03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 3
Negli ultimi 50 anni il progresso della scienza ha aumentato le aspettative di vita di circa 20 anni. Questo ha causato un notevole aumento del numero della popolazione over 60 e anche un grande aumento dei costi sanitari in quanto, le persone più anziane spesso hanno croniche disabilità o malattie legate all’invecchiamento, che necessitano di assistenza sanitaria. Per queste ragioni si è sviluppata la ricerca in campo scientifico di metodi in grado di mantenere lo stato di salute e migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiamo. D’altro canto è indubbio che negli ultimi anni anche da parte della popolazione della cosiddetta mezz’età ci sia grande attenzione verso tutte le metodologie in grado di mantenere un aspetto giovanile: dalle creme alla chirurgia estetica, alla cura del proprio corpo e del proprio look in genere, fino al ricorso soprattutto negli USA, verso le terapie ormonali guardate come la “fontana della giovinezza”. La ricerca della “fontana della giovinezza” risale ai tempi di Alessandro il Grande e ritornò popolare all’epoca delle esplorazioni quando, nel 1953, l’esploratore spagnolo J.P. de Leon salpò verso l’isola di Bimini alla ricerca della “fontana della giovinezza”, una leggendaria sorgente le cui acque erano in grado di mantenere giovani per sempre. Ovviamente fallì nella sua ricerca. Il concetto che ripristinando gli ormoni che declinano fisiologicamente con l’età potesse essere una sorta di “fontana della giovinezza”, risale ai primi del ‘900 quando Brown Siguard, nel tentativo di invertire il processo di invecchiamento, si auto iniettò degli estratti di testicolo. Da allora le terapie ormonali nelle comunità scientifiche, hanno avuto alti e bassi come terapia anti-age, ma in questo momento assistiamo ad un grande interesse da parte dei sostenitori dell’anti-age verso le terapie ormonali, considerate una “cura miracolosa”. In realtà la vera ricerca scientifica non ha ancora dato un parere definitivo in questo senso. Vediamo quindi di fare un po’ il punto della situazione sui vari ormoni proposti a scopo anti-age.
sua produzione cala a partire dai 35 anni fino ad arrivare ad una riduzione del 60% a 75 anni. Ci sono alcuni studi che riportano effetti del pregnenolone sul miglioramento della memoria, un miglioramento della qualità del sonno, un effetto antinfiammatorio su varie malattie reumatologiche ed un possibile effetto antidepressivo. Comunque i dati in nostro possesso non ci permettono di assegnare al pregnenolone un reale ruolo anti-aging.
ESTROGENI Si è sempre pensato che gli estrogeni giocassero un ruolo importante nel mantenere lo stato di salute e benessere nelle donne. In contrasto, negli ultimi anni, si sono accumulate delle evidenze scientifiche opposte. The Heart Estrogen/Progestin Replacement Study (HERS) non ha indicato benefici cardiovascolari della terapia sostitutiva ormonale in donne precedentemente affette da malattie cardiovascolari. The Women’s Health Iniziative (WHI), sostiene che gli estrogeni nelle donne post-manopausa aumentano il rischio di tumore al seno, malattie cardiovascolari e la malattia di
DEIDROEPIANDROSTERONE Il DHEA è un ormone surrenalico che funge da precursore sia per gli androgeni che per gli estrogeni. Con il progredire dell’età i livelli di DHEA in entrambi i sessi calano, e a 80 anni sono circa il 20% di quelli di un adulto. Vari studi, soprattutto sui roditori, hanno suggerito che il DHEA abbia un effetto cardioprotettivo, promuova il dimagrimento, abbia effetti immunostimolanti e immunoprotettivi. Negli uomini non sono stati dimostrati reali effetti benefici, anche se alcuni studi suggeriscono che possa attenuare l’insulinoresistenza e, ad alte dosi di almeno 100mg al dì, avere effetti sulla massa muscolare ed il sistema immunitario. Negli USA non è considerato un farmaco ed è venduto come un prodotto da banco. In conclusione è ancora presto per considerare il DHEA un “elisir di giovinezza”.
PREGNENOLONE Il Pregnenolone è il precursore di tutti gli ormoni steroidei e quindi si può convertire in una moltitudine di steroidi e neurosteroidi. E’ sintetizzato a partire dal colesterolo e la SPORTMAN & Fitness #
57
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 5
Alzheimer, mentre diminuiscono il rischio di frattura dell’anca e di tumore al colon. Al momento le indicazioni sono comunque di evitare gli estrogeni dopo i 60 anni per evitare, dato il prolungato uso, l’aumento della possibilità degli effetti collaterali. Per il momento il loro uso dovrebbe limitarsi per la gestione dei sintomi legati alla menopausa e quindi possibilmente per non più di 5 anni.
ORMONE DELLA CRESCITA La produzione di GH da parte dell’ipofisi, raggiunge il picco durante la pubertà e poi comincia a calare, sia come produzione totale che come ampiezza della secrezione pulsatile. Nell’adulto dopo i 40 anni, la normale secrezione di GH cala circa del 14% ogni decade, il che potrebbe portare ad una insufficienza funzionale del GH. In effetti la maggior parte degli effetti del GH sono mediati dall’IGF-1, che è prodotto dal fegato e dai tessuti periferici in risposta alla secrezione di GH. I livelli di IGF-1 calano parallelamente al calo del GH. Cambiamenti della composizione corporea come aumento della massa grassa, diminuzione della massa muscolare ed ossea, avvengono sia in pazienti con malattie da deficit di secrezione di GH ipofisario, che negli adulti sani che invecchiano. Il concetto che il GH possa ringiovanire, trae spunto da molte somiglianze viste nella composizione corporea degli adulti che invecchiano, ed i giovani affetti da severo deficit di GH. Sebbene negli anziani la somministrazione di GH possa apportare significativi benefici nella composizione corporea (- grasso + muscolo) e nel metabolismo osseo, non si sono visti significativi miglioramenti nella forza muscolare e nella capacità funzionale. Questo può essere dovuto al fatto che esistono varie isoforme di IGF-1 e nel muscolo l’MGF (meccano growth factor) è quello che gioca il ruolo più importante nel regolare la forza muscolare, stimolando la sintesi delle cellule satelliti ed aumentando l’attività delle unità motorie. L’MGF è prevalentemente prodotto sotto stimolo degli esercizi contro resistenza, ed il GH poco fa nella sua sintesi. Da quanto è stato detto si evince l’importanza dell’attività fisica contro resistenza come stimolo naturale del GH ma anche come unico metodo per mantenere livelli accettabili di MGF, anche qualora si ricorresse alla terapia esogena di GH. Molti studi hanno riportato effetti collaterali, in verità in una piccola percentuale di soggetti, in seguito all’assunzione di GH: artralgia diffusa, formicolio alle mani, sindrome del tunnel carpale, ginecomastia, intolleranza al glucosio; per lo più reversibili alla sospensione del trattamento. Inoltre esistono possibili teorici rischi legati all’accelerazione di patologie cancerogene già pre-esistenti e comunque non esistono studi a lungo termine, abbastanza estesi per stabilire con certezza i rischi e i benefici di una terapia antiage a base di GH, nell’adulto sano.
MELATONINA La Melatonina (N-acetyl-5- Metoxitriptamina) è un ormone sintetizzato a partire dall’aminoacido triptofano nella ghiandola pineale. I livelli di melatonina aumentano di notte e raggiungono
livelli molto bassi di giorno. La ritmicità circadiana e la concentrazione dell’ormone nel sangue, diminuiscono gradualmente con l’età. La reputazione della melatonina come molecola anti-age, è dovuta ad una serie di dati sperimentali che dimostrano che la melatonina è dotata di capacità immunostimolanti, antiossidative e favorenti il sonno. Al momento questi dati non sono sufficienti ad indicare la melatonina come un valido aiuto nella terapia anti-age, ed il suo utilizzo clinico è limitato ai disturbi del sonno e del ritmo circadiano, come quelli legati al cambio di fuso orario
GLI SPECIALI
Gli Speciali
TESTOSTERONE E’ ormai risaputo che il testosterone, nella totalità o nelle sue frazioni (libero e biodisponibile) cala negli uomini a partire dai 40/50 anni. Questo calo del testosterone è associato ad un declino delle capacità fisiche, sessuali e cognitive nell’uomo che invecchia. Vari studi hanno dimostrato che una terapia sostitutiva a base di testosterone, in uomini anziani affetti da deficit androgenico, aumenta la massa muscolare e la forza e diminuisce il tessuto adiposo, aumentando la densità ossea. La somministrazione di testosterone ha chiaramente dimostrato di aumentare la libido, sia negli uomini che nelle donne. Negli uomini il testosterone sembra migliorare la forza dell’erezione, la massima rigidità, il numero delle erezioni e la vascolarizzazione del pene. Il testosterone sembra migliorare la memoria e la concentrazione, e bassi livelli di testosterone sono stati collegati alla malattia di Alzheimer. Gli effetti del testosterone sulle malattie cardiovascolari sembrano positivi e comprendono un effetto positivo sull’angina, sulla vasodilatazione a livello coronario, sul rimodellamento del muscolo cardiaco post-infartuato e suggeriscono un ruolo positivo di un trattamento a base di testosterone negli uomini affetti da PADAM (Partial SPORTMAN & Fitness #
59
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 7
Androgenic Deficence Aging Man), nel prevenire la malattia coronaria con conseguenze favorevoli sulla longevità. Gli effetti collaterali di questa terapia possono essere: l’aumento dei globuli rossi, la ginecomastia e la ritenzione idrica. La maggior parte degli studi sulla somministrazione di testosterone in uomini anziani, sono poco estesi e per periodi troppo brevi per poter dare indicazioni certe sulla sicurezza a lungo termine di una terapia sostitutiva a base di testosterone. Lo sviluppo di modulatori selettivi dei recettori degli androgeni (SARM), è allo studio nell’ottica di evitare danni di potenziali effetti collaterali del testosterone. Al momento il nandrolone, uno steroide iniettabile, sembra funzionare come un ottimo SARM.
VITAMINA D La vitamina D3 è un pro-ormone prodotto nella pelle a partire dal 7-deidrocolesterolo, sotto stimolo delle radiazioni ultraviolette. E’ stato dimostrato che la vitamina D cala con l’avanzare degli anni e che, con o senza calcio, la vitamina D è in grado di diminuire il numero di fratture all’anca nelle persone anziane. Inoltre ci sono alcuni dati che suggeriscono che l’integrazione con vit.D , aumenti la forza muscolare, le capacità funzionali, riducendo così il rischio di cadute. Una carenza di vit.D deve essere sospettata in ogni anziano con livelli bassi di calcio e alti valori di fosfatasi alcalina. Al momento c’è un crescente consenso sull’utilizzo della vit.D3 per migliorare la salute delle ossa, e sembra particolarmente indicata per quelle persone con carenze alimentari e scarsa esposizione al sole.
CONCLUSIONI Come possiamo vedere, la ricerca della “fontana della giovinezza” è ancora una lunga via da percorrere, che passa sicuramente attraverso lo studio degli effetti biologici degli ormoni nel nostro organismo. Ma ci sono ancora molti dubbi e incertezze, ed in fondo è una questione ancora aperta se il calo degli ormoni che avviene con il progredire degli anni è fisiologico e quindi benefico oppure patologico e quindi causa o effetto di malattia. A questo punto potrebbero esservi dissertazioni di carattere antropologico e sociale per cui l’invecchiamento e parallelo decadimento ormonale sia in funzione di un mantenimento ed equilibrio della specie umana, raggiunto in milioni di anni di evoluzione, ma in questi ultimi 100 anni si sono sovvertiti tutti gli equilibri ed è forse venuto il momento di trovarne degli altri più adatti alle nostre esigenze.
GLI SPECIALI
Gli Speciali
GLI SPECIALI
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 8
ATTIVITÀ FISICA ANTI-STRESS di Ciro Di Cristino - Foto Jacopo Querci - Model Gino Barzacchi
Durante la sua evoluzione, l’uomo si è trovato di fronte ad una involuzione dal punto di vista motorio, giungendo ad una forma di patologia: la “IPOCINESIA”. La sedentarietà, la mancanza di attività fisica, le cattive abitudini di vita, l’accumulo di stress psicofisici, mostrano un soggetto astenico, ipotonico e, nella maggior parte dei casi in soprappeso. In tale situazione, tutti gli apparati del nostro organismo si indeboliscono ed aumentano i rischi di alcune patologie tipiche dell’età senile (cardiopatie, insufficienze respiratorie, alterazioni metaboliche ed ormonali, malattie ossee e neuropsicologiche). L’apparato muscolo-legamentoso perde l’attività tonica e la funzionalità muscolare e delle strutture tendinee. L’apparato cardiovascolare registra una scarsa irrorazione sanguigna in tutti i distretti muscolari, un affaticamento del cuore dovuto al mancato apporto della pompa muscolare per il ritorno venoso e la comparsa di tachicardia. Nell’apparato respiratorio si riduce la capacità vitale a causa della scarsa stimolazione dei polmoni. L’apparato osteo-articolare subisce una riduzione della densità minerale e una più rapida demolizione delle cellule con la comparsa di fenomeni degenerativi come l’osteoporosi. Dal punto di vista endocrino e metabolico si ha
62 # SPORTMAN & Fitness
un generale rallentamento del metabolismo basale con aumento del “LDL” (il colesterolo cattivo) a discapito del “HDL” (quello buono); si registra una ridotta capacità di utilizzare il glucosio, il tutto con un conseguente squilibrio della massa corporea (più grassa e meno magra) portando il soggetto in soprappeso. Il sistema neuro-sensoriale, ricevendo pochi stimoli, modifica anche il tono “umorale” della persona, che presenta così episodi di stati d’ansia e depressione, con conseguenze negative a livello sociale. Il benessere fisico di un individuo viene stabilito in base al grado di risposta fisiologica e alle capacità di adattamento ai vari gradi di stress (allenamento). In generale possiamo utilizzare due tipi di l’allenamento: quello aerobico per obiettivi prevalentemente di tipo organico e quello anaerobico per obiettivi di tipo strutturale. I benefici che si possono ottenere con l’allenamento aerobico sono: • riduzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca a riposo; • aumento del volume del cuore e della gittata cardiaca; • maggior afflusso di sangue ai capillari ed ai tessuti muscolari con aumento del volume totale del sangue in circolo; • aumento della capacità vitale e dell’utilizzo di ossigeno; • diminuzione del deposito di grassi; • diminuzione del colesterolo totale ed aumento dell’HDL; • diminuzione dell’ansia, degli stress e delle tensioni; • riduzione delle cardiopatie (infarto, tachicardia, ecc.). I benefici dell’allenamento con i pesi sono altrettanto noti: • aumenta la forza e la dimensione del tessuto muscolare; • migliora la resistenza e la densità del tessuto connettivale; • avvengono alcuni cambiamenti neurofunzionali, tra i quali, una maggiore soglia dei riflessi protettivi (che permettono di alzare pesi superiori) ed un miglioramento della fibra muscolare e della sua capacità di potenza; • migliora la densità mineralometrica delle ossa. Il tessuto osseo è formato principalmente da due tipi di cellule: gli osteoblasti, addetti alla formazione di nuovo tessuto osseo, i quali formano una struttura retiforme che trattiene i minerali e indurisce l’osso; gli osteoclasti, che dismettono il calcio passando i minerali al sangue. Tale procedimento avviene lungo tutto il corso della vita, ma il ricambio osseo è relativamente bilanciato finché, in età avanzata o per qualche malattia, l’osso si distrugge in misura superiore alla sua ricostruzione. La formazione di nuovo osso è ulteriormente stimolata se sullo stesso viene esercitata una tensione superiore a quella data dalle normali attività giornaliere: l’allenamento con i pesi rientra in questa categoria. L’importanza della tensione e il grado con cui viene esercitata influiscono proporzionalmente sulla formazione del tessuto osseo. Una quantità maggiore di osso si forma con tensioni più alte, come il sollevamento di forti carichi. Altra influenza sulla formazione della matrice è data dalla distribuzione della tensione sulla sua superficie: più ampia è la distribuzione della tensione, più osso si forma. Perciò è importante variare gli esercizi studiati per un particolare gruppo muscolare. Fortunatamente l’allenamento tipico del body building comprende vari esercizi per ottenere il massimo sviluppo di ogni muscolo, quindi questi atleti aumentano il numero di rapporti angolari dove il muscolo esercita la trazione. Altra considerazione è il tipo di esercizio attraverso contrazioni prevalentemente eccentriche, che sono quelle che provocano maggiore stimolo e produzione. Più la massa è densa in età giovanile più tempo impiega l’osso ad andare incontro a degenerazioni con l’avanzare dell’età. Molti effetti negativi della perdita di massa ossea si possono
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 9
prevenire o bloccare con l’esercizio con i pesi. Alcuni studi (anche dal sottoscritto) sono stati fatti sull’allenamento, confrontando i vari sport, per le diverse sollecitazioni, per esempio, quello del nuoto con quello dei pesi: uno di questi ha rilevato una maggiore densità nel gruppo che si allenava ai pesi rispetto ai nuotatori, che sottopongono la superficie ossea ad un carico molto limitato (niente alzate di potenza e ridotta gravità dovuta alla spinta di galleggiamento). Molti di questi studi però sono stati fatti con programmi di uno o due set di resistenza molto leggera (12-20 ripetizioni) per cui il carico non sembra essere sufficiente a stimolare la formazione di nuovo tessuto. In termini di applicazione pratica, l’allenamento aerobico può aumentare abbastanza la densità calcica perché il livello di intensità sull’osso e sui muscoli è superiore a quello delle normali attività giornaliere. L’allenamento con i pesi è decisamente migliore perché i carichi impongono una tensione molto più alta di quella delle normali attività giornaliere della maggior parte degli individui: infatti i sollevatori olimpici e i sollevatori di potenza hanno le più alte densità riscontrate. Un’alta densità ossea è stata riscontrata anche nei body-builders, il cui fattore positivo e che i body-builders generalmente fanno più esercizi di isolamento, procurandosi così più
opportunità di differenti angoli di trazione, quindi distribuendo il carico su una superficie maggiore, aumentano lo stimolo per la formazione di nuova massa ossea. Il concetto più importante per chi si allena con i pesi è rendersi conto che non tutti i programmi di allenamento sono ugualmente efficaci: se l’aumento della densità è l’obiettivo primario in un programma di allenamento con i pesi, set multipli di lavoro con carichi pesanti (4-6 ripetizioni) e periodi di riposo più lunghi sono il metodo più efficace. Numerosi studiosi della materia sono dell’avviso che molte trasformazioni della struttura organica e delle sue funzioni, correlate al processo d’invecchiamento, possono essere contenute e ritardate dall’attuazione di un programma continuativo di attività fisica. Indagini di tipo prospettico, infatti, hanno confermato che l’esercizio fisico, oltre agli effetti muscolari, cardiovascolari e respiratori, è in grado di opporsi alla perdita progressiva di massa ossea, di migliorare la funzione articolare e di stimolare le attività cognitive superiori. Negli individui anziani che seguono un regolare programma di attivazione fisica si registra generalmente una migliore capacità di difendersi dai pericoli dell’ambiente, dalle cadute e dai traumi in genere. È nostro compito, quindi, insegnare all’anziano l’importanza del movimento e stabilire, per ogni soggetto, un programma personalizzato e continuativo di attività fisica, spiegandone nei particolari i vantaggi fisici e psicologici che integrano nel soggetto l’immagine di sé e ne migliorano l’autostima. L’attività fisica nell’uomo che invecchia induce sempre una attivazione globale dell’organismo influendo positivamente sul processo di senescenza biologica e potenziando inoltre quell’adattamento ecologico la cui perdita è l’aspetto più caratteristico della senilizzazione umana. L’attivazione funzionale dell’unità psico-fisica geriatica, parte da considerazioni d’ordine sociale. Quello che l’educatore fa per frenare l’esuberanza del bambino, è uguale a quello che deve fare per rendere dinamica l’apatia motoria dell’anziano.
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 11
L’attività motoria, svolta in gruppi coetanei, servirà a rimuovere quella ritrosia caratteristica e diffidenza, facilmente riscontrabili nella terza età. Parlando dell’azione psico-fisica tendente alla riscoperta della corporeità, si mettono in risalto gli esercizi di mobilizzazione, di postura, di educazione respiratoria, di socializzazione ludica, senza mai dimenticare che il soggetto è l’uomo con la propria età. La chinesiologia geriatica è lo studio dell’uomo maturato dagli anni. E’ una ricerca che mira ad aiutare l’uomo a rivalutarsi nei confronti dell’impetuoso trascorrere del tempo. Aiuta a riscoprire un corpo per ristabilire un dialogo vero con l’ambiente, in coerenza con le reali possibilità psico-fisiche. Fra la dimensione della piena maturità e l’anziano, si riconosce un’età di mezzo che va considerata nella giusta maniera: l’età pre-senile. Si può senz’altro affermare che una delle fasi della vita è rappresentata dal movimento. Anzi, il movimento stesso è vita. Il movimento è anche espressione della vita di relazione del carattere, dei sentimenti della pienezza funzionale del corpo. Il movimento nell’uomo è in grado di assumere infiniti significati legati alla vita umana. La capacità di muoversi nell’uomo diventa una manifestazione dinamica in cui si esprime concretizzandosi tutta l’unità psico-fisica del soggetto. Ne consegue che una qualsiasi limitazione alla piena e corretta motricità del corpo viene ad essere anche una limitazione all’espressione piena e completa della propria unità psico-fisica. La validità di questo concetto risulta evidente quando si pensa alle gravi limitazioni nel compiere movimenti derivanti da malattie invalidanti o dai postumi di gravi fatti traumatici. Accanto a queste limitazioni, esiste un’altra categoria di limitazioni a compiere movimento, dovute alla vita sedentaria, ad un ambiente di lavoro poco igienico, alla assunzione continuata nel tempo di atteggiamenti scorretti, alla assenza di qualsiasi attività motoria, a tutta una serie di cause, che sono insite nella vita odierna, inconsciamente accettate da tutti, ma che tuttavia nel tempo fanno sentire il proprio peso. Questo secondo gruppo di limitazioni generalmente viene ad essere denunciato dagli individui alle soglie della terza età quando, pur sentendosi ancora attivo fisicamente, il soggetto si rende conto di non poter più fornire certe prestazioni motorie a causa di una evidente riduzione delle proprie possibilità a compiere movimento. In questa fase si colloca quindi l’attività motoria correttivoriabilitativa, dedicata a queste persone con l’intendo di recu-
perarle ad una quanto più possibile completa espressione dell’unità psico-fisica del soggetto. Risulta necessario a questo punto individuare il soggetto giunto alle soglie della terza età. Di solito, come già detto in precedenza, è una persona ancora attiva, priva di gravi deficienze motorie, necessitanti specifici trattamenti medici. L’attività fisica svolta nell’età presenile, e meglio ancora se protratta nella fase senile, influenza positivamente le prestazioni motorie di questi individui, con innegabili benefici fisici e psichici. L’attività fisica previene la: * ipertensione: negli ipertesi contribuisce ad abbassare i valori pressori; • ipercolesterolemia: nei soggetti che già ne soffrono contribuisce a normalizzare i valori dei lipidi ematici; • malattie cardiovascolari; • obesità e soprappeso; • insonnia; • diabete; • osteoporosi; • tumore del colon, del seno e della prostata; • ansia e depressione; • disfunzione erettile negli uomini; • ulcera; • malattia cronica renale; • declino fisico correlato all’invecchiamento: si invecchia meglio restando autosufficienti; • fratture dell’anca negli anziani: migliorando agilità, equilibrio e coordinazione si evitano le cadute accidentali; • insufficienza respiratoria; • stress: ultima ma forse più attuale motivazione, fare sport consente di scaricare le tensioni e sopportare meglio gli eventi stressanti. Dopo tanti studi e ricerche sulle capacità di sostenere uno stress che, dosato in modo ottimale nei singoli individui, provoca quell’adattamento speciale, inteso come allenamento e dato l’incremento delle sollecitazioni che, al giorno d’oggi, viene richiesto, a mio avviso, siamo giunti al punto in cui questo impegno debba concentrarsi maggiormente sulla possibilità di “RECUPERO” nella misura più completa e quindi tutte quelle discipline o tecniche che hanno la facoltà di intervenire sul recupero psicofisico saranno sempre più diffuse.
SPORTMAN & Fitness #
65
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 12
Foto Alex Ardenti - Model Tony Morris
GLI SPECIALI
Gli Speciali
L O N G E V I TÀ OSTEO - MUSCOL ARE di Carlo Mulatero E’ risaputo che in gioventù tutto si pensa e si prospetta tranne visualizzare quale sarà la condizione fisica raggiunta la "mezza età". In passato espressi e recentemente pure, la contrarietà a certe soluzioni ed il rifiuto di talune metodologie che sono state (tuttora si continua a farlo) osannate come le migliori e innovative. Malgrado il disappunto di alcuni fedeli utilizzatori di detti programmi ai quali va il mio rispetto, continuo, grazie alle conferme del tempo che trascorre a sostenere quanto sia importante un approccio all’allenamento con i pesi che non sia deleterio al nostro
corpo. I sostenitori del tutto subito che spesso si traduce nel niente ne ora ne mai, avranno un resoconto da valutare quando alcuni decenni saranno trascorsi. Una condizione fisica che mi emoziona e mi sostiene al punto che vorrei che tutti potessero assaporarla mi stimola a scrivere dei vantaggi che si possono ottenere con uno oculato atteggiamento nei riguardi del lavoro muscolare e di quanto sia decisivo organizzare una alimentazione personalizzata in quantità e qualità. L’esperienza mi ha condotto all’utilizzo di integratori alimentari, questo già da molti anni, ma dopo un attento studio ed analisi di ciò che avrei dovuto anzi voluto ingerire. Ribadendone la loro efficacia nei limiti dello scopo per cui vengono utilizzati gli integratori possono, a suggello dei due fattori prioritari, allenamento e nutrizione, essere di supporto alla efficienza fisica che consegue da una ottima salute. Suddivido gli integratori in due categorie: la prima è composta dai prodotti per la salute, la seconda contiene quelli per le prestazioni. Anche se alcuni della seconda categoria assolvono anche il compito di conservare la nostra integrità fisica con i loro benefici effetti. E’ mia lacuna spesso, prima di venire al concreto fare premesse più o meno ampie, ma in questo frangente la ritengo dovuta per il fatto che molte notizie circolano pro e contro l’uso di questi prodotti e fin qui bisogna accettare gli esiti di ricerche e le opinioni autorevoli di chi ha la competenza e non limitarsi ad ascoltare le versioni univoche. Essere sempre attenti a tutto ciò che la letteratura evidenzia. Inaccettabili sono quelle informazioni sommarie che si leggono su quotidiani o periodici oppure le notizie che si ascoltano nei numerosi programmi dove tutti sanno di forma fisica. Non solo, anche riviste scientifiche a volte associano l’utilizzo dei supplementi ai farmaci e quindi al doping, creando ulteriore confusione a quella che già esiste. Una causa che scatena la questione sono fatti recentemente accaduti che hanno interessato campioni di vari sport più o meno celebri: accusati di assumere sostanze illecite per la pratica sportiva, risultante da test di controllo, si sono difesi candidamente sostenendo di essere utilizzatori di semplici integratori specificandone prodotto. Non sono mancati i casi bizzarri in cui la colpa della positività sia stata attribuita ad un eccesso di coca cola o di squisite tazzine di caffè durante la giornata di gara. Come pure una abbuffata di carne di cinghiale abbia fatto lievitare il livelli ormonali di qualcun'altro. Iniziamo l’analisi per capire come si fa a rallentare il processo fisiologico dell'invecchiamento. Tralascio il sottolineare invece come sia semplice accelerarlo dato che basta dare un’occhiata intorno a noi per avere degli ottimi esempi. La proposta contiene le indicazioni dei prodotti efficaci per contrastare il naturale deterioramento strutturale e metabolico. La longevità ha una chiave di acceso, una password che non sarà garantita a tutti . Ricerche scientifiche riportate dalla rivista scientifica Newton (n.4 2002) dimostrano che il 60% del ritardato invecchiamento è genetico ed ognuno di noi
1-08-2006
16:43
Pagina 13
Model Lia Giuffrida
Gli Speciali controlla le aggressioni esogene derivanti da parassiti virus batteri. Se questi superano la barriera di protezione saremo costretti ad assumere antibiotici. Il sistema antiossidante si occupa delle minacce endogene, scorie pericolose che lo stesso organismo produce di conseguenza alla propria attività metabolica.
Di fronte a questa situazione abbiamo due risorse: a) l’esercizio fisico: l’attivazione dei meccanismi motori che conseguono al funzionamento degli organi consente un incessante processo basato sul logoramento di tessuti e il ripristino dei medesimi. Facile deteriorare o distruggere; meno semplice rigenerare e ricostruire. Da tener presente il fattore fondamentale della compensazione extra di cui necessitiamo. L’atleta, qualunque obiettivo per cui si alleni, mira a fare progressi, ad aggiungere valore a se stesso in capacità motorie o in struttura (muscoli). Fondamentale un programma di lavoro con i pesi che stimoli in modo profondo il complesso chimico che è un corpo umano mentre il valido programma aerobico deve essere sapientemente dosato. b) L’integrazione alimentare con gli appositi supplementi. L’attenzione è per i prodotti da me utilizzati da molti anni per appoggiare il mio organismo nel suo difficile compito di guardiano. La vitamina C e bioflavonoidi Vitamina E da olio di germe, Vitamina A dall'olio di fegato di merluzzo, gli aminoacidi ramificati e glutammina.
deve andarlo a cercare nel proprio archivio , il DNA. Pare equivalga ad una grande libreria dove 400 volumi con 1000 pagine di dati raccolgano tutte le informazioni del nostro corpo. Quello che però deve incoraggiare è il rimanente 40% condizionato dal nostro stile di vita il quale ha una buona influenza per conservare e fortificare negli anni la salute. L’età tra I 40 e i 60 anni è indicata come il periodo del graduale, ma inesorabile calo della velocità, potenza e resistenza qualità motorie condizionali alle quali siamo tutti orgogliosamente legati a prescindere dai valori ottenuti. Conseguenza questa di una diminuita produzione di ormoni steroidei e ipossia dei tessuti (insufficiente apporto di ossigeno). La muscolatura, le fibre in specifico che la compongono si riducono per maggior difficoltà di rifornimento e ricambio delle strutture cellulari, vere e proprie aziende che perdono la capacità produttiva. In specifico alcuni reparti (mitocondri) centrali di produzione energetica si riducono di volume perdendo la loro potenzialità ossidativa. Quindi con delle ”fornaci“ meno capaci di utilizzare glucosio e acidi grassi in combustione con l’ossigeno gassoso risulteranno ridimensionate le prestazioni ed il nostro motore da 2000 cc turbo si riduce progressivamente ad un 1200 cc meno compresso. L’età che avanza si riassume dunque con effetti deleteri per gli apparati chiave del nostro organismo: locomotore ( nervoso, muscolare) ormonale e cardio-vascolare con ripercussioni negative per ossa e muscoli e depressione dei sistemi immunitario e antiossidante. Questi due sistemi agiscono per proteggerci: l’immunità
Nel tentativo di conservare l’efficienza strutturale, ossa, articolazioni muscoli ottenuta con anni di esercizio fisico ho impostato il mio cammino in modo da dare un deciso supporto all’impresa. Ho osservato quanto prioritario fosse avere un sistema immunitario che agisse in modo immediato e potente. Penso che tutti saremo d’accordo nel pensare che nessun metodo di allenamento anche il più sofisticato e potenzialmente produttivo, sia valido se non riusciamo a portarlo a termine per malattie o stati infiammatori dei nostri tessuti. A molti è successo di non poter ultimare un ciclo di lavoro a causa di indisposizione. Quindi fondamentale è rendere la immunità all’altezza degli impegni che deve svolgere. Attività aerobica è una pratica utile oltre che divertente: è bellissimo pedalare o correre così come nuotare, ma tutto questo si basa su un intenso utilizzo di ossigeno. Quantità d’aria inspirata aumenta in modo considerevole rispetto al quantitativo utile per il basale. La consistente richiesta dei muscoli sottoposti a contrazioni ripetute ed incessanti necessità di un rifornimento costante di comburente per le reazioni di ossidazione. Il passo è immediato: se ossidiamo si deve “ anti-ossidare”. Entro certi limiti il corpo innesta meccanismi di protezione, ma in caso di super lavoro potrebbe non bastare. A questo punto ci si trova di fronte al problema di come gestire il nostro allenamento perchè sia produttivo, sbagliare è facile perchè tutto può succedere perchè: • otteniamo delle modificazioni dell’immunità lievi e temporanee con allenamenti di ridotta intensità. • uno stress indotto da un allenamento calibrato si traduce in una risposta del sistema positiva, avviene un rafforzamento. SPORTMAN & Fitness #
67
GLI SPECIALI
03 N5 Sportman06 P 056-095
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:43
Pagina 15
• Drastiche modificazioni si verificano con un allenamento che supera il livello accettabile dall’organismo. In sintesi ... Pur essendo apprezzabile e ammirevole lo svolgimento di attività fisica di bassa intensità dalla medesima non bisogna attendersi benefici a livello di potenziamento immunitario. Psico-fisicamente i vantaggi non mancano in conseguenza ad allenamenti non impegativi, ma gli stimoli che procura non sono validi per creare un miglioramento di un apparato che controlla e coordina milioni di cellule specializzate in uno dei compiti più impegnativi per il nostro organismo. Calibrare in modo adeguato?... più facile a dirsi che a farsi sicuramente. Chi si occupa di allenamento fisico e in particolare di body building dispone di numerosa letteratura che tratta di metodologia. Le informazioni e proposte sono variegate e spesso in contraddizione, tutto questo crea ovvia incertezza inducendo comunque “provare“ proposte date per certe ed affidabili. Probabile che l’approccio non sia specifico come richiesto perchè i risultati ottenuti nella maggioranza sono scarsi. Quindi come parametro di riferimento è utile considerare la risposta che l’allenamento produce: in questo articolo non intendo parlare di metodi o di proporre il mio, ma offrire indicazioni per valutare se l’approccio usato sia valido e in grado di produrre i benefici fisici. Si è diffuso negli anni il concetto che senza segnali dolorosi seguenti all’allenamento non si sia effettuato una buona esercitazione, al punto da indurre a cercare durante i sollevamenti in palestra uno stress elevato senza concentrare gli sforzi e l’attenzione sulla tecnica. Cercare di raggiungere la migliore esecuzione degli esercizi obbliga a contenere gli incrementi di carico e quindi allenarsi in modo giusto e progressivo. Una progressione ben tollerata è positiva per l’organismo che potrà trarre dallo stimolo elementi per rispondere in modo ottimale e progressivo. La risposta si traduce in progressi muscolari, efficienza, prestanza fisica attitudine ottimista: fattori che possiamo riassumere nelle parole “ottima salute“. I problemi che ci affliggono possono essere innumerevoli e opprimenti, ma se si presta attenzione ai volti cupi e atteggiamento di molti frequentatori di palestra a mio parere si può constatare che uno dei fattori di insoddisfazione personale è lo scarso profitto ottenuto da un impegno costante e assiduo: la qualità non la quantità è la chiave. In questo contesto il sistema di immunità avrà ottenuto benefici che traduce in potenziamento dei propri meccanismi di indagine e difesa.
senza droghe. Valutando frasi riferite al dolore muscolare si evince come è diffusa la convinzione di quanto sia importante raggiungere il dolore fisico post - allenamento per considerare valida la seduta. Bisogna distinguere quale tipo sofferenza ci affligge:si percepisce un dolore muscolare o articolare ? Il muscolo è indolenzito all’inserzione ossea o è complessivamente interessato? Argomento interessante da approfondire per dimostrare che gli allenamenti che ci restituiscono allo spogliatoio distrutti psico-fisicamente non sono redditizi e produttivi per l’integrità fisica. La diffusione delle tecniche con ripetizioni forzate e negative è stata la causa che ha prodotto infortuni e condizionato negativamente la mentalità di molti body builders. Espressi già in passato il parere sfavorevole su tecniche che forzano i limiti consentiti dalla nostra struttura neuromuscolare perchè un certo tipo di micro-traumi prodotti nelle fibre danneggiano le qualità elastiche del tessuto. Le leggi della chimica sono precise ( non parlo della chimica dei prodotti farmaceutici) ma del corpo umano, pretendere risultati oltre i limiti si paga un pesante tributo . Quindi diventa semplice valutare senza entrare troppo nel tecnico se il nostro training è equilibrato: più forza, più Foto Alex Ardenti
Quando il livello di allenamento è troppo intenso così come dopo attività agonistiche portate al limite delle possibilità individuali, l’immunità viene stravolta dall’intenso danno a livello meccanico (muscoli articolazioni) e metabolico (fegato rene ecc.). Viene meno la prerogativa di una complessa rete di dispositivi che deve salvaguardare l’intero patrimonio cellulare. E’ ricorrente, dopo aver raggiunto il culmine della forma fisica tradotto nel caso di atleti agonisti con una gara importante, avere un calo di rendimento e di condizione generale nei giorni successivi all’evento. Negli ultimi decenni la diffusione di metodiche e mentalità troppo aggressive per la stragrande maggioranza degli amanti dell’allenamento con i pesi ha prodotto oltre ai danni fisici scarsi risultati e promosso un approccio allenamento fisico che non è compatibile con le normali risorse genetiche di chi si allena SPORTMAN & Fitness #
69
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 17
resistenza , migliore flessibilità e lontani da indisposizioni. Prima di passare in rassegna gli integratori che sono personalmente risultati utili per il potenziamento delle difese organiche in associazione al personalizzato programma di lavoro fisico, un cenno all’argomento che riguarda i prodotti metabolici che minacciano il nostro corpo e i mezzi a disposizione per difenderci. Sono un ottimo consumatore di ossigeno e pur rispettando il prossimo mi approprio di consistenti quantità di aria: la mia capacità vitale (CV) è di 7 litri (6,94) e una massima ventilazione volontaria di 190 l/min (VMV). Dispongo di un ottimo sistema di trasporto (Ematocrito all 48%) percentuale di eritrociti nel sangue. Con questi parametri fisiologici mi trovo in condizioni di forte “ossidazione” ogni volta che eseguo esercizi impegnativi. Per mia fortuna, nella sede centrale dell’apparato immunitario, nell’ufficio del capo, sono appesi 5 manifesti con la scritta WANTED... Si tratta dei cinque nemici più accaniti dell’organismo umano aerobo cioè utilizzatore di ossigeno. Una sigla li riassume: ROTS (Reactive Oxigen Toxic Species) raggruppa tutti i metaboliti tossici dell’ossigeno compresi I radicali liberi. Ecco l’elenco degli incriminati : Superossido Perossidi d’idrogeno Radicali idrossilici (OH) Singoletto: una forma di ossigeno atmosferico Ozono: un gas atmosferico, protegge dalle radiazioni ultraviolette non è un metabolita che noi produciamo ma può diventare tossico.
Foto Alex Ardenti
Gli strumenti di contenimento dei cataboliti dell’ossigeno in nostra dotazione sono:
Per i superossidi Un enzima, la superossidodismutasi(SOD) La ceruloplasmina proteina del sangue. Melanina pigmento scuro della pelle Derivati di aminoacidi Rutina flavonoide con capacità radioprotettrici Per i perossidi d’idrogeno. Catalasi un enzima contenente ferro che converte il perossido di idrogeno in acqua ed ossigeno Glutatione un tripeptide (acido glutammico, cisteina e glicina). La rassegna non va oltre queste informazioni tratte dalla rivista scientifica Natom per non appesantire la lettura del testo. Ad un aumento di consumo di ossigeno corrisponde dunque un aumento dell’attività antiossidante, ma con grandi quantitativi di metaboliti dell’ossigeno è utile se non indispensabile collaborare con l’assunzione di prodotti che rinforzano l’effetto. Gli integratori utilizzati in questi anni: Vitamina C e bioflavonoidi Gruppo di sostanze queste presenti naturalmente nella buccia degli agrumi e vegetali. La vitamina C ormai conosciutissima ha una lunga serie di virtù. Le capacità protettrici sul sistema immunitario si associano alla funzione antistress e antiossidante cellulare. Di rilevante importanza per gli atleti è la funzione riparatrice del tessuto connettivo. Vitamina A da olio di fegato di merluzzo in perle. Il fegato di pesce, la frazione oleosa, è ricca di vitamine A e D. In particolare il merluzzo con una media di 800 U.I. di vitamina A e 85 U.I. di vitamina D. La vitamina A rappresenta un elemento essenziale per la vita cellulare: è la vitamina della crescita, antinfettiva e protettrice. La D che si attiva con l’esposizione del corpo al sole è il fat-
SPORTMAN & Fitness #
71
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 19
GLI SPECIALI
tore della calcificazione: coinvolta nel metabolismo del calcio e fosforo. Vitamina E dall’Olio di germe di grano: sono presenti in questa sostanza estratta a freddo dal chicco di grano numerevoli nutrienti, sali minerali, oligoelementi, enzimi e vitamine. La vitamina E è presente abbondantemente in questo alimento. Ha un compito antiossidante nel nostro corpo. I trattamenti che subiscono le materie prime alimentari distruggono l’alfa-tocoferolo, nome all’anagrafe della vitamina, quindi se vogliamo che non scarseggi il rifornimento è utile integrare. Per capire quanto sia importante il suo incarico basta pensare che il contenuto di vit. E in alcuni specifici globuli bianchi può essere 20 volte maggiore di quello dei globuli rossi. Protegge le membrane cellulari che sono formate da fosfolipidi, ossia evita l’ossidazione del loro involucro e questo è più che sufficiente per apprezzarla.
Glutammina. Integrare con L-glutammina significa nutrire la muscolatura, le strutture cerebrali e supportare il sistema immunitario. La sua presenza è necessaria per la riproduzione delle cellule del sistema immunitario che non la pro-
Foto Alex Ardenti
Aminoacidi Ramificati. Quando iniziai ad utilizzare i BCAA, molti anni fa, lo feci spinto e stimolato dalle loro proprietà di costruire muscoli. Con il trascorrere del tempo ne ho apprezzato anche altre doti: la capacità detossicante e il supporto energetico. Fenomeno evidenziato dall’intensa attività agonistica dal 1990 ad oggi. Stimolando l’utilizzo o l’eliminazione dei radicali ammonici accelerano una fattore chiave dell’allenamento fisico, qualunque esso sia, il recupero. Quando il lavoro è intenso l’accumulo di ammoniaca è sicuro e limitante. Le 33 gare sono state un validissimo test per provare la validità dei ramificati. Nelle 26 gare di body building l’aspetto dietetico ha giocato un ruolo dominante. Il disagio della riduzione calorica è sempre stato mitigato dall’ausilio di questo integratore con proprietà anticataboliche. Nelle occasioni di gare di forza e resistenza sia per gli allenamenti che per la gara la valenza energetica è stata percepita. Questo è ovviamente un carburante nobile che attraverso la sua completa ossidazione e trasformazione in chetoni rende disponibile una quota di energia utilizzata anche dal sistema nervoso in alternativa al glucosio. Infatti nei periodi di basso tenore calorico da carboidrati a risentirne è spesso la lucidità mentale, ma grazie al loro utilizzo le sofferenze sembrano ridursi.
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 21
evitare le esagerazioni perchè più che mai errato in chimica anzi in biochimica il detto “di più è meglio” ma attenzione a quelle che sono notizie allarmanti perchè non si conoscono o almeno non sono riportate da organi di informazione notizie relative a decessi di persone che avessero utilizzato integratori anche in quantità elevate, mentre è lunga la lista danni che procura la passione del bere (per fare un esempio) Una mia riflessione: L’invecchiamento è... stare in cima ad una lunga salita poi scendere... chi ha i freni migliori arriva dopo e meglio. Una vastissima letteratura mette in evidenza le proprietà dei tanti prodotti per l’integrazione alimentare ma l’incessante proposta delle aziende con ovvi interessi commerciali spesso prevarica con l’offerta allettatrice il reale valore e potenzialità del fattore nutrizionale. Le aziende farmaceutiche dal loro punto di osservazione hanno interesse a minimizzare i vantaggi di una ponderata preparazione alimentare che nasce dall’associazione bilanciata dei nutrienti: glucidi, protidi, lipidi e acqua a sostanze di integrazione quali minerali vitamine aminoacidi ecc. Una buona salute si ottiene non curando le malattie, ma cercando di evitarle. Nei limiti della nostra natura, genetica, capacità, volontà e perchè no fortuna, abbiamo il dovere ma anche il diritto di prevenirle utilizzando le risorse che la scienza in anni di lavoro e ricerca ci rende disponibile. Io integro la mia alimentazione.. la natura non ha bisogno di correzioni, ma l’uomo cercando di progredire ha modificato equilibri perfetti provenienti dall’aria, dalla terra, dall’acqua e quindi sempre l’uomo deve porvi rimedio.
Foto Alex Ardenti - Model Massimo Spattini
ducono ma si servono per questo compito dei tessuti muscolari. In pratica l’immunità la consuma in quantità e i muscoli riforniscono. Quindi se si riduce la produzione di glutammina l’immunità rischia il collasso. Una condizione che si ripete in continuazione negli atleti durante l’attività perchè se i muscoli sono strenuamente impegnati nel loro compito principale è garantita la difficoltà di produrre glutammina. La supplementazione con L-glutammina mi ha sempre dato un buon riscontro anche se questo è avvenuto solo da pochi anni. In precedenza ho usufruito con l’assunzione dei BCAA del medesimo servizio grazie al fatto che essi sono precursori della glutammina. Nella scelta personale la preferenza cade sulla triade leucina - valina -isoleucina per un motivo che i biochimici hanno evidenziato:la glutammina che assumiamo per bocca deve fare I conti con il sistema gastro-intestinale il quale egoisticamente se ne appropria in quantità. Pare che ora il problema sia stato risolto con la creazione di una struttura più stabile: la glutammina peptidica. Una forma che sicuramente risulta essere superiore di quella in forma libera. Integrare con attenzione ed equilibrio,
SPORTMAN & Fitness #
75
GLI SPECIALI
Gli Speciali
GLI SPECIALI
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 22
LE MOLECOLE “EFFETTIVAMENTE”
ANTI AGE
di Alessandro Gelli
Nuove strategie per il raggiungimento e mantenimento del benessere psico-fisico mente, molte armi che sino a pochi anni addietro non erano disponibili: non parlo solo di Vitamine, aminoacidi e loro derivati ecc., ma anche di numerosi fito-estratti provenienti da tutto il pianeta Terra che utilizzati sinergicamente possono aiutarci nel nostro intento di vivere con grande soddisfazione. Inutile ricordare che il nemico numero 1 della energia vitale e delle strategie “ anti-invecchiamento” è lo STRESS .
ANTI AGE: RIDUZIONE DEI RADICALI LIBERI PER VIVERE IN UNA OTTIMALE FORMA PSICO-FISICA ANCHE ED OLTRE I A 50 ANNI Nessuno , in questa fase del III millennio ha scoperto il leggendario elisir di lunga vita o che non fa invecchiare. Vari anni addietro si sono sentiti più volte nominare improbabili elisir provenienti un po’ da tutto il mondo…con il risultato di far guadagnare molto alcuni “furboni”, ma nessuno di quegli utenti ha fermato l’ inevitabile vecchiaia. Da sempre l’uomo ha tentato rimedi più o meno magici per ridurre l’invecchiamento, sino a…”.vendere l’anima al diavolo”…. La scienza oggi , seriamente, ci permette di ottimizzare al massimo la qualità della vita di un “esercito” di persone che saranno ben più che ultra sessantenni. In questo programma anti-age ci occupiamo di quella fascia d’età (sino a 5070 anni), e di quegli utenti che si sentono giovani “dentro” ( nello spirito) e desiderano ardentemente mantenere un fisico piacente, con dei buoni muscoli, pochissima “ pancetta”, grande vitalità e forza, magari perché no, superiore a quei ventenni “mosci” che pensano solo a far tardi la notte a prendersi “droghe” di tutti i tipi ecc.
La qualità DEL SONNO è fondamentale , il tipo di alimentazione fondamentale, così come l’attitudine alla calma ed al controllo emozionale. L’OTTIMIZZAZIONE DEL GH, PER LE SUE MOLTEPLICI ATTIVITA’, (FAVORISCE ANCHE IL MANTENIMENTO DELLA MASSA MUSCOLARE E FAVORISCE AL TEMPO STESSO LA RIDUZIONE DELL’ADIPE), E’ BASILARE PER VARI PROGRAMMI anti-age l’uso di molteplici molecole per l’ottimizzazione ormonale; è importante non solo l’ottimizzazione del GH, l’equilibrio insulinico, l’AZIONE DI OTTIMIZZAZIONE ENDOGENO-FISIOLOGICA DEL TESTOSTERONE, ma anche l’equilibrio neurotrasmettitoriale ovvero permettere con l’assunzione di specifiche sostanze naturali il MANTENIMENTO DELLE FUNZIONI MNEMONICHE E COGNITIVE. Tuttavia molti prodotti”miracolosi”di una decina d’anni addietro, promettenti una grande stimolazione del GH, si sono rivelati ben poco influenti ai fini dei risultati pratici sui soggetti reali che desiderano una azione anti-age o incrementare la performance psico-fisica. Non tratteremo quindi i classici aminoacidi tipo arginina, orinitina ecc che sotto forma di arginina o ornitina alfa cheto glutarato sono molto utili ma per lo più per ridurre l’ammoniaca e come anti-catabolici. Su questi è già stato detto e scritto molto per cui trattiamo le molecole che sono sia efficaci in pratica sia sono meno note ai medici non specialisti L’impiego e la ricerca delle molecole anti age nasce dall’ esigenza di: Contrastare gli effetti dell’invecchiamento cellulare Ritardare l’invecchiamento Avvertire una sensazione di benessere psico-fisico a tutte le età Raggiungere e mantenere buoni livelli di performance psico-fisica
MOLECOLE ANTI-AGE: Le possibilità di essere delle persone “mature” con un fisico giovane sono attualmente molte; infatti la scienza all’avanguardia che studia le sostanze naturali ha, attual-
76 # SPORTMAN & Fitness
Carnosina Acido lipoico Acetil-L-carnitina
1-08-2006
16:44
Pagina 23
CARNOSIN A Introduzione La L-carnosina è un dipepdtide N-b-alanil-L-istidina, che è ampiamente presente negli organismi vertebrati e particolarmente abbondante nel cristallino, nel cervello (specialmente nelle vie olfattive primarie) e nella muscolatura scheletrica, ma non nel muscolo cardiaco dell’uomo. I tessuti dei mammiferi contengono carnosina ed anserina (Nmetil-carnosina), mentre i tessuti umani contengono solo carnosina. La naturale presenza di L-carnosina si aggira attorno a concentrazioni di circa 20 mM nella muscolatura scheletrica e 5 mM nel cervello. Livelli così elevati in questi singoli tessuti sembrano essere dovuti sia alla resistenza della carnosina alla scissione proteolitica che alla locale scarsa attività di specifici enzimi (carnosinasi). Benchè alla carnosina non sia stato ufficialmente attribuito alcun ruolo metabolico ben definito, la recente ricerca scientifica ha fino ad ora identificato la sua implicazione in numerosi processi fisiologici. Gli studi che hanno avuto come oggetto la carnosina, hanno infatti individuato una sorprendente molteplicità di proprietà che, spaziando dall’azione antiossidante, antinvecchiamento, ed antiglicosilazione delle proteine fino a quella di promoter del recupero muscolare, la rendono un nutriente particolarmente interessante ed estremamente versatile. Tra le funzioni meglio documentate della L-carnosina, ricordiamo quella di antiossidante ad “ampio-spettro”, (laddove sia stata dimostrata la sua interazione con molti tipi di radicali liberi, incluso il radicale ossigeno, il perossido di idrogeno ed i radicali perossidici e idrossidici) e quella di neutralizzante dei protoni superflui, ioni metallici con più valenze e composti di radicali liberi (azione tamponante generale).
Biocinetica La carnosina viene sintetizzata nel fegato a partire dai suoi costituenti primari (alanina ed istidina) ed è in seguito trasportata attraverso il sangue nei muscoli dove viene assorbita. Se prendiamo come riferimento una dieta costituita da almeno una portata di manzo, maiale o pollo al giorno, l’assunzione media della carnosina attraverso i cibi può aggirarsi mediamente attorno ai 50-250 mg/die. Una volta assunta attraverso l’alimentazione, la carnosina, in virtù della sua natura dipeptidica, viene assorbita inalterata nell’intestino. Circola nel sangue grazie ad uno specifico mezzo di diffusione fino a raggiungere il rene, il fegato, il cervello e la muscolatura. La carnosina viene assorbita abbastanza efficacemente (fino al 15% della dose ingerita), circola attraverso il sangue ed è prontamente utilizzabile dai tessuti periferici, metabolizzata nei suoi amminoacidi costituenti (alanina e istidina) o filtrata nell’urina attraverso i reni. La carnosina può venir quindi utilizzata a livello di questi tessuti, o subire un processo di idrolisi ed essere scissa in alanina e istidina ad opera degli enzimi carnosinasici (che si trovano soprattutto nel sangue, nel fegato e nel rene).
Azione antiossidante Il termine antiossidante si riferisce alla capacità di numerose vitamine, minerali ed altri prodotti fitochimici di fungere da protezione nei confronti degli effetti dannosi di quelle molecole altamente reattive conosciute col nome di radicali liberi. I radicali liberi hanno la capacità di reagire con molte strutture del corpo danneggiandole. Particolarmente suscettibili a subire danni ossidativi sono le membrane cellulari e la più profonda fonte del nostro patrimonio genetico, il DNA. Le reazioni dei radicali liberi ed i danni dovuti all’ossidazio-
ne sono stati inoltre correlati a molte patologie senili quali, ad esempio, le malattie neurodegenerative, i disturbi cardiaci, il diabete od il cancro. I più noti agenti antiossidanti biologici esercitanti azione preventiva nei confronti dell’ossidazione dei lipidi, delle proteine e di altre macromolecole essenziali presentano solo alcune caratteristiche nei loro meccanismi d’azione, fornendo un solo tipo di protezione fra quelle di seguito riportati: • blocco della formazione di radicali liberi • rimozione degli agenti ossidanti • reazione con le specie reattive, evitandone l’evoluzione naturale • trasformazione di un ROS (specie reattiva dell’ossigeno) in un anti-ROS (non più pericoloso) • stabilizzazione delle membrane • azione indiretta nei confronti della rimozione di sostanze che possano catalizzare i danni da radicali liberi (es. ioni metallici) • fissazione del ferro. Nel caso particolare di atleti o di sportivi, il danno recato dall’ossidazione può essere particolarmente significativo in seguito all’incremento della produzione di radicali liberi che si verifica durante l’intensa attività fisica. Sebbene in tali condizioni il fisico aumenti la produzione di enzimi antiossidanti endogeni (glutatione, anti-perossidasi, catalasi, superossi-dismutasi), un apporto esterno di antiossidanti attraverso l’alimentazione può comunque prevenire l’eccessiva ossidazione a carico dei muscoli e degli altri tessuti. Teoricamente, il venir meno dei danni ossidativi in fase di allenamento, può tradursi in un parallelo incremento delle capacità di ripresa ed in un conseguente aumento della prestazione atletica.
Azione anti-glicosilazione La L-carnosina inibisce la formazione delle sostanze indicate con il nome di AGEs, advanced glycosylation end products (prodotti finali di avanzata glicosilazione). La glicosilazione non enzimatica, (chiamata “reazione di Maillard” nella chimica alimentare), è la reazione di gruppi amminici con aldeidi, zuccheri o gruppi chetonici con la produzione di entità chimiche reattive. Tutto ciò determina la creazione di legami crociati con eventuale formazione di prodotti finali di glicosilazione avanzata. SPORTMAN & Fitness #
77
GLI SPECIALI
03 N5 Sportman06 P 056-095
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 24
GLI SPECIALI
delle proteine. La formazione di prodotti AGE è particolarmente significativa in quei casi nei quali i livelli di glucosio nel sangue sono periodicamente elevati (ad esempio nella patologia del diabete). E’ noto infatti come i livelli di AGE siano fortemente coinvolti nello sviluppo di cambiamenti degenerativi, comprese la formazione di cataratta e dell’arteriosclerosi. Per disporre di dati certi a tal proposito è necessario comunque approfondire le ricerche ed estendere i periodi di trattamento. Alcune ricerche paragonano l’azione di inibizione esercitata dalla L-carnosina nei confronti della glicosilazione a quella dell’aminoguanidina, l’unico inibitore di glicazione ben documentato. Tuttavia, la L-carnosina sembrerebbe intervenire ad un gradino precedente nel processo di glicazione rispetto alla aminoguandina, deviando dunque più precocemente tale reazione verso la formazione di prodotti non dannosi e rapidamente eliminabili. Inoltre, a differenza della aminoguanidina, la carnosina è un prodotto naturale ed ha una tossicità estremamente bassa. Nonostante la L-carnosina si sia dimostrata pienamente efficace già con una somministrazione di tipo orale, sono comunque necessarie nuove e più estese prove sugli animali al fine di poter dimostrare l’efficacia della L-carnosina soprattutto nei casi di evoluzione degenerative associate al diabete. Contro l’invecchiamento e le patologie tipiche dell’età senile E’ ormai noto come la modifica spontanea della proteina ad opera degli aldosi sia una delle principali cause della degenerazione legata all’età della proteina e del legame crociato, e che essa rivesta un ruolo importante in alcune patologie dell’età senile, quali ad esempio: • problemi infiammatori a livello articolare • arteriosclerosi • diabete • morbo di Alzheimer
Benché il processo di glicosilazione “in vivo” sia lento, esso assume un peso rilevante durante l’invecchiamento ed in presenza di quelle condizioni patologiche nelle quali i livelli ematici di zucchero sono elevati (es. diabete). In questi casi, possono originarsi anomalie a carico dei vari tessuti, in particolare modo di quello connettivo (in seguito al coinvolgimento dei legami crociati di collagene). L’analisi della glicosilazione dei siti principali delle proteine ha mostrato come i gruppi amminici epsilon della lisina siano il bersaglio primario, specialmente in prossimità dei residui di istidina. La prevalenza di questa sequenza ricorda molto da vicino quella della carnosina. In vitro, la carnosina può reagire prontamente con gli zuccheri, come glucosio, lattosio e didrossiacetone (DHA) dando luogo alla produzione di soluzioni scure, caratteristiche della glicosilazione, come descritto da Maillard. Tra questi zuccheri, il DHA è risultato il più reattivo. La carnosina reagisce con il DHA più velocemente di quanto accada per la lisina. Questo sta ad indicare che i dipeptidi possono competere, nella glicosilazione, con altre fonti di ammino gruppi. E’ stato inoltre osservato che minori cambiamenti strutturali della carnosina (come ad esempio l’aggiunta di un gruppo metilene) sono in grado di ridurre la sua reattività in tale ambito. La L-carnosina è in grado di inibire fortemente la glicazione del dipeptide Ac-Lys-His-NH2 ad opera del DHA. Dal momento che quest’ultima sequenza assomiglia al sito preferito della glicazione nelle proteine, ciò indicherebbe che la L-carnosina può essere in grado di bloccare la glicazione
78 # SPORTMAN & Fitness
La carnosina, prevenendo l’accumulo di forme di proteine ossidate, alterate od aventi legami crociati (evidenti segnali molecolari dell’avanzamento dell’età) può contribuire efficacemente a ritardare i processi di invecchiamento e diminuire l’ossidazione del DNA. Interessanti studi hanno recentemente confermato gli effetti benefici della L-carnosina sulla crescita, sulla morfologia e sulla longevità di colture di fibroblasti umani. In tali sperimentazioni, è stato evidenziato come un trattamento con 50 mM di carnosina possa permettere il mantenimento
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 25
Foto Alex Ardenti - Model Massimo Spattini e Cinzia Ruggeri
di un fenotipo giovanile in questo tipo di cellule. La rimozione della L-carnosina dal brodo colturale, ha provocato l’immediata ripresa del processo di invecchiamento. Gli stessi risultati non sono stati osservati con l’utilizzo dell’isomero D-carnosina. Per questi motivi, la L-carnosina (che non è tossica) potrebbe in futuro essere sperimentata come coadiuvante per i trattamenti di quelle patologie che coinvolgono aldeidi nocive, quali, ad esempio, il diabete (e le sue complicazioni secondarie), i fenomeni infiammatori, i danni epatici da alcool e probabilmente il morbo di Alzheimer. La potenziale capacità anti-glicante della carnosina suggerisce che questo dipeptide può essere preso in considerazione nel trattamento dei diabetici, laddove la glicazione rappresenti il primo passo verso effetti patologici secondari rilevanti. L’omocarnosina mostra una reattività più bassa della carnosina ed indica che alcuni cambiamenti strutturali minori influenzano i relativi livelli di glicazione. Ciò permetterebbe la progettazione di sostanze analoghe alla carnosina che abbiano differenti gradi di reattività durante le diverse fasi del processo di glicazione e, insieme alla carnosina, possano essere usati come strumenti per ulteriore indagini. L’azione di contrasto esercitata dalla L-carnosina nei confronti dell’arteriosclerosi è stata evidenziata in alcuni studi condotti su animali. E’ noto inoltre come il potere antiossidante associato alla carnosina possa contribuire alla prevenzione della perossidazione lipidica, fenomeno che gioca un ruolo rilevante nell’insorgenza della patologia dell’arteriosclerosi. Dal momento poi che la L-carnosina viene prontamente assorbita e raggiunge il plasma intatta, la sua attività antiossidante può ben esplicarsi anche sul fronte dell’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL) e quindi contribuire anche sotto questo aspetto alla prevenzione dell’arteriosclerosi. L’introduzione con la dieta di molecole antiossidanti quali la L-carnosina, può dunque influenzare favorevolmente la capacità antiossidante del siero e proteggere contro la perossidazione dei lipidi e tutte le problematiche ad essa correlate. Le proprietà antiglicanti ed antiossidanti della carnosina
contribuiscono anche all’esplicazione della sua azione di contrasto esercitata nei confronti del morbo di Alzheimer. In tale frangente, il meccanismo protettivo della carnosina si esplica a livello delle cellule neuronali ed epiteliali contro l’attività del peptide B-amiloide. Questa sostanza è implicata nelle disfunzioni vascolari del cervello ed è considerata una neurotossina primaria nel morbo di Alzheimer. Essa inibisce infatti la moltiplicazione delle cellule endoteliali ed è direttamente tossica per l’endotelio vascolare periferico e cerebrale. Nel cervello ciò può dare origine ad un indebolimento della barriera emato-encefalica. E’ stato supposto che una prolungata diminuzione di questo tipo possa acutizzare (o anche generare) il morbo di Alzheimer attraverso disturbi cronici nella omeostasi extracellulare fluida del cervello - che è una delle principali funzioni della barriera emato encefalica - nonchè attraverso un aumento della presenza della proteina precursore dell’amiloide.
Azione neuroprotettrice La specifica concentrazione del peptide endogeno L-carnosina a livello cerebrale, oltre che muscolare, ha aperto la strada alla formulazione di diverse ipotesi sulla sua funzione biologica in tale comparto.A tal proposito, è stato osservato che la carnosina risulta spesso associata a quei neuroni che, pur essendo totalmente dipendenti dal glucosio, sono più longevi. Tutto ciò potrebbe essere una conseguenza della già nota azione anti-invecchiamento ed anti-glicosilazione della carnosina. Qualora accadesse, infatti, che la carnosina in vivo subisse una glicosilazione, il prodotto risultante, proprio perché di carattere non-mutageno, non solo non andrebbe ad ostacolare le funzioni omeostatiche volte alla preservazione dell’integrità delle proteine, ma diminuirebbe altresì la produzione di agenti mutageni endogeni. L’azione antiossidante, studiata con modelli in vitro ed in vivo si è rivelata protettiva nei confronti del danneggiamento provocato ai neuroni dai radicali liberi, soprattutto di tipo idrossilico. Il meccanismo coinvolto comprenderebbe l’attivazione della Na, K-ATP-asi e la riduzione dell’attività della tirosina-idrolasi (enzima normalmente attivato dalla presenza di radicali liberi).
SPORTMAN & Fitness #
79
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 27
Non è da dimenticare inoltre che la L-carnosina è un dipeptide solubile in acqua in grado però di catturare i prodotti della lipoperossidazione. Durante il processo di ischemia cerebrale, ad esempio, la carnosina agisce da neuroprotettore contribuendo al miglioramento dell’afflusso del sangue al cervello, alla normalizzazione dell’elettroencefalogramma, alla diminuzione dell’accumulo di lattato ed alla protezione nei confronti delle ROS (specie ossigeno reattive). La L-carnosina può essere dunque considerata uno specifico regolatore delle principali vie metaboliche con le quali i neuroni sostengono l’omeostasi cerebrale in condizioni favorevoli. La L-carnosina possiede inoltre una funzione antiossidante che comprende anche la chelazione dei metalli. In un recente studio, la carnosina è stata proposta come neuromodulatore. I ricercatori si sono serviti della correlazione tra corrente di cella e tensione applicata per esaminare gli effetti diretti e le azioni neuromodulatrici della carnosina sui neuroni del bulbo olfattivo dei ratti in colture primarie. Rame e zinco hanno inibito l’ N-metilaspartato e le correnti mediate da recettori GABA ed hanno inibito la trasmissione sinattica. La carnosina ha svolto un ruolo preventivo verso l’azione del rame ed ha ridotto gli effetti dello zinco. Tali risultati dimostrano che la carnosina può influenzare in modo indiretto l’eccitabilità neuronale modulando gli effetti dello zinco e del rame. La L-carnosina, essendo poi in grado di neutralizzare i protoni in eccesso, può ulteriormente contribuire alla difesa delle cellule nervose nei confronti dei deleteri effetti scaturibili anche da questo tipo di influenza ambientale.
Azione sulla muscolatura Grazie alle sue numerose proprietà, la L-carnosina può rappresentare l’aiuto ergogenico di nuova generazione.
Similmente a quanto è stato osservato per il tessuto cerebrale, infatti, la naturale concentrazione della L-carnosina nel muscolo può trovare molteplici spiegazioni funzionali, molte delle quali sono davvero sorprendenti e possono a buon ragione indirizzare l’utilizzo di questa sostanza in ambito sportivo. A livello muscolare, le ormai note proprietà della L-carnosina possono apportare benefici su diversi fronti. In particolare, l’assunzione di tale molecola ha la potenzialità teorica di: a)aumentare la forza grazie alla sua capacità di stimolare la contrazione muscolare attivando gli enzimi responsabili della produzione di tali contrazioni (ATPasi miofibrillari); b)aumentare la sensibilità delle proteine contrattili presenti nei tessuti muscolari agli ioni Ca2+; c) aumentare la resistenza allo sforzo muscolare, combattendo gli effetti dell’acido lattico (azione tamponante) e dei radicali liberi; d)proteggere il corpo dal danno dei radicali liberi scaturiti da un intenso esercizio fisico (azione antiossidante); e)probabilmente diminuire i tempi di recupero dagli infortuni. La L-carnosina è un dipeptide endogeno che contribuisce al sistema di difesa antiossidante della muscolatura scheletrica. E’ in grado di inibire l’ossidazione dei lipidi già in concentrazioni simili a quelle presenti nella muscolatura scheletrica (5-25 mM). Abbiamo inoltre visto che il meccanismo antiossidante della carnosina è multifunzionale poiché può sia operare una chelazione sui metalli che eliminare i radicali liberi. Il ruolo primario della carnosina a livello muscolare è quello di eliminare gli ioni di idrogeno prodotti durante i periodi di rapida glicolisi.
SPORTMAN & Fitness #
81
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 28
GLI SPECIALI
Gli Speciali Questi normalmente conducono ad un accumulo di acido lattico che si verifica soprattutto in concomitanza di sforzi fisici brevi ed intensi, quali rapide accelerazioni od esercizi vicini ai massimali. In sostanza, la L-carnosina agisce come un’agente eliminante intramuscolare, ritardando l’accumulazione di acido lattico. E’ stato calcolato che dall’insieme dei dipeptidi muscolari (principalmente L-carnosina) può dipendere circa il 10%-40% della globale capacità tamponante del tessuto muscolare. Durante gli allenamenti più intensi, la L-carnosina può dunque giocare un ruolo di fondamentale importanza nella prevenzione della riduzione del pH provocata da accumulo di acido lattico e, quindi, contribuire al globale miglioramento del rendimento fisico. Benché questa teoria non sia stata supportata da sufficienti studi clinici, da ricerche condotte su cavalli da corsa è comunque emerso che le concentrazioni di L-carnosina muscolare sono maggiori nei muscoli con un’alta percentuale di fibre glicolitiche a veloce contrazione e più basse nei muscoli con un numero prevalente di fibre ossidative a basso potere di contrazione. Oltre ai potenziali effetti sul metabolismo anaerobico (acido lattico), la L-carnosina può incrementare il metabolismo ossidativo (aerobico) attraverso l’aumento dell’efficienza dei mitocondri nella produzione di energia cellulare. Tra gli sportivi, i livelli di L-carnosina muscolare sono notoriamente più alti tra coloro che praticano sport con richieste anaerobiche più alte (canoisti e velocisti). Negli atleti che praticano attività a sforzo prolungato (maratoneti) si riscontrano minori concentrazioni muscola-
ri di L-carnosina, le quali sono comunque superiori a quella presente nei soggetti non allenati. L’assunzione di L-carnosina è associata ad un aumento della prestazione fisica, specialmente se di tipo anaerobico. Essa rappresenta anche un efficace ritardante della sensazione di dolore muscolare che accompagna gli allenamenti più intensi, migliorando la velocità di recupero ed i tempi di guarigione. Il contenuto di L-carnosina nella muscolatura può essere influenzato dall’apporto introdotto con la dieta sia in termini del dipeptide in se che degli aminoacidi che lo compongono (istidina in particolare). L’utilizzo della L-carnosina come integratore alimentare, oltre a mediare il danneggiamento provocato dai radicali liberi, può anche contribuire favorevolmente all’eliminazione dell’acido lattico nel tessuto muscolare e nel sangue ritardando la comparsa del dolore localizzato.
Posologia e tossicità Benché non siano stati ancora condotti sugli esseri umani studi di una certa durata, in base ai dati fino ad ora in nostro possesso, è comunque possibile affermare che l’assunzione di L-carnosina non sia stata accompagnata da effetti tossici significativi. Questo risulta quanto mai veritiero se la L-carnosina viene consumata in dosi che riproducono l’assunzione media giornaliera di questo dipeptide attraverso i cibi (pari a circa 50-250 mg, se si considera una dieta giornaliera costituita da almeno una portata di manzo, maiale o pollo). Dosi orali superiori, pari a 1-3 grammi al giorno, non solo non si sono rivelate pericolose, ma hanno altresì coadiuvato nel trattamento delle funzioni del sistema immunitario di pazienti affetti da cancro. Dal momento che, come è stato precedentemente spiegato, la L-carnosina viene assorbita abbastanza efficacemente (fino al 15% della dose ingerita), circola attraverso il sangue ed è prontamente utilizzabile dai tessuti periferici, per essere metabolizzata nei suoi amminoacidi costituenti (alanina e istidina) o filtrata nell’urina attraverso i reni, è consigliabile optare per un tipo di assunzione distribuita in numerose piccole dosi nell’arco dell’intera giornata. Gli esperimenti su roditori hanno suggerito che la carnosina è estremamente sicura. Non sono stati riscontrati infatti effetti tossici anche per dosi superiori a 50mg\kg di peso corporeo (corrispondenti a circa 35 grammi per un individuo di media corporatura). La DL 50 (orale, ratto) è risultata essere superiore ai 5000 mg/kg.
Foto Paolo Gepri - Model Silvia Iorio
Conclusioni
82 # SPORTMAN & Fitness
La L-carnosina è un dipeptide la cui naturale concentrazione nel tessuto muscolare e cerebrale può essere con molta probabilità attribuita alla sua naturale propensione verso la neutralizzazione dei radicali liberi, dei protoni superflui e degli ioni metallici a più valenze. La disponibilità di L-carnosina rappresenta per il nostro organismo un valido aiuto per la normalizzazione del metabolismo cellulare e la protezione delle membrane delle cellule eccitabili dalle influenze ambientali negative. In virtù delle sue comprovate proprietà antiossidanti, antiglicosilanti e neuroprotettrici, la L-carnosina rappresenta dunque un’interessante novità per il trattamento dei processi degenerativi dell’età senile e delle patologie ad essa correlate, ma anche un promettente nutriente da indirizzare all’integrazione sportiva. Il suo probabile ruolo attivo nella diminuzione della sensazione di affaticamento, nel contrasto dei derivati acidi, nella guarigione delle lacerazioni, nella contrazione della muscolatura e la sua posizione di protettore nel processo di ossidazione, fanno della carnosina un efficace aiuto ergogenico ed un innovativo tonico generale.
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 30
GLI SPECIALI
Gli Speciali
ACIDO LIPOICO Introduzione L’acido alfa lipoico è un composto che ricopre un ruolo chiave nel metabolismo energetico cellulare della maggior parte degli esseri viventi, a partire dai batteri per arrivare fino all’uomo. Sono inoltre note le sue spiccate proprietà antiossidanti. Per questa ragione, l’assunzione di acido alfa lipoico sotto forma di integratore alimentare, può essere di grande utilità per attivare queste funzioni di vitale importanza per l’organismo.
Acido alfa lipoico: ruolo e biochimica L’acido alfa lipoico è una molecola relativamente piccola formata da una catena di otto atomi di carbonio e due di zolfo collocati nella parte terminale. Nella forma ridotta, nota anche con il nome di acido diidrolipoico, gli atomi di zolfo sono presenti come tioli liberi (–SH), mentre nella forma ossidata, grazie alla generazione di un legame disolfuro (-S-S-), danno origine ad una struttura terminale ad anello (“dithiolane ring”). Data la sua particolare struttura molecolare, l’acido alfa lipoico può sia andare incontro a reazioni di ossido-riduzione, che fungere da trasportatore di elettroni, o di gruppi acetilici (o altri acili). (Vedi figura 1) Per questo motivo, l’acido alfa lipoico agisce da cofattore per numerosi enzimi che partecipano al processo di conversione del glucosio, degli acidi grassi e delle altre fonti energetiche in adenosin trifosfato (ATP) (es. piruvato deidrogenasi, alfa-chetoglutarato deidrogenasi). Tale processo, che avviene a livello dei mitocondri cellulari, comprende quel complesso insieme di reazioni che è noto con il nome di “ciclo di Krebs”. La disponibilità di acido lipoico a livello cellulare, aumenta la percorribilità del ciclo di Krebs e conseguentemente anche l’efficienza dell’intero processo.
Attività antiossidante L’acido alfa lipoico possiede alcune particolari caratteristiche che lo rendono non solo straordinariamente efficace come antiossidante, ma anche assolutamente indispensabile al nostro organismo per contrastare i danni associati alla formazione di radicali liberi. Le peculiarità che lo rendono unico sono le seguenti: a) Alta assorbibilità: essendo una molecola relativamente piccola, l’acido alfa lipoico può essere prontamente assorbito e trasportato attraverso le membrane cellulari dove può quindi esercitare la sua azione. b) Versatilità: l’acido alfa lipoico mantiene la sua attività sia nei comparti cellulari acquosi (citoplasma) che in quelli lipidici (membrana cellulare).
84 # SPORTMAN & Fitness
c) Mantenimento del potere antiossidante in entrambe le forme: sebbene la forma ridotta (acido diidrossi lipoico) sia la più attiva, anche a quella ossidata sono associabili apprezzabili proprietà antiossidanti. d) Ampio spettro d’azione: l’acido diidrossi lipoico è attivo contro numerose specie radicaliche (ad esempio: radicali di tipo perossil, idrossil e perossi-nitritico, oltre a superossidi ed idroperossidi). e) Rafforza e completa la rete difensiva messa a punto dalle altre molecole antiossidanti. f) L’acido alfa lipoico nella forma ridotta (acido diidro lipoico) è in grado di donare il suo elettrone alle forme ossidate e quindi non più attive di glutatione (glutatione disulfide) e di vitamina C (acido deidroascorbico), rigenerandole a glutatione ridotto e ad acido ascorbico. A sua volta, la vitamina C in forma ridotta è in grado di riattivare la forma ossidata della vitamina E (cromanossil radicale) riducendola a tocoferolo (vitamina E attiva). A tutto questo processo può essere associato carattere di ciclicità. Dopo la donazione di un elettrone, l’acido diidro lipoico ritorna alla forma ossidata di acido lipoico. Dal momento che anche l’acido lipoico nella forma ossidata possiede proprietà antiossidanti, il ciclo di rigenerazione può proseguire nell’interesse della cellula. g) Contenimento della fuoriuscita di radicali liberi originatisi in concomitanza di un metabolismo energetico spinto: la metabolizzazione dell’energia attraverso il ciclo di Krebs, quando è molto spinta, favorisce la formazione di radicali liberi. Anche se la maggior parte di questi radicali sono contenuti nell’ambito delle reazioni chimiche del metabolismo energetico, una piccola parte può fuoriuscire e condurre gradualmente al danneggiamento cellulare. La disponibilità di acido lipoico, sebbene aumenti la percorribilità del ciclo di Krebs ed il conseguente rendimento energetico, incrementa anche il contenimento dei radicali liberi in formazione nel corso dell’intero processo. In tal modo viene garantito un sufficiente effetto protettivo, anche in condizioni di elevato rendimento energetico. h) Miglioramento del controllo del glucosio L’acido alfa lipoico non è in grado solo di incrementare l’efficienza dell’insulina, ma può migliorare anche il trasporto del glucosio all’interno delle cellule utilizzando vie indipendenti da quelle dell’insulina stessa. Tutto ciò, unitamente ad una migliore efficienza dell’utilizzazione del glucosio attraverso i normali processi metabolici, contribuisce alla normalizzazione del livello di glucosio nel sangue. In tal modo, la probabilità che si formino alcuni pericolosi composti di carattere radicalico, i cosiddetti AGEs (“Advanced Glycation End-products”) risulta sensibilmente ridotta. Tali prodotti si possono infatti generare a partire dalle proteine cellulari in
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 31
Per la funzionalità nervosa L’acido alfa lipoico è in grado di proteggere i nervi dal danneggiamento agendo su diversi fronti. In primo luogo, limitando i danni provocati dai radicali liberi, li preserva da una pericolosa degenerazione. Secondariamente, migliorando la velocità della comunicazione nervosa, ne ottimizza la funzionalità. Inoltre, l’acido alfa lipoico esercita un’azione normalizzante nei confronti della sensibilità nervosa, riducendo in tal modo sia il dolore che la torpidità sensoriale. Nel caso particolare della sciatalgia, ad esempio, sembra che la somministrazione di acido alfa lipoico possa aumentare nel nervo sciatico la presenza di alcune sostanze ad azione neurotropica, quali ad esempio il neuropeptide Y. Ciò migliorerebbe sensibilmente la funzionalità nervosa e diminuirebbe il dolore.
Contro la cataratta Da numerosi studi condotti su animali è emerso come la somministrazione di acido alfa lipoico possa ridurre il rischio della comparsa di cataratta. Questa patologia è molto spesso correlata ad elevati livelli di glucosio nel sangue ed alla sovraesposizione alla luce solare. Tali fattori infatti contribuiscono alla formazione di radicali liberi, i quali possono poi provocare danni alle proteine delle lenti dell’occhio e favorire la generazione degli AGEs. Uno dei principali antiossidanti presenti nel fluido che circonda l’occhio è il glutatione. Come è già stato detto, l’acido alfa lipoico può contribuire alla rigenerazione del glutatione. Tutto ciò risulta di particolare importanza dal momento che la molecola del glutatione, a causa delle sue dimensioni, non è facilmente assorbibile a livello intestinale e quindi neppure prontamente assimilabile per via orale. C’è inoltre da sottolineare che l’acido alfa lipoico contiene zolfo, vale a dire uno dei più importanti componenti della molecola del glutatione. L’integrazione con acido alfa lipoico può dunque risultare di grande utilità per incrementare i livelli di glutatione nel nostro organismo, soprattutto nei distretti nei quali esso riveste particolare importanza.
Posologia e tossicità L’acido alfa lipoico è solitamente presente in maggiori quantità nei tessuti che sono più ricchi di mitocondri, ovvero di quelli organelli cellulari nei quali avvengono la maggior parte delle reazioni deputate alla produzione di energia. In pratica, l’acido alfa lipoico è presente nelle foglie delle piante che contengono mitocondri e nei tessuti vegetali non fotosintetici, quali ad esempio i tuberi delle patate. Ne sono particolarmente ricchi anche i broccoli e gli spinaci. La maggiore fonte di acido lipoico rimane comunque la carne rossa e alcune frattaglie (in particolare modo il cuore). Sebbene l’acido lipoico non rappresenti di per sé un costituente definibile come essenziale, dal momento che il nostro organismo è in grado di sintetizzarlo, esso si ritrova comunque in quantità abbastanza ridotte nel corpo
umano. Sussistono inoltre problemi di biodisponibilità per l’acido lipoico contenuto negli alimenti in quanto esso è presente in forma complessata con la lipolisina e crea un insieme più grande e più difficilmente assorbibile. Quanto fino ad ora osservato gioca dunque a favore dell’assunzione di acido alfa lipoico tramite integrazione. I dosaggi ottimali possono variare di molto in funzione delle caratteristiche individuali, dello stile di vita, dell’attività fisica, dell’esposizione ai raggi solari e della dieta. La dose comunque normalmente consigliata a scopo genericamente preventivo nei confronti delle degenerazioni causate dai radicali liberi per i soggetti sani è di 50 mg/die, da assumersi preferibilmente in associazione con altri composti ad azione antiossidante (quali ad esempio: vitamine A, C, E, Selenio, Coenzima Q10, ecc..). Per l’attenuazione dei disturbi collegati all’intolleranza al glucosio ed alla Sindrome X sono invece suggeriti dai 100 ai 300 mg/die. In presenza di soggetti diabetici, invece, sono consigliabili 600 mg/die, da assumersi però sotto stretto controllo medico. In tali casi infatti, la somministrazione di alte dosi di acido alfa lipoico può diminuire il fabbisogno di altri farmaci in grado di abbassare il livello di glucosio nel sangue. Per quanto concerne la tossicità, possiamo affermare che l’assunzione giornaliera di 50 mg/die di acido alfa lipoico non è stata fino ad oggi collegata con alcun effetto collaterale specifico. Alcuni studi, che hanno coinvolto dosaggi da 100 a 600 mg/die per periodi dai tre ai sei mesi, hanno evidenziato una bassa tossicità sugli esseri umani. Per dosaggi molto più alti sono invece stati riportati, anche se solamente in casi sporadici, significativi decrementi della glicemia ed alcune reazioni allergiche a livello cutaneo. Altre ricerche hanno inoltre documentato l’assenza di potere mutageno, teratogeno o cancerogeno. Foto Federico Dall’Ora - Model Antonio Vergiani
seguito all’accumulo di elevati livelli di glucosio nel sangue. E’ ormai noto come le reazioni di glicosilazione e la formazione degli AGEs contribuiscano all’invecchiamento ed alla degenerazione cellulare. In loro presenza aumenta anche la predisposizione dell’organismo nei confronti di alcune patologie, in particolare modo di quelle che interessano l’apparato cardiovascolare. L’acido alfa lipoico possiede inoltre la proprietà di ridurre la resistenza all’insulina, tipico fenomeno che concorre all’insorgenza di alcune patologie, quali il diabete e la cosiddetta “Sindrome X” (un disturbo collegato sempre alla resistenza insulinica ed, a seconda dei casi, anche ad altri fattori, quali ad esempio: l’intolleranza al glucosio, il sovrappeso, l’ipertensione arteriosa, la trigliceremia e l’ipercolesterolemia).
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 33
GLI SPECIALI
ACETIL -L -CARNITIN A Introduzione La L-carnitina è stata scoperta nei tessuti muscolari nel 1905. E’ presente come carnitina libera non esterificata e come carnitina esterificata (acil-carnitina). L’acetil-L-carnitina rappresenta la forma più semplice tra le carnitine esterificate, ovvero quella nella quale il gruppo acilico legato è composto da solo due atomi di carbonio. In pratica, l’acetil-L-carnitina è un estere dell’aminoacido trimetilato L-carnitina, composto che gioca un ruolo di fondamentale importanza nel processo di produzione di energia a partire dai lipidi. La L-carnitina, infatti, permette il trasporto degli acidi grassi a lunga catena dal citosol cellulare ai mitocondri, ove il processo continua attraverso la beta ossidazione, il ciclo di Krebs e la fosforilazione ossidativa fino alla produzione di energia in forma di ATP. L’acetilL-carnitina riveste un ruolo cruciale in questo complicato processo, vale a dire quello di trasportatore intermedio del gruppo acetilico tra la molecola della L-carnitina e quella del CoA. L’acetil-L-carnitina è in grado di: facilitare l’uptake di CoA nel mitocondrio durante il processo di beta ossidazione degli acidi grassi, incrementare la produzione di acetilcolina e stimolare la sintesi dei fosfolipidi di membrana. Essendo dal punto di vista strutturale molto simile alla acetil-colina, l’acetil-L-carnitina può anche esercitare un azione colino-mimetica. Le possibili applicazioni dell’acetil-L-carnitina sono molteplici e rivestono molti ambiti, dagli integratori energetici destinati agli sportivi, a quelli contro la depressione e per la funzionalità cerebrale. La ricerca medica ha inoltre individuato alcuni indirizzi terapeutici di tipo prettamente clinico, quali ad esempio: il morbo di Alzheimer, le neuropatie diabetiche, l’ischemia e la riperfusione cerebrale nonché il miglioramento delle facoltà cognitive degenerate in seguito ad alcolismo. In questa sede ci atterremo solamente al primo ambito, ovvero quello che maggiormente si rivolge alla prevenzione od alla cura di una sintomatologia leggera e quindi non di carattere prettamente patologico.
Metabolismo La carnitina può essere sintetizzata nel cervello, nel fegato o nel rene ad opera dell’enzima ALC-transferasi a partire da lisina, metionina ed in presenza di vitamina C ed altre sostanze che fungono da substrato o cofattori. Il tessuto del muscolo cardiaco e di quello scheletrico rappresentano le principali sedi di stoccaggio di questa sostanza. La produzione di acetil-L-carnitina avviene a partire dalla L-carnitina e dall’acetil-CoA derivato dal processo di beta ossidazione degli acidi grassi (entranti sotto forma di acilCoA) grazie all’intervento dell’enzima carnitina-acetiltransferasi presente nella matrice mitocondriale. La disponibilità di L-carnitina e dei suoi esteri previene l’accumulo di quantitativi tossici di acidi grassi e acil-CoA (rispettivamente nel citoplasma e nel mitocondrio) e permette l’avviamento degli acetil-CoA alla sede mitocondriale per la produzione di energia.
SPORTMAN & Fitness #
87
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 34
Per le prestazioni sportive I livelli di carnitina totale, di carnitina libera, di carnitina esterificata presenti nel nostro organismo possono essere misurati tramite il prelevamento di campioni di urina, plasma e tessuto (biopsie muscolari) umano. Grazie alla misurazione dei metaboliti della carnitina che accompagnano l’esercizio fisico, è stato possibile stabilire che l’allenamento intenso determina un’ingente domanda metabolica di carnitina. In tal caso l’assunzione esogena di carnitina può facilitare significativamente l’entrata degli acidi grassi nei mitocondri e la conseguente produzione di ATP. Per garantire una continua disponibilità di energia durante l’esecuzione di un’attività fisica particolarmente intensa, possono essere assunte indistintamente sia la forma libera della L-carnitina che quella esterificata dell’acetil-Lcarnitina (singolarmente od in miscela). I meccanismi che, in entrambi i casi, entrano in gioco sono riassumibili come segue: Incremento dell’efficienza metabolica di utilizzazione delle molecole ad alta energia (lipidi). Incremento della possibilità di bruciare grassi durante l’esecuzione dell’attività fisica. Incremento dell’efficienza con la quale sono bruciati gli zuccheri. Diminuzione del rapporto lattato/piruvato con relativo incremento della disponibilità energetica a livello cellulare. Livelli ottimali di creatina contribuiscono a contrastare il naturale innalzamento di acetil-CoA che si verifica durante l’esercizio fisico. Incremento diretto dell’attività degli enzimi che partecipano alla respirazione cellulare (più
veloce produzione di energia). Riduzione del dolore muscolare che può seguire un intenso esercizio fisico. Riduzione dell’incremento dei battiti cardiaci durante l’istante di massima intensità dello sforzo. Incremento della resistenza degli atleti durante sforzi prolungati. Diminuzione della formazione di radicali liberi durante l’esercizio fisico.
Per le prestazioni intellettuali Per la presenza del gruppo acetilico, l’acetil-L-carnitina è in grado di oltrepassare la barriera ematoencefalica ed è quindi più adatta della L-creatina libera ad ottimizzare la funzione cellulare nel distretto cerebrale. In particolare, l’acetil-L-carnitina può prevenire il naturale deterioramento cellulare che può verificarsi in seguito al perduramento di situazioni di stress od all’invecchiamento. Coll’avanzare dell’età, infatti, la quantità di acetil-L-carnitina presente nel nostro cervello diminuisce. Per questa ragione, l’integrazione con tale sostanza è particolarmente indicata per le persone anziane. L’acetil-L-carnitina risulta di grande utilità anche nel caso in cui le cellule cerebrali siano state private di ossigeno per un breve lasso di tempo. E’ stato infatti verificato che, grazie alla somministrazione di acetil-L-carnitina, il recupero dei pazienti colpiti da ictus può essere più veloce. Il meccanismo con il quale l’acetil-Lcarnitina può prevenire il deterioramento delle cellule cerebrali ed ottimizzare la loro funzionalità coinvolge diverse modalità. L’acetil-L-carnitina, oltre ad aiutare le cellule
Foto Alex Ardenti
GLI SPECIALI
Gli Speciali
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 35
GLI SPECIALI
cerebrali ad avere a propria disposizione energia prontamente disponibile, agisce anche da potente antiossidante e contribuisce ad incrementare il livello di un importante messaggero molecolare, l’acetil-colina. La disponibilità di energia è particolarmente importante per le cellule cerebrali che, come è noto, non sono sostituibili. L’acetil-L-carnitina è inoltre in grado di diminuire la perdita di recettori cellulari che normalmente avviene coll’avanzamento dell’età. Tali recettori sono quelli che permettono la comunicazione tra diversi neuroni: ottimizzare la loro funzionalità significa dunque ottimizzare la funzionalità cerebrale. L’acetil-L-carnitina agisce anche a livello dei neurotrasmettitori, vale a dire delle molecole che partecipano dal punto di vista chimico alla trasmissione dell’impulso. Proprio per la sua capacità di incrementare la vitalità e l’energia a livello intellettuale, l’assunzione di acetil-L-carnitina risulta indicata anche nel trattamento della depressione, soprattutto di quella che compare in età avanzata. In alcune sperimentazioni, inoltre, l’acetil-L-carnitina si è dimostrata in grado di: diminuire l’accumulo di lipofuscina, un indice di invecchiamento nel cervello; aumentare il livello del fattore di crescita NGF (nerve growth factor) che costituisce un composto importante nel mantenimento della funzionalità dei neuroni. Dato che col progredire dell’età i neuroni rispondono meno alla benefica azione dell’NGF, l’azione dell’acetil-Lcarnitina si manifesta coll’incrementare anche la sensibilità dei neuroni nei confronti di tale composto;mantenere la guaina mielinica di rivestimanto dei nervi (importante per il mantenimento della salute e funzionalità dei nervi stessi); preservare l’informazione genetica custodita negli acidi nucleici RNA e DNA; aiutare le cellule cerebrali ad utilizzare fonti energetiche alternative, quali ad esempio i lipidi od i corpi chetonici. L’assunzione di acetil-L-carnitina aiuta le cellule del nostro cervello ad adattarsi a livelli minori di glucosio nel sangue quali quelli che possono verificarsi tra un pasto e l’altro (ipoglicemia). In tale modo è garantito al cervello un costante ed adeguato apporto di energia; In sintesi, possiamo affermare che l’acetil-L-carnitina: mantiene i neuroni vitali ed in salute; aiuta i neuroni ad inviare ed a ricevere i segnali; protegge i neuroni ed i loro recettori dal danneggiamento inflitto dallo stress. Dal momento che il cervello sovrintende a tutti i processi che regolano lo stress e l’invecchiamento, agendo positivamente in ambito cerebrale, l’acetil-L-carnitina contribuisce al mantenimento dello stato di salute globale del nostro organismo.
Le dosi normalmente consigliate per l’acetil-L-carnitina variano dai 250 ai 2.000-3.000 mg/die a seconda del tipo e dell’indirizzo della formulazione. A titolo indicativo, è possibile riportare i seguenti dosaggi: per il mantenimento della funzionalità intellettuale: 250-1.000 mg/die contro la depressione e per il sistema immunitario: 5002.000 mg/die per la performance sportive: da sola od assieme alla L-carnitina in dosi da 500 a 2.000 mg/die. In corrispondenza dei dosaggi più elevati e/o prolungati, in alcuni soggetti possono presentarsi sogni più vivaci. Se si stanno assumendo farmaci a base di acido valproico (es. Depakote, Depakene), ma anche fenitoina (Dilantin) potrebbe essere necessario incrementare l’utilizzo di carnitina (in questi casi è sempre opportuno consultare prima il medico).
Foto Alex Ardenti - Models Renato Caleffi e Kimbery Lyon
Dosi e tossicità
SPORTMAN & Fitness #
89
1-08-2006
16:44
Pagina 37
di Giovanni Montagna - Foto Alex Ardenti
MSM:
LD
zione della vitalità e l'insorgenza di malattie degenerative. • La carenza di zolfo è causa di ridotta produzione degli enzimi biologicamente attivi, con inibizione di diversi processi metabolici (lo zolfo ad es. è importante per la produzione di energia cellulare, ottenuta tramite la metabolizzazione del glucosio). L'MSM cosa può fare per noi? Il sistema circolatorio di un uomo adulto presenta naturalmente livelli di MSM pari a circa 0,2 mg/kg. Adulti normali espellono da 4 a 11 mg di MSM al giorno attraverso le urine. Diversi studi suggeriscono che la concentrazione
G
Sporting Club
una nuova molecola nel campo dell'anti-age
dei legamenti, al raggrinzimento della pelle, alla riduzione di elasticità dei tessuti polmonari e dei vasi sanguigni arteriosi. Proprio quella perdita di flessibilità ed elasticità tissutale che molte persone notano con l'avanzare dell'età. • Tutte le cellule (e tutti gli organuli al loro interno) sono avvolte da membrane la cui elasticità è necessaria per il passaggio di nutrienti e rifiuti. In condizioni di carenza di zolfo si irrigidiscono, perdono elasticità e diventano meno permeabili, con riduzione nell'apporto di ossigeno e nutrienti e accumulo di rifiuti non espulsi. Ne è conseguenza la ridu-
M Y
GO
Durante i processi di invecchiamento si verificano modificazioni strutturali degenerative anche a scapito delle articolazioni portando a dei processi infiammatori che si possono aggravare in patologie croniche come l'artrosi. Questa malattia è tipica dell'età avanzata ed in molti casi è debilitante creando notevoli disagi e soprattutto dolore cronico. Oggi analizzeremo un integratore nutrizionale utile per rimediare e prevenire questo problema (ma non solo) in maniera tale da migliorare la qualità di vita della persona che avanza con gli anni. Prima di tutto spieghiamo cosa è l'MSM. L'MSM (Metil Sulfonil Metano) non è un medicinale ma una forma naturale dello zolfo organico, la cui formula chimica è CH3SO2CH3. Si tratta della forma in cui lo zolfo è presente in natura, all'interno di tutti gli organismi viventi, dove agisce come sostanza biologicamente attiva. Moltissimi cibi contengono l'MSM, purtroppo però, la raffinazione, le culture intensive e la cottura impoveriscono notevolmente gli alimenti di questo importante composto. La presenza di dosi adeguate di zolfo, fa si che le nostre cellule siano più permeabili e quindi possano più facilmente eliminare i rifiuti tossici e più facilmente assorbile i nutrienti benefici (il dolore è spesso causato da accumulo di sostanze tossiche nelle articolazioni, nei muscoli e nei liquidi). Bassi livelli di MSM sono correlati a stati di affaticamento, a depressione a sensibilità elevata allo stress sia psicologico che fisico e comparsa di numerose malattie degenerative ed auto-immuni. L'MSM possiede anche ottime proprietà antiossidanti e anti-radicali liberi (tanto per non dimenticare i maggiori imputati dell'invecchiamento). Non indicherò tutte le proprietà ed i campi di applicazione di questa molecola altrimenti ci vorrebbero una marea di pagine, ma cercherò di limitarmi al suo uso nel campo dell'anti-age. Dopo calcio e fosforo, lo zolfo è, come quantità, il terzo minerale presente nel corpo umano. In un adulto ne troviamo circa 140 grammi, utilizzati, quasi per metà, da tessuti muscolari, pelle e ossa (unghie, capelli, tessuto connettivo e cartilagineo ad es. ne sono ricchissimi). • La carenza di zolfo porta all'irrigidimento dei muscoli e
Gli Speciali
FITNESS& WELLNESS
PREPARAZIONI ATLETICHE
GOLD GYM SPORTING CLUB s.a.s. di Antonio Epifani SPORTMAN Strada Statale 16 Km. 930,500 - San Pietro Vernotico (BR) - Tel. 347 /7600026
& Fitness #
91
GLI SPECIALI
03 N5 Sportman06 P 056-095
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 39
Dolori cronici La scoperta più rilevante, riguardo all'MSM, è forse la sua grande efficacia contro diversi tipi di dolori cronici. Nel Marzo del 1999 è stato pubblicato un libro molto importante a questo proposito: "The Miracle of MSM: the Natural Solution for Pain" (Il miracolo dell'MSM - La soluzione naturale al dolore), un saggio basato sull'esperienza di due medici che hanno lavorato con l'MSM. In questo libro si descrive l'esperienza su campo degli autori. Insieme infatti possono vantare una pratica ultraventennale nell'uso di MSM nelle terapie antidolorifiche. Le conclusioni a cui sono giunti è che, su oltre 18.000 pazienti affetti da dolori cronici, il 70% circa ha tratto beneficio dall'uso di MSM, ottenendo cioè l'attenuazione o anche la totale scomparsa del dolore. L'impatto dell'MSM sul dolore viene attualmente spiegato tramite i seguenti meccanismi:
• L'MSM è un analgesico naturale: blocca il trasferimento degli impulsi dolorifici attraverso le fibre nervose (fibre C). • L'MSM blocca le infiammazioni e i processi infiammatori, intensifica l'attività del cortisolo, un ormone antinfiammatorio naturale prodotto dall'organismo. • L'MSM migliora la permeabilità delle membrane cellulari. Ciò comporta un migliore apporto di nutrienti e vitamine, e aumenta l'efficienza dei processi di eliminazione dei rifiuti e dei fluidi in eccesso dalle cellule. • L'MSM dilata i vasi sanguigni, migliorando la circolazione. Anche questo contribuisce alla eliminazione dei rifiuti dal nostro corpo, accelerando i processi di guarigione. • L'MSM è un efficace mio-rilassante, beneficio importante ma spesso sottovalutato; diverse forme di dolore cronico, infatti, sono aggravate proprio dalla costante tensione dei muscoli. • L'MSM è un coadiuvante nei meccanismi naturali di difesa del nostro organismo, esplicando azioni di regolazione nel metabolismo della prostaglandina e nella formazione di anticorpi e immunocomplessi. L'MSM rallenta e ripristina la formazione dei legami crociati nel collagene, un processo naturale nei fenomeni di cicatrizzazione che provoca la formazione di tessuti duri, spesso fonte di dolore. Tale dolore può essere cronico, soprattutto in caso di cicatrici da ustioni che interessano vaste zone del corpo. L'MSM consente la guarigione dei tessuti cicatrizzati, rendendo la pelle più morbida. Antiossidante L'MSM è un potente antiossidante, capace di ostacolare l'azione dei radicali liberi, disattivandoli. Sappiamo infatti che i radicali liberi sono in grado di innestare una reazione a catena che può danneggiare seriamente le membrane cellulari e i cromosomi. Stress psico-fisico, malnutrizione, inqui-
Model MonicaBrant
sistemica di MSM nei mammiferi diminuisce negli anni, forse in seguito a mutamenti metabolici o cambiamenti nelle abitudini alimentari. Bassi livelli di MSM nel nostro corpo sono correlati a stati di affaticamento non meglio specificati, depressione, sensibilità elevata a stress di carattere fisico e psichico, e a numerose malattie degenerative. E' considerato un elemento sinergico per la maggior parte delle vitamine e per altri nutrienti quali: la vitamina C, il coenzima Q10, tutte le vitamine del complesso B, la vitamina A, D ed E, gli aminoacidi, il selenio, il calcio, il magnesio e molti altri. Importante notare che l'MSM migliora l'apporto di tali nutrienti alle cellule, allungandone la vita. Non è proprio questo che cerchiamo da sempre? Allungare la vita delle nostre cellule per allungare la nostra mantenendo un ottimo stato di salute psico-fisica.
GLI SPECIALI
Gli Speciali
SPORTMAN & Fitness #
93
GLI SPECIALI
03 N5 Sportman06 P 056-095
1-08-2006
16:44
Pagina 40
Pelle Lo zolfo viene chiamato "il minerale della bellezza" della natura, esso mantiene infatti la pelle liscia e giovane, e i capelli lucidi. Lo zolfo è un elemento indispensabile per la produzione di collagene e cheratina, proteine necessarie alla salute e alla difesa della pelle, delle unghie e dei capelli.
namento dell'aria, da metalli pesanti e agenti inquinanti organici contenuti nell'acqua potabile e nel cibo, radiazioni e fumo di sigarette sono le cause che possono provocarne la sovrapproduzione. In tutti questi casi, l'organismo umano necessita di un maggiore apporto di antiossidanti contenuti nel cibo; uno di questi è appunto l'MSM. Nel neutralizzare i radicali liberi, l'organismo utilizza una varietà di enzimi antiossidanti che contengono aminoacidi solforati e che derivano la propria struttura ed attività biologica da legami allo zolfo (S-S). Inoltre, l'MSM fornisce lo zolfo necessario agli aminoacidi solforati, metionina, cisteina e taurina, considerati potenti antiossidanti. Lo zolfo è necessario per la formazione di quello che è considerato il più potente antiossidante del nostro organismo: il glutatione. Autoimmunopatia L'MSM è molto efficace nel contrastare le infiammazioni dovute a reazioni autoimmuni (in cui cioè il sistema immunitario dell'organismo si rivolta contro se stesso). Pazienti affetti da artrite, per esempio, spesso trovano grande giovamento dall'impiego di MSM. Diversi studi hanno dimostrato che l'integrazione di MSM riduce notevolmente le alterazioni degenerative e le infiammazioni a carico delle articolazioni. L'effetto benefico dell'MSM è dovuto in parte alla sua capacità di migliorare la permeabilità cellulare, consentendo la fuoriuscita delle sostanze dannose (acido lattico, tossine) e, al tempo stesso, incrementando l'apporto di sostanze nutritive; ciò impedisce l'aumento della pressione all'interno delle cellule, causa delle infiammazioni articolari.
94 # SPORTMAN & Fitness
E se ne assumiamo troppo? In biologia il MSM è classificato come una delle sostanze meno tossiche, ha un grado di tossicità simile a quello dell'acqua. Il comune sale da tavola è molto più tossico. La dose letale per topi di laboratorio è stata di 20 grammi per chilogrammo di peso. Quando è stato somministrato a dei volontari, non si sono verificati episodi di tossicità con 1g per chilo per 30 giorni di somministrazione. Iniezioni endovenose giornaliere di 0,5 g/Kg per 5 giorni a settimana non hanno prodotto risultati di tossicità misurabile su esseri umani. Il MSM è stato ampiamente testato come ingrediente alimentare senza ottenere alcuna reazione allergica. La quantità di MSM consigliata va dai 500mg ai 2 grammi al giorno (in dipendenza dell'obiettivo per cui si utilizza). Spero di avervi fatto comprendere l'importanza di questa molecola utile non solo per prevenire l'invecchiamento e/o invecchiare meglio ma anche da utilizzare quotidianamente per sentirsi meglio. Sicuramente, se utilizzata in maniera costante, può essere un valido aiuto per prevenire un sacco di disturbi e patologie correlate alla società moderna ed al nostro stile di vita a volte non molto corretto.