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Settembre September
La rivista internazionale di architettura, design e comunicazione visiva The international magazine of architecture, design and visual communication
ARCHIMMAGINE CORPORATE HQ GUEST EDITOR
HELENE GREEN Mensile Monthly Testo italiano e inglese Italian and English text IVA assolta dall’editore - Periodico mensile - Poste Italiane Spa Sped. in A.P. D.L. 353/03 (conv. in L. 27.02.04, n° 46), art. 1, c. 1, - LO/MI
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costruire, abitare, pensare. un ciclo di conferenze sui temi di maggior attualità, dall’architettura al design, dall’economia alle arti visive 20 settembre
22 settembre
11,00 Europauditorium Palazzo dei Congressi
10,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
Relatori: Franco Manfredini - Jacques Attali - Emma Marcegaglia - Antonio Tajani - Roberto Napoletano
Relatori: Alessandro Mendini - Fulvio Irace
VIVERE L'EVOLUZIONE DEL MERCATO
12,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
Relatori: Jain Bijoy - Francis Kéré Diébédo Riccardo Vannucci - Emilio Caravatti - Fulvio Irace
CONVEGNO E PREMIAZIONE DEL CONCORSO DI IDEE Relatori: Lia Piano - Origoni Franco - Aldo Colonetti Nichetto Luca - Ragni Matteo - Grandi Diego
18,30 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
16,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
CONFERENZA STAMPA INTERNAZIONALE CERAMIC TILES OF ITALY Relatori: Franco Manfredini - Gianluca Marvelli Vittorio Borelli - Gabriele Andreetta - Armando Cafiero
21 settembre 10,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
BLURRING BOUNDARIES
Mostre
Organizzato da EDI.CER. spa
BEAUTIFUL IDEAS
SEMINARIO TECNICO: GLI STRUMENTI PER LA TUTELA DEL MADE IN ITALY 23 settembre
10,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
LA STAMPA INCONTRA KAZUYO SEJIMA
Relatori: Patricia Urquiola
11,00 Palazzo dei Congressi
11,00 Sala Concerto, Centro Servizi - Blocco D
Relatori: Kazuyo Sejima - Fulvio Irace
BEST SHOWROOM AWARD 2011
12,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
UNA NUOVA PELLE ARCHITETTONICA
LECTIO MAGISTRALIS - KAZUYO SEJIMA 12,00 Centro Servizi
POLI.DESIGN DESIGN Experience 2010-2011
CONVEGNO E PREMIAZIONE DEL CONCORSO DI IDEE
14,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
14,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
Relatori: Cameron Sinclair - Franco La Cecla
POWER OF THE PLACE - KENGO KUMA
Le mostre di immagine sono tradizionalmente parte integrante di Cersaie. La mostra Ceramics of Italy. Metamorfosi nell’area esterna 48 immersa nel verde grazie alla collaborazione con Lineaverde propone le installazioni in ceramica realizzate da 8 aziende ed altrettanti giovani designers italiani. Si riconferma poi la seconda edizione della mostra Cersaie Downtown con la collocazione di installazioni realizzate con piastrelle di ceramica o con elementi di arredobagno in posizioni strategiche del centro di Bologna.
LEZIONE ALLA ROVESCIA CON ALESSANDRO MENDINI
14,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
NUOVE ARCHITETTURE, ARCHITETTI DI PAESI EMERGENTI
20-24 SETTEMBRE 2011
www.cersaie.it
ARCHITECTURE FOR HUMANITY
Relatori: Kengo Kuma - Francesco Dal Co
24 settembre
16,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
10,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
SEMINARIO TECNICO: LE NUOVE FRONTIERE DELLA CERAMICA
20,00 Be20, Via Jacopo Barozzi 3/gh - Bologna SERATA CERSAIE (serata ad invito)
Promosso da CONFINDUSTRIA CERAMICA
SEMINARIO TECNICO DI ARCHITETTURA 11,00 Galleria dell'Architettura - Galleria 25/26
RENZO PIANO BUILDING WORKSHOP: PROGETTI NEWYORCHESI
Relatori: Lia Piano - Aldo Colonetti - Giorgio Bianchi
In collaborazione con
Segreteria Operativa: PROMOS srl - P.O. Box 37 - 40050 CENTERGROSS BOLOGNA - Tel. 051.6646000 - Fax 051.862514 Ufficio Stampa: EDI.CER. spa - Viale Monte Santo 40 - 41049 SASSUOLO (Modena) - Tel. 0536.804585 - Fax 0536.806510
Where the
World's Property Leaders Converge
in Asia Pacific
Punto d’incontro tra investitori e sviluppatori della regione Asia-Pacifico
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NEWS_produzione_272:NEWS COL INT 01/08/11 17:53 Pagina 3
Ipertesto
Anteprima Cersaie 2011
SEMPRE IN EVOLUZIONE
MASSIMA RAFFINATEZZA
CROMATISMI E FINITURE
www.tagina.it
www.ragno.it
www.casalgrandepadana.it
La nuova collezione Swing di Ragno, proposta quale esclusivo e raffinato rivestimento per pareti, è un prodotto in pasta bianca disponibile nei colori white, beige, black, brown e red. Si evidenzia per la superficie lucida con microtexture a righe e, disponibile nel formato 20x50 cm con spessore 10 mm, è ideale per ambienti bagno e cucine residenziali. Si tratta di un prodotto studiato per dare eccellenza a pavimenti coordinati quali il Jazz: Gray, Black, Beige e Brown; l’Open: Titanium, Brown e White; il Vintage: Grigio, Antracite, Beige e Marrone.
Con la serie Architecture la linea Granitogres, di Casalgrande Padana, si completa e distingue poiché risolve le esigenze progettuali e costruttive privilegiando la singolarità dei colori e delle finiture. Prodotta impiegando le più avanzate tecnologie del gres porcellanato pienamente vetrificato e pigmentato a tutta massa, la serie si struttura secondo una ricercata gamma cromatica costituita da raffinate tonalità neutre rispondenti a 12 colori che prevedono: una gamma di grigi e una di beige e bruni uniti al bianco e nero. Si tratta di colorazioni raffinate e attuali proposte nella ricercata superficie naturale opaca e nella nuova versione gloss; inedita finitura leggermente stonalizzata con morbide modellazioni superficiali, che richiamano il carattere del cemento spatolato e conferiscono effetti di velature, lucido su opaco, e trasparenze tono su tono.
Tagina ceramiche d’Arte si evidenzia ancora una volta richiamando attenzione sull’innovativa serie di ceramiche Tagina Outdoor 2011 che, studiata per esterni, è in grado di superarne brillantemente i limiti. Si tratta infatti di una linea outdoor con spessore 20 mm, adatta anche per interni, che consente la continuità formale e armonica di superfici estese tra aree e ambienti tra loro differenti per collocazione, grazie all’offerta di piastrelle con finiture e spessori diversi. Questa prerogativa si deve allo stesso know how tecnico che ha consentito a Tagina, in assoluto distintasi tra le prime aziende, di lanciare la piastrella monolitica con spessore 20 mm nel formato 60x60 cm.
MIGLIORA LA TRADIZIONE www.fapceramiche.com
NEL CONCETTO DELL’ECCELLENZA www.silestone.com
COME L’INTERNO L’ESTERNO www.marazzi.it
FapNatura, di Fap Ceramiche, è la nuova collezione di pavimenti in grès porcellanato che riproduce le migliori espressività e i pregi del marmo, esaltandone lucentezza e naturalità. La collezione è disponibile nei formati rettificati 29,5x59 e 59x59 cm, nella classica forma quadrata o nel nuovo formato ottagonale, nelle finiture: lucido e matt. Cinque le varianti colore che evocano le singolarità più distintive e caratterizzanti della pietra quali: il marmo di Carrara bianchissimo e ineffabile nei tracciati leggeri delle venature grigie, a seguire il Bardiglio dalle delicate e sofisticate tonalità grigie, quindi si distinguono le tenere e vaghe sfumature grigie dello Striato nonché i toni beige del Navone o Crema Reale. Queste splendide texture sono accompagnate da una serie di decori che rendono esclusiva la collezione FapNatura mediante creazioni che consentono di inserire sorprendenti tappeti nelle pavimentazioni, rendendole preziose con i riferimenti decorativi fastosi o simbolici o classici appartenenti all’arte rappresentativa del tappeto.
La nuova Collezione Bagno in Silestone® di Cosentino, concepita per assecondare esigenze estetiche, funzionali e del benessere salutistico più esclusivo assicurato mediante l’utilizzo di Silestone® (materiale dotato di straordinarie proprietà batteriostatiche), propone e rende possibile un bagno innovativo che può disporre del “grande formato” su misura. Infatti il materiale viene fornito in moduli con il proposito di consentirne la massima adattabilità negli spazi disponibili, riducendo il numero dei pezzi necessari che, grazie alle estese dimensioni, hanno giunzioni limitate consentendo una continuità che armonizza e perfeziona la qualità arredativa e funzionale. La serie, contraddistinta da una gamma raffinata di colori che comprende quelli di ECO by Cosentino® (il brand di superfici ottenute con materiale riciclato), si compone di numerosi lavabi (8) e piatti doccia (7) tutti singolari ed esclusivi, realizzati in ogni misura e di assoluta adattabilità stilistica e distintiva. La Bath Collection dispone inoltre di altri elementi quali pannelli e pavimenti, rivestimenti e complementi in Silestone®, con le medesime caratteristiche dei lavabi e piatti doccia.
Treverk Outdoor di Marazzi è il completamento della collezione Treverk mediante la versione strutturata per esterni. Disponibile in tre tonalità cromatiche – beige, teak e capuccino – e nei formati 30x120 e 15x120 cm, la nuova collezione consente impieghi per favorire una continuità coerente e piacevole tra interni ed esterni abitativi. Prodotto di elevatissimo contenuto tecnico conseguito rispettando i principi di eco sostenibilità, Treverk Outdoor è in gres fine porcellanato colorato in massa, con tecnologia “continua” e decorazione a getto di inchiostro. Performance tecniche elevate e grandi formati consentono applicazioni in qualsiasi tipologia di ambiente e destinazione di impiego (commerciale e residenziale) sia a pavimento che a rivestimento.
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Ipertesto NELL’ESSENZIALITÀ LA PERFEZIONE
Anteprima Cersaie 2011 EVOLUZIONE DEL MOSAICO
PERSONALIZZANTE E GREEN
www.refin.it
www.novabell.com
Ceramiche Refin, sempre sorprendente per iniziative e sperimentazioni creative e d’arte quali quelle proposte come Design Tale Studio, ha messo a punto un progetto dedicato al mosaico ceramico inteso come elemento da valorizzare, indagare e approfondire dal punto di vista innovativo, nonché per essere un riferimento inedito e singolare per il gres porcellanato. L’iniziativa, definita “I Mosaici, d’Autore”, si articola in tre diverse espressioni che comprendono: il Mosaico d’Autore 1, proposto col nome di Beside e attualmente già industrializzato; il Mosaico d’Autore 2, che rivisita le materie della tradizione ceramica, come graniglie e metalli, esaltandone i decori e la versatilità a combinarsi con altri materiali; il Mosaico d’Autore 3, che ricerca nella luce, catturata mediante la propria tridimensionalità, il raccordo e il rapporto ideale con l’architettura.
Con il nome Concept è attualmente disponibile una nuova superficie firmata NovaBell che, realizzata con l’impiego della tecnologia digitale, si distingue per singolarità dato che le piastrelle sono tra loro tutte diverse, com’è l’apparenza propria dei materiali naturali lavorati artigianalmente. La serie Concept dispone di colori legati alla naturalità quali: il cotto e il mattone nelle tipiche varianti; la grafite esemplare nelle tinteggiature essenziali ed eleganti; lo champagne e il cenere dalle tonalità che armonizzano e rendono luminoso ogni ambiente. Distinguono la serie l’elevata resistenza all’usura, la facilità di pulitura e il riferimento alla natura. Concept è inoltre inserita nel programma “NovaBell ecosystem”, essendo certificata dall’Istituto Bureau Veritas conforme al sistema di valutazione LEED® e conforme al marchio europeo di qualità ambientale Ecolabel.
SPAZIALITÀ E BENESSERE
CONCRETEZZA E IDEE
www.provex.eu
www.keope.com
Modula è la linea di box doccia che, prodotta da Provex, è stata ideata in collaborazione con lo Studio Talocci Design, secondo concetti modulari pensati per spazi vasti da dedicare al benessere. Votata a trasparenza ed essenzialità, Modula è costituita da ampi vetri che, inseriti in piccoli e solidi profili in alluminio, sono sormontati da un braccetto strutturale estensibile di forma rettangolare. I vetri determinano un doppio spazio, consentendo una zona di entrata (asciutta) e una di utilizzo dove viene attivata la doccia. Il profilo di fissaggio a parete assicura un ancoraggio pratico e sicuro escludendo l’impiego del silicone, mentre il vetro che determina la zona di entrata è dotato di un elemento di compensazione per piatti doccia di varia profondità. La struttura è progettata in modo che i profili permettano la compensazione del pavimento e del muro fuori squadro. Il modello è disponibile anche a metro lineare.
Ceramiche Keope, mettendo a punto la nuova collezione Station per pavimenti e rivestimenti in gres porcellanato, ha dato risalto alle texture naturali della pietra, consentendo al mondo della progettazione di disporre di interpretazioni singolarissime relative ai migliori riferimenti presenti in natura. Con queste prerogative sono state studiate, con coerenza raffinata, anche le quattro colorazioni: Piccadilly Ivory, Victoria Beige, Regent Black, Covent Grey e King Mantis. Tutte le nuance dispongono della finitura naturale e di quella strutturata, entrambe in grado di rendere sofisticate ed esclusive le superfici. La collezione dispone di formati rettificati, pezzi speciali e numerosi decori. La serie Station è contrassegnata dal logo GreenThinking, il simbolo del concreto impegno di Ceramiche Keope nei confronti del Made in Italy.
Walter Monti
www.ceramicaglobo.com
I sanitari Affetto Collection, firmati per Globo da Luca Nichetto, riportano il carattere essenziale e sintetico del modernismo, indagato nelle specifiche prerogative richieste da un bagno di alto profilo formale e pratico. La singolarità della gamma si manifesta infatti dall’assenza di sovrastrutture stilistiche a favore di una attenta cura ai requisiti rassicuranti di una naturalità intesa nei valori formali e del benessere. I sanitari si distinguono per l’armonica continuità delle superfici, mentre i lavabi, alleggeriti nello spessore dei bordi, generano un impatto piacevole ed elegante. I mobili, studiati in funzione di assoluta flessibilità compositiva, consentono numerosi e variabili adattamenti nel tempo. Anche gli accessori sono coerenti alla filosofia progettuale che privilegia, oltre i valori estetici e rappresentativi, la funzionalità e la praticità.
SUPERFICI IN EVOLUZIONE www.abk.it
New Country, di ABK, rappresenta l’idea innovativa espressa in un progetto per pavimenti e rivestimenti ceramici che, completo e flessibile, dispone di quattro interpretazioni pensate per l’attualità abitativa, e articolate in termini di flessibilità, naturalità e tradizione. Infatti New Country recupera e interpreta i caratteri e le singolarità di materiali e tecniche decorative del passato, rendendoli attuali e ideali per specifiche e aggiornate esigenze. Il progetto segue una sofisticata ricerca che ha posto in evidenza quattro diverse collezioni complementari e tra loro miscelabili, che consentono brillanti soluzioni per ambienti metropolitani o rigenerazioni di architetture del passato. Infatti con le collezioni Patio, Puro, Ricordi e Contemporanea è possibile ottenere, combinando differenti abbinamenti di tonalità, colori e formati, soluzioni che arricchiscono lo stile New Country e lo dotano delle tipologie più tradizionali quali il Country Rustico, il Country Chic, e dei valori riguardanti semplicità e naturalità come nel caso del Country Natural, nonché nella più essenziale e attuale tendenza rappresentata dal Country Minimal.
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Ipertesto
Anteprima Cersaie 2011
RITMI ESTROVERSI
LEGNO PER SEMPRE
STRAORDINARI IMPATTI
www.bardelli.it
www.irisfmg.com
www.mosaicopiu.it
Disegnata dall’eccellente Marco Ferreri per CeramicaBardelli, la collezione Mezza è una novità singolare sia quale evento decorativo sia perché stimola e aguzza le migliori espressività creative di chi la vuole applicare, diventando racconto e piacere. Si presta inoltre a evocare, quale omaggio di originalità e raffinatezza, il mondo magico di Bruno Munari. La collezione illustra figurazioni intriganti, in bianco e nero, rappresentate da quattro soggetti (galline, papere, maiali e pesci) che, componibili liberamente in ogni lato, sono realizzati in serigrafia nero su fondo bianco lucido (Bianco Extra), ciascuno composto da due piastrelle nel formato 10x10 cm.
In occasione dei 50 anni del Gruppo, Iris Ceramica presenta la nuova collezione e-wood che trasmette pienamente la naturalezza del legno, dotandola di resistenza e un valore tecnologico che consentono applicazioni in ambiti solitamente critici per il legno, quali il bagno, il terrazzo e la cucina, assicurando totale resistenza al calpestio, all’umidità e agli agenti atmosferici. Disponibile nelle raffinate colorazioni white, grey, blonde e black, e-wood si presenta compatto e piacevole al tatto, resiste all’umidità e agli sbalzi di temperatura configurando pavimentazioni indoor e outdoor. Inoltre si smacchia con acqua tiepida e, nelle versioni white, grey e blonde, è possibile disporre del trattamento Active Clean Air & Antibacterial Ceramic™. I diversi formati e spessori, riproducono fedelmente i caratteri e la struttura delle doghe, mentre formati più diversificati e speciali consentono divagazioni e combinazioni per numerosissime varianti di parquet.
Fortemente connaturata al progetto abitativo, la ricerca perseguita da Mosaico+ con Giugiaro Design ha prodotto inedite soluzioni per il mondo del mosaico, ispirando idee e creatività insolite e libere per nuovi ed esclusivi elementi che dispongono di tridimensionalità, tecnologia e disegno industriale. Infatti il contesto del rivestimento si può valere di nuove opportunità assicurate da mosaici dalle texture singolari, sobrie e raffinate, che personalizzano straordinariamente gli ambienti e catturano intense espressività luminose. I mosaici Crono Pulsar e Nova sono realizzati in vetro sinterizzato.
PIÙ INNOVATIVE
OMAGGIO ALLA NATURA
SINGOLARITÀ “SARTORIALE”
www.ceramichelea.com
www.granitifiandre.com
www.antrax.it
Lea Ceramiche, sempre pronta a completare la gamma delle proprie superfici, presenta Lea Slimtech che, frutto di una tecnologia di compattazione innovativa del grès porcellanato capace di rivoluzionare il processo produttivo tradizionale, consiste in lastre intere di 3x1 m senza l’impiego di stampi. Il processo inizia dall’accurata selezione delle materie prime, macinate a umido e trasformate in atomizzato, e prosegue con la compattazione e la pressatura su un tappeto con la forza di 15.000 tonnellate. Segue la sinterizzazione mediante cottura a 1200°C, abbattendo le emissioni di CO² e la dispersione di polveri sottili. Sottile e leggera (solo 7 kg), Slimtech è sovrapponibile alla vecchia superficie assicurando numerosissimi vantaggi. Inoltre, facile da tagliare, sagomare, forare e installare, è garantita nella resistenza, affidabilità e duttilità. Ideale per applicazioni in esterni e interni architettonici, dispone delle versioni: Slimtech 3 mm solo per rivestimenti; Slimtech Plus 3,5 mm rinforzata con stuoia in fibra di vetro per pavimenti e rivestimenti; Slimtech Twin 7 mm a doppio strato con stuoia per esigenze di alta resistenza. Due i colori: Milk e Black Coffee.
Si chiama Essenze Rare la nuova collezione GranitiFiandre che, definita da sei tipologie selezionate tra i legni più pregiati, ne evidenzia i caratteri di riferimento sulle superfici, puntando su striature e sfumature suggestive percorse dai segni della natura, del tempo e dalle percezioni luminose di luci e ombre. Essenze Rare dispone di una sostanziale matericità che evoca e miscela le tonalità intense dell’ulivo, quelle del mogano e del rovere nero, e dà risalto alle nuance delicate proprie del larice bianco, della cabreuva dorada e del ciliegio. La collezione, nella finitura naturale, viene proposta nei caratteristici listoni arricchiti dal formato importante 150x37,5 cm. Questi i colori: Larice Bianco, Cabreuva Dorata, Ciliegio, Ulivo, Mogano e Rovere Nero.
Disegnata per Antrax IT da Matteo Thun e Antonio Rodriguez, la serie 'T' si riferisce al primo radiatore “sartoriale” distinguibile per essenzialità, leggerezza ed ecletticità. Si tratta di un profilo in alluminio che consente di configurare mensole, scaffali, portaoggetti, porta salviette e altro, ottimamente inseribili in bagni, ingressi, corridoi cucine e soggiorni. Quale primo radiatore “sartoriale”, realizzato in alluminio estruso dalla sezione a forma di T, può avere configurazioni verticali e orizzontali e disporre, oltre delle misure standard 150 e 200 cm, di dimensioni libere che partrono dai 100 cm e giungono ai 250 cm, con step di 1 cm. Ne risulta massima flessibilità e possibilità di “confezionarlo” in modo sartoriale secondo esigenza e gusto. Il profilato di alluminio assicura inoltre ottima resa termica e ridotto contenuto d’acqua.
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Ipertesto PIÙ COMPLETA www.olympiaceramica.it
Anteprima Cersaie 2011 ADESIVO CEMENTIZIO MIGLIORATO
CENTO MILLIMETRI www.kerasan.it
www.mapei.com
Clear, di Olympia, serie già confermatasi quale riferimento formale e funzionale di eccellenza nel contesto sanitario, è ora disponibile con nuove versioni che comprendono lavabi in diverse misure e wc integrati con scarichi ridotti, studiati per assicurare notevoli risparmi d’acqua. Dal design essenziale ed elegante che coniuga volumi plastici, dimensioni contenute e una funzionalità pratica e molto efficiente, la serie Clear si inserisce perfettamente in ogni contesto stilistico e di tendenza.
PER OGNI ESIGENZA www.bongio.it
Con Ultralite S1 di Mapei è disponibile un adesivo cementizio monocomponente alleggerito ad alte prestazioni, deformabile, a scivolamento verticale nullo e con tempo aperto allungato che, dotato di tecnologia Low Dust, ad altissima resa, facile spatolabilità ed elevata capacità bagnante, è pronto per piastrelle in ceramica nonché in materiale lapideo e per piastrelle in gres porcellanato a basso spessore. Con marcatura CE comprovata dal certificato ITT n°25080237/Gi (TUM), emesso dal laboratorio Technische Universität München (Germania), Ultralite S1 è una polvere grigia composta da cemento, sabbie di granulometria selezionata e da un elevato quantitativo di resine sintetiche, additivata con microsfere provenienti dal recupero di materiale di origine silicea che conferiscono leggerezza all’impasto, secondo una speciale formulazione sviluppata nei Laboratori di Ricerca Mapei a supporto dello sviluppo dell’edilizia sostenibile.
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Il soggetto è un elegante cubo multifunzione che, studiato per Kerasan da Marc Sadler, fa parte della collezione Cento con funzione di lavabo e porta-oggetti grazie al pratico vano ricavato nella struttura monoblocco in ceramica. Fortemente personalizzante l’ambiente bagno e di singolare impatto nelle dimensioni di 45x45 cm, il lavabo rientra nella collezione Cento, relativamente ai 100 mm che caratterizzano gli oltre 50 pezzi disponibili, e fa parte dei 18 diversi lavabi della linea (sospesi, da incasso o da appoggio, quadrangolari o ovali) realizzati in dimensioni comprese tra i 25 e i 150 cm di lunghezza. La collezione risolve esigenze di ambienti bagno “su misura” e offre soluzioni formali di assoluta flessibilità. Sono inoltre disponibili strutture in acciaio, cassetti, mobili sospesi, barre porta asciugamani e accessori vari.
ARTE E CALORE www.runtal.it
www.santamargherita.net
Assoluta e bella, la collezione O’Clock, disegnata per Bongio da Marco Poletti, si identifica nella perfezione del cilindro, e imposta l’orientamento della leva per evitare l’accensione del boiler se non necessaria, pur mantenendo il movimento tradizionale di apertura dell’acqua. Come tutte le collezioni di Bongio, O’Clock è inserita nel programma “I love Water” che prevede i coordinati dotati di un riduttore di portata che limita il consumo da 12 fino a un massimo di 5 litri al minuto, consentendo notevoli risparmi di acqua. La collezione è disponibile nelle versioni cromo, bianco matt, caffè matt, platinum e nichel spazzolato.
Specializzata nella produzione e commercializzazione di agglomerati a base marmo e quarzo, SantaMargherita non pone limiti alla propria creatività che si evidenzia con suggestione nella nuova gamma glitter, completa in tutti i suoi colori. A base quarzo e glitter su fondi metallici e preziosi, la sorprendente collezione risponde alle tendenze e alle esigenze relative all’architettura e al design, secondo un’attenzione che ha trovato nella ricerca e nella sperimentazione le proprie soluzioni. Infatti, dopo le tonalità Gold, Silver e Pewter, ecco pronta la gamma dei nuovi colori Bronze e Iron. Pensata per innumerevoli e innovative applicazioni, soprattutto come top bagno di alto livello, pavimentazioni, rivestimenti e allestimenti di negozi, la collezione assicura un’originalità esclusiva e di tendenza.
Arteplano Raku è un elemento che coniuga arte e funzionalità mettendo in evidenza le opere in ceramica create con la tecnica Raku. Si tratta di un’antica tecnica di cottura giapponese della quale si vale con maestria Giuseppe Lorenzi, rendendo ogni pezzo opera d’arte e radiatore assieme. Infatti Arteplano Raku abbina le ceramiche al radiatore di design Runtal Arteplano, la cui superficie frontale liscia, posta su una struttura di base costituita da tubi ovali piatti, funge da elemento riscaldante a reazione rapida. La superficie, verniciata a polvere in White Quartz e Volcanic, si intona alla ceramica applicata. Alla piastra riscaldante si abbinano tre diversi motivi.
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Ipertesto
Anteprima Cersaie 2011
NATURALITÀ VINCENTE
SINGOLARE E IRREGOLARE
SEMPLICI E RAZIONALI
www.flavikerpisa.it
www.teuco.com
www.jacuzzi.eu
Con NaturalStones, collezione realizzata da Flaviker PI.SA in gres porcellanato con tecnologia digitale di ultima generazione, è disponibile un prodotto per pavimenti e rivestimenti suggestivo ed elegante che conferisce l’emozione dei valori di un passato ora singolarmente reinterpretato. Infatti è stata rivisitata l’antica Pietra di Borgogna, che trasferisce in NaturalStones la delicata leggerezza delle proprie venature, esaltandone la naturalità e l’equilibrio dei toni e delle sfumature, ideali per ambienti interni e per interventi esterni in architetture di prestigio. La collezione, che si articola in 4 formati rettificati e modulari realizzati in 5 colori, dispone anche di una variante in pasta bianca da rivestimento con pavimento coordinato.
Outline è la nuova collezione arredobagno che, disegnata per Teuco da Carlo Colombo, esalta la propria singolarità richiamando attenzione, oltre ai valori formali, funzionali, plastici e materici, sul variare della modellazione dei bordi che unisce armoniosamente il carattere estetico al piacere tattile. La qualità formale di Outline è espressa mediante l’utilizzo di Duralight®, il materiale composito in solid surface che, brevettato, plasmabile al 100%, ideato, prodotto e lavorato in esclusiva da Teuco, trasmette e moltiplica il piacere del rapporto con l’acqua. La collezione comprende vasche, lavabi e piatti doccia in Duralight® e sanitari in ceramica. La vasca rettangolare, disponibile anche nella versione centrostanza freestanding, è dotata dell’esclusivo brevetto Hydroline: il primo idromassaggio invisibile grazie al nuovo sistema brevettato che sostituisce la bocchette con sottili fessure non individuabili, in funzione di un innovativo e avanzato sistema di Cromoexperience.
UTILI ED ECOLOGICI
COMPONIBILE E FUNZIONALE
www.rubinetteriestella.it
www.regia.it
Rubinetterie Stella presenta varie novità di prodotto che, studiate per ampliare le offerte dedicate all’ambiente cucina, al settore pubblico e a quello alberghiero, assicurano soluzioni volte al risparmio idrico e al relativo rispetto per l’ambiente. Sono 14 i nuovi modelli rispondenti a miscelatori monoforo e monocomando che, pensati per la cucina, uniscono funzionalità ed estetica consentendo una notevole varietà di bocche d’erogazione, disponibili sia in versione classica che in quella con doccetta estraibile, sino al sistema con molla. I nuovi modelli comprendono la Serie Roma, Italica, Emisfero, Box, Eccelsa e la recente Serie Firenze. Per il settore alberghiero, nonché per i locali pubblici e il domestico, Stella rilancia Teletron, il rubinetto elettronico che, aggiornato con tecnologia più performante, risponde alle esigenze di hotel, locali pubblici e ambiti affini consentendo bassi consumi e affidabilità. Sul piano ecologico Stella presenta un’innovativa cartuccia di 28 mm, in plastica alimentare, con brevetto internazionale, che consente di ridurre la portata dell’acqua erogata e di regolare la temperatura massima, assicurando risparmio energetico.
Si chiama Niky la prima collezione di mobili componibili realizzata da Regia che, flessibile e dotata di sofisticate varianti dimensionali e stilistiche, consente le più complesse e varie combinazioni. Ideata da Bruna Rapisarda, Niky risponde ai criteri del “su misura” e si articola con molteplici gamme dimensionali che consentono di completare e personalizzare in maniera perfetta ogni esigenza arredativa e installativa. Si parte da un modulo lavabo da 40-50 o 70 cm, a cui è possibile accostare elementi da 30, 40, 50, 60 e 80 cm (con ante o cassetti) profondi 36 e 50 cm, nelle altezze di 42, 60 e 72 cm. Sono numerose, diversificate e sofisticate le soluzioni lavabo, e molti i complementi coordinabili nonché gli accessori, le mensole e i sistemi illuminanti.
I nuovi piatti doccia Shape di Jacuzzi, studiati per conferire alta praticità e adeguati riferimenti stilistici a spazi doccia, si distinguono per facilità installativa su pavimentazioni finite e varietà dimensionale. Di grande purezza formale e di sofisticati accorgimenti funzionali in termini di pendenze e deflusso acque, la collezione Shape dispone di finitura opaca e viene realizzata in techstone, materiale innovativo che assicura ottima compattezza, sensazioni naturali e gradevole tattilità. Si tratta inoltre di un materiale ipoallergenico, non tossico, non poroso, igienico, riciclabile e totalmente ripristinabile. La notevole versatilità dei piatti doccia Shape consente, in base a modelli e dimensioni, abbinamenti con chiusure doccia Start e Surface Jacuzzi®.
Ipertesto Oscar non comune www.bticino.it Una notizia insolita e intrigante da BTicino: per ben tre volte in cinque anni, le è stato assegnato l’Oscar dell’Imballaggio! Si tratta di un premio che, giunto alla 54ª edizione, viene dedicato al Quality Design. L’occasione della consegna dell’Oscar a BTicino è riferita alla categoria Packaging per Beni Durevoli, che riguarda l’astuccio delle placche della nuova linea Livinglight, progettato dall’Ufficio Progettazione Imballi di BTicino Varese, in collaborazione con l’azienda produttrice. La motivazione dell’assegnazione del riconoscimento riguarda la ricerca estetica e l’attenzione al dettaglio, sia per l’alleggerimento della struttura e la riduzione di materiale, sia per la semplificazione dell’apertura che facilita l’accesso al prodotto, connotandosi in maniera non comune rispetto al settore di riferimento. La Giuria ha inoltre ritenuto di assegnare a BTicino una ulteriore targa per l’innovativa valenza progettuale della linea automatica d’imballaggio.
Già alla quarta edizione www.madeexpo.it Torna, dal 5 all’8 ottobre 2011 a Fiera Milano Rho, Made expo, con la determinazione della consapevolezza e la maturazione di esperienze e considerazioni relative all’intero mondo delle costruzioni e del progetto, quali riferimenti internazionali e attuali per il settore edilizio. Numerose le adesioni di associazioni di categoria e completo l’inserimento di quanto, in termini di novità e innovazione, aggiorna l’offerta merceologica e culturale. Riconosciuta come evento internazionale, la manifestazione accoglie e segnala nuove filiere progettuali preposte ad approfondimenti sui temi del costruire e del ristrutturare, e conferma un incremento notevole in termini di crescita sia per la partecipazione di aziende e sia per la superficie espositiva dedicata. Quale novità rilevante di questa quarta edizione di Made expo, si distingue il nuovo Salone dei Componenti, Materiali, Tecnologie e Macchine per il Design, nonché per il Contract e la Decorazione d’Interni, dal titolo: Components & Contract che completa e amplia l’offerta per una maggiore internazionalità, agevolando le possibilità di consentire nuovi contatti per le aziende rappresentati dal contract nei vari aspetti. Gli obbiettivi di ottobre prevedono quindi promozione dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico, attenzione al mondo del progetto e costante vicinanza alle aziende e alle loro necessità
di sviluppare occasioni di business, considerando la valorizzazione dell’esistente, il recupero e la ristrutturazione e housing sociale. Inoltre Federcostruzioni, la Federazione aderente a Confindustria in cui si riscontrano ed evidenziano gli interessi comuni della filiera delle costruzioni, riconferma la propria collaborazione con Made expo riconoscendone meriti e prerogative. Per l’occasione presenterà il secondo “Rapporto sul mercato delle costruzioni”, elaborato sui dati provenienti da circa 70 associazioni di categoria, nonché il primo “Rapporto sullo stato dell’innovazione nel settore delle costruzioni”. Quale iniziativa di forte aggiornamento e comunicazione, Made expo promuove e organizza in concomitanza anche gli Stati Generali delle Costruzioni per quanti supportano e partecipano alla fiera. Torna inoltre il Forum della Tecnica delle Costruzioni e si distinguono le iniziative intese a promuovere le riqualificazioni e le ristrutturazioni relative al singolarissimo patrimonio italiano riguardante gli oltre 5.000 borghi e centri storici da ristrutturare. Di particolare riscontro è anche l’attenzione riservata al tema social housing, che per l’occasione si completerà con la mostra Social Home Design 2011, e un convegno organizzati con My Exhibition.
Premio Nazionale per l’Innovazione www.adi-design.org Lo scorso 14 giugno, in occasione della cerimonia relativa al Premio Nazionale per l’Innovazione 2011, presieduta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si sono distinti, tra i premiati, tre protagonisti del design italiano di oggi, segnalati da ADI. Ne è conseguita una considerazione di prestigio per il design nazionale, che accompagna la contemporanea apertura delle mostre del XXII Premio Compasso d’Oro a Roma. L’occasione ha visto assegnare i premi del design a: Francisco Gomez Paz e Paolo Rizzatto, per la lampada Hope prodotta da Luceplan; allo studio Dordoni Architetti (rappresentato da Rodolfo Dordoni e Luca Zaniboni) per il design degli interni del motoryacht SL 100 New, prodotto da Sanlorenzo Cantieri Navali; a Gabriele Centazzo per l’attività di Valcucine. Si tratta di un Premio Nazionale per l’Innovazione, voluto per valorizzare la capacità innovativa di aziende, università, amministrazioni pubbliche, enti o singoli ideatori che, assegnato al mondo del design attraverso progettisti e imprenditori segnalati da ADI, si distingue dai prodotti pubblicati nelle edizioni più recenti dell’annuario ADI Design Index. E proprio nel contempo si sono inaugurate, presso gli spazi del Palazzo delle Esposizioni e del Macro La Pelada, le due rassegne che riassumono la storia e il presente del design italiano con la mostra storica del Premio Compasso d’Oro e la mostra della XXII edizione del Premio, comprese tra le manifestazioni dell’Unicità d’Italia, integrata tra gli eventi del Centocinquantenario dell’Unità.
Sponsorizzazione di prestigio www.reynaers.com
Sponsorizzando la “Associated Golf Competition”, Reynaers Alluminium, mediante l’organizzazione di Vanotti Snc, azienda partner, ha dato sostegno a una gara importante e molto seguita dedicata al divertimento, allo sport e alla solidarietà. Questi i commenti di Cristina Sesini, Communication Manager Reynaers Alluminium: “… abbiamo voluto sponsorizzare l’evento in quanto riteniamo che lo sport del golf si basi sugli stessi principi che da sempre connotano la filosofia del Gruppo, quali l’attenzione all’ambiente, la concentrazione sugli obbiettivi e la ricerca costante del miglioramento e dell’eccellenza”.
Ipertesto Integra e si distingue www.reggiani.net Nella mostra: “Unicità d’Italia, Made in Italy e identità nazionale. 1961/2011 Cinquant’anni di saper fare italiano attraverso il Premio Compasso d’Oro ADI”, Reggiani spicca mediante il proiettore Ambar che, progettato da Rogers Stirk Harbour + Partners per assicurare una puntuale luminosità alla mostra: “Richard Rogers + Architects “ svoltasi al Pompidou, è stato selezionato nel 2009 dall’Osservatorio Permanente del Design dell’ADI per concorrere al XXII Premio Compasso d’Oro ADI. La grande mostra, in corso dal 31 maggio al 25 settembre 2011 a Roma presso il Palazzo delle esposizioni – Macro Testaccio, La Pelada, è l’evento promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico che, ideato e prodotto dalla Fondazione Valore Italia in collaborazione con ADI, ha l’obbiettivo di valorizzare l’eccellenza produttiva italiana rappresentata dal Made in Italy quale riferimento di assoluta unicità ed esclusiva eccellenza nazionale. La rassegna si articola nella presentazione integrale (prima volta) di tutti i prodotti appartenenti alla Collezione storica del Compasso d’Oro, nonché dei nuovi prodotti selezionati nell’ultimo triennio dall’Osservatorio permanente del Design di ADI, che sarà assegnato in luglio nell’ambito della Mostra.
Vantaggi dalla microgenerazione
Credits by Edilcantiere.it
www.edf-enr-solare.com Azienda italiana specializzata nel fotovoltaico, EDF ENR Solare ha recentemente installato una centrale di energia da 1MWp su una serra agricola del Lodigiano in base alla valutazione che, essendo l’approvvigionamento di energia uno dei costi più significativi per le aziende, è attualmente di grande supporto la microgenerazione distribuita; sistema che sposta la produzione di energia dalle grandi centrali al luogo di consumo, assicurando notevoli risparmi all’azienda implicata nonché all’ambiente. Infatti, mediante un investimento dedicato alla microgenerazione, l’azienda Agricola San Maurizio dispone oggi di un valore aggiunto sia in termini produttivi che di opportunità di business. I pannelli, posti sulla copertura della serra e privi di impatto sulla superficie coltivabile, ricoprendo i 66.836 metri quadrati di tetto producono 992 MWh/anno di energia per il primo anno, energia immessa quasi interamente in rete e rivenduta quindi al mercato di settore. EDF ENR Solare ha curato tutte le fasi del progetto; dalla sua definizione tecnica all’installazione, fino alla messa in funzione e al mantenimento dell’impianto. La collaborazione nelle fasi di progettazione e installazione con il Gruppo Richel, specialista francese nella progettazione di serre di coltura concepite con logica industriale, ha permesso la realizzazione di una serra con copertura fotovoltaica perfettamente integrata, dato che i moduli costituiscono la porzione di tetto esposta a nord. Infatti i moduli fotovoltaici (senza cornice) inseriti nella struttura della serra in sostituzione della copertura standard, sono costituiti da materiali semi trasparenti e la distanza tra le celle fotovoltaiche è stata studiata per consentire un’integrazione ottimale con la serra al fine di evitare ombreggiamenti.
Più internazionale e completa www.marmomacc.com E’ in corso, dal 21 al 24 settembre 2011, la 46ª edizione di Marmomacc, la Mostra Internazionale di Marmi, Pietre, Design e Tecnologie che, leader mondiale del settore, si svolge come di consueto a Veronafiere. Considerato l’appuntamento prioritario in termini di commercializzazione e aggiornamento professionale per i comparti di settore, la rassegna spazia dalla pietra grezza alle realizzazioni di design in pietra, dai macchinari ai prodotti strumentali e agli accessori. Si conferma il previsto aumento di operatori esteri quale segnale di incremento delle visite di stranieri provenienti da aree in crescita economica quali Asia e Sud America. Notevole la partecipazione dell’Africa (+ 06%), con Paesi come il Madagascar, il Mozambico, la Namibia, la Nigeria, la Guinea e il Sudafrica. Notevole anche la partecipazione dell’Asia dell’Est (+23,79%) soprattutto per merito di Singapore (+64%) e India (+54,1%), paese dove Veronafiere ha aperto “Veronafiere Lems India Ltd”. In espansione anche Taiwan, Vietnam e Corea del Sud. Stabili l’Australia e l’Oceania e in crescita la Nuova Zelanda (+11,76%). Buona la tenuta del Nord America con il Canada (+ 27,8%). in crescita Incrementi anche nell’Ue, nonché nel Medio Oriente, con Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Qatar. Il sud e il Centro America (+23%) determinano una forte presenza di operatori provenienti da Brasile e Messico. Con la chiusura della manifestazione è prevista la partecipazione, con Confindustria MarmoMacchine, alla Saudi Stone-Tech (16 – 19 ottobre) di Riyad in Arabia Saudita, un evento dedicato al building a, al cui interno, verrà organizzata una vera e propria “fiera nella fiera” per il settore della pietra, materiali e tecnologie. La collaborazione tra Veronafiere e Confindustria Marmomacchine che rappresenta oltre 330 imprese tra produttori di materiali lapidei e costruttori di macchine e attrezzature per la relativa estrazione e lavorazione, è il frutto dell’accordo firmato lo scorso febbraio per la partecipazione a rassegne e la gestione congiunta e condivisa di nuovi eventi fieristici o iniziative commerciali in aree in forte sviluppo quali il Brasile, la Cina, l’India, e il Golfo Persico. Al fine di promuovere le opportunità di crescita del mercato attraverso eventi culturali e sperimentazioni di alto livello, Marmomacc sviluppa numerose iniziative nelle quali operatori, architetti e designer evidenziano la pietra e le sue molteplici applicazioni nella progettazione, nell’arredo di interni ed esterni. Tra le varie si distingue la 12ª edizione del “Premio Internazionale Architetture di Pietra”, e la mostra “Marmomacc Meets Design” che avrà per l’occasione il tema “Mutable Spirit”.
Ipertesto Per una migliore gestione www.urmetdomus.it Specializzato nella progettazione, sviluppo e commercializzazione di prodotti e sistemi nei settori dell’automazione dell’edificio, delle telecomunicazioni, della telemetria e della gestione dell’energia, il Gruppo Urmet ha affidato a Urmet Energy, nuova società nel campo della Gestione e Risparmio Termico, il compito di apportare l’innovazione tecnologica nella conversione di vecchi impianti di riscaldamento centralizzati in impianti a nuova funzionalità termica con controllo individuale. La nuova società attesta infatti la volontà del Gruppo di assicurare soluzioni tecnologicamente avanzate, affidabili e “chiavi in mano”, secondo un rivoluzionario sistema integrato di controllo e gestione termica con tecnologia wireless, che consentirà di rinnovare autonomamente i sistemi di riscaldamento centralizzati, permettendo la regolazione della temperatura e la contabilizzazione dei consumi in ogni unità immobiliare. IperThermo è il nome del nuovo sistema proposto da Urmet Energy, studiato per questa gestione indipendente mediante l’installazione di una sonda in ogni unità abitativa, che modula la temperatura desiderata attraverso una elettrovalvola installata a bordo di ogni corpo scaldante. Integrandosi in maniera “intelligente” alla centrale termica dello stabile, IperThermo assicura massima efficienza termica e flessibilità di utilizzo, con un risparmio energetico che raggiunge il 35%, riducendo l’emissione di CO2.
Allo spirito imprenditoriale www.iguzzini.com Adolfo Guzzini, Presidente de iGuzzini Illuminazione, è stato insignito lo scorso 30 maggio 2011 del Premio “Imprenditore Olivettiano 2011” quale esponente e referente delle iniziative volte allo sviluppo dell’azienda iGuzzini Illuminazione. Gli è stato riconosciuto il costante impegno finalizzato all’innovazione e alla ricerca che trovano nell’architettura e nel design riferimenti che rendono la luce elemento di cultura ed eccellenza. Ne è garante la notorietà conseguita su scala mondiale in termini di stile imprenditoriale e passione dedicata ai ruoli istituzionali dell’architettura e del design, unitamente agli impulsi e alla crescita professionale assicurati all’azienda e al territorio
marchigiano, promuovendo scuole di formazione tecnica e mediante la guida dell’ISTAO. Assegnato con questi termini ad Adolfo Guzzini, il riconoscimento di un Premio illustre istituito nel 2008 dall’Associazione Archivio Storico Olivetti, consente all’imprenditore marchigiano di entrare a far parte di quei capitani d’Industria che, aldilà del territorio e del settore in cui operano, hanno colto e costantemente applicato lo spirito che fu di Adriano Olivetti nel fare impresa, impostato sull’idea di vivere l’azienda quale sistema aperto, votato a scambi con l’esterno e attento ai valori economici e sociali capaci di produrre beni, servizi, nonché conoscenze e cultura. Sede della premiazione l’ex Centro Studi ed Esperienza di Ivrea.
Evoluzione del vetro stratificato www.dupont.com La realizzazione della nuova sede centrale di un prestigioso gruppo di moda a Madrid, è stata l’occasione per evidenziare una parete di vetro che unisce i vantaggi dell’interstrato DuPont™ SentryGlas® all’innovativo tessuto architettonico SEFAR® Architecture Vision, generando effetti sorprendenti. Si tratta della prima applicazione commerciale europea del tessuto Vision con il vetro stratificato. Infatti Dupont ™ SentryGlas®, scelto per il progetto, esalta l’elevata compatibilità con Vision, nonché le ottime proprietà strutturali di resistenza, trasparenza, stabilità sui bordi e performance post-rottura. La parete in questione figura come una scacchiera tridimensionale dinamica ed emozionale, perfettamente inserita nell’ambiente mediante l’alternanza di lastre in vetro stratificato chiaro con altre che contengono SEFAR® Architecture Vision. La singolarità sta nel tessuto a rete, rivestito esternamente in alluminio riflettente, che muta di effetto secondo le condizioni atmosferiche. Dall’interno il tessuto nero permette un’ottima visuale esterna e l’opportuna illuminazione degli ambienti. Rafael de La-Hoz, progettista della facciata, così commenta: “Volevo creare una facciata neutra, astratta, che prendesse vita con luci e ombre in continuo mutamento a seconda del momento della giornata e della stagione dell’anno”.
Isolamento termico e acustico ottimale www.isover.it
Leader mondiale nella produzione e commercializzazione di soluzioni per l’isolamento, Isover Saint-Gobain ha messo a punto G3 e G3 Touch, la nuova generazione di isolanti minerali che combina caratteristiche di ecocompatibilità, funzionalità e confort abitativo. Il prodotto in questione è identificabile con un nuovo isolante minerale, studiato dai centri di ricerca Isover di Rantigny e prodotto in Italia nello stabilimento di Vidalengo di Caravaggio (BG), adatto a isolare tutti gli elementi
interni ed esterni di un edificio: pavimenti, pareti perimetrali e di separazione, coperture a falde piane. L’isolante minerale G3 con tecnologia Roofine® è basato sulla esclusiva struttura “BiMatrice Attiva” che permette un’elevata resistenza meccanica ed è particolarmente adatto per coperture e sistemi a cappotto, mentre l’isolante G3 Touch si vale dell’innovativa struttura denominata “Soft Cross” che, a differenza degli altri isolanti minerali, assicura straordinaria morbidezza e gradevolezza al tatto.
Premiazione www.wagner-solar.com Lo scorso maggio è stata premiata a l’Aquila, in relazione al concorso di idee “Il Sole dopo la Tempesta”, Wagner&Co Solar Italia, azienda di punta del solare che ha donato 150 collettori solari alla popolazione del posto. Infatti, l’azienda, coordinandosi con Reseda, Società Cooperativa senza scopo di lucro che opera dal 1999 nel campo
dell’ecologia, delle fonti energetiche rinnovabili, della difesa dell’ambiente e per l’interazione delle persone disabili, e con CIRPS, Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo Sostenibile, ha intrapreso e si è distinta per varie azioni a sostegno delle popolazioni in difficoltà.
Ipertesto
a cura di Alda Mercante
Reciprocità e rimbalzi www.hangarbicocca.it
Surasi Kusolwong, Ping—Pong, Panda, Povera, Pop—Punk, Planet, Politics and P—Art installazione site specific Hangar Bicocca Milano, 2011 (Courtesy Fondazione Hangar Bicocca; ©Agostino Osio).
E’ in corso, nella sontuosa vastità di HangarBicocca, fino al 15 settembre, la mostra “Ping-Pong, Panda, Povera, Pop-Punk Placet, Politics and P-Art” – installazione site specific dell’artista tailandese Surasi Kusolwong. L’evento si svolge nello shed, la parte iniziale della grande spazialità dell’Hangar, ed evidenzia l’espressività emotiva e la ricerca interiore e concettuale di Kusolwong le cui opere sono state esposte alla Tate Modern di Londra, al Palais de Tokio a Parigi, al The Rose Art Museum di Boston nonché alle Biennali di Instanbul e Venezia (2003) Berlino (2001), Taiwan (2000). Si tratta di una estesa metafora che, silenziosamente discorsiva, ricorre alle insidiose suggestioni di un concettuale essenziale ed esistenziale riferito al sociale. La mostra consiste in un’installazione costituita da cinque tavoli da ping-pong, messi a disposizione del visitatore, differentemente allestiti secondo tematiche emblematiche care all’artista, rappresentate da oggetti che interferiscono sul gioco dei rimbalzi della pallina, quali riferimenti di una ineffabile comunicazione globale e strategica per domande e risposte. L’installazione comprende anche altri elementi e combinazioni compositive, quali: una scultura-vulcano costituita da una montagna di sale e da una lampada accesa nella sommità; un assemblaggio di parallelepipedi in materiale plastico; alcune lampade pendenti; un’allusione figurata e poetica dedicata al Panda. L’atmosfera generale trasmette riflessioni sull’arte povera e altre emozioni mediate da un codice di simbologie e riferimenti.
Presagi artistici www.mazzotta.it
Manifesto della mostra “Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee”, Aosta.
Presso il Museo Archeologico di Aosta è in corso, fino all’11 settembre 2011, la mostra “Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee” che, progetto espositivo di particolare richiamo, mette a confronto 120 testimonianze dell’artista esposte insieme ai cortometraggi dei Fratelli Lumière. A cura di Alberto Fiz e realizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta, in collaborazione con Zentrum Paul Klee di Berna e la Fondazione Antonio Mazzotta di Milano, la mostra esibisce quale curiosità singolare la ricostruzione del teatro per le marionette realizzato da Klee per il figlio Felix. L’evento, che viene proposto come l’attrazione più significativa dell’estate artistica aostana, comprende una serie di testimonianze fondamentali provenienti dal Zentrum Paul Klee, la più importante istituzione dedicata all’artista, e si completa con opere provenienti dall’ambito della Fondazione Mazzotta e da amici collezionisti. I lavori esposti iniziano con date risalenti al 1883 quando, ancora bambino, Klee trasferisce in schizzi le proprie ispirazioni, sino a lavori di poco precedenti la morte sopraggiunta nel 1940. L’artista aveva sempre manifestato una profonda attrazione per la spontanea immediatezza dell’istinto infantile, non ancora contaminato da una razionalità mediata. Infatti ripeteva che è nel concetto di un’interiorità intatta, priva di condizionamenti e luoghi comuni, che l’artista ricerca il senso dell’arte, dichiarando che non deve ripetere le cose visibili, ma renderle visibili. E sono numerosi gli aspetti delle opere di Klee esposte nella rassegna che esprimono il dinamismo creativo dell’infanzia, mediante soggetti che ne evocano il mondo quali maschere, figure, famiglie, ritratti, paesaggi e altro.
Sculture che raccontano www.soravia.it
Sandro Soravia, Imprevisto, terracotta con smalti policromi, 29x12x16 cm.
Dall’8 al 20 settembre, nell’antico Oratorio della Passione annesso alla Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, è presente la mostra “Soravia. Uomini di terra”, curata da Renzo Margonari. Vi sono riunite le terrecotte, personalizzate da interventi con smalti policromi, di Sandro Solara, nonché altre opere in legno e bronzo. L’artista esprime la propria creatività trasferendo emozioni e una poetica dedicata alla condizione umana, vista nella sua effimera precarietà e nella ritualità dell’ineluttabile. E rende protagonisti delle proprie scenografie illusorie ma concrete e di racconti esistenziali, piccolissime e dinamiche figure di un’umanità celebrativa che, finemente modellate, rappresentano tutte le condizioni della vita, secondo ritualità simboliche, percezioni illusorie e una rassegnata consapevolezza.
Ipertesto Due maestri a confronto www.centrostudiosvaldolicini.it www.giorgiomorandi.it
“Licini - Morandi. Divergenze parallele” è la mostra allestita presso, Palazzo dei Priori a Fermo e al Centro Studi Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado fino al 25 settembre. Basandosi su nuove ricerche storico-documentarie, approfondisce il rapporto artistico e umano che per quasi cinquant’anni, fra alti e bassi di comprensione e di condivisione, ha unito i due artisti, protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, diversi per scelte linguistiche e modalità espressive ma in piena sintonia sul piano del metodo e delle fondamentali scelte di poetica. Sono esposte quaranta opere per ciascun artista, che vanno a coprire tutto l’arco temporale dell’incontro-confronto tra Morandi e Licini, dal 1909 – anno in cui i due giovani si incontrano all’Accademia di Belle Arti di Bologna – al 1958, data della morte di Licini. Un ricco corredo documentario introduce la mostra articolata in cinque sezioni cronologiche, ospitate a Fermo, e nella sezione “Ut Pictura Poësis: Licini-Leopardi-Campana-Morandi” (dipinti, opere su carta e documenti sui temi del paesaggio e della fascinazione lunare), allestita al Centro Studi Osvaldo Licini.
Materia, design e riciclo www.marioguerra.com www.ecodom.it
Ecodom, il Consorzio Italiano di Recupero e Riciclaggio degli Elettrodomestici, presenta la mostra fotografica “Materia e design, andata e ritorno”, di Mario Guerra. Gli scatti ritraggono la materia nei suoi diversi stati: grezza e non ancora lavorata, poi trasformata dall’uomo e dalla tecnologia in elettrodomestici, infine dismessa e riciclata. Un viaggio visivo, cromatico ed emotivo all’interno di una filiera industriale che riesce a raccontare l’impegno per l’ambiente, il corretto uso delle risorse e la cultura della sostenibilità: regole etiche alla base delle attività dei Produttori aderenti a Ecodom e del Consorzio stesso. La mostra, promossa da Ecodom e realizzata da Mario Guerra, artista italiano che ha focalizzato la sua creatività sulla fotografia industriale, si divide in tre percorsi: la materia, il design e il riciclo. Le fotografie saranno oggetto di una mostra itinerante che dopo Milano, è ora ad Ancona, lungo il tratto pedonale di Corso Giuseppe Garibaldi, dal 17 al 24 settembre, e infine nella Capitale, nella Galleria della Biblioteca Angelica, dal 15 al 22 novembre.
Russi a Venezia www.fsrr.org La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e la Fondazione Victoria - The Art of being Contemporary di Mosca presentano fino al 25 settembre,a Venezia, durante la 54. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale, “Modernikon. Arte contemporanea dalla Russia”, a cura di Francesco Bonami e Irene Calderoni. La mostra giunge a Venezia in un riallestimento completamente nuovo, realizzato appositamente per gli spazi della Casa dei Tre Oci, futuro Centro Internazionale di Fotografia veneziano. Il palazzo, situato nell'Isola di Giudecca, riapre al pubblico completamente restaurato in questa occasione. La mostra esplora una scena giovane e in divenire, presentando le più nuove e interessanti ricerche artistiche di un Paese che solo di recente si è proposto sulla scena internazionale. Oggi l’arte contemporanea russa è entrata in una nuova fase della sua evoluzione, come ha dichiarato Anatoly Osmolovsky, uno tra i più interessanti e influenti artisti russi. L’idea della pratica artistica come forma di azione diretta ha lasciato spazio a un approccio più riflessivo che mette al centro l’opera d’arte, riconsiderando l’eredità modernista e le sue ambizioni di rinnovamento sociale ed estetico. Il titolo della mostra, Modernikon, fonde il riferimento al moderno con la più classica delle forme artistiche russe, è una parola sospesa tra presente e passato, tra l’idea di un’immagine che vuol essere nuova e attuale e, al contrario, la mitologia di un progetto culturale superato.
Iced Architects, Hanging Stage, 2010.
Passione fotografica www.kunstmeranoarte.org
Elliott Erwitt, Tour Eiffel 100th anniversary, Paris 1989 ( ©Elliott Erwitt).
Fino al 25 settembre, Merano Arte dedica un’ampia retrospettiva al fotografo americano Elliott Erwitt (1928), attraverso 40 immagini, scelte tra i suoi lavori più celebri, tutte stampate da Erwitt stesso nel suo studio di New York. La mostra, curata da Valerio Dehò, ospitata dall’edificio Cassa di Risparmio (via Portici 163), ripercorre la carriera di reporter e artista di Erwitt, attraverso le serie che hanno ormai conquistato un posto fisso nell’immaginario fotografico. Molti dei suoi scatti sono diventati icone del Novecento, come quelli di Marylin Monroe, di Nixon e Krusciov. Instancabile e sempre concentrato su nuovi progetti, Elliott Erwitt è un fotografo che lascia ancora il segno e che rappresenta non solo la storia della fotografia, ma anche un esempio di passione per un lavoro che lo ha portato a contatto con i grandi del Novecento, ma anche con le persone comuni e con la vita delle grandi metropoli.
Ipertesto Arte contemporanea in Costa Azzurra www.artcontemporainetcotedazur.com
Al di là dei cliché più comuni, la Costa Azzurra è da oltre sessant’anni un formidabile laboratorio di sperimentazione e di creazione artistica che continua a produrre e accogliere numerosi artisti. La manifestazione “L’Arte contemporanea e la Costa Azzurra” – Un territorio di sperimentazione, 1951-2011” invita durante tutta l’estate, fino a questo autunno, alla scoperta di questa dinamica straordinaria proponendo le opere di oltre 200 artisti presentati in una trentina di diversi luoghi culturali (musei, centri artistici, scuole d’arte, fondazioni, gallerie, associazioni culturali e artistiche). Una prima sezione storica, organizzata dai Musei Nazionali del XX secolo delle Alpi Marittime, il MAMAC di Nizza, il Museo Jean Coucteu di Mentone, il Castello di Villeneuve/Fondation Emile Hugues a Vence e il Centre national d’art contemporain di Villa Arson a Nice, mette in luce i principali soggetti e i supporti utilizzati (pittura, video, performance, suono, architettura ecc.) dagli artisti a partire dal 1951. Una seconda parte della manifestazione, promossa dai diversi attori della diffusione artistica in Costa Azzurra, propone in parallelo uno sguardo artistico complementare alle tematiche affrontate nella mostra storica.
Ben, Geste: me peindre, 1963, 75x75 cm, pittura e fotografia su legno (©Courtesy Galerie Daniel Varenne, Genève).
Complessità esotiche www.guimet.fr, www.galerie-obadia.com
Rina Banerjee, Take me, Take me... to the Palace of Love, tecnica mista, 410x410x575 cm, 2003 (Courtesy Galerie Nathalie Obadia, Paris/Bruxelles)
Nel quadro della Stagione indiana, il Museo Guimet di Parigi presenta fino al 26 settembre una mostra di Rina Banerjee, artista di origine indiana (Calcutta, 1963), di formazione ingegnere, che vive dal 1995 a New York. L’artista, che mantiene una costante relazione con il suo Paese d’origine, trasferisce nel suo lavoro uno sguardo complesso e poetico sulla pluralità delle culture e delle interazioni tra arte e scienza. Come un gabinetto di curiosità “esotico”, le sue istallazioni associano degli oggetti naturali e artificiali. 25 opere contemporanee (15 installazioni e 10 disegni) sono confrontati alle collezioni permanenti del museo in un dialogo naturale e spontaneo attorno all’uso di materiali compositi, di rituali di divinazione, di nozioni di sincretismo e di rispettive supremazie delle culture nel corso della storia. Parallelamente la Galleria Nathalie Obadia di Paris, che rappresenta Rina Banerjee dal 2005, presenta una nuova installazione e dei disegni inediti dell’artista.
Design Parade 6, Hyères www.villanoailles-hyeres.com
Villa Noailles a Hyères ospita fino al 2 ottobre nove esposizioni di design, organizzate parallelamente al concorso internazionale Design Parade 6 rivolto ai giovani creatori. Nelle Salles Voûtées sono riuniti i dieci progetti selezionati al concorso che ha visto vincitori il francese jean-Baptiste Fastrez e l’islandese Brynjiar Sigurdarson (Grand Prix ex-aequo), e la francese Emile Colin- Garros (Prix du Public). Allo Squash, Stephan Diez, presidente della giuria, presenta il suo lavoro dal progetto alla produzione attraverso due esempi, la sedia Chassis e la borsa Papier. Alla Piscina viene invece proposta una panoramica di oggetti
Adrien Rovero, Plaques (©Adrien Rovero).
Ettore Sottsass, Enlil vaso (©cristallerie Baccarat).
contemporanei in vetro firmati da designer quali Pierre Charpin, Hella Jongerius, Jaime Hayon o Martin Szekely, evidenziando il savoir-faire di grandi manifatture (Baccarat, Saint-Louis ecc.) e di centri di ricerca (CIAV, CIRVA). Adrien Rovero espone alla Palestra il frutto della sua collaborazione con la manifattura di Sevrès che gli ha commissionato una collezione di forme bianche in porcellana smaltata. François Dumas, vincitore lo scorso anno di Design Parade 5, presenta alla Galerie d’actualité il lavoro svolto durante il 2011. Infine la Tour de Templiers accoglie per la prima volta la produzione della giovane azienda Moustache.
Erwan & Ronan Bouroullec, Lighthouse, Venini, Established and Sons (©Peter Guenzel).
Workshop David Dubois / CIAV de Meisenthal, Férréol Babin, Falaises (©Ferréol Babin).
François Dumas, Superimposedvase (©François Dumas).
Ipertesto Coinvolgimento reciproco www.openart.ch
A Roveredo (Svizzera, Ct. Grigioni), Località Trii, fino al 9 ottobre è allestita l’undicesima edizione di “OpenArt”. I quasi 70 scultori provenienti da tutta Europa si confrontano con la natura del parco naturale di oltre 100.000 metri quadrati realizzando opere di vario genere, con i materiali classici della scultura (marmo, legno, bronzo), ma anche lavori compositi che mescolano le tecniche e i materiali, arrivando a integrare in essi video e fotografie, così come performance e installazioni, curiose e intriganti. Le opere esposte sono in buona parte realizzate appositamente per questi spazi, nella logica di una integrazione con la natura entro la quale sono situate, in una sorta di coinvolgimento reciproco. E molte volte appartengono proprio al luogo, la cui trasformazione (che non è mai stravolgimento, ma piuttosto interpretazione sottile) costituisce il vero intervento dell’artista. Nel parco, con le opere di recente realizzazione, permangono anche lavori realizzati negli oltre dieci anni di storia di OpenArt, fra le quali spiccano quelle di maestri come Spoerri, Rotella, Schumacher, Knubben, Olivia e altri ancora. L’opera di Rudolf Tschudin a OpenArt, Roveredo (Svizzera).
Dal marciapiedi alle passerelle www.mmfa.qc.ca
Fino al 2 ottobre, il Montreal Museum of Fine Arts presenta la mostra “The Fashion World of Jean Paul Gaultier: From the Sidewalk to the Catwalk”. La mostra, allestita con la collaborazione dello stilista stesso, presenta circa 120 creazioni, sia di alta moda sia di prêt-à-porter e accessori creati tra il 1976 e il 2010. Oltre a questo la mostra propone schizzi, fotografie, filmati di sfilate, di balletti e altre performance cui Gautier ha contribuito con le sue creazioni, e che illustrano le molteplici collaborazioni del coutourier col mondo del cinema (Pedro Almodóvar, Peter Greenaway, Luc Besson) della danza (Angelin Preljocaj, Régine Chopinot, Maurice Béjart), della musica (Madonna, Kylie Minogue). Una sezione è dedicata alla fotografia di moda, con immagini di noti fotografi e artisti (da David LaChapelle a Andy Warhol, da Robert Doisneau a Steven Klein, da Richard Avedon a Pierre et Gilles).
Ispirazioni d’artista www.rijksmuseum.nl
Edgar Degas, Self-Portrait, olio su carta e tela, 26x19 cm, 1857-58 (Williamstown, The Sterling and Francine Clark Art Institute, 1955.544. Photo Michael Agee).
Rembrandt, Self-Portrait as a Young Man, olio su pannello, c. 1628-29 (Alte Pinakatothek, München. Photo ©bpk/Bayerische Staatsgemäldesammlungen).
La mostra aperta fino al 23 ottobre al Rijksmuseum di Amsterdam è dedicata all’influenza che Rembrandt ebbe su Degas. Viene presentata una serie di autoritratti dei due artisti durante gli anni della loro gioventù. Raramente presentati tutti insieme, gli autoritratti di Degas provengono da famose collezioni internazionali come quella del Metropolitan Museum di New York, della National Gallery of Art di Washington e del Getty Museum di Los Angeles. Uno degli autoritratti di Degas è particolarmente importante, provenendo da una collezione privata e non è mai stato esposto pubblicamente prima d’ora. Le oltre 20 opere individuali ritraggono gli artisti all’età di circa 23 anni, durante il periodo in cui entrambi stavano intraprendendo i primi passi delle loro carriere. Al tempo Degas si trovava a Roma a studiare arte, compresa quella dei grandi maestri del passato, e si fece ispirare dalle incisioni di Rembrandt. L’ispirazione all’artista è evidente soprattutto nei suoi esperimenti con varie pose e con l’uso della luce e delle ombre. Oltre ad una grande quantità di incisioni di Rembrandt e all’Autoritratto Giovanile della collezione del Rijksmusem, la mostra include anche un autoritratto a pannello di Rembrandt, in prestito dalla Alte Pinakothek di Monaco.
Esoterico e personale www.polomuseale.firenze.it
Francesco Clemente, X La Ruota della Fortuna (Paz de la Huerta), acquarello e gouache su carta, 2009-2011.
Fino al 9 novembre a Firenze presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (Sala Edoardo Detti) e la Galleria degli Uffizi (Sala del Camino) è allestita la mostra “Francesco Clemente I tarocchi” curata da Max Seidel. Francesco Clemente ha realizzato una serie di 78 opere, ispirandosi alle carte dei tarocchi. Attraverso la sua particolare sensibilità artistica e una sottile vena ironica, è riuscito a rinnovare l’universo simbolico che caratterizza queste carte e ha intrecciato tra loro allusioni esoteriche, iconografie tradizionali e riferimenti personali, facendone scaturire immagini profondamente simboliche. Le carte sono state realizzate, con tecniche diverse, in varie parti del mondo tra Napoli, New York, Madras e Taos e costituiscono quindi un viaggio attraverso la geografia privata di Clemente.
Ipertesto Natura morta a confronto www.fondazionecrtortona.it
Emilio Longoni, Natura morta con frutta candita e caramelle, Studio dal vero, olio su tela, 63x110 cm, 1887.
Con la mostra “La meraviglia della natura morta. 1830-1910. Dall’Accademia ai maestri del Divisionismo”, in corso dal 24 settembre 2011 al 19 febbraio 2012 presso gli spazi espositivi della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, si apre un confronto sullo speciale rapporto tra il genere della natura morta, le Accademie di Belle Arti intese come aree d’influenza e divulgazione delle arti, e la nuova committenza borghese. Curata da Giovanna Ginex, la rassegna si propone infatti come un’occasione di studio che presenta una serie di nature morte tra le più affascinanti della pittura italiana dell’Ottocento, delle quali un cospicuo nucleo (diciassette opere – sedici fra queste finemente restaurate col finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona) provengono dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano, che ha siglato, in occasione della mostra, uno speciale accordo di collaborazione. Il percorso critico ed espositivo inizia dal terzo decennio dell’Ottocento, allorché si diffondono nel Lombardo-Veneto esempi Biedermaier e della scuola pittorica di Lione. Tra i dipinti si distinguono quelli di Francesco Hayez e Domenico Induno, nonché la pittura di animali di Francesco Inganni e la grande abilità pittorica di Tommaso Castellini. Ne conseguono riferimenti all’Accademia di Belle Arti di Brera e del suo contesto che comprendeva l’Ateneo di Brescia e l’Accademia Carrara di Bergamo, dai quali emerse la “nuova scuola lombarda” figlia della Scapigliatura e ricca di giovani talenti provenienti anche da altre regioni d’Italia e dal Canton Ticino. Le nuove tendenze portarono innovazione nell’uso del colore, nella gestualità pittorica e nella scelta dei soggetti ispiratori. Il rinnovamento del genere e dello stile mutarono l’espressività della natura morta e portarono interesse per un nuovo collezionismo e un mecenatismo che si spostava con entusiasmo verso l’arte contemporanea. Il progetto scientifico della mostra ha dato evidenza, distribuendole in tre aree specifiche, a una sessantina di opere che, eseguite da illustri artisti, provengono dalle raccolte storiche di musei, fondazioni e altri istituti, i cui riferimenti cronologici si comparano con la committenza e le sue declinazioni.
La materia di un’epoca www.museoitalianoghisa.org
Fino al 25 settembre, presso il Museo della Casina delle Civette di Villa Torlonia a Roma, la singolare mostra “L’imprevedibile leggerezza della materia. L’arte della ghisa tra Ottocento e Novecento” che, primo evento in Italia nel suo genere, documenta con una trentina di opere l’impiego della ghisa, il significato iconografico dei suoi motivi decorativi e l’importanza assunta nell’arte applicata della quale divenne un riferimento imprescindibile tra Ottocento e Novecento, sia nell’arredo urbano sia domestico. La rassegna evidenzia prestigiosi lampioni ed elementi di lampioni (basamenti, pastorali, candelabri) con il loro straordinario repertorio ornamentale (statue, maschere, teste di dame e di guerrieri, di dei e uomini, leoni alati e draghi), ringhiere, fontanelle, vasi, maniglie e quant’altro fa parte di rappresentazioni formalmente potenti e significative che seppero caratterizzare l’epoca del decorativismo più intenso e dell’industrializzazione. Il notevolissimo repertorio proviene dalla collezione della Fondazione Neri-Museo Italiano della Ghisa, il più importante centro di ricerca in Europa sull’arredo urbano. L’iniziativa è curata da Raffaella Bassi, Cesare Biasimi Selvaggi e Maria Grazia Massafra. L’esposizione, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e dalla Fondazione Neri-Museo Italiano della Ghisa, ha avuto il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura. Oltre ai manufatti per l’illuminazione e l’arredo urbano che caratterizzarono molte città tra le quali principalmente si distinse Torino, il percorso espositivo presenta anche oggetti di più modeste dimensioni destinati all’interno della casa o del giardino, quali le famose stufe del tempo, le piastre da camino, le carboniere e numerosi vasi, nonché elementi funzionali e di rappresentanza decorati con sontuosa raffinatezza figurativa.
Modelli scolastici www.mfa.fi/architecture
K2S Architects, Enter Upper secondary School and Vocational College, Sipoo 2007 (photo: Marko Huttunen).
Il Museo di Architettura Finlandese di Helsinki indaga, con una mostra aperta fino al 25 settembre, i modi per la creazione di ambienti scolastici in grado di promuovere il valore dell’istruzione. Vengono presentati sette esempi di istituti scolastici realizzati in Finlandia dal 2000 a oggi, insieme a esempi storici dal 1900 agli anni Settanta e alle proposte già in fase di progettazione o costruzione. Le sette scuole presentate sono: Strömberg School, Helsinki, 2001, Kari Järvinen and Merja Nieminen Architects sAFA. Viikki Teacher Training 2004, ArK-house Architects. Hiidenkivi Comprehensive School, Helsinki, 2005. Häkli Architects. Sakarinmäki School and Day Nursery, 2006, Fln Architects. Comprehensive School in Joensuu, 2007, lahdelma & Mahlamäki Architects. Enter Upper Secondary School and Vocational college, Sipoo, 2007, K2s Architects. Kirkkojärvi School, Espoo, 2010, Verstas Architects.
Ipertesto Nuovi paradigmi sostenibili Luís de Garrido Artificial Nature Architecture Editorial Monsa, Sant Adrià de Besòs (Barcelona) 2011, 150 ill. e 30 diagrammi bioclimatici, 96 pp
Pezzi da collezione New monographies Foster + Partners small monographs A cura di David Jenkins Design: Thomas Manss & Company Ltd Prestel Publishing, Munchen 2011, ill. a colori, 96 pp cad
L’obiettivo del libro è quello di analizzare alcuni dei più innovativi progetti di architettura sostenibile che Luis De Garrido ha fatto negli ultimi due anni (20092011), materializzando il proprio concetto di “Artificial Nature” (dopo la costruzione del Green Box). Luis de Garrido ha maturato negli ultimi anni un nuovo concetto innovativo nel campo dell'architettura, definendolo come “Artificial Nature Architecture”: un sistema artificiale ecologico che ha le sue regole e si sviluppa in parallelo con il sistema ecologico naturale. Immerso in questo ecosistema artificiale, Luis de Garrido ha firmato un nuovo paradigma di architettura in grado di utilizzare un insieme di elementi di architettura industriale, ideale per creare edifici che hanno un ciclo infinito della vita, e le cui componenti possono essere recuperati, riparati e riutilizzati in un continuo e modo permanente, senza produrre rifiuti e delle emissioni. Allo stesso modo, questi edifici possono continuamente crescere, spostarsi, trasferirsi ed essere biodegradabili, come gli organismi viventi. Hanno un consumo di energia veramente molto basso, ed è un’energia che deriva da sistemi naturali (solare e geotermica, che è la stessa energia utilizzata dagli organismi naturali). Nel volume vengono illustrati in specifico dieci progetti di de Garrido: Green Box Eco-House, Barcelona; Jay Eco-House, Altea. Alicante; Katrin Eco-House, Madrid; Paula Eco-House, Torrelodones. Madrid; Beardon Eco-House, Torrelodones. Madrid; Serna Self-Sufficient Eco-House, Cheste. Valencia; Vert Moulin Rouge, Paris. France; Geoda 2055 Self Sufficient Eco-City, Mondragón. Spain; BioTecnopolis Self Sufficient Eco-City, Cali. Colombia; Berimbau Eco-Tower, Olympic Games 2016. Rio de Janeiro. Brazil. La serie di monografie realizzate per Foster + Partners introduce al mondo dell’omonimo e famoso studio di architettura attraverso una selezione di opere iconiche. Ogni volume tratta un singolo edificio e include saggi, immagini, schizzi e disegni. Le prime monografie pubblicate illustrano il Sage di Gateshead (Regno Unito), l’aeroporto di Beijing (Cina), l'Hearst a New York (Stati Uniti) e il Sainsbury Centre di Norwich (Regno Unito). Con copertina cartonata in tessuti colorati e stampa serigrafica sul fronte, ogni monografia è un vero e proprio pezzo da collezione. The Foster + Partners small monographs are a highly focussed series of architectural publications. Each volume introduces a single building with insightful texts, lavishly reproduced images and a dedicated drawing section for the cognoscenti. From the Sage building in Gateshead (United Kingdom) and Bejing Airport (China) to the Hearst building in New York (USA) and the Sainsbury Centre in Norwich (United Kingdom), the series aims to introduce the reader to the greatest projects by what is arguably the most famous architect of our times. Cloth bound with a silkscreened abstract of the building on the front cover, these are covetable gems for practitioners and aficionados alike.
Segnalazioni Per un’architettura come ecologia umana studiosi a confronto scritti in onore di Paolo Soleri a cura di Antonietta Iolanda Lima Jaca Book, Milano 2010 ill. col., 295 pp In occasione del novantesimo compleanno di Paolo Soleri, il volume espone numerosi scritti eccellenti di noti studiosi e architetti a confronto come Tadao Ando, Mauro Annunziato, Alessandro Brandino, Federico M. Butera, Maurizio Carta, Aldo Castellano, Marco Citterio, Maria Antonietta Crippa, Mario Cucinella, Antonietta Iolanda Lima, Salviano Miceli, Alessandra Muntoni, Manfredi Nicoletti, Marilena Orlando, Maria Luisa Palumbo, Renzo Piano, Massimo pica Ciamarra, Luigi Prestinenza Puglisi, Aldo Loris Rossi, Antonino Saggio, Philippe Samyn, Francesca Sartogo, Alessandra Scognamiglio, Luigi Spinelli, Luca Zevi, Giovan Battista Zorzoli, nonché inediti dello stesso Soleri. Paolo Soleri è stato ed è tuttora pioniere della sostenibilità e le sue anticipazioni di una visione ecosistemica degli insediamenti umani e delle città possibili, costituiscono fervido terreno di incontro e di dialogo per molte discipline. E proprio da un confronto ispirato dal magistero di Soleri nasce questo libro. Giulio G. Rizzo Il giardino privato di Roberto Burle Marx il Sitio Gangemi Editore, Roma 2010, 240 pp Un documento e al tempo stesso una denuncia: questo è il libro di Rizzo, un lungo lavoro di ricerca, paziente e appassionata, condotta sempre su due piani: il primo legato alla vicenda personale di un'amicizia fra il protagonista e l'autore, e il secondo riferito allo studio svolto in modo sistematico e scientifico. Rizzo ha affrontato coraggiosamente e senza esitazione la materia con assoluto rigore: riordinando le informazioni disponibili (e sono tante), verificandole nel tempo, analizzandole e, doverosamente, giudicandole. E’ l’applicazione di un metodo scientifico che non solo rende giustizia all'opera di Burle Marx e alla sua personalità, ma anche alla complessità e alla profondità della sua formazione. Luca Ruzza Nicola Sabbatini. Pratica di fabbricar scene e machine ne’ teatri Edizioni Nuova Cultura, Roma 2011
La notissima pratica di “fabbricar scene e machine ne’ teatri di Nicola Sabbatini”, completa di riproduzione delle tavole originali, tradotta e commentata a lato da un architetto di teatro per comprenderne la complessità e coglierne l'attualità. Molte delle soluzioni citate nel manuale sono ancora in uso nei teatri contemporanei, come molti dei suoi artifici possono ancora oggi suggerire soluzioni di straordinaria efficacia nell'allestimento teatrale. Dallo stile semplice e franco di questo trattato, si evince la figura di un uomo arguto e cordiale, più incline a un sapere artigianale, ricco di consigli e di regole pratiche, che mosso da una fantasia creatrice; in sintesi un saggio più che un sapiente. Scrive Elena Povoledo “Il segreto di Sabbatini è tutto qui: non vuole far sfoggio di scienza, ma insegnare a trarsi di impaccio nel modo più semplice, rapido ed efficace possibile”. Luca Sampò West 8 Edilstampa, Roma 2011, ill. a colori, 175 pp Il volume, che rientra nella collana “I quaderni dell’industria delle costruzioni” diretta da Giuseppe Nannerini, si è valso di un comitato scientifico costituito da Luca Galofaro, Domizia Mandolesi, Giuseppe Nannerini, Luigi Prestinenza Pugliesi e Antonino Saggio che hanno analizzato il lavoro dello studio West 8 guidato da Adriaan Geuze con sede centrale a Rotterdam. Lo Studio è considerato un punto di riferimento internazionale nel campo dell’urban design e della landscape architecture, distinguendosi col logo “west wind force eight“. Testo ed immagini confermano la grande dimensione culturale e capacità di dialogo e rispondenze dello studio West 8 che usa linguaggi tra loro diversi secondo le località del mondo. Talento, conoscenza e capacità di approfondire paesaggio e soprattutto sapersi confrontare col mare, sono imprescindibili riferimenti per valutarne le competenze. Giampiero Sanguini Neutelings Riedijk Architects EdilStampa, Roma 2011, ill. col e b/n, 173 pp Il volume fa parte de: “I quaderni dell’industria delle costruzioni”, collana diretta da Giuseppe Nannerini. La vasta e ventennale produzione architettonica di Jan Neutelings e Michiel Riedijk viene accompagnata da commenti critici intesi a evidenziare tanto i processi generativi della forma, quanto la complessità delle questioni inerenti il rapporto tra progetto architettonico, uomo e ambiente.
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Il primo portale del progetto e della tecnologia The first portal of architecture and technology
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272 Settembre/September 2011 l’Arca è pubblicata da is published by Arcadata Srl via A. Raimondi, 10 20156 Milano tel. +39 02 36517220 fax +39 02 36517229 l’Arca è in Internet http://www.arcadata.com Direttore responsabile/Editor Cesare M. Casati dir.arca@arcadata.net Vicedirettori/Deputy Editors Maurizio Vitta Maurizio Vogliazzo Redazione di Milano Editorial Staff in Milan via A. Raimondi, 10 20156 Milano tel. +39 02 36517220 fax +39 02 36517229 Redazione di Monaco Editorial Staff in Monaco 31, av, Princesse Grace 98000 MC Monaco tel. +377 92165154 fax +377 97971975 Elena Cardani, Elena Tomei red.arca@arcadata.net arcainternational@groupep.mc Consulente/Consultant Carmelo Strano Comitato scientifico Scientific Committee Piero Castiglioni, Angelo Cortesi, Gillo Dorfles, Giorgetto Giugiaro, Gianpiero Jacobelli, Riccardo Mariani, Paolo Riani Joseph Rykwert, Piero Sartogo, Tommaso Trini Comunicazione/Communication Alda Mercante Casati alda.mercante@arcadata.net Arcadata.com Gaetano Cessati Computer graphics Laura De Gennaro Ufficio abbonamenti Subscriptions Laura Ronchi abbo.arca@arcadata.net
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La visione femminile The female version
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54a Biennale d’Arte Venezia
34
Aldo Castellano
Artefici della qualità The Value of Quality
42
Tour Fukoku In Osaka
44 Dominique Perrault
Solon’s new corporate headquarters In Berlin-Adlershof
52 Schulte-Frohlinde
Le Galilée, Blagnac
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Tessiture di Nosate e San Giorgio In Santo Stefano Ticino (MI)
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Premio Internazionale Dedalo Minosse 2011
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Dal 1986 I’Arca ha pubblicato questi argomenti: 01 Il territorio dello spettacolo - 02 Lo spazio del museo - 03 Il progetto del lavoro - 04 Il progetto verticale - 05 La modernità - 06 La città - 07 Trasporti e comunicazioni - 08 Riflessioni - 09 Design - 10 Sopra e sotto - 11 Lo spazio dello sport - 12 Il pubblico - 13 La comunità - 14 Lo spazio domestico - 15 Il progetto intelligente - 16 Strutture e materiali - 17 Scuola e società - 18 L’effimero - 19 Superfici e strutture - 20 Il territorio disegnato - 21 Il vecchio e il nuovo - 22 Domestic Landscape - 23 Il progetto ospitale - 24 Il luogo dello studio - 25 Luce e colore - 26 L’edificio integrato - 27 Architettura in URSS - 28 L’architettura è ambiente - 29 Reti e servizi - 30 I grandi spazi - 31 La costruzione dell’architettura - 32 Il rinnovamento della città - 33 Il superamento della gravità - 34 Tecnologie - 35 L’aspetto della materia - 36 Interiors - 37 Sistemi - 38
Sport - 39 Progetto e computer - 40 Ambienti urbani - 41 Il territorio delle reti - 42 Tecnologia e costruzione - 43 Il progetto della luce - 44 Qualità 45 Texture e architettura - 46 Architettura come immagine - 47 L’architettura costruita - 48 Luoghi per la cultura - 49 Lo spazio collettivo - 50 I luoghi dell’abitare - 51 Strutture urbane - 52 L’architettura progettata - 53 La contemporaneità - 54 Architettura e tecnologia - 55 Il progetto e il lavoro - 56 Architettura in mostra - 57 I segni nella città - 58 Il grande numero - 59 Riti, miti e altre cose - 60 Architetture francesi - 61 Architetture in Italia - 62 Architetture negli USA - 63 I nodi nella città - 64 L’architettura ornata - 65 La scena della cultura - 66 La città ideale - 67 Architetture in Giappone - 68 Il mito e il culto - 69 La trasparenza - 70 Visto da dentro - 71 Porte urbane - 72 Le torri - 73 Tensostrutture - 74 I
servizi per la città - 75 La competizione - 76 Competizione e ricerca - 77 Visioni urbane - 78 Riflessioni - 79 Oltre il muro - 80 Il progetto del terziario - 81 Lo spazio aperto - 82 America, America! - 83 Mens ludicra - 84 Formazione e ricerca - 85 La casa dell’uomo - 86 Tecnoarchitettura - 87 La Committenza - 88 Natura e artificio - 89 L’apparenza della materia - 90 Modernità e tradizione - 91 I luoghi delle arti - 92 America, America! - 93 America Latina - 94 Architetture in concorso 95 Architetture in concorso - 96 Natura urbana - 97 Cultura e società - 98 Produzione e servizi - 99 La residenza - 100 La bellezza - 101 La nuova città 102 Cromatismi - 103 America, America! - 104 La Francia - 105 Italia 106 Giappone - 107 La trasparenza - 108 Le infrastrutture - 109 Le torri - 110 L’Europa - 111 Small 112 Il legno - 113 Il metallo - 114 Interni - 115
Nord America - 116 Ristrutturazione - 117 La luce - 118 L’immagine del futuro - 119 La Francia - 120 Tecnologie e sistemi - 121 La comunità - 122 Lo Sport - 123 I sensi e la materia - 124 Le infrastrutture - 125 L’emozione - 126 Il legno - 127 Immagine USA - 128 Creatività - 129 Superfici - 130 Orizzontale/ Verticale - 131 Abitabilità - 132 Il segno è colore - 133 Acqua - 134 Apparenza - 135 Luce 136 La materia - 137 La trasparenza - 138 Materia e Natura - 139 Strutture - 140 Linguaggi - 141 Interni - 142 Musei - 143 Il sociale - 144 Italia 1999 - 145 Movimento - 146 Immagine - 147 Luce e Trasparenza - 148 America-Europe - 149 Sostenibilità - 150 Per il mondo - 151 Europa - 152 Leggerezza - 153 Linguaggi e Ricerca - 154 Attualità - 155 Mostrare e mostarsi - 156 La nuova città - 157 Istituzioni e immagine - 158 Architettura industriale -
159 Educazione - 160 Servizi e Cultura - 161 Dentro/fuori - 162 Panorami urbani - 163 Progetto e metodo - 164 Informazione e cultura - 165 Materiali e superfici - 166 gennaio 2002 - 167 febbraio 2002 - 168 marzo 2002 - 169 aprile 2002 - 170 maggio 2002 - 171 giugno 2002 - 172 luglio/ agosto 2002 - 173 settembre 2002 - 174 ottobre 2002 - 175 novembre 2002 - 176 dicembre 2002 - 177 gennaio 2003 - 178 febbraio 2003 - 179 marzo 2003 - 180 aprile 2003 - 181 maggio 2003 -182 giugno 2003 - 183 luglio/agosto 2003 - 184 settembre 2003 - 185 ottobre 2003 - 186 novembre 2003 - 187 dicembre 2003 - 188 gennaio 2004 189 febbraio 2004 - 190 marzo 2004 - 191 aprile 2004 - 192 maggio 2004 - 193 giugno 2004 - 194 luglio/agosto 2004 - 195 settembre 2004 -196 ottobre 2004 - 197 novembre 2004 - 198 dicembre
2004 - 199 gennaio 2005 - 200 febbraio 2005 201 marzo 2005 - 202 aprile 2005 - 203 maggio 2005 - 204 giugno 2005 - 205 luglio/agosto 2005 - 206 settembre 2005 - 207 ottobre 2005 - 208 novembre 2005 - 209 dicembre 2005 - 210 gennaio 2006 - 211 febbraio 2006 - 212 marzo 2006 213 aprile 2006 - 214 maggio 2006 - 215 giugno 2006 - 216 luglio/agosto 2006 - 217 settembre 2006 - 218 ottobre 2006 - 219 novembre 2006 220 dicembre 2006 -221 gennaio 2007 - 222 febbraio 2007 - 223 marzo 2007 - 224 aprile 2007 225 maggio 2007 - 226 giugno 2007 - 227 luglio/agosto 2007 - 228 settembre 2007 - 229 ottobre 2007 - 230 novembre 2007 - 231 dicembre 2007 - 232 gennaio 2008 - 233 febbraio 2008 - 234 marzo 2008 - 235 aprile 2008 - 236 maggio 2008 237 giugno 2008 - 238 luglio/ agosto 2008 - 239
settembre 2008 - 240 ottobre 2008 - 241 novembre 2008 - 242 dicembre 2008 - 243 gennaio 2009 - 244 febbraio 2009 - 245 La pelle - 246 Il lavoro - 247 Expo - 248 La casa - 249 Infrastrutture - 250 Premi e concorsi - 251 Giovani in architettura - 252 Italia-Francia - 253 Efficienza energetica 254 Il mondo - 255 In verticale - 256 Formazione 257 Rinnovamento - 258 Il colore - 259 La materia - 260 Expo Shanghai - 261 Residenze - 262 Architettura e Arte - 263 Sedi aziendali 264 Giovani talenti - 265 La scena della cultura 266 Building&Business - 267 Eco-housing 268 Interiors&Design - 269 Sport - 270 Infrastrutture - 271Formazione
Cesare Maria Casati
Occorre un progetto
We need a project
rmai la formazione e il conseguente inserimento nella professione di nuovi architetti in Italia sono diventati come un torrente in piena, che travolge tutti gli argini e ora esonda invadendo territori professionali anche impropri, creando situazioni di mercato incerte e inflazionistiche. Da anni l’Italia si vanta di possedere oltre centomila professionisti abilitati a progettare architetture di ogni ordine, grado e importanza, mentre le domande da parte delle committenze pubbliche o private sono inferiori a quelle della Francia, che vede la presenza di soli ventiseimila architetti. È evidente che questo soprannumero di offerta, oltre a creare situazioni di vera e propria concorrenza sleale nella concessione di sconti sulle parcelle, rende anche difficile l’affermazione agli architetti più giovani, che, mancando ancora di strutture di studio adeguate e di preparazione specifica, devono affrontare costi sempre più elevati per collaborazioni e consulenze. Per assurdo, un giovane appena laureato e abilitato può progettare un edificio anche alto mille metri o una città intera. Credo che comunque il vero problema consista nella scuola di architettura italiana, nata sulle eredità delle accademie, e che di conseguenza continua ad allontanarsi, ormai da decenni, dalla formazione scientifica, con la relativa conoscenza della fisica e della chimica della materia, privilegiando studi sulla genesi del progetto e sulla evoluzione dei linguaggi culturali. Dando così prevalenza all'etica della forma nel rapporto con il territorio, e trascurando la sperimentazione e l’innovazione necessarie per il progresso della società in cui il progettista opera. Oggi tra il progetto di un nuovo macro oggetto fisico, da inserire in un territorio sempre più antropico, e la coerenza sociale delle strutture e delle materie che lo compongono, si registra un “buco” temporale preoccupante. Mentre quello che vogliamo edificare è per lo più pensato e strutturato da concetti e componenti identici, per natura fisica e per invenzione produttiva, a quelli di cinquanta anni fa, il luogo che lo accoglierà sarà abitato da un’altra generazione, lontana mezzo secolo per attitudini, cultura; per non dire dell’uso di protesi, informazioni, trasporti e comunicazioni, sempre all’avanguardia con i ritrovati e le scoperte scientifiche. Il risultato sarà di edificare un oggetto corrispondente alla cultura costruttiva di mezzo secolo fa, che dovrà essere “abitato” ora e almeno per i prossimi cinquanta anni. E qui si evidenzia la necessità di trasformare radicalmente le materie di insegnamento universitarie, prendendo esempio dalle scuole di ingegneria aeronautica o spaziale che, per evidente necessità di adeguamento all'efficienza delle industrie produttive, hanno dovuto adeguare i programmi al livello delle scoperte scientifiche. Questo non vuol dire che non si debba conoscere la storia dell’arte o l’estetica, ma che sarà necessario plasmare ogni talento creativo sulla base delle conoscenze scientifiche, tecniche e produttive. Se è vero poi quello che John Johansen ha da tempo preconizzato per gli anni 2150, quando gli architetti progetteranno la trasformazione e la formazione della materia lavorando fianco a fianco con biologi e fisici, possiamo facilmente comprendere che non possiamo più continuare a preparare i nostri giovani lasciandoli all’oscuro di cognizioni basilari che oggi i loro colleghi anziani conoscono o hanno autonomamente appreso traendone notevoli profitti professionali. Ecco un bel nuovo progetto per i nostri amici docenti.
he education, training and consequent employment of new architects in Italy has now become an overflowing river that is breaking all its banks and invading inappropriate professional realms, creating uncertain and inflationary market situations. For years now Italy has boasted having over 100,000 architects qualified to design architecture of every type, size and importance, while the demand from public and private clients is less than in France, which has only 26,000 architects. Clearly this over-abundance of offer not only creates genuinely unfair competition involving discounts on “packages”, it also makes it difficult for younger architects to make their mark, since, lacking the right kind of specific training and study background, they have to come to terms with rising costs for work partnerships and consultancy. Rather absurdly, a newly qualified young architect can design a building 1,000 metres tall or even an entire city. But I believe the real problem lies in the Italian system of teaching architecture, whose roots lie in the academies, meaning that for decades now it has been drifting away from scientific training involving proper knowledge of the physics and chemistry of the subject, favouring studies connected with the origins of projects and evolution of cultural languages. Attention is focused on the ethics of form in relation to the land, overlooking the kind of experimentation and innovation required in order for the society in which architects operate to be able to progress. Nowadays a worrying temporal “gap” has opened up between the design of new physical macro objects to be incorporated in increasingly anthropical territories and the social coherence of the structures and materials composing it. While the things we want to build are mainly devised and structured based on concepts and components, which, in terms of their physical nature and productive invention, are identical to those from fifty years ago, the place accommodating these works will be inhabited by a different generation, half-a-century away in terms of attitudes and culture; not to mention the use of prosthetic devices, information and means of transport/communication that are all at the very cutting-edge due to new scientific findings and discoveries. The result will be the construction of objects corresponding to a construction culture dating back 50 years destined to be “inhabited” now and at least for the next fifty years. This highlights the need to radically transform the subjects taught at university, drawing inspiration from aeronautical or spatial engineering schools, which, due to the obvious need to comply with the level of efficiency of manufacturing industries, have had to adapt their programs to the level of scientific discoveries. This does not mean there is no need to be familiar with the history of art or sciences, just that creative talent will have to be shaped based on scientific, technical and manufacturing knowledge. If what John Johansen envisaged many years ago as regards 2150, when, according to him, architects will transform and manipulate matter working side-by-side with biologists and physicists, then it is easily to see why we cannot carry on educating young people without teaching them the basic knowledge which their older colleagues are familiar with or have learnt on their own, profiting from it considerably on a professional level. Here is a fine new project for our friends working in education.
O
T
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La visione femminile The female version di/by HELENE GREEN ZAHA HADID
ZAHA HADID www.zaha-hadid.com
Zaha Hadid, founder of Zaha Hadid Architects, was awarded the Pritzker Architecture Prize in 2004 and is internationally known for both her theoretical and academic work. Each of her dynamic and innovative projects builds on over thirty years of revolutionary exploration and research in the interrelated fields of urbanism, architecture and design. Working with senior office partner Patrik Schumacher, Hadid’s interest lies in the rigorous interface between architecture, landscape, and geology as her practice integrates natural topography and humanmade systems, leading to experimentation with cutting-edge technologies. Such a process often results in unexpected and dynamic architectural forms. The MAXXI: Museum in Rome and Guangzhou Opera House in China are excellent demonstrations of her quest for complex, fluid space.
Simone Cecchetti
Zaha Hadid, fondatrice di Zaha Hadid Architects, è stata insignita del Pritzker Architecture Prize nel 2004 ed è riconosciuta a livello internazionale per il suo lavoro sia teorico sia accademico. Ciascuno dei suoi progetti, dinamici e innovativi si basa su oltre trenta anni di esplorazione rivoluzionaria e di ricerca nei settori interconnessi dell'urbanistica, dell'architettura e del design. Con il socio Patrik Schumacher, Hadid fonda il suo interesse nel rigoroso rapporto tra architettura, paesaggio, geologia e così anche il suo lavoro integra topografia naturale e sistemi creati dall'uomo, sperimentando tecnologie d’avanguardia. Tale processo si traduce spesso in forme architettoniche insolite e dinamiche. Il MAXXI Museo di Roma e la Guangzhou Opera House in Cina sono dimostrazioni eccellenti della sua ricerca di spazi fluidi e complessi.
ZAHA HADID
GAE AULENTI www.gaeaulenti.it
Gae Aulenti dal 1956 esercita l’attività professionale a Milano occupandosi di progettazione architettonica, urbanistica, interior e industrial design, scenografia teatrale. Nel 2005 fonda la Gae Aulenti Architetti Associati I suoi progetti esplorano le più svariate tipologie e sono stati realizzati sia in grandi metropoli sia in città più piccole da San Francisco a Barcellona, da Milano a Tokyo, da Torino a Forlì. Il suo lavoro le è valso numerosi riconoscimenti in tutto il mondo tra cui Chevalier della Legion d’Honneur (Parigi), Membro Onorario dell’American Institute of Architects - Hon. FAIA, il titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, il Praemium Imperiale da The Japan Art Association (Tokyo) e la laurea ad honorem dalla Rhode Island School of Design, Providence (USA).
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Gae Aulenti has been working as an architectural designer, town-planner, interior-industrial designer and set designer in Milan since 1956. In 2005 he set up Gae Aulenti Architetti Associati. Her projects explore all different kinds of building types and have been constructed everywhere from big metropolises to smaller cities, ranging from San Francisco, Barcelona, Milan and Tokyo to Turin and Forlì. She has received commendations and awards from all over the world, including Chevalier della Legion d’Honneur (Paris), Honorary Member of the American Institute of Architects - Hon. FAIA, the title of Cavaliere di Gran Croce of the Italian Republic, the Praemium Imperiale from The Japan Art Association (Tokyo) and a laurea ad honorem from the Rhode Island School of Design, Providence (USA).
GUANGZHOU OPERA HOUSE Come ciottoli in un ruscello levigati dall'erosione Like pebbles in a stream smoothed by erosion Metodi antichi e tecnologie nuove Uno spazio dorato color champagne Age-old methods and new technologies A champagne-coloured gold space
transizioni omogenee tra elementi diversi Smooth transitions between disparate elements
WASTE INCINERATOR PLANT, FORLÌ Architettura come l’identità di un’azienda che esprime un’alta tecnologia Architecture as corporate identity embodying high technology
Una immagine di semplicità austera Nessuna enfasi tecnologica
An image of austere simplicity
No technological emphasis
La forza dei semplici elementi architettonici The power of simple architectural features 272 l’ARCA 3
Esiste una creatività tipicamente femminile? E’ possibile isolare i caratteri distintivi della fantasia, dell’inventiva, dell’ingegnosità delle donne da quelli generalmente intesi come tipici degli uomini? Considerata nei suoi lineamenti generali la questione appare ardua, se non altro per il fatto che sarebbe già difficile definire in linea di massima la natura di questi caratteri, delinearne in assoluto la fisionomia e la specificità culturale. Più praticabile sembrerebbe la strada se ci si riferisce a settori specifici, come per esempio l’arte, dove l’argomento è stato ZAHA HADID
Come ciottoli in un ruscello levigati dall'erosione, la Guangzhou Opera House si pone in perfetta armonia con la sua posizione sul lungofiume. La sua forma unica esalta la città aprendola al fiume Pearl, unificando gli edifici culturali adiacenti. L’auditorium da 1.800 posti è dotato della più recente tecnologia acustica, mentre la sala polifunzionale più piccola, da 400 posti, è progettata per performance artistiche, opera e concerti. Il progetto è stato particolarmente influenzato dalla conformazione delle valli fluviali e dal modo in cui vengono trasformate dall'erosione. Le linee ripiegate di questo paesaggio definiscono territori e zone all'interno del Teatro, ritagliando scenografici canyon interni ed esterni per la circolazione, le lobby e i bar, e consentendo alla luce naturale di penetrare in profondità all'interno dell'edificio. Transizioni omogenee tra elementi disparati e livelli diversi continuano questa analogia paesaggistica. Unità su misura, modellate in fibra di vetro rinforzata con gesso (GFRC), sono state utilizzate per gli interni della sala per continuare il linguaggio architettonico di fluidità e continuità.
Like pebbles in a stream smoothed by erosion, the Guangzhou Opera House sits in perfect harmony with its riverside location. Its unique design enhances the city by opening it to the Pearl River, unifying the adjacent cultural buildings. The 1,800-seat auditorium houses the very latest acoustic technology, and the smaller 400-seat multifunction hall is designed for performance art, opera and concerts. The design has been particularly influenced by river valleys and the way in which they are transformed by erosion. Fold lines in this landscape define territories and zones within the Opera House, cutting dramatic interior and exterior canyons for circulation, lobbies and cafes, and allowing natural light to penetrate deep into the building. Smooth transitions between disparate elements and different levels continue this landscape analogy. Custom moulded glass-fibre reinforced gypsum (GFRC) units have been used for the interior of the auditorium to continue the architectural language of fluidity and seamlessness.
GAE AULENTI
Il complesso è costituito da vari edifici. Il fabbricato per l’accettazione degli automezzi e la pesa, che è realizzato in cemento armato dipinto di rosso, con una pensilina di lamiera di acciaio inox lucidata e riflettente e ampie aperture per il controllo degli automezzi. Il fabbricato degli uffici e degli spogliatoi per il personale. Il fabbricato di termoutilizzazione che è costituito da un’avanfossa dove arrivano i veicoli, da una fossa dove si scaricano i rifiuti, da un corpo che contiene il forno e la caldaia e da un corpo che contiene il sistema depurazione dei fumi. I diversi corpi di fabbrica sono perfettamente riconoscibili per forma, dimensioni e materiali e si sviluppano lungo un asse longitudinale di simmetria che corrisponde al ciclo di lavorazione. All’insieme si aggiungono il fabbricato per il ciclo termico e servizi ausiliari, il fabbricato per lo stoccaggio e il trattamento scorie e il fabbricato per la stazione dell’alta tensione. L’uso di diversi tipi di lamiere su superfici piane di grande dimensioni, ha consentito di mantenere la continuità della cortina e nello stesso tempo di romperne la monotonia.
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The complex is composed of various different buildings. The construction for admitting vehicles and carrying out weighing operations made of reinforced concrete painted red, with a canopy made of shiny and reflective sheets of stainless steel with wide openings for checking the vehicles. The office building and staff locker rooms. The thermo-utilisation unit, which is composed of an entry pit where the vehicles arrive, a pit for dumping waste, a structure containing a furnace and boiler, and a construction holding the fume-purification system. The various buildings are easily recognisable due to the shape, size and materials out of which they are constructed. They all extend along a symmetrical longitudinal axis corresponding to the work cycle. There is also a building for accommodating the thermal cycle and ancillary services, a storage and wasteprocessing building, and a construction housing the high-voltage power station. The use of different types of sheet metal placed over large flat surfaces made it possible to maintain a sense of continuity along the main front and, at the same time, break down its monotony.
Christian Richters
qua e là affrontato, ma senza giungere a conclusioni accettabili, visto che il più delle volte ci si è limitati a far ricorso ad alcuni concetti altrettanto generici (sensibilità, gusto) o al corpus delle figurazioni mitologiche (certamente suggestive, ma sostanzialmente inadatte a chiarire i termini storici della ricerca). Se poi ci si sposta sul terreno della cultura progettuale o, più precisamente, dell’architettura, il problema si direbbe irrisolvibile, non per mancanza di argomenti, ma al contrario per la crescente massa di esempi (le opere, gli artefatti) dai quali è
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però impossibile ricavare indicazioni o suggerimenti accettabili. Dal punto di vista dell’antropologia filosofica la questione risulta tuttavia mal posta. Quando si discute di femminilità e di maschilità non si dovrebbe infatti mai dimenticare che questi concetti, di per sé fondativi della specie, soggiacciono nelle loro manifestazioni alle variazioni della storia e alle conseguenti trasformazioni culturali, che li interpretano in modo diverso a seconda delle epoche e delle situazioni. Limitiamoci a esaminare il caso dell’architettura, fissando alcuni punti. Il primo riguarda la preparazione universitaria e
Iwan Baan
ZAHA HADID
GAE AULENTI
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Iwan Baan
Christian Richters
disciplinare dei progettisti. E’ possibile parlare di una progettualità tipicamente femminile quando la formazione professionale degli architetti – di qualunque sesso essi siano – è da quasi un secolo a questa parte uguale per tutti? Le donne frequentano gli stessi corsi degli uomini, spesso tenuti da donne, leggono gli stessi libri, studiano le stesse opere, esse stesse sempre più prodotte da donne, affrontano gli stessi problemi economici e sociali, hanno lo stesso bagaglio tecnico e scientifico. Se questo è vero, il valore della loro capacità progettuale (creatività, inventiva, fantasia) dovrebbe esse-
Credits Architectonic Project and Art Direction: Gae Aulenti Architetti Associati Gae Aulenti, Vittoria Massa, Marco Buffoni, Francesca Fenaroli Engineering: Divisione Ingegneria Grandi Impianti di Hera - Carlo Botti (Technical Director) Civil Works Project: Roberto Buda Metal Structures Project: Gilberto Sarti Works Manager: Gianluigi Barvas Civil Works Contractor: CLAFC Electrical Works Contractor: CEIF Plant Contractor: Torricelli Metal Cladding: Arval Arcelor Mittal Client: Hera
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re attribuito non al fatto d’essere donne (puro accidente aristotelico, in questo caso), ma alle loro qualità individuali, alla forza interiore del loro disegno culturale, esattamente come accade agli uomini. Quello dell’architettura è però un caso assai particolare, e richiede di fissare un secondo punto fondamentale. Qui infatti l’idea di arte, che pure è costitutiva di questo campo culturale, si confronta in modo organico con quella di tecnica, che impone una razionalità fondata sul calcolo e sulla sperimentazione rigorosa, e con quella di funzione sociale,
Christian Richters
Christian Richters
ZAHA HADID Credits Project: Zaha Hadid Architects Design: Zaha Hadid Project Director: Woody K.T. Yao, Patrik Schumacher Project Leader: Simon Yu Project Team: Jason Guo, Yang Jingwen, Long Jiang, Ta-Kang Hsu, Yi- Ching Liu, Zhi Wang, Christine Chow, Cyril Shing, Filippo Innocenti, Lourdes Sanchez, Hinki Kwong, Junkai Jian Competition Team 1st Stage: Filippo Innocenti, Matias Musacchio, Jenny Huang, Hon Kong Chee, Markus Planteu,Paola Cattarin, Tamar Jacobs, Yael Brosilovski, Viggo Haremst, Christian Ludwig, Christina Beaumont, Lorenzo Grifantini, Flavio La Gioia, Nina Safainia, Fernando Vera, Martin Henn, Achim Gergen, Graham Modlen, Imran Mahmood 2nd Stage: Cyril Shing, YanSong Ma, Yosuke Hayano, Adriano De Gioannis, Barbara Pfenningstorff Consultants:
Guangzhou Pearl River Foreign Investment Architectural Designing Institute Structural engineers: SHTK; Guangzhou Pearl River Foreign Investment Architectural Designing Institute Façade engineering: KGE Engineering Building Services: Guangzhou Pearl River Foreign Investment, Architectural Designing Institute Acoustic consultants: Marshall Day Acoustics Theatre consultant: ENFI Lighting design consultant: Beijing Light & View Project management: Guangzhou Municipal Construction Group Construction management: Guangzhou Construction Engineering Supervision Cost consultant: Guangzhou Jiancheng Engineering Costing Consultant Office Main Contractor: China Construction Third Engineering Bureau Client: Guangzhou Municipal Government
ANNA CONTI www.annaconti.it
Si laurea in architettura a Firenze nel 1974. Nel 1976 consegue il Master in Socioeconomic Development, nell'Institute of Social Sciences (L'Aia, Olanda). Dal 1976 al 1989 è Funzionaria e Consulente per le Nazioni Unite a Ginevra, per la F.A.O. e per il Ministero degli Esteri italiano a Roma. Tra i suoi progetti: Recupero e riutilizzo dell'ex Lanificio Marini-Cecconi, Prato. Recupero e riuso dell'ex ridotto del Teatro Verdi, Firenze. Progetto per il Teatro Nazionale e il Supercinema, Firenze. O_volution, la prima macchina senza ruote da abitare, 2000. Ubi_quity_City, una nuova concezione di città di servizi, 2005. Prêt-àHabiter, una nuova linea di edilizia industrializzata a basso costo, 2008.
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She graduated in architecture in Florence in 1974. In 1976 she was awarded a Master’s in Socioeconomic Development from the Institute of Social Sciences (The Hague, Netherlands). From 1976-1989 she was an Official and Consultant for the United National in Geneva, the F.A.O. and Italian Foreign Office in Rome. Her projects include: redevelopment and re-utilisation of the former Lanificio Marini-Cecconi plant in Prato. Redevelopment and re-utilisation of the old foyer of Teatro Verdi in Florence. Project for the National Theatre and Supercinema in Florence . O_volution, the first car without wheels for living in, 2000. Ubi_quity_City, a new concept of a services city, 2005. Prêtà-Habiter, a new line of industrialised low-cost building, 2008.
Christian Richters
Christian Richters
che esige una visione totalizzante, collettiva, politica, dei problemi da risolvere. Ebbene, se il lato artistico del progetto d’architettura può essere considerato soggettivo, personale, profondamente legato a pulsioni interiori capaci, in un modo o nell’altro, di privilegiare la natura femminile, la questione della tecnica e quella della funzione sociale si presentano come settori segnati da una assoluta oggettività e da una ragione che prescinde da ogni inclinazione individuale, il che le pone ben al di sopra di ogni possibilità di interpretazione derivante dalla differenza di sesso.
LIMITED COLLECTION - WOMB Concepita con le tecnologie della produzione auto Designed using the last car-manufacturing technology.
Un oggetto che si differenzia da un’auto solo nella gamma delle funzioni e nelle dimensioni An object that is only different from a car in terms of its range of functions and size
Built and pre-assembled in factory
Costruita e premontata in fabbrica
Quattrocento metri quadri di villa con una carrozzeria brillante, dai colori “fuoriserie” Four-hundred square metres of house
with a gleaming shell in “customised” colours. 272 l’ARCA 9
Ciò vuol dire che la creatività femminile può esercitarsi in architettura solo sul piano delle forme? Anche questo terzo punto andrebbe analizzato a fondo, al fine di sottrarlo a una visione assoluta e assiomatica del problema, per riferirla invece alla concretezza delle situazioni storiche. Non c’è dubbio che nella cultura architettonica d’oggi la presenza plastica dell’artefatto ha assunto una rilevanza persino eccessiva. Il valore di un’opera – edificio, abitazione, stabilimento industriale o struttura sociale – sembra riassumersi esclusivamente nel suo aspetto esteriore, nella sua
HARIRI & HARIRI ARCHITECTURE www.haririandhariri.com
Established in 1986 by Cornell educated, Iranian born sisters Gisue Hariri and Mojgan Hariri, New York City based Hariri & Hariri Architecture is internationally acclaimed for creating their own visionary brand of conceptual yet sensual, provocative yet poetic designs. The firm’s integration of striking architectural forms, digital technology, inventive materials and a social agenda has defined their practice for over two decades. Hariri & Hariri have been recognized for the quality and originality of their work with numerous awards and exhibitions, such as the American Academy of Arts and Letters Academy Award in Architecture and the landmark “Un-Private House” exhibition at The Museum of Modern Art in New York among others.
Karin Kohlberg
Lo studio newyorkese Hariri & Hariri Architecture, acclamato a livello internazionale per l’impronta visionaria dei suoi progetti concettuali ma sensuali, provocatori ma poetici, è stato fondato nel 1986 dalle sorelle di origine iraniana Gisue Hariri e Mojgan Hariri, dopo i loro studi a Cornell. L’integrazione tra forme architettoniche di grande impatto, tecnologia digitale, materiali innovativi e impegno sociale ha definito il loro lavoro per oltre due decenni. Hariri & Hariri hanno ricevuto riconoscimenti per la qualità e l'originalità del loro lavoro con numerosi premi e mostre, tra cui il Premio per l’Architettura della American Academy of Arts and Letters Academy e la mostra “Un-Private House” al Museum of Modern Art di New York.
ANNA CONTI
Questa villa superaccessoriata è un’“architettura sperimentale”, concepita con le tecnologie più sofisticate del settore auto, quello delle fuoriserie, in cui il design si coniuga con l’ecologically correct ed è pensata per una produzione in serie limitata di pezzi unici per un mercato esclusivo. Il progetto, oltrepassandone i limiti, utilizza le tecniche automobilistiche, navali, aeronautiche, per ottenere massime prestazioni di sicurezza e qualità, impiegando esclusivamente materiali riciclabili, così da permettere una demolizione (“smontaggio”) a impatto zero. La pelle, ad alta coibentazione termica, è rivestita di pellicola fotovoltaica; LC-Womb è dotata di tutti gli impianti tecnologici più avanzati ed è concepita per essere costruita e premontata completamente in fabbrica, in catena di montaggio e predisposta per la successiva catena di smontaggio, per un recupero totale e completo dei materiali a materia prima e non seconda.
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This super-accessorised house is an “experimental work of architecture” designed using the most sophisticated technology from the car manufacturing industry (custom built cars) to the highest of ecologically correct standards and ideal for manufacturing in a limited number of one-off pieces for an exclusive market. Moving beyond conventional limits, the project draws on techniques from the car manufacturing, shipbuilding and aeronautical industries to achieve the highest possible standards in terms of safety and quality, using exclusively recyclable materials soa that it can even be demolished (“dismantled”) causing zero impact. The highly heat-insulated skin is covered with a photovoltaic film; LC-Womb is equipped with all the latest cutting-edge technological systems and is designed to be built and fully pre-assembled on the factory assembly line and, eventally, dismantled on the disassembly line, in order to totally and completely salvage all the primary materials.
eloquenza formale, nell’arditezza della sua composizione. Su questo piano, i modelli creativi non si propongono però per i loro contenuti culturali, ma rispondono solo a criteri puramente stilistici, a poetiche del tutto individuali. Risulta così impossibile stabilire quanta parte sia in essi attribuibile alla sensibilità femminile, con precise distinzioni rispetto a una (del resto solo presunta) creatività maschile. Le forme dominanti in ciascuna epoca – gli stili, se si preferisce – sembrano distribuite con equità nell’insieme delle opere che di essa fanno la storia, e le personalità che emergono da questo
STERNBRAUEREI MIXED-USE COMPLEX, SALZBURG Un complesso di lusso definito da scultorie forme cristalline A luxury complex defined by sculptural crystalline forms
Un progetto fortemente legato al contesto e, allo stesso tempo, un segno caratteristico del XXI secolo A highly contextual, yet distinctive In un luogo dalla storia antica beacon of the 21st Century In a place that time has largely passed by Continuità con il paesaggio, l’acqua e il cielo Continuity with the landscape, water and sky
Credits Project: Anna Conti Collaborators: Irene Cavarretta, Riccardo Cont, Vania Piccioli, Stefano Prinzivalli, Cristina Sandoval, Satoko Toda, Nicola Villani, Giulia Misseri Renderings: Riccardo Cont, Stefano Prinzivalli, Nicola Villani Graphics Collaborators: Riccardo Cont, Stefano Prinzivalli, Cristina Sandoval, Satoko Toda
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panorama (in verità alquanto livellato, grazie anche all’intervento della tecnologia sulle potenzialità creatrici) sono tutte singolari, in loro stesse compiute, e non assimilabili a classificazioni di genere. Dobbiamo dunque concludere che la cultura progettuale è del tutto indifferente alle distinzioni di sesso, e che è impossibile imprimere in essa precisi caratteri femminili? Nemmeno questo è del tutto vero. Proprio l’antropologia filosofica ci ricorda che l’equilibrio della specie e l’umana capacità di incidere sul mondo esterno HARIRI & HARIRI ARCHITECTURE
Le sei strutture nuove e le due storiche del progetto comprenderanno condomini di lusso, attici, studi d’artista, uno spazio espositivo, un ristorante, centro benessere, spazi giardino e una passeggiata pubblica su un’area di cinque acri, ai piedi del monte Rainberg. Il programma include anche uno spazio espositivo per la Casa dell’Architettura, una galleria e una sala conferenze negli spazi sotterranei della vecchia birreria. A copertura di questa struttura sotterranea ci sarà uno spazio verde pubblico bucato da lucernari scultorei sporgenti da terra. Ex cava, il sito roccioso è poi stato trasformato nella Birreria Stern, chiusa circa 50 anni fa. Il progetto trae ispirazione dalla parete rocciosa sul fronte sud del sito, che fa da cornice scenografica al complesso. Le nuove strutture simulano le formazioni rocciose e le composizioni casuali della vecchia cava di Rainberg, con gli edifici che formano volumi angolari, "simili a schegge di pietra", impilati in modo apparentemente casuale, ma progettati invece per sfruttare al meglio la luce e le visuali prospettiche.
ANNA CONTI
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The project’s six new and two historic structures will be comprised of luxury condominiums, premium penthouses, artist’s studios, an exhibition space, a restaurant, spa facilities, garden spaces and a public waterside promenade on a five acre site at the foot of the Rainberg Mountain. The program also includes exhibition space for the House of Architecture, a gallery and lecture space in the old brewery’s underground vaults. Covering the subterranean facility will be a public green space punctured by sculptural skylights jutting from the ground. Formerly a quarry, the rocky site subsequently became the Stern Brewery, which ceased operation some 50 years ago. It is from the rocky cliffs facing the site to the south, where the project gets is conceptual inspiration, and which provides a striking backdrop to the complex. The new structures simulate the rock formations and random compositions of the Rainberg quarry site, where the buildings form angular “shardlike” volumes stacked in a seemingly random fashion, but designed to take optimal advantage of light and views.
All images: ©HARIRI & HARIRI ARCHITECTURE
costruendovi la propria storia presuppone una differenza di approcci nei quali i caratteri maschili e quelli femminili si alternano e si integrano. Se guardiamo all’architettura da questo punto di vista scopriremo che il suo elemento cruciale, la giustificazione stessa del suo esistere, è rintracciabile in prima istanza non nel valore formale e simbolico dell’artefatto, ma nella sua capacità di diventare abitazione. L’architettura nasce come interno prima di proiettarsi all’esterno: la sua funzione primaria è, in breve, quella dell’abita-
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re, ed è proprio su questo terreno – decisivo e insostituibile – che l’apporto femminile può risultare, nella prospettiva dell’antropologia filosofica, determinante. La cultura progettuale moderna ha affidato l’organizzazione degli spazi interni e dei loro oggetti al concetto, tipicamente maschile, di funzione, fondato sulla logica sequenziale, sulla visione cartesiana degli spazi, sul rigore positivista della formulazione dei problemi e delle loro soluzioni. Viceversa la visione femminile dell’interno abitativo è fondata sul concetto di cura, inteso non nel senso heideggeriano HARIRI & HARIRI ARCHITECTURE
ITSUKO HASEGAWA www.ihasegawa.com
Dopo la laurea presso il Dipartimento di Architettura della Kanto Gakuin University, Itsuko Hasegawa è diventata studente di ricerca presso il Dipartimento di Architettura al Tokyo Institute of Technology. Nel 1979 ha fondato Itsuko Hasegawa Atelier. I suoi progetti includono una varietà di case ed edifici pubblici. Nel 1986 ha ricevuto il Premio di Design dal Architectural Institute of Japan per il suo progetto Bizan Hall. I suoi progetti residenziali le sono valsi anche il Japan Cultural Design Award. Nel 1997 è stata eletta come Socio Onorario del RIBA. Nel 2000 ha ricevuto il Japan Art Academy Award. Nel 2001 ha ricevuto il premio Honorary Degree presso l'University College di Londra. Nel 2006 è stata eletta come Socio Onorario dell'AIA
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After graduating from the Department of Architecture at Kanto Gakuin University, Itsuko Hasegawa became a research student in the Department of Architecture at Tokyo Institute of Technology. In 1979 she established Itsuko Hasegawa Atelier. Her projects include a variety of houses and public buildings. In 1986 she received the Design Prize from the Architectural Institute of Japan for her Bizan Hall project. Her residential projects also earned a Japan Cultural Design Award. In 1997 she was elected as one of the Honorary Fellows of RIBA. In 2000 she received the Japan Art Academy Award. In 2001 she received the Honorary Degree Award at University College London. In 2006 she was elected as one of the Honorary Fellows of AIA.
dell’angoscia dell’essere, ma nel suo originario significato latino di sollecitudine, premura, preoccupazione, attenzione, nel quale l’inquietudine si trasforma in preveggenza e prevenzione. Nessuno può arrogarsi il diritto di stabilire una scala di gerarchie e di priorità fra questi due concetti. Essi sono in realtà fra loro complementari. Tuttavia, poiché storicamente l’architettura moderna ha dato a quello di “funzione” un rilievo assoluto, è ora venuto il momento non di ribaltare la situazione, che ne verrebbe così
SHIZUOKA FORUM Un filare di mille pini A thousand pine trees field
Universalization, as a model for obtaining a new urbanity
Universalizzazione come modello per una nuova urbanità The idea of designing communication L’idea di disegnare la comunicazione
Spazio come scambio di energia locale e persone Space as exchange of local energy and people 272 l’ARCA 15
perpetuata, ma di riequilibrarla portando in primo piano anche quello di “cura”, la cui natura femminile si rivelerà, in tale contesto, preziosa. Basti pensare che la “cura” dell’abitare si nutre di istanze e di umori che germogliano tanto sul terreno dell’etica quanto su quello dell’estetica, e che quindi le soluzioni progettuali che ne derivano non si esauriscono nel rigoglio delle forme, ma affondano le loro radici in una vitalità primeva, originaria, capace di trasformarle in autentiche esperienze di vita.
ODILE DECQ – AGENCE ODBC www.odbc-paris.com
After setting up his own firm in 1979, Odile Decq began a working partnership with Benoît Cornette. The Banque Populaire de l’Ouest in Rennes (1990) was their first important project together. Afte the tragic death of Benoît Cornette in 1998, Odile Decq has been solely in charge of ODBC, obtaining important awards and recognition on the international scene for works like the Macro in Roma, Liauning Museum in Austria, Frac Bretagne in Rennes etc. ODBC has been carrying out important work in the field of design since 2000 in conjunction with major industrialists. At the same time Odile Decq teaches at the Ecole Spéciale d’Architeture in Paris and lectures at many foreign universities.
G. Vacheret
Dopo aver fondato il proprio studio nel 1979, Odile Decq firma i suoi progetti con Benoît Cornette. La Banque Populaire de l’Ouest a Rennes (1990) è la loro prima realizzazione significativa. Dopo la tragica morte di Benoît Cornette nel 1998, Odile Decq dirige da sola lo studio ODBC ottenendo importanti riconoscimenti sulla scena internazionale come per il Macro di Roma, il Museo Liauning in Austria, il Frac Bretagne a Rennes ecc. Dal 2000, ODBC sviluppa un’importante attività nel campo del design in collaborazione con grandi industriali. Parallelamente Odile Decq insegna all’Ecole Spéciale d’Architeture di Parigi e interviene in molte università straniere.
ITSUKO HASEGAWA
Questo progetto è un edificio pubblico denominato, per ora, Shizuoka Forum, una costruzione complessa destinata a spazio espositivo, centro congressi e hotel. Sarà costruito di fronte alla Stazione Numazu, al centro del Giappone. Shizuoka è una città con un buon clima e una bella natura, con il Monte Fuji, a nord, e, l’Oceano Pacifico, a sud. Ai margini della città, verso il mare, c'è una lunga fila di pini e questa zona è chiamata “campo dei mille pini”. Il tema della costruzione è dunque “campo dei mille pini”. Il progetto introduce questa immagine sia all’interno che all’esterno dell’edificio per radicarlo maggiormente nell’ambiente di questa regione. Attualmente, Hasegawa sta esplorando il concetto di universalizzazione, come modello per una nuova urbanità. Cerca di realizzare un edificio pubblico con l’idea di progettare la comunicazione. Per questo, è necessario confrontarsi con i locali, per sviluppare il progetto insieme a viso aperto, con gioia e libertà, cosicché l’edificio spunti naturalmente dal terreno locale come un fungo. Lo spazio, inteso come scambio tra energia locale e le persone, apre la possibilità di un nuovo modo di comunicare.
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This project is a public building temporarily named as the Shizuoka Forum, a complex building of exhibition space, convention centre and hotel. It will be built in front of the Numazu Station, at the centre of Japan. Shizuoka is a city with Mt. Fuji, in the north, and has a beautiful climate and nature, facing the Pacific Ocean at its south side. At the edge of this city, towards the ocean, there is a long line of pine trees and this area is called “a thousand pine trees field”. The theme of the building is this “a thousand pine trees field”. The project introduces this image to both inside and outside of the building to make it rooted to this region. Especially these days, Hasegawa raises a concept of universalization, which will be a model for obtaining a new urbanity. She tries to make a public building with an idea of designing communication. In order to that, it is necessary to face with the local, to develop the project together with openness, freedom and joy, and to make a building as a mushroom which grows on the local ground. The space, intended as exchange between local energy and people, will open the possibility of new communication.
Su ciò bisognerà riflettere a lungo, e in questo senso il panorama proposto dal presente numero de l’Arca risulterà promettente solo a patto che lo si consideri un primo spunto per l’inizio di un discorso, e non una semplice verifica della situazione in corso d’opera. Helene Green
PHANTOM - RESTAURANT OFTHE GARNIER OPERA,PARIS Come un fantasma, silenzioso e insidioso, il volume del mezzanino proteiforme ondula e sembra galleggiare sopra gli invitati
As silent and insidious as a ghost, the protean-style mezzanine structure undulates and appears to float above the diners
Impossibilità di toccare le pareti, i pilastri e la volta The walls, columns and vault cannot be touched Nessuna struttura visibile: stabile come per “magia” No visible structure: its stability, as if “by magic”
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Is there such a thing as typically female creativity? Is it possible to distinguish the distinctive traits of women’s imagination, invention and ingenuity from those generally taken as being typically male? Considered from a general viewpoint this appears to be a tricky issue, if for no other reason due to the fact that it would be hard to even determine the nature of these traits, outlining their physiognomy in some absolute way and their specific cultural features. A more feasible approach might be to refer to specific realms, such as, for example, art, ODILE DECQ – AGENCE ODBC
Iscrivere un nuovo spazio nell’Opéra Garnier è innanzitutto essere sottomesso a forti condizionamenti di salvaguardia legati alle caratteristiche di Monumento Storico del luogo. Di conseguenza, la facciata del ristorante diviene un elemento che plana e ondula come un simplice velo di vetro, arretrata rispetto ai pilastri. Per raggiungere una capacità di 90 coperti interni, è realizzato un mezzanino come una superficie continua. Dalla fine delle colonne appoggiate al suolo vicino ai pilastri in pietra fino ai gusci in gesso bianco che formano i parapetti, questo spazio levita come una navicella spaziale sotto la cupola, prende così forma una superficie sinuosa che come una nuovola si sviluppa e si insinua tra gli elementi originari senza mai toccarli, copre lo spazio e sembra galleggiare sopra gli invitati. Un rosso accogliente riveste la superficie inferiore, accompagna i gradini che scendono al piano inferiore e si espande sul pavimento nero al centro dello spazio della sala inferiore per ricevere i tavoli fino ai limiti della facciata. Vicino all’ingresso, al centro dell’Opéra, lo spazio diventa più intimo, più privato, è la lounge dalle lunghe panche rosse continue.
Incorporating a new space in Opéra Garnier means, first and foremost, having to deal with strict conservation constraints connected with its status as a local historical monument. Consequently the restaurant façade has been developed into an element that hovers and undulates like a simple sheet of glass, carefully set back in relation to the columns. In order to cater for 90 diners inside, a mezzanine level has been constructed like a seamless surface. Starting at the end of the columns resting on the ground near the stone pillars right through to the white plaster shells forming the parapets, this space hovers like a spaceship beneath the dome, thereby creating a winding surface that extends and flows between the original elements like a cloud without ever touching them, covering the space and appearing to float above the diners. The lower surface is coated in a warm and welcoming red, also found on the steps descending to the lower level and extending across the black floor in the middle of the lower dining space where the tables are placed right up to the edges of the façade. The space becomes more intimate and private near the entrance in the middle of the Opéra, where the lounge with its long seamless benches is located.
BENEDETTA TAGLIABUE www.mirallestagliabue.com
Vicens Gimenez
Benedetta Tagliabue nasce a Milano e si laurea presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1989. In seguito a esperienze lavorative e di studio a Venezia e a New York, nel 1991 a Barcellona entra a far parte dello Studio Enric Miralles, del quale nel 1997 diventa socia. Lavora con Enric Miralles, che sposerà in seguito, in molti progetti per la Spagna: il Parco Diagonal Mar (1997-2002), la Riabilitazione e restauro del Mercato Santa Caterina (1996-2005), la torre di uffici per Gas Natural (1999-2006); e in Europa, tra cui il Nuovo Parlamento di Scozia (1998-2004) e il Comune di Utrecht (1996-2000). Recentemente l’architetto, alla direzione dello studio Miralles Tagliabue EMBT, ha costruito il Padiglione Spagnolo per l’Expo di Shanghai 2010; le è stato affidato, tra gli altri, il progetto per la Stazione Centro Direzionale della Metropolitana di Napoli e il progetto museografico del Padiglione Italia per la 54° Biennale d’Arte di Venezia.
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Benedetta Tagliabue was born in Milan and graduated from the Venice University Institute of Architecture in 1989. Following work and study experiences in Venice and New York, she joined the Enric Miralles firm in Barcelona in 1991, where she was made a partner in 1997. She worked with Enric Miralles, whom she later married, on numerous projects in Spain: Parco Diagonal Mar (1997-2002), the renovation and restoration of Santa Caterina Market (1996-2005), and the office tower for Gas Natural (1999-2006); and also on projects in Europe, such as the New Scottish Parliament (1998-2004) and Utrecht Town Hall(1996-2000). As the head of Miralles Tagliabue EMBT, the architect recently built the Spanish Pavilion for the Shanghai Expo 2010; she was also put in charge of the project to design the Naples Underground Railway Management Centre-Station and the museographical project for the Italian Pavilion at the 54th Venice Biennial of Art.
where this topic has been tackled, here and there, without ever reaching any acceptable conclusions, seeing as more often than not reference has been confined to just a few generic concepts (sensibility, taste) or the general corpus of mythological figures (undoubtedly suggestive but basically unsuitable for clarifying the historical terms of such an inquiry). If we then move on to the realm of design culture and, more specifically, architecture, it might well be claimed that the issue is impossible to resolve, not due to a lack of argu-
Credits Project: Odile Decq Odile Decq Benoit Cornette Architectes Urbanistes Structure engineering:
BATISERF Ingénierie Facade consultants: Odile Decq –odile Decq Benoit Cornette Architectes Urbanistes / HDA - Hugh Dutton Associates Building services
engineering: MS Consulting Acoustics engineering: Studio DAP Fire security engineering: SETEC
Kitchen consultants: C2A Architectes Project responsibles: Peter Baalman, Giuseppe Savarese, Amélie Marchiset Client: GUMERY
PADIGLIONE ITALIA 54ª BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA Il Padiglione Italia come lo spazio del collezionista, cha ama la complessità… The Italian Pavilion as the space of a collector who loves complexity…
…simile all'atelier degli artisti che qui espongono …. similar to the workshops of the artists on display here
Ogni spazio si utilizza, le quadrerie si affastellano sulle strutture, sulle pareti, sui soffitti Every available space has been used, the paintings are piled up on the structures, against the walls and up to the ceilings 272 l’ARCA 19
ments but, on the contrary, due to the constantly growing mass of examples (works and artefacts) from which, however, it is impossible to derive any acceptable guidelines or indications. From the viewpoint of philosophical anthropology, the question turns out to be badly posed. When discussing femininity and masculinity it should never be forgotten that these basic concepts (grounding features of the species) are subject, as they manifest themselves, to the variables of history and ensuing cultural transformations, which interpret them
Roland Halbe
ODILE DECQ – AGENCE ODBC
BENEDETTA TAGLIABUE
L’allestimento museografico del Padiglione assume la forma di una scaffalatura che ricrea uno spazio semi-domestico, tra un deposito e uno spazio del collezionista, rafforzando l’illuminazione naturale esistente. Uno spazio in cui l’arte vive con la letteratura come nello studio di un artista. Dall’alto la scaffalatura compone la scritta “L’arte non è Cosa Nostra”. I dipinti e gli oggetti d’arte sono distribuiti in tutto lo spazio (pavimento, pareti e soffitto), come nello studio degli artisti, in cui le opere sono vive. Lo spazio espositivo non è in grado di ospitare tutte le opere degli artisti invitati a partecipare. Ogni spazio è stato utilizzato, le opere si accumulano sulle strutture, sulle pareti, sul soffitto... e si affiancano alle scatole chiuse delle opere degli artisti che non hanno avuto un posto alla Biennale, e che forse durante l’esposizione saranno ugualmente mostrate.
The pavilion’s museographical layout looks rather like a set of shelves in search of a semi-domestic space (something between a storage area and collector’s space), reinforcing and enhancing the existing natural lighting. A space where art coexists with literature, just like in an artist’s studio. From above, the shelves compose the words “L’arte non è Cosa Nostra”(Art is not Our Thing). The paintings and art objects are set all over the space (floor, walls and ceiling), just like in artists’ studios, where the works come to life. The exhibition space cannot cater for all the works by the artists invited to take part. Every available space has been used, the works are spread all over the structures, walls and ceiling… and even stand alongside the closed boxes containing artists’ works for which there was no room at the Biennial but which, perhaps, will nevertheless be displayed during the exhibition. Credits Project: Benedetta Tagliabue (Miralles Tagliabue EMBT) Collaborators: Beatriz Minguez de Molina, Fabian Asuncion, Francesca
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Ciprini, Eugenio Cirulli, Alessandra Pirovano, Katrina Varian, Ana Catalina Villareal Yarto, Lorenzo Magno, Suhash Patel, Francesco Tossetto, Umberto Barbieri.
Graphic Design: Margherita Vaghi Structures: Julio Martines Calzon Construction: Esteve Miret
Roland Halbe
differently according to the period in time and situations. Let’s confine ourselves to studying the case of architecture, so as to establish a few basic points. The first concerns the university and disciplinary education of architects. Is it really possible to talk about typically female design when the professional education of architects – whichever sex they happened to be – has, for almost half a century now, been the same for everybody? Women attend the same courses as men, often taught by a women, they read the same books, study the same works,
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which, in turn, are increasingly designed by women, tackle the same socio-economic issues and have the same technical and scientific background. If this is true, then the value of their design expertise (creativity, invention, imagination) should not be attributed to the fact that they are women (mere Aristotelian chance, in this case), but to the individual qualities and inner strength of their cultural design, as is the case with men. But architecture is a very special case and requires us to focus on a second key point. Here, in fact, the idea of art,
AMANDA LEVETE www.amandalevetearchitects.com
Amanda Levete trained at the Architectural Association and worked for Richard Rogers before joining Future Systems as a partner in 1989. She is visiting professor at the Royal College of Art and a trustee of Artangel and the Young Foundation. Levete is a regular TV and radio broadcaster and she writes a column for “Building” magazine. The formation of Amanda Levete Architects in 2009 follows the end of Levete’s 20 year partnership with the late Jan Kaplický at the influential office of Future Systems. One of the most innovative practices of its time, Future Systems completed award-winning and internationally recognised buildings Considered one of Britain’s most accomplished architects, she has received a number of internationally prestigious commissions and is widely acclaimed for her ability to bring visionary projects to fruition and for realising the ambitions of private and public sector clients.
Peter Guenzel
Amanda Levete si è formata alla Architectural Association e ha lavorato per Richard Rogers prima di entrare nello studio Future Systems come partner nel 1989. E visiting professor presso il Royal College of Art e fiduciaria di Artangel e della Fondazione Young. Levete partecipa a trasmissioni TV e radio e scrive una rubrica per la rivista “Building”. La costituzione dello studio Amanda Levete Architects nel 2009 segue la fine della sua ventennale collaborazione con il compianto Jan Kaplicky presso Future Systems. Uno degli studi più innovativi del suo tempo, Future Systems ha realizzato edifici premiati e celebrati a livello internazionale Considerata uno degli architetti più affermati della Gran Bretagna, ha ricevuto numerosi incarichi di prestigio internazionale ed è acclamata per la sua capacità di portare a compimento progetti visionari e di realizzare le ambizioni dei clienti del settore pubblico e privato.
ANNE DÉMIANS www.annedemians.com
Pierre-Olivier Descamps/agence vu/aad
Anne Démians crea il suo primo studio nel 1995, poi un secondo nel 2003. Successivamente Architectures Anne Démians vince numerosi concorsi. Lo studio partecipa in associazione con altri architetti francesi alla realizzazione di molti edifici quali il tribunale di primo grado a Parigi con Christian de Portzamparc o l’edificio per uffici per il Ministero della Difesa nel quartiere Balard a Parigi con Dominique Perrault. Parallelamente Anne Démians partecipa a gruppi di lavoro e ricerca e insegna architettura in Francia e all’estero.
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Anne Démians set up her first firm in 1995, then a second company in 2003. Architectures Anne Démians went on to win lots of competitions. The firm has taken part, in conjunction with other French architects, in the construction of numerous buildings, such as the Law Courts in Paris with Christian de Portzamparc or the office building for the Ministry of Defence in the Balard neighbourhood of Paris with Dominique Perrault. At the same time Anne Démians takes part in work and research groups and teaches architecture both in France and abroad.
which is a grounding part of this field of culture, interacts structurally with that of technology - that imposes a kind of rationality based on computation and rigorous experimentation - and also with that of social purpose, which calls for an all encompassing, collective and political vision of the problems to be solved. So whereas the artistic side of architectural design may be considered subjective, personal and deeply tied to inner pulsations capable, in one way or other, of favouring female nature, the issue of technology and social purpose happe-
V&A EXHIBITION ROAD, LONDON Per la progettista ha un significato speciale perché è la casa dell’arte e dell’architettura
It has special meaning for the architect because it’s the home of art and architecture E’ l’opportunità di creare un nuovo spazio pubblico per Londra It’s an opportunity to create a new public space for London
Ha reso visibile l’invisibile
She made the invisible visible
OFFICE BUILDING, SAUSSURE 4.3, PARIS La differenza non è fenomeno di dispersione, ma di una disponibilità rivendicata The difference is not a phenomenon of dispersion but rather a willingness to get involved
Percepire un movimento, senza viverlo, stimola l’acutezza Perceiving a movement without experiencing it stimulates the acumen Tutto diventa possibile, più preciso, più accessibile Everything becomes possible, more precise and more accessible 272 l’ARCA 23
ned to be absolutely objective realms involving a kind of reasoning that excludes any kind of individual proclivity, which means they cannot in any way be interpreted based on differences in gender. Does this mean that female creativity can only impose itself on the level of forms in architecture? This third point also needs to be studied in great depth, in order to subtract it from any absolute and axiomatic vision of the problem, so that it can be referred to the concrete realm of historical situations. AMANDA LEVETE
Questo progetto libera il potenziale di portare nuovo pubblico al V&A, abbattendo la separazione tra strada e museo, e portando il V&A su Exhibition Road e Exhibition Road nel V&A. I visitatori saranno attirati all’interno da Exhibition Road grazie a un cortile pubblico ampio e luminoso. Questo sarà un posto per grandi impianti, eventi e appropriazione da parte del pubblico. Entrando nel museo, saranno colpiti dalla scenografica interazione tra nuovo e vecchio. Il percorso verso la galleria sottostante è intessuto nella struttura del museo e il visitatore è invitato a scendere da un pozzo di luce naturale. L'espressione del soffitto della galleria è una risposta diretta alla sua funzione e una sfida strutturale con la sua capriata di 38 metri di luce, inoltre prosegue la tradizione museale dei soffitti decorati in stile neoclassico e neogotico. Questa soluzione strutturale è utilizzata anche per generare il disegno della pavimentazione del cortile, espressione sottile ma leggibile di quello che vi è al di sotto.
This project will unlock the potential to bring new audiences into the V&A, breaking down the separation between street and museum, and taking the V&A onto Exhibition Road and Exhibition Road into the V&A. Visitors will be drawn in from Exhibition Road by a large, lightfilled public courtyard. This will be a place for major installations, events and appropriation by the public. On entering the museum visitors will be struck by the dramatic interplay between new and old. The route to the gallery below is woven into the fabric of the museum and the visitor is drawn down by a pool of natural light. The expression of the gallery ceiling is a direct response to its function and the structural challenge of spanning 38 metres, and follows in the museological tradition of ornate neoclassic and neogothic ceilings. This structural solution is also used to generate the paving pattern of the courtyard, a subtle but readable expression of what is below.
ANNE DÉMIANS
I binari della stazione Cardinet disegnano un paesaggio ferroviario affascinate ma impenetrabile. Una grande distesa di rotaie e di ghiaia delinea un terreno vago che si può solamente costeggiare. Il progetto riprende uno dei lati della stazione Cardinet con uno spessore costante, affusolato come il vagone di un treno a grande velocità parcheggiata in tutta la sua estensione. Un edificio per uffici di 15.781 metri quadrati si sviluppa su 10 piani nell’area di Saussure-Pont Cardinet, lotto 4.3. L’immobile è limitato dai binari ferroviari a nord, un nuovo viale alberato a ovest e un incrocio che connette al ponte sui binari verso la Zac Batignolle a est. L’involucro è essenzialmente in alluminio forato e in vetro. L’edificio appare come un’entità mobile arrivata in città sui binari, la sua identità si costruisce attraverso il viaggio. La sagoma affusolata si interrompe e si ritrae per marcare il suo affrancamento urbano, un’articolazione interna, degli accessi, o delle altre potenzialità funzionali. L’involucro filtra la luce e scherma il vento contribuendo all’equilibrio termico interno. Un ristorante d’impresa di 260 posti è aperto a tutti i fruitori dell’edificio. Il piano terreno è valorizzato da un ingresso a doppia altezza collegato al ristorante e ai parcheggi.
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The tracks of Cardinet Station create a fascinating but impenetrable railway-scape. A great expanse of rails and gravel evoke a sort of vague stretch of land that can only be skirted past. The project reclaims one of the sides of Cardinet Station of constant thickness and as streamlined as the carriage of a high-speed train parked along its entire length. A 15,781-square-metre office building extending over 10 floors in the Saussure-Pont Cardinet area, lot 4.3. The property is bounded by railway tracks to the north, a new tree-lined avenue to the west, and a crossing connected to the tracks over by Zac Batignolle to the east. The shell is basically made of perforated aluminium and glass. The building looks like an entity moving along the tracks coming in from the city, its identity constructed by the journey it has made. The tapering outline is interrupted and withdraws to mark its urban liberation, interior layout, entrances or other functional potential. The shell filters light and shields off the wind, also favouring the internal thermal balance. A 260-seat company canteen is open to anybody using the building. The ground floor is enhanced by a double-height entrance connected to the canteen and car parks.
All images: ©AL_A
There is no doubt that the sculptural presence of artefacts in architectural design today has taken on perhaps even excessive importance. The value of a work – building, housing, industrial plant or social facility – appears to be exclusively confined to its outside appearance, its stylistic eloquence and the boldness of its composition. On this level, creative models do not propose themselves in terms of their cultural content but respond solely to purely stylistic criteria, distinctly individual poetics.
Alice Dietsch Project Team: Ho-Yin Ng, Bruce Davison, Matthew Wilkinson, Alex Bulygin, Eoin O’Dwyer, David Reeves,
Credits Project: Architectures Anne Démians Structures and exterior cladding: VP et Green Fluids + HQE: Bérim Acoustics:
Lasa Elevators: CCI General Contractor: Bouygues Construction Ile de France Client: Espaces Ferroviaires, Sodéarif
YooJin Kim, Filippo Previtali, Stefano Bertotti Consultants Engineering: Arup
Quantity Surveyor: Equals Lighting: DHA Client: Victoria & Albert Museum
All images: ©aad
Credits Project: AL_A Principal: Amanda Levete Project Associate:
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This makes it impossible to establish how much may be attributed to female sensibility based on any precise distinctions compared to (albeit allegedly) male creativity. The dominant forms in every period in time – styles, if you prefer – seem to be evenly distributed throughout all the works helping make their history, and the personalities emerging from this panorama (levelled out, to tell the truth, thanks partly to technology imposing itself on creative potential) are all singular, complete in themselves, and impossible to be classified generically. AMANDA LEVETE
MANUELLE GAUTRAND www.manuelle-gautrand.com
©Manuelle Gautrand Architecture
Manuelle Gautrand ha fondato il proprio studio nel 1991 a Parigi. Con l’inaugurazione nel 2007 del "C42", lo showroom " ammiraglia" di Citroën sugli Champs-Elysées a Parigi, ottiene un ampio riconoscimento anche a livello internazionale. Tra le principali realizzazioni di questi ultimi anni, il Museo d’arte moderna, d’arte contemporanea e d’art brut di Lille (settembre 2010), la Cité des affaires di Saint-Etienne (novembre 2010), l’edificio "Origami" in avenue Friedland a Parigi (gannaio 2011) e la trasformazione della Gaîté Lyrique a Parigi in centro dedicato alle arti digitali e alle musiche contemmporanee (marzo 2011). Manuelle Gautrand è Cavaliere della Légion d’Honneur e Cavaliere nell’Ordre des Arts et des Lettres.
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Manuelle Gautrand set up her own firm in Paris in 1991. When the “flagship” C42 Citroën Showroom opened along the Champs-Elysées in Paris in 2007, it was widely acclaimed on an international level. Some of her most important designs over recent years include a Museum of Modern, Contemporary and Art Brut in Lille (September 2010), the Cité des affaires in Saint-Etienne (November 2010), the "Origami" building in Avenue Friedland in Paris (January 2011) and the conversion of Gaîté Lyrique in Paris into a centre for the digital arts and contemporary music (March 2011). Manuelle Gautrand is a Cavaliere della Légion d’Honneur and Cavaliere nell’Ordre des Arts et des Lettres.
Must we, therefore, conclude that design culture is totally indifferent to gender distinctions and that it is impossible to instil it with any definite female characteristics? Not exactly. Philosophical anthropology reminds us that the balance of the species and human capacity to intervene on the outside world to construct its own history presupposes a difference in approach, in which male and female traits alternates and combined together. If we look at architecture from this point of view, we will discover that its crucial feature, the very reason for its exi-
LA GAÎTÉ LYRIQUE, PARIS L’edificio era come un essere vivente, in coma da 14 anni The building was like a living entity that had been lying in a coma for 14 years Un duplice progetto: programmatico e architetteonico... organizzato intorno a dei grandi principi
A twin project: programmatic and architectural... constructed around some major principles Un luogo " permissivo" che fa propri l’aleatorio e l’inatteso A “permissive” place that manages to tame the unpredictable and unexpected 272 l’ARCA 27
stence, can at first be traced not in the stylistic and symbolic value of an artefact but in its capacity to be inhabitable. In the beginning architecture was more interior than exterior: its primary purpose was basically to be inhabited, and it is on this very terrain – decisive and irreplaceable – that the contribution of women can turn out to be crucial in terms of philosophical anthropology. Modern design culture has entrusted the organisation of interior spaces and their objects to the typically male concept of function, based on sequential logic, a Cartesian
LUISA FONTANA www.fontanatelier.com
Nasce a Zurigo, consegue la maturità scientifica e artistica, laureandosi con lode allo IUAV di Venezia. Negli anni ‘90 apre lo studio FONTANAtelier a Schio (Vicenza) dove inizia a sperimentare una progettazione d’avanguardia che rifiuta qualunque pattern predeterminato. Sviluppa progetti pilota nel campo della sostenibilità e del risparmio energetico, attraverso un lavoro multidisciplinare integrato alla ricerca di nuove relazioni tra architettura, uomo e ambiente. Sensibile alle tematiche dell’accessibilità, è membro del C.E.R.P.A. (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell'Accessibilità ) e partner di Tecnothon, Istituto di Ricerca di Telethon. Ha collaborato come assistente e visiting professor allo IUAV di Venezia, all’University of Manitoba e all’École d'Architecture de Paysage, Université de Montréal. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti con pubblicazioni in riviste nazionali e internazionali.
Born in Zurich, she studied the arts and sciences at high school and then graduated with honours from the IUAV in Venice. In the 1990s she opened FONTANAtelier in Schio (Vicenza), where she began experimenting with cutting-edge design rejecting any kind of predetermined pattern. She developed pilot projects in the field of sustainability and energy saving based on multi-disciplinary work supplemented by research into new relations between architecture, people and the environment. With a keen interest in issues related to accessibility, she is a member of C.E.R.P.A. (European Centre of Research and Promotion of Accessibility) and a partner of Tecnothon, Telethon’s Research Institute. She has also worked as an assistant and visiting professor at the IUAV in Venice, University of Manitoba and École d'Architecture de Paysage, Université de Montréal. She has received numerous commendations and awards and been published in national and international magazine.
MANUELLE GAUTRAND
Costruita nel XIX secolo, la Gaîté Lyrique ha vissuto dei cilci di vita contradittori e sorprendenti assecondando le diverse epoche e i desideri dei proprietari. Nel 2003, il concorso promosso dalla Ville de Paris aveva come obiettivo principale quello di creare un logo dedicato alle musiche contemporanee e alle arti digitali. Vincitore del concorso, il progetto di Manuelle Gautrand si articola su cinque principi strutturanti. Un principio strutturale e acustico di "scatole cinesi" : tre involucri successivi che si accavallano gli uni con gli altri garantendo un isolamento acustico via via più elevato verso il cuore dell’edificio. Dei luoghi di presentazioni costituiti dai tre volumi principali del progetto: sala principale, sala minore e auditorium. Gli spazi più ampi, ingresso, spazi espositivi, caffé, foyer, centro risorse, spazi dei video giochi, luoghi dedicati agli artisti ecc. Le "éclaireuses", piccoli moduli mobili, concentrati di tecnica, destinati a uffici, annessi tecnici, spazi dedicati a installazioni o ai ricercatori, permettono di rendere reversibile e di aggiornare gli spazi di “respirazione”. Piccoli elementi d’arredo trasformabili e mobili, la loro forma a duodecaedro consente di assemblarli in modi diversi per formare delle sedute, dei tavoli, delle zone bar...
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Built in the 19th century, Gaîté Lyrique has experienced some contradictory and surprising life cycles, according to the various periods in time and owners’ desires. The competition organised by the Paris City Council in 2003 was mainly aimed at creating a place dedicated to contemporary music and the digital arts. The winning project designed by Manuelle Gautrand is constructed around five structuring principles. An acoustic principle of “Chinese boxes”: a sequence of three overlapping shells providing increasingly intensive sound installation towards the heart of the building. Some presentation areas composed of the project’s three key structures: main hall, secondary hall and auditorium. Some more spacious areas, such as the entrance, exhibition facilities, coffee bar, foyer, resources centre, video games facilities and spaces dedicated to artists etc. The “éclaireuses", small mobile units fully equipped with the latest technology providing office facilities, technical annexes and spaces for installations or researchers allowing the spacious “respiration” spaces to be reversible and updated. There are also a number of small transformable furnishing features, whose duo-decahedron shape means they can be assembled in different ways to construct chairs tables or bar areas...
vision of spaces and positivist rigour in setting problems and solving them. Vice-versa, the female version of interior inhabitation is based on the concept of care, taken not in Heidegger’s sense as the angst of being but in its original Latin meaning as attention, consideration, concern and consideration, so that anxiety is transformed into second sight and prevention. Nobody has the right to set the order of hierarchy and priority between these two concepts. They are, in fact, complementary. Nevertheless, because
Z.I.P. CHILDREN’S CARE CENTRE, PADOVA Un polo di eccellenza aperto 365 giorni all’anno A centre of excellence open 365 days-a-year Un segno positivo di sensibilizzazione alle problematiche della donna
A positive sign of an awareness of women’s issues No male architect would have designed a mum and child-friendly Children’s Centre like this
Philippe Ruault
©Manuelle Gautrand Architecture
Nessun architetto-uomo avrebbe progettato un Centro d’infanzia a misura di mamma e bambino come questo
Credits Project: Manuelle Gautrand Architecture Team Project (construction): Laurent Hernandez (project manager), François Terrier, Valérie de Vincelles, Cédric Martenot Team project (studies):
Frédéric Arnoult (chef de projet), Marie Duval, Christophe Régnier Collaborators: Heritage Architect: Régis Grima Scenography: Jean-Paul Chabert Acoustic: Lamoureux Structure:
Iosis Multimedia Engineer-VDI: Labeyrie & Ass. Fireproofing: Casso Signals: Nicolas Vrignault Economist: LTA (studies), Vanguard (construction) Music and Informatics Consultants:
Isabelle Chaigne et Mathieu Marguerin Programme Consultants: Pro-Développement OPC: Cicad Technical Control: Véritas General Contractors: Eiffage Construction Restauration Works: Ateliers Meriguet-Carrere
Scenography: AMG-Fechoz Audio-video - multimédia: IEC Furniture: Cassina, Silvéra Signals Contractor: Boscher Client: Ville de Paris
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modern architecture has historically focused primarily on “function”, the time has now come not to upturn this state of affairs, which would only perpetuate matters, but to balance things out bringing the concept of “care” to the fore, whose female nature will in this respect prove invaluable. We need only consider that the “care” involved in inhabiting is nourished by the demands and moods evolving both in the realm of ethics and ascetics, so the resulting design solutions are not just confined to the precision of forms but LUISA FONTANA
The project comes from the idea of providing a new facility accompanying children through the preschool developmental process. A developmental process that Luisa Fontana compares to a cellular system undergoing constant change that has been taken as the basic project concept. The result is a fluid, ergonomic and stimulating space composed of cell-shaped classrooms connected to an interstitial connection space. The new building organism is shaped around the interior space and geared to the environmental resources: the motion of the sun, wind and landscape are, in fact, the tools with which the architect has designed the structure’s final form. A simultaneously creative and scientific approach enabling the basic idea (starting from sketches and clay models) to be developed in accordance with energy models for defining its final form. From an energy point, the structure optimises the environmental resources by adopting low energy consumption solutions and drawing on renewable energy sources, such as the roof incorporating a thermal and photovoltaic solar system composed of high performance mono-crystalline panels.
Il progetto nasce dall’idea che la nuova struttura accompagni il bambino nel processo evolutivo prescolare. Un processo evolutivo che Luisa Fontana assimila a un sistema cellulare in continua modificazione, e che diventa concept del progetto. Il risultato è uno spazio fluido, ergonomico e stimolante, costituito da aule a forma di cellule collegate da uno spazio interstiziale di connessione. Il nuovo organismo edilizio si conforma a partire dallo spazio interno, per poi modellarsi in funzione delle risorse ambientali: sono infatti il movimento del sole, del vento e il paesaggio gli strumenti con cui l’architetto modella il volume nella forma finale. Un approccio creativo e scientifico al contempo, attraverso il quale l’idea, a partire da schizzi e da bozzetti in creta, procede attraverso modelli energetici per la definizione della forma finale. Dal punto di vista energetico, la struttura ottimizza le risorse ambientali, adotta soluzioni a basso consumo energetico e utilizza fonti di energia rinnovabile, come la copertura integrata con un sistema solare termico e fotovoltaico costituito da pannelli monocristallino ad alta efficienza.
Philippe Ruault
©Manuelle Gautrand Architecture
MANUELLE GAUTRAND
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actually have their roots entrenched in an original, primeval kind of vitality capable of transforming them into authentic life experiences. We need to think very carefully about this and, in this respect, the panorama offered in this issue of l’Arca will only auger well provided it is considered as some initial input for the start of a discourse and not merely an assessment of a situation that already exists. Helene Green
Works Management: Luisa Fontana Works Execution Manager: Luca Andrean (FONTANAtelier) Main Contractor: A.t.i.: Costruzioni edili Parpajola, with S.V.E.C. Società Veneta Edil Costruzioni, De Santis Impianti Worksite Chief: Armando Dalla Mutta
Worksite Management: Aram Giacomelli (Parpajola) CSP/CSE: Laura Locci (FONTANAtelier) Client: Consorzio Z.I.P. Zona Industriale e Porto Fluviale di Padova con Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
Vincent Fillon
Vincent Fillon
Credits Project: Luisa Fontana, FONTANAtelier Process Manager: Dino Lion, Consorzio Z.I.P. Structures/Plants Project and Works management, Sustainability Consultant: Arup Italia Acoustics: Studio di Acustica Tombolato e Cordeddu
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Helene Green (pseudonimo di Hélene Grubach), nasce a Praga nel 1931 da genitori musicisti. Nel 1938, in vista dell’occupazione tedesca, lascia con la famiglia la Cecoslovacchia e si rifugia in Svizzera, dove compie i primi studi. Dal 1950 segue i corsi di filosofia a Heidelberg, e nel 1955, grazie a una borsa di studio, si stabilisce a Parigi, dove entra in contatto con gli ambienti di Sartre e di Simone de Beauvoir. Nel 1959 pubblica il suo primo libro, Les formes et les choses, grazie al quale ottiene una cattedra di antropologia filosofica all’università di Grenoble. Nel corso di diversi soggiorni in Italia, studia gli artisti del Rinascimento, approfondendo soprattutto i loro rapporti con l’architettura, cui dedica il suo libro successivo, Les structures du sense, del 1963. L’amicizia con Simone de Beauvoir la incoraggia ad affrontare il tema della creatività femminile, a proposito del quale assume subito posizioni critiche, riassunte nel saggio intitolato Le projet et la maternité, apparso su “Les temps modernes” nel settembre 1975. Negli anni Ottanta una grave malattia la costringe a ritirarsi dall’insegnamento e a ridurre al minimo i suoi impegni. Scrive solo brevi articoli su quotidiani e riviste, raccolti nel volume Pensées de femme, uscito nel 2005. Helene Green vive attualmente appartata nei dintorni di Grenoble, e non rilascia interviste. LUISA FONTANA
Vincent Fillon
Philippe Ruault
MANUELLE GAUTRAND
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Vincent Fillon
Helene Green (a pseudonym for Hélene Grubach) was born in Prague in 1931, the daughter of two musicians. Due to the German occupation, she left Czechoslovakia with her family in 1938 and took shelter in Switzerland, where she began her education. She started studying philosophy at Heidelberg in 1950 and then, thanks to a grant, settled in Paris in 1955, where she came into contact with the milieu of Sartre and Simone De Beauvoir. She published her first book, Les formes and le choses, in 1959, which got her a tenure in philosophical anthropology at Grenoble University. During various stays in Italy she studied the Renaissance artists, mainly focusing on their relations to architecture, which was the subject of her next book Les structures du sense, published in 1963. Her friendship with Simone De Beauvoir encouraged her to take on the issue of female creativity. She immediately adopted a critical stance, summed up in the title of her essay Le projet e la maternité, which was published in September 1975. In the 1980s a serious illness forced her to retire from teaching and reduce her engagements to a minimum. She just wrote a few short articles for newspapers and magazines collected in a publication entitled Pensées de femme that appeared in 2005. Helene Green now lives in a secluded place near Grenoble and does not give interviews.
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54a BIENNALE D’ARTE VENEZIA Personaggio elastico nelle scelte e aperto verso la fenomenologia artistica emergente. Grazie a queste qualità di Bice Curiger, direttore della Biennale Arte, questa 54ma edizione (aperta fino a tutto novembre) riesce mobile, vivace, attuale, motivata concettualmente e criticamente. Anche le scelte delle proposte giunte alla Biennale dall’esterno (iniziative collaterali) sono state rigorose. Delle 83 istanze, metà quelle ammesse. C’è da augurarsi che l’altro 50% non sia stato meritevole. Diversamente, dovremmo supporre che la Fondazione ha potuto permettersi il lusso di respingere 800.000,00 euro, dato che per ogni progetto collaterale richiedeva un contributo di euro 20.000,00. Peraltro, ogni progetto doveva essere già attrezzato in rapporto a tutti gli aspetti tecnici, spazi compresi, non lasciando quindi, alcun carico organizzativo all’Istituzione. E vale la pena continuare con qualche riferimento agli eventi esterni e patrocinati, alcuni di essi risultando interessanti non meno di quelli ufficiali o, in qualche caso più significativi di quelli. Più significativi del Padiglione Italia non vale la pena dirlo, perché si tratterebbe di un esempio facile e persino banale e inflazionato per le infinite grandi onde di dissenso levatesi contro “il cortile” puttanesco, da mercato rionale realizzato all’Arsenale, a cura di Vittorio Sgarbi. Un’ovvietà il parallelo tra il degrado politico e quello culturale della condizione italiana, che ha fatto danni all’Italia ben oltre le vicende di taluni comportamenti antietici del Presidente del Consiglio. Anche perché qui si tratta della più prestigiosa vetrina d’arte al mondo, ospite una “serva Italia di dolore ostello/… non donna di province, ma bordello!”. Ma non in Purgatorio, avrebbe Dante destinato il curatore, ma lo avrebbe scaraventato dritto dritto all’Inferno, all’interno di un cilindro di fiamme al di là del quale si dimenano selvaggiamente e smodatamente meravigliose veline nude che il condannato non potrà mai toccare. Ma torniamo alle cose serie, oltre i mandolini, la pizza e i navigatori. Interessante l’aumento della partecipazione ufficiale dei Paesi stranieri. Essi ovviamente han dovuto riparare altrove, chi qua chi là, giacché gli ingessati padiglioni storici sono stati concepiti in ere precristiane. Siamo a quota 89. Venti in più rispetto alla precedente edizione, tra ritorni (ad esempio, l’India e Cuba, assenti rispettivamente dal 1982 e dal 1995) e new entries (Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh, Haiti). Ma ecco un po’ di luce. Subito abbagliante. Entri nel Padiglione centrale, ai Giardini, e ti investe il luminismo di tre grandi tele di Tintoretto. Il risparmio energetico (si pensa alla maratona che implica la visita della Biennale nei giorni inaugurali) invita a sostare 10 minuti davanti al Trafugamento del corpo di S. Marco e alla Creazione degli Animali (dipinti conservati alla Galleria dell’Accademia) e mezz’ora a vedere e rivedere L’ultima Cena (proveniente dalla Basilica di S. Giorgio Maggiore). Una provocazione? No. Una pittura sperimentale, sottolinea opportunamente la Curiger, anche in rapporto alla luce. Quindi opere pertinenti. Anche sotto il profilo del richiamo che l’opera del pittore cinquecentesco esercita sulla sensibilità contemporanea. Stupenda idea, un tocco maestro. Una presenza, un corista, un “la” efficace per “accordare” meglio gli strumenti degli autori di oggi. E giustamente l’appassionato e navigato Presidente Paolo Baratta scrive, con poetica metafora, che la Biennale “è come una macchina del vento” (e del tempo, anche? NdR). A ogni appuntamento “scuote la foresta, scopre verità nascoste, dà forza e luce a nuovi virgulti, mentre pone in diversa prospettiva i rami conosciuti e i tronchi antichi”. Dunque, entri fra le “ILLUMInazioni”. E’ il titolo della rassegna centrale. La Curiger gioca tra l’elemento linguistico, la luce, e quello sociologico, le nazioni. L’arte, in modo sobrio, ed efficace, si connette con la società senza orientare preventivamente, né sul piano poetico né su quello semantico, gli autori o le loro opere. Oltre 80 artisti “senza confini”, in parte distaccati all’Arsenale. Espongono all’insegna di una luminosa condizione di “identità frammentata” e di “transitorietà”. I nomi consacrati, (anche agli universi, come è il caso di Gianni Colombo), e ovviamente pertinenti, non mancano: James Turrell, il sempre sorprendente Maurizio Cattelan (una serie di piccioni sospesi qua e là, in alto), Pipilotti Rist, Cindy Sherman (un bellissimo ambiente). Ma circa un terzo dei partecipanti 34 l’ARCA 272
Tintoretto, L’ultima cena, olio su tela/oil on canvas, 366x570 cm, 1592-1594 (Basilica San Giorgio Maggiore, Venezia).
Tintoretto, Creazione degli animali, olio su tela/ oil on canvas, 151x258 cm, 1550-1553 (Accademia di Venezia).
sono nati dopo il 1975. Inoltre circa un terzo sono donne. Ottima curatela anche per equilibrio e aggiornamento. Con ancora una novità: alcuni autori hanno predisposto gli spazi per dei colleghi. Mi piace segnalare per Das Institute (Kerstin Brätsch e Adele Röder), un digital print dalla composizione articolata e dal forte impatto pittorico. L’israeliano Elad Lassry: C-print, sagome dolcemente accalcate e rosa su cui spiccano cappelli blu, iconograficamente più definiti. Meris Angioletti (Bergamo, 1977) realizza un ambiente intenso per luci e forme geometriche che si sovrappongono per virtù luministica e tonale. La giovane argentina Amalia Pica presenta Sorry for the metaphor 2, fotocopie in A3 in cui la narrazione si svolge su tenui ripartizioni di piani. Con Pull after push l’americana Frances Stark crea, con paradossale bidimensionalità (tecnica mista su tela e su pannello), una condizione ambientale. Una mostra collaterale eccelle. Si fa apprezzare e ammirare per la qualità delle opere, il valore degli autori e il “miracolo” che ciascuno di loro compie nel rendere duttile rispetto alla propria poetica (in qualche caso concettuale) il vetro di Murano. Si tratta di “Glasstress 2011”, seconda edizione voluta da Adriano Berengo e dal suo Center for Contemporary Art and Glass. Artisti e designer (circa 60), da Tony Cragg a Jan Fabre, Tony Oursler, Zaha Hadid, Domenco Bianchi, Barbara Bloom. Il Murano si allontana anni luce dagli oggetti convenzionali e dall’autoreferenzialità materialistica. Ora risplende non di luce propria, ma di quella della creatività dell’artista. Da non perdere, proprio. Il mondo arabo si fa notare per una sintomatica presenza nella rassegna “The Future of a Promise”, a cura di Lina Lazaar. Anish Kapoor, in contemporanea a Milano e al Grand Palais, è superbamente presente alla Basilica di S. Giorgio. Fra transetto e navata, una colonna di fumo s’innalza lentamente. Si tratta di Ascension. Un gruppo di giovani artisti di varie parti del mondo esibisce l’operato del “The Future Generation Art Prize”, un’iniziativa del “The Victor Pinchuck Foundation” che ha messo in palio 100.000 dollari per il Gran Premio (la brasiliana Cinthia Marcelle). Un premio Speciale a Nicolae Mircea (romeno) e Artem Volokytin (ukraino, già vincitore dell’edizione 2009). Aspetti sorprendenti nella rassegna collaterale ”Cracked Culture? The Quest for Identity in Contemporary Chinese Art”. Una collaborazione cinese e italiana (Guangdong Museum of Art, con il patrocinio di The Author Gallery di Shanghai, Jiapu China International Culture and Art Development di Pechino, Istituto Italiano di Cultura di Pechino). I curatori, Wang Lin e Gloria Vallese, oltrepassano le dicotomie (oriente-occidente, per esempio) interne al dibattito della cultura cinese per affermare scampoli di identità attraverso le opere di 15 artisti di cui 2 italiani. I tredici cinesi e due italiani che si confrontano sul tema dell'identità nazionale e locale in due spazi inediti e squisitamente veneziani nel cuore della città, sono: Ma Liang, Ma Han, Shi Jindian, Jiao Xingtao, Han Zijian, Wang Xiaosong, Wang Chengyun, Resi Girardello, Ying Tianqi, He Gong, Liu Guofu, Gao Yang, Huang Gang, Ferruccio Gard Le opere esposte comprendono varie tipologie fra cui dipinti, sculture, video e installazioni. Nel corso dell'evento, otto artisti cinesi terranno conferenze presso l’Istituto Confucio di Venezia. La mostra è stata organizzata da Sezione Italianistica, Istituto Confucio presso l'Università di Venezia “Ca’ Foscari”, Liceo Artistico Statale di Venezia, 53.mo Museo d’Arte di Guangzhou, Museo d’Arte Contemporanea del Dipartimento di Chongqing Yangtze. La mostra si tiene presso il Palazzo Giustinian-Recanati (Dorsoduro 1012,Venezia), sede del Liceo Artistico di Venezia, che apre per l'occasione i suoi laboratori dando vita, coi suoi maestri e allievi, alla parallela esposizione Eastern Border. L’edificio, con bellissimo giardino esterno, fu costruito nel XVII secolo nei pressi del Canal Grande e si trova vicino alle Gallerie dell’Accademia, il museo che conserva alcuni fra i maggiori tesori della grande scuola pittorica veneziana, da Bellini, Giorgione e Tiziano, fino a Tiepolo. Carmelo Strano 272 l’ARCA 35
Paolo Emilio Sfriso
Maurizio Cattelan. Installazione, 200 piccioni imbalsamati/stuffed pidgeons, Giardini.
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Broadminded in her choices and policies and open to emerging artistic phenomenology. Thanks to these qualities, Bice Curiger, Director of Biennale Art, has made this 54th edition (running right through until the end of November) a fast-moving, lively, cutting-edge and conceptually-critically motivated event. The selection of proposals for the Biennale coming from the outside (side events) was also extremely well thoughtout and thorough. 83 of these proposals were accepted. It is to be hoped that the remaining 50% did not deserve their place. Otherwise we can only assume that the Foundation could afford the luxury of rejecting €800,000, given that a contribution of €20,000 was requested for each accepted project. Moreover, every project had to be perfectly in line with all the technical factors, spaces included, so that the Institute had no organisational responsibilities at all. It is also worth mentioning some of the sponsored, external events, some of which were no less interesting than the official events (some actually more so). More noteworthy, needless to say, than the Italian Pavilion, a rather facile and even bland target that came in for plenty of criticism for being the sort of slutty “backyard” set up in the Arsenal (curated by Vittorio Sgarbi). There is of course an obvious parallel between Italy’s political demise and cultural degradation, which has damaged the country much more than some of the rather unseemly behaviour of its Prime Minister. That is because we have the most prestigious showcase for art in the world hosting a sort of “serva Italia di dolore ostello/… non donna di province, ma bordello!”. But Dante would not have sent the curator to Purgatory but rather straight to Hell inside a flaming cylinder with naked showgirls cavorting around the outside that the doomed curator is forbidden to touch. So let’s forget about the old Italian clichés about mandolins, pizza and sailors and get back to serious matters. It was interesting to note the rise in the number of offical participants from foreign countries. Of course they had to find accommodation elsewhere (wherever they could), since the old-fashioned pavilions llok as if they date back to
pre-Christian times. Anyway, there were 89 of them, 20 more than the previous edition, some back again (for example India and Cuba after being absent from 1982 and 1995 respectively) and some new entries (Andorra, Saudi Arabia, Bangladesh, Haiti). A sparkle of light suddenly turns into a dazzling flash as you enter the Central Pavilion in the Gardens and you are suddenly struck by three big dazzling canvases by Tintoretto. To save energy (just think how long it takes you to walk around the Biennial on the opening days) It is worth spending 10 minutes looking at Trafugamento del corpo di S. Marco and Creazione degli Animali (paintings kept at the Galleria dell’Accademia) and half an hour to look at (and keep looking at) The Last Supper. Is this supposed to be some sort of provocation? No. As Curiger points out, this is experimental painting even in relation to light. So they are pertinent works. Even from the viewpoint of the effect this 16th century painter’s work has on modern-day sensibility. A fantastic idea, a masterly touch. A presence, a diapason, a perfect tunig fork for the instruments used by today’s artists. The passionate and highly experienced president, Paolo Baratta, has quite rightly written in metaphorical poetics that the Biennial “is like a wind machine” (and also a time machine?, editor’s note). Each edition “shakes up the forest, reveals hidden truths, giving light and strength to new offshoots, while it sets wellknown branches and old trunks in fresh perspective.” So you enter into the “ILLUMInazioni”, as the main exhibition is called. Curiger creates an interplay between the linguistic feature of light and sociological element of nations. In a sober and effective way, art connects up with society without trying to guide the artists or their works in any premeditated way. Over 80 “borderless” artists, some detached from the Arsenal. Their work is displayed with a luminous sense of “fragmented identity” and “transience”. All the big and, of course, pertinent names are there (Gianni Colombo to quote an exemplary case): James Turrell, the always-surprising Maurizio Cattelan (a set of pigeons hanging here and there, up on high), Pipilotti Rist and Cindy Sherman (a wonderful installation). But about one third of
Paolo Emilio Sfriso
those taking part were actually born after 1975. And approximately a third are women. Everything has been organised in an extremely well-balanced and up-to-date manner. Plus one more innovation: some of the artists have set up spaces for their colleagues. I would like to mention the digital print with a fancy pictorially-striking composition for Das Institute (Kerstin Brätsch and Adele Röder). The Israeli artist Elad Lassry’s C-print, smooth pink outlines with striking blue hats on them, which are iconographically more clearly defined. Meris Angioletti (Bergamo, 1977) has created an intense setting in which lights and geometric forms overlap in terms of their lighting effects and shades of colour. The young Argentinean Amalia Pica presents Sorry for the metaphor 2, A3-size photocopies in which the narrative unfolds across gentle divisions of levels. And the American artist Frances Stark with Pull after Push has created a paradoxical form of two-dimensional environment (mixed technique on canvas and panelling). One side event stands out in particular. The Murano glass exhibition really catches the eye for the admirable quality of its works, status of its artists and the “miracle” they have all achieved in bending glass to their own stylistic poetics (in some cases of a conceptual nature). “Glasstress 201” is the second edition of an event commissioned by Adriano Berengo and his Centre for Contemporary Art. The artists and designers (about 60) range from Tony Cragg and Jan Fabre to Tony Oursler, Zaha Hadid, Domenco Bianchi and Barbara Bloom. The Murano pieces are a far cry from conventional, materialistically selfreferential objects, shining not in their own reflection but in the image of the artists’ creativity. The Arab world captures our attention for its impressive presence in “The Future of a Promise” exhibition under the curatorship of Lina Lazaar. Anish Kapoor, showing simultaneously in Milan and at the Grand Palais, is superbly represented at S. Giorgio Basilica. A column of smoke slowly rises up between the transept and central aisle. This is Ascension. A group of young artists from all over the world is displaying its “The Future Generation Art Prize”, a project by “The Victor Pinchuck Foundation” that awarded a winning prize of 100.000 dollars for
the Grand Prix (the Brazilian artist Cinthia Marcelle). A Spe- Lello Esposito, Garibaldi, Padiglione cial Prize was awarded to Nicolae Mircea (Romania) and Italia, Arsenale. Artem Volokytin (the Ukrainian who won the 2009 edition). The side event entitled “Cracked Culture? The Quest for Identity in Contemporary Chinese Art” also had some surprises in store. A Chine-Italian joint venture (Guangdong Museum of Art, under the patronage of The Author Gallery in Shanghai, Jiapu China International Culture and Art Development in Beijing, and the Italian Cultural Institute in Beijing). The curators, Wang Lin and Gloria Vallese, have moved beyond the dichotomies (east-west, for example) within Chinese cultural debate to leave traces of identity through 15 works, 2 of which are Italian. The thirteen Chinese and two Italian artists tackling the issue of national and local identity in two brand-new and exquisitely Venetian spaces in the heart of the city are: Ma Liang, Ma Han, Shi Jindian, Jiao Xingtao, Han Zijian, Wang Xiaosong, Wang Chengyun, Resi Girardello, Ying Tianqi, He Gong, Liu Guofu, Gao Yang, Huang Gang, Ferruccio Gard. Various different types of work are on display including paintings, sculptures, video clips and installations. During the event eight Chinese artists will hold press conferences at the Istituto Confucio in Venice. The exhibition is organised by – Sezione Italianistica, Istituto Confucio at “Ca' Foscari” University of Venice, Liceo Artistico Statale di Venezia, 53rd Art Museum of Guangzhou, Contemporary Art Museum in the Department of Chongqing Yangtze. The exhibition is at Palazzo Giustinian-Recanati (Dorsoduro 1012,Venice), the home of the Liceo Artistico di Venezia, which will open up its workshops for the event to host, in conjunction with its teachers and pupils, the parallel Eastern Border exhibition. The building with its beautiful outside gardens was built in the 17th century near Canal Grande and is located near the Gallerie dell’Accademia, the museum holding some of the most valuable treasures of the great Venetian school of art, ranging from Bellini, Giorgione and Titian right through to Tiepolo. Carmelo Strano 272 l’ARCA 37
Paolo Emilio Sfriso
Paolo Emilio Sfriso
Paolo Emilio Sfriso
al Padiglione Italia (Tese dei soppalchi): l’Arte non è Cosa Nostra, Arsenale. Sotto, viste dell’allestimento interno del Padiglione Italia.
Above, sculptures by Vanessa Beecroft, Arsenale, and the entrance to Padiglione Italia (Tese dei soppalchi): l’Arte non è Cosa Nostra, Arsenale.
Below, interior views of the Padiglione Italia.
Paolo Emilio Sfriso
Nella pagina a fianco, Gaetano Pesce, 2 Sedie (particolare/detail), Arsenale. Sopra, sculture di Vanessa Beecroft all’Arsenale e l’ingresso
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1. Romania, Performing History, Ion Grigorescu, Anetta Mona Chisa, Lucia Tkacova, Giardini. 2. Grecia, Diohandi, Giardini. 3. Arabia Saudita, The Black Arch, Shadia Alem e Raja Alem, Arsenale. 4. Olanda, Herman Verkerk, Paul Kuipers, Yannis Kyriakides, Maureen Mooren, Joke Robaard, Johannes Schwartz, Sanneke van Hassel, Barbara Visser, Giardini. 5. Svizzera, Crystal of Resistance, Thomas Hirschhorn, Giardini. 1
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6. Argentina, Ahora estarĂŠ con mi hijo, AdriĂĄn Villar Rojas, Arsenale. 7. Francia, Chance, Christian Boltanski, Giardini.
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Aldo Castellano
ARTEFICI DELLA QUALITÀ THE VALUE OF QUALITY Il generare dello edificio si è in questa forma: che sì come niuno per sé solo non può generare senza la donna un altro, così eziandio a similitudine lo edificio per uno solo non può essere creato, e come senza la donna non si può fare, così colui che vuole edificare bisogna che abbia l’architetto e insieme collui ingenerarlo, e poi l’architetto partorirlo e poi, partorito che l’ha, l’architetto viene a essere la madre d’esso edificio. (Filarete, Trattato di architettura, II, 7v) Con queste parole Antonio Averlino, detto Filarete, inaugurò nel 1460-64 la celebre similitudine del processo generativo dell’architettura con quello della specie umana tra padre e madre. Per il suo fascino, essa ebbe un forte impatto nella coscienza dei progettisti sino ai giorni nostri. Nella generazione di un edificio non deve esserci, un semplice rapporto di tipo mercenario o edonistico tra committente e progettista, ma un vero e proprio atto di volontà reciproco, come quello tra padre e madre, di realizzare qualcosa insieme, dal concepimento alla nascita, sino alle condizioni di allevamento e mantenimento del generato. Oggi è difficile vedere realizzata quell’auspicata unitarietà d’intenti. Forse è, addirittura, impossibile. Difatti, dal punto di vista dell’architetto, il buon committente è quasi mai quel partner attivo, indicato dal trattatista fiorentino, bensì colui il quale finanzia il progetto con liberalità, è disponibile, discreto, comprensivo e fiducioso nel proprio architetto, quasi in modo fideistico. Così scriveva, Gio Ponti di Anala e Armando Planchart, suoi committenti per Villa Planchart a Caracas del 1953-57, in un articolo su “Domus” del febbraio ’61. Il grande architetto milanese sapeva bene, però, che il caso capitatogli era pressoché eccezionale. La regola era invece, purtroppo, quella ricordata dal suo amico Ernesto Nathan Rogers, secondo il quale “il committente è colui senza il quale non si può fare architettura, e con il quale nemmeno”. Nell’una e nell’altra condizione – quella della assoluta condiscendenza o della perenne conflittualità del committente con l’architetto – non restava che un pallido ricordo della utopica visione filaretiana! Eppure ci si continua a interrogare sui modi di rendere più armonico quel rapporto decisivo. Dagli anni Novanta si è rinnovata l’attenzione al problema della “qualità” della committenza architettonica. Per limitarsi all’Italia, pensiamo per esempio al Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura, promosso dal 1997 da ALA-Assoarchitetti e dalla Regione Veneto, e alle sue molteplici iniziative. Anche l’Arca ha svolto un ruolo di primo piano in questa direzione. Sono state – e sono tuttora – iniziative importanti, lanciate dalla cultura progettuale al fine di stimolare il dibattito sul tema della qualità totale del processo generativo dell’architettura presso associazioni imprenditoriali e amministrazioni pubbliche, che sono, poi, le culle privilegiate della grande committenza contemporanea. In teoria, bisognerebbe, sempre, considerare il rapporto biunivoco tra i due attori dell’architettura, evitando di sottolineare solo le inadempienze dell’altro, perché alla frequente accusa di ignorante arroganza affaristica di molta committenza facoltosa si risponde facilmente con la contro-accusa di arrogante presunzione culturale di molti progettisti incompetenti. Con questo spirito non si va molto lontano. Anche se non possiamo ignorare che, nella realtà, il rapporto tra committente e progettista non è mai paritetico. Anzi, direi che è fortemente asimmetrico. Se, infatti, un committente colto difficilmente si avvarrà di un architetto incompetente, per un bravo progettista, invece, saranno sempre molto alte le probabilità di incontrare un committente incolto e arrogante sulla propria strada… Sembra, dunque, molto difficile stabilire un rapporto paritetico tra i genitori dell’architettura. Anche la storia non ci conforta, confermando quell’asimmetria, che è in gran parte responsabile dei molti fallimenti architettonici. Il tentativo più ambizioso e promettente di stringere una grande alleanza strategica tra arte e industria, che è
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forse la parte più significativa del moderno rapporto tra committenza e progetto – quello del Deutsche Werkbund – è finito nell’empasse di una conflittualità permanente tra visioni del mondo e interessi contrapposti del business, da una parte, e della creatività artistica, dall’altra. Eppure, accanto ai van de Velde, Behrens, Poelzig, Gropius, Mies – solo per citarne alcuni – la celebre associazione tedesca si fregiava della presenza continuativa o occasionale di straordinari mecenati industriali come Emil Rathenau, Paul Jordan, Robert Bosch, Eugen Diederichs o Peter Bruckmann; e di amministratori pubblici di grande cultura e lungimiranza come – uno per tutti – Konrad Adenauer, Oberbürgermeister di Colonia all’epoca della grande mostra del Werkbund del 1914 e artefice decisivo della scelta di Henry van de Velde quale progettista del Teatro dell’esposizione, prima di diventare dopo la guerra cancelliere della Repubblica Federale Tedesca e uno dei padri fondatori dell’Unione Europea. Nei manuali di storia dell’architettura d’ogni tempo troviamo pubblicate solo opere volute da grandi committenti. Un tempo erano principi laici o della Chiesa, e aristocratici d’armi o degli affari; poi subentrarono i grandi borghesi, gli industriali e i rappresentanti del ceto politico-amministrativo. È forte la tentazione di leggere in questa corrispondenza una sorta di sillogismo del tipo: la grande committenza è artefice dell’architettura colta, di qualità; dunque, la grande committenza è colta. Per non sbagliare, è meglio rilevare che la potenza politica ed economica è solo la condizione senza dubbio necessaria, anche se insufficiente, per avere una grande architettura. Per quanto, poi, riguarda la sua cultura, è forse meglio distinguere caso per caso. Perché investire economicamente in opere d’arte, come sono le architetture di qualità? Temo che limitare le ragioni solo a passione per l’arte sia poco credibile. Certo, per volere il bello o ciò che giudichiamo tale, bisogna, forse, saperlo riconoscere e desiderarlo almeno un poco. Non mi sembra, però, realistico escludere anche motivi d’interesse che vanno oltre l’oggetto del desiderio. D’altronde, Mecenate, protettore degli artisti per antonomasia, utilizzò consapevolmente la promozione delle arti per sostenere attivamente la politica imperiale di Augusto. L’abate Suger di Saint-Denis elaborò i principi estetici di una nuova architettura – il gotico – in esplicita funzione filo-capetingia. Entrambi, poi, si fecero promotori delle arti anche per la nobile aspirazione all’immortalità del proprio nome. In effetti, l’arte è uno degli strumenti più nobili (ed efficaci) per trasmettere il ricordo di se stessi nel tempo. Per di più l’architettura ha anche un vantaggio sulle altre arti: di accomunare più di frequente a quello dell’artefice anche il nome del committente. Se non altro perché, soprattutto per le grandi architetture private (e utilizzate dal committente dell’opera), come le grandi sedi aziendali o le residenze di prestigio, è più intuitivo ricordarle con il nome del proprietario che con quello del progettista o qualche altra denominazione di fantasia o di località: il Castello Sforzesco, Palazzo Strozzi, Chrysler Building, Grattacielo Pirelli, AT&T Building… E l’intima unione tra l’opera e il nome del committente è tale che la denominazione originaria dell’edificio è spesso capace di sopravvivere nel tempo, attraversando vari avvicendamenti proprietari. Tuttavia, la condizione necessaria, affinché si verifichi quella nobile aspirazione – se non proprio all’immortalità come all’epoca di Suger – al ricordo di lunga durata della committenza, è che la cultura del tempo riconosca un valore nell’opera architettonica di qualità e che tale valore acquisti una dimensione non solo spirituale e individuale, ma anche sociale e di scambio. Solo in tal caso si determinano le condizioni favorevoli al legare il proprio nome a un’impresa architettonica di prestigio, andando oltre le immediate ragioni dell’economia, per avventurarsi in un investimento a lungo termine, che in genere è il solo a garantire un successo duraturo per entrambi gli artefici del progetto. Che, poi, si verifichi anche quell’attivo stato di grazia culturale tra i due genitori dell’architettura, è condizione ulteriore di eccellenza, promessa di nuovi capolavori d’arte e di sapienza.
The building is conceived in this manner. Since no one can conceive by himself without a woman, by another simile, a building cannot be conceived by one man alone. As it cannot be done without a woman, so he who wishes to build needs an architect. He conceives it with him and then the architect carries it. When the architect has given birth, he becomes the mother of the building. (Filarete, Treatise on Architecture, II, 7v) These are the words with which Antonio Averlino, better known as Filarete, began his fa-mous comparison of architectural creation to human procreation between a man and wo-man back in 1460-64. This intriguing text has always captured architects’ imaginations right down to the present day. The creation of a building should not just involve some sort of mercenary-hedonistic relationship between the client and architect but rather a genuine joint effort like that between a father and mother when they create something together, from conception to birth, raising and taking care of what has been made. This unity of in-tents is hard to find nowadays. It might well even be impossible. In actual fact, from the architect’s viewpoint, a good client is never the kind of active player described by the Florentine treatise writer but somebody who finances a project in a liberal manner, is al-ways willing and available, unobtrusive and understanding with complete confidence in his architect. That is what Gio Ponti wrote about Anala and Armando Planchart, his clients for Villa Planchart in Caracas from 1953-57, in an article published in “Domus” in February 1961. The great Milanese architect knew he had been exceptionally lucky in this respect. Unfortunately, the actual rule of thumb is more like what his friend Ernesto Ethan Rogers said: “a client is somebody without whom you cannot create architecture, and the same applies with them”. In either case – either absolute condescendence or endless conflict between client and architect – all that is left is a faint memory of Filarete’s utopian vision! And yet we still wonder how we can make this crucial relationship more harmonious. Since the 1990s there has been renewed attention to the issue of “quality” architectural patrons. Keeping just to Italy, take for example the Dedalo Minosse International Prize for Architecture Cli-ents promoted by ALA-Assoarchitetti and the Veneto Regional Council, and all its other associated projects. l’Arca has also played a key role in this respect. These have been – and still are – important undertakings coming from the world of architectural de-sign aimed at encouraging debate on the topic of the overall quality of the process of cre-ating architecture among business associations and public administrations, which are, af-ter all, the privileged cradles for modern-day patronage. In theory we should always bear in mind that this is a two-way process between these key players in the realm of architecture, making sure we do not just focus on the failings of others, because frequent accusations of business-minded ignorant arrogance directed at many patrons can easily be countered with similar accusations of arrogant cultural con-ceitedness on the part of incompetent architects. This attitude will not get us very far but we cannot deny that relations between client and architect are never on an even standing. Indeed, I would say that they are extremely imbalanced. Whereas an erudite client will hardly ever turn to an incompetent architect, in contrast fine architectural designers are highly likely to come across uncultured and arrogant clients along their way… So it seems to be difficult to establish an even keel in relations between the creators of architecture. History also confirms this asymmetry, which is largely responsible for so many architectural failures. The most ambitious and promising attempt to set up a great strategic alliance between client and project – made by the Deutsche Werkbund – ground to a halt due to constant clashes in world views and conflicting interests between
business on one hand and artistic creativity on the other. And yet, alongside van de Velde, Behrens, Poelzig, Gropius, Mies – to mention just a few – this famous German associa-tion could also boast the ongoing presence of such extraordinary industrialists as Emil Rathenau, Paul Jordan, Robert Bosch, Eugen Diederichs or Peter Bruckmann; and ex-tremely cultured and visionary public administrations such as – to name just one - Konrad Adenauer, Oberbürgermeister of Cologne at the time of the great Werkbund exhibition held in 1914 and the man responsible for choosing Herny van de Velde to design the Ex-hibition Theatre before going on to become the Chancellor of the Federal Republic of Germany after the war and one of the founding fathers of the European Union. In the history books of architecture down the ages we will find nothing but works commissioned by important clients and patrons. Once upon a time they were secular princes, delegates of the Church and aristocrats dealing in weapons and business. Then there were the bourgeois entrepreneurs, industrialists and politicians-administrators. There is a strong temptation to read a sort of syllogism into this, along the lines: major clients sponsor erudite architecture of the highest quality, so major clients are, in turn, erudite and educated. To avoid this kind of mistake, it is better to point out that political and economic power is undoubtedly the necessary but not sufficient condition for building great architecture. But as regards them being erudite and educated, that needs to be judged from case to case. So why invest in works of art such as architecture of the finest quality? I am afraid that limiting this to just a passion for art is not very credible. Of course, in order to desire something beautiful (or what we judge to be so), we do perhaps need to be able to recognise and desire it, at least a little. After all, Gaius Maecenas, the ultimate protector and patron of artists, deliberately exploited his championing of the arts to actively support Augustus’s imperial politics. Abbot Suger of Saint Denis devised the aesthetic principles for a new kind of architecture – Gothic – for explicitly pro-Capetian purposes. Both also supported the arts due to the noble aspiration of making their names live forever. In actual fact art is, indeed, one of the most noble (and effective) means of being remembered down the ages. Architecture also has the another advantage compared to the other arts: that of associating, more frequently, the creator’s name with that of the patron. If for no other reason than the fact, particularly in the case of major private works of architecture (used by the construction’s patron), such as big business headquarters or prestigious homes, these buildings tend to be remembered more by the owner’s name than the architect’s or some made-up name or the name of its location: Sforzesco Castle, Palazzo Strozzi, Chrysler Building, Grattacielo Pirelli, AT&T Building… And the close combination of a work and client’s name is such that the building’s original name often survives down the ages even if its ownership changes hands frequently. Nevertheless, the necessary condition for bringing about this noble aspiration (perhaps not for immortality, as was the case back in Suger’s times) for the client’s name to be remembered for a long period of time is that the cultural milieu of the day acknowledges the value of a quality work of architecture and that this value is not just spiritual and individual but also social and interactive. Only in this case will all the right conditions hold for linking one’s own name to a prestigious architectural endeavour, moving beyond mere financial considerations to make a long-term investment, which, generally speaking, is the only kind guaranteeing the enduring success of both sides responsible for creating the project. And if such a cultural state of grace does come about between the two “parents” of the architecture, then it augers well for the creation of more new masterpieces of art and knowledge.
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Ispirazioni all’universo vegetale per questa torre nel cuore di Osaka, simbolo del dinamismo e del prestigio della compagnia di assicurazioni nipponica.
TOUR FUKOKU IN OSAKA Dominique Perrault
Situata ai piedi della stazione di Osaka, la nuova sede della compagnia di assicurazioni Fukoku, segna con al sua architettura caleidoscopica e affilata uno dei punti più strategici della terza città del Giappone. La torre, di 32 piani di cui quattro nel sottosuolo, si proietta per 33 metri al di sopra delle gallerie commerciali sotterranee della città. Il collegamento agli spazi commerciali e la sua architettura cangiante ed emblematica si affermano come un nuovo segnale urbano, catalizzatore di flussi di energie e d’attività. A suo interno di organizzano gli uffici della compagnia di assicurazioni, laboratori universitari, una lobby, una zona commercial e i parcheggi nel sottosuolo. In questo progetto Dominque Perrault si è ispirato al profilo di un albero gigantesco “il cui piede si estende come delle radici, mentre il corpo rimane ben dritto e verticale”. Svasata alla base, la torre di assottiglia verso l’alto proiettando sulla città l’immagine di un asintoto verticale. Il riferimento all’universo vegetale è accentuato dal trattamento della facciata, sorta di “scorza dell’edificio” dai colori verde chiaro e verde scuro, coperta di scaglie più grandi e più evidenti ai primi piani, che lasciano progressivamente spazio a una parete liscia. La facciata in vetro è lavorata in un crescendo di specchi incastonati nel basamento che riflettono le variazioni del cielo e dell’intorno immediato. Dichiarando la sua sintonia con l’elemento naturale, questo complesso di colori avvolge il giardino botanico e scientifico nel cuore dell’edificio. Un ampio atrio d’ingresso, la Fukoku Forest for Life, sottolinea la relazione della torre con il contesto urbano. Questo spazio accogliente e luminoso si apre generosamente sull’esterno grazie a una grande parete di vetro di 19x34 metri che integra delle immagini di paesaggi di foreste dando la sensazione di trovarsi in un’oasi di verde alle porte della stazione principale di Osaka.
This tower right in the heart of Osaka, inspired by the realm of vegetation, symbolises the dynamism and prestige of this Japanese insurance company.
The kaleidoscopic and streamlined architectural design of the new headquarters of Fukoku insurance company, located at the foot of Osaka Station, marks one of the most strategic points in the third most important city in Japan. The tower, which has thirty-two floors including four below ground, projects up thirty-three metres above the city’s underground shopping malls. The link to these retail spaces and its shimmering, emblematic architecture constitute a new urban landmark catalysing energy flows and other activities. Inside it houses the offices of the insurance company, university laboratories, a lobby, retail area and underground parking facilities. In this project Dominique Perrault has drawn inspiration from the outline of a giant tree “whose base branches out like roots, while the body remains upright and vertical”. The tower, which is splayed at the base, tapers towards the top projecting the image of a vertical asymptote across the city. The reference to vegetation is accentuated by the façade design, a sort of “building bark” in the colours of light green and dark green, covered by larger and more striking scales on the first few floors that gradually leave room for a smooth wall. The glass façade has been worked in a crescendo of mirrors wedged into the base that reflect variations in the sky and immediate surroundings. Openly asserting its state of harmony with nature, this blend of colours envelops the botanical and scientific garden in the heart of the building. A large entrance lobby, the Fukoku Forest for Life, emphasises the tower’s interaction with the cityscape. This brightly-lit and welcoming space opens up generously towards the outside through a large glass wall measuring 19x34 metres that incorporates images of forest landscapes creating a sense of being in a green oasis at the gates to Osaka’s main station.
Schizzi di Dominque Perrault della Torre Fukoku a Osaka. L’edificio è alto 133 metri per 32 piani di cui 28 in superficie e 4 nel sottosuolo. The 133-metre-tall building has 32 floors including 28 above ground and 4 underground.
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Sezione e prospettiva della torre che segna uno dei punti più strategici della città, vicino alla stazione di Osaka. Section and perspective view of the tower marking one of the city’s most strategic points close to Osaka Station.
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Nelle pagine precedenti, particolari del trattamento di facciata “a scorza” e del basamento e pianta del piano terreno. In queste pagine, L’eleganza e l’articolazione della silhouette della torre, più svasata alla base per assottigliarsi in altezza, si ispirano al profilo di un albero gigantesco.
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Previous pages, details of the “bark-like” façade design and base and plan of the ground floor. These pages, the tower’s elegance and outline, more splayed at the base before tapering at the top, are inspired by the profile of a giant tree.
Project: Dominique Perrault Architecture Associated architect: Shimizu Corporation Architects & Engineers Engineering: Shimizu Corporation Architects & Engineers Development director: Mitsubishi Estate Group Client: Fukoku Mutual Life Insurance Company
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SOLON’S NEW CORPORATE HEADQUARTERS IN BERLIN-ADLERSHOF Schulte-Frohlinde Architekten
Un edificio per uffici che dimostra come l’ambiente di lavoro del futuro possa già essere realtà: la nuova sede Solon è energeticamente efficiente, sostenibile, aperta e accogliente per i fruitori.
An office building demonstrating how the working environment of the future can already become reality today: the Solon’s new corporate headquarters is energy efficient, sustainable, open and user friendly.
La Solon, azienda innovativa che opera nel settore delle energie rinnovabili, è impegnata nel rispetto dei principi della produzione sostenibile. Dal risparmio di risorse a un rigoroso uso di energie alternative, l’azienda, che è tra i maggiori produttori e fornitori di moduli e sistemi per l’energia solare, mira a contribuire alla protezione del clima non solo con i suoi prodotti ma anche col processo della loro realizzazione. La sua nuova sede, presso l’Adlershof Science Park, a sud-est del centro di Berlino, sottolinea, con la sua architettura energeticamente efficiente, l’estetica accattivante e la costruzione di alta qualità, la filosofia orientata al futuro dell’azienda. Progettati da Schulte-Frohlinde Architekten, i due edifici collegati – 8.000 metri quadrati per l’amministrazione e 21.000 metri quadrati per la produzione, la ricerca e gli uffici – sono pensati per promuovere la comunicazione tra lo staff, per essere flessibili a eventuali mutamenti organizzativi dell’azienda ed essere un modello di costruzione a bassa energia. Legno, vetro e acciaio sono gli elementi che definiscono gli edifici insieme alla silhouette della copertura verde in leggera discesa contornata da un impianto di pannelli fotovoltaici da 210 kWp. Il tetto vegetalizzato che copre l’area dell’amministrazione ha terrazze accessibili ed è bucato da cinque cortili che permettono alla luce di penetrare profondamente nel volume. L’interno è organizzato come un grande spazio continuo con cinque porte, che si chiudono solo in caso di incendio, nascoste dietro il perimetro del vano scale. I tre piani superiori sono terrazzati con aree sistemate a open space divise da volumi centrali a tutta altezza che contengono cucine, spogliatoi, centraline elettriche e salette d’attesa. Oltre alle 360 postazioni di lavoro nell’edificio dell’amministrazione ci sono numerosi spazi per incontri formali e informali. Il complesso si basa sul concetto di una sofisticata struttura a guscio. Per l’involucro esterno sono stati scelti materiali particolarmente durevoli e di alta qualità. All’interno, per favorire la flessibilità, sono
stati evitati tutti gli accessori superflui. Il progetto è centrato sulle persone – da una parte per creare condizioni di lavoro ottimali e dall’altra per mantenere più basso possibile il consumo energetico. Per esempio, uno degli obiettivi era ridurre il consumo energetico e le emissioni di CO2 a circa un quarto di quanto necessario negli edifici per uffici tradizionali. Ciò è stato attuato applicando un concetto di energia basato su molti componenti singoli ma interrelati – gli elementi principali sono l’eccellenza strutturale dell’involucro e la tecnologia costruttiva progettata per ottenere la massima efficienza energetica. La facciata multifunzionale è integrata con un sistema esterno di frangisole ed è costituita da finestre a triplo vetro altamente isolanti, con collettori di calore ed elementi fonoassorbenti. Tubature per l’acqua sono state integrate nei soffitti di cemento per fornire riscaldamento e raffrescamento a basso consumo. Questa per così dire attivazione del nucleo di cemento può essere alimentata col calore residuo dell’impianto di produzione. I cortili sistemati a verde ottimizzano il flusso di luce naturale e bilanciano l’assorbimento di calore in estate. L’elettricità è generata dal sistema fotovoltaico integrato nella copertura. Una tecnologia intelligente computerizzata controlla i consumi. I membri dello staff possono controllare, a seconda della necessità, e in modo efficiente e responsabile, la ventilazione, il riscaldamento e l’illuminazione tramite pannelli computerizzati. La struttura aperta favorisce la comunicazione tra gli impiegati e facilita il lavoro di squadra. Le partizioni vetrate interne consentono una considerevole flessibilità nella divisione degli ambienti. Dei volumi-isola centrali dividono gli spazi e contengono i servizi. La grande trasparenza dell’edifico è enfatizzata dall’uso di arredi e finiture prevalentemente bianchi che convogliano l’impressione non solo di un’atmosfera favorevole al lavoro creativo ed efficiente ma anche di un luogo dove, semplicemente, le persone gradiscono passare il proprio tempo.
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As an innovative company in the renewable energy sector, Solon is committed to the principles of sustainable production. From its sparing use of resources to the rigorous use of alternative energies, the company, which is a leading manufacturer and provider of solar power modules and solar power systems, is aiming to contribute to climate protection not just with its products but already during their production. Its new headquarters, located in the Adlershof Science Park, south-east of central Berlin, with its energy efficient, attractive architecture and high quality construction underlines the company’s future-oriented philosophy. Designed by Schulte-Frohlinde Architekten, the two linked buildings – 8,000 square metres for administration, 21,000 square metres for production, research and office space – are intended to promote communication among staff, to be flexible to respond to organisational changes in the company without modification, and to be a low-energy exemplar. Timber, glass and steel are the defining features of the production and administration building with its downwardly sweeping green roof and curved silhouette surrounded by a 210kWp photovoltaic installation. The landscaped roof of the administration area with its accessible terraces, is pierced by five courtyards that bring daylight into the deep plan. The interior is arranged as a large flowing space with fire doors, which close only in the event of fire, hidden behind the stairwell enclosures. The three upper floors are terraced with open-plan office areas divided by ceiling-high cores with kitchens, lockers, changing rooms, charging stations and seating. In addition to the 360 workspaces in the administration building, there are numerous places for formal and informal discussions. The complex is based on the concept of a sophisticated shell structure. With the external envelope, particular importance was
placed on durable, high quality materials. Inside, superfluous fittings were dispensed with to facilitate flexibility. The design focuses on people – on the one hand to create optimum working conditions and on the other to keep energy consumption as low as possible. For example, the aim was to cut energy consumption and CO2 emissions to around just a quarter of that used by conventional office buildings. This was implemented with an energy concept based on many individual but interrelated components – the core elements are the structurally excellent building envelope and building technology designed to achieve maximum energy efficiency. Integrated in the multifunctional facade are external solar shading devices, triple-glazed high insulation windows, heaters and acoustic elements. Water pipes have been integrated in the concrete ceilings to provide energy-saving heating and cooling. This so-called concrete core activation can be fed with waste heat from the production. The planted courtyards maximise natural lighting and counteract solar heat gain in the building during summer. Electricity is generated with a building-integrated photovoltaic system. Intelligent, computer-based building technology monitors the consumption. The staff members are able to control the ventilation, heating and lighting themselves via computer-operated soft panels – needs-based, efficiently and responsibly. The open structure fosters communication between members of staff and facilitates the work in changing teams. The glazed internal partitions allow considerable flexibility in dividing spaces. As room dividers, central utility islands house the sanitary facilities. The considerable transparency of the building is emphasised through the use of large amounts of white in the interior design and furniture. Thus the overall impression is not just of an atmosphere conducive to working creatively and efficiently but also of a place where people simply enjoy spending time in. 272 l’ARCA 55
Planimetria generale e sezione con schema del clima interno. General layout and section showing a diagram of the interior climate.
1. Tetto fotovoltaico perimetrale anche come frangisole/Perimeter photovoltaic roof acting as sunscreen 2. Volumi per la luce e la ventilazione natural/natural light and ventilation structures 3. Giardino di lavanda/Lavender Garden 4. Impianto sviluppo moduli FV/FV units system 5. Area consegne/delivery area 6. Parcheggi/parking
56 l’ARCA 272
7. Atrio vetrato/glass lobby 8. Cortili/courtyards 9. Terrazze/terraces 10. Tetto vegetalizzato/landscaped roof 11. Doppio ponte pedonale/double footbridge 12. Bacino d’acqua perimetrale con raccolta acque piovane per raffreddamento/perimeter water basin for collecting rainwater for cooling purposes 13. Strada pedonale aperta per i visitatori
con collegamento a stazione Adlershof/pedestrian road open to visitors with a link to Adlershof Station 14. Accumulatore di energia a moduli solari e batterie con prese di carica per 10 scooter elettrici/energy collectors with solar units and batteries with charger plugs for 10 scooters 15. Raccoglitori acqua piovana/rain water collectors
Sopra, piante del piano terra e del primo piano; a destra, particolare del tamponamento esterno e pianta del terzo piano. Sotto, schizzo e sezioni sull’edificio amministrativo.
Above, plans of the ground and first floors; right, details of the external curtain wall and plan of the third floor. Below, sketch and sections of the administration building.
272 l’ARCA 57
A sinistra, vista della facciata esterna protetta dalla copertura a pannelli solari. Sotto e in basso, viste della terrazza e dei cortili che contribuiscono alla regolazione del clima e dell’illuminazione interni. Nella pagina a fianco, particolare della facciata e della copertura ondulata che perimetra il tetto vegetalizzato.
58 l’ARCA 272
Left, view of the outside façade protected by a roof fitted with solar panels. Below and bottom, views of the terrace and courtyards for controlling the interior lighting and climate. Opposite page, detail of the façade and undulating covering running around the edge of the landscaped roof.
60 l’ARCA 272
Credits Project: Schulte-Frohlinde Architekten Structures: GuD Services: EGS-plan Ingenieurgesellschaft, Gebäude & Solartechnik Façade System: EGSplan, SFA, Kaufmann Bausysteme Lighting Project: Semperlux Landscape: HochC Landschaftsarchitektur Monitoring: IGS, TU Braunschweig Fireproofing: Halfkann Kirchner Contractors and Suppliers: Kaufmann Bausysteme
(facades); Schoppe-Keil Aufzüge (lifts); Teckentrup (sectional doors); Novoferm Riexinger Türenwerke (authomatic doors); Jansen Brandschutz-Tore (fire doors); Rudolf Bachhuber, Jörg Welter Innenausbau, Modus Möbel, Kinnarps Samas (interior decoration and carpentry); Semperlux Aktiengesellschaft (lighting); Grohe Deutschland Vertriebs, Steinberg – Armaturen, Keramag, Duravit, Villeroy & Boch, Kermi, Hewi Heinrich Wilke, KemmlitBauelemente, Dreilich Edelstahlverarbeitung, KWC, Hansa Metallwerke (sanitary-ware);
FSB-Franz Schneider Brakel+Co (metalworks); Armstrong DLW (linoleum); Object Carpet, Carpet Concept (carpets); Kvadrat (textiles); Acousonic (sound absorption panels); Rost: Werkstätten (glass films); Edwin Rumpel (natural stone); Powergres (tiles); Zumtobel Lighting, Nobilé (lighting); H. Lorberg Baumschulerzeugnisse (greenery); Vitra, Fritz Hansen Central Europe, Dieffebi, Ligne Roset Möbel, Roche Bobois, Giroflex, Werner Works Vertriebes, Weko Wohnen, Urban Ark (furniture) Client: Solon SE
Nella pagina a fianco, l’atrio a tutta altezza e uno dei cortili interni. In questa pagina, viste degli ambienti interni caratterizzati da una struttura aperta che favorisce la comunicazione tra gli impiegati e facilita il lavoro di squadra. Le partizioni vetrate interne consentono una considerevole flessibilità nella divisione degli ambienti. Dei volumi-isola centrali dividono gli spazi e contengono i servizi. La grande trasparenza dell’edifico è enfatizzata dall’uso di arredi e finiture prevalentemente bianchi che convogliano l’impressione non solo di un’atmosfera favorevole al lavoro creativo ed efficiente ma anche di un luogo dove, semplicemente, le persone gradiscono passare il proprio tempo.
Opposite page, full-height lobby and one of the internal courtyards. This page, views of the interiors featuring an open layout encouraging interaction between staff and facilitating team work. The internal glass partitions allow the work premises to be divided up with considerable flexibility. Central island-structures divide up the spaces and hold the restrooms. The building’s great transparency is emphasised by the use of mainly white furniture and finishing, which not only create an atmosphere conducive to creativity and efficiency but also constitute a place where, quite simply, people like to spend their time.
272 l’ARCA 61
LE GALILテ右, BLAGNAC
Christophe Picci
Studio Bellecour
Model building in terms of sustainability, Le Galilée marks the beginning of a new era for Grand Toulouse’s services architecture.
Inaugurato nel 2010, il complesso per uffici Le Galilée è uno dei primi programmi realizzati nella ZAC Andromède, importante e dinamico eco-quartiere francese situato nel cuore del Grand Toulouse in prossimità del centro di assemblaggio dell’A380, dell’aeroporto e del futuro parco espositivo. L’estetica dell’edificio fa proprie le direttive urbanistiche proiettate a uno sviluppo sostenibile di progetti di qualità, facendo riferimento al contesto aeronautico immediato e alle esigenze in tema di HQE. Due fabbricati distinti e paralleli sono collegati da una lunga vela in cemento bianco che, partendo dalla verticale, si incurva dolcemente fino all’orizzontale in un ampio movimento a elica. Questa vela, costruita sul modello di opere di tipo a “ponte”, è formata da una parte verticale, collegata all’edificio in aggetto sulla strada e, trenta metri più in là, da un piano orizzontale che copre l’altro edificio poggiando su dei pilastri che gli permettono di “scivolare”. Ispirandosi al sito industriale limitrofo, il registro espressivo di questo elemento segna il fronte su strada, assicurando la continuità tra i due edifici e svelando l’estensione del paesaggio retrostante. Formalmente diversi, i due immobili sono assimilati dal trattamento delle facciate e dai materiali per garantire la coerenza e l’equilibrio dell’insieme, pour conservando le singole specificità. La fluidità e l’omogeneità del complesso sono declinati attraverso un sistema di brise-solei a lame che avvolge le facciate sposando la sinuosità delle curvature e conferendo le caratteristiche HQE. Elementi costitutivi della composizione di facciata, i brise-soleil apportano il confort luminoso necessario agli uffici e open-space. Per gli ingressi di sicurezza, posizionati sul lato dell’edificio, il ritmo dei brise-soleil si attenua delicatamente su alcune finestre, consentendo l’accesso alle aperture. Un piazzale centrale individua lo spazio di relazione e il luogo d’ingresso privilegiato per i pedoni verso i due edifici. Grazie a una leggera sopraelevazione è stato creato un piano semi-interrato di parcheggi, aerato naturalmente e organizzato attorno a un giardino centrale. Posato su un’area a verde, un “ciottolo” di cemento bianco accoglie il deposito delle bici. Nel rispetto di un approccio sostenibile, il progetto del Galilée assicura uno sfruttamento ottimale delle superfici dei piani e la flessibilità nell’organizzazione funzionale. Ogni spazio di lavoro beneficia di ogni dotazione tecnica pur garantendo, grazie a ampie vetrate, la qualità dell’illuminazione e delle viste sull’esterno. Durante l’inverno i brise-soleil rinviano la luce verso il soffitto, mentre in estate proteggono dal calore e dall’irraggiamento solare. Isolamento termico dall’esterno, protezione solare, coperture vegetalizzate e parcheggi sotterranei fanno del Galilée un edificio modello in tema di sostenibilità per la nuova architettura terziaria del Grand Toulouse.
After officially opening in 2010, Le Galilée office complex is one of the first projects scheduled as part of the dynamic and highly important new ZAC Andromède eco-neighbourhood in the heart of Grand Toulouse in France, near to the A380 Assembly Centre, airport and future exhibition park. The building’s aesthetic design draws on town-planning directives geared to the sustainable development of quality projects, making reference to the neighbouring aeronautical context and special demands in terms of HQE. Two separate and parallel buildings are connected by a long sail made of white concrete, which, starting from the vertical, gently slopes down to the horizontal in a sweeping, spiralling motion. This sail, built along the lines of a “bridge”-type construction, is composed of a vertical section connected to the building overhanging the road and, thirty metres further on, a horizontal surface that covers the other building resting on two columns allowing it to “slide”. Inspired by the neighbouring industrial site, the stylistic design of this feature marks the road front, guaranteeing continuity between the two buildings and revealing the scope of the landscape at the rear. Stylistically different, the two properties have the same kind of facades and are built out of the same materials to ensure the overall construction is carefully balanced and coherent, while holding onto their individual distinctiveness. The smoothness and fluidity of the complex derive from a system of shutters enveloping the facades, in accordance with the twisting nature of its curves and instilling the characteristic traits of HQE. As construction features of the façade design, the shutters ensure the offices and open-space areas are comfortably lit. The pattern of shutters for the emergency entrances along the side of the building is gently reduced to just a few windows, providing access to the apertures. A central plaza marks the relational space and privileged pedestrian entrance to the two buildings. Thanks to a slight super-elevation, a semi-underground level of parking spaces has been created that is naturally aired and set around a central garden. A white concrete “pebble” set in a landscape area accommodates the storage space for bikes. In accordance with a sustainable approach, the Galilée project makes optimal usage of services and has a highly flexible functional layout. Each workspace is technologically furbished while at the same time, thanks to wide glass windows, being extremely well-lit and offering views towards the outside. In winter the shutters reflect light onto the ceiling, while in summer they provide shelter against the heat and sunlight. Thermal insulation from the outside, solar protection, landscaped roofs and underground parking make the Galilée building a model in terms of sustainability for Grand Toulouse’s new services architecture.
Nicolas Borel
Christophe Picci
Edificio modello in tema di sostenibilità, Le Galilée dà inizio a una nuova era per l’architettura terziaria del Grand Toulouse.
64 l’ARCA 272
Nicolas Borel
Studio Bellecour
Nicolas Borel
Nicolas Borel
Nicolas Borel
Credits Project: Studio Bellecour/ Wilfrid Bellecour Team Project: Vincent Ballion, Julien Franco, Brice Kester, Damien Lamy, Sinda Tobni Execution management: BEFS Consultants: Socotec (control SPS), CARI (OPC) General Contractor: Cari Electrical plants: Elec SPIE Infrastructures: Screg Aluminium works: Castel&Fromaget
66 l’ARCA 272
Aluminium Elevators: Kone Main Suppliers: Shüco, Hunter Duglas, SMP, Zolpan, Minos, Toulouse Carrelage, Screg, Modular, Bega, Torn, Philips, Oberflex, Colombier Menuiseries, Art Plafond, Porcher, Smac, PMMA, PSP Sirvin, Resin’, JBI, Denco, Toshiba, Wester, Isofrance, Agai, AEG, Cogetp, Weber, Itelcom, 3L foudre Owner: Crédit Suisse Client: Altarea COGEDIM
Nicolas Borel
Planimetria generale / Site plan
Pianta del quinto piano / 5th floor plan
Pianta primo piano / First floor plan
Pianta del quarto piano / 4th floor plan
Pianta piano terreno / Groud floor plan
Pianta del terzo piano / 3rd floor plan
Parcheggio piano -1 / Parking floor -1
Pianta del secondo piano / Second floor plan
68 l’ARCA 272
Quentin Jeandel
TESSITURE DI NOSATE E SAN GIORGIO IN SANTO STEFANO TICINO (MI) Frigerio Design Group
Il progetto si riferisce alla palazzina uffici per la nuova sede delle Tessiture di Nosate e San Giorgio, azienda leader per la produzione di tessuti greggi per l’abbigliamento e l’arredo, con una particolarità: i tessuti vengono realizzati a progetto, creati secondo l’esigenza del cliente. Da questa caratteristica nasce la richiesta del Committente di avere una sede e uno spazio che fossero anche loro espressione di questa qualità. L’intervento si trova in mezzo alla campagna in una zona verde a Santo Stefano Ticino in provincia di Milano e si inserisce all’interno del programma per il nuovo stabilimento dell’azienda. Il progetto è stato realizzato da Frigerio Design Group secondo la filosofia dello studio, la “slow architecture”, un’architettura progressiva che vive nel tempo e che trae dal contesto in cui si inserisce le risorse per la sua definizione. La posizione all’interno del lotto industriale per l’edificio era obbligata, la facciata principale esposta in pieno sud rivolta verso un panorama agreste, il retro chiuso dai capannoni per la produzione e uno sviluppo su due piani, per una superficie complessiva di 2.000 metri quadrati. Il progetto si articola in tre momenti significativi: la facciata-ordita, il tamburo-lanterna e un giardino-pensile. La facciata-ordita è l’elemento più comunicativo, ma diventa al tempo stesso strumento per la schermatura solare, immagine e funzione in un unico elemento. Come in un tessuto, gli elementi che compongono la facciata si intrecciano tra loro, creando uno schermo per la protezione solare e, attraverso un gioco di superfici trasparenti e opache, proiettano gli spazi interni verso l’esterno e viceversa. Il tutto in uno gioco di trasparenze e vibrazioni, di luci e ombre con effetti scenografici che variano tra il giorno e la notte. Non solo, per enfatizzare questo effetto ai piani terra e primo le varie partizioni verticali parallele alla facciata (tamponamenti esterni, partizioni interne) sono in maggior parte vetrate. Da qualsiasi ufficio si percepisce la trasparenza sul verde esterno, sia esso il giardino pensile che la campagna circostante. Tutti gli spazi interni ruotano e si distribuiscono intorno al tamburo della scala principale che sfonda il primo piano e si completa con una grande “lanterna” in copertura, per l’il-
Schizzi per la definizione del concept della facciata, che trae ispirazione dalle tessiture stesse che si producono nella fabbrica (pagina a fianco). Nelle pagine successive, viste della facciata-tessuto che oltre alla funzione di immagine dell’azienda ha anche quella di schermatura solare. Sketches for defining the façade concept that draws inspiration from the fabrics actually manufactured in the factory (opposite page). Following pages, views of the fabric-façade, which, as well as projecting the corporate image, also serves sun-screening purposes.
70 l’ARCA 272
luminazione e la ventilazione naturale. Al primo piano sul lato nord si trova un giardino pensile, per creare uno spazio esterno con un microclima, dove affacciano gli uffici. Gli elementi con cui sono realizzati gli spazi interni, controsoffitti, pavimento sopraelevato, pareti mobili e impianti (corpi illuminanti, ventilconvettori, griglie e rilevatori) sono pensati con geometrie coordinate tra loro e in relazione con la facciata, per garantire la massima flessibilità dei layout per i vari uffici, minimizzando gli spostamenti. Gli interni uniscono sobrietà tecnica con un’estetica accattivante, per offrire un confort degli ambienti di lavoro, dove la luce naturale e artificiale, l’acustica e il clima sono ottimizzati in termini passivi e attivi. Per schermare alcune pareti vetrate interne si è utilizzato il disegno del subbio che è una parte del telaio per la tessitura, chiaro richiamo del mondo a cui appartengono gli uffici La struttura dell’edificio è in prefabbricato di tipo pesante in calcestruzzo con pilastri e solai in tegoli nervati, sulla quale sono state sovrapposte le facciate, montate a secco. In particolare la facciata-tessuto, di 64x10 metri, è stata realizzata con montanti in estruso di alluminio sui quali sono stati applicati moduli da 2,40x0,90 metri trasparenti in vetro o ciechi in cotto con una finitura interna in alluminio verniciato. A questo reticolo è stato sospeso lo schermo frangisole realizzato in profili di alluminio verniciato; lo schermo è staccato dalla facciata per garantire la manutenzione attraverso delle passerelle. Una particolare attenzione è stata posta nella progettazione al fine di ottimizzare il contributo attivo e passivo del sole, della ventilazione e della luce naturale. Il frangisole sbarra completamente i raggi solari esterni che non raggiungono mai il vetro, mentre nel periodo invernale passano per dare un contributo calorico. Nelle mezze stagioni il lucernario centrale permette una ventilazione naturale che sfruttando il movimento dell’aria raffresca i locali. Nello sviluppare i vari dettagli si è operato tenendo conto anche degli aspetti manutentivi e di gestione, non limitandosi al risultato finale, ma pensando alla vita dell’edificio.
Una palazzina per uffici caratterizzata in facciata da un sottile gioco di geometrie ortogonali e di strati sovrapposti: l’ordito (la struttura verticale portante) e la trama (i tamponamenti in cotto, alluminio e vetro) generano effetti di leggerezza e trasparenza con funzione anche di schermatura solare.
An office building whose façade features a subtle interplay of orthogonal geometric patterns and overlapping layers: the main front (vertical bearing structure) and design pattern (brick, aluminium and glass curtain walls) generate a sense of lightness and transparency also providing solar protection.
This project is for an office building housing the new headquarters of Nosate and San Giorgio Weaving Mills, a leading company in the manufacture of rough fabrics for clothing and furnishing with a very distinctive trait: the fabrics are custom-designed according to the customer’s requirements. This fact has resulted in the clients looking for a new headquarters and space that physically embodies this distinguishing feature. The project is located out in the middle of the countryside in a green area in Santo Stefano Ticino in the province of Milan and is part of plans for the company’s new factory. The project was designed by Frigerio Design Group according to its corporate philosophy for “slow architecture”, gradually evolving architecture that endures through time and draws the necessary resources for its basic design from its setting. The building had to be located on an industrial site, with its main façade facing south towards farmland and the rear section enclosed by production warehouses. It was to be constructed over two floors covering an overall surface area of 2000 m². The project is divided into three key parts: the façade-layout, the tambour-lantern and a hanging garden. The façade is the most communicative feature, but at the same time it also serves sun-screening purposes, combining image and function in one single element. As in the case with fabric, the elements forming the façade are woven together to form a sunscreen and, based on an interplay of transparent and opaque surfaces, project the interiors towards the exterior and vice-versa. All this through an interplay of transparency/vibration and light/shadow creating striking effects that vary from day to night. But that is not all, the various vertical partitions parallel to the façade on the ground and first floors (external curtain walls, interior partitions) are mainly made of glass. All the offices offer views towards the outside greenery, whether it be the hanging garden or surrounding countryside.
All the interior spaces revolve and are set around the main stairwell that cuts through the first floor and terminates in a giant “lantern” on the roof, providing lighting and natural ventilation. There is a hanging garden on the first floor over on the north side to create an outside space with its own micro-climate surrounded by offices. The features making up the interior spaces (double ceilings, raised floor, moving walls and systems: lighting appliances, ventilation pipes, grilles and sensors) are designed with coordinated geometric features interacting with the façade to provide the most flexible layout possible for the various offices, so as little moving around as possible is required. The interiors combine technical sobriety with striking aesthetics to make the work premises comfortable. The natural and artificial light, acoustics and air-conditioning have been optimised both passively and actively. A weaver’s beam provided the design guidelines for shielding some of the glass inside walls in a clear reference to the realm to which these offices belong. The building structure is made of heavy prefabricated concrete with the slabs and pillars composed of reinforced tiles and the facades dry-assembled over them. Notably, the 64x10 metre fabric-façade is made of extruded aluminium stanchions with either glass or blank 2.40x0.90 brick modules applied to them and an internal finish made of painted aluminium. The sunscreen made of painted aluminium panels has been placed over this web; the screen is detached from the façade so that maintenance can be carried out along the walkways. Special attention was focused on its design to optimise active and passive contribution from the sun, ventilation and natural light. The sunscreen completely blocks out external sunrays that never reach the glass, but they do get through in winter to provide some heat. During the inbetween seasons the skylight provides natural ventilation, drawing on the air’s motion to cool the premises. The various features were developed bearing in mind maintenance and management factors, not only focusing on the final result but also considering the building’s entire lifecycle.
272 l’ARCA 71
72 l’ARCA 272
272 l’ARCA 73
Credits Project: Frigerio Design Group Design Team: E. Frigerio, M. Torrigiani, con D. Bona, D. Piperno Coordination, Works Management, Electrictal and Mechanical Plants Project: Studio di Ingegneria Croci Candiani Project Manager: Alberto Fossati Prefabrication and Roof: Magnetti Building Metalworks and Facades: Serfer Curtain Wall exterior frameworks and sunscreens: S.I.C.E.F. Paints: Impresa Donelli Sistemi di illuminazione Exterior Lighting: Simes Interior Lighting:
74 l’ARCA 272
Oty Lyght, 3Filippi, Philips Asphalt and Exterior Squares Floors: Magnetti Building Exterior Floors: Magnetti pavimentazioni Interior Floors: Uniflair Interior Curtains: Silent Gliss Italia False Ceilings: Atena Partition Walls and Furniture Systems: Unifor Italia Doors: Connecticut Lifts: LAMA Lombarda Ascensori Montacarichi Security Systems: ABC Sicurezza Electrical Plants: Mancini Pasquale Elettronica Laurema Mechanical Plants: Figli di Colombo Francesco Client: Tessiture di Nosate e di San Giorgio
Nella pagina a fianco, piante del piano terra e del primo piano, schemi solari del periodo estivo e invernale e schema della ventilazione; al centro, sezione trasversale; in basso, studi per la schermatura solare.
Sopra, pianta e, sotto, sezione, di un dettaglio della facciata continua. In basso a destra, studi per i prospetti con frangisole, tamponamento cieco e facciata-tessuto, e sezione costruttiva della zona di ingresso. Nella pagine
successive, viste degli uffici e del tamburo della scala principale che sfonda il primo piano ed è concluso da un grande lucernario che favorisce l’illuminazione e la ventilazione naturali.
Opposite page, plans of the ground floor and first floor, sunscreens during the summer and winter periods and ventilation diagram; centre page, cross-section; bottom, studies for the sun-screening. Above, plan and,
below, section of a detail of the curtain façade. Bottom right, studies for the elevations showing the sunscreen shutters, blank curtain wall and fabric-façade, as well as a construction section
of the entrance area. Following pages, views of the offices and main stairwell cutting through the first floor and terminating in a large skylight drawing in light and natural ventilation.
272 l’ARCA 75
© 2011 Alex S. MacLean/Landslides – www.alexmaclean.com
TOUR FIRST, PARIS
KPF*/SRA
La Tour First, la più alta di Francia, dà avvio a una nuova generazione di torri che simboleggiano la rinascita de La Défense. La Tour First (2011) reincarna attraverso una completa trasformazione la Tour Assur (1974), la prima della seconda ondata di pianificazione urbanistica de La Défense, sviluppatasi grazie alla notevole flessibilità normativa dell’EPAD riguardo le altezze, processo che rese possibile al gruppo assicurativo UAP di insediarsi in quella che sarebbe divenuta la Tour AXA. L’edificio originario è concepito come un insieme di tre ali asimmetriche separate da un nucleo centrale, un vuoto di metallo e vetro marrone scuro estruso culminante in una copertura piatta. La leggenda racconta che un giorno il Ministro delle Finanze François Mitterand, uscendo dal Louvre, inaspettatamente vide questo nucleo svettare sopra l’Arco di Trionfo, domandandosi se “decapitarlo”. La sensibilità ministeriale riemerse durante la progettazione della Tour First. Nel XXI secolo, la Tour AXA non era più adeguata ai propri fini, né conforme ai moderni standard dei luoghi di lavoro, ai codici strutturali e alle normative di sicurezza. AXA Reims, con il supporto di Cogedim, bandì un concorso di architettura per rinnovare la torre, vinto dall’ufficio londinese di KPF, sotto la guida di Lee Polisano e Karen Cook, rispettivamente Presidente e Partner, prima di lasciare nel 2009, insieme a tutti i soci, KPF Londra per fondare PLP Architecture. Karen e Lee hanno guidato il team di progetto fin dall’inizio insieme a Jean Le Lay di RFR. La Tour First esplora le tracce che si ritrovano in altri loro progetti, enfatizzando gli ambienti di lavoro, gli spazi pubblici, la sostenibilità e la qualità estetica e rispondendo, allo stesso tempo, alle richieste del committente, alle limitazioni tecniche, ai nuovi codici edilizi e agli obiettivi dell’autorità locale. Il committente, scegliendo una proposta architettonica audace che richiedeva un significativo intervento strutturale, optò per una trasformazione così radicale che nessuno l’avrebbe percepita come un rinnovo. Ampliando il piano di 1,5 metri, venne aumentata la superficie interna disponibile, riportando lo spazio di lavoro in linea con gli standard del mercato. Il riposizionamento delle scale antincendio ha permesso di adeguare le prestazioni di sicurezza dell’edificio ai codici di evacuazione attualmente in vigore. La bucatura delle ali in cemento di controventatura ha migliorato il livello di connessione attraverso il nucleo centrale. Grazie al terrazzamento del soffitto perimetrale è stato inoltre possibile aumentare il grado di penetrazione di luce naturale mentre con la rimozione delle pareti terminali opache è stata potenziata l’illuminazione naturale ai piani da cui si può godere di ampie e spettacoli vedute panoramiche su Parigi. Un arcipelago di giardini pensili, e sei atrii a triplice altezza tagliati dentro i solai di cemento pretesi, coronati da un settimo atrio sulla sommità di acciaio, incoraggiano incontri spontanei, promuovono il relax e migliorano la collaborazione informale. Una facciata asimmetrica risponde alle necessità prestazionali e migliora la dinamicità della forma. Delle zone rientrate inserite nella pelle dell’edificio solo dove è essenziale, proteggono gli occupanti dal calore e dai disturbi acustici sulle facciate est, sud e ovest e agli angoli esterni, mentre sulle facciate interne e nord e agli angoli auto-ombreggiati non sono necessarie. Il ricorso a pannelli a veletta di alluminio piegato consentono di aumentare la rigidità della facciata e valorizzano il riflesso della luce naturale grazie alla loro colorazione bianca con 2,5% di blu e blu scuro che passa dietro alle vetrate delle cavità. Il vento ha costituito una grande sfida. Minimizzando i carichi statici, i nuovi piani sono stati costruiti in acciaio, la guida per l’intonaco è stata rimossa da tutti i solai di cemento. Per ridurre le turbolenze, si sono arrotondati tutti gli angoli. Per mitigare la resistenza al vento, il CSTB ha richiesto che il 50% dei parapetti di vetro fossero bucati. Gli spazi pubblici hanno beneficiato del nuovo orientamento e dell’ampliamento di un salone reception affacciato sulla Esplanade e dell’aggiunta di tre padiglioni. Una sala da pranzo affacciata sul Boulevard Circulaire, una brasserie che completa la Place des Saisons e una pergola a protezione dei pedoni modulano il passaggio di scala dalla torre alla strada iscrivendo la Tour First al suo contesto urbano. La demolizione di sei piani in un’ala, l’aggiunta di sei a un’altra e l’inclinazione di tutte e tre le coperture ha liberato la dinamicità della pianta. Un grattacielo appartiene al suo tempo a livello internazionale, eppure non può “atterrare” indiscriminatamente a New York, Londra o Shanghai, deve derivare da necessità specifiche alla sua collocazione. La Tour First infrange gli anni Settanta, liberando un nuovo spirito per La Défense e ristabilendo la prosperità del potere economico di Parigi. 80 l’ARCA 272
Tour First, tallest in France, leads a new generation of towers symbolizing la Defense’s renaissance. Tour First (2011) reincarnates Tour Assur (1974), first in a second wave of urban planning after EPAD relaxed height regulations enabling the insurance group l’UAP to occupy what became Tour AXA. Conceived as 3 asymmetrical wings separated by a central core, an extruded dark brown glass and metal shaft terminated in a flat top. Legend says, one day Minister of Finance Francois Mitterand, exiting the Louvre, unexpectedly perceived its core rising above the Triumphal Arch, questioning whether to behead it. Ministerial sensitivity resurfaced during Tour First’s design. By the 21st C, Tour AXA, was no longer fit for purpose, non-compliant with modern workplace standards, structural codes or safety regulations. AXA Reims, advised by Cogedim, conducted an architectural competition to renovate the tower, won by KPF’s London office, led by Lee Polisano and Karen Cook, President and Partner respectively, before their departure in 2009 with all KPF’s London partners to found PLP Architecture. Karen and Lee led the design team from inception with Jean Le Lay of RFR. Tour First explores threads running through other projects they designed, emphasizing workplace, public realm, sustainability, and decoration, while responding to the client’s brief, technical constraints, new building codes, local authority objectives. The client envisaged a transformation so radical no one would guess it a renovation, choosing a bold architectural proposal requiring significant structural alteration. Extending the floor 1,5m increased internal dimensions, bringing workspace in line with market standards. Relocating fire stairs met new egress codes. Puncturing concrete wind bracing walls improved connectivity through the core. Stepping the perimeter ceiling increased daylight penetration. Removing opaque end walls flooded floors with daylight, revealing spectacular views across Paris. An archipelago of sky gardens, six 3-story high atria cut into pre-tensioned concrete slabs, crowned by a seventh in the steel summit, encourages spontaneous encounters, promotes personal repose, fosters informal collaboration. An asymmetrical façade responds to performance requirements, supporting a dynamic form. A cavity skin, applied only where essential, protects occupants against heat gain and acoustic disturbance on east, south and west facades and outside corners, unnecessary on north facades or inside, self-shaded corners. Folding aluminium spandrel panels increased stiffness and enhanced daylight reflection, white with 2,5% blue and a darker blue passing behind the cavity glazing. Wind posed a major challenge. Minimizing dead load, new floors were built of steel, screed was removed from all concrete slabs. Reinforcing the triangular tripartite core’s inherently unresolved wind forces, new concrete wrapped around old on lower levels. Increasing stability, new transversal concrete walls distributed loads across the raft, founded along the Seine. Reducing wind turbulence, all wing corners are rounded. Mitigating wind resistance, CSTB required 50% void to glass parapets. Public realm benefited from reorienting an enlarged reception hall facing the Esplanade and adding three pavilions. A dining hall overlooking the Boulevard Circulaire, a brasserie completing the Place des Saisons, a pergola protecting pedestrians, step scale from tower to pedestrian, integrating the tower into its urban context. A new summit arose from a simple sketch illustrating EPAD’s goal to ease pedestrian flow, removing one wing’s foot precipitated its restoration on top. Demolishing six floors on one wing, adding six to another, inclining all three roofs, liberated the plan into motion, triggering the Ministry of Culture to question its asymmetric departure from a horizontal provenance. A tall building belongs to its time internationally, yet cannot land equally in New York, London or Shanghai, it must derive from site-specific requirements. Tour First shatters the 1970s, releasing a new spirit for la Defense, re-establishing Paris as a thriving economic power.
Tour First seen from the Boulevard Pierre Gaudin and overlooking the Seine River.
©
Michel Denancé / Epadesa
La Tour First vista dal Boulevard Pierre Gaudin e affacciata sulla Senna.
272 l’ARCA 81
RFR ©
Sopra, schema di sviluppo delle facciate rispetto al posizionamento delle tipologie di vetrate e sotto a sinistra, l’intervento rimuove il volume alla base dell’edificio esistente e lo sposta al vertice dando maggiore dinamicità, a destra, schema dei condizionamenti acustici.
Above, drawing of unfolded facades illustrating location of glazing typologies, below, left, the proposal removes the volume from the base of the existing building and relocates it to the summit, resulting in a more dynamic form, right, diagram of acoustic constraints.
L’intervento aumenta il perimetro di ogni piano di 1,5 m ed elimina alcune superfici creando sei atri a tripla altezza tra gli uffici.
The proposal adds 1.5m to every floor all around, and removes some floor area creating six 3-storey atria throughout the offices.
82 l’ARCA 272
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RFR
Schema concettuale del “Bouclier” (protezione addizionale) per ridurre l’irraggiamento diretto.
Concept sketch illustrating the “Bouclier” an additional protection where necessary to reduce solar gain.
Credits Architects: KPF*/SRA *Tour First was a project of Kohn Pedersen Fox (International) PA on which Lee Polisano and Karen Cook, at that time President
and Partner, respectively, of KPF’s London office, worked in the capacity of design team leaders from the competition stage in 2003 until their departure in 2009, together with all their other KPF
London Partners, to found PLP Architecture. Project Manager: Altarea Cogedim Façades: RFR led by Jean Le Lay Structural and Mechanical Services: Iosis led by Martine Sonck
HQE Consulting: Iosis Conseil Technical Control: Socotec General Contractor: Bouygues Construction Execution Coordinator: Coteba Façade Contractor: Permasteelisa
Owners: SCI Vendome Assur: AXA REIM Beacon Capital Partners Developer: EPADESA: Etablissement Public d’Aménagement de La Défense Seine Arche
Pianta del piano terreno.
Plan of the ground floor.
272 l’ARCA 83
84 l’ARCA 272
Michel Denancé / Epadesa
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Michel Denancé / Epadesa
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Michel DenancĂŠ / Epadesa
BRUNNER COMMUNICATION CENTRE IN ACHERN, GERMANY Schneider+Schumacher
Il nuovo Centro Comunicazioni Brunner si caratterizza come un edificio progettato eminentemente per rendere la vita e il lavoro di tutti gli impiegati, e anche dei clienti e dei fornitori, più confortevole. Tutte le sale del Centro sono progettate per promuovere una comunicazione efficace. Il nuovo fabbricato ospita le sessioni di formazione per i distributori, incontri con i clienti, i designer e i dirigenti e seminari con gli architetti in cui vengono sviluppati i nuovi progetti di elementi di arredo. Inoltre, il Centro costituisce la nuova sede degli uffici per gli impiegati e la dirigenza e per lo show-room aziendale. Il nuovo centro Brunner è costituito da un edificio a due piani triangolare realizzato il più vicino possibile all’edificio dirigenziale esistente. L’altezza del nuovo edificio rispetta quella dell’esistente: l’angolo prospiciente al vecchio fabbricato, infatti, corrisponde esattamente alla sua trave di colmo ed è allineata con la grondaia della copertura. La diagonale costituita dalla facciata nord è allineata al vecchio edificio cosicché l’intera area di ingresso e la reception dell’azienda risultano in un concetto spaziale completamente nuovo. Dall’ingresso principale si accede all’atrio a doppia altezza che corre lungo il perimetro dell’edificio e nel quale sono allineate scaffalature per esposizione a tutta altezza. Il salone costituisce l’area centrale per le esposizioni ed è configurabile a piacere per diversi tipi di eventi (per esempio, presentazio-
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ni di prodotti) che possono estendersi anche all’esterno. Nella parte posteriore del salone c’è una caffetteria con cucina e delle salette adiacenti. Ulteriori aree espositive e le sale convegni sezionabili sono collocate nell’area a un solo piano del piano terra. Due scalinate a rampa singola conducono al piano superiore dove si trovano gli uffici, che sono divisi da pareti vetrate in ambienti open-space. L’elemento più importante del progetto è la copertura dell’edificio, una costruzione modulare di legno pieghettata, che influenza tutto l’ambiente interno e si pone come la caratteristica di maggiore visibilità dall’esterno. L’edificio è racchiuso su due lati da diversi tipi di facciate di vetro: la facciata nord a doppia altezza in vetro isolante resistente, mentre la facciata est, su cui affacciano l’area espositiva e gli uffici, presenta una vetrata colorata con protezione anti-abbagliamento. I pannelli di vetro della facciata est si alternano a finestre che si aprono verso l’esterno. L’ingresso principale è progettato come un’ampia rientranza della facciata nord e costituisce in tal modo una tettoia a riparo dell’area di entrata. La facciata sud-ovest, che corre parallela al limitare dell’area, è costituita da una parete chiusa a pannelli, separata dal tetto da un sistema di illuminazione aereo, e va a formare uno sfondo naturale per gli scaffali espositivi, oltre a schermare l’edificio rispetto all’ambiente circostante.
Un produttore di mobili necessitava un nuovo edificio per il suo showroom, sale per la formazione e per convegni, e uffici amministrativi. Ne è risultato un edificio triangolare caratterizzato da una copertura di legno pieghettata che non solo definisce l’interno ma lo rende anche chiaramente visibile dall’esterno.
A furniture manufacturer needed new premises for product showrooms, training facilities, conferences and its administration. The result is a triangular, two storey building whose main feature is its roof, a sectioned folded wooden construction that defines the building’s entire interior as well as being clearly noticeable from the outside.
Brunner’s new Communications Centre stands for outstanding and meaningful design that makes living and working easier for everyone at Brunner, as well as for our customers and suppliers. The rooms at the Centre are all designed to promote effective communication. The new facility now hosts sales training sessions for the dealers, meetings with customers, designers and decision-makers, and workshops with architects, where new furniture concepts are developed. The Centre also provides a new home for staff and management offices and showrooms. The new Brunner Centre is a triangular, two-storey building erected as close as possible to the existing management building. The height of the new building is oriented to the existing one, in that the corner of the new building corresponds exactly with the ridge line of the existing building and is aligned with the roof gutter. With the alignment of the north façade diagonal to the old building, the entire entrance and reception area of the firm result spatially newly conceived. Through the main entrance you enter a two-storey hall which runs parallel with the edge of the premises and which features roomhigh display shelves. The hall is the central, freely configurable display area, where changing events (e.g. product presentations) can be displayed to the outside. In the back part of the hall is the cafe-
teria with kitchen and adjoining rooms. Further display areas and the dividable conference rooms are located in the one-storey area of the ground floor. Two single-flight staircases lead to the upper storey, where the office rooms are found. These are divided by glass walls into separated and open-plan areas The most important design element of the building is the roof, a modular folded construction made from wood, which influences the entire interior of the building and is the building’s distinguishing feature from the outside. The building is closed in on two sides by different types of glass wall: the two-storey north façade, seen also from within, is made of strong insulated glass, while the east façade of the display and office area features tinted glass and glare protection. Every second façade panel of the east façade has a vent that opens to the outside. The main entrance is designed as a spacious offset of the north façade and offers a large roofed-over entrance area. The south-west façade, which runs parallel with the edge of the premises, consists of a closed panel wall separated from the roof by overhead lighting, and forms a neutral background for the display shelves. It also screens the building from the neighbours.
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Nelle pagine precedenti, viste della facciata nord del Centro Comunicazioni Brunner, caratterizzata dall’ampia rientranza che segna l’ingresso. A destra, piante del piano terra (in basso) e del primo piano. Gli interni si sviluppano ai lati di un salone centrale destinato alle esposizioni che è configurabile a piacere per diversi tipi di eventi.
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Previous pages, views of the north facade of the Brunner Communication Centre, characterized by a spacious offset marking the entrance. Right, plans of the ground floor (bottom) and of the first floor. The interiors are developed aside the main hall destined to exhibitions and freely configurable for various kinds of events.
Credits Project: Schneider+Schumacher Architekturgesellschaft Project Architect and Site Supervisor: Joachim Wendt Site Supervisor: Jörg Metzmeier Freier Architekt Project Team: Robert Binder, Diane Brüggemann, Nina Delius, Nicola Eschmann, Johannes Klorer, Kai Otto, Till
Schneider Structural Engineers: B+G Ingenieure Bollinger und Grohmann Services and Environmental Engineers: Raabe. planen und beraten Landscape design: s+s Surveyor: Vermessungsbüro Ortmann Geophysical
Consultants: Ingenieurbüro Dr. Ing. Orth Health and Safety Coordinator: Ingenieurbüro Neumann General Contractor: Kaufmann Bausysteme, A-Reuthe Exhibition Shekves: GU Rohbau + Ausbau Bold & Co. Furniture: Brunner Developer and User: Brunner Immobilien
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NUOVA SEDE SEAT-PAGINE GIALLE IN TURIN Iosa Ghini Associati
La modernizzazione e l’innovazione del progetto nascono dalla consapevolezza delle problematiche legate al rapporto uomo-benessere nei luoghi di lavoro, dando vita a un innovativo modello aziendale. Il benessere acustico e il confort ambientale sono alcune delle linee guida del progetto.
The modernization and innovation of the project arise from an awareness of issues related to the relationship between man and wellness in the workplace, creating an innovative business model. The acoustic wellbeing and comfort are some of the environmental guidelines of the project.
Nel 2007, SEAT Pagine Gialle, leader europeo e uno dei principali operatori a livello mondiale nel settore dell'editoria telefonica multimediale e dei servizi su internet, ha acquisito una parte rilevante di un complesso immobiliare a Torino, nell’area del comprensorio denominato “ex Officine Savigliano”. Si tratta di sei nuove palazzine di quattro piani ciascuna, per un totale 20.000 metri quadrati oltre al recupero dell’edificio ottocentesco della sede delle ex officine Savigliano. L’intervento di Iosa Ghini riguarda la progettazione dello spazio architettonico delle aree ufficio e delle sale dedicate della nuova Sede. Nell’edificio storico, frontale alle palazzine, è situata la reception dell’azienda dalla quale si apre un percorso di spazi espositivi che si estende lungo tutto il corridoio della manica passando per l’auditorium e la SEAT Corporate University fino a terminare nella zona ristorante. Il progetto si è sviluppato dal confronto tra un gruppo scientifico costituito da personalità di rilievo del mondo accademico, dell’imprenditoria e della comunicazione, e il mondo del design e dell'architettura. L’attenzione verso il sociale e verso i dipendenti hanno favorito l’apertura di nuovi spazi, fluidi e trasparenti, di convivialità, contribuendo a creare un clima di partecipazione alla vita di questo grande gruppo di lavoro. Iosa Ghini ha rinunciato ad angoli scuri e a zone isolate. Ha creato invece un’armonica continuità di spazi che si spinge in linee serpeggianti attraverso i piani e che con le sue morbide volte suggerisce un’ampiezza che non si rivela a prima vista. Le curve si ritrovano anche nelle pareti in vetro, che separano i singoli uffici sui due lati del corridoio e che al tempo stesso lasciano entrare molta luce. Tuttavia, per creare spazi privati, Iosa Ghini ha fatto stampare sulle alte lastre di vetro delle immagini satellitari della Torino storica. La città e la sua storia diventano così un elemento separatore e legante che non interrompe né la dinamica architettonica né il flusso di illuminazione naturale e artificiale. L’ambiente di lavoro è definito da pareti colorate con tonalità di giallo e arancione, che insieme al blu appartengono alla corporate identity di Seat Pagine Gialle. Dai puristici e piatti corpi luminosi degli apparecchi a sospensione affluisce una luce diretta sulle scrivanie, nonché una luce indiretta sul soffitto. Mentre l’illuminazione da un lato sottolinea i colori chiari degli uffici, dall’altro permette di lavorare ai monitor senza ombre. Conformemente alla coscienza dell’impresa, il ristorante aziendale va oltre i tradizionali standard, sembrando più un locale scenografico che una mensa di lavoro. Anche qui resta escluso l’angolo retto. Dei pannelli verticali in legno con contorni irregolari strutturano lo spazio bianco, conferendogli qualità sensuali. Sottolineate da spot dal design scultoreo, che alleggeriscono ulteriormente l’atmosfera. Espressivi nel loro linguaggio di forme e al contempo morbidi nella linea, i corpi luminosi dei faretti Solar II di Zumtobel, progettati stesso Iosa Ghini, si inseriscono anche negli interni futuristici dei passaggi e dell’auditorio centrale. Progettato per 100 persone, a seconda dell’occasione (convegni, presentazioni e altri eventi) l’ambiente luminoso della sala conferenze può essere convertito in un bianco neutro oppure in un’atmosfera colorata da lounge. L’apertura degli spazi, la poca presenza di porte, la trasparenza del vetro favoriscono l’interrelazione; il colore degli arredi personalizza e rende gli spazi più domestici e creativi; la sinuosità dei corridoi permette di creare spazi per la convivialità. Il progetto non trascura temi quali il risparmio energetico, con la luce regolabile da ogni postazione, e l’ergonomia della postazione lavorativa con la ricerca di un design degli arredi dalle forme morbide e fluide.
In 2007 SEAT Pagine Gialle (Yellow Pages), one of the leading European and worldwide operators in the field of multimedia telephone directories and Internet services, purchased a considerable slice of a real-estate complex in Turin on an estate called the “old Savigliano Works”. The property consists of six new four-storey buildings covering a total of 20,000 square metres, as well as the redevelopment of the 19th-century building that used to be the headquarters of the old Savigliano Works. Iosa Ghini’s project focused on designing the architectural space of the office areas and rooms housing the new headquarters. The old building located opposite the new constructions holds the company’s reception area leading through to a pathway of exhibition spaces extending right along the main corridor block and passing through the auditorium and SEAT Corporate University before terminating in the restaurant-canteen area.The project was developed after discussions were held between a scientific team and important exponents from the world of design and architecture. Focusing on social issues and staff led to the construction of new fluid and transparent spaces for interaction, helping create a sense of participation in the life of this major business group. Iosa Ghini rejected the notion of dark corners and isolated areas, focusing instead on creating a seamless flow of spaces extending across the floors in winding lines, whose soft vaults suggest a kind of spaciousness not obviously apparent at first view. Curves also appear in the glass walls separating the individual offices on both sides of the corridor, which, at the same time, also allow in plenty of light and offer striking views. In order to create private spaces, Iosa Ghini had satellite images of old Turin printed on the tall sheets of glass. The working environment is defined by coloured walls in shades of yellow and orange, which, together with blue, are part of Seat Pagine Gialle’s corporate identity. Direct light flows over the desks from the flat, purist suspended lighting appliances, while indirect light comes from the ceiling. While on one hand the lighting emphasises the clear colours of the offices, on the other hand it also allows work to be carried out at the monitors without any interference from annoying shadows. In accordance with its conscientious approach to business, the company canteen moves beyond traditional standards, looking more like a striking bar than a work canteen. Once again there are no right angles. The blank space is structured by vertical wooden panels with irregular outlines, instilling sensuous qualities, underlined by sculpturally-shaped spotlights for lightening up the atmosphere even further. Expressive in terms of their design idiom and, at the same time, softly shaped, the luminous structures of the Solar II lamps manufactured by Zumtobel and designed by Iosa Ghini himself also fit neatly into the futuristic interiors of the passageways and central auditorium. Designed to accommodate 100 people depending on the occasion (conferences, presentations and other events), the brightly-lit conference hall can be converted into either a neutral white environment or a more colourful lounge setting. The openness of the spaces, the relative lack of doors and the transparency of the glass all encourage interaction; the colour of the furniture personalises the spaces and makes them more homely and creative; the winding form of the corridors makes it possible to create spaces for socialising. The project pays attention to energy-saving: lightes can be adjusted from every position and the ergonomic design of the workstations featuring the most fluid forms.
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Roberto Centamore Jurgen Eheim
Lighting: Zumtobel Lamps: Firme di Vetro Partition walls and Desks: Miodino Seatings and Stools: Domodinamica, BRF, Bonaldo, Haworth, Sedus Client: SEAT-Pagine Gialle
Jurgen Eheim
Roberto Centamore
Jurgen Eheim
Credits Project: Iosa Ghini Associati Executive Architects: Alfa Architettura Electrical Plant: Flu Project Studio Associato False Ceilings: Amstrong Floors: Liuni
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Roberto Centamore
PREMIO INTERNAZIONALE DEDALO MINOSSE Si è conclusa, con la cerimonia di premiazione svoltasi lo scorso giugno presso la Sala degli Stucchi di Palazzo Trissino a Vicenza, l’ottava edizione del Premio Dedalo Minosse (www.dedalominosse.org), una manifestazione unica nel suo genere che, premiando opere già realizzate, pone l’attenzione sulla committenza, in molti casi sottovalutata quando si parla d’architettura, dimenticando che il compimento di opere architettoniche di qualità, può avere origine solo dall'esemplare connubio tra chi la promuove e chi la progetta. Il punto di forza del Premio Dedalo Minosse risiede, infatti, oltre che nel porsi come punto d’incontro tra la cultura architettonica contemporanea e la società, anche nel consacrare accanto ai grandi progetti, nomi ancora poco noti, ponendo in luce il ruolo di arricchimento apportato dal committente nel promuovere l’attività progettuale futuro patrimonio della collettività. Molto ampio e diversificato il target dei committenti composto da aziende (39%), amministrazioni pubbliche (25%), privati (25%) ed enti, fondazioni, associazioni (11%). Unico parametro di giudizio in questo vasto scenario, la qualità dell’esito, osservata e valutata relativamente al progetto complessivo che ha portato alla costruzione finale. Particolare attenzione è stata dedicata al tema della sostenibilità sociale ed economica, al Design for All, al trattamento della luce naturale, all’uso sostenibile del territorio e delle risorse, alla valorizzazione e conservazione dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio architettonico, all’uso di tecnologie e materiali innovativi e alla valorizzazione delle tradizioni e dei linguaggi locali. La giuria (Bruno Gabbiani, Paolo Caoduro, Richard Haslam, Nigel Ryan, Peter Reichegger, Giorgio Santilli, Gianni Arnaudo, Cesare Maria Casati, Luigi Prestinenza Puglisi, Luca Molinari, Piero Sartogo, Roberto Tretti, Stefano Battaglia) ha conferito i diversi premi selezionando i vincitori tra le 700 iscrizioni pervenute e i 340 progetti ammessi alla selezione con la partecipazione di 52 Paesi, tra i quali per la prima volta anche Algeria, Ecuador, Finlandia, Kazakistan, Libano, Liberia, Lussemburgo, India, Namibia, Repubblica del Mali, Thailandia, Taiwan. I premi assegnati sono stati i seguenti: 4 i Premi conferiti per quest’edizione: Premio Internazionale Dedalo Minosse, Premio Internazionale Dedalo Minosse Occam U.40, Premio ALA e Premio ALA U.40. 8 i Premi Speciali tra i quali spicca il Premio Speciale Nievo, dedicato al celebre scrittore ambientalista che, fino alla sua improvvisa scomparsa nel 2006, fu presidente della giuria dalla prima edizione. Tra gli altri Premi Speciali, quelli assegnati dagli Sponsor Caoduro Lucernari e GranitiFiandre, dalla rivista internazionale di architettura comunicazione e design l’Arca e dalla Regione del Veneto (“Iniziativa Regionale realizzata in attuazione della L.R.5.9.1984, n. 51 art. 11”), promotori della manifestazione insieme ad Ala Assoarchitetti. Inediti i Premi Design for All, Bob Noorda e Associazione Industriale Sezione Costruttori Edili. La mostra dei progetti premiati resterà aperta al pubblico fino al 18 settembre al CISA-Centro Internazionale Studi di Architettura Andrea Palladio a Vicenza.
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The official prize-giving ceremony held in Sala degli Stucchi of Palazzo Trissino in Vicenza drew the eighth edition of the Dedalo Minosse Prize to a close (www.dedalominosse.org), an event which is unique of its kind, rewarding built constructions and focusing on clients, who are very often underrated when it comes to talking about architecture, as there is a tendency to forget that the completion of high-quality architectural works can only happen if there is an exemplary combination of a promoter and architectural designer The real strength of the Dedalo Minosse Prize actually lies, as well as bringing together modern-day architecture and society, in giving due praise (alongside great projects) to relatively unknown names, focusing on the contribution provided by clients in promoting future design work benefitting the entire community. An extremely wide and diverse range of clients is targeted by the prize, composed of companies (30%), public administrations (25%), private parties (25%) and other associations, foundations and bodies (11%). The only benchmark for judging this vast range of enterprises was the quality of the results of the overall project (carefully studied and assessed) leading to its final construction. Special attention focused on the issue of social and economic sustainability, Designed-For-All, the handling of natural light, the sustainable use of land and resources, the enhancing and preservation of the environment, landscape and architectural heritage, the use of innovative materials and technology, and the focusing on traditions and local idioms. The panel of judges (Bruno Gabbiani, Paolo Caoduro, Richard Haslam, Nigel Ryan, Peter Reichegger, Giorgio Santilli, Gianni Arnaudo, Cesare Maria Casati, Luigi Prestinenza Puglisi, Luca Molinari, Piero Sartogo, Roberto Tretti, Stefano Battaglia) awarded the various prizes, selecting the winners from the 700 entrants and 340 projects entered from 52 different countries, including for the first time Algeria, Ecuador, Finland, Kazakhstan, Libya, Liberia, Luxembourg, India, Namibia, the Republic of Mali, Thailand and Taiwan. The following prizes were awarded: 4 Main Prizes were awarded for this edition: Dedalo Minosse International Prize, Occam Under 40 Dedalo Minosse International Prize, ALA Prize and ALA Under 40 Price. 8 Special Prizes notably including the Nievo Special Prize dedicated to the famous environmentalist writer, who, until he suddenly passed away in 2006, was the chairman of the panel of judges for the first edition. Other Special Prizes included those awarded by the sponsors Caoduro Lucernari and GranitiFiandre, l’Arca International Magazine of Architecture, Communication and Design, and the Veneto Regional Council (“Regional Undertaking carried out in compliance with Regional Law 5.9. 1984, no. 51 art. 11”), promoters of the event together with Ala Assoarchitetti. New awards included the Design-For-All, Bob Noorda and Associazione Industriale Sezione Costruttori Edili Prizes. The exhibition of the award-winning projects will be open to the public until 18th September at CISA-Centro Internazionale Studi di Architettura Andrea Palladio in Vicenza.
Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura Client: BMW AG Project: Coop Himmelb(l)au, Wolf D.Prix / W.Dreibholz & Partners ZT GmbH Title: BMW Welt, Munich Construction: 2007, Monaco (Bavaria), Germania
Premio Internazionale Dedalo Minosse alla Committenza di Architettura OCCAM Under 40 Client: Silva Family Project: Forte, Gimenes & Marcondes Ferraz Title: Grid House Construction: Serra da Mantiqueira (SĂŁo Paulo) Brasile
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Premio ALA - Assoarchitetti Client: Gmina Miejska Krakow, Zarzad Budynkow Komunalnych, Sindaco: Jacek Majchrowski Project: Claudio Nardi (capogruppo) e Leonardo Maria Proli Title: Mocak, Museum of contemporary art Krakow Construction: 2010, Krakow, Polonia
Premio ALA - Assoarchitetti Under 40 Client: Comune di Valle Aurina Project: Stifter + Bachmann Title: Centro Sportivo San Martino Construction: 2007, Comune di Valle Aurina (Bolzano), Italia
Premio Speciale l’ARCA Client: Samitaur Constructs, Frederick and Laurie Samitaur Smith Project: Eric Owen Moss Architects Title: Samitaur Tower Construction: 2010 , Culver City (California), USA
Premio Speciale Associazione Industriali della Provincia di Vicenza Sezioni costruttori edili Client: South Asian Human Right Documentation Centre Project: Anagram Architects Title: South Asian Human Right Documentation Centre Construction: 2006, New Delhi, India
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Premio Speciale Caoduro Client: Infrastrutture Lombarde Project: Pei Cobb Freed Title: Palazzo Lombardia Construction: 2010, Italia/USA
Premio Speciale Regione del Veneto Client: HOCHTIEF Projektentwicklung GmbH Project: Auer+Weber+Assoziierte Title: Central bus station Construction: 2009, Monaco (Bavaria), Germania
Premio Speciale Bob Noorda Client: Transports Metropolitans de Barcelona Project: ON-A, Jordi Fenández, Eduardo Gutiérrez, Francine M.J. Houben Title: Metro Station Sant Andreu Construction: 2010, Barcelona, Spagna
Premi Speciali Premio Speciale Stanislao Nievo Client: Tasanee Keereepraneed Project: TYIN Tegnestue Title: Safe Haven Library and Safe Haven Bathhouse Construction: 2009, Ban Tha Song Yang (Tak), Tailandia
Premio Speciale Design for All Italia Client: Lega del Filo d’Oro Onlus Project: Guidarini & Salvadeo architetti associati con ingegneri Canalini e Passalacqua Project Plants: Termostudi, ing. Bruno Roccheggiani Project Structures: Marco Corti Title: Centro socio-sanitario residenziale per sordociechi e pluriminorati psicosensoriali Construction: 2006 – Lesmo (Monza-Brianza), Italia
Premio Speciale GranitiFiandre Client: Provincia Autonoma di Bolzano Project: Markus Scherer con Walter Dietl Title: Recupero del Forte di Fortezza Construction: 2009, Fortezza (Bolzano), Italia
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Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Vitarium Luxlait In Bissen (Luxembourg) Progetto: Studio klv La cooperativa lattiero-casearia lussemburghese Luxlait ha inteso caratterizzare il progetto della propria nuova sede di produzione con un edificio in grado di attirare l’attenzione. A Bissen, non distante dalla capitale del Granducato, gli architetti berlinesi dello studio klv hanno realizzato ai bordi dell’area aziendale, con il nome di Vitarium, un centro di ricevimento e intrattenimento interattivo. Il vistoso involucro esterno dell’edificio – in lega di rame e alluminio del marchio Tecu® Gold – costituisce un punto di riferimento nel paesaggio circostante, che con il suo imponente aspetto rimanda all’elevato valore del genere alimentare primario qui prodotto. Su una superficie calpestabile di 2.000 metri quadrati adibita a bar, caffetteria, lounge, sala riunioni e spazio workshop, il Vitarium si presenta ai visitatori come un centro polifunzionale. Con le proprie caratteristiche formali, unite alla materialità delle scandole in Tecu® Gold dalla calda tonalità cromatica, l’edificio fa da contrappunto ai volumi cubici lasciati in neutro grigio della struttura industriale, in cui trovano posto l’amministrazione aziendale e la produzione lattiero-casearia. La sagoma della costruzione rimanda chiaramente alla struttura di tetto a capanna, predominante nel paesaggio agricolo circostante, e interpretata qui in una chiave moderna che prevede continuità con l’involucro esterno dell’edificio e fluidità nel legame fra tetto e facciata. In questo modo la struttura fa da tramite fra tradizione e modernità, fra produzione agricola e produzione moderna.
Credits Project: Studio klv Work Manager and Main Contractor: Paul Wurth S.A Copper: Tecu® Gold produced by KME Germany AG & Co. KG Copper Installation: Kalbfuss GmbH Client: Luxlait Association Agricole, Lussemburgo Photos: Dan Zoubek / studio klv Copyright: KME Germany AG & Co. KG
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The Luxembourg milk production co-operative Luxlait has set a striking tone with the building for its new production plant. In Bissen, not far from the Grand Duchy’s capital, studio klv of Berlin has created a building for reception and interactive adventure called the Vitarium on the margins of its company site. The striking shell of the building is made from a Tecu® Gold brand copper and aluminium alloy and characterises a landmark whose overall appearance draws attention to the high quality of the food produced here. The Vitarium, with an area of 2,000 square metres, has a bar, a cafeteria, a lounge, a conference room and a workshop area, is indeed a multi-functional visitors’ centre. With its formal characteristics combined with the materiality of the Tecu® Gold shingles, with their warm tones and matt sheen, the building forms a striking counterpoint to the neutral grey tones of the cubes of the industrial buildings housing the company’s administration and the manufacture of the diary products. The contours of the building type are a reference to the gable roof construction prevalent in the rural surroundings, which is interpreted here in a modern way with an integrated design for the building’s skin with flowing transitions between roof and facade. The construction is thus a bridge between tradition and modernity, between rural products and modern production.
Raiffeisen Finance Center In Eisenstadt Progetto: Pichler & Traupmann Architekten
Credits Project: Pichler & Traupmann Architekten Project Team: Sandy Panek (project leader), Barbara Aull, Peter Bayer, Gabriele Bruckmayer, Joao Camarinha da Silva, Christoph Degendorfer, Karin Drexler, Anke Freimund, Mario Gasser, Konrad Hofmann, Michael Ivancsics, Christoph Leitner, Jan Revaj, Jürgen Schneeberger, Wolfgang Windt Project Management: Raiffeisen-LeasingImmobilienmanagement ges. Project Planing/Bidding: FCP Fritsch Chiari & Partner Project Coordination: Markus Weiner Structural Design: FCP Fritsch Chiari & Partner (Design), Woschitz Engineering (Construction) Building Physics: Walter Prause Wien Building Services: ZFG Planungs- und Beratungsgesellschaft Electrical Engineering: Kubik Project Façade Technology: FOB.PS face/of/buildings planningstimakovits Geological Surveys: Wolfgang Hazivar Bauwesen Site Supervision: Josef Lörincz, AXIS Ingenieurleistungen Client: Propria RaiffeisenImmobilien_Leasing GmbH, Wien Photograph: Paul Ott
Il progetto dell’edificio risponde in modo fantasioso alle restrizioni imposte dai regolamenti edilizi, nonché al programma di distribuzione per i diversi piani, e sviluppa un involucro continuo di pannelli di alluminio che racchiude tutte le attività della banca. A est e a ovest, la facciata metallica è costituita da pannelli Alucobond forati da finestre disposte in un layout appositamente studiato. Questa disposizione permette di avere vedute insolite dell’esterno, ma offre anche al personale un’atmosfera quasi intima di lavoro e protezione contro l’abbagliamento per coloro che lavorano al computer. La facciata vetrata tutta altezza a sud, grazie al sistema di frangisole, permette la regolazione della quantità di energia solare che entra nell’edificio. Il materiale utilizzato per il rivestimento esterno offre il punto di partenza per l’impiego dei materiali negli interni. Come la facciata, gli infissi delle finestre e i ventilconvettori sono rivestiti con Alucobond. I controsoffitti nelle aree formali al piano superiore sono di metallo dello stesso colore in modo che, in un certo senso, l’involucro esterno sia riportato all’interno. Le porzioni di soffitto semplice e le pareti esterne sono di cemento a vista liscio. Il cartongesso verniciato grigio è utilizzato per i controsoffitti dei corridoi come anche per le pareti divisorie degli uffici. A completare la gamma dei materiali, tutti sulla scala dei grigi, sono i pavimenti di gomma o moquette fonoassorbente. Il sistema strutturale dell’edificio e l’articolazione della facciata su una griglia di base di 1,30 m consente di posizionare le pareti divisorie degli uffici in modo flessibile all’interno del sistema di griglia data. Le pareti degli uffici rivolte verso il corridoio sono, in linea di principio, pensate come un sistema di pareti divisorie in vetro il cui grado di trasparenza può essere modificato con l’uso di pellicole. Particolare attenzione è stata dedicata alla progettazione del foyer e della sala d’ingresso. La sua qualità deriva dalla sua permeabilità, dalla sua altezza, dalle passerelle aeree che lo attraversano e dalle sue facciate in vetro che si innalzano per vari piani. Dato che in questo spazio avvengono i primi contatti con la banca, esso si presenta sia come accogliente per i clienti sia come rappresentativo dell’Istituto finanziario. The design of the building playfully responds to the restrictions imposed by the building regulations as well as to the schedule of accommodation for the different floors, and develops a continuous envelope of aluminium panels that encloses all the activities of the bank. To the east and the west the metallic façade is made of Alucobond panels perforated by windows arranged in a specially developed layout. This layout allows unfamiliar views outside, but also offers the staff an almost intimate work atmosphere and protection against glare for those working at computers. The full-height glass façades to the south, thanks to its sun screen system, allows energy (solar heat gain) to enter the building or can screen most of it. The material used for the external shell provides the starting point for the concept of materials used in the interior. Like the façade, the window reveals and the fan coils are also clad with Alucobond. The suspended ceilings in the formal areas on the upper floor are made of the metal in the same colour so that, in a sense, the building envelope is drawn into the interior. The exposed, unclad areas of ceiling and external wall are made of smooth exposed concrete. Plasterboard painted light grey is used for the suspended ceilings above the corridor areas as well as for parts of the office partition walls. Flooring of sound absorbent rubber or carpet complements the canon of materials in softly graduated shades of grey. The neutralizing background allows individual colour accents to be to emphasise special areas. The structural layout of the building and the articulation of the façade on a basic grid of 1.30 m allows the office partition walls to be positioned flexibly within the given grid system. The office walls onto the corridor zones are made as a system of glass partitions whose degree of transparency can be modified by the use of foils. Particular attention is devoted to the design of the foyer and entrance hall. Its quality is derived from its permeability, its height, the connecting bridges that traverse it, and from its glass façades that are several storeys high. As this space is where the initial contacts with the bank are made, it is presented as a customer-friendly, open and yet representative financial institution.
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Un restauro complesso Cà della Nave in Martellago (Venice) Progetto: Gianni Rigo L’intervento di ristrutturazione realizzato da Gianni Rigo a Martellago, 15 chilometri a nord ovest di Venezia, è stato complesso. Si trattava infatti non di un singolo edificio, ma un insieme di edifici, di età e stili diversi, che costituivano la vecchia fattoria della villa Grimani Morosini, conosciuta come Cà della Nave. Inoltre, il progetto li ha convertiti non a un singolo uso ma a una varietà di usi. Ca’ della Nave è diventata la nuova sede della Banca Santo Stefano e accoglie ora uffici, spazi commerciali, museali, una sala convegni, un ristorante e un auditorium. Il progetto doveva inoltre ricucire il rapporto con il paese riconfigurando il vuoto urbano della corte il cui pregio derivava dalla molteplicità dei caratteri architettonici dei manufatti che su di essa prospettavano e che non erano espressamente vincolati, a eccezione dell’oratorio e dell’ala ovest. Alla Soprintendenza premeva comunque salvaguardare l’aspetto globale, riportare alla luce il valore di quei luoghi per la comunità di Martellago, preservare la ruralità e mostrare la bellezza di uno dei primi esempi di costruzione protoindustriale in cui è stato utilizzato il cemento armato con tamponamenti di laterizio. In risposta a tutte queste richieste l’architetto ha prospettato una soluzione che metteva insieme tecniche di restauro con interventi del tutto nuovi. Sono state usate le tecniche tradizionali veneziane per intonacare le pareti con finiture del tipo marmorino e per pavimentare i terrazzi. Le travi di cemento ammalorate sono state rinforzate con la più recente tecnologia a fibre di carbonio e i vari edifici sono stati uniti con un tunnel esterno di vetro, situato all’altezza del primo piano, il cui stile si rispecchia in quello della torre circolare vetrata posta dalla parte opposta della corte, contenente il vano scale e l’ascensore. Negli interni, l’architetto si è trovato davanti una serie di finiture diverse in vari stadi di integrità strutturale, e ha deciso che un mix eclettico di trattamenti sarebbe stato la soluzione ideale. In due degli spazi principali, la sala consiglio e l’auditorium, ha deciso di allineare gli spazi utilizzando il legno di quercia bianca americana declinata in diverse finiture. Gli spazi interni più rappresentativi sono visibili dall’esterno, contribuendo così a offrire alla cittadina un’immagine accogliente e mostrando che, anche se le funzioni dell’edificio sono cambiate, il complesso entra in una nuova fase della sua esistenza. Cà della Nave ha vinto il primo premio della sezione legno Wood@Work del concorso US Award 2011. The renovation works carried out by Gianni Rigo in Martellago, 15 kilometers northwest of Venice, were quite demanding. Indeed, the work concerned not only one building, but an ensemble of buildings of different ages and styles, which formerly used to make up the old farm belonging to the Grimani Morosini Villa, known as Cà della Nave. Furthermore, the project converted the complex into a variety of uses. Cà della Nave has become the new headquarters of the Santo Stefano Bank, and now holds offices, shopping areas, museums, a congress room, a restaurant and an auditorium. The project was also meant to restore its relationship with the town by reconfiguring the urban emptiness of the court, whose worth formerly lay in the variety of the architectural works built around it; except for the recreation center and the west wing, these buildings were not expressly bound to the area. Nevertheless, what the Regional Ministry of Culture and Environmental Conservation had in mind was to safeguard the global aspect of the area, bringing to light its value for the Martellago community, preserving its rural quality and showing the beauty of one of the first examples of proto industrial construction in which reinforced concrete was used with brickwork plugging. In reply to all these requests, the architect thought of a solution that would combine various well-tested restoring techniques with totally new ones. Traditional Venetian techniques were employed to plaster the walls with Marmorno plaster and to pave the terraces. The deteriorated cement beams were reinforced through the use of the latest carbon fiber technology, and the various buildings were linked through an exterior glass tunnel located at first-story level. The style of the latter is reflected in that of the glazed circular tower built on the other side of the court, containing the staircase and elevator. In the interiors, the architect found a series of different finishes in various states of disrepair, and thus decided to opt for an eclectic mixture of treatments. In two of the main rooms - the congress room and auditorium he decided to align the spaces by using American white oak with different finishes. The most representative interior areas are visible from outdoors, thus offering the town a welcoming view and showing that even though the building’s functions have changed, the complex is beginning a new life stage. Cà della Nave won first prize at the wood design Wood@Work section of the US Award 2011.
Credits Project, Work Management, Customized Furniture: Gianni Rigo Project Assistant: Carlotta Rigo Structures:
100 l’ARCA 272
Favero & Milan Ingegneria Mechanical and Electrical Plant: Manens Tifs Landscaping: Gianni Rigo, Giuseppe Carollo Suppliers: Nordwall, Sunglass
Sede Casalis In Contrai Progetto: Goedefroo & Goedefroo Contrai, which is run through by the Lys river, is an important center in the Flanders for the development of a flourishing textile tradition, especially for linen. This area, which features an important heritage of nineteenth-century industrial buildings, is where Casalis, a contemporary firm operating in the sector of highquality rugs and furnishing fabrics, has decided to build its headquarters and creative center, making the site’s landscape and architectural characteristics its own. The idea stemmed from one of the old, decayed textile factories, whose special layout and materials (brick façades and sched roofs facing south), as well as exceptional location on the riverside offered the ideal potential for the company’s production requirements and image. The Belgian studio Goedfroo & Goedfroo turned the old building into a modern structure, enhancing the historical-architectural characteristics of the original building. The sides overlooking the river, which later works had rendered completely blind, have been restored to their former beauty thanks to wide windows that open up toward the Lys, offering evocative views. New green areas were created after the demolition of a number of rundown, valueless sheds, thus alternating the sequence of renovated buildings and offering pleasant outdoor areas to be enjoyed by the employees and clients of the firm. The interior is bright and the rooms give a sense of fluidity thanks to the scheds and the glazed walls, which provide for indirect natural lighting gauged on the different requirements of the exhibited products. The original yellow lines that marked the path of the means of transport used for the fabrics were preserved on the polished cement floors, where a lively exhibition path presents the collections of precious handmade carpets and other furnishings produced by the company. Outdoors, the old construction serving for electric power supply was converted into an elegant loft: the owners’ residence, entirely played on different hues of white and facing the canal.
Dirk Busschaert
Contrai è un importante centro delle Fiandre attraversato dal fiume Lys a cui si deve lo sviluppo di una fiorente tradizione tessile, soprattutto del lino. E’ in questo territorio, caratterizzato da un considerevole patrimonio di edifici industriali del XIX secolo, dove Casalis, un’azienda contemporanea che opera nel settore dei tappeti e tessuti d’arredamento di alta qualità, ha scelto di creare la propria sede e centro creativo facendo proprie le peculiarità paesaggistiche e architettoniche del sito. Lo spunto è stato suggerito da una di queste antiche tessiture dismesse, la cui particolare tipologia (facciate in mattoni a vista e coperture a shed orientate verso sud) e la straordinaria posizione lungofiume offrivano le potenzialità ideali per adattarsi alle esigenze produttive e d’immagine dell’azienda. L’intervento dello studio belga Goedefroo & Goedefroo ha trasformato il vecchio edificio in una moderna struttura valorizzando le caratteristiche storicoarchitettoniche della costruzione originaria. Gli affacci sul fiume, che interventi successivi avevano completamente nascosto, sono stati riportati all’originaria bellezza grazie ad ampie vetrate che si proiettano sul Lys con suggestive panoramiche. La demolizione di alcuni capannoni fatiscenti e privi di interesse ha permesso di creare nuove aree verdi che ritmano la sequenza dei corpi di fabbrica ristrutturati offrendo piacevoli spazi all’aperto a disposizione dei dipendenti e dei clienti dell’azienda. Gli interni sono declinati all’insegna della luminosità e della fluidità degli ambienti che grazie agli shed e alle facciate vetrate godono di un’illuminazione naturale indiretta calibrata sulle esigenze del tipo di prodotti esposti. La pavimentazione in cemento lucidato, in cui sono state conservate le originarie linee gialle che segnavano i percorsi dei mezzi di trasporto dei tessuti, è trattata con un luminoso percorso espositivo dove vengono presentate le collezioni dei preziosi tappeti fatti a mano e degli altri pezzi d’arredo prodotti dall’azienda. All’esterno, la vecchia struttura che serviva per la alimentazione di energia, è stata trasformata in un elegante loft, residenza dei proprietari, interamente giocato sui toni del bianco e affacciato sul canale.
272 l’ARCA 101
A prova di disastri An Eco-Village In the Philippines Progetto: GOMMAdesign + ITA Project Il progetto Coral City, un eco-villaggio, nelle Filippine, auto-sostenibile e resistente ai disastri, progettato dallo studio romano GOMMA design (www.gommadesign.com, in partnership con Progetto ITA), è stato scelto tra quasi 300 proposte da tutto il mondo e premiato con il Premio speciale Energia in DAtE-Design Against the Elements. Il concorso mirava a trovare una soluzione ai problemi posti dai cambiamenti climatici e per lo sviluppo dell’edilizia sostenibile e resistente ai disastri per comunità in contesti urbani tropicali. Il progetto vincitore sarà costruito come prototipo a Quezon City, mentre tutte le altre proposte verranno compilate in un’enciclopedia di soluzioni architettoniche da applicare in opere civili ecologiche e sostenibili. Partendo dall’idea che uno sviluppo coscienzioso è la principale sfida della nostra generazione e che le strutture naturali sono in grado di fornire modelli e ispirazioni per progettare nuove comunità sostenibili, il progetto si è ispirato ai coralli, sistemi viventi auto-organizzati che sono altamente capaci di reagire e adattarsi ai cambiamenti e alle influenze esterne. Il masterplan mira a stimolare e garantire le relazioni sociali tra gli abitanti, anche in caso di calamità naturali, forti piogge e inondazioni, pur essendo al tempo stesso un progetto all’avanguardia, eco-sostenibile e verde. Molte tecnologie e strategie sono state applicate a tale scopo, la maggior parte delle quali ispirate a principi biomimetici e al risparmio energetico. Gli edifici hanno una forma ad anello, che consente prestazioni strutturali ottimali in relazione agli stress causati da terremoti e tifoni. Le cellule sono permeabili e forate. Questo minimizza l’opposizione degli edifici ai venti forti e permette a questi di passare e scorrere via dai cortili interni, migliorando così la ventilazione naturale e riducendo la temperatura interna. Le acque meteoriche sono raccolte e drenate attraverso un sistema interconnesso di canali, al fine di minimizzare gli effetti delle forti piogge e delle inondazioni e di permettere il riutilizzo dell’acqua per uso domestico e pubblico. Gli edifici e i percorsi principali sono staccati da terra, su palafitte, per offrire un ambiente sicuro e vivibile anche in caso di inondazione. Vengono usati materiali riciclati e locali (bambù). Inoltre, uno degli scopi principali del progetto era quello di raggiungere un alto livello di sostenibilità finanziaria e redditività, due degli aspetti più importanti di un “piano di edilizia residenziale pubblica”. Per questo motivo i tetti e gli spazi destinati a parcheggi sono ampiamente coperti di pannelli fotovoltaici (circa 1.600 mq), che assimilano l’energia solare che verrà venduta alla rete: un modo sostenibile ed eco-compatibile di autofinanziare il processo di costruzione.
Credits Project: GOMMAdesign + ITA Project Design Team: Francesco Bagni, Vittorio Menna, Gabriele
102 l’ARCA 272
Settimelli, Francesco De Luca, Paolo Gori, Romolo Nati, Valentina Murgia, Matteo Parigiani Collaborators: Chiara Giunta, Ilaria Merola
Coral City, a self-sustaining and disaster-resistant eco-village in the Philippines, designed by Romebased architects GOMMAdesign (www.gommadesign.com, in partnership with ITA Project), was chosen among almost 300 entries from all over the world and awarded with the special Energy Award in DAtE-Design Against the Elements international competition. The competition meant to find a solution to the problems presented by climate change and to develop sustainable and disaster-resistant housing for communities in tropical urban settings. The winning design will be built as a prototype in Quezon City, while all the entries will be compiled into an encyclopaedia of architectural solutions that will be implemented for sustainable, environmentfriendly civil works. Starting from the idea that a conscientious development is the main challenge of our generation and that natural structures could provide the best role-models and inspirations to design new sustainable communities, The project was inspired by corals, self-organizing living systems which are highly capable of reacting and smoothly adapting to changes and external influences. The project masterplan aims to stimulate and guarantee social relations between tenants even in case of natural disasters, heavy rains and floods, while being at the same time a cutting-edge ecosustainable and green design. Many technologies and strategies where implemented for this purpose, most of them inspired by biomimetic principles and energy-saving considerations. Buildings have a proper ring-like shape which allows optimal structural performances in relation to stresses caused by earthquakes and typhoons. Cells are permeable and perforated. This minimizes the opposition of buildings to strong winds and allows them to pass through and flow away from the inner courtyards, which will promote natural and cross ventilation and will help reducing inner temperature. Precipitations are collected and drained out through an interconnected system of canals, in order to minimize the effects of heavy rains and flood and reuse water for domestic and public use. Buildings and main distribution paths are detached from the ground, on piles, in order to offer a safe and enjoyable environment even in case of massive flooding. Recycled and local materials (bamboo) will be used. In addition, one of the main purposes of the project was to achieve a high level of financial sustainability and profitability, two of the most important aspects of a “public housing plan”. For this reason roofs and parking areas are massively covered with photovoltaic panels (about 1,600 sq.m), which assimilate solar energy which will be sold to the grid: a sustainable and eco-compatible way to self-finance the construction process.
Giovani vincenti La Fondazione Renzo Piano ha selezionato, lo scorso 10 giugno, lo studio Iotti + Pavarani Architetti (www.iotti-pavarani.com), con il progetto Domus Technica - Centro di Formazione Avanzata Immergas, quale vincitore della prima edizione del premio riservato ai talenti italiani under 40 e promosso dall’Associazione Italiana di Architettura e Critica (AIAC), presieduta da Luigi Prestinenza Puglisi. Circa settanta le candidature, provenienti da tutta Italia, vagliate, osservate e giudicate da un grande professionista in veste di unico giurato: Renzo Piano. Completata a Brescello (Reggio Emilia) nel 2010, la Domus Technica, Centro di Formazione Avanzata dell’azienda emiliana Immergas, è stata concepita come un “laboratorio” dove toccare con mano i risultati della ricerca e della produzione di tecnologie legate allo sfruttamento di risorse rinnovabili. Il complesso ospita, infatti, sale didattiche e dimostrative dedicate alla formazione e all’aggiornamento di tecnici e professionisti sia sulle tecnologie di impianto e installazione legate alle produzioni core business, sia sulle tecnologie alternative di nuova generazione (quali il solare e il fotovoltaico). L’edificio si articola su due livelli. Quello principale, al piano terra, ospita un ampio atrio, aperto sul paesaggio circostante, le quattro sale dimostrative (alta potenza, nuove tecnologie, solare e fotovoltaico) e una centrale tecnologica (ambiente destinato allo “stoccaggio dell’energia”, posto al centro dell’atrio quale cuore del funzionamento della macchina “domus technica”).
Competenza a tutto tondo Integrated Management Al primo piano, una sala adibita agli incontri si apre verso la terrazza, “paesaggio artificiale” in cui si alternano parti pavimentate e parti a tetto verde con giaciture inclinate, nelle quali sono integrati i pannelli solari e fotovoltaici. La parte in elevazione dell’edificio, traslucida e compatta, appoggia su uno zoccolo scuro e pesante rivestito in lamiera di zinco, che radica l’edificio al terreno. Tale volume traslucido vuole richiamare la vocazione industriale del contesto, e al tempo stesso riscattarla con un’immagine innovativa ed evocativa. Il rivestimento in lastre di U-glass reagisce infatti in modo sempre diverso alle condizioni di luce e atmosferiche, acquisendo, a seconda delle ore del giorno e dello scorrere delle stagioni, un carattere diafano e inconsistente o, viceversa, solido e materico. La sera, un sistema di illuminazione, alimentato interamente grazie alla produzione elettrica ottenuta dai pannelli fotovoltaici trasforma l’edificio in un corpo di luce. L’edificio, realizzato in classe “A”, è energeticamente autosufficiente. Le apparecchiature installate nelle quattro sale dimostrative del piano terra producono, sfruttando varie tecnologie, fluidi primari caldi e freddi totalmente recuperati, stoccati e riutilizzati per soddisfare i fabbisogni energetici dell’intero edificio, nonché per contribuire a quelli dell’edificio per uffici esistente. Il 24 maggio 2011, Domus Technica era stata già insignita anche del Premio Nazionale di Architettura ANCE IN/ARCH IV edizione per un’opera progettata da un giovane progettista (under 40).
GDM è l’impresa che con il ruolo di main contractor sta portando a conclusione il recupero dell’area precedentemente occupata dalla Forgiatura di via Varesina in Milano con la realizzazione di nuovi spazi direzionali e showroom, su progetto dell’architetto Giuseppe Tortato. Dalla sua costituzione, nel 1979, a oggi GDM ha realizzato opere per la costruzione chiavi in mano di edifici di ogni tipologia e destinazione d’uso – da strutture commerciali e residenziali, a uffici, alberghi, distretti logistici e industriali, fino a strutture scolastiche e ospedali, per Committenza pubblica e privata, in Italia e all’estero, dove GDM è attiva in U.A.E., Francia e Romania. Realizzazioni spesso caratterizzate da una elevata qualità dell’architettura e da complessità tecnica e costruttiva. Queste esperienze e l’attitudine al miglioramento continuo hanno consentito a GDM di sviluppare le competenze tecnico-costruttive, progettuali, organizzative necessarie a garantire la gestione integrata e programmata delle attività di un cantiere complesso come La Forgiatura, nel quale strutture di nuova realizzazione, come la palazzina uffici di via Raimondi e l’antistante collina artificiale, coesistono con le strutture conservate dei capannoni occupati dall’ex-Forgiatura, ora destinate ad accogliere i laboratori creativi Tempra, Forgia, Tecnica, Meccanica. Un esempio di armonica integrazione tra moderno concetto di economia degli spazi e architettura industriale del secolo scorso reso possibile dalla collaborazione di professionalità complementari gestite e coordinate da GDM con la direzione artistica dell’architetto Tortato, già impegnati assieme in un nuovo progetto per la realizzazione della sede AB Medica di Cerro Maggiore. Acting as the main contractor, GDM is the company that is finalizing the renovation of the area of the former Forgiatura in via Varesina, Milan, realizing the new management facilities and showroom, designed by architect Giuseppe Tortato. Since its constitution, in 1979, up to now GDM has realized works for the turnkey construction of buildings of any typology and function – from commercial and residential structures, to offices, hotels, logistic and industrial complexes, schools, hospitals – for private and public Clients, in Italy and abroad, where GDM operates in U.A.E., France, Romania. These realizations are often characterized by a high quality architecture and by technical and constructive complexity. These experiences and the aptitude for a constant improvement allowed GDM to develop the technical-constructive, design and management know-how, needed for guaranteeing the programmed and integrated management of a complex work site such as that of La Forgiatura. In fact, here, the newly built structures, as the office building in via Raimondi and the facing artificial hill, coexist with the preserved structures of the industrial sheds of the former Forgiatura, now destined to host the creative labs of Tempra, Forgia, Tecnica, and Meccanica. It is an example of the harmonic integration between a modern concept of spaces economy and last century industrial architecture, that was possible thanks to the collaboration of complementary professions, managed and coordinated by GDM under the artistic direction of architect Tortato, who are already working together again in a new project for the realization of the AB Medica headquarters in Cerro Maggiore.
GDM Costruzioni S.p.A. Via Giuseppe di Vittorio 29 20068 Peschiera Borromeo (MI) Tel. +39 02 5477291 - Fax +39 02 51650499 www.gdm-costruzioni.it
Credits Project: Iotti + Pavarani Architetti (Paolo Iotti, Marco Pavarani) Structures: Studio GaspariniGualerzi-Teneggi (Sara Trussardi)
Thermo-mach Plants Project: Studio Termotecnici Associati (Marco Manghi) Electrical Plant Project Tecnoprogetti (p.i. Ferruccio Mirandola)
Worksite Manager for Client: Guido Simonazzi Contractors: Impref - Frignani (building), Facadesign (facades), Claudio Bassoli srl (interior finishings), Bacchi (exteriors),
Torreggiani & C. (thermo-mech plants), Automazioni Bigliardi (electrical plant), Eurostands (furniture), iGuzzini (lighting) Photos: Roland Halbe Committente: Immergas spa
272 l’ARCA 103
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PRESENTA I
BATIMEN I protagonisti dell’innovazione si danno appuntamento a BATIMAT, il Salone Internazionale dell’Edilizia che si svolge ogni due anni a Parigi, presso il quartiere fieristico della Porte de Versailles. 400.000 visitatori attesi e circa 2.400 espositori.
BythewayCreacom – Crédit photos : Corbis, Getty images, Masterfile
Un evento di portata internazionale che aspetta anche voi.
Salone internazionale della costruzione - International building exhibition
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L’armonia che nasce da un legame solido resiste alle intemperie della vita.
La ricerca Mapei ha messo a punto un nuovo sistema di isolamento termico a cappotto per gli ediďŹ ci che permette l’applicazione di pietra naturale e rivestimenti ceramici, in particolare per il gres porcellanato di spessore sottile.
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