Assemblea nazionale Unaitalia: le carni bianche restano le preferite dagli italiani
Nutrizione di precisione (accurata, equilibrata ed economica) e sostenibile
Raccolta delle uova da cova di tacchino: nidi manuali o automatici? Il parere dell’esperto
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2023
Zootecnica International –settembre 2023 –POSTE ITALIANE S.p.A. –Spedizione in Abbonamento Postale 70%, DCB Firenze
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EDITORIALE
Il tempo delle vacanze per la maggior parte delle persone è finito e si ricominciano a fare considerazioni sulle attuali produzioni e su possibili previsioni a breve e medio termine.
Da molti anni Zootecnica International ha il privilegio di collaborare con un grande esperto di statistiche per quanto riguarda la produzione mondiale di carni avicole e di uova, Hans-Wilhelm Windhorst, Professore Emerito dell’Università di Medicina veterinaria di Vechta e Visiting Professor presso l'Università di Hannover. Grazie ai suoi studi, nel corso degli anni siamo stati in grado di analizzare le varie dinamiche del mercato avicolo, sull’andamento delle quali l’aumento del costo delle materie prima e dell’energia negli ultimi anni hanno avuto un ruolo primario, non disgiunto da guerre, cambiamenti climatici, incrementi demografici, epizoozie, mutamenti di stili di vita e alimentari.
Nonostante tutte queste difficoltà, l’avicoltura rimane il comparto zootecnico più dinamico e quello meno colpito nel contesto di crisi economiche rispetto ad altre tipologie di carni: tale fenomeno si spiega facilmente perché le carni avicole forniscono le proteine animali meno costose, con cicli di allevamento più rapidi, un minore impatto sull’ambiente in termini di sostenibilità e nessun tipo di divieto al suo consumo per motivi religiosi.
Occorrerebbe una maggiore convinzione nel fare corretta informazione su questo prodotto, senza timore di essere presi di mira da correnti di pensiero estremiste, ignare di che cosa sia oggi un prodotto avicolo.
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SOMMARIO ATTUALITÀ 4 LE AZIENDE INFORMANO 8 REPORTAGE Assemblea nazionale Unaitalia: le carni bianche restano le preferite dagli italiani ...............................................10 DOSSIER Nutrizione di precisione (accurata, equilibrata ed economica) e sostenibile 14 FOCUS Raccolta delle uova da cova di tacchino: nidi manuali o automatici? Il parere dell’esperto ........................................................................................18 MARKETING 50 anni di retrospettiva sulle dinamiche dell’industria avicola mondiale. Parte 3 – Commercio mondiale di carne avicola 22 TECHNICAL COLUMN L’ispezione delle uova in incubatoio per migliorare la schiusa e la qualità dei tacchinotti 32 MANAGEMENT
Aspetti tecnici di selezione e gestione di gruppi non debeccati 36 NUTRIZIONISTICA Modello specifico in vivo sugli anatroccoli per valutare la capacità captante sulle AFB1 ...................................................................... 40 MARKET GUIDE 44 GUIDA INTERNET 48 18 14 10
Warren: una gallina robusta, ideale per il free-range.
La FAO evidenzia il contributo degli alimenti di origine animale a diete sane ed equilibrate
La FAO ha appena pubblicato un rapporto sul contributo del cibo di origine animale terrestre a diete sane per risultati migliori in termini di nutrizione e salute.
Diversi alimenti derivati da sistemi di produzione animale forniscono proteine di alta qualità, importanti acidi grassi e varie vitamine e minerali, contribuendo a diete sane per una migliore nutrizione e salute: è quanto emerge nel rapporto FAO ‘Contribution of terrestrial animal source food to healthy diets for improved nutrition and health’ (2023).
Il valore nutritivo della carne avicola è riconosciuto ed evidenziato soprattutto in termini di proteine di alta qualità, vitamina B12 e selenio.
Le specie animali da allevamento si sono adattate a una vasta gamma di ambienti, comprese le aree inadatte alla produzione agricola. A livello globale, più di un miliardo di persone dipende dall’allevamento zootecnico per il proprio sostentamento e una produzione zootecnica ben integrata aumenta la resilienza dei sistemi agricoli su piccola scala. L’allevamento animale fornisce anche altri importanti servizi ecosistemici nella gestione del paesaggio
e aiuta a migliorare la fertilità del suolo: gli ecosistemi dei pascoli o delle praterie occupano circa il 40% dell’area terrestre del mondo.
Se si vuole che i sistemi agroalimentari diventino più sostenibili, è necessario risolvere le sfide relative all’elevato utilizzo delle risorse e all’inquinamento, alla concorrenza tra alimenti e mangimi, alle emissioni di gas a effetto serra, alla resistenza antimicrobica e al benessere degli animali, nonché alle malattie zoonotiche e di origine alimentare.
Il Comitato per l’agricoltura della FAO ha richiesto una valutazione globale completa, scientifica e basata su prove, del contributo della zootecnia alla sicurezza alimentare, ai sistemi alimentari sostenibili, alla nutrizione e alle diete sane, considerando la sostenibilità ambientale, economica e sociale. La valutazione si compone di quattro documenti.
4 - attualitàATTUALITÀ
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Il primo documento fornisce un’analisi olistica del contributo del cibo di origine animale a diete sane per migliorare la nutrizione e la salute nel corso della vita delle persone. Questo documento si concentra sul contributo degli alimenti di origine animale terrestre (TASF) a diete sane per una migliore nutrizione e salute. Sebbene il focus del documento sia incentrato sul TASF, riconosce che la nutrizione umana richiede una certa diversità dietetica e una gamma completa di alimenti e gruppi di alimenti sani, compresi gli alimenti acquatici, per promuovere e mantenere la salute. Il documento si basa su alimenti di origine animale e su diete salutari sostenibili (UN Nutrition, 2021), fornisce una panoramica generale degli argomenti trattati dai quattro documenti che compongono la valutazione FAO e considera i principali benefici per la salute, le opportunità e i potenziali compromessi associati alla produzione e al consumo sostenibili.
In questa valutazione, gli alimenti di origine animale terrestre (TASF) comprendono tutti i prodotti alimentari di origine animale. La valutazione copre quelli derivati da sistemi di produzione animale di qualsiasi dimensione, compresi i sistemi di produzione integrata pianta-animale, i sistemi di produzione zootecnica specializzati, i sistemi di pascolo e la pastorizia. I prodotti alimentari inclusi
prevedono quelli derivati da mammiferi, uccelli e insetti. Sono classificati nei seguenti gruppi di alimenti:
• uova e ovoprodotti;
• latte e derivati;
• carne e prodotti a base di carne;
• cibo da caccia e allevamento di animali selvatici;
• insetti e prodotti a base di insetti.
Ogni gruppo comprende sottogruppi (ad esempio carne rossa e pollame) e più prodotti alimentari provenienti da specie diverse (ad esempio carne di manzo e pollo).
Una delle scoperte chiave si concentra sul valore nutrizionale del cibo di origine animale: le alternative alla carne a base vegetale, ampiamente disponibili sul mercato, sono risultate carenti di alcuni nutrienti essenziali e ricche di grassi saturi, sodio e zucchero. Sono inoltre necessarie ulteriori ricerche per completare la valutazione del rischio per la sicurezza alimentare per la “carne” di coltura cellulare prodotta su scala industriale.
Fonte: FAO
• Analisi del cartellino
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Fieragricola 2024 si presenta a espositori, associazioni di categoria e stakeholder
Innovazione, formazione, contenuti, business e passione, potenziamento della formula che abbraccia trasversalità e verticalizzazione espositiva: sarà questa l’anima di Fieragricola 2024.
sono strumenti indispensabili per favorire il dialogo di filiera, per portare le istanze del settore primario alle istituzioni e per accompagnare un ricambio generazionale che è una delle sfide per accelerare sulla rotta dell’agricoltura 4.0 e della transizione verde.
La 116a edizione della rassegna internazionale di Verona dedicata all’agricoltura è stata presentata mercoledì 5 luglio a Gargagnago in Valpolicella, nella tenuta Serego Alighieri di proprietà del Gruppo Masi. Durante l’incontro, a cui hanno partecipato espositori, rappresentanti delle associazioni del settore agricolo e stakeholder, sono state illustrate alcune delle novità che caratterizzeranno l’appuntamento fieristico del prossimo anno.
“Veronafiere crede molto in Fieragricola”, ha dichiarato il presidente di Fieragricola, Federico Bricolo. “Vogliamo investire e farla crescere, non solo in termini espositivi, ma soprattutto in chiave di innovazione, business, formazione, per dare un indirizzo al settore e avviare un dialogo costruttivo con le istituzioni, in modo da garantire risposte in linea con le esigenze di un comparto produttivo strategico a livello nazionale”.
Con una forte spinta all’innovazione, alla digitalizzazione e alla robotica, segmenti che oggi in Italia sviluppano investimenti per oltre 2 miliardi di euro all’anno (fonte: Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano), “Fieragricola 2024 punterà sulla formazione e sul coinvolgimento sempre maggiore degli istituti agrari e dei giovani imprenditori quali destinatari di un programma convegnistico qualificato, grazie a un team che sta operando con competenza, professionalità e passione”, ha spiegato Raul Barbieri, direttore commerciale di Veronafiere.Comunicazione e formazione per Fieragricola
L’innovazione tecnologica, inoltre, “costituisce una risposta anche verso una delle grandi emergenze che vedono impegnati in prima linea gli agricoltori: i cambiamenti climatici”, ha dichiarato Marino Berton, coordinatore scientifico di Fieragricola. “Non possiamo parlare di agricoltura, ma di agricolture, perché sono diversi i modelli produttivi in una penisola come l’Italia, che va dalle Alpi a Lampedusa, e che ha trovato nella biodiversità e nello sviluppo delle Indicazioni Geografiche i propri punti di forza”.
Fieragricola 2024, secondo Matteo Pasinato, sales manager di Fieragricola, “sarà sempre più trasversale, diversificata, con una verticalizzazione sulle filiere e un nuovo layout espositivo suddiviso in meccanica agricola, viticoltura, frutticoltura, olivicoltura, zootecnia e agrobioenergie e Fieragricola Tech, salone dedicato all’innovazione con focus specifici su robotica e digitale, energie rinnovabili in agricoltura, gestione e risparmio dell’acqua, biosolutions”.
È stata confermata anche l’area dinamica esterna (vetrina che Fieragricola mette a disposizione degli espositori della meccanica per presentare i propri mezzi e le nuove tecnologie in movimento) ed è stata potenziata l’attività promozionale in Italia e all’estero, con il ritorno dei roadshow e con webinar di approfondimento. I Paesi e le aree target per l’edizione 2024 saranno Spagna, Austria, Alpe Adria, Turchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Israele, Iran, Nord Africa, Mozambico, America Latina, Paesi post sovietici.
Fra le novità in ambito zootecnico – la zootecnia è uno dei pilastri della corretta economia circolare in ottica green e settore strategico anche per Fieragricola – saranno programmati eventi dedicati alle filiere come i «Dairy Days», il «Pork Summit» e il «Focus Avicoltura».
6 - attualitàATTUALITÀ
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SPIEGHIAMO IL LEGAME TRA β-MANNANI E RIDUZIONE DI PRODUTTIVITÀ
Nel broiler l’indice di Integrità Intestinale (I2) è l’elemento fondamentale dell’Health Tracking System (HTSi) di Elanco.
L’indice I2 è un punteggio che fornisce una valutazione semplice ma completa dell’integrità intestinale nei polli da carne.
L’indice I2 aiuta a prevedere l’andamento dei principali indicatori dell’efficienza produttiva del broiler1,2 L’incremento di un punto di I2 rappresenta:
Valutazione dell’effetto dei β-mannani su I2
La metanalisi dei risultati di una serie di studi, condotti a livello globale, ha evidenziato l’entità dell’impatto negativo sull’integrità intestinale della risposta immunitaria indotta dagli alimenti (FIIR) associata ai β-mannani.3,4
6 parametri
Gli animali trattati con Hemicell per ridurre gli effetti dei β-mannani hanno mostrato significativi miglioramenti nei seguenti 6 parametri del punteggio
Qual è il valore di questi risultati? migliora la salute intestinale e la produttività dei tuoi animali.
Permettono di creare un sistema di punteggio rappresentativo anche del “fattore FIIR”. Permettono di valutare l’impatto della FIIR all’interno del sistema di punteggio I2 e altri indici consolidati
Mettono in relazione la riduzione dell’impatto della FIIR con i miglioramenti della produttività
Bibliografia: 1. Kasab-Bachia H, Arrudab A, Robertsa T, Wilsona J. (2017). The use of large databases to inform the development of an intestinal scoring system for the poultry industry. Preventive Veterinary Medicine, 146, pp. 130–135. 2. Swirski AL, Kasab-Bachi H, Rivers J, Wilson JB. (2020). Data Driven Enhancements to the Intestinal Integrity (I2) Index: A Novel Approach to Support Poultry Sustainability. Agriculture; 10(8):320. 3. K. Poulsena, et al. (2021) Meta-analysis on the effect of dietary β-mannanase on intestinal integrity in broilers (EMEA). Elanco data on file. 4. David Zhu. (2021) Meta-analysis of HTSi for 24 Hemicell Trials in APAC. Elanco data on file. Hemicell, Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati di Elanco o sue affiliate. © 2023 Elanco. PM-IT-23-0114 Elanco
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Hubbard Premium Forum 2023: sostenibilità nella filiera
Si è svolto dal 12 al 14 giugno nella splendida zona di Evian, sul Lago di Ginevra in Francia, l’Hubbard Premium Forum biennale, a cui hanno partecipato circa 150 persone provenienti da 29 Paesi di tutto il mondo. Gli esperti Hubbard e i relatori esterni hanno condiviso con il pubblico la loro esperienza con le razze Hubbard Premium e hanno fornito approfondimenti sui diversi tipi di mercati dei polli a crescita lenta e sulle pratiche di gestione. Il tema della sostenibilità, oltre che dal punto di vista sociale, è stato affrontato anche sotto il profilo economico e di impatto ambientale.
All’inizio Jean Lebec (Hubbard Sales Manager France) ha presentato ai partecipanti l’organizzazione e la situazione attuale del mercato francese dei polli da carne, prima che Bruno Briand (Hubbard Global Sales Director) illustrasse l’ampia gamma di prodotti Hubbard Premium che serve un’ampia varietà di mercati, tra cui Dual Purpose, Label Rouge, Organic, 56-day Free Range e i più recenti sistemi indoor come Better Chicken Commitment (BCC). Paul van Boekholt (Business Manager Hubbard per il Nord Europa) ha presentato un aggiornamento sullo sviluppo del BCC. Olivier Rochard (Amministratore Delegato di Hubbard) e Frédéric Fagnoul (Direttore Ricerca e Sviluppo di Hubbard) hanno sottolineato che Hubbard continua a investire pesantemente nei centri di selezione Premium e nelle tecnologie per ridurre l’impatto ambientale delle linee Hubbard Premium, migliorando ulteriormente la robustezza, la FCR e la resa in carne, utilizzando le più moderne tecniche di selezione. James Bentley (Direttore
Tecnico Globale di Hubbard) si è soffermato sull’esperienza di Hubbard nell’uso di ingredienti alimentari alternativi e di formulazioni di mangimi ottimizzati per la vasta gamma di prodotti Premium, per aiutare i clienti Hubbard a ridurre il loro impatto ambientale. Allo stesso tempo ha concluso che c’è una grande necessità di ricerche più specifiche sui polli a crescita più lenta e di utilizzare un modello standardizzato per confrontare l’impatto ambientale tra sistemi di produzione e Paesi. Claude Toudic (Product Manager Premium di Hubbard), Mathieu Lardière (Technical Transfer Manager di Hubbard) e Victor Lesigne (Technical Manager EMEA di Hubbard) hanno condiviso informazioni dettagliate su come abbandonare i combustibili fossili nel prossimo futuro, sulle prestazioni dei Parent Stock Premium sul campo e su come ottimizzare ulteriormente le prestazioni degli allevatori utilizzando le raccomandazioni di Hubbard in materia di allevamento e gestione. Mathieu Lardière ha inoltre presentato gli obiettivi di performance aggiornati per le femmine Hubbard JA87 e REDBRO.
Tra i relatori esterni, François Cadudal di GIRA Food ha aperto con una sintesi molto esaustiva sulle dinamiche della segmentazione della carne di pollo in Europa. Peter van Horne dell’Università di Wageningen ha presentato un suo recente lavoro che confronta i costi di produzione tra polli da carne convenzionali e polli ECC in Olanda, Polonia, Francia, Spagna, Germania e Italia, dimostrando che i polli ECC possono essere prodotti con un costo aggiuntivo del 15-20% rispetto ai polli da carne convenzionali a densità di allevamento più elevate.
Vivienne Harris del rivenditore britannico Marks & Spencer ha condiviso l’esperienza positiva dell’introduzione nel settembre 2022 del pollo fresco Oakham Gold, allevato in modo più lento e a più alto benessere, rendendo il 100% del pollo fresco di M&S conforme alla BCC, primo
8 - le aziende informanoLE AZIENDE INFORMANO
©Hubbard
e unico rivenditore del Regno Unito a farlo. Ha inoltre illustrato le modalità di comunicazione con i consumatori del Regno Unito e ha riassunto i vantaggi ottenuti per gli animali, gli allevatori, i consumatori e M&S. Maureen Stickel, direttrice della World Poultry Foundation (WPF), ha toccato un argomento completamente diverso presentando la produzione locale sostenibile di pollame nei Paesi in via di sviluppo. La missione della WPF è migliorare le condizioni di vita a livello globale attraverso l’impegno nelle catene di valore del pollame, con particolare attenzione alla formazione, all’impatto sociale e alla sostenibilità dei modelli. Una delle soluzioni consiste nel creare canali di distribuzione con micro-allevatori che utilizzano razze a duplice attitudine per sostituire i volatili dei villaggi e dimostrare quanto sia possibile aumentare la produttività. David Pitman della Pitman Family Farms in California (USA) ha guidato il pubblico attraverso i suoi numerosi viaggi in Europa, a partire dal 2008, quando per la prima volta si è occupato di polli a lenta crescita. Oggi l’azienda a conduzione familiare offre una gamma di polli di alta qualità e benessere, tra cui il Mary’s Heirloom Chicken e, prossi-
mamente, il Mary’s Legacy Chicken, conforme ai requisiti della BCC. Ruedi Zweifel di Aviforum in Svizzera ha illustrato brevemente la struttura dell’industria avicola svizzera, che con molti piccoli allevamenti è completamente diversa da quella di molti altri Paesi europei. Ha inoltre illustrato i risultati delle ricerche condotte sull’alimentazione dei polli ruspanti Hubbard S757 e sul comportamento all’aperto dei polli Hubbard JA987 e Hubbard REDBRO, che hanno portato all’accettazione di entrambe le razze, oltre alla JA957, per le linee guida del marchio privato svizzero “IP-Suisse”. Laura Warin dell’Itavi in Francia ha presentato i risultati di una ricerca sull’uso degli arricchimenti ambientali e su ciò che questi possono apportare ai polli Premium, confrontando il diverso comportamento dei polli da carne convenzionali e dei polli Hubbard REDBRO. A sentire le reazioni molto positive di tutti i partecipanti, il 4° Hubbard Premium Forum è stato un grande successo. Il prossimo Hubbard Premium Forum si terrà nel 2025.
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- settembre 2023LE AZIENDE INFORMANO
!lanigirO
Assemblea nazionale Unaitalia: le carni bianche restano le preferite dagli italiani
Fatturato a 7,4 miliardi, scendono produzione, consumi pro capite e autosufficienza. Il presidente Forlini, preoccupato per l’evoluzione del quadro regolatorio europeo, chiede tutela su reciprocità e transizione.
“L’avicoltura italiana si trova di fronte a uno scenario complesso. In conseguenza del calo produttivo dell’11,2%, nel 2022 per la prima volta abbiamo rischiato di perdere la nostra storica autosufficienza a causa degli effetti dell’Aviaria, che ha provocato danni al settore per 262 milioni di euro da ottobre 2021 a maggio 2022, e ci siamo trovati a perdere l’8% di tasso di approvvigionamento. A queste difficoltà si sommano i danni dell’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, tra le regioni a più alta vocazione avicola, per più di 15 milioni di euro, il peso dell’inflazione (+7,6% a maggio dati Istat) che frena i consumi e quello dei costi produttivi (+23% nell’ultimo anno)”. Così Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, ha aperto a Roma l’assemblea annuale dell’associazione delle carni bianche italiane, che conta 64mila addetti, con una produzione di 1,22 milioni di tonnellate di carne avicola e 11,8 miliardi di uova, per un fatturato di 7,4 miliardi.
10 - reportageREPORTAGE
Un momento della tavola rotonda moderata dalla giornalista Daniela Moreno. Da sinistra: Carlo Buttarelli, presidente Federdistribuzione, Cristiano Fini, presidente CIA, Antonio Forlini, presidente Unaitalia, ed Ettore Prandini, presidente Coldiretti.
“I fatti recenti ci hanno insegnato che le conquiste del nostro settore non possono essere date più per scontate e che la gestione delle emergenze è la nuova normalità. Per questo non ci possiamo più permettere di compiere scelte sbagliate nella definizione delle politiche produttive future, soprattutto a livello europeo”, ha proseguito Forlini. In riferimento alla revisione da parte della Commissione europea di alcuni dei dossier attuativi della strategia Farm to Fork, in particolare del pacchetto di riforma delle regole sul benessere animale, della direttiva emissioni industriali e di quella sugli imballaggi, il presidente di Unaitalia ha sottolineato come “l’ipertrofia regolatoria a cui assistiamo rischia di mettere fuori gioco le nostre produzioni, caricandole di maggiori costi e riducendone l’efficienza, senza che sia stata fatta una valutazione cumulativa degli impatti. Il cambiamento è possibile e duraturo se è guidato dalla scienza e mediato dal settore chiamato a generarlo, in accordo con il mercato, trovando il miglior punto di equilibrio possibile tra impatti ambientali, economici e sociali”.
“Basta ad attacchi ideologici e a un ambientalismo e animalismo che nascondono interessi economici molto rilevanti. Bene, dunque, i primi provvedimenti dell’attuale maggioranza, come il segnale politico sulla carne prodotta in laboratorio, la svolta impressa sul tema delle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) che potrebbe ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime per mangimi o il disegno di legge sul meat sounding. Al Governo chiediamo di proteggere in Europa un asset strategico del nostro Made in Italy con meccanismi di vera reciprocità rispetto alle importazioni extra-UE,
la difesa della sicurezza alimentare per i nostri consumatori, periodi di adeguamento alle nuove regole congrui e ben sostenuti”, ha proseguito Forlini.
necessario procedere spediti sulla strada delle riforme, con l’attuazione efficace del Pnrr e con alcuni strumenti come i contratti di filiera, l’agrivoltaico e la transizione digitale. Occorre rendere l’Italia un paese più competitivo con l’auspicata riduzione del cuneo fiscale e con interventi pro-consumi erosi dall’inflazione, come la riduzione dell’IVA al 4% che garantirebbe a tutti l’accesso a carni bianche e uova, le proteine più democratiche sul carrello della spesa”.
L’assemblea è stata l’occasione per ribadire alcuni passi fatti avanti dall’avicoltura italiana che rimane un modello produttivo virtuoso a livello internazionale: i dati EMA EVSAC attestano -90% di antibiotici dal 2011 al 2020 a fronte di una riduzione del 18% in medicina umana, mentre secondo la FAO la produzione avicola italiana emette circa il 50% in meno di CO2 rispetto alla media mondiale (Fonte: Faostat).
Il 62% della produzione avicola in Italia, inoltre, riporta informazioni volontarie aggiuntive in etichetta disponibili al consumatore. Di queste, il 52% riguarda l’uso di luce naturale e il 50% l'utilizzo di arricchimenti ambientali. La densità inferiore ai limiti di legge è indicata dal 30% degli aderenti al Disciplinare, mentre il 6% della produzione usa razze “a lento accrescimento” (dato triplicato in tre anni). Il 28% dei prodotti che riportano informazioni aggiuntive in etichetta risponde infine a standard di “maggiore benessere”, ovvero sono garantite
- settembre 2023 - 11 REPORTAGE 11
“È
Lara Sanfrancesco, direttrice di Unaitalia, e Giovanni Bruno, presidente Fondazione Banco Alimentare ONLUS
contemporaneamente in allevamento densità ridotte, arricchimenti ambientali e/o disponibilità di luce naturale. Per le uova da consumo il passaggio a produzioni cage free sugli allevamenti delle filiere aderenti a Unaitalia, inclusi quelli in soccida, supera l’80%. Per Unaitalia si rivela altresì fondamentale la ricerca e una formazione continua e rafforzata, su cui il settore intende continuare a dedicare risorse.
“Le recenti esperienze sui dossier strategici per il settore – ha concluso Forlini – ci insegnano che non possiamo continuare a dipendere dagli studi di centri di ricerca e università, molto spesso del nord Europa, che si ispirano a modelli diversi dal nostro e che sono presi a riferimento nel processo decisionale europeo. Valorizziamo le nostre eccellenze anche in campo scientifico con un Polo del Made in Italy della ricerca nell’agroalimentare: una rete unica tra Istituti zooprofilattici, che sono un unicum italiano, università e centri di ricerca che ne coordini il lavoro per essere più visibili e competitivi nelle sedi che definiscono le policy europee”.
Ai lavori dell’assemblea hanno partecipato, tra gli altri, Luca De Carlo, Presidente della Commissione Agricoltura e Industria al Senato; Giuseppe Pulina, professore Ordinario di Etica e Sostenibilità; Carlo Alberto Buttarelli, presidente Federdistribuzione; Paolo De Castro,
eurodeputato e relatore della proposta legislativa sulla Riforma IG; Cristiano Fini, presidente Cia-Agricoltori Italiani e Coordinamento Agrinsieme; Ettore Prandini, presidente Coldiretti; Gert-Jan Oplaat, presidente Avec, Associazione europea del settore delle carni avicole (in video) e Giovanni Bruno, presidente Fondazione Banco Alimentare ONLUS, che insieme a Lara Sanfrancesco, direttrice di Unaitalia, ha raccontato i risultati raggiunti grazie all’accordo siglato lo scorso anno tra Unaitalia e Banco Alimentare per favorire meccanismi di collaborazione per la donazione di prodotti avicoli.
“Rilevo con soddisfazione la stretta collaborazione con il Ministero della Salute nell’ambito di due contesti imprescindibili: quello dei controlli della filiera produttiva, fondamentale per garantire standard di elevata qualità; e quello della tutela del benessere animale, attraverso l’osservanza di misure di biosicurezza, sorveglianza e di sostenibilità ambientale allo stesso tempo”, ha dichiarato in una nota a margine dell’Assemblea il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato. “Il settore avicolo è decisamente un fiore all’occhiello del Made in Italy e dell’export nazionale per la sua capacità di totale autosufficienza, voglio quindi ringraziare il mondo produttivo perché insieme alle istituzioni si spende per difenderlo, applicando il massimo rigore nel rispetto delle norme di igiene alimentare e di contenimento di possibili patogenicità”.
12 - reportageREPORTAGE
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Nutrizione di precisione (accurata, equilibrata ed economica) e sostenibile
Valutare la composizione dei nutrienti delle materie prime risulta essenziale per una formulazione di precisione, che consente agli animali di assumere la corretta quantità di nutrienti necessari per il mantenimento delle performance, riducendo al contempo l’impatto ambientale delle produzioni zootecniche.
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Serena Saladino, Technical Species Experts
- dossierDOSSIER
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Il mangime rappresenta un elemento fondamentale nel percorso verso un miglioramento della sostenibilità delle produzioni zootecniche. Considerando l’impatto ambientale, la produzione di mangimi per le filiere suine e avicole contribuisce rispettivamente per il 47% e il 57% alle emissioni (MacLeod et al., 2013). Per bovini, piccoli ruminanti e bufali, la produzione di mangimi rappresenta rispettivamente il 36%, 36% e 28% delle emissioni totali (Opi et al., 2013).
La riduzione dell’impatto ambientale consiste nell’ottimizzare la formulazione dei mangimi per garantire che gli animali assumano la corretta quantità di nutrienti necessari per il mantenimento delle performance e per una qualità ottimale di carne, latte e uova, riducendo il rilascio di nutrienti in eccesso nell’ambiente.
L’industria mangimistica riveste pertanto un ruolo determinante nel trovare soluzioni per ottimizzare la produttività degli allevamenti e, così, contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale. L’integrazione nelle diete di enzimi permette di migliorare la digeribilità delle materie prime, supportando inoltre la riduzione dei fattori anti-nutrizionali presenti in esse. Tuttavia, è stata riscontrata una variazione sostanziale nelle concentrazioni di nutrienti oltre che tra materie prime anche tra lotti differenti della stessa materia prima; infatti, i nutrienti contenuti nelle materie prime variano a seconda delle colture, ma sono influenzati anche dal clima, dalla fertilizzazione, dallo stoccaggio, ecc.
Ad esempio, esiste una notevole variazione sul contenuto di proteine grezze delle principali materie prime utilizzate nei mangimi. Si assiste a
un quadro simile quando analizziamo il contenuto di fosforo fitico e il contenuto di NSP (dsm-firmenich, 2020) (Figura 1).
Il contenuto di fosforo fitico presenta un’elevata variabilità, soprattutto per materie prime come orzo, soia e girasole; pertanto, è importante controllare e analizzare frequentemente il fosforo fitico nelle materie prime utilizzate per la produzione di mangimi per avicoli e suini.
Perché è importante valutare la composizione dei nutrienti delle materie prime?
Risulta fondamentale conoscere il più possibile l’esatta composizione delle materie prime per una formulazione di precisione. Come citato in precedenza, ci sono molti fattori anti-nutrizionali che hanno un forte impatto negativo sull’assorbimento dei nutrienti e sulla salute del tratto gastrointestinale, nonché sulle prestazioni degli animali, come alcuni tipi di fibre alimentari, inibitori della tripsina, fitati, lectine, proteine non digerite nel tratto gastrointestinale distale, micotossine, ecc. (Celi et al., 2017).
La spettroscopia NIR ha agevolato questo approccio e tale analisi risulta essere ad oggi l’opzione migliore per la valutazione del profilo nutrizionale delle materie prime, in quanto è:
• veloce
• affidabile
• economica.
Una conoscenza approfondita delle materie prime rientra non solo in un disegno nutrizionale più preciso, ma anche per un uso intelligente degli
15 - settembre 2023DOSSIER
Figura 1 – Contenuto di proteina grezza (%), fosforo fitico (%), NSP (%).
enzimi, adattando il dosaggio al substrato presente nei nostri mangimi, per non avere sprechi né di tipo economico né ambientale.
Con 25 anni di esperienza, dsm-firmenich ha lavorato allo sviluppo di soluzioni e strumenti che supportano i produttori di mangimi e gli allevatori per valutare e misurare i nutrienti delle materie prime utilizzate per l’alimentazione animale.
È in questa direzione che dsm-firmenich ha sviluppato nuove curve di calibrazione per quantificare i fitati presenti nel mangime e/o nelle singole materie prime, l’indice di digeribilità proteica della soia e il contenuto di NSP (Solubili e insolubili).
Ad esempio, sappiamo che è importante conoscere il contenuto proteico delle materie prime come la soia, ma ancora più importante è conoscere la digeribilità di questa proteina. Nella Figura 2 possiamo considerare i valori relativamente costanti per i livelli di proteine grezze (%) per la soia. Tuttavia, non si osserva la stessa consistenza dell’indice di digeribilità proteica per la soia analizzata, che va da un -2% di perdita di proteine che non saranno digerite dagli animali a oltre il 3% di digeribilità.
Il “dsm-firmenich Protein Digestibility Index”, ottenuto dall’analisi NIRs, ci consentirà di adattare i valori nell’LCF e valutare la quantità “reale” di proteine che l’animale può digerire e assorbire. Questa analisi consente al nutrizionista di applicare risultati reali basati sulla reale digeribilità, invece di utilizzare valori medi o intervalli di sicurezza.
Il laboratorio di riferimento dsm-firmenich Global si trova ad Alcalá de Henares (Madrid, Spagna) e ogni anno vengono raccolti migliaia di campioni da tutto il mondo per continuare ad aggiornare e aumentare la precisione delle analisi delle materie prime.
Conclusioni
In conclusione, la valutazione delle materie prime è fondamentale per ottimizzare le diete, sia per ridurre al minimo i costi di alimentazione sia per valutare i substrati per il dosaggio degli enzimi.
I valori DIF e LCF consentono di ridurre al minimo l’impatto ambientale poiché viene preso in considerazione il rilascio di nutrienti, mentre vengono ottimizzate le prestazioni.
Gli enzimi sono una strategia chiave per ridurre l’impatto ambientale e ottimizzare le diete, specialmente quando i prezzi delle materie prime aumentano, e supportano anche l’idrolisi dei fattori anti-nutrizionali.
Una nutrizione di precisione, accurata ed equilibrata porta a una produzione animale più redditizia e sostenibile.
16 - dossierDOSSIER
Articolo sponsorizzato dsm-firmenich
Figura 2 – Contenuto di proteina grezza soia (%), dsm-firmenich Protein Digestibility Index Soia (%)
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• Trasporta Uova
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ARTICOLI
CORTI ZOOTECNICI
l’allevamento
ACCESSORI
Carlo Norci, Management specialist for breeder and commercial turkeys
Raccolta delle uova da cova di tacchino: nidi manuali o automatici?
Il parere dell’esperto
Sempre più aziende oggi scelgono nidi automatici per la cova delle tacchine. Carlo Norci, specialista di lungo corso nella gestione di tacchini commerciali e riproduttori, ci spiega i pro e i contro di questo tipo di nidi rispetto a quelli manuali.
Sempre più spesso rispetto al passato mi viene chiesto se preferisco i nidi manuali oppure i nidi automatici per la raccolta delle uova da cova di tacchino. Prima di rispondere a questa domanda credo sia importante capire, per coloro che non sono completamente dentro al settore, come si svolge la raccolta uova delle tacchine riproduttrici.
Le femmine tendono a deporre le loro uova all’interno di strutture particolari (una sorta di scatole) chiamate nidi. Le uova deposte dalle femmine all’interno dei nidi devono essere raccolte più volte al giorno (in genere il numero minimo di raccolte giornaliere è 8 con i nidi manuali).
18 FOCUS - focus -
In occasione di ogni raccolta è fondamentale spingere fuori dai nidi le femmine e questo indipendentemente da che abbiano deposto o meno un uovo.
Si calcola in genere di avere un nido ogni 5 femmine (un allevamento di 10.000 femmine in deposizione sarà dotato di circa 2.000 nidi) ed è quindi facile intuire di quale mole di lavoro si tratti. E questo senza considerare che le femmine oppongono normalmente una qualche resistenza a uscire dai nidi e questo atteggiamento è ancora più accentuato durante e subito dopo il picco di produzione (terza/quarta settimana) quando la femmina comincia a sviluppare la tendenza a diventare “chioccia”, cioè un animale che tende a “sedere” sull’uovo, iniziando quindi il processo di incubazione che porterà, in natura, alla nascita del pulcino.
Più tempo la femmina passa dentro al nido e più questo istinto alla cova si sviluppa (con un incremento dei livelli di prolattina, l’ormone della cova, nel flusso sanguigno) ed è per questo che è importante spingere la femmina
“L’istinto
è un istinto naturale che specialmente nei cicli estivi può causare danni economici rilevanti, perché la chioccia non produce più uova, e deve pertanto essere contrastato adoperando sistemi specifici per l’individuazione degli animali che cominciano a manifestare questa tendenza”
fuori dal nido durante tutte le raccolte, favorendo al contempo anche il turn over sui nidi).
Se all’interno del nido (ma anche in caso di uova deposte a terra) è presente un uovo sul quale la femmina può sedere, il livello di prolattina – e quindi il rischio che la femmina diventi chioccia – incrementa in maniera esponenziale. L’istinto alla “cova” è un istinto naturale che specialmente nei cicli estivi può causare danni economici rilevanti, perché la chioccia non produce più uova, e deve pertanto essere contrastato adoperando sistemi specifici per l’individuazione degli animali che cominciano a manifestare questa tendenza anche se, è bene sottolinearlo, il primo “controllo chiocce” si attua proprio spingendo la femmina fuori del nido a ogni raccolta.
Tornando alla domanda iniziale, se mi fosse stato chiesto 10-15 anni fa se preferivo come metodo di raccolta uova nei tacchini riproduttori l’uso di nidi automatici oppure quello di nidi manuali di legno o in plastica, la risposta sarebbe stata certamente questi ultimi. Ancora 10 anni or
- settembre 2023 - 19 FOCUS
alla “cova”
sono l’uso di nidi automatici andava a incidere in maniera certa sul numero di uova incubabili deposte per ogni femmina riproduttrice e a quel tempo, a mio parere, la differenza nel numero di queste uova deposte da ogni femmina tra i diversi tipi di nido andava tra 5 e 10 uova a favore dei nidi manuali.
Con il tempo questa differenza si è ridotta, anche se esiste sempre in minima parte ed è comunque impossibile da eliminare, secondo la mia opinione, per la migliore
“accettazione” dei nidi manuali da parte delle femmine riproduttrici. La riduzione di questo gap è dovuta essenzialmente a due fattori:
il miglioramento tecnologico dei nidi automatici, che sempre più tendono a soddisfare le esigenze delle femmine, riducendo nel contempo il rischio che i meccanismi di raccolta oppure la conformazione delle rampe possano in qualche modo causare danni agli animali (tagli, graffi, gonfiore agli arti, etc.) oppure la rottura delle uova; il miglioramento genetico delle razze che ha portato ad avere animali più rustici, più robusti, forti e dinamici che sfruttano appieno le possibilità loro offerte dai nidi automatici.
Non tutti gli aspetti collegati alla raccolta delle uova trovano una soluzione positiva nell’uso dei nidi automatici. Uno dei problemi che rimangono è quello delle uova deposte a terra che, anche nel caso di gruppi “imprintati” perfettamente sui nidi automatici, sono sempre in percentuali superiori rispetto ai nidi manuali. È evidente che maggiore è il numero di uova deposte sulla lettiera, maggiore è anche il rischio che si possano rompere o comunque possano sporcarsi rispetto a quelle deposte all’interno dei nidi. A questo problema si può parzialmente ovviare con una puntuale raccolta delle uova deposte a terra in corrispondenza di ogni raccolta automatica dei nidi, riducendo il tempo di permanenza delle uova sulla lettiera e il rischio conseguente che si possano rompere oppure sporcare. Al tempo stesso con tutte le tipologie di nidi automatici è più difficile organizzare e gestire il controllo “chiocce”, cioè tutte quelle operazioni che permettono l’individuazione e il trattamento delle femmine che tendono a sedere eccessivamente sulle uova deposte.
Nonostante queste ultime annotazioni, a seguito dell’evidente e innegabile miglioramento dei risultati ottenuti, è considerevolmente aumentato negli ultimi anni il numero di aziende che si sono attrezzate e si stanno attrezzando con nidi automatici. Dietro a questa scelta esiste un’importante ragione. Oggigiorno si pone sempre più attenzione al benessere dei lavoratori all’interno delle aziende ed è inoppugnabile che con i nidi automatici l’attività di raccolta delle uova risulti notevolmente meno stressante e faticosa. A questo si aggiunga la difficoltà in molti Paesi di trovare dipendenti che accettino di svolgere queste tipologie di lavori così faticosi; i nidi automatici, quindi, diventano quasi una scelta obbligata.
20 FOCUS - focus -
Elector. Biocida contro l’acaro
Maggior durata, meno trattamenti1
Utilizzabile in presenza di animali2
Nessun tempo di sospensione per le uova3 Efficacia
rosso.
comprovata grazie a un meccanismo d’azione unico4 © 2021 Elanco | Elector, Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati di Elanco o sue affiliate. PM-IT-21-0171. Elector è un prodotto biocida - Reg. Min. Sal. IT/2015/00286/MRA. Usate i biocidi con cautela. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto. 1. Liebisch G. Field Study to Evaluate Elector® Against Poultry Red Mites (Dermanyssus gallinae) Labor Zecklab. Data on file (2009) | 2. Hack R. Elanco: Unique Mode of Action, Elanco Expert Symposium Marienfeld (2009) | 3. Pesticide development study (GLP): Magnitude of spinosad residues in poultry tissues and eggs resulting from applications of spinosad directly to chickens for control of northern fowl mites along with premise sprays for control of certain poultry house insects. Data on file (2008) |4. Spinosad Technical Bulletin. Dow AgroSciences (2001) Elanco Italia S.p.A. - Via dei Colatori, 12 - 50019 Sesto Fiorentino (FI) - www.elanco.it
Windhorst L’autore
Professore Emerito all’Università di Vechta e Visiting Professor all’Università di Medicina Veterinaria di Hannover, Germania
50 anni di retrospettiva sulle dinamiche dell’industria avicola mondiale
Parte 3 – Commercio mondiale di carne avicola
In questo articolo l’autore analizza lo sviluppo dell’industria avicola negli ultimi cinquant’anni e documenta la notevole crescita del commercio mondiale di carne bianca. Data l’importanza marginale che nel contesto rivestono le carni di oca e anatra, l’articolo si focalizza sulla carne di pollo e su quella di tacchino.
Notevole crescita del commercio di carne avicola
Parallelamente a quanto già visto per la produzione, anche il commercio mondiale di carne avicola è aumentato notevolmente negli ultimi 50 anni. Nel 1970 sono state oggetto di commercio 502.600 tonnellate, pari al 3,3% della produzione; fino al 2020 il volume degli scambi è cresciuto di trenta volte e ha raggiunto un volume di 15,6 milioni di tonnellate, pari
22 - marketing -
MARKETING
Hans-Wilhelm
è
all’11,0% della produzione (Tabella 1). L’aumento di 15,1 milioni di tonnellate è dovuto principalmente alla carne di pollo (93,1%), seguita dalla carne di tacchino (5,7%), mentre le carni di anatra e di oca considerate insieme hanno contribuito con l’1,2%. Questo articolo documenta le dinamiche e i conseguenti cambiamenti nel modello spaziale degli scambi a livello sia continentale che nazionale. Considerata l’importanza marginale che riveste il commercio di carne di anatra e di oca, l’analisi si concentrerà sulla carne di pollo e di tacchino.
Tabella 1 – Sviluppo del commercio di carne avicola1 tra il 1970 e il 2020 per tipo di carne; dati in migliaia di tonnellate (fonte: database FAO)
mo posto con un volume di 7,4 milioni di tonnellate, corrispondente al 53,6%, seguita da Europa, America centrale e meridionale e Africa. Vale la pena notare che il Nord America ha svolto solo un ruolo minore nelle importazioni di carne avicola, mentre l’Oceania non è molto coinvolta nel commercio mondiale di carne bianca a causa della sua posizione periferica e di una popolazione scarsa. Se andiamo ad analizzare il commercio di carne avicola in base alla specie, le somiglianze e le differenze diventano evidenti. Il modello di commercio della carne di pollo (Tabella 3) assomiglia a quello della carne avicola in generale e questo non sorprende, considerato il suo ruolo dominante. L’Europa e le Americhe dominano le esportazioni, l’Asia le importazioni.
La carne di tacchino mostra uno schema diverso: il volume degli scambi non è stato solo significativamente inferiore, ma è avvenuto quasi esclusivamente in Europa e nelle Americhe (Tabella 4). Tale commercio è aumentato in Europa dal 1990 in poi, nelle Americhe un decennio dopo. Mentre il Nord America ha avuto una bilancia commerciale positiva per l’intero periodo, l’Europa solo dal 1990 in poi, mentre il Centro e Sud America fino al 1990. Dal 2020 in poi questo subcontinente e l’Africa hanno importato notevoli quantità di carne di tacchino; un’analisi dettagliata a livello nazionale spiegherà i motivi di questo sviluppo.
Cambiamenti notevoli a livello continentale
I volumi delle esportazioni e delle importazioni e la risultante bilancia commerciale hanno fatto registrare differenze considerevoli tra i continenti. La Tabella 2 mostra che l’Africa, l’Asia e l’Oceania hanno registrato una bilancia commerciale negativa nei cinque decenni presi in esame; al contrario, hanno avuto un surplus commerciale il Nord America (in maniera costante), l’Europa (con l’eccezione del 2010) e l’America centrale e meridionale dal 1980. Uno sguardo più attento ai dati rivela che il commercio di carne avicola è cresciuto molto più velocemente tra il 2000 e il 2020 rispetto ai decenni precedenti. Considerando le dinamiche della produzione (vedi Zootecnica International 2023, n. 7/8), questo in effetti era ciò che ci si poteva aspettare. Nel 2020 l’Europa si è classificata al primo posto nelle esportazioni con una quota del 52,2%, seguita da Centro e Sud America e dal Nord America. Nelle importazioni l’Asia è risultata al pri-
Ampie fluttuazioni a livello nazionale nel commercio di carne di pollo
Vediamo adesso le fluttuazioni nella composizione e nella classifica dei principali Paesi esportatori e importatori. La Figura 1 mostra i cambiamenti al vertice dei dieci principali esportatori di carne di pollo. Nel 1970 otto dei primi dieci Paesi si trovavano in Europa, con i Paesi Bassi al primo posto; il 1990 ha segnato una notevole
23 - settembre 2023MARKETING
Tipo di carne 1970 2020 Incremento assoluto % Polli Export Import 481,5 435,6 14.508,1 13.258,7 14.026,6 12.823,1 2.913,1 3.402,9 Tacchini Export Import 18,2 13,8 871,3 871,6 853,1 857,8 4.687.4 6,215.9 Anatra Export Import 2,0 17,4 144,9 147,3 142,9 129,9 7.245.0 746.6 Oca Export Import 0,9 13,2 39,1 40,6 38,2 27,4 4.244,4 207,5 Totale Export Import 502,6 480,0 15.563,4 14.318,2 15.060,8 13.838,2 2.896,6 2.883,0
1 Esclusi frattaglie e prodotti lavorati
Posizione197019801990200020102020 1 Brasile 2 USA 3 Olanda 4 Polonia 5 Turchia 6 Belgio 7 Ucraina 8 Regno Unito 9 Tailandia 10 Germania HogK CHI H THA ARG DK B F BG
Figura 1 – Cambiamenti nella classifica dei primi dieci esportatori di carne di pollo tra il 1970 e il 2020 (design: autore, sulla base di dati FAO).
Tabella 3 – Sviluppo del commercio mondiale di carne di pollo a livello di continente tra il 1970 e il 2020; dati in migliaia di tonnellate (fonte: database FAO).
CON (Consiglio di mutua assistenza economica) l’Ungheria, la Bulgaria e la Polonia hanno perso il loro precedente ruolo di principali esportatori. La Polonia, dopo anni di sviluppo dinamico dell’industria avicola come Stato membro dell’UE, è rientrata in classifica nel 2010 ed ha ottenuto il quarto posto nel 2020. La Danimarca ha subìto una profonda caduta dal terzo posto del 1970 al decimo del 2000. Le posizioni di Germania, Hong Kong, Cina e Regno Unito hanno oscillato considerevolmente. Turchia, Ucraina e Thailandia si sono classificate nel primo gruppo nel 2020, ma l’Ucraina perderà la sua posizione a causa della guerra in corso.
La concentrazione regionale nelle esportazioni di carne di pollo è stata molto elevata (Figura 2). Nel 1970 i dieci Paesi leader si sono spartiti il 96,9% del volume globale delle esportazioni, i Paesi Bassi da soli il 41,8%. Fino al 2000 la quota che hanno condiviso si è aggirata intorno al 90% e poi è scesa all’82,4% nel 2020. Tra il 1990 e il 2010 Hong Kong è stato un importante esportatore; quando la colonia britannica è tornata sotto il governo cinese nel 1997, le esportazioni sono diminuite e ha perso la sua funzione di distributore. A partire dal 2000 il Brasile e gli Stati Uniti hanno dominato il commercio di carne di pollo con un contributo di oltre il 50% al volume mondiale. Il posizionamento di sei nazioni europee nel 2020 (nei quali è inclusa anche l’Ucraina) documenta la grande importanza economica di tale prodotto per questi Paesi.
crescita degli Stati Uniti e del Brasile come principali esportatori, in seguito, dal 2010 in poi, il Brasile ha sostituito gli Stati Uniti al primo posto. La Francia nel 1980 ha superato i Paesi Bassi, che hanno comunque mantenuto una posizione forte, classificandosi al terzo posto nel 2020. Con la fine del COME-
La Figura 3 mostra la classifica dei dieci principali importatori di carne di pollo negli ultimi 50 anni. La fluttuazione è stata superiore a quella
24 - marketingMARKETING
Continente 1970 1980 1990 2000 2010 2020 AFRICA Export Import Bilancio 1 5 -4 13 91 -78 4 107 -103 14 355 -321 80 1.199 -1.119 118 2.083 -1.965 ASIA Export Import Bilancio 16 68 -52 99 622 -523 321 1.021 -700 1.842 3.829 -1.987 2.312 6.030 -3.728 2.828 7.420 -4.602 EUROPA Export Import Bilancio 438 404 +34 898 636 +272 1.401 1.269 +132 2.995 2.856 +139 5.072 5.132 -60 8.120 5.902 +2.218 N AMERICA Export Import Bilancio 68 1 +67 352 12 +340 622 60 +562 2.996 147 +2.849 3.923 300 +3.623 4.085 3 65 +3.720 CS AMERICA Export Import Bilancio < 1 17 -16 175 104 +66 345 168 +177 1.039 645 +394 4.332 1.574 +2.758 4.480 2.333 +2.147 OCEANIA Export Import Bilancio 2 5 -3 8 14 -6 4 18 -14 22 30 -8 37 64 -27 55 100 -45
Tabella 2 – Sviluppo del commercio di carne avicola a livello di continente tra il 1970 e il 2020; dati in migliaia di tonnellate (fonte: database FAO).
Continente 1970 1980 1990 2000 2010 2020 AFRICA Export Import Bilancio <1 5 -5 13 89 -76 4 85 -81 95 259 -164 61 1.069 -1.008 100 1.732 -1.632 ASIA Export Import Bilancio 16 67 -51 84 612 -528 288 965 -677 1.432 3.277 -1.845 1.187 5.021 -3.834 1.403 6.012 -4.609 EUROPA Export Import Bilancio 420 341 +79 775 456 +319 1.046 895 +151 1.805 1.811 -6 3.115 2.880 +235 5.095 3.222 +1.873 N AMERICA Export Import Bilancio 44 <1 +44 288 10 +276 531 37 +494 2.673 96 +2.577 3.426 193 +3.233 3.638 222 +3.416 CS AMERICA Export Import Bilancio <1 17 -17 173 103 +70 331 142 +189 954 436 +518 3.834 1.274 +2.560 4.225 1.988 +2.737 OCEANIA Export Import Bilancio 1 5 -4 7 13 -6 1 16 -15 14 25 -11 29 49 -20 46 82 -36
Tabella 4 – Sviluppo del commercio mondiale di carne di tacchino a livello di continente tra il 1970 e il 2020; dati in migliaia di tonnellate (fonte: database FAO).
delle esportazioni, poiché un maggior numero di Paesi non è stato in grado di coprire la domanda con la produzione interna. Alcuni hanno mostrato notevoli cambiamenti nelle loro classifiche nel corso dei decenni in esame, in particolare Germania, Hong Kong, Giappone e Arabia Saudita. Diversi Paesi sono apparsi solo per un breve periodo nella top ten o si sono ripresi dopo un’interruzione, come gli Emirati Arabi Uniti. Di particolare interesse è il confronto tra Hong Kong e la Cina: tra il 2000 e il 2010, Hong Kong si è classificata al primo posto e poi è scesa al settimo. Hong Kong infatti riesportava alcune delle proprie importazioni verso la Cina e altri Paesi asiatici, ma quando ha perso il suo status di
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Attrezzature per riproduttori da cova
25 - settembre 2023MARKETING
Continente 1970 1980 1990 2000 2010 2020 AFRICA Export Import Bilancia 0 0 0 0 0 0 <1 21 -20 1 61 -60 14 93 -79 3 133 -130 ASIA Export Import Bilancia 0 <1 0 9 2 +7 4 16 -12 20 122 -102 23 105 -82 18 67 -49 EUROPA Export Import Bilancia 2 13 -11 32 38 -6 196 157 +39 611 434 +177 513 445 +68 546 476 +70 N AMERICA Export Import Bilancia 16 <1 +15 36 1 +35 32 1 +31 210 4 +206 264 14 +250 239 12 +227 CS AMERICA Export Import Bilancia 0 0 0 2 0 +2 11 1 +10 56 153 -97 96 186 -90 43 180 -137 OCEANIA Export Import Balance 1 0 0 1 0 +1 <1 <1 0 3 1 +2 3 1 +2 3 3 0
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Figura 2 – Contributo dei dieci principali esportatori di carne di pollo alle esportazioni mondiali tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).
colonia della corona le importazioni sono diminuite notevolmente e la Cina ovviamente non ha più importato carne di pollo da Hong Kong.
Il Messico è salito dalla settima posizione nel 2000 alla seconda nel 2020: diversi focolai del virus dell’Influenza Aviaria, infatti, hanno provocato un forte calo della produzione e un conseguente aumento delle importazioni. La classifica del 2020 riflette il forte aumento delle importazioni asiatiche tra il 2000 e il 2020.
La Figura 4 documenta la costante diminuzione della concentrazione regionale delle importazioni di carne di pollo nei decenni in esame. Mentre nel 1970 i primi dieci Paesi condividevano l’88,1% del volume globale dell’import, la loro quota era scesa al 46,3% nel 2020. Nel 1970 la Germania si trovava incontrastata al primo posto con il 49,3%; nel 2020 invece ha fatto registrare solo il 3,6%.
La mancanza di barriere religiose per quanto riguarda il consumo, il prezzo relativamente basso, il ruolo dominante che svolge nei fast food e l’ampio utilizzo della carne nella preparazione dei piatti, spiegano la storia di un successo mondiale. Attualmente si è sviluppata una distribuzione più regolare e nessun Paese ricopre una posizione dominante.
Posizioni forti dei Paesi europei nel commercio di carne di tacchino
Figura 3 – Cambiamenti nella classifica dei primi dieci importatori di carne di pollo tra il 1970 e il 2020 (design: autore, sulla base di dati FAO).
Il calendario delle esportazioni e delle importazioni di carne di tacchino, nonché la composizione e la classifica dei Paesi leader differiscono notevolmente da quelli della carne di pollo.
26 - marketingMARKETING
3,4% 1,2% 2,7% 2,9% 5,4% 5,8% 5,8% 8,9% 10,2% 11,9% 41,8% Olanda Ungheria Danimarca USA Belg./ Lus. Francia Bulgaria Polonia Cina Germania Altri Totale: 0,481 mill. t 1970 9,7% 1,7% 3,1% 3,1% 3,3% 6,3% 8,8% 11,3% 13,3% 15,4% 24,0% USA Francia Brasile Olanda Ungheria Tailandia Hong Kong Danimarca Belg./ Lus. Cina Altri Totale: 2,201 mill. t 1990 13,1% 1,8% 2,2% 2,3% 2,5% 3,3% 3,3% 6,0% 7,5% 28,3% 29,7% Brasile USA Olanda Hong Kong Belgio Francia Polonia Germania Argentina Reg. Unito Altri Totale: 11,654 mill. t 2010 10,9% 1,6% 2,1% 3,0% 3,3% 3,7% 10,1% 12,6% 15,3% 16,4% 21,0% USA Francia Olanda Brasile Ungheria Danimarca Cina Germania Bulgaria Polonia Altri Totale: 1,338 mill. t 1980 7,2% 1,6% 1,6% 3,5% 3,9% 5,4% 6,0% 8,4% 11,3% 13,2% 37,9% USA Brasile Hong Kong Olanda Francia Cina Belgio Tailandia Reg. Unito Danimarca Altri Totale: 6,888 mill. t 2000 17,5% 1,8% 2,4% 2,6% 3,0% 3,2% 3,6% 6,5% 8,1% 24,4% 26,9% Brasile USA Olanda Polonia Turchia Belgio Ucraina Reg. Unito Tailandia Germania Altri Totale: 14,508 mill. t 2020
1 Cina 2 Messico 3 Arabia Saudita 4 Giappone 5 EAU 6 Germania 7 Hong Kong 8 Cuba 9 S. Africa 10 Regno Unito KUW JAM USSR EGY VieN CH CSSR A E SING NL UAE YEM F IRQ RUS
Posizione197019801990200020102020
– Contributo dei dieci principali importatori di carne di pollo alle importazioni mondiali tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).
La Figura 5 conferma che i Paesi europei hanno svolto un ruolo importante nel commercio di questo prodotto. Nel 1970 sette dei primi dieci esportatori erano in Europa e due in Nord America. Con l’eccezione del decennio tra il 1990 e il 2000, quando la Francia si è classificata al top, gli Stati Uniti sono sempre stati al primo posto. Uno sguardo più attento alla composizione dei Paesi leader mostra che molti sono entrati solo per un breve periodo nella top ten, come Israele, Belgio, Australia, Jugoslavia e Svezia. Altri Paesi sono rientrati in classifica dopo alcuni anni di interruzione, come il Canada o la Germania. I posizionamenti di Regno Unito, Brasile e Italia hanno oscillato considerevolmente. Le new entry in classifica sono state Polonia, Spagna e Cile. Degno di nota è il posizionamento della Polonia al secondo posto, simile allo sviluppo dinamico del commercio delle uova di questo Paese.
Cambiamenti nella classifica dei primi dieci esportatori di carne di tacchino tra il 1970 e il 2020 (design: autore, sulla base di dati FAO).
La concentrazione regionale nelle esportazioni di carne di tacchino è stata estremamente elevata. La Figura 6 mostra che dal 1970 al 2010 i dieci Paesi leader hanno condiviso oltre il 90% del volume del commercio globale, poi il loro contributo è leggermente sceso all’86%. Nel 1970 gli Stati Uniti hanno dominato il commercio di carne di tacchino; da allora, a causa del crescente consumo pro capite in diversi Stati europei e della crescente produzione, gli scambi in Europa hanno raggiunto volumi considerevoli. Con quasi 287.000 tonnellate nel 2000 la Francia ha raggiunto una vetta insuperabile. Negli anni successivi gli Stati Uniti hanno mantenuto il primo posto incontrastato, ma nel 2020 la Polonia è diventata un serio concorrente e il divario tra i loro volumi di
27 - settembre 2023MARKETING
11,6% 1,4% 1,6% 1,6% 2,5% 2,8% 2,8% 5,7% 6,7% 14,0% 49,3% Germania USSR Hong Kong Svizzera Cecoslov. Austria Giappone Arabia S. Singapore Jamaica Altri Totale: 0,436 mill. t 1970 29,9% 2,3% 2,7% 3,0% 3,0% 5,2% 7,6% 9,8% 10,0% 12,9% 13,6% Giappone USSR Germania Arabia S. Hong Kong Reg. Unito Cina E.A.U. Spagna Singapore Altri Totale: 2,140 mill. t 1990 50,5% 2,9% 2,9% 3,3% 4,0% 4,8% 4,9% 5,1% 5,8% 6,2% 9,6% Hong Kong Arabia S. Russia Messico Cina Vietnam Giappone Reg. Unito Olanda Germania Altri Total: 10,486 mill. t 2010 28,1% 2,6% 2,7% 3,4% 4,2% 5,0% 5,5% 7,8% 12,4% 13,2% 15,1% Arabia S. Germania USSR Iraq Giappone Hong Kong Egitto E.A.U. Yemen Kuwait Altri Totale: 1,283 mill. t 1980 30,2% 1,9% 2,1% 3,3% 3,6% 4,4% 4,7% 9,6% 9,8% 13,6% 16,8% Hong Kong Cina Russia Giappone Arabia S. Reg. Unito Messico Germania Francia Olanda Altri Totale: 5,904 mill. t 2000 53,7% 2,8% 3,0% 3,1% 3,4% 3,6% 3,6% 4,0% 4,7% 6,6% 11,5% Cina Messico Arabia S. Giappone E.A.U. Germania Hong Kong Cuba S. Africa Reg. Unito Altri Totale: 13,259 mill. t 2020
Posizione197019801990200020102020 1 USA 2 Polonia 3 Germania 4 Italia 5 France 6 Spagna 7 Brasile 8 Hungaria 9 Canada 10 Chile NL AUS S YUGO DK B ISR UK IRE
Figura 4
Figura 5 –
Figura 6 – Contributo dei dieci principali esportatori di carne di tacchino alle esportazioni mondiali tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).
esportazione si è ridotto a 45.000 tonnellate. Un’analisi dettagliata dei flussi commerciali rivelerebbe che la Polonia si è concentrata sugli Stati membri dell’UE, mentre gli Stati Uniti hanno rifornito principalmente i mercati americani.
Nel 1970 nove dei dieci principali importatori erano situati in Europa, il che evidenzia ancora una volta il ruolo predominante del vecchio continente nel commercio della carne di tacchino (Figura 7 ). Fino al 1990 la Germania si è classificata al primo posto prima di essere sostituita dal Messico, che ha mantenuto questa posizione nei decenni successivi. Oltre alla Germania, il Belgio e l’Austria sono stati i principali importatori per tutto il periodo in esame. Nei due decenni tra il 1990 e il 2010 la composizione della classifica è cambiata notevolmente. Alcuni Paesi (Sudafrica, Corea del Sud e Hong Kong) hanno fatto parte del gruppo di vertice solo per un breve periodo. Tra il 2000 e il 2010 la Russia ha importato grandi quantità di carne di tacchino per compensare la forte diminuzione della produzione di carne suina. La Cina ha iniziato a importare dal 2000 in poi. La Spagna, che aveva fatto parte della top ten tra il 1990 e il 2000, è riapparsa in classifica nel 2020 posizionandosi al terzo posto. I nuovi arrivati nel 2020 sono stati il Benin (che ha riesportato la maggior parte delle sue importazioni in altri Paesi africani) e il Sudafrica.
autore, sulla base di dati FAO).
La Figura 8 mostra in modo impressionante il drastico cambiamento nella concentrazione regionale delle importazioni di carne di tacchino. Nel 1970, i dieci Paesi leader si dividevano quasi il 100% del volume delle importazioni, la sola Germania il 55,1%. Fino al 1990 la concentra-
28 - marketingMARKETING
Posizione197019801990200020102020 1 Messico 2 Germania 3 Spagna 4 Benin 5 Belgio 6 Francia 7 Cina 8 Austria 9 Regno Unito 10 S. Africa GRE CDN YUGO S S. AFR S. KOR S. AR NL HogK I JAP I RUS LEB IRE F UK E
0,1% 0,3% 0,5% 1,2% 1,4% 1,7% 3,1% 4,2% 87,1% USA Reg. Unito Belgio Francia Canada Australia Yugoslavia Italia Germania Svezia Altri Totale: 18.206 t 1970 0,4% Totale: 243.415 t 4,1% 1,4%2,4% 3,0% 3,3% 4,4% 6,7% 6,9% 11,7% 12,2% 43,9% 1990 Francia Reg. Unito USA Olanda Italia Brasile Irlanda Germania Belgio Canada Altri Totale: 913.046 t 13,7% 2,6% 3,0% 4,0% 5,0% 6,2% 8,5% 9,8% 10,2% 10,7% 26,3% USA Francia Germania Polonia Brasile Italia Olanda Ungheria Reg. Unito Canada Altri 2010 Totale: 79.173 t 1980 2,4% 1,2% 2,0% 2,1% 2,2% 3,8% 4,7% 7,9% 11,4% 19,3% 43,0% USA Francia Israele Olanda Belgio Danimarca Reg. Unito Canada Brasile Italia Altri Totale: 902.70 t 9,3% 2,6% 3,4% 3,5% 4,0% 4,2% 4,4% 4,7% 10,3% 21,8% 31,8% Francia USA Olanda Brasile Reg. Unito Irlanda Italia Germania Belgio Hong Kong Altri 2000 Totale: 871.265 t 13,8% 2,8% 2,8% 3,2% 4,4% 5,4% 6,1% 6,7% 11,0% 19,3% 24,5% USA Polonia Germania Italia Francia Spagna Brasile Ungheria Canada Cile Altri 2020
Figura 7 – Cambiamenti nella classifica dei primi dieci importatori di carne di tacchino tra il 1970 e il 2020 (design:
zione è rimasta molto alta, poi ha cominciato a diminuire e nel 2020 era scesa al 56,1%. Questo cambiamento è il risultato da un lato della comparsa del Messico come principale importatore, dall’altro della crescita del numero di Paesi che hanno importato tacchino. Il grado di concentrazione regionale è stato molto inferiore a quello delle esportazioni (Figura 6), il che dimostra che il numero di Paesi con
un’eccedenza rispetto alla propria domanda interna era molto inferiore rispetto a quelli che dovevano importare per soddisfare la domanda. Alcuni di questi non producevano affatto carne di tacchino.
Sommario e prospettive
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29 - settembre 2023MARKETING 0,8% 0,9% 2,5% 3,2% 4,2% 4,3% 6,7% 7,9% 14,4% 55,1% Germania Francia Reg. Unito Belgio Austria Giappone Italia Grecia Svezia Yugoslavia Altri Totale: 13.813 t 1970 12,9% 2,7% 2,9% 4,6% 5,1% 7,7% 8,3% 10,0% 10,6% 11,0% 24,2% Germania Olanda Reg. Unito Belgio S. Africa Spagna Italia Austria Hong Kong Corea, Rep. Altri Totale: 198.844 t 1990 41,3% 3,1% 3,2% 3,4% 3,5% 4,0% 4,3% 4,3% 4,5% 10,5% 17,9% Messico Germania Benin Belgio Austria Russia Olanda Arabia S. Francia Cina Altri Totale: 845.113 t 2010 3,2% 1,1% 1,2% 1,2% 1,8% 2,0% 2,7% 4,3% 10,8% 22,3% 49,4% Germania Belgio Reg. Unito Austria Canada Francia Giappone Libano Olanda Irlanda Altri Totale: 40.576 t 1980 29,2% 3,1% 3,4% 3,4% 4,1% 4,6% 4,8% 5,3% 11,9% 13,1% 17,1% Messico Russia Germania Belgio Cina Spagna Italia Olanda Hong Kong Arabia S. Altri Totale: 774.421 t 2000 43,9% 2,8% 2,9% 2,9% 3,0% 3,3% 4,3% 4,6% 5,0% 12,2% 15,1% Messico Germania Spagna Benin Belgio Francia Cina Austria Reg. Unito S. Africa Altri Totale: 871.631 t 2020
Figura 8 – Contributo dei dieci principali importatori di carne di tacchino alle importazioni mondiali tra il 1970 e il 2020 (design: A.S. Kauer, sulla base di dati FAO).
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pollame è aumentato notevolmente nei decenni in esame. Nel 1970 solo il 3,3% della produzione è stato oggetto di scambio; fino al 2020, il commercio era aumentato di trenta volte, raggiungendo una quota del 11,0% del volume di produzione. All’aumento di 15,1 milioni di tonnellate la carne di pollo ha contribuito con il 93,1%, la carne di tacchino con il 5,7%, quelle di anatra e oca insieme con l’1,2%. La quota di carne avicola scambiata in base alla specie rispetto a quella prodotta differiva tra il 14,1% per la carne di tacchino e il 12,4% per la carne di pollo. Era molto più alta della quota di uova fresche scambiate, che ha raggiunto solo il 3,3% nel 2020. La possibilità di congelare la carne (a differenza delle uova) consente di trasportarla anche su lunghe distanze e di consumarla anche a distanza di tempo.
Il contributo dei continenti al commercio di carne avicola è stato molto differente. Nel 2020 l’Europa si è classificata al primo posto nelle esportazioni con una quota del 52,2%, seguita da Centro e Sud America e Nord America. Nelle importazioni l’Asia è al primo posto con una quota del 53,6%, seguita da Europa, America centrale e meridionale e Africa.
A livello nazionale la composizione e la classifica dei dieci Paesi leader differiscono notevolmente. La con-
centrazione regionale delle esportazioni è stata superiore a quella delle importazioni di carne di pollo e di tacchino, il che indica che i Paesi con un surplus di produzione rispetto alla domanda erano pochi rispetto a quelli che non erano in grado di soddisfare la domanda di produzione interna e che quindi hanno dovuto importare.
Il volume del commercio di carne avicola aumenterà ulteriormente nel decennio in corso. Mentre la carne di pollo mostrerà alti tassi di crescita assoluta e relativa, il commercio di carne di tacchino può entrare in una fase di crescita limitata o addirittura diminuire a causa del prezzo al dettaglio più elevato, che deriva da una conversione dei mangimi meno favorevole. Di rilievo è anche il fatto che la carne di tacchino non ha una tradizione nei menù della maggior parte dei popolosi Paesi asiatici e in confronto alla carne di pollo non è stata quindi in grado di raggiungere una posizione di rilievo nei fast food. Sebbene i sostituti della carne a base vegetale abbiano avuto successo in Nord America, Europa e in diversi Paesi asiatici e nel 2021 abbiano raggiunto un volume di vendite di oltre 5 miliardi di US-$, la quota delle vendite totali è ancora piuttosto bassa. Il volume degli scambi è trascurabile rispetto alla carne convenzionale. Alcune proiezioni sul volume delle vendite future sono molto
ottimistiche, ma le dinamiche degli ultimi due anni hanno lasciato il posto a una valutazione più realistica. Questo è ancora più vero per la carne coltivata. Gli elevati costi di produzione, i problemi di aumento della produzione e l’evidente scetticismo contro il consumo di prodotti costosi e ad alta tecnologia ne limiteranno una rapida diffusione.
Bibliografia e approfondimenti
Database FAO: https://www.fao.org/ faostat/en
Windhorst, H.-W.: A glimpse into the future. Projection of global meat production and consumption until 2030. In: Fleischwirtschaft international 2021, no. 3, p. 28-31.
Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of the EU poultry industry: a status report. Part 2: Poultry meat production and egg trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 1, p. 28-32.
Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of global egg and poultry meat trade. Part 2: Poultry meat trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 3, p. 24-27.
Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of global egg and poultry meat trade. Part 3: Chicken and turkey meat trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 4, p. 36-40.
Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of global turkey meat production and trade. Part 2: Turkey meat trade. In: Zootecnica International 45 (2023), no. 3, p. 22-26.
Windhorst, H.-W.: The revolution is taking shape. In: Fleischwirtschaft international 2023, no. 1, p. 34-39.
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MENO SPRECHI = PIÙ RISULTATI
I β-mannani incrementano i costi di alimentazione sprecando energia.
La risposta immunitaria indotta dagli alimenti (FIIR), scatenata dai β-mannani, riduce l’energia disponibile per la crescita e influenza negativamente la salute intestinale degli animali – sprecando fino al 3% dell’energia fornita con il mangime1.
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RISPARMIA ENERGIA1 PIÙ PERFORMANCE2 PIÙ INTEGRITÀ INTESTINALE3,4
1. Daskiran M, et al. (2004) An Evaluation of Endo-β-D-mannanase Hemicell) Effects on Broiler Performance and Energy Use in Diets Varying in β-mannan Content. Poultry Sci. 83: 662-668. 2. Hemicell EMEA field experience. Data on file. 3. Poulsen K. (2021) Effects of Hemicell on Intestinal Health in broilers analyzed in 44 Experiences. Data on file. 4. David Zhu. (2021) Meta-analysis of HTSi for 24 Hemicell Trials in APAC. Data on file. Hemicell, Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati di Elanco o sue affiliate. © 2023 Elanco. PM-IT-23-0119 Elanco Italia S.p.A. – Via dei Colatori 12, 50019 Sesto Fiorentino (FI)
L’ispezione delle uova in incubatoio per migliorare la schiusa e la qualità dei tacchinotti
Gli incubatoi di tacchini garantiscono un ambiente con elevati standard di controllo che consente di massimizzare la schiusa di tacchinotti sani. Il monitoraggio costante della schiudibilità e l’ispezione delle uova non schiuse aiuta gli operatori dell’incubatoio a mantenere elevati standard di sopravvivenza dei tacchinotti, benessere e qualità.
Quando utilizzata in concomitanza con altri strumenti nell’incubatoio, l’analisi dettagliata delle uova può portare a miglioramenti significativi. Ciononostante è una pratica spesso trascurata a causa della mancanza di comprensione della sua importanza, per inabilità nella sua interpretazione o a causa della mancanza di tempo e/o risorse per l’esecuzione dell’esame.
Stabilire i protocolli
Dr. Michelle Behl, PhD., M.S, Director of Poult Quality, Select Genetics, www.select-genetics.com
Introduzione
L’ispezione delle uova o l’analisi dei residui di schiusa costituiscono potenti strumenti diagnostici per gli incubatoi. L’ispezione può essere d’aiuto nella risoluzione dei problemi, nello stabilire dei trend o nell’ottimizzare i risultati di schiusa. L’uovo in sé descrive la cronologia degli eventi, a partire dalla sua formazione all’interno della tacchina, attraverso tutto il processo di incubazione. L’ispezione delle uova non sostituisce la visita degli animali, ma fornisce una panoramica importante sulla nutrizione e sulla salute dei riproduttori e sulla manipolazione, l’incubazione e la schiusa delle uova stesse. Per esempio, un attento esame all’apertura delle uova può indicare carenze nutrizionali o tossine prima che si manifestino segni clinici a livello del gruppo di riproduttori.
La maggior parte degli incubatoi ha una specie di processo di analisi dei residui di schiusa, che però potrebbe risultare troppo semplicistico. Il programma può consistere nel verificare solo le “schiuse problematiche’’, nell’analizzare solo un vassoio oppure nell’utilizzo di schede di analisi generiche. Al fine di stabilire dei trend, tracciare eventuali modifiche a livello embrionale o identificare potenziali aree di miglioramento nel processo, è d’obbligo ispezionare le uova in maniera approfondita e frequente. Al fine di comprendere le “schiuse problematiche”, bisogna allo stesso modo conoscere la mortalità embrionale presente nelle schiuse ottimali e avere un’esperienza di base di ciò che viene definito “normale’’ nelle specifiche linee genetiche e durante specifiche settimane di deposizione.
Una volta che è stata stabilita la normalità (Figura 1) e sono stati impostati degli obiettivi, possono essere prontamente rilevate anche lievi variazioni tra i gruppi e nelle schiuse. Queste variazioni ci aiutano a ottimizzare
32
TECHNICAL
- technical column -
COLUMN
le schiuse e la qualità dei tacchinotti al verificarsi di qualunque situazione.
Considerare le variabili
L’esame di un solo vassoio è insufficiente a fornire una rappresentazione accurata di cosa sta accadendo nella macchina d’incubazione o nel gruppo. L’ispezione delle uova cambierà a seconda della posizione nel locale di stoccaggio, nella camera d’incubazione e/o di schiusa. Un vassoio non è un campione grande abbastanza tale da poter prendere in considerazione tutte le variabili relative all’incubatoio. Per esempio, se analizziamo le uova provenienti da un solo vassoio localizzato nella stessa posizione ad ogni schiusa, non avremo un quadro completo della situazione. Esso potrebbe contenere schiuse tardive perché derivanti da una zona fredda della camera d’incubazione. Inoltre, potrebbero così essere trascurate problematiche derivanti dalle restanti parti della macchina, che mostrano i classici segni di surriscaldamento, come mortalità tardive e zampe corte e deformi.
Figura 1 – Classi di mortalità embrionale per un gruppo con una buona schiusa di uova fertili (HOF) del 93.4% Le linee mostrano i risultati dell’ispezione delle uova per settimane di deposizione (WOL) durante il ciclo del gruppo.
I profili di analisi derivanti dall’apertura delle uova cambiano in concomitanza allo sviluppo genetico delle linee da riproduzione. Col tempo il progresso genetico può influenzare lo sviluppo embrionale e i requisiti d’incubazione. Questi piccoli cambiamenti passerebbero inosservati senza un’analisi routinaria delle uova, così come verrebbero perse importanti occasioni di ottimizzazione dei requisiti embrionali.
Tabella 1 – Parametri da includere in un’analisi dettagliata di ispezione delle uova (fonte: Aviagen Turkeys Management Guidelines for Turkey hatcheries), DIC = giorno del ciclo.
Dettagli del gruppo Stadio di mortalit à embrionale Lesioni Scarti di Vassoio
Data: Infertile Aspergillosi Morto
Gruppo DIC 1 a 3 Addome gonfio Esausto
Settimana di deposizione DIC 4 a 6 Zampe cianotiche Tardivo
Dimensione del campione
HOS delle uova ispezionate
HOF delle uova ispezionate
Fertilità nelle uova ispezionate
Posizione/Localizzazione del campione
DIC 7 a 10
DIC 11 a 16
DIC 16 a 20
DIC 21 a 24
DIC 25 Giorno di morte
Morte al pipping interno
Morte al pipping esterno
Vivo esausto post- pipping
Vivo schiusa tardiva post- pipping
Zampe deformi Scarto/Zampe
Sacco vitellino infetto
Malposizionamenti
Tuorlo screziato
Muscolo del pipping
Albume residuo
Sacco vitellino rotto
Zampe corte
Necrosi della cute
Attaccato al guscio esausto Membrana spessa
Esausto tardivo
Rotto/crepato
Malformazioni
Uovo di scarto
Uova avariate
Rotto durante il trasferimento
Guscio sottile
Urati
33 - settembre 2023TECHNICAL COLUMN
Ispezioni dettagliate delle uova: uno strumento diagnostico chiave
Molti incubatoi utilizzano delle schede di analisi generiche che solitamente indicano le settimane in cui è presente mortalità embrionale e alcuni altri parametri non relativi
al processo d’incubazione, come le uova rotte o avariate. La chiave per sbloccare il potenziale di questo strumento diagnostico risiede nel dettagliarne i risultati. La Tabella 1 mostra i parametri che dovrebbero essere inclusi in una dettagliata scheda di analisi delle uova ispezionate. Più questa analisi risulta descrittiva e dettagliata, maggiori
Tabella 2 – Guida alla soluzione dei problemi dei residui di schiusa (fonte: Aviagen Turkeys Management Guidelines for Turkey hatcheries).
Osservazione
Non fertile
DIC 1-3
DIC 4-6
DIC 7-10
DIC 11-15
Cause Potenziali
Problema di allevamento. Surriscaldamento/raffreddamento estremi prima o durante l’incubazione (la mortalità precoce non è un vero segno di infertilità).
Problema di allevamento nella manipolazione delle uova, condizioni di freddo, qualità del seme. Pre-riscaldamento troppo lungo. Uova stoccate per un periodo di tempo prolungato.
Lo stesso descritto per i DIC 1-3 ma le lesioni sono meno gravi.
Pre-incubazione. Temperature troppo elevate durante la prima settimana. Mancanza di rotazione durante l’incubazione.
Non molto commune. Tutte le problematiche precedent riguardanti l’incubatoio ma a un livello d’effetto minore.
DIC 16-20 Comune se le uova subiscono un surriscaldamento durante la seconda settimana d’incubazione. Più comune in sistemi multi-stage.
DIC 21-24
Perdita d’umidità inadeguata. Mancanza di ossigeno. Dipende dalle lesioni riscontrate.
DIC 25 Comune. La chiave è nelle lesioni che vengono rilevate.
Morte al pipping esterno
Esausto vivo post- pipping
Perdita d’umidità non adeguata. Temperatura della camera di schiusa troppo elevata. Embrione debole.
Possono essere simili alla morte al pipping esterno ma con una gravità minore. Finestra di schiusa più grande – I soggetti schiusi tardivamente non sono sincronizzati con il profilo della schiusa.
Vivo schiusa tardiva post- pipping Tempo d’inizio non adeguato. Pre-riscaldamento troppo lungo. Temperatura d’incubazione o di schiusa troppo bassa. Problematiche nella gestione dello spray per l’umidità
Esausto incollato al Guscio Problematiche nella perdita di umidità durante l’incubazione. Più comune per il surriscaldamento nelle camera di schiusa. Bassa umidità relativa nella schiusa.
Esausto schiusa tardiva Temperatura della camera di schiusa più bassa dell’ottimale. Embrione non sincronizzato con il profilo di schiusa. Disuguaglianza nelle tempistiche di schiusa.
Stinchi corti Surriscaldamento durante la seconda e all’inizio della terza settimana. Perdita di umidità non adeguata.
Zampe deformi Leggero surriscaldamento durante un periodo prolungato.
Malposizionamento
Albume residuo
Surriscaldamento grave a qualsiasi stadio d’incubazione. Assenza di rotazione. Uova stoccate per periodi di tempo prolungati.
Perdita di umidità non adeguata. Surriscaldamento durante la seconda e terza settimana. Assenza di rotazione durante al posizionamento e durante la seconda e terza settimana. Manipolazione delle uova. Le uova non hanno abbastanza tempo per ‘’respirare’’ prima del posizionamento in camera. Uova confezionate nella carta.
Nessuna lesione visibile Dipende dal livello di mortalità. Tipicamente indica un problema grave improvviso.
Necrosi cutanee Surriscaldamento nella camera di schiusa con o senza umidità elevate.
Urati Raffreddamento o surriscaldamento durante la seconda metà dell’incubazione.
Rottura del sacco vitellino Surriscaldamento durante la terza e all’inizio della quarta settimana o errata manipolazione al trasferimento prima o durante il posizionamento.
Dipende dal tipo di malformazione:
Anomalie dell’occhio/organi ectopici – Temperature elevate DIC 1-6
Malformazioni
Anomalie encefaliche – Temperature elevate DIC 0-3
Becco a pappagallo/Micromelia - Nutrizionale
Arti extra – Errata manipolazione durante la raccolta/trasporto prima o durante il posizionamento in camera.
34 TECHNICAL COLUMN - technical column -
risultano utili le informazioni ottenute. Per esempio, una semplice classificazione di mortalità embrionale descritte solo come mortalità tardive, senza ulteriori dettagli, può essere attribuita a un ampio ventaglio di cause: problematiche relative alla camera d’incubazione o schiusa, problemi nel processo di trasferimento, manipolazione non corretta delle uova, oppure potrebbe essere un evento ascrivibile alla normalità per quelle particolari settimane d’incubazione. Se si prendessero in considerazione le stesse analisi, classificandole come mortalità al pipping interno con residui di albume, zampe deformi e corte, si delineerebbe un quadro più chiaro, che potrebbe essere utilizzato per affrontare il problema alla radice e per fare progressi.
In maniera simile a quando si stabiliscono pattern “normali’’ di mortalità embrionale, possono essere determinati anche pattern “normali’’ di lesioni embrionali. Anche queste ultime variano in base al gruppo e alla settimana di deposizione. Le lesioni forniscono ulteriori informazioni su come affrontare le varie problematiche dei gruppi di riproduttori. Le cause di anomalie all’ispezione sono diverse, spaziando da fattori ambientali alla nutrizione dei gruppi di riproduttori, alla loro fertilità e salute, fino alla manipolazione delle uova e alle condizioni delle camere d’incubazione e di schiusa. Non risulta sufficiente essere in grado di identificare lo stadio di morte embrionale, le lesioni e le rotture anomale: bisogna essere in grado di analizzare i dati, interpretando quello che ci vogliono comunicare (Tabella 2).
Ritorno d’investimento per l’analisi delle uova ispezionate
Questo tipo di analisi richiede tempo e risorse ma rappresenta un’operazione essenziale a livello d’incubatoio per identificare pattern di sviluppo normali o anomali. Mentre all’inizio i benefici possono non risultare così evidenti, le analisi si ripagheranno nel momento in cui emergeranno dei problemi e potranno così essere d’aiuto per una diagnosi veloce ed eventuali correzioni. Pertanto è necessario compiere uno sforzo in modo da assicurare che quest’esame venga eseguito in maniera frequente e completa. L’opportunità risiede nei trend e nei dettagli risultanti. In nessun altro momento possono essere rilevati e registrati gli eventi dalla formazione embrionale alla schiusa. L’ispezione delle uova vi consente di conoscere tutto quello che avete bisogno di sapere, dovete solo interpretarla.
I sistemi VDL Jansen sono noti per la loro qualità e affidabilità. Vengono proposte varie soluzioni, tra cui sistemi a voliera per ovaiole commerciali e svezzamento pollastre, nidi per ovaiole commerciali e riproduttori.
35 - settembre 2023TECHNICAL COLUMN
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Warren: una gallina robusta, ideale per il free-range
Aspetti tecnici di selezione e gestione di gruppi non debeccati
Considerate le recenti richieste del mercato e delle filiere, la decisione di mantenere le ovaiole senza effettuare la pratica di debeccaggio è molto importante. L’allevamento di queste galline richiede un approccio proattivo e completo per garantire il raggiungimento di produzioni ottimali, rispettandone al contempo le esigenze specifiche durante le fasi di allevamento. In questo articolo discuteremo i principali aspetti riguardanti una gestione efficace della gallina ovaiola Warren, non debeccata, partendo dalla selezione svolta sul campo da Hendrix-Genetics.
36 MANAGEMENT - management -
La selezione genetica: come e perché
La gallina Warren nasce in un contesto, come quello del Regno Unito, che necessita di animali robusti e molto rustici, che ben si adattino ad allevamenti all’aperto, suscettibili di condizioni climatiche particolarmente impegnative. Le caratteristiche genetiche di queste galline sono: maggiore robustezza, migliore piumaggio (soprattutto nelle fasi finali del ciclo di produzione), docilità, facilità di gestione. In Francia sono state messe a confronto con le galline di razza Bovans Brown, rilevando due differenze principali: un picco di produzione leggermente inferiore e un consumo d’alimento leggermente superiore della Warren. Questi risultati sono probabilmente associati alla maggiore rusticità di quest’ultima rispetto alla Bovans in contesti free-range, permettendone una maggiore adattabilità.
La selezione attuale di questa linea genetica è svolta accasando gli animali in contesti “challenging” (clima, alta densità di allevamento ed elevata intensità luminosa) e concentrandosi in particolare su aspetti anatomici, come l’assenza di debeccaggio, e comportamentali, puntando sulle facilità di gestione e docilità di questi animali. Per questo vengono adottate, durante le fasi di allevamento, delle check-list a punteggio, di cui una denominata feather score, utile a migliorare la selezione di questo particolare carattere dell’animale.
Nei vari test eseguiti sul campo particolare attenzione viene posta sulle ultime settimane di allevamento (80-100 settimane) in modo tale da raggiungere l’obiettivo di un animale con un feather score più alto possibile e meno lesioni da plumofagia associate. La selezione viene inoltre incentrata su soggetti femminili di dimensioni maggiori: questo favorisce sicuramente il mantenimento di un piumaggio migliore durante il ciclo, soprattutto qualora si presentino situazioni sfavorevoli per gli animali. In questo modo la gallina preferisce utilizzare i nutrienti presenti nella dieta somministrata per mantenere una livrea ottimale, adeguando i propri livelli di consumo d’alimento in base alle necessità, rispetto a dar priorità alla produzione di uova.
Se la priorità fosse solo l’uovo, ciò porterebbe inevitabilmente la gallina a “sacrificare” il proprio piumaggio, per garantire livelli standard di produzione, con conseguenti peggioramento del feather score e aumento delle lesioni associate a plumofagia e cannibalismo. Inoltre, i consumi di alimento si alzerebbero ulteriormente poiché, peggio -
rando il piumaggio, gli animali dovrebbero compensare anche un fabbisogno nutrizionale di mantenimento più elevato.
Risultati osservati sul campo
Dopo varie prove effettuate sul campo si può affermare che le caratteristiche che accomunano i gruppi di Warren non debeccati sono le seguenti:
• copertura di piume eccellente fino a fine ciclo;
• elevata docilità e comportamenti miti;
• scarsità di uova deposte fuori dai nidi;
• buona produzione di uova;
• consumi di mangime non eccessivi (correlati al mantenimento di un buon piumaggio);
• buona qualità e struttura degli animali, che arrivano fino a 2,1 kg a fine ciclo.
La genetica è adattata al contesto francese, per allevamenti free-range e biologico. Ovviamente la situazione ambientale e la gestione tecnica sono fondamentali nel successo di questa gallina, influenzandone le performance.
Migliori pratiche per la gestione delle galline ovaiole non debeccate nelle fasi di produzione di uova
Sebbene il debeccaggio sia una pratica comune per attenuare i comportamenti di plumofagia e/o cannibalismo durante la fase di deposizione, è possibile mantenere il becco degli animali intatto, garantendo comunque ottimi livelli di produttività. Per raggiungere questi obiettivi esistono particolari accorgimenti e/o strategie nella gestione degli animali. Di seguito vengono elencati i principali.
Spazio sufficiente – Uno spazio sufficiente consente alle galline di stabilire la loro gerarchia sociale, riducendo la probabilità di comportamenti aggressivi. Bisogna assicurarsi che il sistema di stabulazione soddisfi o superi lo spazio raccomandato per ogni soggetto, considerando sia la superficie del pavimento che quella del posatoio.
Arricchimento ambientale – Implementare questo tipo di attività svolge un ruolo fondamentale nei gruppi di galline con il becco intatto. È necessario fornire una varietà di stimoli ambientali come posatoi, aree per il razzolamento
37 - settembre 2023MANAGEMENT
e il bagno di polvere, oggetti da beccare e opportunità di foraggiamento. L’arricchimento favorisce i comportamenti naturali, riduce lo stress e reindirizza la tendenza a beccare verso sbocchi appropriati, riducendo al minimo il rischio di plumofagia.
Aree nido adeguate – Le galline ovaiole cercano d’istinto aree di nidificazione appartate e confortevoli per deporre le uova. Assicurarsi che il sistema di allevamento fornisca aree nido adeguate e idonee dove le galline possano deporre le uova in un ambiente tranquillo e indisturbato. Un’adeguata progettazione del nido, con materiale appropriato e livelli di oscurità consoni, può incoraggiare le galline a deporre le uova in questi spazi, riducendo la probabilità di uova a terra e i relativi problemi di qualità delle uova.
Monitoraggio e gestione del piumaggio – La livrea degli animali presenti nel gruppo va monitorata con regolarità per individuare tempestivamente segni di plumofagia e/o beccaggio eccessivo. Se la plumofagia diventa un problema, intervenire identificando e affrontando le potenziali cause sottostanti, come carenze nutrizionali, sovraffollamento o fattori di stress ambientale. L’attuazione di misure volte ad alleviare questo comportamento scorretto, come l’aumento dell’arricchimento ambientale o la fornitura di una dieta specifica e di integratori alimentari, può contribuire a mitigare il problema.
Promuovere la diversità comportamentale – Ciò risulta fondamentale per le galline ovaiole. Fornire una serie di posatoi di altezze diverse, diverse opzioni di nido e materiali di arricchimento ambientale è utile a stimolare una varietà di comportamenti naturali. Ciò favorisce l’esercizio fisico, la stimolazione mentale e il rispetto delle esigenze etologiche delle galline. Valutare regolarmente l’efficacia dei materiali di arricchimento e apportare le modifiche necessarie per garantire un interesse e un impegno continui da parte delle galline.
Ottimizzazione delle strategie di alimentazione – Garantire l’accesso a una dieta nutrizionalmente bilanciata che soddisfi le loro specifiche esigenze nutrizionali, compreso un quantitativo di calcio sufficiente per la qualità del guscio dell’uovo. Utilizzare strategie per incoraggiare una
distribuzione uniforme del mangime (tecnica del vuoto mangiatoia, ma evitando periodi prolungati di privazione del mangime) e monitorare regolarmente la disponibilità dello stesso, fornendo spazio/mangiatoie supplementari in caso di elevata competizione tra gli animali. Assicurare l’omogeneità della miscela presentata, in modo da essere facilmente accessibile e attraente per gli animali: la granulometria corretta del mangime consente una digestione corretta e ne favorisce l’assunzione. I sistemi di alimentazione devono essere progettati in modo che riducano al minimo gli sprechi e siano di facile accessibilità: nei sistemi a voliera è utile prevedere mangiatoie distribuite su più livelli in modo da evitare sovraffollamento e/o competizione eccessiva e ridurre stress e fenomeni di aggressività. Condurre analisi sul mangime prodotto/ricevuto, in modo da garantirne la qualità e l’assenza di contaminanti. Ispezionare regolarmente le strutture di stoccaggio dei mangimi e i silos per assicurarsi che siano in buone condizioni e protetti dai parassiti. Usare un approccio first-in, first-out (FIFO) quando si utilizza il mangime immagazzinato per mantenerne la freschezza e l’integrità nutrizionale. Importante anche l’acqua distribuita agli animali: assicurarne il facile e continuo accesso durante tutto il giorno. È utile monitorarne regolarmente la qualità tramite analisi di laboratorio, pulire frequentemente gli abbeveratoi e controllare che non vi siano perdite o blocchi nel sistema di approvvigionamento idrico.
Gestione di ventilazione e temperatura – Il mantenimento di condizioni ambientali ottimali è fondamentale per la salute e la produttività delle galline. Monitorare regolarmente e variare i parametri ambientali garantisce la salute del gruppo e riduce al minimo i comportamenti legati allo stress.
Monitorare la salute del gruppo – Un monitoraggio regolare della salute del gruppo è fondamentale per individuare e affrontare tempestivamente qualsiasi potenziale problema, sviluppando un piano di gestione sanitaria completo, che comprenda protocolli di vaccinazione, controllo dei parassiti e ispezioni veterinarie di routine. Vanno valutati in maniera regolare il comportamento degli animali, le condizioni corporee, il piumaggio e i parametri di produzione delle uova per identificare eventuali segni di stress o malattia. Un intervento tempestivo e un trattamento adeguato possono prevenire l’aggravarsi dei problemi. Inoltre diventa utile stabilire protocolli per la manipolazione degli animali (ad es. durante le operazioni
38 MANAGEMENT - management -
di trasferimento e/o vaccinazione) per ridurre al minimo stress e lesioni.
Formazione del personale – Fornire una formazione completa sul comportamento delle galline, sugli indicatori di benessere e sulle tecniche di manipolazione appropriate; gli operatori devono essere in grado di identificare segni di aggressività, stress, problemi di salute in modo da intraprendere le azioni necessarie per affrontarli tempestivamente.
Illuminazione adeguata – Predisporre un programma di illuminazione che riproduca l’andamento naturale della luce diurna per favorire i normali processi fisiologici e i modelli comportamentali. Considerare l’uso di dimmer o di cambi graduali di illuminazione per creare una transizione graduale tra il giorno e la notte. Un’illuminazione adeguata può contribuire a ridurre lo stress, a promuovere livelli di attività migliori. Utilizzare la stimolazione luminosa solo al raggiungimento del peso adeguato per gli animali (1450 g per le galline Warren), idealmente raggiunto alle 16 settimane d’età.
Conclusioni
In generale si può affermare che la linea Warren presenta delle caratteristiche che ben si adattano alle nuova sfide imposte dal mercato per quanto riguarda i sistemi alternativi, free-range e biologico. Quello che risalta di più è la tranquillità dimostrata da questi animali che, anche se non debeccati, mantengono una copertura di piume eccellente per tutta la durata della loro carriera, non intaccandone la produttività. In tal modo si potrà evitare la pratica del debeccaggio, argomento attuale e molto importante per l’opinione pubblica
Rappresentante per l’Italia:
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39 - settembre 2023MANAGEMENT
Modello specifico in vivo sugli anatroccoli per valutare la capacità captante sulle AFB1
Le aflatossine, metaboliti secondari di diversi funghi (Aspergillus, Pennicillum e Fusarium), sono seriamente tossiche per gli animali e possono impattare sulle performance zootecniche. Al fine di studiarne gli effetti tossici, ma anche per valutare l’efficacia di prodotti contro le aflatossine, ADM ha sviluppato un modello in vivo specifico, rapido e riproducibile sugli anatroccoli.
Proprietà tossiche delle
aflatossine
Le proprietà tossiche delle aflatossine variano a seconda della loro concentrazione, della specie animale, del tipo (finora ne
sono state identificate 18) e della durata dell’esposizione. Diversi studi hanno dimostrato che gli anatroccoli sono la specie più suscettibile all’esposizione acuta da aflatossine. L’LD50 per un anatroccolo di 1 giorno è di 0,3 mg/kg peso corporeo, comparato con
40 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA
i 6,3 mg/kg per i polli (Dhanasekaran et al. 2011).
Sono stati nel tempo applicati diversi approcci per diminuire l’esposizione degli animali a mangimi contaminati da aflatossine; la metodologia più diffusa è senz’altro l’utilizzo di prodotti captanti o sequestranti. Come testimoniato da Scheideler (1993), la capacità sequestrante di un additivo dovrebbe essere sempre dimostrata in vivo. In effetti, gli studi in vitro sono estremamente utili per effettuare un primo screening, sempre che venga preso in considerazione tutto il tratto digerente (ad esempio, variazione pH).
Sviluppo del modello
ll modello sviluppato da ADM è specifico, riproducibile e basato sulla specie animale più sensibile alle micotossine: gli anatroccoli. Il modello consiste nella somministrazione di diversi tipi di additivi ad anatroccoli esposti alle micotossine e alla comparazione dei loro parametri fisiologici e zootecnici con quelli di animali non esposti alle micotossine e ad
animali esposti alle micotossine ma senza nessun trattamento.
Il modello è stato validato da 18 studi sugli effetti dei livelli della contaminazione da aflatossine sugli animali, più altri 24 studi sugli effetti di diversi prodotti captanti. L’ultima prova effettuata nel 2018 è descritta nelle analisi di seguito.
Materiali e metodi
Il gruppo di controllo prevede una dieta standard in farina proveniente
da materie prime non contaminate; il gruppo sperimentale è stato alimentato con frumento contaminato con aflatossine sintetiche B1 (Sigma-Aldrich), le quali sono state miscelate con frumento, in modo da ottenere una contaminazione pari a 90 ppb. 320 anatroccoli maschi Pekin di un giorno di vita sono stati messi in 32 gabbie per testare 10 diverse diete, dettagliate in Tabella 1 (32 anatroccoli per dieta e 3 ripetizioni per dieta), nutriti dal giorno 1 al giorno 15. Tutti i prodotti commerciali testati sono captanti a base di bentoniti. Gli animali sono stati pesati individualmente al giorno 0 e 15. È stata registrata anche l’ingestione media per ogni gabbia. Al giorno 15 sono stati macellati. È stato analizzato il livello di proteine plasmatiche, prese in considerazione come biomarcatore del modello. Gli animali macellati sono stati dissezionati al fine di valutare la colorazione del fegato.
Risultati
Aumento di peso
La Figura 1 evidenzia come la contaminazione ha avuto un effetto sul-
- settembre 2023 - 41 NUTRIZIONISTICA
Diete Dosaggio (kg/ton di mangime) Aflatossina B1 (ppb nel mangime) Ripetizione A : Controllo non contaminato - - 3 B : Controllo contaminato - 90 3 B + T5X 2 90 3 B + Prodotto commerciale 1 (CP1) 2 90 3 B + Prodotto commerciale 2 (CP2) 2 90 3 B + Prodotto commerciale 3 (CP3) 2 90 3 B + Prodotto commerciale 4 (CP4) 2 90 3 B + Prodotto commerciale 5 (CP5) - dose 1 0.5 90 3 B + Prodotto commerciale 5 (CP5) - dose 2 1 90 3 B + Prodotto commerciale 5 (CP5) - dose 3 2 90 3
Tabella 1 – Descrizione diete sperimentali.
“Sono stati nel tempo applicati diversi approcci per diminuire l’esposizione degli animali a mangimi contaminati da aflatossine; la metodologia più diffusa è senz’altro l’utilizzo di prodotti captanti o sequestranti”
la crescita degli animali, il cui peso si è significativamente ridotto del 21.4% (P<0.001) per gli animali che sono stati alimentati con mangime contaminato (dieta B) rispetto al gruppo di controllo non contaminato (dieta A). Tra i prodotti testati T5X ha permesso una buona performance di crescita, non
differente dalla crescita ottenuta dal gruppo non contaminato (P<0.001). Altri prodotti, al contrario, non hanno ottenuto i medesimi risultati.
Proteine plasmatiche
L’effetto negativo dell’intossicazione è chiaramente visibile nella riduzione del tasso di proteine plasmatiche: -55.1% di proteine plasmatiche nel lotto contaminato (dieta B) (pvalore<0.001). Anche se nessuno dei prodotti testati ha raggiunto i livelli del mangime non contaminato, T5X è riuscito ad aumentare sensibilmente il contenuto di proteine plasmatiche in comparazione al gruppo di controllo contaminato (+57%), come mostrato in Tabella 2
Sintesi al giorno 15
T5X permette di garantire buone performance, sia in termini di crescita, e quindi di guadagno medio giornaliero, che di tasso di proteine plasmatiche (Figura 2).
Conclusioni
Il modello in vivo sugli anatroccoli, basato sulle misurazioni di parametri sia zootecnici che fisiologici, permette di valutare efficacemente l’impatto sugli animali della contaminazione da aflatossine B1, nonché di verificare l’efficacia di diversi captanti. Il modello richiede bassi livelli di tossine (dosi realistiche), pochi animali e un tempo di esposizione limitato. È un modello riproducibile e permette di valutare l’efficacia di diversi captanti in maniera rapida ed economicamente sostenibile.
42 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA
Diete Numero ripetizioni Proteine totali (g/L) Significance P<0.001 A : controllo non contaminato 30 27.33 a B : Controllo contaminato 29 12.28 d B + T5X 29 19.28 b B + Prodotto commerciale 1 (CP1) 30 18.33 b B + Prodotto commerciale 2 (CP2) 30 17.37 bc B + Prodotto commerciale 3 (CP3) 28 12.00 d B + Prodotto commerciale 4 (CP4) 24 15.54 c B + Prodotto commerciale 5 (CP5) - dose 1 30 11.97 d B + Prodotto commerciale 5 (CP5) - dose 2 30 11.57 d B + Prodotto commerciale 5 (CP5) - dose 3 30 14.70 c
Tabella 2 – Proteine plasmatiche nei diversi gruppi al giorno 15.
Articolo sponsorizzato ADM : : : 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 Weight gain 0-15d (g)
: : 0 20 40 60 Base 100 non-contaminated control
Figura 1 – Aumento medio di peso nei diversi gruppi (0-15 giorni).
Figura 2 – Sintesi dei parametri di crescita e tasso di proteine plasmatiche.
- settembre 2023 - 43 NUTRIZIONISTICA
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Ascor italy_ascor@vetoquinol.com
Arion Fasoli info@arionfasoli.com
Aviagen info@aviagen.com
Aviagen Turkeys Ltd turkeysltd@aviagen.com
Aza International info@azainternational.it
Babolna TETRA info@babolnatetra.com
Barbieri Belts info@barbieri-belts.com
BD Agricoltura Italia S.r.l. italia@bigdutchman.com
Biochem ber tarelli@biochem.net
Biolab 2000 biolabvr@tiscalinet.it
Carfed International Ltd carfed@carfed.co.uk
Carfed International Ltd Italy carfed@carfed.it
Chick Farm Europe info@chickeurope.com
Cizo info@cizo.it
Clerici Gino S.r.l. info@clerici.it
Cobb Europe info@cobb-europe.com
Codaf info@codaf.net
Corti Zootecnici S.r.l. info@cortizootecnici.com
DSM Nutritional Products info@dsm.com
Elanco italia_elanco@elanco.com
EuroTier eurotier@dlg.org
Evonik luca.iacoianni@evonik.com
Facco Poultry Equipment facco@facco.net
FIEM fiem@fiem.it
FierAgricola Verona fieragricola@veronafiere.it
FierAvicola info@fieravicola.com
Gasolec sales@gasolec.com
GI-OVO B.V. sales@gi-ovo.com
Giordano Poultry Plast info@poultryplast.com
Hendrix Genetics info@hendrix-genetics.com
Hubbard contact.emea@hubbardbreeders.com
Hy-Line International info@hyline.com
Impex Barneveld BV info@impex.nl
Intracare info@intracareitaly.com
Jansen Poultry Equipment info@jpe.org
Lallemand animalitaly@lallemand.com
Lubing System info@lubing.it
Marel Poultry info.poultry@marel.com
Mbe Breeding Equipment info@mbefabriano
Meyn sales@meyn.com
MSD Animal Health S.r.l.
www.agritech.it
www.albitalia.com
www.albors.it
www.alilohmann.com
www.ascor.vetoquinol.it
www.arionfasoli.com
www.aviagen.com
www.aviagenturkeys.com
www.azainternational.it
www.babolnatetra.com
www.barbieribelts.com
www.bigdutchman.it
www.biochem.net
www.biolab2000.it
www.carfed.it
www.novogen-layers.com
www.cizo.it
www.clerici.it
www.cobb-vantress.com
www.codaf.net
www.cortizootecnici.it
www.dsm.com
www.elanco.com
www.eurotier.com
www.evonik.com
www.facco.net
www.fiem.it
www.fieragricola.it
www.fieravicola.com
www.gasolec.com
www.gi-ovo.com
www.poultryplast.com
www.hendrix-genetics.com
www.hubbardbreeders.com
www.hyline.com
www.impex.nl
www.intracare.nl
www.jpe.org
www.lallemandanimalnutrition.com
www.lubingsystem.com
www.marel.com/en/poultry
www.mbefabriano.it
www.meyn.com
www.msd-animal-health.it
MS Technologies info@mstegg.com w ww.mstegg.com
Newpharm info@newpharm.it
Officine Meccaniche Vettorello luciano@officinevettorello.it
Omaz S.r.l. omaz@omaz.com
Petersime N.V. info@petersime.com
Prinzen B.V. info@prinzen.com
Riva Selegg info@rivaselegg.com
Royal Pas Reform info@pasreform.com
Roxell info@roxell.com
Reventa info.reventa@munters.de
Sacco S.r.l. info@saccosystem.com
Schropper office@schropper.at
Ska ska@ska.it
Sime-Tek info@sime-tek.com
Space info@space.fr
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Specht Ten Elsen GmbH & Co. KG info@specht-tenelsen.de www.specht-tenelsen.de
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Stampa
Nova Arti Grafiche, Firenze
Edizione italiana
Anno XXXIV • Settembre 2023
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Nato dalla partnership tra DSM e Novozymes, Balancius® ha una modalità d’azione unica che idrolizza i peptidoglicani della parete cellulare dei detriti dei batteri morti, ottimizzando l’assorbimento nutrizionale e l’efficienza alimentare.
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