Arricchimento ambientale precoce per migliorare resilienza e benessere della gallina ovaiola
È stato il decennio dell’Asia?
Le dinamiche della produzione globale di carne e uova tra il 2012 e il 2022
Combattere lo stress da caldo nelle ovaiole
2024
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EDITORIALE
Il cambiamento dei costumi alimentari avvenuto negli ultimi decenni non è solo la conseguenza di stili e ritmi di vita diversi, ma è un fenomeno riconducibile a un’innegabile evoluzione socio-culturale. Nella società odierna continuano a diminuire i consumi di carne e i fattori sono molteplici: qualche anno fa identificavamo il fenomeno nel sempre più diffuso “benessere”, nell’aumento di vegetariani e regole salutistiche che suggerivano di fare un uso moderato di carne. Oggi si parla sempre più di difficoltà economiche da parte di consumatori appartenenti non solo a classi disagiate, ma anche a classi medie. Si parla sempre più di cambiamento climatico, di coinvolgimenti bellici diffusi un po’ ovunque e si discute di compatibilità dei sistemi produttivi, incluso il settore della carne. I prodotti avicoli fanno parte di un comparto privilegiato, noto per essere in una corrente più rispondente alle esigenze alimentari attuali. Purtroppo sul piano dell’informazione al consumatore siamo ancora lontani dall’essere riusciti a eliminare certi atteggiamenti prevenuti, radicati da tempo. Nel contesto multimediale ho notato dei tentativi di colmare questo vuoto: purtroppo alcuni di questi, sia pure apprezzabili nel fornire informazioni super partes, non sono scritti da veri esperti nel settore specifico. Ultimamente ho letto un articolo che riportava come quasi la totalità dei prodotti avicoli provenga da un’unica fonte, concludendo praticamente che tutti i prodotti sono uguali. È vero che la selezione odierna si avvale di banche di genotipi in gran parte acquisiti da un gruppo tedesco ben noto, ma la qualità di un prodotto non dipende soltanto dalla genetica. Il vuoto comunicazionale parte proprio da questa considerazione: il consumatore è ancora ignaro dei sistemi di allevamento e dell’evoluzione avvenuta negli ultimi anni, che tiene in considerazione anche il benessere animale.
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ATTUALITÀ 4 LE AZIENDE INFORMANO 8 PRIMO PIANO I polli a lenta crescita SASSO offrono al mercato italiano una diversità genetica performante 10 DOSSIER Ammoniaca, da problema a risorsa .................................................................. 14 FOCUS
ambientale precoce per migliorare resilienza e benessere della gallina ovaiola 18 MARKETING È stato il decennio dell’Asia? Le dinamiche della produzione globale di carne e uova tra il 2012 e il 2022 24 TECHNICAL COLUMN Gestione del caldo e della nutrizione nei riproduttori 32 MANAGEMENT Combattere lo stress da caldo nelle ovaiole .................................................... 38 VETERINARIA Influenza Aviaria, la necessità di essere preparati al cambiamento ................... 42 MARKET GUIDE.................................................................................. 44 AGENDA ................................................................................................. 48 GUIDA INTERNET .............................................................................. 48 38 24 18
SOMMARIO
Arricchimento
Manifesto AVEC: le priorità strategiche del comparto avicolo europeo per il 2024-2029
AVEC, l’associazione che riunisce tutte le rappresentanze nazionali del settore avicolo europeo, ha lanciato la versione digitale del Manifesto 2024 AVEC, un documento che racchiude le priorità strategiche del comparto avicolo in vista del prossimo mandato della Commissione europea 2024-2029.
Per il prossimo quinquennio AVEC ha individuato specifiche priorità strategiche, elencandole nel Manifesto.
L’autosufficienza dell’Unione europea nella produzione avicola per salvaguardare la sicurezza alimentare, il benessere degli animali e dei cittadini europei. È importante promuovere catene di approvvigionamento resilienti e includere misure di reciprocità in tutte le legislazioni esistenti e future per garantire un commercio equo nel quale i prodotti avicoli importati soddisfino gli stessi rigorosi standard europei di allevamento e produzione.
La tutela del consumatore, che deve essere libero di fare scelte d’acquisto in base alla propria disponibilità economica. L’offerta di prodotti avicoli diversificati, già presente nel mercato italiano ed europeo, consente sia di renderli accessibili economicamente a tutti, sia di offrire prodotti a valore aggiunto per consumatori più esigenti. A tutela del consumatore è necessaria anche un’etichettatura d’origine chiara e accurata per i prodotti importati, in modo da informare i consumatori sulle metodologie di produzione, sull’impatto ambientale e sul contenuto nutrizionale, anche per il consumo fuori casa e i prodotti trasformati.
L’ottimizzazione delle produzioni avicole per garantire un uso sempre più responsabile delle risorse e una crescente attenzione alle questioni ambientali.
Nonostante il comparto avicolo sia, rispetto alle altre produzioni zootecniche, quello che ha il minore impatto da un punto di vista ambientale, AVEC promuove la continua riduzione di emissioni di gas a effetto serra e sostiene lo sviluppo di pratiche a zero emissioni all’interno del settore. È necessario promuovere la ricerca e lo sviluppo nelle filiere avicole per creare soluzioni sostenibili che riducano sempre di più il consumo di risorse (per es. acqua, mangimi), minimizzino i rifiuti e tutelino il benessere degli animali.
AVEC è a favore di una produzione avicola efficiente nell’utilizzo delle risorse, dell’innovazione e della tutela ambientale a beneficio dei cittadini dell’UE, garantendo la sicurezza alimentare e il benessere degli animali e migliorando continuamente gli standard produttivi, in linea con i più recenti sviluppi scientifici.
Il Manifesto 2024 AVEC è disponibile online: https://avec-poultry.eu/wpcontent/uploads/2024/03/AVEC-2024Manifesto-1.pdf
Fonte: AVEC, Unaitalia
4 - attualitàATTUALITÀ
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Influenza Aviaria nei bovini: cosa sappiamo
A seguito della diffusione di un ceppo di Influenza Aviaria H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) in alcuni allevamenti di bovini da latte degli Stati Uniti, il Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’Influenza Aviaria presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) precisa che al momento non sono stati riportati casi nei bovini e nell’uomo in Italia e nella UE.
Negli USA la presenza di tanti allevamenti di bovini da latte di grandissime dimensioni con ampi parchi esterni rende più frequente e diretto il contatto tra avifauna selvatica e animali da allevamento. In passato, il virus aveva già dato origine a eventi di spillover dagli uccelli selvatici a mammiferi domestici (carnivori) allevati con ridotte misure di biosicurezza, come per esempio gli allevamenti di visoni da pelliccia.
L’EURL è in stretto contatto con le organizzazioni sanitarie internazionali e sta seguendo attentamente l’evolversi della situazione. Anche le autorità sanitarie nazionali, il Ministero della Salute e le Regioni, stanno monitorando la situazione per adottare eventuali misure di mitigazione del rischio. Oltre che gli animali, il virus negli USA ha contagiato anche un operatore del settore lattiero-caseario
che era venuto a contatto con i bovini infetti, causando una congiuntivite. Il caso rappresenta un evento eccezionale, infatti è la prima volta che un uomo viene infettato da un bovino con un virus dell’Influenza Aviaria HPAI, e ciò potrebbe essere dovuto a una forte contaminazione ambientale e al mancato rispetto delle norme igieniche durante la mungitura. Non ci sono evidenze di trasmissione del virus per via aerogena.
I ricercatori stanno cercando di capire le esatte dinamiche di diffusione di questo virus dai volatili ai bovini e tra i bovini. Non è chiaro infatti se i bovini degli allevamenti americani siano stati infettati da volatili selvatici o da altra fonte riconducibile ai tanti casi di HPAI nel pollame che hanno colpito e stanno tuttora colpendo gli Stati Uniti. Studi clinici e sperimentali sono previsti in USA e in Eu-
6 - attualitàATTUALITÀ
ATTUALITÀ
ropa per chiarire questi aspetti. Il monitoraggio costante delle caratteristiche genetiche del virus e la condivisione delle sequenze all’interno della comunità scientifica permetteranno inoltre di individuare tempestivamente eventuali mutazioni pericolose.
Sebbene siano stati identificati cambiamenti minori nella sequenza del virus identificato nell’uomo rispetto a quelle riscontrate nei bovini, entrambe le sequenze mantengono le caratteristiche genetiche tipiche dei virus aviari e per la maggior parte mancano di mutazioni che li renderebbero più adatti a infettare i mammiferi.
Il virus è stato rinvenuto anche in campioni di latte crudo proveniente dagli allevamenti coinvolti. A causa delle limitate informazioni disponibili sulla trasmissione del virus dell’HPAI nel latte crudo, le autorità americane hanno precisato che il consumo di latte pastorizzato o UHT rimane sicuro perché questi trattamenti sarebbero in grado di inattivare completamente il virus eventualmente presente.
Date le caratteristiche genetiche di questo ceppo, l’attuale rischio per la popolazione umana rimane basso. Il livello di rischio è maggiore per le categorie professionali più esposte, come veterinari e allevatori, che entrano
in contatto con il bestiame. I virus HPAI attualmente in circolazione in tutto il mondo, appartenenti al cosiddetto clade 2.3.4.4.b, presentano delle caratteristiche che li rendono estremamente contagiosi e in grado di colpire specie molto diverse tra di loro e questo comporta un innalzamento del rischio di contagio per l’uomo, in particolare per le categorie che lavorano a stretto contatto con animali sensibili al virus. L’alto tasso di diffusione del virus fra volatili selvatici, domestici e mammiferi, ha segnato il passaggio dall’ambito della sanità animale a quello della salute pubblica. L’EURL sta lavorando in sinergia con i servizi di prevenzione umana a tutela della salute pubblica, per studiare e prevenire possibili eventi di spillover, ed è impegnato nella ricerca e lo sviluppo di presidi vaccinali e terapeutici negli animali e nell’uomo. L’IZSVe inoltre è impegnato all’interno dell’Associazione degli Istituti Zooprofilattici nel progetto INF-ACT che punta ad aumentare le potenzialità di monitoraggio, previsione e le capacità diagnostiche e terapeutiche per un’efficace gestione di nuovi eventi pandemici generati da patogeni emergenti.
Fonte: ISZVe
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La vaccinazione precoce delle ovaiole
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Salmonella DUO, vaccino vivo bivalente contro la Salmonella, consente un’adeguata assunzione del vaccino e una migliore colonizzazione intestinale.
La vaccinazione dei pulcini (futuri riproduttori e future ovaiole) contro la Salmonella è particolarmente efficace quando si impiegano vaccini vivi (Van Immerseel et al., 2005; Desin et al., 2013). Salmonella può colonizzare precocemente i pulcini predisponendo un’elevata contaminazione ambientale con rapida dffusione dei patogeni attraverso la lettiera (Van Immerseel et al., 2005).
L’uso dei vaccini inattivati contro Salmonella è raccomandato a partire solo dalle sei/otto settimane di vita; al contrario, è possibile proteggere precocemente i pulcini utilizzando, fin dal primo giorno di vita, vaccini vivi in acqua di abbeverata. Inoltre, la somministrazione orale di cappi vaccinali vivi di Salmonella a pulcini di un giorno non solo induce una risposta immunitaria immediata ma, nelle 24 ore successive, è in grado di stimolare una buona resistenza nei confronti della colonizzazione e invasione tessutale di altri ceppi di Salmonella; in base a meccanismi microbiologici e immunologici innati (Van Immerseel et al., 2005).
Diversi studi dimostrano che, dopo la vaccinazione orale con vaccini vivi, i cechi vengono colonizzati molto rapidamente e, entro le ventiquattro ore successive, è possibile isolare una elevata concentrazione dei ceppi vaccinali nel contenuto cecale (Berchieri and Barrow , 1990). Altri lavori hanno dimostrato che la risposta immunitaria locale e specifica (IgAs) è in grado di proteggere i pulcini dalla colonizzazione intestinale (Desmidt et al., 1998). Più precoce è la vaccinazione, più rapida è la protezione dei pulcini nei confronti dei ceppi di campo, ed è per questo che le aziende produttrici dei vaccini vivi ne consigliano la somministrazione fin dal primo giorno di vita.
Tuttavia, visto il ridotto volume d’acqua ingerito dai pulcini di un giorno e la lunghezza delle linee
di abbeverata potrebbe essere difficile fare assumere ai pulcini la corretta dose di vaccino nell’arco di due ore, così come raccomandato dei foglietti illustrativi dei vaccini.
Di conseguenza gli allevatori potrebbero pensare di vaccinare qualche giorno più tardi per essere sicuri di fornire ai pulcini una dose adeguata di vaccino.
In uno studio recente (Cawthraw et al., 2024) la vaccinazione con un vaccino vivo contro Salmonella si è prolungata per un periodo superiore alle due-tre ore raccomandate; dettaglio particolarmente importante qualora si trattasse di pulcini di uno o due giorni di età e ci fossero dubbi sull’ingestione di una quantità d’acqua sufficiente a garantire l’assunzione di una dose corretta di vaccino.
La somministrazione prolungata del vaccino, però, potrebbe avere come controindicazione la potenziale perdita di efficacia dei ceppi vaccinali vivi attenuati. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che, nonostante il tempo di somministrazione prolungato, ciascun singolo pulcino ha assunto una quantità corretta di antigeni vaccinali tale da consentirne l’isolamento in campioni di tessuto (cechi e/o fegato) e in campioni fecali.
Sebbene il foglio illustrativo raccomandi la somministrazione del vaccino in acqua da bere all’interno di un breve periodo di tempo, generalmente tra le due e le quattro ore, dati recenti dimostrano che AviPro Salmonella DUO è stabile in acqua da bere per oltre 12 ore (RHConsultancy, UK, comunicazione personale), spiegando i buoni risultati ottenuti da pulcini vaccinati a uno e due giorni di età. Nel contenuto cecale di pulcini vaccinati ad un giorno di età con AviPro Salmonella DUO è stata isolata una concentrazione di ceppi vaccinali significativamente superiore a quella di pulcini vaccinati qualche giorno più tardi; molto probabilmente perché i pulcini di un giorno, dotati di microbioma intestinale e sistema immunitario non ancora sviluppati (Barnes, 1972; Smith et al., 2008), sono più sensibili alla colonizzazione da Salmonella rispetto a pulcini di qualche giorno più anziani (Shivaprasad et al., 2013). Inoltre, i pulcini di un giorno sono particolarmente sensibili alla colonizzazione batterica nonostante la presenza di anticorpi protettivi di origine materna (Cawthraw and Newell, 2010).
La sopravvivenza dei vaccini vivi nelle linee di abbeverata dipende in larga misura dalla qualità dell’acqua e dalla pulizia effettuata; infatti, la presenza di sostanze indesiderate e residui derivanti da pratiche igieniche insufficienti possono facilmente compromettere la vitalità e l’efficacia dei ceppi vaccinali.
Il lavoro di Cawthraw (Cawthraw et al., 2024), infatti, dimostra che la buona qualità dell’acqua di abbeverata e l’uso di uno stabilizzante come Aviblue assicurano l’efficacia di AviPro Salmonella DUO per almeno dodici ore; un tempo sufficiente a consentire a tutti i pulcini, anche a quelli più giovani, di assumere una dose adeguata di vaccino.
L’analisi accurata della qualità dell’acqua, associata a una diligente pulizia delle linee di abbeverata aiutano a portare a termine con successo la vaccinazione.
In conclusione, questo lavoro ha dimostrato che AviPro Salmonella DUO, in condizioni ottimali, sopravvive a lungo nelle linee idriche ed è possibile somministrarlo efficacemente anche in pulcini di un giorno consentendo di protrarre la distribuzione del vaccino per diverse ore; a patto che la qualità dell’acqua sia attentamente monitorata e garantita.
Bibliografia:
Barnes, E. M. (1972). The avian intestinal flora with particular reference to the possible ecological significance of the cecal anaerobic bacteria. Am. J. Clin. Nutr. 25, 1475–1479.
Berchieri, A., and Barrow, P. A. (1990). Further studies on the inhibition of colonization of the chicken alimentary tract with Salmonella typhimurium by precolonization with an avirulent mutant. Epidemiol. Infect. 104, 427–441.
Cawthraw, S. A., and Newell, D. G. (2010). Investigation of the presence and protective effects of maternal antibodies against Campylobacter jejuni in chickens. Avian Dis. 54, 86–93. doi:10.1637/9004072709-Reg.1
Cawthraw et al., 2024. Early vaccination of laying hens with the live bivalent Salmonella vaccine AviPro Salmonella DUO results in successful vaccine uptake and increased gut colonization. Front. Microbiol. 14:1327739
Desin, T. S., et al. (2013). Salmonella vaccines in poultry: Past, present, and future. Expert Rev. Vaccines 12, 87–96.
Desmidt, M., et al. (1998). Role of the humoral immune system in Salmonella enteritidis phage type four infection in chickens. Vet. Immunol. Immunopathol. 63, 355–367.
Shivaprasad, H. L., et al. (2013). “Salmonella infections in the domestic fowl,” in Salmonella in domestic animals, eds P. Barrow and U.Methner, Vol. 2 (United Kingdom: CAB International, University of Nottingham), 162–192.
Smith, C. K., et al. (2008). Campylobacter colonization of the chicken induces a proinflammatory response in mucosal tissues. FEMS Immunol Med Microbiol. 54, 114–121.
Van Immerseel, F., et al. (2005). Vaccination and early protection against non-host-specific Salmonella serotypes in poultry: Exploitation of innate immunity and microbial activity. Epidemiol. Infect. 133, 959–978.
Materiale riservato ai Medici Veterinari e Allevatori professionisti. Consultare il proprio Medico Veterinario per le indicazioni sulla prescrizione e l’uso corretto del prodotto.
AviPro, Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati di Elanco o sue affiliate. ©2024 Elanco. PM-IT-24-0103. Elanco Italia S.p.A Via dei Colatori 12, 50019 Sesto Fiorentino (FI)
I polli a lenta crescita SASSO offrono al mercato italiano una diversità genetica performante
SASSO, pioniere del pollame tradizionale, ha sviluppato una varietà di razza colorata. Questi polli a lenta crescita offrono delle ottime performance tecnico-economiche, rendendoli perfetti per le esigenze dei clienti italiani.
Tutto è cominciato intorno agli anni ’50 nel sud-ovest della Francia, quando Serge Perrault, visionario allevatore avicolo, ha deciso di preservare e selezionare alcune linee genetiche avicole locali. Il lungo lavoro di selezione iniziato da Perrault trova un gran seguito tra gli allevatori avicoli portando finalmente alla creazione della SASSO, ufficialmente istituita nel 1978. In questa neonata società confluiscono differenti cooperative di allevatori avicoli già appartenenti al celebre marchio francese Label Rouge, che da sempre contraddistingue i migliori prodotti avicoli di Francia.
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Nel corso degli anni la vocazione aziendale si è focalizzata sempre più sulla ricerca delle razze avicole a lenta crescita, ricercando in Francia e nei territori d’oltremare numerose linee genetiche che si pensavano ormai estinte. Quest’opera, che inizialmente poteva sembrare un’utopia romantica, si è invece dimostrata di grande successo, visto che questa tipologia di animali è attualmente molto ricercata dagli allevatori e dai mercati tradizionali.
Grazie all’importante opera di selezione genetica che ha portato alla riscoperta e al miglioramento di numerose razze autoctone, SASSO è riuscita a inserirsi in maniera determinante tra le imprese di genetica avicola a livello internazionale. Nel 2018 è entrata a far parte del gruppo Hendrix Genetics, potendo così beneficiare di risorse all’avanguardia per ricerca e sviluppo, che le hanno permesso di migliorare i propri prodotti e di rafforzare la produzione anche grazie alle sedi in Brasile e in Canada. Oggi SASSO esporta in più di 50 Paesi in tutto il mondo e fornisce ai suoi clienti una diversità genetica che unisce
Zootecnica International offre un’ampia panoramica sull’avicoltura con notizie, approfondimenti, interviste, tendenze di mercato e articoli tecnici e scientifici. Edita in tre lingue, italiano, russo e inglese, è diretta a tutti gli operatori della filiera avicola: allevatori, produttori di uova, case di selezione, incubatoi, mangimifici, aziende di lavorazione e trasformazione di carne avicola e di uova. zootecnica.it
11 - maggio 2024IN PRIMO PIANO
tradizione e performance. Il punto di forza della SASSO è la grande gamma di offerta di razze di polli colorati a lenta crescita: con il loro aspetto unico grazie alla livrea colorata, queste linee sono selezionate per le loro performance tecnico-economiche, qualunque sia la modalità o l’ambiente di allevamento. I polli risultano essere robusti, resistendo perfettamente anche in condizioni di allevamento difficili, senza perdere in resa né in qualità della carne.
I polli SASSO, in origine derivati da razze prevalentemente francesi, si sono adattati perfettamente alle condizioni europee e negli ultimi anni stanno trovando un grande interesse anche nel mercato italiano. Grazie alle attività di ricerca e sviluppo sul nostro territorio, coordinate e sostenute dal tecnico commerciale Dario Laugero, queste razze hanno finalmente concluso l’iter ufficiale di registrazione presso le autorità italiane per il loro riconoscimento quali animali a lenta crescita.
Grazie al lavoro di Dario per il riconoscimento della lenta crescita delle linee genetiche sul mercato italiano, SASSO può offrire ai propri clienti un’alternativa rispetto alle linee più commerciali, permettendo agli allevatori di beneficiare di animali performanti, riducendo gli inconvenienti legati all’uso di una sola linea genetica in allevamento.
Tra le razze SASSO attualmente registrate Italia, ci comunica Dario, sono presenti sia quelle classiche che a collo nudo. Tra i maschi, ricordiamo la Ruby C (C44), la Ruby T (T44), T44N (collo nudo), la Ruby XL (XL44) e la Ruby N (XL44N – collo nudo). La Ruby C, oltre a essere certificata a lenta crescita, per resistenza e tipologia rispecchia al meglio le caratteristiche delle razze per l’allevamento all’aperto e senza l’uso di antibiotici. I maschi SASSO hanno un’ottima crescita e un’interessante conversione e resa al macello; perfetti per soddisfare le aspettative dei clienti italiani in termine di performance zootecniche ed economiche.
Per quanto riguarda le femmine, ci spiega Dario, quelle registrate per lenta crescita sono quelle della linea SA51A e SA31A adatte per la riproduzione. Queste, se incrociate con i maschi SASSO, permettono la piena espressione del fenotipo tradizionale, garantendo così ottimi risultati in termini di prestazioni e rese.
La SASSO, oltre a proporre ai suoi clienti una gamma di prodotti altamente performanti, offre un supporto commerciale e tecnico locale e adattato alle esigenze degli allevatori. In Italia li accompagna sul campo Dario Laugero, sostenuto dal commerciale europeo Pascal Fouineau. Lo staff tecnico è guidato dalla responsabile del supporto tecnico Alba Mesas, coadiuvata da esperti nutrizionisti e del comparto ovaiole del gruppo Hendrix Genetics.
SASSO, grazie al lungo lavoro di preparazione svolto dal suo personale italiano, è orgogliosa di aver ottenuto il riconoscimento ufficiale in Italia dei propri prodotti a lenta crescita, potendo così fornire agli allevatori italiani una varietà genetica di animali che rispondono alle domande di un mercato sempre più attento e sensibile verso questa categoria di animali.
Rappresentante per l’Italia:
Responsabile tecnico e commerciale Italia ISA - Hybrid - Sasso
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Email: dario.laugero@hendrix-genetics.com
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Ammoniaca: da problema a risorsa
Secondo dati recenti in Italia gli allevamenti intensivi producono il 75% delle emissioni di ammoniaca, a cui bisogna aggiungere ossido di azoto e metano. Questi dati hanno spinto l’Unione europea ad approvare la revisione della Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali (IED), con cui gli allevamenti intensivi sono stati equiparati agli impianti industriali per le emissioni di ammoniaca e metano, salvando in extremis gli allevamenti bovini, ma solo fino al 2026.
La nuova normativa obbliga i settori interessati a fissare livelli di emissioni nocive molto più stringenti rispetto a quelli attuali e interessa in particolare gli allevamenti di suini con più
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- dossierDOSSIER
Pier Enrico Rossi Medico Veterinario
DOSSIER
di 350 unità1 (circa 1200 maiali). Per il settore avicolo la direttiva si applica alle aziende con un numero di galline ovaiole superiori a 300 unità (più di 2100 galline) e a quelle con polli da carne con oltre 280 unità (40.000 broiler).
Per le aziende che allevano pollame e suini, il limite sarà 380 unità complessive. Pesanti le sanzioni per le aziende che non si adegueranno, con la possibilità per i cittadini danneggiati di chiedere risarcimenti per danni alla salute, sulla base delle norme stabilite da ciascuno Stato.
Azoto: quando è diventato un problema
L’industrializzazione della zootecnia ha sicuramente apportato notevoli benefici alla popolazione permettendo un’alimentazione completa e riducendo i rischi di carenze alimentari, ma causando al contempo un eccesso di azoto rilasciato nell’ambiente tramite le deiezioni degli animali.
Tutto è cominciato con la rivoluzione industriale: fino ad allora l’agricoltura non aveva subìto cambiamenti praticamente dall’era medioevale: si concimava con le poche deiezioni degli animali disponibili, si provvedeva all’intercalare delle colture con il sovescio e la messa a riposo di parte del terreno. Solo nel XIX secolo si è cominciato a sfruttare il guano del Cile e del Perù e il nitrato proveniente dal deserto dell’Atacama. Durante la prima guerra mondiale il blocco navale inglese che impedì l’arrivo del nitrato cileno in Germania (il nitrato, oltre che come fertilizzante, veniva infatti impiegato nella produzione di esplosivi bellici), insieme alla consapevolezza che il guano si sarebbe esaurito entro la prima metà del Novecento, spinse la ricerca a trovare soluzioni per la sintesi chimica di composti azotati.
La ricerca si concluse nel 1915 grazie al processo HaberBosch, per il quale due chimici tedeschi, Fritz Haber e Carl Bosch, ricevettero il Nobel per la chimica nel 1918 per essere riusciti a sintetizzare l’ammoniaca partendo
15 - maggio 2024 -
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dall’acqua e dall’azoto atmosferico. Fritz Haber, chimico di origine ebraica, alla consegna del Nobel fu pesantemente contestato da una parte del mondo accademico, perché durante la prima guerra mondiale mise a punto i primi gas tossici (gas mostarda, iprite) usati dai tedeschi contro le trincee avversarie, procurando la morte di oltre 5000 soldati in 10 minuti. Inoltre, negli anni ’30 Haber fu il responsabile della creazione dello Zyclon B, un disinfestante in grado di debellare i pidocchi. Il chimico morì nel 1934, senza sapere che nel 1943 i nazisti avrebbero usato lo Zyclon B nelle camere a gas per sterminare gli ebrei.
L’azoto è l’elemento maggiormente presente nell’atmosfera, ma è un gas inerte: può reagire con l’idrogeno solo ad alte temperature e sotto forte pressione, cosa che accade in natura grazie all’azione dei fulmini. Il merito di Haber e Bosch è di avere trovato un catalizzatore a base di ferro in grado di velocizzare questa reazione, che tra l’altro è fortemente energivora: basti pensare che la produzione di una tonnellata di ammoniaca produce due tonnellate di anidride carbonica. Nel 2021 nel mondo ne sono state prodotte 180.000.000 milioni di tonnellate con un conseguente rilascio di 360.000.000 di tonnellate di anidride carbonica in atmosfera, la stessa quantità rilasciata in un anno dall’industria aereonautica!
L’ammoniaca ha rappresentato il primo passo per la successiva produzione di urea, che ha consentito l’industrializzazione dell’agricoltura e il cui impiego ha permesso la produzione di foraggi e materie prime (soia, girasole, cereali) in quantità tali da favorire la nascita dell’industria mangimistica e l’industrializzazione delle produzioni zootecniche.
L’urea tal quale la troviamo come fertilizzante o anche associata a fosforo e potassio; è presente in integratori per l’alimentazione dei ruminanti e ultimamente ha trovato applicazione, miscelata al 30% in acqua, per depurare i fumi di combustione dei motori a gasolio.
Negli ultimi 20 anni ci si è resi conto che l’urea utilizzata come concime viene persa a causa della sua degradazione ad opera dell’ureasi, enzima prodotto da particola-
ri batteri tellurici. Per questo motivi adesso si trovano in commercio fertilizzanti a base di urea, associati a diversi composti inibitori dell’ureasi.
Produzione e rilascio di ammoniaca
Se è vero che è grazie all’urea che è nata l’industria zootecnica, è pur vero che l’allevamento intensivo ha portato a una produzione massiccia di composti azotati rilasciati nell’ambiente. Tutti gli animali durante il loro ciclo vitale nel loro accrescimento trasformano gli alimenti attraverso la digestione in proteine e grassi (carne, uova e latte), rilasciando feci e urina. Le feci contengono tutti i residui della digestione, mentre le urine contengono le scorie del catabolismo principalmente proteico: dal catabolismo degli amminoacidi si forma come molecola finale l’ammoniaca, sostanza molto tossica che l’organismo animale tende a neutralizzare ed eliminare il più rapidamente possibile attraverso l’escrezione renale.
Il rene è un organo che non è deputato al rilascio dell’acqua: al contrario la sua funzione è proprio quella di risparmiare acqua, riassorbendola, pertanto l’escrezione dell’ammoniaca dipende dalla quantità di acqua che l’animale ha a disposizione. Gli animali si distinguono in ammoniotelici, ureotelici e uricotelici: la differenziazione si basa sulla disponibilità di acqua che essi utilizzano per diluire i loro prodotti azotati. Appartengono agli ammoniotelici i pesci, che possono eliminare lo ione ammonio attraverso le branchie e tramite l’apparato urinario, mediante il rene che fa defluire l’urina direttamente in una cloaca (non è presente la vescica) per essere eliminata all’esterno insieme alle feci. Gli animali ureotelici (mammiferi) trasformano l’ammoniaca in urea a livello epatico; questa può in parte tornare all’apparato digerente tramite la saliva (circolo entero-salivare dei ruminanti) e in parte essere espulsa con l’urina. Infine gli animali uricotelici (uccelli) trasformano l’ammoniaca in acido urico, che viene eliminato dal rene attraverso l’uretere direttamente in cloaca (anche negli uccelli la vescica è assente), per poi essere rilasciato insieme alle feci.
Che si tratti di ammonio, urea o acido urico, queste molecole rilasciate nell’ambiente vengono trasformate, a opera dei batteri presenti, in ammoniaca e successivamente ossidate a nitriti e a nitrati, che sono responsabili dell’inquinamento delle falde acquifere e dell’eutrofizzazione delle acque superficiali.
16 - dossierDOSSIER
DOSSIER
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17 - maggio 2024 -
Arricchimento ambientale precoce per migliorare resilienza e benessere della gallina ovaiola
In questo articolo viene descritta una serie di studi, condotti in Australia e a livello internazionale, circa i benefici dell’arricchimento ambientale sulle capacità adattative delle galline ovaiole sottoposte a sfide di varia natura.
Introduzione
D.L.M. Campbell1 e I.G. Colditz1
1 Agriculture and Food, CSIRO
La resilienza è definita come l’abilità di affrontare e superare con successo avversità, disturbi ambientali e stress di varia natura. Durante il loro ciclo di vita gli animali sono esposti a diversi fattori stressanti che richiedono un adattamento per mantenere l’omeostasi interna a fronte della variabilità esterna. Per una gallina ovaiola questi fattori possono includere i patogeni, le vaccinazioni, le variazioni estreme di temperatura, il trasferimento dalla pulcinaia all’allevamento e le aggressioni da parte di propri simili. Le sfide a cui le galline ovaiole sono sottoposte possono essere più impegnative nei sistemi di allevamento alternativi, come
l’allevamento all’aperto, dove sia la probabilità che l’entità delle fluttuazioni giornaliere sono spesso superiori a quelle dei sistemi di allevamento a terra classici, in condizioni controllate. A fronte di queste fluttuazioni ambientali, la regolazione dei ritmi biologici giornalieri come l’alimentazione, l’abbeverata, l’attività e il riposo per mantenere gli stessi risultati in termini di crescita e deposizione sarebbero indicativi di un individuo resiliente. Allo stesso modo, la capacità di un individuo di far fronte a fattori di stress influenzerà la suscettibilità e il recupero da patologie e infezioni. È dunque auspicabile un’elevata capacità di resilienza dei soggetti per ottenere dei gruppi più sani, ottimizzandone il benessere e l’efficienza di produzione.
La variazione individuale esistente nei gruppi di galline ovaiole (e di altre tipologie di animali da reddito) è ben nota: animali della stessa linea e storicità genetica possono presentare variabilità a livello di risposta fisiologica ai fattori stressanti, tratti comportamentali (ad esempio paura e audacia) e stili di adattamento per far fronte a situazioni stressanti. Esiste inoltre sempre più letteratura sull’impatto degli ambienti di allevamento sulla salute fisica, il microbioma intestinale e il comportamento della gallina ovaiola, inclusa la propensione a sviluppare atteggiamenti negativi, quali plumofagia e deposizione di uova a terra, fuori dal nido. Le diverse fasi precoci della vita di una gallina ovaiola, a partire dal periodo d’incubazione, il processo di schiusa e la fase di svezzamento, possono avere diversi esiti a seconda di quello a cui l’animale è stato esposto. Ad esempio,
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©Pexels
un disturbo sonoro di elevati decibel durante la fase d’incubazione può influenzare negativamente i livelli di noradrenalina a livello dei neurotrasmettitori e compromettere le capacità di adattamento all’ambiente dei pulcini. Rendere l’ambiente di allevamento più complesso, durante la fase di svezzamento delle pollastre, può migliorare l’orientamento e l’utilizzo dello spazio di queste ultime. Le condizioni di lavoro d’incubatoio, a livello commerciale, in confronto a un processo di schiusa più tranquillo, senza il trasporto e con un ritardo nelle vaccinazioni può comportare maggiore stress nelle pollastre, con aumento dei danni al piumaggio e riduzione della produzione di uova. Un altro fattore ben noto, in diverse specie animali, è quello relativo a un migliore sviluppo neurologico derivante dall’essere sottoposti a una maggiore complessità durante la crescita. Di conseguenza, vi è un crescente interesse su come le variabilità ambientali, soprattutto nelle fasi di vita precoci, possano modulare e migliorare la capacità adattativa e la resilienza dei soggetti. Esperimenti condotti con arricchimenti ambientali, con l’obiettivo di migliorare le capacità funzionali dei soggetti, forniscono prove dei benefici della complessità nello sviluppo.
Arricchimento ambientale per migliorare la capacità adattativa
A livello globale esiste una serie di studi, condotti negli ultimi anni, volti a investigare gli effetti dell’arricchimento ambientale nel miglioramento della capacità di adattamento delle galline ovaiole. Su questo tema si stanno concentrando diversi progetti, in cui i ricercatori stanno tentando di comprendere le migliori strategie per ottimizzare l’azione dei singoli soggetti in modo da far fronte alle variabilità ambientali, che esiterebbe in un miglioramento significativo del loro benessere e della loro efficienza produttiva. Vediamo ulteriori dettagli sulle prove effettuate finora.
Il primo studio (Campbell et al., 2021), volto a evidenziare l’impatto dell’arricchimento ambientale sulle capacità di adattamento, è stato condotto in Australia su un gruppo di galline ovaiole in un sistema di allevamento sperimentale. Lo studio aveva come obiettivo quello di comprendere come diverse tipologie di arricchimento ambientale, utilizzate durante l’intera fase di svezzamento della pollastra, potevano influenzare il comportamento, l’adattabilità e il benessere delle galline nelle diverse fasi del ciclo produttivo. Pulcini di razza Hy-Line Brown sono stati accasati in
un sistema di allevamento a terra classico. I recinti senza oggetti aggiuntivi sono stati utilizzati come gruppi ‘controllo’; a due gruppi ‘trattamento’ con arricchimenti sono stati forniti diversi oggetti, sostituiti regolarmente durante la fase d’allevamento come trattamenti ‘novità’, o sono state forniti dei posatoi a H, fissati sul posto, ma con i lati aperti e opachi per aumentare la complessità dell’ambiente a livello spaziale (trattamento ‘strutturale’). Nell’esperimento più grande, sono state effettuate diverse valutazioni sui campioni di 1400 soggetti durante il loro ciclo di vita, con test applicati per determinare in maniera specifica se gli arricchimenti influenzavano le capacità di adattamento degli animali.
Come menzionato prima, i singoli soggetti possono differenziarsi sulla base della personalità, che detta la loro reazione agli stimoli ambientali. È anche noto che i singoli individui variano in maniera significativa nei modelli di utilizzo dello spazio. Questi diversi comportamenti possono essere correlati a differenze di personalità. In questo esperimento di arricchimento durante lo svezzamento, è stato previsto che l’accresciuta complessità ambientale relativa a condizioni di controllo potrebbe modulare la personalità dei soggetti, riducendone la paura e aumentandone le capacità d’adattamento.
Un campione di animali è stato testato in maniera individuale con una serie di test comportamentali, svolti dalle 9 alle 11 settimane, ripetuti nuovamente sugli stessi soggetti alle settimane 20 e 21. Queste valutazioni comportamentali includono risposte iniziali a un ambiente nuovo, adattamento nel tempo a quest’ultimo con la presenza di mangime, un test in campo aperto, un addestramento in labirinto per accedere al mangime e infine un test di completamento del labirinto. Inoltre lo spazio utilizzato a livello individuale è stato misurato dalle 27 alle 31 settimane, mediante un’identificazione sulla base di tecnologie a radio-frequenze che rilevavano i movimenti in entrata e in uscita dagli uscioli delle galline ovaiole, marcate singolarmente. I risultati ottenuti hanno mostrato come gli arricchimenti fossero in grado di ridurre il ritardo nel primo passaggio in alcuni dei test, risultato indicativo di una ridotta paura dell’ambiente nuovo da parte delle galline. Quando sono state valutate 16 correlazioni tra i parametri di test comportamentali, 11 di queste si sono mostrate significative per gli animali dei gruppi controllo e solo 6-7 sono state significative per i gruppi di trattamento con arricchimento. Inoltre, correlazioni tra i parametri testati e il conseguente utilizzo dello spazio sono state significative
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FOCUS
esclusivamente per gli animali dei gruppi di controllo (Tabella 1). I risultati di questi studi mostrano come l’arricchimento durante la fase di allevamento può contribuire a ridurre la paura e aumentare le capacità di adattamento degli animali. Meno correlazioni tra i parametri testati, incluso l’utilizzo dello spazio nei gruppi di galline ovaiole di trattamento con arricchimento, suggeriscono una maggior plasticità e flessibilità a situazioni di variabilità ambientale. Una strategia di risposta più plastica potrebbe determinare maggiori benefici in termini di fitness per le galline ovaiole, particolarmente in quei soggetti allevati all’aperto che incontreranno variazioni ambientali drastiche durante il ciclo produttivo. I parametri di comportamento testati sono stati selezionati come indicatori dell’utilizzo dello spazio, basandosi su studi effettuati in precedenza. Questi parametri includevano il ritardo (lat) nella vocalizzazione in un test in campo aperto (OFT), la sommatoria del ritardo nell’addestramento a raggiungere il mangime in un ambiente d’allevamento durante la prima giornata di sessione d’addestramento, del ritardo nell’alimentarsi durante il test del labirinto e il ritardo nel lasciare la zona di mantenimento dopo aver presentato un oggetto nuovo (HZ NO) nel test del labirinto. Nel documento si trova una tabella adattata da Campbell et al. (2021) con ulteriori dettagli sui test comportamentali. Sono stati indicati in grassetto valori di P significativi. Nello stesso esperimento di allevamento con arricchimento, galline ovaiole adulte allevate all’aperto sono state esposte a dei fattori stressanti a 44 settimane d’età, quando per 11 giorni è stata ridotta dell’80% l’area di razzolamento precedentemente utilizzata. Sono stati valutati i cambiamenti nell’utilizzo dello spazio e le concentrazioni di corticosterone nell’albume. In tutte le galline il tempo di razzolamento e di utilizzo dello spazio è diminuito e il numero delle visite in quest’area è aumentato quando lo spazio visibile è stato ridotto, ma vi è stato un ridotto aumento del numero di visite per i gruppi di trattamento ‘strutturale’, suggerendo dunque l’abilità di questi animali di adattarsi meglio a cambiamenti a livello ambientale. Anche le concentrazioni di corticosterone variavano tra i vari gruppi di trattamento, anche se i risultati sono di difficile interpretazione. Le uova dei gruppi di controllo e di trattamento ‘novità’ hanno mostrato un aumento immediato dopo la riduzione di spazio a disposizione per il razzolamento e una diminuzione durante il periodo di contrazione dell’intervallo. All’opposto, la concentrazione di corticosterone nell’albume delle uova dei gruppi di trattamento ‘strutturale’ è diminuita in maniera immediata successivamente alla riduzione dell’utilizzo dello spazio,
per poi aumentare verso la fine del periodo di diminuzione dello spazio di razzolamento. Questi risultati mostrano l’impatto a lungo termine degli ambienti di allevamento e come questi possano modulare le risposte ai fattori di stress che le galline ovaiole incontrano durante il loro ciclo di vita. Passando a un’analisi del contesto internazionale, una serie di tre studi condotti in Svezia ha investigato l’impatto della complessità nell’allevamento alle risposte stressanti e all’adattabilità di galline ovaiole bianche di razza Bovans Robust. Nel primo studio (Campderrich et al., 2019), simile alla ricerca precedente delle galline ovaiole allevate all’aperto, è stato trovato un supporto ulteriore al fatto che l’arricchimento ambientale precoce migliora la plasticità adattativa degli animali. In un design a due fattori, piccoli gruppi di pulcini di un giorno di vita sono stati accasati in allevamenti a terra classici o in ambienti di allevamento complessi che includevano trespoli, una chioccia artificiale oscurata e blocchi di legno. Sono stati esposti o meno a 6 ore di stress da freddo al secondo giorno di vita. A quattro settimane d’età, per 5 giorni consecutivi, i quattro diversi gruppi di trattamento (arricchimento/non arricchiti + stress acuto/nessuno stress acuto) sono stati esposti a fattori stressanti intermittenti e non prevedibili. Questi ultimi includevano, per esempio, variazioni nella temperatura ambientale, rimozione della lettiera, disturbi sonori casuali e di vario tipo, modifiche al programma di luce. Sono state dunque valutate variazioni a livello di parametri immunologici per misurare l’immunocompetenza degli animali. I risultati mostravano che l’ambiente arricchito era in grado di mitigare gli effetti negativi del trattamento con lo stress da freddo. In maniera simile, gli animali nell’ambiente arricchito mostravano una migliore risposta fisiologica a fattori stressanti intermittenti. Questi miglioramenti possono essere stati facilitati da un comportamento di riposo osservato negli animali degli ambienti arricchiti, che garantivano quindi un recupero migliore. La ricerca contribuisce a fornire ulteriori prove circa gli effetti benefici di una complessità precoce e dell’abilità di modulare il fenotipo dei soggetti basandosi sulle condizioni ambientali di allevamento.
Nel secondo studio (Nazar et al., 2022) sono stati valutati gli effetti di diverse scelte ambientali di allevamento in piccoli gruppi di animali, con una previsione di impatto positivo degli arricchimenti attraverso dei meccanismi di scelta delle risorse da parte dei giovani animali. I gruppi trattamento sono stati allevati dal primo giorno con una singola tipologia di lettiera e un singolo tipo di trespolo, in confronto a quattro differenti tipologie di lettiere e trespoli.
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Sono stati effettuati test simili d’immunocompetenza a tre settimane d’età, così come dei test comportamentali di immobilità tonica, novità e di conflitto motivazionale sulla base di un premio da parte dell’uomo. Attraverso tutte le misurazioni, vi era evidenza di come l’ambiente con scelta avesse migliorato i parametri immunologici e gli indicatori di adattabilità e di paura, anche se non tutti i parametri hanno mostrato differenze significative. Questo studio supporta nuovamente il fatto che la complessità di allevamento può alterare il fenotipo degli animali e migliorare la loro capacità di far fronte a quello che incontreranno nell’ambiente.
In un terzo studio dello stesso gruppo di ricerca, Skånberg et al. (2023) hanno cercato di valutare, sulla base dei risultati precedenti, come sia la scelta che le modificazioni a livello ambientale potessero influenzare le capacità adattative dei pulcini. Sono state fornite contemporaneamente diverse tipologie di lettiere e trespoli agli animali (scelta statica) o sono stati sostituiti diverse volte ogni settimana (scelta e variazione); questi trattamenti sono stati comparati con una singola scelta, sostituita diverse volte durante ogni settimana (variazione, nessuna scelta) e un ambiente di allevamento senza possibilità di scelta, statico, a rappresentare condizioni d’allevamento standard. Quando gli animali avevano da quattro a cinque settimane sono stati condotti test comportamentali, incluso un test di novità ambientale e un test di deviazione sociale. I risultati indicavano come un maggior cambiamento ambientale avesse un impatto sulla riduzione della paura e un’aumentata scelta, accrescendo l’esplorazione e migliorando l’utilizzo dello spazio. In ogni caso, combinando il cambiamento e la scelta, questi non mostravano
un effetto aggiuntivo sul miglioramento dell’adattabilità comportamentale degli animali, a dimostrazione di come questi parametri ambientali potessero avere impatti positivi attraverso meccanismi differenti.
Infine, è stato svolto uno studio in Canada (Ross et al., 2019 e 2020) che ha coinvolto piccoli gruppi di giovani adulte di galline ovaiole ISA Brown in allevamenti a terra. Sono stati effettuati confronti tra allevamenti di controllo a terra, su lettiera, su allevamenti a terra con arricchimento, un’area maggiore a disposizione e una maggior complessità spaziale, inclusi trespoli e piattaforme e opportunità di foraggiamento. Quando gli animali sono stati sottoposti a test comportamentali di bias di giudizio, reclusione e riflessi allo spavento, inclusa una misurazione fisiologica allo stress indotto da ipertermia, le galline ovaiole con arricchimento hanno avuto migliori performance. Accasarle in un ambiente arricchito ha ridotto sia le risposte fisiologiche che comportamentali ai fattori di stress cui sono state sottoposte, incluso un ritorno a livelli fisiologici pre-stress, indicativi di una migliore resilienza. Le misurazioni di questi stress test non sono co-variate con le valutazioni del bias di giudizio, indicando differenti meccanismi di impatto ambientale sui diversi stati.
Discussione e conclusioni
L’elenco degli studi fin qui descritti illustra gli effetti della complessità nelle fasi precoci di allevamento tramite differenti strategie di arricchimento ambientale, volte a modulare in maniera benefica il fenotipo degli animali. Queste modifiche incrementano la resilienza e l’adattabilità delle
Tabella 1 – Le correlazioni di Spearman e i valori di P per attuare dei confronti tra quattro diversi parametri nei test comportamentali condotti a 20-21 settimane d’età e il tempo medio giornaliero speso razzolando, così come la media delle visite dell’area di razzolamento come registrato nelle settimane d’età 27-31 di galline sottoposte a tre diversi trattamenti di arricchimento ambientale (controllo: n = 29, novità: n = 23, strutturale: n = 24).
Parametro
Trattamento durante la fase di allevamento
Ritardo nel comportamento (sec) Razzolamento giornaliero Controllo Novit à Strutturale
Ritardi nella vocalizzazione OFT Durata
Sommatoria dei ritardi nell’addestramento 2-5
Ritardi nell’alimentazione nel labirinto
Ritardi nell’uscita HZ NO
= -0.09,
22
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FOCUS
Media
rs
rs
P = 0.67 rs = 0.06, P = 0.77 rs = -0.13, P = 0.52 rs = -0.10, P = 0.60
media
delle visite rs = -0.37, P = 0.08
= -0.53, P = 0.008
Durata media Media delle visite rs = -0.15, P = 0.50 rs = -0.20, P = 0.36 rs = 0.20, P = 0.37 rs = 0.19, P = 0.38 rs = -0.04, P = 0.85 rs = -0.04, P = 0.85
Durata media Media delle visite rs = -0.32, P = 0.13 rs = -0.44, P = 0.03 rs = -0.08, P = 0.72 rs = -0.21, P < 0.34 rs = -0.07, P = 0.74 rs = -0.07, P = 0.71
Durata media Media
rs =
rs
rs =
=
rs =
=
rs = -0.13, P = 0.51 rs = -0.13, P = 0.51
delle visite
-0.50, P = 0.01
= -0.66, P < 0.001
-0.06, P
0.77
0.11, P
0.62
FOCUS
galline quando devono far fronte a fattori di stress ambientali di varia natura, contribuendo a migliorarne il benessere. Ad oggi ci sono diverse prove che gli effetti benefici, in termini di allevamento, saranno presenti anche negli stadi più avanzati del ciclo degli animali, e pertanto l’arricchimento può essere un fattore positivo anche se applicato a soggetti giovani adulti anziché nelle fasi precoci di svezzamento. In ogni caso, vi è necessità di condurre maggiori studi per poter capire come questa migliore resilienza possa giocare un ruolo durante tutto il ciclo produttivo.
Gli studi descritti in questo articolo hanno riportato effetti benefici significativi su diversi parametri univoci misurati, incluse valutazioni comportamentali e fisiologiche. Tuttavia, non tutte le misure hanno mostrato impatti significativi. Questo dimostra l’importanza di misurazioni multiple per valutare l’impatto dei vari trattamenti, poiché l’esatto meccanismo di come avvengano questi miglioramenti rimane ancora da determinare. Mentre le valutazioni di un singolo punto temporale sono indicative di un fenotipo modulato, vi è necessità di più valutazioni continuative durante il ciclo produttivo dei gruppi esaminati, controllando
le fluttuazioni nel tempo per poter catturare interamente la resilienza a lungo termine degli animali. Per esempio, una variazione nel tempo del peso corporeo in un soggetto potrebbe fungere da indicatore ereditario della capacità di resilienza degli animali. Inoltre, i parametri produttivi riferiti alle uova (deviazioni settimanali di un individuo dalla media) in un ciclo dei gruppi esaminati potrebbero essere indicativi di una resilienza individuale, permettendo così una riproduzione selezionata di soggetti con maggiore adattabilità. Il funzionamento olistico di un organismo individuale attraverso la sua vita e l’abilità di mantenere le performance a fronte di disturbi ambientali equivale a una resilienza individuale, che gli farà affrontare meglio le sfide a cui sarà sottoposto. Migliorando la capacità di adattamento degli animali, attraverso una maggiore complessità ambientale, si possono fornire alle galline ovaiole gli strumenti che le permetteranno di ottenere migliori performance durante il loro ciclo produttivo.
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Hans-Wilhelm Windhorst
Professore Emerito all’Università di Vechta, Germania
È stato il decennio dell’Asia?
Le dinamiche della produzione globale di carne e uova tra il 2012 e il 2022
Lo scopo di questo articolo è quello di documentare le dinamiche della produzione globale di carne e uova – i più importanti fornitori di proteine insieme al latte – tra il 2012 e il 2022 a livello continentale e dei principali Paesi produttori, nonché di identificare i principali fattori di guida.
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MARKETING
Nonostante negli ultimi dieci anni alcune malattie animali devastanti abbiano gravemente compromesso lo sviluppo della produzione di carne e nonostante la pandemia di Covid-19 abbia paralizzato l’economia globale per quasi tre anni, il volume di produzione di carne e uova è aumentato. Le dinamiche di tale aumento variano però notevolmente in base al tipo di carne e al continente. Ad eccezione del settore della carne bovina, l’Asia è riuscita a mantenere la sua posizione dominante, anche se, come vedremo, ha subìto delle perdite nella produzione di carne suina.
Nonostante le previsioni effettuate alla fine del primo decennio del XXI secolo sia dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) che dall’OCSE-FAO avessero previsto che nel secondo decennio del secolo, dal 2011 in poi, l’Asia avrebbe fatto la parte del gigante, in alcuni casi tali previsioni hanno dovuto essere riviste in modo significativo, poiché i focolai di peste suina africana (ASF) e di Influenza Aviaria e la pandemia di Covid-19 non solo hanno rallentato lo sviluppo economico, ma in alcuni casi hanno addirittura provocato una diminuzione del prodotto interno lordo.
Notevoli differenze di sviluppo a livello continentale
Per le uova e per i tre tipi di carne analizzate in questo articolo, l’aumento assoluto della produzione e quello relativo presentano notevoli differenze (Tabella 1).
Tabella 1 – Aumento assoluto e relativo della produzione globale di carne e uova tra il 2012 e il 2022 (fonte: calcoli dell’autore sulla base di dati FAO).
Prodotto
Vale la pena notare che i prodotti provenienti dalla filiera avicola hanno mostrato di gran lunga i più alti aumenti assoluti e relativi dovuti, da un lato, alla perdita di importanza della carne rossa a favore di quella bianca, che l’autore ha definito in un altro articolo “red-white shift” (Windhorst 2021) e alla crescita delle uova come fonte di proteine alternative, dall’altro alla mancanza di barriere
religiose al consumo di carni bianche, mentre il consumo di manzo e maiale è vietato da alcune religioni. A questi fattori si aggiungono anche i maggiori costi di produzione, causati da un minor tasso di conversione dei mangimi di bovini e suini rispetto agli avicoli.
Uno sguardo più approfondito ai quattro prodotti per quanto riguarda lo sviluppo delle loro quote nella produzione globale a livello continentale tra il 2012 e il 2022 fornisce spunti interessanti (Figura 1, Tabella 2).
Tabella 2 – Contributo di ciascun continente all’aumento globale della produzione di carne di pollo, carne suina, carne bovina e uova tra il 2012 e il 2022; dati in percentuale (fonte: calcoli dell’autore sulla base di dati FAO).
Continente Pollo Maiale Manzo Uova
*maggiore del 100% a causa della diminuzione in Europa e Oceania
L’America settentrionale, centrale e meridionale hanno perso quote per quanto riguarda la carne di pollo, l’Europa e l’Oceania sono state in grado di mantenere le loro posizioni, mentre l’Africa e l’Asia hanno guadagnato quote. In particolare, il volume della produzione asiatica è aumentato di 12,1 milioni di tonnellate, pari al 37,4%, il volume di produzione dell’America centrale e meridionale di 6,2 milioni di tonnellate, pari al 27,5%. L’Africa ha fatto registrare il più alto tasso di crescita relativo, pari al 65,2%, tuttavia deve essere considerato il basso valore iniziale, che era nel 2012 di soli 4,7 milioni di tonnellate.
Nel decennio preso in esame l’Asia ha contribuito per il 41,4% all’aumento mondiale della produzione di carne di pollo, seguita dall’America centrale e meridionale con il 21,0% e dall’Europa con il 16,0%. Da notare che i Paesi africani hanno registrato una crescita assoluta più alta rispetto al Nord America, anche se va considerato che gli Stati Uniti hanno dominato la produzione globale per decenni, che il consumo interno sta aumentando lentamente e il mercato internazionale è molto competitivo.
Anche se l’Asia è rimasta leader indiscusso nella produzione di carne suina, il continente si è classificato solo al
25 - maggio 2024MARKETING
Aumento assoluto (1 000 t) Aumento relativo (%) Pollo Uova Maiale Manzo 29 320 19 981 10 283 7 298 31,1 29,8 9, 2 11,9
Africa Asia Europa Nord America Centro e Sud America Oceania 10,5 41,4 16,0 9,8 21,0 1,3 6,4 20,5 22,6 19,0 30,7 0,8 11, 2 46,918, 2 28, 24, 2 74,1 1,6 5,4 14,5 0,1 Mondo 100,0 100,0 *104 , 5 100,0
Pollo
1,3% 23,8% 19,2% 16,3% 34,3% 5,1% Totale: 94.3 mil. t 2012 1,3% 23,2% 18,3% 16,4% 35,4% 5,3% Totale: 111.7 mil. t 2017 1,3% 23,1% 17,0% 16,3% 36,0% 6,3% Africa Asia Europa N America CS America Oceania Totale: 123.6 mil. t 2022
0,4% 6,0% 11,2% 24,3% 56,8% 1,3% Totale: 112.3 mil. t 2012 0,4% 6,6% 11,6% 24,5% 55,4% 1,5% 0,5% 8,1% 11,8% 24,1% 53,8% 1,7% Africa Asia Europa N America CS America Oceania Totale: 118.8 mil. t 2017 Totale: 122.6 mil. t 2022
4,5% 28,3% 20,9% 16,8% 19,8% 9,7% Totale: 62.0 mil. t 2012 4,2% 28,5% 20,5% 16,3% 20,7% 9,8% 3,7% 28,3% 20,6% 14,8% 22,7% 9,9% Africa Asia Europa N America CS America Oceania Totale: 69.3 mil. t 2022 Totale: 64.3 mil. t 2017
Maiale
0,4% 11,2% 9,0% 15,6% 59,1% 4,7% Total: 67.0 Mio. t 2012 0,4% 11,9% 8,7% 13,8% 60,9% 4,3% Total: 79.0 mill. t 2017 0,4% 11,9% 8,2% 12,4% 62,5% 4,6% Africa Asia Europe N America CS America Oceania Total: 87.0 mill. t 2022
Manzo
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Uova
Figura 1 – Apporto di ciascun continente alla produzione globale di carne di pollo, maiale, manzo e uova tra il 2012 e il 2022 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).
terzo posto – dietro all’America centrale e meridionale e all’Europa – per quanto riguarda la crescita assoluta e relativa del volume di produzione. L’aumento relativamente più basso è dovuto ai focolai di peste suina africana in Cina e in altri Paesi asiatici.
A prima vista risulta sorprendente che l’Asia abbia registrato il più alto aumento assoluto della produzione di carne bovina di tutti i continenti, con 3,4 milioni di tonnellate. L’America centrale e meridionale, così come il Nord America, sono rimasti molto indietro. Il continente asiatico ha contribuito per il 46,9% alla crescita globale, il 29% in più rispetto al Nord America e il 19% in più rispetto ai paesi del Centro e Sud America. La crescita in Europa e in Oceania ha invece continuato a diminuire. Il rapido aumento in Asia è dovuto principalmente agli sviluppi in Cina, come verrà mostrato più avanti.
Il divario tra l’Asia e gli altri continenti è stato ancora più pronunciato in termini di aumento della produzione di uova: dei quasi 20 milioni di tonnellate prodotte in più nel 2022 rispetto al 2012, sono di provenienza asiatica 14,8
milioni di tonnellate, pari al 74,1%. Solo l’America centrale e meridionale hanno fatto registrare una crescita consistente, ma che è stata comunque circa un quinto rispetto a quella dell’Asia. Fermandosi a soli 3 milioni di tonnellate, la crescita assoluta in Europa è stata addirittura inferiore a quella dell’Africa. Questo risultato si spiega con un consumo pro capite già elevato e, in alcuni casi, con perdite di produzione significative dovute a focolai di Influenza Aviaria; lo stesso discorso vale anche per il Nord America.
Come risultato intermedio, si può affermare che l’Asia ha registrato i più alti aumenti assoluti del volume di produzione per la carne di pollo, le carni bovine e le uova nel periodo analizzato e, di conseguenza, anche le quote relative più elevate nella crescita globale. Solo nella pro -
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Figura 2 – Modifiche al volume di produzione di carne di pollo, uova, carne di maiale e di manzo, considerate a partire dal 2012, nei 15 Paesi leader nel 2022 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).
Grandi differenze nelle dinamiche a livello nazionale
Vediamo adesso lo sviluppo della produzione di carne e di uova per ciascuno dei 15 Paesi leader tra il 2012 e il 2022; i prodotti saranno analizzati in relazione al loro aumento assoluto del volume di produzione.
Tra il 2012 e il 2022 la produzione mondiale di carne di pollo è aumentata di 29,3 milioni di tonnellate, pari al 31,1%. I primi 15 Paesi hanno contribuito con 17,8 milioni di tonnellate, pari al 60,7% di questa crescita. La Figura 2 mostra che i volumi di produzione sono aumentati in tutti i 15 Paesi. Il Brasile, gli Stati Uniti, l’India e la Russia hanno registrato la più grande crescita assoluta, coprendo il 55,0% dell’aumento produttivo. Notevole è la crescita di 1,1 milioni di tonnellate in Pakistan, che con il 137,1% ha registrato il tasso di crescita relativo di gran lunga più elevato, seguito dall’India con l’83,0%, dal Giappone con il 62,7% e dalla Russia con il 60,9%. Anche se la produzione è aumentata di 1,5 milioni di tonnellate, la Cina ha registrato la cifra più bassa del gruppo, con una percentuale del 12,1%.
Dei 15 Paesi leader, sette erano in Asia, quattro in America, tre in Europa e uno in Africa. I sette Paesi asiatici hanno rappresentato il 23,6% della crescita globale, mentre quelli del doppio continente americano hanno rappresentato il 24,3%. Effettuando un confronto dello sviluppo nei due continenti si può vedere che l’Asia, con una quota del 41,4%, si è collocata ben al di sopra dell’America con il 30,8% (vedi Tabella 2).
La produzione globale di uova è cresciuta di 20 milioni di tonnellate nel decennio preso in esame, di cui 18,1 milioni di tonnellate sono state prodotte dai 15 Paesi leader (90,6%). La Figura 2 mostra che i volumi di produzione sono aumentati in tutti i Paesi tranne l’Iran. Dei principali Paesi, otto erano in Asia, cinque in America e due in Europa. Tre Paesi asiatici (Cina, Indonesia e India) si sono classificati nelle prime posizioni, producendo insieme 13,4 milioni di tonnellate, pari al 74,2% della crescita del gruppo e al 67,2% della crescita complessiva. La Cina è risultata leader indiscusso con 5,7 milioni di tonnellate, seguita dall’Indonesia con 4,8 milioni di tonnellate e dall’India (2,9 milioni di tonnellate). L’aumento della produzione in Brasile (1,3 milioni di tonnellate), negli Stati Uniti (0,9 milioni di tonnellate) e in Messico (0,8 milioni di tonnellate) è stato notevolmente inferiore. In Indonesia lo sviluppo è stato particolarmente notevole, con un
Pollo Brasile USA India Russia Cina Pakistan Messico Giappone Polonia Turchia Perù Rep. Coreana Regno Unito Tailandia Iran [mil. t] 0,0 0,8 1,5 2,3 3,0 Paesi in Asia [mil. t] Diminuzione Incremento Uova Cina Indonesia India Brasile USA Messico Pakistan Argentina Turchia Germania Russia Rep. Coreana Colombia Giappone Iran -1,5 0,0 1,5 3,0 4,5 6,0 Diminuzione Incremento Paesi in Asia [mil. t] [mil. t] Maiale Brasile Cina Russia USA Spagna Vietnam Messico Olanda Canada Giappone Francia Polonia Danimarca Italia Germania [mil. t] -0,3 0,5 1,3 2,0 Diminuzione Incremento [mil. t] Paesi in Asia Manzo Cina Brasile USA Turchia Argentina Pakistan Messico Canada Uzbekistan Sud Africa Regno Unito Russia Francia Germania Australia [mil. t] 0,0 0,5 0,9 1,4 1,8 [mil. t] Diminuzione Incremento Paesi in Asia 28 - marketing -
tasso di crescita relativo del 421,2%, più di cinque volte superiore a quello dell’India (79,8%). Da un confronto tra le quote dei due continenti nell’aumento della produzione mondiale di uova si può vedere che l’Asia, con il 74,1%, si posiziona molto più avanti del doppio continente americano con il 19,9%.
La produzione mondiale di carne suina è aumentata di 10,3 milioni di tonnellate, pari al 9,2% nel periodo in esame, e di 9,7 milioni di tonnellate, pari al 10,3% del gruppo dei quindici Paesi leader. La Figura 2 mostra che i volumi di produzione sono diminuiti in sei dei quindici Paesi e che, ad eccezione del Giappone, erano tutti europei. Il calo è stato particolarmente marcato (quasi 1 milione di tonnellate) in Germania e in Italia (0,4 milioni di tonnellate). Con una produzione totale di 55,4 milioni di tonnellate nel 2022, la Cina ha continuato a svolgere un ruolo di primo piano indiscusso, ma è stata leggermente dietro al Brasile (+2,04 milioni di tonnellate) in termini di aumento del volume di produzione (+1,98 milioni di tonnellate). La Russia, gli Stati Uniti e la Spagna si sono posizionati al secondo posto, come si può vedere nella Figura 2. La Russia ha raggiunto il più alto tasso di crescita relativo con il 77,1%, seguita dal Brasile con il 64,6% e dalla Spagna con il 46,4%. Le diminuzioni relative più elevate, invece, sono state registrate in Italia con il 24,0% e in Germania con il 17,9%.
A differenza di quanto visto per i due prodotti avicoli, nel decennio preso in esame i Paesi asiatici hanno contribuito in maniera minore alla crescita della produzione mondiale di carne suina, con appena il 20,5%. Leader indiscusso è stato il doppio continente americano con il 49,7%, seguito dall’Europa con solo il 22,6%. I focolai di peste suina africana in Cina e in altri Paesi dell’Asia orientale e meridionale spiegano questo basso tasso della crescita asiatica.
In Europa sono state registrate dinamiche diverse: mentre la produzione è aumentata in Russia, Spagna e Paesi Bassi, è diminuita in Germania e in Italia. I fattori chiave di tali dinamiche sono rappresentati dalle variazioni del consumo pro capite e del commercio estero.
Tra i prodotti analizzati in questa sede, la carne bovina ha registrato l’aumento più lieve, pari a 13,3 milioni di tonnellate. I 15 Paesi leader hanno contribuito con 6 milioni di tonnellate (45,0%) e i volumi di produzione sono diminuiti tra il 2012 e il 2022 in quattro dei principali Paesi, tre dei quali in Europa. L’Australia ha registrato il più calo asso -
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luto più alto, con 274.000 tonnellate, seguita dalla Germania (-169.000 tonnellate) e dalla Francia (-133.000 tonnellate). Appare sorprendente che il più grande aumento assoluto con 1,6 milioni di tonnellate lo abbia avuto la Cina, seguita da Brasile, Stati Uniti, Turchia e Argentina, tutti Paesi con vaste praterie naturali. L’elevata crescita cinese deve essere vista nel contesto del massiccio declino della produzione di carne suina: al fine di garantire l’approvvigionamento di carne per la popolazione, è stata ampliata la produzione interna e, oltre a carne di maiale, sono state importate anche carni di pollo e di manzo. Un ulteriore fattore trainante è stato l’aumento nei centri urbani del consumo pro capite di carne bovina nelle fasce di consumatori più abbienti: il consumo di questo tipo di carne relativamente costoso è infatti visto come uno status symbol.
Nel 2022 quattro dei 15 principali produttori erano in Asia, dove hanno contribuito con 2,1 milioni di tonnellate (pari al 52,5%) all’aumento della produzione di carne bovina del gruppo e con il 23,6% alla crescita globale dal 2012. Se si mettono a confronto l’Asia e il doppio continente americano in termini di partecipazione alla crescita mondiale, l’Asia si posiziona solo leggermente davanti all’America (rispettivamente 46,9% e 46,4%).
Il continuo declino della produzione di carne bovina in alcuni Paesi europei riflette le conseguenze della crisi causata dalla ESB, l’encefalopatia spongiforme bovina, comparsa in Inghilterra a metà degli anni ’80 e poi diffusasi in Europa, che ha provocato un crollo massiccio del consumo di carne bovina, che non è stato compensato negli anni successivi. Nella crisi hanno avuto un ruolo anche i maggiori costi di produzione rispetto alla carne avicola, che incidono sul prezzo al dettaglio e che comportano una certa riluttanza all’acquisto da parte dei consumatori.
Sintesi e prospettive
La risposta alla domanda che costituisce il titolo di questo articolo può essere riassunta come segue. L’Asia ha registrato i tassi di crescita assoluta e relativa di gran lunga più elevati nella produzione di carne di pollo, uova e carne bovina, mentre ha ottenuto solo un piccolo aumento nella carne suina a causa delle massicce perdite verificatesi in seguito ai focolai di peste suina africana. I dati più recenti relativi alla Cina, tuttavia, mostrano che la produzione è nuovamente aumentata rapidamente e che nel 2023 è stata ancora più alta rispetto al 2018. Il decennio 2012-2022 è stato caratterizzato in gran parte dal ruolo dell’Asia nella produzione di carne e uova, anche se c’è stato un calo nella produzione di carne suina a causa delle epidemie. Tenuto conto della rapida crescita demografica e del crescente potere di acquisto in alcuni Paesi, si può presumere che l'Asia sarà in grado di consolidare il suo ruolo guida nel settore.
Bibliografia e approfondimenti
FAOSTAT: https://www.fao.org/faostat/en
Windhorst, H.-W.: The red-white shift in global meat production. In: Zootecnica International 43 (2021), no. 5, p. 32-37.
Windhorst, H.-W.: A glimpse into the future. Projection of global meat production and consumption until 2030. In: Fleischwirtschaft international 2021a, no. 3, p. 28-31.
Windhorst, H.-W.: Slowing growth projections for pork. A projection for the development of global pig meat production until 2031. In: Fleischwirtschaft international 2023, no. 2, p. 48-51.
Windhorst, H.-W.: A projection for the development of global poultry meat production until 2031. In: Zootecnica International 45 (2023), no. 5, p. 22-26.
Windhorst, H.-W.: Remarkable dynamics of the global poultry industry: Egg production. In: Poultry World 39 (2023), no. 3, p. 28-31.
Windhorst, H.-W.: The remarkable dynamics of the global poultry industry: 50 years in retrospective. Part 2 – Global poultry meat production. In: Zootecnica International 45 (2023), no. 7/8, p. 24-33.
Windhorst, H.-W.: The remarkable dynamics of global pork production. 50 years in retrospect (1970-2020). In: Pig Progress 39 (2023), no. 8, p. 6-9.
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Gestione del caldo e della nutrizione nei riproduttori
Questo articolo fornisce ai gestori di allevamenti alcuni consigli pratici per ridurre gli effetti del calore sul gruppo, modificando le pratiche di allevamento e quelle nutrizionali in modo da migliorare il comfort degli animali e ridurre l’impatto sulle loro prestazioni.
Obiettivi
La termoregolazione è la capacità degli uccelli di mantenere la loro temperatura corporea in un determinato intervallo di temperature ambientali.
I tacchini per mantenere la temperatura corporea utilizzano vari meccanismi fisiologici e comportamentali (vedi Tabella 1).
Le prestazioni di deposizione della femmina di tacchino possono essere compromesse da temperature del capannone superiori a 20-25 °C. Anche le dimensioni delle uova e la qualità del guscio possono essere influenzate dalle alte temperature. La coibentazione volta a prevenire l’aumento di calore causato dai raggi solari ridurrà la quantità totale di calore che deve essere eliminata dal capannone. Il raffreddamento evaporati-
vo può essere efficace nel ridurre le temperature in presenza di climi secchi.
Per promuovere la dispersione di calore, altrove potrà essere vantaggioso aumentare la velocità dell’aria a livello degli animali. La velocità dell’aria può essere aumentata installando ventilatori verticali o circolari a soffitto (1 ventilatore ogni 120 m² di superficie, distanziati tra loro di 10-15 m). Questi ventilatori possono essere utilizzati con successo in capannoni ventilati sia meccanicamente che naturalmente.
La produzione di uova spesso migliora se c’è una differenza di almeno 10 °C tra le temperature diurne e quelle notturne. Mantenere questa differenza di temperatura è particolarmente importante nei climi caldi per aiutare a controllare la cova. Nei sistemi di ventilazione meccanica, questo risultato
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Tabella 1 – Meccanismi fisiologici e comportamentali.
Metodi di perdita del calore
Radiazione – perdita di calore da radiazione alle superfici circostanti più fredde
Convezione – perdita di calore attraverso il naturale aumento di aria calda
Conduzione – trasferimento di calore per contatto con una superficie più fredda
Evaporazione – perdita di calore attraverso la respirazione
Azioni comportamentali e fisiologiche
Ricerca di zone
ombreggiate o più fresche
Riduzione dell’attività
Panting
Spargimento di piume
Vasodilatazione
Riduzione dell’assunzione di mangime
può essere difficile da ottenere, soprattutto nelle aree in cui durante la notte si raggiunge un’umidità elevata e non può essere utilizzato il raffreddamento evaporativo. In capannoni ben isolati e ventilati naturalmente è importante anche che la velocità di ventilazione durante la notte sia sufficiente per rimuovere il calore accumulato durante il giorno. L’effetto dell’alta temperatura può essere esacerbato dall’elevata umidità. Gli animali non abituati a temperature elevate possono trovare maggiori difficoltà
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di adattamento alla stagione calda. Nelle regioni in cui sono comuni estati calde, l’accasamento dovrebbe già essere stato progettato con caratteristiche tali da ridurre al minimo la probabilità di stress da calore.
Ventilazione
Aumentate la velocità di ventilazione e abbassate le impostazioni del termostato nei momenti più freddi della giornata per ridurre il calore latente e consentire agli animali di riprendersi dalle temperature più calde. Assicuratevi che tutte le ventole siano funzionanti, che le cinghie siano serrate e che gli alloggiamenti dei sistemi di ventilazione siano privi di polvere.
Riducete al minimo gli ostacoli che possono ridurre il flusso d’aria: potate la vegetazione intorno ai capannoni, pulite le aperture di sfiato per rimuovere l’accumulo di polvere, mantenete gli schermi e i deflettori luminosi liberi da polvere e piume. Le ventole sospese devono essere dirette in modo tale da far scorrere l’aria tra gli uccelli:
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tale movimento a livello degli avicoli produce un effetto di raffreddamento, rimuovendo il calore corporeo.
Nella stagione calda sono essenziali sistemi di allarme perfettamente funzionanti e correttamente impostati. Fate attenzione quando vengono modificate le impostazioni del sistema di allarme per garantire che siano adeguate alla differenza tra temperature diurne e notturne. Potrebbero essere necessarie anche impostazioni differenti tra giorno e notte. Testate i sistemi di supporto vitale prima del posizionamento e, successivamente, su base settimanale. Controllate i sistemi di allarme, testate e fate girare i generatori automatici e controllate la ventilazione di emergenza.
Raffreddamento evaporativo
• All’arrivo dell’estate testate TUTTI i sistemi di raffreddamento e umidificazione.
• Gli ugelli di nebulizzazione possono ostruirsi; i tubi flessibili e quelli rigidi possono incrinarsi. A seconda del sistema, questi devono essere mantenuti puliti/ asciutti per evitare che al momento dell’uso un carico microbiologico elevato si diffonda sui volatili.
• Gli ugelli gocciolanti riducono la nebulizzazione sugli animali, riducono la capacità di raffreddamento del sistema e creano punti umidi. Controllate eventuali gocciolamenti e riparateli, se necessario.
• I sistemi di nebulizzazione dovrebbero essere utilizzati secondo le indicazioni rilasciate dal tecnico addetto al servizio riguardo le impostazioni di temperatura e timer.
• Controllate le condizioni di conservazione delle uova.
Acqua
Poiché il consumo di acqua raddoppia a temperature superiori a 30 °C, lo spazio disponibile per l’abbeveraggio in climi con temperature ambientali elevate dovrebbe essere aumentato di conseguenza.
• Il monitoraggio del consumo giornaliero di acqua servirà a individuare potenziali problemi.
• I serbatoi dell’acqua devono essere situati all’interno del capannone per garantire che non siano esposti al calore della luce solare diretta.
• Assicuratevi che tutti gli abbeveratoi siano in ordine. Regolate l’altezza e la profondità del liquido per garantire un buon accesso all’acqua.
• Garantite libero accesso all’acqua fresca in tutto il capannone, fornendo un numero sufficiente di abbeveratoi in base al numero di animali in fase di crescita. La stagione calda può rendere necessario installare un maggior numero di abbeveratoi.
• Erogare l’acqua a temperature più basse aiuterà anche la termoregolazione dell’animale. La temperatura ideale dell’acqua è al di sotto di 25 °C; livelli superiori a 25 °C comporteranno una riduzione della sua assunzione. L’acqua può essere raffreddata attraverso le linee di lavaggio o modificando le tubazioni in modo che scorrano lungo una base di pannelli refrigeranti.
• Prendete in considerazione l’uso di elettroliti per ridurre lo stress sugli avicoli nei momenti chiave. Cercate i pacchetti di elettroliti con vitamina C stabilizzata:
• In caso di calore eccessivo (>85 °F / 29 °C): fornite elettroliti durante le ore diurne e acqua fresca durante la notte.
• In caso di spostamento degli avicoli nei capannoni: fornite elettroliti per 24 ore prima dello spostamento.
Orario di lavoro
Evitate di maneggiare o spostare gli animali durante le ore più calde della giornata. Se necessarie, operazioni come lo spostamento, la pesatura, la vaccinazione, la lavorazione della lettiera, etc. devono essere compiute nelle ore più fresche del giorno. Evitate l’affollamento degli animali.
Condizione degli avicoli
Assicuratevi che il peso corporeo e le condizioni degli uccelli siano ottimali prima dell’inizio della stagione calda, questo assicurerà alla femmina riserve adeguate quando l’assunzione di cibo sarà compromessa. Ciò si ottiene assicurando che gli animali si trovino in un trend di peso corporeo positivo da 22 settimane, la densità del mangime dovrà essere regolata se l’aumento di peso non rispetta l’obiettivo.
34 TECHNICAL COLUMN - technical column -
Qualità del guscio
Poiché i tacchini durante lo stress da calore iperventilano, vi è una maggiore perdita di CO2 attraverso i polmoni. Livelli più bassi di CO2 nel sangue inducono il pH del sangue ad aumentare o a diventare alcalino, con conseguente verificarsi di una condizione detta alcalosi respiratoria. L’aumento del pH del sangue si traduce in una riduzione degli ioni calcio e carbonato trasferiti dal sangue alla camera calcigena (utero) con conseguenti gusci d’uovo sottili e deboli. Aumentare la quantità di calcio nella dieta non risolverà il problema, tuttavia ripristinare l’equilibrio acido/basico attraverso l’integrazione con cloruro di potassio o bicarbonato di sodio ha dimostrato di migliorare la tolleranza dell’animale allo stress da calore.
Qualità fisica del mangime
La qualità fisica del mangime può avere un effetto significativo su come l’animale affronta le condizioni climatiche calde. Una buona qualità fisica del mangime consente all’animale di consumarlo in modo efficiente, senza spendere una quantità eccessiva di energia. Una scarsa qualità del mangime tende ad avere l’effetto opposto: l’animale consuma più energia e, cercando di consumare il cibo di cui ha bisogno, genera calore, che diventa un onere aggiuntivo per un animale che sta già vivendo uno stress da calore.
Fornire sistematicamente un’alimentazione ottimale supporterà anche l’assunzione di mangimi compensativi durante i periodi più freddi del giorno o della notte.
Nutrizione
La strategia nutrizionale per i riproduttori dovrebbe essere adattata alla stagione calda.
Punti chiave
• Regolate le specifiche nutrizionali per garantire un’assunzione sufficiente di nutrienti chiave, vitamine e minerali.
• La formulazione della dieta dovrebbe concentrarsi sulla riduzione del calore associato alla digestione.
• Prendete in considerazione l’uso di additivi specifici contro lo stress da calore.
• La qualità fisica del mangime è importante per mantenere l’assunzione di cibo e ridurre lo stress da calore.
Consumo di mangime
Monitorate attentamente il consumo di mangime del gruppo durante la stagione calda; in condizioni di calore elevato l’assunzione di mangime si può ridurre fino al 30%. Regolate i livelli delle specifiche nutrizionali della dieta per garantire l’assunzione di nutrienti chiave. I nutrienti critici sono aminoacidi digeribili, energia, calcio, sodio e fosforo.
Approccio formulato
L’apporto energetico degli amidi ha un più alto incremento di calore dell’alimentazione – calore associato alla digestione – per unità di energia rispetto ai lipidi (grasso). Aumentare il contributo energetico aggiungendo olio alle diete ridurrà la produzione di calore corporeo e il conseguente carico termico sull’animale.
Un’insufficiente assunzione di aminoacidi digeribili è una delle cause principali della perdita di produttività durante la stagione calda, tuttavia dovrebbe essere evitato l’eccesso di proteine grezze. Il metabolismo dell’eccesso di proteine alimentari grezze comporta un significativo dispendio energetico da parte dell’animale per deaminare l’azoto in eccesso.
Riducendo al minimo l’eccesso di proteine grezze si riduce il carico metabolico dell’animale durante lo stress da calore; una riduzione di proteine grezze alimentari di appena lo 0,5% (pur mantenendo la densità degli aminoacidi digeribili) è stata associata a una migliore produzione durante la stagione calda. Le proteine derivate da fonti animali hanno valori di incremento di calore più elevati rispetto alle fonti proteiche vegetali.
La formulazione di aminoacidi digeribili piuttosto che di proteine grezze è un mezzo per evitare l’eccesso di assunzione di proteine grezze. Ci sono anche prove che la formulazione di un profilo aminoacidico ideale si traduce in un uso più efficiente degli aminoacidi in ambienti più caldi. Alti rapporti arginina/lisina sono associati a miglioramenti nella tolleranza al calore. L’animale espelle anche più elettroliti durante la stagione calda, dunque possono essere richiesti livelli di sodio più elevati (tra lo 0,02% e lo 0,03% in più).
35 - maggio 2024TECHNICAL COLUMN
A causa della diminuzione dell’assunzione di cibo durante lo stress da calore, anche l’assunzione di vitamine e oligoelementi è ridotta. In momenti strategici possono essere previsti livelli più elevati di vitamine, forniti come un booster pack. Cercate di anticipare i periodi di stress da calore implementando i cambiamenti nella dieta prima dell’arrivo del caldo. È preferibile aumentare l’assunzione di micronutrienti da parte degli uccelli prima dell’inizio dello stress da calore e mantenerla per tutto il periodo caldo. È utile quantificare il grado di riduzione dell’assunzione di mangime durante il periodo di stress e calcolare il sovradosaggio di micronutrienti per compensare questa riduzione.
Il calore genera radicali liberi come O2●- and HO● che possono danneggiare le membrane cellulari inducendo la perossidazione lipidica degli acidi grassi polinsaturi all’interno della membrana. Queste reazioni producono calore, contribuiscono al fallimento della termoregolazione e aumentano la temperatura corporea durante lo stress termico. Alcune vitamine agiscono come antiossidanti, prevenendo gli effetti dannosi dei radicali liberi. Le vitamine chiave da considerare sono: E, A, C e vitamine del complesso B. Tutte queste sono considerate benefiche per l’animale durante le condizioni di stress da calore e per il sistema immunitario, soprattutto se utilizzate in combinazione tra loro.
Gli oligoelementi forniti in forma organica sono considerati più biodisponibili rispetto alle forme inorganiche. Le forme organiche di zinco, manganese, rame e selenio sono gli oligoelementi chiave da considerare.
Una formulazione ‘estiva’ della dieta dovrebbe comprendere:
• Una compensazione per la ridotta assunzione di mangime.
• La diminuzione delle proteine grezze – utilizzare fonti proteiche vegetali.
• La formulazione di livelli di aminoacidi digeribili.
• Il valore di incremento di calore dei grassi è minore di quello dei carboidrati e produce un effetto di raffreddamento sull’animale – aggiustare le diete con grassi/oli.
• Uso di livelli elevati di micronutrienti chiave – vitamine e oligoelementi.
• Ottimizzazione della qualità del mangime per un’efficiente assunzione di cibo.
La Tabella 2 riporta un esempio di dieta per riproduttori specifica per l’estate, comparata con una dieta standard.
Questa particolare dieta è consigliata in zone con estati molto calde in cui le temperature sono costantemente elevate sia durante il giorno che durante la notte.
Tabella 2 – Sintesi delle specifiche nutrizionali della dieta dei riproduttori con temperature standard e durante la stagione calda.
Additivi
È stato dimostrato che numerosi additivi contribuiscono a ridurre gli effetti dello stress da calore. Consultate gli esperti in nutrizione e i veterinari locali per quanto riguarda il loro uso.
L’aspirina (acido acetilsalicilico) è considerata un antistress termico per i suoi effetti sull’aumento della vasodilatazione e del flusso sanguigno alle estremità del corpo. Una combinazione di acido acetilsalicilico, acido ascorbico, cloruro di potassio e bicarbonato di sodio ha dimostrato di prevenire lo stress da calore e il calo delle performance.
La betaina ha proprietà osmotiche che aiutano a mantenere l’omeostasi del corpo: l’aggiunta di 2 kg/ MT di mangime ha dimostrato di avere benefici sulla produzione di uova e sulla qualità del guscio sotto stress da calore.
Fitochimici come il licopene e il resveratrolo producono effetti antiossidanti, diminuendo le risposte pro-infiammatorie o aumentando quelle anti-infiammatorie.
36 TECHNICAL COLUMN - technical column -
Unità Standard Stagione calda Temperatura °C Fahrenheit 21 - 32 71 - 90 >32 >91 Energia Kcals/lb Kcals/kg MJ/kg 1280 2820 11,8 1316 2900 12,2 Aminoacidi digeribili Lisina % 0,74 0,84 Metionina % 0,37 0,42 M+C % 0,61 0,67 Triptofano % 0,16 0,17 Treonina % 0,53 0,57 Arginina % 0,77 0,87 Calcio % 2,8 2,9 Fosforo disponibile % 0,34 0,37 Sodio % 0.18 0.20
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• Protezione omologa contro S. Enteritidis (SE) e S. Typhimurium (ST) 1-4 .
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Bibliografia
1 Methner U. (2007). 2 Hassan JO, et al. (1994). 3 Hassan JO, et al. (1996). 4 Desloges N, Et al. (2010). 5 Schroder et al. (2011). 6 Schroder et al (2010). 7 Linde et al, 1997. 8 Gantois I, Ducatelle R, et al. ( 2006). 9 Kaspers (2001). 10 Shahin A. , (2005) 11. Barrow (2007) 12. Barrow and Methner, (2013)
TM Salmonella DUO
AviPro, Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati di Elanco o sue affiliate. ©2023 Elanco. PM-IT-24-0056 Elanco Italia S.p.A. – Via dei Colatori 12, 50019 Sesto Fiorentino (FI)
37 - maggio 2024TECHNICAL COLUMN
Materiale riservato ai Medici Veterinari e agli Allevatori Professionali Consultare il proprio Medico Veterinario per le indicazioni sulla prescrizione e l'uso corretto del prodotto.
TM
Combattere lo stress da caldo nelle ovaiole
Quando un animale non è in equilibrio con l’ambiente che lo circonda si ritrova in uno stato di non benessere e le cause che portano a questo sono gli stressors, cioè fattori esterni o interni all’animale che influiscono negativamente sulle sue performance.
In generale lo stress è sinonimo di NON adattamento all’ambiente, sia dell’animale che del suo microbioma (batteri del tratto gastrointestinale).
Susanna Lolli
Manager, Business Development Performance Solution, Poultry Expert
Istituto Delle Vitamine dsm-firmenich, Segrate (MI)
susanna.lolli@dsm-firmenich.com
Che stress…
Quando è in arrivo la stagione calda, le aziende avicole cercano nuove strategie che possano ridurre lo stress da caldo, che inesorabilmente affligge le performance. È uno
stato di malessere, acuto o cronico, che scaturisce da un equilibrio negativo tra la quantità netta di energia che fluisce nell’ambiente circostante e la quantità di energia termica prodotta dagli animali. Le alte temperature, specialmente se abbinate a un’elevata umidità, influiscono negativamente sulle performance, stimolano l’asse ipotalamo ipofisario-surrenalico che aumenta la secrezione di corticosteroidi in risposta allo stress. Livelli più elevati di corticosteroidi circolanti hanno un effetto catabolico attraverso l’aumento
38
MANAGEMENT -
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management
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dei radicali liberi alterando il metabolismo ossidativo, causando un deterioramento delle funzioni cellulari e quindi danni alla membrana cellulare, deperimento muscolare e ritardo della crescita.
Segnali di stress?
Gli avicoli hanno una temperatura corporea maggiore rispetto ai mammiferi, che oscilla tra 40 e 43 °C. La valutazione degli effetti positivi di una climatizzazione ottimale, cioè di una collocazione degli animali entro un range termico idoneo a ridurre al minimo la dispersione di calore verso l’esterno, è un punto fondamentale della gestione.
Questo range corrisponde alla cosiddetta ‘zona di neutralità termica’, compresa fra una temperatura limite inferiore per conservare l’omeotermia, una produzione addizionale di calore e quindi un incremento metabolico, e una temperatura più alta (o temperatura limite superiore), al di sopra della quale divengono sempre più importanti i mezzi fisici regolatori della termo-dispersione. L’Indice di Calore o Heat Index (HI) è calcolato per stimare il disagio fisiologico causato dalla presenza di alte temperature ed elevati tassi di umidità: tanto più è alta l’umidità (relativa) tanto più l’organismo ha difficoltà nello smaltire il calore (perché è più difficoltosa l’evaporazione).
Quando la temperatura ambientale è molto elevata, la dispersione del calore si manifesta soprattutto con l’evaporazione attraverso gli atti respiratori, in inglese panting Quando le condizioni comportano il superamento della “temperatura critica superiore”, gli uccelli devono perdere calore attivamente, ansimando. Ansimare è una normale risposta al calore e inizialmente non è considerato un problema di benessere; ma all’aumentare della temperatura, aumenta il tasso di panting. Se la produzione di calore diventa maggiore della “massima perdita di calore” o in intensità (stress da caldo acuto) o per lunghi periodi (stress da caldo cronico), aumenta la percentuale di mortalità.
Come reagiscono le ovaiole all’aumento della temperatura?
Istintivamente proveranno a ristabilire il loro equilibrio termico con l’ambiente circostante modificando il loro comportamento normale, ad esempio:
• cercheranno di isolarsi e di spostarsi su superfici più fredde, vicino alle pareti o in prossimità di flussi d’aria;
Panting ed effetti sull’animale
• Il calore si perde quando l’umidità viene evaporata dalle vie aeree (sacchi aerei).
• È uno sforzo che richiede attività muscolare, cioè energia che genera calore aggiuntivo.
• La frequenza respiratoria può aumentare fino a 10 volte la frequenza a riposo, che “stanca” gli animali, riducendo la loro capacità di far fronte a lunghi periodi di caldo.
• L’umidità relativa elevata riduce l’efficacia della perdita di calore per evaporazione.
• Il potassio nel sangue e fosfati si esauriscono, aumentano i livelli di sodio e cloruro.
• L’escrezione di CO 2 aumenta e si traduce in un valore di pH più elevato del sangue (alcalosi respiratoria).
• Si assiste a una progressiva carenza di carbonati (CO 3).
• La secrezione minerale nelle urine aumenta, creando una carenza di questi minerali.
• Viene prodotto più corticosterone
• adotteranno una posizione accucciata con le ali dal corpo sollevate per esporre eventuali zone della pelle prive di piume;
• manterranno il becco aperto per ansimare (panting);
• riposeranno di più per ridurre il calore generato dall’attività;
• ridurranno l’assunzione di mangime;
• aumenteranno il consumo di acqua;
• dal punto di vista fisiologico, il sangue sarà deviato dagli organi interni alla pelle, che conferirà alla cute una colorazione più scura.
Conseguenze sulle performance
Dal punto di vista delle performance, le conseguenze saranno:
• minore ingestione di alimento;
• riduzione della produzione di uova;
• maggiore mortalità;
• peggioramento della qualità del guscio d’uovo. L’aumento del panting, porta ad una maggiore produzione di CO2, quindi minore disponibilità di CO3 per la formazione di guscio d’uovo (CaCO3);
• aumento degli atti respiratori, detto panting (vedi box).
39 - maggio 2024MANAGEMENT
Strategie nutrizionali per combattere lo stress
La strategia nutrizionale che diventa più praticabile durante il periodo di calore si basa sul bilanciamento della dieta al fine di coprire le esigenze dell’animale.
Il fabbisogno corporeo di acido ascorbico durante lo stress da caldo è maggiore della quantità sintetizzata in condizioni di normalità, cioè entro il range di neutralità termica. Le combinazioni di vitamina C e la vitamina E (Tabella 1), antiossidanti non enzimatici, vengono ampiamente utilizzati, per il loro effetto antiossidante nel neutralizzare i radicali liberi generati durante lo stress da caldo.
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OVA STRESS LESS è un mangime complementare minerale contenente una miscela di vitamine, componenti vegetali, fitasi e glicani di precisione, studiato per agire da coadiuvante e supporto delle galline ovaiole nei momenti di stress, dovuti ad esempio a elevate temperature o a trattamenti vaccinali.
Nel dettaglio:
• L’azione sinergica della vitamina E e della vitamina
C determina un potente effetto antiossidante, fondamentale per proteggere le cellule e i tessuti degli animali nei momenti stressanti, oltre ad avere un effetto di stimolo della risposta immunitaria.
• Le sostanze vegetali, ad alto contenuto di vitamine naturali, costituiscono un supporto per ripristinare le condizioni di benessere degli animali durante la stagione estiva.
• Inoltre, l’ossido di magnesio è importante per il suo coinvolgimento con numerose azioni enzimatiche, molte delle quali legate al metabolismo energetico.
• Presenza di un innovativo biotico, il Symphiome™ che contiene il 44% di Glicani di precisione (Glucooligosaccaride + Ac. Silicico), la cui attività principale è il miglioramento del metabolismo delle proteine del microbioma. Riduce la carica di patogeni opportunisti nel tratto digestivo e la putrefazione microbica delle proteine non assorbite che genera metaboliti reattivi dell’azoto, che hanno un impatto negativo sul benessere, sulle emissioni e sulle performance.
• Per ultima, ma non certo per importanza, la presenza di RONOZYME®HiPhos, enzima derivante dal batterio Citrobacter braakii, classificato come 6-fitasi (EC 3.1.3.26) (4a18) espressa in Aspergillus oryzae
Migliora la funzionalità digestiva dei nutrienti e in particolare del fosforo, con conseguente effetto positivo sulle performance degli animali.
Considerazioni finali
Come abbiamo visto e come sanno bene gli addetti ai lavori, lo stress da caldo non è da sottovalutare; è necessario prevenire, combinando le opportune soluzioni manageriali e nutrizionali prima che gli animali soffrano eccessivamente durante la stagione estiva.
Durante i periodi di stress da caldo, la maggior parte dell’energia viene impiegata per la termoregolazione con conseguente immunosoppressione indotta da stress ossidativo, predisponendo gli animali a varie malattie infettive e alti tassi di mortalità.
Lo stress da caldo porta a un calo del peso corporeo, della produzione di uova, del peso delle uova, della qualità del guscio e dell’ingestione.
La combinazione delle materie prime della soluzione nutrizionale proposta sarà certamente un valido supporto alla stagione estiva in arrivo.
C
Aumenta l’ingestione
Migliora l’Indice Conversione Alimentare (ICA)
Regolarizza l’ovulazione e il peso dell’uovo nelle galline ovaiole sotto stress da caldo
Stimola la risposta immunitaria
E
Contribuisce a ridurre lo stress da caldo
Rimuove i radicali liberi
Previene la perossidazione lipidica
Diminuisce i livelli plasmatici di MDA (malondialdeide)
Determina un potente effetto antiossidante, fondamentale per proteggere le cellule e i tessuti in momenti stressanti
40 MANAGEMENT - management -
Tabella 1 – Benefici delle vitamine C e E sullo stress da caldo.
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Influenza Aviaria, la necessità di essere preparati al cambiamento
L’ultimo convegno mondiale di patologia aviare ha avuto un protagonista assoluto: l’Influenza Aviaria. Su questo tema, estremamente attuale, ha fatto il punto la dott.ssa Isabella Monne dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, presentando alcuni significativi esempi volti a comprendere meglio questo patogeno che tanto preoccupa il comparto avicolo.
Uno degli aspetti più preoccupanti del virus dell’Influenza Aviaria è la sua grande capacità di mutare, generando un’infinita serie di nuovi ceppi, grazie alla propria costituzione genetica poco stabile. Tali mutazioni possono essere sia progressive che improvvise.
Alcune delle nozioni classiche, date ormai per scontate, erano:
• gli avicoli selvatici sono i portatori naturali dell’Influenza;
• i virus provenienti da Americhe o Eurasia appartengono a cladi diversi, indipendentemente dai sierotipi;
• i ceppi LPAI hanno lenta diffusione nei gruppi colpiti e possono essere asintomatici, mentre quelli HPAI si diffondono rapidamente e hanno una sintomatologia conclamata;
• il virus presenta una stagionalità, colpendo prevalentemente in inverno;
• raramente si assiste a una trasmissione nei mammiferi.
Oggi invece viviamo in un mondo di costanti scambi, che facilitano la diffusione virale tra avicoli selvatici e domestici, ampliando notevolmente il range di soggetti colpiti. Il virus stesso è diverso: ad esempio H5N1 2.3.4b ha mostrato riassortimenti in segmenti considerati in precedenza stabili.
Luigi Montella, Medico veterinario
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di diversi nuovi ceppi, emersi nel settore avicolo. Proprio a causa delle modificazioni del virus HPAI (Gs/GD-H5Nx), la comunità scientifica sta assistendo a una sostanziale modificazione dei concetti basilari che finora avevano costituito le conoscenze base sull’Influenza Aviaria.
Negli ultimi due decenni sono morti circa 500 milioni di soggetti e il virus oramai ha diffusione globale. Proprio tale aspetto “globale” è sottolineato dal fatto che non si vedono più differenze tra ceppi di diversi continenti.
L’epicentro di tale diffusione sembra essere il Mediterraneo, dove attraverso le migrazioni stagionali si sono mescolati selvatici portatori di virus diversi, portando allo scambio virale tra Eurasia e Africa. Tale diffusione,
42 - veterinariaVETERINARIA
©Alexa-Pixabay
inoltre, favorisce l’incontro con altri virus influenzali: ad esempio si sono rilevati geni di H9N2 in H5N1.
Nel 2023 abbiamo assistito in tacchini infettati con 2.3.4.4b H5N1 a una lenta progressione della malattia in allevamento, con bassa mortalità e bassa prevalenza dell’infezione, tanto che – come ha sottolineato la dott.ssa Monne – i primi casi non derivavano da segnalazioni cliniche, bensì da controlli pre-carico o routinari in zone ad alto rischio. Anche nei polli è stata osservata una progressione lenta della mortalità, diversamente dalla rapida diffusione tipica di HPAI.
Oggi casi di HPAI si rilevano in tutte le stagioni: il virus si propaga anche in estate, fatto preoccupante e in precedenza mai accaduto.
Sono inoltre aumentati i casi di trasmissione ai mammiferi. Al contrario delle nozioni classiche, sopra riportate, abbiamo dunque visto H5N1 infettare gravemente mammiferi da pelliccia in Spagna e Finlandia, migliaia di leoni di mare in Perù, Cile e Argentina, foche in USA e addirittura gatti in Polonia. I virus isolati dai mammiferi paiono avere mutazioni che ne aumentano notevolmente il potenziale zoonotico. Si ipotizza che una delle fonti di contaminazione per i mammiferi derivi dall’ingestione di carne avicola cruda contaminata dal virus, ma c’è anche chi ipotizza la strada inversa: da mammifero ad avicolo (dunque da spill over a spill back). Ci aspettiamo pertanto che altre nuove specie diventino portatrici del virus dell’Influenza Aviaria: ciò significa che il virus ha acquisito una notevole capacità di mutare in senso zoonotico, a differenza del passato.
È interessante anche notare come siano state osservate delle similitudini comportamentali tra il virus HPAI e il Covid. La ricerca sul Covid-19, infatti, ha favorito anche quella sull’Aviaria, migliorando la tecnologia molecolare, che consente di caratterizzare il virus e definirne l’evoluzione. Le informazioni, inoltre, come ha sottolineato la dott.ssa Monne, sono oggi facilmente disponibili per la comunità scientifica e questo favorisce lo sviluppo della ricerca. Purtroppo le differenze sociali, culturali, politiche ed economiche dei vari Paesi non consentono un approccio comune nel contrastare la malattia. Certamente il rischio prevalente si verifica nelle zone in cui le popolazioni di soggetti suscettibili sono maggiori: proprio lì si sviluppano nuovi e pericolosi ceppi.
Bisogna quindi modificare o ricostruire gli allevamenti attuali, in modo da implementare le misure di biosicurezza,
diminuendo la densità territoriale, evitando di allevare nei pressi di aree umide, in cui è maggiore il rischio di contatto con i selvatici, controllando le movimentazioni degli avicoli commerciali da e per gli allevamenti, i macelli, gli incubatoi, etc. Sappiamo che il virus che circola difficilmente si autoestinguerà, ma facilmente modificherà, richiedendo maggiori sforzi nella ricerca, tesa a scoprire vaccini sempre nuovi e adeguati a contrastare i nuovi ceppi.
Non dimentichiamo infine l’importanza della sorveglianza, per rilevare in fretta eventuali nuovi ceppi patogeni, riportandoli nel sistema di allerta rapida. La necessità di un'efficace sorveglianza, inoltre, è sottolineata anche dalle potenzialità zoonotiche del virus, motivo per cui è essenziale coinvolgere non solo tutti gli operatori della filiera produttiva, ma anche altre figure della sanità pubblica. La sorveglianza, in precedenza volta prevalentemente agli allevamenti commerciali, dovrà dunque rivolgersi sempre più sia al mondo dei selvatici che a quello dei mammiferi, proprio per la maggiore diffusione osservata rispetto al passato.
La sorveglianza routinaria pre-carico, che controlla le movimentazioni, viene eseguita sia su base clinica, che sierologica e PCR. Ma adesso è diventato necessario fare attenzione anche a diversi altri aspetti, aumentando il campionamento ai macelli, eseguendo piani di sorveglianza ambientale periodici, adeguando i piani anche a eventuali situazioni nelle quali si utilizza la vaccinazione verso l’Influenza Aviaria, e raccogliendo, infine, i soggetti morti dagli allevamenti su base almeno settimanale, per campionamenti in pool.
In caso di emergenza, sarà necessaria, come sopra menzionato, una riduzione del numero di aziende a rischio in zone ad alta densità, anticipando, se del caso, l’età di macellazione, al fine di svuotarle il prima possibile, limitando la diffusione virale.
- maggio 2024 - 43
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AGENDA
8 - 10 maggio
Fieravicola Africa & Mediterranean Poultry Forum and B2B Expo Centre
Rimini
Per informazioni:
Tel: +39 0547 1877115
Email: info@fieravicola.com
Web: www.fieravicola.com
13 - 15 maggio
Middle East Poultry Expo
Riyadh International Convention and Exhibition Center
Riyadh, Arabia Saudita
Per informazioni:
Web: www.mep-expo.com/en/contact-us
Email: info@mep-expo.com
Riyadh International Convention and Exhibition Center
King Abdullah Rd, King Abdullah Dt., Riyadh 11564, Arabia Saudita
24 - 28 giugno
XVI European Poultry Conference
Valencia Conference Center
Valencia, Spagna
Per informazioni:
Technical Secretary: Turevents & Go
Tel.: +34 963 528 181
Email: info@epc2024.com
Web: epc2024.com
Valencia Conference Center
Avenida Cortes Valencianas, 60 46015 Valencia, Spagna
2024
1 - 5 settembre
75th EAAP Annual Meeting
Firenze Fiera
Firenze
Per informazioni:
Email: eaap2024@thetriumph.com
Web: https://eaap2024.org/
Firenze Fiera
Piazza Adua, 1 50123, Firenze
12 - 15 novembre
EuroTier
Deutsche Messe Hanover, Germania
Per informazioni:
Email: eurotier@DLG.org
Web: www.eurotier.com/en Messegelände, Hanover, Germania
2 - 3 ottobre
VIV Africa
Kigali, Rwanda
Per informazioni: www.vivafrica.nl/contact/contact-form
Kigali Convention Centre (KCC)
KG 2 Roundabout Kigali, Rwanda
28 - 29 ottobre
International Conference on Poultry Science
Lisbona, Portogallo
Per informazioni: Web: waset.org/poultry-scienceconference-in-october-2024-in-lisbon
17 - 19 settembre
SPACE 2024
Exhibition Center of Rennes Rennes, Francia
Per informazioni: SPACE
Rue Maurice Le Lannou
CS 54239
35042 Rennes Cedex, Francia
Email: inscription@space.fr
Tel.: +33 (0)2 23 48 28 80
Web: www.uk.space.fr
Exhibition Center of Rennes
La Haie Gautrais
35170 Bruz, Francia
12 - 15 novembre
OVUM 2024
28° Latin American Poultry Congress
Punta del Este Convention Center
Punta del Este, Uruguay
Per informazioni: Web: ovum2024.uy/en/ovum2024english
Email: info@congresos-rohr.com
Punta del Este
Convention & Exhibition Center
Av. Pedragosa Sierra S/N angolo Av. Aparicio Saravia
Punta del Este, Uruguay
GUIDA INTERNET
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www.admanimalnutrition.com
sAgritech commerce@agritech.it www.agritech.it
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Albors info@albors.it www.albors.it
Ali Lohmann info@lohmann.it www.alilohmann.com
Arion Fasoli info@arionfasoli.com www.arionfasoli.com
Aviagen info@aviagen.com www.aviagen.com
Aviagen Turkeys Ltd turkeysltd@aviagen.com www.aviagenturkeys.com
Aza International info@azainternational.it www.azainternational.it
Babolna TETRA info@babolnatetra.com www.babolnatetra.com
Barbieri Belts info@barbieri-belts.com www.barbieribelts.com
BD Agricoltura Italia S.r.l. italia@bigdutchman.com www.bigdutchman.it
Biochem ber tarelli@biochem.net www.biochem.net
Biolab 2000 biolabvr@tiscalinet.it www.biolab2000.it
Carfed International Ltd carfed@carfed.co.uk
Carfed International Ltd Italy carfed@carfed.it www.carfed.it
Chick Farm Europe info@chickeurope.com www.novogen-layers.com
Cizo info@cizo.it www.cizo.it
Clerici Gino S.r.l. info@clerici.it www.clerici.it
Cobb Europe info@cobb-europe.com www.cobb-vantress.com
Codaf info@codaf.net www.codaf.net
Corti Zootecnici S.r.l. info@cortizootecnici.com www.cortizootecnici.it
DSM Nutritional Products info@dsm.com www.dsm.com
Elanco italia_elanco@elanco.com www.elanco.com
EuroTier eurotier@dlg.org www.eurotier.com
Evonik luca.iacoianni@evonik.com www.evonik.com
Facco Poultry Equipment facco@facco.net www.facco.net
FIEM fiem@fiem.it www.fiem.it
FierAgricola Verona fieragricola@veronafiere.it www.fieragricola.it
FierAvicola info@fieravicola.com www.fieravicola.com
Gasolec sales@gasolec.com www.gasolec.com
GI-OVO B.V. sales@gi-ovo.com www.gi-ovo.com
Giordano Poultry Plast info@poultryplast.com www.poultryplast.com
Hendrix Genetics info@hendrix-genetics.com www.hendrix-genetics.com
Hubbard contact.emea@hubbardbreeders.com www.hubbardbreeders.com
Hy-Line International info@hyline.com www.hyline.com
Impex Barneveld BV info@impex.nl www.impex.nl
Intracare info@intracareitaly.com www.intracare.nl
Lallemand animalitaly@lallemand.com www.lallemandanimalnutrition.com
Lubing System info@lubing.it www.lubingsystem.com
Marel info.poultry@marel.com www.marel.com/en/poultry
Mbe Breeding Equipment info@mbefabriano www.mbefabriano.it
Meyn sales@meyn.com www.meyn.com
MSD Animal Health S.r.l. www.msd-animal-health.it
Newpharm info@newpharm.it www.newpharm.it
Officine Meccaniche Vettorello luciano@officinevettorello.it www.officinevettorello.com
Petersime N.V. info@petersime.com www.petersime.com
Riva Selegg info@rivaselegg.com www.rivaselegg.com
Royal Pas Reform info@pasreform.com www.pasreform.com
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Reventa info.reventa@munters.de www.reventa.de
Sacco S.r.l. info@saccosystem.com www.saccosystem.com
Schropper office@schropper.at www.schropper.at
Ska ska@ska.it www.ska.it
Sime-Tek info@sime-tek.com www.sime-tek.com
Space info@space.fr www.space.fr
Specht Ten Elsen GmbH & Co. KG info@specht-tenelsen.de www.specht-tenelsen.de
Sperotto info@sperotto-spa.com www.sperotto-spa.com
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TPI-Polytechniek info@tpi-polytechniek.com www.tpi-polytechniek.com
Valli info@valli-italy.com www.valli-italy.com
Val-co intl.sales@val-co.com www.val-co.com
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Stampa Nova Arti Grafiche, Firenze
Edizione italiana Anno XXXIV • Maggio 2024
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13-15 Maggio 2024
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