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Come potare correttamente

Ogni situazione e ogni tipo di pianta richiede una apposita potatura per evitare danni, talvolta irreversibili

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di Fabio Agabiti Rosei e Riccardo Frontini

Dopo l’articolo pubblicato nel precedente numero di Camping Management continuiamo a parlare di potatura, questa volta trattando delle diverse tipologie di potature.

Potatura di riforma

Troppe volte si deve intervenire su alberi rovinati da precedenti tagli a capitozzo o da scalvature, eseguiti, in genere, per contenere alberi messi a dimora troppo fi tti o troppo vicini ad edifi ci. Il recupero di tali alberi, nella generalità dei casi, alla forma libera è puramente illusorio e pericoloso. Gli alberi capitozzati presentano sempre punti di debolezza, cavità e marciumi, che ne indeboliscono la capacità di sopportare una biomassa notevole. Se poi il capitozzo è stato eseguito per più anni su più palchi - e questa è la norma - anche l'apparato radicale sarà più debole perché ipoalimentato. Siamo quindi, in presenza di alberi deboli di precaria stabilità. Lo sviluppo di nuova vegetazione, non contenuta, su tessuti marcii provocherà rotture o scosciamenti. Peggio ancora è pensare, in situazioni di eccessiva fi ttezza di piantumazione, di eliminare

alternativamente gli alberi per poi lasciare sviluppare i rimanenti; nel tempo si verrebbero a creare situazioni di estremo pericolo, essendo sviluppata una biomassa notevole su radici e legno estremamente deboli. Gli interventi cesori, in questi casi sono da considerarsi indispensabili e saranno indirizzati, ogni 3-4 anni, ad eliminare, sfoltendola, la vegetazione esuberante ed in sovrannumero. Sarà possibile, previa attenta valutazione delle singole piante, procedere ad un tentativo di innalzamento della chioma con tagli di ritorno su vegetazione laterale, evitando, comunque tagli a "coda di cane", ovverosia con netta sproporzione di diametro tra ramo e vegetazione laterale, il che equivarrebbe di fatto ad un capitozzo. Potatura di mantenimento“Troppe volte si deve intervenire su alberi rovinati da precedenti tagli a capitozzo o da scalvature, eseguiti, in genere, per contenere alberi messi a dimora troppo fi tti o troppo vicini ad edifi ci" La potatura razionale su grossi esemplari può rendersi necessaria per aiutare gli alberi a continuare a crescere, cioè ad emettere nuovi germogli e così a continuare a vivere. In natura gli alberi sono potati dai temporali, dai fulmini, dalla carenza di luce che fa seccare i rami, dal vento. L'aiuto che l'uomo può dare è quello di

non lasciare al caso queste forme di abscissione. Un albero riesce a sopravvivere se ogni anno il suo scheletro può sopportare il peso crescente della propria biomassa. Osservando, nei parchi gli esemplari più vecchi si può notare come la vegetazione sia concentrata in prevalenza verso le estremità, con i nuovi germogli raccorciati ed in punta. La luce e l’energia vengono principalmente assorbite dalla parte esterna della chioma; le zone interne, invece, muoiono per carenza di luce ed alimentazione. Questo stadio di crescita, tipico degli alberi in vecchiaia, può essere defi nito "crescita terminale". E' proprio in questo stadio che possono iniziarsi situazioni di pericolo: tutte le forze meccaniche sono concentrate sulle parti distali, ricche di foglie, di ogni singola branca. L'albero impiega gran parte della sua energia, anzichè nella crescita, nell'accumulo in queste parti di legno di sostegno. Si arriva ad un punto in cui alcune branche, specie quelle con difetti strutturali interni, si rompono con estrema facilità, anche in assenza di grossi eventi atmosferici avversi. Le ferite che ne derivano, vengono velocemente infettate da microrganismi e l'infezione può diff ondersi, essendo il livello energetico dell'albero basso, a tutto il tronco. E' la morte per la pianta. Andando a potare l'albero sulle estremità, si potranno evitare queste rotture, riducendo il peso totale della chioma. Gli alberi più vecchi nel mondo sono alberi potati dall'uomo o dai temporali. Ai nostri fi ni di conservazione del patrimonio botanico è importante che tale operazione non venga lasciata al caso o alla natura. La tecnica del tree-climbing è l'unico mezzo per compiere questi tipi di potatura. Come criteri generali d'intervento, si possono fornire le seguenti indicazioni di massima, che sono frutto di esperienza e notevole casistica: • L'asportazione del seccume, nel rispetto del collare, è la prima operazione da compiersi. Tale intervento è indispensabile per motivi di ordine fi topatologico, estetico e di sicurezza; • é preferibile provocare tante piccole ferite che una grossa ferita; • al fi ne di evitare ricacci e succhioni si deve mantenere una copertura fogliare uniforme; • le asportazioni dei rami alla base sono da farsi in base alla vigoria, andando ad eliminare preferenzialmente quelli più deboli. Un ottimo indice di vigoria individuale è dato visivamente dalla forma e dimensione del collare; • potando specie sciafi le bisognerà porre attenzione a non esporre troppo le branche principali all'azione dei raggi solari; quindi sfoltimento più leggero nelle zone più esposte;

“L'asportazione drastica di parte dei rami infl uenza l'equilibrio chioma-radici, danneggiando, in modo serio, le fonti di alimentazione della pianta."

• Intervenire tendenzialmente sulle estremità, sempre evitandoi tagli "a coda di cane", che di fatto equivalgono ad un capitozzo; • tenere presente che aguarnire un ramo nella parte più bassa, lasciando la vegetazione solo nella parte apicale, distrugge la coesione della chioma. Quanto appena detto è comunque solo indicativo e bisogna sempre tener presente, nell'eseguire la potatura, la specie e lo stato individuale del singolo albero. Certo, questo tipo di potatura è estremamente specialistico ed andrebbe eseguito solo da personale altamente specializzato e qualifi cato; in quest'ottica sarebbe auspicabile l'introduzione di un apposito patentino abilitativo.

Il taglio di capitozzo non e’ una potatura ma un’operazione sbagliata

Per taglio a capitozzo si deve intendere la drastica riduzione della cima o di branche laterali di un albero adulto. Il risultato fi nale è la presenza di "mozziconi"; così facendo si va a sopprimere delle dominanze apicali mentre grosse parti della pianta sono esposte a ferite e traumi. Il taglio a capitozzo danneggia l'albero in numerosi modi, tra i quali: • l'asportazione drastica di parte dei rami infl uenza l'equilibrio chioma-radici, danneggiando, in modo serio, le fonti di alimentazione della pianta. Ad esempio, un albero di 20 anni ha sviluppato nel corso della sua vita una superfi cie fogliare enorme tale da sostenere ed alimentare i rami, il tronco e le radici formatesi in 20 anni. Il capitozzo elimina una buona parte delle fonti di sostentamento, dando così inizio ad un processo di lento decadimento; • i tagli troppo intensi espongono, improvvisamente, la corteccia ai raggi diretti solari, e ciò causa un riscaldamento eccessivo dei vasi fl oematici più superfi ciali; • il capitozzo elimina in modo brusco le gemme dormienti, che normalmente producono rami sani e ben formati; • i grossi tagli inferti alla pianta non hanno la capacità di reagire prontamente, formando barriere protettive solide. Dopo pochi anni, si formano cavità e marciumi che compromettono la stabilità e la vita stessa dell'albero; • alcune specie, come aceri saccarini, querce, faggi, non producono velocemente succhioni. L'albero così senza fogliame deperisce e muore velocemente; • sotto l'aspetto estetico, il capitozzo rovina l'albero: l'originaria forma e bellezza è persa per sempre. Va, dunque, considerato uno scempio del paesaggio. Per tutte queste ragioni il capitozzo è pratica da condannare e abbandonare. ✻

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