Zootecnica International - Rivista Avicola - edizione italiana - 06 giugno 2023

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Andamento della produzione e dei consumi di carni avicole e uova

Sessaggio in ovo: il futuro del mercato italiano delle uova

50 anni di retrospettiva sulle dinamiche dell’industria avicola mondiale

e commercio mondiali di uova

2023
Parte 1 – Produzione
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EDITORIALE

Questo mese compio 80 anni e da oltre 50 mi occupo di avicoltura. Questo mio traguardo personale rappresenta un’ottima occasione per dare un’occhiata al passato e chiedermi ancora una volta in che direzione andrà il settore.

I continui cambiamenti ci hanno portato a essere interpreti e spettatori di un mercato in continua evoluzione; il panorama mondiale è collegato a economie, guerre, mutamenti climatici di portata sempre più ampia. Il fenomeno potrebbe sembrare ovvio e consequenziale, considerando anche i tassi di crescita e di espansione.

La difficoltà maggiore è data dall’interpretazione di questi continui cambiamenti e dal riuscire a individuare quali saranno i prossimi futuri. Al di là delle componenti finanziarie legate alle crisi economiche, alla disoccupazione, al debito pubblico, la vera sfida è infatti data dalla capacità di un’azienda di sapersi innovare, nonostante tutto.

Al centro di tutti questi paradigmi è posto il consumatore con i suoi mutati stili di vita e l’esigenza di essere garantito sugli aspetti salutistici del cibo. In questi ultimi anni si è sempre più sentito parlare di qualità totale, OGM-Free, antibioticfree, dando un’impressione di controllo totale su tutte le varie fasi dei processi produttivi. Anche la comunicazione ha seguito nuove dinamiche e Internet è stato un buon alleato, diventando uno strumento informativo indispensabile, rispetto alla rapidità di certe decisioni che richiedono altrettanti veloci aggiornamenti. Anche alla nuova imprenditoria è richiesta la capacità di prendere decisioni e di intuire i cambiamenti più rapidamente possibile.

Personalmente l’esperienza mi insegna che la corretta informazione è sempre stata vincente e, con un po’ di orgoglio, sento di avere contribuito a informare i miei lettori senza condizionamenti politici o di altro tipo. Consapevole che la multimedialità ha contribuito a diminuire l’interesse per la stampa, resto comunque dell’opinione che l’informazione tecnico-scientifica continui ad avere una sua valenza se letta su carta anziché su un computer.

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SOMMARIO ATTUALITÀ 4 LE AZIENDE INFORMANO 6 PRIMO PIANO Zoochimica festeggia 40 anni di attività ............................................................. 8 Mangime nei silos in vetroresina: perché conviene? 10 REPORTAGE Andamento della produzione e dei consumi di carni avicole e uova 14 INTERVISTA Sessaggio in ovo: il futuro del mercato italiano delle uova 16 FOCUS Gestione del peso corporeo dei riproduttori per garantire prestazioni sostenibili 20 MARKETING 50 anni di retrospettiva sulle dinamiche dell’industria avicola mondiale Parte 1 – Produzione e commercio mondiali di uova 24 TECHNICAL COLUMN Programma luce per tacchine riproduttrici 34 NUTRIZIONISTICA Effetti di Pediococcus acidilactici CNCM I-4622 sull'infiammazione intestinale e sulla produzione delle uova ........................... 40 MARKET GUIDE 44 EVENTI 47 GUIDA INTERNET .............................................................................. 48 24 16 14

Fieravicola, bilancio positivo e presenze in aumento

Piraccini: “Fieravicola può davvero rappresentare insieme a Macfrut una vetrina nazionale dell’agrifood. Tutte le aspettative hanno avuto conferma positiva per questo ringrazio espositori e organizzazioni di settore avicolo che hanno contribuito alla riuscita di questa edizione”.

Con un aumento di presenze (oltre 8.500) nel corso dei tre giorni, Fieravicola archivia una rassegna che non ha deluso le aspettative e gli obiettivi che si erano posti gli organizzatori, Fieravicola e le associazioni di produttori Unaitalia e Assoavi, sia per le proposte convegnistiche di alto livello specialistico, sia per la risposta di operatori e visitatori.

“Fieravicola insieme a Macfrut, che quest ’anno ha raggiunto una rilevanza strategica per i partner coinvolti, per i visitatori, per il numero di espositori e per visibilità mediatica, può davvero contribuire a rappresentare quella vetrina nazionale dell’agrifood che è stata l’idea alla base del suo trasferimento a Rimini”, ha dichiarato Renzo Piraccini, presidente di Fieravicola. “Tutte le aspettative per questa fiera dedicata alla filiera avicola hanno avuto conferma positiva e per questo desidero esprimere un grazie a tutti gli espositori, le istituzioni, le organizzazioni di settore, che hanno contribuito alla riuscita di questa edizione, premiata da un aumento di presenze”.

4 - attualitàATTUALITÀ

IPC: Unaitalia tra i leader globali per l’uso razionale degli antibiotici

L’International Poultry Council (IPC), l’associazione che rappresenta il settore avicolo a livello globale, ha riconosciuto a Unaitalia e ad altre sette organizzazioni internazionali del settore privato l’impegno concreto sull’uso responsabile degli antimicrobici in allevamento, nell’ambito del progetto Transformational Strategies for Farm Output Risk Mitigation (TRANSFORM) finanziato dall’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID). Il riconoscimento, annunciato in occasione dell’Annual Meeting dell’IPC del 6 e 7 marzo 2023 a Bangkok, ha riguardato la Brazilian Association of Animal Protein (ABPA), la Federación Nacional de Avicultores de Colombia (FENAVI), la Poultry Federation of India (PFI), la Thai Broiler Processing Exporters Association (TBA), la Vietnam Poultry Association (VIPA), la DABACO Group (Vietnam) e la Kenchic Limited (Kenya). Questi leader internazionali, che rappresentano oltre il 15% della produzione avicola globale, fungono da esempio per le realtà che si impegna-

no ad avere un impatto tangibile sulla sicurezza sanitaria globale.

“Le azioni possibili per affrontare l’uso responsabile di antimicrobici iniziano in allevamento”, ha affermato Robin Horel, presidente dell’IPC. “Ci congratuliamo con queste organizzazioni per aver riconosciuto l’importanza di un uso razionale di antimicrobici non solo a beneficio degli animali, ma anche per l’impatto sulla salute umana, riducendo il rischio di diffusione di agenti patogeni resistenti in tutto il mondo”. Le organizzazioni si impegnano a incoraggiare e intraprendere azioni incentrate su quattro punti chiave: l’adozione di un approccio basato sul rischio per comprendere l’uso specifico degli antimicrobici; l’adozione di pratiche di gestione per ridurre la necessità di antimicrobici; l’utilizzo di antimicrobici solo in conformità con le autorizzazioni nazionali; l’utilizzo di antimicrobici di fondamentale importanza per la medicina umana solo a fini terapeutici e sotto controllo del veterinario.

Fonte: Unaitalia

- giugno 2023 - 5 ATTUALITÀ

Cambiamenti nel team Aviagen Italia

Claudio Ambrogio, General Manager di Aviagen Italia, ha deciso di lasciare la sua carica per andare in pensione. Verrà sostituito, a partire dal 1° Luglio 2023, da Lorenzo Rossi.

Grazie al proprio background, Claudio Ambrogio ha iniziato a ricoprire incarichi di prestigio in campo avicolo già dal 1991, entrando a far parte di Ross Breeders Ltd. come Di-

rettore Tecnico per l’Italia, ed è stato anche Direttore Generale di Hy-Line Italia.

Nominato General Manager di Aviagen Italia nel 2007, Claudio Ambrogio ha percorso una lunga carriera in Aviagen, che l’ha portato anche a ricoprire il ruolo di European Business Manager per la Rowan Range, la gamma a crescita lenta di Aviagen, sviluppando e coordinandone le strategie di vendita e marketing.

Ambrogio sarà sostituito da Lorenzo Rossi, che lascerà il suo posto al Servizio Tecnico a Emanuele D’Erasmo, un giovane veterinario che, nei suoi nove anni di attività, ha già dimostrato di avere un brillante futuro. Il Servizio Clienti rimane affidato alle capaci mani di Stefania Valenza. “Faccio i miei migliori auguri alla nuova squadra, anche se sono certo che farà meglio di quella precedente”, ha dichiarato Claudio Ambrogio.

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Zoochimica festeggia 40 anni di attività

Zoochimica produce e commercializza da 40 anni prodotti chimici, materie prime, premiscele, sostanze e preparati vegetali (botanicals), per l’industria zootecnica, per mangimifici e allevamenti.

Durante Fieravicola 2023 abbiamo incontrato Walter Sonaglioni, che si occupa della parte tecnico-commerciale di Zoochimica, e Paolo Guidi, che si occupa della parte amministrativa e logistica, i quali, dopo aver lavorato per decenni con la famiglia Barberini, hanno rilevato le quote dell’azienda.

“Nel 2018 abbiamo acquistato Zoochimica dalla famiglia Barberini: dopo aver lavorato al loro fianco per anni abbiamo deciso che era arrivato il momento di rilevare il 100%

delle quote”, ci spiega Walter Sonaglioni. “Quest’anno festeggiamo i 40 anni di Zoochimica, ma in realtà abbiamo un’esperienza di quasi cinquant’anni, perché la prima azienda è nata nel 1973”.

I fondatori di Zoochimica hanno iniziato la propria attività alla fine degli degli anni ’60, quando la zootecnia in Italia stava passando dagli allevamenti rurali a quelli intensivi. L’Emilia Romagna, anche grazie alla sua conformazione, si è rivelata una delle regioni italiane che meglio si è prestata a questo

8 ANNIVERSARY ° IN PRIMO PIANO - in
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primo piano
Lo staff di Zoochimica

tipo di allevamento, diventando una zona di eccellenza per l’avicoltura e lo sviluppo zootecnico. Proprio in Emilia Romagna, all’inizio degli anni ’70 la famiglia Barberini ha fondato la prima fabbrica di prodotti zootecnici assieme a professionisti che hanno sviluppato tecniche produttive tutt’ora valide.

“Quando abbiamo iniziato – eravamo poco più che ragazzi – io mi occupavo delle consegne, Paolo Guidi era impiegato nella parte amministrativa”, ci spiega Walter Sonaglioni. “Le nostre radici sono quindi molto più antiche e di cammino ne abbiamo fatto tanto, puntando anche alla sostenibilità, cercando di tutelare la salute dell’animale e di migliorare l’ambiente. Del resto proprio da Berto Barberini, che diceva ‘bisogna lavorare divertendosi’, abbiamo imparato a lavorare con il sorriso.”

Zoochimica si rivolge a tutti i settori della zootecnia: bovini, suini, conigli e specie minori, “ma il core business è quello avicolo, in particolare polli, galline e tacchini. Alle grandi industrie avicole offriamo prodotti chimici, materie prime, premiscele e mangimi complementari.”

Nel corso degli anni Zoochimica ha smesso di produrre farmaci: Sonaglioni e Guidi hanno deciso di dismettere tutte le concessioni degli antibiotici, concentrandosi solo su prodotti alternativi ai farmaci, completando così il passaggio dall’uso dell’antibiotico all’antibiotic-free che era già stato tracciato in tempi non sospetti, già intorno alla metà degli anni ’90, lo staff di Zoochimica ha iniziato a sperimentare i prodotti a base di aglio, origano, timo, oli essenziali, ecc. che oggi vengono chiamati botanicals.

“In effetti il nostro background si è rafforzato in quegli anni – prosegue Sonaglioni – quando le esigenze della moderna avicoltura sono cambiate: l’esperienza ci è stata davvero utile, permettendoci di intercettare con prontezza le nuove richieste del mercato avicolo italiano. Giunti ormai a conoscere il mercato interno, ci siamo rivolti al mercato estero, in particolare al Nord Europa, al Sud-est asiatico, al Medio Oriente. Abbiamo intravisto anche grandi opportunità in Nord Africa, un mercato al quale prestare particolare attenzione soprattutto per la costante crescita demografica, che necessita di proteine nobili a basso costo.”

La vitalità e la voglia di espandersi di Zoochimica si riflettono anche nell’intesa con 5 aziende partner che hanno messo a disposizione i propri stabilimenti produttivi, la-

sciando la ricerca e la gestione commerciale del prodotto a Zoochimica.

Un esempio è il prodotto Vitalac D2 Triple, uno dei probiotici più venduti sul mercato italiano: un prodotto che “ha una serie di configurazioni diverse, studiate per riproduttori, broiler, galline ovaiole e tacchini, e che in questi giorni a Fieravicola 2023 abbiamo presentato anche in versione premix, rispetto a quella classica idrosolubile.”

Zoochimica oggi è un’azienda moderna, possiede tutte le certificazioni richieste dal mercato europeo: dal 2019 è certificata Bio per la produzione e per il trading, dal 2020 è certificata FAMI-Qs per la produzione e per il trading.

“I nostri principali interlocutori – conclude Sonaglioni –sono le grandi aziende: lavoriamo con le maggiori aziende italiane a ciclo integrato, siamo in costante contatto con le filiere, ma manteniamo rapporti diretti anche con alcuni allevatori fidelizzati con i quali conduciamo da anni le sperimentazioni sul campo. È a loro che forniamo i nuovi prodotti ed è proprio grazie anche al loro prezioso feedback, che poi decidiamo se il nuovo prodotto è pronto per essere immesso sul mercato.”

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Paolo Guidi, a sinistra, e Walter Sonaglioni, a destra

Mangime nei silos in vetroresina: perché conviene?

Conservare correttamente il mangime negli allevamenti e provvedere a una sua distribuzione efficiente è un’esigenza sempre più strategica per gli avicoltori. Soprattutto in caso di clima caldo o soggetto a escursione termica, il materiale di costruzione dei silos di stoccaggio può fare la differenza, nel benessere degli animali come nel business dell’allevatore.

Proteggere, conservare, migliorare il lavoro quotidiano degli avicoltori è il ruolo dei silos in vetroresina, dedicati allo stoccaggio di

un’ampia gamma di sostanze sfuse in ambito zootecnico e agricolo. Costituiti, secondo diversi modelli, metrature cubiche e sistemi

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di estrazione, da una struttura in materiale composito altamente resistente ai fattori atmosferici, rappresentano una soluzione conveniente e duratura in diversi ambiti applicativi.

Le comprovate proprietà fisiche e meccaniche della vetroresina garantiscono infatti longevità, assenza di corrosione e sicurezza igienico-sanitaria, anche in condizioni climatiche estreme, per i mangimi stoccati all’interno del silo. La vetroresina infatti resiste alle intemperie, non si deteriora e non si deforma per l’esposizione ai raggi UV o al ghiaccio. I silos possono quindi essere installati all’aperto, senza incorrere in alcun rischio, in tutti gli allevamenti in Italia e nel mondo. Questo si traduce in alimentazione di qualità e, dunque, in maggiore benessere animale, minore probabilità di malattie e sicurezza alimentare lungo la filiera.

Il rischio delle micotossine

Soffermandoci prioritariamente sulla salute degli animali negli allevamenti, lo stoccaggio del mangime nella vetroresina aiuta a ridurre anche il proliferare di organismi dannosi quali le micotossine. Generate da funghi o muffe normalmente presenti in natura, in determinate condizioni esse hanno il potere di contaminare gli ingredienti utilizzati nelle diete bilanciate di polli e galline, causando loro importanti squilibri. Le micotossine possono infatti compromettere l’integrità delle cellule e dei tessuti dell’animale, provocando il malfunzionamento degli organi e, di conseguenza, problemi di salute e di rendimento. In casi gravi, anche episodi di tossicosi acuta o cronica. Come si legge in diversi articoli e approfondimenti sul tema, non esiste un’unica soluzione in grado di eliminare completamente le micotossine da un allevamento avicolo. Le strategie di prevenzione, tuttavia, fanno la differenza. Seguendo i principi dell’HACCP, i programmi di gestione delle micotossine dovrebbero riguardare tutti gli aspetti del processo di fornitura e fruizione dei mangimi, coinvolgendo anche la gestione degli animali e il monitoraggio costante del loro stato di salute. Il corretto stoccaggio degli ingredienti previsti nella loro dieta, unito a ulteriori strumenti di controllo, rappresenta dunque una componente importante in ottica di mitigazione dei rischi nell’allevamento. A maggior ragione in questo periodo di pesanti rincari dei costi produttivi, diventa strategico per un imprenditore zootecnico tutelare la propria azienda dai potenziali danni di una contaminazione su larga scala

e, al contempo, ottimizzare la conservazione e il consumo dei mangimi, evitando sprechi e garantendo qualità e sicurezza alimentare.

Altri vantaggi operativi

I vantaggi dei silos in vetroresina non si fermano qui. Sempre in tema di risparmi economico-operativi, questi prodotti vantano massimo robustezza con spessore ridotto, dunque sono semplici da trasportare e da installare. La superficie interna liscia e non porosa facilita inoltre la pulizia e la manutenzione. La vetroresina, poi, non richiede alcuna verniciatura nel corso degli anni, tagliando ulteriormente i costi. In ultimo, i produttori di silos in vetroresina offrono oggi un’ampia scelta di modelli, in base alle dimensioni dell’allevamento, alle esigenze di stoc -

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caggio e al tipo di mangime insilato, nonché diverse opzioni di sistemi di trasporto a coclea rigida o flessibile, per efficientare anche la fase di distribuzione del cibo. Praticamente, i silos in vetroresina sono una soluzione sicura, durevole e conveniente per tutti i tipi di mangime (granaglie, pellettati, sfarinati, melasso, ecc.) in tutte le aree climatiche e geografiche del mondo.

Perché scegliere Eurosilos

Sirp

Eurosilos Sirp è un’azienda italiana specializzata nella produzione di silos in vetroresina per lo stoccaggio di prodotti a uso agricolo, zootecnico e industriale. Tutti i prodotti sono

progettati e realizzati in Italia, nella sede di Isorella (BS) dal 1972. Insieme ai molteplici modelli di silos, monolitici, imbullonati verticali e imbullonati orizzontali, l’azienda propone feedbox e tramogge da carico con coperchio per la conservazione del mangime sfuso e un’ampia gamma di coclee rigide e flessibili per il trasporto dei prodotti insilati, cisterne carrellate per il carico dei silos, box e igloo per l’allevamento di vitelli e suini e cisterne per lo stoccaggio di liquidi e materiali sfusi. In oltre cinquant’anni di impegno imprenditoriale, Eurosilos Sirp si è trasformata in una realtà industriale solida e riconosciuta a livello internazionale, forte della qualità dei prodotti e della consulenza qualificata nei servizi pre e post vendita.

La forza delle soluzioni Eurosilos Sirp per l’avicoltura può essere spiegata in cinque punti:

• produzione interna e made in Italy : l’azienda trasforma al proprio interno le materie prime nel prodotto da commercializzare, sia per i silos sia per le coclee;

• materiali di alta qualità: tutti i prodotti sono conformi alle normative di riferimento italiane ed europee per la lavorazione della vetroresina;

• flessibilità e personalizzazione: ampio stabilimento produttivo con officine e macchinari all’avanguardia per la lavorazione della vetroresina e della carpenteria metallica;

• personale tecnico qualificato: gli esperti del team tecnicocommerciale supportano il cliente in tutte le fasi del progetto;

• presenza globale: la modularità dei silos ne permette il trasporto su camion nei Paesi europei o tramite container nel resto del mondo.

A garantire ulteriore robustezza e durata nel tempo, la zincatura a caldo delle gambe dei silos, delle coclee e degli altri accessori a catalogo nella grande vasca di Zincatura Bresciana, azienda che insieme a Eurosilos Sirp opera nell’ambito del Gruppo Telefri. Insomma, un silo realizzato da Eurosilos Sirp non è un semplice contenitore per il mangime. Al suo interno si rispecchiano tutti i valori e i vantaggi che caratterizzano un modello imprenditoriale in costante crescita.

www.eurosilos.it

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13 - giugno 2023IN PRIMO PIANO

Andamento della produzione e dei consumi di carni avicole e uova

La produzione delle carni avicole risulta in contrazione per il 2022, ma la filiera rimane l’unica autosufficiente e mantiene la quinta posizione nella UE, mentre nei primi mesi del 2023 si registra un aumento del 12% per le avicole rispetto allo stesso periodo 2022. Questi e altri dati sono stati presentati da Ismea al Rimini Expo Center nel corso di Fieravicola.

Il settore avicolo sembra entrato in una fase di normalizzazione dopo due anni complessi a causa della gestione dei costi di produzione e degli impatti dell’Influenza Aviaria, la più grande epidemia mai registrata in Europa secondo l’Efsa. In modo particolare si registra un riassestamento parziale dei costi di produzione, tra cui gli energetici, che registrano una diminuzione tra il 30 e 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Uno sguardo al carrello della spesa evidenzia in generale un alleggerimento dei proteici nel 2022 in termini di volume (-1,2%), ma le carni nel complesso perdono solo lo 0,8%, sostenute dalle suine. Diverso il dato se rapportato al quinquennio 2018-2022 dove i volumi di acquisto dei

proteici delle famiglie italiane hanno rinfoltito il carrello della spesa.

Sono questi alcuni dei dati presentati da Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) nel corso della tavola rotonda svoltasi al Rimini Expo Center durante Fieravicola.

“Nel 2022 sono state prodotte 1,21 milioni di tonnellate di carne avicola, un dato in contrazione (-11,8% rispetto al 2021) soprattutto per problemi sanitari – ha spiegato  Fabio Del Bravo, responsabile direzione servizi per lo sviluppo rurale di Ismea – ma nonostante ciò l’Italia mantiene la quinta posizione nella UE con quota 11%. Le

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avicole si confermano le carni più consumate: con il 35% dei volumi di carne consumata in casa e il supermercato resta il canale più rilevante (37%)”.

reso evidente quanto sia strategica la tutela della nostra autosufficienza produttiva, grazie alla quale la nostra filiera garantisce ai consumatori italiani proteine nobili a un prezzo accessibile. Una consapevolezza che va rafforzata anche nelle istituzioni Ue, che troppo spesso cedono il terreno a una ideologia ambientalista, con il rischio di dare spazio a importazioni da Paesi terzi che non offrono le stesse garanzie in termini di sicurezza alimentare e di qualità dell’Italia. Chiediamo di intensificare le azioni di tutela delle produzioni Ue, evitando che, come troppo spesso accade, i prodotti agroalimentari siano oggetto di scambio politico rispetto a relazioni commerciali globali, in favore di altri settori”.

Il consumo annuo pro capite di carni avicole si attesta su 20,5 kg e la produzione avicola, con un tasso di autoapprovvigionamento del 100%, (nonostante un -7,8 % rispetto al 2021), rimane l’unica filiera autosufficiente tra le proteiche animali. Guardando ai primi mesi del 2023 inoltre, se l’inflazione alleggerisce i carrelli, a risentirne sono le altre carni, mentre  le avicole crescono del 12%. Per quel che riguarda le uova, l’incremento dei prezzi medi (+10% nel 2022 e +18,5% nel primo trimestre 2023) non ha fermato le vendite (+1,8% nel 2022 e +3,1% a inizio 2023). Con oltre 11,8 miliardi le uova prodotte nel 2022, pari a circa 744 mila tonnellate, l’Italia si conferma il 4° produttore europeo. È pari a 216 uova circa il consumo pro-capite medio di uova tal quali, che diventano 227 se si considerano gli ovoprodotti, pari a oltre 14,3 Kg/anno.

Annachiara Saguatti di Aretè ha affrontato poi il tema delle materie prime utilizzate per la produzione dei mangimi del settore avicolo, concentrandosi su mais, frumento, semi e farina di soia. “Nel 2022 sono stati raggiunti sul mercato europeo picchi di prezzo che rappresentano dei record storici – ha spiegato Saguatti – ma nei primi mesi del 2023 si è segnata un’inversione di tendenza, favorita dal contesto geopolitico e dal rallentamento dell’inflazione”.

A commento degli studi presentati Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, ha dichiarato: “La contrazione produttiva dell’11,8% nel 2022 emersa dagli ultimi dati Ismea, connessa a una riduzione del tasso di approvvigionamento dal 107,8% al 100% e a un -24% dell’export, ci pone di fronte a uno scenario che non va trascurato. La pandemia e la situazione geopolitica hanno

Gianluca Bagnara, presidente di Assoavi, ha sottolineato come le uova in questo momento stiano vivendo un momento di respiro, dopo aver sofferto un anno fa per l’aumento delle materie prime. “Questa è una filiera che supererà le turbolenze – dice Bagnara – ma non sarà facile: bisogna attrezzare il nostro Paese a gestire gli stoccaggi di materie prime, portando avanti a livello comunitario il principio di reciprocità con i mercati fuori dall’Europa”.

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Sessaggio in ovo: il futuro del mercato italiano delle uova

Nell’Unione Europea vengono soppressi ogni anno quasi 330 milioni di pulcini di un giorno, fino a 30 milioni in Italia. Dal 2027 è previsto in Italia il divieto di abbattimento dei pulcini, rendendo i metodi di determinazione del sesso in ovo ancora più importanti. Massimo Graziani, Paolo Ceoletta e Jörg Hurlin ci raccontano le nuove frontiere di questa tecnica utilizzata da Hy-Line.

Hy-Line, leader mondiale nella genetica delle ovaiole, per determinare il sesso dei pulcini utilizza la tecnologia CHEGGY, sviluppata da Agri Advanced Technologies (AAT), un’azienda consociata al gruppo tedesco EW.

In questa intervista Massimo Graziani, amministratore delegato di Hy-Line Italia, Paolo Ceoletta, direttore commerciale di Hy-Line Italia, e Jörg Hurlin, amministratore delegato di AAT, parlano del processo e del futuro del sessaggio in ovo nel mercato italiano.

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Perché il sessaggio in-ovo è importante per il mercato italiano?

Paolo Ceoletta – “Ogni anno in Italia vengono soppressi circa 30 milioni di pulcini maschi. Questa pratica è sempre meno accettata dalla società a causa delle preoccupazioni per il benessere degli animali. Ecco perché considero la determinazione del sesso nell’uovo un passo importante verso un ulteriore progresso del benessere animale in Italia. Prima il settore coglierà questa opportunità meglio sarà, in quanto dal 2027 l’abbattimento dei pulcini maschi sarà comunque vietato. Per questo, nel tempo che ci separa da questa scadenza, il mercato italiano potrà e dovrà riadattare i suoi processi anche in funzione di questo aspetto.”

Quando avete iniziato ad eseguire il sessaggio in ovo nel vostro incubatoio?

Massimo Graziani – “In Hy-Line Italia abbiamo saputo cogliere prontamente la richiesta da parte del mercato italiano. All’inizio del 2021, abbiamo installato un prototipo di CHEGGY, per poi passare dopo alcuni mesi alla versione più grande della macchina, in modo tale da poter soddisfare la crescente domanda.”

Come funziona la tecnologia CHEGGY?

Jörg Hurlin – “La nostra tecnologia è completamente automatizzata e si basa sulla misurazione iperspettrale. La macchina determina il sesso degli embrioni delle ovaiole a piumaggio marrone in base al colore del piumino. Il processo avviene in modo non invasivo. Spiegato brevemente, le uova vengono illuminate dal basso con

una luce alogena, e viene ripresa dall’alto un’immagine dello spettro una volta che questo ha attraversato l’uovo. L’analisi dello spettro permette di determinare il sesso. Come per tutti i metodi attualmente disponibili, la determinazione con CHEGGY avviene nel secondo terzo del periodo d’incubazione. Gli embrioni classificati come femmine vengono riposizionati nelle incubatrici, mentre le uova non fecondate e quelle contenenti embrioni maschili vengono selezionate dalla macchina.”

Cosa succede agli embrioni selezionati?

Massimo Graziani – “Per gli embrioni selezionati utilizziamo il metodo di stordimento STUNNY, conforme al benessere animale, messo a punto da AAT. Questo può essere collegato direttamente all’unità CHEGGY. Il fatto che sia gli embrioni maschili, sia le uova non fecondate, possano essere riutilizzati come fonte proteica di alta qualità, ad esempio come polvere di uova essiccate per l’alimentazione animale, significa che possiamo risparmiare risorse.”

La procedura ha un effetto negativo sulla schiudibilità delle uova da cova?

Massimo Graziani – “Per fortuna no! Non registriamo quasi nessuna perdita grazie alla procedura non invasiva. Gli embrioni non vengono feriti o contaminati. Il processo si è dimostrato affidabile e sicuro.”

Quali sono gli ulteriori vantaggi del processo CHEGGY?

Massimo Graziani – “Utilizziamo la tecnologia CHEGGY

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da oltre due anni e ne siamo molto soddisfatti. Particolarmente importanti per noi come grande incubatoio sono l’elevata produttività della macchina e l’affidabilità, che raggiunge e può superare il 96% e che ci consente di soddisfare la domanda. Inoltre, poiché noi di Hy-Line Italia attribuiamo grande importanza alla sostenibilità dei processi di produzione, siamo lieti di poter in questo modo conciliare la produzione e la sostenibilità ambientale. Il processo CHEGGY non richiede alcuna sostanza chimica e, sessando l’uovo, risparmiamo risorse per l’incubazione. L’integrazione di STUNNY rappresenta un ulteriore importante passo per la tutela del benessere animale.”

Qual è la capacità dell’unità CHEGGY?

Jörg Hurlin – “La macchina ha la capacità di processare 20.000 uova all’ora ed è possibile sessare fino a 15 milioni di galline ovaiole in un anno con un solo sistema CHEGGY. La velocità è un fattore importante quando si tratta dell’economia del processo. Il metodo deve essere in grado di far fronte agli elevati volumi degli incubatoi.”

Qual è il quadro normativo relativo alla soppressione dei pulcini di un giorno in Italia?

Jörg Hurlin – “In Italia, come in altri Paesi europei, sono in corso dibattiti e discussioni su questa pratica e sul suo impatto sul benessere animale. Attualmente non esiste ancora una legge che vieti l’abbattimento dei pulcini, ma è stata approvata dalla Camera dei Deputati italiana nel luglio 2022 e dovrebbe entrare in vigore nel 2027. Tuttavia, esiste

già una richiesta di mercato, come possiamo vedere dal crescente numero di ordini. Quindi, fino al 2027, le capacità di sessaggio in ovo dovrà essere estesa per soddisfare la domanda.”

Ci sarà una soluzione europea?

Jörg Hurlin – “L’abbattimento dei pulcini è già vietato in alcuni Paesi europei. Dall’inizio del 2022 è vietato in Germania. In Francia il divieto è in vigore dall’inizio di quest’anno. Sfortunatamente, non esiste ancora una soluzione europea, ma nazioni come Austria, Belgio, Cipro, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Germania, Francia e Portogallo sostengono una soluzione a livello di UE. Una

soluzione comune garantirebbe un pari livello di concorrenza.”

Per quanto riguarda la modifica della legge sull’abbattimento dei pulcini, che dovrebbe entrare in vigore nel 2027, il mercato italiano deve adeguarsi ad alternative come il sessaggio in ovo Anche se attualmente non è in vista alcuna soluzione europea, Hy-Line Italia sta già compiendo un passo importante per la tutela del benessere animale nella filiera delle galline ovaiole. Hy-Line Italia utilizza la tecnologia CHEGGY sviluppata dalla società tedesca Agri Advanced Technologies. Questa tecnologia è attualmente l’alternativa più economica alla pratica dell’abbattimento.

18 INTERVISTA - intervista -
Da sinistra: Jörg Hurlin, Paolo Ceoletta e Massimo Graziani

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Gestione del peso corporeo dei riproduttori per garantire prestazioni sostenibili

Si prevede che la domanda di uova e carne avicola subirà una crescita sostenuta e continua nei prossimi anni. Gli allevatori di pulcini sono alla continua ricerca di nuove soluzioni che li aiutino a raggiungere i propri obiettivi zootecnici ed economici. La gestione delle strategie di alimentazione è un punto chiave per gestire correttamente la crescita e la riproduzione.

Negli ultimi 50 anni il peso corporeo dei broiler è aumentato di oltre il 450%, ma l’obiettivo di peso corporeo considerato ottimale per l’efficienza riproduttiva è rimasto invariato. Pertanto, il divario tra il potenziale di crescita dei polli da carne e il peso corporeo target dei riproduttori sta aumentando. La nutrizione e, più precisamente, il metabolismo energetico influenzano

20 FOCUS - focus -

la riproduzione. Ecco perché una delle più grandi sfide pratiche contemporanee che gli allevatori di riproduttori devono affrontare è l’elevata uniformità del gruppo per garantire prestazioni sostenibili, tenendo in considerazione il peso corporeo delle femmine.

Sovrappeso e problemi riproduttivi delle galline

L’efficacia della selezione ha portato ad avere animali a rapida crescita riducendo al minimo il dispendio energetico. Ciò suggerisce una gestione metabolica diversa rispetto ad altre genetiche, come quelle da uova. Sebbene la produzione di un uovo sia un processo che richiede molta energia, un eccesso di energia porta a un aumento del peso corporeo femminile e la letteratura ne ha dimostrato le conseguenze negative sulle performance di produzione di uova.

Per le pollastre questo può portare a uno sviluppo accelerato (maturità sessuale precoce) e a un’iperattività ovarica. Può anche diminuire la produzione di oociti funzionali causando un’alterazione della gerarchia follicolare. Un’altra conseguenza può essere uno sviluppo anomalo dei follicoli che può a sua volta portare alla coesistenza di più gerarchie follicolari che ostacolano la corretta ovulazione. La maggiore frequenza di ovulazioni multiple o di ovulazioni ravvicinate comporta, in particolare, una maggiore incidenza di oociti anomali (deformati, molli). Le ovulazioni multiple causano la comparsa di “uova doppie” (doppio giallo) mentre le ovulazioni ravvicinate, solitamente, portano alla comparsa di un primo uovo “normale” e a un secondo, più piccolo, deformato e con difetti di calcificazione.

Una spiegazione arriva da uno studio che ha indagato l’effetto della sovralimentazione sulla produzione di lipoproteine (principali composti del tuorlo) nel fegato. Questo studio ha mostrato un aumento del diametro delle vescicole lipidiche simili a VLDL (lipoproteine a molto bassa densità) che normalmente hanno la particolarità di avere una dimensione identica di circa 30 nm. L’alterazione delle loro proprietà fisico-chimiche modifica il loro trasporto di sangue ai follicoli in fase di sviluppo, portando a un arresto dei depositi di tuorlo nei follicoli in crescita.

Di conseguenza, è molto importante porre l’attenzione sull’alimentazione dei riproduttori sia maschi che femmine per garantire un miglior tasso di fertilità e ottenere il

maggior numero di pulcini di un giorno per raggiungere la massima redditività economica.

Fisiologia della gallina

La formazione delle uova richiede un elevato livello di energia e nutrienti. Uno studio ha stimato che il livello energetico necessario per produrre un uovo è pari a 102 kcal. Esso rappresenta un terzo dell’apporto totale di energia giornaliera ingerita dalla gallina. Questi importanti fabbisogni energetici comportano un elevato metabolismo energetico e fisiologico. La formazione dell’uovo non è solo associata a due diverse strutture anatomiche che utilizzano un’enorme quantità di nutrienti: l’ovaio per il tuorlo e l’ovidotto per l’albume e il guscio dell’uovo. Il fegato è anch’esso un organo chiave implicato nel metabolismo della gallina che deve essere mantenuto sano. Il fegato fornisce quasi tutti i nutrienti di base per lo sviluppo del tuorlo e dell’albume e supporta lo sviluppo del guscio d’uovo. Un fegato sano permette una buona produzione di uova con un’ottima qualità del guscio. Quando il fegato è in sofferenza, la produzione e la qualità delle uova ne risentono direttamente.

La fonte di energia influenza la funzione epatica. L’energia può provenire da lipidi, proteine, carboidrati e zuccheri. Il fegato utilizzerà direttamente o indirettamente questi nutrienti per costruire le lipoproteine (principali composti del tuorlo) che saranno trasferite dall’ovaio attraverso il torrente circolatorio. Da un punto di vista metabolico, la produzione di lipoproteine a partire dai lipidi è molto facile per il fegato. D’altra parte, la produzione di lipoproteine da un eccesso di carboidrati, zuccheri e

- giugno 2023 - 21 FOCUS
78 80 73,4 % 76,1 Control PERFEGG 76 74 72 70 Female fertility rate
Figura 1 – Tasso di fertilità delle galline

proteine è stressante e metabolicamente dispendiosa per il fegato. A differenza di altre specie, come ruminanti e suini, gli avicoli hanno una scarsa capacità di biosintesi de novo dei trigliceridi dagli adipociti. Questo spiega perché le galline mantengono un’elevata concentrazione di glucosio nel sangue per far fronte all’enorme sfida della lipogenesi per la formazione delle uova. Quindi, le galline sono altamente soggette al diabete di tipo 2. Pertanto, le diete ricche di grassi aiutano a mantenere il fegato sano ma sono molto costose a causa dell’elevato costo della formula. Tuttavia, la dieta contiene principalmente cereali ricchi di carboidrati come cellulosa e amido. Ecco perché una gallina ha bisogno di sintetizzare gli acidi grassi de novo nel fegato per soddisfare i fabbisogni lipidici per la produzione di un uovo.

Inoltre, c’è un’asincronia tra l’assunzione di mangime e il momento in cui l’uovo viene prodotto (continuamente durante la giornata), il che significa che il fegato viene sollecitato durante tutto il giorno. In caso di eccesso di consumo di energia, le galline possono immagazzinarla nel fegato, attraverso un fenomeno chiamato steatosi epatica che porta alla sindrome del fegato grasso Un fegato grasso riduce la produzione di uova, aumenta la mortalità, diminuisce la qualità del guscio dell’uovo e altera il metabolismo dei carboidrati e dei grassi influenzando i parametri riproduttivi. La regolazione del metabolismo delle lipoproteine e più in generale la produzione di uova dipendono dalla secrezione di due ormoni principali: l’insulina e gli estrogeni.

Diabete di tipo 2

Quando l’insulina non è prodotta a sufficienza o quando il corpo non può utilizzarla efficacemente, si verifica il diabete di tipo 2 e corrisponde a un aumento prolun-

gato della glicemia (iperglicemia). Questa patologia deriva da alterazioni del metabolismo dei carboidrati che compaiono progressivamente. Il diabete è favorito da una diminuzione della sensibilità delle cellule all’insulina (insulino-resistenza) soprattutto quando gli animali sono in sovrappeso. La produzione di insulina diventa insufficiente e porta a un accumulo di glucosio nel sangue che non può più essere utilizzato dalle cellule del fegato, dei muscoli e del tessuto adiposo, portando a disturbi a livello fisiologico in quanto il glucosio è il principale “olio” delle cellule.

L’accumulo di grasso epatico è una complicanza del diabete: si osserva un aumento del trasporto del grasso al fegato associato a una diminuzione della mobilizzazione del grasso dal fegato. Questo spiega la sindrome del fegato grasso, che si verifica alla fine del periodo di produzione.

La fase di deposizione tardiva

La fase di deposizione tardiva è un periodo critico in cui si osserva un naturale declino dell’efficienza riproduttiva dei riproduttori. Questi eventi sono spesso correlati a un affaticamento della gallina che porta a un disturbo del metabolismo glucidico e lipidico e a una difficile gestione del peso corporeo della femmina. In questa fase la gravità del diabete aumenta e si traduce fisiologicamente in un calo delle performance (riduzione della produzione di uova, comparsa della sindrome del fegato grasso, aumento del peso vivo delle galline e riduzione del tasso di fertilità).

Per supportare questa specifica fase, ADM ha sviluppato una soluzione basata su un estratto vegetale innovativo

22 FOCUS - focus -
70 66,1 % 68,3 65 60 55 50 Hatching rate Control PERFEGG
Figura 2 – Tasso di schiusa

denominato PERFEGG. Aiuta gli allevatori a massimizzare la loro redditività rispondendo a 5 obiettivi:

• limita l’aumento di peso corporeo

• aumenta il numero di uova prodotte

• migliora la fertilità delle galline

• migliora il tasso di schiusa

• aumenta il numero di pulcini di un giorno.

Un recente test eseguito sui riproduttori in una struttura di ricerca e sviluppo francese ha evidenziato i vantaggi di

PERFEGG sul significativo aumento della fertilità femminile (+2,7 punti), un miglioramento del tasso di schiusa di +2,2 punti. Ciò ha comportato la produzione di +1 pulcino di un giorno per gallina dopo 10 settimane di integrazione.

Riducendo l’incidenza del diabete di tipo II, PERFEGG migliora il metabolismo dei grassi nel fegato e la formazione del tuorlo d’uovo. Più lipoproteine vengono sintetizzate nel fegato ed esportate nel tratto ovarico, migliore sarà l’omogeneità dell’ovaio. Di conseguenza, la produzione di uova aumenta, vengono prodotti più pulcini. Con una migliore gestione dell’aumento di peso corporeo associato a un migliore metabolismo dei grassi, la fertilità della gallina aumenta. In questo studio, PERFEGG ha limitato significativamente l’aumento di peso corporeo della femmina.

Con un potenziale ritorno sull’investimento superiore a 3, PERFEGG è una soluzione vantaggiosa per migliorare le prestazioni economiche degli allevatori di pulcini.

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- giugno 2023 - 23 FOCUS
98 130 127 Aumento di peso corporeo (g) 46 Control PERFEGG 65 33 0 Final - Initial
Figura 3 – Aumento di peso corporeo
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Parte 1 – Produzione e commercio mondiali di uova

In questo articolo e in quello che sarà pubblicato il prossimo mese l’autore analizza lo sviluppo della filiera avicola negli ultimi cinquant’anni e documenta la notevole crescita della produzione globale di uova e carne bianca e del commercio di questi prodotti.

Una notevole dinamica temporale e territoriale

Tra il 1970 e il 2020 la produzione globale di uova è aumentata da 19,5 a 87,1 milioni di tonnellate, pari al 347%. La Tabella 1 mostra che a partire dal 1990 i volumi di produzione sono cresciuti in modo significativamente più rapido rispetto ai due decenni precedenti. Solo tra il 2010 e il 2020 il volume è aumentato di quasi 23 milioni di tonnellate. Uno sguardo più attento allo sviluppo a livello continentale rivela il ruolo straordinario che l’Asia ha svolto in questa

24 - marketing -
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50 anni di retrospettiva sulle dinamiche dell’industria avicola mondiale

Tabella 1 – Sviluppo della produzione mondiale di uova a livello di continente tra il 1970 e il 2020; dati in migliaia di tonnellate (fonte: database FAO).

espansione (Tabella 1, Figura 1). Alla crescita assoluta di 67,6 milioni di tonnellate nei decenni in esame l’Asia ha contribuito con il 73,3%, seguita dal Centro e Sud America con il 13,0%. Tutti gli altri continenti sono rimasti indietro. In Africa la crescita relativa del 4,5% è stata addirittura superiore a quella di Europa e Nord America. Mentre fino al 1988 il volume di produzione di uova in Europa è stato più alto che in Asia, da quell’anno è straordinariamente aumentato in diversi Paesi asiatici, come sarà documentato poco oltre.

Figura 2 – Variazione dei contributi di ciascun continente alla produzione mondiale di uova tra il 1970 e il 2020; dati in percentuale (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).

Notevoli cambiamenti a livello nazionale

Nel corso degli ultimi cinquant’anni la composizione e la classifica dei principali produttori di uova sono cambiate notevolmente (Figura 3). Fino al 1985 gli Stati Uniti erano al primo posto prima di essere sostituiti dalla Cina, che negli anni successivi è rimasta la leader incontrastata.

tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).

La Figura 2 riflette il drastico cambiamento nel modello territoriale della produzione mondiale di uova. Nel 1970 i Paesi europei e nordamericani hanno contribuito con il 65,1% al volume di produzione globale, fino a quando nel 2020 la loro quota è scesa al 21,8%. Al contrario, Asia e Centro e Sud America avevano contribuito solo con il 30,7% nel 1970, ma hanno raggiunto il 74,1% nel 2020. Il tasso di crescita relativa molto più elevato in America centrale e meridionale rispetto a quello europeo fa presagire che l’Europa possa perdere il suo secondo posto nel corso dell’attuale decennio.

Figura 3 – Cambiamenti nella composizione e nella classifica dei dieci principali Paesi produttori di uova tra il 1970 e il 2020 (design dell’autore, sulla base di dati FAO).

Uno sguardo più attento alle dinamiche rivela alcuni cambiamenti interessanti. Tra il 1990 e il 2020 l’India è salita dal sesto al secondo posto e ha superato gli Stati Uniti. L’Indonesia, che non apparteneva ai dieci principali Paesi

25 - giugno 2023MARKETING
Continente 1970 1980 1990 2000 2010 2020 Incremento assoluto % Africa Asia Europa N America CS America Oceania 585,7 4 630,4 8 290,3 4 388,1 1 342,7 241,1 928,9 7 005,8 10 982,0 4 463,1 2 569,3 255,8 1 534,5 13 650,3 11 663,3 4 351,6 3 628,9 243,3 1 962,1 29 045,5 9 434,0 5 389,4 5 102,3 199,3 2 746,1 37 637,1 10 470,5 5 888,5 7 229,6 245,5 3 607,7 54 190,1 11 283,5 7 263,1 10 397,1 332,1 3 022,0 49 559,7 2 993, 2 2 874,9 9 054,4 91,1 516,0 1 070,3 36,1 65,5 674,3 37,8 Mondo 19 478 , 2 26 204 , 9 35 071, 9 51 132 ,6 64 217, 2 87 074 , 5 67 596 , 3 347,0
Africa Asia Europa N America CS America Oceania Mondo 0 23 45 68 90 1970 1980 1990 2000 2010 2020
Figura 1 – Sviluppo della produzione mondiale di uova a livello di continente
Posizione19701980199020002010 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 D U.K. PL 2020 Cina India USA Indonesia Brazil Messico Giappone USSR/Russia Turchia Francia
1970 1980 1990 2000 2010 2020 0 25 50 75 100 11,9 11,3 10,0 10,3 9,8 6,9 8,8 9,2 10,5 12,4 17,0 22,5 13,0 16,3 18,5 33,2 41,9 42,6 62,2 58,6 56,8 38,9 26,7 23,8 Africa Asia Europa N America CS America Oceania

fino al 2000, è salita al quarto posto e ha aumentato la sua produzione di uova di 4,5 milioni di tonnellate dal 2000. Mentre nel 1970 sei Paesi europei (Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Spagna e Polonia) appartenevano al gruppo di vertice, nel 2020 è rimasta solo la Francia al decimo posto. Uno sviluppo dinamico notevole lo hanno mostrato anche Brasile, Messico e, dal 2010,

la Turchia. Al contrario, il Giappone è sceso dal terzo al settimo posto e l’ex URSS, numero due fino al 1990, ha mostrato una profonda caduta dopo il crollo politico ed economico. Nel 2020 la Federazione Russa si è classificata solo in ottava posizione. Uno sguardo dettagliato alle dinamiche a livello nazionale mostrerà l’elevata concentrazione regionale nella produzione di uova

Figura 4 – Contributo dei dieci Paesi leader nella produzione mondiale di uova tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).

e il progresso o la caduta di Paesi specifici. La Figura 4 mostra il cambiamento delle quote dei dieci Paesi leader nella produzione mondiale di uova tra il 1970 e il 2020. Il valore più basso è stato raggiunto nel 1980 con il 65,2%, il più alto nel 2020 con il 71,2%. Tuttavia le cifre non forniscono un quadro chiaro della concentrazione regionale estremamente elevata. Nel 1970 i quattro Paesi leader hanno contribuito per il 49,1% al volume di produzione globale; nel 2000, dopo la drammatica crescita del volume di produzione della Cina, hanno condiviso il 55,1% e anche nel 2020 hanno contribuito con il 55,5%, in seguito alla rapida crescita della produzione di uova in Indonesia. Un primo bilancio intermedio può essere riassunto come segue. La produzione mondiale di uova è più che quadruplicata tra il 1970 e il 2020, raggiungendo un volume di 87,1 milioni di tonnellate. Parallelamente a questo notevole aumento si è verificato un drastico cambiamento nei centri di produzione. L’Europa e il Nord America hanno perso le loro posizioni di leader in Asia e Centro e Sud America, che nel 2020 hanno contribuito per quasi tre quarti al volume di produzione globale. Durante questo sviluppo dinamico la composizione e la classifica dei Paesi leader è cambiata notevolmente. Mentre nel 1970 gli Stati Uniti e l’URSS erano i principali Paesi produttori di uova, Cina e India hanno occupato le prime due posizioni nel 2020. Nel 1970 sei Paesi europei appartenevano al gruppo dei primi dieci, senza contare l’URSS; nel 2020 invece solo un Paese europeo, la Francia, è rimasto al decimo posto. Questo confronto descrive graficamente i radicali cambiamenti nel modello territoriale della produzione globale di uova.

26 - marketingMARKETING
29,4% 2,0% 2,4% 3,1% 3,4% 4,6% 6,0% 7,7% 9,1% 11,5% 20,8% USA USSR Giappone Cina Germania Regno Un. Francia Italia Spagna Polonia Altri 34,9% 2,5% 2,6% 3,0% 3,1% 3,3% 4,3% 7,6% 8,5% 14,5% 15,7% USA USSR Cina Giappone Germania Francia Regno Un. Brasile Spagna Messico Altri Totale: 19,5 mil. t 1970 Totale: 26,2 mil. t 1980 33,5% 1,9% 2,5% 2,8% 2,9% 3,3% 3,5% 6,9% 11,5% 13,1% 18,1% Cina USSR USA Giappone Brasile India Messico Germania Francia Spagna Altri 29,4% 1,7% 1,8% 1,8% 3,0% 3,5% 3,7% 4,0% 5,0% 9,8% 36,3% Cina USA Giappone India Russia Messico Brasile Francia Germania Turchia Altri Totale: 35,1 mil. t 1990 Totale: 51,5 mil. t 2000 30,9% 1,2% 1,5% 1,7% 3,1% 3,5%3,7% 3,9% 5,3% 8,5% 36,7% Cina USA India Giappone Messico Russia Brasile Indonesia Francia Turchia Altri 28,9% 1,1% 1,4% 2,9% 3,0% 3,5% 3,7% 5,9% 7,6% 7,7% 34,3% Cina India USA Indonesia Brasile Messico Giappone Russia Turchia Francia Altri Totale: 64,2 mill. t 2010 Totale: 87,1 mill. t 2020

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Un volume del commercio di uova relativamente piccolo

In confronto alla carne avicola, il volume delle uova commercializzate è relativamente piccolo. Nei decenni presi in esame solo una quota tra l’1,8% (2000) e il 2,8% (1980 e 2010) della produzione è stata esportata. Il basso volume degli scambi è dovuto al fatto che le uova non possono essere congelate e hanno una durata di conservazione relativamente breve, ragion per cui la maggior parte delle uova è prodotta per il consumo interno. Tuttavia, le importazioni sono di notevole importanza economica per diversi Paesi. La seguente analisi documenterà i modelli commerciali a livello continentale e nazionale.

La Tabella 2 fornisce una panoramica dell’andamento delle esportazioni e delle importazioni di uova e della bilancia commerciale a livello continentale. È ovvio che l’Europa ha dominato il commercio delle uova negli ultimi cinquant’anni. Solo nel 2000 l’Asia ha raggiunto volumi più elevati nelle esportazioni; in tutti gli altri continenti il commercio delle uova è stato di importanza minore. L’Europa ha registrato un’eccedenza commerciale per tutto il periodo considerato, l’America del Nord dal 1980. L’Africa e l’America centrale e meridionale hanno avuto una bilancia commerciale negativa in tutti i decenni, come l’Asia con l’eccezione del 2010.

Notevoli fluttuazioni delle esportazioni di uova a livello nazionale

La Figura 5 mostra le notevoli fluttuazioni nella composizione e nel-

5 – Cambiamenti nella composizione e nella classifica dei dieci Paesi leader nelle esportazioni di uova tra il 1970 e il 2020 (design dell’autore, sulla base di dati FAO).

la classifica dei primi dieci Paesi esportatori. I Paesi Bassi, dopo diversi anni di concorrenza con il Belgio, sono il primo esportatore di uova dal 1975. Il Belgio, numero uno fino al 1974, è sceso alla nona posizione nel 2020, la Cina è calata dalla terza alla decima posizione.

Diversi Paesi sono stati ai primi posti solo per un breve periodo, come Danimarca, Romania, Ungheria, Regno Unito, Francia, URSS, Iran, Bielorussia o Siria; altri Paesi sono riusciti a raggiungere una posizione stabile tra i maggiori Paesi esportatori, come gli Stati Uniti, la Germania,

la Spagna e la Malesia. Nel 1970, la Polonia ha svolto un importante ruolo di esportatore di uova come membro del COMECON (Consiglio per la mutua assistenza economica), ma non ha potuto mantenere la sua posizione dopo il crollo del sistema. È solo nel 2010 che, dopo il notevole sviluppo dell’industria avicola come Stato membro dell’UE, la Polonia è diventata di nuovo uno dei principali esportatori di uova. Un’evoluzione analoga si è verificata in Turchia, che nel 2011 è diventato il secondo esportatore di uova per importanza, dopo anni di straordinaria vivacità del settore avicolo.

28 - marketingMARKETING
Continente 1970 1980 1990 2000 2010 2020 AFRICA Export Import Bilancia 3,6 2,7 +0,9 3,2 53,2 -50,0 2,1 11,9 -9,8 6,2 25,7 -19,5 11,4 51,4 -40,0 17,6 35,9 -18,3 ASIA Export Import Bilancia 57,1 83,7 -26,6 72,1 175,3 -103,2 92,7 170,2 -77,5 204,1 235,8 -31,7 536,8 499,3 +37,5 627,2 787,0 -114,8 EUROPA Export Import Bilancia 321,9 283,8 +38,1 594,7 471,1 +123,6 689,3 591,1 +98,2 640,7 557,5 +83,2 1,158.7 1,060.0 +98.7 1.264,4 1.228,0 +36,4 N AMERICA Export Import Bilancia 14,5 18,5 -4,0 60,6 12,1 +48,5 38,4 21,5 +16,9 66,7 26,9 +39,8 88,7 28,3 +60,4 159,5 30,7 +128,8 CS AMERICA Export Import Bilancia 3,7 6,8 -3,1 11,7 17,7 -6,0 7,1 15,1 -8,0 26,4 39,1 -12,7 26,1 34,2 -8,1 17,6 73,8 -56,2 OCEANIA Export Import Bilancia 2,7 0,5 +2,2 1,4 0,6 +0,8 0,3 0,3 0,0 0,9 0,5 +0,4 4,8 2,4 +2,4 1,7 2,7 -1,0 Posizione197019801990200020102020 1 Olanda 2 Turchia 3 Polonia 4 USA 5 Uzbekistan 6 Spagna 7 Germania 8 Malesia 9 Belgio 10 Cina F SF BG PL DK RO LB E U.K. H CSSR USSR IR BY SYR
Tabella 2 – Sviluppo del commercio mondiale di uova a livello di continente tra il 1970 e il 2020; dati in migliaia di tonnellate (fonte: database FAO). Figura

Addirittura superiore a quella della produzione è stata la concentrazione regionale delle esportazioni di uova che, come mostra la Figura 6, è aumentata tra il 1970 e il 1990 per poi diminuire nei decenni successivi. Nel 1990, i dieci Paesi in testa alla classifica hanno contribuito per l’89,2% al volume globale delle esportazioni; nel 2010 è stato raggiunto il valore più basso (74,5%) prima di salire nuovamente al 78,5% nel 2020. Nel 1990 i Paesi Bassi hanno contribuito per il 50,9% alle esportazioni mondiali di uova; fino al 2020 la quota del Paese è scesa a solo il 19,9% nonostante un aumento del volume delle esportazioni. La crescente produzione in Turchia, Polonia, Stati Uniti, Uzbekistan e Malesia sfida il ruolo dominante dei Paesi Bassi.

Notevoli fluttuazioni anche nelle importazioni di uova a livello nazionale

Anche la composizione e la classificazione dei dieci principali Paesi leader nelle importazioni di uova hanno subito notevoli fluttuazioni (Figura 7 ), ad eccezione

della Germania. Vale la pena notare i cambiamenti nella classifica di diversi Stati membri dell’UE nei decenni in esame, come Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Italia. Nel 1970, la Francia si è classificata al terzo posto, poi è scesa al decimo nel 1980, è risalita al quinto posto nel 1990 e al quarto nel 2000, prima di scendere nuovamente al nono nel 2020. Una dinamica simile è quella mostrata dal Regno Unito. Belgio e Singapore hanno iniziato a importare uova nel 1990, nel 2020 si sono classificati rispettivamente al quarto e al quinto posto.

Di particolare interesse sono i Paesi Bassi: mentre occupavano l’ottavo posto nel 1970, sono diventati il secondo più grande Paese importatore di uova nel 2020. Ciò è dovuto al fatto che gli investitori olandesi hanno acquistato e costruito grandi allevamenti di ovaiole nella Germania orientale dopo la riunificazione del Paese. Le uova prodotte in tali aziende sono state trasferite nei Paesi Bassi per essere esportate o ulteriormente trasformate. Questi trasferimenti nella banca dati della FAO risultano come importazioni per i Paesi Bassi e come esportazioni per la Germania.

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Fino al 1980 l’URSS ha importato uova da altri Paesi del COMECON, ma le importazioni si sono fermate dopo il crollo del sistema politico ed economico. Nel 2020 la Federazione Russa ha iniziato a importare nuovamente le uova per fornire alla popolazione proteine animali per compensare la drammatica diminuzione della produzione di carne suina, causata dai focolai della peste suina africana. A causa della guerra l’industria delle uova in Iraq

è stata duramente colpita in modo che le importazioni sono diventate necessarie per soddisfare la domanda interna: dal 2010 il Paese si è classificato al secondo posto tra i primi dieci importatori. Quando la produzione di uova ha cominciato a riprendersi, a partire dal 2020, le importazioni sono diminuite.

Nel 2020, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita hanno importato grandi quantità di uova per il consumo interno e per ulteriori esportazioni in

altri Paesi della penisola arabica. La concentrazione regionale nelle importazioni di uova ha raggiunto valori simili a quelli delle esportazioni, ma è diminuita tra il 2010 e il 2020, a causa della rapida crescita delle importazioni da parte della Russia e dei paesi dell’Asia occidentale. Tra il 1970 e il 1990 i primi tre Paesi leader si sono spartiti oltre il 50% delle importazioni globali con un picco del 55,1% nel 1980. Nei decenni successivi la concentrazione regionale è stata inferiore e nel 2020 i tre principali Paesi hanno importato solo il 38,3% delle uova, che sono state commercializzate a livello globale (Figura 8). Degna di nota è la quota mutevole della Germania nelle importazioni globali di uova: tra il 1970 e il 1990 il Paese ha importato tra il 32,0% e il 39,5% delle uova, che hanno raggiunto il mercato mondiale. Da allora la quota è oscillata tra il 28,7% del 2010 e solo il 17,7% del 2020: in pratica dal 2010 al 2020 il volume delle importazioni è diminuito di 100.000 tonnellate nonostante un aumento del consumo pro capite, grazie alla notevole crescita del numero di galline ovaiole, che in quel decennio sono aumentate di di oltre 10 milioni di capi.

Sintesi e prospettive

L’analisi fin qui condotta ha mostrato il notevole aumento della produzione globale di uova e i drastici spostamenti territoriali. Quali sono state le innovazioni decisive che hanno guidato la storia di questo successo? Una prima innovazione è stata l’uso della tecnologia di ibridazione nell’allevamento delle galline ovaiole, iniziata nel 1950 negli Stati Uniti ed esportata alla fine degli anni ‘50 in Europa. Da allora aziende di allevatori specializzati hanno iniziato a

30 - marketingMARKETING
15,4% 3,6% 4,2% 4,3% 4,8% 5,6% 5,6% 6,8% 8,2% 19,7% 21,8% Belgio/Luss. Olanda Cina Bulgaria Ungheria Polonia Danimarca Romania Finlandia Libano Altri 14,6% 3,0% 3,1% 3,6% 3,8% 3,9% 4,5% 7,1% 7,2% 7,3% 41,9% Olanda USA Belgio/Luss. Cina Spagna Francia Germania Regno Unito Finlandia Ungheria Altri Total: 743.600 t 1980 Totale: 403.600 t 1970 10,9% 1,4% 1,8% 2,3% 3,0% 3,4% 4,4% 4,4% 5,9% 11,6% 50,9% Olanda Germania Belgio/Luss. Francia USA Cina Malesia Finlandia CSSR USSR Altri 16,4% 3,9% 4,1% 4,6% 5,1% 5,9% 6,8% 6,8% 7,0% 8,1% 31,3% Olanda Belgio Germania Cina USA Malesia Spagna Francia Iran Bielorussia Altri Totale: 944.800 t 2000 Totale: 829.900 t 1990 25,4% 4,2% 4,3% 4,7% 4,9% 5,5% 6,3% 6,7% 7,2% 22,4% Olanda Polonia Turchia Spagna Germania Cina Malesia USA Belgio Siria Altri 21,4% 3,5% 4,5% 5,5% 5,7% 6,0% 6,0% 7,6% 9,5% 10,4% 19,9% Olanda Turchia Polonia USA Uzbekistan Spagna Germania Malesia Belgio Cina Altri Totale: 2.088.000 t 2020 Totale: 1.826.400 t 2010 8,4%
Figura 6 – Contributo dei dieci maggiori Paesi esportatori di uova alle esportazioni mondiali tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).

Figura 7 – Cambiamenti nella composizione e nella classifica dei dieci Paesi leader nelle importazioni di uova tra il 1970 e il 2020 (design dell’autore, sulla base di dati FAO).

commercializzare uova da cova e pulcini in tutto il mondo. Una seconda innovazione è rappresentata dalla costruzione di gabbie con alimentazione, approvvigionamento idrico, raccolta delle uova e movimentazione del letame tutti automatici: tale innovazione ha ridotto drasticamente l’input di lavoro necessario e ha permesso di gestire allevamenti molto più grandi. Il sistema di accasamento estremamente efficiente si è sviluppato parallelamente alla gallina ibrida. Una terza innovazione è rappresentata dallo sviluppo di vaccini contro la malattia di Newcastle (1954) e la malattia di Marek (1972), che hanno migliorato lo stato di salute delle galline ovaiole e ridotto il tasso di mortalità a meno del 5%. Un fattore di guida molto importante è stato anche lo sviluppo dei mangimi composti con additivi speciali, che hanno migliorato l’alimentazione delle galline, contribuendo a mantenerle in salute e ad aumentare notevolmente il tasso di produzione delle uova. La combinazione di questi fattori ha permesso di produrre grandi quantità di uova con un alto valore nutrizionale a un prezzo ragionevole per la popolazione mondiale in costante crescita. È notevole che forme simili di organizzazione della produzione di uova si siano sviluppate in tutto il mondo in aziende verticalmente integrate. Poiché nessuna barriera religiosa è stata di ostacolo al consumo di uova, la produzione e il consumo sono cresciute in tutto il mondo e hanno portato a un cambiamento territoriale dei centri di produzione. Mentre nel 1970 i Paesi europei e nordamericani hanno contribuito per quasi due terzi alla produzione globale, la loro quota è scesa al 21,8% nel 2020. Al contrario, Asia e Centro e Sud America hanno contribuito solo al 30,7% nel 1970, ma hanno raggiunto il 74,1% nel 2020 e Cina e India insieme hanno contribuito con il 42,0%. Dei sei Paesi europei che appartenevano alla top ten nel 1970 solo uno è rimasto nel 2020. Questo descrive graficamente il radicale cambiamento nel modello globale della produzione di uova. Anche se il volume del commercio di uova rappresentava solo una quota inferiore al 3% nella produzione globale, ha raggiunto una

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Figura 8 – Contributo dei dieci maggiori Paesi importatori di uova alle importazioni mondiali tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).

notevole importanza economica per i principali Paesi esportatori e importatori. In tale commercio, nel periodo analizzato in questo lavoro, l’Europa è stata il continente dominante, mentre l’Asia ha raggiunto una maggiore quota di esportazioni solo nel 1990 e di importazioni nel 2020. L'Europa rappresenta anche l’unico continente con una bilancia commerciale positiva negli ultimi cinquant’anni, mentre l'America del Nord ha registrato un avanzo commerciale dal 1980 in poi e l'Asia solo negli ultimi anni.

Alla fine del secolo, l’industria delle uova ha iniziato a confrontarsi con nuove sfide: una è quella che riguarda il benessere degli animali, che nell’UE ha già portato a un divieto di gabbie convenzionali a partire dal 2012 e all’introduzione di nuovi sistemi di accasamento, come le gabbie arricchite, i sistemi a terra e quelli all’aperto. Nei prossimi vent’anni si ridurrà drasticamente il numero di galline in gabbie convenzionali, come dimostrano gli sviluppi negli Stati Uniti, in Canada e in Nuova Zelanda.

Un secondo è la minaccia del virus dell’Influenza Aviaria, che ha causato epidemie disastrose dal 2015 e ovviamente è diventato endemico in molti paesi. Il successo dei vaccini contro le malattie di Newcastle e Marek potrebbe mostrare una via d’uscita da questa minaccia esistenziale.

Nonostante queste sfide, la produzione e il volume del commercio di uova aumenteranno ulteriormente a causa di una domanda crescente in diversi paesi di soglia e in via di sviluppo. Il modello territoriale rimarrà stabile. I Paesi europei e nordamericani perderanno quote di produzione, ma l’Europa sarà in grado di mantenere la sua posizione di leader. Sebbene diverse aziende e start-up abbiano avuto successo nella produzione e vendita di sostituti delle uova a base vegetale, non saranno in grado di raggiungere quote a due cifre prima del 2030.

Bibliografia e approfondimenti

FAO database: https://www.fao.org/ faostat/en

Windhorst, H.-W.: Die Industrialisierung der Agrarwirtschaft (The industrialization of agriculture). Ein Vergleich ablaufender Prozesse in den USA und der Bundesrepublik Deutschland. Frankfurt a. M. 1989.

Windhorst, H.-W.: Changing patterns of global egg trade: dynamics at continent and country level in detail. In: Zootecnica International 41 (2019), no. 11, p. 24-29.

Windhorst, H.-W.: The forgotten continent: patterns and dynamics of the African egg industry - Laying hen inventory and egg production. In: Zootecnica International 42 (2020), no. 9, p. 24-27.

32 - marketingMARKETING
18,8% 2,5% 2,9% 3,3% 3,5% 4,8% 6,1% 6,3% 8,5% 11,3% 32,0% Totale: 396.000 t 1970 Germania Hong Kong USSR Francia Svizzera Austria USA Olanda Regno Unito Italia Altri Germania Hong Kong Algeria USSR Italia Svizzera Regno Unito Iran Iraq Francia Altri 21,2% 2,4% 2,5% 3,0% 3,3% 3,4% 3,5% 5,6% 6,5% 9,1% 39,5% Totale: 730.000 t 1980 20,1% 2,9% 3,3% 3,9% 3,9% 4,4% 5,0% 5,4% 6,9% 9,7% 34,5% Totale: 810.100 t 1990 28,6% 2,7% 2,8% 3,3%3,7% 4,6% 6,3% 6,9% 7,1% 9,2% 24,8% Totale: 885.500 t 2000 Germania Hong Kong Belg./ Lux. Regno Unito Francia Italia Singapore Svizzera Olanda Spagna Altri Germania Hong Kong Italia Francia Olanda Singapore Regno Unito Belgio EAU Svizzera Altri Totale: 1.675.600 t 25,7% 2,0% 2,2% 2,4% 3,2% 3,6% 4,5% 5,7% 10,1% 2010 Totale: 2.158.200 t 32,8% 2,5% 2,7% 3,7% 4,1% 4,7% 5,0% 6,2% 8,5% 12,1% 11,9% 17,7% 29,7% Germania Olanda Hong Kong Belgio Singapore EAU Afghanistan Russia Francia Arabia Sau. Altri 2020 Germania Iraq Olanda Hong Kong Singapore Belgio Francia Italia Regno Unito Svizzera Altri

Windhorst, H.-W.: The Champions League of the egg producing countries. In: Zootecnica International 43 (2021), no. 1, p. 26-29.

Windhorst, H.-W.: The forgotten world: the egg industry in the least developed countries. In: Zootecnica International 43 (2021), no. 2, p. 22-25.

Windhorst, H.-W.: The dynamics of the U. S. egg industry between 2010 and 2020. In: Zootecnica International 43 (2021), no. 7/8, p. 22-25.

Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of the EU poultry industry: a status report. Part 1 - Laying hen husbandry, egg production and egg trade. In: Zootecnica International 43 (2021), no. 12, p. 22-26.

Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of global egg and poultry meat trade. Part 1 - Egg trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 2, p. 22-28.

Windhorst, H.-W.: A documentation and analysis of the AI epidemic in the USA in 2022. In: Zootecnica International 45 (2023), no. 3, p. 8-17.

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Programma luce per tacchine riproduttrici

La luce è il principale fattore che influenza il ciclo ormonale, la maturità sessuale e l’ovodeposizione. Un buon programma luce è la combinazione di tre parametri diversi, che controllano l’ambiente luminoso della tacchina: spettro, intensità e durata del periodo luce/buio.

È importante accertarsi che lo sviluppo riproduttivo della tacchina sia normale, sincronizzato e regolato in modo tale da coincidere con il momento del trasferimento in fase deposizione, verso le 29 settimane di

vita. Seguire il programma luce suggerito dalla casa di selezione primaria è importante per ottimizzare l’ovodeposizione. Questo programma deve considerare la lunghezza del giorni, l’intensità e la fonte luminosa.

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Ltd TECHNICAL COLUMN - technical column -
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Un programma luce è l’insieme di fattori importanti, che descrivono intensità, durata e tipo di luce usata per stimolare le tacchine alla deposizione. Per dare inizio alla riproduzione, le tacchine devono infatti essere fotostimolate, aumentando la durata del giorno. Tale stimolazione richiede che le femmine siano mantenute per un periodo di 11 settimane con una durata del giorno breve, di circa 8 ore, prima di fotostimolarle e aumentare la durata del giorno e l’intensità luminosa fino a 14 ore per iniziare la deposizione. Questo processo mima quanto avviene nel tacchino selvatico dopo la fine dell’inverno, fino alla primavera, quando il periodo di luce da breve si allunga e si ha l’inizio della deposizione.

Nel momento in cui si accasano i riproduttori è importante che ci sia abbastanza luce, affinché i tacchinotti siano capaci di accedere sia all’acqua che al mangime, iniziando così una buona alimentazione, con cicli di attività e riposo regolari. La posizione della fonte luminosa, cioè della cappa calda, è importante per dotare i tacchinotti di un ambiente ben illuminato.

Si suggerisce di usare un’intensità tra 80 e 100 lux nei primi 2 giorni, per essere certi che i tacchinotti trovino acqua e mangime. Dai 5 giorni di vita fino alla fine delle 11 settimane, l’intensità luminosa dovrebbe rimanere costante, a circa 50-60 lux, con una durata del giorno di 14 ore, al fine di promuovere un buono sviluppo della femmina (vedi Grafico 1). Dalle 12 alle 18 settimane, ridurre la durata della luce a 6-7 ore consente alle femmine di prepararsi per la fotostimolazione, che viene effettuata a 29 settimane di vita.

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Bisogna fare molta attenzione a uscite ed entrate dei ventilatori, che non devono far filtrare luce. Spesso la luce entra proprio da questi punti, che vanno quindi adeguatamente protetti (Foto 1 e 2). Errori nel programma luce della tacchina, con ingressi indesiderati di luce durante le previste ore di buio, possono dare luogo a una deposizione prematura.

35 - giugno 2023TECHNICAL COLUMN
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L’introduzione di una giornata più breve, di 6-7 ore, dalle 18 alle 29 settimane di vita assicura che la stimolazione dell’ovodeposizione avvenga proprio quando le tacchine vengono trasferite nei capannoni di deposizione, dove vige una durata del giorno maggiore.

Nel periodo di condizionamento, la durata del giorno cala a 6-7 ore e l’intensità luminosa dovrebbe essere tra 50 e 60 lux (Tabella 1).

Tabella 1 – Intensità luminosa e durata della luce per le tacchine.

Et à Durata del giorno (L = luce / D = Buio)

Giorno 1 23L 1D

Ridurre l’intensità della luce fino a 50-60 Lux per il giorno 5

Se la luce esterna entra nel capannone nel periodo di buio, dalle 18 settimane di vita, le femmine possono essere fotostimolate e avviate a deporre prematuramente. Ciò influenza sfavorevolmente il numero di uova prodotte e la loro dimensione, riducendo anche fertilità e picco di deposizione.

Se in qualsiasi momento, durante la fase di condizionamento, le tacchine aumentano l’atteggiamento di covata, c’è un problema che va corretto, sia aumentando la protezione del capannone rispetto alla luce, che controllando il sistema di illuminazione o le procedure gestionali, che verosimilmente non sono state ben attuate a partire dalle 18 settimane.

Pratiche di illuminazione durante la fase deposizione

Il trasferimento delle tacchine nel capannone di deposizione di solito avviene a 29-30 settimane di età e la fotostimolazione inizia proprio nel giorno del trasferimento, muovendole da un ambiente con durata del giorno di 6-7 ore, a uno di almeno 14 ore. Le tacchine devono sempre passare ad ambienti con maggiore intensità luminosa ri-

36 TECHNICAL COLUMN - technical column -
Foto 1 – Ventilatori da cui entra luce naturale Foto 2 – Ingressi d’aria da cui entra luce
Livello di
intensità (Lux)
80-100
Lux
Giorno 2-5 Aumentare gradualmente il periodo di buio fino a 16L 8D per il giorno 5 Giorno 5-7 14L 10D 50-60 Lux Sett. 2-11 14L 10D 50-60 Lux Sett. 12 13L 11D 50-60 Lux Sett. 13 12L 12D 50-60 Lux Sett. 14 11L 13D 50-60 Lux Sett. 15 10L 14D 50-60 Lux Sett. 16 9L 15D 50-60 Lux Sett. 17 8L 16D 50-60 Lux Sett. 18-29 6-7L 17-18D 50-60 Lux

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“Nel momento in cui si accasano i riproduttori è importante che ci sia abbastanza luce, affinché i tacchinotti siano capaci di accedere sia all’acqua che al mangime, iniziando così una buona alimentazione, con cicli di attività e riposo regolari. La posizione della fonte luminosa, cioè della cappa calda, è importante per dotare i tacchinotti di un ambiente ben illuminatoˮ

settimane, in deposizione, per favorire il ciclo ormonale e ridurre il rischio di cova (Tabella 2).

Tabella 2 – Esempi di programma luce in sistemi chiusi.

spetto a quella usata in fase di svezzamento, ed è consigliabile un’illuminazione di almeno 100 lux. Dare stimolazione luminosa alle tacchine prima delle 29 settimane può ridurre l’ovodeposizione e aumentare il numero di uova di scarto. In tal modo si riduce la produzione totale e aumenta il costo per uovo.

La luce naturale fornisce la migliore intensità e qualità luminosa, perché ha un ampio spettro di onde luminose. La parte rossa dello spettro luminoso ha onde lunghe (600-700 nm) e rappresenta quella più importante nella fotostimolazione. Quando si imposta un’illuminazione in fase di deposizione, bisogna cercare quella che contenga la maggior quota di onde dello spettro del rosso.

La durata del giorno o l'intensità della luce, nel corso della deposizione, non devono MAI diminuire. Ridurre la durata del giorno può indurre le tacchine a una muta prematura (con perdita di piume), compromettendo così la deposizione.

Produzione in capannoni ad ambiente controllato

Per simulare gli effetti stagionali di una luce in aumento, la durata dell’illuminazione dovrebbe aumentare ogni 4

Deposizione in capannoni a ventilazione naturale

Se le tacchine vengono trasferite a deporre in capannoni a ventilazione naturale, in periodi di lunga illuminazione giornaliera, bisogna allora mantenere tale durata della luce per tutta la deposizione. Va quindi usata luce artificiale aggiuntiva, visto che man mano la durata naturale del giorno va diminuendo.

Quando invece la durata della giornata naturale è breve (non oltre le 14 ore, ad esempio in inverno), va seguito lo stesso programma luce indicato per i capannoni a luce controllata; infatti, i gruppi che iniziano la deposizione in periodi a luce crescente, avranno comunque un aumento naturale della durata del giorno, di circa ½ ora alla settimana, fino ad un massimo di 17 ore di luce al giorno. Un programma luce che inizia alle 6 di mattino fino alle 20 in inverno e alle 5 fino alle 21 in estate è l’ideale. In giornate scure, quando c’è poca o nessuna luce solare, bisogna poi aggiungere alla luce naturale altra illuminazione supplementare, usando luce artificiale.

Le informazioni di seguito fornite si basano su esperienze pratiche, e vanno adattate a seconda del tipo di capannone e di condizioni operative. Suggerimenti per altri sistemi di accasamento possono essere richiesti al team di specialisti di Aviagen Turkeys.

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Età (settimane) Deposizione (settimane) Durata della luce Intensit à del livello di Lux Femmine Maschi 29/30 14L/10D 100-140 Lux 50 Lux 31-33 0-2 14L/10D 100-140 Lux 50 Lux 34-35 3-4 14L/10D 100-140 Lux 50 Lux 36-37 5-6 14½L/9½D 100-140 Lux 50 Lux 38-39 7-8 14½L/9½D 100-140 Lux 50 Lux 40-41 9-10 15L/9D 100-140 Lux 50 Lux 42-43 11-12 15L/9D 100-140 Lux 50 Lux 44-45 13-14 15½L/8½D 100-140 Lux 50 Lux 46-47 15-16 15½L/8½D 100-140 Lux 50 Lux 48 fino alla fine 17 fino alla fine 16L/8D 100-140 Lux 50 Lux

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CORTI ZOOTECNICI
l’allevamento
ACCESSORI

Effetti di Pediococcus acidilactici

CNCM

I-4622 sull'infiammazione intestinale e sulla produzione delle uova

L’infiammazione intestinale è un evento che si manifesta frequentemente negli allevamenti avicoli (molteplici fonti di stress, alta pressione sull’intestino dovuta a cambi di dieta, ecc.), spesso senza apprezzabili segni clinici a breve termine.

Questo studio è stato impostato per raggiungere due obiettivi: indagare le conseguenze di un’infiammazione intestinale acuta sulle performance delle galline ovaiole e valutare le potenzialità di un probiotico come Pediococcus acidilactici CNCM I-4622 (Bactocell ® - PA) per mitigare l’effetto

negativo dell’infiammazione intestinale sulla produzione di uova. L’aspirina è un farmaco antinfiammatorio non steroideo, che, nonostante il suo ampio utilizzo per il trattamento sintomatico della febbre, del dolore e dell’infiammazione, è stato anche identificato come causa di processi ulcerativi della

40 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA

mucosa gastroduodenale nell’uomo. Inoltre, poiché è documentato come negli animali l’aspirina sia in grado di indurre lesioni intestinali, è stato ampiamente utilizzato come modello per indurre sperimentalmente l’enterite necrotica. La capacità di identificare il processo infiammatorio intestinale e la sua gravità rappresenta l’elemento chiave per comprendere e valutare lo stato di salute dell’intestino. La calprotectina, una proteina citosolica presente in alte concentrazioni nei granulociti neutrofili, si è dimostrata un biomarcatore non invasivo utile per lo screening nell’uomo di diverse condizioni patologiche gastrointestinali. Nei siti di infiammazione i neutrofili accumulano e rilasciano quantità di calprotectina.

Materiali e metodi

52 ovaiole di Novogen di 52 settimane sono state arruolate per 2 settimane in gabbie individuali e assegnate casualmente in 4 gruppi: controllo senza probiotico (C); trattato con il probiotico (PA) a una dose di 2×109 cfu/kg di mangime; controllo senza acido acetilsalicilico; challenge con 3 giorni di acido acetilsalicilico (0,35 g/gallina/giorno) miscelato nel mangime per scatenare l’infiammazione intestinale. Le performance sono state statisticamente analizzate tramite test ANOVA alla settimana 52 (durante il challenge) e alla settimana 53 (recupero dal challenge). Sono stati analizzati l’efficacia del challenge con aspirina nell’indurre infiammazione e l’effetto del PA nei gruppi sottoposti a challenge. Durante la settimana 52, sono stati raccolti campioni di feci e uova in 2 giorni specifici: D3 (ultimo

giorno del challenge) e D7. Le concentrazioni di calprotectina fecale e di sostanza secca sono state analizzate con lo stesso metodo.

Risultati

Effetto del challenge con aspirina

Il challenge ha influenzato in modo significativo (Tabella 1) tutte le performance alla settimana 52 rispetto al gruppo di controllo, mentre tali peggioramenti non erano più apprezzabili la settimana successiva corrispondente alla sospensione del challenge (ad eccezione del peso delle uova) (P<0,05). Tutti i seguenti parametri erano statisticamente significativi: riduzione del consumo di mangime (-23,2%, P<0,001), peso delle uova (-2,9%, P<0,1), massa uovo esportata (-32,7%, P<0,001), tasso di deposizione (-30,4%, P<0,001) e ICA calcolato per numero di uova prodotte (+20,0%, P<0,05) o massa di uova esportate (+23,3%, P 0,01). Il challenge ha ridotto la resistenza del guscio e il peso specifico dell’uovo (SG) a D3 (-2.7%, P<0,001). L’analisi dei pool di gusci delle galline sottoposte a challenge ha rivelato una riduzione dei minera-

li DM (%) e del rapporto Ca/P a D3, con effetti minori in D7.

Il challenge ha ridotto significativamente il contenuto di sostanza secca nelle feci (-28,1%; P<0,01) e ha drasticamente aumentato la calprotectina nelle feci al D3 (5648%; P<0,001), mentre queste differenze non erano più visibili al D7, confermando l’effetto acuto e transitorio della somministrazione di aspirina.

Effetto del probiotico nel gruppo sottoposto a challenge

Rispetto alle galline del gruppo challenge di controllo, le galline in challenge integrate con PA hanno mostrato una percentuale maggiore di sostanza secca nelle feci, una maggiore resistenza del guscio, un maggiore peso specifico dell’uovo e un miglioramento dei minerali (%) e del rapporto Ca/ P nel guscio (Figura 1).

Il PA ha parzialmente e numericamente attenuato l’effetto negativo del challenge nella settimana 52 sulla deposizione (C: 61% vs PA: 64%), assunzione di mangime (+3,9 g/gallina/giorno, +4,0% alla settimana 53 per PA) e ICA (-9,3% o -10,0%) determinato sulla massa di uova

- giugno 2023 - 41 NUTRIZIONISTICA
Figura 1 – Parametri performance dopo challenge; Gruppo PA vs Controllo.

esportata o sul numero totale di uova prodotte. Le galline integrate con PA hanno mostrato una migliore qualità del guscio con un peso specifico significativamente più alto a D3 (1,5%, P=0,001).

È interessante notare come la percentuale di uova declassate alla settimana 52 sia aumentata significativamente con il challenge (15% vs 1%) (P=0,001) e, sebbene in modo non significativo, il PA ha alleviato questo aspetto negativo limitando tale tasso di 2,7 punti (13,4% vs 16,1%). La sostanza secca fecale era del 17,9% per gli animali del gruppo di controllo e 20,85% per le galline trattate con PA.

Le concentrazioni di calprotectina (Figura 2) erano simili a D3 in entrambi gruppi sottoposti a challenge, ma ridotti in D7 del -46% nel gruppo trattato con PA (P=0,1).

Conclusioni

Il challenge con aspirina ha indotto un episodio infiammatorio acuto e di breve durata con una pronta guarigione degli animali la settimana successiva.

Il PA sembra alleviare la gravità del challenge riducendo l’infiammazione intestinale e contribuendo al mantenimento delle performance.

La calprotectina, una proteina citosolica, presente in alte concentrazioni nei granulociti neutrofili, ha dimostrato di essere un utile biomarcatore di screening non invasivo per identificare diverse condizioni gastrointestinali anche nelle galline ovaiole.

42 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA
PERFORMANCE DI DEPOSIZIONE No challenge Challenge Diff. % P-value settimana 52 Assunzione mangime (FI) (g/gallina/giorno) 100,6 (3,4) 77,3 (3,5) -23,2% <0,001 Peso Uovo (EW) (g) 64,2 (0,68) 62,55 (0,70) -2,9% <0,1 Massa Uovo Esportata (EEM) (g) 57,93 (2,09) 38,99 (2,14) -32,7% <0,001 Tasso Deposizione (LR) (%) 89,7 (3,1) 62,4 (3,2) -30,4% <0,001 ICA su massa uovo esportata (FCReem) (%) 1,76 (0,11) 2,17 (0,11) 23,3% 0,01 ICA su numero uova prodotte (FCRnb) (%) 112,8 (6,9) 135,4 (7,1) 20,0% <0,05 Uova declassate (%) 1 15 1400,00% 0,001 PARAMETRI FECI Giorno 3 - D3 Sostanza secca (DM) (%) 26,94 (1,63) 19,36 (1,63) -28,1% <0,01 QUALITÀ UOVA Giorno 3 - D3 Resistenza del guscio (picco di carico sul polo ottuso – g) 3344,7 (154,2) 1379,2 (216,3) -58,8% <0,001 Peso Specifico dell’uovo (SG) 1,092 (0,002) 1,063 (0,002) -2,7% <0,001 Minerali del guscio (%) 77,47 69,03 -10,9%Rapporto Ca/P del guscio 345,75 239,28 -30,8% -
Tabella 1 – Effetti del challenge con aspirina nei gruppi senza probiotico. Figura 2 – Concentrazioni di calprotectina nei 4 gruppi.

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AGENDA

2023

30 maggio ~ 1° giugno

Meat and Poultry Industry Russia

From Feed to Food

Crocus Expo

Mosca, Russia

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Web: meatindustry.ru

6 ~ 8 giugno

AVIAFRICA

The Pan-African Poultry Congress

Emperors Palace

Gauteng, Sudafrica

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7 ~ 9 giugno

ILDEX PHILIPPINES

SMX Convention Center Manil

Manila, Filippine

Per informazioni:

Panadda Kong

Direttore Agri-business and Operations

Email: panadda@vnuasiapacific.com

Tel.: +662 111 6611 ext. 210

Web: ildex-philippines.com

8 ~ 10 luglio

VIV TURKEY

International trade fair for poultry technologies

Istanbul Expo Center

Istanbul, Turchia

Per informazioni:

Mrs Hande Çakıcı

Tel.: +90 212 216 4010

Fax: +90 212 216 3360

Email: hande@hkf-fairs.com

Web: www.vivturkey.com

21

~

24 giugno

23° European Symposium on Poultry Nutrition - ESPN 2023

Palacongressi Rimini

Rimini, Italia

Per informazioni:

VET International s.r.l.

Milano, Italia

Email: espn2023@vetinternational.eu

Email: espn2023sponsor@vetinternational.eu

Web: www.espn2023.eu

26 ~ 29 giugno

XI European Symposium on Poultry Welfare Cubex Centre

Praga, Repubblica Ceca

Per informazioni:

Symposium Secretariat

GUARANT International spol. s r.o.

Českomoravská 19

190 00  Prague 9

Czech Republic

Tel.: +420 284 001 444

Email: espw2023@guarant.cz

Web: www.guarant.com

6 ~8 settembre

VIV Nanjing 2023

International Expo Center

Nanjing, Cina

Per informazioni:

VNU Exhibitions Asia

2F, Business Mansion, Shanghai Exhibition Center

No. 1333 Nanjing Road (W) 200040

Shanghai, Cina

Tel.: +31 (0)30 295 2999

Web: www.vivchina.nl

13 ~15 settembre

SPACE

Rennes Cedex, Francia

Per informazioni:

Tel.: + 33 (0) 2 23 48 28 80

Fax: + 33 (0) 2 23 48 28 81

Email: info@space.fr

Web: uk.space.fr

20 ~ 22 novembre

VIV MEA

International Trade Show

From Feed to Food for the Middle East and Africa

ADNEC, Abu Dhabi

Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti

Per informazioni:

VIV worldwide

VNU Exhibitions Europe

P.O.Box 8800

3503 RV Utrecht, Paesi Bassi

Tel.: +31 (0) 30 295 2999

Email: viv.mea@vnuexhibitions.com

Web: www.vivmea.nl

Abu Dhabi National Exhibitions Company (ADNEC)

Khaleej Al Arabi Street

P.O. Box 5546

Abu Dhabi, United Arab Emirates

Tel.: 800 23632 and international +971 (0) 2 444 6900

Fax: +971 (0) 2 444 6135

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© Denise Vernillo

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