POSTE ITALIANE SPA - Spedizione in AP- D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB ROMA
IRMA
I N T E R V I S TA
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IRMA
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AIBA
“ M I S S I O N A C C O M P L I S H E D ” . O V V E R O M I S S I O N E C O M P I U TA F R A N C O N E R O “ I L P U G I L AT O R E ” IWBL “IL TRIONFO DELLE AMAZZONI” “ M E L O ” B O S S I & S A N D R O L O P O P O L O “ L A M E G L I O G I OV E N T Ù ”
2014
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AIBA EDITORIALE di MISSION WALTER BORGHINO ACCOMPLISHED
IRMA D’ITALIA
“MELO” BOSSI & SANDRO LOPOPOLO LA MEGLIO GIOVENTù TLB
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ITALIA BOXING IN GIRO pER IL MONDO
Orlando FIORDIGIGLIO
LENNY BOTTAI
danilo d’agata
IWBL IL trionfo delle amazzoni
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SALVATORE CAVALLARO SOGNANDo RIO
TORTI VS GENTILI
alle corde corto d’autore
JOE DE GUARDIA PROMOTER A NEW YORK
LAURA BRUNDU CONTRO LE CORDE
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R I N G Anno 2014 n. 2 (marzo / aprile 2014) - Direttore Responsabile: Walter Borghino - Periodico bimestrale della Federazione Pugilistica Italiana (F.P.I.) - Presidente federale: Alberto Brasca - Registrazione presso il Tribunale Civile di Roma n. 10997/66 del 18.05.1966 - Redazione: Viale Tiziano n. 70 00196 Roma - Editore: Stegip Group s.r.l. Amministratore Unico Donatella D’ambrosio - Sede legale: Via Paolo V, 31 – 00167 - Roma - Sede operativa: Piazza Pio IX, 5 - 00167 Roma - Stampato da: Romantech s.n.c. di Antonio De Luca, via Giovanni Dominici 6, Roma; Coordinamento Editoriale: Michela Pellegrini e Tommaso Gregorio Cavallaro; Progetto Grafico: Matteo Schiavone e Andrea Savastio; Pubblicità: Silvia Moretta; Foto di copertina: Enrico Datti. Hanno collaborato: Alfredo Bruno, Giuliano Orlando, Michela Pellegrini, Tommaso Gregorio Cavallaro, Luca De Franco, Massimo Scioti, Luca Svizzeretto, Massimo Barrovecchio, Giuseppe Giallara, Miriam Anastasia Virgadaula, Gianni Virgadaula, Walter Borghino, Roberto Savi. Foto di: Archivio FPI, Enrico Datti, Emanuele Di Feliciantonio, Marco Chiesa, Fabio Bozzani, Marcello Giulietti, Renata Romagnoli, Roberto Robustelli, Sergio Vollono, Osmel Fabre, Luigia Giovannini, Federico Guidi, Carlo Landucci, Andrea Simonetti, Eugenio Spallazzi, AIBA, WSB, Luca De Franco, Giuseppe Giallara, Massimo Nicolaci, Info: www.boxering.it - Info: boxering@fpi.it - Chiuso in tipografia il 30 giugno 2014.
BOXE
LEONARD BUNDU ANDREA SARRITZU DNA da fuoriclasse INTENSITà & DUBBI ROBERTA BONATTI TERRY GORDINI
LINDA D
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ITALIA THUNDER a un passo dall’impresa
EMANUELE della rosa HURRICANE CARTER FRANCO NERO assalto fallito L’ULTIMO PUGNO “IL PUGILATORE”
VADEMECUM ARBITRI E GIUDICI
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ACCADEMIA dei formatori
CAVICCHI il contadino BOXE IN ARTE che fece sognare PIERO POMPILI
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SOMMARIO
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VADEMECUM ARBITRI E GIUDICI
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VOX POPULI D O
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M D A E RI OPI NDE CO NIO RDNIE FATI TI
I ROUND EDITORIALE DI walter borghino i è conclusa, con qualche strascico polemico, la prima edizione della International Women Boxing League, il torneo femminile a squadre regionale. Ad aggiudicarsela la squadra delle Amazzoni, che sin dall’inizio aveva dimostrato di voler investire seriamente nel progetto, forse anche oltre lo spirito che originariamente ha concepito l’idea e animato la competizione. Spirito che in ogni caso è stato rispettato, consentendo di aumentare il numero delle riunioni femminili, ancora un po’ bistrattate rispetto al campo maschile, e concedendo l’opportunità a tante pugilesse di mettersi in mostra e di esibirsi su palcoscenici appropriati. Qualche polemica, dicevamo, forse evitabile, forse no. Qualcosa andrà certamente rivisto e migliorato, soprattutto nel campo delle regole di bazzica, ma l’impianto generale rimane valido e va supportato. E’ finalmente partita anche la competizione a squadre interregionali maschile “Talent League of boxing”, enfaticamente sottotitolata “l’inizio di una nuova era”. Preceduta da una lunga fase gestionale e anticipata da un adeguato battage informativo, le squadre dai nomi di roboante evocazione storica si sono affrontate nelle prime tre giornate, che hanno regalato incontri di alto profilo tecnico e con molto agonismo. Il percorso che porterà alle finali di settembre è ancora lungo, anch’ esso accompagnato e condito da quel pizzico di critiche che non guasta mai.
dono notizie sul fronte WSB, con la franchigia nazionale impegnata a far quadrare i conti e a rilanciare se possibile una nuova sfida. Rimanendo nel campo internazionale, è stata ufficializzata l’assegnazione dell’organizzazione dei prossimi European Women’s Junior e Youth Boxing Championships alla Federazione Pugilistica Italiana. La Kermesse avrà luogo ad Assisi dal 20 al 27 Luglio. Un impegno organizzativo importante, ma fortemente voluto dalla Federazione, per dimostrare anche concretamente la leadership a livello europeo. Ci sarà bisogno di uno sforzo notevole e dell’aiuto di tutti, anche istituzionale, ma il risultato è assicurato. E mentre è iniziata la fase programmatica per i festeggiamenti del centenario della Federazione, che vedrà una serie di appuntamenti di avvicinamento al big event già a partire dal prossimo anno, è in dirittura di arrivo l’almanacco 2014. Un prodotto di grande efficacia e imperdibile per tutti gli operatori del settore e per i tanti appassionati, fitto di dati e statistiche, che si integra nel nuovo sistema comunicativo che si è inteso da qualche tempo intraprendere, con risultati sin qui incoraggianti e certamente apprezzati. La Lega Pro continua nella sua azione di concertazione e di coordinamento interno, dove ancora diverse anime si agitano alla ricerca di un posizionamento. L’opera del presidente Nori si presenta difficile e inevitabilmente irta di ostacoli, non solo economici. Il settore professionisti, intanto, mostra una significativa vitalità agonistica e organizzativa e questo fa
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...i prossimi European Women’s Junior e Youth Boxing Championships ad Assisi dal 20 al 27 Luglio... Nessuno vuol fare sconti, nemmeno davanti a iniziative così meritorie e che certamente costituiscono un importante valore aggiunto al nostro movimento nazionale. In campo internazionale, la stagione è partita di gran carriera e prospetta, come sempre, traguardi ambiziosi. In quel di Sofia ai mondiali Youth maschili (nel quale è stato inserito anche il torneo di qualificazione femminile per le Olimpiadi Giovanili 2014) le nostre rappresentative hanno dato prova di grande determinazione e capacità, conquistando un bronzo mondiale con Arecchia e ben 4 qualificazioni ai Giochi di Nanchino (2 uomini e 2 donne) su un massimo di 5 posti disponibili. Insomma, un successo e un segnale di grande forza in un contesto altamente competitivo, con più di 100 nazioni e oltre 600 atleti. Il 2014 è un po’ l’anno al femminile e l’Italia c’è. Mondiali, europei, giochi olimpici giovanili. Insomma, una stagione decisiva per le nostre ragazze, su cui consolidare le attuali certezze e costruire un futuro che ci porti, stavolta senza indugio, al traguardo olimpico del 2016 (a proposito, sembra che l’AIBA stia seriamente pensando di aumentare le categorie femminili, aggiungendone almeno due....). Anche gli uomini sono attesi da una stagione importante, dove emerge con prepotenza l’esordio del torneo APB (uno dei tornei sarà organizzato in Italia), mentre si atten-
ben sperare per il futuro. Spiace solo constatare come da alcune parti si voglia strumentalmente far aleggiare l’idea che la Lega e la Federazione siano in contrapposizione. Sarebbe forse utile leggere un po’ la storia, anche recente, e fare un serio esame di coscienza, nella consapevolezza che quasi sempre il presente è figlio del passato. Per anni vi è stata da una parte una sorta di identificazione tra pugilato e professionismo evidentemente non più sostenibile, dall’altra una divisione netta con il dilettantismo, ancorché conviventi sotto lo stesso tetto, che ha evidentemente aumentato a dismisura le divergenze e le prospettive, tanto da creare due mondi contrapposti. Certo è che non sussiste alcuna preclusione aprioristica verso un mondo che tanto ha dato, da e speriamo darà al pugilato e i segnali lanciati dalla Federazione sono sempre stati di grande apertura e considerazione. Vedremo. Altri due grandi protagonisti dell’epopea dorata e eroica del nostro pugilato, stimati e apprezzati non solo per i loro numerosi e prestigiosi risultati, ci hanno lasciato. Il nostro ricordo più affettuoso e i nostri più sinceri sentimenti di cordoglio accompagnino il cammino celeste di Carmelo Bossi e Sandro Lopopolo, uomini e sportivi d’altri tempi, accomunati da tanti elementi e da un destino ineluttabile che li ha voluti riunire a pochi giorni di distanza. Vi sia lieve la terra.
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SPONSOR TECNICO
II ROUND AIBA YOUTH WORLD BOXING CHAMPIONSHIP
MiAccomplissisohedn AIBA
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CHAMPIONSHIP
DI TOMMASO GREGORIO CAVALLARO PH ENRICO DATTI / MARCELLO GIULIETTI vvero missione compiuta per dirla come usano fare nel lato ovest dell’Atlantico. L’Italia della Boxe, infatti, porta quattro atleti a Nanchino sede della seconda edizione dei Giochi Olimpici giovanili estivi, che andranno in scena nella città cinese dal 16 al 28 agosto. Queste le estremamente positive risultanze per i colori Azzurri degli ultimi AIBA Youth World Boxing Championships, svoltisi presso l’Armmec Arena di Sofia (Bulgaria) dal 12 al 25 aprile, nei quali la nostra squadra ha conquistato anche tre medaglie (1 argento e due di bronzo) che le hanno consentito di piazzarsi all’undicesimo posto nella graduatoria finale.
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pressione di essere in difficoltà eccezion fatta per la parte finale del primo round. Ottimo comunque il suo mondiale, come quello della Floridia che ha sfoderato delle eccellenti prestazioni. Lo stesso si può dire di Arecchia che ieri ha perso in finale contro Tumeov, che oggi si è laureato Campione del Mondo. Un plauso per Lizzi che ha dato prova di essere un validissimo pugili, guadagnandosi un meritatissimo posto per Nanchino. Olimpiadi alle quali andremo con la voglia di prenderci delle belle soddisfazione, con annesse medaglie. Spiace, infine, per Maietta che ha perso contro il rumeno Mustafa, poi vincitore dell’argento nei 60 Kg, negli sedicesimi dei 60 Kg in un match nel quale avrebbe meritato miglior sorte”
“Mission accomplished”. Ovvero missione compiuta per dirla come usano fare nel lato ovest dell’Atlantico..” Al di là del mero dato statistico e degli allori, arrivati grazie a Irma Testa (Argento 51 Kg Femminili), Monica Floridia (Bronzo 60 Kg Femminili) e Vincenzo Arecchia (64 Kg Mondiale Youth Maschile), l’aspetto fondamentale è che rispetto a Singapore 2010, dove fu presente il solo Fabio Turchi poi argento, saranno 4 gli alfieri italiani presenti all’agone olimpico. Un concetto ribadito dal Presidente FPI Alberto Brasca, presente a Sofia in qualità di Team Leader, alla conclusione della Kermesse: “”Non posso che ritenermi soddisfatto visto che portiamo a casa 3 medaglie e 4 qualificati alle Olimpiadi giovanili. 3 in più rispetto alla scorsa edizione alla quale andò il solo Turchi (2010). C’è un piccolo rammarico per quella che sarebbe potuta essere una medaglia d’oro. Mi riferisco a Irma Testa, che avrebbe potuto vincere la finale di oggi nella quale, a mio parere, non ha mai dato l’im-
Soddisfazione condivisa dai due Responsabili Tecnici dell’Italia Boxing: Raffaele Bergamasco per la parte maschile ed Emanuele Renzini per ciò che concerne quella femminile. I pugli della Youth, oltre ad avere come traguardo quello della qualificazione olimpica, sono andati in Bulgaria con l’obiettivo di centrare una medaglia nel Mondiale di Categoria. Impresa riuscita al solo Arecchia che si è inchinato solo davanti alla medaglia d’Oro Tumenov (Russia). Il pugile dell’Excelsior Boxe ha disputato un eccellente agone iridato, nel quale il bronzo è arrivato in virtù di 5 incontri farciti da splendide performance. Spartito musicale suonato da Arecchia, che è stato ripreso e fatto suo anche dal 69 Kg Lizzi. Il boxer della Morello Boxe non è riuscito a centrare la medaglia ma ha comunque raggiunto una strameritata qualificazione, giunta grazie alla vittoria nel match di ri-
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II ROUND AIBA YOUTH WORLD BOXING CHAMPIONSHIP
In basso: Vincenzo Lizzi , Monica Floridia e Vincenzo Arecchia
pescaggio contro l’ungherese Barsony. Il match di Lizzi nei quarti di finale contro il croato Pretnjaca è stato forse il più bello per intensità e agonismo dell’intera competizione. Un successo del genere non poteva che inorgoglire Coach Bergamasco, che da ormai un anno è al comando di tutte le Nazionali Maschili di Pugilato: “. Direi che possiamo ritenerci più che soddisfatti della spedizione azzurra, visto che torniamo a casa con tre medaglie, delle quali una potrebbe essere d’oro (la Testa è in finale), e 4 Azzurri alle Olimpiadi. Per quel che riguarda i miei ragazzi, Vincenzo Arecchia ha disputato un grandissimo mondiale, che gli è valso un bronzo e il pass per Nanchino.. Ha perso solo in semifinale contro uno straordinario avversario (Tumenov, ndr) che poi avrebbe vinto l’oro. Stesso discorso può essere fatto per Lizzi, sconfitto nei quarti dal croato Pretnjaca alla fine di quello che forse è stato il più bel match del Mondiale. Vincenzo (Lizzi, ndr) si porta a casa una meritatissima qualificazione olimpica. Il mio plauso va anche agli altri 4 atleti, Zara, Colella, Maietta e Canonico che, pur uscendo nei turni preliminari, hanno dato tutto.” Passando alla parte femminile della spedizione, Mister Renzini ritorna dalla Bulgaria con lo stato d’animo del tennista che ha appena sollevato sull’erba di Wimbledon la prestigiosa Coppa di vincitore del più importante torneo del Grand Slam. Le due atlete portate in quel di Sofia per prendere parte al Torneo di qualificazione Olimpica non solo sono andate a medaglia (Testa argento e Floridia Bronzo) ma hanno anche staccato il pass per Nanchino. Oltretutto, l’argento delle Testa sarebbe potuto benissimo essere un oro se la giuria della finale contro l’armena Grigoryan non l’avesse penalizzata con un verdetto sfavorevole. Testa che in semifiale si è pure tolta lo sfizio di eliminare la Campionessa Mondiale Youth in carica, la russa Paltceva. Un piacere provato anche dalla Floridia che nei quarti ha fatto fuori l’irlandese Ginty, Oro Iridato al Mondiale Junior 2013 e Pugile
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dell’anno AIBA per la medesima annata. Soddisfazione per la qualificazione delle sue a parte, Renzini non nasconde il suo disappunto perché a suo avviso le medaglie avrebbe dovuto essere di metallo più pregiato “C’è rabbia – queste le dichiarazioni del RT - perché la Testa avrebbe dovuto uscire con l’oro al collo. Nella finale infatti, pur non boxando come al suo solito, non è mai stata in difficoltà. Stessa cosa dicasi per il match di Monica contro la turca Yildiz. In quella semifinale, infatti, la nostra avrebbe forse dovuto ottenere qualcosa in più. Detto questo, non posso che essere contento perché abbiamo portato a casa due medaglie e la qualificazione sia di Irma che di Monica Floridia. Adesso comincia il lavoro verso Nanchino.” All’AIBA World Youth Boxing Champs 2014, infine, non sono stati solo gli Atleti Azzurri a regalare soddisfazioni agli appassionati della Noble Art Italiana, ma anche il Vice Presidente FPI Vittorio Lai e l’Arbitro e Giudice Maria Rizzardo. Il primo è stato nominato miglior ITO (International Technical Official) del Torneo, mentre la seconda miglior Referee and Judges. AIBA Youth World Champions 2014
Men’s Categories WINNERS 48 Kg Shalkar Aikhynbay (KAZ) 52 Kg Shakur Stevenson (USA) 56 Kg Javier Ibanez 60 Kg Ablaikhan Zhussupov (KAZ) 64 Kg Bibert Tumenov (RUS) 69 Kg Bektemir Melikuziev (UZB) 75 Kg Dmitrii Nestorov (RUS) 81 Kg Blagoy Naydenov (BUL) 91 Kg Yordan Hernandez (CUB) +91 Kg Daramni Rock (USA)
Women’s Categories WINNERS 51 Kg Anush Grigoryan (ARM) 60 Kg Jajaira Gonzales (USA) 75 Kg WOJCIK Elzbieta (POL)
III ROUND IRMA TESTA
Le D’ITALIA piace la musica della sua terra, quella napoletana. Ama uscire con gli amici e stare con la famiglia nel poco tempo libero. Sa che lo studio è fondamentale nella vita di ognuno di noi e, per questo motivo, cerca in ogni modo di prepararsi al meglio per affrontare le sfide scolastiche. Quello che a prima vista è il mero ritratto di una ragazza come tante altre - cosa che Lei indubbiamente è ed è forse questo il segreto del suo successo - è la sintesi del way of living, come gli inglesi definirebbero il modo di vivere, della promessa più brillante della Boxe Tricolore al Feminile: Irma Testa. Un talent purissimo del ring, che nel giro di due anni è passata dall’esordio del 15 aprile 2012 in quell di Torre Annunziata al secondo posto nel Torneo di qualificazione per le Olimpiadi Giovanili del prossimo agosto a Nanchino. Il
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tutto inframezzato dalla medaglia d’oro ai Mondiali Junior 2013, l’argento ai Campionati UE 2013 e il Bronzo agli Europei Junior 2012. 28 marzo 2012, il giorno del tuo primo tesseramento. Quando hai deciso di diventare un pugile e perché? Sono entrata in una palestra circa 6 mesi prima dal mio primo tesseramento da agonista. Ho iniziato per gioco e per seguire mia sorella, che da tempo si dilettava tra sacchi e corde. Poi, come spesso capita in quseti casi, il gioco è
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III ROUND IRMA TESTA divenuto passione. Ti saresti mai aspettata nel giro di poco più di due anni di vincere: un Bronzo agli Europei Junior 2012, Argento ai Campionati Unione Europea, Oro al Mondiale e un Argento al Torneo di Qualificazione ai Giochi Olimpici Giovanili? No, assolutamente. Come dicevo, all’inizio pensavo solo a divertirmi allenandomi. Il pensiero di raggiungere
persone che mi seguono e mi vogliono bene. Il tuo punto di partenza è stato la tua palestra, quella della Boxe Vesuviana. Quanto è contato e quanto conta tuttora il tuo maestro, Biagio Zurlo, nella tua ancor giovane carriera? Quanto, invece, il tuo Coach in Nazionale, Emanuele Renzini? Entrambi sono delle figure importantissime sia nella mia vita di tutti i
Vesuviana, Lucio e Biagio Zurlo, che a quelli della Nazionale, Emanuele Renzini e Laura Tosti. Senza di loro non sarei l’atleta che sono. Ringrazio, infine, la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e, che continua costantemente a farlo. Non avessi fatto la boxer, che sport avresti scelto? Sinceramente non lo so. Si dice che ci sia un legame fortis-
“...per gioco seguivo mia sorella, che da tempo si dilettava tra sacchi e corde. Poi, il gioco è divenuto passione...” degli obiettivi agonistici è venuto in seguito, rafforzandosi sempre di pù e divenendo ora un chiodo fisso nella mia mente. Prossimo obiettivo Nanchino. Sei tra le favorite per vincere la medaglia d’oro. Tutto questo è uno stimolo a dare il massimo o un peso che potrebbe frenarti. Per ora è uno stimolo a dare il massimo e a non deludere si le mie aspettative personali che quelle dele
giorni che in quella da pugile. Il maestro Lucio Zurlo è il mio secondo papà e senza di lui non sarei mai arrivata a questi livelli. Il maestro Renzini è stato altresì fondamentale nell’aiutarmi a ottenere allori internazionali così importanti. In generale chi ti senti di ringraziare, oltre a te stessa, per i successi che hai finora ottenuto? Ovviamente non posso che dire grazie sia ai miei maestri della Boxe
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simo tra Pugilato e Musica. Qual è il tuo cantante e/o Band preferito? Amo ascoltare i grandi della musica Napoletana. Tolti guantoni e caschetto, cosa fa Irma durante la vita di tutti i giorni. Gli impegni agonistici occupano la maggior parte del mio tempo. In quello che mi rimane, sapendo quanto è importante, cerco di recuperare il terreno perduto a livello scolastico. Per il resto amo stare con la famiglia e gli amici Ultima domanda. L’Olimpiade, non quella giovanile bensì quella degli adulti, è un sogno o un obiettivo per Irma? E’ un sogno ed un obiettivo al tempo stesso. Per ora, però, mi concentro sull’Olimpiade Giovanile.
IV ROUND BOSSI/LOPOPOLO “MELO”
BOSSI
&
SANDRO
LOPOPOLO
LA MEGLIO GIOVENTù DI GIULIANO ORLANDO E GIANNI VIRGADAULA PH ARCHIVIO FPI
Se ne vanno due protagonisti di una boxe dura e vincente B O S S I IL PRIMO a lasciarci, dei magnifici sette sul podio ai Giochi di Roma 1960 è stato Carmelo Bossi, classe 1939. Ha detto addio, seguendo il destino della sua adorata moglie Anna. Anni dolenti gli ultimi
Anna”. Queste le struggenti parole di Alessandra, nel ricordare l’amato papà. Istituzioni assenti. Solo La Gazzetta dello Sport ha fatto pervenire una corona di fiori e un suo rappresentante. Bossi chiude al momento il magico filone dei grandi campioni milanesi doc, preceduto da Mario Bosisio, Carlo Orlandi e Aldo Spoldi, indimenticabili protagonisti di epiche battaglie. La famiglia abitava a Porta Vittoria, in via S. Barnaba, 48. I Bossi, cognome classico della vecchia Milano, un nucleo attivo nella cerchia dei Navigli, venditori di
campionati lombardi. Va agli assoluti a Terni e coglie il titolo assoluto. Il c.t. Natalino Rea annota il nome di quel ragazzino dai modi educati. L’anno dopo, assente ai tricolori, viene convocato ai collegiali e nella selezione, supera Guerra, campione in carica. Va agli europei di Lucerna e tra la sorpresa generale, conquista l’argento, battendosi alla pari col polacco Drogosz, professionista in maglietta nei welter La strada per vestire la maglia azzurra ai Giochi di Roma 1960, è una corsa ad ostacoli infinita. Agli assoluti di Torino, è fuori
. .Fu uno zio a portare Carmelo all’Unione Sportiva Lombarda dove allenavano Combi e Gegio. Il ragazzino era trasparente.. anni del grande campione. Il maligno ictus del ’95, combattuto con coraggio e dignità, stava pendendo il sopravvento. L’affetto di Anna, delle figlie Alessandra e Francesca e dei fratelli Ernesto e Francesco gli hanno reso meno impervio il tormento. Uniti e unite per dare al “Melo” come lo chiamavano gli amici e i fans, quel calore di cui si cibava per non crollare. Otto mesi fa, la sua lei è salita in cielo, lasciandolo troppo solo. “Papà non desiderava altro che tornare accanto alla moglie. Lo sussurava, in continuazione. Quando ha chiuso gli occhi per sempre, abbiamo capito che li avrebbe riaperti in cielo accanto alla sua
libri usati, abiti e chincaglieria varia, panettieri, riparatori di biciclette, calzolai e maniscalchi. Il fratello Ernesto ricorda: “Il primo fu Francesco, ma era troppo tranquillo. Provai io, che avevo spirito battagliero e picchiavo duro. Otto match da prof e altrettanti ko. Purtroppo ero allergico ai sacrifici e preferivo altre distrazioni. Fu uno zio a portare Carmelo all’Unione Sportiva Lombarda dove allenavano Combi e Gegio. Il ragazzino era trasparente e sperava che mettesse qualche muscoletto. Aveva 15 anni, ma dopo pochi mesi capimmo che aveva il bernoccolo della boxe. Nel ’58 a 19 anni, vince i
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peso in semifinale, dando via libera a Orma il mancino di Acqui. Nonostante l’inciampo, Rea punta su di lui. Da alchimista consumato, inventa Benvenuti welter e fa salire il milanese nella categoria superiore. Per guadagnarsi il posto il “Melo” batte Golfarini, Galmozzi e Sandro Mazzinghi e nell’ultima selezione il pugliese Truppi. I conti per Rea tornano alla grande, Nino è d’oro con Musso e De Piccoli, mentre Carmelo è argento, in un peso non suo. Cede solo in finale al favorito McClure, possente americano di colore, di stanza in Germania. Il ragazzo di via S. Barnaba, faccia da nordico, l’anno dopo passa
IV ROUND BOSSI/LOPOPOLO
professionista, Inizia con Steve Klaus che opera con Strumolo e Busacca, i boss della Milano organizzativa. Sembra la scelta giusta per fare carriera, magari all’ombra di Loi, la star indiscussa di quegli anni. Ci prova, ma non funziona. Sceglie Libero Cecchi, toscano sanguigno, quanto appassionato. Non certo un novellino, anche se spesso è in conflitto con i grandi organizzatori. Maestro all’Alfa Romeo, dove inizia alla boxe un certo Walter Chiari. Da manager guida al mondiale Mario D’Agata, segue Vecchiatto, Garbelli e poi Carlos Duran, in precedenza l’altro milanese Giannelli. D’essere abile lo dimostra nel corso degli anni. Bossi non è il pugile dagli acuti, ma un regolarista eccellente.
nana nera: Edwin Fighting Mack, fisico anguillesco, delle Antille Olandesi, 22 anni, tecnica modesta ma destro bomba. Bossi ha avuto problemi per l’estrazione di un molare, combatte senza paradenti. Dopo aver dominato 9 round, becca il colpo che gli fracassa la mascella, rotta in tre punti. Termina il round, ma desiste dal proseguire. Ritorna dopo 8 mesi di stop. Si prende la rivincita con Mack. Fatica e stare nel peso e sceglie di salire nei medi jr. Il promoter Sabbatini ha la pensata giusta, offrendogli l’opportunità mondiale contro il professor Fred Little, nero del Mississippi, fisico bestiale. Sul ring allestito al campo sportiva “Sada” di Monza, compie il capolavoro della carriera. Prudente ma non passivo per
superati da tempo. Hanno i capelli bianchi e si esprimono in milanese. “Melo, te conusevi che s’eri un fiulèt, però capiv che’l’ to destin l’era de diventà un campiun”. Cecchi gli trova un buon ingaggio ancora in Sud Africa contro l’astro nascente del paese Pierre Fourie, perde ai punti. Difende lo scettro a Madrid contro Josè Hernandez, al quale regalano un pari. Il 31 ottobre all’Auditorium dell’università Nihon di Tokyo affronta Koichi Wajima e dimostra al pubblico giapponese che quell’italiano non è una tigre di carta. Dopo 15 round garibaldini in qualsiasi ring neutro, il titolo sarebbe rimasto a Bossi. A Tokyo, solo l’italiano Bertini segna un giusto 73-70, mentre il locale Takeo
. .e sperava che mettesse qualche muscoletto. Aveva 15 anni, ma dopo pochi mesi capimmo che aveva il bernoccolo della boxe.. . La sua tecnica è una magica ragnatela, che avvolge gli avversari, soffocandoli senza che se ne accorgano. Non è picchiatore, ma il destro sa pungere, col sinistro tiene lontani i pericoli. Campione italiano al 23 ° match, superando Tiberia, un furioso fighter, che fende l’aria contro il Melo. Per arrivare alla prima cintura ha superato ottimi elementi quali Nervino, Parmeggiani, Mirko Rossi genovese di ottima scuola, il picchiatore Piazza e lo spagnolo Galiana. Difende il titolo ribattendo Tiberia. Conquista l’europeo a Sanremo nel maggio del 1967, a spese del francese Josselin, nel classico confronto fra toro e torero. Tra una difesa e l’altra (Cooke e ancora Josselin), va a Johannesburg, contro il beniamino locale Ludick sui 15 round, verdetti fasulli, ma borse autentiche. Scivola sulla buccia di una ba-
oltre metà incontro, trova nel jab sinistro il colpo giusto per anticipare l’azione possente ma imprecisa del campione. Lavoro paziente di Bossi, che esplode al decimo round col destro improvviso e preciso alla punta del mento di Little, al tappeto tra la sorpresa generale. Il resto è il sogno che si realizza. Ultimi cinque round tesi e cattivi, ma ormai Bossi sa che il miracolo sta diventando realtà. L’arbitro inglese Roland Dakin non ha dubbi: 73 a 69 per Bossi, nuovo campione del mondo WBC e WBA medi jr. La festa del dopo boxe si consuma a Brera, al “Polenta” dove il dialetto milanese, prevale sulla romanità di Rodolfo Sabbatini, il cui vocione tradisce quella soddisfazione in cui pochi credevano. La processione dei complimenti è quanto di più variopinto, soprattutto quelli che li anta li hanno
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(70-72) e Valan (67-68) optano per Waijma. Qualche tempo dopo, l’americano confessa di aver sbagliato il punteggio del 14° round, sarebbe stato un 68-68, che lasciava il titolo a Bossi. Tardivo pentimento. Il “Melo” dice basta. Ha 32 anni, oltre 15 di ring, comincia una nuova vita. Trova impiego nelle Poste, ma si sente prigioniero. Vito Liverani, il fotografo che ha raccontato la boxe in giro per il mondo, titolare dell’Olympia, lo prende come produttore. Carmelo, visita ogni giorno le redazioni milanesi e ogni sosta è un ricordo di immagini indimenticabili. Presente a tutte le riunioni, elegante e forbito. Quando il destino lo segna negativamente, il calore della famiglia rende meno impervia la lotta contro il male. L’amico Enrico Oldani, appassionato e presidente del Comitato Lom-
bardo per anni, lo va a prendere in auto e lo porta alle riunioni di boxe. Bossi dimostra doti di resistenza e coraggio da campione. Si arrende soltanto quando Anna, lo precede di poco per scoprire il mondo degli angeli. L’ultimo omaggio glielo porgono Bonaria Loi con parole dolcissime e Franco De Piccoli unico presente dei compagni di Roma, dedicandogli una poesia che commuove tutti. Giuliano Orlando
Sandrino - così lo chiamavano gli amici più cari - rimase sempre il vincitore morale del torneo olimpico, tanto che fecero pure una colletta per comprare una medaglia d’oro, che poi gli consegnarono nella sua Milano al bar Martinelli, in via Giovanni Battista Grassi. Lopopolo, i cui genitori erano pugliesi di Bisceglie, era nato a Milano il 18 dicembre 1939 e da piccolo insieme alla sua numerosa famiglia - era penultimo di 6 fratelli - visse le miserie della guerra. Ma Milano, dove i suoi emigrarono definitivamente alla fine del conflitto, gli avrebbe portato fortuna proprio grazie alla boxe, di cui apprese i primi rudimenti nella palestra dell’Alfa Romeo, grazie al maestro Gigino Gra-
superando Brandi per abbandono al 9 round nell’ incontro di rivincita disputatosi a Genova il 13 marzo del ’65. Seguì a S. Cruz, in un match valido per la corona europea dei superleggeri, la sconfitta in 15 riprese contro lo spagnolo Juan Albornoz, che prevalse grazie ad un verdetto casalingo, non senza però una responsabilità di Lopopolo, che pur nettamente superiore all’avversario, non fece nessuno sforzo per aggiudicarsi l’incontro. Con un diverso spirito Sandro affrontò come challenger il fortissimo Carlos “Morocho” Hernandez, campione mondiale dei leggeri junior per la WBA. Il match si svolse al PalaEur di Roma il 29 aprile del ’66 e nonostante i pronostici non fossero
. .era penultimo di 6 fratelli, visse le miserie della guerra. Ma Milano, dove i suoi emigrarono definitivamente alla fine del conflitto.. CON LA
S C O M PA R S A
DI
LOPOPOLO deceduto lo scorso 26 aprile dopo una lunga malattia, se ne è andato un altro moschettiere dei Giochi Olimpici di Roma ’60. Un pugile di razza, dalla tecnica cristallina, che da dilettante vinse 85 dei 90 combattimenti disputati. Forte di questo suo naturale talento e inserito nella rappresentativa azzurra da Natalino Rea, alla vigilia dei Giochi tutti avrebbero scommesso che l’oro nella categoria dei leggeri sarebbe stato suo, invece dopo avere messo in fila ben 5 avversari, il sogno di Sandro si infranse di fronte al polacco Kazimierz Pazdzior che prevalse per 4-1 dopo un match molto equilibrato e dal discutibile verdetto. Non a caso per i suoi fan
ziani che ne intuì subito le eccelse doti pugilistiche, che in breve ne avrebbero fatto uno dei dilettanti più quotati della nazionale italiana. A Milano, Sandro conobbe anche Ida, l’unico grande amore della sua vita che poi, sposatala, gli avrebbe dato 3 figli. Dopo le Olimpiadi, il debutto di Sandro fra i professionisti avvenne il 4 febbraio del ’61 con una vittoria per abbandono su Bernardo Favia, cui seguirono altri 25 successi, 2 pari e 1 no contest, prima di conquistare il 29 novembre del ’63 a Mestre il titolo italiano dei superleggeri contro Franco Caruso. Titolo che difese nel ’64 contro Giorgio Campari e Massimo Consolati con due brillanti vittorie ai punti. Poi, il 24 settembre di quello stesso anno, a sorpresa, subì la prima sconfitta per mano di Piero Brandi. Egli però riprese il titolo
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dalla sua parte, quella sera il pugile italiano seppe interpretare al meglio il combattimento e per 12 round riuscì ad imbrigliare il campione con il suo magico sinistro e quel destro pungente sempre capace di far male. Ma nelle tre riprese conclusive del match ci fu il veemente ritorno del venezuelano, che all’ultimo round riuscì anche a mettere giù lo sfidante. Ma l’eccellente condizione fisica, frutto di un duro allenamento, consentì a Lopopolo di rimettersi in piedi e concludere il match, divenendo il nuovo campione mondiale dei superleggeri. Fu così che da quella sera Sandrino venne considerato il legittimo successore di Duilio Loi, ma anche un po’ – per la sua milanesità l’erede del grande Mario Bosisio. Tutto questo, grazie ai suoi pugni e alla sua intelligenza pugilistica, ma anche alla for-
IV ROUND BOSSI/LOPOPOLO
tuna di avere accanto un procuratore e un maestro come Steve Klaus. La sera della conquista del titolo Sandrino dimostrò pure di avere cuore e carattere, virtù che mai gli erano state riconosciute, nonostante già alle Olimpiadi egli avesse dimostrato uno straordinario coraggio, affrontando il torneo con due costole incrinate - conseguenza del match di selezione vinto con Brondi senza mai farne parola per evitare di essere eliminato dalla squadra. In quel 1966, da campione, Lopopolo accettò di disputare un paio di incontri all’estero senza titolo in palio, che gli portarono buone borse ma poca gloria. Infatti, a Caracas, in luglio, venne bat-
prende come Fuji vinse grazie ad un gancio sinistro veloce e potente, che colpì Sandro a freddo. Di fatto comunque, quel rovinoso knock-out fece uscire il nostro pugile dal giro mondiale, ed egli dovette tornare a guardare all’Europa. Con 10 vittorie e 1 sola sconfitta peraltro vendicata contro Lennox Beckles - fulminato a Milano al 1° round il 19 dicembre del 1969 - Sandro risalì la china, e il 22 aprile del 1970 a Montecatini poté sfidare Renè Roque per l’europeo dei superleggeri. Il milanese dominò il combattimento imponendo all’avversario il suo pugilato efficace e scintillante, ma venne dichiarato sconfitto dai giudici a seguito di un
favoloso Josè “Mantequila” il Napoles,campione mondiale dei welter; nè andò mai in porto il match con Bruno Arcari di cui tanto si parlò, che certo gli avrebbe regalato nuovi stimoli e sarebbe stato un evento per la boxe italiana, come lo erano state le sfide fra Benvenuti e Mazzinghi. In ogni caso, prima di lasciare lo sport che tanto gli aveva dato, il 30 marzo del ’73 il campione meneghino disputò un ultimo incontro a Novara, congedandosi dai suoi fan con un chiaro successo ai punti in 10 riprese su Pietro Gasparri. A pochi giorni dalla morte, l’ultimo grande riconoscimento a Sandro Lopopolo per i suoi alti meriti sportivi gli è
. .gli avrebbe portato fortuna grazie alla boxe, di cui apprese i primi rudimenti nella palestra dell’Alfa Romeo, grazie al maestro Gigino Graziani. tuto in 10 riprese da Vincente Rivas e poi a Buenos Aires, il 10 settembre, subì un’altra sconfitta ai punti contro l’ argentino Nicolino Loche, detto “L’intoccabile” per la sua virtuosa e impareggiabile abilità difensiva. A Roma, 21 ottobre del ’66, ci fu poi la rivincita con Rivas, stavolta con il titolo in palio. Una serata trionfale per Lopopolo che, finalmente al meglio della condizione, inflisse all’avversario una durissima punizione costringendolo all’ abbandono nel corso dell’ottavo round. Ma il 30 aprile del 1967 Lopopolo cedette il titolo mondiale a Tokyo, subendo dallo sfidante Paul Fuji un rovinoso KO al 2° round. Quella sconfitta che molti attribuirono ad una sottovalutazione dell’avversario da parte di Sandro, in realtà fu uno di quei malaugurati incidenti che possono sempre accadere nella boxe, e rivedendo oggi il filmato di quel combattimento si com-
verdetto scandaloso. Sandro avrebbe poi avuta, nel ’72, una seconda possibilità di conquistare quel titolo per lui stregato, ma stavolta fu Roger Zami a stopparlo in Francia sulla distanza delle 15 riprese. Lopopolo provò allora di arrivare all’europeo dei welter, sfidando il fortissimo Roger Menentrey che aveva già sconfitto nel ’71 a Parigi conquistando con la sua eleganza il raffinato pubblico parigino. L’incontro di rivincita si svolse a Grenoble il 9 dicembre del ‘72, ma ancora una volta la fortuna giocò contro l’italiano che pur mostrandosi superiore all’avversario, al 14° round dovette abbandonare la lotta per via di una profonda ferita all’arcata sopracigliare. Amareggiato Sandro pensò allora che fosse arrivato il momento di appendere i guantoni al chiodo, forse anche perché non gli venne data una seconda opportunità di incontrare Nicolino Loche, o di incrociare i guanti con
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pervenuto dal Comune di Milano, che ha voluto onorarlo iscrivendo il suo nome al Cimitero Monumentale, laddove già riposano i resti mortali di tanti illustri personaggi della città, e dove sono state tumulate anche le sue ceneri. La stessa amministrazione comunale si è poi fatta carico delle spese dei funerali del campione, le cui gesta, non vi è dubbio, rimarranno per sempre incise a caratteri d’oro negli annali del pugilato italiano. Gianni Virgadaula
Da sinistra a destra dall’alto in basso: Carmelo “Melo” Bossi e Sandro Lopopolo in alcune foto d’epoca
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V ROUND TLB
TLB
DI MICHELA PELLEGRINI PH EMANUELE DI FELICIANTONIO
Il Campionato a Squadre made in Cammarelle Per chi ci mette la faccia, l’anima e il cuore U N
C O RAG G I O
DA L E O N I . O meglio da Leoni di San Marco, Tigri Sabaude, Cobra Longobardi, Volpi Bizantine, Destrieri Etruschi, Falchi Legionari, Lupi Briganti, Squali Borboni e Pantere Aragonesi. L’identità è sinonimo di forza per i nove Team del Talent League of Boxing, il primo Campionato Italiano a Squadre Maschili di Pugilato, ideato e promosso dal plurimedagliato mondiale e olimpico Roberto Cammarelle e targato FPI. L’obiettivo è quello di promuovere, organizzare e sviluppare l’attività del pugilato in canottiera, il cosiddetto AOB, su tutto il territorio nazionale per aumentare il bagaglio tecnico ed esperienziale di tutti quei boxer che potranno inseguire il sogno azzurro ed essere selezionati dallo Staff Tecnico per entrare a far parte dell’ambita Dolce & Gabbana Italia Thunder, la realtà italiana delle World Series of Boxing a cui si è ispirato Cammarelle. Il via ufficiale all’ “inizio di una nuova era”, motto e tormentone della TLB, è stato dato il 12 marzo scorso a Roma presso il Circolo del Tennis Foro Italico. Ancora una volta a metterci la faccia è stato il numero uno dello
Talent League of Boxing
Sport Italiano Giovanni Malagò, ospite d’onore dell’happening, a cui è stata dedicata la copertina del primo numero del nuovo Boxe Ring. Il Presidente del CONI è intervenuto al tavolo dei lavori insieme al Presidente FPI Alberto Brasca, al Direttore di RaiSport Mauro Mazza, al Vicepresidente AIBA, Presidente dell’EUBC e Presidente Onorario FPI Franco Falcinelli, al Segretario Generale FPI Alberto Tappa ed a Cammarelle. In prima fila un parterre d’eccezione con il Padrino della TLB, l’attore, doppiatore e presentatore Pino Insegno, voce narrante dello spot di lancio ideato e prodotto da Artecopy in collaborazione con Sauce Patrol, il grande amico della boxe e attore di fama mondiale Franco Nero, l’Amministratore Delegato di CONI Servizi Alberto Miglietta, il Vicepresidente Federale Walter Borghino, il Presidente del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro Francesco Montini e tante altre autorità, tra cui i Consiglieri Federali Giancarlo
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Ottavio Ranno, Massimo Scioti e Flavio D’Ambrosi ed i Presidenti Roberto Aschi (CR Lazio), Gabriele Fradeani (CR Marche) e Luciano Favaro (CR Veneto). A rappresentare l’eccellenza del Pugilato Olimpico è stato il Responsabile Tecnico delle Nazionali Maschili di Pugilato Raffaele Bergamasco affiancato dalla rappresentativa di pugili e tecnici dei Team partecipanti che hanno potuto ammirare il look delle divise TLB realizzate dallo sponsor tecnico Leone 1947 e presentate dall’amministratore Claudio Leone. Contributo fondamentale per un’immagine vincente è stato quello dei due social partner dell’iniziativa Sport Senza Frontiere e Tira Dritto Contro la Coca. Un’azione sinergica da elogiare: “La competizione – ha sottolineato il Presidente Brasca -, visto il grande lavoro fatto sia a livello centrale che dei Comitati, dimostra quanto il pugilato italiano si stia evolvendo a livello della organizzazione dell’attività agonistica”. Il plauso è andato anche dato anche al Settore Tecnico Nazionale che di concerto con quello dei Tecnici Sportivi ha lavorato alacremente. A credere fortemente nel progetto è il primo fan della TLB, il Presidente Malagò: “Questo progetto segna insindacabilmente una nuova epoca per l’ars pugilistica tricolore. La TLB, come la consorella IWBL, il Torneo a Squadre Femminile, va nella direzione tracciata dal CONI, che chiede alla Federazioni delle novità per dare nuovo appeal a tutte le nostre discipline”. Del resto i numeri parlano chiaro: 3 Gironi, 9 Team, 8 Categorie di Peso, 18 Giornate di regular Season (per un totale di 144 match), 4 Semifinali (per un totale di 32 match), 1 Finale (per un totale di 8 match), 19 regioni interessate, 138 società con pugili impegnati nelle gare, 209 boxer partecipanti. Il primo gong della TLB è suonato nel weekend del 28-30 marzo. Le semifinali si disputeranno: per l’andata il 18-20 luglio ed il 25-27 luglio; per il ritorno il 1-3 agosto e l’8-10 agosto. La Finalissima, sotto i riflettori di RaiSport, il 20 settembre. Cammarelle ci ha messo la faccia, l’anima e il cuore ora tocca alla boxe olimpica lasciare il segno.
RISULTATI TLB - REGULAR SEASON AGGIORNATI AGGIORN NA ATI A DAY DA AY Y 5 (DA DAY AY 6 IN CORSO)
TEAM M
DAY DA AY 2
DAY DA AY 3
DAY DA AY 4
DAY DA AY 5
DAY DA AY 6
GIRONE G IRONE A
14 144 8 10 2 6 12 2 2 8 TEAM M
DAY DA AY 1
DAY DA AY 2
DAY DA AY 3
DAY DA AY 4
DAY DA AY 5
GIRONE B BORBONI
DAY DA AY 1
DAY DA AY 2
DAY DA AY 3
DAY DA AY 4
DAY DA AY 5
5 133 6 6 11 10 8 3 6 10 www.talentleagueboxing.com 17
TOTAL TOT TAL
46 20 12 DAY DA AY 6
TOTAL TOT TAL
37 15 12
144 13 10 8 1 6 4 0 6 2 TEAM M
GIRONE C
DAY DA AY 1
DAY DA AY 6
TOTAL TOT TAL
30 29 19
VI ROUND LEONARD BUNDU
DNA LEONARD
B U N DU
DA FUORICLASSE 18
DI ALFREDO BRUNO PH EUGENIO SPALLAZZI L’ E B U non ha avuto alcun dubbio: Leonard Bundu è stato eletto “Atleta dell’anno 2013” ed ha ricevuto l’ambito Premio ad Amburgo il 7 giugno presso l’ Hotel Marriott. Nella stessa serata Salvatore Cherchi ha ricevuto un attestato come Promoter dell’anno 2013. Un bel riconoscimento per il nostro professionismo, pronto a lanciarsi in una nuova dimensione attraverso la Lega Pro Boxe. Il riconoscimento per Bundu ha un doppio valore soprattutto perché arrivato alla soglia dei 40 anni, forse ricordando quella frase ricorrente, che ci ha accompagnato per lungo tempo, e con la quale i dottori ci facevano coraggio dicendo che appunto la vita comincia a 40 anni. Leonard “Atleta del 2013” ha messo
dimento eccezionale sul ring. Un rendimento che porta per primo il nome di Alessandro Boncinelli, maestro dell’Accademia Pugilistica Fiorentina insieme a Paolo Vignoli. Il Bonci ricorda sempre quando questo ragazzo entrò nella sua palestra per fare un po’ di ginnastica, l’Amatore per intenderci. Gli insegna poche nozioni, poi lo vede fare cose che solo un pugile con il DNA del fuoriclasse poteva fare. Il maestro lo convince dopo alcuni mesi a salire sul ring e da lì incomincia la sua storia che lo porta in quattro e quattr’otto a vincere il Campionato dei Novizi. Patrizio Oliva e Biagio Zurlo non se lo lasciano scappare e diventa un perno fisso della Nazionale fino al 2005 quando decide di passare al professionismo. La sua consacrazione di “grande campione” avviene da imbattuto
il pugile toscano d’adozione è stato eletto miglior atleta del 2013 dallA European Boxing union... in riga una selezione molto qualificata, composta di giovani rampanti provenienti dalle due ultime Olimpiadi. Continua così la carriera incredibile di Leo dove l’incedere dell’età sembra inversamente proporzionale alla forma fisica e bravura, che invece sembrano aumentare di match in match. Oggi Bundu siede saldamente sul trono europeo dei welter, mentre le sigle mondiali pur riconoscendo la sua classe sembrano snobbarlo (ma per quanto ancora?), forse per il timore che un titolo prestigioso come quello dei welter cambi destinazione per non tornare oltreoceano, dove ancora ci sono grossi interessi e guadagni legati alla televisione. Leo attende con serafica pazienza, un sorriso sornione e accattivante che ormai lo accompagna come un vestito. E’ un uomo felice molto legato alla sua compagna Giuliana Riunno ed ai figli Andrè e Frida, una famiglia compatta che lo ha responsabilizzato per diventare il segreto del suo ren-
dopo aver conquistato il titolo italiano e dell’ Unione Europea. Il 25 giugno del 2011 affronta Daniele Petrucci, anche lui imbattuto, per il tiolo europeo dei welter che all’epoca era vacante. Il match viene interrotto all’ottavo round per il rigonfiamento pericoloso dello zigomo destro. Il verdetto di parità serve solo a rimandare di pochi mesi la sua vittoria indiscutibile sul romano al termine di un epico match disputato al Mandela Forum, che grazie a Bundu era diventato per un buon periodo il Madison Square Garden di Firenze. Da quel momento difenderà il titolo 5 volte sgretolando negli ultimi due match la resistenza di gente di caratura mondiale come il polacco Rafael Jackiewicz a Roma e l’inglese Lee Purdy a casa sua davanti a un pubblico incredulo, che contava molto sull’anagrafe avanzata del nostro pugile, e che invece rimase “accecato” da Leo, pugile perfetto senza istrionismi ma indefinibile per la sua bravura e pronto sempre a sbalordire.
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VII ROUND ANDREA SARRITZU
INTENSITà & dubbi A N D R E A
S A R R I T Z U
L’Europeo mosca va al bielorusso Yanchi, dopo un match spettacolare e molti dubbi sul giudizio finale.
DI GIULIANO ORLANDO PH WSB E fabio bozzani RHO (Mi). Andrea Sarritzu ha smaltito la delusione e la rabbia del fallito tentativo europeo mosca nella casa di Quartu S. Elena vicino a Cagliari, prima di rientrare a Milano e riprendere l’attività di pugile e aiutante del maestro Franco Cherchi, all’OpiGym gestito da Alessandro, ormai organizzatore a tempo pieno. Il risultato sul ring di Rho, piazza inedita per la boxe, è ormai freddo, visto che parliamo di fine aprile. La vittoria del bielorusso Yanchi, trasferitosi armi e bagagli in Galizia da
su ritmi alti, decisamente spettacolari. Yanchi è stato più veloce, ha portato più colpi e si è mosso parecchio. Sarritzu ha evitato buona parte dei pugni del rivale con le braccia e i guantoni, la minore quantità è stata controbilanciata dalla potenza e dall’effetto superiore delle repliche. Trattandosi di professionisti, si ritiene che la concretezza debba prevalere, altrimenti la valutazione è quella che si usava – oggi non più - con i dilettanti. Allarma che il giorno prima a Solofra nell’avellinese, sia stato premiato il “dilettante” ungherese Mizsei, ai danni di
la differenza è l’ingresso tra i professionisti. Andrea a 22 anni, Valery a quasi 28. Anche il percorso è stato diverso, tutto a favore dell’italiano: tre sfide mondiali con un pari contro l’argentino Narvaez, europeo di lungo corso tra il 2006 e l’anno in corso, mentre il bielorusso è riuscito a centrare il bersaglio al quinto tentativo con qualche interrogativo sulla pagella. Dopo questo preambolo, tra cronaca e commenti, Sarritzu espone a tutto campo il proprio parere e ne anticipa il futuro agonistico e operativo. “Ho rivisto varie volte il match e la sen-
“il dubbio sulla valutazione di un confronto molto intenso, condotto su ritmi alti, decisamente spettacolari.” oltre un decennio al debutto da professionista, a parere dei giudici è stata netta: 116-113, 115-113, 116-112. Per contro a bordo ring, coloro che hanno visto Sarritzu in vantaggio non erano pochi, a cominciare da un arbitro internazionale. Il collega Riccardo Crivelli della Gazzetta aveva due punti, come Fausto Narducci, gli ex campioni italiano Pierri e Messi idem. Possibile che abbiano visto un altro incontro? Personalmente ero in forse tra il pari e un punto per Andrea. Che il più benevolo dei giudici avesse due punti per l’ospite, pone il dubbio sulla valutazione di un confronto molto intenso, condotto
Zamora privato della cintura dell’Unione Europea leggeri, al termine di un match modesto, soporifero, condotto comunque in attacco dall’italo cubano, con repliche soft dell’ospite. Cambio di tendenza o qualcosa d’altro, verso i pugili italiani? Senza dimenticare la scippo ai danni di Boschiero in Francia contro Jakob per l’europeo superpiuma. A pensar male, spesso si indovina. Il nuovo campione non è un novellino, li divide un solo anno: 38 in aprile l’italiano, 37 a giugno del bielorusso. Ragion per cui l’aspetto anagrafico è relativo. Entrambi hanno una corposa attività in maglietta,
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sazione di aver vinto si è rafforzata. La sua velocità era sterile perché la maggior parte dei colpi li evitavo, mentre i miei pugni erano decisamente più pesanti e precisi. Se volevano fargli un regalo davano il pari. Non vorrei essere quello che paga per errori precedenti dei giudici. Sa cosa ha detto Nino Benvenuti alla fine del match? ‘Non vedo come si possa negare a Sarritzu l’europeo’. Purtroppo me lo hanno negato. Alla mia età non ci sono margini per riprovare, ma a chiudere in questo modo non ci sto. Una sconfitta così mi fa star male, è una ferita all’orgoglio e anche un torto che non meritavo.
Ho iniziato a 15 anni, con un cugino, per pura curiosità. I primi maestri sono stati Benvenuto Mannai, Tonino Nateri e Marco Scano. E’ stato amore a prima vista che non si è mai spento. Quando entro in palestra, ho il sorriso della persona felice, mi sento a casa, tra gli attrezzi e gli amici. Dal 2013 ho iniziato con Salvatore Cherchi, del quale ho totale fiducia, una collaborazione a Milano che intendo mantenere anche dopo il ritiro ufficiale, perché insegnare ai bambini i primi elementi della boxe, vedere come si impegnano è una gioia incredibile”. Torniamo al risultato e al futuro. Intendi proseguire? “Chiudere così non mi va proprio. Fossi tornato campione d’Europa avrei annunciato il ritiro e l’inizio della nuova attività con la Opi2000. Adesso debbo parlare con Salvatore e vedere che fare nell’anno, che sarà comunque l’ultimo di Sarritzu pugile. Con i Cherchi c’è un rapporto speciale, di famiglia”. Una certezza che era nell’aria da tempo e conferma il buon senso del campione sardo, al momento l’ultimo tamburino isolano nella lunga saga dei pesi mosca al vertice europeo. Il primo fu Tore Burruni nel ’61, prima di cogliere anche il mondiale sotto le ali di Umberto Branchini. Nel ’67 tocca a Ferdinando Atzori, oro olimpico a Tokyo nel 1964, un lungo regno durato fino al 1973. Ne riceve il testimone Franco Udella l’anno dopo, che salirà fino all’iride sia pure nei minimosca. Oggi apprezzato presidente FPI, della Sardegna. E’ poi la volta di Franco Cherchi, delizioso tecnico, nel 1985, mentre il regno di Salvatore Fanni ruota tra il ’91 e il ’92, ma proseguirà nei tentativi poco fortunati fino al ’99. La stella di Sarritzu inizia a brillare nel 2006 a Milano, battendo in una sfida drammatica e spettacolare l’iberico Ivan Pozo, pugile di grande valore. Da allora ha combattuto ben undici volte per la cintura continentale e tre volte per il mondiale. La staffetta al momento non ha un cambio immediato. Ma non è detto sia esaurita. Manuel Cappai, azzurro a Londra e tra i migliori dilettanti al mondo nei 49 kg. potrebbe in un futuro non troppo lontano, diventare l’aggancio a questa mera-
vigliosa saga. L’atteso test di Giacobbe Fragomeni, in prospettiva europea contro il russo Drozd, è risultato una toccata e fuga consumata in meno di cinque minuti. Appena il milanese ha mulinato le braccia, l’inconsistente lettone Oleg Lopajevs, il cui record (7-9) poteva garantire una certa resistenza, era cotto a puntino. Un fantasma da prendere a calci. Il mediomassimo Alex Sinacore (6), impiega 28” per scardinare la resistenza dell’italo tunisino Jamel Haddaji (5-3). Colpito al plesso e incapace di recuperare. Il mancino di Roma, conferma i pugni pesanti. Vince ai punti l’altro romano Daniele Moruzzi (14-1), 30 anni, superwelter con buone basi e qualche pausa di troppo, contro il biondo lettone Andrejs Loginovs (15-35-1) che ha svolto il suo dovere di collaudatore. Nulla da fare per Ruslans Pojonisev (15-31-1), baltico di Riga, contro il danubiano Catalin Paraschiveanu (2), 23 anni, di Focsani, 300 km, da Bucarest, fisico armonico, la giusta altezza del medio (1.83) e braccia veloci. Franco e Alex Cherchi hanno sottomano un soggetto sul quale lavorare con profitto. Il debutto ad alti livelli di Rho, che nel 2015 sarà uno dei punti focali di EXPO, nel mondo della boxe, a giudizio di Salvatore Cherchi, va giudicato positivamente. “Considerato il pochissimo tempo a disposizione, Alessandro ha compiuto
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un mezzo miracolo organizzativo. Il sindaco Pietro Romano e l’assessore allo sport Giuseppe Scarfone hanno apprezzato il nostro lavoro e sono sicuro che il rapporto proseguirà anche in futuro. Magari già in estate, con una serata all’aperto, offrendo sempre boxe di alto livello. Debbo anche ringraziare i ragazzi della ‘Francis Boxing Team’, la giovane palestra di Rho, che si sono rivelati ottimi collaboratori. In merito al futuro di Sarritzu, non ci saranno mai problemi. Gli voglio bene come ad un figlio, quindi troveremo la soluzione migliore”.
Andea Sarritzu durante un allenamento e sotto durante l’ultimo match contro il bielorusso Yanchi
VIII ROUND ANGOLO ROSSO A NG OL O
R OSS O
R O B E R TA
B O N AT T I DI ALFREDO BRUNO PH Luigia Giovannini
A
15 anni conquista la medaglia di bronzo agli europei (junior) a Wladyslawowo (Polonia), a 16 un altro bronzo ad Albena (Bulgaria) ai mondiali junior per il peso fino a 48kg.. E’ iniziata così la carriera pugilistica di Roberta Bonatti, piacentina “del sasso” (termine dialettale) che all’età di 9 anni un giorno si incuriosì nel vedere il papà (grande appassionato di boxe) picchiare un sacco cilindrico pieno di segatura appeso in uno scantinato. “Volli provare anch’io perché mi sorprendeva il fatto che non si facesse male. Così iniziò la mia passione verso questo sport finora fonte di grandi soddisfazioni”. Dallo scantinato in palestra il passo fu breve. Il papà Fabio conosceva il maestro Alberti della Salus et Virtus e gli affidò la figlia. Con Alberti la “ragazzina” imparò le prime regole fondamentali per salire sul ring, ma dopo alcuni match iniziali ci si rese conto del talento di Roberta ed il suo nome entrò nell’agenda dei tecnici della nazionale che fecero il resto. Detto dei suoi successi cerchiamo di scoprire la ragazza ed il segreto di queste affermazioni che l’hanno fatta entrare nella storia del pugilato femminile. Si scopre allora una personalità già spiccata dove grinta, determinazione, serietà e sicurezza vanno a braccetto con un entusiasmo ed un amore verso la sua disciplina per cui ogni sacrificio diventa soddisfazione. “Sì, qualche volta mi sento un po’ stanca, ma sono soltanto attimi perché Il pugilato mi ha fatto vivere esperienze fantastiche – ci confessa - perché in nazionale ho trovato un bellissimo ambiente dove riusciamo a fare squadra nonostante che il nostro sia uno sport individuale. Seguire una mia compagna a bordo ring è come essere sul quadrato: si gioisce e si soffre allo stesso modo. Probabilmente è anche per questo motivo che il pugilato femminile in
Italia ha fatto dei grandi progressi. Senza fare nomi perché sarebbe imbarazzante ho notato ragazze molto, molto brave ed i successi in campo internazionale non mancheranno”. “Il momento più bello? Sono tanti – continua la giovane piacentina che a luglio compirà 17 anni - quello che ricordo con più soddisfazione è l’incontro nei quarti di finale al mondiale quando incontrai la tedesca Scheuermann. Nelle prime due riprese ero bloccata, non riuscivo ad esprimermi, ma durante l’intervallo le parole di Renzini mi diedero una scossa ed improvvisamente ritrovai grinta e determinazione. Iniziai l’ultima ripresa convinta di mettere giù l’avversaria. E così fu, vinsi per k.o. e conquistai il bronzo. In semifinale diedi il massimo e fui battuta di misura (2-1) contro un avversaria (l’azera Jurgarajeva- che poi vincerà il titolo – n.d.r.) molto forte ma soprattutto molto più esperta di me avendo alle spalle più di 40 match”. Cosa si nasconde nel cassetto dei sogni di questa ragazza che sotto i lineamenti delicati e gentili nasconde un carattere granitico e già delineato (“merito del pugilato” riconoscerà)? “Ho due grandi sogni. Il primo è partecipare all’olimpiade; se non la prossima almeno l’altra a venire. Il secondo far pare di un organo di stato come le guardie forestali, la polizia, la guardia di finanza o similari sia per rendermi utile alla collettività e sia perchè ti consentono di allenarti e di proseguire nella boxe.” Nell’immediato Roberta Bonatti, che fuori dal pugilato studia in un istituto privato, è in attesa di una convocazione per un collegiale con la nazionale in vista degli europei Youth che si terranno a luglio in Italia (ad Assisi).
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IX ROUND ANGOLO BLU A N GOL O
B LU
T E R RY GORDINI
DI ALFREDO BRUNO PH Luigia Giovannini
T
erry Gordini è nata il 22 giugno del 1979 a Ravenna, si allena alla Gordini Boxe Ravenna, la palestra dove insegna il padre Bartolomeo. Ha esordito nel 2005 diventando in poco tempo punto di forza della nostra nazionale femminile nella categoria dei 51 kg.. Il suo fiore all’occhiello e anche della nostra Federazione è stata la medaglia d’argento conquistata ai mondiali del 2012 disputati a Qinhhuangdao in Cina. Vincitrice agli Assoluti nel 2012 e 2013. L’anno scorso è stata anche medaglia d’oro alla Queen’s Cup, Torneo Internazionale disputato a Starlsund in Germania. Perché la boxe? In qualche modo ne sentivo sempre parlare, ce l’avevo in casa guardando mio padre all’angolo, mio fratello quando combatteva, mio cugino. Poi c’è stato un momento che non ho voluto più essere spettatrice e ho cominciato ad allenarmi, a mettermi alla prova salendo sul ring. Tu hai cominciato un po’ tardi… Diciamo che in Italia la boxe femminile è iniziata ufficialmente nel 2001. Io però ero impegnata con lavori piuttosto impegnativi oltre allo studio, che non mi lasciavano molto tempo per allenarmi come avrei voluto, e quindi il mio esordio ufficiale avvenne nel 2005. Che lavoro fai? Al momento il mio lavoro è il pugilato. Ho lavorato fino a poco tempo fa in studi legali, prima ancora ho fatto la barista saltuariamente e altri lavori per mantenermi negli studi all’Università in un ramo della Giurisprudenza. L’emozione più grande e la delusione più grande? L’emozione più grande l’ho avuta alla finale dei mondiali in Cina. Mi sono messa davanti allo specchio e mi son data pizzicotti per capire se era vero e non un sogno. Io che avevo scarsa esperienza internazionale mi
ero cimentata con successo di fronte ad avversarie molto più esperte di me. La delusione più grande l’ho avuta nello stesso anno agli Assoluti di Barge quando ho perso in finale con verdetto discutibile nei 51 kg, una cosa che mi aveva pregiudicato la partecipazione ai mondiali, poi invece ho scelto i 54 kg.. Hai degli hobbies? Ne ho molti. Premetto che amo tanti altri sport in cui mi cimento dalla pallavolo allo snowboard. Mi piace anche la lettura in quasi tutti i generi a cominciare dalla psicologia, nella quale sono diplomata. Mi documento in molte cose anche riguardanti nuovi sistemi di allenamento. Mi piace variare anche se come carattere sono una perfezionista. Cosa pensi delle nuove leve femminili? Sono entusiasta nel vedere ragazze piene di stimoli in un ambiente, quello della Nazionale attuale, che sa accompagnarle e motivarle con sistemi più moderni. Indubbiamente sono stati fatti molti passi in avanti in quest’ultimo periodo. L’avversaria che ti ha messo più in difficoltà? Non parlerei di difficoltà anche se ho incontrato atlete molto forti come la finalista russa ai mondiali e la Adams, vincitrice alle Olimpiadi, veloce e molto forte fisicamente. Qual’è il tuo colore preferito? Il rosso e il giallo senz’altro, anche se l’angolo che mi ha dato più soddisfazioni è quello blu, ma non sono scaramantica. In quanto a scaramanzia mio padre ne ha in abbondanza anche per me. Sei sposata, e se si, problemi con la boxe? Sono sposata ormai da otto anni e con Cristian non c’è stato nessun problema, anzi mi ha assecondato e mi ha seguito in quasi tutte le trasferte, non facendomi mancare il suo apporto anche dall’angolo. E nei momenti di scoramento è stato lui a tirarmi su incitandomi a non mollare mai.
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X ROUND LINDA D
DI MICHELA PELLEGRINI PH oSmel fabre
“CAMPIONESSA DI VITA” SARà PERCHé CI METTE IL CUORE… PA R O L E
che lasciano il segno ma mai quanto il primo incontro con Linda d., la cantautrice e compositrice romana che ha rotto il silenzio dell’indifferenza per dare voce, e che voce, al coraggio, dedicando la sua arte al sociale, la sua
LINDA
D forza a chi, come lei, è in credito con il destino. Una vita familiare difficile, in cui la violenza ha fatto da padrona di casa, la perdita del fratello e una malattia lunga, segnata da un grave incidente di percorso che, lanciando una sfida al pensare comune, ha regalato a Linda una nuova vita e, messa KO la timidezza, fatto emergere l’X factor. A rendere giustizia ad un talento sicuramente innato sono soprattutto i testi delle sue canzoni che non lasciano spazio all’immaginazione ma in presa diretta denunciano ogni forma di violenza o prevaricazione. Non solo. Sono un inno alla vita, al modo di rapportarsi ad ogni singolo gesto o momento del quotidiano
con positività, con la consapevolezz a che nulla è più importante del valore reale delle cose e persone che ci circondano. Questo è l’effetto Linda d. Un fiume di sensazioni ed emozioni forti che, come un boomerang, partono da chi la ascolta per poi tornare indietro amplificate ma allo stesso tempo contenute in un solo credo: energia. Linda d. è l’emblema dell’energia alla stato puro. Ne sa qualcosa il suo pro-
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duttore, il dj di fama mondiale Maurizio Verbeni. Grazie a lui Linda ha collaborato con grandi artisti internazionali come Lee John, Orlando Jhonson, Amber Dirks, Kurtis Blow e tanti altri, conquistando anche podi di tutto rispetto come il Premio “Alex Baroni” con il brano “Se io fossi”, il premio alla critica “Rea Radio e Tv” con il brano “La scelta” ed il Premio “Napoli Cultural Classic” come miglior cantante rivelazione. Con lo stesso entusiasmo si è esibita a Piazza del Popolo in occasione della VII Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico organizzato dal CIP. Nel 2013 con il singolo “Anima Rotta”, tradotto anche in spagnolo “Alma Quebrada” e trasmesso nei paesi dell’America Latina, oltre che presentato al Festival di Sanremo, ha iniziato la sua battaglia contro il femminicidio. Dietro quello sguardo dolce c’è una vera fighter. Di una bellezza disarmante, Linda colpisce al cuore con la potenza ed il calore del suo sorriso, la sua arma più potente. Ti mette subito a tuo agio e darsi del “tu” diventa quasi scontato. Da Madrina hai dato il “la” alla prima edizione del Campionato International Women Boxing League: cosa ti ha spinto ad accettare questa nuova sf ida? La voglia di condividere passioni e valori. Credo che la capacità di mettersi in gioco sia la prima spinta verso la creazione: di rapporti, di arte, di nessun limite fra me e le donne che praticano la boxe. Mi affascinano la loro grinta e la loro forza e specialmente le vittorie in generale. A Roma nella storica Flaminio Boxe di Fabio Venturini sei anche salita sul ring, hai indossato guantone e divisa di gara, intonando tra i sacchi il tuo ultimo singolo “Sarà”, prodotto da Prima Musica Italiana - edizioni Warner Chappel - e scritto con Enzo Rossi. Sotto la direzione di Osmel Fabre a farti da spalla, più che onorata, è stata l’azzurra Alessia Mesiana. Per lei è stato un sogno partecipare ad un video musicale. E per Linda d girare con la boxe? Entusiasmante! Un’esperienza grintosa e senza dubbio stimolante perché il pugilato ti aiuta a credere in te stessa, a trovare il coraggio per affrontare la propria sfida
personale contro la paura. Essere donne indipendenti oggi significa avere più accessi in questa società, dovendosi difendere spesso anche da molestie e tentativi di rapina. Violenze fisiche e psicologiche che spesso quando l’amore si trasforma in odio e rancore possono degenerare all’estremo. La comunicazione come lo sport possono contribuire al benessere di tante donne, facendole sentire più sicure e meno sole. Io nel mio piccolo mi sto impegnando con la musica, una passione attraverso cui cerco di trasmettere un messaggio di solidarietà ma soprattutto di positività. Nella nobile arte l’attacco e la difesa hanno trovato l’equilibrio perfetto, la giusta sintonia che permette agli atleti di ritrovare la propria identità, di crescere nella consapevolezza dei propri limiti e nel rispetto incondizionato dell’avversario. Fuori dal ring come si diventa grandi? Prima di tutto essendo sempre se stessi , affrontando ogni situazione, bella o brutta, con umiltà e sincerità. Le difficoltà fanno parte della vita e spesso ti mettono di fronte a scelte non facili. Match dopo match, però, si diventa sempre più forti, si trova quella sicurezza che ti permette di accettare anche una sconfitta. Dopo un atterramento bisogna sempre rialzarsi e rimettersi subito a lavoro per la vittoria. Non arrendendosi mai, mai!!! La tua straordinaria capacità di trasmettere la gioia di vivere, di guardare alla vita ed agli ostacoli superati come un dono, è il colpo vincente migliore che abbia mai visto. E lo è stato di sicuro per il Presidente della Repubblica Napolitano, dal quale hai ricevuto i più sentiti complimenti e ringraziamenti per il brano “Anima Rotta”. Cosa hai provato nell’essere portavoce uff iciale di un messaggio così importante? Sono molto onorata per l’onorificenza del Presidente Napolitano ma credo che l’ essere donna mi abbia aiutato come l’essere artista e quindi aver potuto dare voce a queste povere donne stolkizzate. Continuerò sempre a mettere tutta me stessa per cercare di cambiare le cose. L’altruismo mi completa ed ora ho trovato un valido alleato, la boxe femminile che è il riflesso della lotta contro la violenza sulle donne. Meglio di così!
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Da giovane mamma che consigli daresti a tuo f iglio per introdurlo nel mondo dello sport? Ancora non ha capito bene le sue preferenze ma mi auguro che scelga la danza. Lo vedo portato. Comunque sarà a lui a decidere. Io potrò solo trasmettergli l’importanza della pratica sportiva, dei benefici che a livello fisico e mentale ne derivano. Il f isico da atleta di certo non ti manca ma oltre all’allenamento - speriamo di vederti nuovamente in una palestra di boxe! – quali sono i tuoi progetti futuri? Progetti futuri?? SANREMO.....magari con i guantoni! Ed il mio nuovo album. Linda docet… … Sarà che mi piace la vita… anche quando è in salita e ti piega la schiena! www.lindad.it
Linda D in posa con Alessia Mesiano
ROUND XI IN GIRO PER IL MONDO I N
G I R O
I L
P E R
M O N D O
Gli impegni delle nazionali azzurre e i loro risultati
DI TOMMASO GREGORIO CAVALLARO PH Enrico datti
I
primi tre mesi di attività delle nostre Rappresentative Nazionali sono stati molto intesi e all’insegna di partecipazioni ai più importanti tornei del Continente nonché di Training Camp andanti in scena nel lontano Oriente. 11 Atleti dell’Italia Boxing Junior-Youth (9 Uomini e 2 Donne) sono stati ospiti, insieme ad altri 70 boxer provenienti da ogni parte del mondo, della Federboxe Cinese per uno stage di allenamento che ha avuto luogo dal 25 febbraio al 6 marzo presso le strutture del Centro di Preparazione Olimpica di Qian’an City. Durante questa 10 giorni, vissuta tra sessioni di preparazione fisica e sedute tecnico-tattiche, c’è stato il tempo anche per dei Test Match, nei quali gli Azzurri hanno incrociato i guantoni con i pugilatori cinesi. Questo raduno è stato uno step fondamentale verso gli AIBA Youth World Boxing Champs e il Torneo di Qualificazione Femminile per le Olimpiadi Giovanili del prossimo agosto a Nanchino (enrambi svoltisi a Sofia dal 12 al 25 aprile us e per i quali si rimanda al relativo articolo, ndr). Sempre per quanto concerne la Nazionale Youth maschile, c’è da segnalare la sua partecipazione alla nona Edizione del Danas Pozniakas, torneo che annualmente richiama in quel di Vilnius (Lituania) molti tra i migliori pugilatori under 18 del panorama pugilistico mondiale, e la disputa di un Dual Match con la Francia, che ha visto la compagine transalpina il 15 marzo imporsi per 5-4 in quel del Gymnasie Arena di Lille. Passando dai giovani agli Elite, gli alfieri italiani sono stati molto impegnati da febbraio in avanti. A Febbraio - precisamente dal 15 al 21 - i pugili italiani, sia uomini che
donne, sono stati impegnati nella 65° Edizione dello Strandja Boxing Tournament. Ottimi i risultati conseguiti dal team tricolore, tornato in Italia con 2 argenti (Salvatore Cavallaro 75 Kg e Valentino Manfredonia 81 Kg) e 2 bronzi (Terry Gordini 51 Kg e Alessia Mesiano 60 KG). Gordini e Mesiano che, insieme ad altre 8 azzurre (di cui due Youth), sono state impegnate in una dieci giorni in terra rumena dal 13 al 23 Marzo. Periodo nel quale le boxer Italiane hanno dapprima svolto un Training Camp con le colleghe della Romania e dopo partecipato alla III Edizione della Slatina Cup, una competizione che ha visto la presenza anche delle Rappresentative della Russia, Romania, Bulgaria e Croazia. Il bilancio totale di questo Torneo, che prevedeva 2 confronti per ogni atleta partecipante, è stato di 16 vittorie e solo 4 sconfitte per le nostre portacolori. Una Kermesse che è servita sia alle Elite per acclimatarsi alle latitudini rumene, dove nel prossimo maggio avranno luogo i Campionati Europei, che per le Youth (Testa e Floridia) in vista del Torneo di Qualificazione per le Olimpiadi Giovanili in programma ad Agosto in quel di Nanchino. Aprile si è aperto con un grandissimo evento, che ha visto protagoniste le Nazionali Elite Maschili di Italia e Francia. Il team Transalpino è infatti venuto a far visita alla nostra squadra, con la quale si è confrontata in un doppio ed entusiasmante Dual Match. La prima delle due sfide si è svolta giovedì 3 aprile in terra di Toscana, precisamente a Borgo San Lorenzo piccolo e ameno comune della provincia fiorentina. 10 gli incontri in programma in questa bella serata di pugilato, ottimamente organizzata dal CR FPI Toscana e dalla Boxe Mugello, conclusasi con un salomonico pa-
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reggio: 5-5. Due giorni dopo (sabato 5 aprile, ndr) la disfida italo-francese si è replicata a Cuneo presso il PalasportArea di Borgo San Giuseppe. La città piemontese, dove è sito il quartier generale della ASICS lo sponsor tecnico della FPI che in collaborazione con la Boxe Cuneo ha curato l’organizzazione dell’happening, è stata quindi il proscenio di 9 spettacolari match, che alla fine hanno visto prevalere i nostri Cugini d’Oltralpe per 4-5. Sfida che poi si è ripetuta nella giornata di sabato 12 Aprile in quel di Villerupt, piccola enclave francese ai confini con il Lussemburgo. Ottima la prestazione dei nostri, che però si sono dovuti arrendere per 5-4 ai padroni di casa. Sesto posto finale, infine, per l’Italia Boxing Maschile nella 33° Edizione del Gee Bee Tournament, storico torneo internazionale che ogni anno si tiene ad Helsinki. Gli Azzurri hanno riportato a casa un oro(Simone Fiori 81 Kg, quì sotto), un argento (Dario Donato Vangeli 64 Kg) e un bronzo (Dario Morello 69 Kg.).
XII ROUND ORLANDO FIORDIGIGLIO Orlando Fiordigiglio in azione contro Vron per il titolo UE e WBC. Il pugile è anche testimonial di un progetto umanitario “occhidellasperanza.it”
PH CARLO LANDUCCI
XIII ROUND LENNY BOTTAI Il livornese Lenny Bottai supera ai punti il francomarocchino Massouidi
PH FEDRICO GUIDI
XIV ROUND DANILO D’AGATA Danilo D’Agata non ce la fa a superare il danese Erik Skoglund nel match valido per il campionato UE dei Mediomassimi
PH RENATA ROMAGNOLI
ROUND XV IWBL 2014
IL TRIONF DELLE
AMAZZONI DI TOMMASO GREGORIO CAVALLARO PH LUIGIA GIOVANNINI 30
IWBL 2014 INTERNATIONA WOMAN BOXING LEAGUE
Si
è chiusa con una grande giornata di boxe la prima stagione dell’International Women Boxing League, il Campionato a squadre Femminile del pugilato italiano. A giocarsi il titolo sono state le Amazzoni (Toscana - Emilia Romagna - Liguria - Team Manager Stefano Corazzi; Coaches Pino Costantino e Sergio Polimeno) e la Valchirie (Triveneto - Team Manager Alessandro Zuliani; Coaches Massimo Stellin e Pier Cadamuro), che hanno dato vita a 7 combattutissimi match (1
“7 combattutissimi match che alla fine hanno incoronato vincitrice la squadra delle Amazzoni, impostasi per 6-0”. Disputatosi lo stesso anche se non contato in quanto potenziale spareggio) che alla fine hanno incoronato vincitrice la squadra delle Amazzoni, impostasi per 6-0. Folto il pubblico che ha assiepato gli spalti della Palestra Salus di Terranuova Bracciolini (AR), il ringside del weekend conclusivo delle IWBL, per as-
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XV ROUND IWBL 2014
Due delle rappresentanti delle Amazzoni, Manfredini e Terry Gordini
sistere alla finalissima cui hanno presenziato Alberto Brasca, Presidente FPI, Enea Barbagli, Assessore comunicazione e organizzazione di Terranuova Bracciolini, Sergio Rosa, Consigliere Federale e Coordinatore del Settore Femminile FPI, Pino Ghirlanda, Presidente CR FPI Toscana, Massimo Barrovecchio, Coordinatore CESAG, Emanuele Renzini, Responsabile Tecnico dell’Italia Boxing Nazionali Femminili, Laura Tosti, Assistant Coach Italia Boxing Nazionali Femminili, Marco Consolati e Nicola Bortolamei della PBT (la società che ha organizzato il campionato). A latere dell’evento, c’è stata una mostra fotografica in cui sono stati esposti gli scatti sul pugilato femminile di Luigia Giovannini. Uno straordinario torneo che, durante la regular season, ha visto salire sul ring 110 atlete in rappresentanza di 82 società, e svolgersi 72 match per un totale di 12 riunioni. Kermesse che, come scritto in precedenza, ha avuto la sua degna chiusura
domenica 6 aprile con lo svolgimento della finalissima tra Valchirie e Amazzoni. I due team arrivati a questo appuntamento dopo aver sconfitto nelle semifinali del 5 aprile le Moire e le Furie, queste ultime classificatesi al 3° posto. La cantante Linda B, testimonial musicale della competizione, ha dato il virtuale primo gong intonando l’inno di Mameli con i due team schierati sul ring. Le squadra seconda classificata ha riveuto in premio un assegno di 1000 euro (Messo in palio dalla PBT) e borse firmate TOP RING. Premi consegnati dal Consigliere Federale Sergio Rosa, Pino Ghirlanda Presidente CR Toscana FPI, Laura Tosti Assostant OCach Italia Boxing Femminile e Nicola Bortolamei VicePresidente PBT. Le Amazzoni Campionesse si sono portate a casa un assegno da 1500 euro (in palio dalla PBT) e Borse firmate Top Ring. I premi sono stati dati dal Presidente FPI, Alberto Brasca, Enea Barbagli, Assessore Comunicazione Terranuova Bracciolini, Emanuele Renzini, Responsabile Tecnico Italia Boxing Femminile, Marco Consolati, Presidente PBT.
Riepilogo Risultati FINALE IWBL 2014 AMAZZONI (A) vs VALCHIRIE (V) 51 Kg: Gordini (A) vs Saddocco (V) 3-0 54 Kg: Manfredini (A) vs Mercinelli (V) 2-0 57 Kg: Kusiak (A) vs Trovato (V) 2-1 60 Kg: Kusiak (A) vs Frauenschiel (V) 2-1 64 Kg: Corazza (A) vs Kozma (V) 3-0 69 Kg: Alberti (A) vs Olah (V) 3-0
MATCH FUORI PROGRAMMA: Marenda (V) vs Wahby (A) 3-0
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XVI ROUND ITALIA THUNDER A
UN
PA S S O
DA L L’ I M P R E S A Dopo il 5 a 0 dell’andata l’Italia Thunder sfiora il colpaccio, ma Nistor si fa sorprendere a 25” dal termine, finendo ko contro Arslanbek dopo aver dominato il match.
DI GIULIANO ORLANDO PH AIBA L ’ I TA L I A Thunder si arena sulle sponde del Lago di Lugano, quando sembrava vicino il miracoloso recupero, dopo il naufragio a Quba in Azerbajan nell’andata degli ottavi World Series, quarta edizione. Nel territorio caucasico, il quintetto italiano era stato malmenato in tutti i sensi. Aver chiuso il girone al primo posto, non ha portato alcun vantaggio ma neppure svantaggi, visto quale alternativa la Russia, che ai fatti è stata la sorpresa degli ottavi, eliminando la corazzata ucraina, sia pure in formato disarmo. Il vero problema a livello politico
battere Kurbanov, contato e scaraventato ad una parte all’altra nella prima ripresa, che udite, udite, un giudice ha dato all’azero. In qualunque altro posto la vittoria del francese sarebbe stata unanime, a Quba ha vinto Kurabanov! Bastano questi due risultati per definire un confronto. De Donato contro Gajialiyev e Juratoni di fronte a Musalov hanno perduto chiaro e Russo è scivolato nel suo primo vero “incidente di percorso” della manifestazione. Freddato da un perfetto montante al fegato nel primo round da Abdullayev, che non è tipo da sottovalutare, se ha vinto 9 incontri su
lento, aziona i colpi lunghi e finalmente il russo comincia a balbettare e perde nette seconda e terza, recupera nella quarta, anche se un richiamo al russo per testata e conseguente ferita reciproca, annulla il vantaggio, confermato nel corso dell’ultimo round, non terminato, su decisione del medico e vittoria unanime 48-46 per un ritrovato Valentino. Vincevano anche Mangiacapre su Nurudzinau, già superato ai mondiale di Almaty con maggior fatica e l’algerino Benchabla, dimostratosi più furbo di Mammadov, che molto promette e meno mantiene in fatto di colpi a bersa-
“...Vincevano anche Mangiacapre su Nurudzinau, già superato ai mondiale di Almaty con maggior fatica...” è che in corso d’opera, per le vicende interne dell’Ucraina, l’AIBA ha cambiato la sede della finale, portandola da Kiev a Baku, la capitale dell’Azerbajan. Che vuol dire molto, come si è dimostrato nella sfida di Quba, dove l’Italia è andata malissimo, ma i giudici, gli arbitri e i medici hanno dato un buon contributo alla vendemmiata dei padroni di casa. Nei 49 kg. il russo Nametov contro il filippino Barriga ha vinto per ferita del nostro alla seconda ripresa, visti i cartellini. Premesso che la ferita era decisamente superficiale e che dopo una partenza a razzo di Nametov, l’ospite stava recuperando, se il medico avesse dato via libera, la situazione poteva ambiare, eccome. Primo inghippo ben studiato e due punti per gli azeri. Nei gallo ci chiediamo cosa doveva fare il francese Djelkhir per
11, con cinque soluzioni prima del limite. Spiace per il campione del mondo, che spesso aveva salvato il risultato, anche se la boxe ha questa caratteristica dell’incertezza. A casa con un 5-0 sulle spalle da brivido, l’indomabile Francesco Damiani non si è dato per vinto, ma ha messo assieme un quintetto per il ritorno capace di compiere il miracolo, nonostante gli azeri avessero cambiato all’ultimo momento sia il leggero che il mediomassimo, immettendo il russo Selimov, due volte campione d’Europa e mondiale 2007, la loro punta e Mammadov, campione d’Europa e argento mondiale 2011. Inizio delizioso per Selby che supera d’astuzia e talento l’ostico Mamishzade, un vero professionista, Valentino non intende cedere a Selimov per orgoglio e valore. Infatti dopo un inizio
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glio. Le quattro vittorie non sono bastate per ottenere il tiebreaker bout che prevedeva Joyce-Murtuzaliyev, tra i + 91, non facile ma da giocarsela. Purtroppo, a cancellare l’illusione ci pensa il romeno Nistor, vittima di un orgoglio inutile, buttando al vento una vittoria che aveva costruito in quattro round perfetti, tutti vinti, avanti di quattro e cinque punti contro il russo Arslanbek, alto e potente ma esposto ai pugni volanti del romeno, contato e dominato. L’ultimo round dovrebbe essere una proforma, invece diventa la beffa amara e incredibile. Privo di difesa, dopo aver subito un conteggio, cerca di restituire l’offesa e incappa nei pugni velenosi di un rivale, spietato e bravo a capire che Nistor si offre come agnello sacrificale. La frittata è fatta. Thunder Italia a casa. Promosse la Russia
che a sorpresa straccia letteralmente l’Ucraina pure in trasferta, Cuba troppo superiore agli Usa, anche se nel match disputato a Salem nel New Hampshire, la spunta solo 3-2, oltre a perdere per strada l’ottimo Marcos Forestal, il gallo che a suon di risultati aveva sostituito il titolato Ramirez, battendolo anche agli assoluti, che nell’occasione si è reso uccel di bosco, involandosi verso la Florida per una carriera non votata agli ideali di Fidel Castro, ma per una guadagnare quei dollari che a Cuba sognava. Disco verde anche per Kazakistan che dopo aver dato il classico 5-0 ai tedeschi sul ring di Almaty, vinceva anche ad Hanau sia pure 3-2. Giunto il tempo delle semifinali. La vincitrice della scorsa edizione, il Kazakistan trova l’Azerbajan. che nei play sono finiti in perfetta parità, con un 4-1 a testa e anche stavolta non sarà facile per nessuna delle due, salvo l’aiutino che venne dato lo scorso anno ai kazaki in finale contro l’Ucraina, assente per merito della Russia, dimostratasi molto più determinata dei quotati rivali, privi di Lomachenko e Usik passati pro. Per la
inconsistente in questa appena conclusa tra i 64 kg. Non sappiamo cosa sia avvenuto, resta il fatto che Damiani ha dovuto sostituirlo con De Donato, ammirevole per generosità e coraggio, ma ancor verde per certi rivali troppo smagati e di alto livello. Hanno fatto appieno il loro dovere l’algerino Benchabla (81), il magiaro Szello salito nei 91 kg. come Valentino e Mangiacapre, troppo solo nei welter, pur dando a Pintaudi la sufficienza nonostante la scarsa esperienza. Stesso discorso positivo per Picardi, Joyce e pure per Nistor, che si era guadagnato un voto ottimale fino al suicidio agonistico di Campione d’Italia. Russo non deve essere giudicato per la sconfitta in Azerbajan, quanto per il contributo generale che ha dato alla squadra. Non conosciamo i programmi futuri del team italiano. Di certo alcuni cambiamenti sono necessari perché il livello medio si è alzato e l’AIBA ha intenzione di allargare il ventaglio dei partecipanti. Inoltre, si è rivelato inconsistente l’innesto dei dilettanti italiani, praticamente inutilizzati a giusta ragione, salvo qualche ec-
“...Vincevano anche Mangiacapre su Nurudzinau, già superato ai mondiale di Almaty con maggior fatica...” franchigia di Mosca l’ostacolo cubano sembra insuperabile, non fosse che proprio i russi nell’ottavo turno dei play, recuperato a marzo, siano stati capaci di infliggere l’unica sconfitta ai caraibici in quel di Mosca, con un 3-2 che va oltre il risultato, perché Cuba era arrivata per vincere netto e si è ritrovata con Cervantes ko contro l’esordiente Nazirov, nei mediomassimi, Ivanov stoppava il pluricampione del mondo De La Cruz e il supemassimo Babanov era capace di mettere sotto quel Toirac considerato la grande speranza caraibica. Per cui, Cuba favorita con riserva. La quarta edizione si concluderà con le finali (andata e ritorno) il 30 e 31 maggio. Mentre le semifinali si sono disputate il 25 e 26 aprile e il 2 e 3 maggio.
Non aver raggiunto le semifinali è un insuccesso notevole per la franchigia italiana, partita con dichiarate ambizioni, forte di alcuni acquisti sulla carta validi, sul ring molto meno. In particolare si sono rivelati inferiori alle attese l’irlandese Barnes (49), sconfitto nell’unica uscita, il medio romeno Juratoni, ma pure l’olandese Mullemberg non ha incantato negli 81 kg. Pesante si è rivelato il mancato arrivo del campione europeo e vice mondiale dei medi, l’irlandese Quigley che avrebbe potuto dare consistenza alla categoria, dove Tavares si è confermato inaffidabile sul rendimento. Per contro il filippino Barriga (49) e il leggero Conceicao, il gallo Djelkhir e il mosca Selby hanno mantenuto le promesse. La delusione più forte è stato il serbo Stankovic, l’eroe della scorsa stagione nei leggeri,
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cezione. Non volendo entrare nel merito di accordi con la federazione, ci si chiede se sia compatibile e utile tenere nei quadri pugili che servono alla nazionale e altri inseriti nelle squadre regionali dei Talent League di recente avvio. Uno dei tanti interrogativi che circondano i Thunder Italia, che chiudono la quarta edizione con l’amaro nei guantoni.
In alto Selby durante il ritorno a Campione d’Italia
XVII ROUND EMANUELE DELLA ROSA E M A N U E L E
ASSALTO D E L L A
R O S A
FALLITO DI ALFREDO BRUNO PH RENATA ROMAGNOLI
Intervista al pugile romano R O M A ,
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Dentro il Pala Di Fiore Roma ha vissuto, per quanto riguarda la boxe, una delle serate più spettacolari e drammatiche degli ultimi dieci anni. Una di quelle serate che solo la boxe può offrire dove niente è scontato e tutto diventa il contrario di tutto. Diciamolo tranquillamente quasi tutti siamo andati ad assistere al match tra Emanuele Della Rosa e lo spagnolo Isaac Real convinti del successo del nostro pugile che si è visto cambiare l’obiettivo pochi giorni prima del match. Sono passati cinque giorni dall’infausta serata di Ostia in cui Emanuele Della Rosa si è giocato sul ring una delle più grosse opportunità che può capitare ad un pugile:
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la conquista del Titolo Europeo. Ci aspetta nel suo panificio “La spiga d’ oro”. La cosa che salta immediatamente agli occhi e vedere un volto senza alcun segno, nonostante al Pala Di Fiore si sia disputato un combattimento feroce, impietoso, una guerra condotta senza pietà. Non sfugge neanche la delusione per questa sconfitta: “La gente mi domanda se ho vinto, e quando io dico di no si meraviglia che io abbia perso prima del limite e non ai punti”. Il pugilato è così: a volte scontato, a volte imprevedibile. La vittoria e la sconfitta s’incrociano in un duello senza fine. Un giudizio su questo spagnolo Isaac Real, piovuto dal nulla? “Tengo a precisare subito che non è assolutamente l’ avversario più forte che ho incontrato. Un uomo battibilissimo e sono quasi sicuro che perderà alla prossima difesa del suo titolo. Il match l’ho perso, lui sul ring è stato più bravo di me, ma fondamentalmente il match l’ho perso io”. Ritieni di aver commesso qualche errore? “Ne ho commesso tanti, troppi. E’ accaduto quello che pensavo che non mi sarebbe successo mai affrontando un illustre sconosciuto. Mi sentivo già il titolo in tasca, ma inconsciamente non ero tranquillo. Mi dicevo: adesso mi sposo con la mia compagna, faccio conferire il Battesimo al mio bambino e festeggiamo l’ europeo. Pensando a tutte queste belle cose avevo una brutta sensazione, una sorta di pessimismo latente. Così è stato. Io non mi ritengo un grande pugile, uno dei più forti, ma se ci rifacessi altre tre-quattro volte sono sicuro di poterlo battere”. Qual è stato durante il match l’errore che in pratica ti ha condannato? “L’errore l’ho commesso f in dall’inizio, lo consideravo un match facile. Non ammettevo che dalla Spagna, dove il pugilato ha minore tradizione e qualità della nostra Nazione, ci fosse un pugile capace di battermi. Era una mentalità errata e l’ho pagata cara. Mea culpa”. Nella seconda ripresa dopo aver subito due conteggi a tua volta lo hai messo al tappeto… “Pensavo che il match fosse f inito lì. Ho commesso l’errore di non recuperare ossi-
geno, perché i due atterramenti mi avevano sf iancato. Le mie ultime energie le ho sprecate pensando che era f inito e purtroppo non era così. Ho perso per sf inimento non solo f isico, ma anche mentale”. Se ci sono…quali sono i tuoi programmi futuri? “ Ho voglia di riscatto anche più di prima. Io dicevo fra me e me vinco questo europeo e poi basta, anche perché ho molti altri impegni. Adesso invece per assurdo ho trovato gli stimoli per andare avanti. Certo per continuare devo essere integro, se nei prossimi match vedo che accuso e barcollo lascio perdere, perché devo essere onesto con me e mio fratello (Enrico), che mi ha sempre seguito. Anche gli amici, la stampa, devono aiutarmi a capire quando è il momento di lasciare. Se avviene questo vorrà dire che mi sono divertito con l’unico rimpianto di non aver vinto l’europeo, che era il mio sogno”. Abbiamo visto che in questo match hai sempre attaccato… “E’ stato l’errore terminale. Io dovevo capire in quella fase in cui stavo recuperando di boxarlo, senza cercare di buttarlo giù, visto tra l’altro che i colpi dritti li prendeva tutti. Ero incazzato, vedevo nero… ma che devo dire: voltiamo pagina !”. Facendo un resoconto della tua vita che cosa ti ha dato il pugilato? “A me ha dato tantissimo. Io sono contento di aver fatto e di fare il pugilato. Mio f iglio in pratica è nato con il pugilato. La mia compagna l’ho conosciuta con il pugilato. Un mio amico mi presentò la ragazza, appassionata di questo sport. Attraverso la boxe ho avuto amici veri. Mi ha forgiato nel carattere”. Invertendo la domanda…che cosa ha preso da te il pugilato? “La boxe ha preso una gran fetta della mia vita. Io dico che forse potrei essere un uomo migliore senza il pugilato e lo diventerò quando smetto. E’ uno sport che mi leva tempo e mi ricompensa con la fatica”. Tu in un intervista hai detto di essere un fornaio che fa il pugilato… “Verissimo, lo confermo. Sono qua dentro il mio forno per questo motivo. Io a tutti i ragazzi dico sempre: prima il lavoro, poi la boxe. In Italia e forse in tutto il mondo non è facile vivere con il pugilato. Sono
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pochi i pugili che guadagnano tanti soldi. Io inizialmente il pugilato lo facevo come hobby, ma poi si è trasformato in passione”. Hai parlato con Cherchi? “Ho avuto poco tempo per parlarci, perché sono dovuto andare subito in Ospedale per fare accertamenti. Io comunque gli ho detto che voglio continuare e chissà, una sconf itta come questa mi insegnerà qualcosa e mi farà diventare più forte”. Mi sfiora la domanda…chi te lo fa fare? “Si è vero. C’è chi va a pesca, chi va a caccia, e io faccio il pugilato”. E’ lui a voler concludere: “Tutti i più grandi campioni hanno avuto la loro caduta e si sono ripresi. Io non sono un grande, però sono caduto e voglio riprendere. Poi si vedrà”.
Sabato 17 maggio 2014 ore 20.30 Pala Di Fiore, via dei Pescatori 71, Ostia Lido (Roma) Arbitro: Jurgen Langos (Germania) Giudici: Zvonko Rukavina (Croazia), Fabian Guggenheim (Svizzera), Predrag Aleksic (Montenegro) Supervisore: Marco Giuliani (Belgio). Commissario di Riunione: Rolando Barrovecchio. Arbitri/Giudici: Francesco Ramacciotti, Marco Marzuoli, Raffaele Derasmo
SOTTOCLou Superleggeri: Michele Di Rocco 37-1-1 (16 Ko) b. Istvan Kiss (Ungheria) 14-11 (7 Ko) Welter: Alessandro Caccia 12-0 (5 Ko) b. Laszlo Fazekas (UNG) 19-15-1 (14 Ko) a.p. 6. Superwelter: Daniele Moruzzi 15-1 (7 Ko) b. Sergei Melis (EST) 23-16 (9 Ko) a.p. 6. Mediomassimi: Alessandro Sinacore 7-0 (5 Ko) b. Vygaudas Laurinkus (LIT) 3-15-3 (0 Ko) a.p. 6.
XVIII ROUND HURRICANE CARTER
L’ULTIMO PUGNO H U R R I C A N E
Si
è spento nel cuore della primavera, a fine aprile, quando alberi, piante e fiori esplodono di colori, come i fuochi artificiali nelle notti di festa. Rubin Hurricane Carter avrebbe compiuto 77 anni il 6 maggio. Il tumore alla prostata l‘aveva assalito nel 2011, mangiandogli la vita giorno dopo giorno. Per i medici poteva resistere sei mesi. Rubin ha tenuto duro per oltre tre anni. Risiedeva a Toronto in Canada e ha continuato a lavorare presso un’associazione che operava a favore dei condannati ingiustamente. Fedele al carattere di indomito combattente. Alla fine del 1963, “The Ring” la storica rivista del boxing mondiale, diretta di Nat Fleischer, nel ranking dei medi, pone Rubin “Hurricane” Carter al terzo posto. Un balzo notevole, visto che l’anno prima non figura nei primi dieci. Campione del mondo è l’italo americano Joe Giardello, Precedono Rubin, il nigeriano Dick Tiger e Joey Archer, nato nel Bronx da famiglia irlandese, sesto Sandro Mazzinghi e settimo Nino Benvenuti. Il toscano è campione del mondo dei medi jr., mentre il triestino è titolare della cintura italiana. Carter passa professionista a 24 anni nel ’61. Nato a Clifton nel New Jersey nel 1937, ultimo di sette fratelli, tre femmine e quattro maschi. Frequenta quasi unicamente la scuola della strada. Affetto da balbuzie, scarica le tensioni menando le mani che ha parecchio pesanti. A 14 anni, finisce al Jamesburg Home for Boys, per rapine varie. Nel ’55, lascia il riformatorio e si arruola nell’esercito, dove incrocia la strada della boxe. Frequenta la palestra e in tre stagioni disputa 56 incontri con 51
C A R T E R
DI GIULIANO ORLANDO
vittorie. Vent’anni, il momento giusto per passare professionista. Invece, preferisce la gang del quartiere. Alla fine del ’57, il giudice distrettuale lo condanna a 4 anni e mezzo di carcere per un paio di rapine e altri reati. Quando esce riprende a combattere e nel settembre del 1961 debutta da prize-fighter sotto la procura di Carmine Tedeschi e Pat D’Amato, italo americani. Rubin è un brevilineo (1.73) dalla struttura muscolare impressionante, pettorali da mediomassimo e pugno pesante. Il classico fighter. Assomma 20 vittorie e 4 sconfitte, prima dell’opportunità mondiale. I successi portano i nomi di Florentino Fernandez, Brennan, Benton, Ellis e in particolare di Emile Griffith, a quel tempo mondiale welter, finito clamorosamente ko al primo round. Il 14 dicembre 1964 alla Convention Hall di Filadelfia, il ragazzo di Paterson affronta l’italo americano Joey Giardiello per le cinture WBC e WBA medi. E’ l’apogeo del baffuto Rubin, cranio rasato a zero. Al termine di 15 round violenti, col campione sanguinante per due tagli al viso, i giudici premiano Giardiello, tra i fischi del pubblico. “Fossi stato un bianco – è il commento dello sconfitto – sarei il nuovo campione”. Riprende subito la strada del ring, combatte in Europa con alterna fortuna. A Parigi supera l’italiano Fabio Bettini ko all’ultimo round, a Londra mette sotto il quotato Harry Scott nel marzo del ’65, ma un mese dopo viene sconfitto ai punti dalla stesso avversario. Torna a casa e trova sulla sua strada un altro pelato di razza, Dick Tiger, che ha già detenuto la cintura iridata nel 1962 a spese del mormone Gene Fullmer. L’anno dopo sarà proprio Giardello a batterlo. Dick e
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Rubin si affrontano al Madison 20 maggio 1965, chi vince può bussare al mondiale. Carter ha coraggio e otto anni meno, ma non bastano per reggere alla pari col nigeriano del Biafra, un fenomeno atletico, che a 36 primavere esprime potenza e precisione. Nel 1969, batte anche il nostro Benvenuti a New York. Personaggio di grande spicco, inizia la boxe in Nigeria nel 1948, allora colonia dell’Impero Britannico. Un ufficiale inglese che vede combattere il giovane militare Richard Ihetu, esclama: “Balza sull’avversario come una tigre”. Da quel momento Ihetu diventa Dick Tiger. Passa professionista nel ’52, tre anni dopo si trasferisce negli Usa. Fisico impressionante, basso di statura per la categoria, combatte per oltre 18 anni, fino al 1970 (60 vittorie, 19 sconfitte). Mondiale medi e mediomassimi. Incontra tutti i più forti. Memorabili le quattro sfide sia con Gene Fullmer, il mormone che sul ring non va per il sottile e Joe Giardello. Nel 1967, si schiera con la Repubblica del Biafra. La sconfitta militare ne determina l’espulsione e la confisca di casa e terreni. Nel 1971, ancora in attività colpito da un tumore al fegato, muore il 15 dicembre, a 42 anni. La vittoria su Carter, gli consente la nuova sfida con Giardello e la riconquista del mondiale. Per contro, la sconfitta segna il tramonto del “cattivo ragazzo”. Esce dalla ‘top ten’, anche se prosegue l’attività a buon livello. In quel maledetto 17 giugno ’66, la svolta drammatica della sua vita. Il “Lafayette Bar” di Paterson sta per chiudere, sono le 2,40 del mattino, nel locale restano un paio di avventori, quando entrano due neri armati. James Oliver gestore e comproprietario, lancia contro gli aggressori
una bottiglia di birra che si infrange contro la parete. A quel punto inizia una vera strage. I due uccidono il barista, i due clienti e crivellano di colpi la cameriera Hazel Tanis, che morirà un mese dopo. Gli assassini escono ridendo, salgono su una Dodge color bianco e spariscono. Fuori dal locale c’è Alfred Bello, vecchio furfante, che ha osservato tutta la scena. Entra nel bar, arraffa i 62 dollari rimasti nella cassa, li consegna al complice Arthur Bradley, torna indietro e chiama la polizia. La deposizione di Bello, si saprà anni dopo, concordata con la polizia, indica negli autori del crimine due uomini di colore: James Artis e Rubin Carter, che hanno una vettura identica a quella degli assassini. Dopo un primo test i due vengono rilasciati. Carter il 6 agosto combatte in Argentina, superato da Carlos Romero sui 10 round. Torna a casa in attesa di giudizio. Il 27 maggio 1957, una giuria composta di soli bianchi, giudice compreso, condanna all’ergastolo gli unici imputati. La prigionia matura Carter che inizia la battaglia per cancellare il verdetto costruito su prove addomesticate. L’opinione pubblica americana si muove a tutto campo, intervengono campioni della boxe come Muhammad Alì, ma anche di altri sport. Il cantante Bob Dylan un mito degli anni ’60 scrive la canzone “Hurricane”, tiene concerti a New York e Houston, per sensibilizzare il mondo sulla vicenda. Carter non si da per vinto. Il n. 45472 della Rahway State Prison, inizia a studiare le carte della condanna, si documenta diventa un esperto in materia giuridica. Scrive la sua biografia “16° round” che esce nel 1974 ed è un successo mondiale. Anche in Italia la stampa interviene. “Boxe Ring” dedicherà alla vicenda diversi articoli. Nel 1975, a 18 anni dalla condanna, la Corte Suprema, con Bello e Bradley che ammettono la falsità della loro testimonianza, ribalta il verdetto e rilascia Artis e Carter su cauzione, in attesa del ricorso della parte civile. Che li fa rispedire in carcere, dopo che i testimoni tornano alla precedente versione. E’ il 22 dicembre 1976. Nel frattempo Lesra Martin, una giovane di Brooklyn che vive in una comunità in Canada, colpita dalla forza del libro, va a
trovare Carter e con l’aiuto di amici forma il Comitato per il riconoscimento dell’innocenza dei condannati, guidato Fred Hogan, ex detective. Battaglia non facile, ostacolata dai colpevolisti. Solo nel novembre 1985, il giudice distrettuale Lee Sarokin riconosce l’innocenza dei due, in quanto le condanne “si basavano su un appello al razzismo e all’occultamento della verità piuttosto che alla ragione e alla sua divulgazione”. Ma solo nel 1988, col terzo processo, verrà riconosciuta la piena innocenza. Ventuno anni dopo l’arresto. Quando esce, l’ex guerriero del ring, ha perduto l’occhio destro per un intervento sbagliato e ha divorziato dalla moglie Mae Thelma, sposata nel 1963, dalla quale ha avuto un figlio, Raheem, oggi quarantenne. Rubin prende residenza in Canada a Toronto dove opera presso un’associazione che aiuta i condannati ingiustamente. Il WBC gli fa pervenire una cintura da campione del mondo, alcune università gli riconoscono la laurea in legge onoris causa. Nel 1999, esce il film “The Hurricane” interpretato da Denzel Washington, che gli vale l’Oscar. Incredibile ma vero, nel 1966, la polizia metropolitana di Toronto, arresta Carter in quanto la sua figura corrisponde ad un trafficante di droga. Dopo mezz’ora viene liberato con le scuse. “Sono infuriato per quanto è successo. E’ accaduto perché sono nero”. Non era un fiorettista, ma un fighter di tutto rispetto. Al momento dell’arresto a
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29 anni, l’apogeo l’aveva superato da alcune stagioni. Restava uno dei migliori medi americani. Per contro, nella parte più difficile e sofferta della sua esistenza, è salito sulle vette della vita, ergendosi a campione assoluto.
ROUND XIX FRANCO NERO “IL PUGILATORE”
OCCHI
fieri ed ipnotici che però sembrano quasi essere intimiditi dalla sguardo deciso e penetrante di Franco Nero. L’attore di fama mondiale tiene testa ad uno delle sculture più importanti dell’arte antica. E lo fa per calarsi nella parte di chi ha piena consapevolezza della realtà drammatica del combattimento, da uomo e pugile maturo, la barba non mente, segnato da ferite e sangue. Seduto, probabilmente in un momento di riposo dopo un incontro, con le mani protette dai cesti, guantoni grossolani di cuoio e metallo, il Pugilatore esprimerebbe quiete se non fosse stato rappresentato dall’artista nell’atto di volgere il capo. Qualcosa sta accadendo o qualcosa lo turba. Di fronte a Nero, però, la statua di bronzo del IV secolo a .C. non è stata mai così viva, così percepibile nei suoi lineamenti e nella sua ineguagliabile bellezza. Obiettivo raggiunto, dunque, dallo scrittore e critico d’arte Gabriele Tinti che ha voluto celebrare due patrimoni nazionali, due icone, una del cinema e l’altra dell’arte che, sul red carpet del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, hanno dato lustro alla boxe, al senso del sacrificio e del rispetto. Il Pugilatore con la sua fisicità, Nero con la sua ineguagliabile voce e presenza scenica. Al suo rientro a Roma, dopo l’esposizione al Metropolitan di New York in occasione della mostra “The boxer - an ancient masterpiece” celebrativa dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, il Pugilatore è stato omaggiato da Tinti con una poesia, “il Pugile”, il cui testo è stato letto da Franco Nero nel reading che si è tenuto lo scorso 13 aprile. Un evento che ha destato curiosità ed interesse da parte della stampa e del Ministero dei Beni e Attività Culturali, che ha patrocinato l’evento insieme alla Federazione Pugilistica Italiana, rappresentata per l’occasione dal Segretario Generale Alberto Tappa. “Il Pugile” ha introdotto una serie di poesie lette da Tinti e tratte da All Over, una raccolta di canti epici
FRANCO
NERO
‘IL PUGILATORE’’ DI MCHELA PELLEGRINI PH MASSIMO NICOLACI
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realizzata con la collaborazione dell’attore Burt Young in cui si canta la sconfitta dell’eroe pugile, la sua solitudine che, derivando da un racconto di vita drammatico, suscita compassione e ammirazione in chi legge. Storie di pugili narrate non solo con poesie ma anche con disegni che sono state protagoniste di numerosi reading, come quelli al South Bank Center di Londra ed al Queen’s Museum di New York. Per Tinti i pugili sono “i soli ancora in grado di stupire profondamente, di meravigliare grazie alla loro umanità”. Il Pugilatore ne è un esempio. Per il poeta è stato infatti ritratto in un momento di pausa tra la fine di un incontro e la chiamata per il successivo, colto nella sua intimità, nel pensiero profondo che lo assale mettendo a nudo la sua fragilità, il suo dramma interiore. Svelato il mistero del momento ritratto, Tinti ha voluto condividerlo con il mondo intero affidandosi all’interpretazione magistrale ed emozionante di Franco Nero che ha accettato con grande generosità di mettersi a confronto con il campione dell’arte romana che ne ha fatta di strada per arrivare al successo. Come per l’attore italiano più conosciuto all’estero. Per lui tutto è iniziato da alcuni scatti che capitarono sulla scrivania giusta, quella di John Huston che lo scelse per interpretare Abele nel kolossal “La Bibbia”. Da qui l’inizio di una carriera che non ha rivali. Più di duecento interpretazioni, con e senza cappello, dirette dai più grandi registi internazionali come Quentin Tarantino, Fassbinder e Bunel. Una vita sotto i riflettori ma intervallata con momenti di sport per mantenere il fisico sano. Franco Nero ama tutti gli sport, in particolare il calcio, il ciclismo, la formula uno, il tennis, che pratica tuttora, ma per la boxe ha un vero e proprio debole. “Facevo pugilato da ragazzo – sottolinea con grande orgoglio - e mi allenavo a Parma. Sono stato anche Capitano della Squadra di Calcio dei Pugili per ben sette anni in cui ho avuto modo di conoscere grandi campioni come
ROUND XIX FRANCO NERO “IL PUGILATORE”
andare sul set con il naso rotto. Se il cinema è mia moglie la boxe è rimasta la mia amante. E’ uno sport che ti insegna la filosofia della sconfitta. Nella vita tutti vorremmo vincere sempre, è naturale, ma sappiamo che è impossibile. La boxe ti insegna che non importa se vinci o perdi, ma ciò che importa è sapersi sempre rialzare e fare tesoro dei propri errori per il match più imperdibile di tutti: quello della vita di ogni giorno”. Mettere sulla scena il riscatto sociale attraverso i valori del pugilato è l’ultima sfida cinematografica di Franco Nero condivisa con l’amico regista Enzo Castellari. Come nella boxe anche nel mondo del cinema non mancano gli avversari e le riprese di “Lassù qual-
“.. praticavo la boxe. Il mio trainer mi diceva che avevo una bella ‘castagna’. . Francesco Damiani, Nino Benvenuti, i fratelli Loris e Maurizio Stecca, Patrizio Sumbu Kalambay, Gianfranco Rosi ed un grande attaccante come Patrizio Oliva”. Le sue conoscenze sono andate oltreoceano dove Nero è ormai di casa. “Ricordo che andavo a vedere Muhammad Alì a bordo ring e diventammo amici”. Da grande tifoso e amico della boxe, Nero è stato omaggiato dalla Federazione con la cintura di Campione del Mondo del Cinema e lui stesso ha dichiarato che ha ricevuto questa onorificenza come un Oscar personale: “Giacché la boxe è entrata nella mia vita prima del cinema. Da ragazzo – continua Nero ascoltavo le cronache dei campioni e mi dilettavo a praticare la boxe. Il mio trainer mi diceva che avevo una bella ‘castagna’. Con la carriera di attore ho abbandonato la palestra perché non volevo rovinarmi il profilo: non puoi
cuno ci ama” sono state rimandate a settembre quando si concluderanno le trattative con Medusa. Nel film è stata prevista anche la partecipazione di Drena De Niro, non si esclude quella di papà Robert, oltre ad un cameo del leggendario Quentin Tarantino. La speranza è che in questo caso si possa celebrare e cantare una “vittoria”.
Franco Nero legge la poesia dedicata da Gabriele Tinti al “Pugilatore”, sotto Gabriele Tinti, Franco Nero e il segretario dell FPI Alberto Tappa
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XV ROUND QUI SI FORMANO I CAMPIONI
INFRAZIONE E MIMICA VA D E M E C U M ,
ARBITRI
E
GIUDICI
DI MASSIMO BARROVECCHIO
Gli
Arbitri, i Giudici e gli Ufficiali di Gara di qualsiasi sport, esercitano il loro mandato applicando le norme ed i regolamenti per dirigere un incontro, una gara, qualsiasi competizione. L’obiettivo è che gli atleti conseguano il risultato sportivo attenendosi al rispetto delle regole. Quest’ultime dicono all’Arbitro dove arrivare ma non dicono come arrivarci. Il Comitato Esecutivo Settore Arbitri Giudici ha cercato di aiutare nel percorso l’Arbitro Giudice ideando un manuale d’impiego, un Vademecum che aiuti gli Arbitri-Giudici nell’applicare al meglio le regole. In esso vengono riportate azioni, comportamenti, esempi ed in generale suggerimenti a cui l’ArbitroGiudice può attingere per ottimizzare e migliorare la propria prestazione. La qualità della prestazione di un ArbitroGiudice, oltre che dall’applicazione dei regolamenti è data dalla professionalità nell’applicazione degli stessi. Il Vademecum arricchisce e completa la formazione arbitrale dal punto di vista comportamentale al fine di migliorarne la professionalità. Esso consta, per entrambe le figure arbitrali, di tre parti che interessano rispettivamente Pre-Gara, Gara e Post-Gara. Nello specifico, vengono riportati tutti
VADEMECUM ARBITRI E GIUDICI
A cura del Comitato Esecutivo Settore Arbitri / Giudici FPI Edizione 2014
quegli accorgimenti, modalità di comportamento ed indicazioni, a cui un Arbitro-Giudice si deve attenere nelle varie fasi delle sua attività, sia essa sul ring che attorno al ring. L’obiettivo è quello di creare uno standard, affinchè forma e sostanza delle prestazioni siano contigue. Un segmento del Vademecum è dedicato alla mimica dell’Arbitro, ovvero la segnalazione delle varie tipologie di falli, colpi proibiti e, in generale, di tutto ciò di cui il pugile deve essere informato. Quando l’Arbitro interviene per segnalare un’infrazione o per effettuare un conteggio, lo fa con una gestualità che
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spesso potrebbe essere soggettiva con la conseguenza di essere poco comprensibile soprattutto ai non addetti ai lavori. Si è curata nei minimi particolari questa problematica, individuando le gestualità ottimali da eseguirsi per rendere chiara, semplice e soprattutto efficace tale azione. Il risultato dovrà essere quello di far capire al pugile il senso dell’intervento e, grazie alla sua “visibilità”, rendere leggibile al pubblico l’azione svolta dall’arbitro. Ciò sarà sempre più efficace qualora gli Arbitri Giudici applicassero il più possibile le indicazioni di mimica contenute nel Vademecum. Nell’era digitale parlare di un Vademecum cartaceo sembra fuori luogo ed anacronistico. Esso deve essere per un Arbitro-Giudice ciò che il breviario è per un Sacerdote. Sempre in tasca e pronto ad essere consultato, perché c’è sempre qualcosa da rammentare e/o approfondire. Non sarà un percorso facile, ma ci sono le basi e le direttive per un lavoro sinergico fra le varie componenti arbitrali per rendere questo percorso formativo e di aggiornamento capace di rispondere alle esigenze del pugilato di oggi. Il Comitato Esecutivo Settore Arbitri Giudici in nome della Categoria rivolge un sentito ringraziamento al Presidente della F.P.I. Alberto Brasca che ha creduto e vivamente sostenuto tale iniziativa.
ROUND XX - TEAM BOXE ROMA XI
SALVATORE CAVALLARO SOGNANDO
RIO DI MIRIAM ANASTASIA VIRGADULA PH MARCELLO GIULIETTI
Intervista alla giovane promessa della Boxe italiana C ATA N I A ,
Campionato italiano, cui hanno fatto seguito altre quattro vittorie in ambito nazionale, conquistate come “Junior” e “Youth”. Tutta la vita di Salvo ruota intorno al ring, e con lui abbiamo fatto quattro chiacchiere durante una pausa del suo duro allenamento quotidiano in palestra. Quando e come nasce il tuo amore per il pugilato?
mente che come segno zodiacale. In questo contesto, nasce spontaneo chiederti se ti ispiri a un campione in particolare o se esiste un atleta che stimi su tutti... Non posso che fare il nome del mio grande mister, l’ex campione olimpico, mondiale, europeo e italiano Maurizio Stecca, oggi allenatore nella Nazionale Italiana Dilettanti. La mia ammirazione
Il campioncino catanese sogna le Olimpiadi di Rio e ha la stoffa per raggiungere l’obbiettivo aprile. Una delle nuove promesse della boxe “made in Sicily” si chiama Salvo Cavallaro. Due volte medaglia di bronzo, nel 2011 ai Mondiali in Kazakistan fra gli “Junior”, e nel 2013 agli Europei di Rotterdam fra gli “Youth”, il nostro campione - nato e cresciuto a Catania - ha conseguito da poco la maggiore età. Eppure il suo curriculum con 60 match disputati, 52 dei quali vinti a dispetto di 2 pareggi e 6 sole sconfitte, fa di lui uno dei dilettanti più promettenti del pugilato italiano nella categoria 75 kg. Cavallaro a 14 anni ha vinto come “Schoolboys” il suo primo
Ad avvicinarmi al mondo del pugilato è stato papà, tutt’ora mio allenatore, punto di riferimento e mio primissimo fan! Lui, in verità, praticava pesistica, ma a 11 anni mi ha portato in una palestra di boxe… e quella si è subito rivelata la mia strada. Cosa rappresentano per te i guantoni? Direi tutto: il mio presente, i miei sogni futuri, la mia forza. Se, poi, dovessi spiegare cosa mi esalta di più di tutto questo, direi che amo mettermi in gioco e competere, dimostrare a me stesso e agli altri che sono il migliore. Chissà, forse perchè sono un “Leone” sia caratterial-
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e la mia gratitudine sono tutte per lui. Sulla scorta della tua attuale esperienza, quali consigli daresti ai giovanissimi che come te desiderano praticare la boxe a livello agonistico? Allenamento quotidiano a costo di sacrificare amicizia, affetti e tempo libero ma, soprattutto, raccomanderei il conseguimento di un obiettivo temporale imprescindibile: entrare nel giro della Nazionale non più tardi dei 15 anni. Se non raggiungi questo traguardo, sei praticamente fuori. Che studi hai fatto? Mi sono diplomato geometra, e vorrei
fare presto intraprendere gli studi universitari. Mi piacerebbe laurearmi in Scienze Motorie. Hai una fidanzata? Sì, certo, ho una ragazza che mi vuole bene e mi sta sempre accanto, e di questo le sono grato. Ma ho anche tanti amici che mi seguono in ogni mio incontro, e dopo la mia famiglia sono i miei più fan più accaniti . Una vera forza! E quando, il ring, la fidanzata e gli amici ti lasciano un pò di tempo solo per te, come lo impieghi? Coltivi degli hobby? Sarò monotono, ma il mio hobby è solo e soltanto il pugilato! Per me i guantoni sono tutto. E’ vero, fra i 13 e 14 anni mi sono concesso anche alla lotta grecoromana vincendo pure dei titoli a livello nazionale, come esordiente, sotto la guida del Maestro Salvo Campanella. Ma non ho mai tradito il pugilato. Sul quadrato c’è tutta la mia vita! I tuoi programmi nell’immediato futuro? E la tua spirazione più grande? Attualmente mi sto preparando per i campionati dilettantistici dell’ EUBC (European Boxing Confederation), che dovrebbero disputarsi in agosto ma non
sappiamo ancora dove. Tuttavia, i miei occhi sono puntati sulle Olimpiadi 2016 di Rio, ed è inutile sottolineare che la vittoria olimpionica rappresenterebbe il coronamento di tutti i sogni e la ricompensa più appagante di tutti i miei sacrifici.
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Salvatore Cavallaro in azione durante i Campionati Europei 2013 di Rotterdam
ROUND XXI TORTI VS GENTILI
DI GIULIANO ORLANDO PH MARCO CHIESA
P AV I A L’avvocatessa Anita Torti aggiunge una nuova laurea, nel carnet professionale. Conquistata dopo dieci round di fuoco sul ring di Pavia, battendo la romana Monica Gentili, guerriera indomita, che le ha provate tutte per capovolgere una situazione che lungo lo score dei dieci round assegnava giustamente la prima cintura tricolore leggeri femminile alla Torti. Verdetto a maggioranza (2-1), nell’ottica di una diversa interpretazione del confronto. Prevale la boxe lineare della neo campionessa, colpi lunghi e continui capaci di aprire la guardia a testuggine della Gentili, che non molla mai, cercando di superare la Maginot della distanza, per scaricare l’energia muscolare di cui è dotata. Qualche volta ci riesce, ma spesso trova i guantoni e il vuoto, perché la Torti ha gambe veloci che la mettono fuori portata dalla furia rivale. Questo per dieci appassionanti round, uno più bello dell’altro. Nino Benvenuti, voce tecnica su Raisport, ha parole d’elogio per la due protagoniste, che accettano con visibile soddisfazione. Cosa vuol dire diventare campionessa italiana a 38 anni, per una professionista non solo sul ring, ma anche nella vita quotidiana? “Realizzare il primo traguardo di una carriera iniziata un po’ avanti nel tempo, ma che voglio concludere con altre soddisfazioni, a cominciare dall’europeo”. In effetti, c’è chi ha lasciato da anni. Il motivo di questo inizio tardivo? “Partiamo dall’inizio, per capire e conoscermi meglio. Nata nel Madagascar, una meravigliosa isola nell’Oceano Indiano, davanti al Mozambico, sulla costa orientale dell’Africa, ex colonia francese. Mio padre è ingegnere, lavora in un’impresa di
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VS GENTILI 46
costruzioni, conosce una ragazza del posto la sposa ed io vengo alla luce nel 1977 a Samara, dove trascorro la prima infanzia. Torno a casa, ovvero a Pavia, la città del papà e anche la mia. Frequento la scuole f ino alla maturità. Sono piena di curiosità, amo lo sport. Ho 19 anni, mio fratello Giovanni è maestro di savate, normale che f inisca a tirare calci e pugni. Proseguo in questa disciplina per diverse stagioni. Nel frattempo mi iscrivo alla facoltà di legge a Milano e giro in Europa per capire cosa c’è attorno. Nel 2003 mi laureo. La morte di papà è un brutto colpo, mi sento davvero sola. Riprendo a viaggiare e trascorro alcuni anni a New York cercando di assorbire il dolore. Torno in Italia, nel 2005 e inizio subito il praticantato a Milano, scelgo la parte civilistica che più mi appassiona”. Quando inizi la boxe? “Verso il 2008. Prima di approdare alla palestra di Garcia Amadorim a Milano, faccio il giro delle parrocchie, per dire che non sono facile da accontentare. Tutti bravi, ma senza quell’attenzione che chiedevo. Sapevo di non essere più giovanissima, però volevo fare sul serio, non mi piacciono le mezze misure. Quando ho capito che Garcia si sarebbe dedicato a me con attenzione ho iniziato l’esperienza della boxe, uno sport fantastico. Niente dilettante, divento professionista con licenza kosovara grazie all’interessamento di Augusto Lauri, debutto nel dicembre 2010. Batto sui sei round la magiara Bedo, al quinto incontro vado a Berna e affronto Nicole Boss, attuale campionessa europea, perdo ai punti a maggioranza, tra i f ischi del pubblico. Sergio Cavallari, un manager che apprezzo per la sua correttezza, protesta, ma gli organizzatori allargano le braccia. Una sconf itta ingiusta, ma utile a fare esperienza, come è stato quando la scorsa stagione ho affrontato a
Limburgo in Belgio, Delf ine Persoon, la più forte leggero in attività e la francese Myriam Dellai a Seine-St, Denise. Combattere all’estero signif ica che se stravinci ti danno il pari, altrimenti esci sconf itta. D’altronde in Italia la situazione non è allegra. Siamo poche e senza prospettive. Vai avanti perché hai dentro il fuoco della combattente. Almeno da parte mia”. Com’è il rapporto all’angolo col maestro? “Ognuno ha il suo ruolo, compreso il mio. Non si urla, altrimenti vado in confusione. Per carattere sono sensibile, ma so gestire le emozioni se vedo attorno a me tranquillità. Si parla sottovoce, poche cose fondamentali. Garcia mi spiega la situazione. Ho la capacità di mettere in pratica i consigli. Conta se ti sei preparata bene prima, sul ring devi esprimere il frutto dell’allenamento”. Eri al meglio? “Non esiste la condizione perfetta, salvo casi rarissimi. Mi ero procurato uno stiramento al tendine d’Achille, la mano destra
faceva i capricci, ma l’adrenalina del combattimento cancella tutto”. Momenti difficili durante il match? “Al quinto round, ho valuto fare la baldanzosa, sapendomi in vantaggio e la Gentili mi ha messo alle corde colpendo duro. Ma ho ripreso subito a ragionare. Dopo non ho più avuto problemi. Confesso di essere rimasta sorpresa del richiamo. Nessuna di noi ha fatto scorrettezze. Questione di punti di vista. Per il resto ho sempre tenuto la situazione sotto controllo. Sapevo benissimo che non dovevo dargli bersaglio, muovermi sempre e così ho fatto”. Hai vinto, hai festeggiato e come ti sei premiata? “Un po’ per volta. Con le amiche che mi seguono siamo andate in un locale, ma ne siamo uscite presto. Una volta calata la tensione, mi è venuto sonno. Una settimana dopo col gruppo di lavoro, il mio capo è stato carino e ha perf ino fatto un discorsetto. Molto bello. Mi sono presa una settimana di riposo per visitare la Fiera
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del Mobile a Rho, stupenda, imperdibile” Il futuro? “L’europeo che detiene la svizzera Nicole Boss, quella che ho incontrato nel 2012 a Berna. Sto pressando Sergio Cavallari, perché riesca presto a darmi l’opportunità. All’EBU sono terza, preceduta da Dellai e la Morelli, battuta prima del limite dalla Persoon. Molto vicino alla sf ida uff iciale. Pronta ad andare a casa sua, anche se spero che qualcuno mi dia una mano a combattere in Italia. Nel match tricolore abbiamo dimostrato di poter dare spettacolo esprimendo buona boxe”. Cercasi sponsor a questo punto? “Esatto, anche se debbo ringraziare la Leone Sport, attraverso Davide, dandogli atto di avermi sempre aiutato. Per allestire l’europeo ci vuole un buon supporto. Io ci metto la faccia, se qualcuno fa il resto è il benvenuto”. Qualche hobby? “Sono cattolica praticante e il volontariato fa parte dei miei sentimenti. Ogni f ine settimana con i frati di S. Francesco, andiamo a portare aiuto ai poveri della Stazione Centrale e a Cadorna. Questo da molti anni, con grande trasporto, lo sento come una necessità interiore. Ultimamente sono stata sulla collina di Medjugorje in Serbia, un viaggio spirituale molto riservato”. Monica Gentili ha chiesto la rivincita. Cosa rispondi? “Che sono pronta a dargliela. Mi pare giusto, visto come si è battuta. Altrettanto convinta di poter vincere pure la seconda volta”. Sul ring anche Gianluca Frezza (22-2-2) e Giacomo Mazzoni (9-3-1), due guerrieri con diverso stile. In palio il titolo del Mediterraneo welter, che il pavese-salernitano si è aggiudicato dopo 12 round più aspri che belli. Spigolosi, come la boxe dei due.
L’avvocatessa pugile Anita Torti nel match controMonica Gentili
ROUND XXI GONG SI GIRA
CORTO D’autore A L L E
C O R D E
Il Pugilato protagonista tra “riscatto sociale e sogni di vita”
DI LUCA SVIZZERETTO / TOMMASO CAVALLARO PH ANDREA SIMONETTI
IL
trentenne Giulio, operaio, vive a Taranto in una vecchia casa nel cuore del quartiere Tamburi insieme al padre Giuseppe, un ex pescatore settantenne che a causa del vizio del gioco ha perso anche il
suo peschereccio. Pugile talentuoso, Cosimo desidera arrivare tra le fila dei professionisti per riprendersi la sua vita e ricomprare la barca al padre e, dopo due importanti vittorie, ha davanti a sé un match decisivo da affrontare. Purtroppo però in agguato nella sua vita c’è un avversario molto più grande e pericoloso di quello che potrebbe incontrare su qualsiasi ring. Questa la sinossi in breve di ‘Alle Corde’, delizioso cortometraggio, diretto ed interpretato, nel ruolo del protagonista Cosimo, da Andrea Simonetti con al suo fianco due altri ottimi interpreti, Cosimo Cinieri e Nicola Rignanese. Simonetti ci mostra una Taranto divisa in due realtà completamente opposte tra loro, quella romantica del mare al tramonto e quella degradata e povera della periferia, oltretutto soffocata e avvelenata dalle ciminiere delle industrie a cielo aperto. ‘Alle Corde’ è un film, nei suoi 24 minuti circa, profondamente intenso e drammatico, dove la strada per uscire dal tunnel della disperazione sociale è nell’amore e nell’affetto,
in questo caso quello del rapporto padre-figlio, e nello sport, nello specifico nella boxe. La boxe come riscatto morale, come possibilità di inseguire un sogno e di coltivare un obiettivo puro, reale, onesto. La boxe è anche il simbolo della salute fisica, del culto dell’attività sportiva e va in di-
r e t t o contrasto con quanto il protagonista della storia si trova sua malgrado a doversi confrontare, una lotta forse impari in un mondo la cui metà oscura sembra voler attirare a se e distruggere ogni speranza di un futuro migliore. Il finale resta aperto e questo ci permette di chiudere il racconto attraverso la nostra coscienza e fantasia ma il senso di inquietudine che ci trasmette non si scolla tanto facilmente. Regia e montaggio di alto livello cinematografico, come abbiamo già detto ottime interpretazioni e nota di merito per la fotografia di Massimo Bettarelli e Marti Torrens. Curiosità a margine, il corto interamente girato in Puglia, ha visto tra gli attori Cataldo e Vincenzo Quero, della palestra ‘Quero Chiloiro’ di Taranto. Durante le riprese la palestra, grande protagonista, si è trasferita al ‘PalaRicciardi’, dove è stata girata la sequenza dell’incontro di Cosimo per diventare professionista, e dove poi si è allestito il set per le altre scene degli allenamenti pre-gara. Un corto, quello del regista Simonetti, che ha riscosso, e continua a farlo, notevole successo
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sia da parte del pubblico che da quello della critica vista la sua partecipazione ai più importanti Festival di genere (elenco in calce, ndr) in Italia ed Europa. Alle Corde “L’Intervista
con Simonetti” Il Pugilato come metafora della vita, che può mandarti al tappeto ma, al contempo, ti consente di rialzarti e ricominciare a combattere. Questo, in sintesi, è uno dei motivi per cui la Noble Art è stata la protagonista del maggior numero di lungo e cortometraggi nella storia del Cinema. E’ uno sport, infatti, che consente a sceneggiatori e registi di mettere insieme storie di vita “vissuta” con lo spaccato sociale e storico che si è scelto di riportare sulla pellicola. Il pensiero di Andrea Simonetti, autore di “Alle Corde” non si discosta da quanto sopra riportato sul rapporto tra la “Settima Arte” e la Boxe. Il Pugilato è da sempre lo sport più “cinematografico” in assoluto. Qual è il motivo , secondo il suo parere, di questo connubio perfetto tra i guantoni e la pellicola? Il pugilato è uno sport pervaso da un’ umanità sconfinata, linfa vitale per il cinema. Attraverso questo sport si possono raccontare le più svariate storie di vita e intrecciarle facilmente con la condizione sociale e storica del momento che si decide di fotografare. I personaggi di queste storie, uomini o donne,
quasi sempre ci insegnano come nella vita, per ottenere quello che si vuole, bisogna lottare con determinazione, coraggio e lealtà, senza cadere in falsi buonismi o luoghi comuni. è interessante come, ultimamente, si racconti nelle pellicole che trattano la noble art, l’ambiente sano delle palestre, e ne sottolineino l’importanza soiale oltre che sportiva. Nel suo Corto il protagonista, Cosimo sia nella vita che nello sport combatte per andare avanti e per raggiungere i suoi obiettivi. La Boxe, quindi, come metafora della vita, nella quale solo attraverso il sacrificio si può sperare di avere successo. Il protagonista del mio
medici, avvocati, studenti, professionisti, artisti, casalinghe e pensionati. Questo anche grazie all’attività di pre pugilistica che la palestra conduce parallelamente a quella agonistica. Io considero la palestra un punto di riferimento sportivo e sociale per la mia città, questo grazie ai Maestri Vincenzo e Cataldo, sempre pronti e disponibili ad attività sportive parallele, lo scorso anno abbiamo organizzato il 1° trofeo Pugilato e Cinama, un galà che mixa i due ambienti con saggia sensibilità. Il suo rapporto con la Noble Art. L’esperienza del film mi ha legato indissolubilmente alla noble art. Ho capito quanto questo sport può migliorarmi prima di tutto come uomo e poi fisicamente. Questo lo devo alla famiglia Quero. Ancora oggi, nonostante i miei impegni, continuo ad allenarmi con loro appena posso, a respirare l’aria della palestra e l’odore dei guantoni. Non abbandonerò mai questo sport e quella palestra, diventata per me ormai una seconda famiglia.
film mostra e dimostra determinazione e coraggio su vari fronti: sport, lavoro, famiglia e salute. Credo vivamente che la credibilità del personaggio sia dovuta quasi esclusivamente al fatto che Cosimo sia un pugile. Cosimo è un combattente fuori e dentro il ring. La sua pellicola è ambientata in una realtà, quella di Taranto, che sta vivendo dei momenti molto duri, vedasi situazione ILVA. In tale contesto ambienti come quelli della Palestra Quero (Società di appartenenza del protagonista, ndr) possono essere d’aiuto soprattutto per i giovani. La palestra Quero-Chiloiro è una fucina di talenti ma sopratutto un luogo di formazione etico/sportiva per tutti i ragazzi tarantini che vivono disagi legati non solo all’ILVA ma anche alla disoccupazione o ad altri problemi legati alla strada. Di contro la palestra è frequentata da gruppi eterogenei di persone:
FESTIVAL E RICONOSCIMENTI “ALLE CORDE”
Asti Film Festival 2013 (IT) Miglior corto giuria dei giovani Jalari in corto 10° - 2013 (IT) Natale in corto 2013 - Castro - Lecce (IT) Premio Ambiente Festival del cinema invisibile di Lecce 2013 (IT) Miglior regia Corto Cinema Pistoia 2014 (IT) Festival International cine de deporte Oaxaca - Mexico Visioni italiane 2014 (IT) Cortinametraggio 2014 (IT) Rome Indipendent film festival 2014 (IT) Foggia Indipendent film festival 2014 (IT) Menzione speciale Ecu International Film Festival Parigi - FRANCE Concorso “La lanterna 2014” - Genova (IT) Festival del cinema Europeo di Lecce (IT)
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AL LE
CO RDE …
di Andrea Simonetti
N
arrare una storia, con fasci di luce impressionati su una pellicola, è lasciarsi andare dentro: cogliere il senso della presenza e del viaggio esistenziale di un giovane pugile in un contesto del Sud. Taranto offre il suo triste scenario, ben distante dal periodo in cui era la capitale della Magna Grecia. Cosimo riceve pochi stimoli perché ha poche relazioni: lavora e si allena. Da questa routine vorrebbe trarre il massimo delle sue possibilità di cambiamento. Scandire il passaggio dal pugilato dilettantistico verso quello professionistico per aguzzare l’ingegno in modo da riportare un po’ del passato del padre, già pescatore con peschereccio, sicuramente migliore del loro presente. Lavora all’ILVA e nel tempo di non lavoro si reca in palestra ad allenarsi. Mentre si avvicina l’importante traguardo sportivo, debutto al professionismo per vendere al più alto prezzo possibile la propria prestazione, la sua salute vacilla. In quel determinato contesto l’accanimento dei potenti, industriali spregiudicati, contro i deboli, lavoratori non tutelati, manifesta la piena crudeltà. Cosimo viene colpito in quanto esposto alle sostanze cancerogene emesse da processi industriali assassini. Non esiste protezione e prevenzione alla polluzione sconsiderata e mortifera. Ora il suo nemico diventa interiore e subdolo. E pensare che Cosimo è abituato a incassare una vita dura, di sacrifici: lavoro da martire; allenamenti pesanti per opporsi onorevolmente, con forza e coraggio, ad un avversario visibile e noto. Ora dovrà combattere contro il suo avversario interno e forse imbattibile. Il finale della storia si apre a qualche interpretazione, comunque pessimista. Espongo la mia del tutto personale. Il padre di Cosimo si muove con il peschereccio, che era stato il suo, per andare a morire in mare. Il suo funerale sarà blù e in compagnia di Nettuno. Lo sguardo di Cosimo è indirizzato al porto, luogo dove è scorsa con un andirivieni continuo la vita del padre incapace di accettare di essere appiedato a terra. I suoi occhi ripresentano il forte legame affettivo che si sta spezzando con questo uomo sofferente e non potrà continuare in questo mondo privo di altri approdi per tutti e due. Massimo Scioti Roma, 21 febbraio 2014
ROUND XXII JOE DI GUARDIA
JOE DE GUARDIA BOXING
IN
THE
WO R L D
DI LUCA DE FRANCO
Intervista a Joe De Guardia, da 22 anni promoter a New York
York City, Joe De Guardia ha organizzato il combattimento tra Delvin Rodriguez e Pawel Wolak, che è stato eletto “Match dell’anno” dalla rivista Sports Illustrated e da associazioni prestigiose come la Boxing Writers Association of America e la Ring 8. La sfida si è svolta alla Roseland di fronte a circa 1.500 spettatori (impianto esaurito) ed ha avuto momenti di grande drammaticità per il gonfiore che si è sviluppato
nienza del peso superleggero Chris Algieri. Era logico supporre che i suoi concittadini avrebbero comprato i biglietti per sostenerlo e così è stato. Poi hanno visto che anche gli altri match da noi proposti erano di qualità ed hanno comprato i biglietti anche per le manifestazioni successive. Sono molto orgoglioso di aver organizzato 12 eventi consecutivi che hanno registrato il tutto esaurito al Paramount.”
“Nel caso di Wolak, il gonfiore sul suo volto era davvero spaventoso, ma il coraggio che lo ha spinto a tenere duro fino all’ultimo secondo della decima ripresa...” P R E S I D E N T E
di Star Boxing, organizzatore nel 2011 del combattimento Rodriguez-Wolak votato “match dell’anno” da Sports Illustrated, manager del campione del mondo dei superwelter WBO Demetrius Andrade, Joe De Guardia ci spiega come si mette in piedi un’organizzazione pugilistica di successo a New York. zStar Boxing è una delle organizzazioni pugilistiche più rispettate d’America. Fondata nel 1992 da Joe De Guardia, Star Boxing ha scelto lo Stato di New York per crescere e farsi un nome. Negli ultimi anni, l’attività di Star Boxing si è concentrata al Paradise Theater del Bronx, alla Roseland Ballroom di Manhattan, al ristorante Russo’s On The Bay di Howard Beach ed al Paramount di Huntington. Il 15 luglio 2011, a New
sulla parte destra del volto di Wolak. Dopo 10 entusiasmanti riprese, due giudici hanno assegnato il pari (95-95), mentre il terzo aveva in vantaggio Rodriguez (97-93) e quindi il verdetto è stato di parità. La battaglia è stata trasmessa in diretta dalla ESPN nel programma “Friday Night Fights” e poi replicata nei giorni seguenti. Attualmente, Joe De Guardia è impegnato ad organizzare l’ennesima manifestazione ad Huntington, ma ha trovato il tempo di parlare con Boxe Ring dello stato di salute della sua azienda e della boxe americana. Mr. De Guardia, ci parli della sua prossima manifestazione. “Sto lavorando per portare nuovamente la boxe al Paramount, che ha 1.555 posti. Ho pensato di organizzare ad Huntington perché è la città di prove-
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Lei ha organizzato spesso in impianti che non sono stati concepiti per il pugilato, ed ha sempre avuto buoni risultati in termini di affluenza. Qual è il suo segreto? “Proporre match equilibrati. Nessuno vuole vedere un pugile imbattuto combattere contro un brocco. Star Boxing è sinonimo di serietà e gli appassionati lo sanno. Per questo comprano i biglietti delle nostre manifestazioni, anche se si svolgono all’interno di un teatro o di una discoteca. Inoltre, investiamo nello spettacolo extra-pugilistico: ingaggiamo bellissime modelle come round-girls, allestiamo dei tavoli VIP in cui serviamo pietanze prelibate, facciamo di tutto per far vivere al nostro pubblico un’esperienza indimenticabile.” I suoi concorrenti a New York si lamentano spesso di una presunta crisi della
boxe. Ma la boxe americana è davvero in crisi? “Come in ogni altro settore lavorativo ci sono stagioni buone ed altre meno buone o addirittura negative. Ma le manifestazioni abbondano e questo è positivo per tutti: i pugili fanno esperienza, i tifosi si abituano ad andare alle manifestazioni con regolarità, gli sponsor si rendono contro che grazie alla boxe hanno una grande visibilità mediatica.” Come si diventa organizzatori a New York? “La New York State Atheltic Commission rilascia una licenza ed obbliga l’organizzatore a stipulare, prima di ogni manifestazione, un’assicurazione per garantire le borse ai pugili, la loro salute e per coprire i danni da qualunque evento che si possa verificare nel corso della serata. Se l’organizzatore non paga le borse, lo fa l’assicurazione. I pugili potrebbero avere questo problema solo combattendo per organizzatori improv-
In Italia quel match sarebbe stato fermato a causa dello spaventoso gonfiore sul volto di Wolak. Cosa ci vuole, a New York, per fermare un match? “I pugili di New York non vorrebbero mai essere fermati, combatterebbero anche con il volto pieno di ferite sanguinanti. Nel caso di Wolak, il gonfiore sul suo volto era davvero spaventoso, ma il coraggio che lo ha spinto a tenere duro fino all’ultimo secondo della decima ripresa gli ha fatto ottenere un pari e la rivincita nella più famosa arena del mondo: il Madison Square Garden (ha vinto Delvin ai punti). Secondo me, prima di fermare un pugile, il medico deve pensare che può danneggiare seriamente il futuro del pugile e della sua famiglia. Chi ha il potere di fermare un incontro deve essere ben preparato. E’ una decisione che non può essere presa alla leggera.” Chiudiamo con una previsione: chi sarà il prossimo n.1 della boxe americana?
Joe De Guardia con Luca De Franco e nel suo ufficio a New York
“...gli ha fatto ottenere un pari e la rivincita nella più famosa arena del mondo: il Madison Square Garden ...” visati, che non hanno i soldi per coprire tutte le spese e che confidano nell’incasso. Con Star Boxing i pugili dormono tranquilli, anche per questo non ho mai avuto problemi a metterli sotto contratto. La reputazione di Star Boxing, per me, è più importante di qualsiasi altra cosa.” Una domanda sul match più famoso che ha organizzato: come è nata la sfida tra Delvin Rodriguez e Pawel Wolak? “Ho discusso con il mio staff e siamo giunti alla conclusione che RodriguezWolak era il combattimento che sarebbe piaciuto di più al pubblico, anche a quello televisivo. Abbiamo raggiunto un accordo soddisfacente sia per noi che per Wolak. Fatto questo, abbiamo scelto come sede la città in cui entrambi i pugili potevano contare su un gran numero di tifosi: New York City.”
“Un mio pugile: il campione del mondo dei pesi superwelter WBO Demetrius Andrade. Ha 26 anni, è professionista dall’ottobre 2008, ha un record di 20 vittorie consecutive (13 per knock out). Il 9 novembre 2013, a Corpus Christi (in Texas) ha conquistato il vacante titolo WBO superando ai punti l’armeno Vanes Martirosyan.”
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XXIII ROUND CONTRO LE CORDE
CONTRO LE CORDE DI GIUSEPPE GIALLARA
LAURA BRUNDU UNA DONNA AL COMANDO
con riunioni di piccolo e grande livello, svolgendo un’attività abbastanza costante e selezionata e gestendo la carriera anche di altri boxeur. In particolare, intendo dare un posto di rilievo ai dilettanti, che costituiscono la linfa vitale della boxe”. Tecnico di boxe e adesso organizzatrice... “Ho voluto cercare di vedere il pugilato da diverse angolature per fare esperienza, ma adesso bisogna fare una cosa alla volta e farla bene. E’ quanto Alessandro e io ci proponiamo; lui combatte, io organizzo. Collaboro con lui anche sotto altri aspetti come il lavoro, gli orari, l’alimentazione. Siamo un team del quale fa parte anche mio padre che è un grande appassionato e sta costruendo a Nuoro un centro sportivo nel quale ci si potrà allenare e organizzare riunioni dando alla boxe lo spazio che merita”. Cosa prova quando Alessandro sale sul ring? “Da moglie sono ansiosa e non riesco a nasconderlo. Cerco di gestire il mio nervosismo, ma non riesco a godermi liberamente lo spettacolo. Poi, quando il match finisce, se lui ha vinto è una grande gioia perché dietro c’è tutto un lavoro fatto insieme”. Come si chiamerà la sua sigla organizzativa? “BG Promotion sas” che sta per ‘BrunduGoddi Promotion’. La società entrerà in funzione quanto prima con il compito di portare il più in alto possibile sia Alessandro Goddi che gli altri pugili dei quali si occuperà”.
CAG L I A R I ,
aprile 2014 – Lui si chiama Alessandro Goddi e presto si batterà contro Lorenzo Cosseddu per il titolo italiano dei pesi medi. Sua moglie non combatte sul ring, ma è diventata da poco il primo promoter donna della Sardegna. Laura Brundu, nata a Nuoro 26 anni fa, è laureata in Chimica e lavora presso il laboratorio di analisi del proprio genitore. Il tempo libero lo dedica alla famiglia e alla boxe, il suo sport preferito. Diventata di recente tecnico di boxe, ha deciso di vestire anche i panni dell’organizzatrice di spettacoli pugilistici e ha superato l’esame il 1° aprile di quest’anno a Milano. Ma che cosa l’ha indotta a fare questa scelta? “Mi piace la boxe – spiega – e vorrei poter contribuire al rilancio del pugilato in Sardegna, con entusiasmo ma mantenendo i piedi per terra. Mi fa piacere che mi abbiano ritenuto idonea per il ruolo di promoter, ma nel contempo sento la responsabilità di questa carica e il dovere di non deludere le aspettative di chi mi ha dato fiducia”. Con quali programmi intende incominciare? “Inizierò organizzando i match di mio marito; mi piacerebbe partire proprio dal tricolore Cosseddu-Goddi. Vedremo se sarà possibile. Dopo intendo proseguire
Nelle due foto, Laura Brundu in basso in alto con il marito, il pugile Alessandro Goddi
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XXIV ROUND ACCADEMIA DEI FORMATORI AC CA D E M I A
DEI
F O R M AT O R I Nasce l’Accademia Pugilistica FPI, un progetto di formazione per i tecnici sportivi
DI MICHELA PELLEGRINI PH ROBERTO ROBUSTELLI PER ANNI se ne è parlato. Offrire ai tecnici sportivi d’Italia l’opportunità di un confronto strutturato e di un piano di lavoro congiunto che possa accrescere le reciproche conoscenze e migliorare l’attività formativa volta alle future generazioni di pugili. A dare vita ad un’idea che prende spunto dalla necessità di valorizzare un patrimonio di conoscenze che può essere veicolato all’ottimizzazione del lavoro svolto nelle società sportive è il Prof. Massimo Scioti, Consigliere Federale e Coordinatore del Settore Tecnici Sportivi della FPI. Elaborata lo scorso gennaio e sottoposta all’Esecutivo Tecnici Sportivi per eventuali arricchimenti e consigli, la sua proposta ha finalmente preso forma. L’Accademia Pugilistica FPI sarà il nuovo punto di riferimento dei formatori ma non solo. Il Prof. Scioti ci spiega nel dettaglio funzionalità ed obiettivi. Un progetto ambizioso e sicuramente importante. Qual è la sua finalità? Creare la fase intensiva di sviluppo culturale dei migliori tecnici federali. Questi saranno individuati in base a criteri meritocratici, come ad esempio la qualità dei pugili prodotti, il curriculum di studi e le capacità relazionali, fondamentali per la condivisione di intenti e conoscenze. Che tipo di strategia verrà utilizzata per avviare il nuovo contenitore formativo? L’idea è nata dal desiderio di voler investire su iniziative e progetti, su dibattiti e sul confronto d’idee, al fine di dare concretezza alle proposte di azione educativa rivolte agli atleti, di ambo i sessi, dall’attività giovanile fino alla prestazione d’Elite. Tutto questo lo realizzeremo con mezzi idonei ed affidando tale ruolo ad un Consiglio Pedagogico Scientifico. Interverremo efficacemente, integrando le conoscenze scientifiche, disponibili, ma non utilizzate pienamente, e che tendono in qualsiasi campo a progressivamente aumentare, appropriandoci dell’attitudine alla sperimentazione e all’acquisizione delle
condizioni di ricerca. Formuleremo piani didattici per la formazione dei formatori di buoni pugili che siano aperti alle innovazioni di questa complessa disciplina sportiva. Opereremo in sinergia per essere tutti al corrente dei progressi delle conoscenze, dei metodi, delle metodiche, delle tecniche, messi in evidenza dalle scienze dell’educazione medichesociali applicate allo sport. Per crescere bisogna porre l’accento sull’innovazione, sull’inedito, sulla possibilità di cambiamento. Un grande lavoro di aggiornamento ed approfondimento. Nella pratica come verrà strutturato? Il programma didattico si basa su lezioni frontali, esercitazioni pratiche, lavori di gruppo, tavole rotonde, fasi di formazione a distanza e la realizzazione di un lavoro individuale, con la supervisione di un esperto, finalizzato all’elaborazione di un Project Work. Tale tesi potrà integrare dati specifici e relativi ad una ricerca, ad una proposta operativa sul campo. Eviteremo così la separazione abusiva tra la teoria e la pratica. Nello specifico che ruolo avrà il Consiglio Pedagogico Scientifico e come sarà composto?
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Il Consiglio sarà l’espressione della politica di formazione di alto livello. Accompagnerà tutta la carriera dei tecnici che si rivolgono sia alle fasce giovanili che agli atleti affermati e competitivi per i traguardi più ambiti. Avrà compiti specifici e sicuramente impegnativi, come rivelare un modello di formazione epocale e, quindi, in divenire, che si basa su un approccio multi-dimensionale delle proposte formative. Dovrà inoltre esplicitare studi approfonditi e significativi che rivelino la complessità della prestazione elevata del pugile. Dovrà scegliere, di volta in volta, tra le molteplici strategie di formazione, la più connessa alle esigenze dei pugili e dei tecnici che mutano nella ricerca continua di evoluzione. Fondamentale sarà la capacità di cogliere la maniera pertinente e puntuale per far appropriare i tecnici delle acquisizioni scientifiche, le esperienze qualificanti, le valutazioni sul vissuto specifico. Il Consiglio sarà composto da un tecnico rappresentante del Team Azzurro, da un componente dell’Esecutivo Tecnici Sportivi, da uno scienziato dello Sport, da un atleta di alta performance e sarà pronto ad accogliere altri contributi di esperti e competenti di pugilato.
XXV ROUND FRANCO CAVICCHI FRANCO
C AV I C C H I
IL CONTADINO CHE FECE SOGNARE L’ITALIA DI ALFREDO BRUNO PH ARCHIVIO FPI A
BOLOGNA
il 26 giugno del 1955 era la classica serata estiva e lo Stadio era stracolmo di gente, più di 60mila persone stavano a stretto contatto non per una partita di pallone ma per assistere ad una riunione di pugilato. Oggi sembrerebbe fantascienza, ma rientrava nella logica di una passione che non conosceva limiti. Era in palio il titolo europeo dei massimi, la categoria più importante. L’Italia aspettava da lungo tempo, 22 anni, il successore di Erminio Spalla e Primo Carnera. Franco Cavicchi aveva un fisico eccezionale, sembrava una scultura scolpita nel marmo, 90 e passa Kg. ben distribuiti senza un filo di grasso. Nella boxe c’era entrato con poca convinzione e la praticava per ingrandire la sua te-
pugile tedesco, due da Friedrich e una per squalifica da Salfeld. Aveva conquistato l’anno prima il titolo italiano battendo prima del limite il solido Bacilieri. Certo ben diversa era l’esperienza di Neuhaus, “Il birraio di Dortmund”, che da tre anni era il migliore d’Europa e spesso volava Oltreoceano per affrontare con alterna fortuna pugili di livello mondiale. Il manager Venturi portò con se Cavicchi a Roma, curandone la preparazione nei minimi dettagli a cominciare da un footing giornaliero di 5 km con ripetuti scatti nell’impianto dell’Acqua Acetosa, il pomeriggio seduta di palestra al Flaminio o all’Audace con un bel numero di sparring (De Persio, Jannilli, Amati, Crosia, Benassi). Dell’emiliano non era in discussione la potenza
vicchi incassò tutto senza battere ciglio. Quando suonò il gong della fine del 15mo round Esparraguera, arbitro e giudice unico, alzò senza esitazioni il braccio di Cavicchi, l’Italia aveva trovato l’erede di Spalla e Carnera. Neuhaus si prese la rivincita per squalifica in un match senza titolo in palio a Dortmund, ma la bella tra i due si concluse con la vittoria per ko dell’emiliano che conservò il titolo e vide il suo nome tra i primi 10 nella classifica mondiale stilata da Nat Fleischer, il fondatore di The Ring. Cavicchi assaporò il suo stato di campione europeo per un anno circa fino a quando lo svedese Johansson, futuro campione del mondo, lo mise ko al 13mo round in un match che vedeva l’italiano in vantaggio. Fu una delle sue
“Il manager Venturi portò con se Cavicchi a Roma, curandone la preparazione nei minimi dettagli...” nuta nella campagna di Pieve di Cento. Il duro lavoro di contadino, all’epoca non c’erano i macchinari sofisticati di oggi, lo aveva temprato fisicamente. Alfredo Venturi, il suo manager, aveva capito di avere tra le mani un tesoro. La potenza era indiscutibile, anche se gli avversari erano scelti con cura per affinare soprattutto le sue doti tecniche. Il gigante si mise in luce con una bella sequela di vittorie prima del limite e su 36 avversari solo 6 ebbero la soddisfazione di sentire il suono del gong finale. L’emiliano aveva racimolato tre sconfitte ad inizio di carriera tutte ad opera di un
e la mobilità, ma il carattere era la sua lacuna, la mancanza di cattiveria era il suo tallone d’Achille. In quel 26 giugno del 1956 Cavicchi fece tutto per il verso giusto, piazzò allo scadere del primo round una mazzata di destro che fece barcollare il campione, e fu questo, dopo aver constato la micidiale potenza dello sfidante, a far rivedere al tedesco la propria tattica che avrebbe dovuto essere d’attacco. Neuhaus divenne più prudente anche se non rinunciò a giocare le sue carte con un tremendo gancio alla tempia nel secondo round e alcuni pericolosi montanti a metà match, ma Ca-
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contraddizioni, diventò a più riprese campione italiano, alternò prove opache a prove brillanti, con una costante fissa: la gente emiliana, vincitore o perdente, lo adorava con la stessa intensità e accorreva per sostenerlo. Appenderà i guantoni al chiodo nel 1963, dopo 15 anni, per tornare a fare il contadino, la sua vera passione.
A sinistra alcune immagini d’epoca del pugile “contadino” Franco Cavicchi
“SOGNANDO CHECCO”
A Teatro l’impresa di Francesco CavicchI Continua il feeling tra boxe e non abili La boxe è entrata nel mondo dei non abili, è entrata nel loro cuore e nel loro interesse. I non abili a loro volta hanno scoperto la boxe e i suoi valori. Handicap e boxe trovano un prezioso alleato nel Teatro, per l’occasione in quello di San Pietro di Casale dove è sorta la nuova cooperativa sociale di “Campi d’Arte”. Un gruppo di attori non abili porta sulla scena “Sognando Checco”, ispirato alla storia di Francesco Cavicchi, il contadino pugile che il 26 giugno del 1955 allo Stadio Comunale di Bologna conquistò il titolo europeo dei massimi davanti a 60mila spettatori, protagonisti anche loro di una delle più belle pagine della storia della nostra boxe. Silvia Presti, presidente di Campi d’Arte, spiega che con “Sognando Checco” si è fatto conoscere un personaggio fuori dal tempo, che ha mantenuto la sua identità umile pure nel suo fulgore, quando di lui, campione europeo dei massimi, se ne parlò non solo in Italia, ma anche in America dove si era alla ricerca da tempo di un personaggio simile che potesse entrare nelle corde vocali della gente, nel loro cuore. I ragazzi-attori si sono mossi sul palco con insospettabile disinvoltura sotto la regia di Manuela Ara. Ci hanno ricordato una Bologna d’epoca e personaggi che sembravano dimenticati. Un contadino che tutti i giorni va da Cento a Bologna in bicicletta stride con i campioni d’oggi proprietari di fuoriserie rombanti e piacerebbe giocare su questa parola per farla diventare roboanti. Niente di tutto questo: il mezzo di trasporto è una bicicletta, i soldi duramente guadagnati sul ring vengono investiti nei campi agricoli. Nessun lusso, solo l’essenziale proprio come diceva il Cavicchi pugile “perché sul ring bisognava colpire 10 volte, quando ne erano sufficienti 8?”. Poi il ritiro, senza clamori, per tornare novello Cincinnato nella sua campagna. Il combattimento sul ring, l’allenamento, i preliminari sono tutti momenti che affascinano, pochi sono gli
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immuni. Da qui forse è nata l’idea della Special Boxe, da un colloquio tra amici e anche dal desiderio di aiutare il prossimo, di far conoscere un mondo per certi versi inesplorato. Molti non abili fanno sport, si cimentano secondo le loro possibilità e secondo regole ben determinate. E’ chiaro che ogni sport ha le sue caratteristiche ma la molla fondamentale è sempre la volontà. Volontà e determinazione sono stati gli input per due tecnici toscani: parliamo di Luca Tassi con un trascorso da ottimo pugile e Marina Casini, che tra l’altro è anche psicologa. Grazie a loro l’Accademia Pugilistica Livornese ha aperto battenti ai non abili e le iscrizioni sono sorprendentemente fioccate. Gli special athletics vogliono praticare la Special Boxe e magari in un futuro “molto” prossimo partecipare alle Paralimpiadi, un progetto che la Federazione sta sposando con entusiasmo. Gli atleti hanno avuto anche l’opportunità di esibirsi nella serata finale degli Assoluti, che si sono disputati a Padova, protagonisti per una mezz’ora rubando la scena ai campioni. Livorno non è stato un episodio isolato e come spesso avviene l’idea si sta allargando a macchia d’olio. A raccogliere il testimone è stato anche la cittadina balneare di Fiumicino con due Società ( la A.S.D Mizar Center e la Boxing Club Moruzzi) che hanno accettato di buon grado ad aprire le palestre ai non abili come fonte di aggregazione giovanile e sociale. Un’iniziativa a cui non è rimasto insensibile il Comune. Qualcosa del genere sta sorgendo anche nella zona di Civitavecchia- Tarquinia. La Federazione a sua volta ha legato il suo nome al mondo dei disabili con una partnership con l’Istituto Serafico di Assisi in virtù della quale la nostra Nazionale porterà nel mondo il messaggio degli “ospiti” dell’Istituto in un percorso di collaborazione, dove ognuno mette in gioco la propria forza e la propria intelligenza per uscire vittoriosi dal ring della vita.
XXVI ROUND BOXE IN ARTE PIERO POMPILI PIERO
POMPILI
DI ROBERTO SAVI LA
FOTOGRAFIA,
storicamente, ha un rapporto con la crisi della morte che ha inizio nella seconda metà del XIX secolo. In una società la Morte deve avere una sua collocazione e se essa non è più – o è meno – nella sfera della religione, allora deve essere altrove: nell’immagine, forse, che produce la Morte volendo conservare la vita. Contemporanea della regressione dei riti, la Fotografia potrebbe forse corrispondere all’irruzione, nella nostra società moderna, di una Morte asimbolica, al di fuori della religione e del rituale: una specie di repentino tuffo nella Morte letterale. La Vita/la Morte: il paradigma si riduce ad un semplice scatto: quello che separa la posa iniziale dal rettangolo di carta finale. La Fotografia condivide la sorte della carta, deperibile, ed anche se fissata su dei supporti più solidi, pur sempre mortale: come un organismo vivente, essa nasce dai granuli d’argento che germinano, fiorisce un attimo, poi subito invecchia. Attaccata dalla luce, dall’umidità, impallidisce, si attenua, svanisce. Le società del passato facevano in modo che il ricordo – sostituto della vita – fosse eterno e che almeno la cosa che esprimeva la Morte fosse essa stessa immortale: era il Monumento. Ma facendo della Fotografia, mortale, il testimone principale e come naturale di ciò che è stato, la società moderna ha rinunciato al Monumento. Lo stesso secolo ha inventato, paradossalmente, la Storia e la Fotografia. Mentre la Storia è una memoria costruita secondo ricette positive, un discorso puramente intellettuale che abolisce il Tempo mitico, la Fotografia è sì una testimonianza sicura ma effimera, cosicché tutto, oggigiorno, prepara la nostra specie a quest’impotenza: il non poter più, concepire, ben presto, affettivamente o simbolicamente, la durata. L’era della Fotografia è anche l’era delle rivoluzioni, delle contestazioni, degli attentati, delle esplosioni, in poche parole delle impazienze, di tutto ciò che nega la maturazione. Un punctum, che non è più forma, è il
Piero Pompili è un fotografo le cui opere sembrano uscite dalle botteghe di Guido Reni o Caravaggio. I suoi volti sono l’equilibrio tra ferocia e felicità. Sembrano facce eterne, archetipi dell’umano. Essere stato ritratto da Pompili mi ha sempre dato l’impressione di essere stato salvato dall’oblio. Roberto Saviano Tempo, è l’enfasi straziante del noema – è stato –, la sua raffigurazione pura. Si legge nello stesso tempo: questo sarà e questo è stato; si osserva con orrore un futuro anteriore di cui la morte è la posta in gioco. Dandoci il passato assoluto della posa, la fotografia ci dice la morte al futuro. Piero Pompili mi consegna l’opera con cui partecipa per la prima mostra per il Cente-
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nario della Federazione Pugilistica, l’Anteprima di Firenze al Palagio di Parte Guelfa, che ho ideato e sto curando. Ritrae un pugile, di profilo, in uno stato di attesa e di raccoglimento al tempo stesso, come se fosse un attimo prima, calma appa-
rente, di una battaglia. Sembra anche un volto rilassato, assente dai pensieri. Un volto delicato ed insieme severo, dagli occhi chiusi, dalle sopracciglia segnate, dai mossi capelli, dalle labbra dischiuse, quasi fosse un volto addormentato. Ricorda, quel profilo, l’Erinni Ludovisi. “Dormo mentre sento il mormorio dell’acque”: così recitava l’epigramma rinascimentale che si poteva leggere in latino ancora nel Cinquecento nel silenzioso giardino segreto Cesi. Il fascino della scultura rimase tale che tante sono state le letture e le interpretazioni formulate nel corso dei secoli. Quel profilo di bellezza e morte al tempo stesso condanna all’eternità della memoria la persona ritratta nella fotografia come quella scolpita nel marmo. L’agave è una pianta, questa, che succhia linfa e umori dal terreno che, intorno, è arido e brullo, e getta, una dopo l’altra foglie lanceolate, verdi striate di giallo, lunghe, spinose, appuntite, che la condannano alla solitudine. Poi, un giorno, non getta più, e innalza al centro del suo ciuffo uno stelo, uno solo, alto alcuni metri, ricco di fiori riuniti in grappolo – straordinaria visione di bellezza – di inebriante solitudine – di ascesi. Ed è in quell’istante, mentre i suoi fiori si colorano d’oro, che muore. La fotografia è intitolata “Battesimo” e ritrae il pugile Prisco Perugino. La fotografia non rimemora il passato, l’effetto che essa produce non è quello di restituire ciò che è abolito – dal tempo, dalla distanza – ma di attestare che ciò che si vede è effettivamente stato. Lo stupore che genera la fotografia dura e si rinnova inesauribilmente. La fotografia ha qualcosa a che vedere con la risurrezione: forse che non si può dire di lei quello che dicevano i Bizantini dell’immagine del Cristo di cui la Sindone di Torino è impregnata, e cioè che non era fatta da mano d’uomo, che era acheiropoietos? La data fa parte della foto perché induce a far mente locale, a considerare la vita, la morte, l’inesorabile estinguersi delle generazioni. Noi siamo il punto di riferimento di ogni fotografia, ed è per questo che essa ci induce a stupirci, ponendoci l’interrogativo fondamentale: perché mai noi viviamo qui ed ora? Certo, più di altre arti, la Fotografia pone una presenza immediata al mondo –
una co-presenza; questa presenza non è però solo di ordine politico – partecipare attraverso l’immagine agli avvenimenti contemporanei – ma anche di ordine metafisico. Flaubert si beffava di Bouvard e Pécuchet che s’interrogavano sul cielo, sul tempo, sulla vita, sull’infinito, ecc. Questo è il genere d’interrogativi che la Fotografia ci pone: interrogativi che rientrano nella sfera di una metafisica semplice, probabilmente la vera metafisica.
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(A): Michelangelo Merisi detto Caravaggio, particolare dalla Vocazione di San Matteo, 1599-1600; San Luigi dei Francesi, Roma (B): Piero Pompili Giovane Pugiltore, 1999 - Stampa ai sali d'argento su carta baritata, cm. 49 x 49 (C): Erinni Ludovisi, Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps, Roma (D): Erinni Ludovisi, Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps, Roma (E): Piero Pompili - Battesimo, 1999 - Stampa ai sali d'argentosu carta baritata, cm. 62 x 51
XV ROUND DENTRO IL RING: Brevi sulla Boxe e i suoi protagonisti
IN AZZURRINI
Palaellero di Roccaforte Mondov 2/4 maggio 2014 Elenco dei vincitori Junior Daniel Spada (AP Tricolore) Cat 48 Kg Samuele Girgenti (New Boxe 2010) Cat 50 Kg Gabriele Puggioni (Boxing Club D. Mura) Cat. 52 Kg Andrea Zuppardo (ASD Eagle) Cat. 54 Kg A Matteo Pirrera (Siracusa Boxing Team) Cat. 54 KG B Francesco Iozia (ASD Eagle) Cat. 57 Kg A Mattia Boldrini (Acc. Pug. Livornese) Cat. 57 Kg B Antonio Musella (Padova Ring) Cat. 60 Kg A Angelo Di Rocco (Boxe Foligno) Cat. 60 Kg B Zeus Pasquale (Boxe Nicotera) Cat. 63 Kg Luca De Masi (Kroton Boxe) Cat. 63 Kg B Alessandro Azzaro (BT Simone Di Marco) Cat. 66 Kg Aziz Abbes Mouhiidine (Olympic Planet) Cat. +80 Kg Vincitori Azzurrini 2014 Qaulif ica Youth Manolo Cherchi (Elmas Boxe) Cat. 56 Kg A Gesuel Piani (Boxe Foligno) Cat. 56 Kg B Emanuele Celi (Leone Fazio) Cat. 60 Kg Francesco Magrì (Quero Chiloiro) Cat. 64 Kg A Andrea Sito (Opi Gym) Cat. 64 Kg B Giorgio Mazzoleni (Frimas Boxe) Cat. 69 Kg Fabyo Collaku (Galileo Galilei) Cat. 75 Kg
G UA N T O
D ’ O R O 29 match e tre giorni di gara. Tanto è stato necessario per svelare i nomi delle 7 vincitrice della seconda edizione del Guanto d’Oro femminile, svoltasi a Marcianise (CE) dal 25 al 27 aprile us. Le finalissime di questo appassionate Torneo, indetto dalla FPI e organizzato in collaborazione con l’ASD Excelsior Boxe, si sono svolte domenica 27 aprile presso il Centro Commerciale Campania, al cui interno era stato allestito un ringside ad hoc per l’esibizione delle 14 finaliste. Rispetto al 201 2, sono state tre le atlete che hanno riconfermato il Titolo: Ilaria Scopece (Pug. Ottavio Tazzi) e Annunziata Patti (Excelsior Boxe) e Alessandra Manfredini (Pug. Pavia). La prima, che nel 2012 vinse la Kermesse gareggiando nei 51 Kg, ha avuto la meglio di Stephanie Silva (Body Fight Liberati) nell’atto conclusivo dei 48 Kg. Per quel che riguarda la Patti, vero e proprio idolo di casa visto che è nata e cresciuta a Marcianise e da sempre combatte indossando i colori dell’Excelsior, ha superato solo per Split Decision (2-1) in una durissima finale dei 60 Kg l’ostica e brava Giulia Grenci (Vulcano Gym). La Manfredini per riconquistare il Titolo ha dovuto confrontarsi con un’altra boxer di casa, Mariarosa Stellato, che è stata
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battuta per 3-0 al termine di un match nel quale la lombarda ha dato prova di essere una boxer di indubbio livello tecnico. Passando al resto del programma, nei 57 Kg l’emilano-polacca Dorota Kusiak, sconfitta nella finalissima dei 60 kg nell’edizione 2012 di Roseto degli Abruzzi da Romina Marenda (CS Esercito), ha conquistato questo prestigioso alloro, superando in finale (3-0) Francesca Pietrolungo (Flaminio Boxe). La vittoria nei 64 Kg è stato un affaire tra la detentrice Sara Corazza (Costantino Boxe) e la piemontese Laura Passatore (All Boxing Team). Ad imporsi (2-1) è stata quest’ultima, che ha così tolto il titolo alla sua avversaria. Nei 69 Kg, infine, la campana Francesca Amato (Napoli Fulgor) ha fatto suo il derby con la conterranea Carmela Donniacuo (Pug. Cardamone), sconfitta 3-0.
Franco Nero, il primo fan di Boxe Ring, in occasione del lancio della uova veste grafica della rivista.
ROUND XXXX Fuori il Ring: Brevi sulla Boxe e i suoi protagonisti
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FPI tra gli invitati d’onore La giornata di celebrazioni per il Centenario CONI, organizzata e coordinata dal Comitato Olimpico Nazionale, è stata impreziosita da una serie di eventi curati dalla FPI in collaborazione con il CR FPI Lazio. Happening ai quali ha preso il plurimedagliato Olimpico e Mondiale, nonchè Capitano dell’Italia Boxing, Roberto Cammarelle (Presente anche il Segretario Generale FPI Alberto Tappa e il Presidente CR FPI Lazio Roberto Aschi). Tantissime le persone che hanno affollato l’AREA FPI nella quale hanno avuto luogo esibizione di Boxe Amatoriale, come quella curata da Antonella Rossi e il suo team di Boxe in Action, e un collegiale giovanile al quale hanno partecipato Boxer delle Categorie Schoolboy, Junior e Youth. Allenamenti condotti dal Maestro Franco Piatti e dallo stesso Cammarelle, che si è prodigato nel dare consigli ai ragazzi presenti. Non poteva mancare, inoltre, lo svolgimento di un Criterium Giovanile, nel quale moltissimi Canguri, Cangurini e Cuccioli si sono destreggiati tra circuiti e prove di abilità con i Guantoni. Roby Cammarelle ha presenziato anche agli eventi andati in scena nell’Area Sport Senza Frontiere (tra i quali quelli di boxe del Maesro Stefano Iuppa ripresi dalle telecamere Rai della troupe del giornalista Andrea Fusco) dove ha incontrato il Presidente CONI Giovanni Malagò e il Sindaco di Roma Ignazio Marino.
M T V AWA R D S 2 0 1 4 Russo batte anche PIF e manda in visibilio il pubblico di MTV Una grande serata di musica e spettacolo. Questo è stata la seconda edizione degli Mtv Music Awards, andata in onda in diretta sabato 21 giugno dal Parco delle Cascine di Firenze. A condurre le danze Chiara Francini, con la partecipazione straordinaria di Pif (premiato per il suo Il Testimone) e il supporto di Alessandro Betti. Fra le altre star salite sul palco - oltre a Carolina Kostner, Gigi Mastrangelo, Guido Meda, Carla Gozzi, Isabella Ragonese, Maccio Capatonda, gran parte del cast del programma comico Mario – anche il nostro Campione Clemente Russo, che come al suo solito, ha dato spettacolo deliziando con le sue battute e la sua verve sia il pubblico presente al Parco delle Cascine che quello da casa.
S PA D A VS B R A S CA Il quartier generale della FPI di Roma è stato il ring nel quale si è svolto l’incontro tra il Campione PRO Domenico Spada e…. Il Presidente FPI Alberto Brasca. Match che, però, è stato all’insegna della grande cordialità e nel quale il Presidente ha consegnato a Spada l’orologio del Gran Galà del Pugilato. Evento, svoltosi nel dicembre 2012, al quale Spada, che era nella lista dei Premiandi, non poté prendere parte per motivi professionali.
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ROUND XXVII VOX POPULI
VOX
POPULI DI WALTER BORGHINO
Le prime lettere dei nostri lettori sono di buon auspicio, e non solo per i complimenti. Sembra che il nuovo prodotto abbia ottenuto l’auspicato consenso e abbia marcato quella discontinuità non disgiunta dalla necessaria cura del dettaglio e ricchezza di contenuti che, per alcuni, sono ancora legate ad un passato nostalgico, che proveremo a rendere attuale. Grazie, perché queste prime impressioni ci danno la spinta per proseguire con ancora maggiore entusiasmo. E per colmare il gap che abbiamo accumulato nella pubblicazione, frutto di situazioni esterne alla nostra volontà. Puntualità, contenuti, veste grafica e comunicazione integrata: questo il vostro auspicio, questo il nostro impegno!
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entilissimi, complimenti per la nuova veste grafica che avete pensato per la rivista federale Boxe Ring. In bocca al lupo al Dott. Borghino per questo nuovo incarico, sono certo che la sua esperienza e la sua professionalità possano garantire a questo importante strumento di comunicazione un prosieguo ricco di novità... Certo non è semplice garantire la "Continuita" ad un prodotto che ha già un discreto successo ed al contempo la "Discontuinità" necessaria per innovarlo ed adattarlo ai tempi che cambiano...ma se il buon giorno si vede dal mattino, il primo passo è stato fatto... A proposito di proposte, sento di dover sottolineare la necessità di ripristinare quel piccolo spazio in fondo alla rivista in cui si offre una splendida vetrina alle attività organizzate a livello regionale...magari per risparmiare spazio si potrebbe pensare ad un paio di pagine con dei flash e delle foto corredate da una pagina internet su cui si può approfondire la notizia accennata sulla rivista... a presto cordiali saluti CR FPI Puglia Basilicata
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Buongiorno! inalmente ho avuto la possibilità di leggere il nuovo Boxe Ring e l'ho trovato, di nuovo, un prodotto ben fatto... Ricordo quando compravo i primi numeri di Boxe Ring, in edicola, e ricordo la difficoltà a reperirli e l'irregolarità della pubblicazione e, sinceramente, lo compravo per amore della boxe...ma serviva a poco come rivista! Stiamo parlando di 18 anni fa...poi venne l'epoca del Prof. Becchetti...e il giornale divenne preciso e ricchissimo, infatti conservo gelosamente tutte le copie dell'era Becchetti; finita quest'epoca, continuava ad arrivare, con cadenza fantasiosa in quanto tesserato FPI, ma la qualità era decisamente bassa...uno sguardo veloce e finiva nella carta da riciclare. Il nuovo giornale, invece, mi sembra curato...e bene! Certo, uscirà ogni 2 mesi...ma spero, almeno, che esca puntuale (non è bello leggere a giugno il numero di gennaio/febbraio...), ma non ho proprio considerato la possibilità di non abbonarmi...intanto, magari è un buon augurio, questo primo numero lo conserverò insieme agli altri, anche perchè c'è un'intervista ad un ragazzo a me molto caro...e sono pure nominato nell'articolo...quindi non posso esimermi. Vi auguro (e mi auguro) di ritornare ad essere una rivista validissima come lo eravate qualche anno fa! P.S.: Ricordo sempre con estremo piacere che le prime cose che leggevo sul vecchio Boxe Ring erano l'editoriale del direttore e la rubrica delle lettere con le risposte del Prof. Becchetti. Saluti Valente De Novellis D
O I M D A E RI OPI NDE CO NIO RDNIE FATI TI
Le lettere vanno inviate a: voxpopuli@fpi.it 60
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