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Cesare Maria Casati

Noi sosteniamo

U

na vecchia enunciazione del 1987, sempre buona, sullo sviluppo sostenibile del territorio urbanizzato, si riferiva alla preservazione e tutela dei sistemi naturali soprattutto nelle aree “abitate” dalla comunità umana con particolare attenzione ai territori urbanizzati, che essendo molto antropomorfizzati vedono il costante predominio di situazioni artificiali. Credo che il sistema naturale di maggior importanza sia quello di cura della specie umana e pertanto ogni scelta di sviluppo non deve trascurare la qualità e le prospettive di vita che gli uomini nonostante tutto hanno raggiunto; non penso che si possa retrocedere a situazioni di confort dei tempi passati. E’ evidente che la continua trasformazione dello spazio fisico abitato, con l’impiego di tecniche, mezzi e materiali artificiali, oltre a garantirci situazioni di abitabilità e di mobilità urbana, se da un lato ha migliorato sempre in progressione la nostra situazione di miglior confort, dall’altro lato, con lo spreco di energia e di acqua e il predominio di motori con emissioni inquinanti sta ponendo problemi serissimi a cui è necessario dare risposte immediate. Non basta mediaticamente giocare sul significato di parole come “sostenibilità” o “mutazione climatica” senza avere il coraggio di avanzare proposte che ora potrebbero sembrare drastiche, ma che in un prossimo futuro saranno normali. Dobbiamo ripensare globalmente come costruire e come muoverci all’interno degli insediamenti abitativi. Non si risolve nulla proponendo parchi naturali nelle aree residenziali se poi gli edifici intorno agli alberi sono costruiti con sistemi e materiali “colabrodo” di energia, né risolviamo il problema raddoppiando le loro pelli se non cambiamo metodi progettuali e costruttivi. Non saranno poi qualche centinaia di alberi in più a rendere l’aria pura; aria che siamo, volenti o nolenti, obbligati a respirare. Forse sarà meglio, almeno nelle città, eliminare le sorgenti velenose e sostituire gli spostamenti individuali con mezzi elettrici (vedi biciclette cinesi) e adoperare tutti solo trasporti collettivi. Le nostre automobili private potremo parcheggiarle all’esterno delle città in grandi, grandissimi autosili. Del resto è quello che avviene già a Venezia. Si potrà obiettare che una scelta di questo tipo metterebbe in crisi l’industria automobilistica mondiale: ma perché non trasformarla in una industria edilizia? Avremo finalmente a disposizione esperienze e tecnologie anche del tipo aeronautico, navale e per caravan, senza dimenticare il campo degli isolamenti dell’industria frigorifera. Ora il problema è di saper sostenere il sostenibile armonicamente senza che difesa ideologica e interessi economici e politici di parte prevalgano o che ancora una volta si cerchi di risolvere i problemi solo con studi accademici ammantati di ricerca e enunciazioni pleonastiche, rimandando alla prossima generazione di progettisti e di costruttori di città altre soluzioni.

We sustain

A

statement made back in 1987, but still applicable, about the sustainable development of urbanised land referred to the conservation and protection of natural systems, particularly in areas “inhabited” by the human community focusing on urbanised territories, which, being extremely anthropomorphised, see a constant predominance of artificial states of affairs. I think the most important natural system is the safeguarding of mankind and hence all development policies must take into account the quality and prospects of life which, despite everything, the human race has achieved; I do not think we can revert back to the good old days. Evidently, as well as guaranteeing us conditions of urban mobility and inhabitability, the constant transformation of inhabited physical space, using artificial methods, means and materials, has, on one hand, made things more and more comfortable for us but, on the other, wasted energy and water and the predominance of engines with polluting emissions are posing serious problems calling for immediate solutions. There is no point in adopting the media-style approach of playing on the meaning of words like “sustainability” or “climate change” without being brave enough to propose ideas, which might at the present seem drastic but which, in the near future, will be quite normal. We need to globally rethink how to build and how to move around inhabited settlements. Nothing is resolved by proposing natural parks in residential areas if the buildings around the trees are built using systems and materials which “leak” energy, neither will we solve the problem by doubling their skins unless we also change our design and construction methods. It will take more than a few hundred trees to make the air fresh; air which (whether we like it or not) we are forced to breathe. Perhaps, at least in cities, it would be better to eliminate poisonous sources and replace individual means of transport with electric systems (i.e. Chinese bicycles) and all use only public transport. Our private cars could be parked outside cities in big, indeed giant car parks. After all, this is already what happens in Venice. It might be objected that this kind of approach would jeopardise the world car industry: but why not just convert it into a building industry? We will finally have the experience and technology available from the aeronautical, ship-building and caravan manufacturing industries, without forgetting the field of fridge and freezer insulation. Now the problem is to know how to support sustainability as harmoniously as possible without ideological heel-digging or biased economic interests prevailing or trying once again to solve issues relying solely on academic studies cloaked in research and pleonastic claims, leaving it to the next generation of city designers and builders to come up with other solutions.

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Musei onnivori

Museums On Demand

C

ome parecchi altri, il termine “museo” tende, sempre di più, a essere onnivoro: facendosi scudo di proprie funzioni sociali, educative e culturali supposte indiscutibili, necessarie e inderogabili, si presenta, e viene il più delle volte considerato, come super partes, con nulla da spartire con i parapiglia e gli interessi immobiliari ai quali da tempo si è fatta l’abitudine, tanto da venir considerati come ineluttabili anche dai più critici e avvertiti, come per esempio dagli urbanisti che si ingegnano ormai più che altro a renderli compatibili con i loro nuovi e funesti modelli flessibili, o meglio on demand, di gestione e governo del territorio. Muovendo da quando effettivamente le cose stavano così, e cioè dalla seconda metà del Settecento (British, Louvre, Kaiser Friedrich), e dai successivi grandi e tuttora gloriosi impianti nazionali, variamente complessi e spesso eterogenei per raccolte ma senza drammi, dal secondo dopoguerra in poi hanno preso sempre più piede i musei specializzati, diluendo progressivamente i caratteri architettonici consolidati e dispiegando ambizioni e programmi disparati. Così già una quarantina d’anni fa, inseguendone una possibile classificazione, Franco Minissi poteva distinguere: a) i musei archeologici (dalla preistoria alla romanità); b) i musei d’arte antica (dal medioevo al diciottesimo secolo); c) i musei d’arte moderna (dal secolo diciannovesimo all’epoca contemporanea); d) i musei etnografici (costume e vita dei popoli, folklore, tradizioni popolari); e) i musei di scienze naturali (zoologia, geologia, mineralogia, botanica, eccetera; f) i musei della scienza e della tecnica; g) eccetera (un balzo borgesiano sorprendente! O un errore provvidenziale del proto?). Oggi quest’ultima categoria, che ovviamente non può conoscere confini e limiti di sorta, esigendo di conseguenza l’accettazione dell’arbitrarietà, è divenuta ormai quella predominante. In questo ci sarebbe del buono, se questa sua affermazione derivasse da scelte deliberate e consapevoli di trasversalità epistemologica, rompendo definitivamente con tradizioni rigidamente tipologiche. Si capisce subito che la cosa non è facile, e neanche, dispiace dirlo, alla portata di tutti. Senza contare l’impegno e la maestria che le corrispondenti traduzioni in architettura comporterebbero, verosimilmente poco compatibili con una sorta di inerzia manualistica nel frattempo consolidatasi, fino a distinguere varie parti e settori, che inaspettatamente si vedono riapparire anche in casi molto avanzati. Così sotto le spoglie di esigenze distributive e funzionali indiscutibili riappaiono il più delle volte vecchie e note partizioni: esposizioni permanenti; esposizioni temporanee; riserve; attrezzature tecniche e scientifiche; attività culturali e didattiche; servizi direttivi e amministrativi; sosta e ristoro; shopping; impianti tecnici. Alle quali corrispondono poi, a cascata, tutta una serie di zone e locali con destinazioni d’uso apposite: classificazione, schedatura, restauro, custodia, biblioteca specializzata, sale per riunioni, conferenze, convegni, proiezioni, caffetterie, ristoranti, negozi, uffici vari, spazi tecnici, magazzini, e così via. Ma dopo tutto questa è una trama intessuta sulla necessità di dare un insieme di risposte di prima necessità a esigenze in larga parte incontrovertibili. Un buon mestiere questo lo richiede. Difficoltà molto maggiori, e qualche perplessità, sorgono a fronte di un progressivo espandersi verso il territorio dell’idea di museo, le cui radici risalgono al gran lavoro dei “museografi di base”, fra la fine degli anni Sessanta e soprattutto nei Settanta del Novecento. L’attenzione dedicata alle culture materiali, alla storia orale, alle storie delle cose e a un loro possibile modo di presentazione museografica, unitamente a un certo sovraccarico ideologico caratteristico di quel periodo, hanno gettato le basi per l’irruzione immediatamente successiva di un insieme di teorie e di pratiche tendenti ad affermare forme di “museo diffuso”. Si tratta di nozioni non facilmente delimitabili: se a una estremità si trova per esempio la straordinaria collezione Guatelli (ma non si tratterà piuttosto di una versione padana e originalmente lévystraussiana di Wunderkammer?), sorretta da una personale poetica struggente (“Il museo del quotidiano è aggiornato di continuo, fino allo ieri più recente: Cioè oggi”), dall’altra, o da un’altra, perché tante probabilmente ce ne sono, ecco i musei locali e quelli cosiddetti spontanei, i quali, scambiando come tipici oggetti di uso largo e normale, si somigliano l’uno con l’altro tanto da potersi quasi scambiare. Tuttavia, mescolando desideri anche comprensibili di salvaguardie identitarie, di consensi allargati, di programmi politically correct, di sostenibilità ambientale, di sviluppi turistici, sono proprio questi ultimi a continuare a moltiplicarsi negli anni scorsi e ancor oggi. Pericolose ambiguità del local quando del global non si ha una percezione reale e non soltanto ideologica. “Tutto è museo”, direbbe con ogni probabilità a questo punto il Nicholson detective del Chinatown di Polanski. Nel corso del tempo, e con un progressivo infittirsi dei casi, le grandi gallerie nazionali hanno affrontato, e ancora affrontano, le situazioni definitivamente mutate e le nuove concorrenze emergenti, ricorrendo a modifiche e ad ampliamenti in grado di garantire la riconferma di una propria inesausta centralità. Interventi contenuti e deliberatamente riconoscibili, come quello di Stirling per la vecchia Tate; più consistenti ma in qualche modo ancora in abito da sera, come sempre a Londra quello venturiano per la National; sempre nella stessa città, il cortile interno del British, di Foster, interessante e forse un poco sottovalutato. Sono soltanto tre esempi fra i tanti a disposizione (non a caso, in Inghilterra, dove evidentemente la cultura è considerata un investimento non soltanto dovuto ma anche molto interessante sotto il profilo economico). Ben più radicale la riorganizzazione parigina del Louvre, trasformato in macchina sofisticata e funzionante alla perfe-

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zione specie nella parte ipogea: una vera mutazione genetica di un glorioso impianto colossale, da considerarsi una sorta di capostipite di numerose, anche se molto diverse, riscritture complessive, come quella progettata da Perrault per i famosi musei di San Pietroburgo. In altri casi ancora si è preferito ricorrere a una messa a sistema, giocando su nuovi interventi misurati, di strutture esistenti, fitte ma separate: arrivando talvolta, come nel caso di Vienna, a ridefinizioni di intere parti urbane centrali. Mentre, ritornando alla categoria c) proposta da Minissi, i musei d’arte moderna, è quasi impossibile rendere conto di quanti ne sono stati progettati e anche realizzati nel corso degli ultimi cinquant’anni, andando talvolta subito dritti filati a finire nei libri di storia dell’architettura. Ed è proprio in questo insieme vasto che prendono corpo indirizzi e approcci assai differenti. Haute couture à l’italienne, spazi impensabili finemente cesellati, sensibilità materiche distillate e irripetibili: Albini a Genova, Scarpa soprattutto in Veneto. Molto ammirati, copiati molto e sempre invano. Più recentemente con maggior distacco Bruno al Castello di Rivoli, già consapevole di concorrenze dure alle quali occorre saper rispondere in modo freddo e adeguato. Oppure notevoli prove di magistero professionale, in situazioni economiche definitivamente consolidate, come ancora Stirling alla Neue Staatsgallerie di Stoccarda. O l’opulenza eclettica e anche sgangherata della West Coast statunitense, riguardo alla quale sarà un piacere rileggersi l’impareggiabile Arbasino de “Le Muse a Los Angeles”. Oppure ancora dispositivi per promuovere, organizzare, produrre, distribuire cultura, come il Centre Beaubourg di Piano e Rogers (eventualmente contribuendo a far detonare processi di rinnovamento urbano); da cui poi in qualche modo discenderanno, più tardi, progetti affascinanti come per esempio lo ZKM di OMA o il Centre de Cultura Contemporània alla Casa de la Caritat di Viaplana; ma anche purtroppo tante intenzioni e desideri maldestri e frustrati di Amministrazioni pubbliche incapaci e scimmiottanti. Ci si può giustamente chiedere, giunti a questo punto, se l’avvento delle tecnologie informatiche e digitali abbia avuto ripercussioni, in questo mondo di musei e derivati, e, in caso affermativo, come e quali. Si sa già che l’architettura in generale, a parte i benefit meramente strumentali, e le indigestioni di rendering il più delle volte perfettamente interscambiabili che ancora adesso dilagano e annoiano l’ambiente, ha tempi abbastanza lenti e modi suoi propri nel registrare la portata dei cambiamenti. In questo caso poi ne è derivato un impressionante rapido abbassamento generale della percezione del peso e dell’importanza degli aspetti fisici, che non ha certo facilitato i processi di metabolizzazione; caso mai ha scatenato innamoramenti fatui, reazioni isteriche, o passioni assurde, con tutte le conseguenze che le cronache permettono giornalmente di rilevare. Sicché mentre per quanto riguarda gli allestimenti è almeno a far data dalla parigina Cité des Sciences et de l’Industrie che i microchip hanno fatto la loro brava e ineluttabile irruzione, non altrettanto si può dire per gli involucri (e anche per gli spazi, quanto mai instabili). Invece il Guggenheim di Bilbao è riuscito a inserirsi bene in questa situazione incerta, dimostrando di saper padroneggiare consapevolmente i mutamenti in corso. L’intervento di Gehry spalanca senza far tanti complimenti un uscio mai neppure scorto prima di allora e tanto meno socchiuso. Utilizzando con intelligenza i programmi provenienti dalla ricerca aeronautica, attentamente modificati, l’architettura resa felicemente libera si rende conto di potersi alleggerire di colpo dal peso enorme delle esigenze dittatoriali di quanto contiene. Si può così occupare una buona volta esclusivamente e per bene delle sue, di esigenze. Il fatto di ospitare o meno in modo stabile una collezione parziale delle opere di Richard Serra non ha nessuna particolare importanza. Si potrebbe dire che l’architettura diviene, nell’istante in cui viene terminata, e forse già durante la sua costruzione e perfino nella fase di progetto, museo di se stessa. (Forse, in un suo modo dimostrativo, apodittico e arrogante, e quindi destinato a fallire, questo sarebbe stato il sogno di Mies per la sua Galleria berlinese del XX secolo). Last but not least, Bilbao è ora tornato all’onor del mondo, e possiede un brand orgoglioso ed esclusivo; tanto che ha perfino potuto, dopo il Guggenheim, costruire un nuovo edificio per ospitare una Galleria d’arte moderna. Una volta imboccata la via, e visti i risultati, Gehry l’ha proseguita, collaudandola su scale e per occasioni diverse. Le declinazioni ormai sono molte: si può dire che ora sia già a disposizione di tutti (o quasi) una piccola, ma ragguardevole per mole, collezione di sue architetture. Si aprono tra l’altro così nuove prospettive. Una volta, qualcuno faceva, a casa sua, collezione di vasi di Gallé; quelli riusciti a sopravvivere negli anni agli accadimenti domestici finivano generalmente più tardi per essere raccolti in un museo a loro dedicato. Occorrerà quindi senza dubbio, fra qualche tempo, un adatto museo dedicato ai musei di Gehry. Non ci hanno pensato, per Dubai 2012. E pensare che a Jean Nouvel, con ogni probabilità, l’idea sarebbe molto piaciuta. Ragionando invece con i piedi molto, forse troppo, per terra, hanno scelto di avviare questa molto prevedibile raccolta di balene bianche, veri e propri freaks architettonici, accuratamente denaturati, perfino patetici per quel loro destino triste di gladiatori immobili in una arena sintetica. Attenzione, perché al momento questa risulta essere la direzione definitivamente e un po’ ovunque imboccata. Maurizio Vogliazzo 226 l’ARCA 3


L

ike so many other terms, the word “museum” is taking on increasingly omnivorous connotations: drawing on its supposedly indisputable social, educational and cultural functions, so necessary and mandatory, it often presents itself as (and is generally taken to be) super partes, having nothing to do with all the hubbub and real-estate interests we are now so familiar with, now even seen as inevitable even by those most critical and informed about these matters, like for example town-planners, who are now mainly concerned about making them compatible with the latest rather dire flexible (or rather on-demand) means of controlling and managing the land. After a period when things really were like that or, in other words, the latter half of the 18th century (British Museum, Louvre, Kaiser Friedrich Museum) and subsequent glorious national facilities, all very elaborate and often heterogeneous in terms of their collections but rather understated, from the 2nd World War onwards specialist museums came increasingly to the fore, gradually diluting firmly established architectural traits and undertaking ambitious programmes of every imaginable kind. About forty years ago, in an attempt to draw up some sort of classification, Franco Minissi distinguished between: a) archaeology museums (from prehistoric to Roman times); b) ancient art museums (from the Middle Ages to the 19th century); c) modern art museums (from the 19th century to the present day); e) natural science museums (zoology, geology, mineralogy, botany etc.); f) museums of science and technology; g) so on and so forth (a startling Borges-style leap forward or perhaps a timely mistake by the overseer?). Nowadays this latter seemingly boundless and unrestrained category, inevitably demanding that a certain degree of randomness is accepted, is very much to the fore. This would not be all bad if only it were the result of carefully pondered policies or a sweeping epistemological decision to break once and for all with the rigid typological traditions of the past. It is immediately clear that this is no simple matter and, we are sorry to say, not within everybody’s scope. Without counting all the effort and expertise that the corresponding translations into architecture would involve, most probably not very compatible with the sort of inertia in handbooks which clearly distinguish between different parts and sectors, suddenly reappearing again even in the most cutting-edge cases. So, under the guise of functional and organisational demands, the same old outmoded divisions are basically cropping up again: permanent exhibitions; temporary exhibitions; stores; technical and scientific equipment; cultural-educational activities; managerial-administrative services; rest and refreshment facilities; shopping; technical systems. There is then a corresponding cascade of zones and areas serving special purposes: classifying, charting, restoration, storage, specialist libraries, meeting rooms, conferences, congresses, film shows, cafeterias, restaurant, shops, miscellaneous offices, utility spaces, warehouses etc. But after all this is all woven around the need to provide a host of solutions to largely incontrovertible needs. It calls for real craftsmanship. Even greater difficulties and a certain amount of perplexity are emerging with the gradual spread of a notion of museums whose roots date back to the great work of “simple museographers” in the period from the late 1960s to the 1970s in particular. Attention to material cultures, oral tradition, histories of objects and ways in which they might be displayed in museums, together with a certain ideological overload characterising that period, laid the foundations for the subsequent irruption of a set of theories and practices tending to enforce forms of “diffused museums”. These notions are hard to constrain: while at one extreme there is, for example, the extraordinary Guatelli collection (although is not it really a northern Italian and originally Levi-Strauss version of the Wunderkammer?), backed up by all-consuming personal poetics (“The everyday museum is constantly updated, right up to the most recent yesterday: viz. today”), on the other hand (or hands, because there are probably lots of them), we have local and so-called spontaneous museums, which, taking consumer everyday objects as their subject, are all so alike they could easily be interchanged. Nevertheless, by jumbling together understandable desires to safeguard identities, increase popularity and impose politically correct programmes of environmental sustainability and popular tourism, these are the facilities which have continued to flourish over recent years and still in the present day. There are dangerous ambiguities concerning what is local at a time when we still do not have a real (and not just ideological) perception of what global really means. “Everything is museum” is what the detective played by Jack Nicholson in Polanski’s Chinatown would most likely have said. Over time, as the competition has increased, national galleries have faced up to (and are still facing up to) this permanent new state of affairs by resorting to alterations and extensions capable of maintaining their pride of place. Conservative and deliberatively recognisable operations, like Stirling’s for the old Tate Gallery; more substantial but none the less still distinctly formal like Venturi’s work for the National again in London; in the same city Foster has carried out some interesting and perhaps undervalued work on the inner courtyard of the British Museum. These are just three of many possible examples (not surprising in England, where the arts are evidently still considered to be an investment, not just a duty but also something potentially economically profitable). Much more radical reorganisation work has been carried 4 l’ARCA 226

out on the Louvre in Paris, which has been converted into a sophisticated and perfectly smooth-running machine, particularly in the underground section: a genuine genetic mutation to this celebrated colossal structure seen as the forerunner to lots of other quite different revamping programmes, like that designed by Perrault for the famous St. Petersburg museums. In yet other cases, it was decided to systematically piece together a number of carefully gauged alterations to a thick web of separate existing structures: sometimes even redefining entire central urban neighbourhoods, as in the case of Vienna. Returning to Minissi’s category c), modern art museums, it is almost impossible to gauge how many have been designed and built over the last fifty years, often going straight into the history books of architecture. Within this vast body of work, a number of quite different approaches have been adopted. Haute couture à l’italienne, unimaginable spaces finely chiselled together with great attention to carefully distilled materials unique of their kind: Albini in Genoa, Scarpa in the Veneto region in particular. Much admired and frequently copied, but never successfully. More recently but less intensely by Bruno at Rivoli Castle, well aware that the tough competition called for a cool and suitable reply. Then there are some remarkable displays of professional expertise in well-entrenched economic situations, such as Stirling again with his Neue Staatsgallerie in Stuttgart. Or the eclectic and striking opulence of the US West Coast, concerning which it is always a real pleasure to reread Arbasino’s “Le Muse a Los Angeles”. We also have structures designed to promote, organise, produce and distribute culture, such as the Beaubourg Centre by Piano and Rogers (actually helping trigger off urban renewal) and later somehow leading to intriguing projects like for instance OMA’s ZKM or the Contemporary Culture Centre at the Casa de la Caritat by Viaplana; but, alas, there are also lots of cumbersome ideas and desires proposed by incompetent public administrations playing at “copycat”. At this point we are entitled to ask ourselves whether the advent of computer and digital technology has had any repercussions on the world of museums and everything related to it and, if it has, just how exactly. It is well known that architecture in general – apart from merely instrumental benefits and overdoses of renderings, more often than not interchangeable, which still abound and dull the environment – is always rather slow to take in and digest change in its own ways. In this case though, it has resulted in a startlingly rapid general decline in how much weight and importance is given to physical aspects, which certainly has not helped the metabolisation processes; if anything it has triggered off foolish crushes, hysterical reactions and absurd passions, with all the consequences we hear about in the news every day. As regards installations, we can at least say that the Cité des Sciences e de l’Industrie in Paris marks the date when microchips really burst unstoppably onto the scene, unfortunately we cannot say the same about shells (or even spaces, which are more unstable than ever). But the Guggenheim in Bilbao has managed to fit into this rather uncertain state of affairs, showing an ability to consciously master the changes under way. Gehry’s design has flung open doors which had not previously even been noticed, let alone opened. Making clever use of (suitably modified) programmes borrowed from the aeronautical industry, architecture of a much freer nature realised that it could suddenly shake off the great burden of the dictatorial demands of what it contains. Leaving it free, once and for all, to worry solely about its own requirements. Whether or not it hosts a partial collection of Richard Serra’s works on a permanent basis is of no particular significance. It might be said that architecture, at the very moment when it is completed or may be while it is being built or even during the design phase, becomes a museum to itself. (Perhaps, in his own demonstrative, apodictic and arrogant way, and hence destined to fail, this might have been Mies’s dream for his 20th century Berlin Gallery). Last but not least, Bilbao is now back in the world spotlight and has its own proud and exclusive brand; so much so that, after the Guggenheim, it has even been able to construct a new building for hosting a Modern Art Gallery. Once he set off along this path and saw the results it produced, Gehry has continued in the same vein, testing it out on various scales and in different places. His works are now quite familiar: we can even say that everybody (or almost) can enjoy a small (but notable in terms of mass) collection of his architecture. This also opens up fresh prospects. Once upon a time, some people used to have their own collection of Gallé vases in their home; those which managed to survive domestic life down the years generally ended up in a museum dedicated to them. Sooner or later there will have to be an appropriate museum devoted to Gehry’s museums. This has not been done for Dubai 2012. And to think that Jean Nouvel would most probably have loved the idea. But keeping their feet firmly, perhaps too firmly, on the ground, they have decided to set up this very predictable collection of white whales, authentic architectural freaks, carefully de-naturalised and even rather pathetic as regards their sad fate as motionless gladiators in a manmade arena. But beware, because this now appears to be the definite direction being taken almost everywhere. Maurizio Vogliazzo 226 l’ARCA 5


Kisho Kurokawa + Nihon Sekkei National Art Center, Roppongi, Tokyo

Il National Art Center di Tokyo si trova nel centrale quartiere di Roppongi. Roppongi è l’area nota per i suoi numerosi ristoranti, negozi, uffici internazionali e sedi di “creativi”. L’edificio è costituito da sette enormi sale esposizioni di 2.000 metri quadrati ciascuna, libere da colonne, da una biblioteca, un auditorium, un ristorante, una caffetteria e dal negozio del museo. La superficie totale del NAC Tokyo è di 45.000 metri quadrati, che lo rende il più grande museo del Giappone. Il NAC Tokyo non sarà uno spazio destinato all’archiviazione di opere d’arte, ma uno spazio per mostre pubbliche temporanee che si alterneranno nei diversi spazi del museo. Questa gigantesca “macchina” espositiva è la prima struttura superfunzionale di questo tipo. Per contrastare la grandiosità degli spazi espositivi, è stata progettata l’enorme facciata vetrata ondulata che delimita l’atrio di ingresso. Da qui, col tempo, si potranno ammirare gli alberi piantati attorno al museo che andranno a formare una foresta urbana. Sempre nell’atrio si trovano due coni invertiti le cui sommità contengono il ristorante e la caffetteria. L’atrio è a tutta altezza ed è delimitato per tutti i 25 metri dal pavimento al soffitto dalla grande facciata vetrata ondulata. La sua trasparenza lo fa connettere direttamente col quartiere di Roppongi facendolo diventare parte integrante della sua vivace vita notturna. L’edificio sarà in simbiosi con la foresta di alberi circostante, rafforzando il proprio concetto di base relativo alla conservazione dell’energia attraverso la frammentazione dei raggi solari diretti e dei raggi ultravioletti.

Credits Project: Kisho Kurokawa architect & associates + Nihon Sekkei, Inc.

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Koji Kobayaahy/Spiral

The National Art Center is located in the Roppongi district at the center of Tokyo. Roppongi is a downtown area known for its numerous highscale restaurants, boutiques, foreign offices in addition to being home to many “creators”. The building is made up of seven enormous column-less display rooms, each 2000 sq.m, a library, an auditorium, a restaurant, a cafe and a museum shop. The floor area of the NAC Tokyo totals 45,000 sq.m, making it Japan’s largest museum. The NAC Tokyo will not be a space for archiving works of art, but is a space for exhibiting public open exhibits and travelling exhibits which will alternate in the various rooms of the museum. This being the first super functional facility of its kind, it would be fair to call it a gigantic display machine. Designed to rival the mechanical display space is the atrium façade, an enormous transparent undulation. As the trees surrounding the museum grow, they will enclose the atrium in a forested public space. Also in the atrium space are two inverted cones, the upper portion of both featuring the restaurant and cafe. The atrium at the entrance lobby boasts height of 25 metres from the floor to the ceiling and the transparent and undulating façade exquisitely forms the atrium space. The atrium’s transparency connects it with the Roppongi downtown as one part of the street, perhaps to be an element of Roppongi’s famous nightlife . This building aims to be symbiotic with the surrounding forest, while the design pays attention to energy conservation by cutting solar radiating heat and ultra-violet ray.

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Particolare e studio per lo sviluppo dell’enorme facciata vetrata ondulata che, con un’altezza di 25 m, delimita per tutta la sua lunghezza l’atrio del National Art Center di Tokyo. Detail and development study of the huge undulating glass facade which, with an height of 25 m, closes through all its length the antrance atrium of the National Art Center in Tokyo.

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A sinistra dal basso: pianta del primo piano, pianta del terzo piano, pianta del quinto piano, planimetria generale. A destra dal basso, particolari costruttivi, particolare della facciata vetrata e sezione trasversale.

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Left from the bottom up: plan of the first floor,plan of the third floor, plan of the fifth floor, site plan. Right from the bottom up: construction details, detail of the glass façade and cross section.

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Diller Scofidio + Renfro Institute of Contemporary Art, Boston

Il nuovo Institute of Contemporary Art di Boston si trova nell’area portuale presso il Fan Pier. L’edificio di circa 6.500 metri quadrati comprende oltre a 2.000 metri quadrati di gallerie espositive, un teatro, un ristorante, una libreria, servizi per l’educazione e i seminari e uffici amministrativi. Il progetto è frutto di una mediazione tra due obiettivi: avere la funzione di edificio civico dinamico con attività pubbliche e sociali ed essere uno spazio dall’atmosfera controllata e contemplativa in cui gli individui possano interagire con l’arte contemporanea. L’edificio “pubblico” è costruito dal suolo verso l’alto; l’edificio “intimo” dal cielo verso il terreno. La passeggiata lungomare del porto di Boston fiancheggia i lati nord e ovest dell’ICA. Tale superficie, che appartiene ai cittadini di Boston, si estende metaforicamente nel nuovo edificio divenendone un elemento architettonico primario. La passeggiata diventa un elemento avvolgente flessibile che definisce i principali spazi pubblici dell’edificio. Si snoda dal livello stradale fino alla terrazza affacciata sul mare e continua attraverso la pelle dell’edificio a formare un palcoscenico, poi con una svolta va a formare la platea del teatro, poi senza soluzione di continuità ne diventa il guscio e, infine, attraverso la pelle va a costituire il soffitto della “sala” pubblica esterna. Questa superficie ambigua va dall’esterno all’interno, trasformando la spazio da pubblico a semi-pubblico. Al di sopra di questo elemento avvolgente poggia la “gallery box”: un grande spazio espositivo su un livello che aggetta scenograficamente sopra la passeggiata verso l’acqua. Lo spazio, flessibile e libero da colonne, è alto 5 metri ed è diviso in un’ala est e una ovest da un vuoto centrale. Le gallerie sono illuminate uniformemente da luce naturale diffusa filtrata da una superficie trasparente al di sotto del sistema dei lucernari che sono attrezzati con frangisole regolabili manualmente per il controllo dei livelli luminosi nelle diverse zone interne.

Credits Project: Diller Scofidio + Renfro Principals: Elizabeth Diller, Ricardo Scofidio, Charles Renfro Project Leader: Flavio Stigliano Project Team: Deane Simpson, Jesse Saylor, Eric Howeler Associate Architects: Perry Dean Rogers and Partners Principal in Charge: Martha Pilgreen

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Project Manager: Gregory C. Burchard, Mike Waters Project Designer: Henry Scollard SMEP: Arup New York, Markus Schulte Theater Consultants: Fisher Dachs Acoustics: Jaffe Holden Acoustics Project Management: Seamus Henchy Associates Lighting: Arup London, Andy Sedgewick

General Contractor: Skanska Aluminium and Glass Curtain Wall: Wausau Wood Decking, Ceiling: RDA Glazing: Oldcastle, Pilkington Elevator: Kone Owner: Institute of Contemporary Art

Iwan Baan

The new Boston Institute of Contemporary Art is located on the harbor at Fan Pier in south Boston. The 6,500 sq.m building includes 2,000 sq.m of galleries, a performing arts theater, a restaurant, a bookstore, education/workshop facilities, and administrative offices. The building design negotiates between two competing objectives: to perform as a dynamic civic building filled with public and social activities, and as a controlled, contemplative atmosphere for individuals interacting with contemporary art. The “public” building is built from the ground up; the “intimate” building, from the sky down. The Boston Harborwalk borders the north and west edges of the ICA site. This surface, which belongs to the citizens of Boston, is metaphorically extended into the new building as a primary architectural element. The Harborwalk becomes a pliable wrapper that defines the building’s major public spaces. It folds up from the walkway into a “grandstand” facing the water, it continues through the skin of the building to form a stage, then turns up to form the theater seating, then seamlessly envelopes the theater space, ultimately, slipping out through the skin to produce the ceiling of the exterior public “room.” This ambiguous surface moves from exterior into interior, transforming public into semi-public space. Above the wrapper sits the “gallery box”: a large exhibition space on one level that dramatically cantilevers over the Harborwalk toward the water. The flexible, column-free space is 5 metres high and partitioned into east and west galleries by the central core. The galleries are illuminated by uniform diffused daylight filtered by a scrim surface below the skylight system. The skylights are equipped with manually controllable louvers to regulate light levels in discreet zones.

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Pianta del quarto piano Plan of the fourth floor.

Pianta del primo piano Plan of the first floor.

Pianta del terzo piano Plan of the third floor.

Iwan Baan

Pianta del secondo piano Plan of the second floor.

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Sezioni longitudinali dell’ICA Boston. Longitudinal sections of ICA Boston.

Particolare della sezione delle sedute e dell’armatura della mediateca; in basso, particolare della sezione del teatro.

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Detail of section of mediatheque bench and armature; bottom, theatre detail section.

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Nic Lehoux

Iwan Baan

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Bernard Desmoulin Musée du Pays de Sarrebourg

Credits Project: Bernard Desmoulin Collaborators: Christian Dagand, Betci, Bet, Raymond Belle Contractors: CGS Piccin (general contractor),

Giessler/Coanus, HP 84, Helluy, Outokumpu, Nordic Grenn, Saint-Gobain, Lefebre, Silvera, Erco, Rinol Client: Ville de Sarrebourg (Moselle)

Sarrebourg, a prosperous little town lying between Strasbourg, Metz and Nancy, will be on the new TGV Est line as of this month, making it a much bigger tourist attraction in the north-east of France. The Museum of History and Archaeology will be an important stopping-off point on the city centre’s tourist-cultural route. A sharp downward slope in the land has helped shape a little square where the museum is located. The architecture is designed along the aesthetic lines of big farms and industrial constructions typical of the Moselle region, fitting in neatly with the characteristic scale of rural villages. These guidelines emerge in the creation of a simple structural form and the choice of cladding method and materials: modular elements formed by assembling sheets of copper and glass and by juxtaposing slabs of concrete. The museum is composed of three parallel structures, two copper-clad on the front elevations and a third made of white concrete, slightly set-back and in line with the nearby library building. The base of the three structures acts as a perimeter belt for the storerooms on the bottom level, lighting them up naturally. The copper structures contain high spaces lit from above. The first, which is smooth and luminous, is devoted to temporary exhibitions. The second, which in contrast constitutes a more “rugged” setting, hosts most of the Gaulish-Roman collections. The third room, bigger and higher, features two exhibition levels: a low level holding a succession of small archaeology spaces in the main room, and a floor combining the city of Sarrebourg’s historical collections and the ceramic collections of Niderviller, before flowing into the rooms devoted to the works of Marc Chagall. These two levels are connected by a large circular staircase offering panoramic views. The chronological, historical layout affords a variety of perspectives and views inside the various premises and across the city. The system of apertures (bow-windows, glass windows and slats) is revealed from the inside to counteract the sense of solid-looking structures. Museography sets the spaces out in a soft palette of colours and seamless flow of materials. In addition to the museography programme (855 sq.m for permanent exhibitions, 195 sq.m for temporary exhibitions, 580 sq.m for stockrooms, storage and workshops), there is also a specially furbished animation room, a reference room and public reception areas.

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M. Denancé

Sarrebourg, cittadina ricca di storia tra Strasburgo, Metz e Nancy è da questo mese toccata dalla nuova linea TGV Est che ne potenzia notevolmente le attrattive come meta di viaggio del nord-est della Francia. Il museo di storia e archeologia segna una tappa importante sull’asse turistico e culturale del centro città. La presenza di un marcato declivio del terreno ha favorito il disegno di una piazzetta che individua la presenza del museo. L’architettura si ispira all’estetica delle grandi fattorie o delle costruzioni industriali tipiche della Mosella rispettando i rapporti di scala dei borghi rurali. Questi riferimenti si leggono nella definizione di una figura volumetrica semplice e nella scelta del sistema e dei materiali di rivestimento, elementi modulari costituiti dall’assemblaggio di fogli di rame o di vetro e dalla giustapposizione di piastre in cemento. Il museo è formato da tre volumi paralleli, due rivestiti di rame che si individuano nei prospetti frontali, un terzo in cemento bianco, leggermente arretrato e in linea con il vicino edificio della biblioteca. Il basamento dei tre volumi fa da cintura perimetrale ai depositi al livello inferiore illuminandoli naturalmente. I volumi in rame ospitano spazi sviluppati in altezza e illuminati zenitalmente. Il primo, liscio e luminoso, è dedicato alle esposizioni temporanee. Il secondo, che per contrasto offre un ambiente più “rugoso”, presenta la maggior parte delle collezioni gallo-romane. La terza sala, più grande e più alta, propone due livelli espositivi: uno basso che continua gli spazi archeologici della sala principale articolando una successione di piccoli spazi, e un piano che riunisce le collezioni storiche della città di Sarrebourg e quelle delle ceramiche di Niderviller per poi confluire nelle sale dedicate alle opere di Marc Chagall. Questi due livelli sono collegati da una grande scala circolare che offre punti di vista panoramici. Il percorso cronologico e storico propone una varietà di prospettive e di scorci all’interno dei diversi spazi e sulla città. Il dispositivo di aperture (bow-window, vetrate e fenditure) viene svelato dall’interno per contraddire l’apparenza di una volumetria massiccia. La museografia risolve gli spazi in una policromia dolce e in una continuità di materiali. Oltre al programma museografico (855 mq per esposizioni permanenti, 195 mq per quelle temporanee, 580 mq per i depositi, stoccaggio e laboratori), sono allestite una sala d’animazione, una di documentazione e le zone di accoglienza per il pubblico.

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Dal basso in alto, planimetria generale, piante del piano terreno e del primo piano, sezione dell’insieme costituito da tre volumi paralleli. From bottom up, site plan, ground floor and first floor plans, section of the overall construction composed of three parallel structures.

1. Atrio/Lobby 2. Biglietteria Ticket Booth 3. Libreria/Book Shop 4. Sala conferenze Conference Room 5. Sala d’animazione Animation Room 6. Spogliatoi Locker Rooms 7. Ingresso/Entrance 8. Esposizioni temporanee Temporary Exhibitions 9. Preistoria Protostoria Pre-history Proto-history 10. Periodo Gallo-Romano Gaul-Roman Period 11. Le Campagne Campaigns 12. Periodo Merovingio Merovingian Period 13. Tappezzeria Tapestries 14. Alloggi Accommodation 15. Bacino/Basin 16. Sala Sarrebourg Sarrebourg Room 17. Sala Niderviller Niderviller Room 18. Sala Chagall Chagall Room 19. Stanza dei disegni Drawings Room 20. Documentazione Reference 21. Sala del personale Staff Room 22. Uffici/Offices 23. Vuoto sulle esposizioni temporanee Space over the temporary exhibitions 24. Vuoto sulla sala d’archeologia Space over the archaeology room 25. Vuoto sull’atrio d’ingresso Space over the entrance lobby

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M. Denancé

rivestimento in rame di uno dei due volumi principali. The stairway linking the two levels of the volume which contains the archaeology and Gallo-Roman Period sections and the

Niderviller Ceramics Room. Opposite page, detail of the copper cladding of one of the two volumes.

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S. Andrei

S. Andrei

S. Andrei

S. Andrei

M. Denancé

La scala che collega i due livelli espositivi del volume che ospita le sezioni di archeologia, di storia gallo-romana e quella dedicata alle ceramiche di Niderviller. Nella pagina a fianco, particolare del

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Tadao Ando Architect & Associates Maritime Museum, Abu Dhabi

Sospinti da una corrente invisibile di petrodollari, sostenuti da accordi internazionali e per lungimiranza immobiliare, quattro musei d’autore approderanno simultaneamente, in un giorno del 2012, sulle rive di un’isola di 27 chilometri quadrati posta di fronte ad Abu Dhabi, a 500 metri dalla costa, negli Emirati Arabi Uniti, nelle acque sempre più geostrategiche del Golfo Persico. Tadao Ando, Frank Gehry, Zaha Hadid e Jean Nouvel hanno già progettato i musei rispettivi che, congiuntamente, animeranno il distretto culturale di Saadyat Island – l’isola della felicità: un’enclave per il turismo d’élite prossimo venturo e gli affari, opportunamente separata dal circostante mondo con un braccio di mare; come le Utopie di un tempo, ma con concretezze da Real Estate a sostituire la luminosità impossibile delle istituzioni umane e comunque collegata alla vicina terraferma da un’autostrada a dieci corsie. Tutto sorgerà per iniziativa della Tourism Development & Investment Company (TDIC), decisa, sulla base delle tendenze in atto, a trasformare il litorale di un Paese produttore di petrolio in un’ambita meta turistica del futuro, quando l’oro nero, non eterno, verrà meno. Helped along by an invisible flow of petrol dollars and backed by international agreements and long-sighted property development plans, four “signature-name” museums will be simultaneously constructed on the same day in 2012 along the banks of a 27-square-kilometre island set opposite Abu Dhabi in the United Arab Emirates, just 500 metres off the coast, in the increasingly geo-strategic waters of the Persian Gulf. Frank Gehry, Jean Nouvel, Tadao Ando and Zaha Hadid have already designed the respective museums, which together will inject fresh life into the arts district of Saadyat Island – the island of happiness: an enclave for elite tourism of the new future and also business, appropriately separated from the surrounding world by a stretch of sea; like old-fashioned Utopias but with the concreteness of a Real Estate operation, it is connected to nearby dry land by a ten-lane motorway. All this will be the work of the Tourism Development & Investment Company (TDIC), which, based on current trends, is determined to transform the coastline of an oil-producing country into a popular tourist resort of the future, when its black gold (that does not last for ever) will have run out. Tadao Ando nel Maritime Museum persegue il sublime con un oggetto assoluto, tutto di un pezzo, tagliato nel corpus dell’architettura quasi si trattasse di spiccarne il boccone buono, un sashimi. Il Museo Marino sembra sospeso, come i sambuchi, da considerarsi parte integrante della composizione, che traghettano i visitatori dalla passerella ieratica gettata sulle acque a specchio. Il progetto di Tadao Ando, per ambientarsi, si affida alla poesia visiva da profondo blu, come esplorasse, laconico, insondabili affinità orientali, più vicino a un haiku che a un racconto di Sharhrazàd. In effetti la cavità scavata nel blocco base dal concorso di una retta obliqua e un arco asimmetrico include il mare nel suo museo; sembra il sogno astratto, riprodotto tecnicamente, divenuto geometrico, della Grotta Azzurra di Capri e dell’incanto che le sarebbe proprio, imbarcazioni comprese. E’ lecito supporre che la perfezione dell’oggetto prevarrà sul disegno degli spazi interni, dipendenti dalle sue fattezze. Tadao Ando’s Maritime Museum strives for the sublime through an absolute object, all in one, cut out of the corpus of architecture as if it were trying to pluck out the best bit, a sashimi. The Maritime Museum looks as if it is suspended, just like the dhows which, taken as an integral part of the composition, ferry across visitors from the hieratic walkway cast over the pool of water. To settle into its surroundings, Tadao Ando’s project relies on deep blue visual poetics, as if it were briefly exploring unfathomable eastern affinities, more like a haiku than one of Shahrazad’s stories. Indeed the cavity excavated from the base block by a combination of an oblique line and an asymmetric arc incorporates the sea in the museum; it looks like a technically reproduced abstract dream turned geometric by the Blue Cave of Capri and its charming appeal, boats included. It is fair to say that the object’s perfection will take precedence over the design of the interior spaces that actually depend on its basic features.

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Sopra, sezione trasversale. Sotto, da sinistra: piante del primo piano, del piano terra e del primo piano interrato. Nella pagina

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a fianco, planimetria generale, prospetto e planimetria di Saadiyat Island Cultural District con l’indicazione degli interventi proposti dai

diversi progettisti. Nelle pagine precedenti, schizzo di Tadao Ando, concetto volumetrico, e schizzo “Ispirazione – Il vento dà la forma”.

Above, cross section. Below, from the left: plan of the first floor, plan of the ground floor, plan of the first basement. Opposite page, site

plan, elevation and plan of Saadiyat Island Cultural District with the names of the committed designers. Previous pages, Tadao Ando’s sketch, volume

concept, and the sketch “Inspiration – The wind shapes the form”.

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Frank O. Gehry Guggenheim, Abu Dhabi

Frank Gehry, per il distaccamento in Arabia del Guggenheim, effettua un assemblaggio assembramento concitato di parallelepipedi e coni variamente inclinati e opposti. Il Guggenheim di Abu Dhabi non indugia in riflessioni contestuali, nuovamente propenso a un’architettura allegramente sovversiva, attraverso qualcosa che si avvicina alla prodigiosa vitalità minerale di quei cristalli ordinati per intima e meravigliante costituzione che sorprendono la mente umana. Con i suoi circa 33.000 metri quadrati, di cui 15.000 di spazio espositivo, sarà il più grande Guggenheim del mondo e conterrà, suddivisi su quattro livelli distribuiti introno a una corte centrale, collezioni permanenti, gallerie per mostre speciali, un centro per le arti e la tecnologia, aree per l’educazione artistica dei bambini, archivi, biblioteca, un centro ricerche e un avanzatissimo laboratorio per la conservazione. For the Arabian branch of the Guggenheim, Frank Gehry has assembled a combination of parallelepipeds and cones set at various opposing angles. The Abu Dhabi Guggenehim does not pander to its setting, again drawing on slightly subversive architecture through something close to the prodigious mineral vitality of those crystals whose startling constitution baffles the human mind. Measuring approximately 33,000 square metres (15,000 for exhibition space), it will be the biggest Guggenheim in the world and hold permanent collections, galleries for special exhibitions, an arts and technology centre, children’s art education facilities, archives, a library, research centre and cutting-edge conservation workshop over four levels set around a central courtyard.

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Zaha Hadid Architects Performing Arts Center, Abu Dhabi

Il progetto di Zaha Hadid per il Performing Arts Center appare come un alien estratto da flussi di energia d’insospettabile violenza, una creatura: non vetrate ma ali di libellula e non di questo mondo. Il Performing Art Center si protende, straripante da se stesso, nell’acqua, forse alla ricerca d’altro cibo metaforico o trattenuto dal gettarvisi. Con i suoi 62 metri di altezza, conterrà cinque teatri – una music hall, una opera house, una sala per concerti, un teatro per le arti drammatiche e un teatro flessibile – con una capacità totale di 6.300 spettatori. La concert hall sarà allestita nella parte più alta dell’edificio e, dalle sue ampie vetrate davanti alle quali si staglia il palcoscenico, sarà possibile ammirare il paesaggio marino e lo skyline della città. Ogni teatro ha i propri atrii e foyer, orientati verso il mare per consentire un contatto visivo costante con l’intorno. Zaha Hadid’s project for a Performing Arts Centre looks like an alien extracted from energy flows of unexpected violence, a creature: dragonfly wings from a different world replace glass. The Performing Arts Center flows into the water, full of itself, possibly hunting for more metaphorical food or refraining from diving in. 62 metres high, it will hold five theatres – a music hall, opera house, concert hall, drama theatre and flexible theatre – with an overall capacity of 6300. The concert hall will be located in the top of the building and its wide glass windows behind the stage will provide views of the seascape and city skyline. Each theatre has its own lobbies and foyers facing the sea to allow constant visual contact with the surroundings.

Vista a volo d’uccello da est. Nelle pagine seguenti: vista a volo d’uccello da ovest; prospetto nord; prospettiva dal mare; la sala per concerti; l’atrio principale. Bird’s eye view from the east. Following pages: bird’s eye view from the west; north elevation; perspective view from the sea; the concert hall; the main lobby.

Credits Project: Zaha Hadid Architects Design Principals: Zaha Hadid and Patrik Schumacher Project Director: Nils-Peter Fischer Project Architects: Britta Knobel, Daniel Widrig Project Team: Jeandonne Schijlen, Melike Altisinik, Arnoldo Rabago, Zhi Wang, Rojia

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Forouhar, Jaime Serra Avila, Diego Rosales, Erhan Patat, Samer Chamoun, Philipp Vogt, Rafael Portillo Theatre Consultants: AMPC Anne Minors Performance Consultants Acoustics Consultants: Sound Space Design (Bob Essert) Structural, Fire, Traffic & Building Services Consultants:

WSP Group [London] with WSP [Middle East] Directors Bill Price and Ron Slade Cost Consultants: Gardiner & Theobald, Gary Faulkner Façade sample Construction: KGE King Glass Engineering Group Client: The Tourism Development and Investment Company of Abu Dhabi (TDIC)

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Jean Nouvel Classical Museum, Abu Dhabi

Jean Nouvel è l’unico a puntare – ancora, verrebbe da pensare – su luce naturale, forza di gravità, muri a piombo. Il Classical Museum (il Louvre d’Arabia) si affaccia e riflette sul mare, che nel progetto di Nouvel arriva a insinuarsi sotto la grande volta fotosensibile, come una placida intersezione tra un borgo e una colonia extra-terrestre. L’edificio si distingue per empatia atmosferica, condivide la stessa monocromia perlacea di acque e cielo; i rendering lasciano intuire il calore e il tasso di umidità dell’aria in cui si troverà immersa, nel riverbero della luce, un’architettura divisa tra il repechâge gordiano di una grande volta resa traslucida e la proliferazione circostante di volumi lisci, a terrazza, di una casbah; con spazi dotati di microclima, da immaginarsi appropriati per proporzioni e frescura. La volta, sostenuta da tre piloni e staccata dalle partizioni murarie sottostanti, filtrerà fascinosamente la luce del sole, è quasi la madre ritrovata in loco dei pannelli fotomeccanici dell’Institut du Monde Arabe. In planimetria il progetto coniuga, quanto mai reciproci, mosaico e computer; la sensibilità ambientale confinerebbe con il pittoresco fantascientifico. Jean Nouvel is the only one to focus – yet again we might say – on natural light, the force of gravity and sheer walls. The Classical Museum (Arabian Louvre) overlooks and reflects into the sea, which in Nouvel’s project manages to seep beneath the large photo-sensitive roof like a placid intersection between a village and extraterrestrial colony. The building stands out for its atmospheric empathy, sharing the same pearly monochrome appearance as the water and skies; the renderings give a sense of the warmth and humidity of the air enveloping the building in the reverberating light, architecture torn between a Gordianstyle giant vault given a translucent look and the surrounding proliferation of smooth terraced Kasbah-style structures, with spaces appropriately climatised for the weather conditions. The vault, held up by three columns and separated from the underlying wall partitions, will let the sunlight filter in, almost like the in-situ re-found mother of the photomechanical panels of the Arab World Institute. The building plan shows a reciprocating combination of mosaics and computer technology; the environmental sensitivity bordering on a picturesque science-fiction feel. Testi di/Texts by Decio Guardigli

La grande volta traslucida che copre il Classical Museum. Nelle pagine seguenti: viste del modello; sezione longitudinale; rendering del gioco di luce nell’interno; planimetria generale. The great translucent dome covering the Classical Museum. Following pages: vies of the model; longitudinal section; rendering of the light play in the interior; site plan.

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Michael Wilford Architects - Chris Dyson Architects Museum of Africa, Stellenbosch, South Africa

Il Museum of Africa sarà l’elemento centrale del nuovo polo culturale e ricreativo dello Spier Estate. E’ costituito da un insieme di parti che identificano la ricchezza e la diversità della cultura e dell’architettura africane. La struttura è organizzata in tre strati: il plinto di base, i padiglioni espositivi e il tendone di copertura. La forma scultoria del museo è il punto focale della Plaza, parzialmente chiusa da un hotel a cinque stelle e dal futuro Performing Arts Centre. La Plaza sarà un luogo pubblico aperto dove si svolgeranno mostre, concerti, spettacoli di danza e teatro ed eventi multimediali. Il plinto triangolare di pietra radica saldamente a terra l’edificio e contiene tutte le funzioni del museo che non sono gallerie espositive, cioè il teatro, la biblioteca, spazi audio-visivi, aule per i bambini, il magazzino per le opere d’arte, gli uffici amministrativi, la reception e le aree per gli impianti meccanici ed elettrici. La terrazza panoramica che forma la copertura dell’edificio offre una varietà di spazi per mostre all’aperto e per la caffetteria che uniscono in alto i padiglioni espositivi. Ogni padiglione è dotato di gallerie indipendenti che possono ospitare diverse mostre di varia grandezza. I padiglioni sono disposti attorno a uno spazio a forma di trifoglio che ospita il banco informazioni e la biglietteria. I livelli superiori dei padiglioni, destinati alle mostre, sono accessibili tramite ascensori contenuti nelle colonne circolari che sostengono il tendone di copertura e i ponti vetrati sospesi che li collegano tra loro. La terrazza, le mostre all’esterno e la caffetteria sono accessibili anche fuori dagli orari di apertura delle gallerie. Ogni padiglione ha un accesso pubblico controllato ed è dotato di aria condizionata, con temperatura, umidità e livelli di illuminazione di standard internazionale. I padiglioni e la terrazza sono protetti da un tendone triangolare che punta verso il cielo, orientato in direzione contraria a quella del plinto sottostante e realizzato con materiali tradizionali utilizzati però con ingegneria e sistemi costruttivi contemporanei. La scultoria nervatura strutturale è costituita da strati multidirezionali di grate di legno, che consentono un ingresso controllato della luce naturale. Le grate di legno si prolungano lungo le colonne, mascherandone la struttura di acciaio e offrendo ombra agli ascensori e alle scale all’interno delle colonne. The Museum of Africa will be the centrepiece of the new cultural and leisure development of the Spier Estate. It is composed of a collection of elements which personify the richness and diversity of African culture and architecture. These are organised into three layers comprising plinth, gallery pavilions and roof canopy. The sculptural form of the Museum is the focus of the Plaza, which is also partially enclosed by a 5 star Hotel and future Performing Arts Centre. The Plaza is the principle outdoor public space for exhibitions, music, dance sound and light performances. The triangular stone plinth roots the building firmly in the landscape and contains museum functions other than exhibition galleries, namely lecture theatre, library, audio visual spaces, children’s studios, as well as art storage, administration, shipping and receiving, and mechanical and electrical plant areas. The panoramic public terrace which forms its top surface provides a variety of spaces between the pavilions for outdoor exhibitions, café. Each pavilion contains independent galleries and can house separate exhibitions of a wide range of sizes. The pavilions are clustered around a trefoil which accommodates the primary information and ticketing desk at its centre. Upper pavilion exhibition levels can be accessed by passenger elevators contained within the circular columns supporting the roof canopy and glazed connecting bridges. The terrace, external exhibitions and rooftop restaurant will be accessible to visitors outside gallery opening hours. Each pavilion has controlled public access and is air-conditioned, with temperature, humidity and lighting of internationally recognised standards. The gallery pavilions and terrace are protected by a soaring triangular canopy, set in counter orientation to the plinth below, incorporating traditional materials but engineered and constructed using modern technologies. The ribbed, sculptural form comprises layered multi-directional timber lattices, allowing controlled daylight to penetrate the interior of the building. The timber lattice extends down the column veiling the steel structure of the column providing shade for the lift and stairs within.

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Credits Project: Michael Wilford Architects in association with Chris Dyson Architects Engineers: Atelier ten, Adams Kara Taylor Cost Consultants: Davis Langdon, LLP Local Architect: Denis Moss Partnership Client: Spier Estate, South Africa Gross Area: 28,000 sq.m

Spaccato assonometrico del Museum of Africa e del plinto triangolare in pietra che funge da base al complesso. Il museo si affaccia su una piazza, cui si connette con una scalinata che funge anche da anfiteatro per spettacoli ed eventi all’aperto.

Axonometric cutaway of the Museum of Africa and the triangular stone plinth acting as a base for the entire complex. The museum overlooks a square to which it is connected by steps which also form an amphitheatre for hosting outdoor shows and other events.

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Viste del museo e della piazza “culturale” al di sotto della quale verranno realizzati parcheggi del Museum of Africa e del Performing Arts Center. La combinazione dei diversi elementi del complesso museale

Piante del piano terra e del livello che accoglie le gallerie espositive. Sopra, sezione e prospetto; in alto, vista panoramica dell’area di Stellenboch, nelle winelands a nord di Città del Capo.

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vuole sottolineare la ricchezza e la diversificazione della cultura e dell’architettura africana. Views of the museum and “cultural” square, beneath which the parking of the

Museum of Africa and Performing Arts Center will be built. The combination of different elements forming the museum complex are intended to underline the richness and diversity of African culture and architecture.

Plans of the ground floor and level where the exhibition galleries are located. Above, section and elevation; top, panoramic view of the Stellenboch area in the wine lands to the north of Cape Town.

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obiettivo del concorso di idee lanciato dalla eVolo (www.evoloarch.com) è: “esplorare, ripensare, speculare e sperimentare nuove idee che potrebbero cambiare il modo di concepire il grattacielo, ridefinendolo. Un viaggio nell’ignoto che mette in crisi le logiche presenti, formula nuovi interrogativi e forse regala alla società un nuovo tipo di edificio”. La sfida non è irrilevante se consideriamo che la eVolo in passato ha organizzato altri concorsi sullo stesso tema (quello dello scorso anno è stato recensito da l’Arca nel numero 215 con un articolo di Mario Antonio Arnaboldi) e che sono passati quasi sei anni dall’11 settembre del 2001, quando l’abbattimento delle Twin Towers di New York fu visto da molti come la fine di un sogno fondato sui miti dello sviluppo tecnologico a tutti i costi, caratterizzato da segni urbani volutamente fuori scala e dalla diffusione di modelli abitativi, come appunto i grattacieli, considerati – e non solo dai terroristi – arroganti e acontestuali. Del resto, che un episodio anche fortemente drammatico e carico di implicazioni simboliche, non potesse fermare il corso della globalizzazione, di cui il grattacielo è il simbolo per eccellenza, lo si è visto nel gran fiorire di nuovi skyscraper. A New York, al concorso per la ricostruzione di Ground Zero ha vinto il progetto di Libeskind, anche perché la Freedom Tower da lui disegnata sarebbe stata la più alta del mondo ricordando, con i suoi 1776 feet, la data dell’indipendenza americana (come hanno spiegato i poststrutturalisti francesi, riprendendo le teorie di Marcel Mauss sul potlàc, a un evento simbolico si può rispondere solo con un altro e più eclatante dello stesso ordine), mentre a Shanghai, Hong Kong, Singapore, Kuala Lumpur, Dubai e nelle altre capitali dei Paesi emergenti del Medio e dell’Estremo Oriente, nelle quali i valori in gioco sono ben altri, i grattacieli continuano a proliferare, proponendosi come testimonianza tangibile di uno stato di benessere dato oramai come acquisito. In Europa, dove, infine, l’universo di riferimento è altro ancora, i protagonisti della scena architettonica quali Norman Foster, Jean Nouvel o Renzo Piano sono impegnati a dimostrare che il grattacielo, modernamente considerato, può essere eco-friendly o, addirittura, come afferma Renzo Piano – il quale a Londra, in accordo con il sindaco Livingstone, ne sta realizzando uno in cui sono aboliti i parcheggi delle auto private – uno strumento per risolvere, piuttosto che complicare, i problemi di traffico e di congestione urbana. Esattamente come è facile comprendere il perché un edificio oltremodo alto attragga gli investitori, altrettanto facile è trovare le ragioni dell’irresistibile fascino che genera sui progettisti. Negli Stati Uniti si afferma che uno studio di architettura ha fatto il salto di scala solo nel momento in cui ne realizza uno. Ed i giovani architetti, come dimostra questo stesso concorso della eVolo, sono disposti a investire sul tema tempo ed energie, anche sapendo che difficilmente i loro sogni potranno essere realizzati, coscienti che i developer che investono milioni di dollari in questi giocattoloni da centinaia di migliaia di metri cubi difficilmente darebbero carta bianca a un talento dalle indubbie doti artistiche ma professionalmente poco inquadrabile, preferendogli invece studi del calibro di SOM, HOK, Pelli, Foster (lo dimostra la penosa vicenda di Ground Zero e della Freedom Tower dove il più affidabile Davild Childs di SOM ha di fatto esautorato dalla progettazione il più bravo David Libeskind). L’attrazione irresistibile che da sempre il grattacielo esercita sull’architetto, credo derivi dal fatto che firmarlo è realizzare un landmark, un’opera che tutti sono costretti a guardare e ad ammirare. Un luogo dal quale dominare il resto della città. E si tratta di un desiderio talmente intenso che anche un 48 l’ARCA 226

07 Skyscrapers eVolo Competition

Agora Dreams and Visions

Agora Dreams and Visions L’

07 Skyscrapers

Carlo Aiello eVolo Architecture Founder, partner Giuria/Jury: Changhak Choi, Gonzalo Pardo Díaz, Neri Oxman, Mitchell Joachim

architetto il quale disprezzava gli edifici alti, come Frank Lloyd Wright, decise di disegnarne uno, alto un miglio, cioè quattro volte di più di quelli già giganteschi che negli stessi anni si costruivano. A questa spiegazione canonica, che giustifica il perché dell’interesse della categoria dei progettisti al tipo edilizio, oggi se ne aggiunge un’altra. Il grattacielo attrae irresistibilmente i designer che hanno più propensione verso la teoria perché, in un periodo in cui nessuno se la sente più di confrontarsi con il tema della città o della metropoli, è l’unico pretesto attraverso il quale continuare a ragionare alla grande scala. Le Corbusier, Wright hanno disegnato degli edifici alti ma poi li hanno inquadrati all’interno della Ville Verte o di Brodoacre. Gli architetti d’oggi, se gli si chiedesse di disegnare una città – intendo una ideale, non quelle che disegnano un tanto a metro per i Paesi in via di sviluppo – risponderebbero che non saprebbero neanche da dove cominciare. E aggiungerebbero che il grattacielo – come ci ha insegnato a guardarlo Koolhaas a partire da Delirious New York – è una città in miniatura, un microcosmo abbastanza complesso da garantire una pluralità di funzioni e di eventi e tuttavia ancora abbastanza semplice da poter essere controllato, anche se attraverso strumenti progettuali che non sono quelli della composizione architettonica tradizionale. E veniamo al concorso eVolo. I tre primi premi ci lasciano estasiati, stupiti e atterriti. Il primo classificato trasforma il prisma in un organismo ectoplasmatico che si evolve e cresce autonomamente, seguendo una intuizione di John Johansen, secondo il quale nel tempo, grazie alle nanotecnologie, l’inanimato si trasformerà in animato, il sordo in intelligente. Il secondo propone volumi le cui cavità mi ricordano – non so se a ragione o a torto – le arcologie di Paolo Soleri. Il terzo, con un’operazione che avrebbe interessato Freud, trasforma il fallo in serpente, e attraverso questo processo – che ha un precedente in un celebre progetto di Peter Eisenman – capovolge una spazialità verticale in una avvolgente e topologicamente spiazzante. E’ interessante notare che tutti e tre i progettisti si confrontano e a più livelli con la natura e il paesaggio. Se fossimo degli studiosi di tassonomia non esiteremmo a classificarli all’interno della scuola dei “landscapisti” metropolitani cioè di quel comune sentire neo-organico che, a partire dal 1993 con un celebre fascicolo di “Architectural Design” dal titolo Folding in Architecture, si è sviluppato lungo tre direzioni: quella prammatica olandese , quella neoelettronica statunitense, quella concettuale inglese. E difatti, leggendo il curriculum dei tre vincitori, ci accorgiamo che due hanno studiato presso la Columbia University di New York e uno presso la Architectural Association di Londra. Quale è la ragione, almeno per gli architetti più giovani, di questo approccio? E’ la possibilità di poter dare risposte a quattro problemi: uno architettonico, uno urbanistico, uno culturale e uno tecnologico. A quello architettonico perché permette di disegnare edifici che continuano ad avere un forte valore scultoreo, oggettuale. A quello urbanistico perché consente di fare i conti con la grande scala del paesaggio. A quello culturale perché coinvolge l’ecologia e quindi consente di essere politically correct. A quello tecnologico perché obbliga a confrontarsi con le più avanzate acquisizioni nel campo delle scienze applicate, nonché con i più evoluti programmi CAD. Che poi tutto corra il rischio di tramutarsi solo in elaborati grafici affascinanti e in una nuova accademia del disegno, non più metafisica come era quella della Tendenza Italiana ma futuristica come è più consono ai tempi, è un altro argomento di discussione. Luigi Prestinenza Puglisi

T

he aim of the ideas competition launched by eVolo (www.evoloarch.com) is to: “explode, rethink, speculate on and experiment with new ideas which might change how we view skyscrapers, refining our ideas about them. A trip into the unknown which calls present thinking into question, raises new issues and perhaps even gives society a new type of building”. This is no mean challenge bearing in mind that in the past eVolo organised other competitions on the same theme (last year’s was reviewed in L’Arca no.215 in an article by Mario Arnaboldi) and that almost six years have passed since 11th September 2001 when many people saw the destruction of the Twin Towers in New York as the end of a dream based on myths of technological progress whatever the cost, producing deliberately over-sized urban landmarks and the spread of skyscraper-style residential models viewed as arrogant and out-of-context (and not just by terrorists). The recent flourish in new skyscrapers proves that even a truly astounding incident full of symbolic implications cannot stop globalisation, whose most striking symbol of all is indeed the skyscraper. Libeskind’s project won the competition to rebuild Ground Zero in New York, because the Freedom Tower he designed would be the biggest in the world, measuring 1776 feet, the date of American independence (as the French poststructuralists have explained, drawing on Marcel Mauss’s theories on potlac, the only way to respond to a symbolic event is with another even more symbolic event of the same kind).Meanwhile, in Shanghai, Hong Kong, Singapore, Kuala Lumpur, Dubai and other capitals of emerging countries in the Middle and Far East, where the values in play are quite different, skyscrapers still abound as tangible evidence of now fully acquired state of well-being. In Europe where, finally, the benchmarks and guidelines are different again, the leading figures on the architectural scene, such as Norman Foster, Jean Nouuvel or Renzo Piano are striving to show that the modern-day rendition of the skyscraper may be eco-friendly or even, as Renzo Piano claims – after arranging with the Lord Mayor, Ken Livingstone, to build one which there are no private parking facilities – a means of solving rather than complicating traffic or urban congestion issues. Just as it is easy to see why an overly tall building attracts investors, it is equally simple to discover the reasons why they are so irresistibly intriguing to architects. In the United States it is said that an architectural firm has only really moved up a league when it has built one. And young architects, as this competition organised by eVolo shows, are willing to invest time and energy in this kind of project, even though they are well aware that their dreams are hardly likely to take shape, knowing that developers investing millions of dollars in these big toys taking up thousands of cubic metres are not very likely to give a free hand to talented architects of unquestionable flair but professionally inexperienced, opting instead for firms of the calibre of SOM, HOK, Pelli and Foster (as is brought out by the regrettable business of Ground Zero and the Freedom Tower, where the more reliable David Child from SOM effectively pushed the more talented David Libeskind out of the competition). The irresistible charm skyscrapers have always had for architects comes, I think, from the fact that building one is like creating a landmark, a work which everybody is forced to look at and admire. A place dominating the rest of the city. And this is such an intense desire that even an architect who

despised tall buildings, like Frank Lloyd Wright, decided to design one a mile high: i.e. four times taller than the gigantic skyscrapers already being built at the time. And this canonical explanation justifying why architects are so interested in this kind of building can now be backed up by another. Skyscrapers are also irresistibly attractive to designers who are particularly interested in theory, because, at a time when nobody is willing any more to tackle an issue like the city or megalopolis, they are the only excuse for continuing to think on a big sale. Le Corbusier and Wright designed tall buildings but they set them in the context of Ville Verte or Brodoacre. If you asked a modern-day architect to design a city – I mean an ideal city, not the kind you create for so much to the yard for developing countries – they would tell you they would not even know where to begin. And they would add that a skyscraper – as Koolhaas taught us to look at them from Delirious New York onwards – is a miniature city, a rather complex microcosm satisfying a multiplicity of functions and events and yet still simple enough to be controlled, may be even drawing on design means that are quite different from those used on conventional architectural design. But let’s return to the eVolo competition. The first three prizes leave us really enthusiastic, staggered and astounded. The first-prize winner turns a prism into an ectoplasmatic organism, which evolves and grows independently, based on an idea by John Johansen according to which nano-technology will turn the inanimate into something animate, something deaf into something intelligent. The second-place project proposes structures whose cavities remind me – may be rightly or wrongly – of Paolo Soleri’s arcologies. The third-prize winner, drawing on a method which would have interested Freud, turns a phallus into a snake and uses this process – with a precedent in a famous project designed by Peter Eisenman – to turn vertical spatiality into a topologically startling and enveloping spatial design. It is interesting to note that all three architects confront nature and the land on various levels. If we happened to be experts on taxonomy we would not hesitate to class them in the school of metropolitan landscapists sharing that same feel for the neo-organic, which, starting from 1993 with the famous dossier by Architectural Design entitled “Folding in Architecture”, developed along three different lines: the pragmatic Dutch approach, the American neo-electronic school and the British conceptual approach. And, reading the three winners’ curricula, we see that two of them studied at Columbia University in New York and the other at the Architectural Association in London. So why do young architects at least adopt this approach? Due to the possibility of solving four problems: architectural, urbanistic, cultural and technological. Architecturally speaking, it allows them to design buildings which are still distinctly sculptural and object-oriented. On a town-planning level they allow them to come to terms with the sheer scale of the land. Culturally speaking, they involve ecology and hence are politically correct. Technologically, they force young architects to come to terms with the latest developments of applied science and also the most advanced CAD programmes. The fact that they are all in danger of turning into nothing more than intriguing graphic designs and a new academy of design (no longer metaphysical like those of the “Tendenza Italiana” but futuristic as is more fitting for the age in which we live) is a completely different matter. 226 l’ARCA 49


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Somnath Ray

Para-City

1° Premio/1st Prize

Somnath Ray

Para-City

1° Premio/1st Prize

Para-City si presenta come una versione di Utopia progressiva alla ricerca di un “gioco” tra la Forma totalizzante della città e l’Individualismo Organicista. Il “gioco” proposto trae origine dall’idea di “evento”. E’ stato pensato un sistema con una intelligenza implicita capace di essere soggetto a, o mediato da algoritmi genetici che costituiscono strutture evolutive che ne innescano lo sviluppo in ambienti complessi per ottenere un livello ottimale di adattabilità sintattica. Le cellule hanno una intelligenza geometrica in grado di localizzare circostanze di reciproca armonia morfologica e potersi così replicare e mutare lungo i propri assi. Ciascuna cellula ha una logica e una tettonica implicite per potersi propagare nella condizione metropolitana. La tipologia delle cellule deriva dal Penrose Tiling System (geometria ad aquiloni e punte) e può combinarsi ripetutamente in infiniti schemi diversi. Una volta soggetto a un set di regole metamorfologiche, il sistema genera varie classi di morfologie. Dalla simmetria perfettamente cristallina alle condizioni variabili di esteriorità e interiorità. Questa logica di aperiodicità geometrica e di conseguente indeterminismo mostra un “comportamento emergente” che riflette la formazione accidentale e rumorosa dell’ambiente urbano.

Para-City is explicit as a version towards a progressive Utopia that seeks a “play” between the totalizing Form of the city and Organicist Individualism. The “play” suggested here has its origins in the idea of the “event”. The system is imagined with an implicit geometric intelligence capable of being subject to or mediated by genetic algorithms to constitute evolutionary structures that enable its growth in complex environments to attain an optimum level of syntactic adaptability. The cells have geometric intelligence to be able to locate instances of morphological consonance between themselves and thus replicate and mutate along those axes. Each individual cell is implicit with a tectonic and a spatial logic to propagate within a metropolitan condition. The celltypes derived from the Penrose Tiling system (kite and dart geometry) may repeatedly combine into infinitely differentiated patterns. Once subjected to a metamorphological ruleset, the system generates varied classes of morphologies. From perfectly crystalline symmetry to varying conditions of exteriorities and interiorities. This logic of geometric aperiodicity and consequent indeterminism displays an “emergent behavior” that reflects the accidental and noisy constructs of the urban environment.

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Yi Cheng Pan

The Inverted Skyscraper Typology

2° Premio/2nd Prize

Per sovvertire il controllo dei grattacieli sul terreno e la loro proliferazione, questa strategia intende invertire la loro massa attraverso la coltivazione di piani urbani multipli all’interno della tipologia del grattacielo. Così non solo si libera il terreno per una attivazione immediata di una varietà di edifici più piccoli, ma si crea anche un volume accorpato multiplo con una maggiore aggregazione di pubblico e privato. Il progetto fornisce una maglia tipologica urbana, votata alla coltivazione della “differenza” attraverso la coesistenza e copartecipazione a tipi multipli. To subvert the control of the skyscrapers over the ground plane from the endless proliferation of skyscrapers, the strategy is to invert the skyscraper’s massing through the cultivation of multiple urban plans within the skyscraper type, hence not only releasing the ground plane for the immediate activation of a variety of smaller building types but also creating multiple “clustered” volume for increased partnership of public and private establishments. The project provides an urban typological framework, that is committed to the cultivation of Difference through the coexistence and participation of multiple types.

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Holiday Skyscraper in Sentina

Menzione/Mention

Eduardo McIntosh

Zero Restrain Mobility-Alternatives to vertical circulation strategies within high-rises

Menzione/Mention

Si propone di separare la circolazione verticale dalla struttura principale dell’edificio. Si parte dall’idea di una serie di gru che, liberate dai propri binari, vengono raggruppate in un meccanismo autonomo in grado di spostarsi lungo l’esterno dell’edificio aggrappandosi ad appendici disposte sulla superficie esterna e trasportando dentro a delle capsule persone od oggetti. Grazie al fatto che non ci sarà più bisogno che l’edificio si conformi alla forma e alla funzione dettata dal nucleo verticale, il grattacielo potrà crescere in modo più organico, adottando la forma di un qualsiasi spazio e crescendo secondo le necessità dei fruitori.

Il progetto traccia un percorso lungo la costa, un asse lineare, un mix di storia e contemporaneità. La strada prende forma come entità bidimensionale e si trasforma in elemento tridimensionale, divenendo uno spazio costruito. Staccandosi dalla terra, contiene un percorso attrezzato con alberi, un canale, attrezzature per lo sport e il divertimento ed è in parte caratterizzato come un volume. Una volta sul mare, la “strada” si piega a formare un grattacielo di 150 m, un elemento che, senza alcuna mediazione tra lo spazio e la natura circostante, stabilisce un contrasto deciso e puro tra orizzontale e verticale, tra natura e artificio, tra antico e moderno.

The proposition is to separate the vertical circulation from the main structure of the building. To do so it takes the idea of the crane and liberate it form the railway by grouping several cranes into an autonomous free moving device that could roam along the exterior of the building by clinging to appendices scattered on its surface while carrying users or items inside capsules. Due to the fact that there would no longer be a need for the building to conform to the shape and use dictated by the vertical shaft, the high-rise could grow in a more organic fashion, adopting the shape of any given space and growing as needed by consumer demand.

The project traces a track of the marine coast, a linear axis, a mixture of history and contemporary. The road as a bidimensional entity takes form, transforming into a three-dimensional element, thus becoming a constructed space. Detaching itself from earth, it partly contains a route equipped with mastings, a canal, sporting and playing equipments and partly is characterized as a volume. As it meets the line of the sea the road bends, transforming into a skyscraper 150 m high, an element which, without any mediation between the space and the surrounding nature, establishes a pure and decisive contrast between horizontal and vertical, between nature and artifice.

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The tower’s primary structural system is conceived of as a lattice of alternating space-frame elements (pods) and planar elements (fins). The primary vertical structure oscillates between the interior and exterior; the primary lateral structure has two components – the structural sleeve of interconnected pods dealt primarily with rotational stability, and the crisscrossed lateral “braid” deals primarily with swaying. On the northeastern side, the surfaces of the lattice multiply

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XLGD et associés: Xavier Lagurgue, Günther Domenig, Bina Baitel, Thibault le Boedec

Vertical Biotope - For sustainable urban development

Menzione/Mention

Neil Cook, Sanes Melinda, Su-Hou Chen

Hong Kong Tower

Menzione/Mention

Il sistema strutturale primario della torre è pensato come una maglia reticolare costituita da un’alternanza di elementi volumetrici (gusci) e planari (alette). La struttura verticale primaria oscilla tra interno ed esterno; la struttura laterale primaria ha due componenti – la manica strutturale dei gusci interconnessi, per la stabilità rotazionale, e l’intreccio laterale che bilancia l’ondeggiamento. Sul lato nordest, le superfici della maglia reticolare si moltiplicano ed espandono verticalmente creando aree più ampie di facciate contigue, a protezione degli interni dai forti venti prevalenti. Sul lato sudovest, le superfici si ritraggono l’una dall’altra, mettendo in contatto gli interni e l’esterno. Il sistema di circolazione è composto da gruppi assiali di ascensori che si incontrano su piani comuni.

La proposta è di collocare, sopra e dentro la città esistente, una rete di torri dette biotopi per rendere più denso il vecchio centro città. In cima ai biotopi vi è una grande cupola, un guscio soft geotessile, che funge da piattaforma logistica. La cupola si muove in su e in giù a seconda del ciclo vitale del biotopo. Si crea un clima interno grazie a una capsula vetrata che contiene gruppi di edifici. Ogni biotopo contiene vari tipi di piante, animali, oltre agli abitanti. Lo spazio tra due strati di vetro, che sarebbe normalmente ridotto al minimo, viene qui ampliato per permettere lo sviluppo di un clima e di una vita, animale e vegetale, adatta a ogni biotopo.

and expand vertically to create larger areas of contiguous façade, sheltering the interior open space from the strong prevailing winds. On the southwestern, the lattice surfaces pull

back from each other, exposing the interior gallery and exterior system. The circulatory system is composed of axial banks of elevators meeting periodically at universal floors.

The proposal is to set up, above and into the existing city, a network of towers called biotopes to make the old city centre denser. On the top of the biotope, there is a giant soft shell, a geotextile dome for a logistical platform. The dome is moving upwards or downwards according to the life cycle of the biotope. A “Climax” is created in a glass capsule housing all building groups. Each biotope houses all kind of vegetable, animal and human life. The space between the two glass layers, which would be normally reduced to the minimum, is here wider in order to enable the development of a climate and a vegetal and animal life proper to each biotope.

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Mastrangeli-Celata

Fortemente caratterizzato Planet Multisala, Grosseto

Opposite page, north elevation of the new Planet Multiplex film theatre built in Via Canada, Grosseto.

Credits Project: Enrico MastrangeliPierluigi Celata Architetti Associati Collaborators: Claudio Del Bove, Maria Grazia Lotti, Vittorio Salimbeni Structures: Renato Vita/Studio di Ingegneria Pagnoni-Vita Mechanical Plants: Architec Electrical Plants: Itg 95 General Contractor: Consorzio ITL Prefab: PREP Lighting Systems: Martin Professional Italy, Gruppo Martini Floors: Bagattini Pavimenti, Mirage, Tavar False Ceilings: Prometal Partition Walls: Lafarge Gessi Climatization: Climaveneta Security Systems: TVCC, Aritech Electrical Boxes: Nuova Magrini Galileo Automated Ticket Boots: Easysoft Ticketing Solutions Furniture: Driade, Lino Sonego Entrance Technical Rugs: Ponzi Ingressi Automatici Projection Rooms Wall Upholstering: Pugi.rg Sound Diffusion: JBL Professional Projection Equipment: Cinemeccanica Food Areas: Fun Food Italia Client: Multicinema

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E’

singolare come quell’invenzione senza futuro, per dirla con i fratelli Lumière, inventori e pionieri della cinematografia, in realtà non solo abbia praticamente fagocitato il teatro, ma riesca a sopravvivere nonostante la presenza della televisione, e di tutti i suoi derivati. Anzi, aumentando l’offerta di prodotti da consumare nelle sale attraverso l’articolazione degli spazi tradizionali, trasformati o progettati ex novo come multisale, e ibridandosi con il commercio nelle nuove cattedrali: gli shopping center, dove fioriscono i nuovi luoghi per il consumo di alimenti e bevande, sembra rinascere, come la fenice, a nuova vita. E’ singolare poi come proprio questi spazi destinati al consumo rappresentino nei fatti una sorta di avanguardie per la diffusione dei nuovi linguaggi in architettura, e testimonino, anche nel nostro Paese, ciò che riesce a entrare in sintonia con ciò che si agita là ove si compiono le sperimentazioni più stimolanti. I limiti di questa nuova tipologia sono rappresentati dal fatto che sovente risulti caratterizzata dalla ripetizione, in forme più o meno costanti, di modelli estremamente semplificati dove lo sviluppo delle planimetrie appare condizionato esclusivamente dal variare delle dimensioni delle sale presenti al loro interno, finendo per divenire una semplice aggregazione funzionale di volumi edilizi non solo privi di qualità ma delle stesse facciate, che rappresentano il rapporto con l’esterno. In realtà l’elemento strategico che divide l’interno dall’esterno è divenuto – come del resto ha teorizzato Bob Venturi – un cartellone, una insegna pubblicitaria che sostituisce all’architettura le immagini dei film, alimentando un processo di atopia. Il tentativo portato avanti da Mastrangeli e Celata, progettisti di altre sale a Roma e a Guidonia, è quello di opporsi a tale tendenza per riaffermare, con un oggetto fortemente caratterizzato, che parla il linguaggio del nostro tempo e la necessità dell’architettura. Nella ordinata periferia della provincia toscana nasce così un prisma regolare e compatto di 63x47 metri che è il nuovo Cinema di Grosseto. Un multiplex con 7 sale che può ospitare fino a 1.300 spettatori e che certamente non rifiuta il nuovo modello di fruizione del cinema, per rinnovare usi e abitudini del pubblico, ma vuole essere un luogo fortemente caratterizzato e riconoscibile, praticamente unico e per questo in grado di sedimentare nell’immaginario del fruitore che finirà per legare a esso l’idea stessa di andare al cinema. Uno spazio dove però lo spettacolo mantiene intatta tutta la sua magia. Per rafforzare la magia del cinema il contenitore – novella lanterna magica – indossa l’abito di una scatola nera, metallica, che allineata al fronte stradale arretra per lasciar spazio a una sorta di piazza pubblica, meglio ancora di sagrato capace di esaltare il rito dell’andare al cinema. Sul fronte principale, in corrispondenza dell’ingresso, un lembo della scatola si solleva per mostrare l’ampio varco d’ingresso mentre in alto, quasi a proteggere la superficie muraria, compare una linea sottile che insegue il perimetro della scatola, si piega e si alza, seguendo l’andamento del prospetto e si trasforma, in un angolo, in una insegna sospesa sull’edificio. Di notte la “scatola magica” si illumina, con lampade che fasciano la sua pelle nera, quasi invisibili. Luci e colori danzano sul perimetro, pulsano, creando un sorprendente dinamismo all’intero edificio, trasformandolo nel contempo in un vero e proprio segnale a scala urbana. All’interno le sette sale cinematografiche si dispongono a L su due lati dell’edificio, liberando un’ampia superficie rettangolare di circa 1.000 metri quadrati, destinata a ospitare tutte le funzioni connesse all’attività: la biglietteria, il punto ristoro e il bar, il checking-point e i locali di servizio. Il particolare impiego dei materiali contribuisce a rendere fluido lo spazio mentre il soffitto è caratterizzato da una vasta superficie in rete metallica, piegata e tagliata, che individua la parete di separazione dell’atrio con il percorso di accesso alle sale. Mario Pisani

I

t is interesting to note how that “invention with no future”, as the Lumière brothers themselves referred to it, the pioneering inventors of film, has not just practically swallowed up the theatre but even manages to survive despite the domineering presence of television and its various by-products. Indeed, by increasing the range of consumer products in film theatres by revamping conventional spaces, either by converting them or redesigning them from scratch as in the case of multiscreen theatres, and also integrating them with the retail trade in our new cathedrals: shopping malls, where the latest places for consuming food and drinks (sandwich bars, wine bars etc.) are flourishing, allowing film to rise from the dead like a phoenix. It is strange how these spaces designed for consumer purposes are actually at the cutting edge for the diffusion of the latest idioms of architecture, and even in Italy they show what kind of interactive blends can be achieved when experimentation is taken to its most stimulating extremes. The limits of this new stylistic typology are represented by the fact that they often result in repetition, reiterating more or less constant forms and extremely simplified models, where the layouts appear to be dictated solely by variations in the size of the various film theatres inside, ending up being nothing but a simple functional aggregation of building structures, not only lacking in quality but even in façades, the real interface with the outside. In actual fact the key strategic feature separating the interior from the exterior has turned into – as Bob Venturi predicted it would – a billboard, an advertising sign replacing architecture with shots from films, feeding a process of atopia. What Mastrangeli and Celata (who designed other film theatres in Rome and in Guidonia) have tried to do is resist this trend, designing striking objects speaking the language of our times and underscoring the need for architecture. So a regular-shaped compact prism measuring 63x47 metres called the Grosseto Cinema has sprung up in the orderly suburbs of the Tuscan province. A 7-screen multiplex with a capacity of up to 1300 filmgoers, which certainly does not reject the new approach to watching films and sets out to provide a highly distinctive and characteristic setting, practically unique of its kind and hence tending to really stick in the filmgoer’s mind, who will end up associating it with the very idea of trip to the cinema. But still a place where the film experience has lost none of its magic. To make the film experience even more magical, the container - a new magic lantern - has been dressed up like a black metal box, which, lined up with the road front, sets itself back to leave room for a sort of public plaza or, better still, a churchyard capable of exalting the ritual of going to the cinema. Over on the main front by the entrance, a corner of the box has been lifted up to reveal the spacious entrance, while at the top, almost as if to protect the walling, a thin line appears which runs around the outside of the box, folds over and then rises up, following the outline of the elevation and turning at one corner into a sign suspended above the building. At night-time the “magic box” lights up through lamps set almost invisibly over its entire black skin. Lights and colours dance around the edge, pulsating to create a striking sense of dynamism inside the building, at the same time actually turning it into an authentic urban scale landmark. On the inside the seven film theatres are set out in an L-shaped pattern along the two sides of the building, leaving an extensive approximately 1000 square metres area of space free for hosting all the other connected functions: ticket office, refreshment area and bar, checkpoints and utility rooms. The special use of materials helps make the space fluid, while the ceiling features a surface of cut and folded metal meshing, which marks the wall separating the lobby from the entrance corridor leading through to the various projection rooms.

Marco Mona

Nella pagina a fianco, prospetto nord del nuovo cinema Planet Multisala, realizzato in via Canada a Grosseto.

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Pianta del piano terra. Sotto, viste notturne dell’edificio con il sistema di illuminazione “cambia-colore” delle facciate. Il multisala, che ha una superficie coperta di 3.000 mq, è dotato di sette schermi e raggruppa al suo interno una serie di attività commerciali e per il ristoro.

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Ground floor plan. Below, night-time views of the building showing the “colourchange” lighting system of the facades. The multiplex, which covers an area of 3,000 square metres, is equipped with seven screens and hosts a range of retail and refreshment facilities inside.

A sinistra, vista della facciata di ingresso con l’apparato illuminotecnico a grande scala. Sotto, scorcio dell’atrio di ingresso. Left, view of the entrance façade showing the largescale lighting apparatus. Below, partial view of the entrance lobby.

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Sopra, la sala da 240 posti e, sotto, quella più piccola da 115 posti. Nella pagina a fianco, scorcio del corridoio di ingresso alle sale con i sistemi di checking point e localizzazione.

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Above, the 240-seat theatre and, below, the smaller 115-seat theatre. Opposite page, partial view of the corridor leading through to the theatres showing the check-point and localisation systems.

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Bernard Tschumi

Musica rock nella foresta Zenith Limoges

Right, from bottom up, plans of the ground floor, intermediate floor of the concert hall and technical grid of the Zenith in Limoges. Opposite page, detail of the translucent polycarbonate shell which filters light during the day and turns into a shining lantern at night.

Project: Bernard Tschumi Concept/realisation: Bernard Tschumi, Véronique Descharrières Team project: Jean Jacques Hubert, Antoine Santiard, Joëlle Rutten Collaborators: Anne Save de Beaurecueil, Chong-Zi Chen, Nicolas Cazeli, Mathieu Göetz, Lara Herro, Robert Holton, Sarrah Khan, Joong Sub Kim, Alan Kusov, Dominic Leong, Michaela Metcalf, Alex Reid, Vincent Prunier, Sylviane Brossard Associates: Atelier 4 Techical Studies: Technip TPS with Jaillet & Rouby and Naterrer Bois Consult Scenography: Scène Acoustic: Cial Landscaping: Michel Desvigne, Sol Paysage Facades: Hugh Dutton Associées Economist: Michel Forge Engineering HQE: Michel Raoust Typography signals: Benoît Santiard Client: Communauté d’Agglomération de Limoges

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A

sei anni dall’inaugurazione di Rouen, Bernard Tschumi firma il nuovo Zenith di Limoges, aperto al pubblico nel marzo scorso. A un primo confronto, i due edifici sembrano quasi gemelli, individuati entrambi dal segno morbido e avvolgente di un anello bombato che ingabbia lo spazio scenico. Gli Zenith sono d’altronde accomunati da alcune caratteristiche che ne qualificano il concetto e sanciscono la funzione. Luoghi nati agli inizi degli anni Ottanta per accogliere concerti rock e spettacoli di musica popolare, gli Zenith devono rispondere a un programma ben preciso: elevata capacità d’accoglienza, qualità acustica, fluidità di circolazione degli spettatori, grandi portate, assenza di pilastri intermedi per garantire massima visibilità. Il principio dell’anfiteatro avvolto da un guscio spiraliforme è quindi la soluzione che il progettista individua come la più idonea per rispondere a questo genere di programma. Naturalmente con le dovute “variazioni sul tema” che, da maestro dell’architettura qual è Tschumi, rendono ogni progetto perfettamente calato nella specificità del singolo contesto. Fedele a un registro espressivo lineare e di semplice e immediata memoria, il progettista gioca sui materiali e sulle possibilità attraverso di essi di creare nuovi segnali, nuovi poli di energie, relazionati con il territorio e nel contempo portatori di qualità. Impronta marcatamente high-tech con un guscio tutto in acciaio a Rouen danno un nuovo impulso a un’area periferica in prossimità dell’autostrada. Esaltazione del paesaggio naturale, contatto con la natura, architettura sostenibile sono i punti sui cui si regge invece l’impianto espressivo dell’edificio di Limoges. E’ semplice cogliere il senso del progetto dalle stesse parole di Tschumi “Il punto di partenza è la qualità inedita del sito per una struttura pubblica: uno scrigno della foresta del Limousin e una prateria fiorita per accogliere 6.000 spettatori e le principali tournée nazionali e internazionali…Il doppio involucro risponde idealmente all’apertura verso la foresta che ritma l’arrivo del pubblico, poi l’oscurità e la concentrazione degli spettatori nella sala dei concentri. L’insieme propone così un passeggiata notturna tra paesaggio e musica”. Anche i 4 ettari di parcheggio, per 150 posti, si confondono con il sito completamente trattati a prato e alberati. Una struttura “ibrida” consente di coniugare cemento, legno e acciaio per garantire una elevata fluidità all’involucro e offrire spazi luminosi dall’acustica modulata. Un’ossatura in acciaio circonda senza appoggi la sala dei concentri e permette di organizzare gli spettatori attorno alla scena che può raggiungere un’apertura di 80 metri con 40 di profondità. Acciaio anche per la copertura e una griglia tecnica per gli addetti agli impianti e alle luci. Sposando un approccio coerente ai dettami dello sviluppo sostenibile, il guscio che avvolge l’edificio declina mistero e sorpresa grazie all’associazione del policarbonato traslucido (formato da elementi di semirigidi di 5 cm di spessore, alveolari e multistrato) e una doppia struttura in legno di pino Douglas, che garantisce un’ottima resa acustica con un effetto d’insieme particolarmente caldo e accogliente. Il concetto della doppia pelle permette di liberare nello spazio interstiziale il sistema di circolazione degli spettatori e di organizzare i blocchi scale per l’accesso al foyer e all’auditorium. All’interno la sala dei concerti è perfettamente modulabile adeguandosi ad accogliere dai 600 ai 6.000 spettatori; l’assenza del boccascena permette inoltre di disporre di uno spazio privo di ogni struttura, flessibile per spettacoli diversi e idoneo alle strumentazioni tecniche più all’avanguardia. Grande lanterna tecnologica, navicella spaziale o magica infiorescenza del bosco, lo Zenith di Limoges declina l’immagine di un tempio della musica del rock con un oggetto di grande poesia che si scopre di giorno assorbendo i colori, le luci e le ombre del bosco, mentre di notte irradia energia con il gioco di luci che filtra dalla pelle traslucida. Elena Cardani

Christian Richters

A destra dal basso in alto, piante del piano terreno, del piano intermedio della sala concerti e della griglia tecnica dello Zenith di Limoges. Nella pagina fianco, particolare dell’involucro in policarbonato traslucido che di giorno lascia filtrare la luce e di notte si trasforma in una lanterna luminosa.

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Bernard Tschumi

Left, axonometric blow-up of the structural principle and, right, system for assembling the three structures. The overall construction is made of a translucent double skin whose outside layer is made of arches of Douglas pine wood and polycarbonate panels. The space between them holds the public circulation systems and two entrance ramps leading to the lower area of the auditorium and upper foyer level.

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S

ix years after the Rouen Zenith officially opened, Bernard Tschumi has designed the new Zenith in Limoges which opened to the public last March. An initial comparison of the two buildings shows they might almost be twins, both having a distinctive round-shaped soft and enveloping ring caging in the striking interior space. The Zenith buildings also share certain traits defining their underlying concept and functional purpose. First built in the early-1980s to host rock concerts and popular musical events, the Zeniths had to meet a carefully defined brief: they had to be very accommodating, up to the highest acoustic standards, with smoothly flowing circulation routes for spectators, large-scale in design, and with no intermediate columns to ensure maximum visibility. The designers decided that the principle of an amphitheatre enveloped in a spiralling shell was the ideal way to meet this programme. All, of course, with the kind of “variations on a theme” you would expect of a master of architecture like Tschumi, ensuring each of his projects knits perfectly into its own specific surroundings. Keeping to his own simple, linear style that is instantly recognisable, the architect has played on materials and how they can be used to create new signs and energy poles carefully related to context and, at the same time, injecting quality. The distinctly high-tech image complete with an all-steel shell in Rouen instils fresh life into a suburban area near a motorway. The Limoges building, on the other hand, draws its expressive force from exalting the natural landscape, contact with nature, and sustainable architecture. Tschumi’s own words sum up the real sense of the project: “The starting point is the striking quality of the location for a public facility: a case set in Limousin forest and a blossoming prairie for accommodating 6,000 spectators and the main national and international concert tours…. The twin shell responds to the openness to the forest which, in turn, dictates the

pace of the arrival of the spectators, then there is the darkness and concentration of the spectators inside the concert hall. Together they form a “night-scape” poised between landscape and music”. Even the 4 hectares of parking space with room for 150 vehicles blend into the site by being completely landscaped and lined with trees. The “hybrid” structure allows concrete, wood and steel to be combined to create a highly fluid shell and luminous spaces with modulated acoustics. A steel frame surrounds the hall without the aid of supports and sets the audience around the stage, which can be extended to a width of 80 metres and depth of 40. Adopting an approach that conforms to the dictates of sustainable growth, the shell envelops the building in mystery and suspense thanks to a combination of translucent polycarbonate (composed of semi-rigid honeycomb-shaped and multi-layered elements 5 cm in width) and a twin structure made of Douglas pine wood, guaranteeing optimum acoustics to create particularly warm and welcoming overall effect. The idea of a double skin frees up the spectator circulation system in the interstitial space and also sets out the stairwells for entering the foyer and auditorium. Inside the concert hall is perfectly modular adapting to cater for between 600-6000 spectators; the fact there is no proscenium means the space has no interfering structures and can adapt for various kinds of shows, making it ideal for incorporating all the latest cutting-edge equipment. Whether it is seen as either a big technological lantern, spaceship or magical inflorescence in the woods, the Limoges Zenith projects the image of a shrine to rock music through a strikingly “poetic” object which absorbs the colours, lights and shadows of the woods during the daytime and gives off energy at night-time through an interplay of lights filtering through the translucent skin. Elena Cardani

Sopra, assonometria della struttura metallica vista dal basso con le passerelle e le piattaforme sceniche. Sotto, vista dal parcheggio. L’edificio è stato pensato come parte integrante di una

foresta demaniale. Anche la zona dei parcheggi è stata pensata di conseguenza organizzando i 1500 posti auto in un terreno erboso e piantumato, illuminato da cinque sfere luminose.

Above, axonometry of exposed metal structure seen from below showing the scenic platforms and walkways. Below, view from the car park. The building is designed as an integral part of a

state-owned forest with century-old trees. The car park area is also designed with this in mind, setting the 1500 parking spots in a grassy plantation ground lit by five luminous spheres.

Christian Richters

A sinistra, esploso assonometrico del principio strutturale e, a destra, sistema di assemblaggio delle tre strutture. L’insieme è costituito da una doppia pelle traslucida il cui strato esterno è formato da archi di legno di pino Douglas e pannelli in policarbonato. Nell’intercapedine sono organizzati i sisemi di circolazione del pubblico e le due rampe di accesso alla zona inferiore dell’auditorium e al piano superiore del foyer.

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Christian Richters

Planimetria del progetto paesaggistico curato da Michel Desvigne e del sistema di illuminazione notturna.

Peter Mauss/Esto

Site plan of the landscaping project designed by Michel Desvigne and nighttime lighting system.

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6.000 posti. Non esiste boccascena ma uno spazio scenico completamente libero da ogni struttura con un’apertura della scena di circa 80 m per una profondità di 40.

Longitudinal section of the axis of symmetry seen from the auditorium and perimeter distribution and public circulation corridor. The concert hall is modular with a capacity ranging from 600 to 6000 seats. There is no

proscenium just a structure-free stage area with an aperture of approximately 80 m and a depth of 40.

Peter Mauss/Esto

Christian Richters

Sezione longitudinale sull’asse di simmetria, vista dell’auditorium e del corridoio perimetrale di distribuzione e circolazione del pubblico. La sala concerti è modulabile con una capienza da 600 a

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FURNITURE 2007 Greg Lynn, Ravioli Chair

David Sykers

Seduta costituita da due semiscocche in materiali diversi, saldamente ancorate l’una all’altra. Base fissa in materia plastica, sedile imbottito rivestito in materiale tridimensionale. Chair composed of two half-frames made of different materials tightly welded to each other. Fixed base made of plastic, upholstered seat covered in a three-dimensional material. by Vitra

Ron Arad, Misfits Insieme di sedute componibili composte da moduli tutti diversi tra loro che possono anche vivere singolarmente. Elementi autoportanti in espanso schiumato declinati in cinque varianti, tre con schienale e due con pouf. Modular seating system with many all different modules, that can also live on their own. Freestanding and in foam elements in five large modules, three with a back and two poufs. by Moroso

Zaha Hadid, Aqua Table

Matteo Thun, Tantisassi

Tavolo costituito da un corpo in poliuretano dalla forma fluida. Prodotto realizzato in edizione limitata. Table made of smoothly flowing polyurethane body. Manufactured in limited numbers. by Established & Sons

Grande seduta da centro stanza costituita da un basamento su cui sono sistemati quattro grandi cuscini–schienale e cinque cusciniseduta più otto cuscini centrali. Large centre-room chair made of a base fitted with four large back-cushions and five seatcushions plus eight central cushions. by Rossi di Albizzate

Toshiyuki Kita, Saruyama Island

Sistema di sedute per utilizzo singolo o combinato. Prodotto realizzato con tecnologia di stampaggio cosiddetta “a rotazione”. System of chairs for individual or combined usage. Product manufactured using so-called “rotational” moulding technique. by Established & Sons

Al divano “Suruyama”, disegnato quasi vent’anni fa, è stato aggiunto un “arcipelago” di piccole sedute e chaise longue che possono essere utilizzate, sia affiancate al divano sia come elementi autonomi.

An “archipelago” of small chairs and chaise longues have been added to the “Suruyama” sofa, designed almost twenty years ago, which can be used either with the sofa or as separate items. by Moroso

Jack Cobe

Zaha Hadid, Nekton

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Well-Tech dalla tecnica all’estetica

Accessibility, Sustainability, Quality of Life

U

n premio come quello assegnato ogni anno da Well-Tech – un’organizzazione dedicata alla progettazione e alla ricerca di nuove tecnologie sostenibili e accessibili – sembra fatto apposta per riaccendere la polemica sul design, sulle sue competenze, sul suo valore, sulla sua collocazione nella cultura progettuale d’oggi. Le questioni che esso solleva sono infatti cruciali per la progettazione contemporanea degli oggetti d’uso quotidiano, in bilico tra funzioni tecniche e funzioni estetiche, impieghi tradizionali e strumentazioni sofisticate, valori sociali e sviluppi culturali, invarianti antropologiche e mutamenti storici. Quello che ne emerge, e che riassume le finalità dell’iniziativa, proiettandola su scenari ben più ampi e complessi di quelli propri della dialettica progettuale, è l’imperioso richiamo al fondamento etico dei prodotti, del loro progetto e della loro commercializzazione, unica garanzia di validità sociale. Well-Tech è stata istituita nel 1999 come osservatorio del mercato e della ricerca, al fine di individuare e, in pari tempo, stimolare le innovazioni più significative nell’odierno panorama dei prodotti, delle tecnologie, dei materiali sotto il profilo dell’accessibilità e della sostenibilità ambientale. Il premio annuale alla “innovazione tecnologica sostenibile, accessibile e per una migliore qualità della vita” non è dunque che l’aspetto più immediato, visibile e, in certo modo, conclusivo di un’attività più serrata e continua di studio, analisi, valutazione. Esso stabilisce un preciso diagramma di funzioni e prestazioni cui i prodotti devono aderire, e che divide l’attenzione in tre campi, convergenti nelle finalità generali, ma distinti nelle premesse progettuali, nella attuabilità, nella struttura tecnica dei rispettivi reperti: l’accessibilità, la sostenibilità, la qualità della vita. Per valutare i prodotti premiati, nonché la loro selezione, è dunque necessario analizzarli raggruppandoli sotto le rispettive etichette. Per accessibilità Well-Tech intende la facilità di impiego da parte delle fasce deboli, degli anziani, dei disabili, con particolare attenzione alla sicurezza, alla visibilità, alla facile comprensione dei modi d’uso. In primo piano vengono quindi poste la ricerca e l’applicazione di nuovi materiali e i valori qualitativi, funzionali e comunicativi dei prodotti, rappresentati quest’anno da un braccio robotico destinato a facilitare l’autonomia di un utente con disabilità motorie, da un sollevatore elettrico per l’entrata e l’uscita da mezzi pubblici di persone disabili, un dispositivo biomeccatronico per la telemedicina, una city car progettata per utenti con gravi problemi di mobilità, un’apparecchiatura per facilitare le attività didattiche di bambini degenti in ospedali, occhiali video computerizzati in grado di trasformare la percezione visiva in suono e aiutare quindi i non vedenti, e diversi altri prodotti destinati a rendere sicuri il lavoro o gli spostamenti, aiutare i malati, consentire ai bambini di giocare in assoluta sicurezza. Il primo premio è stato assegnato, per questa categoria, a una capsula robotica digeribile per un A sinistra, la Panda Multieco, Fiat Group Automobiles (sostenibilità e Menzione Speciale Qualità della Vita), dotata del sistema di propulsione Fire 1.2 Multieco che garantisce durante il funzionamento a metano, i 90 g/Km di CO2 nel ciclo NEDC (New European Driving Cycle). L’impiego di materiali riciclabili e, in parte, già provenienti da riciclaggio, ne favorisce lo smaltimento e il recupero al 95%. Il modello è predisposto per essere alimentato da combustibili ottenuti combinando metano e idrogeno.

esame endoscopico frequente e indolore, mentre è stata segnalata un’apparecchiatura in grado di tradurre le onde cerebrali in comandi, consentendo ai pazienti affetti da paralisi totale di comunicare con il proprio ambiente. La categoria della sostenibilità raggruppa invece i prodotti che assicurano economia energetica, la riduzione degli scarti, la rinnovabilità dei materiali e dell’energia, l’abbattimento dei consumi. Qui il panorama indugia su una produzione industriale che presuppone interventi massicci e strutture complesse: automobili o motori che riducono variamente le emissioni inquinanti e l’impatto ambientale, un grande edificio a torre in gran parte autonomo dal punto di vista energetico, un progetto di comunità urbana interamente alimentata a idrogeno, un parcheggio auto con tettoia munita di impianto fotovoltaico, un nuovo generatore eolico, una bicicletta elettrica solare, un progetto di treno alimentato da pannelli fotovoltaici. Ha ottenuto il primo premio una cella fotovoltaica organica a carbonio, che raddoppia l’efficienza e dimezza i costi; è stata inoltre segnalata una tegola che riduce la CO2 emessa dall’atmosfera. Il settore dedicato alla qualità della vita si è concentrato infine sui valori formali e funzionali dei prodotti, sui loro caratteri ergonomici, sulla riduzione dell’impatto ambientale, sul miglioramento della comodità d’uso, sulla capacità comunicativa e di interazione. Sono stati così selezionati frigoriferi a basso consumo, una bicicletta che riduce la fatica e lo sforzo, lampade stradali multifunzionali, un veicolo elettrico di dimensioni ridottissime, computer destinati ai bambini, un dispositivo per ridurre i consumi di elettricità in ambienti chiusi captando la luce esterna, il progetto di un quartiere urbano sostenibile, un triciclo urbano dotato di ampio cestello portaoggetti, un software per telefonini, in grado di localizzare dovunque i bambini, una tuta per la riproduzione digitale dei movimenti umani. Il primo premio è andato a un nuovo materiale, traspirante e aderente al corpo, capace però di indurirsi e divenire protettivo in caso di urti traumatici. Segnalato è stato invece il gruppo Fiat per l’impegno nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie innovative. In che modo il panorama produttivo e progettuale così tratteggiato si inserisce d’autorità nel dibattito attuale sul design? La questione si presenta sotto diversi aspetti. Essa mette anzitutto in evidenza il rapporto sempre più teso e complicato tra design e tecnologia. Per la verità, il design moderno e contemporaneo ha sempre assunto la tecnica strutturale e produttiva degli oggetti non come campo di esclusiva pertinenza dell’ingegnere, ma come spazio di intervento finalizzato a una qualità formale indistinguibile da quella d’impiego, per cui i valori ergonomici, comunicativi, performativi erano assicurati da un progetto attento alla pulchritudo adherens legittimata dall’estetica classica. Oggi, tuttavia, la crescente complessità tecnologica tende a fare del design solo una delle componenti progettuali del prodotto, inserendolo

Left, the Panda Multieco, Fiat Cars Group (sustainability and Commendation for Quality of Life), fitted with Fire 1.2 Multieco drive with a capacity of 90 g/km of CO2 when running on methane during the NEDC cycle (New European Driving Cycle). The use of recyclable materials and partly already coming from recycling favours disposal and 95% recovery. The model is designed to be powered by fuels obtained from a combination of methane and hydrogen.

C3 1.4 Bi Energy M, Citroën (sostenibilità), autovettura a doppia alimentazione benzina/metano, capace di ridurre di circa il 23% le emissioni di CO2 rispetto alle auto a benzina.

H-Racer, Horizon Fuel Cell Technologies (sostenibilità), automobile giocattolo a idrogeno e stazione per rifornimento di idrogeno combinate per creare un innovativo kit didattico.

C3 1.4 Bi Energy M, Citroën (sustainability), twin petrol/methane supply capable of reducing CO2 emissions by approximately 23% compared to petrol-driven cars.

H-Racer, Horizon Fuel Cell Technologies (sustainability), a hydrogen-powered toy car and hydrogen refuelling stations combined to create an innovative educational kit.

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in una processualità nella quale la cifra stilistica personale e l’attenzione all’usabilità del prodotto si confrontano con apparati tecnici sempre più sofisticati, e il più delle volte inseriti nel progetto come componenti in sé concluse (softwares o nanotecnologie). Ciò introduce un altro aspetto del design, ossia quello dell’autore. Un recente libro di Alberto Bassi, Design anonimo in Italia, ha analizzato i prodotti storici e contemporanei di cui non si conosce il progettista, perché frutto di ricerche interne alle aziende o perché opere di designer sconosciuti ovvero, se noti, rimasti nell’ombra. Catalogando questi prodotti in “anonimi di tradizione”, “anonimi” propriamente detti e “anonimi d’autore”, Bassi mette in discussione l’idea stessa di “funzione” cara al design del Novecento, osservando che essa andrebbe oggi ripensata proprio alla luce delle nuove dinamiche progettuali e produttive, nonché delle diverse esigenze espresse dalla società. Il che ci immette direttamente in un ulteriore terreno di riflessione, che è quello del modello culturale attualmente in formazione. Oggi non è tanto il mercato, quanto la società stessa a reclamare nuove prestazioni dagli oggetti d’uso più diffusi, che non appartengono più alla semplice categoria dei “beni di consumo”, ma costituiscono un universo in diretto rapporto con i problemi ambientali e con una diversa relazione tra artefatto e natura. La ritualità dell’artificio, sulla quale il secolo scorso ha costruito buona parte della sua filosofia progettuale, tra architettura e design, deve oggi affrontare nuove sfide, intese non ad annullarla, ma a piegarla a nuovi impieghi, nuovi orizzonti di comportamento collettivo. Tutti questi nuovi stimoli all’analisi dei design contemporaneo sono vividamente rispecchiati nell’attività di Well-Tech e nel suo premio. La funzione sociale affidata al progetto e alla produzione degli strumenti della nostra esistenza quotidiana (usabilità, risparmio energetico), l’at-

tenzione a una “forma” che definisce la personalità dell’oggetto, ma ne facilita al massimo la struttura di relazione con l’utente, soprattutto nei casi più problematici, l’indifferenza nei confronti del “nome” del progettista, sostituito da quello dell’azienda produttrice e comunque secondario rispetto al valore complessivo del prodotto, sono infatti i caratteri primari di questa iniziativa, sulla quale si riverbera l’odierna fase di profondo mutamento culturale di cui il design costituisce il sintomo più spettacolare. S’intende che il problema va modulato a seconda degli obiettivi progettuali, della destinazione degli oggetti, delle loro diverse modalità d’impiego. I prodotti a basso contenuto tecnologico e pensati per un mercato di massa devono ancora affidarsi alla supremazia di una concezione estetica dell’oggetto, spesso legata allo stile personale del designer. Ma l’idea di un design sostenibile e studiato per facilitare al massimo l’uso del prodotto non va limitata a particolari fasce di utenze: al contrario, come osserva Chiara Cantono, responsabile dell’Osservatorio Well-Tech, essa “non è soltanto socialmente utile, ma è l’unica forma ipotizzabile per il futuro”. Il futuro del design è dunque quello della società, come è sempre stato. Forse è da qui che occorre ripartire per definire un suo possibile nuovo statuto, tanto più necessario e augurabile quanto più le antiche definizioni otto-novecentesche mostrano crepe crescentemente vistose. L’unico errore da evitare in partenza è quello di fare subito di un segnale ancora tutto da chiarire il fondamento per una nuova “ideologia”, ovvero, come si diceva quando Nietzsche era ancora di moda, fare di un’intuizione profonda “una canzone da organetto”. Maurizio Vitta

CityCar, MIT-MediaLab (qualità della vita), veicolo elettrico di piccole dimensioni, impilabile, pensato per la mobilità urbana e complementare ai mezzi di trasporto esistenti. Grazie alla miniaturizzazione dei componenti e dei controlli digitali, tutti i sistemi meccanici essenziali sono integrati nelle ruote. L’energia immagazzinata nelle batterie dei veicoli posteggiati può essere immessa nella rete elettrica cittadina. CityCar, MIT-MediaLab (quality of life), small electric vehicle, stackable, designed to provide inner-city mobility and supplement existing means of transport. Thanks to miniaturised components and digital controls, all the essential mechanical systems are incorporated in the wheels. The energy stored away in the batteries of parked vehicles can be conveyed into the city electricity supply. Shift Bicycle, Purdue University (accessibilità), bicicletta che supporta i bambini nella fase di apprendimento alla guida. Quando la bici prende velocità il peso delle ruote posteriori diminuisce ed esse convergono gradualmente verso l’asse centrale diventando un’unica ruota. Shift Bicycle, Purdue University (accessibility), bicycle which helps children to learn how to drive. When the bicycle gains speed the weight of the rear wheels decreases and they gradually converge towards the central axis to become one single wheel.

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Sopra, Wheelchair Accessible Superscoop, Landscape Structures (Menzione Speciale Provincia di Milano Accessibilità), attrezzatura per parco giochi progettata secondo i principi del design for all, per rispondere anche alle esigenze di un bambino disabile di giocare coi coetanei. Above, Wheelchair Accessible Superscoop, Landscape Structures (Commendation by the Province of Milan for Accessibility), playground equipment designed along the lines of “design for all” to allow differently-abled children to play with their peers. A destra, Chunc Wheelchairs, Specmat (accessibilità), carrozzina con controllo posturale che assicura un alto livello di confort a giovani pazienti disabili, rispondendo alle necessità che cambiano con la crescita. Right, Chunc Wheelchairs, Specmat (accessibility), posture-controlled wheelchair particularly comfortable for young disabled patients, meeting their evolving needs as they grow.

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A

prize like that awarded each year by Well-Tech – an organization devoted to designing and experimenting with new forms of easily accessible sustainable technology – seems to have been deliberately sets up to re-ignite polemics over design, its scope, value and place on the modern-day scene. It raises some crucial issues about how everyday objects are currently designed, poised between technical and aesthetic functions, conventional uses and sophisticated instruments, social values and cultural developments, anthropological invariants and historical changes. What emerges (summing up the project’s aims and projecting it onto a much wider and more complex terrain than just the dialectics of design) is a forceful allusion to the ethical foundations of products and how they are designed and marketed, the only guarantee of their social worth. Well-Tech was set up in 1999 as a watchdog organization keeping a careful eye on the market and research, so as to both identify and encourage the most important innovations on the modern-day panorama of products, technology and materials as regards their availability and environmental sustainability. The annual prize sets a very definite scheme of functions and performances which products must conform to, splitting the focus of attention over three fields with the same basic converging goals, but with their own distinctive premises, means of implementation and technical structure: accessibility, sustainability and quality of life. In order to assess the prizewinning products and why they were selected, they need to be analysed by dividing them up under their own respective labels. By accessibility Well-Tech means their ease of usage by the weaker members of society (the elderly and disabled) with special reference to safety, visibility and user-friendliness. This focuses attention on experimentation into and the application of new materials and the qualitative, functional and communicative values of products, represented this year by a robotic arm designed to make users with motor disabilities more independent, an electronic hoist for helping disabled people on and off public transport, a bio-mechatronic device for tele-medicine, a city car designed for drivers with serious mobility problems, a tool designed to help teach children in hospitals, computerized video eyes transforming visual perception into sound and thereby helping the blind, and various other products designed to make work and travel safer, help the ill and allow children to play in absolute safety. First prize in this category was awarded to a guided robotic capsule for carrying out endoscopic examinations. A special commendation went to an instrument for translating brain waves into commands, allowing completely paralysed patients to communicate with their surroundings. The sustainability category groups together products designed to allow energy savings, reduction of waste, renewable materials and energy, and lower consumption. In this case attention was focused on industrial production on a major scale involving complex structures: cars or engines reducing polluting emissions and environmental impact in various ways, a giant tower building largely autonomous from an energy viewpoint, a project for an urban community powered entirely by hydrogen, a car park whose roof is fitted with a photovoltaic system, a new wind-powered generator, a solarpowered electrical bicycle, and a project for a train powered by photovoltaic panels. First prize was awarded to an organic carbon-powered photovoltaic cell, which is twice as efficient and half as expensive; tiles which reduce the amount of carbon dioxide emitted into the air also received a commendation. The quality of life sector focused on the formal and functional features of products, their economic traits, the reduction of environmental impact, improving user-friendliness, and enhancing communicative/interactive properties. The selected products were low consumption fridges, a bicycle designed to be less strenuous to peddle, multipurpose streetlamps, a very small electric vehicle, children's computers, a device designed to reduce electricity consumption in closed environments by drawing on outside light, a project for a sustainable urban neighbourhood, and an inner-city tricycle fitted with a large basket for holding objects, a software package for mobile phones capable of locating children wherever they are, and a suit for digitally reproducing people’s movements. First prize was awarded to a new material that fits tightly to the body and allows it 78 l’ARCA 226

A destra, g.BCIsys, g.tec Medical Engineering (Menzione Speciale Accessibilità), Brain Computer Interface che traduce in tempo reale le onde cerebrali in comandi per il controllo di un dispositivo prostesico per pazienti con patologie neurologiche degenerative che sono coscienti ma non in grado di muovere nessun muscolo.

Right, g.BCIsys, g.tec Medical Engineering (Commendation for Accessibility), Brain Computer Interface translating (in realtime) brain waves into commands for controlling a prosthesis for patients with degenerative brain diseases, who are conscious but cannot move their muscles.

Sopra, I-Garnment, Ydreams (accessibilità), progetto basato sulle comunicazioni via satellite e sviluppato per la protezione civile portoghese; garantisce l’efficienza delle operazioni di soccorso anche quando i canali di comunicazione terrestri non sono disponibili. Negli indumenti sono infatti integrati i sensori e l’hardware per le telecomunicazioni, per monitorare posizione e segni vitali, per trasmettere in tempo reale a un computer installato in una unità operativa locale.

Above, I-Garnment, Ydreams (accessibility), project based on satellite communications and developed for the Portuguese civil protection; ensure rescue operations are effective even when land communication channels are unavailable. Sensors and telecommunications hardware have actually been fitted to clothing to monitor position and vital signs connected in real-time to a computer installed in a local operating unit.

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Tech-Tile, Invent B&C (Menzione Speciale Sostenibilità), tegola in materiale plastico brevettata con capacità di produrre energia elettrica sfruttando la tecnologia fotovoltaica. Nell’accoppiamento di due tegole avviene simultaneamente l’unione sia meccanica sia elettrica. Grazie a un sistema di controllo e diagnostica, la tegola verifica la resa e le condizioni di lavoro e si autoesclude in caso di anomalia senza compromettere il funzionamento del sistema. Tech-Tile, Invent B&C (Commendation for Sustainability), tile made from a patented plastic material capable of generating electricity by means of photovoltaic technology. Bringing together two tiles creates a simultaneous mechanical and electrical union. Thanks to a control and diagnostics system, the tile checks the output and working conditions and cuts itself off in case of malfunctions without compromising the system’s smoothrunning.

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to breathe, but which can also stiffen up for protective purposes in case of traumatic bumps and bangs. The Fiat Group was also commended for its commitment to research and development into new technology. So how does the design and manufacturing scene outlined above fit into present day debate on design? The question may be posed from various viewpoints. First and foremost it highlights increasingly intricate and poignant relations between design and technology. To tell the truth modern and contemporary design has never taken the structural and production-related side of objects as the exclusive realm of engineering, but rather as a means of generating formal quality on a par with practical considerations, so that economic, communicative and performative values may be guaranteed by projects focusing on the pulchritudo adherens justified by classical aesthetics. Nowadays, however, increasing technological complexity tends to make design just one aspect of a product, inserting it in a process in which personal style and attention to user-friendliness come up against increasingly sophisticated technical aspects, which more often than not are incorporated in a project as components which are an end in their own right (software or nanotechnology). This introduces another factor in design: the designer. A recent book by Alberto Bassi, entitled Design anonimo in Italia, analysed old and new products whose designers are unknown, either because they are the product of research projects carried out inside companies or because they are the work of genuinely unknown designers (or, if they are known, they have been left out of the limelight). Classing these products as “traditionally anonymous”, genuinely “anonymous” and “anonymous designer products”, Bassi has called into question the very idea of “function”, such a key notion in 20th-century design, pointing out that it ought to be rethought in the light of the latest developments in manufacturing and design and also the different demands society now expresses. This takes us right into the thought-provoking realm of modern-day culture in the making. Nowadays it is not so much the market as society itself that calls for new functions from the most popular everyday objects, which no longer belong to the basic category of “consumer goods” but form their own realm in direct relation with environmental issues and different bonds between artifice and nature. The ritual side of artifice, around which last century constructed much of its thinking on architecture and design, must now take up new challenges, not intended to cancel it out but merely to ply it to new uses and new domains of collective behaviour. All this new input for studying modern-day design is clearly mirrored in Well-Tech’s operations and the prize it awards. The social purpose behind the design and manufacture of the implements of our everyday life (user-friendliness, energy saving), the attention to a “form” determining an object’s character and facilitating its relations to the user to the maximum, particularly in the most tricky instances, and indifference to the designer’s “name”, which has been replaced by the manufacturer’s and, in any case, relegated into the background compared to the overall value of the product, are actually the main features of this major enterprise, reverberating to the present-day period of profound cultural changes, whose most spectacular symptom is design itself. The problem needs to be gauged in terms of the aims of design, the purpose of objects and the different ways in which they are used. Low-tech products designed for a mass market must still rely on the supremacy of an aesthetic view of objects, often related to the designer’s own personal style. But the idea of sustainable design studied to facilitate product use to the maximum must not be confined to certain brackets of users: on the contrary, as Chiara Cantono points out, the head of the Well-Tech Watchdog Agency, it “is not just socially useful, it is also the only feasible form for the future”. Design’s future coincides with society’s in general, as has always been the case. Perhaps this ought to be our starting point for establishing its new status, something that really ought to be done now that increasingly wide cracks are opening up in old-fashioned 19th20th century definitions. The only mistake that must be avoided is to make these as-of-yet unclear guidelines into the foundations of a new “ideology” . Maurizio Vitta

Fuel Cell Hybrid, Vectrix (sostenibilità), maxi scooter ibrido elettrico con sistema Fuel Cell Protonex NgenTM da 500 W completamente integrato che ricarica continuamente le batterie. Fuel Cell Hybrid, Vectrix (sustainability), hybrid electric maxi scooter with 500 W Fuel Cell Protonex NgenTM system, which continuously recharges the batteries.

Sopra, The vOICe Technology (accessibilità) occhiali da sole con videocamera nascosta che registra immagini, le trasmette a un PC portatile di piccole dimensioni inserito in uno zainetto e le converte in segnali audio che trasmessi tramite auricolari inducono nei non vedenti una sensazione visiva fornendogli indicazione di ciò che li circonda. A destra, Pebbles, Telbotics (accessibilità), sistema di telepresenza che consente a uno studente ricoverato in ospedale o comunque impossibilitato a stare a scuola, di partecipare all’attività

didattica. Due robot T360, uno a scuola e l’altro presso lo studente, gli permettono di comunicare mediante un sistema di videocomunicazione. La testa del robot può ruotare seguendo gli spostamenti di chi è nell’aula, mentre un braccio robotico consente allo studente di chiedere la parola. Above, The vOICe Technology (accessibility), sunglasses with a hidden video camera recording images transmitted to a small portable PC incorporated in a backpack and converted into audio signals which, transmitted through earpieces, give blind

people visual sensations by providing indications about their surroundings. Right, Pebbles, Telbotics (accessibility), presence-monitoring system allowing students in hospital or unable to go to school to be involved in lessons. Two T360 robots, one at school and the other where the student is, allow the student to communicate on a video basis. The robot’s head can revolve to track the movements of people in the classroom, while a robotic arm allows the student to ask to speak.

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Ttower-Rotating Tower Technology, David Fisher, Fabio Bettazzi, Marco Sala (sostenibilità), edificio di 59 piani alto 250 m in cui ogni piano ruota indipendentemente dagli altri e genera il 30% dell’energia elettrica che gli è necessaria da fonti rinnovabili. Verrà realizzato a Dubai.

In basso, Parans, Parans Daylight (Menzione Speciale Provincia di Milano Qualità della Vita), sistema di illuminazione che cattura la luce solare dall’esterno e la ridistribuisce

all’interno delle stanze non esposte. E’ composto da 2 Sky Port da montare in posizione soleggiata sul tetto. In ogni Sky Port vi sono due lenti: una fissa sulla quale arrivano i terminali di 576 fibre ottiche per

ogni pannello e una mobile che permette di concentrare la luce solare sulla testa della fibra ottica. Bottom, Parans, Parans Daylight (Commendation from the Province of Milan

for Quality of Light), lighting system which captures sunlight from the outside and redistributes it around rooms not exposed to sunlight. It is composed of 2 Sky Ports to be placed on a sunny spot on the roof.

Sitto a sinistra, OPV Technology, Global Photonic Energy Corp. (1° Premio Sostenibilità), celle fotovoltaiche organiche, in cui il silicio è sostituito dal carbonio che le rende leggere, flessibili, economiche e trasparenti. In basso, Emiloc, CRIM Lab (1° Premio Accessibilità), capsula robotica ingeribile in grado di diagnosticare precocemente patologie gastrointestinali a livello premaligno. E’ in grado di muoversi in modo attivo e indolore all’interno del tratto intestinale grazie a 8 “zampe”, è equipaggiata con telecamera e sistema di illuminazione autonomo e consente l’acquisizione di immagini endoscopiche di alta qualità.

Each Sky Port has two lenses: a fixed lens fitted with the 576-fibre optical terminals for each of the panels and a mobile lens allowing sunlight to be focused on the optic fibre head.

Ttower-Rotating Tower Technology, David Fisher, Fabio Bettazzi, Marco Sala (sustainability), 250metre-high 59 storey building. Every storey of the building revolves independently from all the rest to generate 30% of the electricity required from renewable sources. It will be built in Dubai.

Sopra la tuta da sci Spyder e in alto, particolare del materiale con cui è realizzata, il d3o Technology (1° premio Qualità della Vita), composto da speciali molecole che assorbono l’energia generata da un impatto violento e lo trasformano in un rigido scudo protettivo.

Left, OPV Technology, Global Photonic Energy Corp. (1st Prize for Sustainability), organic photovoltaic cells, in which silicon has been replaced by carbon to make them lighter, flexible, cheap and transparent. Below, Emiloc, CRIM Lab (1st Prize for Accessibility), digestible robotic capsule which can make early diagnoses of pre-malignant gastro-intestinal illnesses. It can move actively and painlessly inside the intestine thanks to 8 “paws” and is fitted with a TV camera and autonomous lighting system so that it can obtain high-quality endoscopic images.

Above, the Spyder ski suit and, top, detail of the material it is made of, d3o Technology (1st Prize for Quality of Life), composed of special molecules which absorb the energy generated by any kind of violent impact and convert the suit into a stiff protective shield.

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3° ex aequo -Luis Ibarlucía e César Jaimes -Juan José Vicario e Juan Ignacio Meoz

Committente/Client: Sociedad Central de Arquitectos

Menzioni/Mentions -Tom Payne (con Carlos Ventin, Chris Hall y Peter Berton) -Flora Manteola (con Javier Sánchez Gómez, Josefa Santos, Justo Solsona, Carlos Sallaberry y Damián Vinson) -Alberto Varas (con Julián Varas). -Pablo Rozenwasser e Valeria Migueles -Rolando Schere e Jorge Moscato

Italia/Italy – Porto Viro (Rovigo) Il fiume e la città Riqualificazione paesaggistico ambientale e riuso strategico, finalizzato alla fruizione turistico ricreativa, delle aree coinvolte e degli anbiti limitrofi ad esso connessi. L’Amministrazione Comunale nella nuova e fondamentale prospettiva di politica urbanistica e di governo del territorio a medio e lungo termine, intende riqualificare l’area del Collettore Padano Polesano, ricadente sul territorio di Porto Viro, a partire dal centro urbano fino al suo punto terminale a ridosso del Po di Levante, per una lunghezza complessiva di circa 8,5 chilometri The River and the City Competition for the environmental requalification and the strategic re-use, with touristic and leisure functions, of the area around the Collettore Padano Polesano along the Po river for a length of 8.5 Km

1° Gianfranco Franchi, Giuseppe Lunardini (Franchi Lunardini partners), Irene Benvenuti, Gianluca Bacci (G2BA Architetti Associati), Giannicola Bacci (G2BA Architetti Associati), Paola Cioni, Gianni Sani 2° Sonia Sorgon, Sandra Squizzato, Bathseba Gutmann, Davide Ferro 3° Giovanni Casazza, Giorgio Berganton

Committente/Client: Comune di Porto Viro 1°

Argentina – Buenos Aires

Vincitore/Winner Dieguez Fridman arquitectos & asociados (Tristán Diéguez, Axel Fridman), Collaboratori: María Carranza, Mauro Accattoli, Odile L’Hardy, Manuela Sartirana, Diego Ferreiro, Julia Nowodworski

Università di Buenos Aires Concorso pubblico per la progettazione preliminare dell’edificio della Facoltà di Psicologia dell’Università di Buenos Aires University of Buenos Aires Competition for the preliminary project of a building for the Psychology Faculty at Buenos Aires University Committente/Client: Sociedad Central de Arquitectos di Buenos Aires

COMPETITIONS

CCB - Centro Cultural Bicentenario Concorso internazionale per la futura sede del CCB - Centro Cultural Bicentenario della Repubblica Argentina da realizzarsi nell’antico Palazzo delle Poste di Buenos Aires CCB – Bicentenary Cultural Centre International competition for the project of the future headquarter of CCB-Centro Cultural Bicentenario of Argentina Republic, to be realized in the former National Mail Service Building in Buenos Aires

Vincitore/Winner Enrique Barés, Federico Barés, Nicolás Barés, Daniel Becker, Claudio Ferrari y Florencia Schnack; Collaboratori: Arq. Fernando Belazaras, Santiago Castorina, Andres Francesconi, Lizet Jo Blenke, Marco Macrelli, Pedro Peña y Lillo, Socorro Sánchez Janeiro, Pablo Esteban Dal Pra, Pablo Martín Avincetto, Martín Barreneche, Leandro Carneval Bazan, Juan Ignacio Derrasaga, Mireya Guardiola Minguez, Facundo López, Fermín Pereyro, Lila Scalise

+ europaconcorsi

COMPETITIONS + europaconcorsi

Argentina – Buenos Aires

Spagna/Spain – Bilbao

Progetti Selezionati/Selected Projects: Fernando Pérez Cano: Transverso; Christine Bayle, Laurence Garfield, Nic Grove, Architectonia: Mira!; Ex-Studio: Alfombra Vegetal; Lur Paisajistak: El Baile de las Brujas; Ikiru Paisajistak: Jardin de Txakoli; Adriana Sanz: Plantas Trepadoras; La Cubitera y Jeip Jardineria: Contraste; Guillem Planchadell: Entre la tierra y el mar; Bruno Garnerone, Julien Lecomte, Franck Rezzak: The Fovea Garden; Cazemier&Vankempen: Trash Mountain; Atelier Le Balto: Altiplanicie; Consuelo Velazquez, Gema Pérez, Laura Sanz, Sonia Delgado, Nadia Agurto, Mayte Jurado: Mira, Toca, Escucha…Siente; Nemogruppo: TP-Orgofonohm 2000 (nella foto/in the image); Abar: Shine On, You Secret Diamond; Etep Studio: Fe y Oxigeno; Giuseppe Spoto, Nicola Lo Calzo: Giardino In-spirato; Sibila Jksic, Groupe Signes, Ngoc Varoqui: Une Fleur dans un jardin; Les Chrotomis: Melodis Chrotomis; Robinson Landscape: Rus et Urbe; Palmett Team: Sin Titulo

Bilbaojardin-1° Concorso dei Giardini Concorso per l'ideazione e realizzazione di 20 giardini da collocarsi, come isole urbane, in diverse zone della città ed arricchire un contesto, in qualche sua parte, piuttosto povero Bilbaojardin-1st Gardens Competition Competition for the design and realization of 20 gardens to be located, as urban islands, in various areas of Bilbao to enrich the context that is, somewhere, a bit poor Giuria/Jury: José Luis Sabas Olabarria, Maria Victoria Riol Rojo, Beatriz Marcos Gonzalez, Jon Sustatxa Diaz, Jon Aritz Bengoetxea Donaire, Fernando Basañez Ryan, Jon Andoni Zarate, Artur Bossy Committente/Client: Fundación Bilbao 700-III Millenium Fundazioa - www.bilbaojardin.com

Vincitore/Winner 3LHD Architects (Sasha Begovic, Marko Dabrovic, Nives Krsnik, Silvije Novak, Tatjana Grozdanic Begovic, Margareta Spajic, Krunoslav Szoersen); Collaboratori: Irena Mazer, Ljerka Vuèic

Croazia – Zagabria Business Tower Concorso internazionale per la progettazione di una torre per uffici da realizzare nel centro della città Business Tower International competition for the design of a Business Tower to be realized in the centre of the city

Taipei National Kaohsiung Performing Arts Center Progetto per la realizzazione del National Kaohsiung Performing Arts Center. Il programma prevede la costruzione di un compleso destinato a ospitare il National Theater e la National Concert Hall, così come altre strutture per le arti, nonché ristoranti, negozi e parcheggi National Kaohsiung Performing Arts Center Competition for the realization of National Kaohsiung Performing Arts Center. The brief asks for the construction of a complex hosting the National Theater and the National Concert Hall, with other structures dedicated to the arts, restaurants, shopping areas and parking spaces Giuria/Jury: Mei Cheng, Pao-The Han, Po-Yun Hsu, Toyo Ito, Chaolee Kuo, Ming Cho Lee, Mohsen Mostafavi, Adèle Naudé Santos, Philip Ursprung, Mirko Zardini Committente/Client: Council for Cultural Affairs

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1° Francine Houben (Mecanoo), Nuno Fontarra, Friso van der Steen, Nicolò Riva, Manfredi Valenti, Brett Albert, Sander de Boer, Frederico Francisco, Ramiro Amor, Joost Verlaan, Sunmin Wang, Ines Ferreira, Sunming Lee 2° Zaha Hadid, Hung-an Yeh, SURV Associates 3° Kiyoshi Sey Takeyama, Amorphe 1° Menzioni/Mentions -Kris Yao, Artech Architects, Yin-Pao Chan (Stonehenge Architects International), Tzuai Alvin Chou (Chien Architects & Associates), Willy Yu Architect -Weber (Weber + Hofer AG), Ricky Liu Associates Architects + Planners Finalista/Shortlisted Takeshi Hagiwara (Takenaka Corporation)

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COMPETITIONS + europaconcorsi

USA

Vincitori/Winners

La Città del Futuro L’History Channel , canale tematico statunitense dedicato alla storia, ha sfidato ingegneri e architetti a immaginare “La Città del Futuro” . Attraverso tre competizioni, promosse rispettivamente a New York , Chicago e Los Angeles , i progettisti sono stati invitati a produrre il progetto visionario della propria città immaginata fra 100 anni che, come le meraviglie architettoniche delle civiltà passate, abbia la capacità di resistere nei secoli City of Future History Channel, the USA theme channel dedicated to history, challenged engineers and architects to devise a “City of the Future”. Through thre competitions, respectively for New York, Chicago and Los Angeles, the designers have been invited to present a visionary project of their city imagined as it will be in the next 100 years which, as the architectonic wonders of the past, can resist the passing of the centuries

A- New York City of Future Studio ARO B- Los Angeles City of Future Eric Owen Moss C- Chicago City of Future UrbanLab

LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE

Carmelo Strano

Impronta di luce come sindone Imprints of Light like the Turin Shroud

S

empre sorprendente l’ormai statunitense Iole Alessandrini specialista di ambienti di luce. Dalla Sacra Sindone di Torino (Sacred Shorud) ha tratto il titolo per un suo “gioco” di luce: Shroud. Con fotografia e laser l’artista cattura l’impronta umana prodottasi sul piano luminoso. E così ha dato luogo a un’altra mostra intitolata per l’appunto La Luce alla Ballard Fetherstone Gallery di Seattle. Al vernissage l’artista ha fotografato le immagini che si producevano quando la gente attraversava i piani luminosi. Ne uscivano figure tridimensionali ma schiacciate, di forte effetto emotivo e di grande interesse formale. Dei ritratti intriganti che i ritrattati acquistavano sotto forma di cartolina.

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he adopted American Iole Alessandrini, an expert in lighting environments, never fails to surprise us. She has named her “interplay” of light after the Sacred Shroud in Turin, aptly naming it the Shroud. The artist has used photography and lasers to capture the human imprint left on a luminous plane. And so she has created another exhibition entitled La Luce being held at the Ballard Featherstone Gallery in Seattle. The artist has photographed the pictures produced when people cross luminous planes. This has create squashed three-dimensional images producing powerful emotional effects of great stylistic interest. Intriguing portraits sent to their subjects in the form of postcards.

Committente/Client: History Channel A

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nonym. Questo è il titolo di una mostra tenutasi recentemente a Francoforte. Cos’è anonimo? Le opere esposte erano senza firma nel senso che gli autori non hanno voluto rivelarsi. Non basta: anche i curatori si sono coperti di anonimato. Una sfida? Una provocazione etica? Un non sense? Un comportamento neodadaista? A pensarci bene i padri del dadaismo ne avrebbero invidia: hanno pensato a tante cose provocatorie ma non hanno determinato azzeramento dell’arte, o non senso, con l’evitare di firmarsi. Ma intanto quale può essere la reazione del pubblico che, entrando in galleria, vede delle opere ma nell’assenza assoluta di divismo e di culto della personalità. Può il pubblico fruire dell’opera ugualmente e con la stessa completezza che se si conoscesse l’autore delle opere? Sì, ma non allo stesso modo. Il problema non è tanto il fatto che salta il principio romantico del genio. È che salta il culto della personalità, il senso della paternità, dell’appartenenza, salta l’interesse a sapere a chi attribuire tanta bravura o tanta incapacità. Insomma, chi esalto o, al contrario, con chi me la prendo? Vedere un’opera significa anche, pur se quasi sempre in via involontaria e implicita, misurarsi con chi l’ha fatta, entrare in rapporto dialettico con l’autore. Ed è un rapporto dialettico che si acuisce, acquista maggior significato e maggiore tensione se i protagonisti del dibattito sono dichiarati. Che gusto potrei provare, infatti, a misurarmi con una cosa anonima? Sarebbe come fare un duello con una cosa anziché con una persona. Scema il pathos, cala l’intensità del coinvolgimento. Se compro un paio di scarpe, a meno che non pretenda una griffe importante, mi accontento benissimo dell’anonimato e compro quelle che mi piacciono di più, quelle la cui esteticità risponde alle mie aspettative di gusto. Qualcuno avrà disegnato quelle scarpe ma non mi importa saperlo, a meno che, ripeto, io non voglia esibire Armani o Prada.

Che poi, a ben pensarci, Armani o Prada non vogliono dire tizio e c aio. Insomma, anche in questo caso più che ostentare una griffe non posso, perché non mi è dato conoscere il vero designer la cui opera lo stilista famoso ha fatto propria. Di tanto in tanto ci sono state proposte di livellamento dell’aura artistica ma il risultato è stato sempre una ripercussione sul nome di chi aveva avanzato la proposta. Ricordo un vecchio amico, l’artista Eugenio Barbieri, che, sul finire degli anni Settanta, assieme alle sue sculture in caucciù mutabili a piacimento del fruitore, proponeva delle poesie mutabili. Intendeva abbassare il senso del culto della personalità invitando la gente a manipolare le proprie poesie riscrivendone altre usando liberamente le parole trovate nelle poesie. Ovviamente il pubblico non si misurava con le poesie di un anonimo ma con le poesie di Barbieri col quale entrava in gara. Peraltro, qualunque azione provocatoria o gesto eclatante risulterebbero inefficaci se non si conoscesse il nome del suo autore. Che misera sorte avrebbero avuto il ready-made Orinatoio o la Merda d’artista se non avessimo conoscenza di Marcel Duchamp e di Piero Manzoni! Inoltre, l’arte è deputata a creare miti e la gente ha bisogno di miti. Potremmo ipotizzare il mito di Andy Warhol senza Warhol? Peraltro se una volta tra segno e mito quest’ultimo legittimava il segno oggi è il segno (espressivo) che legittima il mito. Questo fatto ci fa dire che la pretesa di detronizzare il nome, la firma è stata sempre un’utopia ed oggi è un’utopia pallida. Dato che è il segno che determina il mito, se esso perdesse il collegamento col nome e la firma sarebbe ben poca cosa e non avrebbe più la capacità di legittimare questi piccoli miti appena citati. Le utopie sono sempre utili. Ma in c asi come questo della mostra “anonym” esse non portano da nessuna parte.

“A

nonym” is the name of an exhibition recently held in Frankfurt. So what is “Anonym ”? The works on display had no signatures on the m , because their creators did not want to reveal their identity. But that is not all: even the curators re m ained anonymous. Was this a challenge? An ethical provocation? A non-sense? Neodadaist behaviour? Come to think of it, the fathers of Dadaism would have been envious: they thought up plenty of provocative ideas but never actually cancelled out art (or non-sense ) by forgetting to leave their signatures. So how would the general public react when they entered galleries and saw works which rejected any kind of heroworship or artist-worship? Would the general public be able to enjoy the works as much without knowing who the artists were? Yes, but not in the same way. The problem is not so much that the romantic idea of genius is left out of the picture, it is the lack of personality, feeling of paternity or belonging, the not knowing who deserves credit for so much talent or lack of it. In other words, who I need to praise or, alternatively, blame. Seeing a work inevitably means (if only involuntarily and implicitly) measuring up to its creator, entering into dialectical relations with the creator. And dialectical relations like this are more meaningful and loaded with tension if we know who the people involved are. What would be the point in measuring up to something anonymous? It would be lik e having a duel with a thing rather than a person. There would be no pathos and much less e motional involve m ent. If I a m buying a pair of shoes, unless I want designer shoes I am quite happy to buy those I like the look of and which meet my aesthetic expectations, names do not come into it. Somebody must have designed the shoes in question, but I am not interested in who, unless (I say again) I want to show off m y Ar m ani or Prada

footwear. But then, com e think of it, Armani and Prada really means Tom, Dick or Harry. In the end, all I can do is show off a label because I do not really know who actually designed these famous-brand shoes. Every now and again there have in fact been attempts to dim the artistic aura, but it has inevitably ended up reverberating on the name of the person who made the suggestion. I can remember an old friend, the artist Eugenio Barberi, who, in the late-1970s, accompanied his rubber sculptures, which could be altered by users, by “ adjustable ” poems. He set out to reduce the artistworship by inviting people to manipulate their own poems by writing others making free use of the words found in the poems themselves. Obviously the general public did not measure up to the poetry of some unknown but with Barbieri’s poems, in some sense competing with them. After all, any action or startling gesture would turn out to be ineffective unless we did not know the artist’s name. The famous ready-made Urinal or Artist’s Shit would have had no impact if we had not known they were the work of Marcel Duchamp or Piero Manzoni! Moreover, art is supposed to create legends and people need legends. Could we even i m agine the myth of Andy Warhol without Warhol? Whereas in the past it was the myth that justified the sign, nowadays it is the ( expressive ) sign that justifies the myth. This makes us think that the idea of dethroning the na m e or signature has always been a utopian dream, and a very faint one at the present. Seeing as it is the sign that determ ines the myth, if a myth were to lose its ties to the name or signature it would not be worth much and could no longer justify the minor legends mentioned above. Utopias are always useful. But, in cases like this “anonym ” exhibition, they get us nowhere.

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Expo Internazionale Zaragoza 2008 Saragozza, quinta città della Spagna e capitale della regione dell’Aragona, ospiterà dal 14 giugno al 14 settembre del 2008, l’Expo Internazionale che disporrà di un’area di 25 ettari, nella valle dell’Ebro a ovest della città. “L’acqua e lo sviluppo sostenibile” è il tema generale della manifestazione che si pone come importante punto di passaggio tra le Esposizioni Universali di Aichi (2005) e Shanghai (2010) e le rispettive tematiche affrontate “Saggezza della natura”, la prima, e “Città migliore, vita migliore”, la futura. Argomento di sempre più urgente e focale attualità, l’acqua verrà declinata in tre sottoinsiemi, “Acqua, una risorsa rara”, “Acqua per la vita”, “Paesaggi dell’acqua” e in un quarto trasversale “Acqua, elemento di unione tra i popoli”. Il sito dell’Expo è integrato nel Parco metropolitano dell’acqua, un grande polmone di verde a soli 20 minuti a piedi dal centro urbano. L’inserimento nel paesaggio, il rapporto con il corso del fiume e con l’elemento naturale, il ricorso a tecnologie e materiali rispettosi dell’ambiente sono le linee che hanno guidato i criteri di progettazione dell’insieme. Una zona centrale si struttura in diversi livelli che degradano fino al fiume. Un padiglione ponte ne individua l’accesso a sud. Progettato da Zaha Hadid con Ove Arup, questo elemento architettonico particolarmente emblematico, come nello stile della progettista anglo-irachena, oltre a facilitare l’ingresso pedonale per i visitatori che arrivano dalla città e dalla stazione intermodale, ospita una delle mostre in programma “L’acqua, una risorsa unica”. Gli altri padiglioni tematici sono rappresentati dalla Torre d’acqua, edificio di 78 metri completamente vetrato opera dello studio MC con Enrique de Teresa, che ospita la mostra “Acqua per la vita” e l’Acquario fluviale, realizzato dalla società Coutant Acuariums diretta da Philippe de Lacaze, dove è allestita la mostra “I Paesaggi d’acqua”. Il paesaggio dell’expo è invece vivacizzato da sei piazze tematiche, sorta di istallazioni dedicate ad altrettanti temi: ispirazioni acquatiche, acqua estrema, sete, acqua e energie, acqua e città, acqua condivisa. Due sono i padiglioni istituzionali, quello della Spagna, progettato da Francisco Mangano dove è allestita la mostra “Acqua e innovazione” e quello d’Aragona, progettato da Olano y Mendo Architects, con una mostra sulla regione e sul suo rapporto con le risorse idriche. I padiglioni dei Paesi partecipanti, attualmente 75 tra cui Italia, Principato di Monaco, Svizzera, Germania, Belgio, Russia, Cina, Algeria, Marocco, Corea del Sud, ognuno dei quali esporrà il proprio impegno rispetto al tema dell’Expo, sono invece riuniti per aree ecogeografiche: ghiaccio e neve; oasi; montagne e altopiani; praterie, steppe e savane; foreste temperate, foreste tropicali, grandi fiumi e pianure alluvionali; isole e coste. Profilo frammentato e ricca articolazione nello sviluppo delle facciate per il nuovo Palazzo dei Congressi attrezzato con un auditorium di 1.450 posti e pensato per ospitare diversi tipi di manifestazioni. Fluvi, una goccia d’acqua che riprende il concetto di trasparenza e fluidità di tutta l’Expo, è la mascotte che Sergi López ha disegnato per Zaragoza 2008. Elena Cardani

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From June 14th to September 14th 2008, the fifth largest city in Spain, Zaragoza, will host an International Exposition that will be laid out over a 25-hectare area in the valley of the Ebro, which lies west of the city. The general topic of the show is “Water and sustainable development”, and marks an important link between the Universal Expositions of Aichi (2005) and Shanghai (2010), and the themes the two events deal with, respectively “Wisdom of nature” and “Better cities, better life”. The theme of water, which is more and more urgent and topical, will be expounded in three sections: “Water, a rare resource”, “Water for life”, Water landscapes”. A fourth section is to deal with “Water, a uniting element among nations”. The Exposition site is integrated in the metropolitan Water Park, a great green lung that can be reached on foot in 20 minutes from the city center. The guidelines for the planning of the ensemble were its insertion in the landscape, its relation to the river course and with natural elements, and the use of technologies and materials that are not harmful to the environment. A central area is structured on various levels that slope downwards towards the river. A bridgepavilion provides access to this area from the south. Designed by Zaha Hadid with Ove Arup, this architectural element, which is especially symbolic – in the EnglishIraqi planner’s style – not only affords a convenient entryway for visitors coming from the city and the intermodal station, but also hosts one of the exhibitions: “Water, a unique resource”. The other thematic pavilions are the Water Tower – a totally glazed, 78-meter-high building by the MC studio jointly with Enrique de Teresa – which will host the show “Water for life”, and the River Aquarium designed by the company Coutant Acuariums, headed by Philippe de Lacaze, where the exhibition “Water landscapes” is to be held. On the other hand, the layout of the exposition is enlivened by six thematic squares, which are like installations devoted to the same number of themes: aquatic inspirations, extreme water, thirst, water and energy, water and cities, shared water. There are two institutional pavilions: one for Spain, planned by Francisco Mangano, where the show “Water and innovation” is presented, and one for Aragon, designed by Olano y Mendo Architects, with a show on the region and its relationship with water supplies. The pavilions related to the participating countries, which currently amount to 75, including Italy, the Principality of Monaco, Switzerland, Germany, Belgium, Russia, China, Algeria, Morocco, and South Korea, are laid out according to their ecogeographical areas: ice and snow, oases, mountains and highlands, grasslands, steppes and savannahs, temperate forests, tropical forests, great rivers and alluvial plains, islands and coasts. Each of these countries will expound its own commitment to the Expo’s theme. The Congress building presents a fragmented profile and an animated façade development; it features a 1,450seat auditorium meant to host different sorts of events. Fluvi, a drop of water that picks up the thread of the Expo’s whole concept of transparence and fluidity, is the mascot that Sergi López designed for Zaragoza 2008.

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2 1. Vista aerea dell’area dell’Expo (foto, gennaio 2007) Aerial view of the Expo site (image, January 2007) 2. La Torre dell’Acqua The Water Tower 3. L’installazione nella Piazza Tematica “Acqua Estrema” Installation in the Themed Plaza “Extreme Water” 4. Acquario Fluviale River Aquarium

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5. Viste del Padiglione Ponte/Views of the Bridge Pavillion 6. Viste del Padiglione d’Aragona Views of the Pavillion of Aragona 7. La passeggiata all’esterno dell’area dedicata ai Padiglioni Internazionali The walkway outside

the area dedicated to International Pavillions 8. Vista aerea del sito con le Piazze Tematiche Aerial view of the site with the Themed Plazas 9. Palazzo dei Congressi Convention Centre

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Nuovi spazi culturali Act Up in Milan L’edificio, posto a Milano Bovisa, si presenta come una nuova struttura che però conserva l’originario aspetto delle case della periferia urbana semindustriale. Act Up, una nuova sede per iniziative culturali ricreative, offre soluzioni per molteplici funzioni ed è integrato da servizi tecnico-logistici per la realizzazione di attività lavorative e ricreative. Grazie a un network di collaboratori, Act Up è in grado di fornire servizi di progettazione e realizzazione di allestimenti speciali. Il vecchio stabile presentava un corpo principale semplice e ordinato al quale nel tempo erano stati aggiunti corpi più bassi sui due lati, nati senza un progetto unitario ma in grado di soddisfare velocemente necessità di ampliamento degli spazi di lavoro. Il corpo principale forma la testata di una serie di case a cortina sulla via, costruite originariamente con caratteristiche simili e volumi allineati. L’intervento strutturale ha previsto la conservazione del corpo principale, alzando la parte centrale del sottotetto con un volume vetrato e la ricostruzione del laboratorio e compattando i volumi e dando ordine alle aperture. Il tutto, all’insegna della semplicità e dello sfruttamento della luce. La luce naturale è protagonista. Gli spazi sono configurati dalla qualità e quantità di luce che ricevono. Il complesso è distribuito e praticabile su più livelli e ha una capacità ricettiva di circa 350-400 persone. Le aree espositive sui due livelli sono direttamente collegate attraverso una scala rettilinea a rampa autoportante, elemento strutturale di notevole impatto visivo: una sorta di scultura aerodinamica che punta verso l’alto e riceve luce nell’ampia apertura ricavata nella soletta.

This building, located in Milan’s Bovisa district, is a new structure which, however, has kept its original appearance as a building in a semi-industrial suburban area. Act Up , a new headquarters for recreational cultural initiatives, is highly functional and is integrated by technical-logistic services for the implementation of activities related to work and recreation. Thanks to a network of consultants, Act Up is able to supply services for the planning and implementation of special layouts. Through time, the old building, which consisted in a simple main body, was extended with the addition of two lower structures on its sides. The latter were not built according to a homogeneous plan, as they were meant to meet immediate requirements for extra work space. The main body marks the beginning of a series of houses along the road, all of which originally presented similar characteristics and aligned volumes. The structural work involved maintaining the main body by raising the middle part of the attic by means of a glazed volume, and rebuilding the laboratory, giving the volumes a more compact form and arranging the windows in an orderly sequence. All of this is meant to afford a simple look and make the best use of natural lighting, which is the protagonist of the project, as the various rooms are laid out in relation to the quality and quantity of light they can receive. The complex is distributed on various levels and can hold 350-400 people. The display areas on two levels are directly connected through a straight flight of stairs that appears to hang from above: this structural element affords a remarkable visual impact, as it appears as a sort of aerodynamic sculpture that points upwards and is lit by a wide opening at the top.

Reinterpretare il passato industriale In Valenciennes

Al Forte Saint Jean In Marseilles

Progetto: Louis Paillard

Progetto: Rudy Ricciotti

Il confronto tra un’architettura industriale di glorioso passato e spazi dedicati alla creazione contemporanea rappresenta il dato da cui si è sviluppato il progetto di trasformazione degli ex uffici di Usinor-Sacilor, gruppo leader nel settore della siderurgia, nella moderna sede della Scuola superiore di Belle Arti di Valenciennes. Louis Paillard, selezionato su una rosa di 38 progettisti, ha creato ambienti contemporanei pur rispettando l’importanza storica dell’edificio e rimanendo nei limiti di un budget di 4 milioni di euro programmato dalla committenza. L’intervento si è articolato all’interno dell’edificio industriale, emblema della storia della città, svuotandolo interamente e conservando pressoché intatta l’architettura esterna. La situazione di partenza offriva le condizioni ideali per la trasformazione in una scuola: oltre 6.000 metri quadrati distribuiti in uno spazioso piano terreno, due ampi piani superiori e un livello sottotetto, il tutto circondato da 180 finestre. Architettura ricca di materiali, dal mattone delle facciate, ai solai in legno, muri e pilastri in cemento, e una struttura metallica per la parte più recente. Altezza dei volumi interni di circa 3,40 metri. Il progetto di Paillard si muove sull’idea di creare delle sensazioni, degli ambienti calorosi e sorprendenti, contrastati e anche paradossali. Il budget è stato considerato nel registro di una economia “estetica” che è consistita nel lasciare gli spazi destinati all’insegnamento completamente bianchi e totalmente neutri, dando invece risalto e vivacità ai cinque ambienti per le attività comuni. L’uso del colore e di materiali industriali interpretati in una logica low-tech arricchiscono con note disincantate e conviviali, e un design di impronta contemporanea, gli spazi della caffetteria, della biblioteca, dell’anfiteatro, della galleria d’arte e dell’atrio d’ingresso.

In attesa dell’inizio dei lavori per la realizzazione del Mucem, Il Museo delle Civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia, il sito del Forte Saint Jean e del molo J4, dove verrà realizzato il Museo, non rimangono muti spettatori. Grazie a un programma di interventi promossi dal Ministero della cultura e della comunicazione viene prefigurata quella che sarà la futura attività scientifica e culturale del Mucem. Un’antica caserma è stata trasformata in uno spazio per esposizioni temporanee dedicato a Georges Henri Rivière, dove è attualmente in corso la mostra “Trésors du quotidien? Europe et Méditerranée”, fino al 24 settembre. L’elemento di maggior rilievo è però la torre d’accesso al Forte Saint Jean, una rivisitazione contemporanea delle torri d’assalto medievali firmata da Rudy Ricciotti – l’architetto a cui si deve anche il progetto del Mucem – in collaborazione con Roland Carta. Si tratta di una struttura temporanea che si innalza dalla spianata del molo J4 fino alla piazza d’armi, coprendo il dislivello di 17 metri dei bastioni del forte. Una struttura portante in metallo contiene la gabbia centrale dell’ascensore e una scala che le si avvolge intorno. Riprendendo il linguaggio dell’architettura militare del passato, il rivestimento esterno è realizzato in legno e interrotto da fenditure che permettono ai visitatori di godere di suggestivi scorci sul mare. Arrivati in cima alla torre, il percorso si conclude con una passerella in legno e metallo che attraversa il vuoto del fossato per raggiungere la piazza alta del forte Saint Jean.

A project for the conversion of an office building that formerly belonged to Usinor-Sacilor – a leading group in the ironworking sector – into a modern structure for the Fine Arts School of Valenciennes offers the opportunity to reflect upon how an industrial architecture with a glorious past can be transformed into space devoted to contemporary creation. Through respect for the historical importance of the building and within the limits of the 4,000 euros allocated by the customers, Louis Paillard – who was selected among 38 planners – is the one who created this contemporary space. An emblem of the city’s history, the exterior of the industrial building was left virtually untouched, while the conversion work was carried out in the interior, which was totally emptied. From the very start, the interior offered ideal conditions for its transformation into a school: over 6,000 square meters distributed over a spacious ground floor, two roomy stories and an attic, all surrounded by 180 windows. Rich materials form the architecture, from the brick of the façades to the wooden frames, the cement walls and pillars, and a metal structure for the most recent part of the building. The height of the interior volumes is about 3,40 meters. Paillard’s project stems from an idea of creating feelings through welcoming, surprising, and contrasting rooms that are also paradoxical. An “esthetic” economy was adopted due to the limited budget: the spaces devoted to teaching were simply whitewashed and left totally neutral, while the five rooms allocated for common activities were rendered more lively. On a disenchanted, convivial note and with a contemporary design, the areas for the cafeteria, library, amphitheater, art gallery and entrance hall were enriched by a use of color and industrial materials that were interpreted through a low-tech logic.

Awaiting the beginning of works for the building of the Muceum – the Museum of European and Mediterranean Civilizations in Marseilles – the site where the museum itself will rise, which comprises Fort Saint Jean and the J4 dock, is not just sitting there like a silent spectator. Thanks to a schedule of events promoted by the Ministry of Culture and Communication, the Muceum’s future scientific and cultural activity is already being prefigured. An old barracks was converted into space – devoted to Georges Henri Rivière – for temporary exhibitions. Here, the show “Trésors du quotidien? Europe et Méditerranée” is currently under way and will be open through September 24th. The main feature of the ensemble is the tower affording access to Fort Saint Jean, a contemporary interpretation of medieval assault towers signed by Rudy Ricciotti – the architect who also devised the plan for the Muceum – jointly with Roland Carta. This is a temporary structure that rises from the level platform of the J4 dock up to the parade ground, covering the 17-meter drop of the fort’s bastions. A metal bearing structure holds the central elevator shaft and a staircase winding around it. Picking up the language of past military architecture, the exterior covering is in wood, and is interrupted by slits that allow visitors to enjoy suggestive views over the sea. At the top of the tower, the itinerary comes to an end with a wood and metal walkway that crosses the emptiness of the moat, reaching the high square of Fort Saint Jean.

Viste del nuovo spazio per iniziative culturali Act Up a Milano Bovisa. A destra, piante del piano terra e del primo piano.

Samuel Dhote

The façade of the Fine Arts High School, Valenciennes. Below, left, view of the cafeteria; right, the hall and the library.

Oliver Amsellem/EMOC

La facciata della Scuola Superiore di Belle Arti di Valenciennes. Sotto a sinistra, scorcio della caffetteria; a destra, l’atrio e la biblioteca.

Views of the new cultural centre Act Up, in the Bovisa neighbourhood in Milan. Right, plan of the ground floor and plan of the first floor.

90 l’ARCA 226

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Moto aleatorio In Eze

Viabilità e spazio urbano In Galliate

Progetto: Calori, Azimi, Botineau

Progetto: Antonio Lazzaretto e Francesco Marmo

Una stecca di 6 appartamenti concepita come un’opera di ingegneria civile, incastonata da un lato nella roccia e proiettata a sbalzo nel vuoto verso il mare, quasi fosse una grande trave “abitata” che si stacca dal suolo in conformità alla geografia del sito. Siamo a Eze, nel tratto di costa a strapiombo sul mare che corre tra Monaco e Nizza, un luogo denso di luce, panorami e contrasti: la montagna brulla e rocciosa alle spalle e la solare e infinita distesa della grande bleu. Sedotti dal paesaggio e avvezzi a queste geografie, i componenti dello studio CAB (Calori, Azimi e Botineau) di Nizza hanno risolto il tema di progetto integrando le peculiarità del luogo. Giocando sugli scarti di livello concessi dal terreno, sulle suggestive viste panoramiche, sulla luce, la natura e i favori del clima mediterraneo hanno disegnato una stecca composta da tre simplex di due locali e tre duplex di tre locali, serviti da una passerella-ballatoio a cielo aperto. Rielaborando la tipologia tipica delle residenze a picco sul mare, sul lato a monte vengono organizzati gli ingressi. Il piano coperture è trattato come una quinta facciata in linea con l’orizzonte che quasi a prolungamento della strada offre un ampio belvedere. Sul lato a valle, verso il mare, l’insieme si struttura in piani aggettanti protetti da un sistema di persiane pieghevoli, regolabili in base alle esigenze degli occupanti. Si viene così a definire una pelle continuamente mutevole e vibrante che protegge con leggerezza le facciate completamente vetrate rivolte verso sud e proiettate sul paesaggio con la serie di terrazze e bow window che prolungano gli ambienti interni. Piano copertura/belvedere dalla strada d’accesso, percepibile in linea con l’orizzonte, dinamica filante delle persiane metalliche che dominano il mare con le composizioni aleatorie delle diverse configurazioni, dal lato opposto. Se chiuse le persiane filtrano la luce, creano una calma penombra e schermano le ampie vetrate, aperte formano un brise soleil nella parte alta, mentre in quella bassa gli elementi ripiegati, nascondono la vista della strada a valle. Essendo concepite in moduli autonomi, le persiane offrono un gran numero di posizioni possibili che permettono di creare molteplici ambienti e atmosfere all’interno degli alloggi. Il concetto strutturale definito sulle grandi portate, 7 metri nei duplex e 9 metri nei simplex, consente inoltre di disporre della massima flessibilità nella organizzazione degli spazi interni dove l’assenza di elementi portanti intermedi non crea alcun condizionamento.

Il progetto (1° classificato) riguarda il concorso di idee per la riqualificazione di alcune importanti strade di Galliate, Comune in provincia di Novara. Le potenzialità dell’anello che in modo unitario avvolge la città vengono fortemente ridotte dall’attuale sezione dei viali che non consente una fruizione adeguata dello spazio alberato centrale, compresso tra le due carreggiate stradali. I parcheggi, posti lungo la spina centrale appesantiscono ulteriormente la barriera tra il centro cittadino e le aree esterne; l’unitarietà dello spazio è stata compromessa dall’attuale regime di traffico al punto che i fronti edilizi dispongono di marciapiedi insufficienti e l’unico spazio pedonale di un certo respiro risulta sostanzialmente inutilizzato e destinato a inevitabile degrado. L’intervento prevede l’unificazione dei due sensi di marcia in un’unica carreggiata di sezione contenuta a 6,50 metri riservando una maggiore porzione di spazio all’uso pedonale e alla pista ciclabile; quest’ultima viene anch’essa unificata e posta in posizione protetta in un anello continuo nel lato interno dei viali. Gli snodi tra i diversi tratti dei viali vengono risolti con l’inserimento di quattro rotonde, in corrispondenza con le intersezioni di via Buonarroti, di via Novara, di via Trieste e di via Varallino, in conformità con quanto correttamente previsto dal piano del traffico. L’ingresso e l’uscita dalle rotonde vengono facilitati dalla nuova sezione stradale a carreggiata unificata. I parcheggi vengono posti a lato della carreggiata con tipologie diversificate, a pettine lungo il viale meridionale, in linea lungo gli altri viali, e ridotti leggermente di numero anche in relazione all’attuale sottoutilizzo dell’autorimessa interrata di piazza Vittorio Veneto.

A block of six apartments was conceived as a work of civil engineering: on one side it is set in the rock, while on the other it juts out over the sea, suspended in space. It looks like a great “inhabited” beam that breaks away from the ground to adapt to the geography of the site. We’re in Eze, on a stretch of coast that falls sheer into the sea and runs between Monaco and Nice; a panoramic place that is full of light and contrasts, with bare, rocky cliffs behind it and the bright, endless expanse of the “grande bleu” lying ahead. Enticed by the landscape, the members of the CAB studio (Calori, Azimi, and Botineau) of Nice, who are accustomed to this kind of geography, have gone about their project by integrating the features of the land itself. By making use of the broken levels of the ground, the evocative panorama, the light, nature, and the mild Mediterranean climate, they have designed a block composed of three two-room units and three duplex apartments with three rooms, to which access is gained through an open-air balcony. Through the reinterpretation of the typical layout of buildings overlooking the sea, the entrances were organized along the mountain front. The roof level was designed as a fifth façade that is in line with the horizon and looks like an extension of the road, offering a wide belvedere. On the side facing the sea, the structure of the ensemble is made up of jutting floors that are protected by a system of folding shutters that can be adjusted according to requirements. Thus, a continually changing, vibrating “skin” was achieved that protects the totally glazed façades facing southward with a light touch; these fronts overhang the landscape with a series of terraces and bow windows that extend the indoor areas outwards. Therefore, the terrace on the roof can be viewed from the access road, the horizon stretching beyond it, while on the opposite side, with their streamlined dynamics, the metal shutters overlook the sea with their varied, unpredictable configurations. When they are closed, the shutters let some light filter through, creating a quiet half-light while screening the wide windows; when open, they form a brise soleil at the top, whilst at the bottom, the folded parts conceal the street running below. Since the shutters were conceived as independent modules, they offer a great number of possible positions that can create different settings and atmospheres within the apartments. The structural concept of the building was defined through spacious measurements: 7 meters for the three-room apartments and 9 meters for the two-room units. This allows for maximum flexibility in the organization of the interiors, where, thanks to the lack of intermediate bearing structures, there is no conditioning element.

92 l’ARCA 226

Sopra, la facciata proietatta a sbalzo verso il mare. A sinistra vista verso est del villaggio di Eze. Above the façade jutting out over the sea. Left, view towards east with the Eze old village.

This project (1st prize) is one of the ideas for the upgrading of some important streets in Galliate, a town in the province of Novara. The potential of the ring road that totally encircles the city is greatly reduced by the current layout of the streets, which does not allow for adequate use of the central tree-lined area that is squeezed between the two roadways. The parking lots laid out along the center make the barrier between the town center and the external areas even heavier. The homogeneity of the available space is compromised by the current traffic system, to the point that the building fronts are provided with inadequate sidewalks, and the only pedestrian area that can offer some space has virtually fallen into disuse and is thus inevitably deteriorating. The plan involves bringing together the two one-way roads into a sole 6.5-meter street, thus leaving more room for pedestrians and bicycle lanes; the latter are to be combined into a two-way lane, set in a protected position in a continuous ring in the interior line of the avenues. The junctions at the various lengths of the streets will be facilitated by the insertion of four roundabouts at the intersections with via Buonarroti, via Novara, via Trieste, and via Varallino, according to correct traffic plans. The new two-way road makes entering and exiting the roundabouts easier. The parking lots are to be set along the road with differing layouts: the southern avenue will have a comb-like parking area, while the other streets will feature straight parking lots with less room for vehicles, as there is a little used underground car park in piazza Vittorio Veneto.

Sopra, particolari del sistema di brise soleil in metallo. Planimetria generale e piante del primo e secondo piano. Above, details of the system of the metal brise soleil. Site plan and plans of the first and second floor.

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Per l’arte contemporanea McNay Museum Expansion

Medea Dignità e Inganno In Venice

Progetto: Jean Paul Viguier

Si è inaugurato lo scorso 21 aprile al Museo Diocesano di Venezia, con la mostra tematica di Gian Antonio Golin “Medea Dignità e Inganno”, un evento di intensissima espressività artistica che ha dato apparenza e sostanza corale a una orchestrazione mitica, capace di unire e far collaborare emozionalmente tra loro pittura-scultura, poesia, video-arte e recitazione. Nei quadri di Golin, pari a sculture, si agitano i protagonisti del mito, le loro ambientazioni arcane e i loro destini che vedono Medea e Giasone simboleggiare la dicotomia degli opposti. L’allestimento, realizzato da Marcella Gabbiani, dello Studio Gabbiani di Vicenza, ritma lo spazio espositivo secondo una gradualità non solo narrativa e tematica, ma anche psicologica ed emozionale dove, al culmine del percorso, Medea e Giasone ritrovano pienamente figura corporea, movimento e voce, nella video-installazione prodotta da La Casa dei Santi. I personaggi, come strappati ai quadri che fanno loro da sfondo, esposti alle luci crude dell’autocoscienza, affrontano le proprie diverse e inconciliabili ragioni da due schermi contrapposti, allo stesso tempo prigione e riparo di ciascuno dei due contendenti, che danno vita a un concerto vocale e di immagini dove l’armonia è continuamente e tragicamente spezzata. La Casa dei Santi è rappresentata da una compagnia fondata nel 2000 dalla regista Alessandra Pescetta, dall’attore Giovanni Calcagno e dal poeta e sceneggiatore Zeno Lorenzo Verlato.

Aggiudicandosi un concorso internazionale, Jean Paul Viguier arricchisce di un’ala leggera e trasparente il museo d’arte moderna McNay di San Antonio, in Texas. Il McNay è stato fondato oltre mezzo secolo fa dalla collezionista Marion Koogler McNay che trasformò la sua residenza privata, rendendone pubbliche le collezioni. Viguier, con la consulenza dello studio Ford, Powell and Carlson, si inserisce in un contesto paesaggistico di notevole ricchezza, privilegiando un’architettura dalle linee epurate che sdrammatizza la ridondanza della residenza costruita nel 1926 in stile neo-coloniale spagnolo e ponendosi in una relazione di continuità con il contesto. L’ampliamento sviluppa 4.000 metri quadrati di nuove sale destinate alle esposizioni temporanee, con una libreria, laboratori per la didattica e depositi. Il tutto distribuito in un corpo allungato sviluppato su due piani e individuato da superfici trasparenti che si proiettano verso il giardino confluendo in una sequenza di terrazze e bacini artificiali pensati per le istallazioni artistiche e un giardino di sculture. Elemento caratterizzante del nuovo edificio, la copertura piatta realizzata in vetro filtrante e dotata di brise-soleil metallici che permettono di regolare in modo continuo la luce naturale in relazione all’elevato tasso di variabilità luminosa del sito. Un ampio aggetto si proietta su terrazze e giardini proteggendo le facciate dall’irraggiamento diretto. All’interno lo spazio è strutturato attraverso una serie di muri-schermi mobili che garantiscono massima flessibilità nella gestione delle sale facilitando la confluenza con lo spazio esterno. Il rigore e la linearità della logica espressiva sono stemperati dalla scelta delle tonalità dei materiali, bronzo per le strutture in alluminio, grigio-verde per le parti in ardesia, vetro chiaro e parquet in legno rosso per le sale e spazi comuni. Ambienti interni e sito naturale si compenetrano in questo nuovo paesaggio contemporaneo, pensato per dare vita a un mondo abitato dai nuovi linguaggi dell’arte. Anche le attrezzature esistenti nella vecchia residenza vengono ammodernate e aggiornate per essere adeguate alle nuove acquisizioni dando così origine a un insieme coerente e adeguato alla presentazione delle forme artistiche moderne e più all’avanguardia. Jean Paul Viguier, the winner of an international competition, has added a light, transparent wing to the McNay Museum of Modern Art of San Antonio in Texas. The McNay Museum was founded over half a century ago by the collector Marion Koogler McNay, who bequeathed her private residence, converting it into an exhibition space, and making her collections available to the general public. Through consultancy from the studio Ford, Powell and Carlson, Viguier is inserted in a remarkably rich landscape, favoring a highly purged architecture that tones down the lushness of the residence – which was built in 1926 in Spanish neocolonial style – resulting in a continuous harmony with its context. The extension involves 4,000 square meters of new halls devoted to temporary exhibitions, with a bookstore, didactic laboratories and storage areas. The structure is distributed over two floors and is identified by transparent surfaces that project outwards toward the garden, meeting a series of terraces and artificial basins created for art installations, as well as a garden for sculptures. The new building’s main feature is its flat roof, built in filter glass and provided with metal sunshades that allow for continuous regulation of natural lighting in relation to the site’s high exposure to changeable light conditions. A broad overhang juts out over the terraces and gardens, protecting the façades from direct sunlight. Space within the interior is structured through a series of mobile partitions that provide maximum flexibility in terms of the layout of the halls, making communication with the outdoor area easier. The rigor and linearity of the structure’s expressive logic are softened by the hues chosen for the materials: bronze for the aluminum structures, gray-green for the slate parts, white glass and red parquet for the halls and common areas. The interior space and the natural site blend into this new contemporary landscape, which was created to give life to a world inhabited by new art languages. Even the facilities and equipment that existed in the old building have been modernized and updated so as to suit the new acquisitions, thus giving rise to a consistent ensemble that befits the presentation of the ancient, modern and more avant-garde works on display.

94 l’ARCA 226

Sopra/above, Gian Antonio Golin, La preghiera della nutrice agli Dei, olio su tela, tecnica mista/oil on canvas and mixed technique, 100x100 cm, 2002. A sinistra/left, locandina della video-installazione prodotta da La Casa dei Santi e presentata a latere della mostra/playbill of the video-installation produced by La Casa dei Santi, presented during the exhibition “Medea Dignità e Inganno”.

In alto, vista aerea del complesso del McNay Museum of Art a San Antonio, Texas. Sopra, l’ingresso attuale e modello della nuova ala. A sinistra, sezione e modello dell’ingresso della nuova ala. Sotto, rendering dell’esterno e di una sala espositiva e pianta del secondo piano. Top, aerial view of the complex of McNay Museum of Arts, San Antonio, Texas. Above, the entrance and model of the new wing. Left, section and model of the entrance of the new wing. Below, renderings of the exterior and of an exhibition room, and plan of the second floor.

An event of intense artistic expressiveness, which gave choral semblance and substance to a mythical orchestration, capable of bringing together and melding on an emotional level painting-sculpture, video-art and acting, opened on 21st April at the Diocesan Museum of Venice with Gian Antonio Golin’s theme exhibition “Medea Dignità e Inganno”. Golin’s paintings, which look like sculptures, are filled with mythological characters, their arcane settings and fates, which saw Medea and Jason symbolise a dichotomy of opposites. The installation, designed by Marcella Gabbiani from Studio Gabbiani in Vicenza, sets the exhibition space out gradually on a narrative, thematic and also psychological-emotional level, as, at the end of the layout, Medea and Jason take on complete bodily form, movement and voice in a video-installation produced by La Casa dei Santi. The characters, apparently torn out of the paintings providing the backdrop and exposed to the harsh lights of self-consciousness, face up to their own different and irreconcilable conflicts on two opposing screens, simultaneously prison and shelter for the two contenders, giving rise to a concert of voices and images in which the harmony is tragically broken all the time. La Casa dei Santi is performed by a troop formed in 2000 by the director Alessandra Pescetta, the actor Giovanni Calcagno and the poet and playwright Zeno Lorenzo Verlato.

Continuità di ricerca Irony and Melancholy I contenuti della mostra di “Reliquie ippoculle ‘monili’ 2003-2007” di Ludovico Muratori, alla Galleria Schubert di Milano, iniziano proprio dalla scultura Ippoculla IC3. Nell’osservarla, infatti, nasce la conferma del racconto artistico. Dal metallo al vetro, dall’acciaio al corallo nero, si dipana una continuità di ricerca sull’immagine della natura e sulla misticità dell’artefatto che, all’apparenza, può sembrare immediata, in effetti porta con sé una difficoltà all’interpretazione del fenomeno naturale, in quanto genera una particolare percezione a chi, per culture e tradizione diverse, interpreta la natura. Ciò che si intuisce, nel lavoro di Muratori, non è sempre un sentimento che accomuna tutti gli uomini. Il senso del suo lavoro, denso d’ironia e di malinconia, è proprio quello di rimanere in un equilibrato formalismo. Queste sono le forze che albergano nelle sue sculture. Oggi la fedeltà ai principi non ha più senso: deve venire sostituita con la fedeltà allo spirito scientifico. Muratori ha dimostrato una particolare padronanza del modello della natura e della sua tecnica costruttiva, in grado di costruire delle forme diverse che contengono un gesto di libertà. Mario Antonio Arnaboldi

“Reliquie ippoculle ‘monili’ 2003-2007”, an exhibition devoted to Ludovico Muratori at the Schubert Gallery in Milan, begins precisely with the sculpture Ippoculla IC3. Indeed, an artistic story is confirmed in observing the work. From metal to glass, from steel to black coral, what is revealed is a continuous study of the image of nature and the mystic quality of the artefact. This may appear to be immediate, but in actual fact it reveals the difficulty of interpreting natural phenomena, as it leads to a particular perception in those who – due to different cultures and traditions – are devoted to the interpretation of nature. What emerges in Muratori’s work is not always a feeling that unites all men. His work, which is full of irony and melancholy, is meant to remain within a balanced formalism. These are the forces that take abode in his sculptures. Today, loyalty to principles does not make sense any more: this must be replaced by loyalty to a scientific spirit. Muratori has demonstrated a special mastery in the model of nature and in his structural technique, which enables him to build different forms that contain a token of freedom.

Ludovico Muratori, Ippoculla IC3, legno di betulla dipinto, vetroresina

painted birch wood, resin-glass, 90x50x22 cm, 2006.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

Reinventare il Globe In Washington D.C.

Radicali e sperimentali Independent Magazines

Nuovo valore all’energia Designing Energy

Il National Building Museum di Washington D.C. presenta fino al 27 agosto la mostra “Reinventing the Globe: A Shakespearean Theater for the 21st Century”, curata da Martin Moeller. Nel 1599, una compagnia di attori nota come The Chamberlain’s Men costruì un piccolo teatro alla periferia di Londra. Il teatro, chiamato il Globe, raggiunse velocemente il successo soprattutto grazie al favore popolare per le opere del suo autore residente, William Shakespeare (1564-1616). Sebbene a quel tempo ci fossero molte strutture simili in Inghilterra, il Globe ha assunto un afflato mitico per il suo stretto legame con Shakespeare. Studiosi, attori e registi hanno studiato approfonditamente il Globe per cercare di comprendere meglio la vita e l’opera del grande scrittore. Nonostante questa mole di ricerche, l’esatto aspetto, dimensione e forma del Globe, che fu distrutto nel 1644, rimangono incerte. Da allora dozzine di teatri dedicati a Shakespeare sono stati costruiti in tutto il mondo, in diverse forme architettoniche. Alcuni sono stati progettati con l’intento di rievocare il carattere dei teatri elisabettiani, nonostante la mancanza di informazioni certe circa le loro strutture originali. Altri, riflettono semplicemente gli stili architettonici prevalenti al tempo della loro costruzione. La mostra di Washington ne ripercorre la storia dal XVI secolo a oggi e si conclude con una serie di proposte commissionate dal National Building Museum per un ipotetico teatro shakespeariano del XXI secolo. I progettisti invitati a partecipare sono: John Coyne, Connecticut; H3 Hardy Collaboration Architecture, New York; Office of Mobile Design, California; Rockwell Group, New York; e Michele Saee Studio, California. I loro progetti suggeriscono approcci innovativi alla sfida di presentare opere teatrali vecchie di 400 anni a un pubblico moderno. Così facendo, offrono spunti per la comprensione delle complesse relazioni tra la rappresentazione teatrale e gli spazi che la accolgono.

E’ visitabile fino al 9 settembre al Canadian Centre for Architecture di Montreal la mostra “Clip/Stamp/Fold 2: The Radical Architecture of Little Magazines 196X-197X”. Vi si ripercorre la storia dei periodici indipendenti degli anni Sessanta e Settanta le cui idee sperimentali e innovative segnarono, anche attraverso i progetti grafici d’avanguardia, l’architettura di quell’epoca. Tra le riviste in mostra alcune prime edizioni originali di pubblicazioni che divennero col tempo giornali di spicco, tra cui i newyorkesi “Oppositions” e “October”, il londinese “Archigram” e il parigino “Melp!”, oltre a una serie di riviste underground come il “Bau” di Vienna o “Polygon” di Londra. Per la prima volta raccolti in una mostra collettiva, questi documenti rimarcano tutta la propria importanza nella combinazione di contenuti critici avanguardistici e di uso delle immagini e della grafica radicali.

Design ed energia sono i poli su cui si articola l’esposizione So Watt presentata allo Spazio Edf Electra di Parigi fino al 9 settembre. L’urgenza della situazione energetica e il ripensamento dei comportamenti da adottare hanno stimolato una serie di nuove riflessioni sulle modalità per un uso più economico e razionale dell’elettricità. Facendo perno su questi interrogativi e sulla natura tutta particolare dell’elettricità in quanto entità impalpabile, immateriale e invisibile all’interno dei nostro habitat, alcuni designer di portata internazionale (Bless, Solarlab, 5.5 designers, Positive Flow, Radi designers ecc.) hanno portato una loro riflessione attraverso una quarantina di progetti. I cinque temi che compongono la mostra consentono di ridare un valore all’energia elettrica tale da stimolare un tipo di rapporto più responsabile al suo consumo. Le proposte individuate dai vari progettisti permettono infatti di rendere l’energia qualcosa di tangibile, visibile, dando origine a nuove estetiche che suggeriscono soluzioni alternative in grado di conciliare confort e rispetto dell’ambiente.

The National Building Museum in Washington D.C. presents until August 27th the exhibition “Reinventing the Globe: A Shakespearean Theater for the 21st Century” curated by Martin Moeller. In 1599, a company of actors known as the Lord Chamberlain’s Men built a public theater on a site outside London. Named the Globe, the theater soon achieved commercial success largely due to the popular appeal of works by its resident playwright, William Shakespeare (1564-1616). Although it was just one of several similar structures built in England during that time, the Globe has assumed a mythic status because of its strong association with Shakespeare. Scholars, actors, and directors have studied the Globe extensively in an effort to understand the playwright’s life and work more fully. Despite this exhaustive research, however, the exact appearance, size, and shape of the Globe, which was demolished in 1644, remain elusive. Dozens of theaters dedicated to Shakespeare have been built around the world, drawing from diverse architectural sources. Some were designed to evoke the character of true Elizabethan theaters despite the lack of definitive information about those original structures. Others simply reflect the prevailing architectural styles of the eras in which they were constructed. This exhibition traces Shakespearean theaters from the 16th century to the present. It culminates with a series of proposals commissioned by the National Building Museum for hypothetical, 21st-century Shakespearean theaters. The participating designers were: John Coyne, Connecticut; H3 Hardy Collaboration Architecture, New York; Office of Mobile Design, California; Rockwell Group, New York; and Michele Saee Studio, California. Their projects suggest innovative approaches to the challenge of presenting 400-yearold plays to modern audiences. In doing so, they also offer insights into the complex interrelationships between dramatic performances and the spaces that accommodate them.

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The show “Clip/Stamp/Fold 2: The Radical Architecture of Little Magazines 196X–197X” will be on through September 9th at the Canadian Centre for Architecture in Montreal. The history of independent magazines from the 1960s and 1970s is traced. The architecture of those decades was marked by the experimental and innovative ideas of those periodicals, also through the avant-garde graphic projects they expounded. Some of the magazines on show are the first, original editions of publications that grew to be important newspapers through time, including “Oppositions” and “October” (New York), “Archigram” (London), and the Parisian “Melp!”, in addition to a series of underground reviews such as Vienna’s “Bau” or London’s “Polygon”. Gathered in a collective show for the first time, these

documents reveal all their importance in their combination of avant-garde critical content and in their radical use of images and graphics.

Sopra/above, “Architectural Design”, Febbraio February 1967. A destra/right, Elioth + Encore Heureux, Wind-it, France 2007. Sotto, i progetti di Atelier Kempe Thill (a sinistra) e di Gruppo A12, presentate al

MAXXI di Roma. Below, the projects presented at MAXXI in Rome by Atelier Kempe Thill (left) and Gruppo A12. In basso a destra/bottom right, Normal Studio, Installation monochrome blanc dans un sous-bois.

Design and energy are the main protagonists of the exhibition “So Watt”, open through September at the Espace Edf Electra in Paris. The urgency of our energy situation and the reconsideration of our approach to the subject has led to a series of new considerations for a more economical and rational use of electricity. Based on these issues and on the special nature of electricity, which is an intangible, immaterial, and invisible entity that lives in our own homes, a number of internationally renowned designers (Bless, Solarlab, 5.5 desingers, Positive Flow, Radi designers, etc.) have come up with their own ideas through about forty projects. The five themes that make up the show bring back to mind the value of electric energy, thus urging us to make more responsible use of it. In fact, the projects by the various planners show energy in a new light: as something tangible and visible, and thus give rise to new esthetics that suggest alternative solutions able to combine comfort and respect for the environment.

Incontro/confronto Italy/Holland In occasione della riapertura dell'Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma (16 maggio scorso), il MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo ospita fino al 1 luglio la mostra “Holland-Italy. 10 Works of Architecture”, incentrata sull’attività di alcuni gruppi di progettisti olandesi dell’ultima generazione, avvicinati ad architetti italiani opportunamente scelti per dar luogo a un inedito confronto. La mostra, a cura di Gabriele Mastrigli, con la collaborazione del MAXXI architettura diretto da Margherita Guccione, con il coordinamento di Francesca Fabiani e l’allestimento di Esmeralda Valente, intende creare una piattaforma di confronto e di scambio tra i progettisti dei due Paesi, consentendo una conoscenza più approfondita dei loro lavori e del loro modo di fare architettura. A disputare “l’incontro/confronto” sono Atelier Kempe Thill, Crimson, NL Architects, Onix, Powerhouse Company per l'Olanda; Baukuh, Dogma, gruppo A12, IaN+, Beniamino Servino per l’Italia. Cinque le categorie o i "terreni di gioco" della mostra: Casa, Padiglione, Contesto, Infrastruttura, Città. Su ognuno di essi si concentra l'attenzione di un gruppo olandese e di uno italiano.

Last May 16th, with the reopening of the Royal Netherlands Embassy in Rome, the MAXXI – the National Museum of XXIst-century art, opened a show that will be on through July 1st, entitled “Holland-Italy.10 Works of Architecture.” The exhibition focuses on work carried out by some groups of Dutch planners from the latest generation and Italian architects who were selected in order to form terms for comparison. The show is curated by Gabriele Mastrigli, jointly with MAXXI architecture, directed by Margherita Guccione, coordinated by Francesca Fabiani and planned by Esmeralda Valente. The event is meant as a platform for exchange between the planners from the two countries, allowing for in-depth knowledge of their works and their ways of designing architecture. The protagonists of this meeting/paralleling will be Atelier Kempe Thill, Crimson, NL Architects, Onix, Powerhouse Company for Holland; Baukuh, Dogma, gruppo A12, IaN+, Beniamino Servino for Italy. The show is divided into five categories: Houses, Pavilions, Contexts, Infrastructures, Cities. Each of these sections is dealt with by one Dutch and one Italian group.

Micro-architetture nel parco La Ferté-Vidame è un parco di proprietà del Consiglio Generale dell’Eure-et-Loire che si estende per oltre settanta ettari a ovest di Parigi. Per mantenere vive e promuovere le attrattive paesaggistiche di questo luogo, la proprietà ha avviato un progetto di rivitalizzazione affidandone la direzione al paesaggista e scenografo Christophe Ponceau che ha scelto di coinvolgere progettisti e artisti con interventi successivi e perenni sul tema della memoria e delle tracce, il tutto proiettato per un periodo di sette anni. Nel 2006 il tema proposto era la solitudine e l’incontro, ai progettisti è stato quindi chiesto di progettare delle micro-architetture in grado di creare delle variazioni di percorso rispetto a quelli abituali. Nidi, alcove, isole, boschetti sono altrettanti termini per definire queste “folies” con cui i designer hanno risposto alla consultazione. Una mostra in corso fino al 16 giugno alla Galerie d’architecture di Parigi, presenta attraverso le foto di Thomas Mailaender le variazioni di paesaggio conseguente all’istallazione nel parco delle opere dei tre giovani designer selezionati. La casetta degli uccelli sull’acqua, di Adrien Rovero, realizzata in un fuori scala a livello umano; il mobile/struttura di Normal Studio (nella foto) che permette di originare composizioni diverse iscritte nel prato e tra gli alberi; le sedute incassate nel terreno dello studio 5.5 designer che consentono di apprezzare il parco e il suo ambiente da punti di vista alternativi.

Dall’alto, le proposte per un Globe Theatre contemporaneo di/from the top, the proposals for a contemporary Globe Theatre by: John Coyne, Office of Mobile Design, H3 Hardy Collaboration Architecture (sinistra/left), Rockwell Group, Michele Saee Studio.

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Giovani artisti in città Gemine Muse07

Gioielli contemporanei In Padua

Fino al 1 luglio si svolge la quinta edizione di Gemine Muse, promossa da GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani e CIDAC – Associazione tra le Città d’Arte e Cultura, in collaborazione con DARC – Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La manifestazione ha l’obiettivo di promuovere i giovani artisti, e le loro migliori espressioni creative, attraverso un contatto con i “colleghi” del passato, e di valorizzare il patrimonio storico e artistico italiano. Quest’anno, la tradizionale formula di Gemine Muse si rinnova: alle mostre di opere contemporanee, ispirate ai capolavori museali, si affianca un variegato “cartellone” di iniziative che spazia dalle arti visive alla musica, dal design al teatro, alla danza. Una rassegna di eventi artistici che animeranno, per tre mesi circa, le 24 città italiane che aderiscono all’iniziativa, per un totale di 140 artisti e 42 critici d’arte. Le città coinvolte sono: Asti, Bari, Biella, Cagliari, Campobasso, Catania, Cremona, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova, Messina, Milano, Modena, Novara, Padova, Pavia, Provincia di Potenza, Prato, Roma, Teramo, Torino, Trento, Venezia. Sul sito www.giovaniartisti.it si possono trovare i dettagli delle diverse iniziative e mostre.

Dal 1959 si tiene nel mese di marzo a Monaco di Baviera la più importante manifestazione dedicata al gioiello contemporaneo, intitolata “Schmuck”. Quest’anno la rassegna viene presentata, per la prima volta in Italia, a Padova presso l’Oratorio di San Rocco, fino al 1 luglio. Nell’ambito di questa importante rassegna si confrontano, artisti di fama internazionale ma anche giovani orafi emergenti che propongono diversi approcci creativi e differenti linguaggi, a volte provocatori, altre volte ironici e carichi di significati simbolici, accomunati dalla ricerca di sperimentazione e innovazione. Ai materiali tradizionali quali l’oro, l’argento e le pietre preziose, si affiancano nuovi elementi entrati a far parte della gioielleria e lontani dalla comune idea di preziosità: dalla plastica al vetro, dai tessuti agli smalti, dall’inserimento di stampe fotografiche a quello di elementi elettronici. Gli artisti che partecipano all’esposizione hanno superato una selezione e sono stati scelti fra le oltre 400 domande pervenute a Monaco. Ammessi all’edizione 2007 sono 57 e provengono da 20 diversi Paesi. Gli artisti selezionati hanno concorso, a Monaco, all’assegnazione del Premio Herbert Hofmann, riconoscimento che commemora il fondatore di questa speciale mostra, conferito ogni anno alle tre opere che per innovazione, originalità, esecuzione ed eleganza risultino particolarmente meritevoli. Nell’edizione di quest’anno sono stati premiati i tedeschi Karl Frisch e Christiane Förster e l’olandese Iris Nieuwenburg.

The fifth edition of Gemine Muse will be on through July 1st. The event is promoted by GAI – an Association for the Circuit of Young Italian Artists, and CIDAC – an Association of Cities of Art and Culture, jointly with DARC – the Culture Ministry’s General Directorate for Contemporary Architecture and Art. The initiative aims at promoting young artists and their best creative expressions through contact with their “colleagues” from the past, and at the appreciation of the Italian historical and artistic heritage. This year, Gemine Muse’s traditional layout has been renewed: in addition to the display of contemporary works inspired by masterpieces kept in museums, a varied schedule of initiatives ranging from visual arts to music, design, theatrical works and dance has been organized, as well. For about three months, a series of artistic events will enliven the 24 Italian cities taking part in the event, with a total of 140 artists and 42 art critics. The cities involved in the initiative are: Asti, Bari, Biella, Cagliari, Campobasso, Catania, Cremona, Ferrara, Florence, Forlì, Genoa, Messina, Milan, Modena, Novara, Padua, Pavia, the Province of Potenza, Prato, Rome, Teramo, Turin, Trent, Venice. Details regarding the various initiatives and exhibitions can be found on the site www.giovaniartisti.it.

Matteo Sacchi, Ricerca dell’individuo nella sua singolarità, gesso, scagliola, polvere di marmo/Search for the individual in his singularity, plaster, scagliola, marble dust, 2003.

Quando la natura è un alibi Forme organiche come liquide ma “organizzate” cioè che prendono direzioni motivate e necessarie. Sono i dipinti di Massimo Zerbini esposti tra maggio e giugno a Milano allo spazio Adam’OEva di via Visconti di Modrone. Lo spazio espositivo (un nuovo punto di incontro tra arte e design diretto dal figlio dell’artista, Andrea) era tutto un brulichio di colori e di forme libere che possono richiamare i pavimenti “liquidi” che si usavano qualche anno fa soprattutto nelle discoteche. Sapienza tecnica e ardore creativo si uniscono per dar luogo a un’avventura cromatica che, pur essendo abbastanza astratta, non manca di alludere a momenti di figurazione. Sono motivi come sbrindellati, decostruiti ma vitalissimi. I titoli ricorrenti sono “natura morta” e “figure” ma è ben evidente che, come ha insegnato l’astratismo avanguardistico, il soggetto rappresentato è solo un alibi per andare ben oltre il riferimento alla natura. Il vero interesse è la soluzione formale presa in assoluto. Ma a questo modo l’ammiccamento alla natura diventa intrigante e l’occhio completa la narrazione figurale.

Massimo Zerbini, Natura morta decostruita.

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different creative approaches and languages that are either challenging or ironic and charged with symbolic significance, and are united by their commitment to research, experimentation, and innovation. Traditional materials such as gold, silver, and precious stones are combined with elements that have now become part of the world of jewelry but are far from any idea of preciousness: from plastic to glass, from fabrics to enamels, from the insertion of photographic prints to the addition of electronic elements. The artists taking part in the show have been selected among the 400 applications that arrived in Munich. The 57 artists selected for the 2007 exhibit came from 20 different countries. The artists admitted to the show in Munich competed for the Herbert Hoffman Award, a prize that commemorates the founder of this special show and that is assigned every year to the three works that are particularly worthy in terms of innovative qualities, originality, craftsmanship and elegance. The Germans Karl Frisch and Christiane Förster, as well as Iris Nieuwenburg, from The Netherlands, were the winners of this year’s edition.

Karl Fritsch, anello/ring.

Grafica a Milano Graphic Art and Design

“Zurich HB-Central Milan. Graphic encounters 1945–1970” is the title of a show organized at Milan’s Swiss Institute. Open until June 28th, the exhibition highlights a chapter in Milan’s history; in those years, the city was the epicenter of great renewal in graphic arts, also thanks to the contribution of graphic designers and photographers coming from Switzerland, and especially from Zurich. The Swiss graphic artist Max Huber was one of the pioneers of this renewal, and later on, in Milan, he was followed by Carlo Vivarelli, Walter Ballmer, Lora Lamm, Felix Humm, and many others. Together with their Italian peers, who worked in the same direction, they opened

Due a Modena Fritsch and Tomatsu

Per celebrare i cinquecento anni della propria permanenza nell’omonimo palazzo fiorentino, la famiglia Antinori ha organizzato nel giardino interno della residenza la mostra “Per Bacco!”. Aperta fino al 13 luglio, la mostra, curata da Paolo Levi, propone le opere dedicate al dio Bacco da 21 artisti contemporanei. Oltre alla mostra, viene presentato in questa occasione un libro sulla storia di Palazzo Antinori edito da Alinari e scritto dal Marchese Piero Antinori dal titolo Futuro antico – Storia della famiglia Antinori e del suo Palazzo.

Due le mostre che animano l’estate modenese (fino al 22 luglio): alla Palazzina dei Giardini espone Katharina Fritsch, mentre a Palazzo Santa Margherita è di scena Shomei Tomatsu con “Skin of the Nation”. Per l’artista tedesca si tratta della prima rassegna monografica in un museo italiano. Curata da Milovan Farronato, la mostra propone un’inedita serie di sculture e serigrafie il cui immaginario ruota attorno al tema del giardino inteso come percorso di conoscenza e avventura formativa. La mostra del fotografo giapponese Tomatsu, curata da Sandra Phillips e Leo Rubinfien, presenta, accanto a una selezione di 260 fotografie, una videointervista con l’autore (a cura di Filippo Maggia) e alcuni film – inediti in Italia – realizzati da John Junkerman su importanti aspetti della cultura del Giappone dal dopoguerra a oggi.

The Antinori family, which – generation after generation – has always lived at Palazzo Antinori, has decided to celebrate its five hundred years at the palace with a show entitled “Per Bacco!”, organized in the interior garden of their home. Open through July 13th, the exhibition, curated by Paolo Levi, focuses on works by 21 contemporary artists devoted to the god Bacchus. On this occasion, in addition to the show, a book on the history of Palazzo Antinori will be presented, as well, edited by Alinari and written by Marquis Piero Antinori. The title of the book is Ancient Future – History of the Antinori family and its Palazzo.

Two exhibitions will be open in Modena during the summer (until July 22nd): Katharina Fritsch is on show at the Palazzina dei Giardini, while, at Palazzo Santa Margherita, Shomei Tomatsu will be on display with “Skin of the Nation”. The German artist is presenting her first monographic show in an Italian museum. Curated by Milovan Farronato, the exhibition reveals a new series of sculptures and silkscreens on the theme of gardens seen from an instructive and adventurous point of view. In addition to a selection of 260 photographs, the show devoted to the Japanese photographer Tomatsu – curated by Sandra Phillips and Leo Rubinfien – also presents a video interview with the author by Filippo Maggia and a number of films that are being screened for the first time in Italy. The films, which were produced by John Jenkerman, focus on important aspects of Japanese culture from the postwar period to today.

Enrico Robusti, Per Bacco!, 2007. A destra/right, Shomei Tomatsu, Japan World Exposition.

Vent’anni a Lugano A Celebration

Since 1959, during the month of March the most important exhibition devoted to contemporary jewelry, entitled “Schmuck”, is held in Munich. This year the show is being presented for the first time in Italy, in Padua at the Oratorio di San Rocco until July 1st. This important event thus serves as a meeting point for internationally renowned artists, but also for young emerging jewelers who are coming up with

“Zürich HB-Milano Centrale. Incontri grafici 19451970” è il titolo della mostra allestita fino al 28 giugno negli spazi dell’Istituto Svizzero di Milano. La mostra mette in luce il capitolo della storia di Milano che in quegli anni fu epicentro di un grande rinnovamento nelle arti grafiche, grazie anche al contributo di grafici e fotografi provenienti dalla Svizzera e in particolare da Zurigo. Il grafico svizzero Max Huber è stato uno dei pionieri. Lo hanno poi seguito a Milano Carlo Vivarelli, Walter Ballmer, Lora Lamm, Felix Humm e molti altri. Insieme a colleghi italiani animati da orientamenti simili, schiusero nuove prospettive, lavorando negli studi di grafici lungimiranti – primo fra tutti Antonio Boggeri. Per la ricostruzione e lo sviluppo economico le ditte più progressiste, come Olivetti, Pirelli o La Rinascente, puntarono su concetti integrali per la visualizzazione della loro nuova cultura aziendale. In questi processi fu significativa l’interazione tra grafici italiani e svizzeri: calcolo razionale e rigore formale si mescolarono con forza immaginativa, poesia e curiosità sperimentale. La mostra raccoglie una settantina di lavori selezionati dalla raccolta di poster e disegni del Museum für Gestaltung di Zurigo, integrata con alcuni esemplari concessi in prestito.

Una storia di famiglia In Florence

up new perspectives, working in the studios of farsighted graphic designers, mainly with Antonio Boggeri. For the reorganization and economic development of the more progressive companies, such as Olivetti, Pirelli, or La Rinascente, they aimed at integral concepts for the visualization of their new business culture. The interaction between Italian and Swiss graphic designers was significant in these processes: rational calculation and formal rigor were combined with powerful imagination, a sense of poetry, and experimental curiosity. The show features about seventy works selected from a collection of posters and drawings coming from the Museum für Gestaltung in Zurich, integrated with a number of borrowed examples, and bearing witness to varied formal aspects and content.

Inaugurato nell’autunno del 1987, il Museo Cantonale d’Arte di Lugano festeggia quest’anno i vent’anni di vita. Per celebrare questa ricorrenza viene proposta, fino al 9 settembre, la rassegna “Affinità e complementi”, che costituisce una sorta di omaggio dei musei svizzeri nei confronti del principale istituto museale ticinese. Curata da Rainer Michael Mason, presidente della commissione scientifica del Museo, la mostra non si propone solo di evidenziare la rete di relazioni e il prestigio che il Museo Cantonale d’Arte ha saputo costruirsi in questi anni nel contesto svizzero e internazionale, ma vuole anche offrire uno sguardo sugli orizzonti futuri e sulle possibilità di sviluppo dell’istituto. La mostra, che comprende oltre 200 opere, si apre con la sezione dedicata all’espressionismo svizzero del Gruppo Rot-Blau (Hermann Scherer, Paul Camenisch, Albert Müller, Werner Neuhaus…). Prosegue poi con una serie di piccole sezioni “monografiche” che illustrano l’opera di alcune delle figure di spicco delle avanguardie della prima metà del Novecento, tra cui Paul Klee, Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp, Hans Richter, Oskar Schlemmer, César Domela, Amédée Ozenfant. Un capitolo a parte è riservato all’arte concreta svizzera, dove si possono ammirare opere di Max Bill, Richard Paul Lohse, Fritz Glarner, Camille Graeser. Per quanto riguarda le esperienze artistiche più recenti, ampio risalto è dato all’arte italiana del secondo dopoguerra, rappresentata da alcuni esponenti dell’Arte Povera, (Mario Merz, Giulio Paolini e Gilberto Zorio), oltre che ad artisti che operano con la fotografia come Thomas Struth e Balthasar Burkhard e da artisti svizzeri e ticinesi quali Markus Raetz, Niele Toroni, Flavio Paolucci e Gianfredo Camesi.

This year, the Cantonal Art Museum of Lugano, which was inaugurated in the fall of 1987, is celebrating its twenty years of activity. For the occasion, an exhibition which will be open through September 9th, entitled “Affinities and complements”, constitutes a sort of tribute paid by Swiss. Curated by Rainer Michael Mason, the president of the Museum’s scientific commission, the show not only highlights the network of relations and the prestige that the Cantonal Art Museum has built up through the years – both in Switzerland and on an international level – but also affords a glimpse of future horizons, and of the Institute’s further feasible development. The exhibition, which includes more than 200 works, opens with a section devoted to the Swiss expressionism of the Rot-Blau Group (Hermann Scherer, Paul Camenisch, Albert Müller, Werner Neuhaus). It then continues with a series of small “monographic” sections that illustrate the work by the leading avantgarde figures in the first half of the twentieth century, comprising Paul Klee, Jean Arp, Sophie Taeuber-Arp, Hans Richter, Oskar Schlemmer, César Domela, and Amédée Ozenfant. A special chapter is reserved for concrete Swiss art, where works by Max Bill, Richard Paul Lohse, Fritz Glarner, and Camille Graeser can be admired. As far as more recent artistic experiences are concerned, great emphasis is placed on Italian art after World War II, which is represented by exponents of Arte Povera (Mario Merz, Giulio Paolini, and Gilberto Zorio), as well as artists working with photography, such as Thomas Struth and Balthasar Burkhard, and Swiss artists (as well as artists from the Ticino area), including Markus Raetz, Niele Toroni, Flavio Paolucci, and Gianfredo Camesi.

César Domela, Paysage, 45x62 cm, 1922.

Concretezza metafisica La Fondazione Magnani Rocca di Mamiano Traversetolo (Parma) è sede fino al 15 luglio della mostra “Sironi metafisico. L’atelier della meraviglia”. La figura e l’opera di Mario Sironi vengono di rado messe in relazione con la pittura metafisica. Eppure, al periodo metafisico sironiano si devono alcuni dei suoi capolavori e una splendida serie di disegni. E non solo: a partire da quel momento (fissato dagli studiosi nel 1919) la componente metafisica rivestì un’importanza fondamentale nello sviluppo della sua arte e del suo universo di immagini lungo tutto l’arco degli anni Venti e dei primi Trenta, fino a una breve stagione “neometafisica” nel periodo della seconda guerra mondiale. I “manichini” sironiani, diversamente dagli aedi e vaticinatori atemporali del grande metafisico de Chirico, sono immanenti all’umano e all’attuale, calati in una concretezza drammatica e in un afflato patetico che non ha riscontri in altri artisti del periodo.

Mario Sironi, Composizione Metafisica.

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Beckett e i contemporanei In Paris

Genio e coraggio Thirty Years

L’opera di Samuel Beckett (1906-1989) e il rapporto con gli artisti contemporanei è il taglio dell’esposizione presentata al Centro Pompidou fino al 16 giungo. Attraverso il confronto tra la produzione del romanziere e drammaturgo irlandese e quella dei più grandi artisti contemporanei, la mostra suggerisce un nuovo sguardo dell’opera di Beckett cercando di estendere al grande pubblico la portata dell’artista al di fuori della notorietà di Aspettando Godot. Una ricca selezione di documenti originali, da manoscritti ad archivi audiovisivi, viene presentata in relazione a opere di artisti quali Bruce Nauman, Andrei Kötting, Alain Fleischer fino a Sol LeWitt, Richerd Serra o Robert Ryman che accompagnano le varie sezioni della mostra. Il percorso espositivo si conclude con un’opera emblematica di Claudio Parmigiani, Silenzio, e su un archivio sonoro inedito: la voce di Beckett che legge Lessness.

Pierre Commoy, fotografo, e Gilles Blanchard, pittore, in arte Pierre et Gilles, 30 anni di attività in comune e una produzione artistica ricchissima frutto di una padronanza tecnica che coniuga fotografia a pittura e di una genialità dissacratoria e fantasiosa. Vale la pena visitare l’importante retrospettiva in programma al Jeu de Paume di Parigi dal 26 giugno al 27 settembre per farsi un’idea della portata del duo francese. La mostra ripercorre trent’anni di produzione, dal 1976 quando si incontrarono i due artisti, fino all’ultimo decennio, presentando una selezione di 120 opere e l’insieme dei loro autoritratti. Il barocco, l’arte del XIX secolo, ma anche la cultura popolare e l’immaginario contemporaneo sono le principali fonti di ispirazione estetica di Pierre et Gilles. I loro personaggi, dalle star della canzone, della moda o dell’arte alle persone comuni incontrate durante i viaggi, divengono i soggetti di pezzi unici risultato di un procedimento particolare e identico per tutte le opere. Una volta definita la scelta del modello e della scena, gli artisti realizzano un disegno preparatorio sulla base del quale creano le decorazioni, i costumi, e il tipo di trucco. Viene quindi realizzata una foto del modello calato nella scena dell’opera, tirata in una copia unica che viene successivamente dipinta. L’opera non è ultimata se non con il completamento di una cornice studiata appositamente come estensione dell’immagine.

Samuel Beckett (1906–1989) and his relationship with contemporary artists is the focus of the show presented at the Centre Pompidou through June 16th. Through a comparison between the production by the Irish novelist and playwright and that of the greatest contemporary artists, the exhibition suggests a new view of Beckett’s work, attempting to extend the artist’s importance in the public eye, beyond his well-known Waiting for Godot. A comprehensive selection of original documents – ranging from manuscripts to audiovisual archives – is presented in relation to works by artists such as Bruce Nauman, Andrei Kötting, and Alain Fleischer, up to Sol LeWitt, Richard Serra or Robert Ryman, who are on display in the various sections of the show. The exhibition concludes with a symbolic work by Claudio Parmigiani, Silenzio (Silence), and with an audio recording that is being presented for the first time: Beckett’s voice reading Lessness.

A garanzia del microclima the Jeu de Paume of Paris from June 26th to September 27th is well worth visiting to assess the importance of the French duo. The show traces thirty years of production, from 1976 – when the two artists met – to the last decade, presenting a selection of 120 works and all of their self-portraits. Pierre et Gilles’s main sources of esthetic inspiration are the Baroque period and nineteenth-century art, but also popular culture and contemporary imagination. From Pop music, fashion or art stars to common people they met during their trips, their characters become the subjects of unique pieces that result from a special process that is identical for all of their works. Once they have selected a model and a setting, the artists prepare a preliminary drawing on which they create the decorations, costumes and types of make-up to be used. They then take a picture of the model in the right setting, with a sole copy that is later painted. The work is not finished until – as an extension of the image – the right frame is especially designed for the piece.

Azienda leader nella produzione e commercializzazione di lucernari ed evacuatori di fumo e calore, Tecnocupole Pancaldi dispone di sistemi di apertura in grado di assicurare il microclima della Bolla Tecnologica di Genova, concepita per accogliere le preziose felci arboree del Comune. Progettata da Renzo Piano, la struttura, situata presso il porto vecchio della città, intende riprodurre l’ambiente naturale delle piante tropicali, creando una foresta pluviale “in provetta”. La conservazione del microclima, di primaria importanza, viene garantita: nei mesi più freddi, da una heat pump, capace di scambiare il calore dell’acqua del mare per alimentare i radiatori alettati perimetrali, situati in corrispondenza del livello

Spazio-camino espositivo; nei mesi caldi il calore viene invece smaltito da una ventilazione naturale, ottenuta mediante le aperture comandate dislocate sulla parte superiore della Bolla e dall’aria fredda prodotta dalla pompa di calore, convogliata in speciali torrette di dislocamento. Il funzionamento della ventilazione naturale ha richiesto l’uso di appositi deflettori in grado di canalizzare l’aria proveniente dal basso, lungo la superficie vetrata, per “lavare” i cristalli ed eliminare il calore accumulato. La progettazione, la fornitura e l’installazione dei sistemi di apertura superiori e dei deflettori, indispensabili per il mantenimento del microclima, è stata affidata alla competenza e serietà di Tecnocupole Pancaldi.

Sinergie

The photographer Pierre Commoy and the painter Gilles Blanchard, known as Pierre et Gilles in the art world, have worked together for 30 years. Their vast artistic production is the result of technical mastery that combines photography and painting with a sort of desecrating imaginative genius. The important retrospective on schedule at Pierre et Gilles, Nina Hagen, stampa a colori dipinta/painted

A sinistra/left, Samuel Beckett.

Monumenta al Grand Palais Una nuova iniziativa è stata lanciata quest’anno dal Ministero della Cultura e della Comunicazione francese. “Monumenta” è il titolo della manifestazione che coinvolgerà ogni anno un artista di livello internazionale invitato a confrontarsi con lo spazio unico e monumentale della navata del Grand Palais. L’opera creata in questa occasione costituirà un pezzo unico pensato in stretta relazione con lo spazio di questa volta spettacolare. Già tre artisti hanno aderito a questa sfida, Anselm Kiefer con l’esposizione in corso fino all’8 luglio; Richard Serra per il prossimo anno e Christian Boltanski per il 2009. Nato in Geramania nel 1945 ma da oltre dieci anni attivo a Parigi, Kiefer ha creato per quest’occasione l’opera Chutes d’étoiles (Caduta delle stelle) un insieme di pezzi che l’artista dedica al poeta di origine ebrea Paul Celan e alla poetessa austriaca Ingeborg Bachmann.

Anselm Kiefer, Chutes d’étoiles, 2007.

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Sviluppato da Diego Grandi all’interno del Master in Interior Design della Scuola Politecnica di Design, Fireplace è un Workshop dedicato al tema del camino che, voluto da Palazzetti, si articola secondo una visione di ambientazioni e atmosfere. Il progetto si focalizza sull’elemento “focolare” quale riferimento simbolico ed evocativo, nonché catalizzatore e generatore di energie relazionali e intimistiche. Quattordici i progetti presentati, e quattro quelli premiati che vedono vincente l’elaborazione dinamica e originale a firma Nicola Seta e Antonio Zardoni.

Appena superato l’anno dall’ingresso nel capitale azionario di Kos, Zucchetti rubinetteria ne ha acquisito il pacchetto di maggioranza, con il massimo compiacimento di entrambe le società che perseguono lo scopo comune di investire e orientare sempre più le energie verso la fascia alta del mercato, capitalizzando sinergicamente i rispettivi know-how. Il segmento lusso è una situazione di riferimento sia per Kos, presente da dieci anni nel settore delle vasche e box doccia, sia per Zucchetti; impegnato nell’innovazione e nella ricerca con ampi riscontri in campo internazionale. Attualmente nel fatturato Zucchetti è per l’appunto l’alto di gamma a rappresentare il 45% del fatturato, a fronte del 25% del 2004, mentre l’export raggiunge il 50%.

colour print, 1993. (courtesy Galerie Jérôme de Noirmont,Paris).

La Pinacothèque apre con Lichtenstein Evolution “Roy Lichtenstein: Evoluzione” è la mostra con cui verrà inaugurata alla metà di giungo la nuova Pinacoteca di Parigi, uno spazio espositivo ricavato dalla trasformazione dell’ex palazzo di Fauchon in Place de la Madeleine. Fino al 23 settembre sarà esposta al pubblico una selezione di 97 opere di uno degli artisti che, con Andy Warhol, è tra i principali testimoni della Pop art americana. Attraverso schizzi, disegni, collages e modelli, per concludere con un’ampia scelta di dipinti e di sculture, saranno documentati i diversi passaggi della creazione di Lichtenstein, dall’idea iniziale alla realizzazione finale. La mostra si offre alla conoscenza dell’artista sottolineandone i momenti più peculiari soprattutto rispetto alla incessante ricerca sulle diverse iconografie che costituirono il suo universo espressivo. “Roy Lichtenstein: Evolution” is the show with which a new picture gallery will be inaugurated in Paris. The exhibition space was made possible thanks to the conversion of the former Fauchon palace in Place de la Madeleine. Until September 23rd, visitors will be able to view a selection of 97 works by one of the artists who – along with Andy Warhol – was one of the most worthy representatives of American Pop Art. From his initial ideas to his completed works, the different stages of Lichtenstein’s creativity will be pointed out, through sketches, drawings, collages and models, concluding with a wide choice of paintings and sculptures. The exhibition offers the opportunity to get well acquainted with the artist, highlighting the most significant moments of his career, especially in relation to his tireless research of the different iconographies that built up his expressive universe.

Soluzioni di arredo globali Il sistema di arredo “relations”, studiato per Sedus da Andreas Struppler e costituito da elementi come scrivanie, contenitori, armadi e accessori versatili, consente soluzioni globali di arredo per l’ufficio, nonché possibilità di interventi in ambienti dedicati a seminari, conferenze e congressi. Sono di particolare rilevanza le strutture oblique predisposte per consentire la regolazione dell’altezza del piano di lavoro (senza utilizzo di utensili)

Roy Lichtenstein, © Estate of Roy Lichtenstein New York/ADAGP Paris (2007).

da 620 a 850 mm. Piani di lavoro lineari in varie profondità e piani sagomati, rendono possibili innumerevoli configurazioni, ed è disponibile una vasta serie di accessori e un sistema di armadi basato su una struttura modulare additiva studiata in altezze di 2, 3, 4 e 5 ordini, e moduli larghi 160, 240 e 320 cm, con ante scorrevoli dalle finiture superficiali in melamina o con impiallacciatura.

Con inchiostri pigmentati HP HP Designjet Z2100 è la nuova serie di stampanti per il grande formato che utilizza gli inchiostri pigmentati HP, consentendo ai professionisti del disegno tecnico di creare rendering tridimensionali, design di interni e planimetrie industriali di forte impatto e realismo fotografico. L’utilizzo degli inchiostri pigmentati HP Vivera, consente immagini stampate dalle transizioni cromatiche uniformi. L’allineamento preciso dei supporti e la manutenzione preventiva della testina di stampa, permettono inoltre di ottenere ottimi livelli di nitidezza e precisione nelle applicazioni grafiche. Tali risultati sono facilmente ottenibili grazie all’impiego di tecnologie avanzate come nel caso di questa serie che si distingue quale la prima nel mercato large format con spettrofotometro integrato; strumento che consente una corrispondenza dei colori semplice e precisa mediante la calibrazione automatica dei colori e la creazione di profili ICC personalizzati. Questa è inoltre la prima serie di stampanti per il grande formato, che implementa HP Scalable Print Technology; un’innovativa tecnologia che garantisce massima velocità, qualità e affidabilità di stampa.

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Massima automazione e integrazione

A sviluppo verticale

Dialettica e tensioni Orchestrated Chaos

Nel nuovo Ipointhotel recentemente inaugurato a San Giovanni in Persiceto (Bologna), è stato installato il sistema ABB i-bus EIB/KNX, di specifica applicazione negli ambiti alberghieri. Il sistema è costituito da un unico cavo bus posato attraverso l’edificio, che trasmette i segnali e i comandi evitando i tradizionali collegamenti diretti tra ciascun apparecchio di comando e le utenze interessate. Ciò consente di variare in qualsiasi momento le impostazioni del sistema attraverso l’apposito software, senza necessità di modificare i collegamenti elettrici. La configurazione del sistema nell’hotel, realizzata da VBR Sinergie, consente di gestire l’illuminazione interna, esterna e del garage sotterraneo, la ventilazione degli ambienti, l’apertura dei tendaggi e l’azionamento delle tapparelle nelle stanze, nonché la movimentazione dei paletti dissuasori nel parcheggio e l’irrigazione delle isole fiorite nella hall. In relazione ai componenti ABB i-bus EIB/KNX per strutture alberghiere, i lettori di trasponder all’esterno di ogni camera consentono l’ingresso degli ospiti e del personale autorizzato con l’apposita tessera dotata di circuito elettronico, che permette anche l’attivazione delle utenze elettriche nella stanza. Il software di Microsoft è installato sul pc delle camere e permette di fruire della ricezione di canali televisivi e radiofonici, dell’ascolto di musica, dell’accesso a internet e posta elettronica. Dalla reception il software di gestione, sviluppato da Domoticalabs, consente al personale di controllare gli accessi degli ospiti sia da pc che con touch screen.

Società del gruppo United Technologies Corp, Carrier ha messo a punto, con il sistema split in pompa di calore, l’innovativa unità interna a sviluppo verticale Carrier Diamond, che può essere installata indifferentemente a parete o nell’angolo di un ambiente. Dotata di un ottimo design impegnato, l’unità è corredata da dispositivi di filtrazione che garantiscono una elevata qualità dell’aria mediante il filtro anti-odore e il filtro anti-polvere. Il sistema è disponibile nelle taglie 2.5kW e 3.5kW in raffrescamento, e 3.2kW e 4.2kW in pompa di calore. Con l’utilizzo della tecnologia Xpouder DC Inverter si ottiene una eccezionale efficienza energetica raggiungendo la classe A sia in raffrescamento che in pompa di calore. L’unità interna Carrier Diamond è stata progettata anche per essere utilizzata come unità interna in applicazioni multi split inverter, in abbinamento ad altre tipologie di unità interne Carrier.

Emilia Giorgi Eric Owen Moss. Paradigmi provvisori Marsilio editori, Venezia 2007, 94 pp

Dispositivo multifunzionale

Premiare la luce Philips Lighting ha promosso l’edizione 2007 dell’International City-People-Light Award; il più importante forum sulla luce per l’architettura presente quest’anno a Rotterdam-Olanda dal 23 al 25 maggio. Il premio è organizzato da Philips Lighting in collaborazione con l’associazione LUCI (Lighting Urban Community International Association) ed ELDA (Professional Lighting Designers Association). L’International City-People-Light Award premia annualmente le città o metropoli che evidenziano al meglio il valore aggiunto che l’illuminazione conferisce al patrimonio culturale e all’identità di un’area, nel completo rispetto dell’ambiente.

Il Terminale Multimediale Chorus, di Gewiss, completa ai massimi livelli tecnologici la gamma dei dispositivi di comando e controllo del sistema domotico Chorus, coniugando le esigenze di controllo e comando evoluto della casa con le richieste per la fruizione di contenuti multimediali, sia all’interno dell’abitazione stessa che all’esterno. Il dispositivo è portatile, con alimentazione a batteria ai polimeri di litio (ricaricabile con circa 3 ore di autonomia), ed è dotato di interfaccia wireless WI-FI per la comunicazione con l’impianto Domotico Chorus, in particolare con il dispositivo Internet Controller Chorus. Questo dispositivo, con funzionalità principale di Home Web Server, rappresenta l’interfaccia con la rete telefonica esterna, attraverso un modem ADSL con l’impianto EIB-Konnex per la gestione delle automazioni domestiche e con la sezione di

impianto di videocontrollo e videocitofonia attraverso un’apposita interfaccia di digitalizzazione del A/V. Mediante questa complessa architettura di base si realizza la convergenza dei vari ambienti applicativi. La complessa tecnologia del sistema non si traduce nella difficoltà di utilizzo da parte dell’utente, ma in una interfaccia utente più completa ed evoluta, grazie alla convergenza tra l’ambiente domotico Chorus e il mondo dell’elettronica di consumo, offrendo inoltre la comodità di utilizzo di un dispositivo wireless portatile. Oltre all’unione dei due ambienti applicativi, l’esclusiva novità del dispositivo (primo assoluto sul mercato) risiede nella funzione di terminale videocitofonico wireless. Il terminale wireless multimediale Chorus ha vinto il premio Innovation & Design Award nella categoria Innovation.

Apri il libro e alla quarta riga siamo già a Los Angeles. Non si può che partire da qui per raccontare l’opera di Eric Owen Moss, in particolare da Culver City, ex distretto industriale che, dal 1987 ad oggi, è ancora la “tela” sulla quale l’architetto angeleno esprime e sperimenta al meglio la sua poetica, il suo “caos sapientemente orchestrato” grazie anche alla lungimiranza del developer Samitaur Constructs. Los Angeles, arcipelago di villaggi aggrappati a una freeway, è un flusso continuo di conflitti, di energie contrapposte, un magma incandescente cui non è possibile opporre i paradigmi statici e assoluti della ragione “moderna”. Moss intende invece riformulare i principi progettuali partendo dalla comprensione più profonda della natura dei problemi. La sfida è tradurre in linguaggio architettonico il processo d’invenzione, l’elaborazione poetica delle possibilità contraddittorie. All’idea cristallizzata del moderno si contrappone l’interpretazione lirica del conflitto. Ogni progetto ha un nome proprio: non esistono categorie o tipologie che definiscono una realtà oggettiva, ma solo infiniti punti di vista individuali che costruiscono paesaggi urbani eterogenei. La complessità del linguaggio e della struttura morfologica dell’architettura, sempre in bilico tra sforzo e cedimento, diventano quindi metafora della complessità della metropoli contemporanea. Dialettica, conflitto, tensione, metamorfosi, discontinuità, ibridazione, montaggio sono le parole chiave attraverso le quali Emilia Giorgi si muove con sensibilità raccontando venti anni di architettura di Eric Owen Moss: una parabola che parte da Los Angeles, attraversa Washington, New York, San Pietroburgo, Città del Messico e Guangzhou per fare ritorno alla metropoli californiana, a Culver City, che rimane il vero e proprio capolavoro urbano dell’architetto angeleno. Lunedì 18 giugno alle ore 20, il libro viene presentato nell’ambito di una tavola rotonda su Eric Owen Moss, presso la sede dell’IN/arch - Istituto Nazionale di Architettura - Lazio (via di Villa Patrizi 11, 00161 Roma). Interverranno l’autrice, Paola Giaconia, Margherita Guccione, Livio Sacchi. Davide Sacconi

Open the book, and on page four you’re already in Los Angeles. That’s the only place we can start to speak about Eric Owen Moss, and especially about Culver City, a former industrial area which – from 1987 to today – has been the “canvas” on which the Los Angeleno has expressed and experimented his poetics to his best: his skillfully “orchestrated chaos” also thanks to the far-sightedness of the developer Samitaur Constructs. Los Angeles, an archipelago of towns anchored to a freeway, is a continuous flow of conflicts and contrasting energies, a white-hot magma that cannot be thwarted by the static and absolute paradigms of “modern” reason. Indeed, Moss means to reformulate planning principles, beginning with a deep understanding of problems and their deepest nature. The challenge lies in translating an inventive process and a poetic elaboration of contradictory possibilities into an architectural language. The crystallized idea of what is modern is countered by the lyrical interpretation of conflict. Each project has its own name: there are no categories, no classification by typologies that define an objective reality, but only endless individual points of view that build heterogeneous urban landscapes. The complexity of the architecture’s language and morphological structure – which are always unstably balanced between a sense of strain and yielding – become the metaphor of the complexity of contemporary metropolises. Dialectic, conflict, tension, metamorphosis, irregularity, hybridization, and assembling are the key words through which, with her own sensitivity, Emilia Giorgi tells us about Eric Owen Moss’s twenty years of architecture. A trajectory that starts in Los Angeles, passing through Washington D.C., New York, St. Petersburg, Mexico City, and Guangzhou, only to return to the Californian metropolis, in Culver City, which remains the Los Angeleno’s true urban masterpiece. On Monday June 18th, the book will be presented during a round table on Eric Owen Moss, at the IN/arch headquarters – the National Institute of Architecture – Lazio (via di Villa Patrizi 11, 00161 Rome). Paola Giaconia, Margherita Guccione, and Livio Sacchi will attend the discussion.

Segnalazioni Michele Costanzo Museo fuori dal museo. Nuovi luoghi e nuovi spazi per l’arte contemporanea Franco Angeli, Milano 2007, ill. in b/n, 238 pp Il libro prende in esame quel genere di edifici e di spazi espositivi che, a partire dal secolo passato, si sono posti al di fuori, in senso ideale e materiale, dalla tradizione dei musei urbani, istituzionalmente rappresentativi dell’immagine della cultura per eccellenza, disegnando un quadro di ciò che è stato realizzato. Si tratta di edifici, spazi, luoghi dalle molteplici configurazioni, destinati a comunicare un messaggio estetico complesso e multiforme che, rispetto alla visione del passato, tende a rispecchiare la diversa sensibilità del pubblico contemporaneo e il suo modo di confrontarsi con la realtà che lo circonda.

Dalla forte identità Texture è la nuova collezione di Olympia Ceramica che, concepita dallo studio Ldesignconcept, propone una valorizzazione del bagno mediante il colore che diventa avvolgente e crea unicità alla forma. Il programma sviluppa cinque varianti ottenute abbinando i piani in ceramica (di dimensione 100x55 cm) ai lavabi con singolari texture.

Collaborazione costruttiva Finalità della sinergia tra il Gruppo Simeon e Stratex è l’intesa di offrire la propria collaborazione congiunta e i propri servizi a progettisti e committenti, per la realizzazione di opere architettoniche che richiedano materiali diversi per comportamento, estetica, tradizione e tecnica costruttiva. Il Gruppo Simeon e Stratex partecipano

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all’iniziativa con la propria identità e specializzazione, rispettivamente il primo per le costruzioni in acciaio e rivestimenti hi-tech, l’altro per le strutture e i rivestimenti in legno lamellare. L’intesa porta a un dialogo coordinato con i progettisti che propone una vasta scelta di soluzioni esecutive e tecnologiche.

I luoghi di Franco Albini – Itinerari di architettura A cura di Luigi Spinelli Triennale/Electa, Milano 2006, ill. in b/n, 96 pp Agile volumetto in italiano e inglese che traccia un itinerario delle architetture visibili di Franco Albini. Milano e la Pianura Padana, Genova e la Riviera di Levante, la Conca di Breuil, il centro di Roma sono tra i luoghi in cui si possono vedere trentasei opere dell’architetto milanese qui descritte e illustrate sinteticamente, dai primi

quartieri di edilizia popolare ai suoi raffinati allestimenti museali. L’architettura moderna dal 1900 A cura di William J.R. Curtis Phaidon, 2006, 310 ill. a colori, 367 in b/n, 185 disegni al tratto, 736 pp Terza edizione dell’ormai classica guida all’architettura del XX secolo di Curtis, riveduta e ampliata con sette nuovi capitoli e un approfondimento sull’architettura mondiale più recente. Chiaro, preciso, completo e di piacevole lettura, Curtis affronta questioni ardue attraverso un linguaggio preciso, completo e divulgativo che le rende comprensibili per tutti. L’autore combina la dimensione pratica, estetica, e sociale dell’architettura, riservando una particolare attenzione agli aspetti formali e simbolici. Le Isole del Tesoro A cura di Paola Bortolotti, Marco Brizzi, Paola Giaconia Artout Maschietto Editore, Firenze 2006, ill. a colori, 96 pp Il paesaggio toscano contiene una infinita varietà di preziosi tesori. Quelli trovati e visitati nell’ambito del progetto “Le isole del tesoro”, presentato

dall’associazione iMage, hanno la caratteristica di essere luoghi dove l’arte contemporanea è diventata di casa e che si pongono come laboratori di esperienze dei linguaggi della contemporaneità. m-Fuksas-d un sessantesimodisecondo a cura di Francis Rambert DARC/MAXXI/Electa, Roma/Milano 2006, ill. a colori, 160 pp Catalogo dell’omonima mostra conlusasi a febbraio 2007 negli spazi del MAXXI-Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, il volume racconta con immagini, schizzi, saggi e un’intervista, il percorso professionale di Massimiliano Fuksas e di Doriana Mandrelli. Attilio Petruccioli John Brinckerhoff Jackson – A proposito dei paesaggi. Dodici saggi brevi Icar, Bari 2006, 188 pp Traduzione e commento dei saggi di JB Jackson, leggenda americana che ha indagato e insegnato per tre generazioni le trasformazioni del paesaggio, quello ordinario, del proprio cortile, accettandone anche gli aspetti antiestetici in nome della sua vitalità. Personalità trasversale alle discipline e alle ideologie, elegante prosatore, umanista originale e curioso.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Canada Calgary Art City Concorso di idee per lo studio di un oggetto metonimizzato nel mezzo di una “lacerazione”. Sono richiesti due disegni/pannelli: il primo dedicato al cambiamento-Progetto del Centro di Tecniche Metafisiche. Il secondo deciato all’oggetto “lacerato” Ideas competition for a study of a metonymized object in the midst of “rupture”. 2 drawings/panels are required: The first is the “changed”: Design of the Center of Metaphysical Techniques. The second is the metonymized or “rupted” object: The interrupted act of the manifestation of becoming the Center of Metaphysical Techniques in spacial objectivity Scadenza/Deadline: 23/7 Per informazioni: Matt Zess c/o Richard Lindseth Architecture Inc. 1023 Cameron Ave. S.W. Calgary, T2T 0K2 Canada Internet: www.art-city.ca

Corea del Sud / South Korea Seoul Space Prize for International Students of Architectural Design Concorso per studenti sul tema: Spazio Pubblico, Forza Pubblica, Immaginazione Pubblica Students design competition on the theme: Public Space, Public Force, Public Imagination Scadenza/Deadline: 31/8 Monte premi/Total prize money: 10.000.000 won Giutia/Jury: Raoul Bunschoten, Park Youn-Schirn Per informazioni: Space Group Tel. +82 2 36703647 Fax +82 2 7472894 Internet: www.space-prize.com E-mail: archi@space-prize.com

Danimarca / Denmark Copenhagen Future Cities Concorso internazionale per studenti sul tema delle città per il futuro International students competition on the theme of the cities for the future Scadenza/Deadline: 31/8

Per informazioni: Student Competition & Congress The Royal Academy of Fine Arts, School of Architecture c/a Peder Duelund Mortensen Internet: www.ifhp2007copenhagen.dk, www.karch.dk E-mail: ifhp@karch.dk

+ europaconcorsi

Competition for residential or service buildings integrating the Koréo Sarlam architectural lighting appliances Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Sarlam Koréo Internet: www.koreosarlam.com/concours

Concours Koréo Sarlam Concorso per progetti residenziali e terziari che integrino apparecchi illuminotecnici a oblò architettonici Koréo Sarlam

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Per informazioni: Israel Association of United Architects 13 Hamigdalor Street Tel Aviv Tel. +972 3 5188234 Internet: www.sviva.gov.il

Germania / Germany Osnabrück Tecu® Architecture Award 2007 Concorso internazionale per progetti realizzati tra il 2005 e il 2007 che siano esemplari per innovazione costruttiva, uso creativo dei materiali Tecu® e funzionalità. Una sezione è riservata a progetti di studenti International competition for buildings realized between 2005 and 2007 which are exemplary for construction innovation, creativity in the use of Tecu® materials and functionality. There is a section for students’ projects Scadenza/Deadline: 15/10 Monte premi/Total prize money: 14.000 Euro Per informazioni: KME Europa Metal Tecu® Architecture Award 2007 Klosterstrasse 29 49074 Osnabrück Internet: www.thecopperlink.com

Gran Bretagna / Great Britain Hadspen The Hadspen Parabola Concorso per soluzioni radicali nella progettazione di giardini e la ricerca di legami con altri campi della creatività/Competition seeking radical solutions to planting and to exploring the links that gardening can make to other fields of creativity Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: The Hadspen Parabola Competition c/o The Assistant to the Director The Museum of Garden History Lambeth Palace Road, London, SE1 7LB Internet: www.thehadspenparabola.com/ competition-submissions E-mail: anonymous.hadspen@btinternet.com

Islanda / Iceland Reykjavik Plan for Vatnsmyri Concorso internazionale di idee per la riqualificazione e la valorizzazione urbanistica dell’area di Vatnsmyri International call for ideas for the requalification and anhancement of the area of Vatnsmyri Scadenza/Deadline: 15/6 Monte premi/Total prize money: 200,000 Euro Giuria/Jury: Hanna Birna Kristjánsdóttir, Gísli Marteinn Baldursson, Dagur B. Eggertsson, Joan Busquets, Steve Christer, Kees Kaan, Hildebrand Machleidt Per informazioni: Association of Icelandic Architects c/a Haraldur Helgason Hvassaleiti 74 103 Reykjavík Internet: www.ai.is, www.vatnsmyri.is/ efni/c01_vatnsmyri_brief_en.pdf

Francia / France Belhomert

of sustainable residences Scadenza/Deadline: 19/6 Monte premi/Total prize money: 100,000 shekels

Israele / Israel

Italia / Italy

Competition for the enhancement of the coastal area of Quinto and Nervi Scadenza/Deadline: 12/6 Per informazioni: Amministrazione Comunale Genova Direzione Territorio, Sviluppo Economico e Ambientale c/a Giorgio Gatti Via XX Settembre 15 Genova Tel. +39 010 5577708 Fax +39 010 5577755 Internet: www.comune.genova.it E-mail: tutelaterritorio@comune.genova.it

Chieti

Milano

Concorso fotografico Concorso fotografico internazionale sul tema: “Case di terra: paesaggi di architettura” International photo competition on the theme: “Earthen architectures: landscapes of architectures” Scadenza/Deadline: 30/6 Giuria/Jury: Alejandro Alva, Concetta Di Luzio, Assunta Di Tullio, Vincenzo Dragani, Moreno Pola

Innovative Design for Steel Carparks Concorso internazionale per lo sviluppo di progetti per parcheggi che abbiano l’acciaio come elemento distintivo, ovvero essere concepito integralmente o parzialmente in acciaio. Il parcheggio può essere parte di un complesso edilizio più ampio, ma deve comunque rappresentare la centralità del progetto/International competition for the design of carparks where steel is the distinctive element. The carpark can be part of a larger architectural complex but must be the main element of the project Scadenza/Deadline: 29/6 Monte premi: 6.000 Euro

Per informazioni: CeDTerra Piazza De Lollis 1 66012 Casalincontrada (CH) Internet: www.casediterra.it/concorsofoto.htm E-mail: casediterra@casediterra.it

Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it

Firenze Premio Targetti Light Art Concorso internazionale a cadenza biennale dedicata agli artisti under 40. Ai partecipanti si chiede di ideare un’opera d’arte che utilizzi la luce artificiale come strumento e contenuto primario. I partecipanti possono scegliere di partecipare nella categoria “Quadri di Luce” (installazioni su supporto verticale di 120x120 cm) o nella categoria “Sculture di Luce” (opere plastiche per interni e/o esterni, posizionabili su un supporto orizzontale). International biennial competition open to young artists of no more than 40 years of age for the creation of works of art utilising artificial light as instrument, matter and content. Participants may take part in the competition by presenting a “Light Work” or a “Light Sculpture” Scadenza/Deadline: 6/7 Monte premi/Total prize money: 34.000 Euro Giuria/Jury: Amnon Barzel, Omar Calabrese, Alessandra Mammì, Peter Noever, David Sarkisian, Paolo Targetti Per informazioni: Premio Targetti Art Light Targetti Sankey SPA Via Pratese 164 50145 Firenze Tel. +39 055 3791285 Fax +39 055 3791255 Internet: www.targetti.it E-mail: artlight@targetti.it

Tel Aviv

Genova

Green Building Design Competition Concorso per il progetto di residenze sostenibili/Competition for the design

Area Costiera Concorso per la valorizzazione dell’area costiera di Quinto e Nervi

Per informazioni: Internet: www.promozioneacciaio.it E-mail: concorsoacciaio@polimi.it

Padova Premio Biennale Internazionale di Architettura “Barbara Cappochin” Premio per opere di architettura completate tra il 1° luglio 2004 ed il 30 giugno 2007, appartenenti alle seguenti categorie: 1.architettura residenziale pubblica e privata; 2.architettura commerciale, direzionale, mista; 3.architettura pubblica (educativa, culturale, socio-sanitaria, religiosa, sportiva, ricreativa, ecc.)/Prize for architecture works finished between July 1, 2004 and June 30, 2007, belonging to the following categories: 1. public and private residential architecture; 2. commercial, managerial and mixed architecture; 3. public architecture (educational, cultural, social-health, religious, sporting, recreational etc.); 4. landscape architecture Scadenza/Deadline: 20/7 Monte premi/Total prize money: 72.000 Euro Giuria/Jury: Raffaele Sirica, Mario Botta, Fulvio Irace, Giancarlo Ius, Amerigo Restucci, Gonçalo Byrne, Josè Luis Cortes Delgado, Suk Won Kang, Katherine L. Schwennsen, Charles Majoroh Per informazioni: Fondazione Barbara Cappochin Via Vegri 33a 35030 Selvazzano Dentro (PD) Tel. +39 049 8055642 Fax +39 049 8056891 Internet: www.barbaracappochinfoundation.net E-mail: info@barbaracappochinfoundation.net

Roma Europan 9 Concorso sui temi dell’Urbanità europea, sostenibilità urbana e innovazione degli spazi pubblici aperto ad architetti under 40 Competition on the theme of European Urbanity, urban sustainability, and innovation of public spaces, open to architects under 40 years of age Consegna/Submission: 28/6

AGENDA

+ europaconcorsi

Per informazioni: Associazione Europan c/a R.Marilia Vesco Via Lorenzo il Magnifico 84 00162 Roma Tel. +39 06 97614804 Fax +39 06 97614830 Internet: www.europan-italia.com E-mail: info@europan-italia.com

progetto di una fontana e di un monumento con una statua equestre di Alessandro il Grande International competition for the project of a fountain and a monument with Cavalryman sculpture of Alexader the Great Scadenza/Deadline: 15/7

Banco-tipo per il commercio a rotazione Concorso per il progetto di un bancotipo per il commercio a rotazione nelle aree pubbliche del Comune di Roma/Competition for a typestandshop for the market areas of Rome municipality Scadenza/Deadline: 15/6

Per informazioni: Internet: www.opstinacentar.gov.mk E-mail: sovet@opstinacentar.gov.mk

Per informazioni: Amministrazione Comunale di Roma Dip.VIII Politiche Commercio e Artigianato c/a Tonino Egiddi Via Flaminia, 872 c/o Risorse RPR SpA 00191 Roma Tel. +39 06 95357101 Fax +39 06 59290437 Internet: www.rpr-spa.it E-mail: c.giardini@rpr-spa.it

Sestu (Cagliari) Teatro Civico Comunale Concorso per il progetto del nuovo Teatro Civico/Competition for the project of the new Civic Theatre Scadenza/Deadline: 27/6 Per informazioni: Amministrazione Comunale di Sestu Settore Tecnico c/a Ugo Scarteddu Via Scipione 1 09028 Sestu (CA) Tel. +39 070 2360261 Fax +39 070 2360275 E-mail: lavori.pubblici@comune.sestu.ca.it

Termoli (Campobasso) Riqualificazione e valorizzazione del Lungomare Nord Concorso per la riqualificazione e valorizzazione del Lungomare Nord: “Valorizzazione arenile”, “Riqualificazione aree”, “Valorizzazione collegamento con Petacciato”/Competition for the requalification and enhancement of the North Waterfront: “Beaches Enhancement”, Requalification Areas”, Enhancement of the connection with Petacciato area” Scadenza/Deadline: 29/6 Per informazioni: Trasformazione Urbana Adriatica c/a Vittorio Abiuso Via Andrea da Capua 6 86039 Termoli (CB) Tel. +39 0875 705307 Fax +39 0875 705307 Internet: www.comune.termoli.cb.it E-mail: tuaspa@virgilio.it

Udine Centro Polifunzionale Concorso per il progetto di un Centro Polifunzionale nell’area denominata ex Macello Comunale/Competition for the design of a Multi-Functional Centre in the area of the former slaughterhouse Scadenza/Deadline: 5/7

Per informazioni: Amministrazione Comunale di Udine Ufficio Speciale di Progetto c/a Giuliano Permegiani Via Morpurgo 34 Udine Tel. +39 0432 555888 Fax +39 0432 228826 Internet: www.comune.udine.it E-mail: ufficio.speciale.progetto@regione.fvg.it

Macedonia Skopje Monumental Unit Concorso internazionale per il

Norvegia / Norway Oslo New Holmenkollbakken Concorso internazionale dell’area dell’arena del trampolino per il salto con gli sci di Holmenkollen a Oslo in previsione dei Campionati Mondiali di Sci Nordico del 2011/In connection with the World Championship in skiing, Nordic section, 2011, the Holmenkollen national ski jump arena shall be extended. In relation to this, an open international architectural contest for the design of the New Holmenkollen ski jump arena, shall be executed Scadenza/Deadline: 25/6 Monte premi/Total prize money: 2.000.000 NOK Giuria/Jury: Gary Bates, Jan Digerud, Trygve Sundt, Birgitte Riegels Høyland, Roar Gaustad, Bente Lill Romøren, Steinar Eidaker Per informazioni: National Association of Norwegian architects (NAL) c/a Gaute Baalsrud Josefines gt.34 NO-0351 Oslo Tel. +47 23 332500 Fax +47 23 332501 Internet: www.arkitektur.no/files/ holmenkollen2011.pdf E-mail: gaute.baalsrud@arkitektur.no, nal@arkitektur.no

Olanda / Holland Amsterdam The Real Photography Award Premio biennale internazionale di fotografia promosso da ING Real Estate. I temi sono: Natura, Sviluppo Immobiliare, Architettura Photography award created by ING Real Estate to promote international contemporary photography. The award is presented every two years. The themes that have been chosen for the Real Photography Award are Nature, Development and Architecture Scadenza/Deadline: 1/8 Primo premio/First prize: 50.000 Euro Per informazioni: The Real Photography Award Attn Art Management Location HG 98.00 P.O. Box 1800 1000 BV Amsterdam Internet: www.realphotographyaward.com

Leiden Quest-3D 2007 Competition Concorso per visualizzazioni 3D di progetti architettonici, oggetti, interni, giardini/Competition for 3D visualization of architectural projects, buildings, gardens, interiors, objects Scadenza/Deadline: 8/7 Per informazioni: Act-3D B.V. Schipholweg 11d Leiden, 2316 XB Netherlands Internet: www.quest3d.com, ftp://quest3d.nl (to upload entries in RAR or ZIP)

Polonia / Poland Gandst Motlawa Apartments Concorso internazionale di progettazione architettonica e urbanistica per il miglior progetto concettuale di sviluppo dell’area della città vecchia nei pressi del fiume Motlawa/International competition in urban and architectural planning for the best conceptual land development design of Old Town area near Motlawa river Scadenza/Deadline: 30/6 Monte premi/Total prize money: 145.000 Euro+9.500 Euro (studenti) Per informazioni: Internet: http://motlawa-apartments.com/idea

Portogallo / Portugal

Tel. +34 93 4444732 Fax +34 93 4444738 Internet: www.2Gcompetition.com E-mail: info@2Gcompetition.com

USA New York Museum Tower Concorso internazionale per la proposta di un nuovo monumento/torre di carattere urbano, cosmopolita e universale che ospiterà un museo delle memorie degli immigrati da realizzare sul molo di Battery Park/International competition for proposal for a monument/tower with urban, cosmopolitan and universal character destined to host a museum of memories of immigrantes, to be realized on Battery Park Pier Scadenza/Deadline: 31/7

Lisbona

Per informazioni: Internet: www.arquitectum.com

2nd Lisbon Ideas Challenge International Design CompetitionUrban Design with Photovoltaics Concorso internazionale di idee per l’integrazione della tecnologia fotovoltaica nell’ambiente urbano con particolare riferimento al rinnovo e alla riqualificazione del quartiere popolare del Barrio do Padre Cruz International ideas competition for the integration of photovoltaics technology in the urban environment with particular reference to the renovation and rehabilitation of the low-income residential neighbourhood of Barrio do Padre Cruz Scadenza/Deadline: 31/7

07 Housing Competition Concorso internazionale di idee per il progetto di residenze per il XXI secolo che tengano in considerazione le condizioni economiche, sociali e culturali e utilizzino le nuove tecnologie e materiali in ottica ecologica, sostenibile, progressista e innovativa/International ideas competition for the design of residences. Competitors are invited to re-think our needs for the XXI Century taking in consideration, economic, social, and cultural conditions. Participants should research on new technologies and materials that would make their proposals sustainable, ecological, progressive, and innovative Scadenza/Deadline: 10/7

Per informazioni: Lisbon Design Challenge Internet: www.lisbondesignchallenge.com.pt

Russia Perm Perm Museum XXI Concorso internazionale per il progetto di un nuovo museo per l’arte a Perm/International competition for the project of a new museum facility for the arts in Perm Scadenza/Deadline: 10/7 Monte premi/Total prize money: 300,000 US$ Giuria/Jury: Arata Isozaki, Alexandr Kudriavzev, Ben van Berkel, Mikail Piotrovski, Mikhail Shvydkoy, Peter Noever, Peter Zumthor, Oleg Ochepkov, Sergey Shamarin, Yurii Gnedovskyi Per informazioni: Internet: www.archcenter.org/en

Spagna / Spain Barcelona Parque de la Laguna de Venecia Concorso internazionale per un progetto di sviluppo dell’area costiera della Laguna di Venezia International competition for projects for the development of the coastal area of Venice Lagoon Iscrizione/Registration: 15/10 Consegna/Submission: 12/11 Giuria/Jury: Iñaki Abalos, Francesco Careri, James Corner, Anne Lacaton, Philippe Rahm, 2G Team Monte premi/Total prize money: 15.000 Euro Per informazioni: Editorial Gustavo Gili 2G Competition Rossellò 87-89 08029 Barcelona

Per informazioni: eVolo Architecture 471 Central Park West, 5th floor New York, NY, 10025 Internet: www.evolo-arch.com

Santa Monica Thermador Freedom Collection Design Contest Concorso per il progetto di cucine in cui siano utilizzati prodotti per la refrigerazione della Thermador Freedom Collection/Competition for residential kitchens have designed using Freedom Collection refrigeration products Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Thermador Freedom Collection Design Contest 1805 Colorado Avenue Santa Monica, CA, 90404 USA Internet: www.thermador.com/freedom/terms.cfm

WEB Design 21: Shelter Me Concorso di idee per soluzioni di design indirizzate al sociale per il progetto di ripari temporanei economici, leggeri, resistenti e facilmente smontabili/Design competition for projects addressing social concerns and create smart solutions through design. ShelterMe challenges designers to present a cost-effective short-term shelter that is affordable, lightweight, strong and easily deployed Scadenza/Deadline: 17/6 Per informazioni: DESIGN 21: Social Design Network 10 West 56th Street New York, NY, 10019 USA Internet: www.design21sdn.com

226 l’ARCA 105


AGENDA Fill the Box-Asics Design Competition Concorso per la progettazione di scarpe da ginnastica/Competition for the design of sports footwear Scadenza/Deadline: 29/6 Monte premi/Total prize money: 6.000 Euro Giuria/Jury: Alessandro Mendini, Jan Jansen, Fabio Novembre Per informazioni: Internet: www.asicsdesigncompetition.com

First Annual Architecture and Design Competition in Second Life Concorso per progetti di architettura degli “abitanti” di Second Life per elementi architettonici spazialmente ed esteticamente interessanti, creativi e innovativi, di qualsiasi dimensione/Competition for architecture projects from the inhabitants of Second Life. The buildings that can be of any dimension must be spatially and aesthetically interesting, creative and innovative Scadenza/Deadline: 1/9 Per informazioni: Internet: www.sl-award.com

Gau:di Competition 2007 Concorso di idee per studenti sul tema: “Una casa minimale per il divertimento nel XXI secolo/Students ideas competition on the theme: “A Minimum House for Leisure in the 21st century” Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Internet: http://competition.gaudi-programme.eu

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

+ europaconcorsi

Austria Vienna

Helsinki

Architektur Zentrum Virtual dschungle 6: e-motion@e-home? 13/6 10 Years of the Friedrich Kiesler Stiftung Wien 20/10 The 15th Vienna Architecture Congress 9/11-11/11

Finlandia Hall Clima 2007 10/6-14/6

Per informazioni: Architektur Zentrum Museumplatz 1 1070 Vienna Tel. +43 1 5223115 Fax +43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: office@azw.at

Canada Ottawa Fairmont Château Laurier 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 26/6-29/6 Per informazioni: 9CCEE - 9th Canadian Conference on Earthquake Engineering 1125 Colonel By Drive Carleton University, Department of Civil and Environmental Engineering Ottawa, K1S 5B6 ON, Canada Fax 1 613 5203951 Internet: www.carleton.ca/9ccee E-mail: 9ccee@connect.carleton.ca

Per informazioni: Martin Lack & Associates Suite 1, 39 Tinarra Crescent Kenmore Hills Q4069 Tel. +61 7 3878 2974 Fax +61 7 3378 9513 Internet: http://australia.vsmm.org E-mail: vsmm2007@mlaa.com.au

Griffith University World Association for Sustainable Development 5th International Conference 29/10-31/10 Per informazioni: Internet: www.worldsustainable.org/ conferences/conferences.html

Sydney University of New South Wales Connect 2007 - International Conference on Design Education 9/7-12/7 Per informazioni: Robert Zehner Associate Dean (Education) Faculty of the Built Environment University of New South Wales Sydney 2052 Tel. +61 2 93854835 Fax +61 2 93855613 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#Connect0707 E-mail: connect2007@unsw.edu.au

106 l’ARCA 226

Francia / France Paris Palais de Chaillot Hérault-Arnod, Paris 4/6 MAD, Pékin (à confirmer) 10/9 Ian Kaplicky, Londres 22/10 Jan Neutelings, Rotterdam 19/11 Massimiliano Fuksas, Rome 10/12 Per informazioni:

Agostina Pinon Communication et presse Cité de l’architecture et du patrimoine Palais de Chaillot 1, place du Trocadéro 75116 Paris Tel. +33 1 58 51 52 85 mobile 06 03 59 55 26 Fax +33 1 58 51 59 91 Internet: www.citechaillot.fr E-mail: apinon@citechaillot.fr

Tours

Design Exchange Ourtopias – Ideal Cities and the Roles of Design in Remaking Urban Space 14/6-16/6

Vinci Convention Centre CONSEC ‘07 Conference on concrete infrastructures 4/6-6/6

Australia Citigate The Sebel Hotel VSMM 2007: Exchange and Experience in Space and Place The 13th International Conference on Virtual Systems and Multimedia 23/9-26/9

Per informazioni: Clima 2007 Congress C/o FiSIAQ P.O. Box 25 FIN-02131 Espoo Tel. +358 9 4355 560 Fax + 358 9 4355 5655 Internet: www.clima2007.org E-mail: info@clima2007.org

Toronto

Per informazioni: Internet: www.dx.org/conference

Brisbane

Finlandia / Finland

Cina / China Beijing ISES International Solar World Congress 2007 Il tema della conferenza 2007 è: “Energia solare e insediamenti umani” The theme of the 2007 conference will be “Solar Energy and Human Settlement” 18/9-21/9 Per informazioni: International Solar Society Internet: www.ises.org

Danimarca / Denmark Copenhagen Future Cities: Impacts, Indicators, Implementation 23/9-27/9 Per informazioni: IFHP2007 Internet: www.ifhp2007copenhagen.dk

Egitto / Egypt

Per informazioni: Internet: www.consec07.fr

Villeurbanne Institut des Bioénergie Formation bois-énergie 12/6 Per informazioni: ITEBE Tel. +33 348 478100 Fax +33 348 478119 Internet: www.itebe.org E-mail: education@itebe.org

Gran Bretagna / Great Britain Farnham Farnham Castle Conference Center Sustainable Innovation 2007 – Global Building and Construction: Systems, Technologies, Products and Service Design 29/10-30/10 Per informazioni: The Centre of Sustainable Design University College for the Creative Arts Martin Charter (Director) Tel. +44 01252 892772 Fax +44 01252 892747 Internet: http://list.unu.edu/pipermail/ itenv/2006-October/000020.html E-mail: mcharter@ucreative.ac.uk

Grecia / Greece

Alexandria

Creta

Bibliotheca Alexandrina ASCAAD 2007 Conference 26/11-28/11

Aldemar Knossos Royal Village Palenc 2007: Building Low Energy Cooling and Advanced Ventilation Technologies in the 21st century 27/9-29/9

Per informazioni: Internet: www.ascaad.org/conference/2007/

Per informazioni: Internet: http://palenc2007.conferences.gr

India Chennai Trade Centre Green Building Congress 19/9-22/9 Per informazioni: CII - Sohrabji Godrej Green Business Centre Survey No 64, Kothaguda Post Near Kothaguda Cross Roads Ranga Reddy Dist Hyderabad - 500 032 Tel. +91 040 23112971-73 Fax +91 040 23112837 Internet: www.igbc.in/igbc/home.jsp E-mail: igbc@ciionline.org

Irlanda / Ireland Dublin UCD School of Architecture, Landscape & Civil Engineering Defining Space 12/10-13/10 Per Informazioni: UCD Internet: www.ucd.ie/arcel/defining_space.html E-mail: Hugh Campbell hugh.campbell@ucd.ie - Douglas Smith douglas.smith@ucd.ie

Italia / Italy Ancona Università Politecnica delle Marche Artec 2007 Convegno su progettazione e involucro edilizio 22/11-24/11 Per informazioni: Enrico Quagliarini Internet: www.ing.univpm.it/ARTEC2007, www.artecweb.it E-mail: e.quagliarini@univpm.it

Bolzano Libera Università di Bolzano-Facoltà di Design e Arti Design Research: Strategy Setting to Face the Future 27/6-28/6 Per informazioni : Libera Università di Bolzano Segreteria del convegno Marlies Andergassen-Sölva Via Sernesi 1 39100 Bolzano Tel. +39 0471 015006 Fax +39 0471 015009 Internet: www.unibz.it E-mail: marlies.andergassensoelva@unibz.it

Camerino (Macerata) Università L'architettura oltre la forma Seminario internazionale sui “Paesaggi urbani sostenibili” International workshop on “Sustainable Urban Landscapes” 29/7-2/8 Per informazioni: Segreteria Seminario di Architettura e Cultura Urbana c/o Unicittà Palazzo Ducale 62032 Camerino (MC) numero verde 800 054000 Tel. +39 0737 630854 Fax +39 0737 637541 Internet: www.unicam.it/culturaurbana E-mail: unicitta@unicam.it

Ischia (Napoli) III International Conference on Architecture and Building Technologies: Architecture in

AGENDA Euro-Mediterranean area 15/6-16/6 Per informazioni: Scientific Committee Secretariat Luigi Mollo Department of Civil Engineering - S.U.N. Via Roma 29 81031 Aversa (NA) Tel +39 081 5010388 Fax +39 081 5037370 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#ICABT0607 E-mail: architettura.tecnica@unina2.it, luigi.mollo@unina2.it

Milano POLI.design - Consorzio del Politecnico di Milano (Campus Bovisa) Outdoor Experience Design Corso di alta formazione per progettare e arredare spazi esterni pubblici e privati promosso dall’azienda produttrice di articoli per esterni Talenti 9/7-20/7 Per informazioni: POLI.design Michela Mantica Tel. +39 02 23997248 Internet: www.polidesign.net E-mail: formazione@polidesign.net

Olanda / Holland Eindhoven Department of Architecture, Building and Planning at the University of Technology Tectonics Making Meaning 10/12-12/12 Per informazioni: http://tectonics2007.com

Portogallo / Portugal Funchal (Madeira) Hotel Pestana Casino Park arch’07 - 5th International Conference on Arch Bridges 12/9-14/9 Per informazioni: ARCH’07 – 5th International Conference on Arch Bridges University of Minho Department of Civil Engineering Azurém P-4800-028 Guimarães Tel. +351 253 510 200 Fax +351 253 510 217 Internet: www.civil.uminho.pt/arch07 E-mail: arch07@civil.uminho.pt

Lisbona Instituto Superior Tecnico Portugal SB07: Sustainable Construction, Materials and Practices Convegno internazionale sull’edilizia sostenibile/Internatinal conference on sustainable construction 12/9-14/9 Per informazioni: CIB Internet: www.cibworld.nl

Repubblica Ceca / Czech Republic Praga Corinthia Towers Hotel STREMAH 2007 Decima conferenza internazionale sugli studi, ristrutturazione e conservazione del patrimonio storico con un seminario sui Beni Storici Marittimi/Tenth International Conference on Studies, Repairs and Maintenance of Heritage Architecture, incorporating the Maritime Heritage Seminar 4/7-6/7 Per informazioni: Kimberley Robberts

+ europaconcorsi

Conference Secretariat STREMAH 2007 Wessex Institute of Technology Ashurst Lodge, Ashurst Southampton, SO40 7AA, United Kingdom Tel. +44 0238 0293223 Fax +44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/conferences/ 2007/stremah07/index.html E-mail: krobberts@wessex.ac.uk

Czech Technical University CESB 07 – Central Europe towards Sustainable Building 24/9-25/9 Per informazioni: CESB07 Secretary - CSBS - iiSBE Czech Thákurova 7, 166 29 Praha 6 Tel. +420 2 2435 4572 Fax +420 2 3333 9987 Internet: www.substance.cz/csbs E-mail: csbs@fsv.cvut.cz Petr Hajek, CSc Tel. +420 2 2435 4459 E-mail: petr.hajek@fsv.cvut.cz

Per informazioni: ECAL Pierre Keller (Director) 4 Avenue de l’Elysée CH-1006 Lausanne Tel. +41 021 3169933 Fax +41 021 6163991 Internet: www.ecal.ch E-mail: pierre.keller@ecal.ch

USA

Barcelona Universitat Politecnica de Catalunya Traditional Mediterranean Architecture Present and Future 12/7-15/7 Per informazioni: Universitat Politecnica de Catalunya C/Bon Pastor 5 08021 Barcelona Tel. +34 93 2402060 Internet: www.rehabimed.net/conferencia/ angles/index_conferencia_ang.htm E-mail: rehabimed@apabcn.cat

EsArq-Escola Tècnica Superior d’Arquitectura Universitat Internacional de Catalunya Master of International Cooperation in Architecture: Housing, Urbanization, and Sustainability in Developing Contexts 1/10-17/7/2008 Master in Genetic Architectures: New Cybernetic-Digital ProjectDesign and New EcologicalEnvironmental Project Design Iscrizione/Registration: 31/7 2007-2008 Academic year

Museum of Finnish Architecture City Home Wood Studio Fino al/through 2/9

Per informazioni: Internet: www.gsd/harvard.edu

The Governor Hotel True Urbanism: Designing for Social & Physical Health 45° Conferenza per le Città Vivibili 45th International Making Cities Livable Conference 10/6-14/6 Per informazioni: IMCL Conferences c/a Suzanne H. Crowhurst Lennard PO Box 7586 Carmel CA 93921 Fax ++1 831 6245126 Internet: www.livablecities.org E-mail: Suzanne.Lennard@livablecities.org

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

Australia Sydney

CCCB - Center of Contemporary Culture of Barcelona International Symposium IC: Tourism XXL. The European Megalopolis 19/7-21/7

Vienna

Malmöe Messen Sustainable City Development 12/9-14/9 Per informazioni: Internet: www.malmo.se/sustainablecity

Svizzera / Switzerland Lausanne Ecole Cantonale d’Art/ECAL Summer Academy of Design – Workshop: Alexis Georgacopoulos, Ronan Bourellec, Michael Young 5/7-30/7

Finlandia / Finland

Harvard University Graduate School of Design Architecture and Sustainability: Integrating Built and Natural Environments 23/7-24/7

The Power House Museum Smart Works: Design and the Handmade Fino al/through 5/11

Svezia / Sweden

Museo d’Arte Moderna Louisiana The Boundaries of Architecture 15/6-21/10

Helsinki

Per informazioni: Amanda Schachter (Program Director) UIC Campus Barcelona Immaculada 22 08017 Barcelona Tel. +34 93 2541800 Fax +34 93 2541850 E-mail: amschac@cir.uic.es Internet: www.uic.es/cooperation

Per informazioni: Internet: www.intelligentcoast.es

Humlebæk

Cambridge

Portland Spagna / Spain

Danimarca / Denmark

Austria Architektur Zentrum Margherita Spilluttini – Atlas Austria 21/6-24/9 China Production 26/10-21/1/2008 Architektur Zentrum West Young Blood Export 17/5-10/6 Home Stories: An Inside Look at Single-Family Houses in Austria 5/7-19/8

Canada Montreal

Francia / France Bordeaux arc en rêve SANAA- Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa & Walter Niedermayr 14/6-28/10

Lyon Muséum Musées du XXIe siecle - 26 idées, projets et réalisations 20/3-1/7

Paris Cité de l’architecture et du patrimoine Christian de Portzamparc: Rêver la ville Avant-Après. Architectures au fil du temps 21/3-16/9 Maison Rouge Patrick van Caeckenbergh, Les bicoques Pavillon Seroussi, architecture de collectionneurs Felice Varini Flavio Favelli dans le patio 1/6-16/9 EspaceEDF So Watt ! Du design dans l’énergie 25/5-9/9 Galerie d’Architecture La Ferté-Vidame – Solitude et rencontre – designers 25/5-16/6

Germania / Germany Frankfurt DAM Custody. Spaces of Surveillance 24/4-17/6

Stuttgart Wechselraum Asmara. Africa’s Secret Modernist City 21/9-19/10

CCA Clip/Stamp/Fold 2: The Radical Architecture of Little Magazines 196X-197X 12/4-9/9

Kumasi

Museum of Fine Arts American Streamline Design: The World of Tomorrow 16/5-28/10

Kwame Nkrumah University of Science and Technology (KNUST) African Architecture Today 5/6-8/6

Ghana

226 l’ARCA 107


AGENDA

+ europaconcorsi

Giappone / Japan

Spagna / Spain

Tokyo

La Coruña

Mori Art Museum Le Corbusier: Art and Architecture – Alife of Creativity 26/5-24/9

Museo de Belas Artes Alison+Peter Smithson – House of the Future to a House for Today Fino al/through 24/6

Gran Bretagna / Great Britain

Svizzera / Switzerland

London

Basel

Various Venues Architecture Week 2007: How Green is our Space?

Museo Svizzero di Architettura Instant Urbanism 9/6-16/9 Pancho Guedes – The Eclectic Modernist 28/9-31/12

(www.architectureweek.org.uk)

15/6-24/6

Design Museum Luigi Cigolani: Translating Nature 3/3-17/6 Ettore Sottsass, A Life in Design 28/3-10/6 Zaha Hadid Architecture and Design 29/6-31/10 Earls Court 100% Design London 20/9-23/9

Italia / Italy Milano Triennale Fabrica: Les Yeux Ouverts 5/6-15/7 Renzo Piano. Le città visibili 23/5-16/9

Mendrisio Galleria Accademia di Architettura Shanghai, Pechino, Nanchino 24/5-29/6

Roma MAXXI Holland-Italy. 10 Works of Architecture 17/5-1/7

Olanda / Holland Maastricht NAI Jean Prouvé 5/5-12/8

Rotterdam Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: Power – Producing the Contemporary City 24/5-2/9 Rotterdam City of Architecture 2007 www.rotterdam2007.nl

NAI Le Corbusier – The Art of Architecture 26/5-2/9

Portogallo / Portugal Lisboa Various Venues Triennale di Architettura (www.trienaldelisboa.com)

31/5-31/7

108 l’ARCA 226

Austrian Cultural Forum Wine Architecture – The Winery Boom 6/9-28/11 Center for Architecture NY 150+: A Timeline – Ideas, Civic Institutions, and Futures Fino al/through 23/6 2007 AIA New York Chapter Design Awards Fino al/through 7/7

Zürich ETH Von Ballmoos Krucker Architekten 10/5-21/6

Guggenheim Museum The Shapes of Space Fino al/through 29/8

Museum für Gestaltung Stuhl Haus Stadt – Haefeli Moser Steiger 30/3-1/7

Pasadena

Museum für Gestaltung Zürich Zürich HB – Milano Centrale: Incontri grafici 1945-1970 18/5-28/6

USA Bellevue Art Museum Raymond Loewy: Designs for a Consumer Culture 3/6-12/9

Chicago Musum of Science and Industry Chicago Canstruction 2/6-24/6 The Art Institute Lorenzo Ghiberti’s Gates of Paradise 28/7-13/10

Los Angeles Sci-Arc Emergent+Buro Happold, The Dragonfly 18/5-8/7

Milwaukee Art Museum Going Out of Style: 400 years of Changing Tastes in Furniture 21/6-30/9

New Haven Yale Art Gallery Responding to Kahn: A Sculptural Conversation Fino al/through 8/7

New York Cooper-Hewitt National Design Museum

Mostre d’arte Art Exhibitions

The Cooper Union Acoustics for Architects 13/6-1/8

Public Library Lower Manhattan 2010: It’s Happening Now Fino al/through 15/9

Palermo Expa Medaglia d’Oro Architettura Italiana Fino al/through 17/6

Design Life Now: National Design Triennial Fino al/through 29/7 Design for the Other 90% 4/5-23/9 Piranesi As designer 14/9-20/1/2008

Art Center College of Design Open House: Architecture and Technology for Intelligent Living Fino al/through 1/7

Portland The Governor Hotel New Designs for Mixed-Use Urban Fabric 10/6-14/6

San Diego Mingei International Museum Eva Zeisel – Extraordinary Designer at 100 Fino al/through 19/6

San Francisco SFMoMA California College of the Arts at 100: Innovation by Design Fino al/through 26/8 Design Center Galleria San Francisco on the Boards+At Street Level 6/9-26/10

Washington National Building Museum Reinventing the Globe: A Shakespearean Theatre for the 21st century Fino al/through 27/8 David Maculay: The Art of Drawing Architecture 23/6-21/1/2008 Smithsonian American Art Museum Temple of Invention: History of a National Landmark Fino al/through 8/7 The Corcoran Gallery of Art Modernism: D esigning a New World 1914-1939 Fino al/through 29/7

Austria

AGENDA Humlebæk Museo d’Arte Moderna Louisiana Made in China 16/3-5/8 Julie Mehretu 1/6-26/8 Philip Guston 1/6-26/8

Finlandia / Finland

Graz

Espoo

Kunsthal Let 1000 Flowers Bloom? Chinese Art Today 7/6-2/9

Museum of Modern Art/EMMA In the hands of the woodcarver Isaac Julien 6/6-26/8 Salvador Dalí 3/10-16/12

Neue Galerie Zur Natur des Menschen Fino al/through 26/8

Vienna Kunstforum Eros in Modern Art 1/3-22/7 MAK Sunset: Delayed-Andrea Lenardin Madden and Kasper Kovitz 18/4-16/9 Les Fleurs du Mal-Florian Ladstätter showcases extravagant jewellery 25/4-23/9 Blue and White: Objects in Blue & White from Egypt to China 7/3-9/9 Held Together with Water 9/5-16/9 Alfons Schilling-Vision Machines 007 24/4-30/9

Belgio / Belgium Bruxelles Atomium Enrico T. De Paris (Riccardo Mazza, image & sound designer; Jean-Claude Oberto, poet; Mauro Calvone, video maker): Inside 15/3-16/9

Canada Montreal Museum of Fine Arts Once Upon a Time: Disney 8/3-24/6 Emily Carr: New Perspectives 21/6-23/9 Communication Vessels: New Technologies and Contemporary Art 1/8-14/10

Toronto Art Gallery of Ontario The Future Now Fino al/through 1/11

Francia / France Carquefou Frac Henrik Plenge Jakobsen 16/5-7/10 Pilvi Takala 16/5-9/9

Chartres Centres International du Vitrail Le nouvel art de la couleur Fino al/through 31/8

Lille Palais des Beaux Arts Philippe de Champaigne (1602-1674). Entre politique et dévotion 27/4-15/8

Lyon La Sucrière, Institut d’art contemporain de Villeurbanne, Musée d’art contemporain de Lyon Biennale de Lyon 2007 17/9-6/1/2008 (Journées professionnelles 17/9-18/9)

Metz Frac Lorraine 2 ou 3 Choses que j’ignore d’elles 11/4-17/6

Nîmes Carré d’Art Où ? Scènes du Sud: Espagne, Italie, Portigal 23/3-23/9

Paris Centre Pompidou Annette Messager 6/6-17/9 Samuel Beckett 14/3-25/6 Julio Gonzalez 27/6-8/10

Arken

Jeu de Paume-Espace Concorde Peter Friedl Alec Soth 17/4-13/6 Pierre & Gilles 29/6-23/9

Museum of Modern Art Images of Man from the Arken Collection 23/6-2/9

Cité des Sciences et de l’Industrie Changer d’ère – Comportements, consommation, éco-design Fino al/through 12/8

Danimarca / Denmark

+ europaconcorsi

Galeries Nationals du Grand Palais Le Nouveau Réalisme 28/3-2/7 Louvre Prassitele 22/3-18/6 Musée d’Orsai L’art moderne à Paris: la Galerie Vollard, de Cézanne à Picasso 19/6-16/9 Musée du Luxemburg René Lalique: Créateur d’Exception 7/3-29/7 Quai Branly Jardin d’amour, Yinka Shonibare Nouvelle-Irlande, arts du Pacifique Sud 3/4-8/7 Grand Palais L’âge d’or de l’Inde classique. L’empire des Gupta 4/4-25/6 Anselm Kiefer 31/5-8/7 Galerie d’actualités du Musée des arts décoratifs Guidette Carbonell 6/6-30/9

Germania / Germany Bonn

London

Chiusi (Siena)

Tate Modern Dalí & Film 1/6-9/9 Hélio Oiticica: The Body of Colour 7/6-23/9

Museo Archeologico Etruschi. La collezione Bonci Casuccini 21/4-4/11

Tate Britain Jake and Dinos Chapman 30/1-10/6

Ciliverghe di Mazzano (Brescia)

St Yves

Musei Mazzucchelli Il Teatro degli Artisti 5/5-28/10

Tate St Yves Brian Wilson: An Art Exhibition 26/5-23/9

Cirè (Torino)

Italia / Italy Aosta Forte di Bard In cima alle stelle. L’universo tra arte archeologia e scienza 4/4-2/9

Arezzo Museo statale d’arte medievale e moderna Piero della Francesca e le Corti italiane 31/3-22/7

Bergamo

Villa Remmert Artisti, parole, immagini dal 1960 al 1970 18/3-22/7

Codroipo (Udine) Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea - Passariano Hiroshi Sugimoto 1/4-30/9

Como Villa Olmo Gli Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie-120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado 24/3-15/7

Cremona

Kunst- und Austellungshalle Der Bundesrepublik Deutschland Russian Soul Icons, paintings and drawings of the Tretyakov Gallery, Moscow 17/5-26/8

GAMeC Johannes Kahrs: Men with Music 4/4-29/7 Vanessa Beecroft 9/5-29/7

Centro Culturale Santa Maria della Pietà Piccio, l’ultimo Romantico Fino al/through 10/6

Darmstadt

Bologna

Faenza (Ravenna)

Institut Mathildenhöhe Janet Cardiff-George Bures Miller: The Killing Machine and other Stories 25/5-26/8

Forni Galleria d’arte Acqua - rassegna di pittura e fotografia 4/5-30/6

MIC Museo Internazionale delle Ceramiche 55° “Premio Faenza”, 2007. Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte. Dedicato agli artisti “under 40” 16/6-19/8

Frankfurt

Cagli (Pesaro / Urbino)

Schirn Kunsthalle John Bock Films 7/6-23/9 A.R.Penck 15/6-16/9

Chiesa di San Francesco e Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli Arte francescana tra Montefeltro e Papato. Committenze artistiche 1234-1528 24/3-1/7

Pinacoteca Comunale Domenico Baccarini. Disegni dalle Collezioni Comunali 24/2-17/6

MAK Ornament ohne Ornament 22/3-17/6

Caldarola (Macerata)

Galleria De Faveri Misteriosofie Simboliste (fra Austria e Germania) 9/6-8/7

Munchen Haus der Kunst Georg Petel. Sculptor during the Thirty Years’ War 9/5-19/8

Gran Bretagna / Great Britain Edinburgh Scottish National Portrait Gallery Energy: North Sea Oil Portraits Fino al/through 21/7

Liverpool Tate Liverpool Centre of the Creative Universe: Liverpool and the Avant-Garde 20/2-9/9 The Real Thing: Contemporary Art from China 30/3-10/6 Peter Blake 29/6-23/9

Palazzo dei Cardinali Pallotta Simone de Magistris-Un pittore visionario tra Lotto ed El Greco 5/4-30/9

Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta Fino al/through 30/12

Carrara Museo della Scultura, ex-convento di San Francesco XII Biennale Internazionale di Scultura - Pietro Tacca. Carrara, la Toscana, le grandi corti europee 4/5-19/8

Cesena Biblioteca Malatestiana Alberto Sughi 23/3-22/7

Feltre (Ferrara)

Firenze Palazzo Strozzi Cézanne 2/3-29/7

Forlì Musei San Domenico Silvestro Lega. I Macchiaioli e il Quattrocento 14/1-24/6

Gemonio (Varese) Museo Boldini Jean Rustun Fino al/through 10/6

Genova Palazzo Ducale, Palazzo Rosso Luca Cambiaso, un maestro del Cinquecento europeo 3/3-8/7

226 l’ARCA 109


AGENDA Villa Croce In pubblico, azioni e idee degli anni ’70 in Italia 21/3-2/9 Archivio Storico del Comune GeNovecento. Ottant’anni della Grande Genova 1926/2006 Fino a luglio/through July

Legnano (Milano) Pinacoteca del Castello Jean Rustin Fino al/through 1/7

Lucca Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo L. Ragghianti Oltre il paesaggio: Gabriele Basilico 1978-2006 20/4-29/7

Mamiano Traversetolo (Parma) Fondazione Magnani Rocca Sironi metafisico. L’atelier della meraviglia 1/4-15/7

Marsala (Trapani) Convento del Carmine Elio Marchegiani – Linee di produzione 1957-2006 24/3-24/6

Milano Palazzo Reale Kandinsky e l’astrattismo in Italia dal 1930 al 195 Fino al/through 24/6 Camera con vista – Arte e interni in Italia dal 1900 al 2000 Fino al/through 1/7 Spazio Annunciata Milano anni ’60: Baratella ieri e oggi 14/3-14/7 Biblioteca di Via Senato Toscanini, una vita fra note e colori 30/3-7/10 Fondazione Arnaldo Pomodoro Doppio sogno. 2RC fra artista e artefice 18/4-28/7 Galleria Blu Per una storia della pittura 2 – Da Klein a oggi 7/5-17/7 Rotonda di Via Besana Chiara Dynys. Luce negli occhi 31/3-10/6 Galleria Via Farini Re-Enacted Painting 3/5-31/7 Galleria Suzy Shammah Wilhelm Mundt 10/5-30/6 Studio Forni Ennio Morlotti-Di terra e di silenzi 3/5-16/6 A Arte Studio Invernizzi Paolo Pinelli 16/5-13/7

Modena Palazzina dei Giardini Katharina Fritsch Shomei Tomatsu-Skin of the Nation 20/5-22/7

110 l’ARCA 226

+ europaconcorsi

Monza Villa Reale Mrale di Mlwaukee di Kith Hring Fino al/through 1/7

Orvieto (Terni) Palazzo Coelli Vincenzo Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli 6/4-1/7

Napoli Complesso Museale di Santa Chiara Aviero e Vaccai: Passioni, miti ed eroi 18/5-1/7 PAN-Palazzo delle Arti Eroi come noi...? 5/5-26/6

Padova Misei Civici agli Eremitani Fulvio Pendini (1907-1975). I volti di Padova 19/5-4/11 Oratorio San Rocco Schmuck 2007-Gioielli contemporanei 5/5-1/7

Ravenna Museo d’Arte/MAR Felice Casorati, dipingere il silenzio 1/4-8/7

Roma

Novara, Padova, Pavia, Provincia Di Potenza, Prato, Roma, Teramo, Torino, Trento, Venezia) 21/4-1/7

Rovereto (Trento) MART Maurice Denis. Maestro del Simbolismo Internazionale 23/6-25/9

Rovigo Palazzo Roverella Mario Cavaglieri 10/2-1/7

Terni Palazzo Primavera 1° MMS Photo Festival 2° CortoFonino Film Festival, festival nazionale di cortometraggi girati con il telefonino (www.cortofoninofilmfestival.eu) 10/3-10/10

Torino GAM/Sala nuove acquisizioni Hidetoshi Nagasawa 20/5-24/6 GAM Elisa Sighicelli 16/3-10/6 Salvo 23/3-1/7 Palazzo Bricherasio I Macchiaioli, sentimento del vero 16/2-10/6 Israele Arte Contemporanea 22/6-2/9

MAXXI “Apocalittici e Integrati”: Utopia nell’arte Italiana di oggi 30/3-1/7

Fondazione Merz Mario Merz: disegni 28/4-29/7

Palazzo Pallavicini Guido Reni nella Collezione Pallavicini 8/6-10/6

Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà Primo Levi. I giorni e le opere 18/4-14/10

Palazzo Patrizi Montoro Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino nella Collezione Patrizi Montoro 15/6-17/6 Palazzo Colonna Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino nella Collezione Colonna 22/6-24/6 Complesso del Vittoriano Chagall delle meraviglie 10/3-1/7 Palazzo Braschi Museo di Roma La collezione delle maioliche del Petit Palais di Parigi. Forme e diverse pitture della maiolica italiana 17/3-17/6 Antica Casa di Correzione di Carlo Fontana, Sala Clementina Complesso di San Michele a Ripa Inbetweeness: Balcani, metafore di cambiamento Fino al/through 15/6 Gemine Muse 2007 (www.giovaniartisti.it), Percorsi di giovani artisti nelle città italiane tra storia ed arte Con uno sguardo inedito di Maurizio Maggiani (Città Coinvolte: Asti, Bari, Biella, Cagliari, Campobasso, Catania, Cremona, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova, Messina, Milano, Modena,

Trento Castello del Buonconsiglio Ori dei cavalieri delle steppeCollezioni dai Musei dell’Ucraina 1/6-4/11

Treviso Casa dei Carraresi Livio Seguso: La luce nel tempo 18/5-1/7

Urbino Palazzo Ducale-Galleria Nazionale delle Marche Ori e argenti-Capolavori del ’700 da Arrighi a Valadier 4/4-14/10

Venezia Varie Sedi 52.Esposizione Biennale Internazionale d’Arte 10/6-21/11 Palazzo Grassi Sequence 1 5/5-18/11 Collezione Peggy Guggenheim All in the present must be transformed: Matthew Barney and Joseph Beuys 6/6-2/9

AGENDA

Museo Correr Sargent and Venice 23/3-22/7 Enzo Cucchi 8/6-7/10

Lars Tunbjörk, Photography 1/9-9/12

Museo Diocesano, Chiostro di Sant'Apollonia Officina Dürer fino al/through 30/6 Ca’ Pesaro Bertozzi&Casoni: Le bugie dell’arte 8/6-2/9

Basel

Palazzo Fortuny Artempo-Where Time Becomes Art 9/6-7/10 Galleria Marina Barovier Laura de Santillana - In Vitro 31/5-31/7 Palazzo Pesaro Papafava Damien Hirst: New Religion 9/6-4/8

Verona Palazzo della Ragione Il Settimo Splendore. La modernità della malinconia 25/3-27/7 Museo di Castelvecchio Herbert Hamak: Ultramarinblau dunkel PB29.22007 19/3-30/10

Lussemburgo / Luxembourg Luxembourg Luxembourg et Grande Region Capitale Européenne de la Culture 2007 www.luxembourg2007.org Halle des Soufflantes-Balval All We Need-Martin Heller 21/4-28/10

Olanda / Holland Rotterdam Kunsthal Opium-The Black Perfume 28/4-8/7 Max Liebermann 23/6-16/9

Spagna / Spain Barcelona MACBA Un teatre sense teatre 25/5-11/9

Bilbao Museo de Bellas Artes Kiss Kiss Bang Bang: 45 Years of Art and Feminism 11/6-9/9 Guggenheim Anselm Kiefer 28/3-3/9

Svezia / Sweden Stockholm Moderna Museet Karin Mamma Andersson 5/5-5/8 Ten Stories – Swedish Art from the Early 20th Century 2/6-9/9

Svizzera / Switzerland Kunstmuseum Basel Art Basel 13/6-17/6

Lugano Parco di Villa Saroli Ivo Soldini 31/3-9/9 Museo Cantonale d’Arte Affinità e complementi 776-9/9

Martigny Fondation Pierre Gianadda Picasso e il circo 9/3-10/6

Saint Gervaise (Ginevra) Centre pour l’Image Contemporaine Elina Brotherus: The new painting Jonah Freeman 3/5-24/6 12e Biennale de l’image en mouvement 12/10-20/10

USA Atlanta High Museum Kings as Collectors Fino al/through 7/9

Austin Blanton Museum Master Drawings from the Yale University Art Gallery 1/6-12/8

+ europaconcorsi

Dia:Beacon An-My Le Fino al/through 3/9 MoMA Comic Anstraction: ImageBreaking, Image-Making 4/3-11/6 Eye on Europe: Prints, Books & Multiples, 1960 to Now Fino al/through 1/7 Richard Serra Sculpture: Forty Years 3/6-10/9 Whitney Museum of American Art Gordon Matta Clark 22/2-7/6

Philadelphia ICA Karen Kilimnik Contemporary Art and the Art of Curating Phoebe Washburn Crimes of Omission 21/4-5/8

Salem Peabody Essex Museum Joseph Cornell: Navigating the Imagination 28/4-19/8 Perfect Imbalance, Exploring Chinese Aesthetics 19/5-17/5/2009

Makuhari Messe DIY Homecenter Expo Salone internazionale dei prodotti per la casa/International trade fair of products for the house industry 23/8-25/8 Per informazioni: Japan DIY Industry Association Shin-Kanda Building 5F, 1-8-5 Kajicho Chiyoda-ku, Tokyo 101-0044 Tel. +81 3 32564475 Fax +81 3 32564457 Internet: www.diy-show.jp

Italia / Italy Bologna

Per informazioni: Cersaie Edi.Cer. Spa Tel. +39 0536 804 585 Segreteria Operativa Tel. +39 051 664 600 00 Internet: www.cersaie.it E-mail: pressoffice@cersaie.it

Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Francia / France

Art Institute Art of the Islamic World: Unity and Diversity Fino al/through 30/6

Porte Versailles Ecobuilding Performance Salone professionale internazionale dell’energia, performance ambientale, architettura sostenibile International professional trade fair of the energy, environmental performance, sustainable architecture 18/9-20/9

Los Angeles

Chiba

Asian Art Museum Shirin Neshat: Tooba Fino al/through 1/7 On Nature and Friendship: Modern Chinese Paintings 15/2-29/7

Chicago

Art Museum Radar Fino al/through 15/7 Japanese Art Fino al/through 29/7 Breaking the Mold Fino al/through 19/8

Giappone / Japan

Seattle

Paris

Denver

Per informazioni: Sepelcom Florent Suplisson Tel. +33 04 72223342 Internet: www.sepelcom.com E-mail: fsup@sepelcom.com

Fiera Cersaie Salone internazionale della ceramica per l’architettura e l’arredo bagno International trade fair of ceramics for architecture and bathroom furniture 2/10-6/10

Boston ICA-Institute of Contemporary Art Anish Kapoor 25/5-26/8

International trade fair of aquatic leisure and wellness 24/10-25/10

Per informazioni: Exposium Elodie Chauderlot Tel. +33 1 49685662 Internet: www.ecobuilding-performance.com E-mail: elodie.chauderlot@exposium.fr

Natural History Museum Pavilion of Wings 15/4-3/9

Batimat 2007 Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of building industry 5/11-10/11

New York

Per informazioni: Internet: www.batimat.com

Guggenheim Divisionism/Neo-Impressionism: Arcadia to Anarchy 27/4-6/8

Parc Floral Aqualie Salone internazionale dei giochi acquatici, piscine, e benessere

Saie Salone internazionale delle costruzioni International trade fair of building industry 24/10-28/10 Per informazioni: SAIE BolognaFiere spa Tel. +39 051 282 111 Internet: www.saie.bolognafiere.it E-mail: saie@bolognafiere.it

Milano Fiera Milano-Rho Vitrum Salone internazionale specializzato delle macchine, attrezzature ed impianti del vetro piano e cavo; vetro e prodotti trasformati per l’industria International trade fair of machines, equipments and plants for flat and cave glass and the glass production industry 3/10-6/10 Per informazioni: Vitrum Via Petitti 16 20149 Milano Tel. +39 02 33006099 Fax +39 02 33005630 Internet: www.vitrum-milano.it E-mail: vitrum@vitrum-milano.it

Via Carducci 12 20123 Milano Tel. +39 02 86995712 Fax +39 02 86913226 Internet: www.zow.it E-mail: info@zow.it

Rimini Fiera Sun Salone internazionale dell’arredamento e attrezzature per esterni/International trade fair of furniture and equipment for exteriors 4/10-7/10 Per informazioni: Fiera di Rimini Tel. +39 0541 744111 Fax +39 0541 744200 Internet: http://fiera-rimini.abcrimini.com/sun.php E-mail:info@riminifiera.it

Torino Lingotto Infrastructura Salone internazionale dell’innovazione nel sistema delle infrastrutture e della mobilità International trade fair of innovation in the infrastructures and mobility systems 13/6-15/6 Per informazioni: Regione Piemonte - Promotor International Via Nizza 294 10126 Torino Tel. +39 011 6644111 Fax +39 011 6646642 Internet: www.lingottofiere.it E-mail: info@infrastructura.it

Verona Fiera Abitare il tempo Giornate internazionali dell’arredo International days of furniture 20/9-24/9 Per informazioni: Acropoli Viale Mercanzia Blocco 2/B Galleria A 40050 Funo Centergross (BO) Tel. +39 051 864310 Fax +39 051 864313 Internet: www.abitareiltempo.com E-mail: info@acropoli.it

Libano / Lebanon Beirut BIEL-Beirut International Exhibition and Leisure Centre Rebuild Lebanon Salone internazionale della costruzione, elettricità, infrastrutture, tecnologia, sicurezza, agricoltura, salute/International trade fair of building, construction, electricity, infrastructures, technology, security, agriculture, healthcare 12/6-16/6 Per informazioni: IFP Expo Tel. +961 1 485555 Fax +44 20 71066112 Internet: www.ifpexpo.com E-mail: rebuildlebanon@ifpexpo.com

Svizzera / Switzerland

Pordenone

Basel

Fiera ZOW Salone internazionale di componenti e accessori per l’industria del mobile International trade fair of components and accessories for the furniture industry 17/10-20/10

Art 38 Basel Salone internazionale dell’arte International art trade fair 13/6-17/6

Per informazioni: Business International

Per informazioni: Art Basel Peter Vetsch Tel. +41 58 2002020 Fax +41 58 2063130 Internet: www.artbasel.com E-mail: info@artbasel.com

226 l’ARCA 111


in the World

ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

ALBANIA

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

AUSTRALIA Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103

in the World Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

CYPRUS Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

FINLAND Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

FRANCE (l’Arca International) Paris L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821 John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre

4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91 Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

KOREA REPUBLIC

SIRIA

MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

PRINCIPALITY OF MONACO (l’Arca International) Presse Diffusion P.O.Box 479 MC 98012 Monaco Cedex Tel. 92057727 Fax 92052492

SINGAPORE Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686

SLOVENIA Editoriale Stampa Triestina Via dei Montecchi 6 Trieste (Italia) Tel. 040 7796666 Fax 040 7796402

SPAIN Libreria Camara SL Euskalduna, 6 48008 Bilbao Tel. 4.4321945 Comercial Atheneum SA Joventut,19 08830 Sant Boi de Llobregat Tel. 93.6544061 Fax 93.6401343 Promotora de Prensa Internacional SA Disputaciòn, 410 08013 Barcelona Tel. 93.2653452 Publicaciones de Arquitectura y Arte, S.L. C/. General Rodrigo, 1 28003 Madrid Tel. ++34 91 554 61 06, fax ++34 91 554 88 96 34 91 554 76 58, E-mail: publiarq@publiarq.com

SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

TAIWAN Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993

THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321

TURKEY Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur

Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr Bilimsel Eserler San.Ve Tic. Ltd. Siraselviler Cad. 101/2 80060 Taksim-Istanbul Tel. 212 2434173 Fax 212 2494787 Yab-Yay Yayimcilik Sanay Ltd. Bsiktas Barbaros Bulvari Petek Apt.61, Kat:3 D:3 Besiktas/Istanbul Tel. 212.2583913-2598863 Fax 212.2598863 Promete Film Yapim Sanayi ve Ticaret Limited Sirketi Inönü Cad. Prof. Dr. Tarik Zafer Tunaya Sok. No: 6/9 34437 Gümüssuyu/Taksim Istanbul Tel. 0090.212.2921368 Fax 0090.212.2451305 Umut Yayin Dagitim Merkezi Yogurtcu Cayiri Cad. No:64/1 Kadikoy Istanbul Fax 0090.216.3484937

UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627

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