Ipertesto Fare impresa www.fondazioneitalcementi.it
Impostato sulla tematica “Industria: un’impresa. L’economia reale dal presente al futuro prossimo”, si è svolto il 21 gennaio a Bergamo l’annuale convegno della Fondazione Italcementi Cav. Lav. Carlo Pesenti che, col presupposto di discutere sul fare impresa per creare valore, lavoro e cultura, ha indicato nella competitività del Paese, in termini di qualità e innovazione, l’orientamento verso l’essenziale normalità dell’economia reale. Sono intervenuti alla Tavola Rotonda personalità di spicco dell’elite economica, culturale e imprenditoriale, nonché il Sindacato, la Confindustria e le riflessioni di una “voce cattolica” di ampio riscontro sociale. Infatti, dopo l’intervento di apertura di Giovanni Gavazzi, Presidente Fondazione Italcementi Cav. Lav. Carlo Pesenti, si è succeduto l’intervento di Raghuram G. Rajan, Professore alla Booth School of Business della University of Chicago, Consigliere economico del Primo Ministro Indiano che ha dibattuto sulle cause della crisi con riferimenti agli Stati Uniti, alle banche, a interventi governativi più efficaci, alla nuova formazione della forza lavoro e alla necessità di rendere il settore finanziario più stabile, sottolineando i problemi dell’invecchiamento del lavoratore e, con altre considerazioni propositive, ha chiuso con l’assioma che è attraverso il cambiamento la conservazione del benessere raggiunto. A seguire anche la considerazione di prevedere posti di lavoro nel vasto settore del terziario che comprendano sia professionalità di alto livello che servizi non specializzati, quindi riflessioni sulle tematiche Cina e India in termini di opportunità o di concorrenza sleale e le nuove sfide del capitalismo. La Tavola Rotonda conclusiva, coordinata da Gianni Riotta, ha compreso interventi di Giorgio Barba Navaretti, Susanna Camusso, Carli dell’Arringas, Oscar Farinetti, Emma Marcegaglia, ed Edoardo Nesi. Giampiero Pesenti ha chiuso con il proprio saluto la sessione.
Professional Industry Partner www.santamargherita.net Santa Margherita, azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di agglomerati a base marmo e quarzo, distintasi recentemente sul mercato con l’innovativa linea Glitter, conferma che nel corso del 2012 affiancherà la Society of British Interior Design - SBID quale Professional Industry Partner. Sorta nel 2009 con sede a Londra, la Society of British Interior Design, è l’organizzazione di riferimento per la professione di interior design in Inghilterra, finalizzata alle industrie, ai professionisti in attività e come partecipazione didattica. Infatti la società collabora con le più note università inglesi
offrendo borse di studio e tirocini ai fini di favorire i giovani nel contatto col mondo professionale dell’interior design. L’accordo impegna Santa Margherita come fornitore ufficiale, produttore e consulente di servizi a supporto di SBID, rendendosi disponibile con il proprio know-how, le competenze e capacità nel contesto dell’interior design. SantaMargherita avrà pertanto accesso a nuovi mercati tramite l’European Council of Interior Architects (ECIA) e il National Council for Interior Design Qualification (NCIDQ) in USA e Canada.
Il design della sicurezza www.dierre.com
Dierre è la società leader nella produzione di porte blindate e nella produzione e vendita di porte per interni e serramenti per esterni. Nell’ottica di realizzare prodotti sempre tecnologicamente innovativi, coniugare sicurezza e design in una vasta gamma di porte e serramenti adattabili a ogni arredamento e personalizzabili a piacere, obbiettivo perseguito sin dalla creazione della società nel 1975, propone ora due sistemi di sicurezza ad alta tecnologia. Smart Door System Security è l’evoluzione di un progetto nato 10 anni orsono e perfezionato grazie all’odierna tecnologia, Smart Door System Security si basa su un comodo meccanismo: cliccare semplicemente su un’icona per poter aprire o controllare a distanza la porta di casa. Per poter utilizzare l'applicazione sono necessari una porta blindata Bi-Elettra Detector con il modem GSM ed un iPhone o un BlackBerry. Quindi basta collegarsi ad AppStore
per iPhone o ad App World per BlackBerry e scaricare l'applicazione, avviarla e sincronizzarla con la propria porta blindata. Con pochi semplici passaggi si può dialogare e interagire con la propria porta e gestirla da remoto in modo facile e immediato grazie a un’applicazione chiara e intuitiva. Altro apparecchio realizzato nel contesto di una sempre maggiore sicurezza abbinata alla tecnologia è il video-spioncino D-Live. D-Live si presenta come una cornice digitale con touch screen dalle dimensioni di 3,5"; ha un design moderno e raffinato e si può inserire, con eleganza e discrezione, in tutte le porte Dierre a doppia lamiera, a una o due ante. Inoltre l'occhio magico di D-Live è un vero e proprio obiettivo che permette di visualizzare in qualunque condizione ciò che succede oltre la porta di casa, con una qualità e una definizione senza confronti. L'obiettivo a raggi infrarossi della telecamera di D-Live rende una visione ideale, con un'altissima risoluzione soprattutto nei momenti di cattiva luce come al crepuscolo o ancora al buio. Oltre alle immagini chiare e definite, D-Live offre anche una soluzione altamente innovativa in termini di sicurezza e serenità perché nasconde dentro di sé un vero e proprio cuore tecnologico ai lati dello spioncino.
W A T E R
T E C H N O L O G Y
L’evoluzione tecnologica della piscina. 50 anni di esperienza e di ricerca ci hanno consentito di sviluppare tecnologie uniche al mondo, in grado di coniugare la liber tà progettuale più assoluta con le caratteristiche di rapidità e precisione dell’acciaio. Un’esperienza maturata attraverso migliaia di referenze in Italia e nel mondo, che fa di Piscine Castiglione il punto di riferimento nel mercato della piscina. www.piscinecastiglione.it
Ingegneria azzurra
Ipertesto Progettare al femminile www.aiap.it www.dcomedesign.org www.fondazionebuonpastore.org
AIAP con l’Associazione DComeDesign e Fondazione Internazionale Buon Pastore, hanno promosso, lo scorso 16 gennaio 2012 presso la sede AIAP di Milano, una mostra sui risultati del concorso indetto per creare il logo Dignity Design e, in contemporanea, la presentazione in anteprima della Collezione Dignity Design – Thai artisans + italian designers = products 4 a sustainable future, nonché l’annuncio del Concorso AIAP Woman Design Award; premio internazionale di graphic design rivolto alle designer del mondo. Il concorso rientra tra le iniziative relative al progetto “Milano vs The World for Social Design” dell’Associazione DComeDesign, dedicato alla promozione della creatività femminile e rivolto alle giovani graphic designers donne, socie AIAP under 35, con il fine di ideare il logo per una nuova collezione di accessori tessili, in terracotta e in carta che, con il riferimento “Dignità Design”, viene realizzata da design italiane assieme a donne artigiane che lavorano nei centri di produzione in Thailandia (Bangkok, Chiang Rai e Nong Khai) gestiti dalle Suore del
Buon Pastore. Si sono scelti, come linee guida del progetto del logo, i termini Dignità e Design quali concetti fondamentali per la nuova collezione di prodotti, intesi come “dignità” riservata al lavoro delle donne e “design” quale impulso di aiuto economico e qualitativo. 15 le graphic designer che hanno partecipato al concorso, valutate da una Giuria costituita da Anty Pansera, Presidente Associazione DComDesign, Daniela Piscitelli, Presidente Aiap, Camilla Masciadri, Luisa Bocchietto, Patrizia Scarzella, Cristina Duranti, Giustina Li Gobbi, Loredana Sarti che, in seconda battuta per parere consultivo, si sono rapportate alle manager responsabili dei centri di produzione tailandesi a Bangkok, Chiang Rai e Nong Khai, determinando il progetto vincitore e assegnando due menzioni al merito. Si è distinta come prima classificata Federica Lasi con mimicocodesign, mentre le menzioni al merito sono state assegnate a Laura Fiaschi con GumDesign e a Roberta Sironi con élitradesign.
Progetti “spettacolari” www-pozzi-ginori.com
La Pozzi-Ginori ha presentato la nuova collezione di ceramica e mobili da bagno Citterio. Il progetto, firmato da Antonio Citterio con Sergio Brioschi, è stato ideato per Sanitec, il gruppo leader europeo nella fornitura di soluzioni per il bagno di cui Pozzi-Ginori fa parte. La collezione, destinata a una fascia alta del mercato, comprende lavabi in ceramica in varie versioni, modelli e misure, sanitari dalle linee organiche in versione sospesa o a terra, e un’ampia scelta di mobili per l’ambiente bagno realizzati in legno, vetro temperato e acciaio anodizzato con un disegno rigoroso e funzionale. A completare la linea, anche una serie di specchi con cornici di legno dalle linee essenziali proposti nelle misure 90x60, 120x60 e 135x60 cm, quest’ultimo con scaffale laterale. A connotare l’intero progetto è il suo “spirito trasversale”, fondato sull’idea di un bagno raffinato e funzionale, dove tutto è organizzato e in ordine.
Drenaggio ad alta tecnologia www.valsir.it In quindici anni di attività, l’azienda del bresciano Valsir ha svolto un intenso lavoro di ricerca e tale impegno si è concretizzato nella realizzazione di sei diverse e complete linee di prodotto, con oltre seimila articoli per il settore termoidraulico e oltre venti brevetti europei. Tra i prodotti del settore dedicato al drenaggio si distingue Rainplus®, sistema per drenaggio sifonico ad alta tecnologia. Un sistema di drenaggio convenzionale può essere progettato per drenare superfici di ampie dimensioni ma non può impedire l’ingresso d’aria nelle condotte. Per tale motivo vengono dimensionati con fattori di riempimento del 20% o 33% (a seconda delle normative e dei regolamenti locali di riferimento) consentendo pertanto l’immissione di portate d’aria considerevoli pari rispettivamente al 67% o 80% della sezione. Nel sistema convenzionale i pozzetti sono costituiti da “semplici” imbuti installati sulle coperture degli edifici collegate a colonne di scarico alte quanto l’edificio ed i collettori, che devono avere pendenze almeno del 1%, sono dimensionati con un fattore di riempimento massimo del 70%. Nel caso di collettori molto lunghi in cui non c’è possibilità di incrementare la pendenza a causa degli spazi disponibili si rende necessario un notevole aumento del diametro con conseguente impatto sui costi di impianto. Il sistema di drenaggio sifonico Valsir Rainplus® è invece costituito da particolari
pozzetti dotati di un piattello antivortice che impedisce all’aria di entrare nel sistema ed evita la formazione di vortici che ne faciliterebbero l’ingresso, connessi a tubazioni di polietilene alta densità Valsir PE® dimensionati per poter operare in depressione, ad alte portate ed a sezione piena. I pozzetti sono collegati mediante brevi circuiti di diametro relativamente contenuto a un collettore orizzontale installato immediatamente sotto la copertura dell’edificio. Il collettore è generalmente installato nel punto più alto e percorre, privo di pendenza, la lunghezza necessaria per raggiungere il punto in cui si innesta nella colonna di discesa. La colonna intercetta quindi il circuito di scarico interrato che convoglia l’acqua piovana nell’eventuale serbatoio di accumulo o nella condotta di scarico municipale. L’assenza di aria nel sistema consente di operare con un fattore di riempimento del 100% sfruttando tutta la sezione delle condotte e raggiungendo portate molto elevate con velocità di 10 volte superiori a quelle tipiche di un sistema di drenaggio convenzionale. Rainplus® è progettato per raggiungere le massime prestazioni di deflusso con la più bassa profondità d’acqua accumulata sul tetto. La tecnologia Valsir, inoltre, risponde compiutamente ai sempre maggiori livelli di piovosità riscontrati garantendo con la massima sicurezza il drenaggio di edifici di medie e grandi dimensioni.
Ipertesto Riferimento per l’autotrasporto www.hormann.it La nuova sede veronese di Officine Brennero, principale concessionaria Iveco per le province di Trento e Verona, rappresenta il punto di riferimento per il contesto dell’autotrasporto nazionale ed europeo, rispondendo ai criteri progettuali secondo una razionalità di assoluta efficienza e riscontro, assicurata da scelte di materiali e prodotti di eccellenza come le serrande Hörmann. Officine Brennero, unico dealer di proprietà Iveco in Italia, rafforza così l’offerta dei propri servizi dalla vendita al noleggio di automezzi commerciali e industriali (leggeri, medi e pesanti, anche usati multimarca) e dalla diagnostica all’assistenza. Progettato da Mauro Felice, il complesso, costituito da tre edifici, ha un forte e importante impatto progettuale che mette in evidenzia le 38 serrande di produzione Hörmann modello Decotherm basic in acciaio preverniciato Ral 9002, dalle dimensioni di 4.000 per 4.500 mm. Il profilo di queste serrande, realizzate con leghe speciali di alluminio e acciaio, presenta superfici curve interne ed esterne che assicurano il perfetto avvolgimento del manto. Le cerniere sono ottimizzate per ridurre la dispersione termica e favorire l’aderenza tra manto e albero di avvolgimento senza ammaccature e punti di frizione. Le serrande sono equipaggiate con il sistema Zak®, che trasla in orizzontale l’albero di avvolgimento sui supporti a mensola, facendo scorrere il manto in verticale con la massima precisione all’interno delle guide laterali.
Per situazioni estreme www.trilux.de
Nextrema, di Trilux, è un innovativo apparecchio a Led studiato quale soluzione ottimale per ambienti umidi e impieghi che prevedono situazioni estreme. Impostato secondo criteri ecologici e di assoluta sicurezza ed efficienza, Nextrema può essere installato in celle frigorifere, in impianti industriali o in parcheggi e garage senza temerne, oltre alle temperature difficili, l’eccessiva umidità e la polvere. Di massima funzionalità e convenienza, l’apparecchio prevede una durata utile di 50.000 ore e minima manutenzione. Inoltre, l’assoluta mancanza di mercurio, lo rende del tutto ecologico.
Duttile e innovativa www.bertolotto.com
Sistema Plana, collezione BIhome di Bertolotto Porte che comprende prodotti di arredo e pareti scorrevoli, supera il concetto di porta tradizionale mediante l’impostazione di ante scorrevoli sospese, con telaio in alluminio e tamponamenti in vetro o con pannelli ciechi in legno. La finitura sintetica antigraffio ripete il colore, la venatura e il poro del legno, mentre la tipologia è liscia o con traversi orizzontali. I profili si distinguono secondo differenti caratteri e misure che comprendono: Luxor, di elegante impatto; Medium, sottile e raffinato; Minimal, agile e di spicco. Il binario superiore a una o due vie, posizionabile a parete o a soffitto, è dotato di carrelli a quattro ruote su cuscinetto, con chiusura ammortizzata. E’ disponibile una vasta gamma di colorazioni che prevedono: profilo e binario nella finitura argento, brill, bianco e marrone; tamponamenti in vetro trasparente, satinato, laccato, stop-sol; pannelli in legno nelle tipologie ciliegio slim, wengè, rovere grey, rovere sbiancato o blank.
Per nuovi effetti decorativi www.sikkens.com
Si ispira alla materia prima la nuova gamma di effetti decorativi Estro di Sikkens che, studiata per interni, reinterpreta, applicandoli, i più importanti prodotti decorativi Sikkens quali Alpha Design, Alpha Orient e Alpha Tacto. Si tratta di nuance attualissime che richiamano l’essenza stessa di elementi materici come metallo, pietra, acciaio e tessuti pregiati, capaci di evidenziare creatività e tendenze colore. Ne emergono cinque stili di forte caratterizzazione urbana: Trame di Luce, Riflesso Antico, Pietra Urbana, Fusione a Freddo e Metallo Cangiante; riferimenti che richiamano l’impatto proprio di materiali da costruzione, come pietra e metallo, capaci di stimolare l’estro e la creatività di talento mediante interventi di significativa rilevanza, capaci di conferire personalizzazione e carattere di completamento a innumerevoli realizzazioni. Così si ottengono i singolari effetti decorativi: con Trame di Luce applicando il prodotto metallico Alpha Design e la finitura morbida al tatto Alpha Tacto; con Riflesso Antico applicando il prodotto strutturato Fondo Alpha Affreschi e la finitura metallica Alpha Design; con Pietra Urbana applicando il prodotto strutturato Fondo Alpha Affreschi, finito con la patinatura trasparente Finitura per Stucco Antico; con Fusione a Freddo applicando il prodotto strutturato Fondo Alpha Affreschi, il prodotto metallico Alpha Design e la patinatura finale col prodotto trasparente Finitura per Stucco Antico; con Metallo Cangiante applicando il prodotto strutturato Fondo Alpha Affreschi, il prodotto effetto seta Alpha Orient e la finitura metallica Alpha Design.
C reare i l l a mi nato di do man i ! Polyrey, produttore di laminato HPL, si associa ai giovani architetti e designers per la sua Collezione 2013.
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Ipertesto
a cura di Alda Mercante
Gli aspetti nuovi della creatività www.museowow.it
Sergio Cavallerin, Al bar sotto casa, olio su tela, 60x100 cm, 2011.
Presso il WOW Spazio Fumetto-Museo del Fumetto di Milano è in corso, dal 30 marzo al 29 aprile, la mostra di Sergio Cavallerin: “God Save Anime” che, a cura di Igor Zanti, si ispira al mondo dei fumetti italiani, dei comics americani e dei manga giapponesi secondo intendimenti di ironiche e gustose allusioni relative alle icone e ai modelli di riferimento che la cultura contemporanea rivolge alle nuove generazioni. Infatti il titolo richiama, con il termine “anime” i film d’animazione e i cartoni animati giapponesi e le suggestioni ed emozioni metabolizzate dai giovani secondo ispirazione ed emulazione. E sono i personaggi dei fumetti i protagonisti delle opere esposte, quali evocazioni di emblematiche riflessioni e considerazioni, riferite ai contenuti sociali che il mondo dei cartoon ha trasformato in miti di una quotidianità ormai datata e, attraverso nuovi protagonisti del fumetto contemporaneo, ancora determinanti nell’influenzare vasti contesti. La rassegna espone opere su tela e sculture, nonché un’installazione di suggestivo impatto dedicata a Dragon Ball, con rappresentazioni in sequenza di riti e cerimonie.
Guardandosi addosso www.lascienzainpiazza.it
Nell’ambito di Arte e Scienza in Piazza, manifestazione di diffusione della cultura scientifica organizzata da Fondazione Marino Golinelli in collaborazione con il Comune di Bologna, è in corso dal 21 febbraio al 1 aprile 2012 presso la Triennale di Milano la mostra di arte e scienza “Da Zero a Cento, le nuove età della vita” che, a cura di Giovanni Carrada, e Cristiana Perrella con la collaborazione di Silvia Evangelisti e in partnership con la Triennale di Milano, segue la precedente edizione svoltasi dal 2 al 12 febbraio al Palazzo Re Enzo di Bologna. La mostra intende indagare sulle diversità espresse dal nostro corpo e dalla nostra mente in relazione alle precedenti generazioni, e come svilupparne al meglio le potenzialità. Infatti appaiono evidenti nella generalità le trasformazioni (maggiore altezza, prestanza e attitudine ad apprendere), che hanno una
possibile risposta negli ambienti di vita e apprendimento impostati diversamente dai precedenti per condizioni più evolute. Ed è ideando sei ambienti espositivi (uno per ogni età dell’esistenza umana) che le intuizioni e le supposizioni di noti artisti (Evan Baden, Guy Ben-Ner, Martin Creed, Hans Peter Feldmann, Stefania Galegati Shines, Anish Kapoor, Ryan Mc Ginley, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Gabriel Orozco, Adrian Paci, John Pilson, Cindy Sherman, Frances Stark, Miwa Yanagi), si confrontano con le attuali scoperte della scienza. In Triennale la mostra si completa con la performance di Marcello Maloberti. Affiancano le opere in mostra (alcune realizzate appositamente per la manifestazione) una serie di exhibit scientifici che indicano e approfondiscono i segnali dei cambiamenti attuali e prossimi a venire.
Giovani in arte www.museicivici.comune.como.it
Giuseppe Veneziano, Mc Emmaus, acrilico su tela, 110x140 cm.
Fino al 25 marzo 2012, alla Pinacoteca Civica Palazzo Volpi di Como, è in corso la mostra Italian Newbrow che, curata da Ivan Quaroni mette in evidenza un nucleo di 16 artisti che, con le rispettive opere costituite da dipinti, sculture e installazioni, manifestano le tendenze dei giovani secondo una pluralità che si vale di riferimenti e iconografie popolari, e della rapida metabolizzazione di simbologie offerte all’immaginario collettivo attraverso il fumetto sino al graphic design, alla pubblicità, alla musica e poste in simbiosi con l’arte. La rassegna acquista singolarità poiché rapporta la contemporaneità con le numerose opere appartenenti alla Quadreria storica del Museo. La mostra, organizzata da Nicoletta Castellaneta, è stata promossa dalla Fondazione Club Lombardia con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Como e il patrocinio della Regione Lombardia, e intende evidenziare i mutamenti artistici seguiti alla diffusione di massa di Internet e alla globalizzazione che influenza gli atteggiamenti creativi delle nuove generazioni. Di età compresa tra i 25 e i 45 anni, gli artisti presenti con le proprie opere sono Silvia Argiolas, Diego Cinquegrana, Alice Colombo, Vanni Cuoghi, Paolo De Biasi, Marco Demis, Emiliano Di Mauro, Diego Dutto, Eloisa Gobbo, Massimo Gumari, Fulvia Mendini, Elena Rapa, Michael Rotondi, Giuliano Sale, Tiziano Soro e Giuseppe Veneziano. Ivan Quaroni ha presentato in precedenza il progetto Italian Newbrow nel 2009 nel corso della quarta Biennale di Praga.
Inquietante percettibilità www.brandnew-gallery.com
Ori Gersht, Blow Up, fotografia in stop motion.
“Still and Forever”, prima personale italiana di Ori Gersht in corso dal 1 marzo al 4 aprile alla Brand New Gallery di Milano, è una rassegna di opere fortemente emozionali che, rese struggenti e suggestive mediante suspense fotografica in stop-motion e film al rallentatore, evocano noti quadri di prestigiosi artisti con illusionismi capaci di sontuose e inquiete meditazioni. Infatti nella serie Blow Up, che prende il nome dall’omonimo film di Michelangelo Antonioni, la composizione floreale richiama le tonalità del tricolore francese rifacendosi all’opera di Henri Fantin-Latour. Ori Gersht velocizza la scomparsa di questo still-life con un’esplosione, che implica una tecnica per il preventivo congelamento dei fiori e la successiva violenta esplosione attraverso piccole cariche di nitroglicerina opportunamente posizionate. L’azione viene catturata con pronta dinamica mediante una speciale camera ad alta risoluzione, che coglie i momenti cruciali selezionati dall’artista secondo il concetto di caos e serenità. Altri interventi simili per suggestioni d’impatto si riscontrano in altre opere esposte, alle quali si accostano quelle particolarmente emblematiche della serie Chasing Good Fortune che, realizzate in Giappone nel mese della fioritura dei ciliegi, evocano scenari rispondenti a paradossi e scontate ovvietà.
Ipertesto Segni socio-politici http://padovacultura.padovanet.it
Fino al 17 marzo, presso il Centro Culturale Altinate S. Gaetano di Padova, è in mostra Jaques Villeglé con la rassegna “Lettere e frammenti”, un percorso nelle scritture che ne evidenzia in 150 opere l’appartenenza al movimento del Nouveau Realisme fondato da Pierre Restany. Infatti si tratta di una retrospettiva, curata da Dominique Stella con Carlo Silvestrin, che mostra i decollages d’affiches realizzati dall’artista dagli anni 60 agli ultimi manifesti strappati nel 2000 e “segni sociopolitici”che rivelano il lavoro più recente dell’artista tra tele disegni e sculture. Una sezione didattica espone “Hepérile éclaté”, poema illeggibile del 1953 interpretato secondo una tecnica ultra-lettrista. Villéglé ha esposto a mostre di grande riscontro internazionale, come la retrospettiva al Centre Pompidou del 2008, e molte opere sono presenti in vari
Musei internazionali come il MoMa di New York e in numerose collezioni. La tematica della rassegna è, per precisa volontà dell’artista, la “Lettera” quale ideogramma di base della nostra scrittura, e riferimento basilare per la costruzione delle sue opere. L’artista prosegue instancabilmente la ricerca e la raccolta di manifesti per i propri lavori, con date iniziali risalenti al 1949 sino al 2003. A partire dal 1969, ispirato a un grafismo urbano che tracciava il nome di Richard Nixon, Villeglé si vale di un alfabeto (definito dei segni socio-politici) per la realizzazione di una serie di tele nelle quali i segni compongono una variazione colorata di frasi lapidarie, di racconti criptati e slogan inquietanti. La mostra è stata voluta dall’Assessore alla Cultura del Comune di Padova Andrea Colasio nell’ambito della rassegna RAM (Ricerche Artistiche Metropolitane).
Artista multingegno www.museomadre.it
Fausto Melotti, Le torri della città invisibile, 1976 (courtesy Collezione Privata, foto: Amedeo Benestante).
Incontrare l’arte di Fausto Melotti è pura emozione, e il Museo MADRE di Napoli ne consente l’opportunità con la grande mostra antologica che, fino al 9 aprile, è stata curata da Germano Celant e organizzata in collaborazione con Marta Melotti e l’Archivio Fausto Melotti. Figura di straordinario talento, priva di ortodossie di maniera e capace di una concettualità artistica singolarmente rappresentativa, colto e sensibile come poeta e umanista, e preparato sia scientificamente che musicalmente, Melotti si distingue sin dagli esordi, negli anni Trenta, come riferimento di quel rinnovamento dei linguaggi plastici e materici internazionali più evoluti, distinguendosi come scultore e ceramista di riferimento per l’arte del XX secolo. La straordinaria rassegna segue un percorso cronologico che evidenzia oltre 200 opere tra terracotte, maioliche e gessi, sculture a tecnica mista e in ferro, ceramiche e lavori in inox, disegni e bozzetti. Riferimento particolarmente indicativo sono i bassorilievi datati 1930 -1931 che testimoniano l’adesione di Melotti al movimento astrattista che lo avvicina a Gino Ghiringhelli, Mauro Reggiani, Luigi Veronesi, Fontana e Attanasio Soldati. Seguono le opere eseguite in terracotta o ceramica, dopo la seconda guerra mondiale, che rivelano una soggettività meno aulica del passato, ma di potente impatto emotivo. Di forte espressività spicca in mostra l’imponenza essenziale dei Sette Savi (1960-1959), ed emozionano le opere che pongono in evidenza l’attività di ceramista del maestro, svolta durante gli anni cinquanta e i trenta, che completano il suo ciclo artistico con sculture ricche di materiali diversi quali la garza, l’ottone, il vetro, i tessuti, la ceramica e la terracotta, capaci di un sontuosa e leggera essenzialità in incessante divenire formale e secondo poetiche della memoria. La mostra, pur evidenziando soprattutto le sculture e i bassorilievi, consente approcci e approfondimenti sulla complessa personalità di Melotti che sa esprimersi con pari efficacia in molteplici forme d’arte quali la pittura, il disegno e la musica.
Omaggio a Giovanni Testori www.museocitta.ra.it
Francis Bacon, After Muybridge, man on a rowing machine, olio su tela, 198x137.5 cm, 1952 (Zola Predona, Collezione in Ca' la Ghironda Modern Art Museum)
E’ in corso, fino al 17 giugno presso il MAR, Museo d’Arte della città di Ravenna, la mostra “Caravaggio, Courbet, Giacometti, Bacon – Testori e la grande pittura europea”, che prosegue l’iniziativa di proporre figure di primo piano della critica d’arte quali Francesco Arcangeli nel 2005 e Corrado Ricci nel 2000. La mostra, realizzata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e curata da Claudio Spadoni, ha beneficiato della Compagnia del Disegno di Milano e dell’Associazione Testori, con il privilegio di un prestigioso Comitato Scientifico. Talento complesso impostosi come pittore, drammaturgo, giornalista, storico e critico d’arte, Testori si è sempre distinto per un individualismo colto e lontano dalle convenzioni, attento alle suggestioni inquiete e sontuosamente scabrose dell’aspetto organico e corruttibile della carne, quali si riscontrano nelle pitture delle teste del Battista di Cairo, o nelle Crocifissioni di Gaudenzio e del Sacro Monte di Varallo, come nelle figure di Tanzio o di quelle di Bacon o Giacometti. Diverse le sezioni dedicate agli interessi dimostrati da Testori per vari periodi della storia dell’arte e ad artisti prediletti quali Manzù, Matisse, Borlotti, Courbet e Géricault, sino all’attenzione riservata alla pittura di realtà in “Lombardia del 500’ (Gaudenzio Ferrari, Foppa, Savoldo, Romanino, Moretto), e in quella del 600’ (Moroni, Ceresa, Fra Galgario, Ceruti), proseguendo con i manieristi lombardo-piemontesi (Cerano, Morazzone, Tanzio da Varallo, Daniele Crespi) e con la particolare devozione per Caravaggio, giungendo agli esponenti della Nuova Oggettività (Dix, Grosz. Radzwill), ai Nuovi Selvaggi (Fetting, Hodicke, Zimmer, Salomè), ai Nuovi Ordinatori (Alòbert, Chevalier, Schindler, Merkens), e ai vari artisti tra i quali Bacon, Giacometti, Sutherland,, Sironi, Guttuso, Gruber, Marini, Vacchi, Varlin, Jardiel,Vallorz e Rainer esposti in mostra con diverse opere, molte delle quali scelte e possedute dallo stesso Testori. Intrigante e curiosa anche la selezione di ritratti che, eseguiti da vari pittori, ritraggono Testori.
Ipertesto François Morellet a Milano www.aarteinvernizzi.it
François Morellet, Mal barré après réflexion n°4, acrilico su tela su legno e neon bianco, 102x114 cm, 2011 (Courtesy A arte Studio Invernizzi, Milano).
La galleria A arte Studio Invernizzi presenta fino al 3 maggio una mostra personale dell’artista francese François Morellet. La mostra è incentrata su un nucleo di opere significative pensate in relazione allo spazio espositivo. Dopo la mostra presentata al Centre Pompidou di Parigi l’artista presenta negli spazi della galleria lavori appartenenti a differenti cicli di opere. Nella prima sala del piano superiore vengono presentate quattro opere di grandi dimensioni appartenenti al ciclo Clonerie realizzate a metà degli anni Novanta mentre nella sala seconda sala è esposta l’opera del 2010 Lunatic weeping and neonly n°3, acrilico su tela e neon bianco. Al piano inferiore sono esposte opere su tela e neon appartenenti al ciclo Mal barré après réflexion e al ciclo 2+4 angles droits che l’artista ha realizzato per gli spazi della galleria. In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere in mostra, un saggio introduttivo di Claudio Cerritelli, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.
Percorso americano www.lineadombra.it
Edward Hopper, Emporio, olio su tela, 73,7x101,9 cm, 1927 (Boston, Museum of Fine Arts).
“Da Hopper a Warhol. Pittura americana del XX secolo” è la mostra proposta a Palazzo SUMS di San Marino fino al 3 giugno. Non si è mai fatta in Italia una mostra sulla pittura americana del XX secolo, che la analizzi e la percorra completamente. La rassegna di San Marino non ha ovviamente l’ambizione di tracciare questo percorso nella sua interezza, perché il numero di opere, una ventina, non lo consente. Ma si presenta comunque come la prima circostanza in cui, attraverso nomi celebri, la vicenda pittorica statunitense del Novecento viene almeno raccontata lungo tutto lo scorrere del secolo. L’esposizione prende in considerazione tutti i momenti fondamentali, a partire dal realismo di Edward Hopper da un lato e di Thomas Hart Benton dall’altro, fino all’esperienza particolare di Giorgia O’Keeffe e non tralascia la grande astrazione di Jackson Pollock e Franz Kline, né le opere di Mark Rothko, Sam Francis e Morris Louis. Presenti anche opere della Pop Art di Andy Warhol e Roy Lichtenstein. A chiudere il percorso un grande quadro di Keith Haring.
Una mostra per festeggiare www.lineadombra.it/da-vermeer-a-kandinsky/la-mostra
Pablo Picasso, Il ratto delle Sabine, olio su tela, 195,3x131,1 cm, 1963 (Boston, Museum of Fine Arts. © Succession Picasso, by SIAE 2011).
“Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini” è la mostra aperta a Castel Sismondo di Rimini fino al 3 giugno per festeggiare i 15 anni Linea d’Ombra, la società fondata nel 1996 da Marco Goldin, che della mostra è curatore. Settanta opere dalla pittura veneta del Cinquecento (Tiziano, Veronese, Lotto, Tintoretto, Savoldo ecc.) fino ai maestri del Novecento (Matisse, Picasso, Mondrian, Bacon con uno strepitoso trittico, De Staël, Morandi e Kandinsky), passando per le sezioni “Pittura in Italia nel Seicento” (Guercino, Carracci, Giordano), “Venezia del Settecento” (Tiepolo, Guardi, Canaletto), “El Siglo de Oro” spagnolo (Velázquez, Murillo, El Greco, Ribera, Zurbarán), “La Golden Age in Olanda” di Vermeer, Van Dyck, Ter Brugghen, “La pittura in Inghilterra tra Settecento ed Ottocento”, con le firme di Hogarth, Turner, Constable, e all’ampia sezione riservata a “L’età dell’Impressionismo”.
Enzo Cucchi a Catanzaro www.museomarca.com
Enzo Cucchi, Robin Wood, tecnica mista su carta, 375x265 cm, 2011.
Enzo Cucchi è il protagonista della nuova stagione espositiva al MARCA di Catanzaro. L’artista, tra le personalità più note in ambito internazionale, ha realizzato per il museo di Catanzaro un progetto del tutto inedito con oltre 50 opere fra dipinti, sculture e ceramiche degli ultimi tre anni che, all’interno di una narrazione polisemica, superano ogni distinzione di genere. La mostra, a cura di Achille Bonito Oliva e Alberto Fiz, rimane aperta sino al 1° aprile. Ciascun ambiente del museo viene reinterpretato in termini spaziali e architettonici e nella sala centrale si trova la Grande Porta, lamiera in metallo di oltre quattro metri dove si aggancia una serie di idoli in bronzo, opere plastiche imprevedibili da appendere che esprimono un bisogno ancestrale e primitivo. Nelle sale del MARCA Cucchi sceglie d’intensificare l’immagine in un continuo rimescolamento dei generi dove le ceramiche appaiono reificate: gli elementi caratteristici della sua pittura si fanno presenza e s’identificano soggetti quali cani, galli, case, teschi, oltre ad architetture immaginarie come le Cattedrali, tutti inseriti all’interno di un’unica installazione. Il lavoro di Cucchi abbraccia la creazione nella sua totalità in una continua elaborazione e sovrapposizione di segni dove convivono suggestioni e ricordi differenti provenienti dalla storia dell’arte, dalle leggende, così come dalla cultura popolare.
Ipertesto L’arte e i media www.fsrr.org
L’opera di Thomas Struth esposta alla mostra “Press and Play”.
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino fino al 6 maggio, presenta “Press Play. L’arte e i mezzi d'informazione”, mostra, a cura di Irene Calderoni, che racconta il punto di vista degli artisti sulla società contemporanea dei media, un mondo saturo di immagini virtuali, in cui la realtà è apparentemente giunta a coincidere con la sua rappresentazione mediatica. L'avvento di internet ha sollevato nuove inquietudini, sul problema dell'autorevolezza, del controllo e della manipolazione dell'informazione. Nuovi concetti come quello del citizen journalism e del crowdsourcing implicano una ridefinizione del ruolo dello spettatore come agente attivo di produzione di contenuti, ma allo stesso tempo mettono in crisi le categorie classiche del giornalismo professionale. In questo contesto l’arte può divenire uno strumento critico, capace di analizzare il ruolo politico e sociale delle immagini nel costruire la consapevolezza personale e collettiva della realtà. Gli artisti in mostra si appropriano dei contenuti e delle strategie dei media dell’informazione e li sovvertono al fine di svelarne i meccanismi di funzionamento. Tramite atti di accumulazione, archiviazione, dislocamento e falsificazione, usando i registri dell'assurdo, dell'ironia, dell'iperrealismo, con un atteggiamento di oggettività distaccata o al contrario di denuncia partecipata, offrono uno sguardo sul mondo contemporaneo tramite le molteplici facce con cui ci viene quotidianamente presentato dai media.
Micro-aeree geoculturali www.littleconstellation.org
Trixi Weis, tokyodewa, 2'30'', Tokyo, 2009.
Il Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce di Genova ospita fino al 4 maggio la mostra “La Terra vista dal Mare - The Land seen from the Sea” . Si tratta di un nuovo progetto del network Little Constlellation, dedicato alla ricerca artistica contemporanea che si concentra principalmente sui Piccoli Stati e le micro aree geoculturali d'Europa. La mostra documenta da una parte la ricerca artistica contemporanea, attraverso opere, performance e installazioni di artisti provenienti da 13 aree geo-culturali e piccoli Stati, che sono campo d’indagine del progetto: Andorra, Cipro, Islanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Montenegro, San Marino, Canton Ticino (CH), Ceuta (E), Gibilterra (UK), Kaliningrad (Rus); dall’altra presenta il risultato dei laboratori tenutisi nel 2011, ospitati presso la Biblioteca Archivio di Little Constellation a San Marino; il MUDAM Luxembourg e presso Casino Luxembourg Forum d’arte Contemporanea del Lussemburgo; la Galleria Nazionale d’Islanda e il NYLO Living Art Museum, Reykjavik; e al Brown Project Space, Milano, in collaborazione con Malta Contemporary Art. Questa mostra è una costante messa in crisi dei principi che caratterizzano e identificano un territorio, le relazione con l'alterità e l'identità, cioè l’interno e l’esterno.
Fino all’ultimo rullino www.macro.roma.museum/macro_testaccio
Steve McCurry, Burma February 2011.
Steve McCurry è a Roma al Museo d’Arte Contemporanea di Roma, negli spazi espositivi della Pelanda al MACRO Testaccio fino al 29 aprile. Le foto sono state scelte non con criteri spazio-temporali, ma per assonanza di soggetti e di emozioni, cercando i fili comuni e gli impensabili legami che accomunano luoghi e persone seppure in latitudini diverse. L’allestimento, curato da Fabio Novembre, è pensato come un villaggio nomade con una serie di volumi che si compenetrano tra loro per restituire quel senso di umanità che si respira nelle foto di McCurry. La mostra comprende oltre 200 fotografie, tra cui alcune delle icone di McCurry, come il celebre ritratto della ragazza afgana dagli occhi verdi, scattate nel corso degli oltre 30 anni della sua straordinaria carriera di fotografo e di reporter; insieme a una selezione del suo vasto repertorio, sono presentati per la prima volta i lavori più recenti, dal 2009 al 2011: il progetto The Last Roll con le 32 immagini scattate in giro per il mondo utilizzando l’ultimo rullino prodotto dalla Kodak, gli ultimi viaggi in Thailandia e in Birmania con una spettacolare serie di immagini dedicate al Buddismo, un lavoro inedito su Cuba.
Progetti “spettacolari” www.vam.ac.uk
Monster Ball Tour di Lady Gaga progettato da Es Devlin, 2009-2010 (photo: Es Devlin).
La mostra “Transformation and Revelation: Gormley to Gaga. UK design for performance 2007–2011” aperta dal 17 marzo al 30 settembre presso il Victoria & Albert Museum di Londra, esplora il tema della trasformazione e del progetto contemporaneo per spettacoli teatrali e musicali che ha per protagonisti i designer britannici degli ultimi trent’anni. La mostra vuole offrire un approfondimento sui processi creativi seguiti dai progettisti attraverso una serie di costumi, modelli di scenografie, fotografie, disegni, colonne sonore e progetti illuminotecnici per gli spettacoli. Tra i progetti esposti Sutra di Anthony Gormley, War Horse di Rae Smith e il Monster Ball Tour di Lady Gaga progettato da Es Devlin.
Ipertesto Miti sacri, virtù pagane ed enfasi quotidiane Erano tempi insoliti, e un’animazione sospesa aleggiava tra la vegetazione ora folta e verde ora scarsa e brulla lungo le rive del fiume, evocando sentimenti di passioni e confronti. E le acque del Giordano, miti trasporti per destini e giudizi, costruivano memorie ineffabili e sacrali chiuse nel gesto di una mano. Così nacque e si confermò il rito dello scroscio liberatorio e di redenzione sul capo delle genti; doccia e momento che conforta con l’anima il corpo. E la natura, in ogni forma di vita, ne ha accolto e trasmesso consapevolezze comuni e intimi abbandoni, raggiungendo l’immaginario e il fantastico. Così, sognando differenti tregue e riprese attraversate da immaginifici stormi di garruli uccelli dorati, il tempo trasporta sensazioni che rendono la doccia mito simbolico, animistico ed esoterico, soffermandosi nell’innocenza di mille fiabe e in QUESTA, ispirata a un piccolo uccello curioso. Deo era un usignolo minuscolo, vivace e piuttosto robusto che, da giovane, con uno stormo di compagni come lui interessati a esplorare terre sconosciute, aveva lasciato la Cina per visitare Paesi lontani. Sapeva approfittare dei venti che precedono i temporali per faticare meno negli spostamenti, e con i compagni riuscì a superare grandi distanze. Si trovò a sorvolare il fiume Giordano quando Giovanni Battista vi battezzava le genti della Galilea. Incuriosito da quel rituale insolito, desiderò capire cosa significasse il gesto di versare acque del fiume sui loro capi, e pregò i compagni di viaggio di attenderlo sugli alberi vicini mentre volteggiava alto osservando la scena. Gli parve una pratica suggestiva, e notò che armonia e benessere si diffondevano sulle persone appena bagnate; come una promessa futura che li rallegrava. E non scordò mai più la scena. Tornato dopo molte esperienze in Cina e riunitosi ai suoi fratelli cantori presso la corte dell’Imperatore, cercò di imparare a gorgheggiare come loro, ma la voce, pur particolarmente intonata, era troppo squillante, e fu scartato dai consiglieri di corte che lo donarono, quale intrattenimento, alla giovane e bella Imperatrice Ita. E lei, sempre triste e di indole solitaria, lo amò da subito, e ne apprezzò moltissimo il canto armonioso e libero come lo sciabordio delle onde. Da poco sposa del sovrano, Ita proveniva da un regione dove il mare si espandeva vasto e sontuoso, e le mancavano ogni giorno di più le sensazioni trasmesse dal mondo acquatico, assenti nel grande palazzo imperiale sorto, per ragioni di sicurezza, in territori interni alla Cina. E anche nel piccolo padiglione a lei riservato per momenti privati, mancavano riferimenti che alleggerissero l’ineffabile nostalgia per le acque del mare, rendendola sempre più mesta. Persino quando pioveva le veniva negato il piacere di qualche goccia sul viso che potesse evocare tempestose suggestioni poiché, se passeggiava all’aperto, la coprivano interamente di abiti e veli pesanti e le aprivano grandi ombrelli sul capo. Inizialmente aveva provato a parlare della sua nostalgia allo sposo ma, poiché sia lui che la corte non capivano quella passione, si chiuse più che mai in se stessa. Infatti per loro il mare era solo un’estensione d’acqua; e l’acqua una necessità risolta a palazzo raccogliendo le piogge in grandi contenitori di terracotta e bambù sistemati sulle terrazze. E decise di non parlarne più. Nel frattempo l’usignolo Deo si era molto affezionato all’Imperatrice triste e, sensibile e colto com’era, capì il suo disagio e cercò di aiutarla. Ricordò il gesto di quella mano che nel Giordano versava acqua nel capo di gente immediatamente felice, e prese a riflettere. Osservò come, in una piccola stanza del padiglione segreto di Ita, i muri reggessero un recipiente in lamina d’oro colmo di acqua piovana, e prese in assoluta autonomia una decisione; avrebbe aperto un foro in quel recipiente, un foro che permettesse la caduta di un getto d’acqua dentro la piccola stanza segreta. “… l’Imperatrice reagirà come le genti nel Giordano”, si ripeteva speranzoso e determinato: “… e ritroverà la propria armonia!”. Si tuffò nella piccola cisterna confidando nella forza del proprio becco per praticare, sul fondo del contenitore, un foro ampio come il cavo di una mano, ma capì che con un colpo di becco creava solo un foro piccolo; decise quindi di farne molti e vicini. Per ore entrò e uscì dall’acqua nello sforzo di completare il proposito. Quando ritenne finito l’intervento, volò a vedere il risultato nella piccola stanza segreta, e vide che una fitta e leggera pioggia cadeva dal soffitto accarezzando il corpo nudo e danzante dell’Imperatrice, che sorrideva felice e spensierata. L’armonia era entrata nell’animo di Ita che, con il suo piccolo uccello sempre sulla spalla, prese a dispensare allegria attorno a sé. Deo non capì mai se ci fosse un significato recondito nell’accogliere sul corpo uno scroscio d’acqua dall’alto, ma era certo che, nella sua semplicità, recasse gioia e benessere. Si dice che anche tra gli appunti attribuiti a Marco Polo per la stesura del Milione, ci fosse annotata questa leggenda… ma non informiamone i cinesi! Alda Mercante
Acqua
Ipertesto
Acqua
SOLUZIONI MULTIPLE
NOVITÀ: IL WELLNESS A CASA
A FILO PAVIMENTO
www.fir-italia.it
www.it.roca.com
www.kaldewei.com
Con il nuovo programma Showers, Fir Italia ha introdotto nel mercato di riferimento una vastissima serie di proposte e alternative dedicate allo spazio doccia, che comprendono colonne doccia, soffioni doccia e aste saliscendi in tipologie moderne e classiche. Infatti sono ben 65 gli elementi realizzati in stile moderno (secondo un design arrotondato e squadrato), mentre 24 prodotti rispondono a concetti più classici. Intesa come una collezione in grado di dare risposta a ogni esigenza installativa in termini di estetica e funzionalità, la linea Showers prevede innumerevoli varianti formali, di finitura e dimensionali.
Circular, di Roca, è una vasca free standing che, di forte impatto ambientale e formalmente ampia e circolare, è dotata di un pratico vano portaoggetti con finitura wengè e rovere sbiancato. Attraente e confortevole, Circular è dedicata al benessere della famiglia e alla personalizzazione dello spazio bagno. Le misure sono: 1755x1600 mm.
EVOLUZIONI GEOMETRICHE www.fimacf.com
Conoflat, piatto doccia smaltato a filo pavimento della linea Avantgarde di Kaldewei, richiama particolare attenzione per l’esclusiva cura formale e la raffinatezza estetica raggiunta. Totalmente a livello pavimento, Conoflat si integra perfettamente nell’ambiente consentendo continuità spaziale e comfort. Lo scarico, posizionato centralmente, dispone di copertura quadrata del medesimo colore del piatto che, realizzata in acciaio smaltato 3,5 mm, si inserisce con precisione nel piatto doccia a filo pavimento assicurando ottima accoglienza e stabilità. Vari i colori disponibili e numerosi i riconoscimenti ottenuti, tra i quali il più recente è stato il Plus X Award nella categoria “migliore prodotto dell’anno 2011”.
SINTESI PERFETTA
IL VAPORE IN UN TOCCO
www.dornbracht.com
www.effegibi.it
Touch&Steam è la nuova frontiera di Effegibi per creare un hammam casalingo sfruttando ogni tipo di doccia. Si tratta di una lastra di vetro bianco traslucido di 23x165 cm con una profondità di 11 cm di cui 8 cm incassati a muro, caratterizzata da un design elegante e lineare che nasconde al suo interno quanto di meglio la tecnologia contemporanea offre nel settore della produzione del vapore. Disponibile in potenza da 3 a 6 Kw, Touch&Steam è dotata di un touch screen che, sfiorato, fa illuminare il vetro e mostra i diversi comandi disponibili che consentono di scegliere tra le varie funzioni in tema di erogazione del vapore, di cromoterapia e di circolazione di aria riscaldata.
Di incisivo impatto, la collezione di miscelatori monocomando per bagno Eclipse, disegnata per Fima Carlo Frattini da Giuseppe Bavuso, si evidenzia per rigore, raffinatezza e suggestioni emotive che ne personalizzano il rapporto d’uso. Quale elemento esclusivo e di riscontro, il progetto dispone di leva a spinta che, sapientemente, scompare fluidificandosi nel corpo del miscelatore. Riferimento singolare resta la versione doccia proposta con un doppio miscelatore a incasso brevettato, che consente l’erogazione dell’acqua dai soffioni giocando sulle differenze di temperature e sulle diverse portate dei flussi. Due le cartucce che regolano indipendentemente, tramite le due maniglie, l’uscita dell’acqua e la relativa portata, e due i flussi d’acqua per il soffione: “a pioggia” (dagli ugelli di silicone anticalcare) e a cascata (dalla lama), regolati dal comando a incasso e gestiti in modo indipendente. In funzione di un uso più responsabile dell’acqua, il soffione ha un limitatore per una portata costante di 12 l/min. Eclipse, appartenente alla divisione Fima Aqua Code, ha corpo a incasso dedicato e una scatola in ABS che accoglie il corpo del rubinetto con diversi punti per il fissaggio.
Impostato sulla più sofisticata innovazione, ATT-Ambiance Tuning Technique, di Dornbracht, è un progetto che, in un’applicazione complessa, accoglie tecnica d’installazione, elettronica e tecnologia innovativa per la regolazione ed esperienza dell’acqua. I tre scenari doccia che costituiscono ATT: Balancing, Destressing ed Energizing sono richiamabili solo premendo un tasto sul pannello eTool, caratterizzato da confort di utilizzo e feedback intuitivo Lo scenario “Balancing” genera sensazioni di equilibrio e armonia mediante l’alternarsi di getti con intensità e portata variabile che accarezzano il corpo, mentre “De-Stressing” rilassa, distende i muscoli e la mente con il riscaldamento lento e mirato dell’acqua. Mediante “Energizing”, l’alternarsi di getti freddi e caldi generano impulsi capaci di stimolare la circolazione e portare energia. Ambiance Tuning Technique enfatizza quindi l’esperienza doccia nella sua completezza.
Ipertesto
Acqua
IL FUTURIBILE
SOLUZIONI INNOVATIVE
www.provex.eu
www.fantini.it
BENESSERE MULTISENSORIALE www.jacuzzi.eu
Nato dalla collaborazione di Provex con lo Studio Talocci Design, Flat rappresenta il box doccia del futuro “Touch and Feel”, quale riferimento per innovazione tecnologica, essenzialità e raffinatezza. Di assoluta linearità e rigore stilistico, combinati alla semplicità e al concetto di ergonomia, Flat è un sistema che unisce alta tecnologia, conoscenza della lavorazione del vetro e scelta di materie prime di alta qualità esaltate dalla maestria esecutiva propria di Provex. Privo di spessori e con superficie completamente liscia, il box si evidenzia per una singolarità che dispone di cerniere e maniglia integrate perfettamente nel vetro temprato di 8 mm. Il braccetto orizzontale superiore, fissato in parallelo al vetro e integrato nel profilo e nella cerniera, è una dimostrazione della notevole qualità tecnica e della semplicità di montaggio.
Già fortemente radicata nel settore rubinetteria per bagno e cucina, Fantini si distingue attualmente anche con soluzioni innovative riguardanti colonne doccia, pannelli doccia e soffioni. Infatti, mediante la Collezione Milano – soffione doppio ideato da Franco Sargiani – il soffione doccia con doppia fuoriuscita d’acqua è stato premiato con il Design Plus a ISH Francoforte 2011. Di assoluta funzionalità e flessibilità installativa, gli attuali soffioni doccia consentono soluzioni che completano la serie rubinetti, oppure vivono in modo autonomo i caratteri e le esclusività sia in termini dimensionali sia per disposizione degli ugelli a determinare situazioni double o con appoggio braccio a pavimento. Formalmente raffinati e funzionali, sono elementi del tutto compatibili e installabili anche in ambienti preesistenti. I soffioni indipendenti necessitano del solo miscelatore a incasso muro per attivarsi.
Caleidos, di Jacuzzi®, è la nuova gamma di soffioni per docce confortevoli ed emozionali dedicate ad ambienti domestici e a contesti professionali. Di particolare benessere sensoriale, la serie Caleidos dispone di molteplici funzioni che comprendono il “getto della pioggia” e la “nebulizzazione” in combinazioni con differenti programmi di cromoterapia e aromaterapia per un’intimità rigenerante e sensazioni benefiche. Realizzati in più forme e dimensioni, i soffioni doccia Caleidos, oltre alla indiscussa professionalità Jacuzzi®, sono dotati delle tecnologie più sofisticate e dispongono dell’intuitivo pannello comandi touch screen che ne gestisce tutte le funzioni. Sono inoltre disponibili diversi accessori come: soffioni laterali, rubinetteria, doccino con asta saliscendi.
SIA INTERRATE SIA FUORI TERRA www.castiglionerelax.it Castiglione Relax è leader nella produzione di vasche idromassaggio per esterni che, quali piccole piscine SPA, possono essere interrate o fuori terra, senza l’esigenza di collegamento al circuito idraulico; si tratta infatti di un programma sofisticato e altamente ergonomico che richiede semplicemente il collegamento della spina alla corrente elettrica. Deliziose minipiscine riscaldate, le piscine idromassaggio per esterni Castiglione Relax sono facilmente trasportabili e pronte all’uso, poiché l’acqua viene costantemente filtrata e mantenuta alla temperatura desiderata, rendendo inutile ripetere ogni volta il riempimento della vasca. Il sistema applicato segue il concetto filosofico dell’azienda che privilegia la semplificazione dell’installazione riducendo all’essenziale la manutenzione. Affidabili e facilmente accessibili alla componentistica prevista, le minipiscine SPA Castiglione Relax sono dotate di una gamma completa
di accessori e prodotti specifici per il trattamento dell’acqua, e dispongono di assistenza qualificata e puntuale, garantita dagli oltre 100 Piscine Service Castiglione distribuiti ovunque in Italia. La piscina idromassaggio modello Nuova Round 230, dispone di griglia a sfioro recessa nella pavimentazione in cedro canadese non trattato di Exteta, e usufruisce di un sistema di filtrazione sofisticato ed efficiente che contribuisce ad evidenziarne l’ottima estetica. La notevole piscina idromassaggio modello 550 assicura 6/7 sedute per adulti, con dimensioni 203x224 cm - h97 cm, capienza d’acqua 1360 litri, 20 getti d’acqua e 25 sino a 77 ugelli. Dispone di pompa di filtrazione Hush Pump, pannello di controllo automatico, riscaldatore, pompa idromassaggio da 2,5 HP, e massaggio plantare Reflex Foot Massage più impianto illuminazione e copertura termica di serie. La super piscina idromassaggio con bordo a sfio-
ro modello Oval 275, dotata di pedana in legno disegnata da Roberto Palomba per Exteta, si evidenzia per qualità estetica e una plasticità ergonomica che consente straordinaria capacità d’acqua e accoglienza a molte persone, rendendola idonea per hotel, palestre, centri benessere, nonché case private.
Ipertesto ESSENZIALE E FUNZIONALE www.samo.it
Acqua NEL SEGNO DELLA PERFEZIONE
FUNZIONALE E PRATICA www.vismaravetro.it
www.ceadesign.it
Di elegante e sobrio impatto, Rigal, di Samo, è una nuova colonna doccia razionale, di ottimo design e altamente funzionale, disponibile nelle versioni a sbalzo e a ponte, dotate entrambe di idrogetti verticali multifunzioni. Con forma rettangolare, il soffione è fissato nell’estremità superiore della colonna, mentre è collocata in posizione inferiore la pratica mensola portaoggetti reversibile, con funzione aggiunta di porta-doccino. Rigal è disponibile nelle versioni argento satinato e in un esclusivo color bronzo scuro.
Dotati di sofisticato tecnicismo meccanico, evoluti nei sistemi di funzionamento e attenzione al risparmio idrico attraverso limitatori di portata dell’acqua, i prodotti Cea si evidenziano per minimalismo raffinato ed efficienza ben espressa dall’innovativo soffione doccia Bold. Si tratta di un prodotto dalla forte espressività formale, realizzato con vari materiali che ben si integrano fra loro quali l’acciaio inossidabile e il Delrin bianco. Abbinabile a tutta la rubinetteria Cea, Bold, con diametro 100 mm, mediante il disco in Delrin bianco genera un’erogazione a pioggia orientabile.
ABBONDANZA E MISURA www.zucchettidesign.it
COMPLETEZZA E RAZIONALITÀ www.laufen.it
Di Vismaravetro, Twin, disegnata da Idelfonso Colombo e sviluppata dal Centro Progetti Vismara, è la prima e unica collezione di cabine doccia ideata per un più razionale utilizzo dello spazio bagno, poiché, accanto al box doccia, si estende un contenitore razionale e pratico, nonché di ottima soluzione estetica, in grado di essere utilizzato per riporre oggetti o collocare elettrodomestici. Infatti, realizzata in cristallo temperato di sicurezza 6 e 8 mm, con profili in alluminio anodizzato o smaltato, la cabina dispone di una seconda anta a specchio in cristallo temperato e laccato. Il montaggio, mediante sistema brevettato, si combina con un innovativo concetto di estensibilità per il posizionamento dei pannelli. Disponibile nelle dimensioni: 160x80 - h 195 cm e 180x80 - h 195 cm, Twin è realizzabile anche su misura.
PIOGGIA DI LUCE www.boffi.com
Laufen, sempre tempestiva nel completare l’esclusiva Palomba Collection con singolari lavabi, vasi, bidet, vasche da bagno e piatti doccia coordinati, ha deciso la rielaborazione del programma riguardante i mobili della collezione, realizzando una nuova e pregiata base sottolavabo e impostando una finitura innovativa, costituita dalla nuova superficie in resina artificiale bianca di alta qualità abbinabile all’intera linea di mobili, per consentire maggiore libertà progettuale ad ambienti bagno esclusivi. Inoltre i cassetti dei nuovi mobili, assolutamente inusuali, non prevedono gli spiacevoli tagli per il sifone, poiché le nuove basi sottolavabo sono dotate di sifone coordinato assicurando una maggiore contenibilità.
Precursore di tendenze, Zucchetti propone nuove soluzioni per l’ambiente bagno capaci di renderlo più attraente accentuandone l’estetica, considerando il rapporto con lo spazio in funzione del benessere e mettendo a punto una tecnologia avanzata che consideri l’opportuno risparmio idrico. Infatti con XL, l’innovativo soffione super dimensionato ideato da Ludovica+Roberto Palomba, è disponibile un elemento che assicura vitalità intensa e confortevole nell’ambiente bagno. Realizzato con diametro 50 cm e con oltre 400 ugelli, il soffione è disponibile nella versione a soffitto o nella versione sospesa con tre cavetti in acciaio, anche con luce centrale. Pur in dimensioni eccezionali, XL risponde al principio del risparmio idrico con l’impiego di specifici dispositivi ed esclusivi limitatori di flusso, capaci di ridurre il consumo d’acqua alla pari di un normale soffione, ma ampliandone sorprendentemente il benessere. E’ possibile attivare effetti d’acqua diversi con la medesima portata d’acqua.
Studiata da CRS Boffi, Aqualuce è una doccia luminosa a soffitto, dalle esclusive ed emozionali caratteristiche tecniche e funzionali. Si tratta di una doccia a foggia cilindrica che, in acciaio inox AISI304 con erogazione dal soffitto, prevede il possibile incasso a filo nel contro-soffitto con sporgenza minima di 50 mm. La zona di erogazione è in PMMA, con fori completi di elementi anticalcare in gomma siliconica. L’illuminazione prevede Led RGB con ottica 12° da 9 watt e la regolazione di variazione colore a impulso o a ciclo continuo; in alternativa la zona illuminata è a Led bianco, con ottica 12° da 9 watt. Fortemente personalizzante per l’ambiente bagno, Aqualuce crea suggestioni che ben si integrano con il benessere procurato dalla doccia. Le dimensioni danno un’altezza di 250 mm con diametro di 300 mm.
Ipertesto
Acqua
QUALITÀ E NATURA
VISTA SUL BERNINA
SUPER ESCLUSIVO
www.floorgres.it
www.aquileiamosaics.com
www.naxos-ceramica.it
Immerso nella spettacolarità scenografica delle Dolomiti, il Centro Benessere Mességué/Gran Hotel Savoia di Cortina d’Ampezzo (BL), punto di riferimento per il più esclusivo turismo, ha vissuto un recente intervento di ristrutturazione che gli conferisce particolare evidenza. Il noto Centro, esteso su una superficie di 750 mq, risponde all’eccellenza in termini di comfort, quale spazio dotato delle più esclusive tecnologie per il wellness multisensoriale, per l’alta qualità ambientale, e perché rispettoso della natura e dell’ecosistema. Infatti l’attenzione per la naturalità ha indotto i responsabili a selezionare e impiegare i migliori tra i prodotti garantiti, come la ceramica nella modulazione del gres porcellanato a marchio Floor Gres, che si evidenzia partendo dalla zona accoglienza sino alla spettacolare piscina. Le lastre in gres porcellanato impiegate, appartengono alla collezione Globe Floor Gres in più formati e mosaici che rivestono l’interno e l’esterno della piscina, le cabine trattamenti, i bagni, le scale e le docce. Le tonalità si armonizzano ton-sur-ton ai materiali dei complementi, assicurando un esclusivo e indimenticabile relax.
Luogo dedicato al benessere, Schloss Wellness and Family Hotel si trova a Pontresina, alta Engadina, negli spazi di una poderosa fortezza di fine Ottocento che, su progetto di Elena Ogna – Studio Civico 46, è stato da poco arricchito di una esclusiva area relax, in grado di consentire cure al corpo, emozioni legate a sport invernali e la vista dei ghiacciai che si estendono sull’imponente catena montuosa del Bernina Il complesso che, prossimo a San Moritz, sorge su un terrazzamento naturale a un’altezza di 1750 metri, richiama l’enfasi delle antiche terme romane. La nuova struttura, dotata di attrezzature di ultima generazione, è suddivisa in due parti con 300 mq destinati a trattamenti e con 600 mq quale zona per le piscine. Il tutto è caratterizzato per scelta di materiali e finiture di elevata qualità, che danno evidenza alla bellezza dei mosaici appartenenti alla collezione Smoking di Aquileia (Industrie Finquoghi S.p.A) nei colori ecrù con finitura Satin.
Riferimento esclusivo per un turismo internazionale d’elite, il Kempinski Residences & Suites in Quatar è una straordinaria torre-residence di 62 piani alta 270 metri, la cui progettazione integrata degli interni porta la firma dello studio Peia Associati. Gestito dal Gruppo Kempinski e costruito recentemente da Alfardan Group Quatar, il complesso si distingue come il più elevato dell’Emirato. Di suggestivo impatto progettuale, gli interni si evidenziano per raffinatezza e razionalità secondo caratteri occidentali sapientemente uniti ai valori stilistici della cultura locale. L’imponente struttura alberghiera consente agli ospiti un accesso esclusivo al Pure Leisure & Wellness Centre, dotato di due piscine, palestra super attrezzata, spa e numerosi servizi annessi. Nell’area spa e piscine, i progettisti si sono richiamati alla tradizione degli Hammam mediorientali e delle terme classiche, che richiedevano l’impiego di marmi, optando per la scelta più affidabile e pratica di utilizzare a parete le ceramiche di Naxos con la collezione Marble Hill nel formato 32,5x 97,7 cm, lastre del tutto simili al marmo naturale con superiore garanzia di manutenzione.
TRA VIGNETI E MEMORIE
AD ALICANTE www.cottodeste.ccom
www.caesar.it
RIGENERARE SPIRITO E FISICO www.ceramicheprovenza.com
Inserito nella pacata e suggestiva naturalità delle Langhe, il Boscareto Resort & Spa a Serralunga d’Alba (CN) è un “buen ritiro”, progettato da Pietro Masson secondo un’architettura che si confronta e porta valore aggiunto a un luogo di alto riferimento ambientale. Il complesso, dichiarato a categoria a cinque stelle, dispone di trentotto camere, e suite di lusso, spa, ristorante, vineria, bar, centro congressi e sale di intrattenimento. Si tratta di una costruzione in acciaro e vetro, di notevole raffinatezza, che consente un rapporto diretto e ineffabile con la sinuosità delle distese collinari. Quale elemento di riferimento e spicco si distingue la piscina collocata nella veranda, mentre l’ambiente si caratterizza per la struttura a travi in legno lamellare posta su grandi monoliti rivestiti in marmo verde martellinato. Forte l’impatto determinato dalle superfici rivestite con lastre in grès Qualità Quartz della collezione Antiche Pietre di Ceramiche Caesar, e notevole la finitura delle lastre filettate con barre d’acciaio, in grado di esaltare pareti e pavimenti nonché l’area della piscina.
L’Albir Playa Hotel & Spa di Alicante (Spagna), che si evidenzia per l’impatto elegante e raffinato dell’impianto architettonico e il bel giardino, si distingue per le quattro stelle e la posizione privilegiata prossima al Parco Naturale Serra Gelada. Noto quale riferimento per appassionati di cinema mondiale, e come sede per importanti esposizioni d’arte, dispone di una struttura di ricezione invernale per squadre sportive. Dotato di Sensae, una spa esclusiva e all’avanguardia in termini di innovazione e qualità di servizi, estesa su 1800 mq con sauna, piscine con idromassaggio e una straordinaria fontana di ghiaccio, il complesso si distingue per l’impiego dei migliori materiali, per gli arredi esclusivi e per la pavimentazione realizzata con lastre 100x100 cm di Kerlite Plus, gres laminato di Cotto d’Este. Il rivestimento è stato invece risolto con l’impiego di lastre 100x100 cm sempre di Kerlite. Il colore scelto, in entrambi i casi, è il Noisette della serie Kerlite Buxy. Il ridotto numero di fughe, dovuto ai grandi formati e alle elevate prestazioni tecniche della lastra ceramica, conferisce eccellenza e valorizzazione al centro benessere.
Il Centro Benessere Hotel Muu Village a Folgaria (TN), si trova in uno dei luoghi più suggestivi in termini di una natura che, libera e incontaminata, consente il piacere di sciare nelle migliori piste innevate, assaporando sensazioni irripetibili. Si tratta di un Centro dove soggiornare e rilassarsi, confortati dall’emozione di vivere le sontuosità semplici e rassicuranti dell’ambiente esterno per pause rigeneranti. Il complesso è dotato di una spa, realizzata utilizzando elementi in gres porcellanato della collezione Lignes di Provenza, che consentono una superficie pari al legno nel suo aspetto più naturale, assicurando massima resistenza, praticità e l’ottima manutenzione concessa alle piastrelle. La serie in gres porcellanato Lignes di Provenza, è stata utilizzata nel formato 15x60 cm nel colore Karù.
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Sommario/Summary
278 Marzo/March 2012 l’Arca è pubblicata da is published by Arcadata Srl via A. Raimondi, 10 20156 Milano tel. +39 02 36517220 fax +39 02 36517229 l’Arca è in Internet http://www.arcadata.com Direttore responsabile/Editor Cesare M. Casati dir.arca@arcadata.net Vicedirettori/Deputy Editors Maurizio Vitta Maurizio Vogliazzo Redazione di Milano Editorial Staff in Milan via A. Raimondi, 10 20156 Milano tel. +39 02 36517220 fax +39 02 36517229 Redazione di Monaco Editorial Staff in Monaco 31, av, Princesse Grace 98000 MC Monaco tel. +377 92165154 fax +377 97971975 Elena Cardani, Elena Tomei red.arca@arcadata.net arcainternational@groupep.mc Consulente/Consultant Carmelo Strano Comitato scientifico Scientific Committee Piero Castiglioni, Angelo Cortesi, Gillo Dorfles, Giorgetto Giugiaro, Gianpiero Jacobelli, Riccardo Mariani, Paolo Riani Joseph Rykwert, Piero Sartogo, Tommaso Trini Comunicazione/Communication Alda Mercante Casati alda.mercante@arcadata.net Arcadata.com Gaetano Cessati Computer graphics Laura De Gennaro Ufficio abbonamenti Subscriptions Laura Ronchi abbo.arca@arcadata.net
English editing and translations Martyn Anderson, Sofia J. Teodori Corrispondenze da Osaka Correspondent in Osaka Toshyuki Kita Coordinamento a Roma Coordinator in Rome Carmelo Zimatore Fotografi/Photographs Olivier Amsellem, Iwan Baan, Elena Cardani, Roland Halbe, Steven Holl Architects, Ralf Lehm,, Frank Ockert, Jérome Ricolleau, J-M Schlorke, Ville de Menton Amministrazione Administration Maria Grazia Pellegrina Direzione Commerciale Business manager Luca Miotto tel. +39 02 36517225 port. +39 348 5627404 luca.miotto@arcadata.net Segreteria commerciale e Pubblicità/Advertising and Business Secretariat Paola Festi pub.arca@arcadata.net
Pubblicità/Advertising Lombardia Liliana Tartaglione tel. +39 02 36517224 port. +39 348 4108455 liliana.tartaglione@arcadata.net Mario Lattanzio tel. +39 02 36517224 port. +39 335 8225016 mario.lattanzio@arcadata.net Triveneto Luciana Giacon tel. +39 049 8725245 port. +39 348 2660853 giaconluciana@gmail.com Emilia Romagna Universal Italiana srl Lucio Guastaroba tel. +39 051 4845749 info@universalitaliana.it Piemonte/Valle d’Aosta/Liguria/ Puglia, Toscana, Umbria Communication&More Fulvio Tosi Massimo Aureli Barbara Pes tel. +39 011 8128495 fax +39 011 2875511 torino@job.it Lazio/Campania WWA tel. +39 06 45543046 Maurizio Mancini port. +39 349 7844535 m.mancini@wwadv.com Giorgio Bartolini port. +39 393 9773488 g.bartolini@wwadv.com Marche/Abruzzo Gianni Malatini tel. +39 0733 880041 port. +39 3356364074 gianni.malatini@tiscali.it
Guest Editors William Alsop Emilio Ambasz Gianni Arnaudo Asymptote Dante O. Benini/Massimo Vignelli Stefan Behinsch Stefano Casciani Citterio e Baldi Mario Cucinella Joseph Di Pasquale Massimiliano e Doriana Fuksas Manuelle Gautrand Helene Green Toshiyuki Kita Kengo Kuma Leonardo da Vinci Daniel Libeskind Richard Meier Maurice Nio Dominique Perrault Luigi Prestinenza Puglisi Massimo Roj Moshe Safdie Alain Sarfati Studenti del Politecnico di Milano Makoto Sei Watanabe
Cesare M. Casati
Architettura e tecnica Architecture and Technology
1
Testi e impaginazione a cura di/Texts and layout curated by Antonino Saggio, Crilo.it (graphics) Guest Editor
Antonino Saggio
Antonino Saggio
Urban Green Line
Galeone+Pompei
Il tram, nuovo ossigenatore urbano The tram, new urban oxygenator
10
Derme, Di Tanna
Sistemi urbani energetici nella Urban Green Line Urban Energy systems in the UGL
14
Bregasi
MuST. Sotto il parco un museo del tram
16
De Francesco, De Pasquale
Interactive Panel for Urban Noise Reduction
18
Finelli, Interdonato
Rainforest
20
Gabellini
Via Appia anti.Cava How can UGL shape urban space?
21
Foggetti, Gigantiello
Supertram vs Evilcar
22
Faralli, Motta
UGL Generated New Urban Projects
22
M.P. Cosentino
Centro di Ricerca Integrato Integrated Research Centre
23
Cristina Interdonato
To do Diary
23
Sforza, Tilia
L.A.N. - Local Architecture Network
23
De Francesco
Fitoparking
24
Visagli
Modificatore di superfici urbane Modifier of urban areas
26
2
De Cataldo, Di Clemente, Drop-Magma Franzè, Marchini, Trinchera
Direttore commerciale Francia e Monaco/Advertising Manager France and Principality of Monaco Andrea Bini 31, av, Princesse Grace 98000 Monaco tel. +377 92165154 fax +377 97971975 cell. +33(0) 678637131 pub.arca@groupep.mc Distribuzione esclusiva per l’ltalia Messaggerie Periodici spa (Aderente ADN) via G. Carcano, 32 20141Milano tel. +39 02 895921 fax +39 02 89500688
Tullio
MAN.TR.A.
28
Liakatas
Labo
29
Sallemi, Motta, Bruno
Il flusso che genera energia Sliding Flows
30
Bruno
Bio-Tect
31
Carnevale, D’Emilio
Tram as interactive space modifier
32
Maurizio Vogliazzo
Dare forma all’acqua Giving shape to water
34
Museo Cocteau In Menton
36
Rudy Ricciotti
Ozeanum In Stralsund
46
Behnisch Architekten
Cité de l’Océan et du Surf Biarritz
56
Steven Holl, Solange Fabião
Centro Termale O’Balia In Balaruc-les-Bains
62
Tectoniques
One Ocean Thematic Pavilion Expo 2012 Yeosu, South Korea
70
Soma Architecture
Abitare il mare Living in the Marine World
78
Museo di Archeologia Sottomarina In Alexandria Bay
80
Jacques Rougerie
Physalia
84
Vincent Callebaut Architecture
Morphotel
90
Gianluca Santosuosso
Mondo sommerso Underwater Collection
94
Giancarlo Zema Design Group
Squba Concept Car
96
Rinspeed Design Company
l’Arca 2
98
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Distributor for abroad Agenzia Italiana Esportazione A.l.E. via Manzoni, 12 20089 Rozzano (MI) tel. +39 02 5753911 fax +39 02 57512606
Jacques Rougerie
Copertina/Cover A cura dei/curated by Antonino Saggio, guest editor, and Crilo.it Undici fascicoli l’anno Il fascicolo in Italia e 9,00 in Italia (IVA assolta dall’editore) Arretrati il doppio Registrata presso il Tribunale di Milano con il n.479 del 8/9/1986
27
Vincent Callebaut
È vietata la riproduzione totale o parziale del contenuto della rivista senza l’autorizzazione dell’editore. Total or partial reproduction of the magazine without previous authorization by the editor is prohibited.
Printed in Italy per conto di/for Arcadata
Dal 1986 I’Arca ha pubblicato questi argomenti: 01 Il territorio dello spettacolo - 02 Lo spazio del museo - 03 Il progetto del lavoro - 04 Il progetto verticale - 05 La modernità - 06 La città - 07 Trasporti e comunicazioni - 08 Riflessioni - 09 Design - 10 Sopra e sotto - 11 Lo spazio dello sport - 12 Il pubblico - 13 La comunità - 14 Lo spazio domestico - 15 Il progetto intelligente - 16 Strutture e materiali - 17 Scuola e società - 18 L’effimero - 19 Superfici e strutture - 20 Il territorio disegnato - 21 Il vecchio e il nuovo - 22 Domestic Landscape - 23 Il progetto ospitale - 24 Il luogo dello studio - 25 Luce e colore - 26 L’edificio integrato - 27 Architettura in URSS - 28 L’architettura è ambiente - 29 Reti e servizi - 30 I grandi spazi - 31 La costruzione dell’architettura - 32 Il rinnovamento della città - 33 Il superamento della gravità - 34 Tecnologie - 35 L’aspetto della materia - 36 Interiors - 37 Sistemi - 38
Sport - 39 Progetto e computer - 40 Ambienti urbani - 41 Il territorio delle reti - 42 Tecnologia e costruzione - 43 Il progetto della luce - 44 Qualità 45 Texture e architettura - 46 Architettura come immagine - 47 L’architettura costruita - 48 Luoghi per la cultura - 49 Lo spazio collettivo - 50 I luoghi dell’abitare - 51 Strutture urbane - 52 L’architettura progettata - 53 La contemporaneità - 54 Architettura e tecnologia - 55 Il progetto e il lavoro - 56 Architettura in mostra - 57 I segni nella città - 58 Il grande numero - 59 Riti, miti e altre cose - 60 Architetture francesi - 61 Architetture in Italia - 62 Architetture negli USA - 63 I nodi nella città - 64 L’architettura ornata - 65 La scena della cultura - 66 La città ideale - 67 Architetture in Giappone - 68 Il mito e il culto - 69 La trasparenza - 70 Visto da dentro - 71 Porte urbane - 72 Le torri - 73 Tensostrutture - 74 I
servizi per la città - 75 La competizione - 76 Competizione e ricerca - 77 Visioni urbane - 78 Riflessioni - 79 Oltre il muro - 80 Il progetto del terziario - 81 Lo spazio aperto - 82 America, America! - 83 Mens ludicra - 84 Formazione e ricerca - 85 La casa dell’uomo - 86 Tecnoarchitettura - 87 La Committenza - 88 Natura e artificio - 89 L’apparenza della materia - 90 Modernità e tradizione - 91 I luoghi delle arti - 92 America, America! - 93 America Latina - 94 Architetture in concorso 95 Architetture in concorso - 96 Natura urbana - 97 Cultura e società - 98 Produzione e servizi - 99 La residenza - 100 La bellezza - 101 La nuova città 102 Cromatismi - 103 America, America! - 104 La Francia - 105 Italia 106 Giappone - 107 La trasparenza - 108 Le infrastrutture - 109 Le torri - 110 L’Europa - 111 Small 112 Il legno - 113 Il metallo - 114 Interni - 115
Nord America - 116 Ristrutturazione - 117 La luce - 118 L’immagine del futuro - 119 La Francia - 120 Tecnologie e sistemi - 121 La comunità - 122 Lo Sport - 123 I sensi e la materia - 124 Le infrastrutture - 125 L’emozione - 126 Il legno - 127 Immagine USA - 128 Creatività - 129 Superfici - 130 Orizzontale/ Verticale - 131 Abitabilità - 132 Il segno è colore - 133 Acqua - 134 Apparenza - 135 Luce 136 La materia - 137 La trasparenza - 138 Materia e Natura - 139 Strutture - 140 Linguaggi - 141 Interni - 142 Musei - 143 Il sociale - 144 Italia 1999 - 145 Movimento - 146 Immagine - 147 Luce e Trasparenza - 148 America-Europe - 149 Sostenibilità - 150 Per il mondo - 151 Europa - 152 Leggerezza - 153 Linguaggi e Ricerca - 154 Attualità - 155 Mostrare e mostarsi - 156 La nuova città - 157 Istituzioni e immagine - 158 Architettura industriale -
159 Educazione - 160 Servizi e Cultura - 161 Dentro/fuori - 162 Panorami urbani - 163 Progetto e metodo - 164 Informazione e cultura - 165 Materiali e superfici - 166 gennaio 2002 - 167 febbraio 2002 - 168 marzo 2002 - 169 aprile 2002 - 170 maggio 2002 - 171 giugno 2002 - 172 luglio/ agosto 2002 - 173 settembre 2002 - 174 ottobre 2002 - 175 novembre 2002 - 176 dicembre 2002 - 177 gennaio 2003 - 178 febbraio 2003 - 179 marzo 2003 - 180 aprile 2003 - 181 maggio 2003 -182 giugno 2003 - 183 luglio/agosto 2003 - 184 settembre 2003 - 185 ottobre 2003 - 186 novembre 2003 - 187 dicembre 2003 - 188 gennaio 2004 189 febbraio 2004 - 190 marzo 2004 - 191 aprile 2004 - 192 maggio 2004 - 193 giugno 2004 - 194 luglio/agosto 2004 - 195 settembre 2004 -196 ottobre 2004 - 197 novembre 2004 - 198 dicembre
2004 - 199 gennaio 2005 - 200 febbraio 2005 201 marzo 2005 - 202 aprile 2005 - 203 maggio 2005 - 204 giugno 2005 - 205 luglio/agosto 2005 - 206 settembre 2005 - 207 ottobre 2005 - 208 novembre 2005 - 209 dicembre 2005 - 210 gennaio 2006 - 211 febbraio 2006 - 212 marzo 2006 213 aprile 2006 - 214 maggio 2006 - 215 giugno 2006 - 216 luglio/agosto 2006 - 217 settembre 2006 - 218 ottobre 2006 - 219 novembre 2006 220 dicembre 2006 -221 gennaio 2007 - 222 febbraio 2007 - 223 marzo 2007 - 224 aprile 2007 225 maggio 2007 - 226 giugno 2007 - 227 luglio/agosto 2007 - 228 settembre 2007 - 229 ottobre 2007 - 230 novembre 2007 - 231 dicembre 2007 - 232 gennaio 2008 - 233 febbraio 2008 - 234 marzo 2008 - 235 aprile 2008 - 236 maggio 2008 237 giugno 2008 - 238 luglio/ agosto 2008 - 239
settembre 2008 - 240 ottobre 2008 - 241 novembre 2008 - 242 dicembre 2008 - 243 gennaio 2009 - 244 febbraio 2009 - 245 La pelle - 246 Il lavoro - 247 Expo - 248 La casa - 249 Infrastrutture - 250 Premi e concorsi - 251 Giovani in architettura - 252 Italia-Francia - 253 Efficienza energetica 254 Il mondo - 255 In verticale - 256 Formazione 257 Rinnovamento - 258 Il colore - 259 La materia - 260 Expo Shanghai - 261 Residenze - 262 Architettura e Arte - 263 Sedi aziendali 264 Giovani talenti - 265 La scena della cultura 266 Building&Business - 267 Eco-housing 268 Interiors&Design - 269 Sport - 270 Infrastrutture - 271 Formazione - 272 Archimmagine - 273 La scena - 274 Venticinque anni - 275 Texture 276 Futuri possibili - 277 Ville
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Cesare Maria Casati
Architettura e tecnica
Architecture and Technology
n questi ultimi anni ho verificato la tendenza, da parte della critica e dell’analisi mediatica dei progetti architettonici, di cercare di separare costantemente i valori delle tecniche e delle tecnologie impiegate nella costruzione dai significati propri dell’architettura, intesa come unico progetto. Penso però che non sia possibile continuare a dividere in due approcci distinti delle realizzazioni che da sempre si sono considerate come un'unica soluzione concettuale e volumetrica. Oggi sembra che alcuni valori strumentali della costruzione, come gli impianti energetici e la sostenibilità dei materiali impiegati nel rispetto della situazione socioeconomica attuale e nel rispetto conformista dell’ambiente circostante, siano forti elementi progettuali che valorizzano anche costruzioni in realtà banali, poco emozionali e normalmente di scarso confort abitativo. Soprattutto il termine “sostenibile” non può essere salvifico e sarebbe meglio leggerlo alla francese, come “durabilité”. Infatti il valore aggiunto di un progetto è la sua “durabilità” in quanto apporto soprattutto culturale e molte volte geniale, che giustifica la presenza dell’architettura e la sua conservazione nel tempo, per poi tramandarla anche ai posteri come testimonianza di capacità tecnica ed espressiva di una civiltà. E’ così che nascono i monumenti architettonici, proprio perché continuano a testimoniare, anche nei secoli, la loro qualità costruttiva, e quindi tecnica, oltre ai valori estetici, che alla data del progetto rappresentavano sicuramente come massimo dell’innovazione espressiva e ambientale dell’epoca. Il progresso scientifico attuale continua costantemente ad apportare nuove invenzioni tecnologiche, costruttive e impiantistiche, che certamente non condizionano la creatività progettuale e anzi ne accentuano, con la loro presenza, le possibilità espressive e formali prima non concesse. Il rischio attuale è che la tecnologia ostentata e troppo leggibile prenda il sopravvento al punto di divenire pura esibizione decorativa e banalizzare l’apparenza dell’architettura, sacrificando abitabilità e controllo della necessaria sobrietà per diventare solo un macro oggetto pubblicitario delle tecniche utilizzate molte volte in eccesso. In conclusione, spero che si torni al più presto verso soluzioni più interiorizzate e studiate, come avviene per alcuni prodotti industriali complessi, dove ideazioni tecniche e formali sono un tutt’uno per raggiungere la massima efficienza di prestazioni, abbandonando la volontà di apparire solo per bizzarria dei volumi, dei colori e delle forme. Confido che presto l’architettura europea, e quindi la nostra, sappia distinguersi per aver individuato una sua “forma” originale, geniale e innovativa, che non diventi uno stile, ma un nuovo linguaggio in cui estetica e tecnica siano veramente integrate e sappiano esprimere al mondo, che sembra preferire “l’apparenza bizzarra”, la qualità della nostra cultura e della nostra capacità di innovare ancora una volta la storia dell’architettura.
ver recent years I have noted a tendency among critics and media analysts studying architectural projects to constantly try and distinguish the merits of the technology/techniques used for building work from the intrinsic meanings of architecture taken as a unique design project; I do not believe it is any longer possible to keep on separating into two separate approaches what has always been considered as one single conceptual-structural solution. Nowadays it would seem that certain instrumental aspects of building, such as energy systems and the sustainability of the materials employed (in accordance with the current socio-economic climate and a sort of conformist respect for the surrounding environment) are extremely significant design features capable of actually enhancing what are, in fact, rather bland constructions, generally unexciting and not very comfortable to live in. The term "sustainable" cannot, however, be used as a lifeline and needs to be interpreted more in line with its French translation as “durabilité”. Indeed that something extra in a design project is, indeed, its “durability”, as a kind of cultural and, at times, truly ingenious form of stimulus, justifying its presence among the architecture of its day and vindicating the need to conserve it to be handed down to future generations as evidence of the technical and stylistic skills of a given civilisation. Architectural monuments are such because they continue to testify down the ages to the quality of their construction and technology, as well as the aesthetic values, which, at the time when they were designed, were almost certainly the very best of the day’s stylistic and environmental innovation. Current scientific progress keeps on providing new technological, construction and plant-engineering developments, which certainly do not impede design creativity and even allow previously unattainable stylistic-formal possibilities through their very presence. The danger at the moment is that rather obvious and easy-to-read technology will take precedence to such an extent that it turns into pure decorative exhibitionism, thereby rendering architecture rather bland looking and sacrificing inhabitability and control over the sobriety required to prevent it from becoming just a macro advertising object for often rather overused techniques. In conclusion, I hope we will soon return to more interiorised and carefully studied solutions, as is the case with certain elaborate industrial products, whose technical and stylistic designs form a unity in the name of utmost efficiency, abandoning any desire to stand out solely due to their weird structures, colour schemes and forms. I hope that European and hence also Italian architecture will soon truly stand out for having devised its own original, ingenious and innovative “form”, which does not just turn into a style but actually develops into a new language, in which the aesthetics and technology are truly integrated and capable of showing the world (which appears to prefer “bizarre appearances”) the true quality of our culture and our conscientiousness in once again innovating and upgrading the history of architecture.
I
O
278 l’ARCA 1
UNA INFRASTRUTTURA ECOLOGICA TRA PASSATO E FUTURO
URBAN GREEN LINE
Urban green line Una infrastruttura ecologica tra passato e futuro
■ Testo - Text
Antonino Saggio
■ Grafica - Graphics
Crilo.it
An ecological infrastructure linking past and future
I
l progetto Urban Green Line che qui presentiamo ha una storia che si radica nell’imprinting di Roma. E siccome Roma è la città della storia, quello che raccontiamo ha, o meglio può avere, ricadute ovunque. Il territorio laziale è di origine vulcanica. Dai crateri che oggi sono i laghi di Bolsena o Bracciano a nord e di Castelgandolfo e Nemi a Sud, fuoriesce la lava che si solidifica a valle in monticelli e colline. Il vento sagoma i sedimenti e la pioggia li scava creando gole e forre, in cui rigogliosa cresce la vegetazione. Nasce in questo paesaggio Roma, che è città dei colli e terra di pastori già dal neolitico. I primi insediamenti sono stati trovati nel colle più alto, il Campidoglio che è anche punto di osservazione astronomica (necessaria per calcolare il tempo e le stagioni) e religiosa. Ma su questa popolazione pastorale si impianta un seme fecondo. È un matrimonio felice della storia. Forse vengono dal medio oriente, sono fenici, o forse dall’isole vicino a Troia. Questa popolazione approda via mare e, risalendo lungo quelle forre, penetra all’interno e incontra i pastori. Dal loro matrimonio nasce quella che noi chiamiamo la civiltà etrusca. La civiltà etrusca ha delle affascinanti particolarità dal punto di vista costruttivo. È infatti una civiltà della “sezione”, dello scavo, del matrimonio tra la terra, la roccia e l’artefatto, tra la vegetazione e la costruzione. Basta vedere le necropoli e i tanti siti etruschi immersi nei boschi del centro Italia a Norcia, a Monte Casoli, a Vulci, a Blera.
2
Questo paesaggio sezionale e organico, in cui una architettura frammentata si insinua nella roccia, come il mito di una infanzia perduta, ma sempre sognata, si trasmette negli architetti più vitali che hanno lavorato a Roma nei secoli. L’imprinting di Roma è etrusco. Da Pirro Ligorio a Giacomo del Duca, da Carlo Rainaldi al Borromini e via via al Piranesi ad Alessandro Specchi a Luigi Moretti ad altri ancora sino ad oggi. Ma questo è un primo aspetto, come dire architettonico, di questo imprinting; ancora più affascinante è l’aspetto, lo chiameremo oggi, ecologico e sistemico che è la vera caratteristica fondante della civiltà etrusca. Per capire, dobbiamo fare un altro passo. LE VIE CAVE OPERA SISTEMICA La civiltà etrusca in particolare nel territorio alto laziale nei pressi di Sovana e Pitigliano ci lascia un reticolo di percorsi costruiti a una scala, diremmo noi oggi, paesaggistica. Sono le Vie Cave. Siccome noi in Italia siamo ricchi di eredità, pochi conoscono direttamente quello di cui parlo. Andiamo a vedere i resti antichi di paesi lontani e non conosciamo le Vie
cave, che sono tra gli spazi più affascinanti che esistono. Le Vie Cave, sono dei percorsi scavati dall’uomo etrusco nel tufo per molte centinaia di metri, in alcuni casi quasi un chilometro, e per molti metri in altezza anche una quindicina. In molti casi questi canyon artificiali in cui la vegetazione cresce in alto ed erode la roccia, sono disseminate di altre tracce in particolare coppelle, piccole nicchie. E in alcuni casi questi affascinanti percorsi sono uno accanto all’altro a formare un reticolo, in prossimità delle necropoli. A che “servivano “queste vie cave?” Ed ecco alla domanda così posta non si può che avere altrettanto sciocche risposte...Erano Strade!, oppure notando i solchi che le incidono, sono... Solchi di carri. Per capire invece quale è il senso delle Vie cave bisogna ragionare in maniera sistemica, in una scienza delle connessioni di cui gli etruschi sono portatori.
Gli etruschi danno vita ad un sentire “organico”perché per loro la natura è viva, essa parla e lancia continuamente segnali all’uomo. La terra parla, la terra è viva, la terra è sacra e ogni atto dell’uomo si deve inserire “organicamente” in questo sentire.
l'ARCA 278
T
he background to the Urban Green Line project presented here is rooted in Rome’s imprinting. And since Rome is a historical city, the story we are telling has (or rather may have) repercussions everywhere. The Latium region has volcanic origins. Lava once poured out of its craters, where we now have the lakes of Bolserna and Bracciano to the north and Castelgandolfo and Nemi to the south, solidifying downstream into little mountains and hills. The wind shaped the sedimentary material and rain excavated them into gorges and ravines where vegetation now blossoms. This is the setting in which Rome was founded, the city of hills and pastoral lands ever since Neolithic times. The first settlements were located up on the highest hill, Campidoglio, which is also a religious and astronomical observation point (used for studying the weather and changing seasons). Fertility soon spread to this pastoral population - one of history's happy marriages - when Phoenicians arrived from the Middle East or perhaps the islands near Troy. They arrived by sea and, as they journeyed through the ravines, they penetrated inland and cam across the pastoral community. What we now call Etruscan civilisation eventually emerged from this happy marriage. Etruscan civilisation has some very distinctive peculiarities from a construction viewpoint. This civilisation is, in fact, renowned for its "sectioning" and excavating, the way it brought together soil, rock and artefact, vegetation and construction. Just look at the Acropolises and all the Etruscan sites in the woodlands in central Italy at Norcia, Monte Casoli, Vulci and Blera.
This sectional, organic landscape, in which fragmented architecture weaves its way into the rock, like the myth of childhood that has been lost but always dreamt of, has transmitted itself into the most vibrant architects who have worked in Rome down the centuries. Rom’s imprinting is Etruscan. From Pirro Ligorio to Giacomo del Duca, from Carlo Rainaldi to Borromini and so on, right down to Piranesi, Alessandro Specchi, Luigi Moretti and others in the present day. But this is just an initial, let’s say architectural aspect of this imprinting; even more interesting i san aspect which, nowadays, we might describe as ecological and systemic, the real grounding trait of Etruscan civilisation. To get a proper understanding of this, we must take a step back.
LE VIE CAVE: A SYSTEMIC WORK Etruscan civilisation, particularly in the Latium region near Sovana and Pitigliano, has bequeathed us a network of pathways construction on what nowadays we would describe as a landscape scale. These are the so-called Vie Cave. Since we Italians have such a rich legacy, not many people are aware of exactly what I am talking about. We travel to visit ancient relics and remains in faraway countries but are oblivious to the Vie Cave, which are actually some of the most fascinating in the world. The Vie Cave are pathways that Etruscan man dug out of the tuff along distances of even hundreds of metres, in some cases almost a kilometre, and they can be up to fifteen metres high. In many instances these manmade canyons, where the vegetation is tall and erodes away at the rock, are full of other traces, notably cupel, little niches. In some places these intriguing paths stand alongside each other to form a web, close to necropolises. So what was the “point” of these “vie cave”? A question put like that deserves an equally silly answer…They were roads! And looking at the tracks cut into them, they must have been… cart tracks. In order to really understand the significance of the Via Cave, we need to think systemically, adopting a science of connections that the Etruscans were familiar with. Se gli uomini fanno una apparente follia, come scavare con gli scalpelli per centinaia di metri dei percorsi alti una quindicina, lo fanno per una ragione “alta”, per una necessità importante. Le Vie cave celebrano, servono a celebrare il mito della terra viva attraverso la creazione di percorsi “processionali” che accompagnano i defunti alle necropoli e che celebrano il rito della terra sacra e dell’acqua - la linfa, il sangue della vita - in una serie di riti. Alcuni di queste processioni nel paesaggio si tramandano nella religione cristiana ed è un dettaglio questo, insieme a molti altri, che si devono a Giovanni Feo, che molto ha pubblicato in materia.
Nel mondo etrusco esiste una complessa strategia dello scavo, una strategia combinata e coordinata che va dalla Tomba Rupestre, ai Dronos, alle Vie cave, ai solchi “dei carri”. Le Vie cave sono state tralasciate dall’archeologia ufficiale per almeno tre ordini di motivi (perché etrusche, perché non “oggetti” e soprattutto perché inspiegabili senza un approccio sistemico ed ecologico). Strade
Il diagramma illustra il percorso dell’urban green line e le nuove fermate del tram The diagram illustrates the path of urban green line and the new tram stop
The Etruscans developed a kind of “organic” feeling because for them nature is alive, it speaks and is constantly sending out signals to man. The earth speaks, the earth is alive, the earth is sacred and every human action must fit in “organically” with this kind of feeling. If people do something as seemingly crazy as to chisel away along distances of hundreds of metres and heights of about fifteen, they do it for a “high” reason, some important necessity. The Vie Cave celebrate or help celebrate the myth of the living earth through the creation of “processional” paths that take the dead to their burial grounds and celebrate the ritual of holy earth and water – life blood – through a sequence of rituals. Some of these processions across the land have been passed on into Christianity, something we know (along with lots of other facts) thanks to Giovanni Feo, who has written and published a lot on these matters.
In the Etruscan world there was a complex strategy of excavation, a carefully combined and coordinated strategy extending from the Rock Tomb to the Dronos and Vie Cave, the “cart” tracks. The Vie Cave were ignored by mainstream archaeology for at least three reasons (because they were Etruscan, because they are not “objects” and, most significantly, because they cannot be accounted for without adopting a systemic, ecological approach). For mainstream archaeology considered roads to be an integral part of a processional system for worshipping the earth.
3
AN ECOLOGICAL INFRASTRUCTURE LINKING PAST AND FUTURE
URBAN GREEN LINE
So here we have the missing link. Etruscan “sectional”, organic imprinting, something we had already found in architecture and exalted in the Vie cave, can only be explained as part of an overall ecological framework that sees the act of digging and excavating as being connected to endless other acts. No single characteristic is optimised (as analytical logic has accustomed us to thinking), since there is a network of relations and interrelations. Discovering the Vie cave as an “ecological” Infrastructure organically linked to respecting and worshipping the earth was the key enzyme triggering off the Urban Green Line project, designed for the modern-day city but also something that has its own age-old background, meaning and significance because it is, indeed, systemic and ecological. URBAN GREEN LINE Let’s now try and gain a better understanding of what Urban Green Line is all about (from now on referred to as Ugl) and what we are presenting in this issue. Let’s begin with a definition.
Urban Green Line is an Urban Project creating and ecological-infrastructural loop measuring approximately 13 kilometres that is designed to stitch back together and connect two major metropolitan-scale landscaped ‘wedges’. It is composed of 21 stretches of existing roads, each of which is associated with a group of specific projects both along the infrastructure’s layout and in free areas, often unused and semi-abandoned urban voids out in the outskirts. This means that transport on a newly designed tram line becomes the driving force behind a vast overlap of projects and goals for the modern-day city. So the first actual application of the Ugl concerns the issue of transport for people in the city and hence, perhaps, the “crisis” most deeply affecting people living in big cities today and, most definitely, the number one problem for most inhabitants of Rome. First and foremost, the Ugl may be seen then as a latest-generation Transport Infrastructure project. Now the adjective “new” is embodied in lots of its features, starting with the multi-functional nature of the Ugl, which is not just a tram, cycle and pedestrian transport infrastructure, but also a green loop and ecological corridor. It is also a driving force for a number of abandoned and underused areas along its loop, enhancing its impact both locally and globally (see Box: Mobility, archaeological parks and “horizontal” links in Rome). Moreover, the Ugl is not just a cultural-tourist resource or rail loop horizontally connecting together two parks of great historical-archaeological importance and two peripheral areas of the city, although it is all that as well. The most accurate way of describing its approach is “systemic”. To understand its potential and identify its components more clearly, we need to proceed in steps.
per l’archeologia ufficiale, sono invece parte integrante di un sistema processionale di celebrazione del culto della terra.
Ed ecco il nesso che ci mancava. L’imprinting etrusco “sezionale” e organico che già avevamo trovato nell’architettura e che si trova esaltato nelle Vie cave si spiega solo all’interno di una logica ecologica complessiva che vede l’atto dello scavare collegato ad una infinità di atri. Non vi è una operazione di ottimizzazione di una singola caratteristica (come la logica analitica ci ha abituato a pensare) ma una rete di relazioni ed interrelazioni. Scoprire le Vie cave come Infrastruttura “ecologica” legata organicamente al rispetto e al culto della terra è stato l’enzima chiave che ha fatto scattare la proposta della Urban Green Line che è pensata sì per la città di oggi ma che ha un senso, una storia e una necessità millenaria proprio perché essa stessa è sistemica, ecologica.
THE FIVE COMPONENTS OF THE UGL The Ugl projects reconnects and systemises a number of urban micro-projects developed from a combination of five activities (living, exchanging, rebuilding nature, infrastructuring and producing), taking mixité as the basic trait of modern-day life and the creation of something of economic, social and environmental worth. A whole set of synergic values derive from having the right mix: i.e. mixité in that various “functions” coexist, various different “economies” coexist and different “aims” coexist, because different “time-frames” for the various activities and different “spaces” for activities being carried out simultaneously also coexist: often in the same physical space. Mixité contrasts mono-functionality with multi-functionality, the assembly line with the computer web, the typewriter with the personal computer, the motor car with a system like our brand of systematic, multi-functional mobility. Designing the Ugl today instead of a conventional tram line corresponds, in a word, to the same leap separating the old two-tone grey phone with a dial we remember from our childhood from the modern-day I-phone!
The Ugl is based on five basic features embodying the concept of mixité in the creation of an urban infrastructure. They are: ■ MultiFunctionality ■ Systematic Green ■ Information Technology Foam ■ Living Accessibility ■ Magic Crisis
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URBAN GREEN LINE Cerchiamo di capire ora meglio cosa è la Urban Green Line (Ugl, da ora in poi) e cosa presentiamo di conseguenza in questo Numero. Partiamo dalla definizione.
Urban Green Line è un Progetto urbano che crea un anello ecologico e infrastrutturale di circa 13 chilometri che intende ricucire e connettere due grandi cunei verdi a scala metropolitana. Il suo sviluppo è costituito da 21 tratti di strade esistenti a ciascuna delle quali è associato un insieme di progetti specifici sia lungo l’andamento della infrastruttura che nelle aree libere, in vuoti urbani spesso inutilizzati e semi abbandonati, limitrofi. La mobilità attraverso una linea tranviaria di nuova concezione diventa così la forza trainante di una vasta sovrapposizione di interventi e di finalità per la città di oggi.
Sc. Spazi educativi e scolastici - sc1 di fotografia - sc2 Materna - sc3 Nuovo liceo delle arti sc4 Kid Adult sc5 Sale espositive sc6 Infopoints - Rc. Centro ricerche - rc1 sulle energie rinnovabili - rc2 sulla riduzione di Co2 - Mu. Spazi espositivi e culturali mu1 del Neorealismo - mu2 della storia del tram - Me. Spazi di mercato e vendita - me1 della fotografia - me2 del Baratto - me3 Km zero - Tr. Spazi per lo spettacolo - tr1 temporanei - tr2 all’aperto - tr3 Sale - La. Spazi di produzione culturale e materiale - la1 Co-Lab - la2 sul cinema neorealista - la3 Car exposition - la4 Car design laboratory - Altre attività - a Arredo hi-tech - b Snack bar - c Centro culturale - d Spazi pubblici - e Biblioteca - k Skate Park - m Mensa - o Tram speciale per trasporto ossigeno - p Palestra - r Ristorazione - s Bookshop - t Accoglienza Turimo - u Uffici SC. Educational spaces and schools - sc1 photography- sc2 nursery - sc3 New Art High School sc4 Kid Adult sc5 Exhibition halls sc6 Infopoints - Rc. Research Centre - rc1 renewable energies - rc2 co2 reduction - Mu. Exhibition and Cultural Spaces - mu1 Neorealism - mu2 history of trams - Me. Market and retail spaces - me1 photography - me2 swap - me3 zero Km - Tr. Show spaces - tr1 temporary - tr2 open - tr3 halls - La. Spaces for cultural and material production - la1 Co-Lab - la2 Neorealist movies - la3 Car exposition - la4 Car design laboratory - Other Activities a Hi-tech furniture - b Snack bar - c Cultural Centre - d Public spaces e Library - e Biblioteca - k Skate Park - m Canteen - o Special tramcar for oxygen transportation - p Gym - r Catering s Bookshop - s Bookshop - t Tourism reception - u Offices
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Il primo punto di applicazione della Ugl riguarda quindi il tema della mobilità dei cittadini e cioè, forse, la “crisi” più sentita dalla maggioranza della popolazione delle metropoli di oggi e certo il problema numero uno per la maggioranza dei cittadini di Roma. In prima istanza la Ugl può essere vista dunque come un progetto infrastrutturale di mobilità di nuova generazione. Ora l’aggettivo “nuova” si sostanzia di molte caratteristiche a cominciare dalla impostazione multifunzionale della Ugl che infatti non è solo una infrastruttura di mobilità tranviaria, ciclabile e pedonale, ma è anche un anello verde e un corridoio ecologico. È anche un elemento propulsivo per una serie di aree abbandonate e sottoutilizzate, lungo il suo anello e ne che valorizza sia localmente sia globalmente l’impatto (vedi Box: Mobilità, parchi archeologici e collegamenti “orizzontali” a Roma). Inoltre la Ugl non è solo una struttura della informazione, non è solo una risorsa culturale e turistica e non solo un anello su ferro che raccorda orizzontalmente due grandi parchi di rilevanza storico-archeologico e due aree periferiche della città perché è esattamente tutto questo. La dizione più corretta per descrivere l’insieme compresente di tutte queste funzioni è appunto quello di Progetto urbano e l’aggettivo che meglio descrive il suo approccio è “sistemico”. Per comprenderne la potenzialità e individuarne con più chiarezza le componenti bisogna andare per gradi. LE CINQUE COMPONENTI DI UGL Il progetto della Ugl si ricollega e mette a sistema una serie numerosa di micro progetti urbani che nascono sulla base della combinazione di cinque attività (living, exchanging, rebuilding nature, infrastracturing e producing) e che fanno della mixité la caratteristica base del vivere contemporaneo e della creazione di valore economico, sociale, ambientale. La mixité è portatrice di una serie di valori sinergici: mixité in quanto coesistono diverse “funzioni”, in quanto coesistono diverse “economie”, in quanto coesistono diversi “scopi”, in quanto coesistono - spesso nello stesso spazio fisico - diversi “tempi” per le varie attività, e diversi “spazi” per attività che si svolgono contemporaneamente. La mixité oppone alla monofunzionalità la plurifunzionalità, alla catena di montaggio la rete informatica, alla macchina da scrivere il personal computer, all’automobile un sistema come il nostro di mobilità sistemica e multifunzionale. Progettare oggi la Ugl invece di una tradizionale linea tranviaria vuol dire in una parola compiere lo stesso salto che c’è tra il telefono bigrigio con la ruota per i numeri della nostra infanzia e l’Iphone di oggi!
La Ugl si basa su cinque caratteristiche fondamentali che declinano l’idea della mixité nella creazione di una infrastruttura di urbana. Sono:
Una strada per esempio deve accompagnare lo svolgersi dello scenario urbano, avere un andamento pieno di sorprese e di interessi, assecondare il verde e le costruzioni, funzionare simultaneamente per pedoni, per tram, per bici, per auto e, allo stesso tempo, per lo spirito. A sua volta il tram può correre in molti tratti su un manto verde rinunciando all’asfalto, oppure dove serve, l’asfalto può essere colorato. Inoltri gli asfalti usati in queste occasioni, insieme ovviamente a sistemi di altre pavimentazioni, possono essere anche attivi (con l’utilizzo di nanotecnologie) nella purificazione e il de-inquinamento (la nostra industria è all’avanguardia in questa tecnologia). Il tram stesso invece di essere alimentato dai cavi in alto può essere alimentato dal basso, dai binari stessi eliminando tutta il sistema dei pali elettrici. Lungo il suo percorso o in punti chiave si possono avere sistemi di creazione attivi di energia cinetica, illuminazione con sistemi solari autonomi e molti sistemi che mitigano il rumore. Insomma da quello che giustamente è stato sentito come “nemico” dalla città il tram può diventare l’esatto opposto. Inoltre spazi e percorsi per il ciclabile possono essere integrati facilmente alla linea tranviaria. Tutti i ciclisti da sempre pedalano tra le rotaie e i due sistemi (ciclabile e tranviario) possano coesistere: a fianco l’uno dell’altro quando è possibile, ma anche in alcuni casi sullo stesso asse con sistemi di preavviso ed altri accorgimenti. Se si vedono straordinari esempi di utilizzo del tram in città, (innanzitutto a Bilbao, dove il tram che corre sul prato è elemento fondamentale della riconversione lungo fiume, o al progetto avanzato per Lione o a quanto si è realizzato a Rotterdam o infine alla proposta sistemica che è più vicina alla nostra proposta, quella di BIG Architects per Copenhagen che, come la nostra propone il collegamento orizzontale tra centri periferici e lo sviluppo di progetti architettonici lungo il suo sviluppo) si scopre esattamente questo principio della multifunzionalità. Che evidentemente si esplica anche e ancora di più alle fermate del tram che in questa ottica diventano micro progetti di integrazione e compresenza di attività e di tecnologie. SYSTEMATIC GREEN Oltre ad essere un elemento infrastrutturale della mobilità, la Ugl è anche agente della continuità verde della città. Essa assolve, nel caso specifico, il compito di collegare con una struttura verde i grandi parchi archeologici-naturalistici a sud di Roma. In una terminologia ambientale queste aree sono talmente estese ed importanti da essere generatori propulsivi o aree “sorgenti”. Il loro collegamento permette di creare un sistema per il verde e il tempo libero per i cittadini che possono spostarsi da uno all’altro, ma questa navigazione in continuità deve essere garantita anche alle specie vegetali ed in parte animali.
La multifunzionalità è la chiave della Ugl. Quanto le linee del passato erano mono-funzionali quanto la Ugl si basa sulla idea “costitutiva” della multifunzionalità.
La presenza della Ugl consente di collegare e valorizzare inoltre anche aree più piccole - o “isole ecologiche” - nel sistema complessivo e di sviluppare lungo il percorso alberature ed essenze specifiche e altri elementi di continuità della vita naturale. La creazione di queste continuità ambientali consente il raggiungimento di una molteplicità di obiettivi: si pensi al controllo climatico, alle zone d’ombra e di raffreddamento, ai polmoni verdi, al fatto che il percorso non asfaltato del tram permetta l’assorbimento nel sottosuolo della acqua in eccedenza. Naturalmente in un quadro ancora più ambizioso anche il sottosuolo potrebbe contenere ulteriori elementi e funzioni, anche energetiche, anche se il clima mite come quello mediterraneo e il costo stesso dello scavo (e i “rischi” di ulteriori ritrovamenti archeologici) sconsigliano questa ipotesi.
È solo per una riduttiva componente di ingegnerizzazione, che nasce l’idea che le infrastrutture debbano essere ottimizzate solo per la funzione “traffico”. Nel passato, una infrastruttura non doveva solo assolvere al compito “meccanico” a cui era preposta, ma servire simultaneamente una serie di altri scopi.
Il tema del risarcimento urbano dal punto di vista ambientale attraverso la creazione della Ugl in un’ottica di systematic green si muove in tutti i processi di miglioramento dell’ambiente e dell’inquinamento metropolitano che molteplici interventi e finanziamenti in chiave europea, a cominciare da Agenda 2000, promuovono.
MultiFunctionality ■ Systematic Green ■ Information Technology Foam ■ Living Accessibility ■ Magic Crisis ■
MULTIFUNCTIONALITY
Oltre ad accorgimenti di cui si è già fatto cenno nel paragrafo sulla multifunzionalità, si pensi ad esempio come in certi giorni od ore al tram si possono attaccare vere e proprie isole ecologiche mobili con lo scopo di trasportare-nidificare-inseminare specie vegetali e o animali (è una idea che si ispira al bellissimo progetto di isole galleggianti mobili su chiatte che lo studio Balmori ha realizzato per il canale Hudson a New York). Inoltre un anello come la Ugl si presta benissimo al riutilizzo delle acque grigie. Dal punto di vista dell’alimentazione energetica, pannelli fotovoltaici di nuova generazione possono contribuire in maniera sensibile all’alimentazione non solo di vari servizi accessori, ma anche del tram stesso. Insieme ad altri flussi perdonabili, ciclabili e veicolari, anche il tram può essere visto come produttore di energia attraverso cellule pizoelettriche. Camminare, correre o prendere il tram lungo la Ugl quindi “produce” e non solo consuma energia con un ovvio vantaggio da molti punti di vista. Infine quando al manto erboso si deve sostituire l’asfalto questo può essere di tipo ecologico attivo che contribuisce cioè al disinquinamento dell’aria utilizzando un processo di attivazione della luce solare sui pigmenti di materia di cui è composto l’asfalto. Siamo all’alba dell’utilizzo delle nanotecnologie, ma non è difficile prevederne un rapido incremento nei prossimi anni. INFORMATION TECHNOLOGY FOAM Una infrastruttura come la Ugl oggi non può non fare tesoro della Information Technology. Per noi l’IT è un catalizzatore di tutti i processi di cui si è trattato e non solo una tecnologia strettamente informativa. Naturalmente, i sistemi informativi “unidirezionali” saranno attivati (arrivo previsto, tempi di percorrenza), ma anche i sistemi “bidirezionali” di networking locale (chi o cosa è vicino in un dato momento, che cosa succede o sta succedendo...). Questi flussi informativi possono essere in rapporto a episodi pubblicitari o informativi personalizzati che aiutano l’economia complessiva del sistema.
La Ugl può permettere la raccolta di dati lungo il suo percorso (tempo meteorologico, traffico, inquinamento) e la loro trasformazione in conoscenza utile ed essere contemporaneamente il catalizzatore del sistema ambientale e del verde. Inoltre l’IT può caratterizzare fortemente alcune situazioni di criticità come per esempio gli attraversamenti delle strade di maggiore percorrenza. L’attraversamento in superficie del tram può essere visto come “evento” (festoso, giocoso, pubblicitario) per ottimizzare e spettacolarizzare l’attraversamento e, con l’ausilio appunto di tecnologie informatiche e proiettive, trasformare temporaneamente lo spazio dell’attraversamento in una sorta di hub virtuale. Naturalmente il tram è dotato di rete wi-fi mobile, sulla sua linea possono esistere totem multifunzionali che allo stesso tempo creano energia con mini sistemi eolici e fotovoltaici e nei display forniscono e scambiano informazioni e permettono di caricare sistemi energetici leggeri (dalla bicicletta alle macchine elettriche ai pc e telefoni) o addirittura fare risparmiare sulla propria bolletta elettrica con un sistema di sport urbano applicato a tessere energetiche dei cittadini.
LIVING ACCESSIBILITY La qualità della città non risiede solo nella dotazione di servizi e spazi, ma proprio nella loro “accessibilità” e nella qualità stessa dell’esperienza che li rende accessibili. In questo contesto la Ugl per il solo fatto di rendere facilmente accessibili due grandi parchi di per sé assolve una funzione di enorme importanza. L’accessibilità non si sviluppa però solo tra le grandi aree dei parchi, ma moltiplica le qualità anche con un effetto locale. Infatti ciascuno dei suoi 21 brani è caratterizzato da diversi progetti architettonici che si svolgono in stretto collegamento alla Ugl. Le inseminazioni della grande struttura si svolgono sia alle piccola che alla grande scala. Infine naturalmente un grande sotto ambito di progetto, sarà quello nel design del tram propriamente detto che in questo contesto può assumere valori nuovi e inaspettati.
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UNA INFRASTRUTTURA ECOLOGICA TRA PASSATO E FUTURO
MAGIC CRISIS Cominciando a ideare la Ugl l’idea delle colate laviche che scavano forre nel territorio di Roma e si fermano a creare monti e colli, la memoria delle Vie Cave etrusche scolpite nella roccia tufacea o delle catacombe romane insieme alle altre riflessioni sulla Information Technology, sul verde sistemico, sulla multifunzionalità costituiscono un panorama di pensieri e riferimenti (Cfr. “Magica Università”, l’Arca n. 256). Per esempio la presenza di alcuni tratti in sotterranea della Ugl non ne è un impoverimento, ma è carica degli echi antichi che il tema ipogeo implica e che nel nostro caso diventano architettura.
Con magic crisis, rivendichiamo la ricchezza urbana, spaziale e funzionale del disegno della infrastruttura insieme alle architetture che essa genera e mette a sistema. È questa una storia che Roma, negli acquedotti, nelle mura, negli assi pontini e anche in alcuni interventi di inizio Novecento, ha importanti punti di riferimento. Il salto che un progetto compie sulla realtà arriva a soluzioni non preventivate e non preventivabili in partenza, come lo sviluppo della vita stessa.
Chi legge e guarderà queste pagine troverà una trentina di idee e proposte tutte che si muovono sui principi sin qui esposti e che li declina con originalità in un progetto possibile. Pagine concettuali e proposte architettoniche si combinano a delle idee più pubblicitarie per avvicinare l’idea della Ugl anche ai cittadini. Abbiamo un Sistema di accesso ipogeo al parco archeologico dell’Appia antica, un Museo del tram nel tratto sotterraneo della Ugl che riutilizza una ferrovia abbandonata, una Stazione di servizio basata sul Bio-diesel, un Museo del Neo-realismo che collega anche con il tram i set storici della filmografia del dopoguerra. Un Centro per la creatività che richiama la giocosità dell’infanzia e un Liceo di nuova formazione artistica si innestano nella zona in cui la Ugl scavalca il parco ferroviario. Altri progetti previsti lungo la Ugl prevedono una sorta di Pensilina verde che si ispira alla differenziazione della foresta tropicale, una Fermata che trasforma l’energia del traffico veicolare, un Portale internet che genera nei vuoti urbani vicino accanto alle fermate, performance sociali dove lo sport urbano consente di creare energia e risparmiare sulla propria bolletta. Inoltre sono progettati dei Sistemi diffusi che trasformano il suono in energia elettrica dando vita a strutture di filtro e protezione del tram stesso lungo il suo percorso, un Parcheggio che funziona anche da filtro all’inquinamento cittadino, un Sistema ecologico in cui il tram raccoglie ossigeno in alcune aree del suo percorso e le emana in altre che ne hanno bisogno. Un nuovo tram viene effettivamente ideato e vengono studiati Sistemi interattivi che modificano lo spazio urbano al suo passaggio, mentre il un Progetto si insedia tra acquedotto antico e linea tranviaria e crea un nodo di imprenditorialità giovanile sul modello di The Hub, un Progetto studia nei dettagli il sistema piezoelettrico che crea energia al passaggio del tram, un altro crea nella zona a più bassa densità del percorso della Ugl un nuovo intervento di Coabitazioni caratterizzato proprio dalla presenza del tram,
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URBAN GREEN LINE
oppure, sempre nella stessa zona, si crea una Stazione di riciclo con vagoni speciali che viaggiano di notte mentre un altro progetto lavora sulle Fermate come snodi che generano delle azioni a macchia nell’intorno urbano
Il sistema che proponiamo ci ha visto coinvolti in un processo iniziato nel 2006 e che ha visto molto attivi gli architetti Antonino Di Raimo, Rosetta Angelini, Marta Moccia e Lorena Greco e Cristian Farinella cui si deve anche il progetto grafico di queste pagine.
I progetti pubblicati sono tutti nati all’interno della mia cattedra universitaria. Sono - dal punto di vista accademico - progetti di Laboratorio del IV anno, spesso portati avanti in un corso di Informatica e Architettura e in tesi di laurea. Sono tutti redatti alla Facoltà di Architettura di Sapienza, Università di Roma e sono stati successivamente affinati, cambiati, migliorati ripensati per questo progetto comune su l’Arca. Vale la pena sottolineare, che questo nostro sforzo è dentro le pagine di una rivista amica e che si chiama, secondo noi a ragione, l’Arca. Forse, questo lavoro può essere un seme di speranza verso il lavoro e la creatività dei più giovani, anche dentro l’Università italiana, e che potrà consentire a loro stessi di continuare a credere almeno un poco nel nostro lavoro, anche dopo il diluvio.
MULTI-FUNCTIONALITY Multi-functionality is the key to the Ugl. Whereas old-fashioned lines were mono-functional, the Ugl is based on the “constitutive” idea of multifunctionality.
SYSTEMATIC GREENERY
It is only a reductive aspect of engineering that gives rise to the idea that infrastructures should only be used for “traffic” purposes. In the past an infrastructure was not only intended to serve the “mechanical” purpose for which it was designed but also a range of other simultaneous functions. A road, for instance, ought to fit in with its urban scenario, be full of surprises along its route, enhance the landscape and constructions, and also work simultaneously for pedestrians, trams, bikes, cars and, at the same time, the human spirit. Trams, in turn, can travel in many sections along a green path, abandoning the asphalt or, where necessary, the asphalt may be coloured. In addition, the road surfaces used on these occasions, along with other paving systems, of course, may even play an active part (with the aid of nano-technology) in purifying and de-polluting operations (our industry is at the cutting-edge with this kind of technology). Instead of being powered by cables from above, trams could have cables beneath them, coming from the tracks, in order to get rid of the need for electric pylons. There could be creative systems powered by kinetic energy, lighting based on self-contained solar systems and lost of soundproofing systems set at certain key points along its route. So the
tram, once rightly seen as one of the city’s “enemies”, could actually become the exact opposite. In addition, cycle paths and spaces can easily be integrated into a tram line. Cyclists have always ridden between tram tracks, and the two systems (bike and tram) can indeed coexist: alongside each other wherever possible but also, in some cases, along the same axis with the aid of warning systems and other devices. If we look at certain exceptional examples of how to use trams in the city (first and foremost Bilbao, where tram running across green land is the key aspect of redevelopment along the riverside, or also the cutting-edge project for Lyon, not to mention what has been achieved in Rotterdam or, lastly, the systemic approach that is actually closest to our proposal, BIG Architects’ project for Copenhagen, which, just like ours, proposes a horizontal link between peripheral areas and the development of architectural projects along its entire extension), then the principle of multi-functionality clearly emerges. This is also even more obvious in the case of tram stops, which, from this viewpoint, are seen as micro-projects for integrating and combining different activities and technologies. SYSTEMATIC GREENERY As well as being a key aspect of mobility, the UGl also ensures ‘green’ continuity in the city. In this specific instance, it serves the purpose of connecting the main archaeological-natural parks to the south of Rome by means of a green structure. In environmental jargon these areas are so extensive and important that they may be considered as propulsive generators or "source" areas. Connecting them together makes it possible to create a landscape and leisure system open to the general public, who can move from one to the other. This constant moving
l'ARCA 278
Percorso delle vie Cave. Antico tracciato Etrusco come infrastruttura ecologica. Cave-way path. Ancient Etruscan track infrastructure as ecological.
around must also be guaranteed for the vegetation and, to some extent, animals. The presence of the Ugl also allows smaller areas - or "ecological islands" - to be connected together and enhanced as part of the overall system, while simultaneously planting trees and other kinds of plants to establish continuity in terms of nature along its entire path. Creating this kind of environmental continuity helps achieve a variety of different goals, like, for instance, climate control, shaded and cool zones and green lungs. The fact that the tramway is not asphalted allows any excess water to be absorbed into the subsoil. Of course, in an even more ambitious framework, the subsoil could also contain further elements and functions (even energy-related), although a mild climate like that found in the Mediterranean and the cost of excavation work (and the "risk" of discovering even more archaeological finds) advise against this approach.
The issue of urban compensation from an environmental viewpoint by creating the Ugl along the lines of systematic greenery informs every single process for improving the environment and metropolitan pollution being promoted through various projects and financing operations on a European level, starting with Agenda 2000. As well as the measures already referred to in the paragraph on multi-functionality, let's remember, for example, that on certain days or at certain times authentic mobile ecological islands may be attached to trams, in order to transport-nest-inseminate animal or vegetable species (this idea is inspired by the magnificent project for mobile floating islands on rafts that the Balmori firm created for the Hudson Channel in New York). In addition, a loop like the Ugl lends itself very nicely to the utilisation of sewage. From the viewpoint of supplying energy, the latest generation of photovoltaic panels could provide a notable contribution to energy supplies, not just for various ancillary services but
even for the trams themselves. Together with other pedestrian, bike and vehicle flows, the tram may also be seen as an energy generator by means of piezoelectric cells. This means that walking, running or taking the tram along the Ugl also "generates" energy as well as consuming it, bringing obvious benefits from lots of different viewpoints. Finally, when a grassy surface has to be asphalted over, the asphalt in question may be of the ecologically-active type, meaning it contributes to de-polluting the air using a process of activating sunlight on the pigments of material out of which the asphalt is made. We are only at the very beginnings of the use of nanotechnology, but it is easy to imagine there will be a rapid boom over coming years. INFORMATION TECHNOLOGY FOAM An infrastructure like the current Ugl is bound to take full advantage of Information Technology. For us IT is a catalyst for all the processes we have looked at and not just a strictly information-based kind of technology. Needless to say, "one direction" information systems will be implemented (expected time of arrival, travel times), as well as “two-directional” local networking systems (who or what is nearby at a given time, what happens or is happening…). These information flows may be related to customised advertising or information episodes contributing to the system’s overall smooth-running.
The Ugl can allow data to be collected along its route (weather, traffic, pollution) ready to be transformed into useful information and, at the same time, be a catalyst for the environmental and landscape systems. IT can also characterise certain critical situations, like, for example, crossings of busy roads. A tram crossing may be seen as an "event" (festive, playful, advertising) to optimise the crossing and make it spectacular. With the aid of informa-
tion and projection technology, the crossing space may temporarily be transformed into a sort of virtual hub. Of course the trams will be fitted with mobile WiFi networks and multifunctional posts may be set along the line, which create energy through mini wind-powered and photovoltaic systems. Their displays will also provide and exchange information and make it possible to charge light energy systems (ranging from bikes and electric cars to PCs and telephones) or even allow savings on your electricity bill thanks to an inner-city sports system connected to people's energy cards. LIVING ACCESSIBILITY The quality of a city does not only depend on how well equipped it is with services and spaces, but also how "accessible" they are and the actual quality of the experience making them accessible. In this context, the Ugl actually serves an extremely important purpose simply by making two important parks accessible. However, accessibility is not only developed in the wide open spaces of parks but also spreads to generate localised effects. In actual fact each of its 21 sections have their own architectural projects carried out in close connection with the Ugl. Inseminations of the main structure are performed on both a small and large scale. Finally, a major subrealm of the project will involve the actual design of the tram itself, which in this context may take on new and unexpected values. MAGIC CRISIS The Ugl was initially devised considering the lava flows that excavated holes into the territory of Rome and ended up creating hills and mounds, recollections of Etruscan tracks cut into the tuffaceous rock or Roman catacombs, as well as other considerations about Information Technology, systematic greenery and multifunctionality to form a web of thoughts and references (Cfr. “Magica Università”, l’Arca no. 256). For example, the fact that certain sections of the new Ugl are actually underground does not detract from the project but rather charges it with echoes of times gone by associated with the issue of underground construction and which, in our case, are developed into architecture.
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Anybody reading or studying these pages will find about thirty ideas and proposals all working along the principles we have been looking at so far, adapting them with great originality into a feasible project. Conceptual ideas and architectural projects combine with more publicity-related ideas to get people more closely involved in the idea of the Ugl. We have an underground entrance system to the old Appia archaeology park, a tram museum in the underground section of the Ugl reusing an abandoned railway line, a Bio-diesel-based Service Station, and the Museum of Neorealism linked to the famous old film sets used during the post-war period by means of a tram line. A Creativity Centre evoking the playfulness of childhood and a High School for teaching the arts are incorporated in an area where the Ugl crosses the railway centre. Other projects envisaged along the Ugl include a sort of green canopy inspired by tropical forests, a station that transforms energy from road traffic, an Internet Portal generating social performances in urban spaces close to the stations where inner-city sport can produce energy and allow savings on bills. There are also projects for diffused systems that convert sound into electricity to create filter and protection structures for the trams themselves along their routes, a car park that also acts as an inner-city pollution filter, and an ecological system in which trams collect oxygen along certain sections of their tracks and then give off oxygen at other places that need it. A new kind of time has actually been devised and Interactive Systems are being studied to alter urban space as trams pass through it, while there is also a project to be incorporated between the old aqueduct and tram line creating a young people's business centre designed along the lines of The Hub. Another project involving a detailed study of a piezo-electric system for generating energy as trams go by and yet another creates a new kind of cohabitation project in the least densely populated section of the Ugl’s route based around the trams themselves. And, in the same area, a recycling station has been created with special railway wagons travelling at night, and there is even another project based around the stops/stations at junctions generating all kinds of operations right across the urban surroundings.
The system we are proposing actually began being developed back in 2006, with plenty of help coming from the architects Antonino Di Raimo, Rosetta Angelini, Marta Moccia, Lorena Greco and Cristian Farinella, who were also responsible for the graphic design of these pages. The projects published here were all developed on my university course. From an academic viewpoint, they are projects by the fourth-year workshop, often devised as part of the Computing and Architecture course or as degree theses. They were drawn up by the Sapienza Faculty of Architecture at Rome University and then fine-tuned, changed, improved and re-thought for this joint-venture published in l’Arca. It is worth pointing out that all our hard work has been published in the pages of a magazine with which we are great friends and which is called, quite rightly in our opinion, l’Arca (The Ark). Perhaps this project might sew seeds of fresh hope for creative and hardworking young people, even in Italian universities, actually allowing them to keep on believing (at least a little bit) in our work, even after the "flood". 8
Sliding Flows.Il flusso che genera energia Sallemi, Motta, Bruno
KID-ADULT AND ART-LYCEUM Faralli, Motta
Graben House Finelli
Centro di ricerca integrato per lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti urbani Cosentino
MuST. Sotto il parco un museo del tram Bregasi
Via APPIA antiCAVA Gabellini
Magic crisis is our way of evoking urban, spatial and functional richness in the design of an infrastructure together with the architecture it generates and systemises. This is a story which has some important reference points in the city of Rome - with its aqueducts, walls, bridges and also certain works dating back to the early 20th century. The leap into reality the project makes produces some expected results that could not possibly have been envisaged at the start, like the emergence of life itself.
Sistemi urbani energetici nella Urban Green Line Derme, Di Tanna
URBAN GREEN LINE
Ex Aeroporto di Roma-Centocelle
13 14 12 15 16
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via del Mandrione
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tram line
via Casilina 9
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Ugl Components
Multyfunctionality
Living Accessibility
Systematic Green
Magic Crisis
Information Technology Foam
Ugl map
Segment number
n°
Metro Station
6
Urban Green Line Path
Tram overpass
Start-end segment
Tram underground
M
5
M DV+{ TramA Il tram, nuovo ossigenatore urbano Pompei, Galeone
BIO-TECT. Centro ricerca per trasporti ecologici e rifornimento per combustibili innovativi. Bruno
L.A.N. - Local Architecture Network. Una struttura di gioco per l'interazione architettonica Sforza, Tilia
Tram as interctive space modifier Ecologic Urban Technology, Organic Processes & Interactive Architecture Carnevale D’Emilio
Interactive panel for urban noise reduction De Francesco, De Pasquale Modificatore di superfici urbane Visagli
Supertram vs Evilcar: mission "re- urban connection"! Foggetti, Gigantiello
TimeLine Interdonato
Fitoparking multifunctional ecological parking De Francesco
tRain Forest Finelli, Interdonato
DROP-MAGMA. Sistemi integrati per la modellazione interattiva dello spazio urbano De Cataldo, Di Clemente, Franzè, Marchini, Trinchera
MAN.TR.A. Work spaces - swap market all'acquedotto del Mandrione Tullio
Labo. Laboratorio attivo sulla città e il cinema neorealista a Roma Liakatas
l'ARCA 278
M
20
19
17 18 1 Parco della Caffarella
via Latina
tram line
via Appia Nuova 2
3
4
M metro
viale Furio Camillo
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viale Nocera Umbra
Urban green Line
An Ecological Infrastracture for Rome
Prof. Antonino Saggio Chair Sapienza, Univ. of Rome, School of Architecture
Graphics: Crilo.it
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GALEONE + POMPEI
Il tram, nuovo ossigenatore urbano The tram, new urban oxygenator La trama è l'insieme di fili che con quelli dell'ordito concorrono nel formare un tessuto. La trama è inserita nel passo dell'ordito da una navetta o spoletta, che passando da un lato all'altro del telaio, srotola il filato che viene battuto dal pettine per avvicinarlo al filo di trama della riga precedente, così una riga dopo Wikipedia l'altra viene tessuta una stoffa..... The weave is the combination of wefts and threads forming a piece of fabric. It is inserted in the shed of a loom by a shuttle that unthreads the yarn ready to weave a piece of cloth… Wikipedia
3
Il Progetto è la sintesi di un processo generato da una trama costituita dai punti/fermata che danno origine ad aree di pertinenza. Queste aree di pertinenza sono estruse poi - in negativo - per generare cavi che ospitano stagni/serre e depressioni per la raccolta dell'acqua piovana. Questi sistemi alimenteranno e irrigheranno gli spazi e le funzioni che sono determinate dalla estrusioni questa volta in positivo - sempre generate dalle fermate. Il collante è la "spoletta", in questo caso il tram, che oltre al trasporto dei viaggiatori porterà con sé e diffonderà nella città ossigeno, prelevato dagli stagni “polmone”. L'ossigeno sarà prodotto da una particolare specie di alga, e quindi rilasciato nei punti ad alto tasso di inquinamento tramite impianti ramificati con ugelli nelle sezioni finali.
(+)
(- )
The Project sums up a process generated from a weave of station/points creating pertinent areas. These pertinent areas are then – negatively - extruded to create cavities accommodating pools/greenhouses and depressions for collecting rainwater. These systems supply and irrigate spaces and functions determined by the extrusions - positively this time - he “”shuttle, in this case trams, which, as well as transporting passengers, will also carry along oxygen drawn from the "lung" pools and diffuse it all over the city. The oxygen will be generated from a special kind of alga and then released at highly polluted points by means of ramified systems with nozzles in their end sections.
Stagno “polmone” “Lung” pool
Attraverso lo studio in loco dei tre diversi tratti della UGL (3, 5 e 7), si è stabilito quale fosse la “crisi” da affrontare. Frammentarietà, disuso, discontinuità. La volontà progettuale è di instaurare con il tratto di città una sorta di continuità, sia essa lineare che trasversale, che include percorsi pedonali, ciclabili e tramviari, e che definisce spazi pubblici destinati alle diverse utenze, attraverso proprio le loro interconnessioni, una rete, una trama appunto, generata dalla linea tranviaria fusa con le Traiettorie generate dagli ingressi trasversali.
On-site studies of the three different sections of the UGL (3, 5 and 7) determined what kind of “crisis” needed to be tackled. Fragmentation, abandonment, discontinuity. The aim of the design was to create some kind of continuity with the sections of the city in question, either linear or transversal, by means of pedestrian/cycle paths and tramways, in order to create public spaces designed for various uses based on their interconnections: in other words, a network or “weave” generated from the tram line merging with Trajectories generated by the transversal entrances.
Le immagini ci mostrano il processo di ossigenazione nelle sue diverse fasi (il montaggio fotografico alle pagine precedenti illustra come ciò avviene nell'incrocio dell'UGL con Via Appia Nuova - Metro Furio Camillo): nel punto in cui il tram attraversa la barriera acustica/ossigenatore urbano rilasciando l'ossigeno prelevato dagli stagni "polmone". La genesi dell’ossigeno avviene grazie a diversi gradienti: fotosintesi clorofilliana, presenza di anidride carbonica (CO2), acqua (H2O) e ovviamente la luce. Le alghe del tipo “spirulina” producendo amidi, espellono ossigeno come scarto, che incapsulato negli stagni "polmone" (vedi immagini a sinistra) attraverso impianti ad albero verrà rilasciato nei punti della UGL in cui le particelle di smog sono in percentuale maggiore. Il tram dunque non è un semplice mezzo di trasporto pubblico, ma grazie ad un processo organico del tutto sostenibile contribuirà all'equilibrio ossigeno/anidride carbonica della città.
The pictures show us the various stages in the oxygenation process (the photomontage shown on previous pages illustrates how this takes place where the UGL intersects with Via Appia Nuova – Furio Camillo Metro Station): right where the tram crosses the sound barrier/urban oxygenator giving off the oxygen drawn from the “lung” pools. The oxygen is generated thanks to various different gradients: chlorophyll photosynthesis, the presence of carbon dioxide (CO2), water (H2O) and, of course, light. The "spirulina”-type algae produce amides and gives off oxygen as waste, which, having been encapsulated in the “lung” pools (see pictures on lift) by means of tree-shaped plants, will be released at various points along the UGL where smoke particles are found in higher percentages. This means the trams are not just a simple public means of transport but actually contribute to the city's oxygen/carbon dioxide balance thanks to a totally sustainable organic process.
Let’s Start with the project while you are waiting for .........................
Become Member sign up your best ideas for partners to create the best sign up productive event.
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Propose your empty space, or an activity as a partner.
Choose just one or more among these categories.
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hardware process brow activty interaction
conversing tell us
E
r e r t
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The spread of information networks has led to the emergence of an increasingly extensive variety of players, particularly young people. These players interact with technology to create both virtual and physical "places" that become part of a loop of global webs. Giropasta is a portal activating these processes. It is actually a social infrastructure constructed on a bottom-up basis to support the ‘Ugl’. The aim of this structure is to activate a series of spaces available close to ‘Ugl’ stations. These places can be used to host events organised, promoted and publicised by the network of members based on a kind of horizontal mobility that is increasingly popular among young people today. These urban voids, activated by the portal, can host social, musical and political events connected with leisure time and culture. One of the most widely found processes is connected with the realm of energy and economics. In these spaces users can take part in sports creating energy, which, by means of network/identification systems connected to electronic cards, allow savings on your own home energy bills. The giropasta portal works with the ‘Ugl’ to trigger off socio-economic processes connected to three projects, one in Italy(urbanvoids.blogspot.com), one in Spain (www.casastristes.org) and one in the Netherlands (ww.spareplace.com), providing an idea of the great "wastage" taking place in our cities. Giropasta is actually structured around a process of discussing, conversing, voting and design tools. This latter stages refers to support in staging "a performance" in a physical structure providing space for an event that helps develop the process’s productive potential. Social interaction and the experience of being on a tram accompany those involved from the devising stage (each user suggests events and areas for holding them)right through to the actual implementation of the event itself. The inflatable structures often accompanying these events are perfect "containers" for these temporary interactions, because they can adapt to the number of people involved, the duration of the event and also the target groups they are aimed at.
66.. 2. 3.
7.
AIR FLOW 1 AIR FLOW 2
SITUATEDNESS
AIR FLOW 1 AIR FLOW 2
AIR FLOW 1
Social "performances" are generated on the ‘Ugl’ in urban spaces close to stations. A few minor operations generated through a special portal can bring about a general line of behaviour worthy of interest from an economic, social, environmental and cultural viewpoint.
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5 your idea now is public.
mmm......
6 discussing
voting
wse
Talk with the partner, about the event.
no!!
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Your event has been succefully published.
URBAN
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Your project is under-voting.
GREEN LI
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Browse your ideas, and create a project.
design tool
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I love it!! !
next
nergy
emember very event must be elationated with he production of energy Giropasta provides a set of typological tools called hardware, structures that can contribute to and help create various types of reaction. This results in adaptive structures capable of interpreting a place, activity and, above all, the interaction they create. Changing form as the temperature, overflow and operating intensity etc. change.
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The hardware structures are containers where the events take place and where simple operations are organised that may generate interesting lines of behaviour, simple everyday actions interpreting a complex environment and highlighting the processes involved. A process is a procedure for generating any kind of energy.
RADIATION
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Activity is the raw material of an event. It is the driving force that allows a system to be activated. The assumption underscoring this urban operation refers explicitly to a mechanism whose greatest strength lies in time. A reaction naturally corresponds to the action time.
ENVIRONMENTAL CONTROL
EDUCATION
0001 ACTION FIELD
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Education and technology go together naturally meaning that an educational city receives technology from the communication society in its territory. An action field allows any abandoned area to be turned into something productive and, at the same time, generates a social relation space and climate-control space. Working based on a minimum production unit, a "kite" inflated with helium, extremely extensive surfaces can be covered controlled by a model responding to interactions and altering our relations to space.
Enjoy the Urban Green Line
0002 AT A ATOMIIC OMIIC
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A primary process for producing organic compounds from inorganic substances, this is the primary type of anabolic process developed by living organisms. Moreover, the radiation process encompasses photosynthesis, which is the only important biological process for capturing solar energy in adaptive structures capable of interpreting a place, operation and, above all, the interaction they generate. This process also makes it possible to alter a form as the temperature, air flow and operating intensity etc. vary.
PRESSURE
FOOD GROWTH
Encouraging the cultivation of local fruit and vegetables using traditional technology and drawing on the aid of technological and climate-control systems.
Atomic is an ideal model for enclosing activities that may turn out to be complementary or antagonistic from an energy viewpoint. It is basically composed of two parts; the first part is represented by a perimeter ring controlling the main quantity of air involved, the second part (i.e. internal section) can be either an open space or a space enclosed inside another inflatable structure.
Pressure is an intensive magnitude, which means that it always refers to a unit of surface area. Fluids feel pressure while solids feel tension. When pressure and tension are inside a body, they fall within the general concept of mechanical force.
DIRECT MANIPULATION
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Direct interaction and hence a mechanism that we can easily associate with the operating of a video game.
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Participative interaction. Coded messages that can only be interpreted by a user capable of coding them.
Part of production is allocated for on-site sales and urban-scale distribution of local produce.
HEALTH CARE DIGESTION
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This refers to the way an interactive system can receive input from a controlled environment and, hence, act on and also alter it. Like, for example, in the case of a restaurant.
AMBIENT INFORMATION
FOOD SERVICE
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Every event entails various different levels of interaction. Space is a real-time interpretation of the environment sending out customised information and, at the same time, it is also a receptacle. Studying these relations allows the various categories to be defined.
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In contrast with a conventional health centre, the body is looked after through healthy eating and sports activities exploiting variations in heat and humidity.
0003 ALGAE DOME
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Digestion is the mechanical-chemical process that transforms and reduces ingested food into simpler substances that are easier for the organism to absorb and assimilate. Digestion is a form of catabolism or, in other words, the decomposition of the complex molecules in food into simpler molecules.
EVAPORATION Algae Dome has a structure roughly described as being a double air chamber. The distinctive feature of this structure can be seen, above all, in the main air chamber, because it contains a system of tie-rods (tubes) allowing pinpoint morphological control across the inflated surface. This means the distance between the tie-rods varies according to the air flow allowed in and, above all, the presence of people.
PHOTOSYNTESIS
0004 TORUS DOME
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CO2 ITEM CHECK LIST - BASIC PLATFORM 1. Giropasta “Algae Dome” inflatable kit 2. Air pump 3. Second hand boiler 4. Biodiesel digestor 5. Biodiesel pump 6. Stairs 7. CO2 blowing pipe (increase photosyntesis) 8. Electric generator 9. Light train energetic connection 10. Algae in recycled plastic bottles
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Evaporation is directly related to temperature and inversely related to the steam pressure (relative humidity) in the air: increasing the temperature increases the evaporation flow and equilibrium is reached when the environment is saturated. Air circulation (i.e. wind) can also help evaporation.
CONDUCTION
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MERCANTILE
This is the trading of products between the various players on the urban scene that takes various forms and occurs in different spatial locations.
PUBLIC ASSEMBLY
Due to its geometric nature, Torus Dome has a lynch pin almost always housing a technological feature. This model is ideal for accommodating activities involving the treatment of residue or any other kind of process involving the handling of a project for production/energy related purposes.
0004 HYPERMOOD
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Hypermood may be seen as an adaptable space with varying volume that implements another structure. The morphology of the inflated space alters according to the size and duration of the event and dictates its "moods".
CONVECTION
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The phenomenon of heat convection takes place when a fluid (such as water or air) comes into contact with a body whose temperature is higher than that of the fluid itself. Raising the temperature by means of convection causes the fluid in contact with the object to expand and decrease in density and, according to the force referred to in Archimedes’ principle, rises because it is less dense than the fluid surrounding it, thereby generating convection currents in which hot fluid rises and cold fluid falls (natural convection).
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An assembly is a meeting of the members of a community to discuss shared issues and, generally speaking, to make decisions related to them. It takes the form of a social network.
WARHOUSE/STORAGE Heat conduction refers to the way heat in a solid, liquid or gas flows from hotter areas to colder areas by means of direct contact.
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Production operations require facilities for storing the results of the processes taking place, so that the basic characteristics of the products can be preserved.
The POLITICAL STATE. It represents the political condition of an area, specifically who its owner is and whether they enjoy a certain degree of favouritism in relation to building regulations, if they are currently in force.
INTERACTIVE PANEL FOR URBAN NOISE REDUCTION De Francesco_ De Pasquale
db
www.atinnitus.altervista.org
SOUND MAP Dalla rumorosità delle infrastrutture di trasporto sino ai fruscii della metropoli cablata, il carattere «sonoro» è un dato caratterizzante la città d’oggi. Il brusio costituito dalla densa presenza antropica si affianca alla rumorosità del traffico: lunghezze d’onda differenti attraversano con modalità opposte il costruito e lo stesso tram, previsto per il progetto dell’UGL, crea nuovi livelli di rumorosità aggravando quella che ormai si può chiamare «noise pollution». Il rumore, elemento negativo all’interno del paesaggio urbano, diventa in questo progetto risorsa: la chiave che lo consente è l’uso di una applicazione della nanotecnologia che trasforma il rumore in energia elettrica. Ciò avviene in un pannello interattivo composto da moduli mobili, applicati ad un tessuto elastico e azionabili per mezzo di piccoli pistoni idraulici. I pistoni sono fissati a una griglia metallica retrostante e vengono controllati mediante una serie di sensori acustici collegati a un terminale informatico. Le celle del pannello, che richiamano alla mente le squame degli anfibi, sono costituite da un sottilissimo film di materiale piezometrico a base di zinco, un composto che due ricercatori del Samsung Advanced Institute of Technology sono in procinto di sviluppare. Colpite dalle onde sonore, le celle subiscono una deformazione trasformando, appunto, l’energia meccanica in energia elettrica. Questa superficie è in grado dunque di convertire gli input sonori in energia. Ma allo stesso tempo queste deformazioni possono far si che una struttura lineare lungo la UGL possa modellarsi assumendo molteplici forme per gestire da una parte lo spazio sonoro della città e dall’altra per creare un paesaggio dinamico e variabile. Nel caso specifico si è creata una mappa sonora a diverse scale, frutto della raccolta dei dati sul campo. Nel progetto si è immaginato una struttura in acciaio. Le differenti onde sonore danno vita ad una serie di nastri che seguono l’andamento della UGL creando pensiline, spazi di attesa, banchine, sedute e nuove facciate.
La posizione dei pannelli sulla struttura è, invece, il risultato della trasformazione della mappa sonora in dati numerici, avvenuta mediante l’utilizzo di software parametrici. Un modello tridimensionale ha permesso la simulazione dell’interazione tra l’architettura pensata e le oscillazioni acustiche.
SECTION
PLAN
URBAN
5
NE
GREEN LI
DETAILS From the noise of transport infrastructure to the hubbub of a modern-day cabled metropolis, a “sound” profile is distinctive trait of today’s cities. The noise of a densely populated city is further enhanced by that caused by traffic: different wavelengths cross the built environment in contrasting ways and even trams, the preferred means of transport for the UGL project, create new noise levels further contributing to what we can now call “noise pollution”. Noise, a negative aspect of the cityscape, is turned into a resource in this project: the key to enabling this is the use of nanotechnology to convert noise into electricity.
This happens through an interactive panel composed of mobile units applied to an elastic fabric, which can be activated by means of small hydraulic pistons. The pistons are attached to a metal grid at the rear and controlled by means of a set of acoustic sensors connected to an information terminal. The panel's cells, which are reminiscent of the scales of amphibians, are composed of an extremely thin film of zinc-based piezometric material, a compound currently being developed by two researchers from the Samsung Advanced Institute of Technology. As they are struck by sound waves, the cells are deformed, thereby converting mechanical energy into electricity. This service is actually capable of converting sound input into energy. At the same time these deformations allow a linear structure along the UGL to shape itself, taking on various different forms so that, on one hand, it can control the city’s sound space and, on the other, create a dynamic and variable landscape. In this specific instance, a sound map has been created on various scales from the field data collected. The project envisages a steel structure. The different sound waves give life to a series of strips following the layout of the UGL to create canopies, waiting areas, platforms, seats and new facades. The position of the panels on the structure is actually the result of transforming the sound map into numerical data by means of parametric software. A three-dimensional model also allowed interaction between the envisaged architecture and sound oscillations to be carefully simulated.
Fitoparking
multifunctional ecological parking
DE FRANCESCO
Troppo spesso le infrastrutture e soprattutto i parcheggi rappresentano immensi spazi vuoti monofunzionali, "non luoghi" caratterizzati da incuria e degrado che avrebbero, in una logica diversa, grandi potenzialità. Il mondo automobilistico ha visto, in questi ultimi anni, un’evoluzione costante dell’auto ecologica. L’immaginario dell’auto si è trasformato: da oggetto responsabile dell’emissione delle polveri sottili, ad apparato in armonia con l’uomo e l’ambiente. Ciò ha catapultato l’automobile in nuovi ambiti, dall’eco-design fino all’architettura, non solo perché gli edifici stessi diventano strutture percorribili in lungo e in largo con l’automobile, ma anche perché accanto al parcheggio coesistono un mix di funzioni e l'insieme è sempre più un sistema in vario modo depurante la città. Nell’ambito del progetto dell’UGL si propone la realizzazione di un parcheggio multipiano che risponda a queste nuove sensibilità. PRO-ACTIVE PARKING Il concetto di parcheggio e di auto viene capovolto nel progetto Fitoparking in quanto l’autovettura diventa la soluzione capace di produrre relazioni sociali, economiche ed energia pulita. Il parcheggio diventa un organismo costituito dall’associazione di tessuti che svolgono funzioni tra loro integrate. Non una semplice ‘ area a parcheggio’’, come spesso viene definito, bensì un frammento vivente della città, un luogo di scambio. Il parcheggio diviene parte di un apparato urbano che unisce microsistemi differenti e che, coordinandone lo svolgimento, promuove la purezza e la piacevolezza di una mobilità sostenibile.
0
24h CYCLE
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Info-Point Mob Shop Conference room Travel Agency Drive In
All too often infrastructures and car parks in particular are just huge single-purpose empty spaces, "non-places" left to rack and ruin, which, if approached differently, could have great potential. Over recent years the world of motoring has witnessed constant developments in ecological cars. Our vision of cars has changed: what was once an object responsible for emitting tiny bits of dust into the atmosphere is now a piece of machinery in harmony with people and the environment. This has catapulted the motor car into new realms ranging from eco-design to architecture, not just because buildings themselves are now structures that can be driven right across in all directions, but also because a mix of different functions are now associated with car parks combining to form a system increasingly geared to purifying the city. The UGL project also includes plans to construct a multi-storey car park catering for this new line of thinking and general awareness. PRO-ACTIVE PARKING The concept of parking and cars is turned on its head by the Fitoparking project, as motor vehicles are now a means of generating social, economic and clean energy relations. A car park is now an organism constructed out of a combination of fabrics serving integrated purposes. It is not just a simple "parking area", as it is often viewed, but a living fragment of the city, a place of exchange. The car park becomes an urban apparatus combining together different micro-systems and, as it coordinates the smooth-running of these functions, it promotes the purity and pleasantness of sustainable mobility.
Parking Car Exposition Playground Personal car Bar Restaurant cafè Car Design laboratories Temporary houses Internet Point Biodiesel shop Of¿ces Car wash, Car-repair garage
CO2
O2
Fitoparking looks like a buildingorgan absorbing the fluxes from motor cars and tiny bits of dust to purify the air and generate energy. This means buildings are now lungs that help capture CO2 and give off oxygen by means of various different technological modules, at the same time drawing on renewable energy. A building’s skin becomes a network for incorporating solar panels, wind turbines, photo-bioreactors and different kinds of vegetation. The architecture itself evokes the fluidity of organs and the enveloping nature of membranes, generating dynamic, variable space, in the same way a modern metropolis ought to be increasingly ecologically active and dynamic.
20
HYBRID SYSTEM REBUILDING NATURE 30%
INFRASTRUCTURING 30%
EXCHANGING 24%
ARCHITECTURE AND BIO-MIMESIS
GREEN LI
NE
Fitoparking si configura come un edificio-organo che assorbe i flussi delle autovetture e le polveri sottili purificando l’atmosfera e generando energia. L'edificio è quindi un polmone, che, per mezzo di diversi moduli tecnologici, contribuisce alla cattura di CO2 e alla conseguente restituzione di ossigeno sfruttando al contempo le energie rinnovabili. La pelle dell’edificio diventa una rete all’interno della quale poter inserire pannelli solari, turbine eoliche, fotobioreattori e specie vegetali. L’architettura stessa evoca la fluidità degli organi e l’avvolgersi delle membrane e genera uno spazio dinamico, variabile, così come dinamica è sempre più attiva ecologicamente dovrebbe essere la metropoli.
URBAN
ARCHITETTURA E BIOMIMESI
Conference room
New Parking
Info-Point
Ecomobility-Sharing
Internet Point
Car-repair garage
Eco-Restaurant\Cafè
Car wash
Expositions Education & Promotions
Personal car
Playground
CREATING 23%
Shops
Research centre
Travel agency
Of¿ces
Car Exposition
Car Design laboratories
+
+
=
LIVING 3% Temporary houses
MODIFICATORE DI SUPERFICI URBANE ////////////
\\\\\\\\\\\\ LE SOLUZIONI GENERATE NON SONO CONCLUSIONI, SONO LINK IN UN PROCESSO IN CONTINUO MUTAMENTO
Immaginate una superficie intelligente, capace di reagire in tempo reale agli impulsi che riceve dall’esterno. Il progetto risulta essere una ricerca sulla capacità di un computer di deformare un'architettura "elastica" in tempo reale in risposta a qualsiasi input. Questa idea vuole essere un esempio di architettura reagente fisicamente a degli stimoli: i suoni, i movimenti delle persone o della natura. Il "sogno" è attuato tramite un complesso sistema di sensori che trasmettono delle informazioni matematiche ad un computer che elaborandole in tempo reale ne fornisce un tracciato e grazie ad un'aggregazione di pistoni pneumatici traduce in forme fluide. Il movimento meccanico di questi pistoni agisce su di una pelle che oltre a generare sinuosi movimenti crea, in base alle condizioni climatiche delle fratture in grado di catturare la luce solare tramite un sistema FV. La ricerca progettuale vuole affrontare la UGL in una logica informatica, come un plugin si inserisce all’interno di un programma informatico. Un plugin che altera e amplia la dimensione cognitiva del percorso. Il plugin UGL trasforma paesaggio urbano in un ambiente interattivo, mutevole, ludico, aperto,flessibile attraverso l’inserimento dei concetti di multifunzionalità, verde sistematico, information technology, accessibilità spazio parametrico.
Pelle intelligente
La pelle della struttura è in grado di deformarsi e aprirsi per catturare luce solare e immagazzinare cosi’ energia solare.
Imagine an intelligent surface, capable of reacting in real time to impulses it receives from outside. The project appears to be a research project into a computer’s ability to deform "elastic" architecture in real time in response to any input. This idea is intended to be an example of architecture that physically reacts to stimuli: sounds, people’s movements and nature. The "dream" is implemented through a complex system of sensors that transmit information to a computer that mathematical processes them in real time to provide a pathway, translating them into fluid forms through a combination of pneumatic pistons. The mechanical movement of these pistons acts on a skin, which, as well as generating sinuous movements, creates fractures that can capture solar energy through a PV light system, depending on the climatic conditions. The research project aims to address the UGL along the lines of computer logic, just like a plug-in is inserted into a computer program. A plug-in that alters and expands the cognitive dimension of the pathway. The UGL plug-in transforms the urban landscape into an interactive, mobile, playful, open, flexible environment by incorporating the concepts of multi-functionality, systematic greenery, information technology, and the accessibility of parameter space.
Intelligent Skin
A structure’s skin can deform and open up to capture sunlight and, thereby, store solar energy.
Sistema Fotovoltaico
La copertura supportata da un impianto FV agisce come un sistema organico autosufficiente accumulando energia solare durante il giorno per rilasciarla di notte
Photovoltaic System
The roof supported by a PV system acts like a self-contained organic system accumulating solar energy during the day to be given off at night.
Inverter
Trasforma la corrente continua generata dal sistema fotovoltaico in corrente alternata da immettere nel sistema.
Sistema di raccolta acque
Un sistema di tubature attraversa la struttura trattenendo le acque meteoriche e rilasciandole in estate nei mesi più caldi tramite vaporizzatori.
Water Collection System
A system of pipes runs through the system to gather rainwater ready to be released during the hottest months of summer by means of vaporisers.
Pistoni
Il movimento meccanico dei pistoni agisce su di una pelle che genera sinuosi movimenti.
Pistons
The mechanical action of pistons acts on a skin to generate sinuous movements.
Sensore piezoelettrico
La struttura è dotata di un sistema energetico alternativo che raccoglie l'energia meccanica, prodotta dal passaggio di veicoli, e dal traffico pedonale e la converte in energia elettrica.
Piezoelectric Sensor
The structure is equipped with an alternative energy system collecting mechanical energy obtained from passing vehicles and pedestrians traffic and then converting it into electricity.
The inverter transforms direct current generated by the photovoltaic system into alternating current to be fed into the system.
URB
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LINE
GREEN AN
laboratorio attivo sulla città e il cinema neorealista a Roma active laboratory on the city and the italian neorealism at Rome
La nascita del neorealismo italiano è strettamente connessa con la città di Roma anche se attualmente i luoghi della città non rivelano questa storia e questo passato. Se la forza del neorealismo era nell'offrire uno sguardo critico sui vari piani della realtà e credendo fermamente che stimolare lo spirito critico è più che necessario oggi, il LABO si inserisce nell'area romana del Mandrione (legata con all'immaginario neorealista) reinterpretando il luogo e cercando di tessere varie connessioni. A livello locale, attraverso una lettura del contesto, viene ripristinato il fosso della Marana che con il suo andamento irregolare, scorre fra gli antichi acquedotti e l'edilizia spontanea e diventa il luogo dove il LABO si sviluppa. Le masse apparentemente ermetiche del complesso, prendono ispirazione dalle vicine cave e catacombe, creando nuove intersezioni tra percorsi e attività, interni ed esterni in un paesaggio tellurico e variabile. A livello globale, l’adiacenza con la Ugl, unita all'uso di soluzioni tecnologiche e informatiche, rafforza le intenzioni di espandere le possibili relazioni del LABO con il resto della città, in una sorta di museo diffuso che vuole coniugare il virtuale con il ´sico, il passato (cinematogra´co e storico) con il presente, la cultura e la natura con l'aspetto ludico e la quotidianità. Liakatas
The origins of Italian neo-realism are closely tied to the city of Rome, even though there are currently no places in the city pointing towards this particular aspect of its history and past. Considering that the strength of neo-realism lay in the way it cast a critical eye across various planes of reality and ´rmly believing that encouraging critical thinking is more necessary than ever nowadays, LABO slots into the Mandrione area of Rome (still connected with neo-realism in the collective psyche) by interpreting this location and attempting to weave various links. On a local level, Marana trench (fosso della Marana), which weaves unevenly between the old aqueducts and spontaneous builtscape to accommodate LABO, is restored by carefully studying its setting. The complex’s seemingly hermetic masses draw inspiration from the nearby caves and catacombs, creating new intersections between different pathways and activities, both inside and outside a variable telluric landscape. On a global level, the fact that it is close by the ‘Ugl’, together with the use of computer and high-tech solutions, strengthens the intent to expand LABO’s possible relations with the rest of the city to form a sort of diffused museum that sets out to combine the virtual with the physical, the past (´lm industry and history) with the present, and culture/nature with playfulness and the commonplace.
Maurizio Vogliazzo
DARE FORMA ALL’ACQUA Da quanti anni ormai la progressiva riduzione delle risorse idriche necessarie per una sopravvivenza almeno accettabile delle varie specie che abitano il nostro pianeta è oggetto di allarmi, denunce, appelli accorati? Da tanti, e ovunque: dai media più popolari (interi format televisivi molto pulp, quotidiani, rotocalchi, eccetera), agli organismi sovranazionali (ai quali spetterebbe la messa a punto e il coordinamento di politiche e interventi mirati), agli istituti di ricerca più efficienti e accreditati, e così via. Eppure la situazione non sembra migliorata, sta anzi piuttosto peggiorando: dai più immediati dintorni (tubazioni urbane bucherellate e a tratti talvolta, ma non si sa mai bene, forse perfino con tratti in eternit, falde inquinate, pozzi dismessi o trascurati, eccetera) ai più lontani e sembrerebbe inarrestabili processi di desertificazione e sterilizzazione di intere parti delle terre emerse. Dimenticare, o fare finta di dimenticare, la voracità smisurata e stolta degli interessi potenti e intrecciati che stanno dietro a questo stato delle cose sarebbe inammissibile. Come sarebbe ingiusto trascurare la grande mole di studi e progetti tecnici e anche i propositi sociali che si sono accavallati nel tempo. Che si rivelano purtroppo armi spuntate se rivolte, come in questo caso, contro un muro ben più resistente del granito: finendo da una parte in un gran pentolone di contributi magari raffinati se presi uno per uno ma talmente specialistici da finire col non riuscire neppure a dialogare tra loro per fare fronte comune; e dall’altra nella trappola vorace dell’ideologia e degli slogan (in questo caso la sostenibilità, l’ambientalismo, et similia, proposizioni ormai vuote di contenuti ma irrinunciabili componenti del “politically correct”). Ovviamente le cose non sono così semplici; e comunque, fino a quando si raggiunge il confine di una catastrofe, quasi sempre è successo così. Certo non è una bella soddisfazione. Allora come si fa a non rimpiangere (come sempre d’altronde) Richard Buckminster Fuller, in questo caso specialmente il suo World Game Project, messo a punto nel 1965 e poi dispiegato in tappe stupefacenti nel decennio seguente? In anni non ancora del tutto digitali, meno easy per il trattamento dei dati e per l’informazione: un approccio e risultati veramente trasversali e a tutta ampiezza, il coraggio di rasentare l’utopia trattando invece di possibilità di intervento, di lavoro, e di connessioni ben concrete, ancora oggi trascurate o più semplicemente ignorate per una grande diffusa e comune ignoranza. Aspetti fin da subito non sfuggiti invece a Stewart Brand con il suo Whole Earth Catalog, che rimane forse il principale punto di partenza di quello che diverrà poi networking e virtual community nella rete (per inciso, da noi non è mai arrivata, e non se ne trova, una copia, malgrado una diffusione a milioni: anche questo bisognerebbe saperlo, quando si discetta sulla mediocrità strumentale dell’uso nostrano dei mass media). Con questi sfondi e nell’attuale scenario complesso non si può certo dire che l’architettura giochi ruoli di un qualche rilievo. Le opere concernenti le infrastrutture le sono state sottratte da tempo, e in certi casi se ne è anche lei stessa progressivamente chiamata fuori, come nel caso italiano degli ultimi decenni. Passando a scale ben più ridotte, dopo tutto meno soggette a concorrenze pesanti e non di rado anche sgarbate, la consapevolezza di un proprio rapporto necessario e inscindibile, pena un inevitabile autodepauperamento, con l’acqua e con il suo mondo si è ugualmente smarrito. Passando accanto ai cantieri, che malgrado i tempi che corrono sono tutt’altro che pochi, si ha l’impressione triste che l’acqua venga presa in considerazione soltanto per fare i calcestruzzi, le malte e gli intonaci, per lavare con le pompe le betoniere e i betoncar, e per disporre i condotti per i servizi e gli impianti. In altre parole per l’architettura l’acqua non sembra esistere più: mentre da sempre compito e gloria dell’architettura è quello di dar forma all’acqua, che di per sè non ne possiede alcuna. Anche il progetto del paesaggio, che tanto anela a rendersi se non del tutto autonomo almeno molto riconoscibile nel campo vasto delle competenze architettoniche, di fronte a questo compito sembra come ritrarsi, cedendo il passo all’ingegneria ambientale e naturalistica, all’idraulica e ad altri milieu tecnici,
34 l’ARCA 278
insuperabili nell’autostimarsi, che invece non possono essere che sordi e ben lontani. Conseguendo così per sovrammercato anche il bel risultato di lasciare via via sempre più terreno a onnivori sedicenti tecnici sociopolitici del territorio, ovviamente remoti e del tutto privi di una cultura in grado di progettare la forma fisica delle cose di questo mondo. Certamente non sarà più dato di avere per esempio un Leonardo da Vinci, o almeno (si fa per dire) un Bernardo Buontalenti (anche se non è poi così chiaro il perché: che il guasto non risalga in parte forse a una cattiva interpretazione di The Two Cultures di Charles P. Snow, quindi abbastanza recente, dopo tutto?). Gli acquedotti poi non si fanno più come all’epoca di Roma, ma neppure come quello di Aguas Livres progettato da Manuel da Maia decine di secoli più tardi per portare l’acqua a Lisbona, fino alla straordinaria Mae de Aguas da dove poi Carlos Mardel la faceva scendere in una rete di deliziosi e garbati Chafariz. Tanto per fare alcuni dei tanti esempi noti e facilmente disponibili, e deliberatamente ma con un certo sforzo doloroso costringendoci a dimenticare le nostre memorabili mostre d’acqua, vedi Fontana di Trevi. E pur tuttavia meno di un centinaio di anni fa le torri dell’acqua necessarie per la distribuzione urbana venivano progettate per esempio da Poelzig, nel cuore di Berlino, o in Olanda fino a tutti gli anni Cinquanta del Novecento, una diversa dall’altra con qualità degne di un De Klerk, dando carattere e qualità a una sorta di flatland altrimenti abbastanza desolato e noioso. Altro che quegli ignobili fungacci tutti uguali che trafiggono le nostre campagne (non soltanto le nostre, a dir la verità). Fischer von Erlach ci ha donato nella sua Entwurf Einer Historischen Architektur una fantastica restituzione della famosa Cisterna di Costantinopoli, che andrebbe consigliata come Bildungsspur per ognuno di noi. Austria, barocco, va bene. Ma Poccianti allora, che a Livorno molto tempo dopo è stato l’autore della Gran Conserva, detta Cisternone? Bellissimo poi il paesaggio francese, ma senza i canali navigabili perderebbe molto della sua unicità e del suo fascino. Manufatti per l’acqua e per l’uomo e i suoi commerci, infrastrutture certo, e architetture. E una cultura del progettare non frantumata, non straziata dagli aneliti di egemonia prodotti dal brulichio degli specialismi sostenuto cocciutamente in questi anni a spada tratta dai nipotini poveri delle filosofie d’antan della razionalità aziendale. Dar forma all’acqua comporta anche spesso dover progettare e costruire dighe e altre opere di regolazione e contenimento. Certo Paul Bonatz sul corso del Neckar è stato memorabile (come per altro nei vari ponti sulle Autobahnen, tanto per non dimenticarli e per non guardare soltanto a Conzett). Ma che dire allora di tutta l’infrastrutturazione idroelettrica delle valli alpine italiane? Architettura d’acqua valorosissima, tutta, dai bacini di raccolta alle grandi sale delle turbine di Portaluppi, Ponti, Muzio, Amodeo. Altre tracce di riflessione, nell’infinità possibile. Che altro ha fatto per esempio Siza a Leça da Palmeira se non dar forma all’acqua tormentata dell’Oceano Atlantico? E i grandi transatlantici. costruiti per solcare gli oceani, quindi l’acqua, in questo caso salata, la cui architettura interna ha visto cimentarsi il valore di Ponti, di Pulitzer Finali, di Zoncada, non hanno forse dato un contributo all’Italian Interior Design che contribuisce ancora oggi a far garrire una bandiera che purtroppo nel corso degli anni si è, come si sa, un poco tarlata? Persino il Po e la Dora, fontane di piacentiniano imprinting, due semplici e un poco rigidini stramazzi sul retro di piazza San Carlo a Torino, in piazza C.L.N., calcolate però nel loro esatto funzionamento da Ferroglio, nel loro aplomb sono un buon esempio di decoro urbano civile e non certo di arredo, e posseggono una loro silente poesia. Anche se preferiamo sicuramente di gran lunga, al momento, star seduti a lungo, molto a lungo, sul bordo della fontana Stravinsky, quella subito sulla destra a fianco quasi del Centre Pompidou, di Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely. Tanto per dire che dar forma all’acqua sempre si potrà, anzi si dovrà, e che all’architettura non resta che destarsi da un sonno ormai troppo lungo e darsi da fare.
GIVING SHAPE TO WATER How long now have we been hearing alarm bells, desperate appeals and demonstrations about the gradual eroding away of the water resources required for the various species inhabiting our planet to survive in an at least acceptable manner? For many, many years and coming from all parts: ranging from the most popular media (entire television programmes of the most ‘pulp’ nature, not to mention newspapers and magazines etc.) to supranational bodies (who are responsible for developing and coordinating carefully-targeted policies and projects) and even the most efficient and accredited research institutes etc. And yet the situation does not seem to have improved, on the contrary it is getting worse: from our most immediate surroundings (urban pipelines full of holes, polluted stratums, abandoned or neglected wells etc.) to those furthest away. The desertification and sterilisation processes affecting entire sections of land above sea level seem to be unstoppable. Forgetting or pretending to ignore the all-consuming voracity of the powerful interwoven interests underpinning this desperate state of affairs is quite inadmissible. Just as it would be unfair to overlook the vast array of studies and technological projects, not to mention social endeavours, which have been building up over time. Unfortunately they are rather blunt weapons, when, as in this case, they are directed against a much stronger granite-like barrier: mainly ending up in one huge melting pot of input, which, if taken individually, are perhaps quite elegant and refined, but so specialised that they do not even manage to combine together to create a common front; and, on the other hand, ending up in the all-enticing trap of ideology and slogans (in this instance sustainability, environmentalism etc., propositions now devoid of content but an ever-present part of the "politically correct"). Of course things on quite that simple; and, in any case, until we actually end up on the verge of a catastrophe, that is the way it has almost always been. Of course this is no consolation. And so how can we fail to miss (as always) Richard Buckminster Fuller, in this case particularly his World Game Project, originally developed in 1965 and then set out in separate and quite astounding stages over the following decade? That was back in the days when everything was not digital and things were a lot less simple when it came to handling data and information: a truly cross-the-board and all-encompassing approach and corresponding results, the courage to embrace utopia while proposing a feasible work project with very concrete links, still overlooked or quite simply ignored due to widespread general ignorance. Aspects which, however, immediately caught Stewart Brand’s eye with his Whole Earth Catalogue, which is still perhaps the most significant starting point for what would go on to become networking and virtual communities on the Web (to tell the truth it never really reached us here in Italy, and not even one copy can be found even though millions were actually published: this is also worth knowing when talking about the instrumental mediocrity of Italy's use of the mass media). Against this backdrop and in view of the overall scenario at the moment, we certainly cannot claim that architecture plays a crucial role. For some time now it has been deprived of infrastructural works and, in certain cases, it has actually retreated of its accord, as has been the case here in Italy over the last few decades. Moving on to much smaller scales (not subject to such tough and at times even rather unfair competition), we have actually lost any awareness of our own vital and absolutely necessary relations with water and its milieu (at the risk of eventually depriving ourselves of it). Passing by building sites, which despite the period in which we live are still quite numerous, you get the rather sad impression that water is only really considered for the purposes of creating concrete, mortar and plaster, for washing the pumps of cement mixers and laying pipes for utilities and other systems. In other words, as far as architecture is concerned, water seems to no longer exist: whereas in actual fact it has always been the pride and glory and task of architecture to give shape to water, which, in its own right, has none. Even landscape design, which is struggling to make itself not so much completely independent as at least clearly identifiable within the vast realm of architectural expertise, seems to be retreating in face of this
task, giving way to environmental and naturalistic engineering, hydraulics and other technical domains, which, although bursting with confidence, are inevitably deaf to these issues and very distant. This is bound to increasingly open up the way to omnivorous so-called sociopolitical territorial technicians, who, of course, have absolutely no qualifications or background for designing the physical form of the various “things” in this world. Of course there will never be anybody like Leonardo da Vinci again or even (in a manner of speaking) Bernardo Buontalenti (even though it is not clear why: perhaps the damage can be traced back to an improper reading of Charles P. Snow’s The Two Cultures, in other words is a very recent matter?). Aqueducts are no longer made as they were back in Roman times, nor even like the one in Aguas Livres designed by Manuel da Maia centuries later, constructed to convey water to Lisbon, or even the extraordinary Mae de Aguad from which Carlos Mardel transported water down into a magnificent and highly elegant network of fountains. Just to mention some of the best-known and easily accessible examples, deliberately ignoring (not without some regret) some of Italy’s memorable water features (i.e. Trevi Fountain). And yet less than one hundred years ago the water towers required to supply the urban network used to be designed by the likes of Polezig, for instance, in the heart of Berlin, not to mention the Netherlands where, right up until the 1950s, they were all quite different from each other and of a quality worthy of De Klerk, adding character and enhancing what would otherwise have been rather boring and desolated flatlands. Nothing like those horrible little mushrooms, all identical to each other, that have popped up around the countryside (and, to tell the truth, not just here in Italy). Fischer von Erlach gave us a fabulous rendition of the famous Constantinople Cistern in his Entwurf Einer Historischen Architektur, which should be taken as a Bildungspur for every single one of us. The baroque period in Austria was also notable. But then what about Poccianti, who designed the Gran Conserva (known as the Cisternone) in Livorno sometime after that? The French landscape is truly magnificent, but without its canals it would lose much of its uniqueness and charm. Constructions for handling water and people (and their trading operations), infrastructures of course but also works of architecture. Architectural design has not been ripped asunder by the yearning for hegemony deriving from all the specialisations stubbornly supported over recent years by second-rate descendants of the old-fashioned philosophies of corporate rationality. Giving shape to water often means designing and constructing dams and other controlling and containing works. Of course Paul Bonatz’s work along the Neckar was quite memorable (not to mention the various bridges over motorways, which are also worth noting as a possible alternative to Conzett). And then what about all the hydroelectric infrastructures in Italy's Alpine valleys? Water-based architecture of the most valiant kind, everything of the highest quality from the containment basins to the great turbine rooms designed by Portaluppi, Ponti, Muzio, Amodeo. These are just some thoughts from a potentially endless array. And, after all, what did Siza do, for example, in Leça da Palmeira other than give shape to the tormented waters of the Atlantic? And did not the great ocean liners, built to sail the oceans and, hence, water (salty in this case), whose interior architecture was worked upon by men of the calibre of Ponti, Pulitzer Finali and Zoncada, provide a notable contribution to Italian interior design and still keep the flag flying today, even though it is only fluttering at half-mast in other respects? Even the Po and Dora – fountains bearing the Piacentini hallmark, two simple and rather rigid artefacts to the rear of Piazza San Carlo in Piazza C.L.N. in Turin, but carefully calculated to work perfectly by Ferroglio – are, due to their aplomb, a fine example of civil urban decoration and certainly not just furnishing, and can actually boast their own silent poetics. Even know we certainly much prefer, at least for the time being, to spend plenty of time sitting on the edge of Stravinsky Fountain, the one just over on the right, almost alongside the Pompidou Centre, designed by Niki de Saint Phalle and Jean Tinguely. In a nutshell, we will always be able to, and obliged to, give shape to water. So architecture just needs to wake up from its very lengthy slumber and really set about its business.
278 l’ARCA 35
MUSEO COCTEAU IN MENTON Rudy Ricciotti
Edificio scultorio e misterioso, il nuovo museo consacrato all’opera dell’artista francese si inscrive nella trama urbana ridisegnando una parte del quartiere affacciato sul mare.
Tre anni dopo l’avvio del cantiere, il Museo Jean Cocteau collezione Séverin Wunderman è stato inaugurato a Mentone in un sito affacciato sul mare e prospicente l’antico Bastione del XVII secolo, che ospita una parte delle opere mediterranee dell’artista. Il museo ospita su 2.700 metri quadrati l’insieme delle opere provenienti dalla donazione Séverin Wunderman – 1.800 opere di cui 900 dell’artista – completate dalla collezione storica del museo del bastione. Un totale di 2.000 opere che comprendono disegni, dipinti, stampe, ceramiche, tappezzerie, libri, manoscritti, fotografie e un corpus di opere dei suoi amici artisti, come Picasso, Modigliani e de Chirico. L’edificio progettato da Ricciotti, vincitore di un concorso internazionale promosso dalla Ville de Menton, trae ispirazione dalle molteplici sfaccettature del genio di Cocteau. L’architettura bassa e minerale è ancorata al sito come un basamento naturale proiettato sul mare che assicura la ricucitura dello schema urbano esistente senza entrare in conflitto con l’antico mercato coperto, ma riprendendo la tradizione delle grandi correnti stilistiche del Novecento che caratterizzano il centro storico della cittadina. La sua copertura piatta e lavorata nella materia grazie al gioco delle arcate perimetrali, diventa un riferimento urbano leggibile di giorno e di notte e afferma la partecipazione del museo alla città come un tassello urbano che completa un pezzo di quartiere. Il museo si lascia scoprire avvicinandosi dalla passeggiata lungo mare. Una enfilade di portici, scolpiti nella materia, circonda le facciate vetrate del museo declinando un linguaggio plastico sublimato dai giochi d’ombra e di luce. Questo colonnato di “pezzi di muro” aleatori di 50 cm di spessore, sostiene un aggetto della copertura di 1,50 metri offrendo un percorso pedonale protetto dal sole e dalla pioggia. A est sull’entrata principale, questo aggetto raggiunge i 5 metri delimitando l’ingresso del museo verso l’ampio piazzale in una transizione fluida tra interno ed esterno. La facciata ovest, quella più esposta agli scambi termici, è anche quella meno lunga in cui l’irraggiamento solare radente è filtrato dal portico in cemento bianco. Il registro espressivo, e soprattutto l’estetica del bianco e del nero, traducono il sogno, il mistero e la complessità propri dell’opera e della personalità di Cocteau. Gli spazi interni invitano alla scoperta dell’arte moderna e contemporanea nel rapporto di continuità col mare e il paesaggio mediterraneo. Dall’entrata del museo a livello strada una grande parete in vetro traslucido serigrafato annuncia la presenza della sala espositiva permanente di 700 metri quadrati. Questo spazio, collegato a quello delle esposizioni temporanee, continua nel sottosuolo accessibile da un’ampia scala e da un ascensore. Aperto sullo spazio d’ingresso e sulla libreria, un caffè ristorante di 50 posti offre un piacevole momento di pausa, di riflessione e di incontri. Un atelier pedagogico, uno spazio di documentazione e un laboratorio d’arti grafiche completano le dotazioni del museo. 36 l’ARCA 278
L’ampio piazzale che segna l’ingresso al Museo Cocteau a Menton e che filtra il rapporto con la città e il mare.
The spacious plaza marking the entrance to the Museum Cocteau in Menton, filtering the relationship between the city and the sea.
The new museum dedicated to the work of this French artist is a mysterious, sculptural building carefully set in the urban web to redesign part of the neighbourhood overlooking the sea. Three years after building work began, Jean Cocteau Museum hosting the Séverin Wunderman collection officially opened in Menton on a site overlooking the sea and facing onto the old 17th-century Bastion. The museum holds some of the artist’s Mediterranean works and all of the works donated by Séverin Wunderman over an area of 2,700 square metres – 1,800 works in all of which 900 by the artist – completed by the Bastion Museum’s own historical collection. The total of 2,000 works includes drawings, paintings, prints, ceramics, tapestries, books, manuscripts, photographs and a body of works by some of his artist friends, such as Picasso, Modigliani and de Chirico. The building designed by Ricciotti was the winning entry in an international competition organised by Ville de Menton and draws inspiration from all the various facets of Cocteau’s genius. The low-level mineral architecture is anchored to its site like some sort of natural base extending into the sea, simultaneously knitting together the old urban layout without entering into conflict with the old-fashioned indoor market and once again reverting to traditional stylistic schools of thought from the 20th century characterising the old town centre. Its flat roof based on an interplay of perimeter arches turns into an urban landmark both during the day and night, reasserting the museum's involvement in the city as an urban fragment helping complete this part of the neighbourhood. The museum gradually reveals itself as you approach it from the seaside. An enfilade of porticos sculpted into its built fabric surrounds the museum's glass facades drawing on a very sculptural language sublimated by an interplay of shadow and light. This colonnade of 50 cm-thick airy "bits of wall" supports a roof overhang measuring 1.5 metres to provide a pedestrian path sheltered from the sun and rain. This overhang extends to 5 metres to the east of the main entrance marking the entrance way to the spacious plaza in a seamless flow from inside to outside. The west facade, which is most exposed to heat exchanges, is also the shortest and here sunlight is filtered through a white concrete portico. The stylistic key, and above all the aesthetics of black-and-white, interpret the mysterious dreamlike qualities of this complex work and of Cocteau's equally complex personality. The interiors invite people to discover modern and contemporary art in a state of continuity with the sea and Mediterranean landscape. A large serigraphed translucent glass wall by the museum entrance at road level announces the presence of the 700-square-metre room hosting the permanent collection. This space, which is actually connected to the space holding the temporary collections, continues underground and can be reached down a large staircase or lift. A 50-seat restaurant opening up onto the entrance area and bookshop provides the chance to take a pleasant moment’s break, gather your thoughts or socialise. An educational workshop, reference facility and graphic arts workshop complete the museum facilities. 38 l’ARCA 278
Ville de Menton
Pianta del piano interrato. In basso, viste di alcune del sale del Museo Cocteau che invitano alla scoperta dell’arte moderna e contemporanea nel rapporto di continuità col mare e il paesaggio mediterraneo. Dall’entrata del museo a livello strada una grande parete in vetro traslucido serigrafato annuncia la presenza della sala espositiva permanente di 700 metri quadrati. Questo spazio, collegato a quello delle esposizioni temporanee, continua nel sottosuolo accessibile da un’ampia scala e da un ascensore.
Plan of the basement. Below, views of some of the exhibition halls of the Museum Cocteau that invite people to discover modern and contemporary art in a state of continuity with the sea and Mediterranean landscape. A large serigraphed translucent glass wall by the museum entrance at road level announces the presence of the 700-square-metre room hosting the permanent collection. This space, which is actually connected to the space holding the temporary collections, continues underground and can be reached down a large staircase or lift.
Credits Project: Agence Rudy Ricciotti Museography: EDP et Associés Lighting engineering: LightecTechnical studies: Sudeco Ingénierie Acoustic: Thermibel
Landscaping: Agence APS Quality control: Apave Nice Facades engineering: Van Santen & associés Concessionary: ERDF, Veolia Eau General Contractor: Client: Ville de Menton
40 l’ARCA 278
Pianta del piano terra.
Plan of the ground floor.
278 l’ARCA 41
Elena Cardani
An enfilade of porticos sculpted into its material fabric surrounds the museum's glass facades drawing on a very sculptural language sublimated by an interplay of shadow and light. This colonnade of 50 cm-thick airy "bits of wall" supports a roof overhang measuring 1.5 metres to provide a pedestrian path sheltered from the sun and rain. Below, study of the structure.
Ville de Menton
Una teoria di portici, scolpiti nella materia, circondano le facciate vetrate del museo declinando un linguaggio plastico sublimato dai giochi d’ombra e di luce. Il colonnato di “pezzi di muro� aleatori di 50 cm di spessore, che sostiene un aggetto della copertura di 1,50 metri offrendo un percorso pedonale protetto dal sole e dalla pioggia. Sotto, studio per la struttura.
Elena Cardani
Olivier Amsellem
Elena Cardani
Sopra, Jean Costeau, Madame Favini, olio su tela, 150x150 cm, 1953 (Musée Jean Cocteau, Collection Séverin Wunderman, ©ADAGP Paris 2011, ©Serge Caussé photographe). Il museo ospita su 2.700 metri quadrati l’insieme delle opere provenienti dalla donazione Séverin Wunderman – 1.800 opere di cui 900
dell’artista – completate dalla collezione storica del museo del bastione. Un totale di 2.000 opere che comprendono disegni, dipinti, stampe, ceramiche, tappezzerie, libri, manoscritti, fotografie e un corpus di opere dei suoi amici artisti, come Picasso, Modigliani e de Chirico.
Above, Jean Costeau, Madame Favini, oil on canvas, 150x150 cm, 1953 (Musée Jean Cocteau, Collection Séverin Wunderman, ©ADAGP Paris 2011, ©Serge Caussé photographe). The museum holds the works donated by Séverin Wunderman over an area of 2,700 sq.m – 1,800 works in all of which 900 by Cocteau himself -
completed by the Bastion Museum’s own historical collection. The total of 2,000 works includes drawings, paintings, prints, ceramics, tapestries, books, manuscripts, photographs and a body of works by some of his artist friends, such as Picasso, Modigliani and de Chirico.
278 l’ARCA 45
OZEAN UM IN STRALSUND Behnisch Architekten
Un edificio che non ha un lato posteriore, ma è orientato e aperto principalmente verso il lato più importante: il mare. La sua forma particolare e la posizione lungo la passeggiata lungomare lo rendono un polo d’attrazione nel contesto dell’immagine urbana di Stralsund.
Frank Ockert
A building with no rear sides, mainly oriented and open to the most important side, the sea. Its particular shape and location on the promenade make it an attractive and memorable feature in Stralsund’s city image.
Il Museo Oceanografico Tedesco a Stralsund, già il più grande museo di storia naturale della Costa Baltica in Germania, ha ampliato le proprie funzioni con l’Ozeanum, un complesso che contiene grandi acquari, mostre esaurienti sulla vita del Mar Baltico e degli oceani del mondo, sulla ricerca e le risorse marine e una mostra speciale dedicata ai “Giganti del Mare”. L’Ozeanum è una struttura aperta, inondata su ogni lato dalla luce e dalla gente, in modo simile a come gli scogli sono bagnati dalle acque del mare. Da ogni lato, l’allineamento variabile di questi “scogli” crea una forma dinamica e mutevole del museo. L’ingresso principale è rivolto verso il mare. La netta divisione dell’edificio in elementi individuali, destinati a specifiche funzioni, consente di avere viste panoramiche interessanti da ogni lato del complesso sia verso l’esterno sia verso l’interno. Il piano terra accoglie, oltre alle consuete funzioni del foyer di un museo, un negozio e una caffetteria. Le aree espositive sono organizzate ai piani superiori, cosicché i visitatori non sono disturbati dal viavai dell’atrio al piano terra. Ciascuno dei volumi contiene una funzione specifica. Quello rivolto verso il mare offre – su vari livelli – un’introduzione ai temi che ritrovano esposti negli altri edifici. Due di questi contengono acquari e il quarto una enorme balena. I due edifici che contengono gli acquari, rivolti verso il lato urbano, sono collocati su delle piattaforme. I blocchi dedicati al Mare del Nord e al Mar Baltico, con vari bacini d’acqua, offre un viaggio lungo il percorso che dal porto di Stralsund porta alle scogliere bianche dell’Isola di Rügen e poi, attraverso il Kattegat, al Mare del Nord, con simulazioni di maree, fin su al Mare Polare. C’è anche un’area denominata “Mare dei Bambini” che culmina con un giardino coi pinguini. Poiché questi spazi espositivi non hanno bisogno di luce naturale, è stato possibile avvolgerli in facciate chiuse con leggeri aggetti rispetto il limite dei solai. Il foyer, con scale, ascensori e passerelle, è uno spazio aperto che congiunge i vari elementi. E’ il punto di partenza per i diversi percorsi attraverso le aree espositive e, grazie alle ampie vetrate delle facciate e della copertura, offre viste di grande interesse. Per le diverse zone degli edifici si è dovuto rispondere a necessità specifiche in termini di tecnologia sia climatica che energetica. Il compito era di sviluppare un concetto energetico che assicurasse le condizioni ambientali ottimali per la flora e la fauna in mostra, e anche per i visitatori. Allo stesso tempo, si doveva mantenere basso il consumo di energia. E’ stato preso in considerazione un approccio olistico comprendente gli investimenti e i costi di operazione e manutenzione. Per far funzionare gli acquari è necessario un largo consumo di energia. Poiché è centrale l’attenzione alle esposizioni relative ai mari nordici, l’acqua deve essere mantenuta costantemente fredda. Questo avviene grazie a delle pompe che di continuo producono correnti, filtrano e fanno circolare l’acqua. Tutti i bacini sono illuminati individualmente offrendo così ai visitatori la migliore visione. Il consumo di tutti questi componenti doveva essere ridotto al minimo. Le simulazioni termiche hanno permesso valutazioni differenziate dei carichi e dei consumi di energia e hanno costituito la base per la messa a punto di misure di risparmio energetico mirate alle necessità dei vari ambienti. Per esempio, il foyer vetrato gode di una ventilazione naturale. Il riscaldamento a pavimento può essere convertito in raffrescamento in estate. Questi sistemi, insieme ai meccanismi di protezione solare e a parametri ottimizzati delle vetrature, creano un clima piacevole in estate. Le aree espositive nei volumi chiusi possono essere ventilate sia meccanicamente sia naturalmente tramite le loro facciate esterne. La fornitura di energia è assicurata da un gestore che utilizza esclusivamente eco-energia. 48 l’ARCA 278
Roland Halbe
The German Oceanographic Museum in Stralsund, already the largest natural history museum on Germany’s Baltic Coast, has extended its program with the Ozeanum, a complex incorporating large aquaria, comprehensive exhibitions about the Baltic Sea, the oceans of the world, marine research and resources, and a special display of “Giants of the Sea”. The Ozeanum is an open structure flooded from all sides by people and light, similar to the way stones in the sea near the water’s edge are flooded by the surrounding water. From every approach the changing alignment of the “stones” create a dynamism and varied form of the museum. The main entrance is placed on the seaward side. The clear division of the building into individual elements allocated to specific functions affords interesting views from all sides into and through the complex. The ground floor level accommodates, along with the usual functions of a museum foyer, a shop and a café. Exhibition areas are accommodated in the upper floors, so that visitors can proceed through the exhibition undisturbed by the crowds walking through the building at ground floor level. Each building element covers a specific topic. The element addressing the sea provides – on various levels – an introduction into the topics of the other elements. Two of them accommodate aquaria, the fourth a huge whale. The two aquarium elements, which address the town, are placed above the plantrooms. The North Sea element and the Baltic Sea element with various basins offer a journey from Stralsund’s harbour basin along the chalk cliffs of the Isle of Rügen and then, through the Kattegat, into the North Sea with tide simulations and further up to the Polar sea. There will also be a “Sea for Children” area with a penguin garden on the roof top. Since these exhibition spaces do not require daylight, it is possible to wrap them in closed facades with slight projections beyond the floor edges. The foyer with stairs, lifts and footbridges spans freely between the various individual elements. It is the starting point for diverse routes through the exhibition and affords interesting views and overviews thanks to a glazed roof and glazed facades. Specific requirements regarding both the climate and the energy technology had to be met in the different areas of the building. The task was to develop a concept ensuring optimum environmental conditions for the flora and the fauna on display, but also for the visitors. At the same time, energy consumption was to be kept low. A holistic approach regarding investments, operating and maintenance costs was taken into account. A large portion of energy is consumed by operation of the aquaria. With the focus on display of northern seas, the water is cooled in permanence. Permanently operating pumps produce currents, filter and circulate the water. All basins are lit individually for optimum visitors’ experience. The energy consumption of all these components had to be reduced to a minimum. Thermal simulation allowed for a differentiated evaluation of the energy loads and consumption, and provided the basis for the development of precisely targeted energy-saving measures in the various areas. The glazed foyer, for instance, is naturally ventilated throughout. Floor heating can be converted to floor cooling in summer. Together with internal sun-shading devices and optimized glazing parameters it creates pleasant temperatures in the summer. The visitors’ areas in the close building elements can be ventilated mechanically and, in addition, naturally via the external façade. The energy supply is ensured by a contractor, who exclusively uses eco power. 50 l’ARCA 278
Roland Halbe
Left, from the bottom up, plan of the ground floor, and plans of the second and third floors. Above, site plan and sections. Below, aerial view of Stralsund harbour. Opposite page, axonometric blow out and nighttime view of the east façade of the Ozeanum.
Ralf Lehm
A sinistra, dal basso, pianta del piano terra,del secondo e del terzo piano. Sopra planimetria generale e sezioni. Sotto, vista aerea del porto Stralsund. Nella pagina a fianco, spaccato assonometrico e vista notturna del fronte est dell’Ozeanum.
52 l’ARCA 278
(Günter Behnisch, Manfred Sabatke) Project Leaders: Peter Schlaier, Elke Reichel Project Staff: Jakob Fürniss, Sebastian Wockenfuss, Antonella Sgobba, Florian Kneer,
Brthold Jungblut, Katja Knaus, Jörg Knaus, Michael Kern, David Mrugala Structural Consultant: Schweitzer Beratende Ingenieure Ventilation, Air-conditioning:
Schreiber Ingenieure Gebäudetechnik Sanitary: Ingenieurbüro Thomas Engelbrecht Heating: Inros Lackner Structural Physics: Ingenieurbüro Horstmann+Berger
Energy Concept: Transsolar Energietechnik Exhibition Design: Atelier Lohrer/ Argea Fassbender & Heppert Aquaria technology: Ingenieurbüro Joecks Landscaping:
Nagel Schonhoff & Partner with Behnisch Architekten Signage, graphics: Ockert und Partner Lighting and Electrical Installation: Ingenieurbüro Walter Bamberger
Central Building Control Systems: Ingenieurbüro Uwe Trepping Façade Consultant: Euro-Fassadentechnik Client: Deutsches Meeresmuseum Stralsund
J-M Schlorke
Credits Project: Behnisch Architekten Architects: Stefan Behnisch, David Cook, Martin Haas Competition Architects: Behnisch & Partner
278 l’ARCA 53
J-M Schlorke
J-M Schlorke
J-M Schlorke
J-M Schlorke Roland Halbe J-M Schlorke
Viste dell’area esterna, del foyer e di alcune sale espositive del museo oceanografico. Il foyer, con scale, ascensori e passerelle, grazie alle enormi vetrate sia laterali sia in copertura, è uno spazio aperto e luminoso che congiunge i vari elementi. Gli spazi espositivi, che non hanno bisogno di luce naturale, è sono avvolti in facciate chiuse con leggeri aggetti rispetto il limite dei solai.
Views of the external plaza, of the foyer and of some exhibition halls of the oceanographic museum. The foyer with stairs, lifts and footbridges spans freely between the various individual elements. It is the starting point for diverse routes through the exhibition and thanks to a glazed roof and glazed facades, is a very well naturally lit and open space. The exhibition spaces, that do not require daylight, are wrapped in closed facades with slight projections beyond the floor edges.
Roland Halbe
CITÉ DE L’OCÉAN ET DU SURF BIARRITZ Stevel Holl – Solange Fabião
Progettata da Steven Holl in collaborazione con Solange Fabião, la Cité de l’Océan et du Surf di Biarritz è una struttura museale ludica, pedagogica e scientifica dedicata alla conoscenza dell’oceano. L’architettura segue uno sviluppo dalle linee fluide e armoniose che si fonda su un concetto spaziale “sotto il cielo e sotto l’oceano” declinato da forme concave e convesse. Sotto le onde, uno spazio di 2.600 metri quadrati, dedicato alla conoscenza dell’oceano; sotto il cielo, una piazza pubblica incurvata con vista sull’oceano. Unico nel suo concetto architettonico e innovativo nel contenuto, il percorsoscoperta offre una visione del mondo vivente dell’oceano, complesso e fragile e che l’uomo deve rispettare: come funziona, quali sono i suoi umori, i suoi misteri ecc. La visita interattiva sfrutta le più avanzate tecnologie per far vivere al visitatore delle esperienze inedite nel centro degli oceani. L’architetto americano ha pensato un edificio come una grande onda che si libera nel segno della trasparenza coniugando paesaggio naturale a uno spazio museale funzionale. L’edificio si sviluppa per tre quarti nel sottosuolo e integra un 56 l’ARCA 278
approccio sostenibile grazie alla sua integrazione nel sito, l’autoregolazione termica e un sistema di recupero delle acque piovane assicurato dalla particolare pavimentazione a piastre vegetalizzate e da una linea di vegetazione naturale. All’esterno, il tetto dell’edificio forma una grande piazza pubblica curvilinea dove due cubi trasparenti fanno eco ai due scogli di Ilbarritz. Circondato da una terrazza panoramica, il più grande dei due ospita un ristorante con vista mare. All’interno, l’edificio è composto da una vasta sala di 2.000 metri quadrati, totalmente libera da muri suddivisori e alta dai 6 ai 13 metri, destinata alle esposizioni permanenti; una sala di 600 metri quadrati nel sottosuolo per le mostre temporanee; un auditorium di 120 posti; spazi e sale d’accoglienza destinati agli studenti; un ristorante con terrazza panoramica, un caffè e una boutique. La Cité de l’Océan et du Surf e l’inaugurazione del nuovo Acquario del Museo del Mare di Biarritz dedicato alla scoperta della fauna sottomarina, ampliano l’offerta culturale di Biarritz consolidandone il ruolo di centro di studio e di conoscenza dedicato all’oceano.
Un complesso dedicato alla conoscenza dell’oceano che sposa la forma delle onde della costa basca con una geometria di superfici concave e convesse.
A facility providing information about the ocean shaped like the waves along the Basque coast based on a geometric pattern of concave and convex surfaces.
Designed by Steve Holl in partnership with Solange Fabião, the Cité de l’Océan et du Surf in Biarritz is a playful, educational and scientific museum facility devoted to an understanding of the ocean. The architecture flows smoothly and fluidly based on a "below the skies and beneath the ocean" spatial concept featuring concave and complex forms. A 2,600 square metres space beneath the waves is dedicated to knowledge about the ocean, while an inward-curving public square below the skies offers a striking view across the ocean. Unique in terms of its architectural design and innovative in terms of its content, this pathway of discovery offers a vision of the living world of the ocean in all its fragile complexity, which people must learn to respect: how it works, what its moods are, what mysteries it holds etc. The interactive tour draws on the very latest technology, so that visitors can enjoy a unique experience in the very midst of the ocean. The American architect has designed a building in the shape of a large wave as it breaks free in the name of transparency, bringing together the natural landscape and a very practical museum space. Three quarters of the building is built underground and draws on a
sustainable approach thanks to the way it blends into its site, thermal self-regulation and a rainwater recovery system based on special flooring made of landscaped sheet plates and a line of natural vegetation. On the outside, the building roof forms a large curve-shaped public square, where two transparent cubes echo the two cliffs of Ilbarritz. The building is surrounded by two panoramic terraces, the biggest of which holds a restaurant with a view across the sea. On the inside, the building is composed of a spacious 2,000 square metres room completely free from any dividing walls and rising up to a height of between 6-13 metres that is designed to hold the permanent exhibition; a 600 m² room below ground accommodates the temporary exhibitions; there is also a 120-seat auditorium; spaces and reception rooms for students; a restaurant with a panoramic terrace, a coffee shop and a boutique. The Cité de l’Océan et du Surf in Biarritz and the opening of the new Aquarian belonging to Biarritz Museum of the Sea, which is devoted to discovering underwater fauna, have extended Biarritz's cultural facilities, reinforcing its role as a study-information centre devoted to the Ocean. 278 l’ARCA 57
Iwan Baan Steven Holl Architects
Iwan Baan
Iwan Baan
A sinistra, pianta del livello +25.10; sotto, pianta del livello +28.70.
Left, plan of level +25.10; below, plan of level +28.70.
Sotto, pianta del livello +17.50 e a destra, pianta del livello +20.70. Nella pagina a fianco, planimetria generale, la sala dedicata alle balene e la galleria d’acqua.
Below, plan of level +17.50, and right, plan of level +20.70. Opposite page, site plan, the room dedicated to whales and the water tunnel.
Credits Project: Steven Holl Architects Solange Fabião, Steven Holl (design architect), Rodolfo Dias (project architect) Chris McVoy (project advisor), Filipe Taboada (assistant project architect) Francesco Bartolozzi, Christopher Brokaw, Cosimo Caggiula,
Florence Guiraud, Richard Liu, Ernest Ng, Alessandro Orsini, Nelson Wilmotte, Ebbie Wisecarver, Lan Wu, Christina Yessios (project team), Rüssli Architekten, Justin Rüssli, Mimi Kueh, Stephan Bieri, Björn Zepnik (project team DD/CD) Associate Architects: Agence d'Architecture
X.Leibar JM Seigneurin Structural Consultant: Betec & Vinci Construction Marseille Acoustical Consultant: AVEL Acoustique Hvac Consultant: Elithis General Contractor: Faura Silva, GTM Sud-Ouest Batiment Client: SNC Biarritz Ocean
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CENTRO TERMALE O’BALIA IN BALARUC-LES-BAINS Tectoniques
Jérome Ricolleau
Il Centro di benessere O’Balia progettato dallo studio Tectoniques completa i complessi termali di Balaruc-les-Bains, nel sud-ovest della Francia, una storica stazione termale nel dipartimento dell’Hérault. Il nuovo edificio costruito sulle rive dello stagno di Thau offre delle cure e dei bagni che utilizzano l’acqua termale senza obiettivi terapeutici diretti. La sua presenza molto grafica è declinata attraverso l’uso del legno, con un gioco di linee e di intrecci che crea una scenografia cangiante, animata dal sole del Mediterraneo. Il nuovo edificio si inscrive con coerenza e pacatezza in un paesaggio fortemente caratterizzato cercando una sorta di dissolvimento. Verso la città, una capanna di legno emerge tra i pini, identica a quelle che si possono trovare nei dintorni. Verso lo stagno, la mimesi è ancora più evidente. La piantumazione della riva esistente è maggiormente rinforzata per nascondere l’edificio. Solo un belvedere si proietta in aggetto sullo stagno attraverso la barriera dei cipressi e delle canne della Provenza. La protezione delle spiagge e dei bacini rispetto ai venti dominanti viene svolta dall’edificio stesso, disposto a forma di squadra a nord e a est. La facciata ovest è protetta da un terrapieno vegetalizzato pensato
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come un frangivento dalla forma simile a quella dell’allineamento delle dune naturali lungo lo stagno. Il centro del nuovo edificio è occupato da un giardino esotico. L’uso del legno grezzo, ampiamente ventilato e di sezione importante, permette di sopperire ai problemi di umidità dell’aria ambiente e di salinità, due fattori fortemente condizionanti la costruzione. Il progetto si sviluppa su due forme geometriche semplici: delle linee e dei cerchi. Le linee, materializzate dai fianchi costruiti, organizzano il progetto, assorbono il dislivello del terreno, accompagnano i percorsi e preservano gli spazi acquatici, garantendo la transizione tra il sito naturale delle rive e una sequenza più urbana verso l’ingresso e il parcheggio. Questa posizione lineare è particolarmente accentuata dal lungo belvedere, che si prolunga al disopra dello stagno per offrire una vista inedita sul piano d’acqua e gli allevamenti di ostriche. I cerchi accolgono invece l’acqua e i bacini disegnando le forme morbide e circolari dei percorsi d’acqua e offrendo una presenza organica simile alla composizione naturale. L’intero progetto ruota attorno alla presenza dell’acqua, declinata in tutte le sue forme: canali, bacini, getti, fontane, cascate, pioggia, ruscelli, vapori, ribollii. L’insieme è
Un progetto misurato e silenzioso inserito sulle rive di uno stagno, che propone un concetto di benessere ludico ed eco-responsabile.
A carefully gauged and silent project set along the banks of a pond and re-proposing the idea of playful, eco-responsible well-being.
organizzato come un percorso arborescente, costruito a partire dalla “strada di pioggia” formata da una galleria, isolata e riscaldata, intagliata nel terreno lungo la riva sud. Essa permette di utilizzare la struttura tutto l’anno accedendo alle diverse attività e al bacino senza passare dall’esterno. La zona acquatica esterna è formata da tre bacini che si succedono, e si riversano gli uni negli altri. Questo percorso acquatico è completato da spazi wellness più classici e da spazi polivalenti per la ginnastica dolce. Per rafforzare la messa in scena acquatica, il lighting designer Lucas Goy ha progettato una scenografia luminosa utilizzando l’acqua come materiale luminoso e fonte di luce, dei led inseriti nei becchi di cigno, nelle ghiere, nelle cascate e nei getti, nei vapori e nei ribollii. Le fonti rimangono tutte invisibili. E’ l’acqua stessa che trasporta e diffonde la luce. L’edificio viceversa è illuminato in modo sobrio e discreto, sottolineando gli intrecci del legno e delle linee delle fasce costruite. La presenza molto grafica dell’insieme è esalta dall’uso del legno in un gioco di linee e di intrecci che disegna la lavorazione della texture dell’involucro sulle cinque facciate. Sul piano dell’impatto visivo, questa texture crea un’architettura cangiante secondo le ore del
giorno, mentre a livello degli ambienti climatici, offre dei piacevoli ombreggiamenti e una protezione graduale delle parti esposte (coperture, facciate sud e ovest, vetrate). Il Centro O’Balia privilegia l’approccio sostenibile della filiera a secco, con una forte propensione per la filiera legno. Questa metodologia costruttiva assicura una grande possibilità di evoluzione delle istallazioni con una migliore sostenibilità in rapporto alle condizioni climatiche aggressive del sito (salinità e umidità del lungo mare, durezza dell’acqua termale). Il legno principalmente utilizzato è un resinoso Douglas grezzo, con il quale sono stati realizzati i solai, i rivestimenti, le ossature e gli elementi degli ombreggiamenti. Il cemento è presente in tute le infrastrutture, i locali tecnici e i bacini. Sul piano energetico, l’edificio è quasi completamente autonomo in quanto sfrutta l’acqua dei bacini fornita da due trivellature profonde su una falda d’acqua calda. La temperatura naturale dell’acqua è superiore alla temperatura richiesta per i bacini e dunque nessuna energia viene utilizzata per il riscaldamento dell’acqua. Allo stesso modo, il riscaldamento degli edifici è assicurato dal recupero del calore sulla vasca tampone dell’acqua termale.
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The O’Balia Wellness Centre designed by Tectoniques completes the spa facilities of Balaruc-les-Bains in south-west France, a famous old spa station in the Department of Hérault. The new building is constructed along the banks of Thau Pond and provides thermal cures and bath facilities using spa water without any precise therapeutic goals. Its extremely striking graphic appearance is based on the use of wood, featuring interweaving lines to create a shimmering effect enhanced by the Mediterranean sun. The new building is very coherently and calmly incorporated in a highly distinctive landscape, almost attempting to fade into the background. A wooden shelter facing the city emerges from the pine trees and is exactly the same as those found in neighbouring areas. Over by the pond, the camouflaging is even more obvious. The plants and trees along the riverbank have been further reinforced to conceal the building. An observation deck projects out across the pond through a barrier of citrus trees and reeds from Provence. The beaches and basins are protected against the prevailing winds by the building itself, which has a square-shaped layout running from north to east. The west facade is protected by a landscaped embankment designed to be a windbreak and shaped like the row of natural dunes running alongside the pond. The centre of the new building is taken up by an exotic garden. The use of rough, extensively ventilated wood with a sizeable section allows issues connected with humidity in the air and saltiness can be coped with, two key factors dictating the construction approach. The project is based around two simple geometric forms: lines and circles. The lines are embodied by the flanks of the building. They actually set out the project design, absorbing the height difference in the ground and running along the pathways to safeguard the watery spaces and guarantee transition from the natural site of the river banks to the more urban layout over by the entrance car park. This linear position is notably accentuated by the long observation deck, which extends above the pond to offer unexpected views across the surface of the water and ostrich-breeding grounds. The circles, on the other hand, accommodate the water and the basins shape the soft and circular forms of the waterways, providing a very natural kind of organic presence. The entire project hinges around the presence of water in all its different forms: canals, basins, springs, fountains, waterfalls, rain, 64 l’ARCA 278
streams, vapour and bubbles. The entire layout looks like a tree-lined pathway built starting from the "rain road" formed by an isolated and heated tunnel dug into the ground along the south bank. This means the facility can be used throughout the year and allows various facilities and the basin itself to be accessed without having to go outside. The watery zone on the outside is formed by three basins set in sequence that flow into each other. This watery pathway is completed by more conventional wellness facilities and multipurpose spaces for gentle gymnastics. To reinforce the watery setting, the lighting designer Lucas Goy has designed a brightly-lit installation using water as a luminous material and light source with LEDs incorporated in swan beaks, metal rings, the waterfalls and jets, vapour and bubbles. All the sources remain invisible. It is the water itself that transports and spread the light. The building, on the other hand, is discreetly lit in a very modest way, emphasising the interweaving wooden lines of the built sections. The very striking overall graphic image is enhanced by the use of wood in an interplay of weaves and lines shaping the textures of the shell across all five facades. In terms of visual impact, this texture creates architecture shimmering at different times of day, while, at the level of the climatic environments, its provides some pleasant shaded areas and graduated protection for the exposed sections (roofs, south and west facades, glass windows). O’Balia Centre focuses on the sustainable approach of dry construction, clearly favouring the use of wood. This building technique means the various installations can be developed along the lines of greater sustainability in accordance with the site's aggressive climatic conditions (the saltiness and humidity of the seafront and softness of the spa water). The predominant kind of wood is resinous rough Douglas pine, which has been used to construct the floors, coatings, framework and other features in the shaded sections. Concrete has also been used for all the infrastructures, utilities and basins. From an energy viewpoint, the building is almost completely self-contained, due to the fact it draws on the waterfront basins supplied by two deep streams along a hot water-bearing stratum. The natural temperature of the water is higher than the temperature required for the basins, so no energy is used to heat the water. In the same way the buildings are heated by drawing heat from the thermal water tank.
Credits Project: Tectoniques Project manager: Max Charlin Landscaping: Jean-Baptiste Lestra / Itinéraire Bis Lighting: Lucas Goy / Les Eclaireurs Energy, water, gas, electricity, concrete structure: IGBAT, Briere Wood structure: Anglade Structure Bois Supervision: Apave Works foreman: Christian Salvador Main Contractor: JMS Constructions Wood frame, facades: Sud Est Charpente Exterior carpentry: SAS J’allumine Floors: Carrillo Water treatments: Crystal SPA: ID SPA Electrical plants: SPIE Main products and systems Lighting: Flux, Sammode, Detlight, Sill, Bega Partitions: Lafarge Wood structures: Douglas Aluminium frameworks: Wicona Wood ceilings: Douglas Metal ceilings: Luxalon Ceramic clad: Buchtal Client: Commune de Barluc-les-Bains
Particolare del belvedere che si proietta in aggetto sullo stagno di Thau. Nella pagina a fianco, vista della piscina centrale del Centro Termale O’ Balia in Provenza.
Detail of the observation deck projecting out on the Thau pond. Opposite page, view of the central pool of O’ Balia Thermoleisure Centre in Provence.
Sopra, schema della composizione della struttura di legno. Sotto, sezioni longitudinali del complesso.
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Above, compositional scheme of the wooden structure. Below, longitudinal sections of the complex.
Sopra, pianta del primo piano e, sotto, pianta del piano terra.
Above, plan of the first floor, and, below, plan of the ground floor.
1. Atrio di ingresso/Entrance hall 2. Reception 3. Spogliatoi/Lockers 4. Toilette 5. Uffici personale/Staff offices 6. Ufficio direttore/Manager office 7. Sale trattamenti benessere/Wellness rooms 8. Palestra/Gymnasium 9. Terrazza/Terrace 10. Belvedere/Observation deck 11. Piscina piccola/Small pool 12. Piscina grande/Great pool 13. Onsen 14. Locali tecnici/Technical rooms 15. Sauna 16. Calidarium
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Sopra, la vetrata serigrafata con un pattern acquatico. Sotto, uno dei percorsi rivestiti di legno che guidano attraverso il complesso. Nella pagina a fianco,
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alcuni degli ambienti interni. La scenografia luminosa utilizza l’acqua come materiale luminoso e fonte di luce, dei led inseriti nei becchi di cigno, nelle ghiere, nelle cascate e
nei getti, nei vapori e nei ribollii (questo lighting design di Lucas Goy ha ricevuto il Prix du Patrimoine Bâti della Association Française des Concepteurs Lumière).
Above the water pattern of the glass facade. Below, one of the wooden clad pathways crossing the complex. Opposite page, some of the interior spaces.
The light scenography uses water as a luminous material and light source with LEDs incorporated in swan beaks, metal rings, the waterfalls and jets, vapour and bubbles
(Lucas Goy’s lighting project was awarded the Prix du Patrimoine Bâti by the della Association Française des Concepteurs Lumière).
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ONE OCEAN THEMATIC PAVILION EXPO 2012 YEOSU, SOUTH KOREA Soma Architecture
Un edificio con due diversi aspetti: aperto verso l’area dell’Expo e compatto verso il mare. Una serie di coni di cemento armato, sul lato esposto all’oceano, difendono il padiglione da eventuali danni provocati da onde alte o tifoni.
A building with different appearances: open towards the Expo site and compact towards the sea. Facing the open sea the reinforced concrete cones prevent the pavilion from damage caused by typhoons and high waves.
In qualità di elemento principale e permanente dell’Expo Mondiale (Yeosu 12 maggio-12 agosto), il Padiglione Tematico ne incarna sotto vari aspetti il tema “La vita degli oceani e delle coste”. Qui l’esperienza dell’Oceano è riprodotta in due modi, come superficie infinita e come prospettiva immersa nelle profondità. Questa dualità piano/profondità dell’Oceano origina il concetto spaziale e organizzativo dell’edificio. Le superfici continue si deformano da verticali a orizzontali per definire tutti gli spazi interni principali. I coni verticali invitano i visitatori a immergersi nell’esposizione tematica. Essi si sviluppano in livelli orizzontali che coprono il foyer e diventano un palcoscenico flessibile per la “Best Practice Area”. Una transizione continua tra esperienze contrastanti forma l’aspetto esteriore del Padiglione. Verso il mare l’insieme dei coni verticali definisce una nuova linea costiera ondulata, un confine flessuoso in costante equilibrio tra terra e mare. Sul lato opposto, il Padiglione emerge dal terreno come un paesaggio-copertura con giardini e percorsi panoramici. Le linee topografiche della copertura si trasformano in lamelle sulla facciata multimediale e cinetica rivolta verso l’ingresso dell’Expo. L’ingresso principale si affaccia sulla Ocean Plaza, che viene protetta in parte dal Padiglione stesso il quale determina un’ombreggiata zona di attesa all’aperto. Il perimetro del foyer aperto è determinato dalle superfici ondulate dei coni. Gli spazi interstiziali tra questi elementi inquadrano viste dell’oceano e formano nicchie dove i visitatori possono riposare durante la visita all’Expo. Passando tra i primi due piccoli coni, alti 8 metri, si giunge all’area espositiva principale, uno spazio mozzafiato di 1.000 metri quadrati alto 20 metri. Da qui si arriva allo spazio più basso e intimo del post-show da dove si può accedere alla caffetteria e a un’isola-piscina in acque aperte, dove rilassarsi e godere il placido movimento del mare. I visitatori possono poi salire al secondo livello dove è allestita, in uno spazio flessibile illuminato naturalmente, la Best Practice Area. In questo spazio le istituzioni presentano le loro ricerche in campi quali le energie rinnovabili e le tecnologie marine. Dal foyer della Best Practice Area si può salire, tramite scale o ascensori, al giardino sulla copertura. Questo rappresenta una terza zona espositiva, dove ci si può rilassare e godere di viste panoramiche dell’intero complesso dell’Expo. Per lasciare il Padiglione si ridiscende da una rampa a spirale. Le funzioni di servizio, come gli uffici, le aree tecniche, i magazzini, sono collocate nella parte sottostante all’edificio. A fare da contrappunto agli spettacoli virtuali multimediali della Mostra Tematica, la facciata cinetica, come tutta l’architettura del Padiglione, contribuisce con mezzi analoghi a evocare esperienze sensuali. Oltre alla funzione di regolare le condizioni di luce nel foyer e nella Best Practice Area, le lamelle mobili creano schemi animati in facciata. La coreografia varia da piccoli movimenti a effetti onda lungo tutta la lunghezza dell’edificio. Dopo il tramonto, l’effetto visivo delle lamelle mobili è intensificato da barre lineari di LED, ciascuna posizionata sul lato interno delle lamelle. Quando le lamelle sono aperte, il LED può illuminare anche quella adiacente, a seconda dell’angolo di apertura. Dopo il periodo dell’Expo, l’edificio ospiterà attività pubbliche e di formazione, mentre la passeggiata lungomare antistante sarà trasformata in una “spiaggia urbana” con attività di svago. Credits Project: soma (www.somaarchitecture.com) Project Team: Lukas Galehr, Christoph Treberspurg, Alice Mayer, Victorie Senesova, Alex Matl, Karin Dobbler, Kathrin Dörfler, Raimund Krenmüller
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Local Partner: dmp Local Representative: Ralf Zabl Kinetic Facade: Knippers Helbig Climate Design: Transsolar Structural Engineer: Brandstätter ZT Structural Engineer CD Phase: Yeon and Partners
Light Design: podpod Landscape: Soltos Climate Design (competition): Jan Cremers Renderings CD Phase: www.isochrom.com Client: The Organizing Committee for EXPO Yeosu 2012
Rendering dell’ingresso del Padiglione Tematico che si apre sulla Ocean Plaza. Sotto, il prospetto rivolto verso il mare che con le sue linee ondulate definisce una nuova linea costiera. Nella pagina a fianco, vista aerea. Nelle pagine seguenti, dal basso, prospetto est, sezione trasversale, pianta del piano terra, e, a destra, prospetto nord e pianta del primo piano.
Rendering of the Thematic Pavilion open on the Ocean Plaza. Below, the seaside elevation which, with its meandering lines creates a new coastline. Opposite page, aerial view. Following pages, from the bottom up, east elevation, cross section, plan of the ground floor, and, right, north elevation and plan of the first floor.
As a major and permanent facility the Thematic Pavilion embodies the World Expo’s theme “The Living Ocean and Coast” (Yeosu, 12 May-12 August) in manifold ways. Here the Ocean is experienced mainly in two ways, as an endless surface and in an immersed perspective as depth. This plain/profound duality of the Ocean motivates the building’s spatial and organisational concept. Continuous surfaces twist from vertical to horizontal orientation and define all significant interior spaces. The vertical cones induce the visitor to immerse into the Thematic Exhibition. They evolve into horizontal levels that cover the foyer and become a flexible stage for the “Best Practice Area“. Continuous transitions between contrasting experiences also form the outer appearance of the Pavilion. Towards the sea the conglomeration of solid vertical cones define a new meandering coast line, a soft edge that is in constant negotiation between water and land. On the opposite side the Pavilion develops out of the ground into an artificial rooflandscape with gardens and scenic paths. The topographic lines of the roof turn into lamellas of the kinetic media façade that faces the Expo’s entrance. The main entrance is situated on Ocean Plaza, which is partly covered by the pavilion to achieve a shaded outdoor waiting area. The space boundaries of the open foyer are defined by the twisting surfaces of the cones. The interstitial spaces between them frame the view onto the Ocean and create niches for the visitors to take a pause from the exhibition. Lingering through the first two small cones with a ceiling height of 8 metres people arrive at the main show, an breath-taking 20-metre high space of 1,000 square metres. After the show people arrive again at the lower and more intimate post-show that leads to the café and a swimming island in the open water, where they can relax and experience the movement of the Ocean. Visitors, then, can take the escalator to the second level, where the Best Practice Area, an open, flexible day-lit space, is located. Here institutions will present their research in fields like renewable energies or marine technology. From the foyer or the Best Practice Area visitors can take stairs or lifts up to the roof top garden. The roof-landscape functions as a third exhibition area, which invites people to relax and enjoy a 360-degree view over the Expo site. To leave the Pavilion people stroll down a meandering ramp. Service functions, like offices, technical and storage areas are located underneath the landscape part of the building. As a counter part to the virtual multi-media shows of the Thematic Exhibition, the kinetic façade like the overall architecture of the pavilion evoke sensuous experiences through analogue means. Beside their function to control light conditions in the foyer and the Best Practice Area the moving the lamellas will create animated patterns on the façade. The choreography will span from subtle local movements to overall waves effecting the whole length of the building. After sunset the analogue visual effect of the moving lamellas is intensified by linear LED bars, which are located at the inner side of the front edge of the lamella. In opened position the LED can light the neighboring lamella depending on the opening angle. After the period of the Expo the building will house public and educational facilities and the promenade will be transformed into an “urban beach” offering leisure activities to the public.
Schema del concetto compositivo e, nella pagina a fianco, viste notturne della facciata di lamelle cinetiche illuminate da barre di LED.
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Diagram of the conglomeration concept and, opposite page, nighttime view of the facade made of kinetic lamellae lit up by LED bars.
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ABITARE IL MARE LIVING IN THE MARINE WORLD Jacques Rougerie
Progetto e realizzo da oltre trent’anni delle proposte originali di architettura marina. Sono appassionato di bionica marina dalla quale ho tratto ispirazione per costruire degli ambienti e degli habitat che insegnano a vivere e a capire meglio il mare. Sensibile alla tutela del mondo naturale, sono guidato dall’idea di una nuova civiltà di uomini integrati nell’ambiente subacqueo, i mériens, che creeranno il loro modo di vita in armonia con il rispetto degli equilibri bilogici dell’oceano. Per l’architetto diventa allora primario conservare un’osmosi perfetta tra ambiente, struttura e l’uomo che dovrà viverci poiché lo sviluppo delle case sottomarine non passa solamente attraverso la soluzione tecnologica della sfida imposta dal mondo sottomarino, ma richiede la creazione di uno spazio di qualità di vita dove il comportamento umano possa svilupparsi. Per quanto riguarda le linee di forza della mia architettura, esse si rifanno per la maggior parte agli esempi di perfetto adeguamento all’ambiente che offrono la flora e la fauna sottomarine. Durante il primi anni (1972-1981), il mio studio di architettura è stato principalmente impegnato nella elaborazione di progetti specificatamente marini e nella messa a punto di una nuova architettura in grado di rispondere alla sfida imposta dall’universo marino. Da queste esperienze, abbiamo tratto non solo una cultura e un gusto per le tecnologie di punta, ma anche una capacità di creare soluzioni architettoniche specifiche e originali per ogni progetto. Paricolarmente influenzato dalla bionica e dalla necessità di integrare ogni struttura umana nel paesaggio naturale e culturale del contesto, il mio studio d’architettura si caratterizza anche per la capacità di proiettarsi in un futuro immediato senza rinnegare le alleanze con la tradizione. Questo ci porta a gestire con pari riuscita dalle architetture dolci che integrano il legno (sistemazione del litorale di Banda, Indonesia) ed espressioni più audaci in cemento bianco e curvature a specchio simili alle piattaforme di lancio nello spazio (Centro nazionale del Mare di Nausica, Boulogne sur Mer), passando per la fluidità metallica di un edificio a due ali in riferimento alle tecnologie future (Istituto francese di ingegneria, Noisy-leGrand), le linee metalliche orizzontali e profilate con effetto velocità (fabbrica Larousse di Formula 1, Signes), le forme bioniche arrotondate che segnalano la funzione educativa e di conoscenza degli oceani (Centro del mare Océanopolis, Brest), la corolla di vetro e le strutture antisismiche di un Padiglione del mare e di un acquario di nuova generazione che fa ruotare l’acqua attorno ai visitatori (Esposizione internazionale del mare a Portopia 2000, Kobé, Giappone), le sovrastrutture strallate e un edificio a nervature che declina les arti e le tecniche dell’aria (Cité des Voiles, Gravelines), la trasparenza acquatica che richiama la gestione planetaria dell’acqua (Cité de l’Eau, Paris) o ancora le linee di forza della prua di un battello in cui si mescolano passato e futuro (progetto del centro del mare a Phukhet, Tailandia). Passato e tradizione si ritrovano così nella concettualizzazione del viaggio che presiede alla mia proposta architettonica del nuovo aeroporto di Nouméa, inaugurato nell’agosto 2011, mentre sono assolutamente il futuro e l’integrazione architettonica di tecnologie innovative che dettano le linee di forza del progetto per i terminal privati Embassair. Oggi nel nostro studio si parla di reti, doppia pelle e scheletri, coperture vegetalizzate e facciate fotovoltaiche, gestione della luce, dell’irraggiamento e delle energie rinnovabili…e l’architettura semplicemente costruttiva ha lasciato il posto a un più profondo pensiero sostenibile in cui il design diviene indissociabile da un concetto ambientale ben definito sia che si tratti di costruire delle torri a energia positiva, degli alloggi a basso consumo energetico o ancora dei musei bioenergetici. Ogni gesto architettonico deve oggi necessariamente accompagnarsi a una riflessione globale centrata sulla sostenibilità e la responsabilità verso le generazioni future. Nell’epoca in cui la compatibilità delle tecnologie e dell’ambiente si presenta come una delle più grandi sfide, pongo come premessa e linea di equlibrio essenziali al lavoro della mia équipe, la nessità di un approccio sociologico, ambientale ed ecologico in ogni progetto architettonico. E se i progetti in corso esprimono una certa diversità creativa, la mia esperienza e la mia vocazione eminentemente acquatiche, sia nel campo culturale e pedagogico, sia in quelli delle scienze e delle tecniche, restano il punto fermo del mio lavoro. Poiché è la mia passione. Attualmente sono impegnato sul progetto del Museo archeologico sottomarino di Alessandria, in Egitto, su un grande oceanario a Kochi in India e sul progetto "City in the Ocean" a Abu Dhabi, vera e propria città sottomarina che invita i visitatori a vivere sopra e sotto il mare. Infine sono attratto dall’avventura dell’esposizione internazionale di Yeosu 2012 che ho seguito fin dall’inizio della sua candidatura per la quale mi sono battuto dal 2008. SeaOrbiter (l’Arca 276) è una piattaforma internazionale di ricerche pluridisciplinari dedicata all’educazione e allo sviluppo applicato all’oceano. SeaOrbiter permette una presenza permanente e in continuo, 24h/24, dell’uomo sotto il mare e la creazione di progetti innovativi principalmente legati alla comprensione del clima, alla nutrizione e alla salute degli uomini e all’uso di energie marine rinnovabili. E’ precisamente tutto ciò che ho voluto introdurre nella Fondazione che ho creato in seno all’Istituto di Francia dove ho avuto l’onore di essere eletto all’Accademia delle Belle Arti. Questa Fondazione vuole stimolare, a livello internazionale e in maniera perenne, l’attenzione, la sensibilizzazione e l’azione di tutti, e in particolare delle giovani generazioni, sulla necessità della tutela dell’ambiente naturale. La Fondazione vuole così sostenerli nella creazione e nella costruzione di un futuro più rispettoso dell’ambiente che deve ormai far parte integrante del loro quadro di vita. 78 l’ARCA 278
E’ dall’oceano che nascerà il destino delle civiltà future
The Fate of Future Civilisations lies in the Ocean
For over thirty years I designed and constructed original proposals for underwater architecture. I am a great fan of marine bionics that has inspired me to construct premises and habitats teaching us how to live in harmony with the sea and understand it better. I have a keen awareness of safeguarding the natural world and am driven by the idea of a new kind of civilisation made up of people integrated into the underwater environment (so-called mériens), who live their in complete harmony with and respect for the ocean's biological balances. In this case it is vitally important that an architect maintain perfect osmosis between the environment, structure and people who will be living in it, so that the development of underwater housing is not just based on providing a technological solution to the challenge posed by the underwater world but also involves the creation of a space offering a high quality of life for human behaviour to develop. As regards the lines of force characterising my architecture, they mainly refer to examples of perfect adaptation to the environment offered by underwater flora and fauna. During the early years (1972-1981), my architecture firm was mainly involved in developing specifically underwater projects and perfecting a new kind of architecture capable of facing the challenge posed by the marine world. From these experiments we not only developed a culture and taste for cutting-edge technology, but also the ability to create specific original architectural solutions custom-designed for each individual project. Influenced by bionics and the need to integrate all human structures into the natural and cultural landscape of their setting, my architecture firm also stands out for its ability to look ahead into the immediate future, without breaking its bonds with tradition. This approach means that we are equally successful at designing gentle works of architecture incorporating wood (redevelopment of the Banda shoreline, Indonesia) and bolder constructions made of white concrete and reflective curved structures similar to launch pads for space projects (Nausica National Museum of the Sea, Boulogne-sur-Mer), not to mention the metallic fluidity of a two-winged building evoking future technology (French engineering Institute, Noisy-le-Grand), horizontal metallic aerodynamic lines with a streamlining effect (Larousse Formula 1 Factory, Signes), bionic rounded forms evoking an education and understanding of the oceans (Océanopolis Marine Centre, Brest), the glass coral and anti-seismic structures of a Sea Pavilion and latest generation aquarium that actually rotates water around visitors (Portopia 2000 International Marine Exhibition Centre, Kobé, Japan), the stayed superstructures and ribbed building designed for ‘air arts and techniques’ (Cité des Voiles, Gravelines), aquatic transparency evoking the global management of water or the lines of force of a ship’s hull bringing together the past and future (project for a marine centre in Phukhet, Thailand). Passato e tradizione si ritrovano così nella concettualizzazione del viaggio che presiede alla mia proposta architettonica del nuovo aeroporto di Nouméa, inaugurato nell’agosto 2011, mentre sono assolutamente il futuro e l’integrazione architettonica di tecnologie innovative che dettano le linee di forza del progetto per i terminal privati Embassair. The past and tradition can both be found in the notion of travel underscoring my architectural design of the new airport in Nouméa, which opened in August 2011, while it is very much the future and the architectural incorporation of innovative technology that dictate the lines of force in the project for the private Embassair Terminals. Nowadays, talk at our firm is all about networks, double skins and skeletons, landscaped roofs and photovoltaic facades, lighting management, irradiation and renewable energy sources… and simple structural architecture has given way to a deeper level of sustainable thinking in which design cannot be dissociated from a carefully gauged environmental approach, whether we are talking about the construction of positive-energy towers, low energy consumption housing or even bio-energy museums. Every single architectural gesture must necessarily be accompanied by global thinking focusing on sustainability and responsibility towards future generations. In an age in which the compatibility between technology and environment is one of the biggest challenges with which we are faced, my team always works on the underlying assumption of the need for a sociological, environmental and ecological approach to all architectural designs. And even though the projects currently underway display a certain creative diversity, my eminently aquatic background and vocation, both in the field of culture and education as well as science and technology, are still the linchpin of all my work. That is because they are my great passion. I am currently working on the project for the Underwater Archaeology Museum in Alexandria, Egypt, a giant Oceanarium in Kochi, India, and the "City in the Ocean” project in Abu Dhabi, an authentic underwater city inviting visitors to live above and below the surface of the sea. Lastly, I am attracted by the 2012 Yeosu International exhibition, which I have been following and supporting since the initial bid was made back in 2008. SeaOrbiter ( l’Arca 276) is a multidisciplinary international research platform devoted to education and development applied to the ocean. SeaOrbiter allows people to be permanently and constantly present 24hours-a-day beneath the sea’s surface and also the creation of innovative projects mainly connected with understanding climate, nutrition and people’s health, as well as the use of renewable marine energy sources. This is precisely everything I wanted to introduce into the Foundation I set up as part of the Institute of France, where I have had the honour of being a member of the Fine Arts Academy. This Foundation aims to attract constant international attention, awareness and global action on the part of everyone (particularly the younger generations) to the need to safeguard the natural environment. The Foundation aims to help support them in creating and constructing a future which is more respectful of the environment, which must now be an integral part of their everyday lives. 278 l’ARCA 79
MUSEO DI ARCHEOLOGIA SOTTOMARINA IN ALEXANDRIA BAY Jacques Rougerie
In occasione di un concorso internazionale promosso dal Governo Egiziano nel 2005, il progetto di Jacques Rougerie per il Museo di archeologia sottomarina invita a un viaggio al centro delle città sommerse della baia di Alessandria. Con una capacità di 3 milioni di visitatori all’anno, il nuovo museo declina una forma circolare con un diametro di 40 metri e una superficie di 22.000 metri quadrati sviluppata a una profondità di 7 metri. “Il rinnovamento di Alessandria si inscrive nella direzione del genio delle civiltà passate che si sviluppò sulle rive di un Egitto immemorabile e nel cuore di una grande città che rappresentò uno dei più importanti centri culturali dell’antichità. E’ legittimo che le meraviglie delle città sommerse della baia di Alessandria trovino un luogo di accoglienza a livello del loro carattere inestimabile, degno erede degli antichi monumenti che fecero la fama della città. L’Alessandria moderna ha scelto così di dar corpo a uno spazio culturale unico, il primo al mondo a proporre a tutti la possibilità di intraprenSopra, vista aerea del porto di Alessandria d’Egitto con l’inserimento del Museo di Archeologia Sottomarina che consentirà di ammirare i reperti sommersi in mare. A destra, rendering delle sale interne del museo.
Above, aerial view of Alexandria of Egypt Harbour with the insertion of the Museum of Underwater Archaeology, that will allow visitor to admire the sunken heritage. Right, renderings of the interior rooms of the museum.
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dere un viaggio attraverso il tempo e lo spazio attraverso una visita sottomarina, un modo di scoperta eccezionale per un patrimonio dell’umanità eccezionale. La scelta architettonica alterna così delle proiezioni aeree che simbolizzano questo importante irraggiamento sfidando la corsa del tempo e degli spazi profondi che richiamo l’ambiente così particolare dove furono scoperte le vestigia che saranno esposte. A un giardino di statue lungo il litorale faranno eco delle immense vele di feluche stilizzate che sorgeranno dall’acqua nel cuore della baia, per rendere immortale questo santuario sottomarino dedicato alle meraviglie delle città sommerse. Sotto quattro vele che vibrano all’unisono al canto della natura e della musica degli uomini e distillano la loro melodia ai quattro punti cardinali, i visitatori potranno allora ammirare, al centro di una vasta sala sottomarina, la rinascita dei tesori di Alessandria, simbolo del nuovo irraggiamento internazionale della città”.
Nella baia d’Alessandria, un museo sottomarino per un viaggio alla scoperta nelle città sommerse.
An underwater museum in the Bay of Alexandria for a voyage of discovery in quest of the sunken cities.
Jacques Rougerie’s project for an underwater archaeology museum entered in an international competition organised by the Egyptian Government in 2005 invites us to take the journey to the centre of the sunken cities in the Bay of Alexandria. The new museum, which can handle 3 million visitors-a-year, is designed in a circular shape with a 40-metre diameter and surface area of 22,000 square metres set at a depth of 7 metres. "The redevelopment of Alexandria is inspired by the genius of past civilisations extending along the banks of age-old Egypt and set right in the heart of a great city, which was once one of the most important cultural centres of the ancient world. It was only right that the wonders hidden away in the sunken cities in the Bay of Alexandria Bay should find a home befitting their invaluable nature, a worthy heir to the ancient monuments that made the city so famous. Modern Alexandria has, therefore, decided to construct a cultural facility unique of its kind, the world's very first providing the chance
to take a trip through space and time on an underwater tour, an exceptional means of discovery revealing an astounding piece of human heritage. The architectural design is a combination of overhead projections symbolising this important site, challenging the passage of time and deep spaces evoking the very peculiar environment where the treasures to be displayed were actually discovered. A garden of statues along the coast is echoed in the immense sails of stylised feluccas emerging from the water in the very heart of the bay, designed to make immortal this underwater sanctuary devoted to the wonders hidden away in the sunken cities. Beneath four steles-sails vibrating in unison with the song of nature and human music and setting down their melody across the four cardinal points, visitors will be able to admire the rebirth of Alexandria’s treasures in the middle of a vast underwater chamber symbolising the city’s new international scope and status”. Sopra, ricostruzione dell’antico porto e alcuni dei reperti che giacciono sotto la superficie del mare. A sinistra, rendering delle quattro “vele” del museo che emergono al centro del porto segnalandone la presenza. Nelle pagine seguenti, planimetria generale, piante dei livelli -1 e -2, e sezioni.
Above, reconstruction of the old Harbour of Alexandria and some of the historic pieces lying on the seabed. Left, rendering of the four “sails” emerging from the sea to signal the presence of the museum. Following pages, site plan, plans of levels -1 and -2, and sections.
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PHYSALIA Vincent Callebaut Architecture
Un giardino anfibio a energia positiva per ripulire le vie d’acqua europee.
Acqua, un bene comune per il pianeta Più di un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile. Tremila persone muoiono ogni giorno per aver consumato acqua non potabile. Così l’acqua non è un bene. Dovrebbe appartenere a tutti. Molte organizzazioni non governative come anche il UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) si battono per affermare il concetto dell’acqua come “bene comune”. E’ un’idea da tenere nella massima considerazione che deve far parte di una gestione differenziata, non commerciale, che riunisce organismi pubblici e privati non solo in ambiti regionali e nazionali ma su scala mondiale, all’interno dell’ONU, o di un nuovo istituto specializzato ad hoc. Anche tenendo in considerazione l’aumento della popolazione mondiale (secondo l’ONU nel 2050 saremo 9,2 miliardi), la quantità di acqua dolce disponibile ogni anno sulla terra è di 43.000 Km3. Poiché attualmente se ne consumano solo 5.500 Km3 (di cui il 70% per l’agricoltura, il 20% per l’industria e il 10% per uso domestico), ce ne è abbastanza per le necessità di tutte le società del pianeta. Contrariamente a quanto si crede, non conta la quantità di acqua. Ciò che conta è che la capacità delle società di costruire l’accesso all’acqua potabile è distribuita in modo diseguale sulla Terra, specialmente tra il Nord e il Sud. Attualmente, solo nove Paesi condividono il 60% del flusso annuale mondiale! L’appello lanciato durante il Forum Mondiale sull’Acqua a Istanbul nel marzo 2009 deve essere compreso in questo contesto: “Le risorse dedicate all’acqua sono minuscole se comparate agli investimenti per la lotta alle emissioni di gas nocivi che provocano l’effetto serra o crisi finanziarie (…). L’acqua dovrebbe essere al centro delle politiche per l’agricoltura, l’energia, la salute, le infrastrutture, l’educazione (…). I gestori dell’acqua sono convinti di questo, ma non prendono decisioni. I capi di stato e i governi devono imporsi” (Olcay Ünver, coordinatore del rapporto finale del Forum di Istanbul). Bere e spostarsi tutti in modo pulito? Secondo gli Europei, l’adattamento ai cambiamenti climatici e il degrado qualitativo e quantitativo delle risorse d’acqua, l’erogazione a tutti di acqua potabile e l’incremento del trasporto su acqua (che trasmette poco CO2) sono le nuove sfide ecologiche mondiali relative all’acqua. Nel 2009, i ministri di 120 nazioni, insieme a scienziati ed ecologisti militanti hanno partecipato al Forum di Istanbul citato sopra per studiare i mezzi per evitare una crisi dell’acqua che, secondo l’ONU e il Consiglio Mondiale per l’Acqua, colpirà circa metà della popolazione mondiale entro il 2030. In questo contesto, il progetto “Physalia” è un prototipo di architettura che ha l’obiettivo di rispondere alla necessità di mutualizzazione delle conoscenze in termini di gestione sostenibile delle risorse di acqua. E’ un vascello anfibio, mezzo terrestre e mezzo acquatico, un agora galleggiante che non solo ha l’obiettivo su scala 84 l’ARCA 278
Dall alto: diagramma delle piante e sezioni del Physalia; piante del Giardino della Terra e del Giardino dell’Acqua; sezioni trasversali.
From the top: diagram of plans and sections of Physalia; plans of the Earth Garden and Water Garden; cross sections.
A positive energy amphibious garden to clean European waterways.
Water, a common good for the planet! More than one billion of people do not have any access to drinking water. Three thousands of people die everyday from having consumed polluted water. The water is thus not a good. It should belong to everybody. Many non governmental organisations as well as the UNDP (Programme of the United Nations for the Development) fight for the idea that water is a “common good”. It must be highly considered and be part of a different management that is not commercial, connecting public and private organisms not only in national and regional frameworks but also on the worldwide scale inside UN or a new specialised “ad hoc” institution. Even by taking into account the increase of the worldwide population (9.2 billion within 2050 according to UN), the quantity of soft water accessible on surface represents 40,000 km3 per year. As the world consumes nowadays only 5,500 km3 of water (from which 70% for agriculture, 20% for industry and 10% for the domestic consumption), it meets widely the needs of the planetary societies. Contrary to prejudices, the quantity of water does not count. What is important, is the ability of the societies to build the access to drinking water unequally spread on Earth, especially between the North and the South. Actually, only nine countries share together 60% of the annual worldwide flow! The appeal made during the World Forum of Water in Istanbul at the beginning of March 2009 has to be understood in this framework: “The resources dedicated to water are minuscule compared to the spending invested in the fight against the gas emissions with greenhouse effects or the financial crisis (…). The water should be in the heart of the policies of agriculture, energy, health, infrastructures, education (…). The managers of water are convinced of that, but they do not take the decisions. The heads of state and government have to seize with it” (Olcay Ünver, coordinator of the final report of the Forum of Istanbul). Drink and move cleanly for everyone? In the European thought about the adaptation to the climatic change and the establishment of the qualitative and quantitative degradation of the water resources, the supplying for everyone of drinking water and the boost of the transport by waterways (low CO2 transmitter) are the two new ecological and worldwide challenges about the water. In 2009, the ministers of 120 countries, scientists and ecologist fighters participated in Istanbul to the World Forum of Water (as above mentioned) to study the means to avoid a water crisis which according to UN and the World Water Council, will affect about half of the worldwide population within 2030. In this context, the “Physalia” project is an architectural prototype that aims at meeting the need of the mutualisation of the knowledge in terms of sustainable management of the water resource. It is a half aquatic and half earthly amphibious
Dall’alto: sezioni longitudinali; la struttura che è una trasposizione bionica del concetto
dei pneumatofori bioluminescenti; studio per la scenografia dei quattro giardini tematici.
From the top: longitudinal sections; bionic transposition of the concept of bioluminescent
pneumatophorus; study for the scenography of the four thematic gardens.
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geopolitica di trattare il tema ecologico della conservazione dell’acqua, ma anche, su scala europea, di elaborare soluzioni strategiche per vitalizzare la rete fluviale. E’ un vero e proprio laboratorio idrodinamico che vuole tessere una rete internazionale di associazioni scientifiche, sviluppare nuovi prototipi di risorse ambientali, e condividere gli studi più avanzati sotto i vari aspetti. Consumo di acqua: risparmio di acqua, ripristino delle falde acquifere, controllo del riciclo dell’acqua piovana, domestica e industriale, purificazione dagli agenti inquinanti provenienti dall’agricoltura (nitrati, concimi), desalinizzazione dell’acqua marina, gestione delle aree umide, concorsi di agricoltura urbana, valorizzazione di tutti gli scarti secondari (fanghi, ceneri…). Trasporto su acqua: promozione delle vie d’acqua (trasporto commerciale fluviale, produzione idroelettrica, irrigazione agricola, protezione dalle inondazioni, raffreddamento delle centrali elettriche industriali, sport acquatici…), elaborazione di politiche di pianificazione di aree situate vicino all’acqua, miglioramento delle prestazioni ambientali, investimento sociale in capitale umano e adozione di grandi progetti prioritari per il rafforzamento della rete trans-europea dei trasporti commerciali e turistici fluviali, come per esempio l’asse Reno-Danubio o la via d’acqua Senna-Escaut. Physalia, dunque, si pone come innovativo strumento scientifico per l’indagine in settori anch’essi innovativi! E’ una imbarcazione “pulita” di nuova generazione, una stazione di purificazione galleggiante, uno strumento per la promozione dell’ecologia a zero emissioni per la sensibilizzazione delle persone! Un pneumatoforo acquatico per purificare i fiumi e le vie d’acqua! Physalia è una nave totalmente auto-sufficiente dal punto di vista energetico, la cui struttura bionica si ispira ai pneumatofori detti anche “Physalia physalis” dal greco physalis che significa “bolla d’acqua”! Come questo pneumatoforo acquatico, il progetto è rilevante per la sua simmetria perfetta, la sua forma oblunga e il suo aspetto traslucido. E’ un compendio di natura e biotecnologie per navigare sui maggiori fiumi, dal Danubio al Volga, dal Reno al Guadalquivir, dal Tigri all’Eufrate. E’ un invito poetico a viaggiare, un’esperienza sensoriale per la ricerca transdisciplinare, per il dibattito geopolitico, per la pedagogia popolare e, quindi, per la nascita di un’avanguardia ecologica sul tema dell’acqua. E’ un luogo carismatico, un paesaggio astratto aperto al mondo che mescola le culture Europee grazie a uno speciale assemblaggio innovativo. E’ un ecosistema che reagisce al proprio ambiente, un frammento di terra vivente, che invita la flora e la fauna della biodiversità fluviale a costruire il suo nido! Questa architettura a zero emissioni eco-progettata con energie rinnovabili che la rendono un prototipo di energia positiva, cioè che produce più energia di quanta ne consuma! La sua copertura è costituita da una doppia membrana pneumatica integrata con cellule solari fotovoltaiche, mentre al di sotto di questo guscio delle idroturbine trasformano l’energia della corrente fluviale in idroelettricità e consentono di regolare la navigazione. La superficie è rivestita di alluminio che copre la struttura multiscafo. Questo rivestimento argenteo è a sua volta coperto da uno strato di TiO2 (biossido di titanio) a forma di ottaedrite che, reagendo ai raggi ultravioletti, permette di ridurre l’inquinamento dell’acqua. Infatti, oltre a essere una nave auto-pulente, può assorbire e riciclare con un effetto foto-catalitico i rifiuti chimici e di carbonio che vengono rilasciati dalle industrie e dalle imbarcazioni tradizionali nelle acque fluviali. Inoltre, il doppio scavo è 86 l’ARCA 278
Sopra, la prua e sotto, la parte sommersa del Physalia. In basso, la fiancata e i sistemi naturali utilizzati per l’autosufficienza e per la creazione di energia positiva, da sinistra: fito-purificazione, idroturbine, cuscinetti pneumatici di cellule solari, filtro di carbone attivo. Nella pagina a fianco, assonometrie, dall’alto:
scafo di acciaio con sovrastruttura di alluminio, vista sul Giardino dell’Aria; tetto vegetalizzato per la fito-purificazione e lenti fotovoltaiche pneumatiche; metamorfosi del pneumatoforo bioluminescente; scenografia interna, viste del Giardino dell’Acqua e del Giardino della Terra.
Above, view of the bow and, below, underwater view of Physalia. Bottom, the ship side with the natural systems used for its self-sufficiency and the creation of positive energy, from the left: phyto-purification, hydro-turbines, pneumatic cushions of solar cells, activated charcoal filtration. Opposite page,
axonometries, from the top: steel hull construction and aluminium superstructure, view on the Air Garden; green roof of phyto-purification and photovoltaic pneumatic lens; metamorphose of the bioluminescent pneumatophorus; interior scenography, view on the Water Garden and the Earth Garden.
vessel, a floating agora which has not only the objective on a geopolitical scale to deal with ecology ad water saving, but also on a European scale, to elaborate strategic solutions to animate the fluvial network. True nomadic hydrodynamic laboratory dedicated to implement an international network of scientific partnerships, “Physalia” will also develop new prototypes of environmental resources and will show its most advanced studies on this matter: In terms of water consumption: the water savings, the refill of the ground waters, the control of the rainwater recycling, the recycling of domestic and industrial waters, the purifying of the pollutions coming from agriculture (nitrates, plant health), the desalination of sea water, the management of humid areas, the city-agriculture competition and the valorisation of all the induced waste (sludges, ashes, …) In terms of transport on waterways: the promotion of waterways (fluvial and commercial transport, hydro-electricity production, agricultural irrigation, protection against floods, cooling of the industrial power stations, water sports…), the elaboration of laying-out policies of sites located near their surroundings, the improvement of the environmental performance, the social investment in the human capital and the implementation of great priority projects of the reinforcement of the transeuropean network of commercial and fluvial tourism transports as fluvial axis linking the Rhine and the Danube and the fluvial Seine-Escaut waterway. “Physalia” is thus an innovative scientific equipment dedicated to set investigation fields as much innovative too! It is a “clean” vessel, of new generation, a floating purification station, a tool of ecologic promotion with sulphur and carbon zero dedicated to sensitize the populations! An aquatic pneumatophore purifying the rivers and waterways! Physalia is a vessel, 100% self sufficient in energy, whose bionic structure is inspired from the pneumatophorous called also “Physalia physalis”, from Greek physalis (…) that means “water bubble”! As this aquatic pneumatophorous, the project is relevant by its perfect symmetry, its oblong shape and its translucent aspect. It is a sumup of the nature and the biotechnologies dedicated to navigate on the main extra-European rivers between Danube and Volga, between Rhine and Guadalquivir, or also between Euphrate and Tiger. It is a poetic invitation to travel, a sensory experience for the transdisciplinary research, geopolitical debates, popular pedagogy and therefore for the emergence of an ecologic avant-garde on the water theme. It is a charismatic place, an abstraction of landscape opened on the world and mixing the European cultures through an innovative special assembling. It is a ecosystem reacting to its environment, a fragment of living earth, inviting the fauna and the flora of the fluvial biodiversity to come and make its nest in the city! Its architecture with carbon zero emission is ecodesigned from renewable energies to make it as a prototype with positive energy, that means producing more energy than it consumes! Thus, its roof contains a double pneumatic membrane chiselled with smooth photovoltaic solar cells whereas under its hull the hydro-turbines transform the energy of the fluvial stream in hydro-electricity and enable to adjust the soft navigation. Its surface is made of aluminium covering the multi-hull steel structure. This silver-plated dress is covered by a TiO2 layer of anatase shape that by reacting to the ultraviolet rays enables to reduce the water pollution. Actually, in addition to being a self cleaning vessel, it enables to absorb and recycle by photo-catalytic effect, the chemical and carboned waste from the fluvial water rejected by the traditional boats and by industrialists. 278 l’ARCA 87
attraversato da una rete idraulica che consente di filtrare l’acqua del fiume e purificarla biologicamente attraverso la copertura vegetalizzata. Quando al tramonto entra in funzione il sistema automatico di irrigazione, l’architettura sparisce lasciando posto all’atmosfera. In effetti, il progetto si trasforma in una nuvola di nebbia dai contorni evanescenti. La Physalia diventa così uno spazio di vapore profumato che sembra avvolgere il visitatore in uno stato di sospensione. L’architettura di questa nave futurista rivela un perfetto equilibrio tra le masse aggettanti, ponendole in una leggera levitazione sulla superficie dell’acqua. Le raffinate nervature curvilinee mostrano con eleganza l’innovativa silhouette di questa nave. Una scenografia declinata in quattro giardini tematici La scenografia interna di Physalia anima il dibattito sul futuro dell’acqua attraverso quattro giardini tematici dedicati rispettivamente a ciascuno dei quattro elementi che contribuiscono in modo simbiotico con le loro specificità e complementarietà all’assemblaggio finale di un paesaggio anfibio globale. Il Giardino dell’Acqua: segna l’ingresso principale di Physalia tra i moli di ormeggio e la piazza. Una grande piattaforma di vetro, sospesa sulla superficie dell’acqua, riflette sulla volta interna la causticità della corrente. Questo spazio di reception, dedicato a esposizioni temporanee, sembra vibrare nella leggerezza danzante dei riflessi di luce. Le facciate di questa terrazza acquatica possono essere aperte completamente al panorama del fiume e permettere allo spazio di respirare verso l’esterno, accarezzato dalla brezza. Il Giardino della Terra: costituisce il cuore del laboratorio dedicato ai ricercatori internazionali che analizzano l’ecosistema acquatico attraversato dalla nave. In cima a questa sala panoramica si trova una volta vegetalizzata, una fertile metafora della terra che filtra le fasi di lavoro e le analisi molecolari. Il Giardino del Fuoco: una sala confinata sottacqua, veramente fuori dal tempo. Un enorme fuoco brucia in un braciere, circondato da soffici poltrone nello scafo a prova di incendio della nave. Ci si sente come dentro una cabina subacquea con delicati riflessi dorati. A questo giardino si accede naturalmente da una sinuosa balaustrata circolare che si avvolge intorno alle fiamme sotto la volta vegetalizzata. Da due oblò di vetro si può ammirare la linea di galleggiamento che danza sotto le sinuose volute o anche la flora e la fauna nella corrente. Questo spazio è destinato a mostre permanenti sugli ecosistemi acquatici. Il Giardino dell’Aria: è uno spazio di luce e ossigeno che si sviluppa sotto una lente pneumatoforo. Questo anfiteatro ecologico, incastonato in un volume oblungo di cuscini pneumatici e fotovoltaici, si apre al paesaggio esterno, alle città. E’ il luogo di incontro principale, un forum dove incontrarsi per reinventare il mondo e decidere le strategie eco-politiche per il domani! L’uomo è al centro di questo progetto bionico che raccomanda l’equilibrio tra le azioni umane e il rispetto per l’ambiente. L’architettura di questo luogo nomadico, potente concentrato di natura, biotecnologie, informazioni e tecnologie per la comunicazione, è dunque un semplice riflesso del cittadino contemporaneo che cerca di immaginare come agire sul proprio ambiente. E’ un audace progetto di avanguardia che mira a fa incontrare le persone intorno al concetto di rispetto per l’acqua, condividendo un equilibrio mobile e dinamico. Dopo la conferenza di Copenhagen del 2009, questo progetto è una guida trans-europea e una innovazione positiva per la capacità di ripresa dell’ecologia. Vincente Callebaut 88 l’ARCA 278
Sotto, alcune delle vie d’acqua europee. Sopra simulazioni del passaggio del Physalia a Londra, Praga e Parigi.
Below, some of the European waterways. Above, simulation of the passage of Physalia in London, Prague, and Paris.
Nella pagina a fianco, sopra, mappa delle vie d’acqua europee. Sotto, il ponte principale del Physalia, viste degli interni del Giardino dell’Aria e del Giardino dell’Acqua.
Opposite page, above, map of European waterways. Below, the main deck of Physalia, and interior views of the Air Garden and Water Garden.
Moreover, the project is crossed in its double hull by a hydraulic network that enables to filter the fluvial water and to purify it biologically thanks to its planted roof. When the system of automatic irrigation works in “blue hours”, the architecture disappears in favour of an atmosphere. Actually, the project metamorphoses into a fog cloud with evanescent contour. The Physalia becomes therefore a perfumed evaporation space that seems to coil up the visitors in suspension inside. The architecture of the futurist ship reveals a perfect balance between the cantilever masses, placing it in light levitation on the water surface. The curved lines are refined and nerve. They show with elegance the innovative and stylish side of this place. A scenography declined into four thematic gardens The interior scenography of Physalia animates the debate on the water future into four thematic gardens dedicated respectively to every four elements bringing by symbiosis their typical aspect and complementarily to the final assembling of an amphibious global landscape. The “Water” garden: marks the main entrance of Physalia between the berthing gates and the square. A great glass platform is in suspension on top of the water surface reflecting thus on the interior vault the causticity of the floods. This reception space dedicated to the temporary exhibitions vibrates under the weightlessness and dances under the reflections of light. The façades of this true aquatic balcony can also open themselves totally on the fluvial landscape and let the space breathe towards the exterior caressed by the fluvial breeze. The “Earth” garden: constitutes the heart of the laboratory dedicated to international researchers who analyse the aquatic ecosystem crossed by the ship. On top of this panoramic room, a planted vault stands up. This vault is a fertile metaphor of earth filtering the stations of work and molecular analysis. The “Fire” garden: is a confined and protecting underwater lounge, truly out of time. The soft relaxation armchairs surround a huge fire timbale burning in the fireproofed hull of the vessel. We feel like in a subaquatic cockpit with delicate golden reflections. We access naturally to this garden from a soft and circular banister that spreads under the planted vault around flames. We can admire the floating line dancing under its sinusoidal volutes as well as the fauna and the flora of the middle through the two panoramic glass portholes. It is a space dedicated to the permanent exhibitions on the aquatic ecosystems. The “Air” garden: is a space of oxygen and light that spreads under a pneumatophorous lens. Actually, this ecologic amphitheatre opened towards the exterior landscape, towards the cities organised with chisels under an oblong ear of pneumatic and photovoltaic cushions. It is the meeting and debate point by excellence, a true citizen forum where we meet to reinvent the world and decide of the eco-political strategies of tomorrow! Man is in the centre of this bionic project that recommends the balance between the human actions and the respect of environment. The architecture of this nomadic place, powerful concentrate of nature, of biotechnologies and information and communication technologies is thus the simple reflect of the contemporary citizen who wonders about the actions to conduct on its environment. It is an audacious avantgarde project that aims at mixing people around the notion of water respect, sharing in movement and dynamic balance. After the 2009 Copenhagen conference, it is a project of transeuropean leadership and a positive innovation of ecologic resilience. 278 l’ARCA 89
MORPHOTEL Gianluca Santosuosso
Questo progetto si propone di mettere a punto un nuovo concetto di hotel di lusso i cui ospiti hanno l’opportunità di vivere in un sistema galleggiante che si sposta intorno al mondo. I MORPHotel, grazie alla loro struttura lineare che si sviluppa ai lati di una “spina dorsale”, possono adattare la loro forma a seconda delle condizioni atmosferiche o della morfologia del posto in cui si trovano. I MORPHotel sfruttano il mare non solo per portare i turisti da un posto a un altro (come fanno le navi da crociera) ma anche per scoprire luoghi sconosciuti, usando questo “spazio di mezzo”. Superando il concetto tradizionale delle navi da crociera, in cui il consumo di carburante a una velocità media di 20 nodi è di 470 litri/Km, questa strategia vuole cambiare le regole del viaggio per mare; i MORPHotel si muovono continuamente intorno al mondo a bassa velocità (seguendo le correnti marine) e i turisti possono imbarcarsi in qualunque punto del viaggio. Uno degli obiettivi fondamentali del progetto è creare un grande organismo artificiale, indipendente e auto-sufficiente. L’auto-sufficienza è pensata per vari aspetti funzionali. Riguardo all’energia, potrà essere erogata all’intero sistema attraverso la combinazione di due diverse tecnologie sostenibili: pannelli solari distribuiti lungo tutta la parte superiore del guscio e integrati ai pannelli vetrati; produzione di energia dalle onde con sistemi posizionati alle due estremità della spina dorsale. Esistono già alcuni progetti (come il Pelamis Wave Energy Converter) che dimostrano come l’utilizzo di tali sistemi garantisca la produzione di una quantità di energia rilevante. Di conseguenza, anche l’acqua potabile sarà prodotta in relazione alla produzione di energia rinnovabile. Parte dell’energia auto-prodotta sarà infatti usata per filtrare e immagazzinare l’acqua piovana e per desalinizzare l’acqua marina. L’auto-sufficienza riguarda anche la possibilità del MORPHotel di produrre alcuni tipi di cibo: infatti, ciascuna vertebra centrale conterrà un piccolo orto. Questa sezione dell’hotel funzionerà
Simulazione dell’attracco di un MOTPHotel nel porto di Mumbai in India. A destra, pianta della struttura, che prevede alle due estremità l’installazione di convertitori di onde in energia, nei due rami laterali le camere, e nella porzione centrale, il parco lineare, i servizi alberghieri, gli orti e, al centro, l’imbarcazione guida.
Simulation of the stop of a MORPHotel at Mumbai Harbour in India. Right, plan of the structure with at the two end the wave energy converters, the rooms in the two lateral branches and, in the central part, the linear park, the hotel services, the orchards and, in the middle, the main boat.
90 l’ARCA 278
This project intends to develop a new luxury hotel concept where users have the opportunity to experience a stay in a floating system moving around the world. The MORPHotels, thanks to their linear structure developed around their “vertebral spine”, are able to adapt their shape according to the weather conditions and the site morphology. The MORPHotels use the sea not only as a medium to move tourists from one place to another (as cruise ships do) but also to discover unknown places, taking advantage from this “space in between”; avoiding the traditional concept of cruise ships – where the fuel consumption, at an average cruise speed of 20 nodes, is 470 litres/km – this strategy would change the rules about sea trips; MORPHotels are constantly moving at slow speed around the world (following sea currents) and tourists can get on board wherever it is. One of the fundamental goals in this project is to create a big, independent, self-sufficient artificial organism. The self-sufficiency covers several functional aspects of MORPHotel. With regard to energy, this will be provided to the whole system through the combination of two different eco-friendly technologies: solar panels distributed along the upper part of the hull and glass panels; the two ends of the spine will be destined to the production of energy through the movement of waves. Several examples of already existing projects (e.g. The Pelamis Wave Energy Converter) show that using these systems allows the production of relevant quantities of energy. As a logical consequence, the production of drinking water will be related to the production of renewable energy. A part of the self-produced energy will be used on the one hand to filter and store the rainwater collected, and on the other hand to desalinate sea water. The self-sufficiency will also regard the hotel’s ability to produce certain types of food; in fact, each of the central vertebra will contain a small vegetable garden. This part of the hotel will work as a big floating farm where it will be possible to grow vegetables, rear animals and store foodstuffs.
Un organismo artificiale auto-sufficiente che, durante il suo viaggio incessante attraverso i mari e gli oceani, approda per periodi più o meno lunghi nelle città che incontra lungo la rotta, divenendone una estensione temporanea.
An artificial, self-sufficient organism that, during its continuous journey around the oceans and the seas, stops for short or long periods in cities encountered throughout its trip, becoming a temporary extension to them.
come una fattoria galleggiante in cui sarà possibile coltivare ortaggi, allevare piccoli animali e conservare il cibo. Gli ospiti accederanno all’hotel da un “molo baricentrico” che svolge varie funzioni: ancorare il MORPHotel al porto della città in cui si trova, piattaforma per elicotteri, molo d’attracco per barche private. Dalla vertebra principale – dove sono organizzati la reception, l’amministrazione e il servizio catering – gli ospiti possono raggiungere tutti gli altri servizi offerti dalla struttura che sono distribuiti lungo la spina dorsale (un “parco lineare” connette tutte le sezioni). Alle due estremità si trovano le camere, pensate come delle capsule attaccate alla spina dorsale, con vari gradi di confort e lusso: si va da camere tutte vetrate a livello del mare, a camere di lusso che possono anche essere “sganciate” dalla spina e usate come imbarcazioni. Un molo secondario di servizio serve come attracco per le imbarcazioni che portano i rifornimenti per il viaggio. La struttura impiega l’approccio tradizionale delle costruzioni navali. Il telaio dei moduli sarà composto da cellule formate da profilati ortogonali e diagonali; i moduli saranno rinforzati, rivestiti e resi impermeabili con i materiali metallici normalmente usati nell’architettura navale; nella parte superiore dei moduli, le superfici vetrate si alterneranno a porzioni aperte. Il sistema sarà tenuto insieme da un complesso circuito di snodi e giunzioni (simili a quelli usati per collegare le carrozze dei treni), che grazie a controlli elettronici potranno espandersi o contrarsi per consentire movimenti parziali tra le vertebre e quindi permettere di modificare la forma dell’intero MORPHotel. Date le notevoli dimensioni (l’intera spina dorsale è lunga un chilometro) la struttura può trasformarsi in un porto galleggiante durante le sue traversate oceaniche: infatti, può avvolgersi a spirale su se stessa e formare così un bacino artificiale dove barche di diverse dimensioni possono trovare un riparo tranquillo.
Guests will enter the hotel through a “barycentric dock” whose function will be to plug MORPHotel to the harbour of the city where is located in that moment, to serve as a helicopter landing platform, to take vehicles aboard and to serve as a pier where visiting boats can dock. Entering the main vertebra – where all the reception, administration and catering services are located – the guests will reach the services offered by this structure, which are located along central axis of the structure (a covered “linear park” that serves as a connection between the different sectors). The two ends of the structure will contain the hotel rooms conceived as capsules attached to the organism’s spine that will have varying degrees of luxury and comfort: from glass room located at the water level, to luxury rooms that function as independent boats that can leave the main structure and sail within a fixed range established for security reasons. A secondary pier for staff use only will be used to take on supplies for the journey and to allow boats to dock for refuelling, delivering and unloading of goods. The structure of the vertebra will follow the traditional approach used in naval construction. The frame of the modules will be made up of pods constituted by orthogonal and diagonal sections; modules will be reinforced, covered and waterproofed with metals that are traditionally used in naval architecture; glass surfaces and open surfaces will alternate on the upper part of the modules. The system will be hold together by a complex circuit of mechanical joints (similar to those used for the connection of railway carriages), but in this case, these will be able, thanks to electronic controls, to expand or decrease their dimensions, allowing a partial movement between the vertebra that will be extended to the whole MORPHotel, changing the shape of the whole structure. Given its massive proportions (the whole spine is one kilometre long) it can become a floating harbour during its long ocean crossings; it does this by spiralling into itself and generating an artificial bay where boats and ships can find shelter.
Rendering della struttura, rivestita da pannelli frangisole che si alternano a porzioni vetrate e aperte.
Renderings of structure, which is clad with solar panels alternating to glass and open parts.
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Nella pagina a fianco, schema della composizione della struttura, rendering della porzione centrale, la zona del bar e, in basso, l’area piscina. A sinistra, viste del MORPHotel durante il suo viaggio nell’oceano spinto dalle correnti marine. Il lungo molo baricentrico che parte dalla zona centrale, oltre a consentire l’attracco di piccole imbarcazioni serve anche da piattaforma per gli elicotteri.
Opposite page, scheme of the composition of the structure, rendering of the central portion, of the lounge bar and of the pool areas. Left, views of MORPHotel during its journey through the ocean following sea currents. The long barycentric dock stretching out of the central portion of the structure serves as a pier for visiting boats and has a helicopter landing platform.
Credits Project: Gianluca Santosuosso Professor: Willy Muller –IaaC director (research studio – self-sufficient building) Assistant: Maite Bravo
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MONDO SOMMERSO UNDERWATER COLLECTION Giancarlo Zema Design Group
Fin dai suoi progetti per architetture subacquee (l’Arca 235, aprile 2008), l’architetto romano Giancarlo Zema dimostra grande attrazione e interesse per il mondo marino. Lo scorso anno ha raccolto alcuni dei suoi più recenti progetti per oggetti di design e arredi in una serie che ha voluto chiamare “Underwater Collection”. Gli oggetti, diversi fra loro per materiali e funzioni sono però accomunati dalle forme organiche che ricordano le creature di un ideale fondale marino: la sinuosa Leaf Collection in DuPont™ Corian® e gli arredi in legno graffiato con anelli in resina che si illuminano grazie a LED a variazione RGB della Bright Woods Collection progettati per Avanzini Group; la scultoria Pressure Collection, bicchieri e porta-bottiglia in porcellana con doppia colorazione per Bosa; gli arrotondati SimoGi, porta oggetti in DuPont™ Corian® per Bsolid; infine, nel mare, nuotano i colorati pesci del radiatore Fish, disegnato per Runtal, e le maniglie di acciaio Shark disegnate per Ghidini. Ultima creazione in ordine di tempo è la lampada da terra Octopus (in DuPont™ Corian®) progettata da Zema per LumineXence, che ricorda i sinuosi tentacoli di un polipo coloratissimo che emerge dal fondo del mare. Octopus, 210 cm di altezza per 35 cm di diametro, è realizzata (in edizione limitata numerata e firmata di 120 pezzi) in doppia colorazione con base in acciaio ed è dotata di tecnologia LED a variazione RGB con telecomando. Since he poroposed his projects for underwater arcitectures (l’Arca 235, April 2008), Rome-based architect Giancarlo Zema shows a strong attraction and interest for the sea world. La year he gathered some of his most recent projects for object design and furniture design in a series he called “Underwater Collection”. These objects, different in functions and material, share organic shapes, reminding of creatures living in the seabed: the sinuous Leaf Collection in DuPont™ Corian® and the Bright Wood Collection of furniture made of wood scratched by several resin rings lit by dynamic RGB LED technology, designed for Avanzini Group, able to suggest unique and surprising atmosphere; the sprightly Ring Collection, table chair and stool for Giovannetti, that with its objectholder holes sprouts from the rocky bottom; the sculptural pressure Collection, two tone porcelain glasses and bottle-holder for Bosa; the smart SimoGi, rounded object-holder in DuPont™ Corian® for Bsolid; then, in the sea swim the coloured fishes of the Fish radiator for Runtal and the Shark stainless steel handles designd for Ghidini. The most recent of Zema’s creation is the Octopus floor lamp (made of in DuPont™ Corian®) that he has designd for LumineXence. This floor lamp reminds the sinuous tentacles of a colourful octopus emerging from the seabed. Octopus, 210 cm height and 35 cm in diameter, has been realized (in a limited edition of n. 120 pieces, signed and numbered) in bicoloured versions with a steel base, dynamic RGB LED technology with remote control.
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SQUBA CONCEPT CAR Rinspeed Design Company
La Concept Car “sQuba”, creata dalla svizzera Rinspeed Design Company, potrebbe essere uscita direttamente da un film di James Bond. E’ infatti in grado non solo di sfrecciare sulla strada – anche sotto la guida di un pilota automatico che si attiva con un pulsante – ma anche di proseguire la sua strada nell’acqua fino a una profondità di dieci metri. Questo la distingue dai veicoli militari anfibi, i quali possono effettivamente andare nell’acqua, ma, su strada, sono costretti a velocità assai limitate, mentre la “sQuba” è una vera auto sportiva. Il primo passo per ottenere tale risultato è stata la rimozione del motore a combustione che è stato sostituito da vari motori elettrici. Tre motori sono posizionati nella parte posteriore: uno fornisce la propulsione a terra, mentre gli altri due regolano la navigazione subacquea. A questi si aggiungono due potenti idrogetti Seabob sulla parte frontale, che “respirano” grazie a speciali portelli rotanti (per aprire e chiudere l’ingresso all’acqua). Questi elementi rotanti sono stati realizzati con Nano Tubi al Carbonio materiale ad alta tecnologia leggero e resistente alle torsioni. Si guida la macchina fin dentro l’acqua e l’auto galleggia in superficie. Questo fino a quando non si apre la paratia che fa entrare l’acqua nell’abitacolo e la “sQuba” può immergersi e iniziare il suo viaggio subacqueo. Gli occupanti possono respirare tramite un serbatoio di aria compressa integrato nella strumentazione. L’energia per la propulsione è fornita da batterie agli ioni di litio ricaricabili, il che rende la “sQuba” un veicolo a zero emissioni. The “sQuba” Concept Car, created by the Swiss Rinspeed Design Company could have come straight out of a James Bond film. Its ability is not just to drive along the road – and that on autopilot at the press of a button – but also to continue along its route through water, diving to depths of ten meters. This sets the “sQuba” apart from military vehicles. In fact, the latter can go under water, but they are limited to driving slowly over the submerged ground, while “sQuba” is a real sport car. In a first step to achieve this result, the combustion engine was removed and replaced by several electric motors. Three motors are located in the rear. One provides propulsion on land, the other two drive the screws for underwater motoring. They are supported by two powerful Seabob jet drives in the front, which “breathe” through special rotating louvers (for opening and closing the water intake). The rotating outlet jets were designed to be extremely light yet twist resistant by using high-tech Carbon Nano Tubes. You drive the car into the water and the car floats. That is, until you crack the door to let the water in. Immediately the “sQuba” starts on his way to the underwater world. The occupants’ breathing air comes from an integrated tank of compressed air. Power is supplied by rechargeable Lithium-Ion batteries which make the car a zero-emission vehicle.
Credits Project: Rinspeed Design Company Engineering: Esoro Alloy Wheel: AEZ Time and Speed Controls: Carl F. Bucherer Movable Louvers: HS Genion
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Styling Elements: Foliatec 3D Foil Elements: Wetzel Processing Group and Hornschuch Interiors Concept: Strähle + Hess Diamond Inlays: KGS Diamond Laser Technology: Ibeo
Suspension technology: KW Automotive Tyres: Pirelli Lubricants: Motorex Seabob: Cayago LCD: SharpInstrument Cluster: Continental
Rubriche e articoli sul mondo della progettazione, della produzione e della ricerca. Design, production and research.
Il grattacielo sommerso A Waterscraper Progetto: Sarly Adre Bin Sarkun Circa il 71% della superficie terrestre è occupata dall’oceano, e tale percentuale aumenterà in seguito ai cambiamenti climatici. E’ dunque prevedibile che in futuro saremo destinati a popolare gli oceani. Questo progetto immagina una nuova “metapolis” creata da un insieme di “hO2+ scrapers”, ossia “gratta acqua”, una città che non consuma la natura bensì la aumenta e la riproduce. I componenti principali del hO2+ scraper includono sistemi per la produzione (di energia, di cibo, di aria ecc.), spazi per la vita, il lavoro, l’intrattenimento, locali per il trattamento dei rifiuti e per la manutenzione. Le diverse funzioni sono organizzate e diffuse in modo uniforme lungo l’edificio a seconda della prossimità con le specifiche e necessarie risorse esterne: per esempio, le turbine eoliche sono collocate sull’isola che ne costituisce la copertura, lo stesso vale per le fattorie in cui allevare bestiame, le aree per la vita quotidiana sono collocate immediatamente sotto il livello del mare in modo da sfruttare al meglio la luce naturale ecc. L’edificio è mantenuto in posizione verticale grazie a un sistema di zavorre e serbatoi di stabilizzazione. I sistemi di controllo delle boe e delle zavorre sono collocati nelle porzioni più in profondità così da determinare il giusto contrappeso per mantenere la costruzione diritta. Il sistema di bilanciamento è ulteriormente rafforzato da una serie di tentacoli laterali, che fluttuano seguendo le maree, generando al contempo energia. Questi tentacoli bioluminescenti offrono un ambiente di vita alla fauna marina che vi si aggrega sopra, raccogliendo energia e redistribuendola attraverso il movimento cinetico. Queste strategie per la sostenibilità mirano a realizzare in ultima analisi un’oasi a impatto negativo zero sull’ambiente. Questo progetto dell’architetto malese Sarly Adre Bin Sarkum ha ricevuto una Menzione Speciale alla “2010 Skyscraper Competition”.
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Approximately 71% of the Earth’s surface is ocean, even more if climate change has its way, hence it is only natural progression that we will populate the seas someday. This project pictures a new metapolis, created from a collection of hO2+ scrapers, as a city that does not consume nature but creates and produces nature. The main components of the programme for the hO2+ scraper consist of resource generation (i.e. power, food, air etc), living, work, play, waste treatment and maintenance. The programme is spread evenly in accordance to the proximity of any specific required external resource i.e. the wind generators are placed of the roof garden island, the livestock farming component is also placed there, the living areas are placed just below sea level where the natural light is the best etc. The building is kept upright using a system of ballast and balancing tanks. The buoyancy and ballast controls are placed at the lowest portions to create the proper counterforce for keeping the building upright. Lateral tentacles also serve as balancing elements as they, in generating power, are constantly moving with the rhythm of the tide. These bioluminescent tentacles provide sea fauna a place to live and congregate while collecting energy through their kinetic movements. Such sustainability strategies aim to ultimately create and provide an oasis with “zero” negative impacts to the environment. This project by Malesyan architect Sarly Adre Bin Sarkum won a Special Mention at the “2010 Skyscraper Competition”.
Nuove sensazioni a Venezia Venice City Vision Venice City Vision Competition è la seconda edizione della serie di concorsi internazionali promossi da City Vision Mag (www.cityvision-competition.com/venice). L’obiettivo del concorso di idee, oltre a voler valorizzare il tessuto storico della città, vede nell’identità acquatica della laguna un punto di partenza fondamentale per creare nuove visioni di un possibile sviluppo di questa componente. Architetti, designer e studenti sono stati chiamati a sfruttare la propria creatività per stimolare il potenziale contemporaneo della città oltre a voler valorizzare il tessuto storico della stessa. L’immaginazione dei partecipanti, l’utilizzo di software parametrici ed eco tecnologie sono stati il motore principale delle visioni per Venezia e le proposte hanno mostrato come sia possibile creare nuovi paesaggi digitali, per una città così legata al classicismo e alla tradizione. Le visioni veneziane (201 progetti presentati da 250 gruppi provenienti da tutto il mondo) sono state giudicate da una giuria internazionale presieduta da Bjarke Ingels, il fondatore dello studio danese BIG, e composta da Neri Oxman, Elena Manferdini, Maria Ludovica Tramontin e Bostjan Vuga. Il vincitore è stato lo studio torinese bam! (www.bamstudio.it) composto da Alberto Bottero, Simona Della Rocca e Valeria Bruni. Il loro progetto si basa sul concetto di creare un terzo livello vivibile a Venezia tramite la realizzazione di “tasche” abitabili e coltivabili nella superficie del Canal Grande da cui godere viste e sensazioni della città nuove e diverse. The Venice City Vision Competition is the second of a series of international competitions sponsored by City Vision Mag (www.cityvision-competition.com/venice). In addition to enhancing the city’s historical fabric, the ideas competition sees the lagoon’s identity as a basic starting point for the possibility of creating new visions. Architects, designers, and students were called upon to use their creativity to boost the city’s contemporary potential as well as to emphasize its historical fabric. The imagination of the participants as well as the use of parametric software and eco-technologies are the main driving force behind the Venetian visions, and the proposals show how it is possible to create new digital cityscapes for a city that is so tied to classicism and tradition. The Venetian visions (201 projects presented by 250 groups coming from all over the world) were evaluated by an international jury chaired by Bjarke Ingels, the founder of the Danish studio BIG; other members of the jury were Neri Oxman, Elena Manferdini, Maria Lodovica Tramontin and Bostjan Vuga. The winner was the Turinese studio bam! (www.bamstudio.it), which includes Alberto Bottero, Simona Della Rocca and Valeria Bruni. Their project is based on the concept of creating a third livable dimension of Venice through the realization of habitable, tillable “rooms” on the surface of the Canal Grande: these would offer new, different views of the city, evoking fresh emotions.
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2011 DawnTown Miami The Winners DawnTown Miami (www.dawntown.org) è un concorso di idee a cadenza annuale il cui obiettivo è stimolare la proposta di nuove soluzioni creative per Downtown Miami. Il concorso cerca di scovare nuovi progetti non solo per migliorare il centro della città ma anche per rafforzarne i legami storici con l’architettura moderna. Giunto alla sua quarta edizione, il concorso DawnTown Miami si è ora associato a un gruppo locale che si occupa della conservazione del patrimonio storico per collaborare a mettere in luce un pezzo prominente del periodo moderno. Il tema di questa edizione era di progettare una struttura complementare al Miami Marine Stadium, in un tentativo di consentire a questo sito storico di ridiventare un luogo per eventi di richiamo. La nuova struttura sarà un Teatro Galleggiante. Sono stati scelti cinque vincitori per l’edizione 2011 del DawnTown Miami. 1
DawnTown Miami (www.dawntown.org) is an annual architecture ideas competition meant to bring creative and inspiring new solutions to Downtown Miami. The competition seeks out fresh and inventive designs that will help promote not only downtown but the City of Miami, and it’s historical connections to modern architecture. Now in its fourth year, DawnTown is partnering with a local historic preservation group to help bring prominence to an early piece of Miami’s modern architecture period. Last year’s contest topic was to design a complimenting structure to the Miami Marine Stadium in an effort to allow the historic site to become a great event space once again: The new structure will be The Floating Stage. Five winners have been announced at the 2011 edition of DawnTown Miami.
Primo/1st Place: Miami Pearl Jiong Wu + Gengxin Ou; Team: Abingo Wu Studio (Lincoln, Nebraska)
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Secondo/2nd Place: Inflatable Eric Tan + Leon Lai; Team: Pink Cloud.DK.Design Group (Copenhagen, Denmark)
Terzo/3rd Place: The Waterbox Igor Reyes; Team: NBWW (Coral Gables, Florida)
Quarto/4th Place: Miami Floating Stage Marcin Husarz, Wojciech Motylski, Jan Jerzmanski; Team: biuro architektoniczne Scoliosis (Wroclaw, Poland)
Quinto/5th Place: Hull? Sail? Whirlwind? Chris Carrasquilla + Shamir Panchal; Team: Roco.Co (Toronto, Canada)
13. Mostra Biennale Internazionale di Architettura di Venezia David Chipperfield presents his “Common Ground” Lo scorso 17 gennaio, il Presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, accompagnato dal Direttore della 13. Mostra Internazionale di Architettura, David Chipperfield, ha incontrato a Ca’ Giustinian i rappresentanti di 41 Paesi partecipanti alla 13. Mostra, che si svolgerà dal 29 agosto al 25 novembre 2012 ai Giardini e all’Arsenale (vernice 27 e 28 agosto 2012), nonché in varie altre sedi veneziane. Erano presenti per la prima volta anche rappresentanti di Kossovo, Kuwait e Perù. Il tema scelto da David Chipperfield per la 13. Mostra Internazionale di Architettura è “Common Ground”. David Chipperfield ha dichiarato: “Voglio che questa Biennale renda omaggio a una cultura architettonica vitale e interconnessa che si interroghi sui territori condivisi, intellettuali e fisici. Nella selezione dei partecipanti la mia Biennale favorirà la collaborazione e il dialogo, che considero il cuore dell’architettura, e il titolo fungerà anche da metafora del terreno di attività dell’architettura. Mi interessano gli elementi che accomunano gli architetti, dalle condizioni della pratica architettonica alle influenze, collaborazioni, storie e affinità che inquadrano e contestualizzano il nostro lavoro. Vorrei cogliere l’occasione di questa Biennale per potenziare la comprensione della cultura architettonica e per valorizzare le continuità filosofiche e pratiche che la definiscono. Il titolo ‘Common Ground’ allude esplicitamente anche al terreno fra edifici, agli spazi della città. Vorrei che i progetti esposti alla Biennale indagassero in profondità il significato degli spazi creati dagli edifici: gli ambiti politici, sociali e pubblici di cui l’architettura fa parte. Non voglio smarrire il tema dell’architettura in un pantano di speculazioni sociologiche, psicologiche o artistiche, ma piuttosto cercare di ampliare la comprensione del contributo specifico che l’architettura può dare nella definizione del terreno comune della città. Il tema è un atto deliberato di resistenza all’immagine dell’architettura diffusa oggi dalla maggior parte dei media fatta di singoli progetti che scaturiscono dalle menti di talenti individuali già pienamente compiuti. Vorrei promuovere il fatto che l’architettura è fortemente legata, intellettualmente e praticamente, alla condivisione di problemi, influenze e intenti. Il mio metodo di selezione degli architetti rafforzerà il tema di base ponendo la collaborazione e il dialogo come elementi fondamentali di questa Biennale. Inviteremo i partecipanti a proporre opere o installazioni, ma chiederemo loro anche di proporre altri nomi con i quali desiderino collaborare. In questo modo, la scelta curatoriale iniziale verrà integrata da un ulteriore serie di relazioni generate dagli architetti selezionati. Mi auguro che tali dialoghi attraversino i confini generazionali, stilistici, geografici e disciplinari. Potrebbero anche far emergere il ruolo essenziale di altri settori della cultura architettonica: i media, le istituzioni di ricerca, le scuole, le case editrici, le gallerie, le fondazioni e cosi via. I risultati, spero, si avvarranno di tutti i mezzi disponibili per raccontare storie riguardanti i terreni comuni della professione e della città. La mia intenzione è di evitare non solo una selezione esclusiva di progetti in base a pregiudizi o gusto, ma anche l’allestimento di una mostra acriticamente inclusiva. Desideriamo offrire ai partecipanti l’opportunità di illustrare il proprio lavoro all’interno del contesto più ampio della pratica architettonica, non soltanto come dimostrazione di talento individuale, ma anche per riunirci e definire le nostre ambizioni e responsabilità”. Siti web ufficiali della 13. Mostra: www.labiennale.org, www.labiennalechannel.org.
Last January, the President of the Biennale di Venezia, Paolo Baratta, accompanied by the Director of the 13th International Architecture Exhibition, David Chipperfield, met at Ca’ Giustinian with the representatives of the 41 Countries participating in the 13th Exhibition, which will take place from 29 August to 25 November 2012 at the Giardini and at the Arsenale (Preview on 27 and 28 August 2012) and in various other venues in Venice. The meeting was attended for the first time by the representatives of Kosovo, Kuwait and Peru. The title chosen by David Chipperfield for the 13th International Architecture Exhibition is “Common Ground”. “I want this Biennale to celebrate a vital, interconnected architectural culture, and pose questions about the intellectual and physical territories that it shares. In the methods of selection of participants, my Biennale will encourage the collaboration and dialogue that I believe is at the heart of architecture, and the title will also serve as a metaphor for architecture's field of activity. I am interested in the things that architects share in common, from the conditions of the practice of architecture to the influences, collaborations, histories and affinities that frame and contextualise our work. I want to take the opportunity of the Biennale to reinforce our understanding of architectural culture, and to emphasise the philosophical and practical continuities that define it. The title “Common Ground” also has a strong connotation of the ground between buildings, the spaces of the city. I want projects in the Biennale to look seriously at the meanings of the spaces made by buildings: the political, social, and public realms of which architecture is a part. I do not want to lose the subject of architecture in a morass of sociological, psychological or artistic speculation, but to try to develop the understanding of the distinct contribution that architecture can make in defining the common ground of the city. This theme is a deliberate act of resistance towards the image of architecture propagated in much of today's media of projects springing fully formed from the minds of individual talents. I wish to promote the fact that architecture is internally connected, intellectually and practically, sharing common concerns, influences and intentions. My method of selecting architects will reinforce the theme by making collaboration and dialogue fundamental to the Biennale. We will invite contributors to make a proposals for exhibits or installations but also ask them to propose others they want to collaborate with. In this way, the initial selection by the curatorial team is complemented by a further series of relationships initiated by selected architects. The proposed dialogues will hopefully cross boundaries of age, style, geography and discipline. They also might identify the critical roles of other parts of architectural culture: the media, research institutions, schools, publishers, galleries, foundations and so on. The results, I hope, will use every available medium to tell stories about the common ground of the profession, and of the city. My intention is to make neither an exclusive selection of projects on the basis of prejudice and taste, nor an uncritically inclusive exhibition. We wish to give the participants an opportunity to explain work within the wider context of architectural practice, not only as a demonstration of their own talent, but also to unite us in defining our ambitions and responsibilities.” The official websites of the 13th Biennale are: www.labiennale.org, www.labiennalechannel.org.
Per un ritorno alla natura L’arte contemporanea è uno strumento per indurci a riflettere sul nostro presente, e un po’ sul nostro futuro. E’ uno stimolo a comprendere che il solo fare non basta. (Francesco Bonami, Lo potevo fare anch’io) Nel recente viaggio in Cina, su invito dall’Accademia d’Arte di Hangzhou, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare l’artista Han Yuguang che ha la capacità di suscitare stupore e meraviglia con le opere che presentiamo in queste pagine. L’artista nasce in Cina, ad Anshan, nella provincia di Liaoning. Nel 1979 si scrive al corso di pittura nell’università per insegnanti di Anshan, quindi nel 1985 lavora presso istituto di cultura del Distretto di Qianshan, Anshan e dal 1988 studia nella China Academy of Art, ad Hangzhou, seguendo il corso di pittura all’olio. Per dieci anni, dal 1995-2005, avverte la necessità di portare avanti una ricerca pittorica del tutto personale e solitaria, ad Anshan, per poi partecipare dal 2005 a numerosi eventi ed esposizioni collettive e personali. Tra queste ricordiamo quella nel museo d’arte di Beijing, nel 2006, con i più importanti artisti cinesi; nella galleria Hua Cui, a Shangai, nel 2009 e nel 2011 con l’esposizione collettive su fenomenologia e arte contemporanea nella sede espositiva dell’Academy of Art of China, a Hangzhou. Perché si resta così affascinati tanto da fermare lo sguardo e sedimentarne il ricordo nel profondo per opere come Il sole nell’albero (1996), Autunno (1996), Il lago silenzioso (1997, nella foto in alto), o Il sole d’autunno (2008)? Forse perché sono lì a rammentarci che la creazione artistica rappresenta non solo un lavoro d’ingegno, fatto manualmente con estrema pazienza, ma una finestra aperta sul mondo, che non ha bisogno d’ingannare come nei grandi spot pubblicitari con la seduzione dell’immagine, ma necessita solo di una mente aperta al vedere, capace di saper vedere la verità. Ciò di cui ci parla Han è la necessità di tornare ad osservare la natura. Non possiamo rimanere ostinatamente ciechi di fronte ai tristi mali della contemporaneità, a ciò che sta avvenendo intorno a noi, nelle città e nelle vaste distese disabitate. Osservando i rami caduti dall’albero o il lento incresparsi dell’acqua del lago dobbiamo chiedersi perché si stanno trasformando così rapidamente in peggio la campagne un tempo floride e oggi abbandonate e le città, nei secoli passati ricche di uomini solidali tra loro e di armoniche costruzioni, ma anche di valori condivisi. Espressione di una cultura egemone. Modellate secondo i principi dell’armonia, con un forte legame che le univa. Nel corso dei secoli cultura e natura non si opponevano tra loro. Si integravano e si specchiavano l’una nell’altra. Come rammenta Hanna Arent in “origine cultura significava agricoltura, attività che gli antichi Romani tenevano in molto rispetto”, e “si riferisce innanzitutto al rapporto dell’uomo con la natura nel senso di coltivarla e prenderne cura, per renderla un’abitazione adatta a lui”. E’ stupefacente osservare l’interesse di Han per la terra e di come partendo da singoli episodi sia in grado di parlarci dell’intero universo. Ci viene da pensare che tale interesse possa essere inteso come humus, come linfa ed energia da cui sia l’uomo che la natura traggono l’essenza vitale e creativa. Le opere che mostriamo appartengono a un ciclo che pone al centro la difesa della natura, che esprimono una nuova sensibilità in Cina e nel mondo che appartiene agli artisti più attenti, forse memori degli insegnamenti di Joseph Beuys che impegnerà gli ultimi anni della sua esistenza a sperimentare sul campo sistemi di coltivazione agricola basati sul recupero di un rapporto diretto tra terra, lavoro umano, economia e spiritualità. Gianfranco Marrone nel suo libro Addio alla natura, ha constatato che “la natura ci manda dei segnali, ci mette e si mette nelle condizioni di significare, sotto l’aspetto di analogie misteriose ma comunque perfettamente individuabili: sta a noi saperli cogliere, saperne interpretare l’essenza, il significato, il valore. La forma del mondo è la sua verità: la natura ama insomma nascondersi per poi potersi manifestare in tutta la sua ricchezza e varietà, ossia, in fin dei conti, in tutta la sua bellezza. La natura, (...), non è una cittadella nemica da conquistare e dominare, ma un ambiente generoso e disponibile al quale adeguarsi, nei ritmi e nelle armonie, per vivere nei migliori dei modi possibili”. E’ proprio di tutto ciò che ci parla l’arte di Han Yuguang. Mario Pisani
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Tour Odéon, Monaco Progetto: Alexandre Giraldi
Attualmente in cantiere nel principato di Monaco, la Tour Odéon con i suoi 170 metri di altezza e 49 piani a destinazione commerciale, uffici e appartamenti, è la costruzione più alta di Monaco. Promossa dalla SCI Odéon di Claudio Marzocco e progettata dall’architetto monegasco Alexandre Giraldi, questa torre prestigiosa si inscrive nel Quartiere del Vallon de la Rousse, detto dell’Annonciade. L’area di intervento si caratterizza per alcuni elementi marcanti: la frontiera franco-monegasca, fortemente costruita nel territorio monegasco e con un tessuto urbano più disperso in Francia; una topografia caratterizzata dalla presenza delle montagne a Ovest e del Vallon a est dominato dal progetto della torre; la presenza di una stecca di edifici molto alti che sottolineano i contorni del Vallon. La torre, la cui inaugurazione è prevista per fine 2014, è composta da 10 piani sotterranei, 70 appartamenti privati, 2 sky penthouse di circa 1.200 m2 ciascuno, 1 sky penthouse di circa 3.300 m2 su 5 piani, circa 4.400 m2 di spazi commerciali e uffici, circa 2.000 m2 dedicati ai servizi, 2 hall d’ingresso separate per gli appartamenti privati e i domini. Il progetto di Alexandre Giraldi si compone di uno basamento lineare, sovrastato da una torre. L'idea è di trattare la base del progetto con un gioco di fasce orizzontali interamente vetrate al fine di marcare i contorni della base dell'edificio sottolineandone lo sviluppo lineare. La torre si scompone in diversi corpi, due ali inclinate si avvolgono attorno a un nocciolo centrale e contribuiscono a diminuire l'aspetto massiccio e imponente della torre attraverso un gioco di incastri e d'inclinazioni in pianta degli elementi creando un ritmo ai volumi e l'impressione di un insieme composto, piuttosto che di un blocco unico e denso. In questa stessa ottica, le altimetrie delle due ali dell'edificio sono diverse dando del rilievo e del carattere alla volumetria generale. Questa soluzione compositiva permette di minimizzare la lunghezza delle facciate di uno stesso blocco articolandole in diversi corpi di uno stesso insieme e limitando così l'effetto di barriera e, soprattutto, la mancanza di proporzione. Anche il rapporto della torre con il suolo è stato pensato
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Credits Project: Cabinet Giraldi Quantity surveyor: Socotec HEQ: Apave
Technical studies : Sastec, Coyne et Bellier (structure), AC Acoustique et Conseil (acoustic), Sol – Essais (plot studies), SNC-Lavalin
(fluids), E&G (geology), AIK. Yann Kersalé (Lighting), Van Santen (facades), Jean Mus (landscaping)
Interior Design: Alberto Pinto General Contractor: Vinci Construction Promoter: SCI Odéon – Claudio Marzocco
in modo che il volume non sia semplicemente un posato al di sopra (ala est), ma che lo attraversi, aumentando la percezione di altezza totale e la sua proiezione. L'effetto di continuità sull'avenue de l'Annonciade del basamento è ottenuto grazie al prolungamento della geometria dell'ala est, fino al livello strada, dando maggior ritmo alla volumetria del basamento. Questo stesso attraversamento della torre rispetto al basamento, lo si ritrova anche dall'interno con la creazione di pozzi di luce nei sette piani. Infine lo slancio verso l'alto è privilegiato nel trattamento delle parti terminali dei diversi elementi compositivi grazie a delle vele slanciate che coronano armoniosamente la costruzione e il prolungamento del nocciolo centrale. Il progetto propone inoltre di disporre degli elementi architettonici per ritmare le facciate dell'edificio rispetto alle diverse viste e corpi dell'insieme. Così i balconi partecipano con il loro trattamento ondivago ad articolare il volume dando un aspetto dinamico alla costruzione che si presenta con immagini diverse secondo i punti vista della torre. Inoltre il rilievo delle facciate viene evidenziato dai diversi cambiamenti nel trattamento della loro pelle, dando un'idea di materia e di texture volumetrica e grafica. In questo senso, la maglia della pelle vetrata, nel contempo liscia e strutturata, contribuisce a questi cambiamenti di aspetto, in contrasto con le onde formate dalla serigrafia delle protezioni vetrate dei balconi. Anche il nocciolo centrale comporta un trattamento particolare, ritmato per l'intermediario di una maglia strutturata serigrafata che lo riveste e lo sottolinea rispetto alle due ali della torre. Questi diversi tipi di trattamento architettonico si traducono anche nella scelta dei materiali. Il vetro, per alleggerire l'insieme della torre grazie alla sua trasparenza e al suo effetto riflettente che mette in evidenza il ritmo stesso dei balconi serigrafati. In effetti l'obiettivo è di rendere, anche a livello dei diversi materiali, una leggibilità semplice dell’edificio, scelta che ha guidato l'intero percorso progettuale e spiega l'uso in facciata di un solo materiale (il vetro), esaltandone il ruolo e l'impatto nella composizione del progetto. La dimensione scenografica della torre è amplificata dal progetto di illuminazione firmato da Yann Kersalé, mentre l'eleganza e la raffinatezza degli interni sono opera di Alberto Pinto.
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