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Cesare Maria Casati

Coerenza e scienza

Coherence and Science

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a alcuni decenni tutto è cambiato nel mondo di chi deve e, naturalmente, vuole esercitare la professione dell’architetto perché, mentre per secoli bastava possedere un talento manuale nel disegno e capacità creative e immaginative, oltre a conoscenze abbastanza elementari di sistemi strutturali e di tecniche costruttive, oggi questi “bagagli” indispensabili non sono più sufficienti. Le cognizioni costruttive e strutturali, per redigere un progetto complesso, necessitano di consulenze e approfondimenti già alle prime soluzioni concettuali, ma inoltre sono sempre più richieste al progettista la conoscenza e la responsabilità di rispetto di una infinità di norme, in continuo aumento, che spaziano dall’urbanistica, alla sicurezza e all’igiene. I grandi studi internazionali, che hanno ormai raggiunto per fatturato dimensioni di medie e grandi industrie, sono attrezzati con specialisti ed esperti nelle diverse discipline, ma i piccoli e medi studi, che sono la maggior parte, dipendono, per il loro sviluppo e successo, oltre che dalle capacità espressive dei titolari, anche e soprattutto dalla loro preparazione e aggiornamento continuo su tutte le evoluzioni legali, prima, e poi tecnologiche e morfologiche dei linguaggi espressivi necessari per essere coerenti con gli indirizzi internazionali dell’architettura contemporanea. Problemi di coerenza che nel passato si riassumevano in “stili” e “ismi” precisi e codificati che dipendevano molto dalla decorazione e dalla composizione espressiva e visiva degli edifici, poco dalla tecnologia costruttiva e pochissimo dalla dotazione interna di impianti o da soluzioni per la protezione e conservazione dell’energia. Oltre a tutto quanto accennato prima, oggi, in tutto il mondo, gli architetti sono chiamati, e questa è certamente una grande novità etica, a rispettare, come accade ai medici, una sorta di giuramento di Ippocrate. Si chiede loro, con una terminologia abbastanza superficiale, una architettura “sostenibile”, generata dalle situazioni socio-economiche che si stanno sviluppando, con accenti ormai di emergenza, dovuta alla prevedibile e ormai ineluttabile carenza di risorse energetiche tradizionali e a basso costo, che presto attenaglierà tutti i Paesi sviluppati e in via di sviluppo. La conseguenza è che dovremo tutti adeguare in nostri costumi di vita a economie e standard ambientali mai provati prima, se non in situazioni di guerra, e dovrà essere la nuova architettura a dotarsi di sistemi protettivi e produttivi di energia, possibilmente autoproducendola con fotovoltaico ed eolico, ed economizzando al massimo l’energia di rete. A tutto ciò si somma l’arricchimento in atmosfera di CO2. E se a noi architetti non riguardano le scelte strategiche sul traffico, da noi dipendono invece le scelte dei materiali costruttivi che dovranno orientarsi sempre più su materie naturali o sintetiche prodotte e lavorate con bassi impieghi energetici tradizionali. Penso che non ci si debba allarmare, ma trarre spunto da questa situazione per spremere le nostre possibiltà creative e inventive così da dare inizio a nuovi linguaggi costruttivi e oroganizzativi del territorio, capaci di far decollare una architettura finalmente più etica e, perché no, meno estetica. Avremo così superato tutte le mode formali, e inutilmente conservative e, probabilmente, creeremo meno monumenti ma più testimonianze non solo poetiche, ma coerenti con i grandi mezzi tecnici, funzionali ed espressivi che la conoscenza dei limiti, la scienza e la tecnologia, per la prima volta, mettono a disposizione dell’architettura. Una occasione che soprattutto i giovani progettisti devono cogliere, noi siamo al loro fianco per divulgare le loro ricerche e realizzazioni.

ver the last few decades everything has changed in the world of those who must and, of course, want to work as architects, because, whereas for centuries it only took manual dexterity at drawing and a good creative imagination (in addition to rather basic knowledge of structural systems and building techniques) to exercise the trade, nowadays this kind of indispensable know-how is no longer sufficient on its own. The kind of building and structural knowledge involved in drawing up an elaborate project calls for expert consultancy and further studies right from the very first deign procedures, but architects are also now expected to be familiar with and comply to an endless array of rules and regulations (constantly on the increase), ranging from town planning to safety and hygiene. Major international firms, whose turnovers are now similar in size to medium and large industries, employee specialists and experts in these various disciplines, but small and medium-size firms (the majority) rely for their growth and success not only on the expressive skills of their owners but also, and above all, on being aware of and constantly up-to-date with all the legal (first and foremost), technological and morphological developments in the stylistic idioms required to conform with the international guidelines set down by the latest languages of architecture. Questions of coherence which, in the past, were encompassed by very definite and carefully coded “styles” and “isms”, which relied heavily on decoration and the stylistic/visual composition of buildings, not much on building technology and very little on the interior furbishing of plants and systems, protective measures and special energy-saving devices. In addition to what has been said above, nowadays, all around the world, architects are expected (and this is certainly a real ethical novelty) to respect, as in the case with doctors, a sort of Hippocratic oath. They are expected to create, using a rather superficial term, “sustainable” architecture generated from developing socio-economic situations, some even real emergencies, due to the predictable and now inevitable scarcity of conventional low-cost energy resources, which will soon afflict all developed and developing nations alike. This means that we will all have to adapt our finances and lifestyles to hitherto untried environmental standards (except in war scenarios), and it is new architecture that will have to equip itself with protective systems and systems for generating energy, possibly relying on self-production through photovoltaic and wind devices, and economising to the maximum on energy from the electricity web. In addition to all this, there is the increase in CO2 in the atmosphere, which, even though we are not responsible for traffic control strategies, do depend on the choice of building materials, which will inevitably have to focus increasingly on natural or synthetic materials manufactured and processed using as little conventional energy as possible. I do not think there is any reason to be alarmed, we just need to face this situation by racking our brains and imaginations to come up with new building languages applied all over the country, launching a new type of architecture which, at last, is more ethical and, why not, less aesthetic. This will take us beyond all those (uselessly conservative) formal fads and, most likely, we will create less monuments but more “poetic” designs, in line with the enormous technical, functional and expressive means which a knowledge of our limits and science and technology have now made available to architecture for the first time. An opportunity which young architectural designers in particular will have to grasp, and we will stand by them and help them promote their experimentation and constructions.

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édi Fr a c r e ic era ella r ione gen vod o r ent irez ni la è al c 04 alla d ina d’an one di a r u c t , tet de azi l 20 archi belga, da . Da una collabor inventive e a z a e he li la fo an tra d coreogra di Marsig spesso siastiche epiti anc ne, o t r o y tu , e ec po l rap Flamand Nazional hiedend mpre en mente r hom Ma con e a T c c s o v , i o dér l Ballett eazioni isposte o positi Nouvel passat inerr le de le sue cr ma, con i vengan dio, Jean borato in in una s olari l a f a v ra tutti di esti in it ller+Scofi nno colla ei ballett re partic suo , i d u a i t i q h m D t nel . m e lt te se p archi e di com l progetto e Perrau ie e costu in opere spaziale 007, preindic ondo de ominiqu cenograf confluiti ria logica olo del 2 rgo e in u dal m Hadid, D ependo s poetiche na prop lo spettac Lussemb 19/01) e u a c e r 6 a e n h n e 1 a o e o Z and c dee una c orpo. P la Vill aillot ( pirato all e i , i c n c m h s c e u i g a o l d C l r i d o F con l de con tive d si è i app éâtre gia d e innova amentale rand Th Nationa , Flaman sta volta to e Fer) t e men rto fond mbre al G l Théâtr 23-24/05 rare que Humber o e della o o i a ( e p c 8 a a rap to a di el 200 arsigli lto di l v brasilian nografic ne/caos, e a n e i M t c c rdi , i n s nd a se ramm onal d e ha s voga spazio binomi o e Flama di n i i t g o i a o o ù d r h p péra N i Ovi nte pi e dell tra i u r a c ’ o p e r a all’O morfosi d attualme ncezion onfronto ità/chius opri dell reazione c o Meta designer na. La c torno al o, poros neità pr ere una l’ordine a t i a p t ess ere ora ereu tra o Cam otano perp contemp e sembra fa esplod dio attrav i di u d o r t n i t na grafia iamen nti di ezion isce e di Ov emen o core lità/camb e eleme sua conc , trasgred ntastico quali el oranei”. p stabi idua com ra dalla augusteo ginario fa da vicino i contem ra anche t e t v indi io. “L’op ll’ordine ell’imma zzare più ostri mi si dimos le in cui a i e n i n l d s Ovi aurarsi d ergersi per ana viare ai , di flus progettu oro lavoi t a n m s i s e l z i all’ ico…Im zi diver ssono r scolan ension pale de l offrono i e class pi e spa orfosi po ne, di m o alla dim ica princi ne, che e superm o i e m t z n a so te met i ibrida te ido e aratterist einvenzio e, texture ferimenti ques ta idea d icolarmen mpana. C one, di r ove form anale e ri rasile. Il B i Ques riale part ratelli Ca sformaz rca di nu ire artigi fica del si arricf o a a a e r e f r i mat ovono ilità di t ti. La ric , savoir- e geog spettacol viva nei a a i u l b r e n o c i si m la poss ri o rici popola e, urba i quest arment olti, qual l ro è riali pove elementi ltà socia costumi d partico gono avv gnano le a e i e i l n e t d r e a e a dise m nutre ne e alla grafia e d e sensu ballerini v che ne ri rse. i s i c fi radizio sceno ve calda i dei di fili re di alla t tto della estualità osì i corp i, di reti, ale semp e r prog e della g ericani, c o di nast sioni e sc c c m s chi li sud-a n un gio in dimen popo brigliati, i ettandoli si im ette proi ni u a silho na Card e El

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on l’inaugurazione di “On-Site: New Architecture in Spain” al MoMA di New York la Spagna ha superato i propri confini confermandosi come centro dell’architettura mondiale o, come suggerisce il curatore della mostra Terence Riley, grazie a questo evento si sta “scrollando la polvere” che l’oscurantismo, alimentato dalla dittatura franchista durata quaranta anni, aveva depositato sulle sue strutture culturali. In trent’anni di democrazia, l’architettura oltre a conoscere un nuovo sviluppo è stata anche l’espressione di come in Spagna si stesse formando una nuova coscienza e identità all’interno dello zeitgeist europeo e mondiale. L’instaurazione della democrazia è stata accompagnata da un processo di decentralizzazione delle istituzioni orientato a dare maggiori poteri ai governi locali. Per cui agli inizi degli anni Ottanta, non erano più soltanto Madrid e Barcellona le città strategiche dove realizzare progetti importanti. I Paesi Baschi o l’Andalusia sono state le prime regioni spagnole in cui, in occasione dell’Expo 92, si manifestò un’attività costruttiva rappresentativa di questo nuovo processo d’apertura internazionale, che coincideva anche con il proposito di voler riconfigurare la propria identità locale rispetto a tutta la Spagna intesa come entità politica. In tale contesto, a supporto di tale tendenza giocano un ruolo importante le tensioni sviluppatesi fra le ideologie dei partiti regionali nazionalisti nei confronti del governo statale, aspetto di notevole importanza che non va trascurato se si vuole comprendere il significato architettonico di edifici come il Guggenheim Museum Bilbao di Frank Gehry e il Kursaal di San Sebastian di Rafael Moneo. Tuttavia il processo di modernizzazione nella maggioranza delle località spagnole ebbe inizio con la creazione di nuove infrastrutture civiche, la cui realizzazione fu assegnata perlopiù ad architetti giovani tramite un sistema di concorsi pubblici che diedero loro la possibilità d’apportare nuove idee. Il risultato sono alcune opere che hanno segnato una tappa fondamentale nella cronologia dell’architettura spagnola contemporanea, come il Cimitero di Igualada o il palazzo del Comune di Hostalets de Balenyà (entrambi nella provincia di Barcellona), realizzati da Enric Miralles e Carme Pinós. Nel giro di trent’anni la Spagna si è trasformata da Paese privo d’infrastrutture a Paese ricco d’edifici iconici, e questo non solo nelle gradi capitali, ma anche in località minori, smettendo d’essere agli occhi del mondo solo un Paese di bravi professionisti dell’architettura. Ma se s’interpreta l’architettura spagnola partendo dal punto di vista proposto da “On-Site”, si può cadere nell’errore di pensare tanto che abbia avuto un ruolo marginale nella cultura ispanica in quanto non ha mai prodotto personaggi di spicco paragonabili a quelli invece emersi in altri campi dell’arte, quanto che l’architettura si sia manifestata solo di recente, come mai prima, grazie alla sinergia del momento contemporaneo. Un’affermazione d’impatto mediatico alquanto tendenziosa che impone una precisazione. La Spagna ha avuto architetti d’alto livello che, forse, sono passati inosservati a livello internazionale fino ai giorni nostri a causa dell’oscurantismo e della chiusura culturale a cui sono stati condannati nei quarant’anni di regime e d’isolamento, comportando il riconoscimento internazionale di nomi come Miguel Fisac, Alejandro de la Sota, Francisco Javier Sáenz de Oiza, José Antonio Coderch, José Luís Sert solo a posteriori. A loro volta eredi del prestigio che altri illustri architetti come Rafael Moneo, Ricardo Bofill o Santiago Calatrava avevano acquisito. L’approccio mediatico a livello internazionale ha fatto diventare l’architettura spagnola e l’architettura che si costruisce in Spagna (due concetti peraltro diversi, ognuno con sfumature molto specifiche) una moda allo stesso modo in cui hanno fatto diventare di moda la cucina-arte di Ferran Adrià. Dal punto di vista critico questo contribuisce a creare un’impressione per un certo verso distorta e superficiale di quelli che sono i fattori e le condizioni che concorrono a definire la sinergia architettonica spagnola. L’architettura spagnola più recente è un fenomeno che ha valori essenziali molto più profondi e complessi di quelli che possono emergere a prima vista da questa lettura esaltata. Allo stesso tempo un approccio del genere è anche in grado d’influire in modo considerevole non solo sulla costruzione dell’immagine che si proietta internazionalmente dell’architettura spagnola, ma anche sugli atteggiamenti di certi studi di progettazione, i quali si sono visti costretti a ridefinire le loro posizioni e abitudini per poter essere all’altezza dell’immagine creata. Negli ultimi dieci anni, in coincidenza con la globalizzazione e la mondializzazione del concetto d’edificio iconico, la Spagna si è trasformata in un laboratorio in cui sono stati sviluppati o proposti modelli ed esperimenti che hanno portato alla realizzazione di edifici che, in definitiva, possono definirsi emblematici o assurdi obbrobri, frutto di solito di capricci irragionevoli ed egolatri di certi architetti o impresari, o della fretta megalomane d’alcuni politici. Sfortunatamente l’idea di fare proliferare edifici di “grande ambizione architettonica” per attirare l’attenzione della critica internazionale sull’architettura costruita e progettata recentemente in Spagna deve essere inserita nel contesto d’iniziative che hanno portato a errori seri e ripercussioni urbanistiche gravi, come quelle provocate dal Forum Internazionale delle Culture di Barcellona del 2004. Il progetto, alquanto confuso, di questa struttura implicava la ristrutturazione faraonica di una vasta area ormai degradata situata nel perimetro urbano. Era un pretesto scaturito dall’intenzione di replicare l’effetto positivo avuto da eventi di richiamo come le Olimpiadi del 1992 a Barcellona o l’Esposizione Universale di Siviglia e dalla convinzione cieca nell’onnipotenza dell’edificio di marca. Barcellona è la città che meglio ha incarnato questo spirito. Tali tipi di edifici sono disseminati con particolare profusione su tutta l’area urbana a simboleggiare l’ossessione sfrenata di fare della città una scenografia avanguardista. L’obiettivo è attrarre turismo e business con grandi strutture firmate, conficcate come protesi nella superficie urbana, e la cui realizzazione viene giustificata adducendo banali argomentazioni folcloristiche o scontate allusioni alla forza architettonica di Gaudí. L’architettura dello spettacolo, come una collezione, si è arricchita di un ultimo pezzo con la ristrutturazione dello Stadio del FC di Barcellona realizzato da Foster & Partners. L’esposizione universale, inoltre, che si terrà a Zaragoza il prossimo giugno, sarà anticipata dalla costruzione di uno spettacolare ponte pedonale progettato da Zaha Hadid Architects. Questo tipo di critica potrebbe eventualmente estendersi anche al progetto per il Palazzo del Sud di Cordoba di OMA che, per la sua ubicazione e la dimensione, potrebbe alterare in modo notevole l’identità della città. E sempre in questa prospettiva rientrano le nuove proposte messianiche di Santiago Calatrava per Valencia o Gijón o la controversa realizzazione della Città della Cultura da parte di Peter Eisenman a Santiago de Compostela. Il fenomeno è di una portata tale che ha visto il generarsi all’interno della società di un senso di sfiducia nei confronti dell’architettura e della creazione, entrambe percepite come élitarie. Per questo alcuni professionisti spagnoli hanno sentito l’esigenza di porre le basi per una forte identità mediatica per sé e per i propri progetti. Aspetto, quest’ultimo, che sta influenzando l’architettura legata alla tecnologia digitale e all’ideologia postmodernista di Koolhaas e che si sta concretizzando su vasta scala con la “Sociopolis” di Valencia di Vicente Guallart. È un progetto impostato su un discorso eco-tecnologico dalle sfumature sociali, di cui bisognerà aspettare la conclusione per poterne valutare gli obiettivi raggiunti e la consistenza costruttiva. Lo stesso vale per un altro esempio paradigmatico d’architettura avanzata: Villa Nurbs di Enric Ruíz-Geli, o altri tipi di progettazioni che solo apparentemente si propongono come immaginativi e di rottura, ma che in realtà sotto la maschera nascondono un intellettualismo puramente ludico, fine a se stesso. Ciononostante, al di là della ricerca paranoica dello star-architect da parte dei committenti e della caccia spasmodica al riscontro mediatico, ci sono generazioni d’architetti contemporanei che lavorano credendo nel rigore tecnico, principio alla base della formazione accademica trasmesso loro dalle scuole spagnole d’architettura. Propongono con le loro opere un approccio eterogeneo alla modernità, sviluppando un modello d’architettura che riesce a essere al tempo stesso globale e locale. L’appartenenza al globale gli deriva dallo spirito internazionalista e illuminista e dallo sviluppo d’edifici la cui materialità non fa riferimento al regionalismo, ma è il risultato degli studi condotti su nuovi materiali favoriti da un’economia stabile e dalle dinamiche del mercato globalizzato. A questo hanno anche contribuito le ricerche sulle possibilità espressive dei materiali tradizionali, effettuate con l’idea d’avere un rapporto d’avvicinamento al locale recuperando l’aspetto artigianale nell’elaborazione dell’architettura che conservi una mimesi soggettiva o metaforica con il contesto. Nell’ambito della componente soggettiva che queste architetture hanno tutte in maggiore o minore misura, intesa come riflessione e approfondimento del sostrato essenziale dell’Architettura, si è generato un atteggiamento mentale, che ha una vocazione sperimentale, orientata principalmente a mescolare raziona-

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di/by Fredy Massad, Alicia Guerrero Yeste www.btbwarch.com

lismo e immaginazione partendo però da parametri del tutto contemporanei. E’ l’aspetto più evidente dello stato di libertà creativa che ha favorito lo spirito della democrazia e di un impegno etico con la società. L’opera di Luís Mansilla ed Emilio Muñón, compreso il notiziario Circo, insieme a Fuensanta Nieto ed Emilio Sobejano, sono esempi di un atteggiamento professionale che non permette divismi, ma poggia su una solida cultura architettonica senza sottrarsi al rischio della creatività. Prove ne sono l’Edificio Magma Artes & Congresos di Tenerife (Fernando Menis e AMP), la Biblioteca Jaume Fuster di Barcellona (Josep Llinás), il Centro Congressi di Badajoz (Selgascano), l’Auditorio di Santiago de Compostela (Anton García Abril), il Teatro Valle Inclán (Madrid) di Paredes + Pedrosa, la Casa Clip (Madrid) di Bernalte & León, il Centro Convegni e Auditorio di Pamplona (Francisco Mangado), la Torre Woerman di Ábalos y Herreros (Las Palmas de Gran Canaria) o il Terminale dell’Aeroporto di Tenerife Nord (Corona e Pérez Amaral). Se si considera il lavoro di quegli architetti che non intendono le loro faccende quotidiane come un’industria atta a produrre edifici ma come un fatto artigianale e intellettuale, il cui operato, pur essendo alimentato dalla consapevolezza di occupare una posizione nelle dinamiche globali si svolge in universi locali e con onestà, possiamo dire che oggi in Spagna l’architettura sta vivendo un momento d’auge e costituisce un riferimento a livello internazionale. Tutto questo in opposizione all’altra dimensione, ovvero alle opere prodotte da figure mediatiche che (im)pongono i loro modelli prêt à porter sul territorio, da architetti che guardano la Spagna ossessionati dalla smania di sparpagliare i propri manufatti nella maggior quantità di punti possibili del pianeta lasciando, spesso, in secondo piano la produzione d’architetti che lavorano in base ad altri canoni. “On-Site” vuole essere un ulteriore riconoscimento all’attività architettonica che ha avuto come sfondo la Spagna degli anni Novanta, a seguito dell’attenzione internazionale già attirata su di essa, sia dai mezzi di comunicazione specializzata sia da quelli comuni. Giunge come ulteriore conferma a un processo d’affermazione già iniziato con l’Esposizione Universale di Siviglia e i Giochi Olimpici di Barcellona, che nel 1992 furono le prime due grandi manifestazioni di richiamo internazionale orientate a consolidare il rinnovamento culturale iniziato immediatamente dopo l’instaurazione della democrazia in Spagna alla fine degli anni Settanta. In quel momento, entrambi furono eventi catalizzatori per tutto il Paese. I cittadini videro nella realizzazione di nuovi edifici pubblici e infrastrutture civili il concretizzarsi delle loro ansie e dei loro sforzi verso la modernizzazione. Come nota Riley, non si deve partire dal presupposto che la qualità e l’audacia con cui sono stati realizzati questi progetti siano rappresentativi nella globalità dell’attività costruttiva in Spagna che, in generale, scaturisce da aspirazioni architettoniche minori. Tuttavia, dagli edifici presentati all’esposizione si constata come in Spagna il crescente sviluppo e consolidamento della cultura architettonica in realtà siano legati perlopiù al desiderio di recidere in modo drastico il legame con il passato di dittatura. L’intenzione è costruire un’identità basata sull’eterogeneità e l’eterodossia attraverso l’incorporazione della diversità e del multiculturalismo come tratti inequivocabili del suo spirito e inclinazione verso la contemporaneità. La Spagna ha creato un contesto propizio a questo boom costruttivo dando una lezione di sviluppo. Ha creato un clima culturale e sociale positivo e ricettivo nei confronti d’edifici che spiccano per essere “sfogo dell’espressione personale dell’architetto”, riuscendo a organizzare approcci sperimentali e avanguardisti in un ambito in cui l’architettura non ha avuto storicamente un’importanza rilevante come mezzo d’espressione, come fa notare Riley, ma in cui convivono ed evolvono le diverse dialettiche architettoniche di questo tempo. A volte alcuni progetti diventano per gli architetti una specie d’imposizione, in quanto la loro funzione non è migliorare la qualità della vita né essere destinati a uso civico, ma essere meri componenti nella creazione di una scenografia avanguardista della città (come è il caso di Barcellona) il cui fine è attirare turismo e business. La superficialità con cui è fatta quest’osservazione e forse il fatto di puntare troppo all’ipervisibilità d’alcuni progetti dello star-system, che già hanno goduto d’eccessiva promozione, come pure una presentazione alquanto elementare delle proposte esibite, il che rendeva difficile la lettura durante la visita alla mostra, potrebbero essere i rimproveri da rivolgere a Terence Riley. “L’architettura ha perso il suo ruolo pionieristico e avanguardista di una volta per diventare un’industria di servizi in cui l’innovazione e l’invenzione si trasformano in fattori di rischio imprevisti, addirittura in ostacoli all’attuazione di un progetto. Secondo questo punto di vista, ci si attende che l’architetto si comporti come direttore artistico o supervisore del processo di costruzione”, commentano. Intorno a questo concetto si articolano quattro sezioni tematiche: struttura, pelle, habitat e paesaggio che, come affermato da de Ferré, Salazar e Devesa, “corrispondono a diverse scale e priorità d’innovazione” e “non hanno origine in centri di ricerca con piani di investimento a lungo termine, con risorse tipiche d’altre industrie tecnologiche, ma scaturiscono dall’inventiva, dall’ambizione personale e dalla capacità di costruire relazioni individuali fra sé”. Però bisogna ammettere che parte dell’obiettivo è stato raggiunto: la Comunità Valenciana è uno dei luoghi del mondo in grado d’attrarre grandi figure mediatiche e di costruire un riferimento architettonico globale. Il sussistere d’alcune condizioni eccezionali sia culturali che politiche ed economiche favorevoli alla realizzazione di “opere di più elevata ambizione architettonica” non implica che molti degli edifici messi in mostra a “On-Site” non risultino in pratica dei fiaschi di notevole entità a livello urbano che provocano a chi li utilizza scomodità e problemi e alle volte non siano in perfetta sintonia con il contesto. Non è raro leggere nella stampa spagnola di mobilitazioni cittadine che si oppongono alla realizzazione di certi tipi d’interventi architettonici perché sentiti come emblematici dell’espressione dell’ego individuale, cui allude Riley. Mobilitazioni che, in alcuni casi, sono scatenate da una certo atteggiamento demagogico e reazionario: la figura dell’architetto è vittima di una sorta di demonizzazione nel momento in cui è messo a confronto con l’opinione pubblica, in particolare con coloro che vedono nell’architetto una star. La realtà di questa situazione obbliga a mettere in dubbio il fatto che, in effetti, esista una predisposizione culturale, a livello generale, che percepisce positivamente le decisioni inerenti lo sviluppo architettonico e urbano caratterizzato da un’eccessiva radicalità o intensità. La sinergia architettonica della Spagna attuale, constatata da Riley, è da intendersi principalmente come prodotto della volontà di costruzione di un’identità che dipende principalmente dalle inquietudini e dagli interessi politici, più che dallo spirito e predisposizione cittadina prevalenti. In certi casi determinati progetti diventano per questi una specie d’imposizione, la cui funzione non è quella di migliorare la qualità della vita né di essere destinati a uso civico. Di fatto sono essere meri componenti di un processo di creazione che mira a fare della città una scenografia avanguardista (come è il caso di Barcellona) in grado di attrarre turismo e business. A livello popolare si può percepire più rassegnazione che entusiasmo di fronte alle decisioni politiche in materia architettonica. Il taglio critico con cui è trattato il saggio elaborato per il catalogo dell’esposizione sembra non valutare gli interventi della critica dell’architettura spagnola e quanto questi possano influire su questo status quo. Vuole in questo modo rendere evidente l’esistenza di una distanza insanabile fra architettura/architetti e società, la quale a volte sembra apprezzare la decisione di realizzare molti dei progetti scelti da Riley per la mostra. In quest’ottica, le espressioni di rifiuto dirette dalla critica dell’architettura a “On-Site” sono inevitabilmente percepite come ingiuste perché sembrano negare direttamente la possibilità di costruire un dibattito a livello interno in merito allo stato della questione sulle basi su cui si fonda l’analisi di Riley, senza proporre da parte sua nella replica una qualsiasi alternativa critica. E’ mancata la possibilità di analizzare lo sviluppo urbano in modo che le opere venissero contestualizzate di fronte al rispettivo scenario d’azione. Non si è colta l’occasione per analizzare in modo più esaustivo la realtà dell’architettura spagnola e interrogarsi su dove sta andando o la sta facendo andare tale sinergia. Ma forse, il senso dell’esposizione di Terence Riley sta nella sua attualità e nella possibilità di fare un’analisi profonda sul modo di fare architettura oggi in Spagna, e nel fatto di essere – alle volte senza prefiggerselo – consapevole di proporsi come un evento che si autocritica, mostrando in modo inequivocabile l’inizio di un’era oggettuale in cui l’architettura, oltre a essere un prodotto di mercato, si trasforma in un altro bene mediatico in più.

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ith the official opening of “On-Site: New Architecture in Spain” at MoMA in New York, Spain has moved beyond its own borders to euphorically proclaim itself the centre of world architecture or, as the curator of the exhibition Terence Riley suggests, thanks to this event it is “scraping off the layer of dust” which obscurantism, fed by forty years of Francoist dictatorship, had deposited over its cultural facilities. In over 30 years of democracy, as well as undergoing a period of new growth, architecture has also been an expression of how a new conscience and identity has been forming in Spain within the European and world zeitgeist. The implementation of democracy was accompanied by a process of institutional decentralisation aimed at giving more power to local governments. This meant that at the beginning of the 1980s Madrid and Barcelona were not the only strategic cities for carrying out important projects. The Basque Country and Andalucia were the first regions of Spain where, at Expo 92, we saw the first signs of construction activity representing this new process of international openness, which also coincided with the desire to reconfigure their own local identity in relation to the whole of Spain seen as one single political entity. In this context and backing up this trend, tensions developing between the various ideologies of nationalist regional policies in relation to central government played an important role, a very important consideration which must not be overlooked when attempting to understand the architectural significance of buildings like Frank Gehry’s Guggenheim Museum in Bilbao and Rafael Moneo’s Kursaal in San Sebastian. Nevertheless, the process of modernisation in most districts of Spain began through the creation of new civil infrastructures, whose design was mainly placed in the hands of young architects through a system of public competitions, which gave them the chance to implement new ideas. This resulted in a number of works which are now real milestones in the history of contemporary Spanish architecture, such as Igualada Cemetery or Hostalets de Balenyà Town Hall (both in the province of Barcelona), designed by Enric Miralles and Carme Pinós. In the space of 30 years Spain has transformed from being a country with no infrastructures to a nation full of iconic buildings, and that does not only apply to the major capitals but also to minor towns and cities. In the eyes of the world it is no longer just a country boasting fine professional architects. But if Spanish architecture is read along the lines proposed by “On-Site”, we might mistakenly think that it has only played a marginal role in Hispanic culture, since it has never produced leading figures comparable to those who have emerged in other realms of art and has only really recently come to the fore (like never before) thanks to the synergic force of the present moment in time. A claim which might make an instant impact in the media, but whose biased viewpoint calls for immediate correction. Spain has had architects of the highest standards, who, perhaps, have gone unnoticed internationally until the present day due to the obscurantism and cultural closure to which the nation was condemned during forty years of regime and isolation, meaning that such names as Miguel Fisac, Alejandro de la Sota, Francisco Javier Sáenz de Oiza, José Antonio Coderch and José Luís Sert only received the international recognition they deserved a posteriori. Descendents, in turn, of a prestigious heritage which other illustrious architects like Rafael Moneo, Ricardo Bofill and Santiago Calatrava have since taken up. The international media have made Spanish architecture and architecture built in Spain (two quite different concepts incidentally, each with its own very specific nuances) trendy in the way they have also brought Ferran Adrià’s art-cuisine into fashion. From a critical viewpoint this helps create what, in some respects, is a rather distorted and superficial impression of the factors and conditions combining to define Spain's architectural synergy. The latest Spanish architecture is a phenomenon with much deeper and more complex essential values than those that might emerge at first sight from this rather “hyped” reading. On the other hand this kind of approach can also have a powerful influence not only on the construction of Spanish architecture’s internationally projected image, but also on the attitudes of certain design firms, which have found themselves forced to review their position and practices in order to match the status of the image created. Over the last 10 years, coinciding with the globalisation and worldwide appeal of the concept of an iconic building, Spain has turned into a workshop where models and experiments have been developed and put forward which have resulted in the construction of buildings which may, in absolute terms, be described as emblematic or absurd horrors, usually the product of the egocentric, unreasonable caprices of certain architects and entrepreneurs or the power-hungry haste of a number of politicians. Unfortunately, the idea of creating a wealth of highly architecturally ambitious buildings to attract the attention of international critics to architecture recently designed or built in Spain must be set in the context of enterprises which have led to serious mistakes with drastic repercussions on the cityscape, such as those caused by the 2004 Barcelona International Forum of Cultures. The extremely confused project underpinning this construction involved massive redeveloping of a vast and now dilapidated area in the city outskirts. It was an excuse for trying to replicate the positive effects of such popular and prestigious events as the 1992 Olympic games in Barcelona or the Seville World Expo, also deriving from blind faith in the omnipotence of a signature building. Barcelona is the city which has embodied this spirit best of all. Buildings like this are most significantly peppered all over the urban area symbolising a frenetic obsession with turning the city into an avant-garde set design. The idea is to attract tourism and business through major signature constructions stuffed like prostheses onto the surface of the city and whose construction is justified by bland folkloristic reasoning or rather obvious allusions to Gaudí’s architectural prowess. Entertainments architecture, just like a collection, has been embellished with its latest addition through the restructuring of Barcelona F.C.’s football stadium designed by Foster & Partners. The World Expo, which will be held in Zaragoza from next June, will be heralded by the construction of a spectacular footbridge designed by Zaha Hadid Architects. This kind of criticism could effectively be extended to the project for Cordoba’s South Building designed by OMA, which, due to its location and size, might notably alter the city'’ identity. The latest messianic projects by Santiago Calatrava for Valencia and Gijón or the controversial construction of the City of Culture by Peter Eisenman in Santiago de Compostela also fall within the same line of reasoning. This phenomenon is of such a scope and scale that it has seen a sense of mistrust develop within society towards architecture and creation, both perceived as elitist. For this reason a number of Spanish architects have felt the need to lay the foundations for a powerful media identity for both themselves and their projects. This latter aspect is influencing Koolhaas’s architecture linked with digital technology and postmodernist ideology and is taking concrete shape on a vast scale through the “Sociopolis” project in Valencia designed by Vicente Guallart. The project is devised around an eco-technological discourse with social connotations. We will have to wait until the project is completed in order to assess what goals it actually achieves and it value as a building. The same applies to another paradigmatic example of cutting-edge architecture. Villa Nurbs by Enrci Ruíz-Geli or other types of design which only apparently seem to be imaginatively breaking with the past, but which, in fact, actually mask a purely playful form of intellectualism, an end in itself. Nevertheless, apart from the paranoiac quest for star-name architects on the part of clients and the spasmodic hunt for the media spotlight, at the same time there are generations of modern-day architects working away with great faith in technical expertise, the grounding principle underlying the academic training they have received from Spanish schools of architecture. Their works propose a heterogeneous approach to modernity, developing a model of architecture which manages to be simultaneously global and local. Their global side derives from an internationalist and enlightened spirit and the construction of buildings whose material form does not allude to regionalism, but is the result of studies carried out on new materials made available by a stable economy and the dynamics of a globalised market. A contribution to all this has also come from research into the stylistic possibilities offered by conventional materials, carried out with the idea of drawing closer to the local by reviving the craftsmanship involved in designing architecture conserving a subjective or

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metaphorical sense of mimesis with context. On the subjective side of matters – something all these works of architecture share to some extent or other, taken as a means of reflecting on and studying the essential substrate of Architecture) – a mental attitude has been developed with a distinctly experimental vocation mainly aimed at mixing rationalism and imagination working along totally contemporary lines. This is the most evident aspect of a state of creative freedom, which has encouraged a spirit of democracy and ethical engagement within society. The work of Luís Mansilla and Emilio Muñón, including the information channel Circo, together with Fuensanta Nieto and Emilio Sobejano, are examples of a professional approach which leaves no room for “stars”, but instead rests on solid architectural foundations without refusing to run the risk of being creative. Proof of this are the Magma Artes & Congresos Building in Tenerife (Fernando Menis and AMP), Jaume Fuster Library in Barcelona (Josep Llinás), the Badajoz Conference Centre (Selgascano), Santiago de Compostela Auditorium (Anton García Abril), Valle Inclán Theatre (Madrid) by Paredes + Pedrosa, Clip House (Madrid) by Bernalte & León, Pamplona Convention Centre and Auditorium (Francisco Mangado), Woerman Tower by Ábalos y Herreros (Las Palmas de Gran Canaria) or Tenerife North Airport Terminal (Corona and Pérez Amaral). If we consider the work of those architects who do not view their daily business as an industry designed to produce buildings, but as an intellectual act of craftsmanship, which, while nourished by an awareness of playing a role in global dynamics, is actually carried out locally and with great honesty, then we can say that architecture in Spain is currently on the crest of a wave and provides a benchmark for the entire international community. All this in contrast with the other side of matters, i.e. works designed by media personalities who (im)pose their prêt à porter models on the land, by architects who look to Spain obsessed by an eager desire to spread their constructions over as many different points across the planet is possible, often pushing into the background the work of architects operating along quite different lines. “On-Site” sets out to provide further recognition for the architectural endeavours, which had Spain as a backdrop in the 1990s, in the wake of the international attention they have already attracted from both specialists and ordinary means of communication. It is further proof of the success of a project which began with the Seville World Fair and Barcelona Olympic Games, which in 1992 where the first two major international events aimed at supporting a cultural revival which began immediately after democracy was brought to Spain in the late 1970s. At the time both were catalysing events for the entire nation. The people of Spain saw the construction of new public buildings and civil infrastructures as a sort of materialisation of their anxieties and their drive towards modernisation. As Riley notes, we must not work on the assumption that the quality and boldness with which these projects have been built are truly representative of all building work in Spain, which, generally speaking, is geared to much lower key architectural aspirations. Nevertheless, from the buildings presented at the exhibition it can be seen that the growing development and consolidation of architectural culture in Spain is mainly linked to a desire to drastically sever all ties with the dictatorship of the past. The idea is to build an identity based on heterogeneity and heterodoxy by incorporating diversity and multiculturalism as distinctive traits of its spirit and the way it leans towards the contemporary. Spain has created the ideal setting for this boom in building, providing us with a real lesson in how to develop. It has created a positive socio-cultural climate receptive to buildings which stand out for the way they “vent off the architect's own personal style”, managing to set experimental and avant-garde approaches in a realm in which architecture has not historically played a relevant role as a means of expression, as Riley points out, but in which the various architectural dialectics of this age manage to coexist and evolve. At times, certain projects become a sort of imposition for architects, since they are not designed either to improve the quality of life or to serve civic purposes, they are just components in the creation of an avant-garde set design for the city (as in the case of Barcelona), whose aim is to attract tourism and business. The superficial way in which this observation has been made and perhaps the fact it focuses too much on the hyper-visibility of certain projects belonging to the star system, which have already enjoyed too much promotion, and likewise the very simple means of presentation of the projects on display, making it hard to study them during a visit to the exhibition, are all criticisms which might reasonably be made against Terence Riley. “Architecture has lost the pioneering avant-garde role it used to have and has turned into a services industry in which innovation and invention have become unexpected risk factors or even obstacles to the implementation of a project. According to this viewpoint, an architect is expected to behave like an art director or supervisor of the building process”, so they note. Four theme sections are set around this concept: structure, skin, habitat and landscape, which, so Ferré, Salazar and Devesa say, “correspond to different scales and priorities of innovation” and “do not originate from research centres with longterm investment plans and the kind of results associated with other technological industries, but are based on invention, personal ambition and the ability to build individual relations”. However, it must be admitted that part of the goal has been achieved: the Community of Valencia is now one of the places around the world capable of attracting major media figures and representing a global benchmark for architecture. The fact that there are certain exceptional cultural, political and economic conditions favouring the creation of “works of higher architectural ambition” does not prevent many of the buildings on display at On-Site from basically being fiascos of notable urban entity, which are distinctly uncomfortable and problematic for those who actually use them and, at times, do not fit perfectly into their surroundings. The Spanish press frequently reports on local communities taking action to oppose the construction of certain types of architectural projects, because they are seen as being emblematic of the kind of ego-driven designs Riley refers to. Action which, in some instances, is triggered off by a rather demagogic and reactionary attitude: the architect is the victim of some sort of demonization when forced to confront public opinion, particularly those who see the architect as some sort of “star”. This state of affairs calls into question the alleged fact that there is in fact some sort of general cultural predisposition to view positively any decisions regarding architectural and urban development which is excessively radical or intense. The kind of architectural synergy in modern-day Spain, noted by Riley, basically needs to be seen as the product of a will to construct an identity mainly deriving from fear and political interest rather than some prevailing spirit or predisposition of society. In some cases this results in certain projects being a kind of imposition, whose purpose is neither to improve the quality of life, nor to be put to civic usage. They are, in fact, just components in a creative process which aims to turn the city into an avant-garde set design (as in the case of Barcelona), capable of attracting tourism and business. On a popular level, you can sense more resignation than enthusiasm in face of political decision-making regarding architecture. The critical stance adopted in the essay written for the exhibition catalogue appears to pay no attention to Spanish architectural criticism and the influence it might have on this status quo. In this way it sets out to highlight the unbridgeable gap between architecture/architects and society, which at times appears to appreciate the decision to carry out lots of the projects chosen by Riley for the exhibition. From this viewpoint, the outright rejections of On-Site by architecture criticism are inevitably judged to be unfair because they seem to deny the possibility of setting up any kind of internal debate on this issue along the lines set down by Riley, without actually offering any critical alternative of its own. There has been no chance to study urban developments in such a way that the works are set in context in relation to their own sphere of action. We have missed the chance to analyse in greater depth the state of Spanish architecture and where it is heading or being taken by this new synergy. But perhaps the real sense of Terence Riley’s exhibition lies in its topicality and the possibility of really analysing how architecture is constructed in modern-day Spain, and in the fact of being – sometimes without even trying to be – aware of being a self-critical event, clearly pointing to the start of an objective age in which architecture (in addition to being a market product) is turning into yet another media product.

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Frank O. Gehry Hotel Marqués de Riscal, Elciego Un mondo pieno di sensazioni: così viene presentata la Città del Vino realizzata a Elciego, nella provincia di Alava, da Vinos de los Herederos del Marqués de Riscal. Situate tra le colline della regione Rioja, nella Spagna nord-orientale, le cantine del Marqués de Riscal furono fondate nel 1858 e da allora sono gestite con uno spirito votato alla ricerca e alla continua innovazione. Dal 2000, è stato avviato il progetto “Città del Vino”, destinato a segnare un modo completamente nuovo di interpretare la produzione vinicola e la fruizione da parte del pubblico dei piaceri offerti dal luogo. Gli eredi del Marqués de Riscal hanno così realizzato una serie di strutture che costituiscono un ponte ideale tra la tradizione del XIX secolo e l’avanguardia del XXI, tra queste spiccano la nuova cantina San Vicente, dotata delle tecnologie più avanzate per la produzione vinocola, e un laboratorio per l’analisi e il monitoraggio del vino in tutte le fasi di lavorazione. Ma il gioiello del nuovo complesso è l’edificio commissionato a Frank O. Gehry, che ospita un albergo (della catena Starwood Hotels & Resorts-The Luxury Collection) con 43 suite di lusso, due ristoranti per ottanta coperti, una terrazza panoramica, una biblioteca enologica e una struttura per la vinoterapia, la Caudalie Vinothérapie ® Spa. L’edificio di Gehry si integra con l’adiacente cantina storica (la più antica della regione) con la porzione posteriore in pietra rivestita di metallo e allo stesso tempo imprime la propria valenza avveniristica con la parte anteriore, le cui forme riprendono il liguaggio architettonico utilizzato per il Guggenheim di Bilbao. La complicata geometria dell’edificio, che strutturalmente poggia su soli tre grandi pilastri, è stata realizzata utilizzando il sofware per la modellazione di superfici complesse Catia e dopo test nella galleria del vento per studiare le reazioni dei materiali di rivestimento sotto la sollecitazione dei fenomeni atmosferici. Il rivestimento è costituito da 1.750 metri quadrati di acciaio inossidabile, 1.200 metri quadrati di pietra, 3.180 metri quadrati di pensiline metalliche per riparare dall’irraggiamento diretto, e da 1.800 metri quadrati di titanio, utilizzato qui in diverse colorazioni che richiamano e simboleggiano la produzione del Marqés de Riscal: rosato, come il vino rosso, oro, come la retina che avvolge le bottiglie, e argento come la capsula che copre i tappi.

A world full of sensations: this is the impression we get from the “City of Wine” built in Elciego, in the province of Alava, by Vinos de los Heredoeros del Marqués de Riscal. Situated up in the hills in the region of Rioja in north-eastern Spain, Marqués de Riscal wine production plants were first established in 1858 and since then they have been managed in a spirit of research and constant innovation. The “City of Wine” project was set under way in the year 2000 and represents a totally different way of producing wine and allowing the general public to enjoy it in a truly pleasurable setting. The descendents of the Marqués de Riscal have constructed a series of structures which form an ideal bridge between 19th-century tradition and the cutting edge of the 21st century. Notable amongst these structures is the new San Vicente wine cellar furbished with all the latest technology for producing wine, as well as a laboratory for analysing and monitoring wine throughout every stage in its production. But the real jewel in this new complex is the building Franck O. Gehry was commissioned to design, holding a hotel (belonging to the Starwood Hotels & Resorts-The Luxury Collection chain) with 43 luxury suites, two restaurants with 80 palce-settings, a panoramic terrace, a wine library and a wine therapy facility called Caudalie Vinothérapie ® Spa. The building designed by Gehry fits in with the nearby historical winemaking plant (the oldest in the region) with the rear section being made of stone clad with metal and the front being much more futuristic, drawing on the same architectural idiom used for the Guggenheim in Bilbao. The building’s intricate geometric design, which is structurally based on just three large columns, was designed using Catia software for shaping intricate surfaces, following tests carried out in a wind tunnel to study how the cladding materials reacted to stress and strain due to atmospheric phenomena. The coating is composed of 1,750 square metres of stainless steel, 1,200 square metres of stone, 3,180 square metres of metal canopies providing shelter against direct sunlight, and 1,800 square metres of titanium, here used in various colours to evoke and symbolize Marqués de Riscal wine production: pinkish-coloured like red wine, gold like the net enveloping the bottles, and silver like the caps covering the corks.

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Una delle 5.000 bottiglie con l’etichetta disegnata da Frank O. Gehry per gli Herederos del Marqués De Riscal. A destra, la scala di accesso alla passerella coperta che collega il nuovo hotel Marqués De Riscal di Elciego all’edificio che ospita le terme per la vinoterapia.

One of the 5,000 bottles whose label was designed by Frank O. Gehry for Herederos del Marqués De Riscal. Right, the stairs leading to the covered walkway connecting the new Marqués De Riscal Hotel in Elciego to the building holding the spa facilities for wine therapy.

Credits Project: Frank O. Gehry Executive Architects: IDOM Interior Architects: Javier Muñoz Supervision: Ferry Bell, Starwood Hotels & Resorts Client: Herederos del Marqués de Riscal

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Pianta del terzo piano. Sotto, planimetria generale.

Plan of the third level. Below, site plan.

Sopra, piante del primo e secondo piano; sopra a destra, piante del quarto e del quinto piano. Sotto, assonometria della struttura di copertura.

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Above, plans of the first and second levels; above right, plans of the fourth and fifth levels. Below, axonometry of the roof structure.

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Nella pagina a fianco, sezioni sull’edificio principale. Sopra, prospetto sud. Sotto, modello dell’hotel. La complicata geometria dell’edificio, che strutturalmente poggia su soli tre grandi pilastri, è stata realizzata utilizzando il sofware per la modellazione di superfici complesse Catia e dopo test nella galleria del vento per studiare le reazioni dei materiali di

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rivestimento sotto la sollecitazione dei fenomeni atmosferici.

Opposite page, sections of the main building. Above, south elevation. Below, model of the hotel. The intricate geometric layout of the building, which structurally rests on just three large columns, was designed using the Catia software program for modelling intricate surfaces

after carrying out tests in a wind tunnel to study how the cladding materials reacted to stress and strain caused by atmospheric phenomena.

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Viste generali dell’hotel. Sotto, particolare della copertura. Nella pagina a fianco in basso, l’etichetta disegnata da Gehry. Il rivestimento è costituito da 1.750 metri quadrati di acciaio

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inossidabile, 1.200 metri quadrati di pietra, 3.180 metri quadrati di pensiline metalliche per riparare dall’irraggiamento diretto, e da 1.800 metri quadrati di titanio, utilizzato qui in diverse colorazioni che

richiamano e simboleggiano la produzione del Marqués de Riscal: rosato, come il vino rosso, oro, come la retina che avvolge le bottiglie, e argento come la capsula che copre i tappi.

General views of the hotel. Below, detail of the roof. Opposite page, bottom, the label designed by Gehry. The cladding is made of 1,750 sq.m of stainless steel, 1,200 sq.m of stone,

3,180 sq.m of a metal canopies providing shelter from direct sunlight, and 1,800 sq.m of titanium, here used in various colours evoking and symbolizing the Marqués de Riscal production range:

pink like red wine, gold like the netting around the bottles, and silver like the cap over the corks.

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Viste delle terrazze e della passerella che collega l’edificio principale all’ampliamento.

Views of the terraces and walkway connecting the main building to the extension.

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Equip Arquitectura Pich-Aguilera Telefónica Móviles Call Center Building, Toledo

The project for this building holding the Telefónica Móviles Call Centre in the industrial area of Santa Maria de Benquerencia in Toledo has attempted to integrate architectural forms with bio-climatic functions and features to generate an industrialized building process capable of producing savings in terms of both money and energy. The building is designed like a giant container inside which the various industrialized elements are assembled. Two three-dimensional cores and a portico supports the huge floor slabs forming an infrastructure constructed around bridges at various levels setting out the entire area holding all the work stations. The buildings overall atmosphere and energy efficiency were the grounding principles – not an after-effect – around which the entire project was developed, from its architectural essence to how materials were employed. The desire to avoid placed construction finishing touches was achieved by leaving the industrialised materials and elements seemingly exposed so that they took on an intrinsically sculptural feel. The building, which covers an overall area of over 3,000 square meters, is basically divided into two functional sections. The first section, which accommodates the Call Centre operators, looks like a large full-height lobby with an enveloping translucent curved roof allowing the interior heating to be optimised thanks to its different angle of inclination, degree of opacity and stratification of glass panels. This large curved shell is closed at the sides by two façades sheltered by ceramic sunscreens, whose composition and position was studied in conjunction with local ceramics firms. This area is completed over on the south side by a relaxation area, which is designed like a huge triple-height glasshouse with entrances leading directly to the work levels. The second area, facing north, holds the office, control areas, training classrooms and technical services. It is composed of smaller and more intimate structures with partly covered patios serving bioclimatisation purposes through landscaping designed to absorb the cold and noise.

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Credits Project: Equip Arquitectura Pich-Aguilera: Felipe Pich-Aguilera, Teresa Batlle Group Responsibles: Xavi Milanés, Angel Sendarrubias Project Responsibles: Bruno Sauer, Ute Müncheberg Collaborators: Iván Acevedo, Ute Müncheberg, Pepe Vázquez Specialist: Engineering: Tecnics G3 Structure Calculation: BD Consultors Renewable Energies Consultant: EMMA Installations: PGI Grup Main Contractor: Construcciones Ortiz Client: Consejeria de Industria de la Comunidad Castilla-La Mancha/Gicaman

Eduardo Sánchez López

Il progetto per questo edificio che ospita il Call Center della Telefónica Móviles nella zona industriale di Santa Maria de Benquerencia a Toledo ha cercato di integrare le forme architettoniche con le performance e le funzioni bioclimatiche, generando un processo costruttivo industrializzato tale da determinare risparmi sul piano sia energetico sia economico. L’edificio è concepito come un grande container in cui si assemblano i diversi elementi industrializzati. Due nuclei tridimensionali e un portico sostengono le grandi lastre dei solai che costituiscono una infrastruttura formata da ponti a diversi livelli su cui si impianta l’intera superificie destinata alle postazioni di lavoro. L’atmosfera complessiva e il comportamento energetico dell’edificio sono stati i principi fondatori – non un risultato a posteriori – attorno a cui si è sviluppato l’intero progetto, dalla sua essenza architettonica all’uso dei materiali. La volontà di evitare finiture post-costruzione si è realizzata nel lasciare esposti gli elementi e i materiali industrializzati e nel conferire loro una intrinseca valenza plastica. L’edificio, che copre una superficie complessiva di oltre 3.000 metri quadrati è principalmente suddiviso in due sezioni funzionali. La prima, che accoglie gli operatori del Call Center, si presenta come un un grande atrio a tutta altezza con una avvolgente copertura ricurva traslucida che consente l’ottimizzazione del condizionamento termico interno grazie alla diversa inclinazione, grado di opacità e stratificazione dei pannelli di vetro. Questo grande guscio curvo è chiuso lateralmente da due facciate protette da frangisole di ceramica, la cui composizione e posizione è stata studiata in collaborazione con le locali industrie ceramiche. Questa zona è completata, sul quadrante meridionale, dall’area destinata al riposo, che è conformata come una grande serra a tripla altezza con accessi diretti ai piani di lavoro. La seconda zona, rivolta a nord, contiene gli uffici, le aree di controllo, le aule per la formazione e i servizi tecnici, ed è costituita da volumi più piccoli e raccolti con patii parzialmente coperti che svolgono una funzione di bio-climatizzazione attraverso la vegetazione che ha il ruolo di assorbire il freddo e i rumori.

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Nelle pagine precedenti, planimetria generale e piante dei due livelli del Telefónica Móviles Call Center di Toledo e particolare della facciata in materiale ceramico. Nella pagina a fianco, diagrammi per lo studio del comportamento bioclimatico dell’edificio e vista del grande guscio curvo chiuso lateralmente da due facciate protette da frangisole di ceramica, la cui composizione e posizione è stata studiata in collaborazione con le locali industrie ceramiche. A sinistra, particolari costruttivi della facciata di ceramica.

Previous pages, site plan and plans of the two levels of Telefónica Móviles Call Center in Toledo and detail of the façade made of a ceramic material. Opposite page, and diagrams for studying the buildings bioclimatic behaviour and view of the large curved shell enclosed at the sides by two façades protected by ceramic shutters, whose composition position was worked out in conjunction with local ceramic industries. Left, construction details of the ceramic façade.

LISTA DEI MATERIALI/LIST OF MATERIALS M12 profilo a Z tipo PE-570 di Hiansa o equivalente, verniciato martellinato PE-570 Z-type Hiansa section or equivalent, stone-hammered and painted M18 barra 140x70x7, verniciata martellinata 140x70x7 stone-hammered and painted bar M27 barra di ancoraggio 75x75x5, verniciata martellinata/75x75x5 stone-hammered and painted anchor bar M29 profilo a L 140x60x10, verniciato martellinato 40x60x10 stone-hammered and painted L 140x60x10 L section M42 barra (180x+50)x5/(180x+50)x5 bar M43 barra (140+90)x200x7 verniciata (140+90)x200x7 painted bar A01 terminale di alluminio, lastra piegata, anodizzata color argento/ aluminium terminal, anodised silver-coloured folded sheet A02 tubo di alluminio 40x10 come zoccolo, color argento anodizzato/40x10 anodised silver-coloured aluminium pipe as a wedge T01 alluminio, fasce di 30 cm, guida aluminium, 30 cm guider strips H01 pezzo “L con gocciolatoio” prefabbricato, unito alla lastra con fissaggio meccanico prefabricated “L”-shaped piece with a drip connected to the sheet by a mechanical attachment C01 tegola piana vetrificata 14x28 cm con vari colori di Covallay o equivalente 14x28 cm vitrified flat tile in various Covallay colours or equivalent C02 pezzo di grande formato 20x7x140 cm tipo Bardeau di Giraud Frères/St.Gobain o equivalente/20x7x140 cm Bardeau di Giraud Frères/St.Gobain-type large format piece or equivalent I02 placca isolante di polistirene estruso 4 cm 4 cm extruded polystyrene insulating plate P02 tubo 40x80x4/40x80x4 pipe P03 L 35x35x6/L 35x35x6 P05 T 140/T 140 P12 L 90x90x10/L 90x90x10 P14 T 50x50/T 50x50 P18 tubo 80x80x4/80x80x4 pipe P19 tubo 140x80x5/140x80x5 pipe P20 T 50, tagliata/T 50, cut P21 HEA 140/HEA 140 X02 placca sistema Lexan Thermoclick Sheet LTC40/4RS3600 di GET o equivalente Lexan Thermoclick Sheet LTC40/4RS3600 by GET plate system or equivalent W01 paravento, profilo nascosto, doppio 16/450/16, profilo metallico, isolamento termico, pannelli di legno rivestiti di melamina, tipo Suora di Desmon o equivalente double 16/450/16 windbreak with concealed section, metal section, heat insulation, wooden panels covered with Suora di Desmon-type melamine or equivalent V02 cavo di acciaio intrecciato diam. 3 mm woven steel cable with 3 mm. diam V03 centina coperta/covered centring V06 travicello di legno 40x40/40x40 wooden rafter V13 ancoraggio per il X02/anchor for X02 V34 ancoraggio meccanico con neoprene per il C02 mechanical anchor with neoprene for C02 K01 profilo standard per policarbonato standard section for polycarbonate K02 carpenteria di alluminio, anodizzata 25 micron, color argento silver-coloured 25 micron anodised scaffolding

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Il volume che accoglie gli operatori del Call Center si presenta con una avvolgente copertura ricurva traslucida che consente l’ottimizzazione del condizionamento termico interno grazie alla diversa

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inclinazione, grado di opacità e stratificazione dei pannelli di vetro.

The structure accommodating the operators at the Call Center has an enveloping translucent curved

roof allowing heating to be optimised thanks to its different angle of inclination, degree of opacity and the stratification of the glass panels.

Sezioni e particolari dell’esterno dell’edificio. Sotto, il volume che contiene gli uffici, le aree di controllo, le aule per la formazione e i servizi tecnici.

Sections and details of the outside of the building. Below, the structure holding the offices, control areas, training rooms and utilities.

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L’edificio è concepito come un grande container in cui si assemblano i diversi elementi industrializzati. Due nuclei tridimensionali e un portico sostengono le grandi lastre dei solai che costituiscono una

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infrastruttura conformata da ponti a diversi livelli su cui si impianta l’intera superificie destinata alle postazioni di lavoro. Nella pagina a fianco, il grande atrio a tutta altezza del volume che contiene le

postazioni del Call Center.

The building is designed like a large container in which the various industrialize the elements are assembled. Two three-dimensional hubs and a portico

supports the large floor slaps forming an infrastructure composed of bridges at various levels around which the entire area holding the workstations is organised.

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Zon-e Arquitectos 52 Highway, Noain Questo edificio, realizzato a Noain, nei pressi di Pamplona in Navarra, è una sorta di prototipo per blocchi residenziali costruiti a lato di grandi arterie stradali. In particolare, il complesso progettato da Zon-e Arquitectos, costeggia l’autostrada che connette Pamplona a Madrid e a Barcellona. La forma e la volumetria rispondono alla necessità di schermare la parte posteriore del tessuto urbano adiacente all’arteria stradale. L’edificio si presenta dunque come un elemento curvo lungo circa 60 metri, con una profondità di 15 metri e sette piani di altezza. Concepito come uno schermo di contenimento, il progetto ha dovuto conciliare due difficili e contrapposte situazioni: da una parte il linguaggio infrastrutturale, marcato dalla velocità e dalla genericità e dall’altro la specificità delle valenze domestiche e quotidiane caratteristiche del tessuto urbano e soprattutto della tipologia residenziale. Questo dualismo è stato risolto attraverso la scelta di una doppia strategia per le facciate. Sul lato rivolto verso l’autostrada è stata realizzata una cortina compatta, leggera e contrassegnata da una forte orizzontalità, materializzata in un rivestimento a fasce di pannelli a doppia curvatura di acciaio e da una sequenza di persiane a pivot colorate di rosso brillante. Sul lato opposto, verso la città, si è invece optato per una facciata più astratta e frammentata, realizzata con pannelli di fibrocemento e ampie finestre verticali. Mettendo in discussione l’omogeneità tipologica delle abitazioni, spesso imposta dal boom del mercato immobiliare, in questo edificio sono stati realizzati dieci diversi tipi di appartamenti, in grado di soddisfare i bisogni dell’attuale eterogeneità sociale. All’interno, si trovano dunque appartamenti cha vanno da una a quattro camere, distribuiti su uno o su due livelli e intrecciati come in un puzzle tridimensionale, con una geometria che ricorda il gioco Tetris. Gli utlimi due piani sono occupati da corti interne che permettono l’ingresso della luce naturale all’interno. Il risultato è un assemblagio di volumi, la cui distribuzione fa riferimento alle Unité d’Habitation di Le Corbusier.

This building located in Noain, near Pamplona in Navarra, is a sort of prototype for housing blocks built along major roads. More specifically, the complex designed by Zon-e Arquitectos runs alongside the motorway connecting Pamplona to Madrid and Barcelona. Its shape and structural design meet the need to shelter the rear section from the urban fabric near the motorway. The building, therefore, looks like a curved structure about 60 metres long, 15 metres deep and seven stories high. Designed like a protective screen, the project had to reconcile two difficult and conflicting situations: on one hand an infrastructural language characterised by speed and generalness and on the other the specific nature of the everyday homely characteristics of the urban fabric and, above all, of residential buildings. This dualism has been resolved by adopting a twin strategy for the façades. Over on the side facing the motorway, a compact lightweight curtain structure has been created characterised by a powerful sense of horizontality materialized in the form of a coating made of strips of double-curved steel panels and a sequence of bright red coloured pivoted Persian blinds. Over on the other side towards the city, in contrast, a more abstract and fragmented façade was chosen, made from fibre-cement panels and fitted with wide vertical windows. Calling into question the stylistic homogeneity of most housing, often imposed by booms in the property market, ten different types of apartments have been created in this building, capable of meeting the needs of people from all kinds of backgrounds. Inside there are apartments ranging from one-to-four bedroom flats set over one or two levels and fitted together like some sort of threedimensional puzzle in a pattern reminiscence of the game “Tetris”. The top two floors are taken up by inner courtyards letting natural light flow inside. The result is an assembly of structures, whose layout makes reference to Le Corbusier’s Unité d’Habitations.

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Piante dei sette livelli dell’edificio residenziale 52 Highway realizzato a Noain. Nella pagina a fianco dall’alto in basso: digrammi generativi delle diverse tipologie di appartamenti; piante delle diverse soluzioni abitative; diagramma della distribuzione dei blocchi; diagramma cromatico verso l’autostrada e verso la città.

Plans of the seven levels of the 52 Highway residential building in Noain. Opposite page, from top down: generative diagrams of the various types of apartments; plans of the various housing designs; diagram of the layouts of blocks; colour diagram facing the motorway and facing the city.

Credits Project: Zon-e: Nacho Ruiz Allén, Jose Antonio Ruiz Esquíroz Quality Surveyor: Angel Remacha Ruiz Structure: Ingeniería Lauquiegui Mechanical Engineer: Incoa Ingeniería Consulting Client: Maestroarena Proyectos y Promociones Photos: José Antonio Ruiz Esquíroz, Miguel de Guzmán

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Sul lato rivolto verso l’autostrada è stata realizzata una cortina compatta, leggera e contrassegnata da una forte orizzontalità, materializzata in un rivestimento a fasce di pannelli a doppia curvatura di acciaio e da una sequenza di persiane a pivot colorate di rosso brillante.

A compact light curtain wall has been constructed over on the side facing the most way, whose powerful horizontal design is materialised in the form of a cladding made of strips of double curved steel panels and a sequence of pivoted bright red Persian blinds.

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In alto, planimetria generale. Sopra vista dell’edificio sul lato autostrada. L’edificio si presenta come un elemento curvo lungo circa 60 metri, con una profondità di 15 metri e sette piani di altezza. A destra, particolari della facciata metallica. Nella pagina a fianco, il lato verso la città presenta una facciata più astratta e frammentata, realizzata con pannelli di fibrocemento e ampie finestre verticali.

Top of page, site plan. Above, view of the building over on the motorway side. The building looks like an approximately 60 m long curved construction which is 50 m deep and seven stories high. Right, details of the metal façade. Opposite page, the side facing the city has a more abstract and fragmented façade made of fibre-cement panels and wide vertical windows.

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All’interno, si trovano appartamenti che vanno da una a quattro camere, distribuiti su uno o su due livelli e intrecciati come in un puzzle tridimensionale, con una geometria che ricorda il gioco Tetris.

Inside there are apartments ranging from one to four bedroom flats, constructed a full one or two levels and woven together like a three-dimensional puzzle whose geometric layout is reminiscent of the game Tetris.

Viste della facciata rivolta verso la città in cui l’alternarsi regolare di pieni e vuoti non rivela la complessità delle tipologie abitative all’interno.

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Views of the façade facing the city, where a regular pattern of solids and voids does not reveal the complexity of the various types of living facility inside.

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Pilar Ferreres, Luis Falcón, Odon Esteban, Cristina Pardal, Nacho López, Alexis López. Eva Egler (administration) Conditioning Engineering: OIT/INDUS Structural Engineering: Obiol-Moya-Arquitectes Fire Protection: F. Labastida Lighting Assessment: Ove Arup Acoustical Engineering: Estudi Acústic H. Arau Landscaping: Factors de Paisatge (Manel Cominas) Facade Assessment: Biosca & Botey Sign Design: Mario Eskenazi Strategy and Program: DEWG

Structural Assessment: Werner Sobek Ingenieure Kitchen Installations: AREAS (Xavier Torrents) Prpject management: IDOM General Contractor: UTE (Fomento de Construcciones y Contratas/Ferrovial/CO MSA) Building Systems Contractor: UTE instal.lacions (Emte, Agefred, Klimacal, UTE Firainstal 2000) Art Piece: Cristina Iglesias Client: Ajuntament de Barcelona, Infraestructures del Llevant SA Barcelona Regional

Infinite Light

Credits Project: MAP Architects-Josep Lluís Mateo Architectural Project Leader: Jordi Pagès Project Team: Anna Llimona (detailed project), Marc Camallonga (facings coordination), David Carim (roof coordination), Virginia Daroca, Lucas Echebeste, Pasqual Bendicho (interior finishes), Yolanda Olmo (structure and installations coordination) Collaborators: Carlos Montalbán, Hector Mendoza, Xavier Monclús, Elsa Bertan,

Infinite Light

The International Conference Centre in the Diagonal-mar area of Calle Taulat, Barcelona, was designed and built by Josep Lluís Mateo as the unfolding of a plot developed around the main themes of light (and its opposite, shadow) and sound (and its opposite, silence). The building looks like a mega-structure imperiously inserted between numerous other even recently constructed buildings characterizing this main road through the capital of Catalonia. Thanks to its own metal substance and the seamless undulating organic form of its main front, the CCIB seems to be a sort of visual podium on which the tall constructions at the rear are built. The complex is constructed out of a combination of various compact structures hosting various functions, which are lightened up at the top by a long longitudinal cut, which, 50 metres above street level, forms a large panoramic terrace sheltered by a floating roof. On the inside there is a huge conference hall covering 15,000 square meters and spanning 80 metres, which, thanks to the fact it is completely column-free, can be divided up as required into smaller spaces. The size of the hall and its transparent links to the adjacent utilities block – open towards the city – make it both a highly striking structural element and an almost abstract object.

Infinite Light

Il Centro Internazionale per Conferenze di Barcellona, in Calle Taulat, nell’area della Diagonal-Mar, è stato pensato e realizzato da Josep Lluís Mateo come lo svolgimento di una trama che si sviluppa intorno ai temi principali della luce (e del suo opposto, l’ombra), e il suono (e del suo opposto, il silenzio). L’edificio si presenta come una mega-struttura inserita imponentmente tra i numerosi altri edifici, anche recenti, che caratterizzano questa arteria della capitale catalana. Grazie alla propria materialità metallica e alla forma continua ondulata e organica della propria fronte principale il CCIB sembra costituire visivamente il podio su cui si innalzano le alte costruzioni retrostanti. Il complesso è costituito dall’accorpamento di diversi volumi compatti, ospitanti varie funzioni, che vengono alleggeriti nella parte superiore da un lungo taglio longitudinale che, a 50 metri di altezza sopra il livello stradale va a formare una grande terrazza panoramica protetta da una copertura flottante. All’interno, si apre l’enorme sala conferenze di 15.000 metri quadrati e con una luce di 80 metri che, grazie al fatto di essere completamente libera da colonne può essere divisa a seconda delle esigenze in spazi più raccolti. Le dimensioni della sala e le trasparenze con cui è collegata all’adiacente blocco di servizi – aperto verso il mare – la rendono allo stesso tempo un elemento strutturale di grande impatto e un oggetto quasi astratto.

Infinite Light

MAP Architects Josep Lluís Mateo Centro de Convenciones Internacional de Barcelona

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Infinite Light

Albert Masias


Sezioni sulla facciata sud. In basso, a sinistra, piante del piano terra e del primo piano; a destra, piante del mezzanino e del secondo piano.

Sections through the south facade. Below left, plans of the ground floor and of the first floor; right, plans of the mezzanine and of the second floor.

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Vista di uno degli spazi di collegamento.

View of one of the interior corridors.

All’interno, si apre l’enorme sala conferenze di 15.000 metri quadrati e con una luce di 80 metri che, grazie al fatto di essere completamente libera da colonne può essere divisa a seconda delle esigenze in spazi più raccolti.

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On the inside there is a huge conference hall covering 15,000 sq.m and spanning 80 m, which, thanks to the fact it is completely column-free, can be divided up as required into smaller spaces.

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Ricardo Bofill Centro Cultural Miguel Delibes, Valladolid

Unobtrusive, elegant and with no frills but furbished with the latest cutting edge technology, the new Miguel Delibes Cultural Centre in Valladolid is the most advanced Centre for the Arts in Castilla y León and combines a whole range of entertainment and musical education facilities in one single structure. The building, designed with clear-cut lines, embodies and expresses the concepts of transparency and luminosity both in its façade and interiors. The complex is characterised by large skylights and wide spaces protected by a gently undulating roof evoking the sinuous nature of the world of music. The Centre, which covers a total area of 40,000 square meters (including 10,000 for an underground parking lot for 350 cars), looks like a single entity but is in actual fact composed of three separate linear constructions: the Professional Conservatory and Chamber Music Hall; the Auditorium which is the home of the Orquesta Sinfónica de Castilla y León; the High School of Dramatic Art, Professional Dance and Experimental Theatre School. These three constructions are built around the communal space of a covered Interactive Plaza. The other communal spaces, covering an area of 23,000 square meters, are formed by the foyer leading to the three main halls – the 2,080-seat auditorium, the 450-seat chamber music hall and 480-seat experimental theatre – and an exhibition hall. The Centre, which can also be used as a conference hall, is also furbished with a library with a video and sound library, a cloak room, first aid facility, cafeteria- restaurants with an observation deck overlooking the Interactive Plaza, and a technical area for installations and storage. The building’s outside façades are made of rectangular low-emission glass panels attached to the main structure by means of stainless steel webs. This class curtain partition helps make the entire complex more sustainable, which is also equipped with a centralized computer system for managing water, gas and light consumption and allowing the inside temperature to be controlled in an optimum way

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Carlos Casariego

Discreto, elegante, senza esuberanze, ma dotato delle tecnologie più all’avanguardia, il nuovo Centro Cultural Miguel Delibes di Valladolid si pone come il polo culturale più avanzato della Castilla y León e riunisce in un’unica struttura le attività di intrattenimento e di educazione musicale. L’edificio, caratterizzato da linee chiare e pulite, raccoglie ed esprime i concetti di trasparenza e luminosità sia nella facciata che negli ambienti interni. I grandi lucernai e gli ampi spazi configurano il complesso, protetto da una copertura leggermente ondulata che richiama la sinuosità del mondo musicale. Il Centro, che copre un’area totale di 40.000 metri quadrati, di cui 10.000 destinati a parcheggio sotterraneo per 350 auto, si presenta come un’entità unica ma è in realtà costituito da tre corpi lineari distinti: il Conservatorio Professionale e Sala di Musica da camera; l’Auditorio sede della Orquesta Sinfónica de Castilla y León; la Scuola Superiore di Arte Drammatica, Scuola Professionale di Danza e Teatro Sperimentale. Questi tre elementi si raccolgono attorno allo spazio comune della Piazza Interattiva coperta. Gli altri spazi comuni, con una superficie di 23.000 metri quadrati, sono costituiti dal foyer che dà accesso alle tre sale principali – l’auditorio da 2.080 posti, la sala di musica da camera per 450 spettatori, e il teatro sperimentale per 480 – e da una sala espositiva. Il Centro, che può essere utilizzato anche per congressi, è inoltre dotato di una biblioteca con videoteca e fonoteca, un guardaroba, l’infermeria, una caffetteria-ristorante su un ballatoio panoramico che affaccia sulla Piazza Interattiva e un’area tecnica per le installazioni e i magazzini. Le facciate esterne dell’edificio sono realizzate con pannelli rettangolari di vetro a bassa emissione agganciati alla struttura per mezzo di ragni di acciaio inossidabile. Questa cortina vetrata contribuisce alla performance sostenibile dell’intero complesso che è anche dotato di un sistema centralizzato e informatizzato per la gestione del consumo di acqua, gas, luce e che permette di regolare la temperatura interna in modo ottimale.

Credits Project: Ricardo Bofill Previous Project: Rogelio Jiménez / Alejandro Ríos Project Director: José María Rocías Director of the Construction Site: Hilario Pareja

Execution Director: Meritxell Solá; Assistant: Nuria Blanco Engineering: Proyectes (Carlos Morancho), Eduardo Palao (structure) Acoustic Engineering: XU Acoustique

Scenography: OTTO Proyectes (Tom Seix) Furniture Design: Marta de Vilallonga Builder: UTE Auditorio (Zarzuela s.a. / Dragados) Client: Junta de Castilla y León

Vista dell’auditorio principale, da 2.080 posti, del nuovo Centro Cultural Miguel Delibes, realizzato da Ricardo Bofill a Valladolid.

View of the main 2,080-seat auditorium of the new Miguel Delibes Cultural Centre designed by Ricardo Bofill in Valladolid.

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Sezioni e piante del primo e del secondo livello dell’auditorio. In alto, vista generale del Centro che si pone come il polo culturale più avanzato della Castilla y León e riunisce in un’unica struttura le attività di

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intrattenimento e di educazione musicale. Nella pagina a fianco, la Piazza Interattiva, che costituisce l’area comune attorno a cui si raccolgono i diversi elementi e le varie funzioni del complesso.

Sections and plans of the first and second levels of the auditorium. Top of page, general view of the centre which will be the cutting-edge cultural centre of Castilla y León combining entertainment and

musical education activities in one single facility. Opposite page, the Interactive Square, which is the communal area around which all the centre’s various features and functions are set.

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Dominique Perrault Habitat Sky Hotel, Barcelona In un’area di oltre 3.000 metri quadrati tra la Nueva Diagonal e Pere IV, verrà aperto entro quest’anno il nuovo Habitat Hotel, cinque stelle, 30 piani, 247 camere doppie, 12 suite e quattro camere per disabili. Il progetto prende forma dal rapporto con la dimensione morfologica di Barcellona “città orizzontale, costruita seguendo le regole geometriche del piano Cerda, ma anche città verticale con simboli di architettura come la Sagrada Famiglia, le torri della città olimpica e soprattutto i quartieri sviluppati verso la montagna con la torre delle comunicazioni o il Tibidao”. La volumetria dell’insieme è quindi scolpita in due blocchi, un edificio cubo alle spalle di una torre pensata come un parallelepipedo rettangolo diviso in due nel senso della lunghezza. Un aggetto a 25 metri individua e protegge la zona d’ingresso mentre la proiezione in altezza di una sezione della torre crea un riferimento urbano nella città verticale. Le geometrie elementari che strutturano l’insieme trovano nella scelta del rivestimento il loro elemento di caratterizzazione, la loro forza di segno urbano. Il progettista ha pensato a un rivestimento in lastre di alluminio anodizzato di un grosso spessore che alla lucentezza associa prestazioni protettive e inattaccabili dalla corrosione. Le facciate sono poi impreziosite dall’inserzione di vetri colorati, rossi, gialli, blu e verdi, distribuiti aleatoriamente, che trasformano la torre in un suggestivo segnale luminoso. L’organizzazione funzionale è una conseguenza logica della situazione architettonica: alla base dell’edificio, la lobby dell’hotel, i ristornati, le sale riunioni, la piscina e i bar, tutte attività legate ai flussi di persone. Nei piani superiori, le camere e le suite che possono tutte godere di vista sul mare, la montagna e sulla Sagrada Famiglia. L’idea di appartenenza, di sinergia e integrazione alla città ha portato a organizzare una lobby traversante, come un passaggio pubblico, che dall’atrio d’ingresso conduce dalla parte opposta, a sud, dove una piccola piazza terrazza è ricavata dallo sfalsamento tra il “cubo” e la torre. Questa disposizione si presta a interagire con il funzionamento urbano del quartiere, l’Hotel diventa un luogo di passaggio e di accoglienza, partecipando all’evoluzione di una città in divenire.

The new Habitat Hotel, a 30-storey five-star facility with 247 double rooms,12 suites and four rooms for the physically challenged will be opening this year on a site covering over 3000 m_ between the Nueva Diagonal and Pere IV. The project is shaped around interaction between the horizontal morphology of the “city of Barcelona, built along with a geometric lines set down in the Cerda master plan, and also the city’s vertical architectural landmarks, such as the Sagrada Famiglia, the towers of the Olympic city and above all the neighbourhoods developed over by the mountainside with the communications tower or Tibidao”. The overall structural design is, therefore, sculpted into two blocks, a cube shaped building behind the tower designed in the form of a rectangular parallelepiped split in two lengthways. A 25-metre overhang marks and shelters the entrance area, while the upward thrust of a section of the tower creates an urban landmark in this vertical city The simple geometric patterns structuring the overall form stand out for the choice of cladding which gives the construction its urban force. The architect designed cladding made of sheets of quite thick anodised aluminium which combine shininess with protective properties and absolute corrosion resistance. The façades are embellished by inserting coloured sheets of glass (red, yellow, blue and green) set out randomly, which turn the tower into a striking luminous sign. The functional layout is a logical consequence of the architectural situation: the hotel lobby, restaurants, meeting rooms, swimming pool and bottles are located at the base of the building, all activities linked with flows of people. The bedrooms and suites on the upper floors or enjoy views of the sea, mountainside and Sagrada Famiglia. The idea of belonging and of synergically knitting into the city resulted in the creation of a lobby designed like a public passageway, leading from the lobby entrance right over to the other side to the south, where a small terraced plaza has been constructed in the staggered area between the “cube” and tower. This layout lends itself nicely to interacting with the neighbourhood’s urban functions. The hotel turns into a transition and reception place, participating in how the city evolves.

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Credits Project: Dominique Perrault Architecte Partners: AIA Salazar-Navarro Engineering: Brufau I Associats/Pamias Ingenieria Industrial Interior architecture: Virginia Figueras Client: Habitat Grupo Empresaria

Rendering del complesso alberghiero e di residenze inserito nel nuovo quartiere tecnologico di Barcellona tra la Nueva Diagonal e la Pere IV. L’hotel 5 stelle, che sarà inaugurato nel prossimo aprile, è ospitato da una torre di 120 metri e da un

corpo cubico più basso leggermente scalato a formare una piazzetta che affaccia su Lope de Vega.

Rendering of the hotel and residential complex incorporated in the new technological neighbourhood of

Barcelona between Nueva Diagonal and Pere IV. The five-star hotel, which will open next April, is hosted inside a 120 metre tall tower and a lower cube shapedconstruction, slightly staggered to form a plaza facing onto Lope de Vega.

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Planimetria generale e sezione dell’hotel, 31 piani, 260 camere e un ristorante panoramico nel corpo verticale; un centro benessere, ristorante terrazza, biblioteca/lounge, piscina e sale riunioni nel corpo più basso; 5 piani sotterranei con sale conferenze e parcheggi.

Nella pagina a fianco, particolare dei due blocchi dell’hotel visti dall’edificio delle residenze. Il rivestimento in spesse lastre di alluminio è ritmato dalle aperture che offrono viste panoramiche sul mare, la montagna e la Sagrada Famiglia.

Opposite page, detail of the two hotel blocks seen from the residential building. The cladding made of thick sheets of aluminium features a patent of apertures, which of a panoramic views of the sea, mountainside and Sagrada Famiglia.

Site plan and section of the hotel, 31 stories, 260 rooms and a panoramic restaurant in the vertical structure; a health centre, terrace restaurant, library/lounge, swimming pool and meeting rooms in the low a structure; 5 underground levels with conference rooms and parking facilities.

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Le diverse tipologie di camere, standard, superior e suite, sono distribuite nei 25 piani della torre e attrezzate delle più avanzate tecnologie.

The different types of rooms (standard, superior and suites) are distributed over the 25 stories of the tower and furbished with all the latest technology.

Le camere dotate di ampie vetrate, gli spazi comuni pensati come veri e propri attraversamenti, le terrazze e i giardini aperti sulla città, il rivestimento esterno vivacizzato dai riflessi e dai giochi di luce, individuano un nuovo segnale urbano ma anche un luogo

particolarmente conviviale che partecipa attivamente al futuro del quartiere.

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The rooms fitted with wide glass windows, the communal spaces designed to provide proper passageways, the terraces and gardens opening up to

the city, and the outside cladding livened up by reflections and interplay of light, creates a new urban landmark and also a particularly sociable place which will play an active part in the neighbourhood's future.

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Impatto zero

Eco-design according to Luis de Garrido Talavera

I

l frigorifero ha lo sportello in cristallo e cornice in acciaio: è stato realizzato su disegno e unisce al pregio estetico quello del risparmio energetico. Infatti consente, a chi vuole controllare che cosa ha già in fresco, di evitare di aprirlo inutilmente: un dettaglio, ma significativo della “R4House”, edificio-tipo totalmente progettato e costruito per ottenere la massima “sostenibilità” ambientale. E in effetti il nome riassume il programma: le 4 “erre” si riferiscono ai termini Reutiliza, Recupera, Recicla, Razona, in spagnolo perché spagnolo è il suo creatore, Luis de Garrido Talavera. Politropo esploratore di soluzioni tecnologiche d’avanguardia, Garrido si muove nel mondo della complessità, prima effettuale e poi formale; parte dalla necessità, per aprire un nuovo modo di pensare l’architettura ragionato e misurato, così da rispondere a tutte le esigenze ecologiche, non solo ad alcune di esse. In un certo senso, come la Tour Eiffel riassunse le esplorazioni tecnologiche del XIX secolo e mostrò al mondo che cosa si può raggiungere con le strutture in ferro, oggi Garrido mostra una via per concepire l’architettura tenendo compresenti le diverse soluzioni per ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’edificare e dell’abitare, in tutte le fasi del ciclo di vita delle opere, dalla costruzione, alla fruizione, alla demolizione. E risolve il disegno architettonico come armonizzazione di queste diverse ma congruenti necessità. L’approccio progettuale è identificabile come una evoluzione delle premesse del razionalismo con l’integrazione dell’attenzione ecologica. Garrido sostiene che “Razionalismo e minimalismo sono sinonimi di ‘grande produzione di residui’” per rispettare le griglie su cui si impostano i progetti, gli allineamenti e le dimensioni volute. Partendo dall’idea che invece ogni elemento, inclusi i più minuti scampoli, debbano essere utilizzati per evitare che quella della costruzione continui a essere un’industria fortemente inquinante, Garrido adotta un sistema compositivo fondato su quel che chiama “la bellezza dell’imperfezione”. Se volessimo cercare un antecedente e un ispiratore, potremmo immaginare un compenetrarsi delle idee di Gaudí con quelle di Le Corbusier: il maestro del modernismo catalano prese pezzi di ceramica e vetro rotti e li fece collocare entro la copertura esterna di diversi edifici, ottenendo col “trecandis” l’effetto di mosaici policromi astratti in cui le variazioni di colore danno luogo a una gioiosa fioritura, un manto estetico che aggiungono eloquenza all’architettura. Gli esempi più noti sono la panca continua del terrazzo al Park Güell o i pinnacoli della Sagrada Familia. Nella definizione del trecandis c’è l’unirsi di casualità e progettualità. Qualcosa di molto simile avviene nel modo di progettare di Garrido: una volta studiata, sulla base degli elementi maggiori a disposizione (le parti strutturali), la collocazione dei volumi dell’edificio, egli procede a individuare gli elementi minori, in relazione alla loro funzione e resa estetica (pannelli solari, superfici coibenti, ecc.), negli interstizi restanti si collocano gli scampoli dei materiali. E alla tradizione del Razionalismo, Garrido deve l’attento studio della finalità di ogni singolo elemento e del suo dimensionamento e collocazione: la forma nasce dalla funzione. E il colore la riveste di impatto estetico e di armonia. Così, allo studio razionalista si unisce l’arte del modernismo gaudiniano, in una sintesi tecnologica che trova in Catalogna (qui sono ubicate le prime R4House) il suo luogo di nascita naturale. Sono due i prototipi sinora realizzati: una casa di 150 metri quadrati e una di 30 metri quadrati. Sono le due prime abitazioni al mondo composte con materiali riciclati, riutilizzati e riutilizzabili, con consumo energetico zero. Tutti i componenti sono modulari e assemblati a secco, il modulo base strutturale essendo quello dei container portuali, a basso costo e massima flessibilità: per la casa più grande ne sono stati usati sei, recuperati. L’uso di questo elemento strutturale offre economicità e flessibilità all’edificio: consente di aumentarne la volumetria aggiun54 l’ARCA 232

gendo altri elementi, o di diminuirla, a seconda dell’evolversi delle necessità di chi vi abita. Per ottenere il consumo energetico “zero” Garrido ha seguito un approccio “olistico” al problema: innanzitutto ha studiato l’orientamento dell’edificio per ottenere il miglior rendimento della luce solare. Le pareti sono state realizzate con camera ventilata e materiali coibenti ecologici, e gli scuri permettono la graduazione della luce solare in funzione delle necessità luministiche ed energetiche. Orientato a sud, l’edificio maggiore è disegnato con patio centrale coperto, studiato in modo tale da sfruttare l’effetto serra per il riscaldamento invernale e la circolazione d’aria per favorire il raffrescamento in estate. Le intercapedini parietali dei contenitori sono usate per la circolazione di aria prelevata con canale sotterraneo dal lato nord per il raffrescamento estivo, e riscaldata in inverno attraverso pannelli in zinco e vetro serigrafato esposti a sud. Tra i materiali usati: pavimentazioni in Silesone (marmo artificiale derivato dal quarzo), o parquet di bambù; per le pareti, pannelli in vetro doppio riempiti con materiali decorativi, pannelli di plak’up (materiale a metà tra il vetro e la ceramica) retroilluminati, o in gesso-cellulosa pitturati, o in Trespa; in alto, controsoffittature in bambù e abete. Sia per le pareti, sia per i pavimenti, Garrido ha utilizzato pannelli a sandwich in cui ha introdotto elementi coibenti quali canapa colorata, ritagli di vetri triturati, lana di pecora tinta, realizzando composizioni cromatiche che rallegrano l’ambiente. La copertura esterna è composta in parte con i ritagli dei pannelli di vetro restanti dalla confezione delle pavimentazioni e delle pareti: come nel “trecandis”. Le coperture piane invece accolgono tutte uno strato di terra coltivata posato sopra un manto di ZinCo Flordrain FD 40. I pannelli solari, termici e fotovoltaici, sono collocati non come elemento ultimo che si aggiunge a un’architettura già disegnata, bensì come parti sostanziali attorno alle quali è studiato il disegno complessivo dell’edificio. Date le condizioni climatiche di Barcellona, dove sono ubicati i prototipi, i pannelli termici sono inclinati di 50°, quelli fotovoltaici di 30°, con esposizione sud. La loro presenza influisce fortemente sul disegno generale dell’edificio. Lo si nota anche in tutti gli altri progetti di Garrido: la facciate sono sempre orientate, la forma degli edifici è sempre data dall’unirsi di necessità dimensionali, di schermature e pannellature solari e infine dalle coperture a giardino. Come Emilio Ambasz, Garrido rifugge dal disegno architettonico inteso come gesto scultoreo o anche semplicemente come forma cui subordinare l’abitare. Nell’arredo interno, ha disegnato quattro moduli per bagno e cucina, tutti attrezzati con elettrodomestici Miele ad alta efficienza energetica e con mobili in pannelli di Silestone antibatterico. Tali moduli possono scorrere e cambiare di posizione nel caso la geometria interna della casa variasse nel tempo. A testimonianza dell’impegno per il riutilizzo, nella casa più piccola, i mobili sono in cartone piegato e i sanitari sono vecchi, restaurati e riadattati. Alla fine del loro ciclo, le case così concepite possono essere smontate e gran parte dei loro elementi riutilizzati: l’impronta sul territorio della loro presenza risulta ridotta al minimo. E’ questa la preoccupazione principe del progettista, il che sul piano del disegno si traduce in un gioco di superfici a varia cromia che hanno il pregio della flessibilità. Manca forse la “firmitas” a questa case: ma la si recupera nell’evoluzione possibile. Come vere macchine da abitare, esse richiedono, col passare del tempo, nuove messe a punto: aggiornamenti in funzione del numero degli abitanti e delle attività cui si dedicano, e anche in funzione di nuove proposte architettoniche che possono essere introdotte. Sono architetture definite ma ulteriormente definibili, passibili di crescita e di trasformazione: qualcosa che Kenzo Tange avrebbe saputo apprezzare. Leonardo Servadio

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he fridge has a glass door and steel frame: it was custom designed and combines quality aesthetics with energy-saving. In actual fact it does not need to be opened needlessly by just to check what is cooling inside it: a very interesting detail of “R4House”, a building type entirely designed and constructed with maximum environmental sustainability in mind. The program is summed up in the name: the four “R”s referred to Re-utilisation, Recovery, Recycling and Rationing, in Spanish because its inventor, Luis de Garrido Talavera, is Spanish. A multifaceted explorer of cutting-edge technological solutions, he operates in the world of primarily functional but also formal complexity; he works on the need to open up a new way of thinking about carefully gauged and measured architecture, capable of meeting all and not just some ecological demands. In some sense, just as the Eiffel Tower summed up all the technological experiments of the 19th century and showed what can be achieved using iron structures, Garrido is pointing to the way to design architecture bearing in mind all the various solutions for minimising the environmental impact of building and living facilities, during every phrase in the life cycle of these works from construction to usage and then demolition. His architectural designs bring together all these diverse but congruent needs. The design approach may be identified as an elaboration on the premises of rationalism incorporating special attention to ecology. Garrido claims that “Rationalism and minimalism are synonyms for ‘producing lots of leftovers’ in order to respect the grids to which the projects, alignments and desired dimensions are all gauged. Working on the idea that, in contrast, every element, including even the most tiny remnants, must be used in order to prevent the construction industry from becoming highly polluting, Garrido adopts a design system based on what he calls “the beauty of imperfection”. If we were looking for a forerunner or inspiration, we might imagine a combination of the ideas of Gaudí and Le Corbusier: the Master of Catalonian modernism took bits of broken glass and ceramics and placed them on the outside roof of various buildings, obtaining from this “ trecandis” the effect of abstract multicoloured mosaics in which variations in colour blossomed into a joyous aesthetics surface acting eloquence to architecture. The best-known examples are the seamless bench on the terrace of Park Güell or the pinnacles of the Sagrada Familia. A “ trecandis” is a combination of randomness and careful design. Something very similar happens in Garrido’s own design technique: having studied the position of the building structures based on the most important elements available (the structural parts), he then identifies the minor features according to their function and aesthetic false (solar panels, insulating surfaces etc.) and the left and the materials are then placed in the remaining interstices. Garrido owes the careful way he studies the purpose of each individual element, its size and position, to the Rationalist tradition: form derives from function. And colour adds aesthetic appeal and a sense of harmony. So rationalist studies combine with the art of Gaudian modernism in a technological synthesis whose natural birthplace is Catalonia (which is where the first R4Houses are located. Two prototypes have been constructed so far: a 150 square metres house and a 30 square metres house. They are the world’s first two houses made of recycled, reutilised and reusable materials involving zero energy consumption. All the components are modular and dry assembled, the basic structural module is that of a low-cost, maximum-flexibility port container: six were used for the larger house, after being salvaged. Using this kind of structural elements makes the building economi-

cal and flexible: it allows the basic structure to be increased in size by adding other elements, or made smaller depending on the emerging needs of its inhabitants. To achieve “zero” energy consumption, Garrido adopted an “holistic” approach to the problem: first of all he studied the building’s position to make the most of sunlight. The walls are fitted with ventilated cavities and eco-friendly insulating materials, and blinds allow sunlight to be gradually blacked out depending on lighting and energy needs. Facing south, the main building is designed with a covered central patio, carefully devised to exploit the greenhouse effect for winter heating purposes and air circulation for cooling in summer. The cavities in the walls of the containers are used for circulating air conveyed along an underground channel from the north side to provide cooling in summer and heating in winter through zinc and serigraph glass panels facing south. The materials used include: Silesone floors (an artificial mobile derived from quartz) or bamboo parquet; double glazed panels for the walls filled with decorative materials, rear-lit plak’up panels (and material midway between class and ceramics) or made of painted or Trespa cellulose-plaster; at the top of the building, the double ceilings all made of bamboo and fir. For both the walls and floors, Garrido has used sandwich panels in which he has incorporated insulating elements like coloured hemp, fragments of crushed glass and dyed sheep’s wool, creating colour patterns that brighten up the environment. The roof is partly made of leftover bits of glass panel form the floors and walls: as with the “ trecandis”. The flat roofs, on the other hand, all incorporate a layr of cultivated soil placed over a sheet of ZinCo Flordrain FD 40. The solar, thermal and photovoltaic panels are not installed like some sort of last element added onto a ready-designed work of architecture, they’ll actually substantial pots around which the overall building design is created. Given Barcelona’s (where the prototypes are located) weather conditions, the thermal panels are set at an angle of 50° and the photovoltaic panels at 30° facing south. Their presence has a powerful influence on the overall design of the building. This can be noted in all of Garrido’s works: the façades always carefully direct it, the shape of the buildings always depends on a combination of requirements deriving from sizing and shielding, solar panels and, lastly, garden roofs. Like Emilio Ambasz, Garrido steers clear from the idea of architectural design as a sculptural gesture or just as a form which dictates how they are inhabited. For the interior furnishing he has designed four units for the bathroom and kitchen, all fitted with high energy efficiency Miele home electrical appliances and anti-bacteria Silestone furniture panels. These units can slide and change position should the house’s interior layout happen to be altered over time. As evidence of a commitment to re-utilisation, the furniture in the small house is made of folded cardboard and the toilet facilities are old, restored and re-adapted. At the end of their cycle, houses designed this way can be disassembled and most of their elements reused: this means they leave very little trace on the landscape. This is the architect’s main concern, translated on a design level into an interplay of surfaces of various colours, whose main quality is flexibility. This house does perhaps lack “ firmitas”: but this is recovered in the way it can evolve. Like real machines for living, as time passes by they need to be reset: adjustments related to the number of inhabitants and activities they are involved in, and also in relation to new architectural ideas which may be incorporated. They are finished works of architecture which may be further developed, open to growth and change: some think which Kenoz Tange would have admired. 232 l’ARCA 55


R4House Il nome delle R4House, progettate da Luis de Garrido (www. luisdegarrido.com), deriva dalle quattro “erre” iniziali di RiciclaRecupera-Riutilizza-Ragiona. Ricicla La casa è costruita in parte con materiali riciclati e riciclabili. Ovvero, con materiali che si sono ottenuti da materiali già esistenti (modificando attraverso un processo industriale le caratteristiche fisiche, chimiche o meccaniche). Per questa ragione sono state scelte imprese che fabbricano i prodotti più ecologici del settore. Ovviamente questi materiali potranno essere nuovamente riciclati, tutte le volte che si vuole, una volta che superato il ciclo vitale nelle case. Recupera Parte dei materiali utilizzati nelle case sono recuperati, ovvero, si sono utilizzati materiali che inizialmente sono stati buttati dalla società. Allo stesso modo, nei prototipi si mostrano materiali recuperati mediante un processo industriale (prodotti che l’industria ricava da residui) e altri recuperati professionalmente (oggetti elaborati da progettisti partendo da residui). Riutilizza Alcuni materiali dei prototipi sono stati utilizzati precedentemente e sono stati riutilizzati, il che diminuisce al massimo l’energia consumata nel processo di costruzione ed evita la produzione di residui. Bisogna precisare che le case sono state costruite in modo tale che tutti i materiali impiegati possano essere completamente riutilizzati. In questo modo i materiali si possono rinnovare e possono essere riutilizzati in altre costruzioni, senza produrre residui e con il minimo consumo energetico possibile. Ragiona L’architettura sostenibile obbliga a ripensare tutto il processo della progettazione, costruzione e gestione di un edificio per diminuire l’impatto negativo sull’ambiente e in particolare: diminuire il consumo energetico necessario; ottimizzare i materiali e i ricorsi utilizzati; diminuire il mantenimento e il costo degli edifici. Tra le altre caratteristiche delle R4House possiamo citare: la struttura portante realizzata con container portuali inutilzzati (permette di realizzare spazi architettonici flessibili, riubicabili, ampliabili e a basso costo); il consumo energetico pari a zero (progetto bioclimatico estremo), dovuto, tra le tante cose, alla suo perfetto orientamento, alla tipologia architettonica, alla presenza di una doppia pelle con camera ventilata, isolanti ecologici e pannelli per il controllo solare, vetri strutturali con serigrafia speciale, un sistema di distribuzione di aria fresca attraverso un ricettore di vento e pavimenti galleggianti.

Designed by Luis de Garrido (www.luisdegarrido.com), R4House’s name comes from the four initial “R”s of Recycle-Recover-ReuseReason. Recycle The house is partly made from recycled and recyclable materials. Or, in other words, using materials obtained from existing materials (altering their physical, chemical or mechanical properties by means of a special industrial process). This is why it was decided to choose companies manufacturing the most ecological products in the sector. Obviously these materials can be recycled again whenever required, once the houses have reached the end of their life cycle. Recover Some of the materials used for the houses are recovered all, in other words, the materials used had previously been disposed of by society. Likewise, the prototypes draw on materials recovered by means of an industrial process (products which industry obtains from leftovers) all materials recovered professionally (objects designers have created from leftovers). Reuse Some materials in the prototypes have previously been used and have now been reused, which reduces to a maximum the amount of energy used in the building process and avoids generating leftovers. It needs to be pointed out that the houses have built belts in such a way that all the materials used may be completely reused. In this way the materials can be renewed and then reused in other constructions, without generating leftovers and consuming as little energy as possible. Reason Sustainable architecture forces us to rethink the entire design, construction and management process for the building, in order to reduce negative impact on the environment and in particular: decrease the amount of energy required; optimise the materials etc. used; reduce maintenance and decrease the cost of buildings. R4House’s most distinctive features include: a bearing structure made from unused port containers (making it possible to create flexible, relocatable, extendable and low cost architectural spaces); the equivalent of zero energy consumption (extreme bio-climatic design) thanks, amongst other things, to its perfect positioning, architectural style, the presence of a double skin with a ventilated cavity, eco-friendly insulating and solar control panels, special serigraphed structural glass, a fresh air distribution system based on a wind receiver and floating floors.

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INVERNO/WINTER (Sopra/above) A. Particolare delle lamelle interne del doppio vetro sul lato sud./Detail of the internal sheets of the double glazing on the south side. B. Si chiude l’aletta dei due camini piccoli impedendo l’uscita dell’aria calda/The flap over the two small chimneys closes to stop warm air from escaping C. Le lamelle esterne e interne dei doppi vetri consentono il passaggio dei raggi solari. The outside and inside sheets of the double glazing let in sunlight. D. Le lamelle sono molto trasparenti sulla parte superiore così da permettere il riflesso della radiazione solare sui soffitti chiari del contenitore e illuminarne le parti più interne. The sheets are extremely transparent at the top to allow sunlight to be reflected off the clear ceilings of the container and to light up its internal parts.

E. In inverno si chiude l’uscita dell’aria dal camino così che non aspiri l’aria calda dall’abitazione. In winter the outlet on the chimney is closed to stop it from drawing warm out of the apartment. F. La copertura a giardino mantiene il calore dell’edificio durante la notte e isola dal freddo esterno/The garden roof keeps the building warm at night and insulates it against cold from the outside. G. Illuminazione solare diretta da nord. Direct sunlight from the north. H. Radiazione del riscaldamento dal pavimento radiante/Heating radiation from the radiant floor.

ESTATE/SUMMER (Sotto/below) A. Il grande camino metallico si scalda, a causa della massa di aria calda che risale ad alta velocità aspirata dall’interno. The large metal chimney heats up due to the mass of warm air sucked upwards rapidly from the inside. B. Particolare delle lamelle interne del doppio vetro sul lato sud/Detail of the internal sheets of double glazing on the south side. C. In estate si apre l’aletta per estrarre l’aria calda. In some a the flap opens to extract warm air. D. Le lamelle orizzontali impediscono il passaggio della radiazione solare diretta/The horizontal sheets prevent direct sunlight from entering. E. Le lamelle interne dei doppi vetri impediscono e/o regolano il passaggio della radiazione solare indiretta. The inside sheets of double glazing prevent and/or adjust the passage of indirect sunlight.

F. La copertura a giardino, offre una forte inerzia termica e un grande isolamento. The garden roof provides powerful thermal inertia and strong insulation. G. L’aria interna ascende via via che si scalda. Internal air gradually rises as it heats up. H. Vetri doppi di isolamento termico all’interno (4 cm). Thermal insulation double glazing on the inside (4 cm). I. Illuminazione solare indiretta da nord. Indirect sunlight from the north. L. L’aria fresca sale verso il primo piano attraverso dei fori nel pavimento./Fresh air rises up to the first level through holes in the floor. M. L’aria fresca penetra all’interno dei contenitori attraverso fori nel doppio pavimento. Fresh air flows into the containers through holes in the double floor.

A

F

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I C L

D M

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INVERNO/WINTER

H

A. In inverno si chiude l’uscita dell’aria dal camino solare, così che non aspiri l’aria calda dall’abitazione. In winter the air outlet from the solar chimney is closed so that it does not draw hot air out of the house.

A I

B. La copertura ha uno strato isolante di 12 cm. The roof is covered with a 12 cm layer of insulation.

L

B

C. Illuminazione solare diretta da sud/Direct solar lighting from the south. D. In inverno si chiude l’aletta, impedendo così che l’aria fresca esca dal sistema geotermico sotterraneo/In winter the flap is closed to prevent fresh air from escaping from the underground geothermal system.

M C

N O P

E. Il pavimento accumula calore solare/The floor accumulates solar heat. F. Il sistema di riscaldamento dal pavimento radiante solare è installato nel doppio pavimento dei contenitori. The heating system from the radiant solar floor is installed in the containers’ double floor. G. Ventilatore alimentato dai captatori fotovoltaici. Fan supplied by the photovoltaic collectors. H. Captatori solari termici per l’ACS e il riscaldamento dal pavimento radiante (7 captatori di 2x1 m). Thermal solar collectors for the ACS and heating from the radiant floor (7 collectors measuring 2x1 m).

Q R

D

E

I. Captatori solari fotovoltaici (per generare 1KW pico di elettricità). Photovoltaic solar collectors (to generate 1 KW peak of electricity) L. In inverno si chiude la finestra superiore perché non esca l’aria calda. The top window is closed

ESTATE/SUMMER

C. Protezioni dalla radiazione solare diretta. Protection against direct solar radiation. D. Protezioni dalla radiazione solare indiretta (frangisole interni). Protection against indirect solar radiation (internal shutters). E. Doppio pavimento. Double floor. F. Scivolo/Slide. G. L’aria fresca entra all’interno dal doppio pavimento. Fresh air flows inside through the double floor. H. L’aria fresca del doppio pavimento si si diffonde nell’edificio attraverso varie aperture. Fresh air from the double floor spreads through the building through various apertures. I. Captatori solari fotovoltaici (per generare 1KW pico di elettricità). Photovoltaic solar collectors (to generate a 1 KW peak of electricity). L. L’aria calda esce dalla parte superiore della copertura inclinata.

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M. Illuminazione solare indiretta zenithale da nord/Indirect zenith solar lighting from the north. N. La copertura a giardino mantiene il calore dell’edificio di notte e lo

G

isola dal freddo esterno. The garden roof keeps heat in the building at night and insulates it against the cold outside.

P. Facciata ventilata. Ventilated facade.

O. La radiazione solare diretta penetra all’interno dell’edificio. Direct solar radiation flows into the building.

R. In inverno si chiude lo sportello esterno perché non entri aria nel sistema sotterraneo. The outside hatch is closed

Q. Captatore di vento. Wind collector.

in winter so that air does not get into the underground system.

A

A. Il grande camino metallico si scalda, a causa della massa di aria calda che risale ad alta velocità aspirata dall’interno. The large metal chimney is heated up by the mass of hot air sucked up rapidly from the inside. B. Copertura inclinata con 12 cm di isolamento. Sloping roof with a 12 cm layer of insulation.

in winter to prevent hot air from escaping.

F

I

B

L M C

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D P Q E R S

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G

Hot air flows out of the top part of the sloping roof. M. Illuminazione zenithale indiretta da nord/Indirect zenith lighting from the north. N. L’aria interna rinfresca e si scalda mentre sale. Interior air cools and heats up as it rises.

O. Copertura a giardino che protegge dalla radiazione solare e offre isolamento e forte inerzia termica. Garden roof providing shelter against solar radiation and providing insulation and a powerful thermal inertia effect. P. Facciata ventilata con 5 cm di isolamento.

Ventilated façade with 5 cm layer of insulation. Q. Spazio ombreggiato a nord per creare un serbatoio permanente di aria fresca. Shaded space to the north to create a permanent reservoir of fresh air. R. L’aria più fresca

dall’esterno entra nel sistema sotteraneo. The fresher air from the outside flows into the underground system.

through a tunnel of underground bulkheads beneath the containers, giving off heat and hence cooling down.

S. L’aria dall’esterno passa attraverso una galleria di paratie sotterranee, sotto ai contenitori, cedendo calore e dunque raffrescandosi. Air from the outside flows

T. Questa galleria, allo stesso tempo, protegge l’edificio dall’umidità/The tunnel simultaneously protects the building against damp.

Tutti i pezzi utilizzati nella costruzione di R4House sono stati assemblati a secco con viti e fascette di bloccaggio. In questo modo, una volta smontate le case (passata la vita utile), tutti i pezzi possono

essere riutilizzati per la costruzione di un nuovo edificio. I sistemi utilizzati nel montaggio a secco di R4House sono stati progettati da Luis de Garrido esclusivamente per queste case.

All the piece used for constructing R4House are dry-assembled using screws and clamps. So once the houses are dismantled (at the end of their lifecycle), all the pieces may be reused to construct a new building.

R4House’s dry-assembly systems are designed by Luis de Garrido exclusively for these houses.

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Vitrohouse La Casa di Vetro, progettata da Luis de Garrido, è stata presentata come prototipo al Construmat 2005 di Barcellona. Si tratta di una residenza completamente realizzata in vetro (compresa la struttura portante), di 126 metri quadrati, suddivisi in tre corpi paralleli di 42 metri quadrati ciascuno. La sperimentazione si è basata sulle potenzialità di sostenibilità del vetro: la sua totale riciclabilità, l’alto grado di naturalezza, l’abbondanza della metria prima – il silicio – e la poca energia richiesta per la produzione, la possibilità di usare elementi prefabbricabili (il sistema costruttivo permette di completare la costruzione in sole cinque settimane) e quindi di riutilizzarli una volta smontati, la non tossicità, l’elevata durabilità. Tra gli accorgimenti che ne ottimizzano le prestazioni bioclimatiche ci sono; l’orientamento verso sud che garantisce il massimo numero di ore di luce naturale; la tipologia tripartita con la zona giorno al centro, protetta dai due corpi laterali sia d’estate che in inverno; il controllo solare per mezzo di elementi frangisole regolabili in facciata; un sistema di ventilazione naturale; l’isolamento offerto dalla doppia pelle in vetro; l’inerzia termica, dovuta alla copertura che è in parte sistemata a giardino e in parte è formata da un acquario; lo sfruttamento di energie rinnovabili (solare, termica, fotovoltaica, eolica). La casa è inoltre dotata di un sistema di tecnologie multimediali (proiettori, video, altoparlanti, controlli domotici) che contribuiscono alla definizione e alla dinamicità continua dello spazio architettonico. Per quanto riguarda l’illuminazione artificiale, la casa è dotata di un sistema di luci a basso consumo (LEDS), integrate anche nelle pareti perimetrali realizzate in vetro trasparente e altri materiali retroilluminati innovativi a metà tra il vetro e la ceramica.

A prototype of Vitrohouse designed by Luis de Garrido was presented at Construmat 2005 in Barcelona. This is an all-glass house (including the bearing structure) measuring 126 square meters divided into three parallel constructions, each measuring 42 square meters. The experiment is based on the sustainability potential of glass: its total recyclability, high degree of naturalness, the abundance of raw material available – silicon – and small amount of energy required to make it, the possibility of using prefabricated elements (the construction system allows building to be completed in just five weeks), which, therefore, may be reused once dismantled, its non-toxicity and highly durable nature. Special measures to optimise its bio-climatic properties include: its south-facing position to ensure the maximum number of hours of natural light; its layout in three sections with the living quarters in the middle, protected both in summer and winter by two side constructions; control of sunlight by means of adjustable shutters on the façade; a system of natural ventilation; insulation by means of the double glass skin; thermal inertia, due to the roof which is partly landscaped with a garden and partly composed of an aquarium; the use of renewable energy sources (solar, thermal, photovoltaic, wind). The house is also equipped with a system of multimedia technology (projectors, video equipment, loudspeakers, domotic controls), which helped define and inject constant dynamism into the architectural space. As regards artificial lighting, the house is fitted with a system of low consumption lights (LEDs), also incorporated in the perimeter walls made of transparent glass and other innovative rear-lit materials, something between glass and ceramics.

Piante e rendering della Casa di Vetro. La sperimentazione è tesa a testare le possibilità del vetro in tutti gli elementi della costruzione, dalla struttura portante ai mobili e a ottimizzarne il grado di sostenibilità.

Plans and renderings of Vitrohosue. This experiment is aimed at testing out the possibility of using glass for all building features, from the bearing structure to the furniture, thereby optimising the sustainability rating.

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Pontmare

Alto livello di umidità High humidity level ESTATE/SUMMER

Il progetto del ponte-grattacielo Pontmare è stato pensato per creare un nuovo simbolo architettonico per la città di Valencia. Ispirato ad alcuni dei punti di riferimento della città (il mare, i velieri, il manto della Virgen de los Desamparados, le aste dei tori, il fuoco, la luce), Pontmare mira a essere l’elemento di unione e raccordo tra una stazione ferroviaria, il centro urbano, l’antico tracciato del fiume Turia (ora convertito in parco) e il mare. La proposta di Garrido include una stazione sotterranea di treni e metropolitana, un nuovo ponte e due grattacieli, destinati a residenze e uffici, dotati di tutti i più avanzati accorgimenti bioclimatici ad alto livello di sostenibilità. Per la costruzione si prevede l’utilizzo di materiali il più possibile riciclabili e riutilizzabili e il processo di edificazione sarà studiato in modo da sfruttare al massimo l’industrializzazione di tutte le fasi e componenti così da diminuire gli sprechi e i materiali di scarto. I grattacieli poggiano con soli tre pilastri sul tracciato del ponte così che la loro costruzione non interferirà con il normale funzionamento delle reti ferroviaria e stradale. Esternamente, la doppia pelle di vetro è equipaggiata con migliaia di piccoli LED multicolore, a controllo individuale, e con proiettori video sincronizzati che consentiranno di comporre scritte e immagini. In questo modo, sarà possibile alterare lo spazio e la forma, conferendo al complesso un carattere etereo in cui l’aspetto fisico si confonde con quello virtuale e in cui è difficile discernere dove finiscono gli elementi architettonici e inizia l’informazione visiva. Inoltre, i due grattacieli sono “collegati” tra loro, da un sistema di nebulizzazione lineare di acqua a pressione che forma una sorta di “schermo d’acqua” su cui è possibile proiettare immagini di ogni tipo, costituendo così uno spettacolo multimediale visibile anche a distanza.

The Pontmare bridge-skyscraper project was designed to create a new architectural landmark for the city of Valencia. Inspired by key reference points in the city (the city, sailing boats, Virgen de los Desamparados, bull spears, fire, light), Pontmare aims to be a means of unifying and linking a railway station, the city centre, the old course of the River Turia (now transformed into a park) and the sea. Garrdio’s design incorporates an underground station for trains and tubes, a new bridge and two skyscrapers designed for holding apartments and offices, fitted with all the latest high-sustainability bioclimatic devices. Its construction will involve the use of as many recyclable and reusable materials as possible and the building process will be designed to make maximum use of industrialisation during every phase and for all the components to reduce waste and leftover materials. The skyscrapers rest on just three columns along the bridge, so that their construction will not interfere with the smooth operating of the railway lines and roads. On the outside, the double glass skin is fitted with thousands of small individually-controlled multi-coloured LEDs and synchronised video projectors for composing words and pictures. This will make it possible to alter the space and form making the complex ethereal, with its physical and virtual images melding together so that it is hard to distinguish where the architectural features end and the visual information begins. The two skyscrapers are also “connected” together by a system of linear nebulisation using pressurised water, which creates a sort of “screen of water” onto which all kinds of images may be projected to create a multimedia show that can even be seen from a distance.

A. Schermo d’acqua: cortina di acqua nebulizzata per la proiezione di immagini multimediali e per il raffrescamento dell’ambiente/Screen of water: curtain of nebulised water for projecting multimedia images and cooling down the setting.

G

B. In estate si protegge la doppia pelle di vetro con persiane che impediscono alla radiazione solare di attraversare i vetri esterni/In summer the double glass skin is protected by Persian blinds preventing solar radiation from passing through the external glass panels. C. L’aria calda esce dalla parte superiore della doppia pelle di vetro/Hot air flows out of the top part of the double glass skin.

H

A

I

D. L’aria fresca ascende dai patii interni che attraversano il grattacielo. Fresh air rises up from the internal patios running through the skyscraper. E. Corrente di aria ascendente che ventila la doppia pelle di vetro ed evita l’accumulo termico del grattacielo/A current of upward-rising air ventilates the double glass skin and prevents thermal build-up in the skyscraper. F. Ingresso di aria fresca dalle gallerie sotterranee/Fresh air inlet from the underground tunnels.

L

B

M

N C Piante del pontegrattacielo Pontmare, progettato da Luis Garrido per Valencia, e diagrammi degli accorgimenti bioclimatici della struttura dei grattacieli.

Plans of the bridge-skyscraper Pontmare, designed by Luis Garrido for Valencia, and diagrams of the bioclimatic devices of the skyscrapers.

G. I captatori solari proteggono l’edificio dalla radiazione solare indiretta. Solar collectors protect the building against indirect solar radiation. H. Frangisole interni che proteggono il grattacielo dalla radiazione solare indiretta. Internal shutters protect the skyscraper against indirect solar radiation. I. L’aria calda esce dalla parte superiore delle vetrate della facciata sud. Hot air escapes from the upper part of the glass windows on the south facade. L. Nucleo di ascensori nel patio centrale. Lifts core on the central patio. M. L’aria fresca attraversa gli uffici e li rinfresca/Fresh air flows through the offices, cooling them down. N. Gli ambienti si rinfrescano con sistemi meccanici di condizionamento. The premises are cooled down by mechanical air-conditioning systems.

O D

O. L’aria fresca penetra a ogni piano del grattacielo/Fresh air flows into every level of the skyscraper. P. L’aria fresca entra nei sistemi meccanici di condizionamento/ Fresh air flows into the mechanical air-conditioning systems. Q. Aria e acqua fredda passano dal sistema geotermico/Cold air and water flowing through the geothermal system.

E

R. Si apre il collegamento con il serbatoio di acqua fredda/The connection with the cold water tank can be opened. S. Si chiudono le paratie per disconnettere il collegamento con il serbatoio di acqua calda/The bulkheads open to disconnect the connection to the hot water tank.

F

P

Q

R S

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Rendering dei grattacieli-ponte Pontmare, progettati per Valencia. Questa struttura, ispirata alle immagini più tipiche della città spagnola, sono pensati nel segno della massima sostenibilità ambientale,

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multimedialità e flessibilità d’uso.

Renderings of the Pontmare skyscrapers-bridge designed for Valencia. This structure, inspired by the most characteristic images of this Spanish city, is designed along the

lines of maximum environmental sustainability, multimediality and practical flexibility.

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Arezzo Law Court

Simone Levi/Studio Nicoletti

Project: Manfredi Nicoletti

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Manfredi Nicoletti

A

sud, facciata frangisole con nervature in acciaio, una gigantesca foglia inox bioclimatica per proteggere gli interni dall’irraggiamento solare; a nord, guscio rivestito con lastre di granito nero disposte lungo le generatrici del conoide in cemento armato. La non complanarità fra lastre e superficie sottostante crea un sorprendente effetto scaglia. Il tutto ricorda la “carrozzeria” di un gigantesco armadillo, sbucato da chissà dove, ma molto presente come elemento simbolico. Insomma, la Giustizia, prima di essere imparziale, deve subire una metamorfosi tra il vegetale e l’animale? Mondi comunque che, da sempre, sia nell’arte sia nell’architettura hanno offerto contributi rilevanti. “In geometria non esistono solidi con una faccia sola, in montagna sì. Il pilastro di Rozes è addossato alla vasta muraglia della Tofana e offre un solo lato, a sud, dritto e a piombo”. Così Erri De Luca (Il contrario di uno, Feltrinelli, Milano, 2005) gioca con un paradosso “euclideo” affascinante quanto ermetico, tuttavia denso di possibili percorsi per alcune riflessioni sul senso del progetto per il nuovo Palazzo di Giustizia di Arezzo; una straordinaria opera (per l’Italia, s’intende, poiché da noi da sempre latita un’architettura veramente contemporanea), cui va dato massimo consenso, soprattutto perché, il suo progettista, Manfredi Nicoletti, è riuscito a convincere una committenza pubblica notoriamente impermeabile a qualsiasi innovazione. Il nuovo complesso, oltre alla sua funzione primaria, non è detto, con le sue forme che evocano anche tecnologici rilievi montani, non possa suggerire ipotetiche scalate; con l’obiettivo di fare bene un lavoro importante come quello di giudicare il prossimo. Un impegno che il magistrato, all’inizio di carriera, intraprende con grande passione civile ma che poi cala di tensione ideale poiché tutto viene quasi sempre ostacolato da un sistema giuridico arcaico e farraginoso e, nonostante a più riprese riveduto e corretto, mai veramente rifondato alle radici. Architettura come metafora della Natura. L’assunto programmatico di Nicoletti, anche se leggermente contraddetto dall’uso dell’acciaio inox (difficilmente evitabile l’effetto “coltelleria”), detiene una sua validità poiché ha come obiettivo la reinterpretazione in chiave contemporanea del rapporto Natura/Artificio. Ma dove sta la Natura e dove l’Artificio? La Natura è nel contesto: un parco storico nei pressi della Fortezza Medicea. All’interno di quell’area verde sorge un edificio ottocentesco in stile neoclassico, precedentemente una struttura ospedaliera e ora restaurato e utilizzato per uffici e archivi cui è collegato il nuovo Palazzo di Giustizia con le principali aule per le udienze e gli spazi della presidenza del Tribunale. L’Artificio è invece nella particolarissima facciata frangisole posta a sud, una superficie schermante svirgolata composta di elementi in acciaio inox (ormai abbandonato da chi ha colto che le metafore hanno, come anche la Natura, un “software” che lavora a tempo ed è programmato per una vita non eterna). Se da una parte l’acciaio inox risulta materiale quasi esente da manutenzione esso è però legato a un compromesso che si paga in quanto materiale non abbastanza riflettente per rispecchiare l’intorno e immarcescibile per essere veramente in sintonia con l’universo naturale che invece subisce continue metamorfosi. Carlo Paganelli 68 l’ARCA 232

Pagine precedenti, particolare della facciata a sud costituita da una griglia schermante in acciaio inox. Nella pagina a fianco, piante del piano terra e primo piano.

Previous pages, detailed the south façade composed of a shielding grille made a stainless steel. Opposite page, plans of the ground and first floors.

Sotto, pianta con la planimetria dell’edificio preesistente cui il nuovo complesso è collegato. Sopra, sezione.

Below, plan the sharing of the layouts of the old building to which the new complex is connected. Above, section.

Credits Project: Manfredi Nicoletti con Fabrizio Pagliano Tajani Project Team: Luisa Campagna, Daniela De Santis, Pasquale Leone, Anna Senesi Funcrional Distribution: Michele Valentini Structures: Michele Mele Plants: Enetec, Renato Tito, Giorgio Landolfi Fireproofing: Studio Sorrento Quantity Surveyor: Roberto Postorino Worksite Management

Antonio Sorrento Technical Directors of Works: Piero Bracciali, Francesco Misuri Plants: Arezzo società consortile, Ve.ric.o srl (technical director Giordano de Stefano) Steel: Aeclanum lamiere Marble: Mariotti Carlo & Figli Glass: Mercogliano vetri in Nola General Contractor: Nembo, Michele Spirito, Angelo Salvatore Spadaro, Fortunato e

Paolo De Fenza Carpenter: Aeclanum lamiere Frameworks, Wall Painting and Shading: Nembo società cooperativa Lighting: 3f filippi, Zumtobel Waterpools Cladding Mapei Doors: Dierre Furniture: Guerri Waterproofing and Insulation: Tecnopur, Mapei Client: Comune di Arezzo

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In alto, particolare del fianco e dettaglio del corpo posto a nord ricoperto di scaglie di granito nero fiammato Shanxi Black, proveniente dalla Cina.

Top, details of the flank of the building and of the construction to the north clad with striking Shanxi Black granite scales from China.

T

o the south, a sunscreen façade with steel ripping, a gigantic stainless steel bio-climatic leaf shelter in the interiors against sunlight; to the north, a shell covered with sheets of black granite sets along the generative lines of the reinforced concrete conoidal structure. The non-coplanarity between the sheets and surfaces below them creates a startling scales effect. Everything is reminiscent of the “shell” of a giant “armadillo”, suddenly appearing from nowhere, but a frequently appearing symbol. So, in order to be unbiased does Justice need to undergo some sort of metamorphosis from vegetable to animal? Two realms which, both in art and architecture, have always provided notable contributions. “In geometry there are no solids with just one side, but in the mountains there are. The Rozes column stands alongside the vast Tofana wall, offering a sheer vertical drop over on one side to the south”. So Erri De Luca wrote (Il contrario di uno, Feltrinelli, Milan, 2005), playing on a “Euclidean” paradox as intriguing as it is hermetic, yet opening up all kinds of possibilities for reflecting on the sense and meaning of the project for a new Law Court in Arezzo; an extraordinary work (at least for here in Italy, where truly cuttingedge architecture has always been lacking), which deserves our full approval, particularly since the designer, Manfredi Nicoletti, managed to persuade a public client, notoriously reluctant as they are to take on anything innovative. In addition to its basic function, thanks to its forms which actually managed to evoke technological mountaintops, the new complex may even be capable of suggesting hypothetical climbs and ascents; with a view to successfully carrying out such an important task as judging other people. A job which a judge, at the start of their career, undertakes with great civil passion, but there is inevitably a dip in their quest to achieve their ideals because all their hard work and endeavour are almost always blocked by a very old-fashioned and muddled legal system which, despite being revised and corrected quite regularly, never really manages to entrench proper roots. Architecture as a metaphor for Nature. Although slightly contradicted by the use of stainless steel (it is hard to avoid a certain box of knives effect), Nicoletti’s design approach is valid because it sets out to provide a modern-day rendition of how Nature and Artifice are related. But where is the Nature and where the Artifice? Nature is in the setting: a very old park near Medicea Fortress. A neoclassical style 19th-century building stands inside this area of greenery. The building used to be a hospital facility but has now been renovated and is used for offices and archives. It is connected to the new Law Court, including the main hearing chambers and spaces for the President of the Court’s offices. Artifice, on the other hand, lies in the very distinctive façade south, a shielding surface composed of stainless steel elements (a material no longer used by those who have realised that metaphors, just like Nature, have their own software package which is programmed to last a non-eternal life time). If, on one hand, stainless steel requires almost no maintenance, on the other, however, it is a material which is not reflective enough to mirror the surroundings and the fact that it is imperishable means it is not really in tune with nature, which, in contrast, undergoes constant change Carlo Paganelli 70 l’ARCA 232

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Gli interni sono caratterizzati da aule con pavimentazioni in granito nero lucidato a specchio.

The interiors feature classrooms with reflective shiny black granite floors.

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Nella pagina a fianco, l’atrio dove si affacciano le aule. Il complesso è stato progettato secondo criteri bioclimatici passivi e attivi.

Opposite page, the lobby around which the classrooms are set. The complex was designed along the passive and active bio-climatic lines.

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L’Arca del Duomo di Milano The Upturned Pyramid di/by Vittorio Mazzucconi

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La storia della piazza La piazza del Duomo a Milano è senza dubbio una delle più brutte d’Italia. Non vorremmo però fare un torto ai Milanesi, ma piuttosto invitarli a una riflessione. Lo vediamo tutti che la piazza è oggi uno spazio troppo grande e anonimo, circondato da edifici di mediocre architettura. Ma come siamo giunti a questo risultato? Andiamo nel passato: nella Milano tardo romana, sorgeva qui la basilica di Santa Tecla, con il battistero in cui Sant’Ambrogio battezzò Sant’Agostino. Ambedue gli edifici furono distrutti quando si pose mano alla costruzione del Duomo. Peccato, ma comunque si è costruito (e per costruire occorre prima demolire!), si è osato! Se non lo si fosse fatto, non avremmo il Duomo. Anche se esso non è poi così bello, è certo il simbolo e il vanto di Milano. Oltre al Duomo, i Milanesi ci guadagnarono la piazza della piccola Milano di quel tempo, che corrispondeva esattamente al vuoto lasciato dalla demolizione della basilica. La modesta piazza di una cittadina, che è rimasta così fino all’Ottocento. Con l’unità d’Italia e l’impulso al commercio e all’industria della nuova Milano, si pose mano al progetto del Mengoni: geniale, soprattutto per l’idea della Galleria che congiunge la piazza del Duomo a Piazza della Scala, ma purtroppo un’architettura pasticciata, come era d’altra parte normale nel suo tempo. Per realizzare il progetto, si distrusse un intero vecchio quartiere. Peccato ma, insomma, in luogo di tante stradine e povere case, si è fatto uno spazio urbano di tutto rispetto. (Lo dobbiamo al fatto che non c’era allora la Soprintendenza, grazie) Dicevamo però che la piazza è brutta, e lo è non solo o non tanto per la cattiva architettura (anche la facciata del Duomo è un gran pasticcio) ma perché, a differenza di altre piazze italiane, non è l’opera viva della storia, non esprime l’anima della città. E’ solo il salotto buono in cui si sono messi dei mobili ingombranti e di pessimo gusto. Dopo tutto, i mobili si possono cambiare, ma il grande dono di quest’opera è che, anche sbagliando, si è costruito, si è osato! Il Mengoni aveva però previsto un edificio di fondo che riportava uno spazio troppo grande alla sua giusta dimensione, corrispondente all’allineamento della vecchia piazza. Il progetto non è mai stato realizzato e ci teniamo invece il palazzo Carminati, ex quello dell’omino Brill. Nel Novecento si è poi fatto l’Arengario, con l’apertura della Piazza Diaz: un errore, o un altro gesto di coraggio? Dopo le grandi iniziative dell’Ottocento, ecco di nuovo un tempo in cui gli architetti Milanesi potevano concepire progetti di questo respiro, invece di occuparsi solo di design di lampade o di mobili. E’ vero che, con quest’opera, si è fatto a pezzi un altro quartiere della vecchia Milano e si è perfino tagliata un’ala del Palazzo Reale, ma si è costruito, si è osato! Allora c’era la Soprintendenza ma forse era distratta, o anche ligia al potere politico del tempo. Dopo è venuto il palazzone della Rinascente, rivestito di marmo di Candoglia per non spiacere al Duomo, e dopo ancora i lavori della Metropolitana, grazie ai quali si sono scoperte e soppresse le vestigia dell’antica basilica. Altre distrazioni, altri poteri. Ed eccoci allo stato attuale: una piazza, non più sacra alla Cattedrale, all’identità della città, ai suoi ideali, ma solo il contenitore multiuso di una società di massa, il centro di una Milano commercializzata, involgarita, invasa. In questa situazione, la Soprintendenza è diventata veramente efficiente, anche se purtroppo non per conservare il bello che non c’è ma il brutto che c’è, eccome, e ci soffoca come le altre forme di inquinamento. La conservazione dello status quo, anzi la sua totale ingessatura, è diventata l’unico ideale di questa città. Certo, in altre parti della città e in periferia ci si lancia in pensiline spaziali e in grattacieli storti, sulla Scala si è costruito un megacontainer, ma toccare la Piazza del Duomo è diventato un tabù.

Nella pagina a fianco, piante del progetto dell’architetto Giuseppe Mengoni che nel periodo compreso tra il 1865-1873 fece allargare notevolmente il precedente sagrato della cattedrale cittadina. e pianta di

Piazza del Duomo a Milano nell’Ottocento. Sopra, vista aerea di Piazza del Duomo.

Opposite page, plans for the project designed by the architect Giuseppe Mengoni, who made a notable extension to

the parvis of the old city cathedral from 1865-1873, and plan of Piazza del Duomo in Milan in the 19th century.

La proposta Lottiamo quindi contro questo tabù. Facciamo una provocazione? Niente affatto, e neppure proponiamo un’utopia: solo un progetto che può essere portatore di vita, ragionevole e utile alla città, mentre esso può sembrare improponibile solo a chi crede alla mediocrità, all’immobilismo, ai lacci amministrativi e agli interessi politici immediati. Pensando in primo luogo alla sacralità di questo luogo, cominceremo col disegnare sul sagrato, con una bella striscia di marmo bianco, il perimetro della basilica scomparsa. Il suo orientamento, leggermente diverso rispetto a quello della piazza, sarà come un contrappunto compositivo. Per evocare la memoria della basilica, sarà bello anche realizzare un bacino di acqua (bastano venti centimetri) in cui si rifletterà poeticamente la facciata del Duomo, che è invece oggi così offesa dai tronfi edifici che gli stanno intorno. I frammenti dell’abside, che esistono nel sottosuolo, potranno essere completati da un semicilindro di cristallo circondato da una corona di cipressi, e a esso si giungerà con una pedana corrispondente all’antica navata della chiesa, traversando l’acqua del bacino, come in un magico viaggio nello spazio e nel tempo. Sarà ritrovato anche il tracciato di alcune antiche strade – esse c’erano anche ai tempi della Milano romana – ricostruendone dei tratti con i materiali originari, inseriti in una grande aiuola. Ma soprattutto pensiamo di costruire un nuovo edificio di fronte al Duomo, che sappia ridurre la lunghezza della piazza, e anche articolarla in diversi spazi, rendendola così più vivibile: una parte centrale, attraversata dall’asse Galleria-Piazza Diaz; una piazzetta di accesso dalla via Mercanti; una parte a verde; una piccola zona archeologica; una nuova piazzetta a livello MM. Invece di vivere nel sottosuolo, i cittadini saranno lieti di uscire dalla stazione MM in uno spazio a cielo aperto, uno spazio di luce e di modernità, capace di rompere con la morta ufficialità della piazza e del monumento al Re, per permettere reali momenti di vita urbana: l’accesso alla MM, a taxi, autobus e pullman di turismo, riuniti in una stazione di interscambio urbano che proponiamo in sottosuolo, allo stesso livello della piazzetta, l’entrata del nuovo edificio, attività culturali e commerciali, magari anche una pista di pattinaggio. Non dimentichiamo di dire che il monumento andrà spostato e privato del suo abnorme super piedestallo, in modo da portarlo a scala d’uomo e situarlo in una posizione laterale. L’Arca del Duomo Il nuovo edificio è l’Arca del Duomo: una piramide rovesciata, sostenuta da quattro grandi pilastri. Per comprendere il progetto, dobbiamo però guardare prima di tutto la facciata stessa del Duomo: non si vede chiaramente che la sua forma a capanna suggerisce l’iscrizione di un quadrato e la sua divisione in due triangoli? Uno di questi, rovesciato, tocca il suolo con un vertice. Ecco da dove nasce l’idea della piramide rovesciata. Essa si allea in modo misterioso a quella della barca – un’associazione che era già presente nelle piramidi egizie -–che completa l’idea dell’edificio e permette di realizzare una hall di ingresso. Cosa c’è all’interno dell’Arca? Una serie di piani, aperti su uno spazio centrale con delle balconate interne. Alcuni tratti di queste sono semicircolari e sfalsati di piano in piano in modo da realizzare un movimento a spirale che raggiunge la copertura dell’edificio. L’ultimo semicerchio sarà un piccolo teatro “greco”, centrato sulla facciata del Duomo. In questi spazi sono possibili molteplici eventi legati al design, alla moda, alla immagine di Milano, forse domani a un supercentro di 232 l’ARCA 77


Viste del progetto per l’Arca del Duomo di Vittorio Mazzucconi inserito nella piazza.

Views of the project for the Arca del Duomo designed by Vittorio Mazzucconi set in the city square.

NOTA (1) Per chi desiderasse approfondire le tematiche e la poetica di altre opere dell’autore, con cui il progetto dell’Arca è in continuità, si suggerisce di visitare il sito www. vittoriomazzucconi.it

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informazioni dell’Expo. E’ poi da notare che, poiché la piramide rovesciata tocca virtualmente il suolo in un solo punto – il suo vertice – non si riduce lo spazio utile della piazza ma anzi lo si accresce con la superficie della copertura di 2.300 metri quadrati, comprendente il teatro e uno spazio bar: un’altra piazza “in cielo” per i Milanesi e i turisti che vorranno ammirare il Duomo in una nuova prospettiva. Una poetica Per intervenire in un centro storico, occorre avere non solo coraggio, ma una poetica, ponendosi cioè all’ascolto di quell’anima della città che una volta si esprimeva nella vita della gente, nei suoi quartieri, nei monumenti, nella Cattedrale. E’ a questa sola condizione che si può pensare a una architettura contemporanea di un tale impatto in un ambiente storico. La bellezza di un monumento e di una città che una volta nasceva dalla sua vita, dalla sua storia, può ancora oggi sgorgare da un animo che sappia accoglierla in sé, facendosene interprete. Il mio progetto si propone con umiltà e consapevolezza per questa interpretazione, e può farlo perché il suo cammino è autentico e viene da lontano: La città a immagine e somiglianza dell’uomo, un libro che ho pubblicato con Hoepli nel 1967 e dedicato a Milano, era nutrito della sua storia e ispirato da devozione per l’anima della città, che giungeva a identificare con Sant’Ambrogio. Era anche un progetto urbanistico che aveva il coraggio di proporre un radicale rinnovamento della città. Al di là delle contingenze che possono farlo apparire utopistico e al di là della mia stessa visione, è la direzione spirituale in cui va pensato il futuro che deve essere messa in luce e seguita. Il solo titolo del libro è sufficiente a indicarla. Ho in seguito percorso questo cammino in tante altre opere, principalmente a Parigi, Atene, Firenze (con il progetto per un nuovo centro della città), Roma (con la Piramide del Palatino), per giungere infine all’Arca del Duomo come all’opera conclusiva di una vita, il mio dono a Milano. Sapete che Ambrogio, quando volle costruire delle nuove basiliche nella periferia della città di allora, fece un cerchio col compasso il cui centro era nella Basilica Nova? Proprio quella che è stata distrutta e in luogo della quale proponiamo di costruire l’Arca? E posso dirvi anche che i piani ascendenti in spirale all’interno dell’Arca sono come un fiore, il fiore dell’anima umana? E che l’Arca del Duomo ha anche il senso di un’arca, appunto, di salvezza, nei terribili tempi che ci attendono? Il cammino è davvero lungo per tutti noi. Sono sicuro che troverò in esso molti compagni di strada (1). L’Expo2015 L’Arca del Duomo non è certo il progetto di un padiglione espositivo per l’Expo, non è nata per questo: è un progetto che viene da lontano e guarda lontano, si nutre di meditazione, di storia, si apre alla visione del futuro. Però l’Expo è l’appuntamento cruciale con il mondo di oggi, con l’hic et nunc, la possibilità, la necessità di realizzarlo. Facciamolo quindi anche come una struttura provvisoria. La Torre Eiffel non fu forse realizzata come una struttura temporanea nell’Expo del 1889, e giudicata uno scandalo da tutti i Parigini…quando invece è stata dopo conservata ed è diventata perfino il simbolo di Parigi? Anche l’Arca del Duomo deve diventare il simbolo di Milano, anzi della qualità più bella di Milano: la sua apertura a tutti, al mondo, la sua crescita (la forma stessa di una piramide rovesciata e aperta verso l’alto la esprime...), la nascita di un nuovo mondo. Una volta, davanti alla Cattedrale, si costruì il Battistero. Facciamolo quindi anche oggi con la costruzione dell’Arca: il luogo e il simbolo di una nuova nascita.

The History of the Square Milan Cathedral Square is unquestionably one of the ugliest in Italy. We do not mean to offend the people of Milan by saying this, just give them something to ponder over. Everybody can see that the square is too big and anonymous, surrounded by mediocre works of architecture. But how did this come about? let's go back into the past: in late Roman times, Santa Tecla Basilica used to stand here, including the baptistery where St. Ambrose baptised St. Augustine. Both buildings were destroyed when work began on constructing the Cathedral. A pity, but at least there was an attempt to actually build something (and before building you first need to demolish!), at least people were bold enough to take a chance! If they had not, we would not have had Milan Cathedral. It may not be that beautiful, but it is certainly the symbol and pride of Milan. In addition to the Cathedral, the people of Milan gained a square for their little hometown as it was back then, which corresponded exactly to the empty space left after knocking down the basilica. The modest square on the little town, which remains such until the 19th century. Following the unification of Italy and the boost in trade and industry in the new city of Milan, work began on Mengoni’s project: greetings, particularly for the idea of constructing an Arcade to connect the Cathedral Square to Scala Opera House Square, although the architecture was rather chaotic as was customary back then. An entire old neighbourhood was destroyed to make room for the project. A shame but, at least, an array of little streets and simple houses were replaced by a highly respectable urban space. (This is due to the fact that there was no Superintendent's Office back then, thank goodness). But we said that the Square is ugly, and it is but not only or mainly due to its poor architecture (even the Cathedral's façade is a real mess) but because, unlike other squares in Italy, it isn't a living piece of history and doesn't express the real heart and soul of the city. It is just a fancy drawing room furbished with cumbersome furniture of very bad taste. After all, furniture can be replaced, but the great gift bestowed by this work of architecture is that, despite the mistakes made, at least something was actually built, chance was taken! Mengoni, though, had planned to construct a building in the background, which would have taken up too much space in its chosen setting, in line with the old square. The project was never carried out and we are left with Palazzo Carminati (formerly the Brill building). A town hall was built in the 20th century along with Piazza Diaz: was this another mistake or an act of bravery? after the great projects of the 19th century, this was another period when Milan’s architects were free to design projects of this scope and scale, instead of just designing lamps and furniture. It is true that this project involved destroying another neighbourhood in the old part of Milan and a wing of Palazzo Reale was actually cut off, but the least there was the courage to build something! The Superintendent's Office did now exist, but perhaps it was slightly distracted or subservient to the political powers of the day. Next to be built was the Rinascente building, covered with Candoglia marble to fit in with the Cathedral, and then work began on constructing the underground railway line, which resulted in the discovery of the remains of the old Basilica. More distraction, more political manoeuvring. And this takes us to the present day situation: a square which is no longer sacred to the Cathedral, to the city's identity and its ideals, but just a multipurpose container for mass society, the centre of the city of Milan now that it has been commercialised, vulgarised and generally invaded on all sides. As things stand, the Superintendent's Office has become really efficient, although not at conserving all the beautiful things which are nonexistent, but that keeping everything as ugly as it already is, suffocating as like other forms of pollution. Conserving the status quo, or even freezing it in place, is now the city’s only 232 l’ARCA 79


Vista dell’Arca del Duomo dal sagrato della cattedrale.

Planimetria generale, pianta del sesto livello dell’Arca e sezione.

Views of the Arca del Duomo from the cathedral parvis.

Site plan, plan of the sixth level of the Arca, and section.

ideal. Of course, in other parts of the city and out in the suburbs twisted skyscrapers and spatially invasive cantilever constructors are being built, and a mega-container has even been constructed over the Scala Opera House, but there is some sort of taboo surrounding the idea of even touching Cathedral Square. The Proposal So are we going to battle against this taboo in some sort of provocative way? Not at all, and we are not even suggesting some sort of utopian dream: just a project which might inject some fresh life in a reasonable and useful way for the city, although it might seem rather unlikely to those who only have faith in mediocrity, inability, administrative constraints and immediate political interests. We are, first and foremost, considering the sacred nature of this place, so we will begin by designing the parvis out of a beautiful strip of white marble, a perimeter around the basilica that is no more. Its position, slightly different than the square’s, will act as a stylistic counterpoint. To evoke the old Basilica it would be nice to create a small pool of water (just 20 cm would be enough) in which the Cathedral's façade would be poetically reflected. A façade which is currently so offended by the pompous buildings surrounding it. The fragments of apse underground could be completed by a glass semi-cylinder surrounded by a crown of cypresses and a platform might be added where the church’s old aisle was once located, crossing the pool of water as if in some magical trip through space and time. The pathway of some of the old roads might also be rediscovered – they were already there back in Roman Milan times – reconstructing parts of them using the original materials set in a large bed of greenery. Most significantly, we could build a new construction in front of the cathedral, which would reduce the overall length of the square and divide it into various separate spaces, thereby making it a more pleasant setting: a central section with the Arcade-Piazza Diaz axis running across it; a small entrance square from Via Mercanti; a landscaped area; a small archaeological sites; and a small new square at the level of the MM underground tube line. Instead of living underground, the city folk would be glad to emerge from the underground railway station into an outdoor full of light and modernity, capable of turning down the officiousness of the square and this shrine to the king, thereby enabling them to enjoy some real moments of city life: access to the underground, taxis, buses and tourist coaches grouped together at an urban exchange station which we plan to locate underground on the same level as the small square, the entrance to the new building, cultural and commercial operations and perhaps even an ice skating rink. Let's not forget to mention that this shrine will be moved and taken off its oversized pedestal, so that it becomes more people friendly and located over to one side. Arca del Duomo The new Arca del Duomo building: an upturned pyramid supported by four large columns. To get a grasp of the project, we first need to take a look at the Cathedral façade: can’t you see that its arbour-shaped forma suggests inscribing a square and dividing it into two triangles? One of these triangles, turned upside down, touches the ground at one of its tips. This is where the idea of the upturned pyramid comes from. It fits in some mysterious way into the idea of a ship – in association that could already be found in Egyptian pyramids – completing the building design and making it possible to construct an entrance hall. So what is inside the Arc? a series of levels opening onto the central space complete with internal balconies. Certain sections of these balconies are semicircular and staggered from level to level, in order to generate a spiral motion reaching up to the building roof. The final 80 l’ARCA 232

semicircle will be a small “Greek” theatre centring around the Cathedral façade. These spaces will be able to host a range of events linked with design fashion and Milan’s city image, perhaps even constituting a super information centre for the forthcoming Expo. It is also worth noting that, since the upturned pyramid virtually touches the ground at one point only – its tip – this doesn't reduce the amount of square space available, on the contrary it enhances it through the roof area covering 2300 square meters encompassing a theatre and bar space: another “open-air” square for the people of Milan and tourists coming to admire the Cathedral from a different viewpoint. Poetics It takes more than just courage to carry out the project in an old city centre, it also takes poetics or, in other words, the ability to listen to the heart of the city which once beat through its inhabitants, neighbourhoods, monuments and Cathedral. It is only under this condition that it will be possible to design a modern-day work of architecture making an impact on an historical setting. The beauty of a monument and a city, which once derived from its life and history, can still pour out of a heart capable of embracing and interpreting it. My project is humbly and conscientiously at the service of this kind of interpretation and will be successful because it is authentic and comes from afar: La città a immagine e somiglianza dell’uomo, a book I published with Hoepli in 1967, which was dedicated to Milan, fed of its history and was inspired by a devotion to the life and soul of the city identifying with St. Ambrose. It was also a piece of town planning brave enough to propose a radical way of renovating the city. Apart from contingent factors that might make it seem utopian and leaving aside my own personal vision, it is the spiritual direction in which the future is envisaged that needs to be highlighted and followed. This is indicated by the very title of my book. I have followed the same path in lots of other works mainly in Paris, Athens, Florence (in a project for a new city centre) and Rome (with the Palatino Pyramid), finally designing this “Arca del Duomo” as the final work in my career, my gift to Milan. Do you know that when St. Ambrose decided to build new Basilicas in the city suburbs, he drew a circle with a compass whose centre was right where the New Basilica stands? The same Basilica but was knocked down and in a place where we now plan to build the Arc. And I can also tell you that the upward spiralling floors inside the Arc are like a flower, the flat of the human soul. And the Arca del Duomo is also supposed to be like an arc of salvation for the terrible times that lie ahead. We all have a very long way to go. I am sure I will find plenty of fellow travellers along the way (1). Expo2015 The Arca del Duomo certainly is not a project for an exhibition pavilion for the forthcoming Expo, that is not why it was designed: it is a project that comes from afar and looks far ahead, it feeds on meditation and history, and opens up to a vision of the future. But the Expo is a crucial event for the present-day world, the hic et nunc, and it really needs to take place. So let's design it like a temporary structure. After all, wasn't the Eiffel Tower design to be a temporary structure for the 1889 Expo and judged to be a scandal by all the Parisians… but it was kept and even turned into the very symbol of Paris? The Arca del Duomo must also become a symbol for the city of Milan, indeed the very best of Milan: the way it opens up to every body, to the entire world, the way it grows (the very form of an upturned pyramid open at the top expresses this…), the birth of a new world. Once a Baptistery was built in front of the Cathedral. So let's do the same thing today by constructing the Arc: the place and symbol of a rebirth.

NOTE (1) Anybody interested in finding out more about the themes and poetics of other works by the author (which the Arc project fits in with) should take a look at: www. vittoriomazzucconi.it

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n g i s e D a l o i u q r U a i c i r Pat

S

pagnola per formazione, italiana per cultura, cosmopolita per vocazione, Patricia Urquiola disegna un’identità professionale composita, articolata, ma in perfetta sintonia con un tempo che vede nell’osmosi, nell’attraversamento, nelle segrete combinazioni di strutture e modelli la cifra di una progettualità impegnata a far fronte ai tumultuosi e ancora indecifrabili mutamenti dei tempi. Come si sa, il design di oggi sembra dedicarsi più all’esplorazione di territori già battuti, ma ancora ricchi di zone d’ombra, che alla sperimentazione. Rielaborando di continuo gli elementi a disposizione, senza pretendere di crearne continuamente di nuovi, esso fa dell’innovazione una travagliata conquista, più che un principio assoluto: la storia si propone come serbatoio di idee, ma viene costretta a confrontarsi con realtà inattese; la novità prorompe non dalla pura impennata creativa, ma da un metodo critico attento agli sviluppi del sapere e della società. In tale prospettiva, il lavoro di Patricia Urquiola risulta esemplare. I suoi progetti si ramificano nello spazio, con le architetture, gli allestimenti, gli interni, e si concentrano con pari attenzione sugli oggetti, in un severo dialogo con le aziende, sorretto però da un’acuta consapevolezza del valore etico e sociale delle forme e delle funzioni. La ricerca appare complessa. Poiché il design è anzitutto linguaggio, comunicazione, espressione, essa deve operare sulla sintassi e sulla struttura argomentativa di artefatti che traggono gran parte della loro vitalità dalla complicata tecnologia che fornisce loro un corpo e, in egual misura, da un mercato che tenta in continuazione di afferrare gusti sempre più oscillanti, esigenze confuse, labili tendenze. Dinanzi a un panorama così instabile, il modello progettuale di Patricia Urquiola sembra prendere le mosse dall’ascolto, dalla paziente interrogazione dei dati, dalla loro attenta composizione in uno scenario plausibile, da cui l’idea prende forma e sviluppo senza mai tradire le sue matrici originarie. Ed è proprio su questo terreno che la progettista riesce ad affermare i propri principi estetici, dalla rivendicazione di un ornamento inteso come espressione di identità a quello della funzione attenta a valori umani assai più intensi del puro calcolo ergonomico. Maurizio Vitta 82 l’ARCA 232

e, ltron e po o n e l lo iva di anrni era ck d o a m m r e fo e l l a c o, S d i anc iol i a li di aaf ra c c i col ari t à i abili t à bra c c io n b i g n . a t b i o 5 e l r p c l t 0 a m e a n Ne ll oso, 20derabil erdi . La pl’int erc a egli an germe c ina , Mor ano sfo t i a bo f a c ili t a erezza d sc io l eg ol tron to Div peggi a hezza a l egg da l gu de ll a pè il pun drap t t a lung iversi . Lsmessa ist int ivo ntra l e , he ne l a tu eri a li d t a e tra ol are d ubo c e il e anc ma t ant enu . Part i c li t t a o t isponib è m iuma to ni su s i l a t i . D r, chai sch e versio ma to a ll e . rms arm l d a e l c n p e ed a gth i a r n p n i a k a f h c o o t g-s l l en s. ks smo st imen d rin e f ul e ri a l moc riv e g an st inc t iv us ma t nd ge , S n i a n p i i l o a h e d v a ri c e d osit e 05. abl e Opproso, 20 remov sides. T nge the re infor s a a i e . o l h M a with ng th r to c rings she l des is a Sof ping a lo it e asi e he arm padded t the si r in the dra ma k es ss of t light ly dered a rmcha i zip lightne y the s embroi sma ll a be . The veyed b point of the ntra l tu ther. 61. ra a l con smoc k f e a ture e or c e d in l e a ), 19chi t e t tu il ano. a n g e di M di The inc t ive n a slid olst er Spa n Ar do ( l aure a i i t e cni co oc cupa 007 e i dist ions o bl e uph v O i ol si 1 a l 2 iol a , no. S i a l P ove vers ava il a 0 Urqua a Mil a rid e po studio d . Da l 20sazza , a Also i c i i a r Pa tr a l avo di Mad proprio hi t e t tur B&B, B c c . 07. Vive t e cni co pre un t i e arc ozi per oroso e a ne l 20 i n l and Po 2001 a st ime e neg ès, M Londr l iv e s m e Da l ign, a ll eowroomo, Hermanno, a h o 1. S ture fr des izza sh , F errer er de ll’ 196 in), archit e c e chni c . e a re a l Padova Design p S n th olyt do ( d in D e mio F X Ovi e radua t e Mil an Pork ing ohas , e a r l , P o g n i w e e u e h h azza q h m t a Ur il an. S i c and own f ir c ture . S&B, Bis i c i r Pa t ks in M lyt e chn ed her archit e s for B e t c . d in wor rid Po e open ns and d shop oroso, ar awar d e h Ma 001 s t a ll a t io ms an ès, M f the y In 2 ign, ins howroo o, Hermgner o des igned s , F errer X Desi des Padova ed the F De re c e iv 2007. She don in Lon

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ith a Spanish background, Italian culture and cosmopolitan vocation, Patricia Urquiola has a very composite and elaborate professional identity, which happens to be perfectly in tune with an age which takes osmosis, a cross-the-board approach and secret combinations of structures and models as the key to a form of design aimed at tackling tumultuous and hitherto indecipherable changes in times. As we know, modern-day design seems to be more devoted to exploring asof-yet untried realms full of shadowy areas rather than the kind of experimentation. By constantly reworking the elements at its disposal, without expecting to constantly create new ones, it takes innovation to be a hard gained conquest instead of an absolute principle: history presents itself as a reservoir of ideas, but it is forced to come to terms with unexpected situations; novelty does not come from a sweeping creative gesture but from a critical method attentive to progress in knowledge and society. In this respect Patricia Urquiola’s work is quite exemplary. Her projects branch out through space in the form of architecture, installations and interiors, paying no less attention to objects through intense business relations with companies backed up by an acute awareness of the ethical and social value of forms and functions. Her experimentation looks complicated. Since design is, first and foremost, language, communication and expression, it must work on the argumentative structure and syntax of artefacts, which draw most of their vitality from the intricate technology that gives them shape and, in equal measure, from a market constantly striving to grasp continually oscillating tastes, confused demands and fleeting trends. Faced with such an unstable state of affairs, Patricia Urquiola’s design approach seems to be based on listening, patiently studying data and composing it into a plausible scenario from which an idea then takes shape and is developed without ever betraying its original guidelines. And this is the terrain in which this designer manages to impose her own aesthetic principles, from a demand for ornamentation taken as a means of expressing identity, to the need for function, which is attentive to human values which are much more intense than mere economic reckonings.

06. , 20 oso r o e, Msedut e cono ngu e lo ne per nto nasa s i a o t im e ni e r e ch t azi ine int erpre e l rives t i in ma nno c n o pa ltr va ie d uc i are i , po na nuo eome tr pe t a li c panno ot i per d t e d o i b u i g t Anti ra t t a di t i t e . Le l are ” d f e l tro e imbot sivamen ne Si t imbot i “ c e llu li sono rment e suc c es nox. rsio non a genes . I pe t a e l egge rt ant e , c c i a io i una ve , l o i e e l o a da gol ar oppi a t nto p i co in ot t i en il bass tri an ll e a c c vest ime me t a ll ’ a l to si verso e pe a un ri t e l a io verso l i pe t a li l assè . vi t a a to a uni rivol t i l e , con e ma t e , f iss i pe t a l origina l assi c a ngue red se lo Con ri c c a e ne più c i a h olst e c h p d u n più versio onrs a una sis of n he chai t ion rns of t r” gene arm . a , t i e d r a 6 e o l t p 0 b t u r i l 0 a t l e An oso, 2 ew int e tri c p e “ c e . Mor is a n geom from th i angl es c loth or d This irs. The derive on in tr lt and ther an e cha olst ery t it ched de of f e ed toge sur f a c uph e t a ls s are ma combin re a t e a a of p p e t a ls e a t h e r r e d t o c c h e d t o e t a ls The h and l broide ing a t t a th the p er c lot ht ly em fore be me . Wi t a ri ch the slig t ing be t e e l fra you gen, with e coa nl ess s pwards versio a mor . st a i a c ing u rigina l nwards ersion of f more o g dow e l assé v and ls f a c in d ma t p e t a si c a l a n c l as

T-table, tavolini, Kartell, 2006. Effetti tattili e visivi nuovi per questa linea di tavolini in polimetacrilato trasparente o colorato in massa. Il piano ha una superficie in cui si alternano pieni e vuoti che disegnano una decorazione simile a un ricamo, frutto della sperimentazione tecnologica sul materiale. Disponibile in tre diverse altezze, 28, 36 e 44 cm, con piano di 50 cm di diametro.

T-table, coffee tables, Kartell, 2006. New tactile and visual effects for this range of coloured or transparent polymetacrylate coffee tables. The surface of the tabletop features a combination of solid structures and spaces which create an embroidery-style pattern which is the result of technological experimentation with the material. Available in three different heights, 28, 36 and 44 cm, with a tabletop measuring 50 cm in diameter.

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te e sedu . i i a to d 004 erni c one llezi riade, 2c c i a io v co o c Flo, lini , D ra in a ino bi an he tavo strut tu midoll losang gero edo Una st i t a di ora to a gno l eg gabe ll rive sso l av il dise ino, lo s a l to. e ro t t erizza l t avol hi ena l e c a r a a nt e d e di a a s c nd rs a e l eg e l a se chai , 2004. d f o t o l a on riade overe ecti coll es, D me c ndFlo, ee tabl t e e l fra e di amo s this coff a int ed s d whit a c t erize stool A p red an e char l e , high with ped c anf f e e t ab cha ir. sha ant co a c k ed e l eg high-b and

. 003 o, 2 ia ti a z n e Lor ll a c c gli e a San to a on, n argen no l e m mpon p m Po doli i i corda ve i po sura . n r Cio collo ana do e chiu 3. giro che di l sa t i com 200 bas gono u nzo, c k l a c e e r n o e e v n L on a n asque ons , Sa the B omp pon ants Pomer pend c ent of whose p Silv reminismpers ning. a r e l l e n ju r f a st e woo used fo are

07. , 20 Flos , o l avo da t nt a l e ne e nto ori eè . o i a s ica en lt st a t me sospi co stru oni a de mbù è ne chimro a a a o c d ll’ ant c erim e l b rosi u a l p lam ne da per l a ent i d per l’ e ivo invo e z io sen, am st ie Cha ispiraz t ilizza tolio in f il cnolog sugge e esigen a t to e l p e u e n l g t a u a m ù r a T amb de l t uove nere gua o co in b e cni c a a con n di ot t e e si ade a mol t La t rpre t a t a l f ine or fo ch ndosi d. . ument 007 int e ’ a c c i a io polim sforma inoso s, 2 t a l instr o l F de ll inoso e tore tra eo e lum mp, nt Ori en ni es. be en lum ’ut ilizza ad a er e la tabl n anc i e c eremorips has lly de ll erma to d n a a e a nto st emi c a us, sch ging from ng t han ira t ion ed duri mboo i y for ch luminods, , n a e g p e s s b ng s Cha wing in mboo ucut t ing t e chnolo a stri k i ser’s ne Dra e of ba que of g new obt a in to the u hi e lded mad t e chni ed usin rder to plying t and s The t erpre t e l , in o e ll com compa c us. re in ding st e ous sh g very lumino ero morph m be in ht and poly ing fro hing lig turn some t int o

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e ivers , ina d a l t ezze l c e e d due t e c h l e in seduschi ena i d ma on sist e n a c 07. t a a un pol tro 0 2 t a to lla vi a, ff. Itali danno ina li , dade i pou presen . B ma & e , o t g fro cha ir, te, Bsinuoseent i t ermi t azione ll e , vi ene-t essu n i u g d m e ran a ll ar ther, di s rbide e li e l em ll a rivis re in pento pe ll m a irs: ea a ma d ch ts to a ss or in l iste a t e , mone are aglongue rsi oppuost ame n s a , s a h d i c c t e f l i g e n c a v i r o . i s a o o e e i t S d l’ 007 erent s rent h rent f ab Fat- e arro a l divana ll a cha t essut i re con a, 2 e Itali e of dif ftwo dif f ith dif f e f abri c . Formlogi e : d c ina , d to con e oppu B & g w B n n i , d a t ipo pol tron rivest i bi color ther k r e n ctio re a t e a h a ba c holst er n of l e a e l l a ll a essere rsione up ina t io wi t sc r co Può he in ve b chai form ha ir il abl e and unded nd armcf f e . Ava in a com t anc a e us ro es a u s n o , o uo tur tyl e p versi Sofa Fat- t and sinwith f e a new-s loured d f a f n o S ar so ue a two-co line ise long es in a cha so com it al

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COMPETITIONS + europaconcorsi

Lussemburgo/Luxembourg Prix Luxembourgeois d’Architecture 2007 Quinta edizione del premio di architettura per la promozione della dimensione culturale del progetto architettonico, la sensibilizzazione del pubblico verso la qualità delle opere e la familiarizzazione con le realizzazioni che contribuiscono al miglioramento della vita quotidiana Prix Luxembourgeois d’Architecture 2007 Fifth edition of the architectural prize aimed to promote the cultural dimension of architecture, to sensitize the great public with the quality of works, and to make people familiar with the realizations which enhance te quality of everyday life Giuria/Jury: Enric Ruiz Geli, Manuelle Gautrand, Marie-Claude Beaud, Jim Clemes, Jean Flammang, Josée Hansen, Tom Gloesener et Jani Thiltges

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Residenze/Housing Silver 5. 28 maisons en bande à coût modéré. Christian Bauer et Associés Architectes S.A. 6. Logement social et Foyer m3 architectes, Dell, Linster, Lucas Menzioni/Mentions 7. Maison unifamiliale Stoosarchitekten 8. Maison de Maître Walrath & Weinert 9. Maison Besch Da Costa Architectes

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Spazi Pubblici/Public Spaces Gold 1. Hall de Stockage de Sel Bruck + Weckerle Architekten Silver 2. Pavillon Économie Metaform Sarl. 3. Pavillon Arcelor Miralles Tabliabue EMBT 4. Pavillon pour la location de bâteaux Stoosarchitekten, CH

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Edifici Pubblici/Public Buildings Gold 10. Site des Rotondes: Café-Bar et Restaurant Teisen & Giesler Architectes 11. La Philmarmonie du Luxembourg Atelier Christian de Portzamparc Silver 12. Aéroport Terminal B Paczowski et Fritsch Architectes 13. Hall Sportif Witry & Witry Architectes Urbanisme Menzioni/Mentions 14. Auberge de Jeunesse Witry & Witry Architectes Urbanisme 15. Lycée et Collège Vauban, Bâtiment Temporaire. Teisen & Giesler Architectes 16. Centre scolaire Stoosarchitekten 17. Rehazenter m3 architectes Dell, Linster, Lucas Luoghi di Lavor/Work Places Silver 18. Hall Industriel Steinmetz De Meyer 19. Bâtiment Commercial Trigon Stoosarchitekten

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Menzioni/Mentions 20. Bâtiment adminsitratif Atelier d’Architecture BENG 21. Atrium Business Park Paczowski et Fritsch Architectes Rinnovo/Renovation Silver 22. Morgue à Soleuvre A+T Architecture Arend + Thill 23. Maison d’habitation Teisen & Giesler Architectes Menzioni/Mentions 24. Maison Besch Da Costa Architectes 25. Transformation d’une grange en 3 unités de logement Polaris Architects

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Opera Prima/First Realization Gold 26. Châlet Amalia Grid Architectes Menzione/Mention 27. Pavillon d’été n-lab architects

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LA PAGINA GIALLA/ THE YELLOW PAGE

Alla Triennale di Milano, Heidi o del Mulino Bianco A Specious Showcase

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sistono le vetrine con alcune cose in esposizione per f are richiamo, esistono i negozi con tutto il rifornimento del caso. La qualità e la sostanza del marchio, o più semplicemente del nome dell’azienda, è nel negozio. La vetrina: un dettaglio e uno sguardo di superfi c i e . La mostra sugli anni Settanta in corso alla Triennale di Milano è una vetrina. Una vetrina capziosa paludata di un titolo fumoso che prelude al fumo che c’è all’interno ben privo di arrosto. E’ come quella meretrice che, anziché mostrare un pezzettino di gamba, magari ingannevole, scrive davanti all’uscio: “ho delle belle gambe”. O come quella tenutaria f a llit a e abbandona t a da ll e sue ragazze che mantiene la scritt a “bordello”, pronta a dire al cliente la grande bugia: che il suo clan è tutto impegnato e che al momento c’è solo lei disponibile. L’indice dei contenuti assai allettante: “arte, architettura, cinema, design, editoria, fumetto, grafica, letteratura, moda, musica, radio, teatro, televisione, videogiochi. E poi bar, viaggi, conflitti, corpi, colori, simboli, loghi, cortei, delitti, cibi, sport. La storia, e le storie”. Ma quale storia! Solo storielle. E’ una mostra falsa, edulcorata, melensa, patinata. Il giovane che la visita si potrà rammaricare di non aver vissuto quel periodo, per come rosa , roseo, rosa to, rosse tt a to, zuc chera to, lustrato, arcobalenato esso gli è stato presentato. Il visitatore ha l’impressione che da un momento all’altro si possa imbattere in Heidi o nella felice campagna del Mulino Bianco. Quel poco che si vede sugli anni Settanta è isolato, esaltato ambientalmente, con luci ricercate, innumerevoli monitor con un’eleganza da pre mière , di una festa di Valentino o di Armani a Parigi o a Hollywood. Un decennio lungo – come vuole il sottotitolo – e un luna park altrettanto lungo. Per di più, come era inevitabile, di ogni disciplina o versante culturale si danno pochissimi ragguagli, peraltro raramente centrali e centranti. E così, per esempio, Dario Fo declama a gran voce sul monitor ma profondamente decontestualizzato e divenuto alfiere anacronistico e autoreferenziale. Come erano belli gli anni Settanta! Belli esteticamente, belli sociologicamente, e belli persino economicamente, politicamente. Volete un’immagine di come erano gli anni Se tt ant a?

Eccola: via Montenapoleone. Peccato che quella via internazionale non sia stata assunta a manifesto dell’iniziativa, ne avrebbe rispecchia to in pieno la sost anza e la volontà esibitive. Ma spesso il mondo è fatto di paradossi, caro presidente Rampello. Di quel versante che meritava esaltare dei Settanta alla fin fine si dice poco o nulla. Poco o nulla si esibisce dell’animato clima culturale, dell’incessante e tesa cre atività. L’arte? E dov’è? L’architettura, il design? Non si sa bene come mai ci sia finito in mezzo Ugo La Pietra, unico testimone di un periodo che si interroga sui problemi dello spazio e della comunicazione. Basta poi dare uno sguardo ai titoli delle varie sezioni per rendersi conto che tutto è stato filtrato da una lente postmoderna. E si comincia da “Fiorucci Land”, per andare a “Lo schermo dello sport”, “Le fabbriche del bello”, “Gli stadi della musica”. E poi c’è l’agenzia turistica: “Percorsi di viaggio”. E il divertimento puro: “La consolle dei videogiochi”. E ci sono anche titoli per i benpensanti: “La strada e lo studio”, “Il tempietto del sacro e del profano”. Tutto si può dire di questa iniziativa (proprio tutto) tranne che manchi di coerenza. La patina di zuc chero filato scorre dappertutto. Dai favolosi anni Settanta si è passati alla favola sugli anni Settanta. E’ una mostra da vietare ai minori di anni 30. E gli insegnanti che vi portano le scolaresche sappiano che queste possono chiedere il risarcimento danni: danni morali, didattici e culturali. Altro paradosso, caro presidente Rampello, che pure tante cose interessanti hai finora patrocinato in Triennale, non ultima l’attenzione monogra fi c a a Renzo Pi ano. Un’esposizione così diseducante e storicamente falsa se proprio era stata raccomandata dal Padreterno pot eva ben andare a ll a Bovisa , mentre a viale Alemagna era il caso di allestirne un’altra scientificamente attenta, culturalmente responsabile e altamente formativa ed educativa. Anziché maleducare per cinque mesi (ahimé, fino a tutto marzo 2008) sugli anni Settanta, educare e far crescere culturalmente grandi e piccini mostrando Victor Vasarely. E inve c e no, c aro Eric Hobsba wm malaccortamente citato, a tutta birra alla mostra lunga del decennio che in mostra risulta breve e inesistente.

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here are showcases displaying things to attract attention, there are shops stoked with everything you could possibly need. The quality and substance of the brand or even just the company’s na m e is inside the shop. The shop window is just a superficial detail. The exhibition on the 1970s being held at the Milan Triennial is a showcase. A specious showcase e mbellished by a hazy title evoking the smoke inside with absolutely no fire. It is like the prostitute who, inste ad of showing some leg (perhaps even misleadingly), writes on her door: “I have got gorgeous legs”. Or like the failed brothel-keeper abandoned by her girls who keeps the sign “brothel” ready to tell the clients her big lie: that all her girls are busy at work and she is the only one available at the moment. The list of contents is certainly intriguing: “art, architecture, film, design, publishing, cartoons, graphics, literature, fashion, m usic, radio, theatre, television, video ga m es. And then bars, travel, conflicts, bodies, colours, symbols, logos, processions, crimes, food, sport. History and stories”. But there is no history, just little stories. It is a fake, sugary, simply and flashy show. Young people visiting its may regret not having lived during that period, seeing as how rosy, pink, sugary, sweet and glossy it is presented as being. Visitors get the feeling that they might suddenly bump into Heidi or wander into the happy country setting of the “Mulino Bianco” TV adverts. What little there is about the 1970s is isolated and over-enhanced by fancy lighting and lots of screens making it seem more like a film premiere or a party hosted by Valentino or Armani in Paris or Hollywood. ? A long de c ade – as the subtitle describes it – and a fairground which is just as long. Moreover, as was inevitable, there is very little significant inform ation or details about each separate discipline or aspect of culture. And so, for example, Dario Fo’s voic e boo m s out fro m a m onitor co m pletely out of context like some sort of outmoded, self-referential standard-bearer. How wonderful the 1970s w ere! Aesthetically beautiful, sociologically beautiful and even economically and politically peaceful. Are you looking for a picture of what the 1970s were like? Here you are: Via Montenapoleone. What a pity that international street was not used as

Carmelo Strano

the project's m anifesto, it would have perfectly e mbodied its substanc e and showiness. But the world is often m ade of paradoxes, my dear President R a mpello. Very little or nothing at all is said about those aspects of the 1970s really worth focusing on. Little on nothing is shown of its busy cultural climate and incessant forward thrusting creativity. What about art? Where is it? And what about architecture and design? It is hard to underst and why Ugo L a Pie tra ended up in the midst of all this, as the only testimonial of a period that investigated issues related to space and co mm unic ation. Just take a look at the titles of the various sections and you will re alise tha t everything has been filtered through a very slow rendering of the postm odern. Starting with “Fiorucci Land”, followed by “Sports Screen”, “The Beauty Factory”, “Music Stadiums” and even the travel agency entitled “Travel Routes”. It is pure entertain m ent: “Videoga m e play st a tions” . And there are even respectable titles for the prigs: “The road and study”, “The little te mple of the sacred and profane”. You certainly cannot accuse this project (all of it) of being inconsistent. It is entirely covered with a sugary coating. We have gone from the fabulous 70s to the fable of the 70s. People under the age of 30 should be banned from seeing this exhibition. And teachers who take their schoolchildren to see it should realise that their pupils will be entitled to clai m for da m age: m oral, educ a tional and cultural damage. Another paradox, dear President R a mpello, who has, however, previously done plenty of interesting things for the Triennial, not least the focus on Renzo Piano. Such an uneducational and historically false exhibition should, if it had to be held at all, have been on display at Bovisa. Viale Alemagna deserved a different kind of scientifically attentive, culturally responsible and highly educational exhibition. Instead of dis-educating people for five months (alas, right through until the end of March 2008) about the 1970s, young and old alike should have been educated and culturally infor m ed by showing the m Victor Vasarely. But no, de ar Eric Hobsbaw m quoted inappropriately, right through this decade-long exhibition which, when exhibited, appears to be rather short and nonexistent.

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Neorazionalismo solare In Vicar

Palazzo di Giustizia In Madrid

Progetto: Carbajal Solinas Verd Arquitectos

Progetto: Zaha Hadid Architects

Il progetto per l’ampliamento del comune di Vícar prevede una costruzione lineare che si innesta sull’edificio esistente nel suo lato nord aprendosi verso sud sul prospetto principale. L’accesso si trova rialzato rispetto alla quota della strada per mantenere la connessione con l’edificio esistente, ricavando in tal modo un livello seminterrato. L’atrio di accesso oltre a svolgere una funzione rappresentativa serve da perno per distribuire e organizzare i flussi, usi e varie funzioni. Dall’esterno puó essere raggiunto risalendo la scalinata ubicata sotto il grande portico, o sul lato opposto per mezzo di una doppia rampa che conduce anche al seminterrato. La scelta dei materiali ha privilegiato elementi del luogo, a iniziare dagli inerti per il cemento bianco della struttura proveniente dalle vicine cave di marmo Macael, così come la rossa pietra utilizzata tanto nelle lastre di rivestimento delle superfici verticali come nelle lame orizzontali della protezione solare. Particolare attenzione è stata data al controllo termico dell’edificio, ottimizzando orientamento, sole diretto o indiretto e la doppia ventilazione di tutti i locali.

Il punto di partenza per il progetto del nuovo Tribunale Civile di Madrid è stata l’analisi del suo contesto urbano. In seguito alla grande domanda di spazi per uffici per il nuovo masterplan che contiene il Palazzo di Giustizia, le aree pubbliche si sono trasformate da potenziali destinazioni a zone residuali, frammentate e disperse. Cercando di porre rimedio a tale situazione creando le premesse per una migliore fruizione collettiva dell’area, il progetto di Zaha Hadid per il Palazzo di Giustizia colloca lo spazio pubblico al suo centro e ne integra i volumi connettendoli con il sistema di circolazione pubblica del campus. Ne risulta che il nuovo edificio diviene non solo un componente dell’intero sistema ma anche il suo punto centrale e la struttura di riferimento per l’organizzazione dell’intero comparto urbano in cui si inserisce. Il linguaggio formale e l’articolazione architettonica del progetto mirano a rompere la configurazione statica degli edifici di contorno. La tettonica morbida e dinamica dell’edificio proposto si pone come elemento caratterizzante senza la necessità di segnalarsi per la sua altezza. Grazie a slittamenti orizzontali della massa, viene introdotto nel progetto un senso di elasticità e di collegamento diretto del nuovo edificio con il resto del campus. Tale elasticità è pensata come una sorta di attrattore dei visitatori verso l’interno e conferisce al volume un’immagine di leggerezza facendolo apparire come un elemento che fluttua sopra il terreno. Il guscio del Palazzo di Giustizia è composto da una doppia facciata ventilata con lo strato più esterno costituito da pannelli metallici scorrevoli in cui è previsto, come anche in copertura, l’inserimento di cellule fotovoltaiche. All’interno dell’edificio si sviluppa un atrio semicircolare che sale a spirale intorno alla corte centrale concepita con la funzione di elemento ordinatore e da punto di riferimento per la circolazione tra le diverse sezioni del tribunale.

The project for the extension of the town hall in Vícar features a linear structure that is to be added to the northern front of the existing building, opening up southwards on the main façade. In order to form a connection with the existing building, access to the extension is above street level; this also allowed for the creation of a basement level. The entrance not only has a representative function, but also serves as the mainstay from which all the flows, uses, and functions are organized. The building can be accessed from the exterior by means of a staircase built under the great portico, or from a double flight of stairs that also leads to the underground level. The building materials that were opted for come from the area itself, beginning with the composition of the white cement used for the structure – which comes from the adjacent Macael marble pit – and the red stone used both for the wall facing and for the horizontal sheets meant for solar protection. Special care was given to the building’s thermal control: the orientation of the structure was optimized and a play of direct and indirect sunlight was devised, as well as double ventilation for all of the rooms.

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The starting point for the project to design a new Civil Court in Madrid was a study of its urban setting. Due to the great demand for office spaces in the new master plan incorporating the Law Court, the public areas were developed out of what might potentially have been residual areas, both fragmented and dispersed. In an attempt to resolve the situation by creating the premises for better overall use of the area, Zaha Hadid’s project for the Law Court sets the public space right in the middle and knits its structures into the public circulation system on the campus. This means that the new building is not just one part of the entire system but also its focal point and benchmark for organizing the entire inner-city district where it is located. The stylistic idiom and architectural layout of the project aim to break down the static configuration of the surrounding buildings. The building’s soft and dynamic tectonics are designed to be distinctive without resorting to height in order to create a landmark. Thanks to the way the mass slides horizontally, the project incorporates a sense of elasticity and of the new building being directly connected to the rest of the campus. This elasticity is designed to draw visitors inside and instil an overall sense of lightness to the structure, making it look like some think fluttering above the ground. The Law Court’s shell is composed of a twin ventilated façade with the more outside layer made of sliding metal panels, which, as in the case with the roof, are designed to incorporate photovoltaic cells. Inside the building there is a semicircular lobby which spirals up around the central courtyard, providing an organising element and reference point for circulation around the various sections of the court.

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Bridge Pavilion Zaragoza Expo 2008

Nuove tecnologie In Barcellona

Progetto: Zaha Hadid Architects

Progetto: HYBRIDa (Jordi Truco + Sylvia Felipe)

Fervono i lavori a Zaragoza in vista dell’inaugurazione a metà giugno della Zaragoza Expo 2008. Tra le opere in costruzione per ospitare l’evento, questo ponte-padiglione, progettato da Zaha Hadid Architects, che ne costituirà il portale di accesso. Si tratta di un ponte pedonale coperto, incentrato sul tema della sostenibilità legata all’acqua, che sovrappassa il fiume Ebro e congiunge la città con l’area dell’Expo. Il progetto è organizzato in quattro “rami” principali che costituiscono sia i suoi elementi strutturali sia degli spazi espositivi chiusi. Strutturalmente, il progetto si basa sulla sezione a diamante, che consente di distribuire razionalmente le forze lungo tutta la superficie. La sezione romboidale si sviluppa lungo un percorso leggermente curvilineo lungo il quale le travi portanti si sovrappongono e si intrecciano così da ottimizzare la propria resistenza e per formare diverse configurazioni degli spazi interni. Ciascun ambiente interno viene così ad avere una propria identità spaziale e visiva, arricchendo l’esperienza del visitatore durante questo attraversamento/ingresso. Per il rivestimento esterno, il riferimento naturale è alle scaglie dello squalo, “riprodotte” in forma di piccole scandole disposte in file sovrapposte, in modo da ben adattarsi alle superfici curve del padiglione. Alcune di queste scandole possono ruotare, singolarmente o a gruppi attorno a un perno, determinando aperture temporanee che lasciano filtrare la luce dall’esterno in diverse quantità così da creare zone con livelli di irraggiamento differenti. Nelle due sezioni terminali del ponte-padiglione, ci sono invece grandi aperture che consentono un’ampia visuale del fiume, della città e dell’area dell’Expo.

Furniture to work is going on in Zaragoza in view of the official opening of Zaragoza Expo 2008 in mid June. Of all the works of construction to host this event, this bridge-pavilion designed by Zaha Hadid Architects will be its entrance gate. This is a covered foot bridge, focusing on the issue of sustainability linked with water, which crosses the River Ebro and connects the city to the Expo area. The project is organised into four main branches, which constitute both its structural elements and its closed exhibition spaces. Structurally speaking, the project is based on a diamond-shaped section, allowing the various forces to be distributed rationally along its entire surface. The. Rhomboid-shaped section develops along a slightly curved pathway, along which the bearing girders overlap and intertwine to make them as resistant as possible and to create various configurations of interior spaces. This means each interior setting has its own spatial and visual identity, making the visitor’s experience richer as they cross over/enter. The natural reference point for the outside coating is a shark’s scales, “reproduced” in the form of small shingles placed in overlapping rows, so that they adapt neatly to the pavilion’s curved surfaces. Some of these shingles can rotate, either individually or in groups, around a pin, creating temporary apertures letting light filter in from the outside in various amounts, so as to create zones with different levels of sunlight. The two ends sections of the bridge-pavilion have large apertures affording wide views of the river, city and Expo area.

Credits Project: Zaha Hadid Architects: Zaha Hadid with Patrick Schumacher Project Architect: Manuela Gatto

Ruiz, Lucio Santos, Hala Sheikh, Marcela Spadaro, Anat Stern Engineering: Arup Associates Cost Consultants: Arup Associates, IDOM

Project Team: Matthias Baer, Federico Dunkelberg, Fabian Hecker, Maria Jose’ Mendoza, José Monfa, Marta Rodriguez, Diego Rosales, Guillermo

L’intervento riguarda l’ampliamento della sede Eurocont a Barcellona. Obiettivo di progetto, creare uno spazio multifunzionale comprendente uffici, magazzini e luoghi di lavoro. Parte fondamentale dell’intervento è la grande vetrata, caratterizzata da inusuali decori, derivati dall’uso intensivo di strumentazione informatica, ovvero attraverso programmi in grado non solo di formalizzare grafici e volumetrie complessi ma anche suggerire nuove ibridazioni tecnologiche. Nasce in tal modo un nuovo materiale come “DynamicWall”, costituito da due strati di vetro più una lastra di vetro acrilico, ovvero un vero e proprio sistema di facciata, realizzato grazie alla collaborazione con Taller di Arquitectura Digital ESARQ – UIC. La novità riguarda una facciata intesa come una vera e propria pelle trasparente con funzioni d’integrazione con il sistema di climatizzazione degli ambienti attraverso criteri di sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda la configurazione geometrica della superficie della facciata, i progettisti sono ricorsi a una sorta di gioco matematico in grado, attraverso tre algoritmi di creare una geografia di elementi disposti apparentemente come segni di un insieme caotico e casuale.

Tis work regards the extension of the Eurocont head office in Barcelona. The aim of the project is to create a versatile space that is to include offices, warehouses, and workplaces. A fundamental part of the work is a great glazed wall which features unusual decoration coming from extensive use of computer instrumentation: that is, from programs that not only are able to formalize complex graphs and volumetries, but also offer new technological hybridizations. Thus, a new material such as “Dynamic Wall” was born, which is made up of two layers of glass as well as a layer of acrylic glass: an actual façade system that was made feasible thanks to collaboration with Taller from Arquitectura Digital ESARQ – UIC. This façade is an absoluite novelty, as it is an actual transparent skin with functions that are integrated with the heating and cooling system through standards of environmental sustainability. As far as the geometrical configuration of the façade’s surface is concerned, the planners have resorted to a sort of mathematical game that through three algorithms – A, B.and C, has managed to create a geography of elements that are apparently laid out as signs in a chaotic and casual ensemble.

Residenze e uffici Manzana 6, Zaragoza Progetto: RRC Studio Lo studio degli edifici per le nuove residenze e uffici delle Manzana 6 è partito da una analisi di questa porzione di Zaragoza e dell’area antistante la Estacion Intermodal Delicias. La zona interessata è di fatto il vestibolo d’ingresso per la città e per l’Expo internazionale 2008 – dal tema “acqua e sviluppo sostenibile” – un’area di 25 ettari che si sviluppa sulle rive del fiume Ebro e soggetta a interventi infrastrutturali e di urbanizzazione. L’intervento dello studio italiano guidato da Romolo Roberto Calabrese converte a nuovi usi urbani (residenza, commerciale e uffici) l’area intorno alla recente stazione Delicias. Considerata la situazione attuale, si è messo in relazione il vuoto urbano esistente con l’imponente infrastruttura e con il masterplan adottato, tenendo conto dell’importanza funzionale e rappresentativa di questo nuovo spazio, immagine diretta della città “nuova” e dell’Expo. La proposta progettuale si orienta a risolvere architettonicamente il masterplan dei tre edifici in linea e del basamento sottostante: la ricerca di restituire un brano di città in questo spazio indifferenziato ha portato all’idea di incorporare un frammento del tessuto urbano all’interno del progetto. Una piastra di parcheggio è a sostegno di un basamento di due piani a uso commerciale, composto da elementi separati di forme organiche e di altezza variabile che costituiscono l’attacco a terra dal quale si staccano tre corpi di dieci piani.

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L’impianto proposto si articola risolvendo il dislivello esistente tra Avenida de Navarra e il piazzale della stazione: tutto il basamento irregolare è alto 8,5 metri e individua una zona pubblica dove i vari corpi, ciascuno con la sua copertura piana, si adattano al terreno mediante lievi pendenze. Queste unità sono vetrate e individuano un’area prevalentemente commerciale, intervallata da zone di intrattenimento, bar, ristoranti e spazi culturali e pubblici (gallerie d’arte, biblioteche…). Nel percorso suggestivo che si snoda tra questi “isolati” urbani sono inseriti i blocchi dei corpi scale e ascensori che conducono ai garage sotterranei e alle residenze private. I prospetti sono scanditi da facciate continue ritmate da pieni e vuoti. Una doppia pelle riveste gli edifici: a un primo strato composto da moduli esterni con vetro opaco si sovrappone, separato da una intercapedine ventilata, un secondo livello composto da elementi in muratura e da pannelli scorrevoli che chiudono le finestre a tutta altezza degli appartamenti, suddivisi in bi e trilocali. Una scelta cromatica differente per ogni facciata degli edifici determina una variazione che conferisce al tutto una maggiore armonia in relazione al contesto e allo spazio sottostante. La leggerezza di questi volumi colorati e trasparenti lievemente sospesi si misura con il pesante basamento, ben ancorato al terreno e attenuato dall’attraversamento dei percorsi urbani.

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MCUR In La Réunion

Luminoso messaggio di pace Peace Tower

Progetto: X-TU, Anouk Legendre+Nicolas Desmazières

Per la ricorrenza del compleanno di John Lennon, Yoko Ono ha ideato e promosso l’evento “Immagine Peace Tower”; un’imponente colonna di luce installata nell’incontaminata isola di Videy che, in Islanda, è stata inaugurata lo scorso 9 ottobre per commemorare il compagno attraverso un messaggio simbolico ed emblematico di pace. L’intervento artistico, che ha come base una piattaforma circolare di pietre, si esplica mediante creatività e tecnologia, e con l’emozione del suono che diffonde nello spazio alcuni brani di “immagine”; l’indimenticabile canzone di John Lennon tradotta in 24 lingue. Nove spesse colonne di luce e una corolla di altre sei più esili, si protendono assieme attraverso corridoi orizzontali, per specchiarsi in riflessioni mirate verso l’alto, determinando un monumentale flusso luminoso nella notte islandese che vede la partecipazione de iGuzzini, in collaborazione con GH Lighting ltd, come sponsor tecnico. E’ stato utilizzato per l’occasione uno dei sistemi più noti della produzione iGuzzini come il Light Up Walk Professional (design J. M. Wilmotte); una serie di apparecchi dal design compatto e dalle altissime prestazioni, in grado di resistere anche alle basse temperature islandesi. Lo scorso 24 ottobre, per gli straordinari meriti e sviluppi aziendali nel mercato internazionale, è stata conferita la Laurea honoris causa in Economia e Commercio Internazionale ad Adolfo Guzzini, Presidente CEO della iGuzzini illuminazione. La cerimonia si è svolta presso l’Università degli Studi di Macerata.

La Réunion, Dipartimento D’Oltremare francese dal 1946, è da sempre stata incrocio di genti e culture. Situata nell’Oceano Indiano, a est del Madagascar, questa montuosa isola di origine vulcanica era già in antichità frequentata dai marinai arabi che la chiamavano Dina Morgabin, ossia “isola occidentale”. Poi, nel 1513 arrivarono i portoghesi e nel 1642 fu occupata dai francesi, che la rinominarono Île Bourbon (dal nome della famiglia regnante, i Borbone). Fu ribattezzata Réunion durante la Rivoluzione francese (1793). Dal XVII al XIX secolo, l’immigrazione francese a cui si sovrappose quella di africani, cinesi, malesi e indiani del Malabar diede all’isola quella etoregeneità etnica che la caratterizza. Ed è per celebrare questa eterogeneità culturale, che il governo di La Réunion ha bandito un concorso internazionale per la realizzazione nella città di Saint-Paul (la seconda, dopo la capitale Saint-Denis) del Museo delle Civiltà e dell’Unità Reunionese-MCUR. Vincitori del concorso sono risultati lo scorso settembre Anouk Legendre e Nicolas Desmaziéres, titolari dello studio X-TU (Project team: Mathias Lukacs, Olivier Busson, Amelie Busin, Nenad Basic, Philip Stanfield, Iliana Genova; Engineers: Iosis Group, Elioth, Peutz & Associés; Museography: Ast; Lighting: 8’18”). Si richiedeva il progetto di un luogo in grado di convogliare la molteplicità nell’unità e di risvegliare una coscienza collettiva comune, un luogo di trasversalità e scambio, un laboratorio interattivo e allo stesso tempo un posto piacevole per passare momenti di vita quotidiana. L’area prescelta per l’intervento è una savana secca e riarsa in cima a una scogliera affacciata sull’oceano. Il panorama è sublime nella sua radicale nudità, e attraversato e modellato da molteplici flussi: le onde telluriche delle colate laviche, i flussi del traffico che percorre la strada costiera, la schiera di genti diverse che popolano l’isola. Il progetto di X-TU si genera proprio da questi flussi e da queste energie, si adatta ai contorni del paesaggio, li estende al di là della strada e li ricongiunge in una spirale sulla cima della scogliera. Un percorso dinamico guida i visitatori intorno al patio centrale per trasformarsi poi in una scala a spirale. L’edificio si presenta come un oggetto dinamico, con entrambe le sezioni terminali del patio a spirale aperte verso l’esterno: verso l’alto alla luce e alla città in basso verso la savana. Nucleo del progetto è il grande patio centrale, o “Grand Kour”, piantumato con banani giganti e con altre varietà di flora tropicale nebulizzata con un sistema di di spray d’acqua. Questo denso giardino crea un microclima temperato che contribuisce a raffrescare le sale del museo con la ventilazione naturale e senza l’ausilio di condizionamento d’aria meccanico. Le facciate, pensate anch’esse per rispondere al clima tropicale, sono affiancate da gallerie perimetrali, ombreggiate da frange flessibili di fibra di legno Africano. Sempre in ottemperanza a principi ecocompatibili e di efficienza energetica, la copertura è integrata da membrane fotovoltaiche. All’interno, le sale espositive sono disposte come un paesaggio punteggiato di micro-patii disposti come un arcipelago. Un grande soffitto flessibile di asticelle di legno intrecciate raccorda l’intero volume, formando un “cielo” morbido e avvolgente ispirato alle sinuose fibre rampicanti della foresta pluviale. L’inizio dei lavori per la costruzione del MCUR, che avrà una superficie utile di 15.600 metri quadrati, è previsto nel gennaio 2010, e il suo completamento per il settembre 2012.

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La Réunion, a French Overseas Department since 1946, has always featured a mix of different peoples and cultures. Located in the Indian Ocean, east of Madagascar, already in ancient times this mountainous island of volcanic origin was frequented by Arab sailors, who called it Dina Morgabin, meaning “western island”. The Portuguese then arrived there in 1513, and the French occupied it in 1642, renaming the island Île Bourbon (after the name of the reigning family, the Bourbons). It was rechristened Réunion during the French Revolution (1793). From the seventeenth to the nineteenth century, French immigration mixed with immigrants from Africa, China, Malaya, and Indians from Malabar, giving the island the ethnic heterogeneity that characterizes it. The government of La Réunion has published an international competition precisely to celebrate this cultural heterogeneity. The project involves building the Museum of Civilizations and the Réunion Unity, or the MCUR. The winners of the competition, which was held last September, were Anouk Legendre and Nicolas Desmaziéres, the owners of the X-TU studio (project team: Mathias Lukacs, Olivier Busson, Amelie Busin, Nenad Basic, Philip Stanfield, Iliana Genova; Engineers: Iosis Group, Elioth, Peutz & Associés; Museography: Ast; Lighting: 8’18”). The project was for a place that was to channel variety into unity, reawakening a common collective conscience… a cross-cultural place for exchange, an interactive laboratory and at the same time a pleasant lieu in which to spend some moments of everyday life. The choice fell on a dry savannah at the top of a cliff overhanging the ocean. In its radical bareness, the view is breathtaking, and is crossed through and molded by various elements that endow it with movement: the telluric waves of the lava flows, the traffic flows along the coastal road, the hosts of different peoples inhabiting the island. X-TU’s project is generated by these flows and energies, adapting to the landscape contours, extending them beyond the street, and bringing them back together again in a spiral at the top of the cliff. A dynamic pathway leads visitors around the central patio, later turning into a spiral staircase. The building presents itself as a dynamic object, with both ends of the patio spiraling out toward the exterior: upwards towards light and the city, and downwards towards the savannah. The heart of the project is the great central patio, or the “Grand Kour”, where gigantic banana trees and other tropical plants and flowers are watered through a sprinkling system. This thick garden creates a temperate microclimate that serves to cool the museum halls through natural ventilation and without the aid of mechanical air conditioning. The façades, as well , were built to endure the tropical climate: flanked by perimetral galleries, they are shaded by flexible fringes of African wood fiber. Photovoltaic membranes were embedded in the roofing, abiding by ecocompatible principles and energy efficiency. In the interior, the exhibition halls appear like a landscpae dotted by micro-patios laid out like an archipelago. A great flexible ceiling made of intertwining wooden sticks covers the entire volume, forming a soft , enveloping “sky” that seems to draw inspiration from the sinuous climbing fibers of the rainforest. Construction works for the MCUR – which is to have a 15,600-square-meter surface area – are to begin in January 2010, and ought to be completed by September 2012.

n memory of John Lennon’s birthday date, Yoko Ono has designed and promoted the “Imagine Peace Tower”: an imposing light column installed on the uncontaminated island of Videy in Iceland. The light sculpture was inaugurated on October 9th in memory of her partner, through a symbolic and emblematic message of peace. The work of art, which rises from a circular rocky platform, expresses creativity and technology together, and includes the emotion of the sound of some bars of John Lennon’s unforgettable song “Imagine” – translated into 24 languages – spreading through space Nine thick light columns and a corolla of six thinner columns stretch together in horizontal lines, mirroring themselves in reflections that soar upwards. This produces a monumental flow of light that brightens the Icelandic night, thanks to iGuzzini jointly with GH Lighting Ltd as technical sponsor. One of iGuzzini’s most renowned systems was used for the occasion: the Light Up Walk Professional (designed by J.M. Wilmotte), a series of devices with a compact design, capable of high-level performance, and able to endure the very low Icelandic temperatures.

Un progetto “ambizioso” Super Luxury

L’importanza dell’illuminazione UCI Multiplex

Residenze di super lusso per navigare nel mondo, è la proposta di Four Seasons Ocean Residences, presentata il settembre scorso a Monaco da Riviera Estates de Savills, il gruppo anglosassone che si occupa della commercializzazione degli appartamenti. La nave, 220 metri di lunghezza per 48.600 tonnellate, verrà realizzata in Finlandia nei cantieri navali del gruppo norvegese Aker Yards a partire dal 2008 con l’obiettivo di consegnarla pronta per il varo nel 2010. 112 gli appartamenti, dagli studios di 80 metri quadrati ai triplex che posso arrivare fino agli 800 metri quadrati. I proprietari potranno scegliere tra tre tipologie di arredamento, moderno, in stile marino o dagli accenti più contemporanei, realizzato da Tillberg Design, azienda svedese specializzata negli interni navali. Ricca e prestigiosa la gamma di servizi, quattro ristoranti, undici bar, due vie riservate allo shopping, un teatro, cinema, giardini, un business center, un ospedale e naturalmente un casino, una super piscina con spa, talassoterapia e vasta scelta di attività sportive. Prezzo degli appartamenti adeguato: 38.000 euro/m2 con 72.000 euro di spese annuali. Già 30 gli appartamenti venduti un po’ in tutto il mondo, dalla Svezia e Norvegia, all’Irlanda, Sud-Africa, America e Hong Kong, fascia di età dai 35 ai 65 anni. D’altronde l’itinerario proposto è allettante, tra le mete l’Antartico, l’Amazzonia, Londra in occasione dei giochi olimpici del 2012 e Monaco per la F1.

Il multisala UCI Cinemas Certosa, di Milano, collocato all’interno di un ampio centro di intrattenimento dotato di bar, ristoranti e sala giochi gestite da più società, si distingue per la caratterizzazione e l’immagine aziendale che differenzia i propri spazi direttamente controllati e impostati mediante una progettazione moderna, confortevole e di massima funzionalità. Le zone UCI auto-gestite, che comprendono: biglietteria, area di vendita, bar, spazi relax e zone di passaggio, sono state progettate secondo concetti di forte personalizzazione aziendale e singolarità di funzione, in osservanza del mood che si riscontra nelle altre sale della società. L’intervento ha attribuito alla luce un ruolo determinante mediante la realizzazione di maglie luminose semitrasparenti, costituite da una moltitudine di elementi illuminanti da collocare indifferentemente a soffitto o a parete. Per attuare l’installazione è stata studiata una struttura di forte impatto connotativo ed emozionale. Le singole tessere del mosaico luminoso determinato, sono costituite da corpi illuminanti a luce fluorescente, personalizzabili mediante filtri colorati. Vision è il nome del prodotto appositamente studiato per l’occasione dallo staff Norlight.

Last September in Monaco, Riviera Estates de Savills, a

British group dealing in apartment marketing, presented Four Seasons Ocean Residences: super luxury residences in which to sail around the world. Building of the ship, which is 220 meters long and weighs 48,600 tons, will start in 2008 in Finland, at the shipyard belonging to the Norwegian group Aker Yards, and ought to be completed in 2010, with the vessel ready to be launched. The ship includes 112 apartments, ranging from 80-square-meter studios to triplexes that can be as large as 800 square meters. The owners may select three types of furnishings: modern, marine style, or contemporary, all designed by Tillberg Design, a Swedish firm specializing in ship interiors. The ship also features a rich, prestigious range of services, four restaurants, eleven bars, two shopping arcades, a theater, a cinema, gardens, a business center, a hospital, and, of course, a casino, a super swimming pool with a spa, thalassotherapy, and a large choice of sports activities. The price of the apartments is appropriate: 38,000 euro/sq.m., with 72,000 euro of yearly expenses. 30 apartments have already been sold to buyers – with an age range from 35-65 – from all around the world, from Sweden to Norway, Ireland, South Africa, America, and Hong Kong. After all, the travel itinerary is enticing, some of the destinations being the Antarctic, Amazonia, London for the 2012 Olympic Games, and Monaco for the F1.

The UCI Cinemas Certosa multiplex of Milan – which is located within a large entertainment center that includes bars, restaurants and an amusement arcade, all managed by various firms – stands out thanks to its special character and corporate image. Directly controlled and laid out according to a modern planning system, it is highly functional and offers modern conveniences. The autonomously managed UCI areas, which include the box office, retail space, bars, resting areas and walkways, were planned according to highly personalized corporate concepts and function singularity, following the mood of the other halls in the ensemble. In this work, light has a decisive role: a semitransparent luminous mesh made up of a great many lighting elements can be installed on the ceiling or walls. A structure with a strong connotative and emotional impact was devised for the installment of the mesh. The single tesserae of the light mosaic are made up of fluorescent lighting elements that can be customized through colored filters. The name of the product is Vision, and it was especially designed for the occasion by the Norlight staff.

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Notizie sui principali avvenimenti in Italia e nel Mondo. Reports on currentevents in Italy and abroad.

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Strategie per le città future Nasce e si qualifica come evento di “marketing urbano e territoriale”, ma Urbanpromo, giunto quest’anno alla quarta edizione, è divenuto un concetto ben più ampio e articolato che ha assunto i caratteri di vera e propria piattaforma di confronto, scambio, trasmissione di informazioni e competenze tra i diversi operatori del settore. La manifestazione promossa da INU e organizzata da Urbit si è tenuta il novembre scorso nei suggestivi spazi di Palazzo Franchetti a Venezia dove per quattro giorni si sono succeduti una cinquantina di incontri, tra convegni e seminari, parallelamente all’esposizione di oltre 200 progetti presentati da circa 90 espositori, tra aziende pubbliche e operatori privati. La filiera della trasformazione urbana è la grande protagonista e anche la forza del successo che riscuote la manifestazione dove confluiscono competenze e interessi diversi, enti locali, privati, promotori, investitori e gestori di patrimoni immobiliari, studi di progettazione, imprese di costruzioni, enti di ricerca, istituti di credito nonché associazioni culturali e accademiche. Un osservatorio mirato e sempre più qualificato sugli approcci, le strategie di sviluppo, i partenariati tra pubblico e privato, il real estate, il marketing territoriale, i trasporti e la mobilità che investono un numero sempre maggiore di realtà urbane e territoriali del nostro Paese. La questione energetica, le nuove politiche abitative, il commercio e la rigenerazione urbana, la rivitalizzazione dei waterfront, il trasporto e l’intermodalità, tutte problematiche attuali e all’ordine del giorno che le città, le amministrazioni comunali, gli operatori pubblici ma anche gli investitori privati, associazioni di persone e enti hanno messo sul tavolo del dibattito durante le diverse sessioni di convegno. Ma come ha sottolineato Stefano Stanghellini, presidente di Urbit “l’appeal di Urbanpromo resta tuttavia legato alla promozione delle città e dei progetti” in cui si stringono cooperazioni tra programmi urbanistici, nuovi progetti e interventi architettonici e forze economiche e di mercato. Così dalle realtà urbane più grandi e complesse come Milano, Venezia, Torino o Napoli alle città di medie e piccole dimensioni, dalla Liguria alla Calabria, hanno dato prova di una accresciuta vitalità nel proporre progetti di trasformazione e rilancio di aree urbane degradate, territori emarginati, luoghi abbandonati per eleggerli a nuove centralità, creare le occasioni per lo sviluppo di nuovi fattori di valorizzazione urbana, architettonica, di attività e iniettare quindi i presupposti per potenziarne le attrattive. Il tema della sostenibilità ha coinvolto la partecipazione e l’interesse di un ampia fetta di operatori a testimonianza dell’accresciuta sensibilità rispetto al problema dei vincoli energetici sia nelle politiche urbanistiche sia nel progetto architettonico. Antonio Lumicisi, coordinatore per l’Italia della Campagna “Energia Sostenibile in Europa” (www.campagnaseeitalia.it) sostenuta dal Ministero dell’Ambiente ha messo a fuoco i contenuti, gli obiettivi e le iniziative di cui si fa promotore questo progetto per stimolare e diffondere le conoscenze dei diversi operatori, dai decision makers all’opinione pubblica agli investitori privati, sui vincoli della sostenibilità energetica. Questione che proprio in questa edizione ha visto Urbanpromo allacciare una partnership col Ministero dell’Ambiente per la Campagna di Energia Sostenibile ponendosi oltre che come osservatorio sulle novità che emergono nelle realtà del nostro Paese anche come alleato nel campo dell’attuazione di iniziative sul tema della sostenibilità. Elena Cardani

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Complessi commerciali e nuove prospettive Mapic 2007

Omaggio a Richard Rogers In Paris

L’universo del mercato dell’immobiliare commerciale è al centro del Mapic, il salone che ogni anno dal 1995 riunisce a Cannes i principali operatori e professionisti del settore, dai promotori, alle società di consulenza e di commercializzazione fino agli architetti e urbanisti, ma anche i diversi marchi del mondo della distribuzione, le città che vogliono aprire i loro territori a insediamenti commerciali e gli investitori alla ricerca di nuove opportunità. Grande successo per l’edizione di quest’anno. (14-16/11 e oltre 10.000 partecipanti). Tra le novità, un ampliamento della superficie espositiva con un nuovo padiglione, il Penthouse Riviera, una nuova categoria dedicata ai Centri Commerciali all’interno dei Mapic Awards, un programma di conferenze ulteriormente arricchito centrato su tematiche di forte attualità, come lo sviluppo sostenibile nell’industria e nella distribuzione o la crescita della competitività dei Paesi dell’Europa Centrale e Orientale nello sviluppo di complessi commerciali.Una tendenza particolarmente importante è la forte presenza delle città (circa il 30% in più rispetto allo scorso anno) che vedono nello sviluppo di nuove aree commerciali un asse strategico della loro politica di rivitalizzazione urbana. Italia, Francia, Regno Unito, ma anche Ungheria, Ucraina e Svezia hanno presentato progetti e operazioni marketing territoriale centrati sul dinamismo commerciale come volano per sviluppare nuove aree, rivitalizzare i centri storici, trasformare ex aree industriali, ecc. Un panorama altamente qualificato dove si è delineata la tendenza che vede l’architettura al centro di molte delle principali operazioni. Si fa strada in modo sempre più consapevole e allargato l’idea che ai dati quantitativi devono necessariamente fare eco quelli qualitativi. Se lo sviluppo di insediamenti commerciali, di partnership tra pubblico e privato, può rappresentare una via per riqualificare parti città degradate o emarginate, è fondamentale che i registri espressivi, i parametri linguistici, le logiche architettoniche vengano tenuti nelle adeguate considerazioni. E questo approccio è stato sposato da molti operatori pubblici e privati che durante le giornate del Mapic hanno presentato progetti di particolare interesse proprio per la qualità delle soluzioni architettoniche capaci di dare un nuovo senso e valore a programmi e strategie fortemente articolati. A Marsiglia per esempio, La Capelette è un nuovo polo commerciale e di svago di 46.000 mq (apertura prevista nel 2011). Il progetto firmato da Arquitectonica e DGLa (promotori Icade e Sifer) sposa criteri di sviluppo sostenibile e si definisce come il percorso di un fiume attraverso superfici ondulate e coperture vegetalizzate. Jean-Paul Viguier firma a Lyon, Confluence (UNIBAIL) commerci e svago in una zona in pieno sviluppo (1). A Rouen con l’intervento Docks 76, Jean-Michel Wilmotte (promotore Unibail, 2) ha reinterpretato dei vecchi hangar della zona portuale (circa 45.000 metri quadrati, 85 milioni di euro di investimento) trasformandoli in un nuovo complesso per attività commerciali e di svago che per il 2009 darà vita a un nuovo polo urbano. Anche Francoforte ha puntato sulla compresenza di attività commerciali, ricettive, residenze e uffici per il FrankfurtHochVier (promotore Bouwfonds mab), che porta la firma di KSP Engel and Zimmermann (torre uffici, hotel, e appartamenti) e Massimiliano Fuksas (centro commerciale) la cui inaugurazione è prevista per il 2008. Anche l’Italia, tra i Paesi più rappresentati, ha proposto interessanti progetti come le Terrazze di Vado (promotore I.P.E. Immobiliare Parco Est, developer Global Retail), in Liguria, un parco turistico perfettamente integrato nel paesaggio della fascia costiera (inaugurazione entro il 2009). Progetto di Luigi Vittorio Ferrari, Luca Telò e Davide Paolini e sempre in Ligura ma a La Spezia, il centro commerciale subregionale Le Terrazze di José Quintela da Fonseca/Building Design Partnership (promotori Sonae Sierra, developer Ing Real Estate). Molti i progetti firmati da studi come Chapman Taylor, Benoy, e RTKL o gli stessi Broadway Malyan, che si sono aggiudicati il primo premio nei Mapic Awards per il centro commerciale Forum Coimbra (promotore Multi Development Portugal, Promotora Imobiliaria) in Portogallo. Elena Cardani

Importante retrospettiva di Richard Rogers al Centre Pompidou che quest’anno festeggia i trent’anni dalla sua realizzazione, opera com’è noto dell’architetto inglese, con Renzo Piano e l’ingegneria di Peter Rice. Anno di grandi riconoscimenti quindi per Rogers che nel mese di giugno ha ricevuto il Pitzker Prize alla carriera. La mostra allestita fino al 3 marzo illustra il lavoro dell’architetto, oggi settantaquattrenne (Firenze, 1933) dai suoi primi progetti con Norman e Wendy Foster, agli anni Sessanta con Su Rogers all’interno di Team 4 fino alle recenti opere con lo studio Rogers Stirk Harbour + Partners. Oltre 1000 metri quadrati di esposizione e una cinquantina di lavori presentati in una scenografia firmata dal figlio Ab Rogers che si articola in isole tematiche individuate ognuna da una parola chiave del vocabolario dello studio: leggibilità, trasparenza, pubblico, sistemi, ambiente, leggerezza, lavori in corso. Ogni insieme presenta sei o sette progetti illustrati con disegni, modelli, foto e filmati. Tutti i progetti, come sottolinea il commissario della mostra Olivier Cinqualbre, illustrano alcuni punti in comune, caratteristici della poetica di Rogers: l’uso del metallo e del vetro; l’apertura dello spazio alla base dell’edificio; il portare all’esterno tutto ciò che potrebbe ingombrare all’interno, circolazioni, locali tecnici, servizi e, tema onnipresente e oggetto di riflessioni approfondite, lo sviluppo sostenibile sia per le soluzioni architettoniche, sia urbanistiche.

Since 1995, Mapic has been a meeting place in Cannes for the main operators and professionals in the the world of real estate in shopping and business development. This year, as always, the main operators and professionals in the sector will take part in the fair, including promoters, consultancies and marketing companies, architects, urban planners, the various trademarks in the retail sector, cities that are opening up their space to shopping centers, and investors looking for new opportunities. This year’s edition (14 -16/11) included an extension of the exhibition area, a new pavilion – the Penthouse Riviera – a new category devoted to Shopping Centers within the Mapic Awards a conference schedule that has been enriched further and that focuses on highly topical subjects, such as sustainable development in the world of industry and in the distribution or growth of competitiveness in central and eastern European countries in the development of shopping centers. An especially important trend is the great number of cities (about 30% more than last year) that see the devlopment of new shopping areas as a strategic axis of their policy for urban revitalization. Italy, the United Kingdom, and Hungary – as well as Ukraine, and Sweden – have participated with extensive projects and territorial marketing operations centered on commercial dynamism as a starting point for the development of new areas, the revitalization of historical town centers, converting former industrial areas, etc. A highly qualified map that reveals a tendency towards architecture as the center of many of the main operations. There is a growing awareness that data regarding quantity must absolutely be followed by qualitative aspects. It is essential that expressive registers, language parameters, and architectural logic be kept in due consideration if the development of shopping centers and a partnership between what is public and private can be a way to upgrade rundown or isolated areas of cities. Various public and private operators followed this approach: during the days at Mapic they presented projects that were particularly interesting in terms of the quality of the architectural solutions, which managed to give new meaning and value to strongly articulated plans and strategies. For instance, in Marseilles, La Capelette is a new 46,000-sq-m shopping and entertainment center (to open in 2011) set in a district that is being totally renewed in the X arrondissemnt. The project, which is by Arquitectonica and DGLa (sponsored by Icade and Sifer) adopts standards of sustainable development, presenting itself as the course of a river that crosses wavy surfaces and plant-covered roofings. In Lyon, by J.P. Viguier, is Confluences (UNIBAIL), entertainment and shopping centre in a developing area (1). With a work by Docks 76 in Rouen, JeanMichel Wilmotte (Sponsor: Unibail, 2) has converted some old hangars along the harbor (about 45,000 sq.m) into a new complex for shopping and entertainment; building has begun, and in 2009 the area will constitute a new urban center. Frankfurt has put together various activities and functions, including shopping, accomodation, residences, and offices at the FrankfurtHochVier (sponsor: Bouwfonds mab), designed by KSP Engel and Zimmermann (office tower, hotel, and apartments) and Massimiliano Fuksas (shopping center), and to be inaugurated in 2008. One of the countries that took up an extensive show area was Italy, as well, which proposed interesting projects such as the Terrazze di Vado (sponsor I.P.E. Parco Est development company, developer Global Retail) in Liguria, a holiday camp that integrates perfectly with the landscape along the coast, born on the “ex Cokeria” area: works are to be completed by 2009). Another project for Liguria, but on the Eastern coast in La Spezia, was designed by Luigi Vittorio Ferrari, Luca Telò, and Davide Paolini, and is for the sub-regional Le Terrazze shopping center, by José Quintela da Fonseca/Building Design Partnership (sponsors Sonae Sierra, developer Ing Real Estate). Many of the projects come from studios such as Chapman Taylor, Benoy, and RTKL, or even Broadway Malyan, which won the first prize in the Mapic Awards for the Forum Coimbra shopping center (sponsor: Multi Development Portugal, Promotora Imobiliaria) in Portugal.

An important retrospective is now being devoted to Richard Rogers at the Centre Pompidou, which is celebrating its thirtieth year, and as everybody knows, was planned by the English architect along with Renzo Piano and the engineer Peter Rice. Thus, this is a year of great acknowledgment for Rogers, who received the Pritzker Prize for his career last June. The show, open through March 3rd, illustrates the works by the architect, who is now seventy-four years old (he was born in Florence in 1933), from his first projects with Norman and Wendy Foster, to the 1960s with Su Rogers in Team 4, to his recent works with the Rogers Stirk Harbour + Partners studio. About fifty works are presented on more than 1,000 square meters of exhibition space, in a setting created by his son Ab Rogers: different themes are identified by a keyword taken from the studio’s vocabulary: readability, transparence, public, systems, environment, lightness, works underway. Each group presents six or seven projects illustrated with designs, models, photos, or films. As the commissioner of the show Olivier Cibnqualbre points out, all of the projects reveal some points in common that are characteristic of Rogers’s poetics: the use of metal and glass; the opening up of space from the base of buildings; moving anything that can be cumbersome in the interior to the exterior of the building, staircases, technical rooms, bathrooms, and – an ever-present theme that leads to in-depth reflection – sustainable devlopment both in terms of architectural solutions and urban planning.

Dall’alto/from the top: schizzo per il/sketch for Centre Pompidou, 1971-77; Palazzo di Giustizia/Law Court, Bordeaux, 1992-98; il Centre Pompidou, Paris (© Katsuhisa Kida). A sinistra/far left: Terminal 4, Barajas International Airport, Madrid, 1997-2005 (© Richard Bryant / Arcaid).

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Heidi Specker

Costruttore del Re Sole Architect of the King

Antologica su Bruno Munari A Celebration

Nuovi territori, nuovi linguaggi

La galleria romana Brancolini Grimaldi Arte Contemporanea presenta fino al 30 gennaio una mostra dedicata alla fotografa tedesca (classe 1962) Heidi Specker (www.heidispecker.de). Intitolata “From Im Garten to Bangkok”, l’esposizione si concentra su due progetti fotografici realizzati dalla Specker nel 2003 e nel 2005. Il primo, Im Garten, è ispirato dal Il giardino di cemento (Einaudi) dello scrittore americano Ian Mc Ewan. Nei suoi scatti costruiti con una precisione meticolosa per i particolari e con un rigore quasi scientifico la natura si inserisce sulle superfici delle costruzioni con una insolita grazia pittorica così da creare una sorta di corto-circuito fra visione paesaggistica di rigore illuminista e improvvise impennate di ridondanze barocche. La serie Bangkok è invece ispirata e dedicata a Germaine Krull (1897-1985), figura emblematica della Bangkok del dopo guerra. Madame Krull era appassionata della cultura asiatica. Aveva riaperto e riportato agli antichi splendori il celebre Hotel Oriental, nel 1947. Una donna atipica e coraggiosa per la sua epoca, viveva con i soldati al fronte, era socialmente impegnata, frequentava i circoli più esclusivi della città, ed era anche una raffinata fotografa. Si appassionò in seguito dell’India, e passò molto tempo a curare i bambini e i rifugiati del Tibet.

Commissario generale delle fortificazioni di Luigi XIV, Sébastien Le Prestre, marchese di Vauban (1633-1707) è considerato come il più importante ingegnere militare francese a cui si deve l’organizzazione di oltre 160 forti e la costruzione ex novo di altri nove. Il 2007, tricentenario della sua morte, ha celebrato la sua opera con varie iniziative che trovano un importante coronamento nella mostra presentata fino al 5 febbraio alle gallerie delle esposizioni temporanee della Cité de l’Architecture et du Patrimoine di Parigi. La mostra presenta una visione globale dell’opera di Vauban integrando i suoi interventi nel campo delle fortificazioni con i progetti architettonici e urbanistici, quali per esempio i numerosi canali tra cui la realizzazione del Canal du Midi, senza tralasciare il contesto storico e politico del secolo del Re Sole. Cinque le sezioni che articolano il percorso espositivo: “Guerra, potere e glorificazione sotto il regno di Luigi XIV” che inquadra storicamente e culturalmente l’epoca d’origine; “Vauban e l’arte della guerra” dove vengono evocate le tecniche militari del XVII secolo affinate e razionalizzate sotto il regno di Luigi XIV; “Le realizzazioni di Vauban” centrata sui piani-rilievo dei diversi siti fortificati come Lille, Besançon o il forte di Joux e sulla organizzazione dei porti di Tolone e Dunkerque; “Vauban visto dai suoi successori” che presenta come i suoi siti fortificati siano stati riutilizzati dagli ingegneri militari del secolo XVIII; “Quale avvenire per il patrimonio di Vauban” che evidenzia come in otto città campione siano state attuate delle politiche di conservazione, restauro e riuso per valorizzare questo patrimonio storico attraverso progetti urbani innovativi e integrati alla città. La mostra riunisce una ricco repertorio di documenti e oggetti – dipinti, disegni, stampe, medaglie, piani-rilievo, modelli, modelli di città, strumenti geografici ecc. – indirizzati sia un pubblico ampio di appassionati sia a specialisti e studiosi di architettura e patrimonio storico.

Milano celebra Bruno Munari (Milano, 1907-1998), una delle personalità più importanti della cultura del XX secolo, a cent’anni dalla sua nascita: ed è proprio stato il 24 ottobre, data del suo ipotetico centesimo compleanno, in cui è stata inaugurata la grande antologica – in programma alla Rotonda di via Besana di Milano, fino al 10 febbraio – che ripercorre tutta la sua attività nel campo dell’arte e del design, attraverso 200 tra oggetti di design, progetti di grafica e comunicazione, opere d’arte, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private. Promossa dal Comune di Milano, con contributo della Regione Lombardia e il patrocinio della Provincia di Milano, col sostegno di Campari, Città del Sole, Coop, Danese, Hewlett Packard, Lualdi, Open Care, la mostra, curata da Beppe Finessi e Marco Meneguzzo, con la collaborazione di un prestigioso comitato scientifico, nasce da un approfondito lavoro di ricerca e da un progetto affinato nel corso degli anni. Accanto alle opere più note, ed evidenziando il particolarissimo metodo progettuale, vero denominatore comune della sua multiforme attività, l’esposizione sottolinea anche alcuni aspetti meno indagati dell’opera di Munari, tra cui il rapporto con il mondo dell’architettura e la sua collaborazione praticamente ininterrotta con molte delle riviste italiane dedicate al progetto, alla comunicazione e all’arte.

“Ugo La Pietra – Dal minimo sperimentale simbolico alla nuova territorialità 1962-2008”, Milano, Fondazione Mudima, 10 gennaio – 8 febbraio. Artista eclettico, ha attraversato con le sue ricerche, in cinquant’anni di attività, diverse discipline usando molti mezzi espressivi. La sua attività di pittore è già nota alla fine degli anni Cinquanta: nel 1962 è uno dei fondatori del Gruppo di pittori segnici “Il Cenobio” (con A. Ferrari, E. Sordini, A. Verga, A. Vermi). La sua ricerca segnica “per un minimo sperimentale simbolico” si svilupperà a metà degli anni Sessanta, con opere definite, da Gillo Dorfles nel 1964, “randomiche”. Seguiranno esperienze più concettuali e di impegno etico e sociale, attraverso esplorazioni in territori urbani ed extraurbani sostenuti dalla teoria del “sistema disequilibrante”. Un contributo originale che lo collocherà negli anni Sessanta tra i protagonisti dell’Architettura Radicale Europea. Verso la fine degli anni Sessanta le opere di La Pietra si esprimono soprattutto attraverso collage e fotomontaggi, espressioni vicine alle esperienze dello stesso periodo della “narrative art”, a cui si aggiungeranno i film che per tutti gli anni Settanta e i primi anni Ottanta faranno parte del movimento “Cinema d’artista” teorizzato e divulgato dal critico Vittorio Fagone.

Heidi Specker, Brunnen. A destra/right, Vauban, sezione del Faro di Risban/section of Risban Lighthouse, Dunkerque (Archives municipales de Dunkerque, 1 Fi 303/2).

Le Corbusier artista globale In Alessandria Fino al 30 marzo 2008, presso il Palazzo Monferrato di Alessandria, la mostra “La Corbusier. Dipinti e disegni”. Promossa dalla Società Palazzo del Monferrato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, l’esposizione, curata da Achille Bonito Oliva, Erich Mouchet e Vincenzo Sanfo, intende porre l’accento sulla carriera pittorica del grande architetto svizzero e in particolare sulla parte più intima della sua ricerca. L’iniziativa alessandrina propone un percorso inedito sul lavoro pittorico di Le Corbusier riunendo opere realizzate dagli anni Venti sino alla morte, coprendo tutto il suo lungo percorso creativo, attraverso autentici capolavori quali Nature Morte Puriste Verticale del 1922, o Femme dans l’embrassure d’une porte del 1933 che ritrae la moglie Yvonne in occasione di un vacanza a Vezelay, o ancora Mains, buste e coquillage del 1954, che fa parte dei celebri collage, cui Le Corbusier dedicherà buona parte del suo impegno figurativo. Oltre ai dipinti – tra cui alcuni oli su tela di grandi dimensioni – e ai disegni, la mostra presenterà alcune sculture e un grande arazzo finora mai esposto. “Le Corbusier. Paintings and drawings” will be open through March 30th at Palazzo Monferrato in Alessandria. Sponsored by the Società Palazzo del Monferrato and the Cassa di Risparmio di Alessandria foundation, the exhibition – curated by Achille Bonito Oliva, Erich Mouchet, and Vincenzo Sanfo – highlights the great Swiss architect’s pictorial career, and especially the most intimate sphere of his creativity. The initiative offers a new view of Le Corbisier’s paintings with a collection of works from the 1920s to his death, covering all of his long creative course. Indeed, on display are genuine masterpieces such as Nature Morte Puriste Verticale (1922), or Femme dans l’embrassure d’une porte (1933), which portrays the painter’s wife Yvonne during a holiday in Vezelay; or, yet again, Mains, buste e coquillage (1954), which is one of the famous collages to which Le Corbusier devoted a great part of his figurative commitment. In addition to paintings – some of which are large-sized oils on canvas – and drawings, a number of sculptures are on display, as well as a great arras that has never been shown before.

Le Corbusier, La Main Ouverte, collage di carta gouaché, matita e inchiostro di Cina/collage with gouaché paper, pencil and China ink, 56x40,2 cm, 2/4/1955. A destra/right, Elen Boutang, Les fourmies bleus, “Fohen”, lampadario, carta 100% vegetale/lamp, 100% vegetal paper.

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The show presents a global view of Vauban’s work, integrating his projects in the field of fortifications with architectural and urban plans, which, for instance, include a great number of canals – comprising the Canal du Midi – without neglecting the political and historical context of the century of the Sun king. The show is divided into 5 sections: “War, power and glorification during the reign of Louis XIV”, which draws an outline of the era from a historical and cultural viewpoint; “Vauban and the art of war”, where seventeenthcentury military techniques are presented, showing how they were honed and rationalized during the reign of Louis XIV; “Vauban’s works”, which focuses on relief models of the various fortified sites, such as Lille, Besançon or the Joux fort – and on the organization of the harbors of Toulon and Dunkerque; “Vauban in the eyes of his successors”, which shows how his fortified sites were reused by eighteenth-century military engineers; “What future for Vauban’s heritage”, which points out how in eight sample cities policies of preservation, restoration and reuse have been adopted so as to enhance this historical heritage through innovative urban projects that are integrated in the city. The exhibition gathers a rich repertory of documents and objects – including paintings, drawings, prints, medals, relief plans, models, city models, geographical instruments, etc. – addressed both to a great many enthusiasts and to specialists and scholars of architecture and historical heritage.

The Marquis of Vauban Sébastian Le Prestre (1633–1707), who was the general commissioner of Louis XIV’s fortifications, is seen as one of the most important Fench military engineers: he organized the layout of over 160 forts and built other nine ex novo. In 2007, which marks the tricentenary of his death, his work was celebrated through various initiatives, crowned by a show which will be open until February 5th in the temporary exhibition halls at the Cité de l’Architecture et du Patrimoine of Paris.

Design e materiali rinnovabili L’uso dei materiali riciclabili nel design contemporaneo è il tema della mostra allestita dal 12 gennaio al 16 marzo al VIA di Parigi. La mostra “Matières à cultiver” cerca di superare il “luogo comune” in cui, soprattutto in questi ultimi tempi, si può cadere parlando di sviluppo sostenibile, ecologia o rispetto dell’ambiente, per presentare i diversi campi del possibile offerti dal ricorso materiali rinnovabili. In una prospettiva dove l’economia della materia può essere considerata un gesto ecologico, il legno diviene uno dei materiali più idonei a un uso estensivo in quanto consente di immagazzinare CO2. E’ per questa ragione che molti designer stanno privilegiando questo materiale e i suoi derivati, multistrati, fibre composite d’origine vegetale, la stessa carta, per dare forma alle loro idee. Un entusiasmo giustificato anche dal potenziale espressivo che offre il legno sia al naturale sia nelle diverse lavorazioni e trattamenti a cui presta, senza perdere le sue qualità più intrinseche e straordinarie, il calore e la sensualità proprie della sua natura. Anche la carta, derivato del legno, non viene trascurata da molti designer che ne scoprono e sfruttano gli atout in termini di solidità, plasticità e leggerezza. I progetti in mostra testimoniano i

risultati del lavoro di molti designer impegnati in questa direzione, sono oggetti che propongo un ricco panorama di soluzioni linguistiche ed espressive in cui il ricorso al legno, la carta, le fibre vegetali ecc. viene supportato dai contributi che le nuove tecnologie offrono ai sistemi di lavorazione.

designed, graphic and communication projects, and artworks coming from important public and private collections. Promoted by the City of Milan with contributions from the Lombardy Region, under the patronage of the Milan Province, and financed by Campari, Città del Sole, Coop, Danese, Hewlett Packard, Lualdi, and Open Care, the exhibition – curated by Beppe Finessi and Marco Meneguzzo with the collaboration of a prestigious scientific committee – was organized thanks to in-depth research work and to a project that was honed through the years. In order to highlight the artist’s own, particular planning method, which is the true common denominator of his multiform activity, in addition to the more well-known works the show also points out some of the less known aspects of Murano’s work. In fact, his relationship with the world of architecture is explored, as well as his practically uninterruputed contribution to a great many Italian magazines devoted to projects, communication, and art.

Ugo La Pietra, Recupero e Reinvenzione, collage, 100x100 cm,1969/70. A sinistra/far left, Bruno Munari, Lampada cubica Bali, 1958 (Produzione Danese Milano 2003 A, Archivio storico Fondazione J. Vodoz e B. Danese, Foto: © Jacqueline Vodoz, 1958, courtesy Archivio storico Fondazione J. Vodoz e B. Danese).

One hundred years after his birth, Milan is celebrating Bruno Munari (Milan, 1907–1998), one of the most important personalities in twentieth century culture. Indeed, on October 24th, the day of his would-be hundredth birthday, a large anthology devoted to the artist was inaugurated and will be on through February 10th at the Rotunda in via Besana. The show traces all of his activity in the fields of art and design through 200 objects he

Tutto Vasarely At Triennale Bovisa Milan

Small Talk di Grcic

Triennale Bovisa di Milano presenta fino al 27 gennaio una mostra dedicata a Victor Vasarely (Pécs, Ungheria, 1906 - Parigi 1997). Curata da Andrea Busto e Cristiano Isnardi, la mostra propone attraverso duecento opere una lettura inedita per il pubblico italiano del percorso artistico e culturale di Vasarely e del suo ruolo nella storia dell’arte del Novecento. La poetica e le teorie di Vasarely, in bilico tra sperimentazione matematica e utopia sociale, sono portatrici di un messaggio universale per il quale l’opera d’arte può, attraverso il suo messaggio estetico, migliorare il mondo. L’opera di Vasarely si è sviluppata negli anni con continue variazioni formali e concettuali e le varie sezioni della mostra consentono di comprendere le molteplici esperienze creative dell’artista. Alle sale dedicate alla pittura, si aggiungono tre sezioni che affrontano e approfondiscono tematiche poco conosciute come il rapporto con l’architettura. Esempio fondamentale è la progettazione e la costruzione della Fondazione Vasarely a Aix-en-Provence, vera e propria “opera d’arte totale” in cui la fusione fra pittura e architettura trova la sua applicazione. In questa sezione, tra gli altri progetti di integrazione architettonica delle sue teorie artistiche, sono documentati gli interventi a Parigi, Montpellier e in altre città francesi. E ancora: i Fotografismi, sorta di invenzione fotografica in cui il disegno e il collage sono subordinati alla riproduzione meccanica e fotografica rigorosamente in bianco e nero; e i Programmes, progetti per la realizzazione delle opere pittoriche dell’artista, in cui viene particolarmente sottolineato il suo interesse per l’arte computerizzata e di pura esecuzione tecnica.

Nato nel 1965 a Monaco, Kostantin Grcic è tra le figure più interessanti del designer contemporaneo, Compasso d’oro alla Triennale di Milano nel 2001 e creatore dell’anno al salone Maison&Objet di Parigi nel 2007. La mostra che gli dedica il Musée des Arts Décoratifs di Parigi, fino al 27 gennaio, ne traccia un profilo peculiare evidenziando le specificità del suo lavoro. Discepolo di Jasper Morison, Grcic si pone nella giusta via di mezzo tra sapere tecnico e valori artigianali del manufatto. Il suo è un linguaggio immediato, che privilegia le forme semplici e pure stimolato da una costante ricerca sulle potenzialità espressive dei nuovi materiali, attento ai nuovi strumenti affinati nel campo della lavorazione industriale, proiettato verso un sistema di progettazione razionale ma aperto e permeabile agli stimoli provenienti da altre discipline artistiche. Ma Grcic rivendica la sua appartenenza alla sfera del design, del progetto funzionale, pratico, indissociabile dal mondo dell’industria e dalle urgenze che impongono le problematiche ecologiche. Nella mostra al Musée des Arts Décoratifs, il designer tedesco allaccia un dialogo tra le proprie creazioni e alcune opere delle antiche collezioni accompagnando questo confronto con un testo scorrevole di Pierre Doze che affronta i temi delle forme, delle strutture e dei materiali.

The Bovisa Triennial in Milan will be showing an exhibition devoted to Victor Vasarely (Pécs, Hungary, 1906 - Paris 1997) through until the 27th January. Under the curatorship of Andrea Busto and Cristiano Isnardi, the 200 works on display will offer the people Victor Vasarely, Zebre, 1952.

of Milan an unusual reading of Vasarely’s artistic and cultural background and his role in the history of 20th century art. Vasarely’s poetics and theories, poised between mathematical experimentation and social utopia, convey a universal message according to which a work of art can (through its aesthetic message) improve the world. Vasarely’s work underwent constant formal and conceptual variations over the years and the various sections of the exhibition provide a clear insight into the artist’s multiple creative experiences. In addition to rooms devoted to painting, there are also three sections which look at and carefully examine less familiar issues, such as relations with architecture. A fine example is the design and construction of the Vasarely Foundation in Aix-enProvence, an authentic “total work of art” in which painting and architecture are fused together. This section, along with other projects outlining the architectural application of his artistic theories, also documents projects of his in Paris, Montpellier and other French cities. We also have Fotografismi, a sort of photographic invention in which drawing and collage are subordinated to rigorously black-and-white photographic and mechanical reproduction; and also Programmes, projects for the creation of the artist’s paintings, which notably underline his interest in computerised art and pure technical execution.

Konstantin Grcic, Mayday, lampada in polipropilene/ propylene lamp, Flos, 1998.

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Arte e poesia fotografica In Wien

Tra testo e immagine French Hommage

Emozioni condivise In Florence

Il fotografo francese Lucien Clergue è il protagonista dell’antologica “Il poeta con la Macchina Fotografica”, aperta alla Kunst Haus di Vienna fino al 17 febbraio. La retospettiva presenta oltre duecento immagini dell’artista, primo fotografo a essere eletto, lo scorso ottobre, membro dell’Académie des Beaux-Arts. Pablo Picasso, suo amico, riconobbe il grande valore artistico dei suoi scatti fin dall’inizio della carriera e parogonò i suoi “nudi” alle opere di Renoir, Manet e Velázquez. La definizione di “poeta con la macchina fotografica”, adottata dal titolo di questa prima grande mostra dedicata alle sue foto in Austria, si deve a Jean Cocteau.

Olga Kisseleva, artista complessa e multiforme che opera principalmente sui nuovi media, nasce a San Pietroburgo nel 1965 e dal 1999 vive tra la sua città natale e Parigi, città, e Paese, la Francia, radicati nei suoi ricordi e sogni di bambina. E la Francia oggi rende omaggio a questa artista con tre mostre quasi contemporanee. All’Abbazia di Maubisson la mostra “Douce France”, fino al 25 febbraio, presenta nella suggestiva architettura dell’edificio gotico, un ampio lavoro sulla natura dei linguaggi urbani in cui confluiscono mescolanze di culture, di lingue, nuove tecnologie di comunicazione e diversità di rapporti sociali. Più circoscritte alla dualità tra forma e testo sono invece le mostre presentate al Musée National Pablo Picasso di Vallauris e al Museo Marc Chagall di Nizza, entrambe fino al 25 febbraio. “Sept envies capiatles”, la prima, e “Windows”, la seconda, documentano la ricerca che l’artista sviluppa sul doppio versante del testo e dell’immagine, all’incrocio tra narrazione e forma, discorso e disegno. Il ricorso a diverse tecniche espressive – istallazione, fotografia, video, libri o dipinti – ma anche a differenti tipi di scrittura, traduce la sua riflessione sulle determinanti sociali, politiche o culturali di situazioni vissute da gruppi umani diversi senza per questo assumere un atteggiamento affermativo ma, e questa è la peculiarità della sua ricerca, mantenendosi sempre su una posizione interrogativa.

Lo scorso 30 novembre è stato inaugurato a Firenze il CCCS-Centro di Cultura Contemporanea Strozzina. Lo spazio espositivo trova posto negli ambienti, restaurati di recente, sotto il cortile di Palazzo Strozzi (noto come La Strozzina), dove, in passato, si trovavano le cantine del Palazzo; in seguito, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino all’alluvione del 1966, queste sale hanno ospitato le più importanti mostre fiorentine, che hanno avuto un’eco internazionale. Il Centro comprende 11 sale di dimensioni diverse, per una supeficie totale di 850 metri quadrati. Il primo evento che inaugura il CCCS è “Sistemi Emotivi, artisti contemporanei tra emozione e ragione”, in programma fino al 3 febbraio. L’evento si sviluppa su tre fasi distinte ma complementari: una mostra, una pubblicazione e un programma di seminari che indagano la tematica delle emozioni, proponendo una rilettura della correlazione tra artista contemporaneo, opera d’arte e fruitore, alla luce delle più recenti riflessioni e scoperte neuroscientifiche sul cervello umano e sui suoi effetti sulla sfera emotiva. La mostra, curata da Franziska Nori e Martin Steinhoff, raccoglie opere di artisti contemporanei che, consapevolmente o meno, si relazionano con la prassi corporea e sensoriale, ma anche razionale e cognitiva, implicata nell’esperienza dell’emozione, sia nel senso della produzione che in quello della fruizione. Gli artisti invitati sono: Bill Viola, William Kentridge, Yves Netzhammer, Katharina Grosse, Christian Nold, Maurice Benayoun, Teresa Margolles, Andrea Ferrara alias Ongakuaw e i poeti Elisa Biagini, Antonella Anedda e Valerio Magrelli.

The French photographer Lucien Clergue is the protagonist of the exhibition “The Poet with Camera – A Retrospective”, open at Kunst Haus Wien until February 17th. This retrospective presents more than 200 photographs of the artist, who has been the first photogrpaher to be elected, last October, as a memebr of the Académie des Beaux-Arts. His friend Pablo Picasso, who acknowledged the value and artistic quality of Lucien Clergue's work at a very early stage, compared his nudes with the works of the famous painters Renoir, Manet and Velázquez in the 1950s. Jean Cocteau described Clergue as the “poet with the camera”.

Lucien Clergue, Pablo Picasso, président de la course Fréjus, 15/8/1962.

Arte da Cuba In Montreal Con oltre quattrocento opere, il Museum of Fine Arts di Montreal, ripercorre la storia artistica, e non solo, di Cuba dal 1868 a oggi. Cuba è stata nel secolo scorso testimone e protagonista di grandi eventi storici, dalla decolonizzazione alla ricerca di un’identità nazionale, dalle guerre di indipendenza alla rivoluzione, in bilico tra utopia e realtà. La mostra di Montreal vuole porre l’accento sulle interpretazioni delle arti visive, forse la forma artistica dell’isola caraibica meno nota all’estero, di tanti e tali avvenimenti. Il percorso espositivo è diviso in cinque sezioni: La scoperta del paesaggio cubano, arte accademica alla ricerca dell’indipendenza (1868-1959); Tempo di cambiamenti, tradizione e modernità (1927-1959); Nella rivoluzione, tutto – Contro la rivoluzione, niente (1959-1979); Io e la rivoluzione, l’individuo nella storia (1979 a oggi). Boasting over 400 works, the Montreal Museum of Fine Arts covers the history of art and much more in Cuba from 1868 to the present day. Last century Cuba both witnessed and was actively involved in major historical events ranging from de-colonization to the quest for its own national identity, from the wars of independence to revolution, poised between utopia and reality. The Montreal exhibition aims to focus on interpretations by the visual arts, perhaps this Caribbean island’s least well-known art form overseas, of lots of key events. The exhibition is divided into five sections: The discovery of the Cuban landscape, academic art in quest of independence (1868-1959); Time of change, tradition and modernity (1927-1959); In the Revolution, everything – Against the Revolution, nothing (1959-1979); Me and the Revolution, the individual in history (1979 to the present day).

Andrés García Benítez, cover of the magazine “Carteles”, 31,4x24,5 cm, Havana 25/10/1936 (photo MMFA, Brian Merret).

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the gothic building is the setting for a great work devoted to the nature of urban languages, in which there is a mix of cultures, languages, new communication technologies and differences in social relationships. On the other hand, the two shows presented (until February 25th) at the Musée National Pablo Picasso of Vallauris and the Marc Chagall Museum in Nice are more restricted to the duality between form and text. The first, “Sept envies capitales”, and the second, “Windows”, bear witness to the research the artist develops on the dual horizon of the text and the image, the point where narration and form, discourse and drawing meet. The fact that the artist resorts to various expressive techniques – installations, photography, video, books or paintings – but also to different types of writing, expresses her reflection on the social, political, or cultural determiners experienced by different human groups. Yet, she does not assume an affirmative attitude, and this is what most characterizes her research: she does not simply state things, but always seems to be asking a question.

Olga Kisseleva, a complex, multiform artist that mainly uses new media, was born in St. Petersburg in 1965. Since 1999, she has been living between her hometown and Paris; indeed, France — and mainly the capital — has always been a part of her childhood memories. And today France is paying homage to this artist with three almost contemporary shows. “Douce France” will be on through February 25th at the Abbey of Maubisson, and the evocative architecture of Olga Kisseleva, Double Vie 2007, placche elettroniche con programma

Maurice Benayoun, Emotional Traffic,

Da Pop a Sots From Russia

Sots-Art like Pop Art, but its background is Russia in the 1970s, and then the Russia of the Perestroika. An art movement that is a form of denouncement, after the avant-gardes of the 1920s Sots-Art – a term coined by the Muscovite artists Vitaly Komar and Alexander Melamid – constituted the broadest manifestation of original Russian art, covering not only the plastic arts but also architecture, design, and the cinema. The show, open through January 20th at the Maison Rouge of Paris, offers a broad survey of this movement’s production. The works, which mainly come from the Tretiakov gallery and from private American and

the court of Palazzo Strozzi (known as La Strozzina), where the Palace’s cellars used to be. Ever since after World War II and until the 1966 flood, these halls have hosted the most important, internationally renowned Florentine exhibitions. The Center comprises 11 halls of different sizes, covering a total surface area of 850 square meters. The first event inaugurating the CCCS is “Emotional Systems, Contemporary Art between Emotion and Reason”, which is on schedule through February 3rd. The event develops along three distinct stages: a show, a publication, and a lecture program: the theme of emotions is examined throughout, and a new reading of the correlation among the contemporary artist, the artwork itself, and the observer is offered, thanks to the latest reflections and neuroscientific discoveries on the human brain and its effects on the emotional sphere. On display at the show, which is curated by Franziska Nori and Martin Steinhoff, are works by contemporary artists who, whether aware of it or not, relate with the body and the sensory – as well as rational and cognitive – practice implied in experiencing emotion, both in terms of production and on the observer’s part. The invited artists are: Bill Viola, William Kentridge, Yves Netzhammer, Katharina Grosse, Christian Nold, Maurice Benayoun, Teresa Margolles, Andrea Ferrara alias Ongakuaw, and the poets Elisa Biagini, Antonella Anedda, and Valerio Magrelli.

On 30th November, the CCCS – Center for Contemporary Culture La Strozzina – was inaugurated in Florence. The exhibition area was laid out in the recently renovated halls underlying

di decifrazione/ electronic tags with decoding programme, 60x60 cm

Sots Arts, come Pop Art, ma il retroterra è quello della Russia degli anni Settanta e poi della Perestroika. Movimento artistico di denuncia, la Sots Arts – termine coniato dagli artisti moscoviti Vitaly Komar e Alexander Melamid – dopo le avanguardie degli anni Venti rappresenta la più estesa manifestazione di arte originale russa la cui portata investe non solo le arti plastiche ma anche l’architettura, il design e il cinema. Un ampio panorama della produzione che caratterizzò questo movimento è presentato dalla mostra in corso fino al 20 gennaio alla Maison Rouge di Parigi. “Sots Art: Arte Politica in Russia”. Le opere provenienti principalmente dalla galleria Tretiakov e da collezioni private americane e europee documenta della forza e ricchezza espressiva di questi artisti che si appropriarono delle immagini e degli slogan della campagna di regime trasferendoli in visioni e iconografie grottesche e dissacratorie. Le manipolazioni ludiche di questi artisti, contro ogni retorica di potere destinata a soggiogare l’individuo, furono realmente una valvola liberatoria che contribuì a liberare le coscienze ponendosi come momento di riscatto contro qualsiasi tipo di pressione mediatica di sistemi politici o religiosi.

Nuovo indirizzo nuovo concetto At Perrault’s

European collections, bears witness to these artists’ expressive strength and richness. They turned the pictures and slogans of the regime’s campaign into grotesque, desecratory visions and iconographies. The playful manipulations carried out by these artists, against any rhetoric of power that was meant to subdue individuals, constituted an effective liberating evasion that helped to free consciences and served as a moment of redemption from any type of media pressure wielded by political or religious systems.

Leonid Sokov, Staline et Monroe, collage, acrilico, pittura bronzo, carta, agglomerato, carta fotografica/collage,

acrylic, bronze paint, paper, agglomerate, photographic paper, 1991 (Courtesy Galerie Tretiakov, Moscou D.R.)

e-traffic Mix Map, Internet, video, 2005.

Dal settimo piano dell’Hotel industriel Berlier, nel XIII arrondissement, a un vecchio spazio industriale a due passi da Place de La Nation, nell’XI. Dominique Perrault ha da qualche mese trasferito il suo studio in questa antica fabbrica dei primi del secolo scorso allargando l’idea tradizionale di studio di architettura a un concetto più complesso che comprende lavoro, studio, abitazione, esposizione, magazzini, ecc. Mantenuta la struttura originaria, Perrault è intervenuto svuotandola completamente al suo interno per costruire un ambiente a geometria variabile declinato sui temi della flessibilità, della luce e della leggerezza. 3000 metri quadrati a disposizione dell’architettura, organizzati in una successione di luoghi indipendenti ma connessi l’uno con l’altro in cui l’attività dello studio coabita con la ricerca, gli alloggi per studenti e uno spazio espositivo di 450 metri quadrati. Tonalità grigie e bianche all’insegna di un linguaggio immediato e lineare, come nello stile dell’architetto, per dare risalto alla suggestiva struttura metallica e a un piacevole e raccolto giardino parigino. In occasione dell’apertura del nuovo studio, lo spazio espositivo ospita fino al 18 febbraio, una mostra di una quarantina di opere della collezione di François e Jean-Philippe Billarant. Appassionati di arte concettuale e minimalista con una collezione di 350 opere di artisti quali Daniel Buren, Donald Judd, François Morellet, Laurence Werner o dei più giovani Cécile Bart o Felice Varini, i Billarant sono legati a Perrault da una stretta amicizia e da una profonda sintonia che ha trovato nel progetto della sede dell’impresa Aplix, di loro proprietà, un esempio tra i più indovinati di architettura industriale contemporanea. From the seventh floor of the Hotel industriel Berlier in the XIII arrondissement to an old industrial area that is a short walk from Place de La Nation, in the XI. A few months ago, Dominique Perrault moved his studio to this old factory – which dates back to the early years of the past century – giving more breadth to the idea of a traditional architectural studio, in a more complex concept that includes work, studio, housing, exhibition, warehouses, etc. Perrault kept the original structure, completely emptying the interior so as to build a space with a variable geometry that features flexibility, light, and lightness. 3,000 square meters were thus made available to architecture, organized in a succession of independent rooms that, however, are connected to one another and in which the studio’s activity runs parallel with research, lodgings for students, and a 400-sq-m exhibition area. Gray and white hues offer an immediate, linear look that is in the architect’s style, highlighting a suggestive metal structure and a small, pleasant Parisian garden. For the inauguration of the new studio, until February 18th the new exhibitive space is displaying about forty works from François and Jean-Philippe Billarant’s collection. Lovers of conceptual and minimalist art, and owners of a collection of 350 pieces by artists such as Daniel Buren, Donald Judd, François Morellet, Laurence Werner or younger artists such as Cécile Bart or Felice Varini, the Billarants are close friends of Perrault’s. Indeed, their perfect harmony led to a project for the headquarters of the Aplix enterprise (owned by the Billarants), which is one of the most successful examples of contemporary industrial architecture.

Surrealismi A Vercelli, nella nuova struttura espositiva Arca, realizzata nella ex Chiesa di San Marco, la Regione Piemonte e la Città di Vercelli, in collaborazione con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, presentano fino al 2 marzo la mostra “Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale”: più di cinquanta capolavori appartenenti alle collezioni veneziane e newyorkesi dei musei Guggenheim che sono stati riuniti per la prima volta appositamente per costruire il percorso di questo allestimento. In “Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale”, curata da Luca Massimo Barbero, è possibile seguire

l’affascinante percorso parallelo fra Peggy Guggenheim, appassionata e vorace sostenitrice delle arti, e quell’immaginario surreale che si trova, non solo fra i protagonisti certi del movimento surrealista, ma che percorre l’intera storia delle avanguardie e della prima metà del secolo scorso. Il percorso espositivo va dai pionieri dell’immaginario surreale, Marc Chagall, Giorgio de Chirico, Pablo Picasso, alle opere di Joan Miró, Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte, Alberto Giacometti, Ives Tanguy fino agli intellettualismi di Marcel Duchamp e alle nuove generazioni influenzate dal movimento.

Salvador Dalí, La nascita dei desideri liquidi (La Naissance des désirs liquides), olio e collage su tela/oil and collage on canvas, 96,1x112,3 cm, 193132 (Collezione Peggy Guggenheim, Venezia).

Carl André, Entablature.

Le trame di Penelope Enrica Borghi, Alice Cattaneo, Name Diffusion, tre artiste riunite in una mostra in progress alla Civica Galleria d’Arte moderna di Gallarate. Un’idea leggera e dinamica, curata da Emma Zanella, che punta sulla partecipazione attiva del pubblico nello svolgimento dell’opera. Accanto a opere compiute che documentano la ricerca personale delle artiste, vengono proposti dei work in progress dove il pubblico può intervenire direttamente. Le artiste in gioco, tre sensibilità e generazioni diverse, sono accomunate da una medesima poetica nel trattare i materiali minimi, appartenenti al quotidiano, dai frammenti di plastica e Tetra pak di Enrica Borghi, agli scarti di tessuto di Name Diffusion, associazione fondata da Marion Baruch e composta con lei da Myriam Rambach e Arben Iljazi, o le figurine-stickers di Alice Cattaneo. La mostra, in corso fino al 10 febbraio, è accompagnata da un ciclo di conferenze e incontri con le artiste.

Enrica Borghi, Patchwork City.

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Chepik e Ultime Cene In Milan

Arte a Lugano Dialogues

La Galleria del Centre culturel français di Milano presenta fino al 16 febbraio la mostra “Sergei Chepik: Epifania”. Da oltre dieci anni, Sergei Chepik, pittore nato nel 1953 a Kiev ma che vive e lavora a Parigi dal 1988, viene salutato come un visionario folgorante e uno dei maggiori artisti della nostra epoca. La sua è una visione eroica e vertiginosa della spiritualità, una pittura che affonda le proprie radici nell’enfasi dell’arte russa del periodo fra le due guerre è presente nelle grandi collezioni britanniche e americane. L’artista di difficile inquadramento, ha dipinto il ritratto di Rudolf Nureyev e di Margaret Thatcher e che ha realizzato per la Cattedrale St-Paul di Londra quattro grandissime tele inaugurate nel gennaio 2005 e intitolate La Voie, la Vérité, la Vie (La Via, la Verità, la Vita), presentate in questa occasione a Milano insieme ad altre opere prevalentemente di ispirazione religiosa. Inoltre, il 17 gennaio, Chepik svela una sua Ultima Cena, in omaggio al capolavoro Leonardesco, che fu dipinto, come noto, presso la Basilica di Santa Maria delle Grazie, proprio di fronte alla sede del Centre culturel français, in corso Magenta 63a Milano. Sempre in corso Magenta (al civico 59) e fino al 16 febbraio, la Galleria Gruppo Credito Valtellinese e il Cenacolo Vinciano propongono una serie di opere contemporanee ispirate all’Ultima Cena di Leonardo a partire dall’interpretazione data da Andy Warhol nel 1987, con cui si inaugurò la Galleria. Le opere presentate sono tra gli altri di Avalle, Finotti, Recalcati, Spoerri, Nitsch, Hirst.

E’ in corso, dal 28 ottobre 2007 al 30 marzo 2008, presso gli spazi del Museo d’Arte Moderna di Lugano, la mostra “Collezioni in dialogo. Da Vincenzo Vela a Cuno Amiet”. L’iniziativa, che coincide con il ritorno di una selezione di opere della Collezione Civica a Villa Malpensata, inaugura una nuova stagione del Museo d’Arte Moderna, aperto al pubblico tutto l’anno e predisposto, oltre a presentare mostre temporanee, ad ospitare l’allestimento della collezione permanente. E’ con questo evento che si dà avvio alla volontà di avvicinamento fra la città e il Cantone, nel senso di un’intensificazione collaborativa tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte Moderna mediante una reciprocità che apre alle riflessioni sulle collezioni, con l’idea di una prossima serie di mostre tematiche congiuntamente realizzate dai due musei. La Collezione Civica è la più ricca in Ticino in relazione alla realtà artistica locale e lombarda (dalla metà dell’Ottocento sino agli anni Venti del Novecento), grazie a una intelligente politica di acquisizioni, alla quale si sono aggiunte notevoli opere di proprietà della Confederazione, della Fondazione Gottfried-Keller e da una serie di importanti donazioni, tra le quali la Milich-Fassbind e Chiattone. Il percorso espositivo della mostra “Collezioni in dialogo. Da vincenzo Vela a Cuno Amiet” comprende oltre cento opere della collezione Civica con importanti contributi provenienti dal Museo Cantonale d’Arte di Lugano e dal Museo Villa Cedri di Bellinzona. Le opere esposte hanno la firma di artisti ticinesi e svizzeri come Vincenzo Vela, Carlo Bossoli, Filippo Franzoniu, Luigi Rossi, Cuno Amiet, Giovanni Giacometti, Ferdinand Jodler, dei lombardi Vittore Grubicy, Giuseppe Pelizza da Volpedo, Gaetano Previati, Medardo Rosso, Cesare Tallone, Paolo Troubetzkoy, nonché i francesi come Edgar Degas, Henry Matisse, Claude Monet, Camille Pissarro. Di notevole importanza le molte opere prefuturiste di Umberto Boccioni. Alda Mercante

The Gallery at the Centre Culturel Français of Milan is presenting the show “Sergei Chepik: Epiphany”, through February 16th. For over ten years, the painter Sergei Chepik – who was born in Kiev in 1953 but has been living and working in Paris since 1988 – has been considered a brilliant visionary and one of our time’s most important artists. Chepik has a heroic, boundless view of spirituality: his painting is rooted in the emphatic nature of Russian art in the period between the two wars, and his works are to be found in great British and American collections. Yet, the artist cannot be easily set in a specific context. He painted a portrait of Rudolf Nurejev and Margaret Thatcher, as well as four very large-sized canvases inaugurated for the St. Paul Cathedral in London in 2005, entitled La Voie, la Verité, la Vie. These works are on show at the Milan exhibition alongside other works, most of which are of religious inspiration. Furthermore, on January 17th, Chepik will reveal one of his Last Suppers in tribute to Leonardo’s masterpiece, which, as we know, was painted at the Basilica of Santa Maria delle Grazie, right in front of the Centre Culturel Français, in corso Magenta 63a, Milan. On the other hand, in corso Magenta 59, until Februrary 16th the Gallery of the Credito Valtellinese Group and the Cenacolo Vinciano are presenting a series of contemporary works that draw inspiration from Leonardo’s Last Supper: for instance, Andy Warhol’s interpretation from 1987, with which the Gallery was inaugurated. Other works on show are by artists such as Avalle, Finotti, Recalcati, Spoerri, Nitsch, and Hirst. Sergei Chepik, La redemption, 2007. A destra/right, Giovanni Giacometti, Sera sull’Alpe, olio su tela/oil on canvas, 115x160, 1908.

Quattro mostre Fino al 20 gennaio 2008 al MART di Trento e Rovereto, quattro nuove mostre sintetizzano nella loro complessità il fine culturale del museo: valorizzazione del proprio patrimonio di opere e di professionalità; alleanze con il collezionismo privato; attenzione costante alle avanguardie del Novecento; impegno a proporre al proprio pubblico aspetti poco noti della storia dell’arte; promozione di giovani artisti. Le quattro mostre sono: “Maestri del ‘900: da Boccioni a Fontana”, si tratta della raccolta d’arte Luigi Ferro costituita da cinquanta opere di arte moderna italiana nonché due sale dedicate a de Chirico e Morandi; “Depero Pubblicitario: dall’auto-reclame all’architettura pubblicitaria”, che allude alle tecniche, temi e processi di produzione con l’allestimento di 500 opere differentemente significative mai esposte prima; “Arte Contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 ad oggi”, opere dal Fondo Sandretti risalenti al “900 russo” che rappresentano una straordinaria collezione di opere di artisti non considerati negli ambienti accademici russi del tempo, e ora diventate icone e riferimenti per la cultura del Paese; “Young in the Future”, mostra fotografica della giovane artista tedesca Ricarda Roggan che, di talento e alta capacità tecnica ed espressiva, ricerca in luoghi dimessi i soggetti ambientali e le suggestioni di spazi pregni di memorie intensamente vissute, trasmettendole in immagini sorprendenti e emozionali. Alda Mercante

Fortunato Depero, Bozzetto pubblicitario per la Cassa di Risparmio di Trento, inchiostro di china su

100 l’ARCA 232

carta/sketch for advertising of Cassa di Risparmio di Trento, China ink on paper, 29,8x21,5 cm, 1933.

Tecnologia compiuta

The show “Interacting collections. From Vincenzo Vela to Cuno Amiet” is open from October 28th to March 30th 2008 at the Museum of Modern Art of the City of Lugano. The initiative, which coincides with the

Energia trasformata In Venice Trenta opere site specific realizzate in vetro soffiato dai maestri muranesi e un sistema fluttuante di suoni, in una grande installazione legata ai temi della luce e dell’acqua. Sospese e luminescenti, esse si integrano con materiali sintetici, siliconi, luce, LED, fibre ottiche e suoni e sono introdotte da Ganxi, grande, illuminato velario in vetro borosilicato soffiato a mano. La mostra “Mariagrazia Rosin: Gelatine Lux”, a Palazzo Fortuny di Venezia fino al 17 febbraio, riprende e sottolinea la vocazione del luogo alla sperimentazione eclettica, alla perfezione nelle tecniche, all’eccellenza estetica, allo studio sugli effetti luminosi, alla riflessione sul significato delle forme, sull’interconnessione tra i mezzi espressivi. La grande installazione è paragonabile a un organismo vivente dai cui pori permeabili emana un’intelligenza diffusa, un’energia che si trasforma: quella della materia in luce, quella del suono in fonti multiple in movimento. L’idea unificante che emerge da questo modo di “raccontare” di Mariagrazia Rosin è che ogni organismo è la sintesi finale di un affascinante processo di metamorfosi consequenziali, mentali e non, dal naturale all’artificiale: il genius loci di Palazzo Fortuny. Le opere esposte sono state realizzate a Murano dai maestri soffiatori Sergio Tiozzo, Pino Signoretto, Silvano Signoretto, Andrea Zilio, Massimo Lunardon; Sound track: Visnadi & Camomatic; VideoComputer grafica: Andrew Quin & Mariagrazia Rosin.

Vimar ha ripetuto la propria esperienza come partner di Simone Micheli, unitamente ad altre prestigiose aziende, relativamente alla mostra “XS_M_XL Simone Micheli Home Solutions”, realizzata nell’ambito di Abitare il Tempo 2007. Si è trattato di un evento che ha evidenziato i caratteri e le peculiarità innovative attuali e prossime, necessarie allo sviluppo della casa metropolitana. Ne sono emerse sperimentazioni studiate sulla misura di ambiti abitativi che, visti nelle versioni piccole ”XS”, medie “M” e grandi “XL”, sono stati prevalentemente realizzati con prototipi appositamente predisposti. In uno spazio di 1000 mq, è stato messo a punto un vasto garden e tre ambienti di forma circolare riferiti a situazioni domestiche, che consentono e favoriscono intense relazioni psicofisiche in funzione del benessere dell’uomo, di un’interiorità che rigenera e rende più consapevoli e di approfonditi valori intimistici. Con un tale intendimento, di ragionata attualità e attenzione al futuro, Vimar si distingue per la propria e singolare presenza mediante l’introduzione, negli ambiti abitativi, dei prodotti maggiormente innovativi come

lo straordinario Eikon Next che, singolare opera d’arte, è ideale per ogni locale abitato che ne necessiti della presenza. Il confort dei comandi soft-action è a portata di mano per regolare la luce all’ingresso. Le ridotte sporgenze riducono al minimo l’impatto formale dei tasti, e il comando basculante è ottimizzato per muoversi con leggerezza al minimo rumore. E’ inoltre spettacolare la cornice cromaticamente coordinata che ha dato vita al “total look” di Eikon Next, modulato sulle note dell’Argento matt. A Eikon Next, si unisce la nuova proposta Plana Silver che, coerente col progetto originario, affianca, alla classica versione con tasto bianco, la nuovissima gamma Silver. Con il sistema domotico By-me, la gamma Vimar risponde a tutte le esigenze di un’abitazione evoluta, al fine di rendere integrata la gestione dell’intera casa, e il collegamento “intelligente” di innumerevoli funzioni, tramite un’unica centrale elettronica. Nella centrale multimediale, con display ad alta risoluzione a colori LCD, c’è già tutto: funzioni domotiche, posto videocitofonico interno, regolazione del clima, antintrusione.

Ampliare e trasformare

Valore riconosciuto

Si è parlato di alluminio

Tra i progetti selezionati per la XV edizione del Concorso “Sistema d’Autore” Metra, anche il progetto elaborato dallo Studio Associato Falconi riguardante l’ampliamento e la trasformazione della sede dell’azienda Simes. Si trattava di potenziare il nucleo uffici e la zona espositiva e, con questa finalità, è stato realizzato un contenitore pensato per comunicare il carattere e i valori che contraddistinguono la produzione di Simes; l’efficienza e contemporaneità delle proprie lampade. La soluzione progettuale ha previsto, mediante colori e materiali ben definiti, l’impiego fortemente caratterizzante dell’alluminio e quello del legno lamellare trattato con una colorazione grigio-argento che consente uniformità con l’alluminio anodizzato naturale, nonché l’utilizzo di vetro trasparente o bianco latte e dell’acciaio. Evidenziandosi per la totale trasparenza, l’edificio dispone di ampie vetrate aperte all’esterno e all’interno di giardini pensili, che conferiscono un impatto confortevole e naturale all’ambiente lavorativo. E’ mediante l’utilizzo dell’alluminio che la costruzione esprime la propria singolarità tecnica e formale, esaltandolo come elemento strutturale della passerella sul fronte nord e dei serramenti per le ampie vetrate, nonché come schermo solare nei brise-soleil microforati e quale elemento di finitura di pareti interne e materiale per la realizzazione di armadiature e arredi. Gli stessi Sistemi Metra Poliedra-Sky Glass (90x225), progettati per facciate in vetro strutturale, sono stati nello specifico reinterpretati al fine di sostenere i pilastri della pensilina e alcune travi in lamellare. All’interno del profilato in estruso di alluminio è stata inserita un’anima in acciaio in grado di rinforzare il pilastro. Mediante un apposito modello di calcolo è stato ipotizzato che la forza del vento venisse assorbita interamente dai profilati in alluminio, mentre al profilo composto interno sono stati demandati i carichi verticali.

Omnidecor, come riconoscimento della qualità e capacità nel contribuire al design contemporaneo con la linea DecorFlou Design (decoro Tree) ideata dal designer inglese Marc Krusin, ha meritato di essere selezionata trai progetti inseriti nel prestigioso “The International Design YearBook 2007”. Da ventuno edizioni presente nel contesto internazionale, il Design YearBook evidenzia le eccellenze emerse nel corso dell’anno in termini di design. Si tratta di riferimenti nel settore del mobile, dell’illuminazione, degli accessori e del tessile. Il volume è completato da immagini fotografiche, dettagli tecnici e sezioni informative su firme e designer. Alla selezione dei progetti ha partecipato Patricia Urquiola. Il riconoscimento attribuisce a Omnidecor il merito di saper promuovere e indicare quanto di più coerente, sia formalmente sia tecnologicamente, è attualmente necessario al mercato di settore.

Il convegno “Progetto, Tecnologia e Materiali. Innovare con l’alluminio” organizzato lo scorso 11 ottobre dal Politecnico di Milano e da Novelis Italia (con la partecipazione di Almeco), rientra nel percorso di ricerca in corso da alcuni anni presso il Dipartimento Best (Scienza e tecnologie dell’ambiente costruito) e ampliato con contenuti provenienti dal dottorato di ricerca in “Design e tecnologie per la valorizzazione dei beni culturali” del Politecnico. L’evento ha visto l’incontro tra architetti noti come Dominique Perrault, Erick van Egeraat e Dante O. Benini che si sono misurati su tematiche riguardanti la progettazione, la tecnologia e i materiali. Gli incontri hanno proseguito con l’intervento di Pier Luigi Panza (“Corriere della Sera”) che ha sondato gli ambiti dell’innovazione e della ricerca nelle realizzazioni in alluminio, attraverso i principali termini indicativi come: Produzione, Professione e Formazione. I tre contesti hanno avuto come referenti diretti: Emilio Braghi (General Manager in Novelis), Gianfranco Dioguardi (Imprenditore), Alfonso Femia e Gianluca Peluffo (5+1 AA Agenzia di architettura), Elena Mussinelli (Professore al Politecnico) e Giuseppe Turchini (Preside della facoltà di Ingegneria Edile/Architettura presso l’Ateneo). Al termine dell’incontro è stato attribuito il Premio Tradizione/Innovazione a Luigi Caccia Dominioni.

return of a selection of works from the Municipal Collection at Villa Malpensata, inaugurates a new season of the Museum of Modern Art, which is open to visitors all year and is laid out so as to be able to host a permanent collection as well as temporary shows. This event constitutes the opportunity for a closer relationship between the city and the Canton: this means greater collaboration between the Cantonal Museum and the Museum of Modern Art through mutual reflections on the collections, considering future series of thematic exhibitions organized jointly by the two musuems. The Municipal Collection is the largest in Ticino, especially in relation to local and Lombard art (from the mid nineteenth century to the 1920s), thanks to an intelligent acquisition policy to which a remarkable number of works have been added, owned by the Confederation, the GottfriedKeller Foundation, and a series of important donations, including Milich-Fassbind and Chiattone. The exhibition “Interacting collections. From Vincenzo Vela to Cuno Amiet” includes over one hundred works from the Municipal collection, with important contributions from the Cantonal Art Museum of Lugano and the Villa Cedri Museum of Bellinzona. The works on show are by artists from the Ticino and Switzerland, such as Vincenzo Vela, Carlo Bossoli, Filippo Franzoniu, Luigi Rossi, Cuno Amiet, Giovanni Giacometti, Ferdinand Jodler, the Lombards Vittore Grubicy, Giuseppe Polizza da Volpedo, Gaetano Previati, Medardo Rosso, Cesare Tallone, Paolo Troubetzkoy, as well as French artists such as Edgar Degas, Henry Matisse, Claude Monet, Camille Pissarro. Umberto Boccioni’s pre-futuristic works are especially significant.

sounds, and are introduced by Ganxi, a great, lit-up awning in hand-blown borosilicate glass. The show “Mariagrazia Rosin: Gelatine Lux”, open at Palazzo Fortuny in Venice until February 17th, picks up the thread of the place and highlights its vocation for eclectic experimentation, technical perfection, esthetic excellence, the study of lighting effects, reflection upon the meaning of shapes, and the interrelation among expressive means. The great installation can be compared to a living organism whose permeable pores emanate a broad intelligence, an energy that is transformed. Matter turns into light, and sound into multiple forms of movement. The unifying idea that emerges from Mariagrazia Rosin’s narrative means is that every organism is the final synthesis of a fascinating process of consequential and mental metamorphoses, and thus does not imply transformations from the natural to the artificial, and this is Palazzo Fortuny’s genius loci. The works on display were created in Murano by the master glassblowers Sergio Tiozzo, Pino Signoretto, Silvano Signoretto, Andrea Zilio, and Massimo Lunardon; Sound track: Visnadi & Camomatic; Video-Computer graphics: Andrew Quin & Maria Grazia Rosin.

Thirty site-specific glass pieces blown by masters from Murano and a fluctuating system of sounds live together in a great installation featuring the themes of light and water. Luminiscent and hanging in midair, the glass objects are integrated with synthetic materials, silicones, light, LED, optical fibers and

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Informazioni sull’editoria di architettura, design e comunicazione visiva. Information about publications of architecture, design and visual communication.

Dedicato agli espositori

Olimpiadi a Pechino

Il mondo del colore Shaping Colors

Nel corso della 42° edizione di Marmomacc, svoltasi a Verona lo scorso ottobre, è stato proposto e istituito il “Best Communicator Award”, premio che, rivolto agli espositori, si propone di sensibilizzarli sia in termini realizzativi dei rispettivi stand quali riferimenti alla immagine del proprio marchio, sia in funzione dell’immagine della stessa fiera. L’iniziativa ha voluto considerare, visto l’incremento continuo di visitatori professionisti nazionali e internazionali, come il livello dell’exhibit è un riferimento significativo di valorizzazione in termini di professionalità e di eccellenza del prodotto. Nel corso della manifestazione, è stata organizzata una giuria composta da Mauro Albano (Brand Manager di Marmomacc), Vincenzo Pavan (Responsabile di Marmo Architettura e Design), Livio Salvadori (“Casabella”), Aldo Bottoli (ADI Associazione per il Disegno Industriale), che ha assegnato tre primi premi ex-aequo e tre menzioni speciali ai progetti ritenuti più coerenti e interessanti.

Grazie all’alta professionalità e a quasi cinquant’anni di attività nel settore della piscina, Piscine Castiglione si è resa protagonista dell’evento sportivo internazionale che ha, nelle Olimpiadi del 2008 a Pechino, il suo più prestigioso riferimento. L’azienda ha già in attivo la realizzazione di piscine importanti per competizioni di nuoto internazionali come nel caso dei Campionati Mondiali di Roma nel ‘94, i Campionati Mondiali in vasca corta di Rio de Janeiro nel ’95 , i Giochi Olimpici di Atlanta, i Campionati Mondiali di Perth ’98 e via via sino ai Campionati del Mondo di Melbourne del 2007; gli interventi hanno previsto applicazioni con l’esclusiva tecnologia Myrtha®. L’evento mondiale di Pechino ha previsto la realizzazione, da parte di Piscine Castiglione, della piscina destinata alle discipline della pallanuoto e del pentatlon moderno; è dotata dell’esclusiva tecnologia Myrtha-RenovAction con bordo sfioratore ceramico sui quattro lati e testate amovibili, nelle dimensioni di 50.00 X 25.00 m costante, con quattro scale recesse, strisce segna-corsie in mosaico e sei finestroni subacquei per le riprese televisive. La vasca si trova all’interno dello Yindong Swimming Centre. La piscina consente la possibilità di regolazione millimetrica e dispone di un bordo sfioratore molto capiente, che assorbe l’onda provocata dagli atleti impedendone il ritorno verso l’interno della vasca.

Giuseppe Di Napoli Il colore dipinto. Teorie, percezione e tecniche Einaudi, Torino 2006, ill. b/n e col., pp. 474

Tessuto tecnico Per la realizzazione delle tende relative alle facciate esterne del Museo Paul Klee di Berna (Svizzera), progettato dallo studio di architettura Renzo Piano, la scelta si è orientata sul tessuto tecnico Soltis® 86 dell’azienda Ferrari (Francia), rivelatosi come la soluzione ideale per la protezione dei dipinti di Paul Klee dal rischio di danni provocati dal tempo e dal sole. L’ambiente museale, molto esposto alla luce, doveva essere monitorato in termini di luminosità per la protezione delle opere, poiché gli esperti avevano raccomandato valori compresi tra 50 e 100 lux contro

picchi di valori registrati, nel corso dell’estate, intorno ai 100.000 lux. A questa esigenza tecnica si sommava la geometria “a onde” degli edifici, dotati di superfici vetrate di 150 metri di lunghezza sino a 19 metri di altezza. I pericolosi inconvenienti si sono quindi ovviati con i grandi schermi Soltis che, oltre alla capacità di filtrare la luce e proteggere dal sole, assicurano stabilità dimensionale, soprattutto in diagonale. Soltis 86, disponibile in una gamma di 23 colori, assicura inoltre massima visibilità verso l’esterno e un ottimo confort visivo.

I prodotti in rame a marchio TECU® hanno attualmente conseguito la conferma ufficiale in merito all’esemplare sostenibilità per l’ambiente, loro riconosciuta quali collaudati prodotti per una singolare, durevole ed esteticamente riuscita realizzazione di facciate, coperture e sistemi di scolo per tetti KME. Il riconoscimento comporta la dichiarazione ambientale di prodotto secondo ISO 14025. I prodotti in rame TECU® Oxid e TECU® Patina,

nonché le superfici in lega TECU® Gold e TECU®Bronze, sono quindi autorizzati a riportare il contrassegno dell’Arbeitsgemeinschaft Umweltverträgliches Bauprodukt. e.V. (AUB). L’AUB è un’iniziativa dei costruttori di prodotti per l’edilizia, che insieme intendono venire incontro alle esigenze di maggior sostenibilità per l’ambiente nel settore delle costruzioni e, a tal fine, fanno valutare da periti indipendenti la sicurezza in relazione all’impatto ambientale dei propri prodotti.

Color and painting. Color and the shape of things fixed in an image that simultaneaously exists and does not exist. Color as language, expression, communication, imagination, truth. The world of color is complex, articulate, elusive, and yet, it is fundamental in our relationship with the world, from its most naïve stage to its more conceptual or spiritual form: Giuseppe Di Natale’s book traces the way color appears, catching its abrupt changes, and attempting to organize its matter, developments, and its

envelopment of an intricate mix of implications, recollections, oppositions, and tangencies into a homogeneous presentation. A didactic book par excellence – since the way the themes are presented is already an explanation in itself – this thick book aims at drawing a methodical outline of a fleeting, elusive phenomenon. The names come first, the less uncertain sphere of perception ensues, followed by a technical part that deals with the production of colors. The writer then ventures into the more troubled waters of the way colors appear, of their significance, of the subjective approach of painters… and then lands upon structural elements that do not conclude the work, but lead it to the restlessness of modern art. Whether it be seen as a manual, an essay, or a work of research, Di Napoli’s book is – firstly and surely – a tool of knowledge; but it also constitutes an incentive for new research. In addition, the book distinguishes itself due to the privileged sphere of color: painting and expressivity, in the awareness that this is only one of the vast spaces in which color dominates our everyday life.

Massimo Venturi Ferraiolo Paesaggi. Sguardo dal theatron a cura di Daniela Pernotti Edizioni L’Orbicolare, Milano 2007, ill. col., 205 pp

L’Ambasciata di Francia in Italia ha invitato Italcementi a sostenere la quarta edizione di “Uni(di)versité”; rassegna in 36 incontri orientati sul tema dello sviluppo urbano, che prevede il coinvolgimento di 10 centri culturali di ricerca francesi, e 17 università italiane. L’iniziativa è coerente e in linea con la filosofia del Gruppo che da sempre pone particolare attenzione all’innovazione, attenta alle esigenze di sviluppo economico e produttivo unitamente a quelle di tutela ambientale e per la promozione sociale. Riferimento ed esempio di questa politica è ITCLab, il nuovo Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi – progettato da Richard Meier – che, alle porte di Bergamo, è punto di riferimento per l’Architettura ecosostenibile in Europa, e un benchmark dell’innovazione per gli architetti e per il mondo della progettazione. La finalità è massimizzare la prestazione ambientale e il risultato economico con l’obbiettivo della “Leadership in Energy and Environmental Design” (LEED); la più importante e rigorosa certificazione americana in materia energetica e ambientale per lo sviluppo di edifici “verdi e sostenibili”. Tutte le strutture a vista dell’ITCLab utilizzeranno prodotti contenenti TX Active®, il principio attivo fotocatalitico brevettato da Italcementi che, addizionato ai materiali cementiti, è in grado di ridurre gli inquinanti presenti nell’aria. Tra le varie iniziative che contraddistinguono la partecipazione di Italcementi in eventi culturali e formativi, anche la rivista del Gruppo “arcVision” edita da l’Arca. Si tratta di uno strumento periodico ricco di informazioni puntuali, spunti di riflessione e, soprattutto, aggiornamenti sulle evoluzioni dell’impresa, dell’economia e dell’architettura mondiale. La pubblicazione è diretta ai clienti, ai progettisti, ai committenti, agli studiosi e agli studenti.

Una sottile tensione permea queste pagine, quasi tutte dedicate a splendide immagini di paesaggi raccolte da Massimo Venturi Ferraiolo e ordinate secondo un percorso interiore, scandito da cinque parole chiave: “Visibilità, temporalità, temporaneità, accessibilità, narrazione”. Il filo conduttore è lo sguardo, la visione, il rapporto tra visibile e invisibile, tra percezione ed emozione, immersione e distacco. Il paesaggio vi appare così come figura altamente simbolica, che racchiude nella sua elementare essenza visiva una dinamica che lo contiene, ma lo supera di continuo. Non c’è però, in questa immagine, quel senso di pacificazione spesso attribuito alle figurazioni paesaggistiche. Lo sguardo resta indagatore, e coglie i

contrasti, i mutamenti, le minuzie quotidiane e le grandezze. “Lo sguardo porta alla conoscenza e, di conseguenza, al giudizio”, avverte Venturi Ferraiolo, il quale, in chiusura, avverte: “I paesaggi vanno considerati nella loro globalità attraverso il senso originario di ethos: il luogo della totalità dell’esistenza, la vita attiva”. Maurizio Vitta These pages, imbued with a subtle tension, are almost all devoted to splendid pictures of landscapes collected by Massimo Venturi Ferraiolo. Organized according to an inner route, the book is characterized by five keywords: “Visibility,

temporality, temporariness, accessibility, narration”. The main theme is the coup d’oeil, vision, the relationship between what is visible and invisible, perception and emotion, absorption and detachment. The landscape thus appears as a highly symbolic element which holds a dynamic that continually goes beyond itself. The observer has an inquiring look and catches the contrasts, the changes, the everyday trivial details and the greatness of what lies before him. “A glance leads to knowledge, and consequently to judgement,” says Venturi Ferraiolo, who concludes: “Landscapes are to be considered in their entirety through the primal meaning of ethos: the place of the totality of existence… active life.”

Segnalazioni La fabbrica del design. Conversazioni con i protagonisti del design italiano. A cura di Giulio Castelli, Paola Antonelli, Francesca Picchi Skira, Milano 2007, ill. in b/n, 407 pp Obiettivo del libro, secondo le parole di uno degli autori, è raccontare sessant’anni di design italiano attraverso la voce dei suoi imprenditori. Dunque la forma è quella dell’intervista, che riporta fedelmente i dialoghi e le testimonianze di personaggi, designer, artigiani, manager e storici che hanno saputo intrattenere un rapporto felice con il tessuto industriale, rapporto grazie al quale il design italiano ancora oggi continua a diffondere la propria identità culturale nel mondo. Le interviste, raccolte nell’arco di un decennio e disposte in ordine cronologico secondo la data di nascita delle singole aziende (Kartell, Cassina, Flos, Zanotta, Moroso ecc.), non costituiscono ognuna capitolo a sè ma, considerate nell’insieme, disegnano un’unica grande storia. Ruggero Lenci Studio Passarelli. Cento anni cento progetti Electa, Milano 2006, ill. a colori, 319 pp Sono trascorsi più di cento anni dall’inizio dell’attività professionale di Tullio Passarelli: lo studio di architettura che ne porta il prestigioso nome la testimonia con questa pubblicazione

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infine agli elementi strutturali, che non concludono il discorso, ma lo riportano alle inquietudini dell’arte moderna. Manuale, saggio, opera di ricerca, il volume di Di Napoli si propone quindi in prima istanza come uno strumento: di conoscenza, certamente, ma anche di stimolo a nuove ricerche, oltre le quali si distingue il suo campo di fruizione privilegiato – quello della pittura e dell’espressività – nella consapevolezza che esso resta comunque uno dei tanti vasti spazi nei quali il colore s’impone alla nostra esperienza quotidiana. Maurizio Vitta

Emozione e percezione Symbolic Landscape

Sviluppo e tutela ambientale

Certificazione ambientale

Il colore e la pittura. Il colore e la forma delle cose fissata in un’immagine che è e non è nel medesimo tempo. Il colore come linguaggio, espressione, comunicazione, fantasia, verità. Il mondo del colore è complesso, articolato, sfuggente, eppure fondativo del nostro rapporto col mondo, dalla sua fase più ingenua e quella più concettuale o spirituale: il libro di Giuseppe Di Napoli ne insegue quindi le manifestazioni, ne coglie i bruschi passaggi, tenta di ordinare in un’esposizione omogenea e consequenziale la sua materia, i suoi sviluppi, il suo avvilupparsi in un intrico di implicazioni, rimandi, opposizioni e tangenze. Libro didattico per eccellenza – giacché l’esposizione degli argomenti è già una spiegazione – questo ponderoso volume tenta dunque di disegnare una mappa metodica di un fenomeno fuggevole e sfuggente: si parte dai nomi, si prosegue sul terreno meno insicuro della percezione, si procede su un piano tecnico trattando della produzione dei colori, e ci si avventura poi nelle acque meno tranquille delle modalità d’apparenza, dei significati, dell’approccio soggettivo del pittore, per approdare

relativa a una selezione di circa cento progetti, preceduti da alcuni testi storico-critici. Tra i tanti interventi, che il libro descrive grazie a un ricco apparato iconografico, i nuovi Musei Vaticani, il complesso IACP Vigne Nuove, la nuova sede dell’Alitalia alla Magliana, il progetto vincitore nel Concorso per il Nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, il complesso direzionale FIAT a Torino. Michele Trevisan, Massimo Pegoraro Retail Design - Progettare la shopping experience Franco Angeli Editore, Milano 2007, 32 ill. a colori, 128 pp Questo volume nasce con l’intento di raccogliere un insieme di riflessioni sul ruolo del retail designer, una professione che ha come obiettivo la definizione di nuovi linguaggi di comunicazione commerciale e di nuove forme di coinvolgimento dei consumatori. Il libro è articolato in tre parti: la prima si concentra sulla fondamentale importanza della conoscenza del mercato in tutte le sue espressioni; la seconda raccoglie le regole fondamentali per una corretta progettazione degli spazi retail, toccando tutti gli aspetti dalla definizione del lay-out e dei percorsi di circolazione, fino ai colori, la luce, gli allestimenti olfattivi e al sound design; la terza, infine, analizza nel concreto due categorie di spazi retail: un retail store

monomarca (il Diesel Store di New Bond St. a Londra) e un department store (Selfridges a Birmingham). Urban Mobility. Strategie, concept e comunicazione a cura di Silvia Pericu Introduzione di Benedetta Spadolini Alinea Editrice, Firenze 2006, ill. a colori, 216 pp Se il movimento è uno dei valori che fondano la modernità e condizione essenziale di cambiamento e di sviluppo economico, allora essa può considerarsi innanzitutto un diritto, perché consente l’accesso delle persone ai servizi principali e perché influenza in maniera determinante la qualità delle nostre vite. E’ infatti in funzione della possibilità di muoversi che gli individui costruiscono le proprie esistenze e basano le scelte relative al lavoro, agli acquisti, al tempo libero e alla salute. Questo volume offre la possibilità di riflettere su di una serie di temi che sono stati messi a sistema nell'attività didattica e nell'attività di ricerca condotta nel corso di laurea in Disegno Industriale e nel corso di laurea specialistica in Architettura della Facoltà di Architettura dell'Università di Genova: primo fra tutti il tema della riqualificazione ambientale dei Centri Storici e delle aree urbane sensibili attraverso studi e iniziative di mobilità compatibile atte a migliorarne la vivibilità e la fruibilità a tutti i livelli.

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AGENDA Concorsi di architettura e design Architecture and design competitions Per i bandi completi For complete rules www.europaconcorsi.com

Belgio / Belgium Bruxelles Urbanism Competition Concorso internazionale per proposte urbanistiche per un’area di 10 ettari nella regione di Bruxelles lungo la Soignes Forest nel comune di Woluwé-Sain-Pierre, che sarà destinata principalmente a residenze sociali International competition for the urbanization of a 10 hectare site in the limits of the Bruxelles region, bordering the Soignes Forest in the Woluwé-Saint-Pierre Commune. The site will be dedicated mainly for social and medium housing Scadenza/Deadline: 17/8 Per informazioni: Alex Palante Rue Jourdan 45-55 1060 Bruxelles Tel. +32 2 5331948 Fax +32 2 5331900 E-mail: apalante@slrb.irisnet.be

+ europaconcorsi

International ideas competition for the design in a Service Area Autogrill of: a) bar area, b) chashier area, c) toilets Scadenza/Deadline: 15/3 Monte premi/Total prize money: 57.000 Euro Giuria/Jury: Andrea Stella, Daniela Volpi, Paolo Favaretto, Egidio Miti, Alessandro Dalla Piazza Per informazioni: Lo Spirito di Stella Studio Sorato Otello Largo Perlasca 3 36061 Bassano del Grappa (VI) Tel. +39 0424 32283 Fax +39 0424 30594 Internet: www.lospiritodistella.it E-mail: info@lospiritodistella.it, otis@nsoft.it

Brescia Arteingenua Prize Concorso internazionale di pittura, scultura e fotografia per giovani artisti sul tema “Impact Art Place+Relationships”/International painting, sculpture and photography competition on the theme “Impact Art Place+Relationships” Scadenza/Deadline: 18/1 Monte premi/Total prize money: 40.000 Euro Per informazioni: Arteingenua Via Corfù 106 25124 Brescia Tel. +39 030 2422111 Fax +39 0302421572 Internet: www.arteingenua.it E-mail: info@arteingenua.it

Finlandia / Finland

Conversano (Bari)

Espoo

Nuova scalinata del Castello di Conversano Concorso per studenti per il progetto della nuova scalinata del castello di Conversano/Student competition for the project of the new Conversano Castle access stairs Scadenza/Deadline: 8/6

City Hall Ideas Competition Concorso internazionale di idee per il rinnovo del Palazzo Comunale e di un annesso palazzo per uffici International architecture competition for the renovation of City Hall and an adjoining office complex Scadenza/Deadline: 30/3 Per informazioni: City of Espoo Espoo Centre Development Project P.O. Box 49 02070 Espoo c/a Torsti Hokkanen, Director of Espoo Centre Project Tel. +358 (0) 50 413 2163 Internet: www.espoo.fi

India Mumbai 6th IAHH International Student Design Competition Concorso internazionale per studenti per il progetto di un micro-cosmico habitat umano sostenibile International student competition for the design of a micro-cosmic sustainable humane habitat Scadenza/Deadline: 31/1 Per informazioni: IAHH-International Association of Humane Habita Rizvi College of Architecture Off Carter Road 400050 Mumbai 400 Internet: www.humanehabitat.org

Italia / Italy Bassano del Grappa (Vicenza) Progettare e realizzare per tutti Concorso internazionale di idee per lo sviluppo in un’area di servizio Autogrill della: a) zona bar, b) zona casse; c) servizi igienici

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Per informazioni: Sinistra Giovanile di Conversano Via Bolognini 8 70014 Conversano (BA) Tel. +39 334 3030162 Internet: http://sgconversano.altervista.org E-mail: sg.puglia@libero.it

Firenze Best Degree Projects Concorso internazionale di progetti di diploma, laurea e specializzazione post-laurea in Architettura, Ambiente, Urbanistica, Conservazione-Restauro, Arti Figurative e Design/International competition for projects presented for degree or post-degree specialization in Arcitecture, Environment, Urban Planning, Conservation-restauration, Arts and Design Scadenza/Deadline: 30/9 Per informazioni: Best Degree Projects Florence International Exchange Festival Palazzo Coppini Via del Giglio 10 50123 Firenze Tel. +39 055 216066 Fax +39 055 28320 Internet: www.florence-expo.com E-mail: info@florence-expo.com

Lamezia Terme (Catanzaro) Nuovo Aeroporto Concorso per il progetto della nuova aerostazione passeggeri-Aeroporto Lamezia Terme Competition for the project of the new Lamezia Terme Airport Scadenza/Deadline: 15/1 Per informazioni: Società Aeroportuale Calabrese c/a Ferdinando Saracco

Aeroporto Civile Ufficio tecnico SACAL 88040 Lamezia Terme (CZ) Tel. +39 0968 414232 Fax +39 0968 4142501 Internet: www.sacal.it E-mail: saracco@sacal.it

Milano C-Design: Combine, Connect, Create Concorso internazionale di design per il progetto di oggetti di vita quotidiana a partire da componenti auto Citroën/International design competition for the project of everyday life objects made from components of Citroën cars Scadenza/Deadline: 15/1 Monte premi/Total prize money: 20.000 Euro Giuria/Jury: Ferruccio Laviani, Anna Yudina, Ambra Medda, Jean-Pierre Ploué, Alberto Bassi, Fulvio Cinti, Virginio Briatore Per informazioni: Internet: www.aedo-to.com

Premio Italian Factory per la Giovane Pittura Italiana Premio per artisti nati dopo il 1/1/1977 Scadenza: 20/2 Per informazioni: Italian Factory Tel. 02 36517480 Fax 02 36517488 Internet: www.italianfactory.biz E-mail: info@italianfactory.biz

Progettiamo i nostri spazi e la nostra immagine Concorso internazionale di idee per la progettazione degli spazi esterni delle aree La Masa-Lambruschini. Il concorso è aperto a tutti gli studenti iscritti al Politecnico di Milano International ideas competition for the design of the outdoor areas at La Masa-Lambruschini. The competition is open to all the students of Politecnico di Milano Scadenza/Deadline: 29/2 Per informazioni: Ingrid Paoletti Politecnico di Milano Tel. +39 02 23995117 Internet: www.polimi.it/concorsoLaMasaLambrusch ini E-mail: ingrid.paoletti@polimi.it

Well-Tech Award 2008 Premio internazionale per prodotti di innovazione tecnologica e valori di accessibilità, sostenibilità e qualità della vita/International award for products which are innovative in the fields of technological research, accessibility, sustainability and quality of life Scadenza/Deadline: Marzo/March 2008 Per informazioni: Well-Tech Via Malpighi, 3 20129 Milano Tel. +39 02 29518792 Fax. +39 02 29518189 Internet: www.well-tech.it E-mail: info@well-tech.it

Premio Alluminio/Innovazione Premio per i migliori progetti didattici caratterizzati dagli impieghi innovativi dell’alluminio laminato. Aperto agli studenti iscritti a tutti gli Atenei italiani ai corsi di studio in Architettura classe 4 e 4S (Lauree triennali e Lauree specialistiche in Architettura e in Ingegneria Edile)/Prize for the best education projects on the innovative use of laminated aluminium. It is open to all students of Italian Universities at Architecture course, class 4 and 4S (three-year Degre and Specialistic Degree in Architecture and Civil Engineering)

Scadenza/Deadline: 15/9 Monte premi/Total prize money: 3.500 Euro Giuria/Jury: Cesare Stevan, Fabrizio Schiaffonati, Emilio Faroldi, Elena Mussinelli, Emilio Braghi, Gianmatteo Martinelli, Daniela Fiorentini, Angelo Bugatti, Tiziano Cattaneo Per informazioni: Politecnico di Milano DipartimentoBuilding Environment Science and Technology-BEST Via Bonardi 3 20133 Milano Tel. +39 02 23992614 Internet: www.novelis-painted.com E-mail: best.novelis@polimi.it

Pescara L’Architettura Bioecologica La Fantini Scianatico bandisce il concorso nazionale per l’assegnazione del premio biennale Fantini Scianatico edizione 20072008. Il concorso è destinato alle tesi di laurea in architettura e ingegneria, discusse nelle università italiane da gennaio 2006 a maggio 2008, che abbiano affrontato il tema della qualità energetico-ambientale degli edifici e dell’innovazione tecnologica per l’ambiente, nell’ottica di un’architettura di qualità e dello sviluppo sostenibile del territorio. Scadenza: 31/5 Monte premi: 4.000 Euro Per informazioni: C.A.Sa. - Costruire Abitare Sano s.c.a r.l. Viale Bovio 64 65123 Pescara Tel./fax 085.2058388 Internet: www.costruireabitaresano.it, www.fantiniscianatico.it

Susa (Torino) Fuori dal tunnel Concorso di idee per progetti di mitigazione degli aspetti visivi e ambientali della A32 nell’Alta Val di Susa/Ideas competition for projects aimed to reduce the environmental and visual aspects of A32 highway in Alta Val di Susa Scadenza/Deadline: 29/2 Monte premi/Total prize money: 50.000 Euro Giuria/Jury: Cesare Maria Casati, Andreas Kipar, Francesco Avato, Giuseppe Cerutti, Bernardo Magrì Per informazioni: SITAF Frazione San Giuliano 2 10059 Susa (TO) Internet: www.fuoridaltunnel.it

Torino Wood & Design Concorso per il progetto e la prototipazione di complementi d’arredo in legno/Competition for the design and the prototype of wooden furniture components Scadenza/Deadline: 5/2 Monte premi/Total prize money: 3.000 Euro Per informazioni: Altrementi Tel. +39 347 9221727 Internet: www.fucina-altrementi.it E-mail: info@fuzina-altrementi.it

Accessori & Design Concorso per il design di accessori per la persona/Competition for the design of personal accessories Scadenza/Deadline: 2/3 Monte premi/Total prize money: 3.000 Euro Per informazioni: Altrementi Tel. +39 347 9221727 Internet: www.fucina-altrementi.it E-mail: info@fucina-altrementi.it

AGENDA Vicenza Settima Edizione del Premio Dedalo Minosse Premio internazionale alla committenza di architettura International prize for commissioning a building Iscrizione/Registration: 31/1 Per informazioni: ALA-Assoarchitetti Contrà S. Ambrogio 5 36100 Vicenza Tel./Fax +39 0444 235476 Internet: www.assoarchitetti.it E-mail: dedalominosse@assoarchitetti.it

Svizzera / Switzerland

+ europaconcorsi

integration of aesthetics and technology for high-performing, cutting edge architecture. This year’s competition is sited in the coastal environment of Southern California on the campus of the University of Santa Barbara. Students entering Challenge 1 will design an Environment and History Center serving dual roles of research and education about the environment and history of the local area. Students entering Challenge 2 will design a three-unit townhouse-style residence for student equestrians with horses on site Scadenza/Deadline: 28/3 Per informazioni: Internet: www.leadingedgecompetition.org

Ebikon

Klamath Falls

Schindler Award “Access for All” Concorso europeo per studenti per progetti di urbanistica o architetture accessibili a persone con disabilità European students competition for both urban planning and architecture taking as the main issue accessibility for people with disability Iscrizione/Registration: 25/4 Consegna/Submission: 1/8

Jeld-Wen Student Design Challenge Concorso per studenti per progetti rivoluzionari di porte/Students competition for the design of revolutionary doors Scadenza/Deadline: 29/2

Per informazioni: Schindler Management Ltd. Corporate Communications Zugerstrasse 13 6030 Ebikon / Switzerland Internet: www.schindleraward.com e-mail address award2008@nuesch.ch

Zurich Holcim Award Competition Premio internazionale per progetti sostenibili innovativi e orientati al futuro/The competition celebrates innovative, future-oriented and tangible sustainable construction projects from around the globe Scadenza/Deadline: 28/2 Per informazioni: Holcim Foundation for Sustainable Construction Hagenholzstrasse 85 Zurich, CH-8050 Switzerland Internet: www.holcimfoundation.org/ T154/holcim_awards.htm E-mail: helpdesk@holcimawards.org

USA Irwindale The Leading Edge Student Design Competition Concorso per il sostegno e il miglioramento dello studio delle pratiche costruttive sostenibili ed energeticamente efficienti. Studenti e insegnanti sono invitati a utilizzare il concorso come contesto per l’esplorazione dell’uso di nuovi materiali e strategie costruttive e per l’integrazione di estetica e tecnologia in architetture all’avanguardia e altamente performanti. Il sito per il concorso è l’ambiente costiero del Campus della Southern California University a Santa Barbara. Challenge 1 richiede il progetto di un Centro Per la Storia e l’Ambiente. Challenge 2 richiede il progetto di una residenza di tipo urbano a tre unità per studenti di equitazione Competition to support and enhance the study of sustainable and energyefficient building practices in Architectural Education. Students and instructors of Architecture and Design are invited to use the competition as a framework to explore the use of new materials and strategies for building and the

Per informazioni: Jeld-Wen Klamath Falls, Oregon 97601 Internet: www.jeld-wen/studentdesign

Milwaukee USITT Student design Competition Concorso aperto a studenti di architettura e teatro accreditati a un’università USA per il progetto di un “teatro ideale” per un campus univesitario/Competition open to architecture and theatre students accredited at an US university for the design of an “ideal theatre” on an academic campus Scadenza/Deadline: 16/1 Per informazioni: Architectural Commission United States Institute for Theatre & Technology Internet: www.usitt.org/commissions/ Architecture.html

New York White House Competition Concorso internazionale di idee per ridisegnare la Casa Bianca International ideas competition to redesign the White House Scadenza/Deadline: Aprile/April Giuria/Jury: Rem Koolhaas, Stefano Boeri, Steven Holl, Geoff Manaugh, Beatriz Colomina Per informazioni: Storefront for Art and Architecture c/a Paolo Cardin 97 Kenmare Street New York, NY 10012 Tel. +1 212 431 5795 Internet: www.storefrontnews.org E-mail: whcompetition@g,ail.com

Sarasota SAVE Riverview Competition Concorso internazionale di idee per il restauro dei famosi edifici di Paul Rudolph a Riverview High e per la creazione di un parcheggio per il campus. Gli edifici rischiano di essere demoliti poiché il Sarasota School Board vuole rinnovare il campus. La pubblicizzazione di questa minaccia è volta a trovare un modo per evitare tale demolizione The Riverview Committee is soliciting design ideas to restore the famed Paul Rudolph buildings at Riverview High and create a unique parking deck for the campus. The building is threatened with demolition as the Sarasota School Board looks at options for updating the Riverview

campus. It is hoped that by publicizing the potential destruction of the significant building a way can be found to save it Scadenza/Deadline: 31/3 Per informazioni: SAVE Riverview Competition SAF - The Sarasota Architectural Foundation P.O. Box 3678 Sarasota, FL, 34230 USA Internet: http://sarasotaarchitecturalfoundation.org/ RVHindex.htm

WEB Global Design Competition – One Connected World Concorso internazionale per il progetto di strutture sostenibili polifunzionali tecnologiche per comunità con carenza di servizi International competition for designing a sustainable multipurpose technology facility for under-served communities: Kallari Association in Ecuador, Sidarec in Kenya, Nyaya Health in Nepal Scadenza/Deadline: 15/1 Per informazioni: AMD Open Architecture Challenge Tel. +1 415 3326273 ext. 320 Internet: www.openarchitecturenetwork.org/ challenge E-mail: challenge@architectureforhumanity.org

Marksman Design Award Concorso internazionale per studenti per il progetto dell “penna perfetta” International competition open to students for the design of the “perfect pen” Iscrizione/Registration: 31/1 Consegna/Submission: 7/3 Per informazioni: Internet: www.marksmandesignaward.com

Re:Store Concorso internazionale per progetti tesi a incoraggiare a livello urbanistico attività commerciali locali che rimpiazzino le grandi catene International competition aimed to encourage, at urban level, local owned businesses to replace chain stores Iscrizione/Registration: 15/1 Consegna/Submission: 1/2 Per informazioni: Nicole Cassani Tel. +1 415 4255144 Internet: www.urbanrevision.com E-mail: nicole@urbanrevision.com

Velux Award 2008 Concorso Internazionale per studenti di architettura sul tema dell’illuminazione naturale degli edifici: “Light of Tomorrow” International award for students of architecture on the theme of daylight in architecture: “Light of Tomorrow” Scadenza/Deadline: 8/5 Monte premi/Total prize money: 30.000 Euro Per informazioni: Internet: www.velux.com/iva

Pagine Bianche d’Autore Concorso per atisti tra i 20 e i 35 anni per opere destinate a personalizzare le copertine dei volumi regionali delle Pagine Bianche 2007 Scadenza: Toscana, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia 22/2; Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino Alto Adige, Molise, Valle d’Aosta 24/4 Per informazioni: Internet: www.paginebianchedautore.it

Convegni e dibattiti Congresses and conferences

Australia Gold Coast Marriott Surfers Paradise Resort Clients Driving Innovation: Benefiting from Innovation 12/3-14/3 Per informazioni: Louise Adams Special Projects Officer CRC for Construction Innovation Level 9, L Block, QUT Gardens Point 2 George Street Brisbane Queensland 4000 Australia Tel. +61 (0)3 5983 2180 Fax +61 (0)3 5983 2872 Internet: www.2008conference.crcci.info, www.construction-innovation.info E-mail: l.adams@constructioninnovation.info

Canada Vancouver Vancouver Convention & Exhibition Centre GLOBE 2008 Convegno sulla sostenibilità, energia, ambiente, finanza e costruzione di città migliori/Conference on Corporate Sustainability, Energy and Environment, Finance and Sustainability, and Building Better Cities 12/3-14/3 Per informazioni: Vancouver Convention and Exhibition Centre 999 Canada Place Vancouver, BC, Canada www.globe2008.ca

Emirati Arabi Uniti / UAE Dubai Grand Hyatt CTBUH 8th World Congress: Tall and Green: Typology for a Sustainable Urban Future 3/3-5/3 Per informazioni: MCI - DUBAI OFFICE PO Box 124752 Dubai, United Arab Emirates Tel. +971 4 341 3781 Fax +971 4 341 3782 Internet: www.ctbuh2008.com/index.shtml E-mail: CTBUH2008@mci-group.com.

Germania / Germany Frankfurt Städelschule Lecture Series: George Jeronimidis: Structural Fibrous Architectures in Biology - Differentiation And Integration For Added Functionality 17/1 Elke Genzel, Pamela Voigt: Plastic Buildings 24/1 Marta Malé-Alemany/ReD: Computation Materiality 14/2

232 l’ARCA 105


AGENDA Per informazioni: Städelschule Dürerstrasse 10 60596 Frankfurt am Main Internet: www.staedelschule.de/architecture

Nurnberg Passivhaus Institut Passive House Conference 2008 11/4-12/4 Per informazioni: Passivhaus Institut, Rheinstr. 44/46, 64283 Darmstadt Tel +49 (0)6151/826 99-35 or -0 Fax +49 (0)6151/826 99-11 Internet: www.passiv.de, www.passivhaustagung.de E-mail: mail@passiv.de

+ europaconcorsi

Historia de la Arquitectura Moderna Española, Miradas Cruzadas 13/3-14/3 Per informazioni: Escuela de Arquitectura, Universidad de Navarra Tel. +34 948 425600 (ext 2732) Fax +34 948425629 Internet: www.unav.es/arquitectura/ congreso/index.htm E-mail: congresoarq@unav.es

Mostre di architettura e design Architecture and design exhibitions

India Mumbai Rizvi College of Architecture 10th International Conference on Humane Habitat (ICHH) Sustainable Humane Habitats: Architectural Education, Research and Practice 25/1-27/1 Per informazioni: Akhtar Chauhan, ICHH Secretariat, Rizvi College of Architecture Off Carter Road, Bandra West, Mumbai 400 050 India Tel. +91 22 26050624 - 26044196 Fax +91-22 26002744 Internet: www.humanehabitat.org E-mail: ichh2008@humanehabitat.org

Olanda / Holland Apeldoorn Orpheus Congress Centre Transforming with Water, IFLA 2008 30/6-3/7 Per informazioni: Internet: www.IFLA2008.com E-mail: info@ifla2008.com

Austria Vienna Architektur Zentrum China Production Fino al/through 21/1 AZ West: 1 Question, 10 Days, 5 Elements Fino al/through 3/2 MUMOK China – Facing Reality 26/10-10/2 MAK Hernan-Diaz Alonso: Pitch Black Fino al/through 2/3 On the Back: Hidden Signs of the Object Fino al/through 28/3 Coop Himmelb(l)au. Beyond the Blue Fino al/through 11/5

Belgio / Belgium Antwerp

Spagna / Spain Castellón Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegación Qualicer 2008 10° Congresso internazionale sulla qualità delle piastrelle in ceramica/10th World congress on ceramic tile quality 10/2-13/2 Per informazioni: Camara Oficial de Comercio, Industria y Navegación Avenida Hnos Bou 79 12003 Castellón Tel. +34 964 356515 Fax 334 964 356510 Internet: www.qualicer.org E-mail: qualicer@camaracs.es

Madrid Universidad Técnica EURAU 08 Paisaje Cultural 16/1-19/1 Per informazioni: Escuela Tecnica Superior de Arquitectura Avenida Juan de Herrera 4 Ciudad Universitaria 28040 Madrid Tel. +34 91 3365277 Fax +34 91 3366537 Internet: www.eurau08.com E-mail: eurau-08.arquitectura@upm.es

Pamplona Escuela de Arquitectura, Universidad de Navarra

106 l’ARCA 232

De Singel Museum Noa. Architecten an Fonteyne, Jitse van den Berg & Philippe Vierin 21/2-22/3

Brasile / Brazil

Finlandia / Finland Helsinki Museum of Finnish Architecture Raili and Reima Pietilä Fino al/through 24/2 Emerging Identities - East! Germany Slovakia Hungary Slovenia Czech Republic Latvia Estonia Lithuania Poland Helsinki Music Center Fino al/through 17/2

Francia / France Paris Palais de Chaillot Jakob+Macfarlane: Blown Data House Fino al/through 27/1 La Villa de Mademoiselle B. Fino al/through 27/1 Prix de l’Union Européenne pour l’Architecture Contemporaine – Prix Mies van der Rohe 2007 Fino al/through 27/1 Vauban Bâtisseur du Roi Soleil Fino al/through 5/2 Team Ten 11/3-11/5 La peau entre texture et ossature Fino al/through 31/12 Crypte archéologique du parvis de Notre-Dame Construire à Lutèce Fino al/through 25/5 Centre Pompidou Richard Rogers & Architects Fino al/through 3/3 VIA Matières à cultiver 12/1-16/3

Germania / Germany Berlin Aedes Am Pfefferberg The 7th Chamber-Conceptual Urbanism in Zurich Fino al/through 10/1 Plan a – Project Platform for Young Architects. Hyperfunction – On the construction of realities in architecture Fino al/through 10/1

Rio de Janeiro

Frakfurt

Museo de Arte Moderna Cesare Berlinghieri 31/1-20/3

DAM The Ecological City Fino al/through 3/2 Megacity Netwotk – Contemporary Korean Architecture Shrinking Cities – Nine Urban Ideas German Architecture Yearbook 2007/2008 Fino al/through 17/2

Canada Montreal CCA Naoya Hatakeyama: Scales Fino al/through 3/2 1973: Sorry, Out of Gas Fino al/through 20/4

Danimarca / Denmark Copenhagen Danish Design Centre King & Miranda Lightyears – Design Lights the Way Fino al/through 17/2 The Danish Gift Fino al/through 30/3

MAK Frankfurt Kunst/Design/Bücher Fino al/through 27/1 Der Feine Unterscheid – Biedermeiermöbel Europas 18151835 Fino al/through 3/2

AGENDA

+ europaconcorsi

Weil am Rhein

Torino

Cambridge

Vitra Design Museum Le Corbusier – The Art of Architecture Fino al/through 10/8

Sala del Senato di Palazzo Madama Un grattacielo per Torino, 6 progetti su una centralità urbana Fino al/through 13/1

Harvard University-Gund Hall Gallery Veronica Rudge Green Prize in Urban Design: Weiss/Manfredi: Architecture, Landscape, Urbanism Fino al/through 13/1

Gran Bretagna / Great Britain London Design Museum Matthew Williamson: Ten Years in Fashion JBC Diesel Max Design Laboratory - Vitraedition Fino al/through 31/1 Jean Prouvé Fino al/through 23/3 RIBA The Architecture of Yemen Fino al/through 19/1 AR Awards for Emerging Architecture Fino al/through 1/3 V&A China Design Now 15/3-13/7

Manchester The Cube Shrinking Cities Fino al/through 26/1

Italia / Italy Faenza (Ravenna) MIC Ambrogio Pozzi: Storie di forme 3/2

Milano Rotonda della Besana Bruno Munari Fino al/through 25/2 PalaSharp PalaDesign – Milano Interior Design Show 16/4-20/4

Omegna (Verbano) Museo Domestico-Forum Omegna Indagini tra Decor e Decus Fino al/through 13/9

Padova Palazzo della Ragione Biennale Internazionale di Architettura Barba Cappochin Kengo Kuma Fino al/through 27/1

Roma San Michele Ex Carcere Minorile Studio Valle (1957-2007)-Cinquanta anni di architettura Fino al/through 23/1

Munich

MACRO La città che sale. We try to build the future Fino al/through 2/3

Pinakothek der Moderne Architecture, People and Resources: Baumschlager & Eberle 2002-2007 Fino al/through 13/1 In the Realm of the Arts – Architecture at the Munich Academy 1808/2008 14/2-18/5

Casa dell’Architettura Philippe Samyn: Costruzione e sostenibilità Fino al/through 11/1 Architettura accessibile dal paesaggio all’edificio Fino al/through 25/1

Trieste

Art Institute Figuration in Contemporary Design Fino al/through 8/6

Vicenza

Culver City

San Silvestro Gonçalo Byrne 9/3

Museum of Art, Design and Architecture Modern Aboriginal Art and Australian Architecture 18/1-30/1 Modern Vineyard Architecture in Austria 1/2-15/3

Apeldoorn Landscape Architecture Triennale www.triennale.nl giugno-settembre/June-September

Portogallo / Portugal

Dearborn The Henry Ford Best of Friends: Buckminster Fuller and Isamu Noguchi Fino al/through 15/1

Lisboa

Los Angeles

VI Bienal Iberoamericana de Arquitectura y Urbanismo Habitar el territorio, desde la tierra y el mundo-www.biau.es 11/2-15/2

MAK L.A. Victor Burgin – The Little House Fino al/through 27/1

Spagna / Spain Valencia IVAM Architecture and De Chirico Fino al/through 17/2 The Imaginary Museum Fino al/through 20/1

Svezia / Sweden Helsingborg Dunkers Kulturhus Stig Lindberg Fino al/through 27/1

Stockholm Arkitekturmuseet Hellden+Baertling Fino al/through 13/1

Svizzera / Switzerland Zurich ETH Omaggio a Oscar Niemeyer Fino al/through 17/1 Graber Pulver Fino al/through 31/1 Arosa, Die Modern in den bergen 24/1-21/2

USA Bloomfield Hills Cranbrook Art Museum Eero Saarinen: Shaping the Future Fino al/through 30/3

Public Library Julius Shulman’s Los Angeles Fino al/through 20/1

Miami Miami Art Museum Work in Progress: Herzog & de Meuron’s MAM Fino al/through 6/4

New York Cooper-Hewitt National Design Museum Piranesi As Designer Fino al/through 20/1 Provoking Magic: Lighting of Ingo Maurer Fino al/through 28/1 Multiple Choice: From Sample to Product Fino al/through 6/4 Pratt Manhattan Gallery The New Subjectivity in Design Fino al/through 23/2

Pittsburgh The Carnegie Museum of Art Designed to be Lit Fino al/through 10/2

Salem Peabody Essex Museum Samuel McIntire, Carving an American Style Fino al/through 24/2

Washington National Building Museum David Maculay: The Art of Drawing Architecture Fino al/through 21/1 Marcel Breuer: Design and Architecture Fino al/through 17/2 Eero Saarinen: Shaping the Future 3/5-23/8

A Mirror of Nature, Nordic Landscape Painting 1840-1910 Fino al/through 20/1 Jorgen Haugen Sorensen: While We Wait Fino al/through 3/2

Humlebaek

Chicago

Salone degli Incanti dell’ex Pescheria Vorrei sapere perché-Ettore Sottsass Fino al/through 2/3

Olanda / Holland

Mostre d’arte Art Exhibitions

Australia Brisbane Queensland Art Gallery Andy Warhol Fino al/through 30/3

Austria Wien Kunsthaus Lucien Clergue: The poet with the camera Fino al/through 17/2 MAK From Grotesquerie to the Grotesque Fino al/through 2/3 Padhi Frieberger: No Art Without Artists Fino al/through 30/3

Belgio / Belgium Antwerp De Singel Museum Christian Kerez Fino al/through 27/1 MoMu Bernhard Willhelm Fino al/through 27/1

Bruxelles

Louisiana Museum of Modern Art Richard Avedon – Phorographs 1946-2004 Fino al/through 13/1 Lucien Freud Fino al/through 27/1

Francia / France Angers Musée des Beaux-Arts Marie-Jo Lafontaine: Dreams are free! Fino al/through 13/4 Musée Jean Lurçat Marie-Jo Lafontaine: Come to me! Fino al/through 18/5

Chambord Château Made in Chambord Fino al/through 5/5

Colmar Musée d’Unterlinden Grünvald et le retable d’Issenheim. Regards sur un chef-d’oeuvre – Baldung, Cranach, Dürer, Holbein... Fino al/through 2/3

Maubuisson Abbaye Olga Kisseleva, Douce France Fino al/through 25/2

Mulhouse

Artiscope Jean-Pierre Ghysels, sculptures Fino al/through 15/2

Cité de l’Automobile-Collection Schlumpf Pleins Phares: l’art et l’automobile Fino al/through 31/1

Liège

Paris

Les Chiroux Centre Culturel 6th International Biennial of Photography and Visual Arts 16/2-30/3

Centre Pompidou Alberto Giacometti Fino al/through 11/2

Canada Montreal Museum of Fine Arts Cuba! Art and History from 1868 to Today 31/1-8/6

Danimarca / Denmark Arken Museum of Modern Art The Skagen Painters – In a New Light Fino al/through 1/6 Andreas Golder: It has my name on it 26/1-18/5

Copenhagen Statens Museum fur Kunst

Fondation Cartier Lee Bul Robert Adams, On the Edge Fino al/through 27/1 Musée d’Orsay Ferdinand Hodler Fino al/through 27/1 Jacquemart-André Museum Fragonard – Les Plaisirs d’un siècle Fino al/through 13/1 Maison Rouge Sots Art, Art politique en Russie de 1972 à aujourd’hui Fino al/through 20/1 Librairie Bookstorming Villa Arson publications 1986-2007 Fino al/through 20/1 Dominique Perrault Architecture (rue Barovier 6) Chez Dominique Perrault Architecture: des œuvres de la Collection Billarant Fino al/through 18/2

232 l’ARCA 107


AGENDA Musée Carnavalet Benjamin Franklin – Un Américain à Paris 1776-1785 Fino al/through 9/3

Pau Musée National du Château Avec Panache Fino al/through 24/2

Rennes Les Ateliers de Rennes-Biennale d’art contemporain (www.lesateliersderennes.fr) 16/5-20/7

+ europaconcorsi

rest in winter Fino al/through 17/2 Philippe Guston: Drawings Fino al/through 2/3 Big Fat Crazy Bounty 1/3-31/5

Wolfsburg Kunstmuseum Araki, Miyamoto, Sugimoto: Japanese Photography of the Present Fino al/through 24/3

Giappone / Japan

Rueil-Malmaison

Tokyo

Musée National des Châteaux Indispensables nécessaires Fino al/through 14/1

Mori Art Museum Roppongi Crossing 2007: Future Beats in Japanese Contemporary Art Fino al/through 14/1 Art is for the Spirit 2/2-6/4 History in the Making: A Retrospective of Turner Prize 26/4-13/7 Annette Messager 2/8-26/10

Valenciennes Musée des Beaux-Arts Pharaon: homme, roi, dieu Fino al/through 20/1

Versailles Palais de Versailles When Versailles was furnished in silver Fino al/through 9/3

Germania / Germany Baden Baden Frieder Burda Museum Gerhard Richter 19/1-12/5

Berlin Guggenheim Jeff Wall Fino al/through 20/1

Frankfurt Schirn Kunsthalle Art Machines Machine Art Fino al/through 27/1 Eva Grubinger Fino al/through 2/3 All-Inclusive, A Tourist World Fino al/through 4/5 Women Impressionists: Morisot, Cassatt, Gonzalès, Bracquemond 22/2-1/6 Städel Museum Cranach the Elder Fino al/through 17/2

Herford MARTA Andreas Hofer: The Long Tomorrow OWL 1 Künstler Innepost Fino al/through 13/1 Max Bill 2/2-30/3

Munchen Haus der Kunst Anish Kapoor: Svayambh Fino al/through 20/1 Rupprecht Geiger 25/1-18/5 Pinakothek der Modern Francesco Vezzoli: Primadonnas Roman Ondak: My summer shoes

108 l’ARCA 232

Tate Britain Hockney on Turner Watercolours Fino al/through 3/2 Millais Fino al/through 13/1 Barbican Centre Seduced – Art & Sex from Antiquity to Now Fino al/through 27/1 Asia House Gallery Modern Chinese Art 1/2-12/4 Royal Academy Allen Jones Fino al/through 17/2 From Russia: French and Russian Master Painting 1870-1925 26/1-18/4 V&A Illustration Awards 2007 Fino al/through 18/3 Fan Museum Greenwich Celbrations Fino al/through 24/2

Portsmouth

ICC Silent Dialogue Fino al/through 17/2 Open Space Fino al/through 9/3

Aspex Gallery Emergency 3 Fino al/through 27/1

Museum of Contemporary Art Space for your Future Fino al/through 20/1

Tate Hugh Stoneman: The Printmaker’s Studio 26/1-4/5 Rose Hilton 26/1-11/5

Gran Bretagna / Great Britain

St Yves

Edinburgh Dean Gallery Back to the Future: Sir Basil Spence 1907-1976 Fino al/through 10/2

Gateshead Baltic Centre for Contemporary Art Ant Macari Fino al/through 20/1

Glasgow The Lighthouse Stuart Haygarth Fino al/through 24/2

Liverpool Greenland Street Simparch: Drum’n Basin Fino al/through 20/4 Tate Liverpool Niki de Saint Phalle 1/2-5/5 Gustav Klimt: Painting, Design and Modern Life in Vienna 1900 30/5-31/8

London Tate Modern The Unilever Series: Doris Salcedo Fino al/through 24/3 Louise Bourgeois Fino al/through 27/1 Illuminations Fino al/through 24/2 Juan Muñoz 24/1-27/4 Duchamp, Man Ray, Picabia 21/2-26/5

Grecia / Greece Athens EMST Young Greek Artists Fino al/through 31/3

Irlanda / Ireland Cork Lewis Glucksman Gallery Beyond the Country: Perspectives of the land in historic and contemporary art Fino al/through 3/2

Dublin National Gallery Paintings from Poland: Symbolism to Modern Art (1880-1939) Fino al/through 27/1

Italia / Italy Adria (Rovigo) Museo Archeologico Nazionale Balkani, antiche civiltà tra il Danubio e l’Adriatico Fino al/through 13/1

Agrigento Fabbriche Chiaromontane Poliorama pittoresco. Dipinti e disegni dell’Ottocento siciliano Fino al/through 10/2

AGENDA

Alba (Cuneo)

Firenze

Fondazione Ferrero La Collezione di Roberto Longhi dal Duecento a Caravaggio a Morandi Fino al/through 10/2

Galleria Alessandro Bagnai, Galleria Poggiali e Forconi Enzo Cucchi: Presente! Lato A e Lato B Fino al/through 28/2

Aosta Chiesa di San Lorenzo Siro Viérin: Histoires de Reines Fino al/through 10/2 Espace Porta Decumana Davide Camisasca: Profili di luce Fino al/through 2/2

Bergamo GAMeC Il futuro del Futurismo. Dalla rivoluzione italiana all’arte contemporanea – Da Boccioni a Fontana a Damien Hirst Fino al/through 24/2

Biella Museo del Territorio Biellese Ereditare il paesaggio Fino al/through 24/3

Bologna MAMBO Time Code Fino al/through 12/6 Adam Chodzko Eva Marisaldi Diego Perrone Bojan Sarcevic Fino al/through 3/2

Bolzano Galleria Civica Massimo Rao: Al di là del tempo (1950-1996) Fino al/through 27/1

Brescia Museo di Santa Giulia America! Storie di pittura dal Nuovo Mondo Fino al/through 4/5 Galleria Massimo Minini Giulio Paolini: Zeusi e Parraiso Fino al/through 26/1

Busto Arsizio (Varese) Fondazione Bandera per l’Arte Giancarlo Gelsomino: Le tue mani su di me Fino al/through 24/2

Caraglio (Cuneo) Il Filatoio Il velo Fino al/through 24/2

Palazzo Strozzi Contromoda. La moda contemporanbea della Collezione permanente del Los Angeles County Museum of Art Fino al/through 20/1

Fondazione Mudima/Sala Napoleonica Accademia di Brera/Fondazione Marconi Emilio Tadini – Opere 1965-1985 11/1-30/1 Galleria A-Arte Studio Invernizzi Gianni Colombo Fino al/through 13/2

Forte dei Marmi (Lucca) Casa Museo Ugo Guidi Museo Vivo, territorio di contaminazione Fino al/through 2/6

My Own Gallery Dany Vescovi Fino al/through 30/1

Gallarate (Varese)

Galleria Blu Vincenzo Ferrari Fino al/through 12/1

Civica Galleria d’Arte Moderna Le trame di Penelope: Enrica Borghi, Alice Cattaneo, Name Diffusion Fino al/through 10/2

Lecce Varie sedi Intramoenia Extra Art – Castelli di Puglia Fino al/through 14/1

Lissone (Milano) Museo d’arte contemporanea Colloqui: Giorgio de Chirico e Alberto Savinio Fino al/through 27/1

Lucca Fondazione Ragghianti L’alibi dell’oggetto – Morandi e gli sviluppi della natura morta in Italia Fino al/through 20/1

Milano Palazzo Reale Vivienne Westwood - 35 anni di moda Fino al/through 20/1 L’Arte delle Donne dal Rinascimento al Surrealismo Fino al/through 9/3 Giacomo Balla-La modernità Futurista 14/2-18/5 Canova e lo splendore della scultura alla corte degli Zar 12/2-1/6 Triennale David Lynch: The Air is on Fire Fino al/through 13/1 Anni Settanta Fino al/through 30/3 Triennale Bovisa Victor Vasarely Fino al/through 27/1

Carrara Antico Convento Il Carmine L’arte del cinema – il Cinema dell’arte Fino al/through 30/6

Centre culturel français Sergei Chepik: “Epifania” 17/1-13/2

Pinacoteca Civica La Madonna del Presepe da Donatello a Guercino Fino al/through 13/4

Galleria Raffaella Cortese Kcho, Juliao Sarmento, Kiki Smith, Jana Sterback: Untitled Fino al/through 30/1

Fondazione Mazzotta Warhol Beuys – Omaggio a Luigi Amelio Fino al/through 30/3

Spazio Oberdan India Arte Oggi Fino al/through 3/2

Cento (Ferrara)

+ europaconcorsi

Galleria Riccardo Crespi Stephanie Nava: Recouvrements successifs Fino al/through 23/1 Galleria Suzy Shammah Goran Petercol: Side Wind Fino al/through 12/1

nell’arte da Pellizza a De Chirico (1865-1940 Fino al/through 13/4

Padova

Galleria Borghese Canova e la Venere vincitrice Fino al/through 3/2

Galleria Cavour Boccioni prefuturista. Gli anni di Padova Fino al/through 27/1

Palazzo Barberini Bernini pittore Fino al/through 20/1

Museo Diocesano I colori del sacro: dal fuoco alla luce Fino al/through 13/4

Passariano (Udine) Villa Manin Centro per l’Arte Contemporanea Hard Rock Walzer - Scultura Contemporanea Austriaca Fino al/through 25/3

Perugia

Cenacolo Vinciano Santa Maria delle Grazie Ultime ultime cene Fino al/through 16/2

Palazzo Penna Anatomia dell’irrequietezza: Il mito del viaggio dal Grand Tour all’era virtuale Fino al/through 16/1

Primo Marella Gallery New Delhi-NewWave Fino al/through 19/1

Pesaro

Nepente Gallery Annabel Elgar: Territori dell’inconscio Fino al/through 6/2 Galleria Francesca Minini Armin Boehm Fino al/through 31/1 A arte Studio Invernizzi Gianni Colombo Fino al/through 13/2 Studio28 Mnemopixel: opere di Jole Ottazzi 12/2-28/2 Spazio Tadini Claudio Onorato: Mare di carta Fino al/through 10/1 Galleria Forni Giovanni Sesia: Antiche memorie 10/1-9/2 Fondazione Mudima Ugo La Pietra - Dal minimo sperimentale simbolico alla nuova territorialità 1962-2008 10/1-8/2

Modena Palazzina dei Giardini Franco Vaccari, opere 1955-1975 Fino al/through 17/2

Napoli Palazzo delle Arti-PAN Tracce nel futuro-12 artisti da Taiwan La Cina è vicina Fino al/through 25/2 Museo Archeologico Nazionale Alma Tadema e la nostalgia dell’antico Fino al/through 31/3 Blindarte Contemporanea Davide Cantoni Fino al/through 11/1

antica Fino al/through 17/2

Centro Arti Visive Pescheria Candida Höfer: Bologna Series Fino al/through 13/1

Mercati di Traiano Kan Yasuda Fino al/through 13/1 Ermanno Tedeschi Gallery Terra Promessa Fino al/through 27/1 Museo del Corso Capolavori dalla Città Proibita Fino al/through 20/3 Chiostro del Bramante I Macchiaioli, il sentimento del vero Fino al/through 3/2 MAXXI Ugo Mulas. La scena dell’arte Fino al/through 2/3 MACRO Avish Khebrehzadeh Giuseppe Gallo Fino al/through 3/2 Musei Capitolini Herbert List Fino al/through 17/2

Pieve di Cento (Bologna)

Extraspazio Pieter Hugo: Messina/Musina Fino al/through 19/1

Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 Per parole e immagini. Tra poesia visiva ed espressioni segniche Fino al/through 13/1

Cinecittàdue Arte Contemporanea Art in the City. Flavio Favelli: La terza camera Fino al/through 8/3

Pistoia

Villa Medici Giuseppe Penone 30/1-25/3

Palazzo Fabroni Parmiggiani: Apocalypsis cum figuris Fino al/through 23/3

Palazzo Venezia Sebastiano Del Piombo 7/2-18/5

Potenza

Rovereto (Trento)

Galleria Civica di Palazzo Loffredo Verità e Bellezza: Realismo russo dal Museo Nazionale d’Arte Lettone di Riga Fino al/through 10/2

MART Depero pubblicitario. Dall’autoréclame all’architettura pubblicitaria Fino al/through 3/2 Arte contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 a oggi Fino al/through 20/1 La parola nell’arte Fino al/through 6/4

Prato Centro per l’ArteContemporanea Luigi Pecci Bruno Munari: Settant’anni di libri Fino al/through 3/2

Reggio Emilia Galleria 2000&Novecento Luigi Mainolfi: Dune, paesaggi del corpo Fino al/through 10/2

Rivoli (Torino) Castello Gilbert & George, la grande mostra Fino al/through 13/1

Roma

Novi Ligure (Alessandria)

Scuderie del Quirinale Pop Art 1956-1968 Fino al/through 27/1 Ottocento 28/2-10/6

Museo dei Campionissimi L’altra metà della vita: Interni

Colosseo In Scaena. Il teatro nella Roma

Sanremo (Imperia) Villa Nobel Ernesto Teodoro Moneta: il combattente della Pace Fino al/through 27/1

Torino Galleria Pron art&design Massimo Micheluzzi: Il vetro è duro Fino al/through 11/1 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Segni di vita – Werner Herzog e il cinema 17/1-10/2 Ecoperplessità. L’individuo di fronte alla rivoluzione ambientale 28/2-11/5

Trento Galleria Civica di Arte

232 l’ARCA 109


AGENDA Contemporanea Joan Jonas. My Theater Fino al/through 2/3

Treviso Casa dei Carraresi Gengis Khan e il tesoro dei Mongoli Fino al/through 4/5 Spazi Bomben per la cultura Luoghi di valore Fino al/through 3/2

Vado Ligure (Savona) Museo di Villa Groppallo Arturo Martini: Grandi sculture da Vado Ligure Fino al/through 8/3

Venezia Palazzo Grassi Roma e i Barbari 26/1-20/7 Palazzo Fortuny Maria Grazia Rosin: Gelatine Lux Fino al/through 17/2

Vercelli ARCA-ex Chiesa di San Marco Peggy Guggenheim e l’immaginario Surreale Fino al/through 2/3

Verona Palazzo Forti Le città invisibili: Medhat Shafik 2000-2005 Fino al/through 27/1

Olanda / Holland Amsterdam Van Gogh Museum Barcellona 1900 Fino al/through 20/1 The Hermitage Amsterdam Art Nouveau Fino al/through 5/5

Groningen Groninger Museum Abe Kuipers in pastels Fino al/through 23/3 Go China! Assen-Groningen 2/2-23/11

Rotterdam Kunsthal Théophile Steinlen – The Master of Montmartre Fino al/through 20/1 Jean Tinguely: Everything Moves! Fino al/through 27/1

Tilburg De Pont Museum Sara der Heide 12/1-2/3 Brabant Now 12/1-30/3 Carina Diepens 8/3-4/5

+ europaconcorsi

Portogallo / Portugal Lisbona Palacio Nacional da Ayuda Da Pietro il Grande a Nicola II: Artee cultura dell’Impero Russo nelle Collezioni dell’Hermitage Fino al/through 17/2 Fundacao Calouste Gulbenkjan Patrick Faigenbaum Fino al/through 24/2 Ida e volta: ficçao e realidade Fino al/through 2/3

Spagna / Spain Barcelona Centro de Cultura Contemporania Apartheid – The South African Mirror Fino al/through 3/2 In Transition Fino al/through 24/2 MACBA Asier Mendizabal 25/1-18/5 Alice Creischer 1/2-18/5 Lothar Baumgarten 8/2-27/4 Gediminas & Nomeda Urbonas 22/2-27/4

Bilbao Guggenheim Art in the USA: 300 Years of Innovation Fino al/through 2/2 Chacun à son gout Fino al/through 2/4 Fine Art Museum Papert Art, from Goya to Benlliure Fino al/through 17/2

Madrid Palacio de Cristal/Parque Buen Retiro Andy Goldsworthy Fino al/through 21/1 Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia Ester Partegàs: Invasores La noche española: Flamenco, vangardia y cultura popular 1865-1936 Fino al/through 18/2

Svezia / Sweden Malmö Konstmuseum Arte Moderna Nordica 1900-1943 Fino al/through 3/2

Stockholm Moderna Museet Time & Place: Rio de Janeiro 1965-1964 19/1-6/4 Andy Warhol – Other Voices, Other Rooms 9/2-4/5 Time & Place: Milan-Turin 1958-1968 1/5-7/9 Nationalmuseum Alexander Roslin Fino al/through 13/1

110 l’ARCA 232

Färgfabriken Marie Sester Fino al/through 13/1 Hasselblad Center Nan Goldin Fino al/through 13/1

Svizzera / Switzerland Basel Tinguely Museum Max Ernst: In the Garden of Nymph Ancolie Fino al/through 27/1

Lugano Museo d’Arte Moderna Da Vincenzo Vela a Cuno Amiet Fino al/through 30/3

USA Austin Museum of Art Roy Lichtenstein: Prints 1956-97 Fino al/through 3/2

Boston Museum of Fine Arts Zhang Daqian: Painter, Collector, Forger Fino al/through 14/9 Rhythms of Modern Life: British Prints 1914-1939 30/1-1/6 El Greco to Velzaquez: Art during the Reign of Philipp III 20/4-27/7 ICA Kader Attia Fino al/through 2/3 Dave Muller Fino al/through 12/10 The World as a Stage 1/2-27/4

Hispanic Society’s Beaux Arts Building Francis Alys, Fabiola Fino al/through 6/4 DIA:Beacon Riggio Galleries An-My Lê: Trap Rock Fino al/through 30/8 Sol LeWitt: Drawing Series… Fino al/through 30/8 Brooklyn Museum Infinite Island: Contemporary Caribbean Art Fino al/through 27/1 Global Feminism Remix Fino al/through 3/2 Mitchell-Innes & Nash Gallery Alberto Burri Fino al/through 19/1

Philadelphia ICA The Puppet Show Trisha Donnelly Project Space: Beyond Kiosk 18/1-30/3

Salem Peabody Essex Museum Perfect Imbalance, Exploring Chinese Aesthetics Fino al/through 17/5/2009 Accidental Mysteries Fino al/through 27/1 Gateway Bombay Fino al/through 7/12 Origami now! Fino al/through 8/6

San Diego Museum of Art Animated Painting Fino al/through 13/1 Mingei International Museum Enforced Isolation: A Woman’s Art in India Fino al/through 1/6

Chicago

San Francisco

Art Institute The Other Side of Light: Shadows from the Photography Collection Fino al/through 24/2 Girls on the Verge: Portraits of Adolescence Fino al/through 24/2 Edward Hopper 16/2-11/5

SFMoMA Take your time: Olafur Eliasson Fino al/through 24/2 Jeff Wall Fino al/through 27/1 Douglas Gordon: Film and Video Work from 1992 till now Fino al/through 24/2

New York MoMA Martin Puryear Fino al/through 14/1 Ellsworth Kelly Fino al/through 21/1 Panoramas of Moving Image: Mechanical Slides and Dissolving Views from 19th century Magic Lantern Shows Fino al/through 10/3 50 Years of Helvetica Fino al/through 31/3 Alexander Calder Fino al/through14/4 Guggenheim Richard Prince: Spiritual America Fino al/through 9/1 Foto: Modernity in Central Europe 1918-1945 Fino al/through 13/1

Yale University Art Gallery Master Drawings from the Yale University Gallery 12/2-8/6

Washington DC National Gallery of Art Edward Hopper 16/9-21/1 Let the World In: Prints by Robert Rauschenberg 28/10-30/3 The Baroque Woodcut 28/10-30/3

AGENDA Fiere e saloni specializzati Trade fairs and exhibitions

Cina / China Beijing China International Exhibition Center 8th CIHE-HVAC Saloni internazionali delle tecnologie termo-idrauliche, sanitarie, impiantistiche per l’edilizia International trade fairs for CIHEHVAC technologies for the building industry 20/3-22/3 Per informazioni: Internet: www.cihe-hvac.com

Shanghai New International Expo Center Cityscape China Salone di urbanistica Urban planning trade show 25/6-27/6 Per informazioni: Internet: www.cityscapechina.com

Francia / France Bordeaux-Lac Parc des Expositions AquiBat Salone professionale della costruzioni/Professional fair of construction industry 20/2-22/2 Per informazioni: Gemcom 13 bis Place Auberny 33310 Lormont Te. +33 05 56742384 Fax +33 05 56381267 Internet: www.aquibat.fr

Paris Porte Versailles Interclima+Elec Light on/Off Salone internazionale dell’illuminazione tecnica e per l’architettura/International architectural and technical lighting show 5/2-8/2 Per informazioni: Reed Expositions France – Pôle confort 70 rue de Rivay 92532 Levallois Perret Tel. +33 1 47565059 Fax +33 1 47562424 Internet: www.lightonoff.com

Paris-Nord Villepinte Expobois Salone internazionale delle tecnologie del legno/International trade fair of wood technologies 12/3-15/3 Per informazioni: Expobois 70 Avenue du Général de Gaulle 92058 Paris La Défense Tel. +33 1 49685668 Fax +33 1 53309523 Internet: www.expobois.net

Germania / Germany Düsseldorf Messe EuroShop

+ europaconcorsi

Salone internazionale dei beni di investimento e del commercio The global retail trade fair 23/2-27/2 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.euroshop.de

Interpack Salone internazionale del packaging International packaging trade fair 24/4-30/4 Per informazioni: Interpack Internet: www.interpack.com

Glasstech Salone internazionale delle tecnologie del vetro/International trade fair of glass technologies 21/10-25/10 Per informazioni: Messe Düsseldorf Postfach 101006 40001 Düsseldorf Tel. +49 211 456001 Fax +49 211 4560668 Internet: www.messe-duesseldorf.de E-mail: info@messe-duesseldorf.de

Frankfurt Messe Ambiente Salone internazionale dellambiente International trade fair of the environment 8/2-12/2 Per informazioni: Messe Frankfurt Ludwig-Erhard-Anlage 1 60327 Frankfurt am Main Tel. +49 69 75750 Fax +49 69 75755985 Internet: www.ambiente.messefrankfurt.com E-mail: ambiente@messefrankfurt.com

Nurnberg Messe Fenesterbau Salone dei serramenti e delle finestre Trade fair of frameworks and windows 2/4-5/4 Per informazioni: Nurnberg Messe Messezentrum 90471 Nurnberg Fax +49 911 86068259

Giappone / Japan Tokyo Big Sight Interior Life Style Salone internazionale dell’interior design/International trade fair of interior design 11/6-13/6 Per informazioni: Mesago Messe Frankfurt Corporation Maekawa Kudan Building 3F 2-3-7- Kudan-kita, Chiyoda-ku Tokyo 102-0073 Tel. +81 3 32628453 Fax +81 3 32628442 Internet: www.interior-lifestyle.com E-mail: info@interior-lifestyle.com

Italia / Italy Bologna Fiera Fierarredo Salone dell’arredamento Furniture trade fair 23/2-2/3 Per informazioni: Bologna Fiere Tel. +39 051 282111 Internet: www.fierarredo.bolognafiere.it E-mail: fierarredo@bolognafiere.it

Design on Board Salone del design e dei materiali innovativi per la vita di bordo Trade fair of design and innovayive materials for on board life 12/3-15/3 Per informazioni: Bologna Fiere Tel. +39 051 282111 Internet: www.designonboard.it E-mail: designonboard@bolognafiere.it

Saiespring Salone del serramento e delle tecnologie del serramento e delle finiture di interni/Trade fair of frameworks, frameworks technologies and interior finishing 12/3-15/3 Per informazioni: Bologna Fiere Tel. +39 051 282111 Internet: www.saiespring.bolognafiere.it

Milano Fieramilano-Rho MADE expo Milano Architettura Design Edilizia International trade show of architecture, design and building industry 5/2-9/2 Per informazioni: Made Expo Tel. +39 02 29017144 Fax +39 02 29006279 Internet: www.madeexpo.it E-mail: info@madeexpo.it

Mostra Convegno Expocomfort Esposizione internazionale del riscaldamento, condizionamento, refrigerazione, tecnica sanitaria, trattamento acqua, arredamento bagno e servizi termo-idrosanitari International trade show of heating, air-conditioning, cooling, water treatment, sanitary technic, bath furniture and thermo-hydrosanitary facilities 11/3-15/3 Per informazioni: Expocomfort Tel. +39 02 485501 Fax +39 02 48005450 Internet: www.mcexpocomfort.it E-mail: info@mcexpocomfort.it

Salone Internazionale del Mobile Eimu 2008 Salone Internazionale del Bagno Salone Internazionale del Complemento d’arredo Eurocucina Saloni internazionali dedicati all’arredamento, bagno, cucine, ufficio/International trade shows dedicated to furniture, kitchens, bathrooms, office 16/4-21/4 Per informazioni: Cosmit Tel. +39 02 725941 Fax +39 02 89011563 Internet: www.cosmit.it E-mail: info@cosmit.it

EIRE Salone internazionale del mercato immobiliare/International trade fair of real estate market 20/5-23/5 Per informazioni: GE.FI. Via Canova 19 20145 Milano Tel. +39 02 31911911 Fax +39 02 33608733 Internet: www.italiarealestate.it

International trade fair of metal products for the building industry 9/4-12/4 Per informazioni: Metef Via Brescia 117 25018 Montichiari (BS) Tel. +39 030 9981045 Fax +39 030 9981055 Internet: www.metef.com E-mail: roberta.bordiga@edimet.it

Padova Fiera Elettricità Sicura Salone del mercato elettrico ed elettrotecnico, della sicurezza, della domotica, dell’illuminotecnica e delle energie alternative/Trade fair of electric market, security, domotic, lighting technology, alternative energies 17/4-19/4 Per informazioni: Roberto Grattagliano PR Help Comunicazione d’Impresa Via Burlamacchi 11 20135 Milano Tel. +39 02 54123452 Fax +39 02 54090230 Internet: www.prhelp.it E-mail: roberto.grattagliano@prhelp.it

Rimini Fiera SIB Mostra internazionale delle tecnologie per lo spettacolo, l’installazione e il broadcast International trade show of technologies and equipment for the showbusiness, installation and broadcast 5/4-8/4 Per informazioni: Rimini Fiera Tel. +39 0541 744111 Fax +39 0541 7444200 Internet: www.riminifiera.it

Principato di Monaco Pincipality of Monaco Montecarlo Grimaldi Forum The Monaco Spa Event Salone internazionale del benessere International show of wellness 18/1-20/1 Per informazioni: The Monaco Spa Event Tel. +39 02 796420 Fax +39 02 454708281

Imagina Salone internazionale della comunità 3D/International show of the 3D community 30/1-1/2 Per informazioni: Imagina Carole Mandorlo (press) Tel. +377 93104053 Louise Zuffrey (marketing) Tel. +377 93104051 Internet: www.imagina.mc E-mail: c.mandorlo@imagina.mc, l.zuffrey@imagina.mc

Russia Moscow

Montichiari (Brescia)

Crocus Expo Climate World 11/3-14/3

Centro Fiera del Garda Metef Salone internazionale del metallo per l’edilizia

Per informazioni: Euroexpo Am Hof 111010 Vienna, Austria Tel. +43 1 2308535 Fax +43 1 230853550

232 l’ARCA 111


in the World

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ARGENTINA

CYPRUS

Libreria Concentra ESQ.Arquitecto Montevideo 938 1019 Buenos aires Tel. 011 48142479 libreria@concentra.com.ar

Hellenic Distribution Agency Cyprus Lemesos Avenue, 204 Latsia P.O. Box 24508 Tel. 2.878500 Fax 2.489131

ALBANIA

FINLAND

Adrion LTD Sh. 1, Ap. 8 Sami Frasheri Str. P. 20/1 Tirana Tel. 0035.5.4240018 Fax 0035.5.4235242

Akateeminen KirjakauppaThe Academic Bookstore P.O.Box 23 SF-00381 Helsinki Tel. 01.1214330

AUSTRALIA

FRANCE

Europress Distributors PTY LTD Unit 3, 123 McEvoy Street Alexandria, NSW 2015 Tel. 02 96984922/4576 Fax 02 96987675

(l’Arca International) Paris

AUSTRIA

Bookshop Prachner Sporgasse 24 A-8010 Graz

BELGIUM

(l’Arca International) Agence et Messageries de la Presse Rue de la Petite Ile, 1 B-1070 Bruxelles Tel. 02.5251411 Alpha Libraire Universitaire Rue de Termonde, 140/142 B-1083 Bruxelles Tel. 02 4683009 Fax 02 4683712 Office International des Périodiques Kouterveld, 14 B-1831 Diegem Tel. 02.7231282 S.P.R.L. - Studio Spazi Abitati Avenue de la Constitution, 55 Grondwetlaan B-1083 Bruxelles Tel. 02 4255004 Fax 02 4253022

BRAZIL

Livraria Leonardo da Vinci Rua Heliopolis 75 Vila Hamburguesa CEP 5318 - 010 Sao Paulo Tel. 011 36410991 Fax 011 36412410

CHILE

Libro’s Soc. Ltda. Av. 11 de Septiembre 2250 Piso 11 OF. 1103 Providencia, Santiago Tel. 02 3342350 Fax 02 3338210

L’arbre à lettres 56, Faubourg Saint-Antoine, 75012 Tél. 01 53338323, Fax 01 43420434 Librairie Le Moniteur 15-17, rue d’Uzès, 75002 Tél. 01 40133380 Fax 01 40136063 Librairie Le Moniteur 7, Place de l’Odéon, 75006 Tél. 01 43254858 Fax 01 40518598 Lyon Librairie Le Moniteur 125, rue Vendôme, 69006 Tél. 04 72757717 Fax 04 78520216

GERMANY Buchhandlung L.Werner Turkenstrasse, 30 80333 Munchen Tel. 089 226979 Fax 089 2289167 F. Delbanco (subscriptions) Bessemerstrasse, 3 Postfach 1447 21304 Luneburg Tel. 041 312428-0 Fax 041 31242812 post@delbanco.de Karl Krämer Fachbuchhandlung Rotebühlstr. 42 A D-70178 Stuttgart Tel. 0711 669930 Fax 0711 628955 abo@karl-kraemer.de

GREAT BRITAIN Central Books 99 Walls Road London E9 5LN Tel. 0044.20.8525.8825 Fax 0044.20.8533.5821

John Wiley & Sons Ltd. Ealing Broadway Centre 4th Fl. International Hse W5 5DB London Tel. 020 83263800 Fax 020 83263801 Rowecom UK Ltd (subscriptions) Cannon House Folkestone, Kent, CT 19 5EE Tel. 0303.850101 Fax 0303.850440

GREECE Goulas Theodoros Publishing House 65, Epmou Str. 54625 Thessaloniki Tel./Fax 0310 264241 Hellenic Distribution Agency 1, Digeni Street GR-17456 Alimos Tel. 01.9955383 Fax 01.9948777

HOLLAND Bruil & Van De Staaij Postbus 75 7940 AB Meppel Tel. 0522.261303 Fax 0522.257827 info@bruil.info www.bruil.info/larca Swets Blackwell BV (subscriptions) P.O.Box 830 2160 SZ Lisse Tel. 02521.35111

ISRAEL Steimatzky Group Ltd. Steimatzky House 11 Hakishon Street Bnei-Brak 51114 Tel. 03 5794579 Fax 03 5794567

JAPAN

KOREA REPUBLIC

SIRIA

TURKEY

MGH Co. Suite 901, Pierson Bd. 89-27 Shin Moon Ro 2Ka.Chong Ro. Seoul 110-062 Tel. 02.7328105 Fax 02.7354028

Kayyal Trading Co. P. O. Box 1850 Damascus Tel. 00963.11.2311542 Fax 00963.11.2313729

Arti Perspektif Yayincilik Kiziltoprak Bagdat Cumhur Sadiklar 12/1 81030 Kadikoy/Istanbul Tel. 0216 4189943 Fax 0216 4492529 arti.perspektif@bnet.net.tr

MALTA Melit Ltd. Censu Bugeja Street P.O.Box 488 La Valletta CMR 01 Tel. 437314 Miller Distributors Miller House Tarxien Road, Airport Way Luqa Tel. 664488 Fax 676799

MEXICO Libreria Morgana Alberto Zamora 6-B Col. Villa de Coyoacan 04000 Mexico DF Tel./Fax 05 6592050

POLAND Pol-Perfect SP Z.O.O. Ul. Wladyslawa Lakietka 7 PL 03-590 Warszawa Tel. 22 6772844 Fax 22 6772764 Gambit Ai Pokoju 29/B/22-24 31-564 Krakow Tel. 012 42155911 Fax 012 4227321 informacja@gambit.krakow.pl

PORTUGAL Epul Edições e Publicações Lda Rua José Falcão, 57, 4° Esq. 1000-184 Lisboa Tel. ++351 1 316 1192 Fax ++351 1 316 1194

AD. Shoseki Boeki Co. Ltd P.O.Box NO 1114 Osaka 530-91

PRINCIPALITY OF MONACO

Maruzen Company Ltd Journal Division 3-10 Nihonbashi 2 Chome Chuo-ku 103-8245 Tokyo Tel. 3 32758591 Fax 3 32750657 journal@maruzen.co.jp

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Yohan 14-9 Okubo 3-chome, Shinyu-ku, Tokyo 169 Tel. 03 32080181 Fax 03 32090288/32085308

Leng Peng Fashion Book Centre 10 Ubi Crescent, #05-26 Singapore 408564 Tel. 7461551 Fax 7424686

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SWITZERLAND NLDA-Nouvelle Librairie d’Architecture 1, Place de l’Ile CH-1204 Génève Tel. 022.3115750

TAIWAN Super Teem Technology Co. Ltd. IF., No.13, Alley 21. Lang 200 Yung Chi d. Taipei Tel. 02 27684617 Fax 02 27654993

THAILAND Central Books Distribution 306, Silom Road Bangkok Tel. 2.2336930-9 Fax 2.2378321

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UNITED ARABIAN EMIRATES Dar Al Hikmah P.D. Box 2007 Dubai Tel. 04.665394 Fax 04.669627

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