dal 1952 LA riVistA UFFiciALe DeLLA FeDerAzione PUgiListicA itALiAnA
ArecchiA oro testA Argento Lizzi bronzo
M A N G I ACA P R E E 100
MANFREDONIA D’ORO A SOFIA14 I N T E R V I S TA A B R A S C A E N O R I A N N I F P I : A N A C L E T O L O C AT E L L I
n 04 2014
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ia.it c c a f a l o t t e im ioc
fpi.it
Finali
Intervista
talent League Walter borghino of boxing
Alberto brasca e carlo nori
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Editoriale
Italia Boxing Team
raffaele bergamasco
29 Titolo Europeo
Marsili campione
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boxe e Titolo UE Polizia di stato copenaghen
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APb
Italia Boxing Team
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20 Angolo Rosso
Laura Passatore
Il terzo uomo
il conteggio
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100 anni FPI
anacleto locatelli
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Gong si gira
vincenzo lizzi
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stanley Kubrick ennio galeazzi
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B O X E R I N G n. 4 - 2014) - Direttore responsabile: Walter Borghino - Periodico bimestrale della Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) - Presidente federale: Alberto Brasca - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma N. 10997/66 del 18.05.1966 - Redazione: Viale Tiziano n. 70 - 00196 Roma Editore: Stegip Group s.r.l. - Amministratore unico Donatella D’ambrosio - Sede legale: Via Paolo V n. 31 – 00167 - Roma - Sede operativa: Piazza Pio IX 5 - 00167 Roma - Stampato da: Romantech s.n.c. di Antonio De Luca, via Giovanni Dominici n. 6, Roma; Coordinamento Editoriale: Alfredo Bruno (albruno@alice.it), Michela Pellegrini e Tommaso Gregorio Cavallaro; Progetto Grafico: Matteo Schiavone, Andrea Savastio e Sara Badii; Pubblicità: Silvia Moretta; Foto di copertina: www.aiba.org. Hanno collaborato: Massimo Barrovecchio, Vincenzo Belfiore, Walter Borghino, Alfredo Bruno, Stefano Buttafuoco, Giuseppe Giallara, Tommaso Gregorio Cavallaro, Giorgio Lo Giudice, Giuliano Orlando, Vezio Romano, Roberto Savi, Luca Svizzeretto. Foto: AIBA, Archivio FPI, Vincenzo Belfiore, Marco Chiesa, Adriano Coschiera, Gabriele Fradeani, Giuseppe Giallara, Luigia Giovannini, Davide Mantini, Renata Romagnoli, Vezio Romano, Roberto Savi, WSB. Info: www.boxering.it - boxering@fpi.it Chiuso in tipografia il 20 ottobre 2014.
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EUBC UE Boxing Championship
Nanjing 2014
gioVAni Di cLAsse
sofia 2014
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Intercontinentale IBF
Mondiali WBO
Titolo UE Mondiali Leggeri
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Larghetti
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Angolo Blu
roberta mostarda
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Titolo Leggero italiano
lancia, torti, galassi
Face to face
Leonard bUnDU
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moncelli a nettuno
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torna la boxe a terracina
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a cuba la iV edizione
50 anni fa
tokyo 1964
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Boxe in arte Daniela
montanari
Flash d’autore
Roberta Rubidori
Manshaft
david salvatore fanni andre weiss Ieri e oggi
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soMMArio
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i è conclusa la prima edizione della Talent League of Boxing, il campionato a squadre interregionale ideato e fortemente voluto da Roberto Cammarelle. Nata con qualche pregiudizio, tipico di ogni tentativo di innovazione, la manifestazione si è invece rivelata, come era nelle intenzioni del suo ideatore, un’importante vetrina per giovani talenti e una valida opportunità per incrementare la quantità degli incontri nazionali. La vittoria ha arriso ai Falchi Legionari, ma a imporsi è stato tutto il movi-
tite con qualche voce discorde, tesa a ribadire il ruolo centrale delle vere “Olimpiadi” e quindi a relativizzare il significato di questo evento olimpico “dei piccoli”, si sono rivelate invece una manifestazione dal contenuto agonistico elevato e di grande qualità. Siamo convinti che i nostri neo “olimpici” sapranno gioire il giusto, consci dell’impegno di costruire, da ora, una carriera speriamo per tutti luminosa. E mentre l’AIBA inaugura la sua Accademia in Almaty e si appresta a celebrare la prima manifestazione APB (a proposito, Russo combatterà in
... Assisi conferma il suo ruolo sempre più centrale ... mento pugilistico nazionale, a partire dal decisivo contributo dei Comitati Regionali. Ora si attende la riprova della seconda edizione e confermarsi, come noto, non è mai facile. Buone, anzi buonissime notizie anche dal territorio internazionale, dove le nostre rappresentative continuano a mietere successi e ottenere attestazioni di qualità. In campo maschile i campionati UE ci confermano leader in un evento che tradizionalmente ha sempre visto l’Italia eccellere (primo posto nel medagliere e Mangiacapre eletto miglior pugile del torneo, nella “sua” categoria naturale...). Risultati preziosi e prestigiosi anche dalle Olimpiadi Giovanili di Nanchino, dove il pugilato schierava ambo i sessi. Tre medaglie che segnano un punto di partenza importante per queste nuove, ma già esperte leve su cui si punta tutta la nostra ammirata attenzione. Par-
Italia, 4 sedi importanti per 4 eventi top, e carta olimpica quale obbiettivo possibile), il nostro centro tecnico federale di Assisi conferma il suo ruolo sempre più centrale nelle attività di formazione e aggiornamento per dirigenti, tecnici e ufficiali di gara, nazionali e internazionali. Una bella soddisfazione per il nostro movimento, ma anche un maggiore onere per la Federazione, ormai pienamente coinvolta in questo percorso di rinnovamento e innovazione continua. Quello che non cambia, invece, sono gli episodi diciamo non virtuosi che si annidano, crescono e si sviluppano in una parte, certo minoritaria, del nostro movimento pro, purtroppo enfatizzata negativamente a livello mediatico e di immagine giustificata con un’ atmosfera passionale, purtroppo solo lontana parente dei passati fasti. Peccato.
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tLb tALent LeAgUe oF boxing .............................. UN GRANDE SUCCESSO... C O N QUA L C O S A DA L I M A R E
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A colloquio con i personaggi prima della Finale. ROMA, 20. 09. 2014 – Prima dello scontro diretto tra Falchi Legionari e Squali Borboni abbiamo intrapreso una sorta di interviste-opinioni con alcuni personaggi legati in qualche maniera a questa “sfida”. Per dovere di ospitalità, “giocando” fuori casa, da Domenico Brillantino, uno dei coach insieme a Gerardo Esposito, della squadra campano-calabra, abbiamo raccolto considerazioni e perplessità: “E’ stata un’ottima iniziativa, però impostata male. E’ mancata una certa programmazione fra le “squadre” della
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ADRIANO
COSCHIERA
TLB e la Nazionale, che aveva le sue necessità. Io sono semplicemente uno dei maestri e ho visto sorgere diversi problemi per mettersi d’accordo. Questo Torneo deve essere senz’altro ripetuto, però programmato in maniera diversa, perché non si deve verificare che un ragazzo impegnato nella squadra laziale o campana, tanto per fare l’esempio che ci riguarda, sia tolto per andare a fare un Torneo all’estero non tanto importante. I Tecnici della Nazionale hanno posto anche questo tipo di veto, considerando che la priorità fosse un diritto, senza “ricordarsi” che anche loro hanno partecipato nel passato a simili iniziative. Quindi le squadre andavano lasciate libere e non danneggiate togliendo gli elementi migliori. Si può risolvere a priori togliendo i ragazzi che interessano la Nazionale, che so facendo un elenco ad inizio dell’anno lasciando tutti gli altri a disposizione per il Torneo. Allora il discorso cambia perché i ragazzi appartengono alle squadre e sempre quelli sono, no che all’improvviso una squadra di 8 elementi viene smembrata perché magari due servono alla Nazionale, io rimango senza pugili e metto due riserve che spesso non sono all’altezza della prima scelta. é tutto un discorso di programmazione, un’attenzione che invece è venuta a mancare”. Quasi sulla stessa lunghezza d’onda sembra viaggiare Antonio Zonfrillo, coach insieme ad Alberto Moretto dei Falchi Legionari: “ La TLB è stata un’ottima iniziativa e Cammarelle merita un plauso anche se vanno riviste alcune cose. Questo è un Torneo nato per far emergere a livello nazionale quei pugili che non avevano avuto l’oc-
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In apertura: Roberto Cammarelle mentre premia il Falco Nicolò Barsotti, In questa pagina: un momento dell’incontro tra Munno e Scaringella Nel riquadro in basso: Carbotti e Rossano
casione. Però secondo me andrebbero eliminati da questo tipo di Torneo quei pugili che hanno già occasione di fare esperienza in campo internazionale con la Nazionale. Noi abbiamo avuto alcune difficoltà a mettere in squadra atleti che stanno nel giro della Nazionale per il motivo che forse a mio giudizio il Tecnico veda più o meno di buon occhio questo tipo di competizione, mentre era preoccupato per alcuni atleti. Dovremmo fare quindi un calendario di concerto con quelli della Nazionale. Può anche capitare in contemporanea di non poter utilizzare il titolare della squadra perché c’è il vincolo che più di due match non si possono fare Nei 91kg. non avendo i titolari ho dovuto far salire di peso un mediomassimo. Secondo me andrebbero tolti i convocati per la Nazionale, ma va tolto anche il limite di match che ognuno deve disputare. Io escluderei anche atleti dei Corpi Militari e di Polizia, che hanno altre opportunità. Se noi vogliamo veramente scoprire dei talenti nuovi la TLB deve essere riservata esclusivamente ai pugili delle Società che magari non hanno altre opportunità per mettersi in mostra”. Enrico Apa, presidente del Comitato Campano, non poteva mancare a questo appuntamento: “La TLB è stata una bellissima esperienza. Cammarelle ha inventato una formula vincente. Ha dato a tanti ragazzi la possibilità di
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mettersi in mostra e di combattere con più frequenza, di incontrare avversari che nell’attività ordinaria sarebbe stato impossibile. C’è da limare qualcosina, però come primo anno siamo molto soddisfatti e poi essendo arrivati in finale siamo ancora più soddisfatti. Mi piacerebbe infine più una squadra legata al territorio, la formula dell’acquisto fuori regione mi convince meno”. Roberto Aschi, presidente del Comitato Laziale e Team Leader dei Falchi Legionari, non nasconde una certa soddisfazione: “ E’ stata una grossa e positiva esperienza anche se abbiamo avuto non poche difficoltà all’inizio, forse perché l’avevamo presa un po’ sottogamba, non solo il Lazio ma anche gli altri Comitati. Poi man mano abbiamo capito l’importanza e abbiamo interpretato bene il nostro ruolo. Forse all’interno qualche società ha fatto poco, ma nel complesso abbiamo fatto combattere tutti i nostri pugili giovani. Molti ragazzi sono cresciuti e qualcuno ha fatto il suo esordio tra gli Elite. Nell’organizzazione generale i Comitati sono sembrati un po’ in difficoltà, adesso con le carte in mano ci riuniremo con Cammarelle e decideremo da subito il meglio per l’anno prossimo, mettendo in chiaro tutte le problematiche per trasformare la prossima edizione con una formula più snella e sentita da tutte le Società”. Irma Testa grazie ai suoi successi è di-
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In questa pagina: la presentazione delle due squadre, i Falchi Legionari e gli Squali Borboni
ventata ormai una guest star, impossibile perdere l’occasione per ascoltarla. Siamo alla vigilia della grande sfida. “ Per chi tifi?” “Che domanda, per la Campania naturalmente, cioè la squadra vincente”. “Non c’è possibilità per il Lazio?”. “Diciamo che ha una sola possibilità, quella di giocare in casa, i pugili migliori sono tutti della Campania”. “Del Lazio non c’è nessuno?”. “Mmm…non quanto i nostri”. “Come va la tua attività?”. “Tutto bene, sono rientrata alla grande e ho recuperato dagli infortuni”. “La tua esperienza recente ?”. “E’ stata bellissima anche se non abbiamo portato a casa il colore più prestigioso, speriamo di rifarci a Rio”. “Ok Irma e sempre forza Lazio”. “No forza Juve”. A Raffaele Bergamasco domandiamo se ha seguito le TLB: “Non sempre, perché spesso si sono conciliate con i Tornei internazionali. Comunque conosco quasi tutti i pugili che vi hanno partecipato. Per quanto riguarda il discorso di alcuni elementi impegnati con la Nazionale spero che dall’anno prossimo non ci sarà più questo problema. Io non sono stato interpellato per questa I edizione della TLB, non è una critica la mia, ma sarebbe il caso di inserirla in spazi che non ci siano Tornei internazionali. Oppure si tengono fuori gli Azzurri oppure si stabiliscono date diverse. Obbiettivamente siccome il calendario internazionale è folto di impegni, forse la cosa migliore è lasciare fuori i pugili della Nazionale”. La coppa della Prima Talent League of Boxing va ai Falchi Legionari A Roma si è conclusa la carrellata interessantissima di questa Talent League of Boxing “inventata” da Roberto Cammarelle con una finale da codice
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rosso sportivamente e positivamente parlando che ha visto sfidarsi sul ring del PalaTiziano i Falchi Legionari e gli Squali Borboni, una edizione moderna, riveduta e corretta, di una sfida storica tra Lazio e Campania (anche se a quest’ultima si è aggiunta per necessità di partecipazione la Calabria). L’impianto romano ha rispolverato la scena per cui era nato, rivedendo il suo look per indossare lo smoking dei giorni migliori. Per quello che è avvenuto si è trattato di un miracolo che si è potuto realizzare grazie all’intervento del CONI, non insensibile al richiamo della FPI del Presidente Brasca e del Segretario Tappa. Oggi purtroppo per far risalire ai fasti meritati occorrono più voci: l’ospitalità della Virtus di Pallacanestro, una sinergia di sport che aiuta un altro sport, di Roma Capitale con il suo Assessorato Qualità della Vita, Sport e Benessere e una sfilata di sponsor e Social Partner rimasti affascinati dal progetto di Roberto Cammarelle. Il pubblico ha risposto bene e la comunicazione ha prodotto un tam tam, gergo primitivo ma efficace, che ha coinvolto tutte le testate sportive e alcune non, logicamente trovando anche ampia adesione “satellitare” via internet e via etere. E’ stata reinventata dopo anni una tribuna vip con campioni di altri sport (Stefano Pantano, Luca Massaccesi, Elio Verde, Francesco D’Aniello, Fabrizio Donato, Alessio Sakara, Daniele Pantoni, Kelum Perera, Laurent Ottoz), vip istituzionali e del mondo dello spettacolo (Carlo Toti, presidente della Virtus, Alberto Brasca, presidente FPI, Roberto Aschi, presidente Comitato Laziale FPI, Enrico Apa, presidente Campania FPI; gli attori Pino
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Insegno, Tiziana Rocca, Giulio Base e Pino Scaccia). Oltre ai pugili il protagonista principale è stato il pubblico con un campanilismo che ha trovato la sua giusta dose e correttezza senza uscire mai dalle righe, uno spot per tutto lo sport in generale. Si comincia puntuali…le esigenze televisive non perdonano. Nei 56 kg. “ il falco” Mauro Forte se la vede con “lo squalo” D’Andrea, unico calabrese insieme alla riserva Lavitola, un avversario dai denti aguzzi, per rimanere in tema, da tempo perno fisso della nazionale con titoli conquistati da paura. Forte fa onore al suo cognome, se la gioca con la sua non indifferente potenza ma ha di fronte un avversario sgusciante e rapido che fa scattare le braccia come molle. Forte in guardia destra ha grinta e coraggio in quantità e lo si vede nel secondo round quando costringe l’avversario con uno scambio al cardiopalma. Nel terzo round D’Andrea trova la misura giusta e crea qualche problema al laziale, che stringe i denti per una onorevole sconfitta. Nei 60 kg. gli “Squali” giocano quella che avrebbe dovuto essere la carta vincente. Donato Cosenza, anche lui titolare della Nazionale, affronta Valerio Nocera, giovane promessa uscita dal vivaio di Stefano Vagni e Fabio Carice. Il laziale non mostra alcun timore riverenziale e risponde per le rime. Qui la fortuna e la sorte, che spesso vanno a braccetto, giocano la loro parte. Cosenza esce con visibile taglio da uno scontro accidentale di teste. Il medico tampona provvisoriamente la ferita. Logicamente i ferri si riscaldano con un bello scambio, Nocera spara un gancio destro, che sembra teleguidato, e lo spacco si riapre. Per il medico non ci sono dubbi…il match è finito. Attesa per il verdetto: due giudici vedono Nocera e uno Cosenza. Quel gancio destro galeotto è stato determinante. Nei 64 kg. Un Marco Ambrosi (Falco) pimpante e determinato prende subito l’iniziativa contro Gianluca Picardi,
fratello del plurimedagliato Antonio. Il pugile campano soffre l’aggressività e il ritmo che gli impone l’avversario. Sente un destro nel secondo round, dopo uno scambio si accascia al tappeto, sembra stanco, probabilmente ha accusato un colpo, cosa che si è portato appresso fino alla fine. I Falchi passano in vantaggio. Nei 69 kg. Altra sfida interessante e inedita. Stefano Zaccagno, passato alla “scuola” di Carlo Maggi, affronta Vincenzo Scannapieco. Quest’ultimo fa parte della schiera dei giovani emergenti ma ha di fronte un problema di non facile soluzione. Zaccagno è pugile di attacco, un demolitore pericoloso, che non concede tregua. Il match diventa duro fin dall’inizio. Scannapieco cerca di replicare, ma non sembra a suo agio di fronte all’incalzare dell’avversario. Nel secondo round accusa un forte dolore alla mano destra che richiede l’intervento del medico che decreta lo stop. I Falchi prendono il largo. Nei 75 kg. si entra nel regno di Raffaele Munno. Per Scaringella c’è una sola strada da seguire, i colpi dritti e mantenere la distanza. Munno ha una sua abilità tutta particolare ad accorciare la distanza e sparare ganci e montanti in un fazzoletto di spazio. Scaringella ci mette il massimo impegno e per lui diventa già un merito non essere travolto. Gli Squali si avvicinano. Negli 81 kg. Le speranze di un match ai punti si sciolgono in partenza conoscendo la potenza di Nika Gogiashvili georgiano di Giugliano e l’aggressività di Matteo Guainella. Quest’ultimo sceglie la strada più impervia con lo scambio frontale. Lo spettacolo ci guadagna con battiti cardiaci in accelerazione. Dopo aver vinto il primo round Guainella pensa che quella sia la strada giusta, ma è come se avesse gettato un fiammifero acceso su una polveriera. All’ennesimo scambio sbarella visibilmente, l’arbitro lo conta e giustamente ferma il match, anche se il romano vorrebbe continuare. Tutto da rifare, siamo
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in parità. Nei 91 kg. Nicolò Barsotti (Falco) e Domenico Norvetta (Squalo) si sono già incontrati in queste TLB. La vittoria era stata assegnata a Barsotti. Il romano si ripete con gli interessi. Norvetta prova a frenarlo con il destro, ma le mazzate dell’allievo di Pili lasciano subito il segno. Il naso di Norvetta sanguina e diventa quasi un motivo provvidenziale per fermare il match nel secondo round. I Falchi passano in vantaggio, mentre gli Squali puntano tutto sul match seguente. Tra i +91 kg. C’è al di là del punteggio per la vittoria la sfida più interessante della giornata. Si parla della successione di Roberto Cammarelle. Mirko Carbotti e Tommaso Rossano si sono già incontrati due volte con una vittoria ciascuno. Tra loro è in palio la bella e si decide anche il risultato della squadra che vincerà la Talent League. L’inizio di Carbotti non è dei migliori, il laziale appare contratto di fronte ad un avversario più preciso. Ma sul finire il romano lascia partire un violento gancio destro che fa piegare le gambe all’avversario. Sembra il campanello di una riscossa. Carbotti lascia da parte ogni prudenza e attacca duramente, si becca anche un richiamo, ma si dimostra più efficace. Nel terzo round i due sembrano giocarsi tutto dalla leadership alla Nazionale con uno scambio intenso. Carbotti ha più benzina e finisce in crescendo. I Falchi Legionari ricevono, anzi è Carbotti come capitano a riceverla da Cammarelle, la grande coppa che sancisce il loro trionfo. Le novità non finiscono qui perché il riconoscimento al miglior pugile del Torneo è andato a Nicolò Barsotti, il meno giovane della squadra laziale… tutto sommato più che giusto visto che il romano ha sempre vinto e ha fatto tutto e bene con la massima semplicità. ..............................
interVistA AD ALberto brAscA e cArLo nori roUnD iii X
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COME
SARÀ
IL
NOSTRO
PROFESSIONISMO
rispondono Alberto brasca e carlo nori DI
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(Presidente FPI) D. Con dieci tornei mondiali, di cui quello dei Pesi massimi in Italia, l ’AIBA Pro Boxe è in rampa di lancio. Cosa ne pensa il presidente FPI? R. Penso che sia una grande sfida. L’AIBA ha messo in campo un investimento senza precedenti: ottanta pugili di qualità sotto contratto; quaranta eventi contestuali di alto livello in diverse aree del mondo; una formula fortemente innovativa. Chi, come me, è cresciuto con il professionismo tradizionale, con le carriere dei
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campioni costruite con prudente gradualità, è un po’ sconcertato da una formula a torneo che vede di fronte sempre i migliori, con una selezione cadenzata al ritmo di un match al mese. E’ una formula inedita nella storia della boxe, suggestiva ma non priva di incognite. A gennaio/febbraio si potrà fare un primo bilancio e capiremo meglio le prospettive. La FPI parteciperà a questa prima fase con tre atleti di punta: Clemente Russo, Domenico Valentino e Vincenzo Picardi. Come noto i vincitori del torneo incasseranno anche la qualificazione per Rio de Janeiro. Sulla rampa di lancio c’è anche il progetto di incremento di autonomia della Lega Pro, quasi a pref igurare un assetto duale: il pugilato olimpico, le WSB e l ’APB in capo alla FPI, il professionismo tradizionale in capo alla Lega. Non si rischia una pericolosa concorrenza tra professionismo tradizionale e APB? La concorrenza, in tutti i campi dell’agire, induce al coraggio innovativo e spinge a dare il meglio di se, di solito con effetti benefici per entrambi i concorrenti. Credo che sarà così anche nel nostro caso. Al momento, tuttavia, i pugili pro ingaggiati dall’AIBA sono poche decine a fronte delle mi-
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gliaia di professionisti presenti nel mondo e realisticamente, almeno nel breve periodo, non credo possa esserci concorrenzialità. Il professionismo tradizionale resterà sostanzialmente nella stessa situazione di oggi. Le sue fortune, come è stato sempre, sono legate fondamentalmente, oltre che al valore dei pugili naturalmente, alle qualità imprenditoriali dei promoters e degli organizzatori. Non credo che l’avvio dell’esperienza APB costituisca un freno o un ostacolo, anzi direi che è uno stimolo in più. Come possono convivere Lega e FPI nelle società? Lega e FPI non sono avversari in concorrenza nè, all’interno delle società, una sorta di separati in casa. Entrambi abbiamo la volontà di far crescere il prestigio e la visibilità della boxe. Molto ba-
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nalmente abbiamo due sfere distinte di azione. Al termine del periodo di transizione e gestione in comune che dovrebbe concludersi nel gennaio 2017 i professionisti tradizionali saranno tesserati alla Lega, gli altri alla FPI. Tutto qui. E non mi pare uno scandalo che una società dilettantistica affiliata alla FPI possa avere al suo interno uno o più atleti professionisti nonchè uno o più tecnici tesserati con la Lega. Questi professionisti si alleneranno come hanno sempre fatto con i loro tecnici nelle loro società e si giocheranno le loro carte esattamente come prima. Non ci stancheremo mai di contrastare gli allarmismi e i proclami terroristici. Il rapporto con i media può creare qualche problema nella scelta degli avvenimenti? Il problema di una sovrapposizione di eventi che possono teoricamente danneggiarsi per la loro contestualità è davvero l’ultimo dei nostri problemi. Il guaio è che nei media ci viene lasciato uno spazio ridottissimo. Questo è in assoluto il problema più grande che ha il pugilato italiano. Ed è un circolo vizioso infernale: assenza nei media, assenza di visibilità, carenza di sponsor, difficoltà ad organizzare, difficoltà a garantire borse decenti ai nostri atleti. Qui sta il fulcro vero della battaglia da fare nei conf ronti dei media, televisioni e giornali. Ed è una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme: FPI e Lega, dilettanti e professionisti,
atleti e tifosi. Era inevitabile questa rinunzia della FPI al professionismo tradizionale? Le scelte cui siamo chiamati dalle normative AIBA sono nette e non off rono margini di discrezionalità. Le Federazioni Olimpiche di tutto il mondo devono circoscrivere il loro raggio di azione nei tre ambiti in cui si articola il pugilato olimpico: AOB, WSB, APB. Il professionismo tradizionale sta fuori: firmato AIBA, CIO, CONI. Dubbi, opposizioni, lamenti, reazioni varie lasciano il tempo che trovano. La nostra risposta è stata quella di avviare da subito una crescita progressiva di autonomia della Lega Pro fino a configurare, a partire dal primo gennaio 2017, una vera e propria federazione autonoma del pugilato professionistico tradizionale. Non è del resto una innovazione particolarmente originale. E’ già così in diversi paesi del mondo, a cominciare dagli USA e dall’Inghilterra. Abbiamo lavorato di concerto con la Lega, il suo presidente e la sua dirigenza, ed il processo è già molto avanzato. Nei prossimi mesi la Lega varerà il suo nuovo statuto, i suoi regolamenti ed eleggerà i suoi nuovi organi. Mi pare che il processo proceda celermente, senza strappi, assicurando al tempo stesso continuità all’attività con nuovi ambiziosi programmi. Sembra anche che stiano arrivando segnali importanti dai media televisivi. Non c’è motivo di essere pessimisti e di gridare
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allo sfascio. La boxe ha sette vite, come i gatti. Nella storia futura della boxe la f igura di campione di Lega e di APB avranno lo stesso valore o si avrà una serie A e una serie B? Non sono bravissimo nel leggere la storia futura. Credo però che anche in futuro, come è stato sempre, la serie A e la serie B nella boxe non saranno determinate dal prestigio delle sigle ma solo e soltanto dal valore dei pugili e dalla qualità degli incontri. E sarà sempre così. ..............................
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CA R L O NORI (Presidente Lega Pro Boxe) D. A seguito della conferenza stampa sul lancio della nuova Lega, quali saranno i prossimi passi? R. Entro il 31 dicembre 2016 il distacco della Lega Pro Boxe dalla Federazione Pugilistica Italiana potrebbe essere netto, stiamo lavorando ad un business plan, abbiamo effettuato la prima modifica dello statuto nel mese di luglio e stiamo scrivendo il nuovo regolamento della Lega. Stiamo organizzando tutte le attività per arrivare pronti all’ Assemblea Elettiva prevista il 24 gennaio 2015. Per condividere il nostro progetto con tutti gli addetti ai lavori, stiamo organizzando dei workshop di settore, ai quali sono invitati tutti i protagonisti per dare pareri e spunti offrendo la proprio collaborazione nella stesura del nuovo regolamento.
Lo statuto della Lega Pro Boxe oggi prevede due nuove f igure nel mondo del professionismo: l’Organizzatore Junior e il pugile Neo Pro. Può descriverli? L’organizzatore Junior sarà un maestro o un membro federale titolare di un SSD, che presentando una richiesta, otterrà l’abilitazione ad organizzare incontri singoli o tappe del torneo Lega Pro Boxe per i pugili Neo Pro. Dopo un periodo di tirocinio, non inferiore ai 18 mesi, accumulando un punteggio alle manifestazioni organizzate e dimostrando affidabilità e onorabilità, potrà diventare Organizzatore Senior sostenendo una prova valutativa alla fine del tirocinio e quindi organizzare manifestazioni con titoli in palio. I pugili dilettanti maggiorenni, appartenenti alla categoria Elite (uomini) ed Elite Prima Serie (donne), che abbiano svolto attività agonistica e che abbiano disputato almeno un match negli ultimi sei mesi potranno fare richiesta per diventare pugili Neo Pro. Nel Sul nuovo regolamento riporteremo i requisiti necessari per passare al professionismo. Potranno combattere solo contro altri Neo Pro sulla distanza delle 4/6 riprese in tornei organizzati dalla LPB o in singoli match. Dopo aver combattuto almeno cinque match e al raggiungendo di un punteggio minimo prestabilito potranno diventare pugili Pro a tutti gli effetti, oppure vincendo il torneo nazionale Lega. La paura di molti tecnici è quella di una netta scissione del professionismo dal dilettantismo. Cosa ci dice a tal
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proposito? I tecnici e i maestri che seguono dei pugili pro dovranno affiliarsi alla nostra Federazione, l’adesione sarà gratuita e non sarà in conflitto con l’AIBA e la Federazione Pugilistica Italiana, a cui noi apparteniamo fino alla fine del 2016. Al momento i maestri hanno la possibilità di seguire entrambe le categorie. Stiamo preparando un piano didattico per preparare i tecnici sul Pugilato Pro e prevederà anche il riconoscimento di una qualifica. Cosa vuole garantire la Lega Pro Boxe attraverso il nuovo regolamento a tutto il mondo del professionismo? La Lega Pro Boxe diventerà l’Istituzione che organizzerà e tutelerà la Boxe Pro; il suo scopo sarà quello di garantire trasparenza, equilibrio e operatività a tutti gli attori del mondo del professionismo. Tutti i settori avranno un rappresentante nel Consiglio Direttivo, che sarà composto da pugili Pro e Neo Pro, Organizzatori Junior e Organizzatori Senior, procuratori e maestri favorendo la collaborazione e la difesa dei propri diritti. Lo scopo sarà quello di creare un dialogo tra tutti i protagonisti di questo sport.
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APB
rUsso P U N TA
A L PA S S
oLiMPico R O M A Tanto tuonò che piovve. Non è azzardato il paragone, visto che la partenza dell’ APB (Aiba Professional Boxing), ha subito parecchi rinvii e snellimenti. Il presidente Ching-Kou Wu con i consiglieri dell’AIBA riuniti a Talgar in Kazakistan, ha dato l’importante annuncio davanti ad un folto gruppo di pugili che prenderanno parte all’evento, presenti i nostri Russo, Valentino e Picardi, invitati dall’ente internazionale. “Sarà una grande rivoluzione - ha detto Wu – un sistema che darà l’opportunità ai migliori pugili di essere i veri e unici campioni del mondo”. L’APB sicuramente rappresenta una grande innovazione, cercando di uniformare lo sfilacciamento attuale del professionismo, dominato dalla legge del profitto assoluto dovuto alla forza dell’impatto mediatico che le emittenti americane garantiscono, supportate da organizzazioni e procuratori al momento dominanti sul mercato mondiale. Compreso quello cinese, potenzialmente senza confini, che ha DI
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sposato la Top Rank di Bob Arum, con i campioni olimpici Zou e Murata e i professionisti asiatici più forti, da Pacquiao a Golovkin, oltre alle nuove leve, che vedono nel sistema americano, l’occasione di quei guadagni che al momento l’AIBA non può assicurare. Per questo, l’operazione APB merita attenzione, pur nella sua dimensione ridotta in rapporto alle ambizioni iniziali, che indicavano almeno 120 iscritti, scesi agli attuali 80. Di fatto il primo approccio non assegna i preventivati titoli mondiali, ma gli altrettanto preziosi pass per i Giochi di Rio, e la prima partecipazione anche ai professionisti in regola (non oltre 20 incontri), con le normative AIBA. Non molte le adesioni, solo sette: i francesi Asloum (52) e Djelkhir (56), l’argentino Aquino (64), l’austriaco nato in Spagna Nader (69), l’azero Mamadov (69), il bulgaro Genov (81) e il franco-marocchino Outah (+91), apripista di un irrobustimento futuro, in virtù di incentivi ulteriori. Il calen-
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dario si mette in moto a fine ottobre (24-26) col primo storico colpo di gong in dieci sedi diverse, che aprono agli otto iscritti in ogni categoria la strada delle semifinali. Tra novembre e dicembre gli incontri che premiano i due promossi alle finali, di fatto già ammessi a Rio. A fine gennaio 2015 l’APB assegna il primo titolo della sigla. Non quello mondiale, ma un riconoscimento ufficiale. Questo primo esame si disputa sulla distanza dei sei round. Per incentivare l’attività, gli sconfitti del primo turno (quarti) si affronteranno per definire una classifica definitiva dal primo all’ottavo. La cintura mondiale AIBA avrà il riscontro in un successivo grande torneo, aperto ad altri pugili che sceglieranno l’APB, probabilmente più corposo, auspicabile con almeno 16 iscritti per categoria, sugli otto
youth nel 2012 e campione nazionale in grande crescita. Gli altri accoppiamenti riguardano Blanc (Arg) contro Barriga (Fil), entrambi ventunenni. Il filippino è stato la piacevole sorpresa tra i under Italia, titolare ad Almaty e a Londra, mentre Blanc non ha podi internazionali. Infine, il coreano Jonghun Shin, 25 anni, sul podio ai mondiali 2011 e 2009 contro il brasiliano Patrick Laurenco, 21 anni, esperienza WSB con l’Argentina. Media età: 23.8 anni. Sede prevista in Cina. 52 kg. Subito Vincenzo Picardi 30 anni, bronzo olimpico (2008), mondiale (20079 ed europeo (2010-2011) di fronte al favorito russo-armeno Alojan, 26 anni, duplice mondiale (2011-2013), mancino furbissimo. All’opposto, l’uzbeko Jasurbek Latipov 23 anni, vice iridato 2013, terzo nel 2011, con l’Ucraina nelle
30 anni, franco magrebino, lunga attività in maglietta, titolare ad Atene e Pechino fermato solo in finale da un certo Lomachenko, presente ai mondiali 2005 e 2007, pro dal 2009 al 2014, campione francese fino al ritorno con l’AIBA. Superabile il venezolano Yonni Blanco, 23 anni, battagliero ma poco esperto. Più difficile in semifinale l’argentino Alberto Mellian, 24 anni, forte colpitore, imbattuto nelle WSB, che affronta il keniano Njangiru, 29 anni, argento ai Giochi del Commonwealth 2010, nel ruolo di collaudatore. Nella parte bassa, il gia p -
...Tra novembre e dicembre gli incontri che premiano i due promossi alle finali, di fatto già ammessi a Rio... round fino ai quarti, sui dieci per semifinali e finali. Torneo previsto dopo i Giochi 2016, con un meccanismo diverso dal solito, poiché verrà offerto ai pugili battuti il possibile rientro attraverso i ripescaggi. Ognuna delle dieci categorie ha due teste di serie, che risultano agli estremi del roster. I 49 kg. li indicano nel russo David Ayrapetyan, 30 anni, bronzo a Londra, europeo 2006, argento (2009) e bronzo (2011) ai mondiali e nel kazako Birzhan Zakypov, 30 anni, titolare ai Giochi 2008 e 2012, iridato 2013 ad Almaty, bronzo nel 2005, pluricampione asiatico. Al primo manca l’avversario, mentre il secondo trova il quotato cinese Bin LV (19 anni) presenze nelle WSB, iridato
WSB, sfidato da Ilyas Souleimenov (Kaz) 23 anni, stile tocca e fuggi, titolare a Londra. Nella pancia dei mosca, Martinez (Arg) 21 anni con Elias Emigidio (Mes) 23 anni, provengono dalle WSB, tecnico il primo, un guerriero l’altro. Redouane Asloum (Fra) 33 anni, professionista (11-2-1) poco fortunato, due tentativi al titolo nazionale falliti, prova la strada del ritorno, titolare ad Atene, dovrà compiere un miracolo per battere il flessuoso algerino Mohamed Flissi, 24 anni. Altissimo, dai ritmi frenetici , argento mondiale nei 49 kg. in carica. Media età 25.4 anni. Sede prevista ad Algeri. 56 kg. Il francese Khedafi Djelkhir,
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ponese Satoshi Shimizu 28 anni, bronzo a Londra, presente a Pechino, trova l’azero Javid Chalabyev 22 anni, la sorpresa di Almaty, dove colse l’oro, in attesa di conferma. L’esperto russo Sergey Vodopiyanov 26 anni, oro iridato 2007, argento nel 2009, nessun podio ai Giochi 2008 e 2012, mestierante di classe, superiore al cinese Jiawei Zhang 25 anni, mancino aggressivo. Media età 25,9 anni. Sede prevista Argentina. 60 kg. Categoria equilibrata. Teste di serie il bronzo iridato Berik Abdrakhmanov, 28 anni, kazako e il brasiliano Robson Caonceicao, 25 anni attivo e vincente con i under. Il primo si confronta con il non docile irlandese David Joyce, 27 anni, famiglia di pugili, attivo nelle WSB,
pegnarsi contro l’ucraino Vyacheslav Kyslysyn, molto attivo nelle WSB, e il lituano Evalds Petrauskas, 22 anni, torello feroce ma poco tecnico. Tocca all’algerino Abdelkader Chadi, 28 anni, buone prove nelle WSB, saperlo contrare con colpi lunghi. Il non più verde bulgaro Boris Georgiev, 31 anni, europeo 2006, podio nel 2000 e 2002, bronzo ad Atene 2004, farà tanta fatica a contenere un colpitore rapido come il tedesco Artem Harutyuyan, 24 anni, radici armene, bronzo europeo nel 2013. Atteso l’ar-
jan, 22 anni, sangue russo, bronzo iridato dopo una semifinale feroce contro l’idolo kazako Yeleussinov. In basso il non più verde azero Fariz Mamadov, 34 anni, professionista dal 2001, sui ring tra Russia e Germania. Coraggioso o irresponsabile? Il russo Andrey Zamkovoy, 27 anni, bronzo a Londra, argento a Milano 2009, campione nazionale due volte, non sembra disposto a farsi da parte. Altro ritorno, quello del magiaro Gyula Kate, 32 anni, mondiale jr. nel 2000, bronzo europeo 2004 e 2006, idem ai mondiali 2003 e 2009, ritiratosi dopo la bocciatura da Mangiacapre, ci prova con l’APB, il primo passo contro Denys Lazarev, 24 anni, non eccezionale ma tra i migliori welter ucraini. Media età 25.8 anni. Sede
...atteso l’argentino Carlos Aquino, (...) visto lottare ma anche perdere col nostro De Donato... l’altro trova il tedesco Arthur Bril, 22 anni, alla sua portata. E’ il filippino Charly Suarez, 26 anni, l’avversario di Mirco Valentino che ha chiuso la stagione scorsa alla grande, battendo tra gli altri, il russo Selimov, oro mondiale 2007, capace di battere nella finale dello scorso luglio a Baku il plurititolato Lazaro Alvarez, talento cubano. L’augurio di mantenere il trend. Quarto match nella parte bassa, Hurshid Tojibaev, uzbeko di 24 anni, attivo nelle WSB col Messico, si confronta col russo Dmitry Polyansky, 25 anni, argento agli europei 2011, mancino molto aggressivo. Media età 25,9 anni. Sede prevista in Kazakistan. 64 kg. Manca un favorito. Teste di serie il russo Armen Zakaryan, 24 anni, europeo in carica, campione nazionale 2012, dovrà im-
gentino Carlos Aquino, 25 anni, professionista di livello (13-1), visto lottare ma anche perdere col nostro De Donato, elemento forte e resistente. Contro il messicano Pablo Romero, 24 anni, indomito guerriero del ring, sarà una battaglia senza respiro. Media età 25.7 anni. Sede prevista Algeria. 69 kg. Premiato l’ispano- austriaco Marcos Nader, 24 anni, professionista (18-1-1) fino al pochi mesi fa, battuto dal nostro Emy Blandamura in Germania per la cintura UE medi. Compito facile contro Rayton Okwiri, 28 anni, presente ad Almaty con tre vittorie, fermato agli ottavi. Prossimo rivale il vincitore tra due atleti dai colpi pesanti, il turco Onur Sipal, 25 anni, presente alle più importanti manifestazioni e il pericoloso tedesco Witaliji Marut-
prevista Austria. 75 kg. In alto il russo Artem Chebotarev, 25 anni, campione d’Europa 2010 e vice iridato 2013. Pugile dal rendimento alterno, con potenzialità notevoli. Difficile per Mario Delgado, 21 anni, ecuadoregno titolare a Londra, superare l’esame. Due menacciuti come il turco Adem Kilicci, 28 anni, bronzo ai mondiali 2007 a Chicago e argento europeo 2011, buona tecnica contro Xhen Paskali, 24 anni, tedesco d’Albania, campione nazionale 2012 e presenze WSB, che forse non basteranno. In basso il possente ucraino Dmytro Mytrofanov, 25 anni, visto all’opera col Messico e con gli Otamans, opposto al più tenero
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gli Otamans, opposto al più tenero romeno Bogdan Juratoni, 24 anni, bene impostato ma poco pungente. Fermo al bronzo del 2011 a Baku. Partenza facile per il mancino francese di Cabo Verde, Michel Tavares, 25 anni, tanta classe ma temperamento tiepido, mostrato alle WSB, avrà vita facile contro l’egiziano Hosan Abdin, 28 anni, che la metterà sulla rissa, per finire in piedi. Media età 25 anni. Sede prevista 81 kg. Si comincia con l’algerino Abdelhafir Benchabla, 27 anni, protagonista nelle WSB dalla loro nascita, opposto al bulgaro Spas Genov, 33 anni, professionista (7) e antico vice europeo 2006. Sotto troviamo l’irlandese mancino Joseph Ward, 20 anni, talento indubbio ma ancora involuto
bacheca, gioca in casa e affronta nell’esordio il bulgaro Tervel Pulev, 31 anni, che si barcamena da anni ai bordi del podio, senza mai arrivarci. Sicuramente più impegnativo il prossimo cliente, da indicare nel russo Aleksei Egorov, 23 anni, europeo in carica, impegnato contro l’algerino Ckonaib Boulodinats, 27 anni, il meglio dell’Africa ma non oltre. In basso staziona l’argentino Yamil Peralta, 23 anni, gigante emergente, bronzo mondiale 2013, opposto al kazako Anton Pinchuk, 26 anni, da
gerino Newfel Outah, 27 anni, 2 metri, (12-1), mentre il russo mancino Magomed Omarov, 24 anni, fermo all’europeo 2011, incrocia l’ex speranza francese Tony Yoka, 22 anni, gigante dal carattere d’argilla, come la mascella. Media età 25,4 anni. Sede prevista Azerbajan. Media generale 25,6. Sono presenti 5 ori mondiali: Khakipov 49, Alojan 52, Chalabyev 56, Russo 91 e Medzhidov +91, 4 argenti e 6 bronzi. Nessun oro olimpico, 2 vice campioni e 7 bronzi. Le borse partono da un minimo di 2500 dollari ad oltre 10.000 per i più titolati. Il piazzamento di ogni manifestazione farà cumulo nel computo totale per la classifica conclusiva. Quella che servirà a realizzare il torneo del 2016
...Clemente Russo, 32 anni, due ori mondiali e due argenti olimpici in bacheca, gioca in casa e affronta nell’esordio il bulgaro Tervel Pulev... contro il russo Nikita Ivanov, 28 anni, campione europeo in carica. Da monetina. Mentre il kazako Adilbeki Nyazymbetov, 25 anni, boxe difficile da interpretare, argento a Londra e ad Almaty, dovrebbe passare indenne all’esame del francese Mathieu Bauderlique, 25 boxe piacevole, senza potenza. Equilibrio tra l’uzbeko Obybek Mamazulunov, 24 anni, bronzo mondiale 2013 e l’iraniano mancino Eusan Rouzbahami, 26 anni, elemento forte, con l’Astana alle WSB. Media età 28,5. Sede prevista Bulgaria. 91 kg. Clemente Russo, 32 anni, due ori mondiali e due argenti olimpici in
tre stagioni campione nazionale. Infine, Jovanta Charles (Usa) 30 anni, qualche apparizione nelle WSB, misura il valore del tedesco Emir Ahmatovic, 27 anni, terzo agli ultimi europei. Media età 27,5 anni. Sede prevista Roma. + 91 kg. Qui l’AIBA ha centrato il full, Manca solo il croato Hrgovic, il resto è il meglio dei giganti. Il doppio iridato Mago Medzhidov, 27 anni, russo azero gigantesco, parte favorito con Mihai Nistor, 23 anni, brevilineo romeno generoso ma limitato. L’ucraino Sergey Verveyko, 26 anni, è da scoprire contro il furbo marocchino Mohammed Arjaoui, 27 anni, diabolico e imprevedibile. In basso il tedesco-russo Erick Pfeifer, 27 anni, bronzo mondiale trova il lungo professionista al-
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che assegna i primi mondiali APB. Le sedi indicate sono soggette a cambiamenti. Sono 30 le nazioni che hanno aderito al torneo, la Russia è l’unica ad aver iscritto dieci pugili, seguono Francia con 5 e Germania con 6, Argentina, Kazakistan e Algeria con 5, a quota 4 c’è Ucraina, con 3 Italia, Uzbekistan, Azerbajan e Bulgaria. Cuba non è interessata al discorso del professionismo. Assenti anche Inghilterra e Portorico.
In prima pagina Clemente Russo e il suo avversario Tervel Pulev A sinistra in alto Domenico Valentino e a destra Vincenzo Picardi A fondo pagina da sinistra: Ahmatovic, Egorov, Pinchuk, Russo, Pulev, Peralta, Charles, Bouloudinats.
X V ROUND ITALIA BOXING R I NG
I N S TA N C A B I L E
NAZIONALE Ricco programma di impegni agonistici per le nostre nazionali DI
LA
TOMMASO
S E C O N DA
metà del 2014, come del resto lo è stata la prima, prevede un ricco programma di impegni agonistici per le nostre compagini nazionali. La Nazionale Elite Maschile, conclusa la fase di preparazione che ha visto i boxer azzurri dividersi tra Training Camp in Italia e all’estero, si è recata in terra di Bulgaria per prendere parte al Main event del corrente anno: l’EUBC EU Boxing Championships. 8 i nostri atleti chiamati dal RT dell’Italia Boxing, Raffaele Bergamasco, a prendere parte a quest’evento il cui resoconto dettagliato è presente in questo numero di Boxe Ring.
C A M P I O N AT O D E L L’ U N I O N E
E U R O P E A
a parte, il più importante happening estivo per i nostri settembre li ha visti contrapposti ai pari età svedesi. La prima sfida ha avuto luogo in quel della Palestra Comunale di via Maroncelli a Marina di Grosseto (GR) l’11 settembre. 5-5 il risultato finale tra la nostra compagine e quella scandinava, alla fine di dieci bellissimi incontri organizzati dalla
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C AVA L L A R O
FPI in collaborazione con la ASD Fight Gym Grosseto. Presente nel parterre il Presidente FPI Al-
berto Brasca. La seconda, invece, si è svolta sabato 13 a Napoli presso la Mostra d’Oltremare. Match che ha fatto parte di una serie di eventi sportivi, organizzati dal CONI Regionale Campania, per festeggiare i 100 anni del Comitato Olimpico Nazionale. I nostri portabandiera, stavolta, sono riusciti ad imporsi sugli scandinavi per 5-3.
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PASSANDO
al Team Elite Femminile, il mese di agosto è stato contrassegnato da due stage di allenamento, svoltisi entrambi presso il Centro Nazionale di Pugilato di Santa
Maria degli Angeli (Assisi – PG), in vista dei Mondiali AIBA in programma nel prossimo mese di novembre (13-15 Novembre) a Jeju in Corea del Sud.
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ELITE
ARECCHIA
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M A S C H I L E E
FEMMINILE
che hanno preso parte insieme all’edizione 2014 dell’International A. Komert Boxing Tourna-
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ment, che ha avuto luogo nella capitale turca, Istanbul, dall’8 al 13 settembre. 8 gli atleti azzurri che si sono destreggiati sul ring di quella che fu un tempo Costantinopoli e che si sono portati a casa un oro (Flavia Severin +81 Kg) e tre bronzi (Alessia Mesiano 57 Kg, Romina Marenda 60 Kg e Francesca Amato 69 Kg).
LIZZI,
nella fase di preparazione per quest’importantissimo happening, hanno partecipato al Dual Match tra l’Italia e la Svezia che si è sviluppato su una doppia serata. Il primo confronto tra le due Nazionali, disputato a Pescara nella serata di venerdì primo agosto sul ringside allestito presso il Lido Balneare Medusa, è stato
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che concerne le compagini giovanili, l’attenzione è stata focalizzata sul Torneo Pugilistico delle Olimpiadi giovanili andato in scena a Nanchino dal 23 al 27 agosto, cui hanno preso parte 4 alfieri italiani: Irma Testa, Monica Floridia, Vincenzo Lizzi e Vincenzo Arecchia. Youth Olympic Games, che hanno regalato alla boxe italiana ben 3 medaglie (1 oro, un argento e un bronzo), dei quali è presente un report sempre in questo numero.
vinto dai nostri atleti per 6-2. Vittoria italiana (stavolta per 6-1) arrivata anche alla fine della seconda sfida, che ha avuto luogo il 3 agosto scorso ad Anzio (RM).
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X VI ROUND EUBC EUROpEAN UNION BOXING ChAmpIONshIp R I NG
EUBC EU Boxing Championship M A N G I ACA PR E
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MANFREDONIA
PRÌNCIPI D ’ E U R O PA A Sof ia anche un argento con Vianello e bronzo con Cappai DI
TOMMASO
GREGORIO
L ’ E U R O PA
orientale continua a essere terreno di conquista per le “truppe” Tricolori. Negli ultimi anni, infatti, i nostri atleti si sono messi al collo svariate medaglie d’oro, d’argento e di bronzo tra Europei, Campionati UE e Mondiali Giovanili ed Elite svoltisi ad Est del Danubio. Così è avvenuto all’ l'ottava edizione degli EUBC EU Boxing Championships che si è tenuta a Sofia presso le strutture dello
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EMANUELE
casa – nella classifica per medaglie in virtù di 2 ori , un argento e un bronzo. Il Tricolore, inoltre, ha avuto modo di sventolare più in alto di tutte le altre bandiere grazie a Vincenzo Mangiacapre che, oltre all’oro nei 64 kg, è stato insignito anche del titolo di miglior pugile del torneo. Mangiacapre, quindi, ha centrato il suo primo oro a livello internazionale dopo il bronzo il bronzo agli Europei 2011, quello ai Mondiali 2011 e il più recente
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FELICIANTONIO
possibile erede per capitan Roberto Cammarelle. Guido Vianello, che veste la canotta Azzurra da tempo visto che si è fatto tutta la trafila delle giovanili, ha disputato un eccellente torneo, arrivando in finale, dove è stato sconfitto 3-0 dall'inglese Frazer Clarke, ricevendo I complimenti sia dal suo avversario che da tutto il team di “Sua Maestà”. Una finalissima nella quale Vianello ha gareggiatoin condizioni menomate a
...nei +91 l’Italia ha forse trovato un possibile erede di Roberto Cammarelle. Guido Vianello, che veste la canotta Azzurra e si è fatto tutta la trafila delle giovanili... Sport Hall sito in “Park Borisova Gradina” tra l’8 e il 16 agosto 2014. 131 i pugili che vi hanno preso parte, provenienti dalle seguenti 23 nazioni: Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Inghilterra, Finlandia, Francia, Georgia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Kosovo, Moldavia, Macedonia, Polonia, Slovacchia, Scozia, Spagna, Turchia. Trionfale il bilancio finale per la nostra compagine, che ha chiuso in prima posizione – a pari merito con il team bulgaro padrone di
delle Olimpiadi londinesi 2012. Straordinaria anche l’impresa di Valentino Manfredonia, che superando per 2-1 il forte irlandese O'Neill e si è messo in tasca l'oro negli 81 Kg. Per il pugile campano, campione d’Italia in carica, non è solo la prima affermazione a questi livelli, ma anche l’ennesima dimostrazione di un suo progressivo miglioramento, che nell’ultimo anno l’ha portato ad essere una delle colonne dell’Italia Boxing Team. Nei +91 l’Italia ha forse trovato un
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causa di una ferita rimediata nell’aspra semifinale contro il georgiano Bakhtidze. Il bronzo azzurro è arrivato grazie a Manuel Cappai, che nella semifinale 49 Kg ha perso contro il bulgaro Andonov, la medaglia d’oro dei mosca. Queste le parole di Raffaele Bergamasco, Head Coach Italia Boxing Team Nazionali Maschili: "Grande soddisfazione per queste 4 medaglie, che sono la conferma di quanto si valido il gruppo di atleti della nsotra rappresentativa.
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Da sinistra a destra dall’alto in basso: Valentino Manfredonia, Vincenzo Mangiacapre e l’Italia Boxing Team a Sofia
Vincenzo (Mangiacapre, ndr) ha strameritato questo oro e ha dato prova di essere in un ottimo stato di forma. Commovente, in senso positivo, Valentino Manfredonia, che, dopo aver perso la prima ripresa, ha letteralmente dominato il pugile irlandese. Il suo oro arriva alla fine di una competizione in cui è stato eccezionale sotto tutti i punti di vista. Vianello ha disputato un grandissimo incontro, a dispetto della ferita che si è portato dietro dal match di ieri. Pur perdendo, ha ricevuto i complimenti di tutto il team inglese. In conclusione voglio ringraziare tutto il team presenta a Sofia, a partire dal Team Leader, Angelo Musone, che è stato sempre vicino i ragazzi anche durante gli allenamenti. Per proseguire con gli atleti, che sono stati fantastici. Senza dimenticare il grande lavoro di Maurizio Stecca, come mio vice, di Fabio Morbidini, il fisioterapista e del dott. Fabbri."
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R I S U L TAT I FINALI #SOFIA14:
49 Kg Andonov (BUL) vs Mezei (SVK) 3-0 52 Kg Konki (FRA) vs Riscan (MDA) 3-0 56 Kg Koota (FIN) vs Gojan (MDA) GOJAN Vince per WO 60 Kg Joyce (IRL) vs Eranosyan (GEO) 3-0 64 Kg Ismetov (BUL) vs Mangiacapre (ITA) 1-2 69 Kg Chamov (BUL) vs Stanionis (LTU) 2-1 75 Kg Assomo (FRA) vs O'Reilly (IRL) 2-1 81 Kg O'Neill (IRL) vs Manfredonia (ITA) 1-2 91 Kg Jakubowski (POL) vs Guledani (GEO) 2-1 +91 Kg Clarke (ENG) vs Vianello (ITA) 3-0
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49 Cappai Manuel (GS Fiamme Oro); 56 D’Andrea Riccardo (GS Forestale); 60 Introvaia Fabio (Medaglia D'Oro); 64 Mangiacapre Vincenzo (GS Fiamme Azzurre); 69 Di Russo Alfonso (BT S. Di Marco); 75 Cavallaro Salvatore (GS Fiamme Oro); 81 Manfredonia Valentino (Pug. De Novellis); +91 Vianello Guido (GS Forestale). Team Leader: Musone Angelo; Head Coach: Bergamasco Raffaele; Assistant Coach: Stecca Maurizio; PhysioTherapist: Morbidini Fabio; Referee & Judge Venturu Pietro Matteo; Team Doctor: Fabbri Bruno.
X VII ROUND YOUTh OLImpIC GAmEs NANJING 2014 R I NG
Youth Olympic Games Nanjing 2014
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NANCHINO Oro per Arecchia, argento per Irma Testa e bronzo per Lizzi
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NANCHINO
è il capoluogo della provincia di Jiangsu e ha un posto d’onore nella storia e nella cultura della Cina, essendo stata la capitale per molto
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britanniche nel 1842 durante la Guerra dell’Oppio e per essere stata la città dove fu firmato il trattato che vi pose fine. Per gli appassionati di pugilato rimarrà nel cuore per le tre medaglie conquistate dai nostri alfieri alla seconda edizione dei Giochi Olimpici giovanili, ivi svoltasi tra il 16 e il 28 agosto. Un oro, un argento e un bronzo più un 5° posto sono in sintesi l’eccellente bottino conquistato in questa trasferta. La medaglia del metallo più prezioso se l’è messa al collo Vincenzo Arecchia nei 64 Kg. Secondo alloro a livello internazionale per questo giovane, cresciuto – come molti altri
ARCHIVIO
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di Vincenzo Lizzi, che si è inchinato solo in semifinale (69 Kg) davanti al portoricano Solano. L’atleta della Boxe Morello non si è perso d’animo, dopo la sconfitta che gli ha negato la finalissima, ma ha sfoderato una prestazione eccezionale nella finalina per il bronzo, nella quale ha fatto contare due volte – con relativo stop al match – il bielorusso Adzinayeu. Irma Testa ci ha ormai abituato a vincere qualcosa nelle competizioni che contano. La pugile della Boxe Vesuviana, contando questo argento olimpico, è arrivata alla sesta medaglia consecutiva negli ultimi sei Tor-
...“Il 3-0 credo che sia un risultato eccesivo a favore della cinese. Il match è stato equilibrato, ma sapevamo che per vincere avremmo dovuto fare qualcosa in più... tempo. Posizionata nel bacino di drenaggio del Fiume Azzurro e nella zona economica del Delta Nanchino è da millenni una delle città più importanti. E’ la capitale ufficiale della Repubblica di Cina anche se la capitale provvisoria di quest’ultima è Taipei essendo Nanchino nella Repubblica Popolare Cinese. E’ un importantissimo centro nei campi dell’educazione, della ricerca, dei trasporti all’avanguardia e del turismo. Storicamente famosa anche per essere stata invasa dalle truppe
campioni passati e presenti – nella Excelsior Boxe del maestro Domenico Brillantino. Il boxeur campano per raggiungere questo straordinario risultato ha battuto nei quarti il forte ucraino Petrov, in semifinale il turco Avci e in finale il giapponese Suzuki (pugile nipponico che però non ha disputato la finale, causa KO subito nella semifinale contro il russo Tumenov, squalificato però nello stesso match per aver colpito il suo avversario dopo lo stop dell’arbitro…. ndr). Di bronzo, invece la medaglia
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nei Internazionali a cui ha partecipato. Dal 2012 in poi, infatti, ha vinto: il bronzo agli Europei Junior 2012, l’argento ai Campionati Junor UE 2013, l’Oro al Mondiale Junior 2013, l’argento al Torneo di qualificazione YOG 2014 e l’oro agli ultimi Europei Youth di Assisi. Irma Testa, che ha rischiato di non prendere parte alla competizione olimpica causa un problema fisico a pochi giorni dalla partenza per Nanchino, ha dimostrato nuovamente di avere le qualità della Campionessa.
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L’unica a non salire sul podio, trovando la strada sbarrata dalla medaglia di argento Clara Ginty (Irlanda), è stata Monica Floridia che però è stata capace di far suo il 5° posto, battendo nella finale 5/6 l’ucraina Bondarenko. Soddisfatti, ovviamente, sia Emanuele Renzini, Responsabile Tecnico delle Nazionali Femminili, che Raffaele Bergamasco, Responsabile Tecnico dell’Italia Boxing Maschile. Il primo nel ruolo di Head Coach della spedizione Azzurra in Cina, ha così commentato pochi secondi
dopo la conclusione la finale della Testa: “Il 3-0 credo che sia un risultato eccesivo a favore della cinese. Il match è stato equilibrato, ma sapevamo che per vincere avremmo dovuto fare qualcosa in più rispetto all’avversaria. Complimenti comunque a Irma che, causa un problema fisico, ha rischiato di non esserci a queste Olimpiadi. Da talento quale è arrivata a un passo dall’oro. Sono contentissimo per il risultato di squadra. Tre medaglie e un quinto posto non sono cosa da poco.” Queste, invece, le parole di Lello
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Bergamasco: “Logicamente sono felice per i successi dei nostri ragazzi, che stanno raccogliendo i frutti del grande lavoro fatto in questi mesi. Queste medaglie sono la lampante dimostrazione di quanto sia roseo il futuro della nostra boxe, visto che questi atleti tra breve entreranno a far parte delle Nazionali Elite”.
Da sinistra a destra dall’alto in basso: L’oro di Arecchia, l’argento di Irma Testa e ilbronzo di Lizzi; due momenti dell’angolo con Renzini, Testa e Floridia 5 classif icata.
X VIII ROUND INTERCONTINENTALE IBF R I NG
ESPOSITO CA M P I O N E Intercontinentale IBF DI
ISCHIA, 29.08.
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In una bella serata di boxe nel piazzale Aragonese, gremito di pubblico, Samuele Esposito ha superato ai punti Christopher Sebire al termine di 12 estenuanti riprese. Diciamo subito che il pugile campano ha vinto meritatamente anche se il match per lunghi tratti si è svolto con capovolgimenti di fronte. In verità non era iniziato bene per l’allievo di Zurlo, il francese sembrava avere imbroccato la tattica giusta con la sua abilità di sapersi trovare fuori dalla traiettoria dei colpi avversari per poi piazzare dalla media distanza un incisivo sinistro e un destro pungente. Ad onor del vero Esposito favoriva la tattica del francese con attacchi sconclusionati e prevedibili, anche se la raccomandazione del suo maestro era quella di lavorare da vicino. Pian piano il campano si scioglieva, ma occorreva arrivare al sesto round per avere la
ALFREDO
B RU N O
visione completa delle sue possibilità. Cambia clichè con Esposito che bombarda il francese con serie di 3-4 colpi, ricordandosi che al corpo si possono raccogliere buoni frutti e così arriva un terrificante montante che costringe l’avversario ad accasciarsi dolorante, salvato dal conteggio e dal gong provvidenziale. Una ripresa da due punti che riapre…la sfida. Un doppio effetto che galvanizza l’allievo di Zurlo che parte meno largo e logora l’avversario con un duro lavoro dalla corta, che serve a tenere il francese in affanno. Applausi meritati per i due al suono del gong. Il verdetto, sia pure di misura, non ammette repliche 116112, 115 - 112, 114-113, all’unanimità Samuele Esposito è il nuovo campione Intercontinentale IBF dei superleggeri e riceve la cintura dal supervisor Roberto Rea, titolo conquistato prima di lui da Michele Piccirillo, Giuseppe Lauri e Fedele Bellusci. Molto atteso era anche il match che vedeva di fronte Luca Messi e Salvatore Annunziata, entrambi appartenenti alla Colonia di Biagio Zurlo. Annunziata partiva molto bene anticipando con precisione le intenzioni del “Bomber di Bergamo”, il suo sinistro mieteva punti su un avversario che lo pressava. Nella seconda metà del match le cose cambiavano: Messi intensificava i suoi attacchi e Annunziata non sembrava più così
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brillante come all’inizio. Il pugile napoletano non doppiava i colpi e “legava”, tattica che in un certo modo favoriva Messi che non desisteva un attimo dal colpire. Parliamo pur sempre di un pugile che ultimamente combatteva con il contagocce e che ha compiuto i 39 anni. Nonostante questo riusciva a mettere in apprensione l’avversario, arrivando a segno con qualche colpo di una certa consistenza. Verdetto di misura assegnato ad Annunziata, Messi, anche se in maniera sportiva, non era d’accordo. Uno spettacolo a parte lo ha fornito Vittorio Parrinello, grazie anche all’impegno profuso da Bergantino per capovolgere un risultato mai in discussione, che pone all’attenzione di tutti un campione, deciso a sfondare anche tra i professionisti. Infine il piuma Tommasone, in procinto di battersi con Mario Pisanti per il titolo italiano dei piuma, svolgeva una vera e propria seduta di allenamento senza forzare su un volenteroso Luca Genovese. Organizzazione Boxe Loreni
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In foto, un concentratissimo Samuele Esposito Nella pagina a fianco, Mirko Larghetti
mONDIALE WBO ROUND IX X
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L’italiano si è rivelato un duro avversario HALLEN, 30. 08. 2014 - Gli occhi alzati al cielo dal vecchio manager di Marco Huck dopo la conclusione del match sono tutto un programma. Al Gerry Weber Stadium nella megariunione organizzata dalla “Sauerland Event” Larghetti ha perso ai punti grazie alle ultime tre riprese, nelle quali aveva cominciato ad accusare stanchezza e il logoramento per contrastare la tensione ed un avversario, al di là dei suoi meriti, molto forte fisicamente che lo ha aggredito per buona parte del match usando spesso anche i gomiti, cosa che l’arbitro Reiss ha lasciato correre senza mai intervenire, mentre un richiamo ci avrebbe dovuto stare. L’ultima ripresa è stata addirittura da “giallo”: Huck che ormai aveva la situazione in pugno intensificava i suoi assalti, Larghetti a pochi secondi dal termine veniva scaraventato alle corde ed era tempestato da una serie micidiale dalla corta distanza, cadeva, sia pure, lentamente al tappeto in quello che avrebbe potuto essere un classico ko e sarebbe stato una beffa. Ma prima che l’arbitro potesse iniziare il conteggio suonava il gong e si doveva quindi attendere il responso dei cartellini, che però non ammetteva repliche: due erano in fotocopia di 116-112 e uno di 118 a 110. Marco Huck ha conservato il titolo WBO dei cruiser per la 13ma volta eguagliando il record di Johnny Nelson, che gli italiani
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LARGhETTI
hUCk SORPRENDE
SUPER
ricordano vincitore di Aurino e Cantatore. Il match, tranne nei primi e negli ultimi round, a cominciare dalla terza ripresa quando Larghetti esce dal guscio della prudenza e piazza dalla media distanza un destro visibilmente sentito da Huck che cerca di replicare alla “cieca”, diventa equilibrato. E’ un campanello d’all a r m e anche per il pubblico che non sarà la classica
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serata scontata. Huck indubbiamente è superiore dalla lunga distanza con un sinistro interminabile, ma appena la distanza s’accorcia scatta il destro di un Larghetti che ha gettato alle ortiche ogni timore reverenziale. All’angolo dell’italiano c’era Mario Massai, senz’altro l’artefice dei progressi del pugile marchigiano da quando si allena a Civitavecchia, mentre all’angolo di Huck nella sua funzione di cutmen c’era Giulio Spagnoli oltre all’anziano tecnico Wegner. Non è stata una serata fortunata per i pugili italiani. Giuseppe Brischetto abbandonava all’ottavo round di fronte all’imbattuto Enrico Koelling che ha così mantenuto il titolo Intercontinentale WBA dei mediomassimi.
X X ROUND TITOLO UE mAssImI LEGGERI R I NG
TITOLO UE
MASSIMI LEGGERI
D E L U D E L O VA G L I O C O N T R O
VUGDELIJA Il successore di Larghetti. DI
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13. 09. 2014
Maurizio Lovaglio è stato per il pubblico di Grugliasco una delusione cocente, contro il croato Stjepan Vugdelija non è stato mai in gara dando l’impressione che il comando che parte dal cervello per finire al braccio sia rimasto semplicemente nelle intenzioni. L’allievo di Pasqualino indubbiamente si è trovato in una serata di luna storta: non partivano i colpi, la sua tattica migliore diventava la trattenuta cosa che non poteva impedire all’avversario di pescarlo duramente in alcune occasioni e si sa che il nostro pugile non ha la mascella di granito. Nella quarta ripresa sembrava che tutto quello che si era visto fino ad allora fosse stato un semplice incubo osservando un Lovaglio più tonico, pia illusione di fronte a un quinto round disastroso con tre conteggi e una squalifica che sapeva di salvagente. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che Vugdelija è un atleta molto forte e in piena ascesa. Aveva dimostrato il suo valore a novembre contro Mirko Larghetti sempre per il titolo dell’ Unione Europea dei massimi leggeri. Il pugile marchigiano conservò il titolo, ma tribolò non poco negli ultimi round. Che Vugdelija non fosse un fuoco di paglia lo ha dimostrato a Grugliasco e poco prima cedendo di stretta misura di fronte al polacco Masternak, considerato tra i primi cinque d’Europa. Tutte avvisaglie che dovevano tenere abbondante-
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mente in allarme Lovaglio e il suo entourage. Un peccato perché il piemontese, pur altalenante nelle sue prestazioni, ma in possesso di un destro duro da digerire aveva addolcito la bocca dei suoi sostenitori con la formidabile prestazione contro l’allora campione italiano Bruzzese, battuto prima del limite al decimo round, ma soprattutto con la fulminea vittoria ottenuta sul sardo Erittu, pugile di garantita quotazione inter-
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nazionale. La riunione era organizzata da Mario Loreni con la collaborazione della Boxe Grugliasco di Antonio Pasqualino. Negli altri incontri vittorie del piuma Daniele Limone e del supermedio Roberto Cocco su Yassine Habachi per kot 3; mentre Daniele Limone e l’albanese Sponza superavano ai punti Bergantino e Camino. Sotto, Lovaglio in una immagine di repertorio.
ROUND XI X
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Raffaele Bergamasco
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D I T O M M A S O G R E G O R I O C AVA L L A R O E N R I C O D AT T I - M A R G E L L O G I U L I E T T I
Intervista al tecnico della nazionale maschile “Tutti pensano che la Boxe sia uno sport individuale. Si sbagliano di grosso, perchè sul ring quando indossi la Canottiera della Nazionale non sei da solo ma insieme con i tuoi compagni che ti sostengono dagli spalti e con cui ti alleni tutti I giorni”.
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Questo il Bergamasco pensiero, che ai più potrebbe sembrare un parodosso visto che parlare di team quando si tratta l’argomento pugilato agli occhi di molte persone suona quasi come un ossimoro. Non per il Responsabile Tecnico delle Nazionali Maschili di Pugilato, che ha sempre puntato forte su questo concetto della “Compagine Pugilistica Azzurra” intesa come Gruppo Unito di Uomini e non come mera somma di individualità pugilistiche. A ben vedere, non si può non essere d’accordo con lui alla luce degli ottimi risultati ottenuti dai nostri ragazzi dal gennaio 2013, mese in cui Bergamasco ha preso il timone del comando delle SquadreAzzurre Maschili, ad oggi. Da quando sei entrato in carica hai messo insieme tra Nazionali Giovanili ed Elite ben 32 medaglie tra Mondiali, Europei, Campionati UE, Giochi del Mediterraneo ed Olimpiadi. Qual è il merito di Coach Bergamasco nel raggiungimento di questi straordinari risultati? Coach Bergamasco non è da solo ma è affiancato da un team di collaboratori che hanno permesso il raggiungimento di tali risultati, che sono arrivati grazie ad un lavoro scrupoloso e attento sia sul-
l’aspetto tecnico-pugilistico che su quello caratteriale di ogni singolo atleta, cercando di tirar fuori le doti che già possiede ma che spesso non sa di avere. Partiamo dai più grandi. 4 medaglie nel recente campionato UE di Sof ia e Mangiacapre eletto miglior pugile.
“...sul ring quando indossi la canottiera della Nazionale non sei da solo ma insieme con i tuoi compagni...” Una nazionale Elite nella quale sembra esserci il giusto mix tra vecchia e nuova generazione. Non può che esserci f iducia pensando a Rio, non trovi? Quando fui scelto per il ruolo di DT, ero scettico sul dover per forza portare avanti un ricambio
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generazionale in una squadra che negli ultimi 2 quadrienni aveva vinto tutto o quasi. Ho avuto alla fine il coraggio, o se volete chiamatela pure incoscienza, di puntare su ragazzi che hanno voglia di mostrare le loro qualità pugilistiche e di scalare l’Olimpo del nostro sport. Il mio compito sta nel fargli capire che lavorando bene e con tanta dedizione si possono raggiungere dei traguardi inaspettati. Riguardio Rio, da scaramantico quale sono, preferisco non espormi più di tanto. Mi ritengo comunque fiducioso. Nazionale Elite che vedrà arrivare alcuni innesti dalle retrovie. In questo senso l ’exploit di Arecchia (oro alle Olimpiadi Giovanili 2014) e Lizzi (Bronzo nella stessa competizione) è la cartina di tornasole di quanto siano validi i giovani virgulti della boxe italiana. A tal proposito qual è il tuo punto di vista? La prima idea in veste di DT è stata subito quella di unire la elite e la youth, precedentemente divise, per far sì che i giovani crescessero sotto tutti i punti di vista attraverso allenamenti congiunti con la prima squadra. Tutto ciò è stato fatto poiché ho molta fiducia nelle qualità tecnico-agonistiche dei nostri ragazzi e penso che non possa che giovare loro un confronto con-
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tinuo con pugili già affermati e che da tempo fanno parte della Nazionale Maggiore. Sia tu che i membri del tuo staff presenziate costantemente a tutti i tornei giovanili. Puoi spiegare ai nostri lettori quanto è importante l’opera di scouting per trovare i futuri Cammarelle, Russo e Mangiacapre? È fondamentale poiché permette sia di avere un quadro completo del livello nazionale del pugilato e che di individuare gli atleti di prospettiva su cui poter lavorare per la partecipazione alle varie competizioni internazionali. Nelle tue dichiarazioni ti soffermi spesso a parlare di una squadra più che del singolo boxeur. Quanto è importante per Coach Bergamasco che i suoi pugili siano un team unito più che un gruppo di individui? È stata sempre la mia arma vincente non solo nello sport. Un grande leader deve sempre essere accompagnato da gruppo valido e unito. Pur essendo il pugilato uno sport individuale, è fondamentale che il boxer in gara senta il sostegno dei compagni di squadra. Altra cosa fondamentale, a mio avviso, per un Tecnico è il fatto di non elogiare il singolo ma di no-
minare sempre tutti gli atleti di un team, anche se quel singolo ha vinto più degli altri. Nei recenti Campionati UE, svoltisi a Sofia ad agosto, ho cercato di dare risalto al risultato di squadra più che a quelli di ciascun pugile. Un torneo nel quale, è bene ricordalo, abbiamo vinto due ori (Mangiacapre
“...lavorando bene e con tanta dedizione si possono raggiungere dei traguardi inaspettati...” 64 Kg e Manfredonia 81 Kg) un argento (Vianello +91 Kg) e un bronzo (Cappai 48 Kg) e Mangiacapre è stato eletto miglior pugile.. Ultima domanda sul Bergamasco uomo. Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta per te il pugilato non solo dal punto di vista sportivo, ma
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anche da quello umano? Bella domanda. Sono nato in una famiglia di pugili che viveno per e di Noble Art. Mio padre ha sempre ritenuto che la Boxe fosse una “Scuola” di vita sia dal punto di vista sportivo che umano. Non sono stato un eccellente pugile (piccola bugia del Nostro Tecnico che da agonista ha vinto per 5 volte il Titolo Italiano, ndr), ma ho sempre avuto dentro di me la voglia di insegnare questa splendia arte. Appesi I guantoni al chiodo, sono diventato tecnico nazionale con la squadra femminile, periodo in cui il pugilato italiano in rosa stava emettendo I primi vagiti e di cui ho bellisimi ricordi. Un percorso, quella da tecnico, nel quale ho avuto la fortuna e la bravura di arrivare nel posto in cui sono ora. Questo sport mi ha dato tanto e mi ha aiutato a crescere sotto tutti gli aspetti. Il mio unico modo per rendergli grazie è di trasmettere ai miei atleti la mia grande passione per la Noble Art e consentire loro di divenire allo stesso tempo eccellenti boxer e grandi uomini. Spero che tutti i sacrifici fatti da me e dalla mia famiglia mi portino a ottenere quei risultati cui la boxe tricolore è stata abituata a dare allo sport italiano.
X XII ROUND pOLIZIA DI sTATO R I NG
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Un’attrezzatissima palestra all’Istituto di Polizia di Spoleto
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fra l'Istituto per Sovrintendenti della Polizia di Stato di Spoleto e il pugilato è iniziato nel 2002 quando la struttura ospitò i primi Campionati Italiani Assoluti Femminili della storia. Allora denominata Scuola Agenti della Polizia di Stato e diretta dal dottor Ciro Nobile, l'Istituto ha ripreso la collaborazione con la boxe nel dicembre dello scorso anno con l'incontro internazionale ItaliaCroazia. Il costruttivo rapporto è continuato nel 2014, come ci spiega l'attuale Direttore Teresa Bifulco. In Polizia dal 1992, la dottoressa Bi-
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POLIZIA
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fulco ha ricoperto numerosi importanti incarichi: Vicedirigente della Polizia Stradale di Brescia e di Napoli, ha fatto parte della Squadra di Polizia Giudiziaria del Lazio, del Servizio di Polizia Stradale, della Segreteria del Vicecapo Vicario della Polizia ed infine Direttore delI' Istituto nel 2013. "Dal mese di gennaio di quest' anno abbiamo iniziato ad ospitare i ritiri collegiali di pugili di interesse nazionale. Ciò deriva dal protocollo rinnovato per il quadriennio 20142017 fra Polizia di Stato e CONI, firmato dal Capo della Polizia, Di-
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SPOLETO
rettore Generale della Pubblica Sicurezza Prefetto Alessandro Pansa e dal Presidente del CONI Giovanni Malagò ; questo accordo ha lo scopo di mantenere ed accrescere il patrimonio sportivo nazionale di tutti gli sport. Noi operiamo con il pugilato in questo siamo favoriti dalla vicinanza con il Centro Nazionale di Pugilato di Santa Maria degli Angeli. L'obbiettivo, nell'ambito del protocollo, è di favorire l'avvicinamento dei giovani allo sport attraverso diverse iniziative, fra le quali la costituzione di Sezioni Giovanili Fiamme Oro, come è già avvenuto a Marcianise. In questa attività occorre sottoli- neare l'importante ruolo del Direttore dell'Ufficio per il Coordinamento dei Gruppi Sportivi della Polizia di Stato Fiamme Oro dottor Francesco Montini e del dottor Flavio D'Ambrosi, Consigliere della FPI. Importante è stata anche la disponibilità della nostra Direzione Centrale per gli Istituti d'Istruzione. Personalmente sono contenta di questa attività sportiva nell'Istituto. Ritengo infatti che la pratica sportiva sia fondamentale e che debba iniziare fin dai primi anni di vita; è molto importante come elemento di equilibrio nella vita quotidiana e nel nostro lavoro è quasi indispensabile. Riguardo ai ritiri collegiali, ne abbiamo già ospitati 13 per un totale di 282 partecipanti, in
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maggioranza molto giovani. Come impianti disponiamo di una Palazzina dello Sport, nella quale si possono svolgere le competizioni con una capienza di 400 posti a sedere; vi sono inoltre una ampia sala con attrezzatura pesistica ed un'altra con 3 ring e 12 sacchi. Gli atleti vengono ospitati in comode camere a 2 letti e dispongono anche del servizio mensa ". La sistemazione è stata molto apprezzata sia dai pugili che dagli allenatori, come ci ha detto il Direttore Tecnico delle Squadre Nazionali Maschili Raffaele Bergamasco.
Infine domandiamo alla dottoressa Bifulco quali sono i programmi per il futuro. "Tenendo conto che l'Istituto per Sovrintendenti ha come scopo primario la formazione del personale già appartenente alla Polizia per l'acquisizione della qualifica di Ufficiale Di Polizia Giudiziaria, è ovvio che l'attività sportiva va coordinata con l'attività principale. Continueremo, sperando anche di aumentarli, ad ospitare i ritiri collegiali e dal 17 al 19 ottobre prossimo organizzeremo i Campionati Italiani Schoolboys, Junior e Youth".
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Da sinistra a destra: il direttore Teresa Bifulco Alcuni scorci del centro sportivo della Polizia
X XIII ROUND TITOLO UE COPENHAGEN R I NG
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C O PE N H AG E N Abatangelo fa soffrire Skoglund. Il nostro pugile protagonista di un ottimo finale.
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Dopo la più che onorevole sconfitta subita sul ring di Schwerin in Germania di fronte al campione europeo Juergen Braehmer, che subito dopo è entrato addirittura in possesso del mondiale, Stefano Abatangelo è andato ancora più vicino nella sfida valevole per l’Unione Europea contro il giovane e promettente svedese Erik Skoglund. In entrambe le occasioni i cartellini non sono stati, certamente , corretti nella distribuzione del punteggio. A prima vista leggendoli si ha l’impressione che non ci sia stato match, ma non è stato così, d’altronde è lo scotto che si paga combattendo all’estero, apparentemente come una volta partendo con una valigetta logora. Un po’ da poveri…ma poveri per modo di dire perché alla resa dei fatti i nostri atleti tirano fuori gli artigli, costringendo il superfavorito di turno, che combatte a casa sua, a rivedere il suo atteggiamento trovandosi davanti difficoltà non previste. Così è accaduto sul ring del TAP 1 dove Skoglund finora imbattuto sembrava poter imporre la sua scherma e soprattutto il suo maggiore allungo ad un avversario che aveva un avversario che aveva un problema non indifferente con l’altezza. Lo svedese per due terzi attuava il suo piano condito con
tenute e qualche scorrettezza, i suoi colpi dritti smorzavano la pressione di Abatangelo. Poi le cose sono cambiate e Skoglund ha cominciato a sentire l’ aggressività del nostro pugile, che al decimo round stava addirittura capovolgendo la situazione con un perfetto montante seguito da due ganci accusati dal campione, che però avviluppava le sua braccia come un polipo per im-
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pedire allo sfidante di concludere. L’incontro scadeva non per colpa di Abatangelo che attaccava ma per colpa di Skoglund che cercava con ogni mezzo di conservare il “tesoretto” delle prime riprese. La morale della favola è che il nostro “Hammer”di Chivasso dimostra sempre più qualità insospettate a compendio di una pesantezza di pugno non indifferente, l’altezza non gli è amica e il suo lavoro match dopo match diventa doppio. Ma lui sta lì, chiunque sia l’avversario e il suo ruolo non è più quello di avversario di comodo. Dall’altra parte Erik Skoglund, senz’altro buon pugile, ha ambizioni particolari, a Copenhagen erano in palio anche l’IBF Intercontinentale e il Mondiale Youth WBC, visto che si sta trattando per una sfida con l’intramontabile Bernard Hopkins, 49 anni, campione mondiale dei mediomassimi, se questi conserverà i suoi titoli contro il pericoloso Sergey Kovalev.
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IL TERZO UOMO ROUND XIV X
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IL
IL
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TERZO
UOMO
CONTEGGIO
MASSIMO
BA R R OV E C C H I O
DU R A N T E
la prestazione di un arbitro la fase concernente l’effettuazione di un conteggio rappresenta uno dei momenti tecnici più significativi, dove subentrano varie componenti. Scopo primario di un arbitro è "la salvaguardia dell’integrità fisica degli atleti". L’effettuazione di un conteggio, pur avendo chiari criteri e parametri d'intervento, è legata alla immediata valutazione dell’arbitro, che erroneamente può anticipare o ritardare un conteggio. La tempestività e la capacità di percepire situazioni di pericolo per un pugile sono caratteristiche innate in un arbitro che con il passare degli anni e dell’attività si affinano. Queste "sensibilità" sono le doti professionali maggiormente richieste ad un arbitro non solo per il risultato finale di una gara, ma anche e soprattutto per la salute dell'atleta e quindi per l'immagine di tutto il movimento sportivo. Il conteggio, in virtù del tipo di competizione (AOB o PRO ), comporta o meno la detrazione di un punto.
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R E N ATA
Quindi, pur avendo la stessa finalità ( tutela dell'atleta), ha una diversa applicazione regolamentare ai fini del punteggio. Infatti un pugile AOB che subisce un conteggio può comunque vincere la ripresa, cosa che non accade in incontri PRO. Il conteggio, comunque sia, ha una
sua importanza, perché' nel caso di pugili AOB, anche se non comporta perdita di punti, potrebbe influire sulla psicologia degli atleti condizionando le rispettive prestazioni agonistiche. E’ sempre fondamentale la giusta posizione dell'arbitro (argomento trattato in precedenza) che permette di valutare in modo ottimale la reale condizione del pugile e
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quindi decidere o meno di effettuare un conteggio. Nell'economia di un incontro il conteggio può assumere un carattere che potremmo definire preponderante nel caso di verdetto ai punti oppure assoluto in caso di arresto del combattimento con conseguente verdetto prima del limite. Pertanto avere arbitri professionalmente ben preparati che sappiano individuare il momento di CESAG dedica molto spazio nei vari stages di formazione/aggiornamento, affinché atleti e tecnici affidino i loro sacrifici ad una classe arbitrale che risponda in modo ottimale alle aspettative, sempre mirate sia a preservare l’integrità fisica dell'atleta che alla proclamazione del giusto verdetto.
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X XV ROUND ANGOLO ROSSO R I NG
L AU R A PA S S AT O R E Superata in f inale assoluti da Francesca Amato DI
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FISICO
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slanciato che si avvicina all’ 1,80 m., ma non è una modella o un’attrice, e bypassando gli stereotipi di turno la vedi tranquillamente salire sul ring, perché la sua vita è la boxe. Avvicinata per un’intervista parla con un italiano sfumato da una cadenza americana, che tradisce le sue origini newyorkesi. Parliamo di Laura Passatore, 26 anni, residente a Cambiano, piccolo Comune a due passi da Torino. La ragazza ha un buon record composto da 57 match (+ 32, = 3, - 22) e il fiore all’occhiello di due Campionati Universitari vinti. Com-
colare, la perdita improvvisa di mio padre, mi aveva segnata profondamente. Ero una ragazzina, 16 anni, molto arrabbiata per quello che mi era accaduto. Il destino mi aveva portato via inaspettatamente il papà, avevo un dolore e una rabbia da dover canalizzare, sfogare in qualche modo. E proprio in quel periodo il mio ex allenatore mi ha guidato in questo sport, mi ha aiutato a superare quegli anni. Il tuo impatto… Semplicemente per sfogo, non avevo nessuna conoscenza del pugilato, di nessun tipo. Nessuno dei miei fami-
batte nei 64 kg., una categoria di ferro verrebbe voglia di dire per ora, perché Laura è una battagliera che non molla mai e attende il suo turno allenandosi alla All Boxing Team con Dino Orso, un maestro abituato a sfornare campioni. Ci incuriosisce il suo inizio nel mondo dei guantoni… Il mio incontro con questo sport è avvenuto per un motivo molto parti-
liari lo aveva mai praticato. Io arrivavo dal basket. Ci sono stati anni che avevo smesso con lo sport un po’ demotivata. Poi come penso succeda a molte persone sono stata attratta dal fascino che esercita la boxe, la voglia di confrontarsi con i propri limiti, le paure, le avversarie. In pratica l’hai trovata aderente al tuo carattere… Molto! Quasi appagante. Tu hai un bambino?
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Si ho avuto un figlio quando avevo 19 anni e adesso ha 7 anni. Lo porto spesso con me in palestra. Lui mi segue moltissimo e dice sempre quando sto sul ring “mamma sei forte”. E’ affascinato da questo mondo, si può dire che è già un appassionato, essendo figlio di due pugili. Che cosa fai nella vita? Io sono una massaggiatrice sportiva come mestiere e dopo svariati tentativi sono riuscita finalmente a realizzare il sogno della mia vita, entrando nella Facoltà di Fisioterapia, cosa non facile per i posti limitati. Cosa fai nel tempo libero? Tempo libero è una parola magica che non conosco. Qualche volta vado al cinema. Sono una romanticona, mi piacciono film introspettivi, d’amore, strappalacrime. Una sorpresa per chi ti vede battagliera sul ring… Bisogna essere sfaccettati nella vita. Un cuore tenero e una corazza esterna forte. Il tuo colore preferito? Il viola e il nero. Non so il perché: i miei vestiti sono neri, le pareti della mia casa sono viola, perché mi danno allegria.
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Laura Passatore in allenamento e nella finale dei campionati femminili contro Francesca Amato.
ANGOLO BLU ROUND XVI X
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R O B E R TA M O S TA R D A Superata agli assoluti da Diletta Cipollone DI
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INCONTRANDO
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casualmente Roberta Mostarda in strada ti viene subito l’idea di una graziosa studentessa inappuntabile, la classica prima della classe, sempre pronta ad essere interrogata con la certezza di fare bella figura. Forse così è, ma sul ring la ragazza, appena 19 anni, appare la persona che non immagini, vale a dire una combattente, termine americano universalmente noto come fighter. Una ragazza implacabile che marcia sempre in avanti, caratteristica senz’altro trasmessagli da Emiliano Rotondi, maestro della New Boxe. In poco più di un anno ha
pugilato di cui mi ero appassionata. Da lì è cominciato tutto. Questo è accaduto 4 anni fa, ma per quello che riguarda l’attività agonistica è un anno scarso. Non so spiegare il perché, ma è una passione che è subentrata in me, uno sport che mi affascina e che non vorrei mai cambiare”. Dove ti alleni? “Sono entrata nella New Boxe e lì sono rimasta”. Hai paura prima di combattere? “Paura no, semmai ansia di non riuscire a fare quello che vorrei, a mettere in pratica gli insegnamenti. Soprattutto di non riuscire a fare un bel
prima di combattere per caricarmi”. Il tuo colore preferito? “E’ sempre stato il rosa. Adesso forse con la boxe rosa, mi sembra un po’ inflazionato e mi piace di meno”. A casa che dicono? “I miei non sono stati mai d’accordo. All’inizio chiudevano un occhio perché ci andavo a livello amatoriale, ma dopo alcuni mesi hanno capito, vista la mia determinazione, che era arrivato il momento di lasciarmi combattere”. Il giorno più bello e quello più brutto? “Il giorno più bello è stato quando in-
disputato 18 incontri (+ 12, = 2, - 4) con un positivo esordio in Nazionale. Come è avvenuto “il legame” con la boxe? “Per caso. Io prima ho fatto atletica per 4 anni e d’estate non ci allenavamo. Un giorno ho deciso di andare con le amiche in una palestra di pugilato, quel tanto per mantenersi in forma. Dopo un po’ mi sono trovata a decidere se continuare con l’atletica oppure con il
match ed è quello che mi interessa. Paura no, altrimenti non farei questo sport”. Cosa fai nella vita? “La mia vita in pratica è palestra e studio”. Qualche hobbies? “Uscire con gli amici, andare al cinema, mi piace molto la musica. Ascolto la musica di tutti i generi: dal lento e sentimentale al rock più movimentato, che mi piace sentire
sieme alle altre ragazze siamo salite sul ring e abbiamo ascoltato l’ Inno in Sicilia. E’ stato bello perché è stata un’esperienza che ho vissuto con le altre ragazze dopo aver condiviso anche i momenti di difficoltà per gli allenamenti intensi. Il momento più brutto non saprei definirlo: magari quando non riesci a dare il massimo in allenamento”.
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Roberta Mostarda in allenamento con Renzini contro Diletta Cipollone
X XVII ROUND LA BOXE A TERRACINA R I NG
TERRACINA TORNA
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BOXE
Inaugurata la nuova sede al Circolo Pugilistico Terracinese “ Dante Venturi”
DI
O T T O B R E
Dopo un lungo ed inspiegabile silenzio la boxe torna a far parlare di se grazie a Roberto Venturi che da poco meno di un mese ha aperto, nel ricordo del padre, il Circolo Pugilistico Terracinese “Dante Venturi”, riallacciando così le fila con il passato e ridando vita ad una tradizione che ha radici profonde e radicate sul territorio. Sin dai primi anni ‘30 quando la boxe fece la sua apparizione a Terracina in una bella ed elegante palestra del Gruppo Fascista nel
VINCENZO
BELFIORE
Venturi – è quella di ridestare l’interesse in una città che ha sempre dato tanto al pugilato”. Un proposito difficile ma non impossibile se si pensa che nella riviera di Ulisse sono nati pugili di valore come Saverio Rocci, Giovanni Capobianchi, lo stesso Dante Venturi e Gilberto Biondi che, emigrato in Australia, riuscì in quella terra lontana a conquistare il titolo dei leggeri. Terracina è la città che, fino alla fine degli anni’50, poteva vantarsi di essere dietro in questo sport solo a Roma ed a Civitavecchia, è la città che nelle manifes-
di Maurizio Stecca del primo traguardo importante della carriera. Poi un lungo silenzio rotto di tanto in tanto da campi di allenamento, allestiti in strutture condivise con altre discipline sportive. La nuova palestra è in via dei Volsci, a pochi passi dal tracciato originario della via Appia, in un ampio locale messo a disposizione dalla Scuola Media “Maria Montessori” ed attrezzato con tutti i comfort. “Se posso ritenermi soddisfatto – continua Venturi - del risultato ottenuto, lo devo ai tanti amici che
... “La mia speranza è quella di ridestare l’interesse in una città che ha dato sempre dato tanto al pugilato”... Palazzo della Bonifica, in pieno centro storico. Lì si formarono i primi pugilatori e quel Nemesio Lazzari ritenuto fra i dilettanti il miglior peso massimo italiano nel periodo che precedette la seconda guerra mondiale. Toccò poi ad altre Società raccogliere il testimone, alla Dino Savelli, alla Persichini, alla Triolo prima di arrivare, nel novembre 1964, al Circolo Pugilistico Terracinese .“La mia speranza- ci dice il Presidente
tazioni estive ha sempre riservato un posto importante agli avvenimenti pugilistici. Qui sono saliti sul ring campioni autentici come Sandro Mazzinghi, Salvatore Burruni,Giovanni Parisi, qui Giuseppe Leto ha conquistato il titolo europeo dei superwelter, qui nel 1980 si svolse la cinquantanovesima edizione degli Assoluti che vide la conferma del valore di Francesco Damiani ma soprattutto il raggiungimento, da parte
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hanno appoggiato con entusiasmo questa mia iniziativa, a cominciare da Renato Ceci, un imprenditore di successo e grosso appassionato di pugilato, che ha voluto essere in tutti i modi vicino alla Società. Un grazie va anche alla Amministrazione Comunale che per ridestare l’entusiasmo nell’ambiente ha patrocinato, alla fine di luglio, una riunione di pugilato nella bellissima piazza del Municipio, nel corso della quale il Sin-
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daco Procaccini e il vice Sindaco Sciscione hanno consegnato targhe ricordo a sessantasette pugili terracinesi, molte ritirate dai figli e dai nipoti, per aver onorato sempre alla grande la boxe in Italia e all’estero. “ Anche all’inaugurazione della palestra l’Amministrazione è voluta essere vicino alla nuova Società. Erano infatti presenti il Sindaco, il vice Sindaco e tanti Consiglieri comunali . “ Sono sicuro-conclude Venturiche l’aver dato vita ad una così affascinante avventura non potrà che essere ripagata dal successo”. Gli ingredienti ci sono tutti. La palestra può già contare su molti giovani allievi dai quali il tecnico Mario Esteso ed il suo collaboratore, l’ex pugile professionista Natalino Di Manno, sperano presto di tirare fuori qualche campioncino capace di rinverdire una tradizione ancora viva più che mai.
Dall’alto in basso: Un momento della premiazione sul ring di Roberto Venturi; Un giovane Dante Venturi; La conferenza stampa del presidente Venturi; insieme al presidente del Comitato Regionale Lazio Roberto Aschi, Marcello Stella (pres. Boxe Casalbruciato)
L’organigramma della società: Presidente onorario: Ceci Renato Presidente: Venturi Roberto Vice Presidente : D’Andrea Giuseppe Consiglieri : Massaro Giovanni, D’Andrea Emiliano, Senesi Sandro, D’Andrea Vincenzo
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X XVIII ROUND FACE TO FACE CON LEONARD BUNDU R I NG
FACE TO FACE L E O N A R D
B U N DU Obiettivo: Mondiale DI
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PRIMO
agosto di quest’anno ha sconfitto a Wolverhampton, al termine di un incontro di straordinaria intensità, l’imbattuto inglese Frankie Gavin. Parliamo di Leonard Bundu (31-02), trentanovenne pugile originario della Sierra Leone, campione europeo dei pesi welter. Lo abbiamo incontrato per analizzare la sua ultima impresa e per fare il punto sulle prospettive che un successo di questa portata determinerà nella sua già prestigiosa carriera. Leonard, è stato il match che ti aspettavi ? “Si, nel senso che sapevamo che sarebbe stato un combattimento difficile dove avrei dovuto dare il meglio di me stesso. Purtroppo non mi sono potuto presentare a questo appuntamento nelle migliori condizioni per via di una fastidiosa tendinite che non mi ha permesso di portare a termine le necessarie sedute di guanti, ma quando sono salito sul ring ho pensato solo a quello che avevamo pianificato con il maestro Boncinelli: pressare il mio avversario, accorciare la distanza e imprimere tanto ritmo all’incontro”. Alla vigilia si temeva la potenza di Gavin. I sui colpi facevano veramente così male ? “Il suo score (12 ko su 19 vittorie)
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era di quelli che potevano impressionare, ma alla prova dei fatti di colpi particolarmente duri non ne ho incassati. Lui è più che altro un pugile che sa boxare, è abile a sgusciare, a colpire indietreggiando, ma sul piano della forza mi ha deluso”. C’è stato un momento dell’incontro in cui hai temuto di perdere tutto ? “No, sul piano tattico ho sempre avuto in mano l’incontro. Nelle ultime riprese avevo i crampi ma anche lui era molto stanco e non mi sono mai sentito alle corde. I mie unici timori erano legati al condizionamento che i giudici avrebbero potuto subire dall’ambiente esterno. Si combatteva dentro un palazzetto piccolo ma affollatissimo, c’era un gran tifo per l’inglese e ad ogni suo colpo la gente rumoreggiava. Quando poi al momento della lettura dei cartellini ho sentito il ring announcer parlare di split decision ho temuto la beffa, ma per fortuna non è andata così”. Ci racconti il montante al fegato che ha messo a terra Gavin nel corso della sesta ripresa ? “Il mio maestro mi aveva detto di lavorare molto al tronco e questo tra l’altro è quello che so fare meglio. Quando ho sferrato quel montante sinceramente non pensavo di fare così male dal momento che l’ho solo appoggiato per saggiare la resistenza
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del mio avversario e rimandare ai round successivi il colpo risolutore. Mi ha sorpreso vederlo a terra, vuol dire che sono stato veramente molto preciso”. Al termine dell’incontro il tuo avversario non mi è sembrato abbia preso molto sportivamente la sconfitta. Hai avuto modo di parlare con lui o con qualcuno del suo clan ? “E’ vero. Diciamo che Gavin è stato tanto educato e professionale prima del match, durante la conferenza stampa, quanto antisportivo durante e dopo l’incontro. Ha spesso colpito dopo il gong, si è sovente lasciato andare a prese di lotta ed alla fine non ha voluto abbracciarmi e riconoscere la sconfitta. Ma penso che il suo fosse solo nervosismo derivante dall’aver incassato la sua prima sconfitta in carriera”. Veniamo al tuo futuro. A questo punto quante possibilità ci sono di vederti combattere per il titolo mondiale ? “Mayweather (campione mondiale WBC e WBA) lo considero irraggiungibile, probabilmente il più alla portata è Kell Brook (campione IBF), recente vincitore di Shawn Porter. Credo che tutti gli inglesi vorrebbero vedere Brook vendicare Purdy e Gavin, ed io non avrei certo problemi ad accettare”.
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In senso orario: Bundu contro Lee Purdy; un momento del match tra Bundu e Gavin; ancora Bundu scatenato contro Gavin, all’angolo , un tesissimo Boncinelli
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X XIX ROUND TOkyO 1964 R I NG
A 50 ANNI DALLE OLIMPIADI DI TOkIO PUGILI LA
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GRANDE
SORPRESA
Oro di Atzori e Pinto, bronzo con Bertini,Valle e Ros DI
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SETTEMBRE
dall’Aeroporto di Roma partiva la Nazionale per un lungo viaggio che la porterà a Tokyo, dove tutto ha un’altra dimensione a cominciare dal clima. Era un’ Olimpiade, la XVIII, che il Giappone inseguiva con accanimento da lungo tempo. La nazionale era composta da 10 pugili che ricoprivano tutte le categorie: Fernando Atzori (mosca), Franco Zurlo (gallo), Giovanni Girgenti (piuma), Bruno Arcari (leggeri), Ermanno Fasoli (superleggeri), Silvano Bertini (welter), Massimo Bruschini (superwelter), Franco Valle (medi),
poteva mancare ai nostri colori. A Roma c’era la punta di diamante, Nino Benvenuti, che garantiva l’oro, a Tokyo mancava, anche se un pensiero era rivolto a Bruno Arcari, ma gli altri erano tutti da scoprire. A rassicurare gli animi e soprat-
STORICO
FPI
alcuni nostri atleti si persero per strada, ma non senza aver venduto cara la pelle. Il siciliano Giovanni Girgenti ebbe la sfortuna di incontrare subito il filippino Villanueva, autentica rivelazione. Franco Zurlo, brindisino, dopo aver superato Mitzev segnava il passo di fronte a Grigoriev, oro a Roma. Massimo Bruschini, di Anzio, pagava lo scotto della sua inesperienza contro il polacco Grzelak, che doveva sudare le sette camicie per venirne a capo. Bruno Arcari stava per concludere prima del limite la sua fatica contro il keniota Ounda, ma veniva fermato frettolosamente per
...Oltre alle medaglie l’Italia ottenne il riconoscimento per il miglior arbitro: Giacinto Aniello... Cosimo Pinto (mediomassimi), Giuseppe Ros (massimi). I pugili erano accompagnati dal presidente FPI Silvio Podestà, dal presidente della Commissione Dilettanti Piazza, dal segretario Antonio Gilardi, dall’arbitro Aniello e dal dottor Montanaro. L’Italia nella considerazione generale era un’incognita, i magnifici protagonisti di Roma erano passati quasi tutti al professionismo, era un discorso di esperienza che
tutto la stampa ci pensò Natalino Rea, tecnico della Nazionale insieme con Armando Poggi: “Sono molto soddisfatto. Mi trovo nelle stesse condizioni di Roma. I pugili che si sono allenati con me potrebbero tranquillamente partire tutti per Tokyo. Purtroppo devo fare una scelta”. Qualche mugugno apparve per le categorie più pesanti…ma le prove di Pinto e Ros rimanderanno al mittente i dubbi. Il Torneo era lungo e logorante e
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una ferita all’occhio. Ermanno Fasoli faceva saltare i pronostici che vedevano favorito il coreano Koo – Il Pak, ma doveva ammainare bandiera per una split decision discutibile contro il rumeno Mihalich. Entriamo in zona medaglia con Silvano Bertini, poderoso welter di Signa, che malmenava il canadese Desposiers, l’egiziano Saddik e l’inglese Varley. A fermarlo con difficoltà era il polacco Kasprzik che conquisterà l’oro. Franco Valle,
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Nella pagina precedente: Ros, Pinto, ing. Podestà, Valle e Bruschini. In questa pagina: Franco Valle vincitore del brasiliano Leonidas. Seguono in foto Cosimi , Pinto con Natale Rea e Armando Poggi.
meccanico ligure, diventava una delle sorprese più piacevoli eliminando due pugili tosti come il brasiliano Leonidas e il cileno Salinas. A fermarlo ci penserà il tedesco Schulz, che all’annuncio del verdetto si beccò una buona dose di fischi. Giuseppe Ros, massimo razza Piave, era fisicamente un controsenso ma era dotato di resistenza e coraggio. Eliminare due colossi come Nemec e Mariutan, gente da 300 match disputati, fu considerata impresa eccezionale che fu sul punto di diventare crocevia per arrivare in finale contro Joe Frazier, unico americano rimasto in gara e futuro campione del mondo. Il tedesco Huber che contro “Bepi” stava per essere travolto azzeccò allo scadere il colpo della domenica e il nostro si dovette accontentare del bronzo. La sera delle finali il tricolore salì sul più alto pennone del Korakuen Ice Palace per due volte. Fernando Atzori era nato in Sardegna e già era un bel biglietto da visita per la categoria dei mosca. A questo si univa l’arguzia toscana per la sua residenza fiorentina e una conformazione, lui moro, di un viso con occhi a mandorla. Un segnato dal destino che non si smentì fin dal primo match che passò in cavalleria superando l’egiziano Mersal. Ne uscì con un bel taglio che rischiava di pregiudicargli l’Olimpiade. Chi non lo conosceva rimarrà deluso.
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che erano considerati troppo forti ed esperti per lui. Ha cominciato a superare con qualche difficoltà un ossesso e scorretto Lubbers, un olandese dal fisico d’acciaio. Cominciò ad attirare l’attenzione superando in maniera chiara il mancino tedesco Schiegl, considerato tra i favoriti. Contro Nicolov dopo essere stato scosso all’inizio, tra la sorpresa generale reagì subito e aggredì il suo avversario fino alla chiusura del terzo round. In finale doveva affrontare il sovietico Kiseliov, che tra l’altro aveva superato Negrea e Pietrzykowski, argento a Roma. Nessuno avrebbe scommesso su quest’italiano timido, ma solo in apparenza. Pinto capovolse la logica con una prova eccezionale rasentando l’incoscienza. Un trionfo, la più grande sorpresa del Torneo. Oltre alle medaglie l’Italia ottenne il riconoscimento per il miglior arbitro: Giacinto Aniello. Con l’ oro di Fernando Atzori e Cosimo Pinto l’Italia cancellò le ultime caselle rimaste scoperte dall’epoca delle otto categorie: quella dei mosca e dei mediomassimi.
Qui accanto,Cosimo Pinto sul podio alla premiazione Sotto, Fernando Atzori contro il polacco Olech.
Anzi questa difficoltà sembrò esaltarlo ancora di più. Norwood, McCafferty e Carmody caddero come birilli. Il piccolo atleta di Ales dopo la premiazione si avviò rapido allo spogliatoio per sfottere il suo amico Pinto che doveva ancora togliersi il pensiero. Cosimo Pinto rispose, da buon taciturno, con un sorriso al suo “piccolo” amico. Il novarese, che molti conoscevano e che fu preferito ad un “monumento” come Giulio Saraudi, aveva già compiuto un miracolo ed era quello di essere arrivato in finale. Aveva superato tra la sorpresa generale avversari
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X XX ROUND WSB R I NG
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CUBA IV
EDIZIONE
Come sono finite e come saranno DI
GIULIANO
Ci eravamo lasciati a Campione d’Italia, nell’infausta serata dei primi di aprile in cui l’Italia under usciva dal torneo WSB, dopo il harakiri di Nistor contro Arslanbek, il gigante russo dell’Azerbajan, dominato per quattro round e immolatosi per orgoglio nell’ultimo, dando agli ospiti quel punto decisivo per il passaggio in semifinale. Dove Cuba prevaleva sulla Russia (32 e 5-0) nel rispetto delle forze in campo. Assai più equilibrato il confronto tra azeri e kazaki, con qualche verdetto discutibile. Dopo il 3-2 ad Astana, con l’acuto di Derevyanchenko passato professionista con i Duvacostringendo il non certo tenero russo azero Migitinov alla resa al terzo round, risulta decisivo il 4-1 del ritorno in Azerbajan, con i giudici che emettono verdetti in libertà, visto che Cuba parte strafavorita e il fattore campo è pura formalità. Sul ring non è stato proprio così a causa del precario stato di forma di alcuni cubani e la modestia delle seconde scelte. Finale, non eccelsa sul piano tecnico, ma l’incertezza esalta il pubblico di Baku, visto che si arriva all’extra match. Troppo facile per Despaigne (69), 31 anni, argento mondiale ad Almaty, mettere al sicuro la vittoria contro il biondo bielorusso Romashkevich, di una spanna inferiore. Cuba sugli scudi, dominatrice come indicano le cifre: su 70 incontri 57 vittorie. Chiuso il capitolo quarto, la WSB torna per l’edizione 2015, ben più importante. Visto che assegna i pass per Rio nel torneo individuale, inoltre si passa da 12 a 16 franchigie. Un passo
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avanti col ritorno della Cina e l’arrivo di Venezuela, Marocco e il Team TBD anche se mancano Inghilterra, Francia, ailandia e Filippine. L’Italia è nel girone B, con Argentina, Azerbajan, Venezuela, Kazakistan, Usa, Polonia e una franchigia dell’AIBA, definita Team TBD, che secondo voci bene informate, dovrebbe trattarsi del team del Qatar, che nell’ottobre del 2015 a Doha, la capitale dell’emirato arabo, ospita i mondiali elite, gli AOB (Amateur Olimpic Boxing) la nuova denominazione ufficiale dei dilettanti. Il girone A è composto da Ucraina, Russia, Germania, Algeria, Marocco, Messico, Cina e Cuba. Stavolta le forze sembrano più equilibrate in rapporto alla precedente edizione. L’auspicato aumento delle squadre dovrebbe dare maggiore consistenza alle sfide nei play off. Come già la scorsa stagione, i Domadores cubani hanno disputato un pre confronto a metà settembre. La volta scorsa con i messicani, stavolta ad Astana, con gli Arlans kazaki, uscendone vittoriosi 6-4. Squadre in rodaggio ma non troppo. Cuba ha incamerato le vittorie con i collaudati Ramirez (56), Alvarez (60), Toledo Lopez (64), Arlen Lopez (75), La Cruz (81) e Savon (91). Un sestetto, il cubano, che punta a Rio. Sconfitti due nomi eccellenti quali Veitia (52) finito imbattuto nelle WSB con ben nove vittorie nei 49 kg., al debutto nei mosca contro Zhakupov, esperto e tosto, dopo una partenza a mille ha dovuto fare i conti con i ganci pesanti del kazako, finendo battuto e in apnea. La sorpresa assoluta si chiama Ashkeyev (69),
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quasi inedito che ha assalito il plurititolato Iglesias (oro di Londra e mondiale plurimo) dal primo al quinto round, vincendo in modo chiaro. Pure Berikbayev (49) è andato oltre le attese battendo Amador, bronzo 2011 e 2013 ai campionati nazionali. Il croato Hrgovic conferma l’immaturità di Toirac, il quasi ventenne che domina in casa, ma zoppica fuori. Stavolta ha subito una dura punizione, contato nel quarto round, nel quinto è finito pesantemente al tappeto sotto i colpi del più alto e consistente avversario. Per l’Italia under Boxing Team la prossima edizione assume una connotazione diversa, orientata verso un comune sforzo onde offrire ai pugili italiani di sfruttare al meglio l’opportunità dei pass olimpici. A spiegare il meccanismo è Paolo Casserà, amministratore dell’Italia under, che opera con le diverse branchie dell’attività pugilistica italiana. “Mai come questa volta la franchigia italiana alle WSB ha il coinvolgimento della federazione, che ringrazio per la grande sensibilità e collaborazione dimostrata dal presidente Alberto Brasca. Sinergia indispensabile in una manifestazione così importante, dove sono coinvolti quattro continenti. Il responsabile tecnico Raffaele Bergamasco con Francesco Damiani, mette a disposizione il meglio di casa nostra, da Mangiacapre a Cappai, Manfredonia, Turchi e tutti gli altri azzurri, col chiaro proposito di arrivare fino in fondo. Un team doverosamente italiano, anche se, tenuto conto della lunghezza del torneo, inseriremo qualche straniero di
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qualità come Selby e Joyce che ben conosciamo”. L’accordo con la FPI rende più agevole il cammino anche sul piano amministrativo, visto che Dolce & Gabbana ha concluso il rapporto? “Il ciclo con Dolce & Gabbana è durato quattro stagioni con reciproca soddisfazione, senza alterare il rapporto di amicizia. La fattiva presenza della FPI è stata determinante per iniziare un cammino parallelo. Noi sopportiamo tutti gli oneri delle trasferte e dei costi dei pugili stranieri, oltre alla parte amministrativa, mentre la federazione sarà operativa con la squadra di sua competenza, che viene divisa in fasce agli ordini di Bergamasco. La prima con i dieci titolari, la seconda con altrettante riserve ed un’ eventuale terza in caso di emergenza, situazione possibile in un torneo tanto impegnativo”. Soddisfatto per il sorteggio? “Poteva andare meglio, tipo il Marocco al posto del Venezuela che ha un team molto forte, ma anche peggio. Non dobbiamo affrontare la Russia che in casa è protetta ad oltranza, l’Ucraina e in particolare il colosso cubano. Tutto sommato va bene così, anche se Kazakistan e Azerbajan, sono ostacoli importanti sulla nostra strada. D’altronde se vogliamo arrivare in fondo dobbiamo contare sulle nostre forze e non sulle altrui debolezze”. Potrebbe cambiare l’emittente televisiva da Sky a Italia1 e anche lo sponsor. Una vera rivoluzione. “Riteniamo di aver iniziato un circuito virtuoso, aprendo un dialogo importante con Mediaset, nello specifico Italia1, dando il via ad un rapporto fino a dicembre 2014 della Lega Pro Boxe e degli eventi internazionali. La presenza di un’emittente importante significa poter allacciare contatti con operatori propensi a promozionare i loro prodotti e iniziare quel percorso di sponsorizzazione impossibile senza tale strumento. Iniziamo subito a ottobre e procederemo fino a giugno 2015.
Nella prima parte che arriva a fine anno, ogni sabato dalle 23,45 è fissato un appuntamento su Italia 1, subito dopo il calcio che dovrebbe favorire la continuità del nostro ascolto. Già definite le sfide che comprendono europei e cinture internazionali. Da gennaio 2015, se sarà confermato l’accordo, Italia 1 potrebbe trasmettere anche gli incontri della WSB”. Le WSB sono l’appuntamento che apre la strada ai pass per Rio. L’AIBA ha tracciato il programma preciso in merito alle opportunità. Sul torneo APB scattato il 24 ottobre, diamo un ampio dettaglio in un altro servizio. Le WSB assegnano la promozione ai finalisti di sette categorie (52, 56, 60, 64, 69, 75, 81) mentre nei 49, 91 e +91 solo il vincitore centra Rio de Janeiro. Altre opportunità sia al mondiale che ai campionati continentali (Europa, Asia, Americhe e Africa) con due pass per categoria, mentre l’Australia (Oceania) ne ha diritto a uno. Infine il resto, salvo il pacchetto che l‘AIBA si riserva come ad ogni olimpiade, sarà assegnato al torneo di Istanbul (Turchia) che assolve al ruolo di esame di riparazione, in quanto saranno invitati tutti coloro che pur avendo cercato inutilmente l’opportunità potranno riprovare, in quanto orientativamente verranno messi a disposizione ben cinque pass per categoria, come era
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avvenuto per Londra 2012 a Trabzon (Trebisonda) sempre in Turchia sul Mar Nero. Nell’occasione il nostro Fabrizio Cappai divenne il settimo azzurro promosso ai Giochi 2012, in aggiunta a Picardi, Parrinello, Valentino, Mangiacapre, Russo e Cammarelle. Con la speranza che Rio 2016 ci sorrida almeno come allora.
In questa pagina: Paolo Casserà, amministratore Italia Boxing Thunder Sotto: Cuba e Astana ,le due squadre finaliste dell’ultima edizione delle WSB
X XXI ROUND CAMPIONE EUROPEO R I NG
MARSILI R E S TA
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EUROPEO
Di Luisa torna Campione Italiano senza indossare i guantoni
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GIORGIO
VITERBO 27. 09. 2014 - Ha vinto Marsili, come si sperava e si prevedeva. Gyorgy Mizsei si è rivelato un avversario di livello, bravo, veloce, che ha messo in difficoltà il campione con la sua altezza, lo superava almeno di una decina di centimetri, e di conseguenza anche dell’allungo contro il quale rischiava di scontrarsi il campione civi-
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mento ha proseguito sugli stessi ritmi e con lo stesso tema delle riprese iniziali. La spiegazione alla fine. Marsili infatti confessava di avere un problema alla mano sinistra un dolore che si acuiva quando portava colpi e passavano i minuti: “A quel punto – spiegava il campione d’Europa – ho preferito non rischiare e portare a casa il successo, che era l’obiettivo più
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Velardo, in passato vincitore del neo campione d’Italia dei superwelter Felice Moncelli ed un netto successo ad Ostia nel mese di agosto. Un incontro che purtroppo non c’è stato. Velardo infatti al momento di salire sul quadrato si è letteralmente bloccato all’ingresso delle scale del palazzetto ed è poi tornato indietro chiudendosi nello spogliatoio. Invano il man-
...Ha vinto Marsili, come si sperava e si prevedeva. Gyorgy Mizsei si è rivelato un avversario di livello, bravo, veloce... tavecchiese ogni qualvolta accorciava le distanze per adoperare il suo gancio sinistro. E’ stato quindi un combattimento monocorde, dove Marsili, partito subito deciso ed accumulando punti importanti con le prime riprese vissute all’attacco, e con i suoi colpi doppiati, il preferito il diretto destro per aprire la strada al gancio sinistro girando sempre alla sua destra, come gli suggerivano saggiamente dall’angolo. Nelle ultime riprese ci si aspettava un cambio di ritmo e la ricerca di un possibile ko da parte di Marsili, evento non pervenuto perché il combatti-
importante. Per lo spettacolo c’è sempre tempo”. Dimostrazione di saggezza e di saper interpretare le situazioni nella maniera ottimale. Il verdetto unanime e giusto anche nella sostanza, un po’ largo il giudice montenegrino con 118-111, ma esatti nella visione delle dodici riprese gli altri due, era la logica conclusione della serata che aveva vissuto in anteprima una situazione unica e singolare. Il sottoclou infatti era imperniato sul titolo italiano dei supermedi tra Andrea Di Luisa, che lo aveva già detenuto in passato e l’astro nascente o presunto tale Diego
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ager Marcello Paciuccci, l’allenatore Massimo Ardu e l’organizzatore Salvatore Cherchi, hanno provato a convincerlo, esortarlo, blandirlo. Non c’è stato nulla da fare, Diego paralizzato ed incapace a trovare una qualsiasi reazione, è rimasto chiuso negli spogliatoi fino a tardi. In questa inaspettata situazione si è sentita male anche la mamma che era venuta a vederlo, partendo da Ciampino, dove il ragazzo vive, con un nutrito gruppo di sostenitori che avevano organizzato a tal fine un pulmann, tornato indietro tra la delusione generale. Per for-
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In questa pagina a sinistra, Di Luisa con la citura Sotto, Miszei e Marsili in una fase del match Ancora, Marsili con Federico Zampaglione e Claudia Gerini
tuna la mamma trasportata in ospedale per un controllo del caso, è stata poi dimessa. Solo un problema derivato dal nervoso e dallo stress della situazione. Una serata tutta da dimenticare per Velardo, una situazione paradossale per Di Luisa che si è visto consegnare la cintura sul quadrato dal giudice il quale dopo aver fatto dare il segnale del gong di inizio combattimento, ha dato quello della fine, tra l’incredulità generale della gente che non capiva e non conosceva il retroscena della vicenda. Situazione grottesca ed anche inedita per il pugilato che mai aveva vissuto in passato momenti di questo tipo. Della serie c’è sempre tempo per imparare. Organizzazione OPI 2000
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FPI I nomi che hanno fatto la storia...
ANACLETO L O C AT E L L I DI
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veniva fondata a Milano la Federazione Pugilistica Italiana e assegnate le prime cariche. Boxe Ring, a partire da questo numero e fino alla rievocazione di quell'evento, sperando di fare cosa gradita ai lettori intende ricordare quei campioni che hanno scritto pagine meravigliose di storia pugilistica, riproponendo anche articoli già pubblicati sulla rivista. Si inizia con Anacleto Locatelli da molti ritenuto il più forte pugile italiano di tutti i tempi. Sul ring era perfetto: le sue schivate millimetriche, all’inizio facevano pensare alla fortuna, sembravano infatti colpi mal portati degli avversari, erano invece il frutto del colpo d’occhio, della sua incredibile mobilità, del suo senso della distanza. Nel suo bagaglio non c’era colpo che mancasse. Nacque a Bellinzona nel Canton Ticino il 5 novembre del 1906. I genitori, entrambi italiani, erano andati in Svizzera attratti dal miraggio di una vita migliore. Ben presto però avevano fatto ritorno in Italia. Nel 1912 a Milano Anacleto è ancora un bambino, l’età per andare a scuola. Più che dai libri è preso dalle foto dei primi campioni di pugilato. A 17 anni, di nascosto della madre, varca la soglia della palestra dell’Unione Sportiva Milanese. Ma hanno poco da insegnargli dopo la scuola della strada. Lo iscrivono subito alla sala Brigatti al Torneo
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STORICO
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All’inizio primo piano di Anacleto Locatelli In questa pagina Locatelli in azione
Novizi, dove la fa da padrone tra i pesi mosca. La passione non ha più freno e passa all’ Accademia Pugilistica Italiana. Fra i dilettanti rimane appena tre anni, il tempo di togliersi belle soddisfazioni e di indossare anche la maglia azzurra. Il 17 gennaio del 1926, all’età di vent’anni, debutta al professionismo. L’avversario è Alberto Palombo, un vecchio marpione ma fa la figura del pivello. Dopo neppure tre mesi gli mettono di fronte Fernando Marfut, uno dei migliori leggeri in circolazione. Accade ciò che nessuno si aspetta. Marfut è quasi soggiogato dalla bravura di Cleto, un giovane che trova sempre la mossa vincente. E’ un trionfo di cui può goderne poco. L’ 8 ottobre del 1927, finita la ferma, è di nuovo sul ring. Infila una serie di successi contro gente di valore. Qualcosa però non va per il verso giusto. Problemi intestinali lo tormentano. Affiora anche l’insoddisfazione dell’uomo che vorrebbe tutto e subito. Per superare questo difficile momento viene mandato a Carate Brianza, dove Ambrogio Redaelli ha impiantato un’ attrezzatissima palestra. Riprende con entusiasmo l’attività e in poco tempo mette in riga pugili molto quotati anche in campo europeo. Un problema serio che finisce per riflettersi anche sul morale. Il 24 giugno del 1928 è chiamato a Roma per un’attesa rivincita con Marfut. Del pugile che tutti conoscono c’è solo l’ombra. Pareggia con Marfut e il mese successivo ottiene lo stesso risultato con Turiello. Quello che però ha fatto è sufficiente per farlo scegliere come sfidante di Mario Farabullini. Il match si svolge a Milano. La differenza di valore è enorme. Succede l’imprevisto: alla decima ripresa, in uno scambio concitato, Farabullini subisce un colpo basso, anche se l’impatto è stato con la testa. Comunque
Locatelli perde per squalifica. La sconfitta patita contro Farabullini è un carbone acceso e il 5 maggio 1929 ha l’occasione che tanto aspetta. Si trova nuovamente di fronte al campione d’Italia, ma anche stavolta accade un fatto incredibile. Alla nona ripresa Farabullini riceve un colpo basso non certo decisivo, Locatelli che non si è accorto di nulla scaglia un destro preciso al mento. Farabullini, che ormai non più nulla da spendere, ci riprova, s’inginocchia al tappeto e attende l’out. Locatelli perde nuovamente per squalifica. Le due sconfitte lo fanno apparire sotto
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una luce che non è certamente la sua. Tre mesi dopo la Federazione decide che a succedere a Farabullini, partito per l’Argentina in cerca di gloria e di fortuna sia il vincitore tra Locatelli e Vincenzo Rocchi. Il match sulla distanza insolita delle 15 riprese si svolge a Milano. Per quanto bravo il romano non può certo competere con Locatelli. L’insoddisfazione di non sentirsi realizzato come uomo, lo porta a dubitare se sia valsa la pena di sacrificarsi tanto. Il pensiero è rivolto alla Francia e a Parigi, che è divenuta grazie a Jeff Dickson, americano approdato all’epoca
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A f ianco Locatelli contro Van Klaveren
della grande guerra, la capitale indiscussa della boxe europea- Locatelli dopo aver vinto le resistenze della madre e trovati gli aiuti necessari per affrontare il viaggio, decide che è giunta l’ora. Per tirare avanti si arrangia come può. Ogni sera però è puntuale in palestra. Riesce finalmente a salire sul ring per affrontare la grande speranza Edouard Tenet, un pugile destinato a segnare uno dei capitoli più importanti della storia pugilistica francese. Locatelli non commette errori e il pubblico, sebbene sia tutto dalla parte di Tenet, è affascinato da una boxe così spumeggiante. Dickson intuisce che quell’italiano può rappresentare la gallina dalle uova d’oro e lo affida alle cura di Alex Krassowski, suo collaboratore e ottimo manager. Il 20 novembre del 1930 debutta finalmente alla sala Wagram, il tempio d’ Europa, contro Letort, che per arrivare fino alla fine soffre le pene dell’inferno, ma inutilmente perché non ci arriva. Gli avversari cadono come birilli, il pubblico accorre sempre più numeroso ai suoi matches. L’organizzatore Dickson pur di presentarlo al pubblico non rinuncia a mettergli di fronte anche pugili di categorie più pesanti. In Europa il campione è François Sybille, che viene convinto ad affrontare Locatelli, ma questi deve sottostare a due condizioni che il match si faccia senza titolo in palio e che si svolga a Bruxelles.
Il verdetto è più che scandaloso: Sybille, pur perdendo tutte le riprese, è dichiarato vincitore. L’eco della grande, ma sfortunata prestazione trova ampia risonanza in Italia. A Milano, Palazzo dello Sport gremito, si batte nuovamente con Orlandi. Altro match durissimo ed altra delusione mitigata da un verdetto di parità che favorisce Orlandi. Le offerte piovono da tutte le parti. Abbandona la vecchia pensione dove ha alloggiato per trasferirsi nel rinomato quartiere di Rue Ernest Lacoste. Cambiano anche gli amici e i ritrovi. Diventa un assiduo frequentatore delle scalinate dell’ Arc de Trionphe e dei tavoli verdi, ma anche dei salotti della Parigi bene. Dopo una bella serie di vittorie sconfigge per ko il grande Gustav Humery. “Cletò”, così lo chiama affettuosamente la stampa francese, continua a macinare avversari. La corona europea è passata nelle mani solide di di Bep Van Klaveren. Locatelli prima di presentarsi all’appuntamento continentale affronta Sybille a Milano: il belga è sballottato da un angolo all’altro, e a stento riesce a terminare l’incontro. Il 18 agosto 1932 Locatelli affronta a Rotterdam l’imbattuto Bep Van Klaveren. Il match è durissimo. Alla fine gli oltre 10mila spettatori accorsi sorpresi da tanta bravura accettano con sportività il verdetto favorevole all’italiano. Nello stesso anno affronta per la terza volta Sybille a Bruxelles. Alla terza
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ripresa con un preciso montante al “solar plexus” Sybille piomba al tappeto ma scatta la trappola e il ko a favore dell’italiano viene trasformato con la squalifica. Si rifà il 22 ottobre 1933 a Roma nel magnifico scenario di Piazza di Siena gremita per festeggiare Carnera campione del mondo. Anacleto dà un saggio delle sue qualità e Sybille non può che accettare la sua superiorità. Solo due mesi dopo l’incontro di Roma è già sul ring del Madison Square Garden di New York dove il suo debutto americano avviene addirittura contro Tony Canzoneri, dominatore della categoria dei leggeri. Il match è straordinario ma il verdetto è strano: prima si annuncia la parità, poi un secondo verdetto concede la vittoria a Canzoneri. I grossi interessi non possono tener conto dell’emigrante italiano Rimane comunque in America tre anni dove il lotto dei migliori viene spazzato via: fra costoro ci sono 4 campioni del mondo, ma a lui l’occasione per battersi per il titolo non verrà mai offerta. Verso la fine del 1936, spinto dalla nostalgia e convinto di non dover più dimostrare niente a nessuno, decide di far ritorno a Parigi. Ma spuntano i primi problemi: di dollari ne sono passati tanti per le sue mani ma quasi tutti sono scivolati via. Decide di andare più spesso a Milano con alti e bassi. L’ 8 marzo 1941, all’età di 35 anni “Cletò” disputa a Parigi il suo ultimo incontro. Come abbia trascorso gli ultimi vent’anni della sua esistenza è difficile saperlo. Di vero c’è solo che quando la morte, dopo tanto soffrire, lo prese con se, era nel letto di un ospedale parigino, per la prima volta si arrese, lieto di farlo.
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Vincenzo Lizzi a caccia di medaglie
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VINCENZO
L I Z Z I 18 anni, è nato a Fuscaldo e proviene dal Team di Ercole Morello, che sembra divertirsi nella sua palestra a sfornare campioni, come se fosse merce comune. Vincenzo è uno di quel gruppo anche se attualmente è iscritto con la Forestale. Ha già un record consistente, ma sembra essere uscito allo scoperto da circa due anni, diventando una pedina fondamentale per i 69 kg. della Nazionale Youth senza clamori, un po’ come c’è da aspettarselo da un carattere tranquillo come il suo. Intanto oltre agli Assoluti Youth ha intascato un bronzo alle Olimpiadi Giovanili di Nanchino, dopo averne acquistato il diritto piazzandosi al terzo posto ai Mondiali di Sofia. Come e quando è avvenuto il tuo approccio con la boxe? “Ho iniziato all’età di 8 anni nella palestra di mio zio, Ercole Morello. Ci sono andato dopo aver subito un infortunio al ginocchio, che mi ha costretto, tra parentesi per fortuna, a lasciare il calcio”. Cosa fai nella vita? “Mi sono diplomato quest’anno con 100 e adesso mi sono iscritto alla facoltà di economia. Faccio anche parte del Gruppo Sportivo Forestale, ma il mio obiettivo principale, oltre a cercare di emergere nel pugi-
Vincenzo Lizzi in una sua recente vittoria
lato, è quello di portare a termine gli studi”. Il tuo rapporto con la Nazionale ? “I maestri sono sempre comprensivi e disposti ad aiutarmi. Sanno bene quali sono le esigenze dei giovani e mi hanno permesso anche di recuperare con la scuola. Stiamo portando avanti un bel progetto insieme, speriamo di riuscire a raccoglierne i frutti in un prossimo futuro”. Qual è stata, pugilisticamente parlando, la delusione più amara? “La delusione più amara è stata la sconfitta in finale ai campionati italiani schoolboys nel 2010 contro Francesco Maietta. Ero campione
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italiano in carica, lui era “alle prime armi”, pensavo di stravincere ed invece non è stato così. Da quella sconfitta sono cambiato, ho capito che nel pugilato non esistono i campioni imbattibili, si può vincere e si può perdere con chiunque”. Viceversa qual è stata la più grande soddisfazione? “ La più grande soddisfazione è stata sicuramente la conquista della medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici giovanili. Però devo ammettere che un’altra grandissima soddisfazione è stata la vittoria dei Campionati Italiani Youth del 2013 dove partivo da sfavorito. Quando ci ripenso mi viene la pelle d’oca”. Come ti definisci tecnicamente parlando ? “Mi definisco un fighter, prediligo la medio-corta distanza cercando di prendere il centro del ring. Tecnicamente ho ancora molto da imparare, ma sto lavorando per migliorare”. Quali sono i tuoi hobbies? “Adoro andare a caccia con mio padre. D’estate invece vado a pescare con mio nonno e mio zio”. Sei superstizioso? “No. E’ la prima cosa che mi ha insegnato mio zio Ercole (il mio maestro). Lui mi disse - se sei superstizioso non puoi fare questo sport -. Ogni tanto scherzando con gli amici dico di esserlo, ma non c’ho dato mai nessuna importanza”.
X XXVI ROUND gONg sI gIRa R I NG
S TA N L E Y KUBRICK DI
LU CA
SVIZZERETTO
S E PA R L I A M O
da giovane non aveva nel cuore solo cinema e regia ma anche la fotografia, che per lui era una grande, grandissima passione. Fotografia legata a qualsiasi situazione, manifestazione, evento. Tra questi ovviamente non poteva mancare lo sport. Nel 1949, quindi a 21 anni, il futuro cineasta venne incaricato dalla rivista ‘Look’ di fare un servizio fotografico, intitolato ‘Prizefighter’, incentrato sulla carriera del pugile
di cinema e di grandissimi cineasti i primi due nomi che ci vengono in mente sono Steven Spielberg e… Stanley Kubrick. Il primo ancora oggi, così come ieri, amato da tutti, bambini, giovani e adulti. I suoi film hanno scritto la storia del cinema popolare e da ‘Lo Squalo’ a ‘Schiendler’s List’ passando per ‘E.T.’ difficilmente esiste al mondo qualcuno che non li conosce o non
...Nel 1949, quindi a 21 anni, il futuro cineasta venne incaricato dalla rivista ‘Look’ di fare un servizio fotografico, intitolato ‘Prizefighter’, incentrato sulla carriera del pugile irlandese, peso medio, Walter Cartier... li ha visti. Diversa la storia e la vita, del purtroppo scomparso nel 1999, Kubrick. Il suo è il cinema più amato dai critici, le sue opere più importanti sono considerate arte pura e non sempre sono stati capiti od amati dal pubblico del ‘botteghino’ ed in ogni caso non sono per i giovani e quando lo sono richiedono necessariamente attenzione, competenza, intelligenza. Perché non c’è pellicola delle sue che non appro-
fondisca temi universali di riflessione sociale, politica, intellettua-le. ‘Arancia Meccanica’, ‘Full Metal Jacket’, ‘Shining’ per citarne alcuni vanno visti non solo con gli occhi ma anche con la mente. Tutto questo cosa ha a che vedere con il nostro amato pugilato? Vi state facendo questa domanda? Ecco che arriviamo anche alla risposta e siamo certi vi interesserà. Non tutti sanno che il buon Stanley
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irlandese, peso medio, Walter Cartier. Ne uscì un lavoro così interessante e ben fatto che Kubrick decise di poterne realizzare qualcosa di ancora più potente e di spessore e così, partendo da quel materiale, iniziò a lavorare alla realizzazione di un cortometraggio-documentario, che vide la luce e venne defintivamente realizzato due anni dopo. Ed ecco quindi il primo documentario della carriera professionale di
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Nella pagina precedente: Un giovane Stanley Kubrick In questa pagina: Cartier durante un match e Walter Cartier ed il suo manager
uno dei più grandi registi mai vissuti essere incentrato proprio sulla boxe. Nello specifico il film segue passo dopo passo una giorno della vita di Cartier, per essere precisi il giorno della sua sfida con il peso medio di colore Bobby James. Il giorno in questione è il 17 aprile 1950 e il corto prese poi il titolo di ‘Day of the Fight’ (in italiano ‘Il Giorno dell’incontro’). Davvero molto interessante, credeteci, per chi ama questo sport. Il tutto inizia con un’ introduzione sulle origini della boxe e poi si entra nella giornata di Cartier, seguendo la sua preparazione per il match previsto per le ore 22. Colazione, momento di riflessione e preghiera, quindi il pranzo. Nel pomeriggio tutte le fasi dell’allenamento ed infine l’intenso ed indimenticabile raccoglimento nello spogliatoio due ore prima della sfida, dove viene messa in luce la concentrazione per quel match. Il tutto si conclude con la vittoria di Cartier e alcune sequenze del combattimento, tra cui una famosa scena di knock-out, che è l’unica del film a non essere stata girata dal regista ma presa dalle televisioni presenti. ‘Day of the Fight’ costò a Stanley Kubrick un’ammontare di circa 3.900 dollari di allora e dalla vendita della pellicola ne ricavò 4mila, un guadagno di appena 100 dollari pensate. Ma non era certo il lato economico che lo aveva spinto a
portare a termine quel film. Dietro c’era la passione per il suo lavoro, che emerge anche dal fatto che per fare il tutto il regista svolse anche il compito di sceneggiatore, operatore, direttore della fotografia, montatore e scenografo, insomma fece praticamente tutto da solo. E questo amore e passione è lo stesso che si rispecchia in Walter Cartier e nel suo rapporto, vincente, con la boxe.
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X XXV ROUND ENNIO gaLEaZZI R I NG
Lutto per la boxe italiana ENNIO
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GALEAZZI
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Fu il manager di Kalambay e Kacar DI
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Ancona, 29. 09. 2014 ENNIO GALEAZZI
80 anni, da tempo in cattive condizioni di salute, era ricoverato all'Inrca dove il suo fisico non ha retto al male. I funerali si sono svolti a Falconara. Ennio Galeazzi è stato nel mondo pugilistico marchigiano una figura fondamentale di una storia gloriosa che ha visto la regione primeggiare negli anni ‘80 con la presenza di campioni, ma anche con l’organizzazione di importanti riunioni che hanno tenuto banco e destato l’interesse della stampa specializzata. Insieme al fratello Giorgio è stato all’epoca una figura di spicco, impersonando per certi versi il braccio e la mente della boxe marchigiana e nazionale. Giorgio, tra l’altro brillante storiografo della boxe, fu presidente di Comitato e Consigliere Federale per lungo tempo. Ennio, carattere schivo, si era dimostrato un manager dotato di un
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incredibile fiuto nel scovare campioni, un talent scout e nello stesso tempo un artista che completava la sua opera allenando fior fiore di atleti, che da lui venivano forgiati anche nel carattere. Il suo capolavoro fu l’aver trovato, capito e lanciato un certo Sumbu Kalambay, nativo nello Zaire. Il giovane pur avendo fatto una brillante carriera da dilettante nella sua terra, quando arrivò da noi era un illustre sconosciuto e gli inizi, in cui si intravedevano le sue qualità, non furono esaltanti. Poi pian piano in un rapporto di grande fiducia quasi da padre e figlio Ennio riuscì a smussare gli angoli di un giovane che cercava la propria identità e la stava trovando attraverso il pugilato. La storia di Kalambay è ancora fresca nella memoria di tutti, come resta scolpita in molte occasioni l’immagine del suo manager che lo seguiva come un’ombra, cosa che
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durò fino al 1992. La fama di un nome serve a garantire la validità, ma sarebbe riduttivo nei riguardi di Galeazzi, che oltrettutto fu anche manager dello slavo Slobodan Kacar. Quest’ultimo era un mediomassimo particolare, apparentemente lento ma con pugni pesanti. Nel 1980 aveva conquistato l’oro alle Olimpiadi di Mosca e nel 1983 fece il suo esordio da professionista con all’angolo Galeazzi. Sono sufficienti due anni per portare Kacar al titolo mondiale in una riunione disputata a Pesaro, che all’epoca grazie alla Berloni e perché no alla bravura di Galeazzi era diventata la patria della boxe italiana. Galeazzi non fu solo un maestro e un manager, ma diede anche una mano consistente come organizzatore a fianco di Sergio Cappanera soprattutto per l’attività che si disputava ad Ancona. Sotto la sua guida fecero strada Beya, altro talento zairese, Bingunia, Mudimbi, Bolamba, Diavilla, Dos Santos, Faustinho e altri. Una colonia internazionale la sua, ma ricca anche di ottimi pugili italiani come Consolati, D’Orazio, Mariotti, Martinese.
Da sinistra: Padre di Kalambay , Patrizio Sumbu Kalambay, Ennio Galeazzi, Luciano Fileni, Giorgio Galeazzi
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LaNCIa, TORTI, gaLassI ROUND XXVI X
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Tra Manuel Lancia e Pasquale Di Silvio, il più bravo era Di Silvio ma il più forte è stato decisamente il campione che con merito ha conservato il titolo. Probabile che la tensione a fine match sia stata alta in un mix di entusiasmo e delusione, visto che è stata sufficiente una scintilla per far scoppiare una rissa accennata sul ring e continuata fuori. Detto questo per dovere di cronaca parliamo invece di spettacolo, perché di spettacolo ce n’ era per tutti i gusti. Manuel Lancia è stato la grande sorpresa della serata, l’allievo di Pino Fiori, ha mantenuto un ritmo aggressivo costante come a Guidonia quando ha strappato il titolo a Di Silvio con verdetto messo in discussione, solo che stavolta il giovane oltre alla sua riconosciuta potenza ci ha messo più qualità e più sale. La micidiale combinazione, nel secondo round, di ganci con traiettoria stretta che ha inviato al tappeto lo sfidante è stata la copertina di un match, che da quel momento è stato tutto in salita per l’allievo di Agnuzzi. Di Silvio si è alzato con fatica e ha dovuto sopportare l’attacco spietato di Lancia, che voleva sfruttare al massimo la situazione favorevole. Il match è stato avvincente fino all’ultimo secondo, Di Silvio pur inesorabilmente indietro nel punteggio è apparso sempre capace dell’acuto per ribaltare il match; si deve alla bravura del campione se ciò non è avvenuto. L’altro titolo italiano, anche questo dei leggeri, vedeva di fronte Anita Torti e Monica Gentili. All’andata il verdetto a maggioranza era stato assegnato alla lombarda che diven-
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Nella pagina precedente: fase di studio tra Di Silvio e Lancia Dall’alto in basso: Simona Galassi e Laetitia Arzalier In fondo, Monica Gentili e Anita Torti si scambiano uno sguardo teso mentre l’arbitro Ramacciotti dà gli ultimi consigli
tava la prima campionessa d’Italia al femminile. Due modi di interpretare la boxe anche per caratteristiche fisiche. Monica si basava essenzialmente sulla potenza, mentre l’avversaria dimostrava una non comune abilità nello sgusciare attorno al ring tenendosi fuori dalla traiettoria. Credere che l’”avvocatessa” sia stata rinunciataria sarebbe farle torto, perché in varie occasioni ha accettato lo scambio dalla corta piazzando anche un bel montante destro oltre al gancio sinistro. La Torti non ha mai smesso di tenere sotto tiro l’ avversaria con i suoi 1-2 dritti, mentre la sfidante cercava l’impatto del destro al corpo per costringere l’altra ad abbassare la guardia. Nella prima metà il match risultava equilibrato con una leggera preferenza che premiava l’aggressività della Gentili. A partire dalla sesta le cose cambiavano, c’era un’ inversione di rotta, e proprio questo round risultava molto duro per la Gentili, pescata con precisione al volto. La sfidante cominciava anche a dare segnali di stanchezza di fronte ad un’avversaria sempre lucida, che riusciva comunque a trovare varchi per le sue stilettate. Simona Galassi ha dovuto sudare più del previsto per aver ra-
gione di Laetitia Arzalier, una francesina tutto pepe, che l’ha sempre attaccata, in molte occasioni scompostamente, sufficiente per tenere alte le antenne. Molte volte più che colpi quelli di Laetitia sembravano guantoni appoggiati al viso della campionessa per toglierle la visuale. Simona si è sempre mantenuta calma e il suo sinistro implacabile si calamitava negli spazi lasciati incustoditi. Un match tutt’altro che noioso, una buona difesa europea per Simona, e una sfidante, che quando metterà ordine alla sua boxe aggressiva, saranno guai per le avversarie. Per ora si deve accontentare della lezione avuta da un’atleta di levatura eccezionale, nonostante bussano alla sua porta 42 primavere. Domenico Spada non ha avuto difficoltà a superare un volonteroso Matic, che in qualche occasione ha tentato l’avven-
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tura, rimandata subito al mittente. Era la sua prima salita sul ring dopo la sconfitta con Rubio, un po’ di ruggine da cancellare, un primo test in attesa del match forse più importante della sua carriera al cospetto finalmente di un pubblico neutrale, parliamo del 25 ottobre a Montecarlo contro l’inglese Martin Murray, Mondiale Silver WBC. L’apertura era affidata al supermedio Diego Velardo , apparso sottotono rispetto alle sue ultime prove. All’allievo di Ardu non partivano i colpi. Colpa del gran caldo, un fatto emotivo…Tutto da rivedere visto che parliamo di un atleta intenzionato a breve per una sfida con titolo in palio. Organizzazione Round Zero e Paciucci Team Boxe
La BOXE a NETTUNO ROUND XXVII X
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NETTUNO RISCOPRE LA
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MONCELLI
GIORGIO
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NETTUNO, 12. 09. 2014 - Diciamo la verità, nessuno alla vigilia, pur dopo le dichiarazioni del suo manager Davide Buccioni che faceva professione di grande fiducia, avrebbe pronosticato Felice “Faccia d’Angelo” Moncelli (9 (2 ko)-3-1) vincitore ed in grado quindi di aggiudicarsi il titolo italiano dei superwelter. Invece le previsioni della vigilia e degli esperti, sono state completamente rovesciate, così che l’imbattuto campione in carica Marcello Matano, è stato costretto all’abbandono, spugna gettata saggiamente dal suo angolo che aveva capito e letto la situazione sul ring in maniera chiara, dopo nove riprese alterne e dure. Fino a quel punto il combattimento era in mano a Matano il quale si trovava in leggero vantaggio in virtù di alcune azioni più precise ed incisive in particolare con colpi messi a segno nelle prime due riprese, ed ancora nella quinta e settima. Ma nella nona, dopo un avvio di studio e qualche colpo portato da entrambe le parti, all’improvviso Moncelli trovava la giusta distanza per entrare nella guardia avversaria ed andare a segno con un doppio gancio prima destro e poi sinistro e Matano si trovava sull’orlo del ko in piedi. Lo sfidante capiva di avere la situazione in “pugno” ed ovviamente non dava tregua al campione provando a colpirlo ripetutamente per chi-
GIUDICE
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udere il conto, mentre Matano da parte sua, cercava di legare e difendersi come poteva. Ma prima che intervenisse l’arbitro a contarlo, l’asciugamano poneva fine alla contesa. Statistica e cronaca dicono che i cartellini dei tre giudici vedessero fino a quel momento avanti Matano. Due giudici avevano due punti, il terzo ne aveva uno soltanto. Discorso chiaramente ipotetico, in quanto ormai il ko tecnico era già stato sancito. Serve semmai a capire quale fosse stato fino a quel momento l’equilibrio sul ring di Nettuno e l’incertezza di un verdetto deciso da un paio di colpi perfetti sul piano dell’esecuzione e della precisione tecnica. Un epilogo quindi imprevisto, ma questa è la bellezza del pugilato, che stavolta ha scelto un teatro inusuale, lo stadio di baseball Steno Borghese per mostrare una bella serata di pugni, organizzata dalla A&B Events, fatta di passione e coraggio. Il mondo del pugilato scopre quindi un nuovo giovane talento, nativo della Puglia, è di Corato, classe 1993 che si è trasferito nel Lazio per poter fare la boxe in maniera seria e professionale. Quanto bravo ce lo dirà il prosieguo della carriera, quello che è certo è che Moncelli nell’occasione ci ha creduto fino alla fine, senza mai perdersi d’animo e di coraggio ed ha saputo reagire anche alla situazione sfavorevole
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che si era venuta a creare con il passare delle riprese. Regalandosi, contro un avversario davvero ostico una vittoria straordinaria. Statistiche alla mano questo è il terzo titolo italiano per la BBT, dopo quelli di Ricci e Lancia arriva infatti anche Moncelli.
Sguardi incrociati tra Matano e Moncelli Sotto, un esultante Moncelli col suo maestro D’Alessandri
X XXVIII ROUND BOXE IN aRTE R I NG
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BOXE
N E L L’ A R T E
SECONDO
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Parlami di pugilato e di come nasce questa tua opera sulla boxe Abbiamo chiesto agli artisti di raccontarci come è nata una loro opera sul pugilato. Iniziamo con due donne, entrambe lombarde, Daniela e Roberta. Ecco i loro pensieri. DI
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D A N I E L A M O N TA N A R I
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«Interrogandomi su cosa si provi prima di salire sul ring, quando ci si fasciano le mani e si passa il ghiaccio sul corpo; mentre si percorre il corridoio che porta davanti alla platea e quando la campanella suona e si rimane soli davanti all’avversario, consapevoli della possibilità di morire. All' improvviso, mi sono resa conto come nella vita e come nell’arte che possono essere paragonate ad un ring su cui combattere. Il ring è una metafora: è l’immagine della drammaticità e dei conflitti dell’esistenza, della tensione della vita verso un riscatto. E’ la rappresentazione dell’esistenza nella sua fisicità, della lotta quotidiana fatta di sudore e di sangue. Ho rappresentato questo concetto di pugilato attraverso il ritratto di un amico, Maurizio Barattieri, due volte campione italiano di culturismo. Il suo corpo ben si
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MANSHAFT DORI
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«Il ricordo di mio padre e il pugilato diventano sovrapposti, quando la mia memoria bambina sentiva una sveglia in piena notte e poi di seguito gli incitamenti per i pugilatori negli incontri in diretta. Il salone di casa che diventava per un attimo ring e platea. A volte per un tempo lungo a volte il tempo del risveglio per un ko fulmineo nella notte. Questo è il mio rapporto con il pugilato, questa è la mia opera. L’emozione di una conquista a distanza, il gioco del bambino che trova le regole per la vita adulta, la disciplina, il rigore e l’amore testardo per il gioco, la passione oltre le disfatte e le vincite». Rubidori Manshaft (Roberta Dori Puddu) Pittrice, scenografa e disegnatrice d'interni, nasce a Padova, si forma a Venezia, vive e lavora a Milano.
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presta a esaltare la fisicità e la potenza visiva di questo sport. L'ho colto, quasi ai di fuori del Tempo, in un attimo di sosta dalla lotta, quando non si riesce a nascondere l’aggressività e l’inquietudine dello sguardo e della postura, ancora in posizione di combattimento. Il corpo e la fisicità diventano così espressione di istanze esistenziali e psicologiche. I pugili rendono visibile ciò che non lo è: la brutalità e la violenza del pugilato, il “puro corpo” vengono sublimati dalla mente strategica e calcolatrice, rischiarati dal sapere razionale. Come nell'antico bronzo greco del Pugilatore, le ferite più gravi, quelle dell'anima, non piegano la volontà di resistere e la fame di vita. Militia est vita hominis super terram (La vita per l'uomo sulla terra è un combattimento): una continua battaglia contro noi stessi e il Fato, a cui, pur certi della sconfitta, non possiamo rinunciare. E in questa volontà di non arrendersi mai, nonostante l'inutilità dei propri sforzi, vi è la grandezza e dignità dell'Uomo, riflesso dell'Assoluto. Il pugilato, ricordandoci questo, ben merita la definizione di "nobile arte"...»
Ha esordito giovanissima nel cinema e nel teatro - fra Venezia e Roma - come costumista e pittrice scenografa ( Mafai, Scaparro, Moore, Bolognini). Dopo l’Università, la vincita di una borsa di studio internazionale la porta a Milano. Lavora al Teatro alla Scala come pittore scenografo e poi come bozzettista. per la Scala e per altri Teatri internazionali. Alcune collaborazioni in campo teatrale: Torre del Lago, Festival dei Due Mondi di Spoleto, Festival dei Due Mondi e di Charleston (USA), Theatre Du Capitol, Toulouse (Francia), Theatre de la Cigale, Parigi (Francia), Théâtre de Genève (Svizzera) con la regia dei Maestri Giancarlo Menotti, Alfredo Arias, Liliana Cavani, Nicolas Joel , Franco Zeffirelli Collabora a più riprese con l’Architetto Renzo Mongiardino, Emilio Carcano. Con gli Architetti Roberto Peregalli e Laura Rimini firmando con loro l’allestimento della mostra Napoleone e la Repubblica Italiana (1802-1805) – (Milano, Rotonda della Besana, Catalogo Electa, ) e la scenografia dell’ allestimento a Palazzo Reale per l’inaugurazione della Stagione lirica della Scala con Aida per la regia di Franco Zeffirelli . Progetta l’allestimento per la grande Mostra “SOVRANE FRAGILITA’ ” alla Pinacoteca Agnelli – Lingotto – a Torino, curandone sia l’allestimento che le decorazioni pittoriche. ( catalogo Sovrane Fragilità, Electa Mondadori) Disegna e lavora, tra gli altri, con Lila De Nobili con Fabio Palamidese, Emilio Carcano , Chole Obolensky Irene Groudinsky, Claudie Gastine e altri artisti di fama internazionale. Partecipa con un opera a 13x17 Padiglione Italia alla Biennale Di Venezia, nel 2005, curata da Philippe Daverio. Oltre i progetti di cura e realizzazione di interni privati espone per il Fuorisalone del mobile di Milano numerosi oggetti di ArteDesign, fotografati e citati in diverse pubblicazioni. Viene chiamata per esporre la propria visione sull’Allestimento del Museo Italiano al ‘’Convegno Italiano degli amici del Museo’’ promosso a Salemi (Trapani) con Vittorio Sgarbi, Peter Glidewell, Alvar Gonzàlez-Palacios e Philippe Daverio Espone a Perugia da FetucciariArte l’opera ‘Valigia Stanziale’ in ‘’ Storie, il mattino non sposta le stelle’’ con le fotografie di Alessandra Baldoni. Nel 2010 si occupa del rifacimento storico/ pittorico del soffitto dell ‘Albertolli a Palazzo Reale a Milano della Grande Sala , detta, delle Cariatidi.
Daniela Montanari Nasce a Varese nel 1969. Dopo il liceo artistico, si laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano, con specializzazione in Tutela e recupero del patrimonio storico e architettonico. Nel 2002, dopo essersi classificata per la seconda volta tra i finalisti del Premio Arte Mondadori, abbandona la progettazione architettonica per dedicarsi esclusivamente alla pittura iperrealista. La sua prima mostra personale risale alla fine del 2003. In seguito è invitata a premi tra cui il Michetti, il Cairo Comunication e il Razzano, e partecipa a mostre collettive come Nuovi pittori della realtà, Contemplazioni, La nuova figurazione italiana, Imago Feminae e HYPER. Il suo lavoro ha ricevuto riconoscimento critico in diverse riviste come Art e Dossier, Arte Mondadori, Elle, Juliet, Segno, Frattura Scomposta e Wall Street International Magazine. Daniela, dopo aver trascorso lunghi periodi a Ginevra, si stabilisce in Francia dal 2004 al 2008. Attualmente vive tra Como e Salisburgo.
Daniela Montanari
Rubidori Manschaft (Roberta Dori Puddu)
Nella pagina precedente: Daniela Montanari Maurizio Barattieri, 2014 Matita su carta, mm. 500 x 600
Nella pagina precedente: Rubidori Manshaft - Big Play, 2014 Tecnica mista su carta, mm. 385 x 630
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X XXIX ROUND saLVaTORI FaNNI R I NG
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CAGLIARI, settembre 2014 Nel vederlo sudare in palestra esercizio dopo esercizio, viene da chiedergli quando e contro chi sosterrà il prossimo match. Ma Salvatore Fanni, all'età di 50 anni suonati, sul ring non ritornerà più. Uno dei nove pesi mosca italiani che hanno sinora conquistato il titolo europeo, il fighter cagliaritano si aggiudicò la corona continentale battendo il britannico Joe Kelly (kot 2) il 23 febbraio del 1991 a Cagliari. Difese il titolo dagli assalti di Danny Porter (2 volte), di James Drummond e di Michele Poddighe, per poi lasciarlo nelle mani di Robbie Regan il 14 novembre del 1992 a Cardiff al termine di un match equilibrato. Fanni provò invano a riconquistare la corona contro Luigi Camputaro (tre volte), Jesper Jensen e Alexander Makhmutov, ma non restò inoperoso neppure sul fronte del titolo mondiale. Il 19 luglio del 1997, a Porto Rotondo in Sardegna, affrontò il campione iridato Wbo, l'argentino Carlos Gabriel Salazar, sostenendo un grande match e perdendo di strettissima misura, complice anche un richiamo ufficiale immeritato comminatogli dall'arbitro nel quarto round. Il battagliero “fly” isolano ci riprovò il 18 dicembre del 1998 a Cagliari contro il messicano Ruben “Gigio” Sanchez sempre per la sigla Wbo. Il match iniziò male per Fanni il quale, raggiunto a freddo alla prima ripresa da un fulmineo montante alla punta del mento, crollò di schianto
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al tappeto. “Gigio” (nickname dato a Sanchez dalla nonna materna) sollevò le braccia in segno di vittoria. Ma con grande sorpresa del messicano (e degli spettatori), “Little Rocky” Fanni si rimise in piedi, riprese il match e costrinse Sanchez a una furibonda lotta per il resto del fight perdendo onorevolmente ai punti. Il 17 aprile del 1999 a Sassari, nuova chance mondiale, questa volta nei minimosca Wbo, contro il ventenne messicano Jorge “Travieso” Arce (che oggi, a 35 anni, è ancora sulla breccia mondiale). Il verdetto venne determinato da una ferita che fermò il trentacinquenne Fanni alla sesta ripresa proprio quando lo sfidante incominciava a scaldarsi ribattendo colpo su colpo al giovanissimo campione di Los Mochis. Il valoroso mosca cagliaritano, che nel 1996 aveva conquistato il titolo italiano battendo l'amico-rivale Michele Poddighe, sostenne l'ultimo match vittorioso contro Mercurio Ciaramitaro il 31 maggio del 2003 e lasciò l'agonismo alle soglie dei 39 anni con all'attivo 33 successi (17 per ko), 9 sconfitte, 2 pari. “Sono soddisfatto della carriera che ho svolto – dice oggi “Tore” Fanni – anche se mi è rimasto un rimpianto. Nessuno mi ha regalato niente, anzi qualche volta mi è stato tolto qualcosa, perché ritengo di non avere veramente perso né contro Regan né contro Salazar. Il rimpianto riguarda ovviamente la mancata conquista del titolo mondiale. Contro Arce ho avuto la
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sfortuna di ferirmi quando il match era aperto a ogni soluzione. Non so se continuando avrei perso ugualmente”. Qual è stato l'avversario più duro? “Senza dubbio il britannico Danny Porter contro il quale la prima volta vinsi per ferita alla nona ripresa dopo aver subìto tre atterramenti”. Ritiene di dover ringraziare qualcuno? “Si, i manager Umberto Branchini e Rocco Agostino, che non ci sono più, e Salvatore Cherchi i quali nel tempo hanno diretto la mia carriera, il promoter Tonino Puddu e i miei maestri Gianni Locci, purtroppo scomparso, e Marco Scano. Locci è stato il primo a credere in me e mi ha condotto alla conquista del titolo europeo; Scano mi ha seguito nella seconda parte della mia carriera”.
In tutti questi anni di assenza dal ring, con che cosa ha sostituito la boxe? “Con la stessa boxe. Oggi continuo ad allenarmi, ma invece di combattere presto la mia opera come aspirante insegnante nell' “Ap Sardegna” sperando di poter contribuire alla scoperta di qualche pugile interessante. Il momento non è bello, non si fa abbastanza attività e i ragazzi stentano a crescere. Abbiamo un giovane professionista, il peso medio Alessandro Goddi, che combatterà per il titolo italiano contro Lorenzo Cosseddu e dei veterani quotati come lo stesso Cosseddu, Abis, Erittu e Sarritzu i quali, però, non potranno certo continuare all'infinito. Bisogna perciò puntare seriamente a rilanciare la boxe”. Il pugilato potrà contare su un nuovo Fanni? “Chissà. C'è mio figlio Maurizio di soli nove anni che sta dimostrando di amare la boxe e che ha ereditato il mio temperamento battagliero. Se son rose fioriranno. Credo però che non sarà un peso mosca perché promette di diventare più alto e più prestante di me”.
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Sullo sfondo, Fanni contro Salazar In basso, Salvatore Fanni in una foto recente Salvatore Fanni durante il match con Camputaro
X XXX ROUND FLasH D’aUTORE R I NG
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A sinistra, Bundu mette a tappeto Jackiewicz Segue, una fase del bendaggio a cura del maestro Alessandro Boncinelli Ancora Bundu contro Jackiewicz
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americano, collaboratore dei maggiori magazines statunitensi, ha esposto le sue foto in gallerie e musei di molte città, ed è presente con alcune foto anche al Museum of the City of New York. Collabora da diversi anni con il Laboratorio creativo della Florence University of the Arts ed è nell’ambito delle iniziative culturali del Laboratorio fiorentino che dedica due mostre a Leonard Bundu, nell’ottobre 2011 e nel marzo del 2014. Con Leonard è ormai un vero e proprio sodalizio artistico: Weiss ha documentato con migliaia di scatti a colori e in bianco e nero gli allenamenti in palestra, le fasi pre match, i momenti più intensi degli ultimi combattimenti di Leonard. Presentando la sua ultima mostra a Firenze ebbe a dire : “Io e Leonard abbiamo un approccio simile con il nostro mestiere. Non prefiguriamo prima i dettagli del da farsi. Ci affidiamo all’estro e all’improvvisazione, adattandoci con spontaneità alle situazioni che abbiamo di fronte. Siamo due artisti istintivi. Leonard sul ring è artista autentico”.