Zootecnica International – dicembre 2023 – POSTE ITALIANE S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale 70%, DCB Firenze
Pubblicato il report di ISMEA sulle tendenze di avicoli e uova I rebus che affliggono l’industria avicola: come raggiungere la sostenibilità nel breve e nel lungo periodo? Allargamento del gruppo BRICS: cosa significa per l’industria avicola?
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EDITORIALE Ad ogni innovazione tecnologica nella Storia sono spesso seguite resistenze di vario tipo, in contrasto con le reali esigenze delle popolazioni. La corretta informazione rappresenta l’unica chiave di volta per capire l’importanza di fare valutazioni oggettive, senza correre il rischio di essere deviati da correnti di pensiero troppo estremiste, non supportate da un riscontro scientifico. Questo vale in molti campi, sia per quanto riguarda la scienza medica per la salute dell’uomo e degli animali, sia per la salvaguardia dell’ambiente. Il settore dell’alimentazione è strettamente correlato a questi campi. Nel corso di cinquant’anni nella zootecnia hanno assunto sempre più importanza i temi della sicurezza e della sostenibilità. L’informazione attraverso i grandi media ha però cavalcato senza freni queste tematiche, dimostrando spesso di non essere coerente o di non conoscerne gli aspetti scientifici. Basterebbe citare gli argomenti riguardanti gli OGM, il biologico, l’antibiotic-free. Anche l’innovazione tecnologica delle attrezzature ha subìto la stessa sorte (vedi gabbie arricchite e voliere nel nostro settore) e alla radice di questo caos vi è l’informazione scorretta, a volte tendenziosa. Dopo oltre cinquant’anni di esperienza nel settore avicolo, sogno ancora di vedere i produttori coesi nel fare insieme corretta informazione sui grandi media, supportati da scienziati e tecnici qualificati.
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SOMMARIO
ATTUALITÀ................................................................................................ 4 PRIMO PIANO
Carni Sostenibili presenta al Parlamento europeo un volume su carni e salumi e le nuove frontiere della sostenibilità.................................................... 8
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REPORTAGE
Pubblicato il report di ISMEA sulle tendenze di avicoli e uova.............................12
DOSSIER
Indicatori di benessere animale nell’allevamento delle anatre.............................18
FOCUS
I rebus che affliggono l’industria avicola: come raggiungere la sostenibilità nel breve e nel lungo periodo?....................... 26
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MARKETING
Allargamento del gruppo BRICS: cosa significa per l’industria avicola?.............. 36
MARKET GUIDE................................................................................... 44 GUIDA INTERNET............................................................................... 48
ATTUALITÀ
Meat sounding: ASSICA soddisfatta per il divieto definitivo Il 16 novembre 2023 è stato approvato il testo normativo che disciplina l’uso dei nomi carnei su prodotti a base di proteine vegetali, ponendo un freno e un chiaro divieto al fenomeno del ‘meat sounding’. ti sostenitori dell’iniziativa, “le parole hanno un peso” e in questo caso il peso deriva dalla grande portata di storia, tradizione e manodopera esperta, specializzata, che è coinvolta nella filiera zootecnica a ogni livello. Un impatto anche sociale che è molto diverso nelle produzioni plant based e che i promotori della norma ritengono corretto mantenere distinto. “Ci teniamo a ringraziare particolarmente il vice presidente del Senato on.le Gian Marco Centinaio e il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera on.le Mirco Carloni il cui impegno e attenzione al dossier sono risultati chiave per il successo dell’iniziativa e la soddisfazione dei settori direttamente tutelati dalla norma”, ha aggiunto Davide Calderone. “È bene che il Parlamento abbia approvato tale norma che vieta l’uso di nomi carnei sui prodotti che la carne non la contengono – ha commentato Davide Calderone, direttore di Assica – si tratta di una conquista culturale e di buon senso per la corretta concorrenza tra operatori del settore alimentare. Ora la norma andrà prontamente attuata per dare concretezza ai giusti principi che contiene”. Il testo approvato prevede l’emanazione di un decreto del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) per l’individuazione delle denominazioni carnee da non utilizzare su prodotti a base vegetale. La disciplina adottata dall’Italia non è la prima nel panorama mondiale: già Francia e Sud Africa hanno approvato previsioni esplicite in proposito. In sede UE invece ci furono tentativi passati di disciplinare la materia in maniera analoga a quanto si fece per il latte e i suoi derivati, ma senza che le proposte riuscissero ad approdare a rango normativo. È una distinzione che la maggior parte dei consumatori riterrà probabilmente più legata al buon senso e che forse non avrebbe dovuto nemmeno necessitare un interessamento del Parlamento per la fissazione di regole legislative così puntuali. Tuttavia, l’intervento si è reso necessario per tutelare la storicità produttiva di un’intera filiera: come esplicitato dai deputa-
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Viceversa, i detrattori della norma hanno sempre sottolineato come le produzioni plant based non siano da penalizzare, perché ampiamente gradite al pubblico dei consumatori, che chiaramente le sa distinguere e scegliere e perché più in linea con i moderni stili di vita e regimi alimentari. “L’uso corretto dei nomi relativi alla carne non ha nulla a che vedere con la penalizzazione dei prodotti plant based. Sinceramente – prosegue Calderone – non capiamo perché i prodotti cosiddetti plant based, che ci tengono tanto a distinguersi comunicando di posizionarsi su un livello superiore alla carne per dieta, valori nutrizionali, persino impatto ambientale, finiscano sempre per proporsi al pubblico con i nomi dei prodotti da cui prendono le distanze. In molti casi questi prodotti vegetali rappresentano espressione di forte innovazione nel settore del food, ma riteniamo ingiustificato e inspiegabile che tali prodotti continuino a sfruttare la rinomanza e la reputazione di prodotti carnei che tentano di imitare nell’aspetto. Siamo lieti che questa norma, finalmente, faccia chiarezza su cosa è corretto comunicare e cosa no. Ora il nostro obiettivo è andare in Europa per chiedere che anche l’UE si doti di una disciplina sulla materia, in maniera analoga a quanto già avvenuto per il settore del latte – ha concluso Calderone – perché le norme sul food devono essere comuni in tutto il mercato unico.”
- attualità -
ATTUALITÀ
PERCHÈ I β-MANNANI SONO DANNOSI?
I β-mannani sono sostanze naturalmente presenti nella maggior parte delle materie prime vegetali utilizzate nei mangimi. Gli animali monogastrici non sono in grado di digerirli e nel loro intestino i β-mannani consumano parte dell’energia contenuta nella dieta.
Il sistema Questa risposta immunitario degli innata, naturale ma animali scambia per non necessaria patogeni i β-mannani e 1. Consuma energia scatena una risposta 2. Induce infiammazione immunitaria 3. Influenza negativamente l’integrità intestinale protettiva per 4. Riduce l’assorbimento difendersi da I β-mannani dei nutrienti scatenano una questa presunta 5. Condiziona risposta immunitaria negativamente il minaccia. metabolismo energetico innata a livello intestinale (FIIR)
Gli animali necessitano di più mangime per compensare le perdite.
Anche una minima concentrazione di β-mannani (appena lo 0,2%) può scatenare la risposta infiammatoria
La FIIR è costosa
Compensare gli effetti negativi dei β-mannani potrebbe costare
Fino a 16.256€
Fino a 7.121€
ogni milione di broiler1
ogni diecimila suini1
I β-mannani sono presenti nella maggior parte delle materie prime vegetali utilizzate nei mangimi
Farina di palmiste
7,24%
Buccette di soia
6,67%
Farina di soia
0,67%
Farina di girasole
0,60%
DDGS
0,57%
Avena
0.31%
I β-mannani resistono ai comuni processi di fabbricazione del mangime, come pellettatura e estrusione.
elimina gli effetti dannosi dei β-mannani Bibliografia: 1. Elanco Study Hemicell HT Cost saving calculator. Hemicell, Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati di Elanco o sue affiliate. © 2023 Elanco. PM-IT-23-0117 Elanco Italia S.p.A. – Via dei Colatori 12, 50019 Sesto Fiorentino (FI)
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ATTUALITÀ
Influenza Aviaria ad alta patogenicità: vaccini disponibili e strategie di vaccinazione caratteristiche attraverso una ricerca bibliografica e tramite un’indagine lanciata dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e diffusa dall’EFSA e dall’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH). I dati sono stati raccolti anche attraverso la consultazione del laboratorio di riferimento dell’UE (EURL) e della rete del laboratorio nazionale di riferimento (NRL), nonché direttamente dai siti web delle società farmaceutiche.
Negli ultimi anni l’Unione europea (UE) è stata interessata da un’epidemia di HPAI negli uccelli selvatici e domestici. Le aree con un’alta densità di allevamenti avicoli sono particolarmente a rischio di trasmissione dell’HPAI. La vaccinazione può essere considerata in aggiunta alle misure già attuate (ad es. sorveglianza, biosicurezza e diagnosi precoce) per prevenire e controllare la diffusione del virus. La Commissione europea ha chiesto all’EFSA una panoramica dei vaccini HPAI disponibili, la loro efficacia contro i virus attualmente in circolazione e una valutazione dei vari sistemi di vaccinazione per prendere decisioni informate sulle possibili strategie di vaccinazione. L’EFSA è stata anche incaricata di valutare le misure di sorveglianza e di attenuazione dei rischi nelle zone e nelle aziende vaccinate. L’EFSA ha emesso un parere scientifico su questo tema nel 2007, nel quale sono state raccolte le informazioni sui vaccini disponibili e sulle loro
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L’efficacia delle strategie di vaccinazione è stata simulata utilizzando modelli matematici; i dati utilizzati sono: letteratura pubblicata (non vi erano restrizioni sulla lingua di pubblicazione o sul luogo di studio); risultati dei sondaggi; dati sulla popolazione avicola in Francia, Italia e Paesi Bassi; dati sui focolai di HPAI in Francia, Italia e Paesi Bassi; dati sull’abbattimento preventivo in Francia, Italia e Paesi Bassi.
Limitazioni/incertezze I dati sull’efficacia della protezione e sulla durata della protezione dei vaccini disponibili contro l’Influenza Aviaria non sono armonizzati e sono pochi; pertanto la descrizione dettagliata e il confronto di questi vaccini non è possibile. Inoltre pochi vaccini sono stati testati su specie avicole diverse dai polli e sono scarsi gli studi sul campo sull’efficacia della vaccinazione.
Risultati e loro implicazioni Sono state fornite informazioni aggiornate sui tipi e sulle caratteristiche
- attualità -
dei vaccini disponibili contro l’HPAI: allo stato attuale nell’Unione europea esiste un solo vaccino autorizzato contro l’HPAI nei broiler. Sono inoltre state fornite informazioni sulle diverse strategie di vaccinazione per il controllo dell’HPAI negli avicoli, ad es. la vaccinazione protettiva di emergenza nelle aree intorno a un focolaio di HPAI e la vaccinazione preventiva nelle aree e nelle aziende in cui l’infezione non è ancora presente.
Raccomandazioni La vaccinazione preventiva rappresenta la strategia ottimale per ridurre al minimo il numero di focolai e la durata dell’epidemia e dovrebbe essere adottata sulle specie avicole più sensibili e infettive nelle zone di trasmissione ad alto rischio. La somministrazione multipla (per esempio i richiami) può essere utilizzata per migliorare la protezione. In caso di focolaio si raccomanda la vaccinazione protettiva di emergenza in un raggio di 3 km dal focolaio nelle zone di trasmissione ad alto rischio. L’efficacia del vaccino deve essere monitorata per tutte le strategie di vaccinazione. La vaccinazione dovrebbe integrare – e non sostituire – altre misure preventive e di controllo, come il monitoraggio delle infezioni nei volatili, l’individuazione precoce e la biosicurezza, ed è raccomandata come parte di un approccio integrato di controllo delle malattie. Fonte: EFSA
ATTUALITÀ
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11810.2.5 - E. BERNARDI, E. CAPRI, G.PULINA - MEATS AND CURED MEATS: THE NEW FRONTIERS OF SUSTAINABILITY
Meat consum attention and c tional, ethical, spite the many fact: animal fa contemporary ment, human h and society. In this contex inserted, launc Italian associat beef, pork and debate by pres the efforts ma the sector, of structive and prejudices and the desire for s The text rigo several widesp often are overs zed into cliché real fake news mental impact diets of Medite sumption in Ita livestock farmi and certain dis declared about For instance, the most rece does not pose meat consump life expectancy The chapter portant new id metric for calc ring gases (GW in reducing me the digitalisatio generative agr tunities assoc energy and the Thanks to thi scientific tool a sources and in initiating a deb ideologies and
Elisabetta Bernardi, Ettore Capri, IN PRIMO Pulina PIANO Giuseppe
MEATS AND CURED MEATS: THE NEW FRONTIERS OF SUSTAINABILITY ENVIRONMENT, HEALTH, SAFETY, CULTURE, ECONOMY AND ETHICS IN MEAT SUPPLY CHAIN
REGENERATION
CIRCULARITY
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Carni Sostenibili presenta al Parlamento europeo un volume su carni e salumi e le nuove frontiere della sostenibilità “Meats And Cured Meats: The New Frontiers of Sustainability” è il titolo del volume scritto da Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina, presentato al Parlamento europeo. 8
- in primo piano -
IN PRIMO PIANO
Il settore zootecnico europeo rappresenta il 38,5% dell’intero comparto agricolo per un valore di 206 miliardi di euro con circa 4 milioni di addetti: è questa la fotografia scattata al Parlamento Europeo durante l’evento di presentazione del libro “Meats And Cured Meats: The New Frontiers of Sustainability”, scritto da Elisabetta Bernardi, Ettore Capri e Giuseppe Pulina. Il volume è edito, in formato open access, da Franco Angeli con il contributo di Carni Sostenibili, organizzazione no profit che riunisce le associazioni dei produttori di carni e salumi italiani con lo scopo di promuovere un consumo consapevole e la produzione sostenibile degli alimenti di origine animale. L’evento è stato introdotto e promosso dall’eurodeputato Salvatore De Meo, Presidente della Commissione Affari Costituzionali e membro della Commissione Agricoltura, e ha visto la partecipazione, oltre che degli autori, anche di Luigi Scordamaglia, Amministratore Delegato di Filiera Italia.
La transizione verde va perseguita in maniera pragmatica “Oggi il settore zootecnico europeo è al centro della sfida ambientale – ha dichiarato nel suo intervento l’eurodeputato Salvatore De Meo – ma la transizione va perseguita in maniera pragmatica, non impositiva e soprattutto non ideologica. La sostenibilità, che è l’obiettivo verso cui bisogna continuare a tendere, deve necessariamente essere coniugata con lo sviluppo economico e produttivo. Le imprese e i cittadini vanno aiutati e accompagnati sulla strada della transizione verde. L’auspicio è che la prossima legislatura si muova su questa strada, riconoscendo l’enorme valore che tutto il comparto agricolo europeo esprime anche nella lotta ai cambiamenti climatici e alla transizione verde”.
ridotto le proprie emissioni di oltre il 18% tra il 1990 e il 2021”. L’agricoltura è l’unica attività umana che, oltre ad emettere carbonio, contemporaneamente lo sequestra: ecco perché, anche quando si parla di zootecnia, non si deve parlare di sole emissioni climalteranti, ma di bilancio fra queste e sequestro di carbonio da parte degli agroecosistemi. “Ma vi è di più – ha aggiunto il professore – in questi anni la comunità scientifica e le istituzioni hanno evidenziato la necessità di sviluppare nuove metriche per calcolare le emissioni, capaci di tenere in considerazione la tipologia di gas climalteranti e della loro permanenza in atmosfera”. Già nel 1990 l’IPCC affermava che tutte le metriche fino ad allora utilizzate presentavano limitazioni e incertezze; proprio per colmare questa incertezza, una radicale revisione delle metriche è stata proposta dal team di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford con diverse pubblicazioni su riviste scientifiche del gruppo Nature. “Così ricalcolate, le emissioni dell’intero settore agricolo europeo peserebbero non per l’11,8% (o il 4,6% se compensate dai riassorbimenti), del totale, ma diventerebbero addirittura negative”.
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Emissioni, quanto pesa il settore agricolo europeo Considerando il bilancio delle emissioni dei gas e il sequestro di carbonio dei sistemi rurali, il settore agricolo europeo pesa per il 4,6% del totale. Sugli impatti ambientali del settore si è espresso il professor Giuseppe Pulina, professore di Etica e Sostenibilità degli Allevamenti all’Università di Sassari e presidente di Carni Sostenibili. “L’intero comparto agricolo in Europa ha
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IN PRIMO PIANO
Come si spiega, però, una tale riduzione degli impatti, fino a renderli perfino negativi? “Lo studio dei ricercatori di Oxford prende in considerazione per la prima volta la differenza in termini di azione sul riscaldamento globale tra gli inquinanti climatici a vita breve, quale il metano, e gli inquinanti climatici a vita lunga, quale l’anidride carbonica”, spiega Pulina, sottolineando che “le nuove metriche tengono conto di questa differenza e in particolare di quanto un gas permane in atmosfera, una differenza sostanziale se consideriamo che il metano ha un’emivita di circa 10 anni, mentre l’anidride carbonica permane in atmosfera per circa mille anni”.
Carne e alimentazione: aminoacidi essenziali nella nutrizione mondiale È stato tracciato un punto anche su carne e nutrizione dalla dottoressa Elisabetta Bernardi, nutrizionista, biologa e specialista in Scienze dell’alimentazione, che ha evidenziato il valore degli alimenti di origine animale nell’ambito dell’alimentazione umana: “Recenti studi permettono di valutare la qualità delle proteine negli alimenti in rapporto al fabbisogno degli esseri umani. Se è vero che i prodotti di origine animale apportano solo il 18% delle calorie, essi contribuiscono per il 34% delle proteine e per il 55% degli aminoacidi essenziali. Questi ultimi sono parametri chiave nella valutazione della qualità degli alimenti e quando viene calcolata l’impronta ambientale di un alimento di origine vegetale o animale, considerando la capacità di questo alimento di coprire i fabbisogni umani di aminoacidi essenziali, l’impronta ecologica degli alimenti di origine animale – sia come uso del suolo, sia come emissioni di gas a effetto serra – è pressoché simile o addirittura inferiore a quella relativa alla produzione di proteine vegetali, ad eccezione della soia, che però non è nella tradizione mediterranea. Inoltre recenti studi – ha concluso l’esperta – hanno riabilitato la carne rossa perché esistono limitate evidenze scientifiche e fattori confondenti (bias) fra questo alimento e i rischi per la salute, ed è sempre necessario considerare la dieta nella sua totalità.”
Allevamenti ed economia circolare: Italia 4° produttore al mondo di biogas Sul tema della sostenibilità degli allevamenti italiani è tornato anche Ettore Capri, professore di Chimica agra-
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ria presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha fatto un punto sul modello italiano ricordando come il sistema zootecnico italiano sia un modello avanzato a livello non solo europeo di economia circolare: “Negli ultimi anni – ha detto Capri – abbiamo assistito a una progressiva presa di coscienza del comparto, che ha metodicamente provveduto a rigenerare le risorse e a diminuire gli scarti”. Oggi, infatti, l’Italia è il 4° produttore al mondo di biogas ed è seconda in Europa dopo la Germania. Nello stesso senso va lo sviluppo delle attività di Carbon Farming: “Si tratta di una serie di pratiche agricole volte alla produzione alimentare – ha spiegato ancora Capri – che nel contempo sono in grado di sequestrare con maggiore efficienza il carbonio atmosferico. È un processo naturale ecosistemico che l’allevamento del bestiame intensifica grazie al ruolo primario svolto dalla produzione di sostanza organica da destinarsi al suolo, secondo un principio di economia circolare delle risorse e lo sviluppo di comunità energetiche sui territori”.
Carne artificiale: non si autorizzi senza averne valutato tutti i rischi Nel mondo 1,3 miliardi di persone devono esclusivamente il loro sostentamento ad attività legate all’allevamento. Luigi Scordamaglia, Amministratore Delegato di Filiera Italia, nel suo intervento ricorda la necessità di mantenere vivo il legame fra terra e produzione del cibo: “La risposta alla domanda di sostenibilità non può essere quella di smantellare le attività agricole e delegare ai laboratori la produzione di quello che mangiamo”. E in particolare sulla carne artificiale ha ricordato che “secondo FAO e OMS esistono almeno 53 potenziali pericoli per la nostra salute legati al possibile consumo di carne artificiale, mancano gli studi necessari che dicano che il consumo di questo prodotto, addizionato di ormoni, antibiotici e antimicotici necessari per farla crescere, non comporti rischi”. E ha aggiunto: “ci hanno definito oscurantisti, contrari al progresso, soltanto perché abbiamo chiesto un blocco temporaneo di tali prodotti in attesa che si analizzino i reali rischi e si adeguino a tali rischi emergenti, mai visti prima, le procedure di valutazione dell’EFSA che nella loro complessità dovranno essere molto più simili a quelle dei nuovi farmaci che richiedono spesso molti anni per una valutazione completa, che a quelli dei novel food che possono essere autorizzati in pochi mesi”.
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REPORTAGE
Pubblicato il report di ISMEA sulle tendenze di avicoli e uova È stato pubblicato alla fine di ottobre il report ISMEA che delinea le tendenze e le prospettive del mercato delle uova europeo e italiano. ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) è l’ente pubblico economico nazionale che si occupa di favorire il livello di trasparenza dei mercati e accrescere il livello di competitività delle imprese attraverso strumenti quali la rilevazioni dei prezzi, il monitoraggio del mercato e un osservatorio dei consumi domestici. Produzione europea 2022 La produzione europea di uova nel 2022 si è attestata intorno ai 6,18 milioni di tonnellate, in flessione rispetto al 2021 del 4,1%. Il principale Paese produttore rimane la Francia, con una quota del 14% (circa 964 mila tonnellate), seguita da Germania, Spagna, Italia, Olanda e Polonia, che insieme costituiscono oltre il 70% della produzione dell’UE 27 (Tabella 1). A produrre uova negli allevamenti europei sono quasi 390 milioni di galline ovaiole, di cui il 40% allevate in gabbie arricchite, il 37,5% a terra,
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il 15,5% all’aperto e il 7,1% in allevamenti biologici. L’Unione europea è il principale esportatore di uova a livello mondiale insieme alla Turchia, la quale però nel 2023 ha ridotto i volumi in uscita ed è stata superata dalla Cina, che li ha invece notevolmente incrementati. Nel primo semestre 2023 l’UE ha diminuito gli invii a Paesi Extra-Ue del 10,1%; il principale cliente è stata l’Inghilterra, seguita da Giappone, Svizzera e Israele. I prezzi medi europei a settembre erano di 213,39 €/100 pz; in Italia, nella stessa settimana di rilevazione, erano di 252,38 €/100 pz.
- reportage -
REPORTAGE
Tabella 1 – Produzione di uova nei principali Paesi europei nel 2022 in migliaia di tonnellate (fonte: Eurostat). Tipologia di allevamento Numero galline ovaiole 2022
Var. % 2022/2021
In gabbia
All’aperto
A terra
Biologico
Germania
58.958.545
1,5%
4,8
24,7
56,5
14,1
Francia
57.498.628
12,2%
28,1
31,5
26,3
14,2
Polonia
51.462.612
6,6%
71,8
6,2
21,3
0,7
Spagna
47.317.356
0,5%
68,6
9,9
20,0
1,5
Italia
40.519.407
0,0%
35,6
4,9
54,5
4,9
Paesi Bassi
33.355.915
5,9%
10,1
22,3
59,1
8,4
Belgio
10.905.879
0,8%
37,0
14,2
42,3
6,5
Portogallo
10.571.647
3,4%
72,2
5,5
21,3
1,1
Romania
9.161.938
2,3%
55,4
3,0
39,2
2,4
Altri Paesi
69.583.485
0,3%
-
-
-
-
Totale
389.335.412
3,5%
39,7
15,5
37,8
7,1
- dicembre 2023 -
Situazione produttiva in Italia Al 31 dicembre 2022 negli allevamenti italiani erano presenti oltre 142,4 milioni di volatili domestici, in circa 6.800 aziende di tipo professionale (ovvero con più di 250 capi). Tra gli avicoli allevati oltre la metà è rappresentata da polli da carne (53%), il 36% da galline ovaiole, il 6% da tacchini da carne e il restante 5% da specie minori quali faraone, piccioni, anatre, oche. A livello territoriale Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna si confermano le regioni con la più alta concentrazione di capi; nel solo Veneto è allevato il 30% degli avicoli (44 milioni di capi, 1.880 allevamenti).
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REPORTAGE
Nei primi otto mesi del 2023 sono presenti nei circa 2.800 allevamenti professionali di galline ovaiole oltre 41,5 milioni di capi, di cui circa 37 milioni in deposizione. La modalità di allevamento più diffusa in Italia è quella a terra che interessa il 54% dei capi totali; il 36% dei capi è invece allevato in gabbie arricchite e solo il 10% vive all’aperto. La media europea dei capi che vivono all’aperto è del 22%, ma quelli che vivono in gabbia arricchita sono il 39% e in alcuni Paesi, come Polonia e Portogallo, arrivano a oltre il 70%.
Il bilancio di approvvigionamento delle uova Il 2022 è stato un anno difficile per il settore avicolo: l’offerta nazionale sia di carne avicola che di galline ovaiole ha subìto una sensibile flessione, scendendo al di sotto del livello del 2021, registrando così il livello più basso degli ultimi dieci anni (Tabella 2). Su questo eccezionale calo del prodotto nazionale hanno influito due elementi: da un alto il sensibile aumento dei costi di produzione, dall’altro le difficoltà di ordine sanitario legate alla diffusione dell’Influenza Aviaria. Secondo i dati contenuti nel report congiunto EFSA e Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’Influenza Aviaria dell’IZSV (Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie) l’epidemia 2021–2022 rappresenta la più grande finora mai osservata in Europa, con 2.467 focolai, 48 milioni di capi abbattuti, 187 rilevamenti negli uccelli in cattività e 3.573 eventi HPAI negli uccelli selvatici. Anche l’estensione geografica dell’epidemia è stata senza
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precedenti, colpendo 37 Paesi europei, dalle isole Svalbard al Portogallo meridionale e a est fino all’Ucraina. Al calo dell’offerta di uova italiane nel 2022 si è contrapposta una domanda interna che, dopo il lungo periodo di crisi, si è manifestata in progressivo consolidamento. Contestualmente i prezzi dei mezzi di produzione hanno segnato un’impennata, tradottasi in un aumento dei costi di produzione a doppia cifra rispetto all’anno precedente. Di qui la rapida e consistente crescita dei listini che ha, naturalmente, incoraggiato anche le importazioni, cresciute in misura eccezionale. Il settore nazionale registra quindi un leggero peggioramento della bilancia commerciale e un grado di autoapprovvigionamento che torna ad attestarsi per il solo prodotto fresco al 94%, in flessione di 3 punti percentuali rispetto al 2021 (Tabella 2). Tabella 2 – Bilancio di approvvigionamento di uova da consumo; dati espressi in migliaia di tonnellate (fonte: Ismea su dati Istat). 2018
2019
2020
2021
2022
variazione 2022/2021
Produzione (migliaia di t)
774,9
776
773,2
760,7
756,1
-0,6%
Import*
44
32,8
39,7
34,3
59,7
74,3%
Export*
14,5
15,7
8,4
12,2
13,7
12,0%
Utilizzo interno
804,4
793,1
804,6
782,7
802,1
2,5%
Consumo pro capite
210,9
208,1
214,1
209,7
216,3
3,2%
% autoapprovvigionamento
96%
98%
96%
97%
94%
-3,0%
* solo uova fresche da consumo
L’evoluzione dei prezzi e dei costi nel 2023 Nel 2023 i prezzi delle uova hanno fatto registrare un’evidente crescita, consolidando la rivalutazione dei listini iniziata ad agosto 2021 e protrattasi per tutto il 2022 in risposta all’ingente incremento dei costi di produzione e favoriti da una domanda vivace. A gennaio 2023 i prezzi delle uova “medie” provenienti da allevamento a terra hanno toccato i 18,4 €/100 pz posizionandosi su livelli superiori (+25%) rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Nel mese di aprile i prezzi hanno raggiunto il picco di 19,2 €/100/pz (+18% vs 2021). Il mercato è stato favorito in questo arco temporale da un generalizzato calo di offerta in ambito europeo, in conseguenza alle restrizioni messe in atto per il contenimento dell’Influenza Aviaria, che hanno favorito le nostre esportazioni. Dal mese di maggio la normalizzazione dei sistemi produttivi negli altri Paesi, oltre che nel nostro, ha comportato un aumento delle disponibilità interne e un conseguente lieve ridimensionamento del prezzo medio. Nel mese di ottobre 2023 il prezzo delle uova è per la prima volta nell’anno sceso sotto il livello del 2022 (-1%) attestandosi sui 17,5 €/100 pz. Il settore avicolo sembra entrato in una fase di normalizzazione dopo due anni complessi caratterizzati dalle criticità sul fronte dei costi di produzione e dagli impatti dell’Influenza Aviaria. In modo particolare si registra un riassestamento parziale dei prezzi dei mezzi di produzione, soprattutto per gli energetici (-30% rispetto allo stesso periodo dell’anno prece-
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REPORTAGE
Scambi con l’estero
Grafico 1 – Ripartizione delle consistenze per modalità di allevamento (fonte: elaborazione Ismea su dati BDN Anagrafe Nazionale).
dente) e per i mangimi. Anche il settore delle uova, così come quello delle carni avicole, aveva infatti subìto i contraccolpi dei rincari sui mangimi d’importazione a base di cereali dovuti al conflitto tra Russia e Ucraina, a cui si era aggiunto l’aumento della domanda cinese di mais e soia. Il costo di alimentazione - basato principalmente su queste materie prime - rappresenta infatti oltre il 60% dei costi di produzione delle uova (Grafico 2). Familiare, salariata, avventizia 5% Energia elettrica 2%
Manutenzioni+leasing+amm +affitti 10%
Pollastre 20%
Carburanti 1%
Medicinali+veterinario+pollina +altre 1%
Mangimi composti 61%
Grafico 2 – Ripartizione dei costi di produzione delle uova per voce di spesa (fonte: elaborazioni Ismea).
L’aumento dei prezzi del mais aveva contribuito all’innalzamento dei costi per tutto il 2022 fino a portare i costi effettivi nel mese di dicembre 2022 su livelli superiori del 36% rispetto a quelli registrati a gennaio 2021.
16
Nel 2022 il saldo della bilancia commerciale delle uova registra un peggioramento con un deficit di quasi 98 milioni di euro, su cui pesa soprattutto l’aumento delle importazioni, che nel 2022 sono più che raddoppiate sia per le uova in guscio che per quelle sgusciate. Migliora la situazione del saldo nel primo semestre 2023, con un deficit di appena 500 mila euro dovuto all’aumento delle esportazioni di uova fresche (+132% il valore). I volumi esportati nel primo semestre sono infatti già vicini ai dati annuali del precedente anno (+57% i volumi rispetto al primo semestre 2022), al contempo i volumi importati sono notevolmente inferiori a quelli del 2022. Il report Ismea sottolinea però che il confronto è con un’annata particolare, in cui i volumi importati erano stati notevolmente superiori rispetto alla norma.
Acquisti domestici Le uova rappresentano in volume il 4% dei proteici di origine animale acquistati dalle famiglie nell’ultimo anno e tra tutti gli alimenti proteici sono il prodotto che nell’ultimo anno ha mostrato la crescita maggiore degli acquisti in volume rispetto all’anno precedente (+3,5%). Insieme alle carni, le uova sono il prodotto per il quale i consumi hanno registrato il più importante incremento rispetto all’analogo periodo pre-pandemia: (2019) +5,3%. Volendo tracciare un cambiamento delle abitudini di acquisto negli ultimi anni si può dire che, pur rimanendo stabile la quota di spesa dedicata ai proteici di origine animale sul totale agroalimentare (40% della spesa), si evidenziano all’interno del comparto propensioni al consumo positive per carni e uova a discapito di lattiero-caseari e ittici. Il canale di vendita dove è stata venduta la maggior parte delle uova è il supermercato (39%) con vendite in aumento del 3,9% in volume (su base annua), seguito dal discount con una quota del 31% sul totale delle vendite di uova per consumo domestico (+2% vs ’22), mentre l’ipermercato – dove è venduto il 19% delle uova – rappresenta il canale dove si è avuto il più interessante incremento delle vendite (+6,4%). In riferimento alla spesa, dopo l’aumento del 12,6% del 2022, nei primi nove mesi del 2023 l’incremento si è accentuato, segnando un ulteriore +19,8%, grazie al contemporaneo incremento dei volumi venduti e dei prezzi medi (Grafico 3).
- reportage -
REPORTAGE
18,8% 15,1% 13,5%
12,4% 9,8% 6,7%
A TERRA
ALL'APERTO Var.2022/2021
GABBIE ARRICCHITE Var 2023/2022
Grafico 3 – Prezzi medi al dettaglio nei primi nove mesi del 2023 e variazione 2021-2023 (elaborazioni Ismea su dati NielseIQ MT).
Le prospettive delineate da ISMEA L’inflazione ha avuto un impatto sui costi di approvvigionamento per prodotti come i mangimi, l’energia, la manodopera e di riflesso sulla spesa nei negozi di alimentari. Per questo si prevede che per tutto il 2023 i consumatori si orienteranno verso l’acquisto di pollo e uova come opzioni proteiche più economiche. Sul piano produttivo gli esperti prevedono un incremento a livello europeo per il 2023 che si aggirerà attorno all’1,2%, a cui contribuiranno soprattutto Francia e Spagna; per l’Italia le attese sono di un +0,6%, che rappresenta un graduale ritorno ai livelli pre-Influenza Aviaria, dopo la flessione del 2022 dello 0,6%. Dal mese di settembre l’impostazione del mercato delle uova si presenta con una buona domanda interna (in linea con la stagione) e una robusta ripresa della domanda industriale, cui si contrappone una pressoché nulla richiesta estera. Il mercato nazionale, pertanto, si presenta al momento attivo e con quotazioni attese in consolidamento sugli attuali livelli. Per ulteriori informazioni: Report ISMEA Avicoli e uova - Fabio Del Bravo (responsabile), Michele Di Domenico (coordinamento tecnico), Paola Parmigiani (redazione) www.ismeamercati.it
- dicembre 2023 -
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DOSSIER
Con il presente studio si è inteso individuare alcuni indicatori di benessere animale, con particolare riferimento all’allevamento di anatre allevate per la produzione di carne. Ad oggi non sono infatti disponibili indicatori scientificamente validati per la valutazione del benessere delle anatre e nessun protocollo dedicato è stato ancora sviluppato per questa specie.
Premessa
V. Milini1, L. Ferrari2, F. Leone2, V. Ferrante2 1 ATS Pavia 2 Università degli Studi
di Milano, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali
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Il benessere animale – concetto multidimensionale che comprende lo stato fisico e mentale degli animali – costituisce un aspetto fondamentale dell’allevamento. Da concetto puramente etico, nel corso degli ultimi due decenni ha assunto significati legati anche alla salubrità e alla qualità delle produzioni animali, oltre che una valenza di carattere economico-commerciale. Anche la consapevolezza e la sensibilità della popolazione riguardo alle condizioni di allevamento degli animali è cresciuta notevolmente; le opinioni e le campagne di informazione hanno influenzato e con-
- dossier -
©Emmi Nummela
Indicatori di benessere animale nell’allevamento delle anatre
tinuano a influenzare le scelte decisionali delle parti politiche e delle filiere di produzione. L’Unione europea, ma anche altre organizzazioni internazionali quali l’OMS, la WOAH e la FAO, affermano che il benessere animale rappresenta la prima forma di tutela della salute dei consumatori. Per questo motivo è in crescita il numero di persone disposte ad acquistare prodotti di origine animale dei quali sia specificata e assicurata la provenienza da allevamenti rispettosi delle condizioni di benessere. L’adempimento dei requisiti minimi di benessere animale previsti dalle vigenti normative, permette inoltre agli allevatori di accedere ai premi erogati dall’Unione eu-
DOSSIER
ropea, in base agli accordi stipulati tra i Paesi membri in tema di politica agricola comune (PAC). Alcuni progetti di ricerca internazionali, riferiti al benessere della specie avicole, hanno portato all’elaborazione di protocolli di valutazione relativi in particolare all’allevamento delle galline ovaiole e dei broiler (Welfare Quality ®, 2009) e dei tacchini (AWIN, 2015).
consente la raccolta di informazioni camminando tra gli animali, analogamente a quanto viene fatto dall’allevatore e dagli operatori durante i controlli quotidiani (vedi Immagine 1).
Ricerche in merito all’influenza dei sistemi di allevamento sul benessere delle anatre risultano invece limitate. Non sono infatti ancora disponibili indicatori scientificamente validati per la valutazione del benessere delle anatre e nessun protocollo è stato ancora sviluppato per questa specie.
La prima fase del lavoro ha comportato una revisione critica della letteratura al fine di selezionare gli studi che hanno affrontano problematiche di benessere delle anatre. La ricerca ha prodotto 32 risultati relativi a studi pubblicati negli ultimi 20 anni, che hanno riguardato quasi esclusivamente rischi rappresentati dagli aspetti strutturali e gestionali correlati al benessere dell’anatra allevata per la produzione di carne. Sono stati quindi selezionati e presi in considerazione 17 articoli, due protocolli di valutazione del benessere degli avicoli (Welfare Quality ® broiler e AWIN tacchini), gli standard RSPCA e DEFRA relativi all’allevamento all’aperto dell’anatra comune, la raccomandazione dell’UE riguardante l’allevamento dei palmipedi, i pareri scientifici dell’EFSA inerenti la valutazione del rischio per il benessere degli animali negli allevamenti e l’uso di misure basate sulla valutazione diretta degli animali, nonché il parere scientifico dell’EFSA in tema di benessere delle anatre di recente pubblicazione (2023). La seconda fase ha riguardato i sopralluoghi aziendali per la raccolta di informazioni presso gli allevamenti e la selezione degli indicatori di valutazione del benessere. Questa fase del lavoro ha implicato anche ispezioni presso i macelli, per avvalorare alcuni degli indicatori.
Metodo di osservazione Quale sistema di osservazione delle anatre in allevamento si è optato per il metodo Transect Walk (TW), che
©Milini
Lo studio preliminare
Immagine 1 – Valutazione con metodo Transect Walk (TS)
Il metodo TW è già stato identificato come una strategia praticabile per valutare il benessere dei broiler e dei tacchini ed è stato inserito nei protocolli AWIN relativamente a questi ultimi. Il valutatore attraversa lentamente tutta la lunghezza del capannone seguendo percorsi stabiliti, compiendo indicativamente un passo al secondo; la larghezza dei transetti è generalmente definita dalle linee di alimentazione e di abbeverata. Osservando gli animali davanti a sé, in un arco di 180°, l’operatore registra la presenza di indicatori predeterminati; in questo modo si copre l’intera area del capannone e si giunge a una “fotografia” del livello di benessere del gruppo di animali, arrecando loro il minimo disturbo.
Scelta degli indicatori e rilievo dati in allevamento Successivamente alle fasi preliminari sono stati selezionati gli indicatori elencati e descritti in Tabella 1. Prendendo spunto dallo studio di Waitt et al. (2009), sono stati considerati i comportamenti riassunti in Tabella 2.
- dicembre 2023 -
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DOSSIER
Tabella 1 – Indicatori utilizzati nello studio e loro descrizione. INDICATORE
DESCRIZIONE
Livello di pulizia della livrea
Pulizia carena, collo, occhi e narici (valutata su intero gruppo)
Soggetti sottopeso/ridotto accrescimento Zoppie
Tabella 2 – Comportamenti specie-specifici e loro descrizione.
Numero di animali con dimensioni ridotte rispetto ai consimili del medesimo gruppo Numero di soggetti con difficoltà di deambulazione o immobili
Carenza di penne (featherless/feather pecking)
Numero di soggetti con zone del corpo prive di penne
Lesioni da cannibalismo
Numero di soggetti con lesioni sanguinanti sulla coda e/o sotto l’ala
Mortalità a fine ciclo
Percentuale di mortalità al termine del ciclo in esame
Distanza di evitamento/paura
Distanza entro la quale gli animali si lasciano avvicinare o intraprendono la fuga (valutata su intero gruppo)
Comportamenti speciespecifici
Presenza di comportamenti specifici e frequenza delle manifestazioni (valutata su intero gruppo)
Per la raccolta dati sono state effettuate un totale di 8 uscite presso allevamenti di anatre per la produzione di carne, in differenti stagioni, nei giorni precedenti la macellazione. Gli animali osservati sono in maggioranza anatre Mulard femmine, per le difficoltà da parte degli allevatori nel reperire anatroccoli di anatre Barbary e Pekin a causa dell’epidemia di Influenza Aviaria che ha coinvolto l’Europa negli ultimi anni. I dati sono stati raccolti sia su fogli di lavoro sia mediante l’utilizzo dell’applicazione “I-WatchBroiler”, adattata ai parametri oggetto di studio. I dati degli indicatori in allevamento sono stati quindi confrontati con i dati raccolti al macello riferiti ai gruppi di anatre oggetto dello studio.
COMPORTAMENTO
DESCRIZIONE
Wing flapping
Azione in cui l’anatra, portandosi in stazione sulle zampe, distende corpo e collo e contestualmente sbatte velocemente entrambe le ali per qualche secondo, al fine di asciugarle
Wing rubbing
Rapida azione di sfregamento con ali, al fine diffondere oli sulle piume
Scratching
Rapido sfregamento del corpo con i piedi al fine di rimuovere penne e corpi estranei
Preening
Sequenza comportamentale caratterizzata da complessi movimenti legati alla pulizia del corpo, che comprendono la distribuzione dell’olio della ghiandola uropigiale sulle piume
Head shaking
Movimento contraddistinto dallo scuotimento breve e veloce in senso orizzontale della testa, al fine di distribuire l’acqua sul corpo
Body shaking
Movimento contraddistinto dallo scuotimento breve e veloce di tutto il corpo, al fine di rimuovere l’acqua dal corpo
Pulizia del piumaggio
Mordicchiarsi e pulirsi il piumaggio con il becco, in particolare sotto le ali o sotto il petto, contestualmente distribuendo l’acqua direttamente dal becco
Comportamento esplorativo
Ricerca di alimento nel suolo attraverso il becco, esplorando il suolo o altri oggetti
Stretching
Allungamento unilaterale di ala e gamba verso il basso e all’indietro insieme al fine di rilassare i muscoli
Corsa
Corsa veloce di qualche metro, con collo proteso in avanti, aiutandosi con movimenti delle ali
possono risultare sporchi. Le anatre allevate su fessurato in plastica si sono presentate sporche sulla carena, verosimilmente per l’elevata densità riscontrata in azienda. L’indicatore “livello di pulizia della livrea” si è rivelato strettamente correlato alle valutazioni eseguite al macello. In particolare, il livello di pulizia della carena può essere considerato un indicatore applicabile nella pratica.
Risultati
In Tabella 3 è riportato il livello di pulizia delle anatre negli allevamenti oggetto di questo studio. I rilievi nelle aziende hanno confermato quanto riportato da Mohammed et al. (2019), secondo cui gli animali allevati su rete metallica si presentano più puliti, mentre su lettiera – se non rinnovata periodicamente o se il materiale non è adeguato – essi
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©Milini
Livello di pulizia della livrea
Immagine 2 – Anatre sporche sulla carena.
- dossier -
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DOSSIER
Tabella 3 – Livello di pulizia della livrea in allevamento. Azienda 1
Azienda 2
Azienda 3
Azienda 4
Azienda 5
Azienda 6
Azienda 7
Azienda 8
Livello di pulizia delle anatre Molto sporche
Sporche
Pulite
Sporche
Pulite
Molto sporche
Pulite
Pulite
Pavimentazione
Lettiera
Lettiera
Rete metallica
Fessurato plastica
Rete metallica
Lettiera
Rete metallica Lettiera
Densità
22,5
28
29
45
29,6
20
35
Soggetti sottopeso/ridotto accrescimento In tutti gli allevamenti si è osservata la presenza di soggetti sottopeso o con crescita ridotta, con valori medi rilevati pari allo 0,37%. Al macello i capi identificati come casi di “cachessia” – parametro riconducibile ai soggetti che manifestano una crescita ridotta e causa principale di distruzione delle carcasse – hanno fornito un dato medio pari a 0,31%. Questo dato dovrebbe attestarsi su valori infinitesimali, poiché tali soggetti andrebbero abbattuti in allevamento; la ridotta dimensione rappresenta infatti anche una problematica di benessere, in quanto questi animali hanno difficoltà ad alimentarsi/abbeverarsi e subiscono spesso attacchi da parte dei conspecifici.
13,9
rappresentano chiaramente una maggior fonte di rischio rispetto alla pavimentazione piena (Jones & Dawkins, 2010; EFSA, 2023). La pavimentazione con fessurato in plastica ha fornito valori paragonabili alla lettiera per quanto concerne questo indicatore.
Grafico 1 – Percentuale di zoppie negli 8 allevamenti visitati
Sulla base delle osservazioni, la lettiera, seppur molto umida, non ha influito sul numero di zoppie rilevate, contrariamente a quanto riportato da Jones & Dawkins (2010). In un allevamento in particolare, nonostante la lettiera molto umida e il valore di ammoniaca rilevato pari a 60 ppm, la percentuale di soggetti con zoppia è risultata estremamente bassa (0,1%) e nessun rilievo a riguardo al macello.
©Milini
Carenza di penne (featherless/feather pecking)
Immagine 3 – Anatra sottopeso (al centro).
Zoppie Le differenze tra gli allevamenti relative all’indicatore sono riportate nel Grafico 1. La presenza di zoppie è collegata alla tipologia di pavimentazione: i pavimenti perforati
22
Nella quasi totalità degli allevamenti presi in esame (ad eccezione di una sola azienda), le anatre hanno presentato aree del corpo prive di penne, con un’incidenza che varia dall’80% al 100% dei capi osservati. Tali zone, presenti in particolare sulla parte caudale del dorso, non evidenziano segni apparenti di aggressione o beccate da parte di consimili. Successivamente alla deplumazione al macello, non si sono osservate lesioni alla cute riconducibili alla rimozione traumatica di penne dal follicolo in cui sono inserite; si evidenzia invece rottura del calamo.
- dossier -
DOSSIER
La problematica del feather pecking ha un’origine multifattoriale come riportato da Gustafson et al. (2007) che coinvolge innanzitutto la genetica, la densità (Yang et al., 2020) e le condizioni microclimatiche. Le rilevazioni risultano analoghe a quanto riportato in letteratura (Mohammed et al., 2019). Occorre tuttavia prestare attenzione, poiché il piumaggio delle anatre risulta spesso incompleto per via del breve ciclo produttivo. In natura, il piumaggio degli anatroccoli si completa a circa 8 settimane di vita, la prima muta inizia a 70-90 giorni e si completa in tre settimane, ma in cattività i tempi possono variare per una molteplicità di fattori legati ad esempio alla scarsa illuminazione e all’eccessiva umidità (Portugal et al., 2010). Lesioni da cannibalismo
©Milini
Anche per le lesioni da cannibalismo, localizzate nella regione della coda, si riporta quanto osservato in allevamento (vedi Grafico 2). Secondo Mohammed et al. (2019), l’assenza di lettiera incrementa i casi di cannibalismo e anche le osservazioni in allevamento sembrano confermarlo. Il fenomeno, infatti, è risultato notevolmente superiore nelle aziende con pavimentazione in rete metallica rispetto agli allevamenti con lettiera. Si potrebbe quindi ipotizzare, come rilevato in altre specie avicole, che si tratti di un comportamento reindirizzato, in assenza di lettiera o arricchimento ambientale.
Immagine 4 – Anatra con lesione da cannibalismo.
Grafico 2 – Percentuale di cannibalismo negli 8 allevamenti visitati.
Le migliori condizioni generali osservate in particolare in un’azienda, potrebbero giustificare la differenza rispetto alle altre in riferimento a questo indicatore (densità ridotta rispetto alla media, ventilazione costante, introduzione di materiale manipolabile e confinamento in infermeria degli animali feriti). Non si è osservato cannibalismo in anatre Pekin, in linea con quanto riportato in letteratura (Riber & Mench, 2008). Mortalità a fine ciclo Nel Grafico 3 sono riportati i tassi di mortalità a fine ciclo negli allevamenti confrontati con le percentuali di animali cachettici osservati al macello. Nell’azienda n. 6 si rileva una percentuale di mortalità molto elevata; tale valore deriva da problemi di tipo sanitario (300 soggetti sono deceduti il giorno successivo all’accasamento).
Grafico 3 – Percentuale di mortalità a fine ciclo vs cachessia negli 8 allevamenti visitati.
Il dato di mortalità a fine ciclo è rappresentativo delle condizioni sanitarie del gruppo di animali allevato. Tuttavia,
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DOSSIER
solo attraverso una registrazione dettagliata delle cause di eutanasia, sarà possibile considerare questo parametro un valido indicatore diretto di benessere. Distanza di evitamento/paura In tutte le aziende visitate le anatre si sono distribuite in modo omogeneo lungo l’intera superficie disponibile, mantenendo una distanza interindividuale adeguata alle loro esigenze, come affermato anche in altri studi (EFSA, 2023). Riguardo alla distanza di evitamento, le anatre Pekin si sono dimostrate più paurose/reattive, emettendo anche vocalizzazioni, denotando quindi una differenza di comportamento legata alla genetica, come affermato nello studio di Faure et al. (2003). In generale le anatre Barbary si sono mostrate più calme. L’ibrido Mulard invece ha manifestato caratteristiche più simili alle anatre Pekin. Va anche considerato che negli allevamenti di anatre da carne le interazioni con l’uomo sono limitate, l’addetto infatti entra 1 o 2 volte al dì per l’ispezione; maggiori contatti uomo-animale si hanno in presenza di lettiera, in quanto gli operatori entrano con maggiore frequenza a contatto con le anatre per la distribuzione e la gestione della lettiera stessa. Nell’azienda n. 8 gli animali non hanno manifestato alcun timore verso l’uomo, né verso l’automezzo utilizzato per distribuire la lettiera.
acqua che consentano di immergere almeno la testa, da elementi che stimolino l’esplorazione e, soprattutto per le anatre Barbary, da strutture sopraelevate su cui appollaiarsi, come riportano le linee guida RSPCA© (2015), il Council of Europe (1999) e come ribadito nel recente parere EFSA (2023). Nell’azienda n. 8 un numero consistente di anatre ha intrapreso piccole corse in occasione della distribuzione della lettiera. Il preening, legato alla distribuzione dell’olio della ghiandola uropigiale, è il comportamento meno esibito in termini di frequenza e durata fra quelli osservati, verosimilmente per la mancanza di un bagno d’acqua, come ipotizzato da Mi et al. (2020).
In allevamento alcuni comportamenti delle anatre possono essere influenzati dall’assenza di un bagno d’acqua (Jones et al., 2009) o dalla mancanza di uno spazio sufficiente, eventualmente all’aperto; conseguentemente il nuoto, l’immersione, il volo e la corsa risultano impediti o inibiti dalla mancanza di adeguate risorse. Nelle aziende oggetto dello studio non è stato osservato il comportamento esplorativo in gruppi allevati su rete metallica e fessurato in plastica. Tale comportamento è stato rilevato per brevi periodi successivi alla distribuzione della nuova lettiera (nelle aziende con questa tipologia di pavimentazione). Introducendo un nuovo oggetto, come ad esempio una pala, gli animali hanno mostrato interesse, esplorando e beccando l’oggetto stesso oppure salendoci sopra. Ciò si è osservato soprattutto nell’azienda n. 8 in cui sono state posizionate cassette di plastica e di legno. L’arricchimento ambientale costituisce per le anatre una piacevole distrazione in grado di migliorare il loro benessere; il miglior arricchimento è rappresentato da fonti di
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©Milini
Comportamenti specie-specifici
Immagine 5 – Comportamento di preening.
I comportamenti esibiti con maggior frequenza in tutti i gruppi hanno riguardato eventi legati alla pulizia del piumaggio mediante il becco, oltre ai comportamenti di wing flapping e di head shaking. Anche secondo il recente parere dell’EFSA (2023), il comportamento di wing flapping è legato a un bisogno di stendere e rilassare la muscolatura, poiché le anatre in cattività passano gran parte della giornata accovacciate, come descritto da Rose et al., 2022. Il Council of Europe (1999) raccomanda di favorire l’espressione di questo comportamento, insieme al preening, focalizzando l’attenzione sul miglioramento delle condizioni strutturali degli allevamenti. Gli eventi di head shaking sembrano manifestarsi con maggior frequenza in animali stabulati su rete metallica, ricordando la frustrazione legata all’impossibilità di sottrarsi a un pericolo, come ipotizzato per le galline in gabbia.
- dossier -
DOSSIER
Conclusioni
©Milini
Al fine di rendere applicabili in contesti pratici gli indicatori selezionati in questo studio, occorre raccogliere una mole maggiore di dati, per creare una popolazione rappresentativa di riferimento. Sono necessarie inoltre os-
servazioni più approfondite, attraverso videoregistrazioni e altri strumenti di misurazione, relativamente agli indicatori di tipo comportamentale. Gli indicatori considerati nel presente lavoro non sono riconducibili a un unico criterio riferito al benessere animale, alcuni di essi forniscono informazioni riguardo più aspetti, anche di tipo sanitario e utili al management aziendale. Questo rappresenta indubbiamente un valore aggiunto. Pochi e scarsamente rilevati gli indicatori collegati a uno stato positivo dell’animale, poiché l’impatto sul benessere delle anatre nei comuni sistemi di allevamento sembra consentire una limitata manifestazione di comportamenti specie-specifici. Il metodo Transect Walk è risultato utile nelle fasi dello studio e particolarmente valido nel rilevare l’incidenza di indicatori diretti a livello di gruppo in popolazioni numerose. Studio condotto nell'ambito del lavoro di tesi per la Scuola di Specializzazione in Etologia Applicata e Benessere Animale (UNIMI) Bibliografia disponibile su richiesta
Immagine 6 – Wing flapping.
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FOCUS
I rebus che affliggono l’industria avicola: come raggiungere la sostenibilità nel breve e nel lungo periodo? Questo articolo esplora alcuni dei problemi affrontati dall’industria avicola alla luce dei recenti avvenimenti globali e considera i passi che devono essere compiuti per mitigare le avversità, esaminando gli impatti a breve e lungo termine di questi eventi sulla sostenibilità. R. Kleyn1,2 e M. Ciacciariello2 1 Spesfeed Consulting (Pty)
Ltd, South Africa 2 University of KwaZulu-Natal,
South Africa
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I recenti eventi globali hanno portato a una variabilità nel rifornimento e nel prezzo delle materie prime e degli ingredienti per i mangimi. A questa preoccupazione si aggiunge l’aumento della domanda di prodotti avicoli, guidata sia dalla crescita della popolazione sia da fattori socio-economici. La percezione e le aspettative dei consumatori sono destinate ad avere un impatto sulla realizzazione dei prodotti avicoli: assicurare la crescita dell’avicoltura in modo sostenibile pone però delle incognite, che vanno affrontate.
- focus -
FOCUS
con prodotti ‘naturali’, una tendenza supportata da celebri chef, dalla vendita al dettaglio e dai ristoranti. Queste tendenze hanno costretto l’industria avicola a modificare i propri criteri di produzione, rinunciando a molte tecnologie efficaci e implementando misure impegnative di sicurezza alimentare lungo la catena produttiva. Sfortunatamente, raramente esistono soluzioni semplici a problematiche complesse. Da una prospettiva cinica, molti ritengono che qualsiasi ‘alternativa’ debba affrontare il problema della sostenibilità nelle produzioni animali, includendo alternative alla carne, produzione in sistemi alternativi, alternative agli antibiotici, l’uso di ingredienti mangimistici alternativi e lo sviluppo di alternative al percorso tradizionale di vendita. È essenziale un approccio più realistico e pragmatico, che si occupi di affrontare molte delle sfide descritte in questo articolo.
Introduzione
Incognite di breve termine
L’alto grado di variabilità che riguarda il prezzo e la fornitura di fattori produttivi, destinato a durare presumibilmente fino alla fine del 2023, è cominciato con la pandemia di Covid-19 e i suoi effetti sono stati esacerbati dalla guerra tra Russia e Ucraina, che ha dato origine a un’intermittente indisponibilità di diverse materie prime e di ingredienti per mangimi. Assieme a questi stress di breve-medio termine esistono anche diverse pressioni e mega-tendenze: si prevede che la domanda mondiale di uova aumenterà del 65% e quella di carne avicola del 121% entro il 2050. L’avicoltura rappresenta una componente critica per la sicurezza alimentare, specialmente nelle comunità prive di cibi ricchi di nutrienti: mentre progredisce l’urbanizzazione delle persone, assicurare fonti proteiche a un prezzo accessibile anche ai meno abbienti diventa una componente essenziale nella sicurezza alimentare. La premura generale per l’agricoltura dovrebbe essere la sostenibilità, intesa come quei “sistemi sostenibili che dovrebbero soddisfare le esigenze delle attuali generazioni senza compromettere l’abilità di quelle future di raggiungere i propri fabbisogni”. In pratica, la sostenibilità è un concetto con quattro sfaccettature: ambientale, etica, economica e di promulgazione o rinforzo. Qualsiasi indagine accurata sulla sostenibilità dovrebbe considerare tutti e quattro gli aspetti. La domanda dei consumatori è in evoluzione: sempre più persone vogliono alimentarsi
Produzione avicola sostenibile La sostenibilità è importante sia nel breve che nel lungo termine. Molti sistemi di produzione alimentare non sono sostenibili e continueranno a degradare l’ambiente e compromettere la nostra abilità di produrre cibo. Lo sviluppo agricolo tradizionale è ancora concentrato sulla produttività, focalizzandosi poco sulla sostenibilità. In uno scenario affaristico tradizionale, gli effetti dannosi dell’agricoltura sull’ambiente continueranno ad aumentare, portando a una conversione delle foreste e della savana in coltivazioni, generando inquinamento di aria e acqua, aumentando i livelli di gas serra (GHG, greenhouse gas) e mettendo a rischio la biodiversità. Tentativi di migliorare il benessere attraverso sistemi di produzione alternativi, inclusi il biologico e i sistemi all’aperto, possono mettere a serio rischio l’ambiente e la sostenibilità. Progressi negli aspetti etici e ambientali saranno frenati da visioni contrastanti riguardo le caratteristiche economiche di sistemi agricoli futuri. Rispetto ad altri settori zootecnici l’industria avicola è probabilmente più sostenibile, potendo convertire risorse scarse in proteine edibili. I gas serra (GHG) provenienti da attività agricole contribuiscono al cambiamento climatico: è stimato che il settore zootecnico utilizzi circa il 7074% di tutta la superficie agricola e contribuisca per circa il 15% alla produzione dei GHG, ma il settore avicolo è
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responsabile solamente di un terzo di questa percentuale. I cambiamenti verso un solo aspetto della sostenibilità spesso impattano negativamente sulle altre aree. La sicurezza alimentare verrà assicurata da ‘un’intensificazione sostenibile’, che comporta produrre più cibo sulla superficie coltivabile disponibile, ma che è in contrasto con la recente mobilitazione verso sistemi meno intensivi.
Ingredienti La richiesta di risorse è importante poiché molti alimenti destinati al settore avicolo originano da coltivazioni commerciali, facendo così degli ingredienti una componente vitale della sostenibilità. L’uso agricolo estensivo della terra, dell’acqua e di altre risorse è pericoloso per l’ambiente e influenza negativamente la biodiversità. Forse il più grosso impatto del recente tumulto globale risiede nella fornitura variabile di ingredienti (e di prezzi) per mangimi. L’uso di ingredienti alternativi, preferibilmente di provenienza locale, è spesso visto come uno sviluppo della sostenibilità nelle produzioni animali. La fornitura locale di ingredienti è caratterizzata dai cosiddetti ‘gap di raccolto’: per esempio, i raccolti di mais negli USA sono di 10 ton/Ha mentre, in Africa, è di solo 1 ton/Ha, rappresentando un problema a breve termine ma offrendo un enorme obiettivo di miglioramento nel lungo periodo. L’uso di tecnologie modificate geneticamente (GM) porta con sé nuove prospettive per affrontare le problematiche di sicurezza alimentare: queste colture facilitano le pratiche di dissodamento della terra e quelle di conservazione, aiutano a controllare l’erosione del suolo, conservare l’umidità, supportare il sequestro di carbonio, riducendo le emissioni di GHG e l’utilizzo di pesticidi, aumentando i volumi di raccolto del 16%. Ma nonostante il consenso scientifico ritenga sicura l’alimentazione con GM, tali prodotti sono visti con scetticismo da molte istituzioni e governi. Spesso si afferma che l’uso di ingredienti alternativi nelle diete per avicoli è un’opzione sostenibile, ma ciò presenta un certo numero di incognite. Innanzitutto, ci sono solo circa dodici ingredienti per mangimi a uso zootecnico. Molti nutrizionisti spendono una parte significante della loro vita alla ricerca di alternative fruibili e falliscono. Inoltre, spesso il contenuto di nutrienti è sconosciuto, la qualità è variabile e le quantità sono limitate. Infine, molti ingredienti alternativi sono sovrapprezzo e presentano una bassa densità di nutrienti. È pertanto essenziale che
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i nutrizionisti valutino il rapporto costo-beneficio di questi ingredienti alternativi, non solo in termini di diete formulate, ma anche di ritorno d’investimento nella produzione avicola. Gli ingredienti variano riguardo al loro impatto ambientale: i metodi di produzione e il cambiamento nell’uso del suolo, che descrive le pratiche come la deforestazione o il re-impiego di terreni a riposo, impattano sull’impronta di carbonio associata a un ingrediente. Sia il database del Global Feed LCA Institute (GFLI) (2022) che le tabelle dell’INRAE-CIRAD-AFZ (2022) contengono dati adatti all’uso in sistemi di formulazione a basso costo, che consentono ai nutrizionisti di determinare l’impatto ambientale della formulazione della dieta e delle produzioni animali. In ogni caso, per farlo efficacemente, è essenziale conoscere la fonte e l’origine di ogni lotto di ingredienti.
Utilizzo delle proteine I genotipi moderni dei broiler rispondono alla proteina, che – insieme a una crescente richiesta – si traduce in un enorme aumento di fabbisogno proteico. I livelli proteici nelle materie prime che utilizziamo maggiormente stanno diminuendo, mentre i raccolti di coltivazioni proteiche sono sempre meno. Gran parte delle proteine deriva da fonti vegetali: la soia è la più importante, ma vengono utilizzati anche colza, girasole e lupini. La guerra in Ucraina ha ridotto le forniture di farina di girasole, ma non ha avuto alcun reale impatto sul rifornimento globale di soia, anche se i prezzi di questa materia prima rimangono variabili e alti. È improbabile che nel breve periodo si verifichi una diminuzione sostanziale di fornitura di soia. Le diete ricche in aminoacidi essenziali (AA) nei broiler sono più costose, ma portano a performance più alte. Le linee genetiche moderne di galline ovaiole sono più leggere e depongono uova più piccole rispetto alle razze storiche; anche se il numero di uova deposte per ciclo è più elevato, esse depongono ancora un uovo al giorno. L’utilizzo di proteine ed energia non è cambiato durante le ultime tre decadi, quindi è probabile che i fabbisogni nutritivi delle galline ovaiole siano diminuiti nel tempo. Pottgüter (2013) sostiene che i moderni genotipi performano adeguatamente in ogni sistema produttivo, a patto che vengano soddisfatti i volumi d’ingestione di alimento da parte degli animali. Questo potrebbe non essere sempre il caso nei sistemi produttivi a livello commerciale, che necessitano di essere riflessi nelle specifiche del
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mangime. La giustificazione per la riduzione del contenuto di proteina grezza (CP) è convincente: ridotti livelli di CP possono essere applicati se si raggiunge un profilo aminoacidico ideale utilizzando un ampio spettro di AA sintetici. Diete a bassi contenuti di CP portano ad accresciute performance, migliore digeribilità proteica, una riduzione del volume d’acqua ingerita, ridotto contenuto azotato della pollina e un migliore benessere dell’animale. Abbassando il contenuto di CP della dieta dell’1% si riduce l’impronta di carbonio dell’allevamento di broiler di 102 kg/ton per soggetto prodotto. Quando si riducono i livelli di CP nella dieta, le fonti proteiche come la soia e i grassi vengono rimpiazzati da AA di qualità e cereali, dando origine a un aumento di amido e un diminuito contenuto di grassi e proteina grezza nella dieta. Quando si considera l’utilizzo di differenti quantità di proteina i rebus che sorgono sono tre: 1) i genotipi moderni performano meglio quando vengono loro forniti più alti livelli di AA essenziali; 2) devono essere mantenuti livelli minimi di grasso nelle diete avicole (in ogni caso, non si tiene conto del fatto che vi è un contenuto massimo di amido nelle diete); 3) in contrasto con prove schiaccianti secondo cui contenuti di CP bassi consentono livelli di produzione nella norma, molti Paesi hanno definito un livello di CP minimo nei loro regolamenti, con un impatto negativo sulla sostenibilità.
Energia della dieta L’energia rappresenta la componente più costosa delle diete di broiler e galline ovaiole. Molta energia è fornita sotto forma di carboidrati solubili (amido) e grasso. Mentre il surplus proteico può essere utilizzato come fonte energetica, quest’ultimo processo è meno efficiente negli uccelli rispetto ai mammiferi. Definire livelli energetici ottimali è quindi centrale per la nutrizione avicola commerciale: questi livelli dovrebbero essere determinati utilizzando i costi relativi e la disponibilità degli ingredienti, assieme ai valori di carne e uova. In generale, quando il grasso è relativamente economico, diete ad alto contenuto energetico tendono ad avere alti ritorni economici, mentre ingredienti già disponibili e meno costosi (i sottoprodotti dei cereali, per esempio) rendono più attrattive diete a bassi contenuti energetici. Attualmente tutti gli ingredienti dei mangimi sono costosi: il prezzo del grano è aumento del 60-70%, mentre l’olio a uso zootecnico ha raddoppiato il suo prezzo. Quando le forniture di sottoprodotti dei cereali sono adeguate, essi offrono una vali-
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da ed economica alternativa ai nutrizionisti. In ogni caso, nel momento in cui le forniture diventano contenute, i prezzi schizzano in alto e possono addirittura sorpassare quelli del grano. È a questo punto che uno dei reali enigmi della nutrizione avicola commerciale si manifesta. Chiaramente, se il prezzo del grasso triplicasse, tutti i calcoli che riguardano livelli ottimali di energia nella dieta dovrebbero essere rivisti: la logica detterebbe che i livelli energetici delle diete (densità di nutrienti) dovrebbe essere ridotta. In ogni caso, le nostre attuali pratiche potrebbero influenzare ogni decisione presa: per esempio, molti mangimifici aggiungono olio nel miscelatore per migliorare la produzione di pellet e lo aggiungono anche dopo la fase di pellettizzazione per aumentarne la qualità. A meno che i mangimifici siano preparati al cambiamento di questo paradigma, essi si troverebbero in trappola nell’utilizzo di grasso a 3 $/kg. Al contrario, se la fornitura di sottoprodotti della lavorazione è contenuta, le opportunità di ridurre i livelli energetici della dieta sarebbero limitati. Non bisogna dimenticare che spedire ingredienti di bassa densità su lunghe distanze impatta negativamente sulla sostenibilità. Infine, un’ulteriore complicazione è rappresentata dalla realtà commerciale. Su tutto, i mangimifici non hanno la libertà decisionale di attuare cambiamenti su specifiche di alimentazione o sui prezzi di vendita dei loro prodotti. I produttori del settore avicolo si aspettano una certa efficienza alimentare (FCR) che non può essere garantita da un ridotto contenuto energetico nella dieta. In alternativa, esiste la probabilità che aumentando i livelli energetici, aumentino anche i prezzi.
Fosforo Serve all’incirca una tonnellata di fosfato (P) per produrre 130 tonnellate di grano. Sul lungo termine è stimato che la fornitura di fosfati calerà al di sotto delle richiesta entro il 2040. Gran parte del fosfato proviene dalla Russia e la guerra in corso ha interrotto questi rifornimenti. A riempire il vuoto è intervenuto il Marocco, il più grande fornitore di fosfati, ma con un sostanziale aumento di prezzo: il primo problema è dunque quello di come affrontarne un’eventuale carenza di forniture. La rapida mineralizzazione dello scheletro di soggetti giovani significa che le diete starter dovrebbero avere priorità durante un periodo di fornitura limitata. In secondo luogo, le specifiche pubblicate dalle aziende di genetica più importanti (Aviagen, 2022; Cobb, 2022) per le fasi di accrescimento e
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finissaggio eccedono i livelli pubblicati dalla letteratura scientifica. Con ogni probabilità, i livelli di P possono essere ridotti nelle fasi finali del ciclo produttivo del broiler. I fabbisogni pubblicati per le galline ovaiole (Lohmann, 2020; Hy-line, 2022) sono anch’essi elevati. Studi scientifici che determinano i fabbisogni di P per le galline ovaiole mostrano come livelli più bassi sono generalmente adeguati.
Incognite di lungo termine Consumatori L’opinione pubblica nei Paesi industrializzati ritiene che il ‘biologico’ corrisponda a qualcosa di naturale, salutare e sostenibile, mentre l’allevamento intensivo e l’utilizzo di antibiotici non siano una buona cosa. Questa percezione ha portato molti consumatori a dare per scontato, in maniera non corretta, che i sistemi alternativi di produzione siano più sostenibili. Sfortunatamente un certo numero di queste percezioni offuscano l’industria: ad esempio sulle modalità di produzione degli allevamenti industriali, sulla possibilità che non venga garantito il benessere animale, che i prodotti avicoli (erroneamente) contengano ormoni e che i residui di antibiotici possano essere pericolosi. Molti di questi concetti sono basati solo su ipotesi o disinformazione, spesso create dall’industria avicola stessa, che per decenni ha utilizzato termini quali ‘privo di ormoni’, ‘privo di farmaci’, ‘all’aperto’ come pubblicità e campagne di marketing. Le preoccupazioni del consumatore, alimentate da allerte e dal desiderio di nutrirsi con cibi più salutari e salubri, influenzano le abitudini di acquisto dei generi alimentari. I consumatori vogliono dei prodotti economici, sicuri e sostenibili, ma a basso prezzo. C’è una mancanza di apprezzamento per quanto i sistemi alternativi di produzione significano in termini di sostenibilità o di riconoscimento di quanto gli elevati costi di produzione possano influire negativamente sulla sicurezza alimentare.
dall’utilizzo scorretto di antibiotici da parte delle persone piuttosto che da reazioni avverse derivanti dal consumo di carne. Malgrado tutto, gli antibiotici sono stati banditi o rimossi volontariamente da molti Paesi. La percezione pubblica è che l’utilizzo degli antibiotici debba essere effettuato correttamente; perciò, l’industria avicola deve operare responsabilmente nell’utilizzo dei limitati principi attivi che ha a disposizione. Un’incognita che riguarda l’utilizzo degli antibiotici è sorta nelle zone in via di sviluppo dove la maggioranza degli allevatori di piccola scala risiede nei tropici. Non solo questi allevatori sono svantaggiati, ma abitano anche in aree dove persone e animali da reddito vivono ad alte densità, frequentemente a stretto contatto. Le misure di biosicurezza sono spesso deboli e le condizioni ambientali favoriscono la crescita e la sopravvivenza degli agenti patogeni per tutto l’anno. Queste persone, colpite dalla povertà, saranno quelle che subiranno maggiormente un generale ritiro di antibiotici dalla zootecnia. Le zoonosi sono un pericolo reale e la morte degli animali può rappresentare l’impossibilità di cancellare un’ipoteca con la banca nonché una dispensa vuota.
Sistemi di produzione alternativi
Utilizzo di antibiotici
I sistemi di produzione avicoli che offrono un accesso all’esterno per gli animali sono potenzialmente migliori per il benessere degli animali, tuttavia sono associati a rischi per la salute pubblica e la sicurezza alimentare. Essi hanno un impatto diretto sull’utilizzo di risorse e quindi sulla sostenibilità ambientale. I sistemi alternativi hanno un minore impatto ambientale se misurato per unità di utilizzo del suolo, ma è richiesto più terreno in totale, aumentandone l’utilizzo per animale o uovo prodotto. Inoltre sono eticamente più accettabili per i consumatori ma, se il benessere fosse misurato in termini di mortalità del gruppo, si rivelerebbero peggiori, mentre si avrebbe una mortalità più bassa nei sistemi convenzionali. Inoltre i costi di produzione per i sistemi alternativi sono più alti, infatti nei sistemi convenzionali il costo è circa un terzo di quello delle produzioni biologiche.
Il pericolo per le persone di assumere residui farmacologici consumando prodotti avicoli e il concetto che questi farmaci contribuiscono a un aumento dei batteri resistenti ai farmaci, sono più percezioni che realtà. Le prove suggeriscono che i problemi di antimicrobico-resistenza nella medicina umana sono causati principalmente
L’ultima tendenza a livello globale è la produzione di polli a lenta crescita. Widowski (2020) ha individuato diversi indicatori di benessere che sono direttamente correlati al tasso di crescita, facendo così dei polli a crescita lenta un’opzione sul piano del benessere animale. Petersen (2017) però ha stimato che se un terzo dell’industria del
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broiler negli USA si convertisse a sistemi a lenta crescita, sarebbe necessario circa un miliardo e mezzo o più di broiler ogni anno: per questo sarebbe necessario utilizzare tre milioni di ettari di terreni in più per la produzione di materie prime per mangime e ciò risulterebbe in 12 milioni di tonnellate di pollina prodotta in più. Una conversione in sistemi senza gabbie nei sistemi produttivi di uova porterebbe a un aumento dei costi di produzione del 14-28%, a causa dei più alti volumi di assunzione del mangime, dell’aumento della mortalità, della maggiore quantità di uova di scarto e della maggior richiesta di spazio a disposizione. Inoltre un aspetto che è spesso poco considerato è l’importanza dell’allevamento avicolo su piccola scala, che attualmente contribuisce alla produzione dell’8% di uova e del 2% di carni avicole a livello globale: 2.5 miliardi di persone fanno affidamento su queste piccole realtà per il proprio sostentamento. La riduzione della povertà e gli obiettivi di sostenibilità possono essere raggiunti solo sostenendo questi piccoli allevamenti, utilizzando le pro-
duzioni locali. Ciò richiede un sostegno massivo da parte di governi, ONG e società commerciali. Non sarebbe corretto aspettarsi che questi produttori affrontino il ruolo di allevatori ‘biologici’, come suggerito da alcune autorità. Gli allevatori di piccola scala affrontano sfide strutturali e relative al mercato, è improbabile che essi ricevano premi che consentano loro di superare i costi più alti relativi alla produzione biologica.
Nutrizione di Precisione Raggiungere il traguardo della ‘nutrizione di precisione’ è un obiettivo che i nutrizionisti continuano a perseguire da tempo. Anche se utilizziamo ancora il contenuto di CP come elemento descrittivo standard delle diete, è noto dal 1930 come sia impossibile descrivere il contenuto attuale di proteine degli ingredienti con una singola variabile. La maggior parte, se non tutti, dei sistemi di energia è basata sul calcolo dell’energia metabolizzabile apparente (AME), tuttavia non è ancora chiaro il metodo corretto per la determinazione negli ingredienti. Mentre l’energia
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Tabella 1 – Riassunto di alcuni dei rompicapo che affliggono i produttori del settore avicolo ed i nutrizionisti Problematica affrontata
Rompicapo da risolvere
I produttori del settore avicolo dovranno far fronte ad un aumento della domanda dei loro prodotti
I consumatori si aspettano da parte del settore un perseguimento degli obiettivi in maniera sicura, conveniente e sostenibile Questo accrescerà la domanda per tutte le risorse
Una miglior efficienza alimentare e prestazioni sul lungo periodo corrisponderà ad una migliore sostenibilità. Molti metodologie di produzione sono utilizzate per migliorare le performance.
I consumatori vogliono prodotti ‘alternativi’ che hanno una maggior impronta di carbonio. All’industria sarà vietato l’utilizzo di molte pratiche (gabbie per ovaiole, promotori di crescita antibiotici (AGP) e lo sfoltimento nei broiler
L’industria si sta impegnando a ridurre i livelli di proteina grezza (CP) utilizzati nei mangimi
I broiler tendono a creare più profitto quando vengono nutriti con diete ad alti livelli proteici Le diete a basso contenuto di proteine portano ad un deposito di grasso minore e ad alti contenuti di amido
I livelli ridotti di proteina (CP) nelle diete sono vantaggiosi in termini di prestazioni, costi e impatto ambientale
Bassi contenuti di proteina (CP) portano a: Aumento del contenuto di grassi delle carcasse e diminuite rese di muscolo del petto Un aumento dei livelli di amido nelle diete
Gli attuali prezzi dei cereali e del grasso implicano che una riduzione dei livelli energetici delle diete sarebbero convenienti in termini di costi
Gli ingredienti a bassa densità energetica richiesti per queste formulazioni sono di fornitura limitata
Gli ingredienti alternativi sono visti con un significato di miglioramento della sostenibilità
Esistono alternative limitate in termini di volume richiesti Esistono rischi associati all’utilizzo di ingredienti poco conosciuti
La nutrizione di precisione è un obiettivo che l’industria cerca di perseguire
Le proteine, l’energia e la disponibilità di minerali sono ancora misurate in modi ancora poco precisi
continua a essere interpretata come una proprietà specifica della dieta e non degli animali che consumano quella determinata dieta, la ‘nutrizione di precisione’ rischia di rimanere ancora un concetto ambiguo.
Discussione È molto probabile che gli alti costi e le carenze degli ingredienti e delle materie prime vengano superate nel medio termine, ma le situazioni più problematiche sul lungo termine potranno essere risolte solamente utilizzando un approccio olistico. Molte delle preoccupazioni dei produttori avicoli e di quelle dei consumatori sono intrecciate. È richiesto un approccio realistico di tutte le parti in gioco se l’aumento della domanda delle produzioni animali dovrà essere soddisfatto in maniera sostenibile. In un mondo perfetto la sostenibilità dovrebbe essere potenziata dalle pratiche della nutrizione di precisione. Mentre i miglioramenti nei nostri metodi e delle procedure ci guidano verso questo obiettivo, ci sono però ancora molte lacune. La Tabella 1 riassume alcuni degli interrogativi che l’industria avicola dovrà affrontare. Molto spesso sono più domande che risposte; inoltre, focalizzarsi su un singolo aspetto, come il benessere animale, potrebbe non essere sufficiente per raggiungere la sostenibilità nella produ-
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zione avicola. Se ci fosse il reale desiderio di diventare più sostenibili, tutti gli attori di questo settore, consumatori compresi, dovrebbero essere coinvolti. Gli ingredienti per i mangimi dovranno essere prodotti in maniera più efficiente, il più vicino possibile ai siti di produzione; i produttori dovranno continuare a migliorare l’efficienza e le performance in generale. Più prodotti avicoli dovranno essere prodotti localmente da allevatori-produttori di piccola scala. Visto che la produzione biologica e i sistemi alternativi utilizzano più terra (che potrebbe non essere più disponibile) con un impatto maggiore relativo all’impronta di carbonio rispetto ai sistemi convenzionali, i consumatori dovranno attuare delle scelte più consapevoli, sulla base di una maggiore informazione rispetto ai prodotti che intenderanno acquistare. È necessario che il paradigma si sposti dal concetto di prodotto ‘naturale’ a quello di prodotto ‘sostenibile’. Come industria, i produttori avicoli dovranno commercializzare una certa gamma di prodotti sostenibili assicurandosi che i consumatori capiscano come ciò è stato fatto, per garantire che scelgano nella maniera più corretta e in autonomia. La bibliografia è disponibile su richiesta Dagli Atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2023
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Allargamento del gruppo BRICS: cosa significa per l’industria avicola?
Hans-Wilhelm Windhorst Professore Emerito all’Università di Vechta, Germania
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Durante l’incontro che si è tenuto ad agosto in Sudafrica, i cinque Paesi che fanno attualmente parte del gruppo BRICS hanno deciso di ammettere altri sei Paesi (Egitto, Argentina, Etiopia, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti) dal 1° gennaio 2024. Con questa espansione il nuovo gruppo mira a diventare un contrappeso politico ed economico all’Occidente. L’articolo esamina le implicazioni di questo cambiamento per l’industria avicola mondiale.
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MARKETING
Dal momento che il gruppo allargato non si è ancora attribuito un nuovo acronimo, in questo articolo vi faremo riferimento come BRICS+.
Popolazione e potere economico dei BRICS+ L’allargamento previsto aumenterà la popolazione del gruppo di 414,3 milioni, portando i BRICS+ a rappresentare il 46,0% della popolazione mondiale, con un totale di 3.677,3 milioni di persone, di cui 2,8 miliardi proverranno da Cina e India (35,7%). Come si evince dalla Tabella 1, la Cina sarà la potenza economica leader, che rappresenta da sola il 17,8% del valore aggiunto globale e che nel PIL dei BRICS+ detiene una quota del 60,5%. Tutti gli altri Paesi del gruppo sono molto indietro. Si può dunque presumere che la Cina determinerà in modo decisivo le ulteriori strategie di questa alleanza in futuro. Sussistono grandi differenze in termini di valore aggiunto per persona
e quindi di potere d’acquisto: sulla base delle ampie riserve di petrolio e gas, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita occupano una posizione di vertice, mentre è notevole il distacco con il successivi tre Paesi che seguono in classifica, ma che sono ancora al di sopra della media mondiale. In confronto, il valore aggiunto pro capite è molto basso per India ed Etiopia, che aspettano di beneficiare della fusione in termini di sviluppo economico e di relazioni commerciali.
Quote elevate nella produzione mondiale di carne avicola e uova Un confronto tra le quote dei BRICS+ nella produzione mondiale di carne avicola e uova e quelle dell’UE (27) e degli USA nel 2021 mostra la forte posizione del gruppo (Tabella 2). Scomponendo le quote BRICS+ per Paese (Figura 1), diventa evidente la posizione speciale nella produzione di carne avicola di Cina e Brasile,
Tabella 1 – Popolazione e PIL dei Paesi BRICS+ nel 2022 (fonte: ONU, Banca Mondiale). Popolazione (mil.) Paese
PIL per persona (US-$)
PIL (miliardi US-$)
Popolazione Quota (%)
Paese
PIL
Quota (%)
Paese
US-$
Cina India Brasile Russia Etiopia Egitto Iran Sudafrica Argentina Arabia S. Emir. A.U.
1.425,9 1.417,2 215,3 144,7 123,4 111,0 88,6 59,9 45,5 36,4 9,4
17,9 17,8 2,7 1,8 1,5 1,4 1,1 0,8 0,6 0,5 0,1
Cina India Russia Brasile Arabia S. Argentina Emir. A.U. Egitto Sudafrica Iran Etiopia
17.963 3.886 2.240 1.920 1.108 633 507 477 406 389 126
17,78 3,84 2,21 1,90 1,09 0,62 0,50 0,42 0,40 0,38 0,12
Emir. A.U. Arabia S. Russia Argentina Cina Iran Brasile Sudafrica Egitto India Etiopia
87,729 59,065 36,485 25,505 21,476 18,075 17,822 15,905 15,091 8,379 2,812
BRICS+
3.677,3
46,0
BRICS+
29.655
29,36
BRICS+
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Mondo
7.975,1
100,0
Mondo
101.003
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che insieme hanno rappresentato il 28,2% della produzione mondiale nel 2021 (più del doppio di quella dell’UE (27) e superiore dell’11,4% a quella degli Stati Uniti), andando a rappresentare il 68,5% del volume di produzione dei BRICS+. Va sottolineato che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, pur avendo una forte domanda di carne avicola, producono solo piccole quantità per il mercato interno. I BRICS+ hanno concorso con il 38,5% alla produzione globale di carne di pollo, il più importante prodotto avicolo. Ancora una volta, Cina e Brasile hanno ottenuto le due posizioni di leadership e insieme hanno rappresentato il 24,1% della produzione mondiale, più del doppio dell’UE (27) e il 7,0% in più rispetto a quella degli Stati Uniti. Cina e Brasile hanno inoltre contribuito con il 62,3% alla produzione totale del gruppo, mentre gli altri Paesi seguono in classifica a grande distanza. Il ruolo svolto dai paesi membri dei BRICS+ nel commercio mondiale di carne avicola è esaminato nel prossimo paragrafo. Nel 2021 i BRICS+ hanno contribuito per il 52,0% alla produzione globale di uova fresche, con la Cina che da sola rappresenta il 33,9%. Solo l’India, il Brasile e la Russia hanno fatto registrare volumi di produzione considerevoli: insieme hanno rappresentato il 14,5% della produzione globale, quasi il doppio di quella degli Stati Uniti e dell’UE (27). Poiché le uova fresche non possono essere congelate, il volume degli scambi è di gran lunga inferiore a quello degli USA e dell’UE (27). I Paesi BRICS+ hanno inoltre svolto un ruolo di primo piano nella produzione di carne d’anatra e d’o-
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MARKETING
Tabella 2 – Contributo dei Paesi BRICS+ alla produzione mondiale di carne di anatra, oca e tacchino nel 2021; dati in migliaia di tonnellate (fonte: dati FAO). Carne d’anatra Paese
Carne d’oca
Produzione
Quota (%)
Cina India Egitto Argentina Brasile Iran Sudafrica
4.823,0 44,0 41,8 9,9 6,9 2,8 1,2
77,8 0,7 0,7 0,2 0,1 < 0,1 < 0,1
BRICS+
4.929,6
Mondo
6.201,6
Paese
Carne di tacchino Produzione
Quota (%)
Cina Egitto Iran Argentina Sudafrica
4.277,0 14,4 2,6 0,5 0,5
97,7 0,3 0,1 < 0,1 < 0,1
79,5
BRICS+
4.295,0
100,0
Mondo
4.377,0
Paese
Produzione
Quota (%)
Brasile Argentina Egitto Sudafrica Iran
572,6 34,6 20,9 5,7 4,8
20,5 1,2 0,7 0,2 0,2
98,1
BRICS+
638,6
22,8
100,0
Mondo
2.792,4
100,0
In corsivo sono indicati i nuovi Paesi membri Produzione di carne avicola
Mondo
Totale: 138,0 mil. t
0,1%0,1%
17,2% 11,0%
58,7%
Paesi BRICS+
3,3% 2,7% 1,7% 1,4% 1,7% 0,1% 1,4% 0,7%
Cina Brasile Russia India Argentina Egitto Iran Sud Africa Arabia Sa. Etiopia EAU Altri
Totale: 57,0 mil. t
1,6% 3,4% 3,5%
Cina Brasile Russia India Argentina Egitto Iran Sud Africa Arabia Sa. Etiopia EAU
41,8%
4,1% 4,1% 6,5% 8,1%
26,7%
0,1%
Produzione carne di pollo
Mondo
Totale: 121,6 mil. t 12,1% 12,0% 3,8%
61,3%
3,0% 1,9% 1,6% 1,8% 1,6% 0,7% 0,1% 0,1%
Cina Brasile Russia India Argentina Egitto Iran Sud Africa Arabia Sa. Etiopia EAU Altri
Produzione uova
Mondo
Totale: 47,1 mil. t
0,1% 1,9% 4,1%
Cina Brasile Russia India Argentina Egitto Iran Sud Africa Arabia Sa. Etiopia EAU
31,2%
4,2% 4,7% 4,9% 7,8%
31,1%
9,8%
Paesi BRICS+ Totale: 45,0 mil. t
Totale: 86,3 mil. t
33,9%
48,0%
Paesi BRICS+ 0,2%
7,8% 3,8% 2,9% 0,9% 1,0% 0,1% 0,4% 0,6% 0,1% 0,5%
Cina India Brasile Russia Argentina Iran Sud Africa Egitto Arabia Sa. EAU Etiopia Altri
14,9% 65,3%
7,4% 5,6% 2,0%
Cina India Brasile Russia Argentina Iran Sud Africa Egitto Arabia Sa. EAU Etiopia
0,9% 1,7% 0,1% 1,2% 0,8% 0,1%
Figura 1 – Contributo dei Paesi BRICS+ alla produzione mondiale di carne avicola, di carne di pollo e di uova e all’interno del gruppo BRICS+ nel 2021(design: A.S. Kauer sulla base di dati FAO).
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- marketing -
ca. Come si evince dalla Tabella 3, tale risultato è il frutto esclusivo dei grandi volumi di produzione della Cina, mentre solo piccole quantità sono state prodotte negli altri Paesi membri. Per quanto riguarda la carne di tacchino, il contributo alla produzione mondiale è stato molto inferiore: solo il Brasile ha raggiunto una quota considerevole (20,5%), mentre negli altri Paesi le quantità prodotte sono state scarse o inesistenti, a causa del basso consumo pro capite di carne di tacchino.
Forti differenze nelle quote del commercio mondiale di pollame e uova Le quote dei Paesi BRICS+ nelle esportazioni e importazioni di carne di pollame e uova nel 2021 hanno mostrato grandi differenze (Tabella 3). L’alta quota delle esportazioni di carne avicola è da attribuire principalmente al ruolo del Brasile nel commercio della carne di pollo che, come si può vedere dalla Figura 2, ha rappresentato il 28,2% delle esportazioni mondiali. Gli Stati Uniti, che si sono classificati al secondo posto nel commercio mondiale di questo tipo di carne, erano solo leggermente al di sotto della
MARKETING
Tabella 3 – Contributo dei Paesi BRICS+ al commercio mondiale di carne avicola, di carne di pollo e di uova nel 2021; dati in % (fonte: calcoli dell’autore sulla base di dati FAO). Paese
Carne avicola
Carne di pollo
Uova
28,5 24,2 20,6
32,9 26,1 24,3
10,0 50,2 9,4
19,7 24,2 0,9
25,1 18,1 0,5
8,0 47,0 0,2
Export BRICS+ UE (27) USA Import BRICS+ UE (27) USA
quota dell’UE (27). Le uova fresche sono state scambiate principalmente all’interno dell’Unione europea, dove Stati Uniti e Paesi BRICS+ hanno registrato quote quasi uguali, anche se un’analisi dettagliata dimostrerebbe che i flussi commerciali sono stati molto diversi tra loro.
“La Cina sarà la potenza economica leader, che rappresenta da sola il 17,8% del valore aggiunto globale e che nel PIL dei BRICS+ detiene una quota del 60,5%. Tutti gli altri Paesi del gruppo sono molto indietro. Si può dunque presumere che la Cina determinerà in modo decisivo le ulteriori strategie di questa alleanza in futuro”
La carne di pollo è stata importata principalmente da Cina, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Sudafrica e
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Export carne di pollo
Mondo
Totale: 4,9 mil. t
Paesi BRICS+ Totale: 14,9 mil. t
Brasile Cina Russia Argentina EAU Sud Africa Arabia Sa. Iran India Egitto Etiopia*
85,5%
3,8% 3,5%
28,2% 67,8%
0,9% 3,2% 0,1% 2,0% 0,8% 0,1% 0,1%
0,1% 0,3% 1,1% 1,3%
0,1% 0,6% 0,3% 0,1% 0,1%
Import carne di pollo
Mondo
Totale: 14,5 mil. t
Paesi BRICS+ Totale: 3,6 mil. t
Cina EAU Arabia Sa. Sud Africa Russia Iran Egitto Argentina Brasile Etiopia India Altri
10,1% 74,9%
Brasile Cina Russia Argentina EAU Sud Africa Arabia Sa. Iran India Egitto Etiopia* Altri
5,5% 4,1% 2,4% 0,8% 1,6% 0,2%
0,1% 0,1% 0,1% 0,1%
23,0%
Sintesi e prospettive
16,5% 9,5%
40,3%
6,3% 3,3%
Cina EAU Arabia Sa. Sud Africa Russia Iran Egitto Argentina Brasile Etiopia India
0,7% 0,2% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1%
Figura 2 – Contributo dei Paesi BRICS+ alle esportazioni e alle importazioni mondiali di carne di pollo nel 2021 (design: A.S. Kauer sulla base di dati FAO).
40
Russia, che nel loro insieme hanno rappresentato il 24,0% delle importazioni mondiali. Il volume delle importazioni di uova è invece stato basso per i motivi già menzionati: sono state importate dai Paesi BRICS+ solo circa 211.000 tonnellate, di cui il 93,8% da Emirati Arabi Uniti, Russia e Arabia Saudita. Tutti gli altri Paesi, ad eccezione dell’Iran, hanno importato quantità molto piccole, in alcuni casi inferiori a 1.000 tonnellate (Figura 3).
- marketing -
L’analisi fin qui condotta dimostra che l’espansione dei BRICS porterà a un rafforzamento della posizione del gruppo nell’economia avicola mondiale. Nel 2021 i Paesi BRICS+ hanno rappresentato più della metà della produzione mondiale di uova, oltre il 41% della carne avicola e il 38,5% della carne di pollo. Il grado di concentrazione regionale all’interno del raggruppamento era molto alto. La Cina e il Brasile hanno do-
MARKETING
minato nel settore della carne avicola, la Cina e l’India in quello delle uova. Il gruppo BRICS+ ha rappresentato quasi un terzo del commercio mondiale di carne di pollo nel 2021, risultato da attribuire all’elevato volume di esportazioni del Brasile, mentre le quote degli altri Paesi sono state relativamente basse (solo Cina, Russia e Argentina hanno rappresentato più dell’1% delle esportazioni mondiali). La quota dei Paesi BRICS+ nelle importazioni globali di carne di pollo (con la Cina al primo posto, seguita da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Sudafrica, Russia e Iran) è stata molto inferiore con il 25,1%.
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Poiché le uova non possono essere congelate, sono state scambiate quantità relativamente piccole. I paesi BRICS+ hanno contribuito solo con l’8,0% alle esportazioni mondiali e con il 10,0% alle importazioni. Cina, Russia e Brasile hanno guidato le esportazioni, gli Emirati Arabi Uniti, la Russia e l’Arabia Saudita le importazioni. I Paesi della penisola arabica si sono rivelati mercati attraenti sia per la carne di pollo che per le uova; la concentrazione regionale è stata inoltre molto elevata per le importazioni di entrambi i prodotti. Gli Emirati Arabi Uniti e la Cina hanno rappresentato il 63,3% delle importazioni di carne di pollo del gruppo; gli Emirati Arabi Uniti e la Russia per l’81,2% nelle importazioni di uova.
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Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti e l’OCSEFAO, nelle previsioni a lungo termine che hanno realizzato, presumono che sia la produzione di uova che quella di carne avicola mostreranno alti tassi di crescita assoluta e relativa nel prossimo decennio. È probabile che tale sviluppo sia particolarmente dinamico nei Paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo, che dovrebbero rappresentare quasi l’81% dell’aumento della produzione di uova e il 79% di quella di carne avicola. Riguardo al previsto aumento della produzione di uova da 92,5 milioni a 103 milioni di tonnellate, solo 2 milioni di tonnellate dovrebbero provenire dai Paesi industrializzati e 8,5 milioni di tonnellate dai Paesi emergenti e da quelli in via di sviluppo. In Asia la produzione aumenterà di 7,3 milioni di tonnellate; Cina e India insieme parteciperanno con 4,5 milioni di tonnellate. La produzione mondiale di carne avicola dovrebbe aumentare di 19,7 milioni di tonnellate, nella sola Asia di 10 milioni di tonnellate e in America latina di 4,5 milioni di tonnellate; nei Paesi industrializzati dovrebbe aumentare di 4 milioni di tonnellate e di 15,7 milioni di tonnellate nei
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FOCUS
Export uova
Mondo
Paesi BRICS+ Totale: 0,2 mil. t
Totale: 2,1 mil. t Cina Russia Brasile India EAU Sud Africa Arabia Sa. Egitto Etiopia Iran Argentina Altri
92,1%
3,2%
18,4%
13,0% 10,2% 10,0%
40,1%
4,1%
0,8%1,5%
2,7%
0,3% 1,0% 0,1% 0,8% 0,2%
1,5%
Import uova
Mondo
Cina Russia Brasile India EAU Sud Africa Arabia Sa. Egitto Etiopia Iran Argentina
Paesi BRICS+ Totale: 0,2 mil. t
Totale: 2,1 mil. t
89,5%
4,6% 3,5% 0,1%
EAU Russia Arabia Sa. Iran Sud Africa Brasile India Etiopia Argentina Egitto Cina Altri
1,3%
0,1% 0,1%
0,5% 0,1% 0,1%
34,3%
12,6% 46,7% 5,9%
EAU Russia Arabia Sa. Iran Sud Africa Brasile India Etiopia Argentina Egitto Cina
0,1% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1% 0,1%
Figura 3 – Contributo dei Paesi BRICS+ alle esportazioni e alle importazioni mondiali di uova nel 2021 (design: A.S. Kauer sulla base di dati FAO).
Paesi emergenti e in via di sviluppo. L’OCSE-FAO Agricultural Outlook prevede inoltre che il commercio mondiale di carne avicola crescerà da 15,7 milioni di tonnellate (ovvero la media nel periodo 2020-2022) a 16,5 milioni di tonnellate (+5,1%). Mentre è atteso solo un lieve cambiamento nel volume degli scambi dei Paesi industrializzati, per quelli in via di sviluppo si prevede un incremento da 8,2 milioni a 9,0 milioni di tonnellate. L’America Latina e l’Asia dovrebbero attestarsi sulla stessa percentuale. Le importazioni di carne avicola dovrebbero aumentare di quasi un milione di tonnellate: di questi, i Paesi in via di sviluppo
42
rappresenteranno 720.000 milioni di tonnellate. Le importazioni dai Paesi africani vedranno un aumento di circa 500.000 milioni di tonnellate, quelle dai Paesi latinoamericani di 200.000 milioni. Non sono state fornite proiezioni sullo sviluppo del commercio mondiale di uova.
Bibliografia e approfondimenti Database FAO https://www.fao.org/ faostat/en. OECD-FAO Agricultural Outlook 2023-2032 https://www.oecd.org/ publications/oecd-fao-agriculturaloutlook-19991142.htm.
- focus -
USDA: Agricultural Projections to 2032 https://www.ers. usda.gov/publications/pubdetails/?pubid=105852. Windhorst, H.-W.: The role of BRICS countries in global egg production and trade. In: Zootecnica International 37 (2015), no. 6, p. 20-25. Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of global egg and poultry meat trade. Part 1: Egg trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 2, p. 22-28. Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of global egg and poultry meat trade. Part 2: Poultry meat trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 3, p. 24-27. Windhorst, H.-W.: Patterns and dynamics of global egg and poultry meat trade. Part 3: Chicken and turkey meat trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 4, p. 36-40. Windhorst, H.-W.: Patterns of the poultry industry in the MEA region: Part 1. Egg production and trade. In: Zootecnica International 44 (2022), no. 7/8, p. 30-33. Windhorst, H.-W.: The remarkable dynamics of the global poultry industry: 50 years in retrospective. Part 1 – Global egg production and trade. In: Zootecnica International 45 (2023), no. 6, p. 20-28. Windhorst, H.-W.: The remarkable dynamics of the global poultry industry: 50 years in retrospective. Part 2 – Global poultry meat production. In: Zootecnica International 45 (2023), no. 7/8, p. 24-33. Windhorst, H.-W.: The remarkable dynamics of the global poultry industry: 50 years in retrospective. Part 3: Global poultry meat trade. In: Zootecnica International 45 (2023), no. 9, p. 22-31.
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GUIDA INTERNET ADM Animal Nutrition Italy S.r.l. it.support@wisium.com sAgritech commerce@agritech.it Albitalia infotecniche@albitalia.com Albors info@albors.it Ali Lohmann info@lohmann.it Arion Fasoli info@arionfasoli.com Aviagen info@aviagen.com Aviagen Turkeys Ltd turkeysltd@aviagen.com Aza International info@azainternational.it Babolna TETRA info@babolnatetra.com Barbieri Belts info@barbieri-belts.com BD Agricoltura Italia S.r.l. italia@bigdutchman.com Biochem bertarelli@biochem.net Biolab 2000 biolabvr@tiscalinet.it Carfed International Ltd carfed@carfed.co.uk Carfed International Ltd Italy carfed@carfed.it Chick Farm Europe info@chickeurope.com Cizo info@cizo.it Clerici Gino S.r.l. info@clerici.it Cobb Europe info@cobb-europe.com Codaf info@codaf.net Corti Zootecnici S.r.l. info@cortizootecnici.com DSM Nutritional Products info@dsm.com Elanco italia_elanco@elanco.com EuroTier eurotier@dlg.org Evonik luca.iacoianni@evonik.com Facco Poultry Equipment facco@facco.net FIEM fiem@fiem.it FierAgricola Verona fieragricola@veronafiere.it FierAvicola info@fieravicola.com Gasolec sales@gasolec.com GI-OVO B.V. sales@gi-ovo.com Giordano Poultry Plast info@poultryplast.com Hendrix Genetics info@hendrix-genetics.com Hubbard contact.emea@hubbardbreeders.com Hy-Line International info@hyline.com Impex Barneveld BV info@impex.nl Intracare info@intracareitaly.com Lallemand animalitaly@lallemand.com Lubing System info@lubing.it Marel info.poultry@marel.com Mbe Breeding Equipment info@mbefabriano Meyn sales@meyn.com MSD Animal Health S.r.l. Newpharm info@newpharm.it Officine Meccaniche Vettorello luciano@officinevettorello.it Petersime N.V. info@petersime.com Riva Selegg info@rivaselegg.com Royal Pas Reform info@pasreform.com Roxell info@roxell.com Reventa info.reventa@munters.de Sacco S.r.l. info@saccosystem.com Schropper office@schropper.at Ska ska@ska.it Sime-Tek info@sime-tek.com Space info@space.fr Specht Ten Elsen GmbH & Co. KG info@specht-tenelsen.de Sperotto info@sperotto-spa.com Tezza tezza@tezza.it TPI-Polytechniek info@tpi-polytechniek.com Valli info@valli-italy.com Val-co intl.sales@val-co.com VDL Agrotech info@vdlagrotech.nl VDL Jansen info@vdljansen.com Vencomatic Group B.V. info@vencomaticgroup.com Vétoquinol Italia italy_ascor@vetoquinol.com Victoria victoria@victoria-srl.com
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Direttore responsabile Lucio Vernillo Redazione Daria Domenici (zootecnica@zootecnica.it) Referente Italia Marianna Caterino (marianna@zootecnica.it) Amministrazione amministrazione@zootecnica.it Ufficio Zootecnica International Vicolo Libri, 4 50063 Figline Incisa Valdarno (FI) Italia Tel.: +39 055 2571891 Web: zootecnica.it Registrazione Registrazione Tribunale di Firenze n.3162 Spedizione in A.P. Art.2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Firenze ISSN 0392-0593 Abbonamento (1 anno / 11 numeri): Italia Euro 50 Abbonamento con Carta di credito o Paypal: zootecnica.it/abbonamenti Abbonamento con bonifico bancario: Zootecnica International, Vicolo Libri, 4 50063 Figline Incisa Valdarno (FI) Italia; banca: UNICREDIT, BIC: UNICRITM1OU9 Iban: IT 81 H 02008 38083 000020067507 Art Direction e impaginazione Laura Cardilicchia – elleciwebstudio.com Copertina © Denise Vernillo Stampa Nova Arti Grafiche, Firenze
Edizione italiana Anno XXXIV • Dicembre 2023
Giordano Poultry Plast progetta, sviluppa e produce da oltre 60 anni prodotti e soluzioni innovative per l'allevamento del pollame e il trasporto delle uova. Tutti i prodotti sono adatti a diverse specie di animali volatili e per ogni fase di vita. La gamma di prodotti comprende coop e box per il trasporto, abbeveratoi manuali e non, mangiatoie in linea o individuali e posatoi studiati e progettati per mantenere un'elevata qualità dell'igiene nell'allevamento. Senza dimenticare il range completo per la movimentazione delle uova che comprende tray pensati per uova di diverse dimensioni fino a sistemi più complessi e automatizzati.
Ci trovate dal 30 Gen - 1 Feb 2024 allo Stand B13043
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Il cliente a cui teniamo di più
Per poter nutrire in modo sostenibile e responsabile i 9,7 miliardi di persone attese su questo pianeta nel 2050, il cambiamento deve avvenire adesso. In DSM, la nostra passione e le nostre competenze si concentrano in 6 aree chiave per sostenere la filiera produttiva e affrontare le sfide del nostro pianeta: • Migliorare le performance degli animali zootecnici durante tutto l’arco della loro vita • Utilizzare le risorse naturali in modo efficiente • Ridurre le emissioni degli allevamenti • Contribuire a combattere la resistenza agli antibiotici • Ridurre l’impatto sulle risorse marine • Migliorare la qualità di carne, latte, pesce e uova, e ridurre gli scarti e gli sprechi alimentari
Crediamo fortemente in un sistema alimentare sostenibile e che il settore dell’allevamento possa trasformarsi dall’interno ed essere parte della soluzione. Vogliamo avere un ruolo chiave questa trasformazione e operare a livello di singola specie e nazione, assieme ai nostri partner, per fornire soluzioni tangibili e realizzabili e creare una vita più brillante per tutti.
Se non noi, chi? Se non ora, quando?
NOI LO RENDIAMO POSSIBILE www.dsm.com/wemakeitpossible Follow us on: