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Novembre November

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La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva The international magazine of architecture, design and visual communication

VENTICINQUE ANNI TWENTYFIVE YEARS Mensile Monthly Testo italiano e inglese Italian and English text IVA assolta dall’editore - Periodico mensile - Poste Italiane Spa Sped. in A.P. D.L. 353/03 (conv. in L. 27.02.04, n° 46), art. 1, c. 1, - LO/MI


Il silenzio, per farti sentire il vero benessere

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Da Mapei Mapesilent System e Mapesonic CR, gli eccellenti sistemi di isolamento acustico per pavimentazioni in ceramica e pietre naturali, contro il rumore da calpestio, facili da progettare.

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BERTOLOTTO COLLEZIONE

N AT U R A

design Katarína Čermáková

LA PORTA COME OPERA D’ARTE INTEGRATA NEL VIVERE LA TUA CASA, LA TUA VITA, IL TUO STILE. LA PORTA BERTOLOTTO È TUTTO IL SAPERE DEL PIÙ IMPORTANTE PRODUTTORE ITALIANO DI PORTE PER INTERNI. LA PORTA BERTOLOTTO È SCELTA DI PERSONALITÀ. www.bertolotto.com

numero verde 800.034.392


Prende il via la nona edizione del Grand Prix, concorso internazionale di architettura aperto a tutti i progettisti che abbiano realizzato una o più opere in cui siano stati utilizzati elementi in grès porcellanato prodotti da Casalgrande Padana

Foto Invernizzi - Fondo "Carlo Mollino", Archivi della Biblioteca Centrale di Architettura, Sistema Bibliotecario, Politecnico di Torino

PROGETTI DA GRAND PRIX

Il bando e la scheda di adesione possono essere richiesti al numero verde 800210311, o scaricati dalla “sezione progettisti” del sito www.casalgrandepadana.com Per ulteriori informazioni contattare il numero verde o scrivere a marketing@casalgrandepadana.it Il termine ultimo per l'iscrizione è il 30 settembre 2012

CASALGRANDE PADANA Pave your way

via Statale 467 n. 73 42013 Casalgrande (Re) Italy tel + 39 0522 9901 fax + 39 0522 841010 info@casalgrandepadana.it www.casalgrandepadana.com


Cersaie

Grandi temi e grandi architetti al Cersaie 2011 Major Issues and Leading Architects at Cersaie 2011 “Costruire Abitare Pensare”, il programma culturale di Cersaie giunto quest’anno alla sua terza edizione, ha visto riuniti importanti nomi dell’architettura internazionale che si sono fatti interpreti delle grandi tematiche del progetto contemporaneo con una vasta e partecipata affluenza di pubblico. Tra gli appuntamenti in scaletta, il convegno “Nuove architetture” incentrato sul tema dell’architettura dei “Paesi emergenti” e delle soluzione adottate ai fini della sostenibilità. L’architetto indiano Jain Bijoy (Studio Mumbai), e gli italiani Emilio Caravatti (fondatore di Africabougou) e Riccardo Vannucci (Farestudio) hanno parlato delle loro esperienze rispettivamente in India, Africa, Italia, Medio Oriente e Africa (1). Altro grande protagonista, l’architetto giapponese Kengo Kuma (Kengo Kuma & Associates) al centro della lectio magistralis dal titolo “Power of the Place” – Il potere dei luoghi –, un viaggio nella poetica delle sue architetture in cui il “vuoto” entra a pieno titolo a far parte della loro costruzione al pari di qualsiasi altro materiale (2). Attesissima la lectio magistralis di Kazuyo Sejima (Sana), Pritzker Architecture Price e direttore dell’ultima edizione della Biennale Internazionale di Architettura di Venezia (2010), che ha attirato l’attenzione di oltre mille partecipanti sui temi del rapporto tra design e tecnologia, avanguardia e recupero della tradizione nipponica e minimalismo come modo interpretare la scienza dell’architettura (3). Grande interesse anche per l’incontro con Giorgio Bianchi di Renzo Piano Building Workshop sulle architetture newyorkesi dello studio Renzo Piano Building Workshop, in particolare il grattacielo del New York Times e il suo “contraltare”, la sede della Morgan Library (4). Presenza eccezionale quella dell’architetto Cameron Sinclair, fondatore di “Architetture for Humanity”. Nel corso della sua conferenza, sono state presentate e approfondite le soluzioni possibili in architettura per sostenere e dare riparo alle persone dopo le grandi catastrofi naturali e le grandi migrazioni, facendo il punto anche sulle strategie progettuali per avviare la ricostruzione (5). “Costruire Abitare Pensare” (Build Inhabit Think), the cultural programme of the Cersaie exhibition that reached its third edition this year, brought together a number of leading international architects, who provided their own interpretations of leading issues in modern-day architectural for a large number of interested visitors. The schedule of events included a conference entitled "New Architecture” focusing on the issue of architecture in "Emerging Countries" and solutions adopted for the purposes of sustainability. Indian architect Jain Bijoy (Studio Mumbai) and the Italians Emilio Caravatti (founder of Africabougou) and Riccardo Vannucci (Farestudio) talked about their experiences respectively in India, Africa, Italy, the Middle East and Africa (1). Another leading figure, the Japanese architect Kengo Kuma (Kengo Kuma & Associates), was at the focus of a lectio magistralis entitled "Power of the Place”, an exploration of his own architectural poetics in which "empty space" plays an equally important role in their construction as any other material (2). The Lectio magistralis given by Kazuyo Sejima (Sana), winner of the Pritzker Architecture Prize and director of the most recent edition of the Venice International Biennial of Architecture (2010), was eagerly awaited and attracted over 1000 people to look at such issues as the relationship between design and technology, the cutting-edge of modern-day architecture and the revival of Japanese tradition and minimalism as a way of interpreting the science of architecture (3). The meeting with Giorgio Bianchi from the Renzo Piano Building Workshop also attracted plenty of interest and looked at the architecture designed by the Renzo Piano Building Workshop in New York, particularly the New York Times skyscraper and its “counter-attraction”, Morgan Library (4). Another exceptional presence was the architect Cameron Sinclair, the founder of "Architecture for Humanity”. His conference presented and analysed possible architectural solutions for supporting and sheltering people in the wake of natural catastrophes and major migration flows, also taking stock of the latest design strategies for carrying out reconstruction work (5).

Via Monte Santo, 40 - 41049 SASSUOLO (MO) Tel. 0536 804585 - Fax 0536 806510 www.laceramicaitaliana.it - info@laceramicaitaliana.it

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Ipertesto

Visto al Cersaie

L’ULTIMA SFIDA

ANTICIPARE IL FUTURO

IL BENESSERE “SU MISURA”

www.stoneitaliana.com

www.roca.com

www.glassidromassaggio.it

Una singolare sorpresa da Stone Italiana: la nuova collezione U Design che, costituita da lavelli cucina simili a monoliti sagomati disponibili in innumerevoli varianti, si propone in tutta la bellezza della materia quarzo resa plasmabile dall’ingegno dei propri ricercatori. E’ stato quindi superato il limite della bidimensionalità che consente al quarzo la terza dimensione. Infatti la nuova collezione si completa nella continuità del piano col lavello, garantendo identità di tonalità e identità di performance, poiché realizzata con la stessa materia prima che compone il piano Cucina Stone Italiana. Viene inoltre assicurata la stessa facilità di pulizia e manutenzione, la certificazione UNI EN 13310 e la garanzia per due anni. Oltre alle prerogative tecniche, U Design dispone delle versioni matt e gloss, secondo una notevole possibilità di scelta di colori e combinazioni Stone (dal Metallico al Greenbell, dal Jaipur al Grain al Superwhite e altro). Stone Italiana è compresa nel pool delle aziende che hanno partecipato a Marmomacc Meets Design.

COLLEZIONE SUPERIORE

Roca, impegnato a costruire per il futuro seguendo il percorso dell’innovazione, dispone attualmente di un Innovation Lab quale unità di lavoro presso il Roca Design Center, in grado di sviluppare nuovi concepts promuovendo team interdisciplinari per ricercare e approfondire intendimenti antropologici, ergonomici e sociali studiando i cambiamenti comportamentali del consumatore e quelli del mercato in funzione di più attuali rispondenze. Rappresentativo di queste programmazioni anche Innova: un singolare concetto di specchio che, mediante una tastiera “touch screen”, consente la connessione a numerose funzioni quali: radio stereo FM, regolazione luce, ora e temperatura ambiente. Innova radio è dotato: di porta USB anche per la connessione al proprio lettore MP3, di una luce fluorescente controllabile esternamente dall’interruttore del bagno e di un sistema antiappannamento.

GAMMA ESCLUSIVA www.kaldewei.com

www.armaniroca.com

Soluzione di eccellenza per i cultori del benessere, Glass propone in chiave ottimale le prerogative dei rituali propri dell’hammam. Ciò ha portato alla messa a punto di Ananda, una combinazione dalle valenze complesse e affascinanti che si è valsa della collaborazione prestigiosa dello studio londinese Doshi Levien, riferimento di convergenze tra esperienze e culture differenti. Infatti Ananda è un compendio di elementi la cui diversità diventa complementare e si esprime con il colore, con ineffabili sensazioni materiche, con un design raffinato e tecnologia avanzata. Il progetto viene proposto secondo una modularità e componibilità che lo rendono “su misura” e personalizzabile secondo i gusti e le preferenze di chi ricerca il piacere del bagno turco come esperienza intima nonché conviviale. Ananda, mediante la combinazione di forme e materiali, diventa un riferimento armonioso che, grazie alla purezza della struttura in vetro, integra l’hammam all’ambiente in cui viene collocato. All’interno si trovano elementi d’arredo confortevoli e funzionali, quali la panca in HardLite dalla tattilità piacevole e rilassante e un mobile multifunzione con il top in cristallo come pratico sostegno per la fonte d’acqua in ceramica e l’aroma-dispenser. L’ampia parete doccia, a sua volta in HardLite e attrezzata , si completa con un grande soffione in ceramica che illumina l’ambiente circostante.

EMOZIONI MATERICHE E BENESSERE www.albatros-idromassaggi.com

L’accordo tra i gruppi Giorgio Armani e Roca ha dato avvio a una affinità di intenti e di competenze che hanno consentito l’unione delle più alte tecnologie a un lusso elegante e raffinato, capaci di conferire all’ambiente bagno prerogative di una sacralità sensoriale e di un benessere esclusivo. Infatti le nuove soluzioni dedicate al bagno Armani/Roca, prevedono rivestimenti da parete e pavimento, illuminazione a soffitto, rubinetterie, accessori e quanto crea un bagno perfetto, secondo il personalissimo stile di Giorgio Armani, che, per l’occasione, esprime il proprio talento nella decorazione d’interni. Ne risulta uno spazio bagno inusuale dove gli elementi essenziali si integrano e generano atmosfere di rara raffinatezza e funzionalità, poiché vengono determinate, con un sofisticato sistema di separatori in vetro, quattro zone modulari quali l’Area Welness con vasca, Area Beauty , Area Welness con Doccia e zona WC.

Conoflat è la doccia di Kaldewei che, estremamente piatta e realizzata in acciaio smaltato Kaldewei con spessore di appena 3,5 mm, si è attualmente completata con dodici nuove misure, in risposta alle crescenti esigenze per soluzioni doccia aperte e a filo pavimento. Si tratta di un prodotto che consente sensazioni più libere in spazi essenziali, aperti a uno stile e a un benessere che esprimono l’assoluta sintesi e l’evoluzione della cultura del bagno. La gamma è costituita dalla disponibilità complessiva di 29 formati diversi, che consentono di raggiungere il formato 90x170 cm, integrandosi perfettamente a filo con il pavimento grazie a un design raffinato ed essenziale, i cui contorni interni sono invisibili. Il disegno, di rigorosa compiutezza formale, si caratterizza per la posizione centrale dello scarico a filo, coperto da una placca quadrata nel colore della vasca. Ed è questo un dettaglio che ne conferma l’assoluta raffinatezza, unitamente all’offerta della nuova Colours Collection. Per il design ultrapiatto di eccellente impatto ambientale, Conoflat è stato premiato con l’interior innovation award 2011 e con il riconoscimento Best of Best 2011.

WhiVe™, materiale innovativo con marchio Albatros che, ideato presso gli stabilimenti di Spilimbergo (Pn), ha una tattilità vellutata, compatta e una straordinaria opacità, assicura prerogative che lo rendono semplice da pulire, ipoallergenico e non tossico, garantendo resistenza all’urto, alle abrasioni e ai raggi UV e consentendo sensazioni di singolare benessere al corpo. Questi caratteri lo hanno reso da subito ideale per la realizzazione di vari elementi per il bagno, tra i quali spicca la vasca idromassaggio Suri, ideata da Massimo Farinatti, in grado di consentire occasioni di ambientazione in ogni ambito della casa, distinguendosi come “isola della rigenerazione”. Formalmente pratica e raffinata, dispone di una funzionalità straordinaria per tecnologia applicata e qualità del benessere, del relax e per l’adattabilità a spazi grandi e piccoli mediante la versione rettangolare o quella angolare/rotonda che ospita comodamente fino a due persone.


Ipertesto

Visto al Cersaie

MINIMALISTA E PERSONALIZZABILE

PRATICO, PIACEVOLE E FAMIGLIARE

www.valsirdesign.it

www.fir-italia.it

Il nuovo kit per placca di comando personalizzata proposto da Valsir si integra alla parete del bagno per uno stile minimalista, essenziale ed elegante. Il kit è composto da una cornice in acciaio di soli 10 mm di spessore all’interno della quale inserire materiali a piacere, ceramica, marmo, legno, e offrendo così la massima personalizzazione. La cornice è disponibile nelle dimensioni medium (145x215 mm) e large (165x245 mm), con finitura lucida o satinata. Pensato per offrire la doppia possibilità di scarico, il nuovo kit garantisce l’impiego dell’adeguata quantità d’acqua a ogni risciacquo.

ITALIAN TOUCH www.bossini.it

Ispirata ai valori di semplicità e disponibilità, la nuova collezione bagno Handy di Fir Italia si caratterizza per l’immediatezza e facilità di lettura unite al design pulito e minimale. Dalla base cilindrica del corpo del miscelatore, la bocca di erogazione risulta leggermente rialzata, con il rompigetto nascosto e completamente integrato al suo interno. Ogni dettaglio è rigoroso come gli angoli leggermente smussati per garantire il massimo confort di utilizzo. Diverse le soluzioni disponibili per le varie zone del bagno: il miscelatore lavabo in quattro dimensioni (small, medium, large ed extra large) mentre per la zona vasca e doccia la scelta varia tra miscelatore esterno, a incasso e con attacco per colonna doccia, termostatici e asta a parete con doccetta.

INTENSE EMOZIONI www.visentin.it

Un soffione doccia a soffitto con cromoterapia o luce bianca, Domolightil è l’accattivante proposta di Visentin che si illumina sull’interna superficie. Linee sobrie e pulite disegnate per uno stile fresco e dinamico che consente di personalizzare al massimo il proprio spazio doccia. Un concetto di soffione doccia a soffitto assolutamente innovativo in cui l’acqua magicamente sgorga dalla superficie illuminata.

LIBERTÀ DI COMPOSIZIONE www.hansgrohe.com

RUBINETTERIA AL FEMMINILE www.bonomionline.com

Molte e variegate le nuove proposte di Bossini per il prossimo anno sia nelle aste da doccia sia nei rubinetti mixer, tutte nel segno dello stile e dell’Italian Touch, che caratterizzano dell’azienda bresciana. Si segnalano tra le altre il design essenziale e minimalista dalla forma squadrata della serie Cube Line (nella foto) con miscelatori monocomando da lavabo e da bidet, mixer termostatici o monocomando da incasso con deviatore e gruppo vasca esterno con deviatore e supporto doccia. Nel settore aste, il set da doccia Flat-One. L’asta murale Flat in ottone da 120 cm è dotata di due supporti per doccia, supporti a muro regolabili di cui quello inferiore provvisto di presa d’acqua girevole per consentire il libero movimento del flessibile.

Si chiama “Virgo” il nuovo miscelatore disegnato da Brian Sironi per Bonomi Contemporaneo Italiano. Con la sua linea flessuosa e semplicissima (un tubo Ø36mm che dal lavabo disegna una S verso l'alto), questo originale miscelatore richiama il flusso dell'acqua, l'ansa di un fiume, o il connubio femminile-acquatico. Nella dinamica di erogazione Virgo si differenzia dai classici rubinetti: l’acqua, infatti, fuoriesce dal corpo stesso del miscelatore, senza far percepire una vera e propria bocca di erogazione. Tre i modelli proposti: miscelatore monocomando per lavabo, miscelatore monocomando per bidet e miscelatore a parete per vasca.

Tra le novità presentate da Axor Hansgrohe al Cersaie 2011 si segnala Axor Bouroullec, la collezione bagno che Axor ha realizzato insieme ai designer francesi Ronan ed Erwan Bouroullec all’insegna della “libertà di composizione”. La collezione permette di scegliere nuove combinazioni miscelatori/manopole e piani per reinventare la zona lavabo. Nuovi i miscelatori (da tre e da 2 fori) con il corpo allungato o piccolissimi (da 90mm, 155 mm, 300 mm) e nuove anche le manopole di regolazione cilindriche o a leva così come il tavolo d’appoggio per lavabo di quercia chiara con superficie in Corian bianco. L’ampia gamma di soluzioni su misura offerta da questa collezione è diventata così versatile e divertente che è nata un’applicazione per iPad e computer dedicata: Axor Bouroullec Composer.


Ipertesto

Visto al Cersaie

GENEROSO E POTENTE

INSOLITI E FUNZIONALI

CALORE A REGOLA D’ARTE

www.ridea.it

www.brem.it

www.deltacalor.com

In occasione di Cersaie 2011 Ridea ha presentato un nuovo elemento della fortunata Collezione Blok: Blok Gemini (nella foto), un radiatore di dimensioni generose e notevole potenza, con due comode barre portasciugamani cromate, presentato in un inedito colore rosa antico. Sono inoltre state presentate le più importanti famiglie di prodotto, ciascuna identificata da un particolare colore. Othello è declinato nella finitura Bromine nelle varianti Mono, Twin, Zenith, Tower, Plate e Double Plate. La tecnica collezione Blok, nelle varianti Tower, Bath e Living è proposta nella finitura Nickel. I sottili e versatili elementi a piastra, caratteristici della Classic Collection di Ridea, sono invece realizzati nell'elegante finitura foglia argento o bianco. Easy, Silhouette, Smooth, Flower Power, Crok sono elementi termici che a seconda della colorazione e della finitura assumono differenti caratteristiche estetiche che li rendono adatti ai più diversi contesti architettonici. Round, il grande specchio/radiatore disegnato da Giulio Cappellini esprime tutta la sua forza decorativa nella sofisticata finitura foglia argento.

CALORE E LUCE www.caleido.it

Trap, Vision e Sbarra sono i nuovi modelli di caloriferi per l’architettura presentati da Brem. Trap è un’alternativa creativa e insolita nelle consuete linee della stanza da bagno. Un trapezio irregolare dal quale nasce uno scaldasalviette di arredamento davvero nuovo. Vison è un oggetto inaspettato, è come affacciarsi a una finestra, o dall’alto di una scala, spazi successivi che si restringono, che formano un quadro a volume, che vestono e scaldano, che non sono mai inosservati. Estremamente funzionale, sia calorifero che scaldasarviette, Sbarra infine è ideale là dove le esigenze di spazio impongono di sfruttare ogni centimetro. Posizionabile a piacere Sbarra ha un grande potere calorico, può mimetizzarsi o, col colore, essere protagonista.

Ultima novità di Deltacalor, Towel Box, è frutto di un nuovo concept progettuale nel mondo degli scaldasalviette. Disegnato da Peter Jamieson è costituito da una vera e propria cornice d’acciaio radiante, dall’estrema purezza formale che, come un vero e proprio elemento d’arredo completa l’ambiente bagno. Coniugando design, funzionalità e originalità, Towel Box consente di stringere e incorniciare in chiave originale la salvietta dando la possibilità di stenderla grazie a un modulo centrale basculante che si muove in modo ergonomico. Disponibile in diverse finiture tra le quali le nuove Skin, esclusiva di Deltacalor, dall’effetto naturale vellutato anti-riflesso che ricordano la pietra e si integrano perfettamente con i rivestimenti più di tendenza. Lo scaldasalviette elettrico “plug and play” Towel Box assicura inoltre una facilissima installazione: basta fissare il radiatore alla parete e collegarlo a una presa elettrica.

GEOMETRIA ELABORATA www.rapsel.it

COME UNA SCULTURA www.remer.eu

Tra l’ampia gamma di radiatori Caldeido, marchio di CO.GE.FIN specialista nel settore del riscaldamento, Shine è un’indovinata proposta che concilia design, efficienza, risparmio energetico e rispetto dell’ambiente. Disegnato da James di Marco questo radiatore è caratterizzato da piastra d’acciaio dotata di una copertura in metacrilato con inseriti Led luminosi a basso consumo di corrente (12 volt con alimentatore fornito di serie) che funzionando indipendentemente dal calorifero e possono quindi essere utilizzati

La serie di miscelatori Falsh di Remer Rubinetterie coniuga bellezza estetica, elevata metodologia progettuale e forte impatto emozionale. I diversi elementi assemblati come una scultura moderna, l’aeratore incassato nel corpo che ne esalta l’aspetto tecnico, l’acqua che scorre liberamente con effetto cascata le dimensioni contenute grazie alla cartuccia diametro 25 e un design essenziale e rigoroso fanno di queste serie un progetto

Tooler, Nito by Rapsel, è un portatutto versatile concepito per assumere una valenza estetica anche quando non contiene oggetti. E’ composto da una cornice in alluminio e policarbonato e da una serie di cordoncini elastici di diversi colori e dimensioni, inseriti su piani diversi in modo da dare profondità al quadro. La geometria è elaborata come in un oggetto scultoreo. L’uso di speciali elastici tecnici garantisce una tenuta ottimale di oggetti di qualsiasi forma e garantisce l’inalterabilità in zone anche umide come una doccia. Tooler esprime un concetto di astrazione costruttivista al servizio del quotidiano. Come altri progetti di Tiziana Lorenzelli è il frutto di una costante ricerca volta a razionalizzare i prodotti per ottenere oggetti funzionali con alto gradiente estetico ma a costo accessibile anche grazie all’utilizzo di materiali e tecnologie avanzate.


Ipertesto

Visto al Cersaie

RICERCA PREMIATA

UN SUPERMATERIALE

PIETRE NATIVE

www.marazzi.it

www.irisceramica.com

www.casalgrandepadana.com

Un’accogliente piazza, un luogo aperto di interazione e condivisione ha ospitato le nuove collezioni Marazzi al Cersaie 2011. La ricerca Marazzi si è concentrata sulle infinite possibilità che le tecnologie all’avanguardia del Gruppo permettono di ottenere in termini di materiali eco accorti, di alta qualità e di design. In particolare, il gres a effetto legno, come il TreverkHomne (nella foto), disponibile in diverse gradazioni di colore e texture e in spessore ridotto, ideale nei rifacimenti di ambienti presistenti. Le novità Marazzi nei rivestimenti presentano, invece, lunghe lastre (ca 30x100 cm) riccamente decorate e colorate. Un’intera parete ha reso omaggio alla Menzione d’Onore Compasso d’Oro ADI 2011 ricevuta da Marazzi e dal Centro Stile Marazzi Group per Soho, il primo modulo ceramico che ha unito al gres la tridimensionalità.

TRE NOVITÀ www.klinkersire.com

Protagonista tra le novità che Iris Ceramica presentate al Cersaie 2011 è la collezione Active Life, il primo progetto Active Clean Air & Antibacterial Ceramic™ espressamente dedicato al residenziale. Una collezione dallo spirito green le cui proprietà garantiscono uno standard di pulizia e igiene ineguagliabile rendendola un prezioso alleato della nostra salute, soprattutto in ambienti come il bagno e la cucina, dove è importante mantenere pulizia e igiene. E’ un vero e proprio “supermateriale” eco-attivo, antibatterico e antinquinante. Un vero “prestigio” reso possibile dal biossido di titanio (TiO2) che viene fissato alle lastre ad alta temperatura e in forma di particelle micrometriche, con una metodologia esclusiva che permette di mantenere nel tempo le proprietà eco-attive del biossido di titanio ed esclude ogni rischio per la salute dell’uomo e per l’ambiente durante la fabbricazione. Active Life grazie alle proprietà idrofile è inoltre meno attaccabile dallo sporco, con conseguente riduzione della necessità di ricorrere a sostanze detergenti.

QUI E ORA www.granitifiandre.com

La ricerca e la sperimentazione che caratterizzano gli elementi ceramici a elevato contenuto tecnico ed estetico della linea Pietre Native di Casalgrande Padana trova una nuova forma espressiva con la serie Amazzonia. Ottenuti con la più avanzata tecnologia applicata al grès porcellanato pienamente vetrificato, questi materiali reinterpretano la costituzione geologica e morfologica delle pietre naturali di riferimento, riproponendole con inedite contaminazioni cromatiche. Amazzonia, frutto di un’approfondita ricerca condotta sulla struttura e la composizione materico-cromatica del gres porcellanato pienamente vetrificato, è proposta in 8 colorazioni di tonalità calda, che vanno dal bianco al grigio al nero, dal beige al bruno al marrone, dal verde al rosato. Tale varietà è ulteriormente ampliata dalla disponibilità di due finiture – naturale e grip (leggermente strutturata) – e quattro formati modulari rettificati – 30x60, 60x60, 45x45, 45x90 cm – più tutti i formati ottenuti da taglio.

TECNOLOGIA ED ESTETICA www.atlasconcorde.it

Tra le novità presentate da KlinkerSire spiccano tre nuove gamme di rivestimenti. La linea Le Rocce (nella foto) è particolarmente resistente agli agenti atmosferici, agli sbalzi termici e possiede una superficie lievemente strutturata in grado di accentuare le proprietà antiscivolo già insite nel klinker per esterni. Disponibile in tre varianti cromatiche, Everest, Pirenei, Dolomiti, in formato 245x120 mm, con pezzi speciali da scala e battiscopa a corredo. I pavimenti I Galleggianti, caratterizzati dalla robustezza del corpo ceramico, 20 mm di spessore con fori laterali per aumentarne l’elasticità di esercizio. La lavorazione strutturata della superficie è disponibile in diverse colorazioni: Grigio Partenone, Grigio Menhir, Ocra Sfinge, Ocra Dolmen, Rosso Maya, in formato 400x400 mm. Infine, Klink-Air è il sistema innovativo per realizzare facciate ventilate di alta qualità utilizzando l’intera gamma di piastrelle a marchio KlinkerSire e Urban Life di Extraforte by Sire. La sottostruttura, formata da profili in alluminio lavorati e preassemblati alla piastrella in klinker, trova il suo punto di forza in uno speciale tipo di incastro dell'ancoraggio e nella particolare guida per il relativo alloggiamento. Klink-Air è la soluzione ventilata a massima versatilità ed efficienza pensata per le moderne superfici a risparmio energetico e basso impatto ambientale.

E’ uno slogan colmo di entusiasmo quello scelto da GranitiFiandre per il Cersaie 2011. “Qui e ora” è per GranitiFiandre, azienda italiana leader nella produzione di lastre in gres porcellanato di alta gamma per pavimenti e rivestimenti, la parola d’ordine: attenzione all’attualità, ai rapidi cambiamenti del mondo odierno, all’evoluzione della domanda e della tecnologia. Protagonista dello spazio espositivo, ideato dall’architetto Massimo Iosa Ghini, è stata la collezione Maximum, la declinazione contemporanea dell’evoluzione della “specie ceramica”. Gli ospiti sono stati accolti in un’imponente struttura architettonica dove le parole chiave della filosofia aziendale erano concretizzate nei grandi formati 300x150 cm proposti nella versione Aster Maximum e NewMarmi Maximum, grandi superfici per una grande concezione di architettura.

Atlas Concorde, con la partecipazione a Cersaie 2011 prosegue e amplia il progetto “Hospitality Design” intrapreso lo scorso anno, presentando “Atlas Concorde SPA”, un’esposizione dedicata al benessere in cui la ceramica diventa finitura progettuale capace di creare atmosfere ad alto contenuto d’emozione. Nel cuore dello spazio espositivo sono state ricreate le suggestioni di un vero centro benessere dove le più recenti collezioni ceramiche Atlas Concorde hanno concorso alla creazione di atmosfere suggestive e accoglienti. L’azienda ha presentato un’accurata selezione di collezioni ceramiche di altissimo pregio estetico e tecnologico, destinate a inserirsi da protagoniste in ogni tipo di progetto architettonico e di interior design. Sono state presentate inoltre nuove applicazioni tecniche del gres porcellanato – tra cui Etic, Evolve, Trust (nella foto), Style, Advance, Spark, Green Colors – sviluppate da Atlas Concorde, destinate a inserirsi in progetti specifici come facciate ventilate e pavimenti sopraelevati.


Ipertesto

Visto al Cersaie

PRODURRE BENESSERE

RICERCA E SPERIMENTAZIONE

INNOVAZIONE CONTINUA

www.vitaviva.it

www.santamargherita.net

www.milldue.com

Vitaviva è un’azienda italiana produttrice di linee wellness che concentra la propria produzione su vasche in acrilico, con e senza sistema di idromassaggio, vasche cabinate e cabine doccia multifunzione. Vitaviva si è presentata al Cersaie 2011 con uno stand dedicato al tema della natura in cui a prevalere è stato l’uso di elementi naturali come legno, erba e pietra, utilizzati per creare l’ambientazione ideale per le vasche e le docce multifunzione dell’azienda. Le novità presentate vanno ad ampliare la gamma dell’azienda con l’obiettivo di mettere a disposizione del cliente prodotti in grado di rispondere ad esigenze e necessità diverse Nel settore vasche sono state proposte: Recta 170x70, 180x80, 190x90 cm; Recta (nella foto) asimmetrica 160x90 cm; Pura 150x70, 160x70, 170x70, 180x80 cm; Andromeda 195x95 cm. Due i nuovi sistemi Doccia Multifunzione, Viva e Techno-Drop. E, infine, due sistemi di colonne e piatti doccia, Vivo e Kubic.

Santamargherita®, azienda veronese specializzata nella produzione e commercializzazione di agglomerati a base marmo e quarzo, ha recentemente presentato una nuova gamma di colori “glitter” che nascono dalla profonda attenzione dell’azienda per l’architettura e il design, in un connubio di ricerca e sperimentazione. Una nuova soluzione destinata a impreziosire e rendere unici gli ambienti di realtà prestigiose e di alto livello; una collezione esclusiva a base quarzo e glitter su sfondi metallici e preziosi, di cui Santamargherita® sta attualmente campionando cinque tonalità, che successivamente verrà ampliata sulla base delle richieste di interior designer e key customer. Adatti per ogni tipo di applicazione, ma pensati soprattutto per top bagno di alto livello, pavimenti, rivestimenti e allestimenti di negozi, i nuovi quarzi glitter sono stati presentati ufficialmente al Cersaie 2011 e a Marmomacc 2011.

Milldue Arredi è un’azienda italiana tra i leader mondiali nel design e produzione di arredi per bagno di alta gamma, commercializzata attraverso una rete globale di rivenditori in continua espansione. La continua innovazione permette di applicare le migliori soluzioni raggiunte anche ai modelli esistenti, così da renderli dinamici e sempre attuali. Tra le collezioni del 2011 si segnalano: Touch, caratterizzata da linee rigorose ed essenziali cui si integra perfettamente la serie di rubinetteria Touch H2O (entrambe progettate da Michele Marcon); Fly (nella foto), nel nuovo restyling presenta il top rialzato e l’aggiunta di nuovi elementi componibili e nuove modularità (design Michele Marcon). Per la sua produzione, Milldue utilizza pannelli di legno certificati con i massimi standard europei quanto a sicurezza e atossicità (classe E1 della normativa EN120).

ECCELLENZA CREATIVA

LUDICO E DECORATIVO

MINIMA SPORGENZA

www.trend-vi.com

www.tubesradiatori.com

www.antrax.it

Una forte spinta creativa guida l’anima più artistica e artigianale di Trend: una profonda passione, che inizia nella produzione degli smalti colorati e del mosaico di vetro a foglia d’oro dell’ottocentesca fornace veneziana Angelo Orsoni, luogo di eccellenza creativa in cui, da quattro generazioni, si tramandano alchimie misteriose e arriva fino alla produzione di prestigiose linee di mosaico e la realizzazione di superfici in agglomerato. Proprio questa passione è all’origine della nascita del nuovo catalogo Trend in cui spiccano le nuove Best Collection, firmate dalla designer Veronica Tommasin. La collezione è caratterizzata da motivi decorativi che traggono spunto essenzialmente dal mondo della natura e dalle linee nette e pulite della geometria, studiati per essere combinati fra loro in una sorta di “soluzione completa” composta da ornamenti musivi per la decorazione delle pareti, da abbinare ad agglomerati per il rivestimento di pavimentazioni in coordinato.

Per Tubes, il calore non è solo elemento funzionale ma anche simbolico. Da oggetto utile ma esteticamente poco interessante, il radiatore si è trasformato dapprima in componente d’arredo, reinventato grazie a forme e colori, per trasformarsi poi in elemento architettonico, integrato all’interno della struttura. Ora Tubes si spinge ora ancora più avanti, sviluppando una relazione “decor” con gli ambienti, grazie all’evoluzione di concept progettuali che enfatizzano creatività e libertà di espressione. Il radiatore esce dalla stanza da bagno per abitare le altre zone della casa, diventa parete divisoria o elemento scultoreo che definisce uno spazio: il contenuto decorativo si espande, diventa protagonista e assume sempre più rilievo accanto all’aspetto funzionale. Per Cersaie 2001, per esempio, il radiatore componibile add_On esplora nuove possibilità e riprende la forma e il colore del corallo. Un’interpretazione inedita, ludica e decorativa, che spinge all’estremo le possibilità compositive del progetto ed esprime le potenzialità tecniche, tecnologiche e di sperimentazione estetica dell’azienda.

Tra le novità presentate da Antrax IT alla manifestazione fieristica Cersaie 2011 si distingue la nuova collezione Hiti progettata da Simone Micheli. Hiti, costituito da una piastra ovale in acciaio di 3 mm di spessore può essere installato in verticale in orizzontale o collocato ad angolo. In quest’ultima conformazione il radiatore si trasforma in elemento architettonico in grado di cambiare l’aspetto del volume in cui viene collocato nascondendo gli angoli e conferendo un aspetto fluido e futuribile allo spazio. Per il suo design contemporaneo Hiti è ideale all’interno di moderne abitazioni e sofisticati hotel. La piastra in acciaio che caratterizza Hiti è collegata all’impianto grazie a un sistema a incasso. Grazie a questo accorgimento progettato da Antrax IT il radiatore sporge dalla parete solo 3,5 cm.


Ipertesto Presenze emblematiche www.21st-design.com

Si sono notate, negli spazi del Lido di Venezia che hanno accolto gli incontri dei partecipanti alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, iniziative d’arte, retrospettive e omaggi a illustri personalità, quali partecipazioni e contributi che enfatizzano e alludono ad approfondimenti e riferimenti alla storia del cinema. L’intenzione è stata quella di trasferire energie e suggestioni alla grande kermesse dedicata allo spirito e alla diffusione del cinema internazionale. Ha partecipato agli eventi Twentyfirst che, con alcuni elementi della propria collezione, ha reso suggestiva la terrazza di 330 mq prospiciente la spiaggia del Lido di Venezia. Si è trattato di opere come Pacifico e Beato progettate da Moredesign, e da altre forme “cult” della collezione di forte impatto espressivo, come i Caprice illuminati e le nuove HHC disegnate da Marco Cocco.

50 anni di attività www.spaziofmg.com

Si è tenuta lo scorso 14 settembre presso lo SpazioFMGperl’Architettura a Milano, in occasione dei 50 anni di attività di Iris Ceramica, la mostra “Costruire secondo Natura # 2” che, curata da Luca Molinari con Simona Galateo, manifesta la filosofia aziendale impostata sin dal 1961 secondo sviluppo e produzione sostenibile, seguendo un responsabile percorso di ricerca documentato dalle collezioni storiche fino alle ultime novità, mediante progetti che ne hanno utilizzato i materiali. Infatti “Costruire secondo Natura” è oggi la risposta della migliore architettura mondiale, nonché il concetto che ha costantemente guidato Iris Ceramica” ha commentato Luca Molinari. Grande riferimento al principio di sostenibilità e al rispetto per il futuro dell’ambiente, è comprovato dal recente lancio del prodotto Active Clean Air & Antibacterial Ceramic™, quale nuova metodologia produttiva con applicazione di biossido di titanio ad alte temperature in forma micrometrica, che sintetizza perfettamente la filosofia di Iris Ceramica rivoluzionando il settore ceramico grazie a proprietà ecoattive, antinquinanti e antibatteriche. Iris Ceramica e FMG Fabbrica Marmi e Graniti, marchi di Iris Ceramica, sono state le prime aziende italiane ad aver ottenuto la certificazione ANAB (Associazione Nazionale per l’Architettura Bioecologica) per i prodotti conformi agli standard internazionali richiesti dalla bioedilizia. L’intero percorso produttivo, inoltre, ha ottenuto la certificazione per la gestione della qualità ISO 9001, la certificazione per la gestione ambientale ISO 14001 e la certificazione di conformità al regolamento comunitario EMAS in materia di Qualità e Ambiente.

Lusso in evoluzione www.vimar.eu Vimar punta attualmente su Eikon Evo per dare risposta alle esigenze energetiche di un lusso sofisticato e ricercato. Si tratta infatti di una produzione tecnologicamente avanzata e formalmente ineccepibile nel design e nelle finiture, identificabile come riferimento che esalta ed enfatizza con raffinatezza le attuali tendenze dell’interior design impostato sul preziosismo esclusivo. Dotata di dimensioni armoniche, profili ultrasottili e colori con accostamenti singolari, Eikon Evo ha i tasti e i comandi evidenziati da una cornice cromata che esalta le varianti cromatiche grigie, bianche e next Mediante l’impiego di materiali diversi che evocano più stili, la nuova linea dispone di tipologie in alluminio anodizzato, alluminio nobilitato, pietra lavorata, legno massello, cristallo, pelle naturale, Corian®, alluminio e cristallo. Eikon Evo rappresenta una effettiva evoluzione domotica poiché, con i nuovi dispositivi, funzioni e modalità di controllo concesse, il sistema domotico By-me diventa più intelligente.

Prodotto che compete www.himacs.eu

Si è svolta a Londra, nel corso del “100% Design Show”, la premiazione dei vincitori del concorso HI-MACS® Design Competition 2011 che, evento organizzato da LG Hausys Europe, ha consentito ai partecipanti (studenti e professionisti) di utilizzate le straordinarie qualità versatili di HI-MACS® - Natural Acrylic Stone, prodotto dotato di inalterabilità nel tempo, termoformabilità e invisibilità delle giunture; qualità che assicurano perfezione a forme tridimensionali. Altre prerogative, come la non porosità e la traslucenza, consentono inoltre che la Pietra Acrilica di Nuova Generazione sia perfetta per applicazioni in esterni. Il vincitore del premio per la categoria professionisti è stato Daniel Abendroth con il progetto E-Moke; attrezzo statico per spazi pubblici, che consente di sedersi e pedalare in funzione di un’utile esercizio motorio. Il vincitore per la categoria studenti, Mario Fuentes, ha vinto con il progetto di un lampione urbano.


Ipertesto

a cura di Alda Mercante

Rivedere Cézanne www.comune.milano.it/palazzoreale

Paul Cézanne, La tentazione di Sant’Antonio, olio su tela, 47x56 cm, 1877 (Parigi, Musée d’Orsay © RMN (Musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski).

“Cézanne e les atéliers du Midi” è il titolo della mostra che, in corso a Milano negli spazi di Palazzo Reale fino al 26 febbraio 2012, consente la rivisitazione o il primo incontro con le opere di uno dei più insigni maestri che ha influenzato l’intero Novecento dando avvio alla pittura moderna. Talento introspettivo e aperto, capace di trasferire nell’arte impeti geniali e passione senza remissioni o compromessi, Cézanne tende alla straordinarietà del sensazionale secondo un intendimento pittorico essenziale e di grandiosi equilibri. La manifestazione, prodotta da Comune di Milano Assessorato alla Cultura, Palazzo Reale e Skira, si è valsa della partecipazione del Museo d’Orsay di Parigi attraverso un prestito di dieci capolavori dell’artista. L’evento è stato curato da Rudy Chiappini con la collaborazione di Denis Coutagne e il supporto del Comitato Scientifico che comprende Guy Cogeval, Direttore del Musée d’Orsay e Philippe Cézanne, pronipote dell’artista, con la consulenza di Stefano Zuffi. Sono cinquanta le opere esposte con firma del maestro che, provenienti dai maggiori musei del mondo, riguardano l’attività di Cézanne in Provenza, con riferimento ad Aix e ai suoi numerosi e noti atélier. Il percorso della mostra, con allestimento di Corrado Anselmi, procede secondo la biografia dell’artista iniziando con le opere realizzate attorno al 1860, mostrando gli straordinari ritratti di parenti, amici e gente comune, nonché i paesaggi che segnarono l’amore dell’artista per dipingere “en plein air”, a seguire le eccezionali nature morte e infine gli ultimi ineffabili dipinti degli inizi Novecento. Con il catalogo edito Skira, figurano in mostra tre pubblicazioni dedicate alla vita e alle opere di Cézanne.

La voliera dell’ineffabile www.hangarbicocca.it

Céleste Boursier-Mougenot, fromheretoear (version 10), particolare, 2010 (Installazione realizzata per la mostra Céleste Boursier-Mougenot, The Curve Barbican Artgallery, Londra, febbraio-maggio 2010; foto: Lyndon Douglas, © Céleste Boursier-Mougenot, Courtesy galerie Xippas).

Fino al 4 dicembre, all’interno del Cubo che, dotato di luce naturale, è posto nell’estremità di Hangar Bicocca, si può osservare la singolarissima installazione site specific “from here to ear” di Celeste Boursier-Mougenot, costituita da una vasta voliera che accoglie un inverosimile numero di uccellini. Questi, sensibili ai movimenti del pubblico presente, provano impulsi che determinano il loro spostarsi e alternarsi sulle chitarre elettriche amplificate opportunamente disposte e installate dall’artista nello spazio, provocando suggestioni visive e sonore. Curato da Andrea Lissoni, l’evento risponde alla creatività fantastica di Boursier-Mougenot che, formatisi come musicista e compositore di talento, ha avvicinato l’arte contemporanea iniziando a esporre installazioni sonore in musei, gallerie e spazi espositivi. L’artista, dotato di una padronanza musicale poderosa, ne indaga ogni potenzialità possibile in relazione alla teoria del caos e secondo l’imprevedibilità ineffabile del quotidiano. “from here to ear” (Version 15), è stata specificatamente studiata per Hangar Bicocca, mediante un inedito allestimento, accompagnata da notevole successo di un pubblico e di una critica che hanno ammirato la performance tenutasi a Londra in occasione dell’esposizione presso il Barbican Art Center la scorsa primavera. L’installazione segue il percorso che evidenzia forme d’arte sperimentale di forte impatto emozionale intrapreso da Fondazione Hangar Bicocca con il progetto Terre Vulnerabili.

Il riscatto degli equilibri www.gallerianapolinobilissima.it

Leonardo Drew, 8 I, tecnica mista (carta e vetro), 215,9X172,7X14 cm, 2011.

E’ per la prima volta presente in Italia, alla galleria Napolinobilissima di Napoli fino al 19 novembre, Leonardo Drew che, scultore singolare e di spicco nel contesto dell’arte contemporanea nera americana, si evidenzia con 16 opere e una installazione site specific. Talento di notevole singolarità impegnato nella concettualità dell’objet trouvé, Drew recupera i materiali che utilizza per le proprie opere in natura, per le strade, nelle discariche, capaci di evocare una credibilità oggettiva e introspettiva. Si tratta di pezzi di legno e rottami di ferro, carta, cotone, imballi di plastica, macerie, stracci e altro, che elabora, manipolizza e assembla secondo analisi sulle percezioni del sociale, delle astrazioni visive e di un’ineffabile poetica. L’artista, per realizzare le proprie opere e in funzione dell’assemblaggio che persegue, si vale di una sorta di griglia dove, sezione dopo sezione, costruisce e celebra la rinascita di riferimenti emozionali raggiungendo una sontuosità emblematica. Drew non intende circoscrivere e definire le sue opere con riferimenti o precisazioni, ma lascia scorrere libere suggestioni e ipotesi, dando semplici numeri progressivi alle sue creazioni artistiche.


Ipertesto Periodo distintivo www.matteolampertico.it

Tancredi, Senza titolo (Marina Veneziana), olio su tela, 150x150 cm, 1957.

Fino al 23 dicembre, alla Galleria Matteo Lampertico di Milano, è allestita la mostra monografica “Tancredi: natura e spazio. Opere dal 1955 al 1957” che, curata da Nino Castagnoli e Francesco Tedeschi, espone una selezionata serie di lavori eseguiti da Tancredi tra il 1955 e il 1957. Il periodo riporta al momento di partecipazione (1952) dell’artista al Movimento Spaziale di Lucio Fontana, basato sul concetto primario dello spazio, unito all’interesse per la natura quale impulso di ricerca astratto e sperimentale. Tra le dieci opere esposte anche quattro inediti in mostra in Italia per la prima volta, e tre opere mostrate in anteprima a Feltre, che hanno fatto parte dell’importante rassegna allestita alla Saidenberg Gallery di New York nel 1958; la sola mostra di Tancredi tenutasi negli Stati Uniti per interessamento personale di Peggy Guggenheim. Accanto a questi sette singolari dipinti, figurano altre opere di notevole significato ed espressività che portarono Tancredi alla svolta verso l’informale nel 1958.

Retrospettiva singolare www.museodelcorso.it

Georgia O’Keeffe, New York Street with Moon, olio su tela montata su masonite, 121,9x76,2 cm, 1925 (Carmen Thyssen-Bornemisza Collection, in prestito al Thyssen-Bornemisza Museum © 2009 Georgia O’Keeffe Museum / © Georgia O'Keeffe by SIAE 2011).

Con la mostra dedicata a Georgia O’Keeffe, in corso fino al 22 gennaio 2012 negli spazi del Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, si colgono i segni di un successo che segue quello della mostra precedente dedicata a Edward Hopper. Si tratta di una retrospettiva che rivela le complessità progettuali e intuitive della pittrice compresa nel novero delle più famose artiste operanti in America negli anni Venti, e considerata come una delle capofila dell’arte modernista nonostante sia una figura poco nota oltre i confini degli Stati Uniti. Ed è questa l’occasione per farla conoscere in maniera opportuna in Italia. La mostra è stata curata da Barbara Buhler Lynes e promossa dalla Fondazione Roma Arte Musei con Kunsthalle der Hipo-Kulturstiftung, Helsinki Art Museum e Artemisia Group in collaborazione con il Georgia O’Keeffe Museum di Santa Fe, che ospita più della metà dell’intera produzione dell’artista e, per l’occasione, ne ha prestate oltre 60.

Solo grandi opere www.fondazionemarconi.org

Mario Schifano, Corpo in moto e in equilibrio, smalto e grafite su carta intelata, 220x300 cm, 1963.

Fino al 9 novembre, presso gli spazi della Fondazione Marconi di via Tadino a Milano, è in corso la mostra “Grandi Opere… Grandi” che, dedicata alle opere di grande formato eseguite dai numerosi artisti storici che hanno lavorato con Giorgio Marconi, portano la firma di talenti quali Valerio Adami, Enrico Baj, Gianni Colombo, Lucio Del Pezzo, Bruno Di Bello, Antonio Dias, Lucio Fontana, Hsiao Chin solo per citare alcune partecipazioni. Le opere esposte, quasi tutte in dimensioni sui due metri e oltre, rispondono alle specificità che più identificano la produzione di ogni singolo artista, e sono state eseguite in un arco di tempo compreso tra l’inizio degli anni sessanta e la fine degli anni Ottanta.

Impeti e impulsi www.agnelliniartemoderna.it

Georges Mathieu, La vie communale, olio su tela, 81x130 cm 1959.

“Georges Mathieu. 1948 – 1969” è il titolo della mostra in corso fino al 14 aprile 2012 presso Agnellini Arte Moderna a Brescia, curata da Dominique Stella. L’ampia rassegna informa sul percorso artistico dell’artista francese svoltosi fra il 1948 e il 1969, evidenziando le fasi più rappresentative della sua espressività. Fondatore del movimento dell’Astrazione Lirica nel 1947, Mathieu si dedica successivamente a una gestualità di maggior immediatezza che manifesta negli anni ’60 uno stile più geometrico. Mathieu è dotato di un temperamento insofferente alle convenzioni e dai forti impulsi, determinato a trasferire un’energia esplosiva, veloce e senza formalismi retorici alle proprie creazioni. Tra i lavori in mostra, tutti di dimensioni notevoli, spicca Saint Georges Terrassant le dragon del 1961 (150x300 cm), opera realizzata al cospetto di un grande pubblico a Blybos in Libano, durante una delle performance tenute dall’artista nei tanti viaggi nel mondo. Colto e attento alla vita politica contemporanea e alla storia, con particolare attenzione per i periodi Medioevali, l’artista ne rivela i riferimenti nell’opera Potencé. Contre-Potencé (1965) che distingue il periodo araldico dell’artista, nel quale fa ricerca e approfondisce la conoscenza di armi e stemmi tradotti pittoricamente con segni metaforici. Altro esempio si riscontra nella tela Le Bassin de l’Ile d’Amour ou Adelbert Comte de Namur (1962), dove evoca un personaggio dell’alto Medioevo.


Ipertesto Confini sfumati www.duemilanovecento.it

Filippo Centenari, Luce in pezzi (particolare), morsa in ferro, specchio, pittura, neon, alimentatore, 2011.

Alla Galleria d’Arte 2000&Novecento di Reggio Emilia fino al 30 novembre si può visitare la mostra “Collisioni. Un gruppo di artisti tra scultura e architettura” Il passaggio dalla scultura all’architettura è estremamente più complesso di quello inverso. La scultura nel momento in cui tende all’architettura deve accettare condizioni più strutturalmente difficili di quelle che si affrontano normalmente nel lavoro artistico. Oggi molte sculture tendono in definitiva all’architettura, come l’architettura aspira diventare un oggetto d’arte e quindi una scultura. Questa mostra vuole rendere leggibile questi assunti e presenta un gruppo di sculture i cui autori hanno guardato alle forme architettoniche, più o meno vistosamente, ma anche all’idea di città, a quella dell’uomo condizionato dalla civiltà della tecnica e dei materiali nuovi, anche in relazione alla metamorfosi delle forme del nostro essere oggi. Protagonisti con le loro opere: Mimmo Borrelli, Filippo Centenari, Patrizia Della Porta, Marco Gastini, Gioberto & Noro, Herbert Hamak, Le Corbusier, Luigi Mainolfi, Fausto Melotti, Nunzio, Giuseppe Spagnulo, Ettore Spalletti.

Un maestro in mostra www.antoniajannone.it “Álvaro Siza, disegni e pensieri” è la mostra allestita presso la Galleria Antonia Jannone Disegni di Architettura di Milano fino al 30 novembre. La galleria dedica l’apertura della stagione espositiva a uno dei più celebri architetti viventi, esponendo circa trenta tra suoi studi, appunti e progetti. Disegni, schizzi a penna Bic, e/o matita su carta (in prevalenza formato 30x21cm) elementi essenziali e principali strumenti di studio, di ricerca e comunicazione dell’architettura di Álvaro Siza, il quale assume la semplicità come propria ricchezza, mescolando rigore ed eclettismo, ragione e fantasia e dove in diversi stadi i suoi pensieri prendono forma. Colpisce a prima vista proprio la rispondenza immediata del pensiero appena formulato, anche in minimi tratti, alla sostanza di quello che sarà il progetto ultimo e la sobrietà dell’opera compiuta.

Spazio disfunzionale www.sciarc.edu www.odbc-paris.com

Odile Decq, Anisotropie (particolare), installazione.

Il Southern California Institute of Architecture (SCI-Arc) di Los Angeles ospita fino al 4 dicembre la mostra “Anisitropy/Anisitropie” dello studio parigino Odile Decq et Benoît Cornette. Costituita da pareti a specchio che creano una serie di spazi geometrici unici, l'installazione invita i visitatori a farsi strada attraverso questi spazi, in un costante gioco di riflessioni e illusioni. La mostra mira a indurre un'esperienza sensoriale, sia vivace e sconfortante, che attira la mente in varie direzioni simultaneamente. La geometria primaria di ogni spazio è il triangolo, ma inclinando le pareti ad angoli diversi, la Decq forza i visitatori a percepire lo spazio come qualcosa di diverso. Inoltre, grazie alla qualità riflettenti delle pareti, i visitatori si muovono attraverso lo spazio, sperimentando ciascuna delle sue sezioni, come fossero infinite. Il senso dello spazio è la base di tutte le esperienze sociali e dell’esperienza percettiva in generale. Normalmente, la percezione dello spazio è forgiata attraverso l’analisi delle informazioni sensoriali raccolte dal nostro intorno, la nostra posizione, orientamento, di prossimità, e altri simili rapporti tra noi, gli oggetti e le persone che ci circondano.

Le città del futuro www.mori.art.museum

Kiyonori Kikutake, Eco Polis, primi anni 1990.

Il Mori Art Museum, a Tokyo, presenta “Il metabolismo, la Città del Futuro” fino al 15 gennaio 2012. Il Metabolismo, nato nel 1960, rimane il più noto movimento dell’architettura moderna emerso dal Giappone. Come il nome biologico suggerisce, il movimento sostiene che gli edifici e le città dovrebbero essere progettati nello stesso modo organico in cui la vita cresce e cambia. Alla Conferenza Mondiale del Design del 1960, il gruppo Metabolism – formato dal critico di architettura Kawazoe Noboru, dagli architetti Otaka Masato, Fumihiko Maki, Kiyonori Kikutake e Kisho Kurokawa, dai designer Awazu Kiyoshi, Ekuan Kenji, e altri che avevano subito l'influenza dell’architetto Kenzo Tange – presentò un manifesto intitolato “Metabolismo 1960: proposte per una Nuova Urbanistica”. Il movimento ha poi continuato a coinvolgere numerosi altri architetti come Arata Isozaki e Otani Sachio. Questa è la prima mostra al mondo a fornire un quadro completo del Metabolismo e offre l'opportunità di rivalutare l'architettura e la città del futuro. I 500 e più oggetti in mostra relativi a circa 80 progetti includono modelli mai visti prima, schizzi e planimetrie, filmati d'archivio e immagini computerizzate di città future prodotte per questa mostra.


Ipertesto L’importanza del “fare” www.vam.ac.uk

Chicks on Speed©, E-shoe (high heeled shoe guitar).

Il Victoria & Albert Museum di Londra presenta, fino al 2 gennaio 2012, una selezione eclettica di oltre 100 oggetti di squisita fattura, che vanno da un orso a grandezza naturale fatto all’uncinetto a una benda di ceramica, da un raffinato flauto di metallo ai muri a secco. “Power of Making” è un gabinetto di curiosità che mostra opere sia di dilettanti sia dei principali artigiani di tutto il mondo per presentare un’istantanea del “fare” nel nostro tempo. La mostra presenta opere realizzate con una vasta gamma di competenze ed esplora come i materiali possono essere utilizzati in modo fantasioso e spettacolare, con un occhio all’innovazione nei settori più diversi: medicina, intrattenimento, social networking o ricerca artistica. Si tratta di una mostra sulla ampiezza e la profondità della presenza dell’artigianalità nella vita moderna. Gli oggetti presenti sono stati selezionati per evidenziare sia antiche abilità sia tecniche contemporanee, dalle tradizionali pareti in pietra alle macchine che possono “fare” altre macchine. Ogni oggetto in mostra è un esempio di artigianato raffinato, attento controllo o applicazione geniale.

Omaggio alla Russia www.winzavod.ru/about/italiano.php

Peter Blake, Butterfly man – London, stampa a inchiostro su tela. 208.5x134.6 cm, 2010 (Art Collection UniCredit; © Peter Blake. Courtesy Michela Rizzo Gallery, Venezia)

In occasione dell’anno della cultura e della lingua italiana in Russia e della cultura e della lingua russa in Italia, UniCredit realizza a Mosca nella Red Hall del Centro di Arte Contemporanea Winzavod la mostra “People & the City”, visitabile fino al 4 dicembre. La mostra è realizzata con 80 opere appartenenti alla ricca collezione d’arte di UniCredit, e costituisce un viaggio tra le opere di artisti come De Chirico, Morandi, Cartier-Bresson, Jodice, Christo e Basilico, Leonid Zusman, Danil Yakovlevich Cherkes che mette in luce il rapporto tra le persone e la città a partire dal XX secolo, un’analisi dello spazio urbano come esempio del vivere moderno. Il viaggio parte dalla visione aerea, dove la città è colta nel suo complesso, scendendo nella strada, dove gli edifici e i flussi umani multiculturali diventano i protagonisti, fino a esplorare la vita intima nella casa e a sognare immaginarie città dove vivere a misura d’uomo.

Artigianato e tecnologia www.novalisfinearts.com

Novalis Fine Arts, galleria di design e arte a Torino, presenta fino al 6 dicembre la prima retrospettiva dello studio viennese mischer'traxler, curata da Maria Cristina Didero. Katharina Mischer (1982) e Thomas Traxler (1981) formano lo Studio mischer‘traxler. Vivono a Vienna e sviluppano prodotti di design, arredi installazioni e molto altro con un focus sulla parte più sperimentale del design e il pensiero concettuale. Il costante equilibrio tra artigianato e tecnologia dà vita a sistemi complessi e a nuovi metodi produttivi ispirati alla sostenibilità e all'importanza della natura. Parte integrante del loro processo creativo è esaminare, sperimentare, analizzare e anche scartare. I risultati sono oggetti costruiti con materiali insoliti e molto spesso sfruttando input esterni, come le condizioni atmosferiche oppure oggetti esistenti. L'uso dei loro prodotti come mezzi di comunicazione aiuta a dimostrare come il design può essere funzionale non solo in quanto oggetto ma anche come dimostrazione tangibile dell'idea che ne sta alla base, servendo al loro scopo in un contesto più ampio.

mischer’traxler, Limited Moths.

Arte dell’anima http://cultura.regione.abruzzo.it

Amedeo Modigliani, figura di donna.

Il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara ospita, fino al 20 novembre, la mostra “Amedeo Modigliani e il suo tempo”. Si tratta di dipinti e disegni che permetteranno di cogliere il tratto sicuro, incisivo dell’autore, capace di delimitare la forma in modo semplice e perentorio, e di gustare l’equilibrio tra la purezza stilistica e la passionale carnalità dei personaggi. Nei lavori di Modigliani, per molti Modì, che nel suono ricorda la parola francese “maudit”, maledetto, traspare il dramma di un uomo solitario, che ha vissuto un’esistenza breve e tormentata, che tuttavia gli ha permesso di sviluppare uno stile del tutto personale, incentrato su un unico tema: la figura umana, il ritratto. L’artista intende puntare l’attenzione sull’uomo con le sue angosce, i suoi sentimenti e le passioni. Ma le sue figure sono a tratti enigmatiche, dotate di una particolare fissità, un’ambiguità rappresentata dagli occhi a fessura che spesso troneggiano sui volti. Il disegno per Modigliani non è una premessa alla pittura, ma un’arte a sé stante, un’arte dell’anima, dove la figura umana è rappresentata e vive in un mondo ideale e immutato.


Ipertesto Trasmette arte www.arsmaiora.it Ars Maiora, recente associazione culturale no profit impegnata a organizzare e diffondere manifestazioni artistiche secondo criteri di una comunicabilità volta a rendere più accessibili e comprensibili le forme dell’arte, organizza dal 10 al 19 novembre, presso la “Casa delle culture nel mondo” a Milano, l’esposizione collettiva “Intuizione-Espressione” con numerose opere in concorso. Si tratta di un’iniziativa a carattere internazionale, volta all’arte contemporanea, che ha ottenuto il patrocinio della Provincia di Milano. Quattro i vincitori selezionati: tre dalla giuria di esperti e un quarto premio assegnato dal pubblico. L’evento è il frutto di un generoso impegno che si distingue come proposta culturale, artistica e umana.

Immagini d’archivio http://archizoom.epfl.ch

Stardust Hotel et Casino, Las Vegas, 1968. © Venturi, Scott Brown and Associates, Inc., Philadelphia.

Archizoom, il centro espositivo e di conferenze d’architettura dell’EPFL di Losanna, presenta un’importante selezione di 80 fotografie e film provenienti dagli archivi dello studio Venturi Scott Brown and Associates. L’esposizione “Las Vegas Studio : Images d’archives de Robert Venturi et Denise Scott Brown” analizza la genesi del libro Learning from Las Vegas pubblicato nel 1972. Questa opera raccoglie i risultati della ricerca di un seminario condotto nel 1968 da Venturi, Scott Brown e Steven Izenour con un gruppo di studenti dell’università di Yale sulla città di Las Vegas: Las Vegas Studio. La mostra, in corso fino al 3 dicembre, svela il ruolo giocato da questo libro diventato leggendario introducendo nel campo dell’architettura le categorie dell’ordinario, dello squallido e del sociale.

Immaginari urbani www.mamac-nice.org

Francesco Iodice, What we Want, Bangkok_T24, C-print, 200x200 cm, 2003 (© Collection Société Générale).

La mostra “Mitologie urbane”, in corso al Museo dArte Moderna e Contemporanea di Nizza fino al 11 dicembre, presenta una selezione di footgrafie provenienti dalla collezione Société Générale, uno dei principali esempi di arte contemporanea riuniti da una banca e attore di riferimento del mecenatismo artistico in Francia. L’esposizione invita a una riflessione sulla nozione di mito attraverso il confronto che può esistere tra uomo e paesaggio urbano, l’interazione con l’architettura e la natura e il dualismo tra finction e realtà. Così le fotografie di Kader Attia, Gilles Barbier, Eric Baudelaire, Marie Bovo, Alain Bublex, Victor Brugin, Edward Burtynsky, Stéphane Couturier, Luo Dan, Danica Dakic, Francesco Jodice, Xiang Liqing, Mathieu Pernot, Philippe Ramette, Georges Rousse, Thomas Ruff, Vivan Sundaram et Matej Andraz Vogrincic, illustrano diversi punti di vista della mitologia urbana, tra paesaggi futuristi e shock delle civilizzazioni. Facendo riferimento alla memoria collettiva e al nostro immaginario, queste opere ci rivelano la visione personale della città di ogni artista.

Maestri giapponesi www.mcjp.fr

Suzuki Harunobu, Parodie de Kikujidô, "Le jouvenceau aux chrysanthèmes", 1766, Chûban, 26,8x20,9 cm.

La Casa della cultura del giappone di Parigi ospita fino al 17 dicembre un’importante mostra di oltre 150 stampe giapponesi del XVIII e XIX secolo. Queste opere eccezionali, firmate da otto maestri dell’ukiyo-e – Harunobu, Kiyonaga, Utamaro, Sharaku, Hokusai, Toyokuni, Hiroshige e Kuniyoshi – fanno parte della collezione Manos del Museo nazionale delle Arti asiatiche di Corfù. Questa collezione, che fu riunita da Gregorios Manos (1850-1928) ambasciatore della Grecia a Vienna agli inizi del XX secolo, invita alla scoperta dei tesori dell’arte della stampa su legno attraverso un’ampia selezione di ukiyo-e – immagini del mondo galleggiante, in giapponese – che Manos acquistò a Parigi agli inizi del XX secolo e che riflette la sua passione illuminata per l’arte asiatica e i suoi gusti eclettici.


Ipertesto Luce sull’Unità d’Italia www.reggiani.net

In relazione alle iniziative per le celebrazioni dell’Unità d’Italia, è stato dato un nuovo assetto al Museo del Risorgimento che, compreso negli spazi del Vittoriano di Roma, da lungo tempo necessitava di interventi rigenerativi. E’ stato progettato un allestimento costituito da contenitori attrezzati a vetrine orizzontali e verticali di varie dimensioni, che accolgono le numerosissime testimonianze sulle patriottiche vicende risorgimentali (circa un milione) costituite da ritratti, armi, oggetti vari come la penna di Mazzini o la spada e i jeans di Garibaldi, oppure i curiosi disegni dei pittori-soldato o i busti-ritratto delle Medaglie d’Oro. Notevole risalto è stato dato anche alla documentazione fotografica dei Bersaglieri mentre entrano a Porta Pia, ai manoscritti autografi di Cavour e ai volantini che D’Annunzio lancia nel 1918 su Vienna, come a moltissimi altri reperti. Il percorso espositivo si articola secondo una progressione temporale suddivisa in sezioni che collegano eventi e figure per argomenti, avvicendamenti e sequenze, evocatori delle vicende che hanno portato all’Unità d’Italia. L’esposizione richiedeva come completamento un impianto di alta qualità illuminotecnica per dare il giusto risalto alle opere e ai reperti esposti, nonché agli spazi e alla specificità dell’architettura del Vittoriano stesso, consentendo risparmio energetico, facilità di manutenzione, sicurezza e la migliore economia secondo le risorse e le tecnologie disponibili. Questa esigenza è stata rispettata applicando una tecnologia altamente sviluppata come “Il Sistema Reggiani Led Luce” che consente: la sinergia di un dissipatore ottimizzato; un’ottica efficiente e intercambiabile con una gamma molto ampia di fasci di luce (63 diversi fasci di luce) che consentono di modificare in ogni momento e con facilità il layout illuminotecnico; un driver di alta gamma; un Led Luce performante 16 Watt, tonalità di bianco eccellente 3000K CRI 90. L’assenza di raggi ultravioletti e infrarossi, consente di non danneggiare oggetti sensibili in totale e perenne sicurezza, assicurando riduzione dei costi di manutenzione e stabilità dell’impianto.

Risparmio energetico e integrazione architettonica Energy-saving and Architectural Integration Sempre più attenta al risparmio energetico, Brianza Plastica, tra le aziende di riferimento nel settore delle coperture isolanti, si è messa in evidenza nel corso dei saloni MADEexpo di Milano e SAIE di Bologna per i suoi prodotti di punta. In particolare Isotec è stato presentato sia nella versione standard sia XL a correntino maggiorato che offre che il vantaggio di garantire una maggiore ventilazione sottotegola. Altro protagonista, il pannello fotovoltaico Elettrotegola, potenziato a 75Wp, e disponibile ora, oltre nella versione a celle blu, in quella backsheet e celle rosso coppo, per una totale integrazione con il resto della copertura. Tra le applicazioni più significative di entrambi i prodotti, la copertura della masseria Terre di Traiano in Puglia, parte dell’intervento di ristrutturazione e trasformazione di un manufato primi Novecento in raffinato bed&breakfast, progettato da Nicola Spagnoletti. Per il restauro delle coperture degli antichi depositi, si è fatto ricorso al pannello termoisolante predefinito Isotec XL di Brianza Plastica posato sul tavolato di legno di castagno delle capriate originarie. Grazie alla sezione ventilata maggiorata di Isotec XL è stata migliorata l’efficienza del modulo fotovoltatico Elettrotegola ottimizzando i risultati in termini di autoproduzione delle energia dell’edificio (circa 30 Kilowatt in totale) e nel contempo garantendo la perfetta integrazione architettonica dei moduli e un impatto visivo minimo. Brianza Plastica, one of the leading companies in the roof insulation sector that has always been very attentive to energy saving, really caught the eye at the MADEexpo exhibition in Milan and SAIE exhibition in Bologna with its cutting-edge products. Isotec, in particular, was presented in both its standard version and XL version with greater joists that provides even greater under-tile installation. Another eye-catching product, the Elettrotegola photovoltaic panel (boosted to 75Wp), is now available not only in the blue-cell version but also in the backsheet red-cell version to integrate perfectly into the rest of the roof. One of the most important applications to which both products have been caught is the roof of the Terre di Traiano estate in Puglia, part of the project designed by Nicola Spagnoletti to restructure and convert an early 20th century construction into an elegant bed & breakfast facility. Brianza Plastica’s Isotec XL predefined thermo-insulating panel was used to repair the roofs of the old warehouses, placing the product on the chestnut wood planks of the original trusses. Thanks to Isotec XL’s increased ventilated section, the efficiency of the Elettrotegola photovoltaic unit was increased, producing better results in terms of the building’s self-generated electricity supply (approximately 30 kW in total) and, at the same time, guaranteeing the units were perfectly integrated into the architecture causing minimal visual impact.

Brianza Plastica S.p.A. Via Rivera, 50 I – 20048 Carate Brianza (Mi) Tel. +39 0362 91601 Fax +39 0362 990457 www.brianzaplastica.it info@brianzaplastica.it





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BIANCHI STRAFFI ARCHITECTURAL GROUP

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Sommario/Summary

274 Novembre/November 2011 l’Arca è pubblicata da is published by Arcadata Srl via A. Raimondi, 10 20156 Milano tel. +39 02 36517220 fax +39 02 36517229 l’Arca è in Internet http://www.arcadata.com Direttore responsabile/Editor Cesare M. Casati dir.arca@arcadata.net Vicedirettori/Deputy Editors Maurizio Vitta Maurizio Vogliazzo Redazione di Milano Editorial Staff in Milan via A. Raimondi, 10 20156 Milano tel. +39 02 36517220 fax +39 02 36517229 Redazione di Monaco Editorial Staff in Monaco 31, av, Princesse Grace 98000 MC Monaco tel. +377 92165154 fax +377 97971975 Elena Cardani, Elena Tomei red.arca@arcadata.net arcainternational@groupep.mc Consulente/Consultant Carmelo Strano Comitato scientifico Scientific Committee Piero Castiglioni, Angelo Cortesi, Gillo Dorfles, Giorgetto Giugiaro, Gianpiero Jacobelli, Riccardo Mariani, Paolo Riani Joseph Rykwert, Piero Sartogo, Tommaso Trini Comunicazione/Communication Alda Mercante Casati alda.mercante@arcadata.net Arcadata.com Gaetano Cessati Computer graphics Laura De Gennaro Ufficio abbonamenti Subscriptions Laura Ronchi abbo.arca@arcadata.net

English editing and translations Martyn Anderson, Sofia J. Teodori Corrispondenze da Osaka Correspondent in Osaka Toshyuki Kita Coordinamento a Roma Coordinator in Rome Carmelo Zimatore Fotografi/Photographs Lars Aarø, Peppe Avallone per M.N. Metropolitana di Napoli, Nicolas Borel, Georges Fessy, Adria Goula, Vincent Monthiers, Ole Hein Pedersen, Christian Richters, Kim Yong-kwan Amministrazione Administration Maria Grazia Pellegrina Direzione Commerciale Business manager Luca Miotto tel. +39 02 36517225 port. +39 348 5627404 luca.miotto@arcadata.net

Segreteria commerciale e Pubblicità/Advertising and Business Secretariat Paola Festi pub.arca@arcadata.net Pubblicità/Advertising Lombardia Liliana Tartaglione tel. +39 02 36517224 port. +39 348 4108455 liliana.tartaglione@arcadata.net Mario Lattanzio tel. +39 02 36517224 port. +39 335 8225016 mario.lattanzio@arcadata.net Triveneto Luciana Giacon tel. +39 049 8725245 port. +39 348 2660853 giaconluciana@gmail.com Emilia Romagna Universal Italiana srl Lucio Guastaroba tel. +39 051 4845749 info@universalitaliana.it Piemonte/Valle d’Aosta/Liguria Massimo Aureli port. +39 336 883148 info@massimoaureli.it Lazio/Campania WWA Maurizio Mancini tel. +39 06 89717258 port. +39 3497844535 m.mancini@wwadv.com Marche/Abruzzo Gianni Malatini tel. +39 0733 880041 port. +39 3356364074 gianni.malatini@tiscali.it

Guest Editors William Alsop Emilio Ambasz Gianni Arnaudo Asymptote Dante O. Benini/Massimo Vignelli Stefano Casciani Mario Cucinella Joseph Di Pasquale Massimiliano e Doriana Fuksas Manuelle Gautrand Helene Green Toshiyuki Kita Kengo Kuma Leonardo da Vinci Daniel Libeskind Maurice Nio Dominique Perrault Luigi Prestinenza Puglisi Massimo Roj Moshe Safdie Alain Sarfati Studenti del Politecnico di Milano Makoto Sei Watanabe

Cesare M. Casati

Solo venticinque anni Just twenty-five years

1

l’Arca

Venticinque anni Twenty-five years

2

Maurizio Vitta

Il colore è un enigma The enigmatic nature of colour

34

Your Rainbow Panorama In Aarhus, Denmark

36

Olafur Eliasson

Ecole Advancia In Paris

44

AS. Architecture Studio

Torres Porta Fira In Barcelona

52

Toyo Ito AA and b720 Fermín Vázquez Arquitectos

Cube Orange In Lyon

60

Jakob+MacFarlane

Galleria Centercity In Cheonan, South Korea

70

UNStudio

L’Albero di Cristallo In Timisoara, Romania

80

Bodega & Partners

Maison des Ensembles In Paris

86

Atelier Filippini

Arc en Ciel In Bordeaux

90

Bernard Bühler

Stazione “Università”, Napoli 94 An Art Metro Station

Karim Rashid

Direttore commerciale Francia e Monaco/Advertising Manager France and Principality of Monaco Andrea Bini 31, av, Princesse Grace 98000 Monaco tel. +377 92165154 fax +377 97971975 cell. +33(0) 678637131 pub.arca@groupep.mc Distribuzione esclusiva per l’ltalia Messaggerie Periodici spa (Aderente ADN) via G. Carcano, 32 20141Milano tel. +39 02 895921 fax +39 02 89500688 Distribuzione in libreria Joo Distribuzione via F. Argelati, 35 20143 Milano tel. +39 02 8375671 fax +39 02 58112324

Distributor for abroad Agenzia Italiana Esportazione A.l.E. via Manzoni, 12 20089 Rozzano (MI) tel. +39 02 5753911 fax +39 02 57512606

l’Arca 2

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Copertina/Cover A cura/curated by l’Arca (foto: Elena Tomei)

Undici fascicoli l’anno Il fascicolo in Italia e 9,00 in Italia (IVA assolta dall’editore) Arretrati il doppio Registrata presso il Tribunale di Milano con il n.479 del 8/9/1986 È vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore. Total or partial reproduction of the magazine without previous authorization by the editor is prohibited.

Printed in Italy per conto di/for Arcadata

Dal 1986 I’Arca ha pubblicato questi argomenti: 01 Il territorio dello spettacolo - 02 Lo spazio del museo - 03 Il progetto del lavoro - 04 Il progetto verticale - 05 La modernità - 06 La città - 07 Trasporti e comunicazioni - 08 Riflessioni - 09 Design - 10 Sopra e sotto - 11 Lo spazio dello sport - 12 Il pubblico - 13 La comunità - 14 Lo spazio domestico - 15 Il progetto intelligente - 16 Strutture e materiali - 17 Scuola e società - 18 L’effimero - 19 Superfici e strutture - 20 Il territorio disegnato - 21 Il vecchio e il nuovo - 22 Domestic Landscape - 23 Il progetto ospitale - 24 Il luogo dello studio - 25 Luce e colore - 26 L’edificio integrato - 27 Architettura in URSS - 28 L’architettura è ambiente - 29 Reti e servizi - 30 I grandi spazi - 31 La costruzione dell’architettura - 32 Il rinnovamento della città - 33 Il superamento della gravità - 34 Tecnologie - 35 L’aspetto della materia - 36 Interiors - 37 Sistemi - 38

Sport - 39 Progetto e computer - 40 Ambienti urbani - 41 Il territorio delle reti - 42 Tecnologia e costruzione - 43 Il progetto della luce - 44 Qualità 45 Texture e architettura - 46 Architettura come immagine - 47 L’architettura costruita - 48 Luoghi per la cultura - 49 Lo spazio collettivo - 50 I luoghi dell’abitare - 51 Strutture urbane - 52 L’architettura progettata - 53 La contemporaneità - 54 Architettura e tecnologia - 55 Il progetto e il lavoro - 56 Architettura in mostra - 57 I segni nella città - 58 Il grande numero - 59 Riti, miti e altre cose - 60 Architetture francesi - 61 Architetture in Italia - 62 Architetture negli USA - 63 I nodi nella città - 64 L’architettura ornata - 65 La scena della cultura - 66 La città ideale - 67 Architetture in Giappone - 68 Il mito e il culto - 69 La trasparenza - 70 Visto da dentro - 71 Porte urbane - 72 Le torri - 73 Tensostrutture - 74 I

servizi per la città - 75 La competizione - 76 Competizione e ricerca - 77 Visioni urbane - 78 Riflessioni - 79 Oltre il muro - 80 Il progetto del terziario - 81 Lo spazio aperto - 82 America, America! - 83 Mens ludicra - 84 Formazione e ricerca - 85 La casa dell’uomo - 86 Tecnoarchitettura - 87 La Committenza - 88 Natura e artificio - 89 L’apparenza della materia - 90 Modernità e tradizione - 91 I luoghi delle arti - 92 America, America! - 93 America Latina - 94 Architetture in concorso 95 Architetture in concorso - 96 Natura urbana - 97 Cultura e società - 98 Produzione e servizi - 99 La residenza - 100 La bellezza - 101 La nuova città 102 Cromatismi - 103 America, America! - 104 La Francia - 105 Italia 106 Giappone - 107 La trasparenza - 108 Le infrastrutture - 109 Le torri - 110 L’Europa - 111 Small 112 Il legno - 113 Il metallo - 114 Interni - 115

Nord America - 116 Ristrutturazione - 117 La luce - 118 L’immagine del futuro - 119 La Francia - 120 Tecnologie e sistemi - 121 La comunità - 122 Lo Sport - 123 I sensi e la materia - 124 Le infrastrutture - 125 L’emozione - 126 Il legno - 127 Immagine USA - 128 Creatività - 129 Superfici - 130 Orizzontale/ Verticale - 131 Abitabilità - 132 Il segno è colore - 133 Acqua - 134 Apparenza - 135 Luce 136 La materia - 137 La trasparenza - 138 Materia e Natura - 139 Strutture - 140 Linguaggi - 141 Interni - 142 Musei - 143 Il sociale - 144 Italia 1999 - 145 Movimento - 146 Immagine - 147 Luce e Trasparenza - 148 America-Europe - 149 Sostenibilità - 150 Per il mondo - 151 Europa - 152 Leggerezza - 153 Linguaggi e Ricerca - 154 Attualità - 155 Mostrare e mostarsi - 156 La nuova città - 157 Istituzioni e immagine - 158 Architettura industriale -

159 Educazione - 160 Servizi e Cultura - 161 Dentro/fuori - 162 Panorami urbani - 163 Progetto e metodo - 164 Informazione e cultura - 165 Materiali e superfici - 166 gennaio 2002 - 167 febbraio 2002 - 168 marzo 2002 - 169 aprile 2002 - 170 maggio 2002 - 171 giugno 2002 - 172 luglio/ agosto 2002 - 173 settembre 2002 - 174 ottobre 2002 - 175 novembre 2002 - 176 dicembre 2002 - 177 gennaio 2003 - 178 febbraio 2003 - 179 marzo 2003 - 180 aprile 2003 - 181 maggio 2003 -182 giugno 2003 - 183 luglio/agosto 2003 - 184 settembre 2003 - 185 ottobre 2003 - 186 novembre 2003 - 187 dicembre 2003 - 188 gennaio 2004 189 febbraio 2004 - 190 marzo 2004 - 191 aprile 2004 - 192 maggio 2004 - 193 giugno 2004 - 194 luglio/agosto 2004 - 195 settembre 2004 -196 ottobre 2004 - 197 novembre 2004 - 198 dicembre

2004 - 199 gennaio 2005 - 200 febbraio 2005 201 marzo 2005 - 202 aprile 2005 - 203 maggio 2005 - 204 giugno 2005 - 205 luglio/agosto 2005 - 206 settembre 2005 - 207 ottobre 2005 - 208 novembre 2005 - 209 dicembre 2005 - 210 gennaio 2006 - 211 febbraio 2006 - 212 marzo 2006 213 aprile 2006 - 214 maggio 2006 - 215 giugno 2006 - 216 luglio/agosto 2006 - 217 settembre 2006 - 218 ottobre 2006 - 219 novembre 2006 220 dicembre 2006 -221 gennaio 2007 - 222 febbraio 2007 - 223 marzo 2007 - 224 aprile 2007 225 maggio 2007 - 226 giugno 2007 - 227 luglio/agosto 2007 - 228 settembre 2007 - 229 ottobre 2007 - 230 novembre 2007 - 231 dicembre 2007 - 232 gennaio 2008 - 233 febbraio 2008 - 234 marzo 2008 - 235 aprile 2008 - 236 maggio 2008 237 giugno 2008 - 238 luglio/ agosto 2008 - 239

settembre 2008 - 240 ottobre 2008 - 241 novembre 2008 - 242 dicembre 2008 - 243 gennaio 2009 - 244 febbraio 2009 - 245 La pelle - 246 Il lavoro - 247 Expo - 248 La casa - 249 Infrastrutture - 250 Premi e concorsi - 251 Giovani in architettura - 252 Italia-Francia - 253 Efficienza energetica 254 Il mondo - 255 In verticale - 256 Formazione 257 Rinnovamento - 258 Il colore - 259 La materia - 260 Expo Shanghai - 261 Residenze - 262 Architettura e Arte - 263 Sedi aziendali 264 Giovani talenti - 265 La scena della cultura 266 Building&Business - 267 Eco-housing 268 Interiors&Design - 269 Sport - 270 Infrastrutture - 271 Formazione - 272 Archimmagine 273 La scena


Cesare Maria Casati

Solo venticinque anni Just twenty-five years n questo mese l’Arca compie venticinque anni: cinque lustri formidabili, che hanno consentito a tutti noi che operiamo all’interno della “cucina” di seguire la grande rivoluzione formale e tecnologica che il progetto dell’architettura ha percorso in questi anni. Il primo numero del 1986 aveva in copertina una immagine digitale, realizzata da Achille Mauri, ottenuta da uno dei primi programmi che consentivano di formare una immagine digitale in 3D. Prima di allora il progetto veniva illustrato solo pittoricamente, con mezzi tradizionali legati al talento individuale del progettista o dell’illustratore. Proprio negli anni Ottanta iniziava l’impiego di programmi CAD per la graficizzazione dei progetti, che eliminò da tutti gli studi i “tecnigrafi” consentendo libertà concettuali e formali di rappresentazione prima di allora complicate, se non impossibili. Questa evoluzione del lato “meccanico” del progetto consentì a molti di impadronirsi dei nuovi linguaggi espressivi che le avanguardie degli anni Sessanta e Settanta avevano intuito e proposto con mezzi di comunicazione più propri del mondo delle arti figurative che dell’architettura. L’evoluzione parallela di queste nuove tecnologie di disegno ha permesso oggi ai progettisti di una grande parte del mondo di abbandonare ogni schema di classicismo e di formalismo tradizionale e di abbandonarsi alla creatività soprattutto formale, proponendo macro oggetti abitabili di grande fantasia e impatto emozionale. Ebbene la rivista (tra le poche, credo, nel panorama della critica architettonica) ha cercato sempre, anche con grandi sacrifici economici, di seguire passo per passo, con coerenza e precisione, l’evoluzione del progetto e delle nuove tecnologie costruttive, registrando anche ogni nuovo minimo soffio di creatività e innovazione proveniente da ogni parte del globo. In fondo abbiamo solo seguito le intenzioni espresse nel primo numero. Proprio per documentare rapidamente questo percorso di venticinque anni abbiamo dedicato le prime trentadue pagine di questo numero, solitamente dirette, scritte e impaginate da un progettista invitato, a riprodurre in facsimile alcune pagine del passato per riscontrare come la rivista si sia sempre adeguata al mutare dei tempi, iniziando con un progetto grafico di Bob Noorda, cambiando poi con Ennio Lucini la propria immagine grafica, sino a ottenere con Giancarlo Iliprandi un Compasso d’Oro, e come abbia cercato sempre di analizzare e seguire le diverse fasi di evoluzione dei concetti progettuali di tutto il mondo. Tutto ciò e stato possibile anche grazie alla sua diffusione internazionale ottenuta prima con una edizione in arabo e ora anche con l’edizione in francese e inglese de “l’Arca International”, che impongono a tutti noi, che da anni ogni mese produciamo più di una rivista e a tutti coloro che con grande passione ci affiancano con totale libertà di pensiero ed espressione, un continuo aggiornamento e l’indipendenza da ogni atteggiamento nazionalistico o ideologico. Penso agli oltre venti “guest editor” che con grande sacrificio e amicizia ci seguono mensilmente e che fraternamente ringrazio, unitamente a Elena Tomei e a Elena Cardani, che con grande tolleranza (anche nei miei confronti) e capacità professionale, ogni mese consentono l’uscita puntuale della rivista. Per celebrare il nostro compleanno di un quarto di secolo abbiamo deciso di impegnare il prossimo anno a trasformare, o meglio arricchire, i contenuti della rivista documentando nuovi ambiti paralleli e molte volte determinanti del progetto, producendo testi scientifici e documenti propedeutici alla conoscenza di concetti relativi alla materia, alla energia, e ad altri settori dove l’apprendimento di nuove discipline diventa sempre più indispensabile per progettare correttamente, nonché a ospitare come “guest editor” anche non progettisti, come critici dell’architettura e giovani di talento che hanno idee nuove e analisi da proporre. E’ proprio a venticinque anni che si raggiunge la maturità e si fanno progetti seri per il futuro, e anche l’Arca, grazie a un manipolo di giovani rincalzi che da alcuni mesi l’affiancano, saprà, come nel passato, “navigare” saggiamente nonostante lo tsunami economico che si sta abbattendo su tutti noi, e sarà pronta a essere, come sempre, in prima linea, ad affiancare e sostenere progettisti e aziende dell’architettura e del design, comunicando a tutto il mondo tramite carta stampata e on-line l’intelligenza e la creatività della nostra civiltà. Perdonatemi queste ultime righe, per me importanti, nelle quali, grazie alla nostra celebrazione, posso pubblicamente ringraziare l’amico editore che con entusiasmo, intelligenza e sacrificio vuole con tutti noi cercare di contribuire a migliorare il panorama in cui viviamo, e Mario Antonio Arnaboldi, che per un lungo periodo ha avuto la pazienza di seguirmi. Un grazie particolare a Maurizio Vitta e a Maurizio Vogliazzo, vice direttori fraterni e instancabili, e ad Aldo Castellano e Carmelo Strano, che da sempre sostengono e affermano con i loro illuminati scritti il prestigio che il giornale ha raggiunto. Un abbraccio particolare e grato agli amici Sergio, Mariagrazia, Paola e Laura che dai primi numeri ci consentono di realizzare la rivista con la loro dedizione professionale. A voi che mi leggete un abbraccio affettuoso e la preghiera di continuare a seguirci e sostenerci, nella comune convinzione che conoscere sia indispensabile per migliorare, creare e criticare.

I

his month l’Arca will be celebrating its twenty-fifth anniversary, twenty-five wonderful years that have allowed all of those working in this "kitchen" to follow the great stylistic and technological revolution that architectural design has undergone during this period. The first issue published in 1968 had a digital image on the cover designed by Achille Mauri using one of the first programs for creating 3-D digital images. Before that architectural projects could only be illustrated pictorially using conventional means connected with the individual talent of the designer or illustrator. The use of CAD programs for design graphics first began in the 1980s, meaning that firms no longer required “drafting machines” and had absolute conceptual and stylistic freedom in representing their own projects, something which, until then, had been a difficult if not impossible enterprise. This development on the "mechanical" side of representation allowed plenty of people to gain mastery of the new expressive languages that the historical avantgardes of the 1960s and 70s had first envisaged and proposed using means of communication more associated with the world of the figurative arts than architecture. Parallel developments in this new design technology have now enabled architects from most of the world to abandon traditional formalism and classicism and indulge in creativity of a mainly formal nature, proposing extremely imaginative inhabitable macro-objects of great emotional impact. Making great financial sacrifices at times, the magazine (and I believe it is one of only a very few in the realm of architectural criticism) has always attempted to keep up with developments in design and new construction technology with great consistency and precision, keeping track of every new trace of creativity and innovation coming from all over the globe. In the end, we have merely followed what we set out to do in the first issue. In order to rapidly document what has happened over the last twenty-five years, we have devoted the first thirty-two pages of this issue, which are usually edited, written and set out by a guest architectural designer, to reproducing a facsimile of a number of pages from the past to show how the magazine has always adapted to the times - initially having a graphic design by Bob Noorda then changing its graphic image to an Ennio Lucini creation before eventually being awarded a Golden Compass with the help of Giancarlo Iliprandi – and how it has always attempted to study and follow the various stages in the develop of design concepts all over the world. All this has been possible thanks partly to international distribution obtained first by publishing an edition of l’Arca International in Arabic and now also in French and English, forcing all of us who for years now, each month, have been producing something that is more than just a magazine and all those who back us with great enthusiasm as we work with complete freedom of thought and expression, to keep constantly up-to-date and free from any kind of nationalistic or ideological approach. My thoughts go to the over twenty different guest editors, who have followed us on a monthly basis with great sacrifice and friendship and to whom I would like to send my heartfelt thanks, as well as to Elena Tomei and Elena Cardani, who, showing great patience towards me and real professionalism, ensure the magazine is published on time each month. To celebrate our twenty-fifth birthday, we have decided to devote next year to transforming, or rather enriching, the magazine’s content, keeping track of new parallel fields of endeavour (often crucially important in architectural design) through scientific writing and documents providing an insight into an understanding of concepts connected with material, energy and other realms in which learning new disciplines is becoming increasingly vital for proper and correct design work, and inviting not only architects but also architecture critics and talented young people with new ideas and thoughts to put forward to be our guest editors. It is, in fact, at the age of twenty-five that you reach your maturity and make serious plans for the future, and once again l’Arca, thanks to a handful of young reserves who have been working with us for a number of months, will manage, as it has done in the past, to "sail" wisely through the economic tsunami that is raging at the moment, ready as always to be in the front line, in order to back and support architectural and design firms in using print and the Web to let the entire world know about our civilisation’s intelligence and creativity. Forgive me for taking these final few extremely important lines to take advantage of our celebrations to publicly thank our friendly publisher, who with great enthusiasm and personal sacrifice is trying, along with the rest of us, to help improve the present-day scene, and Mario Antonio Arnaboldi, who, for a long period of time, was patient enough to follow me in my endeavours; my special thanks go to Maurizio Vitta and Maurizio Vogliazzo, my fraternal and tireless assistant editors, and Aldo Castellano and Carmelo Strano, who have constantly enhanced the prestige and standing of this magazine through their enlightened writings. Grateful and great thanks to Sergio, Mariagrazia, Paola and Laura, who, since the very first issues, make possible the realization of l’Arca with their professional commitment. I would also like to give a warm embrace to you, my readers, and sincerely hope you will continue to follow and support us in the shared belief that knowledge is indispensable for improving, creating and critiquing.

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Maurizio Vitta

IL COLORE È UN ENIGMA THE ENIGMATIC NATURE OF COLOUR Il colore, questo sconosciuto. Quantunque protagonista da secoli di un nutrito dibattito scientifico, artistico, filosofico, che ne ha minutamente esaminato ogni possibile aspetto (la percezione, la simbologia, la composizione, l'estetica, la fenomenologia, il linguaggio), esso si distende ancora oggi sul nostro orizzonte progettuale come una variabile mobile, come una componente instabile, che propone ogni volta lo stesso problema in termini sempre nuovi. Il che non sorprende, se si pensa che il colore si pone al confine fra la materia (il pigmento) e la percezione (la rappresentazione visiva), a metà strada quindi fra l'oggettività del reale e la soggettività della conoscenza; che si presenta come fenomeno di superficie, ma rende corposi i volumi; che si adatta a ogni forma, ma dà forma a ogni cosa. Non per nulla, riflettendo su questa intrinseca duttilità, Le Corbusier ha elencato tre funzioni primarie dei colori: la modificazione dello spazio, la classificazione degli oggetti, gli effetti fisiologici e psicologici sull'osservatore. In ogni caso, resta la consapevolezza che qualunque tentativo di ordinare la materia secondo schemi prefissati mette capo a un fenomeno cromatico unico, indivisibile, eppure multiforme e sfuggente. Nella storia dell'architettura la questione del colore è rimasta una costante, tenuta però sempre ai margini del dibattito. La condanna del Winckelmann, che esaltò la linea come indice di purezza e declassò il colore a semplice espressione di sensualità e passione, ha pesato a lungo sulla cultura artistica degli ultimi due secoli, con ricadute non secondarie sull'architettura. Si è così radicato il sospetto che la veste cromatica degli artefatti architettonici non fosse che l'ultimo tocco dato a corpi già strutturati e autonomi, la velatura artistica di composizioni in se stesse perfettamente equilibrate, un artificio di pura cosmesi; e tanto è bastato perché a lungo essa sia stata confusa con la semplice ornamentazione degli edifici, con la quale ha condiviso gli sprezzanti rifiuti e le entusiastiche esaltazioni. Il tema è stato calorosamente dibattuto dalla cultura moderna, incerta fra i timori di Adolf Loos circa l'intervento del pittore in architettura, e la convinzione che al colore vada assegnato proprio il ruolo per il quale esso era stato svalutato, vale a dire una funzione espressiva, linguistica, rappresentativa. Per Hans Georg Gadamer, l'architettura “è nella sua essenza stessa decorativa”, giacché “è insieme arte che dà forma allo spazio e arte che fa posto” nello spazio. Ma a suo avviso questa duplice mediazione è propria anche della decorazione, che “attrae su di sé l'attenzione dell'osservatore” nel momento stesso in cui “lo rimanda al di là di se stessa”, verso il più ampio contesto vitale che l'accoglie e che essa in pari tempo definisce. Naturalmente i concetti di ornamento e decorazione vanno tenuti ben distinti, ma in ogni caso, al di là delle incertezze dialettiche, il colore non solo si è confermato in questo dibattito come elemento primario dell'uno e dell'altra, ma ha anche definito la porosa linea di confine che pone in tangenza l'energia estetica e quella simbolica. Di ciò è stata particolarmente consapevole l'esperienza di De Stijl, nella quale il colore ha assunto un rilievo strutturale e una pregnanza culturale. Il principio fu nitidamente enunciato da Mondrian: “La vera innovazione, la nuova forma d'arte, può essere definita la pura manifestazione della linea e del colore mediante forme neutre o universali nelle loro relazioni pure o equivalenti”. Nella integrazione programmatica della linea e del colore si fissa il carattere rivoluzionario della nuova estetica, in quanto è da essa che la “forma” affiora nella sua più intima essenza: lungi dal porsi come semplice rivestimento, il colore dà corpo e sostanza alla materia, fornendola di eloquenza e significato. In questa direzione si mosse variamente il Bauhaus con Itten e Kandinskij per un verso 34 l’ARCA 274

e con Gropius per un altro: gli uni impegnati a rendere il colore consustanziale alla materia e a farne un veicolo di conoscenza e illuminazione, l'altro attento ai nuovi linguaggi della tecnologia e pronto, come nell'edificio della scuola a Dessau, a rinunciare a ogni qualità cromatica per condensare la forma architettonica nel vetro, nel ferro, nell'intonaco bianco, esaltati come segnali di purezza e trasparenza. Fu infine questa la ragione progettuale trionfante nella modernità, e non per nulla la stagione postmoderna avrebbe recuperato il colore in funzione comunicativa e spettacolare, non di rado assumendolo come linfa rivitalizzante da immettere in strutture che la freddezza delle nuove tecnologie avrebbe altrimenti rese esangui. La variegata storia del colore in architettura induce a interrogarsi di nuovo sullo statuto ontologico di questa componente progettuale. Lo psicologo David Katz ha distinto i colori superficie (che delimitano i corpi) dai colori filmari (atmosfere, volte celesti) e dai colori volume (la nebbia o l'incandescenza del fuoco). Quelli che interessano in via preliminare l'architettura sono ovviamente i primi: definiti anche “epifanici”, essi hanno il compito (a) di fissare l'identità dell'artefatto attraverso le sue denotazioni cromatiche, (b) di delineare compiutamente le sue forme, e (c) di fornite all'osservatore e all'utente tutte le informazioni dirette o indirette necessarie per comprendere il carattere e il valore dell'artefatto, fino a rilanciarli in una sfera culturale più ampia. Così, nella sua percezione, il colore si presenta all'inizio come pura immagine, si trasforma subito dopo in segno e si compone infine, in varia misura, in simbolo. Lo schema ricorda esplicitamente quello classico illustrato da Erwin Panofsky a proposito della percezione e ricezione delle opere d'arte, ma si adatta particolarmente all'architettura, perché dà conto della sua natura profonda. Quando Umberto Eco volle studiare le modalità di una semiotica architettonica, dovette ammettere che i codici linguistici a disposizione dell'architetto erano bensì quelli intrinseci all'arte del costruire (strutture, funzioni), ma dovevano fare comunque i conti con altri codici – sociali, antropologici, estetici – esterni alla disciplina, eppure egualmente imperativi nella fase progettuale. Egli omise però di accennare al colore, che viceversa dà efficacemente conto della funzione linguistica, comunicativa, culturale dell'architettura, giacché esprime compiutamente la realtà dell'artefatto architettonico nel momento stesso in cui la mette in relazione dinamica col mondo circostante. La catena semantica immagine-segno-simbolo di cui questa realtà è portatrice fa infatti leva sulla struttura cromatica che plasma le forme, le ritaglia nello spazio, le ordina secondo una sintassi ogni volta diversa e fornisce infine all'edificio l'eloquenza necessaria per proporsi come polo dialettico in una dinamica che travalica la stessa logica architettonica. Si capisce allora, alla luce di queste poche considerazioni, l'osservazione di Ludwig Wittgenstein, per il quale “i colori stimolano la filosofia” in quanto “sembrano darci da risolvere un enigma, un enigma che ci stimola”. Il carattere enigmatico dei colori, dal quale siamo partiti, si impone in architettura come figura di un pensiero progettuale teso a svelarne un recondito significato sempre a portata di mano e sempre perduto in un labirinto di rimandi, richiami, illuminazioni sublimi e pragmatiche soluzioni. Si direbbe che, paradossalmente, per vedere davvero i colori si debba scrutarli non con uno sguardo diretto, ma, per così dire, con la coda dell'occhio, in una confusa obliquità nella cui incertezza si intravede, a tratti, il loro significato più stabile e certo, che è quello di rappresentare l'epifania dell'architettura, il suo manifestarsi nello spazio e, in pari tempo, il suo essere nel mondo e per il mondo.


That unknown we call colour. Despite having been at the focus of intense scientific, artistic and philosophical debate for centuries, which has studied every imaginable aspect of it in the most minute detail (perception, symbology, composition, aesthetics, phenomenology, language), it is still a very shifting variable on our design horizon, like some unstable component constantly posing the same problem only in different terms all the time. This is hardly surprising if we consider that colour is on the cusp between matter (pigment) and perception (visual representation), in other words midway between the objective nature of reality and subjective nature of knowledge. It presents itself as a superficial phenomenon yet it gives body to structures, adapting to any form while giving form to everything. It is hardly surprising that when thinking about this intrinsic ductility, Le Corbusier listed the three main purposes of colours: the modification of space, the classifying of objects and physiological-psychological effects on the onlooker. In any case, any attempt to arrange matter based on predefined schemes has to come to terms with both the unique and indivisible or multiformal and elusive phenomenon of colour. The issue of colour has been a constant throughout the history of architecture, although it has always been kept to the margins of debate. Winckleman’s exaltation of line as an index of purity, downgrading colour to just a matter of sensuality and passion, has weighed heavily on artistic culture over the last two centuries, with notable repercussions on architecture. There is a deeply held suspicion that the chromatic coating of architectural artifacts is nothing but a final touch given to what are already fully structured and autonomous bodies, artistic veiling over compositions that are already perfectly balanced in their own right, and a mere cosmetic trick; this has been enough to ensure that, for a long time, it was confused with simple decoration on buildings, with which it shared the same fate in terms of rejection or exaltation. This issue has been hotly debated in modern culture, wavering between Adolf Loos’s fears about the painter's role in architecture and the belief that colour fully deserves the role of which it has been deprived or, in other words, its expressive, linguistic and representational function. According to Hans Georg Gadamer, architecture "is by its very essence decorative", because "it is, at one and the same time, art that gives form to space and art that creates room” in space. But in his opinion this dual role is also shared by decoration, which "attracts the onlooker’s attention to itself" just as it “ deflects it away from itself" towards the broader vital context in which it is accommodated and which, at the same time, it defines. Of course the concepts of ornamentation and decoration need to be kept distinct, and, in any case, leaving aside dialectical uncertainties, in all this debate colour has not only asserted itself as the primary element of both, it has also defined the porous dividing line between aesthetic energy and symbolic force. The De Stijl movement was particular aware of all this, assigning colour a structurally and culturally important role. This principle was clearly outlined by Mondrian: "the real innovation, the new form of art, may be defined as the pure manifestation of line and colour through neutral or universal forms in their pure or equivalent relations". The programmatic incorporation of line and colour characterises the revolutionary nature of this new aesthetics, since it is from them that "form" emerges in its most intimate essence: far from being proposed as a mere coating, colour gives body and substance to matter, bestowing it with eloquence and meaning. These were the lines along which the Bauhaus movement moved

through Itten and Kandinsky on one hand and Gropius on the other: the former committed to giving colour the same status as matter and making it a vehicle of knowledge and enlightenment, the latter attentive to the latest technological languages and ready, as in the case of the school’s own building in Dessau, to abandon all chromatic quality in order to condense architectural form in glass, iron and white plaster, exalted as signs of purity and transparency. This ended up being the triumphant design paradigm of modernity, and so it is hardly surprising that post-modernity reverted to colour for its communicative and spectacular functions, frequently making it the life force to be injected into structures that would, otherwise, have been bled dry by new technology. The motley history of colour in architecture makes us think about the latest ontological status of this component of design. The psychologist David Katz has made a distinction between superficial colours (demarcating bodies), filmic colours (atmospheres, heavenly vaults) and voluminous colours (fog or the incandescence of fire). Of course architecture is initially interested in the former: also defined as "epiphanic", they have the job of (a) establishing the identity of an artefact through its chromatic denotations, (b) fully outlining its forms and (c) providing the onlooker and user with all the direct or indirect information required for understanding the nature and value of an artefact, so that they can be projected into a broader cultural sphere. So colour is initially perceived as pure image before, immediately afterwards, transforming into sign and then, to various extents, symbol. This explicitly refers to the classical scheme defined by Erwin Panofsky concerning the perception and reception of works of art, but it also adapts particularly well to architecture, because it takes into account its deepness When Umberto Eco set out to study architectural semiotics, he had to admit that the linguistic codes available to the architect were, indeed, those intrinsic to the art of building (structures, functions), but they also had to take into account other codes – social, anthropological, aesthetic – that lie outside the discipline but are equally vital during the design phase. But he forgot to mention colour, which, on the contrary, does indeed take into account the linguistic, communicational and cultural function of architecture, since it fully expresses the nature of an architectural artefact as it brings it into dynamic relation to the surrounding world. The semantic chain image-sign-symbol that it carries with it actually draws on the chromatic structure shaping forms, constructing the namespace and setting them out based on constantly changing syntax and, lastly, giving a building the necessary eloquence to make it a dialectical pole within the workings of architecture itself. In light of these considerations, it is easy to see why Ludwig Wittgenstein noted that "colours stimulate philosophy" because "they seem to give us a puzzle to solve, a stimulating puzzle". The enigmatic nature of colours (that we began by referring to) imposes itself on architecture as a means of revealing some hidden meaning, constantly within reach yet permanently lost in a labyrinth of allusions, references, sublime illuminations and pragmatic solutions. Paradoxically, it might be said that in order to really see colours they need to be studied not by looking at them directly but, so to speak, out of the corner of the eye, through some confused side glance, whose uncertainty reveals, at least in part, their most stable and certain meaning, which is the fact that they represent the epiphany of architecture, its embodiment in space and, at the same time, its being in the world and for the world. 274 l’ARCA 35


Dopo grandi sforzi preliminari, la spettacolare opera Your Rainbow Panorama dell’artista danese/islandese Olafur Eliasson è ora una realtà sulla copertura dell’ARoS Kunstmuseum (www.aros.dk). La realizzazione di questa opera d’arte unica è stata possibile grazie alla partnership tra ARoS, il Comune di Aarhus e Realdania, che ne ha finanziato la costruzione. L’edificio ARos (progettato da Schmidt, Hammer and Lassen) è costruito sul concetto della Divina Commedia di Dante e, con la realizzazione del progetto sul tetto, la connessione tra Paradiso e Inferno si è completata – il mondo degli inferi, nella forma della mostra concettuale “The 9 Spaces” nel piano interrato del museo, con opere, tra gli altri, di Bill Viola, James Turrell, Tony Oursler, Pipilotti Rist; il paradiso, materializzato da Your Rainbow Panorama. Il pubblico può accedere tramite scale o ascensori alla passerella circolare di 52 metri di diametro racchiusa da una vetrata policroma realizzata sul tetto. Da qui i visitatori possono passeggiare lungo il percorso circolare lungo 150 metri e godere di una vista panoramica a 360° della città. Your Rainbow Panorama assicura una totale accessibilità anche per chi ha difficoltà motorie. Quanto segue è la dichiarazione di Olafur Eliasson riguardo questa sua nuova opera. “Una città è un cosmo, un luogo per gli incontri sociali e la coabitazione. Un museo è una macchina per le visioni che sfida i nostri sensi, i pensieri e le opinioni. Il pubblico, voi, siete un barometro del mondo. Plasmate tutto ciò che ricevete. Penso a Your Rainbow Panorama come a un mediatore che forgia le relazioni tra questi tre: voi, ARoS e la città di Aarhus. E’ un veicolo per vedere in maniera nuova, che inquadra il panorama e inquadra voi nel vostro procedere attraverso il percorso ininterrotto nelle atmosfere cromatiche dall’impercettibile mutevolezza. La vostra esperienza potrà essere sia quella della vista panoramica sia una di qualità introspettiva – vedervi mentre vedete. Talvolta da soli, per lo più insieme ad altri. Vedo Your Rainbow Panorama come uno strumento di orientamento. Dividendo Aarhus in zone di colore, ha le qualità di un faro: attira l’attenzione non solo su di sé, ma anche sulla vostra posizione fisica nella città. Per chi vive in città trascorrendovi il proprio tempo, l’opera diventa una bussola nel tempo e nello spazio. Immaginate Your Rainbow Panorama come uno strumento che vi sintonizza in modo che il vostro corpo venga trasformato in una cassa di risonanza del colore. Avvolti nell’arcobaleno, producete immagini residue in tinte complementari ai colori dei pannelli di vetro a cui vi trovate di fronte. Se guardate la città attraverso il vetro rosso, i vostri occhi sviluppano una immagine residua verde. Se mantenete un passo spedito, i colori rimangono vivaci. Ma se vi fermate in una zona di colore, la tinta intorno a voi si attenua mentre i colori nella vostra visione periferica, dove la passerella curva, si intensificano. Le intensità dei colori dipendono dalla vostra velocità. Lo spettro dei colori dialoga con le collezioni del museo sottostante – con l’arte contemporanea e anche con le opere di autori quali Karl Isakson, Olaf Rude o Oluf Høst. Questi pittori modernisti erano ugualmente infatuati da ciò che i colori dicono e fanno. Il colore, in tutte le epoche, intensifica la realtà. Il cerchio di Your Rainbow Panorama fa da complemento alla pianta perfettamente quadrata del museo. Queste forme geometriche fondamentali si sfidano l’un l’altra in un dialogo amichevole circa le dimensioni spaziali, il movimento e il trascorrere del tempo. La curva continua limita la vostra visuale a circa venti metri davanti a voi, rivelando una sfumatura di colore dopo l’altra. L’intimità creata da questa breve distanza si riflette sui corpi in movimento. Pensate a Your Rainbow Panorama come a una macchina di aspettative. Ancor prima di entrare nell’ARoS e di salire all’opera, potete guardare la città come attraverso vetri colorati. L’attesa del vostro sguardo. Ciò che capite fin dalla strada emerge poi dall’alto come stranamente reale, in un continuo gioco di rimandi tra saturazione e desaturazione di colori. Sospesa tra la città e il cielo, questa piattaforma panoramica insiste sul vostro impegno sensoriale. Voi ‘sentite’ la vista. Forse il vostro ricordo delle collezioni d’arte sottostanti, attraverso le quali siete appena passati, si infiltra nella vostra esperienza. Your Rainbow Panorama è poggiato su una ‘casa’ di significati condensati – contestati, difesi, disfatti e ricostruiti – di intenzioni culturali, di realtà storiche, di visioni, di revisioni. I musei saranno sempre macchine per le visioni. Visioni per il presente e per sempre”.


YOUR RAINBOW PANORAMA IN AARHUS, DENMARK Olafur Eliasson

Ole Hein Pedersen

Il progetto trasforma la superficie del tetto dell’ARoS Kunstmuseum in un luogo unico, artistico, poetico e architettonico, che contribuisce allo sviluppo di una nuova comprensione dell’interfaccia tra arte e architettura.


The project converts ARoS Kunstmuseum' rooftop surface to a unique artistic, poetic and architectural place, which contributes to the development of a new understanding of the visual art interface of architecture.

Ole Hein Pedersen

Vista dell’installazione di Olafur Eliasson sul tetto dell’ARos Kunstmuseum di Aarhus in Danimarca. La passerella panoramica è costituita da cerchio di 52 metri di diametro e 150 metri di lunghezza interamente vetrato con pannelli di diversi colori che dividono la città in zone di colore.

Following comprehensive preliminary efforts, Danish/Icelandic artist Olafur Eliasson's spectacular artwork, Your Rainbow Panorama, is now a reality on the roof of ARoS Aarhus Kunstmuseum (www.aros.dk). The realization of this unique rooftop project has been made possible through a partnership between ARoS, the Municipality of Aarhus and Realdania, in that Realdania are financing the establishment of Your Rainbow Panorama. The ARoS building (designed by Schmidt, Hammer and Lassen) is built on the concept of Dante's Divine Comedy, and with the realization of the rooftop project the connection between heaven and the underworld is now complete – the latter in the form of the exhibition concept "The 9 Spaces" in the basement level of the museum, with works by Bill Viola, James Turrell, Tony Oursler, and Pipilotti Rist, amongst others; the former with Your Rainbow Panorama. The audience can gain access to the rooftop project's circular, large glass walkway, measuring 52 metres in diameter and formed in the colour spectrum, via stairs and elevators. From here visitors can move around in a 150 metre long, circular panoramic path with 360º views of the surrounding city. Your Rainbow Panorama also ensures full accessibility for those with impaired walking. The following is Olafur Eliasson’s statement about his new work: “A city is a cosmos, a site for social encounters and cohabitation. A museum is a vision machine that challenges our senses, thoughts, and felt opinions. The public, you, is a barometer of the world. You mould as much as you receive. I think of Your Rainbow Panorama as a mediator that forges relations between these three: you, ARoS, and the city of Aarhus. It is a vehicle for looking anew, which frames views and frames you as you proceed through the seamless walkway of subtly transforming colour atmospheres. What you experience may be of both panoramic scope and introspective quality – you may see yourself seeing. Sometimes alone, mostly with others.


I see Your Rainbow Panorama as an orientation tool. Dividing Aarhus into colour zones, it has the qualities of a lighthouse: it draws attention not only to itself, but also to your physical location in Aarhus. For people living in the city and moving through the different times of day, the work becomes a compass in time and space. Imagine Your Rainbow Panorama as an instrument that tunes you – its user – so that your body is transformed into a colour resonator. Enveloped in the rainbow environment, you produce afterimages in hues complementary to the colours in the glass panes around you. If you look at the city through red glass, your eyes develop a green afterimage. If you maintain a quick pace, the colours remain vibrant. But if you pause in one colour zone, the hue around you grows pale while the colours in your peripheral vision, where the walkway curves, intensify. Colour intensities depend on your speed. The colour spectrum speaks to the museum collections below – to contemporary art as well as to the works of, say, Karl Isakson, Olaf Rude, or Oluf Høst. These modernist painters were equally infatuated with what colours say and do. Colour intensifies reality at all times. The circle of Your Rainbow Panorama complements the museum’s square plan exactly. These basic geometric forms challenge each other in a friendly dialogue about spatial dimensions, movement, and the passing of time. The continuous curve limits your view to about twenty meters ahead, revealing one colour shade after the other. The intimacy created by this short distance is reflected back on the moving bodies. Think of Your Rainbow Panorama as an expectation machine. Even before entering ARoS and ascending to the work, you may look upon the city as if through coloured glass. Your expected gaze. What you know from the street then emerges from above as strangely real, in a continuous interplay of colour saturation and desaturation. Suspended between the city and the sky, this viewing platform insists on your sensory engagement. You feel the view. Perhaps your memory of the art collections below, through which you just made your way, infiltrate your experience. Your Rainbow Panorama sits on top of a house of condensed meanings – contested, defended, undone, and re-enacted – of cultural intentions, historical realities, visions, and revisions. Museums will always be vision machines. Visions for now and forever”.

View of Olafur Eliasson’s installation o the rooftop of the ARoS Kunstmuseum in Aarhus, Denmark. The panoramic walkway is a circular path, measuring 52 metres in diameter and 150 meters in length, featuring coloured glass panels dividing the city in colour zones


Ole Hein Pedersen

Below, the glass walkway seen from the rooftop centre. Right and opposite page, views of the city from various chromatic points of the path. Colour intensities depend on your speed. If you maintain a quick pace, the colours remain vibrant. But if you pause in one colour zone, the hue around you grows pale while the colours in your peripheral vision, where the walkway curves, intensify. Following pages, vies of the ARoS Kunstmuseum (designed by Schmidt, Hammer and Lassen), crowned by Eliasson’s panoramic rainbow. The circle of Your Rainbow Panorama complements the museum’s square plan exactly. These basic geometric forms challenge each other in a friendly dialogue about spatial dimensions, movement, and the passing of time.

Ole Hein Pedersen

Ole Hein Pedersen

Sotto, la passerella vetrata vista dal centro del tetto. A destra e nella pagina a fianco, viste della città da diversi punti cromatici del percorso. L’intensità dei colori dipende dalla velocità con cui si percorre la passerella: se si mantiene un passo spedito, i colori appaiono vivaci, se ci si ferma in una zona di colore, la tinta del pannello più vicino appare più tenue mentre i colori dei pannelli catturati dalla vista periferica, dove la curvatura è più accentuata, appaiono più intensi. Nelle pagine successive, viste dell’ARos Kunstmuseum (progettato da Schmidt, Hammer and Lassen) coronato dall’arcobaleno panoramico di Eliasson. Il cerchio di Your Rainbow Panorama fa da complemento alla pianta perfettamente quadrata del museo. Queste forme geometriche fondamentali si sfidano l’un l’altra in un dialogo amichevole circa le dimensioni spaziali, il movimento e il trascorrere del tempo.

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274 l’ARCA 41 Ole Hein Pedersen


Ole Hein Pedersen


Lars Aarø


ECOLE ADVANCIA IN PARIS As. Architecture Studio

Concepita come un luogo di incontro dedicato agli studenti, professori e imprenditori, l’Ecole Advancia afferma la sua modernità in dialogo con il suo intorno.

Designed to be a meeting place for students, professors and business people, Ecole Advancia asserts its modernity in interaction with its surroundings.

La ristrutturazione e l’estensione del sito di rue Armand Moisant della Scuola Advancia – struttura di insegnamento superiore specializzata nell’imprenditoria – integra la costruzione di un complesso immobiliare costituito da aule, uffici, 3 anfiteatri, un auditorium di 260 posti, un centro risorse, uno studio di registrazione e degli spazi di ristoro. L’edificio afferma la sua modernità in dialogo con il contesto e valorizza un edificio del 1908 conservato e riportato al suo stato originario. In contrasto con la rugosità e l’immutabilità del mattone, l’estensione è liscia, dinamica e cinetica, caratterizzata dalla scrittura epurata delle facciate vetrate animata dalle ante verticali mobili in vetro colorato e serigrafato che controllano la luce. Questi elementi possono così proteggere dal sole o lasciarlo penetrare, gestiti per gruppi da un comando elettronico che permette di farli ruotare. L’edificio prende vita, le ante si aprono, si chiudono, cambiano di posizione, sembrano chiuse da lontano e trasparenti da vicino. Anche il cromatismo si trasforma adattandosi all’incidenza e alla posizione del sole e variando dalle tinte pastello al fluorescente. Passando davanti all’edificio, il paesaggio riflesso in facciata, vibra e si “pixelizza”. Seguendo un’equazione matematica, i colori variano su una gradazione che va dal rosso al giallo e dal giallo al rosso. Le gradazioni accelerano e decelerano; da sette colori, tre motivi, recto e verso, sette altezze diverse, risultano 873 referenze per 4.102 elementi messi in opera. Le ante, frutto di un approfondito lavoro di ricerca grafica, reinterpretano il tema del brise-soleil. Se le gradazioni cromatiche rendono l’edificio contestuale, grazie al riflesso del paesaggio sulla facciata, esso diviene a sua volta “contesto”. Organizzati attorno a un grande atrio, le aule principali e gli uffici sono distribuiti da ballatoi. Luogo di scambio e di convivialità, l’atrio svolge la funzione di foyer generale, spazio di comunicazione orizzontale e verticale, e assicura la transizione tra l’antico e il contemporaneo. Immersi in un ambiente pervaso di luce, ci si sente all’esterno; protetti dalle intemperie, si è all’interno. Una scala monumentale spezza la linearità di questo spazio longitudinale fungendo da elemento di contrappunto. La luce zenitale cambia la sua fisionomia con il passare delle ore del giorno. All’interno dell’atrio la geometria dell’edificio diventa percepibile. Le linee curve che delimitano la corte si contrappongono alla geometria rettilinea del lato strada. Un guscio in legno avvolge l’auditorium sormontato da una piattaforma di incontro, sorta di piazza. La facciata dell’edificio storico separa l’atrio dalle aule e dagli uffici. All’interno dell’edificio fanno da metafora della città. Maestoso e conviviale, l’atrio è arricchito dalla presenza di bambù. Con una dominante bianca questo spazio fa dialogare i mattoni dell’antico edificio, i colori della facciata vetrata, le texture delle parti in legno e vegetali, come anche i movimenti generati dalle persone che si incrociano. L’atrio rappresenta una sorta di spazio tampone che genera delle economie di energia. La sua copertura è formata da ETFE, un materiale soffice e gonfiabile dove viene iniettata dell’aria che forma un’eccellente isolamento termico e acustico. Economie di risorse di funzionamento, sistema passivo, inerzia termica, vetro respirante, protezioni solari preformanti, gestione della luce naturale, riciclaggio delle acque piovane, dotazioni tecniche preformanti, soprattutto per l’illuminazione (lampade a basso consumo) e per il sistema di ventilazione (doppio flusso a recupero di energia) sono le principali tematiche trattate in tema di sostenibilità dell’edificio.

The restructuring and extension project to the site of Advancia School in Rue Armand Moisant – a higher education facility specialising in business studies – is a real-estate complex composed of classrooms, offices, 3 amphitheatres, a 260-seat auditorium, resources centre, recording studio and professional facilities. The building asserts its modernity in interaction with its setting and manages to actually enhance a well preserved building from 1908 that has been restored to its original state. In contrast with the ruggedness and unchanging nature of brick, the extension is smooth, dynamic and kinetic, featuring a very simple glass facade design enlivened by clear coloured and serigraphed moving vertical shutters for controlling the light. These features provide shelter against the sun or, alternatively, allow it to flow inside. They are controlled in units by an electronic control panel that allows them to rotate. The building comes to life as the shutters open and close and change position, appearing to be closed from a distance and transparent from closer up. The colour scheme also alters adapting to the angle and position of the sun and varying from pastoral shades to fluorescent colours. Passing in front of the building, the landscape is reflected in the facade, vibrating and shimmering in pixel form. Based on a mathematical equation, the shades of colour range from red to yellow and yellow to red. The different tones accelerate and decelerate; seven colours, three patterns, front and back, and seven different heights, result in a total of 873 reference points for 4102 elements set in place. The shutters, resulting from extensive research into graphics, provide a fresh rendition of sunscreens. The different shades of colour knit the building into its context, while the way the landscape is reflected in its facade turns it into a "context" in its own right. Set around a large lobby, the main classrooms and offices are organised around galleries. As a place of interaction and socialising, the lobby acts as the main foyer, a horizontal and vertical communications space, and provides a means of transition from the old to the new. Set in a brightly-lit environment, you actually feel as if you are outside; protected from the weather, you are in fact inside. A monumental staircase breaks up the linearity of this longitudinal space, acting as a kind of counterpoint. Zenith light changes its appearance at different times of day. Inside the lobby the building’s geometric form becomes quite clear. The curved lines bordering around the courtyard contrast with the rectilinear geometry over on the road side. A wooden shell envelops the auditorium that has a platform for meeting purposes at the top, a sort of square or plaza. On the inside of the building they are a sort of metaphor for the city. The majestic and convivial lobby is enhanced by the presence of bamboo. This predominantly white space brings together the bricks of the old building, colours of the glass facade and textures of the parts made of wood and vegetation, also interacting with the movements of people as they cross paths. The lobby acts as a sort of office space allowing savings on energy. Its roof is made of ETFE, a soft and inflatable material that is injected with air and provides excellent heat and sound insulation. The main issues tackled here in terms of the building’s sustainability are economising on operating resources, passive systems, heat inertia, breathing glass, high-efficiency solar protection, the management of natural light, recycling of rain water, and high-performance technical fittings particularly for the lighting (low consumption lamps) and ventilation system (double flow for energy recovery purposes).

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Georges Fessy


Nella pagina di apertura e in quelle successive, il nuovo ampliamento dell’Ecole Advancia a Parigi caraterrizzato dalla facciata vetrata formata da un sistema di chiusure verticali mobili in vetro colorato e serigrafato. Il cromatismo della facciata varia in

conformità all’incidenza del sole, della luce durante le ore del giorno e della posizione dei brise-soilel rendendo l’edificio parte integrante del contesto. In questa pagina, dal basso in alto, piante del piano terreno, secondo e terzo piano.

Opening page and following pages, the new extension to Ecole Advancia in Paris featuring a glass facade made out of a system of serigraphed coloured glass vertical shutters. The colour scheme varies in relation to the sun’s

angle, light during daytime and position of the shutters, making the building an integral part of its setting. This page, from bottom up, plans of the ground, second and third floors.

Credits Project: As.Architecture Studio Technical studies: Arcoba Economist: Eco Cites Acoustic: Ava Facades: Ceef Inflatable structure: Abaca Lighting : 8’18’’ General contractor : Capaldi Metal works – Roof : Novum Joinery: SAM+ Water proofing : Chapelec Sunscreen : Viry Wood roofing : Meresse Carpentry : Lambert Internal partitions : Dbs Furniture: Bonnardel False ceilings: Decor Isolation Floors and woods hard cladding: Vinet Floors and woods soft cladding: France Sol Paints: Dureau Signals: Abscisse Marcal Amphytheater seatings: Silvera Elevators: Satelec - Electricité C. For ts/C. FAIBLES Client: Chambre de Commerce et d’Industrie de Paris, Direction des Affaires Immobilières

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In alto, sezione trasversale e particolari del sistema di facciata vetrata. A sinistra, pianta del sesto piano.

Top, cross section and details of the glass facade system. Left, sixth-floor plan.

Pianta del quinto piano.

Fifth-floor plan.

Pianta del quarto piano.

Fourth-floor plan.

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Georges Fessy

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Georges Fessy

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TORRES PORTA FIRA IN BARCELONA, SPAIN Toyo Ito AA and b720 Fermín Vázquez Arquitectos

Un insieme architettonico, dinamico e colorato, si pone come nuovo iconico portale di accesso dall’aeroporto internazionale El Prat alla zona fieristica di Hospitalet de Llobregat a Barcellona.

A colourful and dynamic architectural complex constituting an iconic new entrance way to El Prat International Airport in the trade fair district of Hospitalet de Llobregat in Barcelona.

Il progetto, realizzato da Toyo Ito e b720 Fermín Vázquez Arquitectos in Plaza Europa a Barcellona, si pone come nuovo portale di accesso dall’aeroporto internazionale verso la zona fieristica di Hospitalet de Llobregat, alla periferia della capitale catalana. Il complesso è composto da due torri diverse ma in stretto dialogo tra loro. Infatti, oltre a essere unite da un edificio di base comune, le due torri, una adibita ad albergo e una per uffici, sono entrambe alte 110 metri e si caricano di una forte valenza simbolica ed espressiva che rende omaggio alle storiche torri veneziane che segnano l’ingresso al recinto fieristico di Plaza España. La torre destinata ad albergo si sviluppa su 28 piani per una superficie totale costruita di 34.688 metri quadrati in cui sono organizzate 320 stanze, l’atrio di ingresso, un’ampia sala per banchetti, sale per incontri e convegni e le aree di servizio (uffici, magazzini ecc.). La torre si presenta con una forma caratterizzata da una torsione organica che culmina, verso l’alto, con una espansione del perimetro e quindi della pianta che ricorda vagamente un trifoglio. Tale forma organica fa sì che l’aspetto della torre cambi via via che ci si gira attorno. Per superare la complessità geometrica dell’edificio, la facciata è stata divisa in due strati. Quello interno è costituito da una cortina muraria con pannelli di alluminio e cristallo che ottempera alle esigenze di isolamento acustico e termico. La facciata esterna, che conferisce alla torre la sua caratteristica texture e consente di sviluppare la sua geometria variabile, è composta da tubi di alluminio rossi indipendenti collegati alle estremità da giunti sferici che ne consentono la torsione. La torre destinata a uffici è organizzata su 23 piani fuori terra più due piani tecnici e presenta piante diafane con grande luce strutturale che coprono una superficie totale di 45.420 metri quadrati. L’edificio si presenta con una geometria ortogonale collocata in posizione perpendicolare all’asse principale della Plaza Europa (e a 30° rispetto alla Gran Via), ponendosi così come elemento conclusivo per la piazza e come soggetto del dialogo con le torri perpendicolari che segnano l’accesso alla Gran Via. Questa relazione si manifesta ulteriormente nel grande taglio vetrato che segna il nucleo della torre per tutta la sua altezza, una sorta di piano verticale invisibile che si allinea all’asse principale del progetto della Plaza Europa. All’interno di questo volume si staglia un nucleo verticale rosso dalla forma organica la cui torsione e traslazione si converte nel riflesso dell’adiacente torre dell’hotel. Le due torri sono collegate alla base da uno zoccolo che contiene un atrio comune e spazi destinati a uso commerciale. L’insieme sia per la sua imponenza volumetrica sia per la dinamicità ed espressività delle forme si è già imposto come una delle più rappresentative tra le emergenze architettoniche dello skyline di Barcellona.

The project designed by Toyo Ito and b720 Fermín Vázquez Arquitectos in Plaza Europa in Barcelona is part of a new entrance gateway to the international airport over near the trade fair district of Hospitalet de Llobregat in the suburbs of the capital of Catalonia. The complex is composed of two towers that are different but set in close interaction. Indeed, as well as being joined together by a shared base building, the two towers, one used as a hotel and the other for offices, are both 110 metres tall and take on extremely powerful symbolic-expressive significance paying tribute to the old Venetian towers marking the entrance to the trade fair district of Plaza España. The Hotel Tower extends over 28 floors to cover an overall built-on surface area of 34,688 square metres encompassing 320 rooms, an entrance lobby, spacious banqueting hall, meeting and conference rooms, and utility areas (offices, storerooms etc). The tower has a structurally twisting form culminating towards the top in an expanding of its perimeter, so the basic plan is vaguely reminiscent of a three-leaf clover. This organic form means the tower gradually changes as you walk around it. To overcome the building’s geometric complexity, the facade has been divided into two layers. The internal layer is composed of a curtain wall fitted with aluminium and glass panels serving the purposes of both sound and heat insulation. The outside facade, which gives the tower is distinctive texture and makes it possible to develop its variable geometry, is made of independent red aluminium tubes connected at the ends by spherical joints that allow it to twist. The office tower is set over 23 floors above ground, plus two technical levels. It has diaphanous building plans with a wide structural span covering an overall surface area of 45,420 square metres. The building has an orthogonal layout and is set perpendicular to the main axis of Plaza Europa (and at 30° in relation to Gran Via), thereby making it a sort of terminal feature for the city square and a means of interaction with the perpendicular towers marking the entrance to Gran Via. This interaction is further embodied in the glazed cut running right up the entire height of the hub of the tower, a sort of invisible vertical plane that is aligned with the main axis of the Plaza Europa project. There is an organically-shaped red vertical core inside the structure, whose shifting and twisting is reflected in the neighbouring tower belonging to the hotel. The two towers are connected by a base structure holding a shared lobby and commercial spaces. Due to both its structural grandeur and the dynamism and expressiveness of its forms, the overall structure has already become one of the most distinctive architectural landmarks on the Barcelona skyline.

Credits Project: Toyo Ito AA and b720 Fermín Vázquez Arquitectos Toyo Ito AA Project: Toyo Ito, Takeo Higashi, Atsushi Ito, Wataru Fujie, Keisuke Sawamura,Florian Busch*, Andrew Barrie*, Shuichi Kobari, Kenichi Shinozaki**, You Hama** Work Management: Toyo Ito, Atsushi Ito, Wataru Fujie, Keisuke Sawamura, Shuichi Kobari,

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Nils Becker, Esteban Jaramillo* (* Ex-staff / ** Collaborator) b720 Fermín Vázquez Arquitectos Competition: Fermín Vázquez, Alexa Plasencia, Gustavo Sapiña, Pietro Peyron Project: Fermín Vázquez, Alexa Plasencia, Amparo Casaní, Ana Caffaro, Andrea Rodríguez, Cristina Algás, Daniel Valdés, Eduardo Calcerrada, Eike

Grossmann, Gaëlle Lauxerrois, Gemma Ojea, Helia Pires, Ileana García, João Cegonho, Laia Isern, Leonardo Novelo, Magdalena Ostornol, Mirko Usai, Nicolás Perfumo, Nikki Ross, Peco Mulet, Pietro Peyron, Tosca Salinas, Valeria Merota Work Management: Fermín Vázquez, Cristina Algás, Alexa Plasencia, Ana Caffaro, Laia Isern, Anaïs Blanc, Andrea Rodríguez, Carolina Ferrer, Gaëlle Lauxerrois,

Eike Grossmann, Giusy Otonelly, Joao Miguel, Magdalena Ostornol, Mirko Usai Structures Management: IDOM Ingeniería y Sistemas Plants Management: Grupo JG Asociados Execution Management: Bardají Capdevila Management Barcelona (BCMB) Office Tower Management: Layetana Inmobiliaria S.L. Hotel Tower Management: Layetana Inmobiliaria S.L.,

Bardají Capdevila Management Barcelona (BCMB) Facade Consultant: Estudio Marshall y Asociados (project phase) + Ferrés Arquitectos (works management phase) Main Contractor: F.C.C. Construcción Plants Contractor: Climava Gneral Construction Services: Socotec Iberia Quality Control: Applus

Security and Safety: Atisae Lighting: Artec 3 Landscaping (hotel): Bet Figueras Signals: Identity Design S.L. Promoter: Torres Porta Fira (FCC Construcción, Layetana Inmobiliaria, Metrópolis) + Promociones Urbanas (hotel) Final Clients: Realia (offices), Hoteles Santos (hotel)


Adria Goula


Sopra, planimetria generale. Sotto, pianta del livello di ingresso e sezione della torre per uffici.

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Above, site plan. Below, plan of the entrance level of the office tower.


Sopra, particolari costruttivi della facciata a doppia pelle della torre dell’albergo. Sotto, pianta di un piano intermedio e sezione della torre destinata ad albergo.

Above, constructional detail of the double skin facade of the hotel tower. Below, plan of an intermediate floor of the hotel tower.

1. Profilo della finestra ispezionabile di alluminio laccato con rottura del ponte termico/Lacquered aluminium ection of inspectable windows with heat bridge cut 2. Doppio vetrocamera (6/16/4+4) e trattamento del controllo solare/Double sealed cavity grazing unit (6/16/4+4) and solar control device 3. Pannello sandwich rifinito in foglio di alluminio laccato/Sandwich panel finished with lacquered aluminium 4. Pannello tagliafuoco/Fire break panel 5. Ancoraggi della pelle esterna in acciaio zincato verniciato/Painted galvanized steel bolts for exterior skin 6. Passamano per il fissaggio delle testate di ancoraggio del sistema di tubi della pelle esterna (acciaio zincato verniciato)/Fixxing strip of the bold heads of the exterior skin tubes system (painted galvanized steel) 7. Testate di appoggio del rivestimento di tubi di alluminio-acciaio inossidabile/Bearing end of the cladding of aluminium-stainless steel tubes 8. Tubi di alluminio laccato/Lacquered aluminium tubes 9. Stop di polietilene inseriti nei tubi di alluminio/ Polyethylene stops inserted in the aluminium tubes 10. Intradosso interno, doppia piastra di cartongesso/Internal intrados, double plasterboard plate 11. Fibra di rinforzo per l’isolamento acustico del pannello/Fibre reinforcing the insulation acoustic panel

274 l’ARCA 55


Adria Goula


Adria Goula


Details of the two towers that, tank to their dynamic form and expressive strength, constitute a new Landmark in Barcelona cityscape. Below and opposite page, two of the public spaces in the base structure from which the towers raise.

Adria Goula

Adria Goula

Particolari delle due torri, che con la loro dinamicitĂ e forza espressiva segnano un nuovo landmark nel paesaggio di Barcellona. Sotto e nella pagina a fianco, due degli spazi pubblici contenuti nella piastra che costituisce la base da cui si innalzano le due torri.

58 l’ARCA 274


Adria Goula


CUBE ORANGE IN LYON Jakob + MacFarlane

Un merletto arancione, come il minio, colore industriale tipico delle zone portuali, avvolge il volume di un cubo intagliato da un grande vuoto che si apre sul paesaggio dolce della Saona.

Nicolas Borel

Nel quadro dell’ambiziosa operazione di rinnovamento urbano della penisola della Confluence a Lione, la trasformazione dei vecchi docks integra una architettura di impronta contemporanea a una nuova programmazione culturale e commerciale. Questa zona, inizialmente composta di vecchi depositi, di gru e di elementi funzionali legati al fiume e al suo corso, sta velocemente trasformandosi; lungo la Saona e in faccia alle colline un nuovo paesaggio, territorio di sperimentazione, si è così quasi completamente definito. Il progetto del Cube Orange è concepito come un cubo ortogonale tagliato da un grande vuoto per rispondere alle esigenze di luce, circolazione dell’aria e viste. Questo vuoto "buca" l’edificio orizzontalmente partendo dalle rive del fiume e proiettandosi verso l’alto, fino alla terrazza sul tetto. Leggermente arretrato rispetto al padiglione esistente delle Saline, formato da tre arcate, il cubo vi si addossa conservando la sua autonomia. L’edificio, che occupa un’area di 29x33 metri, è concepito secondo una trama regolare di travi e pilastri proiettata per cinque piani. Una facciata leggera con una composizione delle aperture apparentemente aleatoria è completata da una sopra-facciata forata in alluminio con motivi pixelati che accompagnano il flusso della Saona. Il colore arancio si rifà al minio, colore ricorrente dei siti portuali. Una serie di perturbazioni volumetriche legate alla sottrazione di tre volumi conici disposti a un angolo della facciata, in copertura e a livello dell’ingresso, bucano il cubo generando dei luoghi e delle relazioni tra l’edificio, i fruitori, il sito e gli apporti di luce. Un primo luogo si inscrive in relazione con la struttura voltata del padiglione delle saline collegando visivamente i due elementi e liberando uno spazio in doppia altezza all’interno dell’edificio. Un secondo ellittico, monumentale, rompe la regolarità strutturale trave-pilastro su quattro piani formando nella profondità del volume un grande atrio attorno al quale si dispongono una serie di balconi collegati ai piani uffici. Il piano della facciata, arretrato verso l’interno, genera un rapporto estremamente dinamico nell’edificio che secondo la visuale non offre mai la stessa geometria. I piani terziari beneficiano della luce e delle viste verso l’esterno grazie ad ampie balconate accessibili a ogni piano. L’ultimo piano è arretrato con una grande terrazza da cui si può ammirare l’intero panorama di Lione e la Confluence. L’ottimizzazione del concetto di facciata permette di conciliare performance tecniche e confort visivo con un coefficiente di dispersione termica inferiore a 0,7W/m2 K e un fattore di luce diurna del 2% sulla quasi totalità degli uffici; una produzione termofrigorifera con pompe di calore su acqua di falda e il rinnovamento d’aria con recupero delle calorie ad alta efficienza sull’aria estratta. Traendo ispirazione dal linguaggio dell’edificio, basato sul movimento fluido della Saona, Jakob e MacFarlane hanno realizzato al suo interno l’allestimento di uno showroom di mobili e oggetti di design. La sfida era riunire in una sola esperienza i mondi dell’architettura e del design, con la singolarità del sito di Lione. Immaginato come una estrapolazione della facciata del Cube Orange, un fiume virtuale in tre dimensioni, le showroom è concepito come un volume che contiene un lungo muro poroso che avvolge lo spazio dello showroom a forma di L, ritmato da sessanta alveoli che contengono i mobili. Il visitatore è accompagnato dal muro d’ingresso verso gli spazi più raccolti che si affacciano sulle rive del fiume. Ogni alveolo è caratterizzato da una dimensione e da una forma uniche offrendo così una vista intima e privata di ogni pezzo di design.

Credits Project: Jakob+MacFarlane architectes Economy: Michel Forgue Hydraulic plants: Alto Ingénierie Acoustic plants: Avel Acoustique Structure: RFR GO+ Facade: T.E.S.S Client: Rhône Saône Développement/ Cardinal

60 l’ARCA 274


An orange lace, similar in shade to red lead, the typical industrial colour of port districts, envelopes a cube-shaped structure with a large gap in it that opens up to the gentle riverscape of River Saone.

As part of the ambitious project to redevelop the urban peninsula of the Confluence in Lyon, the transformation of the old docks incorporates a very modern looking work of architecture in a new culturalcommercial program. This area, initially composed of old warehouses, cranes and functional features connected with the river and its flow, is changing rapidly; a new land/riverscape along the River Saone opposite the hills, a sort of experimental plot of land, has now been almost completely defined. The Cube Orange project is designed like an orthogonal cube with a large empty space cut into it to meet needs in terms of light, air circulation and views. This opening "perforates" the building horizontally starting from the river banks and then projects up towards the roof terrace. Slightly set-back in relation to the old Salt Works Pavilion formed of three arcades, the cube rests against it while holding onto its own independence. The building, which takes up an area of 29 x 33 m, is designed around a regular pattern of beams and columns rising up across five floors. A light facade featuring an apparently random pattern of openings is completed by an aluminium over-facade perforated with pixel patterns accompanying the flow of the River Saona. The orange refers to the red-lead colour commonly found in ports and harbours. A series of structural disturbances, connected with the removal of three cone-shaped structures set at the corner of the facade on the roof and at entrance level, perforate the cube to generate spaces and relations between the building, its users, the site and inflowing light. A first space derives from interaction with the vaulted structure of the Salt Works Pavilion, visually connecting together the two features and freeing up a double-height space inside the building. A second elliptical, monumental space breaks down the structural regularity of the beam-column pattern across four floors to create a large lobby at the rear of the main structure surrounded by a set of balconies connected to the office floors. The facade surface, set back towards the interior, generates extremely dynamic interaction inside the building, which, depending on the viewpoint, never offers the same geometric layout. The services levels enjoy light and views towards the outside thanks to spacious balconies accessible on each floor. The top floor is set-back with a large terrace offering magnificent view across the Lyon and Confluence landscape. Optimising the facade concept makes it possible to reconcile technical performance and visual comfort with a heat dispersion coefficient of less than 0.7 W/m2 K and a daytime light factor of 2% right across almost all the offices; heat pumps generate thermal-refrigeration using groundwater and the air is circulated while recovering high-efficiency calories from the extracted air. Drawing inspiration from the building idiom based on the smoothly-flowing River Saone, Jakob and MacFarlane have created a showroom for design objects and furniture on the inside. The challenge was to combine the worlds of architecture and design with the distinctiveness of the location of the city Lyon into one single experience. Envisaged as an extrapolating of the Cube Orange’s facade, a virtual three-dimensional river (the showrooms) is designed like a structure that holds a long porous wall enveloping the L-shaped showroom space, decorated with a pattern of 16 honeycomb-shaped units holding the furniture. Visitors are accompanied from the entrance wall into the cosier spaces facing towards the river banks. Each honeycomb-shaped unit has its own unique size and form, thereby offering an intimate and private view of every single design piece.

A Lyon Confluence, il Cube Orange si relaziona con la luce e il paesaggio del lungofiume che filtrano attraverso il pizzo tecnologico della maglia metallica che lo avvolge in una pelle color arancio. Nelle pagine successive, particolari della pelle forata in alluminio con motivi pixelati.

Cube Orange at Lyon Confluence interacts with light and the riverscape that are filtered through the technological ‘lace’ of the metal web enveloping it with an orange-coloured skin. Following pages, details of the aluminium skin perforated with pixel patterns.

274 l’ARCA 61


Nicolas Borel




Nella pagina fianco, il volume cubico dell’edificio è forato da un grande cono che apre gli spazi dei piani destinati agli uffici al paesaggio della Saona e alla luce naturale. In questa pagina, dall’alto sezione longitudinale, piante dei piani mezzanino, quinto, e terreno e planimetria generale della Confluence. Nelle pagine successive, diagrammi concettuali dello sviluppo dell’intersezione tra il volume de cubo e l’elemento conico.

Opposite page, the cube-shaped building structure is perforated by a large cone opening up the spaces on the office levels to the Saone landscape and natural light. This page, from top, longitudinal section, plan of the mezzanine, fifth and ground floors, and site plan of the Confluence. Following pages, conceptual diagrams of the development of the intersection between the cube and cone-shaped element.

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In alto, la terrazza panoramica ricavata dall’arretramento dell’ultimo piano. In basso, particolari dello showroom realizzato dai progettisti all’intero dell’edificio.

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Top, observation deck constructed in the set-back section of the top floor. Bottom, details of the showroom that the designers have created inside the building.



GALLERIA CENTERCITY IN CHEONAN, SOUTH KOREA UNStudio

“Secondo me la cosa più interessante tra gli effetti della Galleria a Cheonan è che a causa della disposizione dell’atrio e del trattamento moiré della facciata vengono prodotte illusioni che risultano in un’apparente alterazione di scale e creano immagini doppie. Non c’è una sola immagine stabile in questo edificio” Ben van Berkel

Kim Yong-kwan

Kim Yong-kwan

Il progetto di UNStudio per la Galleria Centercity non è il risultato di un approccio consuetudinario e standardizzato, bensì si fonda sull’osservazione delle tendenze attuali di comportamento nei grandi spazi commerciali. Nel Sudest asiatico in particolar modo i grandi magazzini svolgono una funzione altamente sociale: è qui che la gente si incontra, si riunisce, mangia, beve, fa acquisti o guarda le vetrine. I grandi magazzini non sono più solo spazi commerciali, ma offrono all’architetto la possibilità di elaborare ed espandere l’esperienza sociale e culturale degli utenti. Se oggi pensiamo ai musei come supermarket, allora possiamo anche vedere i supermarket come musei. Al cuore di questo progetto c’è un’interpretazione estesa dell’utilità al di là dell’efficienza e del tasso di redditività. “Seguendo questa logica, e un programma funzionale più articolato, UNStudio ha cercato di realizzare un progetto che stimolasse l’esperienza degli utenti”. All’esterno, ciò si traduce in un apparenza che è quasi impossibile fissare. Le facciate a doppio strato sono articolate in uno schema trompe-l’-oeil di mon-

tanti verticali. Le linee verticali sulla facciata rendono illeggibile la scala dell’edificio: è di tre piani o di quindici? All’interno, questo gioco di scala e dimensioni continua in maniera altrettanto radicale. Appena entrati, il grande magazzino si rivela come uno spazio variegato e stratificato che incoraggia l’esplorazione e si svela via via che lo si attraversa. Dal punto di vista delle funzioni, la Galleria di Cheonan incorpora alcuni spazi pubblici e culturali, tra cui un centro per l’arte e la cultura e un’area VIP. Al piano interrato, un’area dedicata alle specialità gastronomiche, perfettamente integrata nella strategia progettuale generale, costituisce uno dei luoghi privilegiati dell’edificio. Cheonan, che si trova circa 80 Km a sud di Seoul, è ben collegata con la capitale oltre che con la ferrovia e la strada, con una linea ad alta velocità completata di recente. La zona intorno al nuovo terminal di questa linea è in via di sviluppo e, chiaramente visibile dalla strada principale – la Galleria Centercity ne segna l’ingresso. 70 l’ARCA 274


“The most interesting thing to me about the effect of the Galleria Cheonan is that, because of the organisation of the atrium and the moiré treatment of the facade, Illusions are created which result in the seeming alteration of scales and the creation of double images. No image is permanent in this building.” Ben van Berkel

Kim Yong-kwan

Kim Yong-kwan

Rather than being the outcome of a prescriptive, standard-critical approach, UNStudio’s design of the Galleria Centercity is based on observations of current behavioural tendencies in large commercial spaces. Particularly in South East Asia, department stores serve a highly social function; people meet, gather, eat, drink and both shop and window shop in these venues. The department store is no longer solely a commercial space, it now offers the architect the opportunity to build upon and expand the social and cultural experience of the visitor. If today we are seeing the museum as a supermarket, then we are also now seeing the department store as a museum. An expanded interpretation of utility beyond efficiency and profitability is at the heart of the design. In view of this, along with a more varied programme, UNStudio’s design seeks to provide a stimulating experience for the visitor. On the outside, this is translated into an appearance that is almost impossible to fix. The double layered facades are articulated in a trompe l’oeil pattern of vertical mullions. The vertical lines on the façade make the scale of the build-

ing unreadable; does it contain three floor levels, or fifteen? On the inside, this play with scale and dimension is continued in a way that is at least as radical as the outside. Upon entering, the department store is revealed as a layered and varied space which encourages investigation and unfolds as you move through and up the building. Programmatically, the Galleria Cheonan incorporates a number of cultural and public spaces, including an art and cultural centre and a vip room. In the basement, a food court and specialty supermarket constitute another distinct destination within the building, which is simultaneously integrated with the overall design strategy. Situated some 80km south of Seoul, Cheonan is well connected to the capital by railway and road, with a new high speed rail link having recently been completed. The area around the new high speed terminal is under development and – prominently visible from the main road – the Galleria Centercity marks the entrance to this new development area. 274 l’ARCA 71


Nelle pagine precedenti, sequenze cromatiche e sotto della facciata della Galleria Centercity realizzata a Cheonan.

Kim Yong-kwan

Previous pages and below chromatic sequence of the facade of Galleria Centercity, realized in Cheonan.

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Il tema architettonico dominante della Galleria di Cheonan è la fluidità dinamica. Sia all’interno che all’esterno. L’architettura di questo edificio di 66.000 metri quadrati si conforma alla sua posizione preminente proponendosi con un aspetto deliberatamente mutevole su tutti i lati. Effetti moiré, animazioni e luci speciali assicurano un’apparenza in costante mutamento all’esterno. La facciata a doppio strato che avvolge l’edificio presenta alcune aperture strategiche incorporate nello strato più interno. Queste aperture favoriscono l’ingresso della luce naturale all’interno. Allo stesso tempo, le lamelle dello strato esterno prevengono l’irraggiamento diretto del sole, assicurando un ambiente fresco all’interno, e l’uso di finiture bianche in tutti gli interni riduce al minimo la necessità di illuminazione artificiale. La facciata è predisposta strategicamente per creare un’illusione ottica. Di giorno, l’edificio ha un’apparenza monocroma e riflettente, mentre di notte colori tenui vengono utilizzati per creare onde di luce colorate che attraversano la grande superficie di facciata. Il progetto dell’illuminazione è stato realizzato in parallelo con quello architettonico e sfrutta al massimo la struttura a doppia strato della facciata. Animazioni computerizzate, studiate appositamente da UNStudio, sono integrate nel progetto dellilluminazione della facciata e si riferiscono a temi legati allo spazio commerciale, come la moda, gli eventi, l’arte, la vita pubblica. Questa facciata multimediale è al momento la più grande superficie illuminata in questo modo al mondo. Gli interni sono caratterizzati dalla stratificazione di piani tondeggianti sorretti da lunghe colonne e dalla ripetizione delle curve, sottolineata da fasce di luce che si snodano lungo i soffitti delle piattaforme. Quattro gruppi stratificati di funzioni, ciascuno di tre piani e con aree pubbliche, sono collegati al vuoto centrale. Questa organizzazione favorisce un flusso fluido verso l’alto delle persone che attraversano l’edificio dall’atrio al piano terra fino alla terrazza sul tetto. Poiché i piani sono posizionati nello spazio in modo rotazionale, lo spazio centrale funge da punto di orientamento e di distribuzione verticale della circolazione e da catalizzatore di tutto lo spazio commerciale. I collegamenti fisici e visivi sono progettati per generare un ambiente vivace e stimolante, in cui l’utente è protagonista.


The main architectural theme for the Galleria Cheonan is that of dynamic flow. This is found both inside and outside. The architecture of the 66,000 square metres building responds to its central position by presenting a deliberately changeable aspect all-around. Moiré effects, special lighting and animations ensure that the outside changes appearance constantly. The double layered facade encloses the building, with a number of strategic openings incorporated into the inner facade layer.These openings provide daylight to the interior. At the same time, the lamellas of the outer façade prevent direct sunlight from entering the building, ensuring a cooler environment, while the use of white finishes throughout the interior minimises the need for artificial lighting. The strategy for the building enclosure consists of creating an optical illusion. During the day the building has a monochrome reflective appearance, whilst at night soft colours are used to generate waves of coloured light across the large scale illuminated surface. The lighting design was developed in parallel with the architecture and capitalises on the double layered facade structure. Computer generated animations specially designed by UNStudio are incorporated into the lighting design and refer to themes related to the department store, such as fashion, events, art and public life. The media facade is the largest illuminated surface of its kind in the world. The interior derives its character from the accumulation of rounded plateaus on long columns. The repetition of curves, enhanced by coiled strip lighting in the ceilings of the platforms, gives the interior its distinctive character. Four stacked programme clusters, each encompassing three storeys and containing public plateaus, are linked to the central void. This organisation propels a fluent upstream flow of people through the building, from the ground floor atrium to the roof terrace. As the plateaus are positioned in a rotational manner in space, they enable the central space to encompass way finding, vertical circulation, orientation and act as main attractor of the department store. The spatial and visual connections within the space are designed to generate a lively and stimulating environment, in which the user is central.

Sotto, diagramma della variazione in facciata giorno/notte, monocroma/colorata e schema per la definizione della circolazione verticale.

Below, diagram of façade changes day/night, monochrome/coloured, and scheme for the definition of vertical circulation.

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Sopra, diagramma per lo studio dei colori dei due strati della facciata. Sotto, particolare costruttivo della doppia pelle della facciata.

Above, diagram for the colour scheme of the two layers constituting the facade. Below, constructional detail of the double skin façade.

Credits Project: UNStudio Design Team: Ben van Berkel, Astrid Piber with Ger Gijzen, Marc Herschel and Marianthi Tatari, Sander Versluis, Albert Gnodde, Jorg Lonkwitz, Tom Minderhoud, Lee Jae-young, Woo

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Jun-seung, Constantin Boincean, Yu-chen Lin Interior: Ben van Berkel, Astrid Piber with Ger Gijzen, Cristina Bolis and Veronica Baraldi, Lee Jae-young, Felix Lohrmann, Kirsten Hollmann, Albert Gnodde, Martijn Prins, Joerg Lonkwitz,

Malaica Cimenti, Florian Licht, William de Boer, Eelco Grootjes, Alexia Koch Executive Architect/ Site Supervision/ Landscape Architect: Gansam Architects & Partners Design Team: Kim Tai-jip, Han Ki-young, Nam Myung-

kwan, Yoon Chang-bae, Park Seong-beom, Kwon Na-young, Nam Young-ho Interior: Lee Seung-youn, No Se-hyo, Ryu Hee-won, Na Min-hee Façade Consultant: KBM Co. Façade advisor: ABEi

Light Designer: a.g. Licht Content Design/Animation UNstudio Media facade controlling: Lightlife Way-finding Designer: Geerdes Ontwerpen Visuals: UNStudio and

rendertaxi Structural Engineer: Kopeg Engineering Electrical Engineer: Ilshin E&C Mechanical Engineer: Sahmwon MEC Civil Engineer: CG E&C Main Contractor: Hanwha E&C Co. Façade contractor:

Iljin Unisco Façade Lighting: Zumtobel, Hwangduck, B2 Interior Contractors: Joong Il, Won Intertech, Artifort, Gawon, Creid, Hanmi, Sangwon S&D, Daehye Client: Hanwha Galleria Co.


In basso, pianta del primo piano e del soffitto del primo piano; al centro, piante del terzo e dell’ottavo piano; in alto, pianta dl quinto piano e sezione longitudinale.

Bottom, plan of the first floor and of first floor reflected ceiling; in the middle, plans of the third and eighth floors; top, plan of the fifth floor and longitudinal section.

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Kim Yong-kwan

Kim Yong-kwan


Kim Yong-kwan

Nella pagina a fianco, la facciata che è predisposta strategicamente per creare un’illusione ottica: di giorno, l’edificio ha un’apparenza monocroma e riflettente, mentre di notte colori tenui vengono utilizzati per creare onde di luce colorate che ne attraversano la grande superficie. A sinistra e sotto, l’ampia area al piano interrato dedicata alla gastronomia.

Opposite page, the facade is studied for creating optical illusions: during the day the building has a monochrome reflective appearance, whilst at night soft colours are used to generate waves of coloured light across the large scale illuminated surface. Left and below, the food court and specialty supermarket in the basement.


Christian Richters

Christian Richters Christian Richters

Gli interni sono caratterizzati dalla stratificazione di piani tondeggianti sottolineati da fasce di luce che si snodano lungo i soffitti e sorretti da lunghe colonne. Quattro gruppi stratificati di funzioni, ciascuno di tre piani e con aree pubbliche,

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sono collegati al vuoto centrale. PoichĂŠ i piani sono posizionati nello spazio in modo rotazionale, lo spazio centrale funge da punto di orientamento e di distribuzione verticale della circolazione e da catalizzatore di tutto lo spazio commerciale.

The interior are characterized by the accumulation of rounded plateaus on long columns, enhanced by coiled strip lighting in the ceilings. Four stacked programme clusters, each encompassing three storeys and containing public

plateaus, are linked to the central void. As the plateaus are positioned in a rotational manner in space, they enable the central space to encompass way finding, vertical circulation, orientation and act as main attractor of the department store.


Christian Richters


L’ALBERO DI CRISTALLO IN TIMISOARA, ROMANIA Bodega & Partners

Un edificio “vivo”, studiato per massimizzare gli apporti della radiazione solare e dunque consentire un risparmio in termini di fabbisogno energetico.

A "living" building designed to exploit solar radiation to the maximum and hence allow energy savings. “L’albero di cristallo” è un edificio di tredici piani a destinazione commerciale, uffici e residenziale, che sorgerà in un’area verde nel centro di Timisoara, in Romania, e con essa condividerà i ritmi stagionali, il riverbero delle luci, la mutevollezza dei colori. L’edificio è stato concepito come un vero e proprio albero in cui anche i sistemi energetici che lo alimentano prendono spunto dalle funzioni vitali tipiche del mondo vegetale. “L’albero di Cristallo”, quindi, è un vero e proprio micro ecosistema che da un lato è radicato profondamente al territorio e dall’altro ne rappresenta lo spirito, verso l’autonomia energetica. La costruzione è costituita da un nucleo verticale centrale dove “scorrono” tutti i collegamenti verticali: scale, ascensori, impianti. E' la vera e propria linfa vitale dell'edificio che dalla sonda geotermica abbinata a un impianto in pompa di calore, distribuisce a tutti i piani acqua calda e refrigerata per il riscaldamento e raffrescamento degli ambienti. L'involucro è la vera e propria chioma dell'albero: un volume costituito da pannelli vetrati opachi e trasparenti di diversi colori i cui aggetti e sfondati creano ombre di diversa intensità dando al complesso un'immagine di vibrante leggerezza. Sono questi le vere e proprie “foglie” dell'edificio alle quali sono accoppiati, in modo puntiforme lungo la facciata, moduli di microserre e fotovoltaici per trasformare l'energia solare in energia elettrica proprio come succede durante la fotosintesi clorofilliana. L'edificio segue anche il susseguirsi delle stagioni: la sua pelle, infatti, dai colori accesi dell'estate, garantiti da semplici dispositivi quali tende, pannelli e brise soleil, si “spoglia” d'inverno assumendo toni smorzati, neutri, monocromatici. Le tecnologie edilizie, i materiali e le dotazioni impiantistiche sono concepiti come sistemi “aperti” che possano essere aggiornati e implementati secondo le nuove esigenze e tendenze internazionali. "The Crystal Tree" is a thirteen-storey building used for commercial, office and residential purposes planned to be built in a green area in downtown Timisoara in Rumania, sharing its seasonal rhythms, reverberating lights and shimmering colours. The building has been designed just like tree, in which the energy systems supplying it draw inspiration from the typical vital functions of vegetation. "The Crystal Tree" is, therefore, an authentic micro-ecosystem, which, on one hand, is deeply entrenched in the land and, on the other, actually represents its spirit, while also guaranteeing energy independence. The construction is composed of a central vertical core where all the vertical links "flow": stairways, lifts, plants & systems. This is the genuine lifeblood of the building, which draws on a combination of a geothermal probe and heat pump system to distribute hot and cold water to all the different floors for heating and cooling purposes. The shell is the foliage of the tree: a structure composed of opaque and transparent panels in different colours, whose overhangs and perspectives create different degrees of shadow instilling the complex with a vibrantly light image. These are the building’s "leaves” connected at various points along the facade by micro glass-chambers and photovoltaic units designed to convert solar energy into electricity, just as happens during photosynthesis. The building also follows the passing of the seasons: the bright colours of its skin in summer, guaranteed by such simple devices as curtains, panels and shutters, are "stripped off” in winter to take on duller, more neutral and monochromatic shades. The building technology, materials and plant-engineering are designed as "open" systems that can be updated and adapted to new international trends and demands.



Schizzi preliminari del progetto “L’albero di cristallo”, un edificio pensato per integrarsi in una zona verde del centro di Timisoara.

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Preliminary sketches for the "Glace Tree" project, a building designed to be incorporated in a landscaped area in the centre of Timisoara.


Sopra, schemi del concept energetico. Nel nucleo verticale centrale, ispirato al sistema linfatico degli alberi, “scorrono� tutti i collegamenti e i sistemi impiantistici, oltre alla sonda geotermica abbinata a un impianto

in pompa di calore, che distribuisce a tutti i piani acqua calda e refrigerata per il riscaldamento e raffrescamento degli ambienti. Sotto, piante del piano tipo con le colorazioni possibili nelle diverse stagioni.

Above, energy concept diagrams. All the links and plant-engineering systems "flow" through the central vertical core, inspired by the lymphatic system of trees, as does the geothermal probe combined

with a heat-pump system to supply hot and cooled water to all the different floors for heating and cooling purposes. Before, typical floor plan with possible colours in different season.

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Nella pagina a fianco, rendering, schizzi della facciata e prospetto. Sotto, sezione. Modelli arborei da cui ha tratto ispirazione il progetto e schizzo di un pannello di facciata. L’involucro è costituito da pannelli vetrati opachi e trasparenti di diversi colori i cui aggetti e sfondati creano ombre di diversa intensità. Ai pannelli sono accoppiati, in modo puntiforme lungo la facciata, moduli di microserre e fotovoltaici per trasformare l’energia solare in energia elettrica. L’edificio segue anche il susseguirsi delle stagioni: la sua pelle, infatti, dai colori accesi dell'estate, garantiti da semplici dispositivi quali tende, pannelli e frangisole, si “spoglia” d’inverno assumendo toni smorzati, neutri, monocromatici.

Opposite page, rendering, facade sketches and elevation. Below, section. Above, models of trees on which the project is based and sketch of a facade panel. The shell is made of opaque and transparent panels of different colours, whose overhangs and backgrounds create different degrees of shading. Panels are paired at various points along the facade with micro-glasshouse modules and photovoltaic units to convert solar energy into electricity. The building also follows the passing seasons: from bright summer colours provided by simple devices such as curtains, panels and sunscreens, its skin actually "bares itself" in winter to take on duller, more neutral, monochromatic shades.

Credits Project: Bodega & Partners: Cesare Archetti, Fauso Baresi, Paolo Bodega, Dario Quarantini Design Team: Paolo Bodega, Chiara Airoldi, Roberto Songini, Takamasa Sugiura Eco-sustainability: Lab.01, Luca Castelli Structural Project: Favero & Milan Ingegneria Plants Project: Brescia2progetti Client: Cobrema

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MAISON DES ENSEMBLES IN PARIS Atelier Filippini

In un quartiere parigino, dove si compenetrano tradizione popolare e una nuova vitalità artistica e culturale, un intervento che coniuga memoria storica e nuova identità architettonica

A project combining recollections of the past with a new architectural identity has been constructed in a neighbourhood of Paris, where popular tradition and a new form of artistic-cultural vitality merge together.

Realizzata nel quartiere d’Aligre, nel 12° arrondissement parigino, la Maison des Ensembles risponde alla volontà della Ville de Paris di mettere a disposizione degli abitanti un edificio pubblico a vocazione associativa, sociale, culturale e sportiva. Il progetto associa l’intervento su due edifici, di cui uno del XVII secolo, parzialmente vincolato. I due corpi di fabbrica formano una pianta ad L, di cui l’edificio più antico si allunga verso la rue d’Aligre, mentre l’altro è situato sul fondo della parcella e conclude la prospettiva del cortile. L’edificio del XVII secolo è stato ristrutturato nel rispetto delle sue caratteristiche architettoniche originali, riprendendone i volumi originari ma anche i principali materiali nonché il trattamento di alcuni dettagli più significativi. Al piano terra, la hall d’ingresso attraversa il corpo di fabbrica creando una continuità tra il cortile d’accesso e il terreno di sport e dando così unità all’interno complesso. Ai piani superiori sono distribuiti le sale per attività artistiche, gli uffici e le sale di riunione per associazioni, una sala di danza attrezzata al terzo piano. In un volume-cerniera tra i due corpi fabbrica sono inseriti la scala principale, l’ascensore e, per ogni piano, i servizi igienici e una hall che serve i due corpi. Una facciata vetrata su tutta la verticale della scala, ne segna l’intero sviluppo e offre un’apertura visiva verso il terreno di sport e, in primo piano, il muro vegetale di separazione con le abitazioni. L’intervento sull’edificio in fondo al cortile rappresenta l’elemento più emblematico, che ne connota la cifra contemporanea. Il vincolo costituito dalla profondità limitata del corpo d’origine, che non premetteva la coesistenza delle sale e dei percorsi di comunicazione, è confluito nella costruzione di un sistema di corridoi all’esterno e in aggetto rispetto alla facciata. Sviluppata sull’intera facciata, a eccezione del piano terra, una seconda facciata in vetro serigrafato genera un filtro traslucido tra i volumi interni e la strada. La serigrafia associa su un fondo trasparente, delle parti traslucide e alcuni elementi specchianti in modo da apparire diversa a seconda dei punti di vista e delle condizioni di luci differenti. Da questa superficie, si staccano tre volumi, sorta di bow window che animano la composizione segnalando al contempo gli accessi agli spazi retrostanti e creando altrettante alcove per la sosta, il riposo ecc. La loro superficie vetrata, trattata con un film ad alta tecnologia, può essere utilizzata per retroproiezioni di immagini e scene diffuse dai vari artisti che si alternano all’interno dell’edificio. Un’illuminazione specifica di tipo dinamico a led completa scenograficamente l’intervento offrendo un’ampia scelta di soluzioni luminose. L’intervento si allinea ai criteri di massima efficienza energetica, confort acustico e di illuminazione e flessibilità degli spazi interni.

Built in the Aligre neighbourhood in the 12th arrondissement of Paris, the Maison des Ensembles caters for Paris City Council's plans to provide local inhabitants with a public building for associations and social, cultural and sports purposes. The project is constructed over two buildings, one dating back to the 17th century that is partly subject to building constraints. The two constructions form an L-shaped plan in which the older building extends towards Rue d’Aligre, while the other is located at the rear of the building lot closing off the perspective towards the courtyard. The 17th- century building has been modernised in accordance with its original architectural features, restoring its original structures and basic materials, also maintaining the way certain key details are handled. The ground floor entrance hall crosses the building to create continuity between the entrance courtyard and sports field, thereby unifying the entire complex. The rooms catering for art activities, offices and meeting rooms for associations, as well as a fully-equipped dance hall on the third floor, are all located on the upper floors. The main stairway, lift, restrooms serving each floor, and a hall for each of the two buildings, are all located in a hinge-structure set between the two main constructions. A glass facade running up the entire stairway marks the overall development of the building and offers a view towards the sports ground and, in the foreground, the wall of vegetation separating it from surrounding housing. The project for the building at the rear of the courtyard is the most striking feature, designed in a very cutting-edge style. The constraint concerning the limited depth of the original structure, which prevented the various halls and corridors from coexisting, was also complied with in the construction of a system of external corridors that project over the facade. A second serigraphed facade running right across the entire main facade, except for the ground floor, creates a translucent filter between the interior structures and road. The serigraph brings together the translucent parts and certain reflective elements against a transparent background, so that it looks different according to the viewpoint and light conditions. Three structures, reminiscent of bow windows, are detached from this surface to liven up the composition, at the same time marking the entrances to the rear spaces and creating alcoves for relaxing, arresting etc. Their glass surface, treated with a special high-tech film, can also be used for rear projections of images and diffused installations created by various artists alternating inside the building. Special dynamic LEDstyle lighting adds the final touch to the overall project by offering a wide selection of lighting solutions. The design fits in with guidelines concerning maximum energy efficiency, acoustic and lighting comfort, and the flexibility of the interior spaces.

Credits Project: Atelier Filippini - Renato Filippini Collaborators: Matteo Tranchesi Roberta Esposito Engineering: SLH ile de France

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Acoustic plants: ORFEA acoustique General contractor: Pradeau & Morin Contractors: Trespa (facade panels), Vitro (Silk-printed glasses), Jensen (steel doors and windows)

Schuco (facades), Moderne Methode (floors), Marazzi (ceramic floors), Artepy (bamboo parquet), Algaflex (partition walls), Oberflex (acoustic panels), Placo (acoustic false ceilings), France Air (ventilation),

Ferrari Soltis (solar protection), Jakob (green wall), Targetti (Lighting), Thorn (Lighting) Client : Ville de Paris – Direction du Patrimoine et de l’Architecture



Edificio B (XIX secolo) Building B (19th century)

Estensione vetrata Glass extension

Blocco servizi e distribuzione Utilities and distribution block

Edificio A (XVII secolo) Building A (17th century)

Locali tecnici Utility rooms

Uffici/Offices Sottotetti Under-roof section

Spogliatoi Locker rooms Estensione vetrata Glass extension

Terzo piano Third floor

Sala di danza Dance hall

Sale di registrazione Recording rooms Estensione vetrata Glass extension

Uffici/Offices Secondo piano Second floor

Sala polivalente Multi-purpose room

Sala polivalente Multi-purpose room Estensione vetrata Glass extension

Primo piano First floor

Uffici/Offices

Sala polivalente Multi-purpose room

Piano terra Ground floor

Sottosuolo Basement

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Hall Sala polivalente Multi-purpose room

Locali tecnici Utility rooms


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ARC EN CIEL IN BORDEAUX Bernard Bühler

Vincent Monthiers

L’operazione “Arc en Ciel” s’inserisce all’entrata del quartiere Grand Parc, all’angolo di rue Portmann, Huyard e dell’avenue Emile Cornord a Bordeaux. Atipico rispetto al quartiere per le sue forme curvilinee e colorate, l’edificio progettato dall’architetto bordolese Bernard Bühler ospita una quarantina di alloggi social, 800 metri quadrati di uffici e dei parcheggi. Il dinamismo e la variazione cromatica delle facciate si scompone in tre fasce stratificate che riflettono l’organizzazione funzionale dell’edificio. A piano terreno, una griglia di protezione in metallo stirato avvolge e maschera il parcheggio di una trentina di posti auto. Il primo piano completamente vetrato accoglie gli uffici facendo da transizione tra la zona pubblica e di circolazione stradale e gli alloggi. I cinque livelli superiori, dal secondo al sesto, sono declinati con bande colorate formate da lame verticali vetrate che racchiudono la parte destinata agli appartamenti. Delle scatole colorate, sorta di bow-window vetrati, si proiettano dalla facciata e spezzano il ritmo delle lame colorate; essi offrono un prolungamento delle terrazze o degli spazi di vita e filtrano la relazione tra gli alloggi e il contesto urbano. La dinamica di questa pelle colorata e trasparente che avvolge interamente la costruzione è ritmata

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dalla variazione compositiva della sua superficie, la perturbazione delle proiezioni dei bow-window vetrati sulle tre facciate si annulla sulla zona dei sistemi di circolazione e di distribuzione degli appartamenti. I concetto distributivo degli interni attraverso un sistema di passerelle permette di organizzare degli appartamenti traversanti che si aprono da una parte sulle logge protette e, dall’altra, su spazi di incontro aperti, illuminati e ventilati. La lame vetrate colorate generano all’interno dell’edificio degli ambienti qualitativi, fungendo da tamponi tra la città e gli alloggi con lo scopo creare spazi di vita intimi e protetti rispetto alla realtà del contesto urbano. Il rapporto verso la città e il quartiere è allo stesso tempo declinato dalla trasparenza delle vetrate dei balconi e dallo spazio libero tra ogni lama. Il miglioramento della qualità di vita è al centro del progetto, tutti gli appartamenti beneficiano di soggiorni proiettati verso le logge che lasciano penetrare la luce naturale necessaria. Grazie al movimento delle facciate, l’edificio offre alla città un nuovo dinamismo che riflette i suoi ritmi e accompagna il percorso del nuovo tram visto come motore per la città di Bordeaux.


Una facciata dinamica e colorata, ritmata da bow-window vetrati afferma una nuova qualità degli spazi di vita vivacizzando la dimensione del quartiere.

A dynamic and colourful facade decorated with glazed bow-windows to raise the quality of the living spaces and inject fresh life into the neighbourhood.

The “Arc en Ciel” project is incorporated at the entrance to the Grand Parc neighbourhood at the corner between Rue Portmann, Huyard and Avenue Emile Cornord in Bordeaux. The building stands out from the rest of the neighbourhood due to its colourful curved forms and was designed by the architect from Bordeaux, Bernard Bühler. It actually accommodates about forty subsidised council flats, 800 aquare metres of offices and parking facilities. The dynamism and chromatic variation of the facades breaks down into three layered strips reflecting the functional layout of the building. A protective grill made of tensile metal on the ground floor envelops and conceals parking room for about thirty cars. The all-glass first floor holds offices providing a transition zone between the public area and roads/housing. The five upper levels from the second to sixth floors feature coloured bands formed out of vertical glass blades covering the apartments. Coloured boxes, a kind of bow window, protrude from the facades and break down the pattern of coloured blades; they are actually an extension to the terraces and living spaces and provide a filter between the housing and cityscape. The dynamism of this colourful, transparent skin entirely enveloping the construction is dictated by the

stylistic variation in its surface; the protruding glass bow-windows on the three facades is cancelled out around the circulation and distribution systems serving the apartments. The distribution concept for the interiors based on a system of corridors means that the apartments can be set out crosswise, opening up, on one side, to the protected loggias and, on the other side, to the open, brightly-lit and ventilated congregation spaces. The coloured blades help create high-quality premises inside the building, acting as buffers between the city and apartments, so as to create intimate and protected living spaces in relation to the outside urban setting. Interaction with the city and surrounding neighbourhood is, at the same time, guaranteed by the transparent nature of the glass windows of the balconies and spaces between the blades. The project focuses on improving the quality of life, so all the apartments have lounges projected towards the loggias allowing all the necessary natural light to flow in. Thanks to the motion inherent in the facades, the building injects fresh dynamism into the city, reflecting its rhythms and accompanying the route of the new tram that is seen as a driving force for the city of Bordeaux.

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Nelle pagine precedenti e nella pagina a fianco in alto, l’edificio Arc en Ciel a Bordeaux caratterizzato dai cromatismi dell’involucro trasparente in lame verticali ritmato dai volumi dei bow-window vetrati degli appartamenti. Sopra, dal basso in alto, piante del piano terreno, del primo piano, del piano tipo e sezione trasversale. A destra, planimetria generale e planimetria dell’area di intervento.

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Previous pages and opposite pages, top, the Arc en Ciel building in Bordeaux, which stands out for the chromatic patterns of its transparent shell made of vertical blades set alongside the glazed bow-windows of the various apartments. Above, from bottom, plans of the ground floor, first floor, standard floor and cross-section. Right, site plan and layout of the project area.


Vincent Monthiers

A fianco e sopra il sistema di passerelle, schermate dal sistema di lame vetrate colorate, che distribuiscono i piani degli appartamenti offrendo degli spazi supplementari di incontro, ampiamente illuminati e areati.

Opposite and above, system of corridors shielded by the system of coloured glass blades helping set out the various floors of apartments and providing additional, brightly-lit and well-aired congregation spaces.

Credits Project: Agence Bernard BĂźhler Structural engineering: IOSIS Sud-Ouest Contractors: TMSO/SIREC/SOMIR/SMP/ Segonzac/SER/Massot/ SERE/SCHINDLER SA2P/Saye/Novello/Girel Client: INCITE

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Photos: Peppe Avallone per M.N. Metropolitana di Napoli S.p.A.

STAZIONE “UNIVERSITÀ” DI NAPOLI AN ART METRO STATION Karim Rashid

La nuova stazione della metropolitana di Napoli “Università”, inaugurata lo scorso settembre, è la prima di cinque nuove stazioni della linea 1che serve aree strategiche della città partenopea ed è parte del circuito delle “Stazioni dell’Arte” realizzate da M.N. Metropolitana di Napoli (www.metro.na.it). Tutte le “Stazioni dell’Arte”, caratterizzate da ambienti spaziosi e funzionali, sono progettate da architetti di fama internazionale che hanno realizzato sia gli ambienti interni che quelli esterni decorandoli con sculture, installazioni e opere d’arte contemporanea. Per questa stazione, l’incarico è stato affidato a Karim Rashid (con progetto generale coordinato da Atelier Mendini), che si è lasciato trasportare dal proprio flusso di coscienza tecno-pop, riuscendo a dare una forma alle sue fantasie celebrali rappresentate qui con grafiche che richiamano reti neurali e sinaspi. La nuova stazione ha un’utenza multi-culturale, costituita soprattutto dalla comunità accademica. Scendendo dalla piazza nella stazione, si percorre uno spazio rivestito con piastrelle su cui sono stampati neologismi derivati dai nuovi linguaggi legati al mondo digitale. Giunti nell’atrio della stazione ci si trova avvolti da un ambiente soft vivacizzato da una vasta tavolozza di colori e segni grafici. Al di là dei tornelli e del box agenti, lo spazio è caratterizzato da due grandi pilastri cilindrici neri (Conversational Profile), il cui volume è modellato in maniera che da qualsiasi punto di vista appaiano come profili di volti umani. Sulla parete di fondo si staglia un lungo light box, Ikon, nel quale sembra galleggiare una serie di figure dotate di tridimensionalità virtuale. Tra il light box e i pilastri neri, Synapsi, una sinuosa scultura in acciaio satinato, rimanda all’intelligenza umana e in particolare alle sinapsi del nostro cervello. Procedendo verso le scale mobili, si è immersi nella luce che si sprigiona dalla controsoffittatura in pannelli di cristallo traslucido, serigrafati in rosa e in azzurro con le immagini del repertorio di Rashid. 94 l’ARCA 274

Al piano intermedio -1 cambiano i colori della pavimentazione, e dal nero con reticoli azzurri, gialli e verdi dell’atrio, si passa ai toni dell’arancione-rosa vivace. Arrivati al piano -2, l’attenzione è catturata dai colori e dalle forme del motivo di grafica digitale che si ripete sulle grandi mattonelle della pavimentazione a formare un “pattern” con effetti tridimensionali, in giallo, rosa e azzurro. Oltre alla presenza di altri due light box rettangolari, a questo livello ci sono due scale fisse: per tutta l’altezza dei gradini sono riprodotte due grandi immagini astratte di Dante Alighieri e di Beatrice, un omaggio che Rashid fa al padre della letteratura italiana per sottolineare l’importanza e la vitalità del legame tra la cultura umanistica e i linguaggi contemporanei. I corridoi e i percorsi verso le piattaforme sono caratterizzati da pareti dalle forme fluide, realizzate con le tecno superfici DuPont™ Corian© nei colori d’accento rosa-fucsia e giallo-verde acido, che fungono da indicatori delle diverse direzioni dei convogli, e da opere d’arte digitale, moltiplicate dal riflesso dei soffitti di acciaio. I pavimenti multicolore dell’intera stazione sono stati realizzati con pannelli di quarzo ricomposto realizzati da Stone Italiana. Tutti i pannelli hanno grafiche oniriche e futuristiche, realizzate utilizzando la speciale tecnica della sublimazione che consente la stampa in profondità, così da renderla resistente nel tempo e al calpestio costante. Lungo le pareti delle banchine, dotate di sinuose sedute, sono installati quattro grandi pannelli, realizzati con il sistema lenticolare H3D che riproducono figure tridimensionali che sembrano muoversi e ruotare nello spazio allo spostarsi dell’osservatore. Grazie a questa operazione di Metropolitana di Napoli, la stazione si trasforma da luogo di passaggio a spazio urbano moderno e dinamico, un “museo metropolitano” permanente dove arte, cultura e avanguardia si intrecciano e si fondono in parole, immagini e opere digitali.


Ambienti multicolore e fluidi caratterizzano questa “Stazione dell’Arte” della Linea 1 della metropolitana che serve il quartiere dell’Università Federico II a Napoli e che si pone come museo metropolitano permanente.

Multicoloured and fluid environments characterise this "Art Station" along Underground Line 1 serving the Federico II University district of Naples, which is also designed to be a permanent underground museum.

The new station on the Naples "University" underground line, which opened last September, is the first of five new stations along line 1 serving strategic areas of the city of Naples and forming part of the special "Art Stations” loop constructed by M.N. Metropolitana of Naples (www.metro.na.it). All the “Art Stations”, featuring spacious and functional environments, are designed by world-famous architects, who have designed both the interior and exterior premises, decorating them with sculptures, installations and contemporary works of art. Karim Rashid (main project co-ordinated by Atelier Mendini) was commissioned to design this particular station, allowing himself to be driven along by his own flow of techno-pop consciousness, managing to give shape to his imaginings represented here through graphics evoking neural networks and synapses. The new station serves a multicultural and mainly academic community. Descending from the station plaza, you cross a tiled space printed with neologisms coming from the latest languages linked with the digital world. Having reached the station lobby, you find yourself enveloped in a soft environment enlivened by an extensive palette of colours and graphic signs. Beyond the turnstiles and operators’ boxes, the space features two large black cylindrical columns (Conversational Profile), whose structure is shaped so that profiles of human faces appear wherever you view it from. A long light box (Ikon) stands out against the rear wall, where a series of virtual three-dimensional figures seem to float around. A winding satin-coated steel sculpture, set between the light box and black columns (Synapses), evokes human intelligence and, more specifically, the synapses in our brain. Heading towards the escalators, you are immersed in the light given off from the double ceiling made of translucent glass panels serigraphed in pink and sky-blue with images from Rashid’s own reper-

toire. The colours of the flooring change on intermediate level -1, as bright pink-orange shades take over from the black scheme with light-blue, yellow and green lattices in the lobby. Having reached level -2, it is the colours and forms of the digital graphic pattern that really catch the eye, reiterated on the large bricks of the flooring to form a pattern with three-dimensional effects in yellow, pink and sky-blue. In addition to two more rectangular light boxes, this level also has two permanent stairways: the stairs along their entire length are covered with abstract images of Dante Alighieri and Beatrice, Rashid ‘s tribute to the father of Italian literature to emphasise the importance and vitality of the bond between humanistic culture and modern-day languages. The corridors and walkways over by the platforms have fluid shaped walls with DuPont™ Corian© techno surfaces in shades of fuchsiapink and acid green-yellow that indicate the different directions of the trains, and also by digital works of art multiplied as reflected in the steel ceilings. The entire station's multicoloured floors are made of reconditioned quartz panels manufactured by Stone Italiana. All the panels have futuristic, dreamlike graphics created using the special sublimation technique that allows in-depth printing to guarantee durability through time and resistance to constant foot traffic. Four large panels created using the H3D lenticular system, reproducing three-dimensional figures that seem to move around and revolve in the space as the onlooker moves about, have been installed along the platform walls that are also fitted with sinuous seats. Thanks to this project carried out by Metropolitana di Napoli, the station is transformed from a mere transition space into a modern and dynamic urban setting, a permanent "metropolitan museum” where art, culture and the avant-garde weave together and blend into words, images and digital designs. 274 l’ARCA 95


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Photos: Peppe Avallone per M.N. Metropolitana di Napoli S.p.A.


Nelle pagine precedenti e in queste, viste degli spazi stimolanti, dinamici e accoglienti creati da Karim Rashid per la stazione “Università” della Metropolitana di Napoli. Tutti i variopinti elementi struttural e decorativi creano un legame tra la funzione pragmatica della stazione e la rilevanza accademica e multiculturale di quest’area di Napoli. Nella pagina a fianco, schizzi di Karim Rashid per la scultura Sinapsi e per i cilindri neri di Conversational Profile, entrambi installati nell’atrio, e, sopra, schizzo per le sedute d’attesa realizzate nelle banchine.

Previous pages and these pages, views of the stimulating, dynamic and welcoming spaces created by Karim Rashid for the “University” Station on the Naples Underground line. All the miscellaneous structural and decorative features create a bond between the station’s pragmatic function and the academic-multicultural relevance of this area of Naples. Opposite page, sketches by Karim Rashid for the Sinapse (Synapses) sculpture and black cylinders of Conversational Profile, both installed in the lobby and, below, sketch for the seats in the waiting area along the platforms.

Credits Project: Karim Rashid General Project Coordinator: Atelier Mendini Floors and Stairs: Stone Italiana Techno Surfaces: DuPont™ Corian©, bsolid Client: M.N. Metropolitana di Napoli Spa

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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Densità e leggerezza New Stadium in Bordeaux Progetto: Herzog et de Meuron Lo scorso luglio, il sindaco di Bordeaux, Alain Juppé, ha svelato il nome del consorzio chiamato a realizzare il nuovo Stadio che ospiterà alcune delle partite di Euro 2016. La scelta è caduta sul gruppo composto da Vinci Concessions, Vinci Construction e Fayat in associazione con gli architetti Herzog et de Meuron. Il progetto del duo svizzero appare fin dai rendering preliminari di grande eleganza. E’ un prisma all’interno del quale due piramidi invertite e sovrapposte formano le gradinate. L’insieme è sostenuto da un insieme di colonne sottili distribuite attorno al perimetro. La struttura, allo stesso tempo densa e leggera è completata dallo spazio intermedio costituito dall’ingresso e lungo il quale, con una curva ondulata, sono distribuiti i servizi e i chioschi. Con una capacità di oltre 43.000 posti (di cui 3.000 posti business e 1.000 in palchi privati), il nuovo stadio è in grado di offrire sia agli spettatori sia ai giocatori uno spazio molto confortevole e con la massima flessibilità e fluidità. Le dimensioni del terreno di gioco sono tali che sarà possibile ospitare anche partite di rugby di livello internazionale. Chiarezza e compattezza sono due delle caratteristiche più evidenti dell’impianto, cui si aggiunge la raffinata sistemazione paesaggistica concepita da Michel Desvigne. Funzionale e versatile, il nuovo stadio offrirà la possibilità di organizzare eventi di vario genere, contribuendo così all’influenza culturale di Bordeaux e della sua regione. Attorno all’impianto, una grande piazza pubblica è pensata per diventare un nuovo luogo di incontro in città e anche gli spazi interni allo stadio potranno essere sfruttati per convegni e seminari, quando non impiegati per le partite. Last July, the mayor of Bordeaux, Alain Juppé, revealed the name of the association that is to build the new stadium which will host some of the Euro 2016 matches. The choice fell upon a group comprising Vinci Concessions, Vinci Construction and Fayat, in association with architects Herzog et du Meuron. Already from the preliminary rendering, the Swiss duo’s project discloses a great sense of elegance. It is a prism, within which two inverted, superimposed pyramids form the bleachers. The ensemble is supported by a group of slender columns which are distributed along the structure’s perimeter. The construction, which is both substantial and light, is completed by an intermediate space which constitutes the entrance: along this area, the restrooms and vending stands are distributed in a wavy bend. The new stadium has a capacity of 43,000 seats (3,000 of which are business seats and 1,000 private), and with its flexibility and adaptability it offers great comfort to both spectators and players. The soccer field is large enough for international rugby matches, as well. Clearness and compactness are two of the complex’s most evident characteristics, as well as Michel Desvigne’s refined setting of the structure in the landscape. Functional and versatile, the new stadium will offer the possibility of organizing various kinds of events, thus contributing to Bordeaux and its region’s culture. A large public square around the stadium was conceived as a new meeting place in the city, and when no matches are scheduled the stadium’s interior areas can be used for conferences and seminars.

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Decameron Showroom In Sao Paulo, Brazil Progetto: Studio MK27 Lo showroom di mobili Decameron realizzato dallo Studio MK27 (diretto da Marcio Kogan) a Sao Paulo in Brasile si trova nella Alameda Monteiro da Silva, la via cittadina dedicata all’arredamento e al design. Per rendere la costruzione rapida ed economica, il progetto si è basato sulla premessa di una occupazione “leggera” del lotto, realizzata sostanzialmente con elementi industriali, facilmente assemblabili. Lo spazio è stato costruito attraverso una soluzione mista, con container per il trasporto marittimo e una struttura appositamente progettata. Nonostante la limitazione dello spazio imposto dalla dimensione pre-determinata dei container, l’opera ha attributi strutturali interessanti che rendono possibile l’impilamento dei vari contenitori. I due piani di container formano le gallerie dove sono esposti i prodotti. L’ampiezza necessaria per mostrare mobili in relazione uno con l'altro, è realizzata tramite una struttura metallica. Questo spazio è chiuso, davanti e dietro, con infissi in metallo e policarbonato alveolare a doppia altezza. Sul retro del lotto, c’è un patio con alberi e una pavimentazione di ghiaia-terra. Quando entrambe le porte sono aperte contemporaneamente, l'intero negozio si integra con il contesto urbano. Nelle ore di punta, aprendo solo le porte posteriori, il negozio diventa un ambiente “egocentrico”, dominato dalla presenza del giardino interno. Sul retro del sito c’è l'ufficio, chiuso da una parete di vetro che permette ai progettisti degli elementi di arredo di prendere parte alla vita di vendita. Due bordi dello showroom sono in contatto attraverso il patio interno, e come altre forze opposte si ricongiungono in questo piccolo progetto: l'intensità della vita urbana e uno spazio minimale, la massa dei container e la leggerezza della struttura metallica e, infine, la linearità del tunnel e il volume cubico.

Credits Project: Studio MK27 Architect: Marcio Kogan Co-architect: Mariana Simas Interior Design: Diana Radomysler . Mariana Simas Collaborators: Pedro Tuma, Oswaldo Pessano Project Team: Beatriz Meyer, Carolina Castroviejo, Eduardo Chalabi, Eduardo Glycerio, Eduardo Gurian, Elisa Friedmann, Gabriel Kogan, Lair Reis, Luciana Antunes, Maria Cristina Motta, Renata Furlanetto, Samanta Cafardo, Suzana Glogowki Landscape: Renata Tilli Contractor: Terra Gaia (Marcello Ventura, Carlos Eduardo Murakami) Structure Engineer: Pouguett Engenharia e Projetos Visual Identity: Nó Design

The showroom of the Decameron furniture store, realized by Studio MK27 (led by Marcio Kogan) in Sao Paulo, Brazil, is located in Alameda Monteiro da Silva, the design and furniture commercial street of the city. To make the quick and economic construction viable, the project worked with the premise of a light occupation of the lot, basically done with industrial elements, which could easily be assembled. The space was constructed through a mixed solution, with maritime transport containers and a specifically designed structure. Despite the spatial limitation imposed by the pre-determined dimension of the containers, the piece has impressive structural attributes that makes piling them possible. Two stories of containers form tunnels where products are displayed side by side. The ample span, necessary to show furniture in relation with each other, is constructed by a metallic structure. This space is closed, in front and in back, by double-height metal casements with alveolar polycarbonate. At the back of the lot, there is a patio filled with trees and a pebbled-ground. When both doors are simultaneously opened, the whole store becomes integrated with its urban context. At rush stressful hours, by opening only the back doors, the store becomes selfabsorbed, ruled by the presence of the inner-garden. On the back of the site is the office, closed by a glass wall that enables the designers to take part on the sales life. Two edges of the showroom are in contact through the inner patio as other opposing strengths also meet at this small project: The intensity of the urban life and a small nature retreat, the power of the containers and the lightness of the metallic structure and finally, the linearity of the tunnels and the cubic volume.

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Holcim Awards-Europe Region Lo scorso settembre, sono stati annunciati i vincitori del terzo concorso internazionale Holcim Awards Europe Region, per progetti e prospettive di edilizia sostenibile di tutta Europa. I progetti vincitori si caratterizzano per la loro varietà di approcci nell’ambito delle costruzioni sostenibili nella regione e per la loro capacità di far fronte sia alla crescente urbanizzazione sia all’innovazione dei materiali e alle tecniche di costruzione. La Holcim Foundation for Sustainable Construction con sede in Svizzera gestisce il concorso parallelamente in cinque regioni a livello globale. Gli Holcim Awards hanno raccolto oltre 6.000 candidature per progetti in 146 Paesi diversi. Le candidature Holcim Awards per i progetti europei sono state valutate da una giuria indipendente ospitata dal Politecnico federale svizzero di Zurigo (ETH Zurich): Jürgen Mayer H. (presidente della giuria, Germania), Kai-Uwe Bergmann (Danimarca), Hansjürg Leibundgut (Svizzera), Winy Maas (Paesi Bassi), Marta MaléAlemany (Spagna/Regno Unito), Leo Mittelholzer (Germania), Lucy Musgrave (Regno Unito), Hans-Rudolf Schalcher (Svizzera) e Jean-Philippe Vassal (Francia) hanno usato per la valutazione delle candidature i cinque “criteri target” per l’edilizia sostenibile definiti da Holcim Foundation. Tali criteri prendono in considerazione tre fattori: quello economico, ambientale e sociale, abbinati alla qualità architettonica e alla potenziale riproducibilità dell’innovazione in altri luoghi. L’Holcim Awards Gold è andato a un progetto urbanistico di ristrutturazione di un braccio sottoutilizzato del fiume Spree a Berlino, per trasformarlo in una “piscina” naturale lunga 745 metri. Il progetto Flussbad crea un’area per il nuoto equivalente a 17 piscine olimpioniche e offre uno spazio ricreativo urbano pubblico vicino alla Museuminsel, sito Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il piano urbanistico, comprensivo di una riserva naturale a canneto di 1,8 ettari, con filtri a sabbia nel substrato per purificare le acque, è opera di un team diretto da Tim Edler di realities united, Germania (1). L’Holcim Awards Silver è stato assegnato a un progetto per la riconversione di una ex fabbrica in municipio e centro civico per la città di Oostkamp in Belgio. L’idea chiave dello

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studio d’architettura spagnolo Carlos Arroyo Arquitectos consiste non solo nel riutilizzo della struttura principale e dei relativi materiali, ma anche nello sfruttamento dello spazio stesso e della sua infrastruttura tecnica (2). L’Holcim Awards Bronze è andato al progetto dei francesi Philippe Rizzotti Architects, Samuel Nageotte Architecture e Off Architecture, per la conversione in “villaggio verticale” di uno dei viadotti recentemente dismessi in seguito alla realizzazione di una variante autostradale a Scilla (3). Quattro premi Acknowledgement sono stati riconosciuti a: Sauerbruch Hutton, Germania, Arup, Regno Unito, e Experentia, Italia, per una palazzina in legno a uso uffici in un quartiere di Helsinki a emissioni minime o zero (4); ai tedeschi Barkow Leibinger Architects, Schlaich Bergermann und Partner e Transsolar Energietechnik per la realizzazione di appartamenti economici ad Amburgo con tecniche e materiali innovativi, tra cui elementi prefabbricati in calcestruzzo leggero con schiuma di vetro riciclato come aggregato interno (5); agli olandesi De Stuurlui Stedenbouw e Atelier Gras per la loro struttura “cottage garden”, che crea spazi ricreativi verdi in aree urbane densamente popolate (6); a un progetto di tecnologia produttiva per la fabbricazione di strutture in calcestruzzo gettato in opera, di forma libera, non standardizzata, grazie all’impiego di una cassaforma in cera, prodotta con tecnica digitale e riutilizzabile degli svizzeri Gramazio & Kohler, Architecktur und Digitale Fabrikation – ETH Zurich (7). La categoria “Next Generation” è dedicata ai progetti degli studenti. Il primo premio è stato assegnato a un team di quattro studenti dalla AA School of Architecture, Regno Unito, per il loro progetto di ricerca su un sistema per la fabbricazione efficiente di calcestruzzo da gettata, per moduli di costruzione dalla geometria complessa (8). Il secondo premio è andato ad una proposta di riutilizzo di materiale e trasformazione regionale nella città spagnola Gijón di Elisa de los Reyes Garcia della Universidad Politécnica de Madrid, Spagna (9). Il terzo premio è stato consegnato a Eduardo Mayoral della Universidad de Sevilla, Spagna, per un progetto di fabbricazione e design di dispositivi bioluminescenti senza l’impiego di elettricità (10).


Last September, the winners of the 3rd International Holcim Awards-Europe Region, competition for sustainable construction projects and visions from across Europe, have been announced. The winning projects show the wide range of approaches in the region to sustainable construction that respond both to intensified urbanization and innovation in building materials and construction techniques. The Swiss-based Holcim Foundation for Sustainable Construction conducts the competition in five regions in parallel across the world. More than 6,000 submissions for projects located in 146 countries entered the Holcim Awards. Holcim Awards submissions for projects in Europe were evaluated by an independent jury hosted by the Swiss Federal Institute of Technology (ETH Zurich): Jürgen Mayer H. (Head of jury, Germany), Kai-Uwe Bergmann (Denmark), Hansjürg Leibundgut (Switzerland), Winy Maas (Netherlands), Marta Malé-Alemany (Spain/UK), Leo Mittelholzer (Germany), Lucy Musgrave (UK), Hans-Rudolf Schalcher (Switzerland), and Jean-Philippe Vassal (France) used the five “target issues” for sustainable construction developed by the Holcim Foundation to evaluate submissions. The “target issues” address the triple bottom line of economic, environmental, and social factors together with architectural quality and the potential to apply the innovation in other locations. An urban plan which transforms an underutilized arm of the River Spree in Berlin into a natural 745m-long “swimming pool” won the Holcim Awards Gold. The Flussbad project creates a swimming zone equivalent to 17 Olympic-sized pools, and provides a public urban recreation space adjacent to the Museuminsel, a UNESCO World Heritage site. The urban plan which includes a 1.8ha reed bed natural reserve with sub-surface sand bed filters to purify the water was created by a team led by architect Tim Edler of realities united, Germany (1). The Holcim Awards Silver was presented to a project that converts a former

factory into a new City Hall and Civic Center for the city of Oostkamp in Belgium. The key idea of Spanish Carlos Arroyo Arquitectos is not only to recycle the main structure and materials but also to re-use the space itself and its technical infrastructure (2). The Holcim Awards Bronze was awarded to a collaborative project by the French Philippe Rizzotti Architects, Samuel Nageotte Architecture and Off Architecture, which plans the conversion of one of the viaducts on a recently bypassed section of an expressway into vertical homes, near Scilla in Southern Italy (3). Four Acknowledgement prizes were allocated to: Sauerbruch Hutton, Germany Arup, UK and Experentia, Italy for a medium-rise timber office building in a low-to-no carbon emissions district in Helsinki (4); to German Barkow Leibinger Architects, Schlaich Bergermann und Partner, and Transsolar Energietechnik for their low-cost apartments in Hamburg that use innovative techniques and materials including pre-fabricated lightweight-concrete elements with recycled foamed glass as an internal aggregate (5); to Dutch De Stuurlui Stedenbouw, and Atelier Gras for their cottage garden structure that creates green recreation spaces in dense urban areas (6); and to a production technology project for fabricating non-repetitive free-form cast-on-site concrete structures using re-usable and digitallyproduced wax formwork by Swiss Gramazio & Kohler, Architecktur und Digitale Fabrikation – ETH Zurich (7). The “Next Generation” category was open to student projects. The first prize was awarded to a team of four students from the AA School of Architecture, UK, for their research project on an efficient cast concrete fabrication system for geometrically complex building elements (8). A proposal for materials reuse and regional transformation in the Spanish city of Gijón, by Elisa de los Reyes Garcia of the Universidad Politécnica de Madrid, Spain, received the second prize (9). Eduardo Mayoral of the Universidad de Sevilla, Spain was awarded the third prize for an ambitious design and fabrication concept for bioluminescent devices for zero-electricity lighting (10).

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LOFT 2011 Awards

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Insung Son, Jaejin Lee, Younseok Hwang, Soohyun Suh, Hyunohkim, VAWA.

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Future Architects, Vertical Fields.

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La crescita e la centralizzazione della popolazione urbana hanno portato a un aumento della domanda per il mercato immobiliare e per il cibo. Una possibile soluzione è la fattoria verticale, il che significa che la coltivazione di prodotti agricoli e l’allevamento di bestiame si realizza in strutture multipiano, all'interno di aree metropolitane. Il Concorso "Loft 2011" AWR (www.awrcompetitions.com) ha proposto la progettazione di un nuovo tipo di grattacielo residenziale sulle rive del Tamigi, inserito nel nuovo skyline della City di Londra. Gli obiettivi da raggiungere erano: soddisfare i requisiti del Green World Building Council; stabilire quali materiali sono più adatti per la costruzione di una fattoria verticale; identificare materiali resistenti e leggeri, trasparenti e duraturi; sperimentare materiali innovativi. La giuria, composta da Alessandra Capanna, Rosalba Belibani, Lucio Eleuteri, Francesca Castelli, Loris Rossi, Maria Luigia Micalella ha selezionati tre vincitori. Il Primo premio è stato assegnato al progetto VAWA del team Insung Son, Jaejin Lee, Younseok Hwang, Soohyun Suh, Hyunohkim (Corea del Sud). La struttura è composta da 3 mega strutture principali di supporto che agiscono come nucleo della costruzione e della sottostruttura che fornisce acqua alle aree agricole. Vertical Fields degli inglesi Future Architects (Victoria Hamilton, Kimberley Stott, Andrei Jipa, Lilia Obletsova) ha ricevuto il Secondo premio: si tratta di una nuova formulazione della vita urbana in cui gli individui e le famiglie convivono con i metodi di produzione alimentare aeroponica. Il Terzo premio è andato a Cultivated Carousel del team americano BGKS (Jason Buts, Christina Galati, Akshita Sivakumar), che traduce il linguaggio del mercato coperto in una forma verticale, per creare una confluenza di persone, verdure e alghe, e ambienti artigianali che risultano da varie interazioni con uno sguardo alla Londra dei secoli XVIII e XIX, infondendo il futuro dell’agricoltura urbana con un pizzico di passato. Population growth and urban centralization lead to increased demand for real estate market and for food. One possible solution is vertical farming, which means the cultivation of agriculture products and livestock in multi-storey tower structures, inserted within metropolitan areas. The AWR Competition “Loft 2011” (www.awrcompetitions.com) proposed the design of a new kind of residential skyscraper on the Thames waterfront, inserted into the new London city skyline. The goals to achieve were: meet the requirements of the World Green Building Council; determine which materials are best suited for the construction of a vertical farm; identify resistant, light, transparent and longterm materials; experiment with innovative materials. The jury, composed by Alessandra Capanna, Rosalba Belibani, Lucio Eleuteri, Francesca Castelli, Loris Rossi, Maria Luigia Micalella selected three winners. The First prize has been assigned to the project VAWA by the team Insung Son, Jaejin Lee, Younseok Hwang, Soohyun Suh, Hyunohkim (South Korea). The structure is composed of 3 main mega structures supporting and acting as the core of the building and substructure that supplies water into farming areas. Vertical Fields by Future Architects from England (Victoria Hamilton, Kimberley Stott, Andrei Jipa, Lilia Obletsova) received the Second Prize: it is a new formulation of urban living in which individuals and families cohabit with methods of aeroponic food production. The Third prize went to Cultivated Carousel by USA team BGKS (Jason Buts, Christina Galati, Akshita Sivakumar) that translates this language of the market hall to a vertical form, to create a confluence of people, vegetables and algae, and crafts environments that result from various interactions of the three by peeking back to 18th and 19th century London, and infusing the future of urban farming with a dash of the past.

BGKS, Cultivated Carousel.


Excelsior Milano Progetto: Jean Nouvel minimalismo raffinato cha fa da sfondo a una scelta selezionata di capi di abbigliamento, accessori, calzature gioielleria e design. “Marchio di fabbrica” di Nouvel e della sua cifra linguistica, sono la successione dei nuovi solai, costruiti conservando il vecchio corpo di fabbrica, dichiarati dalle fasce luminose a schermi led dei parapetti che enfatizzato l’andamento sfalsato dei profili dei vari livelli, e l’ambiente avvolgente del Caffé, aperto su Galleria del Corso, dove invece si ritrovano il gusto e il senso raffinato del colore utilizzato da Nouvel come vero e proprio elemento architettonico. Le facciate dell’edificio sono invece declinate da una nervatura a lamelle orizzontali in alluminio che presentano due diverse finiture, la parte superiore in alluminio satinato opaco e quella inferiore lucidata a specchio. La sezione “a freccia” dei singoli elementi e la loro diversa inclinazione lascia percepire gli spazi interni sia da Corso Vittorio Emanuele sia dal più immediato spazio della Galleria.

Bracciali multiuso Progetto: Elviro Di Meo & Antonio Rossetti, Architetti Nell’epoca del nomadismo urbano, gli oggetti – accessori compresi – acquistano sempre di più, accanto al valore estetico, una funzione precisa che rimanda all’uso del prodotto nonché al suo riciclo. Ed è da queste considerazioni che nasce il bracciale “Indossami”, disegnato dagli architetti Elviro Di Meo e Antonio Rossetti, per Gioielli 2000. Un cubo, con inserti plastici declinati nei toni del viola o del nero, riprendendo il tema del black and white, che si configura come un’ulteriore ricerca dei progettisti verso nuove sperimentazioni. Realizzato in metacrilato e distribuito dalla “Fedele 82” di Roma, eseguito con lavorazione artigianale, il solido, dalla geometria rigorosa, è composto da due parti separabili tenute insieme da quattro potenti calamite. Ne viene fuori un contenitore multiuso; che, svuotato del suo contenuto, si indossa come un qualsiasi bracciale, per poi essere riposto, pronto per un nuovo utilizzo.

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Patrizio Tesauro

Icona contemporanea, raffinato tempio del lusso o nuovo centro catalizzatore nel già concitato Corso Vittorio Emanuele milanese? Da poco inaugurato nella centralissima Galleria del Corso, Excelsior Milano riassume in un progetto ambizioso questi tre aspetti traducendo in un’operazione di recupero della storica sede del ex cinema Excelsior, abbandonato e in disuso da anni, suggestioni architettoniche, shopping di alto profilo e luogo di relazione e di scambio. Alle spalle la volontà imprenditoriale del Gruppo Coin con il supporto di Beni Stabili, proprietario del complesso immobiliare, che hanno consegnato a Jean Nouvel le chiavi del progetto architettonico, un progetto sviluppato nel rispetto dell’edificio storico e nel contempo emblema di una nuova architettura. 4.000 metri quadrati complessivi suddivisi in sette piani, spazi food, beauty, e moda si alternano in una successione di spazi visivamente intercomunicanti e collegati da scale mobili e ascensori vetrati. Il pubblico è accompagnano in ambienti giocati su un


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