Strategie e sfide nella lotta all’Influenza Aviaria: riflessioni dal convegno di FierAgricola
Uno studio completo conclude che la percezione del dolore degli embrioni di pollo inizia al 13° giorno di incubazione
Integrità intestinale e infiammazione: come influisce sulla composizione del microbiota e che conseguenze ci sono sulla produzione?
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giorni di vita)
EDITORIALE
Pensando a cosa scrivere in questo editoriale, ho scorso con la memoria gli oltre cinquant’anni di esperienze fatte nel settore avicolo. Avendo iniziato a operare nel campo della genetica, ho cercato di sintetizzare le principali tappe compiute. Negli anni ’60-’70 la ricerca era concentrata sotto il profilo produttivo per quanto riguarda le ovaiole e sulla crescita rapida per quanto riguarda i broiler. Negli anni successivi i programmi della selezione hanno cercato di seguire le mutate esigenze dei consumatori: per giungere a soddisfare ogni richiesta specifica, il cammino è stato molto impegnativo, anche se in termini tecnico-scientifici le evoluzioni sono avvenute rapidamente.
Le scienze veterinarie hanno contribuito notevolmente: basta pensare alle ricerche condotte sulla pseudopeste aviare (o malattia di Newcastle), sulla coccidiosi, sulla malattia di Marek e l’Influenza Aviaria…
Chiaramente occorre ricordarsi di molte altre discipline, dalla nutrizionistica a tutte le tecnologie applicate negli incubatoi, negli allevamenti, nella macellazione e trasformazione dei prodotti, per sottolineare il grande merito di aver collocato l’avicoltura ai vertici dell’industria alimentare.
Dalla selezione di linee pedigree in allevamenti a terra, con nidi a trappola e gabbie individuali, si è passati alla selezione genomica, in grado di migliorare la persistenza sviluppata dalla genetica e di soddisfare le esigenze dei vari mercati. Non nascondo un certo senso di compiacimento per essere stato testimone di questo intenso arco di tempo e per aver cercato di fare informazione nel modo più corretto possibile.
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Mosca
SOMMARIO
Strategie e sfide nella lotta all’Influenza Aviaria: riflessioni dal convegno di FierAgricola
FIELD REPORT
ISZVe: rilevato un focolaio di Influenza Aviaria in un allevamento di tacchini, rafforzati i controlli 14
DOSSIER
Uno studio completo conclude che la percezione del dolore degli embrioni di pollo inizia al 13° giorno di incubazione
FOCUS
Integrità intestinale e infiammazione: come influisce sulla composizione del microbiota e che conseguenze ci sono sulla produzione? 22
MANAGEMENT
Può una miscela di saponine e alluminosilicato indurre una resilienza nel pollo verso la coccidiosi? .........................................
NUTRIZIONISTICA
Effetti dell’integrazione di muramidasi sul miglioramento della resa in petto, delle performance e del benessere dei polli da carne
ATTUALITÀ 4 LE AZIENDE INFORMANO ................................................................ 8 REPORTAGE
.............................................................10
..................................18
28
34 VETERINARIA Enterite necrotica nei broiler 38 MARKET GUIDE.................................................................................. 44 AGENDA ................................................................................................. 47 GUIDA INTERNET .............................................................................. 48 22 18 10
È
necessario
proseguire gli sforzi per combattere l’antibiotico-resistenza (AMR) in uomini e animali
Secondo un rapporto pubblicato il 28 febbraio dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) congiuntamente al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), la resistenza dei batteri
Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici di uso comune continua a essere osservata di frequente nell’uomo e negli animali.
La resistenza congiunta ad antimicrobici di importanza primaria in medicina umana rimane molto bassa, tranne che in alcuni tipi di Salmonella e Campylobacter coli in alcuni Paesi. È inoltre aumentata la percentuale di isolati di Escherichia coli da animali destinati alla produzione di
alimenti che presentano una “suscettibilità completa” o “zero resistenza” ai principali antimicrobici. Questo dato, insieme alla diminuzione della prevalenza di isolati di E. coli produttori di ESBL o AmpC - enzimi che possono rendere inefficaci alcuni antibiotici - dimostra i progressi compiuti nella riduzione dell’antibiotico-resistenza (AMR) in E. coli da animali destinati alla produzione di alimenti in diversi Stati membri dell’UE.
“Anche se abbiamo registrato risultati positivi grazie alle misure attuate per ridurre l’AMR”, hanno dichiarato Carlos Das Neves, direttore scientifico dell’EFSA, e Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC, “è essenziale continuare a unire le forze per controbattere questa minaccia mondiale. L’approccio One Health ci ricorda che per affrontare l’antibiotico-resistenza è necessario congiungere le forze tra diversi settori: quello della salute umana, della salute animale e dell’ambiente”.
Per Salmonella la resistenza ai carbapenemi è stata riscontrata in isolati dall’uomo, ma non da animali destinati alla produzione di alimenti; per E. coli la resistenza ai carbapenemi è stata rilevata in isolati da animali da produzione alimentare. Sebbene l’insorgenza di resistenza ai carbapenemi sia attualmente segnalata a livelli molto bassi in isolati sia dall’uomo che da animali, negli ultimi anni un numero crescente di Paesi ha segnalato la presenza di batteri produttori di enzimi carbapenemasi in varie specie animali. Ciò richiede attenzione e ulteriori indagini dal momento che i carbapenemi sono una classe di antibiotici di ultima istanza e qualsiasi rilevamento di resistenza ad essi è motivo di preoccupazione.
Tra il 2013 e il 2022, in pazienti umani, almeno la metà dei Paesi dichiaranti ha osservato tendenze all’aumento
4 - attualitàATTUALITÀ
ATTUALITÀ
della resistenza ai fluorochinoloni in isolati di Salmonella Enteritidis e Campylobacter jejuni, solitamente associata al pollame. Questo dato è preoccupante per la salute pubblica poiché nelle rare occasioni in cui le infezioni da Salmonella o Campylobacter evolvono in malattie gravi, i fluorochinoloni sono tra gli antimicrobici utilizzati per il trattamento.
Un terzo dei Paesi ha osservato tendenze alla diminuzione della resistenza ai macrolidi in isolati di Campylobacter dall’uomo, in particolare per C. coli. Questo dato è degno di nota perché l’aumento della resistenza ai fluorochinoloni fa sì che i macrolidi diventino sempre più importanti per il trattamento delle infezioni alimentari gravi nell’uomo.
In due terzi dei Paesi dichiaranti la resistenza di isolati umani a penicilline e tetracicline è diminuita nel tempo in Salmonella Typhimurium, solitamente associata a maiali e vitelli. Questi antimicrobici sono utilizzati spesso per trattare infezioni batteriche nell’uomo e negli animali.
AMR, grave problema di salute pubblica
La resistenza agli antimicrobici rimane un grave problema di salute pubblica che deve essere affrontato su diversi fronti e da più soggetti. Sono necessarie misure specifiche per ridurre la comparsa e la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici. Tra questi promuovere un uso oculato degli antimicrobici, supportare il miglioramento delle prassi di prevenzione e controllo delle infezioni, incrementare la ricerca e l’innovazione nello sviluppo di nuovi antimicrobici nonché l’attuazione di politiche e procedure a livello nazionale.
L’EFSA sta pubblicando sul proprio sito diverse pagine interattive per approfondire il tema; è inoltre disponibile una grafica interattiva che consente di visualizzare i dati sui livelli di resistenza nell’uomo, negli animali e negli alimenti, Paese per Paese, nel 2021 e nel 2022 (https://
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Africa&Mediterranean Poultry Forum: l’avicoltura si incontra al Rimini Expo Centre dall’8 al 10 maggio 2024
Benessere animale e tecnologie a supporto, competitività della filiera e proposte di sviluppo, focus internazionale con i paesi africani e convegnistica scientifica nella tre giorni in contemporanea a Macfrut.
Africa&Mediterranean Poultry Forum and B2B è l’appuntamento internazionale dedicato all’avicoltura che si terrà dall’8 al 10 maggio 2024 al Rimini Expo Centre. Si tratta di un momento di approfondimento sul settore avicolo e un’occasione di dialogo con le istituzioni e gli stakeholder per rafforzare in modo sistematico il networking con l’intera filiera.
Il Poultry Forum, promosso da Fieravicola in collaborazione con Assoavi e Unaitalia, si svolgerà in contemporanea a Macfrut, la fiera internazionale dedicata alla filiera ortofrutticola, e costituisce l’appuntamento in alternanza a Fieravicola, la rassegna a cadenza biennale del settore avicolo italiano.
Le sfide della filiera avicola italiana
saranno al centro della prima giornata, con la presentazione dello studio Ismea sulle prospettive del settore in Italia.
Il secondo giorno vedrà due sessioni: una dedicata alle tematiche internazionali con un focus specifico sullo sviluppo del settore avicolo in Africa e nel Mediterraneo e la presenza di numerosi buyer di questi Paesi, invitati dalla fiera e interessati alle tecnologie, alla genetica e ai prodotti veterinari italiani.
La seconda sessione approfondirà il ruolo di tecnologia e innovazione come fattori chiave per affrontare le sfide in atto. Tra le tematiche le prospettive del sessaggio in ovo, vaccinazioni e assicurazioni.
Il terzo giorno, venerdì 10 maggio,
sarà dedicato alla convegnistica focalizzata su aspetti più propriamente tecnico-scientifici con focus sull’avicunicoltura italiana con esperti da tutto il mondo in collaborazione con le associazioni scientifiche di settore WPSA (World’s Poultry Science Association), SIPA (Società italiana di Patologia Aviaria) e ASIC (Associazione Scientifica Italiana di Coniglicoltura). In questa sessione è previsto un aggiornamento sugli sviluppi del progetto europeo Broilernet a cura di Unaitalia.
All’interno dell’area del Poultry Forum è previsto una International Business Lounge rivolta agli operatori esteri dei Paesi dell’Africa e del Mediterraneo, in cui sarà possibile organizzare incontri di business.
6 - attualità -
ATTUALITÀ
ASSICA e Unaitalia: soddisfazione per il CCNL Industria
alimentare
Il 1° marzo è stato sottoscritto l’accordo di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dell’industria alimentare per il quadriennio 2023-2027. La trattativa, avviata a luglio 2023, ha coinvolto le principali organizzazioni sindacali, FAI-CISL, FLAI-CGIL e UILA-UIL e 14 associazioni datoriali in rappresentanza del settore alimentare
Il rinnovo ha riconosciuto un aumento salariale complessivo di 280 euro ed è intervenuto su alcuni istituti contrattuali oggetto della piattaforma sindacale, assicurando significative tutele e ristoro ai lavoratori del comparto in un contesto congiunturale particolarmente complesso per le aziende del settore, a causa dei perduranti effetti dell’inflazione sull’aumento generalizzato dei costi di produzione.
BLUE FAN
“Siamo soddisfatti della conclusione di un lungo lavoro negoziale, al quale la delegazione composta da Assica ed Unaitalia ha preso parte in modo responsabile e costruttivo sin dall’inizio, all’interno di un contesto datoriale particolarmente articolato e composito”, ha dichiarato Lara Sanfrancesco, Direttore di Unaitalia
“Il contratto è stata un’occasione per riconoscere le specificità dei nostri
settori, dando atto della peculiarità dei comparti rappresentati, caratterizzati da grande intensità di lavoro e bassa marginalità. Ciò non ha impedito che Assica e Unaitalia agissero con senso di responsabilità, nell’intento di riconoscere ai lavoratori un supporto decisivo per il mantenimento del potere d’acquisto”, ha proseguito Davide Calderone, Direttore di Assica
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per l’Italia di:
HemicellTM migliora la sostenibilità delle produzioni avicole.
Nel corso degli anni, studi e metanalisi di lavori pubblicati hanno dimostrato che Hemicell, grazie alla sua attività enzimatica, può migliorare la disponibilità energetica di mangimi per polli e suini. L’utilizzo di Hemicell consente, infatti, di riformulare le diete riducendo la concentrazione di ingredienti ad alto contenuto energetico come grassi e olii, mantenendo inalterate le prestazioni produttive degli animali.
Un recente studio (Blonk, 2023) ha valutato l’impatto ambientale (impronta di carbonio) di diete standard per avicoli e suini riformulate includendo Hemicell e riducendo la concentrazione di ingredienti ad alto contenuto energetico.
Nel broiler, l’utilizzo di una matrice che consente una riduzione pari a 60 kcal EM/kg, permette una diminuzione dell’impronta di carbonio compresa tra il 2,7% e il 3,3% rispetto al mangime standard; riduzione che in termini assoluti è pari a 40 g di CO2 eq./kg di mangime.
Nelle diete per broiler riformulate con l’inclusione di Hemicell si è utilizzata una minore concentrazione di olio di semi di soia. Questa materia prima è caratterizzata da una elevata impronta di carbonio; pertanto, un minore utilizzo consente di ridurre l’impronta di carbonio complessiva del mangime. Inoltre, la maggior parte dell’olio di semi di soia proviene da soia coltivata in paesi del Sud America ad alta incidenza di deforestazione; attività antropica che contribuisce, in parte, all’aumento dell’emissione di CO2 L’impronta di carbonio dell’olio di semi di soia è stata considerata in termini di Cambiamento d’Uso del Suolo (Land Use Change – LUC) ed è responsabile della differenza significativa tra le diete standard e quelle riformulate con Hemicell.
Nel suino, l’utilizzo di una matrice che consente una riduzione pari a 55 kcal EM/kg, permette una diminuzione dell’impronta di carbonio compresa tra l’ 1,2% e il 4,2% rispetto al mangime standard; riduzione che in termini assoluti è compresa tra i 14 e i 38 g di CO2 eq./kg di mangime. Nei suini esiste una maggiore variabilità rispetto al broiler in considerazione dei diversi sistemi produttivi e delle relative diete utilizzate nelle diverse regioni europee.
Nelle diete per suini riformulate con l’inclusione di Hemicell si è utilizzata una minore concentrazione di grassi di origine animale. Queste materie prime sono caratterizzata da una elevata impronta di carbonio; pertanto, un minore utilizzo consente di ridurre l’impronta di carbonio complessiva del mangime. È stata utilizzata anche una minore quantità di farina di soia poiché, per le ragioni esposte in precedenza, questa materia prima è caratterizzata da una elevata impronta di carbonio.
L’analisi delle diete indica chiaramente che grazie all’impiego di Hemicell è possibile ridurre l’uso di materie prime ad alto contenuto energetico migliorando la sostenibilità delle produzioni animali.
Per fare un esempio prendiamo in considerazione il potenziale impatto di Hemicell quando utilizzato nel mangime per broiler: 1kg di carne di pollo ha un’impronta di carbonio paria circa 3,3kg CO2 eq. e il mangime contribuisce circa per il 70% all’impronta di carbonio totale della carne di pollo venduta al dettaglio.
Lo studio portato a termine da Blonk ci indica che che riformulando le diete con l’aggiunta di Hemicell è possibile ridurre del 3% l’impronta di carbonio del mangime; pertanto, se il mangime costituisce circa il 70% dell’impronta di carbonio totale della carne di pollo, una riduzione del 3% dell’impronta di CO2 nel mangime rappresenta una riduzione del 2% nel prodotto finale venduto al dettaglio.
In ogni caso, occorre considerare che la diversa origine delle materie prime può avere un diverso impatto sulla riduzione dell’impronta di carbonio.
La ricerca condotta da Blonk non prende in considerazione tutte le diete formulate in Europa per avicoli e suini; perciò, è necessario calcolare l’effettivo impatto di Hemicell sulla sostenibilità di ciascuna dieta presa in considerazione.
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Bibliografia: A lifecycle assessment (LCA) of both Hemicell production and its supplementation in broiler and swine diets. Blonk – Report 2023 for Elanco Animal Health.
Hemicell, Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati di Elanco o sue affiliate. © 2024 Elanco PM-IT-24-0058
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Strategie e sfide nella lotta all’Influenza
Aviaria: riflessioni dal convegno di FierAgricola
La 116° edizione di FierAgricola, che si è svolta a Verona dal 31 gennaio al 3 febbraio scorsi, ha ospitato un convegno organizzato da Unaitalia, dal titolo “Contrasto all’Influenza Aviaria: biosicurezze e vaccinazione?”, nel corso del quale si è discusso di uno degli argomenti più attuali nel campo dell’avicoltura: la prevenzione e il controllo dell’Influenza Aviaria attraverso la biosicurezza e la vaccinazione.
10 - reportageREPORTAGE
L’evento, organizzato da Unaitalia in coordinamento con l’Azienda Ulss 9 Scaligera - Sanità Animale, è stato moderato dalla dott.ssa Rossella Pedicone, Vicedirettrice di Unaitalia
Il dott. Luigi Ruocco, Direttore Ufficio 3 DGSAF del Ministero della salute, è intervenuto sugli aggiornamenti normativi in tema di biosicurezza. Partendo dall’Ordinanza del Ministro della salute del 26 agosto 2005 e s.m.i. (integrata e prorogata fino al 30 aprile 2023), il dirigente del Ministero ha compiuto un excursus sugli interventi normativi europei in materia di salute animale che hanno portato all’emanazione del Decreto del 30 maggio 2023 “Modalità applicative delle misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli”. Il Decreto del 30 maggio 2023, che rappresenta un significativo passo in avanti nella Decreto 20 maggio 2023. Le nuove checklist e il nuovo Manuale, frutto della revisione di un gruppo di esperti, sono disponibili su www.classyfarm.it dal 18 gennaio 2024
prevenzione, ha introdotto obblighi di verifica e informatizzazione attraverso il sistema ClassyFarm.it, che garantiscono una maggiore trasparenza e un monitoraggio efficace delle misure di biosicurezza adottate negli stabilimenti avicoli.
Il dott. Guido Di Martino del Laboratorio benessere animale e sanità pubblica veterinaria dell’IZSVe ha presentato le nuove strategie per la formazione degli operatori del settore avicolo in materia di biosicurezza, in ottemperanza a quanto previsto dal
- aprile 2024 - 11 REPORTAGE
& EVENTO INTERNAZIONALE DEDICATO AL SETTORE AVICOLO Un punto di incontro tra manager, tecnici, allevatori, ricercatori e aziende del settore 8-9-10 MAGGIO 2024 RIMINI-EXPO CENTRE-ITALIA www.fieravicola.com IN CONTEMPORANEA A
Le fasi del progetto UNAITALIA
Fase 1: indagine partecipativa ex–ante sui fabbisogni formativi degli allevatori: progettazione e pianificazione intervento e realizzazione e analisi dei risultati. IZSVe si occuperà di selezionare un numero massimo di 20 allevatori, selezionati sulla base di criteri da condividere con la committenza;
Fase 2: corso online in autoapprendimento (self paced) con esercitazioni interattive: progettazione e realizzazione video lezioni; realizzazione dei materiali didattici interattivi; allestimento del corso; attività di segreteria e gestione annua utenti (circa 1500);
Fase 3: corso di approfondimento da attivarsi con eventuale accordo successivo: progettazione e realizzazione del corso; docenze esperti IZSVe, allestimento webinar e area online/tutor d’aula, attività di segreteria e gestione utenti.
Le tre fasi del progetto che Unaitalia, in collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico Sprimentale delle Venezie, ha approntato per rafforzare gli interventi formativi in tema di biosicurezza.
CONSIDERAZIONI SULLA VACCINAZIONE PER HPAI
• L'HPAI minaccia la sicurezza alimentare e la sostenibilità di alcuni tipi di produzione di pollame ed è quindi necessario considerare la vaccinazione tra gli strumenti che conducono più rapidamente all’eradicazione di eventi epidemici difficilmente contenibili;
• Se ben usata la vaccinazione del pollame può ridurre i rischi di spill-over nell’uomo;
• Investire in ricerca su vaccini e strategie vaccinali per l’HPAI deve essere una priorità
• Valutare i rischi nell’uso della vaccinazione: i) minor impulso ad investire nelle misure dirette di prevenzione e controllo a medio e lungo termine (riorganizzazione del settore), ii) disincentivo per gli allevatori ad applicare sistematicamente ed efficacemente le misure di biosicurezza, iii) aumento dei costi di produzione, iv) congestione del SSN, iv) penalizzazioni per le esportazioni;
• La vaccinazione non modifica le regole previste per gli allevamenti colpiti da HPAI e le aree infette e a rischio di diffusione del virus e obbliga a intensificare la sorveglianza;
• Usare la vaccinazione per HPAI quando si è valutato che le misure esistenti non sono sufficienti ad eliminare il virus o non sono sostenibili e risulterebbe conveniente
Alcune considerazioni a conclusione dell'intervento del dott. Terregino circa le opportunità di vaccinare il pollame per l'HPAI.
DM 6 settembre 2023, che prevede un obbligo formativo di 18 ore suddivise in tre moduli (1. salute degli animali; 2. sistema identificazione e registrazione; 3. biosicurezza, altri aspetti gestionali e flussi informativi). Il programma formativo progettato da Unaitalia risulterà conforme al modulo 3 in termini di argomenti e monte ore. Inoltre, attraverso l’analisi delle esigenze formative e la percezione degli allevatori, il progetto di Unaitalia mira a implementare in modo partecipato (mappe interattive ed esercizi) e con
supporti audiovisivi pratiche di biosicurezza efficaci, sottolineando il ruolo cruciale del veterinario aziendale e promuovendo l’uso responsabile dei medicinali veterinari. Il corso è attualmente in fase di progettazione, prevede al suo interno 11 moduli tematici e sarà pubblicato in estate. Lo sforzo congiunto di Unaitalia e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie è la dimostrazione di quanto un’azione capillare e coordinata possa aiutare ad elevare gli standard di biosicurezza nel settore avicolo.
La presentazione del dott. Calogero Terregino del Laboratorio di Referenza Nazionale, Europeo, WOAH e della FAO per l’Influenza Aviaria e la malattia di Newcastle ha affrontato il tema delle sfide affrontate nella gestione dell’Influenza Aviaria (HPAI) in Italia. Partendo dall’analisi dei dati epidemiologici degli ultimi anni, Terregino ha illustrato l’impatto devastante dell’epidemia HPAI 2021/2022 (the Big One), che ha visto un significativo numero di casi sia nella fauna selvatica che in quella domestica, con un picco di focolai nella regione del Veneto, e di quella del 2022/2023 (the Strange One), che ha colpito molti allevamenti rurali in zone considerate a basso rischio. La relazione ha dunque affrontato il tema della vaccinazione, con un’analisi approfondita dei vantaggi e delle sfide di tale pratica, soffermandosi sull’efficacia della vaccinazione per l’HPAI e su come questa possa essere attuata in Italia. In particolare, è stata ribadita la necessità di una banca di vaccini o di strumenti per acquisirli rapidamente, nonché di un sistema ben organizzato per implementare la vaccinazione protettiva d’emergenza o preventiva. Gli studi di challenge vaccinali per HPAI nel tacchino hanno evidenziato l’efficacia di vaccini di nuova generazione e l’importanza di una strategia vaccinale sostenibile, con particolare attenzione alla durata dell’immunità e alla compatibilità con la strategia DIVA (Differentiating Infected from Vaccinated Animals). Si è inoltre discusso il potenziale uso di vaccini vettorizzati, la necessità di booster per una protezione più elevata e la complessità della gestione della circolazione virale post-vaccinazione. La sicurezza alimentare e la sostenibilità della produzione di pollame sono state al centro del dialogo,
12 - reportageREPORTAGE
con la vaccinazione che può rappresentare uno strumento molto utile per l’eradicazione di epidemie nelle aree densamente popolate di pollame. Tuttavia, Terregino ha messo in guardia contro i rischi associati alla vaccinazione, come ad esempio il minor impulso a investire in misure dirette di prevenzione e il possibile disincentivo per gli allevatori nell’applicare sistematicamente ed efficacemente le misure di biosicurezza.
Il convegno ha sottolineato la necessità di associare l’uso della vaccinazione con la continua e rigida applicazione delle norme di biosicurezza. Le strategie di vaccinazione sono state riconosciute come una componente essenziale nel contrastare efficacemente l’HPAI, specialmente quando le misure esistenti si rivelano insufficienti. L’impegno di Unaitalia e dei suoi collaboratori nella divulgazione e nell’educazione su questi temi critici è fondamentale per la resilienza e la preparazione dell’industria avicola nazionale ed eventi come quello di FierAgricola sono essenziali per promuovere il dialogo, l’innovazione e la cooperazione nel settore.
“Lo sforzo congiunto di Unaitalia e dell’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale delle Venezie è la dimostrazione di quanto un’azione capillare e coordinata possa aiutare ad elevare gli standard di biosicurezza nel settore avicolo.”
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ISZVe: rilevato un focolaio di Influenza
Aviaria in un allevamento di tacchini, rafforzati i
controlli
In Europa cambiano le specie selvatiche coinvolte e cresce il numero delle varianti di H5N1 in circolazione nelle specie aviarie. Fondamentale la collaborazione con le associazioni venatorie e i centri di recupero della fauna selvatica per le attività di sorveglianza.
L’Influenza Aviaria ad alta patogenicità (HPAI) continua a essere una seria minaccia per la sanità pubblica e la sostenibilità dell’industria avicola a livello globale. Il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha confermato a fine febbraio una positività da virus H5N1 HPAI
in un allevamento di circa 39.000 tacchini da carne nel comune di Piove di Sacco, in provincia di Padova. Le autorità sanitarie, a seguito della convocazione dell’Unità di Crisi Regionale, hanno immediatamente disposto le azioni di gestione del focolaio e il monitoraggio negli allevamenti avicoli siti nelle zone di restrizione.
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FIELD REPORT - field report -
Secondo il report dell’ISZVe, si tratta di un evento molto particolare in questo periodo in Italia, anche se gli esperti considerano elevato il livello di rischio per gli allevamenti almeno fino a metà marzo. La vicinanza geografica degli allevamenti avicoli alle zone umide della Laguna veneta, maggiormente frequentate da uccelli acquatici, impone di rafforzare l’applicazione delle misure di biosicurezza nel pollame e la sorveglianza nei volatili domestici e selvatici.
Il Centro di referenza sta monitorando con estrema attenzione la circolazione e l’evoluzione del virus HPAI, attraverso un’intensa attività di sorveglianza. “In Europa si è osservato un cambiamento delle specie di uccelli selvatici coinvolte e una maggiore diversificazione genetica del virus H5N1 – dichiara Calogero Terregino, direttore del Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria presso l’IZSVe – mentre in Italia quest’anno il numero di soggetti positivi tra gli anatidi è stato inferiore rispetto agli anni precedenti, nonostante l’epidemia di HPAI in Europa nel biennio 2022-2023 abbia nel complesso superato l’anno epidemiologico precedente. Gli esatti motivi non sono ancora del tutto chiari, ma è probabile che molte specie aviarie stiano acquisendo una graduale resistenza verso i virus HPAI, il che rende la loro circolazione ancora più subdola e difficile da intercettare se non con un grande sforzo di campionamento”.
Cambiano le specie coinvolte, aumentano i genotipi virali
Tra le novità di questa ultima stagione invernale, in Europa si è assistito a un cambiamento delle specie più coinvolte dall’infezione dei virus HPAI. Se da un lato c’è stato un drastico crollo dei casi identificati nei gabbiani e nelle sterne, che lo scorso inverno erano stati decimati dal virus, altre specie sono state invece pesantemente colpite, come nel caso delle gru cenerine, morte a migliaia in tutta Europa.
Sul fronte virale è stato osservato un forte calo dei rilevamenti del genotipo H5N1 denominato BB, che ha circolato ampiamente in Europa negli uccelli marini durante i mesi estivi. Da ottobre 2023 invece è aumentato il numero di altri genotipi in circolazione, molti dei quali non erano mai stati rilevati in Europa. Il cambiamento nella prevalenza dei genotipi individuati e l’aumento della loro diversità, probabilmente è dovuto alla diminuzione del numero di casi nei gabbiani e all’aumento della prevalenza nelle anatre e in altre specie di uccelli selvatici.
Altra novità rispetto agli anni precedenti è l’aumento ritardato del numero di positività ai virus HPAI negli uccelli acquatici, probabilmente a causa di un inizio più tardivo della migrazione invernale di diverse specie di uccelli selvatici per le alte temperature registrate in autunno; ad esempio, la migrazione autunnale del fischione nei Paesi Bassi ha raggiunto il suo picco circa 2- 3 settimane più tardi nel 2023 rispetto ai tre anni precedenti. Questo aumento negli anni precedenti era già stato osservato all’inizio di ottobre, mentre quest’anno si è verificato solo a partire da novembre.
Tra le specie più pericolose per la diffusione dei virus HPAI ritroviamo sempre le anatre selvatiche (germani, alzavole, fischioni, codoni, mestoloni, canapiglie). Queste specie sono in grado di trasportare virus anche molto patogeni per il pollame senza manifestare sintomatologia. Per questo motivo la cosiddetta sorveglianza attiva, ossia quella rivolta sugli animali apparentemente sani, è fondamentale per identificare il virus.
Biolab 2000 esegue analisi chimiche dei mangimi, nuclei, cereali e foraggi per l’alimentazione animale che prevedono:
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- aprile 2024FIELD REPORT www.biolab2000.it
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Collaborazione con le associazioni venatorie e i Centri di recupero della fauna selvatica
Negli ultimi due anni i laboratori di virologia di Padova e Verona dell’IZSVe hanno svolto un’intensa attività di sorveglianza negli uccelli selvatici per acquisire informazioni essenziali sulla diffusione dei virus HPAI.
“Tra le armi di cui disponiamo per combattere l’Influenza Aviaria – ha spiegato Terregino – c’è sicuramente la sorveglianza negli uccelli selvatici, in particolare degli uccelli acquatici migratori, perché ci permette di intercettare precocemente la presenza del virus in un determinato territorio e di prendere le appropriate misure di prevenzione. La sorveglianza nei selvatici è importante anche per ampliare le nostre conoscenze sulla dinamica di diffusione di questi virus, capaci di adattarsi facilmente a nuove specie attraverso le quali possono colonizzare nuovi territori.”
Per le attività di sorveglianza sono state coinvolte le associazioni venatorie, i singoli cacciatori, le valli da pesca della Laguna Veneta i Centri di recupero della fauna selvatica (CRAS). La collaborazione con queste realtà si è rivelata molto preziosa ai fini dell’individuazione precoce
della circolazione di virus influenzali aviari HPAI nell’avifauna selvatica su tutto il territorio.
Le associazioni venatorie e i singoli cacciatori hanno messo a disposizione i carnieri per cercare il virus che gli uccelli cacciati possono albergare al loro interno o trasportare sul piumaggio. Sono state inoltre coinvolte le valli da pesca della Laguna Veneta che rappresentano delle ottime aree di svernamento per molti volatili selvatici. Qui, con la collaborazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), sono state installate delle gabbie utilizzate per catturare e poi rilasciare gli uccelli acquatici dopo essere stati inanellati, al fine di studiare i loro spostamenti durante le migrazioni. Anche da questi soggetti si prelevano campioni (tamponi) per ricercare i virus influenzali.
Grazie anche al contributo dei Centri di recupero della fauna selvatica, sono stati identificati alcuni casi di infezione da virus HPAI in Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna in queste specie. Su 1.992 campioni analizzati, è risultato positivo il 2,36%, valore che conferma quanto osservato negli animali cacciati.
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Uno studio completo conclude che la percezione del dolore degli embrioni di pollo inizia al 13° giorno
di incubazione
Lo studio completo, commissionato dal Ministero federale tedesco dell’alimentazione e dell’agricoltura, ha rivelato che la percezione del dolore negli embrioni di pollo inizia al 13° giorno di incubazione. Paesi come Francia, Germania e Italia stanno cercando alternative attraverso leggi che vietano l’abbattimento dei pulcini maschi.
Lo studio approfondito si è concentrato su tre fasi, analizzando le risposte cardiovascolari, l’attività neuronale elettroencefalica e i movimenti embrionali. I risultati hanno rivelato che l’attività cerebrale significativa inizia al 13° giorno, segnando il possibile inizio della percezione del dolore, differendo da studi precedenti. Questa scoperta è di fondamentale importanza per guidare futuri cambiamenti nell’industria avicola e nelle leggi relative all’abbattimento dei pulcini maschi.
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- dossierDOSSIER
In risposta a tali risultati, la Germania ha modificato il divieto sull’interruzione dell’incubazione, inizialmente fissato al settimo giorno, estendendolo al 13° giorno. L’articolo esplora anche le tecnologie emergenti per determinare il sesso degli embrioni senza abbatterli. La ricerca potrebbe influenzare le future regolamentazioni dell’Unione europea riguardo al divieto di abbattimento dei pulcini maschi, offrendo una comprensione chiara del periodo critico in cui la percezione del dolore può iniziare, ovvero dal 13° giorno di sviluppo.
Ogni anno, nell’UE, quasi 330 milioni di pulcini maschi di un giorno vengono uccisi negli incubatoi. Mentre le femmine vengono allevate per la produzione di uova, i maschi sono considerati indesiderabili sia nel settore delle uova che in quello della carne, a causa della loro crescita lenta e della limitata resa in carne all’età della macellazione. In risposta a questa pratica non etica, Francia, Germania e Italia hanno preso l’iniziativa di reinventare l’industria avicola promulgando leggi che vietano l’abbattimento dei pulcini maschi. Questo articolo approfondisce la metodologia della ricerca e le sue implicazioni, facendo luce sull’intersezione cruciale tra considerazioni etiche e progresso tecnologico nell’industria avicola.
Approfondimenti rivoluzionari sulla sensazione di dolore negli embrioni di pollo
Con il divieto di abbattere i pulcini, gli incubatoi francesi, tedeschi e italiani si stanno orientando verso le tecnologie avanzate in grado di determinare il sesso degli embrioni all’interno delle uova, facilitando l’identificazione e la rimozione delle uova contenenti embrioni di pollo maschi. Queste uova escluse vengono utilizzate per l’alimentazione animale o per la ricerca scientifica. Tuttavia l’esecuzione consapevole del benessere animale di questo processo si basa su una domanda cruciale: qual è l’intervallo di tempo specifico durante il quale un embrione di pollo in un uovo è privo di sensazione di dolore? In una precedente ricerca condotta nel 2020 dal servizio scientifico del Bundestag è stato ampiamente concordato che un embrione di pollo non ha la capacità di provare dolore prima del settimo giorno, ma può certamente provarlo dopo il 15° giorno.
Alla luce di queste conoscenze, la Germania ha pianificato di implementare, a partire dal 2024, una normativa estesa che salvaguardi gli embrioni di pollo nelle uova a
partire dal settimo giorno di incubazione. In questo arco di tempo, le uova potranno essere eliminate e gli embrioni distrutti solo nei primi giorni. Per approfondire la percezione del dolore degli embrioni di pollo, il Ministero federale tedesco dell’alimentazione e dell’agricoltura (BMEL) ha commissionato uno studio fondamentale. Il risultato innovativo ha affermato che gli embrioni di pollo rimangono insensibili al dolore fino al 12° giorno di incubazione.
Seguendo un approccio globale, la ricerca è stata suddivisa in tre parti.
La prima fase dello studio, commissionato dal BMEL, si è concentrata sulle risposte cardiovascolari a uno stimolo meccanico nocivo e ha rivelato interessanti intuizioni sulla maturazione del sistema cardiovascolare degli embrioni di pollo. Dal 7° al 18° giorno, un aumento progressivo della pressione arteriosa sistolica, diastolica e media indicava una traiettoria di sviluppo. Le risposte nocicettive a uno stimolo di pizzico nei giorni 16, 17 e 18 hanno rivelato un chiaro aumento della pressione arteriosa media, con risposte variabili alla frequenza cardiaca. L’applicazione di anestesia locale con lidocaina ha attenuato con successo l’aumento della pressione arteriosa media, sottolineando la potenziale natura nocicettiva dei cambiamenti cardiovascolari osservati. Mentre la pressione arteriosa media è risultata un indicatore affidabile della nocicezione, la variabilità delle risposte della frequenza cardiaca ha evidenziato la necessità di una valutazione completa.
Passando alla seconda fase, che ha esplorato lo sviluppo embrionale dell’attività neuronale elettroencefalica, lo studio si è addentrato nel regno dell’attività cerebrale degli embrioni di pollo. I risultati hanno mostrato un’attività EEG significativa e costante che inizia in modo affidabile dal 13° giorno, in linea con le tappe fondamentali dello sviluppo cerebrale osservate nei polli appena nati. L’esplorazione della capacità dell’EEG di riflettere gli input sensoriali ha rivelato diversi modelli elettrici in risposta alla stimolazione termica ed elettrica. È importante notare che l’evidenza della percezione cosciente del dolore era assente prima del 13° giorno, una conclusione supportata dall’esame istologico che indica una potenziale nocicezione. Questo risultato fondamentale suggerisce che l’attività EEG significativa al 13° giorno di sviluppo segna l’inizio della potenziale elaborazione nocicettiva, fornendo una comprensione fondamentale per le successive indagini approfondite.
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Nella terza e ultima fase, lo studio ha analizzato i movimenti prima e dopo uno stimolo nocivo, utilizzando tecnologie avanzate come DeepLabCut e osservazioni manuali. I risultati hanno evidenziato un notevole aumento dei movimenti del becco tra il 15° e il 18° giorno successivo allo stimolo nocivo del pizzico, indicando una potenziale reazione nocifensiva al disagio percepito. I movimenti specifici del becco, tra cui la sua apertura e il becco spalancato, si sono verificati più frequentemente dopo lo stimolo, suggerendo segni di nocicezione. Inoltre, i movimenti della testa intorno all’angolo mediale degli occhi sono aumentati significativamente in determinati giorni, suggerendo risposte più ampie. Le conclusioni tratte da questa fase hanno sottolineato che i cambiamenti di movimento dal 15° al 18° giorno dopo lo stimolo indicano probabilmente una risposta nocicettiva, fornendo una comprensione completa dello sviluppo della nocicezione e della percezione del dolore negli embrioni di pollo durante questa fase critica dello sviluppo.
Un recente studio ha un impatto sulla legge tedesca ed è pronto a trasformare la legislazione dell’UE
In risposta a queste rivelazioni, il BMEL ha deciso di perfezionare il divieto di interrompere l’incubazione degli embrioni di pollo maschi. Il divieto iniziale, fissato al settimo giorno attraverso la determinazione del sesso nell’uovo da cova, è stato modificato per entrare in vigore dal 13° giorno di incubazione. Nelle sezioni successive, approfondiamo i risultati conseguenti di questo studio, che riveste un’importanza fondamentale per l’industria avicola, che si trova a navigare nel delicato equilibrio tra considerazioni etiche e progresso tecnologico. Inoltre, esploriamo le più recenti tecnologie impiegate per la determinazione del sesso in ovo.
Metodi di determinazione del sesso dei pulcini
In risposta alle preoccupazioni etiche legate all’abbattimento dei pulcini maschi, sono emersi metodi di determinazione del sesso in ovo. Le metodologie si sono divise
in due, quelle che prevedono l’estrazione di campioni e quelle senza contatto. Le prime prevedono analisi basate su fluidi (ad esempio fluido urinario o sangue), che determinano il sesso degli embrioni di pollo attraverso test di laboratorio sul DNA embrionale. Sebbene questi metodi abbiano un’elevata accuratezza e funzionino per tutte le razze, è necessaria la perforazione del guscio, che ha un impatto sulla schiudibilità e comporta un rischio di contaminazione.
I metodi senza contatto si basano su caratteristiche fisiche per determinare il sesso dell’embrione. Pertanto non disturbano lo sviluppo dell’embrione e non influiscono sulla sua schiusa. Un metodo utilizza la misurazione iperspettrale per vedere il colore delle piume degli embrioni, ma è limitato alla razza di pollo a strato marrone. Il secondo metodo senza contatto utilizza una combinazione di IA (Intelligenza artificiale) e risonanza magnetica (MRI) per la determinazione del sesso in ovo. La risonanza magnetica funziona sia sulle uova marroni che su quelle bianche, indipendentemente dalla razza o dalle dimensioni, offrendo un metodo senza contatto e non invasivo senza effetti sulla schiusa.
Conclusioni
La comprensione sfumata della percezione del dolore negli embrioni di pollo, evidenziata dalla ricerca completa sulle risposte cardiovascolari, sull’attività neuronale elettroencefalica e sui movimenti embrionali, segna un momento di trasformazione nelle pratiche di allevamento del pollame.
I risultati dello studio, in particolare l’identificazione dello stadio di sviluppo in cui si verifica la potenziale nocicezione, potrebbero avere profonde implicazioni per l’imminente regolamento dell’UE sul divieto di abbattimento dei polli maschi. Delineando un chiaro lasso di tempo per l’interruzione dell’incubazione degli embrioni di pollo maschio – in particolare, riconoscendo che la percezione del dolore diventa possibile a partire dal 13° giorno – la ricerca si allinea alla ricerca di pratiche etiche e umane da parte dell’industria.
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Integrità intestinale e infiammazione: come influisce sulla composizione del microbiota e che conseguenze ci sono sulla produzione?
F. Van Immerseel
Ghent University, Faculty of Veterinary Medicine, Department of Pathobiology, Pharmacology and Zoological Medicine, Livestock Gut Health Team, Salisburylaan 133, B-9820 Merelbeke, Belgium
Il microbiota intestinale svolge una funzione importante nella digestione e nella salute degli avicoli. Nuovi studi hanno indagato sulla funzione di metaboliti specifici nell’infiammazione intestinale, nella proliferazione delle cellule epiteliali e in genere nelle risposte fisiologiche degli animali. Tali studi hanno portato a nuove metodiche nella elaborazione delle strategie nutrizionali per salvaguardare la salute.
Gli animali da carne sono geneticamente selezionati per assimilare il mangime e sviluppare tessuto muscolare e sono quindi diversi dai loro antenati. Vengono inoltre allevati in condizioni che favoriscono la diffusione dei patogeni. L’elevata assunzione di mangime e la crescita rapida li predispongono a problemi intestinali: una condizione che è stata trascurata in pas -
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FOCUS
sato, grazie all’utilizzo di dosaggi sub terapeutici di antimicrobici, detti promotori di crescita (AGPs), che venivano usati dappertutto, per garantire il profitto nell’industria, dato che, somministrati a basso dosaggio, miglioravano le performance.
Un primo divieto di utilizzare AGPs – richiesto soprattutto dai consumatori, che temevano l’aumento di resistenze microbiche – è stato stabilito dell’Unione europea nel 2006 e molti altri Paesi del mondo hanno seguito l’esempio, diminuendoli o vietandoli. La modalità di azione degli AGPs è ancora in discussione, ma si sono ipotizzati diversi meccanismi, tra cui la riduzione delle cariche batteriche totali a livello intestinale (e di conseguenza una minore competizione nell’utilizzo dei nutrienti), una riduzione di determinati patogeni (es. Clostridium perfringens), una diminuzione specifica di proprietà batteriche dannose (ad esempio attività idrolasica dei sali biliari e quindi minore digeribilità dei lipidi), una riduzione delle reazioni infiammatorie grazie alle minori cariche batteriche patogene. Inoltre, è stato ipotizzato l’effetto diretto immunomodulatorio degli AGPs. Qualunque sia il meccanismo di azione, è evidente che viene coinvolta l’interazione ospite-microbiota. Le interazioni del microbiota intestinale sono assai complesse, poiché l’intestino è un organo che contiene molteplici tipi di cellule, che svolgono diverse funzioni e ospita diversi microbiota, che hanno parimenti varie attività, tra cui la scissione delle molecole della dieta e di conseguenza la produzione di prodotti finali assorbibili, e la maturazione e lo sviluppo del sistema mucosale immunitario. Il termine “ecosistema intestinale” viene usato per indicare che l’intestino e il microbiota formano un organo, con funzioni specifiche, che derivano sia dal potenziale genetico del microbiota intestinale (microbioma), che dalle funzioni della parete intestinale dell’ospite. Le moderne tecnologie (tecnologie -omiche) sono state recentemente usate per capire meglio l’interazione tra ospite e microbiota: più specificamente, diversi studi che usano la sequenziazione 16S rDNA hanno condotto all’identificazione dei taxa microbici associati a risposte benefiche o dannose da parte dell’ospite, e la metabolomica è stata utilizzata per identificare metaboliti microbici che influenzano questi effetti. La produzione di metaboliti microbici può essere stimolata tramite fattori nutrizionali, rendendo così gli animali più resilienti verso problematiche sia infettive che non, con l’aggiunta di additivi al mangime.
Dal lato dell’ospite: cellule epiteliali quali principali sensori di segnale
Il lato luminale della parete intestinale è ricoperto da cellule epiteliali assorbenti, il cui scopo principale è l’assunzione di acqua e nutrienti, nonché la secrezione di enzimi. Esse formano una barriera semipermeabile tra il mondo esterno (il lume intestinale) e i tessuti interni, che non solo è formata dalle membrane delle cellule epiteliali, ma anche dalla giunzioni strette che connettono le cellule epiteliali tra loro e tali connessioni sono regolate a livelli differenti (ad esempio, dalle citochine). La permeabilità delle cellule epiteliali intestinali può essere influenzata dalle cellule epiteliali morte, ma anche da segnali di provenienza luminale che aumentano la permeabilità dello strato epiteliale influenzando le giunzioni o inducendo morte cellulare. In tal modo esse causano perdita di integrità di un’importante barriera tra il mondo esterno e quello interno, presente a livello intestinale. Quando le cellule epiteliali sono uccise o le giunzioni vengono danneggiate, alcuni patogeni opportunisti possono trarne beneficio, guadagnando accesso alla zona basolaterale delle cellule e causando infiammazione.
La perdita di nutrienti e l’infiammazione richiedono energia e causano l’accorciamento o l’accartocciamento dei villi, diminuendo le performance. La perdita di integrità intestinale può causare perdita di proteine (intestino permeabile) nel lume e consentire alle molecole nel lume (tra cui le tossine) e ai microrganismi di raggiungere la submucosa sottostante allo strato epiteliale. Se queste componenti sono dotate di proprietà proinfiammatorie, ciò può causare l’infiltrazione massiva di cellule immunitarie, che richiede ulteriore energia da parte dell’ospite. L’infiammazione viene mediata legando i patogeni associati alla conformazione molecolare (ad esempio lipopolisaccaridi, proteine peptidoglicaniche, flagelline) a recettori che trasmettono il segnale, secondo una cascata che infine conduce all’infiltrazione di cellule infiammatorie nella mucosa. Nonostante questa sia una risposta protettiva, la cascata infiammatoria dovrebbe ritornare a condizioni normali una volta che il rischio è eliminato. Inoltre, i recettori intracellulari (NOD-LIKE) possono sentire i composti batterici e indurre anche tolleranza (ad esempio nei muramilpeptidi derivati dai peptidoglicani).
A parte le cellule epiteliali assorbenti, anche altri tipi di cellule epiteliali sono presenti lungo la parete dell’intestino: tra esse includiamo le globulari e quelle che producono i
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peptidi antimicrobici dette cellule di Paneth (stanno nelle cripte, e non sono presenti in tutte le specie animali), che sono difese innate importanti. Le cellule entero-endocrine possono secernere gli ormoni peptidici nel lato basale delle cellule, che raggiungono il torrente ematico. Questi ormoni peptidici hanno diverse funzioni, inclusi gli effetti sulla proliferazione delle cellule epiteliali, l’infiammazione e conseguentemente l’integrità intestinale, anche su segmenti distanti dell’intestino. Un ormone chiave è il peptide simil glucagone 2 (GLP-2), un ormone che mantiene l’integrità epiteliale. Al di sotto dello strato epiteliale sono presenti diversi altri tipi di cellule che formano la lamina propria della mucosa intestinale: cellule immunitarie, fibroblasti, nervose e muscolari. L’integrità intestinale, l’infiammazione e la funzione intestinale sono influenzate tutte dai patogeni e dai loro prodotti (coccidi, tossine, batteri patogeni, virus) e dai segnali luminali, dei quali una gran parte viene prodotta dal microbiota. Le cellule sopra ricordate sentono i segnali microbici e li trasmettono ad altri tipi di cellule e ad altre parti del corpo. La composizione del microbiota e dei metaboliti prodotti dai batteri diventano così cruciali, sia per la salute che per la produttività.
Dal lato microbico: il microbiota quale produttore di segnali
La composizione del microbiota nell’intestino varia con l’età e con il segmento gastrointestinale. In generale, la diversità del microbiota aumenta con l’età. Negli animali da reddito spesso la nascita o la schiusa avvengono in un ambiente il più sterile possibile, condizione che può essere considerata sfavorevole, perché viene ritardato lo stabilirsi di una flora protettiva, pertanto i giovani sono più soggetti alla colonizzazione da parte di patogeni. In generale, si rilevano basse cariche batteriche nella parte prossimale dell’intestino, mentre esse aumentano verso la parte distale, come ileo, ceco e colon. La diversità della composizione aumenta significativamente andando verso l’intestino distale; mentre nel piccolo intestino è limitata, con i lattobacilli spesso dominanti, nella parte distale staziona un alto numero di diversi gruppi batterici. L’intestino distale dei soggetti sani è prevalentemente dominato da batteri dei phyla Bacterioidetes e Firmicutes (insieme arrivano all’80% del microbiota); mentre i primi hanno molti polisaccaridi che degradano le specie batteriche, gli altri consistono in diverse famiglie batteriche, incluse le Ruminococcaceae e le Lachnospiraceae, considerate impor-
tanti promotori delle popolazioni salubri, grazie alla produzione di butirrato. Inoltre sono presenti anche membri del phylum Proteobacteria, anche se in basse cariche. Questi includono le Enterobacteriaceae, come Escherichia coli, e altri batteri gram-negativi, che diventano patogeni opportunisti e vengono associati a effetti infiammatori nocivi. La comunità batterica ha il potenziale genetico di avere molte funzioni fisiologiche. Il numero dei geni microbici nell’intestino, il microbioma, eccede infatti quello dei geni dell’animale e insieme ad esso forma un “ologenoma”. La varietà di funzioni batteriche include la degradazione dei substrati complessi (polisaccaridi, proteine, grassi), la fermentazione dei substrati che emettono composti acidi, l’immunomodulazione verso altri batteri, etc. I metaboliti prodotti dalla comunità batterica sono di importanza vitale nel mantenere la salute intestinale e nel controllare la colonizzazione dei patogeni. La rottura dei polisaccaridi viene attuata, da parte del microbiota, in una cascata nella quale diversi membri batterici svolgono specifici passi catalitici, nella degradazione dei digesta. Substrati complessi (come i polisaccaridi, inclusi arabinoxilani, pectine e cellulosa) vengono convertiti in oligosaccaridi da specifiche popolazioni batteriche (ad esempio lattobacilli, alcune specie di Bacteroides e altri) e questi (ad esempio gli arabinoxilanoligosaccaridi - AXOS) vengono ulteriormente utilizzati da altri gruppi batterici per produrre acidi grassi a catena corta (SCFAS, ovvero acetico, propionico e butirrico), lattati e gas. L’acido butirrico viene prodotto dalla famiglia batterica che appartiene alle Ruminococcaceae (cluster clostridico IV) e alle Lachnospiraceae (cluster XIVa). Queste famiglie contengono batteri strettamente anaerobici, che sono abbondanti nell’intestino distale. Alcune delle Lachnospiraceae consumano acido lattico per produrre acido butirrico, che è una fonte importante di energia per gli enterociti e ha una varietà di proprietà benefiche, tra cui controllo dei patogeni, effetti antiinfiammatori, aumento della mucina, produzione di peptidi antimicrobici, rafforzamento della barriera epiteliale, etc.
La fermentazione del butirrato a livello dell’intestino distale può influenzare la funzione intestinale, stimolando la secrezione di GLP-2 da parte delle cellule entero-endocrine nel torrente ematico. Questo GLP 2 ha effetti su diversi tipi di cellule del piccolo intestino e comporta effetti anti-infiammatori sull’integrità della barriera epiteliale e aumento della produzione di cellule. Tipicamente l’infiammazione viene associata alla perdita di anaerobi, inclusi quelli che producono acido butirrico, e a un aumento di batteri ossi-
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FOCUS
geno-tolleranti opportunisti patogeni, come le Enterobacteriaceae, tra cui E. coli. Questo esacerba l’infiammazione, visto che diminuiscono i segnali antinfiammatori del butirrato.
Interferire con la produzione di segnali (sia batterici che dell’ospite) con interventi nutrizionali permette una risposta anti-infiammatoria
Oggigiorno viene usata una varietà di additivi alimentari sia come promotore di crescita antimicrobico, che come stabilizzante della salute intestinale. Alcuni possono inibire determinati gruppi batterici, ma la più parte indirizza la composizione del microbiota verso una situazione più favorevole e ha importanti effetti sull’ospite, sia diretti che indiretti (questi ultimi tramite il microbiota). Come sopra menzionato, la formulazione alimentare o gli additivi dovrebbero migliorare l’integrità dell’epitelio intestinale, stimolando la tolleranza verso batteri non patogeni, evitando un’infiammazione eccessiva, stimolando le risposte antibatteriche dell’ospite (produzione di mucina e peptidi antimicrobici) e portando l’ospite a uno stato di mutuo equilibrio con il proprio microbiota. Ciò significa che questi additivi alimentari o formulazioni potrebbero favorire i batteri benefici e inibire quelli che producono metaboliti tossici, oppure ridurre la colonizzazione dei patogeni, con il risultato di una riduzione delle risposte infiammatorie e un aumento delle performance animali. Vediamo in breve quali additivi alimentari influenzano la salute e l’infiammazione dell’intestino.
Composizione dell’alimento ed enzimi
L’infiammazione intestinale e l’accorciamento dei villi possono essere indotte attraverso una dieta che contiene elevati livelli di polisaccaridi non amidacei (NSP), se non ci sono gli enzimi che li degradano. Gli AGPs sono capaci di invertire la risposta infiammatoria e l’accorciamento dei villi indotto dai livelli elevati di NSP nel mangime, in associazione a una variazione del microbiota. Pare che in passato l’uso di AGPs abbia mascherato l’induzione della disbiosi causata da molte formulazioni alimentari nei monogastrici. Inoltre la struttura del mangime, la fonte proteica e la scelta degli ingredienti possono influenzare la salute intestinale. Enzimi come le xilanasi convertono i grandi polisaccaridi in oligosaccaridi più corti, dando luogo a uno dei passaggi iniziali della scissione di questi substrati, come avviene nell’intestino da parte delle specie batteriche in un processo di alimentazione incrociata. Ciò riduce anche la viscosità e la crescita eccessiva batterica a livello
di piccolo intestino. Maggiori informazioni sugli effetti dei costituenti alimentari e della sanità intestinale si trovano in Choct, 2009.
Probiotici
I probiotici vengono definiti come organismi vivi che, quando vengono consumati in quantità adeguata, conferiscono un effetto benefico all’ospite. I prodotti batterici più ampiamente usati sono i bacilli, visto che – grazie alle spore – restano stabili nella formulazioni e producono composti antibatterici, oltre che metaboliti benefici. Come esempio, si è visto di recente che specifiche spore di Bacillus producono elevate concentrazioni di niacina in vivo. La niacina è recepita dai recettori Gpr109a, che vengono attivati anche dal butirrato, e attiva risposte anti infiammatorie. A parte le specie Bacillus, vengono venduti anche altri ceppi singoli di probiotici, inclusi i lattobacilli. Sul mercato esistono anche prodotti che contengono ceppi diversi.
I prodotti di esclusione competitiva contengono miscele refrigerate a secco (liofilizzate) di contenuto intestinale che vengono immesse sul mercato. Nella letteratura scientifica i report degli effetti dei probiotici sull’infiammazione intestinale e sulle performance animali evidenziano una certa protezione verso la colonizzazione dei patogeni e le malattie; resta la domanda circa quanti studi non siano stati invece pubblicati perché inconsistenti o addirittura con effetti negativi. I dati del nostro laboratorio mostrano che l’efficacia dei probiotici dipende molto dal modello usato e non tutti gli studi mostrano risultati con effetti chiari e riproducibili. Piuttosto che sviluppare empiricamente e vendere probiotici sola -
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FOCUS
mente grazie al nome del loro genere, dovremmo invece ripensare l’intero sistema, sviluppando probiotici basati sulla modalità di azione. Ad esempio, basandoci sui dati sopra descritti, si potrebbero valutare ceppi che stimolano la produzione di butirrato partendo da ceppi dei cluster clostridi IV e XIVa, oppure usarli come probiotici. Questi sono però anaerobi stretti che non formano spore in modo consistente, il che rende difficile usarli per formulare prodotti, mentre invece non è un problema per le specie di Bacillus, che solitamente vengono incluse nel mangime perché producono spore resistenti al calore.
Prebiotici
I prebiotici sono definiti come alimenti funzionali, sia naturali che lavorati, che contengono composti biologicamente attivi e hanno benefici documentati sulla salute, perché influenzano l’interazione tra batteri benefici e patogeni. La maggior parte dei prebiotici è composta da oligosaccaridi, come frutto-oligosaccaridi, galato-oligosaccaridi, AXOS e oligosaccaridi xilani (XOS). I mannano-oligosaccaridi spesso non sono considerati prebiotici, perché possono non essere fermentati, ma hanno un effetto immunomodulatore diretto. I prebiotici sono molecole complesse, a causa della lunghezza della loro catena, per la natura dei legami glucosici e per la natura delle catene laterali dei saccaridi: tutto ciò può influenzarne la funzione. La letteratura scientifica riporta diversi studi in cui i prebiotici hanno effetti benefici sulle performance del pollo, sull’infiammazione e sul controllo dei patogeni.
Come per i probiotici, è difficile stimarne l’efficacia basandosi sui dati derivati dagli studi scientifici, perché prevalentemente vengono riportati gli effetti benefici, mentre effetti negativi o inefficaci vengono pubblicati raramente. In ogni caso è necessario che i prebiotici vengano convertiti in metaboliti da parte del microbiota. Visto che i prebiotici sono saccaridi, i prodotti terminali saranno SCFAs, lattato e gas, pertanto gli effetti benefici possono teoricamente essere valutati o predetti misurandone il beneficio rispetto a gruppi di batteri patogeni o metaboliti tossici. In quanto tali, i prebiotici possono aumentare la colonizzazione dei clostridi che producono il butirrato dei cluster IV e XIVa, che sono considerati benefici. Altri parametri potrebbero includere la riduzione di enterobatteriacee. Inoltre, nel caso dei prebiotici, in futuro occorrerà procedere verso uno sviluppo più scientifico, in cui il meccanismo di azione giochi un ruolo centrale, invece che sviluppare empiricamente dei prebiotici. Il nostro gruppo ha dimostrato, ad
esempio, che la somministrazione di XOS in un mangime per polli ha aumentato il numero di lattobacilli e di Clostridi cluster XIVa a livello dell’intestino distale, stimolando una cross-alimentazione di lattato, nel produrre butirrato.
Fitochimici (olii essenziali, oleoresine, etc.)
Anche i fitochimici sono additivi alimentari ben noti nell’industria avicola. I costituenti biologicamente attivi delle piante includono i terpenoidi (mono e sesquiterpeni, steroidi, etc.), fenolici (tannini), glicosidi e alcaloidi (presenti come alcoli, aldeidi, chetoni, esteri, eteri, lattoni. etc.).
Molti di questi, ma non tutti, hanno proprietà antibatteriche e sono stati descritti anche effetti sulla funzione immunitaria. Secondo Adams (1999) l’attività antimicrobica è piuttosto debole per zenzero e pepe, media per cumino (p-cymene), coriandolo (lialol), origano (carvacrol), rosmarino (cineol), salvia (cineol) e timo (tymol), e forte per trifoglio (eugenol), mostarda (allisotiocianato), cannella (cinnamaldeide) e aglio (allicina). Inoltre, a determinare il successo e l’efficacia del prodotto sono anche dosaggio, purezza, metodo di estrazione dalla pianta (in caso di miscele, quindi divengono probiotici) o produzione sintetica. È noto che gli olii essenziali antibatterici influenzano la composizione del metabolita intestinale, ma occorre chiarire quali promuovano le specie batteriche benefiche, usando studi in vivo. Le resine acide sono state studiate recentemente e sembrano alterare la matrice dell’attività delle metalloproteinasi della mucosa intestinale, che potrebbero essere assai rilevanti nel ristorare il danno intestinale. Comunque è stata dimostrata nei modelli di infiammazione intestinale la mancata regolazione delle matrici delle metalloproteine ed è facilmente coinvolta nell’alterazione della matrice extracellulare.
Acidi grassi a catena breve
Additivi che contengono SCFAs, acidi grassi a catena media e anche acidi aromatici (come acido benzoico) vengono ampiamente usati nella produzione animale somministrati in acqua di bevanda o nel mangime. Mentre l’acidificazione dell’acqua di bevanda viene effettuata prevalentemente per scopi sanitari, l’aggiunta di additivi viene fatta soprattutto per ottimizzare le performance animali e per controllare i patogeni. Risulta difficile comparare l’efficacia relativa dei prodotti in commercio, perché differiscono nella loro natura riguardo agli acidi usati (spesso si tratta di miscele), alla concentrazione e
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soprattutto al metodo di somministrazione (puri, con un carrier, incapsulati…). La modalità di somministrazione, in particolare, determina il sito di rilascio nell’intestino e può dunque influenzare l’effetto finale. L’acido butirrico ha un forte effetto anti infiammatorio nell’intestino. Mentre gli SCFAs sono considerati molecole in grado di dare segnali sia al microbiota che all’ospite, gli acidi grassi a catena media e gli acidi aromatici sono invece considerati degli antibatterici.
Considerazioni finali
Sono stati eseguiti sul pollo diversi esperimenti e prove di campo, usando un’ampia varietà di additivi alimentari. I parametri più frequentemente usati sono le performance, sia in condizioni di infezione che in condizioni normali; alcune prove sono state eseguite per determinare l’effetto della colonizzazione dei patogeni e le relative risposte infiammatorie. L’approccio, finora, è stato prevalentemente empirico e i prodotti vengono quindi sviluppati senza avere una chiara ragione circa gli effetti benefici attesi. Molti additivi alimentari sono formulati per prendere il posto degli AGPs e hanno attività differenti. L’unico modo per sviluppare un prodotto con un’attività migliore è paragonarlo a quelli in commercio, basandosi su una vera comprensione dell’ecosistema intestinale, del modo in cui la parete intestinale risponde al microbiota e al suo metabolismo. Identificare le componenti del microbiota diviene quindi cruciale per la salute intestinale ed è essenziale per un corretto sviluppo degli additivi che la influenzano. Ciò va fatto identificando quelli benefici e quelli che danno nocumento. Infatti, le conoscenze attuali indicano che vanno favoriti i batteri che producono il butirrato, aumentandone il numero o quantomeno mantenendolo, mentre le Enterobacteriaceae e patogeni specifici, come il C. perfringens, vanno soppressi, riducendo l’infiammazione. Esistono validi criteri di misurazione, ben noti, e capaci di correlarsi a una buona struttura morfologica dell’intestino. Quindi, studi sia recenti che prossimi, che utilizzano le tecnologie “omiche”, saranno capaci di identificare il valore di componenti e metaboliti benefici a livello intestinale e verranno correlati alle performance del pollo.
Bibliografia disponibile su richiesta
Dagli atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2024
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- aprile 2024 - 27 FOCUS
Può una miscela di saponine e alluminosilicato indurre una resilienza nel
pollo verso la coccidiosi?
M. Brink1, B. Bruneel1, M. Sinclair1, F. Atienza1, J. Van Soest1, C. Fritzlen2 e M.E. Persia2
0 Orffa Additives B.V., Breda, The Netherlands
2 School of Animal Sciences, Virginia Tech, United States
La coccidiosi nei broiler porta a una ridotta crescita e conversione alimentare e spesso è un fattore predisponente verso malattie secondarie, come l’enterite necrotica. La coccidiosi viene solitamente controllata tramite strategie convenzionali, come le medicine anticoccidiche o i vaccini, che però non sempre riescono a prevenire l’infezione da Eimeria, portando dunque a perdite di rese a causa di coccidiosi subcliniche. Come soluzione naturale le saponine derivate dalla Quillaja saponaria Molina e gli alluminosilicati riescono a facilitare la gestione della coccidiosi, riducendo la pressione infettante e migliorando la salute intestinale.
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MANAGEMENT - management -
La coccidiosi è una delle principali malattie che colpiscono la produzione del pollo a livello globale. Questa malattia ha un impatto economico importante sull’industria avicola e i costi globali nel pollo ad essa correlati, che comprendono la prevenzione, la cura e la perdita di rese, sono valutate in 13 miliardi di dollari, ovvero 20 centesimi per broiler. La coccidiosi è causata da un protozoo parassita dell’intestino del genere Eimeria. Sette diverse specie di Eimeria sono patogene nel pollo e ciascuna di esse ha una diversa patogenicità e una specifica collocazione a livello intestinale. Per replicare, questi parassiti invadono le cellule intestinali dell’ospite, con danno tissutale, peggiore digestione e assorbimento dei nutrienti, alterazione del benessere e delle rese di crescita. Inoltre la coccidiosi è fattore predisponente nei confronti di malattie secondarie, come l’enterite necrotica, indotta dal Clostridium perfringens
La prevenzione e controllo della coccidiosi sono attualmente basate sull’uso di anticoccidici e vaccini vivi. L’uso profilattico intensivo degli anticoccidici ha però comportato lo sviluppo di ceppi resistenti di Eimeria, con conseguente perdita di efficacia. I vaccini, d’altra parte, hanno un costo relativo elevato, e, se gestiti scorrettamente, possono predisporre i polli a infezioni subcliniche di coccidiosi e a enterite necrotica. Nel pollo, inoltre, i vaccini spesso non portano a una immunità duratura nel tempo.
Considerate queste premesse, i produttori avicoli sono alla costante ricerca di nuovi strumenti per gestire la coccidiosi. Tra gli approcci più promettenti usati per il controllo di questa malattia ci sono gli additivi alimentari naturali, come estratti da piante ricche di saponine, che si trovano in molte specie vegetali e sono noti antimicrobici, che inibiscono le muffe e proteggono le piante dagli attacchi degli insetti. Gli estratti delle saponine da piante come la Quillaja saponaria Molina hanno un ampio utilizzo negli allevamenti e possono essere usati come antibatterici, antivirali, antiparassitari e pure come adiuvanti. L’effetto antiparassitario delle saponine pare dovuto alla loro azione detergente: la parte idrofobica delle saponine può integrarsi alla membrana del protozoo, per formare complessi con steroli, dando luogo alla formazione di pori e a lisi cellulare. Gli alluminosilicati sono materiali argillosi che vengono ampiamente usati come additivi alimentari, per migliorare le performance e la salute degli animali, principalmente grazie alla loro capacità di assorbire metalli pesanti, ammoniaca, micotossine e tossine, proteggendo in tal modo l’integrità del tratto intestinale. Lo sco -
po di questo studio è stato quello di valutare gli effetti di una miscela di un estratto di Quillaja saponaria ( fonte di saponine triterpenoidi) e di alluminosilicati, su escrezione delle oocisti, lesioni intestinali e rese produttive nei polli allevati su lettiera usata, infettata con oocisti di coccidi.
Metodi
Maschi di 1 giorno Ross 708 sono stati acquisiti da un incubatoio commerciale in USA e, dopo avere selezionato quelli sani, 1152 pulcini sono stati assegnati a 48 box a terra (24 ciascuno). La prova consisteva in 4 trattamenti assegnati a caso ai vari box, ciascuna con 12 repliche: un controllo positivo senza anticoccidici, cresciuto su truciolo pulito (PC); uno negativo senza anticoccidici nel mangime, cresciuto su lettiera usata (NC); un controllo negativo con 60 mg/kg di anticoccidico (salinomicina; Bio Cox 60g, Huvepharma) nella dieta, allevato su lettiera usata (NC+sal) e un controllo negativo con una miscela di saponine e alluminosilicato (Excential Sapphire Q Orffa Additives, BV) con 30 mg/kg di estratto di Quillaja saponaria nella dieta, cresciuto su lettiera usata (NC+sap-al).
La lettiera usata conteneva oocisti di Eimeria ed è stata generata come segue: in 48 box a terra separati, un totale di 1200 maschi Cobb di 1 giorno, derivati da linea femminile di polli, sono stati accasati (25 per box) su lettiera di truciolo pulito e hanno ricevuto 10 dosi di vaccino per coccidiosi (Coccivac ® B52 Merk) nel mangime per i primi 2 giorni. Il vaccino consisteva nei seguenti ceppi: E. acervulina; E. maxima, E. maxima MFP, E. mivati ed E. tenella. I soggetti sono stati allevati fino a 18 giorni di vita, perché si svolgessero almeno 3 cicli di oocisti emesse sulla lettiera. La lettiera usata è stata poi raccolta e ridistribuita nei box sperimentali. I polli avevano libero accesso ad acqua e mangime nel corso dell’intero periodo sperimentale ed erano alimentati in 3 fasi, ovvero starter (da 0 a 16 giorni), grower (da 16 a 29) e finissaggio (da 29 a 42). Le diete erano a base mais e pannello di soia, in forma di macinato nella fase starter e pellet in quelle grower e finissaggio. Le mortalità sono state registrate quotidianamente. Ai giorni 0,17, 28 e 42 (alla fine di ogni fase alimentare), si è valutato il peso corporeo (BW) e il consumo medio quotidiano (ADFI), per calcolare la crescita (BWG) e la conversione (FCRm), con relativa correzione per mortalità. A 16 giorni, 3 polli per box sono stati soppressi per valutare le lesioni macroscopiche intestinali col metodo descritto da Conway e McKenzie
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- aprile 2024MANAGEMENT
(2008) e Johnson e Reid (1970). Nei giorni dall’11 al 13, dal 17 al 19 e dal 22 al 24, si sono raccolti campioni freschi da escreti da ciascun box, per determinare il numero di oocisti eliminate per grammo di feci. Le oocisti sono state poi conservate ed esaminate secondo le metodica di Long et al. e contate tramite la procedura di Dalloul et al. (2003), con la modifica di correzione per grammi di escreta raccolti.
Le rese dei polli, il punteggio delle lesioni intestinali e l’escrezione delle oocisti sono state analizzate con metodica ANOVA a una via, tramite JMP Pro 16 (SAS) con un livello di significatività stabilito a 0,05. Blocchi nel capannone sono stati usati come variabile random del model-
Risultati
Da 0 a 16 giorni NC+sal e NC +sap-al hanno avuto il maggiore ADFI (P=0,004) e BWG (P=0,009) rispetto a NC, e performance simili a PC (P>0,05, Tabella 1). Da 0 a 29 gg non ci sono state differenze in ADFI (P=0,198) tra i trattamenti, ma il BWG era maggiore per PC, NC+sal e NC+sap-al, rispetto al gruppo NC (P=0,018). Per il periodo totale, compreso tra 0 e 42 gg, NC+sal ha dato maggiore BWG rispetto a NC, con PC e NC+sap-al intermedi, ma non significativamente differenti da NC e NC+sal. Come FCRm da 0 a 41 gg, NC+sal e NC+sap-al tendevano a migliorare la conversione totale rispetto ai trattamenti NC
Tabella 1 – Effetti dei trattamenti su aumento di peso corporeo (BWG), assunzione media giornaliera di cibo (ADFI) e su rapporto di conversione del mangime corretto per mortalità (FCRm) nei giorni 0-16, 0-29 e 0-42 di vita dei soggetti.
0-16 giorni di vita
0-29 giorni di vita
0-42 giorni di vita
a,b I valori all’interno della colonna che non condividono un suffisso comune sono significativamente diversi a P<0.05.
Tabella 2 – Effetti dei trattamenti sulle lesioni intestinali nei broiler a 16 giorni di vita.
lo. I risultati sono stati espressi come medie quadratiche (lsmeans), con l’errore standard di queste medie (SEM).
Se l’ANOVA globale risultava significativo, si valutavano differenze significative tra gli lsmeans tramite il test di Fishers della differenza significativa.
(P=0,053). Non si sono notate differenze nel punteggio delle lesioni tra i trattamenti nel duodeno (P=0,509), nel digiuno (P=0,101) e nell’ileo (P=0,579) (Tabella 2).
Dai giorni 11 a 13, si è notata una minore escrezione di oocisti nel gruppo PC e maggiore nei gruppi NC e NC+sap-
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Trattamento PC NC NC + sal NC + sap-al SEM P-value BW al giorno 0 43.1 43.0 43.4 43.4 0.2 632
ADFI (g/broiler) 40.5a 37.9b 40.3a 39.4a 0.5 4 BWG (g/broiler) 468a 432b 473a 458a 8.6 9 FCRm 1.32 1.35 1.31 1.32 0.01 127
ADFI (g/broiler) 72.3 69.2 71.1 70.2 1.0 198 BWG (g/broiler) 1491a 1407b 1499a 1469a 21.2 18 FCRm 1.47 1.48 1.44 1.44 0.02 225
ADFI (g/broiler) 104.7 101.8 107.7 103.6 2.0 215 BWG (g/broiler) 2999ab 2869b 3110a 2997ab 53.9 30 FCRm 1.57ab 1.60b 1.55a 1.56a 0.01 53
Trattamento PC NC NC + sal NC + sap-al SEM P-value Duodeno 1.42 1.09 1.15 1.28 0.16 509 Digiuno 1.20 1.03 0.91 0.78 0.12 101 Ileo 0.89 0.70 0.88 0.69 0.13 579
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Figura 1 – Effetti dei trattamenti sulla conta delle oocisti negli escreta dei broiler nei tre periodi di raccolta.
al, con NC+sal intermedio (P<0,001) (Figura 1). Non si sono rilevate differenze significative nell’eliminazione di oocisti tra i trattamenti dal giorno 17 al 19 (P=0,209), nonostante il gruppo PC mostrasse numericamente le cariche minori durante questi tre giorni. Dal giorno 22 al 24 si è visto un andamento delle conte oocistiche (P=0,063) in cui NC+sal e NC+sap-al tendevano a ridurre il numero dii oocisti escrete rispetto al trattamento NC. Il PC mostrava un numero inferiore di oocisti nel corso di questi giorni.
Discussione
In questa prova l’infezione da oocisti è stata confermata dal minor numero di oocisti nel PC e maggiore in NC tra i giorni 11 e 13. Nessuna differenza significativa nella conta di oocisti è stata rilevata tra i trattamenti nei periodi tra i giorni 17 e 19 e tra i giorni 22 e 24, probabilmente a causa della notevole differenza tra i trattamenti. Invece per il periodo tra 22 e 24 giorni l’escrezione di oocisti è risultata ridotta del 39,7% e del 41,3% rispetto al controllo negativo, quando la salinomicina o la miscela di saponina-alluminosilicato erano somministrate, rispettivamente, indicando un effetto anticoccidico diretto di questi additivi. Le saponine sono molecole anfifiliche e sono detergenti naturali perché contengono un nucleo liposolubile di sapogenina e carboidrati idrosolubili come catene laterali. La riduzione nell’escrezione delle oocisti nei polli alimentati con la miscela di saponine e alluminosilicato è stata verosimilmente il risultato dell’affinità e dell’abilità della porzione di saponigenina delle saponine a formare complessi col colesterolo delle membrane dei protozoi. Ciò potrebbe avere influenzato l’integrità della membrana parassitaria, portando alla formazione di pori e a lisi cellulare, prevenendo così l’infezione intestinale e la successiva replicazione.
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La miscela di saponine e alluminosilicati è riuscita a migliorare la crescita nei polli infettati con le oocisti allo stesso modo del controllo non infettato e del gruppo alimentato con salinomicina, che è un anticoccidico. L’infezione coccidica avviene solitamente insieme all’enterite necrotica, che è causata da tossine prodotte dal Clostridium perfringens. Un effetto benefico dell’alluminosilicato è la capacità di legare le enterotossine nel tratto intestinale degli animali. In questo studio, le migliori performance osservate nel trattamento NC+sap-al rispetto al trattamento NC, può anche essere dovuta all’alluminosilicato, che assorbiva le tossine prodotte da patogeni opportunistici nel pollo infettato con coccidiosi, riducendo così il danno intestinale e favorendo la crescita.
I risultati di questa prova indicano che la miscela di saponina e alluminosilicato può promuovere la resilienza nel pollo verso la coccidiosi. Questa miscela potrebbe essere migliorata per ridurre ulteriormente gli effetti negativi della coccidiosi subclinica sulla crescita e sull’efficienza alimentare nel pollo, riducendo i costi associati a queste perdite di performance. Se la richiesta da parte dei consumatori di prodotti senza antibiotici continuerà a crescere, questa miscela naturale potrebbe fornire una valida alternativa per il trattamento della coccidiosi nel pollo.
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Dagli atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2024
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Effetti dell’integrazione di muramidasi sul miglioramento della resa in petto, delle performance e del benessere dei polli da carne
Susanna Lolli
Manager, Business Development
Performance Solution
Poultry Expert- Istituto delle vitamine - Dsm, Segrate (MI)
susanna.lolli@dsm-firmenich.com
Da un recente articolo pubblicato su All About Feed (Volume 32, Number 1, 2024) la dott.ssa Irene Eising (Product Manager Balancius® ANH-EMEA) ha spiegato i benefici e la modalità di azione della muramidasi e il suo impatto sull’incremento di peso di polli da carne, sull’Indice di Conversione Alimentare e sulla resa della carne. Tali considerazioni sono frutto di ulteriori indagini di ricerca portate avanti da dsm-firmenich in collaborazione con centri di ricerca e università di tutto il mondo.
34 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA
L’articolo “Muramidasi: migliora le prestazioni dei polli da carne e la resa della carne” introduce l’argomento benessere intestinale. L’ottimizzazione delle prestazioni e il mantenimento della funzionalità gastrointestinale sono cruciali per il successo nella produzione di polli da carne. Broiler sani e con prestazioni ottimali contribuiscono maggiormente alla crescita della domanda globale di proteine e alla riduzione della resistenza antimicrobica. Come definita da Pietro Celi in Animal Feed Science and Technology, 2017, la funzionalità gastrointestinale ottimale è “uno stato stazionario in cui il microbioma e il tratto intestinale (ospite) sono in equilibrio simbiotico e dove il benessere e le prestazioni dell’animale non sono limitati dalle condizioni intestinali”. Durante il ciclo fisiologico, un batterio è responsabile della produzione di metaboliti implicati nella digestione, si riproduce e muore nel tratto GI, rilasciando tratti di parete cellulare, espulsi solamente in parte. La parete cellulare batterica, infatti, è costituita da peptidoglicani (PNG), che non possono essere completamente distrutti e si depositano sulla mucosa intestinale. I peptidoglicani hanno la funzione di proteggere e sostenere la cellula batterica e hanno un’attività infiammatoria sulla mucosa intestinale. Gli additivi fino ad oggi implicati nel mantenimento dell’omeostasi intestinale svolgono la loro attività direttamente sulle cellule batteriche vive e/o sul substrato e fino ad oggi nessun additivo ha mai “lavorato” sui detriti come fa la muramidasi.
La muramidasi migliora la digeribilità e l’assorbimento dei nutrienti
Diversi studi hanno dimostrato che i polli da carne trattati con muramidasi hanno una maggiore digeribilità e assorbimento dei nutrienti. In Tabella 1 sono stati riassunti i principali risultati di tre studi di digeribilità con muramidasi. Il primo studio (Sais et al., 2019) ha mostrato una digeribilità energetica apparente ileale più alta del 7% (P<0,05) e una digeribilità apparente della proteina grezza ileale più
alta del 4% (P=0,09) al giorno 35. Il miglioramento nella digeribilità della proteina grezza è stato confermato da altri ricercatori (Goodarzi et al., 2019), che hanno riscontrato un aumento del 6,5% della digeribilità apparente delle proteine grezze ileali (P=0,001) e maggiore digeribilità apparente dei grassi ileali del 2% (P=0,002) al giorno 35. In un terzo studio del 2022, Goes et al. hanno osservato una digeribilità apparente dei grassi ileale più elevata del 16% (P=0,01).
Un maggiore assorbimento dei nutrienti è stato riscontrato anche al giorno 9 del primo studio. Animali che avevano ricevuto la muramidasi avevano quantità di vitamina A nel plasma superiori del 18% (P=0,04) e, alla stessa età, presentavano anche una quantità significativamente più elevata di digeribilità ileale apparente di acidi grassi totali, pari al 2% (P<0,05). Poiché la vitamina A viene assorbita attraverso i grassi, questi due risultati possono essere collegati.
Il terzo studio invece ha confermato il miglioramento dell’assorbimento dei nutrienti misurando i livelli di carotenoidi nel sangue. Animali trattati con muramidasi avevano concentrazioni di carotenoidi totali più elevate nel sangue del 23% (P=0,007). In tutti gli studi il miglioramento della digeribilità e dell’assorbimento dei nutrienti ha portato a un miglioramento delle prestazioni di 57 g di peso corporeo (+2%) e 7 punti FCR (-5%; P=0,45) nel primo studio, 45 g di peso corporeo (+2%), 4 punti FCR (-3%; P=0,001) nel secondo esperimento e 80 g di peso corporeo (+3%) e 6 punti FCR (-4%; P=0,004) nel terzo studio.
Effetti della funzionalità intestinale sul benessere e sulla resa della carne
L’articolo di Eising evidenzia inoltre che l’integrazione con muramidasi ha ridotto l’umidità della lettiera e i punteggi delle lesioni dei cuscinetti delle zampe e ciò è stato confermato in diversi studi. È noto che le lesioni dei cuscinetti
Tabella 1 – Parametri: benefici della muramidasi in 3 differenti studi (Eising 2024 mod).
* Digeribilità ileale apparente; ** misurata al 9° giorno di età
Performance Digeribilità dei nutrienti* Assorbimento dei Nutrienti Riferimento PV ICA Energia Proteina Grassi Vitamina A Carotenoidi Sais et al., 2019 2.0% 5.0% 7.0% 4.0% 2.0%** 18%** Goodarzi et al., 2019 2.0% 3.0% 6.5% 2.0% Goes et al., 2022 3.0% 4.0% 16% 23%
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plantari sono un segno visivo di ridotta funzionalità intestinale e di scarso benessere dell’animale ed è oggigiorno una valutazione che viene effettuata al momento della macellazione per convalidare il rispetto delle norme sul benessere animale.
Un altro parametro che viene tenuto in considerazione è la resa del petto, che migliora mediamente di 3% in animali alimentati con muramidasi. Ci si chiede quale sia il legame tra la somministrazione di muramidasi e miglioramento della resa del petto. La spiegazione è facilmente riscontrabile in letteratura. In uno studio si è scoperto che le oche con un rapporto altezza dei villi/profondità della cripta più elevato avevano una densità delle fibre muscolari e un rapporto muscoli del petto/peso corporeo migliori. Dopo
aver studiato gli effetti della vitamina A sulla resa e sulla qualità della carne nei polli da carne, si è scoperto che l’integrazione di vitamina A migliora significativamente la resa del petto e delle zampe. C’è stata anche un’interazione tra la vitamina A, la durata dell’integrazione e la comparsa di petto legnoso e strisce bianche, con un livello ottimale di 29.000 UI/kg. Anche la stabilità ossidativa è molto importante per la qualità della carne. L’ossidazione dei lipidi può causare la formazione di composti tossici e la perdita dei valori nutrizionali. Numerosi nutrienti come i carotenoidi, la vitamina E e la C e il selenio agiscono come antiossidanti e prevengono l’ossidazione dei lipidi. Aumentare l’assorbimento di questi nutrienti può migliorare la stabilità ossidativa e ridurre l’ossidazione dei lipidi, apportando valori nutrizionali più elevati e con meno composti tossici. Un maggiore assorbimento della vitamina A data dall’integrazione di muramidasi può essere un’indicazione per una migliore resa della carne del petto, come già spiegato sopra. L’integrazione di muramidasi migliora la funzionalità gastrointestinale rimuovendo i PGN come componente infiammatoria nel lume intestinale; gli effetti di una migliore funzionalità intestinale possono spiegare la maggiore resa di carne del petto riscontrata in animali trattati con muramidasi.
Conclusioni
La ripartizione dei nutrienti nella deposizione delle proteine è influenzata da diversi fattori. Nutrienti come carotenoidi e vitamine contribuiscono alla stabilità ossidativa e riducono l’ossidazione dei lipidi, garantendo una migliore qualità della carne. Nutrienti come la vitamina A contribuiscono alla resa della carne. Una migliore funzionalità intestinale (misurata dal rapporto lunghezza dei villi/profondità della cripta) migliora la densità delle fibre muscolari. La muramidasi ha un effetto positivo sulla funzionalità intestinale, portando a una maggiore digeribilità e assorbimento dei nutrienti e, in definitiva, contribuisce a rendere gli animali altamente efficienti con un peso corporeo ottimale e una maggiore resa di carne. Questi polli da carne altamente efficienti contribuiscono a risolvere due importanti problemi globali che l’industria avicola si trova ad affrontare: soddisfare la crescente domanda di proteine e ridurre la dipendenza dagli antibiotici (e quindi ridurre la resistenza antimicrobica).
36 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA
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Jessica Wells, Assistant Clinical/ Extension Professor, Department of Poultry Science, Mississippi State University
Enterite necrotica nei broiler
L’enterite necrotica (NE) è un’importante malattia enterica del pollo da carne, che ha un notevole effetto negativo sulla produttività, sia nelle sue forme cliniche che in quelle subcliniche. È causata da Clostridium perfringens, un anaerobico ubiquitario che forma spore, che si trova nell’ambiente ma anche nell’intestino di uomo e animali. Esso rappresenta una delle cause più frequenti di tossinfezione alimentare nell’uomo, ma costituisce pure un notevole rischio per gli animali.
Una ricerca del 2000 ha stimato che il costo dell’enterite necrotica subclinica può arrivare a 5 cent per pollo e che focolai di questa malattia costano potenzialmente, all’industria avicola globale, circa 2 miliardi all’anno, mentre altri studi stimano un costo intorno ai 6 miliardi, includendo le perdite di produzione e le misure di controllo necessarie. La li-
mitazione dell’uso degli antimicrobici a livelli subterapeutici, come promotori di crescita (AGPs), nell’industria avicola ha comportato la ricomparsa delle malattie enteriche, come la NE. Il calo dell’uso di antibiotici deriva in parte dall’aumento della resistenza antimicrobica, in parte pure dalla richiesta da parte dei consumatori di ridurre gli antibiotici
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nelle produzioni animali. L’aumento dell’enterite necrotica deriva anche dalla riduzione dell’uso degli ionofori, che, oltre alla nota attività anticoccidica, sono altresì efficaci verso i clostridi: l’aumento dell’uso dei vaccini anticoccidici esclude gli ionofori, con conseguente aumento di clostridi ed enterite necrotica.
Enterite necrotica e broiler
L’agente causale dell’enterite necrotica, il Clostridium Perfringens, inizialmente denominato Bacillus Welchii e poi rinominato Clostridium Welchii, è stato isolato inizialmente in Australia nella prima metà del ‘900. Nei decenni successivi l’enterite necrotica ha richiesto misure di controllo e prevenzione, tra cui la più frequente applicata a livello globale era proprio l’aggiunta di AGPs nel mangime. Il divieto del loro utilizzo preventivo in Europa, USA e Canada ha causato notevoli perdite, a causa della riemersione di una malattia che una volta era facilmente controllata.
Data la sua natura ubiquitaria, la fonte principale di Clostridium Perfringens è l’ambiente ed è un batterio che abita naturalmente nell’intestino del pollo. L’enterite necrotica è una malattia multifattoriale, associata con lo sviluppo esagerato di Clostridium Perfringens a livello intestinale, anche se è difficile attribuire una singola causa allo sviluppo di tale malattia. La crescita esagerata di Clostridium Perfringens a livello intestinale, associata alla successiva enterite necrotica, suggerisce infatti una combinazione di fattori, che includono il danno alla mucosa intestinale, livelli di pH bassi nell’intestino, razza, sesso ed età degli animali, oltre a una concomitante coinfezione coccidica, che rappresenta forse proprio il fattore principale, dato che l’incidenza dell’enterite necrotica e la mortalità nei broiler sono spesso associati alla coinfezione coccidica. Diversi studi hanno proposto una varietà di fattori predisponenti che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’enterite necrotica, tra cui l’ispessimento dei digesta, dovuto al consumo di carboidrati idrosolubili e difficili da digerire; danno intestinale dovuto razioni difficilmente digeribili e a diversa gestione degli allevamenti; variazioni stagionali. La composizione della dieta ha un’influenza significativa su sviluppo e patogenesi dell’enterite necrotica, in particolare la presenza di proteine indigerite nel tratto terminale dell’intestino. Tali proteine, insieme agli inibitori della tripsina presenti nel pannello di soia, danno luogo a un ambiente ideale per lo sviluppo batterico. Inoltre la gravità
della malattia nel broiler può variare in base alla formulazione (frumento e orzo o farina di pesce, antimicrobici anticoccidici o contenuto proteico del mangime). Anche i fattori ambientali giocano un ruolo, come la lettiera, che deve essere mantenuta asciutta (Figura 1), una densità di accasamento elevata e lo stress.
La presenza di tutti o di alcuni di questi fattori crea un ambiente facilitante per la proliferazione e la colonizzazione di Clostridium Perfringens nel pollo da carne. Il batterio si trova frequentemente nel tratto gastrointestinale del pollo, ma solitamente con cariche batteriche gestibili, fino a quando fattori predisponenti ne causano un’enorme proliferazione: tali fattori giocano un ruolo chiave nello
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VETERINARIA
tasso di umidità della lettiera
VETERINARIA
cattiva gestione degli abbeveratoi (altezza, pressione, perdite di acqua)
densità di accasamento
materiale della lettiera aumento dell’escrezione di acqua
programma nutritivo stagione
infezioni microbiche
LETTIERA BAGNATA
ventilazione insufficiente
profondità della lettiera
livello di stress
alto tasso di umidità nel capannone
sviluppo dell’enterite necrotica in allevamento. Si tratta in genere di 1) danni all’epitelio intestinale; 2) aumento della secrezione di muco; 3) alterazione del microbiota intestinale; 4) variazioni del transito intestinale degli ingesta; 5) alterazioni dello stato immunitario dell’ospite. Un epitelio intestinale intatto è fondamentale per assorbire e utilizzare i nutrienti e per prevenire l’ingresso di patogeni. I broiler sono spesso infettati dalle cellule o dalle spore batteriche presenti nel mangime o nella lettiera contaminata, oppure provenienti dalla cross-contaminazione con polli infettati in precedenza e gli animali più giovani, con un sistema immunitario ancora non sviluppato e senza una flora intestinale stabilizzata, sono particolarmente a rischio.
Come gestire l’enterite necrotica
In genere l’enterite necrotica colpisce broiler tra le 2 e le 6 settimane di età. Esistono due forme della malattia: quella subclinica, caratterizzata da alterazioni della digestione, riduzione della crescita e cattiva conversione, e una forma clinica, più dannosa, che causa gravi problemi e maggiore mortalità in un breve lasso di tempo. L’autopsia
spesso rivela bolle a livello del piccolo intestino, con una superficie mucosa rugosa, e lesioni con pseudomembrane marroncine. Nel lume è presente un fluido ematico acquoso marrone, con un forte odore sgradevole. I polli sono letargici, depressi e spesso, come sintomo prevalente, hanno diarrea, che causa anche lettiera umida. La rapidità con cui sopraggiunge la morte, in meno di 24 ore, spesso impedisce il trattamento della malattia. Come abbiamo detto, in passato gli antibiotici sono stati assai utili nella prevenzione dell’enterite necrotica, ma negli ultimi anni le produzioni antibiotic free (NAE) favorite dall’industria per diminuire l’antibiotico-resistenza e per andare incontro alle richieste dei consumatori, hanno comportato la necessità di trovare prodotti alternativi agli antibiotici, che sono diventati essenziali per prevenire l’enterite necrotica e le sue conseguenze economiche sull’industria avicola.
Sono state suggerite diverse alternative agli antimicrobici nel mangime, che al giorno d’oggi sono utilizzate nell’allevamento avicolo, tra cui: composti fenolici da estratti vegetali, prebiotici, probiotici, olii essenziali, estratti da varie piante, additivi fitogenici, anticorpi dell’uovo di gal-
40 - veterinaria -
lina, enzimi nel mangime, vaccinazioni, formulazioni dietetiche con selezione di ingredienti specifici, tipologia di cereali, lavorazione del mangime e livello proteico nella dieta. In via alternativa, esistono trattamenti preventivi che possono agire sui fattori predisponenti, come una buona prevenzione della coccidiosi o un generale miglioramento dell’igiene e della pulizia. Le pratiche igieniche in allevamento, incubatoio e mangimificio, infatti, sono fondamentali nell’allevamento moderno senza antibiotici, così come un’attenta selezione delle materie prime per la formulazione delle razioni e un uso di additivi alimentari alternativi agli antibiotici, sono importanti per mantenere l’efficienza del pollo e il suo benessere, aumentando al contempo la resa delle produzioni.
La gestione dell’allevamento è considerata uno dei fattori chiave nell’incidenza del Clostridium Perfringens nei gruppi avicoli. Appare sempre più evidente che stress ambientali - come eccessi di caldo e freddo, vaccinazione, cattiva gestione in incubatoio, trasporto in allevamento, lettiera umida, cattiva ventilazione e alte densità di ac -
casamento - possono alterare l’omeostasi dell’intestino e influenzare negativamente il sistema immunitario del pollo, aumentando cosi l’incidenza e la gravità dell’enterite necrotica. Ad esempio, elevate densità di accasamento aumentano il rischio di trasmissione orizzontale di Clostridium Perfringens tra i polli, diffondendo le spore nell’aria o attraverso il contatto diretto, portando all’accumulo di spore nella lettiera con successiva sporulazione. Altri fattori ambientali, come la ventilazione ridotta, l’alto tasso di umidità e il cattivo stato della lettiera, possono influenzare significativamente il sistema immunitario del pollo e predisporlo alla malattia. Le pratiche di biosicurezza sono importanti nel prevenire la trasmissione orizzontale delle infezioni, inclusa quella da Clostridium Perfringens, sia nello stesso gruppo che tra gruppi diversi.
Come trattamento alternativo o preventivo rispetto agli antibiotici si possono valutare diversi criteri: il loro costo è senz’altro una delle principali considerazioni, specialmente nei piccoli animali, come il pollo, il cui valore individuale è basso. Inoltre è importante considerare che
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- aprile 2024 - 41 VETERINARIA
VETERINARIA
il tratto gastrointestinale del broiler è un ambiente complesso, che include l’interazione tra diverse specie batteriche, che possono influenzare l’efficacia delle alternative agli antibiotici, con risposte anche molto diverse tra un soggetto e l’altro. Infine, oltre al Clostridium Perfringens, anche altri batteri hanno dimostrato di essere molto adattabili, pertanto è importante studiare e sviluppare prodotti in modo razionale, così da rallentare e limitare lo sviluppo dei ceppi batterici resistenti, che abbiamo osservato negli ultimi anni utilizzando antibiotici convenzionali.
Conclusioni
Il passaggio agli allevamenti antibiotic free (o NAE, No Antibiotics Ever) da parte dell’industria avicola ha comportato una riduzione di performance e un aumento di mortalità, con conseguenze negative sulla salute del pollo e con un aumento sostanziale dei costi di produzione per gli allevatori e l’industria avicola in generale. Tale aggravio economico e le conseguenze sulla salute e sul benessere degli animali, derivanti dall’enterite necrotica sia clinica che subclinica, richiedono una specifica ricerca
sulla patogenesi e sulle diverse cause di questa malattia multifattoriale.
In particolare, è sentita la necessità di alternative agli antibiotici per controllare l’enterite necrotica: probiotici, prebiotici, simbiotici, estratti vegetali, olii essenziali, enzimi, acidi organici e vaccini rappresentano efficienti alternative, che potrebbero essere usate contestualmente a un miglioramento delle pratiche di biosicurezza, per mitigare gli effetti negativi dell’enterite necrotica nei broiler. Nessuna di questa alternative ha però finora dato prova di essere un sostituto ideale agli antibiotici, ma ciascuna ha effetti benefici ed utili alla produzione in varie situazioni. L’ottimizzazione dell’alimentazione e delle pratiche gestionali in allevamento, insieme all’applicazione di alternative agli antibiotici e all’introduzione di una nuova generazione di vaccini, offrono dunque alternative strategiche nel controllo dell’enterite necrotica nei broiler.
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Salt Lake City, Utah, USA
Per informazioni:
WPDC Foundation
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Salt Lake City Marriot City Center 220 South State Street
Salt Lake City, Utah 84111
17 - 19 aprile
PEAK 2024
Minneapolis Convention Center Minneapolis, USA
Per informazioni:
Midwest Poultry Federation
Tel.: +1 763 284 6763
Email: info@midwestpoultry.com
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2024
Per informazioni: IHSIG vzw
Intestinal Health Scientific Interest Group Knokstraat 38 9880 Aalter, Belgio
Email: info@icpih.com
8 - 10 maggio
Fieravicola Africa & Mediterranean Poultry Forum and B2B Expo Centre Rimini
Per informazioni:
Tel: +39 0547 1877115
Email: info@fieravicola.com Website: www.fieravicola.com
13
- 15 maggio
Middle East Poultry Expo
Riyadh International Convention and Exhibition Center Riyadh, Arabia Saudita
Per informazioni:
Website: www.mep-expo.com/en/contact-us Email: info@mep-expo.com
Riyadh International Convention and Exhibition Center King Abdullah Rd, King Abdullah Dt., Riyadh 11564, Arabia Saudita
24 - 28 giugno
XVI European Poultry Conference Valencia Conference Center Valencia, Spagna
Per informazioni:
Technical Secretary: Turevents & Go Tel.: +34 963 528 181 Email: info@epc2024.com Website: epc2024.com
Valencia Conference Center Avenida Cortes Valencianas, 60 46015 Valencia, Spagna
1 - 5 September 75th EAAP Annual Meeting Firenze Fiera Firenze
Per informazioni: Email: eaap2024@thetriumph.com Website: https://eaap2024.org/
Firenze Fiera
Piazza Adua, 1 50123, Firenze
12 - 15 novembre
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Per informazioni: Email: eurotier@DLG.org Website: www.eurotier.com/en Messegelände, Hanover, Germania
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Biochem bertarelli@biochem.net www.biochem.net
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Carfed International Ltd Italy carfed@carfed.it www.carfed.it
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FIEM fiem@fiem.it www.fiem.it
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FierAvicola info@fieravicola.com www.fieravicola.com
Gasolec sales@gasolec.com www.gasolec.com
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