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Cesare Maria Casati

Copia e incolla

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orse è giunto il momento per fare delle rapide riflessioni su quanto avviene nel nostro pianeta, impegnati in una trasformazione geopolitica dove nuove idee per il progetto dell’ambiente, delle città, delle case e anche dei prodotti di consumo potrebbero intervenire con apporti positivi. Pensiamo alle grandi invenzioni progettuali che molti decenni fa, quando le arti proponevano linguaggi per la prima volta universalmente comprensivi e compresi, con personaggi come Buckminster Fuller, che per primo immaginava una macrocittà protetta, Mies van der Rohe, che ha realizzato costruzioni senza muri e completamente trasparenti, Eero Saarinen, Charles Eames e Joe Colombo, che hanno interpretato le nuove materie scoperte dalla scienza adeguandole alle tecnologie produttive e consentendo la realizzazione di nuovi prodotti democraticamente alla portata di tutti. Invenzioni e proposte che, insieme a molte altre, ancora oggi ci consentono di progettare e proporre soluzioni innovative, le quali sono riuscite, nel passato, a modificare costumi e comportamenti della società. Il famoso ’68 ha lasciato tracce indelebili. Proprio perché si è trattato di scoperte sganciate dalla tradizione, esse hanno garantito prima comprensione e ancora oggi, con le dovute innovazioni e adeguamenti, successo professionale senza correre particolari rischi. Nell’architettura costruita l’eredità del progetto del Centre Pompidou di Parigi continua a informare le nuove costruzioni e ha aperto nuove possibilità ai progettisti in direzione di una effimera libertà formale che porta anche i migliori a realizzare, con proposte sempre più sorprendenti, costruzioni libere da forme geometriche concluse e dalla tradizionale verticalità. Edifici tutti di grande fascino visivo, ma, a pensarci bene, poco differenti da quelli del passato, continuano a essere costruiti con materiali non flessibili, senza movimenti di forma e di volumi programmati. Tutti accorgimenti che in realtà la scienza attuale ci consentirebbe. La separazione tra le recenti scoperte scientifiche nella robotica, nell’informatica, nella produzione e nel consumo dell’energia, degli spazi abitabili reali o virtuali che siano, e quanto i progetti contemporanei oggi ci propongono, è ancora ampia. In effetti, da decenni lavoriamo e progettiamo sempre con la testa rivolta all’indietro nella contemplazione del nostro recente passato, di quanto siamo stati e siamo bravi, senza “inventare” risposte coerenti per tentare di risolvere, con compromessi ragionevoli, il rapporto conflittuale che la comunità umana per la prima volta sta vivendo con il pianeta che la ospita. Forse è giunto per tutti il tempo di rischiare, cercando di evitare di compiacerci dell’enorme discarica di idee consumate che ormai ci sta sommergendo.

Copy and Paste

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erhaps the time has come to make a few quick remarks on the geopolitical transformation our planet is undergoing, as new ideas for planning the environment, cities, homes and even consumer products might potentially do some good. Take for instance those great design inventions which, many decades ago, when the arts were proposing languages (for the first time ever allembracing and universally understood), were being developed by men like Buckminster Fuller, the first to envisage a protected macro-city, Mies van der Rohe, who designed wall-less and totally transparent constructions, Eero Saarinen, Charles Eames and Joe Colombo, who interpreted the latest materials discovered by science, adapting them to manufacturing technology and creating new products democratically available to all. Inventions and ideas which, along with many others, can still be designed and put forward as new solutions. Alternative ideas which, again in the past, managed to alter society’s customs and behavioural patterns. The notorious 1968 has left indelible traces. Mainly because these were ways of breaking with tradition, they guaranteed understanding initially and, with due innovations and adjustments, still guarantee professional success without running any particular risks. In the world of built architecture, the legacy of the Pompidou Centre project in Paris still informs the latest constructions and has opened up new possibilities for architectural designers in terms of ephemeral stylistic freedom, which has even encouraged the very best to pursue increasingly surprising projects, free from closed geometric forms and the traditional vertical nature of buildings. Buildings which are all visually striking buildings but, thinking about it more carefully, not so different from the past, are still being built using inflexible materials, without injecting any motion into form or developing programmed structures. All ploys which, in actual fact, modernday science makes possible. There is still a wide gap between, on one hand, recent scientific discoveries in robotics, computing, energy generation and consumption, and real or virtual inhabitable spaces, and what modern-day projects are proposing on the other. Indeed, for decades now we have been working while constantly glancing back over our shoulders to study our recent past and how well we have done and are still doing, without “inventing” any coherent solutions to try and resolve (making reasonable compromises) the conflict mankind is experiencing for the first time with the planet that provides him with a home. Perhaps the time has come to take a chance for everybody's benefit, in order to try and avoid indulging ourselves in the vast waste of consumed ideas in which we are now being buried.

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Murphy/Jahn

Forma e dimensione

Suvarnabhumi International Airport, Bangkok Pianta del piano partenze del nuovo aeroporto internazionale Suvarnabhumi a Bangkok. Nelle pagine successive, vista dell’area esterna dei gate. Plan of the departures floor of new Suvarnabhumi International Airport in Bangkok. Following pages, view of the area outside the gates.

Credits Project: Murphy/Jahn Associate Architect, Engineer: ACT Consultants Project Management: TAMS Consultants, Earth Tech Structural Concept, Concourse Superstructure, Facades: Werner Sobek Ingenieure Climate and EnvironmentalConcept: Transsolar Energietechnik Main terminal Superstructure: Martin/Martin Structural Concrete: John A. Martin & Associates Mechanical, Electrical, Plumbing: Flack+Kurtz Acoustical Consultant: Blum Laboratorium Lighting Art: Yann Kersalé Interior Artwork: NT Architects-Planners Baggage Consultant: BNP Associates General Contractor: ITO joint venture Italian-Thai Development, Takenaka Corporation, Obayashi Corporation Owner: Airports of Thailand

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architettura dei grandi luoghi di questo nuovo millennio muove grandi numeri ed è protagonista delle trasformazioni dei territori, delle tecnologie, delle economie. Le dimensioni tipo mammuth sono qualcosa cui dobbiamo abituarci come a uno standard, quando parliamo di Asia. Così come dobbiamo guardare a una storia recente contorta, per giungere alla costruzione di questo aeroporto, fatta di ritardi, problemi politici, corruzione, false partenze, rivoluzioni e altri inconvenienti che dal 1996 fino a oggi hanno accompagnato il percorso di questa opera travagliata. A un certo punto nel 2004, alcuni dei politici coinvolti nel progetto addirittura dormivano nelle tende del cantiere per indurre le maestranze ad accelerare i lavori. L’area del progetto (denominata la Palude del Cobra) è situata a 30 km circa da Bangkok e ha le dimensioni di 324 km quadri. L’acquisto dell’area risale addirittura al 1973, ma la compagnia di gestione del progetto è stata formata solo nel 1996; a causa della crisi economica asiatica, la costruzione è iniziata solo nel 2002, dopo 5 anni impiegati per la bonifica dei suoli. Il nome prescelto dal sovrano tailandese sembra di buon auspicio, infatti Suvarnabhumi significa “Terra d’oro”, con riferimento al triangolo dell’Indocina (Cambogia, Laos, Vietnam). Il nuovo aeroporto è destinato a servire un traffico di 45 milioni di persone, per giungere nelle fasi di espansione successive fino a 100 milioni di passeggeri all’anno. Il terminal passeggeri copre un’area di 182.000 metri quadri per una superficie utile di 563.000 metri quadri suddivisi in 7 piani più interrati, facendolo diventare forse il più grande aeroporto del mondo. Sicuramente è un progetto di tipo incrementale, una fabbrica infinita, per le continue addizioni che vengono previste. Il tema sviluppato dallo studio diretto da Helmut Jahn è il controllo della forma con un apparato numerico così colossale. Un organismo in espansione. Una macchina che cresce. Una sfida enorme: come far rimanere l’architettura protagonista, a fronte di un meccanismo complesso, ovvero una sorta di città/mondo nuovo che vede transitare minimo 45 milioni di ospiti? Come farli respirare, proteggere dal caldo, mangiare, fare shopping, prendere l’aereo in tempo senza chilometri di percorsi a piedi…Come dare un senso di ospitalità e identità a un aeroporto? Questi sono i temi veri della contemporaneità, che è fatta di flussi di circolazione di persone e cose, dove il progettista ha a che fare con il controllo del movimento di un mondo fatto di nomadismo globale tra un non-luogo e l’altro e la sua rappresentazione in termini di memoria visiva non ha ancora trovato una cifra precisa. La scelta di Jahn è stata per la presentazione in scala macro di alcune figure archetipe, quali il tema del riparo (shelter), nel motivo della pergola, quasi un monumento al baldacchino regale, una copertura leggera, nell’estetica sua propria dell’acciaio e vetro. Questo elemento unifica gli edifici del terminal e dovrebbe riuscire a mitigare il grande caldo tropicale. Il progetto includerà palme, murali colorati, statue e altri contributi di colore locale che possano soddisfare il genius loci. Vista dai cieli la pianta del gigantesco manufatto è marcata dalla doppia croce dei percorsi coperti, mentre all’interno l’alternanza di buio e luce dei percorsi genera un ritmo che spezza la monotonia della camminata. Ma il vero test di validità non è a livello estetico, è nella vita quotidiana. Sarà la gente che ci vive a testimoniare sulla capacità di quest’opera di accogliere e di crescere insieme ai suoi abitanti nei prossimi decenni. Per ora resta la certezza di una conferma di linguaggio di Jahn: modernismo leggero, affermativo, deciso. La voglia di imbrigliare il tema complesso in una regola semplice e leggibile. Modernità nelle sue accezioni migliori, come servizio alla funzionalità dei luoghi. Stefano Pavarini

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he architecture of major places in this new millennium involves big numbers and transforms territories, technology and economies. Mammoth proportions are something we need to get used to as standard practice when it comes to Asia. In a similar vein we need to study the recent contorted business of the construction of this airport involving delays, political problems, corruption, false starts, evolutions and others inconveniences, which, from 1996 until now, have accompanied the completion of this tricky project. At a certain point in 2004, some of the politicians involved in the project actually slept in the build-site tents to try and get the workers to speed up. The project area (called the Cobra’s Swamp) is located about 30 km from Bangkok and covers 324 square kilometres. The area was actually bought back in 1973, but the company running the project was only set up in 1996; building work did not begin until 2002 after taking 5 years to reclaim the land, due to the crisis that hit the Asian economy. The name chosen by the Thai sovereign would appear to auger well, because Suvarnabhumi means “Golden Land” referring to the Indochina triangle (Cambodia, Laos, Vietnam). The new airport will initially serve 45 million passengers-a-year before expanding to eventually cater for 100 million passengers. The passenger terminal covers an area of 182,000 square metres and an overall useful surface area of 563,000 square metres spread over 7 levels plus basements, possibly making it the biggest airport in the world. This is certainly an “incremental” project involving endless building work due to the constant additions envisaged. The theme developed by the firm headed by Helmut Jahn is control of form through such a colossal apparatus. An expanding organism. A machine that grows. A massive challenge: how can architecture be kept to the fore when faced with such a complex mechanism or a sort of city/new world with 45 million guests passing through it? How can they be supplied with fresh air, sheltered from the heat, fed, provided with shopping facilities and led on board without having to walk for miles and miles?… How can an airport be given a sense of hospitality and identity? These are the real issues at a time when so many people and goods are on the move and architects are expected to control the movements of a global nomadic world travelling from one non-place to another. No definitive way of visually representing this has been found yet. Jahn has opted to present certain archetypal figures on a macro-scale, such as the question of shelter in the form of a pergola, almost a monument to the royal canopy, a light-weight roof, based on its own steel and glass aesthetics. This feature unifies the terminal buildings and ought to mitigate the great tropical heat. The mimetic reference to a section of a plane’s wing is obvious and clearly symbolic. The seamless roof also emphasises the circulation and transit of passengers with the internal section of the airport evoking the fuselage of a huge jumbo jet. The project will include palm trees, coloured murals, statues and other contributions from colourful local life to conform to the genius loci. Viewed from the sky, the massive complex’s site plan is marked by a double cross of covered pathways, while the alternating darkness and light in the corridors generates a rhythm that breaks down long monotonous walks. But the real test of its validity is not on an aesthetic level but in everyday life. It will be the people that live there who will be able to testify whether this construction can accommodate and grow along with its inhabitants over the next few decades. For the time being we have another instance of Jahn’s design idiom: light, affirmative and easy-to-interpret modernism at its best, serving the location’s specific functions. 225 l’ARCA 3


Rainer Viertlböck

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Schizzi preliminari. La struttura di copertura composta da otto sovrasistemi di supertravi copre una superficie di 567x210 m. Le travi centrali hanno una

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luce di 126 m con due mensole terminali lunghe 42 m ciascuna. La copertura è sostenuta da 16 colonne di acciaio. Sotto, sezione trasversale.

Preliminary sketches. The roof structure composed of eight super-systems of super-beams covers an area of 567x210 m. The central beams

span 126 m with two end consoles each 42 m in length. The roof is held up by 16 steel columns. Below, cross section.

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Viste esterne del nuovo aeroporto, realizzato 24 Km a est di Bangkok. Si prevede una capacità annua di circa 45 milioni passeggeri che potranno usufruire dei 56 gate a contatto e di 64 altre posizioni in pista. La copertura realizzata con un triplo strato di membrane di PTFE ad alte prestazioni, pannelli di policarbonato fonoassorbenti e membrane in fibra di vetro rivestita in PTFE a bassa emissione energetica in grado di

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riflettere l’irraggiamento solare nelle ore più calde. Outside views of the new airport built 24 km to the east of Bangkok. It is expected to handle about 45 million passengers-a-year, who will use the 56 contact gates and 64 other runway points. The roof made out of a triple layer of highperformance PTFE membrane, soundabsorbent polycarbonate panels and a fibreglass membrane covered with low energy

emission PTFE capable of deflecting the sun’s rays at the hottest time of day.

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Viste della strada di accesso, di una delle sale di attesa e del lato pista. Nella pagina a fianco, uno dei cortili interni progettati come veri e propri giardini pubblici.

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Views of the entrance road, one of the waiting rooms and runway side. Opposite page, one of the internal courtyards designed like authentic public gardens.

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Particolari degli esterni con la macrostruttura in acciaio della grande pensilina di ingresso e le coperture. L’intero complesso aeroprtuale è stato progettato in termini di massima efficienza energetica attraverso

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una copertura a tre strati suddivisa principalmente i due macrozone: i livelli superiori sono ventilati e raffrescati naturalmente, mentre i livelli inferiori sono climatizzati in modo meccanico.

Details of the exteriors showing the steel macro-structure of the large entrance canopy and roofs. The entire airport facility is designed for maximum energy efficiency made possible by the new three-layered roof

design and it is mainly divided into two macro-zones: the top levels are naturally cooled and ventilated, while the lower levels are mechanically climatised.

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Il grande terminal centrale misura 444x111 m e le sue facciate completamente vetrate hanno un’altezza di 35 m. Per garantire durabilità e bassi costi di manutenzione e per controllare il clima interno, le facciate sono protette da mensole frangisole in alluminio. Questi frangisole permettono di diffondere all’interno luce indiretta e di ritrasmettere il calore solare nel terminal tramite un sistema di ventilazione naturale. The large central terminal measures 444x111 m and its all-glass facades are 35 m high. To ensure durability and low maintenance costs and to control the interior climate is energy efficient, the facades are protected by aluminium sunscreen consoles placed on the outside of the roof. These sunscreens allow indirect light to spread through the interior and solar heat to be retransmitted through the terminal by means of a natural ventilation system.

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Una mostra integrata Build Up Expo

E’

accaduto qualcosa di nuovo e di profondamente significativo nelle giornate di Build Up Expo, il Salone dell’Architettura e delle Costruzioni che si è svolto a Milano, negli spazi di Fiera Milano-Rho, dal 6 al 10 febbraio di quest’anno. Qualcosa che è andato oltre l’evento espositivo, cui pure va il merito di aver portato alla ribalta l’architettura non solo come fatto estetico, di qualità formale, non solo come fenomeno di forte pregnanza sociale, ma anche come poderosa macchina produttiva, come robusto fattore economico. Qualcosa che ha segnato vistosamente il successo dell’iniziativa e che si è imposto all’attenzione dell’elevato numero di visitatori che hanno affollato gli spazi del Salone per tutta la durata della manifestazione, con una presenza tanto qualificata quanto interessata. Di che cosa si tratta? La novità dell’evento è consistita nel suo risvolto culturale, rappresentato dalle numerose iniziative che lo hanno accompagnato, integrato, proiettato su una realtà ben più vasta e complessa di quella strettamente settoriale e disciplinare. A Build Up Expo si è realizzata infatti, promossa e organizzata da l’Arca Edizioni, con il decisivo contributo di un Comitato Scientifico d’alto profilo, una rara occasione di incontro e di convergenza tra mercato e cultura, tra intelligenza critica e razionalità tecnologica, tra produzione e società. Sul comune terreno della manifestazione merceologica, della offerta innovativa, del confronto tecnico, quelle giornate hanno variamente invitato alla riflessione sulla nostra situazione storica, sul futuro delle grandi collettività, sui modelli di vita quotidiana sperimentati da grandi masse planetarie. Concentrandosi sui suoi valori tecnologici, sulle strutture professionali, sulla vitalità dei suoi settori produttivi, l’architettura è stata così protagonista non solo nel suo realizzarsi in opere e manufatti, ma anche nel suo darsi come spazio di vita, come struttura sociale. La città, il territorio, l’ambiente, i problemi dei cittadini, dei popoli, delle etnie, il senso di uno sviluppo globale tumultuoso e incerto, le drammatiche realtà di un mondo ancora poverissimo e quelle, non meno conflittuali, dei Paesi più avanzati, sono stati i temi, espliciti o impliciti, affrontati in una fitta serie di incontri, manifestazioni, discussioni, presenze, che hanno costellato lo spazio e il tempo dell’esposizione. Il grande convegno internazionale, anzitutto, che si è sviluppato nell’arco di due giorni, dall’8 al 9 febbraio, e ha fissato fin nel titolo, “Idoli, Dei, Mostri. Metropoli, Città, Villaggi, Ragioni”, la fisionomia del nuovo urbanesimo, della trasformazione della città in un territorio metropolitano sempre più complesso, dilatato, mobile e cangiante, nel quale si costruiscono quotidianamente nuovi schemi d’esistenza collettiva che richiedono un continuo aggiornamento dei servizi, delle infrastrutture, delle pianificazioni. Amministratori delle maggiori città del mondo, esperti d’urbanistica, architetti, sociologi, studiosi, developers urbani hanno dibattuto da vari punti di vista il tema di uno sviluppo disarmonico e contraddittorio, disarticolato in vari momenti fra loro dialettici: la prima giornata, dedicata a “Lo stregone del villaggio”, nella quale sono stati discussi i problemi della gestione amministrativa e del mercato, del progetto e della formazione, del villaggio globale e della tribù; e la seconda, incentrata sull’idea di “Città visibile e città vivibile”, che ha affrontato invece le questioni della normativa urbana, della socialità, della mobilità. Concetti corposi, problematiche laceranti, rispetto ai quali sono state infine l’architettura per un verso e la tecnologia per un altro a trovarsi in posizione di mediatrici, sempre in bilico, però, tra una funzione di indispensabile servizio e la tendenza a un pericoloso protagonismo. Il ritmo del convegno è stato segnato dalla polifonia degli interventi: la diversità delle competenze proprie dei vari relatori si è intrecciata con quella delle loro provenienze e, più ancora, delle loro esperienze. Ciò ha vivificato la discussione. Non formale

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incontro di esperti, ma vivo crogiuolo di testimonianze dirette, di pratiche reali, di riflessioni maturate nel quotidiano confronto con le cose, essa ha delineato infine la mobile fisionomia del nostro tempo, facendone emergere i tratti distintivi: il contrasto tra un’idea di “progetto”, tendenzialmente autoritario, ma indispensabile a un equilibrio non precario dei rapporti sociali, e un “pragmatismo” di frontiera, sensibile alle esigenze delle collettività, elastico e flessibile, ma di cui occorre ogni volta stabilire direzione e obiettivi. Due modi di considerare il territorio, la città, il mondo, nel tentativo di fare ciò che si deve, ma nel modo migliore. La più vivida illustrazione di queste tematiche, che il convegno ha nitidamente disegnato, lasciandole aperte a ulteriori approfondimenti, è arrivata dalle altre iniziative e presenze che nell’insieme hanno caratterizzato le giornate di febbraio. Per volontà del Comitato Scientifico, infatti, la più generale riflessione sul tema della città e della società contemporanee è stata rispecchiata da esperienze dirette, di alto valore simbolico. La presenza, tanto nel convegno quanto nell’esposizione, di organizzazioni internazionali di grande prestigio o di enti di elevato profilo culturale, ha così consentito di conoscere alcune realtà decisive ispirate a nuovi paradigmi progettuali. Il programma “Infopoverty”, definito nella strategia dell’OCCAM (Observatory for Cultural and Audiovisual Communication, affiliato ONU) per la promozione delle comunità più povere come metodologia dei “villaggi digitali”, coordinata in una rete di comunicazioni globali destinata a creare le condizioni per uno sviluppo ragionevole di territori ristretti e omogenei, ha presentato tanto nel convegno, quanto nel suo stand espositivo le strutture tecnologiche con le quali attrezzare “digitalmente” i più sperduti villaggi, fornendoli di servizi medici, formativi, commerciali, produttivi, bancari e così via, senza forzare le tradizioni e la fisionomia fisica dei luoghi, ma sfruttando al massimo le possibilità offerte dalla scienza più avanzata. L’Unione Internazionale degli Architetti (UIA), che riunisce le organizzazioni professionali di 117 Paesi, ha esposto negli spazi del Salone dell’Architettura i quaranta progetti vincitori del secondo Concorso Internazionale per la Celebrazione delle Città. L’Ordine degli Architetti di Roma è stato presente con uno spazio che ha configurato un sistema in cui tecnologia, cultura, organizzazione del lavoro ed esperienza imprenditoriale concorrono per favorire la massima integrazione tra gli architetti e i vari soggetti coinvolti nel processi di trasformazione urbana. L’ALA e il Premio Dedalo Minosse, con la Free Zone Architecture, hanno organizzato una serie di incontri e di dibattiti sul tema dell’architettura contemporanea. L’AIA Europa ha proposto una rassegna sul tema “Americani a Milano”. Infine, dal 6 al 10 febbraio, trenta architetti provenienti da vari Paesi si sono alternati in “Architetti Non Stop”, una fitta serie di conferenze sul loro lavoro, che ha aperto una prospettiva ricchissima sulla cultura progettuale più avanzata, a diretto contatto con i suoi immediati interlocutori. Da questa pur rapida sintesi, il valore del confronto tra l’attività espositiva di Build Up Expo, tutta concentrata sul settore dell’architettura, delle sue componenti, delle sue tecnologie, e l’ampio terreno di riflessione, di studio, di analisi scientifica disegnato dal convegno e dalle altre, non meno importanti, iniziative culturali, appare tanto più evidente quanto più si tiene conto della osmosi continua di visitatori in movimento da un settore all’altro, da una proposta teorica e ideologica alla sua concretizzazione in opere, apparecchiature, materiali. Si è così dimostrato – in una prospettiva tutt’altro che scontata – che la produzione delle idee non è meno importante di quella degli strumenti, e che il progetto d’architettura vive e si sviluppa insieme a quello della società. Una indicazione preziosa per il lavoro futuro: la via è già tracciata per le prossime scadenze.

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omething new and profoundly significant happened during the proceedings of Build Up Expo, the Architecture and Building Show held in Milan on the premises of the new Milan-Rho Trade Fair from 6th-10th February this year. Something more than just an exhibition event, which nevertheless deserves praise for spotlighting architecture not just as an aesthetic issue of stylistic quality and not just as a socially significant phenomenon, but also as a massive piece of production machinery and robust economic factor. Something that clearly affected the success of an event and which caught the eye of all the well-qualified and keenly interested visitors, who flocked into the show spaces for the entire length of the exhibition. So what are we talking about? The novelty of the event lay in its cultural implications associated with all the numerous accompanying events supplementing the show and projecting it onto a much vaster and more complex stage than just its own discipline and sector. Build Up Expo, promoted and organised by l’Arca Edizioni with the crucial aid of a high-profile Scientific Committee, provided a rare chance for market and culture, critical expertise and technological rationalism, production and society, to all come together and converge. On the common ground of a an innovative goods fair providing the chance to compare technological developments, the various days’ proceedings gave plenty to think about as regards our historical situation, the future of big communities, and everyday lifestyles experimented with by the great masses on our planet. Focusing on technology, professional bodies and the vitality of its production sectors, architecture was not just to the fore for its buildings and constructions but also for the way it provides space to live in and a social structure. The city, land, environment, urban issues, nations, ethnic groups, a sense of tumultuous and uncertain global growth, the dramatic states of affairs in the still very poor parts of the world and the no less conflictual situations in more advanced countries, were all explicit or implicit issues tackled during a series of meetings, events, discussions and presences taking up the exhibition’s space and time. A major international conference held over two days from 8th9th February entitled “Idols, Gods, Monsters. Metropolises, Cities, Villages, Reasons”, set the physiognomy of a new form of townplanning and urban transformation for an increasingly complex, dilated, mobile and changing cityscape, where new schemes of communal life are being created on a daily basis, which call for constantly upgraded services, infrastructures and plans. Administrators of the world’s biggest cities, experts on town-planning, architects, sociologists, scholars and urban developers debated the issue of un-harmonious and contradictory growth from various viewpoints. The discussions were held at various dialectically related moments: the first day, devoted to “The Village Witchdoctor”, looked at problems related to administrative management and the market, planning and training, the global village and tribe; and the second day, focusing on the idea of a “Visible City and Liveable City”, tackled issues of urban regulations, socialising and mobility. Complex concepts and lacerating problems for which architecture on one hand and technology on another were called upon to play a mediating role, constantly poised between providing a vital service and a tendency towards a dangerous need to be the centre of attention. The rhythm of the conference was set by all the carefully orchestrated events: the diversity of the fields of expertise of the various speakers wove together with their different backgrounds and experience. This livened up the debate. Not just a formal meeting of experts but a lively melting-pot of direct testimonies, real action

COMITATO SCIENTIFICO Pio Baldi Mario Bellini Cesare Maria Casati Adolfo Colombo Gabriele Del Mese Massimiliano Fuksas Giancarlo Ius Pier Paolo Maggiora Edmond Pastor César Pelli Marco Petreschi Fabio Pistella Alberto Rovetta Pierpaolo Saporito Amedeo Schiattarella/Studio Schiattarella Roberto Schmid Marco Tamino Claude Vasconi Umberto Vattani Mario Virano Maurizio Vitta Maurizio Vogliazzo

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RELATORI Convegno “Idoli, Dei, Mostri – Metropoli, Città, Villaggi, Ragioni” Davide Boni Manfredi Catella Germano Celant David Cook/Behnisch Architekten Eric Dubosc Matteo Gatto Jaime Lerner Luo Li Josep Maria Llop-Torné Pier Paolo Maggiora Carlo Masseroli Michele Perini Marco Petreschi Miguel Angel Roca Alberto Rovetta Frederik e Laurie Samitaur Smith Ahn Sang-Song Amedeo Schiattarella Gaetan Siew Marco Tamino Salvatore Veca Mario Virano Maurizio Vitta

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and ideas developed by regularly coming to terms with the issues in play, the discussions set the fluctuating physiognomy of our age, bringing out its most distinctive traits: the contrast between an idea of tendentially authoritarian “planning” indispensable for creating a firm balance in social relations, and cutting-edge “pragmatism” sensitive to the community’s needs, elastic and flexible but which constantly needs to be directed and targeted. Two ways of treating the land, city and world, in an attempt to do what needs to be done but in the best way possible. These issues, clearly set down at the conference but left open to further study and investigation, was further illustrated by other events and presences which combined to give the February proceedings their distinctive flavour. By will of the Scientific Committee, the general study of the issue of the city and modern-day society was mirrored in direct experiences of great symbolic value. The

presence (both at the conference and exhibition) of highly prestigious international organisations and associations with high cultural profiles provided an insight into certain key situations inspired by new design paradigms. The “Infopoverty” programme, set down in the OCCAM’s strategy (Observatory for Cultural and Audiovisual Communication, affiliated to U.N.) to promote poorer communities as a methodology of “digital villages” coordinated by a network of global communications designed to create the conditions for a reasonable way of developing small, homogeneous areas, presented (at the conference and also its exhibition stand) the technological means of “digitally” furbishing even the most distant villages, providing them with medical, training, commercial, production and bank services etc., without jeopardising traditions or the physical physiognomy of places, making maximum use of the possibilities provided by the

latest scientific developments. The International Union of Architects (UIA), which combines professional organisations from 117 countries, displayed the forty winning projects from the “2nd International Competition to Celebrate the City” in the spaces of the Architecture Show. The Rome Association of Architects had its own space in which technology, culture, work organisation and business experience were combined into a system designed to bring together architects and various players involved in processes of urban transformation. The ALA, Dedalo Minosse Award and Free Zone Architecture organised a series of meetings and debates on the issue of modern-day architecture. AIA Europe (American Institute of Architecture), proposed an exhibition on the theme “Americans in Milan”. Finally, from 6th-10th February thirty architects from various countries alternated in “Architetti Non Stop”, a series of conferences about their work, thereby opening up a very rich

perspective on cutting-edge design culture in direct contact with its closest collaborators. This brief outline clearly illustrates the importance of interaction between the exhibition activities at Build Up Expo (totally focused on architecture, its components and technology) and the wide field of reflection, study and scientific analysis set down by the conference and other no less important cultural projects. This is all the more evident if we bear in mind the constant osmosis of visitors moving from one sector to another, from a theoretical-ideological proposal to its concrete embodiment in works, equipment and materials. This has also proved – in a les than obvious way – that coming up with ideas is not less important than inventing new means and tools, and that architecture lives and thrives along with the society. A precious guideline for future work indicating the way ahead for future events.

ARCHITETTI NON STOP Gianni Arnaudo Mario Antonio Arnaboldi Dante Benini Cesare M. Casati Matteo P. Casati Luigi Centola Massimo Corsico Mario Cucinella Dodo De Ferrari Gabriele Del Mese Claudio Dini Dubosc & Landowski Enzo Eusebi Alfonso Femia Nikos Fintikakis Luisa Fontana Bruno Gabbiani John Geraint Giancarlo Marzorati Alfonso Mercurio Carlo Moretti Roberto Morisi Marco Petreschi Marco Piva Amedeo Schiattarella Piero Sartogo Davide Raponi Jean Marc Schivo Marco Tamino Luigi Tottoli Stephen Valentine Alessandro Zoppini

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Lo stand de l’Arca Edizioni, progettato dallo Studio D.A., si presentava come un “bosco” multimediale di “alberi” realizzati con pannelli alveolari Bencore (distribuiti da Adreani) resi multicolore da un gioco di luci cangianti (Bell Production). Al suo interno è stato possibile assistere a proiezioni video (Bell Production) e a collegamenti con la TV digitale Archiworld (www.archiworld.tv e www.arcadata.tv). Le pareti perimetrali sono state arricchite sia verso l’esterno che verso l’interno da gigantografie tratte dalla rivista l’Arca. Il montaggio dello stand e del sistema di illuminazione è stato realizzato da Eurostands. The Arca Edizioni stand, designed by Studio D.A., looked like a multimedia “wood” with “trees” made of honeycombshaped Bencore panels (distributed by Adreani) given a multi-colour image by an interplay of twinkling lights (Bell Production). Inside there were video clips (Bell Production) and links with Archiworld (www.archiworld.tv and www.arcadata.tv) digital TV. The perimeter walls are enhanced on both the outside and inside by giant photographs taken from l’Arca magazine. Eurostands assembled the stand and lighting system.

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La mostra di Build Up Expo 2007 ha occupato con oltre 600 aziende cinque padiglioni del nuovo quartiere Fiera Milano-Rho, per una superficie di circa 80.000 metri quadrati. Sono state inoltre presentate alcune mostre tematiche e tecniche: Politecnico di Milano; Di Baio Editore: “Ideare, progettare e costruire l’architettura, Roma-La Chiesa Del Santo Volto di Gesù, progettata da Piero Sartogo (promossa da: CCNAPP-Consiglio Nazionale Architetti Paesaggisti e Pianificatori, Pontificia Commissione dei Beni Culturali Vaticano, CEI e CONI); SI Service: presentazione di un modello di casa innovativa a basso impatto ambientale definita con la sigla “Casa C-O-2”; BE-MA Editrice – Isole Tecnologiche: iniziativa volta ad individuare le innovazioni applicative e di prodotti quali le coperture, la geotecnica, il recupero, le finiture; Edilportale: “Living Box-Unità abitative prefabbricate”; “Made in Marble Made in Italy – Pietra Naturale: valore della cultura italiana”, realizzata e promossa da Pietra Naturale, Confindustria Marmo e dai principali Consorzi.

Fra le varie realtà produttive che hanno proposto gli ultimi esiti della ricerca nel settore dell’architettura e delle sue componenti, sono state presenti con le loro mostre alcune istituzioni: l’OCCAM (Observatory for Cultural and Audiovisual Communication, affiliato alle Nazioni Unite) ha presentato “Infopoverty Exhibition. New Technologies for Development”; l’UIA (Union International Architectes) ha esposto quaranta progetti internazionali in una mostra dedicata a “La celebrazione della città”; l’AIA Europa (American Institute of Architecture), ha proposto una rassegna sul tema “Americani a Milano”; l’ALA (Associazione Liberi Architetti) ha affrontato il tema della “Free Zone Architecture”; la Casa dell’architettura di Roma ha proposto una riflessione su tre temi: “Peacebuilding. L’architettura come messaggio di pace”; “La Casa dell’Architettura crocevia tra generazioni di architetti”; “Roma città del mondo. Geografia e stratificazioni”.

The 2007 Build Up Expo exhibition of over 600 firms took up five pavilions of the new Milan-Rho Trade Fair district covering an area of approximately 80,000 square metres. Some theme and technical exhibitions were also presented: Milan Polytechnic; Di Baio Editore: “Devising, designing and building architecture”, RomeSanto Volto di Gesù Church, designed by Piero Sartogo (promoted by: CCNAPPNational Council of Architects, Landscape Designers and Planners, Papal Commission for the Vatican Cultural Heritage, CEI and CONI); SI Service: presentation of a model of an innovative low environmental impact house referred to as “Casa C-O-2”; BE-MA Editrice – Technological Islands: project aimed at discovering innovative applications and products such as roofs, geo-technology, renovation, finishes; Edilportale: “Living Box-Prefabricated housing units”; “Made in Marble Made in Italy – Natural Stone: the value of Italian culture”, devised and promoted by Pietra Naturale, Confindustria Marmo and leading Consortiums.

Among the latest products of research into architecture and its components on display in the exhibition a number of institutions displayed their own exhibits: the OCCAM (Observatory for Cultural and Audiovisual Communication, affiliated to the United Nations) presented its exhibition entitled “Infopoverty Exhibition. New Technologies for Development”; the UIA (Union International Architectes) displayed forty international projects at an exhibition devoted to “Celebrating the city”; l’AIA Europa (American Institute of Architecture) surveyed the topic of “Americans in Milan”; the ALA (Association of Freelance Architects) presented the topics “Free Zone Architecture”; the Rome House of Architecture studied three themes: “Peacebuilding. Architecture as a message of peace”; “The House of Architecture as a crossroads of different generations of architects”; “Rome, city of the world. Geography and stratifications”.

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Il negozio superipermerkato New Shopping Ways

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utti ricordano quando da piccoli si accompagnava la mamma a fare spese nei negozi del quartiere dove si abitava. Il droghiere, il macellaio, il fornaio erano persone con le quali nasceva un colloquio, un gossip, una notizia, veniva commentata la provenienza della merce comprata e subito, nel negozio si generava un dialogo sia con gli altri clienti che con chi stava al di là del bancone. Insomma, ci si conosceva e il negozio era anche un luogo di incontro. Si scambiavano idee e nasceva pure una sorta d’affetto col bonaccione droghiere che regalava al piccolo bambino una caramella o un dolcetto; così nasceva subito una simpatia, un rapporto umano, legati a un gesto semplice amicale. Scaturiva spesso, in modo fulmineo, un colloquio fra la signora Rosa e la signora Franca, che suscitava la curiosità di tutti per i racconti sulle mogli, sui mariti e sulle amanti. C’era sempre il fatto piccante come quello dell’ottico che seduceva qualche fanciulla, come la storia del carbonaio così ben raccontata da Vasco Pratolini in Cronache di poveri amanti in Via del Corno a Firenze. Oggi tutto è cambiato. Non c’è più il quartiere, come contenitore di gruppi famigliari; il vuoto della città è ormai riservato ai mezzi meccanici come se la città fosse la materializzazione di Tempi moderni di Charlie Chaplin. E’ in questo contesto che la grande distribuzione ha generato, attraverso i supermercati, dei volumi nella città fuori scala, dove ha sepolto il simpatico droghiere e gli amori dell’ottico. E’ un bene? E’ un male questa deformazione della città? Non è molto chiaro. Però non si può superare il corso degli eventi ed è perciò che i nuovi contenitori sono l’espressione di un diverso tipo di mercato, è un curioso condensato di nuove tecnologie. Errato però dire che sono nuove piazze perché, parafrasando Marc Augè, sono solo nonluoghi senza anima. Va detto anche che il prodotto prende il sopravvento, continua a essere scambio di merce e scambio di notizie anche se, queste ultime, sono scritte in modo asettico sul contenitore del prodotto come in un decalogo, manca però il lato umano, insomma manca la descrizione, fatta con voce impostata, dal macellaio. La grande distribuzione però non si è fermata qui e, pensando ancora più in grande, sentendo il tessuto della città troppo stretto, ha inventato, sperduti sul territorio della provincia, delle cattedrali nel deserto, dei complessi ben più articolati e tecnologicizzati ma, spesso, senza alcun senso estetico. La novità, data dai nuovi spazi, è d’aver costruito al suo intorno veri e propri servizi, simili a quelli cittadini. Ristoranti, bar, hotel e nuove piazze. La grande distribuzione si è accorta, così, del cliente, dell’uomo con i suoi bisogni e le sue necessità e ha travalicato l’arida urbanistica di un tempo ormai morta, generando un vero e proprio town planning anglosassone. L’urbanistica finalmente muore e la città si forma per eventi. Occorre anche ricordare che il primo centro commerciale, costruito negli Stati Uniti, alla periferia di Minneapolis, ha recentemente compiuto 50 anni. L’inventore delle mall, nome indigeno del paradiso per lo shopping, si chiamava Victor Gruen, proveniva da Vienna, città dalla quale era fuggito nel 1938, fra l’altro nella stessa settimana che fuggì Sigmund Freud. Aveva fatto cabaret e frequentato l’Istituto d’Arte che cacciò il giovane Adolf Hitler. Arrivò negli U.S.A. con otto dollari in tasca, senza sapere una parola d’inglese. Cambiò l’american way of live e anche un po’ la letteratura e l’architettura. Senza centri commerciali non esisterebbero Generazione X e Pianeta Shampoo, i due primi libri di Douglas Coupland. Uno che scrive di nonluoghi e in un nonluogo è venuto al mondo: nella base Nato di Baden-Sollingen. Lo shopping, per lo scrittore canadese, è la misura di tutte le cose, compreso l’amore. Primo incontro con la fidanzata fu come trovare, sul pavimento di un centro commerciale, la lista della spesa di qualcun altro e scoprire che esistono diete più interessanti della nostra. Ma che tipo di centro commerciale? Quale forma? Forse vale la pena di fare alcune considerazioni sui mutamenti della psicologia umana, provocati non solo dalla televisione, ma anche da questi eventi. Nascono delle nuove periferie parlate come il mito greco di Narciso riguarda un aspetto dell’esperienza umana da cui non sono estranee le periferie delle nostre città e questi nuovi interventi. Lo dimostra l’origine del nome stesso, dal greco narcosis, che significa torpore. Il giovane Narciso scambiò la propria immagine riflessa nell’acqua per un’altra persona. E questa estensione speculare di se stesso attutì le sue percezioni fino a fare di lui il servomeccanismo della propria immagine, estesa e ripetuta. L’architettura, quando è raccontata e criticata, specie se da architetti illustri, fa emergere questo stato di torpore. Il riferimento è alle recenti interviste fatte ad alcuni architetti sui quotidiani che sostengono il presupposto

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che l’architettura contemporanea si è resa complice del brutto. Quale architettura, quale brutto? Un’architettura solo disegnata e non costruita potrebbe forse esserlo. Il brutto, poi, rispetto a cosa? Per un osservatore attento non è difficile scoprire che sono state le implicazioni ideologico/politiche del passato a condizionare il fare architettura degli ultimi venti anni. Allora non è meglio pensare, per poter andare avanti, a trasformare, anziché criticare attraverso progetti basati su valenze diverse? Anche qui tutto diventa accettabile o meno, a seconda del modello morale e politico a cui si fa riferimento. Come mai una certa morale e una certa ideologia politica fa dire che la cultura architettonica contemporanea è incapace di coniugare il suo mondo teorico, il suo mondo di speranza e, allo stesso tempo, di illusione? Non sarà forse che gli architetti che si dicono maestri dell’architettura contemporanea desiderano, nella progettazione dei nuovi centri commerciali periferici, ricalcare modelli obsoleti, per tecnica costruttiva e forma, già visti magari in società amministrate politicamente in modo diverso dal nostro? Fare architettura vuol dire innescare la macchina del divenire attraverso le trasformazioni. Solo le regole costrittive del costruire non impostate su una libertà ideologica portano alla monotonia. Tutto è fattibile e tutto è trasformabile, nel divenire della forma architettonica e della sua tecnologia, secondo, beninteso, le scelte politiche dei decisori. Non occorre sempre ricominciare da capo, come fossimo degli Adami della storia della nostra disciplina. Rifare secondo nuovi modelli vuol dire trasformare attraverso una partecipazione. Spesso ciò è disatteso, pur di non ottenere nuovi modelli. Ma va posta attenzione su quali modelli scegliere. In questo numero de l’Arca si cerca di sottolineare dei nuovi centri commerciali che sono portatori di nuovi temi per l’architettura. Proprio oggi che non prevale la rassegnazione, bensì il desiderio di una identità individuale dell’uomo, non si può farlo soccombere insieme alla sua famiglia in modelli di rigida povertà. Oggi, grazie a una divulgata presa di coscienza dell’attività colta dell’uomo, si desidera insieme scoprire la nostra identità nella convivenza comune, fuori da ogni contesto di vecchia politica narcisistica. E’ l’architettura che genera la politica, non è la politica che deve fare l’architettura, come purtroppo spesso avviene, solo nel desiderio di confermare un potere ideologico o una grande distribuzione. E’ attraverso il costruire che si scopre il mutamento e la trasformazione nel lavoro e nell’economia generale; è l’implosione dello spazio socio/economico, è la definizione dell’impegno civile. Si recupererebbero così i diritti abitativi e i modi di acquisto che non sono persi, ma sono già contenuti nella pietra. Sembra sempre difficile fare degli esempi ma, rimanendo nel senso generale delle cose, si può dire che se si è capaci di legare un evento al proprio tempo e non a un’idea personale, che non ha riferimenti comuni, si può ottenere una vera esperienza dai fatti. E’ riuscire a leggere la storia non in senso storico ma in senso scientifico. Questo è quanto deve essere compiuto affinché nasca un equilibrio unanime. E’ così che si capisce la nuova bellezza, fatta di stimoli allo sviluppo, per cercare l’occasione di investimenti che proiettino non solo l’economia, ma anche gli atti poetici. Non si può più ripetere ai giovani che manca lavoro, anche perchè non è vero; basta trovare, nel desiderio del fare, la soluzione al divenire del nostro ambiente, tale che possa soddisfare le esigenze del nostro quotidiano. Le idee non mancano, e la necessità di scambio non può esaurirsi in una brutta città. La tecnologia, quindi il lavoro intelligente dell’uomo, ci dà la possibilità di costruire una macchina per abitare, per lavorare e per acquistare che, come dice Martin Heidegger, ci dia la capacità di orientarsi nell’interno del suo spazio. Ma quale spazio? Senza dubbio non è più uno spazio fisico, ma percettivo; è uno spazio che fa gravitare il peso materico e conduce ai valori del sentimento. Tecnica e tecnologia, servizi e comodità, il computer rispetto al tecnigrafo, sono le parti mancanti; solo così si accetta il modo di divenire e di diventare, impedendo di essere incasellati in faraonici dormitori o cattedrali del commercio. La società si è trasformata per volere del lavoro intelligente dell’uomo, allora è il politico che deve permettere la trasformazione dell’architettura per la società del futuro e non sui modelli di regimi obsoleti. L’architettura del modificare è l’architettura che trasforma l’idea e la forma e che accetta il suo compito, che non è quello di celebrare un singolo atto di fede, ma di unire in una fede comune. Mario Antonio Arnaboldi

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e can all remember going with mum to the shops in our local neighbourhood when we were little. The grocer, butcher and baker were people we talked to, exchanging news and gossip, discussing where the food we bought came from and striking up conversations with the other customers at the counter. In a word, people knew each other and the shop was a meeting place. We exchanged views and even grew rather fond of our friendly grocer, who used to give young children sweets or the occasional biscuit; simple friendly gestures encouraging people to mix and interact. Mrs. Smith and Mrs. Jones would just start talking to each other, in the blink of an eye, and everybody else would listen to what they had to say about their wives, husbands or lovers. There was always something saucy going round, like the story about the optician who was courting a young girl or the tale about the coalman that Vasco Pratolini relates so well in Cronache di poveri amanti in Via del Corno, Florence. Everything is different now. The local neighbourhood as a sort of extended family home is now something of the past; the empty parts of the city are now the realms of mechanical machinery as if the city was the embodiment of Charlie Chaplin’s Modern Times. This is the context in which major distribution has generated over-sized structures in the form of supermarkets, which have buried the friendly grocer and the optician’s love affairs. But is this a good thing? Is it a bad thing that the city has changed in this way? It is hard to say. But we cannot stop the course of events and so these new containers express a different kind of market and are a strange embodiment of new technology. But it would be wrong to describe them as new city squares because, paraphrasing Marc Augé, they are just soulless non-places. It also ought to be pointed out that products are taking control; there is still an exchanging of goods and information only the latter are now written ascetically on the product holder like some sort of Decalogue. But what is certainly lacking is the butcher’s voice as he describes his product. Large scale distribution has not, however, stopped here and, thinking even bigger and feeling the urban fabric is just too tight, it has come up with cathedrals in the desert out in the provinces, extremely elaborate and technologically upgraded but, often, totally lacking in style. The novelty with these new spaces is the services that have been set up around them, similar in many ways to those in the city. Restaurants, bars, hotels and new squares. Major distribution has, thus, taken note of its clients, people and their needs and requirements and has moved beyond old-fashioned arid town-planning, which is now dead, generating authentic Anglo-Saxon town-planning. Urban planning is finally dead and the city is now shaped by events. It is also worth mentioning that the very first Shopping Mall built in the suburbs of Minneapolis in the United States recently celebrated its 50th anniversary. The inventor of malls (the American name for shopping havens, was Victor Gruen), who originally came from Vienna before fleeing from the city in 1938, the same week that Sigmund Freud left the country. He had been a cabaret artist and attended the Art Institute that had expelled young Adolf Hitler. He arrived in the United States with just eight dollars in his pocket and without speaking a word of English. But he actually changed the American way of life and, to some extent, its literature and architecture. Without shopping malls there would be no Generation X or Shampoo Planet, Douglas Coupland’s first two books. Coupland talks about non-places and actually came into the world in a non-place: the Nasa base in Baden-Sollingen. For this Canadian writer, shopping is the measure of all things, including love. Meeting his girlfriend for the first time was like finding somebody else’s shopping list on the floor of a mall and realising that some people have better diets than us. But what kind of shopping mall? What form? Perhaps it might be worth making a few remarks about changing human psychology caused not only be television but also by events like these. New suburbs have come into being, and the Greek myth of Narcissus concerns an aspect of human experience which the suburbs of our cities and these new projects are not extraneous to. This is shown by the name itself which comes from the Greek narcosis meaning torpor. Young Narcissus mistook his own image reflected in the water for another person. This mirroring of himself helped his own perceptions so that he turned into a servomechanism of his own image, extended and repeated. Architecture, particularly when it is explained and criticised by famous architects, brings out this state of torpor. This is a reference to recent interviews with architects in newspapers supporting the assumption that modern-day architectu-

re is now an accomplice of ugliness. But what kind of architecture, what kind of ugliness? They might be referring to architecture which is only designed and not built. But ugly in relation to what? A keen observer will have no trouble in noting that it was the ideological/political implications of the past that dictated the architecture that has been built over the last twenty years. So would not it be better, in order to move forward and change, to think about changing things rather then just criticising through projects based on different values? Here again everything is more or less acceptable according to the moralpolitical model being referred to. Why is it that a certain line of moral thinking and political ideology makes people say that modern-day architectural design is incapable of implementing its theoretical model, its world of hope and, at the same time, illusion? Might not it be because architects who claim to be masters of modern-day architecture are striving, when designing new shopping malls in the suburbs, to work around obsolete models in terms of their construction technology and form, models possibly already seen in societies which are run on a different political basis to ours? Designing architecture means triggering off the “machine for becoming” through transformations. Only the constrictive rules of building, clearly not geared to ideological freedom, lead to monotony. Everything is feasible and everything is transformable in the development of architectural form and the technology underpinning it, depending (of course) on the political choices of the decision-makers. We do not always have to start from scratch, as if we were the Adams of the history of our profession. Rebuilding according to new guidelines means transformation through participation. Often this does not happen just so as to avoid creating new models. But we need to focus on the choice of models we make. This issue of l’Arca will try and emphasise that new shopping malls are introducing new issues into architecture. Now that resignation no longer prevails and people want to attain their own individual identity, there is no need for them to lapse into abject poverty. Nowadays, thanks to a widespread awareness of human endeavour, we are all keen to discover our own identity in the community, free from old-fashioned narcissistic politics. It is architecture that generates politics, not politics that is expected to create architecture, as, alas, so often happens for the sole purpose of enhancing ideological power or fostering major distribution. Building is the way to discover how work is changing and being transformed; this is the imploding of socio-economic space, the epitome of civil commitment. This would provide the chance to retrieve our rights in terms of living and our purchasing methods, which have not actually been lost and are already set in stone. It is always hard to give examples but, keeping to the general sense of things, it might be said that if you can link an event to its own period and not just some personal idea with no common references, then you are genuinely experiencing facts. This involves reading history scientifically rather than historically. This is what needs to be done in order to create a balanced consensus. This is how we can understand new beauty made of stimuli for growth, as we try and find the opportunity for investments promoting not just the economy but also poetic acts. We cannot keep on telling young people that there are no jobs, because it just is not true; we need to find the will and way to develop our environment in a manner that will satisfy our everyday needs. There is no lack of ideas, and the need for interacting and exchanging cannot be satisfied in an ugly city. Technology (hence intelligent human endeavour) provides us with the chance to build a machine for living, working and buying, which, as Martin Heidegger said, gives us the ability to find our way through space. But what kind of space? Unquestionably this is no longer just physical but also perceptual space; the kind of space that makes material weight gravitate and leads to sentimental values. Technique and technology, services and commodity, the computer compared to the drafting machine, are the missing parts; this is the only way of accepting development and growth, avoiding the danger of being shut away in giant dormitories or cathedrals of commerce. Society has been changed by intelligent human endeavour, so it is up to politicians to allow architecture to change in the name of the society of the future and not based on models and guidelines set down by obsolete regimes. The architecture of change is architecture capable of transforming ideas and forms, accepting the task at hand, which does not just consist in celebrating one single act of faith, but in uniting us in a common faith. 225 l’ARCA 25


Il mercato come festa

Etnapolis Shopping Complex

Credits Project: Massimiliano & Doriana Fuksas Armando, Lorenzo Fichera & Associati Interior Design: Doriana Fuksas Project Team: Giorgio Martocchia, Dominique Raptis, Laura Podda Structures: A.Russo, C.Costantino Electrical and Special Plants, Automation: L.Giuffrida Works Management: B.Bisignani, A.Russo, C.Costantino, L.Giuffrida General Contractor: Impresa Maltauro Metalworks: Cordioli Prefab: Sicep Double Skin Ventilated Facade and Glass Facade: Focchi Rheinzink Ventilated Façade, Aluminium Facade, Facade Technological Systems: Gruppo Ivas Metal Sheet Cladding: Fils Glasses: Guardian

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Lighting: iGuzzini (Lavinia by Massimiliano & Doriana Fuksas), Zumtobel, Philips, Targetti, Beghelli, Gewiss Landscaping: Faro Garden Center, Oasi del Verde Flooring: Siciliana Lavica, Marazzi, Stone Italia Partition Walls: Fantoni Sliding Doors, Metal and US Doors: Fael Authomatic Doors: Ponzi Sectional Portals: Campisa Lifts: Schindler Climatization: Carrier, Evapco, Riello Safety Plants: Notifire Electrical Plants: Schneider Electric Special Plants: RCF, Footfall Italia, Urmet, Elmo, Famas Room Automation: Tac, Wago, Echelon, GMC, Loytec Furniture and Signals: Fima Arredo, Fusital, International Cartel Sign, Orsogril, Omniacoat

Vertical Resin-glass Cladding: Omniacoat Bathrooms: Teuco, iGuzzini, Franke, Vola, Geberit, Presto, Simas, Fusital Client: Alis Immobiliare

Planimetria generale, pianta dei lotti B-C livello +248.00, pianta livello +254.50 e, nella pagina a fianco, vista notturna della facciata principale del Centro Commerciale Etnapolis a Belpasso (CT). Site plan, plan of lots B-C at level +248.00, plan at level +254.50 and, opposite page, night-time view of the main façade of Etnapolis Shopping Mall in Belpasso (CT).

Moreno Maggi

S

i chiama Etnapolis, e viene genericamente definito “un insediamento commerciale polifunzionale”. Sorge a Belpasso, nei pressi di Catania, occupa un’area di circa 243.000 metri quadrati, di cui più di 72.600 costruiti, ed è stato progettato da Massimiliano & Doriana Fuksas con Armando, Lorenzo Fichera & Associati. Di che si tratta? Le schede informative parlano di “shopping mall, leisure center, multiplex cinema, restaurants, wellness”, con una profusione di vocaboli stranieri che, calati nella terra di Verga, Capuana, Brancati, fa francamente sorridere. Per intendere la reale portata dell’opera bisognerà dunque tradurla in italiano, con un’operazione per nulla addebitabile a un insofferente purismo linguistico, ma al contrario indispensabile per capire non solo il significato di questa nuova presenza, ma anche il suo valore architettonico, la sua pregnanza progettuale. L’architettura è stata qui chiamata, come sempre, a interpretare, rappresentare e mettere in forma questa trasformazione; e l’abilità dei progettisti è stata appunto quella di fissare nelle strutture, negli spazi, nelle superfici, nella logica stessa della costruzione, non solo la funzione d’uso d’ogni singolo ambiente e, più oltre, la propria cifra stilistica, ma anche il suo ruolo di attrattore di nuovi comportamenti, inediti orizzonti culturali, sensibilità in mutamento. Da un punto di vista strettamente architettonico, un insediamento di questo genere non è che la codificazione spaziale di un fenomeno economico e sociale di portata planetaria, di uno sviluppo culturale collettivo, che presuppone la lenta trasformazione dei linguaggi e dei segni. Ma il carattere globalizzante della sua matrice economica – mutamento radicale dei comportamenti di consumo – è destinato ogni volta a confrontarsi con la realtà locale, ed è per l’appunto su questa frastagliata linea di confine fra il macrocosmo globalizzante e il microcosmo localizzante che l’architettura si colloca come fascia di mediazione, spazio condiviso, elemento di connessione, distinzione, porosità. In che modo i progettisti hanno interpretato questo tema progettuale, che nella sua apparente ovvietà è invero terreno delle problematiche più estreme della nostra cultura? L’impressione è che la sfida tra vecchio e nuovo, storia e mutamento, passato e modernità sia stata accettata fino in fondo, senza alcun tentativo di compromesso. Etnapolis si staglia sul panorama catanese con tutta la forza di un’architettura capace di modellare una materia altamente tecnologica, allontanare ogni tentazione vernacolare, plasmare spazi e volumi secondo una sintassi rispondente tanto all’intima natura dell’opera, quanto ai modelli più significativi della ricerca architettonica contemporanea. L’immagine stessa del complesso, con quelle superfici metalliche e specchianti, sulle quali s’imprimono gigantografie di nomi e lettere, e da cui di notte si sprigiona una fantasmagorica energia di luci, richiama il senso tutto postmoderno del consumo inteso come festa, riunione, rituale collettivo. Ciò che più conta, però, è il fatto che l’intera operazione progettuale non risulta vissuta con spirito colonialistico (catapultando cioè un modello alieno in un territorio ricco di stratificazioni storiche), ma fa al contrario leva sulle trasformazioni già in atto su quel territorio medesimo, portando alla luce ciò che di nuovo in esso vive, e che ora può venire chiaramente alla luce. Il che ci riporta al discorso iniziale sulla lingua. Declinare l’architettura secondo un lessico in apparenza universalistico, ma in realtà aristocratico, di casta, è un po’ come usare il “latinorum” per confondere gli ingenui. Ma assumere l’innovazione linguistica come carica capace di far emergere il mutamento reale della società, dei suoi comportamenti, delle sue abitudini, significa contribuire potentemente al suo sviluppo, senza improbabili compromessi né assurde lacerazioni rispetto alla storia. Tale è il senso profondo del lavoro di Massimiliano & Doriana Fuksas per questo insediamento catanese – non per nulla battezzato “Etnapolis” e non “Etnaland”. Maurizio Vitta

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I

Il complesso, soprannominato dai progettisti “Città del tempo Ritrovato”, si articola su quattro livelli con 270.000 mq di superficie e contiene un ipermercato di oltre 18.000 mq,

110 negozi, 10 locali di ristorazione, un cinema multisala con 14 sale. Un piano interrato e la copertura sono destinati a parcheggio per oltre 6.000 auto. L’esterno è progettato come un parco urbano

con spazi verdi e specchi di acqua artificiali. La facciata principale a doppia pelle serigrafata col logo in bianco su vetro blu si affaccia a sud sulla SS 121 ed è lunga circa un chilometro.

The centre, which the designers have called “City of Refound Time”, is constructed over four levels covering an area of 270,000 square metres and contains a hypermarket of over 18,000 sq.m, 110

shops, 10 refreshment points and a 14-screen film theatre. The outside is designed like an inner-city park with landscaping and artificial pools of water. The double-skinned main façade

serigraphed with a white logo on blue glass faces south onto highway 121 and is approximately one kilometre long.

t is called Etnapolis and is generally described as “a multipurpose commercial centre”. It is located in Belpasso near Catania , covers an area of approximately 243,000 square metres (72,600 of which built on) and was designed by Massimiliano & Doriana Fuksas with Armando, Lorenzo Fichera & Associati. So what is it? The explanatory notes talk about a “shopping mall, leisure centre, multiplex cinema, restaurants, wellness”, using an array of foreign words which, in the land of Verga, Capuana and Brancati, frankly makes us smile. To grasp the real scope of this work it really needs to be translated into Italian, not due to some sort of intolerant linguistic purism, but on the contrary to bring out the true meaning of this new landmark, revealing its full architectural/design force and importance. The fact is that, as with many other kindred works, Etnapolis is an extremely powerful sign of a transformation which will affect us all, because it penetrates into the very heart of our daily life. As usual, architecture has here been asked to represent and give shape to this transformation; and the skill of the architectural designers lay in their ability to not just make each separate structure, space and surface a functional and stylistic part of the overall construction, but also to turn them into guidelines for encouraging new behavioural patterns, new cultural horizons and changing sensibilities. From a strictly architectural point of view, this kind of construction is just a spatial codification of a planetary socio-economic phenomenon, collective cultural growth presupposing a gradual transformation in languages and signs. But the globalising nature of its economic matrix - a radical change in consumer behaviour always has to come to terms with local reality, and it is along this jagged borderline between a globalising macrocosm and localbased microcosm that architecture takes up its place as a mediating strip, a shared space, connecting element, porous form. So how have the architects interpreted this design theme, which, despite its apparent simplicity, actually calls into play cutting-edge issues in our culture? We get the impression that the challenge between the old and new, history and change, the past and modernity, has been fully embraced without the slightest compromise. Etnapolis stands out on the Catania cityscape with all the force of a work of architecture capable of shaping matter of the highest technological content, steering well clear of the vernacular and carefully moulding spaces and structures based on a syntax complying with both the intimate nature of the work and the very latest guidelines for modern-day architectural experimentation. The centre’s very image, with its metal and reflective surfaces decorated with giant names and letters (giving off a dazzling array of striking light at night-time) evokes a very postmodern sense of consumption viewed as a celebration, coming together and collective ritual. But the most important thing of all is the fact that the entire design enterprise has not been enveloped in a colonialist spirit (i.e. transferring an alien model into an area rich in historical layers), on the contrary it draws on transformations already underway on the local landscape, bringing to light all that is really new and which is now allowed to truly express itself. This takes us back to our initial remarks on language. Designing architecture based on an apparently universal vocabulary, but which in actual fact is aristocratic and elitist, is a bit like using the “latinorum” to confuse the uninitiated. But taking linguistic innovation as a force capable of bringing out the changes actually affecting society, its behavioural patterns and customs means helping it grow, without resorting to unlikely compromises or absurd lacerations with history. This is the underlying sense behind Massimilian & Doriana Fuksas’s project for this new centre in Catania significantly called “Etnapolis” and not “Etnaland”. Maurizio Vitta

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Viste e particolare della facciata principale che copre una superficie di circa 20.000 mq. Nella pagina a fianco, uno dei cortili esterni. Gli spazi pubblici, seppur ampi e articolati, sono pensati come vere agorà contemporanee.

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Views and detail of the main façade covering an area of approximately 20,000 sq.m. Opposite page, one of the outside courtyards. Despite being extensive and carefully constructed, the public spaces are designed like a modern-day town square or agora.

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Negli spazi interni l’illuminazione naturale è ottimizzata grazie a grandi lucernari composti da piani inclinati. I percorsi pedonali sono ridotti al minimo e automatizzati e in tutto il mall prevale una grande valenza

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estetica determinata dalla scelta di elementi di design e materiali di alta qualità. The natural lighting on the inside is optimised by large skylights composed of sloping planes.

The pedestrian ways are reduced to a minimum and automated; the entire mall is imbued with great style due to the choice of designer features and high-quality materials.

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Renzo Piano Building Workshop

Architettura in vetrina

Planimetria generale, sezione trasversale, vista aerea e pianta del piano terra del P&C Department Store realizzato da RPBW in Schildergasse a Colonia.

P&C Department Store, Cologne

Credits Project: Renzo Piano Building Workshop Senior Partner in Charge: B.Plattner Design Team: E.Volz (associate in charge) with L.Coreth, J.Knaat, A.Symietz and R.Baumgarten, A.Belvedere, J.Carter, O.Hempel, J.Paik, M.Prini, J.Wagner; O.Aubert, C.Colson, P.Furnemont, Y.Kyrkos (models) Consultants: Knippers & Helbig (structure), Büro Mosbacher (façade), A.Walz (geometry studies) General Contractor: Hochtief Construction Glazing: Interpane Doors: Schüco-Jansen Handles and Fittings: Glutz Window Frames and Fittings: Schüco Sunshedes: Ferrari Tilework: Quarella Indoor Lighting: iGuzzini, Ansorg Light Switches and Sockets: Jung Furnitures: Vizona Elevators: Schindler Client: Peek & Cloppenburg

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he project for the P&C Shopping Mall in Cologne reinforces the bravery and enlightened enterprise that has placed German architecture at the very forefront of building in the major distribution industry. It was Eric Mendelsohn who, between 1920-30, really injected some fresh life into the architectural design of traditional stone facades and the crystallised unadorned forms of the modern movement. The projects for the Woga complex in Berlin and Schoken warehouses in Chemnitz were described as “Reklamearchitektur” for how they provided the dynamism and dialectical force expected of emerging powers in the German economy. The theme was handled using an idiom which was much more expressive and symbolic of the activities to be catered for inside those new buildings. At the same time, the fluidity of the forms and significant but not overwhelming scale of the structures created positive interaction with the surrounding building fabric. In a figuratively different way, but in a similar spirit of design freedom and profundity, Renzo Piano has shaped a tricky corner lot of Cologne’s monotonous commercial fabric. The Peek & Cloppenburg chain, with a certified pedigree in the German major distribution industry since 1901, sensed the symbolic-promotional value added by fine architecture to embellish and give shape to its own retail spaces, so it commissioned important “signature names” to design its flagship stores in the various cities where it operates. Piano was given Cologne, Meier was contracted for Düsseldorf and Kleihues was chosen for Stuttgart, to mention just a few. Although the 1330 metres of winding façade are the key to the entire design, its vaulted three-dimensional form looming over the neighbouring roofs immediately and symbolically calls to mind the idea of a transfiguration of an old-fashioned 19th-century arcade lined with shops. The city is on one side and the square-shaped mass of the building from which it stems over on the internal side. The large soft tip pointing out near where the two roads intersect announces itself as a key player in the space and frees itself from where it is anchored to the ground through a seamless canopy providing shelter against the elements and preventing the façade from caving in on itself rather blandly. The shell’s transparency reveals all the hustle and bustle going on inside the shop, also providing a sense of the structural pattern and architectural rhythm. Horizontally, the empty space between the façade and retail areas allows us to distinguish the various internal stringcourses of the four levels, which culminate in a large double-height top-floor space. Vertically, the metal web framing the approximately 7,000 glass modules (produced by computerised cutting) is separated by suitable dampers from the main reinforced concrete bearing structure in order to absorb the various heat dilations. This detachment allows us to read (in elevation) the material form and style of the ribs formed by asymmetrical lamellar Siberian larch-wood arches measuring about 28 metres in height. The decreasing resistance required of the arches as they gradually descend is shown by the loss of one of the four overlapping separated layers of which they are composed. The gaps between the wooden ribs are maintained by horizontal tubes. Diagonal cables have been inserted to maintain the static reticular self-supporting pattern of wooden ribs. At the very top they are attached to a curved steel crowning girder, while at the bottom they are hooked onto the first-floor slab by a double-hinged strut. The wooden “rib cage” makes the structural design look less mechanical and conveys the perceptual warmth required to warm up the impact caused by the large amount of glass. The choice of curved frames for the shell, a distinctive feature of lots of RPBW’s projects, never draws on the same solutions, but always suggests a dynamic, active approach to space for works of architecture capable of adopting a respectful attitude to the surrounding environment.

Michel Denancé

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architettura tedesca della grande distribuzione rinnova, col progetto per il Centro commerciale P&C di Colonia, un primato di committenza illuminata e di coraggio progettuale. Era toccato a Eric Mendelshon tra il 1920 e 1930 dare una scossa all’architettura delle facciate tradizionali in pietra e alla cristallizzazione delle forme disadorne del movimento moderno. I progetti per il complesso Woga a Berlino e quello per i magazzini Schoken a Chemnitz erano stati definiti “Reklamearchitektur” per la capacità di interpretare l’esigenza di dinamismo e dialettica propria delle nuove forze dell’economia tedesca. Il tema era interpretato attraverso l’uso di un linguaggio più espressivo e simbolico delle attività che sarebbero state ospitate in quei nuovi edifici. Parallelamente la fluidità delle forme e la scala importante, ma non imponente, dei volumi era stata capace di creare una interazione positiva con il tessuto edilizio circostante. In modo figurativamente diverso, ma con un simile spirito di libertà e profondità progettuale, Renzo Piano ha plasmato un difficile lotto d’angolo del monotono tessuto commerciale di Colonia. La catena Peek & Cloppenburg, di pedigree certificato nel settore della grande distribuzione in Germania fin dal 1901, ha fiutato il valore aggiunto simbolico-promozionale di una buona architettura per vestire e dare corpo ai propri spazi commerciali e ha incaricato importanti “firme” di progettare i propri “flagship stores” nelle diverse città dove è presente. Così a Piano è toccata Colonia, a Meier è stata assegnata Düsseldorf e a Kleihues Stuttgart, solo per menzionarne alcuni. Benché i 130 metri della sinuosa facciata di Piano siano l’idea risolutrice del progetto, la sua forma tridimensionale voltata richiama immediatamente e simbolicamente l’idea di una trasfigurazione di una Galleria di ottocentesca memoria sulla quale si affacciano gli spazi dello shopping. Solo il lato interno è ancorato alla massa squadrata dell’edifico da cui si origina, mentre l’altro lato appartiene alla città. La grande e morbida punta che sporge verso l’incrocio delle due strade si auto-proclama attrice dello spazio e si libera dall’attacco al suolo con una pensilina continua che protegge dalle intemperie e impedisce alla facciata di ricadere troppo banalmente su se stessa. La trasparenza del guscio permette di vedere il brulichio interno al negozio, ma anche di leggere la partitura strutturale e di sentire il ritmo dell’architettura. In orizzontale lo spazio vuoto tra la facciata e le superfici di vendita permette di distinguere i marcapiani interni dei quattro piani, che culminano nel grande spazio a doppia altezza dell’ultimo livello. In verticale la maglia metallica che inquadra i circa 7.000 moduli di vetro (ottenuti grazie al taglio computerizzato) è distanziata con opportuni ammortizzatori dalla struttura portante principale in cemento armato per assorbire le diverse dilatazioni termiche. Questo stacco permette di leggere in prospettiva la caratteristica materica e formale dei costoloni, formati da archi asimmetrici lamellari di larice siberiano alti circa 28 metri. Man mano che si scende la minore resistenza richiesta agli archi si manifesta con la perdita di uno dei quattro strati sovrapposti e distanziati che li compongono. Le costole di legno mantengono il passo orizzontale tra loro mediante tubi orizzontali e assumono uno schema statico reticolare autoportante mediante l’inserimento di funi diagonali. All’apice sono fissate a una trave di colmo in acciaio curvato, mentre in basso si agganciano al solaio del primo piano con un puntone a doppia cerniera. La “cassa toracica” in legno toglie la meccanicità alla soluzione strutturale e trasmette il calore percettivo necessario a riscaldare l’impatto della gran quantità di vetro. La scelta di profili curvilinei per l’involucro che caratterizza molti dei progetti del RPBW non ripropone mai le stesse soluzioni, che sono il frutto di una continua ricerca di combinazioni tra materiali e soluzioni linguistiche, ma suggerisce sempre un approccio dinamico, da protagonista dello spazio per delle architetture capaci di rivelarsi accomodanti e rispettose dell’ambiente circostante. Jacopo della Fontana

Site plan, cross section, aerial view and ground-floor plan of P&C Department Store designed by RPBW in Schildergasse, Cologne.

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Nelle pagine precedenti e sotto, viste della scultoria facciata vetrata curva che pur innalzandosi per cinque piani si rapporta con rispetto con le adiacenti costruzioni storiche quali la cattedrale e la chiesa di St-Antoniter.

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Sopra, sezione trasversale e sezione sulla facciata. Nella pagina a fianco, particolare dell’interno della volta vetrata, caratterizzata da una struttura di 66 archi verticali in legno alti circa 30 m, su cui si inquadrano i quasi

7.000 pannelli di vetro a bassa emissività che formano i 4.900 mq di facciata vetrata. Previous pages and below, views of the sculptural curved glass façade which, despite rising up five floors, respectfully

interacts with neighbouring historical buildings such as St.Antoniter Church. Above, cross-section and section of the façade. Opposite page, detail of the inside of the glass vault composed

of a structure of 66 vertical wooden arches about 30 m high fitted with almost 7,000 low-emission glass panels forming 4,900 square metres of glass facade.

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Prospettiva della struttura della volta vetrata. A sinistra, particolare costruttivo dell’aggancio dei pannelli di vetro alla struttura. Viste degli ampi interni che coprono una superficie di 22.000 mq, di cui 15.000 mq aperti al pubblico. Nella pagina a fianco, la Cattedrale di Colonia vista dall’apice dell’edificio. Perspective view of the glass vault structure. Left, construction detail of where the glass panels hook onto the structure. Views of the spacious interiors covering an area of 22,000 square metres, including 15,000 square metres open to the public. Opposite page, Cologne Cathedral seen from the top of the building.

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Studio D.A.

I luoghi della nuova “socialità”

Giugliano Integrated Commerce Park

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Ipermercato Hypermarket Riserve lavorazioni Storage Negozi/Shops Galleria/Arcade Pavimentazione esterna/ Outside paving

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a questione è nota: le città si espandono, anzi per meglio dire esplodono (mentre i cosiddetti Centri storici implodono, con buona pace di Sovrintendenze, Operatori turistici, Laudatores temporis acti, eccetera). Da tempo immemorabile sono disponibili riflessioni fondamentali a questo riguardo: piuttosto che Simmel o Benjamin, insuperati ma da maneggiare con attenzione e da non usare a sproposito o fuori campo, come invece spesso oggi si fa, almeno la cosiddetta Scuola di Chicago, Park, Burgess, e tanti altri. E oggi Castells certo non può ancora essere trascurato. Ma il torpore è grande e la ricerca langue, tendendo a fornire prodotti standard, per venire incontro a committenze pubbliche che proprio quelli richiedono. Succede allora che, per reagire e per comprensibile desiderio di aggiornamento, si finisce spesso per subire i fascini di formulazioni che provengono da altri campi (e luoghi), forzandone malamente i termini, come per esempio è accaduto e ancora accade per i famosi “non luoghi” derivati da Marc Augé, chiamati in causa e usati totalmente a sproposito centinaia di volte senza il minimo discernimento. Oppure nel caso di quei “grandi contenitori” di “grandi funzioni” di cui alcuni fanno di questi tempi un gran parlare, tentando curiosamente di coniugare la nota “città generica” divenuta in seguito “junk”, di provenienza anglofiamminga e poi ampiamente global, con la tradizione strapaesana della “tipologia” e della “morfologia”, suscitando una pena che è facile immaginare, e allontanandosi anni luce da quanto nel frattempo avviene, a distanza più che ravvicinata. Se poi si fa specialmente attenzione alla distribuzione e al commercio, una buona parte della natura delle metropoli, difficilmente si può non rimanere sorpresi dal ritardo nostrano, tanto rilevante da costituire un vero e proprio caso specifico, di cui purtroppo si hanno a disposizione ben poche history. Lasciando ovviamente da parte gli Stati Uniti e Victor Gruen, per la siderale distanza delle formazioni sociali di riferimento, uno sguardo appena al di là della Alpi, verso ovest, basterebbe per rendersi conto come una trasformazione radicale del settore sia avvenuta a partire dai primissimi anni sessanta. Con tanto di letteratura, da noi mai tradotta né conosciuta; e governata in modo tale da non provocare molti traumi o sconvolgimenti dolorosi. Mentre da noi le Amministrazioni pubbliche, rosse o bianche non fa differenza, rilasciavano licenze agli operai rimasti senza lavoro o semplicemente ai disoccupati, condannandoli, di fatto, a destini terribili. E contemporaneamente resistendo allo spasimo alle richieste di aprire punti vendita da parte delle grandi catene (inizialmente francesi), disposte ad accettare norme urbanistiche capricciose e severissime, e ad accollarsi i costi elevati della costruzione ex novo di servizi pubblici, mense, scuole e così via. Non è difficile farsi un’idea dei danni che questo ha comportato, ben lungi ancora dall’essere sanati: sia sul piano sociale, sia sul piano della competitività economica dei prodotti. Così quello che si poteva fare bene e quando i tempi lo richiedevano è stato fatto male (nella quasi totalità dei casi) e tardi, per di più giocando con grande scorrettezza sulla pervicacia di ideologie rétro, da noi tuttora rigogliose e sotto sotto alimentate. Altro che “think global, act local”! Un vero, ennesimo peccato. Proprio per questo recenti segnali, come questo Parco Commerciale Integrato di Giugliano (Napoli), un organismo davvero notevole per forma e funzioni progettato da Studio D.A., vanno seguiti con grande attenzione: si potrebbe forse, per una volta, saltando tutta una serie di passaggi, riprendere i ritmi giusti del mondo. Contribuendo non poco a riaccendere qualche speranza in luoghi, come in questo caso, davvero difficilissimi sotto ogni punto di vista. Qualcuno parla di “luoghi della nuova socialità”. Può anche darsi. Attenzione però a non trasformare la cosa nell’ennesima formula cretina. E’ importante piuttosto non mollare più la presa. Maurizio Vogliazzo 225 l’ARCA 45


Nelle pagine precedenti, planimetria generale, pianta del piano terra e sezione trasversale sulla galleria commerciale del Parco Commerciale Integrato-Shopping Centre di Giugliano (Napoli); particolare della scultoria pensilina che segna l’ingresso al Centro Commerciale. Previous pages, site plan, ground-floor plan and cross-section of the shopping arcade of the Integrated Shopping Centre in Giugliano (Naples); detail of the sculptural canopy marking the entrance to the Shopping Centre.

Viste dl parcheggio, dell’ingresso e dell’interno del parco commerciale integrato che copre una superficie totale di 87.000 mq organizzati in tre medie e otto grandi superfici. Views of the car park, entrance and inside of the integrated shopping centre covering a total area of 87,000 square metres set over three medium-sized and eight large sections.

Credits Project: Studio D.A. – Cesare M. Casati e Matteo P. Casati Design Team: Valeria Cattaneo, Paolo Cottinelli, Anna Covone, Marie De Moliner, Diego Losa Engineering: Jacobs Italia, Cualbu Town Council Architect: Angelo Cirella Worksite Management: Antonio Amato Builder: Cualbu Promoter: Minoter Gruppo Cualbu Technical Management: Piergiorgio Columbu Site Management: Antonio Amato, Eugenio Argiolas Technical Staff: Antonio Amato, Vincenzo Aragione, Gaetano Di Nardo, Flaminio Paolo, Giuseppe Liscio, Antimo Petito Electrical Plants, Air-Conditioning, Fire Detectors Management: Tesic: Luigino Cherchi, Franco Siccardo Earthworks and Traffic: Sistematyca Concrete Prefab Structures, Plants Beam Structure: RDB, INPES Aluminium Frameworks and Glasses: TMF, Saint-Gobain Metal Entrance and Canopy: TMF, Alucobond Metal False Ceilings: Sicorap, Sadi False Ceilings and Plasterboard Works: Sicorap Rolling Shutters: Corsaro & Lisco Lifts: Khone Lighting: Philips, Linealight Furniture: Fima Client: Innova Costruzioni

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his is a familiar issue: cities are expanding or, putting it more aptly, exploding (while so-called Historical Centres are actually imploding, and being allowed to do so by Superintendents, Tourist Operators etc.). Since time immemorial plenty of thinking has been given to these matters: by the likes of Simmel or Benjamin, unsurpassed but to be handled with care and not used inappropriately or out of context, as so often happens nowadays, at least by the so-called Chicago School, Park, Burgess and so many others. And of course we cannot now afford to overlook Castells. But there is so much lethargy, particularly here in Italy, and research is languishing, in the best of cases tending to produce standardised products to serve public clients who are looking for exactly that. This inevitably means that, as a reaction and out of an understandable desire to keep up-to-date, people often end up succumbing to the charms of other fields (and places), forcing the issue in a harmful way, as has happened and is still happening, for instance, with those famous “non-places” devised by Marc Augé, called into play quite inappropriately on hundreds of occasions without the slightest discernment. Or as in the case of those “huge containers” of “major functions” about which there is so much talk recently, strangely tending referring to the familiar “generic city” or “junk” city as the Anglo-Flemish call it, not to mention the obsession with the “global” or the very Italian “typology” and “morphology”, much to everybody’s understandable dismay and drifting light years away from what is really happening in the meantime very close to home. And then there is so much attention to distribution and trade, occupying much of our metropolises, making it hard not to wonder at Italy’s backwardness. Leaving aside the United States and Victor Gruen, due to the unbridgeable gap between our very different societies, we need only peer just over the Alps towards the west to realise that the sector has changed so radically ever since the early-1960s. With plenty of literature on the topic, although never translated into Italian and hence left unread; here everything is managed without causing too much trouble or painful dismay. While the public administrations in Italy, regardless of their political allegiances (it makes no difference), have been issuing licences to redundant workers or just simply the unemployed in general, actually condemning them to terrible fates. And, at the same time, battling with all their might to prevent new sales outlets from being opened by major chains (initially French), willing to accept capricious and incredibly stringent townplanning regulations and take on the extremely high costs of rebuilding public services, canteens and schools etc. from scratch. It is not hard to imagine the damage this has caused, still a long way from being repaired: both on a social level and in terms of the economic competitiveness of products. So what needed to be done properly at a certain time has been done poorly (in almost all cases) and too late, drawing quite inopportunely on backward ideological underpinnings, all still blossoming and deep-down even encouraged here in Italy. This is anything but “thinking global and acting local”! It is genuinely sinful, yet again. For these reasons, certain recent signs like this Integrated Retail Centre in Giugliano, a truly notable construction in terms of its shape and purpose, need to be monitored very carefully: perhaps for once we are back on track with the rest of the world (having leapfrogged a whole series of intermediate stages). Actually giving fresh hope to certain places, like here, which are extremely tricky to deal with in every respect. Some people talk of “new places for socialising”. May be that is right. But let’s be careful not to turn this into yet another ridiculous soundbite. The important thing is not to lose grip. Maurizio Vogliazzo 48 l’ARCA 225

Lo shopping centre di Giugliano offre alla clientela una galleria commerciale con 93 negozi, una food court e un ipermercato di 11.500 mq.

The Giugliano shopping centre offers customers a shopping arcade with 93 shops, a food court and hypermarket covering 11,500 square metres.

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Studio D.A.

Il Centro urbano lineare A New Commercial Street

Il progetto per la riqualificazione di Viale Gramsci a Grugliasco (Torino) prevede la realizzazione di un sistema costituito da una serie di “pali” attrezzati che sostengono un lungo nastro tecnologico che, come una pellicola sinuosa si avvolge tra i filari degli alberi. Il nastro definisce e circoscrive luoghi di sosta per il riposo, l’ascolto di musica, chioschi vendita, sportelli di informazione e di assistenza pubblica. The project to redevelop Viale Gramsci in Grugliasco (Turin) involves the construction of a system of specially equipped “posts” supporting a long technological belt which, like a winding film wraps in and out of the rows of trees. The belt marks and circumscribes rest areas and places for listening to music, a vending kiosk and information/public assistance points.

Credits Project: Studio D.A. – Cesare M. Casati e Matteo P. Casati Design team: Valeria Cattaneo, Paolo Cottinelli, Anna Covone, Marie De Moliner 3D rendering team: Laura Calcagnini, Alessio Cardoso, Monica D’Alò, Giancarlo Zema, Manuela Zenobi Client: Città di Grugliasco (Torino)

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niettare qualità nella giungla delle espansioni urbane che nei decenni postbellici hanno conosciuto, e ancora conoscono, ritmi e modi che mai si sarebbero potuti immaginare, qualcosa di paragonabile all’inesorabile e folle distruzione della foresta amazzonica ma se possibile all’ennesima potenza, è da tempo ormai ovunque, o quasi, uno degli obiettivi all’ordine del giorno. Dichiarati da Enti sovranazionali, da Amministrazioni di ogni ordine e grado, da Università e Istituti di ricerca, e così via, giù giù talvolta fino al tavolo di diversi progettisti anche famosi e comunque illuminati. Detta così può sembrare uno schieramento poderoso, destinato a sicuri successi; purtroppo invece non lo è, si tratta piuttosto di una enorme carretta del mare piena di falle e coi motori al collasso, per motivi di arretratezza culturale e tecnica, di debolezza politica, di fragilità progettuale, di esiguità di risorse stanziate, di opposizioni potentissime di interessi spietati e senza volto. Ecco allora moltiplicarsi i tentativi penosi di far fronte a mutazioni sociali e fisiche ormai decisamente telluriche con armi spuntate e ridicole, ma pur sempre piuttosto abbastanza costose. Arredi urbani (già il termine è grottesco), panchine, fioriere, cestini, lampioni, selciati, insegne, e chi piu’ ne ha piu’ ne metta; oppure il cosiddetto verde pubblico (termine se possibile piu’ grottesco ancora), declinato in aiuole e aiuolette di risulta, rotonde, parchini e parchetti con piantumazioni immonde e giochi bimbi noiosi e ambiziosi, gradinate ad anfiteatro sul nulla, interventi incerti in luoghi penosi definiti piazze senza esserlo mai state, eccetera. Il tutto puntualmente divelto in poche ore notturne, devastato dalle bottiglie di birra e dai loro cocci abbandonati, da micro e macro discariche. Ci sarà pure qualche motivo, perché insistere allora? O non sarà, questo che viene definito un po’ sommariamente degrado, una qualche forma di riconoscimento identitario visto come attraverso un negativo di una nuova, e tuttora di fatto sconosciuta, fauna metropolitana che certo non è più quella dei signori e delle signore che andavano in landò fra bottegai e artigiani e alla domenica a braccetto al Bois de Boulogne o al Jardin des Plantes, tanto per fare un esempio universalmente noto? E i cui desideri e modi di vita andrebbero al più presto scandagliati, evitando con cura quelle buffe esplorazioni neocolonialiste oggi così trendy nei milieu intello? Riprende invece giustamente un filo rosso di ricerca che dalla metà degli anni Sessanta del secolo ormai passato in poi è sempre stato proprio della parte più avvertita, sperimentale e intelligente dei progettisti, sulla scia di Fuller passando dai Radicals, in largo anticipo sempre nel prevedere i processi di trasformazione, e perfino l’irruzione delle nuove tecnologie informatiche, questa proposta dello Studio D.A. per un nuovo assetto del viale Gramsci a Grugliasco. Alle porte di Torino, nel cuore di un territorio che più di ogni altro italiano ha conosciuto tutto dell’industrializzazione, dalla nascita fino alla (quasi) sua morte, dove in termini di cambiamenti sociali e riconversioni tutto è avvenuto e sta avvenendo, un nastro rosso viene snodato ad altezza opportuna ridisegnando, di fatto, uno spazio ora qualunque. Non si tratta di un ennesimo espediente di arredo. E’ una vera e propria infrastruttura, che innerva, connette e mette in rete tutti quanti e tutto quanto, disponibile a una molteplicità di usi, indifferente al colore della pelle e, nei limiti del possibile, delle diverse possibilità economiche. Accesso all’informazione attiva e passiva per tutti, e ricadute formative, quindi: come si richiederebbe a una metropoli; e nel medesimo tempo un supporto per impianti in grado di generare qualità sensoriali variabili e raffinate in un luogo che ne è privo. Architettura, perché di questo si tratta, deliberatamente declinata alla scala di sistema ambientale. Maurizio Vogliazzo 225 l’ARCA 51


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njecting quality into the jungle of urban expansions, which during the post-war decades happened at rates and in ways which were hitherto unthinkable, something comparable to the relentless and mad destruction of the Amazon rainforests only, if possible, multiplied to the nth power, has for some time now been one of the main objectives on the daily agenda just about everywhere (or almost). Openly declared by supranational bodies and administrations of every type and kind, by universities and research institutes and so on right down to even the drawing boards of various architects, some of them even famous and all of them enlightened. Put like that, such a powerful lobby might seem destined for certain success; unfortunately, though, it is not; in actual fact it is more like a huge sea tramp full of leaks and with broken-down engines, due to both cultural and technical backwardness, political weakness, design fragility, a lack of allocated resources and extremely powerful opposition from unyielding, faceless interest groups. So we end up with a whole array of absurd attempts to handle socio-physical changes on a decidedly telluric scale using nothing but ridiculous, blunt weapons, which nevertheless are still rather expensive. Urban furbishing (even the name is grotesque), benches, flower beds, wastepaper bins, lampposts, pavements, signposts and all the rest; and yet so-called public greenery (an even more horrible expression, if that were possible), meaning flower beds, roundabouts, little parks and gardens landscaped horribly, and boring yet ambitious children’s playgrounds, amphitheatre-like steps in the middle of nowhere, rather uncertain projects for terrible little places referred to as squares without actually having ever been such etc. Everything is then suddenly uprooted overnight, ruined by beer bottles and their broken remnants, not to mention micro and macro waste dumps. There must be some reason for this, so why continue in the same vein? Or might not this so-called degradation actually be some form of identifying recognition of a new and as of yet unknown breed of metropolitan fauna, a far cry from the ladies and gentlemen who used to travel arm-in-arm past the shopkeepers and craftsmen inside their landaus on a Sunday in the Bois de Boulogne or Jardin des Plantes, just to give a universally known example? This new project to redevelop the layout of Viale Gramsci in Grugliasco designed by Studio D.A. rightly takes up that thread of stylistic research which, from the mid-1960s onwards, has always been the prerogative of the most cutting edge, experimental and intelligent of architectural designers, following in the wake of Fuller and the Radicals, always well ahead of their time in envisaging processes of change and even the dramatic onset of new forms of computer technology. A red strip has been carefully wrapped around at just the right height to redesign what is now just any old space in the city of Turin, in the heart of an area which, more than any other part of Italy, has experienced everything in terms of industrialisation, from its birth until (almost) its death, where everything has happened and is still happening in terms of social changes and conversions. This is not just another furbishing expedient. It is an authentic infrastructure, which reinforces, connects and networks everybody and everything, all geared to a vast array of uses, indifferent to skin colour and, as far as possible, to differing financial possibilities. Access to active and passive information for everybody, with all the training and educational implications this entails: just what you would expect of a metropolis; and at the same time supporting systems capable of generating elegant and variable sensorial qualities in a place in which they are distinctly lacking. Architecture, because that is what this is, deliberately geared to an eco-scale. Maurizio Vogliazzo

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In basso, rendering del nastro che, oltre a disegnare e ricucire il percorso, è l’elemento di distribuzione degli impianti tecnologici, tra cui le fibre per la comunicazione, energia, acqua, luce, audio, video. A sinistra, pianta e sezione del percorso attrezzato. Sopra dal basso: schema della distribuzione del verde pubblico e del verde privato; schema dei parcheggi; schema della distribuzione delle attività commerciali. Bottom, rendering of the belt which, as well as shaping and stitching together the pathway, also sets out the technological systems, including fibres for communication, energy, water, light, sound and images. Left, plan and section of the specially equipped pathway. Above, from bottom: diagram showing how the public and private landscaping is set out; diagram of the car parks; diagram of the layout of commercial operations.

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Sotto, schema di assemblaggio esemplificativo e viste di Viale Gramsci prima dell’intervento. Below, exemplary assembly scheme and views of Viale Gramsci before the work.

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Rendering di alcuni tratti del nuovo percorso che si snoda per oltre 800 m. La pavimentazione prevista è di legno mineralizzato. Tutte le strutture sono studiate tenendo conto della facile

manutenzione e in modo da minimizzare il pericolo di vandalizzazione. La proposta progettuale considera inoltre la possibilità di facile ampliamento, flessibilità o modifica del layout generale.

Renderings of some sections of the new pathway stretching for over 800 metres. The flooring is planned to be made of mineralised wood. All the structures are designed with ease-of-maintenance

in mind and to minimise any danger of vandalism. The design also provides for easy extension, flexibility or altering the general layout.

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Gabbiani & Associati

Volontà d’aver potenza

Emisfero Shopping Centre

Planimetria generale e sezioni del Centro Commerciale Emisfero a Monfalcone (Gorizia). Nella pagina a fianco, particolare del

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rivestimento esterno in cui si è utilizzato il marmo repen proveniente dai vicini altopiani.

Site plan and sections of the “Hemisphere” Shopping Mall in Monfalcone (Gorizia). Opposite page, detail of the outside cladding using Repen

marble from the nearby highland plains.

Matteo Piazza

L’

architettura s’identifica sempre col padre che l’ha generata. L’educazione, le qualità morali, l’umiltà del professionista, sono gli indici che danno all’opera quella forma impercettibile, nascosta nella pietra, che palesa lo spirito del suo contenuto. L’architettura, quella vera, è come se portasse con sé la personalità e l’educazione di chi l’ha disegnata. E’ il caso del Centro Commerciale di Monfalcone, chiamato Emisfero, progettato dallo studio Gabbiani & Associati di Vicenza. Lo Studio, che opera dal 1989, è condotto da Bruno Gabbiani, dalla figlia Marcella e da Sergio Peruzzo; una sorta di tradizione professionale in atto, il cui operato è caratterizzato da un’alta qualità professionale. Il tema si lega a Monfalcone, su un’area di circa 6.000 metri quadrati situata alla periferia della città e localizzata all’innesto tra le statali di Gorizia, Venezia e Trieste. Data la felice posizione, il Centro è raggiungibile in circa venti minuti da un catino d’utenza di circa 250.000 persone. Insomma, va subito detto che appare lontano dai nonluoghi tanto citati dall’antropologo Marc Augé. All’interno dei corridoi affiancati da 50 negozi e progettati in uno spazio caratterizzato da un delicato senso ergonomico, i visitatori sono accolti in modo costante da una luce naturale e da una texture di materiali, che descrivono l’ambiente in modo da lasciare che l’identità degli individui che lo percorrono non venga persa. Il visitatore resta come sospeso a mezz’aria, svincolato dal passato così come dal futuro; rimane pervaso dal momento reale che lo coinvolge nel corso della visita, attento al suo processo percettivo. Si tratta di una condizione, generata dai volumi dell’edificio, molto particolare, il cui archetipo può essere individuato nell’idea di limbo. Gli oggetti sono come ombre che non si parlano fra loro, ma generano il compromesso fra visitatore e oggetto in vendita. Lo spettatore vive in una realtà dominata dalla memoria, che passa attraverso il racconto architettonico, fino alla soddisfazione di una necessità tesa a generare dei nuovi bisogni. E’ l’azione misteriosa della tranquillità che sa generare l’architettura, quando è mirata a farci dimenticare tutto, altrimenti rischiamo la saturazione. Questo appare anche dall’impianto architettonico, che denuncia un aspetto quasi fortilizio; così, il desiderio di un confronto col territorio, con Monfalcone città che porta con sé, nel suo percorso di crescita, i segni della Prima Guerra Mondiale e la ribellione repressa alle varie sottomissioni straniere da Aquileia, alla Francia e all’Austria. L’essere sulle foci del Timavo la identifica come posto di vedetta per l’Oriente ma, soprattutto, la sua produzione industriale la riscatta attraverso gli storici cantieri navali della famiglia Cosulich. Ecco allora Emisfero, il Centro Commerciale che vuole esprimere la volontà di avere potenza, proprio quella che, fra le potenze economiche, politiche e religiose, è la maggiore, cioè quella prodotta dalla tecnica. Ecco la conferma, come a prima vista è apparso, che l’edificio, in primo luogo, denuncia la tecnica della natura con la sua accoglienza alla luce e, poi, quella dell’anima con il suo desiderio di esprimere forza. La sua volontà di potenza stabilisce la tendenza del mercato, perché il suo disegno ha prestato ascolto alle voci che ne proclamavano l’inviolabilità: le voci della tradizione culturale del progetto architettonico. I progettisti sono stati capaci di far alzare il convitato di pietra, cioè la filosofia del progetto contemporaneo, per fargli mostrare che il suo precedente star seduto era un grande errore, in quanto rappresenta la filosofia latu sensu del nostro tempo. Ecco una caratteristica sorprendente del panorama filosofico contemporaneo che, mentre si rivolge alla filosofia della mente, lo stesso non sembra prestare attenzione alla filosofia dell’architettura, della materia, della fisica. Lo studio Gabbiani fa riflettere, attraverso questo progetto, sulla filosofia della natura dell’uomo, adeguata alle effettive conoscenze fisiche relative al mondo in cui viviamo. Mario Antonio Arnaboldi

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Credits Project and Site Management: Studio Gabbiani & Associati-Bruno Gabbiani, Marcella Gabbiani, Sergio Peruzzo, Patrizia Rabachin (coordination)

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Project Team: Remigio Salvagnini, Damiano Salvan, Gianluca Trentini, Massimo Turbian Collaborators: Fortunato Dal Ponte, Ivo Frigo, Sante Gasparotto, Andrea Zambelli

Structures: Angelo Cenghiaro Hydraulic Plant Project: R.C.S. Electrical Plant Project: Protecno Engineering Fireproofin Project: Dario Cecchetto

Management and Marketing Consultant: ICC Italiana Centri Commerciali General Contractor: Rizzani De Eccher Prefab Structures: SCT d.d. Wood Structures: Wiehag

Mechanical Plants: Tecnocim Electrical Plants: Alfa Impianti Lighting Appliances: Targetti, Siemens Floors: GranitiFiandre Frameworks: Aghito

Cladding: Base Metal Structures: Icom Engineering Client: Alicom S.r.l., gruppo Unicomm

Nella pagina a fianco, viste delle sinuose linee esterne. Sotto, vista della galleria centrale e particolari dei lucernari. L’impianto del centro a galleria doppia, per un totale di 50 negozi, si attesta su due mall di

media dimensione, che servono baricentricamente il grande parcheggio. Le gallerie e i mall sono stati pensati come vie cittadine commerciali, ovunque illuminate dall’alto dalla luce naturale,

che è stata filtrata e schermata, in modo da risultare confortevole in tutte le stagioni dell’anno, per consentire durante le ore diurne un’illuminazione quasi esclusivamente naturale dei percorsi.

Opposite page, views of the winding outside lines. Below, view of the central arcade and details of the skylights. The layout of the twinarcade centre holding 50 shops is constructed around

two average-size malls, which serve the large car park from a barycentric position. The arcades and malls are designed as commercial city streets, lit from above all over by natural light, which is filtered

and shielded so that they are comfortable at all times of year, providing almost exclusively natural lighting for the pathways during the daytime.

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Il progetto ha utilizzato i materiali costruttivi propri dell’architettura contemporanea, quali l’acciaio, il cristallo, l’alluminio, il calcestruzzo, il gres ceramico, senza trascurare quelli

naturali e familiari nel territorio, quali il legno, qui impiegato nella copertura con la tecnologia lamellare. Tutti materiali sono stati reinterpretati in chiave contemporanea e con grande attenzione alle

esigenze di funzionalità ed economicità della struttura nel suo insieme. The project drew on the building materials of modern-day architecture, such as

steel, glass, aluminium, concrete and ceramic tiling, without overlooking familiar natural materials found locally, such as wood, here used for the roof using lamellar technology. All the

materials have been given a modern-day look, focusing on practical requirements and economising on the overall structure.

A

Il progetto ha voluto rendere piacevole il passeggio nella galleria coperta, mediante l’uso attento della luce naturale, il calore dei materiali, la varietà delle forme e dei percorsi. Le forme e la

distribuzione planimetrica facilitano l’orientamento degli utenti, in una struttura piuttosto estesa, riducendo al minimo la segnaletica necessaria.

The project aimed at making wandering through the covered arcade an enjoyable experience by making careful use of natural light, warm materials and a variety of forms and pathways. The forms and overall

layout are designed to help shoppers find their way around, thereby reducing the need for signposting to a minimum.

rchitecture always identifies with the father who created it. Manners, models and professional humility are the clues which give a work that imperceptible form, hidden in stone, which embodies the spirit of its content. Architecture, real architecture, seems to carry within it the character and breeding of its designer. This is the case with the Monfalcone Shopping Mall, known as the “Hemisphere” (Emisfero) designed by Gabbiani & Associati from Vicenza. The firm, which has been in business since 1989, is run by Bruno Gabbiani, his daughter Marcella and Sergio Peruzzo; a sort of professional tradition in act, constructed around high standards of professional expertise. The project theme is linked with Monfalcone and covers an area of approximately 6000 square metres in the city suburbs, at the crossroads between the highways to Gorizia, Venice and Trieste. Given its favourable location, the mall is within 20 minutes’ distance of about 250,000 potential shoppers, which, bearing in mind that it is a shopping mall, tends to transform it into a real suburban square, a focus of trade and information. So it is immediately worth noting that it appears to be a far cry from the non-places referred to by the anthropologist Marc Augé. Inside the corridors, flanked by 50 shops and designed in a space with a delicate sense of ergonomics, visitors are greeted by seamless natural light and a palette of textures creating a setting in which the identity of the people frequenting it is never lost. Visitors almost seem to be suspended in midair, detached from both the past and future; they are invaded by the very instant in which they are enveloped as they visit the mall, carefully in tune with the perceptual process. This condition is generated by the unusual structures of the building, whose archetype lies in the idea of limbo. The objects are like shadows which, while not speaking to each other, create a compromise between the shopper and object on sale. The onlooker lives in a state dominated by memory, which is filtered through the architectural narrative until the need for generating new desires is satisfied. This is the mysterious action of the calmness architecture generates when it is designed to make us forget everything, in order to avoid the risk of saturation. This also emerges from the architectural layout, which almost looks like a fortress; it creates a desire to interact with its setting, with the city of Monfalcone which carries within it, as part of its growth process, marks left by the First World War and the rebellion against various foreign invaders from Aquileia, France and Austria. Being at the mouth of the River Timavo makes it a look-out point towards the East but, most significantly, its industrial production has been injected with fresh life by the Cosulich family’s historical ship-building yards. So here is the “Hemisphere”, a Shopping Mall designed to express a will to power just where the economic, political and religious forces are strongest: i.e. the forces generated by technology. Just as it seemed at first sight, the building clearly evokes the technology of nature by embracing light, as its desire to express strength represents the technology of the “soul”. Its will to power sets the market trend, because it is designed with a careful ear for all those voices claiming its inviolability: the voices of the cultural tradition of architectural design. Bruno Gabbiani in conjunction Marcella Gabbiani and Sergio Peruzzo have erected this “unwelcome guest” (viz. the philosophy of contemporary design), to show that what went before was a big mistake, and this new building successfully represents modern-day philosophy in the broadest sense. A strange thing about the modern-day philosophy scene is that, while it focuses strongly on the philosophy of mind, it seems to ignore the philosophy of architecture, matter and physics. The Gabbiani firm’s project makes us think about the philosophy of human nature, adapted to our actual knowledge of the world in which we live. Mario Antonio Arnaboldi 60 l’ARCA 225

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Dini Architettura Associati

Il linguaggio dello shopping In Milan

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Pagina a fianco, dall’alto, il Garage Traversi (realizzato nel 1938 su progetto di Giuseppe De Min e Alessandro Rimini); rendering del nuovo complesso polifunzionale; lato nord di piazza San Babila.

Opposite page, from top, Traversi Garage (designed by Giuseppe De Min and Alessando Rimini in 1938); rendering of the new multi-purpose complex; north side of Piazza San Babila.

Sequenza planimetrica dei piani destinati a funzioni e settori merceologici diversi. Il centro polifunzionale è destinato a emporio commerciale con areee espositive

e di ristorazione oltre che Centro Benessere. Planimetric sequence of levels serving various goods categories and functions. The multi-purpose

centre is designed for retail shopping purposes with exhibition and refreshment areas, as well as a Health & Beauty Centre.

ilano e l’architettura contemporanea: un grosso pesce del Naviglio, perennemente avvolto con carta di giornale umida di roventi polemiche, innescate da parte di chi non desidera il rinnovo urbano. Pare strano per una città che pretende di farsi passare per capitale europea del buon gusto globale, mentre è sempre più una vetrina, ormai incrinata, dello stilismo tono su tono. In una città di “sarticonvintidiesseregeni” (che pretendono di regalarsi interi edifici – per esempio: destinare a showroom monogriffe il nuovo complesso – per gridare al mondo che o si vestono abiti firmati o si vince il panettone d’oro del buzzurro di turno), l’architettura rischia di restare nuda e in calzini corti, facendo così sorridere il resto del mondo. A dar manforte a chi si strappa capelli e vesti, pur di salvaguardare privilegi e posto macchina al coperto in un parcheggio incastonato nel centro storico, lamentandosi che la città muore di traffico, facendo finta di non sapere che sono proprio i parcheggi ubicati in zone centrali ad attirarlo. Il nuovo complesso, progettato da Claudio Dini con Attilio Garuti e Tommaso Sassi, sorgerà dove ora c’è il Garage Traversi (inutilizzato dal 2003, realizzato nel 1938, su progetto degli architetti Giuseppe De Min e Alessandro Rimini), in una zona centralissima, a qualche centinaio di metri dal Duomo di Milano. Racchiuso fra preesistenze storiche e di più recente costruzione, il complesso polifunzionale recupera in parte alcune memorie del Garage Traversi, puntando su alcune modalità formali e sull’impiego di particolari materiali. L’uso diffuso del vetrocemento in facciata è una chiara allusione al Razionalismo, è conservazione di un immaginario proprio degli edifici industriali come era appunto considerato in quegli anni un grande parcheggio per automobili. Il resto invece è una rilettura critica della stagione postmodernista, ormai archiviata da tempo, ma che nella fattispecie risulta pertinente, visto che l’intorno urbano è denso di suggestioni dell’architettura Novecento, sorta durante il ventennio fascista. Peccato che la complessa volumetria dell’edificio sia in parte occultata da altri edifici. La commistione di volumi semiconici, curvilinei, contrapposti a piani ritagliati irregolarmente configura la struttura come un grande frammento di motore d’automobile, dunque un’architettura di forte valenza simbolica, seppure retroattiva, visto che il luogo sarà sostanzialmente un contenitore di spazi pubblici, micropiazze, in cui si affacceranno negozi, spazi espositivi e quant’altro legato al commercio di alto livello. In cima, una grande terrazza protetta da una “visiera” offrirà un inedito punto di vista su una parte di città di rilevante pregio architettonico e commerciale, visto che accoglie non solo negozi legati alla moda (via Montenapoleone e via Della Spiga distano pochi passi) ma anche showroom del design made in Italy. Note storiche sul sito. Fino agli anni Trenta, l’attuale piazza San Babila era poco più di uno slargo che si ampliava alla fine dell’attuale corso Vittorio Emanuele ed era prospiciente la chiesa romanica dedicata a San Babila. Era l’antico Carrobio di Porta Orientale dove sostavano i carri prima di essere ammessi all’interno della città. Nel 1926, fu bandito il concorso per il nuovo Piano Regolatore e l’anno dopo iniziarono vaste demolizioni, nel 1934 iniziarono i lavori di costruzione che configurarono l’attuale situazione urbanistica. Carlo Paganelli

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ilan and modern-day architecture: a giant fish from the Naviglio canal, ever wrapped in a damp newspaper of ferocious polemics, triggered off by all those opposed to urban renewal. Strange for a city that wants to pass itself off as the European capital of global good taste, whereas in actual fact it is looking more and more like a damaged showcase of two-tone stylishness. In a city of “fashiondesignerswhothinktheyaregeniuses” (who expect to have entire buildings placed at their disposal – e.g.: turning a new complex into a single-label showroom – to announce to the world that you either wear designer clothes or you win the Golden Panettone for being an uncouth peasant), architecture is in danger of being left naked or dressed in nothing but short socks, a laughingstock for the rest of the world. Providing a helping hand to those people who are willing to rip their hair out (or clothes off) just to hold on to certain privileges and a covered parking spot in a car park in the city centre, complaining that the city is dying from too much traffic and acting as if they did not realize that it is car parks in downtown areas that really attract traffic. The new complex, designed by Claudio Dini with Attilio Garuti and Tommaso Sassi, will be situated where Traversi Garage now stands (designed by the architects Giuseppe De Min and Alessandro Rimini in 1938 but unused since 2003) in a very central location, just a few hundred meters from Milan Cathedral. Enclosed between historical buildings and more recent constructions, the multipurpose complex partly draws on old features of Traversi Garage, focusing on certain stylistic traits and the use of particular materials. The widespread use of glass blocks for the façade clearly evokes Rationalism, holding onto the kind of industrial building image that would have been associated with a car park back in those days. The rest, however, is a critical rereading of postmodernism, which, despite having been archived away some time ago, actually turns out to be pertinent in this case, bearing in mind that the urban surroundings are full of allusions to 20thcentury architecture built during the 20-year Fascist regime. It is a pity that the building’s intricate structural design is partly hidden by other buildings. The mixture of semi-conical and curved structures, contrasting with the irregular layout of the different levels, makes the building look like a giant part from a car engine. Consequently this is a highly symbolic (but rather retro) architectural design, seeing as the place will basically be used as a container for public spaces and micro-plazas, which will be lined with shops, exhibition spaces and everything else connected with top-class commerce. A large terrace at the top, protected by a “visor”, will provide an unusual viewpoint across an architecturally and commercially striking part of the city, seeing as it is not just the home of fashion boutiques (Via Montenapoleone and Via Della Spiga are just a few steps away) but also showrooms for designer goods made in Italy. Historical notes on the site. Until the 1930s, what is now Piazza San Babila was little more than a widening at the end of what is now Corso Vittorio Emanuele opposite a Romanesque church devoted to St. Babila. Old Carrobio di Porta Orientale was where carriages used to be left before they were allowed into the city. A competition to design a new urban development scheme was launched in 1926 and extensive demolition work began the following year. Building work on creating the current town plan actually started in 1934. Carlo Paganelli

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Rendering e fronte sud-est. Rendering and south-east front.

Schizzi di progetto di Claudio Dini, sezione trasversale e simulazione del rapporto fra nuovo edificio e preesistenze.

Project sketches by Claudio Dini, cross section and simulation of how the new building relates to existing constructions.

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Reichen & Robert

Rendering dell’edificio che ospiterà il multisala affiancato dal blocco dei parcheggi.

Reichen & Robert

Rendering of the building which will hold the multi-secreen theatre flanked by the car park block.

Commercio, cultura e svago

Revitalizing the Docks in Le Havre

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Credits Project: Reichen & Robert Engineering: Cotec, Becebat, Inex Client: ING Real Estate, Vinci Immobilier

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Sopra, planimetria generale e pianta del piano terreno, sezione longitudinale, facciate sud e nord del nuovo polo commerciale, culturale e di svago che verrà ricavato dalla riconversione degli antichi Docks Vauban a Le Havre. Su un’area di oltre 60.000 metri quadrati, 40.000 verranno destinati ad attività commerciali mentre i restanti saranno

adibiti a strutture per lo sport e il tempo libero, tra cui un bowling e un cinema multisala. L’inaugurazione è prevista per la fine del 2008. Above, site plan and ground-floor plan, longitudinal section, south and north facadesof the new shopping, leisure and entertainment centre which will be

constructed out of the old Vauban Docks in Le Havre. 40,000 square metres of an area covering 60,000 square metres will be devoted to retail activities, while the remaining area will host sports and leisure facilities, including a bowling alley and multi-screen film theatre. It is planned to open at the end of 2008.

e Havre, la città di Auguste Perret riconosciuta dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità, ha avviato un importante ed esteso programma di trasformazione e rivitalizzazione della sua zona industriale. Tra i punti forti di questo piano d’intervento, gli antichi docks, esempio straordinario di architettura portuale,costruiti alla metà dell’Ottocento sul modello inglese e uniche strutture sopravvissute alle distruzioni della seconda guerra mondiale. Testimonianza di un passato commerciale particolarmente fiorente – erano una delle principali piazze per il commercio del caffè fino agli inizi del XX secolo – i docks hanno visto in questi anni recenti uno svuotamento delle attività, trasferitesi nel nuovo Porto 2000. Non sono sfuggite alla municipalità le straordinarie potenzialità fondiarie di questo insieme di oltre 60.000 metri quadrati in vista di un rilancio dei quartieri sud. La posizione strategica all’ingresso della città bassa, l’ampiezza e la generosità delle superfici dei vecchi depositi, il loro impianto distributivo ritmato da sequenze ripetitive, le stesse strutture in legno che disegnano gli edifici e delimitano le strade interne coperte dando origine a una sorta di città, si sono mostrate come le condizioni ideali per la trasformazione in un polo commerciale, di cultura e di svago. Il progetto dello studio Reichen & Robert si appropria delle suggestioni storiche e architettoniche di questi luoghi e le proietta in una visione contemporanea di nuovi spazi urbani. Nel rispetto delle antiche strutture, gli architetti si inseriscono in questi spazi valorizzandone le caratteristiche di flessibilità e di naturale possibilità di trasformazione. L’impianto originario viene mantenuto nel nuovo progetto amplificando le aperture verso il bacino, sottolineando i passaggi coperti e la leggibilità dei percorsi, riaffermando in una visione più attuale il rigore e la semplicità dell’architettura portuale. Il via definivo al progetto è stato siglato all’inizio di quest’anno con la vendita dei Docks Vauban al gruppo Vinci Immobilier e la banca ING Real Estate per circa 11 milioni di euro. L’obiettivo dell’operazione, che prevede un investimento di 100 milioni di euro di cui 12 milioni a carico della municipalità per la sistemazione degli spazi pubblici, è quello di offrire alla città un nuovo luogo di vita e di aggregazione in grado di bilanciare e integrare l’offerta del centro storico. Ambiente, passeggio ed evasione sono i punti sui cui si regge l’intera operazione che coniuga all’offerta commerciale, strutture per il tempo libero e la cultura. Dei circa 40.000 metri quadrati destinati al commercio, 10.000 metri quadrati saranno occupati da un vivaio con serra tropicale a cui si sommano oltre 26.000 metri quadrati per sport e svago con il progetto di un bowling e di un multiplex di 12 sale cinematografiche. Il progetto che dovrebbe essere aperto al pubblico per le feste di fine 2008 completa un più ampio intervento di riqualificazione della zona di interfaccia città-porto che vede anche la prossima realizzazione di un complesso acquatico (fine 2007) e del Centro del Mare e dello Sviluppo Sostenibile (2009), entrambi di Jean Nouvel, e di un insieme di 500 alloggi nel quartiere di Saint Nicolas de l’Eure, una delle più interessanti testimonianze dell’identità portuaria di Le Havre. Elena Cardani

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e Havre, the city of Auguste Perret which UNESCO has recognised as part of the world heritage, has set an important, extensive programme under way to transform and revitalise its industrial district. One of the strengths of this plan of works is the docklands, an extraordinary example of port architecture built in the mid-19th century along British lines and the only structures to survive the destruction of the 2nd World War. A living testimony to a particularly flourishing commercial past – it was one of the leading centres in the coffee trade until the early-20th century – the old docks have seen their operations fall away dramatically over recent years as business has been transferred to the new Port 2000. The city council has not lost sight of the incredible real-estate potential of this area covering a total of over 60,000 square metres, with a view to redeveloping the southern districts. Its strategic position at the entrance to the lower city, the size and extent of the surfaces of the old warehouses, their repetitive layouts, and the wooden structures shaping the buildings and demarcating the covered inner roads, combine to create a sort of city and have turned out to be the ideal conditions for transforming the site into a shopping, culture and leisure centre. The project designed by the Reichen&Robert firm draws on the historical and architectural connotations of these places and projects them into in more modernday vision of new urban spaces. Respecting the old structures, the architects have enhanced the flexibility of these spaces that naturally lend themselves to transformation. The new project keeps to the

original layout, extending the apertures over by the basin, emphasizing the covered passageways, making the pathways easier to read, and creating a more modern-day rendition of the precision and simplicity of port architecture. The official go-ahead for the project was given at the beginning of this year when Vauban docks was sold to the Vinci Immobilier Group and ING Real Estate Bank for approximately Euros 11 million. The operation, envisaging an investment of Euros 100 million (12 million of which funded by the City Council to redevelop public spaces) is to provide the city with a new and lively congregation place capable of balancing out and integrating what the old city centre still has to offer. The environment and leisure time are the linchpins of the entire operation, whose commercial activities are supplemented by leisure and cultural facilities. Of the approximately 40,000 square metres allocated for commercial purposes, 10,000 square metres will be taken up by a nursery with a tropical greenhouse and a further 26,000 square metres will be used for sports and leisure purposes with plans for a bowling alley and a 12-screen multiplex film theatre. The project, which ought to be open to the public by the holiday period at the end of 2008, completes a more extensive project to redevelop a city-port interface zone, where an aquarium (end of 2007) and Sea and Sustainable Growth Centre (2009), both designed by Jean Nouvel, and a 500unit housing complex in the Saint Nicolas de l’Eure neighbourhood, one of the most interesting testimonies to Le Havre’s port identity, are also planned to be built soon. 225 l’ARCA 67


La spianata d’ingresso e sotto l’affaccio lungo quai des Antilles con i vecchi edifici industriali, anch’essi conservati nel progetto di trasformazione.

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The entrance clearing and, below, the front along Quai des Antilles showing the old industrial buildings, which have also been conserved in the conversion project.

Una delle vie interne e sotto il padiglione del multiplex che disporrà di 12 sale cinematografiche. Il progetto valorizza le vecchie strutture in legno dei depositi e sfrutta la naturale flessibilità e apertura

degli spazi originari per ricavare degli ambienti contemporanei. One of the internal roads and, below, the multiplex pavilion which will be furbished with 12

screens. The project enhances the old wooden warehouse structures and exploits the natural flexibility and openness of the original spaces to create some modernday premises.

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o studio di architettura Geotectura (www.geotectura.com) è uno strumento di produzione critica, che fa capo al giovane architetto e ricercatore israeliano Joseph (Yossi) Cory. Egli fa dell’utopia il suo cavallo di battaglia, proponendo progetti visionari ma sempre molto legati alle problematiche ambientali contemporanee. Se da un lato si viene catturati dal suo forte estro creativo che mette insieme, utopia, arte, scienza, psicologia, dall’altro forse si coglie il frutto ancora acerbo del giovane ricercatore sperimentatore che ha troppa voglia di stupire. Dalla scala dell’arredo urbano (NeTubes o SunBus station, o i-park) fino alla scala urbana (Electro-Magnetic Skyscrapers o Absolute Green) passando per una dimensione intermedia, quella della casa i-rise o della casa mobile ouneless, il fil rouge che unisce tutti questi progetti tra loro è l’uso del fotovoltaico e più in generale una forte attenzione nell’utilizzo di strumenti che rendono possibile la totale autonomia dei progetti dal punto di vista energetico. Le proposte di Geotectura ci fanno rivivere quel fermento che esisteva negli anni Sessanta quando gli Archigram progettavano immagini neofuturiste, quasi da fantascienza, ma assai seducenti; ma in ambedue i casi, sembrano proposte più interessate al richiamo di una figurazione appropriata all’“era spaziale”, e ai sottintesi apocalittici di una tecnologia della sopravvivenza, che non ai processi di produzione e di realizzazione dei loro progetti. Geotectura ci propone in fondo progetti “manifesto” che esplorano nuovi interessanti orizzonti da un lato, e dall’altro vogliono essere “terapeutici” e salvifici per l’uomo, per la società e per l’ambiente. In un continuo tentativo di conciliare tecnologie “sostenibili” con un design ricercato e raffinato, Geotectura dichiara di superare il paradigma moderno “la forma segue la funzione” con il motto “la funzione segue i bisogni umani” soprattutto in un’era in cui le risorse ambientali stanno diminuendo in modo preoccupante e i rischi ecologici sono drammatici. Qualunque loro progetto dalla piccola alla grande scala, si basa su questa etica che diventa per Geotectura un’indispensabile caratteristica. Questa grande responsabilità li conduce a creare progetti in qualche modo carichi di speranza, come per esempio Ownless, ovvero la piccola casa trasportabile, che parafrasando la sentenza modernista “less is more”, ci dice “less is home”. Partendo dal rifiuto di uno stile di vita consumistico, questa piccola unità abitativa formata da un volume estruso, rispetto alla sagoma della casa, in cui si dorme e da pareti esterne che fungono anche da schermi per slogans o comunque graffiti personalizzati, propone un approccio nuovo e più responsabile nei confronti dell’ambiente, innanzi tutto evitando di inquinarlo e poi perché è realizzabile con processi costruttivi economici e con materiali low-tech. Progetto divertente e interessante anche se concettualmente non nuovo: esiste una vasta letteratura in proposito sul concetto di “casa nomade”, dalle tende e manufatti trasportabili dei popoli erranti, alle teorie dell’architectura mobile di Yona Friedman degli anni sessanta, fino alle teorizzazioni più recenti di Paul Virilio sulla “città portatile”, dai prototipi degli anni Ottanta e Novanta dell’habitat furtif di François Roche, alla maison valise di Time Zone, dal Mobile Dwelling Unit di LOT/EK, alle Tumble Houses di Koers, Zeinstra, Van Gelderen, per citarne solo pochissimi. Ma Geotectura aggiunge forse l’elemento nuovo, rispetto ai suoi predecessori, dell’autonomia energetica tramite l’uso del fotovoltaico e del solare. Il progetto Absolute Green nato per un concorso di idee del 2006, immagina una struttura abitativa formata da tanti cubi sovrapposti, in cui ogni alloggio ha il suo giardino e in cui tutto l’insieme è autosufficiente grazie ad un elemento posto in cima a questo “albero urbano” così come lo definiscono i progettisti, 70 l’ARCA 225

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EOTECTURA™ è uno studio di architettura fondato da Joseph (Yossi) Cory. L’architetto Cory sta ultimando il suo PhD presso l’IIT in Israele. I suoi progetti hanno vinto vari concorsi internazionali e sono basati su ricerche e studi multi-disciplinari che esplorano i temi dell’architettura sostenibile utilizzando metodi puliti per l’energia ed enfatizzando la responsabilità sociale del progetto. Grazie alla collaborazione con altri progettisti e professionisti di vari settori, quali la scienza, l’arte, l’architettura di paesaggio, la psicologia, Geotectura punta a esplorare nuovi orizzonti. Geotectura vuol significare la commistione di territorio e architettura, valori ecologici, tecnologie efficaci, considerazioni psicologiche e contesto sociale.

che funziona con meccanismi fotovoltaici e bioclimatici. La struttura è composta da due elicoidi prefabbricati che si intrecciano e possono crescere all’infinito e proiettarsi verso il cielo. Anche in tal caso dunque, il riferimento ai Metabolist degli anni Sessanta-Settanta è chiaro, e in particolare alla Torre Nagakin realizzata a Tokyo da Kurokawa nel 1971, che prevedeva una megastruttura a crescita costante adatta ad accogliere capsule abitative ad incastro attorno a un grattacielo elicoidale. Ma Geotectura compie un passo in avanti: questo tipo di struttura oltre alla forte densità urbana un contatto con la natura, e un funzionamento energetico autonomo. Quindi rispetto al “retorico avanguardismo” della maggior parte dei Metabolist le cui concezioni furono in piccolissima parte realizzate, questo Absolute Green può trovare spazio nelle città di oggi. Geotectura si spinge a progettare nel 2006 una città galleggiante, ma non come quella progettata da Kitukake, Marine City nel 1958, una tra le visioni più poetiche del gruppo Metabolist, in cui le capsule abitative sarebbero state fissate come conchiglie alle superfici interne ed esterne di grandi cilindri galleggianti sul mare. In Electro-Magnetic Skyscrapers di Geotectura, gli edifici galleggiano in campi elettromagnetici in uno scenario da film di fantascienza: questo progetto viene proposto da loro come la più estrema possibilità di “sostenibilità” nel senso che questi controllati campi di forze elettro-magnetiche libereranno l’umanità dal bisogno d consumare le risorse del pianeta. Inoltre utilizzando i campi magnetici, quindi liberando gli edifici dalla forza di gravità, l’espansione della città in orizzontale o in verticale può essere infinita; a questa infinitezza spaziale si aggiunge, nel progetto, una infinitezza della durabilità, grazie all’uso di tecnologie che rendono autonomi tali cubi abitativi. Si può ipotizzare che Tokyo sia stata scelta da Geotectura, forse non a caso, proprio come tributo ai Metabolist, come scenario per questa città futuribile. Geotectura, accanto a queste immagini metafisiche forse ancora lontane dal potersi concretizzare, pongono i loro progetti in una forte tensione estetica, con una ricerca dell’elemento raffinato: in Memorial Refractions per esempio, la forma è assai ricercata e riesce pienamente a essere metafora del contenuto, raggiungendo un ottimo equilibrio. Questo monumento che deve ricordare la sciagura dello Tsunami, pensato per un concorso di idee nel 2005, è un progetto dalla forte carica poetica: come un faro sta lì immobile per ricordare continuamente il rapporto a volte drammatico tra uomo e natura, e l’acqua che scorre senza sosta sulle sue pareti verticali, oltre a produrre un effetto esteticamente interessante, è una metafora forte e chiara di come questo elemento naturale abbia inghiottito molte vite umane. Ma è anche un progetto che vuole essere un monito (come il faro appunto) per le future generazioni a pensare a un nuovo atteggiamento nei confronti della natura affinché non accadano più simili disastri. Infine un ponte sospeso, anch’esso circondato dall’acqua (sia in copertura con una piscina, sia sulle pareti verticali) conduce dal faro verso la terraferma, anch’esso metafora dell’unione tra mare e terra, tra l’acqua e l’uomo. Non è un caso che Yossi a volte citi Kiesler per giustificare alcuni aspetti dei suoi progetti; Kiesler è stato infatti il teorico dello endless space e ha cercato di sovvertire le coordinate spaziali tradizionali, caratteristica che sembra evidenziarsi nella gran parte delle proposte di Geotectura, in questa loro idea dello spazio a crescita continua nell’i-rise come in altri progetti. Dunque proprio questa progettualità carica di speranza, e di saggezza in qualche modo, non può che passare attraverso proposte che possono oggi sembrare un po’ folli, azzardate e probabilmente aveva ragione Frederick Kiesler quando scriveva “è solo continuando a essere folli che diveniamo saggi”. Nicoletta Trasi

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Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions L

GEOTECTURA

Joseph Cory-Geotectura

EOTECTURA™ is an architectural studio set up by the architect Joseph (Yossi) Cory. Cory is an architect and researcher currently working towards his PhD in the IIT, Israel. Cory’s projects won several international competitions. His projects are based on his multi-disciplinary research studies that explore sustainable architecture design using clean energy consumption methods while emphasizing social responsibility. Through the collaboration with other designers from various fields such as science, architecture, art, landscape architecture and psychology Geotectura aim is to explore new horizons. Geotectura means merging land and architecture together with ecological values, cost effective technologies, psychological consideration and social context.

he Geotectura (www.geotectura.com) architectural firm is a means of critical production headed by the young Israeli architect and researcher Joseph (Yossi) Cory. His speciality is utopia rendered through visionary projects always closely tied to environmental issues. On one hand his great creative imagination is captivating as it brings together utopia, art, science and psychology, but on the other there is a rather excessive desire to astound on the part of this young experimental researcher. From his urban furbishing-scale projects (NeTubes or SunBus station, or i-park) to his urban-scale designs (Electro-Magnetic Skyscrapers or Absolute Green), via the intermediate dimension of his i-rise houses or “mobile” Ownless houses, the common thread linking all these projects is the use of PV (Photo Voltaic) technology and, more generally speaking, a focusing on the use of tools making the projects totally autonomous from an energy viewpoint. Geotectura’s projects let us re-experience the fervour of the 1960s, when Archigram was designing neo-futurist images, almost science fiction but extremely seductive; but in both cases the projects seem to be more concerned about evoking appropriate figures for the “space age” and the apocalyptic consequences of survival technology than the processes involved in designing and constructing their projects. Geotectura basically produces “manifesto” projects exploring interesting new horizons on one side and, on the other, designed to be “therapeutic” and redemptive for people, society and the environment. As part of a continuing attempt to reconcile “sustainable” technology with elegant, refined design, Geotectura declares that it has moved beyond the modern paradigm of “form follows function” adopting the motto “function follows human needs”, particularly in an age when environmental resources are dwindling in a worrying way and eco-risks are dramatic. Whatever project the company is working on, either big or small scale, this kind of ethics is a distinctive feature of Geotectura’s work. This great responsibility leads them to create projects in some sense charged with hope, like for instance Ownless, a small mobile home which, paraphrasing the modernist saying “less is more”, tells us that “less is home”. Working on the basis of rejecting a consumerist lifestyle, this little living unit, composed of a structure extruded in relation to the building profile providing sleeping quarters and outside walls also acting as screens for slogans or, in any case, personalised graffiti, proposes a new and more responsible approach to the environment, first and foremost not polluting it and then drawing on economic building procedures using low-tech materials. It is an amusing and interesting project, although there is nothing conceptually new about it: there is plenty of literature on the idea of a “nomadic home”, ranging from tents and constructions which can be moved around by wandering tribes, theories of mobile architecture by Yona Friedman in the 1960s, Paul Virilio’s more recent analyses of the “portable city”, François Roche’s habitat furtif, Time Zone’s maison valise, LOT/EK’s Mobile Dwelling Unit, and Tumble Houses designed by Koers, Zeinstra and Van Gelderen to mention just a few. But Geotectura possibly introduces the extra element compared to its predecessors of an autonomous energy supply thanks to the use of photovoltaic and solar energy. The Absolute Green project, developed out of an ideas competition launched in 2006, envisages a living facility formed of overlapping cubes, in which each piece of accommodation has its own garden and the entire complex is self-sufficient thanks to an element placed on top of this “urban tree” as the designers call it, which weaves together and can grow endlessly up into

the sky. Here again there is a clear allusion to the Metabolists of the 1960s70s, notably Nagakin Tower built in Tokyo by Kurokawa in 1971, which featured a constantly growing megastructure designed to accommodate living units slotted into an ellipsoidal skyscraper. But Geotectura has gone one step further: the novelty lies in the fact that this kind of structure allows for a densely populated city while simultaneously keeping contact with nature and, equally importantly, guaranteeing autonomy in terms of energy consumption. So compared to the “rhetorical avant-gardism” of most of the Metabolists, whose ideas were only implemented to a very small extent, there is actually room for this Absolute Green in modern-day cities. Geotectura even went so far as to design a floating city in 2006, but not like Kitukake’s Marine City from 1958, one of the Metabolist group’s most poetic visions, in which the living capsules were to be attached like shells to the inside and outside surfaces of large cylinders floating in the sea. The buildings forming Geotectura’s Electro-Magnetic Skyscrapers float through electro-magnetic fields in what seems like a science fiction set; they are proposing this project as an extreme form of “sustainability” in the sense that these carefully controlled electro-magnetic force fields will free mankind from the need to consume the planet’s resources. Plus, using the magnetic fields and thereby freeing the buildings from the force of gravity, the city will be able to expand endlessly either horizontally or vertically; the project adds infinite durability to this spatial infinity, thanks to the use of technology making these living cubes autonomous. Tokyo was chosen by Geotectura perhaps not by chance but as a tribute to the Metabolists - as the setting for this city of the future. Alongside these metaphysical images, perhaps partly ephemeral since we are still a long way from being able to actually create them, Geotectura’s projects are always in a powerful state of aesthetic tension by searching for refined elements: in Memorial Refractions, for example, the form is very elaborate and is a successful metaphor for its content, managing to achieve an excellent balance. This monument, which commemorates the Tsunami disaster, was designed for an ideas competition in 2005 and is a highly poetic project: like a lighthouse, it just stands there to constantly remind us of man’s at times dramatic relations with nature, and water flows relentlessly across its vertical walls as a clear and powerfully metaphor (as well as an aesthetically striking effect) for how this natural element has swallowed up lots of human lives. But this project is also supposed to be warning (like a lighthouse) to future generations, so that they will adopt a different approach to nature to prevent similar catastrophes from happening again. Finally, a suspension bridge, again surrounded by water (both by a roof-top pool and across its vertical walls), leads away from the lighthouse towards dry land, which is also a metaphor for the union of sea and land, man and water. It is no coincidence that Yossi sometimes quotes Kiesler to account for certain aspects of his projects; Kiesler set down the theory of endless space and has tried to subvert conventional spatial coordinates, something which I think is obvious in most of Geotectura’s works in their idea of constantly growing space (i.e. in the i-rise and other projects). So all this design expertise charged with hope and wisdom is inevitably filtered through projects which might seem a bit crazy and improbable at the moment, so Frederick Kiesler was probably right when he wrote that “it is only be carrying on being crazy that will become wise”. 225 l’ARCA 71


Memorial Refractions

(in collaboration with Eyal Malka, Tsahi Vazana and Zohar Segev) Tsunami Memorial Competition, 2005 I visitatori che si avvicinano al tettogiardino di questo faro reale/simbolico passano da un paesaggio selvaggio a un percorso organizzato di verde e rocce che conduce all’ingresso. Sulla sommità del Faro Memoriale vi è un cubo sostenibile con molteplici funzioni. Contiene una fonte di energia con cellule solari fotovoltaiche. Attraverso dei tubi viene pompata dell’acqua che scorre verso la base della sala della lanterna e va a formare il pavimento, il soffitto e le pareti-cascata della “torre” sottostante cui si accede da un ponte sospeso. La luce passa dal soffitto/piscina proiettandosi in onde cangianti sulle pareti d’acqua su cui vengono anche proiettati nomi e immagini. La luce, nel passare dall’aria all’acqua modifica la propria velocità e si piega; l’angolo di rifrazione che si forma nei raggi così deviati entra nell’Osservatorio.

ElectroMagnetic Skyscrapers (in collaboration with Genadi Agranovitch and Flavio Adriani) Fictional Prototype, 2006

Nello scenario futuristico, la forza elettromagnetica (EM) sarà l’elemento chiave per l’industria delle costruzioni. Tale forza EM libererà l’umanità dalla necessità di consumare le risorse della terra ed è quindi la tecnologia sostenibile definitiva. Le strutture EM si sosterranno l’un l’altra grazie al magnetismo, che è anche in grado di veicolare elettricità. Tokyo è stata presa come primo esempio per la costruzione di una serie di Grattacieli EM. Cubi energeticamente autosufficienti soddisferanno le necessità base della comunità e saranno dotati di elementi interni per la produzione di energia (pannelli fotovoltaici, turbine eoliche, serbatoi per la conservazione dell’acqua ecc.)

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In this futuristic scenario controlled Electro Magnetic force (E.M.) will be a key element in the building industry. This controlled E.M. force will free humanity from the need to waste our planet resources by making the E.M. technology

the ultimate sustainable method. E.M. Structures will be able to support each other simply by pure physical magnetism that can also direct electricity. Tokyo was chosen to set the first example in building a series of Electro-Magnetic

Skyscrapers. Self sufficient energy cubes will provide the basic needs to the community. By using built-in energy resources in every E.M. Cube (such as photovoltaic cells on the sides of the cube, wind turbines,

water conservation tanks etc.) the process will make this self-sufficient cubes an economical and ecological building units.

Visitors approaching the Roof Garden of this real/symbolic memorial lighthouse from the trails are experiencing how the wild landscape is transforming gradually into an organized pattern of green and paved rocky floor. Located high above the Memorial Lighthouse a sustainable cube serves many functions. It contains energy source with photovoltaic solar cells that provide energydent. Tubes that pump water from the water tank will pour it down to the bottom of the lantern room. The water runs down from the lantern room into a transparent floor/ceiling and from there to the sides of the Lighthouse serving as ever changing waterfall facades. The light projects different light colors and patterns on the water waves. Names and images are being projected on the flickering water walls. As light passes from one transparent medium (Air) to another (Water), it changes speed, and bends. The angle between the light ray and the normal as it enters the Observation Space medium is called the angle of refraction.

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EcHotel

(in collaboration with Michal Gurfil) 2nd prize in the ‘Free Architecture’ Competition, Israel, 2004 L’utilizzo di un programma verticale permette di realizzare un albergo sostenibile – l’albergo può svilupparsi grazie alla moltiplicazione della propria infrastruttura multipla in unità abitative e con la trasformazione delle balconate in stanze. E’ un albergo che cambia dimensioni a seconda delle necessità dei residenti ed è quindi economico. Questo albergo ecologico pone un’impronta minima al suolo e le sue facciate con pannelli fotovoltaici integrati non sono visibili dal percorso di approccio in quanto si sviluppano lungo il costone sotto la montagna. La struttura non poggia sul terreno, è più una specie di sistema flottante di agopuntura di colonne di acciaio sulle quali si sviluppa un piano naturale di tetti-giardino. Dalle stanze “appese” alla parete si hanno viste a 360 gradi.

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Using a vertical program enables us to adjust the hotel to a sustainable era – the hotel can grow as its infrastructures multiple the existing dwelling units’ capacity by dynamic transformation of the balconies into more rooms. A hotel that changes its size according to the changing needs of its residents is essentially more economical. This ecological hotel with its minimal footprint and polycrystalline PV modules integrated facades cannot be seen from the approached path because it is sunk beneath the mountain’s crest. The rest of the structure does not sit on the ground, but rather “hovers” above it with acupuncture steel columns while the surrounding nature gradually transforms into the hotel roof gardens. The ridge itself becomes a view and not just a background from within the rooms. In this way the 360 degree experience of nature is manifested and experienced throughout the hotel.

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Absolute Green Absolute Design Idea Competition, 2006

Questa struttura a scala urbana contiene giardini in ognuno dei cubi flottanti residenziali che si innalzano dal terreno con una base di appoggio minima. La struttura a capsule bioclimatiche consente una grande flessibilità spaziale e funzionale. Per ogni cubo si può avere libertà e individualità per quanto riguarda funzione e dimensione. La “maglia” di cubi consente inoltre di avere un ottimo flusso di aria tra essi e ampie viste panoramiche. L’ambiente “verde” multidimensionale e le corti/terrazza sulla sommità riflettono la responsabilità progettuale anche in un edificio alto. Il cubo all’apice della struttura incorpora pannelli fotovoltaici e serbatoi di acqua che rendono l’edificio auto-sufficiente dal punto di vista energetico. Questo mega-cubo riporta la comunità e la natura insieme nella densità urbana. This urban scale structure contains gardens on each of the dwelling floating cubes in the sky while keeping a minimal footprint on the ground. The bioclimatic structure capsule approach enables space and function flexibility. Freedom and individuality in design of the size and function of each unit are preserved within each cube giving panoramic viewpoints and optimal air flow. Together with the multi dimensional green environment and the terrace sky courts this versatile self sufficient capsules are reflecting a personal responsibility and commitment even in a higher ground. The significant energy cube on top of the high-rise incorporate PV technology and water tank facilities making this building energy independent. These mega cubes are weaving nature and communities back into the dense city.

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Ownless

(in collaboration with Jacob Eichbaum) Compact Housing, 2006

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Ownless è unità multi-funzionale per “senzatetto”. Permette di mantenere la privacy e avere un luogo per dormire (con una branda estraibile) sicuro. Può essere personalizzata con

diversi graffiti o poster per l’espressione personale del proprietario o per fare pubblicità e guadagnare così un po’ di denaro. La Ownless permette libertà di movimento

da un luogo all’altro e ha anche un gancio per essere attaccata a un’auto. Celle fotovoltaiche sulla parte superiore alimentano batterie ricaricabili poste all’interno della ruota anteriore che oltre

alla propulsione danno energia anche a una lampada all’interno dell’unità. Ownless è costruita con una tecnica di carico e trasporto semplice ed è realizzata con un processo e materiali

economici e con strumenti a bassa tecnologia.

Ownless is a multifunctional unit for “homeless”. The personal unit is maintaining the individual needs for privacy, a place to sleep (pulled out sleeping booth) and security. Each unit

can have its own individuality through different graffiti of personal expression and protest or advertisement boards for earning extra money. It provides personal storage holder and recycle

storage basket. Freedom is achieved via mobility of the Ownless unit. You can move from town to town by using the hitchhiking hook to a car. Photovoltaic cells placed on top of the unit are responsible

for never-ending rechargeable batteries located inside the front wheels as well as the reading lamp inside the box. The unit is simple in its loading and shipping technique and it is

constructed through an economical manufacturing process using affordable materials and low-tech tools.

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19th Koizumi International Lighting Design Students Competition Lighting for Disasters/Lighting for Survival

Gold Award Erlend Andenaes, Emiliano Gatti: “Aqua light”, portachiavi in materiale plastico con tre batterie a bottone e un interruttore che contiene un Led ad alta densità. Può essere usato in caso di blackout o di emergenza, inserito come tappo di una bottiglia diffonde la luce attraverso l’acqua/key-ring made of plastic material containing a high intensity Led, three button-batteries and a switch. It can be used when a blackout occurs or in emergency situation, topping a bottle and so diffusing the light through the water.

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el Koizumi International Lighting Design Competition for Students abbiamo finora parlato – recensendone con puntualità le scadenze annuali – nella sua prospettiva di maggiore significato, quella che definisce i suoi obiettivi primari, ponendoci cioè dal punto di vista del design, dei valori progettuali, di una cultura di ricerca e innovazione che trova fra le giovani generazioni il suo terreno privilegiato di sviluppo. Varrebbe però la pena di soffermarsi anche sui temi che ogni anno il premio, approdato nel 2006 alla sua diciannovesima edizione, propone, e che si collocano sistematicamente su un orizzonte sociale dal quale emergono le richieste, i problemi, le esigenze cui i giovani designer concorrenti sono chiamati a rispondere. Ciò che distingue questi temi, infatti, è il costante tentativo di calibrare i contenuti progettuali sugli scenari più attuali della nostra società planetaria, sollecitando le tecnologie più avanzate e la sensibilità creativa propria della gioven-

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tù perché vengano affrontati problemi reali, immediati e di vasta portata. L’argomento di questa 19a edizione è dedicato alle catastrofi naturali che sempre più frequentemente si abbattono sul nostro pianeta. In che modo l’illuminazione artificiale può contribuire ad alleviare i devastanti effetti di terremoti, maremoti, inondazioni? Come soccorrere i superstiti attraverso la luce? Come contribuire mediante sistemi illuminanti di emergenza al loro salvataggio, conforto, accoglienza? Problemi drammatici, profondamente legati a una realtà resa ancor più spaventosa dalla capacità dei media di diffonderla in tempo reale nell’intera collettività planetaria, e che richiede rimedi altrettanto diffusi e capillari. Il tema è stato in genere interpretato dai partecipanti sotto un profilo che potremmo definire segnico, sintomatico, indiziario. Nel buio e nella terrificante confusione che segue un cataclisma, quando si perdono tutti i normali riferimenti spaziali e posizionali, la luce,

Silver Awards

Sopra e a destra/above and right, YiJun Song: “The Zip”, cerniera lampo con funzione illuminante/ lighting zip. In basso/bottom, Hisaki Kato: “Contento”, spina elettrica con luce di emergenza/ electrical plug with emergency light.

anche se ridotta a un punto, a un bagliore, si trasforma in faro d’orientamento, in grado di ricomporre gli equilibri sconvolti. Ma per ottenere il massimo dei risultati occorre che l’apparato illuminante sia di una semplicità elementare, e difatti pressoché tutti i prodotti messi in evidenza dal concorso si caratterizzano per la struttura puntiforme della luce, l’unica che nella confusione, nel panico e nell’oscurità serva davvero da guida. Il primo premio è andato, meritatamente, a due giovani europei, Erlend Andenaes, norvegese, ed Emiliano Gatti, italiano, che con “Acqua light” hanno proposto la soluzione più efficace: un portachiavi munito di un LED ad alta intensità, azionato da un interruttore, che può essere avvitato a una bottiglia di plastica per acqua minerale, a portata di mano dovunque, galleggiabile, indistruttibile, facilmente maneggiabile. Gli altri premi e segnalazioni hanno messo in evidenza la stessa insistenza sul valore di segnale del punto luce: spi-

ne di corrente con luce incorporata, cerniere lampo luminose, kit di minutissime lampade, collane, cinture, bracciali, bottiglie, penne, tutti in funzione di segnalazione, individuazione, controllo dello spazio attraverso la potenza di un piccolo segnale luminoso. Ci sarebbe materia per una riflessione di natura semiologica: una luce puntiforme sarebbe intesa da Peirce come un “segno”, caratterizzato da precise ”qualità materiali”, in grado di connettersi con altri segni e dotato di una marcata “funzione rappresentativa”. Ma l’approccio, per quanto del tutto legittimo, ci porterebbe lontano. Ciò che conta è sottolineare ancora una volta il valore esemplare del Premio Koizumi, che in tutti questi anni ha fatto del progetto della luce un campo culturale ben più ampio di quello della semplice “illuminazione”, e di cui promette, per il futuro, un’esplorazione ancora più in profondità. Maurizio Vitta 225 l’ARCA 81


Bronze Awards

Bronze Award & Honorable Mentions Heather Morgan Carlsen, Joshua Michael Abraham, Erika Freitas Martins: “Light Blanket”.

Jerzy Michal Rusin: “Hope Light”.

Yuki Yamamoto: “Paki Li”.

Satoru Utashiro: “Per x Pet”.

Sotto da sinistra/below from the left, Jea-Sung Oh: “Energy Torch-Energy Everywhere”; Kristen Bryce Di Stefano, Craig Sobeski: “Flight”; Naoki Morita: “A Heart-Warming Light”; Jung-Joo Sohn: “Hope”. Cha-Hyeong Jun, Jin-Hyoung Lee: “Follow Me”.

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e have already spoken about the “Koizumi International Lighting Design Competition for Students” – regularly reviewing its annual editions– mainly concentrating on its most important aspects and main goals, viz. from the viewpoint of design, stylistic values, research and innovation, which are most appealing to and popular with the younger generations. It might now be worth examining some of the issues that the prize, which reached its 19th edition in 2006, focuses on each year, and which systematically bring out all the social demands, problems and requirements that the young designers taking part are expected to take into consideration. The most distinctive thing about all these topics is the constant attempt to gauge design to the current state of society across the world, calling into play cutting-edge technology and the creative sensibility of young people, so as to tackle real and immediate problems on a vast 82 l’ARCA 225

scale. It is no coincidence that the theme of the 20th edition - “In search of the way of light… Global environment of the future” – will take up the topic of the very first edition – “The way of light”….only projecting it ahead towards the global, urban environment of the near future. The subject of this 19th edition– “Lighting for disasters / Disaster relief lighting” – are the natural disasters which are afflicting our planet increasingly frequently. How can artificial lighting help alleviate the devastating effects of earthquakes, tidal waves and floods? How can light be used to rescue survivors? How can emergency lighting systems be used to help save, comfort and accommodate them? Dramatic problems closely tied to situations made even more catastrophic by the media's ability to broadcast them around the entire planet in real time. Problems calling for equally widespread and widely diffused remedies. Generally speaking, the entrants interpreted the competition theme

from the point of view of what we might described as signs, symptoms and clues. In the darkness and terrifying confusion that follows a disaster, when people lose all their usual spatial and positional bearings, even a spotlight or glare can turn into a guiding light capable of restoring some sense of orientation. But to get the best possible results, a lighting device must be very basic and simple, and in actual fact almost all the products featured in the competition stand out for the spotlight structure of their lighting, the only kind that can really guide people in a state of confusion, panic and darkness. First prize deservedly went to two young Europeans, Erlend Anden_s from Norway and Emiliano Gatti from Italy, whose “Acqua Light” provided the most effective solution: a key ring fitted with a high-intensity LED operated by a switch, which can be screwed on to a plastic bottle of mineral water, readily at hand everywhere. It floats, is indestructible and easy to handle. The other prizes and

commendations also focused on the same signalling value of spotlighting: a plug with a light incorporated, a zip light, a kit of tiny lamps, necklaces, belts, bracelets, bottles and pens, all designed to signal, locate and control space through the power of a tiny light. The competition also provides plenty of semiological food for thought: Peirce considered a spotlight to be a “sign” characterized by precise “material qualities”, capable of being connected to other signs and endowed with a distinctive “representational function”. But however legitimate this approach might be, it would take us too far afield. The important thing is to underline once again the exemplary value of the Koizumi Prize, which all these years has helped make lighting design a much broader realm of culture than mere “illumination”, and so I promise to explore it in much greater depth in the future. Maurizio Vitta

Sopra da sinistra/ above from the left, Katherine Maxim Richardson, Kenneth Lau, Morgan C. Ng, Sae-Ra Park: “liteLoop”; Katsuya Onimura: “Makura-pillow”; Declan Ralph Hodgson: “Pump Light”; Liat Shabo: “Survival Light-kit”.

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Master plan per Palm Jebel Ali Nakheel aveva invitato architetti internazionali a proporre un concept master plan design per Palm Jebel Ali, situata sulla costa poco fuori Dubai. Il progetto vincitore di Royal Haskoning e D103 International consiste in un’area di 300.000 mq da utilizzare per attività sportive, residenze, una zona commerciale e un edificio per uffici. Del progetto fanno parte, inoltre, un parco pubblico, delle spiagge e un ponte Palm Jebel Ali Master Plan Nakheel invited international architects to prpose a concept master plan for Palm Jebel Ali, on the coast near Dubai. The winning project by Royal Haskoning and D103 International consists in an area of 300,000 sq.m destined to sports activities, residences, commercial spaces and an office building. It also comprises a public park, beaches and a bridge

Italia/Italy – Campiglia-Soana (Torino)

COMPETITIONS

Vincitore/Winner Royal Haskoning e D103 International

1° Hermann Kohlloffel, Giuseppe Bongiorno, Salvatore Calì Quaglia, Benedetto Camerana, Alessandro Rigazio, Andrea Tonin 2° Marie-Pierre Forsans 3° Paolo Mana, Enrico Boffa, Andrea Delpiano

Centro di educazione ambientale nel Parco Gran Paradiso a Campiglia-Soana Concorso di progettazione nazionale per la progettazione di un centro di educazione ambientale, in località Campiglia nel comune di Valprato Soana (Torino). Il concorso, nazionale, riguarda la consegna a livello di preliminare del progetto di un edificio sede del centro di educazione ambientale e del percorso di allestimento all’aperto, sul tema l’uomo e i coltivi Environmental Education Centre in the Gran Paradiso National Park National competition for the preliminary project of an Environmental Educational Centre with an external path dedicated to the theme of the relationship betwenn people and the mountain fields at Valprato Soana (Turin)

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Emirati Arabi Uniti/UAE – Dubai

Committente/Client: Ente Parco Nazionale Gran Paradiso

Committente/Client: Nakheel - Dubai’s development company

Gran Bretagna/Great Britain – London

1° “WatAir” by Joseph Cory (Geotectura) and Eyal Malka (Malka Architects) Haifa, Israel 2° “Paddle for Water” - a cycle driven water pump by Maxime Hourani (Atelier Hapsitus) - Beirut, Lebanon 3° “Use Your Water” - sustainable sewage treatment by Christoph Wust and Eva Nemcova (University of Hannover) – Germany

Drawing Water Challenge L’ente banditore intende selezionare proposte progettuali, concettuali, tecnologiche o di approccio per l’approvvigionamento idrico delle zone con scarse risorse The Drawing Water Challenge was an ideas competition that was launched in September 2006 as part of the Arup Cause an initiative created to celebrate ARUP’S 60th anniversary. The competition sought ideas that could help many more people gain access to safe water and effective sanitation

Giuria/Jury: Christopher Frayling, Ken Shuttleworth, Valerie Kuntz, Frank Lawson, Jo da Silva, David Glover Committente/Client: WaterAid – Arup www.wateraid.org.uk

Peru – Chachapoyas

1° Luis Rocca, Carla Antón, Laura Laguarda, Fernando Delfino 2° Luis Manuel Fernández Salido, Naiara Anda Solay, Alaitz Bustamante Bedmar, Maitane Viteri Pérez de San Román 3° Alexis Guilhaumaud, Grégory Gouard-Dutreil

Kuelap 2007 Lodge Museum L’ente banditore invita i partecipanti a realizzare una struttura museale per il sito archeologico di Chachapoyas, ponendo come sfida l’elaborazione di un complesso architettonicamente rilevante in grado di rispettare e coabitare con l’area archologica che lo accoglie. Il programma prevede un complesso con 20 alloggi e museo con 2 sale per le mostre temporanee, una per le permamenti e magazzini. Superficie complessiva: 1.500 mq Competition for a museum structure near the archaelogical site of Chachapoyas. The project must be architecturally relevant while respecting the area containing it. The brief asks for a complex of 20 lodges, 2 temporary exhibition rooms, 1 permanent exhibition room and storage spaces. Total surface 1,500 sq.m

Giuria/Jury: Enrique Bonilla, Mathias Klotz, Manuel Fernandez de Luco www.arquitectum.com

Menzioni/Mentions 1. Utopic Project Luis Suarez Mansilla, Luis Ayesa Navarrete, Enrique Lorenzo Larumbe 2. Poetic Project Valentin Oleynik 3. Landscape Project Giuliano Valdivia Zegarra, Rocio Cabrera Pejovez 4. Technologic Project Nicola Marchi, Adelaide Marchi, Niccolo Timoteo, Pia Lê, Ryuta Amae 5. Contextual Project Jean-Paul Felix 6. Conservative Project David Pennisi, Cameron Sheedy 7. Minimalist Project Ines Martins de Brito, Gilberto Rodríguez 8. Vernacular Project Martha Horta Belo da Silva

Italia/Italy – Bologna

Vincitore/Winner Capogruppo Giovanni Stagni (sgLab) Gruppo di progettazione sgLab (Daniele De Paz, Giovanni Maini, Giacomo Ricci, Gabriele Zanarini, Giovanni Stagni), d-sign (Luca Corlaita)

“Bella Fuori” Progetto di riqualificazione urbana (2a fase) L’idea sottostante è che il centro storico della città, pur restando il principale luogo di riferimento, debba collegarsi, in un’ideale rete, a diversi e differenti luoghi, che siano altrettanti centri di riferimento della cittadinanza. In quest’ottica, l’intervento previsto si concentra su una precisa zona del territorio comunale, compresa nel quartiere Corticella Urban Requalification (2nd phase) The idea of the competition is that the city centre, while maintaining its role of reference point, must be linked through an ideal network to different places in the city

Finalisti/Shortlisted - 2A+P architettura (Pietro Chiodi, Gianfranco Bombaci, Domenico Cannistraci, Matteo Costanzo, Valerio Franzone), Yona Friedman, Interaction Design Lab (Stefano Mirti, Giovanni Cannata, Fabrizio Gallanti), Lisa Parola - Isolarchitetti, Saverio Isola, Michele Battaggia, Andrea Bondonio, Studioata, Daniela Ciaffi

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Giuria/Jury: Lorenzo Sassoli De Bianchi, Piero Sartogo, Nicola Leonardi Committente/Client: Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna

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COMPETITIONS + europaconcorsi

Repubblica Ceca/Czech Republic – Prague Bibilioteca Nazionale della Repubblica Ceca Progetto per la realizzazione della Biblioteca Nazionale della Repubblica Ceca a Praga. The National Library of the Czech Republic Competition for the realization of the National Library of the Czech Republic Giuria/Jury: Eva Jiricna, John Eisler, Tony McLaughlin, Bohdana Stoklasová, Jan Kn ínek, José Grinberg, Irene Wiese von Ofen, Wolfgang Tochtermann, Petr Bílek, Zaha Hadid, Vlastimil Je ek Committente/Client: National Library of the Czech Republic

1° Future Systems, Jan Kaplicky, Volkan Alkanoglu, Maria José Castrillo, Misha Kitlerova, Filippo Previtali, Georg Roetzl 2° Kevin Carmody, Andrew Groarke 3° HSH architekti Gruppo di progettazionePetr Burian, Tomá Hraden, Petr Hajek, Jan Sepka 4° Emergent Tom Wiscombe LLC. 5° John Reed Architecture, Sage and Coombe Architects 6° ex-aequo A. MVM Architekt + Starke Architektur, Michael Viktor Miller, Sonja Starke B. Dagmar Richter C. Holzer Kobler Architekturen GmbH, Barbara Holzer, Tristan Kobler, 1° Jean-Lucien Gay (Nau architecture)

LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE

Carmelo Strano

A suon di chiese Expert in Churches

Dirò, in breve, le ragioni che mi portano ad apprezzare la sua architettura: innanzi tutto la capacità di conciliare la ricerca del nuovo con la tradizione, introducendo nelle strutture quelle componenti simbolico-numerologiche che furono proprie, più di quanto non si creda, della grande architettura del Rinascimento. In secondo luogo la chiarezza dei volumi, il nitore degli spazi, ‘commisurati’ l’uno con l’altro, in un limpido scambio tra pieni e vuoti, tra spazi chiusi e invece aperti, con la capacità di proiettare armonicamente nel sagrato le proporzioni e il respiro dell’aula. Infine il basilare dialogo tra forme curve e rettilinee, tra circolo e quadrato, che sviluppa l’alfabeto del classicismo in una intuizione plastica e volumetrica moderna”. A scrivere è Maurizio Calvesi a proposito di Danilo Lisi e del suo volume monografico appena uscito presso Skira. L’opera compendia quattro chiese realizzate dall’architetto laziale: Santa Maria Goretti a Frosinone, San Carlo in Isola del Liri, San Paolo Apostolo a Frosino-

ne, Sacro Cuore a Ceccano. Nato nel 1953, specialista di bioarchitettura, docente di Elementi di architettura e urbanistica all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, Danilo Lisi ha ormai dato di sé l’immagine di architetto di provata esperienza in fatto di luoghi per il culto, facendosi annoverare “tra i più validi e promettenti – anche al di là dei notevoli risultati già raggiunti – rappresentanti della nuova architettura italiana” (Calvesi). Altre testimonianze nel volume: Mariano Apa, Maria Antonietta Crippa, Manlio Sodi, Carlo Chenis e dello stesso Lisi il quale, dopo aver parlato del cilindro (“la chiesa nella sua semplicità”), ammette che “ricorrente è anche la memoria di colonne, il rosone reinterpretato, le vetrate artistiche irroranti lo spazio di luminosi cromatismi”.

I will briefly outline the reasons why I admire his architecture: firstly, his ability to reconcile research into the new with tradition, managing to incorporate into structures those symbolicnu m erologic al co m ponents which

were a much more important part of great R enaissance architecture than most people think. Secondly, the clarity of his structures, the clearly set-out spaces so “proportional” to each other, as part of clear-cut intera ction between solids and voids, closed and open spaces, successfully projecting the proportions and scope of a hall into the parvis. Finally, the way he creates a very basic dialogue between curved and straight forms, between the circle and square, developing the alphabet of classicism in a modern sculptural and volumetric idiom”. This is what Maurizio Calvesi has written about Danilo Lisi in his monograph just published by Skira. The work covers four churches designed by this architect from the L azio region: Santa Maria Goretti in Frosinone, San Carlo in Isola del Liri, San Paolo Apostolo in Frosinone, and

Sacro Cuore in Ceccano. Born in 1953, an expert in bio-architecture who teaches Ele m ents of Architecture and Town-planning at the Brera Academy of Fine Arts in Milan, Danilo Lisi has already shown hi mself to be a well experienced architect when it comes to places of worship, now considered “one of the best and most promising quite apart from the notable results he has already achieved - representatives of new Italian architecture” (Calvesi). Other contributors to the book include: Mariano Apa, Maria Antonietta Crippa, Manlio Sodi, Carlo Chenis and Lisi himself, who, after talking about the cylinder ( “the church in its si m plicity” ) , admits that “other recurring the m es are columns, a re-reading of the rose window, and artistic windows filling spa c e with lu m inous chro m atic effects”.

L’antietica di Rosà Rosà’s Lack of Ethics

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Italia/Italy – Fregene (Roma) Progettazione del Lungomare di Fregene – Il Pontile Attrezzato (rettifica de l’Arca 221) Il concorso riguarda la progettazione del Lungomare di Fregene e la sua riqualificazione architettonica, ambientale e urbanistica. Obiettivo principale del concorso è quello di riorganizzare uno spazio pubblico, che ambisce a diventare luogo di qualità urbana e architettonica e nello stesso tempo intende stabilire un nuovo rapporto con il waterfront e con l'entroterra consolidato. La proposta progettuale dovrà essere capace di rafforzare il ruolo di questo territorio come litorale marino e di attribuirgli un forte carattere attrattivo. Il concorso è articolato su tre temi: 1) Il Lungomare Nord e Sud; 2) Il Pontile attrezzato; 3) I varchi a mare. Fregene Waterfront Competition for the architectonic, urban and environmental requalification of the Fregene waterfront to enhance its role as a tourist attraction. Three themes: ) The South and North Waterfront; 2) The equipped pier; 3) The openings towards the sea

Giuria/Jury: José María Tomás Llavador, Renato Papagni, Maria Prezioso, Giancarlo Priori, Gianfranco Vecchiato Committente/Client: Comune di Fiumicino Pontile attrezzato/ The equipped pier 1° Paolo Portoghesi (capogruppo/team leader), Flavio Mangione, Luca J. Senatore, Alfonso Ippolito, Lucia Ferroglio, Rosa Sinisi, Petroula Bernitsa, Walter Bordini, Gian Paolo Vitale, Daniela Martellotti, Pierluigi Pedicelli, Roberta Bianchi, Fabio Tonnarini, Marco Basili, Luigi Valente, 2° Adriano Pernazza, Andrea Denza, Savio Susca, Eleonora Renzi 2° Salvatore Dierna (capogruppo/team leader), Alessandra Battisti, Loris Rossi, Fabrizio Tucci, Felice Castrogiovanni, Cristiana Lopes, Sara Montani, Laura Pedata, Caterina Sovani, Lucio Scarinzi

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osà è un ridente centro in provincia di Vicenza. Ma i suoi abitanti non ridono, piangono. Perché Luisa Fontana avrebbe rovinato le due piazze del centro. Fontana è un architetto di prima linea che gioca molto di mimetizzazione e reinterpretazione dell’esistente. L’esistente nella fattispecie è dato dalle due piazze per la cui riorganizzazione il Comune aveva bandito un concorso di idee. Antitradizionalista, vivace, amante della devianza, Fontana, vincitrice del concorso, ha stravolto lo spazio e i volumi con soddisfazione di qualcuno ma il malcontento dei più. Il fatto che i cittadini di Rosà si scandalizzano non scandalizza. Si sa bene infatti che i linguaggi devianti rompono il quieto vivere caro alla gente, sicché se in mezzo alla piazza collochi Garibaldi a cavallo tutti lo accettano, ma se realizzi un grande ago per cucire e fai svolgere il filo tutt’intorno (come in piazzale Cadorna a Milano) tanti mugugnano. Ciò che nel caso di Rosà scandalizza, allora, è il comportamento antietico dell’ente pubblico. Quest’ultimo, per quietare il malcontento verso l’opera di Luisa Fontana, decide di distruggerla a favore di idee più consone alle vedute retrive della popolazione. Ma il vero scandalo non è finito: intanto la nuova risistemazione viene affidata a un anonimo locale; inoltre, questo intervento viene fatto estromettendo totalmente Luisa Fontana. D’altra parte, la vera controriforma si fa così, senza compromessi. Ma senza neanche il compromesso quella cittadina non ha futuro. Speriamo che i pubblici amministratori si rendano conto di questo.

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osà is a happy little town in the providence of Vicenza. But its inhabitants are not laughing, they are crying because Luisa Fontana has allegedly ruined their two town squares. Fontana is a front-line architect who plays on camouflaging and rereading what is already there, which, in this case, are two squares for whose redevelopment the City Council launched an ideas competition. Anti-conventional, lively and a lover of deviance, Fontana, who won the competition, truly transformed the space and its structures to the approval of some but disapproval of the majority. It is a well-known fact that deviance idioms disrupt the quiet life that people are so fond of, meaning that nobody blinks an eye if you put Garibaldi on horseback in the middle of a square, but if you construct a giant stitching needle with a thread running all around it (as in the case of Cadorna Square in Milan) every body complains. But the truly surprising thing in the case of Rosà is the anti-ethical behaviour of a public body. To appease the strong reaction against Luisa Fontana’s work, the City Council decided to demolish it in favour of ideas more befitting the backward views of the local community. But the real scandal does not end there, because the new project has been entrusted to an anonymous local; and, in addition, it is being developed without allowing Luisa Fontana to be any way involved. After all, counter-reforms are uncompromising. But without compromising this town has no future. Let us just hope that the public administrators realise this.

Australiani su Piazza Armerina Australians in Piazza Armerina

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ullo sfondo delle annose spoliazioni e dei tanti scempi perpetrati sulla Villa del Casale a Piazza Armerina, la più grande e più importante testimonianza di mosaici dell’epoca romana insistenti su un articolato complesso architettonico del terzo secolo dopo Cristo, si è appena tenuto un workshop internazionale. Protagonisti sono stati i laureandi in architettura di Canberra (Australia), della Facoltà Ludovico Quaroni di Roma e della Facoltà di Architettura di Siracusa. Dopo l’opportuna visita sul sito, gli studenti hanno lavorato per alcuni giorni a Siracusa a idee progettuali di conservazione e fruizione della Villa e dell’intorno. Lo hanno fatto

sotto la guida di tutor e con l’ausilio di una serie di lezioni tenute da docenti delle tre facoltà, come Ugo Cantone e Lucio Barbera (presidi), Stephen Frith, Flavia Marcello, Zaira Dato Toscano (co-responsabile scientifico), Giorgio Di Giorgio, Giuseppe Dato, Carmelo Nigrelli, Giacinto Taibi, Rita Valenti, Elisabetta Pagello. Momenti interessanti di confronto sono state una prima e una seconda tavola rotonda coordinate rispettivamente da Marco Navarra e Bruno Messina. Il coordinamento organizzativo è stato affidato a Mariagrazia Leonardi con la collaborazione di Bibiana Borzì. Il workshop si è concluso con una mostra dei progetti.

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n international workshop has just be en held against the striking backdrop of the old divestm ents and destructive havoc perpetrated against Villa del Casale in Piazza Armerina, the m ost i m portant exa m ple of R o m an mosaics located inside an elaborate architectural complex dating back to the third century A.D. The workshop was attended by undergraduates in architecture from Canberra, the Ludovico Quaroni Faculty in Rome and Siracusa. After inspecting the site, the students spent som e days in Siracusa working on design ideas to conserve and enhance the Villa and its surroundings. They did this under the supervi-

sion of tutors and with the help of what they learnt from a series of lectures held by staff from the three faculties, such as Ugo Cantone and Lucio Barbera (deans), Stephen Frith, Flavia Marcello, Zaira Dato Toscano (co-head of science), Giorgio Di Giorgio, Giuseppe Dato, Carmelo Nigrelli, Giacinto Taibi, Rita Valenti and Elisabetta Pagello. A first and then second round table headed by M arco N avarra and Bruno Messina provided interesting opportunities to compare their work. The coordination was entrusted to Mariagrazia Leonardi with Bibiana Borzì. The workshop ended with an exhibition of student projects.

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Trasparenze sulla Rive Gauche Beaugrenelle Shopping Centre

Non solo commercio In Poznan

Progetto: Valode & Pistre

Progetto: D2U - Design to User

Può essere considerato il centro commerciale un volano per la riqualificazione urbana e la rinascita di un quartiere? E’ questa la scommessa del Nuovo Beaugrenelle, imponente operazione promossa da Apsys e Gecina sulla riva sinistra della Senna, nel XV arrondissement, che prevede entro il 2010 la realizzazione di 45.000 metri quadrati di cui 32.800 di spazi commerciali. Il progetto, opera della mano esperta dello studio Valode & Pistre, si iscrive nel piano di riqualificazione del Fronte Senna proponendo un’architettura leggera e trasparente pensata sulle attese degli abitanti del quartiere che attualmente sono penalizzati da un’offerta commerciale inadeguata e insufficiente. L’intervento si definisce sulla ristrutturazione di un spazio commerciale esistente di limitate attrattive – presenza di estese superfici in cemento, scarsa leggibilità dei percorsi, sistema di distribuzione labirintico – con l’obiettivo di riaffermare l’identità del quartiere con una nuova iniezione di qualità. Il concetto del Nuovo Beaugrenelle proietta l’intervento in una dimensione urbana che coinvolge non solo il potenziamento delle attività commerciali, ma anche gli aspetti legati all’offerta culturale e per il tempo libero di cui potranno disporre i cittadini. La trasparenza delle ampie superfici vetrate che definiscono gli affacci su strada degli spazi commerciali, la presenza dell’elemento vegetale, studiata dal paesaggista Marc Littot, che trasforma in giardino la copertura del centro commerciale e arricchisce parte delle facciate rendendone più piacevole la vista, le passerelle vetrate che collegano i diversi corpi offrendo viste panoramiche sulla Senna, la presenza della luce naturale che filtra nei diversi ambienti contrastando la dimensione claustrofobica che spesso si percepisce in spazi di questa natura, danno origine a un nuovo paesaggio urbano. Articolato su tre isolati, il nuovo Centro verrà declinato all’insegna della luce, della trasparenza e della fluidità, elementi che definiscono sia la disposizione di un sistema dei percorsi leggibile e immediato, sia la compresenza di attività differenziate, dal commercio ai servizi di quartiere – un’unità di polizia, ufficio postale ecc. – fino alla presenza qualificante di un’offerta culturale che occuperà il 40% delle superficie del Centro. L’intervento si pone inoltre come progetto pilota di spazio commerciale rispondente ai criteri di alta qualità ambientale (HQE). In un’ottica di sviluppo sostenibile, sono stati infatti definiti cinque obiettivi prioritari: riduzione al minimo dell’impatto ambientale del cantiere, relazione armoniosa dell’edificio con il suo intorno e integrazione nella vita del quartiere, gestione efficace dell’energia a livello di sistemi e materiali costruttivi, sistemi di recupero dell’acqua, miglioramento delle condizioni di confort visuale attraverso la luce naturale. E. C.

Il progetto per il Centro Commerciale Galeria Hetman è situato a Poznan, in Polonia, nel punto di intersezione di tre principali assi di traffico. Il centro si articola su quattro livelli di cui uno interrato, mentre il parcheggio si sviluppa su cinque piani sfalsati che immettono direttamente ai punti di ingresso principali della galleria. La strategia commerciale è quella di offrire un ampio mix di offerta in aggiunta alla classica “ancora” della grande distribuzione: la galleria commerciale dispone di aree di segmento moda elevato, di zone “food” a offerta multipla, di medie superfici per la casa e lo sport e di un grande tetto che nell’ambizione dello sviluppatore di origine americano potrebbe far decollare il concetto di drive-in cinema anche per il pubblico giovane. Lo scopo del progetto, sviluppato dallo Studio milanese D2U, è quello di diventare un vero e proprio aggregatore sociale per la crescita dell’area circostante, situata a cerniera tra il centro e le nuove aree residenziali. L’architettura riflette questo approccio con una serie di elementi focali di riferimento a livello urbano caratterizzati da forme e materiali contemporanei. In risposta alla conformazione del sito e alle esigenze commerciali sono stati creati due punti di ingresso chiaramente identificabili dai quali si dipartono i due bracci della galleria commerciale, che si allungano con linee mosse e dinamiche per poi ricongiungersi nel rispetto di un concetto di esperienza sensoriale molteplice ma unitaria. Il centro non offre solo shopping, ma anche possibilità di azione, interazione e osservazione, attraverso una pista da pattinaggio aperta dall’alto con una grande vetrata sulla galleria, terrazze slanciate sugli spazi pedonali circostanti e una palestra di roccia che esalta la comunicazione sempre presente tra i vari livelli del centro. L’andamento della facciata vuole evidenziare la tridimensionalità della pianta, le forme e i materiali si rincorrono e dialogano nello spazio. Gli aspetti di sostenibilità sono presenti sia nel concetto impiantistico che nella scelta di forniture provenienti da materiali locali, in parte riciclati e per il legno proveniente da foreste a regime controllato. Elementi di ombreggiatura ad assetto variabile sono previsti per le parti vetrate esposte a sud e a ovest.

Can shopping centers foster urban upgrading and serve to revive a district? This challenge has been taken up by the New Beaugrenelle, which is an imposing operation promoted by Apsys and Gecina on the left banks of the Seine, in the XV arrondissement. By 2010, 45,000 square meters are to be developed, 32,800 of which will be used for commercial purposes. The project, which stems from the expert hand of the Valode & Pistre Studio, is part of a plan for the upgrading of the Seine Front. A light, transparent architecture is to meet the expectations of the inhabitants of the district, who currently are not served with enough – nor adequate – shopping facilities. An existing shopping center with few attractions is to be renovated; the structure, which features extensive use of cement and is not user-friendly due to its mazelike distribution, is to change its appearance radically, through a quality boost that is to reestablish the district’s identity. The concept of the New Beaugrenelle casts the work in an urban dimension that involves both the enhancement of trade and aspects linked to cultural events and free time for the inhabitants. A new urban landscape will be created by the transparence of the wide glazed surfaces of the shops overlooking the street, the green areas designed by the landscaper Marc Littot – who has transformed the roof of the shopping center into a garden and has enriched part of the façades, offering a more pleasant view – the glazed walkways that link the various bodies, affording panoramic views over the Seine, as well as natural lighting that brightens up the various indoor areas, thus contrasting the claustrophobic feel of closed spaces of this kind. The new Center, which is laid out over three blocks, is to be full of light, transparence and fluidity; these elements regulate a user-friendly, immediately recognizable design, combining different activities, from trade to district services, a police unit, a post office, etc., as well as cultural activities, which will take up 40% of the Center and serve to upgrade the entire area. The project is thus a pilot scheme for a center meeting high environmental quality standards (HQE). Indeed, in view of sustainable development, five main objectives were pursued: minimum environmental impact of the building yard, a harmonious relation of the structure with its surroundings and its integration with the life of the district, efficient energy management in terms of the plants and the building materials used, water collection systems, improvement of visual comfort thanks to natural lighting.

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Galeria Hetman Commercial Retail Center is located in the city of Poznan, Poland, at the intersection of three primary thoroughfares. The center is generally planned with four levels of retail with one level of retail being below grade. The parking is distributed over five levels providing gallery access from diverse strategic and direct points. The center’s retail strategy is to provide a mix of offerings such as a hypermarket, service shops, fast and slow food areas, fashion gallery shops, home furnishings, roof top outdoor drive-in cinema and entertainment areas. This will allow the center to become the “town plaza” for the redevelopment of the adjacent area which now is seeing growth in the construction of new residential neighborhoods. The aggressive offering mix was then taken into consideration for the development of the architectural concept by D2U. In response to the sites context, two predominant entry points were created in order to unite the city with the center and initiates the shoppers journey through clear and identifiable gallery areas. The shopping gallery is created by the use of bending and stretching lines and forms responding to the aspect of journey, mobility and dynamism in today’s consumerism. The galleries form a simple loop system which then converge to a central focal point which is also seen from the predominant vehicular approach to the site. Within this area there are a variety of entertainment activities such as restaurants, ice skating rink, indoor/outdoor relationships and a rock climbing wall that links and drives the users vertically and thus making them conscious of what is provided on various levels. The development of the façade and threedimensionality of the project was derived from the floor plan expression. The forms generated allow for the overlapping and material articulation such that roof materials become wall materials and wall materials become roof materials. Sustainable aspects were taken into consideration for the selection of materials. The primary exterior materials used are composite wall panels constructed from recycled woods, metal panels from recycled metals, glass and aluminum. The interior foresees the use of woods from managed forests and stone coverings. Solar shading is utilized where there are expansive glass and wall areas with southern and western exposure.

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Una Fondazione per l’architettura At Mont Boron, Nice

Alla ricerca di spazio relazionale In Zürich

Progetto: Jean Nouvel

Progetto: Silja Tillner

In posizione dominante sulla baia di Nizza, immersa in un bosco di pini marittimi, la batteria militare del Mont Boron sta per essere trasformata in un luogo di creazione dedicato all’architettura. Artefice, promotore e progettista di questo nuovo polo culturale, niente po’ po’ di meno che Jean Nouvel, il quale con quest’operazione trasferisce il cuore creativo dello studio parigino in un luogo più in sintonia con le pratiche della riflessione, del pensiero e quindi della ricerca. La batteria militare (1886-1887) messa in vendita dall’esercito francese, lo scorso novembre è stata acquista per circa 800.000 euro dalla città di Nizza nel quadro del potenziamento del polo di architettura. L’idea di Nouvel di abitare questo luogo proiettandolo in una dimensione culturale e formativa di portata internazionale risponde in modo esemplare alle ambizioni della città costiera, che non per nulla è candidata a capitale europea della cultura nel 2013. Già da anni, Nouvel ha trasferito una parte del suo lavoro a Nizza, dove si riunisce con clienti e i collaboratori più stretti beneficiando di una situazione ambientale e paesaggistica particolarmente favorevole. Quindi la possibilità di sfruttare un sito così singolare e unico come quello della batteria militare per trasformalo in luogo di studio, ricerca e diffusione è sembrato il coronamento ideale alle ambizioni del progettista. E’ qui che verrà infatti costituita una Fondazione la cui attività si articolerà sul fronte pedagogico ospitando una ventina di giovani architetti per un periodo dai 6 ai 9 mesi e un programma che proporrà seminari e interventi di vari filosofi, artisti e architetti invitati; la partecipazione in uno o più progetti sviluppati dalla fondazione e il coinvolgimento in progetti in corso di elaborazione in seno alla “cellula di creazione”. Il reclutamento verrà fatto tramite la rete internazionale degli istituti specializzati, con la possibilità di ottenere delle borse di studio. Sarà inoltre un centro internazionale di diffusione e sviluppo a sostegno della ricerca e del dibatto architettonico supportato dalla filosofia di pensiero del suo ideatore. Ricerca e formazione sono quindi le due anime del progetto di Nouvel che, trasformando questo sito, concretizza un progetto personale e nel contempo professionale coniugando dimensione privata a pubblica. Prima impegnativa e importante tappa, la trasformazione di questo forte da anni inutilizzato. La proposta, che si definisce come il primo atto culturale della futura Fondazione, si rapporta in modo discreto e rispettoso del sito, classato monumento storico e quindi fortemente condizionato. La sfida di Nouvel è quella di inventare in questo spazio protetto un luogo conviviale, in grado di ospitare funzioni diverse rispetto a quelle originali. Il linguaggio indiscutibilmente contemporaneo declinerà una successione di spazi e luoghi ad alto potenziale creativo, calati in questo ambiente unico nella sua particolare dimensione architettonica e paesaggistica. Elena Cardani

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In a commanding position on the Bay of Nice, in the middle of a maritime pine wood, the Mont Boron military battery is about to be converted into a creative place devoted to architecture. The author, promoter and planner of this new cultural center is none other than Jean Nouvel himself. With this project, in fact, he is moving the Parisian studio’s creative hub to a place that is more suitable for reflection, thought, and, therefore, research. The military battery (1886-87), which was put on sale by the French army, was purchased by the city of Nice for about 800,000 Euros, with the aim of developing the architectural center. Nouvel’s idea for the use of this place, which will cast it in an international cultural and training dimension, is an excellent answer to the seaport’s ambitions; indeed, the city is a candidate in line for the European Capital of Culture in 2013. For years, Nouvel has been moving a part of his work to Nice, and he has been meeting up with his closest clients and collaborators, benefiting from an especially favorable environment and landscape. Therefore, the possibility of converting a unique site such as the military battery into a place for study, research and spread of knowledge seems be the ideal crowning of the planner’s ambitions. A Foundation whose main activity will be teaching is to be established there: twenty young architects will be trained in periods ranging from 6 to 9 months, with a schedule offering workshops and speeches by philosophers, artists, and architects on invitiation. In addition, the architects will participate in one or more of the projects developed by the Foundation, and will be involved in a “creative group” devoted to projects that are already under way. The recruiting will be carrried out through an international network of specialized institutes, and candidates can even obtain a scholarship. The Foundation will also be an international center for research and development in the field of architecture, and will be backed by the author’s ideas and philosophy. Thus, research and training are the moving forces of Nouvel’s project; by converting the site, the architect is materializing his own personal – and, at the same time – professional project, combining the private and public dimension. The first demanding stage of the work is the project for the conversion of this fort, which has been in disuse for years. The project – which constitutes the future Foundation’s first cultural intervention – was conceived tactfully, with due respect for the site, as, by its own nature, the historical monument is strongly conditioned. Nouvel accepted the challenge of turning this protected area into a place of conviviality, with functions that are totally different from those for which it was built. An unmistakably contemporary layout will define the Foundation’s various areas, which all have a high creative potential and are set in this unique environment that features its own special architectural dimension and landscape.

La zona di Opficon è una parte urbana di particolare interesse per la città di Zurigo. Il progetto dell’architetto viennese Silja Tillner verte a organizzare un’area disomogenea in un luogo con una sua precisa identità urbana attraverso la creazione di una piazza del mercato, prevista dal masterplan progettato dalla stessa Tillner. L’intervento più generale riguarda l’organizzazione di luoghi distribuiti lungo la Schauffhauserstrasse. Di particolare raffinatezza formale risulta il complesso fuoriterra che introduce al parcheggio interrato. Il manufatto, come la pavimentazione della piazza, è di colore rosso mattone, un segno forte che si distingue dalla cromia tutta tono su tono di un intorno formato da edifici bassi e sostanzialmente di unico segno compositivo. Posto quale contrappunto immateriale e di particolare nitore formale, l’accesso all’ascensore, che collega il piano terra al parcheggio interrato, è una sorta di volume prezioso che, soprattutto nelle ore della sera allorquando è illuminato, allude a una sorta di diamante luminoso scaturito dalla profondità di una miniera tecnologica. The Opficon district is a particularly interesting urban part of the city of Zurich. A project by the Viennese architect Silja Tillner aims at organizing a patchy area of a place that has its own precise urban identity, by creating a market square: a masterplan designed by Tillner herself. Generally speaking, the work involves organizing locations that are distributed along the Schauffhauserstrasse. From a formal viewpoint, the part of the complex that rises above ground-floor level and leads to the underground parking area is especially refined. Just like the paving of the square, the structure is in a red brick color, a strong mark that distinguishes it from the shade-over-shade colors of its surroundings, which are composed of low buildings that are basically marked by a sole compositive line. Placed as an immaterial counterpoint with a particular formal limpidness, the access to the elevator that links the ground floor to the underground parking lot is a sort of precious volume that – especially when lit up in the evening – hints at a sort of luminous diamond spawned from the depths of a technological mine.

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Una fabbrica di futuro Silver and Compact

Alta tecnologia per un marchio storico In Modena

Tre esempi italiani In Cannes

Progetto: Arteco

Progetto: Marianelli Design & C. Torno Architetture

Il progetto prevede la realizzazione di un edificio dalle funzioni direzionali, che sostituirà la casa colonica esistente. E prevede altresì l’edificazione di una sequenza di nuovi fabbricati riservati all’assemblaggio dei componenti dei prodotti Franke. Il complesso che andrà edificato è denominato Fabbrica Tre e si differenzia da quelli esistenti, sia per struttura sia per linguaggio formale. Rispetto ai grandi centri Franke, disseminati nel mondo, quello di Peschiera del Garda presenta fianco a fianco produzione industriale e organizzazione commerciale, uffici amministrativi, centro direttivo e spazi espositivi. Nasce così l’idea di una nuova grande struttura, la “Barra”, argentea e compatta, che racchiude spazi non solo riservati a uffici, direzione ma anche ad altre funzioni. La struttura è progettata come un corpo lungo e compatto al cui interno gli spazi si differenziano per soluzioni formali molto variate. La piattaforma libera nello spazio, riservata allo show room dà la parvenza di un foglio lieve e galleggiante, definendo il tutto come un’architettura più del futuro che del presente.

La nuova sede produttiva di Modena simboleggia la collaborazione tra Alcoa e Ferrari. Da oltre dieci anni, Alcoa fornisce i telai in alluminio per alcuni modelli prodotti da Ferrari. Il legame derivante da tale collaborazione si riflette nella recente completa ristrutturazione della sede di Modena, nelle immediate vicinanze delle officine Ferrari a Maranello. Per gli architetti dello studio Marianelli Design & C. Torno Architetture, il progetto ha rappresentato una sfida molto particolare. L’edificio doveva rappresentare l’immagine di un brand noto a livello mondiale: alta tecnologia, resistenza e al tempo stesso leggerezza. Ciò è stato possibile grazie all’impiego di volumi e forme lineari ma anche per il materiale composto dal rivestimento in alluminio della facciata, realizzata attraverso Reynobond Architecture, prodotto da Alcoa architectural Products Merxheim.

In linea con quanto emerso nella scorsa edizione del Mipim 2007 , il salone dell’immombiliare svoltosi a Cannes che ha visto l’affermazione della torre come tipologia più diffusa, sono stati presentati due importanti progetti destinati a trasformare la Verona dei prossimi anni. Mario Bellini e Richard Rogers sono le firme che disegneranno rispettivamente il Verona Forum e Adige City, entrambi proposti da Recis, subholding di CIS, Compagnia Investimenti e Sviluppo di Verona. Nato dalla riqualificazione dell’ex Foro Boario, area adiacente alla Porta ovest della Fiera di Verona, il Verona Forum di Bellini sarà individuato da una torre direzionale di 11.300 metri quadrati che si innalza in un’area di oltre 30.000 metri quadrati. Sono previsti a complemento della funzione direzionale, un hotel 4 stelle, dotato di 160 camere, una sala convegni di 150 posti, un’area fitness e benessere, e una superficie di circa due terzi del totale riservata a zona verde e parcheggi pubblici. Il recupero delle ex Officine Adige, nei pressi del casello autostradale Verona Sud, è invece alla base di Adige City, il futuro World Trade Center della città progettato da Richard Rogers, Pritzker 2007. Un’area di 100.700 metri quadrati anche qui connotata dall’emergenza di due torri di 80 metri circondate da ampie aree verdi di respiro pubblico, spazi per uffici, un hotel e zone residenziali e commerciali. Adige City si pone come elemento rigeneratore e catalizzatore di sviluppo economico, combinado in una calibrata compresenza momento istituzionale e privato. Altra presenza di rilievo al salone di Cannes, il progetto studiato da Manuel Salgado per l’area della Romanina, 92 ettari nel settore est di Roma nelle vicinanze di importanti strutture quali l’Università di Tor Vergata, il nuovo Palazzetto dello Sport, e il nuovo Polo tecnologico. L’intervento presentato da Immobilfin del Gruppo Scarpellini, costituisce un’importante operazione di edilizia urbana che comprenderà 40% di superfcie destinata a uso residenziale, 30% a verde e il resto a servizi e attività terziarie pubbliche e private. L’attenzione agli aspetti dell’accessibilità, dell’organizzazione planimetrica come della architettura dei futuri edifici sono alla base di questo progetto che si pone come modello innovativo negli interventi di trasformazione delle zone periferiche e marginali dei grandi centri urbani in un nuovo cuore attivo della città. Elena Cardani

This project is a plan for an executive office building that will replace an existing farmhouse. It also entails a sequence of new buildings for the assemblage of components in the Franke product range. The complex to be built is called Fabbrica Tre, and is different from the existing architecture, both in terms of structure and formal language. Compared to the great Franke centers around the world, the one in Peschiera del Garda presents industrial production and commercial organization together, as well as administrative offices, an executive center and exhibition areas. This was how the idea for a great new structure was born, a silvery, compact “Barra” (“Bar”) that holds not only office and executive space, but other functions, as well. The structure is planned as a long, compact body in which different spaces are laid out, with varied formal results. A platform lying free in space and reserved to the showroom looks like a light, floating sheet, branding the ensemble as an architectural work that belongs more to the future than to the present.

Modena’s new manufacturing headquarters symbolizes the collaboration between Alcoa and Ferrari. For over ten years, Alcoa has been supplying the aluminum space frames for a number of Ferrari models. The connection between the firms has been further established by the complete renovation of the Modena headquarters, which is very near the Ferrari assembly plant in Maranello. The project constituted a special challenge for the architects from the Marianelli Design & C. Torno Architetture studio. The building was to reflect the image of a world-renowned brand: high technology, resistance, and, at the same time, lightness. This was possible thanks to the use of linear volumes and contours, but also thanks to the material, which consists in an aluminum covering for the façade, built by Reynobond Architecture and produced by Alcoa Architectural Products Merxheim.

Two important projects that are to transform Verona in the next few years are consistent with what emerged at the last Mipim 2007 real estate show that took place in Cannes. The exhibition proved that towers are the most widespread building type today, and Mario Bellini and Richard Rogers have, respectively, designed the Verona Forum and Adige City, both proposed by Recis, a sub-holding of CIS, an Investment and Development Company in Verona.

Born from the conversion of the former Foro Boario, an area which is adjacent to the West Gate of the Verona Fair, Bellini’s Verona Forum will feature an 11,300 square-meter office building that will rise to hold an area exceeding 30,000 square meters. In addition to its functoin as an executive building, the tower will also include a 4-star hotel with 160 rooms, a 150-seat conference hall, and a fitness and wellness center. Two thirds of the total surface area will be reserved for greenery and public parking lots. Adige City, on the other hand, will rise from the conversion of the former Officine Adige, near the Verona Sud highway tollbooth. Designed by Richard Rogers (Pritzker 2007), this is to be the city’s future World Trade Center. Two 80-meter-high towers will rise over a 100,700-square-meter area, surrounded by green public spaces, office spaces, a hotel, and residential and shopping areas. Adige City is to have a regenerating and catalyzing effect in terms of economic development, combining institutional and private moments in a well-balanced coexistence. Another important project shown at Cannes was Manuel Salgado’s plan for the Romanina area, which involves 92 hectares on the East side of Rome, near important buildings such as the University of Tor Vergata, the new Sports Stadium and the Technological Center. The work, presented by the Scarpellini Group’s Immobilfin, is an important urban initiative that will involve a residential area that will take up 40% of the whole, a green area covering 30%, and the remaining area is to be devoted to the public and private service industry. The main elements in the implementation of this project are its accessibility and its general layout, which set it as an innovative model in the reorganization of suburban areas and the outskirts of great urban centers, creating a new, active heart for the city.

Sopra/above, Manuel Salgado, quartiere La Romanina, Roma.

Sotto/below, Richard Rogers, Adige City, Verona.

In basso/bottom, Mario Bellini, Verona Forum.

Global City In Lyons E’ da considerarsi realizzabile l’ipotesi del progetto di una città sostenibile? Al centro del dibattito internazionale sullo sviluppo e la trasformazione della città futura, il tema della sostenibilità esteso al futuro delle nostre città verrà ampiamente dibattuto in occasione di Global City, dal 14 al 16 maggio al Centro Congressi di Lione. Importante piattaforma di confronto e scambio di opinioni e strategie di intervento, Global City è un forum internazionale che convoglia oltre un migliaio tra sindaci e decisori urbani, pubblici e privati. Attraverso un ricco e articolato programma di conferenze verranno affrontati i diversi metodi e operazioni per concretizzare soluzioni e proposte finalizzate a uno sviluppo di città sostenibile. In particolare quest’anno verrà posto l’accento sulle metodologie d’intervento legate al fenomeno del surriscaldamento del pianeta, con la proposta di soluzioni alternative e altamente innovative che potranno favorire uno sviluppo delle città in vista dei futuri cambiamenti climatici. Are projects for sustainable cities feasible? The theme, which is the topic of an international debate on the development and transformation of future cities, will be extensively discussed and examined from 14 to 16 May at Global City, at the Convention Center in Lyons. Global City—an important platform for the exchange of opinions and strategies for tackling the problem—is an international forum that brings together more than a thousand, including mayors and public and private urban decision-makers. Different methods and ways of following through solutions and ideas aimed at developing sustainable cities are presented through a rich, diversified conference schedule. This year, the main focus will be on how to deal with global overheating. Highly innovative alternative solutions will be put forward, favoring city development with a view to future climatic changes.

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Flessibilità e identità

Origami al caffè illy Collection

Progetto: Gianluca Milesi

Si ispira agli origami la nuova collezione di tazzine da caffé presentata in marzo scorso da illy. A quindici anni dalla prima serie di tazze d’artista, il marchio triestino conta a oggi oltre sessanta collection firmate sia da grandi nomi della scena artistica contemporanea, sia da giovani emergenti. Il trentenne tedesco Michel Beutler è l’autore degli ultimi decori riprodotti sulla tazza e sul piattino in sei diverse versioni. L’artista, che vive e lavora a Berlino, è il vincitore del premio Illy Present Future 2005, premio per l’arte contemporanea promosso in collaborazione con Altissima. Oltre a un premio in denaro, questo riconoscimento dà l’opportunità all’artista di proporre un disegno per una illy collection che se realizzata, come in questo caso, viene diffusa a livello internazionale. Le nuove tazze caratterizzate da texture geometriche rigorosamente “costruite”, sono disponibili sia in confezione a due, accompagnate dal barattolo di caffè, sia a sei (solo nei negozi di design, articoli per la casa e sull’e-shop www.illy.com). A tiratura limitata, realizzata solo in mille esemplari, è invece la tazza mug illy Art Collection firmata da Marina Abramovic (Belgrado, 1946), Leon d’Oro alla Biennale di Venezia del 1997, e presentata al Guggenhaim Museum di New York. L’artista in versione pin-up compare al centro della tazza sdrammatizzando con un raffinata ironia il “rito della quotidianità”. E.C.

L’idea del progetto, voluto da due giovani imprenditori milanesi, per l’A_mi bar situato alla Bicocca a Milano, in un quartiere e in una zona in piena evoluzione è stata di creare un locale flessibile per le sue caratteristiche e nelle sue funzioni. Tale presupposto rispondeva alle esigenze legate allo sviluppo del quartiere. Da cui l’idea di disegnare uno spazio che fosse al contempo bar, ristorante, lounge e luogo di ritrovo.Vi era inoltre la necessità che il locale fosse un luogo facilmente riconoscibile e che attraverso la sua identità e il suo carattere restituisse un’immagine precisa e forte e tale immagine doveva essere per certi versi unica. Da ciò il progetto: una struttura unitaria, al contempo articolata per soddisfare le differenti e flessibili esigenze. E’ stata quindi progettata un’unica “struttura/scultura” che comprende l’intero locale e ne definisce le diverse aree, modellata secondo una forma avvolgente e plurifunzionale. Tale “scultura”, benché articolata è stata trattata in maniera unitaria e “minimale” nella forma e nella definizione delle superfici.

Mipim e Mipim Horizons In Cannes The new coffee cup collection presented last March by illy drew inspiration from origami. Fifteen years since its first series of artist cups, today the brand from Trieste counts over sixty collections signed both by great names on the contemporary art scene and by emerging young artists. The thirty-year-old Michel Beutler authored the latest decorations that were reproduced on illy cups and saucers in six different versions. The artist, who lives and works in Berlin, won the 2005 Illy Present Future Prize, which is an award for contemporary art promoted in collaboration with Altissima. In addition to a money prize, this acknowledgment offers the artist the opportunity to propose a design for the illy collection that, if realized – as in this case – gains international renown. The new cups, which feature rigorously “constructed” geometric textures, are available both in two-packs accompanied by a coffee jar, and in six-packs (only in design and housewares shops, and from the e-shop www.illy.com). On the other hand, only a thousand examples of an illy Art Collection mug signed by Marina Abramovic (Belgrade, 1946) have been produced. The artist won the Golden Lion at the 1997 Venice Biennial, and her mug was presented at the Guggenheim Museum of New York. Her appearing in the middle of the cup in a pinup version is a subtly ironic downplaying of the “daily ritual” of coffee-drinking.

illy Collection by Michel Beutler

Dedicato all’orecchietta Con il premio “Orecchietta, dal gusto al design”, istituito dalla Masseria Torre Coccaro, straordinario resort a cinque stelle situato a Savelletri di Fasano in Puglia, e organizzato da cinque note professioniste operanti nel settore del design come la storica e teorica Anty Pansera, Luisa Bocchietto, Laura Giugiaro, Patrizia Scarsella e Giovanna Talocci, si è offerta a trentadue designer under 35 l’occasione e l’opportunità di trarre ispirazione, per una serie di progetti, dalla forma della gustosa, tipica e rinomata “orecchietta” pugliese. L’iniziativa, compresa tra gli eventi e le tappe svoltisi nell’ambito del Salone del Mobile ’07 di Milano dal 18 al 23 aprile, ha avuto

luogo, nello spazio esclusivo e prestigioso della Biblioteca di Santa Maria Incoronata di Milano; notevole opera rinascimentale e riferimento storico e artistico della città. Le 32 partecipanti si sono evidenziate con una serie di progetti rappresentativi di un’oggettistica che ha spaziato dal vaso alla vasca per esterni, dal fermaglio alla parure di gioielli, sino alle sedie, alle lampade e ai capi di abbigliamento; tutti attentamente selezionati dalla commissione incaricata. La mostra; omaggio e provocazione compiaciuta alla pasta pugliese, oltre agli under 35, ha visto la partecipazione di altri professionisti e artisti presenti con la loro creatività.

Nella foto l’opera di/the work by Alda Casal.

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E’ la corsa in altezza la sfida su cui si giocano le principali e più ambiziose operazioni immobiliari del futuro? Ed è ancora l’altezza a conquistare la creatività e, perché no, la sete di affermazione di molte firme dell’architettura contemporanea? Sembra proprio che questi interrogativi abbiano trovato un’indiscussa conferma nel panorama internazionale che ha occupato il marzo scorso la scena del MIPIM, il prestigioso salone del mercato immobiliare che ha riunito a Cannes quasi 5.500 espositori e oltre 26.000 operatori del settore. Spettacolarità, in alcuni casi al limite dell’eccesso o del lusso esasperato, ma anche straordinaria qualità del progetto, del linguaggio e delle tecnologie costruttive e dei materiali, attenzione alle problematiche di sostenibilità e risparmio energetico, compatibilità con l’ambiente, integrazione nel contesto, prospettive di paesaggi futuri sempre più sofisticati, è vero a volte quasi deliranti, ma per la maggior parte sempre più sensibili e aperti alla qualità dell’architettura. L’affermazione della torre come tipologia vincente, anche in un’ottica di sviluppo sostenibile, è stata d’altronde ribadita nel discorso inaugurale pronunciato da Daniel Libeskind che ha sottolineato, presentando i suoi ultimi progetti, come l’altezza di un edificio non sia affatto condizionante né sul piano ecologico, né a livello di impatto con l’intorno poiché “anche se giganteschi, gli edifici possono avere una particolare leggerezza”. Questa dichiarazione ha infatti trovato riscontro negli skyline e nelle proiezioni dei futuri paesaggi urbani presentati sugli oltre 24.000 metri quadrati espositivi. Da Parigi a Marsiglia, da Londra a Birmingham, da Roma a Milano, le bellissime maquette erano ritmate da emergenze volumetriche che si innalzavano verso il cielo con sagome declinate all’insegna della trasparenza e della leggerezza, concepite nel rispetto dei più avanzati criteri di sostenibilità e contenimento dei consumi energetici, ritmate da preziosi polmoni di verde, evolutive e non più statiche nel loro sviluppo in altezza. Più eccessive le proposte presentate dai promotori dei Paesi del Medio Oriente dove un’economia in pieno sviluppo rende esponenziale la domanda di edifici alti e di lusso estremo. Ma anche la Russia e la Polonia si sono mostrate notevolmente competitive con la presentazione di piani urbanistici, progetti di nuovi edifici e di nuove città dai programmi particolarmente ambiziosi. Il peso sempre maggiore che queste realtà in pieno sviluppo vanno a occupare nel settore degli investimenti immobiliari ha fatto nascere un nuovo salone, Mipim Horizons, che partirà nel settembre del 2008 sempre a Cannes. Basato sullo stesso concetto del Mipim e sempre organizzato da Reed MIDEM, questo salone sarà rivolto ai quei Paesi e regioni a forte potenziale di sviluppo che rappresentano un campo particolarmente interessante per gli investitori internazionali, dall’Europa Centrale, al Medio Oriente, alla Federazione Russa, fino all’Asia Centrale e l’America Latina saranno i principali referenti di questa nuova manifestazione. Come ogni anno, anche per questa edizione sono stati assegnati i Mipim Awards nelle 5 categorie selezionate: Centri d’affari: Portico a Madrid, progetto: SOM, Raphael de La-Hoz, promotore: Hines, Monthisa; Centri commerciali: Europa Passage a Hamburgo, progetto: BRT Architekten, Bothe-Richer-Teherani BDA, Hadi Teherani; Edifici per uffici rinnovati: Belmont Court a Bruxelles, progetto: Architectes Associées Desmedt Lacour Leribaux, Jean Gilbert, promotore: Axia Belgium; Edifici d’abitazione: Colliers Kirinda in Sri Lanka, progetto: Shigeru Ban, promotore: Colliers International; Hotel e Complessi turistici: Malmaison Oxford a Oxford, progetto: Architects Design Partnership, Dixon Jones, Mestico and Whiles, Panter Hudspith, Richard Griffiths Arch., promotore: The Trevor Osborne Property/Oxford Castle, Oxfordshire County Coucil, South East England Development Agence; English Heritage, Oxford Preservation Trust. Menzione speciale della giuria al 7 World Trade Center a New York, progetto: SOM, promotore: Silverstein Properties. Elena Cardani

Is a chase for height the challenge to be met by the main, most ambitious real estate operations of the future? And is it height that is conquering the creativity – as well as the hunger for success – of a great many contemporary architectural firms? An absolutely positive answer to these questions was afforded on the international scene through MIPIM, the prestigious fair that took place last March in Cannes, with almost 5,500 exhibitors and over 26,000 operators in the sector. What emerged was a sense of spectacularity (that in some cases was pushed to the limit and went too far, and in others resulted in exasperated luxuriousness), but also extraordinary project quality, in addition to highquality formal impact, building technologies and materials, attention to issues regarding sustainability and energy savings, compatibility with the surroundings, integration with the context, and perspectives of more and more sophisticated future landscapes. Although the latter are sometimes almost wild, most of them are more and more sensitive and open to architectural quality. The success of the tower as a winning building type—even with an eye to sustainable development—was confirmed in the inaugural speech given by Daniel Libeskind, who, while presenting his latest projects, pointed out how the height of a building is not a conditioning feature, neither from an ecological point of view nor in terms of its impact with its surroundings, as, “although huge, these buildings can reveal a particular lightness”. Indeed, this statement was corroborated by the skylines and views of future urban landscapes that were presented throughout the more than 24,000 square meters of exhibition area. From Paris to Marseilles, from London to Birmingham, from Rome to Milan, the attractive maquettes were marked by volumes that rose skywards in light, transparent shapes, conceived with the most advanced standards of sustainability and low energy consumption, surrounded by precious green lungs, and evolutive, i.e. not static in their skyward soar. The most excessive examples were presented by promoters from the Middle Eastern countries, where fully developing economy has led to an exponential demand for tall, extremely luxurious buildings. But Russia and Poland have also shown remarkable competitiveness, with particularly ambitious presentations of urban plans, projects for new buildings and new cities. The greater and greater importance these fully developing realities are gaining in the sector of real estate investments has led to the birth of Mipim Horizons, a new fair that will open in September 2008, again in Cannes. Based on the same concept as the Mipim and also organized by Reed MIDEM, this fair will be addressed to countries and regions that feature a strong potential for development, and that constitute an especially important field of action for international investors, from Central Europe to the Middle East, the Russian Federation, Central Asia, and Latin America, which will constitute the main reference points for this new event. Just like every year, this edition has also assigned the Mipim Awards in 5 selected categories: Business centers: Portico in Madrid, project : SOM, Raphael de La-Hoz, promoter: Hines, Monthisa; Shopping malls: Europa Passage in Hamburg, project: BRT Architekten, Bothe-Richer-Teherani BDA, Hadi Teherani; Buildings for renovated offices: Belmont Court in Brussels, project: Architectes Associés Desmedt Lacour Leribaux, Jean Gilbert, promoter: Axia Belgium; Residential buildings: Colliers Kirinda in Sri Lanka, project: Shigeru Ban, promoter: Colliers International; Hotels and tourist complexes: Malmaison Oxford in Oxford, project: Architects Design Partnership, Dixon Jones, Mestico and Whiles, Panter Hudspith, Richard Griffiths Arch., promoter: The Trevor Osborne Property/Oxford Castle, Oxfordshire County Coucil, South East England Development Agency; English Heritage, Oxford Preservation Trust. The Jury’s special mention went to the 7 World Trade Center in New York, project: SOM, promoter: Silverstein Properties.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Quando l’arte è presente Art in Venice

Musei del XXI secolo Future Museums

Giardini Giapponesi contemporanei In Zürich

Pensa con i sensi – senti con la mente. L’arte del presente, questo il concept della 52. Esposizione Internazionale d’Arte (10 giugno - 21 novembre 2007). L’esposizione è curata da Robert Storr, primo direttore statunitense nella storia ultracentenaria della Biennale Arte. La mostra centrale internazionale, allestita alle Corderie e Artiglierie dell’Arsenale e nel Padiglione Italia ai Giardini, presenta un centinaio di artisti provenienti da tutto il mondo. Il panorama internazionale è arricchito dalle mostre dei 77 Paesi, che allestiscono proprie mostre anche nel centro cittadino. All’Arsenale ha trovato sede permanente dal 2006 il nuovo Padiglione Italiano, che debutta quest’anno con una mostra a cura di Ida Gianelli, costituendo una delle novità principali della 52. Esposizione. Il progetto artistico di Robert Storr ha voluto ospitare alle Artiglierie dell’Arsenale, come parte integrante della mostra centrale, la Turchia con un Padiglione nazionale e una mostra che rappresenta l’arte africana contemporanea: “Check List” della Sindika Dokolo African Collection of Contemporary Art (Luanda, Angola), a cura di Fernando Alvim e Simon Njami. L’esposizione è stata selezionata da un panel di esperti invitati da Robert Storr, formato da Meskerem Assegued, Ekow Eshun, Lyle Ashton Harris, Kellie Jones e Bisi Silva.

Cosa c’è dietro al progetto di un museo, quali sono le logiche che regolano i processi creativi dalla concetto alla realizzazione? 26 architetti contemporanei presentano i percorsi seguiti nel progetto di un nuovo museo o nella ristrutturazione o ampliamento di strutture esistenti. La mostra, ora in corso fino alla fine di ottobre al Muséum di Lione, nasce da un’idea di Suzanne Greub, direttrice dell’Art Center di Basilea, per fare il punto e testimoniare le attuali tendenze in fatto di progetto, alla luce di alcuni importanti eventi nel settore delle realizzazioni museali di questi anni. Vengono così messi a confronto i diversi approcci e filosofie di intervento attraverso una ricca documentazione, dagli schizzi iniziali, ai disegni di progetto, ai modelli e foto degli edifici realizzati. La mostra offre così una panoramica allargata di modi diversi di risolvere il tema museale, dall’edificio emblema di Gehry che diviene fulcro del contesto come nel caso di Bilbao, al discreto inserimento, quasi in sordina, di Tadao Ando, alla dichiarazione attraverso l’architettura del contenuto stesso del museo come dimostra il Museo del Mondo Ellenico di Anamorphosis in costruzione ad Atene. Aspetto che accomuna la maggior parte degli interventi, la tendenza ad aprirsi all’esterno e a un pubblico sempre più ampio. Materiali trasparenti, frontiere tra spazi interni ed esterni fluide e quasi impercettibili, percorsi traversanti si ritrovano diversamente declinati in molte realizzazioni e il visitatore, il pubblico, è sempre più attore della costruzione. Lione, dove è in cantiere la straordinaria struttura del Museo des Confluences di Coop Himmelb(l)au, è inoltre sede particolarmente rappresentativa a testimonianza di questa tendenza che vede il museo come momento centrale di un più ampio processo culturale allargato alla città. Dopo la Francia, la mostra toccherà fino al 2011 altre sedi in Europa e negli USA tra cui il prossimo anno Lisbona (7/02-3/02/2008), Berlino (28/08-25/05/2008), Humlebæk-Danimarca (20/06-14/09/2008), Oslo (10/10-11/01/2009). In Italia al Mart di Rovereto dal 16/09/2010 al 2/01/2011.

Gli spazi espositivi del Institut für Geschichte und Theorie der Architektur del ETH Zürich ospitano fino al 25 maggio la mostra “Mirei Shigemori (1896-1975) – An Innovator of the Japanese Garden”. Vengono presentati i lavori del maestro giapponese realizzati tra il 1925 e il 1975, che si propongono come un vero manifesto di innovazione culturale del tradizionale giardino giapponese. Pur caratterizzati da semplici elementi di design, i giardini di Shigemori hanno un impatto spettacolare nel contesto giapponese; ai materiali tradizionali, quali ghiaia e pietre, egli aggiunge materiali contemporanei, come il cemento, con cui sperimenta forme geometriche e contrasti di colori. I suoi giardini avanguardistici furono al tempo mal accettati e solo recentemente sono stati riscoperti e rivalutati in Giappone. Tra i suoi capolavori spicca il giardino del To-fulu-ji Temple a Kyoto, ormai riconosciuto come una delle icone dei giardini giapponesi contemporanei.

Think with your senses – feel with your mind. The art of the present, this is the concept of the 52nd International Art Exhibition (10 June–21 November 2007). The show is curated by Robert Storr, the first American director in the Art Biennial’s history, which dates back more than a hundred years. The main international show, set up at the Corderie (the former rope-making area of the Arsenal) and Artiglierie of the Arsenale and at the Italian Pavilion at the Gardens, presents about a hundred artists from all over the world. The international scene is enriched by shows spanning 77 countries, which have organized exhibitions in the city center, as well. The new Italian Pavilion has been based at the Arsenale since 2006; this year it is making its debut with a show curated by Ida Gianelli, constituting one of the main novelties of this 52nd edition. As an integral part of the main exhibition, Robert Storr’s artistic project has hosted Turkey at the Artiglierie of the Arsenale with a national Pavilion and a show devoted to contemporary African art: the “Check List” of the Sindika Dokolo African Collection of Contemporary Art (Luanda, Angola), curated by Fernando Alvim and Somon Niami. The exhibition was selected by a panel of experts invited by Robert Storr: Meskerem Assegued, Ekow Eshun, Lyle Ashton Harris, Kellie Jones, and Bisi Silva.

Dall’alto/from the top: Dan Perjovschi, The Drawing Room, dettaglio di istallazione alla/ detail of installation at Tate Modern, London, pennarello indelebile su muro/permanent marker on wall, 2006 (courtesy of the artist and Lombard-Freid Projects); Ilya e Emilia Kabakov, The Ship of Siwa, bamboo, raffia, cotone, colore/ bamboo, rafia, cotton, paint, installazione creata con gli studenti di Manchester, Inghilterra e bambini di Siwa, Egitto/ installation, done with the Students of Manchester, England and children of Siwa, Egypt, 2005; Emily Jacir, Material for a film (performance), istallazione da una performance, 1000 libri bianchi forati con una pistola calibre 22, materiali misti e 67 fotografie/installation of performance, 1000 blank books I shot with a 22 calibre gun mixed media and 67 photographs, 2006 (Courtesy Alexander and Bonin).

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October at the Muséum of Lyons. The exhibition stemmed from an idea by Suzanne Greub, the director of the the Art Center in Basel; her aim was to assess and bear witness to current trends in projects, in the light of recent important events in the museum building sector. From preliminary outlines to project designs to models and pictures of the buildings themselves, through comprehensive documentation different approaches and philosophies for the implementation of the projects are examined. The exhibition thus offers a broad survey of different museum designs, from Gehry’s emblematic building, which becomes the central plank of a context as in the case of Bilbao, to Tadao Ando’s discreet, almost undertoned integrations, to the declaration of the actual contents of the museum through the architectural features themselves, as shown by the Museum of the Hellenic World by Anamorphosis, which is being built in Athens. The most common aspect of most of the works is a tendency to open up towards the exterior, towards a vaster and vaster public. Transparent materials, fluid, almost imperceptible boundaries between indoor and outdoor areas; crossing pathways that are interpreted differently in many of the new museums, so that visitors actually experience and become part of the buildings. Lyons – where the extraordinary structure of the Museo des Confluences by Coop Himmelb(l)au is being built – is especially representative of this trend, which focuses on museums as part of a broader cultural process that extends towards the city. After France, until 2011 the exhibition will move on to other locations in Europe and the USA: next year it will travel to Lisbon (7/02–3/02/2008), then to Berlin (28/08–25/05/2008), Humlebæk in Denmark (20/06–14/09/2008), and Oslo (10/10–11/01/2009). In Italy it will be shown at the Mart of Rovereto from 16/09/2010 to 2/01/2011.

Una vigna al museo In Stuttgart

La Cité dell’architettura In Paris Sotto a destra/below right, Joshua Mosley, Dread, animazione con tecnica mista/mixed media animation, 5 x 2.8 m video proiettore ad alta definizione / HD video pojection, 2007 (Courtesy the artist

and Donald Young Gallery, Chicago). A destra/right, Leon Ferrari, Herejes, giornale/newspaper 26.9.97+Mt 13,49, 40x29 cm, 1997 (Colección Alicia y León Ferrari).

Un’altra tappa è stata segnata nell’ambizioso progetto di definizione della Città dell’Archiettura e del Patrimonio che occupa la quasi totalità dell’ala sinistra del Palais de Chaillot a Parigi. Il marzo scorso, l’istituzione culturale sostenuta da Renaud Donnedieu de Varbes, Ministro della Cultura e della Comunicazione, e presieduta da François de Mazières, ha aperto al pubblico le gallerie dedicate alle esposizioni temporanee con l’inaugurazione di tre mostre. “Avant-Après. Architectures au fils des temps”, fino al 16 settembre presenta attraverso 150 cortometraggi l’evoluzione di architetture e progetti urbani di diversa natura e dimensione. “Portzamparc. Rêver une ville”, fino al 16 settembre, dedicata ai lavori dell’architetto francese, Prix Pritzker nel 1994, e articolata attorno a tre temi, foresta di torri, grandi edifici, brani di città. “Generazione Europan”, fino al 27 maggio, rintraccia la storia di 20 anni di concorsi Europan. Dopo le gallerie d’attualità, aperte nel novembre del 2006, e le gallerie delle mostre temporanee, il mese di settembre dovrebbe finalmente vedere la conclusione del cantiere con l’inaugurazione del Museo dei Monumenti francesi, dedicato alla storia dell’architettura dal XII secolo ai giorni nostri, della biblioteca e degli atelier pedagogici. Oltre agli spazi dedicati alle mostre temporanee e al Museo, i 23.000 metri quadrati della Città dell’architettura ospiteranno l’Ifa, Istituto

A sinistra/far left, Daniel Libeskind with Davis Partnership, Denver Art Museum, 2001. Mirei Shigemori, Sumiyoshi Garden.

What does a plan for a museum imply, and what are the logistics behind the creative processes for such a plan, from the moment it is conceived to its realization? The various stages in the planning of a new museum and in the renovation or extension of existing structures are being presented by 26 contemporary architects at a show which is now under way and will be open through the end of

Sotto/below, Kara Walker, 8 Possible Beginnings or: The Creation of African-America, fermo-immagine da un video in b/n/still from B & W video, 2005 (Courtesy of Sikkema Jenkins & Co.).

Until May 25th, the exhibition halls of ETH Zürich’s Institut für Geschichte und Theorie der Architektur are hosting the show “Mirei Shigemori (1896–1975) – An Innovator of the Japanese Garden”. Works the Japanese master implemented between 1925 and 1975 are on show, revealed as a true manifesto of cultural innovation in traditional Japanese gardens. Although characterized by simple design elements, Shigemori’s gardens have a spectacular impact on the Japanese context; in addition to traditional materials such as gravel and stones, he also used contemporary materials such as cement, with which he experimented geometric shapes and color contrasts. His avant-garde gardens were not well accepted in his time, and only recently have they been rediscovered and re-evaluated in Japan. One of his greatest masterpieces is the To-fulu-ji Temple in Kyoto, which is acknowledged today as one of the icons of contemporary Japanese gardens.

francese dell’architettura e la scuola di Chaillot, destinata alla formazione degli architetti del patrimonio. Il progetto degli interni è firmato da Jean-François Bodin, a cui si deve tra gli altri il rinnovamento degli interni del Centre Pompidou, mentre lo studio GAO di Barcellona ha contribuito alla museologia della nuova galleria d’architettura moderna e contemporanea. E.C.

L’Atelier Brückner di Stoccarda allestisce fino al 29 luglio una mostra dedicata alle vigne e alla produzione vinicola del Baden-Wurttenberg. La mostra, intitolata “Pure Wine Pour Out – Wine World in Change”, è proposta in un allestimento che riproduce la struttura di un vigneto. 495 “innesti”, in rappresentanza delle individualità delle diverse regioni e dei metodi produttivi, emergono in cilindri di vetro che sostengono altrettante bottiglie disposte in un pattern ritmico che richiama quello dei filari. In questa articolata scansione si inseriscono, come casotti per gli attrezzi, dei cubi che riportano pannelli descrittivi, video installazioni, informazioni storiche e sui diversi metodi e strategie produttive e commerciali del vino. The Brückner Atelier in Stuttgart has organized a show (open through July 29th) devoted to vineyards and wine production in Baden-Wurttenberg. The exhibition, entitled “Pure Wine Pour Out – Wine World in Change”, consists in a layout that reproduces the structure of a vineyard. 495 grafts representing the individuality of the various regions and manufacturing methods emerge in glass cylinders that support the same number of bottles, laid out in a rhythmic pattern that evokes vine rows. Like huts containing toolboxes and utensils, inserted within this rhythmic pattern are descriptive panels, video installations, historical facts, and information on the various methods, manufacturing and commercial strategies related to wine.

225 l’ARCA 97


Nouveaux Réalistes At Grand Palais

Contemporanei su Cézanne In Avignon

Basilico a Lucca Beyond the Landscape

Tesori Islamici

Alle Galeries Nationales du Grand Palais di Parigi è di scena fino al 2 luglio quel gruppo di artisti che Pierre Restany battezzò “Nouveaux Réalistes”. La mostra presenta una selezione di circa 180 opere che testimoniano della vitalità e della portata innovativa che questo movimento ebbe tra il finire degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta e che ancor oggi è ripresa da giovani artisti contemporanei. Klein, Hains, Villeglé, Tinguely, César, Arman, Spoerri, Raysse, Dufrêne, Rotella, Niki de Saint Phalle, Deschamps, Christo furono gli artefici in quegli anni di un’arte declinata con nuovi linguaggi plastici e ispirata a nuovi temi in risposta all’emergere di una società industriale e consumistica che si poneva in rottura con l’immediato dopoguerra. La mostra si concentra sul decennio compreso tra il 1958 e gli anni 1965/69, periodo particolarmente denso e vivace che vide la costituzione del gruppo e l’espressione di azioni collettive. Oltre alle opere dei tredici artisti strettamente legati al Nouveau Réalisme, sono esposti alcuni pezzi di artisti vicini al gruppo, da Alain Jouffroy a Pommereulle, Malaval, Jacquet, Filliou, Rauchenberg o Chamberlain, che testimoniano la molteplicità dei rapporti e delle interferenze che i Nouveaux Réalistes intrecciarono con la scena artistica internazionale.

“Bisogna rendere a Cézanne ciò che gli appartiene”, il titolo della mostra allestita fino al 20 maggio negli spazi della Collection Lambert di Avignone lascia intuire la portata dell’artista e le sue influenze sull’arte moderna. La mostra, che conclude il ciclo delle manifestazioni organizzate lo scorso anno per il centenario dalla morte di Cézanne, rende omaggio al pittore di Aix-en-Provence attraverso l’arte contemporanea. Una trentina di artisti hanno risposto all’invito del curatore Eric Mézil, selezionando delle opere o creandone ex novo, attorno a tre sezioni tematiche che rinviano ai grandi soggetti pittorici dell’opera di Cézanne. La montagna, i bagnanti e le bagnanti e le nature morte. Rémi Zaugg, Giulio Paolini, Daniel Buren, Tsuyoshi Ozawa, Sol LeWitt, Nan Godin, Miquel Barceló, Bill Viola o Rebecca Horn, hanno offerto una loro interpretazione di questi temi declinando un ricco e avvincente panorama di poetiche e tecniche espressive, dalla pittura alla scultura, al video fino alla fotografia, l’istallazione o gli interventi murali.

La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo L. Ragghianti di Lucca presenta fino al 29 luglio la mostra “Oltre il paesaggio – Gabriele Basilico 19782005 – con Riccardo Bucci, Luca Casonato, Luigi Gariglio, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Marco Introini, Maurizio Montagna, Claudio Sabatino”. Questa antologica degli scatti realizzati in oltre trent’anni da Basilico ripropone al pubblico la forza del suo incisivo sguardo documentaristico che ha segnato il panorama della fotografia di architettura e di paesaggio a livello mondiale. La mostra riunisce le fotografie delle tappe più importanti della sua produzione: dai ritratti di fabbriche di Milano dei primi anni Ottanta ai lavori su Napoli a quelli su Parigi, New York, Beirut, Berlino. Inoltre, nella prime sale della mostra saranno esposti i lavori di otto giovani fotografi proposti da Gabriele Basilico e invitati a presentare una propria ricerca: Riccardo Bucci, Luca Casonato, Luigi Gariglio, Stefano Graziani, Claudio Gobbi, Marco Introini, Maurizio Montagna, Claudio Sabatino.

Fino al 3 giugno a Parma, nell’ambito della rassegna “Arts And Music From the Islamic World”, il Palazzo della Pilotta presenta la mostra “Splendori a Corte. Arti del Mondo Islamico nelle Collezioni del Museo Aga Khan”. Per la prima volta arrivano in Italia 170 capolavori della Collezione di S.A. l’Aga Kahn, che dal 2009 troveranno sede permanente nel nuovo Museo Aga Khan a Toronto, Canada. Nell’ottica della pluralità culturale, etnica e religiosa del mondo Musulmano, la Collezione contiene manoscritti e pagine miniate, pitture, ceramiche manufatti in legno e metallo, tessuti provenienti da una vasta aerea islamica che si estende dalla Cina fino ai territori andalusi. La mostra è divisa in due sezioni; la prima, dedicata alla “Parola di Dio”, nella quale sono raccolti volumi del Corano splendidamente decorati, databili tra l’VIII e il XVIII secolo. La seconda, dedicata al “Potere del Sovrano” offre una rievocazione delle grandi corti islamiche dalla dinastia dei Fatmidi d’Egitto, ai Qajars di Persia, attraverso l’educazione del Sovrano, la poesia e la letteratura, l’esercizio del potere e i suoi passatempi, la caccia e l’equitazione.

The group of artists that Pierre Restany christened the “Nouveaux Réalistes” will be on show through July 2nd at the Galeries Nationales du Grand Palais in Paris. The exhibition presents a selection of about 180 works that prove the vitality and innovative drive this movement featured between the end of the 1950s and the mid 1960s, and how still today it is being followed up by a number of young contemporary artists. In those years, Klein, Hains, Villeglé, Tinguely, César, Arman, Spoerri, Raysse, Dufrêne, Rotella, Niki de Saint Phalle, Deschamps, and Christo were the protagonists of an art that was inspired by an industrial consumer society, constituting a breakaway from the immediate postwar period. The show focuses on the decade from 1958 to 1965–69, a particularly full and lively period that saw the actual formation of the group, as well as the expression of collective actions. In addition to works by the thirteen artists who were closely linked to Nouveau Réalisme, pieces by other artists who were somehow connected to the group are also on display, from Alain Jouffrey to Pommereulle, Malaval, Jacquet, Filliou, Rauchenberg, and Chamberlain, witnessing the variety of relationships and range of influence the Nouveaux Réalistes had on the international art scene.

“Justice must be done to Cézanne”, the title of the exhibition open through May 20th at the Lambert Collection in Avignon, shows the importance of the artist and his influence on modern art. Through contemporary art, the show – which ends a cycle of events organized last year for the centennial of his death – pays homage to the painter from Aix-en-Provence. Almost three dozen artists, invited by the curator Eric Mézil to take part in the show, have selected a number of works or created new ones, concentrating on three main themes that refer to Cézanne’s great pictorial subjects. Mountains, male and female bathers, and still life. Rémi Zaugg, Giulio Paolini, Daniel Buren, Tsuyoshi Ozawa, Sol LeWitt, Nan Godin, Miquel Barceló, Bill Viola, and Rebecca Horn have offered their interpretation of these themes, revealing a rich, captivating panorama of poetics and expressive techniques, from painting to sculpture to video and photography, installations, and murals.

The Licia and Carlo L. Ragghianti Art Center Foundation in Lucca is presenting the show “Beyond the landscape – Gabriele Basilico 1978–2005 – with Riccardo Bucci, Luca Casonato,Luigi Gariglio, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Marco Introini, Maurizio Montagna, Claudio Sabatino”. This anthology of snapshots that Basilico took throughout the course of over thirty years offers visitors the strength of his keen documentary view, which has marked the panorama of architectural and landscape photography on a worldwide level. The exhibition features the pictures of the artists’s most important stages, from photos of Milan factories

Vik Muniz, Still Life with Apples, After Cezanne, Cibachrome, 2004 (ADAGP, Courtesy

Galerie Xippas, Pa). A sinistra/far left, Christo, Wrapped toy horse, 1963.

La Carmen di Picasso Inspiring Icon

Scoprire Lynch E’ famoso soprattutto come registra, ma David Lynch (1946) uno dei più giovani Leon d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia 2006, è un artista dalle diverse sfaccettature. La mostra presentata alla Fondation Cartier di Parigi fino al 28 maggio ne dà un’ampia testimonianza in un allestimento unico concepito dallo stesso Lynch. Dipinti, fotografie, disegni, film sperimentali e creazioni sonore tracciano un profilo dell’artista a oggi sconosciuto. Fin da bambino appassionato di pittura, Lynch studia all’Accademia delle Belle Arti di Filadelfia iniziando successivamente ad appassionarsi di cinema. Lungo la sua carriera non ha mai smesso di dipingere, di fotografare esplorando anche i campi della composizione musicale e creazione sonora. Tutto questo universo è riccamente descritto nella mostra di Parigi, dai temi ricorrenti della sua adolescenza e le sue preuccupazioni da adulto evocati nei dipinti, nelle foto e nei disegni, alle foto che ritraggono il suo archetipo femminile di donna, provocante con labbra e unghie dipinte di rosso vivo, fino ai paesaggi industriali che proiettano in atmosfere fuori dal tempo.

David Lynch, Sans titre, foto in b/n/black and white photo, 27,9x35,3 cm. A destra/right, Pablo Picasso, Portarit de Olga dans un fauteuil, 1918 (© Succession Picasso 2007).

98 l’ARCA 225

during the early 1980s to works on Naples, then Paris, New York, Beirut, Berlin. In addition, in the the first halls, works by eight young photographers Gabriele Basilico himself invited will be on display, each with their own special poetics: Riccardo Bucci, Luca Casonato, Luigi Gariglio, Stefano Graziani, Claudio Gobbi, Marco Introini, Maurizio Montagna, Claudio Sabatino.

Carmen, la mitica eroina del racconto di Prosper Mérimé (1845) e dell’opera di Georges Bizet (1875) è stata un tema centrale della poetica di Picasso che fin dalla sua giovinezza fu profondamente attratto e affascinato da questa icona della passione e dell’amore tragico. Una altrettanto affascinante mostra in corso al Musée National Picasso di Parigi fino al 24 giugno ripercorre la trattazione di questo tema nell’opera di Picasso. Attraverso 220 opere viene ampiamente documentato come il motivo “carmeniano” ispirò il celebre artista nei diversi periodi della sua carriera. Dipinti, disegni, incisioni, fotografie e documenti originali tracciano un percorso cronologico e tematico partendo dall’opera precoce (1898-1903) per passare alle rielaborazioni successive in cui si mescolano modernità e riferimenti ai maestri antichi e contemporanei, da Goya a Vélasquez e Manet, e approdare fino agli anni Cinquanta in cui la “Carmencita” picassiana diviene quasi una reincarnazione del pittore stesso. Carmen, the legendary heroine in Prosper Mérimé’s story (1845) and in Georges Bizet’s opera (1875), was an important subject in Picasso’s poetics. As a matter of fact, ever since his youth the painter was strongly attracted to and fascinated by this icon of passion and tragic love. A likewise fascinating exhibition now under way (and open through June 24th) at the Musée National Picasso in Paris retraces Picasso’s interpretation of Carmen. The 220 works on display prove how the renowned artist was inspired by Carmen throughout the different periods of his career. Paintings, drawings, etchings, photographs, and original documents trace a chronological and thematic course, starting from his

early work (1898–1903) and moving on to later developments, in which there is a combination of modernity and references to ancient and contemporary masters, from Goya to Vélasquez and Manet, up to the 1950s, where Picasso’s “Carmencita” became all but the reincarnation of the painter himself.

Piatto, Mondo iraniano d’oriente/Dish. East Iranian world, diam. 34,9 cm, sec. X.

Gabriele Basilico, Losanna 1987 A13-53.

Animazione italiana Italian Cartoons

Tutto de Chirico

Il cinema di animazione ha visto negli ultimi anni un’incessante crescita di interesse intorno alle sue forme e figure. È accaduto per i grandi lungometraggi di Hollywood, ma anche per quegli “artigiani” che nell’intimità del proprio studio realizzano piccoli capolavori. La dimensione artigianale è anzi la caratteristica specifica del panorama italiano, in cui raramente si realizzano film per il grande schermo, anche se ci sono stati dei tentativi tra cui ricordiamo La freccia azzurra e La gabbianella e il gatto. Conclusasi l’esperienza di Carosello, che si nutrì ampiamente di animazione, la nostra realtà è composta soprattutto da autori i cui film sono accessibili solo a un pubblico di élite ai festival specializzati. Da qui nasce l’idea della mostra “Cartoons all’italiana”, promossa dal B. A. Film Festival e dalla Fondazione Bandera per l’Arte di Busto Arsizio (Varese), che la ospita fino al 27 maggio. Un evento che propone a un pubblico il più possibile eterogeneo una rappresentazione del nostro panorama e che concentra nuovamente l’attenzione della città verso questo linguaggio. La mostra è articolata in tre percorsi tematici. La prima parte comprende i film di animazione dalle origini fino ai maestri degli anni Settanta; la seconda è dedicata alla nuova generazione di autori; la terza illustra il rapporto tra cinema di animazione e arti figurative, letteratura, musica e tecnologia.

Fino al 27 maggio, per iniziativa della Fondazione Bano, Palazzo Zabarella di Padova propone “De Chirico”, un’ampia e organica retrospettiva dell’artista italiano che più ha influenzato l’arte del XX secolo. Per questa mostra, i curatori, Paolo Baldacci e Gerd Roos, hanno selezionato oltre cento capolavori di grande forza evocativa e poetica. E’ un’occasione unica per ammirare, oltre alla più ampia selezione mai offerta nel nostro Paese di opere metafisiche e dei primi anni Venti, molti dipinti straordinari che non compaiono in mostre da prima della seconda guerra mondiale. Del Comitato Scientifico della mostra fanno parte, oltre che Paolo Baldacci e Gerd Roos, Maria Vittoria Marini Clarelli, Fernando Mazzocca, Jürgen Pech, Wieland Schmied, Pia Vivarelli. Il percorso si articola in diverse sezioni corrispondenti ai vari “momenti” artistici di de Chirico. A partire alle prime opere simboliste influenzate da Böcklin e da Klinger, alla scoperta della muta poesia delle piazze e delle torri, architetture dell’invisibile e dell’infinito, tra il 1909 e il 1913, per approdare attraverso le varie vicende personali e artistiche del maestro agli anni Sessanta con una scelta di opere neometafisiche, in cui rivisita con spirito vivo e ironico figure e temi del suo passato in una nuova giovinezza creativa ravvivata da un ancor fresco anche se nostalgico soffio poetico.

Indeed, the amateur dimension is what characterizes the Italian scene, which rarely sees the production of movies meant for the big screen, although there have been a number of attempts, including La freccia azzurra (The blue arrow, or How the toys saved Christmas) and La gabbianella e il gatto (The seagull and the cat). After “Carosello”, which made great use of cartoons, the Italian reality is especially made up of authors whose films are only accessible to an elite public at specialized festivals. This is where the idea for the show “Cartoons all’Italiana” (Italian-style Cartoons) was born. The exhibition was promoted by the B.A. Film Festival and by the Bandera Foundation for Art in Busto Arsizio (Varese), where it will stay open through May 27th. The event offers a heterogeneous public a representation of our cartoon panorama, once again focusing the city’s attention on this means of communication. The show is divided into three main themes. The first includes cartoon films from the beginnings to the masters of the 1970s; the second is devoted to the new generatoin of authors; the third illustrates the association between cartoon cinema and figurative arts, literature, music, and technology.

The last years have seen a steadily growing interest in the shapes and figures of cartoon cinema. This has happened for the great Hollywood films, but also for the “amateurs” who, in the privacy of their own studios, manage to produce small masterworks.

Osvaldo Cavandoli, La Linea.

Giorgio de Chirico, L’enigme d’une Journée, 1914.

225 l’ARCA 99


Arte Ottica e Cinetica

Un creatore d’eccezione Lalique in Paris

L’evoluzione corre

La Schirn Kunstalle di Francoforte propone fino al 20 maggio una rassegna dedicata alla “Op Art”. L’emergere della Op Art e della arte cinetica, all’inizio degli anni Sessanta suscitò un forte interesse verso l’obiettività e la sperimentazione scientifica nell’arte. Affascinata dalle leggi fisiche della luce e dell’ottica, un’intera generazione di artisti si dedicò all’esplorazione dei fenomeni e dei principi visivi e percettivi. Artisti come Victor Vasarely, Bridget Riley, François Morellet, Gianni Colombo misero alla prova le potenzialità dell’illusione ottica, mentre altri puntarono alla produzione di “irritazioni visive” realizzando dipinti di grande formato, ambienti, oggetti che sfidavano le qualità percettive degli osservatori. La mostra di Francoforte esplora il mondo di queste due correnti con un’ampia selezione di opere e con l’allestimento di nove ambienti spettacolari, alcuni dei quali vengono riproposti per la prima volta al pubblico dopo gli anni Sessanta.

Le preziose e raffinate creazioni di René Lalique sono al centro della mostra presentata al Museo del Lussemburgo di Parigi fino al 29 luglio. 350 tra gioielli e oggetti inediti, da disegni, a modelli, manifesti, oggetti in vetro ecc., realizzati tra il 1890 e il 1912 da Lalique e da suoi contemporanei, costituiscono il consistente corpus dell’esposizione. Si tratta delle prima manifestazione di così ampia portata dedicata al gioielliere parigino (1860-1945) che mette in luce le diverse fonti di ispirazione e i suoi metodi di lavoro in rapporto con la sua epoca e i suoi contemporanei. Dagli inizi della sua carriera come disegnatore di gioielli per i gioiellieri di Palazzo Reale, Lalique si distinse presto per la sua abilità e creatività nel lavorare materiali preziosi. Collaborò con importanti gioiellieri del tempo, da Alain Fouquet, di cui rilevò il laboratorio, a Vever o Boucheron. L’oro cesellato, lo smalto, l’opale e la pietra di luna furono le sue pietre preferite e il corno, l’avorio e il vetro, i materiali privilegiati. La figura femminile e lo spettacolo della natura furono invece i principali temi che ispirarono le sue creazioni rendendolo famoso e apprezzato in tutto il mondo, dagli Stati Uniti, dove partecipò all’Esposizione Universale del 1904 fino alla Russia. Con il Salon del 1901, Lalique darà avvio alla nuova avventura del vetro che deterrà un posto d’onore nella sua ricerca successiva contribuendo alla radicamento dell’arte del vetro nella storia industriale del XX secolo.

Kerakoll, uno dei gruppi leader mondiali nel settore della chimica applicata all’edilizia, ha presentato in occasione del “Build Up Expo” (Fiera di Milano 6 – 10 febbraio 2007) la prima collezione di Kerakoll Design; young brand del gruppo dedicato all’interior e decoration design, attivando una performance di notevole qualità creativa e artistica orchestrata dall’”instant artist” Maurizio Galimberti. Protagoniste dell’evento le innovative ed esclusive superfici del nuovo brand, raccontate

Vista dell’allestimento l’opera di/istallation view with Marina Apollonio, Spazio ad attivazione cinetica, 1967-1971-2007. A destra/right, René Lalique, flacone di profumo per/perfume bottle Ambre Antique Coty, 15,3x4,1 (diam.) cm, 1910.

Rouault e Matisse Connections Georges Rouault (1871-1956) e Henri Matisse (1869-1954) furono legati da profonde sintonie e passioni condivise, come quelle per il circo e i saltimbanchi o per la poesia baudelaireiana. Un mostra allestita fino al 17 giugno al Museo Matisse di Cateau-Cambrésis mette a confronto le visioni estetiche dei due artisti, evidenziandone i parallelismi e i legami con il clima artistico culturale a loro coevo. Centro trenta tra dipinti, gouaches, incisioni e libri illustrati di Rouault e una trentina di opere di Matisse, realizzati nel periodo tra il 1905 e il 1917, articolano le sezioni della mostra, dalla ricostruzione dell’atelier Moreau, dove si formarono entrambi gli artisti, per toccare i vari temi sviluppati negli anni successivi. Dai nudi, ai personaggi del circo, fino alle opere ispirate ai capolavori letterari, la mostra permette di rintracciare le corrispondenze e le differenze tra i due artisti: Rouault interprete caricaturale delle miserie del mondo, Matisse più portato a un visione rischiarata dalla luce e dall’equilibrio. Georges Roualt (1871–1956) and Henri Matisse (1869–1954) were tied by a deep harmony and common passions, such as those for the circus and acrobats, or their common love for Baudelaire’s poetry. A show that will be on through June 17th at the Matisse Museum of Cateau-Cambrésis sets the two artists’ esthetic views side by side, pointing out the parallelism between them and their connections with the artistic and cultural background of their time. The various sections of the exhibition are made up by a hundred and thirty works by Roualt, including paintings, gouaches, etchings, and illustrated books, and about thirty works that Matisse created between 1905 and 1917. The itinerary begins with the reconstruction of Moreau’s atelier, where both the artists were trained, and continues with the various themes the two developed throughout the years. From nudes to circus characters to works that drew inspiration from literary masterworks, the show offers the opportunity to trace the similarities and differences between the two artists: Roualt appears as a burlesque interpreter of the world’s troubles, while Matisse seems more inclined toward a view that is brightened up by light and balance.

Georges Rouault, Agent des Moeurs, china su carta e collage/China ink on paper and collage, 32,5x21,5 cm, 1918 (©ADAGP 2007, Musée d’art moderne Roger-Viollet).

100 l’ARCA 225

highlighting his various sources of inspiration and his working methods in relation to his era and his contmporaries. From the beginning of his career as a jewel designer for the jewelers at the Royal Palace, Lalique soon distingushed himself for his ability and creativity in working precious materials. He worked together with important jewelers of the time, from Alain Fouquet, whose laboratory he took over, to Vever or Boucheron. His favorite metals, stones and materials were chiseled gold, enamel, opal, moonstone, horn, ivory, and glass. He drew inspiration from the female figure and natural views, and this made him famous and appreciated throughout the world, from the United States – where he participated in the Universal Exposition of 1904 – to Russia. With the 1901 Salon, Lalique started his new adventure with glass, which then kept a place of honor in his subsequent research, contributing toward the prominent role the art of glass then played in the industrial history of the twentieth century.

René Lalique’s precious, refined creations are the focus of a show that will be open through July 29th at the Museum of Luxembourg in Paris. The considerable corpus of the exhibition consists in 350 masterpieces, including items of jewelry and objects on display for the first time, from drawings to models, posters, glass objects, etc., that Lalique and some of his contemporaries created between 1890 and 1912. This is the first time such an extensive show is being devoted to the Parision jeweler (1860–1945),

attraverso le polaroid dell’artista ed evidenziate nelle loro particolarità acquisite mediante la fusione di materiali innovativi (resine e cementi) con materiali della tradizione riproposti in chiave moderna (legno, ceramica e pitture). Le nuove superfici in resina raggiungono un alto potenziale creativo e sono la soluzione più aggiornata e brillante per pavimentazioni sia di tipo industriale, sia relativamente a esigenze di tendenza e di massima esclusività.

Stahlbau Pichler è intervenuta nelle opere di ampliamento dell’ospedale Feldkirch per la sezione riguardante gli edifici destinati ai laboratori, agli uffici e per la realizzazione di un percorso coperto lungo 200 m che si sviluppa in una galleria di collegamento e in pensiline di struttura metallica filigranata in elementi tubolari, con funzione di atrio interno dotato di bar, arredo a verde e rallegrato addirittura da un ruscello. La facciata in vetro e acciaio è alta 13 metri, e un muro di argilla assicura il fattore ventilazione collaborando con le piante dell’interno, e contribuendo ad assicurare un’ottima efficienza termica invernale favorendo la dispersione di calore in modo naturale. Progettata da Grass/Gutmorghet/Kuthan, l’opera, di eccellente impatto ambientale, si distingue per il movimento sinuoso della struttura curvilinea in vetro e acciaio che si espande nel verde e ne comunica la confortante naturalità.

Per il contatto diretto

Munch da Beyeler In Riehn/Basel La mostra dedicata a Edvard Munch in corso alla Fondazione Beyeler inaugura il decennio della nascita del museo creato a Riehen/Basilea da Hildy e Ernst Beyeler. Fino al 15 luglio negli spazi della Fondazione sono riuniti 130 tele e 80 tra disegni e incisioni che ripercorrono le diverse tappe della creazione dell’artista norvegese (1863-1944). La mostra si articola in sette capitoli: si parte dalla rottura di Munch con il naturalismo scandivano, per toccare i periodi successivi. Gli anni berlinesi (1892-1895) influenzati dall’impressionismo e postimpressionismo francese in cui emergono i temi dell’angoscia esistenziale dell’uomo civilizzato; gli anni parigini (1896-1897) con le incredibili esperienze nel campo dell’incisione; il periodo tra il 1898 e il 1909 segnato una forte depressione e dai molti viaggi in Europa che sfrociarono in opere di notevole intensità cromatica; gli anni successivi alla guarigione caratterizzati dalle ricerche nei campi della fotografia e che confluirono nell’interesse per il cinema muto (1909-1919); fino alla sua opera tardiva (1920-1944) caratterizzata dalla dissoluzione e dalla sparizione della materia e del motivo e alla sezione finale che propone una vasta presentazione delle incisioni della fase più matura della sua produzione.

Ampliamento

An exhibition devoted to Edvard Munch (1863–1944) is now under way at the Beyeler Foundation, inaugurating a decade since the establishment of the museum created by Hildy and Ernst Beyeler in Riehen/Basel. The show, which will be open through July 15th, presents 130 canvases and 80 other works, including drawings and etchings that retrace the different stages of the Norwegian artist’s work. The exhibition is divided into seven sections: Munch’s break with Scandinavian naturalism is followed by his later periods, which include the Berlin years (1892–1895), influenced by French Impressionism and Postimpressionism, where what emerges is the existential anguish of civlized man; the artist’s years in Paris (1896–1897), with his incredible feats in the sphere of etching; the period between 1898 and 1909, which was marked by his deep depression and frequent visits to Europe, and led to works that reveal remarkable chromatic intensity. The years following the artist’s recovery are then examined, characterized by his photographic research and, at the same time, his interest in silent motion pictures (1909–1919). His later work is then shown (1920–1944), which features the disintegration and disappearance of matter and themes; the final section offers a comprehensive view of the etchings belonging to his most mature artistic period.

Edvard Munch, Cenere, litografia con gesso e inchostro litografici in nero su carta, colorata a mano all’acquerello e a gouache/lithograph with lithographic crayon and tusche in

black on paper, 29,8x41,6 cm, 1896 (Collezione di Catherine Woodard & Nelson Blitz, Jr., © The Munch Museum/The MunchEllingsen Group/2007, ProLitteris, Zurich).

E’ funzionante un nuovo Light Centre Zumtobel a Roma che, messo a disposizione dei clienti dell’Italia centrale e meridionale, consente frequenti manifestazioni informative sui nuovi prodotti e sulle loro possibilità di applicazione. Lo showroom si estende su una superficie di 500 metri quadrati e dedica particolare attenzione alla filosofia Humanergy Balance. La corporate architecture di questo centro, come gli altri Light Forum, Light Centre, stand fieristici ed eventi, è stata curata da Herbert Resch e Aysil Dari in modo da rispecchiare l’identità del marchio a livello mondiale in sintonia

con le altre iniziative di marketing. Il nuovo Light Centre è caratterizzato dalla massima essenzialità per evidenziare e conferire singolarità ai nuovi prodotti installati, come Cielos, 2Light, Panos e Tempura, e ai loro effetti di luce. Diretto da Alessandro Conforti, il nuovo centro ha anche funzione di piattaforma generale per la luce e i progetti d’illuminazione. Ne vengono illustrati soprattutto i settori creativi dedicati a shop, musei, hotel, ristorazione e wellness, oltre all’attualissimo tema dell’efficienza energetica legato alla concezione “Humanergy Balance”.

Innovazione tessile Techtextil e Avantex sono le fiere che, specializzate nell’evoluzione del tessile presenti a Francoforte sul Meno dal 12 al 14 giugno, sono internazionalmente in grado di dare risposte ed evidenza alla nuova creatività e capacità innovativa del settore. Gli espositori di Techtextil rappresentano l’intero comparto riguardante i tessuti tecnici e si suddividono nelle seguenti dieci categorie merceologiche: ricerca/sviluppo/pianificazione/ consulenza/tecnologia/macchine/ accessori, tessuti/strutture/intrecci/ tessuti a maglia, tessuti non tessuti, tessili rivestiti, compositi, associazioni e case editrici. La manifestazione sarà completata da conferenze, presentazioni e tavole rotonde con contenuti innovativi dedicate agli esperti del settore. Verrà inoltre assegnato il Premio alle Innovazioni, e

Buon compleanno! Nata nel 1937 nel quartiere Bovisa di Milano come piccola azienda familiare, Mapei festeggia ora il 70° anniversario del proprio percorso aziendale come multinazionale di riferimento, presente in tutti i mercati del mondo e leader in quello dei prodotti chimici per l’edilizia. Oggi il Gruppo Mapei, guidato da Giorgio Squinzi, figlio del fondatore, si distingue per una crescita globale che mantiene, contraddistinta dall’enorme sviluppo, lo spirito originario dell’impresa basato sulla creatività, la competenza, la passione e la flessibilità. La ricorrenza del 70° anniversario è stata l’occasione che, nel corso dello scorso febbraio, ha rievocato presso le tre sedi milanesi le tappe più significative della sua storia, presentate in più consessi ai quali hanno partecipato 2.400 persone, tra dipendenti, collaboratori e clienti provenienti da ogni parte del mondo, Il 10 febbraio 2007 sono stati 600 gli ospiti Mapei ad assistere, nel Teatro Scala di Milano, al Balletto Sogno di una Notte di Mezza Estate, mentre il successivo 15 febbraio sono state 2000 le presenze Mapei che hanno applaudito, nel medesimo Teatro, la Madama Butterfly di Puccini.

Cercare Munari saranno esposti i lavori premiati riguardanti il concorso per studenti “Strutture tessili per nuove costruzioni”. Gli espositori di Avantex sono invece concentrati sul settore dei tessili per abbigliamento di alta tecnologia, ed è questa la prima piattaforma del genere che consente un dialogo interdisciplinare e promuove sviluppi inediti. L’offerta degli espositori è strutturata nelle seguenti dieci categorie merceologiche: ricerca/sviluppo/consulenza, tecnologia tessile, fibre e filati, superfici tessili e membrane, finissaggio tessile, alta tecnologia nell’abbigliamento, abbigliamento innovativo, cura dei tessili, associazioni e case editrici. La manifestazione fieristica conferma un trend di crescita straordinario.

Dal 4 aprile all’11 maggio, è in mostra presso l’esclusivo spazio condiviso da Gabbianelli e Lualdi Porte e situato in Foro Buonaparte 74 a Milano, l’evento “Cercare Munari”. Si tratta di un’iniziativa che ha riscontro in due precedenti manifestazioni ideate dal maestro omaggiato, e risalenti l’una al 1982 con il titolo “Tuttotondo”, pensata per un’azienda leader nel settore ceramico, e la seconda, ideata nel 1991 con Davide Mosconi e titolata “Invece del campanello”, definita dallo stesso Munari “lo strumentario per comunicare messaggi sonori attraverso le porte, secondo il carattere, l’umore, l’umidità e la sensibilità delle persone chiamate a suonare”. Partner di Munari in quelle due indimenticabili iniziative, Gabbianelli e Lualdi hanno allestito nello spazio comune un importante percorso di riferimento che ne rinnova la memoria e le esperienze. La mostra ripercorre quindi quei progetti che correvano il rischio di essere dimenticati, con l’intenzione di ricostruirne i concetti ideativi e la carica emotiva, recuperandone i materiali d’archivio per ridare apparenza e attenzione alla genialità di un grande maestro.

225 l’ARCA 101


Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Non solo accessori

Protezione combinata

In occasione della propria presenza a Build Up Expo, organizzato nella nuova Fiera di Milano dal 6 al 10 febbraio, Movi ha presentato una serie di porte e pannelli che rispondono ai nuovi concetti e tendenze abitative. Di particolare interesse la versione “rivisitata” dei noti pannelli Thira che, costituiti da una lastra di cristallo di forte spessore, trasparente o in colorazioni differenti, si evidenziano per il nuovo, elegante e funzionale maniglione lungo 55 cm. I pannelli di cristallo Thira, essendo bifronti, soddisfano utilizzi plurimi e possono essere scorrevoli o scorrevoli a scomparsa, e si prestano per interventi di decorazioni preziose e luminose realizzabili con Strass Swarovski Cristal.

Nell’aeroporto Internazionale Suvarnabhumi di Bangkok, progettato da Murphy/Jahn di Chicago e considerato un esempio notevole di architettura innovativa e strutturale, si è impiegato l’interstrato PVB DuPont™ Butacite®, inserito nel vetro

Tradizione e tecnologia

Funzionali e raffinate

La nuova e importante sede romana della società cooperativa CMB, progettata dallo studio 3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati, si evidenzia per l’impostazione architettonica dove si articolano sapientemente pieni e vuoti e per il calibrato impiego di materiali come il cotto e il cemento armato a facciavista del piano pilotis, combinati con innovative aperture vetrate di varie dimensioni integrate con celle fotovoltaiche. La realizzazione delle aperture vetrate e della facciata integrata con moduli fotovoltaici, è frutto delle innovazioni Schüco che consentono un significativo risparmio energetico, insieme a una soluzione estetica altamente qualificata e perfettamente integrata nel contesto architettonico. Alla base dell’impostazione progettuale, vi è stata l’intenzione di rispondere ai requisiti di sostenibilità e risparmio energetico per ottenere la massima integrazione tra esigenze funzionali di qualità e comfort ambientale. Il layout dei moduli fotovoltaici è stato studiato affinché le 155 celle policristalline quadrate (10 x 10 cm) con una potenza di 10,6 kW, di colore grigio verde, permettano il passaggio della luce caratterizzando fortemente l’impatto nelle diverse ore del giorno.

Presente alla prima edizione di Build Up Expo svoltasi lo scorso febbraio alla nuova Fiera di Milano, con uno stand progettato dall’Atelier Mendini, il Gruppo Mondo, specializzato in pavimentazioni sportive, commerciali e industriali, ha colto l’occasione per

In ascesa stratificato di sicurezza, e il tessuto rivestito in DuPont™ Teflon® PTFE, a garanzia dei più elevati standard in termini di incidenza della luce, proprietà acustiche, climatiche e di sicurezza per l’intera struttura esterna.

esporvi le rinnovate collezioni in gomma e la nuova gamma “pixel” in PVC, proposta con 20 fantasie coordinate in 20 colori tono su tono. Si tratta di pavimenti resistenti all’usura e al calpestio, rispettosi dell’ambiente e di notevole impatto estetico.

Presente nel settore dell’alluminio verniciato dal 1967, Alutefal entra nel gruppo Otefal dal 1988 operando con impianti ad alta tecnologia, a garanzia del massimo controllo delle fasi di verniciatura dell’alluminio in osservanza delle più rigorose normative qualitative per la tutela di uomo e ambiente. Attualmente ha affiancato ai tradizionali impianti di verniciatura a polvere dei profilati in alluminio, una nuova ed esclusiva linea di verniciatura a liquido per le speciali vernici PVDF.

Il sistema assicura per 25 anni l’inalterabilità in termini di resistenza agli agenti atmosferici, prestazioni elevatissime in fase di lavorazione, consentendo riferimenti di eccellenza per innovazione e qualità. Il nuovo sistema è accompagnato dalle consuete prerogative che comprendono la celerità nelle consegne, la possibilità di ordinare anche piccoli quantitativi, la disponibilità di una gamma illimitata di colori e accurati controlli di qualità lungo l’intero ciclo produttivo.

Nuovo marchio

102 l’ARCA 225

Se in questi ultimi anni, fra i vari gruppi di progettisti emergenti, si possono definire dei fenomeni sicuramente questa definizione può essere attribuita all’esperienza dei Mvrdv. La pubblicazione edita da Skira che va a collocarsi fra la collana delle monografie ripercorre non solo l’ascesa e le vicissitudini del gruppo ma lega insieme attività critica e quella progettuale in modo da consentirci una esaustiva visione di insieme. Questa ampia panoramica, seppur in alcuni casi sintetica per necessità editoriali, ma densa nel contenuto e con puntuali approfondimenti critici, permette la rilettura di alcuni progetti, al pubblico già noti, dall’interno ed in contiguità con le altre esperienze svolte dal gruppo. Del resto il redattore,Michele Costanzo, non è nuovo dell’ambiente culturale olandese o meglio del Dutch Touch. La sua conoscenza del sistema olandese, in cui critici, progettisti ed istituzioni lavorano insieme alla costruzione di visioni future è preziosa, e si configura come la cornice generale in cui si inseriscono le esperienze del gruppo degli Mvrdv. Se nella lettura emerge un dato determinante è come l’attività dei MVRDV sia per statuto interdiscilplinare e interdisciplinata; il cucchiaio e la città non solo non sono più ordinati in una sequenza dialettica , dal cucchiaio alla città, ma vengono entrambi assimilati alla logica dell’oggetto che anche se complesso resta comunque oggetto. “Non considerare i limiti tradizionali tra architettura, urbanistica e design, come dice Marijke Kuper, non è una semplice opzione, ma un principio basilare”. L’atteggiamento eretico, non nuovo nella cultura calvinista, consente di mettere in luce punti critici prima in ombra, o magari definiti meccanicamente, e di affrontare il vecchio come fosse il nuovo. Il concorso Berlin Voids del 1991, ci consegna una

rilettura del tema della residenza, uno stravolgimento del concetto di tipo; in realtà anche qui l’eresia è mitigata da una relazione con il concetto lecorbusieriano della villa urbana e quindi collegata sempre alla storia, ma il loro essere moderni senza bisogno di dogmi gli ha consentito di esprimere ciò che forse tutti pensavano e non avevano il coraggio di dire. Del resto il legame con il moderno è trasversale rispetto al lavoro di molti gruppi che operano in condizioni culturali anche diverse e questo nuovo clima attiene più ad un concetto di assimilazione storica, il moderno si è fatto tradizione, che a una scelta critica. Se la relazione con il moderno è uno dei possibili tagli critici di lettura del lavoro, un altro dato che emerge è come queste riflessioni siano collegate al clima generale in cui si sono sviluppate. I capitoli dedicati ai testi teorici del gruppo, Farmax e Metacity con i loro paesaggi estremi ci precipitano all’interno del vivo dibattito che si sta svolgendo nel nord Europa sul consumo del suolo. Se Pig City, città destinata all’allevamento di maiali che in un prossimo futuro avranno bisogno del 75% del territorio olandese, è chiaramente una provocazione le istanze che la muovono non lo sono, molti governi del nord Europa hanno messo già in atto delle politiche rigorose di riduzione del consumo di suolo come quella del governo tedesco che nel 1998 si era prefissato riduzione a 30 ha al giorno, oggi ampiamente rispettato. Quindi anche l’aumento di densità, altro tema caro ai MVRDV, non è solo una scelta di carattere critico ma deriva da una necessità dell’ambiente urbano che se vuole aumentare non può far altro che crescere in altezza, stratificarsi. Gli spunti di riflessione che offre la pubblicazione sono molteplici, l’esaustiva trattazione

critica e documentaristica ci guidano fedelmente attraverso un lavoro che si è svolto in tre lustri, lavoro che, per quanto difficile da assumere a paradigma di una nuova prassi del fare architettura, pone in essere notevoli punti critici come quello antico del rapporto fra architettura e comunicazione, e quello più recente del rapporto fra architettura e comunicazione dell’architettura. La riflessione che ne deriva se merita un’indagine collettiva non può essere che risolta nella coscienza del singolo. Enrico Puccini

Segnalazioni

Verniciatura innovativa

Alveolater Bio è l’attuale marchio che contraddistingue i laterizi Alveolater alleggeriti con segatura o farina di legno, ed è la risposta a quei progettisti, tecnici e utilizzatori finali che richiedono prodotti appositamente dedicati alla bioedilizia. A tutt’oggi gli elementi Alveolater Bio sono prodotti nello stabilimento Sel di Modena, appartenente al gruppo Stabila di Isola Vicentina (Vi).

Michele Costanzo MVRDV Opere e progetti 1991-2006 Skira 2006, 176 pp

Efficienza e sostenibilità Si è svolta a Fiera Bolzano, dal 25 al 28 gennaio 2007, Klimahouse 2007; seconda Fiera Internazionale specializzata in efficienza energetica ed edilizia sostenibile. Il grande afflusso di visitatori ne ha confermato il successo evidenziatosi nelle 35.753 presenze, con un aumento di ingressi pari al 50%.

Elemento di forte riferimento della manifestazione il convegno “CasaClima – Costruire il futuro” al quale hanno partecipato 1.200 operatori. Il Forum di Klimahouse, allestito nel padiglione fieristico, ha registrato 23 presentazioni di prodotti e aziende cui hanno assistito circa 2.000 visitatori.

Pierre-Alain Croset Gino Valle a Udine Mazzotta Editore, Milano 2007, ill. in b/n, 88 pp Il volumetto, pubblicato nella serie “L’architettura del ‘900 – I costruttori” accompagna la mostra, aperta fino a maggio 2007 a Palazzo Morpurgo di Udine, dedicata alle opere di Valle nel capoluogo friulano in più di cinquant’anni di attività. Vengono presentate le schede dei diversi progetti che si trasformano in interessanti itinerari attraverso la città. Design Education A cura di Hans Höger Editrice Abitare Segesta, Milano 2006, ill. a colori, 174 pp Riflessione sul tema della didattica del design comeprogramma basato sullo studio per progetti promossa da un convegno, e ora da questo libro, curato da Hans Höger che attualmente guida la Facoltà di design dell’Università di Bolzano. Gli studenti della facoltà hanno analizzato alcune tesi centrali di autori noti (Burckahrdt, Manzini, Sottsass, Kuno Prey – fondatore della facoltà – Uli Braun, tra gli altri), commentandole con spirito in parte critico e in parte ludico realizzando le immagini che accompagnano il volume. Attraverso questa esperienza si indicano possibili linee guida e suggerimenti al dibattito sull’insegnamento del design. Gino Finizio Architettura e mobilità Skira, Milano 2006, 125 ill. a colori e 45 in b/n, 272 pp Compendio di quanto di più aggiornato si possa

oggi ipotizzare riguardo al presente e futuro del rapporto tra “architettura statica” e “architettura dinamica” e sul tema dei “corpi in movimento”. Finizio esplora lo stato attuale di architettura e design (in particolare quello automobilistico) confrontandosi con altri autori e studiosi da Antonio Citterio a Massimiliano Fuksas, da Frank O.Gehry a Renzo Piano, da Rem Koolhaas a Richard Sapper. Il nuovo Calambrone A cura di Olimpia Niglio Introduzione di Benedetto Gravagnuolo Electa, Milano 2006, 190 ill., 160 pp Il volume illustra le fasi attraverso le quali si sta recuperando l’area del Calambrone a Pisa, lungo la direttrice costiera che collega Tirrenia con il porto di Livorno.Sviluppatosi tra il 1932 e il 1940 col progetto delle colonie marine e con il riassetto urbvanistico dell’area litoranea, il Calambrone è ora oggetto di un grande intervento di recupero architettonico e ambientale. Luigi Cosenza oggi – 1905-2005 A cura di Alfredo Buccaro e Giancarlo Mainini Clean Edizioni, Napoli 2006, ill. a colori e in b/n, 384 pp Pubblicato per celebrare il centenario della nascita di Luigi Cosenza, il volume ripercorre la carriera professionale dell’architetto napoletano grazie alla documentazione di archivio,in parte inedita tratta dall’Archivio Cosenza e da quello del Polo delle Scienze e delle Tecnologie dell’Università di Napoli federico II. Si sancisce così la sua definitiva acquisizione come figura prominente dell’architettura italiana del

novecento e se ne confronta la poetica legata al progetto e all’urbanistica con il dibattito e le problematiche, anche attuali, della città di Napoli e del Mezzogiorno. Jorrit Tornquist Colore e luce. Teoria e pratica Ikon Editrice, Milano 2006 (nuova edizione), 300 ill. a colori, 316 pp Conoscere e usare bene il colore è un tema centrale non sono per gli artisti, ma anche per architetti, urbanisti, designer ecc. L’autore, uno dei massimi esperti del colore attivi oggi in Italia, passa in rassegna i fondamenti tecnici dell’uso del colore, a partire dai sistemi oggi in uso per la classificazione dei colori, fino alla illustrazione dei principi fisici e fisiologici su cui si fonda il fenomeno della percezione cromatica. Klaus Zwerger Vanishing Tradition. Architecture and Carpentry of the Dong Minority of China Orchid Press, Bangkok 2006, ill. In b/n, 212 pp Il Professor Zwerger dell’Istituto di teoria del Progetto presso l’Università di Tecnologia di Vienna si occupa da anni delle tecniche costruttive del legno, particolarmente negli edifici tradizionali. Le sue ricerche più attuali si svolgono attorno alla comparazione dell’architettura storica in Europa e in Asia. In questo libro, ricco di immagini suggestive, esplora la tradizione costruttiva della minoranza Dong che abita le regioni montane della Cina sudoccidentale. Una tradizione che sta lentamente scomparendo di fronte alla trascinante modernizzazione del Paese.

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AGENDA

+ europaconcorsi

Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions

terziari che integrino apparecchi illuminotecnici a oblò architettonici Koréo Sarlam/Competition for residential or service buildings integrating the Koréo Sarlam architectural lighting appliances Scadenza/Deadline: 30/11

Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Per informazioni: Sarlam Koréo Internet: www.koreosarlam.com/concours

Danimarca / Denmark Copenhagen Future Cities Concorso internazionale per studenti sul tema delle città per il futuro International students competition on the theme of the cities for the future Scadenza/Deadline: agosto/August Per informazioni: Student Competition & Congress The Royal Academy of Fine Arts, School of Architecture c/a Peder Duelund Mortensen Internet: www.ifhp2007copenhagen.dk, www.karch.dk E-mail: ifhp@karch.dk

Emirati Arabi Uniti / UEA Dubai Architecture Plus Awards Premio di architettura assegnato dall’editore della maggiore rivista regionale di architettura “Architecture Plus”/Architecture independent award by the publisher’s of Dubai’s premier and the region’s leading architecture and design magazine, “Architecture Plus” Scadenza/Deadline: 1/6 Per informazioni: Architecture Plus Internet: www.arcplusonline.com/Awards.php

Finlandia / Finland Helsinki Greater Helsinki Vision Concorso internazionale di idee per il futuro utilizzo e la visione spaziale della regione della grande Helsinki che comprende i comuni di Helsinki, Espoo, Vantaa, Kauniainen, Kerava, Tuusula, Järvenpää, Nurmijärvi, Mäntsälä, Pornainen, Hyvinkää, Kirkkonummi, Vihti e Sipoo International open ideas competition for the future land use and spatial vision of Greater Helsinki. Region consists of the following municipalities: Helsinki, Espoo, Vantaa, Kauniainen, Kerava, Tuusula, Järvenpää, Nurmijärvi, Mäntsälä, Pornainen, Hyvinkää, Kirkkonummi, Vihti and Sipoo Scadenza/Deadline: 31/5 Monte premi/Total prize money: 340.000 Euro Per informazioni: SAFA The Finnish Association of Architects Runeberginkatu 5 FIN-00100 Helsinki Tel. +358 9 584448 Fax +358 9 5844 4222 Internet: www.greaterhelsinkivision.fi E-mail: competitions@safa.fi

Francia / France Belhomert Concours Koréo Sarlam Concorso per progetti residenziali e

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Germania / Germany

Restauro e conservazione; Arredo Competition for projects mainly realized with wood. Entries can be made for any one, or more, of the following categories: Commercial & Public Access; Private; Structural; Conservation/Restoration; Furniture Scadenza/Deadline: 20/5 Per informazioni: Wood Awards Tel. +44 07957 730707 Internet: www.woodawards.com E-mail: info@woodawards.com

Osnabrück

Rotherham

Tecu® Architecture Award 2007 Concorso internazionale per progetti realizzati tra il 2005 e il 2007 che siano esemplari per innovazione costruttiva, uso creativo dei materiali Tecu® e funzionalità. Una sezione è riservata a progetti di studenti/International competition for buildings realized between 2005 and 2007 which areexemplary for construction innovation, creativity in the use of Tecu® materials and functionality. There is a section for students’ projects Scadenza/Deadline: 15/10 Monte premi/Total prize money: 14.000 Euro

The 19th Corus Architectural Student Awards Concorso per studenti europei sul tema delle residenze sull’acqua: “H2Ouse-Living on the water” Competition open to students of architecture in Europe. For both UK and overseas students the competition brief is to address the theme of “H2Ouse - living on the water” Scadenza/Deadline: 18/5 Giuria/Jury: Brian Avery, Yasmin Sharrif, David Bonnett, Olga Popovic Larsen, Steve Thompson, Christopher Nash

Per informazioni: KME Europa Metal Tecu® Architecture Award 2007 Klosterstrasse 29 49074 Osnabrück Internet: www.thecopperlink.com

Gran Bretagna / Great Britain Hemel Hempsted Copper in Architecture Concorso internazionale per architetture in cui sia utilizzato il rame/International competition for architectures in which copper is utilized Scadenza/Deadline: 31/5 Per informazioni: Copper in Architecture 1 Brunel Court, Corner Hall Hemel Hempsted Herts HP3 9XX Tel. +44 01442 275705 Fax +44 01442 275716 Internet: www.cda.org.uk/arch, www.copperconcept.org E-mail: helpline@copperdev.co.uk

Letchworth Tomorrow’s garden City Concorso internazionale per il progetto di residenze di alta qualità e ambientalmente sostenibili/ International competition for the design of high quality, environmentally friendly, grounbreaking housing Scadenza/Deadline: 31/5 Monte premi/Total prize money: 25,000 £ Giuria/Jury: Peter Chlapowski, Lynne Sullivan, Nick Wright, Tracy Harvey, Roger Godden Per informazioni: RIBA Competitions Office 6 Melbourne Street Leeds LS2 7PS Tel. +44 113 2341335 Fax +44 113 2460744 Internet: www.ribacompetitions.com, www.tomorrowsgardencity.com E-mail: riba.competitions@inst.riba.org

London Wood Awards 2007 Concorso per progetti in cui si sia utilizzato principalmente il legno. Cinque le categorie: Commerciale e Pubblico; Privato; Strutturale;

Per informazioni: Corus Construction Centre c/o Ken Oliver Swinden House Rotherham South Yorkshire S60 3AR Tel. +44 1709 825584 Internet: www.corusconstruction.com/en/news_and _events/awards/casa/ E-mail: ken.oliver@corusgroup.com

Italia / Italy Buttrio (Udine) Riqualificazione urbana Concorso per la riqualificazione spazi aperti di Piazza di Vicinale e di Via Lippe, fino all’incrocio con via Caterina Percoto/Competition for the requalification of the open spaces in Piazza di Vicinale and Via Lippe, till the Via Caterina Precoto crossroad Scadenza/Deadline: 22/5 Per informazioni: Amministrazione Comunale Buttrio Via Divisione Julia 36 33042 Buttrio (UD) Tel. +39 0432 673651 Fax +39 0432 673490 Internet: www.regione.fvg.it/appalti/bandi/bandi.ht ml E-mail: tecnic@com-buttrio.regione.fvg.it

Codevilla (Pavia) Luoghi Pubblici del centro Concorso per la riqualificazione architettonica dei luoghi pubblici nel centro dell’abitato/Competition for the architectural requalification of public places in the city centre Scadenza/Deadline: 29/5 Per informazioni: Amministrazione Comunale di Codevilla c/a Enrico Rossi Via Umberto I 15 27050 Codevilla (PV) Tel. +39 0383 373123 Fax +39 0383 73782 Internet: www.pv.archioworld.it E-mail: ufftecnico.codevilla@demosdata.it

Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs

Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it

Firenze Premio Targetti Light Art Concorso internazionale a cadenza biennale dedicata agli artisti under 40. Ai partecipanti si chiede di ideare un’opera d'arte che utilizzi la luce artificiale come strumento e contenuto primario. I partecipanti possono scegliere di partecipare nella categoria “Quadri di Luce” (installazioni su supporto verticale di 120x120 cm) o nella categoria “Sculture di Luce” (opere plastiche per interni e/o esterni, posizionabili su un supporto orizzontale)/International biennial competition open to young artists of no more than 40 years of age for the creation of works of art utilising artificial light as instrument, matter and content. Participants may take part in the competition by presenting a “Light Work” or a “Light Sculpture”. Scadenza/Deadline: 6/7 Monte premi/Total prize money: 34.000 Euro Giuria/Jury: Amnon Barzel, Omar Calabrese, Alessandra Mammì, Peter Noever, David Sarkisian, Paolo Targetti Per informazioni: Premio Targetti Art Light Targetti Sankey SPA Via Pratese 164 50145 Firenze Tel. +39 055 3791285 Fax +39 055 3791255 Internet: www.targetti.it E-mail: artlight@targetti.it

Genova Area Costiera Concorso per la valorizzazione dell’area costiera di Quinto e Nervi Competition for the enhancement of the coastal area of Quinto and Nervi Scadenza/Deadline: 12/6 Per informazioni: Amministrazione Comunale Genova Direzione Territorio, Sviluppo Economico e Ambientale c/a Giorgio Gatti Via XX Settembre 15 Genova Tel. +39 010 5577708 Fax +39 010 5577755 Internet: www.comune.genova.it E-mail: tutelaterritorio@comune.genova.it

Milano Innovative Design for Steel Carparks Concorso internazionale per lo sviluppo di progetti per parcheggi che abbiano l’acciaio come elemento distintivo, ovvero essere concepito integralmente o parzialmente in acciaio. Il parcheggio può essere parte di un complesso edilizio più ampio, ma deve comunque rappresentare la centralità del progetto/International competition for the design of carparks where steel is the distinctive element. The carpark can be part of a larger architectural complex but must be the main element of the project Scadenza/Deadline: 29/6 Monte premi: 6.000 Euro Per informazioni: Internet: www.promozioneacciaio.it E-mail: concorsoacciaio@polimi.it

AGENDA

+ europaconcorsi

Fossil –Disegna la tua tin box Concorso internazionae per studenti per il disegno della grafica delle scatole di latta che contengono gli orologi Fossil/ International students competition for the graphic design of the tin boxes containing the Fossil watches Scadenza/Dealine: 1/6

“The Furniture Element for Reading Places” Scadenza/Deadline: 14/5 Monte premi/Total prize money: 20.000 Euro Giuria/Jury: Luciano Crespi, Ugo La Pietra, Alberto Bassi, Ettore Mocchetti, Frédéric Bodet, Giorgio Morelato

Per informazioni: Fossil Italia Via Borgonuovo 12 20121 Milano Tel. +39 02 62689765 Fax +39 02 62027026 Internet: http://design.fossil.it

Per informazioni: Segreteria Concorso Internazionale “Fondazione Aldo Morelato” sull'Arte Applicata nel Mobile Palazzo Taidelli Corso Vittorio Emanuele 61 37058 Sanguinetto (VR) Internet: www.fondazionealdomorelato.org

Pescara Oled Design Contest Concorso per professionisti e studenti per il design di uno o più progetti di possibili soluzioni modulari per applicazioni di internal design o oggettistica, lampade d’ambiente o accessori/sistemi di sicurezza che utilizzino pannelli OLED/Competition open to professionals and students for one or more projects of possible modular solutions of applications of interior design, objects, lamps, safety accessories/systems which utilize the OLED panels Scadenza/Deadline: 31/5 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro Per informazioni: Segreteria Organizzativa Concorso OLED c/o PPML s.a.s. di Katia Maiella via Vespucci n° 161 65126 Pescara Internet: www.oleddesigncontest.com

Riva del Garda (Trento) Polo Congressuale Concorso per la riqualificazione e l’ampliamento del Polo Congressuale/ Competition for the renovation and extension of theCoference Centre Scadenza/Deadline: 23/5 Per informazioni: Garda Trentino Fiere Viale Rovereto 146 Porto San Nicolò, 38066 Riva del Garda (TN) Tel. +39 0464 551258 Fax +39 0464 562430 Internet: www.gardatrentinofiere.it E-mail: info@gardatrentinofiere.it

Roma Europan 9 Concorso sui temi dell’Urbanità europea, sostenibilità urbana e innovazione degli spazi pubblici aperto ad architetti under 40 Competition on the theme of European Urbanity, urban sustainability, and innovation of public spaces, open to architects under 40 years of age Iscrizione/Registration: 31/5 Consegna/Submission: 28/6 Per informazioni: Associazione Europan c/a R.Marilia Vesco Via Lorenzo il Magnifico 84 00162 Roma Tel. +39 06 97614804 Fax +39 06 97614830 Internet: www.europan-italia.com E-mail: info@europan-italia.com

Sanguinetto (Verona) Concorso FAM: Il Mobile Significante Concorso internazionale di arte applicata al mobile. Tema di questa edizione: “L’elemento di arredo per i luoghi della lettura”/International competition of applied arts to furniture. Theme of this edition:

Torino La città, il fiume, la collina Concorso per il riassetto urbano, ambientale e infrastrutturale di Piazza Vittorio Veneto, Sponde del Po, Piazza Gran Madre di Dio Competition for the urban, environmental and infrastructural redefinition of the areas of Piazza Vittorio veneto, River Po banks, Piazza Gran Madre di Dio Scadenza/Deadline: 15/5 Per informazioni: Amministrazione Comunale di Torino Servizio Centrale Contratti Appalti Economato c/a Giorgio Marengo Piazza Palazzo della Città 1 10122 Torino Tel. +39 011 4423095 Fax +39 011 4423054 Internet: www.to.archiworld.it/concorsi/torino.html E-mail: concorso.scheda30prg.to@awn.it

Monetti International Tray Design Competition Concorso internazionale per lo studio e la realizzazione di un vassoio: di servizio, per self service, da happy hour International competition for the design and realization of a tray for service, self-service, happy hour Scadenza/Deadline: 30/5 Monte premi/Total prize money: 9.000 Euro Giuria/Jury: Giovanni Monetti, Leticia Lozano, Luisa Bocchietto, Manuela Cifarelli,Giuliano Molineri, Stefano Mussapi, Davide Scabin Per informazioni: Segreteria del Concorso Alisei Comunicazione Via Petrarca 4 20123 Milano Tel. +39 02 43995555 Fax +39 02 43989571 Corso Galileo Ferraris 18 10121 Torino Tel. +39 011 549034 Fax +39 011 548388 Internet: www.monetti.it

Udine Centro Polifunzionale Concorso per ilprogetto di un Centro Polifunzionale nell’area denominata ex Macello Comunale/Competition for the design of a Multi-Functional Centre in the area of the former slaughterhouse Scadenza/Deadline: 5/7 Per informazioni: Amministrazione Comunale di Udine Ufficio Speciale di Progetto c/a Giuliano Permegiani Via Morpurgo 34 Udine Tel. +39 0432 555888 Fax +39 0432 228826 Internet: www.comune.udine.it E-mail: ufficio.speciale.progetto@regione.fvg.it

Olanda / Holland Amsterdam The Real Photography Award

Premio biennale internazionale di fotografia promosso da ING Real Estate. I temi sono: Natura, Sviluppo Immobiliare, Architettura Photography award created by ING Real Estate to promote international contemporary photography. The award is presented every two years. The themes that have been chosen for the Real Photography Award are Nature, Development and Architecture Scadenza/Deadline: 1/8 Primo premio/First prize: 50.000 Euro Per informazioni: The Real Photography Award Attn Art Management Location HG 98.00 P.O. Box 1800 1000 BV Amsterdam Internet: www.realphotographyaward.com

WEB Gau:di Competition 2007 Concorso di idee per studenti sul tema: “Una casa minimale per il divertimento nel XXI secolo/ Students ideas competition on the theme: “A Minimum House for Leisure in the 21st century” Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Internet: http://competition.gaudi-programme.eu

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Portogallo / Portugal Lisbona 2nd Lisbon Ideas Challenge International Design CompetitionUrban design with Photovoltaics Concorso internazionale di idee per l’integrazione della tecnologia fotovoltaica nell’ambiente urbano con particolare riferimento al rinnovo e alla riqualificazione del quartiere popolare del Barrio do Padre Cruz International ideas competition for the integration of photovoltaics technology in the urban environment with particular reference to the renovation and rehabilitation of the low-income residential neighbourhood of Barrio do Padre Cru z Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Lisbon Design Challenge Internet: www.lisbondesignchallenge.com.pt

USA New York Museum Tower Concorso internazionale per la proposta di un nuovo monumento/torre di carattere urbano, cosmopolita e universale che ospiterà un museo delle memorie degli immigrati da realizzare sul molo di Battery Park/International competition for proposal for a monument/tower with urban, cosmopolitan and universal character destined to host a museum of memories of immigrantes, to be realized on Battery Park Pier Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Internet: www.arquitectum.com

Santa Monica Thermador Freedom Collection Design Contest Concorso per il progetto di cucine in cui siano utilizzati prodotti per la refrigerazione della Thermador Freedom Collection/Competition for residential kitchens have designed using Freedom Collection refrigeration products Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Thermador Freedom Collection Design Contest 1805 Colorado Avenue Santa Monica, CA, 90404 USA Internet: www.thermador.com/freedom/terms.cfm

Australia Sydney University of New South Wales Connect 2007 - International Conference on Design Education 9/7-12/7 Per informazioni: Robert Zehner Associate Dean (Education) Faculty of the Built Environment University of New South Wales Sydney 2052 Tel. +61 2 93854835 Fax +61 2 93855613 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#Connect0707 E-mail: connect2007@unsw.edu.au

Austria Vienna Architektur Zentrum Symposium: Supermodernity – a Dutch export item? 2/6 Virtual dschungle 6: e-motion@e-home? 13/6 10 Years of the Friedrich Kiesler Stiftung Wien 20/10 The 15th Vienna Architecture Congress 9/11-11/11 Per informazioni: Architektur Zentrum Museumplatz 1 1070 Vienna Tel. +43 1 5223115 Fax +43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: office@azw.at

Canada Banff Banff Centre 11th Canadian Conference on Building Science & Technology 22/5-23/5 Per informazioni: Internet: www.nbec2007conference.com

Ottawa Fairmont Château Laurier 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 26/6-29/6

Per informazioni: 9CCEE - 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 1125 Colonel By Drive Carleton University, Department of Civil

225 l’ARCA 105


AGENDA and Environmental Engineering Ottawa, K1S 5B6 ON, Canada Fax 1 613 5203951 Internet: www.carleton.ca/9ccee E-mail: 9ccee@connect.carleton.ca

Toronto Sheraton Centre Hotel The Next 100 Years: Healthy Buildings, Healthy Communities 9/5-12/5 Per informazioni: Internet: www.oaa.on.ca

Design Exchange Ourtopias – Ideal Cities and the Roles of Design in Remaking Urban Space 14/6-16/6 Per informazioni: Internet: www.dx.org/conference

Cina / China Beijing ISES International Solar World Congress 2007 Il tema della conferenza 2007 è: “Energia solare e insediamenti umani”/The theme of the 2007 conference will be “Solar Energy and Human Settlement” 18/9-21/9 Per informazioni: International Solar Society Internet: www.ises.org

Danimarca / Denmark Copenhagen Future Cities: Impacts, Indicators, Implementation 23/9-27/9 Per informazioni: IFHP2007 Internet: www.ifhp2007copenhagen.dk

Finlandia / Finland Helsinki Finlandia Hall Clima 2007 10/6-14/6 Per informazioni: Clima 2007 congress C/o FiSIAQ P.O. Box 25 FIN-02131 Espoo Finland Tel. +358 9 4355 560 Fax +358 9 4355 5655 Internet: www.clima2007.org E-mail: info@clima2007.org

Francia / France Lyon Centre de Congrès Global City 14/5-16/5 Per informazioni: Global City Forum Internet: www.globalcityforum.com

Paris Palais de Chaillot RCR, Gérone 21/5 Hérault-Arnod, Paris 4/6 MAD, Pékin (à confirmer) 10/9 Ian Kaplicky, Londres 22/10

106 l’ARCA 225

+ europaconcorsi

Jan Neutelings, Rotterdam 19/11 Massimiliano Fuksas, Rome 10/12

Architecture and Building Technologies: Architecture in Euro-Mediterranean area 15/6-16/6

Per informazioni: Agostina Pinon Communication et presse Cité de l’architecture et du patrimoine Palais de Chaillot 1, place du Trocadéro 75116 Paris Tel. +33 1 58 51 52 85 / mobile 06 03 59 55 26 Fax +33 1 58 51 59 91 Internet: www.citechaillot.fr E-mail: apinon@citechaillot.fr

Per informazioni: Scientific Committee Secretariat Luigi Mollo Department of Civil Engineering - S.U.N. Via Roma 29 81031 Aversa (NA) Tel +39 081 5010388 Fax +39 081 5037370 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#ICABT0607 E-mail: architettura.tecnica@unina2.it, luigi.mollo@unina2.it

Tours

Milano

Vinci Convention Centre CONSEC ‘07 Conference on concrete infrastructures 4/6-6/6

POLI.design - Consorzio del Politecnico di Milano (Campus Bovisa) Outdoor Experience Design Corso di alta formazione per progettare e arredare spazi esterni pubblici e privati promosso dall’azienda produttrice di articoli per esterni Talenti 9/7-20/7

Per informazioni: Internet: www.consec07.fr

Villeurbanne Formation bois-énergie 12/6 Per informazioni: ITEBE Tel. +33 348 478100 Fax +33 348 478119 Internet: www.itebe.org E-mail: education@itebe.org

Gran Bretagna / Great Britain Farnham Farnham Castle Conference Center Sustainable Innovation 2007 – Global Building and Construction: Systems, Technologies, Products and Service Design 29/10-30/10 Per informazioni: The Centre of Sustainable Design University College for the Creative Arts Martin Charter (Director) Tel. + 44 01252 892772 Fax + 44 01252 892747 Internet: http://list.unu.edu/pipermail/ itenv/2006-October/000020.html E-mail: mcharter@ucreative.ac.uk

Grecia / Greece Creta Aldemar Knossos Royal Village Palenc 2007: Building Low Energy Cooling and Advanced Ventilation Technologies in the 21st century 27/9-29/9 Per informazioni: Internet: http://palenc2007.conferences.gr

Italia / Italy Bolzano Libera Università di Bolzano-Facoltà di Design e Arti Design Research: Strategy Setting to Face the Future 27/6-28/6 Per informazioni: Libera Università di Bolzano Segreteria del convegno Marlies Andergassen-Sölva Via Sernesi 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 015006 Fax +39 0471 015009 Internet: www.unibz.it E-mail:marlies.andergassensoelva@unibz.it

Ischia (Napoli) III International Conference on

Per informazioni: POLI.design Michela Mantica Tel. +39 02 23997248 Internet: www.polidesign.net E-mail: formazione@polidesign.net

Roma Accademia di San Luca Convegno Internazionale: Il desiderio dell’arte: Rappresentazione o presentazione? 28/5-30/5 Per informazioni: Segretria Organizzativa Isabella Fiorentino e Anna Maria De Gregorio Tel. +39 06 6790324 Fax +39 06 6789243 Internet: www.accademiasanluca.it E-mail: segreteria@accademiasanluca.it

Torino GAM/Sala nuove acquisizioni Incontri con Pier Giovanni Castagnoli su: Hidetoshi Nagasawa 20/5 Per informazioni: GAM Via Magenta 31 10128 Torino Tel. +39 011 4429518 Fax +39 011 4429550 Internet: www.gamtorino.it E-mail: gam@fondazionetorinomusei.it

Valdobbiadene (Treviso) Auditorium Niccolò Boccassino Qualità del territorio come risorsa per lo sviluppo 26/5-2/6 Per informazioni: Segreteria Organizzativa Associazione Altamarca Rebecca Favaretto Villa dei Cedri 31049 Valdobbiadene (TV Tel. +39 0423 972372 Fax +39 0423 975510 Internet: www.altamarca.it E-mail: info@altamarca.it

Portogallo / Portugal Funchal (Madeira) Hotel Pestana Casino Park arch’07 - 5th International Conference on Arch Bridges 12/9-14/9 Per informazioni: ARCH’07 – 5th International Conference on Arch Bridges

University of Minho Department of Civil Engineering Azurém P-4800-028 Guimarães Tel. +351 253 510 200 fax: +351 253 510 217 Internet: www.civil.uminho.pt/arch07 E-mail: arch07@civil.uminho.pt

Lisbona Instituto Superior Tecnico Portugal SB07: Sustainable Construction, Materials and Practices Convegno internazionale sull’edilizia sostenibile/Internatinal conference on sustainable construction 12/9-14/9 Per informazioni: CIB Internet: www.cibworld.nl

AGENDA Sud Africa / South Africa Cape Town Cape Town Convention Centre CIB World Building Congress 2007 14/5-18/5

Svezia / Sweden Malmöe Messen Sustainable City Development Convegno internazionale International conference 12/9-14/9

Repubblica Ceca / Czech Republic Corinthia Towers Hotel STREMAH 2007 Decima conferenza internazionale sugli studi, ristrutturazione e conservazione del patrimonio storico con un seminario sui Beni Storici Marittimi Tenth International Conference on Studies, Repairs and Maintenance of Heritage Architecture, incorporating the Maritime Heritage Seminar 4/7-6/7 Per informazioni: Kimberley Robberts Conference Secretariat STREMAH 2007 Wessex Institute of Technology Ashurst Lodge, Ashurst Southampton, SO40 7AA, United Kingdom Tel. +44 0238 0293223 Fax +44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/ conferences/2007/stremah07/index.html E-mail: krobberts@wessex.ac.uk

Spagna / Spain Barcelona Universitat Politecnica de Catalunya Traditional Mediterranean Architecture Present and Future 12/7-15/7 Per informazioni: Universitat Politecnica de Catalunya C/Bon Pastor 5 08021 Barcelona Tel. +34 93 2402060 Internet: www.rehabimed.net/conferencia/angles/in dex_conferencia_ang.htm E-mail: rehabimed@apabcn.cat

EsArq-Escola Tècnica Superior d’Arquitectura Universitat Internacional de Catalunya Master of International Cooperation in Architecture: Housing, Urbanization, and Sustainability in Developing Contexts 1/10-17/7/2008 Master in Genetic Architectures: New Cybernetic-Digital ProjectDesign and New EcologicalEnvironmental Project Design Iscrizione/Registration: 31/7 2007-2008 Academic year Per informazioni: Amanda Schachter (Program Director) UIC Campus Barcelona Immaculada 22 08017 Barcelona Tel. +34 932541800 Fax +34 93 2541850 E-mail: amschac@cir.uic.es Internet: www.uic.es/cooperation

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Svizzera / Switzerland Lausanne Ecole Cantonale d’Art/ECAL Summer Academy of design – Workshop: Alexis Georgacopoulos, Ronan Bourellec, Michael Young 5/7-30/7 Per informazioni: ECAL Pierre Keller (Director) 4 Avenue de l’Elysée CH-1006 Lausanne Tel. +41 021 3169933 Fax +41 021 6163991 Internet: www.ecal.ch E-mail: pierre.keller@ecal.ch

USA Carbondale SEI-North Fork Valley Advanced Photovoltaics Seminario sul progetto e l’installazione dei sistemi fotovoltaici Workshop on the design and inmstallation of photovoltaics systems 21/5-25/5 Per informazioni: Internet: www.solarenergy,com

Cicago W Hotel City Center Gravity Free 2007: The Geography of Curiosity 14/5-16/5 Per informazioni: Internet: www.exhibitoronline.com/ gravityfree/index3.asp

Austria Vienna Architektur Zentrum Lessons from Bernard Rudofsky 8/3-28/5 Margherita Spilluttini – Atlas Austria 21/6-24/9 China Production 26/10-21/1/2008 Architektur Zentrum West Young Blood: I’m aYoung “Austeria” Architect! 19/4-13/54 Young Blood Export 17/5-10/6 Home Stories: An Inside Look at Single-Family Houses in Austria 5/7-19/8

Belgio / Belgium Antwerp deSingel Kazuyo Sejima/Ryue Nishizawa (SANAA): Out of the Light/Into the Shadow 15/2-6/5 Kris Kimpe et Bruno Poelaert 19/4-26/5

Canada Montreal CCA Clip/Stamp/Fold 2: The radical Architecure of Little Magazines 196X-197X 12/4-9/9 Museum of Fine Arts American Streamline Design:The World of Tomorrow 16/5-28/10

Francia / France

Portland

Lyon

The Governor Hotel True Urbanism: Designing for Social & Physical Health 45° Conferenza per le Città Vivibili 45th International Making Cities Livable Conference 10/6-14/6

Muséum Musées du XXIe siecle - 26 idées, projets et réalisations 20/3-1/7

Per informazioni: IMCL Conferences c/a Suzanne H. Crowhurst Lennard PO Box 7586 Carmel CA 93921 Fax ++1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org

San Antonio The AIA 2007 National Convention and Design Exposition 3/5-5/5 Per informazioni: Internet: www.aia.org, www.aiaconvention.com

Felice Varini Flavio Favelli dans le patio 1/6-16/9

Danimarca / Denmark Humlebæk

Per informazioni: Internet: www.cib2007.com

Per informazioni: Internet: www.malmo.se/sustainablecity

Praga

+ europaconcorsi

Paris Cité de l’architecture et du patrimoine Génération Europan. La jeune architecture européenne en projets 21/3-27/5 Christian de Portzamparc: Rêver la ville Avant-Après. Architectures au fil du temps 21/3-16/9 Maison Rouge Patrick van Caeckenbergh, Les bicoques Pavillon Seroussi, architecture de collectionneurs

Museo d‘Arte Moderna Louisiana The Boundaries of Architecture 15/6-21/10

Germania / Germany Berlin AedesLand Vogt Landscape Architects Fino al/through 20/5

Frankfurt DAM Custody. Spaces of Surveillance 24/4-17/6

Italia / Italy Milano Teatro Olimpia Cercare Munari 4/4-11/5

Rovereto (Trento) MART Mitomacchina. Storia, tecnologia e futuro del design dell'automobile Fino al/through 1/5 Il Modo italiano. Design Italiano e Avanguardia nel XX secolo 3/3-3/6

Udine Palazzo Morpurgo Gino Valle: progetti e architetture per Udine (1948-2003 16/2-31/5

Olanda / Holland

Kassel

Hilversum

KAZimKUBA Asmara. Africa’s Secret Modernist City Fino al/through 15/5

Hilversum Museum Behind the Curtains: Fifteen Buildings by Neutelings Riedijk Architects Fino al/through 6/5

Stuttgart Wechselraum Asmara. Africa’s Secret Modernist City 21/9-19/10

Ghana Kumasi Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) African Architecture Today 5/6-8/6

Giappone / Japan Tokyo Mori Art Museum Le Corbusier: Art and Architecture – Alife of Creativity 26/5-24/9

Maastricht NAI Jean Prouvé 5/5-12/8

Rotterdam Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: POWER – Producing the Contemporary City 24/5-2/9 Rotterdam City of Architecture 2007 www.rotterdam2007.nl

NAI Building Portraits 23/3-13/5 Le Corbusier – The Art of Architecture 26/5-2/9

Portogallo / Portugal Lisboa

Gran Bretagna / Great Britain London Barbican Art Gallery, Barbican Centre Alvar Aalto and Shigeru Ban 22/2-13/5 Design Museum Luigi Cigolani: Translating Nature 3/3-17/6 Ettore Sottsass, A Life in Design 28/3-10/6 Zaha Hadid Architecture and Design 29/6-31/10 Earls Court 100% Design London 20/9-23/9 Various Venues Architecture Week 2007: How Green is our Space? (www.architectureweek.org.uk)

15/6-24/6

Various Venues Triennale di Architettura (www.trienaldelisboa.com)

31/5-31/7

Svizzera / Switzerland Basel Museo Svizzero di Architettura Unaufgeräumt – As Found 16/3-17/5 Instant Urbanism 9/6-16/9 Pancho Guedes – The Eclectic Modernist 28/9-31/12

Mendrisio Galleria Accademia di Architettura Johannesburgh 3/4-10/5 Shanghai, Pechino, Nanchino 24/5-29/6

225 l’ARCA 107


AGENDA Zürich ETH LifeScience Platform 19/4-10/5 Mirei Shigemori, Japanese Gardens 26/4-24/5 Von Ballmoos Krucker Architekten 10/5-21/6 Museum für Gestaltung Stuhl Haus Stadt – Haefeli Moser Steiger 30/3-1/7

USA Bellevue Art Museum Raymond Loewy: Designs for a Consumer Cultue 3/6-12/9

Cambridge

+ europaconcorsi

Mostre d’arte Art Exhibitions

Danimarca / Denmark

Austria Graz Kunsthal Cerith Wyn Evans 3/2-13/5 Werner Reiterer: Eye Sucks World 3/3-11/5 Let 1000 Flowers Bloom? Chinese Art Today 7/6-2/9 Neue Galerie Zur Natur des Menschen Fino al/through 26/8

Harvard University Graduate School of Design David Adjaye, Design in Africa 2/4-23/5

Vienna

Los Angeles

Kunsthaus Sayn-Wittgenstein, photographs 8/3-13/5

Sci-Arc Emergent + Buro Happold, The Dragonfly 18/5-8/7

New York Cooper-Hewitt National Design Museum Design Life Now: National Design triennial Fino al/through 29/7 Made to Scale: Staircase Masterpieces Fino al/through 3/6 Design for the Other 90% 4/5-23/9 Center for Architecture Power House, New Housing New York Fino al/through 16/6 Austrian Cultural Forum Wine Architecture- The Winery Boom 6/9-28/11

Portland (Oregon) The Governor Hotel New Designs for Mixed-Use Urban Fabric 10/6-14/6

San Diego Mingei International Museum Eva Zeisel – Extraordinary Designer at 100 Fino al/through 19/6

Washington National Building Museum The Green house: New Directions in Sustainable Architecture and design Fino al/through 3/6 Reinventing the Globe: A Shakespearean Theatre for the 21st century Fino al/through 27/8

108 l’ARCA 225

Acting the Part: Photography as Theatre 3/2-21/5

Kunstforum Eros in Modern Art 1/3-22/7

MAK Sunset: Delayed-Andrea Lenardin Madden and Kasper Kovitz 18/4-16/9 Les Fleurs du Mal-Florian Ladstätter showcases extravagant jewellery 25/4-23/9 Blue and White: Objects in Blue & White from Egypt to China 7/3-9/9 Held Together with Water 9/5-16/9

Belgio / Belgium Atomium Enrico T. De Paris (Riccardo Mazza, image & sound designer; Jean-Claude Oberto, poeta; Mauro Calvone, video maker): Inside 15/3-16/9

Canada

Bonn

Museum of Modern Art Duane Hanson – Sculptures of the American Dream 27/1-3/6 Images of Man from the Arken Collection 23/6-2/9

La Sucrière, Institut d’art contemporain de Villeurbanne, Musée d’art contemporain de Lyon Biennale de Lyon 2007 17/9-6/1/2008 (Journées professionnelles 17/9-18/9)

Kunst- und Austellungshalle Der Bundesrepublik Deutschland Russian Soul Icons, paintings and drawings of the Tretyakov Gallery, Moscow 17/5-26/8

Montrouge

Darmstadt

Théâtre de Montrouge Salon d’Art Contemporain 26/4-20/5

Institut Mathildenhöhe Janet Cardiff-George Bures Miller: The Killing Machine and other Stories 25/5-26/8

Copenhagen Statens Museum for Kunst André Derain 10/2-13/5

Humlebæk Museo d’Arte Moderna Louisiana Cindy Sherman, 30 years of staged photography 16/2-20/5 Made in China 16/3-5/8 Julie Mehretu 1/6-26/8 Philip Guston 1/6-26/8

Emirati Arabi Uniti / UAE Sharja Sharjah Art Museum, Expo Centre Sharjah, Heritage Area, American University of Sharjah & several outdoor locations around Sharjah Still Life-Art Ecology and the Politics of Change/Sharjah Biennial 4/4-4/6

Finlandia / Finland Espoo Museum of Modern Art/EMMA In the hands of the woodcarver Isaac Julien 6/6-26/8 Salvador Dalí 3/10-16/12

Francia / France

Museum of Fine Arts Maurice Denis: Earthly Paradise 22/2-20/5 Once Upon a Time: Disney 8/3-24/6 Emily Carr: New Perspectives 21/6-23/9 Communication Vessels: New Technologies and Contemporary Art 1/8-14/10

Collection Lambert Il faut rendre à Cézanne ce qui appartient à Cézanne 18/3-20/5

Vancouver Art Gallery Fred Herzog 25/1-13/5

Carquefou Frac Henrik Plenge Jakobsen 16/5-7/10 Pilvi Takala 16/5-9/9

Chartres Centres International du Vitrail Le nouvel art de la couleur Fino al/through 31/8

Evian Palais Lumière Ernest Pignon Ernest 10/2-13/5

Paris Centre Pompidou Annette Messager 21/2-14/5 Samuel Beckett 14/3-25/6 Air de Paris 2/4-28/5 Pierre Klossowski 2/4-4/6 Julio Gonzalez 27/6-8/10 Jeu de Paume-Espace Concorde Peter Friedl Alec Soth 17/4-13/6 Pierre & Gilles 29/6-23/9 Edward Steichen 9/10-30/12 Jeu de Paume-Site Sully Prix Découverte 23/4-3/6 Fondation Cartier David Lynch: The Air is on Fire 3/4-27/5 Cité des Sciences et de l’Industrie Changer d’ère – Comportements, consommation, éco-design Fino al/through 12/8 Galeries Nationals du Grand Palais Le Nouveau Réalisme 28/3-2/7 Maison Rouge Tetsumi Kudo, the mountain we are searching for is in the greenhouse Mutati mutandis: Extraits de la Collection Antoine de Galbert Mounir Fatmi: J’aime l’Amérique, hommage à Jacques Derrida 18/2-13/5 Louvre Prassitele 22/3-18/6 Musée d’Orsai Forêt de Fontainbleu, un atelier grandeur nature 6/3-13/5 L’art moderne à Paris: la Galerie Vollard, de Cézanne à Picasso 19/6-16/9 Musée du Luxemburg René Lalique: Créateur d’Exception 7/3-29/7 Quai Branly Jardin d'amour, Yinka Shonibare Nouvelle-Irlande, arts du Pacifique Sud 3/4-8/7

+ europaconcorsi

St Ives All Around: The Paintings of Bryan Pearce 3/2-13/5 Brian Wilson: An Art Exhibition 26/5-23/9

Germania / Germany

Lyon

Avignon

Art Gallery of Ontario The Future Now Fino al/through 1/11 Emily Carr 3/3-25/5

Le Crédac/Galerie Fernand Léger Carte blanche à attitudes 30/3-20/5

Grand Palais Anselm Kiefer 31/5-8/7

Arken

Montreal

Toronto

Ivry-sur-Seine

AGENDA

Italia / Italy Santa Maria Annunciata Rinascimento ritrovato: Nell’età di Bramante e Leonardo, tra i Navigli e il Ticino 18/2-20/5

Museo Archeologico Etruschi. La collezione Bonci Casuccini 21/4-4/11

Aosta

Ciliverghe di Mazzano (Brescia)

Forte di Bard In cima alle stelle. L’universo tra arte archeologia e scienza 4/4-2/9

Musei Mazzucchelli Il Teatro degli Artisti 5/5-28/10

Schirn Kunsthalle Op Art 17/2-20/5 John Bock Films 7/6-23/9 A.R.Penck 15/6-16/9

Castello Svevo San Nicola: Splendori d’arte d’Oriente e d’Occidente Fino al/through 6/5

Gran Bretagna / Great Britain Edinburgh Scottish National Portrait Gallery Energy: North Sea Oil Portraits Fino al/through 21/7

Liverpool Tate Liverpool Centre of the Creative Universe: Liverpool and the Avant-Garde 20/2-9/9 The Real Thing: Contemporary Art from China 30/3-10/6 Peter Blake 29/6-23/9

London Tate Modern Gilbert & George 15/2-7/5 Dalí & Film 1/6-9/9 Hélio Oiticica: The Body of Colour 7/6-23/9 Tate Britain Jake and Dinos Chapman 30/1-10/6

Biblioteca Malatestiana Alberto Sughi 23/3-22/7

Chiusi (Siena)

Bari

Haus der Kunst Yayoi Kusama. Dots Obsession-Love Transformed into Dots 9/2-6/5 Andreas Gursky 17/2-13/5 Georg Petel. Sculptor during the Thirty Years' War 9/5-19/8

Cesena

Abbiategrasso (Milano)

Frankfurt

Munchen

Toscana, le grandi corti europee 4/5-19/8

Bergamo GAMeC Enzo Cucchi, sculture 4/4-27/5 Johannes Kahrs:Men with Music 4/4-29/7 Vanessa Beecroft 9/5-29/7

Bologna Fabio Tiboni Arte Contemporanea Michelangelo Pistoletto: AMARE SALVAGENTE 19/4-31/5 Forni Galleria d’arte Acqua - rassegna di pittura e fotografia 4/5-30/6

Busto Arsizio (Varese) Fondazione Bandera per l'Arte Cartoons all'italiana 24/3-27/5

Cagli (Pesaro / Urbino) Chiesa di San Francesco e Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli Arte francescana tra Montefeltro e Papato. Committenze artistiche 1234-1528 24/3-1/7

Caldarola (Macerata) Palazzo dei Cardinali Pallotta Simone de Magistris-Un pittore visionario tra Lotto ed El Greco 5/4-30/9

Caraglio (Cuneo)

Coutauld Institute of Art Guercino: Mind to paper 22/2-13/5

CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta Fino al/through 30/12

St Yves

Carrara

Tate St Yves Art Now Cornwall Francis Bacon in St Ives Helen Feiler

Museo della Scultura, ex-convento di San Francesco XII Biennale Internazionale di Scultura - Pietro Tacca. Carrara, la

Cirè (Torino) Villa Remmert Artisti, parole, immagini dal 1960 al 1970 18/3-22/7

Codroipo (Udine) Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea - Passariano Hiroshi Sugimoto 1/4-30/9

Como Villa Olmo Gli Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie-120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado 24/3-15/7

Cremona Centro Culturale Santa Maria della Pietà Piccio, l’ultimo Romantico Fino al/through 10/6

Faenza (Ravenna) MIC Museo Internazionale delle Ceramiche Art nouveau a Faenza Il Cenacolo baccariniano 24/2-27/5 MIC 55° “PREMIO FAENZA”, 2007. Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte. Dedicato agli artisti “under 40” 16/6-19/8 Pinacoteca Comunale Domenico Baccarini. Disegni dalle Collezioni Comunali 24/2-17/6

Ferrara Palazzo dei Diamanti Il Simbolismo, da Moreau a Gauguin a Klimt 18/2-20/5

Fiesole (Firenze) Basilica di Sant’Alessandro Giorgio de Chirico e un Novecento prima e dopo la Transavanguardia 14/4-3/6

Forlì Musei San Domenico Silvestro Lega. I Macchiaioli e il Quattrocento 14/1-24/6

Gemonio (Varese) Museo Boldini Jean Rustun Fino al/through 10/6

Genova Palazzo Ducale, Palazzo Rosso Luca Cambiaso, un maestro del Cinquecento europeo 3/3-8/7 Villa Croce In pubblico, azioni e idee degli anni ’70 in Italia 21/3-2/9 Archivio Storico del Comune GeNovecento. Ottant’anni della Grande Genova 1926/2006 Fino a luglio/through July

Legnano (Milano) Pinacoteca del Castello Jean Rustin Fino al/through 1/7

Lodi Chiesa dell’Angelo International Trompe l’Oeil Festival 25/5-27/5

Lucca Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo L. Ragghianti Oltre il paesaggio: Gabriele Basilico 1978 – 2006 20/4-29/7

Mamiano Traversetolo (Parma) Fondazione Magnani Rocca Sironi metafisico. L’atelier della meraviglia 1/4-15/7

Marsala (Trapani) Convento del Carmine Elio Marchegiani – Linee di produzione 1957-2006 24/3-24/6

Milano Palazzo Reale Kandinsky e l'astrattismo in Italia dal 1930 al 195 Fino al/through 24/6 Camera con vista - Arte e interni in Italia dal 1900 al 2000 Fino al/through 1/7 Spazio Annunciata Umberto Mariani 18/4-19/5 Milano anni ’60: Baratella ieri e oggi 14/3-14/7

Firenze

Spazio Oberdan Franco Vaccari: Col tempo 14/2-13/5

Palazzo Strozzi Cézanne 2/3-29/7

Biblioteca di Via Senato Toscanini, una vita fra note e colori 30/3-7/10

225 l’ARCA 109


AGENDA Fondazione Arnaldo Pomodoro Doppio sogno. 2RC fra artista e artefice 18/4-28/7 Galleria Blu Per una storia della pittura 2 – Da Klein a oggi 7/5-17/7 Galleria Gruppo Credito Valtellinese Collection de Passions, Passion de Collections... Fondation Des Treilles 2/3-30/5 Studio Gian Galeazzo Visconti Laura Matei: Tarzan Fino al/through 11/5 Rotonda di Via Besana Chiara Dynys. Luce negli occhi 31/3-10/6 Galleria Fonte d’Abisso Accardi Consagra. La svolta degli anni Sessanta 15/3-26/5 Galleria Stragapede/Perini Andy: FluorEssenza 31/3-20/5 Montrasio Arte Dennis Oppenheim 4/4-19/5 Galleria Via Farini Re-Enacted Painting 3/5-31/7 Galleria Raffaella Cortese Mumble mumble… 13/4-19/5

+ europaconcorsi

Palazzo della Pilotta Splendori a corte. Arti del mondo islamico nelle collezioni del Museo Aga Khan 31/3-3/6

Pescara Galleria Civica d’Arte Moderna “Vittoria Colonna” L’arte e la tartaruga: Omaggio a Plinio de Martiis, da Rauschenberg a Warhol, da Burri a Schifano 3/3-20/5

Pietrasanta (Lucca) Chiesa di Sant’Agostino Alberto Ghinzani 31/3-3/6 Ferruccio Gard-La Venezia dipinta, opere dal 1973 12/5-3/6

Ravenna Museo d’Arte/MAR Domenico Baccarini – Una meteora del primo Novecento 25/2-3/6 Felice Casorati, dipingere il silenzio 1/4-8/7 Sala Manica Lunga, Biblioteca Classense Monika Bulaj: Gente di Dio 2/5-26/5

Reggio Emilia

Galleria Suzy Shammah Wilhelm Mundt 10/5-30/6

Palazzo Magnani Werner Bischof 24/3-27/5

Modena

Roma

Palazzina dei Giardini Katharina Fritsch Shomei Tomatsu-Skin of the Nation 20/5-22/7

MAXXI “Apocalittici e Integrati”: Utopia Nell’arte Italiana Di Oggi 30/3-1/7

Monza

Chiostro del Bramante Annibale Carracci 25/1-6/5

Villa Reale Mrale di Mlwaukee di Kith Hring Fino al/through 1/7

Orvieto (Terni) Palazzo Coelli Vincenzo Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli 6/4-1/7

Napoli Galleria Blindarte Jan Albers 2/3-18/5 Complesso Museale di Santa Chiara Aviero e Vaccai: Passioni, miti ed eroi 18/5-1/7 PAN-Palazzo delle Arti Eroi come noi.? 5/5-26/6

Padova Palazzo Zabarella De Chirico 20/1-27/5

Parma Palazzo Pigorini Amedeo Bocchi: la luce della bellezza e della vita vera 11/3-27/5

110 l’ARCA 225

Palazzo Pallavicini Guido Reni nella Collezione Pallavicini 8/6-10/6 Palazzo Patrizi Montoro Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino nella Collezione Patrizi Montoro 15/6-17/6 Palazzo Colonna Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino nella Collezione Colonna 22/6-24/6 Complesso del Vittoriano Chagall delle meraviglie 10/3-1/7 Galleria Nazionale d’Arte Moderna Arturo Martini Fino al/through 13/5 Gemine Muse 2007 (www.giovaniartisti.it), Percorsi di giovani artisti nelle città italiane tra storia ed arte Con uno sguardo inedito di Maurizio Maggiani (Città Coinvolte: Asti, Bari, Biella, Cagliari, Campobasso, Catania, Cremona, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova, Messina, Milano, Modena, Novara, Padova, Pavia, Provincia Di Potenza, Prato, Roma, Teramo, Torino, Trento, Venezia) 21/4-1/7

Rovereto (Trento) MART Il modo italiano. Design e avanguardie artistiche in Italia nel XX secolo 3/3-3/6 Maurice Denis. Maestro del Simbolismo Internazionale 23/6-25/9 British School Douglas Gordon Fino al/through 30/5

Rovigo Palazzo Roverella Mario Cavaglieri 10/2-1/7

Torino GAM/Sala nuove acquisizioni Giulio Paolini 22/4-18/5 Hidetoshi Nagasawa 20/5-24/6 GAM Elisa Sighicelli 16/3-10/6 Salvo 23/3-1/7

Internazionale d’Arte 10/6-21/11 Palazzo Grassi Sequence 1 5/5-18/11 Collezione Peggy Guggenheim Richard Pousette-Dart 18/2-20/5 All in the present must be transformed: Matthew Barney and Joseph Beuys 6/6-2/9 Museo Correr Sargent and Venice 23/3-22/7 Museo Diocesano, Chiostro di Sant'Apollonia Officina Dürer Fino al/through 30/6 Ca’ Pesaro Not Vital 3/3-13/5 Galleria Internazionale d’arte Moderna – Ca’ Pesaro Bertozzi&Casoni: Le bugie dell’arte 8/6-2/9

Verona

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Ambient Tour 1/3-13/5

Palazzo della Ragione Il Settimo Splendore. La modernità della malinconia 25/3-27/7

Promotrice delle Arti Tabusso-Pittore di Torino 15/3-20/5

Museo di Castelvecchio Herbert Hamak: Ultramarinblau dunkel PB29.22007 19/3-30/10

Palazzo Madama Sulla via di Alessandro, da Seleucia a Gandhara 27/2-27/5 Palazzo Bricherasio I Macchiaioli, sentimento del vero 16/2-10/6 Fondazione Merz Mario Merz: disegni 28/4-29/7 Biblioteca Nazionale Cristina Ariagno Maria Molteni 13/4-15/5 Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà Primo Levi. I giorni e le opere 18/4-14/10

Byblos Art Gallery Enrico T. De Paris: Bio-Landscape Fino al/through 10/5

Vighizzolo d’Este (Padova) Il Laboratorio La farina e il fuoco Fino al/through 31/5

Lussemburgo / Luxembourg Luxembourg et Grande Region Capitale Européenne de la Culture 2007 www.luxembourg2007.org

Halle des Soufflantes-Balval All We Need-Martin Heller 21/4-28/10

Trento Castello del Buonconsiglio Ori dei cavalieri delle steppeCollezioni dai Musei dell’Ucraina 1/6-4/11

Treviso Casa dei Carraresi Livio Seguso: La luce nel tempo 18/5-1/7

Urbino Palazzo Ducale-Galleria Nazionale delle Marche Ori e argenti-Capolavori del ’700 da Arrighi a Valadier 4/4-14/10

Venezia Varie Sedi 52.Esposizione Biennale

Olanda / Holland Groningen Groninger Museum Osmala Rauhala 17/2-3/6

Makkum Ryal Tichelaar Fashion Porcelian by Alexander van Slobbe 25/3-28/5

AGENDA Opium-The Black Perfume 28/4-8/7 Max Liebermann 23/6-16/9

Spagna / Spain

Austin Blanton Museum Master Drawings from the Yale University Art Gallery 1/6-12/8

Barcelona

Boston

MACBA Un teatre sense teatre 25/5-11/9

ICA-Institute of Contemporary Art Anish Kapoor 25/5-26/8

Bilbao

Chicago

Museo de Bellas Artes The Spanish Portrait in the Prado Museum: From El Greco to Goya 5/3-20/5 Morquillas: L’Air du temps 12/3-27/5 Kiss Kiss Bang Bang: 45 Years of Art and Feminism 11/6-9/9

Art Institute Cézanne to Picasso: Ambroise Vollard, Patron of the Avant-Garde 17/2-12/5 Stories from the Silk Road Fino al/through 28/5 Art of the Islamic World: Unity and Diversity Fino al/through 30/6

Madrid Museo Thyssen El Espejo y la Mascara : El Retrato al siglo de Picasso 6/2-20/5

Svezia / Sweden Stockholm Moderna Museet Karin Mamma Andersson 5/5-5/8 Ten Stories – Swedish Art from the Early 20th Century 2/6-9/9 Lars Tunbjörk, Photography 1/9-9/12

Svizzera / Switzerland Basel Kunstmuseum Basel Art Basel 13/6-17/6

Lugano Parco di Villa Saroli Ivo Soldini 31/3-9/9 Galleria Miler Concreto Cinetico 28/4-26/5

Martigny Fondation Pierre Gianadda Picasso e il circo 9/3-10/6

Saint Gervaise (Ginevra) Centre pour l’Image Contemporaine Elina Brotherus: The new painting Jonah Freeman 3/5-24/6 12e Biennale de l’image en mouvement 12/10-20/10 Exposition BIM 12/10-16/12

Rotterdam Kunsthal Kollywood Billboards 20/1-28/5 Willem Roelofs-The breath of nature 17/3-13/5

+ europaconcorsi

USA Atlanta High Museum Kings as Collectors Fino al/through 7/9

Denver Art Museum Radar Fino al/through 15/7 Japanese Art Fino al/through 29/7 Breaking the Mold Fino al/through 19/8

Los Angeles Natural History Museum Pavilion of Wings 15/4-3/9

Miami Beach Art Basel/Miami Beach 6/12-9/12

New York Guggenheim Hugo Boss Prize 2006 23/2-6/6 Divisionism/Neo-Impressionism: Arcadia to Anarchy 27/4-6/8 Dia:Beacon An-My Le Fino al/through 3/9 MoMA Jeff Wall 25/2-14/5 Comic Anstraction: ImageBreaking, Image-Making 4/3-11/6 Eye on Europe: Prints, Books & Multiples, 1960 to Now Fino al/through 1/7 Richard Serra Sculpture: Forty Years 3/6-10/9 Whitney Museum of American Art Gordon Matta Clark 22/2-7/6

Philadelphia ICA Karen Kilimnik Contemporary Art and the Art of Curating Phoebe Washburn 21/4-5/8

Salem Peabody Essex Museum Joseph Cornell: Navigating the Imagination 28/4-19/8

Perfect Imbalance, Exploring Chinese Aesthetics 19/5-17/5/2009

Seattle Asian Art Museum Shirin Neshat: Tooba Fino al/through 1/7 On Nature and Friendship: Modern Chinese Paintings 15/2-29/7

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Cina / China Beijing Beijing Exhibition Centre Building Materials Building Systems Salone internazionale dei materiali e dei sistemi da costruzione International trade fair of building materials and systems 10/5-13/5 Per informazioni: CCPIT Building Materials Sub-council 11 Sanlihe Road Haidian District Beijing 100831 Tel. +86 10 68317747 Fax +86 10 88365650 Internet: www.chinabuilding.org E-mail: jiangdengkun00@163.com

Francia / France Paris Porte Versailles Ecobuilding Performance Salone professionale internazionale dell’energia, performance ambientale, architettura sostenibile International professional trade fair of the energy, environmental performance, sustainable architecture 18/9-20/9 Per informazioni: Exposium Elodie Chauderlot Tel. +33 1 49685662 Internet: www.ecobuilding-performance.com E-mail: elodie.chauderlot@exposium.fr

Giappone / Japan Chiba Makuhari Messe DIY Homecenter Expo Salone internazionale dei prodotti per la casa/International trade fair of products for the house industry 23/8-25/8 Per informazioni: Japan DIY Industry Association Shin-Kanda Building 5F, 1-8-5 Kajicho Chiyoda-ku, Tokyo 101-0044 Tel. +81 3 32564475 Fax +81 3 32564457 Internet: www.diy-show.jp

Italia / Italy Milano Fiera Milano-Rho

EIRE-Expo Italia Real Estate Salone internazionale del mercato immobiliare/International trade fair of real estate market 22/5-25/5 Talk Show: Immobiliarmente Etici-L’etica tra territorio, immobili e finanza 22/5 (ore 12, Sala Rossa) Per informazioni: Ge.Fi Via Canova 19 20145 Milano Tel. +39 02 31911911 Fax +39 02 33608733 Internet: www.gestionefiere.com, www.italiarealestate.it E-mail: italiarealestate@gestionefiere.com

Torino Lingotto Infrastructura Salone internazionale dell’innovazione nel sistema delle infrastrutture e della mobilità International trade fair of innovation in the infrastructures and mobility systems 13/6-15/6 Per informazioni: Regione Piemonte - Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011.6646642 Internet: www.lingottofiere.it E-mail: info@infrastructura.it

Verona Fiera Abitare il tempo Giornate internazionali dell’arredo International days of furniture 20/9-24/9 Per informazioni: Acropoli Viale Mercanzia Blocco 2/B Galleria A 40050 Funo Centergross (BO) Tel. +39 051 864310 Fax +39 051 864313 Internet: www.abitareiltempo.com E-mail: info@acropoli.it

Libano / Lebanon Beirut BIEL-Beirut International Exhibition and Leisure Centre Rebuild Lebanon Salone internazionale della costruzione, elettricità, infrastrutture, tecnologia, sicurezza, agricoltura, salute/International trade fair of building, construction, electricity, infrastructures, technology, security, agriculture, healthcare 12/6-16/6 Per informazioni: IFP Expo Tel. +961 1 485555 Fax +44 20 71066112 Internet: www.ifpexpo.com E-mail: rebuildlebanon@ifpexpo.com

Spagna / Spain Barcelona Fiera Construmat Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of the building industry 14/5-19/5 Per informazioni: Expo Consulting Via Riva Reno 56 40122 Bologna, Italia Tel. +39 051 6493189 Fax +39 051 6493242 Internet: www.construmat.com E-mail: info@expoconsulting.it

225 l’ARCA 111


in the World

ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

ALBANIA

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103

in the World Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

FRANCE (l’Arca International) Paris L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre

4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC

SIRIA

MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

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SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

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TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur

Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305 Umut Yayin Dagitim Merkezi Yogurtcu Cayiri Cad. No:64/1 Kadikoy Istanbul Fax 0090.216.3484937

UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627

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