Maggio 2019 Vivigranata

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VIVIGRANATA Maggio 2019 Anno 1 N 1

4 maggio 1949 4 maggio 2019 PRIGIONIERI DI UNA FEDE

La piĂš grande tragedia dello sport italiano pagina

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Solo il fato li vinse: dalle origini al mito pagina

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I giornali dell’epoca, per non dimenticare Il tributo al Grande Torino e alla sua leggenda



SOMMARIO CELEBRARE LA VITA PER AFFRONTARE LA MORTE

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SOLO IL FATO LI VINSE: DALLE ORIGINI AL MITO

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DOPO SUPERGA SPICCA LO SCUDETTO DEL ‘76

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IL FILADELFIA, LA CASA DEL GRANDE TORINO

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I GIORNALI DELL’EPOCA PER NON DIMENTICARE

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“QUEL GIORNO DI PIOGGIA”: LA CANZONE

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AFORISMI, FRASI CELEBRI, POESIE E CITAZIONI

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Testata: “Notizie in Comune” Reg. Trib. di Ivrea n. 2740 del 03/12/2018. Editore: Vivivoce srl, via della Repubblica, 9, 10036 Settimo Torinese (TO). P.Iva 10822370010 Direttore responsabile: Sandro Venturini Stampa: I.T.S. srl, via Abate Bertone, 14 13881 - Cavaglià (BI) Redazione: Settimo Torinese (TO) - via della Repubblica, 9 Tel. 011/ 9203379 Email: contatti@vivivocepubblicita.com Sito internet: www.notizieincomune.info Concessionaria di pubblicità: Vivivoce srl, via Robassomero, 4 - Ciriè (To) - Tel. 011 9203379 Il responsabile del trattamento dei dati, ai sensi del DGLS 196/03 è il direttore, a cui i lettori possono rivolgersi per esercitare i diritti previsti. Tutti i diritti di riproduzione, anche parziale, del materiale pubblicato sono riservati. La riproduzione cartacea o elettronica dei testi, delle foto o del materiale pubblicitario è ammessa solo a seguito di autorizzazione scritta (legge 633/1941).


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Celebrare la vita per affrontare la morte Migliaia di tifosi granata in visita a Superga per rendere omaggio al Grande Torino

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l calcio è passione, gioia, emozioni. Ma è anche ricordo, rispetto, orgoglio. Sono passati 70 anni da quel tragico 4 maggio 1949, una giornata caratterizzata da rovesci di pioggia e forti raffiche di vento. Alle ore 17,03 il trimotore Fiat G.212, con marche I-ELCE, delle Avio Linee Italiane con il Grande Torino a bordo si schianta contro il terrapieno posteriore della basilica di Superga. A bordo ci sono 31 persone. Nessuna di queste si salva. Dal ventunenne Ruben Fadini, centrocampista granata, al sessantaseienne Ippolito Civalleri, dirigente accompagnatore del Torino: 31 vite spezzate. Quella di Superga è la più grande tragedia dello sport italiano. Ogni anno, migliaia di tifosi granata rendono omaggio ai campioni entrati nel mito. I più giovani ovviamente non li hanno mai visti giocare dal vivo, ma non per questo li sentono meno loro. Spesso piove, proprio come nel 1949. Impossibile non emozionarsi, proprio come il capitano granata di turno che legge di fronte alla lapide i nomi delle

31 vittime, con il groppo in gola, in un silenzio irreale, squarciato dal caloroso applauso dei tantissimi presenti. Una giornata diversa dalle le altre, che tutti i cuori granata vivono con trasporto e un senso di appartenenza così saldo e forte. E con lo sguardo inevitabilmente rivolto verso l’alto. Il tempo è relativo, passa veloce

o lento, non si può scegliere. Scorre inesorabile, segna il suo passaggio. Viene misurato dall’uomo nella sua quantità, non nella sua qualità. Alcuni anni sembrano mesi, altri secoli. Il 4 maggio non può essere una giornata qualunque, ma alla fine non è poi così diversa dalle restanti ne da quelle andate. Certi passi ti segnano nell’anima, certi vuoti non si colmano. Alcune

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emozioni si esprimono, per altre esiste il silenzio. Dell’oggi di 70 anni fa è doveroso ricordare l’ abbraccio che tutta la città diede al Grande Torino. Un abbraccio in cui ogni anno i tifosi del Toro si stringono, con la ferma convinzione che per affrontare la morte si debba celebrare la vita. Sempre e per sempre il loro nome gridato al cielo!


Solo il fato li vinse Dalle origini al mito

Una storia straordinaria che nel secondo dopoguerra entrerà di diritto nella leggenda

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’ un freddo pomeriggio di dicembre del 1906 quando nella birreria Voigt, in via Pietro Micca, un gruppo di persone, guidate dall’imprenditore svizzero Alfred Dick, decide di dar vita a una nuova squadra di calcio. Nel capoluogo piemontese di squadre, in verità, ce ne sono già due, il Football club Torinese, nato solo due anni prima, e la Juventus, fondata sul finire del diciannovesimo secolo. Ed è proprio dalla Juventus che sono fuoriusciti alcuni di quegli appassionati dello sport pedatorio che in quel 3 dicembre fondano il Torino FC. Creata la squadra e scelta la maglia ecco che meno di due settimane dopo il Torino FC gioca la sua prima partita, un’amichevole con la Pro Vercelli vinta per 3-1. La prima gara ufficiale non poteva che essere il derby con la Juventus, vinto dai granata 2-1. È l’inizio di una storia straordinaria che nel secondo dopoguerra entrerà di diritto nella leggenda. Il primo scudetto arriva nella stagione 1927/1928 battendo squadroni come Genoa e Alessandria, ma dovranno trascor-

rere parecchi anni per festeggiare il secondo titolo che arriva nel 1943. Il Torino vince lo scudetto con un solo punto di vantaggio sul Livorno. Da quel momento il co-

lore granata delle maglie diventa magia. Arrivano altri quattro titoli consecutivi, quattro scudetti che lo rendono invincibile. Sul rettangolo verde nessuno può fermarlo, non

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c’è squadra avversaria che possa sperare di battere quel gruppo di ragazzi formidabili, guidati dal più grande di tutti: Valentino Mazzola. Solo il fato li vinse.


Nel dopo Superga spicca lo Scudetto del 1976 Quest’anno il Toro è in corsa per tornare in Europa e i tifosi sognano ad occhi aperti

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opo la tragedia di Superga, seguono anni difficili per il Torino: il lento declino porta alla prima retrocessione in serie B, datata 1959. La svolta avviene pochi anni più tardi, quando Orfeo Pianelli diventa il nuovo presidente granata: con lui al timone, i tifosi tornano presto a sognare grazie alle giocate di Gigi Meroni, scomparso poi tragicamente il 15 ottobre 1967 all’età di 24 anni. Ancora una volta il Toro deve superare un lutto di questa portata e lo fa nel migliore dei modi, vincendo la Coppa Italia nel 1968 e ripetendosi nel 1971. Anno dopo anno vengono così gettate le basi per la squadra che nel 1976, a distanza di 27 anni dalla tragedia di Superga, conquista lo scudetto. Gigi Radice in panchina, i “Gemelli del gol” Paolo Pulici e Francesco Graziani a gonfiare la rete, Claudio Sala a deliziare i tifosi con le sue giocate di classe: per la Torino granata, è festa grande! Dopo due secondi posti consecutivi negli anni seguenti e una nuova seconda posizione nel campio-

nato 1984-1985, il Toro ripiomba in serie B nel 1989. La pronta risalita precede alcune tra le più belle stagioni granata di sempre, con Emiliano Mondonico allenatore, culminate con la vittoria sfumata nell’amara doppia finale della Coppa UEFA del 1992 con l’Ajax e con il trionfo in Coppa Italia del 1993. Dopo la conquista della Coppa Italia, la società attraversa un periodo di gravi difficoltà economiche e nel decennio seguente fa la spola tra la massima serie e il campionato cadetto. Il fallimento societario del 2005 del Toro di

Francesco Cimminelli spiana la strada all’avvento di Urbano Cairo, che al suo primo anno di presidenza conquista subito la promozione in A. Nel 2009 la ridiscesa in serie B fu più lunga, perché la formazione granata deve attendere il 2012, con Gian Piero Ventura in panchina, per ritornare nell’élite del calcio italiano. La squadra cresce e nella stagione 2013-2014 conquista la qualificazione per l’Europa League, tornando così a partecipare a competizioni internazionali. E il cammino in Europa League resterà impresso a lungo

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nel cuore dei tifosi del Toro per l’impresa del 26 febbraio 2015 al San Mamès nel ritorno degli ottavi di finale contro l’Athletic Bilbao: la formazione granata vince 2-3 ed è la prima italiana ad espugnare il questo stadio nel corso dell’intera storia. Quest’anno, il Torino di Walter Mazzarri è in piena corsa per un posto in Europa a poche giornate dal termine del campionato. I tifosi sognano ad occhi aperti e non potrebbe esserci modo migliore per festeggiare il Settantesimo anniversario di Superga.



Il Filadelfia, la casa del Grande Torino

Il nuovo “Fila” è stato inaugurato ufficialmente il 25 maggio 2017 con un bagno di folla

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acigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Una formazione diventata poesia. E come una grande opera che si rispetti doveva avere un palcoscenico alla sua altezza. Quello del Grande Torino era il mitico Filadelfia. Lo stadio venne creato dal conte Enrico Marone di Cinzano, a quei tempi presidente granata, e inaugurato il 17 ottobre 1926; per l’occasione, si svolse una partita amichevole tra il Torino e la Fortitudo Roma, alla presenza del principe ereditario Umberto II, della principessa Maria Adelaide e di un pubblico di 15.000 spettatori. Il Filadelfia ospitò le partite casalinghe del Torino fino al termine della stagione 1962-1963. Qui i granata vinsero sei dei loro sette scudetti. In questa struttura il Grande Torino è rimasto imbattuto per sei anni: 100 gare consecutive, dal 17 gennaio 1943 alla tragedia di Superga, compreso il famoso 10-0 ai danni dell’Alessandria (ancora oggi record assoluto per una gara di Serie A). È in questo stadio che si esibiva Oreste Bolmida, il famoso tifoso trombettiere. Dopo Superga il presidente Ferruccio Novo diede in garanzia lo stadio alla Federcalcio; nel dopoguerra l’area del Filadelfia diventa residenziale, e nasce l’idea di abbattere il complesso per costruire nuovi edifici. Nel 1959 esce il nuovo piano regolatore che definisce l’area “verde pubblico”, ed il progetto fallisce. Nella stagione 1958-1959 il Torino, denominato Talmone per via di una sponsorizzazione, si trasferisce allo Stadio Comunale: la stagione si concluse con la retrocessione in Serie B. L’anno seguente, per una questione scaramantica, la squadra tornò a giocare al Filadelfia, e lo stadio ridivenne la casa del Torino per qualche stagione. Il 19 maggio 1963 viene disputata l’ultima partita ufficiale di campionato, un Torino-Napoli terminato 1-1 con gol di Enzo Bearzot per i granata. A partire dalla stagione seguente i granata si trasferiscono definitivamente al Comunale. Da quel momento in poi il Filadelfia ha vissuto anni bui, fino all’abbattimento del 1997 che ha visto però due monconi di curva resistere. Un segno del destino, perché i riflettori sul Filadelfia si sono nuovamente riaccesi. Sotto la presidenza di Urbano Cairo viene portato avanti un nuovo progetto “Fondazione Stadio Filadelfia”, costituitasi nel 2011 con l’obiettivo di una riqualificazione dell’intera area del vecchio impianto. Il nuovo “Fila” , inaugurato il 25 maggio 2017, è diverso dal semplice stadio del passato complesso, concepito come “Casa del Toro”, è infatti un centro sportivo dotato di un campo principale da gioco da 4000 spettatori e di un campo secondario, destinati a ospitare gli allenamenti della prima squadra e della Primavera, con quest’ultima che vi disputa anche le sue partite casalinghe.

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I giornali dell’epoca per non dimenticare

In quei giorni del maggio 1949 tantissime le pagine dedicate agli Invincibili granata

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agine di storia di quei drammatici giorni del maggio 1949.

LA STAMPA Giovedì 5 maggio 1949 L’aereo del “Torino” reduce da Lisbona urta e precipita sulla collina di Superga... Un grave lutto ha colpito la Nazione lo sport il giornalismo... Trentun vittime: diciotto calciatori, dirigenti e tecnici del sodalizio, il pilota e tre membri dell’equipaggio e i giornalisti: Cavallero de “La Stampa”, Casàlbore di “Tuttosport” e Tosatti della “Gazzetta del Popolo”. LA GAZZETTA DELLO SPORT Giovedì 5 maggio 1949 L’aereo del Torino reduce da Lisbona precipita e si incendia mentre sta arrivando a Mirafiori. Tutti i giocatori, i dirigenti e tre giornalisti deceduti. Tremenda sciagura per lo sport italiano e per il giornalismo sportivo. CORRIERE DELLO SPORT Giovedì 5 maggio 1949 La squadra del TORINO perisce in una tremenda sciagura aerea. Immane lutto dello sport italiano e del mondo. L’aeroplano proveniente dalla capitale portoghese, a causa della scarsa visibilità per nubi basse, urta contro la Basilica della Superga, perde un’ala, e s’infrange al suolo. Tutti i passeggeri e l’equipaggio deceduti. STAMPA SERA Giovedì venerdì 5-6 maggio 1949 Il drammatico dialogo con la “radio” del trimotore... la catastrofe sul colle di Superga... Un distintivo azzurro su un brandello di giubba. STAMPA SERA Venerdì sabato 6-7 maggio 1949 Omaggio di popolo ai trentuno... Per tutta la notte i torinesi senza distinzione di ceto e di età

hanno gremito Palazzo Madama, imponenti colonne sono affluite per via Roma, via Po e via Garibaldi occupando costantemente piazza Castello. Il mesto pellegrinaggio continua nel pomeriggio. Alle 17,30 i funerali disposti dal Comune... Perché il volo ha avuto un drammatico epilogo nelle impressioni del capo-pilota dell’Aeronautica... La F.I.G.C. ha deciso: lo scudetto al Torino. GAZZETTA DEL POPOLO Sabato 7 maggio 1949 Seicentomila torinesi salutano le salme che passano sotto una pioggia di fiori... L’ultima indimenticabile giornata della tragedia di Superga... Le trentun bare escono da Palazzo Madama. Il corteo dei morti e dei fiori, dei vecchi e dei giovani, degli uomini, delle donne, dei fanciulli, il corteo di un’intera città, si avvia lentamente, fra siepi di folla in lacrime, verso via Roma. STAMPA SERA Sabato domenica 7-8 maggio 1949 I caduti del “Torino” verso i campi del silenzio... Tra il groviglio dei rottami è rimasta intatta una delle grosse ruote del carrello di atterraggio, avrebbe dovuto posarsi delicatamente sulla pista dell’Aeronautica: il tragico destino si abbatté invece sull’aereo pochi minuti prima dell’arrivo: erano le 17,05. IL CALCIO ILLVSTRATO Sabato 14 maggio 1949 Il Torino campionissimo... In memoria dei calciatori granata che solo il fato travolse. SETTIMO GIORNO Domenica 15 maggio 1949 I fratelli di Superga... Torino. L’orrendo spettacolo della catastrofe aerea in cui è perita interamente la squadra del Torino, campione d’Italia. I miseri resti allineati sul prato del colle di Superga dopo la sciagura.

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“Quel giorno di pioggia” con la band Sensounico Il gruppo musicale torinese ha dedicato al Grande Torino una canzone molto toccante

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a band torinese Sensounico ha fatto breccia nel cuore dei tifosi granata con la canzone “Quel giorno di pioggia”. Un brano molto toccante, scritto in occasione del 60° anniversario della tragedia di Superga e dedicato al Grande Torino. Quel giorno di pioggia bambino lo sai che il cuore mio a pezzi non scorderà mai sul viso una ruga che prima non c’era uno sguardo nel vuoto quel vuoto che sai Quel giorno di pioggia che ti dissi com’è la vita ti vive senza un perché la vita che scorre pian piano lontana da me quel giorno di pioggia tu forse ricordi qual è quel giorno di pioggia tu forse ricorderai che Quel giorno di pioggia la stanza era densa la tua espressione era di circostanza le mani mai ferme portate alla bocca e gli occhi tuoi gonfi guardavano me Io risi poi piansi fai un po’ come vuoi la pioggia batteva sul viso tra noi batteva sul nostro dolore più vivo che mai quel giorno di pioggia tu forse lo ricorderai quel giorno di pioggia tu forse non lo scorderai Quel giorno di pioggia non pioverà più

col tempo si cambia e cambierai tu si cambia con forza o forse non so si cambia per forza ma non scorderò Quel giorno di pioggia lo schianto nel cielo che spense in un lampo il Grande Torino quel lampo che porta il ricordo per chi non c’è più quel giorno di pioggia io spero non torni mai più quel giorno di pioggia io credo non tornerà più

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Bacigalupo Ballarin Maroso Grezar Rigamonti Castigliano Menti Loik Gabetto Mazzola Ossola …e tutti i cuori granata che non battono più!


Aforismi, frasi celebri, poesie e citazioni Da Montanelli a Tosatti, fino ad Ormezzano: il tributo di giornalisti, scrittori e poeti

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alle primissime ore successive alla tragedia di Superga fino ai giorni nostri, in tantissimi hanno reso omaggio al Grande Torino e alla sua leggenda. La città era tutta per strada quel giorno: nessuno era voluto restare in casa mentre passava il Torino. Fabbriche, uffici, negozi serrati. Gente e bandiere da tutta Italia in un pellegrinaggio d’affetto. Lunghissime ore di strazio: una via crucis di strada in strada, dietro quell’interminabile colonna di fiori e di morti. La città era muta e spenta e respirava dolore. Non vedrò più una folla così immensa e quieta, non vedrò più una città soffrire come soffrì quel giorno Torino. (Giorgio Tosatti) Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto “in trasferta”. (Indro Montanelli) Ho visto il Grande Torino vincere partite già perdute e stravincere partite già vinte. Non ricordo di averlo visto mai perdere. (Gian Paolo Ormezzano) Nella mia fantasia Valentino Mazzola era l’eroe buono dai poteri sovraumani: mio padre mi raccontava di quella volta al Filadelfia che il Capitano aveva salvato un gol della Juve sulla linea di porta , lui aveva alzato gli occhi al cielo per il pericolo scampato e quando li aveva riabbassati sul campo il Capitano era già nell’area della Juve a fare gol. (Massimo Gramellini) Sotto la pioggia di un pomeriggio del 1949 la squadra più forte del mondo abbandonò la scena della sua storia ed entrò di schianto nella sua eternità. Erano le 17.03 del 4 maggio, quando

la torre di controllo dell’aeroporto di Torino cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa che non andava: il pilota dell’aereo che riportava a casa i giocatori del Torino non rispondeva più alla radio. Le nubi basse, inconsuete per la stagione, addormentavano la città da qualche ora, quando si udì l’esplosione (Piero Vietti) Forse era troppo meravigliosa questa squadra perché invecchiasse. Forse il destino voleva arrestarla nel culmine della sua bellezza. (Carlin Bergoglio) Mi sono salvato perché ero infortunato e non presi parte a quella trasferta e dentro di me ho sempre provato un grande sospiro di sollievo per averla scampata, ma anche un umano senso di colpa… Quel giorno sono morto un po’ anche io con i miei compagni. (Sauro Tomà)

serie di valori che il popolo aveva come dimenticato, perso per strada: la dignità, l’onore, la fierezza. La gente si riconosceva nei suoi campioni, che erano persone normali: li incontravi per strada, al bar, alcuni di loro avevano dei negozi in centro dove lavoravano. (Franco Ossola) Di mio padre, ho sempre avuto l’impressione che fosse un gigante, un omone alto almeno un metro e novanta. Quando mi prendeva per mano mi sentivo ancora più piccolo di quanto non fossi. Lo guardavo dal basso come un alpinista può rimirare la vetta che si accinge a scalare lassù. (Sandro Mazzola)

Era un calcio diverso ma ciò che faceva grandi quegli uomini era, oltre allo strapotere tecnico e fisico, la loro forza morale: in un momento di crisi di identità come quello del Dopoguerra fu un coagulo importantissimo per gli italiani. Rappresentavano una

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Russ cume ‘l sang fort cume ‘l Barbera veuj ricurdete adess, me grand Turin. En cui ani ‘d sagrin unica e sula la tua blessa jera. T’las vinciù ‘l Mund. a vintani t’ses mort. Me Turin grand me Turin fort. (Giovanni Arpino) Lacrime granata Mi graffiano il cuore Spade affilate Mi torturano la mente La mia anima

Torna indietro Nelle nebbie del passato Undici eroi Color granata Mai domi al compito Che il cielo loro diede Sotto lo squillo Di una tromba dorata Dagli spalti della fossa dei leoni Il leggendario Filadelfia Un bimbo guarda stupito Un Uomo che si rimbocca Le maniche e aggiusta la fascia Capitan Valentino Ha dato la carica e I suoi baldi compagni Attaccano a testa fiera Una, due, mille e oltre Reti cariche di gloria. Vittoria dell’amore Per lo sport, per la vita! Quel cielo se li riprese E li resi miti eterni Una sera piovosa di maggio Il loro aereo da Superga Andò dritto in Paradiso Per sempre! Grande Torino Mai domo Solo il fato Ti vinse Ma … Ti donò l’eternità! (VIttorio De Zanet)



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