Cesare Maria Casati
La generazione di mezzo
C
uriosa la situazione generazionale in cui si trovano i progettisti italiani. I settantenni, coloro che uscirono dalle scuole di architettura prima del famoso ’68, si sono per lo più affermati e sono entrati, con pieno merito, nella schiera dei “maestri”. Nonostante ciò, oggi alcuni critici nostrani, allineati sempre con i potentati, preferiscono definirli e classificarli malevolmente come “star” anche se le loro qualità sono riconosciute in tutto il mondo. Poi abbiamo la generazione del ’68. Sono gli ormai quasi sessantenni che – almeno quelli sempre più orientati dalla bussola dei pensieri deboli, sempre di moda – si sono per lo più dedicati, dopo l’università, all’insegnamento e continuano a svolgere la libera professione dall’interno delle facoltà autosupportandosi con nebbiose filosofie linguistiche e accademiche, le quali, nonostante la globalizzazione del sapere, riescono con successo ad affascinare committenti pubblici e privati. Ma quelli che ora veramente contano o vogliono contare al punto di competere alla pari con le grandi aziende-studi dei maestri nazionali e internazionali, sono i quasi cinquantenni. Insomma quelli che dai critici, sempre allineati, vengono chiamati la “generazione di mezzo”. Certo non si può generalizzare. Alcune migliaia di architetti, sempre di questa generazione, sono infatti impegnati seriamente nella professione e si confrontano quotidianamente sul mercato dei progetti senza mirare a successi particolari, ma cercando sempre di sperimentare e governare le loro proposte nella realtà contemporanea delle committenze e dei cantieri. Ci sono poi quei pochi, alcune unità, che hanno scoperto delle scorciatoie per ottenere grossi incarichi e successo mediatico. Come i loro professori della generazione precedente, non sono usciti subito dall’università e, dando consenso e partecipazione soprattutto ai programmi di insegnamento orientati al radical-sociale benvoluto dalla nuova e ricca borghesia post-sessantottina, si sono prima creati nicchie di consenso nelle facoltà e poi sono usciti allo scoperto affrontando, con una loro lobby fortissima, il confronto nazionale e internazionale attraverso i grandi concorsi. I meriti universitari, i titoli da loro prodotti in milioni di parole, hanno fatto sì che alcuni venissero, per chiara fama universitaria, sempre inseriti nelle giurie delle competizioni importanti, alle quali i loro “colleghi” partecipavano e che molte volte vincevano. Una alternanza strutturale che in pochi anni ha portato alla ribalta dei giovani, non più giovani, che, nonostante la mediocrità concettuale dei loro progetti, si sono imposti, ammantando le loro proposte con premesse, quasi federali, di identità e di appartenenza alla storia locale, quasi sempre improvvisata. Mettendo persino in discussione la storia di città che per loro natura non hanno mai avuto una identità architettonica definita e che, piuttosto, sono sempre state alla ricerca di un’immagine e di una struttura urbana allineata alla migliore cultura mitteleuropea. Milano ne è un esempio. Ultimamente per accattivarsi le simpatie verso i loro progetti di “edifici alti” – per non chiamarli grattacieli –, alla ricerca a tutti i costi di una identità milanese, abbiamo sentito questa schiera di quasi “giovani” chiamare i loro edifici “torri”, nel senso medioevale, citando richiami formali alle “torri” del Castello Sforzesco, che, come tutti sanno, sono solo una invenzione scenografica della fine Ottocento e niente hanno a che fare con una fantomatica tradizione milanese. La grande astuzia di far precedere sempre i progetti da laboriose ricerche sociologiche locali (probabilmente dovute) e da ricerche filologiche formali, creando una nebbia para-culturale molto cara alla nuova borghesia che continua a fingere vergogna della propria obesità, è riuscita a trovare inaspettatamente anche il consenso delle nuove committenze pubbliche e private. Queste, finalmente alla ricerca di progetti all’altezza della cultura contemporanea che possano, perché no, entrare in concorrenza con le proposte delle costose “star” nazionali e internazionali, sperano che il consenso della nuova cultura mediatica nazional-popolare si trasformi in vantaggiose operazioni di marketing culturale e commerciale. Il rischio reale, almeno per Milano, è che ancora una volta la solita anoressia culturale dei ceti che contano impedisca la costruzione di alcuni edifici fantastici, già programmati, ma loro poco graditi e lasci spazio solo ai progetti, anche buoni, ma poco rappresentativi per re-inserire Milano, come avvenne negli anni Sessanta, tra le città protagoniste dell’Europa che cambia. Per fortuna Roma, pur non indenne da questa sindrome lobbysta accademica, ma esente da problemi identitari, dato il suo glorioso passato, ha buone probabilità di diventare l’unica città italiana dove si realizzeranno edifici di qualità internazionale senza contorcimenti particolari. Sono sicuro che la vera generazione dei giovani, loro sì quarantenni o trentenni (molti dei quali abbiamo già pubblicato e segnalato) riscatteranno nei prossimi anni la qualità progettuale italiana, senza tramare storie in una storia che a loro non appartiene, e finalmente sapranno progettare con modestia e genialità il loro e nostro futuro paesaggio.
The In-between Generation
I
talian architectural designers find themselves in a strange generational situation. The seventy-year-olds, those who graduated from architectural school before notorious 1968, have made a name for themselves in considerable numbers and, quite rightly, are now entitled to be classed as “masters”; despite this, some of our Italian critics, forever courting the powerful, still prefer to refer to them and class them rather malevolently as “stars”; even though their qualities are recognised all over the world. Then we have the generation of ’68. They are now almost sixty-year-olds, who – at least those still setting their compasses at the kind of weak thinking still so in vogue – after graduating, mainly devoted themselves to teaching and are still working within the faculties of architecture, drawing support from rather hazy academic linguistic philosophies which, despite the globalisation of knowledge, still manage to successfully intrigue both public and private clients. But those who really count now or are looking to count to the point where they compete on even terms with the big firms-studios of national and international masters are the almost fifty-year-olds. Those which the mainstream critics refer to as the “in-between generation”. Of course we cannot afford to generalise. A few thousand professionals from this generation are seriously engaged in the profession and compete on a day-to-day basis on the market for architectural projects without striving for any great success, just constantly trying to experiment with and control their ideas to cater for the modern-day work and clients. Then there are just a handful who have discovered shortcuts for gaining major contracts and media success. Like their professors before them, they did not leave the university environment straight after graduating and, mainly getting involved in teaching programmes entirely geared to the kind of radical-social milieu which the new post-1968 rich middle-classes are so fond of, first created their own little niches inside the faculties and then emerged onto the national and international scene with the backing of a very powerful lobby to take part in major competitions. University credits and titles spun in millions of words have resulted in some of them (due to their fame throughout the university system) being included in the panels of judges for important competitions in which their “colleagues” were taking part (and who very often ended up winning them). A state of affairs which, in the space of just a few years, has brought some (no longer young) youngsters to the fore, who, despite the conceptual mediocrity of their projects, have made a name for themselves, dressing up their ideas with premises (of almost a federal nature) about identity and a sense of belonging to local history, almost always improvised. Even calling into question the history of cities which, by their very nature, have never had a definite architectural identity and which, in contrast, are always striving at all costs to find an urban structure and identity in line with the best of central European culture; Milan is an example. Recently, in order to gain public approval for their projects for “tall buildings” – so as not to call them skyscrapers – , in search at all costs for some sort of Milanese identity, we have heard this band of almost “youngsters” call their buildings “towers”, in the Medieval sense, making suitable stylistic references to the “towers” of Sforzesco Castle, which, as we all know, is just a visually striking invention of the late-19th century and has nothing to do with some elusive Milanese tradition. The very clever ploy of preceding their projects by laborious local sociologic research (probably necessary) and stylistic philological research, creating the kind of para-cultural haze the new middle-classes are so fond of (still pretending to be ashamed of their own obesity), has unexpectedly managed to win the approval of new public and private clients. These clients, finally looking for cutting-edge contemporary projects capable of vying (why not?) with the projects designed by costly national and international “stars”, are hoping that the support of the new national-popular media culture will convert into advantageous cultural and commercial marketing enterprises. The real risk, for Milan at least, is that once again the usual cultural anorexia of the classes that count will prevent the construction of certain imaginative buildings, already planned to be built but not much to their liking, only leaving room for some good but highly unrepresentative projects for getting Milan back in the loop of leading European cities undergoing change, as happened in the 1960s. Fortunately, Rome, although not unaffected by this academic lobbyist syndrome but free from identity-related issues, given its glorious past, has a good chance of becoming the only Italian city where international standard buildings will be constructed without too much squirming. I am sure the real generation of young architects, those who actually are in their thirties and forties (many of whom have already been published and commended) will help revive quality Italian architecture over the coming years, without weaving stories about a history that is not theirs, and they will finally succeed in designing the future of our and their landscape with modesty and brilliance.
227 l’ARCA 1
Sull’estuario
Nantes/Saint-Nazaire
S
Bebe Mac Pherso, Donkey road.
2 l’ARCA 227
ull’Estuario della Loira, nel tratto Nantes/Saint-Nazaire è in corso (fino al 1 settembre) un grande appuntamento artistico. Ciò per un contributo alle ambizioni del luogo: per dare una sottolineatura di internazionalità alla metropoli di questa regione occidentale della Francia. E anche perché le due città hanno tante cose in comune. Ed ecco la chiamata in causa di 30 artisti di vari Paesi, soprattutto europei, tutti con un curriculum consolidato e capaci di realizzare opere ambientali con le quali arricchire e vivacizzare l’intera area. Alcuni esempi. Morgane Tschiember (Francia) lavora intorno all’Hôtel du Département di Nantes. L’artista crea un percorso reale, quasi una strada “di leggerezza”, un’emancipazione dalla gravità. Non è nuova a fatti ambientali, la Tschiember, artista mobilissima, ben dotata di fantasia e di concretezza provocatoria. Qui gioca tra volume e disegno, pittura immagine, luce e tempo. Una doppia vista offre il lavoro di Daniel Buren che agisce al livello dell’estrema parte dell’Ile de Nantes. Una vista architettonica e una naturale, ossia la Loira e il suo estuario. L’artista lavora in coppia con l’architetto Patrick Bouchain e realizza una serie di grandi anelli che inquadrano squarci di cielo e di terra. Di notte gli anelli si colorano e danno una variabile percezione dello spazio. Julius Popp è un artista tedesco che lavora contemporaneamente nel campo scientifico. Per questa iniziativa Popp realizza Bit.Fall: uno schermo liquido in cui ogni goccia di acqua diventa un pixel. Per questa via si formano delle lettere e nascono dei messaggi. Erwin Wurm, austriaco, risente di influenze Fluxus. Usa spesso oggetti d’uso quotidiano che diventano sculture. La sua opera per Nantes/Saint-Nazaire si intitola Misconceivable. Wurm aveva concepito questo lavoro due anni fa. Una barca abbandonata penzola dal muro come richiamata dal fiume. E Wurm non esita a rispondere di sì quando gli si chiede se gli oggetti hanno un’anima. Gli artisti invitati a intervenire a Estuaire 2007 Nantes/SaintNazaire sono veri rappresentanti dell’arte più aggiornata, più attuale che, diciamolo pure, è anche quella che si allontana dal tradizionale sistema del mercato. Con l’arte ambientale, infatti, si passa dal collezionista al committente, dal compratore a colui che vuole interventi nel territorio anziché opere da contemplare sulla parete. Si tratta quindi di opere, come si dice, site-specific, vale a dire appositamente studiate per un determinato luogo. Non è che, così facendo, gli artisti ambientali imitino gli architetti. Tuttavia, il fatto stesso che lavorano su larga scala, li avvicina agli architetti. Ma non basta. Essi non lavorano più in piena autonomia, nel chiuso del proprio studio, realizzando dipinti o sculture quali conseguenza di un loro stato d’animo assolutamente staccato da contesti e da persone. Ogni lavoro ambientale è commissionato e risponderà in tutto e per tutto a esigenze oggettivamente indicate. Ciò, ovviamente, non impedisce di esprimere artisticità. Solo che questa, anziché essere assoluta, fa i conti delle coordinate precise. Inoltre c’è da dire che l’artista ambientale presenta in realtà una certa attitudine all’architettura. E per due ragioni. Una soggettiva: egli rivela un’attitudine al progetto, e in ciò si avvicina all’architetto, anche se non è né si comporta esattamente come l’architetto. L’altra ragione oggettiva: per realizzare opere ambientali occorre avere strumenti oggettivi, di calcolo ad esempio. Insomma, questi artisti ambientali agiscono alla luce di tutti e per tutti e si ricollegano spesso alla città. A questo modo essi lavorano parallelamente agli architetti nella città, ma senza essere soggetti agli architetti. Un tempo la collaborazione tra artisti e architetti comportava che questi ultimi dessero ai primi indicazioni precise di spazio, di luogo, di grandezza e talora anche di soggetto da trattare. Autori di pari grado, oggi gli artisti ambientali e gli architetti sono gli artefici della nuova città. Carmelo Strano
A
n important artistic event (that can be viewed through September 1st) and a great inaugural ceremony have been held on the Nantes/Saint-Nazaire stretch of the Loire Estuary. This was done in tribute to the ambitions of the location, to highlight the international character of the metropolis in this western region of France, and also because the two cities have a lot in common. Thus, 30 artists from different – especially European – countries were called upon, all of whom with consolidated career. Some examples. Morgane Tschiember (France) has worked in the outdoor area around the Hôtel du Département. The artist has created a real course, a sort of “light” pathway, an emancipation from gravity. This is not Tschiember’s first approach to environmental art; she is a very active artist, full of imagination and challenging concreteness. Here, she plays between volume and design, painting and images, light and time. Daniel Buren, who worked on the extreme tip of l’Ile de Nantes, offers a double view. One is architectural, the other is natural: the Loire and its estuary. Through joint work with the architect Patrick Bouchain, the artist has created a series of large rings that frame patches of the sky and earth. At night, the rings light up in different colors and offer a variable perception of space. Julius Popp is a German artist who also works in the field of science. Fot this particular initiative, Popp has come up with Bit. Fall, a liquid screen in which each drop of water becomes a pixel. By means of this, letters concealing explicit messages are formed. The Austrian Erwin Wurm is influenced by Fluxus trends. He often uses everyday objects that he turns into scultpures. His work for Nantes/Saint-Nazaire is entitled Misconceivable. Wurm conceived this work two years ago. An abandoned boat dangles from the wall, as though it were called down by the river. Wurm has always believed that objects, too, have a soul. The artists invited to work at Estuaire 2007 Nantes/Saint-Nazaire are true representatives of the most up-to-date, modern art, which, we might say, is far from the traditional market system. As a matter of fact, with environmental art there is a shift from the collector to the client commissioning the work, from the purchaser to those who prefer territorial plans rather than works to be admired hanging on walls. Therefore, we are dealing with site-specific works, expressly planned for a specific place. By doing this, environmental artists do not imitate architects. Yet, the very fact that they work on a large scale makes them closer to architects. They do not work independently, locked in their own studios, creating paintings or sculptures as a consequence of their own mood, absolutely removed from any context, or from other people. Each environmental work is commissioned, and has to meet objectively specified demands in every way. Obviously, this does not stop them from expressing their own artistic character. It is only that the latter is precisely coordinated, and cannot be a decisive feature. In addition, we must say that environmental artists do show a certain bent for architecture, and for two reasons. Subjectively speaking, they reveal an aptitude for projects, and thus they are similar to architects, even though they do not go about their work exactly like architects do. On the other hand, from an objective viewpoint, in order to create environmental works, the artists must have certain capabilities: for instance, they must be capable of calculation. In other words, the work these artists carry out is visible to all and meant for everyone, and is often directly linked to the city. From this angle, they work parallely to architects in cities, but without being subject to architects. In the past, when artists and architects worked together, the latter would have to give the former precise guidelines regarding space, location, dimensions, and sometimes even the subject to be represented. Today, environmental artists and architects are on the same level, and they are both creators, inventors of new cities.
A sinistra, Dick El Demasiado e il gruppo di artisti latino-americani da lui invitati per la manifestazione “Ile Phénoménale”. Sopra, Figure lungo i pontili disegnate da David Bartex.
Left, Dick El Demasiado and the group of Latin-American artists he invited to take part in the “Ile Phénoménale”. Above, Figures along the piers designed by David Bartex. Sotto, El Vez, re del canto, imitatore di Elvis Presley. Artista messicano in piena regola con la tradizione del suo Paese. In basso, Equilibrista, animatore di circo, Johann Le Guillerm crea effimere immagini di tensione. Sotto il nome di Attraction, l’autore ricerca tra scienza e arte, insistendo sulla nozione di equilibrio e punti di vista.
Below, El Vez, the king of song, an Elvis impersonator. A Mexican artist right in tune with his nation’s tradition. Bottom, trapeze artist and ring master, Johann Le Guillerm creates ephemeral images of tension. Under the name of Attraction, the author researches into something between science and art, focusing on the notion of balance and viewpoints.
227 l’ARCA 3
Una grande chioccia domina sull’acqua. Tutti a chiedersi quale senso abbia, di quale messaggio sia portatrice. Ma per Florentijn Hofman (www.florentijnhofman.nl), artista dei Paesi Bassi, nato nel 1977, è solo una figura amica.
A giant duck looms over the water. Everybody wonders what it is supposed to mean, what message it conveys. But Florentijn Hofman (www.florentijnhofman.nl), an artist from the Netherlands born in 1977 is just a friendly figure.
Sotto, Il gruppo La Valise (www.collectiflavalise.net) è autore di questa Crociera sul fiume. Dall’esterno, grazie agli effetti di riflesso, la nave diventa un oggetto ondeggiante. Essa si presenta in modo sempre diverso a seconda del punto di vista dell’osservatore. Il gruppo La Valise è nato a Nantes nel 1997 ed è formato da architetti e artisti.
Below, the La Valise Group (www.collectiflavalise.net) has created this River Cruise. From the outside, the boat turns into a floating object through reflections. It always looks different according to the onlooker’s viewpoint. The La Valise Group was set up in Nantes in 1997 and is composed of architects and artists.
Sopra, l’opera di Alexandre Ponomarev.
Sopra, Jeppe Hein (www.jeppehein.net) è artista danese che pone in riva al fiume delle panchine. Il visitatore si siede e subitouno zampillo d’acqua sale al cielo. Quando si alza la fontana scompare. Hein è nato nel 1974 e vive tra Copenhagen e Berlino.
Above Jeppe Hein (www.jeppehein.net) is a Danish artist who places benches along the riverside. Visitors sit down and a gush of water instantly spurts upwards. When they stand up, the fountain vanishes. Hein was born in 1974 and lives between Copenhagen and Berlin. Sotto, polistirene, lana, cotone, plastica ecc. sono impiegati da Honoré d’O con modi estremi e non privi di humour in 2007 Culture Prize, a Bouguenais.
Below, polystyrene, wool, cotton, plastic etc. were used by Honoré d’O in extreme and humorous ways in 2007 Culture Prize in Bouguenais.
4 l’ARCA 227
Dall’immagine di una petroliera affondata nel 1944, Alain Séchas per imitazione formale, crea 3 figure di gatto, a mo’ di fontana, che richiamano Cristo e i due ladroni: Capitaine Cat.
Working on a picture of a petrol tanker that sank in 1944, Alain Séchas has drawn on stylistic imitation to create 3 cat figures, that look like a fountain, which call to mind Christ and the two thieves: Capitaine Cat.
Above, the work of Alexandre Ponomarev. Sotto, a sinistra, l’opera Misconceivable. Artista austriaco, influenzato da Fluxus, Erwin Wurm fa propri oggetti di uso quotidiano giocandoli a mo’ di sculture. E gioca con ironia e comunque con presenza di concettualità.
Below, left, the work entitled Misconceivable. Erwin Wurm, an Austrian artist influenced by Fluxus, plays around with everyday objects as if they were sculptures. He plays around ironically but always with some concept in mind.
Julius Popp è artista tedesco nato nel 1973. Realizza, a Rezé-Trentemoult, Bit.Fall: uno schermo liquido in cui ogni goccia che scorre diventa un pixel determinando parole e messaggi. (www. spericalrobots.com)
Julius Popp is a German artist born in 1973. He has created Bit.Fall in Rezé-Trentemoult: a liquid screen on which every drip turns into a pixel creating works and messages. (www. spericalrobots.com)
227 l’ARCA 5
L’architetto olandese Dré Wapenaar, installa al Carnet di Frossay Tentvillage. Dré Wapenaar opera sulla frontiera tra arte, design e architettura e da alcuni anni realizza spettacolari sistemi di tende che sono metafore della vita sociale e dell’importanza dell’arte pubblica.
The Dutch architect Dré Wapenaar has Tentvillage at Carnet in Frossay. Dré Wapenaar works on the borderline between art, design and architecture and for a number of years has been designing spectacular tent systems as metaphors for social life and the importance of public art.
Al Carnet di Frossay, l’Atelier van Lieshout (www.ateliervanlieshout.com) di Rotterdam presenta un gruppo di lavori: Pioset (1999), Fisherman’s House (2001) e Mini Capsule Side Entrance 6 Units (2002).
At Carnet in Frossay, l’Atelier van Lieshout (www.ateliervanlieshout.com) from Rotterdam is presenting a set of works: Pioset (1999), Fisherman’s House (2001) and Mini Capsule Side Entrance 6 Units (2002). Sotto, Martin Ruiz de Azua, Maison Nid. Autore di progetti utopici, de Azua propone questa casa-nido, una sorta di amaca mimetica che fa interrogare su un prossimo futuro di radicali cambiamenti nella società.
Below, Martin Ruiz de Azua, Maison Nid. The designer of utopian projects, de Azua has created this house-nest, a sort of camouflaged hammock which makes us question radical changes in society in the near future.
Sopra, Denis Oudendjik, Capsule Hôtel. Nato nel 1967 a Den Haag, Oudenjik è specializzato nell’uso di materiali e oggetti quotidiani riciclati. In questa opera combina a questa arte “fai da te”, la sua passione per la navigazione. (www.vlnr.info)
Above, Denis Oudendjik, Capsule Hôtel. Born in Den Haag in 1967, Oudenjik specialises in using recycled everyday objects and materials. In this work he combines the art of “do-it-yourself” with his love of sailing (www.vlnr.info) Sotto, Eugénie ou le fragment 124 (www.eugenie124.free.fr) è una installazione prodotta nel 2005 e ora rielaborata per il sito di Frossay, lungo l’estuario. Gli autori, Violette Le Queré, Christophe Bodinier, Benjamin Boré e Julien Perraud, con questo boudoir contemporaneo, fatto di pannelli di acrtone a nido d’ape, riesaminano i rapporti di reciproco disvelamento tra essere e corpo, all’interno di questa sorta di voyeuristica stanza/paradosso in cui due o tre persone alla volta possono entrare per leggere, riposarsi, stare insieme.
Gilles Ebersolt (Nantes 1957, www.gillesebersolt.com), Boomerang, installazione che riproduce una sorta di modulo abitabile per Marte capace di adattarsi a qualsiasi tipo di terreno.
Gilles Ebersolt (Nantes 1957, www.gillesebersolt.com), Boomerang, an installation reproducing a sort of inhabitable module for Mars which can adapt to all kinds of terrain.
Below, Eugénie ou le fragment 124 (www.eugenie124.free.fr) is an installation created in 2005 and now reworked for the site of Frossay, along the estuary. The artists, Violette Le Queré, Christophe Bodinier, Benjamin Boré and Julien Perraud, use this modern-day boudoir made of honeycomb-shaped panels to re-examine reciprocal relations of disclosure between being and body, inside a sort of voyeuristic room/paradox which two or three people at a time can enter to read, rest and be together.
6 l’ARCA 227
227 l’ARCA 7
A sinistra, Minerva Cuevas, Egalité. L’artista messicana (www.irational.org/ mvc) ha riempito il Grand Café di Saint-Nazaire (www.grandcafesaintnazaire.fr) con migliaia di bottiglie (che si possono portare via) in cui l’etichetta tipica dell’acqua Evian è modificata con la scritta “égalité”: un gesto semplice a favore dei valori dell’uguaglianza.
Left, Minerva Cuevas, Egalité. The Mexican artist (www.irational. org/mvc) has filled the Grand Café in SaintNazaire (www. grandcafesaintnazaire.fr) with thousands of bottles (which you can take away with you) with the typical Evian water label on them, which has been altered with the words “égalité”: a simple gesture designed to promote equality.
All’Hôtel du Département di Nantes, Morgane Tschiember ha creato Parallèles, una strada che taglia scenograficamente il cortile del palazzo esprimendo il desiderio universale di emancipazione dalla gravità. Questo “oggetto” utilizza la realtà fisica e la sua integrazione nello spazio: è sulla linea di confine tra volume (spazio) e disegno (piano), tra pittura (luce) e dipinto (tempo).
At the Hôtel du Départment in Nantes, Morgane Tschiember has created Parallèles, a road cutting strikingly across the yard of the building and expressing the universal desire to break free from gravity. The “object” uses physical reality and its integration in space: it is on the dividing line between volume (space) and drawing (plane), painting (light) and picture (time).
Sopra, L’artista franco-svizzero Felice Varini propone Suite de Triangles, una linea orizzontale che abbraccia visivamente il Porto di SaintNazaire e ne scandisce il paesaggio frammentandolo con le diverse invlinazioni dei triangoli dipinti su uno dei magazzini.
Above, the Swiss-French artist Felice Varini has created Suite of Triangles, a horizontal line visually embracing the Port of Saint-Nazaire and breaking down the setting through triangles set at various angles painted on one of the warehouses. Sopra e a destra, Edwin van der Heide (www.evdh.net), LSP, installazione audio-visiva all’Alvéole 14 di Saint-Nazaire, in cui suono e immagine si alternano creando un ambiente percepibile in maniera continuamente mutevole. L’immagine è generata da un laser proiettato su un volume di fumo diffuso e, come anche il suono, proviene da un computer appositamente programmato.
8 l’ARCA 227
Above and right, Edwin van der Heide (www.evdh.net), LSP, audio-visual installation at Alvéole 14 in Saint-Nazaire, in which sound and image alternate to create what appears to be a constantly changing setting. The image is generated by a laser projected onto a cloud of smoke and, just like the sound, comes from a specially programmed computer.
227 l’ARCA 9
Thomas Mcintosh lavora insieme a Mikko Hynninen, designer del suono finlandese, ingegnere della luce, disegnatore di scena e compositore, e Emmanuel Madan (compositore). Realizzano Ondulation, una composizione di acqua, luce e suono (www.ondulation.net).
Thomas Macintosh works with Mikko Hynninen, a Finnish sound designer, lighting engineer, set designer and composer, and Emmanuel Madan (composer). They have created Ondulation, a composition of water, light and sound (www.ondulation.net).
Sul Quai des Antilles, al limite dell’Ile de Nantes, Daniel Buren (www.danielburen. com) e Patrick Bouchain hanno installato Les Anneaux, una sequenza di 18 anelli colorati che di notte si illuminano di rosso, blu, verde e segnano il percorso della All’Hôtel de Région di Nantes, Yan Pei-Ming presenta 108 Brigands. L’opera, che appartiene alla Collezione del Frac, è stata realizzata nel 1993 per l’Accademia di Francia a Villa Medici di Roma. E’ costituita da 120 ritratti tratti dagli altrettanti capitoli del romanzo epico cinese Au bord del’eau, in cui si raccontano i crimini di 108 briganti.
At Hôtel de Région in Nantes, Yan Pei-Ming is presenting 108 Brigands. The work, which belongs to the Frac Collection, was created in 1993 for the French Academy in Villa Medici, Rome. It is composed of 120 portraits taken from just as many chapters of the epic Chinese novel Au Bord de l’eau, recounting the crimes of 108 brigands.
10 l’ARCA 227
A destra, Tatsu Nishi, Hôtel Nantes-Creation. Specializzato nella realizzazione di oggetti che comnpongono le città (panchine, lampioni, fermate di bus ecc.), Nishi è alla sua prima apparizione in Francia e propone questa installazione attorno alla fontana della piazza dell’Hôtel Nantes.
Right, Tatsu Nishi, Hôtel Nantes-Creation. Specialising in the design of urban furbishing (benches, lampposts, bus stops etc.), Nishi is making her debut in France with this installation around the fountain in Hôtel Nantes Square.
banchina lungo i vecchi depositi del porto, rendendone continuamente mutevole la percezione visiva.
On Quai des Antilles, right by Ile de Nantes, Daniel Buren (www.danielburen. com) and Patrick Bouchain have
installed Les Anneaux, a sequence of 18 coloured rings which light up in red, blue and green at night-time and mark the promenade past the old dockland warehouses along the quay, making it constantly look different. Invitato dal Castello dei Duchi di Bretagna di Nantes per la sua riapertura, Pierrick Sorin (www. pierricksorin.com) propone un ritratto della propria città, Nantes appunto. Su uno schermo panoramico scorrono barche a vela che ricordano ciascuna uno specifico evento della storia cittadina.
Invited for the re-opening of Ducs de Bretagne Castle in Nantes, Pierrick Sorin (www. pierricksorin.com) has created a portrait of his own city Nantes. Sailing boats drift across a panoramic screen, each evoking a specific event in the city’s history.
227 l’ARCA 11
Orgoglio e pregiudizio: l’architettura dei tacchi a spillo
G Frank Lloyd Wright, The Mile-High Illinois, 1956.
12 l’ARCA 227
rattacieli, sì; grattacieli, no. L’alternativa si trascina da tempo immemore ed è finita per somigliare sempre più allo scontro fra tifoserie contrapposte. In effetti, così posta in astratto, la questione ha un non so che di paradossale. A qualunque risposta razionale data da chi vede il bicchiere mezzo pieno, può opporsi sempre una contro-risposta altrettanto ragionevole da parte di quelli secondo i quali è sempre mezzo vuoto, cosicché la partita di ragione si conclude immancabilmente alla pari e la questione finisce sedata solo con la forza della retorica, della tifoseria o della decisione politica. Tutti riconoscono che nessun tipo edilizio è buono o cattivo in se stesso, e che il giudizio deve essere sempre commisurato all’hic et nunc della sua declinazione concreta. Eppure, il tema delle torri di grande altezza suscita sempre orgoglio o pregiudizi che trascendono e, insieme, impediscono ogni pacata riflessione. Il fattore dimensionale di questo particolare tipo edilizio gioca senz’altro un ruolo decisivo in merito alla sua accettazione o al suo rifiuto. A prescindere da qualsiasi altra considerazione, i favorevoli ai grattacieli ne sono più che contenti. I contrari per principio, invece, lo temono sopra ogni altra cosa, perché sanno che, come l’orrore per l’omicidio, anche l’avversione per una torre di grande altezza è sempre inversamente proporzionale alle quantità in gioco (il numero dei piani) e al fattore tempo. Nel campo del sublime – per dirla con Burke, di “tutto ciò che può destare idee di dolore e di pericolo, ossia tutto ciò che è in un certo senso terribile o che riguarda oggetti terribili, o che agisce in modo analogo al terrore” – le categorie del bello perdono cittadinanza, come i genocidi perpetrati dai totalitarismi del XX secolo finiscono sempre per esser giudicati sul piano storico-politico più che su quello morale. Sappiamo, inoltre, che lo scorrere del tempo, che produce consuetudine, possiede la capacità cicatrizzante (e talvolta anestetizzante) più straordinaria esistente in natura... Anche l’“inutile e mostruosa” Tour Eiffel, “disonore di Parigi”, “odiosa colonna di ferro imbullonata” che umiliava e ridicolizzava i monumenti della città, a detta dei molti intellettuali e artisti che avevano firmato l’accorato appello di protesta su “Le Temps” del 14 febbraio 1887, è stata col tempo metabolizzata dagli stessi parigini, finendo per diventare il simbolo della città, ancor più di Notre-Dame o del Louvre. Insomma, da qualunque punto si guardi la questione, sembra quasi impossibile giungere a una conclusione condivisa fin da subito, anche nell’hic et nunc del progetto specifico. Dobbiamo concludere che si tratta di una questione radicalmente estranea al dominio della razionalità, sulla quale è impossibile esprimere un giudizio di merito ponderato? Philip Johnson, che è stato uno dei più prolifici stilisti di grattacieli negli ultimi tre decenni del Novecento, era convinto che l’orgoglio fosse la molla psicologica principale per cui l’uomo anela a costruire opere sempre più alte. E, siccome quel sentimento è insito nella psicologia umana, c’è da attendersi che non si rinuncerà mai a realizzare edifici di grande altezza, quale segno di distinzione ed eccellenza. In effetti, dopo periodi di disinteresse od ostilità, in genere coincidenti con cicli economici negativi, la grattacielomania si ripresenta puntualmente con la regolarità del pendolo. Forse dipende dal fatto che nessun altro tipo edilizio esprime al meglio la vitalità e la ricchezza di un Paese, la sua voglia di stupire e primeggiare, come il grattacielo, che, secondo Johnson, è per definizione una costruzione fantastica, costosissima, superlativa. Ci si dovrebbe aspettare che, proprio per queste caratteristiche, per così dire, intrinseche al tipo, il ricordo, se non di tutti, di una buona parte dei grattacieli più significativi realizzati negli ultimi venti-trent’anni rimanesse impresso nella memoria almeno degli specialisti. In realtà non è così. La quantità e la qualità delle realizzazioni sono tali che la memoria è costretta a una forte selettività, al cui vaglio solo pochi sopravvivono per il loro carattere veramente fantastico e superlativo. Per un tipo edilizio costosissimo il risultato non è incoraggiante. Quali sono le caratteristiche che consentono a un grattacielo di imprimersi nella memoria dell’osservatore? Si tratta essenzialmente di un problema di efficacia comunicativa. Un papavero “Evelina” di color nero è indimenticabile. Si staglia nettamente in un campo di papaveri rossi, ma in una distesa multicolore di più fiori diversi la sua individuazione è piuttosto laboriosa come quella di un porcino nel fitto del bosco. Le differenze geometriche, formali e cromatiche devono essere massime tra l’oggetto e l’intorno, perché sia riconoscibile e memorizzabile. Le modalità delle strategie di comunicazione sono complesse. L’espressionismo e altre avanguardie artistiche ne hanno sondate molte e anche di piuttosto efficaci, ma dopo breve tempo le hanno tutte viste sciogliere nell’acido corrosivo della consuetudine e del metabolismo del consumo. La novità e l’originalità sono merci altamente deperibili. “Possiamo suonare le trombe del Giudizio Universale una volta; ma non possiamo suonarle tutti i giorni”, diceva a proposito dell’espressionismo Edgar Wind, primo titolare della cattedra di storia dell’arte all’Università di Oxford: “Quando la massima eccitazione viene provocata con pendolare regolarità, non può non essere leggermente forzata; e con questa parola ‘forzata’ voglio accennare a un fallimento più umano che estetico”. Curiosamente, la durata dell’efficacia comunicativa del segno e della sua forza di coinvolgimento emotivo, sembra spesso inversamente proporzionale alla sua eccentricità rispetto al “senso dell’ordine” e alla sua gratuità rispetto alla coerenza interna in un discorso compiuto e trasmissibile nei suoi principi costitutivi. Per esempio, la ripetitività dei modi e dei temi sembra intollerabile, almeno in architettura, quanto più essi sono bizzarri e irrazionali, come nelle apocalittiche “metafore” de-costruttiviste, che, appunto, non possono non apparire leggermente forzate, o nei personalissimi giochi plastici di un Frank Gehry, da Bilbao e Los Angeles, o da Praga a Cambridge, Mass., e altri ancora. Ciò, invece, non sembra sempre accadere con la produzione migliore dell’International Style, dagli anni Venti sino al Sessanta incluso, nonostante che i modelli iconografici siano tutti prevedibili e riconoscibili con facilità. La coerenza è razionalità, compartecipazione, verificabilità, ordine. Attorno a essa è ruotata tutta la riflessione sulla modernità architettonica della prima metà del XX secolo. Anche la tradizionale unità del progetto si fondava su di essa. Cominciò a essere rigettata dal secondo dopoguerra e divenne un tema d’antan dagli anni Ottanta in poi. Col suo rigetto le strade della ricerca formale e di quella tecnologica, ingegneristica e costruttiva tornarono a divaricarsi vistosamente, elaborando linguaggi, valori e obiettivi vieppiù diversi, se non addirittura estranei reciprocamente. Potremmo definire questo processo come una sorta di rifeudalizzazione asimmetrica dell’architettura: da una parte il dominio degli artisti, che, riconosciuti tali, seppure in numero molto esiguo, si mostrarono soddisfatti di essere trasformati in griffe, in star mediatiche e cinematografiche, e in valore aggiunto per operazioni immobiliari; dall’altra quello dei tecnici, artefici del savoir faire e, perciò stesso, più affidabili promotori immobiliari del capitale. Tutto ciò si riverbera nella storia più recente del grattacielo contemporaneo, tracciando le vie lungo le quali l’attuale orgoglio per l’edificio di grande altezza sembra declinarsi e manifestarsi. Sul coté tecnico si esprime il sempreverde esprit du record. È lo spirito che per lo più si sprigiona dalla tecno-scienza, dalle rielaborazioni, sofisticate e impegnative sotto il profilo realizzativo, ma pur sempre rielaborazioni di modelli statici, costruttivi e tecnologici già approntati, di invenzioni già consolidate. A detta di uno specialista in costruzioni metalliche, come alcuni strutturisti affermano, il settore è ormai maturo: non c’è più nulla da scoprire; c’è al più da perfezionare. Al coraggio dell’invenzione è subentrato il coraggio dell’investimento finanziario e
della gestione del cantiere, come quello immenso che ha realizzato nel 2004 l’oltre mezzo chilometro d’altezza raggiunto dal Taipei 101, di C.Y. Lee & Partners di Taiwan, o che sta ancora finendo per il 2009 gli 8/900 metri (l’altezza definitiva è ancora un segreto) che raggiungerà il Burj Dubai, di Skidmore, Owings & Merrill. Come per il sublime, che è un’altra categoria rispetto al bello, bisognerebbe forse coniare per questo genere di costruzioni un termine diverso da architettura. Il loro fascino non promana dalla forma, né dal gioco di spazialità né da complessi rapporti con l’intorno, né da invenzioni costruttive, come si è detto, ma dalle dimensioni colossali che trasformano l’oggetto più comune in qualcosa di astratto, immateriale e, perciò, sorprendente: una tecnica ben nota ad artisti come Oldenburg, che anche a essa devono la loro fortuna. Ai tempi dell’autarchia, in Italia si usava il termine “grattanuvole” invece di “grattacielo”. Per quanto buffa possa suonare per il nostro orecchio attuale, forse quella parola denota meglio del corrispondente anglicismo, e con immediata concretezza, l’affascinato stupore per la dimensione colossale di edifici la cui sommità può essere avvolta e nascosta tra le nuvole. In certe stagioni dell’anno è abbastanza frequente non scorgere la cima del Taipei 101. Ho letto che i residenti dei piani superiori del John Hancock Center di Chicago di SOM, del 1969 (alto solo 344 m) devono talvolta citofonare al portiere per conoscere le condizioni del tempo a terra prima di uscire: una condizione di straniamento davvero sublime. Chissà cosa potrà accadere in cima all’osservatorio del Burj Dubai che è quasi tre volte l’altezza della torre di Chicago. Su questa scala colossale l’architettura ha fatto un passo indietro, almeno per il momento. Sono la grafica, il design e la decorazione scultorea ad avere campo nel trattamento dei volumi e delle superfici con soluzioni che, dovendo risultare ugualmente efficaci sul doppio registro della visione da vicino e da lontano, appaiono per lo più compromessi al ribasso tra due esigenze fisiologicamente contrastanti. Il risultato è, appunto, questa “cosa” di cui si attende nome e definizione. Il coté artistico, invece, continua a muoversi con spavalda libertà. Operando in genere su grattacieli di più modeste dimensioni, si sente abbastanza sciolto da stringenti vincoli tecnico-costruttivi, che, comunque, son spesso messi a dura prova da fantasie indisciplinate, volte a stupire più che a costruire, come si confà, appunto, allo stilista e al carrozziere, creatori di icone seduttive. Questo è, infatti, il loro regno incontrastato, dove la ricerca formale è a tutto campo. Alcuni temi sono ricorrenti. Uno di questi è la forma a spirale, riconducibile, se non erro, al pionieristico progetto costruttivo di Manfredi Nicoletti del 1968-74 per un Helicoidal Skyscraper a New York. Per metamorfosi successive questa forma è giunta finanche alla postura del cobra inebriato dall’incantatore. Un altro tema è la forma conica, dalla ieratica e riconoscibilissima geometria, riscoperta nel progetto di John Portman per il Porto Vecchio di Genova in occasione delle celebrazioni colombiane, e infine trasformata nella ancor più efficace forma a obice: oggetto di facilissima ironia popolare, e perciò assai indicata per imprimersi nella memoria, seppure a rischio di scambiare, come capita, Londra per Barcellona, e viceversa. Infatti, nell’atelier dello stilista-carrozziere il consumo di icone è rapidissimo, almeno tanto quanto lo è la loro diffusione un po’ dovunque nel mondo. I modelli, dunque, deperiscono facilmente in parallelo al forte senso di straniamento che prova l’osservatore, addirittura incerto di dov’è. L’attuale ricerca sui grattacieli non si esaurisce, comunque e per fortuna, nell’esprit di record tecnico-costruttivo, o nella messa a punto di nuove icone formali. Contro il trend feudale, di cui ho detto, continua imperterrita, seppur minoritaria, una sperimentazione architettonica, che mira all’unitarietà, alla coerenza e alla compiutezza del progetto, formale e costruttivo al tempo stesso. Le istanze particolari di queste ricerche sono molteplici. Chi è alla ricerca del grattacielo ecologico; chi di nuove forme di habitat land-saving; chi ancora di nuovi ambienti che rispondano alla complessità d’uso e alla sensibilità dell’uomo contemporaneo, schizofrenicamente attratto dal comfort privato, dalla comunità e i suoi servizi, e dal contatto con la natura. Comune denominatore di tali ricerche è la messa in discussione del modello su cui si è conformato il tipo del grattacielo, dalle origini ottocentesche sino a oggi: il modello ingigantito dell’edificio per uffici o della casa plurifamiliare, costituito dal succedersi seriale di piani e ambienti sull’intera altezza, e chiuso in un involucro compatto. Suggestioni sulla rottura della scatola edilizia del grattacielo sono presenti, per quanto riguarda l’esterno, già nel Le Corbusier di Algeri, del 1938-39, e, per l’interno, nel progetto per il Ministero dell’educazione nazionale francese di Joseph Belmont, Jean Prouvé e l’ingegnere Jean Swetchine, del 1970. Sulla diversificazione architettonica di una struttura unitaria, altrettanto forti sono poi quelle che provengono da Plug-in City di Peter Cook in Archigram 5 del 1964, pura e semplice infrastruttura tecnologica portante, attrezzata con reti impiantistiche e comunicazioni, che, disposta in verticale o in orizzontale, accoglie liberamente nella sua maglia strutturale le diverse capsule edilizie dedicate per funzioni. Su un piano meno hard e più architettonico, anche Mario Antonio Arnaboldi, nel 1986-87, aveva adombrato con il progetto Poliste 2000 per Milano un’articolazione del complesso architettonico in più parti formalmente e funzionalmente distinte. Recuperando queste diverse suggestioni, le più recenti ricerche sui grattacieli sembrano configurare un nuovo modello di costruzione a grande altezza con struttura portante unitaria, ma articolato come sommatoria verticale di più edifici diversi, dotati e intervallati con spazi pubblici e verdi, e caratterizzati da un forte mix funzionale (residenza, ufficio, commercio, cultura e tempo libero). L’immagine è tendenzialmente quella di una compiuta città verticale, isolata o eventualmente articolata in più torri-città tra loro interconnesse. Il precursore più illustre di questa idea è Frank Lloyd Wright con il suo irrealizzato progetto The Mile-High Illinois del 1956, fulcro della Broadacre City e splendida utopia urbana e, insieme, anti-urbana della vita nella prateria. Con le sue 528 lastre/piani, leggeri e cavi, agganciati in aggetto alla colossale spina centrale portante a forma di tripode, come rami nel tronco, e i 1.609 metri d’altezza complessiva, suddivisi in quattro sezioni, la “Città-cielo” dell’Illinois realizzava al massimo grado la sintesi tra esprit du record e ricerca architettonica nel campo dei grattacieli. All’inizio dello scritto mi domandavo se mai fosse possibile un giudizio di merito ponderato sul tema del grattacielo, superando orgoglio e pregiudizi. Ho l’impressione di no e che resterà sempre e solo oggetto di parzialità razionali, che sono, dunque, in fondo sostanziale irrazionalità. Nello studio sulla psicopatologia dell’abbigliamento de Il corpo incompiuto Bernard Rudofsky osservava, scandalizzato, l’irragionevolezza e la tortura che la civiltà della moda continua a infliggere al corpo umano, a cominciare dalle scarpe simmetriche con punta arrotondata e tacchi alti (per la donna), che dovrebbero fasciare un piede naturalmente a-simmetrico e con pianta assimilabile a un trapezio scaleno. Tuttavia, nonostante questa irragionevolezza, di cui tutti forse sono consapevoli, sono in molte (e in molti) che per nulla al mondo rinuncerebbero mai a indossare (o veder calzare) i tacchi a spillo, malizioso e ammiccante piedistallo di una parte del corpo femminile verso cui gli uomini dimostrano tanta sensibilità. Ecco, oltre l’orgoglio e il pregiudizio, nel grattacielo si esprime anche il piacere del fascino, della sfida e della conquista. Credo occorra tener conto anche di questo. Aldo Castellano 227 l’ARCA 13
Pride and Prejudice: Architecture in Stiletto Heels
S
kyscrapers, yes; skyscrapers, no. These contrasting views, which have been endlessly debated, have resulted in what increasingly seems like a clash between opposing factions. In actual fact, viewed in abstract terms, there is something paradoxical about this issue. Any rational solution put forward by those who see the glass half full can always be opposed by an equally reasonable counter solution from those who see it half empty, so the battle of wits inevitably ends up being a draw and the question can only be settled by means of rhetoric, partisanship or political decision-making. Everybody agrees that no type of building is good or bad in its own right, and that judgment must always be geared to the here and now of its actual construction. And yet the issue of tall towers always arouses pride or passion moving beyond and even preventing calm reflection. The sheer size of this kind of building inevitably plays a decisive role in whether a given skyscraper is accepted or rejected. Leaving aside all other considerations, those in favour of skyscrapers are more than happy with this. On the other hand, those against them on principle fear this more than anything else, because they know that, just like the horror a murder arouses, the aversion towards a very tall tower is always inversely proportional to the quantities in play (the number of floors) and the time factor. In the realm of the sublime - or as Burke says of “everything which might arouse ideas of pain and danger or, in other words, everything which is, in some sense, to be feared or which concerns fearsome objects or which acts in a similar way to terror” - the categories of the beautiful lose their citizenship, just as the genocides perpetrated by the totalitarian movements of the 20th century always end up being judged more on an historical-political basis than morally. We also know that the passing of time, which creates habits, has the most extraordinary healing (and anaesthetizing) powers in nature… Even the “useless and monstrous” Eiffel Tower, “the shame of Paris”, “that monstrous column of bolted iron” which humiliated the city's monuments and made them look ridiculous, according to many intellectuals and artists who signed a distressed petition published in Le Temps of 14th of February 1887, was gradually accepted by the Parisians themselves, ending up becoming even more of a symbol of the city than either Notre-Dame or the Louvre. So whichever way you look at it, it seems almost impossible to reach any kind of widely shared agreement on the matter, even in the here and now of a very specific design. Does this mean we are forced to conclude that this issue is radically extraneous to the realms of rationality, so that no carefully thought-out opinion may be expressed? Philip Johnson, who was one of the most prolific skyscraper designers of the last three decades of the 20th century, was convinced that pride was the main psychological trigger causing man to keep on building higher constructions. And, since this feeling is an integral part of human psychology, we can expect people to keep on building ever taller constructions as a sign of distinction and excellence. Indeed, after periods of total disinterest or even hostility, generally coinciding with negative economic cycles, skyscraper mania inevitably reappears regular as clockwork. Perhaps this is due to the fact that no other type of building can express the vitality and wealth of a nation, its desire to astound and set records, like a skyscraper, which, according to Johnson, is by definition a fantastic, highly expensive and superlative construction. Because of these very traits, which might be described as intrinsic to the building type in question, you would expect most if not all of the most important skyscrapers built over the last 30 years to be engraved in the memories of at least experts and specialists in this field. But in actual fact that is not the case. The sheer quantity and quality of constructions is such that our memories are forced to be so selective that only a few truly fabulous and superlative designs survive in our minds. This is not very encouraging for such an expensive building type. So what are the traits that allow a skyscraper to engrave itself in the onlooker's memory? This is essentially a question of effective communication. A black “Evelina” poppy is unforgettable. It stands out clearly in a field of red poppies, but, rather like a mushroom in thick woodlands, it is much harder to pick out amidst a multicoloured expanse of different types of flowers. The geometric, formal and dramatic differences between an object and its surroundings must be highly marked for it to be recognizable and stick in the memory. Communication strategies are complex matters. Expressionism and other artistic avant-gardes have investigated this to great effect, but after a short space of time they have all been dissolved by the corrosive acid of habit and the metabolism of consumption. Novelty and originality are highly perishable goods. “We can sound the judgment Day trumpet once, but we cannot sound it every day”, so Edgar Wind said about Expressionism, the first professor to hold the chair in the history of art at Oxford University: “when the highest possible excitement is caused as regular as clockwork, it is bound to be slightly contrived; and by the word “contrived”, I am here alluding more to human failing than aesthetic failing”. Strangely, the length of time a sign communicates effectively and the force of the emotional involvement it induces seem to be inversely proportional to its eccentricity compared to a “sense of order” and its gratuitousness compared to the internal coherence of a complete discourse whose constituent principles are capable of being conveyed. For example, in architecture at least, the reiteration of certain means and themes seems to be more tolerable the more bizarre and irrational they are, as with the apocalyptic deconstructivist “metaphors”, which are bound to seem slightly contrived, or the very personal sculptural play of Frank Gehry in Bilbao and Los Angeles, or Prague, or Cambridge, Massachusetts, etc. This, however, was not always the case with the very best of the International Style from the 1920s to the 1960s inclusive, despite the fact that its iconographic models were all quite predictable and easily recognizable. Coherence means rationality, sharing, verifiability and order. All the thinking on the architectural modernity in the first half of the 20th century revolved around this. Even the traditional unity of design was grounded on it. It started being rejected after the Second World War and eventually became an outmoded issue from the 1980s onwards. Its rejection meant that the paths of stylistic, technological engineering and construction research were once again clearly divided, developing their own very different (not to say reciprocally extraneous) languages, values and goals. We might describe this process as a sort of asymmetric re-feudalisation of architecture: on one hand, we now have those artists who, acknowledged as such (although in increasingly small numbers), are quite happy to become big names, media and film stars, added value for any real estate operation; and on the other we have the technicians, the artifices of savoir faire who, for this very reason, are more reliable in terms of promoting real estate investments. This has had notable repercussions on the recent history of the modernday skyscraper, setting the lines along which current pride in very tall buildings seems to be shaping and manifesting itself. The evergreen passion for setting records is expressed over on the technical side. This kind of spirit mainly emerges from techno-science, sophisticated re-workings which are extremely tricky from a construction viewpoint, but nonetheless still elaborations on existing static construction-technological models, tried and tested inventions. According to an expert in metal constructions like Giulio Ballio, the Dean of Milan Polytechnic, the sector has now reached its culmination: there is nothing left to be discovered; at most it can only be perfected. Brave invention has been replaced by brave financial investment and building site management, like a massive enterprise carried out in 2004 to 14 l’ARCA 227
construct the over half-a-kilometre high Taipei 101 building, designed by C.Y. Lee & Partners in Taiwan, or the towering 8/900-metre (the final height is still a secret) Burj Dubai building, designed by Skidmore, Owings & Merrill and planned to be completed by 2009. As in the case of the sublime, which is a different category from the beautiful, we might need to coin a new term instead of architecture to describe constructions like this. It is not the form or interplay of spatial relations that makes them so fascinating, neither is it their intricate relations with the surroundings or even their inventive construction designs, as we have already said, but just their colossal dimensions capable of turning the most ordinary object into something abstract, immaterial and, hence, startling: a technique which is very familiar to artists like Oldenburg, who owed much of their fortune to it. Back in Italy’s autarchic days, the expression used was “cloudscraper” instead of skyscraper. However strange that word may sound to us today, perhaps it provides a better and more immediately graspable idea of our astounded fascination with the colossal size of buildings whose tops may even be enveloped and hidden away in the clouds. At certain times of the year the top of Taipei 101 is often hidden from view. I have read that the residents on the top floors of the John Hancock Center in Chicago, designed by SOM in 1969 (only 344 m high) sometimes need to call the porter to find out the weather conditions down on the ground before going out: a truly sublime feeling of estrangement. Who knows what might happen up at the top of the Burj Dubai, which is almost three times higher than the Chicago tower. At least for the moment, architecture has had to take a back seat when working on such a colossal scale. Graphics, design and sculptural decoration are to the fore in creating structures and surfaces which, needing to be equally effective when viewed from both nearby and afar, seem to be torn between two physiologically conflicting requirements. The end result is this “thing” still waiting to be named and defined. Over on the artistic side, however, things are still moving with bold freedom. Working, generally speaking, on smaller skyscrapers, these architects feel are free from stringent technical-construction constraints, which, however, are often really put to the test by undisciplined imaginations more interested in astounding people than in actually building something, as of course is only fitting of a stylist or body-maker, creators of often seductive icons. They are the unchallenged lords of a realm in which stylistic research is given a free rein. There are some recurring themes. One of these is the spiral form, which, if I am not mistaken, can be traced back to Manfredo Nicoletti’s pioneering 1968-74 construction design for a Helicoidal Skyscraper in New York. This form was then gradually morphed into the posture of a cobra entranced by its charmer. Another theme is the hieratic and easily recognizable geometric form of the cone, rediscovered in John Portman's project for the old Genoa docklands designed for the Columbus celebration's and eventually transformed into the even more effective howitzer form: an object easily susceptible to irny and hence ideal for becoming engraved in the memory, although at the risk, as often happens, of mistaking London for Barcelona and vice-versa. In actual fact icons are consumed at a dazzling rate in the workshop of the stylist/body-worker, at least as quickly as they are diffused just about all over the world. So models wither away with great ease in line with the powerful sense of estrangement that the onlooker feels, as he even becomes uncertain of where he is. Fortunately, though, present day experimentation into skyscrapers is not confined to just the technical-construction side of setting records or developing new stylistic icons. In contrast with the feudal trend I mentioned above, there is continuing architectural experimentation, albeit on a minor level, aimed at creating unitary, coherent and complete design work on both a formal and structural level. There are multiple strands to this line of research; some people are working on new forms of land-saving habitat; others are still trying to create new environments meeting the complex needs and sensibility of modern-day man, schizophrenically attracted by private comforts, the community and its services, and interaction with nature. The common denominator running through all these lines of research is the calling into question of the standard model of the skyscraper from its 19th-century origins to the present day: a giant sized model of the office or housing block, composed of a set of levels and full-height premises enclosed within a compact shell. Initial allusions to breaking the skyscraper building box are already found, as regards the exterior, in Le Corbusier’s 1938-29 project in Algiers and, as regards the interior, the project for the French National Ministry of Education designed by Joseph Belmont, Jean Prouvé and the engineer Jean Swetchine in 1970. Equally powerful architectural diversification on the unitary structure also came from Peter Cook's Plug-in City for Archigram 5 in 1964, a pure and simple technological bearing infrastructure fitted with plant engineering and communications networks, which, set out either vertically or horizontally, freely encompasses different building capsules serving different functions within its overall structural web. On a lighter and more architectural level, in 1986-87 Mario Antonio Arnaboldi alluded to an architectural complex set out in several formally and functionally separate parts in his Poliste 2000 project for Milan. Drawing on these various suggestions, the latest research into skyscrapers seems to be setting down new building guidelines for very tall constructions with unitary bearing structures devised as a vertical summation of several different buildings, furbished and intermingled with public and landscaped spaces and featuring a powerful functional mix (housing, offices, commerce, culture and leisure). This tends to be the image of a complete vertical city, either isolated or set out in the form of several interconnected city-towers. The most famous forerunner to this idea is Frank Lloyd Wright's project for “The Mile-High Illinois” designed in 1956, but never actually constructed, the core of Broadacre City and a splendid urban and, at the same time, anti-urban utopia in prairie life. With its 528 lightweight, hollow sheets/planes hooked onto and projecting from the colossal central tripod-shaped bearing backbone, like branches from a trunk, and its 1609 metres of overall height divided into four sections, the Illinois “Sky-City” was the maximum synthesis of a desire to set records and quest for architectural research into the field of skyscrapers. At the beginning of this article I wondered whether it might be possible to pass carefully thought-out judgments on the issue of the skyscraper, leaving aside pride and prejudices. I get the impression that this just is not possible and that we will only ever have a partly rational analysis of an object which is, after all, basically irrational. In his study into the psychopathology of clothes entitled “The Unfashionable Human Body”, Bernard Rudofsky was shocked to note just how the fashion industry continues to senselessly torture the human body, starting with symmetric shoes with round toes and high heels (for women), which are supposed to envelop a naturally asymmetric foot with a trapezium-shaped sole. Yet, despite how unreasonable this is, as most people are probably aware, many women (and men) would never dream of not wearing (or looking at people wearing) stiletto heels, cheeky and malicious pedestals for a part of the female body that men are so attracted to. So, as well as pride and prejudice, the skyscraper also expresses the pleasure of charm, challenge and conquest. I think this is something else that needs to be taken into account. Aldo Castellano 227 l’ARCA 15
Francisco J. Mangado Estadio Municipal “La Balastera”, Palencia Il Nuovo Stadio Municipale “La Balastera” è realizzato nel comune di Palencia in Spagna nelle vicinanze del vecchio stadio. Le dimensioni sono 105x68 metri (superficie totale: 13500 metri quadrati) con una capacità di 8.100 spettatori seduti. Lo stadio, progetatto dallo spagnolo Francisco J. Mangado (www.fmangado.com) è fortemente caratterizzato dalla facciata in alluminio forato e dalle quattro torri di illuminazione realizzate con pannelli in materiale plastico, denominati Lightben, forniti dalla società Bencore. Questo materiale è stato scelto per le sue caratteristiche di trasparenza e leggerezza. Particolarità delle torri, alte 30 metri a forma di “L” e sezione triangolare, è la presenza all’interno della struttura metallica di un sistema di retroilluminazione dei pannelli Lightben. Per ottenere la diffusione della luce su tutta la superficie sono stati utilizzati i pannelli con finitura satinata incolore denominati Lightben. Il pannello, grazie alla sua leggerezza ha consentito grossi risparmi di peso e materiale per la realizzazione della struttura delle torri, permettendo la realizzazione di tralicci semplici e leggeri. Da aggiungere che la strutturalità dei pannelli ha permesso l’impiego di notevoli luci per il suo supporto con ulteriori vantaggi di peso e per il risultato estetico finale. Il sistema di illuminazione del campo è posto alla sommità delle torri in un’area non tamponata dai pannelli. I pannelli, che coprono una superificie di circa 2.000 metri quadrati devono sopportare un carico del vento pari a 900 Pa: in base al loro spessore di 21 mm, al modulo di elasticità a flessione pari a 1100 MPa e al loro coefficiente di espansione termica pari a 0,065 mm/m °K è stato studiato un sistema di ancoraggio basato sull’inserimento di ciascun pannello all’interno di due profili metallici a “U” sui due lati opposti e applicando in opera un opportuno sigillante che permetta comunque la dilatazione dei pannelli. Questo sistema garantisce una assoluta sicurezza del sistema e permette le naturali dilatazioni dei pannelli senza innescare forzamenti e conseguenti pericolose sollecitazioni.
The new “La Balastera” City Stadium was built in Palencia, Spain, near the old stadium. It measures 105x68 metres (total surface area: 13,500 square metres) and has a seating capacity of 8,100. The stadium, designed by Francisco J. Mangado (www.fmangado.com), has a highly distinctive perforated aluminium façade and four lighting towers made of plastic panels called Lightben supplied by the company Bencore. The material was chosen for its transparency and lightness. A key feature of the towers, which are 30 metres high and “L”-shaped with a triangular section, is the presence of a back-lighting system of Lightben panels placed inside the main metal structure. To ensure light is diffused all over the surface, it was decided to use colourless Lightben panels with a glazed finish. Thanks to their lightness, these panels allowed notable savings on weight and material when building the towers structure, also enabling simple, light-weight lattices to be constructed. It is also worth adding that the structural design of the panels allowed lots of lights to be used for support purposes, producing further benefits in terms of weight and improving its final appearance. The system for lighting the playing field is set on top of the towers in a special panel-free section. The panels, covering an area of approximately 2,000 square metres, must be able to withstand wind loads equal to 900 Pa: working on their thickness of 21 mm, elasticity coefficient of 1100 Mpa and heat expansion coefficient of 0.065 mm/m°K, an anchoring system was devised based on inserting each panel inside two “U”-shaped metal sections on two opposite sides and then sealing them properly so that the panels can in fact dilate if required. This system ensures the system is absolutely safe and allows natural dilations in the panels without causing any dangerous stress or strain.
Credits Project: Francisco J. Mangado Cladding Panels: Bencore (Spanish Distributor: Polimer Tecnic; Installation: UTE/Nueva Balastera) Builder: Hormigones Sierra, Inmobiliaria Río Vena y Promociones Palencia
16 l’ARCA 227
Viste delle torri per l’illuminazione del nuovo stadio municipale “La Balastera” a Palencia. Le torri, alte 30 metri, sono state realizzate con pannelli in materiale plastico Lightben della Bencore.
Views of the lighting towers of the new municipal stadium “La Balastera” in Palencia. The towers, which are 30 metres high, have been realized with plastic panels called Lightben made by Bencore.
227 l’ARCA 17
De Yturbe Arquitectos Haus Santa Fe, Mexico D.F.
L’edificio Haus Santa Fe è stato realizzato in una zona ad alta densità urbana e funzionale di Città del Messico. La torre di 30 piani (105 metri di altezza) incorpora varie funzioni dislocate nei due corpi in cui si fraziona l’edificio e comprende appartamenti dui lusso da 140 e 240 metri quadrati, suite esecutive con palestra e terme, aree commerciali, servizi, 4.000 metri quadrati di uffici e un parcheggio sotterraneo. L’edificio si caratterizza all’esterno per il rivestimento di pannelli di cristallo temperato bianchi combinati con pannelli trasparenti rivestiti da una pellicola riflettente che permette di mitigare l’ingresso dei raggi solari all’interno. A questa pelle bianca, sobria e serena si contrappone la porzione interna contraddistinta dal “taglio” tra i due corpi dell’edificio. Nel suo complesso la “Torre”, che per altezza ed espressività si distingue nel contesto urbano, richiama, soprattutto nel colorato e vivace patio di ingresso all’interno del “taglio”, la cultura architettonica messicana, reinterpretandola in chiave contemporanea e integrandola nella tipologia del grattacielo. L’accesso è attraverso la monumentale “faglia” che divide i due blocchi, marcandone verticalmente la monoliticità. Il patio, attorno al quale si sviluppano gli appartamenti e le suite, è arricchito da uno specchio d’acqua artificale e da alberi e ha la funzione di distribuire visivamente le diverse funzioni dell’edificio e di integrare le varie attività offerte a livello strada. Per il rivestimento del patio è stato utilizzato un materiale di invenzione messicana, l’Ecocreto, che consente un assorbimento totale della pioggia, essendo impermeabile al 100%. Così l’acqua piovana che vi scorre viene raccolta in una cisterna e poi ricilata.
The Haus Santa Fe building stands in a densely built-up and functional area of Mexico City. The 30-storey tower (105 metres tall) incorporates various functions set in the two constructions into which the building is divided, incorporating luxury apartments measuring between 140-240 square metres, executive suites with their own gym and spa, retail areas, utilities, 4,000 square metres of offices and an underground car park. The outside of the building stands out for its white safety glass panelling combined with transparent panels covered with a reflective film to reduce the amount of sunlight flowing inside. This calm and austere white skin contrasts with the inside section around the “slash” separating the two buildings which is a bright red colour. Overall the building, whose height and style make it stand from its urban surroundings, calls to mind (particularly as regards the brightly coloured entrance patio inside the “slash”) Mexican architectural design, rereading it in a modern-day key and incorporating it in the skyscraper typology. Entry is through the monumental “fault” dividing the two blocks, vertically marking their monolithic nature. The patio, around which the apartments and suites are all set, is embellished by an artificial pool of water and trees and is designed to visually arrange the various building functions and integrate the various services offered at street level. The patio is paved in a material invented in Mexico, Ecocrete, which absorbs all rainfall since it is 100% waterproof. This means any rain water running off it is collected in a tank and then recycled.
Credits Project: De Yturbe Arquitectos: Jose De Yturbe Bernal, Jose De Yturbe Sordo, Andres Cajiga Ramírez Engineering and Construction: Pedro Orozco Asociados Client: Pedro Orozco Asociados
18 l’ARCA 227
227 l’ARCA 19
20 l’ARCA 227
227 l’ARCA 21
Diego Yturbe
22 l’ARCA 227
227 l’ARCA 23
Samyn and Partners, M. & J.M. Jaspers – J. Eyers & Partners Dexia Tower, Bruxelles Dexia Tower si innalza per 145 metri in piazza Rogier a Bruxelles. La sua forma a L è frammenta in tre parti, due ali laterali e un blocco centrale dove sono riuniti i principali sistemi di circolazione verticale. La parte alta è tagliata in obliquo e i dieci piani superiori si dispongono a cascata sotto le ampie vetrate. La trama di base di 8,10 metri è suddivisa in moduli di 1,35 metri. Un doppio modulo di 2,70 metri con l’altezza dei piani di 3,60 metri dà quindi origine a una proporzione piacevole, molto vicina a quella del numero aureo. Gli elementi di facciata attiva sono formati da una doppia pelle ventilata dove viene recuperata l’aria calda attraverso il sistema di condizionamento. Le vetrate esterne sono fissate in continuo, mentre quelle interne sono apribili e consentono la manutenzione delle varie dotazioni tra cui il sistema delle schermature inserite nella doppia pelle. Scenografico il sistema di illuminazione della torre, ritmata da 4.200 finestre che possono essere differentemente colorate. Un sistema di LED nei tre colori primari inserito nella doppia facciata permette di illuminare i telai di ogni finestra di un colore diverso vivacizzando la facciate in modo sempre cangiante.
Credits Project: Samyn and Partners, M. & J.M. Jaspers – J. Eyers & Partners Structural engineering: Samyn and Partners with SETESCO (sister company 1986-2005) Services engineering:
24 l’ARCA 227
Samyn and Partners with FTI (sister company since 1989) Architecture/Partners in charge: Th. Andersen, Gh. André. Associates: B. de Man, G. Hasbroucq, J.L. Rodriguez Samper,
L. Lebbink, L. Van de Velde, C. Vandeputte In association with M. & J.-M. Jasper J. Eyers and Partners Service: Tractebel Development Client: Brussels Business Center
Georges De Kinder
Dexia Tower rises up to a height of 145 metres in Rogier Square in Brussels. Its “L”-shaped form breaks down into three parts, two side wings and a central block holding all the main vertical circulation systems. The top section features a diagonal cut and the top ten floors cascade beneath wide glass windows. The base pattern of 8.10 metres is divided into 1.35-metre units. A double 2.70-metre unit with 3.60-metre high floors creates pleasant proportions very close to the golden section. The active façade features are composed of a ventilated double skin where hot air is recovered by the air-conditioning system. The outside glass windows are set out curtain-fashion, while the inside windows open and allow access for maintaining the various fittings including the system of shields incorporated in the double skin. The tower lighting system features a striking pattern of 4,200 windows, which can be in all different colours. A system of LEDS in the three primary colours incorporated in the double façade allows all the window frames to be illuminated in different colours to liven up the façade in a range of shimmering tones.
227 l’ARCA 25
Previous page and right, Dexia Tower in Brussels. The facades are lit up by incorporating two tracks of electroluminescent diodes (LEDs) in the three primary colours in the double façade. These diodes light up the window frames in different colours. The Space Canon device was developed by Hedi Light. Left, top, building plan, ground floor plan, plans of a standard floor and the 36th floor.
26 l’ARCA 227
Georges De Kinder/B. Hediger (Lighting)
Nella pagina precedente e a destra, la Dexia Tower a Bruxelles. L’illuminazione delle facciate è ottenuta attraverso l’inserimento nella doppia facciata di binari di diodi elettroluminescenti (LED) dei tre colori primari che illuminano con colori diversi i telai delle finestre. Il dispositivo di Space Canon è stato messo a punto con Hedi Light. A sinistra, in alto planimetria generale, piante del piano terreno, del piano tipo e del 36° piano.
227 l’ARCA 27
Hadi Simaan, AREP Doha Sports Tower
La Torre degli sport di Doha, inaugurata nel dicembre dello scorso anno, è l’emblema dei Giochi Asiatici 2006. Si innalza per 300 metri sopra il villaggio olimpico, un’area di 130 ettari a est di Doha, che ospita lo stadio Khalifa, un’accademia e una sala degli sport, una sala per gli sport femminili, il club femminile e un centro acquatico, un centro benessere, un ospedale specializzato in ortopedia e una moschea. La torre è individuata da una sagoma di forma parabolica che richiama una fiaccola culminando con la fiamma olimpica, visibile da tutta la città. Il concetto della torre si fonda su un’organizzazione molto chiara dei diversi elementi che la compongono. La superstruttura del nocciolo centrale in cemento sostiene in aggetto i diversi moduli: un hotel, una suite presidenziale, il museo dello sport, il ristorante panoramico e il piano panoramico in cima alla torre. Particolarmente spettacolare, l’ultimo piano accessibile, situato immediatamente sotto il cono della fiamma olimpica; da qui si può scorgere guardando dal basso verso l’alto la grande struttura metallica dello schermo che avvolge la fiamma oppure si può godere di una panoramica a 360° sulla città, il mare e il deserto. La torre è avvolta da una maglia metallica trasparente che filtra la luce e apre delle visuali in profondità attraverso l’edificio. Per far fronte all’insolazione del sud, la maglia in inox si stringe in forma di spicchio di luna. Per limitare gli effetti del vento, la porosità si accentua dal basso fino alla cima della torre. Il programma funzionale vede la definizione di un primo elemento costituito da una lobby che include l’atrio d’ingresso dell’albergo a piano terreno, la sala di ricevimento al secondo piano e i ristoranti al terzo. L’insieme dell’hotel comprende 7 piani di camere (14 per piano), un piano di suite, tre piani di uffici, un club di ginnastica con piscina in aggetto sulla facciata e il suo giardino. Il museo dello Sport, la suite presidenziale, il ristorante e i piani panoramici sono organizzati nei piani successivi.
Sezione nord-sud e nella pagina a fianco, sezione est-ovest e vista di giorno della Torre degli sport di Doha, in Quatar, realizzata nel villaggio olimpico che ha ospitato i Giochi Asiatici 2006.
North-south section and opposite page, east-west section and daytime view of the Sports Tower in Doha, Qatar, built in the Olympic Village which hosted the 2006 Asian Games.
The Doha Sports Tower, which officially opened last December, is the emblem of the 2006 Asian Games. It towers up 300 metres above the Olympic Village and covers an area of 130 hectares to the east of Doha, where Khalifa Stadium is located, an academy and sports hall, a hall for women’s sports, a women’s club and water sports centre, a health centre, hospital specialising in orthopaedics and a mosque. The tower features a parabolic-shaped outline evoking a torch holding the Olympic flame, visible from all over the city. The tower concept is based on a clear-cut layout of the various constituent elements. The super-structure of the central concrete core provides an overhanging support for the various modules: a hotel, presidential suite, museum of sport, panoramic restaurant and panoramic floor at the top of the tower. The highest accessible level just below the cone of the Olympic flame is particularly spectacular; looking up from here you can the giant metal structure of the screen enveloping the flame or enjoy a 360° view across the city, sea and desert. The tower is enveloped in a transparent metal mesh filtering the light and opening up views right through the tower. To cope with the sunlight flooding in from the south, the stainless steel mesh narrows to form a moon-shaped segment. To constrain the effects of the wind, the porosity increases from the bottom to the top of the tower. The functional programme included a first element formed by a lobby including the hotel’s ground-floor entrance lobby, the second-floor reception hall and third-floor restaurants. The hotel is composed of a total of 7 floors of bedrooms (14 on each floor), a floor of suites, three floors of offices, a gymnastics club with a swimming pool jutting out over the façade complete with a garden. The Sports Museum, presidential suite, restaurant and panoramic floors are set over the various floors up above.
Credits Project: Hadi Simaan, AREP (Etienne Tricaud) Arep Team project: Bruno Sarret (project manager), Eric Dussiot, Marie-Odile- Bosc, Ali Dehbonei,
28 l’ARCA 227
Alan Murray, Cyril Hugon, Ana Paula Vaz Correa, Stéphane Mairesse Contractor: Besix-Midmac Client: Government of Quatar
227 l’ARCA 29
Pianta del piano terreno/Ground floor plan
Pianta di un piano tipo dell’hotel 11-13 piano Plan of a standard hotel floor on 11-13 floors
Pianta del piano piscine/Plan at pool level
Pianta del piano panoramico subito sotto il cono della fiamma olimpica Plan of the panoramic level just below the cone holding the Olympic flame
Planimetria generale e tavola riassuntiva del sistema di maglia metallica che avvolge la torre proteggendo gli spazi interni dalla forte insolazione del sud pur lasciando filtrare la luce.
Site plan and explanatory table of the metal mesh system enveloping the tower to shelter the interiors from strong sunlight from the south while letting light flow in.
30 l’ARCA 227
227 l’ARCA 31
VETRO SPECIALE RESISTENTE ALLE ALTE TEMPERATURE SPECIAL HIGH TEMPERATURE RESISTANT GLASS
Prospetto con specifica dei materiali utilizzati e, nella pagina a fianco particolare del cono che contiene la fiamma olimpica.
Elevation specifying the materials used and, opposite page, detail of the cone holding the Olympic flame. PANNELLI METALLICI METALLIC SHEETING
STRUTTURA ESTERNA PELLE (TRAVI, ANELLI ECC.) EXTERIOR SKIN STRUCTURE (STRUTS, RINGS, ETC.)
RISTORANTE ROTANTE REVOLVING RESTAURANT
RETE MESH
COLORE GRIGLIA DI VENTILAZIONE LOUVERS COLOR
PIATTAFORMA PANORAMICA MUSEO DELLO SPORT VIEWING DESK SPORTS MUSEUM
APPARTAMENTI PRESIDENZIALI PRESIDENTIAL APARTMENTS
NUCLEO DI CEMENTO CONCRETE CORE
VETRO ESTERNO AD ALTE PRESTAZIONI EXTERIOR HIGH PERFORMANCE GLASS
VETRO CHIARO ALBERGO HOTEL CLEAR GLASS
CENTRO BENESSERE BAR HEALTH CLUB JUICE BAR UFFICI ALBERGO OFFICES HOTEL
ALBERGO CAMERE TIPO HOTEL TYP. ROOMS
VETRO CERAMICO TEMPERATO ALBERGO HOTEL FRITTED GLASS
PANNELLI GFRC (GLASS FIBER REINFORCED CONCRETE/CEMENTO RINFORZATO CON FIBRA DI VETRO) (BORDO SOLETTE, INTRADOSSO SOLETTE, RIVESTIMENTO NUCLEO) GFRC PANELS (SLAB EDGES, SLAB SOFFITS, CORE CLADDING)
PARETE DI PIETRA ESTERNA EXTERIOR WALL STONE
32 l’ARCA 227
227 l’ARCA 33
Particolari della maglia metallica e dello schermo che protegge la fiamma olimpica.
Details of the metal mesh and screen protecting the Olympic flame.
34 l’ARCA 227
227 l’ARCA 35
P.R.P.-Roberto Morisi, Rolando Gantes Lorenteggio 255, Milano Una nuova torre di marmo e vetro si è aggiunta allo skyline di Milano. Le facciate presentano ampi volumi arrotondati che ricordano un po’ lo stile Novecento, che tanta fortuna ebbe negli anni Venti e Trenta e che oggi risulta portatore di valori formali ancora piuttosto diffusi nel capoluogo lombardo. L’edificio per uffici denominato semplicemente “Duecinquecinque”, dal numero civico della grande arteria che porta fuori Milano, rientra nell’ambito del polo terziario della zona del quartiere Lorenteggio, anche se situato rispetto quest’ultimo sull’altro lato della strada. La scelta di riprendere la tipologia a torre, già sperimentata con successo nelle fasi precedenti, è perché si adatta alle dimensioni del terreno e il suo sviluppo in altezza la rende riconoscibile a distanza. Per assecondare una precisa volontà della committenza, l’edificio si allinea stilisticamente all’imponente complesso cui fa parte ma da cui è distaccato ed è composto con gli stessi elementi materici e cromatici che contraddistinguono la quasi totalità degli altri complessi: marmo di Carrara e vetro verde. Inoltre, rispetto alle altre torri del gruppo, questa ha dimensioni più contenute, ma ne riprende i caratteri costruttivi fondamentali, in altre parole: pianta compatta con nucleo centrale; area operativa periferica sviluppata su tre lati e sostenuta da setti verticali in cemento armato rivestiti di marmo, alternati a superfici vetrate.
Credits Architectonic Projects: P.R.P.-Roberto Morisi, Rolando Gantes Concept: Roberto Morisi Collaborators: Napolano, Fabrizio Allegro, Anna Carnevale Bonino, Cristiana Carella Structures: Luigi Gariboldi (Enco Engineering Consulting) Plants: Ferdinando Ciardullo, Leonardo Sergardi Models: Rossana Pilotti Rendering: Elena Puccio General Contractor: Ranza Contractors and subcontractors: Pali Verganti, Didonè Noè & figli (escavations), Euroedil
36 l’ARCA 227
(reinforced concrete), Romano costruzioni (ironworks), Gruppo Di Falco, Edilcoperture, Kone, Seralwall (façades), Drali Moreno, Edilfer, Brulli (electrical system), Nuova Elettrica (subcontractor Brulli), Progetto clima impianti tecnologici, Dorma italiana (doors), Arteinfissi (subcontractor Dorma Italiana), Vim (paintings), Etra system (mobile walls), Primarredo, Bonino Pietro, Gasparini Service (floors), Guzzonato, Gunnebo Entrance Control, Robergam (subcontractor Gunnebo), Galmarini, T.A.G. (compartmentalization Rei), C.B.R. (concrete
walls), Comar (artificial stones, plaster), Hazah, So.Co.Pav. (industrial floors), Geimar (marbles laying), Emil Costruzioni, Mattarozzi (wallboards), Ki, D’Oria Roberto, MGM (crane disassembly), Imelfa Implementations Electrical Factor), AT & bt (subcontractor Brulli), Electro Impianti, I.R.C.O.M. (subcontractor Progetto Clima Impianti Tecnologici), Canalterm (subcontractor Progetto Clima Impianti Tecnologici), Gepi (Progetto Clima Impianti Tecnologici), Ciemme Impianti (Progetto Clima Impianti Tecnologici)
Diego Alto
A new marble and glass tower has been added to the city skyline. The façades have wide rounded structures rather reminiscent of the 20thcentury style which was so popular in the 1920s-30s and whose stylistic values are still widely visible in the city of Milan. The office block simply called “Duecinquecinque”, which is the street number of a major thoroughfare leading out of the city, is part of the Lorenteggio neighbourhood’s services area, even though the latter is actually situated over on the other side of the road. The decision to draw on the tower style, already so successfully experimented with in previous times, is due to the fact it adapts so well to the size of the site and its vertical development means it can be spotted from a distance. The complex is stylistically geared to the client’s precise specifications to relate it to the imposing building complex it belongs to but from which it is separated, although it is in fact composed of the same material-colour elements characterising almost all the other complexes: Carrara marble and green glass. However, compared to the group’s other towers, this one is smaller but with the same basic building features: i.e. a compact base plan with a central core; a peripheral business area set over three sides and supported by reinforced concrete vertical stanchions clad with marble in alternating combination with glass surfaces.
227 l’ARCA 37
From the left: site plan, plan of the fourth/fifth/sixth floors, plan of the eighth floor of the office building Lorenteggio 255 in Milan.
38 l’ARCA 227
Emilio Sfriso
Emilio Sfriso
Emilio Sfriso
Diego Alto
Emilio Sfriso
Da sinistra: planimetria generale, pianta dei piani quarto/quinto/sesto, pianta dell’ottavo piano dell’edificio per uffici Lorenteggio 255 a Milano.
227 l’ARCA 39
Dante O. Benini & Partners Architects Lorenteggio 255: Uffici/Offices
Credits Project: Dante O. Benini & Partners Architects Principal: Dante o. Benini Partner Architect in charge: Luca Gonzo Project Directors: Luca Gonzo, Silvio Petronella DOBP Project Team: Annalisa Brambilla, Dante Benini, Laura Caccia, Stefania Cerri, Michele Corrado, Luca Gonzo,
40 l’ARCA 227
Monica Lirosi, Silvio Petronella Ceramic Floors and Cladding: Marazzi PVC Floating Floor: Armstrong Rubber Floating Floor: Mondo Coloured Glass Cladding: Omnidecor Mobile Walls: Etra Sistemi Shading System: Omnitex Metal False Ceilings: Armstrong
Lighting Appliances: Zumtobel, Norlight Custom Furniture: Top Stand Internal Signals: Cicrespi Serigraphy Glass Doors: Vetreria Calvi Client: Vodafone Italia Head of Property and Facilities Department: Gianbattista Pezzoni Project Manager: Adriano Antraciti
Davide Cerati
Nel settembre 2003 Vodafone Italia, dopo una lunga selezione approda nella sede Milanese dello studio Dante O. Benini & Partners Architects, con un brief delineato: Vodafone Italia intende rappresentare nei propri luoghi di lavoro in maniera appropriata e consona al profilo dell’azienda, la propria identità, immagine, organizzazione, definendo in questo senso l’appartenenza ad una nota realtà internazionale. (Gianbattista Pezzoni, Property & Facilities Manager, Vodafone Italia). Comincia così una collaborazione, il cui intento progettuale è di giungere alle realizzazioni delle differenti sedi di lavoro Vodafone, mantenendo costante l’identità e garantendo l’adeguato confort ambientale, migliorando l’ambiente operativo e definendo quel senso di appartenenza, fondamentale per far crescere l’azienda in termini di immagine, efficienza e fruibilità degli spazi. Viene ideato e realizzato per Vodafone Italia un Book che attraverso l’impostazione della progettazione dei propri ambienti di lavoro, consolidi la corporate identity. Le linee guida di progettazione degli ambienti, non sostituiscono il processo di progettazione del singolo intervento ma lo guidano per elementi comuni, anche diversamente applicabili, ma tutti riconducibili all’immagine aziendale. Le linee, concepite non secondo uno schema rigido ma in un processo in divenire, sono state progettate e disegnate all’insegna della flessibilità, se pur nell’identità dell’immagine coordinata, e non prevaricano mai l’edificio o il contesto urbano e quindi il progetto specifico. L’applicazione seguita da processo di progettazione connaturata allo studio DOBP ha trovato una prima applicazione nel nuovo CED in via Bisceglie e l’applicabilità è stata dimostrata negli interventi successivi, da cui emerge la poetica progettuale condivisa con Vodafone Italia, applicata anche nel prestigioso intervento di riqualificazione dell’edificio Ico Centrale realizzato da Figini e Pollini per l’ing.Olivetti a Ivrea nel 1938. Per l’allestimento dei 7.000 metri quadrati dei nuovi uffici in via Lorenteggio 255, a Milano, l’intervento ha previsto l’allestimento di una nuova torre per uffici, di undici piani offrendo la possibilità di configurare gli ambienti senza creare una gerarchia di spazi, che devono invece risultare uniformi, spazi progettati per accogliere in modo omogeneo gli arredi standard aziendali. Per questo sia gli uffici operativi che quelli direzionali vengono realizzati con le stesse caratteristiche e gli stessi materiali, garantendo in questo modo anche la massima flessibilità. Al piano terra si raggruppano tutti gli spazi comuni per l’accoglienza, le sale meeting e il lounge cafeteria che garantisce l’aggregazione sociale degli operatori e dei visitatori senza influire sui livelli di sicurezza dei piani, mentre gli ultimi due livelli vengono destinati agli impianti. Il nocciolo centrale che ospita tutti i servizi i collegamenti e le emergenze è stato caratterizzato dal rivestimento a tutta altezza con lastre di vetro Decorgem Omnidecor, le pareti perimetrali interne degli spazi operativi sono rivestite in gomma con un allineamento che riprende la divisione acidata sui vetri delle pareti mobili che consente la privacy alla visuale dal corridoio e la continuità dell’ampiezza a pavimento.
227 l’ARCA 41
After a lengthy selection process Vodafone Italia presented the Dante O. Benini & Partners Architects offices in Milan in September 2003 with the following brief: Vodafone Italia wants its own work places to represent its identity, image and organisation in keeping with its corporate profile, thereby defining its sense of belonging to a well-known international company. (Gianbattista Pezzoni, Property & Facilities Manager, Vodafone Italia). This marked the start of a partnership whose design intent was to create various Vodafone business offices with the same identity in suitably comfortable settings, improving the working environment and defining that sense of belonging which is so vital in making a business grow in terms of image, efficiency and user-friendly spaces. To this end a Book was devised and created for Vodafone Italia to reinforce its corporate identity through the design of its own work places. The design guidelines for the premises do not replace the process for designing the various individual projects, merely helping it along by providing certain common features, which, although they may be implemented in different ways, can all be traced back to the corporate image. The guidelines, which were not devised along rigid lines but rather based on a developing process, were thought up and designed in the name of flexibility (although as part of a co-ordinated image), and never overwhelm the building or urban context and hence specific project. The design process was first implemented in conjunction with the DOBP firm on the new CED in Via Biscegli and its effectiveness was confirmed in subsequent implementations, resulting in a design style (shared with Vodafone Italia) applied for the prestigious redevelopment project on the Ico Centrale building designed by Figini and Pollini for the engineer Mr. Olivetti in Ivrea in 1938. The project to fit out 7,000 square metres of new offices at no. 255, Via Lorenteggio in Milan involved the construction of a new 11-sorey office tower, providing the chance to set out the premises without any hierarchical ordering of spaces, which on the contrary are supposed to be uniform spaces designed to smoothly incorporate standard corporate furnishing. For this reason both the business and executive offices are designed with the same features and out of the same materials, thereby ensuring maximum flexibility. The ground floor houses all the communal reception spaces, meeting rooms and cafeteria-lounge, ensuring operators and visitors can socialise without affecting the safely standards on the various levels, while the top two floors are reserved for the systems. The central core holding all the utilities, links and devices is characterised by the full-height Decorgem Omnidecor glass panelling, the internal perimeter walls of the business spaces are covered with rubber following the partitioning set by the mobile glass walls, providing privacy from the main corridor and continuity with the flooring.
42 l’ARCA 227
Pianta del piano tipo. Typical floor plan.
Pianta del primo piano. Ground floor plan.
227 l’ARCA 43
JM Schivo & Associati Green Tower, Roma
Eliporto/Heliport Giardino d’inverno Winter garden
Come indicato dal layout funzionale (a sinistra), gli appartamenti standard, caratterizzati da ampi balconi vivibili, sono collocati ai livelli inferiori della torre. La parte alta, definita “Admiral Floor”, è costituita da una serie di appartamenti con prerogative che li caratterizzano come ville sospese. Alla grande serra, luogo di ritrovo per il tempo libero, feste ed eventi, si potrà aggiungere un doppio piano con bar, ristorante, spa, organizzato su due livelli tra le tipologie di appartamenti standard e quelli Admiral. In basso, planimetria generale.
Serra bioclimatica Bio-climatic glasshouse
Impianti/Systems
L’accumulo dell’anidride carbonica nell’atmosfera e il costo crescente degli idrocarburi stanno incrementando la ricerca di soluzioni alternative e di fonti di energia rinnovabili. Saranno i processi di trasformazione territoriale e lo sviluppo dei grossi agglomerati urbani a influire direttamente sul grado di sostenibilità, o di insostenibilità, della società futura, e a far emergere nuovi modelli di sviluppo. La torre si colloca nella direzione dello sviluppo sostenibile, configurando un’immagine spaziale integrata tra architettura, ingegneria e studio bioclimatico. L’edificio è situato a Roma, in uno snodo di varie lottizzazioni, con la base inserita in un grande spazio concavo che accoglie un giardino, piani d’acqua e strutture annesse al complesso. Comfort abitativo, resa energetica ambientale e immagine sono i tre elementi all’origine della concezione del programma progettuale di un edificio funzionale dal punto di vista energetico. La forma della torre consente un orientamento a sud sulla più ampia superficie possibile per consentire un irraggiamento solare in inverno tale da prevedere un notevole abbattimento dei costi di riscaldamento convenzionale e un largo uso di luce solare. In estate, gli ampi balconi proteggono le facciate, intercettando i raggi solari nelle ore più calde della giornata. La sagoma dell’edificio garantisce che non si formino alla sua base vortici e forti movimenti ascensionali di vento. Inoltre, il piccolo bosco interno e gli specchi d’acqua favoriscono al livello degli ingressi un particolare microclima.
The accumulation of carbon dioxide in the atmosphere and the growing cost of hydrocarbons are leading to a search for alternative solutions and sources of renewable energy. Processes related to changes in the landscape and the development of great built-up areas will directly influence the degree of sustainability – or unsustainability – of future societies, and will foster new models for development. This tower was designed with an eye to sustainable development and energy efficiency; its spatial image is the result of integration between architecture, engineering, and bioclimatic research. Located in Rome in the midst of other lots, the tower’s foundations are inserted in a great concavity that includes a garden, artificial lakes, and other structures that are annexed to the complex. The plan for the building entailed a functional structure with three main characteristics: comfort, use of environmental energy, and the image of the tower itself. The shape of the building, whose surface faces southwards as far as possible, allows for sunlight to filter into the interior in winter, which results in remarkably lower costs in comparison with conventional heating methods. During the summer, large balconies screen the façades, intercepting the sun’s rays in the hottest hours of the day. The tower’s shape protects it from vortexes forming at its base, stopping any strong winds from moving upward along its length. Furthermore, a small interior wood and artificial lakes offer a special microclimate at the entrance to the building.
Credits Project: JM Schivo & Associati Architectonic Project: JM Schivo Lucilla Revelli Structures: RFR/Niccolò Baldassini Bioclimatics: RFR/Benjamin
44 l’ARCA 227
Superattico Super-attic
Admiral Floors
Spazio multifunzionale Multi-purpose space
Attici/Attics
Piani Standard Standard floors
Servizi: spazi multifunzionali, centro benessere Services: multi-purpose spaces, health club Spazio ludico Play space
Club House
Club House Parcheggi parking
As shown in the functional layout (left), the standard apartments with spacious balconies are located on the lower levels of the tower. The top part, known as “Admiral Floors”, is composed of a series of apartments with prerogatives making them suspended villas. The large glasshouse, a congregation place for spending leisure time and hosting parties and events, may have a doublefloor added on, with a bar, restaurant and spa set over two levels, making it something between a standard apartment and Admiral apartment.
Cimerman Collaborators: Manuela Zenobi, Manolo Gallo, Antonio D’Arco, Alessio Cardoso, Alessandra Peghinelli, Francesco Struglia Client: Parsitalia Real Estate
227 l’ARCA 45
L’ARCHITETTURA BIOCLIMATICA/BIO-CLIMATIC ARCHITECTURE 1-Il cablaggio dell’edificio veicola le informazioni con un’unica rete che coordina elettricità, telefonia, informatica e gestione tecnica The cabling in the building conveys information along one single network coordinating electricity, telephone lines, computer technology and technical controls 2-Gestore di energie rinnovabili: connesso a un server meteo, permetterà di anticipare e ottimizzare il ricorso alle energie rinnovabili in funzione delle condizioni metereologiche Renewable energy controller: connected to a meteorological server making it possible to forecast and optimise the use of renewable energy source according to weather conditions 3-Eliporto, recupero acque piovane per irrigazione serra Heliport, rain water recovery for glasshouse irrigation
4-Serra bioclimatica per regolazione camini e benessere interno Bio-climatic glasshouse for controlling chimneys and interior comfort 9-Doppia parete lato nord per una maggiore protezione invernale e per il raffrescamento estivo Double wall on north side for greater protection in winter and cooling in summer
Inverno/Winter
Il sistema di facciata con doppia pelle consente in inverno minore dispersione del calore e riduzione dei consumi per riscaldamento (<50 kwh/mq) The double-skinned façade system means less heat loss in winter and lower consumption for heating purposes (<50 kwh/sq.m)
5-Pareti ventilate a doppia pelle apribili estate inverno Ventilated double-skinned walls which open in summer and winter
6-Camino per l’aerazione naturale degli appartamenti ventilazione naturale: l’altezza della torre assicura il tiraggio termico naturale della ventilazione di base degli appartamenti Chimney for naturally airing the apartments through natural ventilation: the height of the tower ensures a natural heat draught for the basic ventilation of the apartments
Estate/Summer
7-Recupero acque piovane per funzionamento generale della torre (acque sanitarie, innaffiamento ecc.) Rain water recovery for the general running of the tower (sanitary water, sprinklers etc.)
Le lamelle regolano l’irraggiamento solare (>85%) The shutters control inflowing sunlight (>85%)
8-Fotovoltaico 1.300 mq: produce circa 100.000 kwh/anno 1,300 square metres of photo-voltaic systems: generating approximately 100,000 kwh/year
L’ACQUA/WATER
IL VERDE/GREENERY La serra crea un microclima temperato durante tutto l’anno The greenhouse creates a temperate micro-climate throughout the entire year
Stoccaggio acqua piovana per irrigazione serra Rain water storage for irrigating the glasshouse Elemento che regola la temperatura della serra Element controlling the temperature in the glasshouse
La vegetazione assicura una protezione ulteriore delle facciate esposte al sole e raffresca l’intero edificio The greenery guarantees greater protection for the facades exposed to sunlight and cools the entire building
Stoccaggio acqua piovana per irrigazione verde facciata Rain water storage for irrigating the façade greenery
Piscina/Swimming pool
Cascata Waterfall Recupero acqua piovana Rainwater recovery
Il giardino interno Internal garden L’acqua come elemento sonoro Water as a sound feature
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Snøhetta Architects The Gateway Project, Ras Al Khaimah Lo studio norvegese Snøhetta è stato incaricato della progettazione del “Gateway” nell’Emirato di Ras Al Khaimah. Situato nel deserto circa 150 chilometri a est di Dubai, questo progetto-icona segnerà l’ingresso all’Emirato, costituendo la porta di accesso della città capitale di nuova pianificazione (su progetto dell’Office for Metropolitan Architecture di Rem Koolhaas) di Ras Al Khaimah. L’espressione architettonica di questo progetto è ispirata al paesaggio circostante, desertico e montuoso. Il concetto progettuale prevede una serie di diversi spazi ombreggiati naturalmente, intimi e protetti, attorno ai quali si sviluppano le varie funzioni che saranno incorporate nell’edificio. Il paesaggio architettonico ondulato della torre la pone come segno forte di riconoscimento nell’ambiente circostante e nella piazza di ingresso alla città. La torre, alta 200 metri, ospiterà un albergo a cinque stelle superiori che offrirà ampie viste panoramiche sull’Emirato, il golfo e le montagne. Il programma multifunzionale richiede inoltre la realizzazione di un centro convegni, spazi espositivi e commerciali. La superfiicie totale costruita sarà di circa 270.000 metri quadrati. A questa si aggiungeranno cospicue aree esterne allestite a giardino. La superficie esterna dell’edificio sarà rivestita con pannelli di ceramica, che saranno prodotti proprio dai ceramisti locali, essendo Ras Al Khaimah una delle capitali mondiali della produzione di ceramiche. L’inizio dei lavori è previsto per quest’anno.
Snøhetta has been commissioned to undertake the architectural design for the Gateway project in the Emirate of Ras Al Khaimah. Situated in the desert 150 kilometers to the east of Dubai this landmark project will mark the gateway to the Emirate and form the entrance to the new planned (urban plan by Office for Metropolitan Architecture led by Rem Koolhaas) capital city of Ras Al Khaimah. The architectural expression for the proposal is inspired by the surrounding desert and mountain landscape. This concept provides for an infinite variety of naturally shaded, intimate and protected spaces, around which the multiple uses associated with the development are woven. The undulating architectural landscape is resolved in a dramatic landmark tower marking the main gateway plaza. This 200-metre high tower will be the setting for a 5 star plus hotel affording panoramic views across the emirate, to the gulf and mountains beyond. The programme calls for a mixed-use development comprising a conference centre, exhibition centre, hotels and retail space. In total it is expected to be 270,000 square metres of built area. In addition there will be substantial areas of associated garden and landscape. Externally the building will be clad in ceramic panels, this will be developed together with Ras Al Khaimah ceramics, one of the world leading producers of ceramic products. It is anticipated that construction work will start this year.
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SMC Alsop 151 City Road Tower, London
E’ stato recentemente presentato il nuovo progetto di SMC Alsop per un edificio di 43 piani a Londra, al 151 di City Road, come parte di un più ampio intervento per la rivitalizzazione del quartiere di Hackney. La proposta riunisce varie funzioni in un’unica architettura di grande scala e dalle connotazioni scultorie. Nell’edificio saranno infatti collocati spazi commerciali e ristoranti (al livello della strada), un bar panoramico al 42° piano, uffici, un hotel con appartamenti, un centro fitness e un servizio di magazzini per depositi personali. Quest’ultimo è il primo a essere realizzato nel centro cittadino anziché in periferia ed è organizzato per piani verticali invece che con i consueti blocchi orizzontali. All’esterno del grattacielo si presenta come una enorme scultura urbana, con i primi 15 piani caratterizzati dall’opera dell’artista Bruce McLean. Al di sopra di questo podio scultorio, l’edificio si innalza con facciate che si intersecano con varie angolazioni e orientamenti per consentire la massima penetrazione della luce naturale all’interno. Lungo le facciate, inoltre, si sviluppa in verticale un articolato sistema di “camini” rossi: sono i sifoni solari che, oltre a conferire ulteriore dinamicità e snellezza all’edificio, consentono la ventilazione naturale degli appartamenti dell’hotel, riducendo in modo consistente la necessità di condizionamento d’aria meccanico. Commissionato dalla Enddora Holdings Ltd., il progetto di William Alsop vede la collaborazione di Bruce McLean, The London Planning Practice, Richard Coleman Consultancy, URS, Adams Kara Taylor, The Kut Partnership, e Franklin Andrews.
Recently, a new project by SMC Alsop was introduced for a 43-story building in London, at 151 City Road, as part of a broader plan for the upgrading of the Hackney district. Various functions are united in a sole large-scale architectural work that has sculpturesque connotations. Indeed, shopping anreas and restaurants will be built within the building (on ground level), as well as a panoramic bar on the 42nd floor, offices, a hotel with apartments, a fitness center, and a storage service for personal belongings. The latter is the first of its kind to be built in the city center rather than in the outskirts, and it is organized on vertical planes instead of the usual horizontal blocks. The exterior of the skyscraper presents itself as a huge urban sculpture, with the first 15 stories featuring a work by the artist Bruce McLean. Above this sculptural structure, the building rises with façades that intersect at various angles and face different directions so as to allow for maximum filtering of natural light into the interior. In addition, an articulated system of red “chimneys” is laid out vertically along the length of the façades: these are the solar siphons, which – in addition to endowing the building with even greater dynamism and slenderness, allow for the natural ventilation of the hotel’s apartments, thus greatly reducing the need for mechanical air conditioning. Commissioned by Enddora Holdings Ltd., William Alsop’s project has seen the collaboration of Bruce McLean, The London Planning Practice, Richard Coleman Consultancy, URS, Adams Kara Taylor, The Kut Partnership, and Franklin Andrews.
Credits Project: SMC Alsop Project manager: William Alsop Artist: Bruce McLean Planning Consultant: The London Planning Practice Townscape Consultant: Richard Coleman Consultancy
50 l’ARCA 227
Environmental Consultants: URS Structural Engineer: Adams Kara Taylor Services Engineer: The Kut Partnership Quantity Surveyor: Franklin Andrews Client: Enddora Holdings (part of the Access Self Storage Group)
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Infinity-David Fisher Architects Rotating Tower, Dubai
La Rotating Tower (www.dynamicarchitecture.net) è un grattacielo formato per il novanta per cento da elementi prefabbricati, che saranno assemblati su una struttura centrale. Tale modalità costruttiva, che passa attraverso la razionalizzazione del processo produttivo, permette notevoli risparmi, sia in termini di tempo sia di costi. Il cantiere di Dubai, infatti, vedrà impiegate soltanto novanta persone, contro le circa duemila, che normalmente occorrono in simili impegni produttivi. Negli impianti dove saranno prefabbricati i moduli delle unità abitative saranno necessari complessivamente soltanto settecento operai. La Rotating Tower è un edificio “ambientalista”, capace di generare energia elettrica per il proprio fabbisogno e per altri dieci strutture equivalenti. Tutto avviene grazie all’impiego di turbine (48) montate orizzontalmente tra un piano e l’altro e a pannelli con celle fotovoltaiche posti sulle coperture dei singoli appartamenti. Un capitolo importante legato a questo progetto è l’indotto che il cantiere svilupperà, non soltanto a Dubai ma anche in altre realtà internazionali. Le strutture metalliche provengono dall’India; le componenti meccaniche e di controllo sono di origine tedesca e olandese e i dispositivi antincendio statunitensi. L’Italia gioca un ruolo importante attraverso la fornitura di additivi e materiali speciali destinati alle finiture e ai componenti d’arredo. Si tratta dunque di un’impresa progettuale e realizzativa che nasce da una sfida tecnologica che ha coagulato attorno al gruppo Dynamic Architecture Club tecnici e produttori di alto livello internazionale e che ha come obiettivo il favorire lo scambio e la valorizzazione delle rispettive esperienze tecniche, tecnologiche, industriali e commerciali. Il tutto proiettato oltre la realizzazione della Rotating Tower.
The Rotating Tower (www.dynamicarchitecture.net) is a skyscraper ninety-nine percent of which is made of prefabricated elements to be assembled around a central structure. This building procedure, based on rationalising the manufacturing process, allows notable savings on both time and money. The Dubai building site will actually only employ ninety people, compared to a total of approximately two thousand usually required to construct this kind of building. The plants where the living units will be prefabricated will only need a total of seven-hundred labourers. The Rotating Tower is an “environmentalist” building capable of generating electricity to serve its own needs and ten other equivalent structures. Everything happens through turbines (48) set horizontally between one floor and another and panels fitted with photovoltaic cells placed on the roofs of the separate apartments. An important aspect of this project is that the building components will not just be manufactured in Dubai but also in other countries round the world. The metal structures come from India; the mechanical and control components are from Germany and the Netherlands and the fire safety devices are from the United States. Italy will play an important part by supplying additives and special materials for the furnishing components and finishes. This designbuilding enterprise is in fact the outcome of taking on a technological challenge which saw the Dynamic Architecture Club draw on the aid of technicians and manufacturers of international standing and which is designed to foster the exchanging and enhancing of technical, technological, industrial and commercial experience and know-how. All this projected beyond the construction of the Rotating Tower.
Credits Project: Infinity - David Fisher Architects Conceptual Design/Engineering: RTT-Rotating Tower Technology International Design Development: Infinity Studio, Fisher-Bettazzi-Sala Structural Engineering: LERA, Leslie E.Robertson Associates Mechanical
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Engineering: IV Industries Motion and Control Engineering: Bosch Group Design Local Coordination: Space Consult Consultancy Engineering: WSP Cantor Seinuk Vertical Transportation Consultants: Barker Mohandas MEP Consultants: LEHR International
Code and Safety: Code Consultants Corp. Project Management: Bovis Lendlease Civil Works: Besix Partner Companies of the Dynamic Architecture Club (www.dynamicarchitec ture.net): RTT, Bosch, Kriston, Kerakoll, Viega, Bovis Lendlease Real estate Seller: Gowealthy
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Schemi del funzionamento della Rotating Tower, la cui produzione energetica derivata da turbine eoliche orizzontali e pannelli fotovoltaici può coprire il fabbisogno dell’intero quariere.
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La torre è alta 313 metri (68 piani) con una superificie totale di 119.000 mq suddivisi in un albergo a 6 stelle, appartamenti, uffici, duplex, 4 “ville” di 1.500 mq ciascuna agli ultimi 4 piani cui
si potrà accedere direttamente con l’auto tramite un apposito ascensore.
Diagrams of the functioning of Rotating Tower, which through horizontal eolic turbines and PV
cells can produce energy for the entire neighbourhood. The tower is 313-mhigh (68 floors) with a total surface of 119,000 sq.m, containing a 6-star hotel, flats, offices, duplex, 4 1,500-sq.m-
“villas” at the top 4 floors, which can be reached directly with the car through a special elevatore at core of the tower.
227 l’ARCA 55
56 l’ARCA 227
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okkugia (www.kokkugia.com) è uno studio di architettura sperimentale che indaga la complessità all’intersezione tra i sistemi socio-politici e i processi generativi del progetto. Attraverso lo studio dei sistemi di base, dai quali emergono le strutture politiche, sociali e comportamentali, Kokkugia cerca di sviluppare processi progettuali che generino ciò che difficilmente può essere disegnato o modellato. Kokkugia è stato fondato nel 2004 partendo da una collaborazione di lunga data tra Jonathan Podborsek, Riland Snooks e Rob Stuart-Smith. La loro attività si divide tra New York, Londra e Melbourne con progetti, esperimenti, ricerca e insegnamento. Jonathan Podborsek
ccorre partire dal presupposto che il mutamento è uno dei fenomeni che sono parte integrante della nostra esistenza, insieme all’innovazione quale fondamento stesso del mutare, fenomeni che si basano sulla creatività, in particolare quella che si realizza nel mondo della ricerca. Sono le due condizioni capaci di fondere la fantasia con la determinazione, al fine di ottenere nuovi eventi. Il progetto architettonico contemporaneo vive su questi impulsi e attua così, in modo diversificato, la sua innovazione. Vale la pena, allora, di fermare l’attenzione su alcune ricerche progettuali, in particolare su quelle dello studio d’architettura sperimentale Kokkugia, fondato da Jonathan Podborsek, Roland Snooks e Rob Stuart-Smith, associazione di professionisti che lavora principalmente a New York, Londra e Melbourne. Il loro modo di operare si basa su nuovi concetti matematici e fisico/chimici che, con l’aiuto di speciali programmi di calcolo e di rappresentazione, riescono a trattare la materia dell’edificazione servendosi di processi meccanici e termici legati, per lo più, a nuove matrici. I progettisti considerano, per esempio, lo spazio esistente percepito come un campo carico di potenziale, eroso grazie al dislocamento di particelle all’interno di un sistema auto/organizzante. Una sorta di soglia di densità che, generata da tale erosione, viene estratta come superficie con la tecnica tomografica dell’isorivestimento. In altri casi osservano il campo programmatico di condizioni che viene generato attraverso un sistema di convezione in cui sono codificate le attività di caldo e freddo, sul sito da cui emerge una configurazione di aggregati programmatici legati al luogo. Insomma, va considerato che ormai da tempo sono state sostituite delle concezioni di fondo del nostro quotidiano, come, ad esempio, le relazioni ininterrotte e mutevoli dello spazio e del tempo nonché l’impegno delle nostre facoltà mentali ed emotive. Per questo non devono andare persi gli sforzi dei futuristi e dei cubisti che, per primi, tentarono la magia della quarta dimensione, per non abbandonare l’idea di provocare sensazioni nuove e stimolatrici che ci rendano più attenti alla ricettività della realtà, ancora nascosta nelle pieghe della tecnologia. E’ la complessità topologica che è controllata dalla velocità con cui il sistema cresce e dalla forza della loro coesione individuale che determina le topologie di partenza. Queste, poi, inserite in un software chiamato skyScratcher determina l’ottimizzazione energetica minima della superficie e stabilisce la forma e la sua posizione finale. Il principio è che un’ecologia di micro/interazioni produce macro/risultati che non possono essere disegnati o modellati secondo i modi della geometria euclidea, ma solo attraverso un sistema di algoritmi. La strategia di progettazione si può, così, anche basare su un modello termodinamico non in equilibrio, in cui il flusso di informazioni e il comportamento, attraverso una popolazione di agenti di progetto, sono in grado di auto/organizzarsi in nuove forme e strutture. E’ René Thom, matematico francese, considerato fra i principali fondatori della topologia differenziale, che alla fine del ’900 ha formulato la teoria delle catastrofi, cioè un sistema, in termini matematici, che studia i fenomeni discontinui, che sono stati poi organizzati in programmi computerizzati di calcolo. Proprio René Thom anticipa le modalità di studio del gruppo Kokkugia, attraverso le quali possono verificarsi, in alcuni fenomeni, bruschi passaggi da uno stato di equilibrio a un altro successivo. Per ottenere questi complessi processi di progettazione e di manipolazione della materia occorre allora usare tecniche di simulazione basate sugli agenti, per permettere di generare relazioni programmatiche e, conseguentemente, ottenere una risposta architettonica. Agli elementi architettonici, come la facciata, la piazza o la struttura vengono assegnate regole o comportamenti che governano il modo in cui essi interagiscono con il 58 l’ARCA 227
Rob Stuart-Smith
processo di generazione della forma. E’ provato, nelle sperimentazioni biologiche di laboratorio, che cellule elementari tenute in soluzione, in perfette condizioni di temperatura e di nutrizione, se in stato di quiete e di appagamento muoiono lentamente; ma se al liquido viene aggiunto un agente irritante, diventano attive e si moltiplicano. E’ intorno a queste considerazioni che si muovono le esperienze degli architetti del gruppo Kokkugia e degli sperimentatori dei segni, che generano gli indici della creatività progettuale. E’ così che la ricerca sul progetto scruta nel sentimento dell’uomo in modo da generare stimoli e condizionamento al comportamento progettuale. Occorre fermarsi sulle ipotesi in modo da individuare gli elementi che meglio rappresentano lo spazio e il tempo. Sperimentare l’oggetto pensato e la sua ombra come una meridiana che sancisce spazio e tempo. Si riesce così ad approfondire la ricerca sui contorni di uno spazio utopico in modo tale da sollecitare il sentimento emotivo a una sua partecipazione temporale. E’ proprio perché la scienza ha scoperto la relatività di tutti i valori umani e il loro ininterrotto fluire che non esiste una finalità assoluta o una verità eterna. L’ambiente fisico è mutato e muta continuamente durante la vita dell’uomo; il tempo si fa più ponderale di qualsiasi altra dimensione. I disegni che rappresentiamo sono il primo atto di un’architettura che risente dell’effetto del tempo legata a un passato implacabile, confuso nelle sue emozioni primitive e, forse, impedito di essere visto in una serenità completa. Il desiderio, o meglio lo scopo del gruppo Kokkugia, è quello di confermare che il fattore tempo è stato assimilato ed è penetrato nel pensiero e nella creazione umana, ovviamente unito alle chimiche della materia. Infatti, una ricerca analoga è stata svolta, intorno agli anni ’50 e ’60, da Frei Otto, architetto tedesco, autore fra l’altro dello Stadio Olimpico di Monaco, dove ha applicato e risolto le teorie sulle simulazioni delle tecnologie leggere. E’ certo che il progetto influenza il destino degli uomini; esso è servizio e, nel contempo, è, all’interno della disciplina, esso stesso è ricerca tesa al suo proprio rinnovo. L’inizio del 2000, che ha lasciato alle spalle il secolo per molti versi più lungo dell’umanità, anche se viene chiamato il secolo breve e che, con cicli di ventennali accelerazioni, ci ha proiettati nel futuro spaziale, non è un lasso di tempo sufficiente per parlare dell’architettura del futuro in senso innovativo. Si è infatti alla ricerca di un’architettura nuova, per popolazioni nuove e diverse sia per quantità, sia per qualità di vita che per una differente qualità degli equilibri. Va anche considerato, nell’analisi di questi interventi progettuali, il fenomeno dell’espansione demografica, perché questa è, forse, l’ottica più preoccupante e incombente: essa si riflette contemporaneamente nella mente dell’architetto che cerca una nuova dimensione abitativa del territorio. Ma ciò non lo esime dall’analisi del processo di sviluppo della società e del suo portato tecnologico. Tracciare un’analisi completa su questo tema, in forma icastica e incisiva, è farne emergere le dimensioni che più incidono sul tema del progetto. Progetto come ricerca e progetto al servizio della ricerca che, sulla base delle analisi più recenti condotte da economisti, sociologi e politologi, nonché per l’effetto combinato del progresso tecnologico e di quello economico, possono far trarre delle conclusioni di un certo interesse. In primo luogo, il reddito cresce senza che si riducano le distanze tra ricchi e poveri; d’altra parte, i beni e i consumi, capaci di anticipare l’appartenenza a una classe sociale superiore rispetto a quella di partenza, comportano l’ansia delle aspettative crescenti, che il politico cerca di alimentare e almeno parzialmente soddisfare in modo da ridurre psicologicamente tali distanze economiche. Mario Antonio Arnaboldi
Roland Snooks
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Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions O
KOKKUGIA
K
okkugia (www.kokkugia.com) is an agency for experimental architecture exploring complexity at the intersection of social-political systems and generative design processes. Through the interrogation of the underlying systems from which political, social and behavioral structures emerge, Kokkugia seeks to develop design processes to generate that which resists being drawn or modeled. Kokkugia was founded in 2004 from a long-standing collaboration between Jonathan Podborsek, Roland Snooks and Rob Stuart-Smith. It is a networked practice working out of New York, London and Melbourne and operates through design, experimentation, research and teaching.
e need to start from the assumption that change is one of those phenomena forming an integral part of our everyday life, along with innovation as the very foundation of transformation. Phenomena based on creativity, particularly the kind found in the world of research. These are the two underlying means of combining imagination with determination, in order to generate new events. Modern-day architectural design thrives on this kind of input, which is how, in various ways, it manages to innovate itself. So it might be worth focusing our attention on certain lines of design experimentation, particularly the work of the Kokkugia experimental architecture firm, founded by Jonathan Podborsek, Riland Snooks and Rob Stuart-Smith, a team of professional architects working mainly in New York, London and Melbourne. Their approach is based on new mathematical and physical/chemical concepts which, with the help of special computation and representation programs, manage to tackle the subject matter of building drawing on mechanical and thermal processes mainly linked to new matrixes. The architects Podborsek, Snooks and Stuart-Smith treat, for example, existing perceived space as a potential force field eroded by the shifting of particles within a self-organizing system. A sort of threshold of density, which, generated by this erosion, is extracted as a surface through the tomographic technique of isocoating. In other instances, they study the programmatic field of conditions generated through a convection system codifying the activities of heat and cold on the site from where a configuration of programmed aggregates (linked to the place) gradually emerges. In other words, we need to bear in mind that for some time now certain underlying concepts of our daily life have gradually been replaced, like, for example, seamlessly changing relations in space and time and also the use of our mental and emotional faculties. Nevertheless, we need to hold onto what the futurists and Cubists achieved, as the first to delve into the magic fourth dimension, so as not to abandon the idea of provoking stimulating new sensations making us more attentive to how we perceive reality, still hidden away in the folds of technology. Initial topologies are determined by topological complexity which is controlled by the speed at which the system grows and the cohesive strength of the individual topologies. Then, after inserting them in a software program called skyscraper, they determine minimum optimum surface energy and set the form and its final position. The idea is that an ecology of micro-interactions produces macro-results which cannot be shaped or designed along the lines of Euclidean geometry, but only through a system of algorithms. Hence the design strategy can also be based on a thermodynamic model not in a state of equilibrium, in which the flow of information and behaviour is capable of organizing itself into new forms and structures through a population of design agents. It was René Thom, a French mathematician considered to be one of the inventors of differential topology who formulated catastrophe theory in the late 20th century or, in other words, a system expressed in mathematical terms studying discontinuous phenomena, which have since been incorporated in computerized computation programs. René Thom’s work seems to have inspired the study methods adopted by the Kokkugia team, which, with certain phenomena, can cause sudden transitions from one state of equilibrium to another. These complex processes for shaping and manipulating matter can be obtained using simulation techniques based on agents, in order to create programmatic relations and, hence, an architectural solution. Architectural features, like the façade, city square or structure are assigned rules or behavioural patterns, which control the way in which they
interact with the process for generating form. Biological experiments carried out in the laboratory have shown that simple cells held in solution in perfect temperature and nutrition conditions will slowly die if left in a state of rest and gratification; but if an irritating agent is added to the liquid, they become active and multiply. The experiments carried out by the architects belonging to the Kokkugia team (and other experimenters with signs generating input for design creativity) all work around these considerations. This is how research into design delves into human sentiment in order to generate the input required for creative design. We need to focus on these ideas in order to identify the elements which best represent space and time. Experimenting on intellectual objects and their shadows as if they were the meridians of space and time. This will allow us to research more deeply into the realms of utopian space, in order to get human sentiment emotionally involved. It is because science has discovered the relativity and seamless flow of all human values that there is no absolute end all eternal truth. The physical environment has changed and changes continuously throughout a person’s life; time is more weighty than any other dimension. The drawings we represent are the first architectural act subject to the effect of time linked to a merciless past, confused in its primitive emotions and, perhaps, prevented from being experienced in total serenity. This means that the main desire or rather aim of the Kokkugia team is to confirm that the factor of time has been assimilated and has penetrated into human thought and creativity, together, of course, with the chemistry of matter. A similar line of research was actually carried out around the 1950s-60s by Frei Otto, the German architect who, amongst other things, designed the Olympic Stadium in Munich, where he solved and applied the theories of simulation to lightweight technology. There can be no doubt that architectural design influences man’s destiny; as well as serving human needs, it also investigates into its own renewal. The beginning of the third millennium – in the wake of what was in many respects mankind’s longest century, even though it is referred to as the short century, which, in 20-year cycles of sudden accelerations, actually projected us into the spatial future – is not a sufficiently long enough period of time to talk about the architecture of the future in an innovative way. We are actually looking for a new type of architecture for new and different populations, in terms of both the quantity and quality of life and different kinds of balances. When studying these design operations, we also need to consider the phenomenon of demographic growth, because this is perhaps the most worrying and pressing viewpoint of all: it is also reflected in the architect’s mind as he tries to find a new dimension for inhabiting the land. But this does not mean he can afford not to study how society develops together with all its technological implications. Tracing a full analysis of this issue, in a vivid and incisive way, means bringing out its most important aspects in terms of architectural design. Design taken as both research and something serving research, which, based on the most recent studies carried out by economists, sociologists and political analysts (and due to the combined effect of technological and economic progress) will lead to some interesting conclusions. Firstly, wealth is growing without the gap between the rich and poor being reduced; on the other hand, goods and consumption, indicators of the possibility of moving up a social class from where you began, bring with them the anxiety of growing expectations, which politicians try to encourage and at least partially satisfy in order to reduce these economic gaps at least on a psychological level. 227 l’ARCA 59
Little Collins Baths, Melbourne 2004
Questo progetto esplora la generazione di una forma topologica complessa nella creazione di organizzazioni spaziali ad alta porosità. L’intervento è applicato al guscio di un edificio esistente. Lo spazio esistente è percepito come un campo carico di potenziale, eroso grazie al dislocamento di particelle all’interno di un sistema autoorganizzante. Una soglia di densità generata da tale erosione viene estratta come superficie con la tecnica tomografica dell’isorivestimento. La forma porosa risultante crea una organizzazione spaziale basata su connessioni di sistemi di circolazione e visive. Il progetto implica la possibilità del processo progettuale di agire direttamente sulla forma invece che su una traslazione di un diagramma generativo in una architettura. Il ruolo primario dell’edificio è di offrire bagni privati nella città di Melbourne. La topologia costituita da multi-ripiegamenti offre una organizzazione spaziale con molte connessioni attorno a una superficie complessa. La superficie genera una sequenza di spazi che si accordano all’esperienza dell’utente, in cui la differenziazione delle forme crea micro ambienti unici. La superficie interrompe a tratti la facciata esistente, conferendo all’edificio una forte identità.
60 l’ARCA 227
The project explores the generation of complex topological form in the creation of spatial organisations of high porosity. This operation was undertaken within the framework of an existing building shell. Existing space is perceived as a field charged with potential, which is eroded through the displacement of particles within a selforganising system. A threshold of density generated by this erosion is extracted as a surface through the tomographical technique of isosurfacing. The resultant porous form creates a spatial organisation based on connections, both circulatory and visual. The implication of the project lies in the capacity of the design process to act directly upon form, rather than a translation of a generative diagram into architecture. The primary role of the building is to provide private bathing within the city of Melbourne. The multi-manifold topology provides a highly connected spatial organisation around a complex surface. This surface provides a sequence of spaces attuned to the scale of user experience, where differentiation in form creates unique micro environments. The surface locally interrupts the existing facade, giving the building a distinctive identity.
227 l’ARCA 61
Highly Evolved 2004
Questa torre a funzione mista è progettata per un’area tra il porto e la città a Melbourne. Mette in discussione il metodo contemporaneo di progettazione digitale della forma grazie alla creazione di una metodologia evolutiva del progetto. Le “topologie di partenza” sono sviluppate dall’apposito software skyScratcher, che soddisfa le necessità programmatiche di ogni edificio. Mentre si sviluppano, queste entità vengono programmate secondo i desideri – gli spazi commerciali sono attratti verso il lato dell’edificio rivolto alla città, un albergo e gli appartamenti verso le panoramiche ottimali. La loro complessità topologica è controllata dalla velocità con cui il sistema cresce e dalla forza della loro coesione individuale. Le “topologie di partenza” vengono poi inserite in un software per l’ottimizzazione energetica minima della superficie per stabilire le loro forme e posizioni finali – un’ecologia di microinterazioni produce macro-risultati che non potrebbero essere disegnati o modellati in modo convenzionale. Con questo metodo, si pensa che la forma abbia certe relazioni e caratteristiche ma che non sia mai descritta esplicitamente in senso geometrico. Questo processo offre un modo di costruire digitalmente la forma attraverso le caratteristiche, proprietà e energie della superficie, così che la superficie viene investita di contenuti. E’ un distacco significativo dall’attuale creazione digitale di forme architettoniche, che di solito evita di intervenire direttamente sulla forma preferendo generare schemi emergenti.
62 l’ARCA 227
This hybrid use tower located between Melbourne’s docklands and the city, questions contemporary digital form making through the creation of an evolutionary methodology for design. The “starting topologies” are grown from a custom made program called skyScratcher, which necessarily fulfils the programmatic requirements of each building type. Whilst growing, these entities are programmed with desires – Commercial space is attracted to the city side of the building, and hotel and apartment spaces are attracted to optimal views. Their topological complexity is controlled by the speed at which the system grows as well as the strength of their individual cohesion. These “starting topologies” are then inserted into minimal surface energy optimisation software to negotiate their final positions and forms an ecology of micro interactions produce the macro outcomes, which cannot be drawn or modelled in a conventional way. In this way of making, form is understood as having certain relationships and characteristics but is never explicitly described geometrically. This process offers a way of digitally crafting form through the characteristics, properties and energies of surface; as such surface becomes loaded with “intent”. This offers a significant departure from contemporary digital architectural form making, which typically avoids directly operating on form in favour of emergent pattern making.
227 l’ARCA 63
Urban Agency 2005
Questo progetto presume che un organismo con un flusso autonomo intelligente attraverso il tessuto urbano sia in grado di sviluppare una forma architettonica emergente e una organizzazione intrinseca o peculiare al proprio ambiente. La strategia è basata su un modello termodinamico non in equilibrio, in cui il flusso di informazioni e comportamenti attraverso una popolazione di agenti di progetto sono in grado di autoorganizzarsi in nuove forme e strutture. Questo flusso può essere paragonato a ciò che avviene quando si diffonde il panico in una folla o alla diffusione del calore. Tuttavia, i motivi sono più vicini alla tecnica Situazionista della deriva nel superamento dell’uso prescritto della città – un tentativo di sovvertire le relazioni normative dell’architettura e delle funzioni. L’organismo mobile estrae e scambia informazioni con la città che ne alimenta e influenza i desideri. L’organismo non mette semplicemente in gioco un gruppo di comportamenti ma le combinazioni comportamentali sono capaci di uno sviluppo morfologico. Il movimento degli agenti è controllato dalla ricombinazione di questi desideri specifici del sito e delle intra-relazioni, tuttavia nel fare ciò c’è un pollinazione incrociata di informazioni architettoniche e funzionali. Il programma del progetto è quello di una rete di sedi istituzionali per una organizzazione fondata per studiare le bioenergie – comprendente agenzie dell’ONU, della NATO, di organizzazioni di ricerca medica ecc. Questa organizzazione dovrebbe operare più come un organismo che come un edificio tradizionale per cui la strategia progettuale deve intrecciare l’organizzazione/ organismo col tessuto urbano. Non è una proposta per un’architettura in movimento, ma piuttosto una metodologia che si muove nello spazio del progetto.
64 l’ARCA 227
This project posits that an organism capable of autonomous intelligent drift through the urban fabric is able to develop emergent architectural form and organization intrinsic or peculiar to its environment. The strategy is based on a far-from-equilibrium thermodynamic model, where it is the drift of information and behavior through a population of design agents that is capable of self-organizing into new structures and form. This drift can be thought of similar in operation to that of the spread of panic through a crowd or heat transmission through gas. However the motives are closer to that of the Situationist technique of the derive in overcoming the prescribed use of the city – similarly drifting design agency is an attempt to subvert normative architectonic and programmatic relationships. The drifting organism extracts and exchanges information with the city which feeds and influences its desires. This organism isn’t simply playing out a set of behaviors instead their behavioral combinations are capable of morphological development. The agents motion is controlled by these recombining desires specific to site and the intra-relationship of the swarm, however in doing so there is something of a cross pollination of architectonic and programmatic information. The program or brief for the project is a networked headquarters for an organisation set up to explore biopower comprising agencies from the UN, NATO, medical research organisations etc. This organisation is intended to operate more as an organism than a traditional building and as such the design strategy knits or weaves the organisation/organism into the urban fabric. This is not a proposal for an architecture which drifts, but rather a methodology which drifts within the space of design.
227 l’ARCA 65
Parachute Pavilion, New York 2005
I progetti architettonici spesso sono generati da una concezione di spazio costruito positivo o negativo, l’architettura che ne risulta viene naturalmente esperita nello stesso modo. Si è pensato a una schiuma bagnata come a un campo eterogeneo, in cui la relazione vuoto/figura è rimodellata come negoziazione attiva e in evoluzione tra le pressioni del liquido e del gas. Un campo programmatico di condizioni viene generato attraverso un sistema di convezione in cui sono codificate le attività di “caldo” e “freddo” sul sito da cui emerge una configurazione di aggregati programmatici legati al sito. Il carattere di questo intreccio di schiuma, insieme alla relazione tra la sua specifica curvatura e superficie, è più durevole e forte di qualsiasi altra configurazione cellulare che emerga da condizioni specifiche.
Architectural projects are often generated through the conception of positive or negative built space, the resultant architecture of course is experienced through both these elements. A wet foam is conceived of as a heterogeneous field, the relationship of figure and void is recast as an active negotiation, an evolving relationship between the pressures of liquid and gas. A programmatic field condition is generated through a convection system encoding the “hot” and “cold” activities on the site from which a configuration of locally bound programmatic aggregates emerges. The character of this foam lattice, with its specific curvature and edge-to-surface relationship is more durable and indeed more dominant than any cellular configuration arising from specific conditions.
66 l’ARCA 227
Emergent Field 2003
Questo progetto si basa sulla convinzione che gli spazi pubblici di successo sono quelli che emergono e non quelli prestabiliti. Il progetto indaga una comprensione dell’emergenza come generazione di uno schema o forma dalle interazioni locali nell’ambito di sistemi complessi o caotici. Questa comprensione è utilizzata per sviluppare un processo di generazione della forma architettonica attraverso l’interazione di agenti, campi di informazione ed elementi architettonici fondati su varie necessità. Vengono usate tecniche di simulazione basate sugli agenti per generare relazioni programmatiche e una risposta architettonica. Agli elementi architettonici come la facciata, la piazza o la struttura vengono assegnati regole o comportamenti che governano il modo in cui essi interagiscono con il processo di generazione della forma. Il processo sviluppa una relazione emergente tra programma e peculiarità della forma architettonica, permettendo al processo progettuale e alla risultante architettura di esprimere particolari qualità comportamentali. Intervenendo sulla piazza modernista attorno alla casa Nauru nel Central Business District di Melbourne, il progetto ridefinisce la rigida relazione tra la piazza e la sua funzione programmatica, invece di creare un’onda contigua e continua ma differenziata di funzione/piazza/ evento. Il progetto cerca di sviluppare una forma emergente di spazio urbano in una critica della relazione modernista oggetto/terreno, interpretando la condizione urbana come un campo inclinato di influenza.
This project is predicated on a belief that successful public spaces are those which emerge rather than are prescribed. The project explores an understanding of emergence as the generation of pattern or form from local interactions within complex or chaotic systems. This understanding is used to develop a process for making architectural form through the interaction of agents, fields of information and architectural elements, which are seeded with certain desires. Agent-based simulation techniques are used to generate programmatic relationships and an architectonic response to this field of program. Architectural elements such as a façade, plaza, or construction grid are assigned rules or behaviours, which govern the way in which they interact with this field in the form making process. This develops an emergent relationship between program and peculiarities of architectural form, enabling the design process, and resultant architecture to exhibit particular behavioural qualities. Operating on the modernist plaza surrounding Nauru house in Melbourne’s CBD, the project reassesses the rigid relationship between the plaza and its accepted program, instead creating a contiguous, smooth but differentiated weave of program, plaza and event. This project attempts to develop an emergent form of urban space in a critique the modernist object-ground relationship, instead viewing the urban condition as a gradient field of influence.
227 l’ARCA 67
Studio De Ferrari Architetti
Vista dal ponte
Il nuovo ponte “Domenico Carpanini” a Torino. La nuova struttura sostituisce l’ottocentesco Ponte Principessa Clotilde.
A New Bridge in Turin
N
Project: Studio De Ferrari Architetti Structural Engineering: Francesco Ossola General Contractor: SACAIM, SISEA Client: Divisione Infrastrutture e mobilità, Città di Torino
68 l’ARCA 227
ella città dell’automobile anche i ponti possono essere elementi mobili, strutture destinate a salvaguardare la circolazione stradale, anche in situazioni critiche e dunque assicurare quel grado di sicurezza che ogni città dovrebbe potersi permettere in caso di grandi calamità come le alluvioni che tanto spesso, specialmente in alcune zone del territorio italiano, mettono in serio pericolo l’integrità dello spazio urbano. Il nuovo ponte “Domenico Carpanini” (in memoria di un personaggio di spicco della vita politica torinese, per alcuni anni vicesindaco di Torino, prematuramente scomparso nel 2001), rappresenta una puntuale risposta, sia sul piano funzionale sia sulla capacità di creare valore aggiunto attraverso nuove tipologie architettoniche. In questo caso, la creazione di una sorta di “waterfront” artificiale, disposto perpendicolarmente all’asse del fiume. Che ormai il vecchio ponte non fosse più solo una struttura di transito fra due sponde ma anche un’impropria diga ostacolo per tronchi e quant’altro trascinati a valle dal fiume Dora Riparia era sotto gli occhi di tutti i torinesi. Il vecchio ponte “Principessa Clotilde”, a tre campate, subisce un duro colpo durante le inondazioni del 2000. L’alluvione oltre ad aver seriamente compromesso la statica dell’ottocentesca struttura provoca ingenti danni al quartiere Borgo Dora dove, proprio a ridosso del ponte, si svolge il mercato più importante della città. Un luogo di forte connotazione urbana in cui confluiscono molte attività, sia commerciali sia culturali, una zona connotata da occasioni d’interscambio e multiculturalità diffusi e che necessita di un alto grado di fluidità viabilistica. Essendo la Dora Riparia fiume a rischio per i periodici aumenti del flusso d’acqua, il nuovo ponte è stato dotato di un sistema di sollevamento formato da quattro punti di spinta posizionati sulle sponde. In caso di esondazione, la struttura può essere sollevata a comando fino all’altezza di oltre un metro, qualora si verifichi una condizione di massima piena. Suddiviso in tre diverse percorrenze – automobilistica, ciclistica, pedonale – il nuovo ponte dispone di un’insolita tribuna destinata a fare tendenza, a innescare una visione relazionale dell’infrastruttura ponte. Dunque una struttura non solo di connessione fra due opposte sponde ma anche un luogo di socializzazione fra individui che decidono di simulare un viaggio sul fiume. La configurazione strutturale del nuovo ponte non lancia nessuna sfida “antigravitazionale”, non vuole confrontarsi con le ardite soluzioni dei ponti di Santiago Calatrava bensì creare un luogo urbano che unisca all’utile il valore aggiunto della comunicazione fra individui. La soluzione strutturale, composta di elementi che formano una sorta di porticato senza copertura, rappresenta un’ulteriore ricerca di identità architettonica capace di aggiungere sostanza al puro calcolo ingegneristico, senza tuttavia mortificarlo. La nuova struttura dispone di un sistema di sollevamento in grado di alzare l’impalcato in quindici minuti: quattro cilindri idraulici a doppio effetto sollevano il ponte che presenta una lunghezza di quarantatré metri e un peso di circa settecento tonnellate. Nonostante l’ampia escursione di sollevamento, il percorso in quota è sempre percorribile, anche se solo con mezzi di soccorso, attraverso un sistema di rampe metalliche poste in loco. Carlo Paganelli
New Domenico Carpanini Bridge in Turin. The new construction replaces 19th-century Principessa Clotilde Bridge.
N
ow that our cities are full of cars, even bridges may be thought of as mobile features, structures designed to safeguard road traffic, even in critical situations, providing the kind of safety that all cities ought to benefit from in case of major disasters like floods, which so often seriously jeopardize our urban space, particularly in certain areas of Italy. The new “Domenico Carpanini” Bridge (named after a leading politician from Turin, who was Vice Major of the city for a number of years before passing away prematurely in 2001) is a fine example on both a practical level and in terms of using new types of architecture to create something of value. In this case, an artificial waterfront has been built perpendicular to the river. Everybody in Turin knew that the old bridge was no longer just a means of crossing over from one side of the river to the other, but also a rather unfortunate dam blocking tree trunks, branches and everything else flowing down the River Dora Riparia. Old “Principessa Clotilde” Bridge with its three spans was severely damaged during the floods in 2000. As well as seriously jeopardizing the statics of this 19th-century construction, the flood also caused plenty of damage in the Borgo Dora neighbourhood, where the city's most important market is held right next to the bridge. This is a highly urbanized location hosting all kinds of commercial and cultural events, also providing plenty of opportunities for socializing and multicultural interaction, which means traffic must flow smoothly here. Since the River Dora Riparia is always in danger of being regularly flooded, the new bridge has been fitted with a lifting system composed of four thrust points over on the river banks. In case of flooding the construction can be automatically raised to a height of over 1 m when the river is swollen to the limit. The new bridge, which is divided into separate lanes for cars, bicycles and pedestrians, also has an unusual stand structure, which is likely to set a new trend in bridge building calling for a total revision of this kind of infrastructure. This also means the bridge is no longer just a means of connecting opposite riverbanks, but also a place where people can socialize as they simulate a virtual trip down the river. The new bridge design certainly does not set out to “defy gravity” and has no intention of challenging the daring bridges invented by Santiago Calatrava. It merely sets out to create an urban location which simultaneously serves a useful purpose and helps city folk interact. The structural design, composed of elements forming a sort of roofless colonnade, represents a further step forward towards creating an architectural identity adding real substance to mere engineering computation (without mortifying it). The new structure has its own lifting system capable of raising the bridge in just 15 minutes: four twin-operating hydraulic cylinders raise the bridge which is 43 m long and weighs approximately 700 tons. Despite how high it is raised, it is still usable (although only by rescue vehicles) thanks to a system of metal ramps located on site.
Pagine seguenti, planimetria generale e dettagli costruttivi. Il ponte è suddiviso in tre percorsi: automobilistico, ciclabile, pedonale. Per ovviare a problematiche derivanti da possibili esondazioni future, la struttura dispone di un sistema di sollevamento (oltre 1 m di escursione) motorizzato, composto di un meccanismo a 4 cilindri idraulici.
Following pages, site plan and building details. The bridge is divided into three lanes: car, bicycle and pedestrian. To deal with problems deriving from possible future flooding, the construction has a motorized lifting system (raising it over 1 metre) composed of a mechanism driven by 4 hydraulic cylinders.
227 l’ARCA 69
Ponte sollevato/Bridge in elevated position Ponte a riposo/Bridge in normal position
Percorso pedonale/pedestrian lane Percorso veicolare/car lane
Percorso ciclistico/bicycle lane
Sezione A-A, ponte a riposo A-A section, bridge in normal position
Sezione B-B B-B section
70 lâ&#x20AC;&#x2122;ARCA 227
227 lâ&#x20AC;&#x2122;ARCA 71
Muñoz Arquitectos Asociados S.C.P
Una villa per un fiore
Casa Heliconias, Mérida
Views of the entrance and garden of Casa Heliconias at Mérida in the Mexican province of Yucatán.
Credits Project: Muñoz Arquitectos Asociados Collaborators: Gareth Lowe Negrón, Daniel Cervera Castro, Gena Covarrubias Reyes, Xavier Abreu Sacramento Client: Private
72 l’ARCA 227
L
a villa “Heliconias”, disegnata dallo studio Muñoz Arquitectos Asociados S.C.P., sorge a Mérida, nello Yucátan. La localizzazione è significativa, perché dà conto di un ambiente fisico, di una luce, di un contesto culturale in cui i caratteri morfologici dell’architettura, le soluzioni tecniche, i valori estetici sono destinati a rispecchiarsi. L’architettura è però elastica, flessibile, aperta. Essa germoglia in un terreno che fa del genius loci la scaturigine della sua più intima dinamica progettuale, ma è pronta a dilatarla in una visione infinitamente più ampia, nella quale precipitano e si amalgamano le spinte della storia e il confronto diretto con la contemporaneità. Questa villa ne è un esempio: nei suoi volumi, nelle sue superfici, nei suoi interni la storia e la riflessione sul presente sono avvertibili in tutta la loro intensità. Il proprietario ha voluto chiamare “Heliconias” la villa, per rendere omaggio a questo fiore che spunta rigoglioso nel terreno lasciato libero dai 1.200 metri quadrati dell’abitazione su un’estensione complessiva di 2.100 metri quadrati. L’assonanza con il monte Elicona, caro alle muse della cultura greca, è irresistibile, ma resta ai margini d’ogni possibile giudizio, come puro richiamo a un modello abitativo inteso come sospensione dagli affanni del mondo. A contare, qui, è l’organizzazione degli spazi, attentissima alle esposizioni, ai giochi delle luci e delle ombre, la delicata geometria delle articolazioni, le trasparenze, i vuoti e i pieni. La sapienza progettuale ha recuperato i valori istitutivi dell’architettura moderna, fissandoli sul proprio orizzonte come archetipi di riferimento. Ma a partire da questi segnali, che imprimono un preciso orientamento agli schemi strutturali di base, l’architettura si sviluppa lungo direzioni del tutto autonome, saggiando di continuo possibilità e opzioni del tutto nuove. Come spesso avviene per questo genere di costruzioni, la fisionomia generale si costruisce a partire dall’interno, dove il proprietario ha chiesto di fare della cucina il cuore pulsante dell’intera abitazione. La scelta non è di natura puramente edonistica: essa individua nel momento più intimamente comunitario, nel luogo più profondo della tradizione, nel nucleo di maggiore attrazione dell’intero spazio abitativo la garanzia ultima della vivibilità degli spazi e quindi, in certo modo, la giustificazione più alta dell’intera opera, l’elemento nel quale si infigge il carattere più intrinsecamente etico del progetto architettonico. A partire da questo “centro”, nel quale la materialità dell’abitare si rovescia nella sua dimensione più spirituale, l’architettura di villa “Heliconias” si articola intorno al tema della modernità, colta storicamente, ma plasmata in forme nuove, più aderenti alla sensibilità del nostro tempo. Il tema ha cadenze obbligate, ma qui si sviluppa in un ritmo pacato, riflessivo: le geometrie dei volumi, la dialettica delle aperture e delle chiusure, la levità strutturale che consente agli spazi, sia esterni che interni, di dilatarsi oltre le loro dimensioni puramente euclidee, sono altrettanti paradigmi progettuali che mettono in luce, nei loro riferimenti storici come nelle loro proiezioni nelle dinamiche del presente, le problematiche più serrate dell’architettura contemporanea. Certo, la “villa” resta un argomento d’eccezione: in essa la socialità di cui si nutre l’architettura viene declinata in un lessico necessariamente limitato. Ciò nonostante la filosofia progettuale vi può rinvenire modalità formali e strutturali di più ampio respiro, schemi linguistici adattabili ad altre situazioni. La questione sfiora il territorio della cifra stilistica, del segno distintivo, proprio come il richiamo al fiore locale individua un modello abitativo perfettamente realizzato. Maurizio Vitta
T
he location is significant because it is geared to a physical setting, the light and cultural context in which the morphological traits of architecture, technical solutions and aesthetic values are designed to mirror to each other. The architecture, however, is elastic, flexible and open. It sprouts from a terrain whose genius loci is the source of its deepest design dynamics, ready to be dilated into an infinitely broad definition, as the force of history and direct confrontation with the present day come together and merge. This house exemplifies this: history and careful reflection on the present may be noted in its deeply intense structures, surfaces and interiors. The owner wanted to call the house “Heliconias” as a tribute to the flower of the same name that blossoms in the ground left free around the 1,200 square metres house covering an overall area of 2,100 square metres. It is hard not to notice the assonance with Mount Elicona, which the muses of Greek culture were so fond of, but this is only a very marginal reference to a style of living miles away from the hustle and bustle of the world. What really counts here is the spatial layout, carefully geared to the direction in which the house is set, light and shadow effects, delicate geometric patterns, transparencies, empty spaces and solid structures. Design expertise has managed to revive the grounding values of modern architecture, setting them on its own horizon like archetypal points of reference. But working on these signs, which carefully guide its basic structural schemes, the architecture develops along totally autonomous lines, constantly probing totally new possibilities and options. As is often the case with constructions like this, its general appearance is constructed around the interior, where the owner asked for the kitchen to be made the real core of the entire house. This is not a purely hedonistic choice: it makes the most intimate, communal and deeply traditional part of the building the main attraction of all the living premises, the ultimate guarantee of the space actually being liveable and hence, in a certain sense, the highest justification for the entire work, the feature setting the most intrinsically ethical traits of the architectural design. Working from this “centre”, where the material side of living has been upturned into its most spiritual dimension, “Heliconias” House’s architecture is set around the theme of modernity, taken historically but shaped into new forms in synch with the sensibility of the age in which we live. The natural rhythms of this theme are here given a slower more reflective cadence: the geometric structures, the dialectics of apertures and closures, the structural levity allowing both the interior and exterior spaces to dilate, and their purely Euclidean dimensions, are all design paradigms focusing, through their historical reference and dynamic projections into the present, the trickiest issues in modern-day architecture. Of course a house is still an exceptional issue: in this kind of building the socializing aspect informing the architecture is written in a necessarily limited vocabulary. Nevertheless, it allows the underlying philosophy of design to express itself with much greater stylistic and structural force, drawing on linguistic schemes adaptable to other situations. The issue borders on the terrain of style and distinctiveness, just as the reference to a local flower shows how a certain model of living has been perfectly realized.
Roberto Cárdenas Cabello
Viste dell’ingresso e del giardino della Casa Heliconias a Mérida, nella provincia messicana dello Yucatán.
227 l’ARCA 73
A sinistra, dal basso, pianta del piano terra, pianta del primo piano, sezioni trasversali e longitudinale della villa, che occupa una superficie totale di 2.100 metri quadrati, di cui 1.200 metri quadrati coperti. Nel giardino, il proprietario coltiva e colleziona i fiori della specie Heliconia, in omaggio ai quali ha dato il nome alla casa. Sopra, planimetria generale. Sotto, vista notturna di uno dei patii.
74 lâ&#x20AC;&#x2122;ARCA 227
Left, from the bottom, ground floor plan, first floor plan, cross and longitudinal sections of the house, which covers an area of 2,100 square metres (1,200 of which is covered). The owner grows and collects flowers of the Heliconia species, which the house is named after, in the garden. Above, site plan. Below, nighttime view of one of the patios.
227 lâ&#x20AC;&#x2122;ARCA 75
Viste della piscina, che entra pazialmente all’interno della casa, e del giardino posteriore. Nelle pagine successive, viste del soggiorno, della cucina e della sala da pranzo, sulla quale si
La casa, che riprende la tradizione messicana dello studio attento dell’illuminazione naturale e dell’uso di materiali “freschi” che si adattano al clima torrido dello Yucatán, è realizzata prevalentemente dalla combinazione di pietra, vetro e acciaio.
76 l’ARCA 227
apre il ballatoio da cui si accede alle camere del piano superiore.
Views of the swimming pool, which partly enters the house, and the rear garden. Following pages, views of the lounge,
kitchen and dining room onto which the gallery leading to the top-floor bedrooms opens.
The house, which draws on the Mexican tradition of carefully studying natural lighting and using “fresh” materials which adapt to the torrid climate of the Yucatán, is basically made of a combination of stone, glass and steel.
227 l’ARCA 77
78 l’ARCA 227
227 l’ARCA 79
FURNITURE 2007
4
I
mmagine di grande attualità, quella della “rete”: mutuata dall’informatica, rilanciata dalla sociologia, entrata nel linguaggio quotidiano e ora riscoperta – e confermata nel suo ruolo iconico, di metafora principe della nostra cultura e della nostra esistenza sociale – dal design. A prima vista, la novità non sembrerebbe prorompente, se è vero che l’idea delle strutture reticolari ha circolato sotterraneamente in tutta la cultura progettuale moderna, dalle cupole di Buckimnster Fuller alle sedie di Bertoia o di Eames. Oggi, tuttavia, la figura della “rete” ha assunto connotazioni assai più ampie, che si riverberano in modo significativo sulla dinamica delle apparenze. Almeno due, infatti, sono gli elementi assolutamente inediti. Il primo riguarda la conformazione stessa dell’idea di rete, non più composta per montaggi sistematici di aggregati, ma fluida, continua, virtualmente infinita. Il secondo si riferisce invece alla purezza della formalizzazione progettuale, che ha perso il rigore geometrico d’un tempo (simmetrie, specularità, contrapposizioni perfettamente equilibrate), per assumere una corposità assai più plastica, scultoria, libera. Il risultato è la materializzazione delle figure virtuali emergenti dalla realtà digitale: contorni che si snodano nello spazio senza principio né fine, oggetti che fluttuano intorno alle curvature infinite dei loro assi, quotidiani strumenti del vivere che si affermano in un significato sempre più profondo, oltre che nel pur rispettato valore d’uso. Oggetti reticolari che irretiscono, si potrebbe dire, facendo della trasformazione continua una identità fissa e irripetibile. Maurizio Vitta
3 3. Franco Poli, Aretè: sistema di sedute in acciaio e rete di cuoio brevettata senza giunture né cuciture/system of steel chairs with patented leather netting with no joints or stitching by matteograssi
T
he “web” is an extremely topical image: altered by “computer technology”, relaunched by sociology, now part of everyday language and rediscovered – and reinforced in its iconic role as the main metaphor in our culture and everyday social life – by design. At first sight this might seem a very unspectacular novelty, considering that the idea of reticular structures has always circulated around modern design culture (albeit on a subterranean basis) from Buckminster Fuller’s domes to the 1 chairs designed by Bertoia and Eames. Nowadays, how ever, the figure of the “web” has takStefan Schoning, en on much broader connotations, reverberating significantly on the dynamics of appear- 1. Wifi: tavolino ances. There are at least two absolutely new aspects. The first concerns the very conformation contenitore con in tondino di of the idea of a web, no longer composed through a systematic aggregation of parts, but fluid, struttura metallo cromato, continuous and virtually infinite. The second, in contrast, refers to the purity with which piano superiore e piano design is formalized, now that it has lost the geometric precision it once had (symmetries, estraibile inferiore in lamiera spectacularity, perfectly balanced counter-positions) and taken on a much more plastic, verniciata/coffee made sculptural and free bodily form. The result is the materialising of the virtual figures emerging table-container of chrome metal rods from digital reality: outlines winding through space with no beginning or end, objects flutter- and lower level of painted metal, by ing around the infinite curvatures of their axes, every day means of living taking on increas- Liv’It. ingly deeper meaning, above and beyond the very respectable practical like he. Particular objects which net, it might be said, turning constant transformation into a fixed identity that cannot be repeated.
4. Alberto Colzani, Naked: sedia impilabile in tondino d’acciaio con struttura portante a traliccio/stackable chair made entirely of multiple trestles of thin steel-rod, by Beleri Italia
4
5. Jacob-McFarlane, Ness: letto con base rivestita in cuoio contenente il materasso avvolto in
una rete prismatica a maglie irregolari in tubi d’alluminio/bed with base upholstered in leather containing the
mattress enveloped in a prismatic mesh of irregular aluminium tubes, by Sawaya & Moroni.
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2. Nendo, Ribbon: sgabelli in lamiera tagliata/stools made of cut sheet metal, by Cappellini
80 l’ARCA 227
10. Marcel Wanders, Crochet Chair: poltroncina in aramide e fibra di carbonio/chair made of aramid and carbon fibres
10 6. François Azambourg, Liseuse Faisceau: maglia composta da fibre ottiche intrecciate formate da 150 led e attrezzata con un variatore/web of interwoven optic fibres composed of 150 LEDs and fitted with a dimmer, (marchio VIA 2007/VIA 2007 trademark), by Ligne Roset
7
7. Matt Sindall, Migration: tavolo in fibra di vetro armata in alluminio, prototipo Ufacto-David Toppani/fibreglass table reinforced with aluminium, UfactoDabvid Toppani prototype (VIA/Filioux&Filioux)
8. Daniel Rode, Spider: tavolo basso in multistrato di faggio placcato noce, piano in vetro temperato/ coffee table made of various layers of beech plated with walnut, safety glass top, (marchio VIA 2007/VIA 2007 trademark), by RocheBobois International 9. Marcel Wanders, White Fishnet Chair: poltroncina in fibra di carbonio/carbon fibre armchair, by Marcel Wanders Studio
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11. Toyo Ito, Suki: poltrona con struttura in tubo d’acciao inox satinato e seduta in lamiera d’acciaio inox forata/armchair with structure made of satinized stainless steel tubing and seat made of perforated stainless steel sheets, by Driade
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12. Ron Arad, Clover: poltroncina monoblocco in polietilene bianco/single-piece chair made of white polyethylene, by Driade Store
9
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82 l’ARCA 227
12
227 l’ARCA 83
Francia/France – Paris
Premio biennale per i migliori progetti di laurea. All’edizione 2007 sono stati presentati 200 progetti provenienti da 60 nazioni This biennial competition showcases the world’s best graduation projects. The edition 2007 features around 200 submissions from over 60 countries across the world
A- 2 in 1: Karimullin Timur, Dmitry Kulikov - Russia - Kazan B- Agro-Industrial School of Rengo: Alberto Fernandez - Chile - Santiago C- Dredge Landscape Park: Gerwin de Vries, Alexander Herrebout - Netherlands Wageningen D- Duo: Hiroyuki Suga - Japan Yokohama E- GS0306: Michael Smith, Robert Garita - Costa Rica - San Jose F- School_handmade in Bangladesh: Anna Heringer - Austria - Linz G- The Urban Design Of Xiagang District In Xiamen: HongXiwen, GaoJunning - China - Fujian
Living in Paris - Urban Ideas Competition Concorso di idee aperto a studenti di architettura, urbanistica, paesaggio, ingegneria, ambiente, design e arte per l’elaborazione di programmi residenziali per due lotti della zona a sviluppo misto Porte des Lilas. Il programma prevede la realizzazione di nuove tipologie abitative, così come l’adozione di soluzioni in grado di rinnovare le forme e la morfologia del luogo Living in Paris - Urban Ideas Competition Ideas competition for students of architecture, urbanism, landscaping, engineering, environment, design and art. For the competition the candidates must design a housing programme for one of the city’s development sites: la Porte des Lilas. The goal is to propose an innovative and ambitious project, founded on the principles of sustainable development 1° and taking into account the changes in Parisian lifestyles in order to satisfy the inhabitant’s expectations
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Giuria/Jury: Zhiqiang Wu, Mels Crouwel, Martha Cecilia Fajardo, Qingyun Ma, Shane Murray www.archiprix.org
Participants Favourites H- Baubotanik, designed by: Oliver Storz, Ferdinand Ludwig (24 votes) Germany - Stuttgart I- Disappear Body, designed by: Kei Kawakami (20 votes) Japan - Kanagawa L- Museum of Revolution Budapest/Hungary, designed by: Sebastian Brunke (15 votes) Germany - Braunschweig M- Freespace, designed by: Steven G Shaw (14 votes) Canada - Winnipeg N- An Interacting Structure along the Øresund Connection, designed by: Nikoline Dyrup Carlsen (13 votes) Denmark - Copenhagen O- Dynamic Concrete Form[work], designed by: Jose Chang (13 votes) – United States - Buffalo P- Space of Intensities, designed by: Jean Taek Park (13 votes) England - London Q- Vertical Energy [V.En], London, designed by: Yew Choong Chan (12 votes) England - London R- Then, can the person live?, designed by: Kota Segawa (11 votes) Japan - Tokyo S- AGRI-TECH-TURE, designed by: Reinoud Buurman (10 votes) Netherlands - Arnhem T- CHIMERA [Hybrid Concept-Form], designed by: Paula D. Tomisaki (9 votes) United States - New York U- Coil the Market, designed by: Junichi Saga (9 votes) Japan - Kyoto V- 1S.OBJ, designed by: Wout Sorgeloos (8 votes) Belgium - Diepenbeek Z- Behind the Theme City, designed by: Ting-Fung Ho (8 votes) Taiwan – Taichung
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Committente/Client: CAUE Council for Urban Architecture and the Environment 1°
Islanda/Iceland - Reykjavik Glitnir Bank Headquarters Concorso internazionale di idee per la realizzazione della sede centrale della Glitnir Bank a Reykjavik. L’assegnazione comprende il progetto urbanistico dell’area circostante il lungomare con al centro la sede della banca. L’area totale è di circa 80.000 mq e deve comprendere circa 8.000 mq di residenze International design competition for the new headquarters of Icelandic bank Glitnir in Reykjavik. The assignment includes an urban plan for the surrounding area on the Reykjavik waterfront. The development, with the bank building as its centre piece, will form a striking profile towards the sea and add yet another prominent piece to the expanding waterfront of Reykjavik. The total area of the development will amount to ca 80,000 sq.m of offices and ca 8,000 sq.m of housing
Vincitore/Winner Arkitekthuset Monarken (Andreas Hermansson, Andreas Hiller, Samuel Lundberg) 2° ex-aequo - ASK arkitektar - Cityförster
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Committente/Client: Glitnir Bank hf
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Italia/Italy – Perugia
1° Federico Verderosa, Nicola Piazza, Rocco Lettieri, Nicola Zarra, Giuseppe De Gianni, Carmine Fischetti, Benedetto Guarino, Giovanni Pecorella 2° Maurizio Pavani, F+P Architetti, Marino Fei, Riccardo Mayr, Claudio Tassinari 3° Camillo Botticini, Nicola Martinoli, Eleonora Zucchelli
Concorso di progettazione per la realizzazione di una residenza universitaria con annessi servizi polivalenti in Perugia, zona Monteluce, in via Enrico dal Pozzo University residence with multifunctional services in Monteluce neighbourhood Design competition for the realization of a university residence with adjacent services in Via Enrico dal Pozzo, Monteluce neighbourhood, Perugia Committente/Client: Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario
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1° Etienne Besson, Laure Mathieussent, Olivier Gysbers 2° Guillaume Appriou, Yves Rolin, Gaelle Vincent, Julie Courbin 3° Clémentine Cochard, Julien Le Mentec, Soline Hug De Larauze 4° Boriana Tchonkova 5° Charles Mantoux, Gwenolé Mary, Antoine Lacaze
COMPETITIONS
Vincitori/Winners
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COMPETITIONS
Archiprix International
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COMPETITIONS
Italia/Italy – Roma
Categoria “Senior”
Piccole Stazioni Ferroviarie Concorso di idee per le piccole stazioni ferroviarie Small Railway Stations Ideas competition for the design of small railway stations
Merit Awards Daniela Colli Fabio Barluzzi Gianluigi Mutti Mezioni/Mentions Giuseppe Pasquali Ruggero Lenci Salvatore Re
+ europaconcorsi
Giuria/Jury: Silvio D’Ascia, Cristopher Zechner, Stefano Boeri, Angelo Monti, Carlo De Vito Committente/Client: RFI-Rete ferroviaria Italiana/ Gruppo Ferrovie dello Stato www.rfi.it
Categoria “Junior-Under 39” 1° Antonio Belvedere: Viaggio in Attesa
Peru – Lima
1° Juan Carlos Domenack Calvo , Anahí Bastian Morales 2° Manuel Ferreira Luque, Paulo Shimabukuro Shimabukuro, Carlos Alberto Fernández Sotelo 3° Luis Rodriguez Rivero, Manuel Flores Caballero
The Kube Concorso internazionale di idee per il progetto di uno spazio cubico per incontri (3x3x3 m) che possa essere collocato in aree pubbliche a Lima The Kube International ideas competition for the design of a cubic “lounge” or meeting space (3x3x3 m) that could be located in any Mall of Lima Giuria/Jury: Jordi Puig, Javier Artadi architect www.architectum.com
Menzioni d’onore/Honorable Mentions A- Denise Ampuero Carrascal, Genaro Alva Zevallos B- Julio Cesar Bazán Salva, César Enrique Chuman Alarcón C- Rodolfo Javier Bocanegra Palomino, José Luis Chong Chong, David Dominguez Medina, Ricardo Arturo Huanqui Abeo, Melissa Talía Morey Fernández-Cabero, José Luis Vidalon Gonzales D- Eduardo Alex Romero Maldonado
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LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE
Alda Casal è anche Mercante Alda Casal is also Mercante
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rtista attiva dagli anni Sessanta, ora anche scrittrice. Alda Casal è a l suo esordio l e t t erario con un romanzo intitol a to L ’ulti m a torre , l’Arca Edizioni. L’autrice affronta con matura parsimonia e con decisione ogni ostacolo tecnico proprio di un romanzo (la struttura, il filo conduttore, la trama, il linguaggio, lo stile, ecc.). Non si tratta, infatti, di un’opera di prima gettata, affidata agli impressionismi di una prima stesura. Non ha eluso alcuna responsabilità di piglio professionale e ha lavorato accanitamente di lima, di pulitura, di revisione e controllo della struttura complessiva e dei suoi pilastri. Con tutte queste cose fa i conti la narrazione in prima persona, sicché non c’è spazio per solipsismi e autocompiacimenti. E’ un romanzo in cui l’analisi non è affidata a un’introspezione diretta. Infatti, Alda Mercante (ecco l’intero, vero nome della scrittrice, qua l e appare sull a copert ina de l libro) lascia che il lettore deduc a l’analisi introspettiva dall’attenzione ai fatti quali si svolgono e quali sono narrati dalla protagonista. Né l’autrice interviene con commenti didascalici o chiose. La copertina è gialla, e non senza ragione: si vuole alludere al genere letterario. Ma a chi scrive basta prendere atto che si tratta di un racconto drammatico che ha per filigrana la reazione violenta contro le azioni violente (chi buttare dalla torre? Ognuno sa il fatto suo…). E l’acutezza del dramma allora è già sintoma ti c ament e espressa ne l titolo: L’ultima torre . Di “giallo” il libro ha il
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fatto che la trama prende il lettore fino all’ultima pagina, fino all’ultima torre… Il giallo della copertina fa da sfondo a un’opera d’arte di cui la stessa Alda Mercante è autrice. Segno, questo, che la scrittrice non ha messo da parte l’artista (la quale, sotto questa veste, si firma Alda Casal). Lo attesta anche il fatto che il volume è illustrato con disegni “didasc alici ” della st essa autri c e . Tut t avi a , quanto meno, Alda Casal si confronta con Alda Mercante. Non è il caso del dottor Jekyll e il signor Hyde, certo. Ma si può agevolmente osservare che Alda Mercante, risultando all’anagrafe, è sintomo di disponibilità a una verità più diretta.
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n artist working in the 1960s and now a writ er, A lda Casa l is making her literary debut with a novel entitled L’ultima torre , published by l’Arca Edizioni. Casal has tackled all the technicalities associated with writing a novel with m ature parsimony (structure, guiding thread, plot, language, style etc.). This novel certainly has not just be en scribbled down relying on the impressions of a first draft. The authoress has worked away diligently with great professionalis m , polishing, honing, revising and che c k ing over the co m pl e t e structure and its bearing colu m ns. The first person narra tive has to come to terms with all this, because there is no roo m for solipsis m and self-indulgency. It is a novel whose analysis does not
relay on direct introspection. In fact Alda Mercante (which is the writer’s real name in full as it appears on the book cover) allows readers to m ake their own introspective analysis by carefully exa m ining the facts that happen as narrated by the main character. Neither does the authoress bother to make any explanatory or glossy comments. The cover is yellow and there is a reason for that: alluding to the fact that the Italian word for yellow is also used to refer to crime or detective stories. Although suffice it to say that this is a dra matic tale of violent reactions to violent acts (Who should we throw off the tower? Everybody has their own view…). The intensity of the dra m atic events unfolding is already evoked in the titl e: The Last Tow er . The cri m edetective side of the story derives from the fact that the plot grips the reader right through to the last page, to the last tower… The yellow cover provides the backdrop for a work of art whose author is Alda Mercante herself. A sign that the writer is also the artist (who has used the name Alda Casal here). This is also shown by the fact that the book is illustrated with “explanatory” drawings by the writer herself. In any case, Aldal Casal com es up against Alda Mercante. But of course this is not Dr. Jekyll and Mr. Hyde. But it m ay be not ed tha t using her re a l na m e Alda Mercante is a sign of a willingness to get more directly to the truth.
Uno dei molti (uomini comuni) One of many (ordinary men)
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Carmelo Strano
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n be llissimo curri culum (da ll a Biennale di Venezia a Documenta Kassel, a Ludwig Museum di Vienna al Centre Pompidou). Un bellissimo collegamento al poverismo dell’arte povera e all’antropologia di Beuys. Ma anche una vera povertà: di idee e di manuf a t t i. Quest e cose c i ha comunicato la mostra che la Fondazione Trussardi ha re c ent ement e allestito, a Milano, di Pawel Althamer, quarantenne artista polacco. In queste idee mi ha confermato, inoltre, il gigantesco autoritratto integralmente nudo in scultura gonfiabile che dominava sui giardini dell’Arena di Milano: “ispirato dalla magnificenza trionfale dell’arte classica”, un autoritratto che dall’alto “guarda giù sul mondo come un nuovo dio pagano”. Ma quale arte classica! Ma quale dio pagano, se l’autoritratto è l’inespressività materializzata! Tanta mondanit à e t anto vuoto artisti co, ne ll a mostra. Statuette primitiveggianti e oggetti poveri trovati che dovrebbero deporre per una “popolazione di eroi minori, personaggi marginali e martiri
fragili”. La mostra, allestita nella bella palazzina Appiani, si intitola “one of many”. Mai titolo più indovinato, mai autodichiarazione più sincera. Lui, l’artista, è davvero uno dei tanti… uomini comuni. Come conforta anche l’insulso video che ritrae l’autore dentro una vecchia tinozza mentre si fa il bagno con movimenti lenti uguali , privi di appeal e insignificanti.
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abulous links to the very poor side of Arte Povera and the anthropology of Beuys. But also a real poverty of ideas and ite ms. This is what was conveyed to us by the exhibition about Pawel Altha m er ( a forty-yearold Polish artist) which the Trussardi Foundation recently staged in Milan. These ideas of m ine are backed up by the giant completely naked selfportrait in the form of an inflatable sculpture standing in the gardens of the Arena in Milan: “inspired by the triumphant magnificence of classical art ” , a se lf-portra it whi ch “ looks down on the world like a new pagan god” from up on high.
Classical art indeed! How can this be a pagan god if the self-portrait is inexpressiveness in m aterial for m ! The exhibition is full of high-society and totally lack in artistry. Little primitive-style statues and simple objects which is supposed to constitute a “population of minor heroes, m argina l chara c t ers and fragil e martyrs”.
The exhibition, on display in the lovely Appiani building, is entitled “one of many”. It could not have had a better na m e, a m ore since description of itself. The artist himself is just one of m any… ordinary m en. This is also brought out by the insipid video clip depicting the artist inside an old bathtub washing hi m self slowly, totally unappealing and meaningless.
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Marsa Tower In Dubai
Trasformare le periferie Jægersborg Water Tower
Progetto: Zaha Hadid with Patrik Schumacher
Progetto: Dorte Mandrup Architects
La torre residenziale Marsa di Dubai sorgerà in riva al fiume che divide la Jumeirah Beach Marina dalla terraferma. Una sorta di sentinella all’ingresso del ponte di collegamento che segnerà l’entrata da est alla sempre più “affollata” Marina. La strategia progettuale è stata fortemente improntata sulle richieste della committenza (Jade Real Estate Development Co. KSA) in termini di densità abitativa e numero di appartamenti, ma anche di forma e tipologia. La pianta quadrata si apre alla base per chiudersi verso l’alto su un lato e all’inverso sul lato opposto, creando così un ritmo visivo dinamico. Ad accentuare l’articolazione espressiva della torre sono poi le aperture che segnano le facciate con un pattern che ricorda pregiati ricami floreali. I settanta piani della torre sono occupati da varie tipologie di appartamenti, dai monolocali dei primi livelli alle penthouse degli ultimi, organizzati intorno a un nucleo centrale alla base del quale si apre l’ingresso principale e l’atrio pubblico in cui trovano spazio un ristorante, una terrazza affacciata sulla Marina, un chiosco per riviste e un salone di bellezza. Al piano mezzanino si trovano gli uffici amministrativi per la gestione dell’edificio.
Che il futuro delle città europee, oltre che sulla costruzione del nuovo, si giochi sul recupero e la trasformazione dell’esistente, è un principio al quale l’architettura contemporanea deve necessariamente attenersi. I progettisti infatti sono oggi sempre più chiamati a intervenire, specie dalle amministrazioni pubbliche, su brani di città già segnati da architetture alle quali serve attribuire un nuovo significato perché a loro volta possano ridare identità a territori dalla natura instabile come le periferie. È questo anche il caso della Jægersborg Water Tower a Gentofte (Danimarca), che lo studio Dorte Mandrup Architects ha convertito da acquedotto a edificio multifunzionale. Il corpo cilindrico della torre, ritmato verticalmente da lunghi pilastri a reggere il grande raccoglitore dell’acqua, appare tripartito. I piani superiori, immediatamente sotto la tanica, sono divenuti sede di alloggi per studenti: l’inserimento di volumi vetrati che ospitano gli appartamenti e si affacciano sull’intorno, sporgendosi come balconi e offrendo un punto di vista privilegiato, marca il perimetro dell’edificio ed enfatizza il carattere della torre come punto di riferimento del territorio circostante. I piani inferiori invece ospitano un centro giovanile fatto di spazi ampi e versatili per lo studio o il divertimento. Le due diverse unità abitative proposte, di 28 e 32 metri quadrati su un totale di 2880 metri quadrati, fanno del rapporto col paesaggio il loro motivo principale: un’intera parete vetrata riempie di luce la stanza, i cui arredi interni, dal modernissimo design, sono improntati al massimo risparmio di spazio.
The Marsa residential Tower in Dubai will rise on the riverbank that separates the Jumeirah Beach Marina from the mainland. It will stand guard to the access to the connecting bridge that will mark the eastern entrance to the more and more crowded Marina. The planning strategy strictly abided by the demands of the company commissioning the work (Jade Real Estate Development Co. KSA), both in terms of population density and number of apartments, but also for a well-defined type of habitat. A square-shaped plan opens up at the base and closes towards the top on one side, while the reverse happens on the other side, creating a dynamic visual rhythm. The windows highlight the tower’s expressive structure, marking the façades in a pattern that is reminiscent of precious floral embroidery. The building’s seventy stories contain different types of apartments, from the oneroom apartments on the first floors to the penthouses on the last. It also features a public foyer with a restaurant, a terrace overlooking the Marina, a magazine stand, and a beauty salon. The administration offices for the management of the building are on the mezzanine.
Credits Project: Zaha Hadid with Patrik Schumacher Project Architect: Tiago Corriea Project team: Christina Beaumont, Achim Gergen, Nils Fischer, Feng Chen, Makakrai Suthadarat Project Management: Projacs KSA Structural Engineer: Adam Kara Taylor Building Services: Hilson Moran Cost Engineers: Gardiner+Theobald Façade Engineers: Billings design 3D Visuals: Stack Studios Client: Jade Real estate Development Co. KSA
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Contemporary architecture is forced to abide by the principle that the future of Eureopean cities is to be played not only on new buildings, but on the conversion and renovation of existing structures. Indeed, more and more often, public administrations call upon planners to intervene in parts of cities that are already marked by specific architectural works, to which new significance must be given, so that these works themselves can give an identity back to areas such as the outskirts of cities, which are unstable due to their very nature. This is also the case with the Jægersborg Water Tower in Gentofte (Denmark), which the Dorte Mandrup Architects studio converted from a waterworks to a multifunction building. The tower’s cylindrical body, which appears to be divided into three parts, is marked vertically by long pillars supporting a great water collector. The top floors, immediately beneath the tank, have been turned into lodgings for students: glazed volumes contain the apartments and face the exterior, jutting out like balconies and offering a privileged view, marking the perimeter of the building and highlighting the tower’s character as a point of reference for the surrounding area. The lower floors, instead, host a juvenile center made up of wide, versatile areas for study and free time activities. The strong point of the two different types of housing units – 28 and 32 sq. m. out of 2,880 sq. m. – is their relationship with the landscape: an entire glazed wall fills the various rooms with light, while the very modern interior furnishings are arranged so as to save as much space as possible.
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Mosaico al vertice Mosaic-Tower in Treviso
Premio Carlo Scarpa
Progetto: Studio di Architettura Roberto Pamio-Pamio Design
Giunto alla diciottesima edizione e promosso dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2007 è stato assegnato al Complesso Memoriale Jasenovac in Croazia. Si tratta di un vasto spazio aperto, in riva alla Sava, nei pressi del villaggio di Jasenovac, che sino al 1941 corrispondeva all’area di una fornace di mattoni, per trasformarsi, dal 1941 al 1945, in campo di concentramento gestito dal regime ustascia, e in seguito diventato sito memoriale. Qui, all’inizio degli anni Sessanta, è stato compiuto, dall’architetto serbo Bogdan Bogdanovic, un gesto sorprendente di arte del paesaggio poiché, essendo stati eliminati alla fine della guerra i reperti fisici che potevano diventare riferimento e rappresentazione degli eventi drammatici del luogo, ha definito, con minuscoli movimenti di terra, toccanti segni contestuali che rinviano analogicamente alle baracche e alle attrezzature del campo di concentramento. A completamento dell’opera, l’artista ha suggestivamente conferito al territorio una rarefatta e struggente l’atmosfera mediante un “monumentum” che simboleggia ed esalta la complessità spaziale del memoriale. Alla struggente vibrazione paesaggistica, concorrono anche una esposizione museale, una raccolta documentaria e un centro educativo.
Terminati i lavori per l’installazione della torremosaico a Treviso, in piazza Matteotti. La piazza, su cui si affaccia il retro della chiesa di Santa Caterina, risalente la seconda metà del 1300, ora sede museale del Comune di Treviso, sorge nel centro della città, sull’asse che collega Porta San Tommaso con Porta Carlo Alberto: prima dell’intervento aveva perso completamente la sua identità, si riempiva di vita nelle giornate di mercato, ma si trasformava in un anonimo parcheggio durante il resto della settimana. A seguito del Piano antenne comunale, che ha previsto il posizionamento della torre contenente gli apparati per la telefonia mobile, il progettista ha ritenuto necessario rivedere l’intero piazzale, modellarne il disegno per renderlo capace di accogliere un elemento tecnologico di così elevato impatto visivo. La piazza diventa quindi elemento di raccordo tra il Museo e la città e al tempo stesso, si chiude intorno a Santa Caterina e la circonda assumendo una dimensione più raccolta. Il progetto ha previsto l’installazione della torre triangolare in asse con via Cominesi, nel lato verso via Stangade. La torre, in struttura d’acciaio, ha nel vetro di Murano il suo elemento caratterizzante attraverso le quasi 500 mila tesserine applicate.
Work has finished on installing the mosaic-tower in Piazza Matteotti in Treviso. The square, which Santa Caterina Church backs onto (dating back to the latter half of the 14th century and now the home of the City of Treviso Museum), stands in the city centre along the axis connecting Porta San Tommaso to Porta Carlo Alberto: before the work it had completely lost its identity, filling up with life during market days but then turning into an anonymous car park during the rest of the week. In the wake of the City Aerial Scheme, which also provided for installing the tower containing mobile phone equipment, the architect decided the entire square needed to be reassessed, shaping its design so that it can host a highly visually striking technological instrument. The square has been turned into a means of connecting the Museum and city and, at the same time, it closes around Santa Caterina and encircles it to take on a slightly smaller dimension. The project envisaged installing the triangular tower along the axis with Via Cominesi over on the side by Via Stangade. The most distinctive feature of the tower, which has a steel structure, are the almost 500 thousand pieces of Murano glass it contains.
Riconciliare arte e tecnica At Pont du Gard Interessante e originale l’iniziativa organizzata in Provenza al Pont du Gard, opera prestigiosa di ingegneria civile di epoca romana (metà del I secolo a.C.) tra le meglio conservate. Prendendo spunto dal binomio architettura/ingegneria sono stati coinvolti quattro professionisti di levatura internazionale che operano in Francia, Shigeru Ban, Patric Bouchain, Rudy Ricciotti e l’ingegnere Michel Virlogeux, nel progetto di una struttura o di un evento effimeri pensati specificatamente per il sito. Durante l’estate, fino al 16 settembre, le diverse opere sono presentate al pubblico, alcune inserite nel paesaggio del Pont du Gard, altre nelle sale espositive. Poetica e leggera, la passerella in cartone di Shigeru Ban (nella foto) è lanciata sul fiume Gardon offrendo un nuovo invito alla traversata. Patric Bouchain ha invece creato un “tappeto volante” multicolore che galleggia sul corso del fiume unendo gioco, estetica e tecnica. Nell’edificio sulla riva destra, Rudy Ricciotti presenta un elemento della copertura di villa Navara, in scala 1:1 realizzato in cemento ultra performante e super leggero, accompagnato da disegni, modelli e prototipi. Una retrospettiva di Michel Virlogeux, ingegnere dei Ponts et Chaussées, riunisce nell’edificio sulla riva sinistra, modelli, disegni, piante e filmati che testimoniano le principali tappe del suo percorso. An initiative organized at the site of Pont du Gard in Provence – a prestigious work, one of the best preserved examples of civil engineering from the Roman era (mid 1st century B.C.) – is very original and of great interest. Drawing inspiration from the binomial architecture/engineering, four internationally renowned professionals working in France – Shigeru Ban, Patric Bouchain, Rudy Ricciotti, and the engineer Michel Virlogeux – were involved in a project for an ephemeral, sitespecific structure or event. The various works will be presented to the public during the summer, through September 16th, some inserted in the landscape of Pont du Gard, and others in exhibition halls. Light and poetic, Shigeru Ban’s pasteboard (photo below) walkway across the bridge seems to invite visitors to cross over. On the other hand, Patric Bouchain has created a multicolored “flying carpet” that floats along the waterway, combining play, esthetics, and technique. In the building on the right bank, Rudy Ricciotti presents an element of the Navara villa’s roofing on a 1:1 scale, built in super-light, high-performance cement, accompanied by drawings, models, and prototypes. A retrospective by Michel Virlogeux, features models, designs, plants, and films that bear witness to the most important stages of the engineer’s career in the building on the left riverbank.
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Global Award 2007 Sostenere i progetti che sposano un approccio in linea con i criteri di architettura sostenibile, stimolare il dibattito e il confronto a livello internazionale sui temi di uno sviluppo territoriale compatibile con l’ambiente, creare un museo a cielo aperto di architettura della prima metà del XXI secolo. Sono questi i punti forti del Premio internazionale di architettura sostenibile lanciato nell’aprile scorso dalla Cité de l’architecture et du patrimoine di Parigi con l’EPAMSA, l’Istituto pubblico di pianificazione territoriale e sviluppo economico del Mantois Seine aval, territorio della valle della Senna a nord di Parigi. Il premio, parte del network internazionale Global Award, avrà cadenza annuale e sarà finalizzato alla creazione di una Collezione di architettura del XXI secolo nelle Yvelines, nei dintorni della Ville Savoye di Poissy. Quindi alla promozione di un approccio sostenibile il premio mette in gioco anche la ricerca e la definizione di
nuovi linguaggi espressivi in grado di confrontarsi in modo innovativo e all’altezza di una delle architetture più emblematiche di Le Corbusier. Quest’anno sono cinque gli architetti selezionati da una giuria internazionale: Wang Shu (Cina), Stefan Behnisch (Germania), Balkrishna Doshi (India), Françoise-Hélène Jourda (Francia), Herman Kaufmann (Austria) che a settembre vedranno l’attribuzione del progetto vincitore. Il premiato riceverà quindi l’incarico di un edificio che si integrerà entro il 2008 nella Collezione manifesto di architettura sostenibile. Così per ogni anno fino al 2058, le varie architetture punteggeranno le realtà dei 51 comuni del territorio che da Poissy si estende fino a Mantes-la-Jolie. L’intento è creare nuovi poli di qualità in una zona di lunga tradizione industriale oggi minata da forti contraddizioni che investono sia il problema abitativo, sia quello economico e sociale.
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Forte Bard A Museum of Alps
Progetti per Beirut Active Building Site
Forte Bard, nuovo polo culturale delle Alpi Occidentali. Eretto intorno al 1830 all’ingresso della Valle d’Aosta, il complesso monumentale del Forte di Bard è stato oggetto di un articolato intervento: da invalicabile fortezza posta a difesa e sbarramento della valle, il complesso storico è divenuto porta di accesso alla cultura e alle tradizioni delle Alpi, con un centro museale dedicato alla montagna. A completamento dell’intervento, il complesso ospiterà altri tre musei, uno spazio di promozione del patrimonio culturale e artistico valdostano; un’area didattica; un auditorium più una serie di spazi destinati all’accoglienza. Tratti distintivi della trasformazione del complesso si avvertono nelle moderne strutture architettoniche, in grado di fondere l’originario impianto militare e nuove tecnologie di comunicazione della cultura locale. Il tutto al servizio dei contenuti socioculturali e dell’eccezionale contesto naturalistico, permettendo così di ammirare la profondità della valle e il dispiegarsi dell’antico borgo, con evidenziate le diverse stratificazioni avvenute nel tempo. Il Museo delle Alpi, centro e cuore pulsante dell’intero programma museale, è un percorso virtuale nel tempo e nello spazio, alla scoperta dell’universo delle Alpi. Le ventinove sale attraverso cui si snoda il viaggio fondono tradizione e aspetti contemporanei raccontando la montagna vissuta e trasformata dalla mano dell’uomo.
Beirut, una città rappresentativa della situazione libanese, un cantiere in continua attività che esprime la dinamica di un popolo ricco di potenzialità e talenti creativi. Questa realtà, i progetti in corso, gli architetti più impegnati nell’opera di rinnovamento della città, sono stati al centro di una serie di incontri organizzati alla Triennale di Milano dall’associazione culturale AmazeLab, Art Book, l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano e l’European Cultural Foundation di Amsterdam. Tra gli interventi, quello degli architetti libanesi L.E.FT, composto da Makram en Kadi, Ziad Jamaleddine e Naji Moujaes. L.F.FT, che opera a New York sviluppando ricerche legate alla realtà araba, ha presentato alcuni progetti per Beirut, tra cui Offshore Urbanism, piano di evacuazione urbana; Beirut Marina Project (2), in collaborazione di Steven Holl, un intervento esteso su un’area di 22.000 metri quadrati che interessa oltre al waterfront anche il cuore della città; Martyres Square Competition, un progetto per la piazza principale di Beirut. Altro rappresentate della vitalità creativa di Beirut, Nadim Karam, fondatore del gruppo interdisciplinare Atelier Hapsitus, ha presentato il progetto per Net Bridge (1), un ponte leggero al centro di Beirut sospeso con cinque percorsi che si intersecano per permettere deviazioni e incontri accidentali. Progettato in collaborazione con Arup, il ponte è individuato da due travi in acciaio che sostengono l’intreccio dei percorsi.
Forte Bard is a new centre for the arts in the western Alps. The monumental Fort di Bard complex has undergone major redevelopment work: once a defensive fortification that could not be breached and a barricade in the valley, this historical complex has been converted into a means of accessing alpine culture and traditions with a museum centre devoted to the mountains. To complete the project, the complex will hold a further three museums, a space for promoting Val d’Aosta’s cultural and artistic heritage; a teaching area; an auditorium plus a sequence of reception spaces. The most distinctive traits of the transformation of the complex lie in its modern architectural structures capable of bringing together the original military layout and new technology for communicating local culture. All at the service of sociocultural contents and an exceptional natural setting, so that the full of scope and extent of the valley and its ancient village can be truly admired, focusing on all the various stratifications that have formed down the ages. The Alps Museum, the hub and core of the entire museum programme, is a virtual trip through space and time in search of the Alpine world. The twenty-nine rooms forming the journey weave together tradition and modern-day aspects telling us about life in the mountains and how they have been transformed by human intervention.
Pari merito
Il progetto ceramico
Come vincitori a pari merito del Premio “Orecchietta, forma e funzione: dalla Gastronomia al design, dal gusto all’immagine”, svoltosi come evento “Fuori Saloni” lo scorso aprile a Milano, presso la Biblioteca di Santa Maria Incoronata, si sono confermati Wakako Kita e Igor Carino. La prima, figlia del noto designer Thoshiyuki Kita, si è distinta con “Sciarpa pieghevole” (nella foto); un progetto che, ispirato a quel tipo di pasta pugliese definita per l’appunto “orecchietta”, ne ha trasportato la forma nel mondo della fashion design elaborandola non solo in un’ottica fantasiosa, ma anche nell’ottica della modularità. Igor Carino, con “I - Recc”, ha invece messo a punto un mp3 player, che richiamando nell’aspetto la plasticità della pasta in questione ha saputo effettuare una trasposizione dal prodotto alimentare al mondo dell’alta tecnologia. Menzioni speciali anche ai progetti: “Pinet”, uno spillo con capocchia a forma di orecchietta a firma Satoschi Asami giudicato “il più piccolo e ingegnoso”; “Recch’ed”, vasca per esterni con collettore solare a “forchetta”, ideata da Nicola Brambilla, Guglielmo Fontana Rava e Riccardo Gusti e ritenuto “il progetto più grande e spiritoso”; Rattacasch “, grattugia di Marco Bernini e Stefano Pellissero giudicato come “il progetto più industrializzabile”. L’iniziativa, firmata da Masseria Torre Coccaro di Savelletri di Fasano (Puglia), è stata organizzata da Anty Pansera e da uno staff importante costituito da Luisa Bocchietto, Laura Giugiaro, Patrizia Scarsella, Giovanna Talocci e Annalisa Gamba di P&G Relazioni Pubbliche.
Si è tenuta, dal 19 aprile al 27 maggio 2007, presso il MIAAO – Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi di Torino, la mostra “Franco Meneguzzo. Il “progetto ceramico” che, curata da Enzo Biffi Gentili, direttore del MIAAO, è il proseguo della precedente manifestazione datata1999 e del relativo libro (Enzo Biffi Gentili, Franco Meneguzzo: l’avventura ceramica 1949-1963). La mostra, importante evento dedicato al percorso storico della ceramica, ha evidenziato 50 “avanguardistici” testi inediti iniziati nel 1949, che riscrivono la storia della ceramica del ’900, ed esposto una serie di tempere (50) eseguite da Meneguzzo tra il 1950 e il 1955 e da lui donate al MIAAO. La serie viene attualmente considerata patrimonio di riferimento e documentazione eccezionale per la verifica di altrettante opere (vasi, ciottole, piatti, pannelli) successivamente realizzate in esemplari unici direttamente dal maestro. Nella mostra sono state esposte ceramiche coeve di Meneguzzo e sei grandi quadri storici, tra i quali la Mantide del 1958. Nello spazio terminale della Galleria Soprana del MIAAO, dedicato ad esposizioni estemporanee ed eccentriche di arte sacra, è stata contemporaneamente allestita una mostra emblematica e curiosa, dove, tra le numerose interpretazioni sul tema della sacralità, compare anche un mite orsacchiotto in peluche che fa innocentemente il verso alla persona di Papa Ratzinger, nonché la Casula “spaziale” di Alda Casal, realizzata con materiale di nuova generazione tecnologica (3M Scotchlite Reflective Material) dalla superficie rivestita da miriadi di microsfere di cristallo che riflettono suggestivamente la luce con effetti serici, e procurano piacevolezza tattile. L’intervento decorativo sul paramento è una libera e schematica interpretazione di segni evocativi, risolta con materiali e rigori coerentemente “spaziali”. Alda Mercante
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Beirut is the city that represents the situation in Lebanon, a continuously active building site which expresses the dynamics of a nation that is full of potential and creative talent. This reality – as well as the projects under way and the architects who are deeply involved in plans for the renovation of the city – were the focus of a series of meetings organized by the Milan Triennial, by the cultural association AmazeLab, Art Book, the Department of Culture of the Milan Province and the European 1 Cultural Foundation of Amsterdam. Some of the works are by the Lebanese architects L.E.F.T., including Makram en Kadi, Ziad Jamaleddine, and Naji Moujaes. L.E.F.T is located in New York, and is committed to research on the Arab situation; the studio has presented a number of projects for Beirut: Offshore Urbanism, a plan for urban evacuation; Beirut Marina Project, jointly with Steven Holl; an extensive project for a 22,000-square-meter area including the waterfront as well as the city center; Martyres Square Competition, a project for the main square of Beirut. Another representative of Beirut’s creative vitality is Nadim Karam, the founder of the cross-disciplinary group Atelier Hapsitus, who presented a project for Net Bridge, a light hanging bridge in the center of Beirut, with five intersecting routes that allow for accidental encounters. Planned along with Arup, the bridge is identified by two steel beams that act as the bearing structure for the intersection of the various routes. 2
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La città bianca Modern Movement in Tel Aviv Si è conclusa il 30 giugno la mostra promossa dalla Casa dell’Architettura e dal Dipartimento di Geografia Umana dell’Università “La Sapienza” di Roma, dal titolo “Tel Aviv – La Città Bianca”. Attraverso documenti storici, disegni, fotografie, plastici e video multimediali, l’esposizione racconta lo straordinario itinerario percorso da Tel Aviv, che tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento conosce una fase determinante della propria crescita urbana. Sono questi infatti gli anni in cui si costruiscono un numero eccezionale di edifici ispirati al Movimento Moderno europeo, di cui la città diventa una sorta di museo all’aperto. Architetti israeliani come Sharon, Mestechkin, Neufel e Rubin, formatisi alla scuola dei maestri razionalisti, tornati in patria elaborano una declinazione originale del linguaggio architettonico moderno. La nuova poetica architettonica, fatta di volumi puri, intonaco bianco, pianta libera dalla struttura, è esaltata dal contesto mediorientale e fa di Tel Aviv la città bianca del Mediteranneo.
Franco Meneguzzo, Vaso, tempera su carta/on paper, 35x25 cm, 1954 (Collezione SSAA/MIAAO, Torino).
In alto, a sinistra/top left, Z. Rechter, Engel House, 1933; a destra/right, Y. Noifeld, Assunta Hospital, 1934.
A sinistra/left, M. Zernizki, Nimciov House, 1935. Sopra/above, D. Carmi, Zaks House, 1954.
A show promoted by the Architecture House and the Department of Human Geography at the “La Sapienza” in Rome, entitled “Tel Aviv – the White City”, opened on May 28th, and will be on through June 30th. Through historical records, drawings, photographs, scale models and multimedia videos, the exhibition reveals the extraordinary itinerary Tel Aviv has followed; during the 1930s and ‘40s it went through a decisive stage of its urban growth. In those years, in fact, a great number of buildings were erected, inspired by the Modern European Movement; indeed, the city became a sort of open museum for the movement. When they came back to their homeland, Israeli architects such as Sharon, Mestechkin, Neufel, and Rubin, who were trained at the school of the rationalist masters, developed an original facet of modern architectural language. The new architectural poetics, made of pure volumes, white plaster, free structural plans, is enhanced by the Middle Eastern context that makes Tel Aviv the white city of the Mediterranean.
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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Convergenze On Paris
L’architettura si vede! RPBW in Milan
Siza sulle tracce dei cistercensi At Thoronet
Per i trent’anni di attività, il Centre Pompidou ha riunito oltre settanta tra artisti, progettisti e designer contemporanei in una ricca e articolata esposizione in corso fino a metà agosto. “Airs de Paris”, come il titolo dell’opera di Duchamp che inaugurò l’apertura del Centre Pompidou nel 1977, è una mostra pluridisciplinare in cui vengono presi in esame i temi legati alla città e alla vita urbana nel periodo dal 1970 ai giorni nostri. Punto in comune a tutti gli artisti è Parigi, città natale, luogo di lavoro, di residenza o semplicemente realtà associata a ricerche sviluppate dai progettisti invitati. Due momenti strutturano il percorso espositivo. Quello dedicato all’arte, organizzato in dieci temi che esplorano sia le mutazioni tecnologiche, economiche e sociali della città, sia le nuove comunità e culture urbane e le conseguenti mutazioni nella percezione dello spazio. Le sezione dedicata ad architettura, design, paesaggio e urbanesimo presenta in uno spazio elicoidale quattro sezioni che documentano diverse rappresentazioni dell’immaginario contemporaneo 1 della metropoli odierna e di quella futura. Opere di Patrick Blanc, Ronan e Erwan Bouroullec, Campement Urbain, Gilles Clément, Didier Faustino, Zaha Hadid, HeHe, Bruno Latour, Jasper Morrison, Philippe Rahm. La mostra offre una stimolante occasione di confronto con le tematiche e le attuali strategie di ricerca e di creazione nei campi dell’architettura, del paesaggio e del design suggerendo collegamenti e associazioni ludiche.
“Renzo Piano Building Workshop. Le città visibili” è una grande mostra monografica sull’opera di Renzo Piano allestita alla Triennale di Milano (aperta fino al 16 settembre) che ha inaugurato la Festa per l’Architettura - IV edizione. Il sottotitolo della mostra è ispirato dall’opera di Italo Calvino, uno degli autori che più hanno influenzato la sensibilità dell’architetto. La straordinaria valenza urbana della sua architettura è proposta attraverso disegni originali, progetti e modelli che documentano la produzione di più di quarant’anni di attività, sullo sfondo delle trasformazioni che hanno segnato il passaggio dalla città industriale del XX secolo a quella postindustriale del XXI secolo. I progetti di Renzo Piano possono essere letti come un tentativo di riprendere e rilanciare la tradizione umanistica della città europea, ridiscutendone i principi insediativi nell’ambito della cultura contemporanea. Dal prototipo parigino del Beaubourg alla riconversione torinese del Lingotto, dalla Cité Internationale di Lione al porto di Genova (nella foto), alla berlinese Potsdamerplatz, Renzo Piano ha lavorato alla trasformazione del vecchio modello di città industriale in quello di città dell’informazione e della cultura.
L’abbazia cistercense del Thoronet , un complesso del XII secolo immerso in una foresta secolare nel cuore del Var, è ancor oggi considerata un modello di riferimento. Già Le Corbusier negli anni Cinquanta ne trasse ispirazione per il progetto del monastero domenicano della Tourette, affascinato dalla struttura dell’edificio che in cui ogni dettaglio “rappresenta un principio d’architettura creativa”. La seduzione esercitata da questo luogo ha spinto il Centro dei monumenti nazionali, la Direzione degli affari culturali e la Casa dell’architettura Provence-Alpes-Côte d’Azur, a coinvolgere ogni anno un architetto contemporaneo in un intervento ispirato alle caratteristiche di questo edificio. Dopo John Pawson, quest’anno è Alvaro Siza che presenta fino al 31 ottobre un suo lavoro, frutto di un’analisi e di una ricerca approfondite sviluppate nell’arco dello scorso anno. Attraverso questo progetto minimalista e rispettoso della solennità del luogo, è possibile cogliere il senso costruttivo dell’abbazia e delle sue antiche funzioni ma nel contempo capire il pensiero contemporaneo di un architetto il cui lavoro è animato da temi quali il rapporto con il sito, il problema della scala, lo studio delle proporzioni e la coerenza nell’organizzazione degli spazi.
In order to celebrate its thirtieth anniversary, the Centre Pompidou has gathered over seventy contemporary artists, planners, and designers in a rich, articulate exhibition that will be open through mid August. “Airs de Paris”—just like Duchamp’s work, which inaugurated the opening of the Centre Pompidou in 1977—is a multidisciplinary show that focuses on themes related to the city and urban life in the period from 1970 to today. The artists all have a common point: Paris, where they were born, where they work, live, or to which they are simply related through research the invited planners themselves have developed. The show is divided into two sections. One is devoted to art, and is subdivided into ten themes that explore both the city’s technological, economic, and social changes and the new urban communities and cultures – and thus the consequent changes in space perception. 3 The section devoted to architecture, design, landscaping, and urbanism presents four sectors in a helicoidal space, documenting different representations of contemporary imagination in the metropolis of today and of the future. The works are by Patrick Blanc, Ronan and Erwan Bouroullec, Campement Urbain, Gilles Clément, Didier Faustino, Zaha Hadid, HeHe, Bruno Latour, Jasper Morrison, Philippe Rahm. The show offers the opportunity to come face to face with the themes and current research strategies—as well as creations—in the fields of architecture, landscaping, and design, suggesting ways of connecting and combining them with free time activities and associations. 5 2. Marcel Duchamp, Air de Paris, replica realizzata sotto la direzione di Duchamp per la Galleria Schwarz a Milano nel 1964 su originale del 1919, quarta versione di un ready-made, vetro e legno/copy realized under the supervision of Duchamp for the Schwarz Gallery in Milan in 1964 upon an original dated 1919, 4th version of a readymade, glass and wood, 14,5x8,5x8,5 cm (Collection Centre Pompidou, Musée national d’art moderne - © Succession Marcel Duchamp/Adagp, Paris 2007).
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3. Centre National d’Etudes Spatiales (CNES), gonfiaggio di una mongolfiera alla base di/baloon inflating at Esrange, Svezia, 1999 (© CNES/Pascal Le Doaré) 4. Sophie Calle, Tour Eiffel. Sophie Calle, 2007, installazione in 4 parti: 6 foto scattate sulla Tour Eiffel nel 1979, un diario intimo del 1979, il dittico “Camera con Vista”, un neon col titolo/4-parts installation: 6 photos shot at Tour Eiffel in 1979, a personal diary, the dyptic “Room with a View”, a neon light with the title (Production du Centre
Pompidou per “Airs de Paris”; Courtesy Galerie Emmanuel Perrotin, Paris ; © Adagp, Paris 2007). 5. Louise Bourgeois, The Curved House, marmo/marble, 35,5x93,9x33 cm, 1990 (Courtesy Cheim & Read, New York; Galerie Karsten Greve, Cologne; Galerie Hauser & Wirth, Zürich, Suisse - © Adagp, Paris 2007) 6. Mircea Cantor, Sans titre (unpredictable future),cassa luminosa/luminous box, 60x80 cm, 2004 (Courtesy de l’artiste et Galerie Yvon Lambert, Paris/New York, 6 © Mircea Cantor).
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backdrop of the changes which have marked the transition from the 20th century industrial city to the post-industrial city of the 21st century. Renzo Piano’s projects may be read as an attempt to take hold of and re-launch the humanistic tradition of European cities, re-discussing their underlying settlement-principles within the framework of modern-day culture. From the Parisian prototype of Beaubourg to the conversion of the Lingotto plant in Turin, from the Cité Internationale in Lyon to the port of Genoa (photo below), from Potsdamerplatz in Berlin, Renzo Piano has worked on transforming the old model of industrial city into the city of information and culture of the present day.
Still today, the Cistercian abbey of Le Thoronet – a twelfth-century complex immersed in a centuries-old forest in the heart of the Var – is seen as a model, a point of reference. During the 1950s, Corbusier himself drew inspiration from the abbey for his project for the Dominican monastery of the Tourette; he was fascinated by the structure of the building, which, in every detail “represents a principle of creative architecture”. The charm of this complex has driven the Center for National Monuments, the Direction of Cultural Affairs and the Provence-AlpesCôte d’Azur Architecture studio to involve a contemporary architect every year in a project inspired by this building’s features. After John Pawson, this year Alvaro Siza is presenting (until October 31st) a work of his: the result of in-depth analysis and research he carried out throughout last year. Through this minimalist project that is respectful of the site’s solemnity, we can understand the abbey’s structural significance and its ancient functions, but, at the same time, we can grasp the contemporary thought of an architect whose work is committed to a close relationship with the site, the question of scale, the study of proportions, and consistency in the organization of space.
“Renzo Piano Building Workshop. Visible Cities” is a major monographic exhibition on Renzo Piano’s work being held at the Milan Triennial (running until 16th September) which opened the 4th Edition of the Festival of Architecture. The subtitle of the exhibition is inspired by Italo Calvino’s work, one of the most influential writers on the architect’s own artistic sensibility. The incredible urban value of his architecture is shown in original drawings, projects and models outlining over forty years’ work against the
A fianco/sketch by, Alvaro Siza. A sinistra/far left, RPBW, sistemazione del vecchio Porto di Genova/reclamation of Genoa old port, 1985-1992 (foto Studio Merlo).
Vuoti urbani In Lisbon
4 1. Jacques Rougerie, SeaOrbiter, modello di base di osservazione oceanografica/model for oceanographic observation base (col sostegno di/with the suppor of Marintek, Norwegian Marine Technology Institute, Trondheim, Norway), H 4 m x Ø 2,50 m, 2004-2009 (Collection Architecture du Centre Pompidou, Mnam-Cci).
Fino al 31 luglio Lisbona ospita la sua Prima Triennale di Architettura. Il tema principale attorno a cui ruotano le varie iniziative ed eventi della Triennal è “I vuoti urbani”. A partire dalla situazione dell’architettura portoghese, questo tema vuole stimolare la riflessione e il dibattito a livello globale sui fenomeni generati dai processi di decadenza fisica e sociale di molte periferie delle città contemporanee e sulle possibili soluzioni da adottare per la loro rivitalizzazione. Fulcro del parco espositivo di 3.000 metri quadrati è il Padiglione del Portogallo, progettato da Alvaro Siza Vieira; il parco ospita poi una serie di mostre tematiche organizzate da quindici nazioni invitate a partecipare per i loro legami, o pratici o processuali, con il Portogallo, tra cui Chile, Slovenia, Mozambico, Spagna, Francia, Irlanda, Messico, Giappone, Olanda. Oltre al parco, altre sedi cittadine ospiteranno mostre, incontri ed eventi, tra cui la Cordoaria Municipal, l’Electricity Museum, la Gulbekian Foundation. Per il programma completo delle iniziative si può consultare il sito www.trienaldelisboa.com
A destra, particolare del Padiglione Portoghese progettato da Alvaro Siza Vieira.
Right, detail of Portuguese Pavilion designd by Alvaro Siza Vieira.
Lisbon’s first Architecture Triennial will be open through July 31st. The Triennial’s various initiatives and events revolve around the main theme “Urban voids”. Starting from the current condition of Portuguese architecture, the theme is meant to lead to global reflection and debate on the phenomena that stem from processes of physical and social decadence in a great many contemporary cities, and on the possible solutions to be adopted for their upgrading. The heart of the 3,000-square-meter exhibition park is the Portuguese Pavilion planned by Alvaro Siza Vieira; the park also hosts a series of thematic shows organized by fifteen countries that were invited to take part in the initiative due to their practical or legal ties with Portugal, including Chile, Slovenia, Mozambique, Spain, France, Ireland, Mexico, Japan, and Holland. In addition to the park, exhibitions, meetings and events will also be organized in the city itself, at the Cordoaria Municipal, the Electricity Museum, and the Gulbekian Foundation. A complete schedule of the initiative can be accessed on the site www.trienaldelisoba.com.
Dalla scrittura al contenuto Rainer at MAK LA Il MAK Center for Art & Architecture di Los Angeles propone fino al 26 agosto una rassegna dedicata ai lavori grafici di Arnulf Rainer intitolata “Hyper-Graphics”. La mostra presenta 26 poster realizzati dall’artista austriaco tra il 1951 e il 2007 insieme a una serie di disegni preparatori, inviti, libri, copertine di cataloghi. Nei suoi lavori di grafica, Rainer adotta tecniche e metodologie derivate dalle sue opere pittoriche che, ispirate al surrealismo, si esprimono attraverso gesti e segni primitivi ed essenziali, sovrascritture e sovrapposizioni di materiali (fotografie, schizzi, disegni, colori) per dare accesso a verità inconsce. Nei poster, in particolare, la sua ricerca espressiva si concentra soprattutto sulla scrittura e sulla calligrafia come elementi indipendenti capaci di riflettere il contenuto e il messaggio. Until August 26th, the MAK Center for Art & Architecture of Los Angeles is presenting a show featuring graphic works by Arnulf Rainer, entitled “HyperGraphics”. The exhibition presents 26 posters the Austrian artist produced between 1951 and 2007, in addition to a series of preparatory drawings, invitations, books, and catalog jackets. In his graphic works, Rainer adopts techniques and methods drawn from his paintings, which are inspired by surrealism and expressed through primitive and essential gestures and signs, overwriting, and superimpositions of materials (photographs, sketches, drawings, colors), so as to allow access to subconscious truths. Especially in his posters, he mainly focuses his expressive research on script and calligraphy as independent elements that are able to reflect both the content and the message that is to be transmitted.
Arnulf Rainer, progetto per il manifesto della mostra/design for the exhibition poster, 2006.
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Un’altra storia New Italian Art
Beecroft pittrice In Bergamo
Venezia: Cucchi e Artempo
Con la mostra “Arte italiana 1968-2007 Pittura”, ideata da Vittorio Sgarbi, quattro decenni di pittura italiana vengono rivisitati e riproposti secondo nuovi punti di vista. A metà strada tra il museo, la quadreria secentesca e la raccolta privata dei tanti collezionisti contemporanei che in questi anni hanno permesso a molti degli artisti presenti di continuare a produrre e a creare, l’esposizione raccoglie oltre cento opere di diversa dimensione, per rappresentare, decennio per decennio, l’evoluzione del gusto e la crescita di una tradizione, quella della pittura italiana. Allestita fino al 11 novembre nelle sale di Palazzo Reale a Milano, la mostra presenta quadri di grandi artisti che hanno segnato la storia artistica italiana ed europea, da Domenico Gnoli, a Renato Guttuso, Piero Guccione, Valerio Adami, Gianfranco Ferroni, ma anche di artisti meno conosciuti e spesso sottovalutati, a torto, dalla critica, come Adelchi Mantovani, Gustavo Foppiani, Lorenzo Tornabuoni, Giancarlo Vitali. E’ possibile ripercorrere non solo il succedersi dei grandi movimenti che si sono succeduti dalla fine degli anni Sessanta a oggi – dalla Pop Art italiana, all’Anacronismo, alla Transavanguardia, per procedere con i Nuovi Nuovi, i Medialisti, l’Officina Milanese, la scuola torinese e la rinascita della nuova pittura tra gli anni Novanta e il Nuovo Millennio; ma anche poter scoprire le tante, straordinarie personalità di artisti meno conosciuti, isolati e “fuori dal coro” rispetto alle correnti dominanti dei diversi decenni presi in esame.
Fino al 29 luglio 2007 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta per la prima volta a livello internazionale il lavoro pittorico di Vanessa Beecroft, fondamentale sin dagli esordi della sua carriera, ma spesso poco conosciuto al grande pubblico. Il progetto espositivo, a cura di Giacinto Di Pietrantonio, si propone di offrire ai visitatori una prospettiva esauriente e articolata su un particolare aspetto della produzione di Vanessa Beecroft, un’occasione unica per sottolineare la radice pittorica e figurativa di tutta la sua pratica creativa, attraverso 350 disegni, una trentina di ritratti a olio di medio formato e 20 tele di grande formato, di cui due degli inizi degli anni Novanta e quattordici appositamente realizzate per la mostra in GAMeC.
Al Museo Correr di Venezia è aperta una monografica di Enzo Cucchi. La mostra presenta una selezione di opere e di cicli pittorici realizzati dall’artista dalla fine degli anni Settanta a oggi. Oltre cento tra dipinti e disegni, provenienti da grandi istituzioni museali tra cui il MoMa e il Guggenheim di New York, il Beaubourg di Parigi, il Louisiana Museum for Moderne Kunst di Humlebæk, lo Stedelijk di Amsterdam e molti altri. Viene delineato un esaustivo tracciato della sua attività, fin dal debutto ufficiale nell’ambito artistico internazionale, che consente di apprezzare la straordinaria varietà e ricchezza della sua opera. Sempre a Venezia, a Palazzo Fortuny: “Artempo – Where Time Becomes Art” (www.artempo.eu). La mostra indaga il rapporto tra arte, tempo e il loro mostrarsi, attraverso secoli, luoghi, tendenze e linguaggi espressivi diversi. Oltre trecento le opere in mostra: da rari e
On an idea by Vittorio Sgarbi, with the show “Italian art 1968–2007 Painting”, four decades of Italian painting are reexamined and set on display from new points of view. The exhibition is halfway between a museum, a seventeenth-century picture gallery and a private collection belonging to the countless contemporary collectors who through the years have allowed many of the artists on show to continue creating. Indeed, the show features more than a hundred works in different sizes, and, decade after decade, represents the evolution of taste and the growth of the Italian painting tradition. The Royal Palace in Milan is hosting the show through September 9th, with paintings by great artists who have left their mark in the history of Italian and European art, from Domenico Gnoli to Renato Guttuso, Piero Guccione, Valerio Adami and Gianfranco Ferroni, but also with paintings by less known artists that have often been wrongly underestimated by critics, including the painters Adelchi Mantovani, Gustavo Foppiani, Lorenzo Tornabuoni, and Giancarlo Vitali. Not only can the succession of great movements from the end of the 1960s to today be traced – from Italian Pop Art to Anachronism, to the Transavantgarde, to the New New, the “Medialisti”, the Milanese Workshop, the Turinese school and the rebirth of new painting between the 1990s and the New Millenium – but the show also offers the opportunity to discover a great number of extraordinary personalities belonging to less known artists who were isolated and left out from the currents that dominated the decades in question.
Wainer Vaccari, I Mercanti, 250x350 cm, 1983.
Dorfles a Trieste Fino al 15 luglio il Civico Museo Revoltella di Trieste rende omaggio all’opera di Gillo Dorfles con una mostra antologica dal titolo “Gillo Dorfles 1935-2007”, a cura di Martina Corgnati. La mostra propone al pubblico una sessantina di opere, fra olii, tempere, acrilici, terrecotte che documentano la produzione artistica dell’intellettuale triestino. Si procede cronologicamente dagli anni Trenta e Quaranta al periodo del MAC (Movimento Arte Concreta), fondato nel 1948 da Dorfles a Milano, dove si era trasferito nel dopoguerra, con Gianni Monnet, Atanasio Soldati e Bruno Munari, fino alle opere realizzate tra gli anni Ottanta e oggi. Il percorso artistico di Dorfles si può riassumere in una tendenza ad alternare pieni e vuoti, volumi e spazi, forti e piani, in un gioco poetico di asimmetrie, leggerezza e intervalli.
Gillo Dorfles, Il Fustigatore.
98 l’ARCA 227
Until July 29th 2007, the GAMeC – Gallery of Modern and Contemporary Art of Bergamo – is presenting paintings by Vanessa Beecroft on an international level. The artist’s pictorial work has been a mainstay ever since the beginning of her career, but the general public knows little about it. The exhibition, curated by Giacinto Di Pietrantonio, offers visitors a comprehensive, well-organized outlook on a special aspect of Vanessa Beecroft’s production, a unique opportunity to highlight the pictorial and figurative foundations of all of her creativity, through 350 drawings, about thirty medium-sized oil portraits and 20 large-sized canvases, two of which were painted in the early 1990s and fourteen of which the artist painted expressly for the exhibition at the GAMeC.
Turin’s Museum of the Resistance, Deportation, War, Rights and Liberty is paying tribute to the writer Primo Levi with a show that will be open through October 14th Through photographs, video images and reproductions of records, the exhibition, entitled “Primo Levi. His days and works”, describes the various lines that defined Primo Levi as an intellectual, a writer, a chemist and a witness. A number of records bear witness to Primo Levi’s activity as a public figure, as a columnist for “La Stampa”, as the playwright who adapted If this is a man for the theater and followed the performaces of the play all over Italy, as well as a man devoted to the radio, the television, and writing. And chemistry? It is clear that we cannot begin to
preziosissimi pezzi archeologici a installazioni contemporanee, provenienti dalle vaste ed eclettiche collezioni di Axel Vervoordt, dai Musei Civici Veneziani e da altre raccolte pubbliche e private e più di ottanta gli artisti presenti, tra cui Francis Bacon, Alberto Burri, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, James Turell, Pablo Picasso, Andy Warhol. Entrambe le mostre sono aperte fino al 7 ottobre.
La galleria milanese Giò Marconi propone fino al 27 luglio due mostre. Una è dedicata a Giulio Paolini e l’altra a Franz Ackermann. La mostra di Giulio Paolini si sdoppia anche nelle sale della Galleria Christian Stein, sempre a Milano. Per questa occasione Paolini ha realizzato quattro nuovi lavori di grande formato intitolati rispettivamente Una vita normale, Una doppia vita, Vite parallele e La vita eterna. Se nei suoi lavori più recenti ci aveva mostrato qualche immagine del suo studio – visibile nell’invito alla mostra, ideato dall’artista – a Milano ci propone alcuni aspetti peculiari della sua “vita”: una vita del tutto normale, quantunque doppia, parallela a quella di innumerevoli altri “compagni di viaggio”, ed eterna nel suo perpetuarsi di epoca in epoca, di mostra in mostra, di opera in opera. Alla sua terza mostra presso la Giò Marconi, Franz Ackermann utilizza gli spazi della galleria come un’estensione del proprio studio, un luogo dove l’installazione prende vita e aspetto finale. L’installazione delle mental maps, nel salone del piano terra, è il frutto di un suo recente viaggio in Sud America. I grandi dipinti murali rappresentano un collegamento metaforico tra la serie continua di mental maps – acquarelli realizzati, a partire dai primi anni Novanta, nelle camere d’albergo durante i lunghi viaggi di Ackermann in Asia – e le sue opere su tela e le sculture, realizzate a memoria nel suo studio. Franz Ackermann, Gespenster, 2006.
Vanessa Beecroft, Senza titolo, acrilico su tela/acrylic on canvas, 273x 216 cm, 1995 (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino).
Omaggio a Primo Levi In Turin Il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino rende omaggio con una mostra allestita fino al 14 ottobre allo scrittore Primo Levi. Intitolata “Primo Levi. I giorni e le opere”, la rassegna intende descrivere – attraverso fotografie, immagini video e riproduzioni di documenti – le diverse linee che definiscono Primo Levi intellettuale, scrittore, chimico e testimone. Numerosi documenti rimettono in luce la figura di Primo Levi come uomo pubblico, opinionista a “La Stampa”, drammaturgo che adatta Se questo è un uomo per il teatro e ne segue le rappresentazioni per l’Italia, uomo di radio e di televisione, scrittore. E la chimica? È evidente che non si potrebbe avvicinare Levi senza ricordare quanto la chimica abbia contato per lui: un mestiere, come amava dire, ma anche il quadro dominante della sua esistenza, una maniera di vedere e di trovare un posto nel mondo. La chimica è uno dei fattori che gli hanno permesso di sopravvivere a Auschwitz e, più tardi, di mantenersi ai margini di quegli ambienti propri ai letterati e alle loro case editrici a cui si sentiva estraneo. La chimica rinvia anche alle questioni della scienza e della ragione, questioni centrali quando si tratta di opporsi all’irrazionale e all’oscuro, o all’oscurantismo dei negazionisti.
Paolini e Ackermann
understand Levi if we forget how much chemistry meant to him: a job, as he called it, but also the main point of his existence, a way to see and find a place in the world. Chemistry is one of the factors that helped him survive at Auschwitz, and, later on, to keep himself on the margins of the circles belonging to the literary men and their publishing houses to which he felt foreign. Chemistry was also related to questions regarding science and reason, which are fundamental when, like Levi, the question was to oppose the irrational and the obscure, or the obscurantism of those who denied human rights.
A destra/right, locandina teatrale di/theatre ad poster for “Se questo è un uomo”, 1966.
Sopra/above, Enzo Cucchi, Il piede dell’albero santo, carboncino su carta/charcoal on paper, 70x50 cm,
Giulio Paolini, Apoteosi di Omero, 1970-71, dattiloscritto, fotografie, leggii e nastro magnetico (32 elementi) allestimento dell’opera Milano 1973, esposizione personale di Paolini presso lo Studio Marconi/typescript, photos, music stands, magnetic tape, installation at personal exhibition at Studio Marconi Milan 1973 (foto di Antonia Mulas).
1993 (Collezione privata, Colonia/Private collection, Cologne). A sinistra/left, Anish Kapoor, Mirror.
Tutto Wesselmann In Pietrasanta and Venice Colori saturi e brillanti, immagini ritagliate dalla realtà quotidiana degli anni dell'american dream. Linguaggi, contenuti e feticci della cultura di massa degli anni ’60 di Still Life. Figure stereotipate e famosi nudi di donna della serie American Nudes. Uno sguardo ironico e frizzante sull’America degli anni Sessanta di uno dei fondatori della Pop Art, Tom Wesselmann. A tre anni dalla sua scomparsa la Galleria Flora Bigai Arte Moderna e Contemporanea gli dedica una doppia personale, divisa tra le sedi di Piietrasanta e Venezia. A Pietrasanta, fino al 2 settembre viene presentata una serie di steel cut di alluminio realizzati da Wesselmann tra il 1993 e il 2002: pezzi di forte impatto materico in cui le forme si snodano e si attorcigliano una sull’altra e all'altra e il colore definisce volumi e invade lo spazio ora mostrando piani sovrapposti, ora uniformando gli strati. Durante la Biennale d’Arte (fino al 13 ottobre), la sede veneziana di Flora Bigai propone una raccolta di disegni che coprono quasi interamente l’attività dell’artista americano dal 1965 al 1994. Non solo schizzi preparatori, ma i lavori sensuali e ammiccanti della serie American Nudes e gli asciutti still life.
a double solo show to his work, both in Pietrasanta and Venice. A series of aluminum and steel cut-outs Wesselmann produced between 1993 and 2002 will be presented through September 2nd at Pietrasanta: these pieces have a strong materic impact, shapes unfold and twist around one another, and color defines volumes and spreads through space, sometimes revealing superimposed planes, and sometimes uniforming layers. During the Art Biennial (through October 13th), Flora Bigai in Venice is hosting a collection of drawings that almost entirely cover the American artist’s activity from 1965 to 1994. Here, not only preparatory sketches are on display, but also the sensuous and alluring works from the American Nudes series, as well as his concise still lifes.
Arman a Milano Protagonista dell’arte del XX secolo, a poco meno di due anni dalla sua scomparsa, Arman sta attraversando un momento di grande attenzione critica. Dopo la personale dell’estate scorsa al Mamac nella “sua” Nizza, in contemporanea con la retrospettiva Nouveaux Réalistes (il movimento nato nel 1960 attorno al critico Pierre Restany e di cui Arman fu tra i firmatari insieme a Klein, Hains, Raysse, Tinguely, Villeglé, Dufrêne), poi presentata al Grand Palais di Parigi, anche Milano ne celebra il genio creativo con una selezione di opere dell’ultimo periodo, presso JZ Art Trading. Sono esposte, fino al 28 luglio, una ventina di opere da parete e sculture realizzate negli anni 2000. E’ inoltre presentato per la prima volta al pubblico il multiplo edito in cento esemplari Reformula One, considerato l’ultimo lavoro di Arman, incentrato sulla collaborazione con la casa automobilistica Renault.
Saturate, bright colors, images drawn from daily reality during the years of the American dream. Languages, content and fetishes from the mass culture of the 1960s in Still Life. Stereotyped figures and famous female nudes in the American Nudes series. An ironic, lively look at America in the 1960s, from the viewpoint of one of the founders of Pop Art, Tom Wesselmann. Three years after his passing away, the Flora Bigai Gallery of Modern and Contemporary Art is devoting
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La nuova Cina In Graz
Concettuale vs Monet In Paris
Integrano i sistemi solari
Efficienza energetica
La mostra “China Welcomes You…” aperta fino al 2 settembre alla Kunsthaus di Graz intende ricercare, basandosi su un gruppo di circa 15 artisti, nuove identità che mostrano la Cina partendo da prospettive totalmente diverse, da un lato confermando stereotipi, dall’altro infrangendoli. Allo stesso tempo si intendono trovare i ponti che legano il presente al passato, le dinamiche che trovano fonte in una propria ricchissima storia. Tra le opere in mostra, una monumentale installazione in porcellana di Ai Weiwei, un progetto sul teatro delle ombre cinesi realizzato con nuovi media da Feng Mengbo e l’installazione Whose Utopia di Cao Fei (nella foto) sul tema del boom economico cinese e sulla problematica dell’individualità.
Il Museo dell’Orangerie di Parigi e le sue famose Nymphéas di Monet fanno da cornice alle opere dello scultore Alain Kirili (Parigi, 1946). La produzione dell’artista, che opera tra Parigi e New York, è ascrivibile nella corrente concettuale e minimalista americana. Particolare il suo intervento all’Orangerie, in un contesto che ha sempre rappresentato per l’artista una forte attrattiva. Un’opera concepita ad hoc, Commandement, Hommage à Claude Monet, composta da un insieme di “segni” in cemento delicatamente colorato, frutto di una ricerca minuziosa sulle tecnologie più avanzate nell’uso del materiale.
Ariston ha recentemente introdotto nel mercato di settore una gamma esclusiva di caldaie a condensazione con predisposizione per l’integrazione ai sistemi solari che, dotata dell’innovativa elettronica Ariston per la gestione del funzionamento relativo al sistema solare-caldaia, ottimizza il rendimento energetico semplificando l’installazione dell’intero impianto.
Brianza Plastica, in prima posizione nell’impegno verso l’efficienza energetica, segnala, mediante una nuova campagna stampa, i vantaggi reali della perfetta integrazione tra l’ormai noto sistema termoisolante Isotec e il nuovissimo modulo fotovoltaico Elettrotegola che, in sinergia tra loro, consentono al tetto di diventare una risorsa importante per l’ambiente e il risparmio in termini di consumi energetici. In effetti mediante Isotec e la sua considerevole capacità di resistenza termica, si può risparmiare sino al 40% nelle spese di riscaldamento, mentre Elettrotegola assicura la autoproduzione di energia elettrica conveniente, grazie all’alta efficienza dei moduli e alla loro integrazione architettonica, aumentandone il vantaggio economico secondo le previsioni del “Conto Energia”.
Based on a group of about 15 artists, the show “China Welcomes You…”, open through September 2nd at the Kunsthaus of Graz, examines new identities that reveal China from totally different viewpoints, thus confirming stereotypes on one hand while contradicting them on the other. At the same time, the exhibition is meant to find the links that tie the past to the present, the dynamics that stem from China’s own very rich history. Among the works on show there is a monumental porcelain installation by Ai Weiwei – a project on shadow puppets realized with new media by Feng Mengbo – and the installation Whose Utopia (photo below) by Cao Fei, which focuses on the theme of the Chinese economic boom and on the problem of individuality.
The Orangerie Museum in Paris and its famous Nymphéas by Monet are the backdrop for works by the sculptor Alain Kirilli (Paris, 1946). The artist works between Paris and New York; his production can be ascribed to the American conceptual and minimalist current. His work at the Orangerie – which is a context the artist has always been strongly attracted to – is special. His site-spcific Commandement Hommage à Claude Monet is made up of an ensemble of delicately colored cement “signs”: the result of detailed research on the more advanced technologies in the use of the material.
Più che nuovo
Alain Kirili, Grand Commandement blanc (particolare/detail), 1986.
Scene contemporanee In Nîmes Viaggi favolosi In Washington Alla National Gallery of Art di Washington DC, fino al 16 settembre, è allestita la mostra “Fabulous Journeys and Farway Places: Travels on Paper, 1450-1700”. Si tratta di una rassegna di circa sessanta stampe e disegni che documentano viaggi mitici o di fantasia, pellegrinaggi, viaggi di scoperta. Tra le opere esposte, suddivise in sezioni tematiche (allegorie della vita e della morte come viaggi, viaggi reali e mappe, viaggi verso la terra Santa e le antichità classiche di Roma, viaggi degli Europei verso l’Africa e le Americhe. A dominire la mostra la vista panoramica di un viaggio a Costantinopoli, stampa lunga circa 5 metri realizzata nel 1553 da Pieter Coecke van Aelst, e la Gutiérrez Map (1562), una rarissima pianta del nuovo mondo di Hieronymus Cock arricchita di mostri marini, cannibali e bestie feroci. The show “Fabulous journeys and Faraway Places: Travels on Paper, 1450–1700” will be open at the National Gallery of Art in Washington D.C. through September 16th. The exhibition features about sixty prints and drawings that depict mythical or fantastic trips, pilgrimages and discovery journeys. The works on show are divided into themes: allegories of life and death, such as journeys, real trips and maps, journeys through the Holy Land and classical Rome, and the travels of the Europeans to Africa and the Americas. The show is dominated by a panoramic view of a journey to Constantinople – a 5-meter-long print created in 1533 by Pieter Coecke van Aelst – and the Gutiérrez Map (1562), a rare map of the new world by Hieronymus Cock, enhanced by sea monsters, cannibals, and wild beasts.
Erhard Etzlaub, Carta stradale dell’Europa Centrale/ Road map of Central Europe, 1492 ca.
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Mario Airo, Leonor Antunes, Micol Assaël, Massimo Bartolini, Marco Boggio Sella, Rui Calçada Bastos, Roberto Cuoghi, Paul Ekaitz, Jon Mikel Euba, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Giuseppe Gabellone, Stefania Galegati, Dora Garcia, Piero Golia, Enrique Marty, Marzia Migliora, Jesus Palomino, Joao Onofre, Diego Perrone, Alessandro Pessoli, Jaime Pitarch, Paola Pivi, Sergio Prego, Jorge Queiroz, Tere Recarens, Francesc Ruiz, Fernando Sanchez Castillo, Sancho Silva, Patrick Tuttofuoco, Santiago Ydañez. Questi artisti, tutti nati nel decennio ’65-’75 sono i protagonisti dell’esposizione “Ou? Scènes du Sud (Spagna, Italia, Portogallo)” presentata a Nîmes fino al 23 settembre. Nei luminosi spazi del Carré d’Art, il Museo d’arte contemporanea di Norman Foster, la mostra è la prima di due manifestazioni programmate tra il 2007 e il 2008. Quest’anno l’attenzione si concentra sulla scena artistica in Italia, Spagna e Portogallo, Paesi designati negli anni Ottanta come “Arco Mediterraneo”. Gli artisti presentati sono accumunati da esperienze di migrazione e spostamento in varie parti del globo pur mantenendo una relazione forte con la terra d’origine. Attraverso media diversi, come volumi, istallazioni o disegni, le opere traggono per lo più spunto da un rapporto profondo con la realtà. Scenette burlesche, favolette popolari e pseudo esperienze declinano la psicologia di un’umanità proveniente da gruppi sociali diversi interrogando la fragile relazione tra l’uomo, il suo ambiente e la sua storia. Alcuni artisti, talvolta attori dei propri protocolli, sembrano moderni Don Chisciotte che contestano pacatamente le figure di autorità, altre opere ridefiniscono le componenti elementari della vita: la camminata, la respirazione, il gesto come una metamorfosi di una comunicazione sensoriale a scala umana.
Mario Airo, Leonor Antunes, Micol Assaël, Massimo Bartolini, Marco Boggio Sella, Rui Calçada Bastos, Roberto Cuoghi, Paul Ekaitz, Jon Mikel Euba, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Giuseppe Gabellone, Stefania Galegati, Dora Garcia, Piero Golia, Enrique Marty, Marzia Migliora, Jesus Palomino, Joao Onofre, Diego Perrone, Alessandro Pessoli, Jaime Pitarch, Paola Pivi, Sergio Prego, Jorge Queiroz, Tere Recarens, Francesc Ruiz, Fernando Sanchez Castillo, Sancho Silva, Patrick Tuttofuoco, Santiago Ydañez. All of these artists, who were born in the 1965–75 decade, are the protagonists of the exhibition “Ou? Scènes du Sud (Spain, Italy, Portugal)”, presented in Nimes through September 23rd. In the brightly lit spaces of Carré d’Art, Norman Foster’s Museum of Contemporary Art, the show is the first of two events planned for 2007/2008. This year, the main focus is on the art scene in Italy, Spain, and Portugal, the three countries that – during the 1980s – were defined as the “Mediterranean Arc”. On the other hand, next year the main theme will be contemporary creation in Eastern Mediterranean countries. The artists on show are united by their travels to – and permanence in – various parts of the world, although they have kept strong ties with their homelands. Through different mediums, including volumes, installations or drawings, they express the psychology of humanity from different social groups, examining the fragile relatoinship between mankind, its environment, and its history. Some of the artists have created their own set of rules, and resemble modern Don Chisciottes, calmly challenging authoritative figures; other works redefine the primary elements of life: walking, breathing, and gestures as a metamorphosis of urbanscale sensory communication.
Marco Boggio Sella, Dreams and Nightmares of the African Astronauts, installazione/ installation 2006.
MEG (Material Exterior Grade) di Abet Laminati, è il laminato autoportante ad alta pressione (HPL) per esterno che, materiale durevole con massime prestazioni tecniche, rappresenta l’alternativa ottimale ai materiali tradizionali utilizzati nel settore edile. Impiegabile in aree esterne protette e non protette dalle intemperie (attrezzature mobili e fisse), rivestimenti di facciate e balconi, MEG dispone di un’ampia gamma di decori e consente di venir realizzato anche con disegni personalizzati, grazie alla tecnica della stampa digitale, sempre con garanzie di resistenza e inalterabilità in esterni. Recentemente è stato impiegato per il Centro Natatorio di Trieste dove la struttura portante del rivestimento della facciata è stata risolta con pannelli di laminato autoportanti ad alta pressione per esterni MEG, disegnati da Alessandro Mendini.
Protezione duratura Attualmente, completato con protezione TSP (Temporary Surface Protection), il prodotto Tecu Patina, di KME, ha acquisito caratteristiche innovative e superiori, che aiutano l’integrità della superficie pre-patinata diventata meno problematica e delicata nella lavorazione poiché, quale temporaneo nonché trasparente e robusto rivestimento, TSP assicura una duratura protezione. La lavorazione avviene in assenza di polvere, risultando pressoché invisibili le tracce lasciate sul materiale dalla lavorazione eseguita e, anche dopo la piegatura e curvatura, lo strato di patina si mostra in ottime condizioni. Dopo l’installazione, la superficie continua la naturale e tipica evoluzione del materiale.
Architetture di pietra La giuria incaricata per la selezione delle opere che hanno partecipato al Premio Internazionale Architetture di Pietra, organizzato da Marmomacc, si è riunita lo scorso marzo e ha scelto di premiare i seguenti progetti realizzati a livello internazionale con l’impiego di materiali lapidei: Piscinas do Atlantico di Paulo David a Madeira, Portogallo, 2005; Monastero Cistercense MariaKloster di Jensen & Skodvin Arkitektkontor a Tautra Island, Trondheimsfjord, Norvegia, 2003-2006; ampliamento del Banco de España di Rafael Moneo a Madrid Spagna, 2006; completamento della Muralla Nazari di Antonio Jimenez Torrecillas a Granata, Spagna, 2003-2006;rimodellamento di casa bifamiliare di Beniamino Servino a Pozzovenere, Caserta, Italia, 2001-2006.
Capo progetto Già presente in qualità di capo progetto nell’iniziativa “Casa3LitriRoma”, BASF Italia è anche la fornitrice di diversi materiali tra i quali Neopor®, materia prima con cui Lape realizza lastre di polistirene espanso e Micronal® PCM; contenuto nell’intonaco per interni di Maxit e Styrodur® C prodotto da BASF e commercializzato da Ambrotecno. Il termine “Casa3Litri” è stato inventato da BASF alla fine degli anni Novanta, riprendendo una terminologia comune nel mondo dell’auto. Ed è nel 1997, allorché BASF AG diede il via ai lavori di risanamento del quartiere Brunck di Ludwigshafen (Germania), destinato a essere abitato dai dipendenti della società, che si iniziò a parlare di edifici da 7, 3, 1 LITRO, con riferimento ai litri di combustibile consumati (per metro quadrato all’anno) nelle diverse abitazione di quel particolare quartiere. Ed è lì che fu costruita la prima “Casa3Litri”; risultato della
Confort nel residenziale ristrutturazione di un vecchio edificio degli anni ’50, composto da otto unità abitative. L’edificio venne realizzato secondo un’attenta progettazione e, utilizzando materiali innovativi determinanti per il comfort abitativo e il risparmio energetico, limitò il consumo a soli 3 litri di combustibile per metro quadrato abitabile all’anno. BASF realizzò questo progetto grazie alla collaborazione di vari partner, condividendo esperienze e conoscenze. Ed è proprio con queste premesse che è stato sviluppato il progetto “Casa3LitriRoma” di Saline di Ostia Antica, volto alla realizzazione di una costruzione composta da tre nuclei abitativi risolti secondo i più alti standard di risparmio energetico. Il progetto vede coinvolte, oltre a BASF Italia, Aldes Italia, Ambrotecno Italia, BPB Italia, EHT Italia, LAPE, maxit Italia Sto Italia e VEKA.
XPower Inverter è la nuova generazione di condizionatori per uso residenziale presentata da Carrier. XPower Platinum e XPower Gold, i due nuovi modelli disponibili, funzionano a basse temperature fino a – 10° in raffrescamento e – 15° in riscaldamento. Particolarmente evoluta la superficie di filtrazione per l’aria coperta da un nuovo filtro con proprietà rivitalizzanti, effetti anti-batterici e anti-miconici e un significativo potere antiodori. Istallabili anche a parete sono dotati di una pratica lama di luce notturna.
227 l’ARCA 101
Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Con doppia curvatura
Versatilità e pregio
La nuova sede della Tau Metalli di Travagliato (Bs), progettata dallo studio Donati&Belotti di Seriate (Bg), si articola mediante volumi ed equilibri distinti ed efficacemente risolti con sistemi Metra e soluzioni di varia complessità. La struttura è composta principalmente da un reticolo strutturale realizzato con il sistema Poliedra Sky 50S, composto da montanti e telai in alluminio autoportanti, con sostegno delle zone vetrate tramite sigillatura strutturale. La parte trasparente è costituita da vetro esterno con spessore 8 mm, camera d’aria di 16 mm, vetro stratificato interno 4+4 mm con lastra esterna in vetro bassoemissivo per un valore di trasmittanza termica Ug =1,4 W/mqK. L’impostazione curvilinea dell’edificio ha reso necessario l’utilizzo di mezzi montanti Poliedra Sky 50S, i più idonei alla diversa inclinazione dei moduli vetrati. La costruzione è personalizzata dal rivestimento in pannelli preformati in alucobond montati su struttura leggera in Urano Wall, prodotta da Metra con un sistema di aggancio meccanico. Le porte ottimamente integrate alla facciata, sono state realizzate con il sistema a battente NC65STH.
Nell’ambito de I Saloni (Fiera di Milano 18 - 23 aprile), Ceramic Tiles of Italy ha fatto la sua prima apparizione in Triennale manifestando l’unicità dei valori e la versatilità della ceramica mediante l’intervento di Mario Botta che, lungo la significativa scalinata interna orientata verso il piano superiore, ha sviluppato un percorso rituale e suggestivo, esaltando la sostanza, il concetto e l’importanza di un materiale determinante per la cultura dell’ambiente e la sua vivibilità, come quello prodotto da Floor Gres. Oltrepassando il percorso evidenziato dal “Guscio”, sul pianerottolo del piano ammezzato, si è articolata la mostra “Sit Down
Una ricerca appassionata In Palermo Please” che, rappresentativa di nove sedute in ceramica studiate e realizzate mediante la collaborazione tra designer e aziende, ha visto la partecipazione di Marco Acerbis per Marazzi, Michela e Paolo Baldessari per Aquileia, Riccardo Blumer per Casalgrande Padana, Diego Grandi per Lea Ceramiche, Giulio Iacchetti per Cedir – Ceramiche di Romagna, Massimo Iosa Ghini per Ceramica del Conca, Michael P. Johnson per Etruria Design, Setsu & Shinobu Ito per Settecento Ceramica d’Arte, e Paolo Ulian per Ragno. Curatore dell’iniziativa Ceramic Tiles of Italy è stato Aldo Colonnetti.
Anche medicale La serie civile Plana, di Vimar, è stata recentemente scelta per essere applicata in uno studio dentistico innovativo che, dotato di tecnologie avanzate, si doveva distinguere per la qualità del comfort e del benessere mirato ai pazienti. La serie, dotata di rigore e purezza formale, ha consentito una scelta ideale e completa in termini di servizi, di comandi dalle ampie dimensioni, e per l’aspetto che, mediante la placca argento metallizzato, si combina egregiamente sulle pareti bianche e sulle altre in spatolato color argento dello studio. Lo studio si articola in reception, salottino ufficio, sala raggi, laboratorio odontotecnico, ambiente per la sterilizzazione sala accoglienza. Mediante Plana, oltre alle prese di alimentazione e ai comandi delle luci, vengono gestite le temperature di ogni singolo ambiente con termostato, distribuita la rete dati e telefonica, installato un impianto di filodiffusione con selezione di programmi musicali diversificabile per ogni singolo ambiente. Tutti i locali, oltre ai computer in rete collegati al server centrale, dispongono di collegamento TV, SAT e TVCC. Plana ha dato soluzione alle complesse esigenze dell’intera installazione.
102 l’ARCA 227
La vicenda storica del Palazzo Chiaramonte, noto come Steri, è ricca e complessa; comincia nel 1400 attraversando i secoli con un ruolo sempre significativo nella storia urbana di Palermo. L’effetto palinsesto non è che l’esito degli innumerevoli rimaneggiamenti, addizioni e trasformazioni subite. Vari contributi critici affrontano tutti gli sviluppi e i ripensamenti progettuali dell’ultimo restauro di Roberto Calandra con la consulenza di Carlo Scarpa. Una ricerca appassionata sulla storia del fabbricato, sui materiali e sulle tecniche di costruzione, per dipanare le vicende esecutive e per togliere lo Steri dal limbo delle opere non amate dalla critica, forse perché finora di paternità incerta o esito di tradimenti esecutivi. Nel saggio principale Iolanda Lima e Luciana Miotto menzionano gli interventi più significativi non realizzati sul sistema connettivo e sui giochi di luce: la “promenade architecturale” prevista nella Sala Terrana, i veli d’acqua progettati per la corte ed al collegamento sotterraneo con l’edificio attiguo. Soluzioni che meglio rappresentavano la visione scarpina; quella dei “tagli creativi” e rivitalizzanti che consentono di percepire lo spazio in modo innovativo ed inaspettato. Non a caso l’architetto veneziano nel ‘73 affermava: “Alla domanda se un edificio come questo può rivivere, risponderò: certamente! E’ un edificio che deve rivivere, perché è possibile farlo rivivere! e con forme più audaci di quanto vorrebbero i signori Soprintendenti o i difensori del palazzo: è lo stesso Consiglio Superiore delle Arti che ci impedisce di fare, all’interno di una sala, una scala che potrebbe essere un piccolo capolavoro!”. A venti anni dal
restauro del Palazzo Abatellis al processo vivificatore si sostituiva la visione rassicurante della conservazione e della tutela, alle sfide creative il banalmente corretto e il tecnicamente opportuno. Massimo Locci The history of the Chiaromonte Palace – formerly known as the Steri – is rich and complex; it began in the fifteenth century, and through the centuries it has covered a more and more significant role in Palermo’s urban history. Its palimpsestic appearance is the result of the countless renovations, additions and transformations it has undergone. Various critical contributions deal with all the project developments and changes of Roberto Calandra’s latest restoration of the building, which he implemented under Carlo Scarpa’s consultancy. In-depth research was carried out on the history of the building, on the building materials and techniques, so as to unravel the various stages of its construction and to remove the Steri from the limbo of works that are not loved by the critics, maybe because its authors are uncertain or it was not built as it was meant to be. In the main essay, Iolanda Lima and Luciana Miotto mention the most significant features that were not implemented on connecting systems and on plays of light: the “promenade architecturale” which should have been in the Sala Terrana, the water mirrors designed for the court, and the underground connection with the adjacent building. These solutions better represented Scarpa’s vision, as
they are revitalizing “creative cuts” that allow space to be perceived in an innovative, unexpected way. Indeed, it is not by chance that in 1973 the Venetian architect said: “If anyone were to ask me whether this building can come back to life, I’d say ‘Of course!’ It’s a building that must come back to life, because it is possible for it to do so! And much more boldly than the Superintedents or custodians of the palace would like: it is the very Superior Council for Arts that is stopping us from building a staircase in one of the halls that could be a masterpiece!” Twenty years after the restoration of the Abatellis Palace, the reassuring vision of conservation and protection were substituted by an animating process, and creative challenges were supplanted by what was considered to be banally correct and technically convenient.
Superfici uniche Con un’installazione realizzata presso la Corte Ducale del Castello Sforzesco di Milano, nell’ambito dei “Fuori Salone” allestiti durante la Settimana Milanese del Design (17-23 aprile), Kerakoll ha messo in evidenza il nuovo brand
Kerakoll Design – superfici contemporanee in resina uniche e innovative. L’evento, frutto della genialità creativa di Odile Decq, ha messo in risalto le straordinarie prerogative delle resine Kerakoll Design.
Qualificazione e benessere Presente nel mercato da oltre trent’anni, Pantherm è una azienda operante nel settore dei pannelli radianti a pavimento, dotata di un servizio completo che, dalla ricerca giunge alla progettazione e dalla realizzazione all’assistenza. Impostata sulle tecnologie volte al risparmio energetico, l’azienda ne persegue l’impegno con soluzioni dedicate agli impianti di riscaldamento a pavimento per usi industriali e commerciali, raccordi, cassette, blocchi di distribuzione acqua e tubi per impianti, specializzandosi prevalentemente nella produzione di collettori di distribuzione realizzati, mediante pressofusione, con uno speciale materiale termoplastico.
Lo Steri di Palermo nel Secondo Novecento. Dagli studi di Giuseppe Spatrisano al progetto di Roberto Calandra con la consulenza di Carlo Scarpa a cura di Antonietta Iolanda Lima Dario Flaccovio Editore, Palermo 2006, ill. a colori e b/n, 376 pp
Confindustria Ceramica Nel corso dell’Assemblea di Assopiastrelle, svoltasi lo scorso dicembre presso la sede dell’Associazione, è stato approvato all’unanimità l’allargamento della rappresentanza, grazie anche alla stretta collaborazione con Federchimica, ai settori della ceramica sanitaria, delle porcellane e ceramiche per uso domestico e ornamentale, delle porcellane e
ceramiche per usi industriali e del gres ceramico. Questi settori si uniscono a quelli delle piastrelle di ceramica e dei materiali refrattari storicamente rappresentati. Quindi, con decorrenza datata 1° gennaio 2007, Assopiastrelle ha cambiato la propria denominazione in Confindustria Ceramica.
Segnalazioni Miloutine Borissavliévitch Le teorie dell’architettura. Saggio critico sulle principali dottrine di estetica dell’architettura Editrice Compositori, Bologna 2007, 346 pp Per la collana “Trattati per l’Architettura Moderna” diretta da Renato De Fusco esce questo interessante saggio curato da Giorgio Pigafetta e Ilaria Abbondandolo che introduce a una delle opere teoriche fondamentali dell’architetto serbo Miloutine Borissavliévitch, esponente di una cultura architettonica che ha costruito la città europea fra le due guerre. Il tema dominante per Borissavliévitch è la messa a fuoco di leggi scientifiche per comprendere e rendere esplicito il rapporto tradizionale tra le forme dell’architettura e la percezione estetica dell’uomo, utilizzando l’idea di composizione come strumento interpretativo dell’architettura. Il volume costituisce il primo della collana “trattati di” ed è diretto da Renato De Fusco. II programma della collana è di pubblicare una serie di testi che contribuiscano a dare dignità culturale alla letteratura architettonica corrente e in pari tempo di offrire uno strumento di vivo interesse per gli operatori del campo. Luigi Cosenza La Fabbrica Olivetti a Pozzuoli A cura di Giancarlo Cosenza Clean Edizioni, Napoli 2006, ill. a colori, 240 pp Il volume racconta la storia della costruzione della fabbrica della Olivetti a Pozzuoli negli anni Cinquanta. A questa si intreccia la storia del suo progettista, Luigi Cosenza (1905-1984), che intraprese una battaglia, soprattutto culturale, per la dignità dei luoghi di lavoro. Aldo De Poli, Marco Piccinelli, Nicola Poggi Dalla casa - atelier al museo. La valorizzazione museografica dei luoghi dell’artista e del collezionista Edizioni Lybra Immagine, Milano 2006, circa 800 ill., 208 pp
La musealizzazione delle case d’artista e degli ateliers presuppone uno studio approfondito delle caratteristiche e della storia dei luoghi e del segno che l’artista lascia nel suo creare “altro da sé”. I grandi studi, col loro disordine organizzato, ma anche le modeste stanze in alloggi d’affitto, gli appartamenti, le ville, le case di villeggiatura. Edifici, stanze, giardini e paesaggi che hanno accolto, protetto, ispirato, deluso l’artista nella sua vita di tutti i giorni e nel suo lavoro. Questo libro documenta il passaggio di questi spazi da scenario privato a occasione di fruizione pubblica della creazione e dell’agire artistico, ponendo al centro l’architettura museale. Attraverso un importante apparato iconografico e una approfondita bibliografia, si delinea il racconto della trasformazione di un patrimonio artistico, storico e architettonico unico e ancora poco noto che gli autori indagano non già e non solo per conoscerne il passato ma per prospettarne il futuro. Dalla salvaguardia al restauro, dalla ricostruzione alla nuova collocazione, dalla restituzione filologica alla reinterpretazione multimediale, sulla base di una ricca documentazione internazionale, vengono individuate le diverse tipologie di case d’artista e i diversi criteri che stanno alla base delle scelte progettuali e di intervento museale (dalla IV di copertina). Sedie a cura di Carlo Vannicola Motta Architettura, Milano 2007, circa 300 tra fotocolor e disegni, 408 pp Il volume, pubblicato nella collana di taglio tecnico “Elementi del progetto”, raccoglie un’ampia rassegna delle novità presentate sul mercato del design negli ultimi anni. Il termine “sedia” potrebbe essere sostituito dal significato più esteso di “seduta”, che abbraccia l’ampio ventaglio di forme e tipologie di prodotti, altrimenti difficilmente classificabili, che oggi si dispiegano nel circuito del design.
Nell’attuale variegato panorama delle sedute si alternano strutture ergonomiche, rispondenti ad esigenze di comodità e rilassamento, oppure minimaliste, o ancora evocanti forme organiche tratte dall’universo naturale o dall’aspetto ironico e curioso, talvolta baroccheggiante. Simone Micheli Architectural Hero Book: Architetture tascabili del XXI secolo A cura di Simone Micheli Edizioni L’Archivolto, Milano 2006, ill. a colori, 147 pp La rassegna degli ultimi progetti firmati da Simone Micheli rappresenta una miscela tra architettura e interior design. L’intento è quello di abbandonare il lettore a libere interpretazioni durante un percorso percettivo ricco di sensazioni ed emozioni provocate dalle fotografie dinamiche, scattate da importanti fotografi italiani. Ogni progetto all’interno del volume costituisce una nuova occasione per riscoprire la sperimentazione e l’idea progettuale in continua evoluzione di Simone Micheli. “…un libro dove le vocali e le consonanti si sono magicamente trasformate in forme e colori, dove il puro linguaggio dello spazio favorisce un vigoroso contatto con il mondo dell’architettura super contemporanea. Le mie ‘architetture’, saldamente legate al presente quanto al futuribile, sono figlie di un complessosemplice lavoro concettuale sospeso tra la perpetua sete di conoscenza e la libertà istintiva. Ogni nuovo progetto rappresenta una straordinaria sfida che mi porta inconsciamente a superare i confini del reale conosciuto, ad allontanarmi dallo stereotipo per costruire spazi essenziali, funzionali e iper-sensoriali, appartenenti a una dimensione ‘altra’, improbabile, unica, perfetta per l’uomo contemporaneo” (Simone Micheli).
227 l’ARCA 103
AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Canada Calgary Art City Concorso di idee per lo studio di un oggetto metonimizzato nel mezzo di una “lacerazione”. Sono richiesti due disegni/pannelli: il primo dedicato al cambiamento-Progetto del Centro di Tecniche Metafisiche. Il secondo dedicato all’oggetto “lacerato” Ideas competition for a study of a metonymized object in the midst of “rupture”. 2 drawings/panels are required: The first is the “changed”: Design of the Center of Metaphysical Techniques. The second is the metonymized or “rupted” object: The interrupted act of the manifestation of becoming the Center of Metaphysical Techniques in spacial objectivity Scadenza/Deadline: 23/7 Per informazioni: Matt Zess c/o Richard Lindseth Architecture Inc. 1023 Cameron Ave. S.W. Calgary, T2T 0K2 Canada Internet: www.art-city.ca
Cina/China Dongguan Dongguan Cup International Industrial Design Awards Premio internazionale per prodotti innovativi di design industriale realizzati negli ultimi due anni International award for innovative industrial design products realized in the last two years Scadenza/Deadline: 19/9 Per informazioni: Dongguan Science & Technology Cooperation Center c/a LI GuiWen Room 708,Science Bldg.,XinFen Rd. Dongguan city P.C. 523007 Tel. +86 769 22113092 Internet: http:/dongguan.dolcn.com, www.dg3g.com E-mail: lgw@dg3g.com
Corea del Sud/South Korea Seoul 25th Space Prize for International Students of Architectural design Concorso per studenti sul tema: Spazio Pubblico, Forza Pubblica, Immaginazione Pubblica Students design competition on the theme: Public Space, Public Force, Public Imagination Scadenza/Deadline: 31/8 Monte premi/Total prize money: 10.000.000 won Giutia/Jury: Raoul Bunschoten, Park Youn-schirn Per informazioni: Space Group Tel. +82 2 36703647 Fax +82 2 7472894 Internet: www.space-prize.com E-mail: archi@space-prize.com
104 l’ARCA 227
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Danimarca/Denmark Copenhagen Future Cities Concorso internazionale per studenti sul tema delle città per il futuro International students competition on the theme of the cities for the future Scadenza/Deadline: 31/8 Per informazioni: Student Competition & Congress The Royal Academy of Fine Arts, School of Architecture c/a Peder Duelund Mortensen Internet: www.ifhp2007copenhagen.dk, www.karch.dk E-mail: ifhp@karch.dk
Francia/France Belhomert Concours Koréo Sarlam Concorso per progetti residenziali e terziari che integrino apparecchi illuminotecnici a oblò architettonici Koréo Sarlam/Competition for residential or service buildings integrating the Koréo Sarlam architectural lighting appliances Scadenza/Deadline: 30/11 Per informazioni: Sarlam Koréo Internet: www.koreosarlam.com/concours
Paris 16th Ermanno Piano Scholarship Borsa di studio per architetti neolaureati (AA 2006/7) Scholarship for recent graduated architects (AA 2006/7) Scadenza/Deadline: 30/7 Monte premi/Total prize money: 10.000 Euro+6 mesi presso il/6 months internship at Renzo Piano Building Workshop Per informazioni: The Architecture Workshop Foundation c/o RPBW 34 rue des Archives 75004 Paris Internet: www.rpbw.com
Germania/Germany Osnabrück Tecu® Architecture Award 2007 Concorso internazionale per progetti realizzati tra il 2005 e il 2007 che siano esemplari per innovazione costruttiva, uso creativo dei materiali Tecu® e funzionalità. Una sezione è riservata a progetti di studenti International competition for buildings realized between 2005 and 2007 which areexemplary for construction innovation, creativity in the use of Tecu® materials and functionality. There is a section for students’ projects Scadenza/Deadline: 15/10 Monte premi/Total prize money: 14.000 Euro Per informazioni: KME Europa Metal Tecu® Architecture Award 2007 Klosterstrasse 29 49074 Osnabrück Internet: www.thecopperlink.com
Gran Bretagna/Great Britain Hadspen The Hadspen Parabola Concorso per soluzioni radicali nella progettazione giardini e la ricerca di legami con altri campi della creatività
Competition seeking radical solutions to planting and to exploring the links that gardening can make to other fields of creativity Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: The Hadspen Parabola Competition c/o The Assistant to the Director The Museum of Garden History Lambeth Palace Road, London, SE1 7LB Internet: www.thehadspenparabola.com/ competition-submissions E-mail: anonymous.hadspen@btinternet.com
Italia/Italy Cinisello Balsamo (Milano) Artzept 2007 Concorso internazionale di design sul tema “Piatto con coperchio” International design competition on the theme “Dish with lid” Scadenza/Deadline: 25/10 Primo premio/First prize: 10.000 Euro Per informazioni: Zepter International Bridmarketing Via Sibilla Aleramo 13 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel. +39 02 66592139 Fax +39 02 66592151 Internet: www.zepter.com E-mail: int.mktcoordinator@bridmarketing.com
Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it
Firenze Premio Targetti Light Art Concorso internazionale a cadenza biennale dedicata agli artisti under 40. Ai partecipanti si chiede di ideare un’opera d’arte che utilizzi la luce artificiale come strumento e contenuto primario. I partecipanti possono scegliere di partecipare nella categoria “Quadri di Luce” (installazioni su supporto verticale di 120x120 cm) o nella categoria “Sculture di Luce” (opere plastiche per interni e/o esterni, posizionabili su un supporto orizzontale) International biennial competition open to young artists of no more than 40 years of age for the creation of works of art utilising artificial light as instrument, matter and content. Participants may take part in the competition by presenting a “Light Work” or a “Light Sculpture” Scadenza/Deadline: 6/7 Monte premi/Total prize money: 34.000 Euro Giuria/Jury: Amnon Barzel, Omar Calabrese, Alessandra Mammì, Peter Noever, David Sarkisian, Paolo Targetti Per informazioni: Premio Targetti Art Light Targetti Sankey SPA Via Pratese 164 50145 Firenze Tel. +39 055 3791285 Fax +39 055 3791255 Internet: www.targetti.it E-mail: artlight@targetti.it
Milano Progetti di Luce Concorso internazionale di design per progetti di apparecchi o soluzioni illuminanti, da interni ed esterni International design competition for projects of lighting appliances and solutions for both exteriors and interiors Scadenza/Deadline: 14/9 Monte premi/Total prize money: 4.000 Euro Giuria/Jury: Simone Micheli, Silvia Suardi Per informazioni: Editrice Habitat Via F.Albani 21 20149 Milano Tel. +39 02 4814800 Fax +39 02 48193013 Internet: www.progettidiluce.com E-mail: info@edihabitat.it
Il mobile in movimento Concorso internazionale per il progetto di un mobile pieghevole o a scomparsa dotato di sistemi innovativi International competition for the design of a folding furniture element with innovative features Scadenza/Deadline: 14/9 Monte premi/Total prize money: 4.000 Euro Giuria/Jury: Alberto Maria Prina (presidente/chairman) Per informazioni: Editrice Habitat Via F.Albani 21 20149 Milano Tel. +39 02 4814800 Fax +39 02 48193013 Internet: www.progettiperilmobile.com E-mail: info@edihabitat.it
Wall Paper Design Contest Concorso internazionale per la progettazione di un rivestimento murale per una camera d’albergo o B&B che usi la tecnologia Wall Paper On Demand Jacovelli&Volpi International competition for the design of a wall paper for an hotel or B&B room using the Wall Paper On Demand technology by Jacovelli&Volpi Scadenza/Deadline: 14/9 Monte premi/Total prize money: 5.000 Euro Giuria/Jury: Luca Ballerini, Paola Barzanò, Markus Benesch, Sefano Caggiano, Manuela Ciffarelli, Alberto Coretti, Angelo Figus, Diego Grandi, Vito Intini, Stefano Maffei, Cristiano Seganfreddo, Sonia tasca Per informazioni: Jannelli & Volpi c/a Ilaria Bitetto Via Savona 11 20144 Milano Tel. +39 02 58142523 Internet: www.jannellievolpi.it/contest E-mail: wond@jannellievolpi.it
Padova Premio Biennale Internazionale di Architettura “Barbara Cappochin” Premio per opere di architettura completate tra il 1° luglio 2004 e il 30 giugno 2007, appartenenti alle seguenti categorie: 1. architettura residenziale pubblica e privata; 2. architettura commerciale, direzionale, mista; 3. architettura pubblica (educativa, culturale, socio-sanitaria, religiosa, sportiva, ricreativa, ecc.) Prize for architecture works finished between July 1, 2004 and June 30, 2007, belonging to the following categories: 1. public and private residential architecture; 2. commercial, managerial and mixed architecture; 3. public architecture
AGENDA (educational, cultural, social-health, religious, sporting, recreational etc.); 4. landscape architecture Scadenza/Deadline: 20/7 Monte premi/Total prize money: 72.000 Euro Giuria/Jury: Raffaele Sirica, Mario Botta, Fulvio Irace, Giancarlo Ius, Amerigo Restucci, Gonçalo Byrne, Josè Luis Cortes Delgado, Suk Won Kang, Katherine L. Schwennsen, Charles Majoroh Per informazioni: Fondazione Barbara Cappochin Via Vegri 33a 35030 Selvazzano Dentro (PD) Tel. +39 049 8055642 Fax +39 049 8056891 Internet: www.barbaracappochinfoundation.net E-mail: info@barbaracappochinfoundation.net
Saonara (Padova) Il Piacere Temporaneo Concorso per studenti delle Facoltà di Architettura e di Ingegneria italiane per l’elaborazione di sistemi temporanei innovativi e mobili come risposta funzionale ai cinque sensi Scadenza: 1/10 Giuria: Gillo Dorfles, Angelo Mangiarotti, Arnaldo Pomodoro, Alfredo Zappa, Vito Corte, Olimpia Niglio, Luca Parisato Per informazioni: Casa Editrice Il Prato c/a Anna Pietropolli Via Lombardia 41/43 35020 Saonara (PD) Tel. +39 049 640105 Fax +39 049 8797938 Internet: www.esempidiarchitettura.it, www.ilprato.com E-mail: anna.pietropolli@libero.it
Siracusa Marchio e logotipo per la città di Siracusa Concorso internazionale per la realizzazione del marchio e del logotipo per la promozione della città/International competition for the realization of a logotype for the promotion of the city Scadenza/Deadline: 30/8 Monte premi/Total prize money: 24.000 Euro Per informazioni: Concorso Marchio e Logotipo per la città di Siracusa Comune di Siracusa Ufficio stampa e comunicazione Piazza Duomo 4 96100 Siracusa Internet: www.concorsosiracusa.aiap.it
Verona Parco Urbano Verona Sud Concorso per il programma di riqualificazione urbana dei comparti dell’ex mercato ortofrutticolo ed ex magazzini generali Competition for the urban requalification of the areas of the former vegetable market and general market stores Scadenza/Deadline: 27/7 Giuria/Jury: Luciano Ortolani, Paolo Boninsegna, Bernard Lassus, Alberto Ferlenga, Andreas Kipar, Renato Bocchi, Remo Dorigati, Carlo Poli Per informazioni: Amministrazione Comunale di Verona c/a Luciano Ortolani Piazza Bra 1 37121 Verona Tel. +39 045 8077016 Fax +39 045 8077451 Internet: www.comune.verona.it E-mail: parcourbanoveronasud@comune.verona.it
+ europaconcorsi
Macedonia
Russia
Skopje
Perm
Monumental Unit Concorso internazionale per il progetto di una fontana e di un monumento con una statua equestre di Alessandro il Grande International competition for the project of a fountain and a monument with Cavalryman sculpture of Alexander the Great Scadenza/Deadline: 15/7
Perm Museum XXI Concorso internazionale per il progetto di un nuovo museo per l’arte a Perm/International competition for the project of a new museum facility for the arts in Perm Scadenza/Deadline: 10/7 Monte premi/Total prize money: 300,000 US$ Giuria/Jury: Arata Isozaki, Alexandr Kudriavzev, Ben van Berkel, Mikail Piotrovski, Mikhail Shvydkoy, Peter Noever, Peter Zumthor, Oleg Ochepkov, Sergey Shamarin, Yurii Gnedovskyi
Per informazioni: Internet: www.opstinacentar.gov.mk E-mail: sovet@opstinacentar.gov.mk
Olanda/Holland Amsterdam The Real Photography Award Premio biennale internazionale di fotografia promosso da ING Real Estate. I temi sono: Natura, Sviluppo Immobiliare, Architettura Photography award created by ING Real Estate to promote international contemporary photography. The award is presented every two years. The themes that have been chosen for the Real Photography Award are Nature, Development and Architecture Scadenza/Deadline: 1/8 Primo premio/First prize: 50.000 Euro Per informazioni: The Real Photography Award Attn Art Management Location HG 98.00 P.O. Box 1800 1000 BV Amsterdam Internet: www.realphotographyaward.com
Per informazioni: Internet: www.archcenter.org/en
Spagna/Spain Barcelona Parque de la Laguna de Venecia Concorso internazionale per un progetto di sviluppo dell’area costiera della Laguna di Venezia International competition for projects for the development of the coastal area of Venice Lagoon Iscrizione/Registration: 15/10 Consegna/Submission: 12/11 Giuria/Jury: Iñaki Abalos, Francesco Careri, James Corner, Anne Lacaton, Philippe Rahm, 2G Team Monte premi/Total prize money: 15.000 Euro Per informazioni: Editorial Gustavo Gili 2G Competition Rossellò 87-89 08029 Barcelona Tel. +34 93 4444732 Fax +34 93 4444738 E-mail: info@2Gcompetition.com
Leiden Quest-3D 2007 Competition Concorso per visualizzazioni 3D di progetti architettonici, oggetti, interni, giardini Competition for 3D visualization of architectural projects, buildings, gardens, interiors, objects Scadenza/Deadline: 8/7 Per informazioni: Act-3D B.V. Schipholweg 11d Leiden, 2316 XB Netherlands Internet: www.quest3d.com, ftp://quest3d.nl (to upload entries in RAR or ZIP)
Portogallo/Portugal Lisbona 2nd Lisbon Ideas Challenge International Design CompetitionUrban Design with Photovoltaics Concorso internazionale di idee per l’integrazione della tecnologia fotovoltaica nell’ambiente urbano con particolare riferimento al rinnovo e alla riqualificazione del quartiere popolare del Barrio do Padre Cruz International ideas competition for the integration of photovoltaics technology in the urban environment with particular reference to the renovation and rehabilitation of the low-income residential neighbourhood of Barrio do Padre Cru z Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Lisbon Design Challenge Internet: www.lisbondesignchallenge.com.pt
USA Cambridge Just Jerusalem Concorso internazionale per visioni innovative per la città di Gerusalemme e su come potrebbe essere se giustizia, pace e vivibilità prevalessero sulla competizione per il suo possesso. Non si chiede un master plan ma proposte visionarie per una città sia reale che simbolica, giusta, pacifica e sostenibile per il 2050. Questa data non è arbitraria ma una metafora di un tempo abbastanza futuro rispetto ai conflitti attuali da consentire libertà di immaginazione. Sono invitati a partecipare team multidisciplinari di architetti, urbanisti, artisti, storici, filosofi, scienziati, economisti, ingegneri, poeti/International competition calling for innovative visions for the city of Jerusalem and what it might be if justice and urban livability, rather than competing nationalist projects, were the principle points of departure. The goal of the organizers is not to produce a contemporary master plan for the city, but to solicit entries that envision Jerusalem, real and symbolic, as a just, peaceful, and sustainable city by the year 2050. The year 2050 is not an arbitrary point in time so much as a metaphor for a future far enough from the present conflict to allow some freedom to imagine a different situation, but near enough to generate serious deliberation. Entries are not limited to architects and urbanists, but rather, will also
be elicited from artists, historians, poets, political scientists, philosophers, economists, engineers, and all others who have ideas for the future of the city. We strive for a plurality of voices and encourage multi-disciplinary teams Scadenza/Deadline: 31/12 Giuria/Jury: Ute Meta Bauer, Meron Benvenisti, Manuel Castells, Harvey Cox, Herman Hertzberger, William J. Mitchell, Sadako Ogata, Suha Ozkan, Salim Tamari Per informazioni: Jerusalem 2050 Project Diane Davis Massachusettes Institute of Technology Building 9-637 77 Massachusetts Ave Cambridge, MA 02139 Tel. +1 617 452-2804 Internet: www.justjerusalem.org E-mail: jjquestions@mit.edu
New York Museum Tower Concorso internazionale per la proposta di un nuovo monumento/torre di carattere urbano, cosmopolita e universale che ospiterà un museo delle memorie degli immigrati da realizzare sul molo di Battery Park/International competition for proposal for a monument/tower with urban, cosmopolitan and universal character destined to host a museum of memories of immigrantes, to be realized on Battery Park Pier Scadenza/Deadline: 31/7 Per informazioni: Internet: www.arquitectum.com
07 Housing Competition Concorso internazionale di idee per il progetto di residenze per il XXI secolo che tengano in considerazione le condizioni economiche, sociali e culturali e utilizzino le nuove tecnologie e materiali in ottica ecologica, sostenibile, progressista e innovativa/International ideas competition for the design of residences. Competitors are invited to re-think our needs for the XXI Century taking in consideration, economic, social, and cultural conditions. Participants should research on new technologies and materials that would make their proposals sustainable, ecological, progressive, and innovative Scadenza/Deadline: 10/7 Per informazioni: eVolo Architecture 471 Central Park West, 5th floor New York, NY, 10025 Internet: www.evolo-arch.com
Peachtree City Cooper Lighting Source Awards Concorso per la promozione delle conoscenze e l’ampliamento delle funzioni dell’illuminazione come elemento primario di progetto. Si premiano installazioni realizzate negli ultimi due anni in cui siano utilizzati prodotti Cooper Lighting The competition is focused on furthering the understanding, knowledge, and function of lighting as a primary element in design, requires the use of Cooper Lighting brands. Entries are judged on aesthetics, creative achievement, and technical performance, as well as the degree in which lighting met the project constraints and design concept goals. Installations must have been completed in the last two years Scadenza/Deadline: 1/1/2008
227 l’ARCA 105
AGENDA Per informazioni: The Source Awards, Cooper Lighting c/a Karin Martin 1121 Highway 74 South Peachtree City, GA, 30269 USA Tel. +1 630 5138625 Internet: www.cooperlighting.com E-mail: Kmartin41@aol.com
Santa Monica Thermador Freedom Collection Design Contest Concorso per il progetto di cucine in cui siano utilizzati prodotti per la refrigerazione della Thermador Freedom Collection/Competition for residential kitchens have designed using Freedom Collection refrigeration products Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Thermador Freedom Collection Design Contest 1805 Colorado Avenue Santa Monica, CA, 90404 USA Internet: www.thermador.com/freedom/terms.cfm
WEB First Annual Architecture and Design Competition in Second Life Concorso per progetti di architettura degli “abitanti” di Second Life per elementi architettonici spazialmente ed esteticamente interessanti, creativi e innovativi, di qualsiasi dimensione/Competition for architecture projects from the inhabitants of Second Life. The buildings that can be of any dimension must be spatially and aesthetically interesting, creative and innovative Scadenza/Deadline: 1/9 Per informazioni: Internet: www.sl-award.com
Gau:di Competition 2007 Concorso di idee per studenti sul tema: “Una casa minimale per il divertimento nel XXI secolo/Students ideas competition on the theme: “A Minimum House for Leisure in the 21st century” Scadenza/Deadline: 30/7 Per informazioni: Internet: http://competition.gaudi-programme.eu
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
+ europaconcorsi
Per informazioni: Internet: www.worldsustainable.org/ conferences/conferences.html
Sydney University of New South Wales Connect 2007 - International Conference on Design Education 9/7-12/7 Per informazioni: Robert Zehner Associate Dean (Education) Faculty of the Built Environment University of New South Wales Sydney 2052 Tel. +61 2 93854835 Fax +61 2 93855613 Internet: www.intbau.org/ conferences.htm#Connect0707 E-mail: connect2007@unsw.edu.au
Austria Vienna Architektur Zentrum 10 Years of the Friedrich Kiesler Stiftung Wien 20/10 The 15th Vienna Architecture Congress 9/11-11/11 Per informazioni: Architektur Zentrum Museumplatz 1 1070 Vienna Tel. +43 1 5223115 Fax +43 1 5223117 Internet: www.azw.at E-mail: office@azw.at
Cina/China Beijing Baijing International Convention Center (BICC) ISES International Solar World Congress 2007 Il tema della conferenza 2007 è: “Energia solare e insediamenti umani” The theme of the 2007 conference will be “Solar Energy and Human Settlement” 18/9-21/9 Per informazioni: International Solar Society Internet: www.ises.org
Danimarca/Denmark Copenhagen Oksnehallen Future Cities: Impacts, Indicators, Implementation 23/9-27/9
Australia Brisbane Citigate The Sebel Hotel VSMM 2007: Exchange and Experience in Space and Place The 13th International Conference on Virtual Systems and Multimedia 23/9-26/9 Per informazioni: Martin Lack & Associates Suite 1, 39 Tinarra Crescent Kenmore Hills Q4069 Tel. +61 7 3878 2974 Fax +61 7 3378 9513 Internet: http://australia.vsmm.org E-mail: vsmm2007@mlaa.com.au
Griffith University World Association for Sustainable Development 5th International Conference 29/10-31/10
106 l’ARCA 227
Per informazioni: IFHP2007 Internet: www.ifhp2007copenhagen.dk
Index Summer Camp 10/8-31/8 Per informazioni: INDEX Njalsgade 94 DK-2300 Copenhagen S Tel. +45 33892005 Internet: www.indexaward.dk/2007 E-mail: info@indexaward.dk
Egitto/Egypt Alexandria Bibliotheca Alexandrina ASCAAD 2007 Conference 26/11-28/11 Per informazioni: Internet: www.ascaad.org/conference/2007/
Francia/France Lessac
Per informazioni: CII - Sohrabji Godrej Green Business Centre Survey No 64, Kothaguda Post Near Kothaguda Cross Roads Ranga Reddy Dist Hyderabad - 500 032 Tel. +91 040 23112971-73 Fax +91 040 23112837 Internet: www.igbc.in/igbc/home.jsp E-mail: igbc@ciionline.org
Domaine de Boisbuchet Architecture in the garden with Minsuk Cho (Workshop) 22/7-28/7 Fire - Water - Earth - Air with Brückner + Brückner Architekten (Workshop) 5/8-11/8 Robert Kronenburg: Portable Architecture (Workshop) 19/8-25/8
Dublin
Per informazioni: Domaine de Boisbuchet 16500 Lessac Tel. +33 0545 896700 Internet: www.boisbuchet.org E-mail: info@boisbuchet.org
UCD School of Architecture, Landscape & Civil Engineering Defining Space 12/10-13/10
Paris Palais de Chaillot et Institut du Monde Arabe Colloque Européen: Architecture et Archives Numeriques L’architecture à l’ère du numérique : une question de mémoire 8/11-10/11 Per informazioni: Internet: architecturearchives.net E-mail: secretariat.aae@citechaillot.fr
Palais de Chaillot MAD, Pékin (à confirmer) 10/9 Ian Kaplicky, Londres 22/10 Jan Neutelings, Rotterdam 19/11 Massimiliano Fuksas, Rome 10/12 Per informazioni: Agostina Pinon Communication et presse Cité de l’architecture et du patrimoine Palais de Chaillot 1, place du Trocadéro 75116 Paris Tel. +33 1 58 51 52 85 mobile 06 03 59 55 26 Fax +33 1 58 51 59 91 Internet: www.citechaillot.fr E-mail: apinon@citechaillot.fr
Gran Bretagna/Great Britain Farnham Farnham Castle Conference Center Sustainable Innovation 2007 – Global Building and Construction: Systems, Technologies, Products and Service Design 29/10-30/10 Per informazioni: The Centre of Sustainable Design University College for the Creative Arts Martin Charter (Director) Tel. + 44 01252 892772 Fax + 44 01252 892747 Internet: http://list.unu.edu/pipermail/ itenv/2006-October/000020.html E-mail: mcharter@ucreative.ac.uk
Grecia/Greece Creta Aldemar Knossos Royal Village Palenc 2007: Building Low Energy Cooling and Advanced Ventilation Technologies in the 21st century 27/9-29/9 Per informazioni: Internet: http://palenc2007.conferences.gr
India Chennai Trade Centre Green Building Congress 19/9-22/9
Irlanda/Ireland
Per Informazioni: UCD Internet: www.ucd.ie/arcel/defining_space.html E-mail: Hugh Campbell hugh.campbell@ucd.ie - Douglas Smith douglas.smith@ucd.ie
Italia/Italy Ancona Università Politecnica delle Marche Artec 2007 Convegno su progettazione e involucro edilizio 22/11-24/11 Per informazioni: Enrico Quagliarini Internet: www.ing.univpm.it/ARTEC2007, www.artecweb.it E-mail: e.quagliarini@univpm.it
Camerino (Macerata) Università L’architettura oltre la forma Seminario internazionale sui “Paesaggi urbani sostenibili” International workshop on “Sustainable Urban Landscapes” 29/7-2/8 Per informazioni: Segreteria Seminario di Architettura e Cultura Urbana c/o Unicittà Palazzo Ducale 62032 Camerino (MC) numero verde 800 054000 Tel. +39 0737 630854 Fax +39 0737 637541 Internet: www.unicam.it/culturaurbana E-mail: unicitta@unicam.it
Milano POLI.design - Consorzio del Politecnico di Milano (Campus Bovisa) Outdoor Experience Design Corso di alta formazione per progettare e arredare spazi esterni pubblici e privati promosso dall’azienda produttrice di articoli per esterni Talenti 9/7-20/7 Per informazioni: POLI.design Michela Mantica Tel. +39 02 23997248 Internet: www.polidesign.net E-mail: formazione@polidesign.net
Olanda/Holland Eindhoven
AGENDA Portogallo/Portugal Funchal (Madeira) Hotel Pestana Casino Park arch’07 - 5th International Conference on Arch Bridges 12/9-14/9 Per informazioni: ARCH’07 – 5th International Conference on Arch Bridges University of Minho Department of Civil Engineering Azurém P-4800-028 Guimarães Tel. +351 253 510 200 Fax +351 253 510 217 Internet: www.civil.uminho.pt/arch07 E-mail: arch07@civil.uminho.pt
Lisbona Instituto Superior Tecnico Portugal SB07: Sustainable Construction, Materials and Practices Convegno internazionale sull’edilizia sostenibile/International conference on sustainable construction 12/9-14/9 Per informazioni: CIB Internet: www.cibworld.nl
Repubblica Ceca Czech Republic Praga Corinthia Towers Hotel STREMAH 2007 Decima conferenza internazionale sugli studi, ristrutturazione e conservazione del patrimonio storico con un seminario sui Beni Storici Marittimi/Tenth International Conference on Studies, Repairs and Maintenance of Heritage Architecture, incorporating the Maritime Heritage Seminar 4/7-6/7 Per informazioni: Kimberley Robberts Conference Secretariat STREMAH 2007 Wessex Institute of Technology Ashurst Lodge, Ashurst Southampton, SO40 7AA, United Kingdom Tel. +44 0238 0293223 Fax +44 0238 0292853 Internet: www.wessex.ac.uk/conferences/ 2007/stremah07/index.html E-mail: krobberts@wessex.ac.uk
Czech Technical University CESB 07 – Central Europe towards Sustainable Building 24/9-25/9 Per informazioni: CESB07 Secretary - CSBS - iiSBE Czech Thákurova 7, 166 29 Praha 6 Tel. +420 2 2435 4572 Fax +420 2 3333 9987 Internet: www.substance.cz/csbs E-mail: csbs@fsv.cvut.cz Petr Hajek, CSc Tel. +420 2 2435 4459 E-mail: petr.hajek@fsv.cvut.cz
Spagna/Spain Barcelona Universitat Politecnica de Catalunya Traditional Mediterranean Architecture Present and Future 12/7-15/7
Department of Architecture, Building and Planning at the University of Technology Tectonics Making Meaning 10/12-12/12
Per informazioni: Universitat Politecnica de Catalunya C/Bon Pastor 5 08021 Barcelona Tel. +34 93 2402060 Internet: www.rehabimed.net/conferencia/ angles/index_conferencia_ang.htm E-mail: rehabimed@apabcn.cat
Per informazioni: Internet: http://tectonics2007.com
EsArq-Escola Tècnica Superior d’Arquitectura Universitat
+ europaconcorsi
Internacional de Catalunya Master of International Cooperation in Architecture: Housing, Urbanization, and Sustainability in Developing Contexts 1/10-17/7/2008 Master in Genetic Architectures: New Cybernetic-Digital ProjectDesign and New EcologicalEnvironmental Project Design Iscrizione/Registration: 31/7 2007-2008 Academic year Per informazioni: Amanda Schachter (Program Director) UIC Campus Barcelona Immaculada 22 08017 Barcelona Tel. +34 932541800 Fax +34 93 2541850 E-mail: amschac@cir.uic.es Internet: www.uic.es/cooperation
CCCB - Center of Contemporary Culture of Barcelona International Symposium IC: Tourism XXL. The European Megalopolis 19/7-21/7 Per informazioni: Internet: www.intelligentcoast.es
Svezia/Sweden Malmöe Messen Sustainable City Development Convegno internazionale International conference 12/9-14/9 Per informazioni: Internet: www.malmo.se/sustainablecity
Svizzera/Switzerland Lausanne Ecole Cantonale d’Art/ECAL Summer Academy of Design – Workshop: Alexis Georgacopoulos, Ronan Bourellec, Michael Young 5/7-30/7 Per informazioni: ECAL Pierre Keller (Director) 4 Avenue de l’Elysée CH-1006 Lausanne Tel. +41 021 3169933 Fax +41 021 6163991 Internet: www.ecal.ch E-mail: pierre.keller@ecal.ch
USA Cambridge Harvard University Graduate School of Design Architecture and Sustainability: Integrating Built and Natural Environments 23/7-24/7 Internet: www.gsd/harvard.edu
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Australia Sydney The Power House Museum Smart Works: Design and the Handmade Fino al/through 5/11
Austria Vienna Architektur Zentrum Margherita Spilluttini – Atlas Austria 21/6-24/9 China Production 26/10-21/1/2008 Architektur Zentrum West Home Stories: An Inside Look at Single-Family Houses in Austria 5/7-19/8
Canada Montreal CCA Clip/Stamp/Fold 2: The Radical Architecture of Little Magazines 196X-197X 12/4-9/9 Lessons from Bernard Rudofsky 4/7-30/9 Museum of Fine Arts American Streamline Design: The World of Tomorrow 16/5-28/10
EspaceEDF So Watt ! Du design dans l’énergie 25/5-9/9
Vers-Pont du Gard Site Pont du Gard A l’oeuvre et à l’ouvrage: Shigeru Ban, Patrick Bouchain, Rudy Ricciotti et Michel Virlogeux 22/6-16/9
Germania/Germany Frankfurt DAM Bauen in den Neuen Bundeslandern – 15 Jahre Aufbau Ost 23/6-26/8 Young Americans 27/6-2/9
Stuttgart Wechselraum Asmara. Africa’s Secret Modernist City 21/9-19/10
Giappone/Japan Tokyo
Danimarca/Denmark Humlebæk Museo d‘Arte Moderna Louisiana The Boundaries of Architecture 15/6-21/10
Finlandia/Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture City Home Wood Studio Fino al/through 2/9 Competed Architecture 12/9-11/11
Francia/France Bordeaux arc en rêve SANAA- Kazuyo Sejima + RyueNishizawa & Walter Niedermayr 14/6-28/10
Marseille Maison de l’Architecture et de la Ville PACA Alvaro Siza au Thoronet 29/6-31/10
Paris Cité de l’architecture et du patrimoine Christian de Portzamparc: Rêver la ville Avant-Après. Architectures au fil du temps 21/3-16/9 Maison Rouge Patrick van Caeckenbergh, Les bicoques Pavillon Seroussi, architecture de collectionneurs Felice Varini Flavio Favelli dans le patio 1/6-16/9
Mori Art Museum Le Corbusier: Art and Architecture – A Life of Creativity 26/5-24/9
Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Zaha Hadid Architecture and Design 29/6-31/10 Earls Court 100% Design London 20/9-23/9 Albion Gallery The Campana Brothers: TransPlastic 5/6-17/8
Italia/Italy Firenze Casa Buonarroti Michelangelo Architetto a San Lorenzo: quattro problemi aperti 20/6-12/11
Milano Triennale Fabrica: Les Yeux Ouverts 5/6-15/7 Renzo Piano. Le città visibili 23/5-16/9
Olanda/Holland Maastricht NAI Jean Prouvé 5/5-12/8
Rotterdam Varie Sedi Architecture Biennale Rotterdam: Power – Producing the Contemporary City 24/5-2/9
227 l’ARCA 107
AGENDA
+ europaconcorsi
Rotterdam City of Architecture 2007 www.rotterdam2007.nl
The Cooper Union Acoustics for Architects 13/6-1/8
NAI Le Corbusier – The Art of Architecture 26/5-2/9
Austrian Cultural Forum Wine Architecture- The Winery Boom 6/9-28/11
Portogallo/Portugal Lisboa Various Venues Triennale di Architettura (www.trienaldelisboa.com)
31/5-31/7
Svizzera/Switzerland Basel Museo Svizzero di Architettura Instant Urbanism 9/6-16/9 Pancho Guedes – The Eclectic Modernist 28/9-31/12
Zürich Museum für Gestaltung Stuhl Haus Stadt – Haefeli Moser Steiger 30/3-1/7 ETH Visualizing Knowledge 4/7-26/7 Martin Stollenwerk-SBB Bauten Max Vogt 1/6-26/7
USA Bellevue Art Museum Raymond Loewy: Designs for a Consumer Culture 3/6-12/9
Public Library Lower Manhattan 2010: It’s Happening Now Fino al/through 15/9 GuggenheimMuseum The Shapes of Space Fino al/through 29/8 Museum of Arts and Design Inspired by China: Contemporary Furnituremakers Explore Chinese Traditions 28/6-28/10
San Francisco SFMoMA California College of the Arts at 100: Innovation by Design Fino al/through 26/8 Design Center Galleria San Francisco on the Boards+At Street Level 6/9-26/10
Washington National Building Museum Reinventing the Globe: A Shakespearean Theatre for the 21st century Fino al/through 27/8 David Maculay: The Art of Drawing Architecture 23/6-21/1/2008 Smithsonian American Art Museum Temple of Invention: History of a National Landmark Fino al/through 8/7 The Corcoran Gallery of Art Modernism: Designing a New World 1914-1939 Fino al/through 29/7
Chicago The Art Institute Lorenzo Ghiberti’s Gates of Paradise 28/7-13/10
Mostre d’arte Art Exhibitions
Sci-Arc Emergent+Buro Happold, The Dragonfly 18/5-8/7
Art Museum Going Out of Style: 400 years of Changing Tastes in Furniture 21/6-30/9
New Haven Yale Art Gallery Responding to Kahn: A Sculptural Conversation Fino al/through 8/7
New York Cooper-Hewitt National Design Museum Design Life Now: National Design Triennial Fino al/through 29/7 Design for the Other 90% 4/5-23/9 Piranesi As Designer 14/9-20/1/2008
108 l’ARCA 227
Austria
Kunsthaus China Welcomes You… Fino al/through 2/9
Vienna Kunstforum Eros in Modern Art 1/3-22/7 MAK Sunset: Delayed-Andrea Lenardin Madden and Kasper Kovitz 18/4-16/9 Les Fleurs du Mal-Florian Ladstätter showcases extravagant jewellery 25/4-23/9
Carquefou Frac Henrik Plenge Jakobsen 16/5-7/10 Pilvi Takala 16/5-9/9 Regina Möller 7/7-9/9 Stéohane Pauvret 21/9-11/11
Quai Branly Jardin d’amour, Yinka Shonibare Nouvelle-Irlande, arts du Pacifique Sud 3/4-8/7 Wounded Artefacts-Repair Work in Africa 19/6-16/9 Grand Palais Anselm Kiefer 31/5-8/7
Liverpool Tate Liverpool Centre of the Creative Universe: Liverpool and the Avant-Garde 20/2-9/9 Peter Blake 29/6-23/9
London Tate Modern Dalí & Film 1/6-9/9 Hélio Oiticica: The Body of Colour 7/6-23/9
Chartres Centres International du Vitrail Le nouvel art de la couleur Fino al/through 31/8
Galerie Cent8 Frederic Sanches, Castles in the Air 15/5-21/7
Bruxelles
Delme
Saint Paul de Vence
Atomium Enrico T. De Paris (Riccardo Mazza, image & sound designer; Jean-Claude Oberto, poeta; Mauro Calvone, video maker): Inside 15/3-16/9
Centre d’art contemporain la Synagogue Summer’s Song: Marc-Camille Chaimowicz 8/7-28/10
Galerie Guy Pieters Christo et Jeanne-Claude, deux projets en cours : Over the River project for the Arkansas River; The Mastaba of Abu Dhabi 21/7-9/9
Estorick Collection Lucio Fontana: alle radici dello Spazialismo 27/6-9/9
Saint-Tropez
Tate St Yves Brian Wilson: An Art Exhibition 26/5-23/9
Belgio/Belgium
Canada Montreal Museum of Fine Arts Emily Carr: New Perspectives 21/6-23/9 Communication Vessels: New Technologies and Contemporary Art 1/8-14/10
Lille Palais des Beaux Arts Philippe de Champaigne (16021674). Entre politique et dévotion 27/4-15/8
Lyon
Toronto
La Sucrière, Institut d’art contemporain de Villeurbanne, Musée d’art contemporain de Lyon Biennale de Lyon 2007 17/9-6/1/2008 (Journées professionnelles 17/9-18/9)
Art Gallery of Ontario The Future Now Fino al/through 1/11
Musée d’art contemporain François Morellet 6/6-5/8
Danimarca/Denmark Arken Museum of Modern Art Images of Man from the Arken Collection 23/6-2/9
Museo d’Arte Moderna Louisiana Made in China 16/3-5/8 Julie Mehretu 1/6-26/8 Philip Guston 1/6-26/8
Graz Neue Galerie Zur Natur des Menschen Fino al/through 26/8
Rome et Naples 21/9-31/12
+ europaconcorsi
Galerie d’actualités du Musée des arts décoratifs Guidette Carbonell 6/6-30/9
KunstHaus Zurück zur Figur. Contemporary Painting 24/5-30/9
Humlebæk
Los Angeles
Milwaukee
Blue and White: Objects in Blue & White from Egypt to China 7/3-9/9 Held Together with Water 9/5-16/9 Alfons Schilling-Vision Machines 007 24/4-30/9 Gods and Heroes: Rama, Krishna and the Great Indian Epics in Folklore Printed Editions from the Collection Erich Allinger 23/5-23/9
AGENDA
Finlandia/Finland Espoo Museum of Modern Art/EMMA In the hands of the woodcarver Isaac Julien 6/6-26/8 Salvador Dalí 3/10-16/12
Francia/France Caen Musée des Beaux-Arts Philippe Borderieux: Peintures, dessins et céramiques 22/6-31/8 Charles Mellin: Un Lorrain entre
Nantes Biennale Estuaire Nantes-SaintNazaire 1/6-1/9
Nîmes Carré d’Art Où? Scènes du Sud: Espagne, Italie, Portigal 23/3-23/9
Paris Centre Pompidou Airs de Paris 25/4-15/8 Annette Messager 6/6-17/9 Julio Gonzalez 27/6-8/10 Jeu de Paume-Espace Concorde Pierre & Gilles 29/6-23/9 Edward Steichen 9/10-30/12 Cité des Sciences et de l’Industrie Changer d’ère – Comportements, consommation, éco-design Fino al/through 12/8
Varie Sedi Dialogues méditerranéens 10/7-15/10
Germania/Germany Bonn Kunst- und Austellungshalle Der Bundesrepublik Deutschland Russian Soul Icons, paintings and drawings of the Tretyakov Gallery, Moscow 17/5-26/8
Darmstadt Institut Mathildenhöhe Janet Cardiff-George Bures Miller: The Killing Machine and other Stories 25/5-26/8
Frankfurt Schirn Kunsthalle John Bock Films 7/6-23/9 A.R.Penck 15/6-16/9 Museum für Angewandte Kunst Katachi Form 3/5-26/8
Herford Marta Marta Schweigt – Garde le Silence, le silence te gardera 2/6-7/10
Munchen Haus der Kunst Georg Petel. Sculptor during the Thirty Years’ War 9/5-19/8
Musée d’Orsai L’art moderne à Paris: la Galerie Vollard, de Cézanne à Picasso 19/6-16/9
Edinburgh
Musée du Luxemburg René Lalique: Créateur d’Exception 7/3-29/7
Scottish National Portrait Gallery Energy: North Sea Oil Portraits Fino al/through 21/7
Gran Bretagna/Great Britain
Chris Beetles Gallery Albert Goodwin RWS 1845-1932 6/6-31/7
St Yves
MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al web 6/5-4/11
Caldarola (Macerata) Palazzo dei Cardinali Pallotta Simone de MagistrisUn pittore visionario tra Lotto ed El Greco 5/4-30/9
Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta Fino al/through 30/12
Carrara Museo della Scultura, ex-convento di San Francesco XII Biennale Internazionale di Scultura - Pietro Tacca. Carrara, la Toscana, le grandi corti europee 4/5-19/8
Castiglioncello (Livorno) Italia/Italy Ameglia (La Spezia) Parco Arte Ambientale La Marrana Hamish Fulton, Claudia Losi: An object cannot compete with an experience 30/6-29/7
Aosta Forte di Bard In cima alle stelle. L’universo tra arte archeologia e scienza 4/4-2/9 Chiesa San Lorenzo Antologia di restauri. Arte in Valle d’Aosta tra Medioevo e Rinascimento 28/4-30/9
Arezzo Museo statale d’arte medievale e moderna Piero della Francesca e le Corti italiane 31/3-22/7
Bagnacavallo (Ravenna) Museo Civico delle Cappuccine Mino Maccari: L’età selvaggia 3/6-5/8
Bergamo GAMeC Johannes Kahrs: Men with Music 4/4-29/7 Vanessa Beecroft 9/5-29/7 Palazzo della Ragione Gianfranco Ferroni 1/6-19/8
Bologna Galleria d’Arte Maggiore Corpora e Scialoja Il Piacere del Segno: Dinamismi ed Equilibri 24/5-31/7
Castello Pasquini Il cinema dei pittori. Le arti e il cinema italiano 1940-1980 15/7-4/11
Cervia (Ravenna) Magazzini del Sale Mino Maccari: Cose mai viste 24/6-19/8
Cesena Biblioteca Malatestiana Alberto Sughi 23/3-22/7
Chiusi (Siena)
Faenza (Ravenna) MIC Museo Internazionale delle Ceramiche 55° “Premio Faenza”, 2007. Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte. Dedicato agli artisti “under 40” 16/6-19/8
Feltre (Ferrara) Galleria De Faveri Misteriosofie Simboliste (fra Austria e Germania) 9/6-8/7
Firenze Palazzo Strozzi Cézanne 2/3-29/7 Sala d’Arme, Palazzo Vecchio Possenti: Nel sogno abitato. Storie dipinte di Dino Campana 28/6-29/7 Villa Bardini Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli 12/7-14/10
Genova Palazzo Ducale, Palazzo Rosso Luca Cambiaso, un maestro del Cinquecento europeo 3/3-8/7 Villa Croce In pubblico, azioni e idee degli anni ’70 in Italia 21/3-2/9
Lecco Federico Bianchi Contemporary Art Paola Di Bello - Strip, Milano Vénera Kastrati – Mirupafshim, ombre e voci 12/5-21/7
Lucca
Museo Archeologico Etruschi. La collezione Bonci Casuccini 21/4-4/11
Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo L. Ragghianti Oltre il paesaggio: Gabriele Basilico 1978 – 2006 20/4-29/7
Ciliverghe di Mazzano (Brescia)
Mamiano Traversetolo (Parma)
Musei Mazzucchelli Il Teatro degli Artisti 5/5-28/10
Fondazione Magnani Rocca Sironi metafisico. L’atelier della meraviglia 1/4-15/7
Cirè (Torino)
Marina di Pietrasanta (Lucca)
Villa Remmert Artisti, parole, immagini dal 1960 al 1970 18/3-22/7
Villa La Versiliana Marco Cornini, sculture 8/7-26/8
Codroipo (Udine)
Merano
Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea - Passariano Hiroshi Sugimoto 1/4-30/9
kunst Merano arte Boris Mikhailov-Yesterday 30/6-23/9
Como Villa Olmo Gli Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado 24/3-15/7
Mestre (Venezia) Galleria d’ArteRadar Iva Kontic, My Still Lives 23/6-22/7
Migliarino Pisano (Pisa) Magazzini Lisabetta Salviati per l’arte
227 l’ARCA 109
AGENDA Natura e Bellezza: Lisl Hildebrand 21/7-2/9
Milano Palazzo Reale Arte italiana 1968 – 2007 Pittura 10/7-11/11 Galleria Giò Marconi Franz Ackermann 5/6-27/7 Giulio Paolini Fino al/through 27/7 Galleria Christian Stein Giulio Paolini Fino al/through 27/7 Spazio Annunciata Milano anni ’60: Baratella ieri e oggi 14/3-14/7 Biblioteca di Via Senato Toscanini, una vita fra note e colori 30/3-7/10 Fondazione Arnaldo Pomodoro Doppio sogno. 2RC fra artista e artefice 18/4-28/7 Galleria Blu Per una storia della pittura 2 – Da Klein a oggi 7/5-17/7 Galleria Viafarini Re-Enacted Painting 3/5-31/7 A Arte Studio Invernizzi Paolo Pinelli 16/5-13/7 Galleria Zero Victor Man: Without Going Into The Extravagance That’s In Trees 18/5-28/7 JZArt Arman 5/6-28/7 Galleria Riccardo Crespi Just in Time 23/5-28/7
+ europaconcorsi
L'astratto presente. Generazioni in scena Fino al/through 29/7
Trieste
Ravenna
Museo Revoltella Gillo Dorfles 1935-2007 12/5-15/7
Museo d’Arte/MAR Felice Casorati, dipingere il silenzio 1/4-8/7
Urbino
Roma Associazione Culturale Valentina Bonomo Liliana Porter: For instance 23/5-20/9 MACRO Into me/Out of me Fino al/through 10/9 Ghada Amer 26/5-30/9 Villa Medici Geroge Grosz. Berlino.New York 9/5-15/7 Musei San Salvatore in Lauro Fatto ad arte. Territori di ceramica italiana contemporanea 25/6-22/7
Rovereto (Trento) MART Young in the Future. Matteo Basilè 23/6-26/8 Luca Vitone. Omaggio a Segantini 23/6-23/9 Maurice Denis. Maestro del Simbolismo Internazionale 23/6-25/9 Claudio Abate, fotografo 23/6-7/10 Percorsi privati-Lo sguardo di un collezionista da Balla a Chen Zhen 23/6-7/10
Terni Palazzo Primavera 1° MMS Photo Festiva 2° CortoFoninoT Film Festival, festival nazionale di cortometraggi girati con il telefonino
Palazzo Ducale-Galleria Nazionale delle Marche Ori e argenti-Capolavori del ’700 da Arrighi a Valadier 4/4-14/10 Fathi Hassan 22/6-18/7
Venezia Varie Sedi 52.Esposizione Biennale Internazionale d’Arte 10/6-21/11 Palazzo Grassi Sequence 1 5/5-18/11 Collezione Peggy Guggenheim All in the present must be transformed: Matthew Barney and Joseph Beuys 6/6-2/9 Museo Correr Sargent and Venice 23/3-22/7 Enzo Cucchi 8/6-7/10 Ca’ Pesaro Bertozzi&Casoni: Le bugie dell’arte 8/6-2/9 Palazzo Fortuny Artempo-Where Time Becomes Art 9/6-7/10 Galleria Marina Barovier Laura de Santillana - In Vitro 31/5-31/7 Palazzo Pesaro Papafava Damien Hirst: New Religion 9/6-4/8
Repubblica di San Marino San Marino Republic San Marino Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Mappamondino: Antologia di opere di Aldo Mondino tra gli Anni ’60 e gli Anni 2000 23/6-26/8
Spagna/Spain Barcelona MACBA Un teatre sense teatre 25/5-11/9
Convention and Exhibition Centre Mipim Asia Mostra convegno del mondo immobiliare Convention and exhibition of the real estate world 28/11-30/11
Svezia/Sweden Stockholm Moderna Museet Karin Mamma Andersson 5/5-5/8 Ten Stories – Swedish Art from the Early 20th Century 2/6-9/9 Lars Tunbjörk, Photography 1/9-9/12
Svizzera/Switzerland Ligornetto Museo Vela Paolo Bellini, opere recenti 3/6-25/11
Palazzo Bricherasio Israele Arte Contemporanea 22/6-2/9 Michelangelo e il mito di Leda Disegni e documenti 29/6-2/9
Palazzo della Ragione Il Settimo Splendore. La modernità della malinconia 25/3-27/7
Museo Cantonale d’Arte Affinità e complementi 776-9/9
Padova Misei Civici agli Eremitani Fulvio Pendini (1907-1975). I volti di Padova 19/5-4/11
Pietrasanta (Lucca) Galleria Flora Bigai Tom Wesselmann 14/7-2/9
Pieve di Cento (Bologna) Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900
110 l’ARCA 227
Galleria Dieffe Dany Vescovi: Piani paralleli 225-14/7
Trento
www.luxembourg2007.org
Halle des Soufflantes-Balval All We Need-Martin Heller 21/4-28/10
Castello del Buonconsiglio Ori dei cavalieri delle steppeCollezioni dai Musei dell’Ucraina 1/6-4/11
Rotterdam
Mart Sulle tracce di Maurice DenisSimbolismi ai confini dell’Impero Asburgico 23/6-28/10
Kunsthal Opium-The Black Perfume 28/4-8/7 Max Liebermann 23/6-16/9
Olanda/Holland
Per informazioni: Art Culture Studio Avenue de Sécheron 6 CH-Genève Internet: www.salzburg.faf.com E-mail: info@artculturestudio.com
Art Basel/Miami Beach 6/12-9/12
Palazzina dei Giardini Katharina Fritsch Shomei Tomatsu-Skin of the Nation 20/5-22/7
Luxembourg et Grande Region Capitale Européenne de la Culture 2007
World Fine ArtFair Salone internazionale dell’arte 27/7-4/8
Hong Kong
Parco di Villa Saroli Ivo Soldini 31/3-9/9
Lussemburgo/Luxembourg
Salzburg
Miami Beach
Verona
Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà Primo Levi. I giorni e le opere 18/4-14/10
Los Angeles
Austria
Guggenheim Anselm Kiefer 28/3-3/9
Torino
PrimoPiano HomePhotoGallery Massimo Pastore: Femmes Fino al/through 10/8
Art Museum Radar Fino al/through 15/7 Japanese Art Fino al/through 29/7 Breaking the Mold Fino al/through 19/8
MAK LA Arnulf Rainer: Hyper-Graphic 17/5-26/8
Modena
Fondazione Merz Mario Merz: disegni 28/4-29/7
Denver
Museo de Bellas Artes Kiss Kiss Bang Bang: 45 Years of Art and Feminism 11/6-9/9
10/3-10/10
Galleria Blindarte Contemporanea Simon Keenleyside 29/5-30/9
ICA-Institute of Contemporary Art Anish Kapoor 25/5-26/8
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Bilbao
Galleria Flora Bigai Tom Wesselmann 9/6-13/10
Museo di Castelvecchio Herbert Hamak: Ultramarinblau dunkel PB29.22007 19/3-30/10
Boston
+ europaconcorsi
Natural History Museum Pavilion of Wings 15/4-3/9
(www.cortofoninofilmfestival.eu)
Napoli
AGENDA
Lugano
Museo d’Arte Moderna Georg Baselitz 6/5-23/9
Saint Gervaise (Ginevra) Centre pour l’Image Contemporaine 12e Biennale de l’image en mouvement 12/10-20/10 Exposition BIM 12/10-16/12
USA Atlanta High Museum Kings as Collectors Fino al/through 7/9
Austin Blanton Museum Master Drawings from the Yale University Art Gallery 1/6-12/8
New York Guggenheim Divisionism/Neo-Impressionism: Arcadia to Anarchy 27/4-6/8 Dia:Beacon An-My Le Fino al/through 3/9 MoMA Richard Serra Sculpture: Forty Years 3/6-10/9
Philadelphia ICA Karen Kilimnik Contemporary Art and the Art of Curating Phoebe Washburn Crimes of Omission 21/4-5/8
Salem Peabody Essex Museum Joseph Cornell: Navigating the Imagination 28/4-19/8 Perfect Imbalance, Exploring Chinese Aesthetics 19/5-17/5/2009
San Diego Museum of Art Impressionist Giverny: A Colony of Artists, 1885–1915 21/7-30/9
Seattle Asian Art Museum On Nature and Friendship: Modern Chinese Paintings 15/2-29/7
Washington DC National Gallery of Art Fabulous Journeys and Farway Places: Travels on Paper, 1450-1700 Fino al/through 16/9
Cina/China
Per informazioni: Mipim Internet: www.mipimasia.com
Emirati Arabi Uniti/UAE Sharjah Expo Centre Sharjah Conmex Salone internazionale dei macchinari da costruzione International machinery exhibition 5/11-8/11 Per informazioni: Conmex P.O.Box 3222 Sharjah Tel. +971 6 5770000 Fax +971 6 5770111 Internet: www.conmex.ae E-mail: conmex@expo.centre.ae
Francia/France Paris Porte Versailles Ecobuilding Performance Salone professionale internazionale dell’energia, performance ambientale, architettura sostenibile International professional trade fair of the energy, environmental performance, sustainable architecture 18/9-20/9 Per informazioni: Exposium Elodie Chauderlot Tel. +33 1 49685662 Internet: www.ecobuilding-performance.com E-mail: elodie.chauderlot@exposium.fr
Batimat 2007 Salone internazionale dell’edilizia International trade fair of building industry 5/11-10/11 Per informazioni: Internet: www.batimat.com
Parc Floral Aqualie Salone internazionale dei giochi acquatici, piscine, e benessere International trade fair of aquatic leisure and wellness 24/10-25/10 Per informazioni: Sepelcom Florent Suplisson Tel. +33 04 72223342 Internet: www.sepelcom.com E-mail: fsup@sepelcom.com
Light on/Off Salone internazionale dell’illuminazione tecnica e per l’architettura International architectural and technical lighting show 5/2/2008-8/2/2008 Per informazioni: Reed Expositions France – Pôle confort 70 rue de Rivay 92532 Levallois Perret Tel. +33 1 47565059 Fax +33 1 47562424 Internet: www.lightonoff.com
Giappone/Japan Chiba Makuhari Messe DIY Homecenter Expo Salone internazionale dei prodotti per la casa International trade fair of products for the house industry 23/8-25/8 Per informazioni: Japan DIY Industry Association Shin-Kanda Building 5F, 1-8-5 Kajicho Chiyoda-ku, Tokyo 101-0044 Tel. +81 3 32564475 Fax +81 3 32564457 Internet: www.diy-show.jp
Italia/Italy Bologna Fiera Cersaie Salone internazionale della ceramica per l’architettura e l’arredo bagno International trade fair of ceramics for architecture and bathroom furniture 2/10-6/10 Per informazioni: Cersaie Edi.Cer. Spa Tel. +39 0536 804 585 Segreteria Operativa Tel. +39 051 664 600 00 Internet: www.cersaie.it E-mail: pressoffice@cersaie.it
Saie Salone internazionale delle costruzioni/International trade fair of building industry 24/10-28/10 Per informazioni: SAIE BolognaFiere spa Tel. +39 051 282 111 Internet: www.saie.bolognafiere.it E-mail: saie@bolognafiere.it
Milano Fiera Milano-Rho Vitrum Salone internazionale specializzato delle macchine, attrezzature ed impianti del vetro piano e cavo; vetro e prodotti trasformati per l’industria International trade fair of machines, equipments and plants for flat and cave glass and the glass production industry 3/10-6/10
Per informazioni: Vitrum Via Petitti 16 20149 Milano Tel. +39 02 33006099 Fax +39 02 33005630 Internet: www.vitrum-milano.it E-mail: vitrum@vitrum-milano.it
Pordenone Fiera ZOW Salone internazionale di componenti e accessori per l’industria del mobile International trade fair of components and accessories for the furniture industry 17/10-20/10 Per informazioni: Business International Via Carducci 12 20123 Milano Tel. +39 02 86995712 Fax +39 02 86913226 Internet: www.zow.it e-mail: info@zow.it
Rimini Fiera Sun Salone internazionale dell’arredamento e attrezzature per esterni International trade fair of furniture and equipment for exteriors 4/10-7/10 Per informazioni: Fiera di Rimini Tel. +39 0541 744111 Fax +39 0541 744200 Internet: http://fiera-rimini.abcrimini.com/sun.php E-mail: info@riminifiera.it
Udine Fiera Promosedia 2007 Salone internazionale della sedia International trade fair of chairs 8/9-11/9 Per informazioni: Udine Fiere Via Cotonificio 96 33030 Torreano di Martignacco (UD) Internet: www.promosedia.it
Verona Fiera Abitare il tempo Giornate internazionali dell’arredo International days of furniture 20/9-24/9 Per informazioni: Acropoli Viale Mercanzia Blocco 2/B Galleria A 40050 Funo Centergross (BO) Tel. +39 051 864310 Fax +39 051 864313 Internet: www.abitareiltempo.com E-mail: info@acropoli.it
Spagna/Spain Madrid Feria Horeq 2007 Salone internazionale delle attrezzature per alberghi e ristoranti/International fair of equipment for hotel and restaurants 24/11-27/11 Per informazioni: IFEMA Feria de Madrid 28042 Tel. +34 91 7223000 Fax +34 91 7225788 Internet: www.horeq.ifema.es E-mail: horeq@ifema.es
227 l’ARCA 111
in the World
ARGENTINA Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar
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