POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in AP - D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB ROMA
DA L 1952 LA RI V I S TA U F F I C I A LE D ELLA F ED ERAZI O N E PU G I LIST I CA I TALIANA N. 05 - 2015
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(Walter Borghino)
E uropeo Junior e Youth Femminile Keszthely 2015 (Cavallaro)
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Editoriale
Carnera-Sharkey 82 anni dopo
Signani e Parrinello Campioni
Tommasone convince
Flash d’autore Pierdante Romei
Rimpatriata a Villa Romana
Boxe Ring ha 70 anni
(Impiglia)
La Boxe un gioco...da ragazi
Intervista a Giovanni De Carolis
Liverpool amara per Boschiero
Campionati Schoolboy a Spoleto
(Vezio Romano)
Franco Priami
Athleta Boxe
BoxE RInG N. 05/2015 - Direttore responsabile: Walter Borghino - Periodico bimestrale della Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) - Presidente federale: Alberto Brasca - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma N. 10997/66 del 18.05.1966 - Redazione: Viale Tiziano n. 70 - 00196 Roma - Editore: Stegip Group s.r.l. - Amministratore unico Donatella D’ambrosio - Sede legale: Viale dei Monfortani 57/b - 00135 Roma - Sede operativa: Piazza Pio IX 5 - 00167 Roma Stampato da: FP Design Srl, Via Atto Tigri, 11, 00197 Roma. Chiuso in tipografia il 10 novembre 2015.
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A IBA JWBC Bronzo Junior a Cangelosi
(Cavallaro)
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(Fantogini)
(Orlando)
Cintura UE a Lancia
Mondiali 2015. Verdetto amaro
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52 Malignaggi Europeo via Milano
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Angolo rosso Valeria Calabrese
Giorno di genova e C. Colombo
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Boxe protagonista al Panathlon di osimo
Piero CerĂš
Rocky Marciano
Angolo blu Romina Marenda
Medina e Di Silvio Superstar
Cipolletta Campione
Southpaw
Giochi Militari Mondiali
Bute batte Di Luisa
Angolo blu Vincenzo Mangiacapre
Angolo rosso Francesco Maietta
Alicia Ashley
Medaglie Rosa
Sergio Caprari
fpi.it
Sommario
Coordinamento Editoriale: Alfredo Bruno (albruno@alice.it), Michela Pellegrini e Tommaso Gregorio Cavallaro; Progetto Grafico: FPI; PubblicitĂ : Uff icio Comunicazione e Marketing FPI; Foto di copertina: Alessandra Tognarini; Hanno collaborato: Walter Borghino, Aldo Bonferru, Alfredo Bruno, Stefano Buttafuoco, Tommaso Gregorio Cavallaro, Adriano Cisternino, Ernesto Cusmai, Luca De Franco, Federico Falzone, Stefano Fantogini, Gabriele Fradeani, Marco Impiglia, Giuliano Orlando, Michela Pellegrini, Vezio Romano, Primiano Michele Schiavone, Massimo Scioti, Gianni Virgadaula; Foto: Aiba, Archivio FPI, Vincenzo Belf iore, Marco Chiesa, Luca De Franco, Nando Di Felice, Marcello Giulietti, Marco Impiglia, Renata Romagnoli, Flavia Valeria Romano, Pierdante Romei, Alessandra Tognarini.
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RING
Respingiamo al mittente le critiche ingenerose e le dichiarazioni
dedicando più tempo alle fasce più giovani e alle loro grandi potenzialità. Purtroppo la tenzone agonistica vuole i risultati, e subito, a scapito di una più serena programmazione e, magari, di una preparazione meno affannata e con maggiore visione strategica. L’AIBA ha pubblicato il calendario 2016, che culminerà nell’appuntamento olimpico brasiliano. Come sempre tanti incontri e occasioni di crescita e di confronto, che siamo convinti vedranno l’Italboxe come sempre protagonista. Rinasce il torneo nazionale femminile a squadre che tanto entusiasmo aveva sollevato nella prima edizione. Nuova formula, ma immutata passione e grande partecipazione, a testimonianza di un movimento “di seconda fascia” attivissimo e voglioso di emergere da un
disfattiste che si sono succedute senza indugio, quando i mondiali maschili di Doha non si erano ancora conclusi. Un appuntamento preparato dalla nazionale con attenzione, senza risparmio di risorse e energie e, soprattutto, con grande determinazione, consci sia della sua importanza complessiva, sia della valenza specifica in quanto gara che assegnava carte olimpiche. I risultati, giudicati asetticamente e con crudezza, sono stati senza dubbio al di sotto delle aspettative. Laddove risultava difficile, però, sposare appieno l’ottimismo di partenza e le sue legittime aspettative. Così non è stato; ma una lettura attenta, rigorosa
“...una lettura attenta, rigorosa e esente da acrimonia e giudizi artificiosamente precostituiti aiuterebbe a scorgere, pur nella sconfitta, segnali incoraggianti. Che saranno quelli da cui ripartire per le prossime occasioni di qualificazione per Rio...” e esente da acrimonia e giudizi artificiosamente precostituiti aiuterebbe a scorgere, pur nella sconfitta, segnali incoraggianti. Che saranno quelli da cui ripartire per le prossime occasioni di qualificazione per Rio. Non aggiungiamo altro, se non associarsi alle belle parole, cariche di grande senso responsabilità e di pathos autentico, che il presidente Brasca ha voluto consegnare attraverso un comunicato stampa post evento. Deludenti, sia pure sotto altra luce, anche i risultati dei nostri “tre moschettieri” impegnati, nello stesso periodo, nei mondiali militari in Corea del Sud. Una competizione che, nonostante la sovrapposizione di data, ha presentato un parterre di tutto rispetto, con atleti agguerriti e capaci di prestazioni di spessore e alta intensità e dove il giovanissimo Sarchioto ha mostrato tratti di ottima boxe e grande cuore. Tutto questo ci convince ancora una volta che sì, i presupposti per continuare sulla strada tracciata ci sono tutti; magari
anonimato che non è più. Plaudiamo alla decisione della Federazione di concedere nuovi incentivi per stimolare la crescita del movimento amatoriale, che non vuole né può essere solo fonte di guadagno e di alimentazione del movimento agonistico, ma deve conquistare una propria e autonoma dignità, rivelandosi un valore aggiunto dell’intero movimento e non il cugino povero, cui appoggiarsi in caso di necessità. Sul fronte Pro, l’obbiettivo di riportare la boxe con cadenza regolare sulle più grandi e prestigiose piazze italiane prosegue senza rallentamenti anche grazie alla formula del Campionato Italiano NeoPro. Riuscirà questo, insieme alla crescita di nuovi personaggi trascinatori (a proposito, in bocca al lupo a Fabio Turchi…), a risvegliare l’interesse mediatico, vera chiave di volta per uno sviluppo organizzativo sempre più vincente? Walter Borghino
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io ci metto la faccia e tu? #iocimett olafaccia.
it
fpi.it - iocimettolafaccia.it
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Europeo Junior e Youth Femminile
Keszthely 2015 di Tommaso Gregorio Cavallaro ph Marcello Giulietti
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“Bilancio
Trionfale, quello delle nostre Azzurre in questo Europeo Ungherese. Risultato straordinario figlio sia delle indubbie qualità delle Ragazze ma anche del grande lavoro fatto dallo staff tecnico.” Queste le parole del Presidente FPI Alberto Brasca alla conclusione delle sesta edizione degli European Wmone’s Junior/Youth Boxing Championships, svoltasi a Keszthely in Ungheria tra il 16 e il 23 agosto. L’Arena Sport Hall della nota località turistica sul lago di Balaton ha visto le Azzurre salire ben 8 volte sul podio in virtù di 3 ori, 2 argenti e 3 bronzi. Allori europei che hanno dato l’ennesima conferma della vitalità del settore giovanile al femminile della Boxe italiana. La kermesse magiara, infatti, viene dopo i successi ottenuti nel Mondiale di Categoria dello scorso Maggio (Oro per Testa e Carini e Argento per Concetta Marchese) e la pioggia di medaglie nell’Europeo del luglio 2014 di Assisi. “Non posso che essere soddisfatto per questo straordinario successo” queste le dichiarazioni di Coach Renzini “perchè dimostra l’ottimo stato di salute del nostro settore giovanile. Vorrei soffermarmi prima di tutto sulle Junior. 4 Medaglie su 5 atlete, oltretutto al loro primo evento internazionale e al primo anno in questa qualifica, è un qualcosa di eccezionale. Tra le Youth, in cui si sono confermate regine delle loro categorie la Testa e la Carini, vorrei fare i complimeti alla Martusciello, che a mio parere avrebbe meritato di vincere l’oro” Cinque le Italiane che sono arrivate nelle finali del 22 agosto. Tra le Youth l’orose la sono messa al collo nei 60 Kg Irma Testa (MIGLIOR BOXER CATEGORIA YOUTH - Stesso Premio conquistato a Taipei per i Mondiali Youth, dove conquistò l’Oro), che ha battuto 3-0 la Yldiz TUR, e nei 64 KG Angela Carini (Oro anche per lei a Taipei nei Mondiali), che ha sconfitto 3-0 la Nemtseva RUS. Per le due Azzurre si tratta del secondo oro consecutivo in questa competizione dopo quello dello scorso anno ad Assisi. Argento, invece per la 57 Kg Martusciello, sconfitta 2-1 dalla Broadhurts IRL. Nella qualifica Junior, oro per la 63 Kg
De Carlo, che ha superato 3-0 la Aluc TUR. Argento, infine, per la Tessaari, battuta 3-0 dalla Rodionova RUS. 3 Azzurre hanno conquistato il bronzo: JUNIOR: 50 Kg Marchese G. ; 54 Kg Bressan; YOUTH 51 Kg Garofalo. “Felicissimo per il rendimento e le medaglie conquistate” così si è espresso il Team Leader Sergio Rosa “dalle nostre atlete. Successi figli sia del grande lavoro fatto dai Tecnici dell’Italia Boxing Team che di quello dei tecnici delle nostre società, nelle quali si allenano le ragazze della Nazionale. Questo Torneo ha dato le conferme che ci aspettavamo e evidenziato delle piacevoli novità nelle categorie Junior.” .......... A sinistra, il Team Azzurro; a seguire le medagliate: Irma Testa oro Youth 60 Kg, Biancamaria Tessari argento Junior 52 Kg, Francesca Martusciello argento Youth 57 Kg, Giovanna Marchese bronzo 52 Kg, Vittoria De Carlo oro Junior 63 Kg, Angela Carini oro Youth 64 Kg, Lusy Garofalo bronzo Youth 51 Kg, Manuela Bressan bronzo Junior 54 Kg, Irma Testa in azione; Irma Testa miglior pugile del torneo con i tecnici Laura Tosti ed Emanuele Renzini
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21/08 SMF YoUTH
GARE E RISULTATI 60 Kg
16/08 JUnIoR PL 46 Kg
Cavallo ITA
Callander IRL
0-3
52 Kg
Tessari ITA
Jarus TUR
3-0
YoUTH PL 60 Kg
Testa ITA
Sigh GER
3-0
54 Kg
Esposito ITA
Cruvellier FRA
1-2
17/08 JUnIoR PL 54 Kg
Bressan ITA
Yagmun TUR
3-0
63 Kg
De Carlo ITA
Spaniuk UKR
3-0
YoUTH PL 57 Kg
Gibka POL
Martusciello ITA
3-0
18/08 JUnIoR PL 52 Kg
Wonyou (FRA)
Tessari
3-0
YoUTH PL 48 Kg
Bonatti ITA
Chungalkova (RUS)
1-2
51 Kg
Garofalo ITA
Voronina (UKR)
3-0
64 Kg
Carini ITA
Zvanca (ROM)
3-0
19/08 QUARTI YoUTH 60 Kg
Testa ITA
Borzei ROM
3-0
57 Kg
Martusciello ITA
Cosma ROM
3-0
QUARTI JUnIoR 50 Kg
Marchese G. ITA
Cumentor TUR
3-0
51 Kg
Garofalo ITA
Nuren SWE
3-0
20/08 SMF JUnIoR 52 Kg
Tessari ITA
Nedilko UKR
3-0
63 Kg
De Carlo ITA
Phelan IRL
3-0
SMF YoUTH 51 Kg
Garofalo ITA
Plea GRE
1-2
57 Kg
Martusciello ITA
Shaidova RUS
3-0
64 Kg
Carini ITA
Zakrzewska POL
3-0
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Testa ITA
Thour SWE
3-0
SMF JUnIoR 50 Kg
Marchese ITA
Molchanova RUS
1-2
54 Kg
Bressan ITA
Endre HUN
1-2
22/08 FInALI JUnIoR 52 Kg
Tessari ITA
Rodionova RUS
0-3
63 Kg
De Carlo ITA
Aluc TUR
3-0
FInALE YoUTH 57 Kg
Martusciello ITA
BroadHurst IRL
1-2
60 Kg
Testa ITA
Yldiz TUR
3-0
64 Kg
Carini ITA
Nemtseva RUS
3-0
ITABoxInG KESzTHELY 2015 YoUTH Kg. 48 Roberta BONATTI (EM - Pug. Salus et Virtus); Kg. 51 Lucy GAROFALO (SC- ASD Eagle); Kg. 57 Francesca MARTUSCIELLO (CP - Excelsior Boxe) Kg 60 Irma TESTA (LZ - GS Fiamme Oro); Kg. 64 Angela CARINI (CP - GS Fiamme Oro) Annunziata Esposito kg 54 (CP Boxe Vesuviana) JUnIoR Kg. 50 Giovanna MARCHESE (CP); kg. 54 Manuela BRESSAN (VE - Sport Village Santa Minica) Kg. 63 Vittoria DE CARLO (PM - DMS Team) Kg. 46 Siria CAVALLO (SC ASD Eagle) Kg. 52 Biancamaria TESSARI (VE - Verona Boxing Fighters). Team leader Sergio Rosa Consigliere Federale Team Doctor Antonio Motta Fisioterapista Giulietti Marcello Tecnici Renzini Emanuele, Laura Tosti.
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AIBA Junior World Boxing Championships
Bronzo Junior a Cangelosi di Tommaso Gregorio Cavallaro ph Marcello Giulietti
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RING
407 i Boxer
che hanno preso parte agli AIBA Junior World Boxing Championships 2015, svoltisi a San Pietroburgo tra il 5 e il 12 settembre us. L’Italia ha conquistato una medaglia, cosa che non le accadeva dal 2011 con il bronzo di Salvatore Cavallaro, grazie al terzo posto nei 50 Kg di Alessio Cangelosi. L’Azzurro, già bronzo negli Europei Junior di Kiev dello scorso maggio, ha perso solo in semifinale contro il poi Oro Daulet Nyssan (KAZ). Un percorso, quello del boxer siciliano, in cui ha dovuto affrontare avversario di ottimo livello e aventi quasi tutti un’esperienza da ring maggiore della sua. L’Azzurro ha superato nel primo turno il cinese Ji Zhinsie con un netto 3-0. Negli Ottavi si è imposto per 2-1 sull’uzbeko Rkhmobov. Il thailandese Alichar ha provato a sbarrargli la strada verso le semifinali. Impresa non riuscita, visto che Cangelosi l’ha meritatamente battuto per 3-0. La finale gli è stata negata dal forte kazako – poi oro di categoria – Daulet Nyssan, che ha vinto per 3-0 la sfida con il nostro portabandiera. “Non posso che fare i complimenti ad Alessio” queste le parole del Coach
Coletta “pur perdendo ha disputato un ottimo match contro un grande avversario. Il kazako non gli ha permesso di prendere la distanza giusta, ma Alessio ha messo tutto se stesso e si è guadagnato una grande medaglia di Bronzo. Un plauso, in generale, a tutti i ragazzi che hanno preso parte a questa kermesse iridata, perché hanno dato prova di essere degli ottimi elementi su cui lavorare per il futuro della Nazionale Elite.” .......... In apertura, il Team Azzurro; Alessio Cangelosi con il bronzo; Marcello Giulietti, Giulio Coletta, Alessio Cangelosi e Gianfranco Rosi.
InConTRI E RISULTATI AzzURRI 4/09 PL +80 Kg
Pugliara ITA
Protosor UZB
0-3
52 Kg
Pirrera ITA
Pitt PHI
0-3
57 Kg
Casamonica ITA
05/09 PL Bengtsson SWE)
0-3
06/09 PL 50Kg
Cangelosi ITA
Zhinsie JI CHN
3-0
80Kg
Scala ITA
Ivanov RUS
0-3
54Kg
Ferlick ITA
Totaljev KAZ
0-2
60 KG
LoRusso ITA
07/09 PL Savziali TjK
2-1
07/09 VIII 50 Kg
Cangelosi ITA
Rakhmobov UZB
2-1
08/09 VIII 48 Kg
Disivo ITA
Kirkorov BUL
3-0
60kg
LoRusso ITA
Ingaziev RUS
0-3
50Kg
Cangelosi ITA
Alichar THA
3-0
48 Kg
Di Sivo ITA
Coughlan IRL
CoughLan W TKO
09/09 IV
11/09 SMF 50 Kg
Cangelosi ITA
Daulet KAZ
0-3
CAMPIonI DEL MonDo JUnIoR 2015 46 kg Cosmin Petre Girleanu ROM 48 kg Ilia Popov RUS 50 kg Daulet Nyssan KAZ 52 kg Nikita Piskunov RUS 54 kg Marc Castro U.S.A. 57 kg Bilolbek Mirzarakhimov UZB 60 kg Tugrulhan Erdemir TUR 63 kg Timur Merzhanov UZB 66 kg Edgard Tcambov RUS 70 kg Artem Oganesian RUS 75 kg Magomedbek Makhmudov RUS 80 kg Dainier Pero Justiz CUB +80 kg Mahammad Abdullayev AZE
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Cintura UE a Lancia Palasport di Fiumicino gremito. A Salvatore Annunziata il Mediterraneo WBC di Stefano Fantogini ph Renata Romagnoli
Fiumicino,
04. 10. 2015 - Emozioni forti al PalaSport di Fiumicino dove si è conclusa tra il tripudio del pubblico e le lacrime del vincitore l’ennesima pagina di una storia che fa del pugilato lo sport di maggiore impatto emotivo. Manuel Lancia (+13 1 =1, 3 ko) finisce braccia alzate un combattimento di straordinaria intensità nel quale non mancano per il nostro i momenti bui, ma cuore e orgoglio permettono al guerriero di Guidonia di resistere per dodici round ai fendenti portati dal tosto belga Jean Pierre Bauwens (+37 -2 =1, 22 ko), la determinazione nel raggiungere il successo completa il capolavoro. Viene strappata contro ogni pronostico la cintura dell’Unione Europea dei pesi leggeri dalla vita di un campione te-
mibile, quanto poi la fama di Bauwens possa essere meritata lo scopriamo dopo poche battute guardando l’occhio livido di Lancia, martoriato senza soste da un jab apparentemente di controllo ma nei fatti di straordinaria efficacia. Possiamo credere che l’ospite, a cui probabilmente è mancata solo la personalità per chiudere la contesa, abbia pensato di passare una serata tranquilla nel momento in cui lo sfidante è tornato all’angolo barcollante a conclusione della seconda ripresa. Il palcoscenico delimitato dalle sedici corde inscena tuttavia trame meravigliose quanto sorprendenti, protagonisti sempre uomini veri dal carattere forte proprio come il piccolo grande Lancia. Il “Treno” parte senza soste accendendo un confronto memorabile, non solo attributi, le offensive sono portate con criterio, le se-
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rie gancio sinistro - diretto destro un incubo per il belga, neanche una ferita fastidiosa vicino l’occhio già chiuso dal gonfiore e causata da una testata accidentale nel corso della quinta ripresa rallenta la corsa. Il match alterna botte e risposte, Bauwens ha i suoi momenti e in quelle occasioni l’altro accusa, Lancia non demorde e prosegue lo spettacolo spesso quasi per inerzia, trasportato da qualcosa che non si insegna nelle palestre, dalla sua parte fa la differenza la grande voglia di vincere. Il verdetto è stretto e divide i giudici, ma in questa favola a lieto fine sembra quasi un dettaglio. In pochi avrebbero scommesso anche di sentire l’ultimo gong dopo i primi sei minuti, probabilmente tra questi il maestro Fiori, la guida di sempre, i compagni di palestra della Boxe Setteville dove il nuovo campione UE è
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cresciuto, il promoter Buccioni che nel ragazzo ha sempre creduto. Di certo i presenti in un palazzetto gremito non hanno mai cessato di sostenerlo creando un’atmosfera unica.
mette a segno gli affondi di maggiore incisività, Daniele Moruzzi (+16 -1, 7 ko) possiede nei diretti un pugilato potenzialmente migliore sebbene senza continuità all’ azione.
Derby. L’altro match titolato (Mediterraneo WBC dei pesi medi) andato in scena in precedenza non vive certo degli stessi sussulti ma riesce ugualmente a calamitare l’attenzione del numeroso pubblico, decisione controversa dopo le dieci riprese previste con preferenza per il pugile con maggiore determinazione. Il napoletano Salvatore Annunziata (+18 -7 =6, 3 ko) pur non sempre in maniera ortodossa
Contorno. La riunione allestita dalla “Buccioni Boxing Team” include un sottoclou lungo e piacevole. Damiano Falcinelli (+5 -0, 2 ko) è un’impressionante macchina da pugni, Roberto Ruffini (+5 -6 =3) replica con generosità ammirabile, vittoria netta per il primo ma standing ovation dedicata ad entrambi al termine di una guerra. Senza patemi il sesto successo in carriera di Mario Alfano (+6 -0 =1, 2 ko), incalza-
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to per sei round il francese Jean Noel Alvarez (+4 -17 =1, 1 ko). Al secondo appuntamento da professionista il promettente Mattia Faraoni (+2 -0, 1 ko) infligge un conteggio e batte in scioltezza Elidon Gaba (+1 -3). Il destro avanti di Alessandro Micheli (+4 -0, 1 ko) intimorisce inizialmente Gheorghe Trandafir (+2 -2 =2) e guadagna la decisione tecnica in un bel match fermato dall’ intervento medico per una ferita aperta sul naso del vincitore e causata da uno scontro fortuito. Stessa identica sorte anche nel primo match tra professionisti della serata, si va alla lettura dei cartellini con giusta preferenza per Alessandro Lozzi (+6 -2, 2 ko) su Luca
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Genovese (+2 -8 =3) dopo un match divertente dal ritmo sostenuto. Aprono la serata gli Elite con la chiara vittoria di Giuseppe Scordo su Daniele Quaranta. ..........
RISULTATI TIToLo DELL’ UnIonE EURoPEA PESI LEGGERI
Manuel Lancia (60 kg) b Jean Pierre Bauwens (59,6 kg) SD (115-113, 113-115, 115-113) TIToLo DEL MEDITERRAnEo WBC DEI PESI MEDI
Salvatore Annunziata (70 kg) b Daniele Moruzzi (69,4 kg) SD (95-94, 94-96, 96-93) Damiano Falcinelli (65,1kg) b Roberto Ruffini (66 kg) PTS 6R Mario Alfano (57,4kg) b Jean Noel Alvarez (57,4 kg) PTS 6R
Da destra a sinistra: Lancia saluta il pubblico; un attacco di Bauwens a vuoto; Mario Alfano all’arrembaggio; fase di studio tra Faraoni e Gaba; Raccomandazioni di Massimo Barrovecchio a Moruzzi e Annunziata; La vittoria di Annunziata; Duro scambio tra Micheli e Trandaf ir; Lozzi contro Genovese; Successo di Falcinelli su Ruff ini.
Mattia Faraoni (92 kg) b Elidon Gaba (99 kg) PTS 4R
Alessandro Micheli (57,4 kg) b Gheorghe Trandafir (57,4 kg) TD 6R Alessandro Lozzi (56,6 kg) b Luca Genovese (56,4 kg) TD 6R DILETTAnTI ELITE
Giuseppe Scordo (Boxe Academy) b Daniele Quaranta (Co.NA. Boxe) VP
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Mondiali 2015. di Giuliano Orlando ph AIBA / Valeria F. Romano
A Doha, in Qatar, rassegna con 14
Verdetto amaro
partecipazione di alta qualitĂ 15
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DoHA (Qatar)
L’Italia ha lasciato il sultanato del Qatar senza la gioia del podio e questo spiace agli appassionati del pugilato, che erano abituati a bilanci migliori, come allo staff azzurro e ai dirigenti, che operano per il successo e non per le sconfitte. Nel contempo, fa gioire i disfattisti che nella filosofia del tanto peggio, tanto meglio, possono sproloquiare a ruota libera. Dimenticandosi di essere stati parte di un sistema che adesso sdegnosamente rifiutano e criticano a prescindere. I mondiali di Doha erano un test importante, per svariati motivi a cominciare dall’opportunità dei pass per Rio. Siamo rimasti all’asciutto, ma non per questo tutto è da buttare. Il c.t. Bergamasco opera in una situazione non facile, visti i numeri della base. Se tiene i senatori una parte lo critica, se punta sui giovani l’altra metà è scontenta. Nonostante le ondate contrapposte, è andato avanti per la sua strada, riportando risultati oltre le attese. Per questo al primo stop, chi aspettava questo momento, l’ha subito buttata in rissa mediatica. Trovando scuse talmente puerili come il periodo di Mangiacapre nei welter, che i superesperti lo portano a 75 kg. ignorando che nelle WSB, in quel periodo si passava dai 64 ai 75 kg. Dimenticandosi il tanto raccolto da Pechino in avanti. Agli europei di Samokov dello scorso agosto, l’Italia raccoglie due bronzi che hanno del miracoloso, visto che lo fa col gallo Maietta del ’96 e il medio Cavallaro del ’95. Senza contare la vittoria negata al supermassimo Vianello contro il russo Omarov che avrebbe potuto portare il gigante romano ai mondiali. Nessuno dei supercritici ha detto una parola di elogio.
A Doha presenti pugili di 74 nazioni, mondiali open, vista la presenza di professionisti, il livello si è dimostrato decisamente alto, confermando l’ampliamento e il miglioramento generale, con entità finora poco considerate, come il Marocco che porta il welter Rabii, presente anche ad Almaty nel 2013, a concludere una stagione di ottimo livello al primo oro storico per la nazione nordafricana. Per l’Italia compito decisamente difficile, come mai in passato, vista la concorrenza globalizzata, in particolare l’avanzamento delle nazioni asiatiche preparate al meglio e il gruppo europeo guidato dalla Russia, seguito da Azerbajan, Kazakistan e Ucraina, oltre a Irlanda e Gran Bretagna. Cuba è arrivata con la squadra al completo, anche se tramite le WSB aveva già cinque atleti promossi. Alcuni, vincendo il mondiale o giungendo
all’argento, hanno di fatto raccolto un secondo pass, togliendolo ad altri. E’ il caso dell’irlandese Conlan, dei cubani Alvarez e La Cruz e del marocchino Rabii, iridati a Doha. O, situazioni imbarazzanti come il barrage nei 64 kg. tra il cubano Toledo, già qualificato, che ha inventato un malanno per dare al thailandese Masuk l’opportunità di accedere a Rio. Ci si chiede se i vertici AIBA non abbiano valutato il rischio di tutte queste dissonanze. I mondiali di boxe sono approdati per la prima volta su un territorio inusuale come il Qatar che non è certo digiuno di iniziative sportive, mai con la boxe. Scelta probabilmente dettata da necessità contingenti, con pro e contro. Sarà scoperto che nel Qatar oltre al calcio, funzionano diverse palestre di boxe nei quartieri popolari, con maestri provenienti dalla Turchia, Egitto e Ucraina. Che fosse presente con
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6 pugili, dimostra che l’AIBA è attenta alla divulgazione, compito che dovrebbe rappresentare l’aspetto primario e non inseguire progetti ambiziosi ma anche molto rischiosi. L’impianto denominato Ali Bin Hamad Al-Attiyat Arena è decisamente all’avanguardia, capace di 15.000 spettatori, quasi sempre deserto, solo nelle semifinali e finali ha visto la presenza di un discreto pubblico, nei giorni precedenti la gran parte faceva parte degli addetti ai lavori. Molti i servizi: piscina, sala pesi, cyclette, tapis-roulant, negozi vari e ristoranti. Il presidente dell’AIBA, l’architetto WU è stato attivissimo per tutto il torneo e ha preso iniziative che potrebbero essere segnali di un cambiamento. Tra questi gli inviti al filippino Manny Pacquiao, protagonista assoluto dell’ultimo decennio, all’ inglese pakistano Amir Khan e ai fratelli ucraini Klitschko, tutti attivi fuori dall’AIBA. Il vice presidente Franco Falcinelli è giunto solo nella fase conclusiva, impegnato nell’organizzazione di altri eventi e del meeting di Assisi. Il contingentamento ha evitato eliminatorie infinite e il rischio dei sei incontri in dieci giorni. Purtroppo arbitri e giudici hanno confermato una grande confusione nel valutare gli incontri, facendo pagare sulla pelle dei pugili le loro incertezze. Troppo spesso si sono trovati fuori dalla realtà dei confronti. Conta il colpo preciso e pesante, oppure la pressione offensiva, le schivate e i rientri? Un rebus irrisolvibile. Per assurdo, il mancato appuntamento col podio dell’Italia è risultato meno grave, proprio per un regolamento che ha premiato in eccesso i tornei APB (20) e WSB (17), per un totale di 37, mentre ne sono stati distribuiti soli 23 ai mondiali. Tanto più che l’anno prossimo ci saranno altre opportunità per i professionisti e regole punitive per chi non partecipa alle WSB. Questa distribuzione a pioggia unilaterale ha creato situazioni assurde. Lo abbiamo già detto, presentando la fase finale APB, la sola Russia ha due atleti promossi nei medi e altrettanti nei massimi. L’AIBA come risolverà il problema? Non solo, chi usufruirà dei doppioni che la Russia ha incamerato? Purtroppo non è l’unico problema. Attendiamo risposte.
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Dai minimosca ai supermassimi. DOHA (Qatar). Il contingentamento non ha indebolito la qualità, semmai il contrario. I 243 pugili presenti (69 nazioni: forfait di Romania, Ghana, Irak, Kenya e R. Dominicana), frutto di selezioni in tutti i continenti, hanno onorato alla grande i mondiali. L’Europa ha offerto il maggior contributo con 26 nazioni, l’Asia 18, le Americhe 15, l’Africa 6 e l’Oceania 4. Presenti al 95% i medagliati dei campionati continentali, con l’Europa in testa. Cuba non ha fatto sconti: 10 su 10 a Doha. Il Qatar presente con 6 pugili e un record: il welter Nabah e il leggero Sadiq, classe 1981, sono i matusa del torneo, seguiti a distanza dai +91: Lima (Brasile), Grimes (Algeria), Munoz (Venezuela) e il nostro Picardi dell’83. Mirco Valentino classe 84, è l’unico ad aver preso parte a sei edizioni. Sul fronte opposto, i baby nati nel 1997, sono quattro: il bulgaro Asenov, campione europeo nei mosca, 18 anni il 17 maggio, gli azeri Huseinov (49) e Alysev (56), oltre al cubano Argilagos (49) oro iridato, nato l’11 gennaio. Nel bilancio conclusivo, Cuba raddoppia gli ori, da due a quattro, tiene la Russia migliorando Almaty, da uno a due vittorie, scivola il Kazakistan, che in casa si era messo al collo, 4 ori, 2 argenti e 2 bronzi. A Doha solo due argenti. La Francia trova l’oro col gigante Yoka, tra la sorpresa generale. La prima volta per il Marocco, col welter Rabii, cresciuto gradualmente. L’Azerbajan proseguendo la filosofia della nazionalizzazione degli stranieri, senza il colosso russo Medzhidov, oro 2011 e 2013, torna a casa con 4 medaglie e il trionfo del mosca Mamishzada, premio alla costanza. Un classe ’91, che ha sulle spalle 12 anni di attività. L’Irlanda, penalizzata da verdetti inconcepibili, meritava di più di un oro, un argento e un bronzo. L’Ucraina, dopo la sbornia di Baku 2011 (4 ori e un argento) e tonfo di Baku 2013, con una squadra nuovissima, sta risalendo. Entriamo nel dettaglio Minimosca (kg. 49); 22 iscritti. Deludono il messicano Velazquez, tra i pochi vincitori di Argilagos, l’uzbeko Dusmatov prime teste di serie, mentre avanzano il filippino Ladon, 21 anni e l’ucraino ventenne Zamotaev, biondino
tosto che arriva in semifinale a spese di Huseynov, il gioiellino azero del ’97, bronzo europeo. Il cubano Argilagos, sotto i 19 anni, combatte come un veterano, unendo mestiere e teatralità. Trova giudici favorevoli, che le premiano contro l’irlandese Irvine. Il successo regalato, gli apre la strada al podio e dopo quello giusto, contro Zamotaev, forte ma ancora acerbo, affronta il russo caucasico Egorov, campione d’Europa, giunto in finale senza affanni, battendo l’inglese Horn, argento a Samokov, il mongolo Gankhuyag e il filippino Ladon in semifinale. La battaglia per l’oro è vivace ed equilibratissima. Tre round al massimo, scambi ravvicinati in un testa a testa senza un vincitore. Verdetto da monetina e premio al cubano. Semifinali: Egorov (Rus) b. Ladon (Fil) 3-0; Argilagos (Cuba) b. Zamoteav (Ucr) 3-0; Finale: Argilagos
(Cub) b. Egorov (Rus) 3-0. Mosca (kg.52); 24 iscritti. Assente il russo Aloyan, bicampione uscente, sono parecchi i pretendenti al titolo. Veitia stenta in avvio, contro Kharroubi, marocchino che aveva impressionato ai Giochi africani, passa con l’aiutino di 2 giudici su 3. Scioltosi, mette in mostra tempismo e precisione, battendo il colombiano Avila e il cinese Hu, dal temperamento di fuoco, che gli aveva consentito di superare i quotati Zoirov (Uzb) e Sattibayev (Kaz). In semifinale non gli basta il cuore per far meglio di Veitia, che all’esame per l’oro, trova l’azero Mamishada, dominatore ai Giochi europei di Baku. Da formichina intelligente avanza facendo capire di avere sempre margini per la volta successiva. Nei mosca c’è anche il nostro Picardi che debutta bene, superando l’ostico indiano Lal, dai colpi pesanti.
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Negli ottavi ritrova l’inglese Ali, battuto a Baku, argento europeo, più alto e veloce. Il match ha una lettura molto chiara, primo round per Picardi, abilissimo nel rientrare e poi schivare la reazione del frullatore inglese, che mulina le braccia spesso a vuoto. La seconda è di Ali, sia pure di poco. Decisivo il terzo round, molto combattuto, in cui un Picardi davvero pimpante mette i colpi migliori e merita la vittoria. Negata da due giudici, mentre il terzo assegna il match all’azzurro. Verdetto punitivo. L’inglese è poi dominato da Mamishada, che poi mette ko in semifinale l’algerino Flissi, con un destro tremendo al primo round. La finale premia giustamente l’azero. Inutile l’assalto di Veitia nei tre minuti finali, col risultato ormai acquisito. Semifinali: Veitia (Cub) b. Hu (Cina) 3-0; Mamishada (Aze) b. Flissi (Alg) ko 1; Finale: Mamishada (Aze) b . Veitia (Cub) 3-0: Gallo (kg. 56); 26 iscritti. Sui giganteschi pannelli che campeggiano attorno al Palazzo Ali Bin Hamad dove si combatte, spicca il volto di Michael Conlan, il nord irlandese promosso ai Giochi con i Thunder Italia, molto quotato a Doha. Il talento di Bristol, cresciuto nella stagione, mantiene il ruolo di favorito e vince il mondiale, dopo aver centrato gli europei in Bulgaria. A Doha ha fatto tabula rasa, superando tra gli applausi il brasiliano De Jesus, il giovane azero Aliyev, elemento da seguire e la speranza bielorussa Asanau, argento a Baku ai Giochi europei, capace nei quarti di mettere il bavaglio al ventenne cubano Cruz Gomez, vincitore ai Panamericani di Toronto (Can) e Vargas in Venezuela. Il longilineo bielorusso lo ha tenuto a distanza, vincendo bene. Contro l’irlandese ha pagato sia la fatica precedente che l’esperienza di un rivale, al momento superiore. Nella parte alta subito una sorpresa, la sconfitta del kazako Yeraliyev, prima testa di serie, contro Akhumadaliev, rullo compressore pazzesco. L’uzbeko si era imposto all’esordio sul nostro Maietta, emozionato ma non domo, che nel corso dell’incontro ha fatto non solo esperienza, ma ha capito che non esistono tabù invalicabili. Il casertano ha numeri, deve coordinare il molto in embrione e anche per lui ci saranno belle soddisfazioni. Faceva molto bene anche
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l’indiano Thapa, dal destro preciso, tanto che in molti non hanno condiviso il verdetto a favore di Akhumadaliev. La finale è stata a senso unico per due riprese e mezzo, spettacolare per i preziosismi tecnici di Conlan che toccava e spariva dalla visuale dell’asiatico, imbufalito per non riuscire a colpire. A meno di un minuto dal termine, il destro arrivava sul mento di Conlan, che piega le ginocchia e deve subire il conteggio. L’irlandese è bravissimo a superare il momentaccio, arrivando alla fine giusto vincitore. Semifinali: Akhmadiliev (Uzb) b. Thapa (India) 3-0; Conlan (Irl) b. Asanau (Bie) 3-0; Finale: Conlan (Irl) b. Akhmadiliev (Uzb) 3-0. Leggeri (kg. 60) 27 iscritti. Ha vent’anni Lazaro Avarez, quando vince il mondiale assoluto a Baku nel 2011 alla vigilia dei Giochi di Londra. A 17 anni, terzo agli assoluti cubani nei 54 kg. Questo è il terzo e non sembra l’ultimo. Boxe tipica della scuola cubana, fatta di improvvise folate e gioco di gambe straordinario. Ha superato tra l’istrionico e il beffardo, Longchin (Tha), Beliak (Ucr) e l’uzbeko Abduraimov, che si era preso la rivincita sul mongolo Dorjayambuu, classe ’88, campione d’Asia in carica, vincitore di forza a sua volta del nostro Valentino. L’azzurro, al sesto appuntamento mondiale, nessuno come lui, con cinque podi a fila, aveva debuttato bene contro l’ottimo danese Lacruz, un giovane promettente, Mirco vince in tutta sicurezza e affronta il mongolo senza remore. La differenza è fisica, atletica. I colpi dell’asiatico, che non è sprovveduto neppure sul piano tecnico, sono bombe. Eppure, di fronte all’uzbeko Abduraimov, in un testa a testa di scambi durissimi a cedere è stato il mongolo. Nella parte bassa, il brasilero Conceicao dall’allungo notevole, un po’ legnoso ma preciso e ficcante, supera il russo Abdurashidov, al quale il tecnico Alex Lebziak, aveva dato inutilmente fiducia dopo la delusione agli europei. Il brasiliano non riesce a ripetere almeno l’argento del 2013, per ‘merito’ dei giudici che premiano a dismisura Selimov, veterano di 29 anni e cento battaglie on la Russia. La prevista battaglia tra il mestiere del mancino finto azero e l’elegante cubano, dura un round e mezzo. Selimov, suo il primo tempo, torna all’angolo con una ferita al sopracciglio destro (testata accidentale)
e il medico non fa proseguire. Titolo al cubano, con poca fatica. Semifinali: Selimov (Aze) b. Conceicao (Bra) 3-0; Alvarez (Cub) b. Abduraimov (Uzb) 3-0; Finale; Alvarez (Cub) b. Selimov (Aze) TD 2 r. Superleggeri (kg. 64), 24 iscritti. Quello che hanno tolto nei 49 kg. ad Egorov, lo hanno restituito al laureando in giurisprudenza, il russo Dunaytsev, campione europeo ed ora anche mondiale. Che tutto sommato merita il titolo superando il secondo cubano in lizza, l’altissimo Sotomayor, ora azero, i cui balletti e mosse non sono bastati per battere il mancino moscovita che aveva iniziato superando l’ottimo irlandese McCormack. La beffa l’ha subita il vero cubano Lopez Toledo, dato sconfitto col russo in semifinale, tra lo stupore generale. Il caraibico, 26 anni, alla terza partecipazione, ha sempre trovato
qualcuno o qualcosa che gli ha vietato l’oro. Stavolta si è fermato al bronzo. L’argento è andato a Gaibnazarov, ennesimo uzbeko di 24 anni, vice campione d’Asia, giunto in finale a spese del nostro Mangiacapre nei quarti e del thailandese Masuk in semifinale. Il nostro capitano si presenta bene, togliendosi la soddisfazione di battere lo scorbutico venezuelano Arcon, col quale aveva un conto aperto: l’ingiusta sconfitta nelle WSB, che gli era costata il pass olimpico. Nella seconda fatica, soffre molto la velocità di un rivale, salito di categoria, sgusciante ma anche offensivo. Mangiacapre non è dominato, tanto che il terzo round può andare al nostro, ma la frittata è stata fatta prima. L’uzbeko conferma di essere uno bravo, tenendo in finale quasi alla pari con Dunaytsev, che ha boxe sfuggente, difficile da decifrare: colpisce rapido e si muove con grande
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tempismo. Semifinali: Dunaytsev (Rus) b. Toledo (Cub) 2-1; Gaibnazarov (Uzb) b. Masuk (Tha) 3-0; Finale: Dunaytsev (Rus) b. Gaibnazarov (Uzb) 3-0. Welter (Kg. 69) iscritti 25. Gli esperti puntano al bis del kazako Yeleussinov, elegante mancino, premiato nel 2013, come campione dell’anno dall’AIBA. Prima testa di serie. Alle sue spalle il cubano Iglesias, campione di Londra e l’azero Baghirov che ai Giochi europei aveva impressionato battendo l’ex campione europeo 2013, il russo Besputin, passato ora professionista. Subito dopo, un gruppetto con Maestre del Venezuela, il lituano Stanionis campione d’Europa e il marocchino Rabii, che in questa stagione ha compiuto il salto di qualità atteso. Proprio l’africano mette tutti d’accordo, con una progressione entusiasmante. Mette in fila Palmetta (Arg), Kelly (G.B.), l’ostico cinese Liu in semifinale e trova il favorito kazako campione uscente, per il titolo. Il cammino di Yelleussinov è abbastanza impegnativo, contro Kastramin (Bie) argento europeo, col thailandese Marcial, già avversario ai Giochi d’Asia in finale, fino a Baghirov, giunto in semifinale estromettendo nientemeno che Iglesias. La sfida per accedere in finale, premia giustamente il kazako, che giostra con intelligenza senza mai accettare la lotta a breve distanza. La battaglia per il titolo iridato è corsa sul filo dell’equilibrio, ma sempre con una leggera prevalenza per Rabii che trova la giusta contraria alla tattica del tocca e fuggi di Yelleussinov, incapace di variare il tema tattico perdente. Semifinali: Yeleussinov (Kaz) b. Baghirov (Aze) 3-0; Rabii (Mar) b. Liy (Cina) 3-0; Finale: Rabii (Mar) b. Yeleussinov (Kaz) 3-0. Medi (Kg. 75) iscritti 24. In medaglia i rappresentanti di quattro continenti: Lopez (Cuba), Abdin (Egitto), Melikuziev (Uzbekistan) e Oreilly (Irlanda), ovvero Americhe, Africa, Asia ed Europa. Tre sono nomi relativamente nuovi, l’egiziano è una volpe di 29 anni, presente da tempo alle rassegne internazionali. E’ arrivato in semifinale senza grandi difficoltà, aiutato dal sorteggio favorevole. L’olandese Van Der Pass, l’indiano Vikas hanno lasciato il passo. Cosa che non fatto il cubano Lopez, 22 anni, che si guadagna il posto ai mondiali con
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ottimi risultati nelle WSB. Esordiente e subito oro, conquistato battendo in finale il mancino uzbeko Melikuziev, brevilineo rapido e potente, doti che lo hanno portato all’argento, battendo nei quarti a sorpresa Khamukov, campione d’Europa. Il russo aveva dimostrato coraggio e forza vincendogli europei in Bulgaria. Stavolta si è fatto imbrigliare dal più mobile diciannovenne asiatico, campione continentale, in maniera netta. L’altro semifinalista è l’irlandese Oreilly, campione ai Giochi di Baku, dove aveva battuto tra gli altri il russo Koptyakov, bronzo di Londra. Contro l’uzbeko non c’è stato nulla da fare. Il temperamento irlandese non è bastato per fermare Melikuziev, sempre in anticipo e sempre preciso. Altra musica in finale, dove la boxe essenziale di Lopez, eseguita con ottima scelta di tempo, annulla ogni velleità del volonteroso giovane asiatico. Il nostro Cavallaro, di fronte al modesto americano Campbell, che aveva già battuto nelle WSB, veniva punito dai giudici, anche se ad onor del vero la prova del siciliano è risultata sottotono. Peraltro giustificata dall’intensa attività svolta dall’inizio stagione. Semifinali: Lopez (Cub) b. Abdin (Egi) 3-0; Melikuziev (Uzb) b. Oreilly (Irl) 3-0; Finale: Lopez (Cub) b. Melikuziev (Uzb) 3-0. Mediomassimi (kg. 81) iscritti 26. Sempre più blindato dal cubano La Cruz, 26 anni, il mondiale che ha conquistato per la terza volta consecutiva. Esploso nel 2008, vincendo il titolo assoluto a 19 anni, è sempre risultato protagonista sia in patria che fuori. Che sia un talento è assodato, che la sua boxe del tocca e scappa non piaccia a molti è altrettanto acclarato. In Qatar a dire il vero è scappato meno e ha scambiato di più. Stavolta ha eseguito il compito alla perfezione, senza mai correre rischi. L’inglese Buatsi, statuario ma troppo impacciato, il croato Sep mai esistito come rivale e anche il russo Silyagin, elemento interessante in prospettiva, vincitore netto dell’azero Mammadov, vincitore del nostro Manfredonia in finale ai Giochi europei di Baku, non ha avuto scampo. Sull’altro versante, il kazako Niyazymbetov, 26 anni, argento ai mondiali 2011 e 2013, idem a Londra 2012, partito testa di serie, si è fermato ai quarti, di fronte all’esperto uzbeko Rasulov. L’uzbeko si è ripetuto, fallendo
la finale, per merito del giovane mancino irlandese Ward, già pugile prodigio tra i giovani, campione d’Europa nel 2011 e quest’anno in Bulgaria, ha trovato la strada aperta per migliorare il bronzo del 2013, agguantando l’argento, ma denunciando un gap notevole nei confronti di La Cruz, che sembra aver capito di non potersi limitare ai tocchetti soft, ma deve anche prendere qualche rischio e scambiare con gli avversari. Contro Ward ha fatto così, ricevendo titolo e applausi. Semifinali: Ward (Irl) b. Rasulov (Uzb) 3-0; La Cruz (Cub) b. Silyagin (Rus) 3-0; Finale: La cruz (Cub) b. Ward (Irl) 3-0. Massimi (kg. 91) iscritti 23. Erislandy Savon l’oro lo insegue invano dal 2009. Per un motivo o per l’altro è sempre stato respinto. Dopo Londra, fermato con molti dubbi dall’inglese Joshua (1716), decise di scendere nei massimi. Ad
Almaty 2013, non va meglio, il titolo lo vince il nostro Clemente Russo, battendo in finale Tishchenko. Assente l’italiano, finalmente il podio per il gigante caraibico, ma quello d’argento e non d’oro, andato con qualche dubbio al longilineo russo Tishchenko, che ha fatto il minimo sindacale per farsi preferire e conquistare l’iride. Peggio è andata ad uno dei favoriti, il kazako Levin, imbattuto nella stagione, campione d’Asia, esperto e sgamato, ha segnato il passo contro l’emergente ucraino Manukian, classe ’93, bronzo meritato. L’altro bronzetto all’azero Abdullayev, randellatore con poca fantasia ma molta potenza, fatta assaggiare a molti rivali, compresi i nostri Russo e Turchi. Ci ha provato contro Savon, gonfiandogli uno zigomo, ma non è andato oltre. Semifinali: Savon (Cub) b. Abdullayev (Aze) 3-0; Tishchenko (Rus) b.
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Manukian (Ucr) 3-0, Finale: Tishchenko (Rus) b. Savon (Cub) 3-0. Supermassimi (kg. +91) iscritti 22. La Francia non vinceva un mondiale dal 2003, per merito del superleggero Blain. A Doha, tra la sorpresa generale, è toccato al gigante Tony Yoka, reduce da una stagione non certo esaltante. In passato il francese di colore, i traguardi li aveva sempre falliti, anche se i suoi scopritori hanno sempre sostenuto sia un grande talento. La cosa incredibile è che il francese ha svolto la preparazione allenandosi fuori dalla squadra, andando anche a Cuba. In Qatar si è presentato con la fidanzata, considerando la trasferta come un viaggio di nozze con vista sul mondiale. Evidentemente a 23 anni, è ancora tutto possibile, vincendo e levandosi molti sassi dalle scarpe e riscuotendo in un colpo, quanto pagato in passato. Dopo le bocciature mondiali nel 2011 e 2013, ad opera di Savon e Cammarelle, si è rifatto con gli interessi. Col croato Hrgovic, campione europeo in carica e col pass in tasca (WSB), non ci aveva mai vinto. A Doha lo incrociava nei quarti e non solo lo batteva, ma gli faceva assaggiare nel secondo round, anche il tappeto. In semifinale trova l’inglese Joyce, suo vincitore ai Giochi di Baku a giugno. Batte col dubbio pure lui e fila in finale col vento in poppa. Dove trova il kazako Dychko, vincitore in semifinale del giovane e promettente uzbeko Jalolov, che negli ottavi elimina il quotato cubano Pero. Dychko l’oro lo insegue dal 2009. Doha poteva essere l’occasione, non fosse stato che questo francese con radici nordafricane, non aveva intenzione di fermarsi neppure davanti a lui. Infatti lo batte ai punti in modo chiaro, portandosi a casa un oro che riscatta anni di delusioni. Semifinali: Dychko (Kaz) b. Jalolov (Uzb) 2-1; Yoka (Fra) b. Joyce (G.B.) 3-0; Finale: Yoka (Fra) b. Dychko (Kaz) 3-0. Nei barrage per i ticket di Rio, questi i risultati. 56 kg. Asanau (Bie) b. Thapa (Ind) 3-0; 64: Masuk (Tha) b. Toledo (Cub) wo; 75 kg. Abdin (Egi) b. Oreilly (Irl) 3-0; 60 kg. Abduraimov (Uzb) b. Conceicao (Bra) 3-0; 69 kg.: Liu (Cina) b. Baghirov (Aze) wo. Un particolare, che sintetizza una situazione allucinante. Se Toledo avesse battuto Masuk, si sarebbe liberato un posto nelle WSB, che avrebbe premiato Mangiacapre,
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primo degli eliminati nei 64 kg. Il c.t. Raffaele Bergamasco risponde Da tecnico, cosa è cambiato dalle ultime edizioni: Baku 2011, Almaty 2013 e Doha, nella valutazione di giudici e arbitri. “Con l’avvento delle WSB e l’APB, l’ente internazionale AIBA, ha cambiato l’impostazione tecnico tattica, passando dal pugilato prettamente dilettantistico che ha sempre etichettato la boxe in maglietta, ad una svolta radicale verso il professionismo. Boxe imperniata sulla forza fisica, colpi precisi e pesanti, come avviene nella WSB e APB, che hanno allungato le riprese, mentre nei tornei, ai campionati continentali e ai Giochi si boxa sulle tre riprese. Giudici e arbitri, sono disorientati e pagano anche la provenienza dalle diverse manifestazioni. Questo ha creato giudizi a volte in antitesi. Infatti anche a Doha, secondo le scelte dei giudici, uscivano vincitori a sorpresa. Una situazione davvero difficile da risolvere”. L’Italia senza medaglie ai mondiali, non accadeva dall’edizione dei 2003 a Bangkok in Thailandia. Su quali atleti puntava per il raggiungimento del podio a Doha? “In partenza speravamo che almeno un paio di nostri ragazzi salisse sul podio. In particolare Mangiacapre e Cavallaro, ma un pensierino lo facevamo anche su Valentino che appariva in buona condizione. Pure Picardi era in forma. I fatti hanno detto che ci siamo sbagliati. Anche se resta l’amarezza per Cavallaro e Picardi che avevano vinto contro Campbell e Ali. Non chiediamo favori, ma almeno il giusto ci sembra il minimo. Questo senza fare drammi, andando avanti a lavorare con entusiasmo e serietà, decisi a dare il massimo nei prossimi appuntamenti dove ci sono opportunità di altri pass olimpici” Nei tornei di recupero del 2016, quali prospettive ha l’Italia di aggiungere ai già promossi Russo e Manfredonia, qualche altro azzurro per i Giochi di Rio? “In attesa di capire con chiarezza a chi ha diritto di partecipare nei vari tornei che l’AIBA ha programmato, la speranza di aggiungere altri ragazzi è concreta. Parlo di Mangiacapre, Cappai, Valentino e Cavallaro, ma anche Picardi è in lizza. Nessuno nasconde le difficoltà, ma noi abbiamo la testa dura e ci proveremo
fino all’ultimo. Ci sarà anche Maietta (19 anni) per fare ulteriore esperienza. Resta il dispiacere per Vianello il supermassimo, derubato di una vittoria sacrosanta contro il russo Omarov agli europei, che gli avrebbe consentito di proseguire e giocarsi poi ai mondiali la possibilità di arrivare ai Giochi. Queste sono le sconfitte che pesano a fanno rabbia”. Quanto ha influito, l’impegno delle WSB e APB, dove si combatte sui 5, 6, 8 f ino a 12 round, sul rendimento successivo nelle manifestazioni dei dilettanti, europei e mondiali compresi? “Moltissimo e in modo negativo. Nessun maestro condivide questa scelta, non solo in Italia. Chi conosce questo sport, sa che la differenza nella preparazione tra i classici tre round e l’allungamento delle riprese, è notevole. Non solo, riportare al meglio un pugile dopo un
allenamento specifico dai 12 ai 3 round è impresa difficilissima. In particolare per nazioni che non avendo una base ampia, sono costretti a far combattere i propri atleti in un tour infinito. Tipico l’esempio di Manfredonia, Mangiacapre e Cavallaro, impegnati su più fronti nella stagione. Chiaro che ad un certo punto hanno bisogno di prendersi una pausa. Infatti a Doha questo stress lo hanno pagato. Solo nazioni come la Russia, il Kazakistan e l’Azerbajan che fa anche incetta di stranieri e li nazionalizza, possono permettersi di operare a tutto campo. Oppure come l’Azerbajan che punta sui Giochi europei ospitati a Baku e manda un solo pugile in Bulgaria”. Una valutazione tecnica dei mondiali di Doha. Giusta l’apertura ai reduci di WSB e APB, di partecipare ai mondiali. Quali i nomi che più l’hanno impressionato tra i partecipanti?
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“Da quando seguo da tecnico la rassegna iridata, l’ultimo mondiale è stato di gran lunga il migliore in senso assoluto. Si sono visti confronti negli ottavi degni di finali e nel proseguo è sempre aumentato il livello. Non mi sembra il caso di fare nomi dei migliori, quello che mi ha impressionato è stato la crescita di nazioni asiatiche e anche di alcune dell’Est Europa che sono ormai protagoniste assolute, capaci di confrontarsi con Russia e Cuba senza remore. L’Uzbekistan non ha vinto ori, ma ha messo in medaglia sei atleti, cinque dei quali tra i 20 e i 24 anni, meglio della Russia. Chiaro che hanno impostato un lavoro specifico per il miglioramento della boxe, supportati da progetti a lungo termine. La casualità nel nostro sport è l’eccezione alla regola”. Il programma 2016 della nazionale verso Rio. “Il programma è già in atto. Il gruppo che opera in proiezione Rio svolge allenamenti ad Assisi, un centro che ci invidiano in tutto il mondo. A gennaio primi test e dual match, sempre ad Assisi, col Brasile, Cuba e una squadra europea, che potrebbe essere la Francia, l’Irlanda o del’Est Europa. A febbraio un paio di tornei. Da scegliere tra Ungheria, Bulgaria e Turchia attive in quel periodo. L’Europa è l’ultima ad allestire i tornei di qualificazione per Rio, che inizieranno il 20 aprile a Istanbul (Turchia) open maschile e femminile, dove puntiamo a portare due azzurre a Rio. A maggio, salvo cambio di regole, a Sofia in Bulgaria, la qualificazione è riservata a pugili delle WSB e APB, col nostro Valentino. Il più importante appuntamento è quello denominato mondiale di qualificazione olimpica, dal 7 al 19 giugno a Baku in Azebajan, dove in alcune categorie si arriva a cinque pass. Con la speranza di avere un di quella fortuna, con la quale siamo in credito”. ..........
In apertura: l’incontro di Domenico Valentino; a seguire il team Azzurro a Doha; Mangiacapre; Manny Pacquiao posa con il Presidente dell’AIBA e il Presidente della Federazione Boxe Qatar; I fratelli Klitschko festeggiati; ; Gli arbitri; I tecnici Stecca e Bergamasco.
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Carnera - Sharkey
82 anni dopo Il primo italiano a fregiarsi di un titolo mondiale, quello dei pesi massimi
Quando
Primo Carnera sfidò Jack Sharkey per il titolo mondiale dei pesi massimi, pochi pensarono che potesse realmente sconfiggere il campione. Eppure egli aveva dovuto disputare 81 match prima di vedersi riconosciuta l’opportunità di battersi per la cintura più ambita del pugilato. Ma nonostante ciò l’italiano rimaneva per molti un fenomeno da baraccone, non un vero boxeur. D’altronde, tecnici e cronisti legavano la sua ascesa solo agli equivoci rapporti che il pugile, sebbene del tutto inconsapevole, intratteneva con la mafia italo-americana, capace allora attraverso il “Sindacato” di governare tutti gli interessi della malavita, e quindi anche il mondo del pugilato. In realtà, era stato il manager francese di Carnera, l’astuto Léon Sée, ad architettare il lancio in grande stile del suo pupillo, avendone subito intuito le grandi potenzialità per via di quel suo fisico straordinario che sfiorava i due metri di altezza, o che addirittura secondo alcuni superava questa misura di buoni 5 centimetri. Sée aveva conosciuto il giovane italiano, quando questi risiedeva in Francia, grazie ad una segnalazione di un tale Paul Journèe, ex-peso massimo, che a sua volta aveva conosciuto Carnera quand’egli si esibiva in un circo come pugile e lottatore ed aveva acquisito il nome d’arte de “Il terribile Jean o il Terrore di Guadalajara”. Così, già il 12 settembre del ’28 Sée aveva fatto debuttare il ragazzo a Parigi, convinto che bastasse solo la sua imponente figura per farne una grande attrazione. In quanto a renderlo invincibile, sarebbe stato sufficiente mettergli di fronte pugili di scarso valore, disposti per pochi denari
di Gianni Virgadaula ph Archivio FPI ad andare al tappeto al momento giusto. Con il gigante italiano, Sée, che già era stato uno dei procuratori del leggendario Georges Carpentier, continuò a fare affari d’oro facendolo combattere su tutti i ring d’Europa, sino a quando infine, nel ’30, non decise di portarlo in America. Allora Carnera aveva soltanto 24 anni, essendo nato a Sequals, in Friuli, il 25 ottobre del 1906. Ma nonostante la giovane età, negli States il ragazzo divenne presto una fonte inesauribile di guadagno, una vera manna per il suo nutrito entourage. Basti pensare che nel 1930 il clan che “curava” gli interessi dell’italiano si spartì 100.000 dollari per 10 combattimenti disputati da Primo nell’arco di appena un mese e mezzo. Naturalmente, buona parte di quei combattimenti erano stati “addomesticati”. E questo è poi pesato negli anni a venire sulla reputazione pugilistica di Carnera, il quale con o senza combine avrebbe vinto ugualmente quegli incontri. D’altronde, nella lunga scalata al mondiale insieme a tanti brocchi, il friuliano incontrò pure pugili di classifica come Young Stribling, George Godfrey o Jin Maloney, solo per fare alcuni nomi. Oggi, ad oltre 70 anni dal combattimento mondiale con Sharkey, il giudizio tecnico su Primo Carnera è cambiato, e se egli non fu un campionissimo, certo nessuno potrebbe dire che non sia stato un ottimo pugile, dotato di discreta tecnica, ed anche di una buona mobilità sulle gambe, considerata la notevole mole. In quanto a coraggio e generosità, Primo dimostrò di averne in abbondanza nello sfortunato combattimento disputato nel ’34 con Max Baer. Carnera e Sharkey, detto “The Boston Gob” per le sue origini marinare, si erano già incontrati a New-York il 12 ottobre
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del 1931 e il bostoniano si era imposto ai punti in 15 riprese, dopo avere messo fugacemente al tappeto l’italiano nel corso della quarta ripresa. Ma Primo aveva presto ricominciato a stendere gli avversari, che Sèe gli metteva di fronte a ritmi vertiginosi. Nel 1932 combatté 26 volte, perdendo soltanto 2 incontri, e vincendo tutti gli altri match, 17 prima del limite. Poi, il 10 febbraio del ’33, al Madison Square Garden di New York, venne opposto ad un peso massimo di valore come Ernie Schaaf, pugile di origine tedesca. Quella sfida era considerata come una vera e propria semifinale al titolo dei massimi. Quindi doveva rappresentare la svolta della carriera di Primo, anche perché lo stesso “Sindacato” pensava che ormai i tempi fossero maturi per portare l’italiano sul tetto del mondo. L’incontro con Schaaf finì alla tredicesima ripresa, quando Carnera mise al tappeto l’avversario con un gancio sinistro, neppure molto potente. Il tedesco, dopo il colpo subito rimase esanime sulla stuoia ben oltre il conteggio dell’arbitro. Trasportato all’ospedale, morì dopo 3 giorni per emorragia cerebrale. Un dramma che toccò profondamente l’animo sensibile di Primo, il quale come lui stesso annotò nel suo diario – avrebbe in seguito sempre visto il fantasma di Ernie sul ring. Ma Schaaf la sera che incontrò l’italiano, in realtà pagò i postumi del durissimo incontro disputato con Baer il 31 agosto del 1932 a Chicago, e certo, dopo quella pesante punizione non avrebbe dovuto salire sul quadrato contro un pugile potente come Carnera, almeno non così presto. Nondimeno, dopo la morte di Schaaf, la popolarità del friuliano si accrebbe ancor più, ma non mancarono anche feroci
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Carnera batte Sharkey; Carnera si allena prima del match, la polizia lo scorta per paura di rapimenti; di nuovo in allenamento; Carnera e Sharkey al peso; Carnera arriva a New York; Jack Sharkey è KO; la locandina del match e ancora Carnera e Sharkey in posa.
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giudizi da parte della stampa che indicò Carnera come “Il gigante dal destro che uccide”, ma solo per ironizzare intorno alla sua presunta forza, sulla cui reale efficacia non tutti credevano. Tutto andava secondo i piani, e il gigante di Sequals poteva nuovamente incontrare Jack Sharkey, che intanto nel giugno del ’32 era divenuto il nuovo campione del mondo dei pesi massimi grazie ad una discutibile vittoria ai punti ottenuta su Max Schmeling. In verità, l’ ”ulano nero” e il “marinaio di Boston” erano già passati alla storia quando nel ’30 si erano contesi il titolo lasciato vacante da Gene Tunney. In quell’occasione vinse Schmeling per squalifica al 4° round, a causa di un colpo basso di Sharkey, ed anche allora furono polemiche. Il bostoniano quindi era ora chiamato a difendere il titolo contro un avversario che sulla carta sembrava alla sua portata, non solo perché lo aveva già battuto, ma anche perché Sharkey possedeva forza e temperamento, e sempre bene aveva figurato contro tutti i grandi della categoria, compreso l’immenso Jack Dempsey dal quale era stato battuto per KO, ma dopo avergli reso la vita difficile. Ma Sharkey-Carnera sarebbe stato un match vero? Alla vigilia del fight le illazioni e le congetture non mancarono, ma era anche ragionevole pensare che un serio professionista come Sharkey non avrebbe ceduto ad alcuna pressione esterna. Sì, il combattimento fra il campione e lo sfidante stavolta sarebbe stato un match vero. E d’altronde gli stessi bookmaker alla vigilia del grande evento si erano mostrati molto prudenti e davano Carnera vincitore 10 a 11, Quando il 29 giugno del 1933, di fronte a 70.000 spettatori paganti, i pugili salirono sul ring del Garden Bowl di New-York, a Long Island, risultò subito evidente la differente struttura fisica fra i due. Jack concedeva al friulano una ventina di centimetri in altezza, e pesava 27 chili meno. Tuttavia, l’inizio dell’incontro vide Sharkey più attivo, e per nulla intimorito dalla fama di picchiatore che accompagnava l’italiano. Così, nei primi 5 round, nonostante un sostanziale equilibrio, il campione accumulò un lieve margine di vantaggio. Ma il suono della campana che diede il via alla sesta ripresa doveva riservare non poche sorprese. Infatti, in quel
round Carnera apparve subito più efficace e determinato nella sua azione. Gli riuscì quindi di colpire Sharkey con un violento montante destro al mento, che sembrò fulminare Jack. Il campione cadde al tappeto con la faccia sulla stuoia e rimase così steso per il conto totale. Un KO drammatico che certo dovette riportare alla mente del nostro pugile la tragedia di Schaaf. Ma quella fu la sera del trionfo dell’italiano e della sua definitiva consacrazione. Non c’era spazio per i cattivi pensieri, per le malinconie, per i brutti ricordi. Braccia levate al cielo Carnera venne proclamato nuovo campione del mondo, ad epilogo di quello che fu l’incontro più bello di tutta la sua carriera. D’altra parte, per coloro che continuarono a dubitare della limpidezza di quel successo, anni dopo fu lo stesso Sharkey a sgombrare ogni dubbio, riferendo ad un giornalista come il pugno del friulano lo avesse sorpreso per velocità di esecuzione e potenza. Vero risvolto amaro di quella indimenticabile nottata, fu invece l’ennesima beffa di cui fu vittima il nuovo campione del mondo. Egli infatti avrebbe saputo solo molti anni più tardi che la sua borsa per incontrare Sharkey ammontava a 59.000 dollari. Ma nelle sue tasche in realtà ne entrarono soltanto 360. Gli organizzatori del match Billy Duffy e Luigi Soresi e soprattutto Owney Madden, che erano gli uomini del “Sindacato” incaricati di occuparsi di Carnera, si rivelarono squali ancora più famelici dello stesso Sèe, che a quei “galantuomini” aveva ceduto gli affari e la carriera del gigante di Sequals. Primo pugile italiano a fregiarsi di un titolo mondiale, Primo Carnera rientrò trionfalmente in Italia dove il Fascismo ne fece una propria icona e il simbolo della “forza italica”. Il friulano non se ne dispiacque. E volentieri per suffragare il successo ottenuto in America, accettò di mettere in palio la sua corona a Roma, dove mai aveva combattuto e mai più combatté. Il rivale era il basco Paulino Uczdum, da lui già battuto in precedenza. In palio, oltre alla cintura mondiale c’era pure la corona europea dei massimi e il titolo italiano, che allora non aveva un detentore. L’incontro si svolse a Piazza di Siena, di fronte a 60.000 spettatori, record di presenze mai più superato. Un milione di lire l’incasso. In prima fila Benito Mussolini e i figli, che
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pagarono anche loro il biglietto, come tutti i gerarchi presenti lì quella sera e tutti gli sportivi. L’incasso infatti, grazie alla generosità del campione, venne interamente devoluto per beneficenza. Carnera, che aveva sempre combattuto con la licenza francese, quella sera per la prima volta salì sul ring con la tessera della Federazione Pugilistica Italiana. Vinse l’incontro facile, dominando per 15 riprese Uczdum, che non era mai stato un facile cliente per nessuno. Quella sera Carnera, paragonato ad uno dei “titani” dell’Olimpo, raggiunse il massimo della gloria. Giornali e rotocalchi facevano a gara per strappargli un’intervista o immortalarlo insieme ad un’attricetta o influenti personalità. Egli divenne anche il protagonista di un fumetto, e la sua ricercatezza nel vestire lo resero lo sportivo più elegante al mondo. Eppure appena otto mesi dopo, esattamente il 14 giugno del ’34, sempre a Long Island dove aveva trionfato su Sharkey, avrebbe perduto la sua cintura di fronte a Max Baer, che lo distrusse in 11 riprese, complice una brutta storta alla caviglia rimediata al 2° round. Dopo altre dolorose sconfitte, la più devastante contro Joe Louis, Carnera chiuse con il pugilato nel ’48 dopo 3 sconfitte consecutive subite da Luigi Musina, che nei tempi migliori avrebbe potuto battere con un solo braccio. Ma passate le glorie del ring il mito di Primo Carnera non ha mai conosciuto l’oblio. Anzi, egli seppe costruirsi una seconda giovinezza sportiva, divenendo nel 1957 campione mondiale di lotta libera. D’altronde, la sua immagine imponente, che ben si prestava al cinema, lo portò ad essere anche un attore cinematografico, con ben 18 film all’attivo. Ammalatosi gravemente di diabete e cirrosi epatica, Carnera che aveva continuato a vivere negli Stati Uniti, volle trascorrere gli ultimi mesi di vita nella sua amata Italia. Tornato in patria il 20 maggio 1967 con la moglie Pina e i figli Giovanna e Umberto, si spense a Sequals il 29 giugno, lo stesso giorno in cui 34 anni prima aveva conquistato il titolo mondiale. ..........
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La boxe un gioco...da ragazzi Grande successo ad Assisi per la Coppa Italia Giovanile di Tommaso Gregorio Cavallaro ph Alessandra Tognarini
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Assisi,
24-25 ottobre 2015 – Assisi per due giorni è stata invasa da tantissimi piccoli boxer, che si sono cimentati per due giorni al PalaEventi di S. Maria degli Angeli. Alle competizioni hanno partecipato i giovani atleti primi classificati dei Criterium Regionali per ogni qualifica d’appartenenza con squadre così composte: n. 1 Cucciolo da 6 a 7 anni (nati negli anni 2009/08); n. 1 Cangurino da 8 a 10 anni (nati negli anni 2007/06/05); n. 2 Canguri (una coppia) da 11° e 12° anno (2004/03); n. 2 Allievi (una coppia) da 13 e 14° anno (2002/01). La boxe un gioco...da ragazzi, potrebbe essere lo slogan di due giornate di festa oltre che di sport. Mini atleti a cui è stato dato il benvenuto dal presidente FPI Alberto Brasca, che ha dato poi il via ufficiale a questa bellissima manifestazione. A trionfare tra le Regioni è stata la Campania davanti alla Toscana e alla Puglia-Basilicata. Per quanto concerne la qualifica Cuccioli, prima la Toscana seguita da Puglia Basilicata e Lombardia. La Campania si è imposta tra i Cangurini, alle sue spalle si sono piazzate Emilia Romagna e Puglia Basilicata. La qualifica Canguri ha visto primeggiare la Campania davanti alla Puglia Basilicata e all’Abruzzo Molise. Tra gli Alievi, infine, c’è stata la vittoria della Toscana, dietro la quale si sono piazzate Campania e Sicilia. Un gioco da ragazzi che per qualcuno, come gli Allievi, potrebbe trasformarsi in agonismo per il prossimo anno. I giovani protagonisti hanno avuto un pubblico d’eccezione dove tra le presenze, oltre al Presidente FPI, si notavano ospiti come Franco Falcinelli, vicepresidente dell’Aiba, il Resp. FPI Giovanile Domenico Virton, il Consigliere Federale Massimo Scioti, Responsabile Coordinatore Tecnici Sportivi, Irma Testa, medaglia d’oro ai Mondiali Femminili Youth, Roberto Cammarelle, plurimedagliato alle Olimpiadi e ai Campionati Mondiali, Raffaele Bergamasco, l’ head coach tecnico della Nazionale, e Maurizio Stecca, ex oro olimpico ed ex campione mondiale tra i pro, attualmente tecnico dell’Ital-Boxe.
Alcuni simpatici momenti catturati durante la manifestazione ad Assisi.
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Angolo Rosso
valeria Calabrese Un futuro da insegnante di Vezio Romano ph Flavia Valeria Romano
Dopo dieci
anni di attività agonistica l’atleta siciliana Valeria Calabrese, nata a Modica 33 anni fa, 48 kg di peso, può vantare un record invidiabile. Fra i vari successi spiccano 7 Titoli Italiani e le medaglie d’oro ai Campionati dell’Unione Europea nel 2010 e nel 2013. Quando hai iniziato a praticare la boxe? Praticavo kickboxing a Catania e a 23 anni ho iniziato con il pugilato. Quale è stata la tua più grande soddisfazione? Sinceramente non riesco a scegliere. Devo dire che tutti i risultati positivi, indipendentemente dall’importanza della competizione, mi hanno dato grande soddisfazione. E la tua più grande delusione? E’ stata ai Campionati Europei nel 2014 contro la russa Svetlana Gnevanova. Dopo il verdetto a suo favore mi sono sentita letteralmente defraudata. La sconfitta è stata per me una vera “mazzata” e confesso che non mi sono ancora ripresa. Quali interessi hai nella vita oltre al pugilato? Sono laureata in Scienze Motorie. A Modica insegno in palestra, mi piace molto e specialmente ai bambini. Quali sono i tuoi progetti futuri? Riguardo alla mia carriera agonistica ritengo che sia giustamente vicina la conclusione, comincio a sentire il peso degli anni. Comunque sto provando a dare ancora qualcosa di positivo. Dopo, come ho già detto, mi dedicherò totalmente a ciò che amo di più: l’insegnamento.
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Angolo Blu
Romina marenda Boxe, Esercito e disegno di Vezio Romano ph Flavia Valeria Romano
Romina
Marenda, trentunenne vicentina del Centro Sportivo dell’Esercito, 170 cm per 60 kg, ha conquistato nella sua carriera per tre volte il Campionato Italiano (2009, 2012, 2013), ha vinto il Trofeo Guanto Rosa nel 2013 ed ha partecipato a numerose competizioni internazionali. Nel 2011 ha ottenuto la medaglia di bronzo al Torneo Preolimpico di Londra. Come e quando hai iniziato l’attività pugilistica? Ho iniziato a 23 anni. Prima mi ero dedicata all’atletica (fondo e corsa campestre) e alla pallavolo. Il mio approccio con il pugilato è stato un po’ particolare. Non conoscevo questo sport. Sono entrata nella palestra della Queensberry Boxe Vicenza con il solo scopo di dimagrire. Mi sono subito appassionata e dopo dieci mesi ho disputato il mio primo match. Dal 2009 sono nell’Esercito, dove mi trovo molto bene. Quale è stata la tua più grande soddisfazione? La vittoria del primo Campionato Italiano nel 2009. La più grande delusione? La sconfitta contro la russa Anastasia Belykova in Spagna nel 2015. E’ stato proprio un dispiacere. Hai un campione preferito? Mi piace il pluricampione cubano Julio Cesar La Cruz Peroza. E’ molto bravo tecnicamente, è agile per il suo peso (81 kg) e si muove con eleganza sul ring. Quali sono i progetti per il tuo futuro? Sono effettiva nell’Esercito e quindi il mio futuro e lì. Ho studiato all’Accademia Delle Belle Arti e mi piacerebbe anche continuare a dedicarmi al disegno industriale.
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Titolo UE e Titolo Italiano
medina e Di Silvio Superstar Alla ribalta giovani interessanti di Alfredo Bruno ph Renata Romagnoli
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Roma, 10. 10. 2015
Per lo spettacolo offerto la serata del Palazzetto romano, organizzata dalla Roundzero e dal Team Marcello Paciucci, sarebbe dovuto essere da pienone, ma la concomitanza con la Nazionale di calcio e anche la possibilità di vedere la riunione su Deejay.tv in una giornata piovosa senz’altro hanno influito. D’altronde dobbiamo cominciare ad abituarci a unire presenze effettive della serata con lo share televisivo, forse solo allora avremo la possibilità di capire l’effettiva portata del nostro movimento professionistico. Partiamo dal main event, come dice l’impeccabile Valerio Lamanna: per certi versi si sapeva che l’impresa di Emiliano Salvini sarebbe stata “impossible”, ma ci ha dato modo di vedere in questo dominicano-iberico, Abigail Medina, un elemento interessante appena agli inizi, ma che presto farà parlare di se. Il titolo dell’Unione Europea dei supergallo è rimasto saldamente nelle sue mani. La differenza di età e la maggiore potenza sono stati i fattori catalizzatori della conclusione che è avvenuta alla sesta ripresa per kot quasi al termine di un round calvario che forse da parte dell’arbitro si sarebbe dovuto fermare qualche secondo prima con un Salvini ormai in difesa quasi passiva. Fino al quinto round il pugile romano aveva retto con dignità. Medina è pugile di qualità che non spreca niente, ma anche personaggio che si è fatto ben volere dal pubblico romano, lasciandosi immortalare su richiesta con i selfies di prammatica. Una gioia spontanea la sua, che ha raccolto molti applausi allargati a Salvini, forse non nella sua forma migliore, per il suo coraggio sovrumano. Quella di Salvini è stata la conclusione dopo il match valevole per il titolo italiano dei leggeri. Pasquale Di Silvio, il detentore, e Vincenzo Finiello sono entrati immediatamente in rotta di collisione con una bella serie dello sfidante con il campione sorpreso alle corde. Si entrava subito in un clima di suspence, anche perchè l’attuale Di Silvio, da quando sta sotto cura nel Team di Mario Massai, sembra aver ben assimilato quali siano le sue possibilità che pure si erano intraviste, sia pure ad intermittenza nel passato. “ El Puma” non concede più spazio e tempo agli avversari, lo abbiamo visto pure con Acatullo, per cui la sua replica è
stata immediata. Solo che sull’altro fronte aveva un Finiello che sembra aver gettato alle ortiche la sua boxe prudente. Il match è diventato incandescente e ogni colpo a segno era accompagnato dal tifo dei fans dei due pugili. Due pugili con un bel repertorio e quella “cattiveria agonistica” che tanto piace. Al terzo round da uno scontro fortuito con le teste Di Silvio esce con uno spacco allo zigomo destro. Una brutta ferita che costringe il campione ad aumentare d’intensità i suoi attacchi di fronte ad un avversario che non si lascia pregare per incrociarlo. Il match prosegue sull’orlo dell’equilibrio come testimoniano tre jab precisi scagliati da Finiello andati a segno nel quinto round. Di Silvio ha sempre la spada di Damocle della ferita, ben tamponata dal suo angolo, e si scatena nel sesto round imprimendo velocità e potenza non solo nei colpi isolati, ma anche in quelli doppiati. Finiello ha speso molto e pian piano, pur replicando, di fronte al ritmo imposto dal “Puma” perde terreno fino all’ 8°, quando l’arbitro Marzuoli chiama il medico per visionare la ferita del campione. Il segno del medico è inequivocabile e si procede alla lettura dei cartellini
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per la Decisione Tecnica (Avola: 79-74, Di Mario: 77-75, Ramacciotti: 77-75), verdetto unanime a favore di Pasquale Di Silvio e ottimo share di gradimento pure per Vincernzo Finiello. Che fosse una bella serata lo si è visto fin dai primi matches tra i Neo Pro, una formula che si sta rivelando sempre più convincente. Tagliola se la doveva vedere con un Tiganas sorprendente. Il primo, molto generoso, teneva sotto pressione l’avversario che dimostrava una consumata abilità nelle schivate, ma che trovava anche la strada per un fastidioso montante destro, vero problema per il
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Dalla prima pagina a seguire: Una fase tra Di Silvio e Tiniello; Salvini all’attacco; Preliminari tra Salvini e Molina; Bassi VS Bazzi; Tiganas vincitore di Tagliola; Magnesi vincitore di Palermo.
suo avversario. A complicare la situazione un taglio all’occhio di Tagliola, che costringeva medico e arbitro a intervenire poco prima della chiusura del match. Il verdetto veniva assegnato a un Tiganas da seguire con attenzione. Michael Magnesi è un giovane che già da dilettante aveva i suoi estimatori e da professionista sembra destinato a grandi cose. Al Palazzetto ha messo sulle fondamenta il primo mattone superando dopo uno spettacolare match l’ ottimo Palermo. Il siciliano portato allo scontro dalla corta chiudeva Magnesi alle corde, ma per lui nasceva un problema inaspettato, visto che il suo avversario anticipava in uno spazio ristretto i suoi colpi d’attacco. Magnesi sembra aver acquistato già una buona padronanza cambiando guardia e variando i suoi colpi al corpo e al volto. Palermo cerca coraggiosamente di rovesciare una situazione precaria senza tralasciare nulla d’intentato. Le quattro riprese tra questi due atleti sembrano... finire troppo presto sia pure tra gli applausi intervallati alla fine di ogni round. Esordio pure per Adriano Sperandio, altro beniamino del pubblico romano, con trascorsi da campione nei dilettanti. Kraiem, in guardia destra, non soffre di timori reverenziali e lo attacca con improvvise serie. Sperandio è uno che sa leggere il match come pochi, prende le sue misure e pian piano aumenta l’intensità delle sue serie contro un avversario sempre pericoloso nelle repliche. Match con poche soste e lo dimostra il finale con un botta e risposta prolungato. Vittoria senza discussioni per il romano. Fa sempre uno strano effetto vedere sul ring il romeno Mugurel Sebe, un vetera-
no che svolge il suo ruolo di collaudatore con un’incredibile dignità senza regalare niente ai suoi avversari. “Sioux” Blandamura contro di lui iniziava al piccolo trotto per poi aumentare il ritmo con il passare dei round. Match piacevole e di buon pugilato, anche se senza sussulti. Per Blandamura si trattava di riprendere confidenza con il ring e con il suo pubblico dopo il durissimo match con Michel Soro. Per Roberto Bassi, già campione dei supermedi, all’esordio sui ring romani non è stato certo scelto un avversario di comodo proponendo il tanzaniano Abdalla Shabani Pazzy. Quest’ultimo, dotato di fisico potente, ha sparato subito di destro e di sinistro, non certo delle carezze pur essendo spesso “telefonate”. Il momento in cui questo giovane apprenderà l’arte saranno dolori. Bassi pur pescato in alcune occasioni si è saputo barcamenare con abilità qualche volta abusando nel tenere. Il marchigiano si dimostrava più preciso non lasciandosi irretire da un avversario imprevedibile, pure con i suoi atteggiamenti clowneschi, che gli sono stati perdonati con simpatia dal pubblico. La vittoria giustamente è andata a Bassi, pugile dalla boxe essenziale, ma questo Pazzy potrebbe essere un buon protagonista per qualche altra riunione. ..........
RISULTATI Abrigail Medina b. Emiliano Salvini kot 6 Pasquale Di Silvio b. Vincenzo Finiello TD 8 mEDI
Roberto Bassi b. Abdallah Shabani Pazzy (Tanzania) a.p. 6. Emanuele Blandamura b. Mugurel Sebe (Romania) a.p. 6. mEDIomASSImI
Adriano Sperandio b. Claudio Kraiem a.p. 4. LEGGERI
Michael Magnesi b. Carmelo Palermo a.p. 4. PIUmA
Dionise Tiganas b. Giovanni Tagliola TD 4
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Intercontinentale wBA e Titolo Italiano al Palagi di Gatteo a mare
Signani e Parrinello Campioni di Aldo Bonferru ph Nando Di Felice
Gatteo a mare,
08. 08. 2015 – Matteo Signani, a 36 anni, sembra divertirsi a non smentire il suo nickname di “Giaguaro”. Una boxe solida, senza fronzoli dove la media distanza lo trova sempre pronto a offendere le difese avversarie, sono un refrain che piace al pubblico, ieri sera in buon numero al PalaGi. Nella sua ricerca di titoli mancava questo Intercontinentale WBA dei medi, regolarmente vacante, ma disponibile all’occorrenza. L’avversario era l’uruguaiano Rafael Sosa Pinto (+ 49, - 11), 34 anni, pugile di buona esperienza con un passabile record costruito nella sua nazione, ma inconsistente all’estero. Signani dà subito l’idea di tenere tutto sotto controllo con il suo sinistro. Accetta gli scambi dalla media, ma si lascia irretire dall’esperienza consumata del sudamericano. Dopo metà gara il romagnolo piazza con maggiore insistenza il destro che non è certo una carezza, tanto da costringere l’avversario ad una difesa più serrata. All’ottavo round in uno scontro fortuito delle teste aveva la peggio il “Giaguaro” che perdeva sangue dallo zigomo destro. Per il medico non può continuare e si va alla lettura dei cartellini. Nessun problema e vittoria netta per Signani.
La serata presenta la sua doppia valenza con un Titolo Italiano dei supergallo. A contenderselo sono Vittorio Jahyn Parrinello e Daniele Limone, tradizionali avversari da dilettante. La boxe precisa del pugile campano diventa subito materia difficile da masticare per Limone, forse in giornata di luna storta. La corta distanza, territorio che il piemontese avrebbe dovuto conquistare per imporre la propria aggressività diventa una sorta di tabù. Le lunghe leve di Parrinello creano una barriera insormontabile. E’ proprio in un tentativo di accorciare la distanza che le teste dei due atleti si scontrano involontariamente. Anche quì stesso copione di interruzione medica e verdetto ai punti che non poteva sfuggire a Parrinello, che diventa campione con appena 5 matches all’attivo. Negli altri incontri tiene banco la prestigiosa vittoria in due round ottenuta da Mohammed Obbadi sull’anziano Giuseppe Laganà. Andrea Sarritzu, il grande campione sardo, forse ha trovato il pugile a cui passare il testimone della sua gloriosa eredità nelle categorie più piccole. ..........
RISULTATI TIToLo InTERConTInEnTALE wBA
mEDI
Matteo Signani b. Rafael Sosa Pintos (Uruguay) TD 8
mASSImI LEGGERI wELTER
Nicola Pietro Ciriani b. Yassine Habachi a.p. 6.
Michele Esposito b. Giuseppe Rauseo 6. TIToLo ITALIAno
SUPERGALLo
Vittorio Parrinello b. Daniele Limone TD 5- Titolo Italiano
moSCA
Mohammed Obbadi b. Giuseppe Laganà abb. 2.
PIUmA Vissia Trovato b. Elga Comastri a.p. 6
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Testa a testa tra Signani e Pintos; Signani; Parrinello;
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Intervista a Giovanni De Carolis Il pugile aspetta la rivincita con Feigenbutz di Stefano Buttafuoco ph Nando Di Felice Si è trattata ufficialmente solo di un’ impresa sfiorata ma per molti quella di Giovanni De Carolis (23-6, 11 KO) è valsa più di una vittoria, al di la del contestatissimo verdetto dei tre giudici che sabato sera alla DM-Arena di Karlsruhe, in Germania, ne hanno decretato l’immeritata sconfitta. Parliamo dell’incontro valido per il titolo mondiale interim WBA dei pesi Supermedi contro il tedesco Vincent Feigenbutz (21-1, 19 KO). L’avversario era un pugile in grande ascesa, un “prospect” dalle mani pesanti se è vero che nei suoi precedenti venti incontri professionistici aveva ottenuto altrettante vittorie, di cui diciannove per ko. Ma l’allievo dello storico maestro capitolino Italo Mattioli è andato oltre le più ottimistiche aspettative, vicino ad un successo che - oltre a collocarlo in cima al mondo - avrebbe rappresentato per l’intero movimento pugilistico italiano una vitale boccata d’ossigeno. Abbiamo incontrato De Carolis e con lui abbiamo rivissuto i momenti più significativi del combattimento. Partiamo dalla f ine e cioè dal momento della lettura dei cartellini. Cosa hai pensato in quel momento ? “Ero sicuro di aver vinto, cosi come un pò tutti i quattromila appassionati di boxe presenti. Chi mi conosce sa benissimo che non sono solito lamentarmi, io penso sempre alla prestazione, ma questa volta il rammarico è tanto, il risultato era importante”. E invece i giudici hanno assegnato all’unanimità la vittoria al tedesco, tutti e tre con 2 punti... “E’ stata una delusione fortissima. Ho messo a terra il mio avversario nel corso della prima ripresa, nella quarta frazione era praticamente ko in piedi. E’ vero, è stato bravo a recuperare nel proseguo dell’incontro, mi ha messo in difficoltà nel corso della quinta ed undicesima ripresa, ma alla fine pensavo di avercela fatta, sia per la quantità di colpi portati sia
per la loro efficacia”. Come ti eri preparato tatticamente all’incontro ? “Io studio sempre molto attentamente i mie avversari. Insieme al mio allenatore avevamo deciso di impostare un match d’attacco in considerazione del fatto che Feigenbutz è molto bravo a venire avanti ma va in difficoltà quando deve indietreggiare. E così è stato. E’ stata chiaramente una tattica dispendiosa, ma mi ha permesso di avere sempre l’incontro in mano”. Ti aspettavi un avversario più forte ? “Mi ha deluso, si è rivelato molto più prevedibile di quello che pensavo ed anche sul piano della potenza ho incontrato pugili molto più pesanti. E’ un atleta ancora molto acerbo, d’altra parte è passato professionista a sedici anni, senza combattere molto a livello dilettantistico. In Germania si può fare, non è come da noi”. Hai avuto modo di parlare con il tuo avversario a f ine match ? “No. Lui fin dal giorno del peso si è dimostrato molto presuntuoso ed arrogante. Prima dell’incontro all’interno dell’arena ha fatto trasmettere un video in cui lui tosava una pecora dicendo che quella sarebbe stata la mia fine. Così non è stato ed i suoi stessi tifosi hanno fischiato questo suo atteggiamento irrispettoso. Alla lettura dei cartellini era in evidente disagio e neanche ha voluto rispondermi quando - ancora sul ring gli ho chiesto ai microfoni la possibilità di una rivincita”. E’ vero che anche la stampa locale si è trovata in disaccordo con il verdetto ? “Assolutamente si. Nella conferenza stampa ho chiesto ai giornalisti cosa ne pensassero e si sono tutti messi a ridere. A quel punto è intervenuto l’organizzatore Sauerland dicendo che non dovevano essere loro a rispondere e che stavano qua solo per fare domande. Una situazione imbarazzante che la dice lunga su quello
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che era l’aria che si respirava nel dopo match”. Speri in una rivincita ? “ Penso di meritarmela e credo ci siano tutti i presupposti per farla. Sono pronto a combattere di nuovo a casa sua, per me non cambia niente”. Cambieresti qualcosa ? “Rifarei esattamente le stesse cose. Lui è un pugile monotono, fa sempre le stesse cose”. E’ vero che anche il pluricampione mondiale Arthur Abraham ti ha fatto i complimenti ? “Si, e mi ha fatto molto piacere. Lui si che è un campione vero, sul ring come nella vita. Prima della sfida aveva avvertito Feigenbutz di stare attento e di non essere troppo spavaldo. I fatti gli hanno dato ragione anche se questa resta una magra consolazione”. Cosa ti resta del match di sabato sera ? “La consapevolezza di essere tra i migliori della categoria e l’emozione di aver combattuto di fronte ad una platea incredibile, all’interno di un palazzetto moderno e funzionale. Era la seconda volta che combattevo in Germania e le sensazioni sono state le stesse. Ti senti di stare nel posto giusto al momento giusto. E’ il luogo ideale per combattere, peccato per i tre cartellini, altrimenti sarebbe stato uno dei giorni più belli della mia vita. Ma ci riproverò, ne sono sicuro”.
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Ricorrenza del Giorno di Genova e C. Colombo
premiato anche Roberto Cammarelle di Massimo Scioti
Genova 12 ottobre 2015
Il premio suggella il riconoscimento all’onestà dell’impegno, all’essere per gli altri, al volere bene seriamente all’umanità ed al mondo che ci accoglie. Questa atmosfera regnava all’interno del fastoso salone del Palazzo Ducale, ricco di affreschi e marmi che imprigionano un’epoca in cui Genova rappresentava un grande faro nel mondo anche attraverso i suoi figli sparsi ed erranti sui mari del globo. Cristoforo Colombo può rappresentare il massimo della volontà di andare oltre fisicamente e moralmente. Gli oltre 500 anni dalla scoperta delle Americhe ci consentono di fare un bilancio: - positivo se pensiamo alla scoperta in sé, alla diversità di flora e fauna, ai costumi culturali delle popolazioni indigene; - negativo se riflettiamo sulle sofferenze di queste ultime causate dall’annientamento della loro religione e cultura, da parte di chi, dopo Colombo, ha manifestato pienamente rapporti di forza impari. Non nacque cosi la colonizzazione? Abbiamo aspettato il 1940 per vedere cadere le condizioni di “colonie” diffuse in tante nazioni sottomesse dai colonizzatori. Oggi esistono altri modi come per esempio piantare le radici in un paese e far cadere i frutti altrove! In questo enorme bel salone del Maggior Consiglio abbiamo percepito la pura presenza della musica in concerto di “archi all’opera” che hanno suonato: Sweet Paganiniana; Danzòn n.2 di Arturo Marquez; Gabriel’s oboe di Ennio Morricone; Sinfonia dal Nuovo Mondo di Antonin Dvorak. Tra i numerosi premiati segnalo il nostro pugile Roberto Cammarelle, il quale ha ringraziato tutta l’organizzazione
genovese esplicitando con sincerità un suo stupore perché è fermo da due anni. Ciò dimostra quanto Roberto sia umile e forte interiormente per non rendersi conto fino in fondo che il suo passato da pugile dilettante è un passato glorioso che gli consente di entrare a pieno titolo nella storia del nostro pugilato come miglior pugile dilettante di tutti i tempi. ..........
A destra Roberto Cammarelle riceve il premio dal primo cittadino di Genova; sotto gli astanti alla manifestazione:
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southpaw Billy Hope: l’ultima sfida del grande schermo di Michela Pellegrini
In questa pagina, un momento del f ilm; a seguire la locandina e un primo piano dell’attore Jake Gyllenhaal con la protagonista femminile
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L’ultima sfida
è la storia di un uomo che non soccombe al proprio destino, non ne diventa vittima seppur travolto da drammi e difficoltà, ma che lotta per ritrovare se stesso e gli affetti più cari. Raccontata così potrebbe sembrare banale ma in realtà non lo è. In Billy Hope, si chiama così il protagonista interpretato da un magistrale Jake Gyllenhaal, non è la forza fisica, spettacolarizzata in una boxe cinematografica nuda e cruda, ma quella mentale che detta le regole fuori e dentro il ring. Campione imbattuto dei pesi medio-massimi, il mancino Billy ha tutto: una villa extralusso, una moglie bellissima, Maureen (Rachel McAdams), e una figlia, Leyla (Oona Laurence), che sembra aver già capito come funziona il mondo. Prima di appendere i guantoni al chiodo, su consiglio della moglie, Billy vuole battere Miguel Escobar. Una rissa tra i due diventa fatale: Maureen viene accidentalmente uccisa e per il campione è la fine. Depressione, solitudine, rabbia, tra alcol e farmaci, abbandonato anche dall’amico e manager (Curtis “50 Cent” Jackson), fino al distacco da Leyla, che viene affidata ai servizi sociali. A risollevare le sorti di Billy è Tick Willis (Forest Whitaker), un ex pugile, saggio allenatore, che lo aiuta a riconquistare il ring e la fiducia di sua figlia. Scelta vincente quella dello statunitense Antoine Fuqua, regista e produttore del film, giù
noto per Attacco al Potere, Training Day e King Arthur, che ha deciso di non affidare ad Eminem il ruolo di Hope ma a Gyllenhaal, lasciando comunque al famoso rapper un posto di tutto rispetto con la colonna sonora Phenomenal, già tormentone non solo virale. Organizzata da Leone Film Group, Rai Cinema e 01 Distribution, con la collaborazione de La Gazzetta dello Sport e della FPI, la prima italiana di Southpaw si è svolta a Roma il 1 settembre al Cinema The Space Moderno di Piazza della Repubblica. Ospiti d’onore il Presidente FPI Alberto Brasca, il Vicepresidente Vicario Walter Borghino, Nino Benvenuti, Francesco Damiani, il Presidente della LegaProBoxe Carlo Nori, il campione pro Emiliano Marsili e, accompagnati dai CT Raffaele Bergamasco ed Emanuele Renzini, gli azzurri Vincenzo Manfredonia, Vincenzo Mangiacapre, Vincenzo Arecchia, Guido Vianello, Valentina Alberti e Alessia Mesiano. In sala anche gli organizzatori e manager pro Marcello Paciucci e Giulio Spagnoli. Un cast d’eccezione, quello del Pugilato, che ha interpretato al meglio il senso della pellicola. Per tutti Billy è l’uomo pugile che
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lotta tra il senso di solitudine ed il bisogno sfrenato di affermazione, bisogno che alla fine viene colmato dalla consapevolezza di essere padre prima ancora che pugile. La storia, però, ha diviso: tra chi è rimasto deluso dal solito copione del pugile di strada salvato da una boxe surreale e tarata solo sul riscatto sociale e chi, invece, è rimasto affascinato dall’adrenalina di un sogno che, per arrivare al lieto fine, deve obbligatoriamente passare tra le corde di una vita spezzata. Ad ognuno il suo giudizio. Una storia che può sembrare estremizzata fino al paradossale ma in fondo è la storia di tutti, di chi tocca il fondo per risalire. A differenza degli altri Hope lo fa indossando i guantoni. Certo è che da tempo che non si vedeva sul grande schermo un boxer come quello interpreto da Gyllenhaal. Saranno stati i mesi intensi di preparazione, sette giorni su sette, o semplicemente la bravura di un attore che, dall’età di dieci anni sul set, ha dimostrato, tra una fisicità estrema ed un’emotività coinvolgente, di stare sul ring quanto sulle vette più alte dell’Everest. ..........
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Titolo pesi piuma
Cipolletta campione Organizzazione Conti Cavini di Gabriele Fradeani ph Renata Romagnoli
Ancona, 29/08/2015
Un connubio, o meglio un matrimonio, come è stato chiamato, fra le famiglie Coppola e Cavini, che ha unito arte, gioco, divertimento e sport, foriero di poter creare eventi di un certo spessore. Ad Ancona, davanti al Timecity, questa unione ha prodotto uno spettacolo coreograficamente appagante con intermezzi musicali di buon livello: su tutti le esibizioni canore, fra cui l’inno nazionale, proposto dal cantante Franco Marino. Per quanto riguarda il lato sportivo diciamo subito che al quarto tentativo Cipolletta è riuscito a laurearsi campione italiano dei pesi piuma! Lo aveva detto prima del match “non posso fallire, questa sera ad Ancona devo vincere” e così è stato. Cinque riprese con Cipolletta mobile ed attento a contrare con colpi lunghi Antonio Cossu che cercava di arrivare a tiro per poi scaricare con le sue corte leve. Ad onore del vero non ci è mai riuscito ed ha anche abusato notevolmente con la testa abbassata. Un match che ha mantenuto le promesse della vigilia con i due contendenti decisi ad imporsi ad ogni costo. Più composto Cipolletta, più determinato anche se piuttosto scomposto Cossu, conscio che per lui, a 41anni, più che per il suo
avversario, il match di questa sera era l’ultima spiaggia. Superiorità decisa anche se non determinante del campano in tutte le riprese ad eccezione forse della terza in cui i valori si sono equivalsi e poi, sul finire della quinta tornata l’episodio decisivo: il sardo attacca con veemenza e Cipolletta lo prende d’incontro con un diretto destro perfettamente centrato. Cossu accusa nettamente e Cipolletta lo incalza con una serie di colpi tutti a segno che lo pongono groggy. Necessario l’intervento dell’arbitro Ruggeri che constatata l’impossibilità del sardo a continuare lo ha dichiarato out. Incontenibile l’entusiasmo di Cipolletta e soprattutto dei suoi supporter che hanno invaso festosamente il ring. Giustamente soddisfatta Monia Cavini per il successo del proprio amministrato che ha dedicato la vittoria al ricordo di Umberto Cavini. Un ricordo che, ad onore del vero, è sempre aleggiato qui ad Ancona; il promoter, recentemente scomparso, è stato ricordato da tutti con accenti di grosso rimpianto. Rossana Conti Cavini, la signora del pugilato italiano, pure visibilmente commossa, è sempre stata presente ed all’altezza della situazione. I matches di contorno non hanno accontentato i palati più fini o, quantomeno, non hanno condotto all’entu-
siasmo il pubblico che è intervenuto in numero più che accettabile se consideriamo che non erano impegnati pugili locali. Perfetta peraltro, come già ricordato, l’organizzazione tecnica della Conti Cavini e quella coreografica, logistica ed artistica della Timecity della famiglia Coppola. Di Giamberardino, all’inizio, aveva dato la sensazione di potercela fare: colpi di sinistro lunghi a stoppare le azioni dell’avversario ma poi, dopo una prima ripresa in cui è riuscito ad imporre la sua boxe, non è più stato capace di frenare l’incalzare di Khalladi Mohamed ed il match si è fatto caotico con scorrettezze da parte di entrambi. Giusta la vittoria del pugile tunisino che se non altro ha cercato sempre l’avversario ed ha “fatto” il match. Vittoria lampo di Sergio Contino. Fisicamente più robusto e notevolmente più potente ad ogni colpo portato con decisione ha visto l’avversario al tappeto. E’ accaduto per tre volte nella prima ripresa e per due nella seconda fino a quando l’arbitro Di Clementi non ha potuto fare altro che constatare l’impossibilità di Martin Boskovic a continuare. Fra i pesi massimi vittoria discutibile di Sergio Romano ai danni del serbo Dusan Krstin in un match condotto
I RIsuLTATI CAmpIOnATO ITALIAnO pesI pIumA
Nicola Cipolletti ( 10-4-2, col. Cavini, Kg 56,4) b. Antonio Cossu (12-2-2, col. Zurlo, Kg 56,2) Kot 5^ ripresa; pesI weLTeRs neO pRO
Khalladi Mohamed (2-1-0, col. Celano, Kg 65) b. Marco Digiamberardino ( 1-1-0, Boxe Avezzano, Kg 64,9) p. 4 riprese; pesI medI
Sergio Contino ( 3-2-1, col. Cavini, Kg 75) b. Martin Boskovic (3-2-0, Serbia, Kg 72,8) Kot 2^: pesI mAssImI
Sergio Romano ( 1-6-0, col. Zurlo, Kg 96,9) b. Dusan Krstin ( 1-0-0, Serbia, Kg. 98,5) p. 6 riprese.
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per tutte le sei riprese sulla stessa falsariga: l’italiano attacca a piccoli passi tenendosi i guantoni strettamente a copertura del volto, il serbo sbarra con diretti e ganci che peraltro per la maggiore parte finiscono sui guantoni; a distanza annullata Romano porta i suoi colpi angolati al bersagli grosso ed al volto peraltro poco efficaci stante l’ostruzionismo di Krstin che lega ed ostacola. Complice un richiamo ufficiale comminato a quest’ultimo il verdetto va a Romano. Ufficiali di servizio per il titolo: Paolo Ruggeri, arbitro; Sauro Di Clementi, Alessandro Roda, Salvatore Avola, giudici; Ufficiali di servizio: Longarini, Ngeleka; Supervisore: Giuseppe Quartarone; Commissario di Riunione: Oreste Mariani; Medico del titolo: Dott. Giuseppe Macchiarola, medico di bordo ring Dott. Bruno Fabbri.
A sinistra: Cipolletta all’angolo col tecnico; Inno a centro ring per gli atleti ed il loro entourage; Cipolletta che allunga il sinistro verso Cossu; La famiglia Cavini organizzatrice dell’evento. Sergio Romano; La vittoria di Contino.
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Titolo unione europea
Tommasone convince marceddu vs nettuno, tutto da rifare di Alfredo Bruno ph Renata Romagnoli
Caivano, 26. 09. 2016
Carmine Tommasone (+ 15) continua il suo cammino da imbattuto incamerando il titolo dell’Unione Europea dei piuma, che era vacante, ai danni dell’inglese Jon Slowey (+ 19, -2). La riunione si è svolta a Caivano grazie alla collaborazione tra la Boxe Contrada e l’organizzatore Mario Loreni. L’applauso che accoglie l’entrata del “Lupo” è da brividi, il pubblico irpino ha ritrovato il suo beniamino su cui riporre il proprio calore e entusiasmo. Tommasone fa subito capire di essere in giornata, si muove con sicurezza e anche se la terza ripresa viene assegnata all’inglese mette le cose in chiaro a partire dalla quarta ripresa. Alla quinta Slowey accusa e nel prosieguo del match l’inglese molto coraggioso perde terreno in maniera visibile, ma resta in piedi approfittando della mancanza di potenza del pugile irpino. All’ottavo round Slowey sbarella. Tommasone domina senza lasciare le briciole al pur bravo inglese.I punteggi parlano chiaro: Ernst Salzgeber 119110, Manuel Oliver Palomo 118-110, Raiko Djajic: 119-111. Vittoria netta e applausi per tutti e due. Nella serata era in palio pure il vacante titolo italiano dei gallo tra Giampietro Marceddu e Pio Nettuno. Il match è equilibrato è termina in parità. Tutto da rifare quindi. E’ stato un match molto equilibrato dove il leit motiv vedeva sempre in attacco Antonio Pio Nettuno e Giampietro Marceddu che boxava di rimessa. Marceddu veniva contato nel terzo round con un destro d’acchito. Il toscano faceva di virtù necessità e impostava il match sulla maggiore mobilità. Nettuno dimostrava di avere più pepe nei guantoni, ma Marceddu si ri-
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velava molto abile nei colpi d’incontro. Negli altri incontri Orlando Fiordigiglio faceva la sua rentrèe dopo lo sfortunato match europeo dei superwelter con Vitu e superava ai punti Nicola Matic, che subiva anche un conteggio nel primo round. Buono anche il rientro di Francesco Acatullo dopo la sconfitta con Di Silvio. Il campano di Voghera otteneva il verdetto sul pericoloso leggero Giuseppe Rauseo. Ottimo l’esordio di Dario Morello nei medi, che liquidava il croato Amin Kovacevic in due riprese. Vittoriosi anche il massimo Eugenio Indaco e il superleggero Gianluca Picardi rispettivamente di Hrvoje Kisicek e Silvije Kebet. .......... Preliminari Marceddu e Nettuno; Tommasone festeggia la vittoria; Ancora Tommasone all’angolo; Qui sotto: Il rientro vittorioso di Fiordigiglio; Un esordio travolgente di Morello; Ancora Tommasone all’attacco; Eugenio Indaco vittorioso; Corpo a corpo tra Acatullo e Rauseo; Il successo di Gianluca Picardi; Una fase del match tra Nettuno e Marceddu.
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Liverpool amara per Boschiero smith spezza il sogno iridato prima del limite di Stefano Fantogini
Liverpool, 19. 09. 2015
Finisce in lacrime l’avventura oltremanica del nostro Devis Boschiero (+37 -4 =1, 19 ko), seguito con passione dal popolo col guantone in diretta deejay TV ma sconfitto per tko alla sesta ripresa dall’ inglese Stephen Smith (+23 -1, 13 ko). L’ Olympia Arena di Liverpool dove nel recente passato tanto abbiamo gioito per il successo di Marsili su Mathews vede ancora trionfare il pugile più meritevole, purtroppo
questa volta il vincitore non porta il tricolore. E’ l’idolo di casa a impressionare e guadagnare la nomina ufficiale a sfidante della corona IBF dei superpiuma detenuta al momento dal portoricano Pedraza. Boschiero è uno dei pugili che più emozioni ha regalato al pugilato italiano nell’ ultima decade, al contrario dell’avversario l’ex campione continentale non si trova più all’apice della carriera, lo sappiamo e lo vediamo tra le sedici corde, un campione è pur
sempre un campione e il pugile veneto lo conferma nuovamente lottando fino a quando il corpo e la mente lo permettono e meritando ancora una volta applausi e rispetto. Non è da tutti rimettersi in piedi e continuare a lottare dopo un atterramento subito a freddo come quello nel secondo round, Boschiero perde le gambe ma resiste con il cuore, l’occhio sinistro si chiude sempre più con il passare dei minuti ma il campione ci prova, ci crede, il gancio sinistro entra in azione e più volte va a segno creando non pochi problemi all’ inglese. Una grande quinta ripresa dà l’illusione di poter tornare in partita con gli onori, ma ogni speranza si infrange nei minuti successivi sulla specialità della casa, il montante sinistro al fegato. Che Smith lavori al bersaglio grosso in modo eccellente è notizia nota e ne abbiamo conferma fin dalle prime battute del combattimento, si intuisce da subito come quel sinistro al fegato al corpo possa essere il colpo decisivo, il beniamino di Liverpool mette a segno quello risolutore nel momento propizio quasi come tutto fosse un mosaico di una trama ben definita. Ottima prova di Smith, un pugile sereno e sicuro figlio di un movimento in salute come quello britannico, gli auguriamo di raggiungere quei livelli di cui il nostro Boschiero è stato capace (Fegatilli e Ao su tutti) di raggiungere, seppur non sempre ripagato. Per Boschiero è la prima sconfitta prima del limite in carriera, una sconfitta che gli nega la tanto meritata chance iridata ma che non toglie nulla alla considerazione verso un campionissimo del nostro pugilato. .......... Un faccia a faccia intenso tra Boschiero e Smith
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Boxe protagonista al panathlon di Osimo Tra i relatori Bexhet Karadaku e Laura Fiori di Bruno Cozzi
Osimo
7 ottobre consueta riunione mensile del Panathlon di Osimo, a settembre, si è parlato di “Pugilato”: Per l’occasione, nei locali della Locanda Cantalupo, è stato invitato in qualità di relatore il Dott. Gabriele Fradeani, Presidente della regione Marche, l’Avv.to Francesco Fradeani, membro del Tribunale Federale della FPI e gli atleti Bexhet Karadaku, campione italiano universitari 2015 e l’anconetana Laura Fiori. Dopo l’introduzione del Dott. Fradeani che ha tratteggiato lo sport del Pugilato dalle sue origini ai giorni nostri con particolare riferimento alla attività nella regione, è stato introdotto da Maurizio Biondini, Presidente del Panathlon di Osimo un dibattito sulla liceità della boxe in relazione a temi morali ed etici. Il tema ha interessato particolarmente gli intervenuti. Appassionata e sicuramente apprezzata la difesa della boxe da parte di Karadaku e della Fiori che ne hanno parlato in termini entusiasti citando le proprie esperienze. Le motivazioni di Fradeani, ma soprattutto la faccia pulita dei due atleti e la loro proprietà di linguaggio hanno convinto tutti sulla liceità del pugilato e la sua valenza sociale uniti ad indubbi vantaggi fisici. Le domande finali si sono concentrate, soprattutto da parte delle signore, su Laura Fiori che in qualità di atleta donna ha dovuto spiegare che anche in uno sport indubbiamente duro come la boxe il sesso cosiddetto debole si sta facendo valere alla grande ed i signori uomini non possono accampare neppure in questo campo alcun diritto di superiorità. Affermazione condivisa che ha strappato applausi. Anche su Karadaku, da poche ore cittadino italiano a tutti gli effetti,
e sulla sua carriera universitaria e sportiva vi sono state numerose domande cui l’atleta ha risposto con proprietà di linguaggio. Hanno chiuso il past President del Rotary di Recanati, Luigi Innocenzi ed il Presidente del Panathlon di Osimo Maurizio Biondini ringraziando gli ospiti, il relatore ed esprimendosi in toni positivi su uno sport molto discusso ma pari a tutti gli altri e per alcuni versi più impegnativo e perciò sicuramente più denso di soddisfazioni. Una iniziativa positiva per la Boxe che ancora una volta viene citata in termini positivi e definita “scuola di vita”. ..........
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L’intervento di Laura Fiori al Panathlon. Sotto Gabriele Fradeani, Karadaku, Maurizio Biondini e Laura Fiori.
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Bute batte di Luisa L’italiano fermato dal suo angolo alla 4 a ripresa
di Michele Primiano Schiavone
montreal, Canada
15 agosto 2015. L’esperienza canadese per l’italiano Andrea Di Luisa, sfidante ufficiale EBU dei pesi supermedi, è durata poche riprese nel confronto con il canadese di origine romena Lucian Bute, previsto sulla distanza delle 10 riprese. L’ex campione mondiale IBF supermedi Bute, 35 anni, ha iniziato il confronto con Di Luisa, 33 anni, con molta cautela: 19 mesi di inattività hanno consigliato moderazione e calcolo tattico per non rovinare la rentrée tanto attesa dal suo organizzatore. Di Luisa è stato al gioco dell’accortezza per conoscere meglio il suo avversario. L’italiano si ricordava vagamente delle sue qualità, avendolo affrontato senza successo da dilettante
alcuni anni prima; molte stagioni erano intanto passate e Bute aveva percorso una magnifica parabola tra i professionisti. Bute è stato campione del mondo dei pesi supermedi IBF dal 19 ottobre 2007 al 26 maggio 2012 perdendo il titolo alla decima difesa contro Carl Froch. Anche Di Luisa aveva conosciuto belle soddisfazioni tra i pro, ma logicamente in tono minore. Tornando al match, per tre riprese non si sono viste azioni degne di nota o pericolose per i due pugili, mentre sotto l’occhio sinistro dell’italiano si manifestava il segno di un vistoso ematoma. Nel quarto round l’italiano ha pensato di provare l’affondo con azioni a due mani e soprattutto con il gancio sinistro, sul quale aveva fatto tanto affidamento per
riequilibrare le forze in campo, ma si è trovato vittima della risposta, dell’avversario: un gancio sinistro a corta distanza, tanto veloce quanto potente, che ha obbligato Di Luisa, con effetto ritardato, a toccare il tappeto. L’italiano ha messo sul piatto della bilancia il suo coraggio e la voglia di riscatto al gesto dell’arbitro che scandiva con le dita i secondi del conteggio: prima dell’8 si è trovato in piedi con la convinzione di poter continuare. Bute ha colto l’attimo propizio per intensificare la sua azione e non gli ha dato tregua fino a quando un asciugamani è volato dall’angolo italiano per significare la resa. Erano trascorsi 1:53 della quarta frazione. Bute, 32-2-0 (25), ha brindato al rientro vittorioso; mentre per Di Luisa, 17-2-0 (12), si devono rivedere i programmi futuri, nonostante la qualità di challenger obbligatorio al campionato europeo. .......... La locandina del match tra Bute e Di Luisa; a f ianco Di Luisa e Bute alle operazionidi peso.
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Giochi mondiali militari di savino, sarchioto e Rosciglione in Corea del sud di Walter Borghino
dal 2 all’11
ottobre, in concomitanza con i mondiali AIBA di Doha, si è svolta a Mungyeong (Corea del Sud) la 6^ edizione dei Giochi Mondiali Militari del CISM. 110 le nazioni presenti, con oltre 4500 atleti più di 2000 officials. Il campionato di pugilato ha avuto luogo nella città di Yeongju. 38 le nazioni presenti, con 189 atleti. La nazionale militare, accompagnata all’angolo dal tecnico Michele Cirillo, ha schierato Di Savino, Sarchioto e Rosciglione, ammessi direttamente nel tabellone a partire dagli ottavi di finale. Superato agevolmente e brillantemente il 1° turno, che li ha visti opposti ad avversari agguerriti, ma certamente accessibili,
la corsa dei nostri si è fermata ai quarti, quando il livello agonistico e qualitativo è notevolmente cresciuto. Verdetti accettabili (anche se forse Di Savino avrebbe potuto superare lo scoglio con una giuria leggermente più attenta…) e prestazioni che non hanno convinto appieno. Dei tre, quello che ha maggiormente convinto e lasciato un’impressione positiva è stato il più giovane. Opposto all’esperto cinese Zhou Di (già protagonista nel torneo WSB nelle file dei China Dragons), Sarchioto ha condotto un incontro attendista e poco aggressivo, temendo legittimamente il navigato avversario, ma non è stato sopraffatto, mostrando anzi momenti di buona boxe e un’impostazione tecnica di tutto rilievo. I campionati si sono conclusi con le affermazioni di Russia, Cina, Korea, Kazakhstan, Algeria e Marocco, che si sono divisi i 10 titoli a disposizione. In generale competizione di buon livello, che ha messo in luce atleti di “seconda fascia” (i migliori erano a Doha…) capaci e combattivi, con delle punte che certamente vedremo in futuro su palcoscenici ancora più importanti. Insomma, lo sport militare ha dimostrato ancora una
OTTAVI 07/10
56 Kg Di Savino 3 - 0 Alzaabi (UAE) 75 Kg Sarchioto 3-0 Pasalic (BiH) 81 Kg Rosciglione 3-0 Malahla (RSA). QuARTI 07/10
56 Kg Di Savino vs Figueredo don Santos (BRA) 0-3 75 Kg Sarchioto vs Zhou (CHN) 0-3 81 Kg Rosciglione vs Benmanssour (MAR) 0-3
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volta di essere fucina di grandi atleti e, soprattutto, luogo di crescita e sviluppo per il movimento sportivo nazionale e internazionale. ..........
In alto: Il logo della manifestazione: sotto, Giovanni Sarchioto;.
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Flash d’autore
10 domande a... pierdante Romei di Alfredo Bruno ph Pierdante Romei
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Come nasce Romei fotografo? Per contagio, dalla passione di uno zio fotografo (Fabio Pirazzi) di Sport/Concerti/Cronaca con 30 anni di carriera ne Il Messaggero e riviste specializzate di Sport e Musica. La boxe che ruolo ha nella tua vita di fotografo? Fotografare la boxe è la cosa che mi piace di più. Mi svuota la testa, mi fa passare una serata davvero speciale. Quando ho dei buoni riflettori accesi su un ring, tutto quello in cui spero è portare a casa 3 o 4 scatti davvero buoni, per arricchire la mia collezione. Come si differenzia un buon fotografo nell’era digitale? Deve conoscere a fondo la macchina fotografica con la quale lavora e ancora meglio il software che utilizza in postproduzione. E nonostante questi freddi presupposti, far funzionare il cuore e non solo la testa. La difficoltà maggiore è che, mancando il contatto diretto con la pellicola o con la lastra fotografica, da amare resta soprattutto un’idea, una traccia. Cosa ti piace fotografare della boxe? I colpi a segno, il sangue, i momenti decisivi. Scatto molto, ma difficilmente tengo una foto che non contenga una di queste tre caratteristiche. Su mille foto, 5 o 6 sono forse buone, le altre possono generalmente essere cestinate, perché ripetono qualcosa di visto e rivisto. Il pericolo nel pugilato è ricadere nella retorica che risuona forte, sempre uguale da decenni. E’ facile scambiare una foto banale per una foto buona, solo perché somiglia ad un’altra immagine famosa. Qual’è il soggetto pugile che preferisci? Non ne ho uno in particolare: nella boxe cerco il gesto spettacolare, che può prendere forma in qualunque pugile. Una sofferenza, un impatto, un rivolo di sangue, una lacrima, un braccio alzato, un crollo, un rovesciamento di fronte...o in generale l’inaspettato. Quello è il mio soggetto. Tu fai fotografie negli altri sport: la boxe in una classifica come la vedi? Al primo posto con gli altri sport da ring. Ma mi piace molto anche il Rugby, la Danza classica (dura come la Boxe), l’Equitazione ad alti livelli. Le difficoltà di un fotografo in una riunione di boxe? Mantenere la concentrazione nonostan-
te l’affollamento a bordo ring. Spesso attorno al quadrato ci sono molte persone, ma nonostante questo un posticino per infilare l’obiettivo lo trovo sempre, perché per me quella è la cosa più importante, anzi è l’unica cosa che conta. Le distrazioni una volta suonata la campana scompaiono, e non bisogna pensare ad altro che a premere il pulsante di scatto. Un altro pericolo per il fotografo è dare qualcosa per scontato, immaginare che le cose accadranno in un certo modo. Si possono perdere bei momenti se non ci si sforza a leggere più in profondità quello che sta accadendo sotto ai nostri occhi. Si vive in un mondo di fotografi con i telefonini e quant’altro è un bene o un male? Fare foto a bordoring è ancora piuttosto difficile, richiede una attrezzatura costosa e specifica, il fotografo improvvisato con lo smartphone o l’Ipad difficilmente riesce a fare le foto che piace fare a me. La diffusione della fotografia è certamente un bene, l’abuso di mezzi fotografici però tende a scalzare la parte progettuale della fotografia a favore di una pratica compulsiva priva di vera soddisfazione. Questo non porta a nulla. Conosco però alcune persone che fanno foto interessanti con il loro smartphone. Sai individuare la foto che ti ha dato più soddisfazione e perchè... Una qualunque tra quelle fatte al Madison Square Garden di New York. Sono stato per lavoro nell’arena più famosa del mondo partendo da un hobby, e questa è stata per me una grande soddisfazione, un riconoscimento delle tante ore spese davanti al monitor o in macchina, nei trasferimenti per raggiungere gli eventi spesso lontani da casa. Qual’è meglio per la boxe: la foto a colori o in bianco e nero? A me piace molto il colore, perché è un mezzo espressivo complesso ma immediato nella percezione. Il bianco e nero concettualmente è ancora più complesso (si ha a disposizione solo al luce e l’ombra per esprimersi), ma qualcuno ne abusa ricorrendo a questa soluzione quando non è in grado di rendere il colore come vorrebbe. Secondo me una foto in bianco e nero dovrebbe nascere in bianco e nero e non dal colore, come avviene nel digitale. ..........
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A destra: Petrucci - Bundu (“..è la sera al Mandela Forum in cui Petrucci si è giocato l’europeo con Bundu. La mano sulla spalla è del maestro Carlo Maggi. Un momento decisamente importante per la loro carriera.”) Lancia - Bawens (“..è la foto che cercavo di fare da sempre. Loro al centro dell’inquadratura, molto vicini a riempire il fotogramma, il colpo, le facce...non manca nulla.”) Nick Vaughan contro Phillip Le Grand; De Carolis - Ndiaye (“..è curiosa, perché l’asciugamano che vola è per Ndiaye ma proprio in quel momento è lui ad assestare un bel colpo a De Carolis....”)
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Campionati Italiani schoolboy
schoolboy a spoleto Tre giornate di notevole livello tecnico a spoleto negli impianti sportivi della polizia di stato di Vezio Romano
spoleto,
18- 10- 2015 - Negli accoglienti impianti sportivi della Scuola per Sovrintendenti della Polizia di Stato di Spoleto si sono svolti i Campionati Italiani Schoolboy, organizzati in maniera perfetta dal personale delle Fiamme Oro e della Fpi. Il livello tecnico dei partecipanti e stato veramente notevole. Nelle tre giornate di gara si è infatti assistito, nella grande maggioranza dei casi, ad incontri molto interessanti. “ Siamo soddisfatti- ha dichiarato il Presidente Brasca - ed anche ottimisti per il futuro per la riscoperta dell’attività agonistica da parte di questi giovanissimi atleti. E’ ovvio che con questi ragazzi occorre una particolare attenzione al loro percorso scolastico. Posso anticipare che, d’accordo con l’Istituto per Sovrintendenti, stiamo studiando la possibilità di conciliare lo studio e l’allenamento con la creazione di stage permanenti per gli atleti più meritevoli”. Negli incontri di finale si è iniziato con la categoria di 38,5 kg dove il pugliese Cioffi , con una efficace tattica incontrista, ha annullato la notevole aggressività dell’abruzzese Spinelli. Nei 40 kg , dopo un primo round di studio, il siciliano Di Fiore ha preso il sopravvento con buoni colpi dritti e ha superato nettamente Mecheroni. Nei 41,5 buona prova del laziale Ferraro che, grazie a precisi destri dritti, ha battuto il siciliano Mazzeo imponendogli un conteggio nel secondo round. Nei 43 kg vivaci scambi fra il lombardo Naim ed il siciliano Salerno, entrambi molto mobili sulle gambe. Al termine meritata vittoria del più preciso Salerno. Nei 44,5 scontro spettacolare fra l’attacante campano Della Gatta e l’ncontrista piemontese Balan. Della Gatta , appartente al Settore Giovanile delle Fiamme Oro, ha disputato un gran finale costringendo
l’avversario ad un conteggio. Nei 46 kg ha ben impressionato il toscano Santini della Livorno Boxe. Freddo e determinato, si è imposto nettamente sul pur valido pugliese D’Alconzio. Nei 48 kg il siciliano Depoli, con buone serie di colpi dritti, ha superato meritatamente il generoso pugliese Piccinni. Nei 50 kg duri scambi fra il siciliano Salerno e il campano Saraiello, al termine vincitore di misura. Nei 52 kg il pugliese Merro, grazie ad un buon finale, ha ottenuto una giusta vittoria contro il campano Piccolo. Nei 54 kg bel confronto tecnico fra il campano Famoso ed il lombardo della Master Boxe Grilli, che ha giustamente prevalso di misura. Nei 56 kg scambi vivaci ma un po’ disordinati fra il laziale Micheli e il siciliano Reina che ha conquistato di misura il verdetto. Nei 59 kg ottimo livello anche fra l’attaccante campano De Chiara e l’incontrista siciliano Ilsa, al termine vincitore. Nei 62 kg spettacolare ed equilibrato scontro fra il siciliano Cavallaro, che ha sempre attaccato, e il veneto Millas, che ha risposto con validi colpi d’incontro. Al termine verdetto di parità con giusta vittoria per preferenza di Millas. Nei 65 kg l’abruzzese Stelea ha ben utilizzato il suo maggiore allungo e ha dominato il coraggioso siciliano Lo Monaco. Nei 68 kg ha destato buona impressione il laziale Santini della Olimpic Roman Manziana, che ha messo a segno efficaci combinazioni a due mani e ha prevalso nettamente sul tenace siciliano Bronte. Nei 72 kg scontro di alto livello fra il campano Della Medaglia ed il veneto Festosi, con spettacolari ed equilibrati scambi nei primi due round. Nel terzo Festosi si è rivelato più efficace , ottenendo così una meritata vittoria. Nei 76 kg il lombardo Nori, figlio del Presidente della Lega Pro Boxe Carlo
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Nori, ha sfruttato bene il maggiore allungo e ha superato nettamente il siciliano Avarino. Nei 76+ kg il friulano Zdrinca si è imposto di misura sul toscano Salvioli dopo tre equilibrate riprese. ..........
FInALI 38,5 KG Cioff i (PL) b. Spinelli (AB). 40 KG Di Fiore (SC) b. Mecheroni (TS). 41,5 KG Ferraro (LZ) b. Mazzeo (SC). 43 KG Salerno D. (SC) b. Naim (LB). 44,5 KG Della Gatta (CP) b. Balan (PM). 46 KG Santini (TS) b. D’Alconzio (PL). 48 KG Depoli (SC) b. Piccinni (PL). 50 KG Saraiello (CP) b. Salerno G. (SC). 52 KG Merro (PL) b. Piccolo (CP). 54 KG Grilli (LB) b. Famoso (CP). 56 KG Reina (SC) b. Micheli (LZ). Millas (VE) b. Cavallaro (SC). 59 KG Ilsa (SC) b. De Chiara (CP). 65 KG Stelea (AB) b. Lo Monaco (SC). 68 KG Santini (LZ) b. Bronte (SC). 72 KG Festosi (VE) b. Della Medaglia (CP). 76 KG Nori (LB) b. Avarino (SC). 76+ KG Zdriva (FVG) b. Salvioli (TS).
Arbitri De Santis, Rizzardo, Renzini, Celli, De Maldè, Annichiarico, Nocadiello, Casti, Franchi, Marogna, Brandino, Calia, Mani, Valentini, Lupi, Profenna, Angileri. Supervisore Sapuppo
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La boxe italiana in lutto
Addio piero Cerù di Michele Primiano Schiavone ph Archivio FPI
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30 settembre 2015. E’ venuto a mancare un personaggio del pugilato nazionale degli anni ’70, il carrarese Piero Cerù, artefice di grandi combattimenti tra i pesi superleggeri. Passato professionista nel gennaio del 1966 alla vigilia del 24mo compleanno, ottiene 6 vittorie consecutive prima di essere ingaggiato in Germania, dove impone il pari al tedesco Karl Furcht. Cresciuto in fretta senza la cautela riservata ai neo professionisti per una crescita graduale, l’anno seguente arriva a Vienna in Austria dove deve cedere ai punti in 8 riprese al locale Oswald Lang; quindi sbarca a Lione in Francia, dove perde ai punti contro il fortissimo Rene Roque, che diventerà successivamente campione nazionale in due diverse categorie di peso, europeo con una vittoria importante su Sandro Lopopolo e sfidante mondiale di Bruno Arcari. Vince poi nella sua città e si esibisce a Parigi dove battezza il forte Roger Zami . Nel 1968 torna a misurarsi con l’austriaco Oswald Lang nella capitale Vienna ma dura due riprese. Supera in casa Giuseppe De Robertis e perde contro lo stesso pugile per il titolo Centro Sud. Cerù è pur sempre uno spirito indomabile e apre il 1969 con una vittoria sul quotato Italo Duranti a Roma, pareggia con l’ex campione nazionale Massimo Consolati ad Ancona, città del suo avversario, e riscatta la sconfitta da Serafino Lucherini con un successo che gli conferisce il titolo Centro Nord. Il guardia destra carrarese, prossimo oramai alla sfida tricolore, inizia il 1970 con altri due successi, perde contro il campione italiano Ermanno Fasoli, torna alla vittoria in due occasioni prima d’inciampare nel brasiliano Nelson Gomes. L’avvio del 1971 è portentoso: spodesta Ermanno Fasoli dal trono nazionale con il risultato eclatante di fuori combattimento alla settima ripresa; a Copenaghen supera per ferita il danese Borge Krog – ex campione d’Europa – difende la cintura italiana per la prima volta
e manda a casa il corregionale Romano Fanali con una ferita al settimo round, la difende per la seconda volta superando ai punti Nicola D’Orazio. La stagione del 1972 lo trova impegnato ancora ad alti livelli: pareggia con il brasiliano di classe internazionale Everaldo Costa Azevedo, mantiene la corona nazionale con un ko al decimo tempo a spese di Bruno Freschi, vince ancora due sfide ai punti per poi cedere il primato tricolore a Romano Fanali con il risultato di ko-tecnico alla quinta ripresa. Chiude l’anno con un successo ai punti. Apre il 1973 con una trasferta a Istanbul dove cede in 10 riprese al turco Cemal Kamaci – altro campione continentale – ritorna alla vittoria in patria per poi esibirsi ad Oslo con un successo. Riottenuta la sfida al titolo italiano spodesta Romano Fanali ai punti; mantiene la cintura pareggiando con Tommaso Marocco, perde da Everaldo Costa Azevedo e vince su Giuseppe Minotti confermandosi campione d’Italia. Anche il 1974 si avvia con una sconfitta ai punti rimediata a Randers, in Danimarca, per mani del locale Joergen Hansen – reduce dalla sfida mondiale con Bruno Arcari e futuro campione d’Europa – si rifà in patria quando respinge Giorgio Braconi e mantiene la cintura tricolore; ottiene il risultato di parità a Johannesburg contro il locale Kokkie Olivier – campione sudafricano – ed ottiene finalmente la chance europea con il campione Perico Fernandez: una ferita lo toglie dalla gara, senz’appello, nella seconda ripresa. Lo spagnolo Fernandez subito dopo il successo sul toscano conquista la vacante cintura mondiale WBC lasciata vacante da Bruno Arcari. Apre il 1975 con una sconfitta infertagli da Bruno Freschi al settimo round, nel tentativo di tornare campione d’Italia per la terza volta. Torna a combattere ad Oslo, in Finlandia, contro il locale Kristian Hoydahl – sconfitto due anni prima – ma deve cedere ai punti. Da quell’anno inizia l’inesorabile declino, calcando il ring fino all’agosto del 1978, con 36 primavere sul-
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le spalle. Come professionista è salito sul ring 68 volte: 34 vittorie (12 per ko), 27 sconfitte e 7 pareggi. In tutta la sua carriera Cerù è stato un pugile pieno di coraggio da opporre alla classe di avversari meglio attrezzati tecnicamente. Ha reso la vita difficile a quanti lo hanno affrontato. La sua vivacità agonistica, unita al dinamico pugilato praticato, ha garantito sempre lo spettacolo e gli ha dato grandi soddisfazioni. In quegli anni non si cercavano sempre avversari di comodo ed il Cerù di turno veniva sempre gradito ed ammirato. .......... Piero Cerù; Sotto ancora Cerù, dietro è riconoscibile Adinolf i
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Angolo Rosso
Francesco maietta un giovane in carriera di Vezio Romano ph Flavia Valeria Romano
Con la conquista
della medaglia di bronzo ai Campionati Europei di Samokov Francesco Maietta si è confermato come uno dei giovani pugili più promettenti della nostra Nazionale. Nel record di Maietta, nato a Marcianise 19 anni fa, figurano anche un bronzo ai Campionati Europei Youth nel 2013 e cinque Titoli Italiani (Schoolboy, Junior, Youth). Come hai iniziato a praticare la boxe? Avevo otto anni e giocavo a pallone ma mio nonno Francesco, grande appassionato di pugilato, mi convinse ad iscrivermi alla Excelsior Boxe. Da allora mi sono dedicato completamente al pugilato. Quale è stata la tua più grande soddisfazione? Il bronzo agli Europei, per ora! E la più grande delusione? Ai Mondiali Youth nel 2014, negli ottavi, mi hanno dato la sconfitta contro il rumeno Arsen. Ero, e sono, fermamente convinto di avere vinto. Quale è il tuo campione preferito? Ci sono alcuni pugili che mi piacciono ma non ho una preferenza particolare. Che tipo di pugile sei? Sono alto 166 cm e spesso trovo avversari più alti di me; così sono costretto ad andare avanti ma, se la situazione lo permette, mi piace fare il tecnico. A parte la boxe, quali interessi hai? Niente di particolare, mi dedico totalmente al pugilato. Quali progetti hai per il futuro? Sono militare del Centro Sportivo dell’Esercito, dove mi trovo molto bene. Non escludo però in futuro il passaggio al professionismo. Comunque sono ancora giovane e quindi si vedrà. ..........
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Angolo Blu
Vincenzo Mangiacapre La Fantasia coi guantoni di Vezio Romano ph Flavia Valeria Romano
Ormai da vari anni
Vincenzo Mangiacapre, 26 anni, di Marcianise, è uno dei punti di forza della Nazionale Italiana. Numerosi i successi della sua brillante carriera: le medaglie di bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012, ai Mondiali di Baku e agli Europei di Ankara nel 2011, l’oro ai Campionati Unione Europea di Sofia 2014 e l’argento ai Giochi Olimpici Europei di Baku 2015. Ha conquistato 4 Titoli Italiani (cadetti e junior). Quale è stato il tuo primo contatto con il pugilato? A nove anni, quando mio cugino mi portò alla palestra Excelsior. Là sono stato allenato da maestri come Brillantino e Santoliquido, è iniziata così la mia carriera. A 18 anni, un incidente automobilistico con trauma alla colonna vertebrale, mi ha fermato per un anno. Quando ho ripreso l’attività pesavo 75 kg contro i 64 kg di prima. Riuscii a scendere a 69 kg per disputare il Guanto d’Oro, dove persi in finale con Di Luisa. Il maestro Bergamasco mi offrì di entrare in Nazionale ma a 64 kg. Con sacrificio raggiunsi l’obiettivo, ora mi sono stabilizzato. Nel 2010 l’ungherese Gyula Kate mi battè a Mosca per 14- 9 e non digerii la sconfitta. L’anno seguente mi sono tolto la soddisfazione di batterlo agli Europei di Ankara per 16- 9. E la più grande delusione? Sempre ad Ankara per non aver potuto disputare la finale per un infortunio al braccio destro. Quale è il tuo campione preferito? Muhammad Alì. Da bambino ammiravo i filmati dei suoi incontri. Un grande pugile e un grande personaggio. I tuoi programmi per il futuro? Attività agonistica per i prossimi tre anni. Faccio parte del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre della Polizia Penitenziaria e in futuro vorrei rimanere nell’ambiente sportivo come tecnico.
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La Fulgor, un richiamo
Rimpatriata a Villa Romana di Adriano Cisternino
L’idea
di partenza era quella di radunare gli amici della vecchia Fulgor dell’indimenticato Geppino Silvestri, anni ‘70 e ‘80. Ecco dunque, tutti insieme, appassionatamente, tanti ex-Fulgor e non, da Patrizio Oliva ad Elio Cotena, da Antonio Picardi ad Alfredo Raininger, Mario Lamagna, Salvatore Bottiglieri, Gaetano Caso e tanti altri ex campioni e non, della vecchia Fulgor, riuniti per una sera, di nuovo insieme come negli anni ruggenti. Un’idea di Mimmo Avallone, ex-peso medio, ora sommozzatore altofonda-
lista nelle camere iperbariche, sempre in giro per i mari di mezzo mondo, e desideroso di riabbracciare gli amici di un tempo nei rari ritorni a Napoli. Guido De Novellis, maestro dell’omonima palestra di Rione Traiano e di Valentino Manfredonia, primo azzurro qualificato per Rio 2016, ha preso al volo l’iniziativa e il resto l’ha fatto Facebook, la grande piazza virtuale dove ormai in tanti si ritrovano, comunicano e si confrontano. Ne è scaturita un’affollatissima “convention” di una cinquantina di maturi ex-pugili, con rare intrusioni di qualche arbitro e qualche dirigente, ritrovatisi in una serata che ha festeggiato anche il più antico tesserato d’Italia, Aldo Ferrara, 93 anni appena compiuti, di cui ben 76 dedicati alla Federboxe, prima da pugile, poi da arbitro e quindi da dirigente, vicepresidente del Comitato Regionale Campano ininterrottamente da oltre vent’anni. Appuntamento a Villa Romana, suggestivo ritrovo sul lago d’Averno, nel cuore dei Campi Flegrei per una serata all’insegna di allegria, arsenico e vecchi ricordi, una festa “allargata” anche agli amici di Torre Annunziata con Rosario Africano, Lucio e Biagio Zurlo, Pasquale Perna, e ad una rappresentanza di Marcianise, l’ombelico pugilistico d’Italia, presente con il bronzo olimpico dell’84 Angelo Musone e Domenico Raucci. Improvvisato conduttore della serata, fra un brindisi e l’altro, fra una portata e l’altra di un menu rigorosamente ispirato al mare di Pozzuoli e innaffiato da falanghina gelata, Alfredo Raininger, fresco presidente del Comitato Regionale, che ha saputo coinvolgere e trascinare al microfono quasi tutti i presenti, ciascuno a suo tempo ( e spesso tuttora) protagonista di pagine indimenticabili della boxe di casa nostra, con risonanze
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nazionali ed internazionali. In cima alla lista, naturalmente, Patrizio Oliva, uno dei quattro italiani della storia che hanno realizzato in carriera l’accoppiata oro olimpico-titolo mondiale professionisti. E poi Elio Cotena, olimpico a Città del Messico, campione d’Europa e poi grande organizzatore, e Mario Lamagna, tuttora detentore del record di spettatori al Palargento: erano in 8000 per la sua sfida tricolore con Carlos Duran. E via via tanti altri, fra cui Enrico Apa, arbitro da finale olimpica a Pechino 2008. Siparietto speciale per Enzo Amato, papà dell’attuale campionessa Francesca, ai suoi tempi pugni d’argento e poi ugola d’oro, esibitosi “a cappella” in un saggio di melodia napoletana classica. Ed ancora Gerardo Esposito, Enzo Bottiglieri, Pasquale Rippa, Rosario Colucci, Pasquale Della Femmina, Raffaele Cotugno, Angelo Pagano, Franco Abate, Giovanni Molino, Enzo Dericoloso, Luciano Izzo, Vincenzo Picardi senior, Lorenzo Di Marino, Michele Di Luisa, Rosario De Rosa, Alfonso Bonavita, Giovanni Di Canio, Lorenzo Costagliola, Giuseppe Puzone, Nunzio Vitiello, Lorenzo Nunneri, Eduardo Esposito, Enzo Manco, Gennaro Minieri, Carlo Baronti e Gennaro Iovine: per tutti Alfredo Raininger, pescando nella sua formidabile memoria e rubando il mestiere a Giulio Delli Paoli, speaker ufficiale del Comitato Campano, ha trovato una parola, un ricordo, un “nanetto” per rievocare i tempi d’oro della boxe napoletana. Il tutto, naturalmente, con l’auspicio finale che la boxe napoletana possa presto ritornare ai fasti di quel tempo. Ma questa è un’altra storia. ..........
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La boxe ancora in lutto...
Franco Priami di Ernesto Cusmai
Livorno
29. 09. 2015. Ci ha lasciato Franco Priami alla soglia degli 80 anni che avrebbe dovuto compiere il 24 novembre. Una morte quasi improvvisa la sua. E’ stato uno dei più noti arbitri anche a livello internazionale: difficile tenere il conto, ma non si sbaglia di tanto nel racchiudere la cifra oltre i 2000 matches da direttore di gara, mentre a bordo ring superiamo quota 5000. Oltre quarant’ anni di carriera che lo videro grande protagonista fino ai primi anni del 2000. Era si può tranquillamente dire un personaggio per certi versi fuori dalle righe, estroverso. Ritiratosi dal “ring” era rimasto nell’ambiente come Commissario di Riunione con la sua preziosa esperienza. Avrebbe potuto diventare da giovane un buon calciatore, le doti le aveva e lo dimostrò in un provino con la Spal, la squadra di Ferrara, ma vi dovette rinunciare per un infortunio. Era nato a Crespina, si stabilì con i suoi a Livorno quando aveva 15 anni. Impossibile non diventare un appassionato della boxe a Livorno dove negli anni ’60 furoreggiava un fuoriclasse come Franco Nenci, del quale fu ammiratore e amico; come lo fu anche di Mario Sitri e di Remo Golfarini. Non gli sarebbe dispiaciuto combattere sul ring, ma non aveva l’età giusta e scelse una seconda strada per rimanere in questo mondo che l’affascinava diventando arbitro. Conobbe i più grandi campioni della sua epoca da Mouhammed Alì a Ray Leonard, forse il più bravo di tutte le epoche secondo lui. Fu un’ emozione tremenda quando salì sul ring del Market Square Arena di Indianapolis nel 1986 per arbitrare la sfida mondiale tra i mediomassimi Marvin Johnson e Leslie Stewart, fu la prima di una lunga serie che gli permise di visitare gran parte del Pianeta.
La sua figura imponente, un aspetto burbero ma nello stesso tempo bonario ne facevano in qualche modo un personaggio che il cinema non si lasciò sfuggire. Divenne attore-caratterista di numerose pellicole a cominciare da un film cult come fu “Il sorpasso” di Dino Risi con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant, uscito nel 1962. Ebbe parti in altri film di una certa importanza come “I sequestrati di Altona” , “Madame Saint Gene”, “Tutti a casa”. Più avanti ebbe qualche ruolo in “Tutti all’attacco” con Massimo Ceccherini, poi per serie tv e fiction come “Il commissario Manara”, “Per amore e per vendetta”, “I Carabinieri”, “Il Mostro di Firenze”, “L’Incompreso” e, nel 2007, “Madame” con Nancy Brilli. ..........
Priami con Don King; Priami alza la mano a Nazarov nel match valido per il titolo mondiale; Priami con Rosanna Conti Cavini
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Il Principe esaurito per Malignaggi
Europeo via Milano Nell’aria una sfida con Silvio Branco di Giuliano Orlando ph Marco Chiesa
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Lo hanno
accolto come un vecchio amico, uno che conosci da sempre, pronti ad applaudirlo. Nell’occasione, Teatro “Principe” strapieno e tanto entusiasmo per una serata inventata dalla OPI2000, con l’idea di dare a Paulie Malignaggi (34-7) l’opportunità di poter bussare all’europeo da italiano puro, dopo aver combattuto per quasi un ventennio come americano col doppio passaporto, senza mai dimenticare le radici siciliane. A 34 anni, dopo aver incamerato il titolo nazionale Usa e aver vinto diverse edizioni del Golden Gloves in maglietta, toccato la vetta mondiale nei superleggeri nel 2007 e dei welter il 29 aprile 2012, andando a stanare l’ucraino Vyacheslav Senchenko a Donetsk, fino ad allora imbattuto, 30 vittorie a fila, non certo un finto campione, se cinque mesi dopo quella sconfitta, va a Manchester e spedisce KO al nono round un certo Ricky Hatton, convincendolo a chiudere la carriera iniziata nel 1997. Paulie nonostante abbia combattuto con la mano destra a metà servizio, fin dai tempi del dilettantismo, non ha mai cercato scuse, affrontando il meglio dell’ultimo decennio. Da Cotto ad Hutton, da Khan a Diaz, da Cano a Judah, Porter e Danny Garcia. Vincente o battuto è sempre stato applaudito e amato dal pubblico. Nel momento in cui la nuova attività di supporto tecnico e intervistatore a Showtime, HBO, CBS e recentemente anche per Sky inglese, lo sta coinvolgendo niente male, il vecchio sogno di cingere la cintura europea all’italiana è stato risvegliato dall’intuizione di Alessandro Cherchi. Come fare? Visto che l’EBU in tutta fretta, dopo la sconfitta contro Danny Garcia, tecnicamente per KO all’ottavo, in realtà per ferita, lo ha fatto decadere, ci voleva un match in Italia per riportarlo in lizza come sfidante volontario. Paulie ha accettato la proposta, meglio il pacchetto che comprende appunto la sfida con Gianluca Branco (49-3-1), ben felice di un’operazione che alla fine gli permette di assicurarsi una buona borsa, convinto di aver le carte per respingere l’assalto di Malignaggi. Nessuno dei due è di primo pelo, il laziale ha raggiunto le 45 primavere a settembre. Dieci anni più dello sfidante non sono pochi, e potrebbero pesare, anche se Malignaggi per realizzare il sogno, deve allenarsi duramente. A Milano il pubblico ha visto il 30% delle sue effettive capacità, come conferma il padre. “Paul si è allenato
a spizzichi e bocconi. Dopo la sconfitta con Garcia si è buttato subito sul lavoro con le emittenti tv. Una settimana a Malaga in Spagna per smaltire gli effetti del fuso orario e una settimana a Milano alla OpiGym. Si è salvato col talento ma se vuole veramente diventare europeo deve fermarsi almeno un mese e pensare al combattimento. L’avversario non era un super, ma ha fatto il suo dovere, esagerando qualche volte con i colpi strisciati e portando la testa avanti. Sono i rischi del mestiere. Io e la mia compagna siamo pronti ad accoglierlo a Palazzolo Acreide nel siracusano, dove gestiamo una bellissima palestra”. Vedremo se l’offerta paterna avrà successo. Il confronto col magiaro Laszlo Fazekas (27-22-1), 25 anni portati maluccio, collaudatore dignitoso e spigoloso, e pure pericoloso per quel destro portato a zampata, talmente naturale che al richiamo nella terza ripresa, si è sorpreso assai, non è stato un problema. Malignaggi ha tenuto l’ospite sotto controllo per tutti gli otto round, mostrando sprazzi di quella classe che dovrà esibire in toto nell’occasione del confronto con Branco. Questo lo sa benissimo, il rischio è che si fidi troppo delle risorse personali, per raggiungere il traguardo col minimo sforzo in palestra. Tesi rischiosa, perché Branco, ha dimostrato nell’incontro col polacco Rafal Jackiewicz nel novembre del ’14 a Terracina, di che pasta è fatto. Contato nel terzo e quarto round, in difficoltà notevole, ha trovato energie incredibili, rovesciando l’andamento del confronto. Tutto questo assicura alla sfida un tasso di incertezza e spettacolarità, graditissima dal pubblico. Dove si farà? Ho chiesto a Christian Cherchi: “Per fortuna ci sono più opportunità, la meno probabile è in Italia per la semplice ragione che manca il supporto finanziario derivato da sponsor e televisione. La più immediata è l’offerta di Sheffield in Inghilterra, in una riunione di fine ottobre imperniata sul mondiale IBF welter tra Kell Brook (Usa 35) e Diego Chaves (23-2-1) allestita da Eddie Hearn. Troppo presto a mio giudizio, per cui la data più probabile è tra fine novembre e dicembre e la piazza più probabile dovrebbe essere New York, dove Pauli ha buone conoscenze televisive ed un pubblico fedelissimo. Al Principe si sono esibiti altri due beniamini del pubblico. Renato De Donato (16-3), passato alla Opi2000, rientrato nei superleggeri, ha dimostrato un crescendo di condizione confortante. In attesa di battersi per il
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tricolore, che ha già detenuto nel 2012, perdendolo l’anno dopo contro Andrea Scarpa, ha disposto con relativa facilità di un Gyula Tallosi (9-5) decisamente sensibile alla figura, bersaglio preso di mira dal mancino milanese, che in quattro round lo ha cotto a puntino. Bentornato anche ad Antonio Moscatiello (19-2-1), ex tricolore welter, fermo dal dicembre scorso per un intervento all’occhio destro, voglioso di recuperare il tempo perduto. L’avversario, ennesimo magiaro, Jozsef Gerebez (7-14-2) nel primo round ha cercato qualche timido attacco, considerando che il motore di Moscatiello era ancora freddo e il suo maestro Vincenzo Ciotoli gli predicava prudenza e pazienza. Appena i cilindri del nostro si intiepiditi, per Gerebez si sono presentati i guai: un kd nel secondo tempo, il bis nel terzo, sempre con serie che martoriavano fianchi e viso, alla successiva genuflessione, l’arbitro riteneva fosse giunto il tempo dello stop. Spazio anche ai neo pro, che a dirla tutta sono piaciuti e non poco. Nei superpiuma ottima impressione di Francesco Grandelli, 21 anni, allenato dal padre, dai buoni schemi tattici, con rientri, schivate millimetriche e spostamenti, confondendo il pugliese Sponziello che solo nel finale, col calo del rivale, ha ridotto lo svantaggio senza colmarlo. I gemelli Davide e Lorenzo Calì del maestro Calandrino, sono usciti imbattuti nei confronti di Redrezza e Buratto. Davide si è imposto su Redrezza, offrendo colpi più lineari, ma anche molta indecisione, mentre Lorenzo ha impattato col generoso Buratto, 33 anni, che nel primo round è finito al tappeto su un colpo scagliato dopo il breack. L’arbitro ha accettato la versione del “reo”, concedendo il tempo di ricupero e facendo proseguire il match, che si è sviluppato in equilibrio, con molta foga da entrambe le parti. Sicuramente di buon spessore tecnico la sfida tra i medi Cimichella, longilineo mancino allenato da Paragnani e il più massiccio Hage, speranza lombarda un decennio addietro, tornato a combattere a 30 anni. Incontro molto spettacolare, con i fans di Hage, scatenati e forse questo ha deciso i giudici ad assegnare il pari. Avevo visto prevalere Cimichella, ma è solo un giudizio personale. A questo punto urge una bella rivincita. .......... A sinistra: Malignaggi in azione; De Donato torna al successo; Moscatiello contro Gerebecz;
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L’intervista a...
Alicia Ashley Pluricampionessa giamaicana di Luca De Franco
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Professionista
dal gennaio 1999, con un record di 22 vittorie, 10 sconfitte, 1 pari e la conquista di numerosi titoli mondiali nei pesi gallo, supergallo e piuma, Alicia Ashley ha dimostrato di essere una delle migliori campionesse della sua generazione. Nata in Giamaica il 23 agosto 1967, Alicia vive a New York dove si allena alla Gleason’s Gym di Brooklyn ed è una delle poche atlete a non aver mai avuto problemi a combattere contro chiunque, ovunque, purché la borsa fosse buona. I verdetti casalinghi non la spaventano. Infatti, ha combattuto in Canada, Argentina, Austria, Guyana, Germania, Corea, Cina, Messico, Panama e Haiti. Dal punto di vista economico, ha raggiunto il top difendendo il titolo mondiale dei pesi supergallo WBC contro Jackie Nava il 6 settembre 2014 a Città del Messico: Alicia è stata pagata trentamila dollari, una cifra che poche campionesse guadagnano. Alicia ha perso il titolo ai punti (95-95, 97-93 e 98-92 in favore di Jackie Nava), ma ha guadagnato molto combattendo in una grande manifestazione di fronte a 22.000 spettatori all’Arena Ciudad de Mexico (che sul sito web ufficiale viene definita l’arena più importante, comoda, moderna e sicura delle Americhe) e trasmessa da Tv Azteca in Messico e da beIN SPORTS en Espanol negli Stati Uniti. Alicia aveva vinto il vacante titolo dei supergallo WBC il 23 luglio 2011 superando ai punti Christina Ruiz allo Hunts Point Produce Market del Bronx. Lo aveva difeso contro Maria Elena Villalobos (ai punti), Chantal Martinez (sempre ai punti) e Zenny Sotomayor (ko tecnico al quinto round). Per difendere il mondiale WBC contro Jackie Nava in Messico sei stata pagata 30.000 dollari. Si tratta della borsa più alta della tua carriera? “Si, di gran lunga. Sono stata pagata per intero circa un mese dopo il combattimento. Questi due fattori dicono tutto sulla differenza tra il pugilato maschile e quello femminile. Un uomo per un mondiale sarebbe stato pagato dieci volte di più ed avrebbe ricevuto il saldo subito dopo il match. Per questo dico sempre che noi campionesse non riceviamo il rispetto dovuto. In ogni caso, all’estero ci pagano molto di più che negli Stati Uniti e ci trattano meglio. Inoltre, i piccoli or-
ganizzatori americani hanno l’abitudine di chiedermi di vendere biglietti e questo non mi piace. Secondo loro, la campionessa locale deve aiutarli a coprire le spese non solo della propria borsa, ma dei costi riguardanti il suo match che magari ammontano a 20.000 dollari (borsa dell’avversaria che viene da un’altra città, biglietto aereo, taxi, albergo, cibo). Figuriamoci se mi metto a lavorare per far guadagnare 20.000 dollari ad un organizzatore che poi mi paga al massimo una borsa di cinquemila dollari. Quando ho combattuto per il vacante mondiale WBC, nel luglio 2011, a New York mi hanno dato tremila dollari. E’ quanto mi davano dieci anni prima. Le borse non sono aumentate, ma il costo della vita si e io devo dare una percentuale al mio allenatore, al cutman, a tutti quelli che lavorano per me.” Perché gli organizzatori statunitensi non credono nella boxe femminile? “Perché molti di loro sono anziani e non ragionano al passo con i tempi. Loro sono nel pugilato per guadagnare soldi, noi campionesse vendiamo molti biglietti, il pubblico si diverte e ce lo dimostra applaudendoci. Quindi, dovrebbero investire sulla boxe femminile. Negli Stati Uniti, gli organizzatori di arti marziali miste e soprattutto quelli dell’Ultimate Fighting Championship promuovono gli incontri femminili con la stessa enfasi di quelli maschili. Infatti, i loro incontri femminili sono sempre trasmessi dalla televisione. Hanno capito che il nostro lavoro piace al pubblico, che loro guadagnano anche grazie a noi, sono organizzatori molto più pragmatici che fanno ciò che porta soldi.” Chi è stata l’avversaria più difficile? “Chantal Martinez, che ho affrontato a casa sua, a Panama, il 20 aprile 2013. Era molto forte fisicamente e pressava sempre. Invece, io non ero al top della forma e non potevo muovermi molto e con la mia solita rapidità. Ho dovuto accettare gli scambi e penso che lei fosse molto sorpresa da questo mia disponibilità alla rissa a viso aperto. L’ho messa in difficoltà facendo il suo gioco.” Contro chi ti piacerebbe combattere? “Contro chiunque mi garantisca una buona borsa all’interno di una grande manifestazione. All’estero il mio match è spesso il più importante della serata ed è trasmesso in diretta televisiva. Voglio lo stesso a casa mia. Pur avendo conquistato diversi titoli mondiali, non mi sento ar-
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rivata.” Hai compiuto 48 anni. Non pensi al ritiro? “Lo farei se non mi piacesse più combattere oppure se non fossi in grado di competere ad alto livello. Amo ancora salire sul ring e mi sento in grado di battere chiunque. La mia mente e il mio corpo sono in perfette condizioni perché non mi faccio colpire. Prima e dopo ogni incontro il mio aspetto è lo stesso. Questo è il segreto della mia longevità agonistica.” Chi sono i tuoi pugili preferiti? “Quelli che mi divertivo a guardare quando ho iniziato: Roy Jones Jr. e Laura Serrano.” Hai un lavoro dal lunedì al venerdì? “Si, insegno pugilato alla Gleason’s Gym di Brooklyn. Inoltre, lavoro come stuntwoman nel mondo dello spettacolo. Il mio ultimo lavoro è stato nella serie televisiva The Knick prodotta dalla HBO. Ma non esagero con gli stunt perché sono pericolosi e non voglio mettere in pericolo la mia carriera pugilistica.” .......... Sullo sfondo, Alicia (a sx) con una collega boxeur alla Gleason’s Gym; La Ashley in posa davanti al sacco. Alicia in posa con la cintura WBC.
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RING
...un altro pezzo di storia se ne va
Sergio Caprari Campione d’Europa
Sergio Caprari
un altro pezzo di storia della nostra boxe ci ha lasciato, alla vigilia del centenario della nascita della FPI. Il grande campione, nato il 12 luglio del 1932 a Civita Castellana, si è spento in una clinica di Faleria nel viterbese. E’ stato uno dei più forti piuma di sempre, la sua grandezza per certi versi sfugge anche perchè una volta ritiratosi fece vita ritirata nella sua casa di campagna dove si poteva ammirare il Monte Soratte in tutta la sua grandezza.
di Alfredo Bruno ph Archivio FPI per certi versi un controsenso vederlo combattere e superare successivamente a Milano, nel sottoclou dove c’era Garbelli contro Rosini, un altro pugile romano Enrico Macale al termine di 10 riprese incandescenti. Pian piano la sua fama crebbe anche in campo internazionale con i suoi successi sui francesi Meraint, Meunier e Vangi. Dopo 26 matches arrivò anche la chance per il titolo italiano che lui grazie agli sforzi organizzativi del Cral G. Amendola riuscì a disputare nella sua cittadina al
Bonnici gli macchia il record, ma si riprende contro lo stesso pugile con una pronta rivincita allo Stadio di Melbourne. Il pugile sembra proiettato oltre il titolo nazionale e lo dimostra con le chiare vittorie sullo spagnolo Manolo Garcia, tra l’altro strenuo avversario di Loi, e il filippino Tanny Campo. A Roma dopo dura lotta supera il pavese Giordano Campari, che forse all’epoca godeva dei favori del pronostico. Compie il suo capolavoro liquidando in due riprese l’ex campione francese Bonnar-
“...Caprari era un mancino di notevole potenza e già da dilettante diede chiari segnali del suo valore soprattutto conquistando l’argento alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 dopo aver eliminato in semifinale Jo Ventaja, campione europeo e grande favorito...” Caprari era un mancino di notevole potenza e già da dilettante diede chiari segnali del suo valore soprattutto conquistando l’argento alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 dopo aver eliminato in semifinale Jo Ventaja, campione europeo e grande favorito. In finale fu sconfitto da Jan Zachara (Slovacchia), uno studente universitario dalla boxe essenziale adatta per i tre round. Caprari perse di un soffio e dopo le Olimpiadi passò immediatamente, aveva appena 20 anni, tra i professionisti nel team di quel grande manager che fu Luigi Proietti. Iniziò con una bella serie di vittorie, molte prima del limite, a bloccarlo sul pari fu Mohamed Omari, un algerino di grande esperienza. Fu
campo sportivo del Madami. Il campione all’epoca era quel Nello Barbadoro, altro mancino dal pugno micidiale, residente a Trieste. Caprari fece un duro allenamento ben coadiuvato come sparring da Agostino Malè, anche lui mancino. Barbadoro subì una dura sconfitta e abbandonò all’inizio del sesto round, demotivato da una ferita sopracciliare, ma soprattutto per un micidiale colpo al fegato nel quinto round doppiato da un montante destro al mento che lo costrinsero al tappeto. Era l’epoca dell’ Australia come terra promessa dei nostri pugili ed ecco Caprari, fresco campione italiano, battere il campione locale Bobby Sinn. Un verdetto assurdo contro il maltese Sammy
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del e al Palazzetto dello Sport di Roma si permette il lusso di battere Bobby Bell, pugile di colore americano considerato uno dei migliori al mondo. A Milano affronta e batte il triestino Aldo Pravisani dopo 12 riprese che entusiasmano il pubblico meneghino. E’ l’ultima difesa del titolo prima di andare a Sanremo per affrontare Jean Sneyers per l’ europeo vacante. Quest’ultimo, soprannominato “L’ angelo del ring”, era un belga di 31 anni con una lunga carriera nella quale aveva conquistato tre titoli europei in categorie diverse. Il 18 agosto del 1958 dentro il suggestivo Teatro delle Palme Caprari compì il suo capolavoro con il sinistro al mento doppiato dal destro che fece caracollare
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RING
Caprari nel match contro Vivier; in palestra; in posa davanti al Colosseo; in allenamento;
al tappeto il belga, che contato e scosso preferì abbandonare. Impossibile descrivere il tripudio che ne seguì dentro il Teatro gremito. Era il terzo italiano a conquistare il titolo dei piuma dopo Bondavalli e Quadrini. L’Europa era un’ ulteriore tappa raggiunta e si guardava oltreoceano soprattutto dopo la brillante vittoria per ko in 4 riprese su Willy Quatuor, campione tedesco che qualche anno dopo diventerà campione europeo dei leggeri. Caprari insieme al manager Proietti piomba a Caracas per superare nettamente Sonny Leon, campione venezuelano e uomo di classifica mondiale. Si parla molto di un suo match con Ray Famechon, fuoriclasse francese tra l’altro castigatore di pugili italiani, ma non si farà mai. Dopo la trasferta venezuelana torna in Italia per difendere il Titolo Continentale sempre a Sanremo contro il francese Gracieux Lamperti, pugile ostico che aveva impattato con Campari. Uno svogliato Caprari si fece superare, forse non aveva neanche perso ma era la copia sbiadita del campione che tutti conoscevano. La palestra diventa sempre più una sede non naturale per lui.
Vola di nuovo a Caracas per affrontare e superare l’astro emergente Tony Padron. Si rivede il Caprari migliore e gli viene proposto un match con Dawey Moore, allora campione mondiale, sulle 10 riprese. Un match che arriva appena 20 giorni dopo la vittoria su Padron. Troppo presto per smaltire quel match soprattutto lontano dalla sua terra. Moore si rivela per lui troppo forte, il pugile della “Tuscia” viene contato al 4° al 7° e 8° round, prima che l’arbitro intervenga per fermare l’incontro. Caprari ottiene una serie di vittorie utili a giustificare la sua sfida mondiale nei superpiuma contro il campione in carica Gabriel Elorde, che il 16 dicembre del 1961 fa onore al suo soprannome “Flash”, colpendo a freddo l’italiano che verrà contato tre volte. Per Sergio è un’ umiliazione più psicologica che fisica. Dice basta...ma forse inconsapevolmente aveva in mente di farlo da prima chiudendo con 52 vittore(20 per ko), 4 sconfitte e due pari. ..........
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Boxe Ring ha 70 Anni Ma un’origine da discutere... di Marco Impiglia ph Archivio FPI
Come Adamo
ed Eva. (O forse no: per la sorpresa un poco eretica, leggete il finalino...). Narra la Bibbia che il primo Uomo venne modellato nel fango, e che da una costola fu formata Eva, destinata a procreare la stirpe. La storia profana di Boxe Ring non si discosta molto dalle sacre scritture. I suoi progenitori mitici si chiamano Il Ring e Boxe, maschio e femmina appunto. Riassumiamo la vicenda di questo Adamo del pugilato. Il Ring scivolò fuori a Milano dalle viscere metalliche d’una stampatrice in macchina piana la notte tra il 15 e il 16 ottobre 1945. Precisamente in via San Gregorio 12. Il Ring andò in edicola in formato tabloid di 4 pagine al prezzo di lire 15, in una città desolata e che appena ricominciava a vivere dopo la guerra civile; ci impiegò due mesi per uscire col secondo numero, il 2 gennaio 1946. La redazione era tutta in tre stanze senza riscaldamento. Lavoravano alle Olivetti, con tanto di cappotti e guanti, il direttore e fondatore, il quarantenne giornalista marchigiano Decio Lucarini, e il condirettore Luciano Bonacina, un milanese sarcastico amico di Gianni Brera; insieme a loro, il catanese Felice Zappulla, manager di Egisto Peyre “bombardiere della Marca”. Già quell’Anno II, il foglio divenne settimanale (mercoledì il suo giorno), aumentò di pagine e acquisì collaboratori: Mario Zacco, Renato Martorelli, i manager Steve Klaus e Leonardo Barravecchia, il cremonese Giuseppe Signori. Dopo una trentina di numeri nell’ agosto del ’47 la redazione si trasferì nella Capitale, in via IV Novembre 149. Si trattava di un palazzo moderno nel cuore della città, dove al primo piano lavorava una tipografia e negli altri erano ospitati due nuovi fogli politici: Paese Sera e l’Unità. A Roma, Lucarini ebbe come braccio destro Piero Pini,arbitro famoso. Il gior-
nale aumentò a 8 pagine, con reportage dall’estero e la lievitazione del prezzo a 40 lire. Per qualche tempo, per la qualità d’informazione che dava, rivaleggiò con Boxing News, il foglio inglese nato nel 1909. L’Editrice de Il Ring era la democristiana “Libertas”, ma, a parte questo, piaceva già dall’aspetto. La testata infatti, era riconoscibilissima, ideata dall’illustratore Tallarico con corde di canapa simili alle gomenette delle navi, e che formavano il titolo e la figura di Mickey Walker, il “toy bulldog” world champion dei welter e dei medi nei Roaring Twenties. Nel 1949, siglati altri 16 numeri, Lucarini passò la mano a Pini, che tenne il timone a sua volta per un triennio, con Luigi Barravecchia editore. Decio aveva ricevuto la richiesta del segretario della FPI Edoardo Mazzia, di dar vita allo Stadio Nazionale a un giornale “organo ufficiale”. Sorse così Boxe, il cui numero d’esordio uscì il 16 giugno 1949. Mazzia lo chiamò semplicemente Boxe, senza l’articolo davanti, perchè sapeva che già era esistito un milanese La Boxe, organo federale. Trascorsero altri tre anni, i due giornali si facevano concorrenza in casa: uno era federalista l’altro no. La cosa non poteva andare avanti all’infinito. Mazzia si stufò e decise di dargli un taglio. Tolse alla direzione de Il Ring l’amico Pini. Il 2 luglio 1952 da Adamo ed Eva nacque Boxe Ring. Direttore Vittorio Spositi, Piero Pini prima firma e il mecenate Amedeo Castagna, a fare l’editore. Mazzia ci tenne a puntualizzare, nel suo editoriale di presentazione, una questioncella: che il “collegamento ideale” era quello con Ring, il giornale da lui fondato nel 1923 e diretto in epoca fascista, e non con “Il Ring” confratello, a cui augurava lunga vita. (Si spensero poco dopo tutt’e due: Il Ring e il grande Edoardo). Nel gennaio del 1978, sotto la direzione di Roberto
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Fazi e quando già da una dozzina d’anni Boxe Ring s’era trasformato in rivista quindicinale, Lucarini raccontò per la prima volta più o meno tutte queste vicende che avete ora letto. E, pro domo sua, specificò che si doveva aggiornare lo stato anagrafico portandolo da 26 a 33 anni. Oggi, noi abbiamo fatto la stessa cosa. Sempre che siate d’accordo che sia Adamo il capostipite della genia umana. E non Eva. Ma se opinate, come il buon Mazzia, che prima di Adamo ci sia stato qualcos’altro, allora l’età giusta è 92! ..........
In questa pagina e nella seguente, Prima pagina di “Il Ring” nell’edizione del 1945; il n.1 del 1949 del giornale “La Boxe”.
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Viaggio nelle palestre siciliane
Athleta Boxe Una garanzia per le giovani promesse di Federico Falzone ph Nicola Spinella
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Esploriamo
le realtà pugilistiche siciliane. Il nostro viaggio comincia dalla Athleta Boxe, una società sportiva catanese che vive e lavora a pochi passi dal lungomare della città. La palestra fondata nel 1999 è gestita dal Maestro Valvo, che ha creato una grande famiglia che vive e respira il pugilato. L’ambiente è dotato di una fornitissima sala attrezzi, che permette agli atleti di allenarsi in maniera più completa. Il maestro ci ha raccontato con orgoglio dei suoi ragazzi che hanno portato gloria alla società: “Ho avuto parecchi campioni italiani, ragazzi juniores e poi abbiamo avuto Andrea Punzio, entrato in polizia nelle Fiamme Oro, nel 2011 è arrivato secondo ai campionati italiani, ottenendo il pari alle macchinette nella finale, ma le preferenze dei giudici gli hanno attribuito la sconfitta.” Poi abbiamo indagato sui progetti della società: “Per il futuro cercheremo di aumentare la qualità della nostra struttura e le nostre qualità tecniche, stiamo lavorando sui giovani, 14enni e 15enni, perché sono il nostro futuro, poi ci sono i nostri 22enni che a breve passeranno Neo Pro. Stiamo preparando gli Assoluti e speriamo di raccogliere alcuni successi”. Uno dei prospetti interessanti è il peso medio-massimo Dio Ngouda, pugile di origine senegalese, che si è messo in luce tra i dilettanti per la sua sorprendente potenza e il suo talento. E’ proprio di pochi giorni fa la notizia della partecipazione ad un torneo in Croazia, che vedeva competere 4 nazioni. Nel torneo i ragazzi di Athleta Boxe si sono distinti sul ring. Lo stesso maestro ha speso belle parole su Giovanni Scuderi, giovane peso supermassimo, che si è messo in luce per il suo coraggio sul ring. Nel team c’era anche Andrea Zuppardo, giovane pugile siciliano, che ha trionfato con un oro nella manifestazione in terra croata. Ci ha raccontato la sua esperienza: “E’ stata molto interessante, non era la prima volta che combattevo all’estero, a parte il viaggio che è stato duro, è stato un piacere confrontarsi con scuole pugilistiche diverse. Ho avuto una difficoltà nel primo match perché lo stile del mio avversario era piuttosto roz-
zo”. Poi ci ha raccontato dei suoi piani futuri: “Adesso mi sto preparando ai campionati italiani curando la mia preparazione, maggiormente la parte atletica”. Questa società ha un curriculum eccellente e un ottima base per contribuire alla crescita del pugilato italiano. L’aria familiare e la cura del dettaglio tecnico rendono l’ambiente perfetto per la crescita degli atleti. I ragazzi che stanno emergendo sono tecnicamente pronti e preparati, dovranno soltanto trovare il giusto palcoscenico per distinguersi e mostrare il loro talento. ..........
Alcuni momenti dell’allenamento in palestra col maestro Valvo; A f ianco, foto di gruppodi tutti gli allievi della palestra.
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La sua storia diventa un film dopo 60 anni
Rocky Marciano di Giuliano Orlando
Ripa Teatina.
Intervista al regista e produttore Yochanan Marcellino. Avete presente la figura di Buffalo Bill? I meno giovani sicuramente sì, quelli più verdi sappiano che è stato l’eroe dell’America dalla fine dell’800 ai primi anni del 1900. Il Garibaldi a stelle e strisce. Cow boy dalla mira infallibile, antischiavista, terrore dei bisonti e degli indiani. Cacciatore e attore, il suo Circus approda anche in Italia nel 1890. Sfida i butteri nel domare i puledri dell’Agro Pontino, clamorosamente sconfitto. A parte questo floppy, Buffalo Bill resta una figura leggendaria senza tempo. Come Rocky Marciano, che al contrario, di sfide sul ring, non ne ha mai perdute. Di Rocky Marciano, questo eroe del ring, che la Hollywood del tempo, ovvero degli anni ’50, adorava, non è mai uscita la sua vera storia sugli schermi. In verità, qualcosa è stato fatto, purtroppo solo lavori d’infima qualità, che la famiglia Marcheggiano, ha sempre rigettato e denunciato come falsi. Dopo 60 anni dall’ultimo combattimento, vittoria su Archie Moore il 23 settembre 1955 a New York, la “Marcellino Production”, ha annunciato l’imminente primo ciak del film “Rocky Marciano 49-0 – The Brockton Blockbuster” con la piena approvazione del fratello Peter, delle sorelle Connye e Betty e il figlio Kenny Rocky jr. Yochanan “Gianni” Marcellino è venuto a Ripa Teatina in occasione dell’11° edizione del premio nel nome del grande campione, visita sperimentale e importante, oltre che l’occasione per capire e scoprire com’è nata l’idea e come si svilupperà il film. Dicevo di Marcellino, sosia di Buffalo Bill, capelli lunghi, alta statura, pizzetto e cappello a larga tesa, oltre che la camminatura un po’ dondolante. Origini
italiane e non poteva essere diverso. Cominciamo dal 1862, anno di nascita di Vincenzo, il bisnonno di “Gianni” che avviene a Grottena nel reggino. Nel 1896 a 24 anni, Vincenzo sbarca in America e approda a Boston per trovare collocazione definitiva a Frisco, ovvero a S. Francisco, dove opera come barbiere. Qui inizia a raccontare il Marcellino della terza generazione: “Nonno Giovanni Salvatore nasce nel 1915 a “Frisco” e, come si diceva allora, si accultura fino all’università, diventando un uomo d’affari, con la passione per musica e boxe. Che trasmette al primo figlio Jerry classe 1937, che sarebbe mio padre. In casa si parla dialetto calabrese e siciliano, la terra della nonna, la guida di famiglia, perché papà vive di musica e tiene sempre la radio accesa per ascoltare i combattimenti di Joe Louis, fino a quando spunta questo Rocky Marciano, che fa impazzire gli italiani d’America”. Musica e sport sono una continuità? “Esattamente ed stata anche la nostra fortuna. Mio padre era un bravo cantante e iniziò a fare il produttore avvalendosi delle conoscenze di molti cantanti famosi. Per questo ebbe la fiducia di Michael Jakson, Diane Ross. Lionel Hampton e tanti altri che si affidarono a lui per la produzione e anche la promozione. Fin da piccolo ha avuto la fortuna di entrare in confidenza con nomi famosi di vocalist e anche dei campioni del pugilato. Papà mi parlava spesso di questo peso massimo di origine abruzzese fino a diventarne un fans. Riesce anche a vederlo combattere, nelle ultime difese mondiali. Mi racconta quando, dopo aver battuto Carmine Vingo, che finisce all’ospedale con commozione cerebrale, quanto lo abbia aiutato dal momento del ricovero
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alla miracolosa ripresa, praticamente lo mise sotto la sua protezione. Non solo, dopo aver battuto Joe Louis invece di essere felice, si mise a piangere, perché aveva messo ko il suo idolo da ragazzo. Tutto questo e altro con papà Jerry, per cui siamo cresciuti a pane, musica e pugni”. I Marcellino hanno fatto strada tra note e cinema, siete un società che si muove ad alti livelli. Quando avete pensato a produrre un film su Marciano? “In effetti la nostra azienda è in grado di soddisfare ogni richiesta. I miei quattro figli sono diventati le assi portanti. Jerry jr. è un musicista e si interessa della parta canora, Dustin è diventato un provetto regista, mentre Jordan e Kenney si interessando della produzione e del marketing. Siamo autonomi e godiamo di stima a Hollywood. Nel 1990 abbiamo collaborato nel lancio di “Good Fellas” uno dei grandi film di Martin Scorzese, considerato nei primi cento in assoluto dei film americani. Il protagonista che interpretava la parte del giovane Hill, un italo-irlandese era Ray Liotta, che mi ha espresso il desiderio di lavorare nel film su Marciano. “The Identical” è l’ultimo nostro lavoro, uscito a fine 2014.che racconta tra realtà fantasia la vita di Elvis Presley e un suo gemello scomparso. Un cast con Liotta, la splendida adhley Judd, Seth Green, Amanda Crew e Joe Pantoliano, le musiche le abbiamo composte io, mio figlio Jerry e Christopher Carmichael, non l’ultimo arrivato. Anche la produzione di “House of Peace”, un grande successo di musica gospel e cristiana è della Marcellino. Ci difendiamo bene”. Ripeto, come è venuta fuori l’idea di girare un film su Marciano? “Ero col mio amico medico Alexander Richard al “George Caffè” di Boston. Accennando che finalmente mi sarei
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preso una lunga vacanza, dopo il massiccio lavoro degli ultimi anni. Alex mi guarda, sorride e viene fuori con una battuta imprevista. “Tu devi produrre il film sulla vita di Rocky Marciano, il più grande campione della boxe italoamericano. Conoscevo tuo padre e sono sicuro che avrebbe approvato”. Ci salutammo e quella stessa sera ne parlai in casa. La frase mi era rimasta in testa. Andai a Brokton e proposi l’idea a Peter, il più giovane dei fratelli che si illuminò. Poi presi contatto col figlio Rocky e cominciai seriamente a pensare di realizzare questo film”. Come racconterete questa storia? “Ho parlato lungamente coi fratelli e le sorelle, per conoscere tutto quello che ricordavano di Rocky. Ho letto alcuni libri e ho preso visione che anche in Italia è uscita la storia della sua vita, con grande successo, Complimenti e auguri. Come sarà questo film? Principalmente una storia umana, la storia di una famiglia italiana che con dignità e onestà ha mantenuto l’orgoglio della patria lontana. Ci saranno gli incontri e useremo i filmati di allora, perché sono quelli veri, drammatici ed emozionanti. La sua italianità, la popolarità infinita, gli attori e i cantanti più famosi che facevano a gara per diventare suoi amici. Da Bogart, Sinatra, Martin, Lewis e la Monroe. La sua crescita a Brokton, tra avventure e sogni, come quello di diventare un campione di baseball. Il destino lo aveva scelto come idolo della boxe. Anche la sua venuta in Italia e penso ad un finale proprio a Ripa Teatina, accolto dalla sua gente con la soddisfazione e la gioia di applaudire un italiano che ha conquistato la cima del mondo”. Interviene anche il figlio dell’indimenticabile campione, invitato a Ripa Teatina per il Premio a ricordo del papà. Rocky jr. è soddisfatto per la serietà del progetto e la qualità del cast. “Marcellino ha chiesto la nostra collaborazione in qualità di esperti e quindi seguiremo tutte le fasi della lavorazione, sicuri che la memoria di papà non solo verrà rispettata ma sarà l’occasione di dare al pubblico la giusta informazione sulla sua vita, sia come campione che come uomo. In passato, abbiamo dovuto prendere atto che tutti coloro che hanno cercato di metterla sul mer-
cato, avevano solo la finalità di proporre storie dove scandali, combine e delinquenza organizzata gestivano la sua carriera. Convinti che avrebbero ottenuto successo. Noi li abbiamo sempre diffidati e denunciati e lo stesso pubblico li ha bocciati, ignorando i film. Discorso ben diverso, con la produzione Marcellino, che dimostra di voler raccontare la vera storia di mio padre, nel rispetto dei fatti. Il prossimo anno ho la certezza che torneremo a Ripa Teatina per iniziare il cammino del film in Italia. Questa la mia promessa”. ..........
La locandina del f ilm in produzione; Il regista e produttore del f ilm Marcellino Yochanan; Il destro di Marciano su Walcott passato alla storia.
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Medaglie Rosa Il Calendario 2016 della Nazionale Femminile Azzurra di Ufficio Comunicazione e Marketing ph Alessandra Tognarini
La Federazione
Pugilistica Italiana, con il supporto dei suoi sponsor, Energetic Source, Boxeur des Rue e Sting, firma il calendario del 2016 “Medaglie Rosa” mettendo in risalto i titoli ottenuti dalla Nazionale Femminile Azzurra, nelle categorie Junior, Youth e Elite. In particolare si è voluto dare risalto alle atlete che sono state protagoniste nelle maggiori competizioni AOB Europee e Mondiali dell’ultimo biennio: Irma Testa; Angela Carini; Concetta Marchese; Marzia Davide; Valentina Alberti; Francesca Martusciello; Giusy Garofalo; Vittoria De Carlo; Biancamaria Tessari; Giovanna Marchese; Manuela Bressan; Terry Gordini; Flavia Severin. Le atlete sono state ritratte dalla fotografa Alessandra Tognarini; Un ringraziamento va, oltre alle ragazze della Italia Boxing Team, Nazionali Femminili, anche ai Tecnici Federali, Emanuele Renzini e Laura Tosti e a tutto lo staff tecnico sanitario. ..........
Quì a destra, la foto di copertina sotto la foto del mese di agosto con Angela Carini.
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