Cesare Maria Casati
Vacanze nello spazio
I
n questo mese, lo avrete notato dalla copertina della rivista, continuiamo, come da tradizione de l’Arca, a occuparci nelle pagine di “AGORA” dei futuri linguaggi espressivi con i progetti di Daniele Bedini per un futuro molto prossimo, che modificherà costumi concettuali e canoni estetici anche nell’architettura. Sembra ormai certo che nei prossimi anni comincerà a svilupparsi una disciplina progettuale del tutto nuova, almeno per tutti coloro che si impegnano nell’architettura. Sono nati, con gli ultimi progetti di Daniele Bedini e di pochi altri al mondo, i primi studi strutturali e architettonici destinati a realizzare degli alberghi gonfiabili che navigheranno nello spazio intorno al nostro pianeta. Le prime tipologie allo studio sono delle unità residenziali, tipo hotel dello spazio, per accogliere i primi turisti che avranno mezzi e coraggio per sperimentare nuove vacanze d’avventura. Sembra veramente che tra dieci o quindici anni inizieranno i primi viaggi turistici organizzati, che metteranno a disposizione di chi potrà acquistare il pacchetto viaggio di andata e ritorno e soggiorno, una camera con gli accessori indispensabili per abitare alcuni giorni in assenza di gravità in orbita intorno alla terra. Questi primi fortunati riceveranno di sicuro emozioni fortissime, sia per l’esperienza di muoversi e vivere in assenza di gravità che per le “viste panoramiche” offerte della Terra, certamente ineguagliabili. Con i primi ritorni si diffonderà poi un nuovo bisogno di status, per chi disporrà delle risorse necessarie, per sperimentare questa vacanza alternativa, e speriamo che non si debba rischiare che anche la volta celeste (come è avvenuto per i migliori siti naturalistici del pianeta, se non avverranno interventi intelligenti) debba subire la “lottizzazione” selvaggia dei nuovi siti turistici aerei, o meglio extra aerei. Trovo particolarmente eccitante l’idea di poter progettare dei contenitori, non utopici, di vita umana nello Spazio senza gravità, dove le strutture devono rispondere a parametri senza peso e dove, per chi ci abiterà, non esisterà più alcun riferimento di alto e basso. Inventare letteralmente queste nuove “case” è certamente entusiasmante, almeno per capire una volta per tutte, come utilizzare e progettare l’intero spazio tridimensionale che ci circonda e usufruire correttamente di tutte le protesi artificiali che ormai siamo abituati a usare. L’esperienza di costruire nello Spazio, come avvenne per i primi viaggi scientifici, porterà anche un progresso inimmaginabile nella scoperta di nuovi materiali e nella produzione industriale di nuovi accessori ipertecnologici, e alimenterà, con dimensioni “universali”, la nostra capacità di immaginare e di sperimentare nuovi canoni esistenziali ed estetici. Siamo agli albori di un mondo del progetto e della costruzione che cambia e che cambierà antropologicamente le abitudini e le culture tradizionali dell’umanità, abituata a diffondersi e convivere sempre in sole due dimensioni spaziali.
Holidays in Space
A
s you will have noticed from the magazine cover, as usual this month l’Arca is continuing to look at the stylistic languages of the future in its “AGORA” article, featuring projects designed by Daniele Bedini for the very near future, which will alter our conceptual customs and aesthetic canons even in architecture. It now appears certain that in the next few years a totally new design discipline will start to emerge, at least for every body working in architecture. These latest projects by Daniele Bedini and a few other architects around the world mark the start of the first structural and architectural studies aimed at constructing inflatable hotels, which will navigate in space around the planet Earth. The study’s first stylistic designs are housing units rather like hotels in space designed to accommodate the first tourists with the means and courage to experiment with a new kind of adventure holiday. It really would seem that in 10 or 15 years the first tourists trips will be organised, providing those with the economic means at their disposal to purchase a package including a return trip and hotel room with all the accessories required for spending a few days orbiting around the Earth in the absence of gravity. These first lucky holidaymakers will certainly enjoy some very powerful emotions, both from the experience of moving and living in zero gravity and from the incomparable “panoramic views” of the earth they will get. When they get back they will be new status symbols for those with the resources required to experiment with this kind of alternative holiday, and it is to be hoped that the heavenly vault does not suffer the same fate as some of the best nature sites on our planet, with the uncontrolled “parcelling out” of new tourist sites in the air (or rather above the air) unless suitable intelligent counteraction is taken. I find the idea of being able to design non-utopian containers for human life in Space in the absence of gravity a particularly exciting idea. These structures will have to meet weightless parameters, where there will be no way of distinguishing between up and down for those inhabiting them. But literally inventing these new houses is certainly an exciting prospect, at least for understanding, once and for all, how to use and design the whole of our surrounding three-dimensional space and make proper use of all the artificial prostheses we are now so familiar with. The experience of building in Space, as was the case with the first scientific voyages, will also lead to inconceivable progress in the discovery of new materials and the industrial production of new hyper-technological accessories. It will also add a “universal” dimension to our ability to envisage and experiment with new existential and aesthetic canons. We are at the dawning of a world of design and construction which is already changing and will continue to change (anthropologically) mankind’s traditional customs and cultures, accustomed as we are to coexist and spread in two spatial dimensions only.
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La media italiana di Mario Pisani
V
oler colpire ad ogni costo l’occhio era arroganza, errore etico ed estetico insieme. La bellezza, prima o poi raccoglie consenso, ma in modo completamente diverso dal successo immediato e personale. Luigi Zoja, Giustizia e bellezza, 2007
Rappresenta certamente una interessante novità il fatto che questo numero de l’Arca sia interamente dedicato all’Italia, perché si tratta di un mensile che più di altri si è caratterizzato per il taglio internazionale e la capacità di osservare con attenzione la migliore produzione, da ovunque provenga, senza lasciarsi ingabbiare nelle maglie di un unico linguaggio espressivo, finendo per diventare, come è capitato ad altri, il portavoce di una tendenza. Ciò che si riconosce al direttore e allo staff redazionale è l’indiscusso interesse, potremmo dire il vero amore, per l’architettura, al di là delle scuole di origine, del modo di esprimersi, delle diverse fonti di ispirazione. Ciò è particolarmente vero nel numero in questione. Qui le opere segnalate ci parlano essenzialmente dell’oggi. Di un tempo dove, per dirla con Sarkozy, il Presidente francese che con una lettera aperta agli architetti ha dimostrato interesse e disponibilità verso la nostra disciplina, “siamo arrivati a un limite massimo in fatto di vincoli, ma in questo modo si finirà per soffocare ogni creatività”. Si tratta proprio del tempo duro, coriaceo, cinico e balordo in cui viviamo. L’arte di costruire edifici significativi tenta disperatamente di entrare in sintonia con esso ed esprimere i pochi valori ancora rimasti in grado di caratterizzare e contraddistinguere le opere di architettura. Ciò è particolarmente vero per il dinamico Museo del Cavallo a Bisignano, in Calabria, progettato da Marcello Guido che impiega il decostruttivismo per esprimere l’instabilità, il caos, la confusione dei linguaggi che finisce per portare all’afasia, al silenzio rotto solo dal rutilante martellamento della pubblicità che diffonde unicamente il portato delle mode mentre è sempre di più necessaria un’estetica in grado di svolgere liberamente il proprio compito morale, di avere quindi una funzione etica. A quella stessa sponda si lega il nuovo Mercato Ittico a Porto San Giorgio, dovuto allo Studio Gaggiotti-Gambacorta & Associati. L’edificio guarda in particolare le spumeggianti composizioni di Frank Gehry, il creatore di sogni, per dirla con il titolo del bel film che Sydney Pollack ha dedicato al maestro americano. L’organismo strutturale è realizzato in acciaio e possiede una forma spaziale articolata, costituita da elementi disposti secondo le isocurve che definiscono le superfici nello spazio, articolate secondo una doppia curvatura, mentre i rivestimenti e le coperture sono stati realizzati in pannelli di lamiera metallica, a protezione multistrato, con isolante interno. Le immagini rinviano alla spuma del mare, alle instancabili onde che si infrangono sulla risacca. Nell’edificio delle Poste a Sestri Ponente, progettato e realizzato dallo studio di Mariarita Mariani, i volumi messi in campo si compenetrano avvolgendosi in un irresistibile abbraccio. L’architettura, pur movendo i primi passi da quegli stessi stilemi, e in particolar modo da alcune proposte messe a punto da Peter Eisenman sembra, per l’attenta utilizzazione dei materiali che svolgono un ruolo particolare contribuendo a creare l’effetto di discontinuità e innovazione, voler tentare una possibile mediazione, gettare un ponte con il linguaggio high tech. Lo stesso che utilizza Mario Cucinella, nel progetto che riguarda la sistemazione del lotto nella zona sud di Rimini, nell’area della ex Ducati. L’autore del sofisticato intervento per la Tsinghua University, a Beijing, nella Cina proiettata verso il traguardo delle prossime Olimpiadi, punta a dimostrare come il linguaggio coniato da Renzo Piano e dagli amici inglesi, dove l’architettura viene considerata una macchina efficiente, possa raggiungere inediti obiettivi e attestare nel contempo una nuova sensibilità nei confronti dell’ambiente e del consumo delle risorse, con la stessa sensibilità che riconosciamo nel progetto messo a punto da Daniele Bedini per il IS Capsule Hotel. In questo caso propone un edificio destinato a ospitare attività commerciali al piano terreno e uffici ai piani superiori. La costruzione è posta di fronte a un importante svincolo stradale e mostra una pianta ad “L”, con l’ingresso in corrispondenza dell’incrocio dei bracci segnato da una profonda frattura che esalta la massa compatta delle facciate, sviluppate come un quarto di cerchio e in parte rivestite da una sorta di “pelle” vegetale, in modo da creare un fronte urbano compatto. L’involucro è stato pensato con elementi schermanti in vetro e trefoli in acciaio, fissati alla struttura dei ballatoi da cui si accede agli uffici. Su di essi sono previste essenze rampicanti che daranno l’immagine di un giardino posto in verticale, simile agli edifici ricoperti di edera o al muro vegetale realizzato da Patrick Blanc al Museo di Quai Branly di Jean Nouvel a Parigi. Sul retro, le due facciate rivolte all’interno del lotto formano un angolo di circa 90° e creano una zona protetta da adibire a giardino oppure a una piazza coperta. Renzo Piano, il riconosciuto maestro del linguaggio high tech, con segni calibrati ed essenziali, quasi minimalisti, secondo l’assioma coniato da Mies var der Rohe secondo cui il meno è il più, inventa per la Cantina Rocca di Frassinello di Paolo Panerai, una sorta di teatro del vino dove 2500 botti sono ospitate nella barriquerie costruita a gradoni. Qui, nella 2 l’ARCA 231
penombra, dove si manifesta solo un lieve chiarore che giunge da un fascio di luce drammaticamente puntato sul palcoscenico deserto, i tini possono compiere il silenzioso sonno che permette all’acino di trasformarsi in vino. L’impianto interpreta, attualizzandola, la tipologia dello château bordolese, una sorta di cittadella inespugnabile con tanto di torre di avvistamento che segna il paesaggio pianeggiante ed è pensata per funzionare da elemento di richiamo, oltre che da belvedere da cui è possibile osservare la distesa pianeggiante con i filari delle vigne, gli stessi che hanno ispirato Hans Scharoun nella concezione dell’interno della celebre Filarmonica di Berlino, un teatro per la musica. Da segnalare nell’area di lavorazione le murature in calcestruzzo realizzate con casseratura in betulla finlandese che trasferisce alla superficie un effetto vellutato. Tra le belle notizie segnalate in questo numero troviamo anche la vittoria sulle solite star d’Oltre Alpe e del resto d’Europa di Alberto Cecchetto con il progetto per l’Auditorium di Padova. L’autore dell’interessante impianto vinicolo per Mezzacorona, a Trento, immagina un volume aperto, quasi una piazza coperta pensata come luogo cerniera tra l’interno e l’esterno della città storica, capace di creare sinergie espressive e di utilizzo tra l’area della stazione, quella della Fiera e del Centro Direzionale con il centro storico. L’ipotesi è quella di realizzare un “grande parco urbano”, una sorta di ampio polmone di energia culturale ed espressiva, oltre che sociale, dilatando e valorizzando il paesaggio verde che è patrimonio del luogo scelto dal bando. Oltre a valorizzare e riqualificare il Parco dell’Arena, soprattutto la porzione che si affaccia sul Piovego, che ha chiamato Parco Giotto e Cappella degli Scrovegni, il progetto prevede un Parco Acqueo, coinvolgendo l’area a parcheggio dell’ex Cledca. Un Parco che può ricreare un ideale collegamento con Venezia grazie a zattere galleggianti e spettacoli musicali all’aperto che potrebbero raggiungere Piazza San Marco e dare forte identità e originalità all’intervento. Carlo Moretti è invece il progettista della Cappella dell’Ospedale di Castiglione Olona, in provincia di Varese, che serve anche le funzioni della Chiesa parrocchiale. L’edificio sacro è racchiuso, si potrebbe pensare protetto da un cubo di marmo bianco di Carrara appena venato, il cui biancore annuncia proprio la spiritualità del luogo. Le dimensioni del volume sono di 15x15 metri. Si tratta quindi di un cubo essenziale e ieratico sul quale viene impostato un tiburio cilindrico secondo lo schema rinascimentale in base al quale veniva realizzata la "chiesa di villa". Del resto si hanno notizie che a Castiglione Olona passò fugacemente il Brunelleschi ma il piccolo centro sicuramente ha offerto ospitalità a Masolino da Panicale che è stato tra i maestri del nostro Rinascimento. Le pareti del cubo sono disarticolate proprio sugli spigoli e nella luminosa fessura degli stessi trovano appoggio e spinta le centine aeree che conferiscono all’insieme un’immagine di sapore kahniano proprio per la loro sagoma circolare che conferma la volumetria del cubo e sorreggono il tiburio circolare completamente staccato dal quadrato murario. Dalla superficie che ne risulta piove la luce zenitale che illumina l’aula, anch’essa bianca, grazie alle pareti in stucco e il pavimento in marmo bianco di Carrara con le venature. L’intera opera, pur nelle sue dimensioni ridotte, è di grande suggestione e mostra come un linguaggio essenziale, stringato riesca a comunicare l’inesprimibile, permettendo all’uomo, a cui è giunto il desolante annuncio di Nietzsche della morte di Dio, di sentirsi meno solo, perché immerso in una società, in un ambiente che lo aiuta a distinguere il giusto dall’ingiusto. Oltre all’edificio a Roma per la CMB dello Studio Capolei, il denso numero propone l’opera di Sergio Pascolo, che ha realizzato a Botticino – il luogo di provenienza del famoso marmo gessoso impiegato nella realizzazione dell’Altare della Patria, un caso di Tangentopoli della fine dell’Ottocento – lo stadio comunale che si contraddistingue per la raffinatezza e la sobria eleganza del volume. L’impianto è composto da un insieme di setti, ora lisci ora ruvidi, mentre il colore varia dal grigio chiaro all’antracite. I setti seguono e riproducono l’andamento del muro posto in curva a raccogliere la tribuna per 600 posti, dove si trovano gli accessi e gli spogliatoi per i giocatori. Il tutto in una delicata comunione con il luogo in cui spiccano le maestose montagne che lo avvolgono e sembrano proteggerlo. A testimoniare un rapporto con il luogo capace di rendere l’architettura non un artificio ma una sorta di quinte naturali pronte a celebrare il possibile connubio tra natura e artificio e a manifestare sotto voce una possibile tendenza dei linguaggi d’oggi. Ci piace chiudere queste note con un’altra considerazione del Presidente francese. Recita in questo modo: ”L’architettura ha un ruolo primario nel destino collettivo e individuale degli uomini: non solo lo traduce e lo interpreta, ma lo condiziona. L’architettura disegna le nostre mura, le nostre finestre, definisce il nostro ambiente di vita, orienta i nostri spostamenti, modifica i nostri rapporti con lo spazio e con gli altri”. 231 l’ARCA 3
The Average Italian Architecture by Mario Pisani
W
anting to be eye-catching whatever the cost was arrogant, both an ethical and aesthetic mistake. Beauty sooner or later achieves the recognition it deserves, but in a totally different way from immediate, personal success. Luigi Zoja, Giustizia e bellezza (Justice and Beauty)
The fact that this issue of L’Arca is totally devoted to Italy is certainly an interesting novelty, since this magazine, more than any other, has always adopted an international approach, keenly studying the best of international architecture, wherever it comes from, without getting caught up in one single stylistic idiom (which, as has happened elsewhere, would end up making it a platform for a certain trend). The editor and his editorial staff deserve praise for their indisputable interest, we might even say love, for architecture and its way of expressing itself and various sources of inspiration, regardless of its school of origin. This is particularly true of this issue. Here the works referred to basically tell us about the present-day scene. Of a period when, quoting Sarkozy, the French President, who, in an open letter to architects showing a keen interest and openness towards our trade, said “we have reached the very limit as regards constraints, in this way we will only end up suffocating creativity”. He was, of course, referring to the hard, tough, cynical and foolish age in which we live. The art of constructing significant buildings is trying desperately to fall in line with this age and embody those very few values still capable of characterizing and enhancing works of architecture. This is particularly true of the dynamic Horse Museum in Bisignano, Calabria, designed by Marcello Guido drawing on deconstructivism to express instability, chaos and a muddle of languages, which ends up being choked into a silence which is only broken by the racket of publicity at the service of fleeting fashions, whereas what is increasingly required are aesthetics capable of freely serving their own moral duty and hence an ethical function. The Fish Market in Porto San Giorgio, designed by Gaggiotti-Gambacorta & Associati, is related to the same school of thought. The building notably draws inspiration from the bubbling compositions designed by Frank Gehry, the creator of dreams, to quote the title of that wonderful film Sydney Pollack dedicated to the American master. The structural organism is made of steel and has an intricate spatial form composed of elements set along the iso-curves marking its surfaces in space, arranged in a double curve, while the coatings and roofs are made of sheet metal panels with multi-layered protection and interior insulation. The images evoke a frothy sea and waves breaking tirelessly along the shoreline. The Post Office building in Sestri, designed and constructed by the Mariarita Mariani firm, has interpenetrating structures enveloping each other in an irresistible embrace. Although the architecture here draws on the same stylistic inspiration (and in particular certain designs by Peter Eisenman), it actually seems to be trying to mediate with or bridge over to the language of high-tech, through careful use of materials, which play a key role in helping create a sense of discontinuity and innovation. The same idiom Mario Cucinella uses in his project to redevelop the site in the south of Rimini, where the old Ducati plant used to stand. The designer of the sophisticated project for Tsinghua University in Beijing, China, as it prepares to host the forthcoming Olympic Games, sets out to show how the language coined by Renzo Piano and his English friends, in which architecture is considered to be an efficient machine, could also serve unexpected purposes and, at the same time, denote a new awareness of the environment and the consumption of its resources, showing the same conscientiousness we recognize in the project developed by Daniele Bedini for IS Capsule Hotel. In this case, he has produced a building designed to host a retail activity on the ground floor and offices on the upper floors. The construction is located opposite an important motorway exit and has an L-shaped plan, with the entrance set where the arms intersect marked by a deep fracture which exalts the correspondence with the compact mass of the façades, developed in the form of a quarter of a circle and partly clad with a sort of vegetable “skin”, in order to create a compact urban front. The shell is designed with shielding elements made of glass and trefoils made of steel attached to the structure of landings leading to the offices. There are also plans to landscape them with climbing plants, which will create the image of a vertical garden, similar to ivy-covered buildings or the new Quay Branly Museum designed by Jean Nouvel in Paris. Renzo Piano, widely acknowledged to be the master of the high-tech language, has drawn on carefully gauged, simple signs of an almost minimalist nature, in accordance with the axiom coined by Mies van der Rohe, according to whom less is more, to invent a sort of theatre of wine for Paolo Panerai’s Cantina Rocca di Frassinello, where 2500 barrels are held in the barriquerie constructed in the form of steps. Here, in the half-light, where there is nothing but a weak glow from a beam of light shining dramatically on a deserted stage, the wine vats can enjoy a silent sleep as the grapes turn 4 l’ARCA 231
into wine. Later to be toasted from a hearty glass of wine. The building’s site plan is an updated reading of a Bordeaux château, a sort of unbreachable citadel with its own watchtower standing out on the flat countryside. It is actually designed to be a landmark as well as an observation point with a view across the sweeping landscape, with its rows of vines, the same ones that inspired Hans Scharoun’s design for the interior of the famous Berlin Philharmonic Hall, a real theatre for music. It is also worth pointing out the remarkable formwork made of Finnish birch on the concrete walls, giving the surfaces a velvety look. More good news in this issue of the magazine includes Alberto Cecchetto’s victory over the usual competition from beyond the Alps with his project for the Padua Auditorium. The designer of the interesting wine-production plant for Mezzacorona in Trento has devised an open structure, almost a covered plaza designed to hinge together the inside and outside of the old city, capable of creating practical-stylistic synergies between the station, trade fair and business centre area, knitting them into the old town centre. The idea of constructing a “big urban park”, a sort of giant lung breathing cultural-expressive and even social energy into the area, dilating and enhancing the green landscape, which is part of the project site’s own heritage. As well as enhancing and redeveloping the Arena Park, particularly the section facing the Piovego, which he has called Giotto Park and Scrovegni Chapel, the project also envisages a Water Park encompassing the parking area on the old Cledca site. A park which recreates an ideal link with Venice by means of floating rafts and outdoor musical events, which might even stretch as far as Piazza S. Marco to give the project its own very distinctive and original identity. Carlo Moretti, on the other hand, has designed the Chapel belonging to Castiglione Olona Hospital in the province of Varese, which also serves the purpose of a local parish church. This place of worship is enclosed, we might even say protected , by a white cube of Carrara marble with just a hint of veins running through it, whose whiteness alludes to the spiritual nature of the place. The construction measures 15x15 metres. This is a simple, hieratic cube with Renaissance-style cylindrical dome cladding over it to create the so-called “chiesa di villa”. After all, Brunelleschi allegedly paid a fleeting visit to Castiglione Olona and the town was most certainly the home of Masolino da Panicale for a while, one of the true masters of the Italian Renaissance. The cube-shaped walls are disarticulated at the corners and the overhead centrings are housed and supported in the luminous fissure thereby created to give the whole construction a Kahn-ian feel, due to their circular outline emphasising the cubic structure and the way they support the circular dome cladding detached from the square-shaped walling. The resulting surface is flooded with light from above, which illuminates the hall (also white coloured) thanks to the stucco walls and the marble floor made of white Carrara marble with veins running through it. Despite its smallness, the entire work is very striking and shows how a simple, concise idiom can convey what cannot be expressed, allowing man (after being told by Nietzsche that God is dead) to feel less alone due to be part of a community in a setting which helps him tell right from wrong. In addition to the building in Rome for CMB designed by the Capolei firm, this very full issue of l’Arca also features Sergio Pascolo’s new work. Pascolo in Botticino – home of that famous plaster marble used to build the Shrine to the Patria (a famous corruption case from the late-19th century) – has designed the new city stadium, which stands out for its refined design and austere structural elegance. The building plan is based on a set of stanchions, some smooth some rough, while its colour varies from light grey to anthracite. The stanchions follow and reproduce the layout of the wall over at the curved end of the stadium holding a 600-seat stand, where the players’ entrance and changing rooms are located. Everything knits delicately into its surrounding setting of majestic mountains, which almost seem to embrace and protect the construction. This kind of interaction with the site location means architecture is no longer just an artifice but a sort of natural backdrop ready to celebrate a feasible way of bringing together nature and artifice and gently evoking a possible trend in our modern-day architectural languages. I would like to end these notes with a quote from the French President, who said “Architecture plays a primary role in the collective and individual fate of people: it does not just translate and interpret it, but also influences it. Architecture shapes our walls and windows, determines the environment in which we live, directs our travels and modifies our relations with space and other people”. 231 l’ARCA 5
Mario Cucinella Architects Ex Ducati, Rimini
Schizzo, pianta del primo piano e planimetria generale dell’edificio realizzato nell’area Ex Ducati a Rimini con funzioni commerciali e per uffici. Nella pagina a fianco, particolare del giardino verticale che riveste le facciate.
Il progetto ha riguardato la sistemazione di un lotto e la costruzione di un nuovo edificio a destinazione commerciale e per uffici, nella zona sud di Rimini, sull’incrocio tra via Flaminia e viale della Repubblica. Per quanto riguarda l’edificio, l’intento è stato quello di creare un piano terra da destinarsi ad attività commerciali e altri tre piani di uffici, un sottotetto e un interrato, oltre a un parcheggio in superficie. La costruzione si sviluppa su una pianta disposta a “L” e l’accesso è marcato da una profonda frattura – in corrispondenza dell’incrocio stradale – che risalta rispetto alla massa compatta delle facciate, che si sviluppano come un quarto di cerchio. Da una parte, sono rivestite da una sorta di “pelle” vegetale, mentre dall’altra presentano una finitura lignea. L’involucro è realizzato con una griglia a maglia larga, di 60x60 cm in acciaio inox, fissata alla struttura dei ballatoi di accesso agli uffici e sulla quale crescono essenze rampicanti (gelsomino rincosperum) creando l’aspetto di un giardino verticale. Sul retro, le due facciate rivolte all’interno del lotto formano un angolo di circa 90° e creano una zona protetta adibita a giardino e piazza coperta. Il piano terra consiste in 293 metri quadrati di spazio libero per attività commerciali e 100 metri quadrati di garage, diviso in due ali simmetriche con al centro la hall di ingresso, in cui è inserita la scala in vetro e acciaio e l’ascensore. Con la soluzione adottata, si viene a creare uno sviluppo in facciata di 50 metri adibito a vetrine sull’incrocio stradale, più altri 40 metri sul giardino interno al lotto. Il piano tipo è composto da due ali simmetriche, ognuna delle quali suddivisa in uffici di diverso taglio dai 47, 57 e 70 metri quadrati netti, aggregabili tra loro. Per le due facciate rivolte sul giardino interno, sono stati creati dei balconi di 1,5 metri di profondità di pertinenza degli uffici con pareti opaline (così da consentire sia l’ingresso della luce esterna sia di garantire la privacy agli uffici schermando gli sguardi dal ballatoio), e porte scorrevoli che garantiscono l’accesso agli uffici. Al livello del sottotetto, una vetrata continua protetta da un sistema di tende interne, serve da coronamento all’edificio stesso.
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Credits Project: Mario Cucinella Architects Design Team: Mario Cucinella, Elizabeth Francis, Davide Paolini, Enrico Iascone Site Management and Coordination: Massimo Morandi Structures: Fabio Lombardini, Gilberto Sarti Technical Projects: Tecnostudio, Polistudio General Contractor:
Edile Carpentieri Lighting: iGuzzini, ing. Castaldi, Ares Inox Structures: Saiv Frameworks: Artinfissi Wood Panels and Cladding: Rizzotto (Prodema wood panels) Facade Cladding: Facadesign Fiber Concrete and Plasteboard: Iso 3
Electrical Plants: Raimondi e Montanari Hydro-Thermal Plants: Idrotermica Dica Greenery: Pesaresi Earthworks: Baschetti Stone Cladding: Mastrogiacomo Ceramics Cladding: Ceramiche Imola Reinforced Concrete: Adriacal Lifts: Bama
Painting: Restaino Doors: Comeca Wooden Roofs: Martini Legnami Equipment: Adriatica Macchine Building Materials: Anelli Servizi Ceramics Installation: Librizzi Prefab Floors: Ripabianca Client: Edile Carpentieri
Daniele Domenicali
The project involved redeveloping a lot and constructing a new retail and office building in the south of Rimini, at the crossroads between Via Flaminia and Viale della Repubblica. As regards the building, the idea was to create a ground floor to be used for retail purposes and another three stories of offices, an under-roof area and basement, plus a car park at grade level. The building is constructed with an L-shaped base with the entrance located in front of the crossroads. The entrance is marked by a deep fracture which stands out from the compact mass of the façades, which extend in the form of a quarter of a circle and, on one side, are covered with a sort of vegetable “skin”, so as to create a compact urban front, while on the other they have wooden finishing. This shell is made of a wide-knit grid measuring 60x60 cm made of stainless steel, connected to the structure of balconies leading to the offices where climbing plants (gelsomino rincosperum) have been planted to create the appearance of a vertical garden. At the rear, the two façades facing onto the inside of the lot form an angle of approximately 90° and create a sheltered area acting as a garden and covered courtyard. The ground floor has 293 square metres of free space for retail activities and 100 square meters of garage, divided into two symmetrical wings with the entrance hall in the middle, where the glass and steel staircase and lift are located. The chosen design creates a 50metre façade looking onto the crossroads, plus another 40 metres facing the internal garden on the inside of lot. A standard plan is composed of two symmetrical wings, each of which divided into offices of varying size (47, 57 and 70 square metres), which can be combined together. 1.5- metre deep balconies connected to the offices have been specially designed for the façades facing onto the internal garden. The system, since it is permeable to both air and light, allows the distributional balconies to be considered as outside places. The office façade facing the balconies alternates opaline walls (so as to both let outside light in and guarantee privacy for the offices by preventing people from peering in from the balcony) with sliding doors leading through to the offices. The interior front looks more homely, opening up to the garden. The two orthogonal façades facing the internal garden like ground-floor shop windows, while from the first to third floor they are all glazed and fitted with sliding fixtures. At the under-roof level, a curtain glass window sheltered by a system of inside curtains crowns the entire building.
Sketch, first-floor plan and site plan of the building constructed on the site of old Ducati plant in Rimini to provide retail and office facilities. Opposite page, detail of the vertical garden covering the façades.
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Sopra e nella pagina a fianco, le facciate verso la strada, caratterizzate da un involucro realizzato con una griglia a maglia larga, di 60x60 cm in acciaio inox, fissata alla struttura dei ballatoi di accesso agli uffici
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e sulla quale crescono essenze rampicanti (gelsomino rincosperum). Sotto, le facciate che si aprono su un giardino interno.
Above and opposite page, the façades over by the streets,
featuring a shell composed of a wideknit 60x60 cm grid made of stainless steel, connected to the structure of entrance balconies to the offices, where climbing plants (gelsomino rincosperum) have
been planted. Below, the façades opening up onto an internal garden.
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Particolare della sezione sulla facciata. Sotto e nella pagina a fianco, viste dei ballatoio che collegano le due ali dell’edificio e sezione sul sistema delle scale con le piante alle diverse quote.
Detail of a façades section. Below and opposite page, views of the balconies connecting the two wings of the building and section across the stairways system with plants set at various heights.
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Renzo Piano Building Workshop Cantine Panerai “La Rocca”, Gavorrano (Grosseto) Il progetto delle Cantine Panerai “La Rocca” occupa 7.500 metri quadrati immersi in un magnifico anfiteatro naturale, a Gavorrano, a pochi chilometri dal mare di Castiglion della Pescaia, protetto dai boschi di querce da sughero e dalla macchia mediterranea prediletta da fagiani, lepri, pernici, caprioli e cinghiali. Elemento centrale del complesso è la cantina che contiene 2.500 barrique di rovere. Scavata nella roccia, a una profondità di cinquanta metri, la Barriccaia, è il cuore della cantina. Ovvero, la cava, il luogo dove il vino si eleva invecchiando nelle barriques in legno di rovere francese da 225 litri (splendida invenzione che permetteva già secoli fa di trasportare il vino sulle navi tra la Francia e l’Inghilterra, e che fu scoperta per caso come contenitore ideale). La centralità della Barriccaia è una rivoluzione nella storia delle cantine. Condividendo per memoria paterna la forma di vinificazione per caduta, la migliore, la cantina è distribuita su due livelli sotterranei che incorniciano la Barriccaia e ospitano la vinaia in acciaio, il magazzino e l’imbottogliamento. Durante la vendemmia, l’uva raccolta cade dolcemente, attraverso botole, per forza di gravità, senza subire alcuna violenza della pressione di una pompa, e riposa nei tini d’acciaio, dove ha inizio il rituale della fermentazione. La pelle scelta per avvolgere la Barriccaia e le aree di vinificazione è il cemento faccia a vista, vivo in superficie, come fosse velluto, grazie all’effetto di casseri in legno di betulla finlandese che gli imprimono una grana particolarmente ricca e sottile. Una torre di colore rosso pensata per “catturare luce” sovrasta la struttura. I raggi del sole, captati dalla torretta, illuminano, attraverso un sistema di specchi interni, il centro della Barriccaia. Accanto alla torre c’è un banner verticale con la funzione di pubblicizzare i prodotti della cantina o gli eventi che ospita. La piazza a cielo aperto è un sagrato rivestito del colore naturale e tenue del cotto, sulla quale avvengono le prime operazioni. Un tappeto volante di oltre cinquemila metri quadrati . Al centro, orientato verso nord, un padiglione di 400 metri quadrati in vetro trasparente, con profili in acciaio satinato, è dedicato al ricevimento, alla vendita diretta, alle attività commerciali, ma anche alla musica o a mostre visive. The Cantine Panerai “La Rocca” project covers an area of 7,500 square metres in a magnificent natural amphitheatre in Gavorrano, just a few kilometres from the seaside and Castiglion della Pescaia, sheltered behind a wood of cork oak trees and Mediterranean maquis full of pheasants, hares, partridges and wild boar. The complex’s most distinctive feature is the cellar holding 2,500 oak wine barrels. Built in the rock at a depth of fifty metres, the Barriquerie is the heart of the cellar. It is the place where the wine is left to mature in 225 litre wooden barrels made of French oak (a wonderful invention which, even centuries ago, meant that wine could be transported between France and England and was accidentally discovered to be an ideal receptacle). The centrality of the Barriquerie has revolutionised the history of wine cellars. Sharing the drop-form of wine production, which is the most effective, the cellar is set over two underground levels which frame the Barriquerie and holds the steel wine-manufacturing plant, storeroom and bottling plant. During harvest time, the grapes that have been picked drop gently through trapdoors through the force of gravity without being in any way damaged by the pressure of a pump. They then come to rest in steel vats, where the fermentation process then beings. The skin used for covering the Barriquerie and wine-production areas is exposed concrete, given an almost velvety look by the wooden formworks made of Finnish birch, which make if particularly rich and subtle. A red-coloured tower designed to “capture light” looms over the facility. The sun’s rays, captured by the small tower, light up the Barriquerie centre through a system of internal mirrors. Alongside the tower there is a vertical banner for advertising the wine cellar’s products or the events it hosts. The outdoor plaza is a courtyard paved in a natural, light, stone colour, where the initial operations unfold. A flying carpet covering over fivehundred thousand square metres. In the middle, facing north, a 400-square-metre pavilion made of transparent glass with satinized steel sections, serves reception, direct sales and commercial purposes and also hosts musical events or visual exhibitions.
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Nella pagina a fianco, situazione topografica dell’area di Gavorrano, dove è stata realizzata la Cantina Panerai “La Rocca”, pianta delle coperture e pianta del piano terra. In questa pagina, schizzi di Renzo
Credits Project: Renzo Piano Building Workshop Design Team: L.Couton (associate in charge), B.Plattner (senior partner) with L.Dal Cerro, G.Ducci and G.Pasquini, P.Hendier, K.Demirkan;
Y. Kyrkos, C.Colson, O.Aubert (models) Consultants: Favero & Milan (structure and cost consultant); Enoconsult, Manens Intertecnica (services); Alvisi Kirimoto and partners (consulting architect and site inspections);
G.Crespi (landscape); A.Poli, M.Alessi with L.Ferri (site supervision) Suppliers: Milaneschi Alessandro, Mucafer, Lauria Antonio, Edil Tosco, Icof, Parsec, Teknika, Signorini Leonardo, Rabissi Paolo, Edilnuova, Co.Edil.Med.,
Piano. Nelle pagine successive, viste della Cantina inserita nell’anfiteatro naturale delle colline del grossetano e la grande Barriccaia che contiene 2.500 barrique di rovere francese.
Opposite page, topographical location of the Gavorrano area, where Cantina Panerai “La Rocca” has been built, roof plan and plan of the ground floor. This page, sketches by Renzo Piano. Following pages, views of the
cellar set in the natural amphitheatre formed by the Grosseto hillside and the large Barriccaia holding 2,500 wine barrels made of French oak.
Carpenteria in Ferro S.B.C., Affixa, IM.EL., Cerone Luigi, Lasi, Vibralcementi, Falegnameria Vincenzo Borrelli, Falegnameria Mauro Gori, Zumtobel, Capoferri Serramenti Client: La Rocca di Frassinello
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Michel Denancé
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3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati CMB, Roma La nuova sede dell’impresa di costruzioni CMB di Roma, progettata dallo studio 3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati, coniuga alla ricerca di un linguaggio contemporaneo il ricorso ad avanzate tecnologie per il risparmio energetico. L’architettura dell’edificio è definita da un’articolata alternanza tra pieni e vuoti e da un calibrato impiego dei materiali: cotto e cemento armato facciavista del piano pilotis e vetrate di varie dimensioni integrate con celle fotovoltaiche. I cinque piani fuori terra sono rivestiti da una parete ventilata in cotto che nel prospetto principale alterna a parti laterali semichiuse scandite da piccole aperture quadrate, una parte centrale ampiamente vetrata integrata con celle fotovoltaiche, frutto delle innovazioni Schüco. Le pianelle in cotto sono montate a facciata ventilata mentre la vetrata strutturale tipo curtain-wall composta da celle fotovoltaiche quadrate di colore grigio verde, 10x10 cm e con una potenza di 15,6 kw, consente il passaggio della luce caratterizzando fortemente l’impatto dell’edificio nelle diverse ore del giorno. Nell’ambito di una progettazione compatibile, nel piano interrato, adibito a autorimessa e deposito, è istallata una vasca di accumulo per il recupero delle acque meteoriche e il successivo reimpiego negli scarichi dei bagni. Particolare cura è stata rivolta all’uso dei colori, alle finiture, realizzate con materiali eco-compatibili, e all’illuminazione degli ambienti e delle postazioni di lavoro, dotati di un sistema di autoregolazione interna della luce artificiale per garantire ottimali condizioni di confort. The new offices of CMB Construction Company from Rome, designed by 3c+t Capolei Cavalli Architetti Associati, combines research into a modern-day idiom with the use of cutting-edge technology serving energy-saving purposes. The building’s architecture features an intricate combination of solid structures and spaces and the carefully gauged the use of materials: terra-cotta and exposed reinforced concrete for the pilotis level and glass of various sizes fitted with photovoltaic cells. These five stories above ground are covered by a ventilated terra-cotta wall, whose main elevation features a combination of semi-closed side parts fitted with small square shaped apertures and an extensively glazed central section incorporating photovoltaic cells drawing on Schüco innovations. The flat terra-cotta tiles are fitted onto a ventilated façade, while the curtain wall-style structural glass, composed of grey-green coloured square with photovoltaic cells measuring 10x 10 cm and with a capacity of 15.6 kW, let in light and control the building’s impact at various times of day. As part of its compatible design, the underground level, used as a garage and storeroom, has been equipped with a special tank for collecting rainwater which is then used for flushing the toilets. Special attention has been paid to the use of different colours and finishes drawing on eco-compatible materials and on lighting up the various rooms and workstations, fitted with an internal self-adjustment system for artificial light to ensure maximum comfort.
Credits Project: 3c+t Capolei Cavalli A.A.- Antonio Molinari, Delia Landi Works Management: Fabrizio Capolei Collaborators: Fabio Schingo, Andrea Amelio, Emilia Carotenuto Consultants: Studio C.F.R. (Structures), SVA Impianti (HVAC), ESE ingegneria (Electrical Plants) General Contractor: C.M.B. Roma
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Metal works: Mazzoni group Cotto ventilated walls: RDB S.p.a. Glass facades with PV panels: Schüco Fix sunscreens and frameworks: Mazzoni Group Lighting: Disano Floors: Ceramiche Caesar False ceilings: Armstrong Partition waals and doors: Office Program
Conference room furniture: Fase Elevators: Paravia Climatisation: Elettromeccanica e Servizi Security: Elettroservice Electrical Plants: Elettroservice Furniture: Ora Acciaio Client: C.M.B. Roma
Nella pagina a fianco e qui sopra, planimetria generale, facciata principale e particolari della sede dell’impresa di costruzioni CMB a Roma. L’edificio coniuga tecnologia per il risparmio energetico a un’architettura che si pone in continuità con la tradizione. La costruzione è organizzata su cinque
piani e uno interrato. A piano terreno, su pilotis, sono organizzati l’ingresso e una sala conferenze per circa 300 persone.
Opposite page and above, site plan, main façade and details of the CMB construction company from Rome. The building combines energy-saving technology with architecture fitting in
with local tradition. The building is set over five levels and a basement. The ground floor, built on pilotis, holds the entrance and a conference room with seating for approximately 300 people.
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Particolari della facciata principale composta da parti laterali in pianelle di cotto montate a facciata ventilata e una parte con vetrata strutturale tipo curtain-wall che integra cellule fotovoltaiche quadrate 10x10 cm.
Details of the main façade composed of two side sections made of flat brick tiles fitted onto a ventilated façade and a section made of curtain wall-style structural glass, incorporating 10x10 cm square photovoltaic cells.
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Sezione trasversale e piante del primo e del quarto piano. Nella pagina a fianco, particolare della sala riunioni direzionale e dell’atrio d’ingresso. Una cura particolare è stata dedicata alle finiture, tutte realizzate con materiali naturali eco-compatibili, e ai colori utilizzati nella definizione degli ambienti interni.
Cross section and plans of the first and fourth floors. Opposite page, detail of the executive meeting room and entrance lobby. Special care has been taken over the finishing touches, all made from natural eco-compatible materials and in the same colours used for the interiors.
Particolare costruttivo della facciata est.
Constructional detail of the east facade.
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Marcello Guido Museo del Cavallo, Bisignano (Cosenza) Posto nell’immediata periferia di Bisignano, un piccolo centro dell’entroterra cosentino, nel quale esistono da svariati secoli allevamenti equini, il Museo del Cavallo – struttura espositiva di circa 100 metri quadrati per attrezzature equine – si trova a ridosso di un’antica fabbrica diroccata adibita a Comunità Domenicana dedita all’allevamento del baco da seta. Il progetto si inserisce nell’antico orto (spazio ampiamente compromesso dal punto di vista storico architettonico poiché occupato da diversi decenni dai capannoni di un autolavaggio e rimessaggio auto, per la costruzione dei quali si era provveduto a una disinvolta demolizione di buona parte del monastero) e si incastra come una piccola cattedrale contemporanea, tra i ruderi e la chiesa antistante. Il pretesto per la costruzione della piccola sala espositiva e della sistemazione dell’area nasce dalla cessione del terreno all’amministrazione comunale da parte dei proprietari, con l’impegno dell’amministrazione a realizzare una sala espositiva, per mostrare le due ottocentesche carrozze di famiglia. La scoperta della nuova architettura è quasi sorprendente in un panorama alquanto tradizionalista, così come risulta sorprendente il confronto con le preesistenze integrate nel nuovo progetto. In fase di costruzione il ritrovamento di una antica cisterna sotterranea, con volta a cupola, ha fatto sì che la copertura vetrata della stessa diventasse lo spazio scenico del piccolo “anfiteatro”. L’anfiteatro funge inoltre da spazio-filtro tra il volume del museo e il rudere del convento: una cavità che svuotandosi accoglie i visitatori. Lo spazio teatrale è caratterizzato dalle gradinate per gli spettatoti che sono protette da una struttura in legno lamellare poggiata su setti in calcestruzzo che corrono in senso obliquo alla strada limitrofa. La scelta del legno in copertura, la stessa antica cisterna usata per la raccolta delle acque piovane, i pannelli fotovoltaici che trovano posto in copertura, lo svuotarsi del volume in orientamento nord con ampi corpi vetrati e conseguentemente una maggiore compattezza verso sud con piccole feritoie per il passaggio della luce, indicano l’attenzione data nella progettazione e nella esecuzione dei lavori a una migliore sostenibilità del progetto che perde definitivamente lo spettro di mera composizione scultorea per diventare articolazione di spazi vivibili e sostenibili. Located on the outskirts of a little village in the suburbs of Cosenza called Bisignano, where there have been horse-breeding farms for centuries, the Horse Museum – an exhibition facility covering approximately 100 square meters for displaying equestrian equipment – is right next to an old crumbling factory now housing a Dominican Community, which breeds silkworms. The project is set on an old allotment (a seriously compromised sites from an historical-architectural viewpoint, since it has housed a car wash and garage for various decades, for the construction of which most of the monastery was casually knocked down) and fits among the rubble and church standing opposite it like a tiny modern-day cathedral. The excuse for building the small exhibition facility and refurbishing the entire area is the fact that the plot of land has been handed over to the City Council by its previous owners under the proviso that the administration builds an exhibition hall for displaying the families two 19th-century carriages. The discovery of this new work of architecture is really quite surprising in what is basically a traditionalist setting, and comparing it with the old structures incorporated in the project is equally surprising. The discovery of an old underground cistern with a domed vault during building work meant that its glass roof was transformed into the stage of this small “amphitheatre”. The amphitheatre also acts as a filter space between the museum structure and remains of the convent: the hollowed out cavity accommodates visitors. The theatre space has stepped seating for the audience, were protected by a laminated wooden structure resting on concrete stanchions running obliquely to the bordering road. The decision to choose wood for the roof, the old cistern used for collecting rainwater, the photovoltaic panels on the roof, the hollowing out of the structure in a north-facing direction with plenty of glass and hence the greater compactness over to the south with tiny slats collecting in light, show the attention given to designing and carrying out this work so as to make it a more sustainable project, losing (once and for all) the spectre of being a mere sculptural composition to become a layout of the lovable and sustainable spaces.
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Credits: Project: Marcello Guido Structures: Alfonso Altieri, Saverio Biafora, Alessandro D’Alessandro Main Contractor: COOP U.O.L.E. Roofing: Tegola Canadese Plywood Structures: Manfredi Legami Frameworks: Idee per Abitare Client: Amministrazione Comunale di Bisignano
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Viste del Museo del Cavallo a Bisignano (Cosenza), struttura di circa 100 mq per l’esposizione di attrezzature equine, che si inserisce con i suoi volumi decostruiti in un antico orto appartenente alla Comunità Dominicana.
Views of the Horse Museum in Bisignano (Cosenza). The exhibition facility, convering approximately 100 sq. m., displays equestrian equipment and is located, with its deconstructed volumes in an old allotment of the Dominican Community.
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Studio Gaggiotti-Gambacorta & Associati Nuovo Mercato Ittico, Porto San Gorgio (AP) Il nuovo mercato ittico è situato sul molo sud dell’area portuale di Porto San Giorgio, a ridosso della banchina di attracco delle imbarcazioni impegnate nella pesca. Nelle intenzioni dei progettisti l’edificio vuole riavvicinare la cittadinanza alla riscoperta dei valori di questa attività. All’alba di ogni mattina si assiste all’arrivo delle imbarcazioni che portano il pescato: la vendita avviene all’interno del nuovo edificio con un insieme complesso di professionalità gestite con le più recenti tecnologie. La struttura architettonica nasce come luogo permeabile mediante una galleria coperta che si affaccia sullo spazio della vendita all’asta. La forma dell’edificio rispecchia la molteplicità delle attività tramite la composizione di più corpi. Un grande volume di forma organica è luogo di ingresso del pescato; all’interno si affacciano le attività di controllo sanitario, di conservazione e supporto commerciale. Con i nastri trasportatori la merce selezionata giunge all’astatura, visibile attraverso le grandi superfici vetrate della galleria coperta e organizzata in tribune semicircolari sottostanti il volume prismatico di maggiore altezza. Dalla galleria si accede agli uffici amministrativi disposti su due livelli, ospitati in un volume dalle linee plastiche. Un balcone interno consente l’affaccio direttamente sulla zona dell’asta. La struttura in acciaio, completamente a vista, è modellata seguendo le linee generatici dei volumi architettonici. In lontananza, dal lungomare, l’edificio si inserisce nel contesto caratterizzato dalle sagome modellate delle imbarcazioni e dal fitto gioco delle loro alberature. The new fish market is built on the south pier of the Porto San Giorgio port area, near the landing quay for fishing vessels. The designed wanted to get the local community back in touch with fishing and all that it stands for. Every morning at dawn the boats return with their catches: the fish is then sold inside a new building run and managed drawing on all the latest technology. The architectural structure is designed to be permeable through a covered arcade facing onto the space where the fish is auctioned off. The building’s shape mirrors the range of activities it serves through a combination of several constructions. A large organic-shaped structure marks the entrance to the fish market; inside there are various facilities serving hygiene control, conservation and retail service purposes. The selected goods are transported on conveyor belts to the auction area, which can be seen through the wide glass surfaces of the covered arcade and are placed on semi-circular stands beneath the tallest prismatic structure. The arcade leads through to the administration offices set over two levels hosted in a very sculptural structure. An inside balcony faces directly onto the auction area. The completely exposed steel structure is shaped along the same stylistic lines as the architectural structures. In the distance, viewed from the seafront, the building knits into its setting characterised by the outlines of the boats and the closely-knit interplay of their masts.
Credits Project: Studio GaggiottiGambacorta & Associati: Livio Gambacorta, Roberto Stella Project Team: Livio Gambacorta, Roberto Stella, Andrea Gaggiotti, Zakhia Bassil, Andrea Mondini, Giuseppe Fiscaletti, Massimo Vitellozzi, Marco Sciarra Collaborators: Luigi Attilio Mochi, Laura Ragni,
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Claudia Speranza, Giovanni Furnari, Paolo Clemente, Silvia Minnucci, Riccardo Maccari, Luigi Galleguillos, Manuel Occhipinti, Carlo Carimmi General Contractor: Ditta SAFAS Metalworks: Ditta Angelini Enzo Carpenteria Metallica Facade System: Ondulit Italiana Frameworks: Shüco International Italia
Lighting: iGuzzini Illuminazione Lifts: Savelli Ascensori Roofing: Ondulit Italiana Client: Comune di Porto San Giorgio (AP) e Regione Marche
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Viste del Mercato Ittico, la cui forma, tramite la composizione di più volumi, rispecchia la molteplicità delle attività che vi si svolgono.
Particolare della sezione trasversale. Sopra, viste notturne del nuovo Mercato Ittico, situato sul molo sud dell’area portuale di Porto San Giorgio. L’edificio ha un’impronta a terra di 821 metri quadrati e una superficie complessiva di 1.055 metri quadrati.
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Views of the Fish Market, whose shape (through a combination of several structures) mirrors the multiplicity of activities it hosts.
Detail of the cross section. Above, night-time views of the new Fish Market built on the south pier of the Porto S. Giorgio port area. The building covers a built-on area of 821 square metres and total surface area of 1,055 square metres.
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Maria Rita Mariani Edificio Poste Italiane, Sestri Ponente (Genova) L’intervento realizzato a Sestri Ponente (Genova) da Maria Rita Mariani si concentra sul progetto del nuovo edificio delle Poste Italiane e di alcuni spazi commerciali e sulla riqualificazione dell’area urbana circostante e di altri spazi commerciali. Le limitate attrattive architettoniche della zona di progetto sono confluite in un’architettura di forte impatto, connotata da una volumetria articolata che si individua per i tagli netti delle superfici, la scelta dei rivestimenti e delle finiture che perseguono una immagine di totale rinnovo tipologico e formale. Nell’insieme il nuovo intervento si sviluppa in due piani, a piano terreno si organizzano tre esercizi commerciali e lo spazio occupato dalle Poste Italiane, il primo piano è adibito a loft. L’articolata volumetria trova nel tipo di rivestimento un adeguato e ideale supporto espressivo e funzionale. I pannelli Trespa, utilizzati nelle finiture blu Denim e grigio alluminio satinato, uniscono alla qualità estetica del tipo di rivestimento, caratteristiche di durabilità, robustezza e adattabilità alle forme. I pannelli possono essere infatti diversamente sagomati consentendo di realizzare superfici irregolari e di individuare i segni verticali e orizzontali del progetto. In un’ottica di continuità viene invece confermato il rivestimento in pietra dei volumi di ampliamento dei locali commerciali e del basamento del palazzo retrostante. L’insieme, che non vuole uniformarsi all’architettura esistente ma costituire un unità autonoma tipologicamente autoreferenziata, rispetta senza imitare la natura storica del costruito e ne rilancia, attraverso le scelte connettive, il valore dinamico della realtà di quartiere suscitando interesse e curiosità. The project designed for Sestri Ponente (Genoa) by Maria Rita Mariani focuses around a new building for the Italian postal service, some retail spaces and the redevelopment of the surrounding urban area and other retail spaces. The lack of architectural attractions in the project area resulted in the creation of a striking work of architecture, featuring an intricate structural design based on clear cuts in the surfaces, carefully selected coverings and finishing touches, all designed to project a totally typologically and stylistically updated image. Overall, the new project extends over two levels, with three retail enterprises on the ground floor along with the Post Office building and the second floor acting as a loft. The type of cladding used is an ideal stylistic and functional support for the intricate structural design. The Trespa panels, used in denim blue and satinised grey aluminium finishes, combine the aesthetic quality of this type of coating with durability, toughness and adaptability to different forms. In actual fact, the panels can be shaped in different ways to allow the creation of irregular surfaces and the construction of the project’s distinctive vertical and horizontal signs. In a spirit of continuity, the extensions to the retail facilities and basement of the building at the rear are once again clad in stone. The entire construction, which is not designed to knit into the existing architecture but rather to create a stylistically self-referential independent unit, respects without imitating the historical nature of the building, revamping it through the choice of connecting features and dynamism of the local neighbourhood, thereby catching the eye and arousing people's curiosity.
Credits Project: Maria Rita Mariani Collaborators: Elisa Sicurani, Marco Sitzia, Stefano Bignone Engineering Consultants: Giorgio Fassi, Stefano Bignone Metal Works: Liguria Carpenteria Facade System: Inpek
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Glasses: Vetreria Stucchi Frameworks: Ganzerla Alberto Walls painting: Sikkens Lighting: Ligursystem Floors: Pietra “Cinza” – M.A.P. Elevators: E.P. Elevatori Premortati
Hydraulic plants: P&G Termoidraulica Electrical plants: Oliveri Loris Roofing: Inpek Dam-proofing: Imper Italia Insulation: Saint-Gobain Isover Italia Client: Bieffe Costruzioni
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Particolari dell’edificio realizzato a Sestri Ponente (Genova) che ospita spazi commerciali, l’ufficio delle Poste e un’autorimessa e, al primo piano, un loft. L’intervento si caratterizza rispetto al contesto per la volumetria articolata e il rivestimento in pannelli Trespa, montati su facciata ventilata, nei colori blu Denim e grigio alluminio satinato. Nelle pagine precedenti, piante alle quote +4.50 m e copertura e sezioni B-B’; montaggio delle tavole di sviluppo in pianta e in simulazione tridimensionale.
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Details of the building constructed in Sestri Ponente (Genoa), which accommodates retail spaces, a Post Office and garage, and, on the ground floor, a loft. The project stands out from its setting due to its intricate structural design and cladding made of Trespa panels fitted onto a ventilated façade, in the colours of denim blue and satinised grey aluminium. Previous pages, plans at levels +4,50 m and roof level and B-B’ section; montage of the project tables shown as plans and in a three-dimensional simulation.
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Sergio Pascolo Stadio Comunale, Botticino (Brescia) La struttura fa parte di un progetto di insieme di attrezzature pubbliche organizzate come nuovo parco della cultura e dello sport, un luogo collettivo di incontro e intrattenimento. Il progetto di questo Centro-Socio-Sportivo Culturale per il comune di Botticino nel bresciano, realizzato con un budget molto ridotto da Sergio Pascolo (www.sergiopascolo.it) si sviluppa su un’area di 170x12 metri ed è costituito da tre blocchi disposti linearmente e separati tra di loro dai piazzali interni: il blocco di servizi per gli atleti a sud, la tribuna al centro, il blocco servizi per il pubblico a nord. La tribuna del pubblico, disposta centralmente al campo sul lato ovest, è lunga 70 metri ed è sagomata da un sistema di muri curvati che definisce le rampe di ingresso del pubblico e lo spazio architettonico dei piazzali di ingresso del pubblico e degli atleti. Al centro della tribuna una sezione di 20 metri è dotata di una copertura piana in legno di 60 centimetri di spessore che copre una superficie di 200 metri quadrati, ed è sostenuta solamente da due pilastri in cemento armato laterali. La capienza della tribuna è di 600 posti di cui 200 coperti, il fossato sottotribuna può ospitare ulteriori 400 spettatori in piedi. I servizi per il pubblico sono situati sotto la tribuna nella parte centrale; le parti laterali possono ospitare spazi di deposito, ma anche palestre o spazi di riunione. A nord della tribuna, il piazzale per il pubblico è delimitato dal blocco completamente vetrato dell’ingresso che ospita il bar e la biglietteria. La trasparenza di questo spazio crea una continuità tra interno ed esterno e permette, oltre all’utilizzo per le manifestazioni sportive, anche l’utilizzo quotidiano a servizio del parco. Il blocco spogliatoio, a sud della tribuna, ha una superficie di 600 metri quadrati e ospita spogliatoi per 4 squadre, 2 spoglaitoi per arbitri e allenatori, depositi, segreteria. La struttura portante a setti, arretrata rispetto alle pareti laterali e ai muri lungo il corridoio centrale, permette di creare le vetrature continue sia all’esterno che alll’interno. All’interno come all’esterno i materiali sottolineano la semplicità e la sobrietà dell’intervento: pavimentazione in calcestruzzo industriale, muri intonacati e trattati a smalto; pietra, intonaco e legno che creano una continuità di paesaggio e di insieme architettonico con il parco. The structure is part of a project for a series of public facilities organized like a new park for culture and sports, a community meeting and entertainment place. The project for this Cultural Sports Social Centre for the borough of Botticino in the Brescia area, designed on a very tight budget by Sergio Pascolo (www.sergiopascolo.it), is built on an area covering 170x12 metres and composed of three blocks set out in the line and separated from each other by internal plazas: the block of toilets and changing rooms for athletes to the south, the stand in the middle, and the block of public toilets to the north. The public stand, set opposite the playing field over on the Westside, is 17 m long and shaped around a system of curved walls marking the flights of entrance steps for the public and the architectural space of entrance plazas for the public and athletes. A 20 m section in the middle of the stand as a flat wooden roof which is 60 cm thick, covering an area of 200 m_ and supported solely by two reinforced concrete columns at the sides. The stand has seating for 600, including 200 covered seats, there is standing room for a feather 400 spectators at the fault of the stand. The public toilets are situated low the central section of the stand; the side parts can accommodate storage spaces or, alternatively, gyms or meeting facilities. The public plaza to the north of the stand is bordered by the all-glass entrance block holding the bar and ticket office. The transparency of this space creates a sense of continuity between the inside and outside and, as was being used for sports events, can also be used on an everyday basis to serve the park. The changing rooms block, to the south of the stand, covers an area of 600 m_ and has changing rooms for four teams, two changing rooms for referees and trainers, storage space and a secretary's office. The bearing structure made of stanchions, set back from the side walls and walls along the central corridor, means that curtain glass partitions can be created on both the outside and inside. The materials used on both the inside and outside emphasize the simplicity and sobriety of the project: flaws made of industrial concrete, enamel-coated plastered walls; Stone, plaster and wood to create a seamless blend of architecture and park.
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Credits Project: Sergio Pascolo Collaborators: Achille Gennari, Michelangelo Brugnano, Sara Cosarini, Enrico Venturini Works Manager and Coordinator: Sergio Pascolo
Structures: MG Progetti-Mario Gallinaro Executive Manager and security Coordination: Duilio Conti Procedure Responsible: Ufficio tecnico Comune di Botticino-Mauro
Peruzzi Plants Project: Studio Tecnico Ronzoni e Associati-Walter Ronzoni Main Contractor: Giacco Costruzioni Plants: Tecnoengineering Lighting: Tierre Elettrica
Furniture: Composita Grass Play Field: Biffi Classic Botticino Marble: Lombarda marmi Wooden Roof: Habitat-Legno Concrete Floor: Lombarda Pavimenti
Concrete Grandstand: Alcos Field Lighting: Disano Exterior Lighting: iGuzzini Photos: colonna 57 photo, Battista Lazzari Client: Comune di Botticino
Sopra, il setto murario che delimita la tribuna e definisce le rampe di accesso del nuovo Stadio Comunale di Botticino. Nella pagina a fianco, modello dell’impianto che accoglie anche attività socio-culturali per la comunità.
Above, the curved wall structure around the stand, also marking the flights of entrance steps of the new Botticino City Stadium. Opposite page, model of the layouts, which can also post sociocultural activities for the local community.
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In alto e a destra, viste generali dello stadio. Sopra, particolari dei setti murari intonacati e trattati a smalto. Nella pagina a fianco, la sezione al centro della tribuna, protetta da una copertura in legno di 200 mq sostenuta da due pilastri laterali di cemento armato.
40 l’ARCA 231
Top of page and right, overall views of the stadium. Above, details of the enamel- coated plaster wall stanchions. Opposite page, section through the middle of the stand, sheltered by a 200 sq.m wooden roof supported by two reinforced concrete columns at the sides.
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Nella pagina a fianco, particolare di una delle scalinate di accesso alla tribuna. Sotto, vista posteriore della sezione coperta della tribuna e, in basso, lo spazio pubblico di accesso all’impianto.
42 l’ARCA 231
Opposite page, detail of one of the flights of steps leading to the stand. Below, rear view of the section of the stand roof and, bottom, public space leading to the facility.
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Studio Carlo Moretti Cappella dell’Ospedale Prospiano (Varese) La Cappella dell’Ospedale di Prospiano, in provincia di Varese, con funzione anche di Chiesa parrocchiale iemale si inserisce nel contesto storico dell’Ospedale Raimondi di Propsiano, fondato nel 1821 in seguito a un lascito del parroco di San Giorgio su Legnano, don Gaspare Raimondi. L’edificio, realizzato dall’architetto Carlo Moretti, riprende lo schema rinascimentale di impostazione della “chiesa di villa” nella non lontana Castiglione Olona, altra area dalle solide tradizioni storiche e culturali, dove forse pervenne fugacemente Brunelleschi e sicuramente stette Masolino da Panicale. L’edificio si presenta come un cubo marmoreo 15x15 metri, la cui struttura portante di acciaio sostiene le pareti ventilate tamponate in gasbeton, con la copertura coronata da un tiburio cilindrico. Le pareti del cubo sono disarticolate sugli spigoli e nella luminosa fessura degli stessi trovano appoggio e spinta le centine aeree. Queste nella loro sagoma circolare confermano la volumetria del cubo e sorreggono il tiburio circolare completamente staccato dal quadrato murario. Dalla superficie che ne risulta piove la luce zenitale che illumina e fa risaltare le pareti bianche in stucco dell’aula principale e il pavimento realizzato con marmo di Carrara bianco venato. Il progetto di Carlo Moretti ha recentemente ricevuto una menzione nella sezione “rivestimenti interni” del 23° Marble Architectural Awards (MAA) 2007, grazie all’impiego del marmo bianco che esalta la scelta di un disegno particolarmente innovativo per un edificio di culto inserito in un contesto già fortemente caratterizzato da architetture precedenti The Chapel in Prospiano Hospital in the province of Varese, which also acts as a parish church, knits into the historical setting of Raimondi di Propsiano Hospital, founded in 1821 as a legacy of Don Gaspare Raimondi, the parish priest of San Giorgio su Legnano. The building, designed by the architect Carlo Moretti, draws on the same Renaissance-style layout as “chiesa di villa” nearby in Castiglione Olona, another area with solid historical and cultural traditions, which was perhaps briefly visited by Brunelleschi and where Masolino da Panicale certainly spent some time. The building looks like a marble cube measuring 15x15 meters, whose steel bearing structure supports the ventilated walls filled with gasbeton, with their roof crowned by cylindrical dome cladding. The edges of the cube’s walls are disarticulated to house and support the overhead centrings. The circular outline of these centrings underline the structural form of the cube and support the circular dome cladding, which is completely detached from the square walling. Light from above floods through the resulting surface to illuminate and enhance the white plaster apertures of the main hall and the floor made of white veined Cararra marble. The project designed by Carlo Moretti recently received a commendation in the “internal coatings” section of the 23rd Marble Architectural Awards (MAA) 2007, thanks to the use of white marble to enhance this particularly innovative design for a place of worship set in a context which already has its own very distinctive works of architecture.
Credits: Project: Carlo Moretti Stone Supplier Fabricator and Installer: Italmarmi di Toniolo C.
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Nelle pagine precedenti, sezione, pianta del primo piano, planimetria generale e vista esterna della Cappella dell’Opsedale di Prospiano (VA). Sopra, il corridoio di passaggio dall’androne all’aula principale. A destra, vista dal basso del tiburio circolare sorretto da centine di sagoma circolare che lo distaccano completamente dal quadrato murario.
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Previous pages, section, ground floor plan, site plan and external view of the Chapel belonging to Prospiano Hospital (Varese). Above, the corridor leading from the entrance hall to the main hall. Right, view from below of the circular dome cladding supported by circular-shaped centring, which completely detach it from the square walling.
L’aula principale è illuminata naturalmente dai tagli sugli spigoli del cubo che creano una luminosità in grado di far risaltare al meglio il bianco delle pareti perimetrali e quello della pavimentazione in marmo bianco di Carrara venato.
The main hall is naturally lit through slits in the corners of the cube, which create enough lighting to really enhance the white-coloured perimeter walls and flooring made of veined white Carrara marble.
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di/by Daniele Bedini Presidente “IS-inandoutspace” www.isspace.com
e strutture pneumatiche: prossime applicazioni nello Spazio Fin dagli anni Sessanta la NASA ha iniziato a sperimentare una delle tecnologie più innovative per risolvere i problemi del “vivere” nello Spazio: le strutture pneumatiche. Le ricerche e i test a cui sono state sottoposte hanno delineato i loro principali vantaggi rispetto alle tecnologie più conservative. Le caratteristiche più salienti delle “Strutture Gonfiabili” sono: drastica riduzione della massa al lancio; elevata flessibilità dell’architettura interna avendo un volume maggiore a disposizione; migliore ambiente acustico per l’equipaggio; margini di sicurezza più elevati; carichi ridotti durante le fasi di atterraggio su Luna o Marte; riduzione tempi e costi di fabbricazione per la prossima generazione di moduli abitativi. Queste peculiarità portano a una larga applicabilità nello Spazio di tale tecnologia e gli utilizzi attualmente previsti sia da NASA che da ESA, e dalle altre Agenzie Spaziali, comprendono: modulo abitativo da agganciarsi alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) destinato anche a test di affidabilità in previsione di missioni abitate planetarie; modulo di trasferimento per le missioni su Luna e Marte; modulo di atterraggio su Luna e Marte; piattaforma di servizio; piattaforma per applicazioni commerciali destinate a utilizzi terrestri e spaziali; moduli per Space Hotels. Ed è proprio di questa ultima applicazione che ci vogliamo interessare. Stiamo assistendo a una grande spinta internazionale verso una nuova “Era di missioni spaziali” che vedono i loro obiettivi principali nella costruzione di una “prima stazione permanente” sulla Luna e nella Missione verso il pianeta Marte. Dati gli alti costi di trasporto in ambedue gli ambiti, sia NASA che ESA stanno prendendo in seria considerazione la possibilità di “costruire” i moduli che ospiteranno gli astronauti con tecnologia pneumatica. NASA “TransHab” Già nel 1997 al NASA-JSC, Johnson Space Center di Houston, a seguito di ricerche sulle strutture gonfiabili, si realizzò un prototipo di un modulo pneumatico di 10 metri di diametro in grado di essere trasportato, dallo Space Shuttle, compattato fino alla ISS (International Space Station) e da qui, in un prossimo futuro, essere usato per la “missione marziana”. Il modulo era formato da due strutture diverse: un cuore rigido in materiale composito e una struttura esterna gonfiabile formata da molti strati di materiali diversi e dalle diverse prestazioni come Kevlar, Vectran, Mylar e Nextel. La NASA, sviluppando così un notevole know-how sulle applicazioni delle strutture pneumatiche in campo spaziale, ha aperto un fronte di ricerche nuovo e molto promettente a cui si stanno affacciando anche altre Agenzie Spaziali. Sono stati eseguiti importanti test che hanno dimostrato come una struttura pneumatica sia non solo più leggera e poco ingombrante in fase di lancio, ma abbia anche delle “performance”, una volta gonfiata nello spazio, superiori rispetto a un modulo tradizionale in lega di alluminio-litio. Infatti tali membrane sono molto più resistenti all’impatto di meteoriti rispetto a quelle in alluminio e consentono anche un miglior isolamento dalle radiazioni cosmiche, tanto dannose per il fisico degli astronauti. Le ricerche europee Anche l’Europa si sta muovendo nel campo della ricerca sulle Strutture Pneumatiche per applicazioni spaziali. E per primi siamo stati proprio noi italiani che continuiamo ad avere una “superiorità” in questo campo e un know-how, che teniamo costantemente aggiornato con nuovi studi e ricerche. E’ in corso presso Alenia Spazio di Torino, per conto ESA, un test su un modulo gonfiabile a scala ridotta a cui parteci48 l’ARCA 231
pa tra le altre anche la società che presiedo, la IS-in and out space, alla quale è affidato il compito di creare una simulazione virtuale delle varie fasi di assemblaggio di questo modulo che sarà il precursore dei suoi simili che poi verranno spediti in orbita e sulla superficie della Luna. Il modulo che stiamo sperimentando ha un diametro di 3,5 metri e una altezza di 2,5; una vera e propria “camera” di albergo, un po’ piccola magari ma confortevole. Il modulo potrà essere agganciato anche alla Space Station perché provvisto di un portello, “airlock”, compatibile con tutti gli agganci dei moduli spaziali in alluminio. E’ dotato anche di una finestra a oblò per poter testare la tenuta e la fattibilità operativa dell’introduzione in una membrana pneumatica di una struttura metallica. Il test sarà importantissimo per valutare tutte le problematiche dell’assemblaggio-gonfiaggio di tali moduli prima di eseguire i test in orbita. Sicuramente la buona riuscita di queste ricerche e sperimentazioni avvicineranno prepotentemente una nuova Era per lo sfruttamento dello Spazio… l’Era turistica. Il turismo spaziale Negli ultimi anni l’idea del turismo spaziale è passata da una fase iniziale, dove veniva considerata “fantascienza”, a una fase più matura e concreta dove, da una parte, abbiamo visto i primi “turisti civili paganti” soggiornare per una settimana a bordo della stazione spaziale, dall’altra il nascere di nuove “imprese” dedicate esclusivamente all’organizzazione di “voli turistici” in orbita bassa e con propri mezzi di trasferimento. Una certa concretezza all’idea del turismo spaziale l’ha data il famoso Dennis Tito che diventò il 18 aprile 2001 il primo “fee-paying”-space tourist della storia. Vale a dire il primo turista che ha pagato un vero e proprio biglietto per andare in orbita. Un biglietto molto caro: 20 milioni di dollari!! E come lui altri tre viaggiatori hanno pagato la stessa cifra! Statistiche e studi alla mano, dimostrano come, in relazione a stanziamenti privati nell’ordine dei 12 miliardi di dollari, già dal 2010 avremo i primi viaggi turistici commerciali e di routine nello spazio sub-orbitale. Per la necessità di ridurre drasticamente il costo del viaggio e avere mezzi di trasporto affidabili e completamente riutilizzabili, industrie private stanno sperimentando nuovi “spazioplani” in grado di permettere anche a chi non è astronauta, in seguito a un breve training, di andare nello Spazio. Le proiezioni fatte da numerose agenzie delineano un futuro molto florido per il “turismo spaziale” evidenziando un campo molto promettente anche per gli investimenti privati. Vari studi specialistici hanno previsto una “domanda” per viaggi orbitali del range di circa 4.000 passeggeri all’anno fra il 2015 e il 2025, con un totale di passeggeri di circa 26.000 nel decennio 2010-2020! Non solo, riguardo a possibili clienti per uno Space Hotel, la Futron Corp., una ditta americana di consulenza aerospaziale, ha prodotto recentemente uno studio di mercato su Space Tourism, affermando come la domanda di viaggi aumenterebbe drasticamente e in maniera inversa alla diminuzione del costo della “vacanza spaziale” passando prima a 5 milioni di dollari e poi a 1 milione di dollari. E stima che, in presenza di un confortevole Space Hotel in orbita (500 km circa dalla superficie terrestre), i passeggeri che sarebbe possibile trasportare nel 2021 sarebbero addirittura 550! Con queste “appetibili” previsioni alcuni “privati” si sono messi in questa impresa al limite della fantascienza. La Virgin e le altre Il 4 ottobre 2004 il primo spazioplano privato americano ha vinto il premio di 10 milioni di dollari (Ansari X-prize) per aver compiuto tre missioni in orbita bassa a distanza ravvicinata. La SpaceShipOne, questo il nome dello spazioplano, è riuscita
From Space Hotel to Capsule Hotel
Agora Dreams and Visions
Agora Dreams and Visions L
L’Era del Turismo Spaziale
Credits Project: IS - in and out space - srl Project Team: Daniele Bedini (chief designer), Massimo Cortina, Antonio Fei
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neumatic structures: forthcoming applications in space which has the job of creating a virtual simulation of the various stages in assembling NASA began experimenting with the latest cutting-edge technology for this module, destined to be the forerunner of other similar modules to be sent into space solving problems related to “living” in Space back in the 1960s: pneumatand onto the surface of the Moon. ic structures. The module we are experimenting on has a diameter of 3.5 metres and is 2.5 metres The research and tests they underwent outlined their main advantages compared to tall; an authentic hotel “room”, a bit smaller perhaps but just as comfortable. It will also more conservative technology. The key features of “Inflatable Structures” are: drastic be possible to attach the module to the Space Station, since it is fitted with an airlock reduction of mass at launch, highly flexible interior architecture due to greater amount door compatible with all the docking mechanisms on aluminium space modules. It is of space available, better sound environment for the crew, greater safety margins, also fitted with a porthole in order to test out the practical feasibility and air-tightness of reduced loads while landing on the Moon or Mars, reduction in manufacturing time attaching a pneumatic membrane to a metal structure. This will be a very important and costs for the forthcoming generation of living modules. test for assessing all the problems involved in the assembly-inflating of these modules These features mean this kind of technology has a much wider range of applicabefore carrying out tests in orbit. tion in Space; the uses currently foreseen by both NASA, ESA and other Space AgenIf all the research and experimentation is successful it will certainly herald a new cies include: Space Age…the Tourist Age. 1. living module to be attached to the International Space Station (ISS) planned to Space Tourism undergo reliability tests in view of missions to set up inhabited bases on different planets Over recent years the idea of space tourism has moved on from an initial phase, 2. transfer module for missions to the Moon or Mars when it was seen as “science fiction”, to a more advanced and concrete stage as, on 3. landing module for the Moon and Mars one hand, we have seen the first “paying civilian tourists” spend a week on board the 4. service platform space station and, on the other, the emergence of new “businesses” solely devoted to 5. platform for commercial applications on the Earth and in space organizing tourist flights in low orbit using their own means of transportation. 6. Modules for Space Hotels. The idea of space tourism was given a real concrete boost by the famous exploits of This final application is what we are interested in. Dennis Tito, who on 18th April 2001 became the first fee-paying space Astrum Spacejet There is plenty of international interest in a new “age of space mistourist in history. A very expensive ticket: $ 20 million!! But three other sions”, whose main objectives are to build a “first permanent space statravellers have now paid the same amount! tion” on the Moon and organise a Mission to Mars. Statistics and studies show that, in view of private financing in the Owing to the high costs involved in both these operations, NASA and range of $ 12 billion, by the year 2010 we will have the first commerESA are seriously considering the possibility of “building” Modules cial routine tourist voyages into sub-orbital space. designed to accommodate astronauts using pneumatic technology. Due to the need to drastically reduce the cost of travel and provide NASA “TransHab” reliable and completely reusable means of transport, private industry Following experimentation with inflatable structures, the NASA-JSC, is experimenting with new “space-planes”, which, after a short periJohnson Space Center in Houston built a prototype of a pneumatic module measuring od of training, will even allow people who are not astronauts to go up into space. 10 metres in diameter back in 1997, which can be transported by Space Shuttle packed Projections made by several agencies predict a very florid future for “space tourism”, away right up to the ISS (International Space Centre) and from there used for a “misalso suggesting it will be a very lucrative field for private investment. Various specialsion to Mars” in the future. The module was composed of two different structures: a ist studies predict a demand for space travel in the range of approximately 4,000 pasrigid core made of a composite material and an inflatable external structure composed sengers-a-year between 2015-2025, corresponding to a total of approximately 26,000 of several layers of different materials with different properties, such as Kevlar, Vectran, passengers from 2010- 2020! Mylar and Nextel. Moreover, as regards potential customers for a Space Hotel, Futron Corp., an AmeriBy developing extensive know-how into applications of pneumatic structures for use can aerospace consultancy firm, has recently carried out a market survey into Space in space, NASA opened up a new and extremely promising frontier in research, which Tourism, confirming that the demand for travel will increase drastically as the cost of a other Space Agencies are now looking at. space holiday eventually drops from an initial $ 5 million to $ 1 million. Important tests carried out have shown that a pneumatic structure is not just lighter And it estimates that, if there were a comfortable Space Hotel in orbit (approximately and less bulky at launch time, it is also capable of performing more effectively once 500 km from the Earth’s surface), it would actually be possible to transport 550 passeninflated in space and is actually superior to conventional modules made of aluminigers in the year 2021. With these “appetising” forecasts in mind, certain “private” comum-lithium alloy. panies have undertaken an enterprise bordering on science fiction. Membranes like this are actually much more resistant to impact from meteorites than Virgin and other companies their aluminium counterparts and provide better insulation against cosmic radiation, On 4th October 2004 the first private American space-plane won the $ 10 million which is so harmful to the physical well-being of astronauts. Ansari X-prize for completing three missions in close low-orbit with “SpaceShipOne”. European Research That is the name of the space-plane which managed to successfully reach a height of Europe is also increasing its research into Pneumatic Structures for use in space. 80 km without the slightest hitch, basically marking the start of the science-fiction age And we Italians were actually the first and are still ahead in this field, constantly of private space tourism! The company which won the prize, one of whose partners is extending our know-how through new studies and experimentation. The Alena Space also one of the founders of Microsoft, Paul Allen, reached an agreement with Mr. VirAgency in Turin is currently carrying out testing for the ESA on a scale model of an gin, Sir Richard Branson, and jointly founded “Virgin Galactic” in 2004 to take huninflatable module, which the company I manage is involved in: “IS-in and out space”, dreds of tourists on sub-orbital voyages starting in 2010! 231 l’ARCA 49
ad arrivare senza problemi a 80 km di altezza, dando praticamente l’avvio alla fanta- disfare le esigenze di “pendolari privilegiati” che si devono recare nella capitale nipscientifica Era del turismo spaziale privato! La società che ha vinto il premio, che ponica per lavoro ma che non possono spendere cifre astronomiche per un pernottavede come socio anche uno dei fondatori di Microsoft, Paul Allen, ha stretto un rap- mento. Progettati come macchine tecnologiche perfette, hanno camere, vere e proprie porto di collaborazione con Mr. “Virgin”, Sir Richard Branson, e insieme sempre nel capsule, dalle dimensioni limitatissime. In genere nell’altezza di un piano sono ricava2004, fondano la Virgin Galactic per condurre centinaia di turisti in voli suborbitali a te due cabine che hanno di media dimensioni come 1,5 metri di altezza, 2,5 metri di profondità e 2 metri di larghezza. Direte: “come si fa a vivere all’interno di ‘loculi’ sifpartire dal 2010! Con investimenti da brivido, il 17 novembre 2006, Branson presenta il modello a fatti?”. Posso dire che standoci all’interno non si viene assaliti da alcun senso di claustrofobia! La presenza di superfici riflettenti, una ottima illuminazione ambientale e un scala reale della prima “spaceship” della sua futura flotta: la SpaceShipTwo. Disegnata internamente dal designer britannico Seymour Powel, comprende due ottimo impianto di climatizzazione fanno sì di avere una sensazione di essere in uno sedili per i piloti e una cabina passeggeri per sei turisti con 15 oblò in grado di garanti- spazio molto più grande e di respirare aria sempre fresca e costantemente ricambiata. Ora i primi a Londra re al passeggero una vista di ben 60° da seduto e quindi “vivere” tutte le emozioni del E’ di questi mesi l’apertura di due nuovissimi Capsule-Hotels a Londra nei suoi due volo più affascinante della storia dell’uomo. In parallelo, affida al famoso designer Philippe Starck la consulenza per la progettazione dello Spazio Porto, nella zona più aeroporti principali, Gatwick e Heathrow. L’imprenditore che ha avuto questa idea molto innovativa per noi europei è Simon Woodroffe, l’inventore dei famosi “Yosusrinomata del pianeta per le attività aliene: l’Area 51, nel deserto del New Mexico. E notizia recente, Lord Norman Foster si è aggiudicato l’incarico di progettare que- hi”, la catena di ristoranti giapponesi famosi per l’automazione del sistema di servizio sto primo spazioporto della storia. Nel luglio 2007 anche l’Europea ASTRIUM-EADS al tavolo (i piattini di sushi che viaggiano su un binario automatico a circolo chiuso). La tipologia delle cabine dello “Yotel” sono leggermente più ampie di quelle giapha presentato un rivoluzionario modello di “spazioplano” per portare i turisti a una quota di 100 km dalla Terra e, sempre nel luglio 2007, la neonata “Galactic Suite” di ponesi per adeguarsi agli usi e costumi di noi europei abituati a ben altri “spazi”. La Barcellona ha annunciato di voler mandare in orbita, a partire dal 2012, i propri turisti “Capsule” ha una altezza regolare, si può stare in piedi, e, al contrario di quelli giapponesi, è anche dotata di una area bagno. Addirittura sono state create due tipologie spaziali! Per far questo ha affidato a un team di esperti internazionali, di cui mi pregio far di “capsule”, una singola e una de-luxe con un letto matrimoniale. Il know-how acquisito dalla società IS in campo spaziale, con particolare riferimenparte, l’incarico di studiare e realizzare i necessari progetti per costruire una navicella to agli studi di ergonomia e di tecnologie altamente innovative, hanno condotto due spaziale e un vero e proprio “Space Hotel” basato su moduli a tecnologia pneumatica. dei suoi progettisti, gli architetti Daniele Bedini e Massimo Cortini, a ideare un “CapsuLo Space Hotel La prossima fase del Turismo spaziale vedrà sicuramente la costruzione di Space le-Hotel” di nuovissima concezione: applicazione della tecnologia pneumatica per la Hotel nello Spazio sulla stessa orbita della Stazione Spaziale Internazionale che ormai realizzazione delle camere-capsula e un’idea avveniristica per il “lift”. La struttura portante dell’hotel parte da una hall a forma di ovoide con fori-cratere da da svariati anni sorvola le nostre teste a 500 km dalla superficie terrestre. Dovranno essere ristudiati per prima cosa i lanciatori con cui portare i turisti a desti- cui entra la luce e, di notte, crea un effetto “superficie lunare” di alto impatto emotivo. Tra la hall e la parte elevata c’è una parte trasparente che fa sembrare il corpo delle nazione. Stiamo pensando a “spazioplani” composti da due aerei accoppiati, il primo, il più grande, arriva fino a una quota di 100 km, il secondo, “l’Orbiter” fino all’orbita “capsule” quasi fluttuante. La struttura portante è sdoppiata per creare una intercapedine centrale dove “scorre” dell’hotel. La Galactic Suite ha pensato a un Hotel Spaziale composto da un “grappolo” di moduli gonfiabili, vere e proprie camere tutte agganciate a uno snodo-corridoio un avveniristico ascensore a propulsione ad aria compressa. La cabina ovoidale dell’ascensore è agganciata a un doppio sistema di cavi ortogonali posto in posizione centrale e a cui attraccheranno le navicelle provenienti dalla Terra. Un’idea sviluppata dal team della società IS-in and out space, in particolare gli archi- a scorrimento indipendente che ne consentono uno scorrimento anche in diagonale. E’ come una “battaglia navale”, il cliente compone le coordinate della camera-captetti Daniele Bedini e Antonio Fei, prevede uno Space Hotel utilizzando gli stessi moduli attualmente sotto testing in Thales Alenia Space a Torino, su contratto ESA. sula, per esempio D4, e l’ascensore va direttamente all’ingresso della camera a cui si Questi moduli consentirebbero un’affidabilità maggiore in quanto già testati e una rea- aggancia con una porta-soffietto pneumatica, tipo quella degli aerei. Quindi dall’architettura dell’hotel sono stati eliminati completamente tutti gli spazi lizzabilità dell’hotel molto più concreta e vicina nel tempo! Virgin Galactic Spaceship Two di distribuzione orizzontale e verticale, se si Un massimo di 4 moduli pneumatici, agganeccettuano le strutture-corridoio all’aperto che ciati a un core rigido, con la possibilità di aggansono vie di fuga in caso di emergenza come cio alla Space Station, permetterebbero realistipure la scala-tubo pneumatica in cui in caso di camente di avere costantemente in orbita 8 turipericolo, il cliente scivola fino alla quota terra. sti spaziali per “vacanze” di circa 3 o 4 giorni Le capsule-camere sono organizzate in due per un totale significativo di circa 100 turisti sezioni differenziate, una rigida, realizzata in all’anno già a partire dal 2015. materiale composito, dove è organizzata l’area All’interno il modulo centrale, rigido, in lega igiene e la parte impiantistica, l’altra pneumatica di alluminio-litio, ospita la parte comune delcon la superficie-letto-relax. l’hotel, la cucina, il pranzo, la parte per la ginnaLa capsula è espandibile. Quando non è stica e per l’igiene. Tutte le aree “tecnologiche” occupata è compattata e, guardando la facciata sono concentrate in tale modulo ed, essendo dell’hotel, è arretrata rispetto alle altre. La parte tali tecnologie già state sviluppate e testate per frontale, una membrana pneumatica, può divela Space Station, sono di immediato utilizzo. nire più o meno trasparente attraverso l’utilizzo Nella parte terminale di questo modulo, la “finedi particolari schermi fotosensibili. stra” più panoramica del mondo: la “cupola” Tutto il fronte della capsula si illumina di notcome viene chiamata in gergo spaziale, dalla te con un sistema RGB in grado di creare colorazioni diverse. La facciata dell’hotel di quale i turisti possono emozionarsi osservando lo Spazio e la Terra sotto di loro! Le cabine private, nei moduli gonfiabili, hanno arredi anch’essi pneumatici, possibi- notte assume quindi un effetto multicolore di grande impatto visivo con segnalate, li grazie all’assenza di peso a bordo. Il letto, gli armadi e tutti gli altri elementi si confi- perché spente, le camere “libere”. Quando la camera-capsula si espande, tutti gli arredi interni, il letto le sedute i piagurano gonfiandosi, durante le fasi di gonfiaggio del modulo stesso, in maniera autoni, si autoconfigurano automaticamente e, in relazione al numero degli ospiti, la strutmatica e senza ausilio di ore-astronauta. Il team della società IS ha sviluppato il design di svariati elementi, tutti gonfiabili, tura può espandersi gradualmente e autoconfigurarsi per ospitare da 2 a 4 persone. che vanno dalle cabine letto al sistema di “magazzino”, dalla doccia a componenti del- Tutta la cabina pneumatica è sostenuta da un solaio metallico con apertura a pantol’angolo pranzo. Un altro beneficio nell’utilizzo di queste tecnologie gonfiabili è quel- grafo, completamente integrato all’interno della membrana esterna della capsula. L’hotel ideato dai progettisti della IS è un concept naturalmente, ma dimostra come lo della semplicità e del minor costo, grazie alla diminuzione del peso generale del sia possibile applicare anche a progetti sulla Terra, concetti e tecnologie sviluppate modulo. Non solo, l’innovazione tecnologica e dei materiali così come i vari “modelli” pos- per lo Spazio. E con tale trasferimento come sia possibile aggiungere un ulteriore sono consentire la possibilità di trasferire design e tecnologie in prodotti commerciali valore innovativo a progetti già di per se stessi all’avanguardia, come un CapsuleHotel. terrestri e nello sviluppo di concept avanzati, come i “Capsule-Hotel”. La IS ha già in progress altri progetti simili, tra cui l’applicazione di tali concetti allo La ricadute di questi studi in applicazioni sulla Terra: i Capsule-Hotel I primi Capsule-Hotel sono stati costruiti in Giappone. Hotel a basso costo per sod- sviluppo di una “cellula abitativa”. 50 l’ARCA 231
After making some dazzling investments, on 17th November 2006, Branson present- nomical figures on overnight accommodation. Designed like perfect technological machines, they have very small bedrooms, authentic capsules. Generally speaking, two ed a life-size model of the first spaceship from his future fleet: “SpaceShipTwo”. Designed entirely by the British designer Seymour Powel, it has two pilot’s seats and a cabins can be fitted into the height of a single floor. The average size of these cabins is: passenger cabin for six tourists with 15 portholes providing them with a 60° view from 1.5 metres in height, 2.5 metres deep and 2 metres wide. You might ask: “how can you their seats, allowing them to really “experience” the emotions of the most dazzling flight live in little niches like that?”. Well I can assure you that you do not suffer from claustroin human history. At the same time, the famous designer Philippe Starck was given the phobia when you are inside them! The reflective surfaces with excellent lighting and consultancy job for designing the Space Port in the most famous part of the planet for air-conditioning mean that you feel as if you are in a much larger space, always alien activity: Area 51 in the New Mexico desert. It was recently announced that Sir breathing fresh air constantly being recycled. First Capsule Hotels now open in London Norman Foster has won the tender to design the first space port in history. Two brand-new “Capsule Hotels” have opened over recent months in London at its In July 2007, the European agency ASTRIUM-EADS presented a revolutionary model for a “space-plane” for taking tourists to a height of 100 km above the Earth and, again two main airports, Gatwick and Heathrow. The businessman who had this extremely in July 2007, the recently developed “Galactic Suite” in Barcelona announced it wants novel idea for us Europeans is Simon Woodroffe, the inventor of the famous “Yosushi” chain of Japanese restaurants, renowned for their automated table service (the dishes of to send its own space tourists into orbit in 2012!! To do this, it has commissioned a team of international experts, which I belong to, to sushi travel on an automatic rotating conveyor belt). The “Yotel” Bins are slightly bigger than those in Japan to adapt to the habits and study and design the projects required for building a spaceship and proper “Space customs of us Europeans, accustomed as we are to much bigger “spaces”. The “Capsule” Hotel” based on pneumatic modules. is normal height, you can stand up in it, and, unlike the Japanese capsules, they also The Space Hotel The next stage in “Space Tourism” will certainly see the construction of Space Hotels have a bathroom area. In actual fact two types of “capsules” have been designed, a sinin the same orbit as the International Space Station, which for a number of years now gle room and a deluxe room with a double bed. The know-how which IS has acquired in the space industry, particularly as regards has been circling above our heads 500 km from the Earth’s surface. To begin with the launchers for taking tourists to their destination will need to be studies into economics and highly innovative technology, have allowed two of its redesigned. We are considering constructing space-planes composed of two planes cou- designers, the architects Daniele Bedini and Massimo Cortini, to devise a brand-new pled together, the first (larger) plane will reach a height of 100 km, the second Orbiter “Capsule-Hotel”: applying pneumatic technology to create capsule-rooms and a futuriswill actually take them to the hotel. The “Galactic Suite” is a Space Hotel composed of a tic lift design. The bearing structure of the hotel starts from an egg-shaped hall with “bunch” of inflatable modules, proper rooms all hooked onto a corridor-joint, posi- crater-holes letting in light and, at night time, creating an emotionally striking “surface of the moon” effect. There is a transparent section between the hall and raised part, tioned centrally, which the spaceships coming from Earth will dock onto. An idea developed by the team from IS-in and out space-, particularly the architects which makes the capsules actually appear to hover. The bearing structure is divided in Daniele Bedini and Antonio Fei, features a Space Hotel using the same modules cur- two, in order to create a central cavity where there is a futuristic-looking lift driven by rently undergoing testing at Thales Alenia Space in Turin, commissioned by the ESA. compressed air. The egg-shaped lift is attached to a twin system of orthogonal cables These modules would guarantee greater reliability, since they have already been tested running independently, which even allows it to move diagonally. It is like a “battleship”, the hotel guest sets the coordinates for their capsule-room, for out, meaning this kind of hotel could be constructed much sooner! A maximum of four pneumatic modules, hooked on to a rigid core, with the possibility of docking on example D4, and the lift goes directly to the entrance of the room, actually hooking onto to the Space Station, would realistically allow eight space tourists to be constantly in it through a pneumatic door like those on a plane. This means the hotel no longer has orbit for holidays lasting about three or four days, making a total of approximately any horizontal or vertical distribution spaces, except for the outdoor corridor structures which act as escape routes in emergencies. Similarly, the pneumatic tube-stairs allow 100 tourists a year as early as 2015. On the inside, the rigid core module made of aluminium-lithium will host the com- guests to slide down to the ground in case of danger. The capsule-rooms are arranged into different sections, a rigid section made of a munal part of the hotel, the kitchen, dining room, gymnasium and restrooms. All the technological areas are concentrated in this module and, since this kind of technology composite material where the hygiene area and plant-engineering are located, and a Virgin Galactic Spaceship Two pneumatic area with the relaxation-bed-surface. has already been developed and tested for the Space The capsule is expandable. It is packed away when Station, may be used immediately. The end part of not in use and, when looking at the hotel front, it this module will have the most panoramic “winis set back from all the others. The front section, a dow” in the world: the “dome” as it is called in pneumatic membrane, can be made more or less space jargon, from which tourists will be able to transparent by using a special system of photosenenjoy the breathtaking experience of looking out sitive screens. into Space and at the Earth down below them! The entire front of the capsule lights up the night The private cabins in the inflatable modules also by means of an RGB system, capable of creating have pneumatic furnishing, possible thanks to the different colours. At night the hotel façade features lack of weight on board. a visually striking multicoloured effect with the The bed, wardrobes and all the other features “vacant” rooms clearly visible because they are left actually inflate into shape as the module itself is in darkness. inflated, totally automatically and without requirWhen the capsule-room expands, all the interior ing any astronaut work. The team from IS has furniture (bed, chairs and surfaces) are automatidesigned various elements, all inflatable, ranging cally configured and, depending on the number of from the bed cabins to the storage system, shower guests, the structure can either expand gradually and special features for the dining corner. Another or automatically configure itself to accommodate benefit of using this kind of inflatable technology is 2-4 people. The entire pneumatic cabin is supportits simplicity and relative cheapness, thanks to a ed by one single metal slab with a pantograph decrease in the overall weight of the module. Moreaperture, fully incorporated in the capsule’s outover, innovation in technology and materials and side membrane. the range of different “models available” will allow The hotel designed by the architects from IS is, of the possibility of transferring this kind of design course, just a concept, but it does show it is possible and technology to commercial products marketed to apply concepts and technologies developed for down here on Earth and for developing cuttingSpace down here on Earth. Transferring technoloedge concepts such as “Capsule Hotels”. gy like this makes it possible to further enhance The Implications of Studies Like These for projects which are already at the cutting edge, like Applications Here on Earth: Capsule Hotels a “Capsule Hotel”. The first Capsule Hotels were built in Japan. LowIS already has other similar projects underway, cost hotels for meeting the needs of “privileged comincluding the application of these concepts for muters”, who had to travel to the capital of Japan developing an “inhabitable cell”. for work, but who could not afford to spend astro231 l’ARCA 51
A destra e sotto, viste del Galactic Suite Hotel (www. galacticsuite.com). Nella pagina a fianco, la IS Space Suite, l’idea sviluppata dal team della società IS-in and out space, in particolare gli architetti Daniele Bedini e Antonio Fei.
Right and below, views of the Galactic Suite Hotel (www. galacticsuite.com). Opposite page, the IS Space Suite, the idea developed by IS-in and out space team, and in particulra by architects Daniele Bedini and Antonio Fei.
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A destra, Sir Richard Branson e il Transhab della NASA in simulazione di volo. A destra, sotto, la Cupola, la finestra “panoramica dell’IS Space Hotel. In basso componenti, particolare e sezione del Transhab della NASA, prototipo di un modulo pneumatico di 10 m di diametro in grado di essere trasportato, dallo Space Shuttle, compattato fino alla ISS (International Space Station) e da qui, in un prossimo futuro, essere usato per la “missione marziana”. Il modulo, concepito nel 1997, era formato da due strutture diverse: un cuore rigido in materiale composito ed una struttura esterna gonfiabile formata
In questa pagina e nella successiva, il Capsule Hotel, progettato da IS-in and out space (in particolare da Daniele Bedini e Massimo Cortini). La struttura portante dell’hotel parte da una hall a forma di ovoide con fori-cratere da cui entra la luce. La struttura portante è sdoppiata per creare una intercapedine centrale dove scorre un avveniristico ascensore a propulsione ad aria compressa agganciato a un doppio sistema di cavi ortogonali a scorrimento indipendente che ne consentono uno scorrimento anche in diagonale. Il cliente compone le coordinate della camera-capsula, ad esempio D4, e l’ascensore va direttamente all’ingresso della camera a cui si aggancia con una porta-soffietto pneumatica, tipo quella degli aerei. Quindi dall’architettura dell’hotel sono stati eliminati completamente tutti gli spazi di distribuzione orizzontale e verticale, se si eccettuano le strutture-corridoio all’aperto che sono vie di fuga in caso di emergenza come pure la scala-tubo pneumatica in cui in caso di pericolo, il cliente scivola fino alla quota terra.
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da molti strati di materiali diversi e dalle diverse prestazioni come Kevlar, Vectran, Mylar e Nextel.
Right, Sir Richard Branson and the NASA Transhab in flight simulation. Right, below, the dome, the “panoramic” window of IS Space Hotel. Bottom, components, detail and section of NASA Transhab, a prototype of a pneumatic module measuring 10 metres in diameter, which can be transported by Space Shuttle packed away right up to the ISS (International Space Centre) and from there used for a “mission to Mars” in the future. The module, built back in 1997, was composed of two
different structures: a rigid core made of a composite material and an inflatable external structure composed of several layers of different materials with different properties, such as Kevlar, Vectran, Mylar and Nextel.
In this page and in the next one, the Capsule Hotel, designed by ISin and out space (in particular by Daniele Bedini and Massimo Cortini). The bearing structure of the hotel starts from an egg-shaped hall with crater-holes letting in light. The bearing structure is divided in two, in order to create a central cavity where there is a futuristic-looking lift driven by compressed air, with a twin system of orthogonal cables running independently, which even allows it to move diagonally. The guest sets the coordinates for their capsule-room, for example D4, and the lift goes directly to the entrance of the room, actually hooking onto it through a pneumatic door like those on a plane. This means the hotel no longer has any horizontal or vertical distribution spaces, except for the outdoor corridor structures which act as escape routes in emergencies. Similarly, the pneumatic tube-stairs allow guests to slide down to the ground in case of danger.
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Spaceport New Mexico, 2007 Credits: Foster and Partners, URS team Consultants: Balis and Company, URS Corporation, Consult, ExplorationSynthesis Partner Client: New Mexico Spaceport Authority (NMSA), Virgin Galactic (tenant)
Vista zenithale e ingresso del primo Spazioporto privato. La forma organica dello Spazioporto è incastonata nel deserto del New Mexico e sarà realizzata utilizzando materiali e tecniche locali, in modo da essere sostenibile e in armonia con il proprio intorno. Visitatori e astronauti accedono all’edificio attraverso un “canale” tagliato nel terreno i cui muri di contenimento costituiscono uno spazio espositivo che documenta la storia della regione e quella dell’esplorazione spaziale
Zenith view and the entrance to the first private Spaceport. The Spaceport lies low within the desert-like landscape of the site in New Mexico and seen from the historic El Camino Real trail, the organic form of the terminal resembles a rise in the landscape. Using local materials and regional construction techniques, it is both sustainable and sensitive to its surroundings. Visitors and astronauts enter the building via a deep channel cut into the landscape. The retaining walls form an exhibition space that documents the history of the region and its settlers, alongside a history of space exploration.
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Prospetti ovest e sud, vista del modello e assonometria dello Spazioporto. La forma sinuosa dell’edificio e i suoi spazi interni cercano di catturare il fascino e il mistero del volo spaziale, esprimendo il brivido del viaggio per i primi turisti dello Spazio. Si sono attentamente bilanciate accessibilità e privatezza. Le zone più sensibili, per esempio – come le sale di controllo – sono visibili ma non accessibili ai visitatori.
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West and south elevations, view of the model and isometric of the Spaceport. The sinuous shape of the building and its interior spaces seek to capture the drama and mystery of space flight itself, articulating the thrill of space travel for the first space tourists. There is a careful balance between accessibility and privacy. The more sensitive zones – such as the control room – are visible, but have limited access.
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Concorsi, una specie da proteggere? Competition for Padova Auditorium Giuria/Jury: Gonçalo Byrne, Michel Desvigne, Massimiliano Fuksas, Mauro Strada, Giampaolo Mar, Giuliana Mazzi, Guglielmo Monti, Maestro Claudio Scimone, Maestro Carlo De Pirro, Giampietro Battaglia, Enzo Siviero, Luigi Favero
C
oncorsi internazionali di architettura: un universo da esplorare con cautela. C’è di tutto. Nel bene e nel male! Ha un senso condivisibile indire un concorso internazionale, selezionare una decina di architetti di importanza mondiale, autori di progetti straordinari, per poi assegnare il primo premio a una proposta certamente di buona qualità, ma che non osa lanciare un’idea forte? Insomma, un gesto coraggioso per dire basta al già visto? A Padova mancava una presenza fondamentale come un vero auditorium. Una carenza grave per una città (anche se in scala ridotta) dalle grandi tradizioni culturali (è sede di un’antichissima università) e in continua espansione, sia territoriale sia economica. Il concorso per la realizzazione dell’“Auditorium della Città di Padova” (costo preventivato, quaranta milioni di euro) è quindi una risposta a un bisogno culturale ma anche atteggiamento concreto per una profonda riflessione sul divenire della città e sul rapporto fra costruito, progetto e contesto, fra storia, paesaggio e contemporaneità. L’iniziativa ha riscosso un certo successo, visto che all’appello hanno risposto settantasei importanti studi di architettura. La selezione finale ha espresso dieci progetti, di cui otto provenienti dall’estero. Ciò dimostra che l’Italia è una sorta di terra di conquista per chi sa che prima o poi anche noi capiremo che l’architettura ha obiettivi diversi dall’edilizia. E quindi che sarà più facile per olandesi, francesi, giapponesi, inglesi ecc. potersi in futuro ben piazzarsi nei concorsi. Il sito su cui sorgerà la nuova struttura presenta notevoli punti
di interesse paeggiasistici e storici. La zona è caratterizzata dalla presenza del canale Piovego, l’Auditorium andrebbe realizzato là dove il corso d’acqua presenta un’ampia ansa su cui insiste l’ambito monumentale degli Scrovegni-Eremitani e il relativo parco con le mura cinquecentesche. Il nuovo complesso destinato ai concerti è formato da più strutture, di cui una ipogea che accoglie la hall con biglietteria, bar e sala di milletrecento posti. In superficie, un’altra sala – semisospesa, completamente trasparente e di forma prismatica alla cui sommità accoglie una terrazza con ristorante panoramico – connessa ai due edifici risalenti al primo Novecento, da conservare secondo il bando di concorso. Di impianto tradizionale, il progetto vincitore, firmato dallo studio Cecchetto e Associati, cerca una mediazione con il contesto, affidandosi a suggestioni di matrice monumentale e a un timido accenno verso l’astrazione geometrica. Risultato: un corpo comunque estraneo all’intorno, senza però porsi come opera capace di assicurarsi un futuro significativo sul piano identitario. Purtroppo, nel nostro Paese, tale risultato è materia corrente. Da sempre c’è la tendenza a illudersi che la città sia una sorta di sala da pranzo in stile Chippendale, in cui ogni elemento aggiunto debba essere un clone del preesistente affinché non appaia fuori luogo. In realtà, è noto che la bellezza della città sta proprio nella complessa sedimentazione e coesistenza di opere e brani urbani di differenti epoche storiche. Carlo Paganelli
I
nternational architecture competitions: a world to be explored with great care. Everything happens. For better or for worse! Does it make any sense to organize an international competition, select about a dozen architects of worldwide fame to design incredible projects, only to award first prize to what is certainly a good quality project, but not bold enough to project a powerful idea? Perhaps we need to be brave enough to reject what has already been seen? The city of Padova was lacking a powerful landmark such as a real auditorium. A serious shortcoming for a city (only on a smaller scale) with great cultural traditions (it is home to a very old university), which is still expanding both territorially and economically. The competition to design the “City of Padova Auditorium” (estimated cost of € 40 million) caters for a cultural need and also provides concrete action for reflecting on the future of the city and on the relations between a building, project and its setting, between history, the landscape and modern-day society. This has turned out to be quite a successful project, seeing as seventy-six important architecture firms entered the competition. In the end ten projects were selected, including eight entries from abroad. This shows that Italy provides fertile ground for all those who realize that sooner or later we will realize that architecture has different aims from ordinary building. And this means that in the future it will be easier for Dutch, French, Japanese and British architects etc. to successfully enter competitions. The site where the
new building will stand has a number of interesting points in terms of its landscape and history. Piovego canal runs through the area in which the auditorium is planned to be built, where there is a wide bend in the waterway near the “Scrovegni - Eremitani” monuments and park surrounded by 16th-century walls. The new concert facility is composed of several structures, including an underground level holding the lobby, ticket office and 1300-seat concert hall. There is another hall above ground – prism-shaped, totally transparent and semi-suspended with a terrace at the top and panoramic restaurant – connected to the two buildings dating back to the early-20th century, to be conserved according to the competition tender. The winning project, featuring a conventional shaped layout, attempts to mediate with its surroundings, drawing on a monumental features and a gentle reference to geometric abstraction. The end result is actually a construction which appears to be alien to its surroundings, without however being distinctive enough to really leave its mark in the future. Unfortunately, this is a common sight in Italy. There has always been a tendency to kid ourselves that the city is a sort of Chippendale-style dining room, in which every added feature must be a clone of something older, until everything eventually looks out of place. In actual fact, it is widely acknowledged that the beauty of a city lies in an intricate sedimentation and coexistence of urban works and fragments from different periods in history.
Cecchetto & Associati/Alberto Cecchetto A destra e nelle pagine successive, il progetto vincitore del Concorso per l’Auditorium di Padova. Il progetto è una cerniera tra la parte storica della città e quella frammentaria a ridosso della stazione. Il complesso sarà formato da tre strutture: una ipogea che conterrà la hall con biglietteria, bar e sala da 1.300 posti; una seconda sala in superficie semisospesa, tutta trasparente e legata ai due edifici del primo Novecento che sono da conservare, con in sommità una terrazza con ristorante panoramico che ne ricoprirà i volumi; l’auditorium che si allunga con una passerella verso i giardini dell’arena al di sopra della collina verde che sarà usata per passeggiare e per spettacoli all’aperto. Right and following spread, the winning project of the Padova Auditorium Competition. The project hinges together the historical part of the city and the fragmentary side over by the station. The complex will be formed of three structures: an underground section which will hold the lobby with the ticket office, a bar and a 1300-seat hall; the second semi-suspended totally transparent hall above ground will be connected to the two early 20th-century buildings in need of conservation. There will be a terrace of the top with a panoramic restaurant covering its structures; the auditorium, which will have a walkway extending into the gardens of the arena on top of the green hill, will be used for hosting outdoor events and for walking around.
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Archea Il progetto si compone di due edifici distinti, uniti tra loro nel sottosuolo in modo da integrarsi funzionalmente, ma con forme volutamente diverse a sottolineare i diversi rapporti espressivi e le diverse dipendenze. L’edificio principale con le sale auditorium ha una forma libera e si presenta come un volume monolitico che si torce quasi su se stesso in modo da rivolgersi verso il centro della città. Il secondo edificio si propone con rigore nella sua linearità e chiusura, come una forma derivata dalla giacitura delle preesistenze, inglobando tutto in un unico atto costruttivo, con una struttura a telaio d’acciaio e vetro capace di ridare vita e senso ai residui della città ottocentesca. Tutto il resto della superficie del lotto di progetto viene liberato progressivamente in una idea di parco urbano. Le due sale auditorium sono realizzate contrapponendo i due palcoscenici al centro dell’edificio e si sviluppano con la platea longitudinalmente al corpo di fabbrica; questa soluzione tipologica permette di agevolare la movimentazione delle sale. Tutta la distribuzione del pubblico alle sale gravita attorno al foyer centrale, spazio a tutt’altezza caratterizzato da pareti irregolari che è anche il nocciolo su cui l’edificio ruota. The project is composed of two separate buildings, connected together underground so as to integrate functionally but with their own deliberately different forms to underlying their distinct stylistic relations. The main building holding the auditorium halls has a free-form and looks like a monolithic structure which almost appears to twist around itself so as to face the city centre. The second building is austere-looking due to its linearity and closure dictated by the layout of existing buildings. It encompasses everything in one single constructive act, a steel and glass framed structure capable of restoring life and meaning to the remains of the 19th-century city. All the rest of the surface of the project lot is gradually cleared to cater for into an idea of an inner-city park. The two auditorium halls have been constructed by making the two stages face the centre of the building with the stalls running lengthwise to the main building; this typological feature makes it easier to move around the halls. The audience sitting in the halls gravitate around the central foyer, a full-height space with irregular walls, which is also the core around which the building rotates.
David Chipperfield Architects La proposta progettuale tenta di riutilizzare le qualità del sito proponendo una soluzione che risponda in maniera diversificata. Da un lato si propone un edificio cortina, posizionato in linea retta a ridosso della strada, nell’intento di generare un fronte urbano; dall’altro lato si propone un edificio in linea spezzata a ridosso del Canale Piovego. Tra i due fronti opposti vengono disposti i volumi chiusi delle sale da concerto, avvolti dai fronti aperti in un unicum che può essere al contempo introverso ed estroverso. L’edificio orizzontale proposto permette una più interessante combinazione di attività. Il progetto si presenta quindi come un forte diagramma di facile lettura che ha l’ambizione di sedurre più con la chiarezza dell’idea che con la forma. The design idea attempts to re-utilize the site’s qualities by introducing an alternative solution. On one hand there is a curtain building set in a straight line along the road, designed to create an urban front; on the other hand there is a building set in a broken line by Piovego Canal. The closed structures of the concert halls of set between the two opposing fronts, enveloped by the open fronts into a unicum which may be both introverted and extroverted. The horizontal building being proposed allows are more interesting combination of activities. This means the project looks like a powerful easy-toread diagram which sets out to seduce us through the clarity of the idea from which it takes shape.
Juan Navarro Baldeweg L’edificio si dispiega seguendo il tratto rettilineo delle mura, si avvicina e si affianca al Canale, risolvendo il suo contatto in una successione di linee e di rilievi paralleli. Le sale seguono questa direttrice, ricreando una topografia che scende verso l’ansa del Canale. La presenza dell’acqua si accentua per mezzo di una vasca lineare che si estende ai piedi dell’edificio. La vasca stabilisce un nuovo confine, e nello stesso tempo porta l’acqua dentro l’area scalonata e aperta di fronte all’auditorium. La disposizione delle sale e la loro trasparenza, con l’apertura visiva verso il canale e il parco, rendono protagonista un paesaggio che serve da sipario per le loro attività (o gran parte delle loro attività). Sul lato di via Gozzi, l’edificio si spacca per configurare spazi intermedi tra la via di accesso e il foyer. Lungo questa via, una pensilina policroma accentua l’entrata. Un ponte pedonale curvilineo unisce il sito con il parco sull’altro lato del canale. I servizi, quali bar e ristorante, sono all’interno di un elemento prismatico, collegato alla parte principale dell’auditorium, e rivestito di pietra nera, bianca, rossa e ocra, assumendo col suo aspetto il valore di una presenza tradizionale.
Odile Decq – Benoît Cornette L’ampia copertura delimita anche il territorio di una piazza coperta in riva al fiume, luogo di festa per la città, luogo di spettacoli. La sua dimensione, più grande di quella richiesta dal programma, è l’opportunità di molteplici attività. Esposto sullo spazio esterno e verso il parco è il foyer, con la molteplicità dei suoi percorsi sotto la volta animata dalle pieghe, da opacità e trasparenze vetrate, che avanza al fine di ospitare i volumi delle sale e di aprirsi ampiamente verso la città. Lo spiazzo, superficie bianca striata di nero e di allineamenti di alberi che prolungano la sponda, è un luogo di transizione progressivamente sopraelevato verso il canale che permette agli spettatori e ai passanti di porsi a distanza e in progressione prima di accedere alle sale e agli spettacoli. Sopra l’ampio foyer, la copertura è soltanto leggerezza e luce. E’ una superficie bianca fatta di lame non regolari che galleggiano sopra la superficie di marmo bianco del pavimento, tracciata da linee di pietra nera che la attraversano da una parte all’altra. L’involucro è un filtro di luce che assicura il passaggio tra la luce piena fuori e la deambulazione interna all’ombra fino al centro delle sale dedicate all’ascolto della musica.
The building is set around the rectilinear walls, drawing close to and running alongside the canal, producing a succession of parallel reliefs and lines. The halls are set in the same direction, re-creating a topographic layout dipping down towards the bend in the canal. The presence of water is accentuated by the linear tank at the foot of the building. The tank creates a new boundary and, at the same time, conveys water into the open area in front of the auditorium. The layout of the halls and their transparency, opening up visually towards the canal and park, brings the landscape to the fore, which acts as a curtain for their activities (or most of them). Over by Via Gozzi, the building breaks up to configure intermediate spaces between the entrance way and foyer. Along this path, a multi-coloured canopy emphasizes the entrance. A curved foot bridge connects the site to the park over on the other side of the canal. The services, such as a bar and restaurant, are set inside a prismatic element connected to the main part of the auditorium and clad with black, white, red and ochre-coloured stone to give it a very traditional look.
Festivals and other forms of entertainment. Its size, bigger than that required by the building program, provides the chance for a wide range of activities. Exposed along the outside space and over by the park, the foyer, with all its pathways running under the main vault enlivened by folds, creates opacity and glassy transparency advancing to accommodate the halls and opening right up to the city. The clearing, a white surface with black striations and rows of trees extending down to the river bank, is a transition place gradually rising up towards the canal, so that spectators and passers-by can gradually approach the hall before entering to watch the shows. The roof above the spacious foyer is all lightness and light. It is a white surface of uneven planks floating above the white marble surface of the floor, traced by lines of black stone running from one side to the other. The shell is a filter of light providing a transition from the bright daylight outside and the shadows on the inside through to the centre of the halls devoted to listening to music.
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Architectuurstudio Herman Hertzberger L’edificio dell’auditorium, con un principio opposto a quello di una costruzione diffusa, è concepito come un’unità compatta ed elementare che lascia intorno a sé quanto più spazio aperto possibile. Si prevede la realizzazione di un grande volume che contiene tutto il necessario in uno spazio che è, al contempo, compatto e leggero. Il volume è leggermente sollevato dal suolo per essere attraversabile e aperto su tutti i suoi lati. La struttura dell’edificio è costituita da un reticolo di rami in cemento armato che formano un elemento scultoreo ad albero che sostiene la grande sala per la musica avvolta dal volume cubico. Tutti i livelli, le scale e gli altri elementi sono come appesi ai rami dell’albero e si dispongono liberamente all’interno del grande spazio interno. The auditorium building, working on the opposite principle to diffused construction, is designed to be a compact, simple unit leaving as much open space around it as possible. The plan is to construct a large structure holding everything required in a space which is both compact and light. This structure is gently raised off the ground so that it can be crossed and is open on all sides. The building structure is composed of a web of reinforced concrete branches forming a tree-shaped sculptural feature supporting the main music hall enveloped by the cube shaped structure. All the levels, stairways and other features looked as if they are hanging from the branches of the tree and are freely arranged inside the big interior space.
Kada & Wittfeld Architekten Il foyer si delinea come un parco artificiale della cultura con una copertura traforata sotto cui passeggiare, metafora dei portici padovani. Le sale da concerto vengono sollevate dal piano terreno lasciando libero spazio al foyer e ai percorsi che lo attraversano. Sottolineando questo sistema di accessi, la copertura del foyer si adagia in maniera fluttuante sotto la sala grande e avvolge col suo involucro la sala piccola. The foyer looks like an artificial cultural park with a perforated roof under which you can walk around, a metaphor for the porticoes of the Padova area. The concert halls are raised above ground floor level leaving plenty of free space for the foyer and the corridors crossing it. The foyer roof, emphasizing the system of entrance ways, fluctuates beneath the large hall and envelops the small hall in its shell.
Aies Mateus & Associados La proposta assume, come limite dell’edificabile, l’area sensibilmente triangolare della parcella, occupandola su quattro livelli: tre sopra il suolo e uno sotterraneo.Il volume cosí definito costituisce una specie di prisma, su cui il progetto opera per sottrazione: il volume di pietra è ritagliato e perforato, disegnando caso a caso differenti relazioni con l’esterno. Questi spazi aperti, che possono assumere la forma di piazze, cortili, terrazzi, portici o gallerie coperte. The project takes the distinctly triangular section of the plot as the boundary for building on, rising up a will for levels: three above and one below ground. The structure this creates forms a soul to prison, which the project then subtracts away from: the stone structure is cuts and perforated to set up a variety of relations with the outside. These open spaces can take on the form of squares, courtyards, terraces, porticoes or covered galleries.
Arata Isozaki Un complesso bilanciato che si protegge dall’asse viario più impattante a nord, per aprirsi alla città a est con un ingresso fortemente caratterizzato e riconoscibile, e a sud, in maniera più delicata con silenziosi volumi in vetro, verso la natura, l’acqua, il verde. Nell’omogeneità plastica del complesso, brilla la scatola di cristallo del foyer, alta 20 m. Spiccano i due lati trasparenti del quadrato di base: a est la facciata dell’ingresso brillante e trasparente, a ovest il volume traslucido e serigrafato del ristorante panoramico sulla città storica, entrambi con finitura esterna in vetro serigrafato. I tre box principali del complesso, il volume della sala grande, quello della sala piccola e quello del quadrato di base da 50x50 m, presentano una maglia d’acciaio, con la funzione di sostenere l’involucro di finitura dei tre oggetti: dall’interno verso l’esterno, una superficie vetrata, la struttura in acciaio, pannelli in alabastro e nuovamente vetro a finire. Tutti e 5 i box sono completati sulla sommità da una copertura piana, finita con uno strato di ghiaia bianca. A balanced complex sheltered from the important roadway to the north, so that it can open up to the city to the east through a highly distinctive and easily recognizable entrance and to nature, water and greenery to the south in a more delicate manner through calm glass structures. Within the sculptural unity of the whole, the 20 m tall glass foyer box shines out brightly. The two transparent sides of the square-shaped base stand out: the entrance façade to the east is shiny and transparent, the translucent serigraphed structure of the panoramic restaurant structure to the west looks on to the old part of the city, both with outside finishes in serigraphed glass. The complex’s three main boxes, the structures of the large hall, small hall and hall with a 50x50 m square base, have steel grids designed to support the finishing shell of the three objects: from the inside outwards, a glazed surface, the steel structure, alabaster panels and once again glass to finish with. All five boxes have flat roofs topped by a layer of white gravel.
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Van Berkel en Bos UNstudio Si è ricercato un espediente geometrico in grado di conferire un’identità unica e originale all’intero complesso. Il risultato è una struttura, con rivestimento metallico dalle vaghe tonalità madreperlacee, a foglie ricurve ispirata alla geometria dei frattali, in cui lo stesso modulo si ripete e si distorce adattandosi alle diverse condizioni del sito e del programma. Per la sala è stato ideato un concetto unico e integrale con una struttura alveare di palchi in due ordini di balconi aggettanti. Questi sono parte integrante del volume della sala e seguono l’angolazione studiata sull’ottimizzazione delle visuali verso il palco, con una distanza massima di 32 m da esso. The project looked for a geometric expedient capable of instilling a unique and original identity on the entire complex. The result is a structure with a metal coating in vaguely mother-of-pearl shades and terrorist leaf shaped patterns inspired by fractal geometry, in which the same module is repeated and distorted to adapt to the various sites and program conditions. The hall design is based on a unique and integral concept with a honeycomb pattern of boxes taking the form of two rows of overhanging balconies. These balconies are an integral part of the hall structure and follow the ideal angle worked out for optimising views of the stage from a maximum distance of 32 m.
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Studio De Ferrari Architetti Centro Diagnostico Ospedale Evangelico Valdese, Torino La trasformazione si configura sull’impianto originario, solo modificato nella copertura con solaio del piano terreno del cortile e nella grande copertura trasparente a livello del tetto. La particolare luminosità di quest’ultima deriva dalla sofisticata tecnologia adottata (lastre in vetro temperato e stratificato, collegate da silicone strutturale e sorrette da cavi tesi ed esili puntoni) e dalla serigrafia (una sfumata texture con al centro una grande croce ugonotta) che ne mitiga l’irraggiamento. Attorno al grande spazio ruotano tutte le funzioni ospedaliere. Materiali e arredi sono scelti e progettati in funzione dell’accoglienza, per una immagine rilassante ma allo stesso tempo non banale: il legno è pavimento nella hall, rivestimento di pareti e arredi delle piccole ma efficienti sale ambulatorio; le verniciature morbide sulle parti metalliche, le complesse reti di impianti, i sistemi strutturali, i dettagli di mensole, tiranti e giunti. Dai ballatoi affacciano tutti i locali per le visite ambulatoriali, definiti nel rispetto del modulo architettonico preesistente. Indirizzare i pazienti dai box della reception collocata nella hall risulta semplice e intuitivo: l’accesso alle sale situate allo stesso piano avviene attraverso piccoli ponticelli che superano il vallo perimetrale che porta luce alle sale del livello strada mentre all’accesso alle sale situate agli altri piani provvedono scale e ascensori in diretto rapporto visivo con il cortile. I corpi ascensori sono avvolti da immagini ingigantite di due opere di Rembrandt: Abramo e Tommaso, riferimento della evangelizzazione valdese. Il progetto è stato premiato con la targa "Architetture rivelate" a cura dell’Ordine degli Architetti di Torino.
A fine example of 19th-century residential architecture in Turin, the building in Via Pellico converted into a Diagnostics Centre and analysis laboratory has beeen with no alterations on the outside. On the inside, the conversion is based on the original building plan with just a modification to the ground-floor courtyard and large transparent covering at roof level. The latter’s peculiar lighting derives from the sophisticated technology employed (reinforced and stratified glass sheets connected using structural silicone and supported by tensile cables and thin struts) and the serigraphy (a blurred texture with a large Huguenot cross in the middle), which tones down its irradiance. The various hospital functions revolve around this large space. The materials and furniture are chosen and designed to be warm and welcoming, creating a relaxing but never bland atmosphere as the wood which paves the hall and covers the walls and furnishing in the small but efficiently designed clinic rooms. The balconies face onto all the rooms used for visits to the clinic. Patients are instinctively led through from the reception facilities in the hall: entry to the rooms on the same level is across tiny bridges spanning over the perimeter wall bringing light into the rooms at street level, while stairways and lifts directly interacting visually with the courtyard lead to the other floors. The lift shafts are enveloped by enlarged images of two works by Rembrandt: Abraham and Thomas, referring to the evangelisation of the Waldensian valleys. The project was awarded the “Architetture rivelate” prize by the Turin Association of Architects.
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Credits Project: Studio De Ferrari Architetti Structures: Marco Tobaldini Plants Project: Prodim-Massimo Rapetti Security: Riccardo Renacco Economy: Lorenzo Rolle Main Contractor: Borini Costruzioni
Metal Works: Stramandinoli Glass Roof: Polar Lighting: Artemide, Targetti Floors: DLW, Abet Laminati Furniture: Up Work, Gruppo Bodino Client: Ospedale Evangelico Valdese
Nella pagina a fianco, la facciata ottocentesca dell’Ospedale Evangelico Valdese su Via Pellico a Torino, schizzo e modello dei corpi ascensori con le gigantografie delle opere di Rembrandt che rappresentano
Abramo e Tommaso, sezione e pianta del piano terra. Sopra, viste della grande copertura vetrata sul cortile interno con la serigrafia della croce ugonotta.
Opposite page, the 19th-century façade of the Evangelis Waldeusian Hospital along Via Pellico in Turin, sketch and model of the lift shafts showing enlarged images of works by Rembrandt depicting Abraham and Thomas,
ground-floor section and plan. Above, views of the large glass roof over the interior courtyard showing a serigraphy of a Huguenot cross.
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Piante del primo piano e del secondo piano.
Plans of the first and second floors.
Vista, del corpo ascensori. Nella pagina a fianco, la hall di ingresso, nel cortile centrale con i box della reception.
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View of the lift shaft. Opposite page, entrance hall in the central courtyard showing the reception boxes.
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La luce plastica Plastic Light
I
l design dell’illuminazione è oggi tra i pochi, insieme a quello dell’ambiente bagno e della cucina, a essere oggetto di una intensa sperimentazione, tanto formale quanto tecnologica. Il merito di questa situazione va distribuito con equità: gli sviluppi della tecnica consentono soluzioni sempre più articolate e perfezionate; i progettisti trovano stimoli continui all’elaborazione di esiti creativi e meglio aderenti alla sensibilità del nostro tempo; le aziende si sono organizzate in modo da coniugare con equilibrio logica di mercato e innovazione. Esemplare risulta, su questo panorama, il caso della Kundalini, un’azienda nata poco più di dieci anni fa e costruita tutta sull’idea di una matrice estetica – o “estatica”, come si legge nel catalogo – della sorgente luminosa, che si concretizza in prodotti di per sé dotati di alta qualità formale e in una illuminazione definita “interiore”, che nasce dall’occultamento dell’apparato illuminante e dalla realizzazione di “volumi di luce riflessa”. Questa filosofia aziendale ha interessato molti designer – da Foster alla Hadid, da Mendini ai Future Systems, dalla Kontouris a Hoff & Wortmann e molti altri – che hanno disegnato per la Kundalini lampade da terra, da parete, da tavolo o da soffitto, ciascuna in possesso di una propria personalità, capace di sdoppiarsi in una immaterialità fatta di pura luce quando sono accese o in una presenza materia e concreta allorché sono spente. La duplice realtà di questi apparecchi, però, non si esaurisce nella normale dialettica tra luce e materia che è propria di qualunque oggetto illuminante. Essa si arricchisce infatti di un elemento mediano, vale a dire dell’originalità intrinseca della progettazione, che è capace, in varia misura e incidenza, di fondere, in una sorta di procedimento alchemico, una trionfante “opera al nero”, i parametri tecnologici di una luce pastosa, ricca di atmosfere, con quelli estetici di una “forma” che modella lo spazio intorno a sé e lo satura di sensazioni. Il risultato di questa intima fusione è una resa plastica, quasi tangibile della luce, che attraverso la conformazione del guscio che la contiene e la irradia, si sviluppa essa stessa nello spazio non come pura energia, ma come figurazione, segno, linguaggio immediatamente interpretabile. In tale prospettiva, la presenza oggettuale dell’apparecchio illuminante non è più resa possibile soltanto dall’assenza di luce, giacché è al contrario proprio la sua luminosità a esaltarne l’apparenza. Non si verifica qui ciò che normalmente avviene, e cioè la condanna di queste apparecchiature a presentarsi o solo come pura luce o solo come pura materia. La loro forma concreta, infatti, non scompare, ma anzi si esalta nel momento in cui il fiotto luminoso filtra attraverso la figuralità della struttura per comporsi in un’immagine unica, in una sintesi dialettica che supera ogni alternativa, ogni esclusione. Questo nuovo percorso del progetto della luce è per il momento solo accennato in una serie di prodotti troppo soggettivi e isolati per trarne indicazioni generali. Tuttavia, l’idea del superamento del momento immateriale dell’illuminazione, che affascinò molti progettisti nei decenni passati, in favore di una fisicità che non si oppone alla luce, ma la plasma, la modella, la rende linguisticamente espressiva, comunicativa, quasi fosse materia essa stessa, costituisce un segnale di indubbio interesse. Non c’è ancora tendenza, ma la semplice apertura di un varco, oltre il quale si intravedono sviluppi promettenti. Maurizio Vitta
In queste pagine alcune lampade prodotte da Kundalini (www.kundalini.it). Hopf & Wortmann-Büro für Form, Atomium, 2006. Lampada da terra, da tavolo, da parete e da soffitto con diffusore in polietilene stampato in rotazionale e struttura interna a sei o tre luci montate su molle tensionate in acciao.
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In these pages, some of the lamps produced by Kundalini (www.kundalini.it). Floor and table, wall and ceiling lamp with rotational-moulded polyethylene diffuser and inner structure with six or three light sources fixed on steel coil springs.
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A
longside bathroom and kitchen design, lighting design is one of the very few fields in which intense stylistic and also technological experimentation is currently being carried out. But praise for this needs to be shared out equally: technological developments allow increasingly elaborate and effective solutions; designers find constant input from elaborating on creative results most closely geared to the sensibility of our age; companies have organized themselves in such a way is to find the right balance between the markets and innovation. Kundalini is exemplary in this respect. The company, which was set up just over 10 years ago, is constructed entirely along the aesthetic – or “ecstatic”, as it says in the catalogue – matrix of lighting sources, embodied in projects which are, in themselves, of great stylistic quality and what is described as “interior” illumination produced by concealing the lighting appliance and creating “volumes of reflected light”. This corporate policy has interested lots of designers – from Foster to Hadid, from Mendini to Future Systems, from Kontouris to Hoff & Wortmann and lots of others – who have designed floor, wall, table and ceiling lamps for Kundalini, each with its own personality, capable of breaking itself down into a kind of immateriality composed of pure light when they are switched on or concrete substance when they are switched off. The twin nature of these appliances, however, is not just confined to the usual dialectics of light and matter, which belongs to any illuminating object. It actually takes on an intermediate value deriving from the intrinsic originality of the design, capable (to various extents and purposes) of drawing on a sort of alchemical process to blend a triumphant “work in black”, the technological parameters of a pasty sort of light brimming with atmosphere, with the aesthetic lines of a “form” shaping the space around it and saturating it with sensations. The result of this intimate fusion is a sculptural, almost tangible rendering of light, which extends itself in space through the shape of the shell that holds and irradiates, not as pure energy but as figuration, sign and an instantly interpretable language. From this perspective, the objective presence of the lighting appliance is no longer made possible merely by the absence of light, since, after all, it is actually its luminosity which exalts its own appearance. The usual thing does not happen here, viz. these appliances are condemned to present themselves either as pure light or as pure matter. In actual fact that concrete form does not disappear here, but on the contrary is brought out just as the gush of light filters through the figurative form of its structure to create a unique image, in a dialectical synthesis which moves beyond any possible alternative or any exclusion. For the time being this new approach to light design is only alluded to in a set of products which are too subjective and isolated to allow any general guidelines to be drawn. Nevertheless, the idea of moving beyond the immaterial side of lighting, which has so intrigued lots of designers over recent decades, in favour of a kind of physicality which is not supposed to light, but manages to shape, mould and make it linguistically expressive and communicative, as if it were matter itself, is certainly an interesting sign. This is not yet a trend, just the opening up of a gap beyond which further promising developments may be glimpsed. Maurizio Vitta
1 Future Systems, Drop, 2006. Lampada da parete e da soffitto con diffusore in vetro opale incamiciato, soffiato e acidato, montato su fondello tornito e verniciato
Wall and ceiling lamp with triplex opal glass diffuser, mouth blown and acid etched, fixed on a coated spun base.
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2 Giorgio Gurioli, Alone, 2006. Lampada da parete e da soffitto con diffusore termoformato in Plexiglas opale satinato, montato su doppia lastra di metallo tagliato al laser e verniciato.
3 Paola Navone, Pluto Ceiling, 2006. Lampada a sospensione con diffusore in vetro soffiato a spessore fuori stampo, lavorato in rotazione e sabbiato internamente. Alimentazione con cavo in silicone a poli intrecciati.
Wall and ceiling lamp with thermoformed diffuser in satin opal Plexiglas, fixed on two laser-cut and coated metal plates.
Suspension lamp with out of mould mouth-blown diffuser, rotationally-formed and internally sand-finished. Silicon supply cable with intertwined poles.
4 Karim Rashid, Bokka, 2005. Lampada da tavolo con diffusore in vetro incamiciato, soffiato e forato a getto d’acqua. Base in metallo cromato.
Uplighter in thermoformed and extruded Plexiglas with spun aluminium reflector.
Table lamp with triplex glass diffuser, mouth-blown and water jet cut. Chromed metal base.
6 Helen Kontouris, La La Lamp, 2004. Lampada da terra composta da due riflettori conici in tessuto accoppiato a materiale plastico opalino. Dimmer a tecnologia IGBT antirozio.
5 Karim Rashid, Floob, 2005. Lampada da terra a luce indiretta in Plexiglas termoformato ed estruso con riflettore in alluminio tornito.
Floor lamp made of two conic internally opaline coated fabric shades. Noiseless IGBT technology dimmer.
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Dante O. Benini & Partners
Da sinistra, piante dei sei ponti del Superyacht da 120 m/from the left, plans of the six decks of the 120-m superyacht: lower, main, owner, bridge, sun, flyer.
Superyacht
A Concept Design
L’ Credits Project: Dante O. Benini & Partners Architects Principal: Dante O. Benini Partner in Charge: Luca Gonzo Project Team: Dante O. Benini, Michele Corrado, Luca Gonzo, Gaia Tornabene
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armatore ha incaricato lo studio di progettare un nuovo layout per un superyacht di circa 120 metri che sia tecnicamente equipaggiato per navigare in tutte le condizioni e con un’autonomia di navigazione per lunghi periodi. La struttura della barca è realizzata in acciaio, mentre la sovrastruttura in alluminio e materiali compositi. Tutta la barca è gestita da un sistema integrato di controllo che automatizza, regola e coordina tutte le attrezzature di bordo per la gestione del confort e sicurezza dei suoi 30 ospiti, dell’equipaggio e dello staff di bordo. Una grande attenzione è stata data alle esigenze dell’armatore e dei suoi ospiti e la barca offre aree dedicate di riposo, relax, servizio, intrattenimento e svago e quant’altro necessario, sia collettive che individuali. Lo styling del profilo ha linee filanti, da open, che armonizzano la importante stazza basata su un baglio di 16 metri, le linee semplici sono esaltate dal bianco assoluto e impreziosite dalle sfumature dora-
te del ponte amatoriale. Il disegno del profilo è completato dall’albero: un roll bar a forma di clip in materiale composito con fibra di carbonio, che ospita antenne, radar strumenti terminali per la navigazione e telecamere I cinque ponti sono collegati a partire dalla lobby principale a quadrupla altezza con lucernario zenitale su cui affacciano le due scale a spirale a vista con gradini a sbalzo sul vuoto e gli sbarchi ascensore su ponti vetrati. Lower deck: (da poppa a prua) spiaggia con discesa a mare e portellone ribaltabile per diving centre; garage fino a 4 auto di grossa cilindrata (anche SUV) e 1 citycar, con possibilità di alimentazione per propulsione elettrica; garage per 2 tender ospiti da 9 metri,e 2 tender equipaggio da 3 metri, garage per 1 motoscafo e 3 moto d’acqua; sala macchine, ingresso ospiti via mare con accesso diretto al ponte superiore, zona del personale di servizio, area equipaggio.
Main deck: (da poppa a prua) piscina e solarium, sala di rappresentanza con giardini d’inverno, lobby d’ingresso a tutta altezza illuminata con luce naturale; lounge e bar interno, sala da pranzo per 40 persone; zona ospiti a prua con 10 cabine dotate di armadio, con jacuzzi e terrazzo privato; area equipaggio. Il deck è attrezzato sulle murate con due scale reali a scomparsa per gli approdi laterali e due passerelle pivottanti a scomparsa per gli approdi a prua. Owner deck: (da poppa a prua) 3 cabine ospiti vip con cabine armadio, salotti e solarium privato su deck esterno a murata e jacuzzi mini piscine indoor outdoor, hall d’ingresso appartamento armatore e waiting area, studio privato e sala pranzo, zona personale di sevizio armatore con accesso alle cabine armadio, cabina vip e cabina amatoriale con illuminazione zenitale e vetrata panoramica; nell’area centrale il living e la piattaforma sopraelevata con la zona notte; a murata invece centro benessere con solarium, area breakfast indoor
outdoor e sala da bagno con terrazzo; piscina privata a prua via. Bridge deck: (da prua a poppa) sala polifunzionale e multimediale con vetrate panoramiche apribili a 180° con bar double face indoor/outdoor per feste, ballo, concerti, eventi; al centro la sala della musica/teatro realizzata in una scocca armonica per l’ascolto e la visione cinematografica collegata alla sala delle feste da una paratia/quinta apribile; a murata invece sala giochi da tavola con postazioni multimediali e galleria d’arte con biblioteca; zona fitness ospiti con spazi per massaggi, sauna, bagno turco e palestra; cabina comandante e cabine ufficiali di bordo, sala carteggio e radio, ponte di pilotaggio. Sun deck: (da prua a poppa) piattaforma per elicottero di grandi dimensioni (fino a un black hawk di tipo militare), area living, con tendalini meccanici, per 30 persone con barbecue e pantry; centro medico; piscina con bar acquatico e solarium; promenade panoramica. 231 l’ARCA 77
Rendering del superyacht, progettato per navigare in tutte le condizioni e per lunghi periodi. La struttura è in acciaio con una sovrastruttura in alluminio e materiali compositi.
T
Renderings of the superyacht, designed to sail in all weather and able to stay out at sea for long periods of time. The yacht’s frame is made of steel while the superstructure is made of aluminium and composite materials.
he owner commissioned the firm to design a new layout for a super yacht measuring 120 m in length, which would be technically equipped to sail in all weather and able to stay out at sea for long periods of time. The yacht’s frame is made of steel while the superstructure is made of aluminium and composite materials. The entire yacht is run by an integrated control system, which automates, adjusts and coordinates all the onboard equipment to ensure maximum comfort and safety for the 30 guests, crew and staff on board. Very careful attention has been paid to the requirements of the shipbuilder and his guests, so the yacht has special areas for relaxing, resting, leisure and entertainment, and everything else required both collectively and individually. The yacht has a streamlined profile, making it look smooth and harmonious despite its notable size, with a beam measuring 16 m. its simple lines are enhanced by its absolute white,
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and embellished by the golden shades of the main deck. The profile design is completed by the mast: a clip-shaped roll bar made of a composite material with carbon fibre, which holds the aerials, radar instruments serving navigation purposes and TV cameras. The five bridges are connected around the quadruple-height main lobby with a skylight at the top. The lobby also contains two exposed spiral staircases with open steps and lift exits onto glass decks. Lower deck: (from stern to bow) beach with sea entry point and hatch for diving centre; garage for up to 4 big cars (even SUVs) and 1 city car, also equipped for electric power; garage for 2 nine-metre guest tenders and 2 three-metre crew tenders, garage for 1 speed boat and 3 jet skis; machine room; guest entrance from the sea leading directly to the upper deck, serving staff area, crew area. Main deck: (from stern to bow) pool and solarium, reception room with winter gardens, full-height entrance lobby lit by natural light;
lounge and inside bar, dining room seating 40; guests area (190 cabins) bow side, all with their own wardrobe cabin and Jacuzzi with private terrace; crew area. The deck is has two concealed flights of steps for boarding from the sides and two concealed pivoting walkways for boarding from the bow. Owner’s deck: (from stern to bow) 3 VIP cabins with wardrobe cabin, lounge and private solarium on outside deck and mini indoor pool and Jacuzzi, entrance hall to owner’s apartment and waiting area, private study and dining room, owner’s domestic staff area with access to the wardrobe cabin, VIP cabin and owner’s cabin with overhead lighting and panoramic glass window; the living room and raised platform incorporating the sleeping quarters are in the central area; on the other hand the fitness centre with the solarium, indoor/outdoor breakfast area and bathroom with balcony are on the ship’s sides; private pool.
Bridge deck: (from stern to bow) multi-purpose and multi-media room with panoramic glass widows opening up 180° with doublefaced indoor/outdoor bar for parties, dances, concerts and other events; in the middle there is a music/theatre room designed for listening to and watching films connected to the party room by a bulkhead/curtain structure that opens; there is also a board games room with multi-media stations and an art gallery with a library; a fitness centre for guests with a massage facility, sauna, Turkish bath and gym; captain’s and officers’ room, writing and radio room, and pilot’s bridge. Sundeck: (from stern to bow) landing pad for large helicopters (up to military-style black hawk), living quarters with mechanical curtains accommodating 30 people with a barbecue area and pantry; medical centre; pool with water bar and solarium; panoramic promenade. 231 l’ARCA 79
I
l nostro cervello non sì è ancora sufficientemente evoluto per accettare i cambiamenti in atto. Il nuovo individuo del XXI secolo è un transgender, post androgino, anticonformista per antonomasia che si riconosce nello scambio dei ruoli, dei sessi, delle identità, dei consumi, degli oggetti, definendo metamorfosi dei mondi e modi di vivere. Il transfert identitario è già una realtà ed è un codice di comunicazione soprattutto nella “blogosfera” e nel sito di “Second Life”, entrambi online, nei quali le trans-mutazioni da un sesso all’altro, da un luogo all’altro esistono perché si comunicano in rete. Nella realtà virtuale nessuno è qualcuno e tutti sono “uno nessuno e centomila”, molti si creano altre identità, come fossero merci di scambio paragonabili agli articoli che si acquistano senza difficoltà nei siti eBay. Tra pochi anni troveremo kit al supermercato per cambiare sesso senza operazioni dolorose e costose poiché andiamo verso un cultura e un corpo dal sesso indefinibile e in transizione perenne. Nella realtà virtuale il cambiamento è lo statuto post-identitario già socialmente condivisibile, anche se nel presente il fenomeno è circoscritto agli ambienti dello spettacolo e del cinema. Per esempio nel film Transamerica di Tucker del 2005 siamo già proiettati dentro a scenari futuri non troppo lontani. Di riflesso moda, cinema, spettacolo, stampa, videoclip, musica e comunicazione presentano modelli di identità ambigua e ambivalente, volti androgini e corpi scultorei mai grotteschi e per nulla volgari, al contrario questi nuovi individui sono maschere dell’innocenza e della purezza dei sentimenti. Le nuove generazioni “X/Y” vivranno in un paritetico transfert identitario, così le merci, i consumi e i sessi, i ruoli, gli ambienti e gli spazi, che potranno cambiare pelle, membrana e funzione a seconda delle occasioni. Il nostro destino è mimetico per eccellenza e la tecnologia velocizza tempi e modalità del cambiamento e di contaminazione tra organico e virtuale, naturale e artificiale, manuale e industriale. Nel nuovo mondo il transgender è “uoma” e “donno”, seduce Evo e affascina Adama, e in questo Eden bio-trasformista la logica dello scambio dei ruoli e della sessualità è la regola. Non è il sesso che determina l’identità, ma gli abiti, gli oggetti, gli ambienti, i comportamenti, la cultura,
le scelte e i modi di vivere. Nel futuro usi e consumi delle mimesi da applicare nei diversi ambiti della creatività saranno una categoria del pensiero. La speranza è di riconoscerci non nella differenza sessuale, ma nella totalità e verità dei sentimenti, che non hanno sesso come tramite emozionale e di relazione dell’esistente, e pertanto non più ascrivibile alla tradizionale discriminazione sessuale. Nella nuova epoca Art–mutante, la logica bipolare: positivo/negativo, maschio/femmina, giusto/sbagliato, bello/brutto, caldo/freddo, bianco/nero, organico/immateriale, eterosessuale/omosessuale, reale/virtuale sfugge a norme ed etichette. Il transfert identitario per il momento non ha l’obiettivo di elaborare alcuna teoria poiché si negherebbe ed è ancora nella sua fase evolutiva pertanto non può essere storicizzato. Le nuove regole della rappresentazione dell’io trans genico, vengono iconizzate dall’arte, la moda, la musica pop-rock, glam rock, il mondo dello spettacolo in generale, come i film di Almodovar, di Ozpetek e l’ultimo di Jordan in Breakfast on Pluto che narrano storie di identità dalle discriminanti sessuali ambivalenti. Dagli anni Ottanta la contaminazione è uno stile, con Mari e Sottsass arte e funzionalità si combinano in modo alchemico e nell’era informatica, in seguito alla rivoluzione tecnologica spazio, tempo e azione si dissolvono in un istante perpetuo e si diffonde lo stile digitale che caratterizza il nuovo millennio. La digitalizzazione delle arti contemporanee ha determinato uno stile omologato, patinato, liquido, che si scrive in
R E D N E G S N A R T A R U T L CU
In queste pagine, gli scatti della serie “Transgender” di Alessandro Barbiano di Belgioioso. In these pages, the “Trans-gender” photographic series by Alessandro Barbiano di Belgioioso.
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A E N A R O P M E T N CO
uno spazio in rete, esteso, flessibile, che poi è stato applicato anche alla vita quotidiana, agli ambienti e all’architettura. Inconsciamente e apparentemente senza traumi, ma è ancora presto per dirlo, siamo già entrati nella cultura trasgender grazie alla moda che è lo specchio fedele di questo fenomeno, come documentano le immagini di LaChapelle, Meisel , Richardson e altri fotografi contemporanei. Il cinema, la musica e l’ambiente dello spettacolo in generale, emancipano e diffondono i codici metamorfosi e transfert identitari possibili. Dalla body art al post human e al post-cyber, fino al trasgender l’artista insiste sulla necessità di estendere e mutare i concetti di identità. Il travestimento è un dovere, l’artificialità è uno stile e il cambiamento è diventato un principio di eleganza più che un vezzo dell’originalità. Negli anni Ottanta la donna adotta l’immagine androgina, indossa costumi maschili, il tailleur ha spalle della giacca ben evidenziate e il pantalone è largo e morbido, le scarpe sono basse e l’atteggiamento è aggressivo, manifestando brama di potere e di maggior presenzialismo nel mondo del lavoro dominato dagli uomini. Mentre le donne si emancipano dai codici femminili adottando quelli maschili, Bowie, Boy Gerge, Annie Lenox, Grace Jones, mostrano un atteggiamento volutamente ambiguo. Nel 1982 nella moda internazionale appare un nuovo gruppo di stilisti che saranno gli artefici della svolta androgina dell’anno successivo. I couturiers che liberano i sessi dai ruoli e avviano il trasfert identitario tra uomo e donna sono Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che disegna una linea femminile e maschile dal nome emblematico “Comme des Garçons”, Jean Paul Gaultier crea le gonne per l’uomo e Yves Saint Laurent dà dignità al pantalone per la donna; nel presente l’unisex è diventato quasi un sinonimo di confort. Nell’epoca in cui il trasfert identitario è una necessità, il travestitismo nell’arte è
un parametro d’indagine cognitiva; è un linguaggio, come la matematica è quello della scienza. Il Novecento si è aperto sotto il segno del transfert identitario con Duchamp, che giocava a scacchi con se stesso e provocava gli amici Dada con il suo alter ego Rose Sélavy. Anche il design è mimetico, seguendo il transfert identitario si rappresenta con oggetti “ibridi” e ambienti “aperti” che ospitano servizi diversi, così come gli spazi pubblici e privati si sono adattati al principio di polifunzionalità e di flessibilità. Nel design la transitorietà degli oggetti corrisponde alle metamorfosi dei costumi e della società postmoderna. Nel secolo scorso si andava nei luoghi per fruire di servizi specifici, oggi si fanno più cose nello stesso luogo. Hanno successo locali che offrono con i servizi di ristorazione atmosfere calde e avvolgenti dove ci si lascia cullare e viziare anche da ambienti emozionali. Viviamo nel mondo maximalista e della sovrabbondanza delle merci e della comunicazione; la masmedializzazione del mondo è in atto dagli anni Sessanta e con internet ha accelerato la diffusione dei suoi codici di omologazione. Nell’epoca dell’eccesso e del maximalismo ipertecnologico, del mimetismo, del transfert identitario e della trasformazione delle cose, dei sessi indefinibili e degli abiti unisex è un segno del nuovo secolo: “brand inventor” di marchi trans imperituri per eccellenza. Il trans identitario nella sua mutazione perenne rappresenta l’idea di scomporre, modificare, estendere, applicare, diventa un codice identitario della creatività. La nostra cultura ipertecnologica ha sposato l’ideologia trans dell’eccellenza mimetica e pansessuale e il riconoscimento dei pacs in alcuni Paesi europei e americani i pacs è una conseguenza del mutamento sociale in atto. Simultaneità, sincretismi, cortocircuiti e ibridismi, cultura cyborg e rivoluzione digitale hanno determinato contaminazioni perenni tra generi e linguaggi, causando anche cambiamenti sociali e antropologici. Come la psicologia ha segnato la cultura del Novecento, così il fenomeno tras mediale è un segno del nuovo millennio, anche se non siamo ancora pronti ad accoglierlo. La nostra società in tran-sito è condannata al mito di Narciso, che vive tra realtà virtuale e quella fisica, con una possibilità di progettare anche identità sessuali. Il trans design si progetta e si rigenera nel trans design persuasivo, poliedrico e seducente che sta già progettando ambienti, case e oggetti polifunzionali ed emozionali, pronti a materializzare la neo cultura trasgender in un codice post contemporaneo che caratterizzerà il XXI secolo. Jacqueline Ceresoli 231 l’ARCA 81
CONT EMP ORAR Y O
ur mind has not evolved enough for us to accept the changes that are already under way. The new twenty-first-century individual is a transgender, a post-androgyne, a nonconformist par excellence. These individuals are recognizable: they change their role, sex, identity, purchases, and objects, bringing about metamorphoses in their worlds and ways of life. Identity transference is already a reality, and is a communication code, especially in the “blogosphere” and on the “Second Life” site, which are both online. Here, transference from one sex to the other and from one place to another exist, because they are communicated online. In virtual reality, nobody is someone, and everybody is “nobody and a hundred thousand”, a lot of people change their identity, as though they were goods to be exchanged that are comparable to the articles that can be purchased effortlessly on eBay sites. A few years from now we will find “sex change” kits at the supermarket that will do the job without having to undergo painful and costly operations. This is because we are moving towards a culture and body that has no definable sex, and that is in endless transition. In virtual reality, change is already a socially acceptable post-identity statute, even though currently the phenomenon is only to be found in the worlds of performance and cinema. For instance, in the film Transamerica by Tucker (2005), we are already cast into not-too-distant future scenarios. As a consequence, the worlds of fashion, cinema, performance, the press, videoclips, music, and communication present us with models that reveal an ambiguous, ambivalent identity… androgynous faces and sculpturesque bodies that are never grotesque or vulgar: on the contrary, these individuals wear masks of innocence, of the pureness of feeling. The new “X/Y” generations will live in a sort of joint identity displacement, just like commodities, private purchases, sexes, roles, our surroundings and personal space, which will be able to change their skins, membranes, and functions according to specific needs. Our destiny is imitative par excellence, and technology speeds things up, quickening the rate of change and contamination between organic and virtual elements, as well as between what is natural and artificial, handmade and industrially manufactured. In the new world, the transgender is a woman-man and a man-woman; Eve is a seducing man and Adam is a charming woman, and in this biotransformist Eden, the logic of role and sex exchange is the rule. What determines identity is not sex, but clothes, objects, different environments, behavior, culture, choices, and ways of life. In the future, what we buy for our own use in the mimesis that is to be applied in the various spheres of creativity will 82 l’ARCA 231
be a category of thought. We can only hope to recognize ourselves, not in sexual difference, but in the totality and truth of our feelings, which have no sex as emotional media and in their relationship with what exists, and thus cannot be ascribed to traditional sexual discrimination. In the new Art-mutant era, the bipolar logic of positive/negative, male/female, right/wrong, beautiful/ugly, hot/cold, white/black, organic/immaterial, heterosexual/homosexual, real/virtual eludes rules and labels. At present, identity transference does not aim at elaborating any theory, because it would be denied, as it is still in its evolutive stage, so it cannot be historicized. The new rules regarding the representation of the transgenic ego are iconized by art, fashion, pop-rock music, glam rock, and the world of performance in general, such as the films by Almodavar, Ozpetek and the latest Jordan in Breakfast on Pluto, which tell stories of identities with ambivalent sexual discriminants. Contamination has been a style since the 1980s; with Mari and Sottsass, art and functionality are combined alchemically, and, after the technological revolution, in the computer era time and action are dissolved into a perpetual instant, and the digital style is spreading, characterizing the new millenium. The digitalization of art has brought about a standardized, artificial, liquid style that is written online; this style has spread and become flexible, and has then been applied to everyday life, as well as to our surroundings and architecture. Although it is early to say so, unconsciously and apparently without undergoing any kind of trauma we are already living in a transgender culture thanks to the world of fashion, which is a true reflection of this phenomenon, as contemporary photographers such as LaChapelle, Meisel, Richardson, and others are proving. The cinema, music, and the world of performance in general display all the possible metamorphosing codes and identity transfers. From body art to post-human art and post-cyber to transgender art, artists insist on the need to extend and change the concepts of identity. Cross-dress-
ing is a duty, artificiality is a style, and change has become a principle of elegance, not a quirk showing originality. During the 1980s, women adopted an androgynous look, wearing masculine clothes, such as jackets with padded shoulders, loose-fitting pants, and lowheeled shoes; they had an aggressive attitude, showing their lust for power and a more important place in the world of work, which was dominated by men. While women were freeing themselves of feminine codes and adopting a masculine behavior, characters such as Bowie, Boy George, Annie Lenox and Grace Jones showed a new, purposely ambiguous attitude. In 1982, a new group of fashion designers appeared on the scene of international fashion, and they were to be the authors of the androgynous turning point that took place the year after. The couturiers who freed the sexes from their roles and started the process of identity transference between man and woman were Yohji Yamamoto and Rei Kawakubo, who launched a new line of women’s and men’s clothing, emblematically called “Comme des Garçons”. Jean Paul Gaultier created skirts for men, and Yves Saint Laurent endowed women’s trousers with dignity; nowadays, unisex clothes have almost become synonymous with comfort. In an era in which identity transference is a requirement,
as well as unisex clothes, the new century can be denominated a “brand inventor” of trans-eternal brands par excellence. In its perpetual mutation, trans-identity represents the idea of breaking down, modifying, extending, and applying, and becomes an identity code for creativity. Our hypertechnological culture has adopted the trans-ideology of imitative and pansexual excellency, and the pacs are a consequence of the social changes that are under way. Simultaneousness, syncretisms, short-circuits and hybridisms, cyborg culture and the digital revolution have determined everlasting contaminations between genres and languages, bringing about social and anthropological changes, as well. Just like psychology marked twentieth-century culture, the trans-media phenomenon is a sign of the new millenium, even if we are not yet ready to welcome it. Our transiting society is condemned to the myth of Narcissus, living between virtual and physical reality, and able to plan sexual identities, as well. Trans-design is planned and regenerated, becoming a persuasive, versatile and seducing trans-design that is already planning multifunctional and emotional environments, homes, and objects that are ready to materialize the transgender culture in a post contemporary code that will characterize the twenty-first century. Jacqueline Ceresoli
TRAN SGEN DER CULT URE cross-dressing in art is a parameter of cognitive research; it is a language, just like math is the language of science. The twentieth century dawned under the sign of identity transference with Duchamp, who played chess with himself, challenging his Dada friends with his alter ego, Rose Sélavy. Design became mimetic, as well, and through displacement of identity it was represented through “hybrid” objects and “open” spaces offering various services; public and private areas adapted to a principle of multipurposeness and flexibility. In the world of design, the transitoriness of objects corresponds to the metamorphoses of postmodern customs and society. Throughout the last century, specific services were offered in specific places; today, various things can be done in the same place. The clubs and restaurants that are successful are those that offer not only refreshment, but warm, enveloping atmospheres where we can be lulled and spoiled by environments that touch our emotions, as well. We live in the maximalist world of overabundance of commodities and communication; since the 1960s, the world has been taken over by the mass media, and with internet, its standardizing codes are being spread at a faster and faster rate. In a time of extremes and hypertechnological maximalism, of mimesis, identity transference and the transformation of undefinable things and sexes, 231 l’ARCA 83
Committente/Client: The Technical Chamber of Greece (TCG) and the UIA Work Programme on architecture and renewable energy sources (ARES) www.arescompetition.com
2° Bauer Benno, Weidmann Sven 3° Richard Jones, Anne Brockelman, Marc Perras, Ryan Senkier, Yutaka Sho
1°
Italia/Italy – Torino
Vincitore/Winner 1° Renzo Piano
Un grattacielo per Torino Concorso a inviti per la realizzazione di un grattacielo per Intesa Sanpaolo A skysraper for Turin Invitational competition for the realization of a skysraper promoted by Intesa-Sanpaolo
Invitati/Invited Architects A- Hiroshi Hara B- Carlos Lamela C- Daniel Libeskind D- MVRDV E- Dominique Perrault
Menzioni d’onore/Honorable Mentions - Touzani Sirine, Ferran Yusta Garcia - Francesca Thiebat, Andrea Veglia, Benedetta Veglia, Jacopo Testa, Luca Rocca, Camillo Boando, Sila Giriftinoglu - Herbert Kuehnlein, Steffi Kuehnlein, Stacy Wyman, Erika Morgan - Vyzoviti Sofia, Adilenidou Yota, Michos Stergios, Karga Valentina, Chronaki Myrto, Manos Stratos, Karanastasi Elina - Kakavas Spyros, Giannissis Dimitris, Klonizaki Heleni, Stamataki Kostanti, Chatzinikolaou P.
2°
Austria – Erl
COMPETITIONS
Concorso internazionale di idee in cui si invitavano gli architetti a sviluppare nuovi metodi e sistemi costruttivi per ripari efficaci e impianto di unità abitative in grado di sopperire a necessità impellenti in caso di crisi ecologiche, sociali, politiche, geografiche e topografiche ARES International Competition International ideas competition that invited architects to develop new construction methods and practices for efficient shells and settlement units that will satisfy the urgent housing needs engendered by different geographic, topographic, ecological, social, or political crises
1° Joao M. Barbosa Menezes de Sequeira, Ana Carina Bernardo Figueiredo, Marta Joao Pimenta Moreira, Pedro Miguel Fernandes Ferreira
+ europaconcorsi
COMPETITIONS + europaconcorsi
ARES International Competition
1°
Vincitore/Winner Delugan Meissl Associated Architects
Festival Hall Concorso per la realizzazione della nuova Festival Hall Festival Hall Competition for the realization of the new Festival Hall A
Committente/Client: Tiroler Festspiele Erl Betriebsges.m.b.H.
B
D
Israele/Israel – Jerusalem Attrazione turistica a Gerusalemme Concorso internazionale per la costruzione di un’attrazione turistica di fronte alla nota struttura del Armon Hanatsiv. I criteri della giuria sono stati: creazione di un punto di riferimento unico; relazione con la città storica; espressione delle caratteristiche urbane e visive del luogo; visibilità; uso di tecnologie costruttive contemporanee Tourist Attraction in Jerusalem International competition for constructing a tourist attraction opposite Armon Hanatsiv’s famous structure. Judging criteria were: creation of a unique reference point in the plan and its design; relating to the site as part of the historic city of Jerusalem; expressing scenic and urban features of the site; observability from the surroundings; usage of contemporary building technologies Giuria/Jury: Ami Ran (Chair), Baruch Baruch, Gobi Kertesz, Peter Keinan, Nachum Meltzer, Osvaldo Stav
1°
2°
1° Alexander Krupitsky and Natalie Velikovsky. 2° Noam Shoked. 3° Nir Ben-Natan. 4° Kalush-Chechick Architects with Michal Cederbaum
C
E
Italia/Italy
1° Federico Tosco, Eugenia Elkind e Giselle Gaido: Vassoietta
Concorso internazionale Monetti per il progetto di un vassoio Monetti International Tray design competition
2° Lucia Bertolini: V.A.Z 3° Emiliano Capponi e Daniele Panzetta: Freehand
1°
4°
3°
4° 2°
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3°
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Client: Procarton www.procarton.com A
+ europaconcorsi
COMPETITIONS
Premio Pro Carton ECMA Concorso dedicato al mondo del packaging Pro Carton ECMA Award Competition dedicated to packaging design sector
B
C
E
D
F G
A- Cartone dell’anno/Carton of the Year CCC Confiserie Coppeneur et Compagnon prodotto da/produced by Aug. Heinrigs Druck + Verpackung B- Progetto più innovativo Most Innovative Design L’Oreal / Fapagau prodotto da produced by Edelmann Group C- Sostenibilità/Sustainability Südzucker cartone per lo zucchero prodotto da/produced by Edelmann Group su cartoncino di on cardboard by Stora Enso D- Bevande/Beverages Veuve Cliquot Tricky Box prodotto da produced by Cartografica Pusterla in Italia su cartoncino fornito da on cardboard by Iggesund Paperboard E- Bellezza e Cosmetici Beauty & Cosmetics Estuche “Velius” realizzato da produced by Alzamora Packaging in Spagna su cartoncino prodotto da on cardboard by Grupo Cordenons F- Pasticceria/Confectionery Cocoa Book Collection prodotto da produced by Box Marche in Italia su cartoncino prodotto da/on cardboard by Stora Enso G- Prodotti farmaceutici Pharmaceutical Pocketpack prodotto da/produced by August Faller KG in Germania con cartoncino di/on cardboard by Stora Enso H- Shelf Ready & display packaging Last Minute display prodotto da produced by Lucaprint SPA in Italia su una combinazione di cartoncini fatti da on cardboard combination by Reno de Medici & M-real I- Tutti gli altri alimenti/All Other Food Coco Pop Creations fatto da produced by Mayr Melnhof Packaging Austria su cartoncino fornito da on cardboard by Mayr Melnhof Karton & Iggesund Paperboard L- Tutti gli altri prodotti ad esclusione degli alimenti/All Other Non Food Flexi Lederbag prodotto da/produced by Hammer GmbH in Germania su cartoncino/on cardboard by Stora Enso
I
L
Vietnam – Hanoi Nuova sede del Parlamento Vietnamita Il nuovo Parlamento Vietnamita ad Hanoi deve riflettere l’idea della città storica sommersa e sarà collocato di fronte al mausoleo dell’eroe nazionale Ho Chi Min, in una posizione prominente della città New Vietnamese Parliament building The new parliament building in Hanoi is to reflect the idea of the historic sunken city and will be located opposite the mausoleum of the nation hero, Ho Chi Minh, thus occupying an incomparably prominent position within the city Committente/Client: Ministry of Construction of the Socialist Republic of Vietnam
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H Vincitore/Winner von Gerkan, Marg and Partners
LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE
Carmelo Strano
Poveri grandi monaci Poor Great Monks
L
a Birmania è stata ed è al centro dell’attenzione internazionale al livello dei rapporti diplomatici e dell’opinione pubblica, tant’è che in varie parti del mondo la gente ha manifestato contro il regime militare. Si front eggiano la mano armata e la mano inerme, la voce dei mitra e il grido oratoriale dei monaci invocante libertà e benzina, il regime violento e il messaggio non violento, la non ideologia di un esercito mercenario e la fede, laicamente manifestata, nella libertà. Qualcosa si muove. Solo adesso un ragazzo può esibire (certo, non senza rischio) una maglietta con sopra una scritta invocante libertà per il segregato Premio Nobel per la Pace, la signora Suu Kyl. Una lezione al mondo, specie a coloro che fomentano la guerra e a coloro che portano la guerra. E’ triste imporre la pace con i missili atomici, la guerra chiama guerra. E’ triste la reazione fondamentalista al fondamentalismo da crociata. Sarebbe bello se per un giorno Palestina e Israele fermassero le ostilità e manifestassero pacificamente a favore della libertà in Birmania. Utopia. Ma l’azione dei monaci è realtà, allo stesso modo della scarica di fucile riversata da un soldato sul reporter giapponese disteso per terra e armato solo della sua macchina fotografica: egli ha un nome e bisogna darglielo, Kenji Nagai. Ma è uno scontro impari quello in Birmania tra esercito e i manifestanti pacifisti: il primo, per quanto radicato da 45 anni, è destinato a perdere perché privo di una forza ideologica. Il seme della libertà l’esercito se lo tiene in casa, segregando la propria connazionale eorina della pace. E il seme è cresciuto all’insegna del pacifismo. Giustamente la studiosa Gabriella Gribaudi nel suo recente libro Guerra totale (Bollati Boringhieri), all’opposto del suo collega tedesco Lutz Klinkhammer (autore di Stragi naziste in Italia, Donzelli editore), sottolinea non esserci molta differenza tra le violenze verso i civili perpetrate dai
nazisti e quelle arrecate dagli angloamericani. Ma su questa strada si può rilevare che se una figura emblematica del pacifismo è impossibile toccare, perché coronata dal Premio Nobel (Aung San Suu Kyl), in USA analoghe forze bieche e cariche solo delle ideologie del profitto hanno potuto eliminare Martin Luther King. Ma la non violenza è una forza penetrante e vittoriosa, come dimostra anche la lezione del Nuovo Testamento. Ma va sottolineato soprattutto il fatto che questi monaci, anziché farsi conniventi col regime militare o nascondersi assumendo la preghiera come alibi, hanno messo da parte la preghiera e, unendosi a studenti e studentesse, hanno dato al mondo una lezione di necessaria e coraggiosa laicizzazione del proprio operato, c alandosi totalmente nell’impegno civile, senza colorazioni politiche o religiose. Questi intrepidi figli di Ghandi hanno deposto le armi che sono loro naturali, cioè la preghiera, per presentarsi come semplici figli del proprio Pa ese. M a non hanno smesso l’abito monacale, per simboleggiare più fortemente l’importanza della loro azione civile e, forse, involontariamente, per mettere in rapporto il rosso della tonaca col rosso del sangue fatto versare dai militari, come testimoniato da una serie di fotografie venute allo scoperto. La non violenza mette a repentaglio la vita di chi la pratica ma destabilizza l’avversario, lo inquieta, gli dà modo di pensare, di riflettere su una tale temeraria azione. La non violenza è il fondamento della vera democrazia. La vera democrazia è pacifista, non aggredisce se non per casi estremi in cui risulta inevitabile una posizione di difesa, e peraltro essa, così facendo, riesce contagiosa. In questo periodo abbiamo imparato che la Birmania si chiama Myanmar, che la capitale ha cambiato nome da Rangoon a Yangon, ma abbiamo soprattutto ricevuto una grande lezione di comportamento civile e morale.
B
ur m a has been at the focus of international attention in terms of diplom atic relations and public opinion, so much so that people in various parts of the world have demonstrated against its military regime. The armed forces have come up against unarmed civilians, machine guns have confronted the oratorical outcry of monks calling for freedom and petrol, a violent regime against a message of non-violence, the non-ideology of a m ercenary army against faith manifested in the secular cry for peace. But things are changing. Only now can a youngster wear (not without a certain danger) a T-shirt with some writing on it calling for the incarcerated Noble Peace Prize Winner, Mrs. Suu Kyl, to be set free. A lesson to the whole world, particularly the warmongers. It is sad when peace has to be imposed by means of atomic missiles, war inevitably leads to war. The fundamentalist reaction to crusade-type fundam entalis m is truly sad. It would be nice if some day Palestine and Israel could stop fighting and de monstrate peacefully for freedom in Burm a. A utopian dream. But the peaceful demonstrations are just as real as the gunshot fired by a soldier which killed a Japanese soldier arm ed with only his ca m era: he has a name and it needs to be remembered, Kenji Nagai. But the battle in Burma between the army and pacifists certainly is not fair: despite being in power for 45 years the army will lose this battle because it has no ideological force. The army is trying to lock away the seed of freedom by isolating its own fellow countrywo m an and heroine of peace. And this seed has grown in the name of pacifism. In her recent book entitled Guerra totale (Bollati Boringhieri) the scholar Gabriella Gribaudi has, in contrast with her Ger m an colle ague L utz Klinkha mm er ( the author of Stragi naziste in Italia , Donzelli editore ) ,
emphasises there is no much difference between the violence against civilians by the Nazis and the violence carried out by the Anglo-A m erican forces. But whereas it is worth noting that an emblematic figure of pacifism cannot be touched in this context because she is a Noble Prize winner (Aung San Suu Kyl), the sa m e blind forces with nothing but profit on their minds were able to eliminate Martin Luther King. But non-violence is a powerful and victorious force as we learn from the New Testament. But, most importantly, it needs to be pointed out that these monks have refused to collaborate with the military regime or hide behind prayer as an alibi, they have put prayer aside and, joining forces with all the students, they have taught the world a necessary and courageous lesson of secular action, really taking up their civil duty without taking political or religious sides. These brave descendents of Ghandi laid down their usual weapons (i.e. prayer) to stand up for their country. But they did not take off their monk’s clothes to make their civil action even more symbolically powerful and, perhaps involuntarily, to contrast the red of their tunics with the red blood spilt by the military, as witnessed by a series of photographs that have come to light. Non-violence endangers the lives of those who practice it but it disconcerts and disturbs the enemy, making them think and ponder over such brave action. Non-violence is the very foundations of democracy. True democracy is peaceful, it only ever attacks in very extreme cases when defensive a ction ne eds to be tak en, and its actions prove to be contagious. Over this period we have learnt that Burma is called Myanmar, that the capital has changed its na m e from R angoon to Yangon, but most importantly we have been taught a real lesson about civil and moral engagement.
Fontana di Trevi: un’occasione mancata The Trevi Fountain: a wasted opportunity
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evo dire che come performance artistica o para-artistica, l’azione di tingere di rosso l’acqua di Fontana di Trevi mi è piaciuta. Sicuramente di più delle figure impiccate, a Milano, di Maurizio Cattelan, artista dalle quotazioni ormai internazionali. La performance romana non è macabra, è elegante, assolutamente innocua, e non soltanto da un punto di vista fisico ma anche psicologico, diversamente da quella del dottor Cattelan, anche lui fra i vari cantanti e giocolieri a cui ultimamente la declassata università italiana ha conferito la laurea honoris causa. Tuttavia rilevo che tipo di creatività non può essere anonima: anche gli autori graffitisti firmano orgogliosamente la propria opera. L’artista bisogna che venga allo scoperto, si faccia acciuffare dalle guardie, offra a tutti, giudici compresi, le motivazioni del suo gesto. L’arte “impegnata”, che non uccide nessuno né fa male a nessuno, richiede coraggio. Inoltre, avere come obiettivo il festival del cinema romano significa un’occasione mancata. Significa fare, al cospetto di un monumento mondiale, un’azione da strapaese. Quelli di azione futurista (così si chiamano) possono essere stati disturbati dai 15 milioni di euro “scialacquati” (come scrivono). Ma essi, già autori di una dimostrazione pacifica davanti all’ambasciata birmana e impegnati “per la libertà dei popoli”, dovevano sottolineare, di quel vermiglio, la portata simbolica del sangue che si sparge quotidianamente, particolarmente in Medio Oriente. Avrebbero mandato, da quella famosa fontana, un forte messaggio al mondo.
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must say I liked the artistic or para-artistic performance of painting the water in the Trevi Fountain red. Certainly more than Maurizio Cattelan’s hanging figures in Milan, an artist now of international stature. The performance in Roman is not macabre, it is elegant, absolutely harmless (both physically and psychologically) unlike the installation created by Dr. Cattelan, som ebody else, along with the various singers and jugglers who have recently been awarded honorary degrees by our no longer so prestigious Italian universities. Nevertheless, this kind of art work cannot remain anonymous: even the graffiti artists proudly sign their works. The artist always needs to come out in the open, even if they get caught, so they can let everybody know (judges included) what their gestures stand for. “Committed” art, which kills nobody and harms nobody, takes courage. Moreover, targeting the Rome Film Festival was a wasted opportunity. It was just very local action, rather than something resounding worldwide. The people from “Futurist Action” (as they call themselves) may well be disturbed by the 15 million euro “flushed away” (as they have written), but, as the instigators of a peaceful demonstration in front of the Burmese Embassy and striving “for the freedom of nations”, they ought to have underlined the way their own vermilion symbolically represents the blood spilt daily, particularly in the Middle East. They could have sent out a powerful message to the rest of the world from that famous fountain.
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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Palestra ecosostenibile Green and Sport
Il sacro e il contesto In Monteroni d’Alba
Progetto: Frigerio Design Group
Progetto: Luca Borgogni – Andrea Stipa
Il progetto riguarda una palestra per scuola elementare nell’area urbana d’una frazione del Comune di Giussano destinata ad attrezzature pubbliche e a uso pubblico (verde, gioco, sport). La palestra comprende campi per la pallacanestro e la pallavolo ed è destinata non solo ai piccoli alunni, ma anche ad altri fruitori. Generalmente queste strutture hanno una tipologia semplice, di capannone prefabbricato; ma la nuova struttura si inserisce in un tessuto semiurbanizzato quindi era necessario conferirle dignità architettonica. Grazie alla presenza di un piccolo dislivello del terreno è stato ridotto il volume visibile incassando per circa un metro la struttura e interrando servizi e spogliatoi sotto due piccole colline verdi. Nel sistemare sottoterra gli spogliatoi (illuminati zenitalmente da lucernai) è stato possibile ottenere un vantaggio termico: ossia un gradiente termico di 4/5 gradi di calore rispetto all’edificio fuoriterra, soluzione che permette di risparmiare riscaldamento d’inverno e di avere altrettanto fresco in più d’estate. La palestra stessa è stata poi coperta con un tetto a falda unica inclinato in modo da generare i moti naturali di ventilazione indotti dall’apertura di serramenti su facciate contrapposte: la sezione dell’edificio genera un effetto camino che sposta il calore nella zona alta e consente con le aperture previste di scaldare gli ambienti senza necessità di altra risorsa, nel nome di una salubrità naturale. Quanto ai materiali, la scelta è stata ovviamente condizionata sia da ragioni tecniche, alla ricerca delle migliori prestazioni, sia da problemi di costi. Ed è caduta sui pannelli/sandwich che si usano per i capannoni, nobilitati e arricchiti in questo caso da alcuni dettagli che garantiscono all’esterno una superiore dignità estetica: lame orizzontali inserite tra un pannello e l’altro generano ombre e danno alle facciate una geometria destinata a cambiare a seconda della luce.
L’intervento realizzato nella chiesa a Monteroni d’Arbia (Siena) rivela una puntuale risposta progettuale sul piano del rapporto con il contesto, dettando così nuove regole insediative. Lo spazio sacro della Chiesa dei SS. Giusto e Donato ingloba al suo interno il preesistente mantenendolo nelle linee generali pressoché inalterato. La nuova aula liturgica si trova esattamente sopra la vecchia cripta, trasformata in salone parrocchiale; gli ambienti della vecchia canonica ora sono le nuove aule per il catechismo e la nuova canonica ora è collocata sopra quella vecchia. Tra le scelte fondamentali dell’intervento, oltre alla rilevanza delle linee curve e informali con andamenti apparentemente casuali, vi sono una serie di opzioni, sia sui materiali sia sulle strutture. Primo fra tutti l’uso del legno lamellare che, oltre alle indubbie doti qualitative del legno, offre la possibilità di svincolarsi da qualsiasi canone preconcetto nella determinazione dei volumi e delle forme. La copertura in rame si sintonizza pienamente con le forme curve e contribuisce a richiamare tonalità e materiali da sempre utilizzati in loco. Dal punto di vista impiantistico, la scelta è caduta per la massima settorializzazione delle diverse aree.
The project is for an elementary school gymnasium in the urban area of an outlying administrative division of Giussano, for public fruition of equipment, green areas, games, and sport. The gym includes basketball and volleyball courts, and is not only meant for the little students, but for other users, as well. Usually these constructions are simple, made up of a prefabricated structure; but the new structure has been inserted in a semi-urbanized fabric, so it had to be endowed with architectural dignity. Due to a slight rise in the ground, the visible volume of the structure was reduced, so the bathrooms and changing rooms were built underground, under two small green hills. The underground changing rooms – which are lit from above by skylights – have produced a thermal advantage: indeed, the temperature gradient is 4/5 degrees as related to the rest of the building. This allows for energy savings, as the basement level is better heated in winter and fresher in summer. The gymnasium itself was then covered by a pitched roof that generates natural ventilation thanks to the windows on the opposite faces of the building, whose structure generates a vent effect that moves heat upwards. This allows the openings to heat up the interior without needing other means, therefore fostering a naturally healthy environment. The selection of the materials to be used was obviously conditioned both by technical elements (in terms of the best possible solutions) and by problems regarding the budget. Thus, the sandwich-panels that are used for sheds were opted for, but they were enriched by details that endow the exterior with higher esthetic dignity: horizontal blades inserted between pairs of panels produce shadows and give the façades a geometry that changes according to lighting.
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The work carried out in the church of Monteroni d’Arbia (Siena) reveals an accurate plan with regard to the relationship with the context, thus setting new standards for areas of worship. The sacred space of the Church of Saints Giusto and Donato englobes the original design, practically leaving it unchanged. The new liturgical hall is exactly above the old crypt, which has been converted into a parochial hall; the rooms belonging to the old vicarage are now the new catachism classrooms, and the new vicarage is now laid out above the old one. In addition to the significance of the curved, informal, apparently casual lines of the design, one of the basic elements of the work is a series of options regarding both the materials and the structures that were adopted. First of all, the use of lamellar wood offers not only the unmistakable quality of the material itself, but also the possibility of being freed from any preconceived standard in determing the volumes and configurations of the interior. A copper roofing is in full harmony with the curvilinear shapes, and is a reference to the hues and materials that have always been used on the site. In terms of layout, the planners have opted for an accurate division into different sectors.
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Scrittura contemporanea In Figéac
Progetto: Odile Decq - Benoît Cornette
Progetto: Moatti et Rivière
Situato nell’area di in via di sviluppo di Novoli, non lontano dal centro di Firenze, questo edificio residenziale dialoga con altri due blocchi di palazzi per appartamenti allineati lungo un parco. L’impianto generale dell’edificio a corte aperta è stato scelto per poter creare un giardino interno animato da un sistema di scale e ballatoi. Questo consente a ogni appartamento di trarre beneficio da un doppio orientamento, verso sud e verso il parco. Le facciate oblique consentono la realizzazione di ampie logge e balconate protette da una griglia piantumata con essenze floreali che attenuano l’irraggiamento solare e consentono il mantenimento della privacy all’interno degli appartamenti. Questa combinazione di volumi non ortogonali con facciate, caratterizzate da superfici che si ripiegano formando più strati, risolve il rapporto con le variabili condizioni urbane delle quattro strade che perimetrano l’edificio. Il progetto di Odile Decq ha ottenuto i permessi comunali proprio grazie a un suo approccio rispettoso delle normative edilizie locali che si combina a una straordinaria forza innovativa.
La riuscita del Museo Champollion di Figéac si deve alla concomitanza di diversi fattori favorevoli – contesto storico, tipologia, sensibilità e apertura della committenza – magistralmente orchestrati dall’équipe di progettazione guidata dall’Agence Moatti et Rivière con lo scenografo Pascal Payeur e l’artista Pierre di Sciullo. Innanzitutto il contesto, Figéac cittadina della regione Midi-Pyrénées sulla via dei pellegrini di Santiago de Compostela, patria di Jean-François Champollion (1790) considerato il padre dell’egittologia. Un centro storico di impianto medievale e la casa natale di Champollion, sull’omonima piazza, che viene destinata a Museo delle Scritture del mondo con l’intento di valorizzare, attraverso la memoria del sito e l’architettura, il cuore della città. Un concorso giudicato nel 2001 ha premiato un progetto poetico, colto e contemporaneo che nel rispetto della tradizione ne rinnova i codici espressivi, le coordinate di lettura, imprimendo una nuova vitalità alla città antica. Il progetto ruota attorno alla forza segnica del carattere grafico, alla creatività suggerita dalla scrittura, e li traduce in elementi architettonici ricorrendo al supporto di tecnologie di punta. La casa natale di Chapollion e due edifici medievali ristrutturati si arricchiscono di una nuova dimensione declinata sulla compresenza di due momenti, la memoria storica e lo spirito contemporaneo. Il meccanismo architettonico è giocato sul sistema di una doppia facciata. Quella esistente in pietra, che assicura la continuità urbana con il contesto storico, è ritmata da otto aperture dal disegno rigoroso. Da queste traspare una seconda facciata, quella più interna, dove si concentra invece il dialogo con l’intelligenza contemporanea, con una poetica e una sensibilità progettuale calate nel nostro tempo, influenzate dal cammino delle nuove tecnologie e dall’evoluzione storica delle diverse civiltà. Ecco quindi che la “scatola” interna è definita da una facciata in vetro stratificato impreziosito da un foglio in rame, incorporato nello spessore del vetro e decorato con 1000 caratteri di scrittura. Elemento di notevole suggestione scenografica, oltre che di importante contenuto tecnologico, questa parete dichiara con coraggio la sua appartenenza a un registro decorativo che equilibra la rigidezza e il muto rigore del muro esterno. Ricca, delicata e leggera questa dentelle ricamata nel rame lascia filtrare la luce nelle sale espositive con discrezione e calibrati giochi di riflessi, una sorta di moucharabieh in vetro e rame che fa vibrare i percorsi e gli spazi espositivi evitando la monotonia e la uniformità di una illuminazione tradizionale. Nello spazio interstiziale tra le due pareti sono organizzate le passerelle che collegano i piani delle sale espositive offrendo viste panoramiche sulla città, i giardini e le colline circostanti. Il percorso museale è organizzato in sette sale distribuite su quattro livelli a cui si accede da una scala principale situata nel cuore dell’edificio. Dalle origini della scrittura ai nuovi territori delle reti telematiche, ogni sala è descritta da un colore differente che corrisponde a un’unità tematica. Nero, rosso, arancio, blu, giallo, le sale sono ambienti totalmente monocromatici che individuano i diversi passaggi calando il pubblico in un universo intimo e variato. La notte il museo acquista una dimensione ancora più magica creata dagli effetti della luce artificiale filtrata dalla parete vetrata che fa risaltare la ricchezza di un mondo di segni, che altro non è che la trascrizione della storia di popoli e civiltà succedutisi nel tempo e nelle varie epoche. Elena Cardani
Located in a new development area of Novoli nearby Florence city centre, this residential building is playing with two others apartments blocks along a park. The global open yard scheme of the building has been decided to create an interior planted garden animated by staircases and open corridors. Therefore every apartment takes benefit in being double oriented to the south and to the park view. The global obliquity of the facades offers large loggias and balconies to most of them. The landscaped flowered grid protects them from the sun and provides intimacy for inhabitants. This combination of the unaxial volumes and of the folded facades resolves the diverse urban conditions on the four streets around. In conclusion, this specific apartments block has obtained the building permit given by the city council due to its respectfulness of the urban regulation and its innovative scheme.
Rendering dell’edificio residenziale progettato da Odile Decq per l’area di Novoli a Firenze.
90 l’ARCA 231
A number of favorable factors have contributed to the success of the Champollion Museum of Figéac. Indeed, the planning staff – headed by the Agence Moatti et Rivière along with the scenographer Pascal Payeur and the artist Pierre di Sciullo – has come up with a masterly plan in terms of the historical context, the typology and the sensibility involved in the work, also thanks to the client’s openness. In the first place, the context is Figéac, a town in the Midi-Pyrénees region, on the pilgrims’ road to Santiago de Compostela, the land of Jean-François Champollion (1790), who is considered to be the father of Egyptology. This historical center was established during the Middle Ages, and Champollion’s home, which is in the square named after him, is also the home of the Museum of World Script, which aims at enhancing the city center through the memory of the site and architecture. A 2001 competition rewarded a refined, contemporary poetic project that respects tradition but renews its expressive codes and the coordinates to interpret it, endowing the ancient city with new vitality. The project revolves around the strength of the graphic character, the creativity suggested by script, and translates them into architectural elements, resorting to the support of the latest technologies. The house where Chapollion was born and two renovated medieval buildings are enriched with a new dimension that has a dual character: historical memory and contemporary spirit. The architectural dimension focuses on a system of a double façade. The existing stone façade, which ensures an urban continuity with its historical context, is marked by eight windows set in rigorous succession. A second façade is visible through this; here is where a dialog with contemporary intelligence is concentrated, a planning poetics and sensibility that are set in our time, influenced by the progress of new technologies and the historical evolution of different civilizations. Thus, the interior “box” is defined by a façade in laminated glass enriched by a copper sheet that is embedded in the thickness of the glass and decorated with 1,000 printed characters. A remarkably suggestive element from a scenic and technological viewpoint, this wall boldly claims a new decorative register that balances the rigidity and silent rigor of the exterior wall. Rich, delicate, and light, this dentelle, embroidered in copper, discreetly allows light into the exhibition halls with gauged plays of reflections… a sort of glass and copper moucharabieh that enlivens the exhibition itineraries and halls, thus avoiding the monotony and uniformity of traditional lighting. Walkways connecting the different stories of the exhibition halls are set in the space between the two façades, offering magnificent views of the city, the gardens, and the surrounding hills. The museum is divided into seven halls laid out on four levels, to which access is gained from a main hall located in the center of the building. From the origins of script to the new realms of telematic networks, each hall is characterized by a different color, which corresponds to a specific theme. Black, red, orange, blue or yellow, each hall is totally decorated in a sole hue, identifying the different topics, and leading visitors into a varied, intimate universe. At night, the museum takes on an even more magical dimension, which is brought about by the effects of artificial lighting filtered from the glazed façade, highlighting the richness of a world of signs that is none other than the transcription of the history of peoples and civilizations that have followed one another through time in different eras.
Luc Boegly
Rispettoso e innovativo Residential Building in Florence
Renderings of the residential building, designed by Odile Decq for Novoli area in Florence.
231 l’ARCA 91
Declinazioni contemporanee Township Community
Un padiglione sul belvedere The Right Spirit
Progetto: N+B architectes
Progetto: Inca
S. Demailly
Il rispetto del patrimonio locale e paesaggistico e l’affermazione dei sentimenti di convivialità e accoglienza sono alla base del progetto di Elodie Nourrigat e Jacques Brion, titolari dello studio N+B architectes, per la sede della Comunità dei Comuni della Valle dell’Hérault. L’intervento declina con un linguaggio contemporaneo la sua appartenenza a un sito fortemente caratterizzato. Alla tradizione e alla cultura agricole profondamente radicate, si coniuga la sua particolare conformazione geologica. Siamo infatti nel comune di Gignac nel dipartimento del Hérault, un territorio connotato dalla presenza di un vasto altopiano calcareo (il cosiddetto Causse) che ne segna la dimensione geografica e territoriale. L’intervento di Nouriggat e Brion si definisce proprio partendo da questa realtà per dare vita a una dimensione nuova e vitale aperta alla collettività e nel contempo proiettata verso il futuro. Un’architettura che esprime nella declinazione formale, nell’articolazione planimetrica dei suoi elementi, nella scelta linguistica dei materiali come nei misurati contrappesi tra pieni e vuoti la sua appartenenza al sito. L’inserimento discreto dei progettisti in un contesto all’ingresso della cittadina di Garcin si coglie come un piacevole invito aperto alla collettività che rinuncia a ogni tentazione esibizionistica, di esaltazione di un atto gestuale o di “conquista” formale strutturando invece un nuovo insieme urbano. Dimensione locale e scrittura contemporanea sono i due poli attorno ai quali viene costruito il racconto, “un villaggio attorno a una piazza” definito sugli elementi strutturanti essenziali: distribuzione planimetrica, orientamenti, organizzazione dei flussi e delle attività, materiali utilizzati e concetto paesaggistico. Le tre entità che formano il complesso, la Comunità dei comuni, il polo sanitario e il polo dei servizi, sono ordinate attorno a un giardino centrale e sono accessibili in modo autonomo. L’edificio che ospita la comunità dei comuni occupa una posizione focale rispetto all’insieme, la sua posizione disassata segnala l’ingresso alla città e si pone come elemento di riferimento rispetto al sito. Una particolare attenzione è stata riservata alle soluzioni di facciata, sia per la grammatica con cui sono declinati i rapporti tra pieni e vuoti, tra superfici piene e trasparenti, sia per la scelta dei materiali, zinco, pietra e cemento, che interpretano in una visione contemporanea quella dell’architettura locale. Il progetto di Nourrigat e Brion, che si è meritato un premio nel Concorso Technal Architettura e Alluminio 2007, declina con sensibilità linguistica un complesso solare e ordinato dove luce e paesaggio sono i protagonisti di una dimensione piacevolmente contemporanea, in sintonia con la trazione del luogo e portatrice di una nuova tensione al rinnovamento. Elena Cardani
92 l’ARCA 231
The most important elements of Elodie Nourrigat and Jacques Brion’s project for the headquarters of the Township Community of the Hérault Valley are a sense of respect for the local heritage and natural landscape, and the attainment of a welcoming, convivial feeling. Through this work, the two architects, who own the N+B architectes studio, use a contemporary language for the site, which has its own specific characteristics. Its distinctive geological conformation is enhanced by deeply rooted tradition and agricultural development. We are in Gignac, in the Hérault area, which features vast calcareous uplands (the so-called Causse), which marks its geographic and territorial dimension. This is where Nourrigat and Brion have started from, giving life to a new, vital dimension that is open to the community and, at the same time, is cast into the future. From a formal point of view, their architecture belongs to the site itself, in terms of the planimetric layout of its various elements, the materials they have opted for, and a gauged balance between fulls and voids. The planners have inserted their work discreetly into the context, at the door to the town of Garcin, creating a pleasant, open invitation to the community. They have avoided any kind of exhibitionism or appropriation of the site, opting for the structuring of a new urban ensemble. The local dimension and a contemporary style are the two elements around which their project revolves, “a town around a square” defined along the existing structural lines: planimetric layout, orientation, the organization of circulation and activities, the selected materials and the conception of the landscape. The three entities that form the complex: the Township Community, the health center and service center, are organized around a central garden and can be accessed independently. The building hosting the Township Community is in a dominating position, marking the entrance to the town and acting as the point of reference for the site. Special attention was given to the façades, both in the relationship between fulls and voids/full and transparent surfaces, and for the materials, which feature zinc, stone, and cement, and interpret the local architecture in a contemporary key. Nourrigat and Brion’s project, which won a prize at the 2007 Technal Architecture and Aluminum Competition, is a sensitive interpretation, a welcoming, organized complex, where the lighting and the landscape are the protagonists of an agreeable contemporary dimension that is in harmony with the tradition of the site and heralds a trend toward renewal.
Vale una visita il sito naturale della Roche d’Oëtre, in Normandia, tra i più suggestivi paesaggi francesi. Qui si incontrano due situazioni opposte, le dolci distese pianeggianti si trasformano bruscamente in un paesaggio roccioso, dai bruschi e vertiginosi strapiombi calcarei scavati dalle acque della Rouvre. Progettare un padiglione di informazione e accoglienza per gli appassionati di percorsi pedestri e di siti naturali è stata una sfida che i progettisti dello studio Inca di Grenoble hanno saputo cogliere con il giusto spirito, vincendo un concorso bandito dalla Communauté de Comnmunes du Bocage d’Athis de l’Orne. L’edificio si fa interprete di una tripla vocazione, segnare l’entrata al sito della Roche d’Oëtre, fungere da punto di partenza per gli itinerari di visita, offrire un servizio di informazione regionale collegato con gli altri siti turistici. Il confine tra due situazioni naturali diverse, l’esigenza di tracciare un segno distintivo di riferimento, nonché la volontà di valorizzare attraverso l’architettura un luogo delle caratteristiche eccezionali, ha suggerito ai progettisti l’idea di un oggetto estremamente permeabile, poroso, in grado di adattarsi al sito, di assorbirne le peculiarità per confluire in una nuova dimensione di accoglienza. “Luogo dove si opera la transizione tra la dolcezza del paesaggio pianeggiante e la natura selvaggia delle falesie”, l’edificio presenta due fronti declinati con diversi linguaggi. Più lineare, scandito da ritmi compositivi regolari, il fronte verso la campagna mostra una copertura mossa da un andamento curvilineo che fa eco alle forme morbide del paesaggio. Sul lato sud, verso le falesie, il paglione si fa più articolato dichiarando la sua porosità attraverso una struttura a tronchi lignei in continuità con la dimensione della foresta. All’interno, gli spazi si animano della luce e del paesaggio che grazie agli elementi di permeabilità, alle aperture e alle parti vetrate partecipano alla dimensione dell’accoglienza. Il legno, nella essenza del Douglas, si coniuga alle superfici minerali dei pavimenti e alle parti in rame delle coperture. Il tutto è ravvivato dagli elementi di arredo, realizzati dal Gruppo Bodino su disegno dei progettisti, che con linee semplici ed epurate accompagnano con una calibrata armonia la visita del pubblico, offrendo il giusto e funzionale supporto informativo e di confort. E. C.
The natural site of the Riche d’Oëtre in Normandy, one of the most evocative French vistas, is well worth a visit. Here, two contrasting situations meet: the mellow, level expanses sharply turn into a rough, rocky landscape with abrupt, vertiginous calcareous overhangs eroded by the waters of the Rouvre. Designing a pavilion offering a warm welcome and information to people who love walks through natural settings was a challenge the planners from the Inca studio in Grenoble accepted with the right spirit. Indeed, they won a competition announced by the Communauté de Communes du Bocage d’Athis de l’Orne. The building serves three purposes: it marks the entrance to the Roche d’Oëtre site, it is the starting point for various tours, and it offers a service of regional information that is connected with other tourist areas. By considering the boundary line between two different natural situations, the need to find a distinctive reference point as well as to enhance an area with extraordinary features through architecture, the planners came up with the idea of an extremely permeable, porous object that fits in well with the site and is able to absorb its peculiarities, in a new, welcoming dimension. “A place that features a transition between the mellowness of the flat landscape and the wild nature of the cliffs”, the building is characterized by two completely different fronts. The front facing the level ground is more linear, marked by a regular compositive rhythm and a curvilinear roofing that picks up the landscape’s gentle slopes. On the southern front facing the cliffs, the pavilion is livelier, revealing its porosity through a structure made up of wooden logs that form a continuity with the dimension of the forest. The interior is lit up by the landscape, and its porous nature and glazed areas contribute to its welcoming feel. Douglas fir was opted for, in combination with mineral floorings and copper for various parts of the roofing. The ensemble is enlivened by the furnishings, which were created by the Bodino Group on the planners’ design. With simple, pure lines, the interior design was gauged to be harmonious for visitors, offering suitable and practical support in terms of information and comfort.
231 l’ARCA 93
Per migliorare la vita Index: Award
Sostegno al terzo mondo OCCAM Promotion
Ritorna Magic Decor From Fashion to Architecture
Arte pubblica In Turin
Index: è un network internazionale no-profit impegnato sul tema del Design per Migliorare la Vita. L’Index: Award (www.indexaward.dk) è tra i più importanti premi al mondo in tal senso e viene attribuito ogni due anni a Copenhagen. Il premio non seleziona i progetti secondo le categorie tradizionali – visual design, apparecchiature, industrial design – poiché esse non rispecchiano pienamente l’approccio interdisciplinare applicato nelle più interessanti realizzazioni contemporanee. Si richiede invece ai corpi giudicanti di pensare in modo “orizzontale”, spaziando tra categorie progettuali e produzione industriale, nel selezionare i candidati per la vittoria in cinque categorie correlate alla vita umana: Corpo, Casa, Lavoro, Gioco e Comunità. I progetti vincenti sono scelti da una giuria internazionale costituita da progettisti, designers, ricercatori, critici e teorici. Tra le caratteristiche che distinguono questo premio da altri vi è il criterio di valutazione dei progetti che è più ampio di quello utilizzato tradizionalmente e tiene conto non solo della forma, ma anche del contesto, di considerazioni etiche, dell’impatto, della sostenibilità, del livello di innovazione, del numero di persone che ne fruiranno. I vincitori dell’edizione 2007, nelle cinque categorie, sono stati i seguenti. 1. “Body”: Sébastien Dubois – Mobility for Each One; 2. “Home”: Alberto Meda, Francisco Gomez Paz – Solar Bottle; 3. “Work”: Philip Geer, Lisa Stroux, Graeme Davis, Chris Huntley – Tongue Sucker; 4. “Play”: Elon Musk, Martin Eberhard (Tesla), Barney Hatt (Lotus design Studio) – Tesla Roadster; 5. “Community”: Rebecca Allen, Christopher Blizzard, V. Michael Bove, Yves Bear/Fuseproject, Walter Bender, Michael Bletsas, Mark Foster, Jacques Gagne, Mary Lou Jepsen, Nicholas Negroponte, Lisa Strausfeld - OLPC XO (One Laptop Per Children). Il premio della giuria popolare è stato assegnato a 6. Hân Pham – Antivirus (copertura per proteggere dalle infezioni da aghi).
Lo scorso 16 ottobre, giornata ONU per la lotta alla povertà, è stato organizzato da OCCAM (Observator for Cultural and Audiovisual Communication – www.occam.org)) un incontro stampa che, svoltosi presso la sede milanese di Piazza Duomo, 21, ha avuto come referenti il Presidente di OCCAM, Pierpaolo Saporito e il responsabile del Comitato Promozione e Sviluppo, Piergiacomo Ferrari, impegnati a illustrare le attività di OCCAM, e le opportunità di sviluppo che questa Organizzazione, affiliata alle Nazioni Unite, sta organizzando a Milano; importante punto di riferimento a livello internazionale. Per l’occasione è stato illustrato il programma di attività 2008, che aggiorna sulla Conferenza Mondiale Infopoverty (www.infopoverty.net) in preparazione presso il Palazzo di Vetro di New York il 17 e 18 aprile 2008, in collegamento con numerose sedi internazionali compresa Milano (Politecnico e Università Cattolica), in collaborazione con il Parlamento europeo sul tema “low cost-high technology: to fight poverty and save the planet”, e con una vasta gamma di attività sul terreno volte a garantire lo sviluppo a comunità disagiate del terzo mondo, mediante l’applicazione delle tecnologie più avanzate della comunicazione. E’ stata anche l’occasione per presentare, come modello per lo sviluppo sostenibile, il progetto ICT Village, validato nel 2005 dal Summit ONU della società di informazione di Tunisi che, applicato in vari Paesi, ha ricevuto il diretto sostegno del Segretario Generale Ban Ki Moon per la realizzazione del villaggio di Sambania, Madagascar, caratterizzandosi per servizi di telemedicina, educazione a distanza ed e-governance, forniti in collaborazione con gli ospedali di Niguarda per l’ecografia a distanza, di Desio per la patologia, e di S. Donato per la cardiologia infantile. L’istituzione del Comitato di promozione e sviluppo di OCCAM, presieduto da Piergiacomo Ferrari, implica: la promozione delle attività e dei progetti promossi da OCCAM; lo sviluppo di nuovi progetti; l’individuazione delle specifiche necessità riguardanti i singoli Paesi; il coinvolgimento nelle attività produttive e distributive per l’annuale Conferenza Mondiale Infopoverty. Il Comitato è costituito da: Piergiacomo Ferrari, Andrea Cancellato, Cesare Maria Casati, Emanuele de Giovanni e Rodolfo Lopez Pegna.
Softwear rilancia Magic Decor, materiale modulare e componibile per realizzare pannelli, divisori, tendaggi e arazzi per spazi pubblici e privati. Nato all’inizio degli anni Settanta e utilizzato in teatri, fiere e abitazioni, ritorna nel 2007, con forme e colori totalmente rinnovati. Magic Decor è antipolvere, antifiamma, antigraffio e molto leggero. Si tratta di tessere di alluminio plastificato che, tramite piccoli ganci in materiale plastico, si possono comporre in mille forme e colori, con finiture lucide e opache, colori metallici e laccati, anche personalizzati. Softwear ha voluto sottolineare l’anno di nascita e quello della riedizione rinominando il prodotto in Magic Decor 70-07. Il prodotto, nato nel 1970 da un’idea di Alberto Caroli, presidente della Softwear, ma nel 2007 è stato riveduto e corretto, adattato ai canoni estetici e abitativi di oggi, ma anche alle normative, molto più rigide rispetto al passato, e alle tecnologie. Cominciato negli anni Settanta con l’abbigliamento, sull’onda di Paco Rabanne e dei suoi abiti metallici (con il vantaggio che il Magic Decor è facilmente montabile e smontabile, senza l’uso di attrezzi), è proseguito con il kit Magic Dress, dove si insegnava alle bambine a crearsi da sè i propri abiti, che nel 1971 ha vinto l’oscar del giocattolo per il contenuto didattico e lo sviluppo della manualità. Successivamente Magic Decor ha trovato applicazione anche nella realizzazione di pannelli per l’architettura di interni.
Il concetto di “arte pubblica” mette in crisi tanto l’idea di “arte” quanto quella di esperienza collettiva o sociale che la dimensione “pubblica” immediatamente evoca, rilanciandole entrambe su un livello più complesso e pregnante. Che il problema sia stato posto da un’Accademia di BB.AA. e da un Politecnico, ambedue di illustri e vetuste tradizioni, è significativo: l’incontro fra la dimensione artistica e quella progettuale si apre ai nuovi scenari in formazione sull’orizzonte della nostra cultura. Intrecciando puntuali funzioni didattiche con una ricerca analitica e una sperimentazione avanzata, i promotori dell’iniziativa (Maspoli e Bazzanella per il Politecnico di Torino, Galbusera, Saccomandi e Roberto per l’Accademia Albertina, ai quali si sono affiancati Brunetti e Rizzi del Politecnico di Milano, e Squatriti e Scarrocchia dell’Accademia di Brera) hanno organizzato una serie di incontri fra esperti e studenti per focalizzare in tutte le sue implicazioni la tematica in gioco, e hanno dato vita a due progetti, uno centrato sul Passante ferroviario di Milano e l’altro riguardante corso Lombardia a Torino, assunti come spazio per un intervento mirante a equilibrare l’apprezzamento delle forme e delle immagini con le più rigorose funzioni d’uso. Il problema da risolvere resta quello dell’immissione di un’energia estetica nel corpo vivo di strutture e comportamenti legati alla quotidianità e all’esistenza materiale di massa. L’incontro tra la semplice “funzione” che è propria del progetto e l’idea di “bellezza” che anima la sfera dell’arte può essere ottenuto individuando il piano su cui si sviluppa quella “funzione estetica” che la modernità ha ignorato e che si propone invece come il terreno più promettente per la cultura del nuovo secolo. Operando su soluzioni cromatiche di forte impatto comunicativo, sulla ricerca di àmbiti “segreti” nei luoghi più affollati, sulla studio della visibilità e sul concetto di spazio collettivo come “stanza”, i ricercatori hanno fatto leva su una griglia percettiva e sensoriale che, come la riflessione oggi più avanzata rammenta, costituisce l’origine di un “sentimento” sul quale si costruisce la verità del nostro rapporto col mondo. Maurizio Vitta
Index: is a global non-profit network organization that focuses on Design to Improve Life. Index: Award (www.indexaward.dk) is the biggest design award in the world and is presented every two years in Copenhagen. Index: Award does not categorize design according to traditional labels - visual design, apparel and industrial design - since these categories do not fully reflect the interdisciplinary approach employed in most interesting modern design. Index: asks that the nomination bodies think horizontally, across design categories and industries, when selecting their nominees for the five categories vital to human life; Body, Home, Work, Play and Community. The winning designs are chosen by an international jury consisting of leading designers, design researchers, design writers and design. Also, the focus on Design to Improve Life differentiates Index: Award from other design awards, as design is evaluated in a much broader sense than traditionally, focusing not only on form, but also on the context of the design, e.g. ethical and cultural considerations, and impact, including the number of people affected, sustainability and level of innovation. The winners of 2007 edition, in the five categories have been the following. 1. “Body”: Sébastien Dubois – Mobility for Each One; 2. “Home”: Alberto Meda, Francisco Gomez Paz – Solar Bottle; 3. “Work”: Philip geer, Lisa Stroux, Graeme Davis, Chris Huntley – Tongue Sucker; 4. “Play”: Elon Musk, Martin Eberhard (Tesla), Barney Hatt (Lotus design Studio) – Tesla Roadster; 5. “Community”: Rebecca Allen, Christopher Blizzard, V. Michael Bove, Yves Bear/Fuseproject, Walter Bender, Michael Bletsas, Mark Foster, Jacques Gagne, Mary Lou Jepsen, Nicholas Negroponte, Lisa Strausfeld - OLPC XO (One Laptop Per Children). The People’s Choice Award has been assigned to 6. Hân Pham – Antivirus (a cap to protect against needle infections).
On October 16th, the UN day for the fight against poverty, OCCAM (Observatory for Cultural and Audiovisual Communication – www.occam.org) organized a press conference at its Milan office in Piazza Duomo, 21. The council included the President of OCCAM Pierpaolo Saporito, and Piergiacomo Ferrari, who is the head of the National Development and Reform Commission. They are both committed to illustrating the activities carried out by OCCAM, as well as the opportunities that this Organization – which is an affiliate of the UN – is organizing in Milan. The schedule for 2008 was explained on the occasion, as it served as an update on the Infopoverty World Conference (www.infopoverty.net), which is now being organized at the Glass Palace in New York and is to be held on 17 and 18 April 2008. This is being done jointly with a number of international branches, including Milan (the Polytechnic and Università Cattolica), and in collaboration with the European Parliament on the subject “low cost-high technology: to fight poverty and save the planet”, with a vast range of on-site activities aimed at ensuring development for needy third world communities through the application of the most advanced communication technologies. The event also constituted the occasion to present the ICT Village project as a model for sustainable development. Said project was validated in 2005 by the UN Summit of the information society of Tunis, and when applied in various countries, it received the direct support of the General Secretary Ban Ki Moon for the construction of the village of Sambania in Madagascar. The project stands out for its services in the field of telemedicine, long-distance education and e-governance, which are supplied thanks to support from the hospital of Niguarda for long-distance ultrasound scans, the hospital of Desio for pathologies, and the hospital of San Donato for infant cardiology. The OCCAM National Development and Reform Commission involves: furthering activities and projects promoted by OCCAM; the development of new projects; the identification of each country’s specific needs; participation in the productive and distributive activities for the annual Infopoverty World Conference, The Committee comprises: Piergiacomo Ferrari, Andrea Cancellato, Cesare Maria Casati, Emanuele de Giovanni, and Rodolfo Lopez Pegna.
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metallic, enameled and even customized. Softwear has decided to highlight the year in which the product was born and the year of its new edition by renaming it Magic Décor 70-07. The product was born in 1970 thanks to an idea by Alberto Caroli, the president of Softwear, but in 2007 it was altered and corrected so as to be adapted to today’s esthetic and living habits, but also to abide by regulations, which are much stricter than in the past, and to new echnologies. The idea was inaugurated in the 1970s with clothing, on the wave of Paco Rabanne and his metallic clothes (with the advantage that Magic Décor can be easily assembled and disassembled without the use of any tools), and then continued with the Magic Dress kit, which taught little girls how to create their own clothes and won the toy oscar in 1971 due to its didactic content and to the development of manual ability. Afterwards, the product was also used for the creation of panels for interior architecture.
Today, Softwear is relaunching Magic Decor, a modular, self-assembling material used to create panels, partitions, drapes and tapestry for public and private areas. Born in the early 1970s and used in theaters, fairs, and prestigious homes, it is now back in 2007, with totally renewed shapes and colors. Magic Décor is dust repelling, fireproof, scratchproof and very light. It is made of plastic-coated aluminum tesserae that can be assembled in thousands of shapes and colors by means of little plastic hooks; they can have a shiny or opaque finish, and the colors can be
Filare il tempo Textile Art Si è conclusa a Como, lo scorso 4 novembre 2007, la XVII rassegna internazionale Miniartextil che, curata da Luciano Caramel con il titolo “Filare il tempo, 2007 miniartextilcomo”, si è svolta lungo un percorso espositivo articolato in quattro storiche sedi della città: la Chiesa di San Francesco, il Palazzo del Broletto, il Chiostrino di Sant’Eufemia e la Camera di Commercio di Como. La manifestazione ha evidenziato 120 opere di artisti provenienti dall’Europa occidentale e orientale, dagli Stati Uniti, dal Sud America e dall’Asia. Si è trattato di una serie importante di lavori, costituita da oltre cinquanta minitessili, venti grandi installazioni, due video, fotografie e da una mostra personale dedicata all’artista più rappresentativa nella storia della moderna tessilità italiana: Marisa Bronzini, recentemente scomparsa. La rassegna comunica con suggestione e chiarezza la simbiosi che unisce sapienze antiche e nuove, movendo i fili di una consapevole conoscenza delle tecniche innovative e di concetti artistici di immediata espressività. Nata da un’idea di Nazzarena Bortolaso e Mimmo Tataro, fondatori dell’Associazione Culturale Arte&Arte, Miniartextil si è distinta sin dalla prima edizione tenutasi a Como nel 1991. Nel corso del 2008, la mostra avrà luogo in altre importanti sedi italiane ed estere.
Europe, the United States, South America, and Asia. It was an important series of works comprising more than fifty minitextiles, twenty great installations, two videos, photographs, and a solo show devoted to the most representative artist in the history of modern Italian textiles: Marisa Bronzini, who recenty passed away. Suggestively and clearly, the show communicates the symbiosis that unites ancient and new skills, moving the threads of a conscious knowledge of innovative techniques and artistic concepts that feature an immediate expressivity. Born from an idea by the founders of the Cultural Association Arte&Arte – Nazzarena Bortolaso and Mimmo Tataro – Miniartextil distinguished itself ever since its very first edition, which took place in Como in 1991. Throughout 2008, the exhibition will be organized in other important Italian and foreign venues.
The concept of “public art” gives rise to a number of problems regarding the idea of “art” and that of the collective or social experience that the “public” dimension evokes, casting them both on a more complex, meaningful level. The question is even more significant due to the fact that the problem was posed by a BB.AA. Academy and by a Polytechnic, and that both are illustrious institutes of ancient tradition. The encounter between the artistic and planning dimensions opens up new scenarios on our culture’s horizon. Through the interaction of accurate didactic functions with analytic research and advanced experimentation, the promoters of the initiative (Maspoli and Bazzanella for the Turin Polytechnic; Galbusera, Saccomandi, and Roberto for the Accademia Albertina, who were joined by Brunetti and Rizzi from the Polytechnic of Milan, and Squatriti and Scarrocchia from the Academy of Brera) have organized a series of meetings between experts and students so as to focus on all the implications of the case in question. The abovementioned promoters have developed two projects: the first for the Milan city rail link, and the second for a street in Turin, Corso Lombardia. These two area were selected for a plan that aims at balancing the appreciation of forms and images with the most rigorous user functions. The problem that remains to be solved is that of the introduction of a form of esthetic energy in the actual body of structures and behaviors connected with everyday life, and with the existence of mass material. The encounter between the simple “function” that belongs to the project and the idea of “beauty” that is the soul of the art sphere can be achieved by identifying the level on which the “esthetic function” is developed. An esthetic function that modernity has ignored, and that instead appears to constitute the most promising grounds for the new century’s culture. Through chromatic solutions that have a strong communicative impact, as well as through a quest for “secret” places in the most crowded areas, the study of visibility and the concept of collective space seen as a “room”, the researchers have worked on a perceptive and sensory level. And as confirmed by today’s most advanced considerations, tha latter constitutes the origin of a “feeling” on which the truth of our relationship with the world is built.
November 4th 2007 saw the conclusion of the 17th edition of Miniartextil in Como. The international show, curated by Luciano Caramel and entitled “Spinning time, 2007 miniartextilcomo”, took place along an exhibitive itinerary organized in four of the city’s historical venues: the Church of Saint Francis, the Broletto Palace, the Cloister of Saint Euphemia and the Chamber of Commerce of Como. The event highlighted 120 works by artists coming from western and eastern
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Kakuko Ishii, Work-07-II musubu, carta da pianta
giapponese/Japanese plant paper, 20x20x20 cm, 2007.
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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.
Laminati d’autore Between Decor and Decus
Cinquanta anni di architettura Studio Valle on Show
Sottsass, interrogativi di progetto In Trieste
Presso il Museo del Domestico- Forum di Omegna (VB) si inaugura il 13 dicembre “Indagini tra Decor e Decus”, che propone una collezione di “dipinti” laminati, in un percoso espositivo allestito dallo Studio Ghigos. I fogli laminati (realizzati con tecnologia Digital Print) sono allestiti nelle sale del Museo come quadri esposti in un’ipotetica galleria: quasi come grandi dipinti incorniciati assumono un valore artistico, oltre che di prodotto di industrial design. Per sviluppare questa particolare “collezione” sono stati invitati ventidue noti progettisti riconosciuti nel settore del design, dell’arte, della grafica e dell’architettura, secondo una pluralità di discipline che consente di aprire una finestra ad ampio raggio sul mondo della decorazione, tra contaminazioni e suggestioni dagli esiti imprevedibili. Tutti i nuovi decori, sono prodotti in edizione limitata da Abet Laminati. I fogli laminati incorniciati sono inoltre associati a delle specifiche applicazioni su un arredo, in un confronto diretto tra suggestione artistica e ricaduta domestica. Tutti gli arredi, realizzati dal laboratorio ligneo della Comunità di San Patrignano, qui si possono toccare, spostare, persino provare. Al termine della mostra verranno individuati alcuni progetti che entreranno nella collezione di Abet Laminati e gli arredi “d’autore” esposti, pezzi unici a cavallo tra dimensione artistica e prodotto di design, saranno messi all’asta. I progettisti che partecipano alla mostra “Indagini tra Decor e Decus. Nuovi laminati artistici per il decoro domestico”, con un loro inedito contributo, sono: Getulio Alviani, Cesare Casati, Alessandro Guerriero, Ugo La Pietra, Corrado Levi, Italo Lupi, Alessandro Mendini, Marcello Morandini, Lisa Ponti, Marco Romanelli e Marta Laudani, Italo Rota, Denis Santachiara, Bad Trip, Patricia Urquiola. Per la sezione Under 40: Markus Benesch, Bo130 + Microbo, Ghigos, Ian+, Matteo Ragni, Joe Velluto. Progettisti selezionati su concorso: Francesca Diotti e Francesco Porro (selezionati tramite concorso nella categoria “studenti NABA” – Nuova Accademia delle Belle Arti di Milano), Sara Magnone (selezionata tramite concorso nella categoria “Regione Piemonte”). La mostra che fa parte del calendario di Torino 2008 World Design Capital sarà aperta fino al 13 settembre 2008.
Con la mostra “Studio Valle (1957-2007) - Cinquanta anni di architettura”, allestita dal 6 dicembre al 23 gennaio 2008 presso gli spazi prestigiosi dell’ex carcere minorile del complesso di San Michele a Roma, viene evidenziata l’intera vicenda progettuale dello Studio, dagli esordi negli anni Cinquanta, che producono progettazioni estemporanee come il monumento ai caduti di Auschwitz, alle ricerche più radicali degli anni Sessanta quale il Padiglione italiano all’Expo di Osaka o il Palazzo dello sport di Milano, sino alle più recenti realizzazioni come la nuova sede della Banca d’Italia e la nuova Fiera di Roma. Fondato da Cesare Valle e successivamente consolidato dai figli Tommaso e Gilberto, lo studio annovera attualmente anche la presenza dei nipoti. La mostra intende evidenziare l’intenso e costante percorso progettuale nelle sue fasi locali e internazionali, nonché l’impegno dedicato alla edificazione del paesaggio urbano moderno e contemporaneo, mediante documentazioni che ne attestano l’attenzione e la competenza. L’allestimento si sviluppa in tre suddivisioni costituite da: un sistema articolato di video impostato sulla documentazione delle attività, incontri, eventi, inclinazioni grafiche e artistiche; una notevole progressione di modelli e plastici (70), disegni, particolari architettonici e tecnologici dei progetti; sull’avvicendamento, all’interno delle cellette del San Michele, di una serie di approfondimenti tematici e dei disegni più significativi. Spazi speciali sono stati dedicati al progetto della nuova Fiera di Roma, della sede regione Puglia e a quello della prossima sede del Consiglio Europeo a Bruxelles. La mostra è stata promossa da: Mi.BAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali; DARC – Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea; dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Roma; Dall’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia.
“Vorrei sapere perché”, dal 6 dicembre 2007 al 2 marzo 2008, Trieste, Salone degli Incanti dell’ex Pescheria. Il titolo della mostra riconduce a una delle riflessioni che Sottsass ha scritto a proposito dei templi indiani ed è una frase che può esemplificare l’approccio alle cose del maestro: “Senza che io sappia cosa sono, le forme di pietra hanno il senso del sacro, sacro per sempre. Vorrei sapere perché”. E proprio questa ultima parte di frase è stata scelta per dare nome e taglio alla grande esposizione triestina. Le molte esperienze di Sottsass sono indagate sul filo di una essenziale raccolta di opere disposte in sette aree tematiche: disegno industriale (design), architettura, fotografia, gioiello, disegno, ceramica e infine vetro, le cosiddette delicatessen, come Gillo Dorfles le ha definite dopo aver visionato il progetto. Ogni “isola” racchiuderà al suo interno un “tempio”, un luogo segreto dove scoprire gli oggetti, i disegni, le foto, etc. Nella selezione delle opere destinate all’esposizione sono state attuate scelte radicali, proprio per focalizzare l’attenzione sulla produzione di Sottsass che è riuscita maggiormente a incarnare la sua sensibilità ed evocare i riferimenti progettuali e umani del suo lavoro.
On December 13th, the Household Museum – Forum of Omegna (Verbania) will be inaugurated with “Studies between Décor and Decus”, which displays a collection of laminate “paintings” in an exhibition organized by Studio Ghigos. The laminate sheets (produced with the Digital Print technology) are on show as though they were paintings hung in a hypothetical gallery: much as though they were great framed paintings, they assume artistic value and stand out in terms of product value and industrial design. According to a plurality of disciplines that allows to open a window wide on the world of decoration, among contaminations and evocations that might have unpredictable results, twenty-two well-known designers in the sectors of design, art, graphics, and architecture were invited to produce this special “collection”. All of the new decorations were produced in limited edition by Abet Laminati. In addition, the framed laminate sheets are associated to specific applications for furnishings, in a direct confrontation between artistic evocations and their effect on the household. The furnishings, all of which were created at the wood laboratory of the Community of San Patrignano, can be touched, moved and even experimented at the show. At the end of the exhibition a number of projects that are to become part of the Abet Laminati collection will be identified, and the artists’ furnishings that are on display – which are in between the spheres of art and design – will be auctioned. The designers taking part in the show “Studies between Décor and Decus. New artistic laminates for home decoration” with new contributions are: Getulio Alviani, Cesare Casati, Alessandro Guerriero, Ugo La Pietra, Corrado Levi, Italo Lupi, Alessandro Mendini, Marcello Morandini, Lisa Ponti, Marco Romanelli and Marta Laudani, Italo Rota, Denis Santachiara, Bad Trip, Patricia Urquiola. Under 40: Markus Benesch, Bo130 + Microbo, Ghigos, Ian+, Matteo Ragni, Joe Velluto. Designers selected by competition are: Francesca Diotti and Francesco Porro (selected by competition in the category “NABA students” – New Fine Arts Academy of Milan), Sara Mignone (selected by competition in the “Piedmont region” category). The exhibition, which is one of the events taking part in the Turin 2008 World Design Capital schedule, will be open through September 13th 2008.
Cesare Casati, Barre paesaggio domestico. A destra, rendering dell’allestimento progettato dallo/far right, rendering of the show installation designed by Studio Ghigos.
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memory of the victims of Auschwitz, their most radical research work from the 1960s, such as the Italian Pavilion at the Expo of Osaka or the “Palazzo dello Sport” in Milan, up to their most recent works, including the new headquarters of the Banca d’Italia and the new Rome Fair. Founded by Cesare Valle and later further consolidated by his sons Tommaso and Glberto, now the studio also includes the founder’s grandchildren. Through material that bears witness to the studio’s attention to – and competence in – the field, the show aims at highlighting the studio’s intense, constant planning line, both on a local and on an international level, as well as its commitment to the construction of the modern and contemporary urban landscape.The layout is subdivided into three sections, featuring an articulate system of videos based on information regarding the studio’s activities, meetings, events, and graphic and artistic trends; a remarkable succession of 70 models (including scale models), designs, architectural and technological details of the projects; a series of closely examined themes and the most significant designs laid out in the separate cells of San Michele. Special areas are devoted to the projects for the new Rome Fair, the headquarters for the Puglia region and the future headquarters of the European Council in Brussels. The show was promoted by: Mi.BAC – the Culture Ministry; DARC – the Directorate General for Contemporary Architecture and Art; the Regional Board of the Ministry for Architecture and Landscape heritage of Rome; the City and Province of Rome’s Order of Architects.
With “Studio Valle (1957–2007) – Fifty years of architecture”, on schedule from December 6th to January 23rd 2008 at the detention home in the prestigious complex of San Michele in Rome, the Studio is presenting a survey of all of its work, ever since it started out in the 1950s. Thus, on display are spontaneous plans such as their monument in
In alto/top, BO130+Microbo, Alien. Sopra/above, Ugo La Pietra, Natura artificiale democratica. A sinistra/left, Markus Benesch, Nucleo del decoro.
“I’d like to know why” will be open from 6 December to 2 March 2008 in Trieste, at the Salone degli Incanti of the former Pescheria (fish market). The title of the exhibition brings back one of Sottsass’s written reflections on Indian temples, a sentence that can exemplify the approach to the master’s belongings: “Without knowing what they are, the rock forms gave me a sense of something sacred, sacred forever. I’d like to know why.” And it is precisely the last part of the sentence that was chosen to characterize the great show in Trieste. An essential collection of works organized in seven different themes explore the various fields Sottsass covered: industrial design, architecture, photography, jewelry, drawing, ceramics, and, finally, glass – the so-called delicatessen, as Gillo Dorfles defined them after viewing the project. Each “island” will enclose a “temple” within, a secret place where the objects, drawings, photographs, etc. can be discovered. Radical choices were made in the selection of the works to be placed on display, so as to allow visitors to focus on the part of Sottsass’s production that best represents his sensibility in evoking the planning and human references that are present in his work.
Ettore Sottsass, Architettura, 1990. A sinistra/far left, Studio Valle, Padiglione Italiano all’Expo di Osaka, 1977.
Architettura e società Ten Years in Japan
Scatola nomade per visioni Going Around
La mostra “Parallel Nippon –Architettura Giapponese Contemporanea 1996-2006”, realizzata congiuntamente da AIJ (Architectural Institute of Japan) e Japan Foundation, riunisce una selezione di 110 opere architettoniche giapponesi realizzate negli ultimi dieci anni (1996 – 2006). Visitabile fino al 7 gennaio prossimo presso l’Istituto Giapponese di Cultura a Roma, la selezione di progetti indaga il rapporto tra strutture sociali e architettura. Il decennio preso in considerazione ha visto cambiamenti strutturali nella società causati dalla transizione dell’economia dalla cosiddetta “bolla speculativa” alla depressione del “dopo bolla”. Contemporaneamente le politiche urbanistiche del XX secolo improntate a una visione di città in espansione hanno lasciato il passo al modello di “città continua” del ventunesimo secolo: stanno nascendo nuovi orientamenti di valorizzazione urbana nel quadro di un efficiente utilizzo del patrimonio archittetonico preesistente. La mostra, composta di immagini e modelli, presenta in maniera comparata questa nuova architettura attraverso quattro sezioni tematiche: città (Urban Cycles), vita quotidiana (Life Cycles), cultura (Culture Cycles), casa (Living Cycles).
Una scatola tecnologica di 6,5x5 metri pensata, progettata e realizzata per ospitare le creazioni di giovani cineasti. H Box è un dispositivo visivo e sonoro promosso da Hermès e inaugurato al Centre Pompidou il novembre scorso. Alle spalle di questo progetto l’artista architetto Didier Fiuza Faustino e Benjamin Weil, direttore d’Artist Space a New York. Il via con le creazioni di otto videasti: Alice Anderson, Yael Bartana, Sebastian Diaz Morale, Dora Garcia, Judith Kurtág, Valérie Mréjen, Shahryar e Su-Mei Tse a Parigi fino al 5 gennaio, a cui seguiranno le sedi del MUSAC, Museo d’arte contemporanea di Castilla y León (Spagna) e del MUDAM a Lussemburgo. La struttura, interamente smontabile e attrezzata con tecnologie di punta, può ospitare fino a dieci spettatori.
The exhibition “Parallel Nippon – Contemporary Japanese Art 1996 – 2006”, organized jointly by AIJ (Architectural Institute of Japan) and the Japan Foundation, gathers a selection of 110 Japanese architectural works implemented in the past ten years (1996–2006). This selection of projects, which can be visited until January 7th at the Japanese Culture Institute of Rome, explores the relationship between
social structures and architecture. The decade in question has seen structural changes in society that are caused by the transition of economy from the socalled “speculative bubble” to the depression of the “post bubble”. At the same time, the twentieth-century urban planning policies that are based on a vision of an expanding city have given way to the twenty-first century’s model of a “continuous city”: new trends meant to improve the urban sphere are appearing within the picture of an efficient use of the preexisting architectural heritage. The exhibition, which is composed of images and models, presents this new architecture in a comparative way through four thematic sections: Urban Cycles, Life Cycles, Culture Cycles, and Living Cycles.
A technological box measuring 6,5 x 5 meters was deviced, planned and produced to host creations by young moviemakers. H Box is a visual and sound device promoted by Hermès and inaugurated at the Centre Pompidou last November. The project was backed by the artist/architect Didier Fiuza Faustino and Benjamin Weil, the director of Artist Space in New York. Creations by eight moviemakers are being inaugurated in Paris through January 5th: Alice Anderson, Yael Bartana, Sebastian Diaz Morale, Dora Garcia, Judith Kurtág, Valérie Mréjen, Shahryar, and Su-Mei Tse. The equipment will then be on show at the MUSAC – the Museum of Contemporary Art of Castilla y Leòn (Spain), and the MUDAM in Luxembourg. The structure, which can be entirely disassembled and is equipped with leadingedge technological features, can host up to ten spectators.
Didier Fiuza Faustino, Benjamin Weil, H Box, 2007. A sinistra/far left, Hiroaki Ohtani, Layer House, 2003 (Photo: Kouzo Ohtani).
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Contrasti e leggerezza In Paris
Architettura radicale Underground Architects
Dicembre a Villa Noailles In Hyères
Multiforme ingegno Lynch in Milan
Due mostre alla Fondation Cartier di Parigi, fino al 27 gennaio, presentano in anteprima per la Francia due artisti di estrazione e provenienza diverse. Fotografo e scrittore, Robert Adams (1937) documenta attraverso una selezione di circa centocinquanta fotografie la realtà contraddittoria e a volte inquietante dei paesaggi dell’Ovest americano mettendo allo scoperto la sua visione contrastata tra speranza e ossessione dell’ambiente. Arriva invece dalla Corea del Sud, la scultrice Lee Bul (1964) che si appropria degli spazi della Fondation con un’istallazione monumentale. Composta da dodici sculture in cristallo e alluminio sospese per aria o ancorate al suolo, l’opera di Lee Bul si inscrive negli ambienti progettati da Jean Nouvel come un prolungamento naturale della sua struttura concettuale e materiale. La complessità del lavoro dell’artista, da sempre interessata alla forma umana sia come corpo sia come identità sociale, si stempera in questo intervento nella piacevole leggerezza dei giochi di specchi e di riflessi, di perle e metallo che generano gli ampi volumi scultorei e sensuali.
Ant Farm, storico gruppo radicale americano è in mostra fino al 23 dicembre al Frac Centre d’Orléans. Costituito nel 1968 da Douglas Michels e Chip Lord, tra San Francisco e Houston, a cui si aggiunsero Curtis Schreier, Hudson Marquez e Douglas Hurr, si afferma come un gruppo di architetti “underground”. I suoi fondatori, influenzati dal pensiero di Buckminter Fuller, Paolo Soleri e degli Archigram, così come dalla vita nomade, dalle performance coreografiche di Anna e Lawrence Halprin, non sono esenti dal fascino esercitato dal mondo delle auto e della cultura pop. Video, performances, istallazioni e architetture di confine, in conflitto con la cultura dominate americana, hanno connotato il loro percorso concettuale e creativo, fino alla dissoluzione dello studio nel 1978 in seguito a un incendio devastante. In mostra al Frac la serie di video, gli archivi, i disegni e le foto dei più importanti progetti, da Media Burn a The Eternal Frame ecc, i modelli inediti di progetti quali House of Century e Freedomland e la camionetta Chevrolet Media Van con la quale girano per le università mostrando il gonfiabile ICE-9, anch’esso in mostra.
Due operazioni interessanti animano questo mese di dicembre il programma espositivo di Villa Noailles a Hyères. A fine ottobre sono state inaugurate le stanze degli ospiti progettate da quattro giovani designer, i francesi François Azambourg (1963), Florence Doléac (1968), David Dubois (1971) e le tedesche Desiree Heiss (1971) e Ines Kaag (1970) riunite nello studio Bless con sede a Parigi e Berlino. I progettisti sono stati invitati su incarico pubblico a realizzare l’arredamento base di una camera: letto, scrivania, sedia, lampada e vaso e, insieme, quello della terrazza comune alle quattro camere. La finalità è quella di fare rivivere lo spirito che animò questa parte della villa ai tempi di Charles de Noailles. Di impronta minimalista, epurata e lineare, le quattro nuove camere rinnovano con freschezza e solarità i vari ambienti privilegiando il rapporto con il panorama verso la collina e il mare. Fino al 6 gennaio sono inoltre esposti i risultati di un lavoro fotografico commissionato a Erwan Frotin, talento emergente, nato a Toulon, uscito dall’ECAL di Losanna e vincitore nel 2002 del Grand Prix per la fotografia al Festival Internazionale della Moda e della Fotografia di Hyères. In mostra un centinaio di fiori che Frontin ha repertoriato nella regione di Hyères in tre anni di lavoro. Ogni fiore è stato fotografato su un fondo di colore, omettendo di descrivere il contesto. Sedotto dalla ricchezza formale e compositiva del mondo dei fiori, Frotin ha realizzato un lavoro estremamente poetico dove la manipolazione e l’intervento del fotografo è ridotto al minimo per dare massima enfasi alle caratteristiche plastiche e cromatiche delle diverse specie.
Presso gli spazi delle Triennale di Milano è ospitata, fino al 13 gennaio 2008, una mostra che, dedicata alla multiforme genialità artistica di David Lynch, è stata ideata e realizzata per iniziativa della Fondazione Cartier pour l’art contemporain di Parigi. Sono esposti dipinti, fotografie e disegni, proiettati film sperimentali e diffuse creazioni sonore. Il vasto repertorio di opere, molte create per l’occasione altre risalenti alla prima giovinezza, coinvolgono per immediatezza e intensità espressiva; alcune trasportando sul piano onirico e intimistico, altre, come le fotografie, trasmettendo, con differenti linguaggi e conoscenze tecniche avanzate, la simbiosi tra l’artista, l’obbiettivo e l’ambiente. I dipinti si impongono con un impatto struggente, talora risolto valendosi di narrazioni pittoriche ambientali e figurative di forte modellazione e commistione materica, talora vitalizzati da una gestualità fulminea contrassegnata da pause aggressive e metaforiche, sempre attraversate da un enigma. L’evento, soggiogato da tempi di astratta inafferrabilità, si articola lungo un percorso emozionale ideato dallo stesso Linch e accompagnato da effetti musicali da lui studiati con il pianista e compositore di origine polacca Marek Zebrowski. Alda Mercante
Two artists of different origins are now on preview at the Fondation Cartier of Paris, which is presenting two exhibitions through January 27th. Through a selection of about 150 photographs, Robert Adams (born in 1937), who is a photographer and writer, bears witness to the contradictory and sometimes disquieting reality of West American landscapes, revealing a contrasting view, torn between hope and an obsession with the environment. On the other hand, the sculptress Lee Bul (born in 1964) comes from South Korea: she has filled the area assigned to her at the Fondation with a monumental installation. Composed of twelve glass and aluminum sculptures that either hang from the ceiling or are anchored to the ground, Lee Bul’s work fits into the space designed by Jean Nouvel as a sort of natural extension of the architect’s conceptual and material structure. The artist has always been interested in the human form, both in terms of body and social identity. In this work, her complexity merges with a pleasant lightness produced by a play of reflections, beads, and metal, generating great sculptural and sensuous volumes.
The historical, radical American group “Ant Farm” is on show until December 23rd at the Frac Centre in Orléans. Founded between San Francisco and Houston in 1968 by Douglas Michels and Chip Lord, subsequently Curtis Schreier, Hudson Marquez, and Douglas Hurr joined the group, which established Ant Farm, Media Burn, etichetta adesiva/
Lee Bul, Sternbau No. 1, cristallo e perline acriliche su filo di nichel-cromo, struttura in acciao inox e alluminio/ crystal, glass and acrylic beads on nickel-chrome wire, stainless-steel and aluminum armature, h. 130 cm, diam. 70 cm (Photo: Rhee Jae-yong).
Monaco Spa Event 2008 Un percorso dei sensi, del corpo e della mente, grande appuntamento al Grimaldi Forum di Monaco dal 18 al 20 gennaio 2008 in occasione di The Monaco Spa Event. Esposizione internazionale dell’industria delle Spa di lusso e del benessere, questo evento sonda uno dei settori più produttivi e richiesti del momento. L’edizione 2008 si rinnova puntando proprio sui cinque sensi, a ribadire una delle principali e più diffuse tendenze in atto che vede il benessere fisico non come un momento di ulteriore stress psico-fisico, ma come parentesi di piacere mentale e intellettuale dove tutti i sensi vengono coinvolti. Vista, udito, olfatto, tatto, gusto traggono beneficio dalle nuove terapie e dalle più avanzate proposte in fatto di spazi e attrezzature dedicati alla cura del proprio corpo. Non solo filosofia, ma tecnologia di punta, ricerca, sperimentazione, architettura e design, management, gestione, promozione e soprattutto grande professionalità, il mondo del benessere rappresenta un campo vasto e diversificato che occupa un posto di primo piano nei mercati in crescita. Il Monaco Spa Event è un’occasione di grande livello per conoscere tutto ciò che di meglio propone l’industria internazionale del comparto. Investitori, proprietari d’alberghi e di centri benessere, professionisti della salute, operatori turistici, ma anche architetti, progettisti, designer, hanno a disposizione un’offerta qualificata ed estremamente professionale, sia a livello di prodotti e materiali, sia a livello di servizi, per poter migliorare le loro competenze e le loro conoscenze. Durante i tre giorni del salone, grazie anche a un ricco programma di conferenze e di sessioni di confronto con esperti qualificati, sarà possibile sondare in tutti i suoi aspetti, da quelli tecnici a quelli progettuali, fino a quelli manageriali o di ricerca nel campo più strettamente medicale, la complessa e più innovativa offerta del settore.
adhesiv label, 6,1x8,1 cm, 1975.
Tra gioco e realtà A House for Barbie Non si tratta proprio di un gioco anche se il tema potrebbe farlo pensare. Ma la mostra presentata alla Cité d’architecture et du Patrimoine di Parigi è soprattutto un invito a riflettere sul tema dell’abitazione contemporanea. Nove architetti donna sono state invitate a progettare la casa di Mademoiselle B, la mitica Barbie. Una casa a sua immagine e somiglianza, in scala alle sue dimensioni (1/6 rispetto a un persona adulta) e rispondente a esigenze e stili di vita contemporanei. Eh sì! Perché se da un lato la dimensione del gioco ha lasciato dei margini di libertà creativa che nella realtà sono evidentemente più condizionati, dall’altro il tema ha offerto alle progettiste lo spunto per indagare su un tema, quello dell’abitazione, che necessariamente si scontra con stili e modi di vita attuali continuamente in evoluzione. Così tra il “serio e il faceto” le nove stanze di Mademoiselle B. suggeriscono soluzioni alternative, sperimentano dimensioni spaziali e associazioni funzionali che riescono a staccarsi da una visione standardizzata della vita domestica individuando nuovi percorsi per abitare la casa contemporanea. Domique Jakob, Anne-Françoise Jumeau e Emmanuelle Marin-Trottin, Isabel Hérault, Gaëlle Hamonic, Florence Lipsky, Karine Herman, Sophie Delhay, Raphëlle Hondelatte e Fiona Meadows, curatrice della mostra, hanno realizzato nove universi abitabili collegati tra loro che riflettono, ognuno in modo personale, la sfera onirica, gli orizzonti creativi, i ricordi e le fantasie d’infanzia, ma anche l’appartenenza al mondo del progetto, al dibattito di punta dell’architettura contemporanea, l’impegno nel campo della ricerca e della sperimentazione di nuovi linguaggi delle diverse autrici. We’re not exactly dealing with play, although the theme may be misleading. The exhibition presented at the Cité d’Architecture et du Patrimoine in Paris is especially an invitation to reflect upon the subject of contemporary housing. Nine women architects Isabelle Hérault, Villa Mlle B.
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itself as an ensemble of “underground” architects. The founders of the group were influenced by the ideas of Buckminter Fuller, Paolo Soleri, and Archigram, as well as by nomadic life and Anna and Lawrence Halprin’s spectacular performances; they were also attracted to the world of automobiles and Pop culture. Their conceptual and creative path was marked by borderline videos, performances, installations, and architecture which were in sharp contrast with the dominating American culture of their time… until the studio broke up in 1978 due to a devastating fire. The Frac is now displaying their series of videos, their archives, designs, and the pictures of their most significant projects, from Media Burn to The Eternal Frame, etc.. Some of their project models are being exhibited for the first time, such as House of Century and Freedomland, and the Chevrolet Media Van with which they used to drive around universities, showing the inflatable ICE-9, which is also on show.
were invited to plan a house for Mademoiselle B, the legendary Barbie. A house that reflects her own image, on scale with her dimensions (1/6 of an adult person), and meeting contemporary needs and lifestyles. Yes! Because if on one hand the play dimension has offered greater creative freedom (which, obviously, is conditioned in reality) on the other the theme has opened up the opportunity for the designers to examine the subject of housing, which is inevitably faced by the continuously evolving current styles and ways of life. Thus between “seriousness and facetiousness”, Mademoiselle B’s nine rooms offer alternative solutions, experimenting spatial dimensions and functional associations that are removed f rom a standardized vision of domestic life, and therefore suggesting new possibilities for contemporary housing. Dominique Jakob, AnneFrançoise Jumeau and Emmanuelle Marin-Trottin, Isabel Hérault, Gaëlle Hamonic, Florence Lipsky, Karine Herman, Sophie Delhay, Raphëlle Hondelatte, and Fiona Meadows – the latter being the curator of the show – have created nine inhabitable and linked universes. In a personal way, each of them reflects upon the dreamy world, the creative horizons, memories and imagination of childhood. The different authors also consider their belonging to the world of projects, the latest debates on contemporary architecture, and are committed in the field of research and experimentation of new languages.
and vase, as well as a terrace shared by the four rooms. The aim is to revive the spirit that enlivened this part of the villa at the time of Charles de Noailles. With a pure, linear, minimalist line, the four rooms renew the interior with a fresh look, offering a splendid view toward the hills and the sea. In addition, until January 6th the results of a photographic work commissioned to an emerging talent, Erwan Frotin, will be on display. The photographer was born in Toulon, graduated from the ECAL of Lausanne and won the Grand Prix for photography in 2002 at the International festival of Fashion and Photography of Hyères. On show are about a hundred flowers that Frontin immortalized in the Hyères region in the space of three years. Each flower was photographed on a color background, thus lacking any specific context. Allured by the formal and compositive richness of the flower world, Frotin has created an extremely poetic work where the photographer’s manipulation and interference is reduced to a minimum, so as to give maximum emphasis to the plastic and chromatic characteristics of the different species.
In December, two interesting events are livening up the exhibition schedule at Ville Noailles in Hyères. The end of October saw the inauguration of the guest rooms designed by a number of young designers: François Azambourg (1963), Florence Doléac (1968), and David Dubois (1971) from France, and Desiree Heiss (1971) and Ines Kaag (1970) from Germany, together at the Bless studio, based in Paris and Berlin. On a public commission, the planners were asked to design basic bedroom furniture: a bed, desk, chair, lamp,
Conceived and organized by the Fondation Cartier pour l’Art Contemporain in Paris, a show devoted to the multiform artistic genius of David Lynch opened on October 9th and will be on through January 13th 2008 at the Milan Triennial. On display are paintings, photographs, and drawings, and experimental films are screened along with a great number of sound creations. The vast selection of works – many of which were created especially for this occasion while others date back to the artist’s early years – are engrossing due to their directness and expressive intensity. Some pieces lead to a dreamy, intimate dimension, while others, like the photographs, transmit a symbiosis between the aritst, the objective, and the environment through the use of different languages and advanced technological knowhow. Filled with a sense of yearning, the paintings stand out, at times interpreted as environmental and figurative narratives that are strongly molded around matter, while at others enlivened by lightning gestures characterized by aggressive, metaphorical breaks that always feature an enigma. Subjugated by times of abstract elusiveness, the event is laid out along an emotional path conceived by Lynch himself, and accompanied by musical effects that he studied along with the Polish pianist and composer Marek Zebrowski. Da sinistra/from the left, Erwan Frotin, Cerinthe Major ; David Lynch, Do you want to know what I really think?, olio e tecnica mista/oil and mixed media, 152,4x296x10,2 cm, 2004 (© David Lynch, courtesy Fondation Cartier pour l’art contemporain, Paris, Photo: Partick Gries).
Immagini riciclate In Grenoble Al Magasin, Centro d’arte contemporanea di Grenoble, è in scena fino al 6 gennaio l’artista americano Kelley Walker (1969) che presenta, per la prima volta in una monografica in Francia, un insieme importante di nuovi pezzi creati appositamente per la mostra. Il lavoro di Walker, che realizza spesso in collaborazione con Wade Guyton, Seth Price e Josh Smith, ruota attorno al tema delle immagini riciclate, quali unico orizzonte della nostra realtà. In “Nine Disaster”, l’artista compila delle immagini di catastrofi su un Cd venduto a 10 dollari che riporta come protocollo d’attivazione la seguente indicazione “Il Cd e le immagini contenute possono essere riprodotti e diffusi tante volte quante il proprietario lo desideri…”. Quindi negazione assoluta del concetto di “diritto d’autore” estendibile a ogni settore della nostra società. Walker ricicla immagini, gesti d’artista – da Warhol a Gonzales Torres – o forme, come nelle serie di specchi che riprende le forme del test di Rorshach.
At the Magazin, the Center of Contemporary Art of Grenoble, the American artist Kelley Walker (1969) is presenting his first monographic show in France, with an important collection of new pieces he created purposely for the exhibition. Walker often works together with Wade Guyton, Seth Price, and Josh Smith, and his work revolves around the theme of recycled images as the sole horizon of our reality. In “Nine Disaster”, the artists creates images of catastrophes on a Cd that is sold for 10 dollars, and whose startup protocol indicates the following: “The Cd and the images it contains may be reproduced and transmitted as often as the owner would like…” Therefore, a complete denial of the “copyright” concept, which can be extended to each sector in our society. Walker recycles images, artists’ gestures – from Warhol to Gonzales Torres – or forms, such as in a series of mirrors that recalls the form of Rorshach’s test.
Nuovi territori Nel piacevole sito dell’Espace d’Art Concret a Mouans-Sartoux, a pochi chilometri da Nizza, è in corso fino al 6 gennaio la mostra “On fait le mur…”. Vengono indagate le nozioni di territorio, di flusso, di frontiera e di multimedia attraverso pratiche artistiche di matrice o influenzate dall’arte concreta. L’evoluzione vissuta dall’arte negli anni Sessanta è messa in parallelo alle trasformazioni delle nozioni geografiche filtrate della nuove tecnologie. Vengono così presentate le diverse sfumature della creazione contemporanea suggerendo al pubblico le coordinate di lettura per cogliere le mutazioni in corso nella società globalizzata. Dalle gallerie del castello, agli spazi urbani di Mouans-Sartoux, il percorso espositivo tocca le diverse opere degli artisti invitati e ne mette in luce l’interesse per lo spazio urbano, oltre le frontiera dei muri dell’istituzioni consacrate all’arte. La mostra e il percorso espositivo permettono inoltre di scoprire in parallelo alcune realizzazioni di architetti contemporanei, da Marc Barani, Philippe Gazeau Pierre Fauroux e Bruno Keller e naturalmente Gygon et Guyer, autori del nuovo edificio che ospita il polo esperimentale e pedagogico.
Kelley Walker, Untitled, 2007. A destra/right, Miltos Manetas, Girls in Nike, olio su tela/oil on canvas, 300x200 cm, 2005 (Collection Dakis Joannu Athens).
231 l’ARCA 99
Kubrick a Roma
Mangiare ad arte Foodscapes
Dedicata a uno dei maestri indiscussi della storia del cinema, la mostra “Stanley Kubrick”, Palazzo delle Esposizioni, fino al 6 gennaio 2008, presenta l’opera del regista americano ponendola in relazione con il materiale preparatorio e tecnico proveniente dagli archivi dello Stanley Kubrick Estate, resi accessibili per la prima volta in quest’occasione: documenti inediti, copioni, appunti di regia, fotografie, testimonianze e filmati dal backstage, plastici, costumi e ricostruzioni di alcune delle più suggestive ambientazioni sceniche. Obiettivo dell’esposizione, ideata e prodotta dal Deutsches Filmmuseum e dal Deutsches Architektur Museum di Francoforte in collaborazione con Christiane Kubrick e Jan Harlan (The Stanley Kubrick Estate), è di condurre il pubblico “dietro la macchina da presa”, mettendo in luce il metodo di lavoro del regista, il suo costante interesse per l’architettura, il design, l’arte, la musica e la letteratura, e rivelando i segreti che diedero forma ad alcune delle sequenze più celebri dei suoi lavori. La mostra è affiancata da una retrospettiva cinematografica che si svolge nel Cinema del Palazzo delle Esposizioni.
Più di 40 artisti internazionali – da Marina Abramovic, John Armleder, Vanessa Beecroft, a Gilbert & George, Eva Marisaldi, Dennis Oppenheim, Orlan, Michelangelo Pistoletto, Graziano Pompili, Patrick, Denis Santachiara, Daniel Spoerri, Wim Wenders, per citarne solo alcuni – hanno voluto misurarsi con l’atto del mangiare. Le loro opere compongono “Gnam: Foodscapes – Art & Gastronomy”, la mostra allestita a Parma fino al 6 gennaio, nei locali dell’ex Cinema Trento. L’esposizione presenta un vasto orizzonte di opere d’arte che riflettono, appunto, il complesso tema del mangiare, fornendone un contesto storico, antropologico, sociologico e culturale. La mostra è strutturata in diverse sezioni tematiche, basate su diversi contesti di riferimento. Da un lato, ci sono contesti culturalmente, storicamente, ideologicamente, religiosamente condizionati nei quali l’atto di mangiare si trasforma in un’entità profondamente metaforica. La sacralità e il carattere rappresentativo del cibo, le formalità cerimoniali, l’estetica di potere e ricchezza, la gerarchia e il complesso e differenziato sistema di esclusività e inclusività, l’accettazione o il rifiuto sociale, la posizione centrale o la marginalità costituiscono momenti cruciali in questi contesti. D’altro canto, l’atto di mangiare è anche qualcosa di barbaro, animale, incontrollabile, qualcosa di distruttivo, inconscio, spontaneo, anarchico, immediato, bestiale, un’attività immorale che dà ampio spazio a processi irrazionali, spontanei, illimitati, irreversibili, ad absurdum fino al cannibalismo e all’auto-distruzione, all’auto-mortificazione simile al suicidio e all’edonismo che va oltre l’esagerazione.
Barry Dennen, Stanley Kubrick e Jack Nicholson sul set di “The Shining” (GB-USA 1980-© Warner Bros. Entertainment Inc.). A destra/right, Vanessa Beecroft, VB52 04VB, stampa digitale/digital print, 230x180 cm.
Arte letteratura e cinema A Travel La mostra di arti visive “Anatomia dell’irrequietezza”, a cura di Luca Beatrice, si svolge a Palazzo della Penna di Perugia fino al 6 gennaio. Il tema dell’esposizione, che deve il nome alla celebre raccolta postuma di saggi e articoli dello scrittore inglese Bruce Chatwin, esperto d’arte e instancabile viaggiatore, è dedicata al mito del viaggio attraverso diversi momenti della storia dell’arte, in età moderna e contemporanea. Punto di partenza, il Grand Tour settecentesco che i pittori stranieri compivano come percorso di iniziazione e apprendimento. Punto d’arrivo il futuro, i viaggi reali e virtuali dell’era globale nel terzo millennio. I dipinti, le fotografie in bianco e nero, le opere di arte concettuale, le sculture, i reportage proposti nella mostra si intrecciano a suggestioni letterarie che esaltano il duplice binario poetico tra visione e letteratura (da Omero a Stendhal, da Rimbaud allo stesso Chatwin). Precede l’ingresso in mostra la proiezione in loop di spezzoni tratti da opere cinematografiche: da Il viaggio (El viaje) di Fernando E. Solanas (1992) a Guerre stellari di George Lucas (1977), da Marakkesh Express di Gabriele Salvatores (1989) a Viaggio a Kandahar di Mohsen Makhmalbaf (2001), da Thelma&Louise di Ridley Scott (1990) a Passaggio in India di David Lean (1985). An exhibition on visual arts entitled “The Anatomy of restlessness”, curated by Luca Beatrice, will be open through January 6th at Palazzo della Penna in Perugia. The theme of the exhibition, whose name was drawn from the wellknown posthumous collection of essays and articles by the English writer Bruce Chatwin – an art expert and tireless traveler – is devoted to the myth of a journey through different moments of art history, in modern and contemporary times. The starting point is the eighteenth-century Grand Tour that foreign painters would embark upon as a sort of initiation of their learning. The goal: the future, real and virtual journeys through the third millenium’s global era. The paintings, black and white photos, conceptual artworks, sculptures, and reportages presented at the show are interwoven with literary evocations that enhance the dual poetic line existing between vision and literature (from Homer to Stendhal, from Rimbaud to Chatwin himself). The entrance to the exhibition is preceded by a loop screening of clips drawn from various films: from El viaje by Fernando E. Solanas (1992) to Star Wars by George Lucas (1977), from Marakkesh Express by Gabriele Salvatores (1989) to Journey to Kandahar by Mohsen Makhmalbaf (2001), from Thelma & Louise by Ridley Scott (1990) to Passage to India by David Lean (1985).
Tadini a Milano Human Chaos compose “Gnam: Foodscapes – Art & Gastronomy”, a show organized in Parma until January 6th at the former movie theater, Cinema Trento. The exhibition presents a vast selection of artworks that indeed reflect the complex subject of food, providing a historical, anthropological, sociological, and cultural context on the theme. The show is divided into different themes based on different contexts. On one side, there are contexts that are conditioned by cultural, historical, ideological, and religious elements, and here, the act of eating is transformed into a deeply metaphorical entity. The sacredness and representative character of food, ceremonial formalities, the esthetics of power and wealth, hierarchy and the complex and differentiated system of exclusiveness and inclusiveness, social acceptance or rejection, a central position or marginality all constitute crucial moments of these contexts. After all, the act of eating is also something barbaric, animal, uncontrollable, something destructive, unconscious, spontaneous, anarchic, immediate, beastly, an immoral activity that opens up a lot of room for irrational, spontaneous, unlimited, irreversible processes… up to cannibalism and the most horrible self-destruction, or to self-mortification that is similar to suicide and hedonism that goes beyond exaggeration.
Mudima Foundation, starting with The restless holidays and Unreal family of Europe, which contain the typical characteristics of Tadini’s pictorial style: a fantastic, surreal environment and a mental constructoin of the subject, up to the Museum of Man series, in which characters are multiplied and objects fly in every direction, completely losing their meaning and function. This chaos lacks any kind of anguish or sadness: it is a simple observation of the current human condition. Here, the words that go beyond the edges of the text appear, and are inserted in the painting as references to the literary universe of Tadini the writer. The Marconi Foundation is presenting works from 1975 to 1985. In these pieces, writing as an image and images as writing are set on the same level. In the Napoleonic Hall of the Academy of Brera, what can be seen as Tadini’s poetic declaration is on display. A monumental canvas on which all the elements that characterize the artist’s production appear: from human figures to his usual atonic color, to brightly colored objects, to canvases that are turned away, to the table, to the text. A collection of documents and writings are being presented at the Spazio Oberdan.
The show “Emilio Tadini. Works 1965–1985” has been organized in various venues in Milan and in two exhibitive periods: the first will be on through December 22nd and the second from 11 to 20 January. Works from 1965 to 1975 are on show at the
More than 40 artists from all over the world – from Marina Abramovic to John Armleder, Vanessa Beecroft, Gilbert & George, Eva Marisaldi, Dennis Oppenheim, Orlan, Michelangelo Pistoletto, Graziano Pompili, Patrick, Denis Santachiara, Daniel Spoerri, and Wim Wenders, just to mention a few – have decided to tackle the act of eating. Their works
Emilio Tadini, Disordine di un corpo classico, 1981.
Provocatori e fragili The Great Exhibition Il Castello di Rivoli (Torino), fino al 13 gennaio, offre al pubblico l’occasione di ripercorrere la carriera di Gilbert & George. “La grande mostra” è la più ampia retrospettiva a oggi organizzata sulla loro arte. Ideato dagli stessi artisti, l’allestimento delinea un percorso originale, in parte cronologico. Anche se realizzano tutte le loro opere in gruppi tematici, ciascuno definito da analoghe scelte stilistiche, in questo caso Gilbert & George hanno favorito la giustapposizione di gruppi differenti. Incontratisi a Londra nel 1967, i due, allora studenti, decidono di unire le loro vite e la loro arte in un’unica indissolubile entità. Nel corso dei quarant’anni successivi, firmandosi semplicemente Gilbert & George, indagano la complessità della condizione umana. Talvolta considerata provocatoria, la loro arte affronta questioni controverse quali l’identità, la sessualità, la politica e la religione. Registrando l’aggressività del mondo odierno e la proliferazione di sollecitazioni a cui l’individuo è costantemente sottoposto, Gilbert & George si ritraggono spesso all’interno delle loro opere, dichiarando così la propria vulnerabilità e fragilità. La scelta di saturare lo spazio, disponendo le opere secondo uno schema fitto, trasforma ciascuna sala in un grande affresco, all’interno del quale sono presenti alcune tra le tematiche più urgenti del dibattito contemporaneo.
La mostra di “Emilio Tadini. Opere 1965-1985” si articola in varie sedi milanesi e in due periodi espositivi, il primo fino al 22 dicembre e il secondo dall’11 al 20 gennaio. Alla Fondazione Mudima sono esposte le opere dal 1965 al 1975 a partire da Le vacanze inquiete e La famiglia irreale d’Europa, dalle caratteristiche tipiche della pittura di Tadini: il clima fantastico e surreale e la costruzione mentale del soggetto, fino alla serie Museo dell’uomo in cui si moltiplicano i personaggi e gli oggetti volano in tutte le direzioni perdendo completamente il loro senso e la loro funzione. Un caos privo di angoscia e tristezza: una semplice constatazione dell’attuale condizione umana. Compaiono qui le parole che sconfinano dal testo e s’inseriscono nella pittura quali riferimenti all’universo letterario del Tadini scrittore. Alla Fondazione Marconi saranno esposte le opere realizzate nel decennio 1975-1985. In esse, la scrittura come immagine e l’immagine vera e propria sono messe sullo stesso piano rendendo la superficie della tela luogo d’incontro tra lingue diverse, ma complementari. Nella Sala Napoleonica dell’Accademia di Brera è esposto quello che si può considerare la dichiarazione poetica di Tadini: una tela dalle dimensioni monumentali sulla quale compaiono tutti gli elementi che caratterizzano la produzione dell’artista, dalle figure umane dal consueto colore atono, agli oggetti invece dai colori vivaci, alle tele voltate, al tavolo, al testo. Allo Spazio Oberdan viene presentata inoltre una raccolta di documenti, scritti, un omaggio all’artista.
Tra le mura Extra Art in Apulia
subjects – each defined by explicit styles – in this case Gilbert & George have chosen to juxtapose different theme groups. The pair, who met in London as students in 1967, decided to unite their lives and art in a sole, indissoluble entity. Throughout the following forty years, simply as Gilbert & George, they have been studying the complexity of the human condition. Sometimes believed to be challenging, their art deals with much debated questions such as identity, sexuality, politics, and religion. By recording the aggressiveness of today’s world, as well as the greater and greater stress individuals are continuously subjected to, Gilbert & George often portray themselves as part of their own works, thus laying bare their vulnerability and frailty. The exhibition space looks saturated, with the works laid out close to one another, thus turning each hall into a great fresco that presents some of the most topical issues of contemporary debate.
Contaminazione di generi In Trento Joan Jonas (1936, New York) è una delle più importanti artiste del panorama internazionale, emersa nel corso degli anni Sessanta e Settanta e ancora oggi attivissima. Inizialmente attratta dalla scultura, a partire dal 1968 si dedica alla videoarte e alla performance, nel mescolare le quali diventa una vera e propria pioniera. Spesso contrappone video e materiali di scena con immagini che prende all’esterno dello studio, in ambientazioni naturali o industriali. Nelle sue opere l’artista contamina insistentemente fra loro generi differenti, elaborando un linguaggio del tutto nuovo. “My Theater” è la prima personale in Italia dell’artista americana Joan. La mostra, realizzata dalla e presso la Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento in collaborazione con la Fondazione Antonio Ratti è curata da Anna Daneri, Cristina Natalicchio e Roberto Pinto, e offre fino al 2 marzo prossimo una panoramica sulla sua multiforme produzione artistica. In mostra, uno dei suoi celebri Mirror Pieces e, in anteprima nazionale, l’installazione derivata dalla performance prodotta nel luglio scorso a Como, in occasione del Corso Superiore di Arti Visive: The Hand Reverts to its Own Movement… . A completare l’esposizione sarà una selezione di video storici.
Joan Jonas (born in 1936, New York) is one of the most important artists on the international scene. After an intense beginning in the 1960s and ‘70s, still today she is very active. At first, the artist was attracted to sculpture, but in 1968 she took interest in videoart and performance. Merging the two genres made her a pioneer in the field. Often she counters videos and materials with images taken from outside her studio, in natural or industrial environments. The artist insistently mixes different genres, developing an entirely new language. “My Theater” is the American artist’s first solo show in Italy. The exhibition, organized by the Municipal Gallery of Contemporary Art in Trent, jointly with the Antonio Ratti Foundation, is curated by Anna Daneri, Cristina Natalicchio, and Roberto Pinto, and, until March 2, offers a survey of Joan’s multiform artistic production. One of her famous Mirror Pieces are on show, as well as a national preview of an installation drawn from a performance the artist produced last July in Como, on the occasion of a Postgraduate Course on Visual Arts: The Hand Reverts to its Own Movement…. A selection of historical videos will complete the show.
Fino al 14 gennaio, l’arte contemporanea torna nei castelli di Puglia con la terza edizione di Intramoenia/Extra Art, il progetto di valorizzazione dei monumenti pugliesi con la direzione scientifica di Achille Bonito Oliva, a cura di Giusy Caroppo. A Lecce, dal Castello Carlo V, Oliviero Toscani allarga uno sguardo sulla città: lo “spazio libero” sulla Torre Mozza è occupato da un’immagine inedita del fotografo, inno alla meraviglia della bellezza ma insieme critica alla sua degenerazione. All’interno del castello, una sala multimediale è a disposizione dei visitatori per conoscere il progetto “La sterpaia”, approfondire in modo interattivo la storia e l’architettura dei castelli pugliesi e visitare virtualmente le scorse edizioni di Intramoenia Extra Art nei video documentari di Carlo Michele Schirinzi. A Muro Leccese la mostra anima il Palazzo del Principe e il Borgo Terra. Nelle sale del primo piano, l’invito a risolvere il Rebus interattivo dei ConiglioViola (Fabrice Coniglio e Andrea Raviola, collettivo nato a Torino nel 2000) è la via d’accesso al percorso mostra che si snoda nella meraviglia del “pensiero”, riletta da Francesco Schiavulli; passa attraverso le tracce di storia sedimentate nelle “impronte” di Baldo Diodato, negli interventi sonori di Luca Maria Patella nei sotterranei, dove la struggente installazione di Luisa Rabbia convive con i segni arcaici di Mimmo Paladino distribuiti tra gli spazi esterni e quelli ipogei dell’antico borgo. Il castello dalla cittadella fortificata di Acaya (ex Sègine), fabbrica dalla pianta trapezoidale costruita nel 1548 su disegno dell’architetto militare Gian Giacomo dell’Acaya, si apre per la prima volta al pubblico dopo i lavori di restauro finanziati dalla Provincia di Lecce. Il grand tour si muove dall’affresco tardo-bizantino raffigurante la “Dormitio virginis”, tra i ruderi della chiesetta rinvenuta dove Virginia Ryan interviene con un’operazione site specific, quindi – al primo piano – la comunicazione oltre la parola di HH Lim e la dimensione esoterica di Vettor Pisani, quella futuristica e neo-spirituale di Maurizio Elettrico e quella visionaria di Paolo Consorti, cui fa da contrappunto lo sguardo crudo sulla realtà contemporanea di Maja Bajevic, per chiudere con la produzione surreale di Franco Dellerba; al piano terra, passando per il cortile, negli ipogei incontriamo la ricerca spaziale di Anish Kapoor e la rilettura ironica delle radici contadine di Perino&Vele. Contemporary art is returning to the castles of Apulia. The third edition of Intramoenia/Extra Art will be open until January 14th: a project for the renovation and display of Apulian monuments, with scientific direction by Achille Bonito Oliva, and curated by Giusy Caroppo. From the Charles V Castle in Lecce, Oliviero Toscani opens up a new view on the city: the “free space” on the broken tower is occupied by one of the photographer’s new pictures: a praise to the wonder of beauty, but at the same time a criticism of its deterioration. A multimedia hall is available to visitors within the castle walls: here, they can get acquainted with the project “The brushwood”, gain an in-depth, interactive knowledge of the history and architecture of Apulian castles, and enjoy a virtual visit of the former editions of Intramoenia Extra Art through documentaries created by Carlo Michele Schirinzi. At Muro Leccese, the show enlivens the Prince’s Palace and the Borgo Terra. On the first-story halls, an invitation to solve an interactive Rebus by Coniglio Viola (Fabrice Coniglio and Andrea Raviola, a group born in Turin in 2000) marks the access to the exhibition, which unravels in the wonder of “thought”, reinterpreted by Francesco Schiavulli. The show then continues, tracing sedimental history woth Baldo Diodato’s “footprints”, passing through sound effects by Luca Maria Patella in the underground area, where a tormented installation by Luisa Rabbia lives together with ancient signs by Mimmo Paladino that are distributed between the outer areas and the ancient underground village. After restoration works financed by the Province of Lecce, the castle of the walled citadel of Acaya (formerly Sègine) – a factory with a trapezoidal layout built in 1548 according to a design by the military architect Gian Giacomo of Acaya – is opening to the public for the first time. The grand tour opens with a late Byzantine fresco depicting the “Dormitio virginis”, among the ruins of a recently discovered church, where Virginia Ryan created a site-specific work. On the first floor it continues with HH Lim’s communication beyond words, and with Vettor Pisani’s esoteric dimension, Maurizio Elettrico with his futuristic and neo-spiritual dimension and Paolo Consorti’s visionary aspects, countered by Maja Bajevic’s stark outlook on contemporary reality. The exhibition concludes with Franco Dellerba’s surreal production, and passing through the courtyard, in the underground area visitors come across Anish Kapoor’s spatial research and Perino&Vele’s ironic rereading of rural life.
J
Until January 13th, the Castle of Rivoli (Turin) is offering visitors the opportunity to retrace the career of Gilbert & George. “The great show” is the largest retrospective that has ever been devoted to their art. Francesco Jodice, Planned by the artists themselves, the layout traces an What We Want, original, partly chronological path. Although the two Sao Paulo, stampa fotografica/photo print, have always organized their work around specific
100x130 cm, 2006 (© Francesco Jodice Courtesy V.M. 21 artecontemporanea, Roma).
100 l’ARCA 231
Gilbert & George, 251x211 cm, 1975 Bloody Life no. 3 (courtesy Sonnabend (Vita insanguinata n. 3), Gallery).
Joan Jonas, Mirror Pieces.
Luca Maria Patella, Alberi parlanti.
231 l’ARCA 101
Nuova luce
Super pannello
La ristrutturazione della Pinacoteca della Città di Cento, sede espositiva della più estesa collezione di opere del Guercino, concittadino illustre, ha deciso un’importante modifica e aggiornamento all’impianto di illuminazione valendosi di un progetto innovativo effettuato da Norlight. La precedente illuminazione di tipo puntuale, risolta difettosamente mediante apparecchi con lampade a ioduri metallici, necessitava di essere sostituita da un impianto illuminotecnico a luce indiretta, con illuminazione uniforme nell’intero ambiente, con bassi consumi energetici e dotata di regolazione del flusso luminoso e di temporizzazione delle accensioni. Il progetto impiantistico e illuminotecnico, curato da Maurizio Covoni di Centoprogetti, ha seguito due ordini di considerazioni: di tipo strutturale e illuminotecnico. Dal punto di vista strutturale era indispensabile salvaguardare l’integrità architettonica degli ambienti, posizionando gli apparecchi sulle cornici presenti lungo la maggior parte delle sale espositive e mettendo a punto, per gli ambiti privi di cornice, un sistema di contenimento dei corpi illuminanti con ingombri ridotti al minimo. In termini illuminotecnici era importante che le lampade rispondessero a requisiti di ottima resa cromatica, ridotta emissione di calore, basso consumo e buona efficienza luminosa. E’ stato prescelto l’apparecchio BLAe bilampada con riflettore asimmetrico, in versione speciale con alimentatore elettronico regolabile 0-10V, a garanzia di un flusso ottimale anche in relazione all’illuminazione di sale con dimensioni maggiormente estese. Per ridurre al minimo l’esposizione delle opere alla luce, è stato realizzato un sistema di rilevamento di presenza che innalza il valore di illuminamento della sala solo se sostano dei visitatori.
Per il progetto di rigenerazione del “Quatermile”, ideato da Norman Foster a Edimburgo, e dietro sua esplicita indicazione, Somec ha messo a punto un rivestimento esterno in alluminio, coerente con lo scenario storico della città caratterizzato da facciate in pietra multicolore. Si è trattato di un notevole impegno che, mediante la ricerca e la collaborazione di Somec con un’azienda specializzata, ha consentito di realizzare in Italia la colorazione di estrusi in alluminio nelle tinte desiderate da Foster (che richiamassero i cromatismi locali), avvalendosi di una tecnologia innovativa e di assoluto rispetto per la legge italiana in materia di sicurezza e tutela dell’ambiente. La tecnologia messa a punto per consentire tale realizzazione risponde nel contempo al totale rispetto delle esigenti normative architettoniche inglesi. Somec, per l’occasione, ha dato quindi avvio a un processo industriale compatibile con l’ambiente, e del tutto originale per le insolite possibilità
Racconto in progress cromatiche. Il risultato consente infatti di soddisfare le esigenze più sofisticate nel settore dell’alluminio ossidato.
Piastrelle in mostra E’ stato inaugurato lo scorso settembre, presso gli stabilimenti della Ceramica Faetano a San Marino, un nuovo spazio espositivo che l’azienda, attuale holding del Gruppo Del Conca, ha allestito con l’impiego di piastrelle della linea .IT color antracite.
Lo showroom si articola in soluzioni ambientali di particolare originalità, realizzate con linee di piastrelle firmate Faetano e Del Conca. Per l’occasione è stata allestita la mostra storica “Il Rinascimento nei pavimenti in ceramica”.
Qualità e rigore Stahlbau Pichler si è recentemente impegnata a seguire la progettazione e la realizzazione delle facciate in alluminio, delle finestre a nastro e della struttura di un edificio progettato da Bernasconi a Grandate. L’intervento complessivo sull’involucro esterno, che va dal parapetto del piano superiore al sopraluce del piano inferiore, compreso lo spessore del solaio, è stato realizzato con pannelli coibentati spessi 80 mm, rivestiti da una finitura ondulata in alluminio, posizionati orizzontalmente in facciata e fissati meccanicamente alla struttura metallica esterna di baraccatura ancorata alle teste dei solai. Il nastro di serramenti in alluminio a taglio termico
competenza tecnica precisa… e di aver saputo coniugare capacità produttive fortemente legate alle tradizioni dei luoghi, con la lungimiranza di investire nel design”.
conante a scomparsa, suddiviso in parti apribili e in parti fisse, ha consentito il montaggio di vetri con una trasmissione luminosa pari al 50% e un controllo del fattore solare pari al 25% della radiazione incidente. Il piano terra presenta un sistema di facciata con montanti e traversi completato da vetri a specchiatura unica, all’interno del quale sono state inserite le porte di accesso all’area commerciale. L’involucro esterno è stato completato dalla controsoffittatura della zona del portico, ottenuta con pannelli coibentati con stifterite dello spessore di 50 mm, rivestiti con lamiera di alluminio preverniciata dello spessore di 30/10.
Il 6 dicembre 2007, a Milano, si è inaugurato Triennale Design Museum, i cui lavori, iniziati nel 2004 con la realizzazione della Biblioteca del Progetto, Archivio Storico e di Documentazione, si sono opportunamente conclusi. Su progetto di Michele De Lucchi, il Museo risponde agli standard museali internazionali e sorprende particolarmente per la soluzione riservata all’accesso, risolto mediante un ponte-passerella che lo collega, sorvolando la grande scalinata, all’interno della Triennale stessa, rimarcandone l’appartenenza e, contemporaneamente, una propria e singolare autonomia. Risolto nel contesto scientifico da Andrea Branzi, il Museo si articola secondo una visuale innovativa e dinamica capace di rinnovare, stimolare e aggiornare costantemente l’interesse del visitatore, con iniziative coerenti e di forte contenuto culturale. Il Museo usufruisce di uno spazio destinato all’approfondimento di più tematiche, che esordisce con il focus del 6 dicembre 2007 dedicato all’Editoria del design; alla legione straniera; ai Materiali autarchici; alle gallerie d’arte e di design. il Museo è stato realizzato secondo un accordo di Programma chiesto dalla Triennale di Milano e promosso dal Ministero per i Beni e le Attività culturali, Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano e Camera di Commercio di Milano, al quale hanno aderito Assolombarda, Fondazione Fiera Milano, Politecnico di Milano, Fondazione ADI, Università IULM, Anfia e Cosmit. Dirige il Museo Silvana Annicchiarico, già da 9 anni Conservatore della Collezione Permanente del Design italiano della Triennale e da 6 anni responsabile del relativo Settore Design. Hanno contribuito alla realizzazione di Triennale Design Museum come Sponsor tecnici: ArchLegno, Basf, bTicino, iGuzzini, Orsogril, Viabizzuno.
Premio europeo Sono sei su sette i progetti italiani che, utilizzando sistemi o profilati speciali Metra, figurano come i finalisti del premio europeo“Aluminium in Renovation” (cinque i vincitori e una segnalazione speciale) organizzato da EAA Building. Il premio viene assegnato a progetti di rinnovo, ristrutturazione e ampliamento edifici, nei quali l’alluminio risulti applicato in modo innovativo e sostenibile. Questi i cinque progetti vincitori e quello con segnalazione speciale: Casa a Monteporzio (PU), di Claudio Severi; Borgo Würer (BS), di Alberto Racheli e Adriana Massoni; Biblioteca San Ponziano (LU), di Stefano Dini; Grattacielo Pirelli (MI) di Renato Sarno e Corvino+Multari; Ara Pacis (ROMA) di Richard Meier & Partners Architects LLP; Sede ENEL (TV), di Mauro Faganello, Enel Produzione – Segnalazione speciale.
Nuovo stabilimento Con il nono stabilimento inaugurato la scorsa primavera a Rubiera (Reggio Emilia), il Gruppo Kerakoll ha dato avvio alla produzione di premiscelati per l’edilizia (adesivi, massetti, intonaci…), completando la propria organizzazione già estesa ai cinque siti presenti in Italia e ai tre dislocati in Spagna, Grecia e Polonia. Gli investimenti richiesti per la nuova struttura produttiva, che impiega una cinquantina di dipendenti, hanno raggiunto i 30 milioni di euro. Lo stabilimento, il più moderno in Europa, è caratterizzato da un’elevata automazione e da una notevole flessibilità produttiva che consente di realizzare numerosi cambi di produzione, con particolare attenzione alla linea Biocalce, il marchio del Gruppo Kerakoll dedicato ai prodotti per la bioedilizia, costituiti da materiali naturali per costruzioni a base di calce naturale, che permettono di edificare secondo norme altamente salutari. Lo stabilimento di Rubiera è parte integrante del piano industriale del Gruppo Kerakoll, guidato da Gian Luca Sghedoni (nella foto), che prevede nel 2010 un fatturato di 500 milioni di euro, mediante una politica di investimenti mirata allo sviluppo nazionale ed estero.
Con il volume Caimi Brevetti. L’innovazione senza fine a cura di Aldo Colonnetti e Duccio Blasi, l’azienda si racconta attraverso un libro fitto di immagini che, storiche e attuali, accompagnano e presentano la singolare e vastissima produzione di arredi per la casa e i numerosi complementi di arredo, corredate da testi descrittivi e di introduzione nonché da interviste rilasciate dai relativi progettisti. Già dalla sua fondazione, dovuta a Renato Caimi nel 1949, la si trova impegnata sul fronte dei brevetti, attenta a salvaguardare il valore progettuale e produttivo rappresentato dagli esclusivi “oggetti per la casa”. Caimi Brevetti, esponenzialmente in crescita aziendale, attualmente si vale della vitalità e dell’impegno della seconda generazione che, rappresentata dai quattro figli di Renato Caimi, si distingue per competenza, dedizione e capacità nello sviluppo del processo evolutivo in termini di intuizione, innovazione, ricerca, progettazione e prodotto. La pubblicazione si completa con il commento riassuntivo di Gillo Dorfles: “un’esperienza paradigmatica nella storia del design, con un tratto caratteristico tutto suo, che è quello di aver saputo impregnare fin dall’inizio la propria attività di una
Triennale Design Museum
Massima internazionalità
Dall’ideazione alla costruzione La recente riunione del Consiglio Direttivo Nazionale IN/ARCH ha evidenziato l’esigenza di attuare una totale integrazione tra committente e progettista durante tutte le fasi di realizzazione dell’Architettura. Come unico Istituto in Italia che sviluppa un dialogo aperto tra competenze professionali, cultura del progetto e cultura dell’impresa, IN/ARCH definisce la progettazione e la costruzione non come momenti conflittuali, ma auspicando un rapporto più organico tra progetto ed esecuzione, capace di produrre effetti positivi, purché sia garantita l’unità del processo progettuale dall’ideazione alla costruzione. La finalità richiede di sperimentare formule innovative di appalto integrato, in cui la proposta progettuale,
presentata dall’impresa nella sua fase esecutiva, sia valutata e confrontata attraverso il “sistema del dialogo competitivo”, da realizzarsi con commissioni esaminatrici sempre presiedute dal progettista, a garanzia della coerenza e della qualità insite nella proposta dell’impresa. Ciò consente di superare definitivamente la logica dell’appalto al minor costo, negazione della qualità del progetto e del costruito. Si deve quindi responsabilizzare il progettista dell’opera in termini di guida e sviluppo coerente con le complessità della realizzazione progettuale, in tutte le fasi di sviluppo e realizzazione, diventando “Responsabile Unico del Progetto”.
A Colonia, dal 14 al 20 gennaio 2008, sarà accessibile la grande manifestazione “imm Cologne”, dedicata al mercato mondiale del mobile e dei componenti d’arredo, e aperta ai concetti innovativi e alle tendenze del relativo mercato internazionale. Con il riscontro di 1300 espositori presenti, provenienti da 50 Paesi, e con la previsione di oltre 100.000 visitatori internazionali, “imm Cologne” si propone come punto di riferimento per il settore del mobile e, tra i partecipanti stranieri, indica nell’Italia la presenza più significativa, alla quale seguono Danimarca, Svizzera, Paesi Bassi, Francia, Belgio e Austria. I Paesi extraeuropei maggiormente rappresentati sono: Turchia, Stati Uniti, Indonesia, Cina, Malesia, Taiwan e India. Numerosissime le iniziative che, connesse alla manifestazione, evidenziano ed esaltano il ruolo del design nel suo impegno tecnologico, funzionale e ambientale. Tra queste anche l’evento relativo alla presentazione del “Compasso d’oro”, inserito in un contesto singolare che, scandito dal titolo “Conosci tu il Paese dove fioriscono i limoni?”, si articola mediante una carrellata tutta italiana, sviluppata lungo un viaggio simbolico ispirato a Goethe, e contrassegnato da riferimenti e da un’oggettistica famosa e storica, rappresentativi dei più noti marchi italiani.
“Finestra” informativa Domus Academy e IRFI, Azienda Speciale per la formazione della Camera di Commercio di Roma, hanno reso operativo in città il nuovo: MED - Master in Cultural Experience Design e Management. L’iniziativa, sostenuta da un’esperienza di 25 anni in attività svolte a Milano, propone la formazione di designer-manager in grado di progettare gli strumenti per la fruizione e per la comunicazione, nonché per organizzare e gestire esperienze,
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proponendo modi nuovi e tecnologicamente avanzati per valorizzare i beni culturali e per favorire i flussi turistici verso i luoghi e gli eventi. MED è un Master a tempo pieno della durata di 13 mesi (dal 15 novembre 2007 al 15 dicembre 2008), articolato in un macro modulo progettuale (Experience Design) costituito da 5 workshop (Humanities, Tecnologie, Scienze dell’Uomo, Economics and Management). Per informazioni: informed@domusacademy,it.
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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.
Paesaggi e artefatti Art in Town Franco Summa Town art. L’arte della città Gangemi Editore, Roma 2007, ill. col., 128 pp Accompagnati da testi di Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Lara-Vinca Masini, Renato Minore, Franco Purini e Italo Tommasoni, i lavori che Franco Summa ha progettato o realizzato nell’arco degli ultimi decenni ci ricordano ancora una volta il ruolo cruciale affidato, nella città, a interventi che vanno oltre la semplice soluzione funzionale, per introdurre nel contesto una modificazione percettiva tale da liberare nuovi significati, stimolare nuove situazioni, dar vita a esperienze profonde e intense. Non si tratta, dice Franco Summa, di traslare un valore artistico dalla galleria alla strada. Si tratta piuttosto di fare della strada stessa lo spazio dell’arte, con un denso intreccio tra paesaggio urbano e artefatto, capace di trasferire l’uno e l’altro a un più alto livello di significazione. Il volume raccoglie la documentazione visiva delle proposte, delle realizzazioni e dei progetti che Summa ha accumulato nel corso di un trentennio, da Per incontrarsi a Epifania, da Istoria a Un arcobaleno dipinto sul mare, dalla ormai celebre Porta del mare alle più recenti riflessioni sull’arte urbana. Tutte opere nelle quali la qualità plastica della struttura trova il suo denso risvolto in una scala cromatica basata su quel
“colore timbrico”, non tonale, che Summa, come ha osservato Gillo Dorfles, ha usato per primo nei suoi interventi. Nonostante la sua ormai lunga storia, l’arte urbana di Summa si pone ancora come prospettiva da indagare, soprattutto in un momento in cui la città è al centro di un animato dibattito. Nonostante i mutamenti intervenuti in questi ultimi anni, essa resta emblematica di un metodo alla cui definitiva conferma non manca che la verifica su grande scala e nelle situazioni idonee. Maurizio Vitta In this book, the works that Franco Summa designed and implemented in the past decades are accompanied by texts by Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Lara-Vinca Masini, Renato Minore, Franco Purini, and Italo Tommasoni. Once again, the artist reminds us of the crucial role that in cities is entrusted to works that go beyond simple functional solutions, introducing a perceptive modification in the context that is capable of releasing new meanings, stimulating new situations, and giving life to deep, intense experiences. Franco Summa says this does not mean
transferring something that has artistic value from the gallery to the street. What it means is making the street itself a venue for art, with a rich interaction between the urban landscape and artwork, both of which can lead to a higher level of significancy. The book gathers visual material related to the propositions, finished works and projects that Summa has accumulated in the course of thirty years, from “To meet” to “Epiphany” to “Historia” to “A rainbow painted on the sea”, from the renowned “Sea gate” to his more recent reflections on urban art. In all of these works, the plastic quality of the structure finds its rich overtones in a chromatic scale based on the “timbre color”, (and not “tone color”) that, as Gillo Dorfles observed, Summa was the first to use in his works. Despite its long history, Summa’s urban art still poses itself as a perspective to be examined, especially at a moment in which the city is at the center of a heated deabte. Despite the changes that have taken place in the past years, his art is still emblematic of a method whose definite confirmation only requires verification on a large scale, and in appropriate situations.
sociali. “Chi non vede la bellezza che va per sempre perduta non raggiunge il cuore dell’ingiustizia e, quindi, manca della consapevolezza necessaria per affrontarla”. Il problema resta quello della prospettiva da darsi per ritornare a un corretto equilibrio fra etica estetica. Da questo punto di vista, però, il modello della nostalgia, della celebrazione del tempo antico, suggerito da Zoja, non sembra affatto promettente. Le mutazioni culturali, sociali o, addirittura antropologiche provocate dalla modernità e dal suo declino sono infatti tali che ogni richiamo al passato rischia di complicare ancora di più la situazione. Ciò
vale in particolare per l’architettura, cui il richiamo al passato e alla memoria ha finora prodotto solo un’effimera moda. Il problema va risolto affrontandolo per quello che è. Per quanto riguarda le discipline progettuali, ciò significa un confronto serrato con la tecnologia, la nuova società di massa, il sincretismo culturale, ossia tutte le questioni più urgenti sul tappeto. Merito di questo libro è in ogni caso quello di aver posto la questione nella sua giusta luce. I progettisti sono avvertiti: nel loro lavoro c’è sempre molto di più che la semplice attività professionale. Maurizio Vitta
iniziale al disegno dell’arredamento interno delle case, permettendoci di riscoprire la figura di Le Corbusier aldilà del mito che rappresenta.
Jovis Verlag, Berlin 2007, 70 ill. col., 125 b/w, 192 pp In questo tempo di globalizzazione, di comunicazione multimediale, di grandi migrazioni, le città stanno diventando sempre di più luoghi transnazionali in cui le dinamiche culturali, economiche e sociali sono significativamente influenzate da luoghi distanti. Il volume cerca di identificare come tali relazioni transnazionali influenza l’aspetto e la vita delle metropoli contemporanee e quali sono le strategie per dare una “forma” a questi rapidi cambiamenti.
Etica ed estetica Luigi Zoja Giustizia e bellezza Bollati Boringhieri, Torino 2007, 116 pp Giustizia e bellezza sono due termini inscindibili, sostiene Luigi Zoja in questo denso volumetto. Etica ed estetica non sono separabili, e quando ciò avviene sia l’una che l’altra sono condannate a perdere il loro valore e la loro incidenza sul mondo. La questione riguarda non solo la società in generale, ma anche, in particolare, l’architettura, esaminata attraverso la mediazione dello sviluppo della città. Per Zoja, la scomparsa della “piazza” e l’importanza assunta dalla “strada”, costituisce il paradigma di una rinuncia alla bellezza da parte dell’architettura, segnale di un’ancor più grave degenerazione dei rapporti
Segnalazioni Antoni Gaudí- Scritti A cura di Laura Mercader Electa, 2006, ill. a colori, 319 pp Non si tratta dell’ennesimo libro sull’opera di Gaudí, genio dell’architettura catalana, ma di un testo che propone in primo luogo gli scritti dell’autore di architetture come Sagrada Familia e Parc Güell. Appunti, lettere, e preziose relazioni di progetto sono infatti il materiale raccolto con precisione documentaria da Laura Mercader, il cui lavoro è introdotto da un saggio di Juan José Lahuerta, il massimo interprete dell’opera di Gaudí. Il libro restituisce in maniera inattesa il percorso formativo di Gaudí, a partire dai suoi primi appunti. I testi sono accompagnati da un accurato apparato illustrativo, completato da una sezione di fotografie stereoscopiche provenienti da una raccolta privata barcellonese. Tim Benton The Villas of Le Corbusier 1920-1930 Birkhauser, ill. a colori, 272 pp Le ville degli anni Venti dentro e fuori Parigi, come Villa La Roche-Jeanneret, Villa Stein-de Monzie o la più celebre Villa Savoye, hanno senza dubbio costituito un nuovo orientamento per l’architettura, divenendo dei punti di riferimento fondamentali per tutte le esperienze successive. Questo testo rivela il procedimento progettuale che si cela dietro a queste icone del modernismo architettonico, mostrando l’affascinante percorso che porta l’architetto dall’idea
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Andrea Branzi Modernità debole e diffusa. Il mondo del progetto all’inizio del XXI secolo Skira, Milano 2006, ill. a colori, 180 pp La città, la cultura e i modi di vivere stanno irrimediabilmente cambiando, mentre l’architettura accusa un grave ritardo nel cogliere tali trasformazioni. È da questo assunto che parte l’indagine di Branzi sui destini dell’architettura del XXI secolo. Un’architettura che non è più – o non solo – metafora formale della storia, rapporto tra forma e funzione, né costruzione di edifici, tipologie e città, ma piuttosto realtà astratta, immateriale, che agisce all’interno di un “organismo urbano” profondamente influenzato dal mondo degli oggetti e delle strumentazioni elettroniche, e dunque reversibile, evolutivo, provvisorio: una metropoli invisibile e astratta che sta sostituendo quella fisica e figurativa. Il testo, composto da una serie di saggi come “Città senza architettura”, “Modernità liquida” o “La rivoluzione sensoriale”, è arricchito da un ampio apparato iconografico che spazia dalla storia dell’architettura al design, dall’arte alla fotografia. Transnational Spaces a cura di Regina Bittner, Wilfried Hackenbroich, Kai Vöckler
Oltre il paesaggio. Gabriele Basilico 1978-2006 A cura di Vittorio Fagone Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte Lucca, Lucca 2006, ill. a colori, 206 pp “Oltre il paesaggio” è un libro fotografico, catalogo della mostra omonima, in programma alla Fondazione Ragghianti a Lucca fino al 29 luglio 2007, che espone il lavoro di Gabriele Basilico e altri otto giovani fotografi da lui scelti secondo “amicizia, conoscenza personale e stima”: Riccardo Bucci, Luca Casonato, Luigi Gariglio, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Marco Introini, Maurizio Montagna, Claudio Sabatino. Soggetto principale degli scatti pubblicati è il paesaggio urbano, inteso sia come forma degli edifici, facciate, angoli, profondità e volumi; sia come disegno urbano dello spazio, segnaletica stradale, cartelli pubblicitari. Chiave di lettura delle fotografie è offerta dai contributi teorici di Vittorio Fagone, curatore della mostra, Gabriele Basilico e Francesco Zanot.
AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com
Belgio/Belgium Bruxelles Urbanism Competition Concorso internazionale per proposte urbanistiche per un’area di 10 ettari nella regione di Bruxelles lungo la Soignes Forest nel comune di Woluwé-Sain-Pierre, che sarà destinata principalmente a residenze sociali International competition for the urbanization of a 10 hectare site in the limits of the Bruxelles region, bordering the Soignes Forest in the Woluwé-Saint-Pierre Commune. The site will be dedicated mainly for social and medium housing Scadenza/Deadline: 17/8/2008 Per informazioni: Alex Palante Rue Jourdan 45-55 1060 Bruxelles Tel. +32 2 5331948 Fax +32 2 5331900 E-mail: apalante@slrb.irisnet.be
Francia/France Paris Micro Architecture Mini Maousse Concorso biennale per srudenti di architettura, design, arte, paesaggio e ingegneria per il progetto di una Pop-up Box per i riti estivi International biennial competition for students of architecture, design, art, landscape, engineering for the project of a Pop-up Box for summer rituals Scadenza/Deadline: 17/12 Per informazioni: Internet: www.minimaousse.citechaillot.fr
Giappone/Japan Asahikawa IFDA 2008 Concorso internazionale per il progetto di arredamento International competition for furniture design Scadenza/Deadline: 7/12 Per informazioni: Internet: www.asahikawa-kagu.or.jp
India Mumbai 6th IAHH International Student Design Competition Concorso internazionale per studenti per il progetto di un micro-cosmico habitat umano sostenibile International student competition for the design of a micro-cosmic sustainable humane habita Scadenza/Deadline: 31/1/2008 Per informazioni: IAHH-International Association of Humane Habita Rizvi College of Architecture Off Carter Road 400050 Mumbai 400 Internet: www.humanehabitat.org
+ europaconcorsi
Italia/Italy Bassano del Grappa (Vicenza) Progettare e realizzare per tutti Concorso internazionale di idee per lo sviluppo in un’area di servizio Autogrill della: a) zona bar, b) zona casse; c) servizi igienici/International ideas competition for the design in a Service Area Autogrill of: a) bar area, b) chashier area, c) toilets Scadenza/Deadline: 15/3/2008 Monte premi/Total prize money: 57.000 Euro Giuria/Jury: Andrea Stella, Daniela Volpi, Paolo Favaretto, Egidio Miti, Alessandro Dalla Piazza Per informazioni: Lo Spirito di Stella Studio Sorato Otello Largo Perlasca 3 36061 Bassano del Grappa (VI) Tel. +39 0424 32283 Fax +39 0424 30594 Internet: www.lospiritodistella.it E-mail: info@lospiritodistella.it, otis@nsoft.it
Conversano (Bari) Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6/2008 Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it
Firenze Best Degree Projects Concorso internazionale di progetti di diploma, laurea e specializzazione post-laurea in Architettura, Ambiente, Urbanistica, Conservazione-Restauro, Arti Figurative e Design/International competition for projects presented fo degree or post-degree specialization in Arcitecture, Environment, Urban Planning, Conservation-restauration, Arts and Design Scadenza/Deadline: 30/9/2008 Per informazioni: Best Degree Projects Florence International Exchange Festival Palazzo Coppini Via del Giglio 10 50123 Firenze Tel. +39 055 216066 Fax +39 055 28320 Internet: www.florence-expo.com E-mail: info@florence-expo.com
Lamezia Terme (Catanzaro) Nuovo Aeroporto Concorso per il progetto della nuova aerostazione passeggeri-Aeroporto Lamezia Terme Competition for the project of the new Lamezia Terme Airport Scadenza/Deadline: 15/1/2008 Per informazioni: Società Aeroportuale Calabrese c/a Ferdinando Saracco Aeroporto Civile Ufficio tecnico SACAL 88040 Lamezia Terme (CZ) Tel. +39 0968 414232 Fax +39 0968 4142501 Internet: www.sacal.it E-mail: saracco@sacal.it
Milano C-Design: Combine, Connect, Create Concorso internazionale di design per il progetto di oggetti di vita quotidiana a partire da componenti auto Citroën
International design competition for the project of everyday life objects made from components of Citroën cars Scadenza/Deadline: 15/1/2008 Monte premi/Total prize money: 20.000 Euro Giuria/Jury: Ferruccio Laviani, Anna Yudina, Ambra Medda, JeanPierre Ploué, Alberto Bassi, Fulvio Cinti, Virginio Briatore Per informazioni: Internet: www.aedo-to.com
Premio Italian Factory per la Giovane Pittura Italiana Premio per artisti nati dopo il 1/1/1977 Scadenza: 20/2/2008 Per informazioni: Italian Factory Tel. 02 36517480 Fax 02 36517488 Internet: www.italianfactory.biz E-mail: info@italianfactory.biz
Progettiamo i nostri spazi e la nostra immagine Concorso internazionale di idee per la progettazione degli spazi esterni delle aree La Masa-Lambruschini. Il concorso è aperto a tutti gli studenti iscritti al Politecnico di Milano International ideas competition for the design of the outdoor areas at La Masa-Lambruschini. The competition is open to all the students of Politecnico di Milano Scadenza/Deadline: 29/2/2008 Per informazioni: Ingrid Paoletti Politecnico di Milano Tel. +39 02 23995117 Internet: www.polimi.it/ concorsoLaMasaLambruschini E-mail: ingrid.paoletti@polimi.it
Well-Tech Award 2008 Premio internazionale per prodotti di innovazione tecnologica e valori di accessibilità, sostenibilità e qualità della vita/International award for products which are innovative in the fields of technological research, accessibility, sustainability and quality of life Scadenza/Deadline: Marzo/March 2008 Per informazioni: Well-Tech Via Malpighi, 3 20129 Milano Tel. +39 02 29518792 Fax. +39 02 29518189 Internet: www.well-tech.it E-mail: info@well-tech.it
Mores (Sassari) Centrali Energia Elettrica Concorso per la realizzazione di centrali di produzione di energia elettrica da processo di conversione fotovoltaico/Competition for the realization of power sstations producing electrical enegry from photovoltaic conversion process Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Comune di Mores c/a Giuseppe Chessa Piazza Padre Paolo Serra 1 07013 Mores (SS) Tel. +39 079 707900 Fax +39 079 7079045 Internet: www.comune.cores.ss.it E-mail: ufficiotecnico@comune.mores.ss.it
abbiano affrontato il tema della qualità energetico-ambientale degli edifici e dell’innovazione tecnologica per l’ambiente, nell’ottica di un’architettura di qualità e dello sviluppo sostenibile del territorio. Scadenza: 31/5/2008 Monte premi: 4.000 Euro Per informazioni: C.A.Sa. - Costruire Abitare Sano s.c.a r.l. Viale Bovio 64 65123 Pescara Tel./fax 085.2058388 Internet: www.costruireabitaresano.it, www.fantiniscianatico.it
Susa (Torino) Fuori dal tunnel Concorso di idee per progetti di mitigazione degli aspetti visivi e ambientali della A32 nell’Alta Val di Susa/Ideas competition for projects aimed to reduce the environmental and visual aspects of A32 highway in Alta Val di Susa Scadenza/Deadline: 29/2/2008 Monte premi/Total prize money: 50.000 Euro Giuria/Jury: Cesare Maria Casati, Andreas Kipar, Francesco Avato, Giuseppe Cerutti, Bernardo Magrì Per informazioni: SITAF Frazione San Giuliano 2 10059 Susa (TO) Internet: www.fuoridaltunnel.it
Torino Wood & Design Concorso per il progetto e la prototipazione di complementi d’arredo in legno/Competition for the design and the prototype of wooden furniture components Scadenza/Deadline: 5/2/2008 Monte premi/Total prize money: 3.000 Euro Per informazioni: Altrementi Tel. +39 347 9221727 Internet: www.fucina-altrementi.it E-mail: info@fuzina-altrementi.it
Accessori & Design Concorso per il design di accessori per la persona/Competition for the design of personal accessories Scadenza/Deadline: 2/3/2008 Monte premi/Total prize money: 3.000 Euro Per informazioni: Altrementi Tel. +39 347 9221727 Internet: www.fucina-altrementi.it E-mail: info@fuzina-altrementi.it
Vicenza 7° Premio Dedalo Minosse Premio internazionale alla committenza di architettura International prize for commissioning a building Iscrizione/Registration: 10/9-31/1/2008 Per informazioni: ALA-Assoarchitetti Contrà S. Ambrogio 5 36100 Vicenza Tel./Fax +39 0444 235476 Internet: www.assoarchitetti.it E-mail: dedalominosse@assoarchitetti.it
Pescara L’Architettura Bioecologica La Fantini Scianatico bandisce il concorso nazionale per l’assegnazione del premio biennale Fantini Scianatico - edizione 20072008. Il concorso è destinato alle tesi di laurea in architettura e ingegneria, discusse nelle università italiane da gennaio 2006 a maggio 2008, che
Messico/Mexico Chichen Itza Chichen Itza 2008 Concorso internazionale per il progetto di un innovativo lodge/museo nella località archeologica di Chichen Itza
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AGENDA International competition for the project of an innovative kind of lodge/museum in the archaeological site of Chichen Itza Scadenza/Deadline: 31/12 Per informazioni: Internet: www.arquitectum.com
Svizzera/Switzerland Ebikon Schindler Award “Access for All” Concorso europeo per studenti per progetti di urbanistica o architetture accessibili a personi con disabilità European students competition for both urban planning and architecture taking as the main issue accessibility for people with disability Iscrizione/Registration: 25/4/2008 Consegna/Submission: 1/8/2008 Per informazioni: Schindler Management Ltd. Corporate Communications Zugerstrasse 13 6030 Ebikon / Switzerland Internet: www.schindleraward.com E-mail address award2008@nuesch.ch
Zurich Holcim Award Competition Premio internazionale per progetti sostenibili innovativi e orientati al futuro/The competition celebrates innovative, future-oriented and tangible sustainable construction projects from around the globe Scadenza/Deadline: 28/2/2008 Per informazioni: Holcim Foundation for Sustainable Construction Hagenholzstrasse 85 Zurich, CH-8050 Switzerland Internet: www.holcimfoundation.org/ T154/holcim_awards.htm E-mail: helpdesk@holcimawards.org
USA Cambridge Just Jerusalem Concorso internazionale per visioni innovative per la città di Gerusalemme e su come potrebbe essere se giustizia, pace e vivibilità prevalessero sulla competizione per il suo possesso. Non si chiede un master plan ma proposte visionarie per una città sia reale che simbolica, giusta, pacifica e sostenibile per il 2050. Questa data non è arbitraria ma una metafora di un tempo abbastanza futuro rispetto ai coflitti attuali da consentire libertà di immaginazione. Sono invitati a partecipare team multidisciplinari di architetti, urbanisti, artisti, storici, filosofi, scienziati, economisti, ingegneri, poeti/International competition calling for innovative visions for the city of Jerusalem and what it might be if justice and urban livability, rather than competing nationalist projects, were the principle points of departure. The goal of the organizers is not to produce a contemporary master plan for the city, but to solicit entries that envision Jerusalem, real and symbolic, as a just, peaceful, and sustainable city by the year 2050. The year 2050 is not an arbitrary point in time so much as a metaphor for a future far enough from the present conflict to allow some freedom to imagine a different situation, but near enough to generate serious deliberation.
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+ europaconcorsi
Entries are not limited to architects and urbanists, but rather, will also be elicited from artists, historians, poets, political scientists, philosophers, economists, engineers, and all others who have ideas for the future of the city. We strive for a plurality of voices and encourage multi-disciplinary teams Scadenza/Deadline: 31/12 Giuria/Jury: Ute Meta Bauer, Meron Benvenisti, Manuel Castells, Harvey Cox, Herman Hertzberger, William J. Mitchell, Sadako Ogata, Suha Ozkan, Salim Tamari Per informazioni: Jerusalem 2050 Project Diane Davis Massachusettes Institute of Technology Building 9-637 77 Massachusetts Ave Cambridge, MA 02139 Tel. +1 617 4522804 Internet: www.justjerusalem.org E-mail: jjquestions@mit.edu
Dallas La Reunion Architecture Contest Concorso di idee per uno spazio di vita/lafvgoro per 10 artisti con uno spazio multifunzionale per piccole performance, installazioni e mostre Ideas competition for a sustainable live/work space for up to 10 artists with a multifunctional space for intimate performances, installations, and exhibits Iscrizione/Registration: 17/12 Consegna/Submission: 31/1/2008 Per informazioni: La Reunion Tx 4848 Lemmon Avenue Pmb 100-117 Dallas, Texas 75219 Internet: www.lareuniontx.org/architecture E-mail: Jessica Stewart jessica@lareuniontx.org
Irwindale The Leading Edge Student Design Competition Concorso per il sostegno e il miglioramento dello studio delle pratiche costruttive sostenibili ed energeticamente efficienti. Studenti e insegnanti sono invitati a utilizzare il concorso come contesto per l’esplorazione dell’uso di nuovi materiali e strategie costruttive e per l’integrazione di estetica e tecnologia in architetture all’avanguardia e altamente performanti. Il sito per il concorso è l’ambiente costiero del Campus della Southern California University a Santa Barbara. Challenge 1 richiede il progetto di un Centro Per la Storia e l’Ambiente. Challenge 2 richiede il progetto di una residenza di tipo urbano a tre unità per studenti di equitazione Competition to support and enhance the study of sustainable and energyefficient building practices in Architectural Education. Students and instructors of Architecture and Design are invited to use the competition as a framework to explore the use of new materials and strategies for building and the integration of aesthetics and technology for high-performing, cutting edge architecture. This year’s competition is sited in the coastal environment of Southern California on the campus of the University of Santa Barbara. Students entering Challenge 1 will design an Environment and History Center serving dual roles of research and education about the environment and history of the local area. Students entering Challenge 2 will design a
three-unit townhouse-style residence for student equestrians with horses on site Scadenza/Deadline: 28/3/2008 Per informazioni: Internet: www.leadingedgecompetition.org
Milwaukee USITT Student design Competition Concorso aperto a studenti di architettura e teatro accreditati a un’università USA per il progetto di un “teatro ideale” per un campus univesitario Competition opoen to architecture and theatre students accredited at an US university for the design of an “ideal theatre” on an academic campus Scadenza/Deadline: 16/1/2008 Per informazioni: Architectural Commission United States Institute for Theatre & Technology Internet: www.usitt.org/commissions/ Architecture.html
Peachtree City Cooper Lighting Source Awards Concorso per la promozione delle consocenze e l’ampliamento delle funzioni dell’illuminazione come elemento primario di progetto. Si premiano installazioni realizzate negli ultimi due anni in cui siano utilizzati prodotti Cooper Lighting The competition is focused on furthering the understanding, knowledge, and function of lighting as a primary element in design, requires the use of Cooper Lighting brands. Entries are judged on aesthetics, creative achievement, and technical performance, as well as the degree in which lighting met the project constraints and design concept goals. Installations must have been completed in the last two years Scadenza/Deadline: 1/1/2008 Per informazioni: The Source Awards, Cooper Lighting c/a Karin Martin 1121 Highway 74 South Peachtree City, GA, 30269 USA Tel. +1 630 5138625 Internet: www.cooperlighting.com E-mail: Kmartin41@aol.com
WEB Global Design Competition – One Connected World Concorso internazionale per il progetto di strutture sostenibili polifunzionali tecnologiche per comunità con carenza di servizi International competition for designing a sustainable multipurpose technology facility for under-served communities: Kallari Association in Ecuador, Sidarec in kenya, Nyaya Health in Nepal Scadenza/Deadline: 15/1/2008 Per informazioni: AMD Open Architecture Challenge Tel. +1 415 3326273 ext. 320 Internet: www.openarchitecturenetwork.org/ challenge E-mail: challenge@architectureforhumanity.org
Marksman Design Award Concorso internazionale per studenti per il progetto dell “penna perfetta” International competition open to students for the design of the “perfect pen” Iscrizione/Registration: 31/1/2008 Consegna/Submission: 7/3/2008
Per informazioni: Internet: www.marksmandesignaward.com
Re:Store Concorso internazionale per progetti tesi a incoraggiare a livello urbanistico attività commerciali locali che rimpiazzino le grandi catene International competition aimed to encourage, at urban level, local owned businesses to replace chain stores Iscrizione/Registration: 15/1/2008 Consegna/Submission: 1/2/2008 Per informazioni: Nicole Cassani Tel. ++1 415 4255144 Internet: www.urbanrevision.com E-mail: nicole@urbanrevision.com
Velux Award 2008 Concorso Internazionale per studenti di architettura sul tema dell’illuminazione naturale degli edifici: “Light of Tomorrow” International award for students of architecture on the theme of daylight in architecture: “Light of Tomorrow” Scadenza/Deadline: 8/5/2008 Monte premi/Total prize money: 30.000 Euro Per informazioni: Internet: www.velux.com/iva
Pagine Bianche d’Autore Concorso per atisti tra i 20 e i 35 anni per opere destinate a personalizzare le copertine dei volumi regionali delle Pagine Bianche 2007/2008 Scadenza: Umbria, Calabria, Lombardia 19/12; Toscana, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia 22/2/2008; Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Molise, Valle d’Aosta 24/4/2008 Per informazioni: Internet: www.paginebianchedautore.it
Convegni e dibattiti Congresses and conferences
Australia Gold Coast Marriott Surfers Paradise Resort Clients Driving Innovation: Benefiting from Innovation 12/3/2008-14/3/2008 Per informazioni: Louise Adams Special Projects Officer CRC for Construction Innovation Level 9, L Block, QUT Gardens Point 2 George Street Brisbane Queensland 4000 Australia Tel. +61 (0)3 5983 2180 Fax +61 (0)3 5983 2872 Internet: www.2008conference.crcci.info, www.construction-innovation.info E-mail: l.adams@constructioninnovation.info
Canada Vancouver Vancouver Convention & Exhibition Centre GLOBE 2008 Convegno sulla sostenibilità, energia, ambiente, finanza e costruzione di città migliori/Conference on
AGENDA Corporate Sustainability, Energy and Environment, Finance and Sustainability, and Building Better Cities 12/3/2008-14/3/2008 Per informazioni: Vancouver Convention and Exhibition Centre 999 Canada Place Vancouver, BC, Canada www.globe2008.ca
Emirati Arabi Uniti/UAE
+ europaconcorsi
Eindhoven Department of Architecture, Building and Planning at the University of Technology Tectonics Making Meaning 10/12-12/12 Per informazioni: http://tectonics2007.com
Spagna/Spain
Dubai
Castellón
Grand Hyatt CTBUH 8th World Congress: Tall and Green: Typology for a Sustainable Urban Future 3/3/2008-5/3/2008
Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegación Qualicer 2008 10° Congresso internazionale sulla qualità delle piastrelle in ceramica/10th World congress on ceramic tile quality 10/2/2008-13/2/2008
Per informazioni: MCI - DUBAI OFFICE PO Box 124752 Dubai, United Arab Emirates Tel. +971 4 341 3781 Fax +971 4 341 3782 Internet: www.ctbuh2008.com/index.shtml E-mail: CTBUH2008@mci-group.com.
Germania/Germany Nurnberg Passivhaus Institut Passive House Conference 2008 11/4/2008-12/4/2008 Per informazioni: Passivhaus Institut, Rheinstr. 44/46, 64283 Darmstadt Tel +49 (0)6151/826 99-35 or -0 Fax +49 (0)6151/826 99-11 Internet: www.passiv.de, www.passivhaustagung.de E-mail: mail@passiv.de
India Mumbai Rizvi College of Architecture 10th International Conference on Humane Habitat (ICHH) Sustainable Humane Habitats: Architectural Education, Research and Practice 25 25/1/2008-27/1/2008 Per informazioni: Akhtar Chauhan, ICHH Secretariat, Rizvi College of Architecture, Off Carter Road, Bandra West, Mumbai 400 050 India Tel. +91 22 26050624 - 26044196 Fax +91-22 26002744 Internet: www.humanehabitat.org E-mail: ichh2008@humanehabitat.org
Italia/Italy Roma Casa dell’architettura, Accademia Internazionale di San Luca, Università Roma 3 XV Rencontre Fondazione Le Corbusier 13/12-15/12 Per informazioni: Internet:www.casadellarchitettura.it
Per informazioni: Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegación Avenida Hnos Bou 79 12003 Castellón Tel. +34 964 356515 Fax 334 964 356510 Internet: www.qualicer.org E-mail: qualicer@camaracs.es
Canada CCA Naoya Hatakeyama: Scales 27/9-3/2/2008 1973: Sorry, Out of Gas 7/11-20/4/2008
Vitra Design Museum Le Corbusier – The Art of Architecture 29/7-10/8/2008
Finlandia/Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture Raili and Reima Pietilä 21/11-24/2/2008
Francia/France Nice
Universidad Técnica EURAU 08 Paisaje Cultural 16/1/2008-19/1/2008
Paris
Pamplona Escuela de Arquitectura, Universidad de Navarra Historia de la Arquitectura Moderna Española, Miradas Cruzadas 13/3/2008-14/3/2008 Per informazioni: Escuela de Arquitectura, Universidad de Navarra Tel. +34 948 425600 (ext 2732) Fax +34 948425629 Internet: www.unav.es/arquitectura/ congreso/2008/index.htm E-mail: congresoarq@unav.es
Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions
Palais de Chaillot Qu’est-ce que tu fabriques? La tour en jeu, de la Tour de Babel à l’Empire State Building 15/9-6/1/2008 Jakob+Macfarlane: Blown Data House 15/9-27/1/2008 La Villa de Mademoiselle B. 11/10-27/1/2008 Prix de l’Union Européenne pour l’Architecture Contemporaine – Prix Mies van der Rohe 2007 15/10-27/1/2008 Vauban Bâtisseur du Roi Soleil 13/11-5/2/2008 La peau entre texture et ossature 15/9-31/12/2008 Crypte archéologique du parvis de Notre-Dame Construire à Lutèce Fino al/through 25/5/2008 Centre Pompidou Richard Rogers & Architects 21/11-3/3/2008
Germania/Germany Berlin
Austria Vienna
Apeldoorn Orpheus Congress Centre Transforming with Water, IFLA 2008 30/6/2008-3/7/2008
MUMOK China – Facing Reality 26/10-10/2/2008
Per informazioni: Internet: www.IFLA2008.com E-mail: info@ifla2008.com
MAK On the Back: Hidden Signs of the
Pinakothek der Moderne Architecture, People and Resources: Baumschlager & Eberle 2002-2007 11/10-13/2008
Weil am Rhein
La Maison de l’Architecture La Maison à la Maison 8/11-12/1/2008
Per informazioni: Escuela Tecnica Superior de Arquitectura Avenida Juan de Herrera 4 Ciudad Universitaria 28040 Madrid Tel. +34 91 3365277 Fax +34 91 3366537 Internet: www.eurau08.com E-mail: eurau-08.arquitectura@upm.es
Munich
Montreal
Madrid
Architektur Zentrum China Production 26/10-21/1/2008 A_show: Austrian Architecture in the 20th and 21st Century Fino al/through 31/12
Olanda/Holland
Object 19/9-28/3/2008 Coop Himmelb(l)au. Beyond the Blue 11/12-11/5/2008
Aedes Am Pfefferberg The 7th Chamber-Conceptual Urbanism in Zurich 15/11-10/1/2008 Plan a – Project Platform for Young Architects. Hyperfunction – On the construction of realities in architecture 16/11-10/1/2008 AedesLAND Traveling Landscape: Ai Weiwei Beijing 27/10-9/1/2008
Frakfurt MAK Frankfurt Kunst/Design/Bücher 27/9-27/1/2008
Gran Bretagna/Great Britain London Design Museum Matthew Williamson: Ten Years in Fashion 17/10-31/1/2008 Jean Prouvé 7/12-23/3/2008 RIBA The Architecture of Yemen 8/11-19/1/2008 AR Awards for Emerging Architecture 30/11-1/3/2008
Manchester The Cube Shrinking Cities 15/11-26/1/2008
Italia/Italy Cesena Chiesa dello Spirito Santo Banlieu, banlieu. Architettura e società nella periferia di Parigi 7/11-16/12
Milano Rotonda della Besana Bruno Munari 25/10-25/2/2008
Omegna (Verbano) Museo Domestico-Forum Omegna Indagini tra Decor e Decus 13/12-13/9/2008
Padova Palazzo della Ragione Biennale Internazionale di Architettura Barba Cappochin Kengo Kuma 26/10-27/1/2008
Roma San Michele Ex Carcere Minorile Studio Valle (1957-2007)-Cinquanta anni di architettura 6/12-23/1/2008 MACRO Atelier Van Lieshout Fino a Dicembre/through December La città che sale. We try to build the future Fino a gennaio/through January 2008 Istituto Giapponese di Cultura Parallel Nippon – Architettura Giapponese Contemporanea 19962006 7/11-7/1/2008
231 l’ARCA 107
AGENDA Torino MIAAO Astronave Torino – Turin Spaceship Company 6/10-6/1/2008 Sala del Senato di Palazzo Madama Un grattacielo per Torino, 6 progetti su una centralità urbana 27/10-13/1/2008
Trieste Salone degli Incanti dell’ex Pescheria Vorrei sapere perché-Ettore Sottsass 6/12-2/3/2008
Libano/Lebanon Beirut Haret Hreik Library Communities and Territories – On Public Sphere & Public Library 17/11-15/12
Olanda/Holland Rotterdam Varie Sedi Rotterdam City of Architecture 2007 www.rotterdam2007.nl
NAI P.J.H.Cuypers (1827-1921) 22/9-6/1/2008
Portogallo/Portugal Lisboa VI Bienal Iberoamericana de Arquitectura y Urbanismo Habitar el territorio, desde la tierra y el mundo www.biau.es
11/2/2008-15/2/2008
Spagna/Spain Valencia IVAM Architecture and De Chirico 18/12-17/2/2008 The Imaginary Museum 15/11-20/1/2008
Svezia/Sweden Helsingborg Dunkers Kulturhus Stig Lindberg Fino al/through 27/1/2008
Malmö Form design Center Aida Kalnins: Tra Arte e Design 23/11-6/1/2008
Stockholm Arkitekturmuseet Architecture in Sweden Fino al/through 31/12 Berlin above and below ground Fino al/through 6/1/2008 Hellden+Baertling Fino al/through 13/1/2008
108 l’ARCA 231
+ europaconcorsi
Svizzera/Switzerland Basel Museo Svizzero di Architettura Pancho Guedes – The Eclectic Modernist 28/9-31/12
Zurich ETH Omaggio a Oscar Niemeyer 8/11-17/1/2008 Graber Pulver 15/11-31/1/2008 Prix Acier 2005/2007 22/11-13/12
USA
Salem Peabody Essex Museum Samuel McIntire, Carving an American Style 13/10-24/2/2008
Washington National Building Museum David Maculay: The Art of Drawing Architecture 23/6-21/1/2008 Marcel Breuer : Design and Architecture 3/11-17/2/2008
Mostre d’arte Art Exhibitions
Cranbrook Art Museum Eero Saarinen: Shaping the Future 17/11-30/3/2008
Harvard University-Gund Hall Gallery Veronica Rudge Green Prize in Urban Design: Weiss/Manfredi: Architecture, Landscape, Urbanism 29/11-13/1/2008
Chicago Architecture Foundation Intersections: Views Across Chicago Fino al/through 5/1/2008
Austria Innsbruck Italien Zentrum Matera 11/12-20/12
Wien
Dearborn
Kunsthaus Lucien Clergue: The poet with the camera 18/10-17/2/2008
The Henry Ford Best of Friends: Buckminster Fuller and Isamu Noguchi 3/11-15/1/2008
Kunstforum Kiss of the Sphinx – Art Nouveau and Symbolism in Belgium 7/9-6/1/2008
Los Angeles
MAK From Grotesquerie to the Grotesque 16/10-2/3/2008
MAK L.A. Victor Burgin – The Little house 29/10-27/1/2008 SCI-Arc Michael Maltzan Architecture: The Dark Side of the Moon 19/10-9/12 Public Library Julius Shulman’s Los Angeles Fino al/through 20/1/2008
Miami Miami Art Museum Work in Progress: Herzog & de Meuron’s MAM 1/12-6/4/2008
New York Cooper-Hewitt National Design Museum Piranesi As Designer 14/9-20/1/2008 Provoking Magic: Lighting of Ingo Maurer 14/9-28/1/2008 Center for Architecture Berlin/New York Dialogues 8/11-5/1/2008
Humlebaek Louisiana Museum of Modern Art Richard Avedon – Phorographs 1946-2004 24/8-13/1/2008 Lucien Freud 28/9-27/1/2008
Francia/France Angers
Bloomfield Hills
Cambridge
6/10-20/1/2008 Jorgen Haugen Sorensen: While We Wait Fino al/through 3/2/2008
Belgio/Belgium
AGENDA Orléans
Versailles
Liverpool
Frac Centre Ant Farm Redux 12/10-23/12
Palais de Versailles When Versailles was furnished in silver 20/11-9/3/2008
Greenland Street Simparch: Drum n Basin 19/10-20/4/2008
Paris Centre Pompidou Silvia Bächli 7/11-7/1/2008 Alberto Giacometti 10/7-11/2/2008 Fondation Cartier Lee Bul Robert Adams, On the Edge 16/11-27/1/2008
Musée des Beaux-Arts Marie-Jo Lafontaine : Dreams are free ! 17/11-13/4/2008
Jeu de Paume-Espace Concorde Edward Steichen Ultralab™-L’Ile de Paradis™, un voyage au milieu du temps 9/10-30/12
Musée Jean Lurçat Marie-Jo Lafontaine : Come to me ! 17/11-18/5/2008
Musée d’Orsay Ferdinand Hodler 30/10-27/1/2008
Caen
Jacquemart-André Museum Fragonard – Les Plaisirs d’un siècle 3/10-13/1/2008
Musée des Beaux-Arts Charles Mellin : Un Lorrain entre Rome et Naples 21/9-31/12
Chambord Château Made in Chambord 30/6-5/5/2008
Grenoble Magasin Kelley Walker 7/10-6/1/2008
Hyerès Villa Noailles Flora Olbiensis, Fleurs sauvagesErwan Frotin commande photographique 28/10-6/1/2008
Maison Rouge Sots Art, Art politique en Russie de 1972 à aujourd'hui 21/10-20/1/2008 Librairie Bookstorming Villa Arson publications 1986-2007 20/10-20/1/2008 Musée Picasso 1937 Guernica 2007: Photographies de Gilles Peress 19/9-7/1/2008 Musée du Quai Branly Benin, 5 centuries of Royal Art 2/10-6/1/2008 Dominique Perrault Architecture (rue Barovier 6) Chez Dominique Perrault Architecture : des œuvres de la Collection Billarant 16/10-18/2/2008
Bruxelles
Lille
Artiscope Jean-Pierre Ghysels, sculptures 21/11-15/2/2008
Tripostal Passage du temps-Collection François Pinault Foundation 19/10-1/1/2008
ARC/Musée d’Art moderne de la Ville de Paris Playback Mathieu Mercier Sans titres 1993-2007 20/11-6/1/2008
Lyon
Rouen
La Sucrière, Institut d’art contemporain de Villeurbanne, Musée d’art contemporain de Lyon Biennale de Lyon 2007 17/9-6/1/2008
Musée des Beaux-Arts The Mythology of the Wild West in American Art 1830-1940 28/9-7/1/2008
Montreal
Maubuisson
Rueil-Malmaison
Museum of Fine Arts e-Art: New Technologiesand Contemporary Art 20/9-9/12 Cuba! Art and History from 1868 to Today 31/1/2008-8/6/2008
Abbaye Olga Kisseleva, Doce France 3/10-25/2/2008
Musée National des Châteaux Indispensables nécessaires 24/10-14/1/2008
Metz
Saint-Nazaire
Arsenal Céleste Boursier-Mougenot 17/11-30/12
Centre d’Art Contemporain Ivan Grubanov 6/10-30/12
Mulhouse
Valenciennes
Antwerp MoMu Bernhard Willhelm 13/7-27/1/2008
Canada
Danimarca/Denmark
Pittsburgh
Copenhagen
The Carnegie Museum of Art Designed to be Lit Fino al/through 10/2/2008
Statens Museum fur Kunst A Mirror of Nature, Nordic Landscape Painting 1840-1910
Cité de l’Automobile-Collection Schlumpf Pleins Phares: l’art et l’automobile 21/9-31/1/2008
+ europaconcorsi
Musée des Beaux-Arts Pharaon : homme, roi, dieu 5/10-20/1/2008
Germania/Germany Berlin Guggenheim Jeff Wall 3/11-20/1/2008
Frankfurt Schirn Kunsthalle Turner Hugo Moreau: The Discovery of Abstraction 5/10-6/1/2008 Art Machines Machine Art 18/10-27/1/2008 Eva Grubinger 29/11-2/3/2008 Städel Museum Cranach the Elder 23/11-17/2/2008
Herford MARTA Andreas Hofer: The Long Tomorrow OWL 1 1/11-13/1/2008 Künstler Innepost 4/11-13/1/2008
Munich Pinakothek der Moderne Max Beckmann in Amsterdam 13/9-6/1/2008
Wolfsburg Kunstmuseum Araki, Miyamoto, Sugimoto: Japanese Photography of the Present 10/11-24/3/2008
Giappone/Japan Kyoto Museo d’Arte Moderna Carlo Zauli: A retrospective 1/10-30/12
Tokyo Mori Art Museum Roppongi Crossing 2007: Future Beats in Japanese Contemporary Art 13/10-14/1/2008
Gran Bretagna/Great Britain Edinburgh Dean Gallery Back to the Future: Sir Basil Spence 1907-1976 19/10-10/2/2008
Gateshead Baltic Centre for Contemporary Art Nan Goldin 21/9-6/1/2008 Ant Macari 3/9-20/1/2008
London Tate Modern The Unilever Series: Doris Salcedo 9/10-24/3/2008 Louise Bourgeois 11/10-27/1/2008 The World as a Stage 24/10-6/1/2008 Tate Britain Hockney on Turner Watercolours 11/6-3/2/2008 Millais 26/9-13/1/2008 Turner Proze Retrospective 2/10-6/1/2008
Museo del Territorio Biellese Ereditare il paesaggio 16/12-24/3/2008
Bologna Galleria De’ Fusari Il paesaggio a Bologna tra Sette e Ottocento 13/10-24/12 Villa delle Rose Paolo Simonazzi: Fra la Via Emilia e il West 22/11-6/1/2008
Bolzano Galleria Civica Massimo Rao: Al di là del tempo (1950-1996) 1/11-27/1/2008
Brescia
Barbican Centre Seduced – Art & Sex from Antiquity to Now 12/10-27/1/2008
Museo di Santa Giulia America! Storie di pittura dal Nuovo Mondo 24/11-4/5/2008
Hayward Gallery The Painting of Modern Life 4/10-30/12
Busto Arsizio (Varese)
Asia House Gallery Modern Chinese Art 1/2/2008-12/4/2008
Irlanda/Ireland Dublin National Gallery Paintings fromPoland: Symbolism to Modern Art (1880-1939) 17/10-27/1/2008
Italia/Italy Adria (Rovigo) Museo Archeologico Nazionale Balkani, antiche civiltà tra il Danubio e l’Adriatico 8/7-13/1/2008
Alba (Cuneo) Fondazione Ferrero La Collezione di Roberto Longhi dal Duecento a Caravaggio a Morandi 14/10-10/2/2008
Aosta Chiesa di San Lorenzo Siro Viérin: Histoires de Reines 20/10-10/2/2008
Bergamo GAMeC Il futuro del Futurismo. Dalla rivoluzione italiana all’arte contemporanea – Da Boccioni a Fontana a Damien Hirst 21/9-24/2/2008 Traffic Gallery Otolab: op7 8/11-31/12
Biella Cittadellarte-Fondazione Pistoletto Arte al Centro di una Trasformazione Sociale Responsabile 2007: prodotti di svolta 22/6-31/12
Fondazione Bandera per l’Arte Giancarlo Gelsomino: Le tue mani su di me 20/10-24/2/2008
Caraglio (Cuneo) CeSAC-Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee Il Filatoio Collectors 1: Collezione La Gaia di Bruna e Matteo Viglietta Fino al/through 30/12 Il Filatoio Il velo 28/10-24/2/2008
Carrara Antico Convento Il Carmine L’arte del cinema – il Cinema dell’arte 18/10-30/6/2008
Cento (Ferrara) PinacotecaCivica La Madonna del Presepe da Donatello a Guercino 2/12-13/4/2008
Forte dei Marmi (Lucca) Casa Museo Ugo Guidi Museo Vivo, territorio di contaminazione 13/10-2/6/2008
Lecce Varie sedi Intramoenia Extra Art – Castelli di Puglia 14/10-14/1/2008
Lecco Federico Bianchi Contemporary Art Domenico Piccolo – Abu Dis 29/9-22/12
Lissone (Milano) Museo d’arte contemporanea Colloqui: Giorgio de Chirico e Alberto Savinio 28/10-27/1/2008
231 l’ARCA 109
AGENDA
+ europaconcorsi
Jonas 29/11-22/12
Pieve di Cento (Bologna)
Sibari (Cosenza)
Mantova
Fondazione Mudima/Sala Napoleonica Accademia di Brera/Fondazione Marconi Emilio Tadini – Opere 1965-1985 31/10-22/12, 11/1/2008-30/1/2008
Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 Per parole e immagini. Tra poesia visiva ed espressioni segniche 15/9-13/1/2008
Castello San Giorgio Lucio Fontana Scultore 6/9-6/1/2008
Galleria A-Arte Studio Invernizzi Gianni Colombo 4/12-13/2/2008
Potenza
Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide Il senso della continuità. Rigenerazione della forma e della lingua: Jannis Kounellis – La storia e il presente 30/9-30/12
Merano (Bolzano)
Modena
KunstMeranoArte From &_to 6/10-6/1/2008
Galleria Civica Mimmo Paladino: Per Modena 15/9-6/1/2008
Milano
Napoli
Palazzo Reale Vivienne Westwood 23/9-20/1/2008 David Lachapelle 25/9-6/1/2008
Museo Archeologico Nazionale Alma Tadema e la nostalgia dell’antico 18/10-31/3/2008
Malpensa (Varese) Terminal 1 Aeroporto ExhibAir. Un viaggio nell’arte Fino al/through 7/1/2008
Galleria Civica di Palazzo Loffredo Verotà e Bellezza: Realismo russo dal Museo Nazionale d’Arte Lettone di Riga 27/10-10/2/2008
Prato Centro per l’ArteContemporanea Luigi Pecci Bruno Munari: Settant’anni di libri 5/10-3/2/2008
Rivoli (Torino)
MADRE Luciano Fabro, 1963-1967 20/10-6/1/2008
Castello Gilbert & George, la grande mostra 16/10-13/1/2008
Galleria Magrorocca Kristian Burford 26/10-15/12
UniCredits Private Banking Sharing Passions-Punti di vista Fino al/through 31/12
Roma
Galleria Il Mappamondo Maurice Utrillo: La cittàdipinta 24/10-24/12
Blindarte Contemporanea Davide Cantoni 25/10-11/1/2008
Hangar Bicocca Urban Manners-Artisti contemporanei dall’India 19/10-6/1/2008
Novi Ligure (Alessandria)
Triennale David Lynch: The Air is on Fire 9/10-13/1/2008
Triennale Bovisa Victor Vasarely 4/10-27/1/2008 Spazio Oberdan India Arte Oggi 18/10-3/2/2008 Galleria L’Immagine Maurizio Savini: Destined to Nothing 15/11-28/12
Museo dei Campionissimi L’altra metà della vita: Interni nell’arte da Pellizza a De Chirico (1865-1940 24/11-13/4/2008
Padova Galleria Civica d’Arte Contemporanea Boccioni prefuturista. Gli anni di Padova 12/10-6/1/2008
Palazzo delle Esposizioni Mark Rothko 4/10-7/1/2008 Stanley Kubrik 6/10-6/1/2008 Scuderie del Quirinale Pop Art 1956-1968 26/10-27/1/2008 Colosseo In Scaena. Il teatro nella Roma antica 3/10-17/2/2008 Galleria Nazionale d’Arte Moderna Emilio Vedova 6/10-6/1/2008 Galleria Borghese Canova e la Venere vincitrice 12/10-3/2/2008
Siena Santa Maria della Scala Nel segno di Ingres. Luigi Mussini e l’Accademia in Europa nell’Ottocento 6/10-6/1/2008
Torino Fondazione Sandretto ReRebaudengo Sto & Go: nuovi video dalla Collezione SRR 23/10-6/1/2008 Palazzo Bricherasio I Longobardi dalla caduta dell’Impero all’alba dell’Italia 28/9-6/1/2008 Fondazione Merz Gino De Dominicis 8/11-6/1/2008 Galleria Pron art&design Massimo Micheluzzi: Il vetro è duro 11/11-11/1/2008 GAM Collage/Collages dal Cubismo al New Dada 9/10-6/1/2008
Trento Galleria Civica di Arte Contemporanea Joan Jonas. My Theater 25/11-2/3/2008
AGENDA Olanda/Holland
Basel
Van Gogh Museum Barcellona 1900 21/9-20/1/2008
Fondation Beyeler The other collection: Hommage to Hildy & Ernst Beyeler 19/8-6/1/2008
The Hermitage Amsterdam Art Nouveau 13/10-5/5/2008
Rotterdam Kunsthal Théophile Steinlen – The Master of Montmartre 22/9-20/1/2008 Jean Tinguely: Everything Moves! 10/10-27/1/2008
Spagna/Spain
Bilbao
Miami Beach
Guggenheim Art in the USA: 300 Years of Innovation 11/10-2/2/2008 Chacun à son gout 16/10-2/4/2008
Art Basel/Miami Beach 6/12-9/12
Léon MUSAC Existencias 21/9-6/1/2008
Madrid
Galleria JZ ArtTrading Ieri, oggi, domani: Mimmo Rotella, opere dal 1955 al 2005 8/11-8/1/2008
Parma
Mercati di Traiano Kan Yasuda Fino al/through 13/1/2008
Spazi Bomben per la cultura Luoghi di valore 17/10-3/2/2008
Palacio de Cristal/Parque Buen Retiro Andy Goldsworthy 3/10-21/1/2008
Ermanno Tedeschi Gallery Terra Promessa 27/11-27/1/2008
Venezia
Galleria Suzy Shammah Goran Petercol: Side Wind 22/11-12/1/2008 Galleria Raffaella Cortese Kcho, Juliao Sarmento, Kiki Smith, Jana Sterback: Untitled 30/11-30/1/2008 Galleria Dep Art Salvo, opere scelte 1986-2007 26/10-14/12 Galleria Forni Alejandro Quincoces: De Nueva York y de su alma 8/11-5/1/2008 White Star Adventure Global 200 – Terre senza confini 24/11-30/12 Fabbrica del Vapore/CareOF/neon>fdv/Viafarini Invisible Miracles, mostra collettiva degli allievi del XIII CSAV di Joan
110 l’ARCA 231
Passariano (Udine) Villa Manin Centro per l’Arte Contemporanea Hard Rock Walzer - Scultura Contemporanea Austriaca 4/11-25/3/2008
Perugia Palazzo Penna Anatomia dell’irrequietezza: Ilmito del viaggio dal Grand Tour all’era virtuale 28/9-16/1/2008
Rovereto (Trento) MART Depero pubblicitario. Dall’auto-réclame all’architettura pubblicitaria 13/10-3/2/2008 Arte contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 a oggi 13/10-20/1/2008
Sanremo (Imperia)
Palazzo Baldeschi La maiolica del Rinascimento 3/10-6/1/2008
Villa Nobel Ernesto Teodoro Moneta: il combattente della Pace 7/12-27/1/2008
Pesaro
Seravezza (Lucca)
Centro Arti Visive Pescheria Candida Höfer: Bologna Series 27/10-13/1/2008
Palazzo Mediceo Oronzo Ricci 27/10-6/1/2008
Museo Correr Le sfere della terra e del cielo. I globi attraverso quattro secoli di storia (XVI-XIX secolo) 28/9-6/1/2008 Palazzo Fortuny Maria Grazia Rosin: Gelatine Lux 14/12-17/2/2008
Svezia/Sweden Malmö Konstmuseum Arte Moderna Nordica 1900-1943 9/9-3/2/2008
Stockholm Moderna Museet Olle Baerting 6/10-6/1/2008
Vercelli
Nationalmuseum Alexander Roslin Fino al/through 13/1/2008
ARCA-ex Chiesa di San Marco Peggy Guggenheim e l’immaginario Surreale 10/11-2/3/2008
Waldemarsudde I Love Pop 15/9-6/1/2008
Verona
Färgfabriken Marie Sester 17/11-13/1/2008
Palazzo Forti Le città invisibili: Medhat Shafik 2000-2005 17/11-27/1/2008
Museo d’Arte Moderna Da Vincenzo Vela a Cuno Amiet 28/10-30/3/2008
Centre pour l’Image Contemporaine Exposition BIM 12/10-16/12
Casa dei Carraresi Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli 20/10-4/5/2008
Museo del Corso Capolavori dalla Città Proibita 20/11-20/3/2008
Museo Cantonale d’Arte Alexej von Jawlensky – Il valore della linea 29/9-6/1/2008
Saint Gervaise (Ginevra)
Palazzo Barberini Bernini pittore 19/10-20/1/2008
Collezione Peggy Guggenheim Rosso. La forma instabile 22/9-6/1/2008
Lugano
MACBA Joan Jonas 20/9-7/1/2008 Be-Bomb: The Transatlantic War of Images and All That Jazz 1946-1956 5/10-7/1/2008
Fondazione March Yeal Bartana Show 30/10-21/1/2008
Galleria Riccardo Crespi Stephanie Nava: Recouvrements successifs 23/11-23/1/2008
Tinguely Museum Max Ernst: In the Garden of Nymph Ancolie 12/9-27/1/2008
Barcelona
Centre culturel français Sergei Chepik: “Epifania” 17/1/2008-13/2/2008
Ex Cinema Trento GANM (Gastronomia nell’arte moderna)/Foodscapes-Art & Gastronomy 7/10-6/1/2008
Svizzera/Switzerland
Amsterdam
Museo Nacional Centro de Arte reina Sofia Paula Rego 26/9-30/12 Jano. La doble cara de la fotografia 10/10-30/12
Treviso
+ europaconcorsi
Hasselblad Center Nan Goldin 10/11-13/1/2008
USA
New York MoMA Ellsworth Kelly 19/9-7/1/2008 New Photography 2007: Tanyth Berkeley, Scott McFarland, Berni Searle 26/9-1/1/2008 Georges Seurat: The Drawings 28/10-7/1/2008 Martin Puryear 4/11-14/1/2008 Guggenheim Richard Prince: Spiritual America 28/9-9/1/2008 Foto: Modernity in Central Europe 1918-1945 12/10-13/1/2008 Hispanic Society’ Beaux Arts Building Francis Alys, Fabiola 20/9-6/4/2008 DIA:Beacon Riggio Galleries An-My Lê: Trap Rock Sol LeWitt: Drawing Series… 16/9-30/8/2008
Philadelphia ICA Ensemble Eileen Neff Project Space: Jay Heiles Ramp Project: Taalman Koch 7/9-16/12
Salem Peabody Essex Museum Accidental Mysteries 23/6-27/1/2008 Gateway Bombay 14/7-7/12/2008 Origami now! 16/6-8/6/2008
San Diego Museum of Art Animated Painting 13/10-13/1/2008
San Francisco SFMoMA Take your time: Olafur Eliasson 8/9-24/2/2008 Jeff Wall 27/10-27/1/2008 Joseph Cornell: Navigating the Imagination 6/10-6/1/2008 Douglas Gordon: Film and Video Work from 1992 till now 27/10-24/2/2008
Washington DC National Gallery of Art Edward Hopper 16/9-21/1/2008 J.M.W. Turner 1/10-6/1/2008 The Art of the American Snapshot, 1888-1978 7/10-31/12 Let the World In: Prints by Robert Rauschenberg 28/10-30/3/2008 The Baroque Woodcut 28/10-30/3/2008
Winston-Salem SECCA Siteings Fino al/through 8/1/2008
Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions
Milano Architettura Design Edilizia/International trade show of architecture, design and building industry 5/2/2008-9/2/2008 Per informazioni: Made Expo Tel. +39 02 29017144 Fax +39 02 29006279 Internet: www.madeexpo.it E-mail: info@madeexpo.it
Mostra Convegno Expocomfort Esposizione internazionale del riscaldamento, condizionamento, refrigerazione, tecnica sanitaria, trattamento acqua, arredamento bagno e servizi termo-idrosanitari International trade show of heating, air-conditioning, sooling, water treatment, sanitary technic, bath furniture and thermo-hydrosanitari facilities 11/3/2008-15/3/2008 Per informazioni: Expocomfort Tel. +39 02 485501 Fax +39 02 48005450 Internet: www.mcexpocomfort.it E-mail: info@mcexpocomfort.it
Salone Internazionale del Mobile Eimu 2008 Salone Internazionale del Bagno Salone Internazionale del Complemento d’arredo Eurocucina Saloni internazionali dedicati all’arredamento, bagno, cucine, ufficio/International trade shows dedicated to furniture, kitchens, bathrooms, office 16/4/2008-21/4/2008 Per informazioni: Cosmit Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it
Rimini Francia/France Bordeaux-Lac Parc des Expositions AquiBat Salone professionale della costruzioni/Professional fair of construction industry 20/2/2008-22/2/2008 Per informazioni: Gemcom 13 bis Place Auberny 33310 Lormont Te. +33 05 56742384 Fax +33 05 56381267 Internet: www.aquibat.fr
Paris Porte Versailles Interclima+Elec Light on/Off Salone internazionale dell’illuminazione tecnica e per l’architettura International architectural and technical lighting show 5/2/2008-8/2/2008 Per informazioni : Reed Expositions France – Pôle confort 70 rue de Rivay 92532 Levallois Perret Tel. +33 1 47565059 Fax +33 1 47562424 Internet: www.lightonoff.com
Italia/Italy Milano Fieramilano-Rho MADE expo
Fiera SIB Mostra internazionale delle tecnologie per lo spettacolo, l’installazione e il broadcast International trade show of technologies and equipment for the showbusiness, installation and broadcast 5/4/2008-8/4/2008 Per informazioni: Rimini Fiera Tel. 0541 744111 Internet: www.riminifiera.it
Principato di Monaco Principality of Monaco Montecarlo Grimaldi Forum The Monaco Spa Event Salone internazionale del benessere International show of wellness 18/1/2008-20/1/2008 Per informazioni: The Monaco Spa Event Tel. +39 02 796420 Fax +39 02 454708281
Imagina Salone internazionale della comunità 3D/International show of the 3D community 30/1/2008-1/2/2008 Per informazioni: Imagina Carole Mandorlo (press) Tel. +377 93104053 Louise Zuffrey (marketing) Tel. +377 93104051 Internet: www.imagina.mc E-mail: c.mandorlo@imagina.mc, l.zuffrey@imagina.mc
231 l’ARCA 111
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