piccolo coup de théatre, birichino soltanto all’apparenza, possono davvero stupire. Eppure è da qui che, volenti o nolenti, derivano i principali 2 l’ARCA 223
tòpoi assunti oggi come tratti determinanti dell’architettura, o meglio del suo mondo. Che mano a mano, per acuminare le proprie potenzialità dialettiche a fronte della stasi di un dibattito paludato, ha affrontato la scala territoriale prima e in seguito (molto fullerianamente) quella dell’intero orbe terrestre. Ed ecco, a occupare la ribalta,e riassumendo per sommi capi, i caratteri della genericità, dell’indistinzione, dell’isotropia diffusa, degli stati instabili, delle coesistenze esacerbate, dell’extreme come destino, e così via: tramite le traduzioni fattene da Koolhaas (e non certo quelle, in genere penose, dei suoi innumerevoli epigoni). E da qui subito emerge con evidenza palmare la questione della progettazione delle condizioni di fondo come campo, necessità, destino e dover essere dell’architettura. Sembra così semplice, ma non lo è. Kyoto, mon amour. Le prospezioni, forse giustamente sul filo dell’apocalisse, che si susseguono con ritmo sempre più incalzante riguardo all’avvenire del nostro povero piccolo pianeta, agguantano l’ambiente e lo vivisezionano, con minuzia da anatomopatalogo, mettendone a nudo la fragilità e la consunzione, misurandone i ritmi del declino, disvelandone i punti critici sui quali al più presto sarebbe opportuno intervenire. L’architettura proprio non viene presa in considerazione; visto che dopo tutto viene considerata, per ignoranza o in malafede, ma anche per colpe sue proprie, un’arte e una tecnica minore; e questo, per inciso, non dispiace alle recenti generazioni di pianificatori, che suppongono un loro definitivo primato. Non è così. Il palcoscenico viene sempre più occupato da altri personaggi: l’Ozono (con i suoi Buchi), l’Anidride Carbonica, le Polveri Sottili, gli Ossidi, e così via: ce n’è una quantità, a spartirsi la scena con i grandi effetti speciali, come per esempio gli Tsunami. Naturalmente c’è poco da ridere: ma non si può fare a meno di notarne i loro comuni stati: quello liquido, quello gassoso. Molto, molto up-to-date, trendy, decisamente molto al passo con le più sofisticate letture di quelli che sarebbero i caratteri della società contemporanea (la quale però, nel complesso, soffre ma non evapora). Fuor di metafora, addolora lo scollamento, l’allontanarsi sempre più marcato di culture specifiche (e delle loro tecniche) che invece sarebbe necessario mettere in gioco. E la espunzione progressiva di quelle che per loro natura non possono comunque prescindere dallo stato solido, come l’Architettura, appunto, malgrado gli sforzi anche magari interessanti di Décosterd e Rahm. Senza contare i vari impoverimenti che ineluttabilmente accompagnano questi processi: lo spazio (anzi: lo Spazio, se no Ponti poi ci sgrida, fin dall’inizio sarebbe stato da annoverarsi fra i nostri comprimari) non può essere ridotto soltanto a quello di Buck Rogers, di Laika e di Gagarin, di Armstrong. In questo quadro assai confuso (o in questa valle di lacrime? O in questo mare popolato di squali? Scegliere, prego, l’opzione preferita), sarebbe inoltre consigliabile una maggiore attenzione nell’uso del termine “paesaggio”, entità della quale si suppongono varie e disparate esistenze e si parla oggi tantissimo, con le migliori e le peggiori intenzioni. Potrebbe mai costui, o questa cosa, ritornando ancora per un attimo nel nostro ipotetico teatrino, trovare un suo adatto ruolo? Meglio di no: rimane disponibile soltanto quello della “Magnifica Preda” (Dio al momento non è di grande aiuto nel liberarci dal marketing!), e proprio non se lo meriterebbe. Visto che dopo tutto invece si tratta di una condizione di fondo, meglio metterlo sotto la protezione dell “Ambient Design”, che di queste si occupa, in continuo e attento rapporto con le altre arti, specialmente se applicate. Quando questo avviene, i buoni risultati si vedono. Con buona pace di quanti si occupano di conservazione dei giardini storici o di spazi pubblici urbani. Un giorno poi, trovandone il tempo, si potrebbe rileggere, però chiacchierando tutti quanti insieme, Architettura addio di Alessandro Mendini. Fascino del vintage ? Maurizio Vogliazzo
“E
nvironment” and likewise “Architecture” are two beautiful words to be taken for what they are: they sound nice, look good and, if they ever happened to be drawn by Saul Steinberg or, why not, Gio Ponti, they would look like real characters ready to set off on endless, intriguing, possible adventures. Either on their own or, better still, together, just think of all the conversations and scuffles, reciprocal insults and attempts to overwhelm each other, followed by reconciliations and long flirts, passionate courting and sudden, painful spit-ups etc.: in other words, all the paraphernalia required for a putting on a good show. The performances might be enhanced (or more likely weighed down) by turning, as is always the case, to supporting actors or even extras with roles of varying importance but inevitably tiresome or even aggressive: hoards of either polite or even sparkling words, like for instance “Building”, “Territory”, “Landscape”, “City”, “Metropolis” and so on. Finally, various disciplinarians who interrupt and interfere at just the right moment: “Criticism” and “History” to mention two ever-presents. In the background a bellowing chorus of different disciplines with the aspiring soloists in the front row like: “Town-planning”, “Sociology”, “Technology” and “Geography”, ready to take up the implements, clubs and knives required to disembowel, if necessary, their increasingly more hated rivals. The arsenal available is extremely well stocked, although fortunately only with paper: or, rather, printed paper: “Typologies”, “Morphologies”, “Needs”, “Standards, “Assessments”, “Plans” (of varying scale and nature), “Contexts”, “Policies”, “Governance”… But this is no laughing matter: hectometres of printed paper will quite simply kill you. So all trace of Goldonian lightness is lost for ever, and what might have been polite, edifying disputes aimed at improving the state of matters to everybody’s pleasure and benefit end up turning into something horrible, bloody battles fought out to temporarily take up part of the professional (but certainly not scientific) terrain, draining away the remaining financial resources of institutions of the lowest cultural standing that have nothing left to offer. This might seem an excessively gloomy picture of local situations, in this case in Italy, currently particularly confused. But the fact is that the signs all point in this direction: just take, from all the possible examples, the business of papers that ought to be considered important, if not vital or at least of great significance, recently produced by the EU Commission, such as the so-called European Landscape Convention, whose basic premises were interpreted in different and quite contrasting ways depending on the pressure exerted by the various lobbies in different countries, even though they ought to have won general approval. So much for the much trumpeted synergies and multi-disciplinary cross-theboard agreements, only ever actually adopted when hoping to pass for being very up-to-date and in the news. But seeing as there are not many Steinbergs or Pontis around, particularly at the moment, treating words like characters or at least like things, at least for a short while, for explanatory or instructive purposes, seems crazy to most people and even those who do get it, being as politically correct as they are, see it as just entertaining. So we might as well take the plunge and introduce some more characters to liven up (and complicate, for good ends) the scene, making them play the parts of paranymphs between our two leading figures, Environment and Architecture, so loved yet so ill-treated. All this will inevitably cause plenty of confusion and certainly enhance the plot and scripts (so stale at the moment). So here comes Ambient Design bursting on the scene, so lively and cutting-edge, certainly a very close relative but not a mechanical transcription of that legendary Ambient Music invented by the genius of Brian Eno. The scope and quantity of fresh aspects brought into play by this little coup de theatre, only seemingly sneaky, are really astounding; and it is surpris-
ing that not many people have realised it yet. But this is the origin, like it or not, of the main factors currently taken as the key traits of architecture or, better still, the world of architecture. To sharpen its own dialectical potential in face of the present stalemate, it has gradually tackled the territorial scale and then (in very Fuller-like fashion) that of the entire planet. And so the spotlight is now on characteristics like vagueness, indeterminacy, diffused isotropy, unstable states, exasperated co-existences and extremity as fate, and so on: by means of the various ways in which they are read by Koolhaas (and not those generally rather pathetic interpretations of his followers). And so what immediately emerges with great evidence is the question of planning the background conditions as Architecture’s field, necessity, fate and duty. It seems so easy, but it is not. Kyoto, mon amour. The doomsday prospects increasingly being forecast regarding the future of our poor little planet take hold of the environment and cut it up with the precision of an anatomical pathologist, revealing just how fragile and consumed it is, gauging its rate of decay and pointing towards its critical points, where action needs to be taken as soon as possible. Architecture is not even taken into account; seeing as, after all, its is treated (either out of ignorance or in bad faith) as a minor art or field of technology; and this certainly does not displease the latest generations of planners, who now suppose they are finally in control. But that is not the case. The stage is increasingly taken up by other characters: the Ozone (with its holes), Carbon Dioxide, Thin Dusts and Oxides etc.: there are more than enough to fill the stage with special effects like, for instance, the Tsunami. Of course this is no laughing matter: but we cannot help noting the states they share: either liquid or gaseous. Very, very up-to-date, trendy and distinctly in keeping with the most sophisticated interpretations of the traits of modern-day society (which is, generally speaking, suffering but not actually evaporating). Metaphors aside, it is painful to see how certain specific cultures (and the technology they involve) are being pushed aside and increasingly ignored, when in actual fact they ought to be brought into play. And cultures which, by their very nature, are inevitably solid state, like Architecture for instance, are actually being ejected, despite the interesting efforts of the likes of Décosterd and Rahm. Not to mention all the impoverishments inevitably accompanying these processes: space (or rather: Space, other wise Ponti will give us a ticking off, ought to have been counted among our leading actors right from the very start) cannot be reduced to just the kind associated with Buck Rogers, Laika and Gagarin, and Armstrong. In this fundamentally confused state of affairs (or valley of tears or shark-ridden waters? Take your pick, choose the description you prefer), it would be highly advisable to pay more attention to how we use the expression “landscape”, an entity endowed with all kinds of different existences and much talked about nowadays, to the very best and worst of intentions. Returning for a moment to our hypothetical theatre, could this entity or thing ever find its own suitable role? Hopefully not: the only one part left is that of “Main Victim” (at the moment God is no help in freeing us from the clutches of marketing!), and it does not deserve that. Seeing as, after all, this is a background condition, it ought to be put under the protection of “Ambient Design”, which always takes it under its wing, in constant and careful relation with all the other arts, particularly if they are applied. When this happens, good results can be seen. So much for all those people busy conserving historical gardens or public urban spaces. One day, when we have the time, we might re-read everything, with everybody joining in the chit-chat, Farewell Architecture as Alessandro Mendini put it. Is this just the charm of all things vintage? 223 l’ARCA 3
Mario Cucinella Architects
Mitopoiesi ambientale SIEEB in Beijing
The SIEEB (ChineseItalian Ecological and Energy Efficient Building), built on the campus of Tsinghua University in Beijing, China. The SIEEB project has been developed around a study of the site features and climatic conditions in Beijing.
Credits Project: Mario Cucinella Architects, Mario Cucinella, E. Francis, D.Hirsch, G. Altieri Project Leader: Politecnico di Milano, Dipartimento Best, Prof: Fedeico Butera Engineering: Favero e Milan Ingegneria, S.Favero, F.Zaggia, G. Lenarduzzi, L.Nicolini, China Architecture Design & Research Group Construction Management: Impregilo Lighting: iGuzzini Illuminazione Glass Façade: Permasteelisa Hydraulic systems: Merloni Termosanitari Group Floors: GranitiFiandre Control Building System: Siemens Systems of conditioning: Clima Veneta Radiating panels: Proter Imex Glasses: Glaverbel Client: Ministero Italiano per l’Ambiente e la Tutela del Territorio, Ministero della Scienza e della Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese
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I
l SIEEB (Sino-Italian Ecological and Energy Efficient Building) con la sua mole è indubbiamente una presenza impegnativa che grava sull’intorno urbano. Tuttavia, la sua pianta a corte aperta, l’aspetto di non finito che allude a un cantiere in continuo divenire, ne fa un’icona di quel costruire consapevole che non rinuncia a quell’ideale di bellezza cui l’architettura è tenuta a ricercare in tutti i modi. La sfida è: sostenibilità senza compromessi ma anche ricerca di un’estetica urbana espressione della cultura dell’abitare di un popolo. In Cina, il forte sviluppo che caratterizza tutti i settori dell’economia e della società, se da una parte ha creato importanti opportunità dall’altra ha accentuato anche tutta una serie di emergenze di ordine ambientale. L’inquinamento globale che preme sulle metropoli asiatiche è dunque lo scotto che un grande Paese paga per prepararsi a diventare potenza planetaria in grado di influire sui destini della Terra. Attualmente, l’attenzione del resto del mondo sui disastri che tale inerzia sta provocando pare aver convinto la Cina della necessità di un’inversione di tendenza a breve termine. Il SIEEB nasce dalla cooperazione tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio della Repubblica Italiana e il Ministero della Scienza e della Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese, e costituisce un’importante base per l’avanzamento di una cooperazione bilaterale a lungo termine nei settori dell’ambiente e dell’energia, un modello destinato a dimostrare le potenziali capacità di riduzione delle emissioni di C02 nel settore delle costruzioni edilizie. Nel campus dell’Università di Tsinghua a Beijing, il SIEEB ospita un centro sino-italiano di istruzione, formazione e ricerca per la salvaguardia ambientale e la conservazione dell’energia. L’edificio, grazie ai piani arretrati dei livelli più alti che facilitano la penetrazione del sole negli spazi interni, gode di un sostanziale incremento di luce e di aria, là dove la forte affluenza di persone potrebbe abbassare il livello di confort. La ricerca della qualità della vita all’interno del complesso ha suggerito soluzioni innovative come, per esempio, la realizzazione del soffitto radiante e ventilazione a dislocamento. I sistemi combinati di ventilazione e raffreddamento radiante non solo agiscono sull’estrazione del carico termico, ma creano anche una condizione significativa sulla distribuzione dell’aria all’interno dei locali. Una delle caratteristiche del progetto SIEEB è di rappresentare una perfetta integrazione fra progetto architettonico e impiego di tecnologie sofisticate, dunque una significativa tensione verso un’immagine di forte impatto formale. Nella fase iniziale di progettazione, particolare attenzione è stata destinata allo studio di un concetto energetico in linea con il sito di accoglienza. Sulla base di tali parametri e attraverso l’impiego di modelli, è stata definita la forma e successivamente la struttura dell’edificio. A completamento di una macchina ecologica di notevole dimensione ma basso consumo energetico, essa dispone di ampie superfici fotovoltaiche. Tale accorgimento non ha solo funzione di ridotto impatto sull’ambiente ma anche una sua valenza di immagine. Il fotovoltaico ha, infatti, un aspetto che rimanda ai circuiti stampati, a quella iconografia ipertecnologica che connota i paesaggi urbani più evoluti. Carlo Paganelli
Daniele Domenicali
Il SIEEB (Sino-Italian Ecological and Energy Efficient Building), realizzato presso l’Università di Tsinghua, Beijing, Cina. Il progetto SIEEB ha preso forma da un’analisi delle caratteristiche del sito e delle condizioni climatiche della metropoli cinese.
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L’edificio si sviluppa su un’una superficie di 20.000 mq ed è alto circa 40 m. The building covers an area of 20,000 square metres and is approximately 40 m tall.
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he SIEEB’s (Sino-Italian Ecological and Energy Efficient Building) sheer size makes it an imposing construction that weighs on its urban surroundings. Nevertheless, its open courtyard layout and unfinished appearance, like a working building site, make it an icon for the kind of conscientious building striking to achieve that ideal of beauty architecture is expected to search for in every way possible. The challenge is to achieve: sustainability without making compromises, also attempting to obtain the kind of aesthetics that express a nation’s way of life. The boom in every sector of the economy in China has, on one hand, created important opportunities but, on the other, it has also accentuated a whole range of environmental emergencies. The overall pollution affecting big Asian cities is the price a big country has to pay as it prepares to become a world power capable of influencing the fate of our planet. At the moment the rest of the world’s attention to the disasters this inertia is causing seems to have persuaded China of the need to turn things around in the short term. The SIEEB is a joint project between Italy’s Ministry of the Environment and Territorial Protection and the People’s Republic of China’s Ministry of Science and Technology, and is an important base for advancing two-way long-term cooperation in the environment and energy sectors, a model which will demonstrate the potential to reduce CO2 emissions in the building industry. The SIEEB accommodates a Chinese-Italian teaching, training and research centre for safeguarding the environment and conserving energy. Thanks to the set-back floors on the top levels and the way sunlight flows into the interiors, the building enjoys extra light and air, just where the high number of people around ought to lower the standard of comfort. Research into the quality of life inside the complex suggested innovative solutions such as, for instance, the creation of a radiant ceiling and special ventilation. The combined cooling and ventilation systems do not just affect how the heat load is extracted, they also help distribute air around the interiors. One of the distinctive traits of the SIEEB project is the way it integrates the architectural design and the use of sophisticated technology perfectly, focusing on creating a striking stylistic image. During the initial design stage, special attention was concentrated on studying an energy concept in line with the site location. Based on these parameters and drawing on the aid of models, the form and then structure of the building were carefully developed. Its wide photovoltaic surfaces complete this large-size low energy consumption eco-machine. The photovoltaic systems are not just designed to reduce environmental impact, they also enhance the overall image by evoking the printed circuits and hyper-technology characterising cutting-edger urban landscapes. Carlo Paganelli
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A sinistra, planimetria generale. Sotto, particolare della sezione della facciata vetrata.
1. Punto di fissaggio del pannello di vetro con aggancio tondo di acciaio inossidabile 2. Mensola modulare esterna di alluminio forato 3. Facciata esterna a doppia pelle con pannelli esterni vetrati con incisioni 4. Pannelli a veletta 5. Finitura di alluminio 6. Luce artificiale 7. Finestra apribile con cerniera su un lato 8. Spazio ventilato 9. Doppio pannello di vetro smaltato 10. Griglia pedonabile per manutenzione 11. Piano aggettante di acciaio 12. Finitura di alluminio 13. Piano aggettante di acciaio 14. Mensola interna estrusa di alluminio 15. Colonna di acciaio 16. Profilo di cemento bordo della soletta 17. Pannello di alluminio di finitura 18. Malta di cemento 19. Finitura di pietra 20. Bordo della soletta in cemento 21. Lastra metallica per protezione antincendio 22. Pavimento flottante 23. Soletta di cemento 24. Lamiera piegata 25. Sezione trasversale della lamiera piegata 26. Trave di acciaio 27. Soffitto radiante
Left, site plan. Below, detail of the section of the glass facade.
Sopra, schemi dell’irraggiamento solare. A sinistra, e pianta del quinto piano. Sotto, sezione trasversale con schema degli impianti.
Above, solar radiation diagrams. Left, plan of the fifth floor. Below, cross section with plants scheme.
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Details showing the use of structures designed to retrieve energy from the climatic conditions and generate electricity from photovoltaic panels.
Daniele Domenicali
Daniele Domenicali
Grabriele Basilico
Daniele Domenicali
Dettagli in cui si rileva l’impiego di strutture destinate al recupero energetico delle condizioni climatiche e la produzione di energia attraverso pannelli fotovoltaici.
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Daniele Domenicali
Alcuni interni e dettagli del complesso visto da nord-ovest. La facciata a nord è progettata in modo da risultare opaca e altamente isolata per proteggere l’edificio dal freddo intenso degli inverni pechinesi.
L’involucro del complesso presenta quattro tipi di superfici vetrate che, secondo l’orientamento presentano diversi fattori solari e diversi coefficienti U. The building shell has four types of glass surfaces, depending on their position they have varying solar factors and different “U” coefficients.
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Daniele Domenicali
Alessandro Digaetano
Daniele Domenicali
Some interiors and details of the complex seen from the north-west. The north façade is designed to be opaque and highly insulated to protect the building against the intense cold of Beijing winters.
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Reid Architecture
Per la “business aviation”
Reid Architecture
New Terminal at Farnborough Airport
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Credits Project: Reid Architecture Engineers: Buro Happold Contractor: TAG Construction Management Quantity Surveyor: Cyril Sweett Landscape Architect: Lovejoy Structural Steelwork: Rowecord Engineering External Cladding: Mero Glazing: Compass Glass Client: TAG Farnborough
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arnborough, a sud ovest di Londra, è un luogo importante per l’aviazione britannica. E’ stato il primo “aviation field ” del Regno Unito, base durante le due guerre mondiali, centro di sperimentazione, da sempre vi si tiene il più importante airshow di Inghilterra. Il vecchio insediamento ha continuato a funzionare come base militare fino al 1989, per essere poi ceduto nel 1997. Il nuovo corso dei trasporti anglosassoni ha fatto sì che la necessità di questo tipo di struttura, piccola ma efficiente e altamente rappresentativa per poter raccogliere un traffico aereo privato in espansione costante, diventasse una realtà, e quindi che il tutto venisse acquistato dalla compagnia privata TAG Aviation, che ha deciso di costruire un aeroporto ex novo. Il cantiere è stato inaugurato all’inizio del 2006. La presenza dello storico festival annuale ha fissato tra i requisiti fondamentali di questo progetto, oltre che tutti i servizi necessari a un’utenza “business”, il criterio di organizzazione dello spazio ispirato al concetto di “teatro dell’aviazione”. Il masterplan è stato quindi studiato per facilitare ai visitatori la visuale delle attività aeroportuali, ma anche per rispettare la necessità di riservatezza e di supporto al lavoro tipica della clientela top. Ecco quindi spazi organizzati in lounge e meeting room, accesso diretto all’aereo dalle vetture, alta rapprensentatività. Reid Architecture, forte di una comprovata esperienza nella progettazione aeroportuale, ha cercato di armonizzare compositivamente tre differenti elementi quali gli hangar, la torre di controllo e il terminal, per eliminare quel senso di stratificazione abbastanza comune in questo tipo di intervento. Se per la torre si è cercato di levigarne la forma per attutire il senso di tecnicità insito in tale manufatto, con gli hangar il progettista ha cavalcato la fine soluzione strutturale per ottenere un manufatto
ondeggiante, che dichiara decisamente la sua relazione con il dolce contesto collinare. Il terminal è l’elemento importante visivamente, volume di circa 5.000 metri quadrati, nel quale la ricerca della purezza formale è un intento dichiarato apertamente. La felice scelta di staccare visivamente tutto dal suolo, grazie al piano terra completamente vetrato, così come i due lunghi tagli orizzontali nel levigato corpo di alluminio ne alleggeriscono l’impatto formale, con una chiara ricerca di leggerezza espressa perentoriamente. Per contro, il profilo accentuato del guscio, che nella parte terminale aggetta rispetto alla facciata disegnando contro il cielo una forma morbida ma visivamente decisa, rimanda a una certa voglia di scultorietà che risulta in maniera ancora più evidente una volta entrati nell’edificio. La hall a tripla altezza, con lo spazio inciso e intagliato dalle balconate e dalla scala che disegnano curve dinamiche, e i tagli luminosi nelle pareti curve, è uno spazio molto plastico e avvolgente. Per questo edificio è quindi possibile una duplice lettura della componente simbolica fortemente rimarcata in tutto il progetto. All’esterno si percepisce un richiamo visivo diretto alle ali di un aereo, sia nelle forme tirate e levigate, sia nei materiali, alluminio e vetro, che affermano aderenza al concetto di fluidità e leggerezza. All’interno invece la similitudine è indirizzata verso l’idea di tensione e forza dinamica in movimento. E’ questa in effetti la vera essenza dell’icona alla quale i riferimenti simbolici del progettista guardano in questo caso: l’aeroplano, che porta in sé il concetto di leggerezza e aerodinamicità, ma anche di potenza, di cavalli e forze compresse al suo interno, che forniscono la spinta necessaria perché esso voli. Benedetto Quaquaro
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arnborough, to the south-east of London, is an important place for the British aeronautical industry. It was the first aviation field in the United Kingdom, a base during the two world wars, and an experimental centre. It has always been the home of the British air show. The old facility was kept in use as a military base until 1989 before being sold on in 1997. The new British transport system has meant that there is now a real need for this kind of small, efficient and highly representative structure to accommodate private air traffic now constantly on the increase, which is why the entire package was bought by the private company TAG Aviation that has decided to build a brand new airport from scratch. Building work began in early 2006. The fact that a famous old festival is held here meant that, in addition to all the necessary amenities for business users, the project also had to organise the space along the lines of an “aviation theatre”. The master plan was designed to enhance visitors’ views of airport operations and also to respect the need for privacy and work support with VIP clients. Hence the spaces have been organised into a lounge and meeting room, with direct access to aircraft from airport vehicles and excellent reception facilities. Reid Architecture, drawing on all its experience in airport design, has attempted to stylistically knit together three different elements like the hangars, control tower and terminal, so as to get rid of that sense of stratification quite common with projects like this. Whereas for the tower the idea was to try and smooth down its form to tone down the feeling of technicality inherent in this kind
of building, in the case of the hangars the designer has attempted to invent a refined structural solution to create an undulating construction, which decisively avows its relation to the gently rolling surrounding hillside. The terminal is the most visually striking feature, an approximately 5,000-square-metre structure whose stylistic purity was an openly stated intent. The successful idea of visually detaching everything from the ground, thanks to an all-glass ground floor, along with the two long horizontal cuts in the smooth aluminium structure, dampen the formal impact, in a deliberate attempt to achieve the much desired lightness. On the other hand, the accentuated profile of the shell, which overhangs the façade in the end section, cutting a soft but visually striking figure against the skyline, evokes a certain desire for sculptural-ness, even more evident upon entering the building. The triple-height hall, with the engraved and inset space for the balconies and stairs creating dynamic curves, and the luminous cuts in the curved walls, is a very sculptural and enveloping space. This means the symbolic side running right through this building can be read in two different ways. On the outside you can sense a direct visual reference to a plane’s wings, both in the smooth, taut forms and in the materials (aluminium and glass), which reinforce the idea of fluidity and lightness. On the inside, on the other hand, the similarity is aimed at the idea of tension and dynamic force in motion. This is the real essence of the icon which the designer has looked to symbolically speaking: the aeroplane, which carries within it a sense of lightness and aerodynamics, as well as power, strength and compressed forces providing the thrust required to fly.
Vista di una delle testate del nuovo Terminal del Farnborough Airport, realizzato soprattutto come scalo per i viaggiatori d’affari. View of one of the ends of the new Farnborough Terminal, mainly designed to serve business travellers.
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L’edificio richiama e riflette la tecnologia degli aerei. E’ una sorta di grande “ala” sospesa sulla campagna inglese, le cui pareti e copertura creano un volume continuo dalla forma scultoria
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che poggia su una base quasi completamente vetrata. The building evokes and reflects aeronautical technology. It is a sort of giant “wing”
hanging over the English countryside, whose walls and roof create a seamless structure with a sculptural form resting on an almost all-glass base.
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Particolare del rivestimento esterno costituito da oltre 25.000 scandole romboidali di alluminio.
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Detail of the outside cladding composed of over 25,000 rhomboidal aluminium shingles.
Particolare della grande scalinata al centro dell’atrio di ingresso. Tutti i servizi per i passeggeri sono organizzati al piano terra, mentre ai due piani superiori si trovano gli uffici della TAG Aviation e le sale operative.
Detail of the big flight of stairs in the middle of the entrance lobby. All the passenger facilities are set on the ground floor, while the top two floors hold the TAG Aviation offices and operations rooms.
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Dal basso: piante del piano terra, del primo e del secondo piano; sezione trasversale. From bottom: plans of the ground floor, first floor and second floor; cross section. Dal basso: planimetria generale e posizione dell’aeroporto; assonometria; sezione longitudinale. Nelle pagine successive, viste dell’atrio centrale. From bottom: site plan and position of airport; axonometry; longitudinal section. Following pages: views of the central lobby.
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Plan01
Plan01
Edificio a scomparsa
Vendée History Museum Credits Project: Plan 01 Assistant: Michel Tan Architect in charge: Michel Joyaui Landscaping: Paysage et Lumière Economist: ECB Structures: Arest Hydraulic plans: Delta Fluidi Scenography: Acora Acoustic: Capri Graphic: La Bonne Merveille Client: Conseil Général Vendée
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a premessa dichiarata nel programma non ammetteva fraintendimenti “il progetto doveva scomparire nel paesaggio”, così il Consiglio Generale della Vandea vedeva l’inserimento del futuro Museo dedicato alla storia e alle tradizioni locali. Ma non solo, l’istituzione doveva allinearsi con i più moderni concetti museali integrando nuove tecnologie e promuovendo un alto grado di interazione con il pubblico attraverso un programma espositivo principalmente a carattere temporaneo e la messa in scena degli eventi e dei temi rappresentati. Il collettivo d’architettura Plan01, composto dagli studi Atelier du Pont, BP Architectures, Philéas, Koz, si è aggiudicato il concorso con un progetto che non lascia indifferenti, sia per come viene declinata la dimensione paesaggistica sia per i gradi di libertà che il meccanismo spaziale offre alle dinamiche del concetto museografico. Paesaggio e architettura si compenetrano e diventano parti complementari e indissolubili di un unico sistema. Non ci sono atteggiamenti di rinuncia, di soggezione o di falsa esaltazione di una componente sull’atra, ma una meditata armonia che nasce da un atto di umiltà nei confronti di una dimensione paesaggistica pregnante. Basta qualche immagine per rendersi conto dell’estensione e della dolcezza dei rilievi della Vandea, dove si alternano territori pianeggianti a zone boschive (i tipici bocage) e alle valli dei fiumi. Il museo sorge a Les Lucs sur Boulogne, nella vallata attraversata dal fiume omonimo, e si incunea nella zona di confine tra terreni in declivio e la piana a bordo fiume. L’idea è di matrice planivolumetrica, nasce da una visione aerea d’insieme per planare con un manto vegetale sul sito e conformarsi alla sua natura. Il tetto, la copertura, è l’elemento cardine che disegna e identifica un nuovo paesaggio architettonico, pensato, progettato e tecnicamente
costruito, identificabile nella sua struttura ma nel contempo declinato come momento di una più ampia geografia di luoghi. Giungendo al Museo se ne hanno due percezioni diverse, dalla collina a nord lo sguardo incontra l’elemento vegetale, mentre dalla pianura a sud se ne scopre il profilo che inquadra e definisce gli affacci vetrati degli ambienti di accoglienza. Composto da piani inclinati che assecondano le variazioni di altezza dei diversi spazi del museo, l’insieme dà vita a una distesa vegetale cangiante e mutevole con il tempo e le stagioni. Tecnologia e sistema costruttivo garantiscono la stabilità e le prestazioni della struttura. Gli 8.000 metri quadrati di copertura sono realizzati dalla sovrapposizione di una struttura in acciaio protetta da uno strato isolante in vetro cellulare su cui è posato un complesso vegetale leggero di terriccio ricostituito, successivamente rivestito con un “tappeto” vegetale coltivato nella Foresta Nera, che in primavera si trasforma in una verde distesa erbosa. Gli spazi museali si articolano, quindi, secondo una trama regolare che con intervalli di 21 metri di portata definisce gli ambienti principali. La presenza di due corpi, di cui uno interamente incastonato nel declivio del terreno, risponde alle richieste del programma museale. Sale espositive attrezzate da una griglia tecnica a soffitto come veri e propri studios cinematografici e flessibilmente adattabili ai programmi museali, archivi e spazi destinati alla Conservazione, nella parte ipogea. Ambienti di accoglienza del pubblico e ingresso rispondono invece all’esigenza di stabilire una maggiore rapporto con il paesaggio circostante e si proiettano verso sud e sono ampiamente illuminati dalle superfici vetrate. L’invito al museo è suggerito dall’architettura di una promenade in lieve pendio che accompagna il pubblico offrendo una sequenza di scorci panoramici sulla vallata. per arrivare a una vasta spianata che domina la Boulogne. Elena Cardani
T
he brief left not room for misunderstandings: “the project would have to vanish into the countryside”. This is how the Vendée General Council wanted the future Museum of Local History and Traditions to be knit into the countryside. But that is not all, the institute would also have to fall in line with the latest concepts of museum design, incorporating new technology and fostering considerable interaction with the general public through a mainly temporary exhibition schedule and the staging of events and special themes. The Plan01 architecture collective, composed of the firms Atelier du Pont, BP Architectures, Philéas and Koz, won the competition with a project that certainly caught the eye, both in terms of its landscaping features and the amount of freedom the spatial design affords the dynamics of a museographic project. Landscape and architecture blend together and become complementary and inseparable parts of one single system. There is no sense of submission, subjection or mock exaltation of one component over the other, just a mediate feeling of harmony deriving from an act of humility in face of the striking landscape side of the project. You only need to take a look at some of the pictures to realise the extent and gentleness of the Vendée slopes, where flatlands alternate with wooded areas (the characteristic “bocages”) and river valleys. The museum is situated in Les Lucs sur Boulogne in the valley crossed by the river of the same name and is wedged into the border area between downward sloping lands and the flat terrain along the river. The overall structural idea comes from an aerial view of the entire site, stretching a coat of vegetation across it and fitting in with nature. The roof is the main key to shaping and identifying a new architectural landscape, devised, designed and then actually
built, which is identified by its structure but, at the same time, constructed like part of a more extensive geography of places. As you arrive at the Museum, you get two different views of it: from the hill to the north you are attracted to its landscaping, while its outline (framing and defining the glass fronts of the reception areas) is what strikes the eye when viewing it from the flatlands to the south. Composed of sloping planes reinforcing the differences in height of the various museum spaces, the overall construction creates a shimmering expanse of gentle greenery that changes with time and at different times of year. Technology and building system ensure the structure’s stability and performance rating. The 8,000 square metres of roof are constructed out of an overlapping steel structure protected by an insulating layer of cellular glass with an elaborate light vegetable “carpet” of compost from the Black Forest placed over it, which turns into a blaze of greenery spring. The museum spaces are arranged in a regular layout with 21-metre intervals marking the main rooms The presence of two volumes, one completely wedged into the downward sloping land, meet the specific museum requirements. The underground part hosts exhibition rooms fitted with a technical grid on the ceiling like proper film studios, which can adapt to the museum schedule, as well as archives and spaces serving conservation purposes. Public and entrance facilities meet the need to set up closer bones with the surrounding landscape, projecting southwards and amply lit by glass surfaces. A gently sloping promenade feature draws people into the museum and accompanies them on their way, affording a sequence of panoramic views of the valley before eventually reaching a spacious clearing dominating Boulogne.
Sezione generale sulla passerella d’ingresso al Museo di Storia della Vandea a Les Lucs sur Boulogne. L’edificio si iscrive in un paesaggio di colline, boschi e pianura lungo fiume assecondando attraverso le soluzioni linguistiche e volumetriche gli andamenti del terreno. General section of the entrance walkway to the Vandée History Museum in Les Lucs sur Bologna. The building in inscribed in a landscape of hills, woods and plains along the riverside, following the contours of the land through its stylistic-structural features.
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From bottom up, ground-floor plan, section and detail of the façade system, site plan. The museum is composed of a main building wedged into the ground, where the exhibition spaces are located, and another construction that opens right up to the countryside setting out the reception spaces, cafeteria and administration offices. Opposite page, the fault running between the two buildings creates a panoramic pathway opening up to embrace the countryside.
Frédéric Delangle
Dal basso in alto, pianta del piano terreno, sezione e particolare sul sistema di facciata, planimetria generale. Il Museo si compone di un edificio principale, incastonato nel terreno, dove trovano spazio gli ambienti espositivi, e di un corpo ampiamente aperto sul paesaggio, che distribuisce gli spazi di accoglienza, caffetteria e amministrazione. Nella pagina a fianco, la faglia che corre tra i due edifici dando origine a un percorso panoramico che si apre alla scoperta del paesaggio.
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La scelta di inserimento paesaggistico del complesso museale si traduce nello sviluppo di una quinta facciata vegetale di 8.000 mq, che senza rinunciare all’affermazione della dimensione architettonica, si armonizza a quella paesaggistica offrendo al visitatore una progressiva immersione nel paesaggio e nella storia della Vandea.
Particolari dell’articolazione degli spazi destinati all’accoglienza e all’ingresso del pubblico. Le sale espositive, che occupano una superficie di 2.500 mq, sono invece concepite come veri e propri set televisivi, spazi ampi e ciechi, grandi altezze e griglie tecniche per gli allestimenti scenografici. Details of the layout of the spaces designed for reception purposes and as a public entrance. The exhibition rooms, which take up an area of 2,500 square metres, are, on the other hand, designed like authentic sets for TV shows, with wide and blind spaces, high areas and technical grids for installations.
Stéphane Chalmean
Stéphane Chalmean
The decision to knit the museum facility into the landscape translates into the creation of an 8,000-sqaure-metre landscaped curtain façade, which without abandoning its architectural pretensions, blends in with the surrounding environment letting visitors gradually immerse themselves in the landscape and history of the Vandée region.
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Ibos et Vitart
Trasparenza del passato
Departmental Archives in Rennes Vista sud, pianta del piano terreno e del primo piano interrato degli Archivi dipartimentali dell’Ille et Vilaine (Bretagna) a nord Rennes, nel quartiere di Beauregard. Il complesso occupa una superficie di 170.000 metri quadrati e sfrutta l’estensione massima del terreno secondo due direzioni. In orizzontale un lungo basamento è direttamente relazionato con pubblico; in verticale l’edifico dei magazzini che si posiziona frontalmente sulla prospettiva. South view, plan of the ground floor and of the underground level of the Ille et Villaine (Brittany) Departmental Archives to the north of Rennes in the Beauregard neighbourhood. The complex covers an area of 170,000 square metres and extends right across the site in two directions. Horizontally, a long basement is directly related to the general public; vertically, the storage building is positioned face on in perspective.
Credits Project: Jean-Marc Ibos Myrto Vitard Project architect: Laurent Lagadec Signage: Nils Christa Furniture: Stéphane Bara Structural Engineering: VP Green M/E/P engineering: Bétom Ingénierie Quantity surveyor: MB & Co Fire safety consultant: Cabinet Casso & Cie Landscape designer: Louis Benech Project management: Cabinet Ollivier – Bétom Images: Artefactory Client: Departmental council of Ille et Vilaine
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U
n edificio contemporaneo destinato ad archivio richiama alla mente il nome di Jean-Louis Favier, pubblicista e diplomatico francese del 1700, di Tolosa, autore di importanti memorie riguardanti le situazioni internazionali del suo tempo. Sul tema della memoria storica egli sosteneva che gli archivi non rappresentano solo una responsabilità ma, soprattutto, un diritto. In effetti, l’archivio è il tracciato della storia ed è il modo asettico di costruire gli eventi e la tradizione. L’interpretazione degli eventi diventa, successivamente, il sedimento nella memoria, che si trasforma poi nella storia. Di un impegno così complesso e civile si è fatto carico il Consiglio Generale del Dipartimento dell’Ille et Vilaine, bandendo un Concorso d’Architettura per il progetto dell’edificio degli archivi, vinto, nel luglio del 2000, dallo studio di progettazione parigino di Jean-Marc Ibos e Myrto Vitart. L’edificio si sviluppa attorno al salone delle consultazioni, al piano terra, mentre lo stoccaggio è posizionato frontalmente. La vetrata continua dell’edificio sottolinea, con la sua trasparenza, la disponibilità, offerta al pubblico, di accedere alla consultazione della memoria del tempo passato. Una sala esposizioni, la caffetteria, un auditorium, sono le funzioni di contorno al nucleo centrale che, in modo sinergico, attivano l’intero funzionamento dell’edificio. E’ un processo complesso quello della raccolta dei dati che, fra l’altro, ha trovato la sua rappresentazione materiale nel layout dell’edificio dal quale si ha, in modo intuitivo, la conoscenza del peso del processo dell’indagine sulla memoria storica. Processo che i progettisti sono stati in grado di trasmettere all’edificio, rendendolo fluido nella sua trasparenza. L’impressione è di una semplice logica di distribuzione, che rende agibili e immediate la ricerca e la consultazione. La rigidità matematica e razionale della sua forma fa anche trasparire la difficoltà affrontata per la sua impostazione. Insomma, l’edificio è una sorta di trasparenza rigida della filosofia complessa della ricerca fra evento e forma, che può essere percepita a occhio nudo. L’edificio porta alla mente i titoli e i contenuti dei due capitoli del libro Memoria e conoscenza. Sulle sorti del sapere nella prospettiva digitale, di Tomàs Maldonado: La memoria ad occhio nudo e La memoria in laboratorio, che commentano il senso dell’andamento carsico della storia del ricordo e delle idee, del loro affiorare, scomparire e riaffiorare, nelle vicende del tempo. Nel Settecento, il grande matematico e fisico Leonhard Euler, poi Eulero, allievo di Jean Bernulli, sviluppa un sistema grafico per illustrare le relazioni logiche, cioè l’idea di affidare alla vista, e dunque alla lettura, il compito di dimostrare la struttura dei ragionamenti. Solo successivamente nell’Ottocento Charles Sanders Peirce, pragmatista americano, uno dei padri fondatori della logica matematica legata all’utilità della teoria della conoscenza, pensò addirittura a una diagrammatizzazione totale di tutte le forme di ragionamento. Questi due passaggi storici sembrano calati nel progetto da Ibos e Vitrart e si riflettono nel legame tra le singole parti dell’edificio, nei percorsi fino ai dettagli costruttivi, nei volumi scanditi razionalmente e matematicamente, fino ai materiali fulgidi di trasparenza e di libertà costruttiva. Solo a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, quei grafici e quelle scoperte scientifiche, sono diventate un punto di riferimento obbligato per un folto gruppo di studiosi di matematica, informatica, scienze cognitive, ingegneria dei sistemi, biotecnologia e bioingegneria. Ecco le radici nascoste di questo progetto. Non un solo passaggio del pensiero scientifico e matematico è stato dimenticato dai suoi autori. Ma il merito va riconosciuto anzitutto al Consiglio Generale dell’Ille et Vilaine, che ha reso possibile la realizzazione di un tale complesso denso di storia, di memoria e di filosofia; insomma in una parola: l’archivio. Mario Antonio Arnaboldi
A
modern-day building serving as an archive calls to mind the name of Jean Louis Favier, an 18th-century French diplomat and publicist from Toulouse, who wrote some important diplomatic memoirs about international issues of the day. When writing about archives and historical memory Favier said: Archives are not just a responsibility; they are, first and foremost, a right. An archive is indeed a trace of the past and an ascetic way of reconstructing events and tradition. The interpretation of these events then becomes the home of memory, which is then transformed into history. Ille et Vilaine Departmental Council took on this task, organising an Architecture Competition to design an archives building, which was won by the Jean-Marc Ibos and Myrto Vitart design team from Paris in July 2000. The building is constructed around the ground-floor reference room, while the store area is set at the front. The transparency of the building’s glass curtain walling lets the general public consult the past and the treasures it holds. An exhibition room, cafeteria and auditorium are the other functions set around the central core, which synergically sets the entire building in motion. The surveying of data is an elaborate process, which, significantly, has been materially represented in the building layout, as the architects have successful conveyed a sense of the importance of investigating the past through the building itself, making it smoothflowing in all its transparency. We get the impression of a simple and logical distribution of space, making research and reference easy and effective. The mathematical and rational rigidity of its form conveys a sense of the problems involved in its design. So the building is a sort of rigidly transparent representation of the intricate philosophy of research into event and form, which can be perceived with the naked eye. The building actually conjures up the titles and contents of two chapters from the book entitled Memoria e conoscenza. Sulle sorti del sapere nella prospettiva digitale (Memory and knowledge. On the fate of knowledge in a digital perspective) by Tomàs Maldonado: “Memory with the naked eye” and “Memory in the laboratory”, which comment on the meaning of the karstic pace of the history of memory and ideas, how they emerge, disappear and then reappear again across the ages. In the 18th century the great mathematician and physicist Leonhard Euler, one of Jean Bernulli’s pupils, developed a graphic system for illustrating logical relations: i.e. the idea of giving sight (that is reading) the job of demonstrating the structure of thought. Only later in the 19th century did Charles Sanders Peirce, the American pragmatist and one of the founding fathers of mathematical logic connected with the usefulness of theory of knowledge, actually devise an overall diagram of all forms of reasoning. It is interesting to note that these two historical events seem to be embedded in stone in the archives of Ille et Vilaine, which let these thoughts transpire, since they are actually incorporated in the project by Ibos et Vitart connecting together the various parts of the building, in everything from the corridors to the construction details, the rationally and mathematically set out structures and even the radiant materials of transparency and building freedom. It was only in the 1990s that these scientific discoveries and benchmarks become an obligatory reference point for a numerous group of scholars of mathematics, computing, cognitive sciences, systems engineering, bio-technology and bio-engineering. These are the hidden roots of this project. The project designers have not missed a single step in the process of scientific-mathematic thought. But, first and foremost, credit must go to the Ille et Vilaine Departmental Council for making it possible to build a complex so steeped in history, memory and philosophy; in a word: archives. 223 l’ARCA 31
La geografia del sito, i leggeri rilievi e le prospettive che offre dichiarano la presenza del complesso da molto lontano. Sotto prospetto nord e a fianco l’articolazione delle ampie superfici trasparenti si integra con il paesaggio
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lasciando ampia visibilità con l’esterno e stemperando le importanti volumetrie. The site geography, gentle slopes and perspectives it affords announce the complex’s presence from a distance.
Below, north elevation and, opposite, the layout of wide transparent surfaces knits into the landscape allowing plenty of visibility to the outside and toning down the striking structural design.
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Particolari delle sale di consultazione. Il complesso potenzia la vecchia sede degli archivi dipartimentali raddoppiandone la capienza: 54 km di scaffalature, circa 2.000 mq per il pubblico, con una sala
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di lettura di 170 posti, una sala espositiva di 230 mq, un auditorium di 160 posti, polo culturale ed educativo e locali amministrativi. Details of the reference room. The
complex enhances the old departmental archives, doubling its capacity: 54 km of shelves, approximately 2,000 square metres for the general public with a 170-seat reading room, 230 square
metre exhibition room, 160-seat auditorium, cultural centre and administration offices.
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allo spazio del corpo al corpo dello spazio: questo potrebbe essere il tracciato della lunga marcia che un “artista” come Vito Acconci (le virgolette non hanno qui valore dubitativo, ma sottolineano al contrario una qualità intrinseca e una prospettiva critica) ha compiuto nell’arco di quasi quarant’anni, accompagnando, seguendo o anticipando una più generale tendenza, un più vasto e profondo mutamento culturale. La parabola di Acconci – nell’àmbito di quella che fu definita genericamente body art, ma che s’intrecciò con altre istanze, minimaliste, povere, concettuali – parte dal corpo e vi ritorna dopo un lungo e travagliato percorso che sa di odissea. Ma, come in ogni odissea, il ritorno non coincide mai con la partenza, i due estremi temporali non combaciano e perfino la fedeltà agli assunti di base, alle teorie ultime, alla continuità dei presupposti ideologici ed estetici è costretta a fare i conti col mutare dei riferimenti e dei referenti, vale a dire con una dinamica storica che non ammette il passato se non come pura e inoffensiva nostalgia. Per comprendere il senso e la direzione del cammino di Acconci – che risulta a suo modo esemplare di una lunga e sofferta stagione dell’arte, del pensiero, delle forme sociali – è dunque necessario partire proprio da quello scarto, da quel mutamento, dalla differenza che separa il suo operare di allora da quello di oggi. Il nodo intorno al quale si articolano i successivi orientamenti del lavoro di Acconci è quello dello spazio. Snodo, più che nodo, in verità, giacché è su di esso che convergono le sue energie progettuali, le ipotesi culturali, le intenzioni operative, che si diramano poi lungo direttrici talvolta parallele, più spesso divergenti. Lo spazio venne assunto all’inizio come contenitore del protagonismo di un corpo che si ergeva sulla scena nella nuda denuncia di una morte dell’arte annunciata, invocata, celebrata, grazie alla quale la legittimità dell’opera, intesa nella sua essenziale oggettualità, era destinata a rifluire nella figura stessa dell’artista, nella sua fisicità, nella sua gestualità, per restarvi sospesa in attesa dell’ultimo giudizio. Si trattava per lo più dello spazio della galleria o dello studio, oppure spazio della semplice comunicazione, che faceva dell’evento un accaduto per il solo fatto d’esser stato comunicato; ma era soprattutto spazio del corpo, del suo muoversi, vagare, torcersi, raccontarsi, in un egocentrismo disperato, in cui si rispecchiavano comunque gli epilettici sussulti di una società che intuiva animalescamente il mutamento, senza riuscire a dare a esso un nome, una fisionomia. Da questo spazio Acconci si è allontanato senza recidere del tutto i legami che lo congiungono al suo passato. In qualche modo, anzi, egli ha cercato di individuare nei successivi passaggi una continuità o, quanto meno, una sequenza logica. Così il suo collocarsi sul versante dell’architettura – che fa dello spazio un tema progettuale e non più uno sfondo neutro per l’emergenza del corpo nel suo immediato esistere – è stato da lui spiegato, in una intervista a Elena Carlini, come trasferimento dal puro spazio della visione a “una sorta di close-up space, uno spazio ravvicinato”, un “contesto dove ci si ritrova immersi, un luogo tangibile”. Lo spazio architettonico è spazio organizzato, strutturato, funzionale, con il quale il corpo entra in un dialogo serrato, armonico o aspro a seconda delle circostanze. Ciò ne fa quindi uno spazio storico, soggetto alla trasmutazione temporale, individuato da aspettative e fruizioni destinate a modificarne la percezione, i significati, i ruoli e le attribuzioni. La conferma è rintracciabile nei più significativi risultati di questo orientamento – lo Storefront di Manhattan, in primo luogo – e ancor meglio nel loro prolungamento in opere più recenti, dove la maturazione della filosofia progettuale ha consentito una messa a punto ben equilibrata dei mezzi e degli obiettivi. Nella copertura della “plaza” nel Center for the Performing Art di Memphis, del 2001-2003, la struttura “cola” sulla superficie sottostante come il liquido sgorgare di “qualcosa” che, ricadendo, si rapprenda nell’aria fissandosi in forme apparentemente casuali. La fluidità di questa architettura ha valenze evidentemente simboliche: richiama un concetto di contemporaneità che si esprime nello scorrimento continuo e nell’ininterrotta metamorfosi della realtà fisica e di quella storica, e che qui si esalta nella tridimensionalità di uno spazio esaltato dalla sua 36 l’ARCA 223
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions D
Acconci Studio
funzione estetica, più che da quella pratica. La gestualità implicita nel suo disegno diviene esplicita nello Skate Park di San Juan, del 2004, in cui l’architettura incarna nelle sue forme materiche un puro gioco spaziale, l’impennarsi e il ricadere dello skateboard in un viluppo di linee ondulate, di spirali e incurvature il cui movimento insegue la traccia di quello del corpo lanciato in precario equilibrio lungo traiettorie serpentine e vertiginose. Questo viluppo si distende invece in una prospettiva assiale e lineare nel Twisting-Planes Park di Vienna, altra opera del 2004. Qui però la dirittura dell’impianto non deve trarre in inganno: in realtà essa recupera l’ondulazione frenetica degli altri lavori, ma solo per farla trasparire in un gioco smorzato di luci e ombre, di svolte e curve scandito dal fogliame della vegetazione o dal susseguirsi di aperture destinate all’intrattenimento. La curvilinearità, l’intreccio, lo svagato ondeggiare delle forme è alla base anche del concept per la Waterpark City di Toronto, del 2005, il cui impianto labirintico segna percorsi definiti da geometrie pluridimensionali, offerti all’uso pubblico, collettivo, sociale come devianza rigeneratrice, alternativa radicale, opzione estrema rispetto alle norme ribadite dalla tradizione. Il lavoro più recente, infine, il progetto per alloggi a spazi pubblici a Beaumont, del 2006, pare concepito per riassumere e rilanciare questa tematica inquieta, erratica, insofferente. L’obiettivo, come si dichiara nella relazione, è quello di rendere “l’abitare parte dello spazio e insieme di trasferirlo in un altro tempo”. La forma archetipica è quella della collina, scolpita dai terrazzamenti. A questa conformazione naturale si innerva un artefatto realizzato in plastica – materia ostile alla natura, ma che la tecnologia più avanzata ha reso compatibile con l’ambiente – con la quale ottenere forme variamente aderenti alla conformazione del terreno, affinché l’artefatto architettonico si definisca come una specie di concrezione spontanea. Ciò che Vito Acconci si propone con questa sua filosofia progettuale è di realizzare, come ha detto nella già citata intervista, “non una forma, ma piuttosto un luogo in grado di accogliere svariate trasformazioni di uso e significato sociale”. Egli mira quindi a modellare uno spazio aperto, continuamente modificabile, da vivere in una molteplicità di esperienze e non fissabile in una immagine riassuntiva, bensì disarticolato in una pluralità di funzioni e prospettive. Esso resta una spazio del corpo, che lo satura di eventi e sensazioni, proprio come accadeva nelle prime performance. Ma non è più neutro e indifferente, giacché ora si riconosce in una forma – scorrevole, fluida, cangiante quanto si vuole, ma pur sempre forma – che in qualche modo lo invera, l’incarna, gli fornisce un volto e uno statuto tecnico e culturale. Ciò che ora si impone è dunque il corpo dello spazio, una presenza reale, che reclama un proprio ruolo di protagonista. Questo sviluppo presenta però risvolti inattesi. Il lavoro di Acconci si è costruito, nel filone della body art, sul concetto di dissolvimento dell’“opera”, di azzeramento del suo valore oggettuale, di superamento della sua “presenza”, sostituita da quella dell’“artista”, che in quanto “corpo” si incaricava di riassumere nella narrazione di sé – l’evento, la performance, l’happening – ogni significato possibile della proposta estetica. Ma inserita nel processo materico e funzionale dell’architettura, questa concezione ha finito col riproporre proprio quello che si voleva esorcizzare – l’opera, per l’appunto, ovvero l’oggetto artistico, divenuto ora artefatto architettonico. Certo, l’architettura di Acconci e del suo studio punta alla fluidità, alla riconversione perenne, alla sua continua riprogettazione da parte dell’abitante. La sua funzione segreta è l’affrancamento da ogni funzionalità monodirezionale, per affidare gli schemi abitativi alla responsabilità dei corpi che vi dovranno vivere. Ma infine l’architettura è fatta di forme e di materia, e presuppone pesi, volumi, opacità che la rendono, lo si voglia o no, “oggetto”, “opera”, realizzazione. Che il superamento – qualunque esso sia – dell’arte metta capo all’architettura è un vecchio sospetto. Resta da vedere come l’architettura vorrà accogliere l’eventuale eredità dell’arte. La tentazione del ritorno al frigido abbraccio delle beaux arts è, sempre più forte nel mondo del progetto. Speriamo almeno che prima di abbandonarvisi esso si sia procurato un buon vaccino. Maurizio Vitta
F
rom body space to the body of space might describe the long march undertaken by an “artist” like Vito Acconci (the inverted commas do not call this status into doubt, on the contrary they just underline a certain intrinsic quality and critical perspective) over a period of almost forty years, accompanying, following or even setting a more general trend, a vaster and deeper change in culture. Acconci’s own parabola – as part of what has been more generally defined as body art, but which knits in with other minimalist, poor and conceptual lines of work – begins with the body and then returns to it after a lengthy and problematic journey that is reminiscent of an odyssey. But, as with all odysseys, they never return to where they started from, the beginning and end never coincide and even the adherence to certain basic assumptions, latest theories and seamless flow of ideological and aesthetic premises need to come to terms with changing guidelines and references or, in other words, the dynamics of history, which only let in the past as pure and inoffensive nostalgia. To understand the meaning and direction of Acconci’s career – which, in its own way, exemplifies the long and troubled season of art, thought and social reforms – we need to begin with this shift, change and difference that separates his work in the past from what he is doing today. Space is the hub around which Acconci’s subsequent lines of action gradually unfolded. More a joint than a hub, to tell the truth, since this is what his design energy, cultural hypotheses and operating intentions hinged around, as they branched off along what were sometimes parallel but often divergent lines. In the beginning space was taken as a container for the actions of a body acting out the death of art, so long heralded, invoked and celebrated, and which would result in the legitimacy of a work, taken in all its bare objectivity, flowing into the figure of the artist himself in all his physicality and gestural force and where it was destined to remain suspended as it awaited final judgement. This was mainly the space of a gallery or studio or even the space of simple communication, which turned an event into something which happened just because it was communicated; but it was also, most significantly, space for the body to move, wander, twist, narrate and scrutinise itself in a form of obsessive selfcontemplation, desperate egocentricity, which reflected the epileptic fits of a society which, like an animal, could sense something was changing but which could not quite name it or put a face to it. Acconci gradually drifted away from this kind of space without ever completely cutting all ties with his past. In some way, on the contrary, he subsequently tried to maintain a certain continuity or, at least, logical sequence. He explained his decision to opt for architecture – which takes space as a central theme and not just a neutral backdrop from which the body emerges in its immediate existence – in an interview with Elena Carlini, as a transference from the pure space of vision to “a sort of close-up space”, a “context in which you find yourself immersed, a tangible place”. This change in perspective is not just a mere shift in point of view. Architectural space is organised, structured, functional space, with which the body comes into close, harmonious or rough interaction, depending on the circumstances. This makes it historical space, subject to temporary transmutation, marked by expectations and usages which will alter how it is perceived, its meanings, purposes and properties. This is confirmed in the most important results of this line of action – most notably the Manhattan Storefront – and, better still, in how it has been continued in more recent works, as his design philosophy has allowed him to develop well-balanced means and ends. The roof of the “plaza” in the Memphis Center for the Performing Arts from 2001-2003, the structure “flows” on the underlying surface like a liquid spurt of “something” which, as it descends, congeals in the air to set in apparently random forms. This architecture’s fluidity evidently has symbolic values: it evokes a sense of the present day expressed in the seamless flow and constant metamorphosis of physical and historical reality, here exalted through the three-dimensionality of space more enhanced by its
aesthetic function than its practical purpose. The gesture implicit in his design work is made truly explicit in San Juan Skate Park in 2004, whose architecture embodies in its material forms pure spatial interplay, a skateboard dipping up and down in undulating lines, spirals and curves, whose motion traces a body launched in precarious balance along winding and dazzling trajectories. This loop then stretches out in the axiallinear perspective of Twisting-Planes Park in Vienna, a work from 2004. Here, though, the straightness of the plant should not mislead us: in actual fact it draws on the same frenetic undulations as the other works, only to bring them out in a toned down interplay of light and shadow, twists and curves marked by the foliage of its vegetation or the flow of openings serving entertainment purposes. The curves and lines, intertwining and dreamy undulating of forms also underpins the concept for the Toronto Waterpark from 2005, whose maze-like layout features multi-dimensional pathways open for public, collective and social use as a form of regenerative deviance, radical alternative or extreme option compared to the norms imposed by tradition. His most recent work, the 2006 project for public housing in Beaumont, seems to be designed to sum up and revamp this rather disturbing, erratic and relentless theme. The aim, as stated in the brief, is to make “living part of space and, at the same time, to transfer into a different time dimension”. The archetypal form is of a hill sculpted by terracing. This natural conformation helps create an artefact made of plastic – a material which is hostile to nature, but which cutting-edge technology has made compatible with the environment – used to obtain forms adhering in different ways to the lie of the land, its natural physiognomy, so that the architectural artefact is defined as a sort of spontaneous concretion. Vito Acconci’s philosophy of design sets out to create, as he stated in the aforementioned interview, “not a form but rather a place capable of accommodating various changes in use and social meaning”. This means he aims to shape an open form of space, which can constantly be altered, to be experienced in multiple ways and not set in one exemplary image, but rather articulated in a multiplicity of functions and perspectives. It is still body space and the body saturates it with events and sensations, as was the case with his very first performances. But it is not longer neutral and indifferent, it can now be recognised in a form – as flowing, fluid and shimmering as you like – which, in some sense, makes it more real, gives it a body, face and technical-cultural status. What now imposes itself is the body of the space, which presents itself as an architectural fact, a real presence demanding the right to play a leading role. There are, however, some unexpected twists to Acconci’s work, which initially developed along the lines of body art, the concept of “dissolving” a work, cancelling out its value as an object, moving beyond its “presence” in favour of the “artist’s”, who as a “body” took on the task of summing up every possible aesthetic meaning in narrating himself – the event, performance, happening. But when incorporated into the materialfunctional process of architecture, this idea ended up reproducing what it was trying to exorcise – i.e. the work or artistic object, now turned into an architectural artefact. Of course Acconic’s architecture (and that of his firm) focuses on fluidity, perennial reconverting, constant redesign on the part of the inhabitant. Its secret function is to break free from any form of one-track functionality to completely hand over living schemes to the responsibility of the bodies which will inhabit them. But, in the end, architecture is made of forms and matter, and it presupposes weights, volumes and opacity, which make it, whether we like it or not, an “object”, “work”, creation. That superseding – however it happens – art is architecture’s task is an old adage. It remains to be seen how architecture wants to take over art’s mantle. The temptation to return to the cold embrace of the beaux arts is, as we know, increasingly strong in the world of design. Let us at least hope that it has inoculated itself properly before giving itself over. 223 l’ARCA 37
City Lights New York Credits Project: Acconci Studio
38 l’ARCA 223
In queste pagine, rendering del progetto presentato da Vito Acconci al concorso internazionale per una nuova tipologia di sistema di illuminazione per la città di New York.
In these pages, renderings of the proposal presented by Vito Acconci at the international competition for a new lighting system for New York City.
223 l’ARCA 39
Twisting-Planes Park Gurtel Median, Vienna 2004 Credits Project: Acconci Studio (Vito Acconci, Peter Dorsey, Eduardo Marques)
40 l’ARCA 223
Una linea di piani avvolti su se stessi corre per tutta la lunghezza dello spartitraffico. Sono piani ellissoidali; ciascun piano successivo è girato e slittato, innalzato o abbassato rispetto al precedente. I piani sono “sandwich” di maglia d’acciaio al cui interno crescono piante rampicanti, tra le cui foglie sono installate delle luci. L’effetto luminoso cambia a seconda della quantità di fogliame. I piani, che sono una sorta di gabbie metalliche per i rampicanti, sono forati; ogni buco è come un telescopio o un tunnel attraverso il quale guardare gli altri fori, più grandi o più picco-
li. In alcuni punti sono abbastanza grandi da poterci passare attraverso, in altri sono chiusi da specchi cosicché invece di poter guardare oltre, si vede la propria immagine riflessa. Alcuni buchi sono abbastanza grandi da poter contenere delle “aree di attività”: campetti di basket o calcetto, un anfiteatro. Una serie di rampe attraversa i buchi e congiunge i diversi livelli. Attraversando i buchi, le rampe si torcono, deviano e si allungano lungo la faccia del piano e al suo interno tra le piante. E’ come se la superficie di un parco fosse stata sollevata, è come camminare a mezz’aria. All’interno di piani ci si può sedere in nicchie ricavate tra le piante.
A twisting line of planes runs through the length of the median. They’re ellipsoid planes; each successive plane turns, shifts, further, from down to up to down again on the other side. The planes are “sandwiches” of steel mesh, front and back; climbing plants grow inside, lights are embedded within the plants – light changes depending on the density of the foliage. These planes, these sandwiches of mesh, these “cages” of climbing plants, are perforated; each hole is like a telescope, or a tunnel: you look through from smaller to larger holes, or vice versa – at some point you can walk through the holes – sometimes the hole is covered with mirror so, instead of seeing
through, you look back at yourself. The holes get large enough to contain an “activity-area”: basketball court, soccer field, amphitheater. Ramps go through the holes, and take you up to different levels. As a ramp goes through a hole, spin-offs stretch out over the face of the plane: you walk over the face, you walk across a mesh of plants – it’s as if the plane of a park has been lifted up, it’s as if you’re walking on air, you sit in niches within the plants.
223 l’ARCA 41
Housing and Public Spaces Beaumont 2006 Credits Project: Acconci Studio
42 l’ARCA 223
L’obiettivo di questo progetto è far sì che le case siano parte dello spazio. Il punto di partenza sono le colline; il progetto segue la tradizione locale dei terrazzamenti. Le case sono costruite sui “gradini”, le terrazze delle colline, come se fossero spremute fuori dalle loro pieghe. I progettisti, come materiale primario, hanno pensato alla plastica – il materiale del XXI secolo – pur rendendosi conto delle sue pecche, a cominciare dal pessimo impatto ambientale. Ma oggigiorno ci sono nuove plastiche, ricavate da materiali riciclabili. Dunque, si è pensato a una facciata trasparente: la casa “scompare”, mentre il paesaggio rimane. Dietro questa parete trasparente, ci sono pannelli divisori opachi, in modo che gli abitanti possano scegliere il grado di privacy che vogliono. Una prima versione delle case è lineare: ciascuna abitazione è una linea, una sorta di profilo lungo la collina. Il cortile di una casa è il tet-
to della sottostante. Una seconda versione prevede un intreccio delle diverse unità. Ogni casa passa sopra, sotto, attraverso l’altra. Nei punti di incrocio si formano spazi comuni. In una terza versione, le case sono sparse come punti sulla collina. E’ previsto anche un anfiteatro, anch’esso in più versioni. Nella prima, è come un dosso nella collina con il palcoscenico scavato fuori e la platea costruita su un sistema di rampe. In una seconda versione, il sistema di rampe è mantenuto ma il palcoscenico è una sorta di volume emisferico che avvolge e sovrasta la platea. Questo volume non è riempito da solidi, non è denso, bensì è costituito da una struttura molto sottile di cavi. L’intero emisfero costituisce il palcoscenico: gli attori possono essere ovunque, di fronte al pubblico, sopra al pubblico, tra il pubblico. Inoltre, l’emisfero di cavi funge anche da sostegno per le attrezzature teatrali.
The goal of this project is to let housing be part of the space. The starting point are the hills; the project starts by following the custom there of terracing the hills. The houses are built into the “steps” of the hills, the terraces of the hills: it’s as if they are squeezed into the folds of the hill. Plastic is the material the designers have in mind, the 21st-century material. They know plastic has big faults: it’s environmentally unfriendly. But there are new versions of plastics, made from recyclable materials. So they thought the front wall to be transparent: the house “disappears” while the landscape remains. The outer wall is transparent, while panels of screening are behind that front wall - inhabitants choose the degree of privacy they want. A first version is linear: each house is a line, like a contour line, down the hill. The yard of one house is the roof of the house below. A second version is knotted, entwi-
ned, braided. Each house passes through, under, over another. As one house cross another, a community space, a public space, is formed. A third version is scattered: not lines but “dots” down the hill. An amphitheatre has been envisaged too. In the first version it is like a bump in the hill with the stage that digs out of it and seats built into a ramp-system. In the second version of an amphitheater keeps the ramping/seating but changes the stage, blowing it up. As the seats ramp down the slope, making a kind of quarter-sphere, the stage envelopes it, like a hemisphere. It’s a volume, filled not with density, not with solids, but with very thin structure, wire-like. The whole of the hemisphere functions as the stage here: performers can be anywhere - they can be in front of the audience, above the audience, through the audience. As a by-product, this hemisphere of wires acts as scaffolding to support theater equipment.
223 l’ARCA 43
A Skate Park that Glides the Land and Drops into the Sea 2004 Credits Project: Acconci Studio (Vito Acconci, Darío Núñez, Sehzat Oner, Jeremy Linzee, Peter Dorsey, J. Gabriel Lloyd, Sarina Basta)
44 l’ARCA 223
Questo progetto definisce un parco per lo skateboard utilizzando le porzioni elevate dell’area: il parco scende dal punto più alto di una rampa sopra al ristorante, fluisce attraverso la collina, su per un monticello di terra, sbuca sul bordo della pianura e si tuffa verso l’oceano come un’onda. Il sentiero verde, su entrambi i lati del percorso pedonale, termina all’altezza della rampa dove è rimpiazzato da una striscia, la pista, di cemento verde (il cui colore digrada nel blu), che si innalza, si avvolge e ondeggia sopra e sotto la rampa. Alla base della rampa, le due strisce si innalzano solcando l’aria sopra il percorso pedonale. Intorno alla collina c’è un percorso per la corsa che passa sotto all’intersezione delle strisce volanti. All’intersezione, la striscia di sinistra scende a precipizio verso il terreno e sterza verso destra, mentre la striscia di destra piomba giù sterzando verso sinistra. Una striscia, risalendo, si
spezza in più parti che si avvolgono su e giù per la collina. Curva su se stessa formando un buco sferico nella collina. La sfera si replica, diventa una sfera su una sfera, una sfera dentro una sfera. Quando l’interno di una sfera incrocia l’esterno della collina crea in essa un’apertura; così nella collina si formano delle “bocche” – si può uscire dal loop delle sfere da una di queste bocche oppure si può risalire a piedi la collina ed entrare nel loop da una delle bocche. L’altra striscia si dirige verso il monticello di terra. Si avvolge e sale gradatamente su per il pendio. Con lo skateboard si possono seguire i percorsi delle strisce o saltare da una all’altra. Di notte la pista è illuminata. Il cemento, nel suo contorcersi lungo il percorso lascia vedere mezzelune di luce che trapassano la maglia di metallo forato che protegge la pista.
This project defines a skate park by taking the raised parts of the site: the skate park flows down the high point of the ramp over the restaurant, it flows through the hill, up the mound, and off the edge of the plateau, it drops into the sea like a wave. The grass track, on either side of the walkway, ends at the ramp and is replaced by a strip, a track, of green concrete (gradating colour into blue), swelling out, rolling down, and waving up and down the ramp. At the bottom of the ramp, the two strips rise and cross in mid-air, over the pedestrian walkway. The running track around the hill is stretched over, so that it passes under the intersection of flying strips. At the intersection, the strip from the left dives down to the ground and swerves off to the right, while the strip from the right dives down and swerves off to the left. One strip heads toward the hill. The strip breaks, the broken parts shift out of line as they roll up and down toward the hill.
The strip curves around itself to make the inside of a hole in the hill, a spherical hole. It’s a sphere that swallows itself, that loops through itself so that it’s pushed in and pulled out. The sphere proliferates, it’s a sphere-upon-sphere, a sphere-within-sphere. As you skate around a sphere, as you use the sphere as a bowl, you skate into another sphere. Where a sphere inside intersects the outer surface of a hill, it breaks the hill, makes a crevice in the hill; the hill has mouths – you can exit the loop of spheres through a mouth or you can walk up the hill and enter the loop through a mouth. The other strip heads toward the mound. It loops and rises, one step at a time, up the slope. You skate along a strip, or ollie from one strip up to another. The skate park is lit at night. The concrete splits and shifts, leaving a crescent of light behind perforated metal.
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Conceptual Proposal for Waterpark City Toronto 2005 Credits Project: Acconci Studio (Vito Acconci, Peter Dorsey, Eduardo Marques, Dario Nunez, Sehzat Oner)
46 l’ARCA 223
Bisogna immaginare un edificio privato che consente l’accesso al pubblico, e va a costituire non solo una piazza pubblica, ma una strada pubblica, un sistema di circolazione aperto a tutti. Il progetto inizia dal perimetro dell’edificio, dalla bassa barriera di metallo e dal basso muro di recinzione di cemento su cui poggia. Il perimetro va in due drezioni: verso l’interno dell’edificio privato e verso l’esterno, nella strada pubblica. I progettisti prendono le lamelle della barriera metallica e ci “giocano”: le rendono più fluide, le espandono e contraggono, le attorcigliano, le girano, le slittano, le dipingono come “camaleonti”, con colori non colori, continuamente cangianti a seconda dell’incidenza della luce e delle loro torsioni. Dove sono necessari degli schermi anti-vento, le lamelle vengono forgiate allo scopo; dalla parte alta della barriera, le lamelle si innalzano come ali, come vele. In alcuni punti sono divise per ottenere la giusta proporzione di trasparenza e opacità. Sul marciapide, la parete di cemento squadrata viene estroflessa per formare una protuberanza, spinta all’interno per formare delle nicchie dove possono sedersi fino a tre persone; le lamelle metalliche, in questi punti si incurvano, come un’amaca, formando gli schienali. Gli alberi lungo il bordo del marciapiede sono un dubbio assillante: la linea è troppo dritta, troppo rigida per le varietà di percorsi dei pedoni. L’idea è di creare un labirinto tra gli alberi, utilizzando la striscia di granito intorno all’area in cui sono piantati, piegandola facendole raggiungere la barriera metallica e facendola poi tornare verso il marciapiede; gli alberi seguiranno lo stesso percorso e così la gente potrà camminarvi in mezzo.
Picture a private building that allows for the public, that lets the public in, that provides not only a public plaza but a public city street, a public circulation. The project starts from the perimeter, the low metal fence and the low concrete retaining wall it sits on. The perimeter goes both ways: in, toward the private building, and out, toward the public street. The designers keep the metal slats of the fence, but they play with them a little; the slats are more fluid now, they expand and contract, they twist and turn and shift – they’re painted with “kameleon-kolors”, they’re no color and every color, their color changes as they’re struck by light, their color changes with every turn and twist. Where wind-screens are needed, the metal slats make them; from fence-height, the slats rise up like wings, like sails. The slats are spread further apart here, to make the right proportions of opacity and openness. On the sidewalk, the boxy concrete wall turns into a bulge: pushing it in it makes niches, seating niches, for one person, two people, three – the metal slats curve in, like a hammock, to let a person lean back. The trees planted at the curb remain a nagging doubt: the line is too straight, too rigid, for the varieties of public walking. The idea is to make the trees meander – taking the granite strip where the trees are planted and wind the strip from curb to fence and back again, the trees will follow so people can meander through them.
223 l’ARCA 47
Roof Like a Liquid Flung over the Plaza Center For The Performing Arts, Memphis TN, 2001-2003 Credits Project: Acconci Studio
48 l’ARCA 223
Questa copertura non è un oggetto messo in un luogo, ma è uno strumento che trasferisce il luogo, lo trasmette: è come se il suo intorno venisse “formato” e trasformato in un liquido solidificato che ha la funzione di proteggere la piazza. La copertura è specchiata, sopra e sotto: il terreno va così verso l’alto e il cielo va verso il terreno. Per stare su, la copertura è tirata giù: vengono ritagliate delle aperture e dai bordi la copertura si allunga verso il il terreno a formare delle colonne e un imbuto. La luce naturale penetra all’interno e colpisce la piazza, come uno spot di quelli utilizzati all’interno sul palcoscenico del Performing ArtsCenter. Sotto la pensilina di vetro, si forma un altro imbuto, che indirizza luce artificiale verso l’ingresso del Centro. Alla base di ogni colonna, la struttura della superficie è conformata come un anello la cui struttura tubolare viene moltiplicata per andare a formare delle sedute intorno alla colonna. In ogni colonna si apre un arco che permette di entrarvi; all’interno, la superficie della colonna è ripiegata per formare delle panche intorno alla sua base. La colonna più piccola, vicina all’edificio può contenere 10/12 persone e può essere usata come sala riunioni. La colonna più grande, all’angolo, può ospitare fino a 30 persone e può essere usata come spazio per performance. Quando si è fuori dalla colonna è come stare dentro: il pavimento si riflette sul soffitto. Quando si è dentro sembra di stare fuori: il cielo è il soffitto e la luce del sole filtra dall’alto, le pareti intorno riflettono il cielo e sembra di essere dentro una stanza di cielo.
This roof it’s not an object within the site but an instrument that transfers the site, and transmits the site: it’s as if the surroundings are formed, and transformed, into a solidified liquid functioning as a roof over the plaza. The roof is mirrored, above and below: the ground rises up to the roof while the sky falls down. So that the roof can stand up, it’s pulled down: openings are cut out, and from the rims the roof is stretched down to the ground to make columns and a funnel: sunlight comes in and shots down across the plaza, like a spotlight, like the spotlights on-stage inside the Performing Arts Center Under the glass overhang, another funnel is pulled down; it shoots artificial light toward the Center entrance. At the bottom of each column, the structure that holds the surface is built out into a ring; the pipes are multiplied to make seats around the column. An arch is left open below so that each column can be entered – the surface is folded up to make a ring of seats inside. The smaller column, near the building, seats 10 to 12 people, and might be used as a meeting room. The larger column, at the corner, seats 25 to 30 people, and might be used as a performance area. Outside the column, it’s as if you’re inside; the pavement below is reflected up onto the roof above you. Inside the column, you’re outside; the sky is your roof, and sunlight pours down on you from above; the wall that circles around you reflects the sky – you’re sitting inside a room of sky.
223 l’ARCA 49
Vino underground
A Wine-making Farm in Barolo
Bird’s-eye view of Adelaide Farmstead on the hillside of Barolo (Cuneo), which has been completely integrated in the surrounding natural environment by an extension project.
Credits Project: Archicura: Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana, Francesco Barmond des Ambrois Collaborators: Beatrice Tessore, Alessandra Paracchi, Andrea Zanero Structures: Paolo Minuto Plants Project: Edoardo Rivetti Works Management: Ugo Dellapiana, Paolo Dellapiana Main Contractor: Busca Fratelli Germano e Marino Metal Works: Vm Zinc ® Client: Cascina Adelaide di Amabile Drocco
50 l’ARCA 223
I
l progetto per l’ampliamento di una cascina a produzione vinicola a Barolo (Cuneo), realizzato da Archicura (www.archicura.it), studio di architettura torinese guidato dai giovani Paolo Dellapiana (classe 1967) e Francesco Bermond des Ambrois (classe 1966) e condotto insieme a Ugo Dellapiana, si inserisce con grande delicatezza e sensibilità ambientale al fondo di una valle, tra una strada vicinale e il piccolo Rio della Fava. Un’attenta ricerca e sensibilità nei confronti delle colline circostanti ha suggerito ai progettisti un volume completamente coperto di terreno inerbito, con l’impostazione del piano generale dell’ampliamento a quota di -5,50 metri circa sotto il livello dell’esistente Cascina Adelaide. Il nuovo volume, in questo modo, si avvicina a quello esistente con riservatezza, ma con la forza di un’architettura nuova e contemporanea. L’ampliamento emerge solo con una altezza minima (2,5 metri) verso l’estremità nord (a valle), la copertura verde, poi, allontanandosi dal fabbricato esistente, scende fino a terra, raccordando morbidamente il nuovo volume con il piano di campagna esistente e creando una piccola aia ad arco: con questa distribuzione il volume si estende come una piccola cresta di collina che scende verso valle come tutte le dorsali delle colline delle Langhe. L’edificio si presenta così come una dorsale allungata e affusolata, totalmente interrato con una copertura composta da impermeabilizzazione con guaine poliolefiniche protette da manto in terra vegetale dello spessore minimo di 40 centimetri, oltre ai diversi strati drenanti, isolanti e protettivi. L’ultimo strato, in terreno vegetale, è inerbito con sistemi speciali stabilizzati e raccordato con il terreno limitrofo verso il rio in modo da definire e raccordare morbidamente la copertura della cantina con l’infossamento esistente del rio naturale senza sfiorarne i cigli che rimangono quelli naturali. Ma la lievitazione della piccola dorsale di copertura richiede uno squarcio di terra che sollevandosi libera sul lato ovest lungo la strada una grande apertura della terra per lasciare visibile il portico di ingresso e il cortiletto circolare con gli accessi degli operatori, delle merci, dei mezzi meccanici. Il percorso prosegue verso il ventre dell’edificio che racchiude il processo di trasformazione dell’uva in vino. L’unica emergenza del complesso nasce da una tasca aperta verso la collina, per dare accesso alle sale della degustazione e di rappresentanza da dove si può scendere nella cantina sottostante, oppure, all’esterno, seguendo un percorso sinuoso, tornare all’ingresso principale nell’aia circolare. La costruzione è eseguita con la polvere di “terra cotta in alti forni rotanti“ impastata con acqua ed essenze litoidi di diversa granulometria del tanto disprezzato “cemento”. Lo strato di copertura di terra vegetale è mantenuto vivo con un sistema particolare di irrigazione automatica che assicura un completo manto sempreverde. Questo sistema prevede, a soli 30 centimetri di profondità, dei sistemi continui di contenitori di acqua che, evaporando con la temperatura “irrigano” l’apparato radicale del tappeto erboso. Le pareti vetrate, verso la fronte nord sono sostenute da strutture in leghe metalliche scarsamente visibili dall’esterno in modo da non apparire con troppo peso nelle scansioni dei volumi. Le superfici vetrate per illuminazione e ventilazione degli spazi destinati alle lavorazioni (vinificazione, imbottigliamento, confezioni) rispettano la dimensione di 1/8 della superficie di pavimento pur tenendo presente che sono utilizzati impianti di ventilazione meccanica automatizzata mediante sensori di CO2, con immissione di aria fresca a temperatura ambiente e con spazi per invecchiamento climatizzati come raccomandato dalla più approfondita tecnica di produzione vinicola che richiede appropriati gradi di umidità relativa.
Fiorenzo Calosso
Vista a volo d’uccello della Cascina Adelaide, sulle colline di Barolo (Cuneo), oggetto di un intervento di ampliamento totalmente integrato all’ambiente naturale circostante.
223 l’ARCA 51
Dal basso in alto: pianta del piano interrato a quota -5,40; pianta del piano terra a quota -0,20; planimetria generale. From bottom up: plan of the underground floor at level –5.50; plan of the ground floor at level –0.20; site plan.
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Planimetria, prospetti e sezioni negli schizzi preliminari del progetto che si inserisce nella collina con una volumetria di 6.624 metricubi e una superficie di 1.472 metri quadrati.
Site plan, elevations and sections of the preliminary sketches of the project, which fits into the hillside with its 6,624 cubic metre structure and surface covering 1,472 square metres.
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T
Particolare del cortiletto circolare dove si aprono gli accessi degli operatori, delle merci, dei mezzi meccanici. Detail of the small circular courtyard, where the entrances are located for the workmen, goods and machinery.
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he project to extend a wine-making farmstead in Barolo (Cuneo), designed by Archicura (www.archicura.it), an architectural firm from Turin run by the young designers Paolo Dellapiana (born in1967) and Francesco Bermond des Ambrois (born in 1966) together with Ugo Dellapiana, fits neatly into the valley bottom in an eco-friendly manner between a country lane and small stream called Rio della Fava. A careful and sensitive study of the surrounding hillside suggested designing a structure completely covered with grassy ground, with the main extension plan at a height of approximately –5.50 metres below the level of the old Adelaide farmstead. In this way the new structure moves discretely closer to the old construction with all the force of a new and up-to-date work of architecture. The extension only emerges to a minimum height (2.5 metres) towards the north end (down the valley), then as the green roof moves away from the existing building it creates a small Hshaped farmyard: this layout allows the structure to extend like a small hillcrest descending down the valley like all the ridges of the hills in the Langhe region. So the building looks like an elongated and tapering ridge, totally buried, with a roof made of polyolefin waterproofing with a protective layer of vegetation at least 40 cm thick beneath it, as well as drainage, insulation and protective surfaces. The final layer of landscaping has been covered with grass using special stabilised systems connected to the bordering land down by the stream, so as to rearrange and reset the cellar roof softly connecting it to the natural depression of the stream without even grazing its natural borders. The rise of the small roof ridge called for a rift in the land, which, as it rises, opens up a large gap in the earth along the west side of the road, so that the entrance gate and little circular courtyard can be seen. The little circular courtyard catches the eye of anybody coming from the valley, revealing a transparent wall fitted with entrances for workers, goods and machinery. The pathway continues towards the belly of the building, where the grapes are turned into wine, before re-emerging from the same gateway where the entrance used to be. The only emergence from the complex comes from a pocket opening up towards the hillside to provide access to the tasting and reception rooms leading down to the cellar below or, on the outside, following a winding path back to the main entrance in the circular barnyard. The building is made from powder from “terra cotta in tall revolving ovens” mixed with water and lithoidal essences of different sized grains of much deprecated “cement”. The roof surface of vegetation is kept alive by a special system of automatic irrigation, which keeps a complete evergreen coating. This system incorporates non-stop water-receptacle systems at a depth of just 30 cm, which, as they evaporate due to the heat, supply the radical grassy carpet apparatus with water. The glass walls over on the north front are supported by metal alloy structures barely visible from the outside, so as not to stand out too much from the basic structures. The glass surfaces for lighting and ventilating the work spaces (wine production, bottling, packing) cover 1/8th of the floor surface, also bearing in mind that automated mechanical ventilation systems with CO2 sensors are used to give off fresh air at ambient temperature and that there are climatised ageing spaces, as specified, for the latest win-production method calling for just the right relative humidity levels. Each structural bay (8x8-metre web) is enclosed over by the Rio della Fave front by an embanked wall made of waterproofed concrete. This wall is fitted with a vent which almost reaches the grassy surface above so that a controlled current of air is opened up for each bay below. The valley end of the underground building reduces the initial interior height (5.50 metres), which slopes down to the lowest level, of the roof over the shed to the north, which is as low as just 2 metres. The interior partitions are raised by means of wood and stainless steel structures with partly glazed or transparent glass depending on visual requirements. The top-floor tasting room, accessible from the main floor of the barnyard of the old Adelaide farmstead, is floored with very thick mahogany-type wood with stainless steel nerving. 223 l’ARCA 55
In alto e in basso, viste panoramiche delle colline delle Langhe in cui è inserita la Cascina Adelaide. Sopra, viste dell’ampliamento che si presenta come una dorsale allungata e affusolata, totalmente
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interrato con una copertura composta da uno strato impermeabile con guaine poliolefiniche con sovrastante protezione di manto in terra vegetale dello spessore minimo di 40 cm, oltre ai diversi strati drenanti,
isolanti e protettivi. L’ultimo strato, in terreno vegetale, è inerbito con sistemi speciali stabilizzati e raccordato con il terreno limitrofo verso il rio in modo da definire e riordinare con morbide modellazioni di
raccordo la copertura della cantina con l’infossamento esistente del rio naturale senza sfiorarne i cigli che rimangono quelli naturali. Ogni campata della struttura (maglia di 8x8 metri) è chiusa
verso la fronte del Rio della Fava mediante parete controterra in calcestruzzo impermeabilizzato. Su questa parete si innesta una apertura a bocca di lupo che affiora fino al manto erboso soprastante
per aprire una corrente d’aria controllata per ogni campata sottostante.
Top and bottom, panoramic views of the Langhe hills where Adelaide Farmstead is located . Above, views of the extension which looks like an elongated and tapering ridge, totally buried, with a roof made of polyolefin
waterproofing with a protective layer of vegetation at least 40 cm thick beneath it, as well as drainage, insulation and protective surfaces. The final layer of landscaping has been covered with grass using special
stabilised systems connected to the bordering land down by the stream, so as to rearrange and reset the cellar roof softly connecting it to the natural depression of the stream without even grazing its natural borders.
Each bay of the structure (8x8 metre web) is enclosed along the Rio della Fava side by an embankment wall made of waterproof concrete. This wall is fitted with a vent almost reaching up to the grassy surface
above to supply each bay with a controlled current of air.
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In alto e nella pagina a fianco, particolari del prospetto est su cui si apre il cortile che dà accesso agli spazi interni. Sopra, viste della sala degustazione e delle cantine del legno. I divisori interni sono elevati con strutture
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di acciaio inox e legno con vetri in parte acidati o trasparenti a seconda delle necessità visive. La sala degustazione del piano superiore, accessibile dal piano generale dell’aia della preesistente cascina Adelaide, è
pavimentata con legno moganoide ad alto spessore con struttura di sostegno in nervature inox. Top and opposite page, details of the east elevation where the courtyard opens up leading to
interiors. Above, views of the tasting room and wood cellars. The interior partitions are raised by wood and stainless steel structures with partly glazed or transparent glass, depending on the visual needs. The
top-floor tasting room, which can be entered from the main barnyard level of old Adelaide farmstead, is floored with a very thick mahogany wood with stainless steel nerving.
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Mauro Zucchetti
La dignità di un’industria An Eye-Catching Building Nella pagina a fianco, particolare del Centro Infissi realizzato nella zona industriale di Bastia Umbra (Perugia) e caratterizzato da rivestimenti esterni in lamiera Cor-Ten, Alucobond e pannelli di cemento trattato. Opposite page, detail of the Centro Infissi built in the industrial area of Bastia Umbra (Perugia) and featuring outside cladding made of Cor-Ten, Alucobond and treated concrete panels.
Credits Project: Mauro Zucchetti Collaborators: Joice Leite, Luigi Minciarelli Structures: Massimo Ferrari Structural Works Management: Mauro Zucchetti Air-conditioning and Hydraulics Plants Project: Flu. Test. Electrical Plants Project: Energy Project Engineering Main Contractors: Pilli Costruzioni (concrete), Profer System (prefab structures and steel works), Coinall (frameworks and ventilated walls), Biarella Impianti, Seiesse Client: Centro Infissi
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L’
opera che proponiamo all’attenzione dei lettori vuole contribuire a sconfiggere il pregiudizio consolidato che l’architettura si riesca a realizzare solo nelle grandi città, in particolare con i contributi pubblici e quindi tramite concorsi dove una giuria di illuminati riesce a selezionare il migliore e che questa sia solitamente figlia di un genitore illustre, la star del momento, portatrice di nuovi messaggi, che pone la sua firma sotto il manufatto per testimoniarne la qualità. In realtà la storia de l’Arca, con la pubblicazione delle opere di centinaia di progettisti selezionati, testimonia proprio il contrario. Ovvero l’opera d’architettura può nascere anche da autori praticamente sconosciuti, se mantengono alta la voglia di indagare, ricercare, sperimentare e non si fermano alla prima soluzione che gli passa per la testa perché impegnati – come avviene per le grandi società di ingegneria – a reperire nuovi incarichi in grado di ripagare le consistenti spese degli studi, più che sul tavolo di disegno o meglio presso lo schermo del computer a progettare. Allora può capitare che il frutto di questo lavoro riesca a richiamare l’attenzione, fermare lo sguardo, suscitare meraviglia, ottenere infine il riconoscimento meritato. E’ ciò che è capitato al sottoscritto, viaggiando per le strade del Bel Paese e che, innamorato di questa disciplina, cerca continuamente opere che siano in grado di suscitare emozioni parlandoci del tempo “selvaggio e incerto” in cui viviamo. In questa ricerca mossa dalla convinzione che anche l’oggi sia in grado di proporre opere meritorie, andando da Perugia a Foligno prima della magica Assisi, ho scoperto quasi casualmente questo edificio che ha il pregio di distaccarsi dalle banalità dell’intorno e di parlare con la voce chiara e forte dei meriti che possiede il tempo presente e l’arte di costruire edifici significanti. Si tratta del Centro Infissi di Bastia Umbra progettato da Mauro Zucchetti. A un primo sguardo per la raffinatezza dell’insieme verrebbe la pensare a una boutique di moda, a una galleria d’arte, a uno spazio di esposizione contraddicendo la convinzione che per una impresa produttiva sia sufficiente il solito capannone industriale. Anzi questa architettura testimonia che si può anche utilizzare un prefabbricato di cemento trasformandolo in un’altra cosa ben più interessante. Nasce così una costruzione composta da tre volumi ben distinti, con il magazzino per lo stoccaggio degli infissi, un corpo centrale interamente vetrato, sostenuto da una struttura in acciaio che regge anche il volume frontale (sul primo si organizzano le funzioni direzionali) a sua volta, articolato su due livelli, che organizzano lo spazio espositivo e quello destinato alla vendita dei prodotti. L’intera struttura è irrigidita da pareti perimetrali in cemento armato rivestite esternamente da un sistema ventilato composto da pannelli in lamiera Cor-ten mentre l’ingresso principale è sottolineato da una pensilina frangisole con i sostegni che affondano in uno specchio d’acqua antistante che riflette l’intero prospetto. Una passerella in legno e metallo concede l’attraversamento e l’accesso all’edificio grazie a un ampio taglio centrale che consente alla luce naturale di penetrare lo spazio interno in profondità. In questo caso però le parole non riescono a esprimere la grazia che si percepisce nella costruzione, quella sensazione che trasmette la consapevolezza critica di essere in presenza di una architettura. Mario Pisani
T
he work we are drawing to our readers’ attention is supposed to help prove wrong that widely held belief that architecture can only be built in big cities, basically with the help of public funding and hence through competitions in which a jury of “wise men” manages to choose the best entry, usually the work of some famous figure or star of the moment conveying their own new messages, who leave their signature on their construction as a sort of hallmark of its quality. In truth the fact that l’Arca has published works by hundreds of carefully selected architectural designers proves just the opposite. In other words, a work of architecture can also be created by virtually unknown designers, provided they are determined to investigate, research, experiment and, most significantly, probe beyond the first solution that comes to mind because they are not just looking – as is the case with major engineering firms – to get new commissions to pay off all their notable expenses, rather than grafting on the drawing board or rather the computer screen. The fruits of these labours may just happen to catch the eye, capture the attention, amaze people and receive the recognition they deserve. And that is what happened to yours truly, who is now virtually a travelling salesmen wandering around the streets of Italy, and, in love with this profession, is constantly searching for works capable of generating excitement and testifying to the “wild and uncertain” times in which we live. And, firmly believing that even today there are still commendable works around, while out on my travels I caught a glimpse of this building, almost out of the corner of my eye along the high-speed road from Perugia to Foligno just outside the wondrous city of Assisi, which really stands out from all the blandness surrounding it and, in a loud and clear voice, speaks of the merits of the present day and the art of building important buildings. This is actually a Centre for Frames and Fixtures but at first sight it looks like a fashion boutique, art gallery or exhibition space it is so elegant overall, contradicting the belief that a manufacturing company needs nothing more than the usual industrial warehouse. This work of architecture really proves that, if the architectural designer is skilful enough, he or she can turn even a concrete prefabricated construction into something much more interesting. Here we have a construction composed of three separate structures, a warehouse for storing the frames and fixtures, an all-glass central unit supported by a steel structure also holding up the front volume (the former accommodates all the managerial services) which, in turn, over two levels, holds the exhibition space and retail facility. The entire construction is strengthened by reinforced concrete perimeter walls clad on the outside with a ventilated system of Cor-ten metal panels, while the main entrance is underlined by a sunscreen canopy whose supports are buried in a pool of water out in front, which reflects the entire elevation. A wood and metal walkway crosses over into the building, thanks to a wide central gap letting natural light flow deep inside. In this case, however, words cannot express the grace you can perceive throughout the entire building, the kind of feeling you get from being critically aware of being in the presence of a work of architecture. 223 l’ARCA 61
Dall’alto, pianta del piano terra, pianta del primo piano e schizzi delle sezioni. Nella pagina a fianco, viste dell’edificio che è composto da tre volumi distinti: il blocco posteriore, alto circa 8 metri, contiene il magazzino per lo stoccaggio dei prodotti; la parte centrale vetrata, alta circa 4 metri, ospita le funzioni direzionali e di servizio; il volume frontale, su due livelli, destinato allo showroom e alla vendita. From the top, plans of the ground floor, first floor and sketches of the sections. Opposite page, views of the building which is composed of three separate structures: the rear block, about 8 metres tall, holds the warehouse for storing products; the central glass part, about 4 metres tall, holds the managerial and service functions; the front section, over two levels, designed for the showroom and sales.
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Viste del Centro Infissi. L’ingresso principale è sottolineato da una pensilina frangisole i cui sostegni affondano in uno specchio d’acqua artificiale. Una passerella di legno e metallo permette di attraversarlo e di entrare mediante un taglio centrale che consente anche alla luce naturale di penetrare in profondità all’interno. Views of Centro Infissi. The main entrance features a sunscreen canopy, whose supports are planted in an artificial pool of water. A wood and metal walkway allows it to be crossed and it can also be entered via central rift letting natural light flood inside.
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Agence Search
Copertura ondivaga
Nautical Centre at Mantes-La-Jolie Nella pagina a fianco, pianta del piano terra e pianta della copertura del Polo Nautico in via di realizzazione a Val-Fourré Mantes-La-Jolie. Opposite page, plan of the ground floor and plan of the roof of the Nautical Centre being built in Val-Fourré Mantes-La-Jolie.
Credits Project: Agence Search Associated in Charge: Caroline Barat, Thomas Dubuisson Collaborators: Grégoire Dubreux, Etienne Feher, Emeric Lambert, Eric Michaux CAD: ©Aurolab Pictograms: Patrick Lemordant Landscaping: Acte 2 Paysage Engineering: Stec Bâtiment Acoustics: Peutz Economy: Forgue Client: CAMY-Communauté d’agglomération de Mantes en Yvelines
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C
ome sottrarsi alla tentazione di vedere nel progetto del nuovo Polo Nautico di Mantes-La-Jolie un’altra architettura ammaliata dalle lusinghe del moto ondoso? Ma lungo la Senna e in ragione di destinazioni d’uso spiccatamente idrofile non è forse ineluttabile? Con i tempi che corrono, poi. La madre di tutte queste coperture ondivaghe si trova forse nella baia di Osaka, sopra il Kansai International Airport di Renzo Piano. Le onde propagatesi nell’architettura avrebbero dunque un’origine high-tech, che riguarda l’aerodinamica e la metallurgia; a Mantes-LaJolie le ritroveremmo, ormai in piena era digitale, per speciale empatia ambivalente con acqua e paesaggio. Queste onde, fatte a strisce longitudinali e aperte verso nord in modo che la luce le attraversi, si rivelano terracquee: in sezione alludono figurativamente al carattere acquatico del programma ma, realmente, sono coperte da uno strato di terra per la vegetazione ospite. La quinta facciata di edifici altrimenti inorganici vegeta, imparentata con campi e prati, in pieno sole. Una promenade architecturale acrobatica, ad anello e aerea, attraversa la copertura; permetterà di includere, se non altro per sovrapposizione ottica, questo manto verde nel Grand Paysage circostante. Sembra del tutto ragionevole che il progetto sia risultato irresistibile, onde siffatte darebbero simultaneamente prova di sensibilità ambientale e di libertà di manovra. Dimostrazione ulteriore della ricchezza dispensata da questa attitudine compositiva: la prevista doratura della struttura metallica. Il progetto si è aggiudicato la commessa a seguito di un concorso pubblico a inviti dell’ottobre del 2005; la concorrenza non proprio sprovveduta – Behnisch and Partner (Stuttgart), RPM Architekten (Munich), Dominique Perrault Architecte (Paris) – lascia intravedere una committenza propensa a soluzioni comunque brillanti. Gli architetti della parigina Agence Search hanno visto giusto, capaci di leggere bando e programma anche tra le righe, conformi all’idea manifesto di una architettura “innovante et audacieuse, mais aussi résolutament réaliste ”. Agence Search è uno studio di architettura fondato nel febbraio 2005 da Caroline Barat (1976) e Thomas Dubuisson (1974), solidi background e slancio non solo giovanile, sostenuto dai primi successi. La parte costruita del nuovo Polo Nautico consta di due edifici, medesima ispirazione ma diversa complessità d’impianto, il più grande è dedicato alla balneazione indoor; l’altro è d’ausilio alle attività nautiche. Posizionati sul terreno a distanza, reciprocamente ortogonali, stabiliscono le condizioni di base per la definizione degli spazi aperti. La pianta dell’edificio principale sembra una versione distributiva di scrittura automatica; le cinque piscine sono giustapposte dal plan libre una accanto all’altra, come in un catalogo tecnico a grandezza naturale; la dimensione delle vasche detta le profondità variabili delle sezioni trasversali. Procedimento di reciproca deduzione – la pianta dalle piscine, le sezioni dalla pianta – con cui questa architettura si regola da sé. Le piscine, ritagliate sulla superficie del piano di circolazione, sono invasi comunicanti; spazialità d’insieme e identità rispettive convivono; zoning interno scandito dai movimenti aerei delle onde di copertura. Tra la hall dei bacini rivolta verso il solarium e il fronte sud che, lungo il boulevard, adotta una parete a traforo da architettura araba, è interposto un blocco di servizio organizzato su due livelli: spogliatoi e docce al pian terreno; palestra, giardino d’inverno, amministrazione e abitazione del custode al livello superiore. La conclusione dei lavori è prevista per l’ottobre del 2008, allora nel constatare il grado di corrispondenza tra l’opera eseguita e il progetto si potrà considerare dal vero l’audacia complessiva dell’operazione. Nel frattempo i rendering si distinguono per efficacia, descrivono le prerogative spaziali del progetto, non sono, come di solito accade, la sua sostituzione compiacente. Decio Guardigli
H
ow can you fail to yet again see the architectural inspiration of wave motion in the project for the new Nautical Centre at Mantes-La-Jolie? Of course may this is inevitable along the River Seine and bearing in mind its distinctive water-related purposes? Hardly surprising considering the age in which we live. The mother of all these undulating roofs is perhaps in Osaka Bay over Kansai International Airport designed by Renzo Piano. The waves running through the architecture have, therefore, a high-tech origin connected with aerodynamics and metallurgy; we find them again in Mantes-La-Jolie, here right in the heart of the digital age, with special ambivalent relations to water and land. These waves, made of longitudinal strips and open towards the north to light flow through them, turn out to be earthyand-watery: in the section they figuratively evoke the watery nature of the project brief, but in actual fact they are covered by a layer of soil to accommodate the vegetation. The curtain façade of otherwise inorganic buildings “vegetates”, closely tied to the fields and lawns out in the sunshine. A ring-shaped and aerial acrobatic architectural promenade across the roof; if only by optical superimposition, this will make it possible to include this mantle of greenery in the surrounding Grand Paysage. It would seem to be quite reasonable for the project to turn out to be irresistible, these kinds of waves would simultaneously be environmentally conscientious and free to manoeuvre. A further demonstration of the richness of this approach to design is the gold-plated metal structure. The project won the tender following a public invitational competition in October 2005; the tough competition Behnisch and Partner (Stuttgart), RPM Architekten (Munich), Dominique Perrault Architecte (Paris)- shows that the clients were looking for striking designs. The architects from the Parisian Agence Search got it right, managing to read between the lines of the tender and brief, conforming to the manifesto idea for architecture which is “ innovante et audacieuse, mais aussi résolutament réaliste”. Agence Search architecture firm was set up in February 2005 by Caroline Barat (1976) and Thomas Dubuisson (1974), who both have solid backgrounds and plenty of more than just youthful drive, backed up by their initial success. The built part of the Nautical Centre consists of two buildings designed along the same lines but differing in terms of the complexity of their base plan. The bigger is devoted to indoor bathing and the other serves the basic nautical operations. Set some distance apart and at right angles to each other, they set the basic conditions for designing the open spaces. The main building plan appears to be a distributive version of automatic writing; the five swimming pools are set alongside each other in the “plan libre”, as if in some sort of life-size technical catalogue; the size of the pools dictates the varying depths of the cross sections. The architecture controls itself based on a process of reciprocal deduction between the pools plan and plan sections. The swimming pools, cut out of the surface of the circulation plan, are interconnected; their spatial relations and respective identities co-exist; a sort of internal zoning dictated by the airy movements of the roof waves. A utility block set over two levels stands between the hall facing the solarium and south front forming a perforated Arabstyle wall along the boulevard: it holds the changing rooms and showers on the ground floor; gym, winter garden, administration offices and concierge’s quarters on the top level. Works are planned to be completed by October 2008, then we will be able to gauge just how far the finished building corresponds to the project by actually seeing the overall boldness of the entire operation. Meanwhile the renderings stand out for their effectiveness and efficiency. They illustrate the spatial prerogatives of the project, rather than just replacing it as is so often the case 223 l’ARCA 67
Sezioni longitudinali, modello e rendering della copertura dell’edificio costituita da quattro “onde”, la cui dinamica dialoga col paesaggio circostante del Coteaux du Vexin. La copertura è vetrata nella parte rivolta a
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nord, mentre la restante porzione sarà vegetalizzata e costituirà una quinta facciata del Polo Nautico. Longitudinal section, model and rendering of the building roof composed of four
“waves”, whose undulating interacts with the surrounding landscape of Coteaux du Vexin. The roof is glazed where it faces north, while the rest will be landscaped to form the Nautical Centre’s fifth façade.
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Sopra, rendering dell’area esterna al Polo Nautico, che sarà adibita a parco (4.000 mq) e solarium (3.000 mq). Sotto e nella pagina a fianco, rendering degli spazi interni che comprendono varie vasche: una per
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l’attività sportiva di 25x15 m e tre per il relax e i giochi acquatici di 400 mq, 150 mq e 160 mq. Vi sono, inoltre, due toboga di 120 m e 80 m, oltre agli spogliatoi, una palestra per il riscaldamento,
i servizi, gli uffici amministrativi e una sala di accoglienza per il pubblico.
Above, rendering of the outside area of the Nautical Centre, which will act as a park (4,000 square metres) and solarium (3,000 square metres). Below and opposite page, rendering of the interiors which include a number of
pools: one for sports events measuring 15x15 m and three for relaxing and playing water games in, measuring 400 sq.m, 150 sq.m and 160 sq.m. There are also 120 m and 80 m chutes, along changing rooms
a training gym, services, administration offices and a reception room.
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Gianni Maffi: Rogoredo Santa Giulia (nella pagina a fianco/ opposite page); Piazza Maggi (a sinistra/left).
Luci e ombre emozionali
Gianni Maffi’s Nightscapes
L
a città dinamica, polimorfica, decentralizzata vive nell’ambiguità della sua rappresentazione; di giorno è luogo delle complessità, della variabilità, dello scambio, delle contraddizioni, delle occasioni, della memoria. Di notte, grazie all’illuminazione artificiale, lo stesso paesaggio urbano si carica di pathos, si colora di nuove luci e diviene medium emozionale. Grazie all’arte, paesaggi urbani anonimi e decontestualizzati, sono diventati poetici quanto i panorami tradizionali rischiarati dai raggi della luna. La luce illumina città invisibili, disegnando spazi immaginari, oggi anche gli architetti utilizzano l’illuminazione artificiale come elemento costruttivo-decorativo, e i light designer la inseriscono nei piani di ristrutturazione urbanistica d’avanguardia. Sostituire nell’immaginario collettivo la periferia, notoriamente connotata da un’aura negativa, con paesaggi “notturni” emozionali ed estetizzanti non è impresa semplice. Ma quali paesaggi notturni dissolti nelle luci dorate dei lampioni al neon non aprono lo sguardo a visioni di città nuove, trasformando la realtà in un sogno? La risposta si trova nelle immagini della serie Quiet Nights? di Gianni Maffi (1957), capaci di trasformare l’Hinterland milanese in un luogo sospeso, incantato, misterioso. Scrive Maffi, fotografo per professione e argonauta di spazi “altri” per vocazione: “Queste fotografie sono il frutto di alcune perlustrazioni notturne effettuate nella zona sudest di Milano. Spostarsi a piedi in questi luoghi deserti, con apparecchio fotografico e treppiede in spalla, mi ha sensibilizzato lo sguardo, portandomi a scoprire un’altra città, sospesa, sconosciuta che di giorno scompare con le prime luci dell’alba”. Di notte si accentua il fascino ambiguo della periferia, dove la campagna è stata fagocitata dalla città e viceversa, grazie all’illuminazione artificiale, alle luci gialle dai riflessi dorati, ai lampioni che illuminano le rotonde, gli svincoli stradali, i parcheggi e gli ipermercati disseminati in queste lande desolate, nelle immagini di Maffi si trasformano in un paesaggio emozionale dalle gamme cromatiche accese, talmente suggestivo da farci dimenticare la cruda realtà. Nel Novecento, la città, i luoghi decentrati, le architetture dell’industria diventano un sinonimo di modernità, rappresentando paesaggi del progresso interpretati dagli artisti come luoghi onirici e visionari, dai contorni stemperati dalle ombre e scie dalle luci artificiali.
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I flash della luce elettrica “dipingono ” paesaggi metropolitani notturni che sono diventati “topos” dell’immaginario collettivo, da Boccioni all’architetto Nouvel che a Barcellona ha realizzato la Torre Agbar, grattacielo multicolore a forma di missile che irradia di luci lo spazio circostante. Anche il restyling urbano come evento dell’effimero è una prassi della nostra cultura che investe nel marketing degli spazi urbani, creando ovunque luoghi Disneyani. Davanti agli scenari dei notturni extraurbani di Maffi scopriamo non tanto il luogo fisico, l’Hinterland nella sua essenziale funzionalità, quanto spazi di luce come epifanie luminose di inter-spazi carichi di bagliori illusori messi a fuoco attraverso la fotografia. Così nella quiete della notte ammantata dal buio, che invita alla contemplazione, al silenzio, al viaggio dentro gli spazi dell’illusione, abbiamo l’impressione di vivere in una dimensione irreale. Le sue periferie dai panorami contornati da tralicci dell’alta tensione, dai cartelli stradali, da cavalcavia e tangenziali, da parcheggi e stazioni di servizio di “hopperiana” memoria, da insegne pubblicitarie, da supermercati e architetture industriali abbandonate a se stesse, come cattedrali nel deserto, insieme agli altri segni della modernità, dell’industria, del progresso che hanno modificato il territorio, sono diventati belli, unici perchè vivono nell’istantaneità di un “clic”. Questi paesaggi extra-urbani contornati dalla luce artificiale sono “atmosferici ”, quanto quelli rappresentati dagli impressionisti, già sedotti dagli effetti della luce naturale sulle cose che sempre modifica la nostra percezione. Maffi e altri artisti “dipingono” scenari metropolitani con lo stesso parametro cognitivo degli impressionisti per vedere le stesse cose sotto luci diverse, cogliendo luoghi della visione e paesaggi emozionali carichi di valori simbolici come metafore poetiche ed anestetico contro la noia delle stratificazioni di immagini estetizzanti prive di senso. Le visioni di Quiet Nights? inquietano anche, perché mettono a fuoco epifanie di luce che dilatano il senso del tempo e dello spazio. Sono scenari reali che ci stupiscono nella loro capacità di rappresentare la falsa oggettività della fotografia e l’ambiguità della visione che nella notte si accende di colori artificiali e incendia la fantasia, mettendo a fuoco spazi, luoghi, vuoti, volumi, spigoli, dimensioni fluttuanti sospese nel buio e che sfumano dietro aloni di luce bianca o colorata, destinati a svanire all’alba come i sogni. Jacqueline Ceresoli
T
he dynamic, polymorphous, decentralised city is ambiguous in the way it is represented; during the daytime it is a place of great complexity, variability, exchange, contradictions, opportunities and memory. At night artificial lighting charges the cityscape with pathos, colouring it with lights and turning it into an emotional medium. Thanks to art, anonymous cityscapes, decontextualised and represented as empty and metaphysical, at times with blurred boundaries, have been rendered as poetic as traditional panoramas lit up by rays of moonlight. Light illuminates invisible cities, designing imaginary spaces; nowadays even architects use artificial lighting as a constructive-decorative feature and light designers incorporate it in cutting-edge urban redevelopment plans. Replacing the suburbs, notoriously associated with a negative aura, with emotional and aesthetically-pleasing “nightscapes” is no easy undertaking. But what kind of nightscapes, dissolved in the golden light from neon lampposts, can open up our eyes to visions of new cities, turning reality into a dream? The answer lies in the pictures from Gianni Maffi’s Quiet Nights? collection (1957), capable of transforming the Milanese hinterlands into a suspended, enchanted and mysterious place. As Maffi, a photographer by profession and Argonaut through “other” spaces by vocation, writes: “These photographs are the outcome of some night patrols around the south-east area of Milan. Moving around these deserted places on foot, with my camera and tripod over my shoulder, has heightened my sensitivity, helping me discover another suspended unknown city, which vanishes during the daytime at the first light of dawn”. The suburbs take on a fascinating feeling of ambiguity at nighttime, as the countryside is swallowed up by city and vice-versa, thanks to artificial lighting, yellow lights with golden reflections and lampposts lighting up roundabouts, road junctions, car parks and hypermarkets scattered across these brightly lit landscapes; in Maffi’s pictures they are transformed into an emotional landscape in a palette of bright colours, so striking that they make us forget harsh reality. In the 20th century, the city, decentred locations and industrial architecture became synonymous with modernity, producing the landscapes of progress interpreted by artists as dreamy, visionary places whose outlines were softened by the shadows and
tails cast by artificial lights. Flashes of electrical lighting “depict” nocturnal metropolitan cityscapes, which became the “topos” of collective psyche from Boccioni to the architect Nouvel, who built Agbar Tower in Barcelona, a multi-coloured skyscraper shaped like a missile casting light all over the surrounding space. Even urban restyling, as a transient enterprise, is practised by our culture as it invests in marketing urban spaces, creating new Disneylands all over the place. Looking at Maffi’s suburban nightscapes, it is not so much the physical and essentially functional hinterland we discover, but rather spaces of light like luminous epiphanies of inter-spaces charged with illusory glints and gleams focused on through photography. During the night-time quiet when all is shrouded in darkness, encouraging contemplation, silence and a moving through illusory spaces, we feel like we are experiencing some unreal dimension. The outskirts framed by electricity pylons, road signs, flyovers and highways, car parks and service stations (inevitably calling to mind Hopper), billboards, supermarkets and industrial architecture left abandoned to itself, together with other signs of modernity, industry and progress which have altered the landscape, have become beautiful and unique by existing through the instantaneous “click” of a camera. These suburban landscapes surrounded by artificial light are as “atmospheric” as those depicted by the Impressionists, who were first seduced by natural light falling on things, which always alters our perception. Maffi and other artists “depict” metropolitan scenarios using the same cognitive parameter as the Impressionists in order to see the same things in different lights, grasping visionary places and emotional landscapes charged with symbolic values as poetic and anaesthetic metaphors against the boredom of meaningless aesthetically-charged layers of images. The visions of Quiet Nights? are disturbing because they focus on epiphanies of light which dilate the feeling of space and time. They are real settings which astonish us by the way they represent the false objectivity of photography and the ambiguity of vision which lights up with artificial colours at night-time, activating our imagination and honing in on spaces, places, voids, structures, edges, fluctuating dimensions suspended in the dark which fade away behind halos of white or coloured light, destined to vanish at dawn like dreams. 223 l’ARCA 73
Gianni Maffi: Piazza Maggi (sopra/above); Via Orwell (sotto/below).
74 l’ARCA 223
Gianni Maffi: Rogoredo Santa Giulia (sopra/above); Stazione di Rogoredo (sotto/below).
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Patrick Blanc è un artista?
Particolare di una delle bolle di begonia dove sono presentate le Begonie pavonie, una specie endemica delle montagne della Malesia Occidentale le cui foglie hanno la particolarità di una marcata iridescenza
Vegetal Walls
L
a sua avventura comincia nel 1988 quando realizza la sua prima istallazione vegetale a Parigi alla Cité des Sciences et de l’Industrie. Verrà il momento di quella progettata per la Fondation Cartier a Parigi (1998) e per il Museo du Quai Branly (Parigi, 2006). Ora, fino ai primi di marzo, propone una serie di istallazioni, ancora una volta a Parigi, all’Espace EDF Electra. Si è inventatao anche una sigla operativa, il muro vegetale: spaccati di natura, di vegetazione addossati ai muri grigi o anonimi della città. Un doppio rapporto, quindi: con l’arte e con l’architettura. E forse anche con l’urbanistica, dal momento che talvolta questi interventi incidono nell’intorno. Ma Patrick Blanc è sostanzialmente uno scienziato, un ricercatore botanico al CNRS. Studia la vita delle piante e il loro adattamento all’ambiente sin da ragazzo. Comincia a interessarsi alle piante acquatiche e precisamente alle criptocorinne che presentano un’infinità di specie. Negli anni Settanta arrivavano dal sud-est asiatico. E così a 19 anni Blanc decide di andarle a studiare nel loro ambiente naturale, e parte per la Thailandia e la Malesia, verso le foreste tropicali umide. Via via si precisa il suo ambito d’indagine: non più la morfologia vegetale ma l’ecosistema e la struttura architettonica del sottobosco delle foreste tropicali. Importante è sottolineare lo studio che Blanc conduce sull’adattamento all’ambiente e le risultanze architettoniche consequenziali. Insomma, è il caso di parlare di architettura spontanea e naturale ma con l’intervento dello studio. Ciò perché la vegetazione è da Blanc ricreata nella città ma seguendone le esigenze naturali di adattamento nella città. In breve, lo scienziato non lascia mai completamente il posto al creatore di immagini, al progettista di strutture vegetali o, come lui dice, di muri vegetali. Se si considerano i giardini pensili, abbiamo a che fare con una progettazione decorativa delle piante, e nulla più. Quando si tratta di grandi proporzioni e particolari circostanze, semmai si parlerà di architettura del giardino. L’arte ha prodotto degli esempi ben precisi in questo senso. Sul fronte della natura artificiale, basterà citare Piero Gilardi e le sue “nature” non prive di provocazione sociale a favore della natura (per esempio, i suoi “tappeti-natura”). Sul piano di un atteggiamento velleitario, proteiforme, e sempre ecologista, c’è poi la lezione di Friedensreich Hundertwasser. In anni più recenti, interessante l’esperienza di Giuliano Mauri che ha costruito anche delle cattedrali di giunchi. In Blanc non c’è alcun interesse ecologista né di denuncia. Ciò proprio perché egli è e rimane uno scienziato. Non a caso in questa grande performance all’Espace EDF Electra si avvale della collaborazione di Alexis Tricoire quale scenografo e designer. Non è l’inverso, non è il caso di un artista o architetto che chiede la collaborazione dello scienziato. Certo, comunque sia, arte e scienza si incontrano. Ma il punto è vedere che cosa prevale, se l’arte o la scienza. Ora, finché Patrick Blanc interviene, sia pure con l’indispensabile contributo di un designer, nello spazio per mutare la condizione visivo-ambientale, si può pensare a un impiego anche pratico e quotidiano delle sue ricerche scientifiche. Ma se, come nel caso di questa mostra, realizza ambienti al chiuso, “unicamente” ricreando e riproponendo, con pieno impegno scientifico, habitat fitologici, si tratta allora di un modo estetico di presentare gli esiti della ricerca scientifica e nulla di più. C’è in Italia il caso di un artista ambientale che ha puntualmente lavorato, sin dalla metà degli anni Sessanta, sul terreno dell’astronomia e anche della botanica e della cromatologia. Parlo di Giovanni Valentini. Ma intanto egli è un artista a tutto tondo, autore peraltro di sculture ambientate nel paesaggio campestre. Inoltre, nel suo caso, scienza e spinta artistica si equilibrano e comunque la scienza non prevale sull’interesse artistico. Forse non basta una sigla, pur se efficace, come lo è “muro vegetale”, per aprire la strada dell’arte. Carmelo Strano
blu, un fenomeno molto raro proprio delle piante dei sottobosco, visibile quando l’asse dell’occhio e della luce sono perpendicolari alla superficie della foglia.
Detail of one of the begonia bubbles displaying the Begonie pavonie, a mountain species endemic to Western Malaysia, whose leaves have the distinctive trait of being iridescent blue,
Jean Tholance
P
a very rare phenomenon belonging to shrubs, which is visible when the eye line and light are perpendicular to the surface of the leaf.
atrick Blanc (Parigi, 1953), parte a 19 anni per la Malesia e la Tailandia per studiare la biologia dei sottobosco tropicali e si appassiona alle strategie dei vegetali per svilupparsi in ambienti estremi. Botanico e ricercatore al CNR nel laboratorio “Funzionamento, evoluzione e meccanismi regolatori degli ecosistemi forestali tropicali”, brevetta nel 1988 il principio del Muro vegetale, che esporta un po’ ovunque. Prima realizzazione alla Città delle Scienze e dell’Industria di Parigi nel 1988, seguita da quella alla Fondation Cartier (1998), all’Ambasciata di Francia a Nuova Delhi (2003) fino alla recentissima del Museo di Quai Branly a Parigi (2006).
P
atrick Blanc (Paris, 1953) set off at the age of 19 for Malaysia and Thailand to study the biology of tropical undergrowth and he became deeply intrigued by the strategies adopted by vegetables to grow in extreme settings. A botanist and researcher in the “Functioning, evolution and regulative mechanisms of tropical forest ecosystems” laboratory at the CNR, in 1998 he patented the principle of a Vegetable Wall, which he exported virtually everywhere. It was first constructed in the City of Sciences and Industry in Paris in 1988, followed by the Cartier Foundation (1998), French Embassy in New Delhi (2003) and most recently the Quai Branly Museum in Paris (2006).
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Julien Daniel
P
atrick Blanc’s adventure started in 1988, when he created his first plant installation in Paris, at the Cité des Sciences et de l’Industrie. Afterwards, he planned one for the Fondation Cartier in Paris (1998) and for the Quai Branly Museum (Paris, 2006). Now, through the first week of March, he is showing a series of installations at the Espace EDF Electra, again in Paris. He has even invented his own distinctive working method, endowing his work with a signature – his murs végétals, vegetal (or plant) walls: glimpses of nature, of vegetation against grey or anonymous city walls. Thus, a dual relationship ensues, with art and architecture. And, perhaps, with urban planning, as well, since sometimes these works affect their surroundings. But Patrick Blanc is fundamentally a scientist, a botanist working at the CNRS. He has been studying plant life and the adaptatoin of plants in their environment ever since he was a boy. He began taking an interest in water plants, especially in cryptocorynes, which are present in a great number of species, and which, during the 1970s, came from Southeast Asia. So when he was 19, Blanc decided to study these plants in their natural environment, and he left for Thailand and Malaysia, for the humid tropical forests. His field of research was gradually defined: in lieu of plant morphology, he began taking an interest in the ecosystem and the architectural structure of the undergrowth in tropical forests. It is important to focus on Blanc’s study of the vegetation’s adaptation to its environment and the consequential architectonic results. In other words, here we are dealing with spontaneous, natural architecture mediated by research. This is due to the fact that Blanc recreates vegetation in the city by following its natural requirements in adapting to the city itself. In short, the scientist never completely gives way to the creator of images, the planner of plant structures – or, as he himself defines them – vegetal walls. If we think of vertical gardens, we are dealing with no more than the decorative planning of vegetation. If, on the other hand, we are speaking of large areas and special circumstances, we might use the term “garden architecture”. Art has produced precise examples of this. For instance, in the sphere of artifical nature, Piero Gilardi created his “natures”, which constitute a sort of social challenge on nature’s part (his “nature-carpets”, for example). On a more impracticable, protean – and still ecological – level, we then learned Friedensreich Hundertwasser’s lesson. More recently, Giuliano Mauri has presented us with an interesting experience by managing to build cathedrals made of rushes. Blanc’s work reveals no environmental interest, no social message. This is because he is – and will always be – a scientist. Indeed, the set designer for this great performance at the Espace EDF Electra is Alexis Tricoire. Thus, we are not dealing with an artist or architect asking for a scientist’s collaboration. Certainly, in Blanc’s work there is a combination of art and science. When Patrick Blanc – even with the indispensable contribution of a designer – works on changing the visual-environmental conditions of an area, we might think of a practical, everday application of his scientific research. But if – like in the case of this exhibition – he creates closed environments “solely” to recreate phytological habitats that are totally committed to science, we are dealing with no more than an esthetic way of presenting the results of scientific research. In Italy we have had an environmental artist, Giovanni Valentini, who has been working in the spheres of astronomy, botany and chromatology since the mid-1960s. But Valentini is an actual artist: the countryside is dotted with a number of his sculptures. Furthermore, in his case, science and artistic drive are balanced, and in no way does science prevail on his artistic interest. Perhaps, however effective the term “vegetal wall” may be, it is not enough to open the gates to art.
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Julien Daniel Julien Daniel Stephane Remael
Dall’alto a basso, la sala della baia d’Along si rifà ai rilievi carsici del Vietman: una serie di oggetti improbabili emergono dalla nebbia o dall’acqua rivestiti di diverse piante erbacee. Il Soffitto vegetale, composto da oltre 1000 piante di 20 specie differenti che crescono dall’alto al basso radicandosi negli anfratti della volta. Le flûte di reofite, nei tubi trasparenti inclinati sono inseriti dei ciottoli dove si sviluppano queste neofite, piante che vivono in forti correnti d’acqua.
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A destra, lo spadice d’Anthurium hookeri, pianta del sottobosco della Guadalupa con piccole bacche bianche che vengono espulse una volta mature da quelle ancora acerbe lasciando la stigmate quadrata dei fiori che disegna l’effetto dama. Nella pagina a fianco particolare del soffitto vegetale. From top to bottom, the Along Bay room evokes the karstic slopes of Vietnam: a series of improbable objects emerge from the fog and water covered with different herbaceous plants.
The Vegetable Ceiling, composed of over 1000 plants of 20 different species, which grow downwards taking root in the top of the gorge. Cobbles have been inserted in transparent tubes where flute neophytes grow, shrubs from Guadalupe with small white berries which are expelled from unripe plants once they have matured, leaving the square marks of their flowers which create a chequerboard effect. Opposite page, detail of the landscaped ceiling.
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Il luogo dei loghi Logos Today
C
HEINZ WAIBL Heinz Waibl rielabora incessantemente la struttura compositiva della grafica moderna per piegarla alle nuove sensibilità, senza tuttavia rinunciare mai al suo rigore originario, al senso dello spazio rigorosamente modellato, al nitore del messaggio, sempre illuminato da una sorta di chiara solarità. Nei suoi ultimi marchi aziendali la sua flessibilità ha dato esiti di grande equilibrio formale, sottolineato dalla severa asciuttezza degli schemi visivi e delle componenti cromatiche.
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Heinz Waibl constantly upgrades the compositional structure of modern graphics to ply it to new styles, without ever detracting from its original precision, carefully shaped sense of space and clear message, always lit up by a kind of real brightness. His flexibility in the latest company logos has produced great stylistic balance, underlined by the acute dryness of the visual schemes and colour components.
he ne è del marchio aziendale, del logotipo, dell’immagine coordinata nell’epoca del mercato globale, del sincretismo economico e tecnologico, dell’emergenza di nuove culture, di nuovi linguaggi, di nuovi modelli di comunicazione? In che misura i paradigmi della grafica novecentesca, con i loro principi di colta essenzialità, sofisticato minimalismo, impliciti geometrismi, discreta funzionalità reggono all’impatto con una spazialità in rapida trasformazione, con tradizioni di scrittura segnate da diversità insormontabili, con una strumentazione tecnica che proietta l’immagine in una dimensione inafferrabile? Gli interrogativi riguardano, come è ovvio, tutta la cultura grafica contemporanea, ma si concentrano sul marchio aziendale in quanto ultima frontiera di una koinè che nella seconda metà del XX secolo il design grafico europeo è riuscito a diffondere in tutto il mondo industrializzato. Certo, non si può dire che il tradizionale aplomb di matrice svizzera e olandese sia rimasto protagonista assoluto della modernità: negli ultimi decenni la grafica europea e americana è stata attraversata da accese contraddizioni, contestazioni radicali, ribellioni insanate, che hanno trovato infine negli sviluppi delle tecnologie digitali impensati orizzonti d’azione. I lavori di Wolfgang Weingart, John Maeda, April Greiman, David Carson sono troppo noti per richiedere spiegazioni, e rappresentano oltretutto solo gli estremi affioramenti di un processo assai più vasto e tuttora attivo. Ma anche questo nuovo corso – peraltro anch’esso per il momento imprecisato, e comunque non riducibile a un’omogeneità di “scuola” – è rimasto interno a una cultura visiva di stampo occidentale, che le tangenze con la tradizione giapponese hanno sostanzialmente riconfermato in nome di una simbiosi artistica ormai antica. Oggi, però, gli scenari sono mutati, non solo nella loro estensione planetaria, ma anche nella profondità degli apparati tecnologici. Qui possiamo soffermarci solo sul primo di questi mutamenti (sul secondo il discorso sarebbe troppo complesso, ma prima o poi bisognerà affrontarlo, per capire almeno, preliminarmente, quanto sia incerto parlare di “grafica” in un’epoca in cui l’“immagine” è proiettata in un universo virtuale che ne ha alterato tutte le premesse progettuali), anche perché è proprio su questo terreno che al marchio aziendale sono sempre più affidate nuove funzioni comunicative. Il problema, ridotto all’essenziale, riguarda l’identità dei soggetti economici e produttivi alle prese con un mercato eclettico, fluido, eterogeneo, instabile. In che modo trasmetterne i valori, i caratteri, le potenzialità? Gli esempi che qui proponiamo sono ancora, per così dire, classici: da un lato alcuni maestri dell’ultima generazione – Iliprandi, Waibl, Milani – nei quali la grafica novecentesca si è fissata non per stabilizzarsi, ma per prolungarsi, potenziandosi, in una ricerca tendente a preservare e ad arricchire, nella contemporaneità, la propria sostanza storica; dall’altro, con Chapple Design, un esempio di tracciato divergente rispetto alla matrice comune, più aderente alla concitazione, all’esuberanza, alla vena popolare tipiche della cultura americana. Questo confronto – emblematico, più che probatorio, enunciativo, più che dimostrativo – pone il problema del marchio senza risolverlo, ma chiarendo quanto meno i presupposti dai quali partire per affrontarlo nella sua essenzialità. La domanda cruciale è: il massimo dell’apertura alla globalizzazione deve coincidere con il massimo dell’identificazione storica (con una grafica in grado di fare della propria tradizione un segnale identitario irriducibile), oppure bisogna trovare un terreno d’incontro tra i vari linguaggi e le varie culture, da cui trarre un risultato comune, frutto di un processo che per gli occidentali resterà dialettico e che per gli orientali sarà frutto di “simbiosi” o di “metabolismo”? La questione – che non riguarda certamente solo la grafica – va posta, beninteso, in prospettiva. In ogni caso, però, va posta: essa appartiene al presente, è già storia nella cronaca di tutti i giorni, ed esige risposte immediate. Maurizio Vitta
MAURIZIO MILANI In questa immagine coordinata progettata da Maurizio Milani la fisionomia dell’azienda si dispiega in una serie di sfaccettature grafiche che spaziano dal severo impianto geometrico alla figurazione realistica, fino al gioco retorico dell’analogia, della divertita comparazione, della levità affabulatrice. Il segno grafico è sempre mosso dalla tentazione del racconto, che lascia sfumare il peso visivo del marchio in un vaporoso e dinamico fluire in una leggerezza senza confini.
In this coordinate image designed by Maurizio Milani, the company’s physical appearance is set out in a series of graphic facets ranging from harsh geometry to realistic figuration and even the rhetorical play of analogy, funny comparisons and narrative levity. The graphics are always enlivened by the temptation to story tell, which evaporates the visual weight of the trademark into a vapour-like, dynamic flow of boundless lightness.
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S
CHAPPLE DESIGN La grafica americana, e più precisamente californiana, che viene qui esemplificata nel lavoro di David e Nathalie Chapple, non ha rinunciato alla sua vivace vena popolare, che appare però ora meno legata alla pura gestualità, e attratta invece dall’organizzazione geometrica dello spazio della comunicazione. Il risultato è un vivace universo segnico e cromatico, il cui forte richiamo ai linguaggi di massa viene filtrato da una sapiente maestria compositiva.
American or more specifically Californian graphics exemplified here in David and Nathalie Chapple’s work is as striking as ever, although now slightly less connected to pure gesture and more attracted to the geometric arrangement of communication space. The result is a lively world of signs and colours, whose powerful allusion to mass languages is filtered through clever compositional expertise.
82 l’ARCA 223
o what has become of the company logo, brand and coordinated image in the age of the global market, economic-technological syncretism and emergence of new cultures, new languages and new means of communication? Just how far can the paradigms of 20th-century graphics with their principles of erudite simplicity, sophisticated minimalism, implicit geometric patterns and discrete functionalism stand up to the impact of rapidly changing spatial realms based on insurmountably different styles of writing and technological tools projecting images into an ineffable dimension? Obviously, these doubts concern the whole of modern-day graphics, but they particularly focus on company trademarks in that they are the final frontier of a koinè which, over the latter half of the 20th century, European graphic design has managed to spread right across the industrialised world. Of course it cannot be said that traditional Swiss or Dutch aplomb is still most definitely the leading player in modernity: over the last few decades European and American graphics have come up against some striking contradictions, radical contestations and irrevocable rebellions, which have found unexpected realms of action in the latest developments in digital technology. The work of Wolfgang Weingart, John Maeda, April Greiman and David Carson is all too familiar to require explanation and is still only the cutting-edge of a much vaster and still active process. But even this new approach – which is, for the time being at least, unclear and irreducible to some standard “school of thought” – still belongs to western-style visual culture, which has merely been reinforced by its tangential relations with Japanese tradition in the name of a very ancient artistic symbiosis. But nowadays the scenarios have changed, not just through their planetary expansion but also due to the depths of the technological tools now available. We only have time here to focus on the first of these shifts (the second is simply too complicated, although it will eventually have to be looked at in order to understand, at least in a very basic way, how uncertain the very term “graphics” is in an age in which “image” has been projected into a virtual realm that has altered all its underlying design assumptions), since this is the realm in which the company logo is expected to serve new communication-related purposes. Simplifying matters, the issue concerns the identity of the economic-production players forced to come to grips with an eclectic, fluid, heterogeneous and unstable market. So how can we convey its values, traits and potential? The examples given here are still, so to speak, classic: on one hand, some of the latest generations of masters – Iliprandi, Waibl, Milani – on which 20th-century graphics has grounded itself, not for reasons of stability but in order to extend and project itself out as part of a process aimed, simultaneously, at conserving and enriching its own historical substance; on the other hand with Chapple Design, an example of how to take a different track from the usual path, more closely tied to excitement, exuberance and the kind of popular appeal associated with American culture. This confrontation – more emblematic than probative, more assertive than demonstrative – poses the problem of logos without solving it, but it does at least clarify the assumptions on which it may be tackled on a very basic level. The crucial question is: does the greatest degree of aperture to globalisation necessarily coincide with the greatest degree of historical identification (with graphics capable of making its own tradition an irreducible territorial sign) or do we need to find some kind of common ground for the various languages and cultures from which to draw some common result, the outcome of a process which, for Westerners, will remain dialectic and for Orientals will be the product of “symbiosis” or “metabolism”? The question – which does not only concern graphics – must, of course, be posed in perspective. In any case, however, it needs to be asked: it belongs to the present, it is already daily news, and it calls for immediate answers. Maurizio Vitta
ILIPRANDI & ASSOCIATI Negli ultimi marchi disegnati da Iliprandi & Associati la magistrale riflessione sulla struttura percettiva e verbale del messaggio visivo, sul quale si è sempre concentrata l’attenzione dell’autore, si compone in una sorta di classicità, sempre insediata tuttavia dall’insopprimibile inquietudine sperimentale che ne ha finora caratterizzato l’intera opera. Quella del classico è categoria atemporale, che però Iliprandi trascina continuamente sul mobile terreno della storia, per sottoporla ogni volta a un aspro confronto con la contemporaneità.
In the latest trademarks designed by Iliprandi & Associati, the magnificent analysis of the perceptualverbal structure of a visual message, something their designers have always focused on, is composed into a form of classicism, constantly threatened by the irrepressible experimental concern that has so far characterised all their work. Classicism is a timeless category, which, however, Iliprandi constantly draws onto the slippery terrain of history, so that it is forced to keep on measuring up to the rigours of modern-day life.
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C- Piazza San Leone 1° Roberto Forte (capogruppo/team leader), Andrea Guardo, Elisabetta Avallone, Giulio Forte, Simone Orsi, Andrea Sciolari, Laura Gatti 2° Marcello Guido 3° Giovanni Vaccarini 4° Daniela Maurizi 5° Riccardo Dell’Osso
1° A
D- Piazza Santo Spirito 1° Massimo Mortelliti 2° Guendalina Salimei/t-studio (capogruppo/team leader), t-studio, Francesca Contuzzi, Giancarlo Fantilli, Mariaugusta Mainiero 3° Roberto Forte (capogruppo/team leader), Andrea Guardo, Elisabetta Avallone, Giulio Forte, Simone Orsi, Andrea Sciolari, Laura Gatti 4° Aurelio Cortesi 5° Aldo Loris Rossi (capogruppo/team leader), Fabrizio Colombo, Emilia Gentile, Paolo Sibilio, Enza Sperduto
Committente/Client: Comune di Catania - IN/ARCH Sicilia A- Santa Maria del Gesù 1° Luigi Pellegrino (capogruppo/team leader), AtelierMap (Luigi Pellegrino, Gianfranco Gianfriddo, Francesco Cacciatore), Vincenzo Schilirò 2° Gaetano Palumbo 3° Sebastiano Triscari 4° Classificato Pietro La Mela 5° Domenico Delfini B- Piazza Michelangelo Giuria/Jury: Carlo Aymonino, Luca Zevi, Enrica Caire, Gaetano Fede, Francesco Ugo Mirone, Marina Antonietta Galeazzi, Giuseppa Testa
1° B
E- Piazza Montessori 1° Giovanni Fiamingo 2° Classificato Andrè Thomas Balla 3° Classificato Guendalina Salimei/t-studio (capogruppo/team leader), t-studio, Francesca Contuzzi, Giancarlo Fantilli, Mariaugusta Mainiero
1° C
1° Giancarlo Leone Zangara 2° Sebastiano Provenzano, Luis Suarez Mansilla, Asier Santas Torres, Ettore Pasini 3° Guendalina Salimei/t-studio (capogruppo/team leader), t-studio, Francesca Contuzzi, Giancarlo Fantilli, Mariaugusta Mainiero
Italia/Italy – L’Aquila La porta della città La zona di Piazza d’Armi a L’Aquila è situata nella parte ovest della città in prossimità dell’uscita dell’auostrada A24 Roma-L’Aquila. Nata come area per esercitazioni militari si è sviluppata e modificata nel tempo in maniera disarticolata a causa della mancanza di un’idea di progetto generale. L’oggetto del concorso è l’elaborazione di un progetto unitario per la riconfigurazione urbana, ambientale, paesaggistica e architettonica dell’area di risulta di Piazza d’Armi A Gateway to the City The Area of Piazza d’Armi in L’Aquila is in the western part of the city, near to the exit of the A24 L’Aquila-Roma Highway. The competition brief asked for a frame project of urban, environmental and architectonic reconfiguration of the square Giuria/Jury: Giuseppe Cimmino, Giorgio Romoli, Carmen Andriani, Livio Sacchi, Sergio Rotondi, Ruggero Pentrella, Mimmo Srour, Francesco Carli, Ettore Barattelli, Gianlorenzo Conti, Emilio Cianfaglione
Committente/Client : Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di L’Aquila 1° ex-aequo A- Antonio Galdeman (capogruppo/team leader), Alfonso Calafiore, Giacomo Gatto, Pierpaolo Tonin B- Vita Caroli Casavola (capogruppo/team leader), Tania Ciarelli, Massimiliano Alonzi, Mauro Di Federico 2° Annalisa Cariolo (capogruppo/team leader), Alessandra Borzomati 1° 3° Silvia Boschello (capogruppo/team leader), Giulio Avventi, Stefano Barbierato
1°
Italia/Italy – Palomonte (Salerno)
Progetti segnalati/Mentions - Beatrice Moretti (capogruppo/team leader), Jacopo Avenoso, Gianluca Motto, Alessandro Parodi, Fabrizio Polimone - Daniela Arrigoni (capogruppo/team leader), Federico Orsini -Capogruppo Diego Pagano (capogruppo/team leader), Pierluigi Vinaccia
COMPETITIONS
5 piazze per Catania (2a fase) Concorso di progettazione a due fasi sul tema: Piazze Botaniche - recupero di cinque piazze cittadine. I cinque spazi pubblici individuati sono i seguenti: Piazza S. Maria di Gesù; Piazza Michelangelo; Piazza S. Leone; Piazza Spirito Santo; Piazza Montessori. Ai concorrenti era richiesta: nella prima fase, la formulazione delle idee di base per la trasformazione degli spazi pubblici; nella seconda fase l’elaborazione del progetto preliminare delle opere da realizzare 5 Squares for Catania (II phase) Design competition on the theme: Botanical Squares – Renovation of five urban squares. The five squares are: Piazza S. Maria di Gesù; Piazza Michelangelo; Piazza S. Leone; Piazza Spirito Santo; Piazza Montessori. In the first phase it was requested to prpose ideas for the transformation of the public spaces; in the second phase it was requested the preliminary project
4° ex-aequo - Riccardo Dell’Osso - Giovanni Cattafi
+ europaconcorsi
COMPETITIONS + europaconcorsi
Italia/Italy – Catania
1° Umberto Barbato (capogruppo/team leader), Enrico De Bartolomeis
Nuovo simbolo grafico del Piano di Zona per la Dignità e la Cittadinanza Sociale Il concorso di idee ha per oggetto la definizione del nuovo simbolo grafico del “Piano di Zona per la Dignità e la Cittadinanza Sociale dell’Ambito Territoriale S10 - Alto Sele/Tanagro” ed è finalizzato alla ideazione e realizzazione di un logo che ben interpreti le caratteristiche e le peculiarità dell’Organismo associativo costituito da Enti Locali, ASL e Comunità Montane, da utilizzare come simbolo ufficiale in tutti i mezzi di comunicazione interni ed esterni all’Organismo medesimo New Graphic Symbol for the Area Plan for Dignity and Social Citizenship Ideas competition for a new graphic corporate image and logo of the Association which includes Local institutions, Mountain Communities, and the Health Service Committente/Client: Comune di Palomonte (Salerno)
1° D
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Italia/Italy – Dueville (Vicenza)
environmental impact
Italia/Italy – Reggio Emilia
Struttura polifunzionale nella frazione di Passo di Riva Progetto per la realizzazione di una nuova struttura polifunzionale destinata all’esercizio di attività ludico sportive non agonistiche, a luogo d’incontri, assemblee e allo svolgimento di modeste attività socio culturali quali proiezioni di film, spettacoli etc. La struttura dovrà prevedere: la possibilità di ingresso autonomo dal passaggio pedonale esistente; il collegamento coperto e chiuso lateralmente ai due plessi scolastici; la possibilità di poter ampliare la scuola elementare esistente in un futuro; la possibilità di poter installare dei pannelli fotovoltaici, sulla copertura o altrove, purché sia ridotto al minimo l’impatto ambientale Multifunctional Structure for Passo di Riva Village Project for the realization of a new multifunctional structure for leisure and sports, meetings and socio-cultural activities. The complex could have an autonomous access from the existing pedestrian area; a link to the exhisting schools nearby; the possibility of a future extension; the use of photovoltaic panels but with no
Giuria/Jury: Gian Luigi Stella, Paolo Rossi, Ranieri Zandarin, Valter Bez Committente/Client: Comune di Dueville
Il paesaggio ritrovato. Idee di riassetto, riqualificazione e riuso per un’area di cave lungo il fiume Enza Unitamente a tutta una serie di iniziative di carattere culturale e divulgativo, la Provincia di Reggio Emilia si è fatta promotrice, nell’ambito della Biennale del Paesaggio, di progetti di studio e di intervento volti alla riqualificazione e alla trasformazione del paesaggio. Il concorso si pone l’obiettivo di dare forma a una reinterpretazione progettuale delle caratteristiche morfologiche, naturali e antropiche proprie del paesaggio della Val d’Enza The Landscape Renewed. Ideas for the requalification and reutilization of an area of former quarries along the Enza River The competition asked for ideas for a reinterpretation of the morphological, natural and anthropic characteristics of the landscaped of the Enza River Valley
1°
1° Giorgio Santagostino (capogruppo/team leader) 2° Chiara Rovetta (capogruppo/team leader), Valeriano Foti, Emanuele Franco 3° Giancarlo Pesiri (capogruppo/team leader), Lenina Guerrero, Camilla Frosini
1° Luca Pugno (capogruppo/team leader), LSB architetti associati (Giuseppe Dell’Aquila, Simone Pugno, Luca Pugno), Marco Allocco, Giorgio Quaglio, Francesco Tresso, Nicola Quaranta, Andrea Caretto, Raffaella Spagna 2° Calogero Montalbano 3° Milco Carboni 1°
Menzioni speciali/Special Mentions - Alice Ruggeri (capogruppo/team leader), Chiara Buffa, Lucia Vecchi - Francesco Bombardi - Elisa Ferretti - Domenico Pescarossa
Giuria/Jury: Anna Campeol, Davide Vezzani, Emiliano Campari, Alberto Dusman, Paolo Castelnovi, Rossana Cornia Committente/Client: Provincia di Reggio Emilia
223 l’ARCA 85
COMPETITIONS + europaconcorsi
Italia/Italy – Roma Monumento ai Caduti di Nassiriya (2a fase) Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, insieme con la Regione Lazio, la Provincia di Roma e il Comune di Roma, ha promosso un concorso per l’ideazione e la realizzazione di un “Monumento ai Caduti di Nassiriya”, vittime dell’attentato del 12 novembre 2003. L’area prescelta per la collocazione dell’opera è il Parco Schuster sulla via Ostiense presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura in Roma Monument for the Nassirya Deads (II phase) Competition for a Memorial for the victims of the attack to the Italian soldiers at Nassirya of November 12th, 2003. The chosen area for the installation of the monument is the Schuster Prk, along Via Ostiense, near the Basilica of San Paolo Fuori Le Mura in Rome Giuria/Jury: Daniela Fonti, Flaminia Santarelli, Roberto Del Signore, Eugenio La Rocca, Rossella Vodret Committente/Client: Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Italia/Italy – San Teodoro (Nuoro) Riqualificazione del Centro Storico L’Amministrazione Comunale si pone l’obiettivo di ridisegnare l’area pedonale, a vocazione turistica, nella Piazza E. Lussu, Piazza Gallura, Via E. Lussu, ampliandone la percorrenza sulla Via San Francesco, Via Grazia Deledda, Via Rockfeller e Via dei Passeri Renovation of Historical Town Centre Competition for the requalification and renovation of the pedestrian area, which is a very touristic destination, in the historical town centre of San Teodoro
Vincitore/Winner Giuseppe Spagnulo (capogruppo/team leader), Lucio Agazzi, Maurizio Costacurta, Gabriele Amadori, Enrico Pocopagni, Nicola Agazzi, Paolo Pittaluga Finalisti/Shortlisted - Claudio Ballestracci, Frederic Barogi - Nino Caruso, Carlo Aymonino, Valeria Paganini - Ettore Consolazione, Labics - Federico Brook, Campoarchitetti, Luigi Malerba, Giacomo Tiberio Sepe, Alessandra Reggiani, Alessandra Di Giuseppe - Bruno Conte, Lucio Passarelli, Maria Passarelli, Tullio Passarelli, Tullio Leonori - Giovanna De Sanctis Ricciardone, Valentino Anselmi - Davide Orlandi Dormino - Ruggero Lenci, Nilda Valentin, Stefano Catalano, Fulco Pratesi - Carlo Lorenzetti, Massimo Domenicucci, Franco Papale, Giulio Savio, Francesco Bianchi, Gabriele Farre, Eva Zanzotti - Elisa Montessori, Paolo Monesi - Claudio Palmieri, Paolo Galli, Federica Scerrato, Francesco Pezzini, Cesare Augusto Sarsini - Luigi Piacentini, studioAPlus - Sandro Sanna, Roberto Grimaldi, Giacomo Sanna - Niny Santoro, Giovanna Martinelli, Alessandro Martini 1° Luciano Nieddu (capogruppo/team leader), Costanzo Rasenti, Giorgio Andrea Pisano, Giorgia Schirru, Michela Deidda, Andrea Pirastru 2° A.T.P.Cesare Biancu, Giuseppe Quirico 3° Vito Menduni
Committente/Client: Comune di San Teodoro (Nuoro)
Portogallo/Portugal – Lisbona Rua Conselheiro Lopo Vaz Cconcorso per la sistemazione di Rua Conselheiro Lopo Vaz nei pressi del Parque das Nações, a Lisbona, con una superficie totale di 24.909 mq Rua Conselheiro Lopo Vaz Competition for the area in the Rua Conselheiro Lopo Vaz near to Parque das Nações, in Lisboa, with a total surface area of 24,909 sq.m Giuria/Jury: Leonel Fadigas, Mário Sua Kay, Vasco Massapina, Gilberto Jordan, Rolando Borges Martins Committente/Client: Salao Imobiliario de Lisboa
86 l’ARCA 223
Vincitore/Winner Alexandre Alonso Pinto (capogruppo/team leader), Andreia Fagulha da Ponte, Pedro Teixeira de Melo, Ana Isabel Mestre, Ana Rita Gueifão Veríssimo, Ana Baptista Horta
LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE
Carmelo Strano
Il gusto dell’Estetica The Taste of Aesthetics
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embrerebbero lontani i tempi in cui il cibo era considerato unicamente elemento di sopravivenza, se si considerano le mille attenzioni ai problemi della qualità e anche dell’estetica legate al cibo. Ma, ahimé, il condizionale è d’obbligo. Un rapido pensiero ai tanti Paesi dove la fame è causa di moria ci riporta al realismo. A me pare opportuno che l’associazione Slow Food, così piena di meriti per avere riportato la gente che ha superato la condizione dell’alimentazione come sopravvivenza, alla qualità del cibo, destinasse contestualmente una piccola, certamente simbolica, attenzione alle aree poverissime. Non è buonismo, né religioso senso di colpa. E’ solo un doveroso ampliamento del proprio impegno sociale. Dopo tutto, pensare alla quantità in rapporto a coloro che hanno problemi di sopravvivenza quotidiana è pur sempre azione di qualità: stavolta una qualità non egocentrica. Oggi, 31 gennaio 2007 mi sono iscritto all’associazione Slow Food, non già per compensare un mio complesso di inferiorità (sono diventato infatti “socio sapiente ”) ma perché amo tutte le cose che puntano alla salvaguardia dell’individuo attraverso l’attenzione al cibo e darei pene capitali (altro che depenalizzazione, come ha fatto – incomprensibilmente – un precedente governo di sinistra) a chiunque sotto qualsiasi forma e per ragioni speculative arreca un qualsiasi danno, attraverso il cibo, alla salute dei cittadini. Ma personalmente verserei una quota aggiuntiva se Slow Food dedicasse un briciolo di attenzione qualitativa a chi muore di assenza di quantità. Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare. Interessante, ad esempio, il convegno ”Slow + Design” svoltosi sul finire dell’anno scorso a Milano con la collaborazione della Facoltà di Design del Politecnico del capoluogo lombardo, con efficacissima grinta fondata e presieduta da Alberto Seassaro, della Domus Academy, e anche della giovanissima Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. Una bella testimonianza di impegno nella diversità biologica e culturale locale, atteso che nella fattispecie “slow” non è lento tout
court, ma opposto e correttivo di “fast” dove la velocità fa a pugni con la qualità del cibo e della vita. L’alimentazione, che fino ad ora, è stata occasione di formazione sufficiente per l’immissione spicciola nel mondo del lavoro, è diventata territorio di formazione superiore e di ricerca scientifica. Fra i tanti corsi di laurea proliferati farraginosamente e artificiosamente allo scopo di assolvere al compito di un ufficio di collocamento e di potere da parte di qualche burocrate universitario, è arrivato, adesso (2003), benemerito, addirittura un ateneo di Scienze Gastronomiche, non statale, tra pubblico e privato frutto di una patnership tra le regioni Reggio Emilia e Piemonte e con due sedi, una in provincia di Cuneo (Pollenzo) e l’altra nei pressi di Parma (Colorno). Nella seconda parte degli anni Settanta Pierre Restany e chi scrive indagavano, intorno alla propria rivista-laboratorio “Natura Integrale”, sulla rieducazione della sensibilità. E quest’Ateneo non è un laboratorio di cucina dove imparare a dosare sale e olio, ma è un’opportunità per una formazione specifica allargata. E così, accanto a Botanic a, Economia, Informatic a, Antropologia, Storia della cucina ecc., si studia Estetica e, pensate un po’!, “Analisi sensoriale” che mira a studiare le soglie dell’odorato e a come creare gli ambienti giusti per gli odori e i colori del cibo. Si capisce bene allora che la SIE, Società Italiana di Estetica a cui afferiscono, sotto la presidenza del professor Luigi Russo, i docenti universitari di quella materia o di altre affini, ha trovato pertinente ed efficace tenere il proprio convegno annuale presso l’Ateneo di Pollenzo. L’incontro è previsto per il 12-13 aprile prossimo all’insegna del tema “Il gusto dell’estetica” con gli interventi, tra gli altri, di Gillo Dorfles, Alberto Abruzzese, José Jiménez, B. Saint Girons e con il coordinamento dei docenti di quell’uiniversità Nicola Perullo. Tiziana Andina, Graziano Lingua. “Il gusto dell’estetica”. Oggi gustiamo l’estetica, ci compiaciamo della bellezza intorno a noi e fuori di noi. Che se poi si tratta di considerare l’estetica in rapporto al cibo, allora la gusteremo ancora di più.
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he days when food was treated as just a means of survival seem to be light years away, bearing in mind all the attention to the issue of quality and aesthetics linked with food. But, alas, it could not be otherwise. A quick look at all those countries where hunger causes death brings us back to reality. I think it would be a good idea if the Slow Food Association, which deserves so much credit for having drawn people’s attention to the quality of food (not that it is no longer just a matter of survival ) , si multaneously devoted a small, no more than symbolic, amount of attention to the poorest areas of the planet. This is not about being nice, nor is it a religious feeling of guilt. It just a dutiful way of extending its involvement in social issues. It is just a m atter of co m bining attention to quality and quantity, in the sense of all those people who have not a clue what either quality or quantity are. After all, thinking of quantity in relation to those facing the problem of day-to-day survival is a quality action: but not self-centred quality this time. Today, on 31st January 2007, is joined the Slow Food Association, not just to compensate for my inferiority complex (I have actually become a “knowledgeable m e mber” ) but because I love everything focusing on safeguarding the individual through attention to food and I would dish out capital punishment (and not dispensation as – quite incomprehensibly – a previous leftwing government did) to anybody who, in any form and for speculative reasons, causes any harm to food or people’s health. Personally, I would be quite willing to pay an extra fee if Slow Food would just pay a tiny bit of qualitative attention to those dying of “quantitative” starvation. But let’s render unto Caesar what is Caesar’s. The “Slow + Design” conference held at the end of last year in Milan in conjunction with the Faculty of Design at Milan Polytechnic, run with great determination by Alberto Seassaro from Domus Academy with the help of the very recently founded University of Gastrono m ic Sciences, is an interesting enterprise. An exciting de monstration of how to
invest in local cultural and biological diversity, with “slow” being opposed to “fast” where speed clashes with the quality of food and life. Food, which until recently was just a minor study area offering little in the sense of job opportunities, is now the subject of higher education and scientific research. A m ongst the long list of ne w degree courses designed by some university bureaucrat to help ease the pressure on the employment exchange, there is now (as of 2003) quite rightly a non-state run university of gastronomic sciences, a public-private joint enterprise between the regions of Reggio Emilia and Piedmont with two campuses, one in the province of Cuneo (Pollenzo) and the other near Parm a (Colorno). During the latter half of the 1970s, Pierre Restany and myself used our magazine-workshop “Natura Integrale” to investigate how to re-educate people’s sensibilities. And this new university is not a cooking workshop, where you learn how much salt and oil to use, it is a chance to provide some specifically targeted training on a grand scale. And so, alongside Botany, Econo m ics, Co m puting, Anthropology and the History of Cuisine etc., students will study Aesthetics and even, believe it or not, “Sensorial Analysis”, aimed at studying the thresholds of taste and how to create the right setting in terms of food odours and colours. It is easy to see why the SIE (Italian Aesthetics Society) , which university staff teaching this and other similar subjects belong to under the presidency of Professor Luigi Russo, have decided it would be right and effective to hold their own annual convention at the university in Pollenzo. The m eeting, planned to be held on 12th-13th April this year on the topic of “The Taste of Aesthetics”, featuring talks by, among others, Gillo Dorfles, Alberto Abruzzese, José Jiménez and B. Saint Girons with Nicola Perullo coordinating the university staff. Nowadays, we enjoy the beauty surrounding us and outside us. And we will enjoy it even more if we start considering aesthetics in relation to food.
Arte Fiera Bologna
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a Hit Parade dell’Arte Fiera di Bologna di gennaio scorso? La palma del presenzialismo (numero di gallerie in cui l’autore è stato presente) spetta a Lucio Fontana (24 gallerie). Seguono, a pari merito, con 14 presenze, Boetti, De Chirico, Paladino. Al terzo posto, con 8 presenze: Dorazio, Paolini, Schifano. Quindi (7 presenze): Di Bianchi, Manzoni, Morandi. Amene curiosità. Emilio Isgrò è presente solo presso Guastalla di Milano ma con una vera e propria sala alla maniera di Venezia: grandi quadri concettuali con scritte bianche su fondo nero e inoltre “cancellature” recenti, il tutto puntualmente all’insegna dell’arguzia, e di un po’ di cinismo e di autoironia come si conviene a un artista che è anche letterato. Buono, come sempre, lo standard qualitativo. Ho apprezzato l’ambiente realizzato ad hoc da Hashimoto presso lo spazio Studio la Città di Verona. Solida l’inventiva formale e impaginativa nei dipinti della giovane bulgara Oda Jaune presentata dalla galleria Davide Di Maggio. Spicco per Matteo Basilé, presente in più stand: artista-designer fantasioso, rigoroso, trascinante, intelligente, colto, ben capace di una propria progettualità autonoma in un periodo in cui non è più concesso legarsi al carro di una qualsiasi corrente.
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hat was the Hit Parade at Bologna Trade Fair last January? Top of the charts in terms of presence (number of galleries in which the artists was present) was Lucio Fontana (24 galleries). Followed in joint second position with 14 presences by Boetti, De Chirico, Paladino. Third position with 8 presences were: Dorazio, Paolini, Schifano. Then (7 presences) : Di Bianchi, Manzoni, Morandi. Amene. It is interesting to note that Emilio Isgrò is only displayed at the Guastalla gallery in Milan but with his own Venice-style room: big conceptual paintings with white writing on black backgrounds and also recent “deletions”, all very witty and a bit cynical and ironic, as befits an artist who is also a man of letters. As usual, the standard of work was good. I enjoyed Hashimoto’s customdesigned setting in Verona. The young Bulgarian artist Oda Jaune displayed som e solidly and creatively painted works at the Davide Di Maggio geallery. Matteo Basilé was also on display at several stands: an imaginative, rigorous, intelligent and cultured artist-designer, more than capable of designing his own autonomous work at a time when you can no longer afford to jump on just any old bandwagon.
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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
BLOG DI CARTA/PAPER BLOG
Tra altopiano e vigne In South Western France
I soliti “non ignoti” Confusing of Roles Luigi Prestinenza Puglisi
Da www.archiwatch.it, il blog di Giorgio Muratore (27/01/2007): Riceviamo da Sergio Brenna la segnalazione, che qui di seguito volentieri vi giriamo, a proposito della scabrosa questione Fiera/Citylife: “Nel caso vi fosse sfuggito vi segnalo l’articolo di Gregotti su Repubblica del 18 gennaio scorso in cui chiede l’intervento del Ministero dei Beni Culturali per sventare gli esiti del progetto Citylife (1 milione di mc su 100.000 mq fondiari e i tre bizzarri grattacieli di Libeskind,Hadid, Isozaki). La tutela dei due unici padiglioni storici conservati (Palazzo dello Sport e Palazzine degli Orafi) potrebbe costituire lo spunto per ridiscutere anche la distribuzione planivolumetrica del progetto. Speriamo che l’appello non cada nel vuoto!” Ed ecco l’articolo di Gregotti …
“Alla vicenda della speculazione edilizia dell’area storica della Fiera di Milano è stata dedicata un’attenzione distratta e locale. Dopo il mio primo, isolato testo sul Corriere della Sera (giugno del 2004), la stampa si è poco interessata della questione, tutta affidata alle proteste della popolazione circostante il futuro insediamento ed alla coraggiosa battaglia condotta dall’architetto Sergio Brenna e dal suo gruppo. Solo di recente le pagine milanesi di Repubblica hanno ospitato alcuni articoli di severo e giusto giudizio di Beltrami Gadola, che ha scritto ’dell’eccellenza del peggio’. Si è parlato anzitutto delle scandalose procedure di concorso ed istituzionali che hanno segnato il destino della più grande area centrale disponibile della città di Milano. Purtroppo il caso Fiera non è isolato ed a Milano altre decisioni su grandi aree sono state prese negli ultimi anni con una sottomissione acritica alle mode e con una totale indifferenza alla storia urbana della città. Ma il problema ha risvolti che meriterebbero un’attenzione più ampia da parte del governo stesso ed in particolare del ministro per i Beni e le attività culturali. Non basta la giusta battaglia per la difesa delle città d’arte se poi si consentono errori duraturi che consegneranno ai posteri la testimonianza della nostra capacità di costruire immagini urbane rappresentative solo di una cultura mercantile. Sappiamo bene che, nonostante l’Italia si vanti di essere il paese dei monumenti e degli artisti, la cultura della forma urbana conta assai poco (quando è separata dalla rendita turistica) e che il destino della qualità morfologica e di uso delle sue città e del suo territorio sembra essere l’ultimo dei pensieri che preoccupano la collettività. Anzitutto, credo, perché istituzioni e politici sono attraversati, per quanto riguarda l’architettura, da dubbi ed ignoranze tanto ampi da rendere i loro giudizi molto incerti e quindi indifesi rispetto alle pressioni delle convenienze finanziarie, alle opinioni dei falsi competenti ed alle celebrazioni multimediali. Ancor più perché la stessa connessione tra pensiero politico e pensiero culturale è andata perduta, coperta dall’idea di libertà dell’artista come pura assenza di limiti ancorché come progetto critico. Sembra che basti vincere qualche ridicola sfida come l’accumulo
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Progetto: N+B Architectes
in altezza delle costruzioni o un ‘Guinness dei Primati’ per l’edificio più inutilmente strampalato per affermare che la modernità globalizzata, cioè in realtà la sua provinciale imitazione, ha finalmente raggiunto la città più laboriosa d’Italia. Naturalmente vi è anche l’aspetto, niente affatto secondario, delle critiche specifiche che al progetto dell’area Fiera sono state fatte; non solo alla frammentazione che rende insignificante il verde pubblico, alla totale astrazione dei principi ordinatori del nuovo insieme rispetto al contesto urbano, o l’estetismo privo di qualsiasi necessità delle forme inutilizzate con un puro obiettivo di marketing, ma anche a causa dell’indifferenza con la quale gli stessi responsabili della cultura si rendono complici, con evidente superficialità, di una posizione che vuole ridurre la pratica artistica dell’architettura a pura immagine comunicativa, rappresentazione iperrealista dello stato delle cose come il migliore dei mondi possibili. L’assenza di ogni distanza critica, o meglio la sua trasformazione in estetica generalizzata, fa inesorabilmente decadere non solo le pratiche artistiche eccellenti ma anche il livello dell’onesto mestiere, lo trasforma nella cattiva coscienza dell’efficienza in sé o nella frustrazione, fatale per l’architetto di oggi, dell’assenza di successo mediatico, mentre trasforma l’architettura stessa in una forma di intrattenimento visivo. Credo che tutto questo non interessi solo chi pratica la nostra disciplina, preoccupato del suo stato di corruzione ogni volta ingentilito da ingannevoli rappresentazioni pubblicitarie dove l’estetica diffusa delle mode trionfa. E quando tutto questo è estetico il giudizio può dissolversi. Ma purtroppo non si dissolvono né a Milano ma anche nel resto del paese, gli edifici durevolmente costruiti a partire da queste ideologie.” (Vittorio Gregotti, “La Repubblica”, 18/01/2007) Abbiamo riportato interamente il lungo testo … anche perché trovavamo qualche difficoltà a sintetizzarlo … francamente, la prosa di Vittorio Gregotti non ci risulta molto chiara … ma questo è un nostro vecchio limite … da decenni, ormai, molte “idee” del poligrafico maestro ci sfuggono … A proposito di questo ultimo intervento poi … se Brenna non ce ne avesse spiegato, in due righe, il senso … quasi non avremmo capito nemmeno di che cosa stesse parlando … potremmo ben dire che Vittorio rasenta, ormai, l’ineffabile … e spesso viene da chiedersi fino a che punto gli incolpevoli lettori di Repubblica siano in grado di decifrare quelle periodiche e misteriose prose … chissà che idea si saranno fatta degli architetti? … siamo sicuri che devono essere in molti quelli che concludono: “non ci ho capito un accidenti … ma deve essere proprio interessante”
E’ con una dichiarazione di appartenenza al paesaggio che Elodie Nourrigat e Jacques Brion, giovani e intraprendenti architetti di Montpellier a capo dello studio N+B Architectes, sono intervenuti in un villaggio del sud-ovest della Francia, dipartimento dell’Hérault, in una regione rinomata per la viticoltura. A La Caunette, zona di produzione del Minervois, un AOC di antichissima tradizione, realizzano un Centro socio culturale di circa 600 metri quadrati calandosi con umiltà in un territorio fortemente connotato da un altopiano di origine calcarea, tipico della zona. E sono proprio le particolarità della natura e della tradizione di questi luoghi, che hanno guidato la discrezione delle scelte e della filosofia di progetto. “Siamo entrati nel villaggio di La Caunette per posizionare in un lotto triangolare un edificio dalle funzioni multiple (spazio espositivo, sala polivalente, laboratorio vinicolo), senza che questo programma potesse perturbare visivamente l’insieme”. Un’architettura quindi che nasce e si struttura dal luogo, ne rispetta la topografia e l’asseconda attraverso il suo sviluppo volumetrico e compositivo. Non si tratta, come sottolineano i progettisti, di un atteggiamo rinunciatario, di una “volontà di non-architettura” o di costruire dello “pseudo-locale”. Il loro è un lavoro che declina con strumenti contemporanei la dimensione territoriale, la arricchisce con un segno di rinnovamento, ne potenzia la portata culturale creando un polo di aggregazione, un momento di socialità adeguato alle esigenze della collettività. L’edificio è definito da un monolite allungato sul un lato del triangolo della parcella, dove viene liberato uno spazio pubblico che segna la transizione con l’entrata. L’altezza controllata della volumetria, la leggera pendenza del tetto, l’uso dello zinco a rivestimento delle facciate e della copertura, smorzano le spigolosità della geometria rettilinea, e suggeriscono con un cenno di rispetto il rimando alle grandi aziende vinicole. Lo spazio interno, allungato in un rettangolo di 57 metri, organizza in successione i tre spazi principali, la sala espositiva, l’atrio d’ingresso e il laboratorio vinicolo, che gode di un suggestivo panorama sul paesaggio delle vigne. Elena Cardani Through their plan for a building in a village in Southwestern France, Elodie Nourrigat and Jacques Brion, two young, enterprising architects from Montpellier heading the N+B Architectes Studio, have declared their sense of belonging to the landscape. The region, which is famous for its wine growing, is La Caunette, the area where Minervois is produced, an AOC dating back to very old tradition. The two have planned a ca 600-square-meter sociocultural center that has a modest impact on a territory that is strongly characterized by the area’s typical calcareous uplands. As a matter of fact, their project—and the entire philosophy behind it—was inspired by the special nature and tradition of these uplands. “We have come to the village of La Caunette to build a multifunctional building (an exhibition area, a multipurpose hall, a wine laboratory) on a triangular lot without spoiling the overall view.” Architecture that was thus born on—and structured from—the site itself, respecting its volumetric and compositive development. As the planners point out, they did not have a remissive approach to the landscape, their idea was not based on “nonarchitecture” or on building a “pseudo-structure”. On the contrary, through the use of contemporary tools their work is site-specific, enriching the area with an innovative stamp and upgrading its cultural importance by creating a place for social relations that is suitable for the community. The structure is defined by a monolith that rises on one side of the triangular lot; here, a public space marks the entrance to the building. The sharpness of the rectilinear geometry is softened by the building’s controlled height, its slightly slanting roof and the zinc covering used for the faces and roofing, suggesting respect for the area’s great traditional wineries. The interior, which features a 57-meter-long rectangular space, is organized in three consecutive main areas: an exhibition hall, a lobby and a wine laboratory that offers an evocative view of the vineyard landscape.
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Tagliato dalla trasparenza In Paris
Cemento vs smog ITCLab in Bergamo
Progetto: Atelier 234
Progetto: Richard Meier
Il gioco di equilibri tra opposizione e complementarietà è stato il criterio scelto da Atelier 234 per la trasformazione di un hôtel particulier nel XVI arrondissement a sede della delegazione coreana presso OCDE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) di Parigi. I progettisti, Olivier Arene e Simon Rodriguez-Pages, coordinati da Laurence Macheboeuf e con la consulenza tecnica dello studio Mizrahi, hanno sviluppato un lavoro di ripulitura delle facciate esterne lasciandone inalterata l’immagine globale. Entrando nell’edificio sono invece intervenuti in modo più estensivo ridefinendo gli spazi, interni per ricavare ambienti adeguati alle attività della delegazione. La presenza di un giardino esterno è stato invece trattata a mo di interfaccia tra edificio e spazio pubblico. Del palazzo, una costruzione piuttosto massiccia di tre piani realizzata nel 1957 da Georges Hennequin per Marcel Dessault, è stata conservata l’imponenza della facciata in pietra, l’organizzazione strutturale – solai e doppia altezza tra secondo e terzo piano – e, all’interno, la sequenza entratascala monumentale. Ingresso, spazi aperti al pubblico e sale esposizioni e di conferenze a piano terreno, uffici dei consiglieri e sala del consiglio dell’OCDE al primo e terzo piano e uffici dell’ambasciatore e dei ministri al secondo piano. La distribuzione funzionale si arricchisce scenograficamente di un dispositivo spaziale declinato sulla luce e la trasparenza, elementi che fanno da contrappunto alla solidità e alla severità dell’immagine di facciata. Per dare luce a aria al cuore dell’edificio è stata tagliata una faglia vetrata che accompagna lo sviluppo di una galleria-passeggiata a livello del secondo piano. In questa promenade si concentrano il senso e l’idea forte di un intervento che si fa interprete della grande cultura orientale proiettandola in una dimensione occidentale. La parete di vetro a tutt’altezza diviene il supporto di un opera dell’artista coreano Choi Byung Ok, che ha realizzato il suo intervento coniugando tecnologia a poesia. Lo spessore di 17 centimetri crea giochi di trasparenza e opalescenza, con effetti brumosi, che sfuocano in profondità riportando alle atmosfere dei paesaggi asiatici. Sul lato opposto una parete in legno di faggio dalle tonalità calde e naturali accompagna il muro di vetro calibrandone l’immaterialità e l’evanescenza. Anche gli altri ambienti sono connotati dagli equilibri raffinati tra luminosità e trasparenza, confort e piacevolezza dei materiali naturali.
ITCLab – Innovation and Technology Central Laboratory è il nuovo centro ricerca e innovazione del Gruppo Italcementi che sarà realizzato a Bergamo. Il progetto ITCLab prevede la realizzazione di una struttura di 11.000 metri quadrati di cui 7.500 adibiti esclusivamente a laboratori di ricerca. Ospiterà i dipendenti e i ricercatori del Gruppo Italcementi attualmente impegnati in altre sedi della Lombardia. I lavori sono iniziati lo scorso autunno e avranno una durata di circa due anni. Carlo Pesenti (Consigliere Delegato di Italcementi): “Proseguiamo sulla strada dell’Innovazione. Dopo il lancio di TX Active®, principio attivo per cementi fotocatalitici in grado di contribuire a ridurre lo smog nei centri urbani, oggi facciamo un altro passo avanti nell’ambito del Progetto Innovazione del nostro gruppo. ITCLab sarà il polo attorno al quale ruoterà l’attività di ricerca sui materiali per l’edilizia e l’innovazione dei processi di produzione del cemento”. Il centro progettato dall’architetto americano si integra con il Parco Scientifico del Kilometro Rosso – che sorge alle porte di Bergamo a lato dell’autostrada Milano-Venezia – al cui interno troveranno spazio iniziative multidisciplinari di ricerca, di società private ed enti pubblici, in grado di occupare entro i prossimi 10 anni circa 3.000 persone.
Atelier 234 has opted for a play of balance between contrasts and complementarity for the conversion of a hôtel particulier in the XVI arrondissement into the headquarters of the Korean delegation of the OCDE (Organization for Economic Cooperation and Development) in Paris. Coordinated by Laurence Macheboeuf and with the Mizrahi studio as technical consultants, the planners Olivier Arene and Simon Rodriguez-Pages have developed a plan for the cleaning of the exterior faces without changing the overall image of the building. They have worked more extensively in the interior, redefining space to obtain rooms that are suitable for the delegation’s activity. They dealt with the garden outdoors, instead, as an interface between the building and the public area. What is left of the orginal building – a solid threestory structure built in 1957 by Georges Hennequin for Marcel Dessault – is the imposing stone façade, its structural layout, which includes a double-height story between the second and third floors, and the area from the entrance to the monumental staircase in the interior. The ground floor features a lobby, areas open to the public, and exhibition and conference halls; the first and third floors hold the offices for the counselors and the OCDE council hall, and the second floor the offices for the ambassador and ministers. The building’s functional layout is enriched by a setting that consists in a spatial operation that makes use of light and transparence, elements that counter the “solidity” and severe image of the façade. A glazed partition built along the length of the second-floor arcade/walkway endows the center of the building with air and light. This emblematic walkway offers a strong interpretation of the great Eastern culture, casting it into a Western dimension. The glazed wall rising to the top becomes the support for a work by the Korean artist Choi Byung Ok, who made use of technology combined with a poetic character for his artwork. The 17-cm-thick glass creates plays of transparence and opalescence, with hazy effects blurred into the depths of the glass, bringing to mind Asian atmospheres and landscapes. On the opposite side, the warm, natural hues of a beechwood wall follows the glass wall’s length, gauging its immaterial, evenescent quality. The other interior areas are also characterized by a refined balance between the light and transparence, comfort and pleasantness of natural materials.
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ITCLab – an Innovation and Technology Central Laboratory to be built in Bergamo, is to be Gruppo Italcementi’s new center devoted to research and innovation. The ITCLab project is a plan for an 11,000-sq.-m. structure, 7,500 of which are to be exclusively equipped as research laboratories. The complex will host the employees and researchers who are currently working for Gruppo Italcementi in other locations around Lombardy. Works began last autumn and should be completed two years from now. Carlo Pesenti (the delegated councilor for Italcementi), says, “We will pursue the path of Innovation. After our launch of TX Active®—an active ingredient for photocatalytic cement that is able to contribute to the reduction of smog in city centers—today we are taking another step forward in the sphere of our group’s Project Innovation. ITCLab will be the center for research activity on building materials and innovation in processes for cement manufacturing.” The center planned by the American architect is integrated with the Parco Scientifico del Kilometro Rosso, a park lying just outside Bergamo, flanking the Milan – Venice highway. Here, a number of multidisciplinary research initiatives will be implemented by private companies nad public corporations, which are estimated to hire about 3,000 people within the next 10 years.
Rendering del progetto di Richard Meier per il ITCLab-Innovation and Technology Central Laboratory del Gruppo Italcementi in via di realizzazione a Bergamo. Renderings of Richard Meier’s project for the ITCLab-Innovation and Technology Central Laboratory for Italcementi Group which is being realized in Bergamo.
223 l’ARCA 91
Veloci e sicuri For Safe Driving
Light of Tomorrow Velux Awards
Progetto: Archilinea
“La luce del domani” è il tema con cui si sono confrontati gli studenti di architettura (557 provenienti da 53 Paesi) selezionati al concorso internazionale Velux 2006, giudicato nel mese di ottobre. Promosso dalla azienda specializzata nella produzione di finestre per tetti, in partenariato con UIA (Unione Internazionale degli Architetti) e AEEA (Association Européenne pour l’Enseignement de l’Architecture), questo premio nasce come momento di ricerca e riflessione sui temi della luce e dell’aria nel progetto di architettura. A cadenza biennale (prossima edizione nel 2008), lo scorso anno si è focalizzato sulla luce naturale invitando gli studenti ad approfondirne principalmente quattro aspetti: l’impatto nel progetto dei volumi, il ruolo nel paesaggio urbano, il rapporto con le problematiche ambientali, l’ambivalenza tra luce naturale e luce artificiale. La danese Louise Groenlund, 27 anni, si è aggiudicata il primo premio (8.000 euro e 2.000 per il professore che l’ha seguita) con il progetto “A museum of photography”, in cui si rifà alle ricerche sulla fenomenologia e la percezione della luce e della visione utilizzando la macchina fotografica come metafora nella definizione e nella costruzione del progetto. Secondo posto allo spagnolo Gonzalo Pardo Diaz, 26 anni, per il progetto “A place for reading”, più che un edificio, una struttura a tre dimensioni che si costruisce sulla composizione di frammenti, come fosse una foresta. Di origine greca, ma trasferita in Scozia per proseguire gli studi, Anastasia Karandinou, 25 anni, ha vinto il terzo premio con “Light Invisibile Bridges”, in cui combina conoscenze teoriche sulle proprietà della luce alle ricerche che ha sviluppato per la città di Shanghai.
Il progetto “Guida Sicura di Marzaglia” nasce dall’idea di unire la vocazione motoristica intrinseca nel territorio modenese realizzando uno tra i più avanzati circuiti di test in Europa: il progetto, una volta realizzato, sarà in grado di mettere a disposizione tecnologie d’avanguardia col fine di permettere ai piloti di usufruire dei più avanzati insegnamenti di tecnica di guida in sicurezza. La località dell’intervento è Marzaglia di Modena, su un’area di circa 270.000 metri quadrati di proprietà del Comune. All’interno del circuito sono presenti sei piste di test per guida sicura: ogni pista prova ha caratteristiche in comune quali superfici a bassa aderenza, irrigatori di acqua, spruzzini e nebulizzatori, ostacoli ad acqua con movimento laterale programmabile, piastre idrauliche. Accanto alle piste sarà realizzato un complesso dalla doppia funzione: la prima è ospitare le attività a supporto delle piste quali i locali per la scuola guida sicura, le telemetrie e i box; la seconda, l’attività di carattere ricettivo-turistica con zone adibite alla vendita, alla ristorazione, attività alberghiere e museali. The project “Safe Driving in Marzaglia” was born from the idea of enhancing the motor-sports tradition of the Modenese territory with one of the most advanced test raceways in Europe. Once the plan is realized, it will be able to offer vanguard technologies so as to provide drivers with the most advanced instruction in safe driving techniques. The project site is Marzaglia (Modena), a ca 270,000-sq-m area owned by the Municipality. There are to be 6 safe driving test tracks on the raceway: each track has common features, such as a low-grip surface, water sprinklers, jets and atomizers, water obstacles with a programmable side movement, as well as hydraulic control systems. A complex covering two different functions will be built next to the tracks: first of all, it is to host the activities related to the tracks, such as the rooms devoted to the safe driving school, the telemetric devices, and the garages; secondly, it will offer accomodation and tourist facilities, including shopping areas, restaurants, hotels and museums.
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2° Planimetria generale e rendering del progetto per l’impianto di guida sicura a Marzaglia (Modena). Site plan and renderings of the project for a Safe Driving Track in Marzaglia (Modena).
The international competition Velux 2006, which took place in October 2006, selected 557 architecture students from 53 countries to take part in “Light of Tomorrow”. Promoted by a company specialized in the production of skylights, jointly with UIA (International Union of Architects) and AEEA (Association Européenne pour l’Enseignement de l’Architecture), this prize focused on natural lighting, inviting students to analyze mainly four aspects: the impact of volumes on the project, the role of natural lighting in the cityscape, its relationship with environmental issues, the fluctuation between natural and artificial lighting. The Dane Louise Goenlund, 27 years old, won the first prize (8,000 Euros for her and 2,000 for the teacher following her) with the project “A museum of photography”, in which she made use of research on the phenomenology of the perception of light and vision by using a camera as a metaphor in the definition and implementation of the project. Second place went to Ponzalo Pardo Diaz, a 26-year-old from Spain, for the project “A place for reading”. More than a building, his work is a three-dimensional structure that is built through a composition of fragments, as though it were a forest. At 25 years of age, Anastasia Karandinou, who is of Greek origins but moved to Scotland to pursue her studies, won third prize with “Light Invisible Bridges”, in which she combines theoretical knowledge on light properties with research that she carried out for the city of Shanghai.
3° Sotto, il progetto premiato per la Francia di Gregory Bismuth e Benjamin Saragoussi. Below, the project by Gregory Bismuth and Benjamin Saragoussi awarded for France. 3°
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Nella fredda Estonia Italian Winners
Costruire sul mare In Montecarlo
Il giusto disegno The Life of Objects
Sostenibilità e illuminotecnica A Model School
Progetto: Francesco De Luca e Mauro Olevano (Studio Interzona), Romolo Nati e Paolo Gori, Antonio Capasso (Studio Romolo Nati Associati)
275.000 metri quadrati di superficie edificabile, un costo stimato tra i 5 e i 10 miliardi di euro, 10 anni il tempo di realizzazione previsto. Sono le cifre che qualificano il progetto di urbanizzazione sul mare che vedrà il Principato di Monaco conquistare circa quindici ettari dal traverso di Portier, all’uscita di Port Hercule. Una gara d’appalto internazionale lanciata nel luglio del 2006, con la selezione di 16 dossier, ha visto nel dicembre scorso la qualificazione dei cinque finalisti che dovranno consegnare entro l’autunno di quest’anno la loro proposta. I candidati alla selezione finale, a cui spettano ciascuno 15 milioni di euro per gli studi preliminari, sono raggruppamenti di imprese private che integrano i diversi aspetti del progetto, finanziari, tecnici, architettonici, ambientali ecc. Tra i punti del programma di urbanizzazione, l’iscrizione del progetto in un sito naturale con valenze paesaggistiche; il rapporto con il tessuto urbano esistente, la sostenibilità delle opere marittime conformemente alla diga di protezione di Port Hercule, la ricerca di una qualità architettonica ai livelli delle migliori espressioni contemporanee e rispondente di criteri di costruzione bio-climatica. Un progetto fortemente ambizioso che non poteva che ingolosire il gotha della costruzione e del progetto internazionale come dimostrano i componenti dei cinque gruppi finalisti. Vinci: Xavier Huillard (Mandatario), Vinci Construction, Dredging, GTM (impresa costruttrice), Vinci Construction, Arcadis, GDS, In Vivo, Acri In (Ingegneria) Menighetti, Pei-Cobb-Freed, Arch Monaco, Ilex (urbanistica e architettura). Monte-Carlo Sea Land (mandatario), Marzocco et Segond (azionariato), Astaldi, Van Oord-Sodranord, Solétanche Bachy (Impresa costruttrice), Bovis Lend Lease, Arup, WL/Delft Hydraulics (Ingegneria), Daniel Libeskind, Arata Isozaki, Cabinet Giraldi, Jean Muse t Compagnie, Creocan, C. Fussler (urbanistica e architettura). Monte Carlo Development Company (Mandatario), Toufic Aboukater, Michel Pastor (Michel Pastor Group) et Gérard Brianti (Gérard Brianti ImmobilierAgeprim), Related Companies LP, Kerzner International Limited et Latona Associates (azionariato), Bouygues e Saipem (impresa costruttrice), Doris Engineering, Atelier Ten, OTH e Halcrow (ingegneria), Norman Foster & Partners, Arquitectonica, Robert AM Stern Architects, Alex Bianchi, l’observatoire, Arcquitectonica, Marha Schwartz (urbanistica e architettura) Foncière Maritime (Mandatario), J.B. Pastor & Fils con Samegi/Semetra (azionariato), Eiffage Travaux Publics, Grandi Lavori Fincosit (impresa costruttrice), Coyne & Bellier, Cowi, Eramm, Technum, I.M.D.C., Sol Essais (ingegneria), Frank Gehry, Christian De Portzamparc, Rem Koolhaas (urbanistica e architettura) Barwa Real Estate (Mandatario e azionariato), Bilfinger Berger, Porr, Société de Construction Monégasque, Boskalis Westminster (impresa costruttrice), SNC Lavalin, Maunsell/Aecom, MVA Limited, RSK ENSR, Marintec, Coteba (Ingegneria), Anthony Béchu, Rainier Boisson, Jacques Rougerie, Alin-Charles Pierrot, Mario Cucinella Architects, Tom Sheehan, Thed, Edaw (urbanistica e architettura). Nella primavera del 2008 uno di questi mega raggruppamenti si vedrà aggiudicare l’incarico.
Gli oggetti hanno una loro vita, una “durata”, come precisava George Kubler. Ciò non riguarda solo le tipologie d’uso, ma anche il singoli artefatti, che, una volta progettati, tornano sovente alla produzione in epoche e in contesti diversi da quelli originari. E’ questo il caso della libreria “Uno sull’altro”, disegnata da Ugo La Pietra nel 1968, già altre volte ricomparsa in produzioni differenti, finché oggi è tornata a vivere nella versione più aggiornata, prodotta dalla Berdondini di Faenza. La personalità del mobile ha mantenuto inalterate le premesse funzionali e formali del pezzo originario: andamento piramidale, modularità, flessibilità di composizione, concezione aggregativa e disaggregativa del corpo tecnico – tutti elementi che riconducono il progetto alla sua filosofia di partenza, in cui prevalevano criteri architettonici non meno che estetici, riflessi di una cultura in rapida trasformazione. Il messaggio trasmesso da La Pietra nel 1968 è dunque ancora coerente ed efficace, il che vuol dire che il processo di trasformazione culturale e sociale di allora, al quale lo stesso La Pietra ha corposamente contribuito, non si è ancora compiuto. “Uno sull’altro”, dunque: c’è ancora bisogno di smontare e rimontare i pezzi per individuare il giusto disegno delle cose. Maurizio Vitta
Progetto: Carlo Lazzaroni, Daniele Bilios, Giovanni Ziletti, Giuliano Venturelli
“Flood” è il nome del progetto con cui un pool di architetti italiani si è aggiudicato il primo premio al concorso internazionale “A concept plan of Parmu riverside center”, organizzato dal gruppo Port Arthur, importante società che realizza centri commerciali in Estonia, e dalla municipalità di Parmu. Il progetto è stato particolarmente apprezzato per la sua fruibilità e accessibilità e per il contributo al potenziamento dei flussi turistici, attraverso l’inserimento in una vasta area di prevista valorizzazione turistica. E’stata inoltre ben valutata anche l’idea di utilizzare la dualità estate/inverno e spazi sociali interni/esterni per aumentare le capacità ricettive del luogo. Al suo interno, l’edificio organizza intorno a una serie di spazi pubblici ampie vetrate con l’intento di ricreare il piacere di una promenade in città, anche durante i rigidi inverni estoni. L’offerta del complesso comprende spazi commerciali, un cinema multisala, uffici, ristoranti e locali destinati al tempo libero, all’interno del grattacielo vi sono un hotel e spazi residenziali. Planned by a team of Italian architects, “Flood” is the name of the winning project in the international competition “A concept plan of Parmu riverside center”. The competition was organized by the Port Arthur group—a leading company that builds business centers in Estonia—and the municipality of Parmu. The project was particularly appreciated for its accessibility and its contribution to the tourist industry, thanks to a vast area that is to foster the development of tourism. Another element that was evaluated was the idea of using the summer/winter duality and indoor/outdoor social areas to increase the site’s accomodation capacity. In the interior of the building, a series of public spaces are surrounded by extensive glazing meant to recreate the pleasure of a walk through the city, even during the harsh Estonian winters. The complex offers shopping areas, a multiplex, offices, restaurants and clubs devoted to free-time activities, and the skyscraper includes a hotel and housing units.
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A 275,000-square-meter building plot… estimated costs between 5 and 10 billion Euros… and 10 years to realize the plan. These numbers refer to a project for the Principality of Monaco, for the urbanization of about fifteen hectares of ocean on the side of Portier, at the exit of port Hercule. An international competitive tender that began in July 2006 saw the selection of 16 dossiers, leading to the qualificatoin of five finalists last December; by fall this year, they are to present their project. The candidates for the final selection—each of which are to receive 15 million Euros for their preliminary studies—are groups of private enterprises that have joined forces, integrating the different financial, technical, architectural, environmental, etc. aspects of the project. Some of the requisites for the urbanization plan involved: the project being appropriate for a natural site and fitting in with the landscape; considering the existing urban fabric and the sustainability of an architectural work over water that is to fall in line with the port Hercule sea wall; high contemporary architectural quality meeting all standards of bioclimatic building. This is a highly ambitious project that has tempted a great number of leading firms and studios devoted to building and international projects, as the members of the five finalist groups prove. Vinci: Xavier Huillard (Mandator), Vinci Construction, Dredging, GTM (building firm), Vinci Construction, Arcadis, GDS, In Vivo, Acri In (Engineering) Menighetti, Pei-Cobb-Freed, Arch Monaco, Ilex (urban planning and architecture). Monte-Carlo Sea Land (Mandator), Marzocco et Segond (shareholders), Astaldi, Van OordSodranord, Solétanche Bachy (building firm), Bovis Lend Lease, Arup, WL/Delft Hydraulics (Engineering), Daniel Libeskind, Arata Isozaki, Cabinet Giraldi, Jean Muse t Compagnie, Creocan, C. Fussler (urban planning and architecture). Monte Carlo Development Company (Mandator), Toufic Aboukater, Michel Pastor (Michel Pastor Group) et Gérard Brianti (Gérard Brianti Immobilier-Ageprim), Related Companies LP, Kerzner International Limited et Latona Associates (shareholders), Bouygues e Saipem (building firm), Doris Engineering, Atelier Ten, OTH e Halcrow (Engineering), Norman Foster & Partners, Arquitectonica, Robert AM Stern Architects, Alex Bianchi, l’observatoire, Arcquitectonica, Marha Schwartz (urban planning and architecture). Foncière Maritime (Mandator), J.B. Pastor & Fils con Samegi/Semetra (shareholders), Eiffage Travaux Publics, Grandi Lavori Fincosit (building firm), Coyne & Bellier, Cowi, Eramm, Technum, I.M.D.C., Sol Essais (Engineering), Frank Gehry, Christian De Portzamparc, Rem Koolhaas (urban planning and architecture). Barwa Real Estate (Mandator and shareholders), Bilfinger Berger, Porr, Société de Construction Monégasque, Boskalis Westminster (building firm), SNC Lavalin, Maunsell/Aecom, MVA Limited, RSK ENSR, Marintec, Coteba (Engineering), Anthony Béchu, Rainier Boisson, Jacques Rougerie, AlinCharles Pierrot, Mario Cucinella Architects, Tom Sheehan, Thed, 2Edaw (urban planning and architecture). In spring 2008, the work will be assigned to the winner among these mega-groups.
As George Kubler said, objects have a life of their own – their own “lifetime”. This does not only refer to what they are used for, but to single artefacts, as well. Indeed, once they are designed, objects are often produced again in different eras and contexts from the ones they were born in. This is the case with “Uno sull’altro” (On top of one another), a bookcase designed by Ugo La Pietra in 1968. It had already reappeared in different versions, and today it is being produced in its newest version, produced by Berdondini from Faenza. The bookcase has maintained its singular personality without altering the practical and formal character of the original piece: it still has a pyramidal shape, it is modular and offers flexibility in its composition, and its technical body was designed to be built and unbuilt. All of these elements lead the project back to its original philosophy, which considered both architectural and esthetic standards, reflecting a rapidly changing culture. Thus, the message La Pietra transmitted in 1968 is still topical and effective, which means that his time’s cultural and social transformation—to which La Pietra himself contributed greatly—has not been completed yet. Therefore, “On top of one another”: we still need to assemble and disassemble pieces to find the right design for things.
Simes – produttrice di sistemi illuminotecnici ecocompatibili – progetta luci per l’architettura e in occasione dell’ampliamento dell’Istituto Superiore “Don Milani” di Montichiari (Brescia), è entrata a far parte del pool di progettisti sin dalla fase di ideazione e stesura del progetto. L’intervento riguarda la realizzazione di un nuovo edificio scolastico posto su tre livelli. Il progetto è ispirato a rigorosi criteri di sostenibilità e di bioarchitettura. Quindi si è fatto uso di materiali isolanti e sistemi fotovoltaici. Sul piano formale, il complesso presenta una forte identità compositiva che accentua il grado di riconoscibilità grazie al sistema di facciate estremamente aperto in entrambi i sensi. In tale condizione, il progetto luce si è integrato perfettamente al progetto architettonico, assicurando al tutto una forte valenza comunicazionale, rendendo quel luogo estremamente riconoscibile anche a grande distanza. Simes—a producer of eco-friendly lighting systems—designs architectural lighting, and due to this it joined the team of designers devoted to the extension of the “Don Milani” High School in Montichiari (Brescia), already from the project’s very first planning stages. The work involves a new three-story school building, and the project was inspired by rigorous standards of sustainability and bioarchitecture. Therefore, insulating material and photovoltaic systems were used. On a formal level, the complex offers a strong compositive identity that makes it easily recognizable thanks to a system of wide-open faces on both sides. In this condition, the lighting project has been integrated perfectly in the architectural plan, providing the whole with a strong communicational value, and rendering it recognizable even at a great distance.
Tetti come prati Rooftop Greening In Svizzera e in Germania hanno avuto un ampio successo e ora anche altri Paesi, tra cui la Francia, stanno guardando con interesse alla vegetalizzazione estensiva della coperture-terrazze. Questo nuovo sistema non va confuso con i tetti giardino, sia per aspetto visivo, sia per posa in opera. Molti sono i vantaggi, oltre a quello estetico che favorisce un inserimento naturale e in perfetta sintonia con il paesaggio: dall’effetto di regolazione delle acque pluviali, al miglioramento della qualità dell’aria, fino al potenziamento delle prestazioni a livello di impermeabilizzazione, isolamento termico e acustico degli edifici, e all’accrescimento della durata di vita dei tetti-terrazza. Le coperture vegetalizzate si differenziano dai tetti giardino poiché implicano la posa di un parterre vegetale selvaggio ma rigorosamente selezionato e composto da piante caduche dall’aspetto cangiante, quindi più naturale e resistente e meno sofisticato. Per sostenere la diffusione di questo sistema, particolarmente indicato negli inserimenti urbani, per il confort visivo e ambientale che può offrire, il produttore Siplast propone Graviland-Service, un pool di professionisti dedicato all’informazione, al progetto e alla manutenzione delle coperture vegetalizzate.
In Switzerland and Germany they have been very successful, and now other countries, as well, including France, are taking an interest in extensive rooftop greening. This new system is not to be mistaken with garden terraces, both from a visual point of view and in the actual setup. In addition to constituting an esthetic asset thanks to the fact that it favors a natural insertion of greenery that fits in perfectly with the landscape, rooftop greening offers a great number of other advantages: it allows to capture and use rainwater, improves air quality, increases building waterproofing, heating and sound insulation, and lengthens the life of the roof terraces themselves. The greened rooftops are different from garden terraces because they involve laying a wild but rigorously selected parterre composed of caducous plants that continuously change in appearance, therefore creating a more natural, resistant and less sophisticated ensemble. Since it is particularly suitable for urban areas and offers both visual and environmental assets, so as to foster the diffusion of the system the producer Siplast has introduced Graviland-Service, a pool of professionals devoted to information on rooftop greenery, as well as to the planning and maintenance of the system,.
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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Tutti a Lussemburgo Capital of Culture
Arte e architettura urbana In Como
Universo Massaud
E’ partito il ricco programma di manifestazioni che accompagnerà per tutto l’anno la nomina di Lussemburgo a Capitale europea della cultura. Molti i luoghi e gli spazi investiti dagli eventi culturali che toccheranno le diverse forme artistiche, dalle arti plastiche alla fotografia, dalla danza alla musica e allo spettacolo. Dalle strutture che testimoniano il passato industriale della Regione, ai nuovi spazi museali ed espositivi, tra cui il recentissimo Mudam di I. M. Pei e l’area della futura antenna del Pompidou a Metz di Shigeru Ban, a un arcipelago di luoghi insoliti, riattati e trasformati per accogliere interventi artistici, festival o spettacoli itineranti, un grande fermento si irradia dalla capitale all’intero Gran Ducato con un’attenzione particolare ai giovani e alla sperimentazioni di nuove espressioni. Impossibile esaurire in poche righe la molteplicità del programma culturale, che si può consultare in dettaglio sul sito www.luxembourg2007.org. Diamo qui una sintesi delle esposizioni in prossima scadenza e che pensiamo valga la pena di visitare, anche per scoprire i luoghi che le accolgono. Non si possono trascurare le due spettacolari Rotonde, vicino alla stazione di Lussemburgo. Costruiti nel 1875, per le ferrovie lussemburghesi, questi edifici a cupola in pietra, metallo e vetro sono i simboli di questo evento. La Rotonda 1 viene trasformata dall’intervento di artisti contemporanei, quali Agnes Hegedus, Bernd Lintermann, Masaki Fujihata ecc. con progetti insoliti nella mostra New FoundLand, fino al 9 aprile, a cui seguiranno “Design & Fashion” (27/4-3/6); “Sophie Calle” (21/6-9/9) e l’istallazione “A Global Multitude” di Hou Hanru (28/9-2/12). Alla Rotonda 2 è invece di scena la giovane creazione artistica con teatro, musica, danza e workshop. Un’istallazione luminosa di Yann Kersalé, realizzata con l’architetto Tatiana Fabeck , accompagneranno il percorso che attraverso una passerella collega le Rotonde al Padiglione Gran Ducale. Altro importante appuntamento al Mudam, dove è in corso la retrospettiva dell’artista lussemburghese Michel Majerus, fino al 7 maggio a cui seguiranno la collettiva tra design e fantascienza “Tomorrow Now” (24/5-24/9) e la mostra d’arte contemporanea dedicata all’arista newyorkese Glenn Ligon, per la prima volta in Europa (6/10-7/1/2008). E.C.
Lo spazio per l’arte contemporanea Borgovico 33 di Como promuove “Direct Architecture. Politics and Space”, un progetto a cura di Marco Scotini. Lungo l’arco dell’anno saranno proposte una serie di quattro mostre personali, affidate ad altrettanti artisti internazionali, che focalizzeranno la propria attenzione sulle strategie di riappropriazione della città contemporanea. Maria Papadimitriou, Santiago Cirugeda, Vangelis Vlahos e Jesús Palomino sono stati invitati a immaginare uno spazio urbano flessibile, collettivo e temporaneo e a produrre, dentro l’affascinante spazio dell’ex chiesa seicentesca sede dell’Associazione Culturale Borgovico 33, un padiglione in scala reale, che sia modello di intervento e di azione urbana. La prima esposizione è dedicata a Maria Papadimitriou, (Grecia, 1957, vive e lavora a Volos, Atene), aperta al pubblico fino al 25 marzo 2007. Per la mostra Maria Papadimitriou ha progettato una piattaforma mobile che si può spostare per i quartieri della città di Como. Attraverso un gesto irridente e scanzonato l’artista ha messo su ruote un frammento tra i più noti dell’architettura modernista comasca. La famosa soluzione d’angolo del Novocomun di Terragni, tra i primi esempi dell’architettura del razionalismo italiano degli anni Venti, diventa un modello di legno in scala con luci colorate dall’interno che lo declinano in versione pop e ne fanno un esempio di truck-art.
Tra mondo inconscio e razionalità, senso e chaos, mondo sensibile e intelligenza, Jean-Marie Massaud (Tolosa 1966) ci svela il suo mondo nella mostra che gli dedica il VIA di Parigi fino all’8 aprile. Un universo polimorfo quello del designer francese, che ha lavorato per grandi firme del design e della moda, da Cappellini a Cassina o Armani, autore dell’identità architettonica di Lancôme, Renault o Sephora e di progetti quali il Vulcano Stadium in Messico, il Resort Hotel di Palm Spring (California) o le Condominium Towers di TriBeCa (N.Y). La mostra è un suggestivo viaggio tra i lavori più significativi di Massaud, dai mobili ai progetti di architettura, dagli oggetti quotidiani al dirigibile allestititi in una sua scenografia cristallina e siderale, giocata sugli effetti di luci e riflessi delle strutture a specchio e sulla presenza di un mondo vegetale galleggiante. Il tutto declinato sui colori del bianco, nero e verde e completato dal suono che amplifica la dimensione sensoriale dello spazio distorcendone la tradizionale percezione.
Throughout the year, a rich program of events will follow Luxembourg’s nomination as the European Capital of Culture, and is already under way. Cultural events will take place in several locations, and will include various art forms, from plastic arts to photography, from dance to music to entertainment. A flurry of activity is extending from the capital to the entire Grand Duchy, with special attention to young artists and the experimentation of new expressions. The locations range from structures that bear witness to the region’s industrial past to new museums and exhibition halls, including the recently built Mudam by I. M. Pei and the area that will host Shigeru Ban’s future antenna for the Pompidou in Metz, as well as a number of unusual sites that were converted and transformed into venues for artistic events, festivals or traveling shows. It is impossible to list the variety of events on schedule in the cultural program, but detailed information can be accessed on the site www.luxembourg2007.org. Here we will mention some of the events that will take place shortly and that we consider worth a visit, also to discover the places hosting them. The two spectacular Rotundas near the station of Luxembourg are well worth a visit. Built in 1875 for the Luxembourgian railways, these domed buildings in stone, metal and glass constitute the symbols of the event as a whole. The 1st Rotunda is the venue for works by contemporary artists such as Agnes Hegedus, Bernd Lintermann, Masaki Fujihata, etc., with unusual projects shown at the exhibition NewFoundLand (until April 9th), which will be followed by Design & Fashion (27/4–3/6), Sophie Calle (21/6–9/9), and an installation by Hou Hanru, A Global Multitude (28/9–2/12). The 2nd Rotunda, on the other hand, will display young artistic creations, with theatrical works, music, dance, and workshops. A light installation by Yann Kersalé, created jointly with the architect Tatiana Fabeck, will follow the walkway linking the Rotundas to the Grand Ducal Pavilion. Another important event is under way at the Mudam: a retrospective devoted to the Luxembourgian artist Michel MaJerus (through May 7th), which will be followed by a team working midway between design and science fiction with Tomorrow Now (24/5–24/9), and a contemporary art exhibition devoted to Glenn Ligon, an artist from New York who is displaying his work in Europe for the first time (6/10–7/1/2008).
Dall’alto/from the top: Mudam (©Christian Aschmann); Alte Schmelz (©Uwe Bellhäuser); La Rotonde 1 (©Christian
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Aschmann); a destra/right, Centre Pompidou Metz (©CA2m, Shigeru Ban, Jean De Gatsin, Image Factory).
asked to invent a flexible, collective and temporary urban area. They were all invited to used their creativity to produce a pavilion on a real scale for the captivating site of a former seventeenth-century church, which is where the Borgovico 33 arts association is now based. Their artwork is to represent a model of urban planning. For the show, Maria Papadimitriou has planned a mobile platform that can be moved around the neighborhoods of the city of Como. In a mocking, easy tone, the artist has set one of the most famous fragments of Como’s modernist architecture on wheels. The famous corner solution of Terragni’s Novocomun, which is one of the first examples of rationalist Italian architecture in the 1920s, has become a wooden scale model with colored lights glowing from within, thus creating a pop version of the work, and making it an example of truck-art.
Jean-Marie Massaud, Maned Cloud, dirigibile da crociera/cruise airship, 2005.
The contemporary art center Borgovico 33 in Como is promoting a project by Marco Scotini entitled “Direct Architecture. Politics and Space”. A series of four solo shows will follow one another throughout the span of an entire year: each of them will be devoted to an important international artist focusing on strategies for the reappropriation of a contemporary city. Maria Papadimitriou, Santiago Cirugeda, Vangelis Vlahos, and Jesus Palomino were
Ambienti del futuro At CCA Montreal
Nuovi paesaggi At Kunst Meran La Kunst Merano ospita fino al 15 aprile la mostra “Simboli in divenire – Progetti d’architettura e del paesaggio per i Grigioni e per l’Alto Adige” a cura di Ariana Pradal e Kobi Gantenbein per la sezione dedicata ai Grigioni e Susanne Waiz per la parte dedicata all’Alto Adige. I simboli in divenire sono raggruppati in quattro aree tematiche: paesaggio d’acqua, paesaggio turistico, viaggio attraverso il paesaggio e paesaggio dei parchi. La mostra presenta venti progetti architettonici che caratterizzeranno il paesaggio dei Grigioni: da una torre hotel di 105 metri situata sulla Schatzalp sopra a Davos, al risanamento di stalle in rovina nella Safiental, dalla cosiddetta Porta Alpina, megaprogetto per collegare in elevazione il tunnel del S. Gottardo con Surselva, a un ponte in pietra di appena undici metri per la Via Spluga. Sei i progetti riguardanti l’Alto Adige: il nuovo polo Bibliotecario di Bolzano, la costruzione del centro visite di un parco naturale, di una scuola elementare e di una scuola materna a Funes, i nuovi luoghi di incontro tra uomo e fiume in Valle Aurina al Miglio Tecnico Beni Culturali Tecnici lungo le piste ciclabili altoatesine, un piano di recupero dello Stadelhof a Vadena e l’ultimo dedicato ai paesaggi di con/fine. Infine, l’Alto Adige e i suoi simboli sono stati anche osservati da due artisti sudtirolesi: Johannes Inderst, con una serie di fotografie del paesaggio, e Heinz Mader, con il cortometraggio “Carabinieri con/fine al Brennero“. The Kunst Merano is hosting the show “Developing symbols – Architecture and landscape projects for the Grigioni canton and Alto Adige”. The section devoted to the Grigioni canton is curated by Ariana Pradal and Kobi Gantenbein, while the part dedicated to Alto Adige is curated by Susanne Waiz. The developing symbols are divided into four thematic groups: waterscapes, touristic landscapes, journeys through the landscape and park landscaping. The
show, which will be on through April 15th, presents twenty architectural projects that characterize the Grigioni landscape: from a 105-m-high hotel tower located on the Schatzalp above Davos to the renovation of the dilapidated stables in the Safiental, and from the so-called Porta Alpina_a megaproject for the elevated connection of the S.Gottardo tunnel with Surselva_to a stone bridge measuring only 11 meters in length for the Via Spluga. Six of the projects are devoted to Alto Adige: the new Library Center in Bolzano; a visiting center to be built in a natural park; an elementary school and kindergarten in Funes; new areas along the river bank in Valle Aurina at the Miglio Tecnico Beni Culturali Tecnici (Center for Technical Cultural Heritage) along Alto Adige’s bikelanes; a plan for the conversion of the Stadelhof in Vadena, and another devoted to con/fine, or borderline landscapes. Finally, two South Tyrolean artists have also taken an interest in Alto Adige and its symbols: Johannes Inderst with a series of landscape photographs, and Heinz Mader, with the short film “Carabinieri con/fine al Brennero”.
Fino al 22 aprile il Canadian centre for Architecture di montreal presenta la mostra “Environment: Approaches for Tomorrow”. La mostra propone le installazioni dell’ingegnere e paesaggista francese Gilles Clément e dell’architetto svizzero Philippe Rahm, entrambi fautori di una pratica progettuale tesa a riconsiderare e migliorare le relazioni tra uomo e ambiente. In queste installazioni appositamente realizzate per il CCA, si sovrappongono i concetti di paesaggio naturale e ambiente artificiale. Gilles Clément in Third Landscape denuncia, attraverso materiale scultorio, fotografico e testuale, come l’ambiente naturale sia stato irreversibilmente alterato dall’uomo, prendendo spunto da una campo abbandonato in Francia. Philippe Rahm presenta l’installazione Interior Weather, in cui propone la sua interpretazione dell’interazione uomo/ambiente e la nozione “la forma e la funzione seguono il clima”. Nella prima delle due sale a sua disposizione, uno spazio neutro fortemente illuminato, vengono registrate a intervalli regolari l’umidità, la temperatura e le condizioni di luce naturale; nella sala seguente, si “narrano” questi dati attraverso una serie di immagini cangianti che ne riportano la lettura. The Canadian Center for Architecture of Montreal is presenting the show “Environment: Approaches for Tomorrow”. On display are installations by the French engineer and landscaper Gilles Clément and the Swiss architect Philippe Rahm, both of whom follow a planning practice that is committed to reconsidering and improving the relationship between man and the environment. The concepts of natural landscape and artificial environments collide in these installations, which were created specifically for the CCA. Through sculptural, photographic and textual material, and by offering an abandoned field in France as an example, in Third Landscape Gilles Clément reports how the natural environment has been irreversibly altered by man. Philippe Rahm presents his installation Interior Weather, in which he offers his interpretation of the interaction between man and the environment, as well as the notion “form and function follow the climate”. In the first of his two rooms – characterized by a brightly lit neutral area – at regular intervals the humidity, temperature and conditions of natural lighting are recorded; in the other room, this data is “narrated” and read by means of a series of changing images. Gilles Clément davanti alla sua installazione al/and his installation Le Lustre/The Chandelier, 2006. A sinistra/far left, il nuovo Polo Bibliotecario di Bolzano, progettato da/the new Library in Bolzano designed by Christoph Mayr Fingerle.
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La Riviera di Gilletta In Nice
Dispositivi architettonici In Nantes
Donne in mostra Women in Milan
Rapporti artistici In Rome
Fascino e atmosfere dei luoghi più suggestivi della Costa Azzurra nel periodo tra fine Ottocento e anni Venti, trovano nelle descrizioni fotografiche di Jean Gilletta una loro mitica storia, diffusa in tutto il modo grazie anche alla riproduzione in cartolina. Oggi a cento cinquant’anni dalla nascita del fotografo (Levens, 1857), il Théâtre de la Photographie et d’Image di Nizza, gli dedica un’ampia retrospettiva che riunisce oltre 140 fotografie. Il nome di Gilletta è profondamente legato alla storia di questa rinomata località costiera, a lui si devono infatti le foto di luoghi, personaggi e situazioni che tracciano un quadro di vita e di cultura dei paesaggi mediterranei e dell’entroterra. Nei suoi archivi sono classificate e rigorosamente numerate circa ottomila fotografie tra paesaggi, cittadine e villaggi del sud della Francia scattate in una cinquantina di anni e che diedero vita la cosiddetto Stile Riviera. La mostra in corso fino al 18 marzo è un piacevole invito alla scoperta di luoghi, alcuni dei quali oggi scomparsi, descritti con la sensibilità di una grande paesaggista che ha lasciato un’impronta ancor oggi viva nella memoria storica della Riviera.
Block (www.b-l-o-c-k.com) è un gruppo di giovani architetti nato a Nantes nel 2000 il cui lavoro si concentra principalmente sulla sperimentazione e sulla ricerca di pratiche trasversali, attraverso il ricorso al riciclaggio del suono, l’istallazione, la performance e il progetto d’architettura. Al Lieu Unique di Nates espongono fino all’8 aprile “Forma intermediaria”, un’architettura temporanea che attraverso il gioco dell’inversione e della trasformazione dei rapporti di scala propone una trama di eventi non programmati, un laboratorio di esperienze percettive, incatenate all’infinito. Interrogando i sistemi costruttivi standardizzati e trasgredendoli, il progetto di Block dà luogo a uno spazio “senza oggetto”. La corte del Lieu Unique, seperata solo orizzontalmente da una griglia dilatabile all’infinito, è svuotata, resa completamente libera per potersene o meno appropriare. Un lavoro, quello di Block, sui luoghi virtuali, sul modo con cui interveniamo sulla trasformazione del reale, influenzati dall’esperienza del mondo digitale e degli standard industriali.
Forni Galleria d’Arte di Milano presenta fino al 17 marzo una mostra dedicata alle donne, dal titolo “Women-The goddess and the coy girl”. Vengono proposti dipinti, sculture, fotografie realizzate da cinque giovani artisti che danno ciascuno una diversa interpretazione dell’universo femminile. Affascinato da un modello di donna quasi ultraterrena Eric Serafini (Parigi, 1962) dipinge sulla tela le star di Hollywood; da Marilyn Monroe a Audrey Hepburn, divenute icone e “divinità” contemporanee. Anche Paolo Schmidlin (Milano, 1964) sceglie spesso come soggetto delle sue statue le dive degli anni Quaranta, immortalandole però non nel pieno del loro splendore, ma nel periodo della decadenza. Alberto Castelli (Torino, 1970) raffigura modelle dal corpo statuario che vestono abiti da sera o kimoni ricamati, i cui tessuti sono rappresentati sin nei minimi dettagli. Più attento al lato umano e psicologico è Alessandro Papetti (Milano, 1958) che ritrae una donna immersa in un’atmosfera sospesa. Roberta Savelli (Giussano, 1969) dipinge giovani donne, in bilico tra fanciullezza e adolescenza, cercando di coglierne i pensieri più nascosti.
A Castel Sant’Angelo a Roma, fino al 10 aprile è aperta la mostra “BalticoMediterraneo. Italia e Finlandia a confronto”. Si tratta della più ampia selezione di opere d’arte finlandese mai esposta in Italia, completata anche da una sezione dedicata al design finlandese del Novecento messo a confronto con quello di designer di altri Paesi, intitolata “Interior Design Museum”. La mostra offre un profilo della situazione dell’arte contemporanea nei due Paesi, a partire dal XIX secolo. Nel tempo gli autori finlandesi hanno mostrato un interesse spiccato per la ricca tradizione artistica italiana sia per la biodiversità del nostro territorio sia per l’intensità di una luce zenitale così diversa da quella delle latitudini nordiche. La sezione italiana offre una panoramica sull’esperienza artistica del XX secolo, soprattutto del secondo dopoguerra, mentre la sezione finlandese presenta artisti selezionati tra coloro che hanno mostrato un interesse e un’influenza, diretta o indiretta, riguardanti l’Italia e l’arte italiana.
Jean Gilletta’s photographs—and the postcard reproductions of his work—reveal the charm and atmosphere of the most suggestive areas along the Côte d’Azur, telling their own legendary story about the period between the late nineteenth century and the 1920s. Now, a hundred and fifty years after his birth (Levens, 1857), the Théâtre de la Photographie et d’Image in Nice is devoting a large retrospective to the photographer, with over 140 of his pictures on show. Gilletta’s name is deeply linked to the history of this famous stretch of coast; indeed, he has left photos of places, people and situations that trace a picture of the area’s Mediterranean and inland life and culture. His archives contain about eight thousand classified and rigorously numbered photographs of landscapes, towns and villages in southern France, which he took in the span of fifty years and that gave birth to the so-called Riviera style. The show, which will be open through March 18th, constitutes a pleasant opportunity to discover places – many of which no longer exist – that are portrayed through the sensibility of a great landscapist who has left an everlasting mark in memory of the historic Riviera.
By questioning standard building systems and infringing them, Block’s project gives way to a space “without an object”. The Lieu Unique court, which is (only horizontally) separated by an endlessly distensible grid, is emptied and totally freed, so it can be appropriated or not. Block works on virtual spaces, on the way we transform reality; the group is influenced by the experience of the digital world and industrial standards.
Block (www.b-l-o-c-k.com) is a group of young architects that was founded in Nantes in 2000. Their work mainly focuses on experimentation and research on indirect achitectonic practice through the use of sound recycling, installations, performances, and architectural projects. Until April 8th, at the Lieu Unique in Nantes they are presenting “Intermediate form”, a temporary architectural work that offers a series of unscheduled events, a workshop of perceptive experiences that are endlessly linked thanks to the inversion and transformation of scale relations.
the subjects for his statues, but he immortalizes them in their period of decline, and not in the glory of their golden years. Alberto Castelli (Turin, 1970) depicts models with statuesque bodies dressed in evening attire or in embroidered kimonos… the slightest details in the fabric of their clothing is represented. On the other hand, Alessandro Papetti (Milan, 1969) is committed to human and psychological features, portraying women immersed in suspended atmospheres. Roberta Savelli (Giussano, 1969) paints young girls wavering between childhood and adolescence, attempting to capture their most secret thoughts.
Through March 17th, the Forni Art Gallery in Milan is presenting a show devoted to women entitled “Women – The goddess and the coy girl”. Paintings, sculptures and photographs by five young artists are on display, each revealing a different interpretatoin of the female universe. Fascinated by the model of an almost unworldly woman, Eric Serafini (Paris, 1962) paints Hollywood stars on canvas, from Marylin Monroe to Audrey Hepburn, who have become contemporary icons and “divinities”. Paolo Schmidlin (Milan, 1964), as well, often selects stars from the 1940s as
Until April 10th the exhibition “Baltic-Mediterranean. Comparing Italy and Finland” will be held at Castel Sant’Angelo in Rome. The show offers the widest selection of Finnish art ever on show in Italy, also completed by a section entitled “Interior Design Museum”, devoted to Finnish design from the twentieth century as compared to that of designers from other countries. The exhibition gives an outline of the situation of contemporary art in the two countries, beginning from the nineteenth century. Through time, Finnish authors have revealed a marked interest in the rich Italian art tradition, both due to the biodiversities between Italy and Finland, and to the intensity of a zenithal light that is so different from that of northern latitudes. The Italian section offers a survey of twentieth-century art, especially from World War II, while the Finnish section presents artists selected among those that have shown a direct or indirect interest in Italy and Italian art, or who have been particularly influenced by the latter.
Un insegnamento ancora valido In Marseilles
Sociale contemporaneo All’Espace 315 del Centre Georges Pompidou di Parigi è in scena fino al 9 aprile una mostra collettiva che si ispira all’opera fantascientifica di Stanislaw Lem, La nube Magellano (1955). Nel suo romanzo, l’autore polacco descrive un viaggio verso la costellazione della Nube Magellano prefigurando numerose invenzioni future (tra cui internet) e collocando la sua storia nel contesto di un Paese comunista. Partendo da questo riferimento la mostra esplora le diverse possibilità associate all’uso del referente storico nella pratica artistica contemporanea. In particolare si concentra sul soggetto del modernismo come progetto sociale e codice estetico proiettato soprattutto nei campi dell’architettura e dell’urbanistica. Attraverso i progetti visionari dell’architetto polacco Oskar Hansen (1922-2005), allievo di Le Corbusier e Fernand Léger e recentemente riscoperto, e le opere degli artisti Paulina Olowska (1976), Michel Hakimi (1968), Dan e Lia Perjovschi (1961), David Maljkovic (1973) e Clemens von Wedemeyer (1974), la mostra mette in luce come gli artisti interpretino il modernismo secondo angolazioni diverse valutandone il suo impatto sulla memoria collettiva.
Sopra/above, Jean Gilletta, Les Blanchisseus, 1891. Lia Perjovschi, Mind Map, 2005 (Courtesy of the artist and Galerie Gregor Podnar, Ljubljana).
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Un lavoro sulla sensibilizzazione alla pratica della costruzione per avvicinare gli studenti all’esperienza professionale, è alla base della mostra in corso fino a fine mese a Marsiglia, allo Spazio Villeneuve-Bargemon. “Una città in cantiere” presenta i risultati del lavoro che hanno realizzato circa quattrocento tra liceali e professori, provenienti da 17 istituti tecnici e professionali dell’Île de France, per ricostruire un appartamento tipo della Cité Radieuse di Marsiglia. L’interesse dell’operazione, sostenuta dalla Cité de l’architecture e du patrimoine/musée des Monuments français con la città di Marsiglia, sta sia nel lavoro di ritrascrizione che ha coinvolto alunni e docenti nella fabbricazioni dei diversi prototipi, dai casseri in cemento, agli elementi loggia, fino ai soffitti, tamponamenti, mobili da cucina ecc. sia nel concetto espositivo. Questi prototipi sono infatti presentati accanto a circa duecento fotografie inedite, provenienti dalla fondazione Le Corbusier, e un centinaio di altre immagini originali che raccontano le fasi di cantiere della Cité Radieuse, dal 1948 al 1953 anno della sua inaugurazione, e le tappe principali della ricostruzione di Marsiglia nel secondo dopoguerra.
An exhibition now under way (through the end of March) at the Espace Villeneuve-Bargemon in Marseilles focuses on fostering awareness of building practice in students so as to help them approach a professional career. “A city on the go” presents the results of work carried out by about 400 high school students and teachers coming from 17 Technical and Professional Institutes in the Île de France to rebuild a typical apartment of Marseilles’s Cité Radieuse style. The operation, backed by the Cité de l’architecture e du patrimoine/musée des Monuments français and the City of Marseilles, is particularly interesting due to the work of reinterpretation that has involved the students and teachers in building various prototypes, from cement formworks to loggia elements, ceilings, luting, kitchen fittings, etc. The concept behind the display of the work is also of interest, as the prototypes are presented along with about two hundred new photographs coming from the Le Corbusier foundation. Also on show are about a hundred other original photos that recount the phases of the Cité Radieuse construction site from 1948 to 1953, the year of its inauguration, and the stages of the reconstruction of Marseilles after World War II.
Milano anni Settanta A Book and a Show “Mondo Cocktail”, questo il titolo della mostra aperta fino al 31 marzo nello spazio Entratalibera Glamour Design Store a Milano, racconta, in 88 immagini di Carla Cerati, un periodo della vita cultural-mondana milanese caratterizzato da una speciale effervescenza. L’idea di restituire visibilità a una mostra il cui esordio risale al 1972 è di Bruno Rainaldi, ideatore dello spazio Entratalibera e, in questo caso, editore del libro-catalogo che raccoglie tutte le fotografie esposte. Le stampe – vintage a taglio vivo montate su alluminio – vanno dal 30x40 cm al 50x70 cm ed esposte su un unico un pannello di due metri di base. Il libro, nella sua composizione, si riferisce volutamente a un piccolo volume del 1974, edito da Amilcare Pizzi e curato dallo studio Sambonet: riporta quindi l’introduzione di Marialivia Serini e il testo esplicativo della Cerati, cui si aggiunge un testo di Philippe Daverio. Si distacca dal precedente per l’impostazione grafica e per la scelta delle immagini, alcune delle quali inedite. Il libro è poi completato da un denso curriculumracconto della stessa Cerati, fotografa e narratrice, nota tra l’altro per il reportage sugli ospedali psichiatrici (Morire di classe, Einaudi 1969), ritenuto una delle testimonianze più importanti della fotografi a italiana del ‘900.
“Mondo Cocktail” (Cocktail World) is the title of an exhibition that will be open through March 31st at the Entratalibera Glamour Design Store in Milan. With 88 pictures by Carla Cerati, the show frames an especially lively period of Milanese culture and society. It was Bruno Rainaldi who came up with the idea of setting up the exhibition, which was first introduced in 1972. He designed the Entratalibera show area, and in this case he also edited a book-catalog that features all of the photographs on show. The prints – vintage pieces mounted on aluminum – range in size from 30x40 cm to 50x70 cm, and are displayed on a sole panel that measures two meters at its base. In its composition, the book purposely refers to a short volume from 1974 that was edited by Amilcare Pizzi and curated by the Sambonet studio: in the new catalog there is an introduction by Marialivia Serini and an explanatory text by Cerati herself, as well as a text by Philippe Daverio. This book differs from the former in its graphic layout and in its selection of pictures, some of which have never been shown before. It is then completed by a comprehensive curriculumstory by Cerati, who is a photographer and storyteller, and is also well known for her picture story on psychiatric hispitals (Morire di classe, Einaudi 1969), which is considered to be one of the most important works by this twentieth-century photographer.
Juhani Linnovaara, Den nyfikne, 1969. Sopra a sinistra/top far left, Alberto Castelli, The Juggler, 2005.
Vautier a Milano A French Master Il nuovo spazio espositivo milanese (in Via Fiori Chiari 16) JZ Art Trading apre la propria attività con una mostra, aperta fino al 31 marzo, dedicata al maestro francese Ben Vautier, uno dei maggiori esponenti delle arti visive contemporanee, che ha partecipato a vari movimenti artistici del Novecento tra cui Fluxus e il Nouveau Réalisme. Intitolata “Tutto è competizione” e curata da Fabrizio Quiriti, la rassegna propone una trentina di dipinti acrilici su fondo nero su tele di varie dimensioni appositamente realizzati per questa occasione, incentrati sul filo conduttore espresso dal titolo. The new exhibition center JZ Art Trading (in Via Fiori Chiari 16) is inaugurating its activity with a show devoted to the French master Ben Vautier, one of the main exponenets of contemporary visual arts. The artist has participated in various twentieth-century art movements, including Fluxus and Nouveau Réalisme. The show, which will be open until March 31st and is entitled “Everything is competition”, is curated by Fabrizio Quiriti. On display are thirty acrylic paintings on a black background, executed on canvases of different sizes especially created for the occasion. All of them are focused on the title’s central thread.
Carla Cerati, inaugurazione della Libreria Marco, Milano dicembre 1971. Carla Cerati, opening of the Marco Bookshop, Milan, December 1971.
Ben Vautier, Tutto è Competizione, 2006.
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Due mostre ad Aosta
Nuovi significati Liquid Logic
L’Assessorato all’Istruzione e alla Cultura della Regione Autonoma Val d’Aosta propone fino ad aprile due mostre. La prima, fino al 9 aprile al Museo Archeologico Regionale di Aosta si intiola “Cielo, terre e acque – Il paesaggio nella pittura fiamminga tra Cinquecento e Seicento”, in cui sono esposti circa novanta dipinti su tavola, tela e rame provenienti da importanti musei italiani e olandesi. Tra gli artisti presenti, accanto a figure meno note, figurano anche maestri quali Jan Bruegel, Paul Bril, Jan van Goyen. La seconda mostra, che chiude il 15 aprile, è al Centro Saint-Bénin e si intitola “Cammina cammina. 150 anni di fotografie di bambini nelle Collezioni Alinari”. Curata da Charles-Henry Favrod – vice presidente del Museo di Storia della Fotografia F.li Alinari – narra l’evoluzione della condizione infantile in Italia nell’arco di oltre un secolo.
L’artista viennese Elke Krystufek (classe 1970) presenta al MAK di Vienna la mostra “Liquid Logic – The Height of Knowledge and the Speed of Thought”, aperta fino al 1 aprile. La mostra trae origine da un’approfondita ricerca che la Krystufek ha condotto per alcuni mesi all’interno del MAK, studiandone la storia, le collezioni, le attività e discutendo con i curatori sui loro interessi artistici. Ha così sviluppato e realizzato una serie di oggetti quotidiani, pezzi di arredo, filmati, dipinti e fotografie, che si pongono in stretta dialettica col contesto espositivo e che intrecciano temi a lei cari, come la femminilità, il rapporto tra pubblico e privato, la religione, il mito con quello della transitorietà e la sopravvivenza dell’arte. Le sue opere e installazioni, create o rielaborate per questa occasione sembrano così assumere nuovi livelli di significato, mettendo in discussione l’intrinseca funzione emblematica degli oggetti.
William M. Zanca, Giochi pericolosi di bambini, 1963 (Touring Club Italiano/gestione Archivi Alinari, Firenze). A destra/right, Elke Krystufek, Magic Place, 2005 (foto: MAK/Georg Mayer).
Geometrie latino-americane In Austin Il Blanton Museum of Art, presso la University of Texas a Austin, presenta fino al 22 aprile un’ampia rassegna dedicata all’arte astratta latino-americana dagli anni Trenta agli anni Settanta. “The Geometry of Hope: Latin American Abstract Art from Patricia Phelps de Cisneros Collection” propone al pubblico circa 130 opere di una quarantina di artisti esposte cronologicamente e suddivise a seconda delle città che nei diversi decenni sono state sede dei maggiori sviluppi dell’astrattismo sudamericano: Montevideo (anni Trenta), Buenos Aires (anni Quaranta), Sao Paulo (anni Cinquanta), Rio de Janiero (anni Cinquanta-Sessanta), Caracas (anni Settanta). Nel tracciare il percorso del movimento da un contesto socio-geografico a un altro, la mostra evidenzia la singolarità della visione artistica latino-americana, rivelando al contempo le diversità e le tensioni tra le varie proposte artistiche. Tra gli artisti in mostra: Joaquín Torres-García, Gyula Kosice, Gego, Geraldo de Barros, Tomás Maldonado, Waldemar Cordeiro, Hélio Oiticica, Jesus Rafael Soto, Carlos Cruz-Diez. La mostra è accompagnata da una pubblicazione riccamente illustrata che riporta, tra l’altro, saggi specifici su ciascuna delle città esplorate nel percorso espositivo. The Blanton Museum of Art at the University of Texas in Austin is presenting a large exhibition devoted to abstract Latin American art from the 1930s to the 1970s. Open through April 22nd, “The Geometry of Hope: Latin American Abstract Art from Patricia Phelps de Cisneros Collection” offers visitors a look at about 130 works by forty artists. The paintings are on display in chronological order and are subdivided according to the cities that through the decades have seen the greatest development of South American abstractionism: Montevideo (1930s), Buenos Aires (1940s), São Paulo (1950s), Rio de Janeiro (1950s–60s), and Caracas (1970s). By moving from one sociogeographical context to another, the show points out the singularity of Latin American art, and at the same time reveals the differences and tensions among the various artworks. The artists on show comprise: Joaquín Torres-García, Gyula Kosice, Gego, Geraldo de Barros, Tomás Maldonado, Waldemar Cordeiro, Hélio Oiticica, Jesus Rafael Soto, and Carlos Cruz-Diez. A richly illustrated catalog includes specific essays on each of the cities that are explored throughout the exhibition.
Gego (Venezuela, 1912-1994), Ocho cuadrados (Eight Squares), ferro saldato e dipinto/welded and painted iron, 1961.
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Esigenze e standard adeguati private sphere, religion, and myths with themes such as the transience and survival of art. Her works and installations which were especially created for the occasion seem thus to take on new meanings, challenging the intrinsic, emblematic function of the objects themselves.
The Viennese artist Elke Krystufek (born in 1970) is presenting the exhibition “Liquid Logic – The Height of Knowledge and the Speed of Thought” at the MAK of Vienna through April 1st. The show was born from indepth research the artist carried out for some months at the MAK, studying its history, collections, and activites, and speaking with the curators about their artistic interests. She thus developed and created a series of everyday objects, pieces of furniture, films, paintings, and photographs that are directly associated with the context of the exhibition, and that connect the subjects she herself is interested in: womanhood, the relationship between the public and
Sede della Commissione Europea, il palazzo Berlaymont, a trent’anni dalla sua edificazione, è stato sottoposto a un imponente intervento di ristrutturazione per adeguarlo alle nuove esigenze e agli attuali standard qualitativi. La costruzione, progettata da De Vestel in collaborazione con Jean Gilson e Jean e André Polak, ha subito nel 1995 una bonifica riguardante la neutralizzazione dell’amianto prima, e la successiva ristrutturazione. In relazione alle problematiche relative all’amianto, sono stati utilizzati i seguenti prodotti Mapei: Primer G, appretto a base di resine sintetiche in dispersione acquosa a bassissimo contenuto di sostanze organiche volatili (VOC); Mapecoat 124 SQ, vernice epossidica con elevata resistenza al fuoco. E’ stato messo a punto appositamente per questo specifico intervento il prodotto: Ultraplan Maxi , lisciatura autolivellante a indurimento ultrarapido per spessori da 3 a 30 mm per mano. Per la posa dei rivestimenti in ceramica questi i prodotti Mapei
Sistema di percorribilità stradale utilizzati: Adesilex P4 (C2F), adesivo cementizio ad alte prestazioni, autobagnante, a presa rapida per piastrelle ceramiche e materiale lapideo; Isolastic, lattice elasticizzate da miscelare con Kerabond, Kerafloor e Adesilex P10; Kerabond (C1 mescolato con Isolastic diventa C2) adesivo cementizio per piastrelle ceramiche; Keraflex (C2Te), adesivo cementizio ad alte prestazioni, a scivolamento verticale nullo e con tempo aperto allungato per piastrelle in ceramica e materiale lapideo; Kerapoxy (RG), malta epossidica bicomponente antiacida, disponibile in 26 colori, per fughe di almeno 3 mm. Per l’impermeabilizzazione i prodotti utilizzati sono stati: Mapeband, nastro di tessuto poliestere gommato per la sigillatura e l’impermeabilizzazione elastica di giunti di dilatazione all’interno e all’esterno; Mapegum WPS, membrana liquida elastica a rapido asciugamento per impermeabilizzazioni all’interno. La posa dei pavimenti tessili ha richiesto: Ultrabond Eco Fix, Mapefloor I 500 W e Ultratop.
Nella regione tedesca della Ruhr, è attivo, dal maggio 2006, un sistema di gestione del traffico denominato Ruhrpilot, frutto della collaborazione tra strutture pubbliche e private e realizzato da un consorzio guidato dalla divisione Industrial Solutions and Services (I&S) di Siemens. All’interno del progetto i sistemi di Siemens utilizzati sono: Stitraffic Concert e Traffic Eye, impiegati per il monitoraggio e l’acquisizione di informazioni sul traffico. La soluzione Traffic Eye, in particolare, è costituita da sistemi autonomi alimentati con energia solare e in grado di fornire informazioni dettagliate e affidabili sul traffico senza la necessità di costosi cablaggi. Questi dispositivi infatti trasmettono via radio informazioni relative alla densità del traffico, velocità e rapporto macchinecamion. Oltre all’acquisizione di informazioni relative ai trasporti pubblici e privati in un’area di circolazione di circa 440 km, in futuro sarà possibile aggiornare continuamente le informazioni sul traffico in termini di tempi di percorrenza e location relativamente a 7000 linee di autobus, stazioni ferroviarie e soste taxi. La divisione Industrial Solution and Service fornisce soluzioni per impianti e infrastrutture, garantendone la massima efficacia durante l’intero ciclo di vita con una vasta offerta che comprende tra l’altro servizi di manutenzione integrale, soluzioni impiantistiche per siderurgia, cemento e carta, acqua, Oil&Gas, raffinerie, marina, sistemi MES (Manifacturing Execution Systems) e sistemi di controllo del traffico al cui interno rientrano le applicazioni di cui sopra. A livello mondiale, nell’anno fiscale 2005, il fatturato della divisione è stato di 5,4 miliardi di euro, di cui 68 milioni a livello nazionale.
Spoerri e la Toscana In Prato Le sale espositive del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato ospitano fino al 29 aprile “Daniel Spoerri, non per caso”. La mostra, curata da Stefano Pezzato in stretta collaborazione con l’artista, tende a sottolineare la profonda coerenza della sua ricerca che, partendo sempre da situazioni impreviste, oggetti inaspettati e singole combinazioni, scaturisce da un’esigenza personale che ha spinto Spoerri a compiere un intero percorso artistico complesso e innovativo “non per caso”. La mostra si svolge “non per caso” in Toscana: qui Spoerri ha ottenuto nel 2005 la cittadinanza onoraria presso il Comune di Seggiano (Grosseto), dove ha istituito la fondazione che porta il suo nome. 150 opere provenienti da importanti musei europei e dalla collezione personale dell’artista, ripercorrono la ricerca di Spoerri dal debutto nel 1960 fino alle ultime creazioni del 2006, documentandone i vari capitoli e le principali tematiche. Conclude il percorso una sala interamente dedicata agli artisti del Giardino di Daniel Spoerri, che comprende disegni, opere e progetti di importanti autori quali, fra gli altri, Eva Aeppli, Jean Tinguely, Roland Topor.
The exhibition halls at the Luigi Pecci Center for Contemrporary Art in Prato are presenting the show “Daniel Spoerri, not by chance” until April 29th. The show, which is curated by Stefano Pezzato in close cooperation with the artist, highlights the meaningful consistency of his research, which always begins with unexpected situations and objects as well as single combinations, and arises from Spoerri’s personal need for the complex and innovative artistic career which – “not by chance” – he has followed. “Not by chance”, the show is taking place in Tuscany: here, in 2005 Spoerri received the freedom of the Town of Seggiano (Grosseto), where he established the foundation which is named after him. 150 works coming from important European museums and from the artist’s personal collection are on show, tracing Spoerri’s research work from his debut in 1960 to his latest creations in 2006, and bearing witness to the various stages of his work and the subjects he has dealt with. The last part of the exhibition features a room that is entirely devoted to the artists from Daniel Spoerri’s Garden, which includes drawings, works, and projects by important authors, including Eva Aeppli, Jean Tinguely, and Roland Topor.
Daniel Spoerri, Le Garage, 2006.
Soluzioni eccellenti
Indice altissimo Si ripete con un nuovo riconoscimento l’inserimento di Electrolux nel Dow Jones Sustainability Index (DJSI): uno dei più riconosciuti indici mondiali delle aziende che operano nel proprio settore con una politica di sviluppo sostenibile. Il Dow Jones Sustainability Index traccia le performance finanziarie delle maggiori società, e influenza sensibilmente le decisioni di investimento dei grossi gruppi europei in termini di rispetto dei parametri
della sostenibilità. Il DJSI è attualmente considerato l’indicatore più valido ed efficace degli investimenti socialmente responsabili, destinati dalle grosse aziende. “La nostra strategia mira a renderci tra i maggiori performer in tema di sostenibilità” dichiara Henrich Sundstrom – Vice Presidente degli affari Ambientali e della Sostenibilità – “in quanto essere inseriti nel DJSI è un segnale forte e positivo di come il mercato percepisca i nostri sforzi”.
Tra i leader mondiali nel settore della chimica applicata all’edilizia, il Gruppo Kerakoll si è distinto per aver contribuito alla realizzazione del noto Ristorante Gilgamesh, di Londra, assicurando la soluzione ottimale per la posa della pavimentazione in legno. Le fasi del programma Kerakoll si sono articolate nella impermeabilizzazione del sottofondo per il quale è stato utilizzato l’impermeabilizzante epossidico Primer EP21, nella posa del pavimento di legno con l’adesivo ad alta resistenza Silovil L34, nella stuccatura naturale ad alta resistenza del parquet con Aqua Pur Flex e nel trattamento naturale ad alta protezione del parquet con Aqua Pur HPX. La scelta di Kerakoll, quale fornitore privilegiato, evidenzia la vocazione del Gruppo verso realizzazioni di forte immagine.
Per forte calpestio Il pavimento Artigo Multifloor ND-UNU è stato scelto per concorrere al restauro e alla risistemazione del famoso centro commerciale “Magazin du Nord” di Copenhagen. Estesa su duemila metri quadrati, con due tonalità di grigio, la nuova pavimentazione Artigo si conferma come soluzione ideale per interventi in luoghi ad alta frequentazione. Inoltre è escluso il problema dell’impatto ambientale, poiché la gomma del manufatto viene estratta da alberi che non vengono danneggiati, oppure dalle code di produzione della benzina, e, per sua natura, può essere di semplice e normale smaltimento. In quanto di gomma compatta ed ermetica, Artigo Multifloor ND-UNI, può essere sigillato nei giunti e rivoltato sulle pareti impedendo depositi di residui e formazione di colonie batteriche. Totalmente impermeabile, permette una pulizia veloce e immediata, è di straordinaria resistenza all’usura, alle bruciature da sigaretta, agli urti, ed è dotato di una memoria che gli permette di recuperare la forma anche dopo aver subito forti pressioni.
Vernice mangia-smog Si è svolta a Bolzano, dal 25 al 28 gennaio 2007, la seconda edizione di Klimahouse; fiera internazionale dedicata all’efficienza energetica e all’edilizia sostenibile che, confermatasi come un appuntamento di rilevante interesse per il settore, ha ospitato, su una superficie di oltre 10.000 metri quadrati, 330 espositori italiani ed esteri specializzati nel comparto relativo alla costruzione e alla ristrutturazione degli edifici, sulla base della certificazione CasaClima. Con Klimahouse, Fiera Bolzano ha messo in evidenza quanto attualmente esiste in termini di: riscaldamento, ventilazione e raffreddamento; energie rinnovabili; sistemi di regolazione e misurazione; finestre termoisolanti; isolamento termico; rivestimenti per soffitti e pareti; prefabbricati; coperture e tetti; strutture verticali e orizzontali; tecniche e prodotti per la ristrutturazione di edifici; sistemi di misurazione e di regolazione.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Incontro ADI
Un progetto europeo
In occasione della presentazione alla stampa del volume “ADI Design Index” (selezione che precede il Premio Compasso d’Oro ADI), Carlo Forcolini, presidente in carica, ha aperto una riflessione riguardante due presupposti prioritari; il made in Italy e il diritto d’autore. Il made in Italy da giudicare e valutare comunque come un bene pur considerando le incalzanti aggressioni del plagio nei prodotti sia internamente al Paese sia dall’esterno, o ignorarne il problema e considerare che si può procedere così, poiché il prestigio riscosso è durato per anni, grazie al sostegno di due fattori positivi come il design quale sintesi estetica dell’innovazione progettuale e produttiva, e la qualità industriale o artigianale intrinseca ai prodotti anche in assenza di un progetto di riferimento. Certo l’innalzamento della qualità media oggi imperante e la maggiore consapevolezza del design da parte dei più, inserita in un processo di globalizzazione e omologazione estetica e comportamentale, pongono la domanda se la diversità italiana insita nel made in Italy resterà un riferimento eccellente. E qui entra in gioco il ruolo dell’ADI che intende evidenziare e comunicare ciò che lo distingue inequivocabilmente, facendosi tramite per rendere sicuro e attendibile il marchio di qualità rivolto non ai soli materiali ma esteso anche a quelli definiti “valori immateriali”. A questo fine è necessario puntare su una metodologia di gruppi di lavoro interdisciplinari che estendano il loro punto di osservazione a tutti gli ambiti dove si manifesta la cultura materiale. L’ADI Design Index, quale risultato del lavoro dell’Osservatorio permanente del design ADI, ne è il riscontro effettivo. La seconda questione resta il rapporto tra ADI e diritto d’autore. Il riconoscimento, da parte del Ministero dei Beni Culturali, della Collezione storica del Compasso d’Oro come documento di straordinaria importanza e quindi posta sotto la tutela dello Stato, presuppone che la metodologia Index sostenga il processo di selezione necessario per il riconoscimento della qualità. Di conseguenza si considera ovvio che chi copia un bene pubblicamente tutelato, commette un crimine contro lo Stato. L’argomento sarà un tema prioritario del dibattito interno al Giurì del design dell’ADI, nell’ambito del II Congresso internazionale del design italiano organizzato a Milano nella prossima primavera.
Il progetto europeo Euleb (European high quality Low Energy Buildings) è stato realizzato in due anni (20052006) all’interno del programma Europeo “Intelligent Energy Europe” della Commissione Europea, e ha avuto come obiettivo lo studio di 25 edifici pubblici non residenziali in Europa. Lo standard che accomuna le architetture scelte è la qualità architettonica e l’elevata qualità tecnologica finalizzata alla riduzione dei consumi energetici. Per ottenere la migliore catalogazione degli edifici scelti è stato realizzato un CD-Rom multimediale (visionabile sul seguente sito web: www.euleb.info), in grado di mostrare attraverso immagini, testi, disegni, grafici e video le differenti caratteristiche che li contraddistinguono e li qualificano per innovazione tecnologica, performance di sostenibilità e bassi consumi energetici. Le differenti caratteristiche di confort ambientale sono state analizzate in base a dati di monitoraggio acquisiti da precedenti studi, rivelamenti sul confort illuminotecnico e termico e questionari di rilevamento del benessere ambientale da parte dei fruitori degli edifici. La ricerca è stata coordinata dall’Università di Dortmund in Germania in collaborazione con i partner europei; London Metropolitan University LEARN,
Realizzata in acciaio e vetro per celebrare il 250° anniversario della fondazione di Riedel, azienda storica e famosa nel mondo per la produzione di straordinari bicchieri in cristallo, la Piramide Riedel (Tiroler Glashütte Kufstein, Weisschstrasse) è un riferimento simbolico per l’azienda che, nata nel 1756, vede ripetuta la propria data di fondazione nelle misure della pianta: 17,56 x 17,56 m con altezza 18 m. La piramide è composta da 250 rombi di vetro che rappresentano idealmente ogni anno di attività dell’azienda. Appesa centralmente all’interno figura, con il vertice rovesciato, un’altra piramide di cristallo. Lo spazio interno è luogo di relax e riflessione per i collaboratori e i visitatori. Una regia luminosa e suggestiva crea movimenti di luce e ombre e scintilli che alludono alla particolare preziosità dei bicchieri prodotti dall’azienda. L’impresa di costruzione è Stahlbau Pichler, mentre il progettista dell’opera è Architekt Jürgen Heller, Insbruck, con la collaborazione dello Studio Planungsbüro Weinder.
Presente dal 30 novembre 2006 al 25 febbraio 2007 nel Museo di Arti Applicate di Francoforte, la mostra ”Stefan Heiliger Design.Eine Retroperspektive” ha evidenziato la collocazione delle due poltrone relax Berlin che, disegnate da Stefan Heliger, fanno parte della produzione di Bonaldo con la quale il designer si confronta e collabora. La mostra si è articolata mediante schizzi, progetti, fotografie, modelli 1:5, prototipi, nonché prodotti che, esposti in “isole”, consentono il contatto diretto con i visitatori.
Operativa da oltre quarant’anni nel settore riservato agli accessori in vetro temperato, Colcom è attualmente un punto di riferimento eccellente per chi opera nell’edilizia, nell’arredamento, nell’industria dei box doccia, in quella delle porte interne e per gli installatori. La crescita costante ed esponenziale dell’azienda è dovuta alla forte determinazione dedicata a sviluppo e ricerca e alla capacità innovativa di Colcon, consapevole anticipatore nell’offerta volta alle esigenze presenti in un mercato che richiedeva e richiede costantemente prodotti qualitativamente evoluti. Alta tecnologia e massima professionalità distinguono l’azienda e la rendono capace di velocizzare i tempi di set up, avviare metodi di lavorazione congiunta e semplificare il flusso ottimale dei componenti. Tra le prerogative spicca la cura alla progettazione, e quella riservata a una produzione che impiega linee di lavorazione di ultima generazione, tra le quali si distingue un innovativo reparto galvanico.
Dal 1936 Da 70 anni attiva nel settore della rubinetteria e degli accessori di arredo per il bagno, Bongio festeggia questa data dando evidenza al proprio impegno impostato su lavorazioni altamente artigianali che, unite a materiali pregiati, rendono ogni prodotto altamente qualitativo in termini di eccellenza per design e funzionalità. L’azienda si è inoltre distinta per la prestigiosa fornitura destinata al noto complesso “Palm Jumeirah” di Dubai, che ha introdotto nell’arredamento dei bagni delle lussuosissime Signature Villas, Classic Type, la prestigiosa collezione di accessori Radiant.
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Università degli Studi di Firenze – Centro ABITA, Universitat Politècnica de Catalunya AiE, Université de La Rochelle LEPTAP e REHVA - Federation of European Heating and Air-conditioning Associations. Il CD è stato realizzato in 5 lingue; Inglese, Tedesco, Italiano, Francese e Spagnolo. Gli edifici possono essere selezionati in base alla localizzazione, tipologia edilizia, caratteristiche tecnologiche, progetti, comparazione dei costi, glossario e links. Gli sponsor italiani che hanno aderito al progetto sono stati: San Paolo Imprese, Acca Software, Metra, Power One, Idrocentro.com, Giacomini.
Mario Pisani Site Edilstampa, Roma 2006, pp. 124, ill. b/n e col Non sono molte le opere monografiche dedicate al lavoro dei Site, e Mario Pisani arricchisce ora l’elenco con un volume che è non solo analitico e critico, ma anche illustrativo e documentario. Consapevole di trovarsi dinanzi a un’attività progettuale “che va oltre le conoscenze consolidate” e che si attesta su un terreno di incessante sperimentazione e di continuo scavo nel cuore del suo principio guida – il concetto di edificio come “spugna ambientale” – Pisani parte da un’attenta riconsiderazione storica del lavoro di questo studio guidato da James Wine, tesa a farne affiorare i nodi metodologici e ad evitare che esso si esaurisca in una semplice filosofia ambientale, laddove si tratta invece di un’autentica utopia sociale, per approdare, nella seconda parte del libro, a un attento studio filologico dei vari lavori progettati o realizzati. Ne deriva un’immagine asciutta, ma esauriente della visione progettuale dei Site, tale da costituire un insostituibile base di partenza per ogni approfondimenti futuro. Maurizio Vitta
In mostra
Per il vetro temperato Nel segno della piramide
Filosofia ambientale Environmental Sponges
There are not many monographic accounts devoted to work on the Sites, and Mario Pisani is now adding items to the list with a book that serves not only as a source of analysis and critique, but that has a documentary and illustrative character, as well. Pisani is aware that he is dealing with a planning activity that “goes beyond consolidated knowledge”, and that sets itself in a state of ceaseless experimentation, continuously digging into the heart of his own guiding principle – the concept of buildings seen as “environmental sponges”. Pisani bases his work on a careful historical reassessment of this research work – led by James Wine – and aims at revealing its methodological facets, trying to prevent it from draining away into an instance of mere environmental philosophy, as, in fact, this concept is a true social utopia. In the second part of the book he offers a thorough philological study of the various planned or implemented works. The result is such a concise but exhaustive picture of the planning behind the Sites that the book will constitute an irreplaceable starting point for any kind of future development.
Il punto sulla grafica Dario Russo Free graphics. La grafica fuori delle regole nell’era digitale Lupetti Editore di Comunicazione, Milano 2006, ill. b/n e col., 175 pp L’ultimo ventennio è stato per il visual design un periodo di febbrili sperimentazioni, concitati aggiornamenti, tentativi di imboccare nuovi modelli espressivi e linguistici. Di questo agitato panorama, Dario Russo fornisce un’immagine che, pur lasciando piena libertà alle articolazioni, alle devianze e alle differenze, spesso radicali, ne stabilizza gli orientamenti e consente una lettura delle opere, degli autori e delle tendenze in grado di fissare i punti essenziali per un primo e non provvisorio bilancio. Certo, il tempo della storia non è ancora davvero
arrivato per questo capitolo, tutt’altro che trascurabile, della nostro cultura visiva (e non solo): basterebbe additare, come opportunamente fa Russo, le nuove frontiere della tecnologia digitale per capire l’impossibilità non solo di “individuare uno stile preminente”, ma anche di disegnare una mappa plausibile delle proposte. Per questo il volume rinuncia in partenza a ogni tentativo di sintesi organica, e punta all’approfondimento del lavoro di alcune figure già emerse con chiarezza all’orizzonte (da Maeda a Greiman, da Brody a Carson), alle quali si può
quanto meno affidare il compito di tracciare un primo provvisorio percorso. Di notevole interesse è inoltre il capitolo dedicato alla scuola iraniana, che presenta spunti di riflessione inediti per la nostra cultura inguaribilmente occidentale. Concludono questo, che si pone già come strumento prezioso per lo studio (accademico e professionale) del settore, una serie di schede che illustrano in brevi e rigorose sintesi i risultati e le ricerche di maggiore interesse. Maurizio Vitta
discusso e unico film, i rapporti tra il grande Hergé e il cinema, e le influenze cinematografiche nell’opera di Guido Crepax; letture significative per trasmettere informazioni e concetti per riflessioni. Nel volume vengono delineati magistralmente trentaquattro personaggi dei comics diventati film; un percorso che si propone di documentare la non facile trasposizione degli eroi del fumetto dalla carta stampata al grande schermo.
Edizioni Ambiente/Collana Manuali di progettazione sostenibile, Milano 2006 Il volume offre un percorso cul-turale e progettuale legato all’interpretazione di come anche l’abitazione unifamiliare, così capillarmente diffusa sulla superficie del pianeta, possa essere progettata e realizzata in chiave sostenibile, attraverso un approccio codificato o mediante un pensiero progettuale più intuitivo. Nella sua opera Dominique Gauzin-Müller individua alcune realizzazioni – case in terra cruda, in vetro, in legno, in metallo, in pietra, in mattoni, in paglia – opere di progettisti più o meno noti, “autori” di case ecologiche – in città o in campagna, case di abitazione o uffici, di nuova costruzione o ristrutturazioni – in tutto il mondo, nelle Americhe (Brasile, Canada, Stati Uniti), in Asia (Cina, India), in Australia e in Europa (Germania, Austria, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Regno Unito, Svizzera). Per ogni casa viene evidenziato anche il contesto in cui è inserita e le caratte-ristiche che la rendono “sostenibile”, alla base di una filosofia progettuale sempre differente: come l’inserimento armonioso nel territorio, l’ado-zione di strategie passive per avvalersi dell’apporto del calore solare e di una ventilazione naturale o l’impiego di materiali naturali, e altre ancora.
Segnalazioni Iñaki Abalos Atlas pintoresco – Vol 1: el observatorio Editorial Gustavo Gili, Barcelona 2005, ill. in b/n, 152 pp Dopo aver trattato le relazioni tra tecnica e architettura in Técnica y arquitectura en la ciudad contemporánea (con Juan Herreros) e le relazioni tra spazio privato e pensiero contemporaneo in La buena vida, Abalos affronta con questo saggio il tema del rapporto tra paesaggio e architettura. Attraverso temi di tecnica, filosofia e natura esplora le possibilità di costruire una teoria del progetto di ispirazione pragmatista. Cinema & Fumetto. I personaggi dei comics sul grande schermo A cura di Roberto Festi e Maurizio Scudiero esaExpo, Civezzano (TN) 2006, ill. a colori e b/n, 360 pp Catalogo di accompagnamento alla omonima mostra presentata al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto dal 27.05.2006 al 17.09.2006. Il volume è un saggio di notevole e lucida competenza per analogie, sintassi, interscambi e dipendenze sulla vastissima tematica del fumetto. Con approcci diversi l’argomento è stato trattato per spunti generali o per spunti monografici come il Tex di Gianluigi Monelli nel suo
Cesare de Seta Roma - Cinque secoli di vedute Electa Napoli, 2006, 120 immagini a colori, 160 pp Dal Quattrocento all’Ottocento, un percorso visivo attraverso l’iconografia di una delle città più rappresentate dai grandi vedutisti italiani ed europei. Un documento straordinario sull’evoluzione urbanistica e architettonica della città dei papi, dalle antichità romane, attraverso il trionfo barocco, alla capitale del Grand Tour. Al culmine di un’indagine a tappeto sull’imago urbis, sulla base del censimento pionieristico di Jorg Garms, Cesare de Seta ripercorre le radici e le motivazioni profonde del primato della cultura e dell’arte di una grande metropoli d’Europa. Dominique Gauzin-Müller Case ecologiche - I principi, le tendenze, gli esempi
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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Emirati Arabi Uniti / UEA Dubai Architecture Plus Awards Premio di architettura assegnato dall’editore della maggiore rivista regionale di architettura “Architecture Plus”/In brief, the Architecture Plus Awards is an independent award by the publisher’s of Dubai’s leading architecture and design magazine, Architecture Plus Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: Architecture Plus Internet: www.arcplusonline.com/Awards.php
Finlandia / Finland Helsinki Greater Helsinki Vision Concorso internazionale di idee per il futuro utilizzo e la visione spaziale della regione della grande Helsinki che comprende i comuni di Helsinki, Espoo, Vantaa, Kauniainen, Kerava, Tuusula, Järvenpää, Nurmijärvi, Mäntsälä, Pornainen, Hyvinkää, Kirkkonummi, Vihti e Sipoo International open ideas competition for the future land use and spatial vision of Greater Helsinki. Region consists of the following municipalities: Helsinki, Espoo, Vantaa, Kauniainen, Kerava, Tuusula, Järvenpää, Nurmijärvi, Mäntsälä, Pornainen, Hyvinkää, Kirkkonummi, Vihti and Sipoo Scadenza/Deadline: 31/5 Monte premi/Total prize money: 340.000 Euro Per informazioni: SAFA The Finnish Association of Architects Runeberginkatu 5 FIN-00100 Helsinki Tel. +358 9 584448 Fax +358 9 5844 4222 Internet: www.greaterhelsinkivision.fi E-mail: competitions@safa.fi
Francia / France Belhomert Concours Koréo Sarlam Concorso per progetti residenziali e terziari che integrino apparecchi illuminotecnici a oblò architettonici Koréo Sarlam/Competition for residential or service buildings integrating the Koréo Sarlam architectural lighting appliances Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Sarlam Koréo Internet: www.koreosarlam.com/concours
+ europaconcorsi
per il progetto di spazi collettivi sostenibili in scuole e college International students competition for the design of collective sustainable spaces in schools and colleges Scadenza/Deadline: 30/4 Per informazioni: Dalsouple c/a Julie Mellor PO Box 140 Bridgwater Somerset, UK Tel. +44 01278 727777 Internet: www.dalsouple.com E-mail: julie@dalsouple.com
Hemel Hempsted Copper in Architecture Concorso internazionale per architetture in cui sia utilizzato il rame/International competition for architectures in which copper is utilized Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: Copper in Architecture 1 Brunel Court, Corner Hall Hemel Hempsted Herts HP3 9XX Tel. +44 01442 275705 Fax +44 01442 275716 Internet: www.cda.org.uk/arch, www.copperconcept.org E-mail: helpline@copperdev.co.uk
London Wood Awards 2007 Concorso per progetti in cui si sia utilizzato principalmente il legno. Cinque le categorie: Commerciale e Pubblico; Privato; Strutturale; Restauro e conservazione; Arredo Competition for projects mainly realized with wood. Entries can be made for any one, or more, of the following categories: Commercial & Public Access; Private; Structural; Conservation/Restoration; Furniture Scadenza/Deadline: 20/5 Per informazioni: Wood Awards Tel. +44 07957 730707 Internet: www.woodawards.com E-mail: info@woodawards.com
Rotherham The 19th Corus Architectural Student Awards Concorso per studenti europei sul tema delle residenze sull’acqua: “H2Ouse-Living on the water” Competition open to students of architecture in Europe. For both UK and overseas students the competition brief is to address the theme of “H2Ouse - living on the water” Scadenza/Deadline: 18/5 Giuria/Jury: Brian Avery, Yasmin Sharrif, David Bonnett, Olga Popovic Larsen, Steve Thompson, Christopher Nash Per informazioni: Corus Construction Centre c/o Ken Oliver Swinden House Rotherham South Yorkshire S60 3AR Tel. +44 1709 825584 Internet: www.corusconstruction.com/en/ news_and_events/awards/casa/ E-mail: ken.oliver@corusgroup.com
Italia / Italy Gran Bretagna / Great Britain Bridgwater Transform Colourful Sustainable Design in Education Concorso internazionale per studenti
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Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for
the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it
Marsicovetere (Potenza) Ponte sul Lago Pertusillo Concorso di idee per la realizzazione di un ponte sul lago Pertusillo/Ideas competition for the realization of a bridge over Pertusillo Lake Scadenza/Deadline: 20/3 Monte premi/Total prize money: 39.000 Euro Giuria/Jury: Remo Votta, Viviana Cappiello, Michele Graziadei, Michele Lapenna, Mario Coletta, Aldo Loris Rossi Per informazioni: Regione Basilicata Struttura di Progetto “Val d’Agri” Via Roma 10 85050 Villa d’Agri Marsicovetere (PZ) Tel. +39 0975 314203 Fax +39 0975 354773 Internet: www.povaldagri.basilicata.it E-mail: revotta@regione.basilicata.it
Piombino Dese (Padova) Luce in movimento Concorso internazionale per il progetto di elementi illuminotecnici per negozi/International competition for the design of lighting appliances for shops Scadenza/Deadline: 30/3 Monte premi/Total prize money: 2.600 Euro Per informazioni: Ditre Group Via Albare 127/B 35017 Piombino Dese (PD Tel. +39 0499 365320 Fax +39 0499 366376 Internet: www.luceinmovimento.com E-mail info@ditre.com Verbus Editrice – Rivista IQD Viale Murrillo 3 20149 Milano Tel. +39 02 4036605 Fax +39 02 40094420 E-mail: edit@verbus.it
Sanguinetto (Verona) Concorso FAM: Il Mobile Significante Concorso internazionale di arte applicata al mobile. Tema di questa edizione: “L’elemento di arredo per i luoghi della lettura”/International competition of applied arts to furniture. Theme of this edition: “The Furniture Element for Reading Places” Scadenza/Deadline: 14/5 Monte premi/Total prize money: 20.000 Euro Giuria/Jury: Luciano Crespi, Ugo La Pietra, Alberto Bassi, Ettore Mocchetti, Frédéric Bodet, Giorgio Morelato Per informazioni: Segreteria Concorso Internazionale “Fondazione Aldo Morelato” sull'Arte Applicata nel Mobile Palazzo Taidelli Corso Vittorio Emanuele 61 37058 Sanguinetto (VR) Internet: www.fondazionealdomorelato.org
Torino Monetti International Tray Design Competition Concorso internazionale per lo studio e la realizzazione di un vassoio: di servizio, per self service, da happy hour/International competition for
the design and realization of a tray for service, self-service, happy hour Scadenza/Deadline: 30/5 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Giuria/Jury: Giovanni Monetti, Leticia Lozano, Luisa Bocchietto, Manuela Cifarelli,Giuliano Molineri, Stefano Mussapi, Davide Scabin Per informazioni: Segreteria del Concorso Alisei Comunicazione Via Petrarca 4 20123 Milano Tel. +39 02 43995555 Fax +39 02 43989571 Corso Galileo Ferraris 18 10121 Torino Tel. +39 011 549034 Fax +39 011 548388
Tor San Lorenzo (Roma) Premio Internazionale Torsanlorenzo Premio internazionale per la promozione di progetti realizzati con l’obiettivo di migliorare la qualità del verde urbano e forestale. Tre sezioni: Progettazione paesaggistica nella trasformazione del territorio – intervanti di restauro, ripristino e recupero del verde; Cultura del verde urbano; Giardini e parchi privati urbani e suburbani/International awards for realized projects aiming to the quality of urban and forest green spaces. Three sections: Landscape design in transformation of the territory – Actions for environment restoration, renewal and recovery; Urban green spaces; Private gardens and parks in cities and suburbs Scadenza/Deadline: 6/3 Per informazioni: Premio Internazionale Torsanlorenzo Gruppo Florovivaistico Soc. Coop. Agr. Via Campo di Carne 51 00040 Tor San Lorenzo, Ardea (Roma) Tel. +39 06 91019005 Fax +39 06 91011602 Internet: www.premiotorsanlorenzo.it E-mail : info@premiotorsanlorenzo.it
Trebbo di Reno (Bologna) Made of Wood Concorso di idee con la finalità di raccogliere nuove proposte progettuali e tecniche per l’utilizzo del parquet in interni pubblici e privati. I progetti presentati dovranno rispondere a principi di forte innovazione; il prodotto parquet potrà essere concepito anche come elemento d’arredo e di design, ampliando e rivoluzionando le sue applicazioni. Il prodotto parquet potrà anche essere interpretato in combinazione con differenti materiali a suggerire articolate e inedite soluzioni di impiego nelle tre dimensioni dello spazio/Ideas competition for new design proposals for the use of wooden floors in public or private spaces. The projects should be innovative and constitute also a decor element. The wood can be combined with other materials Scadenza/Deadline: 23/3 Giuria/Jury: Claudio Silvestrin, Arianna Maretto, Andrea Signoretti, Roberto Bellinelli, Sergio Sacchetti, Alessandro Marata Per informazioni: Concorso Made of Wood Gazzotti SpA Via Lame 282 40013 Trebbo di Reno (BO) Segreteria Organizzativa Noetica Tel. +39 051 6490601 Internet: http://parquet.gazzotti.it/madeofwood/ default.html E-mail: madeofwood@noetica.it
AGENDA Treviso Luoghi di valore Concorso per individuare in ambito locale paesaggi, giardini, spazi aperti nei quali la condizione dei patrimoni di natura, di memoria e di invenzione sia tale da contribuire alla elevazione della cultura, del gusto, della qualità della vita delle persone e delle comunità che li abitano o li visitano/Competition to find in the regional area landscapes, gardens, open spaces where nature, memory and invention are such to contribute to enhance culture, taste and the quality of life Scadenza/Deadline: 18/4 Giuria/Jury: Carmen Añón, Domenico Luciani, Monique Mosser, Ippolito Pizzetti, Lionello Puppi Per informazioni: Fondazione Benetton Studi Ricerche Via Cornarotta 9 31100 Treviso Tel. +39 0422 5121 Fax +39 0422 579483 Internet: www.fbsr.it E-mail: luoghidivalore@fbsr.it
Singapore Singapore Lightouch Design Competition 2007 Concorso internazionale bandito dal Design Singapore Council e da Flos per il progetto di soluzioni illuminotecniche innovative. L’edizione 2007 richiede il progetto di sistemi di luce funzionali, adattabili, modulari e scalari/Design Singapore Council and Flos invite designers from around the world to create innovative lighting solutions. For the 2007 design competition, designers are called to create a functional, adaptable, modular and scalar lighting system Scadenza/Deadline: 30/3 Per informazioni: Lightouch Design Competition, Design Singapore Council, Ministry of Information, Communications and Technology 140 Hill Street, 5th Storey, MICA Building Singapore, 179369 Singapore c/o Rubix Cube Communications Tel. +65 67355932 Fax +65 67355732 Internet: www.lightouch.org/dates.html E-mail: info@rubix-cube.com
USA Dalton Yards to Miles Design Competition Concorso per progetti in cui siano utilizzati tappeti o prodotti di Fortune Contract e che siano stati completati tra l’1/1/2005 e il 1/4/2007 This competition is open to all interior design and architect professionals. Each project entered must feature Fortune Contract as the predominant carpet and must have been completed between January 1, 2005 and April 1, 2007 Scadenza/Deadline: 1/4 Per informazioni: Fortune Contract P.O. Box 2287 Dalton, GA, 30722 USA www.fortunecontract.com/index.php
Santa Monica Thermador Freedom Collection Design Contest Concorso per il progetto di cucine in cui siano utilizzati prodotti per la refrigerazione della Thermador
+ europaconcorsi
Freedom Collection/Competition for residential kitchens have designed using Freedom Collection refrigeration products Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Thermador Freedom Collection Design Contest 1805 Colorado Avenue Santa Monica, CA, 90404 USA Internet: www.thermador.com/freedom/terms.cfm
WEB Oasi in giardino Concorso internazionale per progetti di outdoor design che integrino in modo innovativo il legno International competition of outdoor designs integrating wood in an innovative way Scadenza/Deadline: 15/3 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Per informazioni: Pircher Oberland Internet: www.pircher.eu E-mail: design@pircher-spa.com
Pagine Bianche d’Autore Concorso per artisti tra i 20 e i 35 anni per le copertine dei volumi regionali delle Pagine Bianche Scadenza: 26/4 (Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Molise, Valle d’Aosta) Per informazioni: Internet: www.paginabianchedautore.it
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Arabia Saudita / Saudi Arabia
Canada Banff
Birmingham
Banff Centre 11th Canadian Conference on Building Science & Technology 22/5-23/5
Kingston University Futures: Nationalism, Internationalism, and Regionalism 31/3
Per informazioni: Internet: www.nbec2007conference.com
Per informazioni: Internet: http://engineering.kingston.ac.uk
Ottawa
Farnham
Fairmont Château Laurier 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 26/6-29/6
Farnham Castle Conference Center Sustainable Innovation 2007 – Global Building and Construction: Systems, Technologies, Products and Service Design 29/10-30/10
Per informazioni: 9CCEE - 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 1125 Colonel By Drive Carleton University, Department of Civil and Environmental Engineering Ottawa, K1S 5B6 ON, Canada Fax +1 613 5203951 Internet: www.carleton.ca/9ccee E-mail: 9ccee@connect.carleton.ca
Cina / China Beijing ISES International Solar World Congress 2007 Il tema della conferenza 2007 è: “Energia solare e insediamenti umani”/The theme of the 2007 conference will be “Solar Energy and Human Settlement” 18/9-21/9 Per informazioni: International Solar Society Internet: www.ises.org
Nanjing Southeast University, Nanjing University, School of Architecture Southeast University CAADRIA 2007 Conference: Digitization and Globalization 19/4-22/4 Per informazioni: Internet: www.caadria2007.org
ArRiyadh King Fahed Conference Hall Neighborhoods Are More Than Houses: Symposium on Housing 3, Saudi Arabia 25/3-28/3 Per informazioni: High Commission for the Development of ArRiyadh, ArRiyadh Development Authority (ADA) Scientific Committee of Housing Symposium II P.O. Box 94501 ArRiyadh 11614 Tel. + 966 1 4883331 Fax + 966 1 4829331 Internet: www.housing3.org, www.arriyadh.com E-Mail: housing3@arriyadh.com
Australia Sydney University of New South Wales Connect 2007 - International Conference on Design Education 9/7-12/7 Per informazioni: Robert Zehner Associate Dean (Education) Faculty of the Built Environment University of New South Wales Sydney 2052 Tel. +61 2 93854835 Fax +61 2 93855613 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#Connect0707 E-mail: connect2007@unsw.edu.au
Gran Bretagna / Great Britain
Finlandia / Finland Helsinki Finlandia Hall Clima 2007 10/6-14/6 Per informazioni: Clima 2007 congress C/o FiSIAQ P.O. Box 25 FIN-02131 Espoo Finland Tel. +358 9 4355 560 Fax +358 9 4355 5655 Internet: www.clima2007.org E-mail: info@clima2007.org
Francia / France Lyon Centre de Congrès Global City 14/5-16/5 Per informazioni: Global City Forum Internet: www.globalcityforum.com
Tours Vinci Convention Centre CONSEC ‘07 Conference on concrete infrastructures 4/6-6/6 Per informazioni: Internet: www.consec07.fr
Per informazioni: The Centre of Sustainable Design University College for the Creative Arts Martin Charter (Director) Tel. +44 01252 892772 Fax +44 01252 892747 Internet: http://list.unu.edu/pipermail/ itenv/2006-October/000020.html E-mail: mcharter@ucreative.ac.uk
Belfast University of Ulster Representing the Monster City: Art History and Pathologies of Urban Development 1800-2007 11/4-14/4 Per informazioni: Internet: www.intbau.org/conferences.htm#GRAC22 0207, www.aah.org.uk
Italia / Italy Como Fondazione Antonio Ratti Vicente Todoli: La collezione come rete: il nuovo allestimento alla Tate Modern 30/3 Natalia Aspesi: Che fine ha fatto il mondo della moda? 29/4 Per informazioni: Fondazione Antonio Ratti Lungo Lario Trento 9 22100 Como Tel. +39 031 233111 Fax +39 031 233249 Internet: www.fondazioneratti.org
Ischia (Napoli) III International Conference on Architecture and Building Technologies: Architecture in Euro-Mediterranean area 15/6-16/6
Per informazioni: Scientific Committee Secretariat Luigi Mollo Department of Civil Engineering - S.U.N. Via Roma 29 81031 Aversa (NA) Tel. +39 081 5010388 Fax +39 081 5037370 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#ICABT0607 E-mail: architettura.tecnica@unina2.it, luigi.mollo@unina2.it
Milano Politecnico di Milano/Aula Rogers Architettura e politica 22/3-23/3 Per informazioni: Officina Via Paolo Sarpi 42 20154 Milano Tel. +39 02 33107662
Roma MAXXI Carlo Prati: Alessandro Anselmi. Piano Superficie Progetto:
223 l’ARCA 105
AGENDA Il Rapporto tra architettura, musica e multimedialità 24/4 Grattacieli e/o Città Europea? 29/4 Per informazioni: MAXXI Via Guido Reni 2 Roma Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee Via di San Michele 22 00153 Roma Tel. +39 06 58434800 Fax +39 06 58434856 Internet: www.darc.beniculturali.it E-mail: darc@darc.beniculturali.it
+ europaconcorsi
Spagna / Spain Barcelona Universitat Politecnica de Catalunya Traditional Mediterranean Architecture Present and Future 12/7-15/7 Per informazioni: Universitat Politecnica de Catalunya C/Bon Pastor 5 08021 Barcelona Tel. +34 93 2402060 Internet: www.rehabimed.net/conferencia/ angles/index_conferencia_ang.htm E-mail: rehabimed@apabcn.cat
Per informazioni: IMCL Conferences c/a Suzanne H. Crowhurst Lennard PO Box 7586 Carmel CA 93921 Fax +1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org
San Antonio The AIA 2007 National Convention and Design Exposition 3/5-5/5 Per informazioni: Internet: www.aia.org, www.aiaconvention.com
Torino GAM/Sala nuove acquisizioni Incontri con Pier Giovanni Castagnoli su: Melania Camoretto 18/3 Giulio Paolini 22/4 Hidetoshi Nagasawa 20/5 Per informazioni: GAM Via Magenta 31 10128 Torino Tel. +39 011 4429518 Fax +39 011 4429550 Internet: www.gamtorino.it E-mail: gam@fondazionetorinomusei.it
Kuwait Kuwait City Kuwait University/Department of Architecture Sources of Architectural Form: Theory and Practice 10/3 Per informazioni: Internet: http://kuniv.edu
Portogallo / Portugal Funchal (Madeira) Hotel Pestana Casino Park arch’07 - 5th International Conference on Arch Bridges 12/9-14/9 Per informazioni: ARCH’07 – 5th International Conference on Arch Bridges University of Minho Department of Civil Engineering Azurém P-4800-028 Guimarães Tel. +351 253 510 200 fax: +351 253 510 217 Internet: www.civil.uminho.pt/arch07 E-mail: arch07@civil.uminho.pt
Repubblica Ceca / Czech Republic Praga Corinthia Towers Hotel STREMAH 2007 Decima conferenza internazionale sugli studi, ristrutturazione e conservazione del patrimonio storico con un seminario sui Beni Storici Marittimi/Tenth International Conference on Studies, Repairs and Maintenance of Heritage Architecture, incorporating the Maritime Heritage Seminar 4/7-6/7 Per informazioni: Kimberley Robberts Conference Secretariat STREMAH 2007 Wessex Institute of Technology Ashurst Lodge, Ashurst Southampton, SO40 7AA, United Kingdom Tel. +44 0238 0293223 Fax +44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/ conferences/2007/stremah07/index.html E-mail: krobberts@wessex.ac.uk
106 l’ARCA 223
Svizzera / Switzerland Lausanne Ecole Cantonale d’Art/ECAL Summer Academy of Design – Workshop: Alexis Georgacopoulos, Ronan Bourellec, Michael Young 5/7-30/7 Per informazioni: ECAL Pierre Keller (Director) 4 Avenue de l’Elysée CH-1006 Lausanne Tel. +41 021 3169933 Fax +41 021 6163991 Internet: www.ecal.ch E-mail: pierre.keller@ecal.ch
Mendrisio Accademia di Architettura/Aula Magna/Palazzo Canavée Il cinema delle periferie urbane con Daniele Ciprì e Franco Maresco 26/4 Per informazioni: Accademia di Architettura Cecilia Liveriero Lavelli Tel. +41 58 6665764 E-mail: cliveriero@arch.unisi.ch
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Belgio / Belgium Antwerp deSingel Noumenon (Carl Desmet, Jodie Hruby) 15/2-25/3 Kazuyo Sejima/Ryue Nishizawa (SANAA): Out of the Light/Into the Shadow 15/2-6/5 Kris Kimpe et Bruno Poelaert 19/4-26/5
Gent Varie Sedi Time Festival (www.timefestival.be) 19/4-28/4
Turchia / Turkey Izmir Faculty of Fine Arts and Design 7th Conference of the European Academy of Design – Dancing with Disorder: Design, Discourse and Disorder 11/4-13/4 Per informazioni: Conference Co-ordinator: Tevfik Balcioglu Faculty of Fine Arts and Design Izmir University of Economics Balcova, Izmir Tel. +90 232 4888215 Fax +90 232 2792626 Internet: http://fadf.ieu.edu.tr/ead07/ introduction1.html E-mail: tevfik.balcioglu@ieu.edu.tr
USA
Canada Montreal CCA Victor Burgin: Voyage to Italy Fino al/through 25/3 Gilles Clément and Philippe Rahm – Environment Approaches for Tomorrow Fino al/through 22/4
Danimarca / Denmark Copenhagen Danish Design Center Fascination of Transportation Fino al/through 18/3
Boston
Humlebæk
Seaport World Trade Center Northeast Sustainable Energy’s Building Energy Conference 13/3-15/3
Museo d‘Arte Moderna Louisiana The Boundaries of Architecture 15/6-21/10
Per informazioni: Northeast Sustainable Energy Association 50 Miles Street Greenfield, MA 01301 Tel. +1 413 7746051 Internet: www.nesea.org E-mail: nesea@nesea.org
Portland The Governor Hotel True Urbanism: Designing for Social & Physical Health 45° Conferenza per le Città Vivibili/45th International Making Cities Liveable Conference 10/6-14/6
de la Cité Radieuse à la Cité de l’architecture et du patrimoine Fino al/through 30/3
Paris VIA Jean-Marie Massaud 2/1-8/4
Germania / Germany Berlin Vitra Marcel Breuer – Design and Architecture Fino al/through 15/3
Dessau Bauhaus Foundation Ikone der moderne-80 Jahre Bauhausgebäude in Dessau Fino al/through 11/3
Frankfurt Dam Asmara. Africa’s Secret Modernist City 10/2-15/4 Claus Bury: Low Tide-High Tide 24/2-22/4
Ghana Kumasi Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) African Architecture Today 5/6-8/6
Gran Bretagna / Great Britain London Barbican Art Gallery, Barbican Centre Alvar Aalto and Shigeru Ban 22/2-13/5
Bordeaux Arc en Rêve Leibar & Seigneurin architectes Bordeaux/Bayonne 18/1-18/3 DPA Dominique Perrault Architecture 8/2-29/4
Marseilles Espace Bargemon Une Cité en chantier. Le Corbusier,
Salone San Francesco Kengo Kuma – Selected Works 1994-2004 6/3-27/3
Firenze Auditorium al Duomo IV Mostra Internazionale Best Diploma in Architettura, Design, Ambiente e Territorio 11/3-17/3 Casa Buonarroti “benché non sia la mia professione”, Michelangelo e il disegno d’architettura Fino al/through 19/3
Mantova Palazzo Tè Jean Prouvé 16/2-22/4
Milano Triennale Il paesaggio mobile del nuovo design italiano 20/1-25/4 Giorgio Armani 20/2-1/4
Rovereto (Trento) MART Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell’automobile Fino al/through 1/5 Il Modo italiano. Design Italiano e Avanguardia nel XX secolo 3/3-3/6
Olanda / Holland Amsterdam Zuiderkerk Seeing is Knowing: Perspectives in Dutch Architecture Fino al/through 1/4
Design Museum Luigi Cigolani: Translating Nature 3/3-17/6 Ettore Sottsass, A Life in Design 28/3-10/6 Zaha Hadid Architecture and Design 29/6-31/10
Hilversum
Manchester
Maastricht
Cube Michael Collins: Record Pictures 18/1-17/3
NAI Jean Prouvé 5/5-12/8
Grecia / Greece Athens
Francia / France
AGENDA
New Benaki Museum The Hungry Box: The Endless Interiors of MVRDV Fino al/through 18/3
Italia / Italy Como Borgovico 33 Direct Architecture-Politics and Space 8/2-25/3
Hilversum Museum Behind the Curtains: Fifteen Buildings by Neutelings Riedijk Architects Fino al/through 6/5
Rotterdam Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: Power – Producing the Contemporary City 24/5-2/9 Rotterdam City of Architecture 2007 www.rotterdam2007.nl
NAI Modernity in the Tropics: Architecture in the Dutch East Indies Fino al/through 22/4 Architecture of the Night: Luminous Buildings Fino al/through 6/5 Building Portraits 23/3-13/5
+ europaconcorsi
Svizzera / Switzerland Basel Museo Svizzero di Architettura Unaufgeräumt – As Found 16/3-17/5 Instant Urbanism 9/6-16/9 Pancho Guedes – The Eclectic Modernist 28/9-31/12
Mendrisio Galleria Accademi di Architettura Chandigarh/Brasilia 8/2-19/3 Johannesburgh 3/4-10/5 Shanghai, Pechino, Nanchino 24/5-29/6
USA Bellevue Art Museum Raymond Loewy: Designs for a Consumer Culture 3/6-12/9
Cambridge Harvard University Graduate School of Design David Adjaye, Design in Africa 2/4-23/5
New York Cooper-Hewitt National Design Museum Design Life Now: National Design Triennial Fino al/through 29/7 Made to Scale: Staircase Masterpieces Fino al/through 3/6 Design for the Other 90% 4/5-23/9
Portland (Oregon) The Governor Hotel New Designs for Mixed-Use Urban Fabric 10/6-14/6
San Diego Mingei International Museum Eva Zeisel – Extraordinary Designer at 100 Fino al/through 19/6
Washington National Building Museum The Green House: New Directions in Sustainable Architecture and Design Fino al/through 3/6 Reinventing the Globe: A Shakespearean Theatre for the 21st century Fino al/through 27/8
Mostre d’arte Art Exhibitions
Danimarca / Denmark Arken Museum of Modern Art Duane Hanson – Sculptures of the American Dream 27/1-3/6 Images of Man from the Arken Collection 23/6-2/9
Austria Graz Kunsthal Cerith Wyn Evans 3/2-13/5 Werner Reiterer: Eye Sucks World 3/3-11/5 Let 1000 Flowers Bloom? Chinese Art Today 7/6-2/9 Neue Galerie Zur Natur des Menschen Fino al/through 26/8
Vienna Albertina Georg Baselitz: Remix 19/1-22/4 MAK Liquid Logic. The Height of Knowledge and the Speed of Thought Fino al/through 1/4 A Book in the True Sense: Johannes Gachnang in His Role as a Publisher Fino al/through 15/4 Kunstforum Eros in Modern Art 1/3-22/7
Belgio / Belgium Bruxelles Artiscope Lights On Fino al/through 24/3
Canada Montreal Museum of Fine Arts Maurice Denis: Earthly Paradise 22/2-20/5 Once Upon a Time: Disney 8/3-24/6
Toronto Art Gallery of Ontario The Future Now Fino al/through 1/11 Emily Carr 3/3-25/5
Yale
Vancouver
Art+Architecture Gallery UN Studio Evolution of Space 12/2-4/5
Art Gallery B.C. Binning Fino al/through 29/4 Fred Herzog 25/1-13/5 Acting the Part: Photography as Theatre 3/2-21/5
Copenhagen Nationalmuseet Il mondo di Tycho Brahe. La Danimarca in Europa negli anni 1550-1600 Fino al/through 9/4 Statens Museum for Kunst André Derain 10/2-13/5
Humlebæk Museo d‘Arte Moderna Louisiana Cindy Sherman, 30 years of staged photography 16/2-20/5 Made in China 16/3-5/8 Julie Mehretu 1/6-26/8 Philip Gaston 1/6-26/8
Emirati Arabi Uniti / UAE Sharja Sharjah Art Museum, Expo Centre Sharjah, Heritage Area, American University of Sharjah & several outdoor locations around Sharjah Still Life-Art Ecology and the Politics of Change/Sharjah Biennial 4/4-4/6
Finlandia / Finland Espoo Museum of Modern Art/EMMA Raimo Utriainen, Igor & Svetlana Kopystiansky, Mari Sunna 8/2-29/4 In the hands of the woodcarver Isaac Julien 6/6-26/8 Salvador Dalí 3/10-16/12
Francia / France Angers Musée des Beaux-Arts Lancelot-Théodore Turpin de Crissé Fino al/through 15/4
Beauvais Galerie National de la Tapisserie Traits et lignes: écriture de l’espace Fino al/through 14/3
Carquefou Frac Philippe Jacq, Bike’s Gallery 14/3-29/4
Chartres Centres International du Vitrail Le nouvel art de la couleur Fino al/through 31/8
223 l’ARCA 107
AGENDA
+ europaconcorsi
Cité des Sciences et de l’Industrie Changer d’ère – Comportements, consommation, éco-design Fino al/through 12/8
Concealment 27/1-11/4
Ivry-sur-Seine
Galeries Nationals du Grand Palais Le Nouveau Réalisme 28/3-2/7
Le Crédac/Galerie Fernand Léger Exposition collective 26/1-11/3 Carte blanche à attitudes 30/3-20/5
Maison Rouge Tetsumi Kudo, the mountain we are searching for is in the greenhouse 18/2-13/5
Scottish National Portrait Gallery Energy: North Sea Oil Portraits Fino al/through 21/7 Collage City: Urban Space in Contemporary Art 5/2-6/5
Lille
Strasbourg
Médiathèque Jean Lévy La Grèce des modernes, l’impression d’un voyage, les artistes, les écrivains et la Gréce (1933-1968) 25/1-22/4
Musée d'Art Moderne et Contemporain Georges Rouault Rétrospective Fino al/through 18/3
Evian Palais Lumière Ernest Pignon Ernest 10/2-13/5
Lyon La Sucrière, Institut d’art contemporain de Villeurbanne, Musée d’art contemporain de Lyon Biennale De Lyon 2007 17/9-6/1/2008 (Journées professionnelles 17/9-18/9)
Nancy Musée Lorrain Cent mille ans sous les rails – Archéologie de la Ligne à Grande Vitesse Est Européenne Fino al/through 19/3
Nantes Le Lieu Unique Block – Forme intermédiaire 4/2-8/4
Nice Théâtre de la Photographie et de l’Image Charles Nègre Jean Gilletta, photographe de la Riviera Fino al/through 18/3
Paris Centre Pompidou Le Nuage Magellan 10/1-9/4 Annette Messager 21/2-14/5 Samuel Beckett 14/3-25/6 Air de Paris 2/4-28/5 Pierre Klossowski 2/4-4/6 Julio Gonzalez 27/6-8/10 Jeu de Paume-Espace Concorde Les images comme acteurs de l’hisoire 15/1-1/4 Elise Florenty 16/1-18/2 Cyprien Gaillard 28/2-1/4 Peter Friedl Alec Soth 17/4-13/6 Jeu de Paume-Site Sully Viva, un agence photographique 30/1-9/4 Prix Découverte 23/4-3/6 Jardins des Tuileries Art & Antique Fair 28/3-1/4
108 l’ARCA 223
Germania / Germany Bonn Kunst- und Austellungshalle Der Bundesrepublik Deutschland Angkor - Sacred Heritage of Cambodia Fino al/through 9/4 Russian Soul Icons, paintings and drawings of the Tretyakov Gallery, Moscow 17/5-26/8
Darmstadt Institut Mathildenhöhe Janet Cardiff-George Bures Miller: The Killing Machine and other Stories 25/5-26/8
Frankfurt
Edinburgh
Liverpool Tate Liverpool Centre of the Creative Universe: Liverpool and the Avant-Garde 20/2-9/9 The Real Thing: Contemporary Art from China 30/3-10/6 Peter Blake 29/6-23/9
London Tate Modern The Unilever Series: Carsten Höller Fino al/through 9/4 Gilbert & George 15/2-7/5 Level 2 Gallery: The Artist's Dining Room 2/3-15/4 Dalí & Film 1/6-9/9 Hélio Oiticica: The Body of Colour 7/6-23/9 Tate Britain Turner: The Rigi Watercolours 22/1-25/3 Jake and Dinos Chapman 30/1-10/6 Art Now: Kate Davis 3/2-25/3 Hogarth 7/2-29/4
Liebieghaus The Fantastic Heads of Franz Xaver Messerschmidt Fino al/through 11/3
Estorick Collection of Modern Italian Art Barbed Wit: Satira italiana della Prima Guerra Mondiale 10/1-18/3
Städel Museum The Painter’s Garden: Design, Inspiration, Delight Fino al/through 11/3
inIVA & ICA Black Audio Film CollectiveThe Ghosts of Songs 2/2-18/3
Munchen
Coutauld Institute of Art Guercino: Mind to Paper 22/2-13/5
Haus der Kunst Yayoi Kusama. Dots Obsession-Love Transformed into Dots 9/2-6/5 Andreas Gursky 17/2-13/5
Wolfsburg Kunstmuseum Neo Rauch, Painting from 1993 to the Present Day Fino al/through 11/3
Giappone / Japan Tokyo ICC Open Sky 2.0 Hacika Kazuhiko Emergencies! 003 “Moids” Fino al/through 11/3
Gran Bretagna / Great Britain Bexhil on Sea De La Warr Pavilion A Secret Service: Art, Compulsion,
Italia / Italy Abbiategrasso (Milano) Santa Maria Annunciata Rinascimento ritrovato: Nell’età di Bramante e Leonardo, tra i Navigli e il Ticino 18/2-20/5
Alba (Cuneo) Palazzo Mostre e Congressi Pinot Gallizio e il suo tempo 19531964 21/1-1/5
Aosta Museo Archeologico regionale Cielo Terra e Acque-Il paesaggio nella pittura Fiamminga e Olandese tra Cinquecento e Seicento Fino al/through 9/4
Assisi (Perugia) Museo Pericle Fazzini Carlo Lorenzetti: il Presepe alluminato e altre opere dal 1998 al 2006 Fino al/through 15/3
Bari Castello Svevo San Nicola: Splendori d’arte d’Oriente e d’Occidente Fino al/through 6/5
Bassano del Grappa (Vicenza) Museo Civico Arte Antica e Contemporanea-Le Collezioni della Fondazione Cariverona e della Fondazione Domus Fino al/through 9/4
Bologna Galleria d’Arte Maggiore Antoni Clavé 1973-2003 20/1-30/3 Galleria Di Paolo Arte Aldo Borgonzoni 20/1-14/3
Barbican Centre Jeppe Hein 9/2-29/4
Villa della Rose Premio Furla per l’arte 2007 27/1-10/3
Portsmouth
Galleria Falcone-Borsellino DiPaoloArte Aldo Borgonzoni 20/1-14/3
Aspex Gallery Where is the Work? Cornford & Cross 24/2-22/4
St Yves Tate St Yves Art Now Cornwall Francis Bacon in St Ives Helen Feiler St Ives All Around: The Paintings of Bryan Pearce 3/2-13/5
Irlanda / Ireland Dublino Irish Museum of Modern Art The theme of home Fino al/through 1/4 Iran do Espírito Santo Fino al/through 25/3
Bolzano Museion Magic Line 27/1-29/4
Brescia Museo di Santa Giulia Mondrian Fino al/through 25/3 Turner e gli Impressionisti. La grande storia del paesaggio moderno in Europa Fino al/through 25/3 Pirandello. Nature morte 20/1-25/3 Piccolo Miglio in Castello Lavagnino 20/1-25/3
AGENDA
+ europaconcorsi
Caldarola (Macerata)
Milano
Modena
Palazzo dei Cardinali Pallotta Simone de Magistris-Un pittore visionario tra Lotto ed El Greco 5/4-30/9
Palazzo Reale Nefer, la donna nell’Antico Egitto 27/1-9/4
Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini Sguardi da nord-Reflecting with images 27/1-6/5
Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta Fino al/through 30/12
Cesena Biblioteca Malatestiana Alberto Sughi 23/3-22/7
Ciliverghe di Mazzano (Brescia) Musei Mazzucchelli Gabriella Goffi: Abiti di Luce Il vino e l’arte. Dipinti, sculture e opere dal mito di Bacco a oggi Fino al/through 9/4
Cirè (Torino) Villa Remmert Artisti, parole, immagini dal 1960 al 1970 18/3-22/7
Como Roberta Lietti Arte Contemporanea Ico Parisi (1916-1996): Apocalisse gentile 24/2-7/4
Ferrara Palazzo dei Diamanti Il Simbolismo, da Moreau a Gauguin a Klimt 18/2-20/5
Firenze Palazzo Strozzi Cézanne 2/3-29/7
Forlì Musei San Domenico Silvestro Lega. I Macchiaioli e il Quattrocento 14/1-24/6
Genova Palazzo Ducale, Palazzo Rosso Luca Cambiaso, un maestro del Cinquecento europeo 3/3-8/7 Villa Croce Jeune Création Européenne 10/2-15/3 In pubblico, azioni e idee degli anni ’70 in Italia 21/3-2/9
Legnano (Milano) Castello Visconteo Goya. I capolavori incisi Fino al/through 1/4
Marsala (Trapani) Convento del Carmine Elio Marchegiani – Linee di produzione 1957-2006 24/3-24/6
Forma-Centro Internazionale di Fotografia Henri Cartier-Bresson: di chi si tratta? Fino al/through 25/3 Spazio Annunciata Milano anni ’60: Bertini ieri e oggi 7/2-12/3 Milano anni ’60: Umberto Mariani ieri e oggi 18/4-19/5 Milano anni ’60: Baratella ieri e oggi 14/3-14/7 Galleria Figurae Antologia della figurazione contemporanea - Italia: le ultime generazioni Fino al/through 18/3 Galleria Suzy Shammah Sirous Namazi 13/2-7/4 Spazio Oberdan Franco Vaccari: Col tempo 14/2-13/5 Triennale Bovisa Hans Hartung. In principio era il fulmine Fino al/through 11/3 Museo Poldi Pezzoli Capolavopri da scoprire Fino al/through 9/4 Biblioteca di Via Senato Toscanini, una vita fra note e colori 30/3-7/10 Galleria Galica Arthur Duff, “of love (and hate)” 9/2-6/4 Galleria San Fedele Muri Contro Fino al/through 20/4 Galleria Raffaella Cortese Dolls 1/2-2/4
Napoli PAN Palazzo delle Arti Napoli 20 Anni di attività della Galleria Alfonso Artiaco Fino al/through 17/3
JZ ArtTrading Ben Vautier, tutto è competizione 23/2-31/3
Roma
Chiostro del Bramante Annibale Carracci 25/1-6/5
Museo dei Campionissimi Visioni di Luce: Il Divisionismo di Giuseppe Cominetti Fino al/through 15/4
Padova Palazzo Zabarella De Chirico 20/1-27/5
Pescara Galleria Civica d’Arte Moderna “Vittoria Colonna” L’arte e la tartaruga: Omaggio a Plinio de Martiis, da Rauschenberg a Warhol, da Burri a Schifano 3/3-20/5
Pietrasanta (Lucca) Chiesa di Sant’Agostino Donna Scultura: Hanneke Beaumont, Cynthia Sah, Silvia Vendramel, Jill Watson 10/2-11/3 Alberto Ghinzani 31/3-3/6
Pontedera (Pisa) Museo Piaggio Arte e lavoro ‘800-‘900 12/1-13/4
Pordenone
Prato
Hangar Bicocca Collateral-Quando l’arte guarda il cinema 2/2-15/3
Galleria d’Arte 2000&Novecento Paola Pezzi: Mani di fata 10/2-31/3
Novi Ligure (Alessandria)
Fondazione Arnaldo Pomodoro Doppio sogno. 2RC fra artista e artefice 18/4-28/7
Galleria Monica De Cardenas Poker 18/1-10/3
Palazzo Magnani Alberto Magnelli Fino al/through 11/3
Macro La Collezione, opere scelte Fino ad aprile/through April
Museo Civico d’Arte Afro & Italia-America. Incontri e confronti Fino al/through 18/3
Entratalibera Glamour Design Store Mondo Cocktail: Carla Cerati 15/2-31/3
Reggio Emilia
Galleria Blindarte Jan Albers 2/3-18/5
Galleria Stragapede/Perini Happy People Love di Sarah Van Hoe Fino al/through 25/3
Galleria Blu Per una storia della pittura 12/2-27/4
Domenico Baccarini – Una meteora del primo Novecento 25/2-3/6
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci Daniel Spoerri, Non per Caso 3/2-28/4
Quarrata ( Pistoia) Villa Medicea La Màgia , La Limonaia di Ponente – Arte Contemporanea Anne e Patrick Poirier La Fabbrica della Memoria Fino al/through 10/4
Ragusa PIAC Jaroslav Flicinski: Wall Painting 20/1-10/3
Ravenna Museo d’Arte/MAR
Palazzo Venezia Elisabeth Chaplin: Trittico simbolista 22/2-1/4 Palazzo Pallavicini Guido Reni nella Collezione Pallavicini 8/6-10/6 Palazzo Patrizi Montoro Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino nella Collezione Patrizi Montoro 15/6-17/6 Palazzo Colonna Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino nella Collezione Colonna 22/6-24/6 Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo Baltico-Mediterraneo. Italia e Finlandia a confronto 24/1-10/4 Accademia di Francia Gilles Aillaud 8/2-8/4 Cinecittàdue Arte Contemporanea Botto & Bruno: Waiting for the early bus 25/2-29/4 Complesso del Vittoriano Antonio Donghi 17/2-18/3 Chagall delle meraviglie 10/3-1/7
Rovereto (Trento) MART La Divina Commedia nell’opera grafica di Markus Vallazza 20/1-25/3 Maurice Denis. Maestro del Simbolismo Internazionale 23/6-25/9
Rovigo Palazzo Roverella Mario Cavaglieri 10/2-1/7
Seravezza (Lucca) Palazzo Mediceo Joel Peter Witkin 20/1-8/4
Siena Palazzo Squarcialupi La Passione per l’arte – Cesare
223 l’ARCA 109
AGENDA Brandi e Luigi Magnani Collezionisti Fino al/through 11/3
Todi (Perugia) Salone delle Pietre Jacopone da Todi. L'opera e l'arte del suo tempo Fino al/through 2/5
Torino GAM/Sala nuove acquisizioni Bruna Biamino 18/2-16/3 Melania Camoretto 18/3-20/4 Giulio Paolini 22/4-18/5 Hidetoshi Nagasawa 20/5-24/6 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Ambient Tour 1/3-13/5 Museo Diffuso della Resistenza Montparnasse Déporté – Artisti europei da Parigi ai lager 24/1-2/4 Promotrice delle Arti Tabusso-Pittore di Torino 15/3-20/5
Trento Palazzo delle Albere Franz von Stuck, Lucifero moderno Fino al/through 18/3 Castello del Buonconsiglio Ori dei cavalieri delle steppeCollezioni dai Musei dell’Ucraina 1/6-4/11
Udine Galleria d’Arte Moderna, Chiesa di San Francesco Afro & Italia-America. Incontri e confronti Fino al/through 18/3
Venezia Palazzo Grassi Picasso, la joie de vivre, 1945-1948 Fino al/through 11/3 Sequence 1 5/5-18/11 Collezione Peggy Guggenheim Richard Pousette-Dart 18/2-20/5 Museo Correr Sargent and Venice 23/3-22/7 Ca’ Rezzonico Francesco Fontebasso (1707-1769)L’album dei disegni Fino al/through 16/4 Galleria di Piazza San Marco Pierre Klossowski. Il Bafometto 2/2-26/3 Museo Diocesano, Chiostro di Sant’Apollonia Officina Dürer Fino al/through 30/6 Istituto Veneto di Scienze Lettere e Art Palazzo Franchetti Autoritratti/Selfportraits. I volti nell’arte dalla Collezione degli Uffizi 27/1-6/5
110 l’ARCA 223
+ europaconcorsi
Chiesa di San Stae Pierre Casè. Mnemosine per Venezia 10/3-1/5
Verona Palazzo della Ragione Il Settimo Splendore. La modernità della malinconia 25/3-27/7 Centro Internazionale di Fotografia Scaligeri Meditation... Navigation – Jerry Uelsmann 1961-2006 17/2-15/4
Vighizzolo d’Este (Padova) Il Laboratorio La farina e il fuoco Fino al/through 31/5
Lussemburgo / Luxembourg Luxembourg Mudam Michel Majerus Fino al/through 7/5
Olanda / Holland Arnhem The Netherlands Gallery/Berengo Studio Ego Center – Opere di Ursula Huber 25/3-14/4
Groningen Groninger Museum Akseli Gallen-Kallela (1865-1931): The Spirit of Finland Fino al/through 15/4 Osmala Rauhala 17/2-3/6
Rotterdam Kunsthal Kollywood Billboards 20/1-28/5 Land Ho! The world according to Vingboons in the 17th century 27/1-15/4 Long Live the Art of Painting! Back to the Figure! 17/2-6/5 Willem Roelofs-The breath of nature 17/3-13/5 Opium-The Black Perfume 28/4-8/7 Max Liebermann 23/6-16/9
Utrecht Centraal Museum French Passion Courbet, Daubigny, Monet and other painters in Dutch collections Fino al/through 11/3 In Girum Imus Nocte Et Consumimur Igni - The lost paradise of the Situationist International Fino al/through 11/3
Principato di Monaco Principality of Monaco Montecarlo Salle Quai Antoine 1er Glowbowl, opere dalla Collezione
Sandretto Re Rabaudengo 10/3-8/4
Spagna / Spain Barcelona MACBA Janet Cardiff-George Bures Miller: The Killing Machine and Other Stories 2/2-1/5 Manolo Languillo: Barcelona 19781997… 2/3-6/5 Carlos Pazos 9/3-6/5
Bilbao Museo de Bellas Artes The Spanish Portrait in the Prado Museum: From El Greco to Goya 5/3-20/5 Morquillas: L’Air du temps 12/3-27/5 Kiss Kiss Bang Bang: 45 Years of Art and feminism 11/6-9/9
Madrid Museo Thyssen El Espejo y la Mascara: El Retrato al siglo de Picasso 6/2-20/5
Thierry Kuntzel: The waves 1/2-1/4 Elina Brotherus: The new painting Jonah Freeman 3/5-24/6
USA Atlanta High Museum Kings as Collectors Fino al/through 7/9
Austin Blanton Museum of Art The Geometry of Hope: Latin American Abstract Art from the Patricia Phelps de Cisneros Collection 20/2-22/4
Bellevue Art Museum Turning Wood into At: The Jane and Arthur Mason Collection Fino al/through 8/4 William Morris: Native Species Fino al/through 29/4 Barbara Cooper, re:Growth 16/1-22/4
Boston Svezia / Sweden Stockholm Moderna Museet William KentridgeFragments for Georges MélièsBlack Box 3/2-15/4 Robert Rauschenberg: Combines 17/2-6/5 Karin Mamma Andersson 5/5-5/8 Ten Stories – Swedish Art from the Early 20th Century 2/6-9/9 Lars Tunbjörk, Photography 1/9-9/12
Svizzera / Switzerland Basel Kunstmuseum Basel Art Basel 13/6-17/6
Ginevra Espace d’arts contemporains Carte blanche à attitudes 16/3-5/5
Lugano Galleria Gottardo Albert Steiner 31/1-12/4
Martigny Fondation Pierre Gianadda Picasso e il circo 9/3-10/6
Saint Gervaise (Ginevra) Centre pour l’Image Contemporaine Joëlle Flumet: I would prefer not to
ICA-Institute of Contemporary Art Momentum 7: Misaki Kawai Fino al/through 18/3 Philip-Lorca di Corcia 26/1-29/4 Super Vision Fino al/through 29/4 Anish Kapoor 25/5-26/8
Chicago Art Institute Ranaissance Europe and the Ottoman Empire Fino al/through 2/4 Eugène Delacroix and North Africa Fino al/through 13/4 Young Chicago Fino al/through 29/4 Cézanne to Picasso: Ambroise Vollard, Patron of the Avant-Garde 17/2-12/5 Stories from the Silk Road Fino al/through 28/5 Art of the Islamic World: Unity and Diversity Fino al/through 30/6
Denver Art Museum Radar Fino al/through 15/7 Japanese Art Fino al/through 29/7 Breaking the Mold Fino al/through 19/8
Houston Museum of Fine Arts Hélio Oiticica: The Body of Color Fino al/through 1/4
Miami Beach Art Basel/Miami Beach 6/12-9/12
AGENDA New York Guggenheim Spanish Painting from El Greco to Picasso Fino al/through 28/3 Hugo Boss Prize 2006 23/2-6/6 Dia:Beacon An-My Le Fino al/through 3/9 MoMA Out of Time: Contemporary Art from the Collection Fino al/through 9/4 Rossellini on Paper Fino al/through 9/4 Armando Reverón 11/2-16/4 Jeff Wall 25/2-14/5 Comic Anstraction: Image-Breaking, Image-Making 4/3-11/6 Eye on Europe: Prints, Books & Multiples, 1960 to Now Fino al/through 1/7 Whitney Museum of American Art Photography and the Self Fino al/through 11/3 Gordon Matta Clark 22/2-7/6 Lorna Simpson 1/3-6/5 Noguchi Museum Shin Banraisha: A Cultural Memory Fino al/through 1/4 The Studio Museum in Harlem Africa Comics Fino al/through 18/3
Philadelphia ICA Nicole Cherubini Carlos Garaicoa Luca Buvoli Locally Localized Gravity 20/1-25/3 Karen Kilimnik Contemporary Art and the Art of Curating Phoebe Washburn 21/4-5/8
San Diego Mingei International Museum Treasures from Kazakhstan Fino al/through 15/4
Seattle Asian Art Museum Shirin Neshat: Tooba Fino al/through 1/7 On Nature and Friendship: Modern Chinese Paintings 15/2-29/7
Washington National Gallery of Art Strokes of Genius: Rembrandt’s Prints and Drawings Fino al/through 18/3 The Artist’s Vision: Romantic Tradition in Britain Fino al/through 18/3 Jasper Johns: An Allegory of Painting 1955-1965 28/1-29/4
+ europaconcorsi
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Emirati Arabi Uniti / UAE Dubai International Convention Center Alumex Mostra internazionale delle tecnologie dell’alluminio International trade fair of aluminium technologies 22/4-24/4 Per informazioni: Edimet Spa - Multimedia Network in the World of Metals Tel.+39 030 2421043 Fax +39 030 223802 Internet: www.alumex.com E-mail: chiara.torri@edimet.com
Francia / France
rinnovabili/International trade fair of bathroom, building industry, energy, climatisation and renewable energies 6/3-10/3 Per informazioni: Messe Frankfurt c/a Michael Sturm Tel. +49 69 75756463 Fax +49 69 75756758 Internet: www.ish.messefrankfurt.com E-mail: michael.sturm@messefrankfurt.com
Giappone / Japan Tokyo International Exhibition Center Big Sight International Homefashion Fair Salone internazionale della casa International home trade fair 4/4-6/4 Per informazioni: Business Guide-Sha 2-6-2 Kaminarimon, Taito-ku Tokyo 111-0034 Tel. +81 3 38439852 Fax +81 3 38439850 Internet: www.ihf-fair.com E-mail: d-haga@giftshow.co.jp
Italia / Italy
Cannes
Bologna
Palais des Festivals Mipim Salone mondiale della proprietà immobiliare/World property market 13/3-16/3
Fiera Saiedue Saloni internazionali dell’architettura, delle finiture d’interni, del recupero e delle tecnologie per l’edilizia/International trade fair of architecture, interior finishing, renovation and technologies 13/3-17/3
Per informazioni: Reed MIDEM 11 rue du colonel Pierre Avia 75015 Paris Tel. +33 1 41904435 Fax +33 1 41906724 Internet: www.mipim.com E-mail: info.mipim@reedmidem.com
Grenoble Alpexpo Salon Européen du Bois Salone internazionale del casa e degli interni in legno/International trade fair of wood house and interiors 19/4-22/4 Per informazioni: Internet: www.salonsonline.com/data/event20.html
Paris Tuileries Pavillon Art & Antiques Fair 28/3-1/4 Per informazioni: Heymann Renoult Associées Tel. +33 1 44617676 Internet: www.heymann-renoult.com E-mail: a.renoult@heymann-renoult.com
Parc Floral Ecobat Salone internazionale della costruzione ecologica e delle energie rinnovabili/International trade fair of ecologic construction and renewable energies 16/3-19/3 Per informazioni: Internet: www.salons-online.com/ data/event4047.html
Germania / Germany Frankfurt Messe ISH-Aircontec Salone internazionale del bagno, della costruzione, dell’energia, climatizzazione ed energie
Per informazioni: O.N. Organizzazione Nike Srl Tel. +39 02 29017144 Internet: www.saiedue.it E-mail: saiedue@on-nike.it
Brescia Fiera Made in Steel Salone internazionale dell’acciaio International trade fair on steel 22/3-24/3 Per informazioni: Internet: www.madeinsteel.it
Ferrara FerraraFiere Restauro Salone dell’arte del restauro e della conservazione dei beni culturali e ambientali/Show of restoration and conservation of cultural and environmental heritage 22/3-25/3 Per informazioni: Acropoli Viale Mercanzia, Blocco 2/B Galleria A, 70 40050 Centergross (BO) Tel. +39 051 664832 Fax +39 051 864313 Internet: www.salonedelrestauro.com E-mail: info@salonedelrestauro.com
Milano Fiera Milano Rho Salone Internazionale del Mobile Euroluce Salone Internazionale del Complemento d’Arredo Saloni internazionali del mobile, dell’illuminotecnica e dei componenti/International trade fairs of furniture, lighting technology and furniture complements 18/4-23/4
Per informazioni: COSMIT spa Foro Buonaparte 65 20121 Milano Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it
Rimini Fiera Paesaggio Urbano Salone e convegni sulle problematiche di gestione dello spazio pubblico/Trade fair and conferences on public space management 28/3-31/3 Per informazioni:
Tania Turchi Tel. +39 0541 628431 Fax +39 05741 628766 E-mail: tturchi@maggioli.it
Repubblica Ceca / Czech Republic Brno Central European Exhibition Centre IBF Salone internazionale dell’edilizia International Building Fair 17/4-21/4 Per informazioni: BVV Trade Fairs Brno Vystaviste 1 CZ-64700 Brno Tel. +420 541 152888 Fax +420 541 152889 Internet: www.ibf.cz E-mail: idf@bvv.cz
Russia / Russie Moscow Crocus Expo Climateworld Salone internazionale delle tecnologie sostenibili/International trade fair of sustainable technologies 13/3-16/3 Per informazioni: MSI Fairs & Exhibitions Wohllebengasse 6, 4° fl. A-1040 Wien, Austria Tel. +43 1 402895414 Fax +43 1 402895454 Internet: www.climateworld.info, www.msi-fairs.com E-mail: climateworld@msi-fairs.com
Spagna / Spain Barcelona Fiera Construmat Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of the building industry 14/5-19/5 Per informazioni: Expo Consulting Via Riva Reno 56 40122 Bologna, Italia Tel. +39 051 6493189 Fax +39 051 6493242 Internet: www.construmat.com E-mail: info@expoconsulting.it
Madrid Feria de Madrid Feria Internacional del Mueble Salone internazionale del mobile International trade fair of furniture 11/4-16/4
Per informazioni: Feria de Madrid 28042 Madrid Tel. +34 91 7223000 Fax +34 91 7225804 Internet: www.mueble-madrid.ifema.es E-mail: mueble-madrid@ifema.es
223 l’ARCA 111
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