POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB ROMA
DA L 1952 LA RI V I S TA U F F I C I A LE D ELLA F ED ERAZI O N E PU G I LIST I CA I TALIANA N. 06 - 2015
ASSOLUTI 2015
CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI ELITE MASCHILI E FEMMINILI MESSICO FATALE PER SIMONA GALASSI EUROPEI SCHOOLBOY AD ANAPA CON DUE BRONZI EUROPEI YOUTH: MEDAGLIA D’ORO PER DI SERIO ASSOLUTI SCHOOLBOY-JUNIOR-YOUTH 100 ANNI FPI: TIBERIO MITRI COPERTINA_BR_05_2015.indd 1
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CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI ELITE MASCHILI E FEMMINILI Editoriale
di Walter Borghino
Assoluti 2015
Maschili e Femminili
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di Alfredo Bruno
Jasmine Di Felice di Vittoria D’Amore
Gelsomina Morano di Adriano Cisternino
Matano a Ferrara di Fausto Borgonzoni
Addio Giorgio Bambini di Primiano Michele Schiavone
Goddi vs Manco
di Primiano Michele Schiavone
Marco Doria di Marco Callai
Campionati Italiani Junior
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Hector Roca
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Virgilio
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Youth a Livorno
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di Tommaso Gregoro Cavallaro
di Luca De Franco
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di Fabio Rocco Oliva
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di Alfredo Bruno
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TITOLO ITALIANO DEI SUPERPIUMA
Pisanti vs Ardito
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A.S.D. Boxe C. Colombo
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WBL
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EUBC Schoolboy
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di Primiano Michele Schiavone
di Giovanni Calabrese
di Vezio Romano
di Tommaso Gregorio Cavallaro
Sommario
fpi.it
BOXE RING N. 06/2015 - Direttore responsabile: Walter Borghino - Periodico bimestrale della Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) - Presidente federale: Alberto Brasca Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma N. 10997/66 del 18.05.1966 - Redazione: Viale Tiziano n. 70 - 00196 Roma - Editore: Stegip Group s.r.l. - Amministratore unico Donatella D’ambrosio - Sede legale: Viale dei Monfortani 57/b - 00135 Roma - Sede operativa: Piazza Pio IX 5 - 00167 Roma - Stampato da: FP Design Srl, Via Atto Tigri, 11, 00197 Roma. Chiuso in tipografia il 25 gennaio 2016.
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p. 6 TITOLO UNIONE EUROPEA DEI GALLO
Giodi Scala
di Primiano Michele Schiavone
WBO, WBA, IBF, IBO. Cambio al vertice di Giuliano Orlando
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Angelo Di Rocco
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TITOLO UE E TITOLO ITALIANO PESI MASSIMI LRGGERI
Lovaglio e Ciriani 52
Boxe De Novellis
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di Adriano Cisternino
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di Alfredo Bruno
di Vezio Romano
Bob Foster di Emil Arnold
Andrea Scarda
di Primiano Michele Schiavone
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MONDIALE WBC PESI MOSCA
Simona Galassi di Ernesto Cusmai
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UNIONE EUROPEA DEI PESI WELTER
100 anni FPI Tiberio Mitri di Alfredo Bruno
“Calo del peso corporeo e stile di vita dell’atleta” di Massimo Scioti
#noisiamoenergia di Michela Pellegrini
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Paulie Malignaggi di Aldo Bonferru
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INTERCONTINENTALE SUPERLEGGERI IBF
Andrea Scarpa 58 60
di Giuliano Orlando
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UROPEAN YOUTH BOXING CHAMPIONSHIP
Oro per Di Serio
di Tommaso Gregorio Cavallaro
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ERRATA CORRIGE. Nel n. 5 della rivista Boxe Ring, l’articolo, riguardante i Mondiali di Doha, è stato erroneamente trascritto senza firma, ci scusiamo con l’autore Giuliano Orlando. Coordinamento Editoriale: Alfredo Bruno (albruno@alice.it), Michela Pellegrini e Tommaso Gregorio Cavallaro; Progetto Grafico: FPI; Pubblicità: Uff icio Comunicazione e Marketing FPI; Foto di copertina: Alessandra Tognarini; Hanno collaborato: Emil Arnold, Aldo Bonferru, Walter Borghino, Fausto Borgonzoni, Alfredo Bruno, Giovanni Calabresi, Marco Callai, Tommaso Gregorio Cavallaro, Adriano Cisternino, Ernesto Cusmai, Vittorio D’Amore, Luca De Franco, Fabio Rocco Oliva,Giuliano Orlando, Michela Pellegrini, Vezio Romano, Primiano Michele Schiavone, Massimo Scioti; Foto: Archivio FPI, Alfredo Bruno, Giovanni Calabresi, Marco Callai, Tommaso Gregorio Cavallaro, Luca De Franco, Nando Di Felice, Alberto Dumassi, Marcello Giulietti, Michela Pellegrini, Renata Romagnoli, Flavia Valeria Romano, Alessandra Tognarini.
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RING
Editoriale
di Walter
fine dell’anno, solare e agonistico, ci regala
edizione dei campionati assoluti tra le più LA un’ belle degli ultimi anni. L’aver messo insieme
le due massime manifestazioni nazionali maschili e femminili ha funzionato: una kermesse coinvolgente, con ritmi intensi ma non stressanti, capace di trascinare un pubblico entusiasta e attento come pochi. Le due competizioni si sono reciprocamente sostenute, pensiamo e auspichiamo che l’esperimento potrà avere un futuro. Una simpatica annotazione: complimenti ai gemelli Serra, entrambi vincitori e di diritto nelle statistiche di tutti i tempi, ma anche ai fratelli Spahiu, cui “mancò la fortuna, non il valore”. Si conclude un anno come detto intensissimo e pieno di soddisfazioni, con pochi rimpianti. Tante medaglie
Borghino
sta acquisendo contorni di grande evidenza e pressante attività promozionale. La Federazione in tutto questo continua attivamente il suo percorso e vigila attentamente sul movimento, con il pensiero sempre rivolto agli atleti e a tutti coloro che, senza clamori, contribuiscono a mantenere vivo il movimento. Non sfuggono a questo le dinamiche internazionali gestite dall’AIBA, che dovrebbero portare alla fine del prossimo anno al distacco definitivo del settore pro, con tutte le conseguenze del caso. Non vogliamo per l’ennesima volta commentare queste strategie, che ci limitiamo ad osservare con la dovuta cautela, ma crediamo che un ripensamento o perlomeno una revisione dell’intero processo andrebbe perlomeno affrontato. La visita del direttore generale Bouzidi in
“...anno intensissimo e pieno di soddisfazioni, con pochi rimpianti. Tante medaglie internazionali, con diverse conferme (Irma Testa) e qualche bella e inattesa sorpresa (Di Serio e De Carlo). Soprattutto due carte olimpiche, che ci auguriamo faranno da apripista per i prossimi e ormai incombenti eventi di qualificazione, maschili e femminili...” internazionali, con diverse conferme (Irma Testa tra tutti) e qualche bella e inattesa sorpresa (Raffaele Di Serio e Vittoria De Carlo in particolare). Soprattutto due carte olimpiche, che ci auguriamo faranno da apripista per i prossimi e ormai incombenti eventi di qualificazione, maschili e femminili. Ci aspetta un 2016 come sempre corposo, emozionante e pieno di aspettative. I due pilastri, come detto, saranno i Giochi Olimpici e le celebrazioni per il centenario (fissato ormai il calendario, con Gran galà il 22 marzo e tappe itineranti che copriranno tutta l’Italia). Insomma una festa del pugilato e per il grande popolo del pugilato, in un panorama sportivo nazionale come sempre frizzante e dove la candidatura olimpica di Roma 2024
Italia, con relativo incontro con i rappresentanti dei pro, potrebbe essere un primo segnale. La cerimonia della consegna dei collari d’oro del CONI ha ancora una volta dimostrato come il pugilato sia senza alcun dubbio una delle discipline trainanti dello sport nazionale e tra quelle che storicamente maggiori allori hanno consegnato alla nazione. Il nostro augurio è quindi quello di continuare su questo solco ormai centenario, perché la Federazione prosegua nel suo processo di rinnovamento e modernizzazione nella continuità spirituale di chi ci ha preceduto e che anche attraverso queste pagine abbiamo contribuito a ricordare, trasmettendone la passione. Buon 2016 a tutti indistintamente, perché sia veramente un anno di grandi successi e di “imperitura memoria”.
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DAL 1916, NOI CI METTIAMO LA FACCIA 1916-2016 CENTO ANNI DELLA FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA M
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RING
di Alfredo Bruno
ph Alessandra Tognarini
Roseto degli Abruzzi, 3-8 dicembre 2015. Roseto passa alla storia come la prima tappa degli Assoluti Maschili e Femminili in un’unica soluzione. Un esperimento che a detta di quasi tutti ha dato buoni frutti d’interesse e per certi versi di praticità. Gli uomini hanno avuto una settimana piena all’infuori del 7 in cui hanno osservato una giornata di riposo, mentre le donne hanno iniziato il 5 per arrivare ininterrottamente all’8 delle finali. pratica si è svolta la 93ma Edidei Campionati Italiani Assoluti Elite Maschili e la 14ma edizione dei Campionati Italiani Assoluti Elite Femminili. Il PalaMaggetti ha svolto il ruolo di sede di questo evento indetto dalla FPI ed organizzato in collaborazione con il Comitato Regionale Abruzzo Molise e la Rosetana Boxe. Si sono iscritti alla manifestazione 139 uomini e 64 donne, un bel movimento contornato dalla perfetta organizzazione e dall’ospitalità abruzzese suffragata da una presenza costante di spettatori, che non hanno mai mancato di incoraggiare i protagonisti. Non è mai mancata anche la presenza del presidente Alberto Brasca e degli altri consiglieri federali, ai quali si sono aggiunti i vari presidenti di Comitato che hanno avuto modo di riunirsi. Nella giornata delle finali che ha raggiunto il culmine degli spettatori soprattutto quando hanno combattuto i pugili della regione, non sono mancate le Istituzioni Locali dal Sindaco dott. Enio Pavone all’Assessore allo Sport Mirco Vannucci. Lungo l’arco delle giornate Domenico Di Battista, vicepresidente del Comitato Abruzzese, ha consegnato la Rosa d’Argento a due guest star come Valentina Vezzali, pluricampionessa Olimpica di scherma, e Sante Bucari, medico-chirurgo di fama internazionale e tra l’altro ex Consigliere Federale. Tutti i match
IN zione
sono stati trasmessi sul canale Youtube Ufficiale della FPI accompagnati da commento e interviste, vera e propria innovazione, mentre la serata delle finali è stata riprese da Rai Sport 1 con il commento di Davide Novelli e Nino Benvenuti. ..........
Le interviste
Alberto Brasca Parliamo di questi campionati sottolineando che è la prima volta che vede protagonisti gli uomini e le donne contemporaneamente. Il giudizio è positivo o negativo? primi giorni sono stati duri, perchè siamo stati costretti a fare delle vere e proprie maratone su due ring, però ho notato che c’è una diffusa soddisfazione da parte dei tecnici. Abbiamo avuto anche la fortuna di essere in un posto accogliente, dove oltrettutto abbiamo trovato delle belle giornate, questo ha molto aiutato naturalmente. La soddisfazione la tocchi con mano, le ragazze sono contente, perchè in qualche modo hanno l’impressione di essere state tolte da una semiclandestinità ed essere state proiettate su una ribalta più importante come può essere quella maschile”. Parliamo quindi della famosa parità? “Mi pare che l’esito sia stato buono. Certo le tre giorante di semifinali e finali si sono svolte con una media di
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19-20 matches, sono forse un po’ troppi per uno spettatore, però mi pare che gli appassionati li abbiano seguiti senza eccessiva fatica come anche tutti gli operatori che hanno manifestato soddisfazione, per cui l’orientamento è quello di fare le opportune verifiche di questa esperienza, che ripeto mi pare positiva. In ogni caso consente a tutti di risparmiare molto tempo. Parecchi dei nostri tecnici battevano su un punto, quello di lasciare il lavoro e assentarsi per più tempi lunghi dalle rispettive sedi, cosa che comporta una fatica non indifferente. Il fatto che si sia raggruppato tutto in un unico Torneo, sia maschile che femminile, è una semplificazione pure per loro. Magari resta per tutti insieme una bella occasione di confronto. Non a caso si è effettuato un corso sul calo ponderale per i tecnici presenti. Si è fatto una riunione con tutti i Comitati Regionali per evidenziare i programmi futuri e gli adempimenti necessari per le innovazioni amministrative che sono state introdotte, quindi è stata una rimpatriata utile e prolifica”. Come giudica la parte agonistica? “Per quanto riguarda la parte agonistica direi che i combattimenti che mi è capitato di vedere hanno evidenziato un buon livello tecnico, non ho visto stelle assolute, perchè è sempre difficile individuarle, però anche tra coloro che si sono affacciati per la prima volta agli Assoluti, e che comunque non hanno
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alle spalle una grande notorietà, ho visto un livello medio molto alto sotto il profilo tecnico. Tutti gli incontri sono stati caratterizzati da grande agonismo, la voglia di vincere è molto alta tra i maschi, ma tra le donne ancora di più. Lo spettacolo è stato gradevole. Voglio segnalare un’innovazione e lo sforzo che è stato fatto dalla nostra struttura che si è organizzata per dare in diretta dal primo all’ultimo incontro, non solo con le immagini ma stavolta anche col commento. Mi pare che le cose siano andate bene, il bilancio è stato senz’altro positivo. Nella giornata conclusiva le attese non sono state tradite da tutti gli incontri in programma, che erano avvincenti sulla carta e come tali si sono confermati”. ..........
Raffaele Bergamasco Con gli Assoluti Elite si chiudono tutti i nostri campionati per la corrente annata. Qual’è il giudizio in generale? livello quest’anno è cresciuto vistosamente. Ho potuto vedere ragazzi molto interessanti. Di step in step mi sono piaciuti moltissimo gli Junior. Veramente un buon livello e un plauso va agli allenatori per il loro impegno con il quale fanno crescere soprattutto i giovani. La metodologia di allenamento sta decisamente migliorando. Un po’ meno negli youth con tante conferme di atleti che conoscevamo. Sono contento di come sono stati impostati questi Assoluti Elite dove si sono messi in evidenza molti pugili stranieri. E’ la prima volta ed è senz’altro un’innovazione positiva, perchè questo rappresenta uno stimolo in più per i nostri ragazzi che li sprona a fare meglio. In pratica abbiamo fatto dei matches internazionali a casa nostra. E’ anche uno stimolo in più per i nostri tecnici che devono capire che ci sono altre nazioni che lavorano forse all’avanguardia, tanto che ogni tanto un po’ di aggiornamento tecnico non guasta certo. Per quanto riguarda questo campionato di Roseto ho visto trequattro atleti concentrati nei mediomassimi. Mi è piaciuto molto Seydou, un pugile quasi di scuola cubana e molto interessante, sul quale si può lavorare bene. Logicamente mi ha anche favo-
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revolmente impressionato il vincitore Di Rocco, molto mobile e scaltro. Poi ci sono stati altri due mediomassimi non fortissimi tecnicamente, ma potenzialmente molto forti. Per quanto riguarda gli altri, vincitori e vinti, hanno svolto bene la loro parte e si può dire che li conosciamo bene tra conferme e molti giovani che si stanno mettendo in evidenza come Canonico, Grande, i fratelli Serra, tutto materiale su cui possiamo costruire. ..........
Emanuele Renzini Logicamente la lente d’ingrandimento va sul settore femminile. iciamo che è stato un bel campionato e che l’incremento numerico delle tesserate e dell’attività nazionale si riflette positivamente anche sul livello tecnico generale. Ampliando la base si alza il vertice”. Un tuo giudizio sul Campionato con uomini e donne. “A me è piaciuto molto perchè fino ad oggi sono stati fatti separatamente. Nella sostanza questa a fine anno, nel mese di dicembre è un po’ la festa del pugilato italiano, quanto di meglio l’Italia, la Federazione riesce ad esprimere dal punto di vista tecnico, concentrato tutto insieme in una grande festa. L’idea di metterli insieme ha un valore particolare. E’ vero che il Campionato Femminile è cresciuto di anno in anno sia numericamente che qualitativamente, però messo insieme con il Campionato Maschile, che poi è il fiore all’occhiello della Federazione acquista ancora più valore. Secondo me è la strada giusta e andrei avanti ad oltranza. Per quanto riguarda il Campionato Femmnile si evidenzia la presenza delle “senatrici” ma anche delle giovanissime che hanno fatto il percorso da Junior e Youth in questo quadriennio e che si sono inserite, ad appena 18 anni, nel campionato di massimo livello e hanno combattuto addirittura nelle finali. Questo vuol dire che abbiamo lavorato bene, che le giovani sono grintose, sono qualitative e motivate fino ad arrivare in finale. Tutto questo rende ottimisti per il futuro”.
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Assoluti Elite Maschili
Categoria per categoria
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Cinque partecipanti con una rinuncia per walk over di Francesco Barotti nella giornata delle semifinali. Una categoria di giovani e forze nuove. Ed è proprio la new entry del sardo Federico Serra, 21 anni, a mettere tutti d’accordo. Il pugile della “Domenico Mura”, sulla carta il meno esperto del gruppo con soli 15 matches (+8, = 3, - 4), ha disputato una finale “ elettrica” con il campione uscente Anselmo Conselmo, pugile siciliano che aveva all’angolo Salvatore Melluzzo. La maggiore esperienza di quest’ultimo dopo un inizio favorevole perdeva terreno di fronte alla incredibile velocità di esecu-
Federico Serra e Anselmo Conselmo
zione di Serra che costringeva nel finale allo scambio continuo un avversario che non si è tirato indietro, ma che ha perso il beneficio del maggiore allungo. Buona anche la prestazione dello “sgusciante” Obaid, il più giovane del gruppo, di fronte a un Conselmo che ha raccolto frutti preziosi sul guardia destra con un richiamo ufficiale, ma soprattutto con un rush finale improntato con un’aggressività più incisiva. . . . . . . . ...
In questa categoria per certi versi è accaduto in una sorta di copia e incolla una situazione simile alla categoria inferiore. I pronostici della vigilia vedevano favorito tra i sei par-
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tecipanti il campione uscente Claudio Grande (Pugilistica Massese), ma anche quì a rovinare le uova nel paniere sia al toscano che agli “esperti” ci ha pensato un altro sardo dell’ultima ora. Ma non è finita perchè Gianmario Serra è il gemello di Federico vincitore nei 49kg. Una curiosità da “Guinness” con la certezza che nella lunga storia degli
Bellusci Promotion, che lo poneva in dirittura di arrivo con i favori di fronte al veterano del gruppo coi suoi 32 anni, Alex Ferramosca, rispolverato per l’occasione degli Assoluti. L’ex “soldatino” ed ex “nazionale” ha compiuto da vittorioso una missione giudicata, visto l’avversario, impossibile. Forte tarda un round prima di carburare, nel secondo
incassatore che lo fanno passare indenne di fronte alla boxe più varia del pugile delle Fiamme Oro. Nel terzo round il pugile della Diodato di Chieti spinge sull’acceleratore e costringe Cosenza ad uno scambio serrato dalla corta distanza che non favorisce certo il campano che si fa soffiare il match in volata sul traguardo. Dall’altra parte c’è Paolo Di Lernia,
Gianmario Serra e Claudio Grande
Alex Ferramosca e Mauro Forte
Paolo Di Lernia e Mattia Di Tonto
Assoluti non si era mai verificata prima. Grande ha un record che a ragione incute timore con i suoi 73 incontri (+ 53, -15, = 5), ma Serra è salito sul ring con la consapevolezza dei propri mezzi, dimostrata già nelle semifinali con la sua chiara vittoria su Gangi, che al primo round ha fatto la conoscenza con il tappeto. Il match finale tra i due è stato ad alta tensione, con un primo round favorevole al toscano a cui ha fatto seguito il crescendo del suo avversario, con duri scambi, che vedevano la maggiore precisione e velocità di Serra ottenere un verdetto che lo pone alla ribalta di questa interessante categoria. Da non trascurare la buona prova di D’Ambrosio (Pug. Battipagliese) vincitore del bravo Gherra e strenuo avversario in semifinale di Grande.
sembra mettere i sigilli del successo con la sua boxe entra-esci in maniera quasi vertiginosa. Ma Ferramosca nel terzo replica bene di fronte al giovane avversario, che forse pensava di avere il match sotto controllo. Un vecchio saggio dice che vincere l’ultimo round porta bene e così è stato. Per Forte, recente vincitore del Guanto d’Oro, una ghiotta occasione mancata, ma un’esperienza in più di cui farà tesoro. Il tempo gioca a suo favore. Ottima l’impressione suscitata dal 19enne siciliano Canonico, vincitore di Nucci e La Femina, ma superato d’un soffio in semifinale da Ferramosca, costretto a tirare fuori tutto il suo estro nell’ultimo minuto.
uno degli ultimi prodotti dell’inesauribile Excelsior Boxe. Il maestro Domenico Brillantino ricorda la sua venuta a Roseto 30 anni fa con Mario Di Lernia, zio di Paolo, che vinse il campionato nei superleggeri. Il duo Brillantino-Di Lernia non si è smentito vincendo in una categoria di fuoco. La marcia di Di Lernia è sembrata inarrestabile con le sue vittorie su Nourdine, Ghiani e Caputo. Il pugile campano sembra proiettato al trionfo prima del limite quando dopo una scarica selvaggia costringe al tappeto Di Tonto. Il match sembra prossimo alla conclusione, ma non è così perchè si assiste ad una “guerra” in uno spazio ristretto, dove i due sembrano di volta in volta sull’orlo del baratro. Il match, senz’altro il più spettacolare dell’intero Torneo, arriva fino alla fine accompagnato dall’entusiasmo dei rispettivi tifosi. I complimenti si sprecano e per Di Lernia, un titolo che vale oro sotto tutti i punti di vista.
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Un bel lotto di partecipanti, per la precisione 14. Stefano Gasparri, campione uscente, ha dovuto fare i conti in semifinale con Mauro Forte in una sorta di derby laziale. Match tirato fino all’ultimo secondo dove la maggior continuità di Forte ha strappato il verdetto di fronte ad un avversario, quasi mai appariscente, ma difficile da superare. Un bel lasciapassare per il pugile della
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I partecipanti sono 15. Manca all’appello il campione uscente Benkorichi, ma la presenza di Donato Cosenza diventa la calamita per i favori del pronostico. Indubbiamente i campionati di Roseto sembrano fatti apposta per smentire tutto. Cosenza dopo aver eliminato Valerio Nocera, suo vincitore alle TLB, si conferma contro Henchiri, ma scivola sulla classica buccia di banana rappresentata dal beniamino abruzzese Mattia Di Tonto. Quest’ultimo mette subito in evidenza le sue doti da
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Solo 8 i partecipanti e ancora una volta nel segno di Dario Donato Vangeli (FFOO) che si conferma campione per la sesta volta. L’allievo di Coletta e Caldarella ha una classe innata, che può essere appannata solo da una giornata
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“...Il match sembra prossimo alla conclusione, ma non è così perchè si assiste ad una “guerra” in uno spazio ristretto...”
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8 partecipanti e conferma di Giuseppe Perugino (FFOO). In finale sono arrivati Perugino e Faraoni (Phoenix Gym), i due si erano incontrati anche nella passata edizione, ma in semifinale. Si concedeva qualche chance in più al pugile laziale, ma alla resa dei conti la boxe di rimessa del pugile campano si rivelava ancora una volta indigesta per il suo avversario, che non riusciva ad esprimere la sua rico-
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Dario Vangeli e Arbin Kaba
Nicola Di Rocco e Giacomo Sy Seydou
di luna storta. Non è il caso di questi campionati dove Dario concede ai suoi avversari le briciole. In finale il pugliese supera Kaba, pugile della Boxe Le Torri, un tipo sgusciante abile nel colpire di rimessa indietreggiando, che in semifinale a sua volta aveva eliminato Grusovin che lo ha impegnato fino all’ultimo.
per una finale molto incerta. Seydou cominciava a tambur battente cercando di sorprendere l’abruzzese, ma questi dopo aver mandato a vuoto l’avversario lo incrocia al mento dall’alto in basso. Il colpo appare subito nella sua pesantezza, Seydou va al tappeto, viene contato, cerca di rialzarsi, ma sbanda paurosamente. Non ci possono essere dubbi per l’arbitro che ferma il match.
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Anche quì 8 partecipanti nel segno di Alfonso Di Russo, che non poteva fallire davanti alla sua gente. Una marcia quasi trionfale fino alla finale dove si è trovato di fronte Alessandro Marziali che ha cercato di togliersi l’abito del pugile tecnico per accettare lo scambio duro, specialità del campione. Nelle semifinali Marziali aveva dimostrato le sue intenzioni contro un ottimo Zingarelli che lo aveva tenuto sotto pressione per due round, mentre Di Russo controllava Quarneti, atleta da tenere sotto controllo insieme ad Argento e Sarchioto.
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Alfonso Di Russo e Alessandro Marziali
GiuseppePerugino e Francesco Faraoni
nosciuta fantasia. Perugino non spreca un colpo e questo diventa materia prima per i verdetti. Dà ancora una volta l’impressione di accelerare quel tanto per ottenere il verdetto senza strafare. ..........
Una categoria ricca con 13 partecipanti, dove non sono mancati colpi scena. Il fatto più clamoroso è stata la sconfitta prima del limite subita da Gianluca Rosciglione, che si è fatto sorprendere ingenuamente in pratica da un esordiente, sia pure con una potenza riconosciuta. Giacomo Sy Seydou (Team Boxe Roma XI) confermava comunque le sue doti contro il bulgaro Pavlov in un match complicato dalle repliche veloci e potenti di quest’ultimo che per due riprese ha tenuto in allarme il promettente avversario. Nel terzo round Seydou cambiava clichè girando al largo e azionando il suo maggior allungo. Dall’altra parte Nicola Di Rocco, allievo di Di Giacomo, metteva in luce i suoi progressi con una boxe veloce e sostanziosa. Aveva il suo daffare per aver ragione di un picchiatore come Kushtrim e si presentava
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Anche qui 13 iscritti. Questo dimostra che i nostri giovani crescono e diventano più pesanti in controtendenza con le epoche passate. Simone Fiori entra nella sua nuova categoria e lo fa da vincitore. Un percorso non fa-
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Simone Fiori (Rosso) e Endry Spahiu (Blu)
cile il suo, ma il pugile delle Fiamme Oro vede i matches come pochi. Dopo aver eliminato Enache trova non poche difficoltà per aver ragione di Barsotti, grande protagonista alle TLB, pugile dotato di notevole potenza. Fiori è abile nell’uscire da situazioni pericolose. Barsotti ha poche possibilità di centra-
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re il bersaglio e quando lo fa non sono certo carezze, come avviene allo scadere del secondo round. La finale vede di fronte Fiori contro Endri Spahiu. I due non si risparmiano certo. L’incontro è piacevole, ma mentre Spahiu non riesce a raddoppiare i suoi colpi, Fiori arriva a segno soprattutto con un sinistro preciso e pungente. Vittoria chiara di Fiori che conquista con autorità il titolo nella nuova categoria.
Assoluti Elite Maschili Risultati 41 kg
69 kg
F. Serra (SD) b. F. Lafratta (PM) 3-0 G. Conselmo (SC) b. H. Obaid (EM) 2-1 F. Serra (SD) b. F. Barotti (TS) wo F. Serra (SD) b. G. Conselmo (SC) 3-0
A. Marziali (GS) b. G. Fico (PL) 3-0 S. Zingarelli (PM) b. M. Ambrosi (LZ) 2-1 N. Quarneti (EM) b. S. Di Grazia (CP) 3-0 A. Di Russo (AB) b. A. Saba (SD) 3-0 A. Marziali (GS) b. S. Zingarelli (PM) 3-0 A. Di Russo (AB) b. N. Quarneti (EM) 3-0 A. Di Russo (AB) b. A. Marziali (GS) 3-0
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52 kg
75 kg
Tutti si aspettavano una finale tra Alessio Spahiu e Mirko Carbotti, le aspettative sono state esaudite ma a risultato invertito con la vittoria di Mirko Carbotti, che entra dopo la conquista del Guanto d’Oro anche nell’ Albo degli Assoluti. Il 23enne pugile romano dopo un inizio in discesa con i successi su Badalà Patanè e Caco, bypassa Bava per walk over. Se la doveva vedere con quello che sta diventando un avversario tradizionale, uno Spahiu che con la
A. D’Ambrosio (CP) b. A. Gherra (CP) 2-1 G. Gangi (LB) b. I. Pilone (LG) 3-0 G. Serra (SD) b. S. Bobbone (SC) 3-0 C. Grande (TS) b. A. D’Ambrosio (CP) 3-0 G. Serra (SD) b. G. Gangi (LB) 3-0 G. Serra (SD) b. C. Grande (TS) 2-1
G. Perugino (GS) b. N. Gogiashvili (CP) 3-0 A. Morabito (PL) b. G. Ciofani (AB) 2-0 S. Tralo (VG) b. F. Rimanti (TS) 3-0 F. Faraoni (LZ) b. A. Biagetti (EM) 3-0 G. Perugino (GS) b. A. Morabito (PL) 3-0 F. Faraoni (LZ) b. S. Tralo (VG) 3-0 G. Perugino (GS) b. F. Faraoni (LZ) 3-0
56 kg
81 kg
M. Forte (LZ) b. J. Lusci (PM) 3-0 V. La Femina (CP) b. I. Belcadi (VE) 3-0 G. Canonico (SC) b. D. Nucci (AB) 2-0 E. Raqa (LG) b. M. Occhinero (MC) 3-0 A. Ferramosca (TS) b. N. Bertolino (EM) 3-0 S. Gasparri (GS) b. D. Quadri (LB) 3-0 M. Forte (LZ) b. J. Melarosa (PL) 3-0 G. Canonico (SC) b. V. La Femina (CP) 2-1 A. Ferramosca (TS) b. E. Raqa (LG) 3-0 M. Forte (LZ) b. S. Gasparri (GS) 3-0 A. Ferramosca (TS) b. G. Canonico (SC) 2-1 A. Ferramosca (TS) b. M. Forte (LZ) 2-1
G. Sy Seidou (LZ) b. A. Benefico (PL) 3-0 A. Zotka (TS) b. A. Pavanello (VE) 3-0 L. Pavlov (CL) b. T. Marando (PM) 3-0 J. Cocci (MC) b. F. Mongardi (EM) 3-0 R. Kushtrim (VG) b. F. Santoro (CP) TKO 2 F. Minorini (LB) b. G. Licheri (SD) 3-0 G. Sy Seidou (LZ) b. G. Rosciglione (GS) TKO 2 L. Pavlov (CL) b. A. Zotka (TS) 3-0 R. Kushtrim (VG) b. J. Cocci (MC) ko 2 N. Di Rocco (AB) b. F. Minorini (LB) 3-0 G. Sy Seydou (LZ) b. L. Pavlov (CL) 3-0 N. Di Rocco (AB) b. R. Kushtrim (VG) 3-0 N. Di Rocco (AB) b. G. Sy Seydou (LZ) TKO 1
60 kg
91 kg
D. Cosenza (GS) b. V. Nocera (LZ) 3-0 M. Di Tonto (AB) b. S. Boufrakech (LG) 2-1 S. Lo Porto (SC) b. F. Vulcano (EM) 2-1 G. Zefi (UB) b. V. Popescu (VG) 3-0 P. Caputo (PL) b. L. Faretina (LB) 2-1 R. Ghiani (SD) b. D. Costantino (CL) 3-0 P. Di Lernia (CP) b. H. Nourdine (PM) 3-0 D. Cosenza (GS) b. N. Henchiri (TS) 3-0 M. Di Tonto (AB) b. S. Lo Porto (SC) 3-0 P. Caputo (PL) b. G. Zefi (UB) 3-0 P. Di Lernia (CP) b. R. Ghiani (SD) TKO 3 M. Di Tonto (AB) b. D. Cosenza (GS) 2-1 P. Di Lernia (CP) b. P. Caputo (PL) 3-0 P. Di Lernia (CP) b. M. Di Tonto (AB) 3-0
S. Fiori (GS) b. O. Enache (CP) 3-0 A.. (UB) b. S. L. Dredhaj (PM) 3-0 M. Di Rocco (AB) b. S. Mezzatesta (SC) 3-0 A. Gentile (CL) b. F. Berea (LG) 2-1 E. Spahiu (LB) b. S. Capone (SD) 3-0 V. Tobbia (VE) b. G. Onuta (EM) wo N. Barsotti (LZ) b. A. Ettesami 2-1 M. Di Rocco (AB) b. A. Gentile (CL) 2-1 E. Spahiu (LB) b. V. Tobbia (VE) 3-0 S. Fiori (GS) b. N. Barsotti (LZ) 3-0 E. Spahiu (LB) b. M. Di Rocco (SB) 3-0 S. Fiori (GS) b. E. Spahiu (LB) 3-0
64 kg
+91 kg
D. Vangeli (GS) b. V. Buonanno (CP) TKO 1 A. Argento (PL) b. F. Sarchioto (LZ) 2-0 A. Kaba (ERM) b. S. Rafik (PM) TKOI 1 L. Grusovin (VG) b. M. Massignan (VE) 2-1 D. Vangeli (GS) b. A. Argento (PL) 3-0 A. Kaba (EM) b. L. Grusovin (VG) 3-0 D. Vangeli (GS) b. A. Kaba (EM) 3-0
M. Carbotti (LZ) b. M. B. Patanè (SC) TKO 1 A. Bava (PM) b. A. Marchese (LG) 2-1 A. Spahiu (LB) b. D. Tonyshev (VE) 2-0 M. Federici (GS) b. P. Esposito (SD) 3-0 A. Caco (TS) b. F. Di Giorgio (CL) 3-0 M. Carbotti (LZ) b. A. Bava (PM) wo A. Spahiu (LB) b. M. Federici (GS) 3-0 M. Carbotti (LZ) b. A. Caco (TS) TKO 2 M. Carbotti (LZ) b. A. Spahiu (LB) 2-1
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Mirko Carbotti (Blu) e Alessio Spahiu
sua boxe asfittica e aggressiva superava il promettente Tonyshev e un Federici tutt’altro che arrendevole. Il match tra Carbotti e Spahiu ha avuto una quasi sua logica rappresentazione con la boxe aggressiva del lombardo contro un avversario che dopo aver vinto il primo round, grazie alla maggiore precisione, doveva arginare gli attacchi imprecisi dell’allievo di Bugada. Verdetto di non facile lettura visto dall’esterno, ma stavolta i giudici hanno preferito la boxe più pulita di Carbotti. ..........
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RING
Assoluti Elite Femminili
Categoria per categoria
Venuta a mancare Valeria Calabrese gli occhi erano puntati su Roberta Bonatti, 18 anni, e Stephanie Silva, 20 anni, entrambe con trascorsi di Nazionale. Per certi versi le due ragazze hanno caratteristiche simili che trovano il massimo comun divisore nell’ aggressività. La Bonatti dopo aver superato Francesca Corso dimostrava al completo le sue ca-
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Stephanie Silva e Roberta Bonatti
pacità contro un’avversaria difficile come la Garganese mettendo in luce un gancio destro insidioso a cui si univano con una certa frequenza colpi al corpo. La pugliese nel terzo round è riuscita a chiudere all’angolo l’avversaria costringendola allo scambio serrato, ma non è stato sufficiente per fermare la piacentina. Stephanie Silva entrava direttamente in semifinale con un’avversaria tradizionale come può essere una Cristina Meazzi pronta alla replica e allo scambio, pur non avendo il ritmo della laziale. In finale le due ragazze hanno dato vita a un match incandescente con supremazia alterna, anche se la Silva nei primi due round aveva ottenuto un “tesoretto” utile per mantenere il match sotto controllo. ..........
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Terry Gordini, con i suoi 36 anni, può essere considerata la veterana della categoria. E qui c’è da fare una semplice considerazione numerica: anni 36 ma non li dimostra, 119 matches disputati e li dimostra dall’alto di una classe decisamente superiore. Contro
Terry Gordini e Eva Magno, con Massimo Scioti e
di lei Elisa Mariani ha potuto mettere in evidenza un grande coraggio e l’orgoglio di provarci con quell’uno-due arrivato a segno proprio allo scadere. Stesso discorso vale per un’esperta di campionati come Eva Magno. Anche lei ha dovuto sottostare di fronte alla legge della più forte ammainando bandiera al termine di 4 riprese di bella boxe. La pugliese era arrivata in finale dopo due matches difficili e senza respiro per l’ennesima volta contro Francesca Grubissich e contro Alessandra Manfredini, con la quale terminava in parità ma con verdetto a maggioranza. Da rivedere senz’altro Clarissa Oddi, in pratica un’esordiente non fortunata visto che al primo incontro del campionato gli è capitata la Gordini. ..........
Che Diletta Cipollone si trovasse in ottima forma lo si è visto fin dal primo match contro Virginia Alois. Il suo è stato un percorso in crescendo e in semifinale alla ligure Fadda, che aveva bene impressionato eliminando l’esperta Brighi, rimaneva solo la soddisfazione di mostrare un grande orgoglio nel rimanere in gara nonostante una ferita all’occhio. In finale l’allieva di Di Giacomo se la doveva vedere con Desirè Galli, colei che l’aveva superata nella finale del Guanto d’Oro. Una rivincita molto sentita tra queste due ragazze nell’ orbita Nazionale. La pugile abruzzese sembra aver fatto tesoro del match precedente cominciando con un ritmo sostenuto un po’ sofferto dalla Galli. L’allieva di Di Giacomo coi suoi diretti trovava lo spiraglio buono quando l’avversaria cercava lo scambio per poi portarsi fuori tiro. La terza ripresa è dura per la
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Diletta Cipollone e Desirè Galli con e il Presidente FPI Alberto Brasca e Di Battista
romana, che inutilmente cerca il recupero nel quarto round. Un match tra i più interessanti con due ragazze al top. Altra buona protagonista di questi campionati è stata senz’altro Annalisa Brozzi che dopo aver superato la veterana Eleonora Sponchia, dava non poco filo da torcere alla Galli. ..........
Una categoria con 8 partecipanti abbastanza equilibrata. A sorpresa nella prima giornata veniva superata, sia pure di misura, Giacoma Cordio, più volte titolata, di fronte alla laziale Mostarda, finalista l’anno scorso ad Ostia. A Jasmine Di Felice toccava l’onere di fermare la promettente Cristina Grosu, la più giovane del gruppo coi suoi 20 anni. Semifinali molto accese con verdetti in bilico. Il derby laziale tra Pietrolungo e Mostarda si disputava su ritmi sostenuti. La prima impostava il match sui diretti, mentre la seconda sembrava aver buon gioco con l’ uno-due quando la distanza si accorciava. La Pietrolungo esercitava una maggiore
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Marzia Verracchia e Francesca Pietrolungo
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“...Tutti gli incontri sono stati caratterizzati da grande agonismo, la voglia di vincere è molto alta tra i maschi, ma tra le donne ancora di più....”
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RING
pressione, ma la precisione stava dalla parte della Mostarda. Match difficile da giudicare con verdetto favorevole alla Pietrolungo. Anche per Marzia Verrecchia c’era una semifinale sofferta perchè Jasmine Di Felice, spronata dal suo pubblico partiva bene anticipando la sua avversaria. Tifo infernale per Jasmine che ribatteva colpo su colpo alla titolata avversaria che vinceva per un soffio. La finale vede di fronte Pietrolungo e Verrecchia. I colpi lunghi della prima sono un incubo per l’avversaria, ma quando questa accorcia sono dolori. Alla fine a spuntarla è Marzia Verrecchia apparsa più grintosa ed efficace portando a casa il secondo titolo dopo quello conquistato a Barge nel 2011. ..........
7 partecipanti per una finale scontata che ha visto di fronte Romina Marenda e Alessia Mesiano. La prima ci è arrivata con due vittorie nette su Nadia Flahli e la non trascurabile Amal Wahby. Ci vuole ben altro per fermare le due regine e la Mesiano lo conferma su Federica Incognito e la veterana del gruppo Flora Ferrara, rimasta sul ring un solo round. Tra le due una finale tutta da pregustare soprattutto dopo che la Mesiano l’anno scorso aveva rotto il corso favorevole alla pugile dell’Esercito con una convincente prestazione. Chi pensava alla fine di un’ era si doveva ricredere perchè la Merenda vista sul ring di Roseto ha lasciato poco spazio all’immaginazione con un match esemplare. Le due ragazze si trovavano in perfetta parità a metà gara. Nella seconda parte “la soldatessa” precedeva le intenzio-
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ni di attacco della “poliziotta” con i suoi veloci diretti. Nulla da eccepire sul verdetto a favore di Romina Marenda che conquistava il suo terzo titolo, fotocopiando quello di Roseto ottenuto due anni fa. ..........
L’aria di Roseto sembra portare bene ad alcune atlete e così è successo a Sara Corazza che ha bissato il successo di due anni fa ottenuto nella ridente cittadina abruzzese. Tra le 8 partecipanti la grande favorita, Annunziata Patti, trova nel suo cammino la romana Chiara Ferri, giovane atleta dalle potenzialità interessanti. Match senza soste con serie veloci dalla corta di Chiara e risposte di sinistro al veleno di Annunziata, come avviene nel terzo round per tre volte. L’ultimo round
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Sara Corazza e Chiara Ferri con e Vittorio Lai Vice Presidente FPI e Sergio Rosa
diventa decisivo con scambi mozzafiato. Il verdetto è di parità, ma la preferenza va alla Ferri che pone la sua candidatura. Il percorso della Corazza non conosce battute con l’ancora inesperta Jessica Palmieri e la tenace Erika Montalbini. Ma nella finale Sara disputa il suo match migliore proprio contro la Ferri. L’emiliana conduce con freddezza un match perfetto incrociando sistematicamente l’avversaria, forse un po’ stanca della dura battaglia alle semifinali. ..........
Senza la partecipazione della campionessa uscente Francesca Amato i favori del pronostico vanno all’abruzzese Alessia D’Addario, sempre buona protagonista ai campionati, e alla veterana Patrizia Pilo, tra l’altro vincitrice a Roseto due anni fa.
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Romina Marenda e Alessia Mesiano con Walter Borghino Vice Presidente FPI e Emanuele Renzini
Ma come dice il proverbio “Tra i due litiganti...”, c’è la resa dei conti in semifinale. La Pilo boxa con intelligenza sfruttando bene il suo maggiore allungo, ben guidata da Marco Crescenzi, tecnico cresciuto alla scuola di Carlo Maggi. La D’Addario cerca di accorciare la distanza, ma non è un’impresa facile, anzi ne ricava addirittura un richiamo pesante, che incide sul verdetto finale oltre ai diretti precisi della Pilo. Carmela Donniacuo sulla carta è un outsider, ma ha carica aggressiva in quantità e non può essere altrimenti vedendo al suo angolo un grande campione del passato come Agostino Cardamone. Elena Castagnoli è costretta a subire due conteggi per cedere ai punti. La boxe scorbutica della pugile campana mette sotto pressione anche la Pilo. Non basta un richiamo per frenare l’irruenza di Carmela che riesce a invischiare nella bagarre l’avversaria.
Carmela Donniacuo e Patrizia Pilo. Con il Primo Cittadino di Roseto degli Abruzzi
Anzi per la Pilo arriva anche un conteggio quasi allo scadere. Match in bilico con verdetto assegnato alla Donniacuo. ..........
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Si va sul pesante con Flavia Severin in versione grissino con qualche chilo in meno. La trevigiana acquista velocità, ma forse perde qualcosa in potenza. Dopo aver superato l’ex campionessa Annalisa Ghilardi, mette in riga si può dire un’esordiente come Elisabetta Eusepi, che tutto sommato disputa un buon match lasciando intravedere buone possibilità future. Dall’altra parte con molta curiosità è seguita la 19enne Monica Floridia che tanto per cominciare supera agevolmente la pugliese Cristina Mazzotta, campionessa uscente. La finale tra Severin e Floridia è
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Assoluti Elite FEmminili Risultati
Flavia Severin (Blu) e Monica Floridia
condotta sul filo del massimo equilibrio e ci vuole un buon round conclusivo della prima per ottenere un verdetto di misura. ..........
Rientra nelle grandi competizioni Gelsomina Morano che nel 2006 e 2009 si laureò campionessa, ma nei 63kg. La ragazza, proveniente dalla Boxe Vesuviana, rimasta fuori per lungo tempo per un infortunio alla spalla, sembra aver risolto i
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48 kg
60 kg
C. Meazzi (PM) b. G. Nichetti (LB) 3-0 C. Garganese (PL) b. M. Sadocco (VE) 3-0 R. Bonatti (EM) b. F. Corso (LB) 3-0 S. Silva (LZ) b. CvMeazzi (PM) 3-0 R. Bonatti (EM) b. C. Garganese (PL) 3-0 S. Silva (LZ) b. R. Bonatti (EM) 2-0
R. Marenda (LZ) b. N. Flalhi (MC) 3-0 A. Mesiano (LZ) b. F. Incognito (SC) 3-0 F. Ferrara (LG) b. R. Barlafante (AB) 3-0 R. Marenda (LZ) b. A. Wahby (TS) 3-0 A. Mesiano (LZ) b. F. Ferrara (LG) TKO 1 R. Marenda (LZ) b. A. Mesiano (LZ) 2-1
51 kg
64 kg
T. Gordini (EM) b. C. Oddi (LZ) 3-0 E. Mariani (TS) b. N. Di Leo (SD) 3-0 E. Magno (PL) b. F. Grubissich (LZ) 2-1 A. Manfredini (LB) b. E. Martinuzzi (VE) 3-0 T. Gordini (EM) b. E. Mariani (TS) 3-0 E. Magno (PL) b. A. Manfredini (LB) 2-1 T. Gordini (EM) b. E. Magno (PL) 3-0
A. Patti (CP) b. S. Sassi (TS) 3-0 C. Ferri (LZ) b. E. Ghezzi (LB) 3-0 E. Montalbini (MC) b. M. Ritardo (PM) 3-0 S. Corazza (EM) b. J. Palmieri (CP) 3-0 C. Ferri (LZ) b. A. Patti (CP) 2-1 S. Corazza (EM) b. E. Montalbini (MC) 3-0 S. Corazza (EM) b. C. Ferri (LZ) 3-0
54 kg
69 kg
C. Fadda (LG) b. L. Brighi (EM) 3-0 D. Cipollone (AB) b. V. Alois (CP) 3-0 D. Galli (LZ) b. G. Delaurenti (PM) 3-0 A. Brozzi (LZ) b. E. Sponchia (VE) 2-1 D. Cipollone (AB) b. C. Fadda (LG) 3-0 D. Galli (LZ) b. Annalisa Brozzi (LZ) 3-0 D. Cipollone (AB) b. D. Galli (LZ) 3-0
C. Donniacuo (CP) b. G. Castagnoli (EM) 3-0 P. Pilo (LZ) b. A. D’Addario (AB) 2-1 C. Donniacuo (CP) b. P. Pilo (LZ) 2-1
57 kg R. Mostarda (LZ) b. G. Cordio (SC) 2-1 F. Pietrolungo (LZ) b. L. Marasco (LB) 3-0 M. Verrecchia (LZ) b. M. Righi (TS) 3-0 J. Di Felice (AB) b. C. Grosu (TS) 2-1 F. Pietrolungo (LZ) b. R. Mostarda (LZ) 2-1 M. Verrecchia (LZ) b. J. Di Felice (AB) 2-1 M. Verrecchia (LZ) b. F. Pietrolungo (LZ) 3-0
75 kg F. Severin (VE) b. A. Ghilardi (TS) 3-0 M. Floridia (LZ) b. C. Mazzotta (PL) 3-0 F. Severin (VE) b. E. Eusepi (LZ) 3-0 F. Severin (VE) b. M. Floridia (LZ) 2-0
81 kg A. Canfora (CP) b. R. Bettiol (VE) 2-1 G. Morano (CP) b. M. Labarbera (AB) 3-0 G. Morano (CP) b. A. Canfora (CP) 2-1
Gelsomina Morano (Blu) e Assunta Canfora
suoi problemi presentandosi nella categoria più pesante. Nel primo match affronta Martina Labarbera destinata al ruolo di eterna rivale delle “titolate”. L’abruzzese comunque non regala niente e “Mina” non abbocca mantenendo le distanze con il suo bel sinistro. In finale affronta Assunta Canfora altra campana proveniente dalla Leone Fazio dove allena Rosario Colucci. La Canfora aveva un buon biglietto da visita con la vittoria ottenuta al recente Guanto d’Oro e costringeva la Morano a tirare fuori “gli artigli” per avere ragione di un’avversaria irriducibile, che oltrettutto mostra una buona velocità di braccia.
Commissione Ordinatrice Vittorio Lai (Vice Presidente FPI); Sergio Rosa (Consigliere Federale), Domenico Di Battista (Presidente FF CR Abruzzo-Molise) Supervisor Giuseppe Di Gaetano (Supervisor); Enrico Apa (ViceSupervisor); Sebastiano Sapuppo (ViceSupervisor) Commissione Medica Giuseppe Macchiarola; Bruno Fabbri; Carmela Ignozza; Enio Di Pizio. Arbitri & Giudici Massimo Barrovecchio (Responsabile Arbitri & Giudici); Angileri Fabio (LZ), Annichiarico Wilfredo (EM), Avolio Pierpaolo (CL), Brandino Benedetto (SC), Chiappini Guerrieri Emanuele (AB), De Palma Giuseppe (PL), Falorni Paola (TS), Foti Albino (SD), Lupi Alberto (MC), Premoli Sabina (LB), Rangu Alessandra (PM /VDA), Renzini Alessandro (UB), Russo Giuseppe (CP), Valentino Gaetano (LB), Venturu Pietro Matteo (SD), Lagala Vincenzo (LG), Migliore Antonio (Trentino), De Maldé Giulio (LZ).
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ANgolo rosso
Jasmine Di Felice Dal buio alla luce. Ottima protagonista agli Assoluti di Roseto degli Abruzzi di Vittorio D’Amore ph Nando Di Felice
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gli Assoluti Femminili Elite di Roseto degli Abruzzi sul ring è apparsa una Jasmine Di Felice di rinnovata tempra e, ancor prima, di rinnovate forme. Una di quelle magie che prendono vita solo nel mondo del sogno sportivo per eccellenza: il pugilato. Per chi ha memoria pugilistica, infatti, il nome di Jasmine si associa ad un gran talento giovanile di appena qualche anno fa, una fighter compatta dal cuore infuocato che per due anni consecutivi vinse l’Oro nei Tornei Nazionali Youth e che lasciò il suo segno anche sul ring polacco degli Europei Youth 2012. Dalle giovanili ad oggi quanti cambiamenti ci sono stati nel tuo percorso pugilistico? Ce ne sono stati parecchi. Da piccola ero davvero una forza della natura, avevo iniziato a vivere per il pugilato, avevo grandi sogni ed una serietà da vera atleta. A 17 anni, con due medaglie d’Oro nazionali al collo e ad un mese dai Campionati Europei, ho preso strade sbagliate. Mi sono trascurata, e non solo sportivamente. È stata una brutta caduta, una di quelle da cui non è facile rialzarsi. Ora il pugilato che posto occupa nella tua vita? Senz’altro il primo. Ho ritrovato il mio mondo, fatto del mio maestro Simone Di Marco, che non si è tirato indietro quando ho ritrovato il coraggio di chiedergli aiuto, e che, insieme con la moglie Marianna, mi ha ridato la voglia di sognare, di guardare il mio futuro e di crederci ancora. Rivivere un match con Simone è una sensazione che non si dimentica. Lui vive con te e ti tira fuori le tue cose più belle. Ti strilla dietro per farti spingere al massimo, soffre con te, ti mette nella testa pensieri grandi, che ce la puoi fare davanti a tutto e tutti.
Agli Assoluti di Roseto sei tornata a 57 kg ma sei uscita in semifinale, questi Campionati per te sono stati croce o delizia? Devo essere sincera, la mia vittoria a Roseto l’ho ottenuta in primo luogo sulla bilancia. Se ripenso che ero arrivata a fare match qua e là per l’Italia a 70 kg o che ho saltato Campionati e Tornei Nazionali perché non riuscivo a fare neanche i 64 kg. Mi hanno riempito di gioia le parole bellissime di persone amiche, dei Maestri esperti e di alcuni dirigenti federali, incluso il Presidente Brasca. In particolare un Consigliere federale mi ha dato grande forza nei miei momenti bui e mi ha supportato in questo mio rientro, a lui sono molto grata. Oltre al pugilato cosa c’è nella tua giornata? Prima di tutto c’è mia sorella di sei anni che vive in simbiosi con me, a lei devo dedicare moltissimo tempo durante il giorno e poi aiuto mia madre nel suo negozio di parrucchiera. La mia giornata è pienissima. Un hobby? Beh, purtroppo amo cucinare, specialmente preparare dolci. E sono anche molto brava … una vera tortura per una pugile! Quali sono gli obiettivi della nuova Jasmine? Tornare a riprendere il mio posto, tornare a vestire la maglia azzurra, anche se ora è più difficile, ma Jasmine ha ripreso a correre dietro a grandi sogni. Ho appena compiuto 21 anni, sono molto più giovane di tante atlete azzurre. Mi auguro di riuscire pian piano ad avere spazio in un Gruppo Sportivo, perché io voglio vivere nel pugilato e lavorerò per dimostrarlo. Sogno un Mondiale, sogno un’Olimpiade... e chissà che non diventi realtà.
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ANgolo blu
gelsomina Morano She is back di Adriano Cisternino
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ina is back! Mina Morano è tornata. Dopo sette anni e tre interventi chirurgici ad una spalla è tornata ed ha riconquistato lo scudetto. Il terzo in carriera. Sembrava finita e invece la storia di Mina Morano, pugile della Vesuviana di Torre Annunziata, continua ancora: è fresca tricolore 2015 negli 81 chili a Roseto degli Abruzzi. Classe ‘89, due tricolori giovanili ed altrettanti “assoluti” (2006 e 2008), una ventina di apparizioni in azzurro già in carriera, più che una promessa era già una realtà del pugilato femminile italiano quando, proprio in un ritiro azzurro, ad Assisi, la spalla destra fece crac: bicipite lesionato. Primo intervento a Perugia, nel 2009. Tutto a posto? Macchè: “Un anno dopo, mentre ero in allenamento alla Vesuviana, la spalla mi mollò di nuovo, in frantumi tendini e legamenti. Un tormento”. La spalla destra, si sa, nel pugilato è il ferro del mestiere, il vero motore del pugno. Stavolta lascia? Neanche per sogno, piuttosto raddoppia l’intervento. “Andai di nuovo sotto i ferri, a Pompei, a mie spese. Poi riprendo gli allenamenti, con la dovuta cautela, disputo qualche match e mi ripresento agli assoluti 2012, proprio a Roseto. Nelle semifinali, contro Francesca Amato, napoletana come me, la spalla parte di nuovo. Un dolore cane, ma soprattutto lo sconforto più nero. E’ finita? Possibile che devo dire addio alla mia più grande passione? Ero una bambina quando sono entrata in palestra. La boxe femminile in Italia ancora non era ufficiale. Il maestro Lucio Zurlo mi cacciava ed io, testarda e innamorata di questo sport, puntualmente tornavo”. Terzo intervento nel febbraio del 2014: “Devo essere profondamente grata al prof. Raffaele Russo, un luminare. Volle operarmi di persona, al vecchio Pelle-
grini. Mi disse: ma tu vuoi veramente tornare a fare a cazzotti? E allora ti sistemo io. La riabilitazione nell’acqua calda, a quaranta gradi, su sua indicazione. Il tutto ancora a mie spese. Ma la voglia di tornare sul ring era grande”. E’ tornata, infatti, per gli “assoluti” ed ha vinto: finale-derby contro Assunta Canfora, napoletana come lei, della Fazio Mugnano, allieva di Rosario Colucci: “Ci conosciamo benissimo, ci siamo allenate insieme tante volte. Ma il match è un’altra cosa. Poi amiche come prima”. Match abbastanza equilibrato, vittoria per split decision, 2-1. Uno scudetto, il terzo, che potrebbe riaprire una carriera: “Nessuno credeva più in me, forse neppure io stessa. Ma ci ho voluto provare.” Campionessa d’Italia degli 81 chili. Nel 2008 vinse nei 63 chili. E’ normale? “No. Avrei potuto gareggiare tranquillamente nei 75, ma non volevo forzare i tempi. E poi adesso lavoro, faccio la commessa in un grande magazzino. Mi alleno quando posso, in orari strani. Andare a Roseto per le finali degli assoluti è stato già un miracolo, a dicembre i permessi sono vietati, ho implorato il mio datore di lavoro, che mi ha detto: vai, ma porta la medaglia”. La medaglia è arrivata. Ma ora? “Già! Questo scudetto è anche un problema. Il lavoro oggi è importante. E poi l’anno prossimo mi sposo. Ma la boxe per me è la prima cosa, Carlo, il mio fidanzato, lo sa e mi ha sempre sostenuto. Renzini, il CT della Nazionale femminile mi ha già detto che mi chiamerà. Lui mi conosce bene, l’anno prossimo ci sono le Olimpiadi a Rio e i 75 chili sono categoria olimpica. Tentare le qualificazioni in primavera è un’idea che mi solletica parecchio. Ma c’è da conciliare tante cose. Vedremo.”
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MATANO A FERRARA
TITOLO INTERCONTINENTALE IBF. GRANDE PROVA DI MATURITÀ CONTRO KLAPPERT
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di Fausto borgonzoni ph renata romagnoli
Tra Caccia ed Esposito niente di fatto. FERRARA, 31. 10. 2015 - Che Nick Klappert (20 + 2 -) fosse un avversario molto ostico per Marcello Matano (16 + 1 -), nella sua seconda difesa del titolo Intercontinentale IBF superwelter, si pensava e si temeva, sia per la sua maggiore altezza (+ 7 cm. ), che per la precisione e la potenza dei suoi colpi (13 i successi prima del limite). il pugile italiano ha PER questo dovuto disputare, per con-
servare il suo titolo, il più bel combattimento della sua carriera, mettendo in pratica la giusta tattica di non lasciare spazio ai colpi lunghi del rivale, accorciando continuamente la distanza e colpendolo con continue serie al bersaglio grosso alternate da combinazioni, non sempre precise, al volto. Per fare questo il pupillo del maestro Croce, si doveva muovere in un campo minato, perchè si esponeva alle reazioni, sempre composte e pericolose del tedesco, pronto ad infilare i suoi colpi maligni appena avesse trovato il giusto spiraglio. I momenti difficili, per il campione, non sono mancati soprattutto nel terzo round, quando ha vistosamente sbandato, centrato da un destro potente e nel settimo per un diretto sinistro al volto, ma li ha superati grazie al suo grande cuore ed una condizione fisica strepitosa. Il “ Capitano “ era inarrestabile, il numero dei colpi portati era almeno il doppio di quelli del pugile teutonico, troppo parsimonioso nell’uso del jab sinistro, e la sua supremazia nell’arco delle dodici riprese, combattute da entrambi con estrema correttezza, abbastanza evidente. Almeno otto riprese sono state appannaggio di Matano, come sancito correttamente dai
giudici De Ruvo, Teleki e Hausammann che hanno sancito la vittoria del ferrarese con un triplice 116 a 112. Ora, dopo questa dimostrazione di grande maturità, si aprono per Matano prospettive di grande interesse, come l’assalto al titolo europeo od addirittura una semifinale mondiale IBF negli Stati Uniti. Uno sfortunato e fortuito scontro di teste ha invece subito posto fine al campionato italiano dei pesi welter tra il detentore Alessandro Caccia (14+ 1= 1-) e lo sfidante Michele Esposito (8+ 1= 2-) fermato dopo appena 2’05” del round iniziale. Il rammarico è duplice perchè i due pugili, per quel poco che si è potuto vedere, avevano creato le premesse per un match combattuto e spettacolare e, soprattutto, perchè ai più la decisione del medico è apparsa affrettata, essendo la ferita nella parte alta della fronte, una zona facilmente rimarginabile. Pari tecnico , dunque , fra la delusione dei supporters dei due pugili e doverosa rivincita. Nel corposo contorno abbiamo assistito all’esordio nel mondo del professionismo del massimo leggero toscano Fabio Turchi che ha battuto l’inconsistente bosniaco Adis Dodovic in poco più di un minuto, atterrandolo due volte con potenti montanti al corpo. Nei superwelter il “ Predone del deserto “ Soufiene Ouerghi
, campione del mediterraneo IBF, ha cercato il successo prima del limite per tutto l’arco delle sei riprese contro il coriaceo e mai remissivo Nikola Matic che lo ha impegnato fino al suono dell’ultimo gong. Spettacolo puro ha invece offerto il peso mosca Mohammed Obbadi di fronte al valido serbo Neimana Sabljov , che per cinque riprese si è opposto in modo brillante, al pugilato scintillante del talentuoso italo-marocchino, poi quando le forze sono andate scemando e subito un conteggio, è stato giustamente fermato dal proprio angolo. Per Obbadi si tratta del quinto successo prima del limite su cinque incontri disputati. Per la categoria dei neo pro, il piuma moldavo, residente a Ferrara, Dionise Tiganas (Ferrara Boxe) ha ottenuto il quarto successo e l’accesso alla finale del titolo italiano neo -pro, battendo Vincenzo Eroe (Schininà) ( 1= 1-) per Ko, con un preciso gancio sinistro al mento dopo 42” del primo round. Nei superwelter, l’atteso derby ferrarese, tra Emanuele Zagatti (Padana Vigor) e Nicola Cristofori ( Ferrara Boxe) si è risolto con il successo ai punti di quest’ultimo, dopo 4 round senza particolari emozioni con uno Zagatti troppo remissivo per poter ambire ad un risultato positivo. E’ andata male anche all’esordiente medio
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massimo Domenico Bentivogli (Padana Vigor), forse frenato dall’emozione, che ha affrontato il piÚ esperto Silvio Secchiaroli (Ascoli Boxe) (2+ 1= 1-) con buona determinazione, ma una difesa poco attenta, subendo due atterramenti ed una giusta sconfitta. In apertura di riunione,per i dilettanti, Davide Roncagalli (Ferrara Boxe) superava ai punti Carlo Perini (Boxe Callegari).
In apertura, un gancio sinistro di Matano su Klappert; a seguire il successo di Tiganas; il rapido esordio di Fabio Turchi; Obbadi con Boncinelli e Vignoli; Ouerghi contro Matic; Secchiaroli contro Bentivoglio; Zagatti contro Cristofari; i Preliminari di Matano Klappert; Caccia contro Esposito.
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la boxe spezzina in lutto...
Addio giorgio bambini Bronzo a Messico ‘68 di Primiano Michele schiavone ph Archivio FPI
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abato 13 novembre 2015 E’ venuto a mancare a La Spezia, sua città natale, l’ex pugile Giorgio Bambini, 70 anni, medaglia di bronzo alle olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Nella semifinale, dopo aver eliminato due avversari, aveva ceduto al texano George Foreman, un vero e proprio gigante ancora sconosciuto nel dilettantismo mondiale, che poi diventerà campione dei massimi tra i professionisti, vincitore allora della medaglia d’oro. Bambini è stato l’unico italiano della pattuglia azzurra, formata da 11 atleti, a salire sul podio. Suoi compagni sono stati Franco Udella (minimosca), Filippo Grasso (mosca), Giuseppe Mura
(gallo), Elio Cotena (piuma), Enzo Petriglia (leggeri), Giambattista Capretti (superleggeri), Marco Scano (welter), Aldo Bentini (superwelter), Mario Casati (medi) e Walter Facchinetti (mediomassimi). Prima della medaglia olimpica aveva vinto consecutivamente quattro campionati italiani assoluti, sempre tra i pesi massimi, nel 1965 a Cagliari, nel 1966 a Genova, nel 1967 a Napoli e nel 1968 a Cecina, vincendo le prime tre finali con Mario Baruzzi e la quarta con Aldo Piccinali. Nel 1967 aveva conquistato la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo svoltisi a Tunisi, sempre nella massima divisione di peso, che in quegli anni an-
dava da +81 kg. Passato professionista nel marzo del 1969 mise in riga gente di un certo valore come Benito Penna, Ermanno Festorazzi, Manfred Ackers e nonostante avesse ottenuto ben 15 vittorie non ebbe l’opportunità di battersi per un titolo, cosa che i suoi mezzi fisici e atletici lo avrebbero permesso. Si ritirò da imbattuto dopo il successo per squalifica ottenuto contro il canadese Paul Nielsen a Bologna il 29 novembre del 1971 in una riunione che aveva come clou il match tra Carlo Duran e Lonnie Harris. Giorgio Bambini in una foto del 1964 con Giulio Rinaldi; Durante un incontro; con la fascia FPI nel 1968
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WbC INterNAtIoNAl sIlVer
goddi vs Manco Il sardo conserva il titolo vincendo per verdetto tecnico di Primiano Michele schiavone ph renata romagnoli
Ugento, Lecce, 5 dicembre 2015 - La cintura Wbc International Silver dei pesi medi ha lasciato il Salento e ha fatto ritorno nel Nuorese insieme al campione, Alessandro Goddi, dopo il risultato di vittoria ecnica decisa nel corso del nono round contro Andrea Manco.
verdetto è stato determinato a maggioranza: due cartellini a favore del sardo con 8684 e 85-84 contro 85-85. La conclusione prematura è derivata da un secondo taglio, sanguinante, sofferto da Manco sul finire dell’ottava frazione sotto l’arcata sopracciliare destra; una prima ferita, era stata accusata dal pugliese durante la quinta ripresa. Il confronto è stato vivace fin dall’inizio con il campione intenzionato a far valere un pugilato razionale, fondato sui colpi lunghi, appoggiati con velocità, sorretti da un veloce gioco di gambe che lo mettevano al riparo dalla foga combattiva dello sfidante. Manco, dal canto suo, ha cercato di imporre la sua boxe per applicare la tattica aggressiva a corta distanza, con qualche colpo largo e “telefonato” non sempre a segno. Dopo quattro riprese le caratteristiche schermistiche dei due si erano rivelate tutte: Manco proteso in avanti, senza sosta, ma poco efficace sotto il profilo della potenza; Goddi, impegnato ad arginare il tambureggiamento avversario senza risparmiare le sue repliche, pure energiche, vigorose, ma incapaci di far cambiare idea al suo oppositore. Nel quinto tempo poi è accaduto quello che più volte era stato ritenuto quasi inevitabile dopo ogni scontro accidentale, con conseguente avvertimento da parte del terzo uomo: Manco è rimasto ferito sotto il sopracciglio sinistro, toccato dalla testa di Goddi, che subisce il richiamo ufficiale dell’arbitro
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con conseguente perdita di un punto. Il match proseguiva sostenuto con scambi alterni. Il campione è apparso più reattivo nell’ottavo tempo, concluso a fatica dallo sfidante, che è tornato all’angolo, per il minuto di riposto, con un vistoso taglio sotto l’arcata sopracciliare destra. Nella nona ripresa Goddi, avvertito il difficile momento del suo tenace challenger, ha duplicato le sue energie per ottenere una preziosa vittoria. Manco ha provato inutilmente a resistergli; ha poggiato un ginocchio sul tappeto per riprendere fiato; dopo il conteggio degli 8 secondi ha provato a rimontare, ma l’arbitro lo ha tolto dalla scena con l’intervento del medico. La Puglia porta bene a Goddi (23-1-1, 10), dove aveva combattuto con successo una prima volta nel dicembre del 2010, nel suo secondo match da pro. Manco (12-2-1, 5) ha mostrato il temperamento necessario per farsi spazio nel professionismo, ma deve rivedere la sua impostazione tattica, partendo dall’impiego del jab, inesistente contro il sardo, e dall’eliminazione dei ganci troppo larghi ed alti al cospetto di un pugile brevilineo che tende a rendersi ancora più basso per evitarli. Il supermedio Andrea Di Luisa ha chiuso l’anno con una vittoria liquidando l’ungherese Gabor Zsalek nella seconda ripresa per effetto di un “soporifero” montante destro al volto che ha lasciato il magiaro sulla stuoia per oltre i 10 secondi. Di Luisa era reduce dalla sconfitta anzitempo sofferta
in Canada lo scorso ferragosto contro Lucian Bute. Tra i superleggeri, l’ex campione italiano della categoria Samuele Esposito, campano, ha “murato” le ostilità con l’ungherese Zoltan Horvath nella sesta ed ultima ripresa per knockout tecnico. Il superwelter siciliano Rodolfo Paternò ha frantumato nella prima ripresa le velleità del locale Antonio Santoro, vincendo per fuori combattimento tecnico. Il lungo programma ha offerto tre semifinali del campionato nazionale neo pro, conclusesi con verdetti ai punti in 4 riprese. Al limite dei pesi superpiuma il salentino Giuseppe Carafa ha ottenuto l’accesso superando il piemontese Francesco Grandelli, reduce dal successo sull’altro pugliese Tony Sponziello. Nei pesi medi il siciliano Antonio Barbagallo ha regolato il pugliese Antonio Jeva, riscattando la sconfitta patita lo scorso ottobre. Tra i supermedi il campano Luca Esposito, fratello di Samuele, ha fatto suo il match combattuto con il pugliese Francesco Castellano, bissando il risultato dell’ottobre passato. . . . . . . ....
Nella pagina seguente, Alessandro Goddi consola Andrea Manco; Andrea di Luisa; Samuele Esposito in azione; Luca Esposito vincitore di Francesco Castellano; Mario Massai e Michele di Luisa; di nuovo una fase dell’incontro tra Alessandro Goddie Andrea Manco.
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Il PersoNAggIo
Marco Doria Un sindaco sul ring di Marco Callai
chi lo ricorda così sul ring negli anni Settanta. “Ben piazzato e senza paura”. Sono qualità messe in campo nel 2012, da professore di storia economica all’Università di Genova, per diventare Sindaco, passando attraverso le primarie del centrosinistra, e, giornalmente, nell’affrontare i problemi di una città affascinante e allo stesso tempo complessa. Marco Doria, 58 anni, si avvicina al pugilato dopo aver praticato nuoto, a livello regionale e interre-
C’è
primi due anni da studente universitario - racconta il primo cittadino genovese - Ricordo bene la palestra di via Cagliari e l’esperienza vissuta con la Trionfo Genovese e il maestro Rocco Battaglia”. Qui si allenavano gli agonisti della “colonia Agostino”: Doria ne subisce, inevitabilmente, il fascino. “A volte, mi facevano allenare assieme a loro e in quei casi, oltre a Battaglia, c’erano anche il maestro Causa della Mameli e lo stesso Rocco Agostino a darmi qualche dritta
I guantoni del futuro Sindaco restano, per molti anni, appesi al chiodo. Nel 2015, però, la scelta di riprendere l’attività nei locali della Bocciofila Corniglianese, la nuova casa dei fratelli Paolo ed Enzo Celano in un quartiere di periferia. “La boxe è sicuramente un bell’ambiente: fa bene, questo sport mi piace soprattutto perché serve a tenere allenati non solo i muscoli ma anche il cervello. Non riesco a esser costante ma l’impegno devo e voglio mettercelo per cercare di frequentare nuovamente il
“...A volte, mi facevano allenare assieme a loro e in quei casi, oltre a Battaglia, c’erano anche il maestro Causa della Mameli e lo stesso Rocco Agostino a darmi qualche dritta dal punto di vista della tecnica”.Occasioni importanti di crescita personale e sportiva: quel che si impara su un ring si applica poi nei principali campi della vita...” gionale, e pallanuoto, sino alla serie C, nel Genova Nuoto, storica società del panorama natatorio genovese. Il passato alla Trionfo Genovese, il presente, certamente più saltuario ma ugualmente appassionante, alla Celano Boxe: lo sport come scuola di vita, consigliata anche ai suoi tre figli. Oggi Doria, oltre a cercare di riaccendere il fuoco sacro di praticante e appartenente alla famiglia della boxe, è presente anche alle riunioni regionali o interregionali per applaudire le giovani promesse genovesi. Lo incontriamo, assieme al presidente regionale FPI Mauro Tiraoro, nel suo ufficio al sesto piano di Palazzo TursiAlbini, sede dell’amministrazione comunale. “Parliamo del 1976 e del 1977, i miei
dal punto di vista della tecnica”. Occasioni importanti di crescita personale e sportiva: quel che si impara su un ring si applica poi nei principali campi della vita. Differenze profonde nelle sensazioni provate durante gli allenamenti e, invece, nell’arco degli incontri: “Cercavo sempre di rimanere concentrato sul combattimento per mettere in pratica quanto imparato nelle ore di lezione. Esser coperto, portare i colpi bene avanti in fase offensiva...”. Sfida dopo sfida, il giovane Doria capisce anche l’importanza della difesa. “A un certo punto, dopo i primi pugni duri in faccia, cercavo di evitarli. Ne prendevo troppi, occorreva leggere bene le situazioni e comportarsi di conseguenza”.
più possibile”. Ci sono alcuni valori molto importanti sotto la lente di ingrandimento di Doria. Elementi significativi per rendere il pugilato una disciplina davvero molto speciale. “La preparazione fisico-atletica, intesa come particolare attenzione alla cura del proprio corpo, e, in particolare il rispetto delle regole. Il pugilato, essendo sport di contrasto e contatto, ti costringe a fare i conti con te stesso nell’affrontare il combattimento e nel vincere determinati timori”. Appare certamente scontato o banale pensare a un sindaco boxeur come risposta necessaria ai toni degli scontri, a tutti i livelli, della politica di oggi. Doria preferisce accostare la noble art alla vita lavorativa. “Questo sport ti aiuta
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Il sindaco Doria riceve da Mauro Tiraoro, presidente Comitato Ligure, il gagliardetto della Federazione; Il Sindaco in tuta con Khalladi; Ancora Doria ad una riunione con la Celano Boxe.
“...La preparazione fisico-atletica, intesa come particolare attenzione alla cura del proprio corpo, e, in particolare il rispetto delle regole. Il pugilato, essendo sport di contrasto e contatto, ti costringe a fare i conti con te stesso nell’affrontare il combattimento e nel vincere determinati timori”. ....” moltissimo ad acquisire una mentalità votata al sacrificio, compensato dal fatto che sei di fronte a una cosa che ti piace. Sono lezioni che valgono non solo per l’impegno politico ma anche per qualunque altra attività”. Boxe praticata, ma anche seguita con grande attenzione in televisone. Nella stanza di Palazzo Tursi, aiutati dalla memoria storica di Mauro Tiraoro, vengono elencati almeno una decina di campioni. Pagine di storia ripercorse in maniera lucida e precisa. “C’è stata una fase della mia vita in cui ricordo di aver seguito, in chiaro sulla Rai, i match dei grandi pugili italiani, come Benvenuti, oppure quelli statunitensi. Anni ormai lontani, ma non dimentico Alexis Arguello, Ray “Boom Boom” Mancini op-
pure Roberto Duran ‘Mano di Pietra’ oppure Vito Antuofermo. Oggi vedo sicuramente meno boxe di allora e non so se la ragione è perché vengono trasmessi meno incontri oppure sono io che non riesco a ricercare e trovare i canali giusti”. Risulta operazione difficile individuare il campione del cuore. Doria si ferma un attimo a riflettere. “Ce ne sono tanti, faccio fatica a sceglierne uno in particolare. Certamente, tra chi più mi ha impressionato, c’è Sugar Ray Leonard perché molto tecnico, veloce, vario nell’azione. In sintesi, molto completo. Lo avevo notato sia alle Olimpiadi di Montreal 1976, sia come professionista e pluricampione mondiale” Lo scorso 12 ottobre, a Palazzo Duca-
le, l’incontro tra il Sindaco e Roberto Cammarelle, vincitore del Premio Internazionale “Città di Colombo” dello sport. Un riconoscimento che ogni anno il Comune di Genova, in occasione della ricorrenza colombiana, consegna, secondo l’apposito regolamento, “all’atleta, allo sportivo o all’ente, associazione o persona che comunque abbia meglio contribuito nell’anno a valorizzare lo sport, considerato non solo nei suoi aspetti fisici ed agonistici, ma anche in quelli spirituali ed educativi”. Cammarelle, secondo Doria, “è davvero una bella persona oltre a esser ottimo pugile. Non posso che augurargli il meglio per il proseguimento della sua storia all’interno della famiglia della FPI”. . . . . . . ....
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CAMPIoNAtI ItAlIANI JuNIor 2015
5 ori alla sicilia A Napoli tre giornate con buone indicazioni di tommso gregorio Cavallaro
gli atleti in gara alle Finali dei Campionati Italiani Junior, che si sono svolte a Napoli dal 31 ottobre al 2 novembre presso il Palazzetto “Cavalli di Bronzo” sito in Via Gonzaga Filangieri. La competizione, indetta dalla FPI, è stata organizzata dal CR FPI Campania e dalla ASD Napoli Boxe di Lino Silvestri e Stefania Esposito ed intitolati “IX Memorial Geppino Silvestri”. Miglior pugile del Torneo il pugliese Di Staso, mentre il più tecnico è stato il siciliano Bajrami. Davanti a un folto pubblico e alla presenza del Presidente FPI Alberto Brasca hanno avuto luogo le 13 Finalissime da cui sono usciti i Campioni Italiani 2015 Junior. Finalissime che sono state inframezzate dalla consegna di targhe e riconoscimenti alle autorità presenti da parte di Lino Silvestri, responsabile organizzativo per quanto riguarda la ASD Napoli Boxe. Giornata finale che ha visto dominare i pugili siciliani che si sono portati a casa ben 5 ori dei tredici in palio. 3 a testa le medaglie del metallo più pregiato per la Puglia-Basilicata e la Campania, mentre ad uno si sono fermate il Lazio e il Piemonte-Valled’Aosta.
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RISULTATI FINALI Kg. 46 Nicola Caparco (CP) b. Ignazio Livio (SC) 3-0 Kg. 48 Simone Dell’Aquia (SC) b. Massimo Spada (LZ) 3-0 Kg. 50 Ruben Ficara (SC) b. Alessandro Adami (VE) 3-0 Kg. 52 Giacomo Di Staso (PL) b. Gabriele Puggioni (SA) 2-1 Kg. 54 Antonio Carafa (PL) b. Daniele Oggiano (SA) 2-0 Kg. 57 Leonard Bajrami (SC) b. Christian Gasparri (LZ) 3-0 Kg.60 Antonino Vaccaro (SC) b. Alessandro Andreozzi (LZ) 3-0 Kg. 63 Alessandro D’Amore (LZ) b. Augusto Simone Buremi (SC) 3-0 Kg. 66 Gianluigi Malanga (PL) b. Lorenzo Di Profio (AB) 3-0 Kg. 70 Francesco Aiello (CP) b. Emanuele F. Cutruzzulà (CL) 3-0 Kg. 75 Luigi Langione (CP) b. Antonino Maniscalco (SC) 3-0 Kg. 80 Salvatore Scala (SC) b. Valerio Cancelli (LZ) 3-0 Kg. 80+ Andrea Pugliara (PM) b. Antonio Mondillo (CP) TKO 3. A f ine articolo, la locandina della manifestazione; a seguire i premiati: Nicola Caparco (Kg 46); Simone Dell’Aquila (Kg 48); Ruben Ficara (Kg 50); Antonio Carafa (Kg 54);
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In questa pagina: Leonard Bajrami(Kg 57); Antonino Vaccaro (Kg 60); Augusto Buremi (Kg 63); Gianluigi Maranga (Kg 66); Francesco Aiello (Kg 70); Luigi Langione (Kg75); Un momento della premiazione delle personalitĂ ; Salvatore Scala (Kg 80); Gli arbitri della manifestazione; Andrea Pugliara (Kg +80);
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in quel ura. me a
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ro.
IL PERSONAGGIO
e
HECTOR ROCA
metterla o fatto
L’ALLENATORE DEI CAMPIONI E DELLE STAR DEL CINEMA di luca De Franco
os’hanno in comune Arturo Gatti, Michael Olajide, Iran Barkley, Regilio Tuur e le star cinematografiche Hilary Swank, Jennifer Lopez e Michelle Rodriguez? Hector Roca li ha allenati tutti. Infatti, nel 2005, quando ha vinto il Golden Globe come miglior attrice protagonista di un film drammatico per “Million Dollar Baby”, Hilary Swank ha ringraziato proprio Hector Roca per averle insegnato la boxe e per “Avermi incoraggiato a spingermi oltre quelli che immaginavo fossero i miei limiti. Ringrazio anche le sparring partner che sono state molto pazienti con me e tutti i pugili alla Gleason’s di Brooklyn”. E dopo aver vinto il premio Oscar, la Swank è tornata alla Gleason’s Gym per mostrare la statuetta ad Hector ed
C
al personale della palestra. Se volete provare il brivido di allenarvi con Hector Roca, vi basta andare alla Gleason’s Gym durante la vostra prossima vacanza a New York. Non aspettatevi un trattamento a cinque stelle perché Hector non lo riserva nemmeno alle star del cinema. Il panamense parla poco, urla spesso frasi tipo “The fuck you doing? Jab, jab, jab!” (Ca… fai? Voglio vedere un jab, poi un altro jab e un altro ancora!) e non apprezza che il suo allievo parli mentre si allena. Il tanto celebrato multitasking non è per chi si allena seriamente. Quando si fa la boxe, si fa la boxe. In silenzio, concentrandosi. Per tutto il resto, c’è tempo prima o dopo l’allenamento. E non provate a mettervi a discutere su questo punto o su altri concetti: vi sbatte fuori subito. Dal suo
punto di vista, l’allievo deve seguire le direttive del maestro. Quando Hilary Swank ruppe il naso alla sua compagna di allenamento, Hector le disse di non preoccuparsi perché tanto la sua sparring partner non si preoccupava per lei. Tipico della mentalità americana, non dare importanza alle ferite. Basti pensare ad Arturo Gatti, che continuava a combattere con entrambe le sopracciglia sanguinanti e con un occhio completamente chiuso. E Gatti era un allievo di Hector. Quando chiesi ad Hector chi fosse il miglior pugile che avesse mai allenato, non mi diede una risposta chiara perché i campioni con cui ha lavorato sono stati tanti ed erano molto diversi per qualità tecniche, stile di combattimento, capacità di assorbire i colpi e di reagire nei momenti difficili. Quando gli
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chiesi chi fosse la miglior combattente tra le attrici, la sua risposta fu immediata e perentoria: Michelle Rodriguez. “E’ più dura di molti uomini. Sarebbe capace di mettere ko uomini grossi il doppio di lei” mi disse Hector. Michelle Rodriguez si allenò alla Gleason’s Gym per il film “Girlfight” in cui interpretava una pugile. Fu talmente brava da ricevere i seguenti premi: Gotham Awards, Independent Spirit Awards, Las Vegas Film Critics Society Awards, National Board of Review e Deauville Film Festival. Come molti altri allenatori di successo Hector Roca non è stato un campione di pugilato. Si è costruito una reputazione come allenatore di altissimo livello perché alcuni suoi pugili sono diventati campioni del mondo. Hector era all’angolo di Arturo Gatti quando vinse il titolo mondiale dei pesi superpiuma IBF contro Tracy Harris Patterson al Madison Square Garden di New York, il 15 dicembre 1995 (su You Tube trovate il match scrivendo Arturo Gatti-Patterson 1, ne vale la pena). E c’era anche in uno dei match più memorabili di Gatti, quello che diede inizio alla sua leggenda di “pugile più duro in circolazione”: contro Wilson Rodriguez, il 23 marzo 1996, al Theater (la sala da 5.600 posti del Madison Square Garden). All’inizio del secondo round, l’occhio destro di Gatti è già gonfio. Poi Gatti viene centrato da tre ganci consecutivi al volto e finisce al tappeto. Si rialza e combatte con veemenza fino al termine del round. Hector gli dice “Go to the body, let’s work inside = colpisci al bersaglio grosso”. Nelle riprese seguenti, l’occhio destro si gonfia ancora di più e Arturo non riesce a tenerlo aperto. Il cutman Joe Souza riesce a spostare il gonfiore. Nel quinto round Gatti riapre l’occhio e manda al tappeto Rodriguez con un montante sinistro al fegato. Nel sesto round Gatti mette knock out Rodriguez con un gancio sinistro al mento e il dominicano rimane steso per alcuni minuti. Anche questo match è su You Tube e merita di essere visto perché è entrato nella storia della boxe americana. I commentatori televisivi dicono che “gli appassionati parleranno di questo incontro all’infinito” e danno credito al cutman Joe Souza per aver saputo spostare il gonfiore dall’occhio di Gatti. Un altro campione molto seguito dai media
americani era Iran Barkley, soprannominato “The blade = la lama”. Hector era al suo angolo quando Barkley ha sfidato Sumbu Kalambay per il vacante titolo dei medi WBA, il 23 ottobre 1987, a Livorno. Kalambay vinse ai punti. In seguito Barkley vinse titoli in varie categorie di peso. Hector ha avuto tra i suoi allievi due olandesi: Regilio Tuur (campione dei superpiuma WBO dal 1994 al 1996) e Don Diego Poeder (campione dei massimi leggeri WBU nel 1997). I puristi potrebbero obiettare che il titolo dei massimi leggeri WBU acquisì importanza solo in Gran Bretagna quando Enzo Maccarinelli lo vinse e difese sette volte, l’ultima nientemeno che alla MEN Arena di Manchester, il 4 marzo 2006, di fronte a ventimila spettatori nel sottoclou della sfida tra Joe Calzaghe e Jeff Lacy per i mondiali dei supermedi IBF e WBO. Se il match si svolge in una delle arene più importanti del mondo, di fronte a un pubblico enorme, con un’imponente copertura mediatica e viene tramesso da decine di reti televisive in vari continenti, anche il titolo di una federazione minore diventa automaticamente un mondiale agli occhi del pubblico. E’ il combattimento che fa il titolo, non viceversa. E i due match di Don Diego Poeder per la cintura WBU non sono certo entrati nella memoria degli appassionati di pugilato. Regilio Tuur, invece, riempiva le arene a Rotterdam ed Amsterdam ed aveva un pubblico che lo incitava a gran voce. Come accadeva a Michael Olajide nelle principali arene americane. Olajide si fece assistere da Hector e da Angelo Dundee quando sfidò il campione dei supermedi WBO Thomas Hearns (che vinse ai punti). Insomma, Hector Roca è sempre stato chiamato da pugili di talento, che combattevano per titoli importanti, in arene prestigiose, negli Usa o all’estero. E questo che gli addetti ai lavori e il pubblico ricordano, come ricordano i nomi delle star del cinema allenate da Hector. Probabilmente, per la sua carriera allenare Jennifer Lopez ha contato quanto allenare Arturo Gatti, se non di più. Tutti conoscono Jennifer Lopez, mentre solo gli appassionati di boxe conoscono Arturo Gatti… almeno fin quando un regista famoso non deciderà di girare un film sulla vita di Arturo Gatti.
Un intenso primo piano di Hector Roca; Hilary Swank in una scena tratta dal f ilm “Million Dollar Baby”; la locandina del f ilm “Girlf ight” interpretato da Michelle Rodriguez; Hector con Michael Olajide
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“PugNI D’Arte”...
Virgilio Saggezza e arroganza nella boxe del poeta Virgilio un viaggio attraverso le scintillanti regioni della cultura di Fabio rocco oliva
Troia è in fiamme. L’esercito greco è riuscito con l’inganno del cavallo a penetrare nelle mura della città e a conquistarla dopo anni d’assedio, dopo che innumerevoli soldati sono caduti sul campo di battaglia. La polvere è mista a sangue e chi può cerca di fuggire, mentre i greci saccheggiano senza freni. È notte ed Enea è riuscito a mettere in salvo se stesso e alcuni dei suoi uomini e familiari. Si è caricato il vecchio padre Anchise sulle spalle ed è giunto sulla spiaggia. In cielo solo le stelle. Di fronte
accetta la resa: la fine è sempre inizio di altro. E così i troiani, lontani dalla patria, prima di continuare il loro viaggio che li porterà nelle terre del Lazio dove Enea darà origine alla gloriosa stirpe romana, organizzano i Giochi. Sì, organizzano il rituale del gioco per onorare chi non è più. Come se fosse un’opera di teatro, mettono in scena la lotta dell’uomo verso la salvezza. Prima di tutto invocano preghiere presso il tumulo d’Anchise, sacrificano ani-
negli occhi, ci si nasconde. Darete, allora, si avvicina ad Enea, afferra le corna del toro, premio per il campione, e chiede che gli sia dato. Tutti approvano mormorando. Tutti. Tranne uno: Aceste che si rivolge al vecchio Entello seduto tra i troiani: “così facilmente sopporti che un simile premio si aggiudichi / senza combattere?”. Il vecchio Entello, allievo del grande pugile e maestro Erice (figlio di Venere, la dea della bellezza), è ormai fiacco, svigorito, senza più fuoco nel sangue. Sono lontani i tempi in cui
“...Qualcuno in un angolo suona la tromba e i giochi hanno inizio. Prima tocca alle navi, che solcano rapide le acque, poi è la corsa e i piedi veloci che alzano la polvere, infine il pugilato. “Orsù - incoraggia Enea - se c’è chi abbia cuore e bravura prestante, / venga, alte le braccia coi pugni armati levando...” la distesa nera di un mare sconosciuto. Devono abbandonare la Turchia e trovare una nuova patria. Per volere degli dei, non può portare con sé la moglie. Il vento soffia sulle vele, le onde del mare spumano intorno alla nave di Enea mentre la patria s’allontana avvolta nelle fiamme e la moglie sbiadisce tra granelli di sabbia. Ora ci sarà solo il mare, mare dappertutto, e l’incertezza del viaggio, di un futuro ignoto. Enea e i suoi non hanno più nulla, e migrano per mesi nel Mediterraneo in cerca di una nuova patria che possa accoglierli, dove poter dar vita a un nuovo corso: dopo la distruzione, segue sempre la creazione. E così di onda in onda, di tempesta in tempesta, l’eroe troiano giunge sulle spiagge della Sicilia, con un altro dolore: il padre Anchise è morto. Ma un cuore forte, un guerriero abile nel domare i cavalli, non
mali agli dei e rovesciano al suolo coppe di vino rosso. Centinaia e centinaia di troiani si ritrovano presso le rive e con gioia nei petti massicci portano i doni e i premi al centro dell’arena: tripodi e corone, palme e armi, vesti di porpora, oro e argento. Qualcuno in un angolo suona la tromba e i giochi hanno inizio. Prima tocca alle navi, che solcano rapide le acque, poi è la corsa e i piedi veloci che alzano la polvere, infine il pugilato. “Orsù - incoraggia Enea – se c’è chi abbia cuore e bravura prestante, / venga, alte le braccia coi pugni armati levando”. Subito s’alza il poderoso Darete tra la folla che mormora impaurita: nell’aria scaglia i primi colpi, mentre tutti hanno negli occhi il suo pugno che uccise l’imbattuto gigante Bute. Superbo guarda tutti dall’alto in basso. Non c’è alcuno che osi sfidarlo. Si aspetta, ci si guarda
abbatteva i suoi avversari. Ma qualcosa pulsa ancora nel suo petto, l’orgoglio che non può svanire perché un eroe non può accettare l’arroganza di uno spaccone: “Non certo indotto dal premio, non per il giovenco gagliardo / mi sarei mosso: non contano i doni”. E tra la folla incredula getta i cesti pesanti di Erice, quelle cinte di cuoio che avvolgeva alle mani, quelle terrificanti bende possenti. Entello si alza. Gigante su tutti. Accetta la sfida dello sfrontato avversario. Darete si allarma. Fa un passo indietro. Il vecchio campione dai capelli grigi e il giovane sfacciato. L’uno di fronte all’altro. A terra giacciano i cesti di Erice che di sangue e cervello furono sporchi. Eccoli, l’uno di fronte all’altro. Darete mette in moto le gambe, rapido si muove tra gli incitamenti dei guerrieri. Entello è lento, inchiodato nei muscoli.
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Eccoli, sulle punte dei piedi, levano in alto le braccia e tirano indietro le teste per allontanarle dai colpi. Alcuni pugni vanno a vuoto, altri si schiantano sui toraci e i petti rimbombano, altri sfiorano le orecchie e le tempie, le mascelle assorbono colpi severi. Entello resiste, saldo sui piedi e solido come una roccia. Muove il busto e schiva le botte, gli occhi vigili prevedono gli assalti. Darete s’affanna e invano ancora si scaglia all’attacco. Ma nulla. Ed ecco che Entello avanza con il destro saettante dall’alto verso il basso per spaccare il capo dell’avversario, ma Darete, rapido, schiva e il vecchio rovina a terra. Crolla con immenso fragore. Tutti saltano su, i troiani amici di Darete, i Siculi amici di Entello. Aceste corre in soccorso dell’amico e lo tira su ma “l’eroe / torna più inferocito alla lotta, violenza suscita l’ira,/ onta e conscio valore fan divampare le forze”. Il vecchio è ora un leone indomabile, insegue per tutto il campo Darete che fugge impaurito e perso, mentre grandinano sul suo capo i colpi inarrestabili di Entello, destri e sinistri, senza respiro né pausa. Un massacro. Un massacro inaudito fin quando tra la folla inebriata dallo spettacolo, s’erge la voce di Enea che ferma immediatamente l’incontro, placa l’ira e addomestica la furia selvaggia del vecchio. Ma soprattutto salva la vita a Darete, che a terra strascicava le gambe tremanti, tra grumi di sangue e pezzi di denti. I compagni lo portano subito via, lontano sulla nave a curarlo. Entello, fiero ed esultante, si piazza allora davanti al muso del toro massiccio, il premio della vittoria: “Figlio di Venere, e tutti voi Teucri, guardate / che forza avevo da giovane in questo mio corpo, / e da che morte avete salvato Darete”. E schianta un pugno poderoso che fa stramazzare al suolo il toro. Poi, ancora in preda all’adrenalina, grida a gran voce: “Questa vita più degna a te Erice immolo, lasciando / salvo Darete: e qui vittorioso i cesti e l’arte depongo”. I giochi riprendono e altre discipline si susseguono ma noi restiamo lì, in quella arena dove adesso solo la polvere si alza seguendo i passi di Entello. Noi restiamo qui e osserviamo il toro stramazzato a terra, il premio dimenticato dal vecchio vincitore. Già, abbattuto davanti a tutti, perché per un guerriero, per un pugile dell’antichità, la ricompensa non
è tutto, non è il fuoco che incendia d’ardore il petto, né fa tremare dalla voglia di combattere. Ciò che rende i pugni precisi e forti è la volontà smisurata di dimostrare il proprio valore, di urlare a tutti la propria dimensione d’uomo, quel desiderio forsennato di mettere a tacere l’arroganza, specialmente quando inutile spavalderia. Eccolo Entello che se ne va con il suo amico Aceste, mentre il pomeriggio diventa sera. Nei suoi occhi brillano i ricordi di quando bambino si allenava nel ginnasio, quando i maestri gli insegnavano l’arte sopraffina della tecnica pugilistica. Sognava di vincere i Giochi, di essere uno di quei pugili a cui venivano erette statue che li rappresentavano simili agli dei; sentiva i poeti che intonavano canti per rendere eterne le loro gesta sportive. Erano amati, quei pugili, perché esempio dell’armonia tra corpo e mente. Mentre cammina col suo amico ricorda la sua vecchia palestra, gli atleti che sacrificano il proprio corpo alla ginnastica e purificano la mente negli allenamenti tanto da rifiutare ogni sorta di inganno e di scorciatoia. Entello ha visto pugili allontanati dalla patria perché scoperti mentre cercavano di corrompe-
re i giudici a peso d’oro per comprarsi qualche misera vittoria. Ora non c’è più nessuno in questa arena. Entello è andato via, i troiani stanno banchettando altrove. Qui ai nostri piedi, giacciono ancora i cesti di Erice, li raccogliamo, li stringiamo nelle nostre mani. La boxe è l’arte di superare se stessi. . . . . . . ....
Di seguito, Virgilio in una antica rappresentazione e una scena di pugilato.
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CAmpionAti Assoluti Youth
Youth a livorno Passerella di guantoni a Livorno. Tre giornate che fanno bene sperare per il futuro di Alfredo Bruno
Livorno 20-22/11/2015 - Difficile trovare idee controverse in merito alla riuscita di questi Assoluti Youth disputati nel bell’impianto del Complesso Polifunzionale La Bastia, indetti dalla Federazione Pugilistica e perfettamente organizzati in collaborazione con l’ ASD Livorno Boxe Salvemini. A voler spaccare il capello forse è mancata una maggior partecipazione di pubblico, anche se si potrebbero trovare tranquillamente varie giustificazioni a cominciare dalla stagione e dal tempo, che non è stato certo clemente.
IL
Campionato degli youth è sempre stato e sempre sarà una vetrina importante per dar modo a giovanissimi di mettersi in luce. In ballo con gli youth c’è l’immediato futuro della nostra boxe che conta e non è certo l’uovo di Colombo. Livorno ha confermato, come del resto è avvenuto quest’anno con gli Schoolboy a Spoleto e gli Junior a Napoli, che abbiamo da gestire materiale in abbondanza e quello che più conta con impostazione tecnica in netto miglioramento rispetto alle passate edizioni, che pure hanno sfornato fior fiore di atleti interessanti. Che siamo sulla strada buona lo capisci dalle espressioni soddisfatte di Raffaele Bergamasco, Tecnico della Nazionale, del presidente FPI Alberto Brasca e di Sergio Rosa, in rappresentanza della CTN. Parlando di atleti oltre a volti nuovi si sono avute alcune conferme titolate: vedi per esempio il vincitore dei 75 kg., Gerlando Tumminello, che l’anno scorso si era imposto tra gli Junior, e il sardo Zara l’anno scorso fu il vincitore tra i 46-49 kg e quest’anno si è imposto nei 52kg. sono alcuni esempi. Parlando per regioni potremmo dire che la Toscana ha giocato bene la sua carta organizzativa presentando ben 6 atleti in finale,
ma vincendo solo con due a pari merito con la Campania. Considerando che qualche Youth in forza alla Nazionale era assente a Livorno c’è da essere ottimisti su una semina abbondante che sicuramente darà i suoi frutti. Categoria per categoria
Questa categoria ha visto la partecipazione di 7 atleti. C’è un nuovo campione ed è Gianluca Russo, proveniente dal fertile vivaio dell’Excelsior di Marcianise. Il suo è stato un cammino sicuro eliminando al primo turno un Filia tutt’altro che remissivo; poi nel finale con una certa autorità ha avuto ragione di Esposito, reduce da vittorie sudate con Zanette e Rizza.
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E’ stata una categoria con qualche defezione rimanendo alla resa dei conti 5 atleti. Non ci si può comunque lamentare del livello tecnico dei partecipanti. Il successo è andato al grande favorito, Cristian Zara, che ha messo in riga il laziale Capoccetta e in finale il toscano Demi incoraggiato a più non posso
dai tifosi della sua regione.Tra Demi e Zara si è svolto un match frizzante da applausi, dove la maggior consistenza del sardo ha avuto ragione di un avversario tenace che gli ha dato filo da torcere, ma nel contempo ha esaltato le non indifferenti qualità del sardo. Buona la prova del ciociaro Capoccetta, in pratica agli esordi, che dopo aver eliminato Nacca, ha affrontato Zara senza timori reverenziali,disputando un’ultima ripresa all’arma bianca.
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Molti gli assenti tra cui il favorito Di Serio, impegnato con la Nazionale. Tra i cinque partecipanti è toccato ad Angelo Di Rocco, un cognome che non ha smentito la sua bravura come parente del campione Michele. In semifinale l’umbro se l’è dovuta vedere con un altro candidato al titolo, si tratta di Daniel Spada, buona scherma, ma con un briciolo di incisività in meno rispetto all’allievo di Appolloni. La finale con il siciliano Zuppardo è stata in equilibrio fino all’ultimo, ma a favore dell’umbro è stata determinante la sua maggiore precisione. Un nuovo volto da seguire con attenzione.
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Una categoria interessante per il valore dei 7 partecipanti. Amedeo Sauli dopo aver eliminato nella prima giornata il gran favorito Cangelosi al termine di un match intenso reclamava il diritto alla leadership con la successiva vittoria ottenuta su Palermo, apparso difficile e ostico fino alla fine. Dall’altro lato De Rosa, proveniente dallo Sporting Center società della Campania, dove è cresciuta Marzia Davide, dimostrava le sue qualità di guerriero pur rischiando molto con Santacroce. Tra Sauli e De Rosa la fase iniziale sembrava dare ragione al pugile abruzzese, pochi colpi a segno, ma precisi e caricati. Ma dalla seconda ripresa le cose cambiavano, Sauli, buon incontrista, era costretto allo scambio serrato, che favoriva il suo avversario. De Rosa non dava respiro e nel terzo per Sauli c’era anche un conteggio e la vittoria che sfuma. Indubbiamente due pugili da seguire con caratteristiche opposte.
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A cimentarsi sono stati in 6. Ha vinto Andrea Scarda della Phoenix Gym di Pomezia. Il giovane si è dimostrato ancora una volta adatto ai Tornei. Le sue qualità sembrano crescere di giorno in giorno, di match in match. Contro Scalcione ha vinto grazie ad un incredibile terzo round costringendo l’avversario, più alto, a duri scambi che uniti al richiamo nel round precedente davano il via libera alla finale. Contro il siciliano Alioto, abile soprattutto con i suoi repentini rientri, il pugile laziale compie un piccolo capolavoro esaltando le sue doti di potenza e di aggressività. Per Alioto dopo una durissima seconda ripresa, in cui tra l’altro doveva subire anche un conteggio, c’era la parvenza di una riscossa durata poco a causa di un arrembaggio finale dell’inesauribile Scarda. Un nome da segnare, come d’altronde altri, nel personale taccuino di Bergamasco.
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E’ senz’altro la categoria più seguita dal pubblico per la presenza del livornese Filippo Gressani. Ben 8 gli iscritti. Nella prima giornata la boxe estrosa del pu-
gile labronico ha la meglio su Azzaro. L’inizio al fumicotone di Gressani contro Mazzoleni in semifinale dà la sensazione di un match breve, ma non è così perchè l’avversario recupera e a sua volta costringe al conteggio il toscano. Il match è incandescente e la guardia aperta di Gressani tiene in ansia, scambi durissimi al cardiopalma. Il verdetto va a Gressani, più vario, ma quanta paura. Un’esperienza ben memorizzata da Gressani nel match finale contro Pappalardo. Forte in attacco, ma meno in difesa, il toscano rischia solo nel finale della prima ripresa.Nel secondo round spinge l’acceleratore, e nel terzo incrocia con precisione gli attacchi del siciliano alla disperata ricerca di capovolgere un match compromesso. Gressani si rivela pugile di talento con qualcosa da limare in difesa.
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Anche quì ci sono 8 partecipanti. Una categoria interessante anche se non vi sono stati grandi sussulti. Ha vinto Gerlando Tumminello, atleta siciliano dalla boxe lineare, con visione intelligente del match. Non spreca un colpo: Attolino e Bezzi sono messi in riga. Dall’altra parte raccoglie consensi Samuel Nmomah, pugile di colore dal fisico scultoreo. Anche lui adotta una boxe intelligente basata sulla precisione e la velocità dei colpi. Nella finale Nmomah sembra inizialmente aver preso il tempo a Tumminello, ma è l’impressione di un solo round, perchè negli altri due il siciliano prende le misure al suo avversario, al quale forse manca la “cattiveria” per rischiare.
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Questa categoria ha visto la partecipazione di 6 pugili. La vittoria finale è andata al pugile delle Marche Diego Pieroni. Quest’anno Pieroni ha smaltito qualche chilo rispetto al campionato dello scorso anno dove arrivò in finale nei 91kg. Il “digiuno” gli ha dato ragione e ha vinto senza tentennamenti. In semifinale passava il turno superando agevolmente Lusi, proveniente dalle Fiamme Oro. In finale aveva di fronte un altro pugile livornese, reduce da due brillanti successi su Joshua Nmomah,
gemello di Samuel, e su Fusco. Match tutt’altro che facile per il rappresentante della UPA Pittori. Ma il giovane con la sua non indifferente altezza e la sua boxe particolare in cui riesce a ben coniugare attacco e allungo ha avuto ragione conquistando il titolo, mettendosi in luce tra le promesse del Torneo.
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Entriamo nel regno dei colossi con l’en plein di 8 partecipanti, segno inequivocabile che la struttura fisica dei nostri giovani sta aumentando. La particolarità è quella di essersi presentati tutti con buone carte da giocare disputando matches equilibrati. In semifinale Metushi e Spinelli scelgono la strada maestra dello scambio serrato, invece di utilizzare i colpi dritti. L’altra semifinale che vede in lizza Occhipinti e Brito ha una conclusione anticipata per ferita, quando le sorti erano ancora da decidere. In finale arrivano quindi Brito e Spinelli, con quest’ultimo che appare più preciso e determinato. Nel terzo round Brito tenta il tutto per tutto cercando lo scambio duro, ma non recupera lo svantaggio e il titolo va al pugliese Spinelli, ottimo protagonista. certi versi in questa ca+91 Per tegoria si può fare lo stesso
discorso fatto per i massimi. 4 i partecipanti che si sono giocati al meglio le loro chances. Quello che sorprende dei colossi è la discreta velocità nel portare i colpi durante gli scambi. Con loro siamo quindi subito entrati in zona di semifinale. Battinelli con Palumbo fa l’en plein nei rounds vinti, ma non se li è portati da casa. Stesso discorso per Martino contro Gaeta dopo tre estenuanti riprese, in cui a prevalere è stata la maggiore intraprendenza del primo nelle rare fasi senza scambi. In finale il fiorentino Battinelli, che in pratica combatteva in casa, amministrava bene le sue risorse con freddezza soprattutto dopo la sua partenza a razzo nel secondo round, conquistando titolo e visibilità. ..........
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YOUTH MASCHILI Risultati Kg. 46-49
Kg. 69
N. Filia (PM) b. D. P. Tiozzo (VE) 3-0 L. Esposito (TS) b. A. Zanette (VG) 2-1 F. Rizza (LB) b. F. D’Alessandro (ab) 2-1 G. Russo (CP) b. N. Filia (PM) 3-0 L. Esposito (TS) b. F. Rizza (LB) 3-0 G. Russo (CP) b. L. Esposito (TS) 3-0.
G. Mazzoleni (LB) b. E. Oliha (PM) 2-1 F. Gressani (TS) b. A. Azzaro (AB) 3-0 A. P. Rosa (CP) b. L. Di Loreto (MC) 3-0 G. Pappalardo (SC) b. D. Vaccaro (PL) 2-1 F. Gressani (TS) b. G. Mazzoleni (LB) 3-0 G. Pappalardo (SC) b. A. P. Rosa (CP) 3-0 F. Gressani (TS) b. G. Pappalardo (SC) 3-0
Kg. 52
Kg. 75
G. Capocetta (LZ) b. L. Nacca (CP) 2-1 M. Demi (TS) b. S. Giuca (SC) 3-0 C. Zara (SD) b. G. Capoccetta (LZ) 3-0 C. Zara (SD) b. M. Demi (TS) 2-1.
S. Nmomah (PM) b. I. Scafidi Saggio (TS) 3-0 A. Cruz Isquierda (SD) b. A. Maio (CP) 3-0 G. Tumminello (SC) b. C. Attolino (PL) 3-0 M. Bezzi (LB) b. L.Felizzi (AB) 3-0 S.Nmomah (PM) b. A. Cruz Isquierda (SD) 2-1 G. Tumminello (SC) b. M. Bezzi (LB) 3-0 G. Tumminello (SC) b. S. Nmomah (PM) 3-0
Kg. 56
Kg. 81
A. Di Rocco (UB) b. G. Buonciro (CP) 3-0 D. Spada (LZ) b. D. Daniel Sabau (LB) 2-1 A. Zuppardo (SC) b. M. De Bianchi TKO-I 2 A. Di Rocco (UB) b. D. Spada (LZ) 3-0 A. Di Rocco (UB) b. A. Zuppardo (SC) 2-1
G. Fusco (CP) b. A. Bejtullahi (BZ) 2-1 A. Giusto (TS) b. J. Nmomah (PM) 3-0 D. Pieroni (MC) b. M. Lusi (LZ) 3-0 A. Giusto (TS) b. G. Fusco (CP) 3-0 D. Pieroni (MC) b. A. Giusto (TS) 2-1
Kg. 60
Kg. 91
A. Sauli (AB) b. C. Cangelosi (SC) 2-1 M.Palermo (TS) b. T. Pavan (VE) 3-0 F. De Rosa (CP) b. C.Morabito (PL) squ. 3 A. Sauli (AB) b. M. Palermo (TS) 3-0 F. De Rosa (CP) b. F. Santacroce (VG) 2-1 F. De Rosa (CP) b. A. Sauli (AB) 3-0
R. Metushi (AB) b. G. Vinciguerra (LZ) 3-0 F. F. Spinelli (PL) b. R. Pugliara (PM) TKO 2 M. Occhipinti (SC) b. A. Peruzzi (EM) TKO-I 2 D. Brito (TS) b. M. Fiorentino (CP) TKO-I 3 R. Metushi (AB) b. F. F. Spinelli (PL) 2-1 D. Brito (TS) b. M.Occhipinti (SC) TKO-I 2 F. F. Spinelli (PL) b. D. Brito (TS) 3-0
Kg. 64
Kg. +91
G. Scalcione (LB) b. C.Nigro (CL) 3-0 D. Rizzieri (PM) b. A. Rossi (VE) 3-0 S. Alioto (SC) b. V. Manzo (CP) 3-0 A. Scarda (LZ) b. G. Scalcione (LB) 3-0 S. Alioto (SC) b. D. Rizzieri (PM) 2-1 A. Scarda (LZ) b. S. Alioto (SVC) 3-0
A. Martino (LB) b. G. Gaeta (CL) 3-0 L. Battinelli (TS) b. C. Palumbo (PL) 3-0 L. Battinelli (TS) b. A. Martino (LB) 3-0
Giuria d’Appello Sebastiano Sapuppo, Massimo Barrovecchio. Commissione Ordinatrice Sergio Rosa, Giuseppe Ghirlanda, Tancredi Gioia. Medici Dott. Ezio Truppa, Dott. Gianpaolo Tammaro. Arbitri/Giudici Marco Celli, Francesco Cicilese, Antimo Di Fuccia, Enrico Finocchiaro, Christian Giannerini, Vincenzo Lagala, Enrico Licini, Alessandro Renzini, Mauro Vacis, Luca Vadilonga.
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Nella pagina a sinistra dall’alto verso il basso: i premiati della categoria 46/49 kg Gianluca Russo e Leonardo Esposito con il Presidente FPI Alberto Brasca; i 52 kg Cristian Zara e Matteo Demi; i 56 kg con Angelo Di Rocco e Andrea Zuppardi; i 60 kg con Francescco De Rosa e Amedeo Sauli; In questa pagina, sempre dall’alto verso il basso, i 64 kg con Andrea Scarda e Santi Alioto; i 69 kg con Filippo Gressani e Gianluca Pappalardo; i 75 kg con Gerlando Tumminello e Samuel Nmomah; gli 81 kg con Diego Pieroni e Andrea Giusto; i 91 kg con Filippo Spinelli e Davide Brito; i +91 kg con Lorenzo Battinelli e Andrea Martino; la commissione Arbitri e Giudici; i medici Truppa e Tammaro; il Presidente Brasca e la Commissione ordinatrice; Il presidente FPI Alberto Brasca e il Presidente del Comitato Toscano Giuseppe Ghirlanda.
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In questa pagina, dall’alto verso il basso da sinistra a destra: Una fase del match tra Scarda e Alioto nei 64 kg; Filippo Gressani grande protagonista nei 69 kg; Una fase del match tra Nmomah e Tumminello nei 75 kg; Una fase del match tra Spinelli e Giusto nei 91kg; Una fase tra Battinelli e Martino nei kg. +91
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titolo itAliAno dei superpiumA
pisanti vs Ardito Il laziale vince con decisione sofferta, buona la prova dello sf idante Ardito
di primiano michele schiavone ph Alessandra tognarini
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In apertura di articolo, una fase del match tra Pisanti e Ardito; Preliminari tra Pisanti e Ardito; Vittoria per Obbadi; Fabio Turchi in azione; Fiordigiglio in azione.
Scandicci, 27 novembre 2015 - La cintura italiana dei pesi superpiuma è rimasta al mancino laziale Mario Pisanti, kg 58.650, dopo 10 riprese tattiche combattute con lo sfidante ufficiale toscano Angelo Ardito, kg 58. Il verdetto è stato assegnato per split decision: due giudici hanno visto il vantaggio per Pisanti con 96-94 e 96-95;
IL
terzo ufficiale si è espresso a favore di Ardito con il punteggio di 96-94. Il combattimento non ha offerto spunti spettacolari: alla boxe in linea e di attacco dello sfidante ha fatto riscontro il pugilato poco incisivo del campione. La tattica di rimessa di Pisanti, accompagnata dall’esperienza ostruzionistica, ha frammentato la strategia offensiva di Ardito. Lo sfidante, senza sbavature provocatorie, ha portato i colpi puliti per linee interne togliendo spazio all’avversario, il quale ha fatto uso di serie larghe, inefficaci, prive di effetto. Pisanti ha fatto leva su un atteggiamento spericolato, molto mobile sulle gambe e sul tronco, ma ha portato pochi colpi, mettendone a segno ancora meno. Pisanti (16-2-1, 5), già campione nazionale dei pesi piuma, dovrà ora pensare alla conquista della vacante cintura dell’Unione europea, per la quale è stato nominato co-sfidante del francese Samir Kasmi. Questa nuova opportunità lo dovrebbe portare a lasciare vacante il titolo appena difeso. Ardito (8-5-2, 1), ex campione italiano superpiuma, ha mostrato molti progressi per non pensare ad una nuova chance al titolo nazionale. Il superwelter Orlando Fiordigiglio, kg 71.800, ha ripreso a vincere in modo sbrigativo quando ha incrociato i guantoni con il magiaro Istvan Kiss, kg 71. Il “Guerriero” aretino di origine campana ha obbligato al tappeto l’avversario con un montante sinistro alla figura. Il conteggio degli 8 secondi non è bastato all’ungherese per recuperare ed è stato fermato dall’arbitro. Per Fiordigiglio si
è trattato della seconda affermazione dopo la sconfitta sofferta nel giugno passato per mani del francese Cedric Vitu, nel confronto valevole per il vacante campionato EBU dei pesi superwelter. Anche il mosca toscano di origine marocchina Mohammed Obbadi, kg 52.500, non è andato oltre la seconda ripresa nel confronto con l’ungherese Ajtai Szilvester, kg 53. Al massimoleggero Fabio Turchi, kg 92, sono bastati pochi pugni per chiudere la partita con l’altro ungherese Gyorgy Novak, kg 86. Il guardia destra toscano ha demolito l’avversario nel primo round. Il pisano Alessandro Balestri è tornato alla vittoria dopo l’insuccesso riportato lo scorso luglio contro Mario Pisanti per il vacante titolo italiano dei pesi superpiuma. Balestri, kg 62, ha superato l’ungherese Tamas Laska, kg 64, con decisione ottenuta dopo 6 riprese. Per la qualifica neo pro il supermedio ferrarese Nicola Cristofori si è imposto al locale Filippo Ardito con verdetto ai punti sulla distanza delle 4 riprese. ..........
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ViAGGio nelle soCietĂ
A.s.d. Boxe C.Colombo Alla scoperta di nuovi Campioni di Giovanni Calabresi
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Poche Società di pugilato in Italia possono vantare una storia ricca di anni e di successi come la “Boxe C. Colombo” di Roma, fondata nel lontano 14 Marzo 1906 e insignita dal C.O.N.I. della Medaglia d’Oro al Merito Sportivo. Inizialmente nata come associazione podistica la Società, che ha la sua sede in Via Tacito 39 A nel centro storico della capitale, si impegnò come era d’uso a quel tempo
con varie discipline come il pugilato, il nuoto, il ciclismo, il ju-jitsu, la pesistica e la scherma, in quest’ultima disciplina può vantare un atleta Olimpionico: Giorgio Pessina. Ma è nel pugilato che la “Boxe C. Colombo” profonde le sue migliori energie, nel 1914 organizza i primi Campionati Romani e un suo pugile, Edoardo Piacentini, partecipa ai Campionati Italiani del 1915 a Sanremo. La grande guerra interrompe i successi della “Boxe C.Colombo” che dà alla Patria il sacrificio di dodici suoi atleti. Passata la tempesta della grande guerra, la Società riprende la via del successo, si registra un gran numero di iscritti, tanto che a ridosso degli anni quaranta arriva a contare più di mille tesserati nella poliedricità delle sue discipline, poi negli anni cinquanta la “Boxe C.Colombo” si dedica esclusivamente al pugilato, dove più volte si fregia del titolo di prima Società d’Italia. Tanti Campioni del ring sono cresciuti e si sono allenati tra le sue storiche mura calcando quel suo ring che oggi sembrerà un po’ vetusto, rispetto ai più moderni quadrati di sedici corde; se pensi ai personaggi che sono saliti su quel quadrato resti ammutolito in rispettoso silenzio davanti a campioni che hanno conquistato titoli Nazionali, Europei e Mondiali. Ne citiamo solo alcuni: gli Olimpionici di Parigi 1924 Giovanni Sili, Livio Franceschini, Giuseppe Colacicco e Armando Ricciardi, gli Olimpionici di Arsterdam 1928 Fausto Montefiore e Vincenzo Rocchi, l’Olimpionico di Melbourne 1956 Salvatore Burruni, l’Olimpionico di Tokio 1964 Fanco Zurlo e gente del calibro di Rafiu King, Ugo e Sergio Milan, Otello Belardinelli, Costante Paesani, Federico Scarponi, Domenico Tiberia, Enrico Urbinati, Sandro Mazzinghi, Ted Wright, Dick Young, Jesse Jones, Frankie Harding, Ciclone Barth, Davey Moore, Charly
Douglas, Santo e Maurizio Colombo, Maurice Hope, Tiberio Mitri, Freddy Mack , Edoardo “El Gato” Corletti, Garland “Rip” Randall, Sandro e Luciano Grillone, Marcello Testasecca, Roberto Chiacchierini, Piero Severini, Enrico Gismondi, Cesare Rella, Paolo Biancu, Bruno Mei, e tutti hanno trasmesso un poco della loro scienza pugilistica. I vecchi Maestri avevano intuito questa potenzialità pur ignorandone la causa, poi la ricerca scientifica ha ufficializzato questa loro intuizione con la scoperta e la funzione dei “Neuroni a specchio”. I tanti maestri che si sono succeduti alla “Boxe C.Colombo” nei suoi, fin qui, 109 anni di vita hanno lasciato il testimone ai successivi che hanno avuto il privilegio di partire via via da un piedistallo sempre più alto da dove avevano iniziato i loro predecessori. Il primo maestro della Società fu l’afro-americano James Rivers che nei primi anni del ‘900 girava l’Europa dispensando lezioni di pugilato a pagamento, questi passò il testimone a Edoardo Piacentini, un suo allievo, poi fu la volta dell’ irlandese Geo Byrne, di Gino Giammattei, a cui successe Marzio Cardinali, poi fu la volta di Natale Rea che trasmise la sua esperienza ad Angelo Sorge, a “Capo” Repetto, ad Armando Mari, a Otello Abbruciati, costoro a Gabriele De Santis, a Costante Paesani, a Romolo Di Stefano e a Remo Miccini, questi a loro volta agli attuali Tecnici: Enrico Miccini, Luciano Grillone, Giovanni Calabresi e Francesco Francesconi. Nei primi anni ’70 Giuseppe Grillone ex pugile della Colombo, assume il ruolo di Direttore Tecnico e affiancato dal Presidente Alvaro Mencacci dà un grande impulso all’ attività agonistica della Società che culmina con la conquista di due Titoli Italiani Dilettanti con i sue due atleti di punta, Roberto Chiacchierini e Luciano Grillone. L’attuale Direttore Tecnico
é Gabriele De Santis, decano dei Maestri italiani, entrò in questa palestra quando aveva 13 anni e non ne è più uscito, oggi con i suoi 91 anni splendidamente portati, e con una lunga carriera agonistica alle spalle non manca di dispensare consigli e correzioni quando vede qualche pugile agonista o amatore cimentarsi agli attrezzi, storica la sua frase in romanesco “ nun ce mette a forza quanno porti i colpi, arza su ‘e mano ! Sciorto, sciorto ! ” , ma soprattutto dovreste vederlo fare la corda. Dai maestri titolari Enrico Miccini, già responsabile giovanile della F.P.I. e Luciano Grillone ex Campione d’Italia Dilettante cresciuto nelle fila della Colombo e che terminò la sua carriera imbattuto, ci facciamo illustrare la situazione attuale della società.-“ Intanto puntualizziamo – esordiscono all’ unisono - che la centralità del quartiere dove la palestra é ubicata va ad assumere sempre più una connotazione di “city” vale a dire un agglomerato votato al terziario, con gli edifici sempre più orientati a ospitare uffici, alberghi, ristoranti, negozi e centri di servizi con poche abitazioni private, questo sta portando a uno scarso ricambio generazionale, mentre d’altra parte ci sono tanti colletti bianchi che vogliono tenersi in forma approfittando anche dello spacco di metà giornata, non a caso abbiamo istituito un corso dalle 13,30 alle 14,40 . Quindi attualmente abbiamo tanti amatori, quattro agonisti tra cui il peso massimo professionista Max Cogliano, cresciuto da noi e ritornato di recente all’attività agonistica. Gli ultimi anni d’oro della palestra sono stati quelli che vanno dal 1990 al 2010 , dove abbiamo tirato su atleti che sono passati al professionismo conquistando o combattendo per il titolo tricolore e per il titolo europeo. I fratelli Colombo, Santo e Maurizio e due pesi massimi di valore il già citato Max Cogliano e Gianluca
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Cima. Poi abbiamo svolto solo attività con pugili dilettanti con buoni risultati anche a carattere nazionale. La “Boxe C. Colombo” con la sua storia è una istituzione nell’ambiente pugilistico della città di Roma, ha un suo fascino e il suo nome esercita un forte richiamo, non a caso stiamo crescendo una nidiata di giovanissimi adolescenti portati sia da genitori che hanno frequentato la “Boxe C. Colombo” nella loro gioventù sia da genitori che conoscono la notorietà della palestra. Da questi giovanissimi contiamo di tirar fuori qualche elemento capace di continuare le tradizioni della società”.
In apertura di articolo, gli atleti della palestra; Il presidente Alvaro Mencacci con il grande Giulio Rinaldi; il direttore sportivo De Sanctis insegna un gancio; Anni ‘70 Carlo Raucci e Giovanni Calabresi seguiti dal maestro Costante Paesani; DickYoung,Teddy Wright, Jesse Jones, Frankie Harding; Gli Olimpionici di Parigi 1924, Colacicco,Franceschini, Ricciardi, Sili.
A.S.D. “Boxe Cristoforo Colombo” Presidente Alvaro Mencacci Vice Presidente Marco Mencacci Direttore Sportivo Gabriele De Sanctis Tecnici Enrico Miccini, Luciano Grillone, Giovanni Calabresi, Francesco Francesconi Atleti pro Giovanni Bellocchio “White Hope” Senior 91kg Mario Manfredi “ The Southpaw” 64 kg Junior Ferdinando Vernau “ The Fat” 81 Kg Junior Mahmoud Mido Abt Elmotaleb “Il Faraone” 81 kg Elite Max Cogliano “Highlander” Peso massimo Pro, aspirante al Titolo Italiano.
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torneo Femminile WBl
WBl Vincono l’Emilia e le Marche. Le f inali disputate a Spoleto di Vezio romano ph Flavia Valeria romano
SPOLETO, 25- 10- 2015 - Nell’Istituto per Sovrintendenti della Polizia di Stato si è svolta la seconda edizione del Torneo Nazionale a Squadre Femminile. Le atlete partecipanti sono state distinte in due gruppi: nel primo le Elite seconda serie e nel secondo le Elite prima serie con la seconda serie più esperte. “Il livello tecnico è stato molto buono - ci ha dichiarato il Responsabile Tecnico della Nazionale femminile Emanuele Renzini- e forse migliore nelle seconda serie. Nei match inoltre si è notata una grande intensità: una caratteristica questa molto importante ai livelli internazionali. Grazie all’impegno della Fpi, che ha investito nel nostro settore, stiamo indubbiamente crescendo”. Nel gruppo seconda serie la squadra dell’Emilia ha eliminato prima quella della Sicilia, poi quella della Puglia (vincitrice sulle Marche) mentre la Campania ha superato la Lombardia (vincitrice sulla Toscana) e poi il Lazio. Nella finale Emilia- Campania nei 51 kg bel confronto fra l’emiliana Bartoletti e la campana guardia destra Saraiello, che ha ben figurato nel primo round. Nel secondo Battoletti ha però messo a segno un potente destro, con conseguente conteggio e purtroppo profonda ferita al naso di Saraiello che non ha potuto continuare. Nei 54 kg grande spettacolo fra l’emiliana Boggia e la campana Scavone. Quest’ultima ha mostrato molto coraggio ma Boggia ha sfoderato un repertorio veramente completo ed ha ottenuto molti applausi e una vittoria netta. Nei 60 kg l’emiliana Leardini, dopo un inizio in salita, ha preso poi il sopravvento sulla campana Rossitto disputando un buon finale. Nei 64 kg l’emiliana Improta, grazie a buoni colpi dritti, ha superato la campana Cirillo. Nei 75 kg la campana Canfora, dopo un primo
round di studio, ha imposto un ritmo elevato con colpi in serie e ha costretto l’emiliana Leardini ad un conteggio in pedi. Quest’ultima ha poi piazzato un forte destro, con conseguente conteggio dell’avversaria, ma ormai il vantaggio di Canfora risultava incolmabile. L’Emilia ha così prevalso per 4 - 1. Nel gruppo prima serie la squadra delle Marche ha superato la Sicilia, l’Emilia (vincitrice sulla Puglia) mentre il Piemonte ha battuto la Campania , l’Abruzzo (vittorioso sulla Toscana). Nella finale Marche - Abruzzo nei 51 kg la marchigiana Oddi ha prevalso di misura ma con merito sulla piemontese Meazzi dopo tre vivaci riprese. Nei 54 kg la piemontese Delaurenti ha ben sfruttato il maggiore allungo e ha superato nettamente la tenace marchigiana Fiori. Nei 60 kg la marchigiana Verrecchia, molto abile nel colpire e poi sottrarsi alle repliche dell’avversaria, si è imposta agevolmente sulla piemontese Mombrini. Nei 64 kg la piemontese Passatore, grazie a buoni colpi d’incontro ha battuto nettamente la generosa marchigiana Chiodo. Nei 75 kg vittoria per w.o di Pilo e quindi successo per 3-2 delle Marche con grande soddisfazione del Presidente Gabriele Fradeani. Migliore atleta del Torneo e stata giudicata l’abruzzese Cipollone, molto apprezzata nelle fasi eliminatorie. Da segnalare infine l’ottimo arbitraggio e l’efficiente organizzazione delle Fiamme Oro e della Fpi.
RISULTATI Prima serie Finali 51 kg Oddi (MC) b. Meazzi (PM) 54 kg Delaurenti (PM)b. Fiori (MC) 60 kg Verrecchia (MC) b. Mombrini (PM) 64 kg Passatore (PM)b. Chiodo (MC) Seconda serie Finali 51 kg Bartoletti (EM) b. Saraiello (CP) koti2 54 kg Boggia (EM) b. Scavone (CP) 60 kg Leardini (EM) b. Rossitto (CP) 64 kg Improta (EM) b. Cirillo (CP) 75 kg Canfora (CP) b. Leardini (EM) Arbitriti Chiappini, Rizzardo, De Santis, Annichiarico, Renzini, Badii, Premoli, Perottoni, Lai, Cavallaro, Migliore, Passariello. Supervisore
Sebastiano Sapuppo Vice Enrico Apa
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La squadra toscana delle Audaci; Gli arbitri; una fase del match fra Boggia e Scavone.
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schoolboys Della Gatta e DePoli...ottimi bronzi. Gli Azzurri si fanno onore di tommaso Gregorio Cavallaro ph marcello Giulietti
ANAPA, 31/10 – 9/11/2015 - Anapa, nota località balneare russa sul mar nero, per il terzo anno consecutivo ha ospitato un Campionato Europeo giovanile di pugilato. Quest’anno, presso la Sport Hall Vityaz, ha avuto luogo la massima competizione Europea per quanto attiene la qualifica Schoolboy. 220 pugili, provenienti da 24 paesi, hanno preso parte a questo Torneo dominato dalla Russia, che ha conquistato 14 delle 18 medaglie d’oro in palio. L’Italia, che ha schierato 6 boxer ai nastri di partenza, torna a casa con 2 bronzi conquistati da Della Gatta (44,5 Kg) e De Poli (48 Kg), che si sono fermati solo in semifinale sconfitti rispettivamente dal georgiano Shatverovi e dal russo Marinichev. “La nostra Trasferta finisce con due ottimi bronzi conquistati da Della Gatta e De Poli. I due ragazzi, seppur sconfitti, hanno disputato due grandi semifinali contro avversari di livello.” Questo il Commento del coach Coletta.”Sono soddisfatto delle prestazioni di tutti e 6 i ragazzi, perchè ognuno di loro ha dato il massimo e affrontato alla pari i migliori Schoolboy europei. Abbiamo dato prova di avere dei ragazzi dalle grandissime qualità fisiche, tecniche e mentali che faranno sicuramente strada
e potranno arrivare a conquistare grandi risultati. Mi sento di dover ringraziare tutte le società di appartenenza dei nostri atleti per il gran lavoro quotidiano che hanno svolto e continueranno a fare su questi ragazzi, su cui poi noi tecnici federali dobbiamo solo far un lavoro di rifinitura. Un enorme Grazie, infine, a questi nostri splendidi atleti”. Queste le parole del Team Leader Sergio Rosa “Il bilancio non può che essere positivo sia per le medaglie conquistate che per il fatto di aver dato l’ennesima dimostrazione che i nostri ragazzi possono competere ad altissimi livelli. Voglio ringraziare i nostri ragazzi, i Coach Coletta e Stecca, il Fisioterapi-
sta Giulietti e le società d’appartenenza dei pugili” “Entusiasta per come sono andate le cose”. Così si è espresso Maurizio Stecca “I Ragazzi hanno dimostrato di essere all’altezza dei migliori Schoolboy d’Europa. Torniamo a casa con due splendidi bronzi”.
Risultati Azzurri EUBC Schoolboy 2015 2 nov ottavi 43 kg Salerno - M. Vaagn (arm) 1-2 ottavi 48 kg De Poli - K. Kyle (sco) 3-0 3 nov ottavi 54 kg Grilli - K. Sergey (rus) 0-3 4 nov quarti 44,5 kg Della Gatta - D. Hayadar (tur) 3-0 5 nov quarti 48 kg De Poli - O. (eng) 2-1 quarti 50 kg Saraiello - T. George (geo) 0-3 quarti 59 kg De Chiara - V. Nikita (mda) 1-2 7 novembre semifinale 44,5 kg Della Gatta vs Shatverovi (geo) 0-3 semifinale 48 kg De Poli vs Marinichev (rus) 0-3
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Il Team Leader Sergio Rosa con i tecnici Coletta e Stecca; Della Gatta e DePoli con le medaglie; Della Gatta tra Stecca e Vittorio Lai; Della Gatta in azione; DePoli con Vittorio Lai e il coach sovietico; Il Team Azzurro; le Vallette della manifestazione.
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titolo unione europeA dei GAllo
Giodi scala Mantiene il titolo contro il pericoloso Azaouagh Riunione organizzata dalla BBT di primiano michele schiavone ph renata romagnoli
risultati professionisti titolo dell’ unione Europea Pesi Gallo G. Scala (52,5 kg) b H. Azaouagh (53,2 Kg) MD 12 (115-113, 115-113, 115-115) M. Ricci (81,7 Kg) b J. Andrejevs (82 Kg) PTS 6R A. Micheli (58,3 Kg) b L. Genovese (57,8 Kg) PTS 6R G. Trandafir (60 Kg) b M. Gemini (61 Kg) PTS 6R dilettanti A. Pompili (Bucciarelli Boxe) b D. Silvaggi (Terenzio Barrale) VP S. Micheli (Tiberia Boxing Club) b A. Gobbi (Body Evolution) VP
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Isola del Liri, Frosinone, 12 dicembre 2015 - Giodi Scala ha mantenuto la sua cintura dell’Unione Europea dei pesi gallo, messa in palio volontariamente contro il francese Hassan
Azaouagh, al termine delle 12 riprese. Il risultato è stato deciso a maggioranza, dopo che due giudici hanno visto il vantaggio per il campione, entrambi con 115-113, mentre il terzo ufficiale di gara ha accostato il valore dei due pugili con il totale di 115-115. Scala (9-1-0, 3) ha impiegato due riprese per entrare nel match con Azaouagh (18-11-0, 7) e far valere la sua migliore scelta di tempo. Più volte si è messo in guardia destra per confondere le idee all’avversario, il quale a sua volta ha fatto a lungo uso della guardia mancina per affondare i suoi colpi migliori. Quando il campione sembrava avviarsi ad un controllo del match ha manifestato un calo di tensione che ha favorito la boxe offensiva del transalpino. A quel punto Scala ha pensato più a difendersi che a mostrare la sua personalità pugilistica, concedendo troppi spazi alla boxe dello sfidante. Il quale ha accumulato punti soprattutto nelle ultime tre riprese. A posteriori possiamo dire che il francese ha messo in atto un piano che lo ha portato lentamente a rendere al meglio sulla lunga distanza. Se consideriamo i percorsi professionistici dei due pugili dobbiamo convincerci che l’esperienza messa in campo dal francese, al 29mo combattimento con 9 anni di attività a torso nudo, rispetto alla cognizione dell’italiano, professionista dal 2012 al 10mo confronto, ha pesato a favore dello straniero. Al termine del combattimento, prima della proclamazione del verdetto, lo sprovveduto modo di fare degli ufficiali al tavolo riservato al commissario di riunione ed al supervisore, hanno lasciato intendere a chiare
lettere che la vittoria andava all’italiano, con palese disappunto del francese che è sceso dal quadrato contestando il risultato che sarebbe stato reso ufficiale di lì a poco. Poi Azaouagh si è ravveduto, è tornato sul ring ed ha accettato la risoluzione dei giudici. Nella serata, svoltasi presso la Palestra Itis di Isola Liri, è salito sul ring anche Alessandro Micheli, pugile ceccanese, imbattuto tra i professionisti. Micheli ha sconfitto ai punti Genovese, confermando la propria imbattibilità. Bella vittoria anche per il mediomassimo Ricci, numero 7 del mondo, mentre Gemini si è fatto sorprendere da un Tranfadir agguerrito e smaliziato.
Una fase di studio tra Scala e il francese; Scala tiene stretto il suo titolo; Ricci piazza il sinistro; Micheli contro Genovese; Trandafir batte Gemini; il verdetto a favore di Scala;Carlo Nori.
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di Giuliano
Orlando
WBO, WBA, IBF, IBO. CAMBIO AL VERTICE KLITSCHKO OPACO E TYSON FURY LO SCALZA. UN BENE PER IL MOVIMENTO “INGESSATO”
E’ accaduto quello che non ti aspetti, anche se sotto, sotto lo speravi. Ho sbagliato pronostico e ne prendo atto. Nel contempo il risultato fa solo bene al movimento dei massimi, ingessato da dieci anni, nonostante ci siano ben cinque enti a disposizione per ogni categoria.
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yson Luke Fury (25), irlandese nato a Manchester, famiglia di origine rom, anni 27, anche se ne dimostra dieci di più, è il nuovo campione del mondo di ben quattro sigle (WBO, WBA, IBF e IBO) dei pesi massimi, avendo battuto contro pronostico l’ucraino Wladimir Klitschko (64-4), 39 anni anche se ne dimostra meno, che il tesoro lo deteneva dal 2006 e lo aveva difeso vittoriosamente ben 18 volte. E’ scivolato sulla 19° sfida, confermando che la boxe è uno sport dove la sorpresa non è mai da escludere. Fa parte del fascino di una disciplina che trova sempre la forza di superare crisi profonde. Sul piano dell’interesse generale, il successo di Fury offre l’opportunità di confronti sicuramente più stuzzicanti di quanto assicurava il campione detronizzato, un gigante che ha gestito la carriera con grande lucidità, sfruttando al meglio le qualità atletiche, supportando il limitato repertorio tecnico con la perfezione degli automatismi su cui poteva contare. Diretto sinistro a stantuffo con grande scelta di tempo, destro pesante, non elegante, portato nella seconda parte degli incontri, quando le difese erano meno impermeabili. Tutto questo è stato sufficiente contro avversari più bassi e anche meno motivati. Non così Fury, salito sul ring determinato a vincere, senza il minimo dubbio. I prono-
stici prevedevano la probabile vittoria ai punti del campione e l’improbabile successo dello sfidate prima del limite. Questo perché l’irlandese è un picchiatore come dimostrano i 18 KO sui 24 incontri disputati prima di Dusseldorf. I pugni hanno smentito tutti: Tyson ha vinto ai punti a giudizio unanime, come ha ammesso lo stesso Klitschko che in fatto di correttezza resta un campione esemplare. Definire bello l’incontro, sarebbe affermare il falso. Dodici round scombinati, poveri tecnicamente, ma sempre furiosi per merito dello sfidante, che sbracciando, spingendo, avanti con la testa ma anche con le braccia, ha tenuto viva la battaglia. Questa aggressività ha scombussolato Klitschko, abituato alla tranquilla tattica di pochi colpi, legando a corta distanza per riprendere fiato. Con un rivale più alto e pesante, veloce e sempre avanti, non ci ha capito nulla ed essendo pugile senza la scintilla della fantasia, si è trovato senza la giusta contraria, che voleva dire sconfitta sicura. Come è avvenuto. Ho sottolineato che il risultato è positivo per il movimento. I motivi sono semplici e attuali. Anche se il contratto prevede l’obbligo della rivincita, che ha il difetto di non essere gradita dagli enti in causa. Fury non sembrava in grado di vincere e mi sono sbagliato. Per questo non me la sento di affermare che contro Wilder, il re della WBC parta sconfit-
to. Lo stesso con Povetkin, Jennings e in particolare il connazionale Anthony Joshua, il campione olimpico di Londra, al momento ancora immaturo, ma che tra un anno, potrebbe diventare una sfida interna stellare, capace di portare anche 100.000 spettatori. Intanto l’Inghilterra torna regina dei massimi, dopo il regno di Lennox Lewis, titolare dal 1993 al 2003, ritiratosi ancora campione. Questa la svolta dopo l’imprevista vittoria di questo gigante (2.06) che ha dedicato la vittoria prima alla moglie e poi ai tifosi. Dimostrando di essere più accorto di quanto non dimostra quando esegue gli show davanti ai media. Organizzativamente la sconfitta di Klistchko toglie alla “K2” dei fratelli ucraini un asso importante anche se la possibile rivincita potrebbe far tornare tutto come prima. Non ce lo auguriamo. Tra i tanti numeri della serata, i tifosi che hanno seguito il confronto alla TV, hanno sfiorato i nove milioni, che sono un bel numero, anche se lontani dagli oltre 15 della sfida contro David Haye nel 2011. Nella riunione, con la benedizione del presidente dell’AIBA, l’architetto WU, si è svolto il confronto tra i massimi Anton Pinchuk (Kaz) e il tedesco David Graf, vinto dal primo. I due fanno parte dell’APB, l’emanazione professionale dell’ente riconosciuta dal CIO.
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Nella foto piccola, Klitschko e Fury prima del match; in alto Anthony-Joshua; sotto Deontay Wilder.
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luttO nEllA bOxE mOndiAlE
bob Foster Il re del Ko se ne è andato. Fu uno dei più grandi della storia mondiale di Emil Arnold
lbuquerque, Bob Foster ci ha lasciato dopo un periodo in cui la sua salute gli creava non pochi problemi. Aveva 77 anni e sono ancora in molti a considerarlo nonostante si sia ritirato nel lontano 1978 tra i primi trenta puncher più forti di ogni epoca. Il suo destro era carico di “tritolo” e ben 46 pugili, molti di indiscusso valore, non hanno sentito il suono dell’ultimo gong. Il suo match disputato contro l’inglese Chris Finnegan venne considerato nel 1972 il più drammatico dell’anno. E’ stato campione del mondo dei mediomassimi dal 1968 al 1974. Conquistò quel titolo infliggendo un terrificante ko alla quarta ripresa con un micidiale gancio destro a quel Dick Tiger, pugile nigeriano che all’epoca sembrava indistruttibile. La gente accorreva sempre più numerosa ai suoi incontri con la consapevolezza del
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ko che questo “sceriffo” di Albuquerque distribuiva ai suoi avversari dall’alto del suo 1,91m. Difficile scansare quel lungo jab al quale si accoppiava quando capitava l’occasione il destro simile ad una scarica elettrica che tramortiva gli avversari. I suoi ko tenevano alta la tensione, ma Bob come in genere capitava ad altri campioni della sua categoria faceva con frequenza la spola tra i massimi. Quì il discorso cambiava perchè Foster pur essendo alto aveva un fisico gracile rispetto ai colossi dell’epoca. Le sue soddisfazioni comunque se le è tolte anche contro gente da un quintale: il tedesco Besmanoff fu liquidato in tre riprese, Dave Bailey in un solo round, Charley Polite in tre riprese. Se da mediomassimo era da considerarsi imbattibile, il peruviano Mauro Mina riuscì a superarlo ai punti, ma quando non era campione del mondo. Poi dopo
la conquista contro Dick Tiger, davanti a lui s’inginocchiò il fior fiore dell’epoca come Franck De Paula, Roger Rouse, Mark Tessmann, Vicente Rondon, finiti tutti ko. Famose le sue sfide con il sudafricano Pierre Fourie e terminò la sua serie mondiale nel 1974 pareggiando con l’argentino Jorge Ahumada. Le sue sfide mondiali tra i mediomassimi furono ben 16 (+ 15, =1 ) e ben due volte ci provò tra i colossi, ma fu sconfitto prima del limite da Joe Frazier e Mouhammed Alì. Contro quest’ultimo fece accapponare la pelle ai fans, nel quinto round, considerato il più bello del 1972, fu ad un passo dall’esito clamoroso quando Alì per due volte accusò e piegò le gambe. Come abbiamo detto si ritirò nel 1978 con un record di 56 vittorie (46 per ko), 8 sconfitte ( 6 per ko) e 1 pari.
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boxe de novellis De Novellis organizza Boxe e Judo, non più memorial Il I Trofeo Adriano Cisternino di Adriano Cisternino
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apoli, 25. 10. 2015 - Boxe e judo insieme in una domenica pomeriggio per una sorta di gemellaggio fra due sport cosiddetti “poveri” ma ricchi di valori sempre meno frequenti negli sport cosiddetti “ricchi”. Boxe e judo si sono incrociati nella palestra di Guido De Novellis a Soccavo, quartiere difficile di Napoli, come Scampia, quartiere difficile simbolo, dal quale sono arrivati per l’occasione, ospiti d’onore, Pino Maddaloni, oro olimpico a Sydney 2000, scortato da papà Giovanni, il maestro di judo e papà putativo di tanti giovani nella sua palestra di judo a Scampia. Gemellaggio, insomma, fra boxe e judo, fra Soccavo e Scampia, fra due maestri, Guido De Novellis e Giovanni Maddaloni, incrociatisi per caso ma non troppo perché legati, in fondo, da obiettivi comuni, far crescere i giovani nel rispetto delle regole e degli avversari, e quindi legati da un comune obiettivo sociale oltrechè sportivo. Boxe e judo, oltretutto, convivono da tempo nella famiglia De Novellis perchè Anna, sorella di Guido, presente a questo pomeriggio di pugni, vanta un passato negli ani ‘80 da vicecampionessa del mondo di judo. Famiglia di sportivi, i De Novellis: un altro fratello, Gennaro, è stati ciclista professionista negli anni ‘60, gregario di Vito Taccone, e poi masseur del Calcio Napoli, mentre un altro fratello, Franco, ora scomparso, era pugile ed avviò alla boxe lo stesso Guido. Boxe e judo del resto, hanno già celebrato nozze vere nel 2008 con il matrimonio di Clemente Russo, peso massimo, bi-campione del mondo e due volte vicecampione olimpico di pugilato, con Laura Maddaloni, sorella di Pino e campionessa di judo. Un amore che sbocciò tra ring e tatami ai Giochi del Mediterraneo di Almeria 2005. Clemente Russo, Tatanka per gli amici, ha staccato il “pass” per Rio de Janeiro,
la sua quarta olimpiade, un record nella boxe difficilmente battibile, ma in Brasile non sarà solo perché a fargli compagnia sul ring, in attesa (si spera) di altri qualificati, ci sarà Valentino Manfredonia, peso mediomassimo, primo azzurro ad aver vistato il “pass” per Rio, brasiliano di nascita e napoletano d’adozione, cresciuto proprio nella “Pugilistica De Novellis”. E sul ring di Soccavo, Valentino Manfredonia e Pino Maddaloni si sono salutati in una specie di ideale e augurale staffetta olimpica: Pino aveva al collo la medaglia d’oro di Sydney, Valentino l’ha guardata con occhi lucidi e ha promesso che farà di tutto per tornare dal Brasile con lo stesso trofeo. Pomeriggio di pugni (in attesa di Chievo-Napoli) con tanti campioni di un passato più o meno recente, da Elio Cotena ad Agostino Cardamone, a Michele Di Luisa, ad Alfredo Raininger, attuale presidente del Comitato Regionale Fpi, per l’occasione anche speaker e brillante presentatore della manifestazione denominata con un trofeo dedicato al sottoscritto perché, come ha spiegato il maestro De Novellis: “...non organizziamo più memorial, ma trofei per festeggiare persone vicine al pugilato”. Il primo, qualche mese fa, è toccato ad Aldo Ferrara, novantatreenne vicepresidente del Comitato Campano, il più antico tesserato della Federazio-
ne. Personalmente ringraziamo e riportiamo, per puro dovere di cronaca (non senza un po’ d’imbarazzo) ed anche per dare atto all’ideatore della piena riuscita della manifestazione. In attesa del prossimo trofeo, ecco i risultati della riunione che ha visto protagonisti dilettanti delle società De Novellis, Vesuviana, Pomigliano, Cardamone, Excelsior, CotenaOliva, S.Valentino, Minotaur, Cristoforo Colombo e New World Boxing Vitieli: Sirica b. Colella, Zagaria e Manfredi pari, Cinquegrana e Iervolino pari, Boateng b. Buonanno, Norvetta e Caliano pari, Prota e Licone pari, Giannetta b. Santoriello, Cataldi b. Tommasone, Vitiello b. Postiglione, Isernia b. Suli, Simeoni b. Ditto, Treglia b. Haka, Varrella e Fusco pari.
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100 Anni FPi
tiberio mitri Trionf i e cadute. Storia di un campione e di un’epoca di Alfredo bruno ph Archivio Storico FPi
Nel centenario della FPI numerosi dovrebbero essere i campioni da ricordare, quelli che hanno fatto la storia della nostra boxe. Un posto di rilievo lo merita senz’altro Tiberio Mitri, che oltre ad essere stato un grande campione, fu anche il simbolo di una città, Trieste. rieste che usciva con le ossa rotte da una guerra e si ricostruiva, pur rimanendo una sua zona per motivi politici occupata in attesa di ritornare completamente alla madre patria, che era l’Italia. La vita di Mitri è stata un vero e proprio romanzo, fatto di sofferenza, di splendori, di trionfi, di fama, di declino irreversibile, di tragedia. Dall’ altare alla polvere e viceversa. Noi parleremo essenzialmente di Mitri pugile, che fu in questa disciplina forse più grande di quello che la gente possa immaginare, avendo vissuto e combattuto in una categoria, quella dei medi, rappresentata da mostri sacri come Rocky Graziano, Tony Zale, Jacke La Motta, Ray Robinson, Marcel Cerdan, abitanti di un Olimpo, sede di fama e di immortalità sportiva. Via Rigutti, strada di un quartiere povero all’epoca ante e post guerra, fu il territorio di una gioventù travagliata, che lo vide per sopravvivere fare i mestieri più umili. Nascevano le amicizie di strada, le sfide tra giovani esuberanti per la “conquista” di una donna. I ragazzi estasiati ascoltavano le storie raccontate da Dentato, che era stato un buon dilettante. Nella zona c’era una palestra “Quis contra nos”, dove i gestori non controllavano l’età di chi entrava per allenarsi. Non fu difficile capire che quel biondino aveva doti naturali, istintive. Il ring divenne subito la sua sede naturale, il suo domicilio, farlo combattere fu una scelta immediata. Cominciò da peso mosca con un fisico in evoluzione che si stabilizzò tra i
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medi, la categoria perfetta, la più importante all’epoca. Tra i dilettanti il suo nome comincia a essere sussurrato tra gli esperti e la stampa specializzata. Difficile batterlo, numerose le vittorie consecutive, a fermare la sua serie ci pensa Ivano Fontana, pugile di Lucca, molto quotato. Una sconfitta che Tiberio non accetta e decide di effettuare il gran salto tra i professionisti, seguito come un’ombra da Bruno Fabris, suo allenatore e amico, con la supervisione di un grande maestro come Nino Tiralongo, uno che la boxe la conosceva come pochi. L’esordio avviene nel 1946 ad appena venti anni, l’età della speranza, ma con lui sul ring diventa l’età della certezza, perchè è subito evidente per gli organizzatori e il pubblico che quel bel giovanotto dal fisico perfetto è un talento. Infila 4 vittorie prima del limite e già diventa difficile trovargli avversari, per cui a essere contattati sono i I serie che vanno per la maggiore. Alla vigilia di un suo match a Venezia salva la vita ad un giovane che stava per annegare, un gesto che travalica le pagine sportive per entrare in quelle della cronaca, che lo vedrà grande protagonista più tardi nel bene e nel male. Il giovane piace sul ring e fuori, non un abito fuori posto nella vita, non un pugno sprecato sul ring. Il suo sinistro è perfetto, caricato come una molla dalla spalla, nessuno schiva i colpi degli avversari come lui per rientrare fulmineo con serie difficili da contenere. Conquista il titolo italiano a Trieste dopo 25 match. Milano lo
reclama e Tiberio non delude superando il francese Jean Stock, un duro classificato nelle prime posizioni europee. Il dado è tratto l’eco delle sue vittorie arriva in Francia e a Parigi affronta sulle 10 riprese Laurent Dauthuille, un beniamino che gli appassionati chiamavano Tarzan. La sera del 22 ottobre 1948 Mitri diede una vera e propria lezione al pur bravo avversario. Non solo: a metà match un micidiale destro al corpo piegò in due Dauthuille, sarebbe bastato spingere sull’acceleratore per ottenere il successo per ko, ma il triestino non infierì dando modo al francese di recuperare e di terminare sconfitto ai punti, ma non umiliato. Parlando di Dauthuille c’è da tenere presente che il francese successivamente andrà in America dove supererà Jack La Motta, con il quale si batterà successivamente con il titolo mondiale in palio. La Motta, in netto svantaggio si salverà miracolosamente mettendolo ko nell’ultimo round. Il bel Mitri entrò di diritto nel cuore dei parigini. Si parla sempre di più del titolo europeo, ma all’epoca te lo dovevi guadagnare prima di arrivarci. Va a Londra per disputare la semifinale contro il mulatto Dick Turpin, un ex marine solido e pericoloso. Il pari è un regalo sfacciatamente casalingo che viene controbilanciato a Trieste dalla netta vittoria del nostro pugile. Subito dopo il match l’inglese incontra Mitri in un ristorante, gli va a stringere la mano, si toglie una catenina d’oro con l’effige della Madonna e la consegna: “Tieni ti porterà for-
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tuna e diventerai campione del mondo”. Purtroppo non sarà così anche se nello stesso anno (1949) Tiberio vola a Bruxelles per affrontare un altro “Tarzan”, si tratta di Cyrille Delannoit, uno dei rari vincitori di Marcel Cerdan. Quella sera al Palasport di Bruxelles c’era il pienone con almeno tremila minatori italiani venuti per incitare il triestino. Molte le personalità politiche e del mondo dello spettacolo presenti. Delannoit, come suo costume, partì come una furia. Mitri lo controlla con calma, poi il suo sinistro comincia a dettare legge e il suo destro diventa un incubo per il campione, che cerca la soluzione con una sorta di rissa. Ma non c’è niente da fare, Mitri domina, stavolta ci mette anche un pizzico di “veleno” facendo annusare per due volte al suo avversario la polvere del tappeto. Alla fine non si può sbagliare per il verdetto e tutto il pubblico, italiani e belgi, grida un solo nome: “Mitri, Mitri, Mitri”, che diventa campione d’Europa a 22 anni. Sul finire dell’anno il triestino torna a Parigi per difendere
il titolo contro Jean Stock, da lui già sconfitto. Sono presenti 17mila spettatori circa. Si effettua una lezione di alta classe, difficile trovare altri termini per spiegare quanto avvenuto, e alla fine lo stesso Stock va all’angolo di Tiberio quasi giustificandosi: “Cos’altro potevo fare di fronte a un simile campione ?”. I giornali francesi celebrarono a tutta pagina l’impresa dell’ italiano. George Peeters, editorialista de L’Equipe titolava il suo articolo: “Silence, on boxe”. Il silenzio con cui si deve ammirare un’opera d’arte. Gaston Benac altra penna storica: “Quando vedi un simile capolavoro, lo adotti subito, perchè appartiene a un mondo senza frontiere”. Tiberio sposa Fulvia Franco, eletta Miss Italia, anche lei triestina. Quando parli di Trieste vedi come riflesso condizionato Tiberio e Fulvia, una sorta di bandiera per la città. Tiberio e Fulvia volano in America, un viaggio, col senno del poi, che non avrebbero mai dovuto fare. Su quella trasferta americana sono stati versati fiumi d’inchiostro: si è parlato di mafia,
di cinema e quant’altro. Tiberio mostrò le sue qualità battendo con facilità Dick Wagner, pugile esperto che servì per farlo conoscere alla platea americana. Il 12 luglio del 1950 sul ring del Madison Square Garden si presentò la copia sbiadita di Mitri, il match dopo poche riprese diede l’immagine di un massacro. L’italiano incassò di tutto, ma rimase in piedi dimostrando un incredibile coraggio. Probabilmente quella serà fini la carriera del vero Mitri. Molti sbagliano a ricordarlo quasi esclusivamente per quella disfatta e quella successiva subita da Charles Humez per il titolo europeo. E’ un errore di fondo, perchè il vero Mitri era quello che umiliò Stock, Dauthuille e Delannoit. Se sul ring di New York si fosse presentato quel Mitri, che Marcel Cerdan vide come sue successore nel mondo, sono convinto che la storia sarebbe stata ribaltata. Che qualcosa si era rotto all’interno di questo perfetto ingranaggio si vide subito con la battuta d’arresto subita dal mediocre Claude Ritter e dall’allora campione europeo
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dei welter, Charles Humez. Mitri divise la sua vita tra cinema, dove era molto richiesto, e ring. Era personaggio elegante e frequentatore dei salotti vip. Si affidò alle cure di un manager abile come Luigi Proietti e riacquistò di diritto un posto nell’Europa che conta, ben pilotato e con due belle vittorie sul francese Milazzo e sul campione belga Delmine, che giustificarono la sua sfida con il campione europeo Randolph Turpin, fratello di quel Dick già avversario del nostro, un nome che incuteva timore per aver messo alla frusta il grande Ray Robinson. In pochi credevano ad una vittoria del triestino, questo forse lo stimolò di più. Si allenò con una determinazione sconosciuta coprendo di corsa chilometri e chilometri sulla sabbia di Santa Marinella, ingurgitando chili di marmellata, ritenuta energetica all’epoca, ma soprattutto studiando un colpo ben preciso e risolutivo col gancio sinistro, preparato da una finta di destro. Quella sera a Roma Mitri era visto con curiosità, mentre molta gente era venu-
ta per vedere Turpin, il vincitore di Ray Robinson. Il match durò poco più di un minuto, perchè il colpo studiato da Mitri arrivò fulmineo, Turpin crollò al tappeto si fece forza per rialzarsi disperatamente, ma le gambe non lo reggevano. Il volto annebbiato dell’inglese era tutto un programma. Mitri per la seconda volta era diventato campione d’Europa. La sua fonte di vita però sembrava essere diventata il cinema con una vita non più da atleta, lacune che si presentarono inevitabili di fronte ad uno spietato Humez, che gli tolse il titolo. Combattè ancora per un paio d’anni con gente di medio valore, andando anche in Australia dando lezione ai pugili sprovveduti di quel continente. Il suo ultimo incontro lo disputò a Roma il 21 settembre del 1957 contro il francese Marius Dori. Un record da vero campione con 88 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte. Di lui non si occuperanno più le pagine sportive, ma quelle di cronaca. Perderà in maniera tragica i due figli avuti dalle due mogli. Finirà povero e malato fino a
che perderà la vita a Roma tragicamente il 12 febbraio 2001, all’età di 74 anni, investito da un treno, mentre stava camminando lungo i binari della Stazione Termini. Quella che sembrava una disgrazia subita da un “barbone” si rivelò invece la fine di uno dei più grandi campioni della storia italiana e per una volta ancora “La tigre di Trieste” o “L’ angelo biondo” riuscì a far parlare di sè a tutta pagina. ..........
In apertura: Una fase del match con La Motta; Primo piano di Mitri; Mitri contro La Motta; Una foto di Tiberio Mitri e Fulvia Franco con Totò; nella pagina successiva: Il trionfo di Mitri contro Turpin; Mitri batte Dick Wagner in America; Il trionfo di Mitri contro Turpin; Mitri e Turpin al peso; in questa pagina: Per Turpin contro Mitri è la fine.
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“Calo del peso corporeo e stile di vita dell’atleta” Riflessioni sullo stage di aggiornamento per tecnici tenuto dal dottor Carmine Orlandi di massimo Scioti
Roseto degli Abruzzi il 5/12/2015 - Il fine dell’educazione è quello di rendere le persone capaci di continuare a imparare anche quando hanno concluso un percorso formativo scolastico: persone che pensino, che s’interroghino e per prime sappiano darsi delle risposte. ceglieranno l’obiettivo di contribuire alla costruzione di una società ivile sostenibile, di un economia avanzata, in breve del “bene comune” e della “casa comune”. L’educazione rappresenta un momento essenziale per la vita e il lavoro, in qualsiasi campo venga intrapreso nel rispetto della natura. Tale impostazione presuppone una giustizia ecologica e pedagogica in senso sociale. Pertanto richiede agli individui lavoratori, capacità, com-
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sport sistematizza la vita dell’atleta: gli svela le sue attitudini, le sue potenzialità, il suo stile. Lo fa diventare “campione di se stesso” quindi vincitore. Passo dopo passo potrà raggiungere quegli obiettivi che si è posto responsabilmente e tagliare grandi traguardi o guadagnare grandi vittorie. L’atleta ben educato e allenato può fare un uso nobile del suo tempo libero non distorcendo l’addestramento e l’istruzione ricevuti. Il processo formativo che
scenze sulla calibrata alimentazione del pugile attraverso consigli e indicazioni operative stimolando gli atleti ed i loro allenatori ad una “responsabilità consapevole”. La trasmissione del sapersi rapportare con il cibo consente di individuare sani alimenti e sane motivazioni per far si che ogni atleta si comporti 365 giorni all’anno in modo serio e coscienzioso. Quando l’atleta si sente liberato da condizionamenti negativi (vedi Di Felice U. 2007, in allegato) perché
“...L’atleta ben educato e allenato può fare un uso nobile del suo tempo libero non distorcendo l’addestramento e l’istruzione ricevuti. Il processo formativo che lo ha coinvolto nella pratica del nostro sport, il pugilato, ha implicato il perfezionamento delle sue capacità di giudizio e valutazione...” petenza, motivazione, altruismo. Nello sport vige lo stesso approccio e lo stesso funzionamento: salute prima, per se stessi, per gli altri, per la natura. Chi non rispetta se stesso non può rispettare gli altri a causa della sua maleducazione, ineducazione o responsabilità non maturate e non mantenute. Lo sport è un fenomeno complesso: fa esprimere l’atleta, di qualsiasi età e livello di prestazione, e offre stimoli per sviluppare. Lo sviluppo si connota con l’acquisizione di più abilità e saperi più profondi sulle connessioni dinamiche che caratterizzano la disciplina. Lo
lo ha coinvolto nella pratica del nostro sport, il pugilato, ha implicato il perfezionamento delle sue capacità di giudizio e valutazione. Gli apprendimenti generali e specifici, l’incremento della qualità di boxare, il mantenimento del “peso forma”, sono mezzi che consentono la comprensione di se stessi e della “noble art”. Le capacità individuali implicite, il talento, si aiutano a sviluppare purché si diano loro le giuste opportunità. Alla presenza di 103 Tecnici, l’onesto e sincero Carmine Orlandi, nutrizionista, è molto attento nel dispensare cono-
ha assimilato i contenuti essenziali del tecnico che lo allena, del nutrizionista che lo stabilizza nel peso forma, compie esperienze come gestore della propria salute e continua a sviluppare, a vivere in pace con se stesso e gli altri. ..........
Alcuni momenti dello stage “Calo del peso corporeo e stile di vita dell’atleta”
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#noisiamoenergia Un progetto che ha riscosso grande successo all’lstituto Internazionale di Istruzione Giovanni Paolo II di michela Pellegrini
Buona la prima! Il progetto pilota di “#NOISIAMOENERGIA A SCUOLA” ha riscosso un grande successo. Davanti a più di duecento alunni della Scuola Media e del Liceo Sportivo dell’lstituto Internazionale di Istruzione Giovanni Paolo II (Lido di Ostia), il 1 dicembre si è svolto il primo di una lunga serie di incontri che vedrà protagonista la Campagna #NOISIAMOENERGIA, promossa da
Energetic Source in collaborazione con la FPI, la FIPE e la FIBa, nei Licei Sportivi d’Italia. Promotrice dell’evento è stata la Prof.ssa Virginia Placido del MIUR, grande sostenitrice del valore sociale ed educativo dello Sport e avendo per questo contribuito al lancio dei Licei Sportivi. Diviso in due momenti distinti, il Talk presso il Teatro dell’istituto ed il Contest NOISIAMOENERGIA presso la Palestra, l’evento, moderato dal Direttore Relazioni Istituzionali, Comunicazione e marketing Energetic Source Roberto Minerdo, ha preso il via con i saluti di rito del Preside Prof. Massimo Di Paolo, sempre più convinto del fatto che attività del genere siano fondamentali per promuovere non solo lo Sport ma anche la conoscenza e la cultura. Un messaggio positivo, basato sui valori della pratica sportiva come incentivo per una vita sana, condiviso dal Gen. Giorgio Bartoletti, del Gruppo Sportivo della Guardia di Finanza, che ha portato i suoi saluti. Il video della storia della noble art rivisitata in chiave cinematografica ha introdotto l’intervento del Prof. Massimo Scioti, Consigliere FPI e Coordinatore del Settore Tecnici Sportivi, che, rivolgendosi ai numerosi ragazzi, ha sottolineato quanto lo Sport sia uno strumento altamente formativo: “lo Sport ti rende campione di te stesso perché non sei solo ed i tecnici e allenatori contribuiscono al tuo
miglioramento come atleta e persona. I valori del Pugilato, come dello Sport in genere, sono l’accettazione delle regole, il rispetto dell’avversario, il beneficio psico-fisico che provocano un benessere personale che può essere da esempio e da stimolo anche per gli altri e per la natura”. Questa è la sfida che il Pugilato, il Badminton e la Pesistica hanno lanciato oggi agli studenti di Ostia. “Per la scuola lo sport è diffusione sociale”: questa la sintesi dell’intervento del Prof. Antonino Mancuso, Coordinatore Regionale per l’Educazione Fisica e Sportiva per il Lazio, che racchiude il significato di ciò che #NOISIAMOENERGIA vuole raggiungere. E per farlo non potevano mancare grandi Campioni come Francesco Damiani, Direttore delle Squadre APB, che ha portato la sua testimonianza insieme ai colleghi Enrico Galeani, Tecnico Federale FIBa, e Alessandro Ganzini, Tecnico Federale Nazionale FIPE, intervenuto insieme ai due atleti del College Permanente Giovanile di Roma Riccardo Nuccio e Claudia Agostini. Da ex Campione, come Galeani, e allenatore, Damiani ha sottolineato quanto questi due ruoli lo abbiano formato: il pugilato lo ha aiutato a ritrovare se stesso e, grazie alle regole ed alla disciplina, ad affrontare anche la quotidianità. Esperienza e passione che esplodono nel Movie NOISIAMOENERGIA, prodotto da Factotum Art e raccontato
oggi dal Presidente Antonio Giampaolo. Gli atleti, più che attori, sono personaggi veri, portatori di valori sani e quindi esempi per tutti i giovani. Su di loro ha scommesso Energetic Source: “Sono proprio questi valori - ha commentato Roberto Minerdo - che ci hanno dato lo spunto per dar vita, circa un anno fa, a #NOISIAMOENERGIA. Insieme alle Federazioni Pugilistica, Badminton e Pesistica abbiamo voluto contribuire a diffondere non solo l’etica dello sport, ma anche un corretto stile di vita, che coniughi attività motoria e divertimento, perché l’esercizio fisico fa bene e diverte”. A dimostrarlo sono stati i venti ragazzi che, sotto l’impeccabile direzione degli Insegnanti di Educazione Fisica, hanno partecipato al Contest NOISIAMOENERGIA, basato su una gara a tempo che ha visto gli studenti delle Medie e del Liceo Sportivo cimentarsi in un circuito a tre postazioni: sacco e guantoni, bilanciere e racchette e volano. A ricevere i premi “Noisiamoenergia” sono stati i primi tre classificati di ciascuna delle due gare programmate, ognuna con dieci partecipanti. Per la categoria Medie, il Vicepreside Prof. Ottavio Di Paolo ha premiato Chiara Di Benedetto, Matteo Cancellieri e Alejandro Del Vallin; per il Liceo Sportivo si sono invece distinti Samuel D’Aloia e Matteo Improta, a pari merito, e Simone Palozzi. Tifo, divenrtimento e tanta
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energia ma anche una proposta che è arrivata proprio da Energetic Source: “grazie alla collaborazione della Prof. ssa Virginia Placido del MIUR e del Dr. Antonio Lombardo di Tor Vergata – ha concluso Minerdo - sarebbe utile organizzare delle Olimpiadi fra gli Istituti Scolastici, per favorire l’attività fisica fra gli studenti e far conoscere loro anche discipline meno note, ma non per questo meno coinvolgenti. Questo per promuovere anche e soprattutto la dimensione sociale dello sport, in grado di risolvere numerose problematiche di socializzazione, che scaturiscono spesso in atti di violenza, primo fra tutti, il bullismo. L’attività sportiva è quindi fondamentale per lo sviluppo di valori basilari per la società: lo spirito di gruppo e la solidarietà”. ..........
Alcuni dei momenti più significativi della “manifestazione #noisiamoenergia a scuola” all’Istituto Internazionale di Istruzione Giovanni Paolo II
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Andrea Scarda Un giovane con le idee chiare di Alfredo bruno
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ndrea Scarda, 17 anni, è una delle rivelazioni del boxing laziale. Entra in palestra, la Phoenix Gym, per irrobustirsi, per autodifesa e si ritrova in breve tempo a trasformare quasi in oro tutti i tornei a cui partecipa: cominciando dagli Schoolboy per arrivare quest’anno al Campionato Youth che si è disputato a Livorno, un vero trionfo. La sua è una boxe essenziale, ma non per questo meno efficace. Margini di miglioramento imperscrutabili, vista la sua giovane età. Come ci sei arrivato alla Phoenix Gym? “Più o meno quattro-cinque anni fa. Ho iniziato per una sorta di autodifesa. Dopo è subentrata la passione, anche perché io non pensavo di arrivare a questo livello. Il maestro ha visto in me un potenziale, ha avuto fiducia e mi ha trasmesso fiducia”. Cosa fai nella vita? “Sto ancora studiando”. A scuola che dicono? “I professori sono contenti, anche i miei amici e i miei compagni sono contenti. Io sono una persona discreta, un po’ schivo a cui non piace propagandare l’attività sportiva, le sue vittorie”. Come ti def inisci? “Mi considero un tempista, mi piace anticipare il mio avversario. Però,
quando capita, non mi tiro indietro con gli scambi, di fare a cazzotti insomma”. Il tuo pugile preferito? “Il mio idolo è Pacquiao: è veloce e aggressivo, non si tira mai indietro”. Sei superstizioso? “Abbastanza. Non passo sotto la scala, il gatto nero che attraversa la strada. Le solite cose”. Che cosa ti dà il pugilato? “Una grande soddisfazione”. Caratterialmente ti fa bene? “Sì, mi rende più sicuro, mi dà motivazioni forti. Ti fa accettare il sacrificio per raggiungere le tue mete”. A casa che dicono? “Non sono d’accordo che io pratico questa disciplina, perché lo ritengono
uno sport violento, ma rispettano la mia decisione e l’ appoggiano”. Come avviene il tuo approccio al match? “Inizialmente soffrivo molto d’ansia, poi dopo una decina di match ho acquistato più sicurezza ed è diventata quasi una passeggiata con meno emozione”. E’ cambiato qualcosa in te visti gli ultimi buoni risultati? “Sinceramente non posso dare una risposta. Seguo la mia strada e vedo dove posso arrivare”.
Andrea Scarda in allenamento e all’angolo durante un match
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Angelo di Rocco La boxe è tradizione di Vezio Romano
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el novembre scorso Angelo Di Rocco si è laureato campione italiano Youth nella categoria 56 kg. Il diciassettenne atleta della ASD Boxe Foligno ha così confermato le sue notevoli doti, già evidenziate dal primo posto nel Torneo Azzurrini nel 2014. Come hai iniziato a praticare la boxe? Diciamo subito che la pratica del pugilato è una vera tradizione di famiglia: mio padre Raffaele è stato campione italiano seconda serie, mio cugino Michele ha partecipato alle Olimpiadi di Atene nel 2004 e da professionista ha conquistato il Titolo Europeo. A portarmi in palestra è stato papà. Devo poi dire che ho avuto la
fortuna di trovare un maestro come Claudio Appolloni che mi segue con competenza e passione. Quale è stata la tua più grande soddisfazione? L’oro vinto ai Campionati Youth, ma spero di fare ancora di più. E la più grande delusione? Nei Campionati Italiani Schoolboys del 2012. Contro il pugliese Morabito ero e sono ancora convinto di aver vinto l’incontro. Comunque portai a casa la medaglia di bronzo. Quali interessi hai oltre al pugilato? Al pugilato dedico la maggior parte del mio tempo. In quello che mi rimane sono impegnato nel volontariato presso l’Istituto Serafico di Assisi,
specializzato nell’assistenza ai disabili. Qual’è il tuo campione preferito? Ne ho due, uno del passato e uno di oggi. Muhammad Alì per me è stato uno dei più grandi pugili della storia. Floyd Mayweather e fenomenale per la velocità e il colpo d’occhio. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Il mio sogno è partecipare alle Olimpiadi. Qualche volta penso anche al professionismo e ne ho parlato con mio cugino, ma adesso sono concentrato nel dilettantismo.
Angelo Di Rocco anche lui in allenamento e all’angolo durante un match
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lovaglio e Ciriani vittoriosi Organizzazione Team Loreni di Primiano michele Schiavone ph Renata Romagnoli
Manzano, Udine, 21 novembre 2015 - La cintura dell’Unione europea dei pesi massimi-leggeri è stata consegnata per la quarta volta ad un italiano: dopo l’inaugurale titolo vinto da Pietro Aurino nel 2002, il successo di Giacobbe Fragomeni nel 2007 e la conquista diMirko Larghetti nel 2013, alla lista si è aggiunto il nome di Maurizio Lovaglio, che si è imposto al connazionale Leonardo Damian Bruzzese per fuori combattimento tecnico alla dodicesima ed ultima ripresa. I due si sono affrontati per la seconda volta: il torinese ha ripetuto il risultato prima del limite conseguito nel dicembre del 2013 quando aveva tolto la cintura italiana dei cruiser al romagnolo per knockout tecnico nel decimo conclusivo round. La rivincita non ha offerto novità sui due fronti, improntati entrambi alla ricerca del colpo risolutore. La diversità è derivata da qualche caduta in più rispetto al combattimento precedente. Lovaglio è caduto nella quinta ripresa, con conteggio arbitrale, mentre ha toccato il tappeto in altre occasioni per la troppa foga e l’instabilità sulle gambe. Bruzzese ha toccato il tappeto nel sesto round ed è stato contato a sua volta. L’arma vincente del piemontese è stato il sinistro lungo, stampatosi con ripetitività sul volto dell’avversario, che, a sua volta, ha trovato facile il percorso del destro, scarsamente usato per concludere favorevolmente le sue azioni. Lovaglio ha messo a nudo qualche carenza caratteriale che influiscono sul suo rendimento: molte energie sono spese attraverso la tensione che manifesta anche quando ha il match sotto controllo e potrebbe gestirlo. Bruzzese si è preoccupato troppo della difesa ma non ha svolto, quando l’azione avversaria richiedeva, il movimento sul tronco ed il tempismo necessario per le
repliche. Alla fine lo stillicidio dei colpi lunghi di Lovaglio ha aperto la breccia necessaria per chiudere il secondo capitolo. Per l’ennesima volta il piemontese, benché spossato, ha fatto arretrare sulle corde l’ostinato Bruzzese, ormai instabile sulle gambe. A quel punto l’intervento risolutivo dell’arbitro ha chiuso la partita senza conteggio. Lovaglio, 19-11-0 (12), ha conquistato il titolo dell’Unione europea al secondo tentativo, dopo la sconfitta sofferta a Grugliasco nel settembre 2014 contro il croato Stjepan Vudelija per squalifica nella quinta ripresa. Bruzzese, 15-2-0 (5), dovrà ripartire dal campionato nazionale per ricostruire la carriera. L’udinese Nicola Ciriani è il sedicesimo campione italiano dei pesi massimi-leggeri dopo il successo conseguito contro il giovane romano Simone Federici. Al termine delle 10 riprese il verdetto è stato unanime, come hanno riportato i cartellini dei tre giudici: 9793, 97-94 e 96-94. Ciriani ha fatto la sua seconda esperienza tricolore dopo il fallito tentativo di aggiudicarsi la vacante cintura dei mediomassimi nel marzo del 2014 contro Mirco Ricci a Roma. Ciriani, 13-1-0 (8), ha messo a frutto la sua esperienza contro un avversario, dotato di tanta buona volontà ma a volte maldestro nelle fasi offensive. Federici, giunto all’appuntamento con il record immacolato di 7 vittorie (4 prima del limite), costruito in due anni a spese di avversari di modesto
calibro ma necessari per la sua crescita, ha portato contro l’avversario friulano solo la sua giovane vigoria fisica. Il laziale non ha saputo condurre azioni di attacco validamente offensive: molti colpi larghi e il suo destro a martello veniva intercettato alla partenza e scansato con spostamenti sul tronco dell’avversario. Ciriani, con un fisico più da mediomassimo che da cruiser, è stato attivo fin dalle prime battute. Ha alimentato il confronto con le sue azioni d’attacco ed ha tentato di costruire un filo conduttore. Con il passare delle riprese la competizione è scivolata sul piano della baruffa, nella quale il friulano ha fatto valere la sua dimestichezza raccolta in più anni di pratica pugilistica. Federici, 7-1-0 (4), deve fare tesoro di questa esperienza, benché negativa, perché ha il temperamento che serve al pugile che vuole andare lontano: dedizione ed esperienza faranno il resto, per sua grande soddisfazione. Altri risultati: Welter, Dario Morello V PT 6 Italo Brussolo - Superleggeri, Luca Maccaroni V KOT 3 (Abb) Emanuele De Prophetis - Leggeri, Massimiliano Ballisai V KOT 4 (Abb) Laszlo Fekete (Ungheria) - Piuma, Luca Rigoldi V KOT 2 David Hoppal (Ungheria). ..........
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Una fase del match Lovaglio vs Bruzzese; Preliminari Ciriani vs Federici; Lovaglio vincitore; Ballisai contro Fekete; intreccio di braccia tra Rigoldi (vincitore) e Hoppal; Ciriani esulta; Morello vincitore di Brussolo; Maccaroni vinciore di De Prophetis.
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simona Galassi Una sconfitta agrodolce. Ma la messicana Chavez non ha avuto vita facile di ernesto Cusmai
Città del Messico, 12. 12. 2015 - Quando un pugile supera i 40 anni ti trovi di fronte a un doppio dilemma o è bravo lui oppure la boxe sta nella parabola discendente. Logicamente parliamo di titoli internazionali.
soprattutto parliamo di uomini e donne con la famosa parità conquistata da quest’ultime in uno sport considerato la roccaforte maschile. Le donne stanno acquistando terreno pezzo dopo pezzo in una sorta di mosaico interminabile che dovrebbe disegnare un ring, la sede di entrambi. La maggior parte delle volte quando un atleta supera la soglia dei 40 anni e vince cala l’asticella della qualità. Ma il vecchio detto, un classico della medicina, che la vita comincia a 40 anni potrebbe essere dirottato nel mondo dei guantoni quando parli di un personaggio come Simona Galassi, che i 40
ma
anni li ha superati da un pezzo. La boxe è anche arte, non è solo forza e bravura. L’arte è una cosa, la bravura un’altra. Quando tu affronti un’avversaria forte e brava e non sei un’artista soccombi. E’ il risultato della più semplice delle equazioni. La “Regina di Romagna” a detta di molti e anche dal sottoscritto può essere definita la migliore di tutti i tempi nel movimento femminile. E’ incredibile come dopo 14 anni sia ancora sulla cresta dell’onda, rispettata e soprattutto temuta. Non dimentichiamo inoltre che ai 14 anni di boxe sono da aggiungersi 5 di sport da combattimento e soprattutto non dimentichiamo quel titolo mondiale
conquistato a Scranton nel 2001 tra lo scetticismo generale, lei esordiente, che spalancò le porte alla boxe femminile italiana, oggi considerata tra le nazioni più forti in questo settore. Da dilettante è stata la più forte in assoluto a livello mondiale con una sola sconfitta su 87 matches disputati, tra l’altro ingiusta e vendicata abbondantemente contro la turca Ahmet Comer. Tre mondiali e altrettanti Europei conquistati, non c’è un paragone neanche con le atlete che disputeranno le Olimpiadi di Rio de Janeiro. Nel settore maschile da noi solo Nino Benvenuti è riuscito a tanto con una sola sconfitta su 121 incontri, nean-
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che a farlo apposta subita ingiustamente da un turco. Un ricorso storico fra due fuoriclasse. Un filo sottile che li lega nella leggenda. Ho avuto la fortuna di vedere Simona Galassi, combattere dal vivo, in tre occasioni. La prima me la sono imposto il 12 marzo del 2010 nel Palazzetto di Bertinoro dopo aver fatto un viaggio avventuroso da Rosa Marina (Ostuni), dove risiedo, tra strade innevate con il pericolo di rimanere bloccato. Ma la curiosità era troppo forte e poi era motivata dal fatto che la romagnola era campionessa del mondo dei mosca, titolo conquistato contro la “tigre” Stefania Bianchini, una rivalità accesa che tenne desta la stampa per lungo tempo. La sua avversaria si presentò con il tradizionale “Sombrero”, sembrava una ragazzina, ma Esmeralda Moreno aveva determinazione e cattiveria in abbondanza per appropriarsi di quel titolo che avrebbe fatto di lei la “diva” messicana, in un paese dove la boxe è sport nazionale. Rimasi affascinato dall’andamento del match, ma soprattutto dalla freddezza e dalla perfetta strategia adottata sul ring dalla Galassi. Solo nell’ultimo round la Moreno era riuscita ad impegnare la campionessa, ma forse fu una concessione della padrona di casa, una sorta di onore alle armi per l’ospite. In quell’occasione all’angolo c’era Valerio Nati, uno dei miei idoli insieme a Loris Stecca, quando logicamente ero un prossimo laureando. Fu una giornata indimenticabile e l’ammazzata del viaggio era ridimensionata dall’entusiasmo che Simona era riuscita a instillare come un buon ponce al rhum. La seconda volta che ho avuto il piacere di assistere de visu ad un match della “Galattica” è stato al Palafijlkam, bellissimo impianto di Ostia, in una giornata rovente di agosto. L’avversaria era Laetitia Artelier, una graziosa francesina, che sul ring diventava una tigre imponendo un ritmo forsennato. Non era facile contrastarla, ma nell’occasione oltre al marchio inconfondibile della classe Simona mostrò quella freddezza, dote naturale, che la tira fuori da qualsiasi tempesta. Ogni match una storia a se come è avvenuto il 7 febbraio di quest’ anno a Ferrara contro una sua “antica” rivale da dilettante: Loredana Piazza. Match suggestivo, intenso, contro un’avversaria che si dimostra più difficile del previsto, tanto da costringerla
a tirare fuori gli artigli. Un saliscendi di trattative e di rinvii l’ha portata poi ad un’ennesimo tentativo mondiale, con molto poco preavviso. A voler spaccare il capello non è un problema, Simona è sempre in allenamento, una droga quasi quotidiana che Alessandro Duran sa bene distribuire. Si ritorna dopo 4 anni in Messico, la sua avversaria ha un cognome famoso nel boxing mondiale, ma Jessica non ha nulla a che vedere con Juan Carlos Chavez e i suoi figli. Chavez è un cognome comune in Messico Pochi giorni e oltrettutto con il problema del fuso orario e l’ ossigeno per respirare a quasi 2.500 metri di altitudine. In palio è il mondiale WBC dei mosca. L’Auditorio Blackberry di Città del Messico è una bomboniera con posti esauriti e tifo infernale, che per noi diventa quasi inspiegabile, come di un altro pianeta. Jessica Chavez (+ 24, - 4, = 3) è più giovane di 16 anni, un rapporto quasi di madre in figlia. Ma i messicani sono preoccupati, ricordano molto bene il match contro la Juarez e il titolo che per un nonnulla aveva rischiato il trasferimento in Romagna. Ma c’è un altro campanello d’allarme, per gli amanti delle statistiche e degli scontri indiretti: la Chavez qualche anno fa fu sconfitta da quell’Esmeralda Moreno, a cui la Galassi fece cappotto nella sua Bertinoro. Gli allarmi suonano non solo per la messicana, ma anche per il team della nostra campionessa. L’età in primis, un pedaggio che diventa sempre più pesante, altitudine, fuso orario, ma soprattutto un arbitraggio casalingo che ha permesso alla campionessa qualche licenza di troppo, culminata con una testata che ha procurato l’ interruzione del match alla nona ripresa con lettura dei cartellini: 79-73, 80-72 e 78-74, tutti favorevoli alla Chavez. La fine del match suscita entusiasmo, ma anche un sospiro di sollievo, perchè il pubblico seguiva sempre con apprensione quel sinistro “magico” che dava l’idea di perforare qualsiasi difesa. Alessandro Duran anche stavolta le ha parlato chiaro: dopo 12 sfide mondiali (6 vittorie) e 7 sfide europee (6 vittorie) forse è il caso di appendere i guantoni al chiodo magari dopo un match vittorioso ad hoc...ma la Regina di Romagna non vuole ancora scendere dal “ring”.
La locandina dell’incontro; la messicana Chavez vincitrice; un momento dell’incontro
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Unione eUropea dei pesi Welter
paulie Malignaggi Campione...in attesa. Buona prova di Antonio Moscatiello
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di aldo Bonferru
Londra, 12. 12. 2015 - Riunione fiume allo O2 Arena (Millenium Dome) dove per certi versi l’Italia è stata la protagonista per la conquista di un titolo dell’ Unione Europea. Ci riferiamo logicamente al match che ha visto di fronte Paulie Malignaggi e Antonio Moscatiello nei welter. Al posto di questo match ci sarebbe dovuto essere la sfida tra Gianluca Branco, campione europeo in carica, e Paulie Malignaggi, americano con doppio passaporto, viste le sue origini siciliane. Branco faceva sapere di non essere disponibile per un infortunio. Diplomazia e abilità organizzativa trasformavano il match continentale in una sfida per l’Unione Europea tra Malignaggi e Antonio Moscatiello, a cui non manca certo il coraggio per le imprese impossibili. Il titolo era rimasto vacante per la rinuncia di Ahmed El Mousaoui. Più di 20mila persone hanno assistito alla riunione organizzata dalla Matchroom di Eddie Hearn dove teneva banco il match dei massimi tra la grande speranza dei massimi Anthony Joshua e Dillian Whyte. Malignaggi ci teneva a combattere dopo il suo rientro vittorioso contro Fazekas al Teatro Principe. Moscatiello reduce da sette vittorie giocava la sua carta sia pure contro un ex campione del mondo. Alla fine delle 12 riprese il responso è stato abbastanza chiaro con il successo netto di Malignaggi con120109, e due volte 119-110. Magic Man si è presentato in buona forma, senz’altro migliore rispetto all’ultima esibizione di Milano. Tra l’altro i due pugili si conoscevano bene essendosi allenati spesso insieme. L’italo-americano ha dominato fino alla quinta ripresa, dove ha messo in luce il suo talento con schivate al millimetro e rientri fulminei. Dalla sesta Moscatiello si faceva più intraprendente riuscendo a mettere a segno in più di un occasione il suo gancio destro, non molto gradito dall’avversario. Il monologo di Malignaggi si trasformava in alcuni momenti in uno scambio di colpi pesanti. L’ italo-americano aveva in serbo la sua seconda volta di lettura grazie alla grande esperienza accumulata nelle sue sfide mondiali. Moscatiello ci provava a forzare i tempi nella decima e nell’ultima ripresa, ma Malignaggi si disimpegnava, sia pure con fatica, portando
a segno un maggior numero di colpi. Il discorso con Branco dopo questa vittoria sembra momentaneamente accantonato, visto che si parla per il civitavecchiese di difesa obbligatoria con Leonard Bundu. Ma in Inghilterra Malignaggi gode di popolarità e non è escluso una sua sfida mondiale, o una semifinale, per arrivare all’ imbattuto Kell Brook, campione mondiale IBF. Antonio Moscatiello pur con la scusante di una preparazione non perfetta si è comportato dignitosamente, però parliamo ancora di qualche lacuna che lo tiene per ora fuori dal jet set internazionale. Il milanese ha ancora margini di miglioramento interessanti e ha dimostrato ampiamente che il titolo italiano comincia ad andargli stretto. Paulie Malignaggi è rimasto nell’animo italiano al 100%, lo dimostra portando il tricolore bene impresso nei pantaloncini, parla ottimamente la nostra lingua sia pure con inflessione “broccoliniana”, tenendo ben presente la sua nascita avvenuta 36 anni fa nel noto quartiere newyorkese. Origini sicule ben radicate, cosa che il giovane pubblicizza a piè sospinto soprattutto con le sue frequenti visite a Palazzolo Acreide, dove sono nati i suoi genitori. Dopo i 16 anni è avvenuto il suo approccio in una palestra di pugilato e nel 2001 il gran salto del professionismo. Una bella sfilza di ben 21 vittorie lo pone all’attenzione degli esperti, il giovane piace per la sua estemporaneità, ma soprattutto per quello stile anguillesco difficile da imitare, ma soprattutto difficile da inquadrare per i suoi avversari. Unico suo difetto è la mancanza di potenza, ma con lui lo spettacolo è ugualmente garantito. Al suo 19mo match mette in bacheca il suo primo titolo internazionale (WBC) battendo con verdetto tecnico al 7mo round Sandro Casamonica, che aveva all’angolo Salvatore Cherchi. Match di fine tecnica per palati fini. Sandro è avversario tra i più difficili, ma Malignaggi è pur
sempre “Magic Man”, come amano definire i suoi fans. Il match con Casamonica avviene nel 2004 e due anni dopo c’è il suo battesimo mondiale contro Miguel Cotto. Il portoricano contro di lui conserva il mondiale WBO dei superleggeri al Madison Square Garden, ma non brilla dando anche l’impressione di colpire un pugno di mosche. Ormai Paul è diventato uomo di classifica e conferma il suo valore per la IBF contro Lovemore Ndou, granitico sudafricano residente in Australia. Ma dopo aver difeso brillantemente il titolo accetta la sfida con Ricky Hatton per l’HBO in una sfida intitolata “Power vs Precision”. La micidiale potenza dell’inglese esplode nel secondo round e da quel momento per Malignaggi sarà pura sofferenza interrotta all’11mo round dal secondo Buddy Mc Girt. E’ la sua prima disfatta, ma l’intermezzo vittorioso con Juan Diaz, diventa solo un appendice di fronte ad Amir Khan, che si dimostra nettamente più forte. Per qualcun altro avrebbe potuto essere la fine ma non per “Magic Man” che passa tra i welter e sorprende tutti superando l’ukraino Senchenko fino ad allora imbattuto. L’italo-americano siede sul trono della WBA e si conferma contro il promettente Pablo Cesar Cano. Dopo questo match inizia la sua parabola discendente perdendo con Adrien Broner. La sua vittoria sul pur bravo Zab Judah non serve certo a mitigare le sconfitte prima del limite, sia pure giustificate dalle ferite, contro Shawn Porter e Danny Garcia. Per chiunque altro sarebbe stato un ineluttabile viale del tramonto, ma non per Paulie, che rimanda la sua carriera di commentatore, per risorgere cominciando dall’Unione Europea...in attesa di nuovi sviluppi. ..........
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interContinentale sUperleGGeri iBF
andrea scarpa Brividi a Torino, sognando un grande 2016... vince contro Chaibi avversario irriducibile di Giuliano orlando ph alberto dumassi
Torino, 28. 11. 2015 - Non fidarti mai dei francesi in guantoni. Ne sanno qualcosa Fiordigiglio, Blandamura, Sarritzu e la Torti, che nel corso della stagione hanno incrociato i ferri con i transalpini Vitu, Soro, Legrand e la Hamoduche, riportando sconfitte brucianti. A Le Cupole di Torino, il superleggero Andrea Scarpa (19-2)
beniamino di casa, davanti ad un pubblico numeroso e competente, ha interrotto la striscia negativa contro i “galletti”, battendo l’ostico mancino Lyes Chaibi, che prima di cedere ha dato veramente filo da torcere al giovanotto “torinese, foggiano al 100%”, come si legge sulla maglietta che sfoggia presentandosi sul ring. Il record dell’ospite (14-8-2), faceva prevedere un confronto non troppo ostico. Lo svolgimento della sfida, che valeva la vacante cintura Intercontinentale IBF, ha raccontato una storia assai diversa. A tutto vantaggio dello spettacolo, sempre gradito dagli spettatori, ma facendo correre brividi poco piacevoli all’angolo di Scarpa, per troppe riprese incapace di dare la svolta decisa. Chaibi, a dispetto delle molte sconfitte (alcune immeritate) ha mostrato una buona base tecnica, una preparazione perfetta e doti da incassatore notevoli. Inoltre ha capito la chiave del match prima di Scarpa e per diversi round ha saputo rubargli il tempo. Cosa è accaduto? Lo spiega il diretto interessato: “Era la seconda volta che combattevo nella città dove vivo, ma la prima nel ruolo di protagonista della riunione. Ho pagato l’emozione in modo tremendo. Nella testa di mi passavano mille pensieri, non volevo deludere, temevo di sbagliare, tutto questo mentre passavano le riprese e l’avversario prendeva fiducia. Avevo stranamente le braccia stanche, quindi i colpi partivano lenti. La boxe è fatta con la testa, i pugni seguono gli impulsi del pensiero
e per metà incontro non sono riuscito a sbrogliare la matassa”. Il fatto che fosse mancino ti ha creato problemi? “Col mio maestro Antonio Di Renzo, che è anche un vero amico e che ringrazio, abbiamo studiato Chaibi, quindi lo sapevo come combatteva. Purtroppo non avevo messo in conto l’emozione, una brutta bestia. Poi mi sono detto che non potevo rovinare tutto facendomi battere da uno meno bravo di me. Ho pensato ai sacrifici che faccio ogni giorno, dividendomi tra lavoro e palestra, ho guardato il pubblico che mi incitava e ho iniziato a boxare come avrei dovuto fare fin dal via”. Un avversario tosto, comunque. “Niente da dire, ma sono stato io farlo diventare pericoloso. Quando ho iniziato a muovere le mani, in diverse occasioni ha traballato e nell’ultimo round è stato ad un nulla dal finire KO. Ad ogni modo questa vittoria sudata mi ha insegnato molto. Esperienza importante e la consapevolezza che Torino sta credendo in me. Una bella constatazione, che mi auguro abbia il completamento nel 2016, che dovrebbe dare i frutti anche sul piano finanziario. Decide Salvatore Cherchi, che gode della mia fiducia totale, quindi ogni sua scelta ritengo sia la migliore. Credo che seguiremo la strada IBF, visto che ho questa cintura abbastanza importante. Una difesa verso marzo-aprile e forse un test a gennaio per mantenere l’abitudine al ring”.
Scarpa è già stato campione italiano superpiuma (2012) a spese di Cipolletta e superleggeri (2013) scalzando De Donato per ko, ritornando ancora tricolore nel gennaio 2014 a Bergamo battendo Acatullo. Dopo averlo difeso contro l’inconsistente De Prophetis, ko al primo round, ha dovuto lasciarlo per regolamento. Adesso è campione Intercontinentale IBF e giustamente guarda a traguardi importanti. Classe 1987, debutta al professionismo nell’aprile del 2011, vince il primo match, poi inciampa su Tommasone e Finiello. Uniche due sconfitte in carriera. Da quel momento, ha incamerato 18 vittorie e il trend non sembra dover cambiare rotta. Come hai iniziato? “Sui 16 anni, mio zio Dino, buon dilettante, mi suggerì di provarci, visto che nel calcio non ero un talento, semmai il contrario. Nei dilettanti col maestro Grasso, non ha avuto mai fortuna. Molto meglio tra i professionisti, anche se non è facile allenarsi al meglio dovendo lavorare. Per fortuna i miei datori Giancarlo Stile e Fabio Barie sono amici e appassionati, sensibili e comprensivi. Meritano il mio grazie. Come Alberto Caliandretti il mio promoter”. In famiglia che dicono? “Non fanno i salti mortali, ma non mi creano problemi, mamma Patrizia e Chiara la mia ragazza, hanno paura e non lo nascondono, mentre papà Paolo mi segue molto discretamente. Per fortuna crescono i tifosi. Prima
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dell’incontro di Torino, i fans del Foggia calcio hanno messo uno striscione allo stadio, annunciando il match di Torino. Al lavoro, faccio il barman e il cameriere, sono in costante aumento quelli che si complimentano per le vittorie, Avermi visto in TV conta molto” I tuoi idoli pugilistici? “Su tutti Sugar Ray Robinson che ho visto nei filmati, un fenomeno, poi Alì, Marciano, Monzon, Basilio, Hearns, Leonard e Hagler. Tra gli attuali mi fa impazzire il kazako Golovkin, un medio completo. La OPI2000 non si è limitata alla prestazione di Scarpa, completando la serata con altri cinque incontri. Molto apprezzato il debutto sul ring torinese di Carlos Takam (33-2-1) possente massimo del Camerun, tesserato in Francia, che tornava a combattere dopo aver sfiorato il successo clamoroso a Mosca nell’ottobre del 2014 contro Povetkin. A Torino ha disputato otto round molto spettacolari col resistente brasiliano George Arias (56-15), accompagnato dalla moglie all’angolo, capace di reggere le bordate del nuovo acquisto della OPI2000, che per la verità ha boxato più di velocità che potenza. “Al momento il discorso europeo non
ci interessa, puntiamo ad una sfida mondiale” questo il messaggio di Cristian Cherchi. La presenza sul ring di Hdillah Mohoumadi (20-3-1) campione europeo supermedi, non è durata neppure un round. L’ungherese Torres Marin (8-7-1) si è dimostrato un esile fuscello sbattuto a terra in poche battute. In attesa di conoscere i prossimi obbiettivi a carattere continentale, il massimo Matteo Modugno (18) prosegue lungo la strada dei test. Aveva di fronte l’ennesimo magiaro Ivica Perkovic (21-29) che è stato al gioco nei primi round, poi si è fatto pericoloso con la testa e infatti è riuscito a ferire Modugno. Il match è finito al quinto, con verdetto tecnico per l’italiano, avanti nel punteggio. L’ex tricolore mediomassimi Orial Kolaj (17-5) ha costretto alla resa Bela Juhasz (Ung. 126) al quarto round, confermando il pieno recupero. Il superpiuma: Benoit Manno (15-2), che punta al tricolore a tempi brevi, si è trovato davanti un inguardabile Bojan Veljkovic (Ung. 1-6-1), che della boxe ha vaghi ricordi. Al quinto tempo, l’arbitro ha rimandato all’angolo l’ospite, per reiterate scorrettezze. ..........
La vittoria Di Andrea Scarpa sul francese Chaibi e il Campione Europeo Hdillah Mohoumadi
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eUropean YoUth BoxinG ChaMpionships
oro per di serio Grande protagonista agli European Youth di tommaso Gregorio Cavallaro ph Marcello Giulietti
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olobrzeg, 20- 28. 11. 2015 - L’edizione 2015 degli European Youth Boxing Championships si sono conclusi in quel di Kolobrzeg (Polonia) presso la Hala Milenium Arena. L’Azzurro Raffaele Di Serio, battendo 2-1 finlandese Arslan Khataev, si è messo al collo l’oro nei 56 Kg. “Grandissmo match da parte di Di Serio” Queste le parole del Coach Coletta “che si è trovato di fronte e battuto un avversario forte ed ostico dotato di un buon allungo. Oro meritatissimo per il nostro ragazzo” “Ero partito con l’idea” queste le dichiarazioni di Di Serio “di andare il più avanti possibile senza pormi obiettivi. Match dopo match, ho iniziato a credere di poter arrivare fino alla fine. Sono stato anche bravo a rimanere sempre freddo e mettere in pratica i consigli dei Tecnici, che mi sento di ringraziare di cuore. Così come il mio grazie va sia ai miei compagni di squadra, che mi sono stati sempre vicini, che ai Maestri della mia società, senza l’aiuto dei quali non sarei mai potuto arrivare a questa medaglia d’Oro”
Un momento dell’incontro di qualificazione di Di Serio Stuart
PROGRAMMA GARE E RISULTATI AZZURRI 21/11 8° 49Kg Cordella N. vs Shadalow (GER) 0-3 16° 56Kg Di Serio vs Stuart (SCO) 3-0 16 ° 75Kg Sarchioto vs Agirman (GER) 3-0 16° 81 Kg Antonaci vs FishBuch (GER) 0-3 22/11 8° 52 Kg Cordella D. vs Gafarli (AZE); 1-2 8° 75 Kg Sarchioto vs Whittaker (ENG) 0-3 16° 60 Kg Iozia vs Gashi (GER); 0-3 16° 64 Kg Magrì vs Galiyev (AZE); 1-2 23/11 8° 56 Kg Di Serio vs Camacho Guerra (SPA) 3-0 25/11 Quarti 56 Kg Di Serio vs Strand (ENG) 3-0 27/11 Semifinali 56 Kg Di Serio vs Jitaru (ROM) 3-0 28/11 Finale 56 Kg Di Serio vs Khataev (FIN) 2-1
ITALIA BOXING TEAM FOR KOLOBZERG 2015 49 Kg. Crdella Nicola Be Boxe Copertino 52 Kg. Crdella Damiano Be Boxe Copertino 56 Kg. Di Serio Raffaele GS Fiamme Oro 60 Kg. Iozia Francesco ASD Eagle 64 Kg. Magrì Francesco Quero-Chiloiro 75 Kg. Sarchioto Giovanni CS Esercito 81 Kg. Antonacci Federico Pol. Vivere Solidale Staff Coletta Giulio Rosi Gianfranco Referee & Judge Franchi Carlo 3stelle Toscana Physio Giulietti Marcello team Doctor Lucania Luciano
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