POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB ROMA
DAL 1952 LA RIVISTA UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA, N. 02 - 2015
Il pugIle Italo-brasIlIano conquIsta Il pass olImpIco tItolo europeo superleggerI rImInI Wellness
4
6
17
18
Editoriale Walter Borghino
WSB Manfredonia a RIO
Le recensioni di Boxe Ring
Angolo Rosso Marzia Davide
22
24
34
36
42
44
52
54
60
62
Michele Focosi IBF
Arthur Cravan Poeta e Pugile
Intervista a... Olympia Boxe
Marco Scano
Conosciamo... Iron Boxe
100 Anni FPI Bruno Arcari
Raduno del Cuore
Manuali Ottocenteschi di Boxe
Torneo Nazionale Esordienti
Michel Olajide
R I N G N. 02/2015 - Direttore responsabile: Walter Borghino - Periodico bimestrale della Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) Presidente federale: Alberto Brasca - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma N. 10997/66 del 18.05.1966 - Redazione: Viale Tiziano n. 70 - 00196 Roma - Editore: Stegip Group s.r.l. - Amministratore unico Donatella D’ambrosio - Sede legale: Viale dei Monfortani 57/b - 00135 Roma - Sede operativa: Piazza Pio IX 5 - 00167 Roma - Stampato da: Romantech s.n.c. di Antonio De Luca, via Giovanni Dominici n. 6, Roma; Coordinamento Editoriale: Alfredo Bruno (albruno@alice. it), Michela Pellegrini e Tommaso Gregorio Cavallaro; Progetto Grafico: FPI; Pubblicità : Silvia Moretta; Illustrazione di copertina: FPI.
B OX E
11
12
19
20
21
28
30
32
38
39
40
47
48
50
64
58
59
#noisiamoenergia
Angolo Blu Francesca Grubissich
Boxe In Arte Stefania Fabrizi
Strada per Rio
Italia Boxing Team
L’Umbria Ricorda... Amleto Falcinelli
14
Rimini Wellness
Titolo Europeo Superleggeri
Galà delle Tre Capitali
Enrico Apa
Intercontinentale WBA
Giacon Silver WBC
APB. Si riparte
Titolo Italiano Superwelter
Rocky Marciano Libro e Personaggio
Titolo Italiano Supergallo
Cammarelle al Salesi
Italia - Germania Dual Match
56
Nicolino Locche “El Intocable”
SOMMARIO
fpi.it
Hanno collaborato: Walter Borghino, Alfredo Bruno, Giovanni Calabresi,Tommaso Gregorio Cavallaro, Adriano Cisternino, Ernesto Cusmai, Luca De Franco, Gabriele Fradeani, Giuseppe Giallara, Marco Impiglia, Giorgio Lo Giudice, Luigi Mancini, Giuliano Orlando, Michela Pellegrini, Vezio Romano, Roberto Savi, Gabriele Tinti, Gianni Virgadaula. Foto: Aiba, Archivio FPI, Roberto Aschi, Fausto Bozzani, Alfredo Bruno, Marco Chiesa, Luca De Franco, Gabriele Fradeani, Giuseppe Giallara, Luigia Giovannini, Marcello Giulietti, Marco Impiglia, Francesco La Peruta, Armando Mazzoni, Olympia Boxe Ascoli, Renata Romagnoli, Roberto Savi. - Chiuso in tipografia il 15 maggio 2015
X
RING
L’ E D I T O R I A L E
pro, dove i segni di risveglio sono evidenti. Stanno nascendo personaggi nuovi che possono risvegliare una passione autentica e mai del tutto sopita. Indubbiamente efficace l’operazione di restyling messa in atto dalla nuova dirigenza, che si approccia con taglio manageriale e responsabile. A meno di due anni dalla annunciata separazione, cui tutti stanno lavorando con armonia e unità di intenti. Un bel segnale di maturità. A breve online il rinnovato sito Internet federale. Facilmente navigabile, con un sistema di comprensione logica e strutturato per tematiche di settore, ampio spazio viene dedicato all’attività territoriale. Ogni comitato regionale avrà infatti la sua pagina web, inserita nel contesto generale e con una grafica unificata, e sarà pienamente autonomo nella gestione. Altro passo significativo verso l’ottimizzazione della
E ’ D I VA L E N T I N O
Manfredonia il primo timbro sulla missione che parteciperà alle prossime Olimpiadi di Rio 2016. Un destino scritto nel sangue, verrebbe da dire, per il nostro moschettiere nato a Recife e che ora, in Brasile, torna per essere protagonista. In una recente intervista ha detto di ispirarsi ad Alì e questo dimostra come valga sempre la pena ambire al massimo, anche nei sogni. In generale l’Italia Thunder accede ai playoff di questa quinta stagione delle WSB, dove nei quarti sfiderà il team russo. Le aspettative sono ora rivolte agli altri moschettieri, effettivi e aggregati, attraverso una stagione AOB densa di impegni, ma anche di luminose prospettive. Le federazioni pugilistiche europee si sono riunite ad Assisi, sempre più casa madre del pugilato nazionale, per l’assemblea EUBC. All’ordine del
...“ Si infittiscono le operazioni per l’organizzazione del centenario della Federazione. Avviate le principali iniziative, tutti sono invitati a giocare la propria parte, perché sia veramente una festa del pugilato e un anno da ricordare.”...
giorno elezioni e resoconti gestionali, con numeri che mostrano un movimento in forte crescita. Occasione anche per apprendere dalla viva voce del presidente Wu le prossime e attese novità (Olimpiadi senza caschetto, forse, e 5 categorie di peso per le donne dal 2020, probabile). Insomma un momento di incontro significativo, con ospite d’eccezione il presidente Malagò in piena campagna “pro Roma 2024”! E’ pienamente operativo il nuovo corso della giustizia sportiva federale, che ha introdotto novità importanti e soprattutto efficienti, come la nuova figura del giudice sportivo nazionale, che risponde in pieno all’esigenza di un giudizio immediato e quindi certo. Più rapido anche il percorso delle cause “ordinarie”, con la superprocura del CONI in qualità di vigile autorevole… Sempre copioso e interessante il carnet del settore
comunicazione orizzontale e verticale, dove tutti siano più informati e consapevoli, quindi più partecipi. Si infittiscono le operazioni per l’organizzazione del centenario della Federazione, con iniziative che coinvolgono anche gli Enti amministrativi locali. Avviate le principali iniziative (il libro e la mostra fotografica in primis), tutti sono invitati a giocare la propria parte, perché sia veramente una festa del pugilato e un anno da ricordare. Un tuffo nella memoria, di cui il nostro movimento si nutre, ma anche un momento di riflessione per capire quanta strada è stata fatta e come la nostra disciplina abbia superato brillantemente tanti esami e abbattuto stereotipi logori e sbiaditi. Un pugilato giovane, nel solco tracciato dai nostri padri, e una federazione al passo con i tempi, che “ci mette la faccia”, con Energia! Walter Borghino
4
#iocimett olafaccia. it e tu?
fpi.it iocimettolafaccia.it
X
RING
WSB
valentino manfredonia
BaCK torio
il pugile italo-Brasiliano Conquista il pass olimpiCo mangiaCapre Beffato; la finalissima l’11 e il 12 giugno di Giuliano Orlando ph Marcello Giulietti
6
X
RING
l’urlo
di gioia che Valentino Manfredonia emette dopo aver battuto l’ostico croato Hrvoje Sep, sale fino alle volte dell’Italcementi di Bergamo, e trova l’eco del numeroso pubblico accorso in occasione della sfida tra i Thunder Italia e i lupi del Kazakistan, il cui appetito di vittorie sembra inesauribile, avendo cavalcato le precedenti 13 tappe delle qualificazioni, senza mai conoscere il gusto amaro della sconfitta. A rompere la striscia immacolata ci ha pensato il quintetto allestito da Lello Bergamasco, nell’ultima tappa delle qualificazioni, dove per l’Italia contava solo un risultato: vincere o uscire dal gioco dei quarti, beffati dal Venezuela che dopo averci sconfitto col contributo notevole di arbitri e giudici dal sapore molto casalingo, vince in Polonia con un 4-1, che ci costringe al risultato pieno onde mantenere il punto di vantaggio. Avercela fatta è sintomatico dello spirito che anima questa franchigia fatta di molti giovani di casa nostra e pochi stranieri che hanno dato il loro contributo. Su tutti va messo il nome di Valentino Manfredonia, mediomassimo di 25 anni, nato a Jaboatao non lontano da Recife in Brasile, adottato a due anni, da una famiglia napoletana. A dieci entra nella palestra diretta da Guido De Novellis che capisce al volo le qualità del ragazzo. Dopo aver vinto i tricolori jr. e youth (2006-2007), diciannovenne, si presenta nel 2008 agli assoluti a Milano, dove conquista il bronzo tra i mediomassimi, battuto da Capuano in semifinale. Sembra l’avvio di una bella carriera, che si interrompe per un grave infortunio alla spalla, alla quale si unisce anche un problema di carattere sentimentale. Il tutto si traduce in tre stagioni buttate. Per Valentino cala il silenzio, ma quando ti entra dentro il virus della boxe, si riescono a compiere miracoli: “Nel 2011 riprendo ad allenarmi, ma l’aria di casa a Napoli non va bene per la concentrazione. Emigro a Rimini alla Ring Side, dove trovo Gian Maria Morelli, un maestro che mi rigenera. Soffro e lotto, trovo lavoro in una fabbrica di gelati a Savignano sul Rubicone. Rientro ai campionati 2012 a Roma, quelli del dopo Londra e ottengo un altro
bronzo. Fermato da Rosciglione, che fa parte della nazionale, il traguardo a cui ambisco. Ci riprovo l’anno dopo a Galliate nel novarese e centro il titolo a spese di Sperandio, con un verdetto per ferita al secondo round. Forse un briciolo di fortuna, ma credo di essermela meritata. A quel punto vengo convocato in nazionale e inizia il mio meraviglioso percorso. Disputo incontri con la maglia azzurra, vinco anche in Francia e faccio esperienza. Ricevo offerte per passare pro, ma la vittoria nel 2014 ai campionati dell’Unione Europea a Sofia, mi convincono a puntare alle Olimpiadi. Il maestro Bergamasco mi offre l’opportunità delle WSB, e comincio a sognare tappa dopo tappa. Diventata realtà a Bergamo, dove approdo con sei vittorie all’attivo, puntando alla settima, che vale una carriera. Batto il croato Sep, uno dalle mani pesanti, che combatte come un professionista esperto. Mi ferisce con una testata e una gomitata. Avrei voluto disputare un match più elegante, ma l’avversario si buttava e legava. Speravo che l’arbitro si accorgesse del suo modo scorretto di spingere, ma non è mai accaduto. Ho vinto ugualmente e adesso tornerò in Brasile per difendere l’Italia alle olimpiadi. Non riesco a crederci. Meraviglioso”. Il successo di Manfredonia vale doppio perché porta il punto decisivo, fondamentale per ottenere la vittoria sul Kazakistan e il terzo posto del girone, davanti al Venezuela. Le due precedenti vittorie sono merito dell’indiano Bidhuri (52), generoso all’inverosimile di fronte ad un Zhakupov, alto e preciso, abile a sfruttare il maggiore allungo. Per spuntarla d’un soffio, l’indiano ha messo il cuore oltre l’ostacolo. Meno irta di difficoltà l’affermazione di Cosenza, il leggero napoletano che sta crescendo nelle WSB e si propone anche per i prossimi appuntamenti dove ci sarà profumo di pass olimpici. Avversario il tosto Chshegrinov, dalla boxe speculare, che cerca di replicare ad ogni azione dell’italiano, cedendo terreno col passare dei round, mentre Cosenza conquista una netta affermazione. Non altrettanto riesce all’irlandese Nolan nei welter, troppo legnoso e prevedibile per la boxe di Shymbergenov, abilissimo nel mordi e fuggi, a cui Nolan non sa replicare. L’altro punto asiatico lo conquista
7
il +91 croato Hrgovic, gigante di 2 metri, uno dei favoriti a Rio. Troppa la differenza nei confronti del nostro Alessio Spahiu, che cerca di replicare, rischiando troppo. Punito nel secondo round, da Hrgovic, con colpi pesanti che costringono l’arbitro ad intervenire tempestivamente, evitando ulteriori guai. Nel contempo l’Ucraina viene stritolata da Cuba, mentre il Messico stende l’Inghilterra e centra l’accesso ai quarti. Cuba e Kazakistan, prime dei rispettivi gironi, di diritto in semifinale. L’Italia Thunder combatterà il 7 e 8 maggio a Mosca. contro la Russia per entrare nelle prime quattro, mentre a Baku, l’Azerbajan è stata sfidata dal Messico. Le semifinali si svolgeranno il 21-23 maggio, la finalissima l’11 e il 12 giugno, in sede neutrale. L’uscita ogni due mesi della rivista, non consente di dare i risultati e neppure i successivi esiti. Che pubblicheremo nel prossimo numero. Resta l’impresa di aver raggiunto i quarti con una franchigia formata da pugili per la maggior parte al debutto nella manifestazione. Merito non da poco di Raffaele Bergamasco, che sta ricostruendo ex novo una nazionale in proiezione non tanto a Rio 2016, quanto ai Giochi di Tokyo 2020. Queste le classifiche definitive al termine delle qualificazioni. Girone A. Cuba 42; Russia 32; Messico 28; Ucraina 27; Marocco 20; G.B. 12; Cina 12; Algeria 8. Girone B. Kazakistan 40; Azerbajan 32; Italia 27; Venezuela 26; Portorico e Usa 19,; Polonia 15; Argentina 4. I pass per Rio 2016, così assegnati. 49 kg. Barnes (Irl), 52: Veitia (Cuba), Ocasio (Por); 56: Nikitin (Rus), Conlan (Irl); 60: Alvarez (Cuba), Selimov (Rus); 64: Toledo (Cuba), Garcia (Mes); 69: Butaev (Rus), Rabu (Mar); 75: Khamukov (Rus), Cardona (Cuba); 81: Manfredonia (Ita), La Cruz (Cuba); 91: Levit (Kaz), +91: Hrgovic (Cro). Per nazioni: Cuba 5, Russia 4, Irlanda 2, Marocco, Croazia, Kazakistan, Messico, Portorico, Italia 1. I TURNI PRECEDENTI
Nel precedente servizio, avevamo lasciato i lettori sulla più che buona prestazione italiana ad Almaty in Kazaki-
X
RING
stan, a fine febbraio, dove il 3-2 a favore dei padroni di casa, costretti per la prima volta a concedere un punto agli ospiti, stava parecchio stretto ai nostri Thunder. In effetti oltre a Barnes (49) e Mangiacapre (64) sempre più verso il top della forma, vittoriosi su Zhusupov e Ualikhamov, tutt’altro che modesti ma inferiori tecnicamente, anche l’altro irlandese Conlon (56) avrebbe meritato la vittoria su Eraliyev, che due giudici benevoli premiavano, contro il terzo meno casalingo favorevole all’ospite. I ragazzi guidati da Lello Bergamasco, pur con tutte le difficoltà che una franchigia giovane, paga contro team che hanno a diposizione atleti molto più esperti, stanno dimostrando, strada facendo, di crescere e prendere fiducia nei propri mezzi. Affermo questo anche nel momento della sconfitta più pesante, quella sopportata dall’Italia nell’inedito teatro milanese dell’Alcatraz, tempio riservato da sempre alla musica di tendenza, che per la prima volta apre le porte alla boxe. Opportunità importante, grazie ai buoni contatti che Guia Peres, addetta alle pierre del team, ha da tempo con Lorenzo Citte-
rio. “Al di fuori del risultato – commenta il titolare della struttura – è stato fantastico il contatto del pubblico con la boxe, confermando che sport e musica rappresentano l’ideale aggregazione per i giovani. Non solo, ho apprezzato l’estrema correttezza dei tifosi, tanti incoraggiamenti, ma nessuna voce fuori dal coro. Un esempio importante. Per questo il rapporto con la boxe auspico possa proseguire anche in futuro”. La sfida con l’Azerbajan nell’occasione ha emesso un verdetto a largo favore degli ospiti che si sono presentati con elementi decisamente forti, molto esperti di alto livello tecnico. L’Italia tra l’altro ha dovuto pagare anche qualche assenza importante, in particolare la grande delusione del gallese Evans, argento olimpico, presentatosi nella prima parte del torneo, in condizioni atletiche pietose. Giustamente Bergamasco ha deciso di non servirsene più. Il debutto di Di Russo (69) non è stato negativo, ma Bagirov è apparso troppo esperto, con solide basi tecniche e ha vinto giustamente, anche se non facilmente. Altro debutto al brivido quello di Boufrakech nei leggeri. Il ligure di origine maroc-
8
china è stato bravissimo di fronte al mancino russo Selimov, che sta viaggiando verso il primato della categoria per il pass a Rio. Un gap troppo ampio da scavalcare; l’ospite si è imposto con chiarezza, ma il futuro apre orizzonti per il simpatico longilineo dalla boxe rapida e varia. Deve fare esperienza e poi anche Selimov, dovrà cominciare a preoccuparsi. L’indiano Bidhuri (52) ha avuto il merito di arrivare alla fine contro il possente Rabadanov, altro russo sotto bandiera azera, dal ritmo impressionante, unito ad arte e mestiere. Decisamente sfortunato il gigante romano Vianello contro il terzo russo del team ospite, Mahmudov, partito fortissimo, facendo soffrire l’italiano, che nel terzo round replicava, recuperando terreno. Purtroppo una ferita dietro l’orecchio sinistro, valutata dal medico internazionale, pericolosa per la prosecuzione del match, con eccessiva fretta, bloccava la rimonta e assegnava la vittoria al russo. Il successo della bandiera lo otteneva il campano del Brasile, Valentino Manfredonia, la bella novità in casa azzurra. Battere il quarto russo del team, ovvero Migitinov, è risultata impresa notevole. L’ospite è un panzer dal limitato talento ma dalla forza impressionante nei colpi, pericolo costante per l’avversario. Bravissimo Manfredonia a sfruttare la velocità di braccia e gambe, resistendo nei momenti difficili, in particolare nel quarto round. Dall’Alcatraz di Milano, sette giorni dopo al Palamaggetti a Roseto degli Abruzzi, per vendicare la sconfitta dell’andata subita a Miami. Usa asfaltati senza scampo e l’Italia inizia a intravvedere quel terzo posto che significa il salto nei quarti. Gli irlandesi Barnes (52), Conlon (56), i nostri Mangiacapre (64), Cavallaro (75) e Turchi (91) non concedono opportunità a Elliston, Martinez, Pettis, Campbell e Temple. Un 5-0 che non ammette repliche. Il 21 marzo, in Portorico, a S. Juan la capitale, l’Italia conquista solo un punto. Poteva andare meglio, ma lo zampino dei giudici, con l’occhio benevolo nei riguardi di Rosario (60) contro Cosenza e ancora più del supermassimo Laurent, lottatore indomabile, ma anche impreciso e scorretto, di fronte ad un Vianello che meritava la posta, con un quinto round generoso, scagliando i colpi più precisi. I tre giudici
X
RING
preferiscono Laurent, premiandolo oltre i meriti reali. Peccato per Vianello che sta pagando pesantemente il calo di condizione. Il debutto positivo dell’irlandese Nolan, sostituto di Stevens, grazie al successo su Flaz, oltre all’ennesima conferma di Manfredonia (81) ai danni di Vega, permettono alla franchigia di Lello Bergamasco, di tornare a casa con un prezioso punticino, che ci permette di mantenere il quarto posto in coabitazione proprio col Portorico a quota 17, mentre gli USA restano fermi a 18 e il calendario non pare a loro favorevole. Infatti, nella successiva tappa, undicesimo turno, 28 marzo, i Thunder tornano all’Alcatraz di Milano e fanno bottino pieno contro la modesta Argentina, col quintetto formato da Barnes (49), Conlon (56), Mangiacapre (64), Munno (75) e Turchi (91). Gli ospiti presentano Zarate, Perrin, Sanchez, Zarate e Alcapan. Il minimosca e il gallo irlandesi dominano senza faticare più di tanto, e altrettanto fa Mangiacapre, anche se nel quinto round, per distrazione subisce un destro pesante da Sanchez, poco gradito, che non cambia la sostanza del match. Munno trova finalmente la prima vittoria di fronte a Zarate chiaramente inferiore, ma mai domo. Si conferma il giovane fiorentino Turchi, bravo a non cadere nel tranello della provocazione di Alacapan, che cerca inutilmente, in modo scorretto di irretirlo. Il nostro massimo, porta avanti la sua offensiva, senza concedere nulla al rivale, che meriterebbe un paio di richiami. Il rotondo 5-0 consente all’Italia si salire al terzo posto, staccando sia gli USA che in casa subiscono un pesante cappotto dai kazaki, dominatori del girone, mentre il Portorico è bravo a conquistare un punto in Venezuela. Nel girone A, il 7 aprile a Mosca, la Russia domina l’Algeria, nel recupero del confronto mancato al primo turno, portandosi a 25 punti, allungando sul Messico (22) e l’Ucraina (21) che lottano per arrivare ai quarti. La classifica è delineata chiaramente per il primo posto in entrambi i gironi. Nel primo, i caraibici hanno un altro passo, come previsto, quindi niente di nuovo all’ombra del ring. Undici incontri e altrettanti successi, sei per 5-0, un solo 3-2 a Kiev in Ucraina, il resto dice 4-1. Sei sconfitte contro 49
vittorie individuali. Nel girone B, l’epigone dei cubani è il Kazakistan, che ha incasellato sei 5-0, un 4-1 e quattro 3-2, l’unico casalingo contro l’Italia. Ad Andria si vede una buona Italia, che fa bottino pieno contro la Polonia. Gli ospiti possono essere contenti del successo nei welter di Donnelly, l’irlandese del team, a cui due giudici hanno concesso il punto in più, che avrebbe meritato il calabrese Morello. Incontro a due facce, la prima parte per l’ospite, più veloce e preciso, ma dal terzo tempo le cose cambiano. Morello trova la media distanza e frena la velocità del rivale, colpendo con potenza, mentre Donnelly è sempre più in affanno. Peccato che solo il lituano Vasiliauskas ne prenda atto. L’indiano Budhuri (52) non fatica troppo contro Koslowski, campione nazionale in carica, sfuggente ma incapace di repliche quando si trova chiuso alle corde. Cinque round in fotocopia, tutti per Budhuri. Più complicato il percorso per Introvaia, che rientra dopo una lunga sosta, causa le ferite riportate contro l‘argentino Nunez a inizio febbraio. Purtroppo il bilancio finale dopo la sfida con Polski, titolare
9
nel 2013, argento l’anno dopo, è preoccupante: spalla destra fuori posto e due ferite alle sopracciglia. Unica consolazione la vittoria, peraltro con un 2-1 che conferma la pochezza dei giudici, ma ancor più dell’arbitro, il magiaro Juhasz che ha permesso al polacco di portare avanti la testa, senza mai essere richiamato. Il mediomassimo Manfredonia non tradisce le attese e consolida la speranza di staccare il pass per Rio. Tryc, il migliore in Polonia, non è certo avversario in grado di impensierirlo. Sempre anticipato dall’allungo del nostro, che dimostra una buona condizione atletica, aggiudicandosi tutti i round. Col piccolo particolare che il georgiano Gogochurit è riuscito a vedere la ripresa iniziale a favore dell’ospite. Ininfluente sul risultato, ma emblematica. Niente malafede ma la mancata crescita di coloro che saranno anche giudici a Rio. Problema scottante. Per il campione italiano +91 in carica, Alessio Spahiu, debutto positivo e vittoria meritata di fronte a Hryniuk, seconda schiera polacca, dietro Toborek e Figiel, comunque dignitoso. Successo ampio e utile test per l’impegno ben più difficile
X
RING
a Bergamo, nell’ultimo turno delle WSB, contro il croato Hrgovic dominatore nei +91, che ha già staccato il pass per Rio. Nel terz’ultimo turno si confermano la Russia che espugna Londra: 4-1, il Marocco 5-0 alla Cina, minacciando il terzo posto all’Ucraina, 5-0 sull’Algeria fanalino di coda. Cuba batte 4-1 il Messico, ma la sconfitta di De La Cruz, campione iridato di Baku e Almaty, da parte dell’ecuadoreno Carlos Mina, complice una ferita, lo costringe ad ulteriori esami. Carlos Mina, 22 anni, si è preso la rivincita sul cubano, che lo aveva battuto lo scorso anno nella finale della Coppa Indipendenza, di stretta misura. Nel 2013, ventenne, si era imposto ai Giochi Boliviani, superando il colombiano Carillo. In Ecuador è considerato la grande speranza dei mediomassimi. Il ruolino col Messico è emblematico, 3 vittorie su altrettanti match. Impostato in guardia normale fino dalla scorsa stagione, ha cambiato e boxa da mancino. Inconsapevolmente ha fatto un favore al nostro Manfredonia, che sta lottando per la grande impresa. La successiva trasferta a Maiquetia in Venezuela, si rivela come aveva anticipato il c.t. Bergamasco, un tranello a tutti i livelli. I Caciques in casa sono ostici da battere, in precedenza solo agli Astana Arlans, è riuscita l’impresa con un faticoso 3-2, tutte la altre, compresa l’Azerbajan, hanno ceduto la posta. Purtroppo è successo anche ai nostri Thunder, beffati con un 3-2 che grida vendetta. In questo contesto, dove gli oltre 6000 spettatori convenuti allo Stadio Polideportivo Josè Maria Vargas di Maiquetia, hanno scandito il ritmo dei match, condizionando arbitri e giudici, inventando due verdetti assurdi. La vittima
più illustre è stato Vincenzo Mangiacapre, che ha perso la grande occasione del pass olimpico, sfuggita all’ultima prova. Il responsabile si chiama Lars Brovil, l’arbitro danese che ha condotto la sfida tra l’azzurro e Arcon Diaz, il pugile locale, immeritato vincitore con un triplice 48-47, dopo cinque round lungo i quali avrebbe meritato la squalifica per tenute e testate, mentre l’emerito Brovil si è limitato a richiami volanti e bonari, con la sfacciataggine di affibbiare un richiamo ad entrambi. Il locale per tenute, a Vincenzo per un gesto di stizza. I giudici hanno completato il tutto, due hanno assegnato il primo round ad Arcon, nonostante la superiorità del nostro. Inutile l’inseguimento di Mangiacapre nel quarto e quinto tempo. La verità che Brovil ha pure ignorato una testata plateale che ha ferito Vincenzo. Un arbitraggio che lascia sbigottiti, considerando che costui ha buone possibilità di andare ai Giochi. Non è stato un bel match, Mangiacapre era teso, ma non essendo un robot, vista l’importanza del match e l’atteggiamento dell’arbitro, si può ben capire lo stato d’animo del nostro pugile. Un verdetto bugiardo e ingiusto, una beffa per l’azzurro che purtroppo ha visto sfumare l’opportunità di accedere direttamente ai Giochi con la WSB. Adesso deve ricominciare da capo, passando da altri esami non facili, vista la complessità per arrivare ai mondiali di Doha in ottobre. Ma l’azzurro non è tipo dalla resa facile. Il silenzio dell’AIBA su queste situazioni è preoccupante. Il fattore campo condiziona i giudici, in particolare in alcune piazze e quella venezuelana è tra le più coinvolte. Pure la sconfitta del medio Cavallaro è bugiarda. Il locale Barrera ha fatto
10
molta confusione, ma i colpi più precisi e migliori li ha portati il mancino siciliano, ignorati dai giudici in modo disinvolto. Il verdetto nei numeri indica Barrera dominatore, in verità su qualsiasi altro ring, avrebbe perduto. Sconfitta di misura quella del debuttante massimo Squeo, che ha subito la boxe migliore di Flores, un ventenne rapido che ha saputo evitare le bordate del pugliese, comunque attivo fino alla fine. Un giudice, il più onesto, ha segnato 48-47 per Flores, mentre gli alti due si sono distinti per il confronto a senso unico. L’amaro bilancio italiano, fa contrasto con la felicità dei due irlandesi dei Thunder Italia. Barnes nei 49 kg. e Conlon nei 56, battendo Rivas e Diaz Azocar, hanno fatto bingo, staccando il pass per i Giochi. Quando si dice che nessuno è profeta in patria, in questo caso la verde Irlanda, terra d’emigranti da sempre, ha confermato la vocazione a espugnare i ring del mondo. Dando una concreta mano al punticino italiano, che consente di mantenere il terzo posto nel girone B, in attesa della sfida di Bergamo. Nella penultima giornata, nel girone A, l’Ucraina supera la Russia a Kiev, ma il Messico non molla e vince in Cina. Diventa determinante l’ultimo turno, per accedere ai quarti. Di cui abbiamo detto in apertura del servizio. .............
In prima pagina, i festeggiamenti alla vittoria di Manfredonia; seguono due fasi del match. In questa pagina Damiani abbraccia Valentino Manfredonia; le due squadre dell’Italia Thunder e degli Astana Arlans.
# NOISIAMOENERGIA
P U G I L AT O
BADMINTON
X
RING
S O L L E VA M E N T O PESI
di Michela Pellegrini “#noisiamoenergia, Forza, Passione, Energia”. Questo è il titolo della Campagna di Comunicazione ideata e promossa dalla Federazione Pugilistica Italiana insieme alla Federazione Italiana Badminton ed alla Federazione Italiana Pesistica ed in collaborazione e con il sostegno di Energetic Source. Il nuovo tormentone azzurro sarà uno dei claim di RiminiWellness 2015, partner dell’iniziativa. Finalizzata alla diffusione della cultura dello Sport e dell’atti-
cimenteranno in una prova di velocità divertente e coinvolgente. Il circuito “NOISIAMOENERGIA” metterà alla prova anche i visitatori che, con l’ausilio di tecnici sportivi, potranno sfidarsi nelle tre postazioni, Pugilato, Badminton e Sollevamento Pesi, allestite all’interno dell’area. La Campagna, che prevede il coinvolgimento anche di altre Federazioni Sportive Nazionali, prenderà il via ad aprile ed accompagnerà i Campioni Azzurri fino alla partenza
in un momento storico in cui il singolo fa fatica ad emergere, la coesione diventa l’unica strada per raggiunge i propri obiettivi e lo Sport lo strumento ideale per ritrovare, in team, la propria identità. Lo Sport ha il dovere di formare, di fare della propria esperienza un bagaglio socialmente utile. Da qui, grazie ad Energetic Source, è nata l’idea di #NOISIAMOENERGIA. Più che un semplice hashtag, dunque, ma un progetto virale che nasce dall’intuizione di
...“ il contagio di energia avverrà nel Padiglione A 1 che ospiterà i Campioni Azzurri ed alcuni testimonial del mondo dello spettacolo.”... vità motoria a partire dal concetto di Team, la Campagna vedrà all’opera i Campioni delle tre discipline sportive in iniziative promozionali e socio-culturali volte alla promozione dei valori dello Sport nel percorso di avvicinamento a Rio 2016. Il contagio di energia avverrà nel Padiglione A 1 (stand 107) che ospiterà i Campioni Azzurri ed alcuni testimonial del mondo dello spettacolo che si
per Rio de Janeiro. Prima tappa: la Festa dello Sport dell’Università di Roma “Tor Vergata” – Facoltà di Scienze Motorie il 13 e 14 maggio. Pugilato, Badminton e Sollevamento Pesi, dunque, danno il buon esempio e ripartono dal concetto di Squadra, trovando nella condivisione di valori, adrenalina ed emozioni la strada giusta per farsi portavoce di un messaggio importante diretto soprattutto ai giovani:
11
un gruppo di lavoro che in poco tempo è riuscito a dare un volto ad un messaggio forte, sfruttando le potenzialità del video, con i movies “NOI SIAMO ENERGIA”, diretti e prodotti da Factotum Art. A RiminiWellness il meglio della Campagna: un pit stop per ricaricarsi e trovare “nuova energia” insieme ai Campioni dello Sport. .............
X
RING
RIMINI WELLNESS
G Y M B OX E Ospiti nell’area Boxeur des Rues di Michela Pellegrini
LA
PIÙ
grande Fiera del Fitness e del Wellness d’Italia è giunta ormai alla sua 10° Edizione. Rimini Wellness avrà luogo dal 28 al 31 maggio presso la Fiera di Rimini. Come ogni anno, sarà presente anche il Settore Amatoriale FPI per promuovere le sue attività e le sue quattro discipline: Soft Boxe, Boxe in Action, Light Boxe e Boxe Competition. Lo Stand FPI, in partnership con Boxeur des Rues, sarà ubicato nel Padiglione A7. La grande novità di quest’anno sarà lo
svolgimento del “I° Campionato Nazionale Amatori”. Nella giornata di sabato 30 maggio avrà luogo anche un Criterium Giovanile. Un piccolo ripasso… La Gym Boxe è l’attività fisico sportiva del Settore Amatoriale della Federazione Pugilistica Italiana che ha competenza esclusiva in Italia. E’ il contenitore delle discipline amatoriali legate al pugilato non agonistico che sono in continua evoluzione e che si stanno diffondendo sempre di più sul territorio nazionale.
12
Gli Amatori, maschi e femmine, hanno come obiettivo la cura del benessere psicofisico attraverso nozioni tecnico tattiche propedeutiche all’attività del pugilato, con contatto controllato. L’attività della GYM BOXE riguarda tutti i soggetti d’età non inferiore ai 13. Dalla moda dei guantoni all’istituzione della corda e del sacco come strumenti di allenamento tra i più efficaci e richiesti. Dal mondo dello spettacolo a quello della politica, la GYM BOXE sta spopolando con la Soft-Boxe, la Boxe in Action, la Boxe Competition,
X
RING
la Light Boxe tutte discipline PrePugilistiche inserite nel Registro delle Società Sportive del CONI. La Federazione Pugilistica intende riconoscere, nell’ambito della competenza esclusiva riconosciuta dal CONI, ogni attività correlata per far apprendere in modo veloce ed assolutamente sicuro i fondamentali della “noble art”. Elasticità e potenza, coordinazione neuromuscolare ed equilibrio fisico, miste a motivazione e divertimento. Ingredienti che fanno della GYM BOXE
una pratica sportiva tra le più complete. Importante novità nel Settore Amatoriale-Gym Boxe, dove è stata approvata l’obbligatorietà della presentazione del Certificato di Idoneità Agonistica di tipo B1 per gli atleti Amatori solo per coloro che prenderanno parte alla Fase Nazionale del Torneo Amatori, in programma nel prossimo maggio al Rimini Wellness. .............
B OX E I N AC T I O N
Perfetto Mix di tecnica Pugilistica e movimeanti aerobico danzatori. La Boxe in Action esprime tutta la vitalità del fitness con l’eleganza e la precisione della Noble Art. I movimenti devono essere eseguiti precisione ed eleganza ed esaltare la capacità di sincronizzazione degli atleti partecipanti.
S O F T B OX E Questa Disciplina permette di apprendere le nozioni tecnico/tattiche per cimentarsi in esibizioni con altri amatori. Tutto questo senza NESSUN CONTATTO in assoluta sicurezza dove l’elemento caratterizzante sarà l’abilità motoria unita a schemi tattici opportunamente allenati. Le capacità di controllo e direzione del movimento sarà l’elemento alternativo alla potenza, unica differenza fra agonismo e Soft-Boxe. L I G H T B OX E Disciplina che esalta il confronto di abilità tecnico/tattiche acquisite tra le tre serie (scherma pugilistica). Essendo al centro di tutto il virtuosismo pugilistico più che il mero contatto, durante i match si incorre nella squalifica in caso di comportamento palesemente aggressivo. B OX E C O M P E T I T I O N La Boxe Competition, è un’attività amatoriale, della Federazione Pugilistica Italiana, propedeutica al Pugilato. L’idea nasce dall’esigenza di una formazione graduale dell’atleta, gli allenamenti prevedono una preparazione fisica combinata e una parte tecnico tattica. Le competizioni sono senza contatto o con contatto controllato.
13
X
RING
TITOLO EUROPEO DEI SUPERLEGGERI
IL PRINCIPE P R O M U OV E A N C O R A DI ROCCO VINCITORE Nel sottoclou Caccia costringe De Donato alla resa di Giuliano Orlando ph Renata Romagnoli
14
X
RING
M I L A N O
Potremmo iniziare dalla strada, visto che l’inarrestabile Alex Cherchi ha inventato un prologo inedito, per dare visibilità al secondo appuntamento del Teatro Principe, – europeo superleggeri tra Michele Di Rocco (39+1-1=) e lo sfidante danese Kasper Bruun (19+2-1=), oltre all’atteso duello tra Renato De Donato (14+3) e Alessandro Caccia (13+1-) per la cintura Latina welter WBC - dopo il successo ottenuto col tricolore welter tra Moscatiello e Pintaudi. Qualche giorno prima dell’evento ha dato appuntamento a media e fotografi in Corso Buenos Aires, nel centro di Milano, per l’occasione parzialmente bloccata al traffico, facendo esibire i protagonisti sull’arteria principale cittadina, con un successo superiore alle previsioni, visto che l’idea ha trovato commenti positivi perfino dagli automobilisti, incuriositi dall’inusuale spettacolo. Con giustificata soddisfazione del “Leone 1947”, storico negozio di attrezzature sportive, sport da combattimento in particolare, che nell’occasione ha accentrato la curiosità dei passanti, con i ragazzini che hanno fatto ressa per ottenere gli autografi da Di Rocco, De Donato e Rondena gigante milanese, sul quale la OPI2000 punta parecchio. Preludio confortante, con un solo precedente a Milano, lontanissimo nel tempo. Parliamo del 1960, inizio settembre, in cui Duilio Loi, conquistò il mondiale superleggeri a spese del portoricano Carlos Ortiz, sul ring dello stadio di S. Siro, ospitando oltre 60.000 spettatori, record mai superato. La domenica successiva, il grande
Duilio, sfila su una vettura scoperta proprio in Corso Buenos Aires, tra due ali impressionanti di folla. La figlia Bonaria Loi, che nell’occasione osserva il papà dal balcone di casa, commenta: “Se avessi buttato una monetina non avrebbe toccato l’asfalto”. Negli USA queste sfilate fanno parte della routine promozionale. Rocky Mattioli, il non dimenticato campione del mondo medi jr. 1977, mi ricorda che ad ogni incontro importante in Australia, non solo passeggiate in auto, ma anche visite nelle scuole e negli ospedali a parlare con i bambini e i pazienti, offrendo regali e sorrisi. Nel frattempo la “Principe Boxing Events” mette nel carnet il secondo tutto esaurito, quindi il successo auspicato grazie allo spettacolo offerto dai protagonisti della serata. In primis Michele Di Rocco, che ha difeso con assoluta padronanza l’europeo di fronte ad uno sfidante che ha messo sul ring tutto quello che aveva a disposizione. Bruun è un longilineo dalla boxe scolastica, quindi sinistro in jab per aprire la strada al destro, il tutto a buona velocità e coordinazione. Talmente rapido che Di Rocco, inizialmente lo subisce e questo fa bene al campione e al pubblico, che aspetta la replica del nostro. Attesa breve e match subito caldo. Di Rocco inizia a muovere il tronco e scovare i pertugi al corpo dove il concittadino della Sirenetta di Copenaghen, appare poco tornito. La cura sortisce gli effetti auspicati e al quarto tempo, Bruun è costretto ad una sosta in ginocchio per riprendere il fiato, che il montante mancino al fegato di Michele, gli aveva tolto. Il confronto è da uno fisso, ma lo
15
sfidante ha l’orgoglio dei guerrieri danesi e regge l’impari lotta fino al nono round, quando l’arbitro inglese John Lewis, praticamente inoperoso per la correttezza dei pugili, decide che è ora di sospendere la battaglia. Troppo divario e quindi troppi pugni sul bersaglio ospite. Di Rocco si conferma campione e offre l’ennesima prova di un rendimento ottimale, meritandosi gli applausi di un pubblico che apprezza con cognizione di causa la lezione di scienza pugilistica dell’umbro, ormai milanese adottivo, che Franco Cherchi sta modellando al meglio. Non da meno la sfida tra De Donato e Caccia, entrambi laureati, semmai l’attesa è più sentita. Il primo gioca in casa e si porta appresso un buon numero di fans, il secondo deve rispondere ad alcuni interrogativi, tipici di chi dopo 12 vittorie subisce il primo stop, abbastanza imprevisto e si appresta all’impegno più difficile come segnale di riscatto. Match piacevole, che si snoda sui canoni previsti. Si tratta di capire chi saprà imporre la propria tesi offensiva. L’interrogativo dura meno del previsto. Il mancino milanese inizia con le idee chiare, muovendosi dalla parte giusta per evitare il destro pesante di Caccia e rientrare col sinistro. Due riprese positive per De Donato, poi l’inversione di tendenza, quando il crotonese stabilitosi a Ferrara, alla corte pugilistia dei Duran, trova la strada dei destri alla figura e per l’avversario è la fine. Che arriva al quinto round, con un Caccia che non concede al rivale l’opportunità di replica. I destri al corpo sono di chirurgica precisione e De
X
RING
Donato alza bandiera bianca. Successo importante per questo pugile che ha nella volontà il segno positivo e nella misura la qualità del campioncino che non si scoraggia al primo stop e non si esalta alla vittoria più importante della breve carriera, ma la definisce giustamente la tappa di un percorso nel quale crede fermamente. “Era importante vincere – chiarisce – perché mi trovavo al bivio e due sconfitte consecutive non mi andavano bene. Incontravo un ex campione italiano e un pugile di qualità. Con Massimiliano Duran il mio maestro, ne avevamo studiato le caratteristiche e sul ring ho cercato di mettere in atto la tattica giusta. E andata bene e adesso aspetto i prossimi esami”. De Donato, a giudizio personale, non si è presentato al meglio. Forse distratto dagli impegni alternativi alla carriera anche se pertinenti, come l’apertura di una palestra dove ha investito molto del suo futuro. I piedi in due staffe sono rischiosi nella boxe e lui lo sa benissimo. Caccia è bravo e aveva più voglia di vincere, meritandosi la cintura Latina WBC.
Il De Donato visto al Principe non ha opportunità di vertice, neppure nazionali in una categoria come i welter, dove i menacciuti non mancano. Sul ring nessuno ti regala nulla ed è giusto così. Chi ha meritato una nuova esibizione al Principe è proprio Di Rocco, come ci anticipa Alex Cherchi. “Per Michele stiamo lavorando concretamente ad una possibilità mondiale, ma tutte le sigle al momento hanno i campioni impegnati e quindi dobbiamo attendere i risultati. In questo frattempo diamo a Michele una nuova possibilità di combattere con un’altra sfida volontaria, fissata il 30 maggio, ancora al Principe, in attesa di definire l’eventuale difesa contro Lenny Daws scelto dall’EBU, anche se abbiamo il fondato dubbio che l’inglese stia scegliendo altre strade, probabilmente un mondiale di sigla, considerato che Daws ha già affrontato l’italiano a Brindisi nel 2013, perdendo nettamente. Quando riaprii il “Principe” dopo mezzo secolo di silenzio, promisi che il teatro sarebbe tornato il tempio della boxe con un salto di qualità. Mi
16
sembra che i fatti superino le promesse. Speriamo che questo esempio faccia proseliti e si trovino nuovi sponsor”. In apertura l’inedito massimo croato Granic (3+) dalla struttura notevole, ma ancora implume, batte senza problemi Kaludjeovic (3-12), montenegrino più basso che ha svolto con dignità il ruolo di collaudatore. Il laziale Podda (5), supermedio dal fisico superlativo, una carriera in azzurro ad intermittenza, grandi mezzi potenziali ma fermo da anni a metà del guado, si presenta all’esame milanese. L’esperienza da professionista non sembra averlo fatto decollare, anche se il pugile ci mette volontà e preparazione. Contro l’altro croato Benzon (10+9) ha faticato parecchio, incapace di leggere le contromisure per evitare il largo destro, oltre all’indecisione negli attacchi, limitandosi ad un sinistro troppo corto, spesso fuori misura. Solo nella sesta ripresa è uscito del guscio per legittimare la vittoria. Atteso al secondo test nei pro, il massimo leggero Rondena (2). La sua vittoria non è mai stata in dubbio, considerato che il croato Behlulovic (4-26) 34 anni portati male, dopo qualche fiammata iniziale, si spegne, mettendo a frutto il mestiere per irretire l’ancora verde giovanotto di Magenta (Mi), che paradossalmente, si trova a disagio a dover picchiare senza soluzione di continuità un rivale inoffensivo, ma capace di muoversi ed eludere le offensive di Rondena. Importante abbia fatto utile esperienza. .............
A pagina 14 un sorridente Michele Di Rocco insieme agli uomini del suo angolo indossa la cintura di campione; pagina 15: il sinistro di Caccia accusato da De Donato ; nuova vittoria per Rondena ; un’immagine di Luca Podda all’angolo. In questa pagina, una fase di studio tra Di Rocco e Bruun.
L E R E C E N S I O N I D I B OX E R I N G
X
R RI IN NG G
Una terra di campioni e di ricordi PRESENTATO IL LIBRO “LA BOXE A TERRACINA” DI VINCENZO BELFIORE Ospiti d’onore il Sindaco e il Vicesindaco di Alfredo Bruno
S A B A T O 14 MARZO
nel centro di Terracina, e precisamente nella Sala Valadier di via Roma c’è un certo fermento con la presenza di Nicola Procaccini e Gianfranco Sciscione, rispettivamente sindaco e vicesindaco della città balneare. Non si tratta di tagliare un nastro, ma di presenziare l’uscita di un libro intitolato “La boxe a Terracina 1930-2014” di Vincenzo Belfiore. La terza gemma di una sagra dedicata alla noble art che fa seguito ai 100 anni di Roma e Lazio e ai 100 della Ciociaria. Stavolta Belfiore si è impegnato in una zona più ristretta, ma per modo di dire, visto che Terracina è una sorta di crocevia che unisce tutto il Lazio e la Campania. La Sala Valadier è gremita in ogni angolo, il segnale inequivocabile di qualcosa di importante, di qualcosa di atteso. Dopo una breve presentazione iniziale prende la parola il Primo cittadino: “ Dentro questo libro non ci sono solo anni di sport, dentro c’è la storia di una città, c’è l’identità terracinese. E questo poteva essere ottenuto solo con la boxe. Tanti sono gli sport che nel trascorrere degli anni si sono fatti a Terracina, ma nessuno riempie l’identità terracinese come la boxe. Se saremo riusciti a rinsaldare questo legame tra passato, presente e futuro non dobbiamo prendere ciò come un’impresa, ma semplicemente come consapevolezza di aver fatto il nostro dovere. Per questo è importante il libro, è importante la nascita della Società messa su da Roberto Venturi, per portare avanti, per cercare di alimentare un fuoco che probabilmente sotto la cenere ancora ardeva”. La parola passa quindi a Gianfranco Sciscione, vicesindaco, che da tempo ha conosciuto e segue la grande boxe: “ Quando venne da me l’amico Roberto Venturi per chiedermi
di fare qualcosa per il pugilato ho subito aderito con entusiasmo. Grazie a lui che mi ha spiegato alcune cose mi sono dato subito da fare con l’Amministrazione Comunale, non solo per organizzare un Titolo Europeo, ma per consegnare un riconoscimento a chi aveva dato onore a questa città in Italia e nel mondo come interprete di uno sport così bello. Io l’ho fatto soprattutto come terracinese perchè in quell’occasione vedere tutti “i nostri ragazzi”, mi piace chiamarli così, che nel passato hanno dato lustro e che
si rischiava di passare nel dimenticatoio, nel niente, è stata una grande soddisfazione. Io in quella serata mi sono sentito orgoglioso. Ho conosciuto Vincenzo Belfiore. Questo libro per certi versi è il nostro vangelo sulla boxe e sulla nostra città. Vedere le fotografie, leggere le imprese dei nostri pugili ci ha rispolverato i valori attraverso i ricordi che erano rimasti chiusi in un cassetto della memoria”. Roberto Venturi, quando prende la
17
parola, tradisce una certa emozione, ringrazia tutti dalle autorità agli sponsor, chi ha reso possibile la rinascita di questa disciplina. La sua palestra ha già un nutrito gruppo di atleti che stanno per esordire sotto la guida di due insegnanti come Rosario Di Tommaso e Natalino Di Mauro, vecchie glorie della boxe terracinese. La molla in Roberto probabilmente scattò quando accompagnò il padre Dante, che arrivò a battersi per il titolo italiano contro Alvaro Nuvoloni, alla Sala delle Bandiere in Campidoglio per presenziare al libro dei Cent’anni della boxe nel Lazio e a Roma. Un passaggio di consegne, o un testimone trasmesso inconsapevolmente in quell’occasione tra padre e figlio. Molti sono costretti a sostare fuori per ascoltare le gesta dei campioni che hanno dato lustro, autori di imprese memorabili, nomi rimasti impressi in tutti gli appassionati, da Nemesio Lazzari a Gilberto Biondi, da Dante Venturi ad Aldo Tramentozzi, da Salvatore Sanna ad Armando Mattei. Belfiore ha una parola per tutti, sono tanti i campioni, impossibile fare un elenco completo, e oltrettutto sarebbe togliere la prerogativa di questo libro che descrive Terracina e i suoi pugili, bravi e meno bravi, i maestri, le località dove si sono fatte le riunioni, le palestre. La città ha visto disputare titoli importanti con grandissimi pugili: Sandro Mazzinghi, Patrizio Oliva, gli Assoluti del 1980, cui parteciparono tra gli altri Francesco Damiani e Maurizio Stecca. Nel libro ci sono anche aneddoti simpatici, trovati dall’autore e rispolverati dai protagonisti di epoche passate, dai familiari. La boxe a Terracina 1930-2014 – di Vincenzo Belfiore – con la collaborazione di Veronica Belfiore – Editrice Frusinate – Euro 20
X
RING
ANGOLO ROSSO
MARZIA DAV I D E “Punto a Rio” di Tommaso Gregorio Cavallaro MARZIA
DAVIDE
non è un’atleta come le altre. E’ una mamma che ha vinto praticamente tutto nella Noble Art sia a livello italiano che internazionale. La sua bacheca è piena di coppe e medaglie, ma con uno spazio ancora libero, nel quale la pugile campana vorrebbe metterci quell’unico alloro che ancora le manca: la Medaglia Olimpica. Il suo obiettivo al momento è ottenere quel pass che nel 2016 le permetterebbe di salire tra le 16 corde del ring Olimpico di Rio de Janeiro. 6 titoli Italiani, 2 argenti mondiali, 3 ori e un bronzo agli europei, 1 oro e un argento ai campionati dell’Unione. Hai vinto praticamente tutto, qual è
ora il tuo obiettivo? “Il mio sogno è sempre stato quello di partecipare alle Olimpiadi. Farò di tutto per qualificarmi per i prossimi Giochi di Rio 2016”. Parlaci dei tuoi esordi sul ring e di quando hai capito che il pugilato sarebbe stato la tua vita? “A dire il vero ho iniziato come atleta di Kick Boxing. Nel 2002 ho deciso di provare il pugilato e ho subito capito che mi sarei potuta togliere molte soddisfazioni”. Chi ti senti di ringraziare, oltre le tue grandi doti per i risultati che hai raggiunto? “Per essere un’ atleta vincente, hai bisogno di avere al tuo fianco dei
grandi allenatori. Io ho avuto questa fortuna. Mio padre è stato anche il mio primo allenatore, quello che ha avuto il merito di formarmi come pugile sia fisicamente che tecnicamente. Al suo fianco c’è sempre stato anche mio marito, il cui supporto è fondamentale per me. Non posso non menzionare, ovviamente, i coach della Nazionale, Emanuele Renzini e Laura Tosti, grazie ai quali ho raggiunto molti dei miei traguardi a livello internazionale”. Che consiglio daresti a una ragazza che decide di intraprendere la carriera da pugile? “Le direi solo che ha preso la decisione giusta nell’infilarsi i guantoni. La boxe è uno sport completo, che ti permette di crescere sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Saper boxare per una ragazza è utile anche come autodifesa e, visti i tempi, credo che sia una cosa molto utile per noi donne”. Cosa vuol dire essere una mamma pugile e come riesci a conciliare i tuoi impegni sul ring ? “Essere madre e atleta agonista allo stesso tempo non è tra le cose più semplici al mondo. Tra ritiri e campionati è più il tempo che passo fuori che quello in cui sono a casa. Posso continuare a essere una boxer solo grazie all’aiuto della mia famiglia, senza la quale non potrei proseguire nel mio sognare Rio 2016”.
.............
Marzia durante un match
18
A N G O L O B LU
X
RING
FRANCESCA GRUBISSICH Un robot sul ring di Tommaso Gregorio Cavallaro ph Luigia Giovannini F R A N C E S C A GRUBISSICH,
26 anni, romana, si è messa in luce negli ultimi due anni dove tra l’altro ha disputato una semifinale agli Assoluti di Ostia, superata da Eva Magno, ma soprattutto con i suoi limpidi successi agli Universitari e le sue vittorie nella squadra delle Moire al Torneo IWBL. Minuta con i suoi 51 kg., ma non certo fragile con la sua boxe essenziale, con i suoi diretti che sembrano la punta di una spada. Pugilisticamente è nata nella Boxe Trastevere sotto la guida di Daniele Malori e Paolo Ralli. Un connubio perfetto e lo vedi quando sul ring Francesca esegue alla lettera gli ordini del maestro come un robot. Francesca per la sua freddezza sul ring è l’avversaria che tutti vorrebbero evitare. Possiamo definirla una passione al “quadrato” e come è avvenuta? “Sono entrata in palestra più che altro per curiosità e ho cominciato con la kick boxing disputando qualche gara. A un certo punto il mio maestro Daniele mi ha chiesto se volevo provare con la boxe un po’ per le mie qualità e anche per un prestigio maggiore. Pian piano mi sono appassionata a questa disciplina. Ci ho messo tutto l’impegno possibile, perchè penso che quando uno ha un sogno lo deve rincorrere senza porsi dei limiti”. Cosa fai nella vita? “Studio Scienze Motorie e lavoro nelle palestre insegnando kick boxing e un po’ di prepugilistica, proprio perchè questo sport mi piace in tutti i suoi risvolti”. Un giorno amaro nel pugilato? “Un giorno amaro si ha quando magari entri in palestra e hai vari pensieri, può capitare ogni tanto, quindi sei distratta e non ti riesce di fare quello che vorresti, anche se ti consoli che la prossima volta andrà meglio”.
Come giudichi la tua ultima esperienza agli Assoluti? “Buona, perchè ho affrontato avversarie molto impegnative e quindi ho avuto la possibilità di crescere e valutare le mie possibilità. La semifinale è andata male. Verdetti sbagliati? Non lo so, ma mi rifarò sicuramente la prossima volta”. Nel tuo ambiente familiare, di studio e di lavoro cosa pensano di Francesca pugile? “A casa mio padre è contentissimo e viene a quasi tutti i miei incontri. Nell’ambiente di lavoro sono contenti perchè insegnando e nello stesso tempo facendo il pugilato è un motivo a mio
19
favore. Per quanto riguarda lo studio è tutto ok”. Hai degli hobbies? “Mi piacciono molto il teatro e la musica. Nel Teatro seguo con attenzione quello sperimentale soprattutto fatto da giovani. La musica mi piace un po’ in generale. Quando ballo mi piace il rock, soprattutto quello degli anni ’70. Mi piace anche leggere e il mio autore preferito è Niccolò Ammaniti. Sono appassionata di fotografia, ma al primo posto c’è sempre la boxe ”.
............ Francesca in allenamento
X
RING
G A L À D E L L E T R E C A P I TA L I
Firenze festeggia i 150 anni
TRE C A P I TA L I A Palazzo Vecchio gli incontri validi per il Galà di Amedeo Raffi ph Roberto Aschi F I R E N Z E 14/03/2015 Nella Sale d’Arme di Palazzo Vecchio in Firenze si sono disputati gli incontri di pugilato validi per il “Galà delle tre capitali”. Per i festeggiamenti nel ricordo dei 150 anni trascorsi dal periodo che Firenze svolse il ruolo di Capitale d’Italia, l’Amministrazione Comunale in collaborazione della Federazione Pugilistica Italiana ha voluto inserire anche un torneo di pugilato. Splendida la storica cornice che ha ospitato il ring dove si è svolta questa insolita rappresenta-
zione riservata alle categorie di peso dei kg. 64 e dei kg. 69 con i migliori pugili elite della Toscana, Piemonte e Lazio; regioni che hanno avuto od hanno tuttora il proprio capoluogo capitale d’Italia. Molte le autorità che hanno presenziato, da bordo ring, alla manifestazione patrocinata dalla Regione Toscana , dal CONI e dal Panathlon Club. Il Comune di Firenze era rappresentato dall’assessore allo sport Andrea Vannucci, per la FPI non poteva mancare il Presidente Alberto Brasca con il segretario Alberto Tappa, mentre per il CONI era
presente la massima autorità regionale, per la Regione il suo assessore allo sport Stefania Saccardi e per il Comitato promotore Firenze capitale d’Italia il suo presidente Eugenio Giani. Per il Comitato Regionale Laziale della FPI era presente il suo presidente Roberto Aschi, mentre quello Toscano era presente al completo guidato dal presidente Giuseppe Ghirlanda. Sotto, premiazioni a centro ring insieme all’assessore allo sport Vannucci, Emilio Pisani, Roberto Aschi, Renzo Frisardi, Tancredi Gioia, il Pres. Alberto Brasca, Pino Ghirlanda ed il gruppo A-G della Toscana.
RISULTATI PUGILI ELITE KG. 64
Giuseppe Scordo (Roma Capitale)
VP vs.
Marco Zingaro (Roma Capitale)
VP vs.
Paul C. Cocolos (Firenze Capitale)
P vs.
Yari Tudisco (Torino Capitale)
Hassan Nourdine (Torino Capitale) Simone Vanni (Firenze Capitale)
KG. 69
Erik Lazzarato (Torino Capitale)
Marco Papasidero (Firenze Capitale) Leonardo Sarti (Firenze Capitale)
VP vs
Stefano Zaccagno (Roma Capitale)
VP vs
Alex Oocone (Torino Capitale)
VP vs
Marco Ambrosi (Roma Capitale)
Commissario di riunione: Mario Salvadori; Arbitri e giudici: Paola Falorni, Carlo Franchi, Nicola Parrino, Veronica Ponsiglione; Cronimetrista: Caterina Panichi; Medico di riunione: Dott. Ezio Truppa.
20
E N R I C O A PA
X
RING
E N R I C O A PA RIENTRA A L C E S AG Dopo sei anni alla presidenza del Comitato Campano Enrico Apa torna alle origini di Adriano Cisternino
“UN
ritorno in famiglia”, così Enrico Apa definisce la sua fresca nomina di componente della Cesag, la commissione presieduta da Massimo Barrovecchio, che dal primo gennaio 2015 lo vede impegnato in una veste nuova dopo sei anni di presidenza del Comitato Regionale Campano. Dimissioni d’obbligo dal vertice regionale, dunque, anche se al presidente uscente tocca l’ordinaria amministrazione in attesa di nuove elezioni. La successione sembra già
per un giovane esordiente olimpico. Ma ciò che mi preme sottolineare è il significativo incremento dell’attività sul territorio. Le società sono passate da 33 a 57, raddoppiato anche il numero dei tesserati, da circa 300 a quasi 600, così come anche l’attività agonistica è passata dalle 40 a circa 80 riunioni annuali. Queste cifre danno un quadro eloquente della notevole promozione sul territorio che è stata fatta in questi anni grazie, naturalmente, al lavoro intenso e competente di maestri e dirigenti, con la collaborazione di arbitri e medici sportivi. Abbiamo
le capofila di un movimento in forte sviluppo”. Sul fronte professionisti? “I vari Esposito, Tommasone, Di Luisa sono figure di primo piano. Voglio anche sottolineare che la Vesuviana di Torre Annunziata, con Biagio Zurlo, è ormai un polo di riferimento per tanti professionisti anche non campani.” Qualche rimpianto? “La finale delle TLB perduta a Roma per 5-3 con Cosenza sconfitto per ferita e senza Manfredonia. Con un po’ di fortuna avremmo potuto inaugurare l’albo d’oro della manifestazione”.
“...Ma ciò che mi preme sottolineare è il significativo incremento dell’attività sul territorio. Le società sono passate da 33 a 57....” tracciata, senza battaglie elettorali. Niente “primarie” o robe del genere, candidato unico alla successione (il 9 maggio l’assemblea) è Alfredo Raininger, ex-campione d’Europa dei superpiuma, poi maestro di vari campioni e da anni dirigente nazionale. Ritorno in famiglia, dunque, per Enrico Apa, già arbitro Aiba con una significativa presenza alle olimpiadi di Pechino dove - privilegio non da tutti diresse anche una finale. - Rapido sguardo al recente passato: cosa ha trovato, cosa lascia? “Ho trovato una Campania già florida e fresca reduce da un’olimpiade - Pechino, appunto – dove era salita sul podio con Clemente Russo e Vincenzo Picardi. In questi sei anni non sono mancati altri risultati di assoluto prestigio internazionale. A Londra 2012 Russo ha replicato l’argento e Mangiacapre ha ottenuto un bronzo importante
inserito il pugilato persino come materia scolastica nel liceo CrocePitagora di Torre Annunziata.” E’ stato notato che agli ultimi “assoluti” non c’era neppure un rappresentante della Campania in finale. “E’ vero. Ma è anche vero che i Gruppi Sportivi Militari e la Nazionale attingono a piene mani nella nostra regione. Forse c’è stata una fase di rallentamento, capita, ma i ricambi devono solo maturare, come dimostra il primo posto ottenuto l’anno scorso nel criterium giovanile. Arecchia, per esempio, è già una realtà.” In compenso l’altra metà del ring, il settore femminile, sembra in grande crescita: “Marzia Davide è la numero uno e poi c’è la giovanissima Irma Testa in grande crescita: entrambe stanno per passare nei ranghi della Fiamme Oro. Ma queste due pugili sono soltanto
21
Qualche obiettivo per il nuovo incarico? “L’Italia deve tornare ad avere voce in campo internazionale. Da anni nessun italiano figura nella commissione arbitri mondiali” . .............
X
RING
IBF
IBF A FOCOSI B AT T U T O M O L N A R Il pugile marchigiano torna campione di Gabriele Fradeani FA L C O N A R A M A R I T T I M A
13/03/2015 - Michele Focosi ce l’ha fatta ed è finalmente riuscito ad agguantare una corona, quella del vacante titolo dei leggeri Ibf del Mediterraneo davanti ad un pubblico che ha seguito con grande partecipazione l’evento. Match godibilissimo soprattutto dal punto di vista agonistico con dodici tempi trascorsi senza un attimo di tregua da parte di entrambi i contendenti. Focosi si presentava all’appuntamento visibilmente teso mentre il suo avversario “baby face” ostentava la sicurezza che solo i suoi 20 anni non ancora compiuti potevano dargli. All’inizio delle ostilità era l’anconetano a dare battaglia con un massiccio lavoro al corpo ignorando i consigli dell’angolo che lo invitavano alla prudenza. L’ungherese replicava con colpi lunghi e saettanti ganci e montanti alla corta distanza che si rivelavano molto pericolosi. Focosi non demorde e continua con un pressing furioso mirando a sfiancare il più giovane
avversario e, pure correndo qualche rischio, si porta avanti nel punteggio. Alla settima tornata l’episodio saliente del match: Molnar attacca deciso con colpi saettanti al corpo ma è un invito a Focosi che ribatte con la stessa moneta ed è proprio su una fase di scambio a distanza ravvicinata che Focosi centra l’avversario con un gancio montante sinistro al plesso seguito da un corto destro alla mascella. Per Molnar è il kd; dopo il conteggio il pugile anconetano si avventa ma termina la ripresa e Molnar si salva. Nella ottava il magiaro dimostra di essersi ripreso anche se la sua boxe è diventata più attenta e meno spumeggiante. Nella nona Molnar ha un guizzo e si aggiudica la ripresa su un Focosi che ha necessità di respirare; particolarmente efficace un suo diretto destro che l’anconetano sente chiaramente. Nella decima è ancora Focosi a proporsi con un duro lavoro al corpo che l’ungherese mostra di non gradire. Nelle ultime due tornate l’angolo del pugile anconetano
raccomanda prudenza e contenimento: Focosi impatta la undicesima e lascia l’ultima a Molnar anche se fatica a non obbedire al suo temperamento da fighter che lo spinge a combattere. Nessun patema al verdetto: la vittoria è chiara. Non siamo d’accordo con il 114 a 112 dell’italiano Ruggeri, così come non condividiamo i 117 a 110 dati da Tiberi e Jankowiak. Forse più realistici 4 punti ma comunque verdetto unanime e vittoria chiarissima. Il pugile anconetano può ora guardare avanti con rinnovata fiducia e puntare ancora più in alto. Buoni anche i matches di contorno. Hanno iniziato i piuma Parrinello ed il croato Horvatic. Subito in cattedra il nostro atleta con colpi lunghi, doppiati, portati da tutte le posizioni. L’avversario ha fatto il suo onesto lavoro: un buon mestierante che non si è mai tirato indietro anche se non ha creato mai problemi a Parrinello, indubbiamente di altra classe. Monologo il suo interrotto solo da una sfuriata di Horvatic nella quarta ripresa ma, poi, tutto è
I R I S U LTAT I C A M P I O N AT O M E D I T E R R A N E O I B F PESI LEGGERI
Michele Focosi (col. Zurlo)
b. punti
Bence Molnar (Lauri - Ungheria)
PESI PIUMA
Vittorio Parrinello (Loreni/Zurlo)
b. punti (6 riprese)
Antonio Horvatic (Cukusic - Croazia)
PESI MASSIMI LEGGERI
Simone Federici (Loreni)
b. punti (6 riprese)
Marko Colic (Team Cukusic)
W E LT E R
Ricardo Silva (loreni) Mellone Riccardo (Team Zurlo)
b. kot 3^ b. punti
Laszlo Szekeres (Lauri - Ungheria) Esposito Michele (Loreni).
Supervisor IBF Alfred Asaro (Francia); Arbitro del match titolato Giustino Di Giovanni (It); Giudici: Toni Tiberi (Lx), Leszek Jankowiak (Po), Remigio Ruggeri (It); Medico del campionato Dr. Giuseppe Macchiarola; Speaker Mimmo Zambara; Commisario di riunione Oreste Mariani; Medico di ring Dr. Leo Fiori; Arbitri giudici: Musamgu Ngeleka, Gabriele Battilà, Sauro Di Clementi.
22
X
RING
andato come doveva ed il pugile di Zurlo si è aggiudicato nettamente il combattimento. Era poi la volta dei pesi massimi Federici e Colic. Ha iniziato bene il pugile di Loreni e soprattutto la seconda e la terza ripresa si è distinto per alcuno montanti portati al mento dell’avversario. Poi, dalla quarta in poi si è disunito, il match è diventato caotico e rissoso: non ha saputo dare consistenza alla sua azione, ha perso la quarta, nettamente la quinta in cui si è fatto sorprendere in più occasioni e pareggiato l’ultima. Successo di un soffio che lascia qualche dubbio sulla sua reale consistenza. Pieno di emozioni il combattimento fra Silva e Szekeres. Il pugile di Loreni ha iniziato molto bene: impostato in guardia destra è subito entrato nella guardia dell’avversario con colpi diritti e puliti. Seconda ripresa sulla stessa falsariga anche se Silva era disturbato da una copiosa epistassi. Nella terza l’epilogo: su un attacco di Silva, l’ungherese lo contrava con un gancio destro e lo metteva al tappeto. Dopo il conteggio Szekeres, fiutando il colpo grosso, si avventava sconsideratamente ma era a sua volta centrato d’incontro
e per lui finiva li. Proteste di Lauri ma l’operato dell’arbitro Di Clementi è stato ineccepibile. Fra Esposito e Mellone, il risultato che non ti aspetti!. Iniziava molto bene Esposito, più in linea con colpi diritti, e tutto lasciava intendere in un suo successo ma dalla seconda ripresa Mellone si “svegliava” e cominciava a ribattere colpo su colpo. Particolarmente buona la sua terza ripresa con Esposito in affanno. Equilibrate le riprese successive ma con una modestissima ma costante superiorità di Mellone, sicuramente più incisivo. Riteniamo giusto il verdetto anche se ottenuto sul filo di lana. Euforico, ed a ben ragione, Michele Focosi negli spogliatoi “ Dedico la mia vittoria – ha detto – alla mia splendida famiglia che mi segue e mi supporta ed al mio allenatore Diavilla Sabiyala che mi ha fatto crescere e mi ha caricato a dovere per questa prova. Dopo le tre delusioni patite nei matches contro Esposito e Di Silvio, questa iniezione di fiducia ci voleva proprio. Il match di questa sera? Al di la del risultato non posso che complimentarmi con il mio avversario: Un ragazzo veramente in gamba che mi ha dato del filo da
23
torcere. E pensare che non ha ancora 20 anni, ritengo che ne farà di strada. Ha un pugno secco ed è molto veloce. Ho cercato di evitare lo scontro all’inizio e poi, visto che lasciava spiragli aperti al corpo ho intensificato i colpi alla figura. Alla settima ripresa questo lavoro mi ha ripagato e se non fosse intervenuta la fine della ripresa probabilmente il match sarebbe terminato li. Il futuro? Sono ben conscio che di solo pugilato non si vive e pertanto terrò ben caro il mio lavoro alla McDonald. Ringrazio i miei sostenitori e tutti quelli che hanno avuto fiducia in me; penso di averli ripagati con questa prestazione. Ritengo di avere fatto un ottimo match, mi sento più maturo e consapevole delle mie possibilità. Per ora mi godo questo successo tanto atteso e poi con il mio manager e con Diavilla faremo il punto e vedremo il da farsi.” ............. A sinistra l’arbitro alza il braccio al Focosi campione. A f ianco, Focosi alla presentazione della serata da sx il Sindaco di Falconara Brandoni, Focosi, il Vicesindaco di Falconara Rossi.
X
RING
1 0 0 A N N I F P I B RU N O A R CA R I
16 - 20
0 1 0N I
19 16
AN
FPI
B RU N O A R CA R I UNO
DEI
PIÙ
GRANDI
Un storia iniziata nel lontano 1957 e culminata col mondiale nel 1970 di Giuliano Orlando ph Archivio FPI
E
’ il maggio del 1979, a Genova l’aria di mare è dolcemente frizzante e il profumo della primavera avanzata si specchia nei colori dei giardini di Piazza Vittoria, mentre in Via XX settembre, il cuore pulsante della città, l’andirivieni non ha soluzione di continuità. A metà della street si erge il ponte che conduce a Portoria, uno dei più vecchi quartieri della città, passato alla storia per il sasso lanciato dal Balilla - siamo alla fine del 1746 - contro un soldato austriaco, gli invasori del momento. Dal 1939, su un lato di quel ponte, trovi “Zeffirino”, il ristorante che fa parte della storia locale e non solo, ai cui tavoli si sono assisi papi, presidenti italiani e stranieri (Bush e Obama), e pure Frank Sinatra per limitare la lista ai top assoluti, oltre ai più grandi campioni dello sport. Nonni di origini modenesi, ormai genovesi da generazioni, gli Zeffirino hanno sempre riservato un posto al pugilato, in particolare a Bruno Arcari. In quell’occasione, parlo di 36 anni fa, l’appuntamento al nobile desco, dove tra i molti invitati, figurava l’ex presidente federale, il genovese Silvio Podestà che portava i novant’anni in modo straordinario, sanciva il ritiro dal ring di Bruno Arcari, il guerriero indomito, che aveva portato Genova agli onori del mondo con le sue imprese sul ring. Diceva addio a quel “mestiere”, dopo vent’anni di onorato servizio, che aveva abbracciato quindicenne, nel 1957 entrando nella palestra “Mameli”, seguendo l’istinto del combattente che si portava dentro. Gli addii sono l’autunno dei sentimenti. Una stagione che si chiude, con l’interrogativo di non sapere come sarà la successiva. er uno come lui, staccare la spina di una scelta che era diventata religione, non fu certo semplice. Qualcuno scrisse che finalmente si sarebbe liberato dal peso
P
dei digiuni per restare nel peso, dalla vita spartana necessaria per dare il meglio sul ring. Baggianate. L’aspetto più devastante fu quello di lasciare inerte quella borsa che conteneva i ferri del mestiere, spesso intrisi di sudore e sangue. Bruno, non scherzava neppure con gli sparring. Era la sua vita, la sua scelta. Il suo manager di sempre, Rocco Agostino lo sapeva benissimo, visto era stato lui a svezzarlo così. “Se vuoi diventare un campione – sosteneva – nessuna concessione al buonismo. Se non meni tu, ci pensa il tuo avversario”. Rocco era un tipo pratico, che aveva studiato la vita, guidando i pullman a Genova. Neppure lui era genovese, radice campana, ma entrambi esprimevano il carattere della terra dove erano approdati ancora bambini: schivi, caparbi, indomiti e orgogliosi. Un poker che non piaceva a tutti. Lo volevano più personaggio, più glamour, più quello che non era. Ho sempre apprezzato Bruno, per quanto ha dimostrato sul ring e non meno per ciò che ha costruito prima e dopo, quando il guerriero ha detto stop e si è tramutato in marito e papà, rimboccandosi per l’ennesima volta le maniche, come aveva fatto dopo la scuola elementare, andando a bottega. Primo lavoro da Cesare Ponzoni, fruttivendolo che lasciava mille lire nel cassetto aperto, per valutarne l’onestà. “Quando lo capì – ricorda – cambiai lavoro e iniziai come meccanico, da mio cugino Michele appassionato di boxe. Avevo 14 anni e giocavo ala sinistra nel Chiavari, ero bravo ma non sapevo incassare le offese. Passavo più tempo a litigare che a tirare calci. Trovai la palestra Mameli Pejo e due ottimi maestri: Alfonso Speranza (in precedenza aveva scoperto Aureliano Bolognesi, oro ai Giochi di Helsinky nel 1952) e Armando Causa. Continuavo a lavorare ma pensavo sempre più alla boxe come opportunità futura. Le
24
ferite alle sopracciglia le scoprii subito e sono state compagne fedeli e fetenti. Ma non sapevano che Bruno aveva più attributi di loro. Infatti, sono diventato campione d’Italia, d’Europa e del mondo, nonostante avessi due avversari da battere ogni volta”.
Q
uattordici anni di lotte e vittorie da professionista, dopo quelli da dilettante, che non lo premiarono per quanto valeva. Il migliore della nazionale tra il ’61 e il ’64, purtroppo la sfortuna sembrava averlo preso di mira, in particolare ai Giochi di Tokyo, dove si presentava da favorito, dopo aver dominato la preolimpica. A fermarlo ci pensò la testa di marmo del keniano Oundo, altrimenti sarebbe stata un’altra storia, probabilmente lastricata d’oro. Ugualmente, quando toglie la maglietta presenta un carnet di tutto rispetto. Bronzo europeo a Mosca nel ’63, battuto dal polacco Kulej che era più esperto e di talento. Il secondo polacco che lo sconfisse fu Ciuka l’anno dopo, europei di Varsavia, ma si trattò di un favore fatto al pugile di casa. Gli altri che la spuntarono hanno il nome di Sabri, Brandi e Lopopolo, tra il ’60 e il ’61, quando Bruno aveva nell’inesperienza il punto debole. “Su 86 incontri solo 6 sconfitte, non è male – ci scherza sopra –, nel ’62 e ’63 vinco il tricolore, i Giochi del Mediterraneo e i mondiali militari che ripeto nel ‘64. Ho vestito la maglia azzurra venti volte con 17 vittorie. Dopo Tokyo decisi di passare professionista, convinto di poter fare ancora meglio. Natalino Rea, il grande tecnico che mi insegnò moltissimo, e aveva grande stima del sottoscritto, fu il primo a consigliarmi il salto. Le tre riprese mi stavano strette, ero un diesel e quindi portato a distanze più lunghe”. I risultati gli diedero ragione, al punto che in una classifica assoluta,
X
RING
viene messo alla pari di Duilio Loi e Nino Benvenuti da parecchi addetti ai lavori. Non poteva essere altrimenti, Arcari ha pagine indimenticabili, nel suo lungo racconto agonistico, dalla trasferta di Vienna nel 1968, contro l’idolo di casa Orsolics, picchiato con furore, le quattro successive difese con Rea, Quator, Albornoz e Torcida spediti tutti ko. Il mondiale, l’appuntamento che ogni pugile sogna, realizzato il 31 gennaio 1970 a Roma dove trova il filippino Pedro Adigue, che si professa cattolico fervente, ma sul ring dimentica il rispetto per l’avversario. Le prova tutte, compresa una morsicata gigantesca, oltre e testate e gomitate, senza neppure chiedere scusa. Bruno soffre parecchio, ma dopo 15 riprese selvagge è il nuovo campione dei superleggeri. “Ogni incontro è
Il match fu tremendo; mi ferì con una testata, quasi mi sfondò la conchiglia, per i colpi bassi. Dopo il quinto round la spalla è paralizzata, lui è bravo e io soffro terribilmente. Al 14° round, penso di arrendermi, ma Rocco mi sibila: “Vinci per tua figlia”. Una sferzata che mi scuote, vinco il round e l’incontro”. Dopo una battaglia simile, ti riposi un anno. Non certo Bruno, che ha un fisico bestiale: meno di quattro mesi dopo a Palermo mette ko un altro brasiliano, Enrique Jana, troppo modesto per cullare illusioni. “Tanto corretto fu Jana, tutto l’opposto lo spagnolo Barrera Corpas, che affrontai quattro mesi dopo, pessimo attore, scorretto e infido, un bugiardo al punto che non gli strinsi neppure la mano alla fine del match. Un peccato, perché nell’occasione a Genova, Rodolfo Sabbatini aveva
una testata, non mise mai in pericolo la mia vittoria. Che il pubblico chiedeva per ko. Confesso che lo colpivo per fargli male e l’ho cotto a fuoco lento. L’ultimo montante allo stomaco alla dodicesima ripresa è una martellata che non digerisce, per evitare dubbi lo centro anche alla faccia. Joao va al tappeto, resta con la testa sulla corda più bassa e ascolta il conteggio come una liberazione. Vendetta compiuta”. Sempre nel ’72 mantiene la cintura battendo Everaldo Costa Azevedo, brasiliano-argentino e italiano, diretto da Umberto Branchini. Consapevole di essere inferiore, fa dell’incontro una gara di velocità, evitando il minimo scambio. Prima di Azevedo, il 13 dicembre 1972, a Roma trova lo sconosciuto dominicano Chris Fernandez. Lo rammenti? “Certo, un bell’amico.
“...lo spagnolo cercò di irretirmi ... Alla nona, cerca di tramutare i sinistri al fegato con una moneta che lo ha colpito al ginocchio... L’arbitro quasi ci casca, manca il corpo del reato... Un poveretto, non un atleta...” sempre sofferenza, contro Adigue fu ancor peggio, perché dovetti assorbire il destro più terribile della carriera. Era di una forza spaventosa, anche se tecnicamente inferiore. Mi equivaleva come volontà, ma per battermi avrebbe dovuto uccidermi. Nove difese, tutte col segno più, anche se ogni volta dovette inventarsi qualcosa per mantenere la corona. Il francese Roque, meritò la squalifica dopo aver provato a vincere a cornate. Lo spagnolo Diaz a Genova dura tre riprese. Nel 1971, dal Brasile arriva il fenomeno Joao Henrique, con un record impressionante: 34 successi e un solo segno rosso, contro l’inarrivabile Nicolino Loche, l’argentino con sangue italiano, artista della difesa. Ricorda Bruno: “Joao aveva al seguito un esercito di giornalisti, sicuri che avrebbe portato a casa la cintura iridata. Avessero saputo i guai che mi portavo dietro, avrebbero scommesso la casa, perdendola. Da diversi mesi avevo la spalla sinistra scassata, tanto che ottenemmo un rinvio di un mese.
invitato Muhammad Alì e Angelo Dundee e si erano dati convegno 15.000 spettatori. Lo spagnolo cercò di irretirmi con atteggiamenti da clown. Alla nona ripresa ormai sfinito, cerca di tramutare i sinistri al fegato con un’ipotetica moneta che lo ha colpito al ginocchio. L’arbitro quasi ci casca, ma manca il corpo del reato, semplicemente perché racconta una penosa bugia. Un poveretto, non un atleta”.
U
na vittoria senza gioia, ben diversa da quella ottenuta contro Henrique nel match bis, che il WBC aveva imposto, minacciando di scalzare l’italiano, ignorando che il primo a volerlo era proprio il campione. Quindici mesi dopo, il brasilero trova un altro Arcari, quello vero che lo punisce senza pietà. “Non l’ho fatto arrivare al 15° round. Gli esperti affermano che è stato il match più bello. Forse hanno ragione, comunque un incontro disputato con grande lucidità. Anche se riuscì a ferirmi con
25
Rocco mi aveva avvisato, ricordandomi che aveva battuto Robinson Garcia in Spagna ben due volte. Quella sera ero distratto e al secondo round prendo un sinistro al mento e vado al tappeto. Non mi era mai capitato. Una sensazione davvero sgradevole. Mi sono ripreso battendolo per ferita all’ottavo round, ma era al lumicino”. Cinque mesi dopo, l’americano ottiene la rivincita, ma stavolta Bruno è preparato bene e per Chris sono dieci riprese pesanti. Finisce gonfio e ferito, mentre Arcari ha la faccia senza segni. Il primo novembre 1973, Rocco Agostino accetta la sfida del danese Joergen Hansen a Copenaghen. Ci sono buoni soldi e il rischio vale la candela. Infatti, il pugile di casa regge cinque tempi, poi plana al tappeto. Di questa trasferta, c’è un episodio emblematico, che lascia capire la mentalità del clan AgostinoArcari. “Rocco si era accordato per una borsa di 100.000 dollari, che Mogen Palle, l’organizzatore doveva consegnare in contanti, niente assegni.
X
RING
La mattina dopo l’incontro andiamo a ritirare i soldi e Mogen ci porge un grande sacco con centomila biglietti da un dollaro. Rocco non fa una piega, lo porta in macchina e lo mette tra i borsoni, nel portabagagli dell’auto che l’amico Bruno Possa, avrebbe guidato da Copenaghen a Genova. Ci voleva ben altro per scoraggiare Rocco. Pensa che quando andammo a Vienna nella mia prima trasferta da professionista nel ’68, contro Orsolics, per evitare fregature, mise in valigia piombi per kg. 63,503 esatti, che mise sulla bilancia al momento del peso. Fu il mio vero papà. Severo ma onestissimo”. Nel ’74 l’ultima difesa a Torino, contro il campione europeo Antonio Ortiz, uno spagnolo che la mette sullo scontro senza esclusione di colpi scorretti. I due sanguinano abbondantemente, all’ottavo round una testata plateale colpisce l’italiano e l’arbitro è costretto a squalificare l’ispano. Qui finisce la storia titolata di Arcari, anche se prosegue l’attività. “In verità i programmi erano di difendere ancora il titolo, ma la spalla non metteva giudizio e così dovetti arrendermi, accettando un lungo riposo. Riprendo e si aprono le trattative per il mondiale welter contro Josè Napoles. Ci avevo sperato tanto, purtroppo non si realizzò ed è stata una delle grandi delusioni”.
D
opo un 1975 di tutto riposo, tre vittorie con avversari di modesta levatura, arriva la sfida rischiosa a Milano, con l’emergente Rocky Mattioli, che due anni dopo, Umberto e Giovanni Branchini avrebbero portato al mondiale medi jr. a Berlino battendo il tedesco Dagge. “Sapevo di affrontare un pugile giovane e più pesante, deciso ad arricchire il record a mie spese. Mi preparai adeguatamente, anche se i vecchi problemi restavano sempre attuali. Fu un bel match, difficile per entrambi, apprezzato da 15.000 spettatori e un bordo ring degno delle migliori serate, da Tognazzi a Walter Chiari, diverse attrici, oltre ai migliori campioni del momento. All’ottavo round mi fratturai la mano sinistra e il vantaggio accumulato scese. Alla fine due giudici diedero il pari, il terzo la mia vittoria. Nessun commento, semmai un grazie
all’amico Rocky che mi permise di ritrovare le motivazioni, dimenticate da anni”.
Q
ui termina la lunga chiacchierata fatta con Arcari in quel di Deiva Marina alla porte delle Cinque Terre, diversi anni fa, rispolverata in modo molto succinto nell’occasione dei 73 anni, senza rimpianti particolari. Nell’intervista attuale, si inseriscono novità che erano rimaste nel cassetto dei ricordi, ma che completano la storia dell’ultimo grande guerriero dei meravigliosi anni ’70. Nella lunga carriera da professionista, dopo l’ultima difesa tricolore contro Vargellini nel settembre del ’67, trascorrono quasi nove anni per ritrovare un italiano come avversario. Eppure la sfida con Lopopolo per molto tempo fu argomento di grande attualità. Ti sarebbe piaciuto affrontarlo? “Ho insistito parecchio sia con Rocco che con Sabbatini, ma dalla parte di Sandro non era argomento gradito. Umberto Branchini sapeva benissimo che sarebbe stato un match rischioso e chiedeva la luna per farlo. Ci tenevo, perché nella preolimpica dei leggeri nel ’60, Sandro che era già stato campione italiano, mi superò con un verdetto fischiato e andò ai Giochi di Roma. Avevo 18 anni, lui 21 e dovetti attendere fino a Tokyo nel ’64. I pochi che mi hanno superato li ho poi battuti, ma qualcuno ha preferito evitare la riprova. Non solo Lopopolo, Franco Colella, l’avversario dell’esordio al professionismo, fece scrivere sul suo biglietto da visita “vincitore di Bruno Arcari” dimenticandosi di aggiungere: “grazie ad una testata”. Ricordo che dopo quella sconfitta, Rocco andò da Rino Tommasi, dicendogli a muso duro, che da quel momento gli avversari li avrebbe scelti lui e non l’organizzatore”. Perché tra l’ultimo incontro disputato nel luglio del 1978 e l’annuncio del ritiro ufficiale, trascorse quasi un anno? “Semplice, io volevo diventare campione europeo dei welter dopo i superleggeri a distanza di dieci anni. Nel match contro Mattioli avevo ritrovato l’entusiasmo che pensavo scomparso. Tornai ad allenarmi a Sestri Levante, poi a Genova nella palestra di Via Cagliari, assieme a Cabrera, Usai, Guillotti, Gomez e Fabrizio. Nel
26
frattempo era nata l’Italian Boxing Promoctions che mi avrebbe assicurato la sfida in Italia, dalle mie parti. Rocco mi sosteneva perché capiva che potevo farcela. Oltretutto, campione d’Europa era il danese Hansen che avevo messo ko a casa sua nel ’73. Mandammo la sfida all’EBU, convinti di essere scelto come sfidante, invece gli esperti preferirono l’inglese Henry Rhiney, che aveva un record di 29 vittorie, 6 pareggi e ben 11 sconfitte. Prevalsero i giochi politici al valore del pugile”.
U
n brutto colpo, anche perché la trattativa per una sfida volontaria venne rifiutata da Mogen Palle che preferì andare a Villach alle porte di Vienna il 18 luglio 1978, contro l’austriaco Joseph Plachler, pugile modesto ma protetto e furbo. Risultato rocambolesco: sconfitto Hansen per squalifica all’ottavo round, con lo sfidante al tappeto, per un colpo alla nuca che il danese gli aveva dato dopo il gong, apparso decisamente leggero e amichevole. Un regno durato meno di quattro mesi. Il 2 dicembre a Dornbirn, dove viveva Pachler, ci pensò l’inglese Rhiney a cancellare ogni illusione, spedendo ko l’austriaco al decimo round. Voglio aggiungere il seguito per far capire come Bruno Arcari avrebbe potuto effettivamente conquistare e mantenere a lungo il titolo. Rhiney alla prima difesa nel gennaio del ’79 dura cinque riprese contro il connazionale Dave Green sul ring di Londra. A quel punto rispunta Hansen, che fa valere le sue ragioni. Il solito Mogen Palle sborsa altri 100.000 dollari, stavolta con un assegno a Green, che incassa ma lascia lo scettro all’inossidabile Hansen che a 37 anni, difende con successo il titolo ben sei volte, lasciandolo volontariamente alla fine del 1981 quasi quarantenne. Arcari era sicuramente in grado di battere il danese anche da welter e la storia europea dei welter avrebbe avuto un’altra paternità. .............
X
RING
A sinistra Arcari vittorioso dopo un match; segue sotto Arcari dopo il memorabile match con Adigue. Qui sotto in colonna: Arcari contro Orsolic; Arcari premiato dal Presidente della Federazione l’on. Evangelisti ed ancora Bruno in allenamento.
27
X
RING
B O X E I N A R T E S T E FA N I A FA B R I Z I
1 0 0 A N N I D I P U G I L AT O I TA L I A N O
L A B O X E N E L L’ A R T E S E C O N D O VO I Parlami di pugilato e di come nasce questa tua opera sulla boxe Abbiamo chiesto agli artisti di raccontarci come è nata una loro opera sul pugilato. Sentiamo Stefania, di Roma di Roberto Savi
28
X
RING
S T E FA N I A FA B R I Z I
sempre amato istintivamente questo tema, la ragione più banale è quella della plasticità dei
“ H Ocorpi e dei movimenti, in realtà il mio interesse è rivolto al concetto di “lotta” che nasce forse
ancora prima dell’uomo. Noti i riferimenti biblici, la lotta tra il bene e il male, lotta interiore, luce e ombra, bianco e nero, etc. Le accezioni sono innumerevoli e poi come accennavo in precedenza è il linguaggio con cui si parla di un argomento anche comune, anche già detto, che rende l’opera unica. Quanti meravigliosi Arcangeli giustizieri sono stati dipinti nella storia dell’arte?!” È nata a Roma, dove vive e lavora. Tipici della sua ricerca artistica sono personaggi ambivalenti e spaventosi, replicanti, alieni, eroi e criminali, pugili, atleti e lottatori. Dal 1992 ha esposto in mostre personali e collettive, sia private che pubbliche: Galleria Il Polittico, Roma; Cantieri Culturali alla Zisa, Palemo; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Galleria Maniero, Roma; Studio Gobbi, Roma; Museo d’Arte Paolo Pini, Milano; Ex Mattatoio di Testaccio, Roma; Trevi Flash Art Museum; Tokyo Museum; Parlamento Europeo, Bruxelles; Museo del Corso, Roma; Cartiere Vannucci, Milano; Flower East Gallery, Londra; Mahmoud Khalil Museum, Cairo, Egitto. Tra le mostre degli ultimi anni: Arte Italiana per il XXI secolo, Palazzo del Ministero degli Affari Esteri, Roma; On the edge of vision. New idioms in Indian & Italian contemporary art, Victoria Memorial Hall, Calcutta; Cantiere in corso, ARATRO Archivio delle Arti Elettroniche, Università degli Studi del Molise (CB); Arte Italiana, Palazzo Reale, Milano; XV Quadriennale d’Arte di Roma, Palazzo Esposizioni, 2008, Roma; Artisti Italiani e Cinesi a confronto, Padiglione Italia, Expo Shanghai, Shanghai, Cina; Centro Borges, Buenos Aires, Argentina; CrossCurrents, Nigeria; LIV Biennale d’Arte di Venezia, Padiglione Italia, Regione Lazio, Palazzo Venezia, Roma; Workshop, Istituto di Cultura Italiano, Tripoli.
A destra: Stefania Fabrizi , Ultimo round, 2014 Tecnica mista su tela, cm. 70 x 100
29
X
RING
I N T E R C O N T I N E N TA L E W B A
Ad Avellino torna l’entusiasmo
TITOLO I N T E R C O N T I N E N TA L E WBA
Carmine Tommasone, Ballisai conserva il titolo italiano di Ernesto Cusmai ph Francesco La Peruta / www. avellinosport.com AV E L L I N O
4.
4.
2015
Carmine Tommasone ( + 14), 31 anni, dopo aver conquistato il titolo italiano con una vittoria di misura su Mario Pisanti conferma la sua ascesa anche in campo internazionale battendo nettamente ai punti il cileno Cristian Palma. Il pugile avellinese è un personaggio che riscuote grande simpatia rispolverando quella passione che si era assopita dopo il ritiro di Agostino Cardamone. L’allievo di Zurlo e Picariello ha una boxe solida, senza fronzoli, schiva e rientra con il dizionario sui guantoni. E’ nato a Contrada e si è formato nella palestra locale esordendo nel 1999. Tra i dilettanti ha avuto una carriera brillante trovando disco chiuso in pratica solo da Alessio Di Savino e Domenico Valentino con 61 vittorie, 12 pareggi e 18 sconfitte. Passa professionista nel 2010 sotto la procura di Biagio Zurlo, un inizio non fortunato visto che al quarto match s’infortuna alla mano, cosa che lo tiene lontano dal ring per un anno
circa. Un incidente di percorso che lo forgia ancora più caratterialmente e lo porta a superare un pugile del valore di Pisanti. Il titolo italiano è la prima tappa, ed ecco l’organizzatore Loreni, visto l’interesse della piazza irpina gli “scova” un Intercontinentale vacante nei piuma per la WBA. L’avversario non è certo dei più facili, si tratta del cileno Cristian Palma (+ 20, - 9, = 1) abituato a combattere nella rotta dei 10-12 round. Match difficile e lo percepisci round dopo round, anche se il nostro “The Wolf “ concede poco all’esperto e insidioso avversario, come dimostrano i punteggi a suo favore 118-110, 119-108, 119-109. Adesso si può guardare ancora più in alto, per l’ UE si fa il nome di Rudi Encarnacion ( + 33, - 23, = 4), 36 anni, pugile dominicano residente in Spagna, già avversario di Luca Giacon. E’ una serata da due titoli in palio ed ecco tra i leggeri Massimiliano Ballisai ( + 18, - 2) mettere in gioco la corona italiana conquistata ai danni di Manuel
Lancia per affrontare Vincenzo Finiello (+ 10, - 1, = 2), nativo di Salerno ma residente ad Aquino. Quest’ultimo si allena a Isola Liri agli ordini di Gabriele e Simula ed ha nel suo carnet dilettantistico due vittorie agli Assoluti. Da professionista ha avuto un percorso al rallentatore, pur non avendo mai perso prima di affrontare Ballisai. Il match per certi versi non ha entusiasmato, anche se a tratti è stato vivace e acceso. Ballisai non si è trovato a suo agio di fronte a un guardia destra e pur mantenendo lungo l’arco delle 10 riprese l’iniziativa ha avuto non poche difficoltà di fronte ai colpi rapidi e improvvisi dell’avversario. Ballisai conserva il titolo per split decision, una parte del pubblico non ha approvato, il che sembra l’antipasto di un’interessante rivicncita. .............
R I S U LTAT I
T I T O L O VA C A N T E W B A I N T E R C O N T I N E N TA L E
Piuma
Carmine Tommasone (ITA)
ai punti b. 12 rip.
Cristian Palma (CHI)
Arbitro: Jean-Louis Legland; Giudici e punteggi: Philippe Verbeke 118-110; Jean R. Laine 119-109; Ingo Barrabas 119-108; T I T O L O I TA L I A N O
Leggeri
Massimiliano Ballisai
b ai Punti 10 riprese
Vincenzo Finiello
Punteggi Giudici 97-93; 96-94; 95-96 A LT R I R I S U LTAT I
Leggeri
Gianluca Ceglia
b. ai punti 6 rip.
Cristian Pastarini
Welter
Davide Picariello
b. ai punti 4 rip.
Eros Marongiu
Supervisore, Gualtiero Becchetti
30
X
RING
Tommasone con la cintura sul ring insieme a Loreni, Zurlo e Picariello. Segue la vittoria di Tommasone e una fase del match tra Ballisai e Finiello. Qui sotto Agostino Cardamone, Prof. Giuseppe Saviano (preparatore atletico), Michele Picariello (maestro), Carmine Tommasone, Davide Picariello (neo pro). Segue sotto Picariello su Marongiu.
31
X
RING
S I LV E R W B C
S I LV E R W B C A G I AC O N E VO L A A N E W YO R K Batte largamente il belga Jamoye; Anita Torti sconfitta non vede l’Europa di Giuliano Orlando ph Marco Chiesa
MILANO
Accadde il 21 marzo scorso al Teatro Principe di Milano, esaurito come di prammatica. Il pubblico soddisfatto, riserva a Luca Giacon (27-1-1nc) un lungo e convinto applauso, dopo la netta vittoria sul forte belga Steve Jamoye (16-1-1), che vale la cintura Silver WBC dei superleggeri. Dodici round con scambi spettacolari tra due guerrieri di buona razza, anche se la differenza tecnica è tutta per l’italiano. Come dimostrano i cartellini di due giudici, che segnano nove e dieci punti per Luca, mentre i cinque del belga De Wiele, confermano che è giunto il momento della pensione. Incontro intenso, dispendioso con Giacon in caccia e Jamoye alla ricerca di alternative, raramente realizzate. Nei dodici round, la superiorità di Luca è stata messa in dubbio in tre, forse quattro round a voler essere generosi. Una dote il belga l’ha mostrata alla grande: recuperi miracolosi, confermando un fisico bestiale. Bastava che Giacon tirasse il fiato e subito l’avversario lo aggrediva. Nonostante ciò il divario è parso abissale. Eppure, quando le ambizioni sono di alto profilo, non sempre vincere equivale a ottenere il voto ottimale. Lo riconosce lo stesso Giacon parlando con Cristian Cherchi, il suo procuratore: “Mi spiace non aver concluso al settimo round, dopo averlo messo giù, stavo bene, purtroppo mi è mancata la pazienza e la lucidità di aspettare il momento giusto. Mi sono lasciato prendere dalla voglia di strafare, volevo metterlo ko di forza. Ho pure incassato qualche destro inutile. Voglio rivedere l’incontro con calma e capire gli errori da non ripetere”. Cristian ha progetti ambiziosi su questo purosangue di casa nostra, nato in Spagna nel 1988, papà piemontese, mamma ruan-
dese-belga, cresciuto pugilisticamente a Panama, il salto di qualità in Italia sotto le ali dei Cherchi. Che ci sia del buono nessuno dubita, che abbia anche il sacro fuoco del guerriero è altrettanto vero. Adesso deve compiere quel salto di qualità che l’acquisito titolo Silver, si impone per dialogare nel regno dei top assoluti. Dopo l’imprevisto stop contro Marsili, per l’europeo leggeri nel 2013, (che in aprile, il mancino civitavecchiese ha lasciato vacante), Giacon è salito di categoria, dimostrando che la stoffa c’era e si poteva lavorare per traguardi importanti. La striscia vincente parla di sei incontri in costante progresso, con traguardi intermedi mirati. Dalla cintura Continentale WBA a spese dell’inglese Steve Williams lo scorso luglio, alla difesa contro il finnico Piispanen a novembre 2014. Il test con Jamoye, rappresentava il pass per dialogare oltre i nostri confini. Il belga non è una tigre di carta, ha cuore e resistenza, ma gli manca la scintilla del talento, che invece Luca mostra, sia pure ancora ad intermittenza. Da più di un anno, Luca si allena a Mijas in Spagna, non lontano da Malaga, dove ha messo su famiglia, preparato da Orlando Soto (47 anni), di Panama, attivo come piuma e superpiuma dal 1989 al 2004, tre tentativi mondiali falliti, buona tecnica ma scarsa resistenza. L’ho osservato attentamente all’angolo riportando l’impressione di poca personalità, condizione essenziale per guidare il pugile nel modo migliore. Il non più giovanissimo Salvatore Cherchi, sembrava una tigre al suo confronto, nel dare consigli. Cristian Cherchi sta lavorando per dare corpo alle speranze: “Il risultato di Milano è importante, ma non basta e il primo a saperlo è il pugile. Noi
32
vogliamo portarlo al mondiale, con la concreta speranza di vincere il titolo. I superleggeri sono una categoria dove i campioni abbondano, da Danny Garcia a Provodnikov, Algieri e altri. Per batterli devi dimostrare di essere alla loro altezza con qualcosa in più. Io credo nelle doti di Giacon, per questo a giugno combatterà sulle otto riprese a New York, contro un buon avversario, per farsi conoscere. Dopo quel match torniamo in Italia e studieremo il da farsi. Sul piano atletico nessun dubbio. Prima di scegliere la boxe, faceva parte della nazionale spagnola giovanile di mezzofondo. Fermato da un problema al ginocchio. Quello che deve migliorare è la tattica. Prendendo esempio da un campione come Thurman, che contro Bundu, si è accontentato di vincere ai punti, evitando il rischio di scambi pericolosi. Ha ragionato e vinto. Lo stesso deve fare Luca, che ha un sinistro naturale, praticamente un diretto. Lo deve sfruttare al meglio, non centellinarlo. Non deve avere cali di concentrazione e farsi guidare dall’orgoglio a scapito della ragione. Comunque sono fiducioso”. Chi è scesa dal ring delusa e arrabbiata e l’avvocatessa Anita Torti (9-4-1), che ha visto svanire il sogno europeo leggeri, sotto i colpi di quella furia francese, chiamata Maiva Hamadouche (7), poliziotta a Clichy la Garenne, Alta Senna, nel Nord della Francia, radici algerine, brevilinea dai colpi a mitraglia, facilitata da una rivale che dopo neppure due round, complice una spalla disastrata, ha smesso di replicare. Tutto troppo facile per specchiare un divario così ampio, da non esserci match. La Torti è stata fermata dal lancio della spugna da parte di Sergio Cavallari il manager, in un gesto di salvaguardia dell’atleta, nel quinto round. Solitamente è il mae-
X
RING
stro a valutare la situazione e questo ha mandato su tutte le furie la sconfitta. “Non avrei vinto, di questo ero consapevole – si sfoga – ma doveva essere il mio maestro Garcia, non il manager a compiere il gesto della resa. Questo non mi sta bene. Comunque non è finita. Affrontarla con il problema alla spalla è stato un errore grosso. Ha fatto un figurone di fronte all’ombra della vera Torti. Sono pronta ad andare anche in Francia per la rivincita. Non intendo finire così la carriera”. Fatto salvo l’orgoglio, per Anita Torti è stata una sconfitta pesante, non solo per il risultato tecnico, ma perché il rintocco dei 40, non è molto lontano. La nuova campionessa europea, tratti abbastanza mascolini, non è un fenomeno, ma ha un ritmo infernale e i venticinque anni, sono un propellente naturale che la pone al vertice continentale con giustificate ambizioni extra europee, visto che Delfine Persoon, la belga detentrice dello scettro WIBF, non è così lontana e il mondo femminile resta ancora ristretto nelle scelte. Nel frattempo l’italiana con un pizzico di fortuna, potrebbe ritrovare l’occasione, con una rivale meno scatenata, cercando di non fallire. Sfogliati i due incontri principali, spetta al cruiser di Magenta, il tosto Matteo Rondena (3), la giusta attenzione per come ha castigato il serbo Petrovic (04), che non era il solito panzone, ma atleta con i muscoli al posto giusto e di soli 26 anni. Rondena è partito in quarta e forse anche in quinta, martellando sopra e sotto. In soli 35” ha risolto la faccenda con l’ultimo destro devastante al mento. Petrovic ha impiegato qualche minuto per tornare nel mondo esterno. Troppo presto per dire che sta nascendo un gigante sotto la Madonnina, ma i primi passi o meglio i primi pugni, lo fanno sperare. Non male il finnico supermedio Rasanen (8), color bianco latte e cranio lucido, che ha mostrato possedere colpi precisi e buona resistenza di fronte al croato Benzon (10-10), collaudatore orgoglioso, come aveva dimostrato contro Podda. Stavolta è stato allo scambio per quasi quattro round, poi un destro sul naso, l’ha convinto che non era il caso di proseguire. Rasanen lo rivedremo ancora. Il giovane medio romeno Paraschiveanu (7), mancino dal bel fraseggio tecnico,
sembra essersi incagliato nelle secche che ostacolano il salto di qualità. Fa tutto bene in modo scolastico, quindi prevedibile. Milenkovic (7-7), 37 anni, non poteva impensierirlo, ma il verdetto è arrivato per squalifica, al quarto tempo, dopo che l’ospite esagerando con la ‘cabeza’, rischiava di far danni senza giustificazione. E’ mancato il debutto di Silvia La Notte, titolata nella varie discipline da combattimento, compresi titoli italiani di pugilato. La rivale serba Barudzic (1-4) era priva del certificato medico che escludeva fosse incinta, per cui niente incontro. Mah.
33
lI match di Anita Torti contro Maiva Hamadouche.; segue Rondena che scaglia il destro su Petrovic. Sotto, Giacon mette a tappeto Jamoye.
X
RING
A R T H U R C R AVA N P O E TA E P U G I L E
A RT H U R C R AVA N
34
X
RING
U N O M AG G I O A L P O E TA D A D A I S TA E P U G I L E
Il libro illustrato da Mauro Cicarè e scritto da Gabriele Tinti sarà composto da 69 opere di --------------------N AT O
A
LOSANNA
nel 1887 , Fabian Avenarius Lloyd cambiò il proprio nome nel più assonante Arthur Cravan. Nel 1912 fondò, scrisse, pubblicò e distribuì da solo la rivista Mantenant attraverso la quale ridicolizzava molte opere d’arte esposte alla mostra degli Indipendenti oltre che molte delle idee correnti degli intellettuali dell’epoca. Alto quasi due metri, fisico eccezionale, il suo capolavoro – il capolavoro della propria vita e della propria opera – fu incontrare il campione del mondo di pugilato Jack Johnson. Convinto che “la prima condizione per un artista sia sapersi battere” incontrò il campione in un match truccato, dove si fece corrompere e sconfiggere alla prima ripresa. Quando Marcel Duchamp lo invitò a tenere una conferenza alla Grand Central Gallery, Cravan – in preda ad un’ubriachezza molesta - si spogliò davanti alla folla esibendosi ed invitando gli spettatori a fare altrettanto. Poi demolì tutte le opere esposte. Venne naturalmente arrestato e la cauzione pagata dal miliardario Walter Arensberg. Spaventato dalla possibilità di essere arruolato, fuggì attraversando a nuoto il Rio Grande finendo in Messico. Qui cercò di guadagnarsi da vivere con il pugilato ma gli incontri per lo più truccati ai quali partecipò furono un insuccesso e rischiarono ogni volta di finire con un linciaggio della folla. Nel 1918 sposò Mina Loy, poetessa americana che aveva conosciuto a New York. Nel tentativo di raggiungerla in Argentina si imbarcò su di un piccolo veliero nel Golfo del Messico ponendo fine alla sua opera e quindi alla sua vita. Da quel momento in poi difatti non si seppe più nulla di lui. “Signor Gide” così cominciò anni prima una sua irriverente lettera al famoso scrittore francese “mi sono permesso di venire a trovarvi ma credo di dovervi dichiarare senza indugi, per esempio, che preferisco di gran lunga la boxe alla letteratura”.
M AU R O C I CA R È
GABRIELE TINTI
È nato a Macerata nel 1957. E’ disegnatore di fumetti, illustratore e pittore. Ha pubblicato fumetti e illustrazioni su riviste, quotidiani e periodici come Frìzzer, Tempi Supplementari, Frigidaire, L’ Eternauta, Il Grifo, Heavy Metal USA, Global Magazine, Il Falcone Maltese, Il Caffè Illustrato, Panorama Economy, Art. 1, La Repubblica, Alias, il manifesto, Rose Sélavy e realizzato diversi libri tra cui: Fuori di Testa (Editori del Grifo, 1993), Le forbici di Paolino su testi di Vincenzo Mollica (Edizioni Di, 1999), Quasi (Edizioni Di, 2001), Fellini Sognato (aa.vv. - Grifo Edizioni, 2002),L’enigma del condominio (Nicola Pesce Editore, 2007), La partita, con un testo di Ascanio Celestini, (Editrice Tricromia Roma, 2008), Zero Tolleranza (aa.vv. - Becco Giallo, 2008),Eddy Mano Pesante (NPE, 2009), Dupa Grave et la chat Mimine (Ed. La Debrouille,Francia, 2010), Sibilla di Fabio Santilli (Art. & Co., 2010), Angelo Nero, su testi di Angelo Ferracuti (il manifesto-Alias, 2010/11/12), Gang Bang (aa.vv. - il manifesto/Edizioni BD, 2011), Le avventure del Gigante Morgante (Edizioni Di, 2012), La battaglia del pian perduto (Art & Co., 2012), Thomas e le gemelle, un racconto di Carlo Lucarelli (Rrose Sélavy, 2015). Ha collaborato come illustratore con varie case editrici tra cui Utet Librerie, Giulio Einaudi Editore, Feltrinelli Editore, illustrando copertine di libri per Paolo Nori, Ermanno Cavazzoni, Stefano Benni, Eduardo Mendoza, Manuel Vàzquez Montàlban, Morten Ramsland e altri. Cicarè ha esposto la sua produzione grafica e pittorica in gallerie private e istituzioni pubbliche, sia in Italia che all’estero. Le sue opere sono esposte alla galleria Rosso 27 Arte Contemporanea di Roma, e sul sito francese FieldArts. Insegna Disegno e Arte del Fumetto all’Accademia di Belle Arti di Macerata ed è stato docente di illustrazione al Master “Ars in Fabula”. Vive e lavora a Civitanova Marche.
È uno scrittore e poeta italiano. Ha pubblicato “New York Shots” (Allemandi&C. 2011), “The way of the cross” (Allemandi&C. 2012) – entrambe collaborazioni con l’attore Michael Imperioli – e “All over” (Mimesis Publishing, 2013). I suoi libri sono stati presentati in Musei come il Queens Museum of Art e il Bronx Museum of the Arts di NYC, la Triennale di Milano, il MACRO e il Museo Nazionale di Roma e il Boston Center for the Arts. I suoi libri di poesia sono conservati nei maggiori centri di ricerca della poesia internazionale come la Poets House di NYC, il Poetry Center di Tucson, la Poetry Foundation di Chicago, la Poetry Collection di Buffalo e la Poetry Library del South Bank Centre di Londra. Le sue poesie sono state lette da attori come Alessandro Haber, Michael Imperioli, Burt Young e Franco Nero.
35
X
RING
R A DU N O D E L C U O R E
J E S O L O R A DU N A R I C O R D I E V E C C H I CA M P I O N I
Il presidente Brasca e il nipote di Carnera ospiti d’onore
di Giuliano Orlando ph Armando Mazzoni
J E S O L O, 2 8 - 2 9
MARZO 2015
L’idea del “Raduno del cuore” nasce nel 2008, promotore Antonio Verdiani, giovanotto del ’48, ottimo dilettante, campione italiano a Udine nel 1971, titolare nei gallo agli europei di Madrid nello stesso anno e mondiale militare nel ’70. Breve impatto nel professionismo. Talento naturale ma anche molte impennate, la maturazione lungo il cammino della boxe: “Debbo tutto al pugilato, mi ha fatto diventare uomo. Diversamente potevo anche finire male. Col tempo ho imparato a mie spese quanto serva riflettere. Perché l’idea del raduno? Mi è sembrato che tra vecchi ex compagni di ring, sarebbe stato bello ritrovarsi. Ho contattato gli amici del Lazio a cominciare da Onori e Bentini, la Sardegna con Udella subito coinvolto, quelli del Veneto con Maestrello, delle Puglie, la mia regione anche se da anni vivo a Torino. Brescia con Vezzoli, la Liguria con Traversaro e Bambini. L’edizione del debutto a Orvieto. La prima ufficiale ad Alice Bel Colle, vicino ad Acqui, grazie all’interessamento di Franco Musso. A seguire Assisi (2011), Padenghe sul Garda nel bresciano (2012), poi Loreto nel 2013 e lo scorso anno a Ga-
bicce Mare nelle Marche. Ogni volta si comincia da capo, anche se alla fine troviamo sempre la località giusta che ci accoglie con tanta simpatia”. La settima volta è a Jesolo, braccio lagunare di Venezia, cittadina a grande vocazione turistica sull’Adriatico, appuntamento al Brioni Mare Hotel, in posizione centralissima. Un fiumana di gente, la storia del passato in un caleidoscopio di nomi e ricordi, da far girare la testa. L’occasione per ritrovarsi, tra abbracci e strette di mano, sorrisi e presentazioni, con un secondo esercito del raduno, rappresentato da amici, parenti, figli e compagne a completare un week end non proprio usuale. Ho detto che almeno un centinaio di presenti ha conosciuto l’emozione del ring. Chiedo scusa a quelli che mi sono sfuggiti, ricordo in ordine sparso coloro che ho messo a fuoco: Garbo, Castrovilli, Grasso, Pedrinelli, Bettinsoli, Chiocchetti, Tommasoni, Mazzoni, Minessi, Maio, Buzzoni, Vezzoli, Pè, Zanetti, Cumali, Fincato, Guerrini, Malgarini, Traversaro, Spina, Musso, Piras, Di Flumeri, Macaluso, Udella, Veroli, Bentini, Petriglia, Onori, La Torre, Vailati, Fossati, Bonizzoni, Paparella, Martinis, Capretti, Maestrello, Busanel, Lassandro, Emili, Torri, Lancia, Marzio e Zanin, fino a Loredana Piazza. Figuravano tanti altri nomi che a vario titolo hanno dato lustro al raduno, in primis il presidente federale Alberto Brasca, che ha confermato per l’ennesima volta, la sensibilità nei riguardi di chi alla boxe ha dato il proprio contributo, non misurandolo col metro dei titoli, ma col merito di averne fatto parte, per poco o lungo tempo, restandoci a distanza di anni. “Ho promesso di tornare anche nel prossimo raduno – ha detto il presidente – perché questa dimostrazione di attacca-
36
mento allo sport è un segno di grande nobiltà e fedeltà ad una disciplina dura ma vera, capace di farti crescere come uomo.Sarò un sentimentale, ma rivedere tante facce che anni addietro sono state capaci di emozionarmi, non è solo un ritorno al passato ma soprattutto un inno al presente. A tutti dico grazie, per aver scritto una parola, una frase, un capitolo della grande storia del nostro sport. Cito qualche nome, perché rappresentano il traino di questo appuntamento. Udella campione del mondo e dirigente in seno alla FPI, Onori grande campione in maglietta, azzurra, due ori e un argento ai mondiali militari, due titoli italiani, poi Capretti compagno di Onori in azzurro, due presenze olimpiche (1968-1972), bronzo europeo nel ’69 e colonna della nazionale per tante stagioni, Bentini un guerriero che dava del tu alla tecnica come Petriglia, i giganti Tommasoni e Malgarini, come i grandi professionisti saliti alla vetta europea quali Traversaro, Vezzoli e Fossati, quindi Musso, indimenticabile oro di Roma, che da dilettante ha fatto incetta di vittorie importanti. Il mio grazie si estende a tutti coloro che hanno aderito a questo Raduno del Cuore, e al piccolo ma tenace drappello di ragazzi di qualche anno addietro, guidati da Antonio Verdiani, ben supportato da amici che operano senza apparire”. Il cronista in queste occasioni deve stare attento a non prendere lucciole per lanterne. Ovvero non sbagliare i nomi, perché in quel caso, leggi la delusione negli occhi di chi ti è venuto incontro per salutarti col sorriso di essere riconosciuto, magari a distanza di parecchi decenni. Non è il caso di Fossati che ho seguito nei suoi infiniti duelli a livello europeo e italiano nei gallo. I vari Bonizzoni, Vailati e quel ruspante
X
RING
dal cuore d’oro di Vezzoli, campione e poeta, li ritrovo spesso alle riunioni, come Grasso, Castrovilli e qualche volta Bettinsoli, Tommasoni, Maio e altri. Non altrettanto con i romani, in particolare Bentini e Petriglia, che ho visto e apprezzato spesso sul ring. Con Onori c’è un rapporto speciale, nato negli anni ’70, quando era uno dei più forti pesi gallo anche fuori dall’Europa. Mi ha onorato di un bellissimo libro, scritto da Patrizio Colantuono che ricorda il grande Giulio Rinaldi, una delle figure più emozionanti della boxe capitolina negli anni ’60. Piacevole conversare con Capretti varesino di ferro, con Traversaro, gigante gentile e bravo, campione d’Europa e sfidante al mondiale. Anche Lassandro è un caro amico, l’ho rivisto dopo parecchi anni, in grande forma, sorridente. E’ stato l’ultimo avversario italiano di Antonio Castellini, che vinse per ferita al quarto round, tricolore in palio. Castellini fa parte della scuderia di Rocco Agostino, ha 25 anni, sta ritornando ai vertici dei superwelter, dopo un 1975 disastroso. Il 26 agosto del 1976 chiude la sua giovane vita a causa di un incidente in moto a Palermo, la sua città. Ricordo quel triste evento, nel momento in cui Ignazio, il fratello di Antonio, marito di Laura Lauretta, altra squisita persona che ha tutta la mia stima e amicizia, mi ferma ponendomi una domanda precisa: “Com’era Antonio pugile?”. La risposta è sincera: “Potenzialmente dotato di enormi mezzi, grande dilettante e in sicura crescita nel momento della tragedia. Lo ricordo stupendo guerriero a Milano, dove ha combattuto spesso, tenere botta con Antuofermo, decisamente più esperto. Rocco Agostino credeva in lui e sapeva che a 25 anni, poteva aprirsi a traguardi non solo europei. Purtroppo il destino aveva deciso altrimenti”. Un saluto all’altro oro di Roma, il gigante Franco De Piccoli, sempre in ottima condizione, sorridente e disponibile. Un piacevole intermezzo con Alberto Torri, Daniele Piras enciclopedia umana di boxe, l’appassionato Armando Mazzoni che ha scattato centinaia di foto, molto collaborativo e altri amici, ricordando alcuni dei grandi guerrieri, in particolare Arcari, al quale va un saluto affettuoso. Un abbraccio con Meo Gordini, mae-
stro di boxe e di vita, papà di Terry, una delle più belle cover dalla nostra boxe rosa. Chi altri? Tommasoni e Musso, due campioni timidi, che ho seguito e apprezzato tanto. Grasso e Castrovilli, minuscoli nelle misure, grandi nelle prestazioni. Anche con Malgarini, il gigante milanese, è stato bello ritrovarsi. Ma non solo loro. Il “Raduno del cuore” è stato un messaggio dolce, al quale è demandato il diritto-dovere di coinvolgere tutti. Dai campioni conclamati ai meno titolati, che sono poi lo zoccolo duro, quello che ha scritto con tanto sacrificio il romanzo della noble art. Per questo l’appuntamento di Je-
37
solo, non ha determinato gerarchie né medaglie. Da ricordare la presenza di un nipote di Primo Carnera nella serata ufficiale, con un busto del gigante di Sequals al centro del salone e Bomben a fare le presentazioni ufficiali. .............
Pagina 36 il Presidente Brasca con Traversaro. Alcune foto di gruppo del Raduno del Cuore. Sotto il Presidente Brasca con Mazzoni, Verdiani e Udella.
X
RING
RIO 2016
L A LU N G A S T R A DA PER RIO 2016
250 Uomini e 36 donne. Ma il professionismo, rende laborioso il cammino dei dilettanti di Giuliano Orlando
A L M E N O
per i Giochi di Rio, i promossi non cambiano: 250 uomini e 36 donne come a Londra 2012, che apriva per la prima volta alla boxe femminile. Meno semplice il percorso degli atleti per arrivare al pass olimpico. In particolare quello maschile, dovuto principalmente all’ingresso dei professionisti legati all’AIBA-APB, che ha costretto l’ente che dirige tutto il traffico e quindi i programmi ad uno sfoltimento non secondario a scapito dei dilettanti. I mondiali, definiti dal 5 al 18 ottobre sono approdati a Doha, capitale del Qatar, stato monarchico, sito nel Golfo Persico a vocazione sportiva - nel 2006 ospita i Giochi Asiatici, e nel 2011 i Giochi Pan Arabi. Nel 2020 la Coppa del Mondo di calcio - nonostante il clima non certo ideale. La rassegna iridata di pugilato è una novità assoluta, anche se nel recente passato erano intercorsi contatti per ospitare mondiali professionistici di alto livello. In questa occasione l’AIBA è stata più tempestiva. Rassegna iridata con una novità invocata da tempo. Finalmente contingentata. Il tetto sarà di 32 atleti per categoria, frenando la proliferazione delle ultime edizioni, che nel 2011, toccò la punta di 570 iscritti, con una media delle ultime dieci edizioni dal 1995 al 2013 ad Almaty in Kazakistan, di 430 pugili. Una polverizzazione inutile e dannosa a cui finalmente è stato posto rimedio. Logicamente per arrivare al limite dei 320 iscritti, il programma prevede rassegne che fungeranno da filtro: i Giochi continentali che per l’Europa si svolgeranno a Baku in Azerbajan dal 12 al 28 giugno, aperti a molte discipline. I tornei della boxe riguardano sia gli uomini che le donne impegnate nelle tre categorie (51, 60 e 75 kg.) riconosciute ai Giochi Olimpici. Gli altri tornei continentali, che spaziano da giugno ad agosto, si svolgeranno, per l’Asia a Bangkok (Thailandia), i Pam Am a Toronto in Canada, i Pacific a Port Moresby a
Papua nella Nuova Guinea e quindi per l’Africa la cui collocazione è ancora da designare, il periodo è agosto. Tutte queste manifestazioni servono solo a qualificare i primi tre, alla partecipazione dei campionati continentali. Ovvero i due finalisti di categoria, mentre per il terzo pass, si disputerà il match, tra i due semifinalisti. In Europa la rassegna è stata fissata a Sofia in Bulgaria, dal 5 al 15 agosto. Anche in questo torneo nessuna promozione olimpica, ma il diritto di accedere ai mondiali per i primi sei di ogni categoria, che si sommeranno ai primi tre usciti dai Giochi di Baku. Per costoro il premio di partecipare alla rassegna iridata In pratica saranno nove gli atleti europei per categoria che potranno prendervi parte. La percentuale più consistente fra i continenti. Si deve arrivare quindi a ottobre, mese dei mondiali a Doha, per ottenere i primi pass riservati ai dilettanti in proiezione Rio 2016. Promossi solo i finalisti, ovvero i primi due, nei 49, 52 e 81 kg., saliranno a tre i militanti nei 56, 60, 64, 69 e 75 kg. (con lo stesso criterio degli europei), mentre solo il vincitore tra i massimi e supermassimi potrà accedere alle Olimpiadi. Sul fronte delle World Series Boxing, i 17 pass sono stati così assegnati: uno nei 49, 91 e +91, due nelle altre sette categorie. Per l’APB, la prima tranche di dieci accessi a Rio (ne restano altri dieci) del pacchetto è uscita dal torneo conclusosi lo scorso febbraio (trattato in altro servizio). Ai professionisti che non hanno ottenuto la promozione olimpica, sono diverse le opportunità di recupero. Una riguarda i Cycle I e Cycle II, tornei a loro riservati, con lo stesso criterio del precedente, ma più limitato nei pass. Il primo inizia il 29 maggio e si conclude in settembre 2015, il successivo da dicembre 2015 a gennaio 2016. I due vincitori disputeranno una finale per guadagnarsi il pass olimpico. Inoltre i titolari, potranno difendere il titolo APB nella nazione di appartenenza.
38
Pure per i non titolati l’opportunità di disputare match con atleti iscritti nell’Association Professional Boxing. Non solo. Esiste un’ulteriore possibilità per i professionisti alla ricerca del pass. Ciascun pugile può partecipare sia ai tornei riconosciuti dall’AIBA come promozionali che alle rassegne continentali, purché facciano parte della nazionale del proprio paese. Un esempio: Vincenzo Picardi, può essere presente a Sofia, se il tecnico decide di sceglierlo come titolare azzurro. Non può partecipare a titolo personale. Nel 2016, è stato ufficializzato per aprile un torneo di qualificazione in Turchia, probabilmente a Istanbul, che assegna 3 pass per categoria, al quale possono partecipare tutte le varie espressioni sotto la tutela dell’AIBA. Ben 30 posti per completare la rosa dei promossi. Prima di questa opportunità, sono a disposizione altre manifestazioni continentali sempre di recupero. Un meccanismo complicato perché a differenza delle selezioni delle precedenti edizioni olimpiche, l’inserimento dell’APB condiziona tutti programmi, diventando una scheggia incontrollabile, avendo accesso sia alle rassegne continentali che ai mondiali. Restano poi i pass spettanti al Brasile (5) e quelli del TPC (5) a discrezione dell’AIBA. Per il settore femminile, l’accesso a Rio, avviene attraverso i mondiali del 2016 (promosse le 4 semifinaliste), quindi i campionati continentali, per quanto riguarda l’Europa, il premio è riservato alle due finaliste, mentre al Brasile, nazione ospitante, spetta un’atleta per categoria. Lo stesso numero che la Commissione del Tripartito, assegna a sua discrezione,. In totale, 12 pugilesse per ciascuna delle tre categorie. Sarà molto meno semplice nel 2020 a Tokyo, qualora come si prevede, dovessero aumenteranno le categorie. Oltre alla possibile presenza delle partecipanti alle WSB femminili. Sempre che i progetti diventino realtà.
APB
X
RING
A P B S I ( R I ) PA R T E L’APB cerca il rilancio con Cycle 1 e 2. Russo e Valentino ci riprovano. di Giuliano Orlando LO SCORSO G E N N A I O ,
con una coda nei 56 kg., l’APB (Aiba Pro Boxing), ha designato i primi dieci neo-professionisti, che hanno staccato il pass per i Giochi di Rio 21016. Torneo iniziato a ottobre 2014, con pugili di 30 nazioni. Una sola, la Russia, presente nelle dieci categorie, premiata con tre atleti: Aloyan (52), Zakaryan (64) ed Egorov (91). Meglio la Turchia, due iscritti e due promossi, il welter Sipal e il medio Kilicci. La sorpresa spetta all’Iran, col mediomassimo Roubahami, non uno sconosciuto ma meno quotato del russo Ivanov, dell’irlandese Ward e del kazako Nyazymbetov e forse del francese Bauderlique, tutti rimandati al prossimo torneo. La Germania ha il +91 Pfeifer col pass, su sei iscritti, la Cina il giovane mancino 20 anni, Bin Lv vincitore nei 49 kg., la Francia la spunta con Djelkhir (30 anni), nei 56 kg., che torna ai Giochi dopo l’edizione 2008, quando giunse secondo, punito in finale da Lomahenko, idem per il Kazakistan, grazie ad Abdrakumanov (29 anni) nei leggeri. I rimandati torneranno alla carica nel prossimo appuntamento che l’AIBA ha fissato in partenza a fine maggio. Si tratta del Cycle 1, che segue lo stesso criterio del primo torneo. Presenti i nomi della volta scorsa, con l’aggiunta di un sostituto del vincitore. Ciascuno dei presenti avrà il bonus dei punti acquisiti, creando probabilmente il criterio delle teste di serie. Ipotesi, non altro. Anche stavolta, salvo contrordini, il vincitore accede a Rio. Idem per il Cycle 2, che inizia a fine ottobre 2015 e termina a fine gennaio 2016. Tornei che hanno lo svolgimento in tre fasi. La prima di cinque settimane, la seconda (quarti) e la fase finale due week end a testa. Conti alla mano a Rio, faranno il loro ingresso un minimo di tre
professionisti per categoria, con qualche aggiunta in quanto tutti i rimandati hanno diritto a prendere parte ai tornei AOB propedeutici per i Giochi, come i Giochi Olimpici Europei fissati a Baku (Azerbajan) a metà giugno, oltre ai Panamericani di Toronto (Canada) dal 17 al 25 luglio e ai Giochi Africani dal primo all’8 agosto. Non è chiaro quali criteri di accesso ai Giochi, vengano decisi per i detti eventi. Resta il fatto che i dilettanti vedranno ridotto il numero dei partecipanti e non di poco, se consideriamo che ai Giochi prenderanno parte 250 maschi e 36 donne. Una seconda considerazione è la difficoltà a reperire le sedi. Nella prime manifestazioni su 30 nazioni presenti, solo sette si sono attivate: Russia, Azerbajan, Bulgaria, Turchia, Cina. Bulgaria e l’Argentina, che dopo i primi due turni ha dato forfait. In soccorso la Francia che ha permesso sia pure in ritardo, di concludere nei 56 kg. avendo l’opportunità sfruttata appieno della promozione di Djelkhir. Le altre venti e più nazioni non hanno fatto alcuna richiesta. Un torneo che nei fatti non è riuscito a smuovere emittenti importanti, con protagonisti nella media di non alto livello. I costi di gestione, sulle spalle degli organizzatori (le federazioni), si sono rivelati molto alti, con ritorni minimi. Se poi come è accaduto all’Italia che dei tre partecipanti (Russo, Valentino e Picardi) nessuno ha conquistato il pass, il bilancio diventa ancora più gravoso. Questo, nonostante il numero ridotto dei partecipanti in ogni categoria (8 atleti), che diventa quindi un torneo appetibile per conquistare l’accesso a Rio. Evidentemente, i tempi non sono ancora maturi per l’ingresso dei neopro ai Giochi, a livello mediatico. Anche per questi due tornei, non sarà facile
39
la collocazione e potrebbero esserci rinunce, considerate le opportunità alternative nel corso della stagione, come detto sopra. Nei 91 kg., l’Italia sperava che Clemente Russo ripetesse l’impresa del 2012, quando vincendo la finale WSB risultò il primo azzurro qualificato per Londra. Non è stato così. Il russo Egorov si è dimostrato più forte in entrambe le occasioni. Il casertano ha detto a chiare lettere che farà l’impossibile per essere il primo italiano a prendere parte a quattro edizioni dei Giochi nel pugilato. La categoria non è tanto ricca di campioni e, tutto sommato, può anche farcela. I pari peso visti all’opera sono alla sua portata, dipende da lui, dalla voglia di dedicarsi a tempo pieno alla boxe, ovvero tornare a soffrire in palestra, avere la testa su quel traguardo. C’è il pericolo, che riguarda la possibile “fuga” dei non qualificati, attratti dalla sirena sia americana che europea, in particolare dall’organizzazione K2, dei fratelli Klitschko, che gestisce tra gli altri l’ucraino Usyk. L’AIBA fa molto affidamento su questa forza per portare avanti il programma del dopo Rio, tendente a dare corpo concreto al professionismo, già programmato dopo Londra, ma fallito per aver perduto sette delle dieci medaglie d’oro. In pratica tutti, poiché i tre rimasti sono il kazako Sapiyev, ritiratosi dall’attività e i due cubani Ramirez e Iglesias ai quali al momento non è consentito il passaggio al professionismo. Cosa accadrà dopo i Giochi del prossimo anno? Domanda dalle cento ghinee, sulla quale è veramente difficile rispondere. Nel frattempo l’APB prosegue nei programmi, sperando di ottenere un consenso superiore alla prima puntata.
X
RING
T I T O L O I TA L I A N O S U P E RW E LT E R
DELLA ROSA
PRIMO
TITOLO
NAZIONALE
Buon allenamento per Boschiero e Sinacore
di Giorgio Lo Giudice ph Renata Romagnoli
40
X
RING
FIUMICINO 27. 03. 2015 Un incontro contrastato per un verdetto contrastato. Chissà perché ogni qualvolta Emanuele Della Rosa sale sul quadrato, debba nascere sempre qualche polemica, piccola o grande dipende dai casi. Il pugile di Fiumicino, nella sua città e davanti ad un buon pubblico, un migliaio circa i presenti, rumoroso ma corretto, stavolta si è aggiudicato la cintura tricolore ai danni del suo avversario Di Fiore, che ha prima subito, poi reagito e nel finale del combattimento avendo capito che Della Rosa aveva qualche problema fisico, ha provato a capovolgere le sorti del combattimento e del verdetto che fino a quel momento era saldamente in mano del romano. Questo spiega anche la difficoltà dei giudici ad inquadrare una situazione per cui è stato un verdetto a maggioranza quella che ha consegnato il titolo superwelter a Della Rosa il quale, a dispetto della sua lunga ed onorata carriera, non aveva mai incrociato i guantoni per un tricolore. La vittoria di Della Rosa al tirare delle somme ci sta, perché fino alla sesta ha avuto in mano il combattimento, poi alcune riprese contrastate con Di Fiore ad attaccare, un po’ scompostamente per la verità, ed il suo avversario a difendersi ma sicuramente colpendo con maggiore precisione ed efficacia, sono state difficili da interpretare e questo spiega il diverso responso dei giudici, comunque giustificabile. Alla fine Della Rosa dava la spiegazione del suo comportamento e si capiva il perché di questo modo di combattere dalla settima ripresa alla fine: “Un mese prima di questo appuntamento mi sono fatto male ad un dito in allenamento. Sono stato steccato per venti giorni ed ovviamente potevo svolgere solo lavoro fisico e non tecnico al sacco o contro avversari. Avrei potuto chiedere un rinvio ma ci sarebbero stati mille problemi organizzativi, perciò ho deciso di soprassedere e rischiare. Ma non è stato questo a bloccarmi, quanto il fatto che alla quarta ripresa nel colpire il mio avversario al capo ho sentito un dolore fortissimo alla mano destra. Da quel momento è stato un po’ un calvario, man mano che andavo avanti il dolore
aumentava e ogni volta che mettevo un colpo dovevo riprendere fiato. Nelle ultime riprese perciò ho praticamente combattuto con una mano soltanto e non potevo far altro che difendermi e limitare i danni. Avevo accumulato un margine sufficiente vincendo tutte le prime riprese e ritengo che il mio successo sia giusto. A parte il contrattempo fisico debbo fare i complimenti a Di Fiore. E’ stato un avversario difficile e corretto, ci ha provato giustamente in ogni modo. Non me lo aspettavo così battagliero. Mi spiace per alcuni giudizi negativi che sono stati fatti nei miei confronti, non penso di meritarli, per i sacrifici che faccio e per l’onorabilità della boxe. Il futuro? Debbo capire con Cherchi cosa fare. Non sono più giovanissimo ed ho un’ attività commerciate da mandare avanti, non posso salire sul ring allenandomi 3-4 volte a settimana. Se dovessi fare un intercontinentale o l’europeo, sarebbe un impegno totale e debbo capire se vale la pena sacrificarsi”. Nella stessa serata vittoria quasi scontate per Sinacore e Boschiero contro avversari di non eccelsa levatura, in pratica degli allenamenti controllati e nulla più. Risultati – Welter: Geografo (1-0-0) b. Marongiu (0-3-0) p 4. Superwelter: Diego Di Luisa (2-0) b. Feher (Ung 3-4) p. 4. Femminile – Leggeri: Monica Gentili (4-2) b. Bogucanin (Tur 2-3) p 6. Superpiuma: Boschiero (36 (18 ko)-3-1-) b. Fiko (11-10 kot 1 t. Massimi leggeri: Sinacore (10-0-0) b. Oleg Fedotov (Let 19-20) p 8. Superwelter – Campionato italiano: Della Rosa (35-2) b. Di Fiore (17-120-3) p. 10. Arbitro: Poggi. Giudici: Cardullo 97-93, Paolucci 96-94, Massimi 93-97. .............
In apertura, Della Rosa che scambia in maniera ravvicinata con Di Fiore; Pagina 41 dall’alto al basso; Diego Di Luisa; la grinta di Monica Gentili; la vittoria-lampo di Boschiero; Mirko Geografo all’esordio; il match di Sinacore
41
X
RING
I N T E RV I S TA A . . .
O LY M P I A B O X E Ad Ascoli Piceno il regno della famiglia Giantomassi Primo titolo pro con Roberto Bassi
di Gigi Mancini LE PRIME regole della palestra Olympia Boxe di Ascoli Piceno non hanno nulla a che fare con la tecnica o la preparazione atletica ma chi non le rispetta, che sia un campione in erba o l’ultimo arrivato, è caldamente invitato ad accomodarsi fuori. L’accurata ‘selezione all’ingresso’ è affidata al presidente Roberto Giantomassi, uno mai stato molto incline alla tolleranza: chi entra con i ‘grilli per la testa’ deve vedersela prima con lui e poi con il figlio Christian. E non è una bella idea alzare la voce a un pluricampione italiano, bronzo europeo e ex olimpionico di pugilato. È proprio grazie a queste regole, in primis salutare quando si arriva e quando si va via, che però la palestra ascolana è riconosciuta da tutti i suoi frequentatori come... <Una grande famiglia>. L’Olympia è stata inaugurata
nel 2008, nel quartiere di Campo Parignano, a meno di un chilometro dallo stadio Del Duca, ma le sue radici affondano negli anni ‘80. Quando, cioè, il piccolo Christian Giantomassi muoveva i primi passi sul ring con le pietre miliari della boxe locale: <Ho iniziato con il maestro Francesco Moretti, che arrivava da un pugilato d’altri tempi e mi ha trasmesso valori importanti. Quando mi allenavo con lui c’era una foto in palestra che lo ritraeva in un incontro del primo dopoguerra: le corde del ring erano tenute a mano dagli organizzatori del match. Insomma, non era un maestro qualunque e per me è stato quasi un secondo padre. Poi ho continuato con Guerrino Paci, altro punto di riferimento della boxe ascolana. La società di quei tempi a cui sono più legato è la Pugilistica Colle San Marco>. <Dopo
42
una valanga di match da dilettante – continua Giantomassi - e dopo aver conseguito il titolo di campione italiano Seconda Serie, premiato come miglior pugile del torneo, sono partito a fare il militare. Era il 1993 e con la divisa delle Forze Armate ho disputato i campionati italiani a Marcianise, perdendo ai quarti con Giuseppe Pasquini. Durante l’esperienza in divisa ho superato la selezione per entrare in Nazionale>. In azzurro per Christian sono arrivate le esperienze più importanti, in positivo ma non solo. <Ricordo bene i tanti tornei disputati: a Mestre, perso ai quarti; a Liverpool, dove conquistai l’argento contro un atleta di casa. Nel 1995, da peso leggero, ho disputato i Mondiali di Berlino. Gli arbitri decisero la mia sconfitta ai quarti di finale contro il cubano Reyes, ma quel verdetto non l’ho mai accettato. Era già andato ko una volta ma un conteggio particolarmente generoso lo rimise in pista>. Il 1996 è l’anno che segna più di tutti la carriera di Christian. Prima con una grande soddisfazione che poteva addirittura trasformarsi in sogno, poi con un’esperienza allo stesso tempo unica e amarissima: <Europei e Olimpiadi a distanza di pochi mesi, due appuntamenti chiave per me. A Vejle, Danimarca, conquistai il bronzo e mi guadagnai l’accesso ad Atlanta. Negli Usa pensavo di spaccare il mondo. Io, dopo quattro anni di duro lavoro in Nazionale, volevo l’oro. Uscii al primo match con Sergey Kopenkin del Kirghizistan. I motivi sono tanti così come i rimpianti, ma ormai è inutile parlarne. Di certo fu una ferita profonda, che mi sono portato dietro nei mesi successivi e mi ha portato a chiudere con il ring a 27 anni. Tra il 1996 e il 2000 ho disputato 15 match da professionista, conquistando il titolo italiano Superleggeri nel 1999 ma
X
RING
la boxe per me era finita ad Atlanta>. Dopo il ritiro è maturata l’idea di aprire una palestra tutta sua, portata avanti con l’imprescindibile supporto dei genitori Roberto e Teresa e dei fratelli Denis, anche lui campione italiano novizi e dilettanti terza serie, e Walter. Una famiglia, quella Giantomassi, che oltre ai cinque membri ‘ufficiali’ (più nuore e nipotini) conta altri 120 elementi ‘acquisiti’, tra cui una ventina di ragazze, tutti ‘approvati’ dal presidente-papà. Una realtà sportiva sana e di altissimo livello: basti vedere la cura e l’umiltà con cui Christian si sofferma a dare indicazioni persino a un lumacone come me, giornalista sportivo 30enne vittima di una passione tardiva per la boxe, mentre sappiamo entrambi che il mio pugilato inizia e finisce a Campo Parignano ogni martedì e giovedì dalle 10 alle 12. Una dedizione infinita, che spiega perché così tanti ragazzi si ritagliano ogni settimana due, tre, alcuni anche quattro o cinque mezze giornate per essere lì con lui. Tra loro non mancano i talenti, alcuni inespressi, altri già in rampa di lancio come il professionista Roberto Bassi, neo campione italiano Supermedi che ha riportato il Piceno sul gradino più alto del podio della boxe dopo 16 anni dall’ultima volta. Il testimone, indovinate un po’, è passato a lui proprio dal suo istruttore Christian Giantomassi. Sabato 10 gennaio ad Arezzo il 32enne sambenedettese ha arricchito entrambe le bacheche picene: quella della boxe rivierasca e quella delle Cento Torri. Sì, perché in barba alla definizione del pugilato come ‘sport invdividuale’, il successo centrato da Bassi al Palacaselle è più che mai frutto di un formidabile gioco di squadra e affiatamento tra atleta e maestro. Roberto era reduce da una promettentre esperienza tra i dilettanti, ma anche da uno stop forzato (a causa di un infortunio) di quasi un anno. Giantomassi lo ha accolto nella palestra di famiglia nell’agosto 2013, avviando da una lato un percorso di recupero fisico e dall’altro di preparazione all’importante appuntamento di inizio 2015. Dopo una serie di match di avvicinamento al titolo professionistico dei Supermedi, finalmente è giunto il momento clou: sul ring del palasport aretino Bassi era atteso dal triestino Fabrizio Leone del team giuliano ‘Ente Porto’. I
giudici hanno attribuito la vittoria ‘ai punti’ al sambenedettese senza alcuna esitazione. «Match perfetto» hanno commentato gli addetti ai lavori e anche i commentatori tv di Italia. Questo il commento che il neo campione rilasciò a caldo: «Vittoria dedicata a mio fratello Michele, che ci ha lasciato nel 2008. Al cimitero, davanti al suo nome, gli promisi di raggiungere questo obiettivo e ce l’ho fatta». «Per quanto riguarda il match non posso non ringraziare il mio maestro Christian – prosegue -. La distanza delle 10 riprese per me era una novità: solo un pugile navigato come lui poteva prepararmi per una sfida del genere. Ha avuto tantissima pazienza e insieme abbiamo fatto grandi sacrifici allenandoci anche nei giorni di festa».
43
A sinistra il gruppo della palestra Olympia Boxe al completo. In questa pagina, sotto: Giantomassi e Bassi ; foto di gruppo con Maurizio Stecca; segue foto con Oliva all’angolo in un match da dilettante. Christian e il fratello Denis.
X
RING
M A N UA L I O T T O C E N T E S C H I D I B O X E
I M A N UA L I D E L L’ 8 0 0 S U L L A B OX E
di Marco Impiglia Chi ha pubblicato per primo le regole della boxe in Italia? Diciamo subito che i primi accenni alla “box inglese” si devono a Giulio Ferrario, un erudito enciclopedista milanese che, tra il 1817 e il 1834, pubblicò nella sua città un trattato in 21 volumi sugli usi e costumi antichi e moderni dei popoli. Egli, parlando dei “Britanni”, dedica quasi due pagine alla voce Pugilato, e così lo descrive: «un combattimento a colpi di pugni [che] è una scienza in Inghilterra, come la scherma in Francia, e serve di gradito spettacolo al popolo». Ferrario cita alcuni termini tecnici (boxing, sparring) e informa sulle «leggi» e le «regole di quest’arte». Una disciplina caratterizzata dal «fair play... una specie di cortesia... di generosità e di sentimento d’onore», e dove i pugili, «atleti obbligati a vivere con regola e sobrietà», danno vita a uno spettacolo di «violenza e brutalità», sì, ma reso cortese dal «bel giuoco dei loro muscoli, e la grazia della forza in azione». Il modello descritto da Ferrario è quello del London Prize Ring, pratica illegale nella Londra edoardiana ed elisabettiana, con la gente che si metteva in circolo
attorno ai combattenti e parteggiava scommettendo. La regolamentazione è quella stilata nel ‘700 dal campione Jack Broughton: pugilatori senza guanti e turni a rotazione, tempo indefinito senza sospensioni, niente giudici. Siamo ben avanti la promulgazione delle Queensberry Rules, elaborate da John Graham Chambers nel 1865, con l’introduzione dei guantoni ripieni di crine di cavallo, l’arbitro e i round. Per avere il secondo “assaggio” di boxe, questa volta più specifico in quanto contenuto all’interno di un manuale sportivo, dobbiamo fare un salto di generazione. Il Trattato teorico pratico illustrato di Box-libera ossia difesa personale viene stampato, infatti, nel 1869, sempre a Milano. L’autore è Luigi Carmine, ex istruttore militare che si ingegna a inventare macchine ginnico-ortopediche. Carmine pubblica a sue spese il libretto, che si rivolge alla ricca borghesia e aristocrazia milanese, interessata alla conoscenza di tecniche utili alla salvaguardia della propria incolumità contro gli attacchi dei banditi di strada. L’opera è una fusione di tre elementi: la boxe francese, la boxe inglese e la lotta in piedi, cioè la fase più importante
44
X
RING
della lotta greco-romana. Carmine, nel corso delle sue mansioni di ispettore di Stato Maggiore e maestro di sciabola, bastone e ginnastica, era stato in Francia e lì aveva visto in azione i cultori della lutte pieds-poings o savate (“ciabatta”, in francese), il modo di difendersi usando mani, piedi (calci e sgambetti) e mosse di lotta. Egli si rifà, inoltre, a un manuale pubblicato nel 1844, Boxe Française et Anglaise di Louis Leboucher, l’uomo che, insieme a Charles Lecour, è da considerarsi il padre della savate. In effetti, il suo manuale, diviso in cinque parti, ha in appendice un foglietto di 20 tavole disegnate a china, di cui 11 identiche nelle posture a quelle del libro di Leboucher. Ma la somiglianza finisce qui, perché sono presenti mosse – ad esempio, la “balestrata”, un tipo di proiezione efficacissimo – ispirate all’Abraçar, la lotta a mani libere della scherma medievale continuata nella scherma rinascimentale ed esposta in trattati come il Flos duellatorum, scritto a Ferrara nel 1409. Anche se otto capitoli del libro sono dedicati ai «colpi di pugno» sia «marciando» sia «sul posto», in realtà Carmine non propone la boxe inglese vera e propria, che lui non conosceva affatto. La prova è data dalla tavola che indica la posizione della «guardia», che è più conservativa rispetto a quella proposta dal pugilato d’Oltre Manica, e riporta direttamente all’Abraçar. Riassumendo, il maestro di scherma milanese elabora un suo sistema di difesa personale a mani nude, che è una ibridazione di antiche tecniche di lotta relative alla scherma mescolate con le ultime indicazioni della boxe francese, che a sua volta aveva acchiappato dalla boxe inglese. Un cocktail notevole, ma che non avrebbe lasciato tracce rilevanti nello sport nostrano; tanto è vero che il libretto, dimenticato nella Biblioteca del CONI, è tornato alla ribalta solo quando un editore di Pontremoli nel 1989 l’ha riscoperto e ne ha fatto una ristampa anastatica, presentandolo, con furba copertina, a guisa di proto-trattato di pugilato. Ed ecco che, come nell’infantile gioco dell’Oca, siamo giunti alla medesima casella della domanda di partenza: chi ha scritto per primo in Italia un manuale di pugilato? Il vero pugilato?
La bazza viene anche stavolta dalla Francia. Il nome è, infatti, quello di Alberto Cougnet, gran bel personaggio di cui parlerò più diffusamente nel Libro del Centenario FPI, ma del quale qui accenno qualcosa. Nato a Nizza nel 1850 da famiglia savoiarda italianissima che aveva partecipato al Risorgimento, egli fu medico, giornalista, spadaccino, scrittore di libri di gastronomia (è uno dei padri dell’arte culinaria) ed etnologia, collezionista di molte cose bizzarre, in stile wünderkammer,
tra cui una raccolta di menù Belle époque. C’è una villa a Reggio Emilia che prende il nome dei Cougnet, giacché Alberto vi andò ad abitare alla soglia degli “anta”, prima di spostarsi a Milano e poi a Lugano per meglio seguire la sua attività di pubblicista. Ricordo che, una ventina di anni fa, mi capitò d’imbattermi, scorrendo un raro numero dell’ottobre 1898 del supplemento mensile illustrato della Gazzetta dello Sport, in un lunghissimo articolo sulla boxe a firma “Dott. Alberto Cougnet”. Articolo che si chiudeva sulla citazione di un proverbio inglese: «Finché il campione sorride egli non ha perduto». L’estro del nizzardo, la sua inclinazione ad interessarsi di questioni relative all’anatomia e alla fisiologia, lo faceva assertore nello stesso articolo di un’al-
45
tra considerazione apodittica, e cioè che i migliori pugili per tecnica e velocità fossero quelli alti sul metro e 70 e pesanti 70-75 kg. Insomma, i futuri “pesi medi”: il nostro Nino Benvenuti. Curioso, no? L’articolo sulla Gazzetta non usciva a caso nell’autunno del 1898. Giusto in quei giorni, Cougnet dava alle stampe a Milano, per i tipi della Ulrico Hoepli, il suo manuale Pugilato e Lotta libera per la difesa personale, un tascabile di 16x11 centimetri con l’immagine di due “boxeurs”, muniti di regolari guantoni, impressa sulla copertina grigioblu. I primi tre capitoli, ben 125 pagine, dedicati al «boxing inglese e americano», i restanti due alla boxe francese, al «gambetto» e alla lotta. Ma perché Cougnet pubblicava un manuale del genere, su uno sport ancora sconosciuto alla gente? Una delle ragioni è che a Milano stavano nascendo le primissime conventicole di appassionati cultori; c’era curiosità verso una disciplina che a Parigi stava suscitando un certo seguito. Nella prefazione del manuale, tuttavia, s’indovina l’altra molla che lo muove: il fatto che il boxing sia «sotto l’aspetto ginnastico, uno dei migliori esercizi che si possa dare al tronco, alle spalle e alle braccia... e che deve essere coltivato per la sua incontestabile utilità come arte di difesa naturale». E qui si inserisce l’aspetto non prettamente sportivo, ma essenzialmente “pratico” del manuale, la terza motivazione: esso servirà a coloro che vogliono contrastare l’assalto di malintenzionati usando le mani nude, invece di un’arma bianca o da sparo. Il manuale di boxe è, quindi, un segno di civilizzazione, di ingentilimento dei costumi, che si esprime attraverso il loisir e lo sport. C’è da dire che il trattato di Cougnet ha una qualità pedagogica e una completezza notevolissime; superato, forse, solo nelle specifiche tecniche dai manuali che sarebbero usciti molto più tardi, nel secondo dopoguerra. Dopo un dotto excursus sul «pugilato presso gli antichi» (le reminescenze greco-romane), il libro ci introduce al «pugilato moderno ossia la Boxe». La disamina è profonda, da vero studioso, abile nel rintracciare le scaturigini della disciplina e la sua formalizzazione e contestualizzazione nella società ottocentesca;
X
RING
mentre è obbligatorio il rimando all’allora già celebre opera Boxiana, secondo la quale «i colpi più pericolosi sono quelli che vanno sotto l’orecchio, quelli tra i sopraccigli e quelli alla bocca dello stomaco». Finita la lunga “letio” introduttiva, a pagina 57 inizia la «Parte I», nella quale si descrivono, col supporto di una settantina di semplici disegni, le tecniche più in voga presso le scuole inglese e americana. Note a fondo pagina forniscono ulteriori informazioni sia didattiche che bibliografiche, un’appendice di 13 pagine riassume le norme del London Prize Ring e quelle del Marchese di Queensberry; infine, vengono enumerate le «Regole di Pugilato dell’Unione degli Atleti Dilettanti». Diciassette punti che, probabilmente, corrispondono alla traduzione del regolamento amatoriale prescritto dalla già sorta Union des Boxeurs Françaises. In proposito, godibile, soprattutto se letta col metro di oggi, ci appare la regola terza: «I pesi saranno: Bantam (gallina di Giava), libbre 105 e meno; feather (piuma), libbre 115 e meno; leggero (libbre 135 e meno); medio (libbre 158 e meno); grave (libbre 158 e più)». Alberto Cougnet aggiornò il manuale nel 1911, arricchendolo d’una impressionante documentazione storiografica sull’evoluzione della boxe in Inghilterra, negli States, in Francia e in Italia; e con l’aggiunta di nozioni di jiu-jitsu, tecnica importata dall’Estremo Oriente e in quel momento assai in auge. Negli stessi anni, seguì per la Gazzetta i primi match “seri” di boxe allestiti nel nord Italia. All’abbrivio del 1916 fu tra i principali ispiratori della nascita della Federazione Pugilistica Italiana. Purtroppo, morì nella sua villa in Svizzera nel settembre di quello stesso anno. Il testimone fu raccolto dal figlio Armando, direttore-amministratore della Gazzetta dello Sport, uno dei fondatori della FPI, ma sicuramente più appassionato di ciclismo, visto che nel 1909 era stato l’inventore del Giro d’Italia. La vicenda di questo autentico “primo passo” della manualistica tricolore si esaurisce nel 1922, allorché la Hoepli dà alle stampe la terza edizione, ampliata e vendutissima. Oramai la disciplina aveva fatto breccia e stava rapidamente acquisendo popolarità.
In prima pagina sullo sfondo, due delle 20 tavole dell’opera originale. Segue il ritratto di luigi Carmine, maestro di sciabole, all’epoca dell’uscita del suo trattato. Qui sotto: il frontespizio del manuale di Alberto Cougnet, prima edizione del 1898 - Collezione privata dell’Autore; l’edizione del 1911 notevolmente aumentata rispetto alla prima.
46
I TA B O X I N G T E A M
X
RING
Buono il bilancio e un grande inizio attività di Tommaso Gregorio Cavallaro
IL 2015
delle Nazionali Azzurre è stato aperto dalla Elite Maschile in un Dual Match contro la Svezia, che ha avuto luogo il 31 gennaio a Jönköping e che ha visto prevalere 6-3 gli atleti di casa. Buone, comunque, le prove di tutti gli Azzurri. Febbraio è passato senza la partecipazione dei nostri Atleti ai vari tornei disputatisi in giro per l’Europa, ma ha visto gli stessi impegnati in una lunga serie di ritiri preparatori ai main event che avranno luogo nel proseguimento della stagione agonistica. Due i Tornei, andati in scena nello scorso marzo, ai quali hanno preso parte i boxer italiani. Francesco Maietta ha conquistato un ottimo argento nei 60 Kg alla 34° Edizione del Gee Bee Boxing Tournament, svoltasi ad Helsinki tra il 13 e il 15 marzo. Ben più rilevante il bottino delle Azzurre Junior/Youth alla Queens Cup, nota Kermesse pugilistica che annualmente ha luogo a Stralsund in Germania. Le nostre atlete sono tornate a casa con 5 ori ( Junior: Marchese G., De Carlo - Youth: Bonatti, Testa, Marchese C.), 2 argenti (Youth: Martusciello e Carini) e due bronzi (Cavallo Junior 46 Kg). Ottimo anche il comportamento degli Azzurri Elite nella loro prima uscita stagionale. 2 gli Ori conquistati da Vincenzo Picardi (52 Kg) e Simone Fiori (81 Kg) in quel di Shkodrer (Albania), dove dal 15 al 18 Aprile ha avuto luogo il Vllanzia Boxing Tournament. Una rappresentativa della Nazionale Elite Femminile ha preso parte all’edizione 2015 del Torneo Internazionale “Les Centuires”, che annualmente ha luogo nella cittadina francese di Argentuil. Bilancio finale: un argento (Calabrese 51 Kg) e un bronzo (Cipollone 54 Kg). Da segnalare anche la partecipazione delle nostre atlete a due Training
Camp Internazionali. Il primo svoltosi a Qian’an (Cina) dal 10 al 24 Marzo, il secondo a Bucarest in Romania dal 14 al 27 Aprile. Il 26 aprile sul ring dell’ItalCementi di Bergamo ha avuto luogo un Dual Match tra le rappresentative Elite Maschili di Italia e Germania. Primo impegno probante per gli Azzurri in vista dei Giochi Olimpici Europei, in programma a Baku dal 12 al 28 giugno. 9 i Match schedulati andati in scena e che alla fine hanno visto gli Azzurri imporsi per 6-3.
Alcune foto dei gruppi azzurri impegnati in campo internazionale.
............. R I S U LTAT I
52 Kg
Grande ITA vs Andreas Klein GER
3-0
60 Kg
Boufrakech ITA vs Harutyunyan GER
3-0
56Kg
64 Kg 69 Kg 75 Kg 81 Kg 91 Kg
Bagatin ITA vs Sokolov GER
Benkoriki ITA vs Dahinten GER Arecchia ITA vs Kerber GER
Lizzi ITA vs Attanjaoui GER
Rosciglione ITA vs Bunn GER Spahiu ITA vs Fress GER
+91 Kg Carbotti ITA vs Schulz GER TKO
47
3-0 0-3 3-0 0-3 3-0 3-0
2 Round
X
RING
R O C K Y M A R C I A N O I L L I B R O E I L P E R S O N AG G I O
MARCIANO “THE KING” Una nuova edizione scritta da Giuliano Orlando Nel libro si parla anche di Ripa Teatina e Rocky Mattioli di Alfredo Bruno ph Archivio FPI
E’ USCITO da poco “Rocky Marciano- The King”, edito dalla Libreria dello Sport, ma per certi versi lo possiamo definire un revival visto che nel 2011 era uscito Rocky Marciano – L’invincibile dello stesso autore, Giuliano Orlando, ma della Limina editore. Un libro che al suo apparire ebbe subito grande successo e sparì in poco tempo da tutte le librerie, solo che rimase un’edizione unica senza ristampa. Le richieste sono state tante ed è questo il motivo per cui l’autore ripropone l’opera riveduta e corretta, ma ampliata con numerose belle foto in più, con una parte dedicata a Rocky Mattioli e a RipaTeatina, il comune da cui nacquero questi due grandi campioni. Cambia anche il titolo con “The King” che sostituisce “L’invincibile”, ma la sostanza è sempre quella: di un massimo che fu il re incontrastato dal 1952 al 1955 e imbattuto nei suoi 49 incontri disputati da professionista, con 43 vittorie per ko. Cifre queste impressionanti che rischiavano di rimanere rinchiuse con il lucchetto nella memo-
ria di poche persone che avevano vissuto quell’epoca. Il merito di Orlando è quello di aver ristabilito le distanze di quello che, rispolverato dalla sua fertile penna o tastiera, giustamente era considerato e riviene considerato come uno dei più grandi di tutti i tempi. Nella categoria dei massimi nessuno è riuscito in questa impresa, ci provò Larry Holmes ma si dovette arrendere proprio al 49mo match. Questo figlio di emigranti, i Marchegiano, non aveva oltrettutto la stazza di un massimo, altezza 1,78 e peso 83-84 kg., ma aveva qualcosa dentro oltre a una grandissima resistenza fisica che suppliva alle lacune. Mani pesanti che si abbattevano su ogni avversario con una continuità impressionante fino a quando il malcapitato crollava distrutto. L’autore segue il protagonista dalla nascita, passo dopo passo, ma più che una biografia è un romanzo, che in qualche punto può sembrare fantascienza, non perchè i fatti non sono avvenuti, ma per le modalità con cui sono avvenuti. Molti ci hanno provato a dare una spiegazione, come fecero gli americani nel montare un match con il computer tra Marciano ed Alì, assegnando ad ognuno le sue caratteristiche. La tecnologia decretò che Alì sarebbe crollato al 13mo round, un gioco d’accordo, ma che il “Labbro di Louisville” rispettò. Marciano spezzò l’egemonia negra della categoria che durava dal 1937, mettendo ko Joe Louis, il suo idolo ormai al tramonto, per diventare lo sfidante nel 1952 di Jersey Joe Walcott. Il mondo seguiva l’ascesa di questo emigrante catapultato nell’Eden dei grandi. Il match con Walcott fu trasmesso in televisione negli Stati Uniti e arrivò in Italia come documentario cinematografico. Le sale fecero a gara per averlo e fu lì che molti di noi ebbero la fortuna di vederlo in visio-
48
ne. Fu un match straordinario in cui la classe di Walcott fu uno spettacolo a parte come lo fu il 13mo round quando l’anziano campione fu distrutto per essere spazzato dal trono. Louis, Walcott e Charles, i dominatori della categoria furono messi in fila dal Blockbuster di Brockton. La stessa fine faranno in successione Roland La Starza, che in un match precedente gli diede filo da torcere, Don Cockell e Archie Moore, che fu l’ultimo avversario in una data storica, il 21 settembre 1955, perchè subito dopo Rocky tra la sorpresa generale appese i guantoni al chiodo, da imbattuto. La sua fu in seguito la classica vita tranquilla di un uomo agiato, ma mai soddisfatto, proprio per quella carica particolare che aveva dentro che cessò di esistere il 31 agosto 1969 per un’improvvisa sciagura aerea in cui persero la vita altre due persone. Il libro di Orlando è destinato al successo dato da una doppia garanzia in cui si intersecano autore e personaggio. Si compone di ben 290 pagine, 43 belle foto. Si avvale della prefazione di Alberto Brasca, presidente della Federazione, di Nino Benvenuti e di Giampaolo Ormezzano, che sono in pratica tre articoli con reminiscenze legate al personaggio. La storia di Ripa Teatina è vista dalle origini come pure la storia di Rocky Mattioli, altro grande campione, che ha la sua residenza nel capoluogo lombardo. La chiusura è all’insegna dei Marchegiano con l’intervista a Kenny Rocky che nacque un anno prima della tragica scomparsa. Ci pensò Mary Anne, la sorella maggiore, a raccontare e fargli capire chi fosse Rocky Marciano- The King. .............
X
RING
A sinistra Marciano-Charles ; segue sotto Marciano vincitore. Qui sotto in colonna: Marciano con la moglie e la f iglia. Sotto, un destro passato alla storia. In fondo Walcott, Charles e Marciano (da ex campioni) danno consigli a Billy Ryan.
49
X
RING
T I T O L O I TA L I A N O S U P E R G A L L O
S A LV I N I
R I M A N E CA M P I O N E Batte Crudetti. Rientro di Di Silvio e successo di Lezzi di Alfredo Bruno ph Renata Romagnoli
50
X
RING
OSTIA,17. 04. 2015
Emiliano Salvini, 36 anni, non demorde e lo dimostra contro lo sfidante Michele Crudetti. Il titolo dei supergallo conquistato ai danni di Giodi Scala sta saldamente in mano a questo sorprendente atleta che non finisce di stupire considerando poi le difficoltà a rientrare nel peso, nonostante sia tenuto a stecchetto da un nutrizionista e un ottimo preparatore che ieri sera stava al suo angolo. Al Pala Di Fiore, il Team Paciucci Boxing e la Roundzero di Giulio Spagnoli, hanno allestito una mista interessante e molto gradita dal pubblico presente. Emiliano Salvini e Michele Crudetti si sono già incontrati due anni fa circa, all’epoca il campione era il pugile di Marocco e Dominioni, per un risultato di parità che non aveva accontentato nessuno. Per assurdo questo intervallo di due anni circa sembra aver giovato più al “vecio” Salvini che al giovane Crudetti. L’attuale campione ha mantenuto un ritmo serrato continuo per tutte e 10 le riprese, il Salvini che calava negli ultimi round sembra essere diventato solo un ricordo. Il romano ha condotto a buon ritmo le prime tre riprese, nonostante una zuccata fortuita nei primi minuti ha rischiato di compromettere tutto, ma l’angolo del campione era ben fornito con un cutmen d’eccezione come Giulio Spagnoli. La
quarta ripresa era un piccolo capolavoro del “Globetrotter” del Tiburtino, oltrettutto sostenuto dal tifo dei “colleghi” dell’ AMA. Nel quinto inizia bene il romano, che però ha la peggio in uno scambio acceso. Crudetti sembra in rimonta e costringe l’avversario all’angolo per scaricare le sue bordate. Lo sfidante vuole chiudere il match, ma è ben contenuto dall’esperienza di Salvini. Il privernate tiene l’iniziativa, ma deve fare i conti col gancio destro di Salvini, che tra l’altro cambia spesso guardia per non dare punti di riferimento, e accetta uno scambio spericolato a chiusura dell’ ottavo round. Nelle ultime due riprese il romano, che appare in buone condizioni non molla e guadagna il successo. Due giudici lo vedono vincente per 9695 e un terzo gli assegna un 98-93. I professionisti iniziano con il match tra Gheorghe Trandafir e Luca Genovese. Sei riprese piacevoli dove la fine tecnica dell’allievo di Sordini fa da contraltare alla maggiore consistenza dell’allievo di Tucciarone per un pari perfetto. Il cambio dell’ultimo momento con Francesco Lezzi al posto del tanzaniano Maokola non ha certo favorito Tobia Loriga. Il pugliese è un pugile in ascesa che migliora match dopo match, i suoi 25 anni poi sono stati determinanti per i 38 del pugile calabrese, che si è dimostrato ancora una volta un guerriero in-
domabile. Loriga ha dovuto convivere fin dal secondo round con una brutta ferita allo zigomo destro. Il match è stato tirato allo spasimo con un buon share di applausi. Lezzi appare ancora grezzo, ma l’ottimo lavoro di Sgaramella sta dando i suoi frutti. Il ragazzo ha qualità perchè superare di misura un Loriga ancora valido non è impresa facile. Poi è stata la volta di Pasquale “El Puma” Di Silvio. Il suo rientro avvenuto dopo circa 8 mesi doveva far capire le possibilità attuali dell’ex campione soprattutto confrontandolo con la nuova gestione. Ci sono alcune considerazioni da fare oltre all’inattività deleteria per un pugile di 35 anni, affrontare sulle sei riprese un soggetto come Eros Marongiu significa accendere un cerino vicino a una tanica di benzina. Il pugile di Ceccano, condotto all’angolo dal padre, dopo aver subito nelle prime tre riprese la boxe piacevole e la personalità di “El Puma”, man mano prendeva confidenza accorciando la distanza e cercando di imporre una pressione che a lungo andare creava non pochi problemi al quotato avversario. Nel finale Di Silvio dava anche segni di stanchezza, ma a detta di Massai logica visto il nuovo tipo di preparazione e considerando un avversario tutt’altro che malleabile. La vittoria veniva assegnata a Di Silvio che inizia così il suo nuovo percorso.
D I L E T TA N T I
Kg.69
Y Yuri Moroni (Champion Club)
b.
Mustafi Zendel (Marche)
Kg.64
S Victoire Kpogo (Marche)
b.
Dan Radoi (Champion Club)
Kg.64
Y Federico Stroppa (Marche)
b.
L. Forzano (Champion Club)
Kg.69
Y Daniele Di Benedetto (Champion Club)
b.
Diego Vesprini (Marche)
Kg.69
S Edoardo Di Lorenzo (Pugilistica Italiana)
pari
Marco Bertolini (Sordini)
Kg.69
S Fabio Mastromarino (Bellusci)
b.
Andrea Maliokapis (Sordini)
PROFESSIONISTI
Piuma Super Welter Leggeri
Gheorghe Trandafir
pari
Luca Genovese
Francesco Lezzi
b.
Tobia Loriga
Pasquale Di Silvio
b.
Eros Marongiu
Piuma
Gheorghe Trandafir
pari
Luca Genovese
Leggeri
Pasquale Di Silvio
b.
Eros Marongiu
Super Welter
Francesco Lezzi
b.
Tobia Loriga
T I T O L O I TA L I A N O P E S I S U P E R G A L L O
Emiliano Salvini
b.
Michele Crudetti
Arbitro: Marco Marzuoli; Giudici: Roberto Di Mario, Francesco Ramacciotti, Dario Bibbiani; Supervisore: Rolando Barrovecchio; Medico: Massimiliano Bianco, Emiliano Bonanni
51
X
RING
M A R C O S CA N O
MARCO S CA N O Passato presente e futuro di Giuseppe Giallara
52
X
RING
C A G L I A R I MARZO 2015
Marco Scano sta per compiere 70 anni (è nato a Cagliari il 25 aprile del 1945), oltre 50 dei quali trascorsi nel mondo della boxe. L’ex campione d’Italia e d’Europa dei pesi welter professionisti ha infatti iniziato a frequentare la palestra dell’“Accademia pugilistica Franco Loi” poco più che quindicenne e non è più andato via dal sodalizio, dove ha costruito la sua carriera di boxeur e dove ancora oggi opera come insegnante insieme con un suo ex allievo, l’ex campione italiano dei piuma Fabrizio Cappai. Seguito da Giovanni Carrucciu, che fu un buon pugile professionista negli anni Trenta-Quaranta, Scano non ci mise molto a mettersi in evidenza. Nel 1961 si aggiudicò i campionati italiani novizi, nel 1964 vinse il “Guanto d’Oro” a Genova e nel 1965 conquistò l’argento ai campionati italiani dilettanti; divenne poi campione mondiale militare a Monaco battendo lo spagnolo Barrera, il tunisino Amara e il tedesco Mayer per forfait. Campione italiano dilettanti nel 1967, nel 1968 prese parte alle olimpiadi di Città del Messico dove venne eliminato al primo turno dal messicano Ramirez, e a quel punto decise che era venuto il momento di svestire la maglietta. Da professionista, Scano (39-5-3, 22 ko) divenne campione italiano nel 1971 battendo Giovanni Zampieri (kot 9) e campione d’Europa il 9 aprile 1976 liquidando il britannico Pat Thomas (ko 2) al palasport di Cagliari. Il welter isolano subì poche sconfitte. Al suo 22° fight, nel 1971 lo batté Alberto Torri, da lui già superato in un match precedente; nel 1972 lo sconfisse Giuliano Nervino con in palio il titolo italiano (sconfitta pron-
tamente riscattata con una vittoria). Nel 1973 trovò disco rosso contro Domenico Di Iorio, la sua “bestia nera”, che gli portò via il titolo tricolore. Contro Di Iorio Marco Scano sostenne altri due match validi per la corona nazionale dei welter riportando un pari e una vittoria. Conquistato il titolo europeo, Scano lo difese respingendo l’assalto di Luciano Borraccia a Cagliari; perse la corona (ko 5) nel 1977 a Randers contro Jorgen Hansen, da lui battuto due anni prima (sq 3) al palasport di Cagliari. Nel 1979 il pugile cagliaritano perse (ko 2) a Copenaghen contro Torben Andersen e capì che era venuto il momento di lasciare l’agonismo. Riposti i guantoni nel cassetto, Scano si dedicò all’insegnamento nella “Franco Loi” portando al successo ragazzi di valore come l’olimpionico di Seul Andrea Mannai, il nazionale Fabrizio Cappai (che da professionista, nel 1992, si batté per il mondiale dei piuma Ibf contro il messicano Manuel Medina), l’ex campione europeo dei mosca Andrea Sarritzu, il welter Luciano Abis e guidò dall’angolo, tra gli altri, l’ex campione europeo dei mosca Salvatore Fanni nei suoi tentativi mondiali contro Salazar, Sanchez e Arce. Ma partiamo dall’inizio, chiedendo a Marco Scano qual è stato il suo primo impatto con la boxe. “Mi accompagnò in palestra Franco Lai, un ex pugile, – racconta l’ex campione europeo dei welter – pesavo appena 51 chilogrammi e impiegai qualche mese per farmi accettare dal maestro Giovanni Carrucciu che poi, però, mi fece diventare un pugile vero. Il maestro dapprima mi mise a fare le pulizie in palestra e a lavare per terra (cosa che facevamo un po’ tutti a turno), poi mi insegnò a fare la boxe. Mi sorreggeva una grande passione e ce l’ho messa tutta per riuscire ad emergere. In cambio ho avuto diverse gratificazioni perché il pugilato mi ha permesso di girare il mondo, mi ha temprato il carattere e mi ha fatto conquistare dei titoli”. Quanto ai titoli, è mancata purtroppo la chance mondiale... “Dopo la mia vittoria su Pat Thomas si parlò di una possibile chance iridata, ma poi non se ne fece nulla. Non so se avrei conquistato il titolo, tuttavia mi sarebbe piaciuto provarci. In ogni caso, non posso lamentarmi, il mondiale l’ho
53
vinto da dilettante e ho sostenuto dei bei combattimenti anche da professionista contro avversari di sicuro valore”. Quali ricorda in particolar modo? “Innanzitutto Di Iorio, il più difficile, che mi diede filo da torcere in tutti e tre i combattimenti che disputai con lui, particolarmente in quello che pareggiammo ad Alghero; ci rimasi male perché tenevo tanto a vincere quel match. Ci sono stati anche altri avversari piuttosto impegnativi come Pacheco, Torri, Nervino, Borraccia, Hansen e qualche altro ancora”. Poi sono arrivate le soddisfazioni come insegnante... “Si, con i miei allievi siamo arrivati a conquistare circa 45 titoli nazionali. La “Franco Loi” ha inoltre avuto, oltre me, altri due olimpionici tra i ragazzi nati nella palestra e ha conquistato importanti successi con Andrea Mannai, Fabrizio Cappai, Andrea Sarritzu e Luciano Abis che sono poi diventati tutti professionisti e con altri ragazzi tra i quali Stefano Sarritzu e Francesco Scanu che sono rimasti dilettanti. Si è anche sfiorata la conquista del titolo mondiale dei pesi mosca con Andrea Sarritzu e Salvatore Fanni; entrambi avrebbero meritato di diventare campioni del mondo”. E gli allievi di oggi? “Attualmente abbiamo diversi ragazzi promettenti che hanno però ancora tanto da imparare e devono dimostrare una maggiore voglia di mettersi in luce. Frequentano la palestra, ma devono giustamente pensare anche allo studio. Sono certo che, se proseguiranno, con il tempo qualcuno riuscirà ad emergere. Noi facciamo del nostro meglio per metterli a loro agio e accogliamo in palestra anche i loro genitori che desiderano farci visita; in questo modo essi possono conoscere da vicino lo sport praticato dai loro figli”. Il tempo per conquistare altri successi non mancherà... “Per quanto mi riguarda ho ancora a disposizione qualch anno, poi anche io smetterò, sebbene a malincuore. Ma sino ad allora non ci voglio pensare e continuerò ad andare avanti con lo stesso entusiasmo di sempre”. A sinistra Marco Scano nel match contro Pat Thomas’ e in piccolo a destra Marco Scano che allena Luciano Abis
X
RING
TORNEO NAZIONALE ESORDIENTI
Esordienti a Roccaforte Mondovì UN TORNEO R I V O LT O A L F U T U R O
di Tommaso Gregorio Cavallaro R O C CA F O RT E
di Mondovì 17-19 aprile 2015 -Il Torneo Nazionale Esordienti 2015, indetto dalla F.P.I. ed organizzato in collaborazione con l’Associazione Sportiva ASD Skull Boxe Canavesana, ha avuto il suo svolgimento durante tre intense giornate.. La località pedemontana piemontese aveva già ospitato tra il 2013 e il 2014 altre tre importantissime competizioni della Boxe Giovanile tricolore: Finali Campionati Junior/schoolBoy 2013, Trofeo Club degli Azzurrini 2014 e Finali Campinati Junior/ Schoolboy 2015. Le gare hanno avuto luogo presso il Palazzetto dello Sport, sito in via IV Novembre. Alla Kermesse hanno preso parte139 atleti di cui 44 SchoolBoy, 66 Junior e 29 Youth. La Tre giorni all’insegna della Boxe Under 18 tricolore ha visto andare in scena dei match di grande qualità sia tecnica che agonista, dando modo agli osservatori dello Staff Tecnico Azzurro, con in testa il coach Giulio Coletta, di prendere note di alcune individualità che in futuro saranno inserite nelle Squadre Giovanili dell’Italia Boxing Team. Di seguito i risultati finali.
S C H O O L B OY
48 Kg 50 Kg 62 Kg
Luca Sibio (LZ) vs Yassine Sraidi (SC) 2-0
Giacomo Micheli (LZ) vs Andrea Pinto (PL) 3-0
Salvatore Cavallaro (SC) vs Grimaldi Biagio (LB) 2-0 JUNIOR
46 Kg
Nicola Caparco (CP) Vince TKO-i 2 Round vs Salvatore LoVerchio (SC)
57 Kg
Spezzacatena Gioacchino (PL) vs Zvikovic Karlo (LB) 3-0
50 Kg 60 Kg 63 Kg
66 KG 70 Kg 75 Kg
+80 Kg
Tkachuk Artem (CP) vs Vella Lorenzo (PM) 3-0
Gifuni Francesco (CP) vs Soriello Simone (VE) 3-0
Andreozzi Alessandro (LZ) vince TKO-I 1 Round vs Crudu Alexandru (PM) Grassi Nunzio (PL) vince TKO-I 1 Round vs Daniele Rizzieri (PM) Canton Giovanni (LB) vs Fiorentino Gabriele 3-0
Canevazzi Cristiano (EM) vs Vitaglione Agostino 3-0 Alessio Costantino (LZ) vs Antonio Modillo (CP) 3-0 YO U T H
52 Kg
Filia Nicolò (PM) vs Mennillo Antonio (CP) 0-3
60 Kg
Andrea Vozza (CP) vs Marcato Janos (VE) 3-0
56 Kg 69 Kg 81 Kg 91 Kg
Ciarelli Angelo (AB) Vince TKO-I 1 Round vs Cacciapuoti Giovanni (CP) Meschini Sasha (TS) vs Macchiarella Christian (PM) 2-1
Esposito Francesco (CP) Vince TKO-I 1 Round vs Enrici Vaion (PM) Piccolo Salvatore CP) vs Occhipinti Matteo (SC)
.............
54
NON SI PUÒ BATTERE CHI NON SI ARRENDE MAI.
LEONARD BUNDU 2009 / 2011 / 2012 / 2013 / 2014
CAMPIONE INTERCONTINENTALE 2010
WWW.LEONE1947.COM
X
RING
NICOLINO LOCCHE
Nicolino Locche
“ E L I N T O CA B L E ” A 10 anni dalla morte del grande campione argentino di Gianni Virgadaula ph Archivio FPI
NELLA
boxe spesso gli appassionati dibattono su quale pugile sia stato il più forte colpitore o il più bravo incassatore, o ancora chi avesse il migliore gioco di gambe o sia stato il più veloce. E il pugile che sapeva meglio difendersi? Di primo acchito, ripensando ai big, verrebbe spontaneo fare subito i nomi di Ray “Sugar” Robinson, di Jack Johnson, di Muhmmad Alì, o ancora del nostro formidabile Anacleto Locatelli, capace di schivare come pochi i colpi più perfidi. Ma forse il boxeur dotato della migliore difesa è stato l’argentino Nicolino Locche, non a caso detto El Intocable (l’intoccabile). La cosa che più sconcerta di questo formidabile campione di origine italiana (i genitori emigrarono in Argentina durante il II conflitto mondiale) è che, a fronte della sua inimitabile capacità di difendersi, egli presentava una guardia
totalmente sguarnita. Locche infatti non si chiudeva a testuggine, non usava gomiti e avambracci per deviare, evitare o accompagnare i colpi dell’avversario. I suoi guantoni non difendevano né la mascella, né altri punti sensibili del bersaglio grosso. Di più, l’argentino non disponeva neppure di un particolare gioco di gambe. Semplicemente Locche teneva le braccia distese lungo il corpo e affrontava l’avversario, anche quand’era un temibile picchiatore, a viso aperto, basando tutta la sua difesa su millimetrici ed impercettibili movimenti della testa e del tronco che mandavano regolarmente a vuoto i colpi. D’altronde, solo lui poteva mettere le braccia anche dietro la schiena, sicuro che l’avversario comunque non lo avrebbe colpito. Nato a Tunuyan, (Mendoza) ultimo di 6 fratelli, il 2 settembre 1939 da Felipe e Nicolina, il bambinetto Locche entrò
56
per la prima volta in palestra all’età di 9 anni, dove trovò in Francisco Mora Bermudez detto “Paco” l’uomo che lo avrebbe allenato, gli avrebbe fatto da manager e gli sarebbe stato amico per tutta la vita. Fra i dilettanti Locche ebbe subito modo di distinguersi subendo solo 5 sconfitte in ben 122 incontri. Alto 1.68 centimetri, con un peso forma di 63 chilogrammi, debuttò fra i professionisti a Mendoza l’11 dicembre del 1958 con una vittoria per KO al 2° round su Luis Garcia. Da lì in poi la sua ascesa fu costante, sebbene ancora oggi non si comprende bene il perché egli pervenne alla conquista del titolo mondiale dei superleggeri dopo dieci lunghi anni di professionismo e ben 106 combattimenti, nonostante avesse avuto alle spalle un organizzatore come Tito Lectoure. Nel suo periodo migliore Locche rimase imbattuto per 6 anni consecutivi durante i quali disputò oltre 80 combattimenti senza mai subire sconfitte, quantunque si fosse confrontato con gente come Carlos Ortiz, Ismael Laguna, Eddie Perkins. Egli incontrò e sconfisse ai punti in 10 riprese anche il nostro Sandro Lopopolo al Luna Park di Buenos Aires il 9 ottobre del 1966, quando il milanese era ancora campione del mondo. I due avrebbero dovuto battersi ancora, titolo in palio, ma nel ’67 Lopopolo lasciò inaspettatamente il titolo nelle mani del giapponese Paul Takeshi Fuij. A quel punto nessuno poteva più discutere una sfida di Locche al nuovo campione. La chance gli venne finalmente data il 12 dicembre 1968 quando lui, pugile ritenuto casalingo perchè mai uscito dall’Argentina, dovette volare in Giappone per sfidare a Tokyo Paul Takeshi Fuij, campione del mondo dei superleggeri WBA. Questi probabilmente si era illuso che avrebbe avuto vita facile come era già accaduto con Lopopolo, ma con Locche fu tutta un’altra storia. Paul Fuij aggredì lo sfidante fin dall’inizio del match ma non
X
RING
riuscì mai a trovarlo. Era come se avesse davanti un fantasma, che con il suo duking and slipping, schivava millimetricamente ogni colpo per poi rientrare con le sue veloci e incisive combinazioni. Paul Fuij, gonfio e pesto, abbandonò la lotta al decimo round, non tanto perché non ce la facesse più fisicamente, ma perchè l’impossibilità di colpire Locche lo portò ad uno stato di impotente frustrazione. Una cosa simile sarebbe accaduta molti anni dopo nel secondo match Duran - Leonard, quando il campione panamense abbandonò la lotta all’ottavo round, di fronte ad un avversario irridente e imprendibile. Quando Locche tornò dal Giappone con la corona mondiale, la sua fama si accrebbe ancor più ed egli divenne il boxeur più popolare e amato dell’Argentina, tanto da oscurare anche la stella di Carlos Monzon, o il ricordo di Pascal Perez o del leggendario Luis Firpo, il peso massimo che nel 1923 aveva fatto tremare Jack Dempsey. D’altronde, se al Luna Park pure le signore cominciarono a guardare gli incontri sempre più frequentemente, fu proprio grazie all’arte pugilistica di Nicolino, dove la violenza lasciava posto ad una boxe virtuosa ed elegante. Ogni incontro de El Intocable era uno spettacolo nello spettacolo, così artisti, intellettuali e politici accorrevano a vedere le sue straordinarie esibizioni da primattore, dove ogni avversario veniva confuso, incantato, matato dal suo pugilato. E dire che egli non amava gli allenamenti, né disdegnava la bella vita. Fumava pure, addirittura anche nel camerino nei momenti che precedevano immediatamente il match. Quello era il suo modo di rilassarsi prima di affrontare la “pelea”.
doppia lesione al braccio destro. Vinse comunque l’incontro con il solo sinistro. Poi, l’11 dicembre diede una lezione di pugilato anche al formidabile colombiano Antonio “Kid Pambelè” Cervantes. Tutte queste difese Locche le fece sempre sul ring del Luna Park, che per i suoi avversari era divenuto un altare sacrificale. E probabilmente il suo regno sarebbe durato ancora a lungo se non avesse accettato di difendere la sua corona lontano da quel palcoscenico. Così, quando il 10 marzo 1972 salì sul ring di Panama City, per difendersi dall’assalto del panamense Alfonso Fraser, questi lo batté inopinatamente ai punti in 15 riprese. Locche comunque ebbe la possibilità di riprendersi il titolo il 17 marzo del 1973, quando sfidò alla Maestranza “Cesar Giron” di Maracay il nuovo campione della categoria, ovvero quell’Antonio Cervantes, già da lui battuto nel ’71. Ma allora il talento di “Kid Pambelè” era definitivamente esploso e il colombiano si impose a Locche per KOT al 10° round. Fu quella l’unica sconfitta subita prima del limite da l’intoccabile, ma essa avvenne quando egli aveva già compiuto 34 anni e sentiva ormai sulle spalle tutto il peso
LOCCHE
difese la sua cintura mondiale dall’assalto di Carlos Hernandez, sconfitto ai punti il 5 marzo del ’69, così come sempre in quell’anno superò il forte brasiliano Joao Henrique (due volte avversario del nostro Arcari). Ancora, nel maggio del 1970 respinse l’americano Adolph Pruitt. Il 4 marzo del ‘71 sconfisse invece lo spagnolo Domingo Barrera Corpas, nonostante avesse subito sin dalla seconda ripresa una
57
di una carriera lunga e logorante. Nondimeno, dopo la sconfitta, Locche calcò il quadrato ancora per tre anni, combattendo soprattutto nella sua Buenos Aires dove continuò a deliziare i fans con la sua magica boxe . Non subì più sconfitte. L’ultimo suo match lo disputò a San Carlos de Bariloche il 7 agosto del 1976 superando ai punti in 10 riprese Riccardo Molina Ortiz.. In totale aveva disputato 137 incontri, vincendone 119, pareggiandone 14 e perdendone soltanto 4. Ma anche dopo avere appeso i guantoni al chiodo, Locche rimase popolarissimo. Fece molte apparizioni in tv e il grande pittore spagnolo-argentino Enrique Sobish lo immortalò per sempre in alcuni pregevoli dipinti. Nel 1980 la Xonex Fondazione riconobbe Locche come uno dei 5 migliori pugili della storia della boxe, mentre nel 2003 El Intocable fu inserito nella International Boxing Hall of Fame. Nicolino Locche morì a Las Heras, vicino la sua Mendoza, il 7 settembre del 2005 per una crisi cardiaca. Nicolino Locche campione (sinistra); sotto insieme ai campioni Galindez, Monzon e Perez.
X
RING
CA M M A R E L L E A L S A L E S I
R O B E RT O CA M M A R E L L E OSPITE AL SALESI Una giornata con i bambini meno fortunati di Gabriele Fradeani
ANCONA 15/04/2015
Roberto Cammarelle, si è recato in visita al Salesi, struttura anconetana d’eccellenza nazionale per la cura dei bambini, per incontrare i piccoli pazienti nel quadro di incontri con campioni dello sport proposti dalla fondazione Angelini e dal CONI . Un’ attività veramente meritoria questa della fondazione Angelini e del CONI bene supportata in questa occasione da un vero campione e non solo sportivo. Cammarelle si è infatti proposto con la solita modestia e disponibilità: si è interessato con i vari responsabili dei reparti dell’attività svolta nel nosocomio e soprattutto si è posto a disposizione dei piccoli pazienti rispondendo alle loro domande, firmando autografi e posando per le foto ricordo che in tanti hanno voluto. Il gigante buono con i bambini meno fortunati! Una immagine che ha velato più occhi al Salesi e che Cammarelle ha sostenuto da par suo. “Il mio obiettivo – ha precisato – è dare un sostegno a questi ragazzini. In questo caso parliamo di scuola e sport, una cultura che va coltivata sin da piccoli, in qualunque luogo, anche in ospedale. E’ la prima volta che incontro bambini ospedalizzati ma in passato ho partecipato ad altre iniziative per sostenere persone con problemi. Sono
ambasciatore dell’Istituto Serafico di Assisi ed ho partecipato ad altri incontri come la giornata nazionale dell’autismo. Mi do da fare per ricambiare quello che mi trasmettono le persone con cui mi confronto. Per me è un arricchimento personale”. Incalzato dai piccoli degenti e dai giornalisti ha precisato che la propria attività agonistica è “sospesa e svolgo l’attività di team manager per le squadre nazionali. Per quanto riguarda le prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro, oggi come oggi direi che non sono interessato, ma manca ancora del tempo e potrei anche ripensarci. Certo è che risalirò certamente sul ring per un addio ad uno sport che ritengo fantastico e che mi ha dato tanto. Addio solo ai fini agonistici ovviamente perché
58
penso proprio che questa disciplina non mi abbandonerà mai. Ringrazio la fondazione Angelini di avermi dato questa opportunità: aiutare dei bambini malati mi ha trasmesso un’ emozione unica. Io e il pugilato tutto saremo sempre a disposizione per iniziative di questo genere nella speranza di alleviare, sia pure per poco, le sofferenze di chi è meno fortunato di noi” Un successo personale quello di Cammarelle e l’opportunità di portare il nostro sport all’attenzione di media per una causa nobilissima. .............
Foto di gruppo con il campione
I TA L I A G E R M A N I A - D UA L M AT C H
X
RING
I TA L I A G E R M A N I A 6 - 3 Una Nazionale di giovani a Bergamo, una sfida interessante di Giuliano Orlando BERGAMO 26. 04. 2015 C’è una prima volta, che ricordi per sempre. Nel debutto stagionale dell’Italia in terra orobica, contro una Germania d’avvenire ma più esperta di noi, il giorno dopo la grande sfida tra Italia e Kazakistan e ancor più, dopo la grande vittoria di Manfredonia su Sep, per diversi ragazzi si è trattata della fatidica prima volta. Il c.t. Lello Bergamasco sapeva perfettamente che avrebbe dovuto mettere nel conto qualche risultato negativo, ma nel contempo dava il via ufficiale alla nazionale del futuro, non tanto verso il 2016, quanto verso i Giochi di Tokyo 2020. Il bilancio è stato positivo, visto che i cuccioli, in buona parte, si sono comportati bene. Nei 56 kg., Claudio Grande, toscano di Massa, 19 anni freschi, tricolore youth 2013, tricolore assoluto 2014, brevilineo dal gioco coordinato sia di gambe che sul tronco, ha zittito sul nascere le velleità del vice campione tedesco Andreas Klein, con oltre cento match all’attivo, sempre anticipato e mai in grado di spuntarla. Simone Bagatin, biellese di 24 anni, campione morale 2014 nei 56 kg., cresciuto nella stagione scorsa, vincendo anche in Francia, conferma il trend positivo contro il biondo-rosso Erick Sokolov, a sua volta rientrante dopo un anno di stop, sorpreso e colpito in continuazione dai martellanti destri e sinistri del mancino azzurro. Promosso. Atteso il debutto ufficiale di Sedik Boufrakech nei 60 kg., classe ’91, ma pochissima attività ad alto livello, allievo di Cirelli, bresciano trasferitosi in Liguria che ha fatto crescere il giunco di radici marocchine, ma dal cuore italiano. Bergamasco gli ha proposto un esame non facile, quel Robert Harutyanyan, sangue armeno, fratellino di Artem, colonna della nazionale teutonica, che si presenta con 115 incontri, oltre il doppio del nostro. Inizio guardingo per entrambi, cercando varchi dove entrare. Nella seconda ripresa Fateh rompe gli indugi e combatte secondo istinto ragionato, guardia bassa ma leve pronte
a scattare un momento prima del rivale. Boxe molto spettacolare, col tedesco che ha coraggio e forza, ma il talento è da una parte sola e si accentua nel terzo round. Prova importante per Sedik. Il campione italiano leggeri Fateh Benkorichi, si presenta a 64 kg. e non convince. Eugen Dahinten, 115 incontri di cui 90 vinti lo anticipa spesso, e vince meritatamente. Più che per qualità, è lo scarso rendimento dell’allievo di Pino Caputo a fare la differenza. Sicuramente Fateh, ventenne intelligente ha capito la lezione. Vincenzo Arecchia, 18 anni, è l’ultimo gioiello dell’Excelsior di Brillantino, abituato a vestire l’azzurro, un curriculum con l’oro europeo youth 2014, quello dell’Olympic Games Nanjing in Cina, oltre a numerosi successi nei tornei di categoria giovanile. L’esame tra gli elite si chiama Slawa Kerber, ‘solo’ 178 incontri sulla spalle, vice campione nazionale, più anziano di sette anni. La sfida è tutta sul filo dell’equilibrio: da una parte la fantasia e la voglia d’inventare, dall’altra il mestiere che compensa le doti del ragazzino. Due giudici premiano Arecchia. L’altro baby debuttante si chiama Vincenzo Lizzi, 19 anni freschi, calabrese della Boxe Morello, medio impostato sullo scambio più muscolare che tecnico. Sale sul ring con un problema alla spalla sinistra e trova nel tedesco Josef Attanjauoi, campione nazionale (58+,12-2=), un rivale troppo esperto e veloce per controbattere con successo. Tanto più che gli mancano le gambe per evitare gli assalti e le repliche sono troppo timide per avere successo. Uno stop che deve servire per lavorare duramente. Per ora il buono è embrionale, ma il materiale da coltivare è ottimo. Negli 81 kg. anche se ha solo 24 anni, il siciliano Gianluca Rosciglione, soldatino al servizio della boxe, fa parte degli esperti e onora il ruolo, battendo un cagnaccio quale Leon Bunn (71+275=), argento nazionale, brevilineo che non molla mai. L’italiano anticipa ed evita lo scambio corto, portando a casa un bel successo. Tocca al beniamino di casa, il massimo Endri Spahiu, 27
59
anni, albanese di nascita, italiano da anni, cresciuto all’ombra del bresciano, passato ai Bugada di Bergamo, ancora deve dimostrare quanto i suoi mezzi lasciano intuire. Di fronte a Roman Fress (65+25-1=), che lo sovrasta in altezza, bronzo nel 2011 ai mondiali ed europei youth, riesce a trovare il tempo dei colpi, accorciando la distanza ben coperto e poi scaglia le serie che fanno punti. Meritandosi il successo, applaudito dai fans, accorsi per incitarlo. L’ultimo incontro ci riserva la delusione di una sconfitta amara subita dal romano di Casalbruciato, il colosso Mirko Carbotti, trafitto nel secondo round da un montante destro alla punta del mento scagliato dal gigante tedesco Florian Schulz (63+16-1=) 22 anni, due metri d’altezza e buoni fondamentali, dove abita anche il colpo del ko, messo in atto, con successo. Il primo round finisce in parità, anche se appare chiaro che la condizione atletica del romano non è al top. Nei +91 il rischio è sempre in agguato, quindi nessun dramma, ma l’invito a lavorare duro in palestra. Sicuro che il bravo Mirko, saprà risorgere e magari capovolgere il risultato in un futuro non troppo lontano. Perché abbiamo raccontato la cronaca, anche se verrà letta molto più avanti?. Semplicemente per dare l’opportunità di un raffronto a distanza di tempo. Un presente storico, che speriamo utile. E anche per voler raccontare una giornata importante per la nazionale del nuovo corso. Giornata nella quale i presenti non erano certo numerosi. A questo proposito, condividiamo l’amarezza di Massimo Bugada, che ha organizzato le due giornate col fratello e il papà. “Non è incoraggiante, scoprire che nessuna palestra lombarda si è sentita in dovere d’essere presente ad un confronto della nostra nazionale. Di questo passo, ogni società sarà sempre più sola, venendo meno quella solidarietà che è alla base della partecipazione nel nome dello sport che rappresentiamo”.
X
RING
C O N O S C I A M O. . .
IRON B OX E Giovane società campana di Pomigliano d’Arco di Giovanni Calabresi ph Pasquale Toscano E’ IL PRESTIGIOSO
biglietto da visita di questa giovane ed emergente società di Pomigliano d’Arco in provincia di Napoli, il Ring Olimpionico di 6,1mt x 6,1mt, con sedici corde dai colori canonici bianco, rosso e blu, troneggia all’ingresso dell’ampia palestra di circa 300 mq. Una società giovane ma già attiva e integrata nel tessuto sociale della Campania, regione ricca di talenti pugilistici da meritarsi il nome di “Cuba d’Europa”. Il suo giovane Tecnico Claudio Cricrì, la laurea in Scienze Motorie, è coadiuvato dalla moglie Grazia, avvocato, che oltre a ricoprire il ruolo di Presidente cura le funzioni organizzative. Diamo allora la parola Claudio Cricrì che ci illustra la storia,i programmi e le ambizioni della sua Società: “ Ci siamo affiliati alla F.P.I. nel 2011, il nome “IRON Boxe”è stato scelto da mio figlio Michele in onore a Mike Tyson uno degli sportivi più conosciuti al mondo. L’ A.S.D. Iron Boxe è la prima associazione pugilistica sul territorio di Pomigliano d’Arco (NA). Nasce dall’idea oltre che di praticare con passione la noble art, di conferire al pugilato dilettantistico un’immagine pulita e positiva, come un’ occasione di crescita salutare e di prevenzione, strumento di formazione della personalità, del carattere e dell’equilibrio psicofisico. Il ring, fiore all’occhiello della nostra palestra, diventa uno spazio sociale dove sperimen-
tare la propria forza interiore e la capacità di lottare in modo disciplinato. Lì sù ci si sente veramente soli, il tuo avversario sono le tue paure e le avversità della vita. Si può finire alle corde e poi uscire, si può andare al tappeto e poi rialzarsi. Il pugilato è la vita! Ecco perchè operiamo anche nel sociale: la nostra associazione ha, infatti, realizzato un progetto a cui tengo molto di avviamento all’attività pugilistica per il recupero e il reinserimento dei giovani in stretta collaborazione con la Pioppo Onlus e la Comunità Alloggio Tartaruga, associazioni che accolgono ragazzi di tutte le età con difficili esperienze di vita. I corsi sono indirizzati ad amatori ed agonisti; attualmente abbiamo ventitré agonisti tesserati che nell’anno 2014 hanno disputato complessivamente ben 72 incontri, classificandoci nella graduatoria di merito del 2014 tra le prime 6 associazioni campane per numero di incontri. I nostri atleti agonisti provengono da una variegata estrazione so-
60
ciale, la maggioranza sono studenti e universitari, ma tra loro ci sono anche disoccupati, operai ed imprenditori, tutti hanno iniziato come amatori e nessuno di loro proviene da altri sport da ring. Frequentano la palestra anche una cinquantina di amatori tra cui molti “colletti bianchi” di ogni età che riescono a conciliare il lavoro con la palestra grazie all’orario continuato, dalle dieci del mattino alle dieci di sera. Agli inizi abbiamo incontrato qualche difficoltà, Pomigliano non ha una tradizione pugilistica, pertanto, abbiamo dovuto faticare molto, soprattutto contro i pregiudizi e i luoghi comuni legati a questo sport. Grande soddisfazione abbiamo ottenuto quando abbiamo allestito il primo ring a Pomigliano d’Arco, il 12 luglio 2014, nella piazza principale “G. Leone” gremita di spettatori, in occasione della manifestazione pugilistica organizzata in collaborazione con la Pro Loco. Ho cominciato con solo quattro bambini di origine Ucraina; oggi dopo un lungo lavoro certosino il bacino di utenza si è allargato. Il numero dei bambini è di gran lunga aumentato, ne contiamo al momento più di 20. Il corso dei bambini dai 7 ai 12 anni è gratuito ed è centrato principalmente sull’attività ludico- motoria, si ricreano in palestra i giochi di piazza volti all’acquisizione degli schemi motori di base, senza trascurare la tecnica pugilistica di base. Oltre ad essere un tecnico pugilistico federale sono anche un
X
RING
preparatore atletico, per questo curo nei dettagli la preparazione motoria generale ed individuale degli atleti. Ho avuto la possibilità di viaggiare tanto e la fortuna di conoscere le diverse realtà pugilistiche nel mondo. In tanti paesi esteri il pugilato è da sempre vissuto come sport nazionale alla stregua del calcio, gli allenamenti sono molto intensi specialmente come potenziamento muscolare con una pesistica adeguata, mentre da noi questo tipo di preparazione si è fatto strada a fatica solo negli ultimi decenni”. “Claudio, le società di Napoli e Caserta di vecchia tradizione pugilistica si prestano per allenamenti di sparring con i vostri pugili ?” –“ Si devo dire che c’è grande collaborazione, spesso ospitiamo nella nostra struttura atleti e tecnici di altre Società per attività di sparring. Ultimamente si è tenuto nella nostra palestra lo Stage femminile con la partecipazione 25 atlete campane, organizzato in collaborazione con la Commissione Nazionale di Boxe Femminile Carmela Chiacchio e Rosario Africano, responsabile Boxe Femminile della Campania. – “Che tipo di allenamento fai fare ai tuoi agonisti ?” -“La preparazione va fatta a 360 gradi dagli schemi di base, al potenziamento muscolare, oltre la tecnica e sparring adeguandoci alle scadenze calendariali stabilite dalla FPI come i Campionati Nazionali e i vari Campionati Regionali. La preparazione è molto personalizzata, la preparazione atletica e di irrobustimento anche con lavori di pesi è differenziata a seconda che l’atleta sia studente o lavoratore manuale.”–“Il tuo sogno nel cassetto?” –“Il mio sogno è il sogno dei miei ragazzi che si allenano ogni giorno e fanno tanti sacrifici per un nobile obiettivo. Sicuramente non è difficile fare un campione, ma difficile è farne tanti”.
Q UA D R I SOCIALI
Presidente Grazia Maio Consiglieri Gianluca Cricrì ,Maria Russo Tecnico Claudio Cricrì Agonisti Gianluigi Aruta 69 kg Youth Salvatore Bizzarro 75 kg Senior Pasquale Coletta 56 kg Youth Simone Cortiello 56 kg Youth Giovanni Currò 60 kg Senior Vincenzo De Cicco 75 kg Senior Miriana Esposito 75 kg Elite 2° Fabio Fico 64 kg Senior Pasquale Fico 75 kg Senior Giuseppe Granata 81 kg Senior Alessandra La Gatta 54 kg Elite 2° Francesco Perrocco 75 Kg Senior Salvatore Petrosino 75 kg Senior Antonio Piccolo 75 kg Senior Salvatore Piccolo 91 kg Youth Virgilio Piccolo 69 kg Youth Luca Pignatiello 60 kg Youth Antonio Pizzicato 56 Kg Schoolboy Davide Rea 81 kg Senior Tonia Romano 51 kg Elite 2° Daniele Scuotto 56 kg Youth Fabio Testa 69 kg Senior Dario Tortora 69 Kg Senior
.............
A sinistra il tecnico Claudio Cricrì tra Gianluigi Aruta e Fabio Fico. A destra, i ragazzi della Iron Boxe. Sotto Gianluigi Aruta e Francesca Lagatta in allenamento. Segue un appassionato che fa le f igure insieme a Cricrì.
61
X
RING
MICHEL OLAJIDE
MICHAEL OLAJIDE Il campione che ha creato la boxe aerobica di Luca De Franco
M I C H A E L
OLAJIDE
è famoso in Italia per aver creato la boxe aerobica: aerobox (senza la “e” finale) è un marchio da lui registrato nel 1991. E’ stato il primo a studiare un sistema di allenamento basato sulle tecniche del pugilato e questo gli ha fruttato notorietà a livello internazionale. Quando è venuto al Festival del Fitness di Rimini – nei primi anni dello scorso decennio - i poster a grandezza naturale di Michael erano ovunque e lui era il più richiesto dagli appassionati e dai giornalisti. Non molti sapevano che Michael Olajide è stato uno dei pugili più celebri degli anni 80 del secolo scorso. Nato a Liverpool (Gran Bretagna) l’8 dicembre 1963, cresciuto in Canada, professionista dal 1981 al 1991, Michael Olajide ha sostenuto 32 incontri: 27 vinti (19 prima del limite) e 5 persi. Dal 1981 al 1985 ha combattuto quasi sempre in Canada (solo una volta all’estero: alle isole Fiji). Nel 1985 è diventato campione del Canada dei pesi medi. Nel 1986 è stato notato
dagli organizzatori statunitensi che lo hanno fatto combattere contro i grandi campioni nelle arene più prestigiose. Michael ha sfidato il leggendario Thomas Hearns per il titolo mondiale dei pesi supermedi WBO ad Atlantic City, ha affrontato Frank Tate per il vacante titolo mondiale dei pesi medi IBF al Caesars Palace di Las Vegas, è diventato un beniamino dell’esigente pubblico del Madison Square Garden di New York dove ha conquistato il titolo Continental Americas dei pesi medi WBC facendo fuori in quattro riprese Richard Burton (nel 1987) ed è stato protagonista di un’epica battaglia contro Iran Barkley (nel 1988). Il massimo della popolarità, Michael, lo raggiunse nel 1987 quando la rivista americana The Ring gli dedicò la copertina del numero di settembre. Il mese dopo, in Italia, il mensile Banzai fece lo stesso titolando “Cercasi erede di Ray Sugar Leonard.” Michael, parla ai nostri lettori del tuo match più famoso, quello contro Iran Barkley, il 6 marzo 1988 al Felt Forum, l’arena piccola (per modo di dire: ha 5.600 posti, oggi si chiama Theater) del Madison Square Garden di New York. “La gente ne discute ancora perché è stato un match appassionante: lui mi ha spedito al tappeto, io l’ho spedito al tappeto, ma alla fine ha vinto lui per ko tecnico al quinto round. Ho sbagliato tutto perché ero molto giovane e impaziente. Avevo accumulato una gran quantità di adrenalina nelle settimane precedenti, volevo metterlo knock out nel modo peggiore per impressionare il pubblico e gli addetti ai lavori, anche se rispettavo Iran e sapevo che era molto forte fisicamente. Non volevo superarlo ai punti, ma stabilire un ritmo tanto elevato che lui non sarebbe
62
riuscito ad arrivare in fondo. Volevo la rissa. Sapevo che avrei potuto metterlo a dormire con un pugno solo. Ho provato a centrarlo, molte volte, con il gancio sinistro al mento. Grosso errore. Il knock down che ho subìto nel secondo round è capitato proprio mentre portavo il gancio sinistro: ho perso l’equilibrio e Iran mi ha colpito d’incontro. Nel quarto round, il mio gancio sinistro è andato a segno e Iran è finito al tappeto. Nel quinto round sono andato giù per la seconda volta, mi sono rialzato ed ho ripreso a combattere ma dopo alcuni secondi l’arbitro mi ha fermato. Se avessi adottato la tattica del picchia e scappa, avrei vinto facilmente ai punti. Ma in quella fase della mia carriera non avevo una strategia quando salivo sul ring. Cercavo la vittoria prima del limite e mi adattavo allo stile del mio avversario. Ero un primitivo!” Come hai fatto a conquistare il pubblico di New York? “Ai newyorkesi piaceva il mio modo di combattere: mi muovevo molto e con eleganza, ma cercavo sempre il knock out. Non avevo paura di scambiare diretti e ganci con pugili che in apparenza erano più forti di me o che avevano la reputazione da rissaioli. Inoltre, mi vestivo in modo appariscente, parlavo con proprietà di linguaggio, ero perfetto per la televisione. Anche chi non era appassionato di boxe, quando vedeva una mia intervista, apprezzava la mia personalità. Ecco, diciamo che il mio segreto era la personalità.” Parlaci del combattimento contro Thomas Hearns, il 28 aprile 1990, all’arena del casinò Taj Mahal di Atlantic City. “Thomas difendeva il titolo dei supermedi WBO ed io sapevo che sarebbe stata la mia ultima possibilità di diventare campione del mondo. Il mio
X
RING
allenatore era Angelo Dundee. Lui mi consigliò di studiare Hearns per i primi cinque round per adattarmi al suo stile e capire come batterlo. Per questo, all’inizio, non ho tirato molti pugni. Dal sesto round in poi ho iniziato a sentirmi più sicuro, a combattere sul serio, ma lui è stato troppo bravo e non mi ha permesso di fare il match che volevo. Ho perso ai punti.” Nel 1987 si parlava di una tua sfida contro Marvin Hagler. Perché non si è realizzata? “Perché Ray Leonard ha accettato di tornare sul ring – si era ritirato da quasi tre anni – per affrontare Hagler. Era quello il match che il pubblico voleva vedere, anche se io ero il numero 1 nella classifica IBF dei pesi medi. Gli organizzatori e i pugili fanno la scelta che porta più soldi. Hagler ha fatto bene ad affrontare Leonard per la sicurezza finanziaria che quella scelta gli avrebbe portato. Credo che gli abbiano dato 15 milioni di dollari. Per combattere contro di me, avrebbe preso un paio di milioni.” Di cosa ti occupi oggi? “Insegno aerobox nella palestra che ho aperto a New York: l’Aerospace High Performance Center. Insegno il pugilato vero ai miei allievi, anche se non salgono sul ring. Ogni uomo o donna che alleno supererebbe l’esame di un istruttore di pugilato. I miei allievi sanno tirare diretti, jab, ganci, montanti nel modo giusto e si muovono come i pugili professionisti. Non mi piacciono quei sistemi di allenamento che la gente chiama impropriamente boxe aerobica comprendenti tecniche e movimenti che nulla hanno a che spartire con il pugilato. Spingere il braccio in avanti non significa tirare un pugno. Fare un passo laterale non significa muoversi come un pugile. Il mio metodo piace a tutti, anche ai VIP. Ho allenato moltissimi attori e la supermodella Adriana Lima. Di recente ho preparato Jake Gyllenhaal per il suo ruolo nel film Southpaw. Non mi importa se lavoro con un attore, con una modella, con il presidente degli Stati Uniti o con la Regina d’Inghilterra: chi si allena con me impara il pugilato vero.”
A sinistra la copertina di Banzai dell’ottobre 1987. Qui sotto un’immagine pubblicitaria dei corsi di Olajide e Olajide durante un allenamento in palestra. Olajide insieme a Luca De Franco.
.............
63
X
RING
L’ U M B R I A R I C O R D A . . .
AMLETO FA L C I N E L L I Grande campione e maestro di Vezio Romano I N A L C U N I CA S I
i titoli conquistati non rispecchiano in pieno il valore di un campione: succede così per Amleto Falcinelli, un grande pugile che ha riscosso molti consensi sia in Italia che all’estero. Romano di nascita, ternano di adozione, iniziò l’attività dilettantistica nel 1936. Nel 1941 fu secondo ai Campionati Italiani e l’anno seguente ancora secondo ai Campionati Europei di Breslavia, sempre nella categoria dei mosca. Divenne professionista nel 1943 e scelse come manager il grande Gigi Proietti: un sodalizio che durerà, in perfetto accordo, per tutta la sua carriera. Con il conflitto in corso erano però tempi difficili e potè debuttare solo l’anno dopo. Dotato di tecnica raffinata (con particolare attenzione alla difesa), era molto mobile sulle gambe, tanto da da essere soprannominato “il motorino”. Ottenne significative vittorie su l’ex campione italiano Morabito e sul valido Belardinelli, futuro campione d’Italia. Nel 1946 affrontò a Parigi il campione europeo dei gallo Theo Medina, al quale tenne testa per tutte le dieci riprese nonostante una frattura ad una mano. Dopo aver mancato la conquista del Titolo Italiano contro Guido Ferracin (in seguito campione europeo), nel 1948 Falcinelli si misurò con Peter Kane, uno dei migliori pesi mosca di tutti i tempi (n. 7 nelle classifiche dell’indimenticato direttore di Boxe Ring Roberto Fazi). Amleto fornì una grande prestazione ed ottenne il pareggio su un ring della Scozia, patria di Kane. Nello stesso anno conquistò finalmente il Titolo Italiano battendo Alvaro Nuvoloni. Affrontò poi a Barcellona il campione europeo Luis Romero. Falcinelli, in gran forma, dominò nei primi quattro round, tanto che Romero abbandonò nel quinto. Dopo dieci minuti fu incredibilmente annunciata la vittoria di Romero per squalifica. Il pubblico spagnolo pretese la rivincita ma nonostante un atterramento, il pugile di casa ottenne una discutibile vittoria ai punti. Lo stesso risultato si ebbe nel terzo incontro. Nel 1950 Falcinelli sposò Erin-
na Ruggeri che condivise sempre con lui la passione per la boxe. Erinna, ancora oggi presente spesso a bordo ring, proveniva infatti da una famiglia molto legata al pugilato: suo fratello Renzo è stato campione italiano dei welter e medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo del 1951, un altro fratello ,Remigio, è arbitro IBF di grande esperienza e prestigio ed anche il nipote Paolo è stimato arbitro FPI. Proprio durante il viaggio di nozze in Spagna a Falcinelli viene proposto un altro match con Romero . L’incontro, svoltosi a Madrid di fronte a ben cinquantaseimila spettatori, si concluse ancora con una discutibile vittoria ai punti dello spagnolo. Nel 1951 tornò in Inghilterra e battè prima del limite il campione inglese Peter Keennan, divenuto poi campione europeo. Nella rivincita Falcinelli dovette cedere di misura ai punti. Intanto aveva perso e riconquistato il Titolo Italiano contro Nuvoloni per poi cederlo a Gianni Zuddas. Affrontò a Tunisi il pericoloso futuro campione europeo Cherif Hamia, a Londra il potente Sonny McCarthy e in Belgio il campione europeo in carica Jean Sneyers. Furono tutte sconfitte ai punti ma il nostro pugile fu molto apprezzato dal pubblico in tutte le occasioni. Volò poi in Australia per incontrare il campione mondiale Jmmy Carruthers che però decise improvvisamente di abbandonare l’attività pochi giorni prima del match. Falcinelli restò comunque in Australia per sei mesi e disputò quattro incontri. Nel 1956, a trentacinque anni d’età, decise di ritirarsi dopo 89 combattimenti da professionista. “Ho girato il mondo, ho incontrato grandi campioni - amava raccontare - non ho mai perso prima del limite, non ho mai messo nemmeno un ginocchio sul tappeto e sul viso non ho alcun segno”. Si dedicò con passione all’insegnamento e per questo si recò nuovamente in Australia. Tornò poi ad insegnare a Terni e, fra i suoi pugili. si distinse particolarmente Francesco Moscatelli, campione italiano dei gallo nel 1967, in seguito tecnico nella Nazionale, purtroppo scomparso prema-
64
turamente. Nel 1996 Falcinelli è mancato ma il suo ricordo è sempre vivo. Nella ASD San Gemini Boxe Amleto Falcinelli il presidente Fabio Gentili e gli insegnanti Massimo Morozzi e Silvano Bischeri sono stati suoi allievi ed ogni anno organizzano un Memorial per ricordare le grandi qualità sportive ed umane del campione e del maestro. .............
Qui sotto Amleto Falcinelli (il secondo da sx) insieme agli amici; Amleto Falcinelli in una foto da professionista.
DAL 1952 LA RIVISTA UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA
AB B ON A M ENTO 20 15
A I C
R
C
- Sp
O T
PA SPPA
A
E
F
AN
LI TA TA IT E ST PO
A
T “ S E P C R A “A I T L M E B A N E T A
S T I D W O E S R N B O “
•
ROMA 1, DCB n. 46) Art. 1, comma
Art. 1, comma 04 n. 46)
A M RO ) Ar
t.
1,
co
mm
a 1,
D CB
in legge 27/02/2 004
n. 04 20 2/ /0 27 ge leg in rt ito ve (c on
003
20
3/
. 35
.L
AP
in
ne
iz io
I C IVI DI U LE O ON R M
G
M
ed
OBIET T IA
NE
SP A
- Sp
G TIT ra O nd LO , L M A ON S V DIA EG L A E W EUROPEI S, YOUTH: ARECCH 13 BA MONUME IA E LIZZI OR . O, SARC NTO A 12 HIOTO GIOVANN 100 AN . ARGE NI FPI I PA PO
ST
E
IT AL
NE SPA - Spedizi one
ITALIA
POSTE
-D
in AP- D.L. 353/200
46
3 (conver tito
ito 3 (convert NE POSTE ITALIA
MASSIM M
201
4
NTO RIS : MARIO BOSISIO I M PI CA ON O M D IA N P C AT ION LI a m O I AT FEM pi TA I M o I na LIA TA IN to NO LIA ILI JE It SC NI E JU a li HO LIT 2O O a no LB E 2 I4 O YoOY I4 ut E J UN h
20 14
AR
D TTI, FA ORIA, I, LA ST G SONAGÀ, I PER UALIT T”, L’ATT AR NOBLE DELLA “ A ITALIAN LE. A I ND I E MO TAT
Q
I
PO
ST
E
IT A
LIA A
N
E
SPPA PA
- Sp
ed
iz
io
ne
in
A
P-
D
.L
. 35
3/
20
03
(c
on
ve
rt
it o
in
le
gg
e
27
/0
2/
20
04
n.
46
)A
rt
. 1,
co
m
m
a
1,
D
C
B
R
O
M
A
“
L
A I V
N
4
A
L T E O G R R R V O A I D N S I DT S EA
C I
1
C
”
D T P R C R AH E
1 2 G 0 /F 1 4
le gg
in
rt ito
ve
on
(c
03
20
3/
. 35
.L
D
A P-
in
ne
iz io
ed
L
O
T
T
E
M
S
A U M L A A
I
A T
353/200 in AP- D.L.
DC B ma 1, A M RO CB D a 1, m m co 1, rt . )A 46 n. 04 20 2/ /0
e 27
GIO I VANNI M OALAGÒ
E
4
2
0 A 2 T ” U EI ” I R ” N Ù P O O T M T Z N O A Z C L E A I V E G MO N M U A I O P G I E R S L L O I I S I L 14 “ I L 14 20 E E A S M ” 20 M O G N IP D IO O E H O R C S A IA O M I N C C R E C F IO T A V ’A P E N D N A M RO S V O A E P O “L Z H I V C I Z C A14 A G O OFI N I G R O V A S OR A . A IN RO E N X T L ” “R O LLI D ’ O A S CA R I O B IA D RL AT E R L ON I Y A B LOC P ED E E F I O TA TO FR IN B “ O VIS AN CLE L M H T E M INTER : ANA O M L P S O RE E I FPI H AP F B O N C NI I I AC S L AN NG N L I W N 100 MA P IA A I O L P A E M R O IT O R I D U T C E A N N C C B IO A U A P E S M A N C & O I I S S S S I O M B “ ” A O B L I E A M “
T
A
S
dal
I
EO
1952
LA
RIVIS
TA
1, T Art . 46) 4 n. O 02/ 200 V e 27/ B legg ito in O S vert R (con R R /20 03 A . 353 D.L P O S in APA C C one dizi - Spe S K A SPA S Y LIA ” NE O ITA ” STE PO ”
UFFICI
com
M
R
ne SPA - Spedizio
ZION DERA A FE DELL ALE
in legge 27/02/20
A
RO MA
E PU
GILIST
ICA
ITALI
ANA
’
1, DCB ROMA
201
L
IO
I
W
B
R
N RACCO VIVE. A L I H C DA
A BBONA ME N TO OR D I N AR I O Euro 20,00
Euro 28,00
A BBONA M E N TO SP E C I ALE Euro 12,00
Euro 20,00
PER ABBONARSI ALLA RIVISTA EFFETTUA IL PAGAMENTO TRAMITE: CONTO CORRENTE POSTALE N. 76199926 CARTA DI CREDITO
ABBONAMENTO ORDINARIO BOXE RING 6 NUMERI ABBONAMENTO SPECIALE BOXE RING 6 NUMERI FAX
0632824250
ABBONAMENTO ORDINARIO BOXE RING 6 NUMERI + ALMANACCO. ABBONAMENTO SPECIALE BOXE RING 6 NUMERI + ALMANACCO
NECESSARIO INVIARE COPIA DELL’AVVENUTO PAGAMENTO E-MAIL BOXERING@FPI.IT
0
1
4