Boxe Ring - 2/2016

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POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB ROMA

D A L 1 9 5 2 L A R I V I S TA U F F I C I A L E D E L L A F E D E R A Z I O N E P U G I L I S T I C A I TA L I A N A N . 0 2 - 2 0 1 6

GRAN GALA PER I 100 ANNI DELLA FPI

BUNDU DI NUOVO SUL TRONO EUROPEO

IL RITORNO DI CAMMARELLE PRIMA DEL RITIRO

ADDIO A GIORDANO CAMPARI E DOMENICO CHILOIRO


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11/09/15

FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA. DAL 1916, L’ITALIA C

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1916-2016 CENTO ANNI DELLA FEDERAZIONE PUGILISTICA ITALIANA K

fpi.it - iocimettolafaccia.it

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Editoriale

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“TIZZO” MARSILI

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Gran Gala 100 Anni FPI

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Ricordo di Giordano Campari, campione in chiaro scuro

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Walter Borghino

Tommaso Gregorio Cavallaro

Dual Match Italia vs Russia Alfredo Bruno

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Larghetti perde, ma Nielsen barcolla

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Rimini Wellness

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Bundu re d’Europa a Firenze

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Alfredo Bruno

Michela Pellegrini Giuliano Orlando

Marco Siciliano campione in un solo round Gabriele Fradeani

Giuliano Orlando

“Il biondo” di Gianmarco Blasi 29 Federico Falzone

Marcello Matano perde ma entusiasma Fausto Bergonzoni

Stefano Buttafuoco

VASILY FILIMONOV

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AMANDA SERRANO

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Nino Benvenuti racconta il suo rapporto con il Cinema

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Suprema Boxe il pugilato è per tutti!

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Silvio Branco racconta il suo “Tunnel trasparente”

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Vezio Romano

Luca De Franco

Gianni Virgadaula

Angelo Bevilacqua

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Massimo Scioti

Sommario BOXE RING N. 02/2016 - Direttore responsabile: Walter Borghino - Periodico bimestrale della Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) - Presidente federale: Alberto Brasca Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma N. 10997/66 del 18.05.1966 - Redazione: Viale Tiziano n. 70 - 00196 Roma - Editore: Stegip Group s.r.l. - Amministratore unico Donatella D’ambrosio - Sede legale: Viale dei Monfortani 57/b - 00135 Roma - Sede operativa: Piazza Pio IX 5 - 00167 Roma - Stampato da: FP Design Srl, Via Atto Tigri, 11, 00197 Roma. Chiuso in tipografia il 15 maggio 2016.


samsun

tre medaglie per rio Giuliano Orlando a pagina 56

A Terracina torna la boxe

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VALERIO RANALDI

DOMENICO CHILOIRO

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Campionati Italiani

Vincenzo Belf iore

Primiano Michele Schiavone

Demchenko batte Ricci e conquista l’UE Stefano Fantogini

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La boxe a Roma torna ad avere il suo Palasport 42 Tommaso Gregorio Cavallaro

LAURA TOSTI Vezio Romano

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ITALIA BOXING TEAM

Attività senza soste da marzo a aprile Tommaso Gregorio Cavallaro

In buona salute l’attività dei Pro (seconda parte) Giuliano Orlando

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Tommaso Gregorio Cavallaro

Schoolboy - Junior 2016 Gallipoli

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Boxe e musica due arti fondate sull’immediatezza

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A Marcianise sorge il Great Gym

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Lenny Bottai torna campione dei superwelter

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Tommaso Gregorio Cavallaro

Fabio Rocco Oliva

Adriano Cisternino

Aldo Bonferru

EUROPEAN OLYMPIC QUALIFICATION

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Samsun: Missione compiuta Giuliano Orlando

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fpi.it Coordinamento Editoriale: Alfredo Bruno (albruno@alice.it), Michela Pellegrini e Tommaso Gregorio Cavallaro; Progetto Grafico: FPI; Pubblicità: Uff icio Comunicazione e Marketing FPI; Foto di copertina: Marcello Giulietti; Hanno collaborato: Vincenzo Belf iore, Aldo Bonferru, Walter Borghino, Fausto Borgonzoni, Alfredo Bruno, Stefano Buttafuoco, Tommaso Gregorio Cavallaro, Adriano Cisternino, Luca De Franco, Federico Falzone, Stefano Fantogini, Gabriele Fradeani, Fabio Rocco Oliva, Giuliano Orlando, Michela Pellegrini, Vezio Romano, Primiano Michele Schiavone, Massimo Scioti, Gianni Virgadaula. Foto: Archivio FPI, Alfredo Bruno, Tommaso Gregorio Cavallaro, Luca De Franco, Federico Falzone, LuKa e Franz, PH Activa, Renata Romagnoli, Flavia Valeria Romano, Alessandro Sebastiani, Alessandra Tognarini, Roberto Venturi.


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Editoriale Walter Borghino

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ifficile scegliere il protagonista di un inizio anno che non si sarebbe potuto immaginare tanto scintillante e denso di forti emozioni. Partiamo dalla serata di gala che a Roma ha aperto le celebrazioni per festeggiare il centenario della nostra Federazione. Uno scenario di ospiti e di protagonisti di ieri, di oggi e di domani veramente impressionante, che ha saputo coinvolgere e appassionare. Testimonianze, ricordi, siparietti commoventi e passionali, il tutto condito di premiazioni al passato e di speranze per il futuro, alla presenza dei più grandi protagonisti di sempre. La partecipazione attiva dei presidenti Wu e Malagò ha impreziosito un evento che non ha lasciato indifferenti, colpendo la mente e l’anima. Un bravo a tutta la Federazione per l’impegno,

berto Cammarelle, che circondato da tanti amici e in un ambiente a lui familiare ha dato l’addio allo sport attivo. Non vogliamo aggiungere altro alle tante, preziose e autorevoli parole di apprezzamento, di stima e di riconoscenza che sono state profuse verso il Campione dilettante più forte di sempre. Diciamo solo “Grazie Roberto” per quanto ci hai regalato e “in bocca al lupo” per la nuova avventura da dirigente, dove certamente saprai profondere la tua infinita esperienza e quella saggezza umana che ti hanno sempre contraddistinto e fatto svettare tra i tanti. E a proposito di grandi “vecchi” dello sport italiano, onore e merito a Leonard Bundu, che nella sua città adottiva si riprende il titolo europeo dei pesi welter battendo nettamente il finlandese Koivula e, dopo aver fallito con onore la

“...Emozioni, emozioni, emozioni. Quelle che speriamo sapranno regalarci le nostre ragazze, impegnate negli imminenti mondiali femminili di Astana, esame di riparazione per le due categorie olimpiche mancanti, opportunità prestigiosa per le tante escluse per regolamento da Rio, ma pronte a giocarsi un podio mondiale da non disprezzare! certamente ripagato. Poi Irma Testa, la prima donna che avrà l’onore e l’onere di calcare il ring olimpionico, tra qualche mese a Rio. Una straordinaria testimonianza di talento, tecnica e tattica, cui la Nostra ha saputo aggiungere la sana spensieratezza giovanile e un approccio machiavellico. Il suo “miracolo”, non da tutti inatteso, ha fatto da contraltare alla prima sconfitta di Katie Taylor, quasi un passaggio di consegne esaltante e di grande prospettiva per il futuro, anche immediato. Insieme a Irma le altre carte olimpiche Mangiacapre e Cappai, conferme di un percorso di preparazione rigoroso, serio e adeguato ad una competizione estremamente competitiva e di difficile lettura. Peccato per alcuni passaggi a vuoto, alcuni fortemente immeritati, che hanno lasciato delle ferite (oltre a quella di Valentino, che lo ha fermato verso una probabile qualificazione…). Sessione di appello, per i ragazzi, a giugno a Baku, non sarà facile ma siamo e vogliamo essere fiduciosi. Forza ragazzi! Infine, ma certamente non da ultimo, Ro-

chance mondiale americana, trova nuova linfa per un rilancio a livello internazionale. Emozioni, emozioni, emozioni. Quelle che speriamo sapranno regalarci le nostre ragazze, impegnate negli imminenti mondiali femminili di Astana, esame di riparazione per le due categorie olimpiche mancanti, opportunità prestigiosa per le tante escluse per regolamento da Rio, ma pronte a giocarsi un podio mondiale da non disprezzare! La grande kermesse del benessere a Rimini attende con passione i nostri “amatori”, una parte importante e significativa del nostro mondo variopinto e multicolore, dove il fitness e il wellness hanno saputo ricavarsi uno spazio di grande dignità e presenza. Questo è il pugilato che ci piace, questo è il mondo che vogliamo esaltare e sostenere, capace di spazzare senza appello ogni altra stortura e devianza immorale e delittuosa. Il pugilato è entrato a testa alta nel secondo centenario e vuole rimanerci, a dispetto di molti. Ancora una volta grazie ai nostri tanti e straordinari protagonisti, tutti degni del podio più alto.

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OFFICIAL SUPPLIER


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Gran Gala 100 Anni FPI

Grande Festa alla Casa delle Armi del Foro Italico. Premiati i Campioni di Ieri e assegnato il Premio Giuliano Gemma. di Tommaso Gregorio Cavallaro ph PH ACTIVA/FPI

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Roma, 22. 03. 2016 opo aver ospitato la mostra della Boxe in 100 anni: D “L’Arte Immagini Testimonianze, Emo-

zioni”, la Casa delle Armi del Foro Italico in Roma è diventata il palcoscenico dell’evento clou delle celebrazioni del Centenario della Federazione Pugilistica Italiana. La Serata di Gala, organizzata dalla Federazione in collaborazione con la AGNUS DEI Tiziana Rocca Productions Srl, è stata presentata magistralmente dall’attore e doppiatore Pino Insegno, grande amico del Pugilato Italiano. Prima dell’inizio della serata è stato fatto rispettare un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime degli attentati di Bruxelles e delle 7 ragazze italiane decedute in Spagna. “Grazie” - queste le parole del Presidente FPI Alberto Brasca - “a tutti voi e a tutti coloro che hanno fatto grande la storia centenaria della nostra

Federazione. Ringrazio, ovviamente, per la loro presenza il Presidente del CONI Giovanni Malagò, il Presidente dell’AIBA Ching-Kuo Wu e il Presidente EUBC e Vicepresidente AIBA Franco Falcinelli”. “Un dovere e un Onore” - si è così espresso il Presidente Malagò - “essere qui per festeggiare questa straordinaria ricorrenza di una Federazione che tanti allori e successi ha permesso di ottenere al nostro movimento sportivo”. “La FPI” - queste le dichiarazioni del Pres. WU, che ha donato al Presidente Brasca una Targa AIBA commemorativa per questa ricorrenza - “è una delle più gloriose dell’intero panorama pugilistico mondiale, siamo lieti di celebrare il nostro (dell’AIBA, ndr) 70° compleanno nell’anno del centenario FPI, ai cui atleti auguro i migliori successi in prospettiva Rio”. “I successi del Pugilato italiano “ - così ha parlato il Pres EUBC Falcinelli “sono il frutto del grandissimo lavoro di

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tutto il movimento a partire dalle piccole palestre per arrivare alle squadre nazionali. Il Centro Nazionale di Pugilato di Assisi ha ospitato negli ultimi 30 anni ben 50 Compagini Nazionali e la città serafica sarà la sede designata per l’Accademia AIBA di Pugilato”. Un parterre de Rois ha reso a ancora più speciale questo evento. Happening nel quale la Federazione ha reso omaggio al suo primo secolo di storia, premiando tutti coloro che in questo lasso di tempo hanno dato lustro alla noble art tricolore. Per quanto riguarda i Giochi Olimpici ed i Mondiali AIBA, le medaglie celebrative sono andate a tutti quei boxer che sono saliti sul podio più alto: da Aureliano Bolognesi a Roberto Cammarelle. Stesso discorso per i Pro Nella pagina precedente e in questa: Mix di passato e presente; Giovanni Malagò, presidente CONI, e Franco De Piccoli oro a Roma; L’attore Pino Insegno conduttore del Gran Galà; Enzo Salvi scherza con Alberto Brasca con Tiziana Rocca che fa da arbitro; Una veduta della Mostra.


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che hanno conquistato la cintura iridata: da Franco Udella a Giovanni De Carolis. Premi alla memoria andranno a Mario D’Agata e Duilio Loi, Natalino Rea ed Ermanno Marchiaro. Non ultimi, i tecnici sportivi, dal Maestro Nazzareno Mela al Maestro Brillantino. Altro momento clou, è stato il Premio “Giuliano Gemma”, intitolato alla memoria dello straordinario attore scomparso nel 2014 che fu un grandissimo appassionato di pugilato. Il riconoscimento, alla presenza della moglie Baba

Richerme e della figlia Vera Gemma, è andato agli attori, colleghi e amici dell’attore italiano appassionati di sport e interpreti della noble art. Nino Benvenuti ha ricevuto il Premio Speciale, per la vicinanza a Gemma, con il quale ha recitato nel film “Vivi o preferibilmente morti”. Il Premio è poi andato a Neno Zamperla, Maestro d’Armi che ha recitato insieme a Gemma nel film “Un dollaro bucato”; Franco Nero, grande amico di Gemma e interprete dello stesso genere di film; Francesco

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Nella pagina precedente da destra a sinistra dall’alto verso il basso e in questa pagina: Patrizio Kalambay e l’attore Franco Nero; Nino Benvenuti, Baba Richerme moglie di Giuliano Gemma; Il Presidente Brasca con Damiani, Filimonov, Stecca, Bergamasco; Una veduta del Gran Galà; Il passato con De Piccoli, Nenci, Pinto, Musso, Bolognesi, Zamparini, Benvenuti; Tommaso Russo, Valerio Nati, Simona Galassi e Paolo Vidoz; Salvatore Cherchi tra Alessandro e Massimiliano Duran; La boxe femminile grande protagonista; Maria Moroni e Picardi; Passaggio di consegne tra Roberto Cammarelle e Guido Vianello; Enza Jacoponi con gli arbitri internazionali Barrovecchio, Sapuppo, Foti, Quartarone.


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Salvi, interprete del film sul pugilato “La Rentrée” di Franco Angeli, che ha ricevuto il Nastro d’Argento 2002 per migliore regista esordiente e miglior attore; Alessandro Preziosi Attore, insieme a Gemma nel telefilm “Il Capitano”; e Raoul Bova, insieme a Gemma nella fiction sui fratelli Abbagnale “Una storia italiana” (quest’ultimo ritirato dall’organizzatrice Tiziana Rocca). Momenti di grandi ricordi ed emozioni di fronte ad un ricchissimo parterre, tra cui i componenti del Comitato d’Onore 100FPI, il Ceo di Energetic Source Carlo Bagnasco, ed illustri personalità delle Istituzioni come il Sottosegretario alla Giustizia On. Cosimo, l’Amministratore Delegato di CONI Servizi Alberto Miglietta, il Segretario Generale del CONI Roberto Fabbricini, il Vice Segretario Generale CONI Carlo Mornati, il Vice Presidente Vicario FPI Walter Borghino, il Vice Presidente FPI Vittorio Lai, i Consiglieri Federali FPI, Sergio Rosa, Giuseppe Di Gaetano, Angelo Musone, Antonio De Vitis, Giancarlo Ranno, Flavio D’Ambrosi ed il Presidente della Lega Pro Boxe Carlo Nori. Al completo anche lo Staff Tecnico Azzurro, guidato dai due Head Coach Raffaele Bergamasco per la parte Maschile ed Emanuele Renzini per quella Femminile, e le due Squadre Elite Nazionali Maschili e Femminili, ed i Presidenti dei Comitati Regionali FPI. Tra i personaggi dello spettacolo hanno preso parte alla serata Massimo Boldi, Giulio Base, Federico Zampaglione, Simone Montedoro, Paolo Conticini, Matilde Brandi, Giuseppe Zeno e molti altri. In occasione della Serata è stato proiettato il Video Ufficiale (immagini reperite grazie alla collaborazione con Rai Teche e Istituto Luce-Cinecittà), ideato e prodotto dalla FPI in collaborazione con la Maestro

Production, la cui colonna sonora è una delle più famose canzoni della RockStar Luciano Ligabue: “Ancora in Piedi”. E le emozioni dei 100 anni del Pugilato Italiano continueranno il 2 aprile su Rai 2 con la messa in onda, all’interno dello storico settimanale della testata TG2 Dossier, del documentario sui 100 anni di Federazione Pugilistica Italiana, promosso dal Direttore del TG2 Marcello Masi e realizzato dal giornalista RAI Giammarco Sicuro. Un ringraziamento speciale a... ...Tutti gli sponsor e partner che hanno reso possibile la realizzazione sia di questo evento che di tutti quelli inerenti al 100FPI: Energetic Source, Boxeur Des Rues, Sting; ICS Credito Sportivo; Laura Biagiotti Roma, Crystal Couture Milano, Vini Lucchetti; Istituto LuceCinecittà. Media Partner: RaiSport, Corriere dello Sport Stadio, TuttoSport, APA Affissioni. ...I curatori della mostra “L’Arte della Boxe in 100 anni: Immagini Testimonianze, emozioni”, allestita da APA Eventi: Roberta De Fabritiis (Scelta Materiale Fotografico e suo allestimento), Roberto Savi (Quadri) e Marco Impiglia (Ricerca Testi e Iconografica). Più 100 foto ed i cimeli di Roma ’60 della UICOS (Unione Italiana Collezionisti Olimpici e Sportivi), attraverso i quali i visitatori hanno potuto ripercorrere le gesta, le imprese dei campioni e non solo che hanno fatto la storia dei 100 anni della FPI. ...I 40 artisti della Collezione d’Arte Privata della FPI, tra i quali segnaliamo il Campionissimo Mario D’Agata e Valerio Adami, Salvatore Alessi, Alfano Elio, Anselmi Monica, Ariaudo Alessandro, Attianese Michele, Becattini Marco, Brittain-Sakuma Maya, Campi Massimo, Cardoni Giuseppe, D’Agata

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Mario, De Stefano Gabriele, Del Sole Andrea, Dorigo Gianni, Fabrizi Stefania, Favi Paolo, Giovannini Luigia, Giovannoni Alessandra, Guarino Devid, Itto, Junkie, Lombezzi Mimmo, Luccioli Massimo, Masri Hayssam, Mauri Maddalena, Moens Bernadette, Molle Mauro, Montanari Daniela, Mulas Franco, Nobile Mimmo, Pagano Luigi, Perez Sebastian, Piero Pompili, Bianca Provenzale, Renata Romagnoli, Rubidori Manshaft, Lena Salvatori, Andrea Savastio, Roberto Savi, Wainer Vaccari. ...Il curatore Marco Impiglia del Libro “100 anni della Federazione Pugilistica Italiana”, formato da 352 pagine, che narra attraverso il testo e le moltissime immagini i primi 100 anni della Boxe Tricolore targata FPI. Sette i Capitoli nel quale è suddiviso (8 Contando le Statistiche): Epoca dei Pionieri, Anni 1915-45, Anni 1945-60, Anni 196180, Anni 1981-96, Anni 1996-2015. Le prefazioni sono di Giovanni Malagò, Presidente CONI, Ching-Kuo Wu, Presidente AIBA, Franco Falcinelli, Presidente EUBC e Vicepresidente AIBA, Alberto Brasca, Presidente FPI, Andrea Claudio Galluzzo, Presidente Società Italiana Storia dello Sport. Coautori: Giuliano Orlando, Adriano Cisternino e Alfredo Bruno. Hanno contribuito anche firme storiche e prestigiose come Gianni Minà e Rino Tommasi e la voce storica della boxe, Mario Mattioli e Mario Ireneo Sturla, Nino Benvenuti, Patrizio Oliva e Roberto Cammarelle. ...Poste Italiane per il francobollo ufficiale di questa ricorrenza, da 95 centesimi, Ordinario della Serie Sport dedicato ai 100 FPI, emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico e distribuito da Poste Italiane. ...............

Nella pagina precedente da destra a sinistra dall’alto verso il basso e in questa pagina: Wu consegna una targa al presidente Brasca; Damiani con Stecca; Federico Zampaglione con Silvio Branco; i tre presidenti Brasca, Wu e Falcinelli; i pugili Roberto Cammarelle, Clemente Russo e Domenico Valentino; il pugile professionista Giovanni De Carolis; il commentatore televisivo Mario Mattioli. In alto, il Francobollo emesso da Poste per i 100 anni FPI e il Libro “100 anni della Federazione Pugilistica Italiana” a cura di Marco Impiglia.


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Dual Match Italia vs Russia

Show di Roberto Cammarelle al PalaVespucci dove l’Italia vince. di Alfredo Bruno ph PH ACTIVA

Roma, 11. 03. 2016 on poteva esserci migliore inauper l’ impianto della N gurazione Polizia di Stato A. Vespucci. Ci

si aspettava forse una maggiore affluenza, ma la serata è filata liscia collaudando a pieni voti il nuovo Palazzetto. La Federazione al gran completo ha organizzato tutto in maniera perfetta. Il presidente Alberto Brasca e Francesco Montini, comandante delle Fiamme Oro, hanno avuto la conferma, se ce ne

fosse bisogno, di essere per quanto riguarda Roma sulla strada giusta. La serata ha visto il successo della nostra Nazionale per 7 a 3. Dopo i 69kg. c’è stata una bella esibizione di Antonella Rossi e Terry Ayala con il gruppo dell’Action Boxe, uno spettacolo nello spettacolo da sfruttare con maggiore frequenza. In mezzo a tutto questo per certi versi faceva la sua bella figura il volto sorridente di Nino Benvenuti, per l’occasione commentatore per RaiSport insieme a Davide Novelli, una sorta di augurio per

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Rio de Janeiro, per il Centenario e per tutto il movimento. La serata: Kg. 52. Vincenzo Picardi non affonda i colpi nel primo round contro Khasan Salohutdinov, un ventenne molto considerato in patria. Ma contro un Picardi in forma Olimpiade ci vuole ben altro e il russo deve incassare colpi d’effetto soprattutto alla figura e deve far appello, lui ventenne, al mestiere per rimanere in piedi. Vittoria chiara per Picardi 3-0.


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Kg. 56 Si capisce subito che per Francesco Maietta sarà una serata tutta da soffrire con Mukhammad Sheikov, ex campione russo considerato tra i migliori nella sua “ricca terra”. Maietta si arma di coraggio e pazienza, bracca il suo avversario in continuazione e nel fare questo deve fare i conti con il talento e la velocità di un avversario, abile anche nell’uscire dalla traiettoria. Match di alto livello grazie anche al napoletano che non ha dato un attimo di tregua all’avversario. Nel terzo round si è avuta addirittura la sensazione che Maietta potesse capovolgere la situazione con un saettante sinistro “sentito” da Sheikov. Il russo recupera subito e replica, ma dà segnali di stanchezza. Il verdetto va a Sheikov per 3-0, ma la prova di Maietta è più che positiva. Kg. 60. Domenico Valentino è uno dei nostri “mostri sacri” e la sua entrata sul ring fa un certo effetto sul pubblico, come fa un certo effetto la struttura robusta di Ilez Gireev, argento agli ultimi campionati russi. Valentino sembra già sentire i benefici del duro allenamento con cui Bergamasco e Filimonov lo sottopongono. Guardia alta e massima concentrazione, unite alla scelta di tempo dei colpi di rimessa, mettono il bavaglio al pericoloso avversario sempre proteso alla ricerca della soluzione di forza. Kg. 64 E’ la volta di una delle new entries della nostra Nazionale. Vincenzo Arecchia, rivelazione da Youth, affronta un altro giovane interessante: si tratta di Tigran Uzlyan, oro agli Universitari nel 2014 che non è poca cosa. Arecchia parte bene e prende sul tempo il suo avversario come dipinge bene l’uno due che si stampa allo scadere del primo round sul volto del russo. La differenza sta nella struttura fisica, qualità su cui Uzlyan impronta l’andamento della seconda ripresa dove Arecchia subisce un conteggio. Il napoletano recupera bene e il terzo round scivola senza sussulti. Match equilibrato ma la giuria vede Uzlyan 2-1. Kg. 69. Vincenzo Mangiacapre si presenta sul ring con muscolatura possente. Il suo è uno show in chiaro-scuro e Aik Ayvasyan ci prova con ogni mezzo a inquadrare il bersaglio, ma non è facile. Qualche colpo di Ayvasyan arriva a segno più per l’interpretazione eclet-

tica del nostro pugile che per bravura dell’ostinato avversario. Vittoria netta di Mangiacapre che quando preme sull’acceleratore sono guai. Kg. 75 Salvatore Cavallaro ha di fronte il possente, ma ancora grezzo, Ivan Paleev. Il mancino siciliano sembra voler controllare la situazione ma deve fare i conti con la testa del russo che non guarda tanto per il sottile. Il richiamo subito da Paleev sembra la partenza di una maggior accelerazione da parte di Cavallaro che timbra il cartellino del successo con un bellissimo uno-due nel terzo round che fa ammutolire il russo. Kg. 81. Tocca quindi a Valentino Manfredonia, che contro Aleksandr Ahihmin sembra condurre il match a ritmo di samba: non si sa se per bravura sua o per demerito dell’avversario. Il napoletano fa tutto con la massima semplicità senza sbavature e si porta a casa una vittoria facile senza rischi. Kg. 91. Non è certo fortunato Simone Fiori nella sua nuova categoria, perchè ha di fronte un brutto cliente in Dmitri Fomin, argento agli ultimi mondiali militari. La possanza del russo viene controbilanciata dalla scelta di tempo del nostro pugile. Match interessante: l’aggressività del russo è inesauribile, ma è ben contenuta da Fiori. Il match si decide tutto nel terzo round dove gli attacchi del russo vengono ammorbiditi dalle trattenute dell’azzurro, apparso troppo rinunciatario in questo round. Il verdetto va a Fomin per 2-1. Kg.+91. Alessio Spahiu ha al suo angolo anche il tecnico Bugada che lo ha accompagnato nella sua “avventura” romana. I giganti

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russi sono sempre pericolosi e Sergei Egorov non smentisce questo concetto. Il russo dimostra subito il suo valore con qualità tecniche non indifferenti. Spahiu gli oppone oltre alla sua aggressività anche il coraggio, che gli permettere di attaccare senza soste. In gergo Spahiu “fa il match” ma i colpi migliori li porta Egorov che vede dirottare il verdetto dalla parte dell’ottimo Spahiu di misura. Kg.+91. Arriva il momento più atteso della serata: il ritorno sul ring di Roberto Cammarelle. Nell’ultimo tempo le voci si sono rincorse con tag d’obbligo come il rientro, Rio de Janeiro e quant’altro. Roberto dopo il suo match ha preso il microfono in mano e ha fugato tutti i dubbi: forse farà un altro match e poi appenderà i guantoni al chiodo. Nel dirlo camuffa l’emozione con l’affanno per le tre riprese appena disputate, ma i suoi ringraziamenti per tutti parlano chiaro. Per quanto riguarda il match gli applausi stavolta partono non solo dal pubblico, ma si può dire dalle fondamenta dell’impianto. Nikita Stogov, campione Universitario, non gli regala niente anzi cerca il colpaccio che lo potrebbe proiettare ben oltre i propri confini. La classe non va in vacanza e lo capisci durante tutti i nove minuti: un repertorio vastissimo che ha reso Roberto Cammarelle, a livello dilettantistico, il più bravo tra i massimi mondiali degli ultimi 10 anni. ...............

In apertura di articolo e a seguire: Roberto Cammarelle in una fase del match; Valentino Manfredonia in azione; la Nazionale Italiana.


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JULIAN WILLIAMS RIMANE IMBATTUTO

Marcello Matano perde ma entusiasma Si prospettano altri matches in Usa per il “Capitano”. di Fausto Borgonzoni

Bethlehem, 05. 03. 2016

sere Williams, pugile veloce, composto capace di boxare con efficacia sia a lunga che a corta distanza. In effetti nei primi tre round di colpi pesanti Matano non ne ha incassati, ma il jab sinistro di Williams, azionato con continuità, velocità e precisione dava una precisa impronta al combattimento. Dal quarto round in poi, il pugile ferrarese si faceva più attivo, riuscendo anche a colpire Williams con buone serie al corpo e qualche montante al volto, soprattutto nella quinta e sesta ripresa, accendendo qualche spe-

n preciso gancio sinistro di Julian Williams, seguito da una lunga serie di colpi, che hanno costretto l’arbitro Rosato ha dichiarare il Kot., a 2’42” del settimo round, ha posto fine al sogno americano di Marcello Matano. Il forte pugile di Philadelphia, più pesante, quasi un peso medio e con un allungo superiore di 8cm. rispetto all’italiano, non aveva nascosto alla vigilia, la sua intenzione di chiudere il match in poche battute. Per evitare ciò,

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“...un preciso gancio sinistro di Julian Williams, seguito da una lunga serie di colpi, che hanno costretto l’arbitro Rosato ha dichiarare il Kot., a 2’42” del settimo round, ha posto fine al sogno americano di Marcello Matano. Il forte pugile di Philadelphia, più pesante, quasi un peso medio e con un allungo superiore di 8cm. rispetto all’italiano, non aveva nascosto alla vigilia, la sua intenzione di chiudere il match in poche battute. ...” ranza, ma senza mai dare veramente l’impressione di poter capovolgere le sorti di un combattimento che il pugile americano teneva sotto controllo. Nel settimo round Matano continuava nel suo generoso tentativo di mettere in difficoltà il forte avversario, ma un leggero sbilanciamento offriva l’occasione che “J Rock “ aspettava per colpirlo con un violento gancio sinistro al volto. Il pugile

il maestro Roberto Croce, aveva studiato per il suo pugile una strategia, che consisteva nel tenersi a debita distanza, per i primi round, senza scambiare colpi, lasciando l’iniziativa all’ avversario cercando eventualmente di incrociarlo, ed aumentando gradatamente ritmo ed intensità d’azione. Facile a dirsi, difficile da attuarsi, soprattutto se di fronte hai un campione come si è dimostrato es-

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di Croce, pur restando in piedi, accusava visibilmente il colpo, e veniva successivamente investito da una lunga serie di colpi che inducevano, giustamente, l’arbitro Rosato a decretare lo stop, Matano avrebbe voluto proseguire, ma sarebbe stato inutile e pericoloso. Con il suo coraggio, la sua voglia di vincere, il suo cuore “Il Capitano” si è guadagnato il rispetto di tutti, dai media agli addetti ai lavori e quel che più conta, gli elogi di Al Aymon, l’organizzatore che gli ha prospettato altri eventuali incontri negli U.S.A. Starà al suo manager Loreni, al maestro Croce e a lui stesso , decidere se proseguire nella difficile strada americana o puntare, magari al titolo europeo; mentre Julian Williams, con questa vittoria vede aprirsi le porte ad una sfida mondiale con Jermall Charlo. Nel ricco programma del Sands Casinò

“...Il pugile di Croce, pur restando in piedi, accusava visibilmente il colpo, e veniva successivamente investito da una lunga serie di colpi che inducevano, giustamente, l’arbitro Rosato a decretare lo stop, Matano avrebbe voluto proseguire, ma sarebbe stato inutile e pericoloso. Con il suo coraggio, la sua voglia di vincere, il suo cuore “Il Capitano” si è guadagnato il rispetto di tutti, dai media agli addetti ai lavori ...” sidze ( 32-2-2- 20 kos). E di un vero e proprio assalto si è trattato, con Douglas (23 anni) , che cercava in ogni modo di fermare l’incessante avanzata del pugile georgiano, incurante dei colpi subiti. Un match spettacolare e di grande intensità, come raramente è dato vedere che il “Buldog” Khurtshidze, pur attraverso momenti di difficoltà, si è aggiudicato costringendo l’avversario ad un paio di conteggi, e l’arbitro ad interromper il match , per Kot. al Decimo round.

Resort di Bethlehem da sottolineare la prova assai deludente del medio ucraino Ievgen Khitrov ( 13- 0 - 11 Kos) che ha superato di stretta misura l’americano Kenneth Mc Neil (9-2). Assai brillante invece, la prestazione del medio Tony Harrison ( 23- 1) che ha messo in mostra un pugilato veloce ed incisivo ed è ormai pronto a scalare le prime posizioni delle graduatorie mondiali. Dopo avergli inferto due conteggi ha liquidato per Kot al quinto round il pur valido dominicano Fernando Guerrero ( 28 -4). Spettacolare il combattimento che vedeva il quotatissimo Antoine Douglas ( 19-1-1) difendere il titolo Internazionale dei medi WBO dall’assalto del trentaseienne georgiano Avtandil Khurst-

............... In apertura di articolo e a seguire: Larghetti all’angolo con dell’incontro; marcello Matano; in questa pagina Matano all’angolo con Raimondo Croce; ancora Matano.

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TITOLO INTERNATIONAL WBC

Larghetti perde, ma Nielsen barcolla Finiello con onore contro l’imbattuto Kassem.

di Alfredo Bruno ph Renata Romagnoli

Copenhagen, 19. 03. 2016 icono che Sauerland oltre che organizzatore è anche un grande appassionato della noble art, per questo la sua partecipazione travalica l’ordinaria presenza soffrendo o gioendo a seconda dei casi. Indubbiamente in quest’ultimo periodo a farlo soffrire sono i pugili italiani, forse per certi versi sottovalutati. Dopo Giovanni De Carolis ieri è stata la volta di Mirko Larghetti al MusikTeatret di Albertslund in Danimarca. Vedere

nei primi sette round il 23enne Micki Nielsen spiccare il volo su un Mirko Larghetti irriconoscibile e spaesato di fronte alla boxe varia e veloce del suo avversario faceva un certo effetto. In palio era il titolo WBC International dei massimi leggeri. Anzi in alcuni momenti si paventava addirittura la soluzione prima del limite, complice un gonfiore consistente nella tempia sinistra. Un gonfiore che sembrava calamitare le veloci “incursioni” del giovane danese. La cosa che

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sorprendeva di più era poi la facilità con cui Nielsen entrava nella guardia di Larghetti doppiando spesso i colpi. Il gonfiore veniva ridimensionato subito da un abile cutmen come Giulio Spagnoli, Mario Massai poi faceva la sua opera di motivatore. A tutto questo si aggiungeva che Larghetti è un pugile che esce fuori alla distanza e incassa anche le cannonate. A cominciare dalla seconda metà della settima ripresa Nielsen dava segni di affaticamento badando più a difendersi e a legare.


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Aveva un vantaggio incolmabile dovuto al filotto conquistato nella prima metà del match. L’ottavo e nono round confermavano questa nuova lettura del match e il “secondo”, quel Joey Gamache, che molti ricordano, leggero di valore mondiale negli anni ’90, cercava di riassestarlo dal lato psicologico. Non è facile passare da una quasi vittoria prima del limite a incassare colpi di una certa durezza. Nel penultimo round Nielsen aveva un’impennata d’orgoglio e in pratica

poneva le basi del successo, basi che per poco vedeva crollare di fronte ad un incredibile Larghetti che non gli ha dato tregua negli ultimi tre minuti facendolo barcollare a più riprese, e l’arbitro una piccola mano glie la dava interrompendo l’azione per rimettere a posto la fascia di un guantone. Vecchi trucchi, che purtroppo ci possono stare a favore del “padrone di casa”. Al suono del gong finale tutto il pubblico traeva un sospiro di sollievo e il giovane Micki manteneva titolo e imbattibilità con

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largo margine dai 5 ai 4 punti. Nella serata combatteva pure un altro italiano. Si tratta del mancino Vincenzo Finiello che ha reso dura la vita all’emergente e imbattuto leggero Rshid Kassem. ............... In apertura di articolo e a seguire: Larghetti e Giulio Spagnoli; Bella inquadratura di Finiello; Larghetti costringe sulla difensiva Nielsen; Nielsen proclamato vincitore; Finiello in azione.


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LA GYM BOXE A RIMINI WELLNESS 2016 CON #NOISIAMOENERGIA, BOXEUR DES RUES E FITNESS PROFILE di Michela Pellegrini L’appuntamento per tutti gli appassionati di Pugilato Amatoriale anche quest’anno sarà a Rimini dove dal 2 al 5 giugno si svolgerà l’attesissimo RiminiWellnes 2016. Una vetrina importante per la Gym Boxe che sarà protagonista in tre diverse aree. AREA

#NOISIAMOENERGIA (Padiglione A1)

Info e programma su www.fpi.it www.riminiwellness.com

Lo spazio di 262 mq dedicato alla Campagna di Comunicazione #NOISIAMOENERGIA che la FPI ha ideato e promosso insieme ad Energetic Source e alla Federazione Italiana Badminton ed alla Federazione Italiana Pesistica, a cui ha aderito anche la Federazione Italiana Canotaggio. Dopo il successo dello scorso anno, continua la partnership con RiminiWellness. Sul ring FPI si esibiranno e daranno lezioni le quattro discipline della Gym Boxe: Boxe in Action, Boxe Competition, Soft Boxe e Light Boxe. Una full immersion con i tecnici federali che permetterà ai visitatori di allenarsi al meglio in vista del contest NOISIAMOENERGIA (la gara a premi prevista nel circuito integrato delle quattro FSN). Un pit stop, realizzato da Energetic Source con la collaborazione di Essent’ial (eco design made in Italy), per ricaricarsi e trovare “nuova energia” insieme a Campioni della portata di Irma Testa, Clemente Russo e Giacobbe Fragomeni.

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BOXEUR DES RUES (Padiglione A7)

Come da tradizione, la Gym Boxe non mancherà nel Padiglione di Boxeur des Rues, Sponsor Tecnico FPI. Due ring dove giovedì e venerdì si alterneranno le discipline amatoriali e sabato e domenica, sotto la supervisione della Commissione Amatoriale FPI, si svolgeranno il 3° Torneo Nazionale Amatoriale ed il Campionato Italiano di Gym Boxe, con più di duecento atleti partecipanti. Quattro giornate, dunque, di movimento e divertimento in cui anche i visitatori di RiminiWellness potranno cimentarsi in sedute di allenamento prenotando la lezione dei corsi collettivi presso il desk FPI. Il Pugilato Amatoriale è per tutti e può essere praticato dai 6 ai 65 anni, in assoluta sicurezza e sotto il controllo di tecnici altamente qualificati. AREA

FITNESS PROFILE (Padiglione C1)

Sul palco della Fitness Profile, la Gym Boxe sarà rappresentata dalla Boxe in Action, con 40 minuti di lezione e la perfetta fusione della musica con la tecnica pugilistica che rende più facile e divertente l’apprendimento del pugilato. Due lezioni al giorno, con numerosi atleti, aperte ai visitatori, sempre più interessati all’esplosiva disciplina amatoriale.


FPI GYM BOXE PADIGLIONE C1

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PIENONE AL PALAMANDELA

Bundu re d’Europa a Firenze

Per la seconda volta vince il titolo, andrà a New York contro Malignaggi. di Giuliano Orlando ph Alessandra Tognarini

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Firenze, 22. 04. 2016

organizzatore bresciano Mario Loreni, un mese prima della sfida europea al Nelson Mandela di Firenze, aveva intuito che Gianluca Branco potesse dare forfait e si era premunito. Non solo, puntando sulla vittoria del suo pugile, quindi un Leonard Bundu (33-1-2) campione d’Europa, si era messo in contatto con Al Haymon che gestisce Leo in America, proponendo la prima difesa con Pauli Malignaggi (35-7), a sua volta amministrato dallo stesso promoter. Leo, davanti ad un pubblico numeroso (oltre 3500) e meraviglioso, ha fatto il suo dovere, dominando il finnico Jussi Koivula, più alto e muscolarmente ben dotato, nove anni più giovane. Sul ring il nordico si è rivelato una tigre finta. Il meglio l’ha dimostrato nella marcia indietro, innescata fin dall’avvio, deciso a limitare i danni, contro un rivale che lo ha inseguito dal primo secondo. Su questa falsariga il match è a senso unico, spettacolarmente non decolla. Il pubblico è paziente, perché ha fiducia in Bundu. Primi segnali al sesto round, con l’arbitro che infligge un richiamo per eccessive tenute, all’uomo dei fiordi. Alla settima Bundu prende la mira giusta e il viso di Koivula tende sempre

più al rosso. L’ottavo tempo è decisivo: la combinazione al bersaglio alto provoca il primo K.D. e segna il destino del match. Il ragazzo della Sierra Leone, ormai fiorentino al 100%, non molla la presa: altro conteggio che preannuncia la fine, rinviata al round successivo. Sono i momenti di più alta spettacolarità, perché Bundu ha energie infinite e a Koivula non basta l’orgoglio per resistere. A 20” dal termine, l’arbitro Dolpierre (Fra), decide che sia il momento di chiudere l’impari lotta. Il suo maestro da sempre Alex Boncinelli, poteva finalmente sorridere ed esclamare: “Alla settima gli ho detto che era il momento di dare il pepe ai pugni e Leo ha eseguito alla perfezione. Un campione infinito”. A quel punto la sonorità dell’applauso del pubblico è un tuono impressionante. Bundu al microfono dice una cosa banale ma sacrosanta: “Mi scuso per non aver dato quello spettacolo che volevo offrire a questo meraviglioso pubblico. Chissà che in questa meravigliosa città possa combattere per il mondiale, che è sempre alla cima dei miei pensieri”. Augurio condiviso da tutti. Ma prima che si realizzi, onorerà una tappa intermedia. Il campione ha firmato un impegno che ha

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valore emozionale al pari di un mondiale. Lo spiega il manager Mario Loreni: “Sfumato il confronto con Gianluca Branco che avrebbe dato ben altro riscontro all’europeo, la sfida tutta italiana la faremo subito dopo le Olimpiadi. Bundu difenderà il titolo contro Pauli Malignaggi, che da buon italiano ci tiene a chiudere la carriera col titolo europeo, dopo aver conquistato ben due cinture mondiali. Manca la firma ufficiale, ma è un dettaglio, visto che abbiamo accettato di combattere a New York, nella città in cui Pauli vive e ha tanti L’esultanza di Bundu; Bundu scaglia il colpo che chiude il match; per Koivula il match è f inito.


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tifosi. Quasi sicuramente nella struttura del Barclays Center di Brooklyn, e sarà come essere in Italia. Noi siamo fiduciosi di vincere, anche se non nascondiamo le difficoltà”. Non da meno entusiasta il neo campione d’Europa: “Quando Loreni, prima ancora della sfida mi mise al corrente dell’opportunità in caso di vittoria, di battermi con Malignaggi, le motivazioni per tornare campione d’Europa sono cresciute ancora di più. Avrei preferito affrontare Gianluca Branco, la cui storia pugilistica è tra le più importanti, purtroppo questo non è avvenuto, ma il pubblico ha capito ed è stato l’uomo in più sul ring. Mi vengono i brividi al pensiero dell’affetto dei fiorentini nei miei confronti. Non potrò mai dimenticare il boato quando l’arbitro ha fermato il match”. Non è un rischio alto andare a New York, nella tana dello sf idante, che ha un curriculum da grande campione? “Prima di tutto, reputo un onore battermi con un campione come Pauli, che ha detenuto due cinture iridate. Il fatto che disputeremo l’europeo tra due italiani mi entusiasma ancor più. Intanto, conoscendo l’orgoglio del mio rivale, non sarà certo un confronto ad inseguimento. Anche se

mancano diversi mesi, una difesa così importante è già alla cima dei miei pensieri. Che poi combatta sul ring del Barclay Center di Brooklyn, dove Malignaggi ha tanti tifosi, accresce la voglia di dare il meglio. Tra l’altro penso di svolgere l’ultima parte della preparazione proprio a New York, magari a Grossingen, non lontano dalla metropoli e dove ho letto nel libro sulla storia di “Marciano The King”, si allenava il campione dei massimi. Sarebbe una bella esperienza”. Vincendo, torneresti in vetta e potrebbe aprirsi una nuova opportunità iridata. “Il traguardo è quello, altrimenti resterei a casa. Non sono un pivellino, il tempo passa e anche se sto benone, mica ho le fette di salame sugli occhi. Questa è la grande occasione. Spero solo di non avere un esame difficile com’è stato Thurman. Comunque, il Bundu della riprova darà il massimo per diventare campione del mondo”. Nella serata fiorentina, la presenza non casuale di Franco Falcinelli presidente EUBC, quella del presidente FPI Alberto Brasca e l’arrivo a sorpresa di Vitali Klistchko, ancora campione emerito WBC, sindaco di Kiev in Ucraina, ospite del sindaco Nardella, hanno completato un quadro di bordo ring davvero di qualità, per la gioia dei tanti appassionati. Molto bello anche l’abbraccio con Daniele Petrucci, acerrimo e leale avversario, nei primi due tentativi nel 2011. Serata ricca di pugni e anche il segnale che qualcosa in prospettiva esiste. Il mosca Obbadi (9), presto italiano, conferma di poter aspirare a giro non troppo lontano, alla zona europea, passando dall’esame nazionale. Il georgiano Kvaratskhelia (11-19) dopo un solo round, ha capito che non era il caso di fare indigestione di pugni. Pure il giovane cruiser di casa, Fabio Turchi (5) ha meritato gli applausi, taci-

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tando ogni velleità del croato Visic (1920-1), un collaudatore da prendere con le molle. Turchi appena si è scaldato ha usato i montanti con precisione e potenza, risolvendo il tutto in due round. Il superwelter Fiordigiglio (24-1) pur stravincendo, contro l’altro georgiano Abajyan (31-30-1) figurante di bassa lega, non ha dato l’impressione che i suoi pugni abbiano la consistenza del passato. Il maestro Gordini, infatti, non era per nulla soddisfatto. Il non più verdissimo superpiuma Angelo Ardito ( 9-6), 37 anni portati col cipiglio del guerriero, ha fatto a pugni con Eder Barreto (8-8-3) peruviano di stanza in Italia da tempo, riportando una ferita all’occhio destro e una vittoria netta, anche se Barreto ci ha provato in ogni modo. Il moldavo Dionisis Tiganas (6-1) sbollita la sconfitta con Jonathan Sannino, nella finale per il titolo dei neo pro, ha ripreso la strada del successo, battendo Shoaib Zaman (3-2), pakistano di stanza nel bresciano, che ha tenuto bene, mancando però di quella determinazione che ha mostrato il rivale. Sul piano estetico il massimo-scacchista Gianluca Sirci (5-6) nonostante i 43 anni, fa ancora la sua bella figura. Cosa che invece latita in Eugenio Indaco (4-1) che di anni ne ha solo 25, ma il cui fisico è davvero deprimente. La differenza è che l’umbro è scolastico nelle esecuzioni, mentre il campano ha il tocco in più tecnico e muove le braccia con velocità e precisione da qualsiasi posizione e si muove pure meglio. Il futuro di questo potenziale campione è tutto da capire. Se avrà la pazienza di perdere “solo” una decina di kg. potrebbe dire la sua anche in Europa. ............... Fiordigiglio vs Abajyan; Obbadi vs Kvaratskhelia; Ardito vs Barreto; Turchi travolge Visic.


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Marco Siciliano campione in un solo round Colpito a freddo Focosi: delusione per il numeroso pubblico anconetano.

Ancona, 15/04/2016

ppena un minuto di combattimento che tale neppure si può dire perché Focosi e Siciliano avevano passato quei 50 secondi a studiarsi senza scambiare neppure un colpo poi, quasi allo scadere del primo minuto si avventavano contemporaneamente ed il destro in gancio di Siciliano arrivava per primo preciso alla punta del mento. Focosi crollava al tappeto, si rialzava ma aveva lo sguardo vuoto ed era malfermo sulle gambe, ben ha fatto l’arbitro Roda a porre fine alle ostilità e ad assegnare vittoria e titolo al piemontese. Patrizio Kalambay, presente all’incontro, ha fotografato così il match “Mi sono ricordato del mio match con Nunn a Las Vegas: non ci eravamo ancora neppure toccati quando mi è arrivato quel gancio a freddo e si è spenta la luce, peccato davvero per Focosi che è atleta generoso e non meritava una sfortuna simile”. Incontenibile l’entusiasmo di quel gruppo di fans che hanno seguito la trasferta di Siciliano che quasi non credevano, come lo stesso Siciliano, a quanto era appena accaduto. Una dimostrazione di affetto ed una invasione festosa del ring che faceva da contrasto coi duemila anconetani accorsi al Palaindoor ammutoliti e costernati. Delusione e sconforto nel clan dell’anconetano; amarissimo lo sfogo di Focosi a fine match ma sarebbe oltremodo ingeneroso riportare le parole del pugile anconetano dopo una debacle di questo genere. Certo, una riflessione va fatta, ma a tempo debito quando si potrà analizzare senza emozione l’accaduto, poi Focosi deciderà in piena autonomia il suo futuro da atleta. Glauco Cappella e Giovanni Tagliola, nel sottoclou, non hanno fatto rimpiangere il match Di Silvio vs Barreto annullato all’ultimo per uno stato febbrile del primo. Sono state quattro riprese condotte ad un ritmo forsennato da parte di entrambi. Ganci e montanti dalla media e corta distanza portati con determinazione in cui il pugile di Castelfidardo, guida-

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di Gabriele Fradeani ph Renata Romagnoli to e sostenuto magistralmente dall’angolo, ha messo in ogni ripresa quel di più che gli ha consentito di maturare legittimamente una vittoria ancora più bella in quanto ottenuta davanti al suo pubblico. Fra i dilettanti un pari salomonica fra Laura Fiori e Clarissa Oddi che hanno disputato un bellissimo combattimento. Più precisa quest’ultima che peraltro ha portato meno colpi dell’anconetana che è apparsa molto più incisiva e determinata. Il verdetto è sostanzialmente giusto ma, fosse stato un campionato o un torneo, la vittoria sarebbe andata all’atleta di casa. Negli altri matches tre vittorie su tre a favore dei marchigiani ed in danno della Champion Club. Owie di Portorecanati ha disputato le prime due riprese contro Migliore sul piano dell’equilibrio ma poi ha fatto una terza riprese superlativa ed ha posto anche al tappeto l’avversario meritandosi ampiamente il verdetto. Kpogo di Castelfidardo ha pizzicato sin dalle prime battute con un destro d’incontro Radoi ed il combattimento è finito subito: è’ un atleta preciso nei colpi e dotato di buona potenza che migliora ad ogni esibizione Fra Perpepaj di Portorecanati e Leopardi tre riprese equilibrate in cui i giudici hanno inteso premiare la maggiore precisione del pugile di casa. ............... Nelle foto in alto Siciliano vincitore e sotto mentre consola Focosi;

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I risultati Professionisti Titolo Italiano

pesi leggeri Marco Siciliano (Francesco Ventura Team, 13+3-, Kg 60,8-) b. Michele Focosi (Paciucci Boxing Team,20+5-2=Kg 60,2) Ko 1’55’’ Prima ripresa. Arbitro: Alessandro Roda Giudici: Avola Salvatore, Marco Marzuoli, Gianantonio Canzian; Supervisore: Giuseppe Quartarone, Medico: Elisabetta Di Cristofaro pesi piuma Glauco Cappella (Paciucci Boxing Team, 2+4-, kg 58,2) b. Giovanni Tagliola (Paciucci Boxing Team, 1+2-, kg 58,1) Punti 4 tempi dilettanti kg 60 Owie (Pug. Portorecanati) b. Migliore (Champion Club); kg 65 Kpogo (B.C. Castelfidardo) b. Radoi (Champion Club) Ko 1^; kg 69 Peperpaj (Pug. Portorecanati) b. Leopardi (Champion Club); kg 54 donne Fiori (Boxe Gym) Oddi (Phoenix Gym) Pari. Uff iciali di Servizio Oreste Mariani Commissario di riunione, medico di ring: Luca Fallavolita, Arbitri giudici: Sauro di Clementi, Alberto Lupi, Elisa Pecorari.


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INTERVISTA

“TIZZO” MARSILI

L’ 11 giugno affronta Dejan Zlaticanin, pronto per la sf ida mondiale.

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di Stefano Buttafuoco ph Alessandro Sebastiani mondo dello sport ci ha spesso regalato storie di uomini tanto particolari da ispirare sceneggiature di film che hanno fatto la storia del cinema. Una di queste è sicuramente quella di Emiliano Marsili, talentuoso pugile di Civitavecchia, che a trentanove anni si accinge a coronare il sogno della sua lunga carriera e cioè quello di battersi per il Titolo Mondiale. La sua vita è un po’ quella di Rocky Balboa, il protagonista della indimenticabile saga sul pugilato diretta ed interpretata da Sylvester Stallone. A diciotto anni si guadagna da vivere facendo lo scaricatore di porto, un lavoro di sacrificio, lo stesso fatto dal padre, che gli ha dato la possibilità di sposarsi, di avere una figlia (Elisabetta, la sua prima tifosa come ci tiene a sottolineare) e di permettersi il “lusso” di fare il pugilato. E si perché praticare la boxe in Italia - come ci dice lui stesso - è “roba per matti”. Ci si allena due volte al giorno, si passano le proprie giornate a dare e prendere pugni per poi ritrovarsi a combattere per un titolo italiano per poco più di mille euro. Ma così è: prendere o lasciare. Alla soglia dei quarant’anni, dopo trentatrè incontri senza sconfitte, Marsili avrà finalmente la chance di salire sul tetto del mondo. La World Boxing Council ha infatti ufficialmente privato del titolo il campione dei pesi leggeri Jorge Linares per la sua impossibilità a difendere la cintura entro i termini previsti dopo una frattura alla mano subita durante un allenamento. A contendersi il titolo sono stati allora nominati il nostro connazionale - già campione europeo ed attualmente detentore del mondiale “Silver” - e l’imbattuto Dejan Zlaticanin (21-0, 14 K.O). Un mondiale a trentanove anni, perché cosi tardi ? “Sono stato dilettante per tanto tempo disputando oltre 60 match e sono passato professionista a ventisette anni. Il tempo era poco, dovevo pensare alla famiglia e c’è stato un momento - quando è venuto a mancare il mio primo maestro Giovanni Perris - in cui ho anche pensato di lasciare. Poi Mario Massai, il mio attuale allenatore, mi ha spinto a continuare, dandomi stimoli nuovi e voglia di crescere. Di questo gliene sarò sempre grato, soprattutto oggi che sto concretizzando

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il mio sogno” Quanto è diff icile fare il professionista in Italia ? “Tanto. Io dico sempre che se vuoi vivere di sole soddisfazioni il nostro è il paese perfetto. Mi sveglio tutti i giorni alle sei del mattino e vado a letto non prima delle 2 di notte per conciliare la mia passione (la boxe) con il mio lavoro che mi serve per sopravvivere. Lo faccio da quando ho diciotto anni, ormai posso dire di essermi assuefatto ad una vita di questo tipo”. Il tuo soprannome è “Tizzo”. Ci spieghi da dove deriva ? “L’ho ereditato da mio padre che veniva chiamato così per il colore della pelle scura. Ancora mi ricordo quando tornava a casa distrutto dalla fatica dopo una giornata passata al porto, con la faccia sporca di carbone. Aveva una famiglia di cinque persone da mantenere e lo faceva con estrema dignità. Anche io sono fiero del mestiere che faccio e non mi stancherò mai di ringraziare i colleghi della cooperativa, che mi sono sempre venuti incontro passandomi magari dei turni meno pesanti per farmi allenare al meglio”. Conosci il tuo avversario? “Zlaticanin è un pugile mancino, come me, ma dalle caratteristiche diverse. Cerca sempre di accorciare la distanza per scaricare pesanti serie al tronco ed alla figura. Io dovrò aspettare, farlo stancare sfruttando la mia maggiore velocità di gambe e giocarmi tutto nella seconda parte del match. Non sarà chiaramente un incontro facile ma sono anche consapevole delle mie capacità e della mia forza”. La sf ida si svolgerà in America, una complicazione in più… “Fino ad un certo punto. Zlaticanin è montenegrino ed in questo senso sarà come combattere in campo neutro. Credo sia abbastanza normale fare il match negli Stati Uniti dato che il suo manager Al Haymon esercita la sua attività soprattutto con pugili americani. Per portare un mondiale in Italia d’altra parte ci vorrebbero almeno 500.000 euro e raccogliere una cifra simile oggi è impensabile”. Chi ti seguirà nella preparazione oltre al tuo allenatore Massai ? “Il mio preparatore Gino Lauro ed il mio amico Federico Zampaglione, cantante

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dei Tiromancino. Con lui ci siamo conosciuti tre anni fa e pur facendo parte di due mondi diversi abbiamo cominciato a frequentarci e ad allenarci insieme. Lui è un grande appassionato di boxe, studia sempre i miei avversari ed io ascolto volentieri i suoi consigli. Recentemente siamo stati insieme a Las Vegas per vedere l’incontro tra Mayweather e Pacquiao e mi è stato molto vicino durante la preparazione del mio ultimo match contro il messicano Diaz. Ma ci tengo anche a citare altri due grandi compagni di viaggio: il mio fisioterapista Stefano Iacomelli e l’imprenditore Enrico Tantuzzi” Quest’anno sarai il secondo italiano a combattere per un Campionato del Mondo. E’ giusto parlare di una rinascita del pugilato italiano ? “Sono molto contento per Giovanni De Carolis, la sua è stata un impresa che darà lo stimolo a molti altri pugili per uscire dall’Italia e combattere per cinture importanti. Penso a Michele Di Rocco, prossimo sfidante al titolo dei superleggeri WBA, o a Luca Giacon (da me affrontato e battuto) anche lui sfidante nella stessa categoria di peso ma per un altro ente (IBF). I pugili da noi ci sono, purtroppo latitano sponsor e televisioni che non prendono coscienza del fatto che la boxe nelle palestre ed a livello amatoriale sta coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone”. L’incontro è molto difficile e non potrebbe essere altrimenti trattandosi di un Mondiale ma riteniamo che il nostro pugile abbia tutte le carte per ben figurare e mettere in difficoltà il suo avversario. Zlaticanin è un pugile dotato di un pugno pesante che gli ha permesso di vincere quattordici match per Ko. Si è messo in luce nel 2014 battendo a Glasgow lo scozzese Ricky Burns e si è conquistato la qualifica di sfidante ufficiale lo scorso giugno in America con una convincente vittoria sull’imbattuto ucraino Ivan Redkach. Ma Marsili potrà contare su una migliore tecnica, su una maggiore velocità e sulla consapevolezza di non poter perdere quel treno fin troppo a lungo inseguito tra mille difficoltà, privazioni e sacrifici. ...............


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SI È SPENTO A 81 ANNI

Ricordo di Giordano Campari, campione in chiaro scuro Sf iorò l’europeo leggeri, si battè nove volte per il tricolore. di Giuliano Orlando vrebbe compiuto 82 anni l’8 marzo, ma il tempo è scaduto prima. Nella casa di riposo “Antonio Dellacà” a Mortara nel pavese, la mattina del 21 febbraio scorso, Giordano Campari ha chiuso gli occhi per sempre, complice una polmonite aggravata da disturbi respiratori. I più giovani potrebbero averne un vago ricordo, chi ha superato la sessantina e segue la noble art, rammenterà sicuramente questo pugile che negli anni ’50 e ’60 fu protagonista di tante battaglie ad alto livello, attraversando tre categorie: piuma, leggeri e superleggeri. Era nato a Lacchiarella, nel milanese, ma a ragione va considerato pavese, perché a svezzarlo furono i fratelli Francesco e Licinio Sconfietti, i maestri della gloriosa Boxe Pavia. Gran fisico, ottimi fondamentali, braccia lunghe su un torace da welter. In maglietta, tanta attività e molte vittorie. Nel 1954, dopo il posto d’onore al “Trofeo Grassi” a Milano vince i campionati lombardi, che gli danno il diritto agli assoluti a Grosseto, dove si ferma nei quarti con lo spezzino Sarti. Qualche mese dopo vince la preolimpica di Padova. Il c.t. azzurro Natalino Rea, lo tiene sotto osservazione e il 30 ottobre, a Perugia, lo fa debuttare contro l’Inghilterra, sia pure con la squadra dei cadetti. Gli inglesi hanno già combattuto e perso a Milano, pochi giorni prima. Nei piuma inglesi, figura il mancino Dave Charnely, ben quotato ma fuori peso, sia a Milano con Serti che a Perugia, contro Campari. I due azzurri vincono a norma di regolamento, anche se sul ring, nel confronto diretto, senza ufficialità, appaiono di una linea sotto all’inglese che da professionista, risulterà uno dei più forti leggeri mondiali degli anni ‘60. Il giovanotto ha 21 anni, pensa ai Giochi di Melbourne del ’56, ma capisce

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che ci sono pretendenti in divisa o meno che godono di vantaggi sensibili. Per la cronaca, tra i due pretendenti (Sarti e Freschi) spunta il campano Cossia, che vince gli assoluti ’55 e ’56 e va in Australia. Giordano accetta l’offerta del procuratore Giacomo Orsatti, che opera da tempo nella zona, persona di provata correttezza. Il 30 agosto, al Palasport di Pavia, nella serata imperniata su Annibale Omodei, il ragazzo di Lacchiarella getta la maglietta alle ortiche, e nella nuova veste di “pro”, costringe Annibale Negro all’abbandono in meno di due round. Inizia l’ascesa di Campari a spron battuto. L’ultimo dei nove avversari, messi in carniere nel ’55, si chiama Pietro Freschi da Livorno, due ori assoluti in maglietta (1953-’54). Approda al Palasport di Milano con l’ambizione di farcela. Il “Camparino” è d’avviso diverso e lo dimostra sul ring, costringendo il labronico alla resa al settimo tempo. E’ il primo sassolino che si toglie e non sarà il solo. Il ’56 è anno storico, 15 vittorie in altrettanti incontri tra Pavia e Milano. Nel classico Santo Stefano meneghino, la Sis di Strumolo, gli mette di fronte il tunisino Saad Moussa, che opera in Francia e ha battuto Antonini, Funari, Nuvoloni e pareggiato con Omodei. Match difficile, contro un rivale sgusciante e molto abile in difesa, ma alla fine degli otto tempi, Campari ha fatto qualcosa in più. La serata è imperniata sull’europeo Loi-Hernandez. Le affermazioni e le quotazioni salgono dopo i successi sul francese Meraint e il triestino Pravisani, giramondo instancabile. Pravisani ottiene la rivincita a Trieste, patria adottiva, essendo nato a Tolmino, oggi Slovenia. Il bis va ancora a Campari. Orsatti inizia i contatti per il titolo italiano, ma prima lo attende Polidori, forte di una striscia

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di 15 successi, che comprende anche un pari con Ray Famechon. Confronto aspro ed equilibrato. Il pari non accontenta nessuno. Il 27 novembre ’57 arriva la prima opportunità tricolore sul ring di Roma, lo attende il campione dei piuma, Sergio Caprari, un mancino, artista del ring, completo in ogni dettaglio, al top della condizione. Col laziale, Campari lotta con generosità e regge i 12 round, ma deve inchinarsi al superiore tasso tecnico. La prima sconfitta dopo 30 successi e un pari. Chiude l’anno battendo l’esperto filippino Tanny Campo davanti al pubblico di Pavia. Il resto della storia e un susseguirsi di molti più e pochi stop. Va in Australia nel ’58, pari con Max Carlos e sconfitta per ferita contro il selvaggio Bracken. Torna a casa e impatta con l’emergente francese Lamperti a Sanremo, ma trova disco rosso a Bologna, di fronte a Rafiu King, nigeriano di classe, battuto di misura da Sugar Ramos. Campari torna a Milano battendo Polidori, in un match che vale la cintura italiana. La difende il 2 luglio ’59, superando bene Pravisani. Sembra l’inizio di un percorso che porta al soglio d’Europa. Invece…Accade che, nel tradizionale S. Stefano meneghino, un arbitro strabico, gli affibbi la sconfitta contro il bolognese-siciliano Ray Nobile, che si è battuto alla grande, ma nulla ha potuto contro un Campari formato lusso. I fischi del pubblico non cancellano l’ingiustizia. La prima delle delusioni, che lungo il percorso agonistico si moltiplicheranno. A volte per sua colpa, ma spesso per quella dea bendata che non lo protegge, semmai lo osteggia. Il 1960 inizia bene, trova a Roma, l’ispirazione giusta e combatte nella capitale vincendo quattro volte. Torna a Milano e costruisce un trittico superlusso. Mette sotto il quotato Mario Vecchiatto, che


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vanta vittorie importanti e un pari con Loi per l’europeo, e si riprende il titolo italiano leggeri che lascia un mese dopo. Il 7 dicembre, forse il capolavoro della carriera: batte a sorpresa Joe Brown, campione del mondo in carica, sui 10 round, con una prestazione maiuscola, mettendolo anche a sedere nel secondo round. Nove mesi dopo, l’americano difende a Londra la cintura disputando un supermatch contro l’idolo di casa Dave Charnley.12 round talmente feroci, da meritarsi la qualifica di fight dell’anno. Il Palasport milanese si esalta per la prova del lombardo, che poco dopo, passa da Giacomo Orsatti a Umberto Branchini, colonia GBC di Castelfranchi, munifico sponsor. L’operazione, costa 4.500.000 lire al neo procuratore. Nel ’61 a Cantù (Mi) torna ancora campione a spese di Ravaglia, quindi vola a Manila nelle FilippiIn alto, Campari in due fasi di un allenamento; Campari con alcuni ammiratori; Nelle Filippine insieme a Federico Scarponi; Il suo match con Joe Brown campione del mondo.

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ne e impegna per 10 round il terribile Gabriel Elorde, che nello stesso anno, mette KO in un round Sergio Caprari. Col senno di poi, si potrebbe supporre che tanta attività meriti un adeguato riposo. Succede il contrario, i match si susseguono a ritmo quasi mensile. Ci sono collaudatori ma anche campioni come Langston Morgan e ottimi pugili quali Robertson, Younsi e altri. Nella primavera del ’63 si prospetta l’opportunità europea leggeri. Pare fatta a primavera in Liguria, dopo che l’organizzazione Eureka, si mette d’accordo con Branchini, Purtroppo le esose richieste del tedesco Conny Rudhoff, finiscono per dirottare la sfida a Russelheim e dopo una sfida in equilibrio la vittoria e il titolo vacante vanno al pugile di casa. In quell’anno, a dimostrazione della popolarità di Campari, viene indetto un referendum in Lombardia, per indicare la sfida che vuole il pubblico. A larga maggioranza è gradito Loi-Campari. Aperta la trattativa, indicate le borse e la sede, previsto l’afflusso del pubblico, il no di Loi chiude l’opportunità per Campari. Nella lunga striscia di Giordano, figurano sconfitte nette con Angel Robinson e José Napoles, quelle impreviste con Brandi e Barlatti, questa il 3 marzo 1967 a Pavia, valida per il tricolore leggeri, l’ultima sfida dopo 13 stagioni. Un campione che molto ha dato alla nostra boxe, un decennio di vertice e il rimpianto di non aver conquistato l’europeo leggeri.Campari ha combattuto quattro volte per il tricolore piuma e altrettante nei leggeri, una sola nei superleggeri: il 28 luglio 1964 a St. Vincent (Aosta), sconfitto da Sandro Lopopolo in modo chiaro. Il suo record esatto è di 103 incontri (82+ 15- 4= e 2 nc). Intervista a Claudio f iglio di Campari laudio Campari è il primo dei tre figli di Giordano Campari, ha 58 anni e lavora come addetto alla sicurezza dell’Università di Pavia. E’ stato vicino al genitore

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fino all’ultimo, oltre che il confidente. Quello che sapeva farsi raccontare episodi nel corso dell’attività pugilistica. “Papà andò in palestra giovanissimo sui 15-16 anni, per accompagnare uno dei fratelli più anziani, ne aveva 3 oltre a sette sorelle, ma la sua passione era la bici. Passava ore davanti alla vetrina del ciclista, ma nonno Giuseppe, pur lavorando come un matto non poteva comprare la bici al figlio. Su consiglio dei

fratelli Sconfietti, i maestri della Boxe Pavia, iniziò la carriera pugilistica. Era così magro che lo chiamavano “sacco d’ossa”, ma col tempo sviluppò un fisico straordinario”. Tra le vittorie anche quella contro Brown, campione del mondo in carica: “Nell’occasione partirono da Pavia almeno 500 tifosi, convinti fosse un vero campionato. Quando alzarono il braccio a Giordano, ma non gli consegna-

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rono la cintura, accadde il finimondo. Centinaia di pavesi cercarono di linciare il manager Orsatti. Intervenne la polizia e ci furono parecchi arresti. Mia nonna Rosa, mi raccontò che alla vigilia, chiamò il suo “Dano” e gli preparò un uovo al tegamino, piatto di lusso per quei tempi. Anche dopo il ritiro, papà è sempre rimasto un appassionato. Quando trasmettevano le grandi sfide in TV nella notte rimandava la cena al momento del collegamento, ci svegliava, così assistevamo agli incontri, mangiando con lui”. Suo padre ha vinto molto, ma ha perduto incontri alla sua portata. Ne ha mai parlato di questo argomento? “Certo, ma la risposta più vera l’hanno data i suoi amici della cooperativa, dove andava a giocare alle carte e alle bocce. Sa cosa dicevano? ‘Il “Dano” era troppo buono, gli mancava la cattiveria di Loi e Garbelli. Fosse stato come loro diventava non solo europeo ma anche mondiale’. Penso che avessero ragione. Papà era davvero un tenero, un timido”. Per chiudere, Claudio mi mette al corrente che il Comune di Pavia allestirà in estate una manifestazione a suo nome, invitando tutti gli ex pugili pavesi e non solo, per ricordare la scomparsa del campione. Pensando di intitolargli una via o una piazza. Segnale importante, nel momento in cui, il paese natale di Erminio Spalla, Borgo S. Martino (Alessandria), ha rifiutato di collaborare alla promozione di un libro sul primo italiano campione d’Europa, ritenendo poco opportuno, impegnarsi, avvicinandosi la data di nuove elezioni. Esempio di immaturità sportiva e culturale. ...............


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LA BOXE È UN ROMANZO

“Il biondo” di Gianmarco Blasi Libro presentato a Potenza.

di Federico Falzone o sport è composto di storie. Storie di uomini di provincia che nonostante una vita difficile riescono a lasciare la loro impronta nella gente. “Il biondo”, libro di Gianmarco Blasi, presentato a Potenza il 5 marzo, racconta le gesta del pugilato lucano nel secondo dopoguerra. Pugilato che dall’orrore di quel momento storico, grazie alla figura dell’allora maestro Silvio Nocera, è riuscito a rilanciare una città calpestata e devastata. Le leggende nascono dal niente, da un bombardamento dopo il grande armistizio, dalla fame di un periodo buio e dalla voglia di risorgere attraverso la boxe. Sono questi i principi che emergono dal libro di Gianmarco Blasi, che racconta le gesta di Franco Blasi, Rocco Mazzola e tutti i ragazzi della boxe Potenza, che tra scontri epici con la Cristoforo Colombo e voglia di rivalsa hanno entusiasmato una città. Allora Gianmarco raccontaci com’è nata l’idea di questo libro? “La mia passione per il pugilato nasce proprio dai racconti di mio nonno. Troppe volte ci si dimentica la funzione sociale della boxe, io ho cercato, con questo libro, di soddisfare tre aspetti. Il primo: il racconto della vita eroica di un italiano, mio nonno il protagonista. Il secondo: il racconto di una città forte, Potenza, che si rialzava dalle macerie della guerra. Il terzo, più importante: mettere al centro della scena la nostra amata nobile arte”. Leggendo le tue pagine si evince la voglia di emergere dei protagonisti attraverso il pugilato. Credi che lo sport abbia questo divino potere? “Lo sport è un canale straordinario per chi ha voglia di mettersi in gioco. Si fa fatica a non essere romantici quando si parla di boxe. I ragazzi del

locali. Le cronache precise e dettagliate di Leonardo Pisani, che da vero anfitrione ci ha narrato le leggende locali e intervistato Luciano Grillone, maestro della Cristoforo Colombo, che ha raccontato la rivalità tra le due società. Intrattenitore e showman della serata, insieme a Carmine Tommasone, è stato Emanuele Blandamura, che nel pomeriggio si è allenato con i ragazzi del luogo e poi, la sera, ha intrattenuto e incantato la platea. Una serata che ha dimostrato quanto questa piazza ha voglia di pugilato e brama di tornare ai fasti passati. Magari Franco Blasi dopo aver riportato la gioia con la sua boxe, in una città distrutta, riuscirà ancora una volta a rilanciare il pugilato di Potenza ispirando le nuove generazioni che leggeranno le sue gesta.

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mio racconto, seppero scegliere, in un tempo impervio. Furono esempio, fecero sognare. Lo sport è amore e loro lo hanno dimostrato”. Hai dichiarato che l’intero ricavato della serata sarà devoluto alla Boxe Potenza, scelta onorevole, state cercando di ricostruire i fasti passati? “Oggi la boxe Potenza è una bellissima palestra. Ma ci sono le criticità che contraddistinguono il nostro mondo. Ho cercato di dare una mano al maestro Giuseppe Gruosso. Un uomo unico che si dedica allo sport ed ai ragazzi in modo totale. Io voglio prestare nel piccolo il mio contributo affinché la scuola potentina cresca e i ragazzi, che camminano nel solco tracciato dai loro leggendari predecessori, abbiano i mezzi per scrivere altre gloriose pagine di storia”. La serata di presentazione del libro, con un teatro gremito per l’occasione, si è alternata tra poesie e passi del libro recitati in maniera eccelsa da attori

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La copertina del libro e sotto l’intervista a Blandamura, in piedi l’autore Gianmarco Blasi.


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UN RITORNO CHE FA BENE ALLA NOSTRA BOXE

VASILY FILIMONOV di Vezio Romano ph Flavia V. Romano

Assisi, 08- 03- 2016

allo scorso mese di gennaio il professor Vasily Filimonov è tornato a far parte dello staff azzurro in qualità di coordinatore della Programmazione e della Metodologia dell’allenamento della Squadra AOB Elite Maschile, guidata dal maestro Raffaele Bergamasco. Nato a Mosca 67 anni fa, Filimonov ha dedicato la sua vita alla pratica e all’insegnamento della boxe. Pugile a 13 anni nel prestigioso Club “Le Ali del Soviet”, Filimonov, da cadetto e junior, ha vinto quattro volte l’importante Torneo di Mosca. Ha conquistato poi quattro Titoli Na-

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zionali Universitari nella categoria dei 63,5 kg, entrando in seguito a far parte della Nazionale. Laureato col massimo dei voti all’Istituto Centrale delle Attività Motorie, è stato insegnante in diversi Club di Mosca e più tardi nella Nazionale. Inviato ad insegnare in Nepal, dove la boxe era praticamente sconosciuta, riuscì nell’impresa quasi miracolosa di portare quattro pugili nepalesi alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984. Docente all’Università Statale di Mosca, autore di numerose pubblicazioni sia tecniche che pedagogiche, Filimonov è considerato uno dei più grandi esperti di pugilato nel mondo. Nel febbraio del 2007 fu chiamato

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dalla FPI per collaborare alla preparazione dei nostri atleti per le Olimpiadi di Pechino del 2008 nelle quali l’Italia ottenne il lusinghiero risultato di 3 medaglie (oro di Cammarelle, argento di Russo, bronzo di Picardi). Con l’aiuto del bravo interprete Alexander Egorov, abbiamo rivolto a Filimonov alcune domande. A cosa è dovuto il suo ritorno in Italia? Diciamo che è stata una necessità reciproca. La FPI ha ritenuta opportuna la mia presenza ed io avevo una grande nostalgia dell’ Italia che per me è “un grande amore”. Come ha trovato la situazione nella Nazionale rispetto a nove anni fa?


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Accanto a pugili che già conoscevo ho trovato giovani elementi interessanti come Cappai, Arecchia, Cavallaro, Manfredonia e Vianello. Per i già qualificati Russo e Manfredonia devo precisare che non sono ancora al massimo della preparazione e questo nel rispetto dei tempi. Per gli altri stiamo lavorando per il prossimo Torneo di qualificazione in Turchia. A proposito di qualificazioni Cammarelle, se volesse provare, a mio parere avrebbe ottime possibilità. La FPI sta facendo tutto il possibile per la preparazione degli ateti: abbiamo avuto un’ottima esperienza in Kazakistan con la Squadra di Astana, nella quale sono stato allenatore alcuni anni fa. Ora è arrivata in Italia la forte Squadra di Mosca con la quale abbiamo già collaborato nel 2007 e 2008. Cosa pensa riguardo alla recente decisione dell’AIBA di eliminare l’uso del casco nel Torneo Olimpico? Ci sono i pro e i contro. Indubbiamente il casco riduce i rischi di ferite e di piccoli traumi e ritengo sia giusto mantenerne l’uso per gli schoolboys, i cadetti, gli junior e le donne. Anche nelle sedute di allenamento il casco è molto utile. Per gli elite, atleti più esperti, la cosa può essere vista in modo diverso. L’uso del casco, insieme al giudizio

con le score machine, fortunatamente abolite, avevano portato ad un cambiamento del pugilato: si tiravano troppi colpi senza precisione e ragionamento e soprattutto si badava molto poco alla difesa. Senza casco si è tornato a curare “l’arte della difesa”, fondamentale nella boxe, ci sono meno colpi ma più precisi con grande vantaggio per lo spettacolo. Come vede l’eventuale partecipazione alle Olimpiadi di pugili professionisti come ad esempio Klitschko e Pacquaio? Per spiegarmi uso un paragone: è come se in atletica un atleta allenato sui 3000 metri, dovesse gareggiare sui 200 metri. E’ vero che nella boxe la tecnica è uguale ma il ritmo di gara è nei due casi molto diverso. Klitschko è stato campione olimpionico e quindi ha combattuto molto sulle 3 riprese ma questo è avvenuto vari anni fa. Penso che se oggi per un match di 12 riprese occorrono 3- 4 mesi di preparazione, per tornare alle 3 riprese ci vorrebbero almeno 6-8 mesi. In ogni caso è molto difficile cambiare tipo di allenamento. Credo poi che il discorso non abbia un adeguato riscontro economico. Quale è la situazione del pugilato in Russia? Decisamente buona. Basti pensare che ci sono già 8 pugili qualificati per le

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Olimpiadi e credo che il numero possa aumentare. lo staff tecnico guidato da Alexander Lebziak, oro a Sidney nel 2000, è di alto livello e può contare su molti elementi validi in tutte le categorie di peso. Il pugilato dilettantistico è molto popolare in Russia, più del professionismo e credo che sarà così anche in futuro. Quali sono le sue previsioni per i pugili azzurri nelle prossime Olimpiadi? I risultati dei Tornei Olimpici sono difficilmente prevedibili . A parte i pugili, ci sono gli arbitri e le pressioni “politiche”. Ci sono casi nei quali vincono gli atleti che non hanno mostrato il miglior pugilato. Comunque sono abbastanza ottimista. Prima di Pechino dissi che si potevano vincere due o tre medaglie: con un po’ di fortuna ci possiamo riuscire anche in Brasile. ...............

Filimonov con Bergamasco; Foto del 2008 Squadra Olimpica Azzurra al Comune di Assisi - ph Emanuele Di Feliciantonio.


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UNA BELLEZZA DA COPERTINA

AMANDA SERRANO Vorrebbe difendere il mondiale in Italia.

di Luca De Franco na bellezza da copertina con il pugno del ko: con queste parole si può sintetizzare chi è Amanda Serrano. Ha posato per la copertina di BodyNStyle Magazine, Latin Trends ed altre riviste, ma non è una modella: è la campionessa del mondo dei pesi piuma WBO, titolo vinto lo scorso 17 febbraio al BB King Blues Club and Grill di Manhattan mettendo fuori combattimento in meno di due minuti Olivia Gerula. Nata il 9 ottobre 1988 a Puerto Rico, residente a New York, alta 165 cm, professionista dal marzo 2009, mancina, Amanda ha sostenuto 29 incontri: 27 vinti – 20 prima del limite – 1 perso e 1 pareggiato. L’unica capace di batterla (ai punti) è stata la svedese Frida Wallberg, in Svezia, nel 2012. Numerosi i titoli mondiali conquistati da Amanda Serrano: campionessa dei pesi superpiuma IBF (nel 2011), campionessa dei pesi piuma WIBA (nel 2013), campionessa dei pesi leggeri WBO (nel 2014) ed infine campionessa dei pesi piuma WBO (nel 2016). Nel marzo scorso, il presidente WBO Francisco Valcarcel ha premiato Amanda nel corso di una cerimonia molto pubblicizzata. Queste le parole di Valcarcel: “Amanda Serrano ha tutte le caratteristiche per diventare una superstar ed è ancora in ascesa. Ha vinto titoli in diverse categorie di peso, due con la WBO. E’ un onore per la WBO e per Puerto Rico avere una campionessa come lei, che sia da esempio alle

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portoricane. Lavoreremo con lei per far passare un messaggio positivo alla comunità latina degli Stati Uniti e qui a Puerto Rico.” Una caratteristica di Amanda è la volontà di combattere ovunque, contro chiunque, per qualunque titolo, purché la borsa sia adeguata. Oltre che negli Stati Uniti, Amanda ha combattuto in

Repubblica Dominicana (moltissime volte), in Svezia e in Argentina. Anche per questo, l’hanno soprannominata “The Real Deal”, che potremmo tradurre “Roba vera” o “Il vero affare” per distinguerla dalle finte campionesse. Se l’esigente pubblico d’oltreoceano compra un biglietto per vedere in azione Amanda Serrano, un motivo c’è. Nell’agosto 2015, Amanda ha fatto notizia sfidando ad un incontro di pugilato la campionessa delle

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arti marziali miste Rhonda Rousey (che negli Usa è famosa quanto i giocatori di baseball). Amanda disse che lo stile pugilistico della Rousey è paragonabile “a quello di una dilettante con poca esperienza che tira pugni larghi senza coordinazione. La sfido ad un incontro di boxe, al peso che preferisce. Le farò capire che non diventerà mai campionessa mondiale nel mio sport”. Finora, la sfida non è stata accettata. Amanda, quando sei entrata per la prima volta in una palestra di pugilato? “Avevo 12 anni quando mi sono iscritta al Glendale Boxing Club di Jordan Maldonado, mio attuale allenatore e mio cognato. Ho avuto un’ottima carriera dilettantistica, anche se è durata solo un anno. Nel 2008 ho vinto tre tornei: New York Golden Gloves, Empire State Games e Staten Island Championships. Il mio record era di 11 vittorie, 9 prima del limite e 1 sconfitta. Nessuno voleva combattere contro di me per paura di finire knock out. Per questo motivo, sono diventata professionista. Oggi mi alleno alla Universal Boxing Gym nel Queens.” Hai una campionessa come fonte di ispirazione? “Mia sorella Cindy e Heather Hardy, che considero una sorella adottiva. Loro fanno sembrare tutto semplice, anche se la vita del pugile è molto dura. Cindy ha un record di 23 vittorie, 5 sconfitte e 3 pareggi.” Da professionista hai combattuto spesso


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all’estero. Per quale motivo? “Perché le borse della boxe femminile a New York non sono adeguate al costo della vita. Quindi, devo afferrare al volo ogni opportunità per guadagnare di più. Sono pronta a combattere ovunque.” Anche in Italia? “Certamente. L’Italia è bellissima ed io amo la cucina italiana. Sarebbe un sogno e un onore.” Quale avversaria ti ha messo più in diff icoltà? “Ela Nunez. La prima volta abbiamo pareggiato. Abbiamo combattuto di nuovo ed ho vinto ai punti, ma è stata una sfida equilibrata. Questo ha portato al terzo incontro, che ho vinto prima del limite. Fino al momento del knock out, Ela mi ha fatto sudare le proverbiali sette camicie. Hanno organizzato la quarta battaglia ed ho vinto ai punti. Poi Ela non ha proseguito l’attività. Più che incontri di pugilato, le nostre sfide sono state delle guerre. Dev’essere a causa del suo sangue portoricano… Noi portoricane siamo guerriere”. Nel corso della tua carriera professionistica, hai cambiato staff ? “Il mio allenatore sarà sempre Jordan Maldonado. All’inizio era anche il mio unico procuratore. Da qualche tempo mi seguono in qualità di co-managers anche Jorge Rivera e Tom Duggan, Ho combattuto per diversi organizzatori, ma poi ho firmato con Di Bella Entertainment perché considero Lou Di Bella il migliore sulla piazza. E’ lui che ha fatto decollare la carriera di Heather Hardy. Sono molto attenta al rapporto con i media. Ho anche il fotografo personale, che mi segue ovunque. Ha scattato lui la foto con il presidente WBO, sono io ad averla mandata a tutti i mezzi di comunicazione. Vincere titoli mondiali non basta per diventare un personaggio, bisogna saper lavorare.” Contro chi ti piacerebbe difendere il titolo mondiale WBO? “Contro le campionesse delle altre sigle. Voglio unificare i titoli e diventare la campionessa indiscussa della mia categoria di peso.” ............... In apertura: Amanda Serrano con le cinture; Amanda Serrano con il presidente WBO Francisco Valcarcel; Amanda Serrano con la sorella CIndy.

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IL PERSONAGGIO

Nino Benvenuti racconta il suo rapporto con il Cinema di Gianni Virgadaula

rimi di marzo a Roma. Freddo polare. Giungo a Piazza Istria dove alle 15.00 ho appuntamento con Nino Benvenuti. Lui arriva puntuale, in forma come sempre, tirato, inguainato in un bel giubbotto sportivo. Con quel largo sorriso che lo fa apparire ancora un ragazzino esordisce dicendo “Senti che gelo? Siamo a Piazza Istria, ma questa sembra oggi proprio la bora della mia Trieste”. Con Nino entriamo al bar Negresco. Ordiniamo 2 cioccolate calde. Comincio allora la mia intervista, che ha come tema un argomento intrigante: il cinema e il pugilato, un binomio sempre vincente, un amore antico e mai tradito. Nino qual è stato il tuo rapporto con il cinema da bambino. Ricordi come si chia-

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mava la prima sala cinematograf ica che hai frequentato? “Ho cominciato ad andare al cinema nel dopoguerra, quando avevo 10, 11 anni. Il Cinematografo dove preferivo andare si chiamava Excelsior. Mi piacevano molto i film d’azione, ma soprattutto i western. Mi intrigavano le rivalità fra le famiglie, le contese fra chi voleva sempre dominare sui più deboli, i quali però avevano il coraggio di ribellarsi ai soprusi. Io naturalmente stavo sempre dalla parte di chi subiva, ma aveva la forza di combattere i violenti”. Quali erano le tue attrici preferite? “Avevo una sola attrice preferita… Marilyn Monroe. Mi piaceva tutto di lei. Come parlava, come vestiva, come si muoveva. La sua camminata. Marilyn

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con il suo charme, il suo fascino e la sua eleganza è rimasta unica e inarrivabile”. Nel 1967, dopo che conquistasti il titolo mondiale contro Griff ith nella magica nottata del Madison, al giornalista Severo Boschi dichiarasti che Fellini non ti coinvolgeva più di tanto, e che invece ammiravi molto Bergman. Cosa ti piaceva del cinema di Ingmar Bergman ? “Bergman ha saputo sondare e raccontare come pochi l’animo umano attraverso il mezzo cinematografico. I suoi personaggi e i suoi racconti hanno sempre una grande profondità, e a volte somigliano ad una seduta psicoanalitica. Nei film di Bergman ci sono tutti i tormenti e gli interrogativi della persona sull’esistenza di Dio, sulla vita e sulla morte. Domande che noi tutti ci


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poniamo sin da quando nasciamo”. - Nino, per te il set è familiare. Qualche anno facesti un cameo nel f ilm su Primo Carnera, e hai preso pure parte ad una delle puntate di don Matteo. Ma il grande pubblico cinematograf ico ti ricorda soprattutto per la partecipazione insieme a Giuliano Gemma al f ilm western dal titolo “Vivi o preferibilmente morti”, sceneggiato da Ennio Flaiano e diretto da Duccio Tessari. Era il 1969, anno in cui fra l’altro difendesti il titolo mondiale dei pesi medi infliggendo uno spettacolare KO a Luis Rodriguez. Che ricordo hai di quella esperienza fatta fra cavalli e colt fumanti? “Ho un ricordo bellissimo di quelle settimane vissute accanto al mitico Ringo. Sul set Giuliano è stato il mio maestro. Mi ha insegnato tutto. Come si sta di fronte alla macchina da presa. Come si spara, come si sta a cavallo, come si tirano pugni senza fare male a nessuno. Lui mi diceva pure: “Ricordati Nino che sulla scena non bisogna mai esagerare, perché sullo schermo tutto è ingigantito per dieci volte.” In quel f ilm interpretavi Ted Mulligan, il fratello di Giuliano. Un rapporto con Gemma, che certo anche nella vita era veramente fraterno. Ti manca Giuliano? Vuoi parlarci un po’ della vostra bella amicizia? “Se mi manca Giuliano? Solo adesso sto cominciando a rassegnarmi un po’ alla sua dipartita. Ma prima ero patetico. Dopo la sua morte, per tantissimi mesi ho detto a Nadine: “andiamo a trovare Giuliano? Organizziamo una serata insieme, una cena?”. E mia moglie mi guardava preoccupata, rispondendomi con molta delicatezza: “Giuliano non c’è più.Adesso possiamo andare a trovarlo soltanto al cimitero”. No, Giuliano non si può dimenticare. Ci conoscemmo nel ‘60, quando entrambi eravamo di leva con i vigili del fuoco, e da allora siamo sempre stati uniti come fratelli”. Nessun altro sport come ha avuto tanto successo sul grande schermo. Sono stati davvero tanti gli attori e i registi che hanno voluto cimentarsi nel raccontare la storia di questo o di quel grande campione. Ma secondo te perché il pubblico cinematograf ico ama tanto le storie di pugilato? “La gente ha sempre avuto una grande ammirazione per i pugili. E’ vero, il

pubblico si diverte molto a vedere due uomini che si prendono a cazzotti, ma ne ammira anche il coraggio,la virilità. Partecipa emotivamente al loro dolore, alle loro sofferenze. In fondo anche i pugili sono degli eroi, dei gladiatori che si sfidano in un’arena, e dietro ciascuno di questi c’è sempre una piccola grande storia da raccontare”. Quali sono i f ilm sulla boxe che più ti sono piaciuti? “ Uno su tutti “Somebody Up There Likes Me” (Lassù qualcuno mi ama) con uno stupendo ed inarrivabile Paul Newman. Attori come lui, o come Marlon Brando che interpretò un altro pugile in “Fronte del porto” non ne nascono più. Newman era un attore autentico, capace di restituirti attraverso lo schermo la verità della vita. E’ stato al cinema un Graziano perfetto, più di De Niro nel ruolo di La Motta. Ma in “Lassù qualcuno mi ama” erano tutti bravi. Da Anna Maria Pierangeli, a Steve Mc Queen, a Harold

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J. Stone, che interpretava Nick Barella, il papà di Rocky. Bravo il regista Robert Wise, che fra l’altro ha firmato un altro grande film sulla boxe “Stasera ho vinto anch’io”. Nino oggi il cinema è cambiato. Siamo nell’era del 3 D e degli effetti speciali. I f ilm non si girano più neppure in pellicola. Di tanto in tanto vai ancora a vedere un f ilm in sala? “Preferisco vedere un vecchio film in bianco e nero in televisione, magari un bel western di John Ford, o di Sergio Leone, o dove ci sia Giuliano. Al cinema? Per andare in una sala cinematografica non devo proprio avere nulla da fare, oppure ne deve valere proprio la pena”. Per ultimo ti domando, ti piacerebbe se qualche regista girasse un f ilm sulla tua leggendaria carriera? Sono già stati realizzati film su Primo Carnera e Tiberio Mitri. Io credo che sarebbe giusto che oggi si facesse una pellicola anche su di te. Certo, il successo sarebbe assicurato. “Mah, forse i film su Carnera e Mitri si sono fatti perché loro sono stati veramente i più grandi. In realtà sono anni che si parla di un film su Nino Benvenuti. Certo, ne sarei felic”. ...............

In apertura e a seguire, Giuliano Gemma e Nino Benvenuti in alcune scene di “Vivi o preferibilmente morti”.


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VIAGGIO NELLE SOCIETÀ SICILIANE

Suprema Boxe il pugilato è per tutti! di Angelo Bevilacqua irca nove anni fa un giovane pugile voleva realizzare un sogno, che consisteva nel rendere la boxe accessibile a tutti, anche a quelle persone che non avevano alcuna voglia di prendere “pugni in faccia”, ma volevano trarre solamente vantaggi fisici dalla preparazione pugilistica, senza calcare il ring, se non solamente per puro divertimento; voleva sfatare quel mito, per il quale, se inizi a praticare il pugilato, devi per forza romperti il naso; desiderava una palestra tutta sua, con una buona squadra di pugili, ma soprattutto tanti amatori che venissero a frequentare l’ambiente solo per poter provare l’adrenalina di tirare dei pugni al sacco, scaricare lo stress dopo una dura giornata di lavoro, arricchire la propria cultura attraverso la conoscenza di quest’arte an-

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tica: la boxe. Il ragazzo in questione si chiama Benito Cannata, per gli amici Benny, oggi pugile professionista 35enne che ambisce al titolo italiano dei pesi medio-massimi. Benny, dopo anni di duro lavoro e dedizione, ha costruito quella che ormai è una vera e propria realtà del territorio palermitano: la Suprema Boxe. Il suo tempio è sito in un quartiere residenziale che si trova ad un centinaio di metri dallo stadio “Renzo Berbera” del Palermo Calcio, precisamente in Piazzale del Fante 35. Una piccola insegna, come nelle palestre antiche, indica la rampa di discesa verso l’ingresso. Appena entrati, si capisce immediatamente di non essere in un luogo per Body builders: pareti semplici ma impeccabili, che vengono ridipinte ogni anno di un colore diverso, adornate da poster che ritraggono Benny e alcuni miti del passato, tra cui Mike Tyson; due panche piane, una inclinata e qualche manubrio per il potenziamento muscolare; sbarre per le trazioni, tanti manubri da 1,3 e 5kg, lunghe file di sacchi che percorrono i due corridoi, una piattaforma per la pera veloce e, in fondo all’ampia sala, il palcoscenico dei pugili: il ring. Come Starsky e Hutch, Don Camillo e Peppone, Franco e Ciccio, Bud Spencer e Terence Hill, anche Benny ha una figura inseparabile nella sua vita professionistica e non solo: stiamo parlando del maestro, nonché cugino, Salvo Cannata, che con la sua grinta, il suo estro e il suo sapere pugilistico ha saputo trasformare col tempo la Suprema Boxe in una vera e propria Scuola di Pugilato. Non a caso, è stato allievo del maestro Giuseppe Tomaselli, uno dei più grandi allenatori di pugilato siciliani, purtroppo deceduto poco tempo fa. La società propone agli associati 4 fasce orarie di allenamento: quella del primo pomeriggio, che va dalle 13,30 alle 15,30, propone un gruppo affiatato e coeso,”quelli della pausa pranzo”,

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che approfittano di queste ore per mantenersi in forma, senza però tralasciare lo scherzo e il divertimento mentre sudano prima di tornare al proprio lavoro. Nel turno successivo, dalle 16 alle 18, si allenano, prevalentemente, coloro che hanno più tempo a disposizione durante la giornata e i ragazzi e le ragazze che praticano o vogliono praticare questo sport a livello agonistico, sognando magari, un giorno, di fare proprio il pugile come professione; difatti, questo turno è riconosciuto come il più duro, non per la differenza qualitativa dell’allenamento rispetto alle altre fasce di training, ma per gli obiettivi che si pongono i ragazzi e l’elevato ritmo che riescono a tenere di giorno in giorno per migliorare le proprie capacità e la propria resistenza. Dalle 18,30 alle 20,30 troviamo tanta gioventù, molti ragazzi, che pur non volendo fare attività agonistica, hanno scelto il pugilato preferendolo alla noia della classica palestra fatta di soli attrezzi. La fascia serale inizia alle 20,30 e si conclude alle 22,15 circa e i frequentatori sono per la maggior parte lavoratori esausti o studenti universitari che passano tutta la giornata sui libri che, stanchi della loro routine, vengono a scaricare la tensione attraverso la boxe. Ma la scoperta più bella che è stata fatta da questa scuola di pugilato è l’inserimento di un nuovo spazio dedicato esclusivamente ai bambini. Due volte alla settimana, il martedì e il giovedì dalle 18 alle 19, è possibile osservare a ammirare circa 25 piccoli pugili, dell’età che varia dai 6 ai 12 anni, scorrazzare per la palestra come se fosse un parco giochi, ma sempre attenti agli insegnamenti e ai richiami del maestro Cannata. Alla Suprema Boxe il pugilato ha un sapore diverso, un sapore nuovo, un gusto moderno. La Boxe è disciplina, sudore, amore e passione, ma ricordate che è per tutti! Benny Cannata in allenamento e una foto di gruppo con i giovanissimi.


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LA RECENSIONE

Silvio Branco racconta il suo “Tunnel trasparente”

Libro scritto da Gino Saladini e Giovanni Favero. di Massimo Scioti ph Renata Romagnoli ino Saladini e Giovanni Favero, dal lato descrittivo, e Antonio Voceri e Cristian Lucidi da quello comunicativo, prendono in prestito le parole di Silvio Branco che testimoniano il suo percorso esistenziale carico di meritati riconoscimenti e di impliciti pericoli insiti nella disciplina sportiva scelta: il pugilato. Emergono dalle parole prestate piccole verita’, di cui noi tutti siamo portatori, ma Silvio ci crea il passaggio da estranei a conoscitori dei contenuti dei suoi processi evolutivi: - rappresenta l’esempio emblematico del pugile che impara dalla sofferenza, resiste ai duri allenamenti, fortifica la volontà e la sua personalità, matura e diventa un uomo completo ed eclettico;

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- dimostra che è figlio, non solo dei suoi genitori, dell’esperienza, tanta, che lo ha condotto come agonista competitivo fino alla straordinaria età di 47 anni; - crea il connubio tra scienza e sport, aiutato dal dott. Ireneo Sturla e dal dott Ulrico Piaggio, dal compianto maestro Giorgio Petriccioli e dal maestro Mario Massai, nel periodizzare gli allenamenti in vista di ambiti traguardi: Campionati Italiani, Europei, Mondiali;

sante parola indica la prerogativa che possiede l’uomo di cadere e rialzarsi, in senso lato. L’uomo puo’ desiderare senza diventare schiavo del proprio desiderio perche’ frappone fra se’ e l’oggetto del desiderio la sua razionalita’ che gli consente appunto di avanzare tra gli ostacoli e le difficolta’. Il concetto di questa locuzione fa pensare alla vita di un grande personaggio della nostra epoca: Nelson Mandela. Fu

- ottiene il mantenimento del suo peso forma in modo calibrato gestendo il nutrimento che spetta ad un atleta serio e continuo nell’impegno. Basta osservare il suo aspetto da “bronzo di Civitavecchia”. La sua biografia, mentre si legge, risulta sincera, onesta, riflessiva. Il concetto forte viene espresso tramite una ineguagliabile e impareggiabile metafora: la resilienza. Il significato di questa pe-

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un grande appassionato di boxe e non solo. Visse per oltre vent’anni nelle sue patrie galere e resistendo si sollevo’ fino al piu’ alto riconoscimento datogli dal suo paese, rivoluzionato, cioe’ quello di Presidente della Repubblica del Sud Africa. Creo’ i “ tribunali di riconciliazione “ dove vittime e carnefici si poterono confrontare, piangere insieme sul dolore provocato e subito, scusarsi e perdonarsi, risollevandosi moralmente per costruire su queste rovine un futuro migliore da condividere. Tornando a Silvio e al suo libro assertivo in quanto con poche e semplici parole appare denso di significati. Avvince e si legge con grande piacere. E’ ben detto tutto con molta pertinenza e professionalita’. E’ essenziale nella continuita’ degli eventi con uno stile privo di fronzoli, sgonfio. Non ci sono pagine noiose per mettere in evidenza il “ colpo di scena “ di una pagina interessante. C’e’ un lessico famigliare per tutti non soltanto per gli amanti della “noble art”. Come afferma Daniel Pennac una buona lettura e’ come l’amore dilata il tempo dell’esistenza. ...............

Sopra, la copertina del libro, a seguire primo piano di Silvio Branco; Silvio Branco con Massimo Scioti


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A Terracina torna la boxe

Il Circolo Pugilistico Terracinese “ Dante Venturi”. di Vincenzo Belfiore hi segue da vicino la storia del pugilato italiano sa bene che Terracina ha rappresentato, dalla fine del decennio successivo alla prima guerra mondiale e per quasi cinquant’anni, un preciso punto di riferimento per chi avesse voluto cimentarsi con i guantoni sul ring. Fu una società nata sotto il regime fascista a fungere da legame fra la città e uno sport che proprio in quegli anni stava sempre più prendendo piede in Italia. L’ampia ed attrezzata palestra,ubicata nel palazzo della Bonifica in pieno centro storico, divenne così il ritrovo abituale per tanti giovani del posto ma anche del territorio circostante. A fare da maestro un giovane pugile che da li a qualche anno sarebbe diventato fra i dilettanti il miglior peso massimo italiano . Sotto la sua guida si misero in luce i professionisti. Seppure solo agli “antipodi” la boxe trovava una ospitalità quasi settimanale nel Teatro Teodorico e, nel periodo estivo ,nei giardini dell’Opera Nazionale Dopolavoro e ancora di più nelle Arene cinematografiche. Steve Klaus, da poco sbarcato in Italia per assumere l’incarico di responsabile della Nazionale Italiana di pugilato, ne divenne un assiduo ed interessato frequentatore. Ma fu alla fine del secondo conflitto mondiale che si registrò il vero boom

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di questo sport. In pochi mesi vennero fondate alcune società che contribuirono notevolmente alla sua diffusione. Campi di allenamento spesso realizzati in locali attrezzati alla meno peggio e con carenze igieniche di ogni tipo. Poi un lungo ed inspiegabile silenzio. Per fortuna oggi solo un ricordo. Dal settembre del 2014 è aperto, nella palestra della scuola media “Maria Montessorri”, il Circolo Pugilistico Terracinese “Dante Venturi”. Un sodalizio voluto da Roberto Venturi per ricordare la figura del padre un’ ex gloria del pugilato locale. Da quest’anno ha però lasciato la carica di presidente nelle mani della signora Roberta Guarnieri, per dedicarsi completamente all’insegnamento. Nel nuovo ruolo si avvale di altri due maestri di pugilato, Marcos Aurelio Chiumento e Rosario Di Tommaso. Non è stato comunque facile riannodare le fila con una tradizione che sembrava ormai troppo lontana, anche per via della poca esperienza. Ora però le cose vanno decisamente meglio. Nella recente fase regionale dei Tornei School Boy ed Esordienti due rappresentanti della società sono saliti sul gradino più alto del podio. Rispettivamente Giorgio D’Ammizio nei leggeri e Stefano Casali nei mediomassimi. Ma sono tanti i giovani, a cominciare dal peso medio

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Bottiglia, già pronti a dare prova delle proprie qualità. Non mancano però i problemi come ci tiene a sottolineare Roberto Venturi ” Non potendo disporre di una propria palestra siamo costretti a confrontarci con le esigenze dell’attività scolastica che ci costringe ogni sera a smontare il ring e a mettere da parte le tante attrezzature per rendere possibile agli studenti di usufruire la mattina della palestra. L’ideale sarebbe di avere a disposizione un proprio locale dove svolgere con più tempo l’attività preparatoria. Ma non è facile. Specie per una società come la nostra che non ha scopi di lucro e che non svolge altre discipline sportive a pagamento. “Siamo però speranzosi - ci tiene a puntualizzare il maestro Di Tommaso,anche lui con un buon passato professionistico alle spalle - che la nuova Amministrazione Comunale possa venirci incontro mettendoci a disposizione uno dei tanti locali di sua proprietà attualmente non occupati.” E’ forse chiedere troppo? Una foto di gruppo degli atleti, Roberto Venturi, il mitico Dante Venturi.


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LUTTO NELLA BOXE ITALIANA

DOMENICO CHILOIRO Fu campione d’Europa, cofondatore della Quero-Chiloiro. di Primiano Michele Schiavone

Taranto, 22 aprile 2016

l tarantino Domenico Chiloiro ci ha lasciato dopo una breve malattia. Nato nella città dei due mari il 26 dicembre 1939, Mimmo, come veniva chiamato affettuosamente dagli amici, emigrò giovanissimo in Australia, negli anni in cui i trasferimenti nella terra dei canguri erano all’ordine del giorno. In Italia aveva combattuto da dilettante e da professionista fece il suo debutto nel giugno 1964 sulla lunga distanza delle 10 riprese. Solo 10 mesi dopo fu sfidante al titolo australiano dei pesi piuma detenuto da Johnny Famechon, ultimo rampollo di una lunga dinastia di pugili di valore internazionale. L’italiano cedette dopo 15 riprese. Famechon arrivò a conquistare il titolo mondiale WBC, spodestando il cubano Jose Legra in Inghilterra, regnò per 17 mesi con due difese contro il nipponico Fighting Harada, una a Sydney in Australia, l’altra a Tokyo in Giappone, e cedette la corona al mancino messicano Vicente Saldivar sul ring di Roma. Chiloiro dimostrò contro Famechon la sua “stoffa” di combattente in varie occasioni. Nei confronti Famechon-Chiloiro dove era in palio il campionato di Australia il verdetto andava a Famechon, nato a Parigi nel marzo 1945; nelle sfide prive della cintura nazionale i due venivano accomunati dal verdetto di parità. Il pugliese tornò in Italia nell’autunno del 1966 e venne opposto subito ai migliori italiani in circolazione allora: perse in due occasioni contro il siciliano Giovanni Girgenti (due volte avversario in Australia di Johnny Famechon, contro il quale ottenne un verdetto di parità ed una sconfitta), pareggiò con il lombardo Renato Galli e sconfisse il laziale Enrico Gismondi. L’anno seguente

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tornò a Melbourne, con due puntate a Canterbury, Nuova Zelanda, alternando vittorie a sconfitte. Nel 1968 fece definitivamente ritorno in Italia e, tramite un organizzatore della sua città, legato a doppio filo con influenti ambienti milanesi, continuò a combattere con costanza. Nel novembre 1969 duellò per otto riprese in Inghilterra con l’ex campione del mondo dei pesi mosca Walter McGowan. Chiloiro si rifece a Ginevra, Svizzera, vincendo contro l’ex campione francese Michel Houdeau. Nel febbraio 1970 provò a scalzare dal trono italiano dei superpiuma il siciliano Giovanni Girgenti, cedendo ai punti in 12 riprese a Marsala. Perdette a La Spezia dal locale Carmelo Coscia, campione italiano dei pesi leggeri in carica, superò a Ginevra il francese Marius Cordier e cedette per ferita a Jose Legra, cubano naturalizzato spagnolo, già titolare mondiale WBC e futuro campione EBU. Piegò ai punti sulle 8 riprese il friulano Nevio Carbi e l’emiliano e Enzo Farinelli, contro il quale

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cedette sulla stessa distanza a Bologna, dopo essere stato superato dal campione britannico Jimmy Revie a Londra. Nel 1971 rimediò 3 sconfitte in altrettanti ingaggi all’estero: con il tunisino Tahar Ben Hassen a Parigi, il brasiliano Eder Jofre (ex campione del mondo dei pesi gallo e futuro titolare dei piuma) ed il transalpino di origine tunisina Felix Said Brami, campione francese superpiuma. Il 1972 fu l’anno “buono” per Chiloiro che, dopo 4 successi consecutivi ottenne dal laziale Tommaso Galli la chance di sfidarlo per la cintura EBU dei pesi superpiuma. Il tarantino si presentò all’appuntamento del 16 agosto a Lagnano Sabbiadoro, in provincia di Udine, nel migliore dei modi e salì sul trono europeo dopo 15 riprese combattute con l’abile avversario, capace di vantare ben 3 cinture continentali, dei gallo, piuma e superpiuma. Per Chiloiro il regno del vecchio continente durò solo 2 mesi: il 13 ottobre lasciò sul ring di Amburgo la cintura al guardia destra tedesco Lothar Abend, sconfitto un anno prima dal romano Galli proprio a Lignano Sabbiadoro. Il tarantino continuò a combattere ancora per due anni, andando spesso all’estero. Chiuse il 14 giugno 1974, a 34 anni compiuti, dopo due vittorie conseguite tra i suoi sostenitori tarantini. Nella sua non facile carriera aveva riportato 31 vittorie (6 prima del limite), 22 sconfitte e 6 risultati di parità, per un totale di 59 combattimenti. Rimase in palestra a collaborare con i pugili tarantini, in particolar modo con il professionista Vincenzo Quero, con il quale fondò un sodalizio intitolato ai due ex pugili, la società dilettantistica Quero-Chiloiro, tuttora in attività. ...............


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Demchenko batte Ricci e conquista l’ UE Il romano fermato al 10° round. A f ine match tafferugli. di Stefano Fantogini ph Renata Romagnoli

Roma, 12.03.2016 l’ucraino di adozione italiana Demchenko (+16 -9, È Serhiy 12 ko) il nuovo campione dell’

Unione Europea per la categoria dei mediomassimi, fermato prima del limite il romano Mirco Ricci (+17 -3, 5 ko) nel sentito derby promosso dalla “BBT”. Nel nuovo PalaSport Vespucci si sono affrontati due personaggi tanto popolari nella capitale quanto all’ antitesi nella storia come nel modo di interpretare un combattimento, il ring ha come sempre rispecchiato in modo sincero pregi e virtù dei protagonisti. Demchenko paziente a caccia dell’avversario, Ricci estroso ed intento a sfuggire per poi replicare di scatto, una trama prevedibile e per lunghi tratti senza accenti, come spesso succede in questi casi la preferenza divide un giudizio reso superfluo dal pugno del vincitore in un finale dal colpo di scena quasi annunciato. Lo sconfitto è leggermente avanti su due dei tre cartellini ufficiali al momento dello stop (86-85, 85-86, 86-85), abile come sempre nel non dare punti di riferimento Ricci danza come pochi sarebbero in grado tra le sedici corde e pur concedendosi troppe pause spesso anticipa l’avversario con veloci serie che tuttavia non incidono come dovrebbero. Demchenko fatica ad inquadrare il rivale ancor più quando cerca il colpo risolutore, la contesa è lunga e il pupillo di Pili lo sa bene, “Sergio” spegne sui guantoni ogni tentativo di anticipo dell’altro e lavora al corpo fino al momento propizio giunto nella decima frazione ma anticipato con un destro pesante a bersaglio in quella precedente. E’ infatti nel nono round che il match si infiamma lasciando il copione monotono delle frazioni precedenti, gli scambi aumentano di intensità e allo

stesso modo i pericoli per Ricci, tanto che il gancio sinistro all’inizio della decima ripresa accusato vistosamente dal già campione intercontinentale WBA non lascia troppo stupiti. Demchenko coglie l’occasione gettandosi contro un avversario la cui mancata reazione induce l’arbitro Massimiliano Bianco a decretare la fine della contesa. A trentasei anni una soddisfazione meritata per un atleta umile come Demchenko, probabilmente la più grande in carriera dopo esser stato costretto a girovagare per il vecchio continente senza evitare sconfitte o avversari di livello. Putroppo una bella serata di boxe come quella del PalaVespucci veniva rovinata sul finire con tafferugli che non hanno niente a che vedere con lo sport. SOTTOCLOU l contorno ha visto tre match professionistici combattuti come da standard BBT. Finisce in parità la battaglia tra l’imbattuto Alessandro Micheli (+5 -0 =1, 1 ko) ed il peruviano di Ostia Eder Barreto (+8 -7 =3, 2 ko), l’orgoglio di Ceccano va a segno con ganci esplosivi nella prima parte del match ma il ritorno dell’allievo di Rotondi è incessante e lascia senza respiro. Finale in apnea per un confronto nel quale la precisione lascia il posto allo spirito combattivo. Terzo successo da professionista per Mattia Faraoni (+3 -0, 1 ko) ma quanta paura nell’ultimo round, centrato pesantemente dal determinato trentaquattrenne Francesco Cataldo (+2 -2, 1 ko) il pugile della Team Boxe Roma XI perde la stabilità ma riesce pur incassando un richiamo ufficiale per scorrettezze ad arrivare al gong e raggiungere un verdetto sudato. A Cataldo

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restano gli applausi e la convinzione di poter proseguire a questi livelli. Apre il programma professionistico il successo di Vincenzo Bevilacqua (+7 -0) sul lettone Konstantins Sakara (+14 -36, 12 ko), il gancio del giovane vincitore del recente torneo neo-pro pone l’accento sul match ma l’ ospite non è certo sprovveduto e dà filo da torcere più di quanto previsto. Una sequenza di scatti con Demchenko e Ricci; Demchenko coi suoi allenatori; Un bel primo piano di Demchenko; Demchenko all’angolo; Faraoni vincitore di Cataldo; Bevilacqua vs Sakara; Fase di Micheli vs Barreto.

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Sottoclou Professionisti Vacante Titolo dell’ Unione Europea Mediomassimi S. Demchenko (78,8 Kg) b M. Ricci (79,1Kg) TKO 10R A. Micheli (60,8 Kg) E. Barreto (59,9 Kg) Pari (57-57, 59-55, 56-58) M. Faraoni (88,1 Kg) b F. Cataldo (87,4 Kg) PTS 6R (58-55, 57-56, 57-56) V. Bevilacqua (70,7 Kg) b K. Sakara (70,2 Kg) PTS 6R (60-54, 59-55, 58-56)

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La boxe a Roma torna ad avere il suo Palasport Inaugurato il PalaVespucci ex Lagrange. Accordo tra Polizia di Stato FFOO, FPI e CONI.

di Tommaso Gregorio Cavallaro ph Alfredo Bruno a Polizia di Stato e la Federazione Pugilistica Italiana hanno inaugurato a Roma il Palasport “A. Vespucci”. Il taglio del nastro della nuova struttura – situata nella zona est della Capitale – è stato effettuato dal dirigente scolastico Teresa Corea, alla presenza del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza Alessandro Pansa, del Presidente del C.O.N.I., Giovanni Malagò, e del Vice Sindaco della Città Metropolitana di Roma Capitale Mauro Alessandri .Presente alla cerimonia anche il Presidente della Federazione Pugilistica Italiana, Alberto Brasca e il Presidente dei Gruppi Sportivi della “Polizia di Stato – Fiamme Oro”, Francesco Montini. Testimonial dell’evento l’olimpionico del pugilato e poliziotto Roberto Cammarelle. “Quella di oggi è una giornata importante – ha esordito il Presidente del CONI, Giovanni Malagò – Faccio i complimenti al Capo della Polizia per la realizzazione di questo impianto e soprattutto ai suoi collaboratori per aver creduto da subito in questa iniziativa, che rispecchia la direzione che il CONI ha intrapreso e che sin dall’inizio del mio mandato avevo indicato a tutto il mondo sportivo ed in particolare ai Gruppi Sportivi Militari: avere progetti e finalità per la diffusione della pratica sportiva. Sono molto felice che questo percorso sia stato recepito e la realizzazione di questo impianto ne è la prova. Il CONI sarà sempre al fianco di queste iniziative, con i propri mezzi e risorse. Inoltre questo palazzetto non sarà solo la casa della Federazione Pugilistica Italiana, ma anche di altre discipline e dell’Istituto “Vespucci”, per un percorso che non sia solo sportivo ma anche sociale”. “E’ una giornata di festa” queste le parole del Presidente FPI Alberto Brasca

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“Non solo per il pugilato, ma anche per tutto lo sport Italiano. Questo Palazzetto, infatti, sarà la casa di varie discipline sportive, oltre che della Noble Art. Da parte nostra ci sarà il massimo impegno per sfruttare tutte le potenzialità di questa struttura, a partire dalla prossima settimana nella quale qui si svolgeranno il Dual Match Italia vs Russia (11/03), una Riunione Pro con un Titolo UE in Palio (12/03) e le finali Regionali Schoolboy Junior (dal 13/03). E’ bello che un evento del genere coincida con l’inizio dei festeggiamenti per il nostro centenario, caduto nella giornata di ieri. Voglio ringraziare chi in prima persona, per quanto attiene la FPI, si è progradigato in prima persona per la riuscita del rifacimento del PalaBoxe Vespucci: Flavio D’Ambrosi, Consigliere FPI, e Alberto Tappa, Segretario Generale FPI.” “La sinergia tra l’Istituto scolastico “Vespucci”, il C.O.N.I. e la Polizia di Stato – ha dichiarato il Capo della Polizia, Alessandro Pansa – ha consentito di realizzare non solo un impianto sportivo, ma il futuro degli studenti e dei giovani che praticheranno attività sportive, ovvero il futuro della nostra società. Iniziative come queste, infatti, offrono la possibilità ai ragazzi di imparare una disciplina, ma soprattutto di apprendere i valori che lo sport può insegnare, per metterli in pratica nella vita di tutti i giorni. La Polizia di Stato è già impegnata in queste iniziative, come la Sezione di Pugilato di Marcianise, dove con la guida dei tecnici Fiamme Oro sono stati già formati giovanissimi campioni. L’invito che rivolgo ai ragazzi, quindi, è quello di avvicinarsi alle discipline del nostro Gruppo Sportivo ed iniziare il cammino nella società che li porterà a diventare i campioni di domani, ma anche di trovare un futuro lavorativo nella sicurezza e quindi diventare poliziotti”.

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Il progetto nasce con lo scopo di valorizzare l’area attigua all’Istituto scolastico “A. Vespucci”, composto da un impianto sportivo polivalente, di circa 1.000 mq, annesso all’Istituto, che la Città Metropolitana di Roma Capitale ha ceduto in concessione alla Federazione Pugilistica Italiana. La concessione, di durata trentennale, ha come presupposto la riqualificazione dell’impianto sportivo – dotato di tribune e di tutti i necessari servizi accessori – nonché la copertura di uno spazio adiacente, di circa 600 mq., destinato ad ospitare le attività sportive dell’istituto scolastico. A tal fine, è stato stipulato un Protocollo – tra la Federazione Pugilistica Italiana e le Fiamme Oro – in cui è prevista la gestione esclusiva dell’impianto da parte della Polizia di Stato (per lo svolgimento di attività agonistica e l’avvio di sezioni giovanili Fiamme Oro delle discipline del Pugilato, Karate e Scherma). Infatti, tra i compiti istituzionali, i Gruppi Sportivi della Polizia di Stato si propongono di avvicinare i giovani alla pratica sportiva, non solo dal punto di vista fisico e motorio, ma anche per l’insegnamento della “cultura sportiva”, dove i concetti di “rispetto delle regole” e rispetto dell’avversario” sono le linee guida fondamentali sia dello sport che della società civile. ...............

Dall’alto in basso da destra a sinistra: il bellissimo spazio interno del Palavespucci; l’inaugurazione; l’esterno del PalaVespucci; Alessandro Pansa, Capo della Polizia di Stato, e Alberto Brasca Presidente FPI; l’intervento di Alberto Brasca; il Gruppo pugilato FFOO con Cammarelle; Flavio D’Ambrosi, Consigliere Federale, a colloquio con la preside dell’ Amerigo Vespucci; Giovanni Malagò, Presidente del CONI; Francesco Montini, presidelte dei Gruppi Sportivi FFOO.


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LAURA TOSTI

L’assistant coach della Nazionale, fece parte del gruppo storico del 2002. di Vezio Romano ph Flavia V. Romano

Assisi, 15- 03- 2016 aura Tosti appartiene a quello storico gruppo di atlete che L hanno iniziato la pratica e la

diffusione del pugilato dilettantistico femminile in Italia. Nata a Umbertide nel 1975, Laura vanta un notevole curriculum agonistico: medaglia d’oro ai Campionati dell’Unione Europea nel 2006, argento ai Campionati Europei nel 2005 e bronzo nel 2003 e 2004, tre volte campionessa italiana nella categoria dei 48 kg (2003, 2004, 2006), oltre a numerose vittorie in prestigiosi Tornei Internazionali. Da marzo 2013 è assistant coach nella Nazionale Femminile guidata dal maestro Emanuele Renzini. Come hai iniziato a praticare la boxe? Direi quasi per caso. Avevo iniziato a praticare kickboxing per passione e per tenermi in forma, senza pensare all’agonismo. In seguito ho disputato alcuni match. Della boxe, sinceramente, non sapevo nulla quando capitò in palestra il maestro Renzini che voleva far iniziare il pugilato femminile in Italia. Ma le atlete non c’erano e così veniva a cercarle negli altri sport da combattimento. Dopo aver partecipato ad un ritiro qui ad Assisi, mi convinsi e mi tesserai con la ASD Boxe Foligno. Il mio esordio avvenne ai primi Campionati Italiani Femminili a Spoleto nel 2002. Nella finale fui superata da Tatiana Rinaldi (battuta da Laura nella rivincita ai Campionati dell’anno successivo ndr). Poco dopo Rinaldi fu convocata in Nazionale ma dovette rinunciare per impegni di studio, così subentrai io e dopo è venuto tutto il resto. Quale è stata la tua più grande soddisfazione? La medaglia d’oro ai Campionati

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dell’Unione Europea nel 2006. E la più grande delusione? Sempre nel 2006 la sconfitta ai punti con l’ungherese Monika Csik ai Campionati Mondiali in India. Con lei avevo perso nel mio esordio internazionale nel 2003, poi ho vinto io per tre volte. Ma in India non mi sentivo al massimo ed infatti è stato il mio ultimo match. Come hai iniziato la carriera di insegnante? Il mio compagno Marco Pannacci mi convinse a partecipare al corso nel 2010 e da allora abbiamo insegnato insieme nella ASD Paris 88 a Perugia. Nel 2013 ho iniziato a prestare la mia opera in Nazionale: è un’attività molto gratificante ma anche molto impegnativa. Come vedi la situazione della nostra squadra femminile in vista delle prossime Olimpiadi? Per scaramanzia in genere non formulo pronostici ma credo che nei prossimi Tornei in Turchia e in Kazakistan potremmo ottenere la qualificazione in due categorie. Oltre al discorso sulle Olimpiadi, ci sono giovani atlete valide come Carini, Concetta e Giovanna Marchese, Tesson, De Carlo e Garofalo. Il livello giovanile è indubbiamente cresciuto, c’è la base su cui lavorare e prevedo quindi buoni risultati per il futuro. ...............

Laura Tosti nel Centro Federale di Assisi.


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ITALIA BOXING TEAM

Attività senza soste da marzo a aprile di Tommaso Gregorio Cavallaro mesi di Marzo e Aprile sono stati densi di impegni per le nostre rappresentative Nazionali sia a livello Elite che a quello giovanile. Le Prime squadre dell’Italia Boxing Team sono state impegnate nella preparazione del Torneo Europeo di Qualificazione Olimpica, che ha avuto il suo svolgimento a Samsun (Turchia). I nostri due team di punta hanno preso parte al Torneo Internazionale di Strandja in Bulgaria, dal quale hanno riportato 5 Bronzi (Albert 64 Kg F, Testa 60 Kg F, Picardi 52 Kg M, Manfredonia 81 Kg M, Cavallaro 75 Kg M). Entrambe hanno poi effettuato un lungo periodo di Training Camp, in mezzo ai quali hanno avuto modo e maniera di confrontarsi in Dual Match con altre Nazionali intente ad allenarsi con lo stesso obiettivo delle nostre compagini. Cammarelle, dopo il suo rientro vittorioso nel Dual Match con la Russia a Roma, il 29 Aprile us ha poi dato l’addio alla Carriera Agonistica nella sfida del PalaBadminton di Milano contro la Francia. Le donne, invece, tra il 1 e il 3 aprile hanno sfidato una mista Kazakhstan/Azerbaijan/Ungheria regolandola per 8-2 a San Giovanni Valdarno (01/04) e 9-1 a Marcianise (03/04). Due delle Azzurre, che hanno preso parte a queste due disfide, hanno anche combattuto nel Torneo internazionale Totana, svoltosi a Murcia tra il 10 e il 12 marzo. Competizione che ha visto la Davide fare suo un bronzo e la Testa fermarsi ai quarti. Mentre tre loro colleghe erano impegnate nel PreOlimpico di Samsun, 7 Azzurre sono andate in Francia per cimentarsi nel Torneo Les Ceintures 2016. 4 Ori e 3 Argenti il bottino finale delle nostre PortaBandiera: Oro per Cipollone 54 Kg, Mesiano 60 Kg, Donniacuo 69 Kg, Corazza 60 Kg – Argento per Alberti 64 Kg, Calabrese 48 Kg e Gordini 54 Kg.. Nello stesso pe-

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riodo si è svolto ad Helsinki il Gee Bee International, che ha regalato all’Italia il bronzo nei SuperMassimi con Tommaso Rossano. Per quanto attiene le Nazionali Giovanili il periodo clou comincerà a giugno, mese nel quale avranno luogo sia l’Europeo Youth (Anapa 6-15) che quello Junior (Keszthely 15-24). La Youth a Marzo ha visto due suoi atleti centrare il bronzo nel Torneo Internazionale Pozniakas (Iozia 60 Kg, Cordella 49 Kg). Azzurrini che ad Aprile (15-17) hanno sfidato due volte, per-

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dendo in entrambe le occasioni (6-4; 5-4), la Germania a Copertino presso il PalaBachelet. Squadra Teutonica con la quale hanno condiviso un lungo training Camp (5-17 Aprile) a Gallipoli. Da segnalare, infine, il ritiro, svoltosi a Roma (17-23 Aprile) presso le strutture del Centro di Preparazione Olimpica del CS Esercito alla Cecchignola, della Nazionale SchoolBoy. La squadra italiana a Strandja e quella femminile a San Giovanni Valdarno.


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BILANCIO PRO 2015 IN ITALIA E IN EUROPA (II parte)

Il vecchio continente gode ottima salute di Giuliano Orlando opo aver fatto il bilancio 2015 del professionismo italiano, la nostra disamina si è allargata alle prime quattro nazioni europee, le grandi protagoniste continentali, che raccolgono oltre il 70% dell’attività agonistica, dando opportunità di lavoro. Le restanti nazioni, mantengono un buon trend di attività, con realtà emergenti, specie nell’Est con la Russia che a tempi brevi si affiancherà alle capofila. Questa la graduatoria europea dopo Gran Bretagna (943), Francia (431), Germania (381) e Ungheria (349). Non abbiamo inserito l’Italia, di cui abbiamo detto tutto nella prima puntata, che nel 2015 si poneva al sesto posto con 267 iscritti, preceduta dalla Russia e seguita dalla sorprendente Georgia.

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russia (301)

Sotto la spinta di organizzatori dai grandi mezzi finanziari, il movimento professionistico si sta ampliando a macchia d’olio, anche se alcune punte come il massimo Fedosov, i mediomassimi Kovalev, Beterbiev e Mikhalkin, i medi Korobov e Magomedov, il piuma Gradovich operano negli Usa. Nel 2015, l’incremento delle riunioni è stato notevole. Povetkin, Lebedev, Drozd, Troyanowsky, Shafikov, Avanesyan, Chudinov, Ponomarev e molti altri aspiranti campioni si sono fatti conoscere dal pubblico russo. L’immensità del territorio non facilita le promozioni, ma la tendenza sembra inarrestabile. L’opportunità di guadagnare buone borse, sta cambiando la mentalità dei praticanti, dopo il professionismo di stato dell’URSS. Avendo una base di oltre 150.000 dilettanti, gli esclusi dal giro della nazionale, optano per la nuova frontiera.

georgia (198)

La piccola nazione ex-URSS, al confine tra Europa e Asia, svolge da anni intensa attività locale con serate riservate ai professionisti, anche se le possibilità economiche sono limitate. Nel 2015 oltre un centinaio di riunioni hanno dato a molti giovani l’oppor-

tunità del salto di categoria. Il più quotato georgiano è Ghvamichava, superleggero di stanza in California, 16 vittorie e una solo sconfitta nel 2013, con Alberto Herrera, molto controversa. Anche il medio Khurtsidze (31-2-2), 36 anni, risiede negli Usa a New York e svolge attività dal 2002, imbattuto dal 2010. Alle loro spalle giovani come Gviniashvili (superwelter), Mekereshvili (supermedio), Davit Gorgiladze (massimo) cercano spazi anche oltre confine.

spagna (183)

Incremento di iscrizioni con finale di stagione scoppiettante grazie a Juli Giner che spodesta Romain Jacob (Fra) dall’europeo superpiuma e Ruben Nieto vincitore dell’inglese Draws nei superleggeri. Un 2015 iniziato con più ombre che luci. In contrapposizione il superleggero Luca Giacon, attivo in Italia ma tesserato in Spagna, conquista a Milano il Silver WBC e si affaccia al 2016 nel ruolo di sfidante al mondiale. Crescono Sandor Martin (superleggeri), Kerman Lejarraga (welter), Sergio Garcia (superwelter), lanciati verso le zone altre europee. Titolari UE, Abdigail Medina supergallo e Sandor Martin superleggeri.

polonia (152)

Nazione di grandi potenzialità, soprattutto nelle categorie più pesanti. Negli anni ’90, il massimo Andrew Golota si battè quattro volte per il mondiale. In attesa che rientri Wlodarczyk, ben noto in Italia, si sta facendo largo il mediomassimo Fonfara, residente negli USA dal 2006. Terra di giganti, con 21 mediomassimi, 20 cruiser e 28 massimi.

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In rapporto al numero dei professionisti è la nazione con più atleti al vertice, in particolare dopo il passaggio dei protagonisti ai mondiali 2011 (quattro ori e un argento) e ai Giochi di Londra (due ori, un argento e due bronzi). Nonostante la clamorosa sconfitta di Wladimir Klitstchko, re dei massimi da oltre un decennio, un 2015 positivo, con

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Lomachenko (piuma WBO) e Postol (superleggeri WBC) iridati, Glazkov cosfidante al mondiale massimi IBF, Usyk sfidante cruiser WBO, Yefimovich europeo piuma e numerosi atleti nei top ten in diverse categorie. Nonostante i problemi politici, mantiene una buona attività interna in particolare a Kiev.

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L’entità baltica più attiva, con buone prospettive nelle categorie pesanti. Nessun iscritto prima dei piuma (6), con le punte nei medi (13), supermedi (18), mediomassimi (14) e cruiser (27). Solo 5 massimi. La capitale Riga è al centro dell’attività, con riunioni settimanali, buone piazze Titiuga e Jurmala. Il cruiser Mairis Briedis è la punta locale, 30 anni, pro dal 2009. Nel 2015, 4 vittorie, la più importante con Charr ko 5, in Russia. Il superleggero Vardanyan (15-01), 26 anni, 4 successi la scorsa stagione. Il cruiser Birgis, 22 anni, non ha mezze misure, sei trasferte e 6 ko al passivo, delle 12 vittorie 10 per ko. Moltissimi i collaudatori. Situazione stazionaria, con molti ultratrentenni.

serbia (107)

Nella scorsa stagione, professionisti in lieve crescita. La maggior parte combatte in Germania. I residenti hanno poche opportunità di combattere in loco. Belgrado la più attiva, qualcosa si muove a Novi Pazar, Bajina Basta e Zlatibor. Spesso i serbi combattono in Montenegro, Macedonia e Bosnia. Nei massimi, Rovanin (15+) 22 anni, lascia bene sperare, Filipovic (14+) dopo anni di dilettantismo, tenta nei pro, ma ha 39 anni, Marceta (9+) ne ha 34. Dei giovani il medio Bajrovic, il mediomassimo Isufi e il welter Stankovic, ex Dolce e Gabbana Italia nelle WSB, talento e sregolatezza. Un primato: Zoran Sekuralac (16-6), 57 anni a dicembre, il più vecchio pro in attività.

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Più collaudatori che aspiranti campioni, anche se nelle ultime stagioni Praga è diventa-


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ta una piazza affidabile. Il medio Hunayan (7), 35 anni, pro dal 2012, nel 2015 tre incontri, il cruiser Suda (33-10-1) il più popolare, attivo dal 2002, titolare UE nel 2010, ha 39 anni. L’80% supera i 30 anni. Indicare un talento reale è difficile. Molti buoni pugili, attivi anche in Italia, ma nessun talento da segnalare.

bulgaria (84)

Una delle ultime ad aprire al professionismo ufficialmente. Il massimo Kubrat Pulev a 28 anni, nel 2005 passa pro e nel 2012 è il primo bulgaro campione d’Europa, nel 2014 primo sfidante al mondiale. Sulla sua scia un buon numero di pugili ha varcato il Rubicone, molti non più giovanissimi, quindi una base anziana. Nel 2015 qualche segnale con Sofia che sta trainando altre piazze, quali Burgos e Pernik e Plovdiv. Il supermedio Hristov, 22 anni, attivo in Germania promette bene, come il cruiser Filipov, ma la strada della cima è ancora lontana.

bosnia herzegovina (84)

Senza grandi mezzi finanziari, il professionismo cerca di uscire dall’anonimato, riuscendo ad allestire boxe non solo a Sarajevo, ma anche a Siroki, Brijeq e Banovici. Molti scelgono la Germania, altri tentano il lancio in patria. Il massimo Petkovic (50-4-4), 35 anni, pro dal ’97, ha calcato il ring di casa una sola volta (2006), il resto tra i krukki e continua a combattere con buoni risultati, pure il cruiser Beljo (21+) 31 anni, ha scelto la Germania, vincendo titoli minori. Il più promettente sembra Janjanin, superwelter di 24 anni, 12+, tre nel 2015. Redzovic, massimo di 38 anni, dopo 15 successi a fila, ha incespicato nel 2014 sul kosavaro Gjergjaj, fisso in Svizzera.

bielorussia (82)

Piccola ma ambiziosa, ha saputo conquistare negli ultimi anni l’europeo superwelter con Rabchenko (2012) e dei mosca con Yanchy a spese di Sarritzu nel 2014. Il primo punta al mondiale, il secondo (39 anni), residente in Spagna, al bis europeo. Minsk e Grodno le città più attive. Molti combattono in Russia: il supermedio Sushchyts (203-1), il medio Samadurau 5+, tutte nel 2015. Avanzano anche i medi Kuzmitski (11) 22 anni, 9+ nel 2015 (Ungheria, Russia, Rep. Ceca e Lettonia le sedi) e Atrokhhau (12) 27 anni, 5+ nel 2015, più casalingo. Il superleggero Relikh (20) 25 anni, pugno pesante (nel 2013, il nostro Gassani ko al 1) e in buona posizione per l’iride.

belgio (81)

Nobile decaduta, che non vuol cedere. Per questo affida il rilancio alle nuove leve guidate dai cruiser Merhy (18), Ngabu (15) e Djego (9-1-1) di origini africane e al locale Laggoune (19-0-2), ma pure al massimo Hubeaux (23-1), al mediomassimo De Bonte (7-1), ai superleggeri Jamoye (18-11) unica sconfitta con Giacon, Hakimi (7), ai leggeri Patera (14) e Bauwens (37-2), ma conta ancora su Fegatilli (30-6) italo-belga già campione europeo superpiuma.

romania (74)

Ricambio non facile per i danubiani, anche se il pugilato resta una disciplina molto seguita. Purtroppo recenti scandali e difficoltà finanziarie, hanno reso più difficile la crescita del professionismo. Declino iniziato dagli anni ’90, col dilettantismo. Da sempre i professionisti cercano fortuna all’estero, in particolare in Canada dove la comunità romena ha radici lontane. Ne fanno fede il supermedio Bute, mondiale dal 2007 al 2012 e il welter Ion, non più giovanissimi ma sempre tra i migliori. Il massimo Dinu (14), il superwelter Puiu (20-2-2) e il welter Biea (9) tutti in fase positiva nel 2015. Altri sono approdati negli Usa: il massimo Cojanu (13-2) e il welter Marin (9). Altri in Germania, i più promettenti sono il leggero Cherej (10) 21 anni e il super medio Gavril (15-1). Stazionano in patria il welter Cardos (14) dopo aver girato l’Europa, il piuma Simion (19-1), il massimo Bot (16-3-2) in fase discendente, il collaudatore per antonomasia Sebe (18-82-4), 40 anni, sul ring da 2000, cliente abituale in Italia (41 match), nel 2015: 4-1=. Tra coloro che hanno scelto la Spagna, il leggero Pop (21-0-1) attivo dal 2007, giunto a 36 anni disputando match sui 6 round e il mosca Olteanu (15-9-1) europeo nel 2012, 37 anni, verso il tramonto.

croazia (70)

Federazione relativamente giovane, che opera in varie città, tra Pola e Split, Zadar, Banjale, Zadar, Samobor e Padstrana per una promozione a tutto campo. Capofila il cruiser Bacurin (23-8-1), 33 anni, in piena attività, (5+1-) nel 2015, avanzano il leggero Pupek (6) 17 anni, 5+ la scorsa stagione, il mediomassimo Markic (20-1), il welter Njegac (5), i superwelter Galesic (7) e Sulejmani (6) che risiede a Vienna, tutti in positivo nel 2015, che rappresentano le nuove leve, pronte a subentrare ai vari Bozic e Jukic (supermedi), Perkovic e Goles (massimi), Krstacic (cruiser) e Bajrektarevic (mediomassimo) ancora in attività, ma nella fase discendente.

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irlanda (42)

Disciplina radicata nella cultura sportiva da sempre. Pur con numeri minimi, trova sempre talenti sia nei dilettanti che nei pro. Fino allo scorso dicembre il medio Andy Lee (34-3-1) è stato iridato WBO. I primi venti hanno record in attivo. O’Sullivan (22-2) 31 anni, inglese di nascita, aspira ancora al mondiale medi. I leggeri Ormond (20-2), Kavanagh (20-1-1), Geraghty (101), Bate (5) e Nevin (7), i superleggeri Sutcliffe (9), Hyland (31-1), i medi Keeler (9-1), Quiggler (9) attivo negli Usa, i superpiuma Hyland (31-1) e Carroll (9), oltre al piuma Mc Collough (14-2), rappresentano le punte avanzate con vista europea. Nelle retrovie crescono altri giovani. Nonostante che i migliori restino spesso dilettanti.

finlandia (38)

Il più attivo dei paesi scandinavi, premiato nel 2015 con due europei, conquistati dal leggero Edis Tatli (26-1) kosovaro di nascita e dal tenace Robert Helenius (22) nei massimi. L’attività organizzativa è notevole, da Helsinki a Tampere, Hamina, Kemi, Espoo, Kauhava, Kuopio fino a Vaasa al circolo polare. Cosa riserverà il 2016? La domanda può trovare parziale risposta dalla disamina dei 40 paesi, che specchiano la salute pugilistica del vecchio continente. Ne viene fuori un riscontro interessante, con conferme e anche sorprese, che proprio nell’anno dei Giochi olimpici potrebbe trovare ulteriori sbocchi. Realtà minime come la Moldova, ma anche Lettonia e Georgia, Bielorussia e Serbia, in sicura fase di crescita, qualora trovassero un campioncino locale, stimolate dalla possibilità di conquistare un europeo e ancora più mondiale, compierebbero il salto di quantità e qualità. L’esempio arriva dal Montenegro, che ha trovato Il leggero Zlatican (21) ormai vicino alla sfida mondiale e da un paio d’anni ha incrementato i ragazzi nelle palestre in modo sensibile. Sergey Kovalev.


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VALERIO RANALDI

Un ingegnere coi guantoni. Nato pugilisticamente nella Fiermonte Boxe. di Tommaso Gregorio Cavallaro ph Renata Romagnoli utto ha inizio in una nota Palestra, la Fiermonte Boxe, nel quartiere romano dei Parioli. E’ lì che l’attuale campione Italiano dei Supermedi, Valerio Ranaldi, comincia a dilettarsi tra corde, sacchi e sedute di sparring. Come è capitato a moltissimi il gioco iniziale diviene presto passione e voglia di arrivare sempre più in alto prima come dilettante e poi come Pro. Passo dopo passo Valerio ci sta riuscendo. La prima tappa, ovvero la Cintura Italiana, l’ha raggiunta e difesa con successo battendo ai punti Roberto Cocco a Pomezia il 16 aprile. Le prossime sanno d’Europa, ma tutto a tempo debito Cominciano dalla f ine: il match contro Cocco. Una grandissima vittoria, soprattutto alla luce della forza del tuo avversario. Come ti senti dopo questa vittoriosa battaglia? E’ stato, a mio avviso, un match bellissimo, esaltante e incerto fino alla fine. Penso che mi abbia fatto crescere moltissimo e dato quella spinta in più per nuovi traguardi. Verdetto unanime a tuo favore, alla f ine di un incontro nel quale sei partito molto bene riuscendo poi a gestire la reazione negli ultimi round di Cocco. Sei d’accordo? Assolutamente si. Normalmente non sono il tipo che sta li a fare la conta dei punti, ma questa volta, essendo io il protagonista, credo che il risultato finale a mio favore mi vada stretto visto l’andamento delle riprese. Il finale è stato bello e devo ammettere che se sono andato in sofferenza è stato anche perché, non avendo mai fatto i 10 round, entravo in un mondo a me sconosciuto. Hai conquistato il Titolo nello scorso dicembre contro Lombardi, ti sei confermato Campione contro Cocco. Quali sono ora i tuoi obiettivi per il futuro a medio e

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lungo termine? Per ora è difendere nuovamente il Titolo Italiano che ritengo sia di grande importanza e prestigio. Spero vivamente di salire nuovamente sul ring a luglio per un’altra difesa. Per quanto riguarda il futuro remoto, pianificherò tutto con molta calma insieme al mio manager. La mia filosofia è quella dello Step by Step. Come e quando nasce il Valerio Ranaldi Pugile? Tutto ha avuto inizio ai Parioli nella Palestra di Stefano Fiermonte. Avevo voglia di tenermi in forma e di provare a dilettarmi con i guantoni. Sono stato subito notato, forse per le mie qualità fisico atletiche, dai maestri della palestra e messo nel gruppetto dei giovani agonisti. Da lì al Titolo Italiano è stato un lungo percorso fatto di voglia, sacrificio, sudore e duri allenamenti. La Noble Art mi è entrata subito nel sangue per non uscirne più Parlaci dei tuoi Maestri, chi tra loro ti senti maggiormente di ringraziare per ciò che hai ottenuto f inora? Il mio storico maestro Marco Di Gianfrancesco è colui che mi sento di ringraziare di più fra tutti quelli che mi hanno seguito. Grazie a lui, infatti, sono cresciuto come boxer sotto tutti i punti di vista: da quello fisico a quello tattico-tecnico. Il DiGià (questo il suo soprannome, ndr)mi ha sempre seguito, sostenuto. Ricordo le giornate passate ad Amatrice per intensissime sedute di allenamento oppure i guanti fatti in varie palestre d’Italia. Non posso non menzionare il maestro Gabriele Venturini che mi ha accolto nella sua “casa” la nota palestra di Roma “Audace” dove quotidianamente mi alleno . Quali sono i tuoi punti di forza e dove pensi di dover migliorare? Penso di averne diversi. Riesco ad adat-

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tare il mio pugilato in base alle qualità e ai difetti dell’avversario di turno. So boxare indifferentemente su tutte e tre le distanze (lunga, corta e media, ndr) e inoltre sono molto freddo. Una qualità che mi consente di isolarmi da tutto ciò che mi circonda, in modo da concentrarmi solo sul match, il mio avversario e l’obiettivo che ho in mente. Passando ai difetti, tendo a fermarmi un po’ troppo ad “assaggiare” i colpi di chi ho di fronte, nel senso che non sentendo molto dolore, tendo ad accettare lo scambio. Un errore, ad esempio, fatto contro Cocco. Si lavorerà anche su questo. Cos’è la Boxe per Valerio Ranaldi e cosa ti sentiresti di consigliare a un giovane con la voglia di inf ilarsi i guantoni? Per me la boxe è vita. Il pugilato è uno sport vero che ti forma sia dal punto di vista sportivo che da quello umano. Ti insegna cosa vuol dire aver rispetto dell’avversario, essere umile, sacrificarsi, avere coraggio e mille altre qualità per cui un uomo può definirsi tale. Ecco perché consiglio a tutti i genitori di portare i loro figli nelle nostre palestre. Ultima domanda. Tolte fasce e guanti, chi è Valerio? Di Noble Art, purtroppo, in Italia non si può vivere. Nella vita di tutti i giorni lavoro come ingegnere in un’azienda che si occupa di sicurezza per le ferrovie dello stato. Due volte a settimana mi cimento come “maestro” alla Fiermonte e collaboro con un mio amico in suo nuovo progetto: un marchio tutto italiano chiamato “Casata Derèves”. ...............

Valerio Ranaldi in una sequenza di foto e con il suo avversario Cocco.


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Campionati Italiani Schoolboy - Junior 2016 Gallipoli di Tommaso Gregorio Cavallaro ph LuKa e Franz e Finali dei Campionati Italiani Schoolboy-Junior si sono svolte a Gallipoli, presso il Palasport di Alezio, dal 6 al 10 aprile. Alla Competizione, indetta dalla F.P.I. e organizzata in collaborazione con l’Associazione Sportiva Dilettantistica Beboxe Pugilistica Copertinese e il CR FPI Puglia-Basilicata, hanno partecipato 115 Boxer Schoolboy e 134 Junior. A farla da padrone sono stati i boxer Siciliani che tra la qualifica Junior e quella Schoolboy hanno ottenuto ben 9 medaglie d’oro. In questa speciale classifica si piazzano al secondo posto i pugilatori campani con 7 primi posti, seguti dai laziali con 5. Una bellissima edizione, organizzata ottimamente dal team del maestro Franceso Stifani, nella quale il coach Coletta, responsabile tecnico delle nazionali Schoolboy-Junior-Youth, ha potuto ammirare e annotare sul suo personale taccuino parecchi nomi di pugili per andare a infoltire i ranghi delle rappresentative tricolori. Coletta, oltre che nella veste di osservatore speciale, ha presenziato ai campionati anche perchè tra il 5 e il 17 aprile la Nazionale Youth si è allenata a Gallipoli insieme ai pari età della Germania, con i quali ha incrociato i guantoni in due sfide. La prima ha avuto luogo venerdì 15 aprile a Copertino, presso l’Istituo Bachelet, (Azzurri sconfitti 6-4), mentre la seconda si è svolta domenica 17 aprile sempre sul ring del PalaBachelet (5-4 per la Germania). Tutti i match sono stati trasmessi in diretta sul Canale Youtube ufficiale della FPI (FPIOffcialChannel) dove ora sono disponibili alla visione.

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ELENCO VINCITORI

Gallipoli 2016 Schoolboy 38.5 kg Alessio Buonciro CP 40 kg: Sebastiano Guastella SC 41,5 kg Salvatore Dell’Albani SC 43 kg Francesco Mecheroni TS 44,5 kg Francesco Annunziata CP 46 kg Tiziano Bernardeschi TS 50 kg Flavio Casiraro SC 52 kg Alessandro Piccinni PL 54 kg Giuseppe Recupero SC 56 kg Alessio Maio CP 59 kg Giacomo Micheli LZ 62 kg Denis Ibrj EM 65 kg Mattia Balsamo VE 68 kg Marco Giugliano CP 72 kg Michele Ascani LZ 76 kg Vincenzo Terlizzi CP +76 kg Pietro Migliardi SC

Junior

erminata con successo la Kermesse svoltasi nella splendida cornice salentina dei comuni di Alezio e Gallipoli, ancora protagonisti di due eventi pugilistici di grande rilievo come i campionati italiani FPI riservati alle qualifiche Schoolboys e Junior ed il dual match Youth Nazionale Italiana VS Nazionale Tedesca. Soddisfatto del risultato è il tecnico della Beboxe Francesco Stifani che riferisce: “Anche quest’anno il pugilato ha brillato in Puglia grazie al lavoro di squadra del collaudatissimo team della Beboxe che ha collaborato con lo staff FPI alla riuscita di questo evento; Il nostro più vivo ringraziamento va al sindaco di Alezio dott. Vincenzo Romano

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ed alla sua amministrazione comunale che ci hanno ospitati presso le proprie strutture sportive ed all’amico Attilio Caputi, della Caroli Hotels, che con passione ed amore per lo sport anche quest’anno ha riproposto la sua speciale “ricetta di ospitalità”. I ringraziamenti si estendono all’ assessore Guido Sansò, al dott. Antonio Pascali, del. Coni Lecce, a Antonio Gabellone, presidente della Provincia, al dott. Giuseppe Prete, dirigente dell’Istituto Bachelet di Copertino, al consigliere comunale Pierluigi Nestola, Leonardo Ciullo per le veline e a Luka&Franz per le belle foto. ...............

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46 kg Massimo Spada LZ 48 kg Davide Montuori CP 50 kg Corrado De Poli SC 52 kg Alessio Cangelosi SC 54 kg Daniele Oggiano SD 57 kg Samuele Grilli LB 60 kg Leo Bajrami SC 63 kg Armando Casamonica LZ 66 kg Giovanni Rossetti PL 70 kg Naichel Millas VE 75 kg Luigi Langione CP 80 kg Valerio Cancelli LZ +80 kg Giacomo Lupo SC

In alto e a seguire: la nazionale Schoolboy e Junior con i tecnic a Gallipoli; I tecnici dell’Italia e della Germania; l’Assessore allo sport Guido Sansò, il Sindaco Dottor Vincenzo Romano, Fabrizio Baldantoni e Francesco Stifani; Da Sinistra Giulio Coletta, Gianfranco Rosi, Francesco Stifani.


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PUGNI D’AUTORE

Boxe e musica: due arti fondate sull’immediatezza Un primo viaggio nelle canzoni italiane.

di Fabio Rocco Oliva a boxe è sempre stata fonte inesauribile di ispirazione per tutte le arti. I poeti hanno trascorso notti in bianco cercando la parola giusta o il verso perfetto che riuscisse a traghettare il mistero di due uomini che si affrontano a viso aperto, così come gli scultori e i pittori hanno studiato il corpo del pugile in ogni suo centimetro, vena per vena, muscolo per muscolo con la speranza di eternarlo nel marmo o su un vaso di argilla. I musicisti? Anche loro. Anche la musica non ha potuto resistere al fascino dei guantoni, alle storie dei pugili, di uomini che hanno messo sul piatto della vita tutto ciò che possedevano. Più delle altre forme d’arti la musica ha un legame strettissimo con la boxe, immediato: entrambe si fondano sul ritmo. I pugili si allenano ritmando i loro movimenti, quasi come fossero alla ricerca dell’attimo perfetto in cui colpire l’avversario e afferrare se stessi. La musica ha nel ritmo la sua essenza. Ma non solo. Su quel ritmo la musica costruisce una storia, racconta un frammento di vita. Non è mai solo boxe ma sempre nobile arte e vita nella sua totalità. Fred Buscaglione, un grande della nostra musica, scrive una canzone su ritmo jazz dal titolo “vecchio boxeur”. Le atmosfere sono cupe, fumose, ed il ritmo è lento e cadenzato. Un vecchio pugile è ormai da tempo fuori dal giro, nelle prime note del sax serpeggia una malinconia incurabile e l’immagine del boxeur che, perduto in un bar, allunga la mano in cerca di qualche spicciolo. “Un tempo eri l’idolo della città”, canta Fred Buscaglione, mentre con lui ci perdiamo tra le strade, tra gli incroci, ai semafori e nei ricordi. Già i ricordi, averne tanti e non essere ricordato da nessuno. “Non lo gridar,

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se un dì sei stato grande”, perché nessuno lo ricorda, perché a rispondere sarà la solitudine e ciò farà più male. Lo stesso destino riservato al poeta, come scriveva Cicerone: “saxa ac solitudines voci poetae rispondeat (alla voce del poeta rispondono le pietre e la solitudine). “Il gran campion del ring, non sei più tu”, dopo essere salito sul carrozzone, dopo aver goduto della gloria e della gioia dei successi è seguita la caduta, di giorno in giorno sempre più giù. Non è solo il destino di un vecchio boxeur, ma qualcosa che può capitare a tutti, è nella naturale essenza della vita, salire e poi cadere. Alla fine della canzone Buscaglione urla il suo addio al pugile, un saluto rauco, un saluto folle di chi accetta la sconfitta perché non gli interessa il dramma che porta con sé, perché non è nient’altro che un frammento della vita. D’aria malinconica se ne respira anche nel pezzo del cantautore Pacifico che dedica alla boxe di Milano un pezzo nostalgico, “Boxe a Milano”. Nel brano si ripercorrono le imprese del pugilato milanese, immortalato nell’immagine di un uomo stretto alle corde che non cade. Tra la nebbia e il Duomo nel buio, la boxe è come un fantasma sulla città, una voce che sussurra: “quante cose si fanno sapendo che sono uno sbaglio, quante cose si fanno sapendo che tutto andrà male. Chissà cosa affascina tanto, chissà cosa piace in un uomo aggrappato alle corde e non vuole cadere”. Struggente nel pezzo è la voce di Ottavio Tazzi che ricorda i suoi tempi e di essere sempre stato affascinato dai brocchi, da quelli che non erano campioni ma salivano sul ring lo stesso e davano sempre il massimo. Il loro coraggio. Nel brano Tazzi ricorda di un certo

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Callegari di Voghera che non vinceva mai ma che faceva sempre il diavolo a quattro pur di salire sul ring e quella volta che vinceva era una gioia immensa. “Sul ring se va alegher”(sul ring bisogna salire con entusiasmo), una delle massime di Tazzi. E con entusiasmo ricordiamo un brano di Vinicio Capossela, dal ritmo contagioso, veloce e vertiginoso “Il pugile sentimentale”. Siamo sul ring, di fronte al protagonista la massa enorme di Black Macigno che lavora sodo, fracassa di pugni il malcapitato e mentre lo tartassa di cazzotti pensa che la vita è bella, quasi provando una gioia sadica nel pestare il poveretto che non sa dare pugni in faccia fin da quando era bambino. Intanto Black Macigno insiste e gli frantuma la mascella, lo chiude all’angolo e lo pesta per benino. Al malcapitato non resta che dirgli di tirare il fiato, di calmarsi ma l’altro non cede e continua colpo su colpo fino ad affannare sempre di più e infine a crollare al tappeto, stanco e devastato: “Colpisce, è un uragano, si accascia poi stremato e mi alzano la mano che non ha mai picchiato. La vita è proprio okay, lui dice, e pensa un po’, sarà okappa per qualcuno, per gli altri è kappao”. Ad onor del vero il pezzo di Capossela è un rifacimento di un vecchio brano di un cantautore russo, Vladimir Vysotskij (entrambi reperibili su youtube). Ritmo veloce e intenso nel brano di Alberto Radius, “Il buffone” sull’immenso Alì: “Hai preso a pugni l’ingiustizia e la bestialità, l’intelligenza fa notizia per chi non ce l’ha, la tua rivincita l’hai presa dentro una galera, non si massacra un popolo se si ha la pelle nera”. La canzone alterna momenti di calma a momenti in cui l’elettronica alza il livello ed è come se


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stessimo di fronte ai fuochi d’artificio, qualcosa di luminoso come appunto è stato Mouhammed Alì, che ha illuminato la boxe per l’eternità. Un testo intelligente e ben fatto quello di Alberto Radius anche quando canta: “ma quando sali sopra al ring con quel sorriso strano, tu dai un calcio in bocca al vecchio mito americano”. Il brano poi termina con l’immagine di Ali che saluta il mondo che prima lo voleva morto, “con il candore di chi sa di riparare un torto”. In tema Ali, notissima è la canzone di Gianni Morandi, “Cassius Clay”, che ricorda il pugile in una canzone nostalgica dove si staglia sullo sfondo il più grande alle preso con il Parkinson. Diverso da quello di Morandi è il ricordo e l’interpretazione di Alì fatta dal gruppo Hormonauts nella canzone “Cassius”, tre minuti di ritmo coinvolgente in pieno rockabilly in cui il pugile è la metafora dell’uomo che lotta contro le avversità della vita, un vero e proprio esempio che aiuta ad andare avanti nei momenti più duri, a non mollare mai. Se la vita è difficile, tieni duro e lotta col sorriso: “No matter what they say, I’m gonna fight like Cassius Clay”. Quando vado ko, mi ripeto che sono il più grande e non posso stare a tappeto. Terminiamo il nostro viaggio nelle canzoni italiane sulla boxe con un pezzo del rapper milanese Bassi Maestro “Sotto la cintura” che in poco più di due minuti incornicia perfettamente l’animo della nobile arte del pugilato. Un pezzo dal ritmo calibrato, preciso, incessante che inizia con le note tratte dal film di Stallone, Rocky, un pezzo da sentire in palestra di fronte allo specchio, quando il sudore cola e le braccia sono pesanti: “Non è stato un gioco arrivare fin qui, litri di sudore prima di toccare un ring”. Questo l’inizio del pezzo. Già, sul ring non ci si improvvisa, si arriva dopo allenamenti su allenamenti, si arriva preparati, da professionisti, dopo aver sudato tanto, dopo aver studiato bene e capito fino in fondo dove si sta per andare. “E’ quello che dimostri di essere che ti rende vincitore o perdente”, non è il titolo raggiunto, non è la medaglia ottenuta ma è come sei arrivato alla vittoria, più ancora come

hai camminato fino al tuo momento, il percorso che ti ha portato verso il tuo obiettivo: “un peso massimo va giù contro un peso welter, non esiste il più forte o il più prepotente, esiste il più allenato e il meno concentrato e quello che le prende”. E poi: “più che di pugni lavora di mente, da qualsiasi angolo o messo alle corde, sappi che ne puoi uscire sempre”. Un pugile per essere un grande deve sempre ricordare le fondamenta di questo sport ben ricordate dal cantante: “il rispet-

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to del tuo rivale va prima del rispetto che hai per te stesso, perché si combatte uguale, cambia solo il verso, per questo mi alleno sempre davanti allo specchio, perché se riesco a reggere il mio sguardo riesco a reggere qualsiasi destro”. ...............

In alto, l’album di Pacif ico, con dentro il pezzo “Boxe a Milano”; Fred Buscaglione con “Vecchio Boxeur” e Vinicio Capossela con il suo brano “Il pugile sentimentale”


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A Marcianise sorge il Great Gym Inaugurato da Giovanni Malagò.

di Adriano Cisternino rovano l’allungo, scherzano. Giovanni Malagò, Alberto Brasca e Clemente Russo fanno la gioia dei fotografi accanto al ring del Great Gym di Marcianise, la mega-struttura polifunzionale inaugurata dal presidente del CONI il 7 aprile alla presenza di autorità sportive e politiche, tecnici, atleti, giornalisti. Boxe certo, ma anche nuoto (due piscine), judo, ginnastica, danza e free-climbing, c’è già di tutto, e il resto verrà, assicurano. Intanto si è prenotata anche la scherma. C’è posto per tanti sport nei tremila metri quadri coperti e diecimila scoperti, realizzati e modernamente attrezzati dai fratelli Pasquale ed Ernesto Orofino, imprenditori napoletani che hanno scelto strategicamente questa area situata alle porte di Caserta, ma ad una volata di autostrada da Napoli, per promuovere sport a livello manageriale con campioni e tecnici famosi che credono nel progetto e ci hanno messo la faccia: “Vogliamo produrre campioni per le olimpiadi del 2024”, annuncia Clemente Russo che parla di boxe ma

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anche di judo, visto che al suo fianco c’è la moglie Laura Maddaloni, con i fratelli Pino e Marco, tutti e tre campioni di judo (Pino è l’oro olimpico di Sydney 2000), e il papà, Gianni Maddaloni, “o’ maè” , il maestro, come usa dire da queste parti anche nella boxe. E c’è Lello Avagnano, ranista olimpico a Los Angeles ‘84, ma soprattutto direttore tecnico della Canottieri Napoli, il club dove sono cresciuti Rosolino, Rummolo, Pirozzi, gente che le olimpiadi le ha praticate e le pratica. E c’è Imma Cerasuolo, oro nel nuoto paralimpico ad Atene 2004. Insomma il progetto è ambizioso, ma soprattutto è impostato con competenze e managerialità. Giovanni Maddaloni ha creato un’oasi di sport sano e pulito a Scampia, lo sa tutta l’Italia, accogliendo ragazzi del quartiere più famigerato di Napoli, ed ora porta il suo bagaglio di capacità ed esperienza a Caserta, nella “terra dei fuochi”, che però – ha rimarcato Clemente Russo – è anche “terra di campioni”, soprattutto nella boxe, soprattutto a Marcianise, e qui siamo

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in territorio comunale di Marcianise. Significativa la citazione del prefetto Rappucci: “Diceva il giudice Falcone che la mafia non teme tanto il carcere e i giudici quanto la scuola e i maestri”. I maestri dello sport, si sa, spesso possono più degli stessi genitori. Parole entusiaste nei confronti dell’iniziativa (sul piano sportivo e sociale) hanno avuto anche Nello Talento e Roberto Fabbricini (Coni), Cosimo Sibilia (Coni Campania), Michele De Simone (Coni Caserta), agilmente coordinati dal giornalista Rosario Mazzitelli. Decine di ragazzini infatti già affollano il tatami, coordinati dai Maddaloni-brothers, il ring e dintorni sotto la guida del maestro Peppe Foglia. Si lavora insomma già per Roma (?) 2024. Terra dei fuochi? Sì, ma del sacro fuoco dello sport. ...............

La bellissima struttura della Great Gym sorta a Marcianise in Campania; Brasca, Malagò e Russo mentre scherzano con alle spalle il mito Primo Carnera.


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A LIVORNO DERBY TOSCANO PER IL TRICOLORE

Lenny Bottai torna campione dei superwelter Il verdetto non ha convinto.

di Aldo Bonferru ph Renata Romagnoli

Livorno, 8 aprile 2016

l livornese Lenny Bottai (+ 25, - 3) ha conquistato il vacante titolo italiano dei pesi superwelter battendo ai punti il pratese Francesco Di Fiore (+ 18, - 13, = 3). L’ incontro si è svolto al PalaMacchia per l’organizzazione del Team Cavallari/ Ventura. Per quanto si è visto c’è stato un certo equilibrio lungo l’arco delle 10 riprese, anche se Di Fiore è apparso più attivo mantenendo il centro del ring, mentre Bottai era pronto a replicare con ganci pesanti senza avventurarsi nello scambio. Il pratese con la sua costante iniziativa sembrava avere il match a portata, anche se forse ai suoi colpi mancava un pizzico di potenza in più. Bottai quando veniva pressato arretrava con una guardia raccolta, per interrompere l’assalto dell’avversario con colpi pesanti. Nel finale comunque Bottai abbandonava la sua boxe prudente e raccoglieva buoni frutti con l’efficacia del suo gancio. Cercare un vincitore obiettivamente non era impresa facile: più continuo Di Fiore, più efficace Bottai. Un equilibrio non rilevato dai tre giudici che hanno visto all’unanimità vincitore Bottai: Virgilliti 97 a 93; Giubelli 98 a 92 e Ramacciotti 96 a 94. Nel sotto clou il palermitano Giancarlo Bentivegna colpito nel primo round da un terribile destro del lituano Ivans Levickis crollava al tappeto e rimaneva terra ben oltre i 10”, immediatamente ricoverato all’Ospedale non si riscontravano complicazioni e veniva dimesso. Levickis, appena 23 anni, ha un record di 21 vittorie e 22 sconfitte,ma la sua potenza, visto che ha ottenuto 15 successi prima del limite non era sconosciuta, infatti due anni fa a Viterbo aveva fulminato Alessandro Caccia al

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secondo round. Senza problemi invece la vittoria ai punti del massimo Fabio Piazza su Dmitrij Kalinovskij. ...............

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I preliminari tra Di Fiore e Bottai, sotto un momento del match.


EUROPEAN OLYMPIC QUALIFICATION

Samsun: Missi


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di Giuliano Orlando ph AIBA/FPI

Tre medaglie: Cappai, Mangiacapre e Testa prenotano Rio. Samsun, 9-17 aprile 2016

La vecchia Europa, nonostante la concorrenza sempre più prepotente di altri continenti, l’Asia in particolare, mantiene quella leadership che dura da sempre. I numeri lo confermano e la soddisfazione di Franco Falcinelli, presidente EUBC, nonché vice presidente AIBA è giustificata, sia dal risultato complessivo che dall’esplosione di nuovi talenti, in particolare nel settore femminile. Con giustificato orgoglio, l’Italia mette la sua firma con Irma Testa in questo vertice di nuovo conio, a conferma che la politica federale, portata avanti dal presidente Alberto Brasca, non è così negativa. La presenza a Samsun di 39 nazioni e l’adesione di 207 uomini e 56 donne, specchiano sia l’alta partecipazione che il livello tecnico degli iscritti. Concluse così le qualificazioni continentali, iniziate a Buenos Aires (Arg) per le Americhe, a Yaonndè (Camerun) per l’Africa e a Qian’an (Cina) per Asia-Oceania, fino a quello europeo. La promozione di 30 atleti e 6 atlete incrementa non solo il numero dei partecipanti, ma alza l’asticella qualitativa dei qualificati per i Giochi. Hanno staccato il pass: 49 kg. Yafai (G.B.), Houhannisyan (Arm) e Cappai (Ita); 51 kg. : Ali (G.B.), Abgaryan (Arm), Irvine (Irl); 56 kg. Chalabiyev (Aze), Ashfaq (G.B.) e Avagyan (Arm); 60 kg. Oumiha (Fra), Codina (G.B.) e Joyce (Irl); 64 kg. Sotomayor (Aze), Petrauskas (Lit) e Gozgeb (Tur); 69 kg. Stanionis (Lit), Mangiacapre (Ita) e Margaryan (Arm); 75 kg. Mbilli (Fra), Harcsa (Ung) e Fowler (G.B.); 81 kg. Buatsi (G.B.), Mullenberg (Ola) e Unk+ùal (Tur); 91 kg. Okulie (G.B.), Omba (Fra) e Abdullayev (Aze); +91 kg. Joyce (G.B.), Majidov (Aze) e Demirezen (Tur). Nel settore femminile le promosse: 51 kg. Adams (G.B.) e Petrova (Bul); 60 kg. Alekseevna (Aze) e Testa (Ita); 75 kg. Iakushina (Rus) e Laurell (Sve). Promossi di assoluto valore. Per i battuti appuntamento rinviato alle manifestazioni che ancora valgono per l’accesso ai Giochi. Per l’Italia, aver staccato tre pass non è impresa da poco, contrariamente a certi pareri. Troppo facile parlare dal di fuori,

molto meno ottenere risultati quando la concorrenza è spietata e numerosa. Il bravo a Manuel Cappai (49), Vincenzo Mangiacapre (69) e a Irma Testa (60) è strettamente legato a Bergamasco con la partecipazione di Filimonov e Renzini che in silenzio hanno lavorato e continuano a farlo, nella buona come nella cattiva sorte. Per capire quanto valgono tre pass, basta scorrere i nomi dei rimandati. In questa lista troviamo i bulgari Banabakov (49), Asenov (52), Ivanov (56), Dimitrov (60) e Belberov (+91) e la Staneva (60), gli inglesi McCormack (64) e Pattinson (69), gli irlandesi O’Reilly (75) e O’Neill (91) oltre alla stella assoluta Taylor (60), tutta la squadra ucraina maschile valorosa ma poco fortunata, gli azeri Huseynov (49), Mammadov (81), i polacchi Zamotaev (49) e Jakubowski (91), i russi Kushitashvili (81) e Babanin (+91), il bosniaco Belous (69), i tedeschi Harutyunyan (60), Paskali (75) e Michel (81) e gli italiani Picardi (52), Valentino (60), Cavallaro (75), Vianello (+91) e la Davide (51), per citare solo alcuni nomi. A Londra 2012, si qualificarono 72 nazioni (uomini), 22 donne. Dopo le qualificazioni europee, 57 gli stati maschili, 14 i femminili. Così ripartiti: Americhe 15 (m) e 3 (f ); Asia-Oceania 12 e 4; Africa 14 e 1, Europa 16 e 6, mentre le quote dei promossi sono salite a 174 pass per gli uomini e a 20 per le donne. Al termine del 2015, erano stati assegnati i primi 60 ticket, mentre nell’anno in corso, ne sono arrivati 30 dall’Africa, dall’Europa e dall’Asia-Oceania, 23 delle Americhe, oltre a 14 pass femminili. Mancano ancora 76 maschili e 16 femminili per completare il quadro. Pass che verranno assegnati nei tornei così definiti: dal 13 al 22 maggio i mondiali femminili ad Astana in Kazakistan, con 4 pass ad ognuna delle tre categorie, salendo a quota 32. Il torneo preventivato a Sofia (Bul) in contemporanea con i mondiali femminili, riservato ai partecipanti WSB e APB, slitta a luglio in località da definire, con l’annunciata partecipazione di alcuni campioni professionisti di altissimo richiamo (W. Klitschko, Manny Pacquiao e Amir Khan). Dal 7 al 19 giugno a Baku

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in Azerbajan, prova aperta a SWB, APB e AOB, con un bonus di 39 pass. A quel punto, si tireranno le somme. I Giochi olimpici, inizieranno il 5 e si concluderanno con le finali il 21 agosto 2016. La maratona Europea di Samsun SAMSUN. Nove giorni di confronti, in un rutilante alternarsi di soddisfazioni e delusioni. Torneo stressante con picchi di cinque incontri anche per le donne. Il primo colpo di gong vede salire sul ring il giorno 9 aprile nei 52 kg., il tedesco Touba vincitore del bielorusso Loban, l’ultimo nel tardo pomeriggio del 17 aprile, con l’inglese Joyce nei +91, che si aggiudica il torneo a scapito del favorito azero-russo Majidov, per 2-1, fermando il conto a quota 262, in quanto il magiaro Bernath, dolorante alla spalla destra lascia il pass e la vittoria al turco Demirezen. Tredici categorie (tre femminili e dieci maschili). Donne Kg. 51 (19 iscritte). A Rio le finaliste. Passano al turno successivo la bulgara Petrova, iridata a Je Ju (Corea Sud) 2014, oro a Londra, idem a Baku agli europei Games a Baku 2015, assieme ad altre undici, compresa la nostra Marzia Davide. L’azzurra avanza a spese della svedese Envall, ma nei quarti trova la bulgara, che negli ultimi tempi è la sua bestia nera, Match sul filo dell’equilibrio, i colpi più precisi sono di Marzia, quelli più numerosi ma poco consistenti della Petrova, premiata dalla giuria. Sull’altro fronte del tabellone, la russa Sagataeva, argento europeo, esce al primo turno, battuta dalla danese Hansen, molto mobile e precisa. La Adams avanza senza incantare, ma cambia ritmo quando i giochi si fanno impegnativi. Dopo la francese Ourahmoune batte la Hansen in In apertura, Irma Testa nella f inale; nella pagina a destra, Irma Testa entra nella storia; i tecnici della squadra italiana ai sorteggi; Mangiacapre e Filimonov.


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semifinale e affronta la lanciata Petrova in finale. Incontro molto tattico, la bulgara cerca di sfruttare il maggiore allungo, ma la scelta di tempo dell’inglese fa la differenza. Nei box off, che servono per acquisire punti in caso di parità ai mondiali, l’ucraina Kob, 28 anni, supera di forza la Hansen. Kg. 60 (21). L’irlandese Taylor, superstar assoluta (5 mondiali e 6 europei) oro a Londra e ai Giochi europei a Baku, trova in semifinale la sua giustiziera nell’azera Alekseevna, che si prende la rivincita di Baku e approda in finale, dove trova la nostra Irma Testa, la più giovane partecipante al torneo con i suoi 18 anni. L’azera inizia battendo la quotata inglese Cameron e la battagliera turca Tatar, fino al capolavoro contro l’irlandese. Il percorso dell’italiana non è altrettanto facile. Inizia con la finnica Potkonen, 35 anni, poi trova la francese Mossely, bronzo iridato e argento a Baku, superata di misura ma giustamente. Dopo la transalpina ecco la bulgara Svetlana Staneva, giovane emergente capace di battere nettamente la russa Beliakova, e una vittoria sulla campana, al torneo Boxam in Spagna. “Una sconfitta bruciante – ricorda Irma – e anche ingiusta. Averla superata nel match che valeva il pass olimpico è stata una grande gioia. Ammetto che la bulgara è brava, ha una boxe simile alla mia, anche se io ho qualcosa in più”. La finale con la Alekseevna (28 anni) è molto tattica, prime due riprese per l’azera di una sfumatura, poi si sveglia la fanciulla di Torre Annunziata e il match si sposta verso l’azzurra che spera nella vittoria. Purtroppo due giudici su tre la pensano diversamente e deve accontentarsi dell’argento. La Taylor batte la Staneva ai box off, ma dovrà rifarsi ai mondiali per l’accesso a Rio. Kg. 75 (16). Arrivano in finale le prime due teste di serie, la russa Iakushina, 23 anni, un torello di bassa statura, ma piena di energie e l’olandese Fontijn, 28 anni, veterana di cento battaglie e tante vittorie, europea 2014 e vincitrice allo Strandja 2016. La prima avanza a spese dell’ucraina Bova, poi della turca Caliskan, ventenne di casa che si toglie la soddisfazione di eli-

minare l’azera Vystropova, elegantissima ma poco consistente. In semifinale la Iakushina non ha problemi con la coetanea tedesca Scheurich, dal gran fisico che al debutto batte la siciliana Floridia, troppo inesperta a certi livelli. Nel tabellone alto dimostra carattere la francese Guerrier vincitrice dell’inglese Marshall, fermata a fatica dalla Laurell, che trova contro l’ungherese Szatmari il ticket per Rio, mancato a Londra. Battaglia finale all’insegna dell’equilibrio, la russa carica ma il tulipano rosa replica con stile migliore. I giudici (2-1) preferiscono la Iakushina, che salva il bilancio russo. Ai box off, la tedesca Scheurich supera la magiara Szatmari in modo chiaro. Uomini Kg. 49 (14). Indichiamo in Manuel Cappai, l’eroe di questa categoria, che ha compiuto vere imprese per staccare un pass che sembrava stregato. Inizia affrontando il mancino turco Kartal, un piccoletto votato all’attacco, che il ragazzo di Cagliari tiene a distanza con colpi precisi ed eleganti. Vittoria netta, eppure il giudice dello Sri Lanka, vera mina vagante, assegna il match al turco. Nei quarti trova il polacco Zamotaev, testa di serie numero uno. Cappai conferma l’ottima condizione e vince senza alcuna ombra arrivando ad un passo dal traguardo finale. L’ostacolo si chiama Hovhannisyan, armeno tarchiato e anche falloso per la testa in avanti, dominato per due round dai colpi precisi dell’azzurro. La terza ripresa è sul filo dell’equilibrio, anche se i pugni a bersaglio li mette Cappai. Tra la sorpresa generale i giudici assegnano la vittoria all’armeno. Un furto colossale, inaudito. Altri si sarebbero smontati, ma Cappai è cresciuto parecchio anche come carattere e determinazione e alla prova decisiva per agganciare la terza e ultima carta vincente, con scritto Rio, disputa l’ennesimo capolavoro contro il tosto ispano Carmona nei box off, ottenendo un chiaro successo oltre che prendersi la rivincita all’ingiusta sconfitta subita agli europei 2015 in Bulgaria. “Sembrava impossibile – sottolinea – ma era talmente forte la voglia di vincere che avrei disputato dieci incontri pur di ottenere la promozione per le olimpiadi. La sconfitta contro l’armeno non riesco a capirla. Purtroppo c’è stata e

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spero che proprio a Rio la fortuna torni dalla mia parte”. Il torneo se lo aggiudica l’inglese Yafai, cha da il via al trionfo globale inglese, battendo l’armeno, mentre in semifinale si impone su Carmona, a sua volta capace di battere il quotato azero Huseynov, bronzo europeo, a conferma del valore di questo atleta delle Baleari. Kg. 52 (17). All’insegna dell’equilibrio, con tanti aspiranti ai pass. Riescono nell’impresa il vice campione europeo, l’inglese Ali che vince il torneo, l’armeno Abgaryan che nei quarti stoppa il nostro Picardi, che si era messo in luce superando il romeno Ionita. Purtroppo di fronte alla boxe sgusciante e furba dell’armeno, si trova le armi offensive spuntate e deve inchinarsi ad un rivale superiore, capace di battere anche l’irlandese Irvine, la cui boxe elegante non basta per far meglio di questo pugile di qualità. In semifinale ci arriva anche il bulgaro Asenov, piccoletto di 19 anni, emerso agli europei di Samokov 2015, grazie alle energie incredibili che sprigiona al limite del regolamento, con sventole e testa in avanti. Tutto questo non è bastato sia contro Ali, che si prende la finale e la rivincita degli europei e neppure con Irvine, che nel box off, dopo un avvio faticoso trova la distanza e l’aiuto dell’arbitro che rifila un richiamo al torello balcanico. Kg. 56 (16). Anche in questa categoria, molti i pretendenti rimandati. Tra questi il bulgaro Ivanov, il moldavo Gojan, antico campione d’Europa 2011 ad Ankara e il giovane turco Gokgek, tutti eliminati dall’azero Chalabiyev, non certo uno sconosciuto, che arriva alla finale col piglio di chi sa il fatto suo. Sull’altra sponda avanza l’inglese Ashfaq, argento europeo 2015, superando il polacco Kowall e il possente ed esperto ucraino Butsenko in semifinale. La finale conferma la superiorità di Chalabiyev, abilissimo e preciso al punto da rendere di routine anche la finale, aiutato dall’inglese che sale sul ring, con l’handicap di una ferita sopportata con Butsenko, che lo limita in finale. Per il terzo pass, l’armeno Avagyan viene premiato dai giudici, mentre il pubblico avrebbe preferito Butsenko, che si era dimostrato migliore.


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Kg. 60 (23). Altissimo, il nasone che ricorda quelli dei ciclisti di un tempo, il francese Oumiha, 21 anni, non troppo conosciuto nel circuito, salvo l’argento ai Giochi europei di Baku 2015, ha mostrato di essere un vincente, arrivando al trionfo con verdetti netti. Partito battendo il tedesco Harutyunyan, quindi il ceco Aperjan, trova la finale a spese del turco Gokcek, tutto furore agonistico, che si guadagna la semifinale a spese dell’ucraino Beliak e poi del bulgaro Dimitrov, dopo aspra lotta. Nell’altra parte del tabellone, l’inglese Cordina, campione d’Europa, parte superando il magiaro Varga, cliente di riguardo. Nei quarti avrebbe dovuto trovare il nostro Valentino, purtroppo una ferita rimediata nei secondi finali contro il moldavo Bucsa, scomodo e scorretto, gli blocca questa opportunità. Per correttezza, doveroso dire che l’inglese era favorito, ma il risultato non è mai scritto prima. Uscito l’azzurro, lo scontro tra l’irlandese Joyce e Cordina, non manca di paprika, ma l’inglese mostra miglior boxe. Che non esprime in finale, di fronte ad un Oumiha che non ha l’eleganza del rivale, ma arriva al bersaglio sfruttando allungo e scelta di tempo, premiato giustamente dal 3-0. Per il pass attraverso il box off, l’accesso è per Joyce a spese del tenace Gokcek, meno tecnico. Kg. 64 (22). Il cubano Sotomayor, lungagnone di 31 anni, dopo aver salutato l’isola natia ha iniziato una nuova carriera sotto la bandiera azera, che in fatto di nazionalizzazioni è ai vertici assoluti. Dopo il titolo nazionale, il torneo di Baku 2015, centra l’oro a Samsun dove esibisce boxe spettacolo, annacquata da trucchetti di bassa lega. Il caraibico è così e i giudici lo premiano. Al via stoppa l’irlandese Walsh che pure gli oppone ottima resistenza, tanto da finirgli assai vicino. In semifinale incrocia il pugile di casa Gozgec, che spende ogni energia per superare un rivale troppo abile e sfuggente. Il turco, prima dell’approdo in semifinale, si impone sul francese Amzile e sull’ucraino Petrov rivali di tutto rispetto. Nella parte bassa il biondo lituano Petrauskas, brevilineo, bronzo a Londra 2012 e diversi successi nei tornei, arriva al confronto con Soto-

mayor, battendo il magiaro Kontrecz e l’armeno Bachkov che all’esordio supera il nostro Arecchia, ricco di qualità allo stato embrionale. La corsa dell’armeno prosegue anche se l’inglese McCormack, argento europeo, gli arriva alla pari, battuto 2-1. A stoppare Bachkov ci pensa Petrauskas, che non ha fantasia tecnica, ma produce un volume di fuoco per tre round, senza soluzione di continuità, Tattica che paga per l’accesso in finale, dove si ferma davanti a Sotomayor, le cui leve scimmiesche fanno la differenza. Nei box off, Gozgec e Bachkov lottano sul filo dell’equilibrio, ma i giudici vedono una facile vittoria del turco. Kg. 69 (24). In alto, il lituano Stanionis, europeo in carica, al fondo del tabellone Vincenzo Mangiacapre in una categoria che molti ritengono perniciosa per l’italiano, apparso decisamente più tonico sul piano muscolare. Il lituano ha un sorteggio di velluto, l’albanese Beqiri il portoghese Bernardes e in semifinale il moldavo Belous, che si era imposto su Kastramin, il bielorusso argento a Samokov, gli avversari superati. Ben più ostico il cammino dell’italiano, subito davanti al magiaro Bacskai, oro a Mosca nel 2010, sempre in alto negli anni successivi anche se è mancato l’acuto. La battaglia con Mangiacapre è tosta, ma alla fine l’italiano offre qualcosa in più. Il successivo impegno ha il nome del bosniaco Fetahovic, mancino altissimo, molto abile anche se giovanissimo (20 anni). Altro match intenso ed equilibrato, che slitta verso l’angolo italiano nella parte conclusiva a dimostrazione di una condizione atletica confortante. Per avere la certezza di Rio, ovvero giungere in finale, incrocia Margaryan armeno dal fisico da medio. Nelle precedenti sfide di Samsun, l’Italia è sempre stata sconfitta dai pugili armeni. A interrompere la serie negativa, dopo quattro sconfitte, ci riesce Mangiacapre con una prestazione perfetta, ricordando in alcune sequenze il campione di Londra, dove colse il bronzo. La finale non lo premia, e il 2-1 per Stanionis è assai discutibile. Personalmente avrei optato per Vincenzo, grazie al terzo round, dando il primo al rivale e il secondo in parità. Nella ripresa finale si è visto l’allievo Stanionis e il maestro Mangiacapre, che ci ha giocato. Purtroppo due giu-

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dici su tre votano il lituano. Al box off la spunta Margaryan sul moldavo Belous, il che la dice lunga sulla prova di Vincenzo. Kg. 75 (28). La più popolata con tanti pretendenti. Prima vittima l’irlandese O’Reilly, bronzo mondiale a Doha 2015, messo fuori da Kuilala, finnico dal fisico imponente, che nulla può al cospetto del francese Mbilli, origini camerunensi, eliminato a Doha ingiustamente, che ha martelli nei guantoni e fiato inesauribile. Il ritmo che impone agli avversari è proibitivo. Pagano dazio l’azero Shakhsuvarly, l’ispano Biacho e pure l’inglese Fowler, reduce da un dubbio successo sul romeno Juratoni, in semifinale deve accettare la legge del francese. Nell’altra parte del tabellone, avanti il tedesco-albanese Paskali, che elimina il bielorusso Bandarenka, mentre l’ucraino Mytrofanov, strenuo rivale alle WSB di Derevyanchenko e Manfredonia, si ferma ai quarti, superato dall’ungherese Harcsa, apparso molto migliorato, usando gambe e braccia in maniera diligente, evita la carica frontale dell’ucraino, un concentrato di forza che sfrutta solo frontalmente. Speravamo che in questa pattuglia di vertice ci fosse anche il ventenne siciliano Cavallaro, ma la mobilità dell’armeno Hovhikyan viene premiata molto generosamente dai giudici. Anche se a giudizio personale aveva vinto, riteniamo che l’azzurro debba trovare quella cattiveria che fa la differenza, visto che i mezzi tecnico atletici non gli mancano. Avremmo visto con interesse la sfida per l’oro tra Mbilli un mastino che se ti agguanta non ha pietà, contro un mobilissimo Harcsa, dalla boxe di rimessa molto bella. Un problema alla mano del magiaro non ha permesso il confronto. Il box off tocca all’inglese Fowler, decisamente superiore al tedesco Paskali. Kg. 81 (23). Potremmo iniziare dagli ottavi, visto che in precedenza sono passati i favoriti. Il turno successivo concede subito l’eliminazione del russo di origini georgiane Kushitashvili, premiato per il titolo nazionale 2015, oltre che per il passaggio al professionismo di Dmitriy Bivol e l’inattività di Silyagin, il migliore del lotto. La sconfitta contro Mammadov non è


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limpida, anche perché l’azero, sceso nei mediomassimi, si aiuta con tenute e colpi sporchi. Alla fine un 2-1 che premia troppo l’azero e punisce il russo. Il cammino di Mammadov si ferma nei quarti, autore il turco Unal, normolineo dalla boxe intelligente, con buoni rientri e mobilità di tronco e gambe. Viaggia forte anche l’olandese Mullenberg presentatosi in ottima condizione: vola in finale, lasciando al palo l’estone Karlson, il norvegese Shamilov di origini russe e il turco Unal, meno brillante del match precedente. Il tedesco Michel e l’ucraino Khyzniak devono lasciare il passo all’inglese Buatsi (23 anni), fermato ai mondiali dal cubano La Cruz, stavolta non trova ostacoli e vince l’oro, sfruttando un fisico longilineo con braccia che scaricano colpi sopra e sotto. Al box off, la battaglia tra Unal e Khyzhniak è decisamente feroce, si scambiano tonnellate di colpi e la migliore scherma del turco ha la meglio. Kg. 91 (21). Ennesimo trionfo inglese, col giovane di colore Okolie, altro fisico snello che mette a frutto l’allungo e il gioco di gambe. Parte dalle eliminatorie, trovando difficoltà solo contro l’olandese Korving negli ottavi, mentre vince netto sul turco Kesee e pure su Abdullayev, prima testa di serie, del quale gli italiani hanno pessimi ricordi (Russo e Turchi). L’azero inizia bene contro il lituano Tamasauskas, aiutato dai giudici con l’irlandese O’Neill, fino alla sconfitta in semifinale appunto con l’inglese che senza farsi impressionare dalla foga del rivale, lo anticipa regolarmente. L’ucraino Manukian, bronzo iridato, non può incolparsi di nulla, Ha sempre lottato generosamente, pagando la mancanza di alternative alla corta distanza. Col france-

se Omba, gran fisico e buona velocità, ha dovuto rassegnarsi alla sconfitta per l’ingresso in finale. Malauguratamente per il transalpino, una lussazione al pollice della mano destra, gli vietano il confronto con Okolie, dalla boxe speculare, L’ultima carta per Rio, la strappa l’azero Abdullayev con molti dubbi all’ucraino Manukian, dopo tre round di fuoco. Kg. +91 (19). Partiamo dal nostro Guido Vianello, romano di 21 anni, che dovrà provare a compiere un miracolo visto che resta un solo ticket a disposizione per i giganti al torneo di Baku a metà giugno. Purtroppo Samsun non gli ha detto bene, anche se non ha nulla da rimproverarsi. Dopo il successo sul serbo Babic, l’azzurro incrocia il favorito, ovvero l’azero Majidov, che pur fermo da molti mesi, ha forza ed esperienza da vendere. Al suo confronto Guido è un pivello. Inizia timido, subisce nel primo round, poi inizia a carburare e conclude la terza ripresa che i tre giudici assegnano all’azzurro. Peccato per le prime due, anche se al di fuori del verdetto, adesso sappiamo che Vianello può farcela con qualsiasi altro pari peso. Majidov, dopo l’italiano supera il turco Demirezen approdando in finale. Dove trova, non il russo Babanin come da pronostico, ma il gigantesco inglese Joyce, conoscenza italiana nel team Dolce & Gabbana, terzo a Doha, battuto dal francese Yoka, oro a Baku ai Giochi Europei, stavolta tiene botta con l’azero e due giudici su tre lo ritengono vincitore. Il turco Demirezen, accede a Rio senza faticare: il magiaro Bernath che era arrivato in semifinale battendo il bulgaro Belberov, rinuncia al boxe off, per un problema alla spalla. E il russo Babanin che fine ha fatto? All’e-

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sordio finisce in padella contro Belberov, abituato a giustiziare i russi. A Samokov eliminò Omarov, a Sanmsun è toccato a Babanin, pure contato nel secondo round. Il c.t. russo Lebzjak non ha più parole. Con almeno 30 supermassimi ai campionati nazionali, rischia di andare a Rio senza il +91. Incredibile! Nella classifica finale (uomini e donne) il trionfo inglese è stratosferico: 6 ori, 2 argenti e un bronzo, ovvero nove podi su 13 a disposizione. L’Azerbajan raccoglie 3 ori, un argento e un bronzo, la Francia due ori e un argento, la Lituania un oro e un argento, l’Armenia 2 argenti e 3 bronzi, l’Italia 2 argenti e un bronzo, l’Irlanda 1 argento e due bronzi, l’Ungheria un argento e un bronzo, la Bulgaria, un argento e due bronzi, l’Olanda un argento, la Turchia quattro bronzi. Sono andate in medaglia 21 nazioni su 38.

Cinque domande a Alberto Brasca Presidente FPI Un torneo, quello di Samsun, all’insegna del grande agonismo, boxe spettacolare, molto più agguerrita in rapporto al passato, con diversi pugili feriti. Si è tornati a parlare del ritorno del casco. La valutazione personale della situazione? Si, dopo il tic tac un po’ accademico indotto dalle macchinette segnapunti si sta tornando alla boxe vera, al combattimento tra due atleti che si affrontano con lealtà ma pure con tutto il vigore di cui sono capaci. Le ferite in verità sono in calo dopo i primi tempi sperimentali senza casco. Mi pare che i pugili siano molto più attenti di prima a buttarsi avanti sconsideratamente con la testa. C’è sotto questo profilo un


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Nella pagina precedente, Franco Falcinelli, presidente EUBC; Cappai circondato da Bergamasco, Brasca, Renzini, Scioti; Il presidente Brasca e Irma Testa; Manuel Cappai premiato.

indubbio progresso tecnico. La maggiore spettacolarità degli incontri senza casco non è un’opinione, è un fatto. Personalmente sono favorevole al mantenimento del casco per tutte le fasi giovanili ed anche nelle fasi iniziali dell’attività senior. Credo insomma che la soluzione adottata in Italia sia quella giusta. La squadra in rapporto al rendimento di Doha, ha compiuto un notevole passo avanti, confermando che il lavoro del c.t. Bergamasco e di Renzini con le donne, sta iniziando a pagare, pur operando su una base molto limitata. Cosa è cambiato? Salvo qualche “vecchio soldato” abbiamo una squadra giovane ed è normale che la crescita sia progressiva. Costruire un pugile d’eccellenza comporta molto lavoro, pazienza e molta esperienza di ring. Bergamasco e Renzini hanno lavorato bene e con grande dedizione ed i risultati stanno arrivando. Credo anche che l’apporto del prof. Filimonov abbia portato un valore aggiunto significativo. Più in generale credo che sia migliorato l’assetto organizzativo generale dello staff azzurro. Cinque pass per Rio sono già un bel traguardo. La crescita di Irma Testa potrebbe arrivare al podio olimpico? Nelle speranze del presidente, a quale quota potrebbe arrivare l’Italia e con chi? Si, la quota di cinque pass è già un buon risultato a fronte di selezioni così complesse e universali. Abbiamo comunque altri tre tornei in maggio e giugno e ci giocheremo le nostre carte per ottenere qualche ulteriore ticket. Nessuno dei nostri ragazzi deve considerarsi fuori. Ci sono almeno tre o quattro atleti che meriterebbero obiettivamente la qualificazione. Per Rio non faccio pronostici per scaramanzia ma sia Irma Testa che gli altri non vanno ai Giochi per la sola partecipazione. Tutti vanno per vincere. Poi il ring dirà la sua verità e l’accetteremo comunque. La Russia, terra di giganti, ha fallito nelle due categorie (81 e +91) ancora scoperte per Rio, mentre l’Inghilterra in un colpo è salita a quota otto, aff iancando i russi. Il suo giudizio sulle due situazioni e in una valutazione generale sul torneo di Samsun. Il torneo ha evidenziato un livello tecnico

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ed un furore agonistico senza precedenti. Non ci sono più squadre materasso e la stragrande maggioranza dei matches si risolvono sul filo di lana. Non facciamoci troppe illusioni sul calo della Russia: resta comunque uno squadrone. L’Inghilterra è la nazione che mi ha impressionato di più. Davvero un team compatto, giovane, preparatissimo. Niente succede per caso. Credo proprio che dietro ci sia un lavoro di quattro o cinque anni su un gruppo di giovanissimi seguiti con competenza, rigore e senza risparmio di risorse. Il presidente dell’AIBA, ha uff icializzato l’apertura a tutto campo al professionismo. Nessun limite, salvo l’età (40) e nessun paletto per le altre sigle. Per Rio la novità per motivi di tempo, avrà una ripercussione limitata anche se si parla di qualche campione come Pacquiao, Khan e Klitschko (impegnato contro Fury, nel periodo delle qualif icazioni), mentre a Tokyo 2020, potrebbero partecipare molti professionisti di grido. Che ne pensa? E’ noto che io sono un po’ all’antica e faccio fatica a superare lo schema dilettanti/professionisti. Però non ci sarebbe progresso senza sperimentare nuove vie: nella vita e anche nella boxe. Non mi sfugge che la presenza di qualche grande campione del professionismo accenderebbe una luce mediatica del tutto nuova sul torneo olimpico a partire da Rio. Per il futuro direi che sta succedendo nella boxe quello che è successo un po’ in tutte le discipline olimpiche: vanno i migliori in assoluto. E nessuno di loro, parliamoci chiaro, è un dilettante! Diciamo magari che sono professionisti di due sport diversi: professionisti dei tre rounds e professionisti dei dieci/dodici rounds. L’idea dell’AIBA, ancora in via di definizione, credo sia quella di trovare un punto di equilibrio che consenta di ottimizzare le prestazioni. Da Tokio 2020 si dovrebbe competere non più sui tre ma sui cinque rounds. Se così sarà credo che avremo modo di vedere grandi battaglie di grande spettacolarità. Con un unico limite inevitabile: dovranno essere drasticamente ridotti i partecipanti perchè sarebbe improponibile prevedere nel torneo olimpico più di tre matches a distanza temporale così ridotta. Guadagneremo in spettacolarità anche se perderemo qualcosa in universalità.

Cinque domande a Franco Falcinelli, presidente EUBC La rassegna europea olimpica svoltasi a Samsun è stato un banco di prova non solo per le qualif icazioni verso Rio, ma un esame tecnico per capire la forza di un continente che offre il più alto tasso tecnico in assoluto. Da presidente dell’EUBC, oltre che vice presidente AIBA, la sua valutazione in merito. Ho assistito ad una selezione preolimpica di alto livello tecnico e competitivo. L’Europa ha dimostrato di avere una forte vitalità quantitativa e qualitativa. In particolar modo alcune categorie possono vantare pugili di assoluto valore mondiale. Sono fiducioso che anche a Rio il nostro continente, possa mantenere il tradizionale primato sul resto del mondo anche se, devo riconoscerlo, l’Asia, in particolare, è cresciuta moltissimo e l’America con gli straordinari atleti cubani potrebbero rendere difficile la supremazia europea ai Giochi Olimpici. La scelta dell’AIBA di togliere il casco ai senior, come sta procedendo, sia nell’aspetto agonistico e quindi dello spettacolo che il rischio ferite, un tema molto dibattuto? La scelta dell’AIBA è stata fortemente sostenuta da grandi campioni del passato che hanno giudicato la boxe senza casco una migliore opportunità difensiva, un rinnovato impegno degli allenatori per una maggiore attenzione all’addestramento tecnico-tattico e la necessità di restituire al pugile la sua identità estetica. I medici dell’AIBA sono tutti consapevoli che il casco non elimina eventuali traumi neurologici, in molti casi può favorirne l’insorgenza. Le ferite sono fortemente diminuite rispetto alle competizioni disputate dopo l’immediata eliminazione del casco. I pugili ed i tecnici stanno riscoprendo tutti gli accorgimenti tecnici per prevenire gli eventuali “head butt” ed in questo gioca un ruolo determinante anche l’arbitro. Il comparto femminile è in forte espansione e dopo l’esordio a Londra 2012, nei vari tornei continentali, si è assistito ad un cambio generazionale importante, atlete che hanno scritto la storia pionieristica della boxe femminile come l’indiana Mary Kom e in particolare l’irlandese Katie Taylor, hanno fallito il primo esame. Per contro a Samsun in Turchia è spuntata l’italiana

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peso leggero, Irma Testa, 18 anni, capace al primo anno da senior di giungere in f inale e battersi alla pari con l’azera Alekseevna, la vincitrice della Taylor in semif inale. Potrebbe essere la nuova stella mediatica della boxe mondiale? Il movimento femminile è sicuramente in grande evoluzione. Sono rimasti pochi Paesi nel mondo che non tentino di avviare la boxe femminile. Ormai la boxe in rosa è una realtà agonistica di alto livello spettacolare. Assistiamo a competizioni che hanno poco da invidiare ai pugili maschi. Ed anche da questo nuovo settore, il futuro della boxe scoprirà nuovi talenti che diventeranno le stars per incrementare la popolarità dell’intero movimento pugilistico internazionale ed olimpico. Irma Testa è sicuramente un talento e sono certo che sarà una stella di riferimento mondiale nei prossimi anni. Tra le innovazioni allo studio nell’AIBA, oltre all’apertura a tutto ring per i professionisti, si parla con cognizione di causa di tornare ai 5 round di 2 minuti. Esperienza con un solo precedente nel 1997 ai mondiali di Budapest, mai più ripetuta. Non è un rischio? L’apertura al professionismo richiederà una revisione di alcune regole tecnicoorganizzative, e forse anche qualche modifica del format delle competizioni internazionali ed olimpiche. Non ci sarà sicuramente la riduzione del tempo di durata dei round per i maschi. Probabilmente vi sarà un adeguamento delle competizioni per le donne “elite”: 3 round da tre minuti come per gli uomini. Da tecnico esperto, ha visto nel corso delle qualif icazioni, qualche elemento nuovo, meritevole di diventare un campione come lo sono stati nel recente passato Cammarelle, Sapiyev, Zou e Lomachenko? E’ sempre difficile fare i paragoni con gli atleti del passato. Finora nessuno si distacca in maniera clamorosa dal medioalto livello che accomuna più di 10-15 bravi pugili visti nelle varie competizioni WSB, APB e AOB. Solitamente sono i Giochi Olimpici a definire il valore assoluto dei campioni del ring. ...............


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