Arca 237

Page 1


Cesare Maria Casati

Il dibattito è aperto

UIA World Congress in Turin

Q

T

uesto mese dedichiamo la nostra attenzione al congresso che l’Unione Mondiale degli Architetti (UIA) terrà a Torino, alla fine del mese di giugno, e per la prima volta in Italia. Il nostro è un Paese con un impressionante indice di architetti per ogni mille abitanti e quindi indicatissimo ad accogliere l’assise internazionale di una professione che il nuovo millennio vedrà sicuramente impegnata a interpretare le trasformazioni della società e, incredibilmente, anche del pianeta, nonché a comunicare, e comprendere, i nuovi ruoli professionali. I confini di intervento del progetto devono essere tutti ridisegnati proprio in considerazione delle nuove emergenze planetarie riguardanti l’approvvigionamento di risorse e di energia, e la globalizzazione, non solo nello scambio delle merci, ma soprattutto delle culture che comunicano tra loro con tale velocità da creare inevitabili ibridizzazioni anche nella definizione concettuale e formale dell’architettura. A Torino, proprio in un Paese che deve fare serie riflessioni sui ruoli e sui limiti di questa professione, migliaia di architetti, provenienti da tutto il mondo, avranno a disposizione un’attenta platea di ascolto alla quale illustrare le loro profezie e le loro contraddizioni. Sarà anche l’occasione per verificare – questa, almeno, è una mia riflessione – il nuovo “stile” che sta caratterizzando l’ultimo decennio, denominato da alcuni, e impropriamente, “tecnologico” o “international”, che tende a omologare tutti i buoni progetti su un unico standard qualitativo, senza tener conto se sono prodotti da grandi o piccoli studi. E’ proprio un fenomeno ormai internazionale quello che vede la professione dell’architetto e dell’ingegnere esercitata su tre livelli distinti: i grandi studi o società di ingegneria, con dimensioni aziendali, centinaia o migliaia di dipendenti, presenze in diversi Paesi e dotati di tutte le competenze scientifiche e economiche necessarie; i piccoli e medi studi con decine di collaboratori, che attingono al loro esterno le consulenze indispensabili e con un’unica sede; e i piccoli atelier presidiati da professionisti veramente liberi, con poche unità di collaboratori e sempre in cerca di una affermazione mediatica adeguata. Quest’ultima categoria, che comprende la maggior parte dei progettisti italiani, è composta indifferentemente da giovani e anziani, gli unici che ancora impiegano gran parte del loro tempo anche all’analisi dei linguaggi, alla sperimentazione, alla pubblicistica e all’insegnamento. Nonostante le differenti possibilità di mezzi, conoscenze e informazioni, queste tre categorie di studi professionali, incredibilmente riescono a produrre progetti qualitativamente allineati e omologati alle ultime tendenze linguistiche, con segni e stilemi continuamente ripetuti, che stanno generando un vero e proprio manuale progettuale, in altri tempi definito “stile”. Sembra che questi nuovi “segni” globalizzati intervengano sempre di più nella definizione progettuale di spazi urbani e volumi edificati, con l’intento di stupefare opponendosi alla gravità con “pendenze” non sempre necessarie o con la rinuncia ideologica alla geometria regolare e regolata, fino a dichiarare guerra all’angolo retto. Credo che in realtà queste siano tutte facezie, e occorra al più presto ritrovare soluzioni concettuali che, pur non rinunciando alla necessità di esprimere nuove estetiche contemporanee, emozionali e adeguate alle emergenze energetiche, possano offrire proposte e realizzazioni più orientate a ottenere felicità e benessere di coloro che dovranno "abitare" alloggi e città finalmente coerenti con i nuovi costumi di vita e con il progresso sostenibile, piuttosto che cercare di esprimere “icone” personali che non tengono conto delle mutazioni culturali, in atto, che nel prossimo futuro ridisegneranno sicuramente lo spazio urbano e il paesaggio. Basta considerare quanto avviene in Cina e in India, dove etica e estetica devono confrontarsi duramente con un modello di sviluppo occidentale irrefrenabile e in contrasto con le culture locali. A Torino il dibattito è aperto.

his month we are devoting our attention to the International Union of Architects’ World Congress, which will be taking place in Italy for the first time (in Turin) at the end of June. Italy, which has an incredible number of architects for every thousand people, is therefore an ideal place for hosting an international meeting for a profession which, in the new millennium, will certainly be striving to come to terms with the changes in society and, incredibly, also in the planet, attempting to provide information about the new roles this profession will be expected to play. The bounds of architectural design must be completely redefined in relation to new emergency situations on a planetary scale in terms of the supply of energy and resources and also globalisation, not just as regards the trading of goods but, first and foremost, also different cultures interacting together at such rate that this will inevitably result in hybrid conceptual and formal definitions of architecture. Thousands of architects from all over the world will have an audience keen to hear about their prophecies and contradictions, right here in a country which must give some serious thought to the rules and limits of this profession. Turin will also provide the chance to assess (at least I think so) a new formal “style” characterising this decade, which some people have rather incorrectly described as “technological” or “international style”, which tends to place all good projects on the same standing in terms of quality, regardless of whether they are created by large or small firms. It is, indeed, an international phenomenon that is witnessing the professions of architecture and engineering practised on three different levels: large firms or engineering companies, employing hundreds or even thousands of staff and operating in various different countries and covering all the different scientific and economic disciplines required; small and medium-size firms employing dozens of assistants, which outsource some of the expertise required and which have one major headquarters; and small workshops run by authentic freelancers employing just a few assistants and constantly in search of the right kind of media coverage. This third category, which covers most Italian architectural designers, includes both young and old alike, who are the only people still spending most of their time studying stylistic languages, experimentation, advertising and teaching. Despite the different means, knowledge and information at their disposal, these three categories of professional firms manage, quite incredibly, to produce qualitatively similar projects, falling in line with the latest stylistic trends using signs and styles, which, if constantly repeated, will result in an authentic handbook of design which in the past would have been described as a style. It would seem that these new globalised “signs” are becoming an increasingly important part of the design of urban spaces and built structures, attempting to startle us by defying gravity through their “gradients”, which are not always necessary, or an ideological refusal to abandon regular and regulated geometry declaring war on right angles. I actually think this is all rather funny and, as soon as possible, we really need to come up with conceptual solutions which, without abandoning the need to express a new form of modern-day emotional aesthetics or necessarily falling in line with the latest energy emergencies, will be able to provide ideas and constructions directed at ensuring the happiness and well-being of those people who have to “inhabit” buildings and cities which are finally geared to our new lifestyles and sustainable progress, rather than trying to create personal “icons”, which pay no heed to the cultural changes under way, which in the near future will certainly redesign urban space and the landscape. Just take what is happening in China and India, where ethics and aesthetics must come to terms with the harsh reality of an unstoppable model of western development which clashes with local cultures. In Turin this will all be open to debate.

237 l’ARCA 1


Frame tratto dal film/from Afterville by Fabio Guaglione, Fabio Resinao, 2008


XXIII WORLD CONGRESS OF ARCHITECTURE TORINO 2008 “Transmitting Architetecture” è il tema che riecheggerà sotto le volte del Lingotto a Torino, dove gli architetti di tutto il mondo si riuniranno per il loro congresso mondiale. Il Novecento ci ha lasciato in eredità un panorama variegato, che va dal piccolo studio individuale alla grande struttura ormai di dimensioni aziendali. Situazioni diversissime, dunque: un vasto ventaglio di condizioni professionali, dimensioni dei progetti, di scala produttiva, di prospettive di sopravvivenza. Eppure i risultati sono in un certo senso omologati e globalizzati. La qualità espressa e comunicata appare costante, l’aggiornamento tecnologico e formale è diffuso, il valore estetico e culturale delle opere di architettura, dal piccolo al grande, risulta ovunque più o meno allineato. Merito della comunicazione sempre più capillare, puntuale ed esaustiva? Il dibattito è aperto.

“Transmitting Architecture” is the theme, which will echo around the premises of the Linghotto building in Turin, where architects from all over the world will meet at their World Congress. The 20th-century has left us an extremely varied panorama as its legacy, ranging from small private firms to major business-size structures. In other words, extremely different situations: a wide array of operating conditions, project sizes and different scales of production, not to mention prospects of survival. Yet in a certain sense the results are standardised and globalised. The quality expressed and conveyed seems to be constant, there is widespread up-to-date technological and stylistic know-how, the aesthetic and cultural value of works of architecture (from small to big) seems to be more or less in line everywhere. Is this to be put down to increasingly widespread communication of a very punctual and exhaustive nature? The question is open to debate.

TRANSMITTING ARCHITECTURE TORINO, LINGOTTO MULTIFUNCTIONAL CENTRE PALAVELA, 28/06/2008 – 3/07/2008 Funzioni di governo Organizational heads Presidente del Congresso President of the Congress Riccardo Bedrone Relatore generale General Reporter Leopoldo Freyrie Amministratore Administrator Luigi Cotzia Consiglio di coordinamento Coordinating Council Gaetan Siew Raffaele Sirica Franco Campia Simone Cola Sergio Conti

Louise Cox Martin Drahovsky Jordi Farrando Giorgio Gallesio Giorgio Giani Donald J. Hackl Giancarlo Ius Mario Viano Comitato scientifico Scientific Committee Ernesto Alva Pio Baldi Achille Bonito Oliva Alessandro Cecchi Paone Odile Decq Michele De Lucchi Ida Gianelli Rodney Harber

Stefania Ippoliti Van Straten George Kunihiro Tarek Naga Suha Özkan Carlos Hernandez Pezzi Michelangelo Pistoletto Francesco Profumo Joseph Rykwert Vladimir Slapeta German Suárez Betancourt Jennifer Taylor Mario Virano Comitato finanziario Financial Committee Luigi Cotzia Giuseppe Antonio Zizzi Donald J. Hackl

Organizzazione General Organization Istituto di Cultura Architettonica (I.C.Ar) Torino 2008 srl Staff operativo Operating staff info@uia2008torino.org Mario Caruso Project Manager Michele Iannantuoni Financial and Administrative Manager Laura Rizzi Coordination of activities in Torino (OAT) Raffaella Lecchi Scientific Committee Secretariat

Luca Molinari Scientific Advisor Pier Benato Relations with Italian Orders Vincenzo Puglielli Relations with UIA sections and Working Programmes Pierluigi Mutti Press Agent Liana Pastorin Public/Media relation of Collateral events Mailander - Press Agency Eleonora Gerbotto Administrative Mng. of Collateral events (OAT)

Corine Veysselier Public Relation Laura Rodeschini (RODEX) General organization Relations with the Business Sponsors Elisabetta Mariotti Legal advisor Roberta Asciolla Logistics and Fair Antonella Feltrin WEB - Structure and contents (OAT) Simona Castagnotti WEB - Design and Graphics Rosanna Bonelli Communication Plan

Francesco Agnese GMA Radio Technical Manager Maria Vittoria Capitannucci GMA Radio Contents and interviews Chiara Ingrosso GMA Radio Contents and interviews Olympia Kazi GMA Radio Contents and interviews Marco Folke Testa GMA Radio Technical Support


PALAVELA

LINGOTTO

A. Centro Congressi Lingotto/Lingotto Congress Centre Torino, via Nizza 230-280 B. Reception/Area Registrazioni/Registration Area C. Padiglione/Pavilion 5 Institutional exhibitions D. Padiglione/Pavilion 3 Cultural exhibitions E. Padiglione/Pavilion 1 Architex Fair F. Oval – ingresso dal/entrance from Lingotto Architektonika Fair G. Palavela - Via Ventimiglia, 145

LINGOTTO MULTIFUNCTIONAL CENTRE 1. Sala Copenhagen 2. Sala Dublino 3. Sala Berlino 4. Sala Atene 5. Sala Lisbona 6. Sala Londra 7. Sala Madrid 8. Sala 500 9. Sala Azzurra 10. Sala Gialla 11. Auditorium 12. Foyer nord 13. Foyer Sud 14. Guardaroba/Cloakroom 15. Bar/Cafeteria 16. Accesso/entrance Shopping Center “8 Gallery” 17. Mezzi pubblici Public transportation

4


All’interno del Congresso Mondiale di Architettura dal 30 giugno al 3 luglio 2008 sarà presente Architektonika, salone internazionale di prodotti, progetti e processi per l’architettura, l’edilizia e il design aperto a tutti i professionisti che parteciperanno ai convegni. Gli ospiti accreditati avranno la possibilità di disporre di uno spazio dedicato dove potranno trovare un’area espositiva, una Libreria con riviste specializzate, un’area di ristoro e un happy hour giornaliero. La presenza di “Good Morning Architecture”, la prima web radio in streaming dedicata al mondo dell’architettura, porterà la voce ufficiale dei convegni all’interno dell’Oval trasmettendo anche le molteplici iniziative previste per l’evento di architettura più importante dell’anno.

Architektonika 30/06-03/07/2008

A. B. C. D. S. F. G. H. L1. L2.

Zona tecnica/Technical area Zona tecnica/Technical area Zona architetti/Architects area Zona Design/Design area Zona Sponsor/Sponsors Zona ristorante/Restaurant Check-In Architecture Exhibition Zona bar/Cafeteria Zona libreria/Bookshop Zona testate di architettura Architectural magazines I. Zona testate di architettura Architectural magazines Balconata zona radio Balcony Radio

OVAL

Architektonika, an international show devoted to products, projects and processes for architecture, building and design open to all professionals attending the conferences, is being organised as part of the World Architecture Congress from June 30th to July 3rd. Credited guests will find a specially dedicated space with a display area, a Bookstore stocked with specialist magazines, a refreshments area, and a daily happy hour. “Good Morning Architecture”, the first web radio in streaming devoted to the world of architecture, will broadcast the conferences taking place inside the Oval, also covering all the various projects planned for the year's most important architectural event.

“Check in Architecture” presents “La ricerca è nel vivo” in the Oval and, simultaneously, on Urban Screens in London, Paris, Berlin and Milan. This exhibition will be showing a selection of video clips-documentaries, reports made by students from 19 European cities and expert image-makers, who are taking part in Check in Architecture (www.checkinarchitecture.com), a crossmedia project investigating how architecture affects urban transformation. Check-in Architecture is a project run by Mario Flavio Benini (Metaflow) in conjunction with a scientific committee composed of Andrea Lissoni, Luca Martinazzoli and Luca Molinari. It has the backing of MINI, Google, Jet2 and TUIfly low-cost airlines, Moleskine, Zurich Assicurazioni, Bose and others. Official partners: Venice Viennial, UIA-International Union of Architects, WORLD DESIGN CAPITAL Turin 2008, 23rd WORLD CONGRESS OF ARCHITECTURE TURIN 2008, Milan City Council.

Check in Architecture presenta nell’Oval e, in contemporanea, sugli schermi degli Urban Screen di Londra, Parigi, Berlino e Milano, “La ricerca è nel vivo”. La mostra proietta una selezione dei videodocumentari-reportage realizzati da studenti di 19 città europee e professionisti dell’immagine che partecipano a Check-in Architecture (www.checkinarchitecture.com), il progetto crossmediale che indaga su come l’architettura incida sulla trasformazione urbana. Check-in Architecture è un progetto a cura di Mario Flavio Benini (Metaflow) con la collaborazione di un comitato scientifico composto da Andrea Lissoni, Luca Martinazzoli e Luca Molinari. Si avvale del sostegno di MINI, Google, delle compagie low cost Jet2 e TUIfly, Moleskine, Zurich Assicurazioni, Bose e altri. Partner istituzionali: La Biennale di Venezia, UIA-International Union of Architects, WORLD DESIGN CAPITAL Torino 2008, XXIII WORLD CONGRESS OF ARCHITECTURE TORINO 2008, il Comune di Milano.

5

Check-in Architecture “La ricerca è nel vivo” 29/06-3/07/2008 Check-in Architecture La ricerca è nel vivo 29/06-3/07/2008


30/06-2/07 Palavela Lingotto Congresso Mondiale degli Architetti UIA Transmitting Architecture L’ingresso e la reception del Congresso sono

Cerimonia inaugurale del congresso e celebrazione del 60° anniversario della fondazione dell’UIA. La cerimonia è aperta a tutti i partecipanti al congresso, iscritti e accompagnatori. È necessario ritirare il badge che viene consegnato all’atto della registrazione. A partire dalle ore 17 sarà attivato un servizio bus. Presso i Giardini è possibile assistere agli spettacoli programmati nell’ambito del ciclo “Domeniche da re”. Programma della inaugurazione: h 19.30 discorso di benvenuto: intervengono il presidente UIA e le autorità locali h 20.30 cocktail dalle h 21 visita dei Giardini e delle mostre: “La Reggia di Venarìa e i Savoia”, “Storia e magnificenza di una corte europea”, Collezione del Compasso d’oro.

29/06 Giardini della Venaria Reale Venaria Reale a circa 10 km da Torino in direzione nord

Centro Congressi Lingotto Mostra fotografica La visione dello spazio

MOSTRE

3/07 ore 12 Palavela Cerimonia di chiusura

2/07 ore 20 Auditorium Rai Arturo Toscanini Piazza Carlo e Sigismondo Rossaro Cerimonia di consegna della Gold Medal UIA, dei Premi internazionali UIA e dei due concorsi banditi da UIA in occasione del Congresso Cocktail Concerto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai Direttore Arturo Tamayo, soprano Carole Louis Musiche di Iannis Xenakis Shaar ed Edgard Varèse

situati in via Nizza dal padiglione 5. Le registrazioni dei congressisti e della stampa sono aperte a partire da domenica 29 giugno, solo in quella sede. I passaggi tra i diversi padiglioni saranno delimitati e accompagnati da esposizioni. Il Palavela è situato in zona sud est di Torino, nell'area compresa tra Corso Unità d’Italia e via Ventimiglia, posta sulla riva sinistra del Po.

Padiglione 3 e padiglione 5 In questi due ambiti sono previste numerose mostre organizzate da delegazioni UIA dei vari Paesi e dagli Ordini provinciali degli architetti italiani, oltre a esposizioni di respiro internazionale incentrate su specifici temi. Queste mostre rappresentano un ideale percorso

Curatore Roberto Mutti La mostra esamina il tema della fotografia di architettura da diversi angoli di visuale accostando nove autori che la affrontano nel modo più tradizionale, vale a dire come interpretazione dell'intervento architettonico, ma anche dando spazio alla fantasia e perfino alla dimensione onirica. Ogni autore esporrà una decina di immagini sulle pareti dei corridoi del Centro Lingotto mettendo in mostra anche tecniche fotografiche diverse che variano dalla classica stampa in bianconero e a colori all'utilizzo della polaroid o delle elaborazioni digitali. Gli autori in esposizione: Gabriele Basilico (Italia), Stefania Beretta (Svizzera), John Davies (Inghilterra), Franco Donaggio (Italia), Maurizio Galimberti (Italia), Andrea Garuti (Italia), Giancarlo Maiocchi “Occhiomagico” (Italia), Margherita Spiluttini (Austria), Vladimir Sutiaghin (Bielorussia).

INFORMAZIONI E PROGRAMMA GENERALE

Architex è promosso da I.C.AR e organizzato da TexClubTec e Biella Intraprendere Architex is promoted by I.C.AR. and organised by TexClubTec and Biella Intraprendere

Salone dedicato a materiali polimeri, tessili e ibridi, edilizia e genio civile, arredo e interior design evolutivo. The trade showroom for the technical and innovative texitiles for buildings and home architecture.

Architex 1-2/07/2008

PADIGLIONE 1

Padiglione OVAL Via Assarotti,15, pressi del Lingotto Architektonika 30/06-3/07 Una fiera commerciale su 4.000 mq per presentare prodotti e tecnologie dedicati al mondo della progettazione e della costruzione, con particolare attenzione ai processi che rientrano in una logica di sostenibilità ambientale. Libreria del Congresso Nei giorni del Congresso mondiale UIA sarà operativa una grande libreria interamente dedicata ai temi dell’architettura. Circa 3.000 volumi, tra cui molte novità, disposti in uno spazio di 200 mq, permetteranno ai partecipanti al Congresso di documentarsi sulle attuali tendenze dell’architettura contemporanea. Organizza la libreria Fabio Castelli, storico libraio della Triennale di Milano e animatore della Libreria del Lingotto. Check-in Architecture 24/06-3/07/2008 Una selezione di video, reportage, documentari realizzati in 19 città europee.

ESPOSIZIONI

culturale tra lo spazio di incontro congressuale e gli altri elementi che compongono l’intera offerta del Congresso mondiale UIA 2008.

Freudenberg Politex Fugafil Gaetano Rossini Holding Gerflor Giber G-Iron System Greven and ITB - Tu Dresden Grites Creazioni Tessuti H.k.o. Isolier-u. Textiltechnic gmbh Huntsman Textile Effects Imatex Inntex Isotex Italvelluti Ivgt Lapi Limonta Manifattura Fossa Manifattura tessile Calusiese Manifattuta tessile di Nole Mario Cavelli Messe Frankfurt Miroglio Molteni Tessuti Mottura Naizil Ncs Colour Centre Italia Normalu sas Barrisol Nuova Conceria Chiorino Parà Passamaneria Italiana P-D Integrals Technologies Ltd

Penelopeoggi Polytect Pozzi Prosetex Pugi R.G. Recytex Redaelli Velluti Rossini della Quercia Safibra Schmitz Italia Selcom Sinterama Smartec Soliani Emc Solo Spinelli Vincenzo Synteen & Luckenhaus Tbu Gmbh Techtextil Tessitura Arturo Pozzi Tessitura Eredi Lodovico Rossini Tessitura Leutenda Tessitura Mambretti Filippo Tessitura Pertile Tessitura Tele Metalliche Rossi O. & C. Tessilforum Texar Stoffe Texmaterials Trevira Tudag Viganò Warmor Roofing Waxman Wonder Wood System

6

PREMI Assegnati i Premi internazionali UIA Gold Medal al messicano Teodoro Gonzalez de León. A Luca Molinari e a Escolá Sert il premio per la critica. 2/07 Cerimonie di consegna Auditorium Rai Arturo Toscanini, Piazza Carlo e Sigismondo Rossaro. L’Unione Internazionale degli Architetti, organizzazione che riunisce oltre 1,5 milioni di architetti di 126 Paesi, assegna ogni tre anni in occasione del Congresso mondiale dell’organizzazione una serie di prestigiosi premi. Lo scopo è assegnare riconoscimenti a personalità emergenti della progettazione e della cultura architettonica. Questi i premiati per il 2008. Gold Medal all’architetto messicano Teodoro Gonzalez de León, nato nel 1926, esponente del Movimento Moderno con una continua ricerca di

Padiglione 1 Lingotto Fiere Architex 1-2/07 Un’occasione di incontro commerciale e anche di aggiornamento dedicato ai produttori, ai progettisti e ai trasformatori.

2p Fabrica Tendaggi Accoppiatura di Asolo Alpe Adria A.p.c Ara Arazzo Astra Nova Atlanta Nisseki Claf Inc. (Anci) Barrisol-Normalu Canobbio Textile Architecture Casalegno Tendaggi Cazzaniga Pietro Tessitura Cht Italia Consorzio Cetma Consorzio Promozione Tendaggio Csi Corradi D'Appolonia Decosit DEDA Dolan Gmbh Dresden Ecoten Elastogran Gmbh Essegomma Eurotend Extreme Materials F.lli Casati F.lli Giovanardi di Giovanardi Carlo & C. Fedustrie Ferrari Filati Maclodio Fiorete Fir Feltrifici Internazionali Riuniti Five Industrie

Elenco espositori Architex/Exhibitors List


(Francia). Maturità, rigore, una potente sintesi tra gli elementi spaziali e costruttivi assieme all’uso innovativo dei materiali caratterizzano il suo contributo all’architettura contemporanea. Premio Patrick Abercrombie per la pianificazione e lo sviluppo territoriale ex aequo a Peter Hall (Regno Unito) e Mahmoud Yousry Hassan (Egitto). Hall ha dedicato la sua vita allo studio delle città da ogni angolo di visuale, andando oltre le semplici relazioni tra edifici per analizzare tutti gli elementi urbani che concorrono alla qualità della vita. Hassan, esponente di rilievo della panificazione TOTEM Concorso internazionale per studenti La giuria del Concorso Internazionale TOTEM costituita da Magda Hosam Eldin Mostafa (Egitto),

CONCORSI

in tutto il Medio Oriente, ha diretto dal 1979 al 1992 la Facoltà di pianificazione urbana e regionale dell’Università del Cairo, introducendo per primo la nozione di urban design. Premio Robert Matthew per il miglioramento della qualità degli insediamenti umani, non assegnato. Menzione per il Governo della Cataluña per l’approccio pragmatico al rinnovo urbano.

2/07 8 p.m. Auditorium Rai Arturo Toscanini Piazza Carlo e Sigismondo Rossaro Prize-giving ceremony for the UIA Gold Medal, UIA International Prizes and two competitions organised by the UIA specially for the conference.

30/06-2/07 Palavela Lingotto UIA World Congress of Architects Transmitting Architecture Conference entrance from Via Nizza to pavilion 5: this is where the reception for people attending the conference is located and another separate reception to the press. People will be able to sign in from here only as of Sunday, 29th June. There will be carefully marked passageways between the various pavilions with various exhibitions on display. Palavela is in the south-eastern area of Turin, on the left bank of the Po River, between Corso Unità d’Italia and via Ventimiglia.

29/06 Gardens of the Venaria Reale Venaria Reale is about 10 Km north of Turin Opening ceremony for the conference and celebration of the 60th anniversary of the founding of the UIA. The ceremony is open to everybody attending the conference, those enrolled and people accompanying them. You will be given a special badge when you sign in. There will be a shuttle bus running from 5 p.m. Entertainment scheduled as part of the “Domeniche da re” programme can be enjoyed in the gardens. Programme for the opening ceremony: 7:30 p.m., opening speech: the President of the UIA and local authorities will be giving speeches 8.30 p.m., cocktail party From 9:00 p.m. onwards visits to the gardens and exhibitions: “La Reggia di Venarìa e i Savoia”, “Storia e magnificenza di una corte europea”, “Golden Compass” Collection.

Pavilion 3 and Pavilion 5 Numerous exhibitions organised by UIA delegations from various countries and provincial associations of Italian architects will be on display in these two pavilions, along with international displays on specific themes. These exhibitions provide an ideal cultural pathway between the conference and meeting space and other features combining to form the 2080 UIA world conference in its entirety.

Centro Congressi Lingotto Photography Exhibition The Vision of Space Curator: Roberto Mutti The exhibition tackles the issue of photographing architecture from various different angles, bringing together new photographers who look at this topic from the most conventional way or, in other words, as a reading of architectural design, but also leaving room for the imagination and even for a certain dreamlike quality. Each photographer will display about ten pictures on the walls of the corridors in the Lingotto Centre, also exhibiting different photographic techniques ranging from classic black-and-white and colour prints to the use of the Polaroid and digital renderings. Photographers being displayed; Gabriele Basilico (Italy), Stefania Beretta (Switzerland), John Davies (Great Britain), Franco Donaggio (Italy), Maurizio Galimberti (Italy), Andrea Garuti (Italy), Giancarlo Maiocchi “Occhiomagico” (Italy), Margherita Spiluttini (Austria), Vladimir Sutiaghin (Belarus).

EXHIBITIONS

3/07 12 p.m. Palavela Closing ceremony

Cocktail party. Concert performed by the Rai National Symphonic Orchestra conducted by Arturo Tamayo, soprano Carole Louis, music by Iannis Xenakis Shaar and Edgard Varèse.

UIA International Prizes Awarded Gold Medal to the Mexican architect Teodoro Gonzalez de León. Luca Molinari and Escolá Sert,

PRIZES

Pavilion 1 Lingotto Trade Fair Architex 1-2/07 This commercial event, providing all the very latest information on products, is devoted to manufacturers, designers and transformers, mainly focusing on the innovative aspects of products and technology.

Check-in-Architecture 29/06-3/07 A selection of videos, reportages, documentaries realized in 19 European cities.

Conference Bookstore During the entire period of the UIA World Conference a large book store will be open devoted entirely to architectural issues. Approximately 3000 books, including a lots of new publications, will be displayed in a 200 square metres space to allow those people taking part in the conference to keep up-to-date with all the latest trends in modern-day architecture. Fabio Castelli, the bookseller-historian at the Milan Triennial and organiser of the Lingotto Book Fair, will be in charge of the bookstore.

Architektonika 30/06-3/07 A trade fair covering 4000 square metres presenting products and technology devoted to the world of design and construction, mainly focusing on processes falling within the realms of environmental sustainability.

Oval Pavilion Via Assarotti, 15, near the Lingotto

EXHIBITIONS

GENERAL INFORMATION AND PROGRAM

rinnovamento. Importante la sua esperienza nello studio di Le Corbusier dal 1947 al 1949, per poi tornare a operare in Messico. Nella sua carriera ha progettato uffici pubblici, residenze, spazi urbani, parchi tra cui le ambasciate messicane a Brasilia e a Berlino, il museo archeologico a Veracruz e, in collaborazione con Abraham Zabludovsky, il Collegio Messicano e l’edificio Infonavit. Premio Jean Tschumi per la critica architettonica e l’educazione all’architettura ex aequo a Luca Molinari (Italia) ed Escolá Sert (Spagna). Premio Auguste Perret per l’impiego della tecnologia in architettura a Françoise Hélène Jourda

awarded the critics prize. 2/07, awarding Ceremonies, Auditorium RAI Arturo Toscanini, Piazza Carlo e Sigismondo Rossaro. The International Union of Architects, an organisation which includes over 1.5 million architects from 126 countries, awards a series of prestigious prizes every three years during its World Conference. The idea is to reward upand-coming figures in the world of architecture and design. The following prizes were awarded for 2008. Gold Medal to the Mexican architect Teodoro Gonzalez de León, born in 1926, an exponent of the modern movement involved in constant research into renewing architecture. He gained valuable experience working for Le Corbusier’s firm from 1947-1949, before returning to work in Mexico. During his career he has designed public offices, residences, urban spaces and parks, it is particularly worth mentioning the Mexican Embassies in Brasilia and Berlin, the Archaeology Museum in Veracruz and, in conjunction with Abraham Zabludovsky, the Mexican College and Infonavit Building. Jean Tschumi Prize for architectural criticism and teaching architecture was jointly awarded to Luca Molinari (Italy) and Escolá Sert (Spain). Auguste Perret Prize for using technology and architecture awarded to Françoise Hélène Jourda (France). Her contribution to modern-day architecture is based on a mature and rigorous approach involving a powerful combination of spatial-construction elements together with an innovative use of materials. Patrick Abercrombie Prize for territorial planning and development jointly awarded to Peter Hall (United Kingdom) and Mahmoud Yousry Hassan (Egypt). Hall has devoted his life to studying cities from every point of view, moving beyond simple relations between buildings to analyse all the urban features contributing to the quality of life. Hassan, a leading exponent of planning

Wolf Tochterman (Germania), Jose Luis Cortes (Messico) e Yang Yi (Cina), si è riunita nei giorni 11 e 12 Aprile a Torino. Ha esaminato 435 progetti (105 su info-ecologia, 231 su info-metropolis e 99 su info-povertà), provenienti da 34 Paesi, e ha assegnato i seguenti premi: 1° classificato, Xintao Ye (Cina) - Lina Xiao, Xiaolu Ding; 2°, Zhenbin Mei (Cina); 3°, Ferdiansyah Dicky (Germany), 4° Han Yu (Cina) - Jing Pan Xi’an, Hao Wang Xi’an; 5°, Siji Lv (Cina); 6°, Huang Zheng Huang (Cina); 7° Qian Chen (Cina) - Guang Chao Meng, Su Ting Zou, Juan Li, Pu Zhi, Ting Ting Zhang.

INFO POINT Competition for architects under the age of 35 The panel of judges for the INFO POINT International Competition, composed of George Kunihiro (Japan), Ruben Mutiso (Kenya), Maria Theodorou (Greece), Paola Salerno (Italy) and Domenico Bagliani (Italy), met on 25th April in Turin and awarded the following prizes: 1°, Alberto Garcia Castro (Spain) Juan Jose Cruz, Ismael Paez Jurado; 2°, Kakhaber Kakhishvili (Georgia); 3°, Andrea Veglia (Italy) - Luca Rocca, Francesca Thiébat, Benedetta Veglia, Jacopo Testa.

TOTEM International competition for students The panel of judges for the TOTEM International Competition, composed of Magda Hosam Eldin Mostafa (Egypt), Wolf Tochterman (Germany), Jose Luis Cortes (Mexico) and Yang Yi (China), met on 11th-12th April in Turin. It examined 435 projects (105 on info-ecology, 231 on info-metropolis and 99 on info-poverty) from 34 countries and awarded the following prizes: 1° prize, Xintao Ye (China) - Lina Xiao, Xiaolu Ding; 2°, Zhenbin Mei (China); 3°, Ferdiansyah Dicky (Germany), 4° Han Yu (China) - Jing Pan Xi’an, Hao Wang Xi’an; 5°, Siji Lv (China); 6°, Huang Zheng Huang (China); 7°Qian Chen (China) - Guang Chao Meng, Su Ting Zou, Juan Li, Pu Zhi, Ting Ting Zhang.

COMPETITIONS

7

throughout the Middle East, from 1979-1992 he was the head of the Faculty of Regional and Urban Planning at Cairo University and the first to introduce the notion of urban design. Robert Matthew Prize for improving the standard of human settlements, not awarded. Commendation for the Government of Cataluña for its pragmatic approach to processes of urban redevelopment and renewal.

INFO POINT Concorso per architetti under 35 La giuria del Concorso Internazionale INFO POINT, costituita da George Kunihiro (Giappone), Ruben Mutiso (Kenya), Maria Theodorou (Grecia), Paola Salerno (Italia) e Domenico Bagliani (Italia), si è riunita il 25 aprile a Torino ed ha assegnato i seguenti premi: 1° classificato, Alberto Garcia Castro (Spagna) Juan Jose Cruz, Ismael Paez Jurado; 2°, Kakhaber Kakhishvili (Georgia); 3°, Andrea Veglia (Italia) - Luca Rocca, Francesca Thiébat, Benedetta Veglia, Jacopo Testa.


MS – La giovane architettura (Lingotto, Auditorium, h. 15.00-17.00) La sessione propone le idee e il lavoro di alcuni giovani pro-

MS – Materia, luogo, costruzione (Lingotto, Auditorium, h.13.00-15.00) La costruzione contemporanea, i caratteri che emergono sotto l’impulso delle nuove tecnologie e della globalizzazione delle conoscenze, ma anche sotto l’aspetto delle esigenze e permanenze locali (aree di grandi tradizioni o aree periferiche rispetto ai grandi flussi di trasformazione).

MS – Patrimonio del Novecento: l’architettura del cambiamento culturale (Lingotto, Auditorium, h.11.00-13.00) Tutela e restauro dell’architettura moderna.

Lectio Magistralis (Palavela, h. 15.00-17.00)

T – Creatività e mestiere (Palavela, h.13.00-15.00) L’architettura è creatività e tecnica: la conversazione dibatte di quanto e come la creatività possa dare un valore aggiunto al progetto, immaginando soluzioni nuove ai problemi sempre più complessi dell’abitare nella società contemporanea e globalizzata . E’ prevista la partecipazione di: Giorgio Tartaro (moderatore), Zhu Pei, Dominique Perrault, Italo Rota, Mark Wiegly, Richard Saul Wurman.

T – Il linguaggio dell’architettura contemporanea (Palavela, h. 11.00-13.00) Che cosa trasmette l’architettura contemporanea, come lo fa e come dovrebbe farlo. La conversazione verte sulla capacità dell’architettura contemporanea di ascoltare e realizzare i desideri dell’uomo trasformandoli in forme dell’abitare. L’architetto è capace di ascoltare la voce di coloro che abiteranno i luoghi e di offrire soluzioni adeguate? E’ prevista la partecipazione di: Marco de Michelis (moderatore), Aaron Betsky, Massimiliano Fuksas, Kengo Kuma, Hani Rashid.

Apertura Congresso: intervengono Gaetan Siew, Raffaele Sirica, Riccardo Bedrone. Relazione generale: Leopoldo Freyrie.

Centro Multifunzionale Lingotto e Palavela

LUNEDÌ 30 GIUGNO 2008 CULTURA

Giardini della Venaria Reale – Cerimonia di apertura del Congresso e celebrazione del 60° anniversario della fondazione UIA.

DOMENICA 29 GIUGNO 2008

MS – Le carte dell’architetto (Lingotto, Sala Azzurra, h.13.00-17.00) La sessione si rivolge ad architetti, critici e fruitori ponendo la questione di una riflessione intorno agli archivi e agli eventi di architettura come centri di informazione ed elaborazione culturale per la comunicazione e trasmissione dell’architettura e della sua cultura, dei suoi saperi e valori. E’ prevista la partecipazione di: Kurt W. Forster (moderatore), Barry Bergdoll, Ole Bouman, Beatriz Colomina, Lluis Hortet, Irina Korobina, Peter Murray, Mirko Zardini, Manuel Blanco.

MS – Imparare a capire: architettura e città educative (Lingotto, Sala 500, h.13.00-17.00) Politiche e casi-studio di città all’avanguardia nell’insegnamento e sensibilizzazione dell’architettura nei confronti delle giovani generazioni. E’ prevista la partecipazione di: Marisa Cortese e Pier Giorgio Turi (moderatori), James Irvine, Frédréric Bourcier, Thomas Herzog, Joseph Maria Llop, Jennifer Masengarb e Krisann Kehbein, Koichiro Matsuura, Alexandros Tombazis.

MS – Le culture dell’architettura (Lingotto, Sala Gialla, h.15.00-17.00) La capacità di dialogo della cultura del progetto, con la sua vocazione per l’intervento critico sulla realtà, con le altre culture che concorrono al farsi dell’architettura, in particolare nei suoi risvolti sociali e pubblici. Si cercherà di capire come una cultura critica del progetto possa oggi abbandonare una posizione autoreferenziale, e consolidare un ruolo utile per la società. Dalla “cultura del progetto” alle “culture dell'architettura”. E’ prevista la partecipazione di: Carlo Olmo (moderatore), Eric Mumford, Juan Navarro Baldeweg, Joseph Rykwert, Carlos Sambricio, Jorge Francisco Liernur, Pierre-Alain Croset.

MS – Trasmettere la città industriale (Lingotto, Sala Gialla, h.11.00-15.00) Il dibattito internazionale sulla deindustrializzazione e le strategie sulla pianificazione e progettazione della città postindustriale, il riuso e la valorizzazione di segni, architetture e infrastrutture del patrimonio industriale. Accrescere la conoscenza per affrontare il processo di conservazione/trasformazione, per promuovere un atteggiamento culturale di condivisione di conoscenze e competenze. E’ prevista la partecipazione di: Agata Spaziante e Rossella Maspoli (moderatori), Ewa Bergdahl, Louis Bergeron, Wei Shaonong, Eusebi Casenelles, Renato Covino.

tagonisti dell’architettura mondiale, per ascoltarne e dibatterne le proposte per il futuro della città e dell’habitat. E’ prevista la partecipazione di: Luca Molinari (moderatore), Gary Chang, Studio LOT-EK, Metrogramma, Bevk Perovic.

Lectio Magistralis di Massimiliano Fuksas e Mathias Klotz (Palavela, h. 13.00-15.00)

Centro Multifunzionale Lingotto e Palavela

MARTEDÌ 1 LUGLIO 2008 DEMOCRAZIA

SS – L’architettura Modernista in un contesto globale (Lingotto, Sala Parigi, h. 13.00-17.00) E’ prevista la partecipazione di: Filippo Amara, Naigzy Gebremedihin, Anna Godio, Pe’era Goldman, Gaetan Siew, Anke Zalivako.

SS – Architettura e quotidiani (Lingotto, Sala 500, h. 11.00-13.00) La comunicazione dell’architettura attraverso i quotidiani: il punto di vista dei responsabili delle pagine di architettura sui maggiori quotidiani nel mondo. E’ prevista la partecipazione di: Cristiana Chiorino (moderatore), Tom Dyckoff, Frédéric Edelmann, Luis Fernandez Galiano, Fulvio Irace, Sarah Williams Goldhage.

SS – Architettura e riviste d’architettura (Lingotto, Sala Azzurra, h. 11.00-13.00) La comunicazione dell’architettura attraverso le riviste di settore: il punto di vista dei direttori di rivista. E’ prevista la partecipazione di: Mirko Zardini (moderatore), Flavio Albanese, Stefano Boeri, Marco Casamonti, Cesare Casati, Jiang Jun, William Menking, Carlo Olmo, Axel Sowa.

SS – Comitato Internazionale Critici di Architettura (Lingotto, Sala Londra, h. 11.00-13.00) Comunicare architettura: la sessione dei grandi critici internazionali dell’architettura. A cura di Joseph Rykwert.

SE – Paolo Soleri (Lingotto, Sala Berlino, h. 15.00-17.00) Incontro con l’ideatore dell’Arcologia e fondatore delle comunità di Cosanti e Arcosanti in Arizona, un omaggio a un grande architetto di formazione torinese nel mondo.

MS – Trasmettere il paesaggio (Lingotto, Sala Berlino, h. 11.00-15.00) Come trasmettere a un pubblico vasto i valori molteplici della cultura di paesaggio? Alcune esperienze, in Italia e in Europa, di relazione tra chi indaga il paesaggio a partire dalle discipline progettuali con un pubblico più ampio: iniziative culturali e di sensibilizzazione, pubblicistica e formazione, che hanno coinvolto amministrazioni, operatori, cittadini, associazioni. E attraverso le quali, forse, si è iniziato a costruire una nuova “committenza” per un progetto di paesaggio. E’ prevista la partecipazione di: Francesca Bagliani (moderatore), El Montacir Bensaïd, Jordi Bellmunt, Bernard Lassus, Franco Zagari, Domenico Luciani, Carla di Francesco.

8

MS – Urban Center nel mondo (Lingotto, Auditorium, h. 13.00-17.00) Gli urban center, strutture per favorire la comprensione dei processi di costruzione del territorio e, nei casi più riusciti,

MS – Slum[e]scape (Lingotto, Sala 500, h. 9.00-13.00) La marginalità urbana da luogo della fuga a luogo della sfida: nuove opportunità di sviluppo fondate sulla cittadinanza, l’inclusione sociale, lo spazio e l’architettura per tutti. L’impegno delle future generazioni di architetti è fondamentale nel dare un contributo concreto al problema. La tavola rotonda sarà occasione di dibattito riguardo le possibili strategie di intervento a partire da esperienze condotte a scala mondiale. E’ prevista la partecipazione di: Marc Gossé, Rodney Harber, Axel Kenya Abiko, Laura Machado, Geoffrey Payne, Pietro Garau.

MS – Architettura e comunicazione (Lingotto, Sala Gialla, h. 13.00-15.00) Come l’architettura comunica l’essenza del suo agire e interagisce con l’intorno sociale. E’ prevista la partecipazione di: Beatriz Colomina (moderatore), Benedetto Camerana, Winy Maas-MVRDV, Toni Muzi Falconi, Carlos Hernandez Pezzi, Michael Sorkin, Cino Zucchi.

MS – Not in my backyard. Dialettica e scontro nella trasformazione del territorio (Lingotto, Sala Gialla, h. 9.00-13.00) L’importanza della comunicazione con la cittadinanza nei processi di trasformazione. E’ prevista la partecipazione di: Anna Martina (moderatore), Richard Burdett, Anuj Dayal, Vittorio Meloni, Liviu Muresan, Manoel Ribeiro, Mario Virano.

T – Progetto, mediazione e decisione (Lingotto, Auditorium, h. 9.00-13.00) Il dialogo verte sul ruolo dell’architettura nei processi di decisione della trasformazione del paesaggio e della città. E’ possibile attivare sistemi di comunicazione stabile tra architetti e pubbliche amministrazioni per orientare, spiegare e giustificare i processi di trasformazione del territorio? E’ prevista la partecipazione di: Massimiliano Fuksas, Pierre Mansat, Thea Zuccotti.

MS – Le città in crisi e la speranza dell’architettura (Palavela, h. 9.00-13.00) I problemi delle grandi metropoli e le soluzioni che l’architettura può offrire. L’architettura come strumento di mediazione dei conflitti, i processi di partecipazione e la responsabilità sociale dell’architettura. E’ prevista la partecipazione di: Stefano Boeri, Richard Burdett, Nicola di Battista, Domenico de Masi, P.K.Das, Alejandro Echeverri, Bernard Khoury, Christina von Schweinichen.

PROGRAMMA XXIII CONGRESSO MONDIALE DEGLI ARCHITETTI Torino 2008


MS – Strumenti per la Governance (Lingotto, Sala Azzurra, h. 13.00-17.00) Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza dei progetti che hanno applicato la simulazione per scenari (software) al governo e management delle città, al coinvolgimento dei cittadini? Quali indicazioni si possono tratte dal raffronto tra i differenti progetti per la politica urbana, lo sviluppo e la democrazia locale? La simulazione digitale a supporto dei processi decisionali alla scala urbana tramite la generazione di scenari futuri, anche come strumento di comunicazione. E’ prevista la partecipazione di: Kees Christiaanse, Philip Enquist, Mike Walsh.

MS – Paesaggio al futuro (Lingotto, Auditorium, h. 13.00-17.00) “Fare paesaggio” in termini non strettamente architettonici, cercando immagini guida per la creazione di nuovi paesaggi, sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale, illustrando esperienze e progetti di trasformazione del territorio, verificando l’efficacia degli scenari paesaggistici come medium di comunicazione e partecipazione sociale alle scelte sul futuro. E’ prevista la partecipazione di: Claudia Cassatella (moderatore), Rohit Aggarwala, James Corner, Wangari Maathai, Stefano Boeri.

MS – Trasmettere la città sostenibile (Lingotto, Auditorium, h. 9.00-13.00) Le politiche e i progetti per la sostenibilità urbana: confronto di casi e esperienze da tutto il mondo. E’ prevista la partecipazione di: Gianfranco Bolognaa (moderatore), Rohit Aggarwala, Fabrizio Barbaso, Corrado Clini, Mario Cucinella, Michael Hopkins, Jaime Lerner.

T – Costruire per il futuro (Palavela, h. 13.00-15.00) Quale architettura per la sostenibilità ambientale? L’eredità futura delle costruzioni contemporanee: come l’architettura affronta il tema della sostenibilità ambientale usando tecniche e le tecnologie innovative. E’ prevista la partecipazione di: Mark Anthony Wigley (moderatore), Mario Cucinella, Mathias Sauerbruch, Manuel Gausa, François Roche.

T – La tecnica dell’immaginario (Palavela, h. 11.00-13.00) Il potenziale dell’innovazione tecnologica e il progetto di architettura: il futuro e la sua visione. E’ prevista la partecipazione di: Alessandro Cecchi Paone (moderatore), Odile Decq, Michele de Lucchi, Zhu Pei, Michelangelo Pistoletto.

Lectio Magistralis di Peter Eisenman (Palavela, h. 9.00-11.00)

Centro Multifunzionale Lingotto e Palavela

MERCOLEDÌ 2 LUGLIO 2008 SPERANZA

Il presente programma è a scopo orientativo e può essere suscettibile di modifiche. LEGENDA: T Talk – MS Main Session – SE Special Event – SS Special Session

SS – Architettura ed economia (Lingotto, Sala Berlino, h. 15.00-17.00) Come i grandi processi economici incidono nelle scelte di pianificazione e di realizzazione. E’ prevista la partecipazione di: Angelo Caruso di Spaccaforno (moderatore), Benedetto Antonini, Alberto Arenas Pizarro, Antonio Spallino, Fernando Sequeira, Hugo Storero.

SS – Promuovere la qualità del Social Housing nel mondo (Lingotto, Sala Azzurra, h. 13.00-17.00) La questione della casa sociale di fronte ai nuovi fenomeni di povertà, immigrazione e inurbamento: la qualità dei progetti per offrire soluzioni sostenibili. E’ prevista la partecipazione di: Fulvio Bertamini (moderatore), William Alsop, Ole Bouman, Luciano Cecchi, Anna Maria Pozzo, Flora Rochat.

SS – Archi-citizens (Lingotto, Sala Azzurra, h. 9.00-13.00) Il ruolo della mediazione dell’architetto nei processi di trasformazione urbana e territoriale: confronti internazionali a partire dal caso dei CAUE francesi. E’ prevista la partecipazione di: Jaime Lerner, Andrea Bruno, Bochum Yu, Bernard Haumont, John Cole, Jacques Cabanieu, Christian Gaudin, Lionel Dunet, Catherine Grandin.

MS – Biblioteche: spazi per la cultura e la democrazia (Lingotto, Sala 500, h. 13.00-17.00) Biblioteche e centri culturali come luoghi di conoscenza e democrazia: nuovi progetti. E’ prevista la partecipazione di: Marco Muscogiuri (moderatore), Mario Bellini, Sergio Dogliani, Kengo Kuma, Peter Wilson-Bolles+Wilson, Maija Berndtson, Paolo Messina, Antonio Padoa Schioppa, Maurizio Vivarelli.

monitorare la qualità dei progetti e “accompagnare” la trasformazione urbana. Il tema della responsabilità, alla quale gli attori della città – architetti, costruttori, decisori – sono chiamati a rendere conto. E’ il tema della natura terza e neutrale degli urban center, come condizione fondamentale per la loro credibilità e legittimazione. E’ prevista la partecipazione di: Carlo Olmo (moderatore), Piera Busacca, Maurizio Carta, François de Mazières, Diane Filippi, Rahul Mehrotra, Tarek Naga, Jung Ho Chang, Olympia Kazi, Luigi Mazza.

SS – Comunicare l’innovazione nell’architettura residenziale: casi studio in Brasile, India, Polonia e Gran Bretagna (Lingotto, Sala Azzurra, h. 9.00-13.00) Il presidente della giuria dei concorsi internazionali Living Steel presenta il concorso per progetti di residenza sostenibile. Alcuni dei vincitori sono chiamati a discutere le loro proposte per 5 luoghi – Brasile, Cina, India, Polonia e Gran Bretagna – in cui gli edifici dimostrativi sono già in corso di costruzione. Saranno annunciati anche i vincitori della terza edizione del Living Steel Charrette-style competition. E’ prevista la partecipazione di: Michiel Cohen, Andrew Ogorzalek-PCKO, Tagit Klimor-KnafoKlimor Architects, Andrade Morettin Arquitetos Associados, Cartwright Pickard, Laura Rocca.

SS – Grattacieli e sostenibilità (Lingotto, Sala 500, h. 13.00-15.00) Gli edifici utilizzano circa il 40% delle risorse energetiche globali. E gli edifici sono progettati da architetti a cui spetta la grande responsabilità di gestire le risorse del pianeta. La sessione presenta un focus sui grattacieli da un punto di vista del consumo energetico, dei cambiamenti climatici e delle implicazioni sociali.

SS – Dalla tecnologia ubiqua al contesto umano (Lingotto, Sala 500, h.15.00-17.00) La tecnologia applicata al design e all’architettura: risolve problemi o induce bisogni? E’ prevista la partecipazione di: Nicolas Nova (moderatore), Adam Greenfield, Jeffrey Huang, Younghee Jung.

SS – Giovani architetti italiani (Lingotto, Sala Gialla, h. 9.00-13.00) Le proposte dell’ultima generazione dell’architettura italiana per l’architettura di domani. E’ prevista la partecipazione di: Luca Molinari (moderatore), Studio Baukhu, Studio Ghigos, Francesco Librizzi, Studio MARC, Studio SUBURBIA, Studio 2a+p.

SS – Comunicare architettura attraverso la fotografia (Lingotto, Sala Berlino, h. 13.00-15.00) La fotografia come strumento di comunicazione dell’architettura: dalla descrizione all’interpretazione. I grandi fotografi e il loro punto di vista sull’architettura. E’ prevista la partecipazione di: Roberto Mutti (moderatore), Gabriele Basilico, Maria Teresa Cerretelli, Gianni Berengo Gardin, Roberta Valtorta.

MS – Materiali innovativi, sistemi e tecniche per un futuro migliore (Lingotto, Sala 500, h. 9.00-13.00) La ricerca e l’innovazione continua, nei prodotti e nei processi, permettono scelte progettuali di grande respiro.

9

Si ringrazia per la collaborazione: ASF Architecture Sans Frontières BEIC Biblioteca Europea di Informazione e Cultura – Milano CAUE Conseils d’Architecture, d’Urbanisme et de l’Environnement - Fédération Nationale CICA International Committee of Architectural Critics Creare Paesaggi DOCOMOMO International – DOCOMOMO Italia FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana Fondazione OAT GA TORINO IAEC International Association of Educating Cities iiSBE International Initiative for a Sustainable Built Environment INARCH Istituto Nazionale di Architettura Living Steel Master Polis Maker per la gestione della trasformazione degli insediamenti urbani (Politecnico di Milano – Polo di Como) Ministero per i Beni e le Attività culturali Ordine Architetti PPC di Milano Politecnico di Torino Regione Piemonte Società Editrice Umberto Allemandi & C. Urban Center Metropolitano Torino Università degli Studi Buenos Aires – Facoltà di Architettura Università degli Studi di Roma La Sapienza – Facoltà di Architettura Valle Giulia

SABATO 5 LUGLIO / SESSIONE PLENARIA UIA (Lingotto, Sala 500, 9.00-13, 14.00-18.00)

VENERDÌ 4 LUGLIO / SESSIONE PLENARIA UIA (Lingotto, Sala 500, 9.00-13, 14.00-18.00)

Sessione plenaria UIA (Lingotto, Sala 500, h.14.30-18.00)

Incontro degli Architetti/UIA Sponsor (Lingotto, Sala Gialla, h. 9.30-12.30)

RT – L’architettura è per tutti (Palavela, h. 12.30-14.30)

Lettura del Manifesto di Torino (Palavela, h. 11.30-12.30)

Lectio Magistralis di Terunobu Fujimori (Palavela, h. 9.30-11.30)

Centro Multifunzionale Lingotto e Palavela

GIOVEDÌ 3 LUGLIO 2008 MANIFESTO


MS – Young Architecture (Lingotto, Auditorium, h. 15.00-17.00) The session offers ideas and works from a number of young leaders in world architecture to hear about and discuss proposals for future cities and habitats. Invited speakers: Luca Molinari (moderator), Gary Chang, Studio LOT-EK, Metrogramma, Bevk Perovic.

MS – Material, Site, Construction (Lingotto, Auditorium, h.13.00-15.00) Contemporary building: the features that evolve under the impulse of new technologies, globalization and knowledge, but also under the aspect of needs and local permanencies (areas of longstanding traditions or peripheral to great fluxes of transformation).

MS – 20th Century Heritage: the Architecture of the Cultural Change (Lingotto, Auditorium, h.11.00-13.00) Protecting and restoring modern architecture.

Lectio Magistralis (Palavela, h. 15.00-17.00)

T – Creativity and the Profession (Palavela, h.13.00-15.00) Architecture is creativity and technique: the talk is about how and how much creativity can give a project added value, imagining new solutions to the increasingly complex problems of living in contemporary and globalized society. Invited speakers: Giorgio Tartaro (moderator), Zhu Pei, Dominique Perrault, Italo Rota, Mark Wiegly, Richard Saul Wurman.

T – The Language of Contemporary Architecture (Palavela, h. 11.00-13.00) What transmits contemporary architecture, how it’s done and how it should be done. The talk concerns the contemporary architect’s ability to listen to and fulfill people’s desires, transforming them into shapes for living. Is the architect able to hear the voices of those who will inhabit places and offer them the right solutions? Invited speakers: Marco de Michelis (moderator), Aaron Betsky, Massimiliano Fuksas, Kengo Kuma, Hani Rashid.

Lingotto Multipurpose Center and Palavela Congress Opening: speeches by Gaetan Siew, Raffaele Sirica, Riccardo Bedrone. General report: Leopoldo Freyrie.

MONDAY, JUNE 30, 2008 CULTURE

Venaria Reale Gardens – Congress inauguration ceremony and celebration of the 60th anniversary of the UIA.

SUNDAY, JUNE 29, 2008

MS – Transmitting the Landscape (Lingotto, Sala Berlino, h. 11.00-15.00) How to transmit to a vast public the many values of landscape education? Some experiences in Italy and Europe of relations between those investigating the landscape and the wider public: cultural and sensitization projects, publicity and educational campaigns that have involved administrations, operators, citizens and associations. And through which perhaps is being built a new “clientele” for landscape design. Invited speakers: Francesca Bagliani (moderator), El Montacir Bensaïd, Jordi Bellmunt, Bernard Lassus, Franco Zagari,

MS – The Architect’s Papers (Lingotto, Sala Azzurra, h.13.00-17.00) This session is for architects, critics and users, asking them to think about architecture archives and events as centers of information and cultivation for communicating and transmitting architecture, its mentality, know-how and values. Invited speakers: Kurt W. Forster (moderator), Barry Bergdoll, Ole Bouman, Beatriz Colomina, Lluis Hortet, Irina Korobina, Peter Murray, Mirko Zardini, Manuel Blanco.

MS – Learning to Understand: Educating Architecture and Cities (Lingotto, Sala 500, h.13.00-17.00) Policies and case studies on the avant-garde city in teaching architecture and sensitizing younger generations to it. Invited speakers: Marisa Cortese and Pier Giorgio Turi (moderators), James Irvine, Frédréric Bourcier, Thomas Herzog, Joseph Maria Llop, Jennifer Masengarb and Krisann Kehbein, Koichiro Matsuura, Alexandros Tombazis.

MS – The Cultures of Architecture (Lingotto, Sala Gialla, h.15.00-17.00) The ability of the design mentality, with its vocation for critically intervening on reality, to dialogue with other modes of thought that go into architecture, particularly in its social and public aspects. There will be an attempt to understand how a critical design mentality can now abandon a self-referential position and consolidate a role useful to society. From “design mentality” to “architectural modes of thought”. Invited speakers: Carlo Olmo (moderator), Eric Mumford, Juan Navarro Baldeweg, Joseph Rykwert, Carlos Sambricio, Jorge Francisco Liernur, Pierre-Alain Croset.

MS – Transmitting the Industrial City (Lingotto, Sala Gialla, h.11.00-15.00) International debate on de-industrialization and strategies for planning and designing the post-industrial city, reusing and valorizing the landmarks, architectures and infrastructure of the industrial legacy. Increasing knowledge to handle the conservation/transformation process and to promote an attitude of knowledge and skill sharing. Invited speakers: Agata Spaziante and Rossella Maspoli (moderators), Ewa Bergdahl, Louis Bergeron, Wei Shaonong, Eusebi Casenelles, Renato Covino.

T – Design, Mediation and Decision (Lingotto, Auditorium, h. 9.00-13.00) The talk concerns the role of architecture in decision-making processes for transforming the landscape and the city. Is it

MS – The Cities in Crisis and the Hope of Architecture (Palavela, h. 9.00-13.00) The problems of the great metropolises and the solutions that architecture can offer. Architecture as a tool for conflict mediation, the participation processes and architecture’s social responsibility. Invited speakers: Stefano Boeri, Richard Burdett, Nicola di Battista, Domenico de Masi, P.K.Das, Alejandro Echeverri, Bernard Khoury, Christina von Schweinichen.

Lectio Magistralis by Massimiliano Fuksas and Mathias Klotz (Palavela, h. 13.00-15.00)

Lingotto Multipurpose Center and Palavela

TUESDAY, JULY 1, 2008 DEMOCRACY

SS – Modernist Architecture in Global Context (Lingotto, Sala Parigi, h. 13.00-17.00) Invited speakers: Filippo Amara, Naigzy Gebremedihin, Anna Godio, Pe’era Goldman, Gaetan Siew, Anke Zalivako.

SS – Architecture and Newspapers (Lingotto, Sala 500, h. 11.00-13.00) Communicating architecture through daily newspapers: the viewpoint of the architecture-page editors on the world’s major dailies. Invited speakers: Cristiana Chiorino (moderator), Tom Dyckoff, Frèdéric Edelmann, Luis Fernandez Galiano, Fulvio Irace, Sarah Williams Goldhage.

SS – Architecture and Architecture Magazines (Lingotto, Sala Azzurra, h. 11.00-13.00) Communicating architecture through sector publications: the magazine editors’ viewpoint. Invited speakers: Mirko Zardini (moderator), Flavio Albanese, Stefano Boeri, Marco Casamonti, Cesare Casati, Jiang Jun, William Menking, Carlo Olmo, Axel Sowa.

SS – International Architectureal Critics Committee (Lingotto, Sala Londra, h. 11.00-13.00) Communicating architecture: session for the great international architectural critics. By Joseph Rykwert.

Domenico Luciani, Carla di Francesco. SE – Paolo Soleri (Lingotto, Sala Berlino, h. 15.00-17.00) A meeting with the ideator of Arcology and founder of the Cosanti and Arcosanti communities in Arizona; a tribute to a great Torino-trained architect of world fame.

10

MS – Libraries: Places for Culture and Democracy (Lingotto, Sala 500, h. 13.00-17.00) Libraries and cultural centers as sites of knowledge and democracy: new designs. Invited speakers: Marco Muscogiuri (moderator), Mario Bellini, Sergio Dogliani, Kengo Kuma, Peter Wilson-Bolles+Wilson, Maija Berndtson, Paolo Messina, Antonio Padoa Schioppa, Maurizio Vivarelli.

MS – Urban Centers Worldwide (Lingotto, Auditorium, h. 13.00-17.00) Urban centers, facilities for fostering understanding of construction processes in the territory and, in the most successful cases, for monitoring the quality of projects and “accompanying” urban transformation. The issue of accountability, involving architects, builders and decisionmakers. And the issue of the third-party and neutral nature of urban centers as a basic condition for their credibility and legitimization. Invited speakers: Carlo Olmo (moderatore), Piera Busacca, Maurizio Carta, François de Mazières, Diane Filippi, Rahul Mehrotra, Tarek Naga, Jung Ho Chang, Olympia Kazi, Luigi Mazza.

MS – Slum[e]scape (Lingotto, Sala 500, h. 9.00-13.00) Slums: from place to escape to place of challenge. New development ideas based on citizenship, social inclusion, space and architecture for everyone. The work of future generations of architects is fundamental to making a concrete contribution to the problem. The round table will be an occasion for discussing possible urban renewal strategies, starting with experiences worldwide. Invited speakers: Marc Gossé, Rodney Harber, Axel Kenya Abiko, Laura Machado, Geoffrey Payne, Pietro Garau.

MS – Architecture and Communication (Lingotto, Sala Gialla, h. 13.00-15.00) How architecture communicates the essence of its action and interacts with social surroundings. Invited speakers: Beatriz Colomina (moderator), Benedetto Camerana, Winy Maas-MVRDV, Toni Muzi Falconi, Carlos Hernandez Pezzi, Michael Sorkin, Cino Zucchi.

MS – Not in my backyard. When stakeholder communication and trasformation of landscape collide or coincide (Lingotto, Sala Gialla, h. 9.00-13.00) The importance of communicating with the citizenry in transformation processes. Invited speakers: Anna Martina (moderator), Richard Burdett, Anuj Dayal, Vittorio Meloni, Liviu Muresan, Manoel Ribeiro, Mario Virano.

possible to activate stable systems of communication between architects and government in order to orient, explain and justify territorial transformation processes? Invited speakers: Massimiliano Fuksas, Pierre Mansat, Thea Zuccotti.

PROGRAM OF THE XXIII WORLD ARCHITECTS CONGRESS Turin 2008


Relatori/Speakers

Axel Kenya Abiko Rohit Aggarwala Flavio Albanese William Alsop Filippo Amara Andrade Morettin Arquitetos Associados Benedetto Antonini Alberto Arenas Pizarro Francesca Bagliani Fabrizio Barbaso Gabriele Basilico Riccardo Bedrone Mario Bellini Jordi Bellmunt El Montacir Bensaïd Gianni Berengo Gardin Ewa Bergdahl Barry Bergdoll

Louis Bergeron Maija Berndtson Fulvio Bertamini Aaron Betsky Bevk Perovic Manuel Blanco Stefano Boeri Gianfranco Bologna Ole Bouman Frédéric Bourcier Andrea Bruno Richard Burdett Piera Busacca Jacques Cabanieu Benedetto Camerana Maurizio Carta Marco Casamonti Cesare Casati Eusebi Casenelles

Claudia Cassatella Luciano Cecchi Alessandro Cecchi Paone Maria Teresa Cerretelli Gary Chang Jung Ho Chang Cristiana Chiorino Kees Christiaanse Corrado Clini Michiel Cohen John Cole Beatriz Colomina James Corner Marisa Cortese Renato Covino Pierre-Alain Croset Mario Cucinella P.K. Das Anuj Dayal

Odile Decq Michele de Lucchi Domenico de Masi, François de Mazières Marco de Michelis Nicola di Battista Carla di Francesco Angelo Caruso di Spaccaforno Sergio Dogliani Lionel Dunet Tom Dyckoff Alejandro Echeverri Frèdèric Edelmann Peter Eisenman Philip Enquist Diane Filippi Kurt W. Forster Leopoldo Freyrie Terunobu Fujimori

Massimiliano Fuksas Luis Fernandez Galiano Pietro Garau Christian Gaudin Manuel Gausa Naigzy Gebremedihin Anna Godio Pe’era Goldman Marc Gossé Catherine Grandin Adam Greenfield Rodney Harber Bernard Haumont Thomas Herzog Michael Hopkins Kurt Lluis Hortet Jeffrey Huang Fulvio Irace James Irvine

SS – Communicating Architecture Through Photography (Lingotto, Sala Berlino, h. 13.00-15.00) Photography as a tool for communicating architecture, from decision to interpretation. Great photographers and their views of architecture. Invited speakers: Roberto Mutti (moderator), Gabriele Basilico,

T – Building for the Future (Palavela, h. 13.00-15.00) What kind of architecture for environmental sustainability? The future legacy of contemporary buildings: how architecture deals with the sustainable environment issue using innovative techniques and technologies.

This program is indicative and subject to change. Key: T Talk – MS Main Session – SE Special Event – SS Special Session

MS – Innovative Materials, Systems and Methods for a Better Future (Lingotto, Sala 500, h. 9.00-13.00) Research and continual innovation in products and processes make broad-ranging design decisions possible.

MS – Tools for Governance (Lingotto, Sala Azzurra, h. 13.00-17.00) What are the strong and weak points of projects applying scenario-simulation software to city governance and management and to get the citizenry involved? What information can be gotten from comparing different projects for urban policy, development and local democracy? Digital simulation in support of decision-making processes on the urban scale, generating future scenarios as a communication tool as well. Invited speakers: Kees Christiaanse, Philip Enquist, Mike Walsh.

MS – Landscape to Be (Lingotto, Auditorium, h. 13.00-17.00) “Creating landscapes” in not strictly architectonic terms, searching for guiding images that can create new landscapes that are sustainable from the social and environmental standpoints. Illustrating experiences and projects for transforming the territory, verifying the effectiveness of landscape scenarios as a medium of communication and of social participation in future choices. Invited speakers: Claudia Cassatella (moderator), Rohit Aggarwala, James Corner, Wangari Maathai, Stefano Boeri.

MS – Transmitting Sustainable Cities (Lingotto, Auditorium, h. 9.00-13.00) Policies and projects for sustainable cities: comparison of cases and experiences around the world. Invited speakers: Gianfranco Bologna (moderator), Rohit Aggarwala, Fabrizio Barbaso, Corrado Clini, Mario Cucinella, Michael Hopkins, Jaime Lerner.

Invited speakers: Mark Anthony Wigley (moderatore), Mario Cucinella, Mathias Sauerbruch, Manuel Gausa, François Roche.

T – The Imagining Technique (Palavela, h. 11.00-13.00) The potential of technological innovation and architectural design: the future and visions of it. Invited spekears: Alessandro Cecchi Paone (moderator), Odile Decq, Michele de Lucchi, Zhu Pei, Michelangelo Pistoletto.

Lectio Magistralis by Peter Eisenman (Palavela, h. 9.00-11.00)

Lingotto Multipurpose Center and Palavela

WEDNESDAY, JULY 2, 2008 HOPE

SS – Architecture and Economics (Lingotto, Sala Berlino, h. 15.00-17.00) How big economic processes influence planning and building decisions. Invited speakers: Angelo Caruso di Spaccaforno (moderator), Benedetto Antonini, Alberto Arenas Pizarro, Antonio Spallino, Fernando Sequeira, Hugo Storero.

SS – Promoting Social Housing Quality Worldwide (Lingotto, Sala Azzurra, h. 13.00-17.00) The social housing question in the light of new phenomena of poverty, immigration and urban drift: quality projects for sustainable solutions. Invited speakers: Fulvio Bertamini (moderatore), William Alsop, Ole Bouman, Luciano Cecchi, Anna Maria Pozzo, Flora Rochat.

SS – Archi-citizens (Lingotto, Sala Azzurra, h. 9.00-13.00) The architect’s role as mediator in processes of urban and territorial transformation: international comparisons beginning with the case of France’s CAUE. Invited speakers: Jaime Lerner, Andrea Bruno, Bochum Yu, Bernard Haumont, John Cole, Jacques Cabanieu, Christian Gaudin, Lionel Dunet, Catherine Grandin.

Jiang Jun Younghee Jung Olympia Kazi Krisann Kehbein Bernard Khoury Tagit Klimor-KnafoKlimor Architects Mathias Klotz Irina Korobina Kengo Kuma Bernard Lassus Jaime Lerner Francesco Librizzi Jorge Francisco Liernur Joseph Maria Llop LOT-EK Domenico Luciani Winy Maas-MVRDV Wangari Maathai

Laura Machado Pierre Mansat Anna Martina. Jennifer Masengarb Rossella Maspoli Koichiro Matsuura Luigi Mazza Rahul Mehrotra Vittorio Meloni William Menking Paolo Messina Metrogramma Luca Molinari Eric Mumford Liviu Muresan Peter Murray Marco Muscogiuri Roberto Mutti Toni Muzi Falconi

Lectio Magistralis by Terunobu Fujimori (Palavela, h. 9.30-11.30)

Lingotto Multipurpose Center and Palavela

THURSDAY, JULY 3, 2008 MANIFESTO

Joseph Rykwert Carlos Sambricio Mathias Sauerbruch Fernando Sequeira Wei Shaonong Gaetan Siew Raffaele Sirica Paolo Soleri Michael Sorkin Axel Sowa Antonio Spallino Agata Spaziante Hugo Storero Studio 2a+p Studio Baukhu Studio Ghigos Studio MARC Studio SUBURBIA Giorgio Tartaro

Alexandros Tombazis Pier Giorgio Turi Roberta Valtorta Mario Virano Maurizio Vivarelli Christina von Schweinichen Mike Walsh Mark Anthony Wigley Sarah Williams Goldhage Peter Wilson Bolles+Wilson Richard Saul Wurman Bochum Yu Franco Zagari Anke Zalivako Mirko Zardini Cino Zucchi Thea Zuccotti

For their cooperation we thank: ASF Architecture Sans Frontières BEIC Biblioteca Europea di Informazione e Cultura – Milan CAUE Conseils d’Architecture, d’Urbanisme et de l’Environnement - Fédération Nationale CICA International Committee of Architectural Critics Creare Paesaggi DOCOMOMO International – DOCOMOMO Italia FERPI - Federazione Relazioni Pubbliche Italiana Fondazione OAT GA TORINO IAEC International Association of Educating Cities iiSBE International Initiative for a Sustainable Built Environment INARCH Istituto Nazionale di Architettura Living Steel Master Polis Maker for Urban Renewal Management (Milan Polytechnic – Como Branch) Ministero per i Beni e le Attività culturali/Cultural Assets and Ordine Architetti PPC di Milano Politecnico di Torino Regione Piemonte Società Editrice Umberto Allemandi & C. Urban Center Metropolitano Torino Buenos Aires University Architecture School Università degli Studi di Roma La Sapienza – Facoltà di Architettura Valle Giulia Rome, Valle Giulia Architecture School

SATURDAY, JULY 5, 2008 | UIA PLENARY SESSION (Lingotto, Sala 500, 9.00-13, 14.00-18.00)

FRIDAY, JULY 4, 2008 | UIA PLENARY SESSION (Lingotto, Sala 500, 9.00-13, 14.00-18.00)

UIA Plenary Session (Lingotto, Sala 500, h.14.30-18.00)

Meeting Architects/UIA Sponsors (Lingotto, Sala Gialla, h. 9.30-12.30)

RT – Architecture is for Everyone (Palavela, h. 12.30-14.30)

Reading of the Torino Manifesto (Palavela, h. 11.30-12.30)

Tarek Naga Juan Navarro Baldeweg Nicolas Nova Andrew Ogorzalek-PCKO Carlo Olmo Antonio Padoa Schioppa Geoffrey Payne Zhu Pei Dominique Perrault Carlos Hernandez Pezzi Cartwright Pickard Michelangelo Pistoletto Anna Maria Pozzo Hani Rashid Manoel Ribeiro Laura Rocca François Roche Italo Rota Flora Ruchat

SS – Communicating Innovative in Residential Architecture: case studies in Brazil, China, India, Poland, Great Britain (Lingotto, Sala Azzurra, h. 9.00-13.00) The president of the jury for the international Living Steel competitions presents the entries in the Sustainable Housing competition. Some of the winners are asked to discuss their ideas for 5 sites – Brazil, China, India, Poland and Great Britain – in which pilot buildings are now under construction. The winners of the third edition of the Living Steel Charrette-style competition will also be announced. Invited speakers: Michiel Cohen, Andrew Ogorzalek-PCKO, Tagit Klimor-KnafoKlimor Architects, Andrade Morettin Arquitetos Associados, Cartwright Pickard, Laura Rocca.

SS – Skyscrapers and Sustainability (Lingotto, Sala 500, h. 13.00-15.00) Buildings use about 40% of global energy resources. And buildings designed by architects have the great responsibility of managing the planet’s resources. The session focuses on skyscrapers from the standpoints of energy consumption, climate change and social implications.

SS – From Ubiquitous Technology to the Human Context (Lingotto, Sala 500, h.15.00-17.00) Technology applied to architecture and design: does it solve problems or create needs? Invited speakers: Nicolas Nova (moderator), Adam Greenfield, Jeffrey Huang, Younghee Jung.

SS – Young Italian Architects (Lingotto, Sala Gialla, h. 9.00-13.00) Proposals from the latest generation of Italian architects for the designs of the future. Invited speakers: Luca Molinari (moderator), Studio Baukhu, Studio Ghigos, Francesco Librizzi, Studio MARC, Studio SUBURBIA, Studio 2a+p.

Maria Teresa Cerretelli, Gianni Berengo Gardin, Roberta Valtorta.


Per tre sere consecutive (30 giugno - 2 luglio) le sponde del Po, le strade dell’arte contemporanea, i musei, i cortili saranno animati da mostre di architettura internazionale, case nazionali, dibattiti, proiezioni, concerti, aperitivi, danze, spettacoli, visite, presentazioni. Nella manifestazione confluiscono tutte le iniziative raccolte dalla Fondazione OAT nell’OFF CONGRESS CALENDAR (da

Architecture Flows

La città del futuro nell’immaginario della comunicazione di massa Afterville è il titolo di un insieme di manifestazioni volte a segnalare le interferenze concettuali e figurative tra il pensiero progettuale e l'immaginario della fantascienza nel ventesimo secolo. Un progetto complessivo ideato per la Fondazione OAT da Undesign, un gruppo di giovani architetti composto da Michele Bortolami e Tommaso Delmastro con Fabrizio Accatino e Massimo Teghille. Afterville the undergound exibition, Linea 1 Metropolitana di Torino, 12 giugno - 27 luglio Visitabile con un semplice biglietto della Metro, la mostra presenta, nelle dieci principali stazioni della linea 1, dieci città tipologiche ideali. Afterville the Movie, OGR-Officine Grandi Riparazioni, Corso Castelfidardo, Torino, 2 luglio Promosso dalla Film Commission Torino Piemonte e girato dalla coppia di registi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, il cortometraggio racconta le vicende di una coppia di personaggi nel 2058 alla vigilia dell'ultimo giorno dell'umanità, sullo sfondo di una Torino stravolta in chiave visionaria. Afterville the Show. Da Metropolis ad Afterville, OGR-Officine Grandi Riparazioni, Corso Castelfidardo, Torino, 2 luglio Una performance sonora accompagnata da una videoinstallazione che ripercorre un secolo di storia del cinema di fantascienza. Afterville the reading, Circolo dei Lettori, via Bogino 9, Torino, 10 giugno Quattro tavole rotonde sul rapporto tra fantascienza e pensiero progettuale Afterville Divine Design o delle città dell’Aldilà, MIAAO Museo Internazionale di Arti Applicate, ottobre - dicembre, curata da Enzo Biffi Gentili, Luisa Perlo e Undesign, la mostra acuirà la visione delle soluzioni spaziali ed estetiche delle città del futuro verso il loro orizzonte più estremo: quello delle città dell'Aldilà. Afterville the newspaper Tabloid di accompagnamento ed approfondimento culturale.

Afterville. Tomorrow comes today

La Fondazione dell’Ordine Architetti di Torino (OAT) organizza e promuove gli OFF CONGRESS OFFICIAL EVENTS, con il supporto della Città di Torino, della Provincia di Torino, della Regione Piemonte e della Camera di Commercio IAA di Torino e il sostegno del Top Programme Sponsor OIKOS. maggio 2008) e che coinvolgono, oltre alle istituzioni culturali presenti sul territorio, 12 nazioni straniere. 30 giugno dalle ore 18: Il fiume, dai Murazzi a Torino Esposizioni Castello del Valentino Sala delle Colonne, Mostra sull’architettura dei Funduk, (a cura di UMAR Unione Mediterranea degli Architetti) Portici, Transmitting the Industrial City, Mostra (Politecnico Torino) Aula 10, Pechino 2008: progetti di riuso delle architetture olimpiche. Beijing – Torino Design Studio (Politecnico Torino e Tsinghua University Beijing) – Mostra Aula 11, Città e architettura in Cina. Tre mostre della School of Architecture della Tsinghua University Beijing (Politecnico Torino e Tsinghua University Beijing) Aula 11, Casa Capriata 2008, (Politecnico Torino DIPRADI) – Mostra Corte, Aperitivo con prodotti tipici del Paniere della Provincia di Torino, Concerto Grosso Torino Esposizioni Museo dell’Automobile Trilogia dell’Automobile. Velocità, mostra Inaugurazione L’Architettura Ferrari a Maranello – Mostra Cacao Festa dell’Ordine degli Architetti di Torino Circolo Canottieri Esperia Gurlino Life The Beach Testimoni saranno i muri (Florim Night) – Mostra Una festa, una mostra e un’intervista di sette ore Hans Ulrich Obrist. Apertura straordinaria serale della Promotrice delle Belle Arti con la mostra Olivetti: una bella società e del Borgo Medievale. 1 luglio dalle 18,00: le strade, i musei, le gallerie d’arte, i cortili Apertura straordinaria serale dei musei fino alle ore 24.00 TAG Turin Art Galleries, inaugurazioni e aperture serali di 16 mostre in 14 gallerie del centro: Francosoffiantino Artecontemporanea, Michael Beutler, 29 aprile - 17 luglio; Giorgio Persano, Pistoletto, 5 maggio - 29 luglio; Donna Conlon, 20 maggio - 29 luglio; Dieffe Arte Contemporanea, Barocco quotidiano, 6 maggio - 8 luglio; Ermanno Tedeschi Gallery, Minjung Kim, 14 maggio - 25 luglio; Galleria “Weber & Weber”, Chimere, 16 maggio - 19 luglio; Galleria In Arco, Peter Halley, 20 maggio - 12 luglio; 41 Artecontemporanea, “di segni e di altri luoghi”, 5 giugno - 31 luglio; Galleria Paolo Tonin, Dario Ghibaudo, 12 giugno - 18 luglio; Gagliardi Art System, Aurore Valade, 19 giugno - 26 luglio; Castello di Rivara, Architetture Sensibili,

OFF CONGRESS OFFICIAL EVENTS

Trasmettere la Città sostenibile è progetto internazionale per comunicare i valori della sostenibilità urbana coordinato dalla Fondazione OAT che contribuisce alla formazione di una coscienza consapevole dell’eco-sostenibilità, proiettata verso un futuro responsabile e verso nuovi atteggiamenti culturali. Enti pubblici e soggetti privati piemontesi hanno individuato nell’area torinese di Basse di Stura – compromessa dal punto di vista ambientale e urbanistico – una parte di città che consente di misurarsi con un piano di sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale, economico e sociale. Il 2 luglio, una Main Session Transmitting Sustainable Cities tratterà casi internazionali di trasformazioni urbane sostenibili. 4 ore per parlare di politiche e progetti per la sostenibilità a cui parteciperanno, tra gli altri, Mario Cucinella (Italia), Jaime Lerner

Trasmettere la Città Sostenibile

26 giugno - 27 luglio; Quarter Relocated, Mush-Room, 27 giugno - 4 luglio; Photo & Contemporary, Karim Rashid, 1 - 31 Luglio; Galleria Alberto Peola, Patcwork City, 1 - 28 luglio Galleria Sonia Rosso, Paperwall, 1 luglio - 28 settembre; Between Concept and Action, 1 luglio - 30 settembre. Conservatorio Giuseppe Verdi, A chair in the sky – Concerto jazz Cortile di Palazzo Lascaris, Le Piazze del Piemonte, Consiglio Regionale – Mostra, Concerto. Porte Palatine, Concerto Sante & Cole. A Chieri, Trame d’autore – Mostra. 2 luglio, dalle ore 21 - AfterVille. The Starchitecture Night AfterVille The Show + AfterVille The Movie Sonorizzazione del montaggio della storia del cinema di fantascienza e proiezione del cortometraggio ambientato nella Torino del 2058 Officine Grandi Riparazioni con apertura straordinaria della mostra TO 11.

12

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, 12 giugno - 21 settembre, a cura di Francesco Bonami. Un importante evento espositivo dedicato al tema dell'architettura carceraria che riunisce i progetti di 11 studi di architettura internazionali sullo spazio abitativo del carcere, cella dotata di tutti gli elementi essenziali per la vita dei detenuti. Studi di architettura partecipanti: Alexander Brodsky, Mosca, Russia; Atelier Bow Wow, Tokio, Giappone; Diller Scofidio + Renfro con Hayley Eber, New York, USA; INABA (Jeffrey Inaba) and SLAB Architecture (Jeffrey Johnson and Jill Leckner), Los Angeles, USA; DW5 / Bernard Khoury, Beirut, Libano; project_ (Ana Miljacki e Lee Moreau), Benjamin Porto e Dan Sakai, Brooklyn, USA; NOWA (Marco Navarra), Catania, Italia; sciSKEW Collaborative, Shanghai, Cina e New York, USA; Kianoosh Vahabi, Tehran, Iran; Yung Ho Chang- Atelier FCJZ, Pechino, China; Eyal+Ines Weizman, Londra, UK.

YOUPrison. Riflessioni sulla limitazione di spazio e libertà

L’iniziativa promuove la realizzazione, in occasione del XXIII UIA World Congress Torino 2008, di un prototipo sperimentale in legno progettato dall’architetto Carlo Mollino per la X Triennale di Milano (1954). Il cantiere è aperto dalla primavera 2008. Presentazione del progetto di realizzazione del Rifugio Carlo Mollino, 10 giugno nel Salone d’Onore del Castello del Valentino, viale Mattioli 39. Mostra del progetto, 30 maggio - 11 giugno, Sala Colonne del Castello del Valentino, viale Mattioli 39.

Casa Capriata 2008 e il rifugio alpino di Carlo Mollino

Un percorso in 5 mostre dedicato agli architetti che hanno fatto di Torino una capitale Palazzo Bricherasio, Guarini, Juvarra, Antonelli. Segni e simboli per Torino, 27 giugno - 14 settembre Palazzo Reale, Comunicare la maestà. Gli architetti e gli spazi del principe, 18 giugno - 13 luglio 2008. Archivio di Stato di Torino, Palazzo dei Regi Archivi, Committente e Architetto: direttive e libertà progettuale. 1731: Filippo Juvarra progetta i Regi Archivi di corte per il re Vittorio Amedeo II, 3 giugno - 5 luglio. Biblioteca Reale, Carlo Promis. Insegnare l’architettura, 23 giugno - 12 luglio. MIAAO, San Filippo Neri, Il Gran Teatro Ceramico BAU + MIAAO. Oropa barocca, Biella futurista, California funk, 7 giugno - 27 luglio.

La città disegnata dagli architetti

(Brasile) e Sir Micheal Hopkins (Gran Bretagna). Il progetto si arricchisce della presenza dell’Unione Europea attraverso i progetti Concerto Plus e Covenant of Mayors.


A steady stream of architecture: on three consecutive summer nights (June 30 and July 1-2, 2008) the banks of the Po, streets, museums, clubs, restaurants, esplanades and other locales will be animated by a series of

Architecture Flows

The city of the future imagined by mass communication. Afterville is the name given to a sequence of events officially linked to the XXIII UIA World Congress Torino 2008, all designed to underscore the conceptual and figurative juxtapositions between developments in design and the imaginary futures of twentieth century science fiction. A complete project created by Undesign - a group of young architects including Michele Bortolami and Tommaso Delmastro, with Fabrizio Accatino and Massimo Teghille. Afterville the Underground Exibition, Line 1 Metropolitana di Torino (Turin Underground) June 12 - July 7 This exhibit, which can be admired in the ten main stations of Line 1 of the Turin Metro, for the price of a ticket, features ten ideal types of cities, one for each of the metro stations. Afterville the Movie, OGR-Officine Grandi Riparazioni, Corso Castelfidardo, Torino, July 2 Promoted by the Film Commission Torino Piemonte and directed by Fabio Guaglione and Fabio Resinaro, the short film follows the adventures of a pair of characters in 2058 on the day before the End, against the background of a visionary future Turin. Afterville the Show. From Metropolis to Afterville, OGR-Officine Grandi Riparazioni, Corso Castelfidardo, Torino, July 2 The performance will be accompanied by a video installation tracking a century of science fiction cinema. Afterville the reading, Circolo dei Lettori, via Bogino 9, Torino, July 10 Four round tables on the theme of the relation between science fiction and design theory. Afterville Divine Design or the Cities on the Other Side MIAAO Museo Internazionale di Arti Applicate, October - December The Exibition, curated by Enzo Biffi Gentili, Luisa Perlo and Undesign, focuses on visions of spatial and esthetic solutions of the city of the future, taken to the limit: the cities on the other side. Afterville the newspaper Tabloid-format newspaper that entertains as it reviews the cultural scene.

Afterville. Tomorrow comes today

The Foundation of the Order of Architects of Turin organizes and promotes the OFF CONGRESS OFFICIAL EVENTS with the backing of Turin City Council, Turin Provincial Council, Piedmont Regional Council and the Turin IAA Chamber of Commerce and with the support of Top Programme Sponsor OIKOS. entertainment events, national houses, international architecture exhibits, debates, projections, concerts, cocktails, dances, performances, tours and presentations. The event will combine all the various projects on the OAT Foundation’s ’OFF CONGRESS CALENDAR (from May 2008) which, in addition to local cultural associations, will also involve 12 foreign nations. June 30 from h. 18.00: Il fiume, dai Murazzi a Torino Esposizioni Castello del Valentino Sala delle Colonne, Architecture Exhibition on Fundun, (organised by UMAR Unione Mediterranea degli Architetti) Portici, Transmitting the Industrial City, exhibition (Politecnico Torino). Aula 10, Beijing 2008: projects for reusing Olympic architecture will Beijing – Torino Design Studio (Politecnico Torino e Tsinghua University Beijing) – exhibition Aula 11, Città e architettura in Cina. Three exhibitions by the School of Architecture of Tsinghua University Beijing (Politecnico Torino e Tsinghua University Beijing) Aula 11, Casa Capriata 2008, (Politecnico Torino DIPRADI) – exhibition Courtyards, aperitif featuring typical products from the Province of Turin’s Bakery, Grosso Concert Torino Esposizioni Museo dell’Automobile Trilogia dell’Automobile. Velocità, exhibition Inauguration L’Architettura Ferrari a Maranello – exhibition Cacao Party organised by the Turin Association of Architects Circolo Canottieri Esperia Gurlino Life The Beach Testimoni saranno i muri (Florim Night) – exhibition A party, an exhibition and a seven-hour interview with Hans Ulrich Obrist. Special evening opening of the Promotrice delle Belle Arti, featuring the exhibition Olivetti: una bella società and of the Medieval Town. July 1 from h. 18.00: le strade, i musei, le gallerie d’arte, i cortili Special evening opening of museums until midnight. TAG Turin Art Galleries, Inaugurations and special evening opening of 16 exhibitions in 14 city-centre galleries: Francosoffiantino Artecontemporanea, Michael Beutler, April 29 - July 17; Giorgio Persano, Pistoletto, 5 maggio – 29 luglio; Donna Conlon, May 20 - July 29; Dieffe Arte Contemporanea, Barocco quotidiano, May 6 - July 8; Ermanno Tedeschi Gallery, Minjung Kim, May 14 - July 25 Galleria “Weber & Weber”, Chimere, May 16 - July 19; Galleria In Arco, Peter Halley, May 20 - July 12; 41 Artecontemporanea, “di segni e di altri luoghi”,

OFF CONGRESS OFFICIAL EVENTS

Sequence of 5 exhibits dedicated to the architects who made Turin a capital Palazzo Bricherasio, Guarini, Juvarra, Antonelli. Signs and symbols of Turin, June 27 - September 7. Palazzo Reale, Court Architects from the 16th to the 19th century, June 15 - July 15. Archivio di Stato di Torino, Palazzo dei Regi Archivi, Client

A city shaped by architects

Transmitting the sustainable city is an international project aimed at conveying the values of urban sustainability coordinated by the OAT Foundation, which helps develop a conscientious awareness of eco-sustainability, projected towards a responsible future and new cultural attitudes. Public associations and private parties from Piedmont have identified in the Basse di Stura district of Turin compromised from both an environmental and urbanistic viewpoint – a part of the city which is capable of measuring up to the sustainable growth plan from an environmental, economic and social viewpoint. The Main Session of Transmitting Sustainable Cities, planned to be held on 2nd July, will look at international cases of sustainable urban transformation. A 4-hour session for discussing sustainability policies and projects, which will involve the participation of, among others, Mario Cucinella (Italy), Jaime Lerner (Brazil) and Sir Michael Hopkins (Great Britain). The project will have European Union representation in the form of the Concert Plus and Covenant of Mayors projects.

Transmitting the Sustainable City

June 5 - July 31; Galleria Paolo Tonin, Dario Ghibaudo, June 12 - July 18; Gagliardi Art System, Aurore Valade, June 19 - July 26; Castello di Rivara, Architetture Sensibili, June 26 - July 27; Quarter Relocated, Mush-Room, June 27 - July 4; Photo & Contemporary, Karim Rashid, July 1 - 31; Galleria Alberto Peola, Patcwork City, July 1 - 28; Galleria Sonia Rosso, Paperwall, July 1 - September 28; Between Concept and Action, July 1 - September 30. Conservatorio Giuseppe Verdi, A chair in the sky – Jazz Concert. Courtyer Palazzo Lascaris, Le Piazze del Piemonte, Consiglio Regionale – exhibition, concert. Porte Palatine, Concert Sante & Cole. At Chieri, Trame d’autore – exhibition. July 2, from h. 21.00: AfterVille. The Starchitecture Night AfterVille The Show + AfterVille The Movie Soundtrack of the montage of the history of science fiction films and a showing of a short film set in Turin in 2058 Officine Grandi Riparazioni with special opening of the TO 11 exhibition.

13

Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sui programmi delle conferenze e delle mostre, consultare il sito: www.uia2008torino.org For further information and updating on the programs of conferences and exhibitions, please check the website: www.uia2008torino.org

Sandretto Re Rebaudengo Foundation, Turin, June 12 - September 21, curator: Francesco Bonami The Sandretto Re Rebaudengo Foundation dedicates an important exhibition to the theme of prison architecture. 11 international architectural studios have been invited to submit designs for a living unit of a correctional facility, a cell equipped with all the essential features the inmates require. Participating architectural studios: Alexander Brodsky, Moscow, Russia Atelier Bow Wow, Tokyo, Japan Diller Scofidio + Renfro with Hayley Eber, New York, USA INABA (Jeffrey Inaba) and SLAB Architecture (Jeffrey Johnson and Jill Leckner), Los Angeles, USA DW5 / Bernard Khoury, Beirut, Lebanon project_ (Ana Miljacki and Lee Moreau), Benjamin Porto and Dan Sakai, Brooklyn, USA NOWA (Marco Navarra), Catania, Italy sciSKEW Collaborative, Shanghai, China and New York, USA Kianoosh Vahabi, Teheran, Iran Yung Ho Chang- Atelier FCJZ, Peking, China Eyal+Ines Weizman, London, UK.

YOUPrison. Some thoughts on the limitation of space and freedom

This initiative involves the realization, on the occasion of the XXIII UIA World Congress Torino 2008, of an experimental prototype in wood, originally designed by the architect Carlo Mollino for the X Triennial Exhibition in Milan (1954). Spring 2008, work site opening and construction. Presentation of the project to build Carlo Molino’s Shelter, June 10 in the Salone d’Onore of Valentino Castle, viale Mattioli 39. Project exhibition, May 30 - June 11, Sala Colonne del Castello del Valentino, viale Mattioli 39.

Casa Capriata 2008 and Carlo Mollino’s Alpine Shelter

and Architect: brief and design freedom, 1731; Filippo Juvarra designs the Regi Archivi di Corte for the King Vittorio Amedeo II, June 3 - July 5. Biblioteca Reale, Carlo Promis. Teaching architecture, June 23 - July 12. MIAAO, San Filippo Neri, The Great Ceramic Theater From Baroque Oropa to Futurist Biella, June 7- July 27.


Frame tratto dal film/from Afterville. The Movie, by Fabio Guaglione and Fabrio Resinaro, Italy, 2008.

Simone Antonucci, disegno di studio per gli/sketch for UFO, 2008.

Per tre sere consecutive le sponde del Po, le strade dell’arte contemporanea, i musei, i cortili diventano luogo di una grande festa d’estate. Mostre di architettura internazionale, case nazionali, dibattiti, proiezioni, concerti, apertivi, danze, spettacoli, visite, presentazioni: l’architettura scorre a fiumi. For three evenings in a row, the banks of the River Po, the streets of contemporary art, the museums, the courtyards will be animated by a great summer festival. International architecture exhibitions, national displays, international architecture exhibits, debates, film shows, concerts, cocktails, dances, performances, tours and presentations: architecture flows as a river.

Architecture Flows 30/06 – 2/07/008 www.uia2008torino.org

Afterville. The Undergound Exhibition 12/06 – 27/07/2008 www.afterville.com Le stazioni della metropolitana di Torino – come le sale di un museo – ospitano un allestimento multimediale che racconta per immagini città che non esistono se non come riflesso degli immaginari generati da architettura, cinema, fumetti, pubblicità e videogame. Il biglietto per la mostra corrisponde al biglietto di accesso alla metro. Turin underground tube stations – as museum galleries – host a multimedia installation, which through images tells the story of cities that do not exist anymore but as a reflection of the imaginary generated by architecture, cinema, comics, advertisment and videogames. The Metro ticket is valid for the exhibition too.

2/07/2008 Nella sede delle OGR – Officine Grandi Riparazioni Ferroviarie – per il concerto AfterVille The Show e la proiezione del cortometraggio AfterVille The Movie con l’apertura straordinaria serale della mostra T011. At OGR-Officine Grandi Riparazioni Ferroviarie, the AfterVille concert The Show and for the projectiuon of the short movie Afterville The Movie, with the special evening opening of the exhibition TO11.

AfterVille the Starchitecture Night

1/07/2008 Apertura straordinaria serale dei musei, di 20 mostre di architettura e inaugurazioni in 13 gallerie d’arte, 2 concerti, aperitivi: un programma itinerante nelle strade e nelle piazze del centro città. Special evening opening of museums with 20 architectural exhibitions and inaugurations in 13 art galleries, 2 concerts, cocktails: an itinerary through the streets and squares of the city centre.

Le Strade/The Streets

30/06/2008 Apertura straordinaria serale di 10 mostre, un concerto, aperitivi, feste e iniziative nei locali e nelle residenze storiche sul Po. Special evening opening for 10 exhibitions, a concert, cocktails, parties and events in the locales and in the historical residences on Po riverbank.

Il Fiume/The River

YOUPrison. Riflessioni sulla limitazione di spazio e libertà Fondazione Sandretto Re Rebaudengo 12/06 – 21/09/2008 www.fonsrr.org

Il Gran Teatro ceramico BAU + MIAAO. Oropa barocca, Biella futurista, California funk MIAAO, San Filippo Neri 7/06 – 27/07/2008

Carlo Promis. Insegnare l’architettura Biblioteca Reale 23/06 – 12/07/2008

14

Committente e architetto: direttive e libertà progettuale. 1731: Filippo Juvarra progetta i Regi Archivi di corte per il re Vittorio Amedeo II Archivio di Stato di Torino, Palazzo dei Regi Archivi 3/06 – 5/07/2008

Comunicare la Maestà. Gli architetti e gli spazi del principe Palazzo Reale 18/06 – 13/07/2008

Guarini, Juvarra, Antonelli. Segni e simboli per Torino Palazzo Bricherasio 27/07 – 14/09/2008

Giugno-settembre/June-September 2008 www.uia2008torino.org Un percorso in 5 mostre dedicato agli architetti che hanno fatto di Torino una capitale. An itinerary with 5 exhibitions, dedicated to the architects who turned Turin into a capital city.

La città disegnata dagli architetti


15

Frame tratto dal film/from Afterville by Fabio Guaglione, Fabio Resinao, 2008


La mondializzazione e la professione

Globalisation and the Profession of Architecture Contesto Pensiamo sovente che la mondializzazione sia una politica, una cospirazione o una strategia internazionale, quando invece si tratta di un contesto e di una realtà che toccano ancora una volta l’umanità. E’ all’interno di questo contesto globale che oggi si muove la professione. La mia presidenza e i miei viaggi attraverso il mondo mi hanno permesso di constatare l’estensione di questo contesto e le sfide che ci attendono in ogni angolo del globo. Asimmetria Constatiamo innanzitutto che il 70% della popolazione mondiale degli architetti proviene da Paesi sviluppati e che il 70% del mercato dell’architettura si trova nei Paesi emergenti. I numeri di certi continenti sono totalmente disequilibrati, per esempio l’Africa ha 50.000 architetti contro i 500.000 dell’Europa. Queste economie emergenti sono il BRIC (Brasile – Russia – India – Cina), il Paesi dell’ex blocco sovietico, i Paesi del Golfo ricco di petrolio, i nuovi Paesi

Gaetan Siew UIA President

dell’Unione Europea, e qualche Paese “star” dell’Africa come l’Angola e la Guinea Equatoriale (24% e 25% rispettivamente di crescita nel 2007).

Context We often think globalisation is a political conspiracy or international strategy, when in actual fact it is just a context or reality, which mankind once again must come to terms with. The profession now moves within this global context. My presidency and my travels around the world have allowed me to learn the extent of this context and the challenges facing us all around the world. Asymmetry Let’s begin by pointing out that 70% of all the world’s architects come from developed nations and 60% of the architecture market lies in emerging countries. The numbers for the various continents are totally imbalanced, for example Africa has 50,000 architects compared to 500,000 in Europe. The emerging economies are BRIC (Brazil – Russia – India – China), countries from the former Soviet bloc, countries in the oil-rich Gulf, newly elected countries to the European Union, and certain star African nations, such as Angola and Equatorial Guinea (24% and 25% growth rates respectively in 2007). Other factors such as Japan's international real estate investments or the exceptional boom in Asian tourism serve only to accelerate all this frenetic growth.

Technology and Communication This process is speeded up by technological progress in computing and comTecnologie e comunicazione munications. The world's current population is 6.5 billion and there are 4.5 Questo processo è accellerato dallo sviluppo tecnologico nei settori dell’in- billion radios, 3.5 billion televisions, 3 billion mobile phones and 1.5 billion formazione e della comunicazione. Per una popolazione di 6,5 miliardi, si con- computers. tano oggi 4,5 miliardi di radio, 3,5 miliardi di televisioni, 3 miliardi di telefoni cellulari, 1,5 miliardi di computer. New Challenges In this tumultuous context, the profession is facing a crisis which will proviNuove sfide de an incredible opportunity to impose our expertise and skills. Climatic overIn questo contesto tumultuoso, la professione si trova di fronte a una crisi che heating will force us to develop new forms of “green” technology and optimise diventerà una formidabile opportunità per far valere le nostre competenze. Il choices in terms of energy and the development of primary resources. surriscaldamento climatico ci obbligherà a sviluppare delle tecnologie verdi, a The great mobility characterising our profession will oblige us to respect ottimizzare le nostre scelte energetiche e il nostro sviluppo di risorse primarie. other people's cultures. Globalisation merely strengthens our desire to bring L’estrema mobilità della professione ci imporrà il rispetto della cultura del- our own national cultural identities to the fore. In addition to these challenl’altro. La mondializzazione non fa che rafforzare il nostro desiderio di rivendi- ges, there are political needs in terms of public health and safety and practicare le identità culturali nazionali. Si aggiungano a queste sfide, i bisogni politi- cal/aesthetic well-being. ci di sanità e di sicurezza pubbliche e di benessere funzionale ed estetico. The architect’s role is totally changing. His or her social responsibility Il ruolo dell’architetto è in piena mutazione. La sua responsabilità sociale towards our cities and urbanisation is becoming increasingly evident. Over diviene sempre più evidente verso le città e l’urbanizzazione. Oltre la metà del- half the world's population now lives in cities for the first time in the history of la popolazione mondiale è divenuta urbana per la prima volta nell’umanità. mankind. Cities must be at the focus of solutions aimed at reducing poverty. It Deve essere al centro delle soluzioni volte alla diminuzione della povertà. must be at the very top of the political and economic agenda. On the other Deve trovarsi al livello più alto delle decisioni politiche ed economiche. D’altro hand, a global market will call for much greater professionalism in terms of lato il mercato globale l’obbligherà a professionalizzarsi sempre di più in tecni- international business management. che di management internazionale degli affari. The UIA L’UIA This is the state of affairs in which the UIA must act to ensure that this great E’ in questa dinamica che si posiziona l’UIA per anticipare il movimento e assi- mobility takes place under the best possible conditions. First and foremost, the curare che questa estrema mobilità si svolga nelle migliori condizioni. In primo Union has set the international regulations for training architects. This UIAluogo, l’Unione ha stabilito delle norme internazionali per la formazione degli UNESCO charter sets the minimum study requirements for architects. The curarchitetti. Questa carta UIA-Unesco definisce le norme minime degli studi che riculum of studies will evolve to cater for these new challenges. The regulations deve affrontare l’architetto. Il contenuto degli studi evolve per tenere conto di acknowledge and accept the need to respect our physical and cultural enviqueste nuove sfide. La modalità di esercizio riconosce e accetta di rispettare il ronments. In 1999, all the 100 member nations of the UIA unanimously nostro ambiente fisico e culturale. Nel 1999 l’insieme dei cento Paesi membri del- approved an Agreement setting down the regulations governing the profession l’UIA ha unanimamente approvato un Accordo che definisce l’esercizio profes- worldwide. This Agreement is currently being debated at the World Trade sionale mondiale. Questo Accordo è oggi al centro di discussioni approfondite Organisation (WTO). Our profession is undergoing astonishing change. The presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio OMC. La nostra professione worldwide nature of its operating context has resulted in a rise in demand to conosce una mutazione straordinaria. Il contesto mondiale ha fatto crescere la the extent that there is now a shortage of architects on all five continents. But domanda a tal punto che si assiste a una penuria di architetti sui cinque conti- the transformation is now under way and we are getting ready to be more nenti. Ma la trasfromazione è in atto e si prepara a essere più forte e adeguata per powerful and better equipped to tackle new challenges. In 10 years time there affrontare le nuove sfide. Tra dieci anni, la professione sarà raddoppiata e arrive- will be twice as many people practising the profession, meaning a total of 3 rà a toccare la cifra di 3 miloni di architetti. million architects. 16 l’ARCA 237


I 400 professionisti tra architetti, urbanisti, ingegneri, economisti, tecnici, designer e grafici di Arep nella sede di Parigi.

The 400 professionals – architects, urban planners, engineers, economists, technicians, designers, graphics – of Arep in the firm headquarters in Paris.

237 l’ARCA 17


Dall’Autore al Brand From Masters to Brands

D

ell’architettura, nel complesso, oggi se ne parla parecchio: forse di più che in altri periodi. Un po’ da tutte le parti, assai poco a proposito, quasi sempre a sproposito. Denotando gradi diffusi e preoccupanti di estraneità e incomprensione, o intenti capziosamente strumentali. In sintonia inevitabile con una sorta di entropia mediatica che sempre più si conferma essere una irreversibile condizione dell’oggi, nell’affastellarsi continuo di informazioni di ogni ordine e grado, ma tutte alla fin fine presentate su di un unico piano, in qualche modo come equivalenti: anche l’architettura diviene pura notizia, incorporea e inesatta come tutte le altre. Suscitando così appunto attenzioni distratte oppure anche discussioni qualche volta accanite ma evanescenti, come nelle noiosissime pièces di genere. Di conseguenza, malgrado nel corso di poche decine di anni siano avvenuti cambiamenti epocali nel campo della professione, per giunta sovente molto diversi da Paese a Paese, se ne sa poco o nulla. Sopravvivono imperterriti vecchi cliché, che vengono sovrapposti senza pensarci un attimo a organizzazioni del lavoro remote, o divenute del tutto marginali. Come se la forma di una nuova automobile venisse ancora definita dal progettista attraverso successivi modelli in legno in scala 1:1 e l’opera di pazienti e valorosi battilastra, per poi avviarne la produzione in stampi e catene di montaggio comunque bisognose di costanti interventi manuali; o come se i tortellini sottovuoto del supermercato venissero prodotti confezione per confezione da un cuoco in carne e ossa. Ma questi sono prodotti industriali. Nel caso in questione dell’architettura invece le situazioni già in partenza si presentano molto più confuse e aggrovigliate. Alla figura dell’Auto-

Maurizio Vogliazzo re (o del Maestro), che variamente equivocata è ben viva e sempre vivrà (dopo tutto, anche se applicata, di un’arte pur sempre si tratta, o si dovrebbe trattare), si sovrappongono la grande varietà delle scale (dal cucchiaio alla città all’ambiente), la distesa sterminata delle tecnologie possibili e i costi che ne conseguono, i desideri e le necessità di utenti non sempre noti e dei quali invano si invocano imprecisate partecipazioni, la sordità dei regolamenti e dei piani degli amministratori e dei pianificatori, le richieste imperative degli investitori, le rigidità delle imprese costruttrici, e chi più ne ha più ne metta. Quanti attori sul nostro palcoscenico. Spesso dispotici e litigiosi. Così, di siparietto in siparietto (che sbadato Pinco: si è dimenticato il deposito per le biciclette! A forza di voler fare tutto storto, quel Birichino sempre alla ricerca di stupire, ora l’edificio è pieno di crepe! Altro che grattacieli Grandi Firme, mancano le case per la gente – in Italia, figuriamoci, il Paese più edificato del mondo! Ecologico, compatibile, dice lui, molto up-to-date e anche condiviso, ma quant’è bravo questo Pallino) si compiono mutamenti strutturali e irreversibili. In qualche caso purtroppo, come in Italia, siamo alle solite: vere e proprie tragedie. In ogni caso è arduo fare dei conti validi per tutte le situazioni: a fronte di tendenze generali facilmente registrabili, che affiancano complessivi processi di globalizzazione, prendono sempre più corpo differenze marcate, prodotto di culture e subculture che vanno paradossalmente sempre più divaricandosi. In un suo modo tutto particolare l’architettura ha spesso annunciato e preceduto i grandi trend mondiali: negli anni centrali del secolo scorso, per esempio, la generale affermazione e condivisione, nei luoghi più diversi, di quello che viene definito International Style può senza dubbio essere considerato come una delle principali e pervasive manifestazioni fisiche di un complessivo adeguamento dei modelli e del gusto a standard validi per tutto il pianeta, premessa necessaria all’affermazione di questa nostra contemporanea economia globale. Con quella sovrapposizione e confusione di piani divenuta abitudine radicata a seguito della definitiva affermazione del razionalismo di matrice tedesca nel primo dopoguerra, duramente prescrittivo e affiancato da agguerriti apparati critici, e tosto con lucida sagacia strategica esportato oltreoceano: in questo caso in nome della modernità, meglio sarebbe stato dire modernizzazione, portatrice e garante di tutto un insieme di ricadute positive e di valori addirittura etici. Si consolida proprio allora il cambiamento profondo della struttura della professione, a parti18 l’ARCA 237

G

enerally speaking, there is plenty of talk about architecture nowadays: perhaps more than ever before. It is mentioned everywhere, rarely poignantly and almost always inappropriately. Generally showing a widespread and worrying lack of proper understanding or revealing a deliberate intention to make instrumental use of it. Inevitably in tune with a sort of media-based entropy, which increasingly seems to be the irreversible state of the age in which we live, amidst a never-ending array of information of every imaginable type and kind, all eventually placed on the same level as being in some sense equivalent: even architecture turns into nothing but news, bodiless and inaccurate like all the other news items. So it inevitably attracts very little real attention or is just the topic of heated but evanescent debate, just like in the most boring mannerist plays. So even though époque-making changes have taken place in the profession over just a few decades, moreover often quite different from country to country, very little or nothing is known about it. Old clichés drag on, often mixing up all kinds of now irrelevant ways of organising work in the past, without anybody even pausing to think for a moment. It is as if the design of a new car was still created through a sequence of 1:1 scale wooden models and the patient and valiant labours of panel beaters, ready to be manufactured in moulds on assembly lines calling for constant manual intervention; or as if the cakes found in supermarkets were made one by one by a real cook in flesh and blood. These are all industrial products. In the case of architecture, the whole business is very confused and complicated from the very start. The figure of the Author (or Master), who is still very much alive and well and will continue to be so (after all, even though architecture is an applied art, it is still an art or ought to be) must be considered in relation to the great variety of scales involved (from the spoon to the city and the environment), the endless array of technology available and the costs it involves, the desires and needs of users, who are not always known and who, in vain, are asked to get involved, the plans and regulations set by administrators and planners who have failed to listen to reason, the demands of investors, the inflexibility of building contractors, and so on and so forth. There are so many actors on our stage. Often despotic and argumentative. So from entr’acte to entr’acte (what a numbskull, he has forgotten the bicycle stand! So bent on making everything twisted, always trying to startle people, his new building is full of cracks! So much for skyscrapers designed by the Big Names, there are not even enough houses for people here in Italy, the most built-up nation in the world! Ecological and compatible, so he says, very up-todate and admired, look how good he is!) irreversible structural alterations are made. Unfortunately, in certain instances, such as in Italy, we are dealing with the same old authentic tragedies. In any case, it's hard to take stock properly of all the situations: alongside rather obvious general trends, running alongside general processes of globalisation, marked differences are gradually taking shape, produced by cultures and subcultures, which, paradoxically, are increasingly parting ways. In its own peculiar way, architecture has often anticipated and proceeded the world's great trends: in the mid-20th century, for example, the widespread emergence and general success of what is known as the International Style, in all kinds of different places, may undoubtedly be seen as one of the main and most pervasive physical manifestations of a general adjustment in style and taste to standards viewed as valid for the entire planet, a necessary premise to the rise of the modern-day global economy. With the overlapping confusion of different planes which became a deeply entrenched habit after the definitive rise of German-style rationalism after the First World War, harshly prescriptive and backed up by powerful critical apparatuses drawing on great strategic wisdom exported overseas: in this case in the name of modernity, it would have been better to call it modernisation, bringing with it and guaranteeing a whole range of positive repercussions and even ethical values. That was when there were profound changes in the structure of the profession, starting in the United States, while the Old Continent, keeping to the West as is perhaps only appropriate considering


re appunto dagli Stati Uniti, mentre il Vecchio Continente, volendo rimanere come forse è corretto per quegli anni in ambito occidentale, è molto più lento e perfino restio ad adeguarsi alle nuove condizioni. Conformazioni professionali onnivore, potenti e di fatto senza volto, utilizzando ancora per un poco il nome di capostipiti valorosi, poi presto tramutati in acronimi, hanno presto ricoperto di edifici e costruzioni varie la crosta terrestre, complici i programmi di aiuto postbellici, con esiti equivalenti e non sempre edificanti. Nulla, al momento, permette di pensare che questa condizione di fondo sia cambiata o sia in procinto di farlo. Ovviamente si sono susseguiti molti adeguamenti. E diverse esperienze sono rimaste al margine, come alcuni interessanti episodi di contestualismo storicistico, forse eccessivamente regionali per essere capiti ed esportabili, anche se sostenuti da una letteratura critica molto raffinata. Ma, volendo rimanere su di un piano adeguato a quello che avviene nel mondo, nessuna scalfittura è rilevabile: postmodernismo, decostruttivismo, minimalismo, SMLXL, sostenibilità, hanno di fatto soltanto provveduto a modificare, allargare e aggiornare l’ampiezza dei campi praticabili, avendo cura fortunatamente quasi sempre di alleggerire gli aspetti ideologici ormai remoti e grevi della base di partenza. Restiamo perciò (e forse resteremo) sempre immersi fino al collo nell’International Style, divenuto saggiamente e oculatamente permissivo in termini di forme e linguaggi praticabili (sempre con certi limiti, oggi comunque comprensivi di coperture a pagoda al cinquantesimo piano), e sorretto e alimentato da organizzazioni professionali mano a mano più ramificate e inarrestabili: Designing, Engineering & Lobbying. Questa volta forse non anticipando, ma in deliberata sincronia con i dettati sempre più asfissianti del marketing e del merchandising, si è senza eccessiva difficoltà risolto il dilemma di come conciliare l’incontrollabile divismo dell’Autore (un tempo si diceva il Maestro, ma si trattava di cosa ben differente) con le esigenze indifferibili della macchina produttiva. La soluzione è stata delle più semplici, fra quelle consigliate dai manuali di settore più diffusi. Si è trasformato l’Autore in un Brand: piena soddisfazione di là, valorizzazione del prodotto di qua. L’operazione non è di poco conto: forse si tratta del cambiamento più radicale mai avvenuto nel nostro mondo. Altro che un quadro della scuola di Raffaello da esporre nella locale piccola ma preziosa pinacoteca: ora una municipalità anche non grande ma sufficientemente sponsorizzata può esibire il suo palazzo comunale ideato da Zaha Hadid (a seguito di regolare concorso, a inviti, naturalmente). O il suo ponte di Calatrava (a seguito di pseudodonazione). Tanto per fare un esempio. Tutte cose che, come le scarpe di Prada o le borse di Vuitton, si possono trovare in tutto il mondo, magari in una scala diversa, originali o contraffatti non è poi a ben vedere così rilevante. Acquisire un posto nel cosiddetto Star System vuol dire accettare consapevolmente di essere trasformato in Brand. Non c’è nulla di strano: è una delle condizioni più contemporanee e ambite. Sicuramente jetsetting, può eventualmente sfiorare il camp. O il pulp. O il kitsch? Va a sapere. Ma che importanza ha? Qui interessa notare come questa trasformazione sia accompagnata da un progressivo raffinamento della macchina produttiva che sta dietro al Brand, rendendone possibile in prima istanza l’esistenza, e subito dopo la sopravvivenza. Ovviamente non può che acquisire sempre maggiori margini di autonomia: la modellazione digitale e il conseguente trattamento dei progetti richiedono speciali e miratissime capacità. E questo dà poteri immensi a maghi dell’algoritmo, che lo spazio e l’architettura manco sanno che esistono e cosa sono. Da cui il recente, al momento incontenibile nell’attesa di qualche crollo, boom degli involucri smisurati e la loro grande fortuna, favorita dal susseguirsi di eventi sempre più colossali. Involucri soltanto: brillanti, sofisticati, sorprendenti. Ma pur sempre scatole vuote, o meglio riempite, caso per caso, di layout assolutamente standard. E nello stesso tempo apoteosi massima del Brand. Lo stesso Koolhaas, ancora pochi anni fa l’ultimo dei lecorbusieriani in tempi già supplementari, ne ha con freddezza abituale e a viso aperto tratto le dure conseguenze, in occasione di edificazioni variamente orientali. Nel genere comunque, ma questa è un’opinione del tutto personale, rispetto allo strombazzamento mediatico di ansiosi PR, continua a sembrare molto più raffinato firmare i propri edifici, quando si ha l’avventura di poterne costruire, a piè di pagina, come si suol dire, come per esempio si usava fare a Parigi e in

the period in question, was much slower and even reluctant to adapt to these new states of affairs Omnivorous, powerful and faceless professional bodies, still able to exploit the name of their valiant forefathers, which soon became mere acronyms, have covered the Earth’s crust with various (hardly edifying) buildings and constructions. At the moment there is nothing to suggest that this basic state of affairs has changed or is about to. Of course there have been plenty of adjustments. And certain experiments have remained on the margins, as interesting instances of historicist contextualism, possibly rather too regional to be understood and exported, even when backed up by the most elegant of literary writing. But, keeping on a suitable level as regards what is happening around the world, no scratches are showing: postmodernism, deconstructivism, minimalism, SMLXL and sustainability have just modified, extended and updated the range of operable fields, fortunately almost always taking care to lighten up any ideological aspects, now rather remote and crude compared to earlier. So we remain (and perhaps will always remain) up to our necks in the International Style, which has wisely and cleverly become rather permissive in terms of its acceptable forms and languages (although within certain limits, currently including pagoda roofs up on the 50th floor) and backed up and supported by increasingly ramified and unstoppable professional organisations: Designing, Engineering & Lobbying. This time perhaps not anticipating but deliberately in sync with the increasingly asphyxiating dictates of marketing and merchandising, it has, without too much difficulty, managed to solve the dilemma of how to reconcile the uncontrollable diva behaviour of Big Names (once referred to as Masters, but that was a different matter) with the relentless demands of the production machinery. The solution adopted was the most simple all those recommended by the most popular handbooks in this sector. Big Names have been transformed into Brands: complete satisfaction on one side, the enhancing of products on the other. This is no mean feat: it is perhaps the most radical change that has ever happened in our world. Much more than just a painting by Raphael’s school to be displayed in a small but extremely valuable gallery: now even a relatively small borough with the right sponsorship can boast a town hall designed by Zaha Hadid (following a pseudo-donation). Just to name one an example. All things which, like Prada shoes or Vuitton handbags, can be found all over the world, perhaps on different scales, original or fake it makes no real difference. Gaining a place in the so-called Star System means deliberately accepting being transformed into a Brand. There is nothing strange about this: it is just an eagerly sought after modern state of affairs. Very Jetset and on the verge of being camp or even pulp and kitsch. Who knows why. But what does it matter? We are really interested in noting how this change is accompanied by a gradual refining of the production machinery that lies behind the Brand, initially making its very existence possible and then ensuring its survival. Of course they will inevitably become increasingly independent: digital modelling and the kind of project design it allows call for special and very carefully targeted skills. And this gives great power to the wizards with algorithms, who do not e even know that space and architecture exist or what they are. Hence the recent (currently unstoppable until it eventually collapses) boom in oversize shells and their great success, helped along by a sequence of increasingly colossal events. Just shells: brilliant, sophisticated and startling. But still just empty boxes or, rather, filled with absolutely standard layouts. And at the same time this is the absolute apotheosis of the Brand. Koolhaas himself, until a few years ago the very last of the Lecorbusians, has drawn the most dire consequences from all this with his usual coolness and head-on approach, when faced with various kinds of Oriental-style buildings. I think – but this is only my personal opinion – that compared to all the media gossip caused by anxious PRs, it is much more elegant to just sign your buildings (when you have the great fortune to build them) at the bottom of the page, so to speak, as used to be the case in Paris and in Belgium, but less so elsewhere. In Italy, needless to say, the name would appear by the main entrance or gateway with a kind of discretion not lacking in understandable pride. But that was certainly a very different kind of society (before Monsieur Debord), unaware of 237 l’ARCA 19


Belgio, più raramente altrove, in Italia manco a parlarne, accanto al portone o alla porta di ingresso, con discrezione non priva di comprensibile orgoglio. Ma era certamente una società diversa, predebordiana, inconsapevole dei futuri supplementi mensili dei quotidiani di più larga diffusione dedicati alla casa e al design. Si potrebbe vedere così per esempio, sempre per rimanere da noi, chi sono gli autori di quella maledetta 457 o di quel disgraziato PII, potendo così rifuggire dal ricorrervi, ove si avesse mai l’intenzione sventurata di avviare una qualche intrapresa edificatoria. Una volta registrato il perdurare ininterrotto dell’impero dell’International Style in grado di autocorreggersi e autoaggiornarsi, e la poderosa riorganizzazione professionale che l’accompagna, rimane da chiedersi però che cosa diavolo ne è, della professione di architetto, che sembra di ricordare doversi annoverare fra quelle liberali, quando si è fuori dal giro, che per definizione non può essere che ristretto. Qui le situazioni si fanno molto più variegate, quasi intrattabili tanto grandi sono le differenze, e quasi insondabili. I dati a disposizione sono meramente quantitativi, non significano nulla, e spingono se mai a tentazioni protezionistiche, corporative. Le scuole delegate alla formazione superiore di settore sono in questo senso avare, se non mute. Spesso alle prese con direttive e ordinamenti confusi, astratti, burocratici. Con risorse esigue o mal distribuite. Gli organismi professionali hanno tradizioni e gestioni fra loro lontanissime. Come si fa a tentare un raffronto fra il britannico RIBA, o il portoghese AA, o il catalano Col-legi, e gli italici Ordini degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori? Anche per amor patrio, la cosa è proprio da evitarsi. A grandi linee si può dire soltanto che esistono Paesi la cui cultura riconosce senza drammi e strazi di sorta all’architetto uno statuto professionale e sociale indiscusso, competenze specifiche, responsabilità conseguenti, nell’ideazione, nella gestione e nell’esecuzione di un progetto. Più o meno come capita per un avvocato, un medico, un commercialista, e così via. Professioni liberali appunto si diceva una volta. Dar loro un peso giusto, un credito in partenza che ne aiuti la quasi inevitabile fragilità iniziale (anche in termini fiscali e di costo dei servizi), lasciar lavorare richiedendo il meglio e sempre la serietà, mettere a punto quadri mirati di occasioni, anche mediante assegnazioni proporzionate di incarichi a seguito di concorsi pubblici. Insomma nulla più delle condizioni standard che una società civile dovrebbe garantire. Poi si vedrà. Qualcuno potrebbe anche, desiderandolo fortemente e programmandosi di conseguenza, adire allo status di Brand, con competenze specifiche, magari anche soltanto in reti regionali, ma sempre più robuste e apprezzate nell’export, come capita sempre più di frequente per i prodotti alimentari doc e dop. Brand di nicchia, che bellezza. Anche molto più chic, più raffinato. E se no pazienza, la concorrenza si sa è spietata, ma di domande estese di competenze serie ce n’è una quantità inevasa, nel campo della qualità fisica dell’ambiente alle varie scale, per esempio. Scenari quieti, ma anche affascinanti, e possibili. C’è invece un bellissimo modo, in Portogallo, per definire una delle possibili situazioni strazianti che possono costituire il destino che aspetta un architetto giovane e anche meno: “o escritorio no sub-escada”, lo studio nel sottoscala. Descrive perfettamente, purtroppo, la condizione più diffusa e tristissima riservata nel nostro paese, dove non avviene nulla di quanto or ora raccontato, a molti di quelli che si laureano in questi anni in architettura. Concorsi persi, segnalati, vinti e poi non costruiti, la consultazione frenetica di europaconcorsi.com, i fantasmi squilibrati di paesi lontani e frenetici da una parte e la piccola ristrutturazione per un amico dall’altra, il lavoro in uno studio senza qualità cercando nel frattempo di conoscere magari qualche funzionario dell’ufficio tecnico municipale, 5-600 euro al mese, o meno e perfino nulla, anche se la cosa sembra incredibile. Vivendo, per di più, in un territorio che giorno per giorno sta andando in pezzi. Altro che Brand, del quale invece tanto si parla nel milieu. Ci sono responsabilità? Ma certo: anche, purtroppo e non sono poche, quelle descritte con precisione amaramente chirurgica da Massimo Scolari nel suo scritto dal titolo Una generazione senza nomi, apparso su “Casabella” n. 606, novembre 1993, p. 45 e segg., che ormai nessuno legge più e che gli altri hanno subito rimosso. Il 1993 è stato come è ben noto, tra l’altro, un anno clou per l’Italia. Non sono lamenti: purtroppo le cose stanno proprio così. 20 l’ARCA 237

future monthly supplements with the most popular newspapers devoted to the home and design. Having noted the seamless continuation of the empire of the International Style capable of correcting itself and updating itself, and the major professional reorganisation operations accompanying it, we still need to ask ourselves what the hell has happened to the profession of architecture, which I seem to remember was supposed to be one of those liberal professions (when you are not one of the clique), which by definition cannot be confined or restricted. Here the state of affairs is much more varied and almost impossible to examine, due to the enormity of the almost unfathomable differences involved. The facts and figures available are merely quantitative, they are meaningless and, if anything, point towards corporative, protectionist attitudes. The schools responsible for further training in this sector have little to say on this matter, if anything at all. Often forced to come to terms with confused, abstract and bureaucratic directives and orders. With only meagre or poorly distributed resources at their disposal. The various professional associations have very different traditions and management procedures. How can you compare the British RIBA with the Portuguese AA or Catalonian Col-legi or even the Italian Orders of Architects, Planners, Landscape Designers and Conservationists? Patriotism alone should advise against this. Generally speaking, it may simply be said that there are countries whose culture recognizes (without too much ado) the indisputable social and professional status of architects, their specific skills and responsibilities in designing, managing and carrying out a project. More or less in the same way they acknowledge a lawyer, doctor, accountant etc. Liberal professions as they used to be called. Acknowledging their due importance, giving them the credit they inevitably require at their almost always fragile beginnings (even in terms of taxes and the cost of services), leaving them alone to work but always expecting them to carry it out to the best of their capabilities, and providing them with carefully targeted opportunities, partly through the awarding of contracts based on public competitions. In other words, nothing more than the standard conditions which a civilised society ought to guarantee. Then we would see. Somebody might even (if they really wanted it and took the appropriate action required) aspire to the status of being a Brand, with special expertise, perhaps only on regional networks but always more robust and appreciated as an export, as is increasingly the case with food products with quality cereals. A niche brand, how wonderful. Much more chic too, more refined. And if they do not, then patience, we all know how tough the competition is, but there is an outstanding quantity of real demand for expertise, for example in the field concerned with the physical quality of the environment on various scales. Calm scenarios, but also fascinating and feasible. In Portugal they have a wonderful way of describing one of the possible heartrending situations which might mark the fate of a young or even not so young architect: “ o escritorio no sub-escada”, a studio beneath the stairs. Unfortunately it is a perfect description of the widespread and very sad state of affairs in our country, where so many people who graduated in architecture over recent years have never achieved what they expected. Competitions which have been won or lost, frequent commendations, but nothing built, the frenetic consulting of europaconcorsi.com, disconcerting ghosts from distant and frenetic countries on one hand and minor restructuring project for a friend on the other, working for a firm without any special qualities, trying in the meantime to get acquainted with some official in a municipal technical department, 5-600 euros a month or even less, perhaps nothing, however incredible that might seem. Living in a country which, in the meantime, is falling apart day by day. So much for the Brands about whom there is so much talk in architecture circles. So whose responsibility is all this? Needless to say, lots of people’s those described with bitter surgical precision by Massimo Scolari in an article entitled “A Nameless Generation”, which was published in “Casabella” no. 606, November 1993, page 45 and following pages, which nobody reads anymore and which everybody else has immediately forgotten about. 1993 was, as everybody knows, a key year for Italy. And these are not just complaints: unfortunately that is just the way it is.


Marseille Saint-Charles, SNCF DAAB-AREP/D. Giancatarina


L’ampliamento e la ristrutturazione della stazione Saint-Charles di Marsiglia, inaugurata nel dicembre dello scorso anno, nasce con l’obiettivo di collegare la nuova struttura alla città potenziandone la capacità di traffico ferroviario e passeggeri. Il progetto si iserisce nella vasta operazione di Euromeditérranée che investe il rinnovamento e ridinamizzazione di un ampio settore della città, circa 300 ettari, che si estende dai quartieri del porto fino alla stazione nella zona nord. Con questo intervento viene contrastato lo storico isolammento che caratterizzava l’altopiano della stazione, costruita nel XIX secolo, e che permaneva nella sua cesura rispetto alla città, nonostante una monumentale scalinata realizzata nel 1930. In linea con un più moderno concetto di intermodalità, la nuova stazione riunisce le funzioni di polo di interscambio ed è in grado di smistare oltre al traffico ferroviario (treni regionali e TGV), trasporti su gomma (autobus e pullman), metropolitana, taxi e auto. Il progetto architettonico si traduce nella realizzazione di una nuova struttura che si iscrive nel prolungamento della vecchia stazione declinando un ordine monumentale di 64 colonne in pietra con un passo di 2,2 metri. Il nuovo edificio offre un volume di 6.400 metri quadrati, definito da un parallelipedo vetrato lungo 160 metri e largo 40. Il colonnato svolge una doppia funzione, protegge dal sole e dal vento la facciata vetrata e collabora al sostegno della copertura sollevata su un lucernaio. Il tutto è calcolato per rispondere alla forza del Mistral che a Marsiglia è una presenza particolarmente condizionate. La struttura portante è composta da due file interne di pilastri in acciaio strallati come alberi di velieri, e dal colonnato esterno in pietra calcarea precompressa. Stesso calcolo minuzioso in relazione alla forza del vento per i tre lati vetrati. L’interno è uno spazio ampio e luminoso sviluppato al livello del piazzale e dove i collegamenti ai diversi sistemi di trasporto avviene sullo stesso piano dei binari. Il piazzale eterno, sul fronte dell’antico edificio, si proietta verso la città e i nuovi spazi commerciali organizzati attorno alla stazione. Nel sottosuolo tre piani di parcheggi offrono una capienza di 400 posti auto. 115 i milioni di euro occorsi per l’intera operazione.

Sncf Daab-Arep/D. Boy de la Tour

Arep, Sncf (France)

22 l’ARCA 237

Sncf Daab-Arep/D.Giancatarina

The extending and restructuring of Saint-Charles Station in Marseille, which opened last December, is designed to connect the new facility to the city, also boosting its capacity to handle rail traffic and passengers. The project is part of the more extensive Euromeditérranée enterprise, which involves redeveloping and re-energising a vast area of the city, approximately 300 hectares extending from the docklands to the station in the northern zone. The project sets out to break down the historical isolation characterising the spacious flat land area by the station, constructed in the 19th century, and which remained cut off from the city despite a monumental stairway built in 1930. In line with a more modern concept of intermodality, the new station acts as a junction and, in addition to railway traffic (regional trains and TGV), also handles road transport (buses and coaches), an underground line, taxis and cars. The architectural project translates into the construction of a new structure inscribed in the extension to the old station, creating a monumental row of 64 stone columns set at intervals of 2.2 m. The new building covers an area of 6400 square metres marked by a glazed parallelepiped, which is 160 m long and 40 m wide. The colonnade serves the dual purpose of sheltering the glass facade from the sun and rain and also helping support the roof raised above a skylight. Everything is calculated to withstand the force of the Mistral wind, which blows particularly strongly in Marseille. The bearing structure is composed of two internal rows of steel columns that look like ship’s masts and an outside the colonnade made of pre-compressed limestone. The same meticulous calculation of wind strength has been made for the three glazed sides. The interior is a large and well-lit space at plaza level, where the links to the various transport systems are located at track level. The outside plaza along the old building front projects towards the city and the new retail spaces organised around the station. Three stories of underground parking facilities can cater for 400 vehicles. The entire operation cost is 115 million Euros.

Sncf Daab-Arep/D.Giancatarina

Pôle d’échange Marseille Saint-Charles


Sncf Daab-Arep Sncf Daab-Arep/D.Giancatarina

Credits Project: SNCF (Agence des gares), AREP Technical Studies: Setec, Smm, Sidf Coordination: Arep

Client: SNCF, Communauté urbaine, Conseil Général des Bouches du Rhône

In alto, schizzo e foto dall’alto della situazione precedente all’intervento di ristrutturazione e ampliamento della Stazione Saint-Charles, a Marsiglia. Sotto, schizzo e foto della stazione con la nuova ala definita da un colonnato monumentale. A sinistra, planimetria generale e sotto, la facciata sud.

Top, sketch and photo from above of the situation prior to the restructuring and extension work on Saint-Charles Station in Marseille. Below, sketch and photo of the station showing the new wing designed around a monumental colonnade. Left, site plan and, below, south facade.

237 l’ARCA 23


Sncf Daab-Arep/D. Boy de la Tour Sncf Daab-Arep/D.Giancatarina

24 l’ARCA 237

Sncf Daab-Arep/D. Boy de la Tour

Details of these spacious glass hall, which sets out the entrance to the tracks and intermodal network of transport, ticket offices, utilities and retail spaces all on the same level.

Sncf Daab-Arep/D.Giancatarina

Particolari dell’ampia hall vetrata che distribuisce, su uno stesso livello, l’accesso ai binari e alla rete intermodale dei trasporti, biglietterie, servizi e spazi commerciali.


Just like the south facade, set around a row of 64 stone columns, the rest of the station’s glazed facades are designed to withstand the force of the Mistral, which blows particularly violently in Marseille.

Sncf Daab-Arep/D.Giancatarina

Sncf Daab-Arep/D. Boy de la Tour

Come la facciata sud, ritmata dall’enfilade di 64 colonne in pietra, le altre facciate vetrate della nuova struttura sono state calcolate per resistere alla forza del Mistral, che a Marsiglia soffia in modo particolarmente violento.

237 l’ARCA 25


Ishimoto, Nikisekkeishitsu (Japan) Sebbene attualmente sia una Prefettura del Giappone, Okinawa è stata, fino alla metà del XIX secolo, il regno di Ryukyu. Fino all’invasione del clan Satsuma nel 1609, era una nazione indipendente. La storia, la cultura e la natura di Okinawa sono quindi molto diverse da quelle del resto del Giappone. Il nuovo museo doveva perciò esprimere in modo forte la cultura Ryukyu. Nella sua immagine esterna, l’edificio richiama i gusuku* e sorge sulla cima della collina Ameku nel quartiere commerciale di Shintoshin a Naha, dominando il paesaggio in un continuum con il parco adiacente. E’ stata utilizzata una doppia pelle di pannelli di calcestruzzo prefabbricati, che riprende le curvature delle fortezze gusuku, risalenti a prima dell’invasione Satsuma, e presenta le qualità di “morbidezza” della pietra corallina di Ryukyu. I pannelli di cemento bianco, pietra e sabbia corallina di Ryukyu sono stati lisciati e poi trattati a grezzo. La doppia pelle protegge la parete esterna dal calore e ripara sia l’esterno sia le aperture interne dai venti e dalle piogge, che qui assumono la violenza di tifoni. Lo spazio tra i due strati della pelle è utilizzato per collocare le canalizzazioni e per fornire le camere per l’ingresso e l’uscita dell’aria. L’atrio di ingresso è stato progettato come uno spazio in cui la luce filtra attraverso gli alberi. A Okinawa, infatti, le zone ombreggiate tra gli alberi erano tradizionalmente dei luoghi di incontro e di scambio per la comunità. All’interno delle pareti esterne oblique è stato costruito un volume scatolare di cemento armato rifinito con vernice bianca. Gli spazi interni di tutto l’edificio, dall’ingresso all’atrio, alle gallerie fino al cortile posteriore, sono tutti verniciati di bianco. La pelle esterna è stata punteggiata di bucature che rispondono alle necessità delle funzioni interne. Tali bucature sono in corrispondenza delle aperture principali dell’edificio e dei condotti d’aria e consentono di avere luce e ventilazione naturali. Tra le altre caratteristiche dell’edificio si distingue la struttura della copertura che inquadra l’atrio di ingresso.

Okinawa Prefectural Museum & Art Museum, Naha City Although a prefecture of Japan today, Okinawa existed as the Ryukyu Kingdom until the mid-19th century. Until its invasion by the Satsuma clan in 1609, it was a completely independent country. Okinawa’s history, culture, and nature differ strikingly from what is found in the rest of Japan. Therefore, the Museum should have an architectural design powerfully expressive of Ryukyu culture. In outer appearance, the building is designed in the image of a gusuku* rising on top Ameku hill in Naha’s Shintoshin commercial district, presiding over a landscape continuous with a neighboring park. A double skin of pre-cast concrete panels (PC panels) was employed in expressing the gentle curves of the gusuku fortresses, built prior to the Satsuma invasion, and the soft visual qualities of Ryukyu limestone. The panels, created using white cement, Ryukyu limestone, and sand (coral), have been shaved and given a rough texture. The double skin shields the exterior wall from the heat load of powerful sunrays, while protecting both the exterior wall and openings from violent typhoon winds and rains. The gap between the skin layers is effectively used as space for laying water pipes and providing air intake and exhaust chambers. The entrance hall is designed in the image of a space where light filters through trees. In Okinawa, shaded spaces under trees were traditionally valued as places for community gathering and exchange. Within the slanted exterior walls of PC panels is a box-like building of steelreinforced concrete, finished in white paint. The interior spaces throughout the building, from the main approach to the entrance hall, galleries, and backyard, also employ a finish of white paint as a basic design element. The PC outer skin has been punctured by holes in response to the needs of interior functions. Such holes are provided where there are building apertures or air intake and exhaust outlets, so as to maintain illumination and ventilation. Another special feature of the building is the roof frame of the entrance hall.

26 l’ARCA 237


Credits Design/Direction: Ishimoto, Nikisekkeishitsu Collaboration: Van Structural Design Studio Client: Okinawa Prefecture

Nella pagina a fianco, planimetria generale e pianta del primo piano dell’Okinawa Prefectural Museum & Art Museum di Naha City. A destra, particolare del rivestimento esterno costituito da una doppia pelle di pannelli di cemento bianco forati.

Makoto Yoshida

Opposite page, site plan and plan of the first floor of the Okinawa Prefectural Museum & Art Museum in Naha City. Right, detail of the exterior cladding made of a double-skin of white and perforated pre-cast concrete panels.

*Il carattere cinese per “castello” si legge “shiro” in giapponese e “gusuku” a Okinawa e connota qualcosa di fondamentalmente diverso dai castelli giapponesi. I gusuku furono costruiti quando Okinawa era ancora una nazione indipendente – il regno di Ryukyu, prima dell’invasione Satsuma del 1609 e prima dell’annessione al Giappone. Mentre un castello giapponese è

sempre una fortezza strategica, un gusuku, nella maggior parte dei casi, è invece un luogo cerimoniale – un “utaki” – o un luogo di culto. Tutti i gusuku sono collocati in cima a una montagna o a una collina, o in un santuario che racchiude la sommità dell’altura. La forma esterna del nuovo Okinawa Prefectural Museum of Contemporary Art è ispirato a un grande gusuku, come lo Shuri

Castle, che era una fortezza. Anche i gusuku costruiti come fortezze erano molto diversi dai castelli giapponesi. Quasi sempre, i castelli giapponesi erano realizzati su fondazioni costituite da strati di pietre, mentre i gusuku presentavano erano fatti con pareti stratificate che formavano un recinto attorno al santuario, all’interno del quale si ergeva un edificio di legno. Le mura esterne

del gusuku sono curve e richiamano la forma delle alture su cui sono costruite, caratteristica in contrasto con le linee diritte e gli angoli dei castelli giapponesi. *The Chinese character for “castle,” read as “shiro” in Japanese, is read as “gusuku” in Okinawan and connotes something fundamentally different from a Japanese castle. Gusuku were constructed

in the days when Okinawa was still an independent country – the Ryukyu Kingdom, prior to the Satsuma invasion of 1600 and Okinawa’s subsequent annexation by Japan. While a Japanese castle is always a strategic fortress, a gusuku in most cases is rather a ceremonial place – an “utaki” – or a place of worship. All gusuku are located on the summit of a mountain or hill, or in a sanctuary that includes

such a summit. The outer form of the new Okinawa Prefectural Museum of Contemporary Art is inspired by gusuku of large scale, such as Shuri Castle, which was a fortress. Even gusuku built as fortresses were entirely different in character from Japanese castles. In almost every case, the Japanese castle stood on top of a foundation of layered stone. With the gusuku, however, castle walls of

layered stone formed an enclosure around the sanctuary, inside of which stood a building of wood. Such an arrangement was perhaps inevitable in a land continually under onslaught by typhoons. The castle walls had a gentle curvature echoing the form of the hill or mountain on which they stood’– a feature quite in contrast with the straight lines and angular corners of the Japanese castle.

237 l’ARCA 27


Nacasa & Partner Makoto Yoshida

In alto, vista generale del museo. Sopra, l’atrio di ingresso. Nella pagina a fianco, una delle sale espositive.

28 l’ARCA 237

Top, general view of the museum. Above, the entrance hall. Opposite page, one of the exhibition galleries.


237 l’ARCA 29

Nacasa & Partner


30 l’ARCA 237

Makoto Yoshida


Makoto Yoshida Makoto Yoshida

Nella pagina a fianco e in alto, viste delle sale espositive. Sopra, il porticato che fiancheggia l’ingresso principale e lo separa dal cortile interno.

Opposite page and top, views of the exhibition galleries. Above, the porticoed arcade alongside the main entrance, dividing it from the internal courtyard.

237 l’ARCA 31


Il ruolo etico e sociale dell’architettura The Ethical and Social Role of Architecture

“T

ransmitting architecture” non è solo il fortunato tema del 23° Congresso UIA di Torino, ma è soprattutto una sfida necessaria per il futuro dell’architettura. “Transmitting” comporta la capacità di comunicare verso l’esterno la complessità e densità del mestiere dell’architetto, l’importanza delle sue scelte per l’ambiente in cui vivremo, la responsabilità verso il territorio e le risorse che utilizzeremo. Ma insieme, e forse più sottilmente, “transmitting” comporta la capacità dell’architettura di ascoltare i mondi che attraverserà e che potrebbe trasformare, di imparare l’arte del silenzio umile e della comprensione di tutti quei segnali che le realtà in profonda trasformazione che chiedono cambiamenti necessari per il futuro inviano quasi involontariamente. Ed è partendo da questo assunto che abbiamo cercato di interpretare l’organizzazione delle sessioni del congresso UIA cercando in tutti i modi possibili di abbattere i muri invisibili che separano il mondo dell’architettura, i suoi saperi

Luca Molinari e parole d’ordine specifiche, dalla società. Il Novecento è stato segnato da una dolorosa separazione tra la maggioranza della popolazione e la maggior parte delle arti “moderne”. Un velo di pericolosa distanza tra una cultura millenaria della città e dello spazio e la tensione verso un futuro migliore, diverso, “moderno” che non sempre ha generato spazi condivisi, comprensibili, accettati da chi in seguito li avrebbe abitati. Questo nuovo millennio si dovrebbe aprire alla luce di una nuova forma di dialogo tra una disciplina in profonda metamorfosi e una società sempre più complessa e attenta alle visioni che potremo produrre per il prossimo futuro. E l’idea di un dialogo permanente tra le parti, di uno scambio necessario e aperto tra esperienze e culture differenti ha animato l’organizzazione delle tre giornate che seguiranno tre parole d’ordine molto chiare ed elementari: cultura, società, speranza. Tre temi che esprimono i fondamenti su cui costruire un futuro aperto e consapevole. Tre temi che si confrontano con la matrice attiva e vitale di ogni popolo (cultura), con la necessità di un dialogo e di un ascolto costante con la vita che scorre (società) e che impongono un’azione positiva per il futuro (speranza). L’architettura dei prossimi decenni dovrebbe partire da questi tre elementi a raccogliere le sfide che la società contemporanea continua a rilanciare: dalla sostenibilità ambientale come tema centrale di ogni azione progettuale ai flussi migratori in rapporto alla metropoli contemporanea, dalla ricostruzione delle città devastate dalla guerra alla presenza massiccia di autori delle nuove generazioni, dal dialogo necessario tra architettura, economia e politica al ruolo delle tecnologie nella costruzione di ambienti socialmente ecologici. Si è voluto costruire un congresso in cui la pluralità e ricchezza, anche inaspettata delle voci, prendesse il sopravvento sullo star-system. Abbiamo voluto dare un segnale chiaro che la crescita avviene attraverso il dialogo e l’apertura ai saperi e alle esperienze diverse. Crediamo che il futuro dell’architettura non sia in un nuovo stile da consumare in fretta, ma in una forma matura e consapevole di progettazione come processo, come dialogo aperto, come consapevolezza del proprio ruolo sociale ed etico che l’architettura continuerà ad avere anche nel prossimo futuro.

32 l’ARCA 237

“T

ransmitting architecture” is not just the well chosen theme of the 23rd UIA Conference in Turin, it is, above all, a necessary challenge for the future of architecture. “Transmitting” involves the ability to convey the complexity and density of the architect’s craft to the outside world, the importance of architects’ decisions for the environment in which we live, their responsibility towards the land and the resources we use. But “transmitting” also, and perhaps more subtly, means architecture’s ability to listen to the realms it crosses and which it might even transform, learning the art of humble silence and understanding all those signs, which, perhaps even involuntarily, come from those places undergoing profound changes which must adapt to face the future. And it is working on this assumption that we have tried to plan the various sessions of the UIA Conference, striving in every possible way to knock down those invisible walls separating the world of architecture, its knowledge and specific watchwords from the rest of society. The 20th century was marked by the painful separation of most of the population from most of the “modern” arts. A veil of dangerous distance between the age-old culture of the city and space and a striving towards a better, different, “modern” future, which has not always managed to generate welcome and easily comprehensible spaces, widely accepted by those destined to inhabit them. This new millennium ought to open up to the light of a new kind of interaction between a discipline undergoing profound changes and our increasingly complex society with its watchful eye for visions we might be able to bring about in the near future. And the idea of permanent dialogue between the various parties involved, necessary and open exchange between different experiences and cultures, has guided the three-days’ events which will focus on three very clear and simple sound bites: culture, society, and hope. Three issues which express the foundations on which an open and conscientious future may be built. Three issues which must come to terms with the vital and active matrix of every single population (culture), with the need to constantly dialogue with and listen to passing life (society), and which call for positive action to the future (hope). Architecture over the next few decades should work on these three elements as it takes up the challenges which modern-day society keeps throwing down: from environmental sustainability as the key issue in all design projects to migratory flows through modern-day metropolises, from the reconstruction of cities devastated by war to the presence en masse of the latest generations of designers, from necessary interaction between architecture, economics and politics to the role of technology in the construction of socially eco-friendly environments. The idea was to organise a conference in which the (even unexpected) plurality and richness of the people involved took precedence over the star system. We wanted to send out a clear signal that growth comes through interaction and openness to a variety of different realms of knowledge and experiences. We believe that the future of architecture does not lie in a new style to be quickly consumed, but rather in a mature and conscientious form of design as a process, as open-ended dialogue, and as an awareness of the social and ethical role that architecture will continue to play even in the near future.


Credits Project: Renzo Piano Building Workshop in collaboration with FXFowle Architects Competition, 2000 Design Team: B.Plattner (senior partner in charge), E.Volz with G.Bianchi, J.Moolhuijzen (partners), S.Ishida, P.Vincent

(senior partners), A.Eris, J.Knaak, T.Mikdashi, M.Pimmel, M.Prini, A.Symietz Consultants: Ove Arup & Partners (structure and services) Design Development, 2000-2007 Design Team: B.Plattner (senior partner in charge), E.Volz (associate in charge) with J.Carter,

S.Drouin, B.Lenz, B.Nichol, R.Salceda, M.Seibold, J.Wagner and C.Orsega, J.Stanteford, R.Stubbs, G.Tran, J.Zambrano; O.Aubert, C.Colson, Y.Kyrkos (models) Consultants: Thornton Tomasetti (structure); Flack + Kurtz (services); Jenkins & Huntington

(vertical transportation); Heitman & Associates (façade consultant); Ludwig & Weiler (storefront); Office for Visual Interaction (lighting); Gensler Associates (interiors); AMEC (construction manager) Client: The New York Times Company/Forest City Ratner Company

Renzo Piano Building Workshop, FXFowle Architects (Italy, USA) Il New York Times Building, a Times Square, è la nuova sede del quotidiano newyorkese. Trasparente e permeabile alla circolazione, questo nuovo edificio di 52 piani esprime il legame intrinseco tra il giornale e la città. La sua forma di base è semplice e primaria, simile alla griglia di Manhattan. Il suo volume slanciato non è rivestito con i vetri specchianti e colorati che rendono i grattacieli delle entità misteriose ed ermetiche. Al contrario, è stato utilizzato vetro trasparente combinato con un pattern di ceramica che fa sì che l’edificio si adatti ai colori dell’atmosfera della città: azzurognolo dopo un temporale, rosso brillante dopo il tramonto. E’ un edificio che dialoga con la strada. Spesso le persone che circolano tra i vari piani utilizzano, invece di uno dei 28 ascensori, le scale collocate a ridosso delle facciate cosicché i loro movimenti sono visibili dall’esterno. Tutto ciò, dopo tutto, è appropriato, poiché i giornali, almeno metaforicamente, raccolgono le notizie dalla strada. In armonia con lo spirito del progetto, l’atrio dell’edificio è molto aperto, trasparente e permeabile. Al piano terra, un grande giardino interno è aperto al pubblico e visibile dalla strada, e crea così una molteplicità di trasparenze che attraversano tutto l’isolato tra la 40th e la 41st Street. L’atrio contiene anche un auditorium semi-pubblico, ristoranti e negozi, intesi come parte dell’ambiente esterno. La base del grattacielo (il secondo, terzo e quarto piano) ospitano la sede del New York Times.

The New York Times Building, New York Located in Times Square, the New York Times Building will house the new headquarters of the newspaper. Transparent and permeable to people’s circulation, this 52-storey building expresses the intrinsic link between the newspaper and the city. The building’s basic shape is simple and primary, similarly to the Manhattan grid. It is slender, and does not use mirrored or tinted glass which render towers mysterious and hermetic subjects. On the contrary, the use of clear glass combined with a pattern of ceramic allows the building to adapt to the colours of the atmosphere. Blueish after a shower, shimmering red after a sunset The building speaks to the street. When people circulate between its floors, they will often take, instead of one of the 28 elevators, the stairs located on the facades and their movement will be visible from outside. This is, after all, appropriate, as newspapers, at least metaphorically, gather information from the street. In accordance with the spirit of the project, the lobby of the building is very open, transparent and permeable. At ground level, a large internal garden will be publicly accessible and visible from the street, thereby creating multiple transparencies through the block from 40th to 41st streets. The lobby at the street level will also include a semi-public auditorium, restaurants and shops that are intended to be a part of the street environment. The base of the building (2nd, 3rd and 4th floors) will house the headquarters of the New York Times.

Schizzo di progetto della sede del New York Times. Alto 52 piani, il grattacielo è permeabile alla pubblica circolazione urbana. Nelle pagine seguenti, comparazione del nuovo edificio con i grattacieli di

Manhattan e dettaglio dell’impaginazione della facciata. Project sketch of the offices of the New York Times. 52 storeys high, the skyscraper is permeable to urban public circulation.

Following pages, comparison between the new building and the skyscrapers of Manhattan, and detail of the facade layout.

237 l’ARCA 33


34 l’ARCA 237


237 l’ARCA 35

Michel Denancé


36 l’ARCA 237


Nella pagina a fianco, planimetria generale, sezione e dettagli costruttivi dello schema strutturale. A sinistra, il nuovo edificio collocato nel contesto urbano di Manhattan. Nelle pagine seguenti, dettaglio di uno spazio interno e particolare del logo della testata giornalistica posto sulla facciata. L’estrema trasparenza dell’involucro architettonico crea una forte contaminazione fra spazi interni e ambiente urbano. Opposite page, site plan, section, and construction details of the structural scheme. Left, the new building set in the cityscape of Manhattan. Following pages, detail of an interior space and detail of the newspaper’s logo imprinted on the facade. The extreme transparency of the architectural shell creates a powerful contamination between the interiors and urban environment.

237 l’ARCA 37


38 l’ARCA 237


237 l’ARCA 39


RTKL International (USA) Shanghai ha scelto la sua ultima riserva naturale, una zona a palude nei pressi del delta dello Yangtze River, come sede del New Jiang Wan Culture Center. Il nuovo centro culturale include nel suo programma 9.400 metri quadrati di spazi destinati a esposizioni, istruzione e spettacoli e costituisce inoltre la porta di accesso per coloro che dalla città vogliano visitare il parco e la palude. RTKL, lavorando sull’involucro dell’edificio, ha realizzato un concetto progettuale che è andato oltre le aspettative della committenza, attenta a sviluppare il tema ecologico. Concettualizzato come un elemento naturale, il progetto dell’edificio fonde l’architettura con il paesaggio, rappresentando simbolicamente l’immagine di un grande ceppo nodoso di una foresta secolare intrecciato con rocce e altri elementi naturali. Il progetto si evolve nel concetto di una ecologia sociale in grado di accomunare persone, natura, luogo e società. L’edificio, circondato dalla palude, è un “arazzo” tridimensionale con prospetti che si innalzano e si abbassano, con curvature ampie e angoli accentuati da specchi d’acqua distribuiti a intermittenza tutto intorno alla base. Queste forme e spazi vengono sfruttati come stimolo all’ingresso e all’interazione del pubblico. La maggiore sfida affrontata in fase progettuale è stata quella della fattibilità costruttiva. La geometria insolita richiedeva infatti muri che allo stesso tempo si curvassero e si sollevassero, il che ha causato frequenti modifiche strutturali e richiesto un posizionamento molto preciso. Anche la ricerca del materiale adatto ha implicato un lungo lavoro che però, alla fine, si è rivelato produttivo.

Shanghai has embraced its last wetland preserve as home to the New Jiang Wan Culture Center near the Yangtze River Delta. The NJW Culture Center’s program includes 9,400 square metres of space for exhibition, education, and entertainment. It also will be a gateway to attract people from the city to the park and wetlands. RTKL pushed the envelope and produced a unique design concept that exceeded the expectations of the developers, who envisioned an ecology theme. Conceptualized as a part of nature, the building’s design merges the architecture with the landscape, depicting symbolically the image of a great tangled rootstock from an oldgrowth forest interlocked with rocks and other natural objects. It evolves into a social ecology that ties together people, place, nature, and society. The design is a three-dimensional tapestry of rising and diminishing elevations, sweeping curves, and angles everywhere accented by reflective water sited intermittently around the building’s base and surrounded by the wetlands. It uses these forms and spaces to stimulate public access and interaction. The design’s biggest challenge was its constructability. Its unusual geometry required walls that had to tilt and curve simultaneously, causing frequent structural changes, and demanded precise positioning. Finding the proper materials involved a long process that yielded productive results.

New Jiang Wan Cultural Center, Shanghai

Fu Xing Studio

Credits Project: RTKL International Firm Architect/Principal In Charge: Xiaoguang Liu, Vice President in Charge Project Team: Xiaoguang Liu - Project Manager; Design Team - Fu Li, Vicky Wang Associate Architect: Shanghai Institute of Architectural Design & Research Owner/Client: Chengtou Zhi Di

40 l’ARCA 237


1. Atrio livello superiore/Upper Level Lobby 2. Atrio livello inferiore/Lower Level Lobby 3. Sala espositiva/Exhibition Hall 4. Galleria mostre temporanee/Temporary Exhibition 5. Ricerca e amministrazione/Research & Administration 6. Parcheggio/Parking 7. Sala tecnica/Machine Room 8. Piazza ribassata/Sunken Plaza 9. Area commerciale/Commercial Space 10. Parco/Park

Sezioni longitudinali e viste del New Jiang Wan Cultural Center realizzato nei pressi di Shanghai all’interno di un’area destinata a riserva naturale e parco. Longitudinal sections and views of the New Jiang Wan Cultural Center, realized near Shanghai, in an area destined to natural reserve and park.

237 l’ARCA 41


Sopra, una delle sale espositive per le mostre temporanee. Sotto, pianta del primo livello. Above, one of the temporary exhibition rooms. Below, plan of level one.

1. Atrio ingresso Lobby 2. Atrio centrale Central Hall 3. Galleria Gallery 4. Sala polifunzionale Multi-Function Room 5. Sala conferenze Conference Room 6. Ufficio Office 7. Cortile Courtyard 8. Auditorium 9. Aula Classroom 10. Studio per la musica Music Studio 11. Studio per l’arte Art Studio 12. Palcoscenico Stage 13. Anfiteatro Amphitheater 14. Caffetteria Cafeteria 15. Biblioteca Library 16. Garage

42 l’ARCA 237


Sopra, vista dell’ingresso. L’edificio è un “arazzo” tridimensionale con prospetti che si innalzano e si abbassano, con curvature ampie e angoli accentuati da specchi d’acqua distribuiti a intermittenza tutto intorno alla base. A sinistra, pianta del secondo livello. Above, view of the entrance. The design is a three-dimensional tapestry of rising and diminishing elevations, sweeping curves, and angles everywhere accented by reflective water sited intermittently around the building’s base. Left, plan of level two.

237 l’ARCA 43


Viste degli spazi interni, articolati su due livelli e caratterizzati da tagli, sia materici sia di luce che richiamano simbolicamente l’immagine di un grande ceppo nodoso di una foresta secolare intrecciato

44 l’ARCA 237

con rocce e altri elementi naturali. Views of internal spaces, organized on two levels and characterized by material and lihgt cuts, depicting symbolically the image of a great

tangled rootstock from an old-growth forest interlocked with rocks and other natural objects.


237 l’ARCA 45


Verso il mondiale

Towards the World Architecture Conference

“C

onoscenza, competitività, innovazione, verso una Democrazia Urbana per la qualità”, sono stati i temi del 2° Congresso Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (7° Congresso Nazionale degli Architetti) tenutosi ques’anno a Palermo. L’assise palermitana si è svolta anche in preparazione del XXIII Congresso Mondiale dell’UIA (International Union of Architects che si celebrerà, per la prima volta in Italia, a Torino. Si tratterà, con la Democrazia Urbana per la qualità, di orientarsi verso una “nuova frontiera eco-politana”: l’architettura quale organismo “vivente” in simbiosi con l’Uomo e la Natura L’architettura dell’era elettronica, digitale, deve contribuire a neutralizzare le patologie delle grandi aree urbane, deve andare oltre i linguaggi, sia accademici (neo-storicistici, anti-post-modernisti, tardo-razionalisti) che sperimentali (high-tech o de-costruttivisti), ormai in fase involutiva, che ignorano la crisi ambientale e sociale.

“K

nowledge, competitiveness and innovation, towards Urban Democracy in the name of quality” were the themes of the 2nd National Congress of Architects, Planners, Landscape Designers and Conservationists (7th National Congress of Architects) held this year in Palermo. The meeting in Palermo took place in preparation for the 23rd World Conference of the UIA (International Union of Architects, which will be taking place in Italy for the first time, in the city of Turin). In conjunction with Urban Democracy in the name of quality, it will set the bearings towards a “new eco-politan frontier”: architecture as a living organism in symbiosis with Man and Nature. Architecture in the electronic and digital age must help neutralise the pathologies afflicting major urban areas, it must move beyond languages, be they academic (neo-historicist, anti-postmodernist, late-rationalist) or experimental (high-tech or deconstructivist), which are now evolving backwards and ignoring the environmental-social crisis. It is no coincidence that the home and environment were the main points on the political agenda of the British government. President of the National Council of Architects, Planners, Landscape Designers and Conservationists The Prime Minister, Gordon Brown, has announced that at least 10 “ecotowns” with Non è un caso che la casa e l’ambiente siano tra i principali punti dell’agen- zero impact, consumption and emissions will be built between 2016-2020. The same thing is happening in France, where the government has announda politica del governo inglese. Il Premier Gordon Brown ha annunciato la realizzazione tra il 2016 e il 2020 di almeno dieci “ecotowns” a impatto, consumo ced (in “decision 91” of the Attali Report of 2008) that it plans to build 10 “ecopolis” by 2012, whose towns or neighbourhoods will have at least 50,000 ed emissioni zero. Lo stesso accade in Francia dove il governo annuncia nella “decisione 91” inhabitants each. In accordance with local communities, the French Government plans to del rapporto Attali del 2008 di voler costruire, entro il 2012, dieci “ecopolis”, build a new type of city with new neighbourhoods, authentic workshops of con quartieri di almeno 50.000 abitanti ciascuna. Lo Stato francese, in accordo con le comunità locali, intende costruire un urban modernity – financially, ecologically, technologically and socially nuovo tipo di città con nuovi quartieri, veri e propri laboratori della modernità balanced – combining together high environmental quality and cutting-edge urbana – con un equilibrio finanziario, ecologico, tecnologico e sociale – attra- communication technology. They will be furbished with high-capacity infraverso l’integrazione tra alta qualità dell'ambiente e tecnologie di comunicazio- structures, technologically advanced transport systems, and long-lasting conne d'avanguardia. Si tratta di infrastrutture ad alta capacità, trasporti tecnologi- structions. Outside Europe, major architecture firms are designing and building the camente avanzati e costruzioni durature. Fuori dall’Europa, i grandi studi di architettura progettano e realizzano nuo- new sustainable cities. Like, for example, Abu Dhabi, the capital of the United ve città sostenibili. E’ il caso di Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, Arab Emirates, which, thanks to projects designed by Foster's firm, will be the che grazie agli interventi dello studio Foster, diverrà la prima città a emissioni first city with zero emissions. It will be called Masdar city (Arabic for “source”) zero. Si chiamerà Masdar city (in arabo “fonte”) per diventare patria ideale and be the ideal homeland for environmentalists from all over the world. As degli ambientalisti di tutto il mondo. Quanto a New Songdo City, in Corea, regards New Songdo City in Korea, based on projects designed by the KPF essa, nei progetti dello studio KPF, è destinata a essere la prima nuova città firm, it is destined to be the first new alternative global city. Designed like a globale alternativa. Concepita come una città “verde” e all’avanguardia nelle green city and at the cutting edge in terms of sustainable practices, it will, at pratiche sostenibili, sarà, allo stesso tempo, anche un nuovo centro per il com- the same time, also be a new centre for international trade in Asia. mercio internazionale in Asia. World Conference in Italy We fought hard to get the world conference held in Italy, and not only so as Il Mondiale per l’Italia Abbiamo molto lottato per avere il congresso mondiale in Italia, non solo to be able to confront the rest of the world, but also and above all due to the per confrontarci col mondo, ma anche e soprattutto per avere le necessarie inevitable repercussions it will have for our country. So we are launching a new motto: “for Italy to return to the future, suburbs ricadute nel nostro Paese. Quindi lanceremo il nuovo motto: “perché l’Italia torni al futuro, è necessa- must be turned into fragments of eco-city”. This will be achieved through “Urban democracy in the name of quality” or, rio trasformare le nostre periferie in brani di ecocittà”. in other words, consultations with our communities and the virtuoso weaving Attraverso la “Democrazia urbana per la qualità”, ovvero consultazioni nelle comunità e intreccio virtuoso tra architettura sostenibile e urbanistica, per tra- together of sustainable architecture and town-planning to bring about jointly agreed upon transformations. sformazioni condivise. A virtuoso combination which moves beyond both “constrictive post-war Un intreccio virtuoso che superi sia “l’urbanistica vincolistica del dopoguerra”, tutta quantitativa, che ha prodotto anche il disastro dei condoni, sia “l’at- town-planning”, entirely quantitative in nature, which resulted in disastrous tuale iperliberismo senza regole”, in auge in alcune realtà, dove quasi tutto si condominiums, and also “current hyper-liberalism with no rules”, so in vogue in some places, where everything is placed in the hands of private parties, affida ai privati, con possibili preoccupanti ricadute sulla collettività. Occorre introdurre, come procedura normale, il “Master Plan” europeo, which may have worrying consequences for the community as a whole. The European “Master Plan” must be introduced as standard procedure, as come sostanza del Documento Preliminare nazionale, per governare correttamente, e in modo innovativo, le trasformazioni. Sono processi già ampiamente an embodiment of the National Preliminary Document for the proper and sperimentati in Europa, attraverso i piani strategici dei primi anni Novanta, innovative management of transformations. These processes have already quali “Ile de France 2000”, “Bavaria 2000”, “Barcellona 2000” ecc., che hanno been widely experimented on in Europe through strategic plans drawn up in the 1990s, such as “Ile de France 2000”, “Bavaria 2000”, “Barcelona 2000” già prodotto le straordinarie trasformazioni nelle maggiori città europee.

Raffaele Sirica

46 l’ARCA 237


Insomma occorre far vivere, anche in Italia, l’aforisma anglosassone “project to protect” (progettare per proteggere). Per la riqualificazione urbana e ambientale, per la rigenerazione sostenibile delle nostre periferie degradate in “brani di ecocittà”, per essere i primi nella competizione globale sul turismo qualificato e l’industria culturale, per il rilancio dell’industria delle costruzioni, è ormai necessario selezionare, nell’universo delle norme del nuovo Codice degli Appalti, regole certe, efficaci e trasparenti, che semplifichino le procedure. A Palermo abbiamo presentato un manuale de “bonne pratique”, sulla scia di quanto fatto dal MICQP francese. Destinato agli operatori del settore, a Sindaci, funzionari pubblici, progettisti, ma anche ai cittadini e agli utenti delle opere, il Manuale risponde ai rilevanti quesiti su come, quando e perché svolgere la Programmazione dei Lavori Pubblici e, nella strategia concorrenziale prevista dal codice, come, quando e perché attivare la procedura del Concorso di progettazione. Abbiamo anche realizzato una ricerca Cresme/CNA “Il mercato della progettazione architettonica in Italia”: un lavoro di analisi che eleva la conoscenza sulla progettazione architettonica in Italia. Emerge che sicurezza, partenariato pubblico e privato, gestione e facility management, sostenibilità e risparmio energetico sono i temi chiave del nuovo mercato dell’edilizia che registra una fase di espansione rispetto a quello tradizionale che mostra, invece, segni di frenata. Abbiamo formulato proposte di valorizzazione e di consolidamento dell’ampia diffusione sul territorio degli architetti italiani, quale risorsa ottimale per i cittadini. E la valorizzazione dei giovani, sia consentendo loro l’accesso al credito, sia riformando le disposizioni della legge sul diritto d’autore per assicurare la compiuta protezione delle opere intellettuali rese dal professionista. A Berlino, nel 2002, non era facile battere Busan, Siviglia e Tokyo, nella competizione tra le grandi città del pianeta per la sede del congresso mondiale di architettura del 2008. A Berlino, vinse un’“idea-progetto” che assunse, in singolare metafora, “la Mole Antonelliana quale antenna che avrebbe trasmesso messaggi di “Democrazia Urbana” alle istituzioni e ai cittadini del mondo, attraverso la rete planetaria, organizzata, degli architetti, affinché la qualità dell’ambiente urbano e rurale, divenisse un diritto di tutti”.

etc., which have already produced some extraordinary changes in major European cities. In a nutshell, Italy must implement the Anglo-Saxon aphorism “project to protect”. To regenerate the city and environment, to sustainably revitalise our dilapidated suburbs into “fragments of eco-city”, to be at the forefront of global competition in terms of qualified tourism and cultural industry, and to re-launch the building industry, precise, effective and transparent rules must be chosen to simplify procedures in the realm of the regulations set in the new “Code for Tenders”. At Palermo we presented a handbook on “good practice” in wake of what has been achieved by the French MICQP. Designed for people working in the sector, mayors, public officials, designers and also city folk and people actually using works of architecture, the handbook replies to relevant questions about how, when and why to carry out the Planning of Public Works and, in accordance with the competitive strategy foreseen by the code, how, when and why to implement the procedures for organising Design Competitions. We have also carried out a Cresme/CNA research project entitled “The architectural design market in Italy”: a survey which enhances our knowledge of architectural design in Italy. What clearly emerges is that safety, public and private patronage, management and facility management, sustainability and energysaving, are the key issues for the new building market, which is currently expanding compared to the old market, which, in contrast, is showing signs of slowing down. We have proposed ideas for promoting and strengthening Italian architects right across the country as an optimum resource for the people. Young people are also being brought to the fore, both by allowing them to be accredited and by reformulating the legal provisions governing the copyright law to ensure intellectual works carried out by professionals are fully protected. In Berlin in 2002 it was not easy to beat Busan, Seville and Tokyo in the competition between the world's leading cities to host the 2008 World Architecture Conference. The winning “idea-project” in Berlin was summed up by the striking metaphor: “The Antonellian Mole as an aerial for transmitting messages about “Urban Democracy” to the world’s institutions and citizens on the planetary network organised by architects, so that the quality of the urban/rural environment becomes a universal right”.

Formazione e professione Training and the Profession

A

fflitte da un irriducibile afflusso di nuovi iscritti, disorientate da una riforma che le ha omologate, senza discernimento, a un modello di insegnamento importato dall’estero e adattabile solo ad alcune situazioni italiane, invecchiate nella docenza e – di conseguenza – nei contenuti formativi, senza che sia stato posto rimedio efficace alla croniche carenze del loro reclutamento, alle prese con uno scollamento crescente rispetto a un mercato del lavoro saturo, spinte a una concorrenza fratricida dalla loro assimilazione a imprese in lotta solo per la conquista di consumatori-studenti: così si presentano oggi le facoltà di architettura italiane. Non è un giudizio pessimistico contingente, ma il riconoscimento oggettivo dell’esito di una riforma – nata quasi quarant’anni orsono sulle rovine dell’università elitaria e autoritaria – fatta via via di demagogia, improvvisazione, incapacità nazionale a fare della programmazione e, infine, ricerca affannosa di un rimedio rispetto al nuovo credo della globalizzazione (e alle sue conseguenze), la concorrenza. In tutto ciò, le facoltà di architettura hanno sofferto più di molte altre. Per via della costante numerosità degli iscritti, mai avvertiti della sperequazione crescente tra architetti abilitati e occasioni di lavoro e mai seriamente selezionati dai test attitudinali, dal momento che da noi il numerus clausus diventa solo numero programmato. A causa dell’affollamento dei corsi, in certi periodi assolutamente insopportabile e indegno di un paese civile, di una docenza non estranea a pratiche baronali e comunque tendenzialmente portata a rallentare le carriere dei giovani, con il risultato di diventare gerontocrazia e imporre

O

verwhelmed by an endless flow of newly enrolled students, disorientated by a reform which has standardised them (without the slightest distinction) to a model imported from abroad and only adaptable to a certain number of Italian institutes, old in terms of their teaching staff and –consequently - what is taught, without doing anything to rectify chronic shortcomings in terms of recruitment, forced to come to terms with a saturated employment market, pressurised by fratricidal competi-

Riccardo Bedrone

President of UIA Congress and President of the Turin Board of Architects

tion as they battle to win consumers students just like any other business: this is what Italian faculties of architecture look like today. This is not just a contingent pessimistic view, but an objective acknowledgement of the results of a reform – devised almost 40 years ago on the ruins of an elitist and authoritarian university set up – based on demagogy, improvisation, a nationwide incapacity to plan properly and, finally, a desperate attempt to find a remedy to the new credo of globalisation (and its consequences): competition. In all this, faculties of architecture have suffered more than most. Due to the increasing number of students enrolling, unaware of the growing imbalance between the number of qualified architects and the amount of job opportuni237 l’ARCA 47


come rimedio solo apparentemente provvisorio il ricorso a un’altra docenza, locale, improvvisata e contrattualizzata annualmente senza valutazione non tanto del curriculum professionale quanto dell’attitudine all’insegnamento. L’ultima riforma ha dato loro il colpo di grazia, forzandole ad adattarsi al modello (americano, inglese, europeo …) cosiddetto 3+2, che si proponeva di porre sul mercato tecnici intermedi, preparati con un corso di studi semplificato e indirizzati a svolgere mansioni di supporto all’architetto: ma quando in Italia si poteva già contare, all’epoca del provvedimento, su quasi 100.000 architetti abilitati a fare tutto e alla ricerca spesso affannosa di qualche modesta occasione di lavoro, con un incredibile – e unico al mondo – rapporto di 1 ogni 500 abitanti o poco più, era facile capire quali insignificanti prospettive potrebbe aver avuto lo junior. E ora a cosa serviranno i titoli di studio rilasciati, oscillanti tra attestazioni di facoltà di cultura o di facoltà professionalizzanti, necessitevoli di esami di Stato differenziati ma incerti nella configurazione più adatta a selezionare i meritevoli (per fare cosa?). Perché ora i differenti accessi alla professione sono incompleti causa la mancata ridefinizione delle competenze, a partire dalle nuove figure professionali “gemmate” da quella dell’architetto generalista, con corsi di laurea inutili e poco praticati (come quelli di paesaggista e di conservatore) e in concorrenza disperata con altre sopravvissute figure professionali (i geometri, i periti edili, gli agronomi), per non parlare degli ingegneri civili ed edili, che si presentato spesso con maggior accreditamento nel mondo del lavoro. Infine, agli architetti italiani manca tuttora il vero tirocinio post-laurea, quello che all’estero completa operativamente e concretamente la loro preparazione e li introduce all’attività professionale in tutte le sue possibili versioni: anche se pare impossibile renderlo obbligatorio, a fronte dell’esorbitante numero di potenziali tirocinanti, che non avrebbero alcuna possibilità di trovare altrettanti studi, imprese o enti pubblici disponibili a ospitarli e istruirli, passo dopo passo. Va tutto male? Forse, ma misure correttive urgenti potrebbero modificare il processo di un corso di studi che non ha perso il suo fascino e ha lasciato anche la testimonianza di architetti con una preparazione ancor oggi migliore, in quanto più completa, di quella che gli affetti da esterofilia attribuiscono frettolosamente alle facoltà di altri Paesi. Come mettere mano al modello formativo nuovo? Intanto, introducendo il rispetto di un giusto equilibrio tra iscritti alle facoltà e stima della domanda proveniente dal mercato del lavoro. Poi, vietando la dannosa proliferazione delle sedi periferiche, non qualificate, non certificate, sprovviste di mezzi ma ugualmente attive nel produrre laureati disoccupati o sottoccupati e colpevoli dell’abbassamento del rating di valutazione dei titoli di studio rilasciati in Italia. Se dovesse malauguratamente sopravvivere, il triennio dovrebbe offrire lauree più indirizzate sui temi dell’exhibit, dell’arredamento, dell’allestimento: tutto ciò che non rappresenta concorrenza minore e dequalificata all’architetto “quinquennale”, ma opportuna divagazione su settori non protetti e quindi passibili di libera concorrenza, anche in assenza di titolo abilitante. Segnali ottimistici si raccolgono sui mercati stranieri. Qui operano non solo “autori” di progetto ma anche esperti di progetto (che fanno altri mestieri, dedicandosi in esclusiva alla gestione delle pratiche, alla sicurezza, al cantiere, alle tecnologie specialistiche) oppure coordinatori dei sistemi edilizi e tecnici della sostenibilità. E bisogna guardare all’estero, quando può proporre buoni esempi: come si organizzano altrove gli architetti e quanto sono ancora attivi gli atelier, che da noi vengono ingenuamente considerati la struttura operativa più attraente? E perché gli architetti sono più valutati in Europa? Forse perché sanno affrontare i problemi a scala europea offrendo conoscenze e competenze proprie della dimensione – legislativa, finanziaria, tecnica e tecnologica – continentale? E se da noi il 60% delle procedure edilizie riguarda l’esistente, ci vogliono esperienze culturali e tecniche specifiche accompagnate da quel “respiro” europeo della preparazione che il legislatore aveva auspicato anni orsono, introducendo i crediti formativi acquisibili con una preparazione modulata sulla permanenza per periodi in atenei differenti. E, infine, non è più procrastinabile l’introduzione di misure di aggiornamento e di valutazione periodica dei docenti, misurabili non solo in titoli di ricerca e in pubblicazioni accreditate, ma anche nel coinvolgimento nel mondo della professione, laddove nascono gli stimoli al rinnovamento e all’adeguamento delle conoscenze. Ciò comporta l’abbandono della populistica predilezione del tempo pieno per i docenti e la trasformazione delle strutture universitarie, che rappresentano centri di spesa, in soggetti di impresa, con tutte le contraddizioni che ciò può comportare. Cosa di tutto ciò si è avverato, o si avvererà, almeno da noi? 48 l’ARCA 237

ties, and never really selected properly based on aptitude tests, since here in Italy the numerus clausus is inevitably just a program number. Due to how overcrowded the courses are, sometimes absolutely unbearable and unworthy of a civilised country, the teaching staff has been known to adopt a rather baronial approach and, in any case, has tended to slow down young people's careers, with the result that we are ruled by a geriatric class, with the only solution being to resort to an alternative, local, makeshift teaching staff on annual contracts, without assessing their aptitude to teaching let alone their professional curriculum. The latest reform has dealt them a knockout blow, forcing them to adopt the so-called 3+2 model (American, British, European...), which was aimed at launching intermediate technicians on the market, who had taken a simplified course of studies aimed at training them to carry out support roles to architects: but seeing as in Italy, at the time when the measure was adopted, there were already almost 100,000 qualified architects ready to do all this and often merely looking just for some modest job opportunity, with an incredible unique worldwide - ratio of one architect to about every 500 inhabitants, it was easy to see what pointless prospects all this was likely to have. And so what will be the point of these qualifications, somewhere between cultural and professional diplomas, still requiring different State exams to be taken, and certainly not selecting the best candidates (to do what?). The various means of gaining access to our profession are now incomplete, due to a failure to set suitable training guidelines, starting with the latest professional profiles for all-round architects, based on pointless and rather impractical degree courses (such as those in landscape design and conservation) in a state of desperate competition against other surviving professionals (surveyors, building inspectors, agronomists), not to mention civil and building engineers, who are often better equipped to face the employment world. Finally, Italian architects still do not receive any proper postgraduate training, the kind of thing that completes their preparation in other countries and introduces them into the profession. Does everything looks this bleak? Possibly, but urgent corrective measures could alter how study courses are organised. Courses which are still intriguing and still provide architects with better training than they get from faculties of architecture in other countries. So how can we modify the new training model? To begin with by creating a fairer balance between the number of people enrolled at faculties of architecture and an estimate of the demand coming from the job market. Next, by preventing the harmful proliferation of peripheral campuses, unqualified, uncertified, lacking in resources but still producing unemployed or underemployed graduates, and guilty of lowering the assessment rating of Italian qualifications. If the short degree course should (let’s hope not!) manage to survive, it could focus on providing degrees aimed at things like exhibiting, furnishing and installations: not just a lower qualification compared to the usual “fiveyear” architectural courses, but a well-advised excursion into unprotected sectors open to free competition, even without qualifications. Optimistic signs can also be found on foreign markets, where they have project experts as well as project designers (working on different jobs, exclusively devoting themselves to the management of practices, safety, the building site, specialist technology) or coordinators of building systems and sustainability technicians. And we need to look abroad in search of useful examples: how do architects organise themselves elsewhere and how busy are workshops, which here in Italy are rather naively considered to be the most attractive operating structure? And why are architects held in greater esteem around Europe? Perhaps because they are capable of tackling issues of a European scale, offering knowhow and expertise geared to projects on a continental scale - in terms of legislation, finance, method and technology? And since here in Italy 60% of building is on what already exists, we need specific cultural and technical expertise, together with that European “sweep” in terms of training, which the legislator hoped for so many years ago, introducing he idea of training credits gained by spending periods at different universities And, finally, we cannot wait any longer to introduce measures for updating and regular assessing teaching staff, who are to be evaluated not just in terms of their research work and publications, but also their actual involvement in the profession, encouraging them to bring their knowledge and expertise up-todate. This means changing how university facilities are organised, which should now also be seen as business enterprises. with all the contradictions that that entails. So how much of all this has been introduced, or will be introduced, here in Italy?


E’ il talento che fa la differenza Talent makes the difference

A

l XXIII Congresso Mondiale di Architettura di Torino 2008 saranno presenti migliaia di architetti provenienti da oltre 120 Paesi: già questo è un evento perché avranno la possibilità di incontrarsi, conoscersi e discutere persone provenienti da culture e situazioni assai diverse, ma con il comune amore e mestiere, l’architettura. La globalizzazione dei mercati, peraltro, sta incrementando l’internazionalizzazione del mestiere, che in architettura è sempre esistita ma che negli ultimi anni sta assumendo proporzioni sempre maggiori e non limitate alle grandi firme. La possibilità, per gli architetti, di lavorare in diversi Paesi del mondo è, evidentemente, un grande arricchimento culturale e professionale e favorisce la collaborazione tra professionisti di diversa estrazione nazionale. La conoscenza della situazione internazionale dell’architettura mette anche a confronto i diversi modi di organizzare gli Studi professionali e di fare il mestiere, riproponendo il dibattito sul rapporto tra dimensione dello Studio e qualità del progetto, dibattito ben noto in Italia dove le norme per gli appalti pubblici mettono in rapporto la dimensione e l’organizzazione degli Studi con la garanzia del consumatore. La tradizione organizzativa degli Studi di architettura si può genericamente dividere tra anglosassone e mediterranea: la prima tende a creare Studi di architettura molto strutturati e di grande dimensione, dotati di “capitale sociale” e con modus operandi sul mercato di tipo aziendale; la seconda, erede della bottega artistica e artigiana, tende alla piccola dimensione, alla personalizzazione del rapporto e a operare su mercati piccoli in modo flessibile. Il risultato dei due modelli è un maggior numero di architetti negli Ordini e Associazioni dell’Europa continentale, dove però il numero di addetti per Studio è molto basso; un minor numero di professionisti organizzati in strutture più grandi nei Paesi di tradizione anglosassone. Spesso ci si è posta la questione quale dei modelli fosse migliore da un punto di vista del mercato, mentre sarebbe assai più utile capire quale sia meglio dal punto di vista della qualità del progetto e della sua realizzazione. L’esperienza ci dice che non esistono coincidenze significative tra la dimensione dello Studio di architettura e la qualità del progetto tali da far preferire l’uno o l’altro modello, mentre si manifesta una lapalissiana proporzione tra la dimensione organizzativa e la possibilità di affrontare progetti di grande complessità. Ci sono noti casi di Studi anche minimi, penso come esempio a quello del bravo Ludovico Magistretti a Milano, che hanno prodotto architettura di grande qualità così come mi vengono in mente molte società di progettazione che producono architetture senza qualità. Il problema non è dunque la dimensione, bensì il talento e il controllo tecnico del progetto: alcuni architetti di grande fama, per esempio, nell’ingrandire e strutturare troppo il proprio Studio per rispondere alle esigenze dei clienti hanno progressivamente perso la capacità di esprimere la propria bravura, laddove non riescono più a controllare tutta la produzione progettuale, mentre i collaboratori (sempre più realisti del Re) continuano a ripetere all’infinito gli schemi progettuali del “maestro” così come li hanno intesi. In altri casi, eclatante quello di Renzo Piano, il pur necessario dimensionamento dello Studio non ha inficiato un lavoro di ricerca e sperimentazione i cui risultati positivi sono evidenti. Chi invece continua a lavorare con strutture piccole o piccolissime ha l’evidente problema di poter accedere difficilmente a occasioni progettuali di media o grande dimensione, faticando così a dimostrare le proprie capacità. L’applicazione personale dell’architetto al progetto non è una idea romantica bensì una necessità; altrettanto necessaria è però l’organizzazione delle risorse, laddove si affronti un progetto di grande complessità. La soluzione? Le reti: ovvero la capacità di organizzarsi, progetto per progetto, per fornire la complessità del “servizio” senza snaturare l’opera creativa dell’architetto, che se diventa manager non sarà più in grado di realizzare la qualità delle proprie idee (sempre che siano buone idee, evidentemente). Che il progetto di architettura sia, progressivamente sempre più, un processo interdisciplinare lo sappiamo bene; altrettanto sono convinto che la collaborazione tra architetti produca un miglioramento nella qualità dei progetti, costringendoci al confronto e alla verifica delle nostre idee preconcette. Dunque l’organizzazione a rete, che sfrutta le tecnologie informatiche permettendo di lavorare assieme stando in luoghi diversi, è un’ottima soluzione per adeguare i piccoli Studi al mercato globale. Questo modello può assicurare la qualità del progetto? No. I modelli organizzativi sono contesti più o meno efficienti: la sostanza è il talento.

T

he 23rd World Conference of Architecture being held in Turin will present thousands of architects from over 120 countries: this makes it an event in its own right, as these architects will have the chance to meet, get to know each other and discuss people coming from quite different cultures and backgrounds, but all sharing the same love and craft: architecture. The globalisation of markets is, moreover, making the trade increasingly international, something which has always been the case with architecture but which, over recent years, is taking on ever greater proportions and is no longer confined to just the big names. The possibility for architects to work in different countries is a great source of cultural and professional enrichment and encourages partnerships between professionals from different countries. Knowledge of the international situation in architecture also allows us to com-

Leopoldo Freyrie

UIA World Congress General Reporter

pare different means of organising professional firms and practising the trade, refocusing debate on how the size of a firm relates to the quality of a project, a very familiar issue in Italy where the regulations governing public tenders relate the size and organisation of firms to the guarantees they can provide consumers. Traditionally, architecture firms have been organised on either an AngloSaxon or Mediterranean basis: the former tending to create extremely well-structured architecture firms of notable size, with plenty of “corporate capital” and a corporate-style work method; the latter, drawing on the legacy of the old artistic and craft workshop, tending to be small, personalised and working flexibly on small markets. People have often asked which of these models is better from a market viewpoint, whereas in actual fact it would be much more useful to try and find out which is better from the point of view of the quality of a project and how it is carried out. Experience tells us that there are no significant correlations between the size of an architecture firm and the quality of the projects it produces, such as to suggest a preference for one model over the other. On the other hand there is a very blatant relation between organisation and the possibility of tackling highly complex projects. There are well known cases of even very small firms, I am thinking for example of that run by good old Ludovico Magistretti in Milan, which have created architecture of the highest quality, and I can also think of plenty of design firms producing poor quality architecture. So it is not a question of size but rather of talent and technical control over design: some very famous architects, for example, who have increased the size and structure of their own firms to meet the needs of clients, have gradually lost the ability to demonstrate their skill and expertise after losing control over what they design, while their assistants (always more realistic than the King) keep on endlessly repeating the “master’s” design schemes as they have interpreted them. In other cases, most strikingly that of Renzo Piano, increasing the size of the firm has not affected its research and experimentation, whose positive results can clearly be seen. On the other hand, those who keep on working with small or even tiny setups have the obvious problem of struggling to win medium or large-scale design contracts, which prevents them from showing their true worth. The architect’s personal attention to a project is not a romantic idea but actually a necessity; but organising resources is equally necessary, when tackling a highly complex project. So what is the solution? Networks: i.e. the ability to get organised, project by project, to provide a complex “service” without jeopardising the architect’s creativity, who, if they turn into managers, will no longer be able to convert their own ideas into real quality (always providing the ideas are good, of course). We are all well aware that architectural design is gradually becoming an increasingly interdisciplinary process; I am equally convinced that partnerships between architects raise the standard of projects. This means a network-style organisation, drawing on computer technology allowing people to work together in different places, is an excellent way of adapting small firms to the global market. So will this approach guarantee quality designs? No. Organisational models are more or less sufficient efficient contexts: talent is still the real key. 237 l’ARCA 49


L’UIA e il futuro

For Quality Architecture

L

a diffusa consapevolezza che stiamo vivendo un momento difficile a livello mondiale, dove le economie mature, da protagoniste della globalizzazione pare ne diventino vittime e le economie in via di sviluppo pare non trovino sufficienti risorse primarie, in particolare energetiche, per svilupparsi, con in mezzo una miriade di sacche di povertà e di guerre, spesso incomprensibili, ci obbligano a pensare nuove vie di collaborazione internazionali. L’UIA, che raggruppa 126 Paesi di tutto il mondo senza distinzione alcuna, ne deve tenere conto e assumersi la responsabilità di coinvolgere la vasta comunità degli architetti (1.500.000) in un dibattito complesso da svilupparsi con le altre comunità, gli altri interlocutori responsabili delle sorti del mondo: in particolare i politici, gli scienziati e gli economisti per pensare, attivare e trasmettere tutte le azioni necessarie per ricostruire l’ambiente urbano e naturale da consegnare alle future generazioni in termini possibili, semplici, economicamente sostenibili, senza esasperazioni e ideologizzazioni.

Giancarlo Ius UIA Vice President

Le emergenze, le parole chiave sono: clima, ambiente, energie fossili che stanno terminando, scarsità di acqua, inquinamento dell’aria, riscaldamento del pianeta, crescita demografica ed economica incontrollate e continue, e la lista può continuare. Per essere attori positivi della rottamazione delle parti negative dell’ambiente in cui viviamo e della sostituzione innovativa ci dobbiamo porre alcuni obiettivi: da un lato migliorare la qualità, l’eccellenza del prodotto del nostro lavoro, l’ambiente costruito e non, i cosiddetti vuoti e pieni, dall’altro recuperare la qualità del già realizzato. Per raggiungere tali risultati servono: internazionalizzazione e innovazione della professione coniugate con competitività e creatività. Per migliorare il contributo della comunità internazionale degli architetti, l’UIA, in futuro, verso la società può fare molto in questi campi con strumenti e azioni già in atto e da attuarsi in collaborazione con le Organizzazioni Internazionali governative e non che operano per la crescita della comunità internazionale. - L’Internazionalizzazione, che viene realizzata attraverso l’applicazione dell’accordo UIA/UNESCO sulla Validazione/Accreditamento delle Scuole di Architettura per individuare minimi standard internazionali che consentano la portabilità dei titoli accademici e professionali in modo da consentire la libera circolazione degli architetti come avviene già, di fatto, in Europa, ovviamente, nel rispetto delle diversità sociali e culturali dei Paesi d’origine e dei Paesi in cui si va a operare. Va anche agevolato l’accesso alla professione per garantire continuità di rinnovamento a favore del miglioramento della qualità. - L’Innovazione, che viene realizzata con la diffusione dell’aggiornamento professionale continuo (CPD) in modo da poter presentarci all’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) con tutte le credenziali per sostenere che gli architetti siano collegati con la rapida evoluzione tecnologica in atto nella società globale. - La competitività, che viene garantita con i concorsi internazionali di architettura, ormai acclarato principale sistema per l’individuazione della qualità non basata su fatti economici, ma su criteri di sostenibilità, che alla fine, non è altro che l’applicazione della regola della ampia partecipazione presente in tutte le culture democratiche e l’ottimizzazione degli interventi basati essenzialmente sul principio del buon senso e del ragionevole uso delle risorse disponibili. - La creatività e la sua tutela, che non è altro che l’applicazione di un principio elementare della ricerca della migliore qualità che deve essere difesa e garantita a tutela e premio di chi la usa nel proprio lavoro a tutti i livelli, non solo per gli interventi eccellenti, ma nella semplice quotidianità. È chiaro che gli architetti, le organizzazioni nazionali e internazionali e l’UIA, che ne è la massima espressione mondiale, devono essere protagonisti di questa azione di rinnovamento nei campi dell’economia e della cultura che influenza la politica e la convivenza sociale: come architetti dobbiamo professare la speranza per un futuro migliore, essere coscienti, e dichiarare in maniera convinta che vogliamo: “Essere architetti e trasmettere l’architettura di qualità”. 50 l’ARCA 237

T

he widespread awareness that we are experiencing a difficult period worldwide, during which the most advanced economies, key players in globalisation, seem to be turning into victims and developing economies apparently cannot find sufficient basic resources (particularly energy) to develop properly, amidst myriad pockets of poverty and war which are often incomprehensible, is forcing us to think up new forms of international co-operation. The UIA, which groups together 126 countries from all over the world without making any distinctions, must bear this in mind and accept responsibility for getting the vast community of architects (1,500,000) involved in complicated debate with other communities, the other players responsible for the world’s fate: notably politicians, scientists and economists, striving to think up, implement and convey all the necessary action required to reconstruct the urban and natural environment ready to be handed over to future generations in feasible, simple and economically sustainable ways, without resorting to extreme measures or ideologies. As the primary people responsible towards society for transformations to the landscape (from the natural to the artificial environment) from “the spoon to the city”, from simple villages to megalopolises, we are, despite ourselves, deeply involved and have no alibis. The sound bites and keywords are: climate, environment, dwindling fossil fuels, lack of water, air pollution, planetary heating, uncontrolled and constant demographic and economic growth, and the list goes on. In order to get actively involved in getting rid of the negative aspects of the environment in which we live and replacing them in innovative ways, we must set ourselves certain targets: on one hand to improve the quality and standard of our work, the built and non-built environment, so-called empty spaces and solid structures, and on the other to salvage the quality of what has already been built. To achieve such results we need to internationalise and innovate the profession in a spirit of competition and creativity. To enhance the contribution from the international community of architects, the UIA could do a lot more in the future to help society in these fields, using instruments and measures already in act to be implemented in conjunction with International and Non-international Government Organisations working towards the growth of the international community. - Internationalisation, implemented through the enforcement of the UIA/UNESCO agreement for Validating/Accrediting Schools of Architecture to set minimum international standards allowing academic and professional qualifications to be transferable, so that architects can circulate freely as, in actual fact, is already the case in Europe of course, while respecting the social and cultural diversity of both their home nations and countries in which they are working. It must also be made easier to enter the profession, in order to ensure a generational turnover and the maintaining of standards. - Innovation, which is introduced by means of continuing professional development (CPD), so that we can address the OMC (World Trade Organisation) with all the necessary credentials to claim that architects are in touch with the high-speed technological developments underway in our global society. - Competitiveness, which is guaranteed by international architecture competitions, now widely accepted as the main means of achieving quality which is not based on economic factors but sustainability standards, which, in the end, is merely the enforcement of the rule of widespread participation existing in all democracies and the optimising of projects based essentially on the principle of common sense and the reasonable use of available resources. - Creativity and how it can be protected, which is merely the enforcement of the basic principle of striving to achieve the highest possible quality, which needs to be protected and safeguarded to reward those who implement it in their work on all levels, not just in quality projects but in their ordinary everyday practice. It is obvious that architects, national and international organisations, and the UIA, which is architecture’s highest international body, must be key players in the renewal of the economy and culture, which affects politics and social coexistence: as architects we must profess our hope for a brighter future, work conscientiously, and state with great conviction that we want: “To be architects and transmit quality architecture.”


Odile Decq, Khalid Molato (France, Morocco) Il progetto per la nuova stazione marittima del porto passeggeri di Tanger Med è il risultato di un corcorso bandito lo scorso anno e giudicato nel novembre 2007. L’intervento, che porta la firma del duo franco-marocchino composto da Odile Decq e Khalid Molato, disegna un nuovo insieme architettonico organizzata attorno alla stazione marittima e degli edifici satellite destinati ad accogliere e smistare il traffico pasaggeri e dei veicoli in arrivo e partenza dal porto. Il porto passeggeri rappresenta infatti un elemento chiave del dispositivo portuario di Tanger-Med – un vasta operazione realizzata a nord del Marocco su progetto architettonico e urbanistico di Jean Nouvel – in cui confluiscono milioni di marocchini e di visitatori stranieri. Il nuovo progetto individua una presenza architettonica fortemente caratterizzata che si iscrive in modo coerente nel sito scomponendo in una serie di sequenze ordinate le operazioni di sbarco e offrendo ai passeggeri condizioni di accoglienza particolarmente confortevoli. La linee morbide delle nuove strutture e l’articolazione dell’insieme dei volumi dascrivono un nuovo paesaggio, che interpreta in una dimensione conteporanea e di grande qualità dell’accolgienza la complessa gestione del traffico veicoli e passeggeri. La scelta dei materiali è dettata dalle condizioni ambientali: l’aria marina rende obbligata una costruzione in cemento. Il processo costruttivo, basato su una definizione geometrica precisa, consente la realizzazione con elementi prefabbricati. Il nuovo porto passeggeri Tanger Med è dimensionato per un traffico annuo in crescita che si prevede raggiungerà i 10 milioni di unità nel 2020.

The project to design a new maritime station for Tanger Med passenger port is the result of a competition launched last year and judged in November 2007. The project, which bears the signatures of the FrenchMoroccan duo of Odile Decq and Khalid Molato, creates a new architectural complex organised around the Maritime Station and satellite buildings designed to accommodate and handle passenger and vehicle traffic coming into or leaving the port. The passenger port is, in actual fact, a key feature of Tanger-Med port – a vast operation undertaken to the north of Morocco based on an architectural project and town plan designed by Jean Nouvel - used by millions of Moroccans and foreign visitors. The new project creates a distinctive architectural landmark neatly incorporated in its site, breaking down boarding and disembarking operations into a carefully ordered sequence and providing passengers with a particularly welcoming reception. The soft lines of the new structures and layout of different constructions create a new landscape, which provides a modern-day and high-quality system for dealing with the complicated business of handling vehicles and passengers The choice of materials was dictated by the environmental conditions: sea air makes building out of concrete a necessity. The construction process, based on a very careful geometric design, allows construction out of prefabricated elements. The new Tanger Med passenger port is sized to handle an increasing amount of yearly traffic, which is expected to reach 10 million units by 2020.

Tanger Med Passangers Harbour, Tangiers

237 l’ARCA 51


Planimetria generale della nuova stazione marittima del porto passeggeri Tanger Med, a nord del Marocco, progetto vincitore di un concorso giudicato nel novembre 2007. Nella pagina a fianco, in alto, piante dei livelli delle zone di controllo, a sinistra, e degli accessi, a destra. Sotto, rendering, dell’atrio di accoglienza passeggeri.

Pianta della lounge. Plan of the lounge.

Pianta del padiglione satellite. Plan of the satellite pavilion.

Pianta del piano terreno del padiglione satellite. Plan of the ground floor of the satellite pavilion.

52 l’ARCA 237

Site plan of the new Tanger Med Maritime Passenger Port in the north of Morocco, which won an international competition judged in November 2007. Opposite page, top, plans of the various levels of the control areas, left, and entrances, right. Below, rendering of the passenger reception lobby.


237 l’ARCA 53


Prospetto della lounge. Lounge elevation.

Sezione longitudinale della lounge. Longitudinal section of the lounge.

Prospetto del terminal passeggeri. Passenger terminal elevation.

Sezione trasversale del terminal passeggeri. Cross-section of the passenger terminal.

Il complesso si scompone in una sequenza articolata di elementi che disegnano un paesaggio morbido e ordinato che organizza in modo fluido le operazioni di sbarco e imbarco.

54 l’ARCA 237

The complex breaks down into an elaborate sequence of elements, which create a soft and orderly landscape smoothly setting out the various boarding and disembarkation operations.


Rendering del piazzale esterno e dello spazio della lounge. Il confort degli spazi e delle funzioni di accoglienza sono al centro del progetto che dovrà essere in grado di gestire un traffico annuo

consistente che si prevede raggiungerà i dieci milioni di unità entro il 2020. Rendering of the outside Plaza and lounge space. The project focuses on making the spaces

and reception functions comfortable and ought to be able to handle a high number of yearly passengers, which is expected to reach a figure of ten million by 2020.

237 l’ARCA 55


Massimiliano e Doriana Fuksas Design (Italy) Shenzen è una delle città più importanti della Cina dal punto di vista industriale e turistico. Si trova a sud della Provincia di Guangdong, sulla riva orientale del delta del Pearl River. La sua posizione tra il delta e Hong Kong, le offre un vantaggio in termini di sviluppo economico. Il nuovo Shenzen International Airport Terminal sarà la porta di accesso alla città e determinerà in modo positivo l’immagine che i vistatori avranno di Shenzen. Per il completamento del T3 Shenzen Bao’an Airport sono previste tre fasi. Fase 1 (entro il 2015): i servizi principali previsti per la prima fase includono il terminal con 63 gate, la prima fase del APM, il sistema del traffico, i parcheggi, la sistemazione paesaggistica e il centro commerciale. Durante la Fase 2, sarà realizzato il primo edificio passeggeri con gate aggiuntivi e il terminal satellite con le stazioni ferroviarie APM che diverranno pienamente operative. Lo sviluppo dell’aeroporto verso ovest continuerà nella Fase 3 (fino al 2035), quando la nuova struttura sarà completata. Ci sarà un ulteriore ampliamento del terminal satellite e dell’edificio passeggeri, oltre a quello del Terminal principale. Quest’ultimo sarà caratterizzato da una facciata e una copertura di vetro, così da mantenere la continuità, estetica e di processo costruttivo, con la prima parte della costruzione. Il terminal è aperto verso l’esterno ed è progettato come un grande spazio protetto da un’unica copertura. La luce naturale penetra attraverso la doppia pelle in vetro arricchita da decorazioni. Tale pelle evita l’irraggiamento diretto del sole e riduce il consumo di energia, creando al tempo stesso un’atmosfera elegante, che lascia nei viaggiatori una piacevole impressione di confort. L’area passeggeri è suddivisa in tre livelli. Ciascuno dei livelli è destinato a una funzione diversa: partenze, arrivi, servizi. Il concetto degli interni è fluido. Il rivestimento interno è costituito da una maglia molto sottile, il cui movimento conferisce a tutto l’ambiente un’atmosfera di grande eleganza.

T3 Shenzen Bao’an Airport Shenzhen is one of the most important industrial and touristical locations of whole China. Shenzhen is located in the southern portion of the Guangdong Province, on the eastern shore of the Pearl River Delta. Neighbouring the Pearl River Delta and Hong Kong, Shenzhen’s location gives it a geographical advantage for economic development. Shenzhen International Airport Terminal will be the gateway to the city of Shenzhen. The first and last image an air traveller has of a city are those created by the traveller’s impression of the airport. T3 in Shenzhen International Airport can positively influence the image that international, national business people and tourists have of Shenzhen. For the complete of T3 Shenzhen Bao’an Airport there are three phases. Phase 1 (in 2015): major facilities in Phase 1 will include the unit terminal with 63 contact gates, the first stage of the APM, traffic system, parking place, landscape, and shopping centre. During Phase 2, the first remote passenger concourse will be constructed to add gates and the satellite terminal with APM rail stations will be operational. Development of the airport’s west side will continue until Phase 3 (about 2035) when T3 Shenzhen International Airport will be fully constructed. The satellite terminal will again undergo expansion and more remote concourse will be added during this decade. And also there will be expansion of Terminal head house. The volume of extension of Terminal head house is going to be glass façade with glass roof so that the extension of building can have continuity in terms of construction material. Consequently this way of extension can have merits not only for the aesthetic reason but also for construction. The terminal is open to views to the outside and planned under a single unifying roof canopy. Natural light is coming through the skin that is double skins with pattern. The skin avoids direct sunlight to reduce energy consumption and creates elegant atmosphere. It makes the air travellers have marvellous impression with comfort. Concourse area at T3 Shenzhen International Airport is composed with three levels. Each level is destined for independent function: departure, arrival, and services. The concept of interior space is fluid. The inner skin is made of very fine net. The movement of this skin gives concourse space elegant atmosphere.

56 l’ARCA 237

Viste del modello del progetto per il nuovo Terminal Internazionale del Bao’an Airport di Shenzen. Il completamento della struttura è previsto in tre fasi che si concluderanno nel 2035.

Views of the model for the new International Terminal at Bao’an Airport in Shenzen. The structure will be completed in three phases and will be fully constructed in 2035.


Credits Architectural Schematic Design: Massimiliano and Doriana Fuksas Architects Project Manager: Christian Knoll, Fang Tian Project Team (Rome): Annunziata Del

Monaco, Kai Felix Dorl, Alessandro Miele, Serena Mignatti, Florencia Munoz, Yeol Park, Grazia Patruno, Francesco Schiavello, Junseung Woo Project Team (Paris): Alvaro Alzerreca, Amata Boucsein,

Jan Horst, Alexander Hugo, Rocco Valantines Interior Design Team: Giulio Patrizi, Farshid Tavakolitehrani, Giuseppe Zaccaria Model Makers: Nicola Cabiati, Vincenzo Del Monaco, Flor Olivares, Marco

Roma, Frauke Stenz, Lorena Tiziana Vacirca, Tommaso Villa Client: Shenzhen Airport (Group) Co.,Ltd. Developer: Shenzhen Planning Bureau + Shenzhen Airport (Group) Co.,Ltd.

237 l’ARCA 57


F. Colarossi

Sopra, planimetria generale. A destra, sezione longitudinale. Sotto, spaccato del modello.

58 l’ARCA 237

Above, site plan. Below, longitudinal section. Bottom, cutaway model.


Sopra, particolare della sezione dell’area Security. Sotto, sezione longitudinale.

In basso, spaccato del modello. Below, detail of the section of the

Security area. Left, longitudinal section. Bottom, cutaway model.

237 l’ARCA 59


Dall’alto, assonometria dell’area check-in, vista della copertura, particolare della sezione e dettagli costruttivi dell’area Concourse. A destra, modello dell’interno del Terminal.

60 l’ARCA 237

From the top down, axonometry of the check-in area, view of the roof canopy, detail of the section and constructional details of the Concourse area. Right, model of the Terminal interior space.


237 l’ARCA 61


MVRDV Rotterdam (The Netherlands) Il Chengdu Center for the Arts è costituito da un complesso per la musica e il cinema, un centro convegni e dal nuovo museo d’arte. Combinando i vari elementi richiesti dal programma si ottiene una dimensione tale da combinarsi con l’adiacente Ocean World, sul lato opposto dell’Asse Sud. La selezione di diversi materiali e forme definisce una combinazione di “yin-yang”: solido vs tetto di vetro, vetro vs facciate solide, asimmetria vs simmetria. Il raggruppamento delle funzioni museali con quelle dei teatri e del centro convegni permette di realizzare una grande “Hall delle arti”. In questa Hall, i teatri, posizionati accuratamente, appaiono come “pietre” dure o gioielli. L’Opera è collocata lungo la strada principale di fronte all’Ocean World, in modo che le persone possano subito trovarsi davanti alla facciata principale del complesso; la sala concerti si affaccia sul fiume che offre un bello sfondo alle manifestazioni musicali; il teatro medio è rivolto verso l’autostrada e ha una facciata aperta sulla Ring Road; i cinema, connessi al quartiere circostante, sono rivolti a nord. Il “dietro le quinte” può essere aperto così che il contesto può diventar parte del palcoscenico. Grazie al sollevamento del piano inferiore dell’atrio, si aprono passaggi pubblici che creano collegamenti attraverso il complesso e tra le diverse porzioni del Ring Park e danno accesso al cuore dell’edificio. Tali arcate sono destinate ai botteghini per la vendita dei biglietti, a bar, sale d’attesa, terrazze, chioschi, banchi informazioni, postazioni pubblicitarie, spazi riparati per spettacoli, per mostre e concerti all’aperto. Questo sollevamento determina la realizzazione di un pavimento ondulato che forma la base dell’atrio del museo. Tale nuova topografia consente lo svolgimento di diverse “situazioni” e di diversi tipi di mostre: le terrazze si aprono verso l’arte; le valli e i recessi proteggono le sezioni più “intime” delle collezioni; le grotte consentono visioni private. La copertura è ripiegata in basso e forma un tetto ondulato su cui si aprono valli e colline: una paesaggio che ha la funzione di un giardino di sculture. Le valli possono fungere da teatri all’aperto con barriere acustiche verso l’autostrada. Il collegamento dei bordi di questo giardino con il piano terra determina la creazione di un nuovo spazio pubblico, che trasforma l’edificio in una “collina”, andando così ad ampliare il Ring Park. Una postazione rialzata da cui godere il panorama dei dintorni.

Chengdu Center for the Arts The Chengdu Centre for the Arts is composed of a music and cinema complex, a conference centre and the new museum for the arts. By combining all given program in one building a critical size can be made that forms a combination with Ocean World, on the opposite side of the South Axis. By selecting differences in form and material, a “yin-yang” combination can be developed: solid versus glass roofs, glass versus solid façades. asymmetrical versus symmetrical. The grouping of the museum program with the theatres and the conference centre allows to create a great “hall for the arts”. In this hall the theatres appear as solid “stones” or jewels. The theaters are carefully positioned. The opera next to the main road opposite Ocean World so that people can spill out towards the main face of the building, the concert hall towards the river allowing for a beautiful backdrop of the concerts, the medium theatre towards the highway giving a face to the Ring Road, the cinemas towards the north, connecting with the surrounding neighborhood. The back stages can be opened so that the context can become part of the stage-set. By pushing the lowest floor of the hall up, public open passages can be formed that create liaisons through the building between the different parts of the Ring Park. They give access to the heart of the building. There are terraces, kiosks, information booths, ticket counters, and advertisement areas. In these arcades, sheltered events, performances, outside art shows and concerts can take place. This pushing act leads to an undulating floor that forms the base for the museum hall. This new topography allows for different “situations” with different exhibiting qualities in the museum: terraces with an overview over the art; valleys and pockets with shelters for more intimate parts of the collection; grottos for private viewing. By pushing the roof of the museum down, an undulating roof appears. This leads to a sequence of valleys and hill-tops on the roof: roof landscape that can act as an outside sculpture garden. The valleys can act as outside theatres with sheltered acoustics (against the highway). By connecting this garden on two edges to the ground level a public traverse can be created. It turns the building into a public “hill”. The building thus enlarges the Ring Park with a park like element.

62 l’ARCA 237

Credits Project: MVRDV Rotterdam: Winy Maas, Jacob van Rijs and Nathalie de Vries with Stefan Witteman, Wenchian Chi, Stefan de Koning, Bertrand Schippan, Jeanne Despas, Joao Amaro, Naiara

Arregi, Aury van Beers, Noemie Cristobal, Tanja Ziegler Structure: Arup Beijing: Rory McGowan Services: Arup Beijing: Frederick Wong Acoustics: Artec New York: Tateo Nakajima

Model: MBM Delft Renders: Oceanpic Beijing Film: W&G Rotterdam: Eline Wieland and Marino Gouwens Client: Chengdu Exhibition & Travel Group, Chengdu


Nella pagina a fianco, dall’alto, vista a volo d’uccello dell’area destinata al nuovo Chengdu Center for the Arts; vista del modello senza e con la sua copertura. In questa pagina, diagrammi per la definizione della collocazione delle funzioni nel sito.

Opposite page, from the top, bird’s eye view of the area destined to the new Chengdu Center for the Arts; view of the model without roofing; view of the roofing. This page, diagrams for the definition of the programs distribution on the site.

237 l’ARCA 63


64 l’ARCA 237


Da sinistra, planimetria generale, pianta dell’area destinata a parcheggio, sezione

longitudinale, sezione trasversale. Sotto, rendering della “grotta”, uno degli spazi pubblici che si

vengono a formare grazie al sollevamento e alle curvature imposte al sistema di copertura.

From the left, site plan, plan of the parking area, longitudinal section, cross section.

Below, rendering of the grotto, one of the public spaces formed by tilting and curving the roof system.

Da sinistra, particolare della copertura, vista diurna dalla strada, rendering dell’ingresso e rendering di uno degli spazi interni. From the left, detail of the roof, daytime view from the street, rendering of the entrance, rendering of one of the interiors.

237 l’ARCA 65


Dominique Perrault (France) L’Università femminile EWHA di Seoul, inaugurata alla fine di aprile (e di cui avevamo dato notizia ne l’Arca 195), più che il progetto di un’architettura è la definizione di un vero paesaggio calato nel cuore del quartiere universitario. Sulla spianata occupata precedentemente dall’EWHA Square, Perrault ha tagliato una grande faglia che si insinua in profondità per organizzare le aule, le biblioteche, l’anfitetaro con le sale per spettacoli, i negozi e gli spazi di ristoro e i sistemi di circolazione. La luce penetra dall’alto innondando tutti gli ambienti. Il campus universitario, 70.000 metri quadrati di superficie costruita per accogliere 22.000 studentesse, si configura come un elemento parte del sito, del territorio e della città stabilendo una profonda relazione con il suo contesto. Da un lato, la faglia si proietta verso il basso con una dolce pendenza mentre dal lato opposto si risolve in un ampio percorso ritmato da parti gradinate. Il tracciato segnato da questo elemento è arricchito dal trattamento del suolo, un nastro d’asfalto nero dove spicca la banda rossa della pista d’atletica e una natura ordinata dove dominano peri e siepi. Il campus universitario di Seul è una delle opere recenti che maggiormente qualificano l’opera dell’architetto della Très Grande Bibliothèque, in cui sono particolarmente evidenti sia la sua propensione a interrarsi, a penetrare nel suolo – dalla Bibliothèque al velodromo e la piscina olimpionica di Berlino – sia la sua tensione a impossessarsi della territorio, a fondere il costruito con la terra, la sua volontà di portarsi il più vicino possibile all’idea che “perché nasca il mistero, concetto e materia devono coincidere l’uno con l’altro”.

EWHA Campus Complex, Seoul

Credits Project: Dominique Perrault Architecte Team Project: Perrault Projets (architectural engineering), VP&Green Ingegnerie (structure), HL-PP Consult (hydraulics), Jean-Paul Lamoureux (acoustic), Rache-Willms, Aachen (facades)

66 l’ARCA 237

Consultants: Jeon and Lee Partners (structure), HIMEC (mechanical works), CGE&C (civil engineering), CnK Associates (landscaping) General Contractor: Samsung Corporation Client: EWHA Campus Center Project

©Perrault Projets

EWHA Women’s University in Seoul, which opened at the end of April (and which we announced in l’Arca 195), is more the creation of a real piece of landscape in the heart of the university district than an architectural project. Out in the clearing where EWHA Square used to be located, Perrault has cut a deep fault into the ground to set out the teaching rooms, libraries, amphitheatre with show halls, shops, refreshment facilities and circulation systems. Light floods into all the premises from above. The university campus, which covers 70,000 square metres of built-on area to accommodate 22,000 female students, is shaped like a piece of the site, land and city, setting up close ties between the university campus and its setting. On one side, the fault projects downwards along a gentle slope while, on the other side, it forms a large pathway incorporating terraced sections. The path marked by this feature is enhanced by the way the ground is treated, a strip of black asphalt with a red athletics track clearly standing out amidst the orderly landscaping featuring a predominance of poetry is and hedges. Seoul University campus is one of the most impressive recent projects by the architect who designed the Très Grande Bibliothèque. Here again we can see his tendency to penetrate underground – also epitomised in the aforementioned library and Olympic swimming pool and cycling arena in Berlin – as well as the way his work strives to take hold of the land, blend what is built into the earth, and move as close as possible to the idea that “for mystery to emerge, concept and matter must coincide with each other”.


237 l’ARCA 67


Planimetria generale del campus universitario femminile EWHA inaugurato a Seoul nell’aprile di quest’anno. Il complesso occupa una superficie di 70.000 mq e accoglie circa 22.000 studentesse. Sotto, vista della grande faglia tagliata lungo la spianata e che organizza gli spazi e le attività del campus.

©Perrault Projets

Site plan of the EWHA women's university campus which opened in Seoul in April this year. The complex covers an area of 70,000 square metres and can accommodate approximately 22,000 female students. Below, view of the giant fault cutting across the clearing and setting out the campus spaces and activities.

68 l’ARCA 237


Top, plan and section. Below, view of the clearing providing access to the campus from a gentle slope projecting downwards on one side, and a wide flight of steps on the other side.

©Perrault Projets

In alto, pianta e sezione. Sotto, vista dalla spianata che dà accesso al campus da una dolce pendenza che si proietta verso il basso, da un lato, e da un’ampia scalinata, dal lato opposto.

237 l’ARCA 69


70 l’ARCA 237

©Perrault Projets


©Perrault Projets ©Perrault Projets

Nella pagina a fianco, i percorsi che distribuiscono le aule beneficiano della luce naturale filtrata dalle pareti ampiamente vetrate. In alto, vista a volo d’uccello del campus delimitato dalla banda rossa della pista

d’atletica e da una natura ordinata. A fianco, particolare del sistema di schermature che garantisce il passaggio della luce e dell’aria evitando i fenomeni di abbagliamento.

Opposite page, the corridors between the various rooms ensuring natural light filtering through the well-glazed walls. Top, birds-eye view of the campus bordered by the red strip of the athletics track and

carefully landscaped natural setting. Opposite, detail of the system of screens allowing light and air to flow in and preventing any glinting.

237 l’ARCA 71


Troppi architetti e pochi lavori

Too many architects and not enough work Sopra, Antonino Cardillo nel suo studio. Above, Antonino Cardillo in his office.

72 l’ARCA 237

Q

uale è lo stato di salute della generazione degli architetti sotto i trentacinque anni d’età? Direi non straordinario. Non perché non abbiano prodotto alcune opere pregevoli ma perché la gran parte di queste non sembrano il risultato di un progetto culturale particolarmente originale, così come ci si aspetterebbe da una generazione che dovrebbe occupare la scena internazionale. Per rendersene conto basta sfogliare la rivista “A10” che grazie a una aggiornata redazione transnazionale raccoglie quanto di meglio realizzano i giovani studi d’architettura europei. Nessun progetto si distacca da quanto fanno i quarantenni e ultraquarantenni, oppure i nuovi Maestri, intendendo con questo termine gli architetti dello Star System, cioè della generazione nata più o meno tra il 1944 (Koolhaas, Mayne, Fuksas) e il 1950 (Hadid). Ciò vale anche negli Stati Uniti dove però, a giudicare da un interessante numero monografico de “L’industria delle costruzioni” curato da Valerio Paolo Mosco, sembrano emergere alcuni architetti che cercano di scappare dalle forme appariscenti dello Star System pur senza cadere nel neo-vernacolare. E per il Giappone dove si registra un ritorno all’essenziale, Back to Basics secondo l’indovinato titolo di un numero dell’agosto 2007 della “The Architectural Review”, e si punta a un’estetica dell’anoressia fatta di rinunce, ma che è stata già anticipata dalla più

S

o just how healthy is the generation of architects under the age of 35? Not incredibly healthy, I would say. But not because they have not produced some noteworthy works of architecture, but because most of these works do not seem to be the result of any particularly original cultural design, as we might expect from a generation which ought to dominate the international scene. To take stock of this we need only flick through the magazine “A10”, which, thanks to its highly up-to-date transnational editorial staff, surveys the best of the work of young European architecture firms. None of these projects stands out from the work done by 40-year-olds or the over 40s or even the new Masters, intending this expression to refer to those architects belonging to the so-called Star System, i.e. the generation born more or less between1944 (Koolhaas, Mayne, Fuksas) and 1950 (Hadid). This also applies to the United States, where, however, judging by an interesting monograph on the building industry edited by Paolo Mosco, some architects do seem to be emerging who are actually trying to escape from the forms of the Star System, without lapsing into the neo-vernacular. And it also applies to Japan, where people are getting “Back to Basics”, to quote the clever title of the August 2007 issue of The Architectural Review, and attention is focusing on “anorexic” aesthetics based on renouncement, which was already envisaged by the older gen-


anziana generazione della Kazuyo Sejima (nata nel 1956) e dal suo socio quarantaduenne Ryue Nishizawa, i quali, infatti, in questo momento godono di uno straordinario successo internazionale. Anche in Cina e in Oriente, come fa pensare un recente libro di Joseph Grima edito da Skira, la situazione non sembra più brillante: molta produzione ma nessuna opera in grado di indicare una svolta: un po’ di modernismo, un po’ di minimalismo, un po’ di pauperismo-post-11-settembre, qualche fluidità post-organica e una spruzzata di local e di ecologico. Se la situazione mondiale non è brillante, in Italia è però drammatica. I giovani, intendendo quelli veramente tali, non emergono. In proposito è emblematico il fatto che la rivista “Casabella” che da anni pubblicava un almanacco dedicato ai giovani architetti italiani ha deciso di cambiargli nome per farlo diventare – in assenza di materia prima e perché far passare per tali i cinquantenni è un po’ ridicolo – semplicemente l’almanacco degli architetti italiani. Qualcuno sosteneva che in architettura si susseguono sempre due generazioni: una fortunata e una sfortunata. Se quella dei Casamonti, dei Labics, dei Metrogramma, di Piùarch, di Uda, di Navarra, di T studio – solo per citarne alcuni – è stata fortunata se non altro perché, anche a costo di enormi sacrifici e/o di accorte mosse tattiche, ha potuto attingere a qualche forma di notorietà e anche a un certo numero di incarichi professionali, quella seguente si è dovuta accontentare delle briciole e spesso neanche di quelle. Risultato? I gruppi più giovani noti a noi critici sono pochi, anzi pochissimi e quelli emergenti sono gli stessi che erano conosciuti cinque e anche dieci anni fa, quando erano poco più che promettenti studenti: 2A+P, Avatar, Ghigos, Nuvolab… Per quanto, per esempio con il concorso Rizoma ospitato in questi mesi dalla rivista elettronica “presS/Tletter” (www.presstletter.com) si sia tentato di fare qualche ricognizione, i risultati, tranne qualche eccezione, lasciano solo flebili speranze. Cosa impedisce ai giovani gruppi di emergere, oltre al fatto, innegabile, che oggi ci sono troppi architetti e troppo pochi lavori? Intanto il sistema dei concorsi che tende a premiare le Star e i grandi fatturati oppure coloro che bazzicano il potere politico. Occorre dirlo senza reticenze: oggi, i risultati di molti concorsi di progettazione sono noti in anticipo, né più né meno di quanto succede per i concorsi universitari. A Roma ciò avviene in modo sbalorditivo. Coincidenze o frutto di una perversa commistione tra poteri politici, professionali e accademici? In secondo luogo vi è l’eccessivo realismo dei giovani architetti. La gran parte di loro preferisce realizzare in modo soddisfacente quanto gli si propone di fare piuttosto che puntare verso strade innovative. Esattamente l’opposto di quanto avevano fatto personaggi quali Koolhaas, Tschumi, Hadid i quali, quando erano giovani, avevano anteposto la ricerca alla realizzazione. E così prima che per i loro progetti si erano fatti conoscere per le loro idee. Vi è, infine, il capitolo emigrazione. Oggi molti giovani architetti sono costretti a lavorare all’estero piuttosto che in Italia. A Barcellona, per esempio, vi è una nutrita comunità italiana. Ma anche a Londra, Amsterdam, Parigi, Lisbona e negli Stati Uniti. Questi giovani, seguendo l’esempio di UFO, di Lan o di Bellaviti Coursaris, dopo un master o un apprendistato presso qualche studio, si mettono in proprio da soli o in associazione con qualche partner locale. Su loro credo occorra puntare l’attenzione. Hanno una maggiore propensione verso la sperimentazione e anche un know how tale da facilitarli nel districarsi all’interno di un mercato sempre più internazionale. Avevo suggerito l’anno scorso alla DARC di far fare ai propri funzionari una ricerca in proposito. Mi è stato risposto: vedremo.

eration of Kazuyo Sejima (born in 1956) and his 42-year-old partner Ryue Nishizawa, who are enjoying incredible international success at the moment. In China and the East too, as a recent book by Joseph Grima published by Skira would suggest, the situation seems to be no better: lots of work but nothing capable of suggesting a turnaround: a bit of modernism, a bit of minimalism, a bit of post-11th-September-pauperism, some post-organic fluidity and a dash of the local and ecological. Whereas the situation around the world is not exactly brilliant, it is actually dramatic in Italy. Youngsters (by which I mean those who really are young) are not coming to the fore. In relation to this, it is striking to note that the magazine “Casabella”, which for years had been publishing an almanac devoted to young Italian architects, has decided to change its name so that – due to a lack of raw material and because passing off 50-year-olds as young architects is a bit ridiculous – it will now simply be an almanac of Italian architects. Somebody once claimed that there are always two successive generations in architecture: one lucky and one unlucky. If the generation of Casamonti, Labics, Metrogramma, Piùarch, Uda, Navarra and T studio – just to mention a few – was lucky, if for no other reason than because, at great personal expense and/or thanks to clever tactics, it managed to achieve some sort of notoriety and also a certain number of professional contracts, the subsequent generation had to settle for the crumbs and sometimes not even that. So what is the result of all this? Only a small (or rather very small) number of teams of young people are familiar to (us) the critics, and those actually emerging are the same ones which were already known five or even ten years ago, when they were little more than promising students: 2A+P, Avatar, Ghigos, Nuvolab… Although there has, in fact, been some attempt to give them at least some recognition, for example through the Rizoma competition reported on over recent months in the e-magazine presS/Tletter (www.presstletter.com), except for the odd exception, the results leave very little room for hope.

Luigi Prestinenza Puglisi So what is preventing young teams from emerging, other than the undeniable fact that there are too many architects and not enough work nowadays? To begin with, the system of competitions tends to favour the stars and firms with big turnovers or, in any case, those who have friends in high political places. We need to make something very clear: nowadays, the results of many design competitions are already known in advance, just like what happens with university competitions. This is most blatantly the case in Rome. So are these just coincidences or the outcome of perverse mixture of political, professional and academic power? Secondly, there is the excessive realism of young architects. Most of them prefer to carry out satisfactorily what is suggested to them, rather than set off along their own innovative tracks. Exactly the opposite of what happened in the case of such leading figures as Koolhaas, Tschumi and Hadid, who, when they were young, placed experimentation ahead of implementation. So they were more famous for their ideas than their projects. Finally, there is the issue of emigration. Nowadays many young architects are forced to work abroad rather than here in Italy. For example, there is a big Italian community in Barcelona. As there is in London, Amsterdam, Paris, Lisbon and the United States. These youngsters, following the example of UFO, Lan and Bellaviti Coursaris, set up on their own or in association with some local partner after completing a Master’s degree or apprenticeship at some architecture firm. I think they deserve special attention. They have a greater inclination towards experimentation and also sufficient know-how to help them make their way through an increasingly international market. Last year I suggested that DARC officials carry out their own special survey into this. The answer I received was: we will see. 237 l’ARCA 73


Antonino Cardillo (Italy) In sequenza lungo un asse, le tre zone del “working”, “living” e “resting” sono rappresentate da edifici giustapposti la cui forma rimane riconoscibile all’esterno: un poliedro trapezoidale, un'ampia aula rettangolare e una torre articolata su due livelli. All'interno, aperture e percorsi tessono un possibile dialogo tra ciascuna cavità. I silenzi non sono tutti uguali. Il silenzio di una grande navata è differente da quello di una stanza. E ancora più diversi possono essere i rumori esterni della campagna percepiti attraverso un grande silenzio. Così, in una lunga aula centrale, modulata in pianta e in alzato da tre quadrati di sei metri di lato, si invera il cuore del progetto. La pavimentazione di travertino e una stesura di stucco veneziano sull’ampia volta sviluppata in lunghezza, realizzano, attraverso l’omogeneità cromatica, un nastro continuo che, avvolgendo i fruitori, offre una sorta di pagina vuota su cui scrivere il proprio vissuto. Al contempo, alla luce, proveniente dai lati lunghi della stanza, è data la possibilità di interpretare lo spazio. Sul lato sud la posizione delle finestre accoglie il sole invernale e, attraverso una spessa e vasta “lunetta” di cemento, scherma quello estivo. Sotto, al centro, un blocco di travertino è scavato da una bassa cavità. Al suo interno un parallelepipedo funge da banco di lavoro per la cucina, occupandone il centro; a fondale, un portale conduce alla dispensa e due brevi finestrature marcano gli angoli della stanza conducendo verso la terrazza esterna. Sul lato opposto dell’aula, a nord, le finestre si restringono verso gli angoli, verticalizzandosi. Da pavimento a soffitto, le aperture raccolgono i fugaci fasci obliqui del sole durante l’alba e il tramonto estivo che, penetrando la stanza in diagonale, colorano lo spazio di nuovi significati. Nel passaggio tra la grande aula e la torre del riposo, infine, una luce cerulea, celando la sua fonte, scivola dall’alto lungo le paratie lignee e cementizie dei percorsi e delle scale di accesso alla torre, realizzando una quinta scenica cangiante, un quadro prospettico in continuo mutamento. Antonino Cardillo

Vaulted House The three zones of working, living and resting are represented in sequence along an axis by juxtaposed edifices whose shape remains recognisable from without: a trapezoidal polyhedron, an ample rectangular hall and a tower articulated on two levels. On the inside, openings and pathways weave a possible dialogue between each cavity. Silences are not all alike. The silence of a large nave is different from that of a room. And the outdoor sounds of the countryside perceived through a great silence can be yet more diverse. So, in a long central hall, modulated in plan on three squares six metres wide the heart of the design is formed. The flooring in travertine and a covering of Venetian stucco spread on the ample side developed lengthways, create, via a chromatic homogeneity, a continuous ribbon which, enveloping the observer, offers a sort of blank page on which to write his or her own experience. At the same time, the light, coming from the long sides of the room, has the possibility to interpret the space. On the south side the position of the windows welcomes in the winter sun and, through a thick wide cement “lunetta”, screens the sun in summer. Below, in the centre, a block of travertine is excavated from a low cavity. Inside it a parallelepiped functions as a work surface for the kitchen, occupying the centre; in the background a door leads to the pantry and two short windows mark the corners of the room leading towards the terrace outside. On the opposite side of the hall, to the north, the windows shrink towards the corners, becoming vertical. From floor to ceiling, the openings pick up the fleeting oblique light of the sun at dawn and at sunset in summer which, penetrating the room diagonally, colour the space with new meanings. Finally, moving between the large hall and the tower of the rest room, an azure light, concealing its origins, slips from above along the wooden and cemented walls of the walkways and the stairs accessing the tower, forming an iridescent stage, a picture in perspective in mutation.

74 l’ARCA 237

Dall’alto, pianta, sezione e veduta generale della casa.

From top, plan, section and overall view of the house.


L’edificio è caratterizzato dall’aggregazione di volumi su un asse, in cui si trovano in sequenza lineare gli spazi “working”, “living” e “resting”.

The building features a combination of structures along an axis, where there is a linear sequence of working, living and relaxation spaces.

237 l’ARCA 75


Gli interni confermano la natura aggregativa dei diversi volumi architettonici e configurano un ambiente domestico connotato come un’area esterna, una sorta di frammento di spazio urbano.

76 l’ARCA 237

The interiors confirm the aggregative nature of the various architectural structures and create a homely environment which looks like an outside area, a sort of fragment of urban space.



Rendering della Da Vinci Tower a Hong Kong. Il concept del complesso propone un edificio come contenitore di spazi privati concepiti come luoghi urbani, “piazze interne” per migliorare la comunicazione interpersonale. Nella pagina a fianco, la pianta del complesso e simulazioni del rapporto fra nuova struttura e ambiente urbano di Hong Kong. Rendering of Da Vinci Tower in Hong Kong. The complex concept is based as a building is a container of private spaces designed to be urban locations, “internal courtyards” for improving interpersonal communication. Opposite page, plan of the complex and simulations of relations between the new structure and Hong Kong cityscape.

Credits Project: J.M. Schivo e Associati (Jean Marc Schivo, Lucilla Revelli) Interior Design Development: Lucilla Revelli, Alessandra Peghinelli, Manolo Gallo Design Team: Alessio Cardoso, Anna Serena Benfatto, Antonio D3Arco, Bruna Borrelli, Federica Fava, Federica Spinello Structural Project: RFR (Niccolò Baldassini, Kieran Rice) Bioclimatic Project: Bioprojectgroup (Jacopo Fedi, Carlo Brizioli) Lighting Project: iGuzzini Mechanical Plants: Manens Intertecnica

78 l’ARCA 237


J.M. Schivo e Associati (Italy) Il “modus vivendi” nella Da Vinci Tower lancia un innovativo segnale per la città, determinato dall’applicazione della tecnologia a servizio della qualità del vivere e dalla ricerca di uno stile di vita legato agli spazi collettivi, quali le “piazze” elementi centrali del tessuto urbano italiano e fulcro della vita culturale e sociale. L’indissolubile connubio fra arte e scienza, osservazione della natura e creatività che contraddistingue l’opera di Leonardo, sempre in enorme anticipo sui contemporanei, è il filo conduttore della ricerca del sistema progettuale della Da Vinci Tower, integrato tra un attento studio bioclimatico legato alla natura del luogo e le tecniche costruttive che permettono di gestire l’edificio come un organismo le cui differenti parti, interagiscono, come in un sistema autonomo, in modo ottimale per consentire una migliore qualità della vita oltre a un significativo risparmio energetico rispetto a un edificio convenzionale di pari volumetria. La Da Vinci Tower ha una destinazione di tipo misto includendo due settori di tipo residenziale, differenziati dalle caratteristiche degli spazi a essi annessi e da un settore di tipo ricettivo collocato nei piani più elevati. L’albergo acquisisce caratteristiche da 6 stelle per i numerosi servizi e la qualità degli ambienti, è pensato per raggiungere il più alto livello di servizi e si contraddistingue per una elevata ricerca nell’ottimizzazione degli spazi interni e per le numerose attività di supporto, quali un centro benessere e un centro congressi. Le residenze si propongono con il comune denominatore della presenza di spazi verdi e di una potenziale grande flessibilità degli interni. Le aree circostanti il basamento della torre si presentano come una successione di “piazze” distribuite su più livelli i cui elementi caratterizzanti sono la forte presenza di “percorsi” d’acqua e di aree sistemate a verde, fino a giungere alla grande superficie d’acqua che circonda la base della torre. Le destinazioni previste per tali spazi includono esercizi commerciali e uffici serviti da ristoranti e caffetterie, vivibili come unico percorso che include spazi all’aperto e spazi di intrattenimento.

Da Vinci Tower, Hong Kong Da Vinci Tower’s “modus vivendi” provides the city with an innovative landmark resulting from the application of technology in the name of quality living and the quest for a lifestyle tied to communal spaces, such as Italy’s “city squares” which are the core of the Italian urban fabric and linchpin of cultural and social life. The unbreakable bonds between art and science, study of nature and creativity, which are the most distinctive traits of Leonardo's work (always so far ahead of his contemporaries), are the guiding thread running through the design research underpinning Da Vinci Tower. The tower also draws on a careful bioclimatic study connected with the nature of the Tower's location and construction methods allowing the building to be run like an organism whose different parts interact, just like in a self-contained system, in the ideal way for improving the quality of life and also allowing notable energy savings compared to a conventional building of the same size. Da Vinci Tower is designed to serve mixed purposes. It has two residential-style sectors, differing in terms of features of the spaces adjoining them, and an accommodation-type section up on the top floors. The hotel takes on six-star status thanks to its numerous facilities and the quality of its premises. Designed to provide the very highest standard of services it stands out for the extensive research which has been carried out into optimising the interiors and for all its support facilities, such as a health centre and conference centre. The residential quarters share the common denominator of incorporating landscaped spaces and potentially extremely flexible interiors. The areas around the base of the tower look like a sequence of “squares” distributed over several levels, whose most distinctive features are the presence of “waterways” and landscaped areas, including a large pool of water surrounding the base of the tower. The spaces are designed to provide retail facilities and offices served by restaurants and cafeterias, which form one unified experience encompassing outdoor spaces and entertainment spaces.

237 l’ARCA 79


Schizzo di progetto e sezione. Nella pagina a fianco, studio per la risposta della struttura all’azione del vento e simulazione in ambiente notturno.

80 l’ARCA 237

Project sketch, and section. Opposite page, the wind concept and simulation in a night-time setting.


237 l’ARCA 81


In questa pagina, alcuni spazi interni e piante dei diversi piani. Le opzioni del nuovo hotel sono di alto livello e rientrano nella categoria a 6 stelle.

82 l’ARCA 237

This page, interior spaces and plans of the various floors. The new hotel can offer a top-quality range of options making it a six-star facility.


Spaccati che evidenziano la concezione spaziale e tipologica degli ambienti del complesso alberghiero.

Cutaways showing the spatial and typological design of the various premises of the hotel facility.

237 l’ARCA 83


Cino Zucchi Associati, Park Associati (Italy) La nuova sede Salewa risponde alle condizioni di luogo ai confini tra città e natura, al bisogno di nuovi spazi di lavoro e di interazione sociale ed è uno strumento di comunicazione tra un’azienda e la sua rete di fornitori, collaboratori, clienti. Radicata in un luogo preciso della storia e della geografia, essa scambia informazioni con la fitta rete di relazioni materiali e immateriali che costituiscono il modo di essere di un’azienda moderna. La visione del sito dall’autostrada richiede un segno forte, unitario, ma capace di reagire in maniera interessante con la dimensione dinamica del movimento automobilistico. L’autostrada rappresenta anche il link fisico più diretto alla dimensione europea dell’azienda, con le opportunità e le responsabilità di natura comunicativa rivolte al grande pubblico. La quiete dei campi a sud, insieme allo sfondo delle montagne a nord, ci ricordano il rapporto secolare tra opera dell’uomo e natura, la stessa dei castelli che punteggiano la valle e degli insediamenti abitati che cercano il sole sui crinali orientati a mezzogiorno. Il lato nord, affacciato sulla nuova strada, è invece il lato più urbano del lotto, che costituisce l’“indirizzo” dell’azienda per chi la raggiunge in auto o a piedi e per chi ne usa i servizi connessi. Infine il lato est, con la palestra di roccia affacciata sul verde pubblico e sul bistrot, rappresenta il momento più conviviale e pubblico del complesso, quello della sua vita di relazione quotidiana, delle colazioni di lavoro di relax e di svago. Il magazzino è trattato come una grande topografia artificiale, i volumi degli uffici e della palestra di roccia dialogano tra loro e con le montagne circostanti abbracciando lo spazio verde centrale del giardino pensile “scavato” sul tetto dei magazzini. La disposizione delle funzioni nei volumi edilizi genera una configurazione di spazi di relazione che determina l’immagine dell’edificio alle varie scale, una serie di “paesaggi” esterni e interni che aiutano il pubblico a orientarsi in rapporto ai diversi gradi di privacy degli ambienti.

Salewa Headquarters, Bolzano The new Salewa Headquarters meets the need to provide new work spaces and socialising facilities on the borderline between the city and natural environment and it is a means of communication between the company and its network of suppliers, partners and clients. Rooted in a definite place in history and geography, it exchanges information with the tightly knit network of material and immaterial relations constituting the way of being of a modern company. The fact that the site is visible from the motorway calls for a powerful, unitary landmark, which is also capable of reacting in an interesting way with the dynamism of moving cars. The motorway is also the most direct physical link with the company's European status, and with the opportunities and responsibilities related to communicating with the public at large. The tranquillity of the fields to the south, together with the background of mountains to the north, reminds us of age-old relations between human intervention and nature, the same characterising the castles running through the valley and the inhabited settlements seeking out the sunshine along the ridges facing south. The north side, facing onto the new road, is, on the other hand, the more urban side of the lot, representing the company’s “address” for anybody arriving by car or on foot or for anybody using its connected services. Finally, the east side (with a rock-climbing practice wall facing onto public greenery and a bistro) is the most convivial and public part of the complex embodying an idea of everyday social life, work meals, relaxation and leisure time. The warehouse is treated like a large piece of artificial topography, the structures of the offices and practice wall interact with each other and with the surrounding mountains, embracing the central greenery of the hanging garden “dug into” the roof over the warehouses. The layout of functions in the building structures generate a configuration of relational spaces determining the building’s image on various scales, a series of internal and external “landscapes”, which help people find their way around in relation to the various degrees of privacy of the building premises.

84 l’ARCA 237

Planimetria generale e diversi punti di osservazione del complesso che ospita la sede sociale Salewa. L’articolata configurazione dell’intervento si spiega nell’obiettivo di creare un segno forte rispetto alla monotonia

del percorso autostradale. Nella pagina a fianco, la planimetria generale conferma la stretta relazione formale fra complesso architettonico e ambiente naturale connotato dai profili montuosi.

Site plan and various observation points of the complex holding Salewa’s corporate headquarters. The intricate layout of the project is designed to meet the need to create a powerful landmark

Credits Project: CZA (Cino Zucchi) e Park Associati (Filippo Pagliani, Michele Rossi) Collaborators: Andrea Brivio, Fabio Calciati, Davide Conti,

Michele Corno, Alice Cuteri, Maria Chiara D'Amico, Fabio Galli, Ilaria Gatto, Laura Gusso, Patrick Kenzler, Lorenzo Merloni, Paola Monti, Marco Neri, Marco Panzeri,

standing out from the monotonous motorway. Opposite page, the site plan confirms the close stylistic ties between the architectural complex and natural environment featuring numerous mountain outlines.

Roberta Smiraglia, Maria Rita Solimando Romano, Elisa Taddei. Nicola Bianchi, Andrea Viganò (Zucchi&Partners). Client: Salewa Italia – Oberalp Spa


237 l’ARCA 85


In queste pagine, dettaglio di un ambiente in parte aperto verso l’esterno e vedute che esaltano il particolare carattere ipernaturalistico del complesso.

86 l’ARCA 237

These pages, detail of a setting partly open to the outside, and views exalting the complex’s peculiar hyper-naturalistic nature.


237 l’ARCA 87


Laura Rocca Rocca Atelier Associati (Italy) La molteplicità delle funzioni previste in progetto – per rispondere alle esigenze dei due Comuni riuniti – ha suggerito un progetto pensato come un piccolo pezzo di città rigorosamente diviso in due: metà a beneficio del Comune di Pessano con Bornago e metà per il Comune di Gorgonzola, in modo che identiche risultassero anche le spese di costruzione tra le due amministrazioni. Partendo dalla diversità delle funzioni da insediare, tra cui archivio comunale, autorimesse per autobus, ufficio ecologico, alloggio custode, è stata data unitarietà usando pochi materiali e soprattutto utilizzandoli con un criterio che garantisse modesti costi di realizzazione e una facile gestione. E’ stato attuato un progetto “in crescita”, che facilmente potrà subire aggiunte e modifiche senza perdere in qualità architettonica e unitarietà nell'insieme. Per il Comune di Pessano è stata scelta la soluzione verso strada, la funzione più importante da collocare nel sito: la “cassaforte istituzionale” ovvero l’archivio del Comune in cui verranno conservati tutti i documenti storici ma non solo; insomma, tutto quanto tramanderà ai posteri la vita di questo Comune. La “cassaforte” si apre verso il giardino antistante con un “fiore di vetro”: la sala consultazione dell'archivio. A Gorgonzola la necessità di aree di manovra ha imposto la collocazione del deposito autobus comunale sul fronte principale. L’obiettivo era di alleggerire il grande portale di ingresso bus con una facciata trasparente e “traspirante”, mentre l’ampia area di manovra è contenuta dal verde antistante. Tale soluzione ha permesso di creare una seconda piazza operativa sul retro, al riparo dalle manovre degli autobus in cui i servizi ecologia e manutenzione possono lavorare in tutta sicurezza ed eventualmente ampliarsi sul retro con ulteriori spazi. Ogni singolo spazio deposito è personalizzato attraverso l'uso di portoni colorati, dimensionato e dotato di servizi differenti a seconda dell'uso a cui è destinato.

A joint-borough consortium between Pessano con Bornago and Gorgonzola. The multiplicity of the various functions foreseen in the project – to cater for the needs of the two boroughs – pointed towards designing a project like a small piece of cityscape carefully divided in two: half for Pessano con Bornago and half for the borough of Gorgonzola, so that the building costs could be shared out equally between the two borough councils. Starting from the diversity of the functions to be provided (including a borough archive, garage facilities for buses, an eco-friendly office and porters lodge), a sense of unity was instilled by using just a few materials and, most importantly, using them in such a way as to ensure the construction costs were kept down and their management would be as easy as possible. A “growing” project was implemented, which may easily be added on to or altered, without losing anything in terms of overall unity and architectural quality. For the Borough of Pessano it was decided to locate the most important function over on the road side: the “official safe-deposit” or, in other words, the borough archive, which will be used for storing all the historical documents and much more; in a nutshell, everything which will pass on life in this borough to posterity. The “safe-deposit” opens up towards the garden at the back with its own “glass flower”: the archive’s reference room. The need for manoeuvring areas in Gorgonzola meant that the municipal bus depot was set along the main front. The idea was to lighten up the main entrance gates for buses through a transparent and “transpirant” facade, while all the room to manoeuvre out in front is landscaped in greenery. The solution made it possible to create a second plaza at the rear, sheltered from where the buses manoeuvre, where the ecological and maintenance services can be operated in complete safety and, if required, extended around the back through extra spaces. Every single depot space is customised through the use of coloured doors, carefully sized and fitted with different utilities according to the purpose for which they are to be used.

Consorzio Intercomunale di Pessano con Bornago e Gorgonzola Credits Project: Laura Rocca (Roccatelier Associati) Structural Project: Stefano Rocca (Roccatelier Associati) Giovanni Bovi, Diego Borroni Fire Plant Project: Marco Tombari Electrical Plants Project: Mauro Triulzi Security Plan Project: Aldo Prada Site Management: Laura Rocca Builder: G.Edil s.r.l. Client: Consorzio Intercomunale Zona di Sviluppo Industriale Gorgonzola – Pessano con Bornago

Schema planimetrico del complesso composto di due unità.

88 l’ARCA 237

Planimetric diagram of the complex composed of two units.


Fabio Pastorelli

L’evidente obiettivo di superare il carattere scatolare del contenitore di funzioni ha generato una struttura aperta, quasi una costruzione fatta di elementi bidimensionali, sagome misteriose, simbolo di un luogo pubblico non solo amministrativo ma anche ludico.

The clear aim to move beyond the boxlike nature of a container of functions has generated an open structure, almost a construction composed of twodimensional elements and mysterious outlines symbolising a public place which is playful as well as serving administrative purposes.

237 l’ARCA 89


Pianta, particolari delle facciate e prospetti.

90 l’ARCA 237

Plant, details of the facades and elevations.


Recupero del linguaggio “brutalista” rivisto in chiave di struttura effimera composta di pannelli e tiranti. A rendering of the old “brutalist” language in the form of a temporary structure composed of panels and tie-rods.

237 l’ARCA 91


Andrade Morettin Associated Architects (Brazil) Questa casa per l’estate si trova a poca distanza dal mare, sulla costa nord dello Stato di São Paulo in Brasile, un luogo di vegetazione rigogliosa e con un clima caldo umido. L’idea del progetto è stata di realizzare un grande riparo, un “guscio”, che proteggesse dal sole intenso e dalle piogge frequenti senza però bloccare la costante ventilazione naturale trasversale. Il tetto a 6 metri di altezza e con una superficie di 18x8 metri è stato costruito con una struttura prefabbricata di legno con giunti di zinco, mentre le facciate laterali sono rivestite di acciaio con riempimento di EPS (polistirolo espanso). Nelle due facciate principali della casa, che si aprono verso il panorama, sono stati installati pannelli di fibra di vetro rivestiti in PVC con schermi anti-zanzare, che possono ruotare su se stessi o scorrere, così da creare una membrana interna in grado di tener fuori gli insetti senza però ostacolare il flusso dell’aria e la vista dell’oceano. L’intera struttura è sollevata di 75 centimetri dal terreno grazie a pilastri di cemento gettati in opera. Tutti gli altri componenti utilizzati per la costruzione sono prefabbricati e montati in loco. Tale sistema costruttivo, oltre a ridurre i tempi e gli eventuali errori di assemblaggio, ha permesso di avere un cantiere “a secco”, con poca produzione di scarti e un impatto ambientale molto basso. Ritenendo che un buon progetto possa ridurre la carbon footprint più dei sostegni tecnologici e considerando la qualità dell’ambiente (regione tropicale umida), l’ombra e la ventilazione sono interpretate come elementi strategici ed essenziali per ottenere una buona prestazione bioclimatica. Invece di impiegare costose tecnologie verdi, questa casa cerca di rispondere ai temi ecologici attraverso mezzi di “riduzione” e con un uso economico di materiali, fondamentalmente, quindi, attraverso la leggerezza. Allo stesso modo, basando il suo funzionamento su principi passivi, l’edificio ha un consumo minimo di energia per il suo funzionamento e per la manutenzione. Sono stati utilizzati materiali a bassa inerzia termica, che non accumulano calore di giorno, visto che anche le notti qui sono ugualmente calde. Anche l’impiego di superfici luminose contribuisce a minimizzare l’assorbimento della radiazione solare. Non è stata tuttavia abbandonata l’idea di poter anche generare energia pulita. A seconda delle possibilità economiche dei proprietari, la casa potrà essere in seguito dotata di pannelli fotovoltaici in copertura.

Credits Project: Andrade Morettin Associated Architects Architects: Vinicius Andrade, Marcelo Morettin Coordinator: Merten Nefs Collaborators: Marcio Tanaka, Marcelo Maia Rosa, Marina Mermelstein, Renata Andrulis Structure: Ita Construtora Construction: Vicente Ganzelevitch Foundation: Pedro Negri Electrics: Nilton José Maziero Suppliers: Masisa Brasil (OSB), Udinese-Papaiz (mosquito screens), Reka; Luminárias Projeto (lighting), Sicmol (glass tablets), Estrumec (cladding and metal frames)

92 l’ARCA 237

Nelson Kon

House RR

This summer house is situated at a few meters distance of the sea, on the north coast of the State of São Paulo, a place with exuberant vegetation and hot humid climate. The project idea was to realize a big shelter, a “shell”, protected from the intense sun and the frequent rains, however without blocking the permanent natural cross ventilation. This 6-m-high roof, with a surface of 18x8 meters, was built using a prefabricated timber structure with galvanized steel joints. The lateral and top faces are made of steel cladding with EPS filling. In the two large facades of the house, generously open to the scenery, panels of glass fiber mosquito screens with PVC coating were installed, pivoting or sliding, with the intention of creating an external membrane, capable of keeping the insects out, without creating an obstacle for the ocean view and wind. The whole structure is elevated 75 cm above ground level, supported by concrete pillars cast on site. All other components used in the construction are pre-fabricated and were simply mounted in place on the construction site. The adopted constructive system, besides reducing assembly time and errors, assured a dry construction site, with little generation of waste and low environmental impact. Based on the belief that good design can reduce the carbon footprint more than technological supplements and considering the quality of the environment (humid tropical region), shade and ventilation are understood as essential strategic resources to achieve good bioclimatic performance. Instead of deploying expensive green technologies, this house seeks to respond to the ecological issues basically by means of reduction, with economical use of materials: “Lightness”. In the same manner, having its functioning based on passive principles, the building demands a minimal consumption of energy for operation and maintenance. Materials with a small mass or thermal inertia were employed, avoiding the accumulation of heat during the day, since the nights are equally hot. The use of bright surfaces also minimizes the absorption of solar radiation. The possibility of generation of clean energy on the site, however, is not abandoned. According to the financial situation of the owners, the house may carry photovoltaic panels on the roof.


237 l’ARCA 93


Dal basso in alto, pianta del primo piano, pianta del secondo piano, sezione trasversale, sezione longitudinale. A destra, viste della House RR, realizzata con criteri

94 l’ARCA 237

di energia passiva, sulla costa nord dello Stato di São Paulo, in Brasile, in un’area caratterizzata da vegetazione rigogliosa e dal clima caldo umido.

From bottom up, plan of the first floor, plan of the second floor, cross section, longitudinal section. Right, views of House RR, realized with passive energy criteria,

on the north coast of the State of São Paulo, Brazil, in an area characterized by exuberant vegetation and hot humid climate.



Bevk Perovic arhitekti (Slovenia) Il progetto per la residenza universitaria realizzato dallo studio Bevk Perovic sorge al limitare del centro di Ljubljiana, vicino alla riva del fiume, e comprende 56 alloggi per gli studenti dell’Università di Ljubljiana. E’ un edificio di grande chiarezza funzionale: le attività pubbliche (spazi per l’insegnamento, aree comuni per i residenti e dotazioni per il tempo libero) sono concentrate nel volume trasparente di base, mentre le unità abitative sono organizzate sui due livelli superiori. Gli alloggi degli studenti sono distribuiti intorno a un nucleo di servizio centrale che contiene i bagni e le cucine/sala da pranzo, che, in facciata, appaiono come grandi aperture – delle finestre-occhi che guardano verso la strada. Le camere da letto sono invece schermate sul fronte strada da una serie di pannelli pieghevoli di alluminio, con una fitta trama di fori, che proteggono la vita privata degli abitanti. Lo Studio Bevk Perovic è stato fondato a Ljubljiana, in Slovenia, nel 1997 dai due architetti Matija Bevk e Vasa J. Perovic. Bevk è nato a Ljubljiana nel 1972 e si è laureato in architettura all’Università della stessa città nel 1999. Perovic è nato invece nel 1965 a Belgrado dove si è laureato in architettura nel 1992. L’attività dello studio si concentra prevalentemente attorno alla città di Ljubljiana, dove Bevk e Perovic, oltre a questa residenza per studenti, hanno progettato e realizzato altri interventi tra cui, il Dipartimento di Matematica dell’Università, che è valso allo studio la menzione speciale al premio Mies van der Rohe 2007, e una serie di case private. Nella città di Brdo hanno realizzato il Centro Congressi, inaugurato nel dicembre del 2007.

Student Housing Poljane, Ljubljana Student Housing project by Bevk Perovic Arhitekti is a building on the edge of Ljubljana city centre, near the river bank, comprising of 56 dwelling units for students of Ljubljana University. It is a building of high programmatic clarity – a series of public programs (spaces for teaching, communal living and leisure) are concentrated in a horizontal transparent base – while series of student living units hover above in two slabs. Student units are organized around central service cores containing bathrooms and kitchen/dining rooms, which appear on the elevation of the buildings as huge openings – windows like “eyes”, overlooking the street. Adjoining student bedrooms are, in turn, screened from the street by series of folding panels in aluminium, intricately perforated, protecting private lives of inhabitants from the street bustle. The Bevk Perovic Studio was founded in di Lubljana, (Slovenia), in 1997, by two architects, Matija Bevk and Vasa J. Perovic. Bevk was born in Lubljana in 1972 and graduated with a degree in architecture from the university in his hometown in 1999. Perovic was instead born in Belgrade, in 1965, where he got his degree in architecture in 1992. The studio is primarily active in the Lubljana area, where Bevk and Perovic have designed and realized, besides this the student housing, the University’s Department of Mathematics, which earned the studio special mention at the 2007 Mies van der Rohe awards, and a series of private residences. In the city of Brdo they instead designed and realized the Convention Center, inaugurated in December 2007.

Credits Project: Bevk Perovic arhitekti Project Team: Matija Bevk, Vasa J. Perovic, Ana Celigoj, Ursula Oitzl Client: Ministry of Education and Sport

96 l’ARCA 237

Dal basso in alto, pianta del piano terra, sezione trasversale, planimetria generale della Residenza Universitaria Poljane a Ljubljana. Nella pagina a fianco, particolari delle diverse possibili chiusure dei pannelli

pieghevoli di alluminio che riparano, in facciata, la zona delle camere. From bottom up, plan of the ground floor, cross section, site plan. Opposite page, details of the possible

ways of closing of the folding aluminium panels screening, on the facade, the rooms' area.


Miran Kambic

237 l’ARCA 97


Realizzato vicino alla riva del fiume, l’edificio comprende 56 alloggi per gli studenti dell’Università di Ljubljiana. Le funzioni pubbliche (spazi per l’insegnamento, aree

98 l’ARCA 237

comuni per i residenti e dotazioni per il tempo libero) sono concentrate nel volume trasparente di base, mentre le unità abitative sono organizzate sui due livelli superiori. Gli alloggi degli

studenti sono distribuiti introno a un nucleo di servizio centrale che contiene i bagni e le cucine/sala da pranzo.


The building, near the river bank, comprises 56 dwelling units for students of Ljubljana University. The public programs (spaces for teaching, communal living and leisure) are concentrated in a

horizontal transparent base – while series of student living units hover above in two slabs. Student units are organized around central service cores containing

bathrooms and kitchen/dining rooms.

Viste, del giardino antistante la residenza e di uno dei cortili interni, pensati come luoghi di incontro e svago per gli studenti.

Views of the garden realized in front of the building and of the internal courtyard, designed as a place for meeting and leisure.

237 l’ARCA 99


Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.

Centre archives EDF In Bure Progetto: Lan Architecture Dimensione funzionale e impatto ambientale sono le coordinate da cui muove il progetto dei nuovi archivi EDF a Bure, la cui inaugurazione è prevista per il 2010. L’esigenza della società di compattare in un unico luogo gli archivi dispersi in diversi siti al fine di razionalizzarne la gestione e ottimizzarne il funzionalmento si accompagna a una missione sociale nel quadro del potenziamento economico della Meuse e Haute Marne. Il nuovo progetto, firmato da Lan Architecture, con Franck Boutté (HQE), Batiserf (strutture), Michel Forgue (economia), Base (paesaggio), si concentra sul concetto di un edificio a Zero energia, sviluppato in termini di morfologia intelligente, un involucro performante, la scelta di sistemi pertinenti, una produzione di energia rinnovabile e una gestione delle acque usate tale da rendere compatibile l’edificio con l’ambiente circostante. Per minimizzare l’impatto della costruzione, è stato progettato un volume scatolare di 5 piani con una base di 1.400 metri quadrati e un’altezza di 17,5 metri realizzando una superficie totale disponibile di 7.000 metri quadrati. Le esigenze di garantire una forte inerzia, la gestione rapida degli spazi e l’efficienza delle operazioni di stoccaggio, sono confluite in un impianto semplice e razionale che fa riferimento alle strutture dei bunker da un lato e del processo industriale dall’altro. I progettisti hanno lavorato sull’impatto percettivo, sulla dimensione espressiva dell’involucro esterno, per alleggerire l’immagine d’insieme imprimendole attributi di dinamicità e movimento. Il volume in cemento è stato doppiato con un sistema di piastre in acciaio cromato che riflette i colori del paesaggio circostante e la luce al variare del giorno e delle stagioni. Questa scelta contrasta il rigore del blocco in cemento, definito dallo strato strutturale e di rivestimento, pur sfruttando le qualità di isolamento e inerzia termica che favoriscono il confort durante l’estate e minimizzano le dispersioni di calore in inverno. Una ventilazione a doppio flusso con recupero di calore permette di ridurre il consumo di energia del riscaldamento, mentre il ricorso a energie rinnovabili come il fotovoltaico e la pompa di calore rendono l’edificio autosufficiente dal punto di vista energetico. L’energia consumata dall’edificio, considerando anche l’uso di lampade a bassa tensione, è di circa 112.000 kwh/anno. Consumo che verrà compensato grazie all’installazione di 1.100 metri quadrati di pannelli fotovoltaici in copertura. The project for the new EDF archives in Bure, to be inaugurated in 2010, was developed with special consideration of functional dimension and environmental impact. Being spread throughout various sites, the company’s archives were gathered so as to rationalize management and optimize access to the archives themselves; this is combined with the company’s social mission in the economic enhancement of the Meuse e Haute Marne. The new project, which is authored by Lan Architecture in collaboration with Franck Boutté (HQE), Batiserf (structure), Michel Forgue (economy), Base (landscape), focuses on the concept of Zero energy, developed along intelligent morphological lines, a performing shell, relevant systems, production of renewable energy, and water management that can make buildings compatible with the surroundings. So as to minimize the building’s impact on its surroundings, a five-story, box-like volume was designed, with a foundation measuring 1,400 square meters and a length of 17,5 meters, for a total available surface of 7,000 square meters. The need to guarantee strong inertia, efficient space management and storage operations led to the design of a simple, rational construction built in a bunker structure on one side and along industrial lines on the other. The planners have worked on the perceptive impact and expressive dimension of the outer shell so as to lighten the structure’s overall image, endowing it with dynamism and movement. The cement volume was doubled with a system of chromium-plated steel sheets that reflect the hues of the surrounding landscape and lighting according to the time of day and the seasons. This allows for a contrast between the rigor of the cement block, which is defined by the structural support and the covering, making use of the material’s insulation and thermal properties, which offer a comfortable environment in the summer and reduce dispersion of heat during the winter. A double flow ventilation system with heat recovery minimizes heat energy consumption, and resorting to renewable energy such as photovoltaic systems and heat pumps makes the building self-sufficient from an energetic point of view. Considering the fact that the building also uses low-voltage lamps, its energy consumption is about 112,000 kWh per year. This will be compensated by a 1,100-square-meter installation of photovoltaic panels on the roof.

100 l’ARCA 237


Movimento morbido 65 Croisette, Cannes Progetto: Agence Moatti et Rivière Progettato all’insegna della leggerezza e della trasparenza, il nuovo spazio 65 Croisette, inaugurato a Cannes lo scorso mese di marzo in occasione del MIPIM, intepreta in modo raffinato e contemporaneo il concetto di spazio commerciale di alta gamma. Ai piedi del palazzo Miramar, tra gli hotel Carlton e Martinez, 65 Croisette, proprietà del Gruppo Codic, ha visto a maggio, in occasione del Festival del Cinema, l’apertura ufficiale di otto insegne di lusso. I progettisti, il duo parigino Moatti et Rivière, hanno coniugato all’eleganza e alla leggerezza del vetro curvato, maestria artigianale e sapere tecnologico. Lo spazio è individuato da una facciata vetrata che disegna una superficie sinuosa di curve e controcurve. La morbidezza di questo elemento, che sembra reggersi senza alcuno sforzo, è ottenuta con un vetro curvo di 4 metri di altezza forgiato con una tecnologia particolarmente innovativa messa a punto con un artigiano vetraio italiano. La dinamica della struttura è accentuata da un veletta in vetro opalescente serigrafato con funzione di brise-soleil che protegge dal sole mediterraneo e nel contempo riflette la luce, giocando con le ombre. La forza e la semplicità di questa ala sospesa sono il risultato di specificità tecniche particolarmente raffinate che hanno richiesto il contributo dell’esperienza in campo ingegneristico di RFR. Si tratta di un vetro temperato alto 2 metri (con spessore 8/8) e serigrafia bianca degradante. La geometria del disegno ha imposto dei vetri concavi e convessi conici realizzati con stampaggio a caldo per gravità. Il fissaggio alla struttura è risolto con elementi a V in acciaio lucidato a specchio appoggiati sui montanti della facciata vetrata nascosti tra le giunzioni degli elementi curvi. Il movimento morbido delle supefici trasparenti definisce i confini di un elegante piazzale che trova in una pavimentazione in Ductal lavorato a scaglie d’argento, l’adeguato completamento. L’insieme è senza dubbio suggestivo e invitante, un nuovo spazio urbano affacciato sulla Croisette, che arricchisce la città di un nuovo valore architettonico. Elena Cardani Designed in light and transparent lines, the new 65 Croisette space, which was inaugurated in Cannes in March during the MIPIM, interprets the concept of highend shopping venues in a refined, contemporary key. At the foot of the Miramar Palace, between the Carlton and Martinez hotels, 65 Croisette, which belongs to the Codic group, will officially open eight luxury signs in May, on the occasion of the Cinema Festival. The designers – the Parisian duo Moatti et Rivière – have combined their masterful craftsmanship and technological knowhow with the elegance and lightness of curved glass. What characterizes the space is a glazed façade that draws a sinuous surface made of curves and countercurves. This glazed surf ace seems to support itself effortlessly, giving a sense of softness that was achieved with a four-meter-high curved glass forged thanks to an especially innovative technology developed by an Italian master glassworker. The structure is highlighted by a silkscreen-printed veil in opal glass that serves as a screen protecting from the Mediterranean sunlight, and at the same time reflects light by playing with shadows. The strength and simplicity of this hanging wing are the result of especially refined technical specifications, to which RFR’s experience in engineering contributed. This is a 2-meter-high tempered glass (with a thickness of 8/8), silkscreened in fading white. The geometry of the design entailed using molded conic concave and convex glasses. The structure is fixed with V-shaped mirror-polished steel pieces that are hidden between the junctions of the curved elements on the upright parts of the glazed wall. The soft movement of the transparent surfaces defines the boundaries of an elegant square paved in Ductal worked in silver flakes, which makes for a suitable finish. The ensemble is undoubtedly suggestive and inviting, a new urban space overlooking the Croisette that enriches the city with new architectural value.

237 l’ARCA 101


Per i Commonwealth Games Glasgow 2014 Progetto: SportConcepts, 3DReid Glasgow ospiterà nel 2014 i Giochi del Commonwealth. In preparazione a questo evento, un team di progettisti, composto dagli specialisti in strutture sportive Sport Concepts, dallo studio 3DReid e dagli studi di ingegneria Halcrow Yolles e Arup, ha presentato lo scorso novembre il progetto per la National Indoor Sports Arena e per il Velodromo. Il progetto rappresenta il nucleo centrale dell’area di intervento designata per accogliere l’evento sportivo e anche il volano per una più vasta riqualificazione di questa ex zona industriale. L’unicità del progetto risiede nell’essere costituito da due arene distinte e allo stesso tempo protette da una sola copertura. Ciò permette una grande flessibilità di utilizzo e consente di ospitare varie discipline sportive indoor (dall’atletica al tennis, dall’hockey alla ginnastica, dal basket alla box) sia a livello competitivo che per gli allenamenti. All’interno, le piste di atletica e quella per il ciclismo nel velodromo sono studiate per rimanere in piano quando non sono utilizzate, mentre, grazie a un sistema idraulico di sollevamento, si inclinano opportunamente quando ci sono gli atleti in pista. Allo stesso modo, le tribune sono dotate di movimenti telescopici che consentono di variarne la disposizione e la capienza a seconda delle esigenze. L’arena e il velodromo sono collegati da un edificio-filtro di 34x80 metri, che contiene gli spazi di circolazione, gli uffici delle federazioni nazionali dei diversi sport, aree più o meno chiuse per ospitare incontri e convegni, spazi funzionali e aree tecniche di servizio e supporto alle attività dei palazzetti.

The Commonwealth Games will be held in Glasgow in 2014. In preparation of this event, last November a team of planners made up of specialists in Sport Concepts sports structures – from the 3DReid studio and the engineering studios Halcrow Yolles and Arup – presented a project for the National Indoor Sports Arena and the Velodrome. The project constitutes the central nucleus of the works to be carried out for the sports event, and is also a starting point for broader upgrading of this former industrial area. The project’s uniqueness lies in the fact that it features two separate arenas that, however, are covered by a sole roof. This allows for great flexibility of use, as it can be used for various indoor sports (from athletics to tennis, from hockey to gymnastics, from basketball to boxing), both on a competitive level and for training. In the interior, the athletics tracks and those for cycling in the velodrome were devised as a flat surface when they are not in use, but, thanks to a hydraulic lifting system, they can be suitably raised when the athletes are present. Similarly, the stands are provided with telescopic movements that allow to change their position and number according to requirements. The arena and velodrome are connected by a 34 x 80-meter filtering structure that contains space for circulation, the offices of the various sports’ national federations, more or less closed areas meant to host meetings and conventions, functional spaces and technical service and support areas for the activities carried out in the buildings.

Un nuovo volto For Béthune La vasta operazione a favore dell’architettura promossa nel 2003 a Béthune, comune di circa 28.000 abitanti nel Nord-pas-Calais, nasce con un obiettivo di grandi ambizioni: rafforzare l’identità storica e architettonica della cittadina affermando la sua centralità nell’arrondissement, renderla partner ideale di Lille e Lens in vista della costruzione della nuova antenna del Louvre, accrescerne la competitività nei confronti della metropoli di Lille evitando di farla cadere in un poco definito territorio periferico. 25 progetti che impegnano una superficie di circa 150 ettari di cantiere, attorno al 15% di quella totale della città, portano le firme di prestigiosi nomi del panorama francese ed europeo. Il nuovo volto della città, già nel 2009 le prime inaugurazioni, si proporrà quindi come un innovativo concetto di promenade architecturale, laboratorio a grandezza naturale e fucina di idee per le nuove generazioni di progettisti e artisti, polo di attrazione quindi attorno al quale graviterà il flusso di genialità e pubblico portato dalla futuro distaccamento del Louvre. I progetti, presentati nel 2007 alla Maison de l’Architecture de la Ville-Euralille, abbracciano diverse tipologie di intervento, dagli spazi pubblici (Grandplace: Georges Verney-Carron, Art/Entreprise; Beffroi: Krijn de Koning), ai parchi e giardini (Agence Arprentre, Odile Guerrier, Agence Paysage, Agence JNC, Agence Noyon), gli insediamenti residenziali (Richard Fievez, Kother/Salman Architekten, Frédéric Borel, Francis Soler, Lipsky & Rollet, Tank Architectes-Lydéric Veauvi, Jacques Ferrier, Paul Chemetov, Trace Architectes-Bernard Peretz) fino alle attrezzature pubbliche (Rudy Ricciotti, 2): centro di svago con pattinaggio e cinema; Alain Sarfati: piscina Complesso acquatico; Francis Soler: padiglione mercato coperto (1); Q. Park: parcheggio sotterraneo; Lab-Labanque: centro d’arte contemporanea). In 2003, Béthune, a town of about 28,000 inhabitants, not far from Calais, promoted a vast operation in favor of architecture, which emerged with a great ambition: strengthening the town’s historical and architectural identity by establishing its primacy in the arrondissement, making it an ideal partner for Lille and Lens in view of the new antenna to be built at the Louvre, and enhancing its competitiveness with the Lille metropolis so as to stop it from letting itself fall into an insignificant suburban area. Prestigious French and European names have authored 25 projects, for an overall surface area of 150 building yard hectares, which makes up about 15% of the entire city. The new face of the city – which will begin inaugurations in 2009 – will thus set itself as an innovative concept of an architectural promenade, a real-sized workshop and a breeding ground of ideas for the new generations of planners and artists. Also thanks to the future detachment of the Louvre, the city will be a center of attraction around which a genial flow will orbit, bringing visitors along with it. Presented lin 2007 at the Maison de l’Architecture at the Ville-Euralille, the projects include various sectors, comprising public areas (Grand-place: Georges Verney-Carron, Art/Entreprise; Beffroi: Krijn de Koning); parks and gardens (Agence Arprentre, Odile Guerrier, Agence Paysage, Agence JNC, Agence Noyon); residential areas Richard Fievez, Kother/Salman Architekten, Frédéric Borel, Francis Soler, Lipsky & Rollet, Tank Architectes-Lydéric Veauvi, Jacques Ferrier, Paul Chemetov, Trace Architectes-Bernard Peretz), as well as equipment for public spaces (Rudy Ricciotti, 2): a recreation area with a skating rink and movie theater, Alain Sarfati: a swimming pool and Aquatic Complex, Francis Soler, a covered market pavilion (1), Q. Park, underground parking lot, Lab-Labanque, contemporary art center).

102 l’ARCA 237

1

2


Tutto in poco spazio A Shop in Rome

Fisica veloce alla Ducati Didactic Lab

Progetto: Giulio Romoli, Fabiana Dore

Progetto: Contemporanea Progetti

L’intervento riguarda la realizzazione di un negozio a Roma, in via dei Santiquattro. Il progetto nasce dall’osservazione di uno spazio totalmente vuoto e privo di impianti di dimensioni minime, circa tre metri per cinque. Obiettivo del committente, aprire un negozio di abbigliamento senza specificare il prodotto, che potesse tramutarsi in uno spazio per l’intimo, accessori e altra merce di diversa natura e dimensioni. Data l’esiguità della superficie utilizzabile, impossibile considerare spazi di servizio come per esempio un retrobottega, uno spazio magazzino né una vetrina vera e propria. I progettisti, Giulio Romoli e Fabiana Dore, hanno realizzato una sorta di nuovo packaging interno che permettesse di nascondere la parte impiantistica, definisse le differenti aree del negozio senza però dividere materialmente gli spazi, e contribuisse a ospitare l’esposizione e lo stoccaggio della merce. In questo modo, la visibilità del negozio dalla strada sarebbe stata totale, annullando l’idea della vetrina e integrando lo spazio commerciale con l’ambiente urbano. La flessibilità della maglia scelta ha permesso di configurare gli elementi tenendo conto delle esigenze commerciali, senza snaturare l’idea di partenza, sviluppandola in una direzione materica tale da poter dialogare con l’utente e il fruitore dello spazio. Tre differenti combinazioni di illuminazione contribuiscono alla flessibilità di immagine del negozio, inteso inizialmente come una vetrina urbana piuttosto che come spazio commerciale vero e proprio.

that would allow to conceal all the plant engineering, define the different parts of the shop – without, however, materially separating spaces – and contribute to the display and storage of the merchandise. This would allow the store to be totally in view from the street, so that the “shop window” would be effaced, integrating the shopping space with the urban environment. The versatility of the layout allowed to configure the various elements in terms of commercial requirements without misrepresenting the original idea, but allowing the latter to develop a matteric line that could communicate with the user and consumer. Three different lighting combinations contribute to the shop’s flexible image… a shop that can be seen as an urban showcase instead of an actual shopping site.

Contemporanea Progetti ha ideato l’allestimento di un laboratorio didattico interattivo nella fabbrica della Ducati. L’architettura dialoga con la tecnologia. Il pool di manager d’arte di Contemporanea Progetti, dopo aver ideato il Museo Ducati, ha progettato l’allestimento di “Fisica in Moto”: progetto che nasce dalla volontà di Fondazione Ducati, in collaborazione con il Liceo Malpighi di Bologna, di realizzare un laboratorio didattico interattivo presso la fabbrica di Borgo Panicale a Bologna. “Fisica in moto” è un percorso formativo che permette a tutti gli studenti delle scuole superiori di osservare e sperimentare in modo creativo le leggi della fisica. Un ponte tra un laboratorio e un “Museo delle Scienze” dove i ragazzi, guidati dai propri professori, possono interagire con semplici macchine sperimentando alcuni principi fondamentali della fisica studiati a scuola grazie al fascino dell’interazione con gli oggetti presenti in fabbrica. La sede dei laboratori si sviluppa attraverso la suddivisione di tre sale specifiche differenziate per contenuti, impatto visivo e sensazioni trasmesse. “Con un allestimento che richiamasse la suggestione della corsa e potenza della tecnologia – spiega l’architetto Eugenio Martera, amministratore delegato di Contemporanea Progetti – abbiamo cercato di infondere nei ragazzi il desiderio di scoprire i segreti della fisica e della velocità”. Contemporanea Progetti has created an interactive didactic laboratory at the Ducati plant. Architecture has begun a dialog with technology. After having designed the Ducati Museum, a pool of artist managers from Contemporanea Progetti has planned the installation of “Physics on Motorcycles”, a project born from the Ducati Foundation in collaboration with a high school, the Liceo Malpighi of Bologna. “Physics on motorcycles” is a training course that allows all high school students to observe and experiment the laws of physics in a creative way. A bridge between a workshop and a “Science Museum” where the students – guided by their own teachers – can interact with simple machines, experimenting some of the fundamental principles of physics that they studied in school, also thanks to the fascinating objects they come into contact with at the factory. The laboratory route is laid out through three rooms that have a different content and visual impact, and transmit different sensations. The architect Eugenio Martera, Managing Director of Contemporanea Progetti, explains, “With an installation that brings racing and the power of technology to mind, we have tried to inspire the students, stimulating them to discover the secrets of physics and speed.”

This work is for the construction of a shop in Rome, in via dei Santiquattro. What inspired the project was a totally empty space – about 3 x 5 meters – lacking any kind of fitting, even of minimum dimensions. The client intended to open a clothing store without specifying the product, a shop that could become a lingerie shop or a store for accessories and articles of any other nature or dimensions. Due to the scant available surface, a backshop was not even considered, nor a storage area or an actual shop window. The architects, Giulio Romoli and Fabiana Dore, designed a sort of new “interior packaging”

Architetture sui tacchi Arshoetecture

2

1

4

1. Dior, scarpa Dior Gipsy in tela viola con ricami a filo nero e dorato, tacco 12 cm/ Dior Gipsy shoe made of violet cloth with black and golden embroidery, 12-cm heels.

2. Christian Louboutin, sandalo Catenita in sughero e cuoio verniciato/cork and varnished leather sandal. 3. Givenchy, sandalo in lino beige e cuoio, tacco di legno/beige linen and leather sandal, wood heels. 4. Givenchy stivaletto aperto con lacci/open ankle boot with strings.

3

Scarpe belle, lussuose e super disegnate come vere e proprie architetture. Sempre più labili i confini tra moda e architettura e gli stilisti come a volte i progettisti cavalcano questa tendenza dove le interferenze linguistiche sembrano stimolare nuovi registri espressivi. Arschoetecture è un’esposizione virtuale (www.myprestigium.com) dove sono riuniti ben 39 modelli tra scollatine, sandali, stivali realizzati da importanti firme del mondo della moda e delle calzature e ispirate ad altrettante architetture. L’estate di quest’anno vedrà questa ricercata tendenza che mescola due universi così lontani calandoli all’interno del paesaggio urbano. Art Nouveau (Dior), Futurismo (Balenciaga, Pierre Hardy), le complesse volumetrie alla Gehry (Louboutin, Gaultier) o alla Utzon (Givency), fino alle architetture “spaziali” degli olandesi Meyer en van Schooten architekten Ing Group Head Office (Givency) divengono tutt’uno nella carrellata di proposte in vendita on line. Originali e curiose le tavole di presentazione, sicuramente ricchi di inventiva e raffinati i diversi modelli frutto di una maestria tecnica e artigianale di grande livelli, prezzi naturalmente adeguati alle ambizioni dei potenziali acquirenti. Beautiful, luxurious shoes that are super-designed, just like real works of architecture. The borderline between fashion and architecture is becoming fainter and fainter, and stylists – just like planners – are riding on the crest of this new wave, where the interference between different languages seems to stir new expressive trends. Arschoetecture is a virtual exhibition (www.myprestigium.com) where 39 models were gathered, created by important designers in the world of fashion and shoes, and inspired by just as many architectural works. This new trend – a mixture of two such different universes – will emerge this summer, appearing on the urban landscape. Art Nouveau (Dior), Futurism (Balenciaga, Pierre Hardy), complex volumetries inspired by Ghery (Louboutin, Gaultier) or by Utzon (Givenchy), as well as the “spatial” architectural works by the Dutch Meyer en van Schooten architekten Ing Group Head Office (Givenchy) will appear all together, offered for sale online. The presentation format is interesting and original, and the various models – which are the result of high-level technical mastery and craftsmanship – are refined and show great creativity, and, of course, prices are suited to the ambitions of potential purchasers.

237 l’ARCA 103


Dedicato a Carlo Scarpa A Prize

Per l’arte contemporanea In Milan

Giunto alla diciannovesima edizione, il Premio Internazionale Carlo Scarpa 2008 per il Giardino, è stato assegnato al Museumplein di Amsterdam, Paesi Bassi. Si tratta di uno spazio aperto, di forte caratterizzazione ambientale e strategica per la città, che ha segnato, attraverso trasformazioni storiche, la vita di varie generazioni, raccogliendo e circoscrivendo istituzioni culturali. Oggetto di una modifica radicale, promossa dall’Amministrazione Pubblica e definita dal paesaggista Sven-Ingvar Andersson, Museumplein è attualmente un’area complessa sia in termini di vastità (circa 8 ettari) sia per le distanze che separano gli edifici pubblici presenti sul territorio, come il Rijksmuseum, il Concertgebouw e i musei Stedelijk e Van Gogh; edifici concepiti volgendo la parte costruita che definisce il retro orientata verso il comune spazio esterno, creando di conseguenza la necessità di ripensarne i percorsi di collegamento e ribaltarne gli ingressi. Ed è tra il 1992 e il 1999 che Sven-Ingvar Andersson, con Stefan Gall, si occupa della radicale trasformazione di Museumplein conferendo al luogo una semplicità suggestiva e solenne. Secondo la definizione poetica di Andersson, Museumplein consente attualmente vita e dialogo tra le istituzioni culturali presenti sullo spazio e il cielo sovrastante. Dedicato a Carlo Scarpa, maestro appassionato dell’arte paesaggistica, il Premio promuove ogni anno una campagna di attenzioni verso un luogo particolarmente denso di valori come natura e memoria, ed è esemplare per governo, forma e capacità di adeguarsi alle trasformazioni. Il riconoscimento è stato istituito dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, con l’intento di diffondere le scienze e le arti del “governo del paesaggio”. La giuria internazionale del Premio è stata presieduta da Lionello Puppi e coordinata da Domenico Luciani. L’evento comprende la pubblicazione di un dossier relativo al soggetto premiato, illustrandone ed evidenziandone i contenuti relativi alle analisi storiche, territoriali e specifiche.

Lo scorso 17 marzo, presso il Salone d’Onore della Triennale di Milano, si è svolta la presentazione del progetto relativo al Museo di Arte Contemporanea della città pensato da Daniel Libeskind. Sorgerà a ridosso del quartiere CityLife, territorio che accoglierà il complesso architettonico vincitore del concorso firmato da Zaha Hadid, Arata Isozaki, lo stesso Daniel Libeskind e Pier Paolo Maggiora. Si tratta di una struttura dedicata all’arte contemporanea, con funzione di polo culturale fortemente rappresentativo per la valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale di Milano, e completamento di uno scenario recentemente dotato del nuovo Triennale Design Museum e del Museo del Novecento in fase di realizzazione. Il progetto evidenzia un edificio complesso, con una superficie estesa su 18.000 mq, articolato in ambienti dedicati a spazi espositivi, luoghi di performance e rappresentazioni artistiche. Articolata su cinque piani, la struttura si sviluppa nella torsione di un volume a base quadrata che, elevandosi, si trasforma in un corpo dal perimetro circolare. Le aree accolte comprenderanno: al piano sotterraneo le terme, una libreria e la caffetteria affacciata su un ampio giardino; al piano terra e al primo piano troveremo gli spazi riservati alla collezione permanente; al secondo piano alloggeranno le esposizioni temporanee e alcuni atelier, assegnati per tempi determinati ad artisti che si esibiranno nel proprio lavoro; nel terzo e ultimo piano saranno allestite sale lettura, spazi per l’approfondimento, un ristorane e un giardino pensile che esibirà un orto dal clima mitigato. Il progetto architettonico si articola con l’obbiettivo della compatibilità ambientale e dell’utilizzo di materiali e tecniche costruttive avanzate, immerso in un’area totalmente pedonalizzata, qualificandosi come parte integrante del progetto CityLife.

Now at its nineteenth edition, the 2008 International Carlo Scarpa Prize for Gardens was awarded to the Museumplein of Amsterdam, in the Netherlands. A wide open space that has a strong environmental and strategic impact on the city, through a number of historical changes the Museumplein has affected the lives of various generations, gathering and localizing cultural institutions. Promoted by the Public Administration and defined by the landscaper Sven-Ingvar Andersson, the area has undergone radical changes, and is now very complex, both in terms of size (about 8 hectares) and of the distance between the public buildings on the territory, such as the Rijksmuseum, the Concertgebouw and the Stedelijk and Van Gogh museums. Originally, the backs of the buildings overlooked the public outdoor area; consequently, the need has arisen to redesign connections between them and build entrances at the back. Between 1992 and 1999, along with Stefan Gall, Sven-Ingvar Andersson made radical changes to the Museumplein, endowing it with an evocative, solemn simplicity. According to a poetic definition by Andersson himself, the Museumplein currently allows for life and dialog between the existing cultural institutions and the sky above. Every year, the Prize – which is dedicated to Carlo Scarpa, a lover and master of the art of landscape detail – focuses on a different place that is always full of values such as nature and memory, and serves as an example in terms of organization, form, and its ability to adapt to change. The acknowledgment was presented by the Benetton Foundation Research Center to promote the art and science of “cultivation of the landscape”. The international jury of the Prize was chaired by Lionello Puppi and coordinated by Domenico Luciani. The event includes the publication of a dossier devoted to the winner, illustrating and highlighting relevant historical, territorial, and specific analyses.

104 l’ARCA 237

Last March 17th, the presentation of a project for Milan’s Museum of Contemporary Art , designed by Daniel Libeskind, was held at the Hall of Honor of the Triennale di Milano. The architectural complex will rise behind the CityLife district designed by Zaha Hadid, Arata Isozaki, Daniel Libeskind himself and Pier Paola Maggiora. The complex is devoted to contemporary art, and will serve as a strongly representative cultural center for the enhancement of Milan’s territory and cultural heritage, and as the completion of a setting which has recently seen the addition of the Triennale Design Museum and the Museo del Novecento, whose construction is still under way. The project highlights a complex building with a surface extending over 18,000 sq. m., divided into exhibition spaces, areas for performances and art representations. A five-story building rises from a square foundation, rotating as it goes upwards, and turning into a volume with a circular perimeter. The basement will hold a spa, a bookstore and a cafeteria facing a large garden; the ground floor and first floor will see spaces devoted to permanent collections; the second floor is for temporary collections and workshops that will be assigned for specified periods of time to artists displaying their working methods; the third and last floors will be equipped for reading and in-depth research, and will feature a restaurant and a hanging garden (with vegetables, as well) with a mild climate. The architectural project was developed according to standards of environmental compatibility, making use of advanced materials and building techniques, and is set in a totally pedestrianized area, qualifying as an integral part of the CityLife project.


Intorno a de Chirico Enigma in Painting Il Museo Piaggio “Giovanni Alberto Agnelli” (www.museopiaggio.it) di Pontedera, presenta fino al 24 giugno la mostra “Giorgio de Chirico. L’enigma nella pittura”, a cura di Giovanni Faccenda. Si ripercorre il percorso artistico di de Chirico attraverso 35 opere tra capolavori noti, opere inedite e importanti ritrovamenti. La mostra ruota intorno al tema dell’enigma, principio alla base della sua poetica e della sua continua ricerca per il senso nascosto delle cose e per rendere visibile l’invisibile. In contemporanea alla mostra

dedicata al maestro greco, è aperta anche quella intitolata “La lunga ombra del Metafisico. Maestri del Novecento in rapporto all’opera e alla figura di Giorgio de Chirico”. Until June 24th, the Piaggio Museum “Giovanni Alberto Agnelli” (www.museopiaggio.it) of Pontedra is presenting “Giorgio de Chirico. Enigma in painting”, curated by Giovanni Faccenda. de Chirico’s artistic career is traced through 35 works including renowned paintings,

works on show for the first time and important paintings that have been found recently. The show orbits around the theme of the enigma – the founding principle in the artist’s poetics – and his continuous quest for the hidden meaning of things, as well as his need to make visible what is invisible. At the same time as this show devoted to the Greek Master, another exhibition is also open, entitled “The long shadow of Metaphysics. Twentieth-century Masters related to the work and figure of Giorgio de Chirico”.

1

NEWS/DOSSIER Italia a Zurigo Architecture Now La mostra “Italy Now? Country positions in Architecture, promossa da Cornell University Ithaca/New York e ospitata fino al 10 luglio nelle sale del ETH Hönggerberg di Zurigo, vuole stimolare e incrementare la conoscenza di alcuni punti di vista emergenti attualmente in Italia, confrontando le caratteristiche dell’architettura contemporanea alla luce dei dinamici cambiamenti geografici e culturali. A tale scopo, vengono presentati alcuni progetti e luoghi, attraverso disegni e modelli, una lettura fotografica del contesto italiano, una pubblicazione e dialoghi tematici tra architetti, fotografi e critici. L’evento non vuole riferirsi a uno “stile italiano”, bensì indagare su cosa sta avvenendo e perché nell’architettura italiana, che si sta aprendo a nuovi sviluppi e a una ricerca di forme e contenuti tali da renderla più idonea alla società contemporanea che è mutevole e contradditoria.

The exhibition “Italy Now? Country positions in architecture” promoted by Cornell Univerityy Ithaca/New York, and now hosted until July 10th in the spaces of the ETH Hönggerberg in Zurich, aims to stimulate and increase knowledge of several points of view that are emerging in Italy today, confronting the specifics of practicing architecture in the open dynamic of geographical and cultural exchange. To achieve this aims, it presents several projects and places through drawings and architectural models, a notable photographic reading within the Italian context, a publication and thematic dialogues among architects, photographers and critics. This event is not about the search of an Italian Style or school, instead it is a challanging report about what is going on and why is happening. Architectural development in Italy is opening itself up to a search for form and contents that try to be adequate for a contemporary, mobile, and contradictory society.

2

Dialogo e confronto Fino al 31 agosto, nell’ambito del programma espositivo della Fondazione Merz di Torino (www.fondazionemerz.org) incentrato sull’alternanza di mostre scientifiche di Mario Merz con progetti site spefic, è presentata una mostra/confronto, in cui un’installazione dell’artista portoghese Pedro Cabrita Reis dialogherà con alcune opere della collezione Mario Merz. Assemblato espressamente per lo spazio della Fondazione Merz, il progetto di Pedro Cabrita Reis illustra un altro capitolo di esplorazione di un micro-cosmo

3

di materiali primordiali: True Gardens. Si tratta di un labirinto di luce e di vetro, sostenuto da blocchi di legno: armonia e contrasto producono una sorta di geometria dinamica. Materiali di origine industriale – tubi al neon, fogli di vetro, legno grezzo moduli, metri di cavi elettrici – sono segni visibili della capacità di trasformazione del processo di lavoro in spazio, un enorme cantiere dove fatica mentale e fisica contribuiscono a rivelare un significato e un mistero interiore.

1. Giorgio de Chirico, Archeologi, olio su tela/oil on canvas, 60x50 cm, 1965-75. 2. 5+1 AA, Edificio Stecca-Frigoriferi Milanesi, via Piranesi, Milano, 2005. 3. Pedro-Cabrita Reis, True Gardens, installazione/ installation, 2008.

Un importante riconoscimento E’ Teodoro Gonzalez de Leon il vincitore della Medaglia d’oro UIA 2008. Il premio attribuito dal 1984 agli architetti viventi che si distinguono per il loro impegno e la loro opera nel panorama progettuale contemporaneo, verrà consegnato il 2 luglio in occasione del XXII congresso UIA a Torino. L’opera di Teodoro Gonzalez de Leon (1926) si iscrive nella architettura del Movimento Moderno declinando un vocabolario

continuamente rinnovato, arricchito e reinterpretato. Dopo gli studi in Messico dove si laurea nel 1947, dal ’47 al ’49 lavora nello studio di Le Corbusier – grazie a una borsa di studio del governo francese – per poi rientrare in Brasile nel 1950. La sua carriera è costellata da importanti realizzazioni, dalle ambasciate messicane di Brasilia e Berlino, al Museo archeologico di

Taijn a Veracruz fino alla scuola superiore di Musica del Messico. Un’architettura dalla monumentalità discreta declinata dall’uso intelligente dei materiali, della luce e dal ricercato trattamento delle texure superficiali. La giuria, riunitasi l’aprile scorso a Bratislavia, e presieduta da Gaetan Siew, presidente UIA, era composta da Jordi Farrando (Spagna), Segretario generale UIA,

Donald J. Hackl (USA), tesoriere, Louise Cox (Australia), 1° vice presidente, Martin Drahovsky (Slovacchia), 2° vice presidente, Giancarlo Ius (Italia) vice presidente UIA, Mauricio Rivero Borrell (Messico) vice presidente UIA, Seif Alnaga (Egitto), vice presidente UIA, Wolf Tochtermann (Germania), direttore della commissione del concorso internazionale UIA.

237 l’ARCA 105


Intorno a de Chirico Enigma in Painting Il Museo Piaggio “Giovanni Alberto Agnelli” (www.museopiaggio.it) di Pontedera, presenta fino al 24 giugno la mostra “Giorgio de Chirico. L’enigma nella pittura”, a cura di Giovanni Faccenda. Si ripercorre il percorso artistico di de Chirico attraverso 35 opere tra capolavori noti, opere inedite e importanti ritrovamenti. La mostra ruota intorno al tema dell’enigma, principio alla base della sua poetica e della sua continua ricerca per il senso nascosto delle cose e per rendere visibile l’invisibile. In contemporanea alla mostra

dedicata al maestro greco, è aperta anche quella intitolata “La lunga ombra del Metafisico. Maestri del Novecento in rapporto all’opera e alla figura di Giorgio de Chirico”. Until June 24th, the Piaggio Museum “Giovanni Alberto Agnelli” (www.museopiaggio.it) of Pontedra is presenting “Giorgio de Chirico. Enigma in painting”, curated by Giovanni Faccenda. de Chirico’s artistic career is traced through 35 works including renowned paintings,

works on show for the first time and important paintings that have been found recently. The show orbits around the theme of the enigma – the founding principle in the artist’s poetics – and his continuous quest for the hidden meaning of things, as well as his need to make visible what is invisible. At the same time as this show devoted to the Greek Master, another exhibition is also open, entitled “The long shadow of Metaphysics. Twentieth-century Masters related to the work and figure of Giorgio de Chirico”.

1

NEWS/DOSSIER Italia a Zurigo Architecture Now La mostra “Italy Now? Country positions in Architecture, promossa da Cornell University Ithaca/New York e ospitata fino al 10 luglio nelle sale del ETH Hönggerberg di Zurigo, vuole stimolare e incrementare la conoscenza di alcuni punti di vista emergenti attualmente in Italia, confrontando le caratteristiche dell’architettura contemporanea alla luce dei dinamici cambiamenti geografici e culturali. A tale scopo, vengono presentati alcuni progetti e luoghi, attraverso disegni e modelli, una lettura fotografica del contesto italiano, una pubblicazione e dialoghi tematici tra architetti, fotografi e critici. L’evento non vuole riferirsi a uno “stile italiano”, bensì indagare su cosa sta avvenendo e perché nell’architettura italiana, che si sta aprendo a nuovi sviluppi e a una ricerca di forme e contenuti tali da renderla più idonea alla società contemporanea che è mutevole e contradditoria.

The exhibition “Italy Now? Country positions in architecture” promoted by Cornell Univerityy Ithaca/New York, and now hosted until July 10th in the spaces of the ETH Hönggerberg in Zurich, aims to stimulate and increase knowledge of several points of view that are emerging in Italy today, confronting the specifics of practicing architecture in the open dynamic of geographical and cultural exchange. To achieve this aims, it presents several projects and places through drawings and architectural models, a notable photographic reading within the Italian context, a publication and thematic dialogues among architects, photographers and critics. This event is not about the search of an Italian Style or school, instead it is a challanging report about what is going on and why is happening. Architectural development in Italy is opening itself up to a search for form and contents that try to be adequate for a contemporary, mobile, and contradictory society.

2

Dialogo e confronto Fino al 31 agosto, nell’ambito del programma espositivo della Fondazione Merz di Torino (www.fondazionemerz.org) incentrato sull’alternanza di mostre scientifiche di Mario Merz con progetti site spefic, è presentata una mostra/confronto, in cui un’installazione dell’artista portoghese Pedro Cabrita Reis dialogherà con alcune opere della collezione Mario Merz. Assemblato espressamente per lo spazio della Fondazione Merz, il progetto di Pedro Cabrita Reis illustra un altro capitolo di esplorazione di un micro-cosmo

3

di materiali primordiali: True Gardens. Si tratta di un labirinto di luce e di vetro, sostenuto da blocchi di legno: armonia e contrasto producono una sorta di geometria dinamica. Materiali di origine industriale – tubi al neon, fogli di vetro, legno grezzo moduli, metri di cavi elettrici – sono segni visibili della capacità di trasformazione del processo di lavoro in spazio, un enorme cantiere dove fatica mentale e fisica contribuiscono a rivelare un significato e un mistero interiore.

1. Giorgio de Chirico, Archeologi, olio su tela/oil on canvas, 60x50 cm, 1965-75. 2. 5+1 AA, Edificio Stecca-Frigoriferi Milanesi, via Piranesi, Milano, 2005. 3. Pedro-Cabrita Reis, True Gardens, installazione/ installation, 2008.

Un importante riconoscimento E’ Teodoro Gonzalez de Leon il vincitore della Medaglia d’oro UIA 2008. Il premio attribuito dal 1984 agli architetti viventi che si distinguono per il loro impegno e la loro opera nel panorama progettuale contemporaneo, verrà consegnato il 2 luglio in occasione del XXII congresso UIA a Torino. L’opera di Teodoro Gonzalez de Leon (1926) si iscrive nella architettura del Movimento Moderno declinando un vocabolario

continuamente rinnovato, arricchito e reinterpretato. Dopo gli studi in Messico dove si laurea nel 1947, dal ’47 al ’49 lavora nello studio di Le Corbusier – grazie a una borsa di studio del governo francese – per poi rientrare in Brasile nel 1950. La sua carriera è costellata da importanti realizzazioni, dalle ambasciate messicane di Brasilia e Berlino, al Museo archeologico di

Taijn a Veracruz fino alla scuola superiore di Musica del Messico. Un’architettura dalla monumentalità discreta declinata dall’uso intelligente dei materiali, della luce e dal ricercato trattamento delle texure superficiali. La giuria, riunitasi l’aprile scorso a Bratislavia, e presieduta da Gaetan Siew, presidente UIA, era composta da Jordi Farrando (Spagna), Segretario generale UIA,

Donald J. Hackl (USA), tesoriere, Louise Cox (Australia), 1° vice presidente, Martin Drahovsky (Slovacchia), 2° vice presidente, Giancarlo Ius (Italia) vice presidente UIA, Mauricio Rivero Borrell (Messico) vice presidente UIA, Seif Alnaga (Egitto), vice presidente UIA, Wolf Tochtermann (Germania), direttore della commissione del concorso internazionale UIA.

237 l’ARCA 105


Un percorso coerente Slow Architecture

Parallelismi nipponici In Paris

“A Journey in Slow Architecture” è la mostra che rintraccia le linee guida del lavoro sviluppato da Enrico Frigerio e dal suo studio Frigerio Design Group con sedi a Genova e Milano. Negli spazi Arca Arte Vercelli, dal 12 giugno al 15 luglio, e alla Royal Danish Academy of Fine Arts di Copenhagen, dal 1 al 28 settembre, sono presentati otto interventi: dalla Tribuna Verde a Imola, allo stabilimento e uffici Sambonet a Orfegno, fino alla Centrale elettrica di Sparanise riflettono il modo di operare di Frigerio sempre proiettato verso un lavoro di sintesi che coinvolge tutto il suo percorso evolutivo con il passaggio dalla fase creativa, al rapporto con il committente fino alla concretizzazione nel cantiere.

Dieci anni d’architettura giapponese, dal 1996 al 2006, è il tema di un’esposizione itinerante che fino al 21 giugno sarà ospitata alla Maison de la culture du Japon a Parigi. Periodo cerniera del Giappone che dopo l’euforia degli anni del boom ha attraversato una fase di recessione segnata da profondi mutamenti strutturali, questo decennio ha visto l’affermazione di importanti architetture realizzate sia in suolo giapponese, sia all’esterno da architetti giapponesi. I progetti in mostra declinano un panorama di grandi opere firmate da importanti nomi, ma anche di edifici minori realizzati da figure emergenti. Quattro insiemi tematici articolano la sequenza delle architetture selezionate: La città: centro e periferia, La vita: dalla culla alla tomba, La cultura: ambiente, informazione, arte, L’habitat: conformismo o ribaltamento. Fotografie e modelli scandiscono il percorso espositivo illustrando i lavori di architetti quali Tadao Ando, Shûhei Endo, Toyo Ito, Kengo Kuma, Kisho Kurokawa, o Taniguchi and Associates.

The show “A journey in slow architecture” traces the guidelines of work carried out by Enrico Frigerio and his studio Frigerio Design Group, based both in Genoa and Milan. Eight works are presented from June 12th to July 15th at Arca Arte Vercelli and from September 1st to 28th at the Royal Academy of Fine Arts in Copenhagen: from the Tribuna Verde (Green Grandstand) in Imola to the Sambonet plant and offices in Orfegno and the power station of Sparanise. These works all reflect Frigerio’s evolutive working method: the architect focuses on a conciseness that involves every step of his development, passing from the creative stage to his relationship with the customer to the actual concreteness of the building yard.

A traveling exhibition devoted to ten years of Japanese architecture , from 1996 to 2006, will be open through June 21st at the Maison de la culture du Japon in Paris. This period marked a turning point for Japan, which after the euphoria of its economic boom has been through a stage of recession marked by deep structural changes. However, this year important architectural works have been implemented both in Japan and abroad by Japanese architects. The projects on show outline a survey of great works planned by important architectural studios, as well as minor buildings by emerging architects. The selected works are divided into four themes: The City: the center and the suburbs; Life: from birth to death; Culture: the environment, information, art; Habitat: conformism or radical change. Photographs and models mark the various exhibits, illustrating works by architects such as Tadao Ando, Shûhei Endo, Toyo Ito, Kengo Kuma, Kisho Kurokawa, or Taniguchi and Associates.

1

Dominique Perrault At Centre Pompidou Con circa sessanta progetti, tra realizzati, in corso e concorsi, il Centre Pompidou apre il prossimo 11 giugno un’ampia retrospettiva su Dominique Perrault. L’architetto parigino, che ha raggiunto la notorietà con il concorso per la Très Grande Bibliothèque, che si aggiudicò nel 1989 a soli 36 anni, ha oggi all’attivo circa 200 lavori sparsi un po’ in tutto il mondo e che toccano diverse tipologie, dal velodromo di Berlino all’università EWHA di Seul, fino al teatro Mariinsky di San Pietroburgo. La mostra presenta fino al 22 settembre modelli, foto, disegni e alcuni film realizzati da Richard Copans in una scenografia ritmata da quinte in maglia metallica, materiale caro a Perrault e che ritroviamo in molti dei suoi progetti. Ed è proprio la ricerca sui materiali, sulla forza emozionale dei giochi di materia e di luce, sulla dimensione dello spazio giocata sulla presenza di elementi essenziali ma ricchi di rimandi, di suggestioni suggerite e nel contempo pregnanti, sul rapporto tra densità e trasparenza a cui si può ricondurre la cifra linguistica dell’architetto. Una selezione di concorsi permetterà inoltre seguire la genesi del progetto architettonico e i processi di formazione del paesaggio che Perrault sviluppa nel suo percorso creativo.

On June 11th, the Centre Pompidou is due to open a large retrospective on Dominique Perrault, with about sixty projects that have either entered competitions, been implemented or are under way. The Parisian architect – who gained renown thanks to a competition for the Très Grande Bibliothèque, which he won in 1989 at only 36 years of age – has implemented about 200 different kinds of works spread throughout the world, from the velodrome in Berlin to the EWHA university in Seoul to the Mariinsky theater in Saint Petersburg. Until September 22nd, the show is presenting models, pictures, drawings, and a number of films by Richard Copans, in a setting marked by metal-mesh scenes, a material Perrault has used for many of his projects. Indeed, the architect’s language is recognizable due to the relationship between density and transparence, his choice of materials, the emotional power of the play between matter and light, the dimension of space for which he uses essential elements that, however, are full of allusions, of suggestions that are evoked and at the same time are rich in meaning. In addition, a selection of competitions will allow visitors to follow the genesis of the architectural projects and the processes of landscape composition that Perrault develops in his creative course.

2

Immaginari futuri In Toulouse Attraverso le opere di 13 artisti contemporei provenienti da Belgio (Jean Fabre), Turchia (Emre Huner, Stati Uniti (Todt e Mark Dion), Slovacchia ( Pavlina Fichta Cerna), Spagna (Evru), Gran Bretagna (Siobhan Hapaska e John Isaacs), Russia (AES + F), Francia (Art Orienté Objet, Basserode, Nicolas Primat e Berdaguer & Péjus), la mostra “NéoFutur” si interroga sul rapporto tra presente e futuro. Presentata al Centro d’arte contemporanea Les abattoirs di Toulouse fino al 31 agosto, “NéoFutur” riunisce la ricerca di quegli artisti che elaborano pratiche espressive e formulano nuove configurazioni del reale muovendosi tra campi diversi di conoscenza e di azione. Le loro opere declinano una visione del mondo inattesa, esplosiva e disinibita, filtrata da un rinnovato rapporto tra arte e scienza, filosofia, poesia, politica, società, ecologia, urbanistica e soprattutto architetture mentali. The exhibition Néofutur considers the relationship between the present and the future through the works of 13 contemporary artists coming from Belgium (Jean Fabre), Turkey 1. Frigerio Design Group, progetto per il concorso della sede/project for the competition for the HQ OIC, Jeddah. 2. Taniguchi and Associates, Tokyo National Museum, The Gallery of Horyuji Treasures, 1999 (photo: Shunji Kitajima). 3. Dominique Perrault, Cour de Justice des Communautés Européennes, Luxembourg, 1996 - 2008 (© Perrault Projets/ADAGP). 4. Jan Fabre, Anthropologie d’une planèete (etude I).

3

106 l’ARCA 237

(Emre Huner), the United States (Todt and Mark Dion), Slovakia (Pavlina Fichta Cerna), Spain (Evru), Great Britain (Siobhan Hapaska and John Isaacs), Russia (AES + F), France (Art Orienté Objet, Basserode, Nicolas Primat and Berdaguer & Péjus). Presented at the Les abattoirs Center for Contemporary Art in Toulouse through August 31st, Néofutur groups research by artists who develop their own expressive means and formulate new configurations of reality, moving among different fields of knowledge and action. Their work shows an unexpected, explosive and uninhibited vision of the world that is filtered through a renewed relationship between art and science, philosophy, poetry, politics, society, ecology, urban planning and, especially, mental architecture.

4


Metafora dell’Aleph In Graz La Kunsthaus di Graz propone fino al 26 ottobre la mostra “Thyssen-Bornemisza Art Contemporary come metafora dell’Aleph”. La collezione Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, istituita nel 2002 da Francesca von Habsburg, si è formata a partire dalle letture comparate delle complesse opere dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, i cui paesaggi concettuali e narrativi vengono utilizzati come metodologia per la realizzazione di possibili sequenze narrative (e Finzioni), per giungere, sulla base della Collezione Thyssen-Bornemisza, a una sorta di mise en abîme in un archivio collettivo dell’immaginario visivo. L’Aleph (uno dei più misteriosi tra i simboli impiegati dallo scrittore argentino) configura l’infinito e non è come tale afferrabile secondo modalità percettive “normali”. Ma chiunque diriga il proprio sguardo su questo universo ha la possibilità di cogliere il Tutto in un unico istante, senza alcuna distorsione, sovrapposizione o confusione. Da questo punto di vista la collezione diviene un modello, una struttura primaria, inserita in seno a una coreografia circolare di finzione e realtà e intrisa di infinito. L’infinito strutturale e simbolico dell’impianto architettonico della Kunsthaus Graz traccia un parallelo con il tentativo (mentale) di muoversi sui piani spaziale e temporale della raccolta Thyssen-Bornemisza.

A tutto Pop Out of…

writer Jorge Luis Borges, whose conceptual and narrative landscapes are used as a way to create possible narrative (and fictitious) sequences. Thus, founded on the Thyssen-Bornemisza collection, a sort of mise en abîme is achieved, in a collective archive of visual imagination. Aleph (one of the most mysterious symbols used by the Argentinian writer) configures the infinite, and as such, is not comprehensible to “normal” perception. Yet, whoever gazes upon this universe is able to grasp everything in an instant, without any kind of distortion, superimposition or confusion. From this point of view, the collection is a model, a primary structure set in a circular choreography of fiction and reality imbued in the infinite. The structural and symbolic infinite of the Kunsthaus Graz’s architectural layout traces a parallel line with a (mental) attempt to move on the Thyssen-Bornemisza’s spatial and temporal levels. Among the artists on show: Haluk Akakçe, Darren Almond, Monica Bonvicini, Janet Cardiff, Los Carpinteros, Olafur Eliasson, Douglas Gordon, Carsten Höller, Paul McCarthy, Ernesto Neto, Rivane Neuenschwander, Hans Schabus, and Catherine Sullivan.

Until October 26th, the Kunsthaus of Graz is hosting the show “Thyssen-Bornemisza Art Contemporary as a metaphor of Aleph”. The Thyssen-Bornemisza Art Contemporary collection, founded in 2002 by Francesca von Habsburg, was established thanks to collated readings of the complex works by the Argentinian

Fino al 14 settembre, al Filatoio di Caraglio (Cuneo), è aperta “Pop Design. Fuori luogo, fuori scala, fuori schema”, una mostra che, sul filo dell’ironia e dell’autoironia, si propone di raccontare quel lungo, meraviglioso momento di sana follia nelle creazioni del design italiano che viene fatto rientrare sotto la definizione di “Pop Design”. Questa spettacolare e sorprendente “rivisitazione”, ideata e curata da Luisa Bocchietto, è proposta dall’Associazione Culturale Marcovaldo in collaborazione con la Regione Piemonte e grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e fa parte del calendario di Torino 2008 World Design Capital. La Mostra intende esprimere lo spirito “pop” e illustrare le invarianti di questo linguaggio che si ritrovano poi in oggetti di design attraverso otto temi trasversali e analoghe sezioni: Il Fascino delle Lettere, Lo sguardo Zoom, Il Colore Rosso, Un Mondo di Plastica, Luci della Città, Offerta Speciale, La Stanza dei Giochi, Animalia. “Pop design. Out of place, out of scale, out of the mold” will be on through September 14th at the Filatoio of Caraglio (Cuneo). On the thread of irony and self-irony, the show means to illustrate a long, wonderful moment of sane folly in Italian design creations, defined as “Pop Design”. This spectacular and surprising “reinterpretation”, organized and curated by

2

1

Appuntamento alle otto Burgin’s Tales La Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo-Milano presentano la prima personale in Italia di Victor Burgin, aperta rispettivamente fino al 27 luglio e fino al 7 settembre. Il progetto vede la produzione dell’artista e teorico dell’immagine di un nuovo video “Alle otto. Solito posto” che viene proiettato contemporaneamente in entrambe le sedi espositive. Il video, ispirato alla sequenza finale del film L’eclisse di Michelangelo Antonioni, combina immagini girate a Venezia, nella zona periferica di San Basilio, con impressioni raccolte durante una visita a Milano, nell’area del Monte Stella. A Venezia vengono inoltre presentate le due serie di fotografie e testi che fanno parte della videoinstallazione Voyage to Italy: Basilica I (2006) e Basilica II (2006). A Cinisello Balsamo viene invece esposta la serie di fotografie Tales from Freud, comprendente: In Lyon (1980), In Grenoble (1981), Gradiva (1982), Olympia (1982), Portia (1982).

3

Luisa Bocchietto, was proposed by the Marcovaldo Cultural Assocation in collaboration with the Piedmont Region, and was sponsored by the Compagnia di San Paolo; the event is part of the Turin 2008 World Design Capital schedule. The exhibition aims at expressing the “pop” spirit, illustrating the invariants of this language, which are then found in designer objects through eight intersecting themes and analogous sections: the Allurement of Letters, the Zoom View, the Color Red, A World of Plastic, City Lights, Special Offer, the Toy Room, Animalia.

The Bevilacqua La Masa Foundation in Venice and the Museum of Contemporary Photography in Cinisello Balsamo (Milan) are presenting the first solo show devoted to Victor Burgin. In Venice, the exhibition will be open through July 27th, and in Milan through September 7th 2008. The artist and image technician has produced a new video entitled “At eight. At the usual place”, on show at the same time at both sites. The video, which draws inspiration from the final part of the film The Eclypse by Michelangelo Antonioni, combines images shot in the outskirts of Venice in San Basilio and impressions gathered during a trip to Milan, in the Monte Stella area. In Venice, two photographic series that are part of the “Voyage to Italy” videoinstallation, Basilica I (2006) and Basilica II (2006) are presented, while in Cinisello Balsamo the series of photographs “Tales from Freud” is on show, including In Lyon (1980), In Grenoble (1981), Gradiva (1982), Olympia (1982), Portia (1982). 1. Los Carpinteros, Frio Estudio del Desastre. 2. Ingo Maurer, Lampada Bibibibi, 1982. 3. Victor Burgin, Gradiva. 4. Huang Yong Ping, The History of Chinese Painting and the History of Modern Western Art Washed in the Washing Machine for Two Minutes, scatola di the cinese, pasta di carta, vetro/Chinese tea box, paper pulp, glass, 76,8x48,3x69,9 cm, 1987/1993 (Collection Walker Art Center, Minneapolis - Fond d’acquisition T.B. Walker, 2001).

Cina contemporanea UCCA Beijing Matt Bryans e Amy Granat sono due figure di riferimento del collezionismo cinese che da una ventina d’anni sono impegnati nella promozione e nel sostegno dell’arte contemporanea cinese. Oggi possiedono una delle collezioni più ricche e importanti del mondo e il novembre dello scorso anno hanno inaugurato a Beijing l’Ullens Center for Contemporary Art (UCCA), un centro pluridisciplinare dedicato alle forme artistiche sia emergenti sia più riconosciute. Due le mostre in scaletta, fino al 13 luglio “Stray Alchemists” presenta sei artisti provenienti dall’Europa, America del Nord, Africa e Asia che utilizzano mezzi espressivi diversi; dalla scultura alle videoarte, passando per l’istallazione, la performance, il collage il disegno e la fotografia. Servendosi di materiali sia industriali sia lavorati artigianalmente, ne reinventano l’uso giocando sulla scala, la narrazione, il linguaggio formale, il cinema e l’architettura. Da metà luglio fino al 12 ottobre “Our Futune”, è invece la mostra organizzata in occasione dei Giochi Olimpici di Beijing. Cinquanta artisti cinesi appartenenti alla collezione Ullens, offrono una panoramica dello stato dell’arte della creazione contemporanea cinese. Inoltre una selezione di opere storiche permetterà di creare un parallelo tra determinate scelte espressive degli artisti odierni e il loro passato culturale.

are on schedule: “Stray Alchemists” through July 13th, and “Our Fortune” during the Olympic Games in Beijing. The former presents six artists coming from Europe, North America, Africa, and Asia, all of whom use different expressive means, from sculpture to video art, from installations to performances, collages, drawing, and photography. Making use of both industrial and handmade material, they reinvent them by playing on scale, narration, formal language, cinema, and architecture. From mid July through October 12th, “Our Fortune” will present fifty Chinese artists belonging to the Ullens collection, who offer a survey of the state of the art in contemporary Chinese creation. Furthermore, a selection of historical works will allow to create a parallel line between certain expressions by contemporary artists and their cultural past.

Matt Bryans and Amy Granat are two points of reference in the world of Chinese collectors. For twenty years they have been committed to promoting and supporting contemporary Chinese art. Today, they own one of the richest and most important collections in the world, so much so that last November they inaugurated the Ullens Center for Contemporary Art (UCCA) in Beijing: a multidisciplinary center devoted to emerging and renowned art forms. Two shows

4

237 l’ARCA 107


Omaggio a Warhol Icon of His Time

Dall’orlo di un abisso A New Dimension

La mostra Andy Warhol, in corso dal 16 marzo al 6 luglio 2008, presso gli spazi della Fondazione Magnani Rocca in Mamiano di Traversetolo – Parma, è stata curata dalla Fondazione Antonio Mazzotta ed è un’escursione esaustiva e coinvolgente sulle 140 opere esposte e create dall’artista tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, che riportano all’atmosfera della Factory; la “fabbrica d’arte” da lui fondata. Icona del suo tempo, Warhol impose la visione di una realtà socialmente invasiva, rapidamente penetrata nella coscienza collettiva e portatrice di confronti e consapevolezze di un consumismo generalizzato, imperante e alienante. La rassegna evidenzia alcuni tra i primi lavori di Warhol, tra i quali la serie “In the Bottom of My Garden” (1955), nonché le celebri serigrafie raffiguranti Marilyn Monroe (1967), Paloma Picasso (1975), i barattoli di Campbell’s Soup (1969), Flowers (1970), Electric Chair (1971), Mao (1972), e inoltre le note serie dedicate ai travestiti di colore (1975), agli ebrei più famosi del XX secolo (1980), all’epopea del West (Cowboy and Indians, 1986), e infine domina l’immagine di The Last Supper (1987); rielaborazione de L’ultima cena di Leonardo. La mostra, ampia panoramica sul lavoro dell’artista, comprende pannelli didattici, fotografie e filmati.

La Galleria Blu di Milano aggiunge a quelli consueti un nuovo settore di ricerca, puntando l’attenzione su quegli artisti che hanno operato a partire dagli anni Sessanta su un versante dell’arte cui non è stata prestata la dovuta attenzione né dalla critica, né dal mercato. La prima proposta in tal senso è la mostra “Claudio Costa. Dove è l’alto, dove è il basso?”, aperta fino al 27 giugno. La storia di Claudio Costa (1942-1995) affonda le radici nelle esperienze informali degli anni Sessanta, per calcare poi percorsi che attraversano l’arte concettuale, l’arte povera e Fluxus e concentrarsi infine su una ricerca dai presupposti e dalle valenze antropologiche che trova nella paleontologia il luogo di conoscenza e di riflessione sulle origini dell’uomo. Il titolo scelto per questa mostra deriva da un’opera dell’artista ed è esemplare della problematicità delle opere (ma soprattutto della vita) di Costa. Una domanda che può avere una risposta immediata o una estremamente complessa, dipende dal punto di vista secondo cui la si guarda. Sull’orlo dell’abisso su cui si pone, un artista come questo va a costruirsi una dimensione nuova, ora riesce a banalizzare la complessità ora cerca e ottiene il contrario.

which were created by the artist between the mid 1950s and the 1980s, leading back to the atmosphere of the Factory he himself founded. An icon of his time, Warhol established the vision of a socially invasive reality that quickly penetrated collective conscience and brought about comparisons and an awareness of a generalized, dominating and alienating consumerism. The show highlights some of Warhol’s early works, including the series In the Bottom of My Garden (1955), as well as the famous silk screen works devoted to Marilyn Monroe (1967), Paloma Picasso (1975), his Campbell’s Soup cans (1969), Flowers (1970), Electric Chair (1971), Mao (1972), and the renowned series devoted to black transvestites (1975), the most famous twentiethcentury Jews (1980), the epic deeds of the West : Cowboys and Indians (1986), and, finally, what dominates is The Last Supper (1987), a reinterpretation of Leonardo’s masterpiece. The show offers a comprehensive survey of the artist’s work, and includes didactic panels, photographs, and films.

An exhibition dedicated to Andy Warhol is now under way (from March 16th to July 6th 2008) at the Magnani Rocca Foundation in Mamiano di Traversetolo, Parma. Curated by the Antonio Mazzotta Foundation, the show is an exhaustive and captivating journey through the 140 works on display,

1

2

Galleria Blu in Milan is adding a new field of research to its usual repertory, focusing on artists who from the 1960s onwards have been working in an artistic sphere to which both art critics and the market have not given due consideration. The first exhibition along these lines is “Claudio Costa. Where is the top, where is the bottom?”, open through June 27th. The work by Claudio Costa (1942-1995) took root in the informal experiences of the 1960s, and then crossed through conceptual art, Arte Povera and Fluxus, finally concentrating on anthropological considerations and values, whose importance lie in paleonthology, which is mankind’s place of knowledge and reflection. The title chosen for this show comes from one of the artist’s works, and illustrates the problematic nature of Costa’s work, and, especially, of his life. The question can be answered with an immediate or extremely complex reply, depending on the viewpoint. Due to the brink of the chasm he wavers on, an artist like him has built a new dimension, where at times he manages to trivialize complexity and at others he looks for – and finds – the opposite.

1. Andy Warhol, Aretha, 1986. 2. Claudio Costa, Jurassic Park, ferro, legno su tela dipinta/iron, wood on painted canvas, 100x70x10 cm, 1993. 3. Carla Viparelli, Taurus, pastello e smalto su legno e forex/pastel and enamel on wood and ferox, 140x140 cm, 2003.

Estetica e concettuale In Matera

Per condividere A New Interactive Database

A Matera, presso il Museo di Palazzo Lanfranchi, è aperta fino al 22 giugno la mostra “Carla Viparelli, Opere Scelte (1998-2008)”, che poi riapre il 19 luglio a Maratea, in Palazzo De Lieto, fino al 27 settembre. Si tratta di quaranta opere, in gran parte dipinti di medie e grandi dimensioni su tavola, su tela e su forex e due sculture in pietra. La ricerca artistica di Viparelli dà luogo a due caratteristiche salienti: prolificità e poliedricità. I mezzi espressivi non sembrano mai abbastanza: a partire dalla prima mostra personale nel 1986 fino a oggi agli originari oli su tela e su tavola si sono affiancati sculture, installazioni site specific, performance, stampe e video digitali. Ogni nuovo linguaggio non sostituisce gli altri ma vi si aggiunge, arricchendo lo strumentario espressivo di maggiori possibilità e nelle sue opere convivono l’istanza estetica e quella concettuale, la tradizione e la modernità, trasversalità e concettualità.

Maratea at Palazzo De Lieto. Forty works are on show, mostly medium and large-sized paintings on wood, canvas and forex, as well as two stone sculptures. Viparelli’s artistic research reveals two main characteristics: fertility and versatility. Expressive means never seem to be enough for the artist: starting from her first solo exhibition in 1986 until today, she has added sculptures, site-specific installations, performances, prints, and digital videos to her early oils on canvas. Each new language does not substitute the others, but is added so as to enrich her expressive tools with more possibilities. Esthetic and conceptual elements live together in her work, as well as tradition and modernity, and a transverse and conceptual nature.

World Architecture Community (www.worldarchitecture.org) è un database interattivo, lanciato l’1 marzo scorso, creato per offrire agli studi di tutto il mondo la possibibilità di avere visibilità internazionale. Conta 200 membri onorari tra cui Hans Hollein, Mario Botta e Fumihiko Maki. Attraverso i servizi del portale, tutti i membri contribuiscono al dibattito architettonico sottoponendo i loro progetti, discutendo, editando, classificando e condividendo il proprio lavoro.

3

4

“Carla Viparelli, Selected Works (1998 – 2008)” will be open until June 22nd at the Museum in Palazzo Lanfranchi (Matera), and will reopen on July 19th (and close on September 27th) in

108 l’ARCA 237

World Architecture Community (www.worldarchitecture.org), launched on March 1, with 200 honorary members including Hans Hollein, Mario Botta, and Fumihiko Maki, is a new interactive database created to provide an opportunity for all local practices to become internationally recognized. Unique features of this portal enable all members to contribute in the making of the future of architectural thought by submitting, discussing, editing, rating, sharing their work.


Applicazioni illimitate Con i pannelli Termopareti Bubble (brevettati), Elcom System ha dato avvio a una serie di prodotti realizzati in varie tipologie che, progettati per impieghi nell’edilizia industriale, commerciale, residenziale e dei servizi, sono una risposta a quelle esigenze progettuali che richiedono creatività architettonica e forte singolarità. Differenti dai tradizionali pannelli, trovano applicazione sia in nuove costruzioni sia in ristrutturazioni, con funzione di pareti continue e/o discontinue esterne, divisori interni e controsoffitti. Di forte connotazione, il prodotto caratterizza e personalizza lo standard progettuale in termini di tipologie, materiali e colori, e per una plasticità formale e sostanziale fortemente significativa. I pannelli possono essere applicati su strutture di ogni origine, sia metalliche o in calcestruzzo o legno, ed essere installati sia in posizione verticale sia orizzontale, nonché inclinati e tra loro collegabili a incastro e fissati mediante speciali accessori. I pannelli Bubble si distinguono per l’intervento di stampaggio, conferito sull’intera superficie esterna, che determina una sequenza di impronte sferiche di notevole effetto grafico e di impatto. ®

In vetrocamera Questa tipologia di decoro è realizzabile su tutti i materiali di normale uso per profilatura, come l’acciaio preverniciato e/o zincato, l’alluminio, l’acciaio inox e il rame. Elementi di finitura a taglio termico, come angoli curvi e retti, spigoli e ottavi di sfera, completano e valorizzano le Termopareti® Bubble.

Ponte pedonale Stahlbau Pichler ha recentemente realizzato il nuovo ponte pedonale di Ortisei collegandone, in un’unica campata, il centro con la stazione a valle della cabinovia. Si tratta di un ponte leggero che, progettato da Lukas Burgauner in collaborazione con lo studio di ingegneria Aste, presenta un impalcato pedonale largo 3 metri con profili laminati in acciaio e soletta collaborante in cemento armato a campata unica. Nello specifico la soletta è stata realizzata con lamiera grecata HI Bond A55 riempita con getto in C30/37. Il ponte è costituito da otto elementi portanti in acciaio a forma di “Y” con dimensioni variabili, saldati con profili a

Con sede a Codogno (Lodi), Pellini, quale leader a livello mondiale nel settore della protezione solare, si distingue per la capacità di coniugare, in una vasta gamma di prodotti in vetrocamera, tradizione e innovazione, privilegiando con particolare attenzione il risparmio energetico, il comfort termico, il rispetto del territorio esterno nonché i valori formali ed estetici di integrazione con l’ambiente interno. Attento a selezionare e sviluppare tecnologie avanzate, Pellini ha rinnovato la propria tradizionale tenda a rullo inserendola in una vetrocamera totalmente sigillata, immune da polvere o sporcizia, in grado di escluderne gli interventi di manutenzione. L’iniziativa rende più razionali ed efficienti le tipologie della tenda che, realizzata in tessuto Verosol® ignifugo d’alluminio, consente un’ottimale regolazione di calore e un versatile

dosaggio di luce nei locali, in ottemperanza all’attuale normativa in materia. Per consentire un totale oscuramento – effetto black out - , Pellini propone Duette®; una doppia tenda plissé che, a sua volta collocata in vetrocamera, è ideale per gli ambienti che richiedono alternanza di luce e buio, nonché igiene e assenza di manutenzione, quali le stanze d’albergo, le sale di proiezione, le cliniche ospedaliere, i laboratori e quanto altro lo esiga. Le proprietà isolanti della vetrocamera e le qualità oscuranti della tenda, rendono il sistema idoneo a sostituire tapparelle, persiane o ante esterne all’edificio, consentendone una riduzione dei costi. In entrambi i sistemi, in camera da 27 mm, sia la movimentazione manuale sia quella motorizzata consentono di mantenere inalterate le proprietà isolanti della vetrocamera.

Sipario di alluminio doppio “T”, controventato orizzontalmente da cavi in acciaio inossidabile che si estendono da una sponda all’altra per una lunghezza di 65 metri. Tamponato nei parapetti da funi spiroidali, è messo in risalto dall’illuminazione notturna che corre longitudinalmente sotto il corrimano in acciaio satinato. La struttura portante è formata dalle due travi di bordo e dalla trave centrale. Secondo i criteri costruttivi di Stahlbau Pichler, tutta la struttura è stata prodotta e assemblata in officina, e suddivisa in conci successivamente posizionati su appositi carrelli e inviati sul luogo del cantiere mediante l’utilizzo di trasporto eccezionale.

Con un sipario colorato, installato come allusiva e poetica parete che introduce nel percorso museale del Triennale Design Museum, Otefal esprime suggestivamente la qualità formale e tecnologica dei propri laminati. Si tratta di un “tessuto” di alluminio, ideato dallo studio Rota & Partners, che alletta il visitatore stimolandone il desiderio di indagare sulla vasta e mitica successione di oggetti che costituiscono, nella Collezione

Permanente, la storia del design italiano. Per l’occasione il Gruppo Donati, azienda leader nella lavorazione di pannelli strutturali in alluminio, incaricato di sviluppare e produrre la parete, ha privilegiato la scelta di Mirawall; il laminato in alluminio preverniciato di Otefalgroup, con cui l’azienda di Medolago ha instaurato un efficace feeling imprenditoriale e produttivo.

237 l’ARCA 109


Nel segno dell’ecosostenibilità

Ruolo accertato

FBM - Fornaci Briziarelli Marsciano, realtà industriale europea ultracentenaria, attualmente tra le più importanti nel settore della produzione di laterizi da costruzione e leader nella realizzazione di elementi in cotto per coperture, dispone di quattro stabilimenti di produzione, oltre 400 dipendenti e una rete commerciale con oltre 90 agenzie. Fattore essenziale è la possibilità di disporre di argille particolarmente pregiate provenienti da cave proprie adiacenti gli stabilimenti, che determinano la qualità dei prodotti FBM nonché compatibilità con l’ambiente, resistenza e purezza. Dai mattoni “faccia a vista” ai pavimenti in cotto, dai solai in laterocemento ai blocchi portanti e da tamponamento, dai tabelloni alle tegole e ai coppi, l’azienda immette annualmente nel

Il Gruppo Ivas indica nella mission “ridisegnare confini e contenuti delle finiture in edilizia”, il proprio ruolo concreto e le finalità delle società che lo costituiscono e ne assicurano l’identità internazionale, mediante rapide e competenti risposte alle esigenze dei clienti, imponendosi come leader nell’offerta di soluzioni integrate per il mercato delle finiture edilizie. Ed è attribuibile all’ampio patrimonio di conoscenza e al complesso delle varie professionalità specifiche, il continuo investimento in ricerca e sviluppo e la propensione all’innovazione tecnologica, che qualifica Gruppo Ivas come partner ideale per chi opera in edilizia. Ricco dell’esperienza e capacità perseguite in oltre mezzo secolo, il Gruppo Ivas, costituito nel 1953 come I.V.A.S.: Impresa Verniciatori e Affini Sammaurese, col

mercato oltre un milione di tonnellate di prodotti finiti, e copre più di sei milioni di metri quadrati di tetti in laterizio. Nel corso del 2007, FBM ha conseguito un importante successo poiché alle tegole e ai coppi è stata riconosciuta una resistenza al gelo oggi certificata persino col severo metodo UNI EN 539-2 – B, corrispondente alle rigide normative in vigore nei Paesi del Nord Europa.

tempo si trasforma in azienda produttrice di pitture e vernici. Ed è nel 1971 che assume l’attuale e definitiva forma giuridica: “Ivas Industria Vernici SpA”. Negli anni successivi raggiunge una posizione di rilievo assoluto nel mercato dei prodotti vernicianti e, per affrontare le nuove sfide e aprire aree di intervento, crea alcune società specifiche, capaci di operare in modo sinergico: Aliva Srl, specializzata in facciate ventilate, con strutture e sistemi di fissaggio tecnologicamente avanzati; Tower Srl, specializzata nella produzione di materiali in polvere per l’edilizia come malte tecniche per la costruzione, il ripristino, l’impermeabilizzazione e le finiture nell’edilizia industriale e civile; Kivatec, specializzata in progettazione, produzione, commercializzazione e posa di sistemi e tecnologie avanzate.

Laminati in alluminio preverniciato Novelis, società leader mondiale nel settore della laminazione e del riciclo di alluminio, attualmente controllata da Hindalco Industries Limited, e maggior produttore integrato di alluminio e primo produttore di rame del continente asiatico, ha concorso alla realizzazione del nuovo Istituto Fraunhofer; una delle maggiori istituzioni per la ricerca applicata in Europa, in termini di soluzioni tecniche per committenze provenienti dal settore industriale, terziario e pubblico. Si tratta di un complesso, progettato dallo Studio GBP di Monaco, che ha previsto per la facciata l’impiego della più innovativa lamiera in alluminio preverniciata, di colore metallizzato, prodotta da Novelis Deutschland GmbH con il marchio FF2®. Il prodotto utilizzato ha il fondo argento che contrasta con tonalità scure opache, orientate

verso il nero, secondo inserimenti ritmici e formalmente molto eleganti. Infatti i 3.000 mq di laminato preverniciato, piegati a cassetta e montati in verticale, creano un impatto ottico di grande leggerezza e singolarità. FF2® di Novelis utilizza vernici a base PVDF, di particolare resistenza ai raggi UV, sfarinamento, tenuta della brillantezza, resistenza alle intemperie e ad altri fenomeni. La verniciatura a quattro mani in PVDF delle lamiere con il colore “Cristal Silver”, è stata realizzata mediante il procedimento d’applicazione della vernice a rulli, seguito dalla polimerizzazione della stessa. Il prodotto è l’alluminio preverniciato, specificatamente progettato per l’architettura d’interni, realizzato in una vasta gamma di colori, durevole, resistente alla corrosione, ecologico e riciclabile.

Semplicità e sicurezza La rosetta US950S, fornita con tecnica Hoppe Secu100® + Secustik®, consente una sicurezza base permanente, sia nello stato di chiusura a chiave che in quello “aperto” della rosetta. In effetti il sistema Secu100® assicura tenuta a prove di tensione e torsione fino a una forza di 100Nm. Inoltre, la brevettata tecnica Secustik® impedisce che un accanimento sulla ferramenta provochi l’apertura della finestra anche con la chiusura del cilindro non attivata. La nuova rosetta per martelline può essere montata con il cilindro nella parte superiore o inferiore della rosetta stessa.

Efficienza e risparmio energetico

Nuove forme Impegnata in ricerche che consentano nuovi utilizzi del cotto, Palagio Engineering ha realizzato soluzioni innovative che si scostano dalla tradizione, evidenziandosi per l’utilizzo di tecnologie avanzate, in grado di produrre nuovi elementi in cotto. Queste premesse hanno generato la nuova lastra Terra T, che amplia il vasto catalogo di prodotti per pareti ventilate in cotto con aggancio

110 l’ARCA 237

meccanico. Terra T è realizzata con un particolare profilo con rilievo che genera un importante aggetto sul piano della facciata. Esclusiva e singolare, questa lastra consente l’esecuzione di superfici mosse che, con il variare dell’incidenza solare, mutano continuamente aspetto nel corso della giornata, creando effetti di suggestive e singolari dinamiche.

Metra, nell’ambito del salone Next Energy di MCE Mostra Convegno Expocomfort, si è evidenziata nel percorso interattivo “Verso la classe A”, dedicato al mondo dell’efficienza e del risparmio energetico, esponendo, nell’area dedicata all’edificio, i propri Sistemi NC 40 (UF= 7,609 W/mqK) e NC 72 STH.1 (Uf= 2,190 W/mqK) rendendoli evidenti mediante l’elaborazione di un ipotetico

progetto. Ai Sistemi Metra esposti, è stato assegnato un “valore energetico” (rating), verificato in base alle normative vigenti. La somma dei rating energetici di ogni singola soluzione adottata, determinerà quello complessivo che consentirà di elaborare soluzioni alternative e mescolare i relativi “rating” energetici fino a raggiungere il risultato ottimale.


Progettare e comporre Ruggero Lenci Didattica e Architettura – Tesi in composizione architettonica Prospettive Edizioni, Roma 2007, ill. a colori, 384 pp Ruggero Lenci, segue lauree di progettazione architettonica dal 2000 e cioè da circa otto anni. Il suo recente libro contiene oltre centoventi progetti selezionati. Ne consegue che Ruggero ha diretto ben oltre venti tesi ogni anno. Ci rendiamo conto dell’impegno e del tempo che occorre dedicare per progetti del grado di approfondimento pari a quelli presenti nel volume? Non ho dati al riguardo ma sono certo che siamo in presenza di un caso del tutto particolare. Non si tratta delle “120 giornate” ma di settimane e mesi per un impegno delicato, variato, stressante. Ovviamente il fattore temporale, sebbene eccezionale, non sarebbe sufficiente ad un giudizio complessivo, se non si entrasse nel sistema “qualità”. E per qualità s’intende sia quella generale, che i singoli casi presentano, con riferimento a considerazioni di carattere architettonico, sia il grado ed il livello delle esperienze, dei riferimenti, delle personalità in ”fieri” delle suggestioni. Come noto, sono estraneo a tecniche di insegnamento e rapporti docente/studente ma altrettanto convinto della loro delicatezza e varietà, dovute ai fattori tecnici ma soprattutto umani, nel trovarsi ai due lati del tavolo. Mi sembra si possa riscontrare, nella grande maggioranza dei casi presentati; non tanto

una sostanziale omogeneità a livello di impostazione e sviluppo, quanto la realtà di non voler abbracciare, quasi acriticamente, mode e tendenza di attualità ed ampia divulgazione. A favore, invece, di una linea coerente, di una qualità diffusa che consenta inserimenti personalizzati, (ovviamente più o meno condivisibili) senza derive verso forme che, soprattutto a quel grado di esperienza, non si è in grado (salvo rarissime eccezioni) di controllare. Taluni progetti presentano però espressioni più vivaci ed autonome che individuano il grado d’indipendenza lasciato al laureando. Ci si chiede secondo quale percorso gli studenti scelgano la materia ed il docente della propria tesi. Se per rapporti precedenti nella scuola; se per orientamento con le caratteristiche architettoniche del professore e forse, qualche volta, casualmente o meglio d’istinto (grande qualità da non sottovalutare). Credo che in moltissimi casi si sia trattato di apprezzamento per la sua didattica e per le modalità di contatto personalizzato. Nella introduzione, Ruggero Lenci, dibatte diffusamente, con profondità e padronanza, il tema “comporre e/o progettare” con riferimento al pensiero di numerose importanti personalità del campo. Scavando nel

passato e spingendosi verso il futuro. Molto bene. Riconosco tuttavia di perdermi, a volte, (spesso) in tanti elaborati concetti. Noto allora, che a pagina 22, la traduzione del termine “tematiche compositive”, risulta “Design composition themes”. Sono stati, pertanto, accostati graficamente, fisicamente, quasi casualmente, i due termini: “progettare” e “comporre”, come a significare l’unitarietà, l’inscindibilità, la semplicità della loro sostanziale identità, al di fuori di analitiche dissertazioni. Non vi è dubbio che l’elaborazione informatica rappresenti una forte unificazione, non solo e non tanto, della rappresentazione visiva, ma dell’impostazione progettuale. Ciò vale nei vari casi di espressione. Dai più regolari, fondati sulle ortogonalità planimetriche e spaziali, ai più liberi, per lo meno nelle intenzioni. Salvo regolarizzare automaticamente la libertà od esplodere per tangenti. Ma questi ultimi episodi non sono così frequenti, a quanto io ricordi, nella pubblicazione. Non è, tuttavia, questo il caso di dibattere su tecniche talmente diffuse, direi universali, e che presentano tali vantaggi generalizzati, da non mettere neppure lontanamente in discussione il progresso complessivo rappresentato dalla rivoluzione

informatizzata. Sia consentito unicamente il consiglio ai laureandi di conservare, sia pure a scopo simbolico, una matita, (magari non temperata), nel taschino della propria giacca da lavoro. Mi permetto infine di esprimere un suggerimento per la auspicabile seconda edizione de libro. Nella copertina e controcopertina, inserirei una immagine, che riassuma in dimensioni ridottissime (a colori o in bianco e nero) tutti i progetti contenuti. A un controllo grafico, potrebbe risultare una rappresentazione astratta, miniaturizzata di un certo fascino, unitario e globale. Quasi un divisionismo impressionista, puntiforme. Un Seurat attualizzato. Lucio Passarelli

Crescita e sviluppo Competitive Dynamics L’industria italiana dell’involucro edilizio. Evoluzione del settore e dinamiche competitive Prefazione di Giuseppe Morandini UNCSAAL, Milano 2008, 156 pp Il volume, realizzato dalla Commissione Studi Economici Uncsaal in collaborazione con l’Università di Lugano, analizza il mercato dei serramenti metallici e dell’involucro edilizio (un settore industriale che nel 2007 ha sviluppato fatturato aggregato di 2,75 miliardi di euro) e si focalizza sull’evoluzione delle dinamiche competitive in atto nel settore. La ricerca si basa sull’analisi delle performance e delle strategie di un campione di imprese produttrici di serramenti e facciate continue. Dall’analisi emerge una forte propensione alla

crescita e allo sviluppo tecnologico di prodotto da parte delle aziende che, però, si potrà tradurre in una crescita dei margini di redditività solo attraverso uno scatto in avanti delle politiche di investimenti in beni immateriali e nella gestione manageriale delle imprese. The book, edited by Uncsaal’s Committee for Economic Studies in association with the University of Lugano, analyzes the market of metal window and door frames and of building shells (industrial sector with an overall turnover

of 2.75 billion euros in 2007). The book concentrates on the evolution of the competitive dynamics. This research is based on the association’s traditional economic analysis on a number of firms dealing in metal windows and doors, as well as curtain walls. What has emerged from the analysis is a considerable growth and technological development of the sector; yet, profitability margins will increase only through a big step ahead in investment policies in immaterial goods and in the organization of the firms.

Segnalazioni Giovanni Attili Rappresentare le città dei migranti Jaca Book, Milano 2008, 280 pp L’urbanistica da sempre ragiona in termini di invarianza territoriale e fissità dei contesti. Partendo dall’osservazione che ormai le città sono sempre più segnate dai flussi pulsanti e cangianti dei migranti, l’autore, attraverso una serie di micronarrazioni cerca di ridefinire tale concetto e di dotare il ricercatore di strumenti esplorativi e analitici per la rappresentazione di quella che può essere la prospettiva dei migranti. John Berger Sul disegnare Libri Scheiwiller, Milano2007, 45 ill., 112 pp Il volume raccoglie per la prima volta sedici saggi che raccontano la passione che da oltre mezzo secolo l’artista e scrittore inglese nutre per il disegno. I suoi scritti sul tema, pubblicati per la prima volta in Italia, offrono affascinanti e inaspettate riflessioni: lo scrittore spazia dal

racconto della visita ai graffiti delle grotte di Chauvet in Francia a Rembrandt, Picasso, Watteau, Van Gogh, Giacometti, Muñoz. Il disegno come racconto, come “TGV di informazioni”, come momento privato dedicato alla bellezza, come ricordo. Berger in questa antologia esplora il complesso atto di attenzione che sta proprio all’origine del disegno e i suoi rapporti con scrittura, pittura, scultura e fotografia. Alessandro Brandino Le stazioni ferroviarie di Messina dalla realizzazione ottocentesca all’intervento di Angiolo Mazzoni Introduzione di Antonietta Iolanda Lima Dario Flaccovio Editore, Palermo 2007, ill. in b/n, 208 pp Con attenzione storiografica, ma nell’ambito di un più ampio dibattito sull’evoluzione e il cambiamento dei rapporti tra linee ferrate, stazioni e tessuto urbano, il libro di Brandino

analizza le vicende culturali, politiche, burocratiche, architettoniche che, in una scansione temporale che porta dall’apertura della linea Messina-Catania nel 1866 all’inaugurazione delle due stazioni di Mazzoni nel 1939, hanno segnato il paesaggio pelorinese. Capitali del Nord-Ovest. La politica delle città italiane A cura di Guido Borelli Franco Angeli, Milano 2007, 166 pp A partire da Milano, Genova e Torino, questa raccolta di saggi sviluppa alcune riflessioni generali sui tratti distintivi delle politiche economiche intraprese dalle città italiane negli ultimi venticinque anni. Il quadro che ne emerge, senza la pretesa di generalizzare i risultati, è che sebbene molto diverse tra loro sono accomunate da una recente tensione verso consistenti processi di rinnovamento, spesso indotto dalla forza trainante di grandi eventi internazionali.

Patricia Van Ulzen Imagine a metropolis. Rotterdam creative class 1970-2000 010 Publishers, Rotterdam 2007, ill. a colori, 234 pp La città di Rotterdam secondo tutte le sue declinazioni è l’oggetto del lavoro di Patricia Van Ulzen, culminato in un testo che racconta la metropoli olandese da un punto di vista ampio e secondo approcci diversi. A tema c’è il netto cambiamento della situazione urbana e culturale di Rotterdam tra il 1970 e il 2000: il passaggio da una città in crisi d’identità alla città dall’immagine più metropolitana d’Olanda. A cosa è dovuto? A un gruppo di artisti – la cosiddetta “creative class” – che per primi hanno creduto a questo rinnovamento. Le illustrazioni fotografiche di Paul Martens, capace di catturare i segni del cambiamento negli scatti dei secondi anni Ottanta, accompagnano il testo – in lingua inglese – e attribuiscono ancor più qualità a un libro dalla originale veste editoriale.

237 l’ARCA 111


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.