13 Magazine N. 171

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SPECIALE

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13 Roma attende...

41 Scienze

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17 Roma: cercatela in fondo

43 Salute e Benessere

44 Salute

alle classifiche!

21 Lo stadio della discordia

51 Viaggi

ECONOMIA

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di Maurizio Carta

EDITORIALE

“L’ECONOMISTA NON DEVE SPACCIARSI DA PROFETA”

Federico Caffè

COLOPHON Anno 17 · n.171 · GIUGNO 2018 mensile d’informazione: politica, attualità, cultura, sport, spettacolo, moda www.13magazine.it Direttore Editoriale Claudio Petrollo claudio@visioni-grafiche.it

Direttore Responsabile Maurizio Carta maurizio@visioni-grafiche.it

Art direction Cristian Bifolco cristian@visioni-grafiche.it

Pubblicità Edoardo Rocchi - Renata Di Santo Amministrazione e Segreteria Ombretta Petrollo Collaboratori 13 Magazine Lucia Bianco - Alessandro Cortellessa Antonciro Cozzi - Gaetano Gaggiottino Vincenzo Galvani - Marina Giudicissi Sabina Guarnieri - Sveva Guerreri Maura Ianni - Eva Kurilic Penelope Salomone - Barbara Zorzoli Editore Visioni Grafiche S.r.l.

Direzione e Redazione Via Giordano Bruno Ferrari, 25 00125 Roma T. e F. 06.69373749 e-mail: info@visioni-grafiche.it

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Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo mensile è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita.

13 MAGAZINE · Reg. Trib. di Roma n.439/2009 del 18-12-2009

13 MAGAZINE seguilo su

elle travagliate settimane che hanno preceduto la formazione del nuovo governo, quello di Savona è stato il nome più divisivo. Da parecchie parti, l’evento è stato derubricato a faccenda tattica: si è detto che l’impuntatura di Salvini era solo strumentale, che un nome vale l’altro, che a via XX Settembre poteva andarci benissimo qualcun altro (come poi è stato). Non è così. Il nome di Savona è stato dirimente per questioni di sostanza, perché dietro la sua figura di studioso si celano vent’anni di libri, di pubblicazioni, di conferenze che contestano la linea di politica economica che l’Italia ha tenuto da inizio anni ’90 ad oggi. È difficile spiegare al lettore comune il nocciolo della questione. Sarebbe necessario conoscere le più importanti scuole di pensiero economico, le fondamentali teorie monetarie, le basi della geopolitica economica (termine, tra l’altro, coniato proprio dal professor Savona). Tenteremo dunque di spiegare la faccenda per un’altra via, accostando il malato italiano a un obeso che, per tornare sano, deve essere messo a dieta.

Poniamo il caso che i chilogrammi in eccesso dell’obeso “Italia” siano il suo debito pubblico, un ammontare di denaro che supera il 130% del Pil. Sarebbe un obeso grave, uno che rischia la vita, perché si porta dietro un fardello pari a più di due volte il suo peso forma. Che fare? Normalmente si va dal dietologo per iniziare una dieta. Bene, il corpo umano è fatto di entrate e di uscite, esattamente come il bilancio pubblico. Di solito, se si va da un medico serio, la via d’uscita è obbligata: ridurre di molto le calorie introiettate. Questo è quello che per l’Italia vorrebbero gli economisti “ortodossi” (monetaristi, neomonetaristi, professori bocconiani, rigoristi vari, alti papaveri dello stato, esponenti della Banca d’Italia, eccetera). Monti, Fornero, Cazzola, Cottarelli, tanto per fare qualche nome, fanno parte di questo mondo. Questo, inoltre, è quello che è stato fatto sin dagli anni Novanta. Tuttavia, come molti esperti di nutrizione sanno, spesso ridurre drasticamente

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IL MENSILE

PIÙ DIFFUSO E LETTO DI ROMA

SUD

le calorie non è il miglior modo per dimagrire. Succede infatti che i primi chilogrammi vanno via in fretta ma che poi il fisico si abitua, rendendo i risultati sempre più difficili e il corpo sempre meno pronto a spendere.

Il problema sta dunque anche nel metabolismo: un fisico che non spende, tende a tesaurizzare il più possibile le calorie che gli vengono somministrate. Qui entra in gioco la seconda scuola, quella del professor Savona, ma anche quella di Giulio Sapelli e di tanti altri economisti. In sostanza, questa seconda squadra di studiosi sostiene che l’Italia sta morendo di dieta (rigore), che una cura troppo severa ne sta inibendo le capacità produttive, che il paese dovrebbe anche poter consumare calorie per riattivare sé stesso e non farsi consumare dalla dieta. Diciamo dunque che vorrebbero una dieta meno afflittiva e, al contempo, usare le calorie in più per fare attività fisica, sport, rigenerare il pigro metabolismo.

Ora, quanto detto rappresenta una semplificazione.

Perché all’interno della prima e della seconda squadra ci sono molti punti di vista differenti; perché il professor Savona non è certo un tipo che vorrebbe la spesa facile; perché esistono fattori esogeni a questo sistema che lo influenzano pesantemente (in particolare la politica dei cambi e gli incentivi alle esportazioni).

L’elettore medio poi non sa nulla e non è tenuto a sapere nulla delle complicate teorie economiche che stanno a monte dell’una o dell’altra scelta. Tuttavia - e questo è il bello della democrazia - ha dato una risposta elettorale che permette di dare voce anche alla scuola di pensiero (“meno dieta e più sport”), quella che fino ad oggi ha perso nelle accademie.

Vedremo come andrà a finire, l’importante è tornare in forma.

Distribuito nei seguenti quartieri: ACILIA - AXA - AXA MALAFEDE - CASALBERNOCCHI CASALPALOCCO - DRAGONA - DRAGONCELLO EUR - EUR TORRINO - INFERNETTO MADONNETTA - OSTIA - OSTIA ANTICA - VITINIA

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di Antonciro Cozzi

SPECIALE

ROMA ATTENDE… DUE ANNI DI VIRGINIA RAGGI: UN BILANCIO FATTO DI NUMERI E DI PROSPETTIVE. ROMA DOVREBBE ESSERE UN ALLARME NAZIONALE e si dovesse giudicare il governo che si appresta a governare il Paese in base a quello che è successo a Roma, non rimarrebbe che farsi il segno della croce. Ma la politica è contraddittoria e nulla è mai lineare o detto in partenza (lo si è visto nei lunghi mesi delle trattative per il governo nazionale). Anzi, può darsi che un governo “amico”, parzialmente dello stesso segno politico, porti a Roma quel po’ d’ossigeno (si legga “denaro”) che le è indispensabile per uscire dalla palude in cui è finita.

Grandi e precisi impegni, scritti nero su bianco, non ce ne sono. Eppure il famoso contratto di governo Lega-M5S, alla voce Roma, recita: “Si intende rilanciare anche il disegno attuativo delle disposizioni costituzionali su Roma Capitale (art. 114 Cost.) con legge dello Stato. Verrà in tale modo sancito un nuovo Patto tra la Repubblica e la sua Capitale, restituendole nuova e definitiva dignità”.

Il punto è semplice. Tutti sono concordi nel dire che Roma, dai suoi

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guai, non ne uscirà mai da sola. I 13 miliardi di euro di debiti ereditati dalla Raggi erano e sono un fardello troppo grande. D’altra parte, dopo due anni di austerity più totale, nei quali la città naviga a vista, tra buche che diventano voragini, autobus in fiamme e aiuole a dimensione di giungla, la sindaco può rivendicare a suo favore solo un minimo ridimensionamento del debito (meno 200 milioni di euro, ovvero l’1,6% del totale). Insomma, la montagna ha partorito il topolino, e gli animi dei romani iniziano decisamente ad esacerbarsi. Non solo per faccende singole come quella della “Casa delle donne” o del “Cinema America” - realtà culturali che l’amministrazione capitolina ha posto in difficoltà per una mancanza di sintonia di fondo con i pezzi di società che le hanno partorite e fatte crescere - ma, più in generale, proprio per l’andamento complessivo della città. L’anno scorso, dopo appena un anno di mandato, diversi sondaggi hanno chiarito che, tra gli elettori che hanno votato Raggi, uno su due non lo rifarebbe. Nel 2018, precisamente il 4 marzo, appena tre mesi fa, è arrivata l’eloquente bocciatura alle urne della Lombardi per la Regione Lazio.

I segnali sono dunque chiari. Meno trasparente è invece il reale stato d’animo della sindaco e della maggioranza che la circonda in Campidoglio. Perché le occasioni d’incontro con i giornalisti e con la società civile sono sempre molto poche; perché nessuno dei consiglieri comunali di maggioranza si è distinto per una qualunque iniziativa autonoma; perché i nomi di alcuni assessori sono estranei perfino ai giornali. Tutto a Roma tace, tutto è avvolto da una sorta di spirito passivo. Perfino la manifestazione dei sindacati in Campidoglio (6 giugno) - che rimproverano all’amministrazione in sel-

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SPECIALE la proprio una mancanza di confronto - è passata più o meno sotto silenzio.

Di fronte a tutto questo, diverse fonti di stampa accreditano alla Raggi un piano: quello di farsi dare dal governo, per uscire dall’impasse, due miliardi di euro di extra gettito in tre anni. Sarebbe l’ossigeno necessario per mettere qualche pezza visibile ai problemi in corso. Un esempio su tutti è quello della manutenzione delle strade: servirebbero 250 milioni di euro l’anno e in cassa, per tale capitolo di spesa (lo dice lo stesso sindaco in una lettera aperta), ce ne sono appena 30. Ma il sentiero è davvero stretto.

Perché anche se arrivassero soldi freschi e se fossero spesi bene, non è mai dato sapere che tipo di vertenza e che tipo di disastro può esserci dietro l’angolo.

La vicenda Atac è d’ammonimento. L’azienda è andata in concordato preventivo, ovvero è andata incontro alla valutazione, da parte dell’autorità giudiziaria, della con-

tinuazione dell’attività per ripianare i debiti dei creditori pur esistendo i requisiti del fallimento. In pratica si tratta di un piano presentato alla procura che attinge dal patrimonio e dalle entrate per ripagare le aziende creditrici.

L’abisso di debiti dell’Atac è davvero enorme: 1 miliardo e 400 milioni, dei quali ben 500 afferenti alle casse comunali. Bene, dopo un ping pong tra tribunale e Comune di Roma, pur di salvare l’azienda e di non porla nelle mani dei privati, la giunta capitolina ha impegnato l’amministrazione a posticipare la richiesta del dovuto al 2036, un tempo biblico sia per i destini politici dell’attuale maggioranza che per il risanamento di un’azienda decotta come Atac.

E se Atene piange, Sparta non ride. Perché anche l’altro dente cariato delle municipalizzate romane, ovvero l’Ama, l’azienda dei rifiuti, non versa certo in condizioni troppo migliori. Lo scorso autunno l’azienda attestava un buco di ben 23 milioni di euro. Dei 7.838 dipendenti, 1.928 sono misteriosamente inidonei al lavoro parzialmente o totalmente. Dalla chiusura di Malagrotta, sullo smaltimento dei rifiuti si naviga praticamente a vista. Gli impianti sono insufficienti e i romani producono senza sosta 4.600 tonnellate al giorno di rifiuti, delle quali solo 2.000 vengono differenziate. Rimane dunque il grande problema di 2.600 tonnellate che vanno portate in discarica. Senza contare che dall’aprile 2017 all’aprile 2018, in appena un anno, l’ammontare della quantità dei rifiuti di Roma è aumentato dell’8%. Lo scorso fine maggio, Ama - con il parere favorevole dell’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone - ha indetto una maxigara europea per portare a smaltire tali rifiuti fuori dalla Capitale. Costo e durata dell’operazione: 188 milioni di euro per due anni. Ammontare dei rifiuti: 600.000 tonnellate l’anno. Ce la faremo a vedere la città pulita? E a che prezzo?

Ad oggi, un bilancio onesto degli ultimi due anni impone un pollice verso. Vero: la situazione ereditata era ed è pesantissima.

Tuttavia, la chiusura della Giunta Raggi rispetto alle istanze che vengono dalla città, la rivendicazione dell’austerity e l’accettare passivamente che tutto vada alla deriva, sono elementi che non depongono bene. Trasporti, rifiuti, degrado delle periferie rimangono tutti punti sospesi. La sindaco chiederà ai ministri Di Maio e Toninelli fondi per trasporti, infrastrutture, turismo, politiche sociali, gestione rom. Il suo destino è dunque appeso a quello che deciderà Palazzo Chigi. Tuttavia, i 2 miliardi paventati, sembrano essere ben poca cosa rispetto a quanto servirebbe. Roma ha intere aree del suo comune “balcanizzate”, ovvero diventate terra di nessuno, di bande, di spaccio e di degrado. Per rimettere il comune in carreggiata, il governo dovrebbe mettere in campo una cifra pari almeno alla metà del debito (6 o 7 miliardi di euro). C’è poi un’altra cattiva notizia: che quei soldi, per dare effetti veri, dovrebbero essere spesi bene. Non buttati (come hanno fatto letteralmente alcune giunte precedenti), né tenuti nel cassetto (come sembra propensa a fare la Giunta in carica). Spesi, e bene.

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SPECIALE

ROMA:

CERCATELA IN FONDO ALLE CLASSIFICHE! difficile accettare il fondo delle classifiche per una città che ha 2.771 anni di storia, che per secoli ha forgiato il modello assoluto di spazio urbano: l’unica città della storia dell’umanità che è diventata anche un’idea di civiltà, di progresso e di convivenza. Eppure da qualche tempo è così, Roma non sta al passo, fatica a coniugare un’eredità ricca quanto complicata con i più alti standard di vivibilità che si registrano nel resto del mondo civilizzato. L’impatto con la modernità, in particolare con le possibilità offerte dalle nuove tecnologie e gli standard di vita registrati altrove, fa di Roma una specie di Cenerentola. Ecco tutti gli ambiti nei quali, stando alle statistiche formulate da organismi terzi e organizzazioni indipendenti, la Capitale è da cercare in fondo alle classifiche.

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Indice di soddisfazione sulla pulizia della città: ultima. A dir la verità, non c’è bisogno che qualcuno venga da fuori a spiegarlo ai romani. Lo scempio che si vede tutti i giorni per

le strade - l’incuria, la sporcizia, le cartacce, i cassonetti distrutti - parla da solo. Comunque l’Eurostat (Ufficio Statistico dell’Unione Europea) lo ribadisce: Roma è ultima tra ben

109 città dell’Unione Europea per soddisfazione da parte dei cittadini rispetto alla pulizia della città. Solo il 9% dei romani, 1 su 10, si dice soddisfatto della situazione. Tale percentuale sale al 38 nel caso di Madrid, 41 nel caso di Atene, 49 nel caso di Parigi, fino alle parti alte della classifica: Helsinki 80%, Riga 81%, Lubiana 88%, Vienna 90% e Lussemburgo 95%.

Mobilità sostenibile: ultima. Lo dice uno studio del Wuppertal Institute per conto di Greenpeace. Stando a una ricerca condotta su 13

ULTIMA O INTORNO ALLE ULTIME POSIZIONI. QUESTO È IL POSTO CHE SPETTA A ROMA SECONDO DIVERSI ISTITUTI DI RICERCA, SITI, GRUPPI DI STUDIO, SOCIETÀ STATISTICHE, ORGANIZZAZIONI NO-PROFIT grandi città europee, Roma è di gran lunga all’ultimo posto per mobilità sostenibile. Il report - “Living. Moving. Brathing. Ranking European Cities in Sustainable Transport” (“Vivere, muoversi e respirare.

Classifica delle città europee rispetto al trasporto sostenibile”) - utilizza fonti ufficiali delle rispettive amministrazioni cittadine e suddivide in cinque grandi voci l’analisi della situazione complessiva: sicurezza stradale, qualità dell’aria, gestione della mobilità, trasporti pubblici, mobilità attiva.

Ad ognuno di questi parametri sono assegnati un massimo di 20 punti. Il punteggio massimo raggiungibile sarebbe dunque 100. Bene, Roma ha totalizzato appena 27 punti complessivi, arrivando di molto dietro Mosca (30,75), Londra e Berlino (34,50), Oslo (50), Amsterdam (55), Copenaghen (57).

La Capitale è messa malissimo perché si usa poco la bicicletta e ci si muove poco a piedi. Inoltre ha una disastrosa gestione della mobilità pubblica e della sicurezza stradale: 25 ciclisti e 47 pedoni sono morti solo nel 2016. Ci sono stati, rispettivamente, 110 e 133 incidenti ogni 10.000 spostamenti in bicicletta e a piedi (di gran lunga la città più insicura).

A Roma, ancora oggi, il 65% degli spostamenti avviene su mezzo privato, e questo causa un aumento dei tempi medi di percorrenza del 40%. Insomma, molto traffico e, conseguentemente, una qualità

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SPECIALE dell’aria pessima.

Qualità della vita: 148esima su 184 città esaminate nel mondo. Fondato dall’ingegnere Mladen Adamovic, Numbeo è sito internet che fa da grande database. Il portale esamina diversi aspetti del vivere urbano nel mondo.

In sostanza compara i dati che riguardano le emissioni nocive, la salute, la criminalità, il traffico, i costi degli immobili, il costo della vita, il clima. È dal 2009 che Numbeo stila classifiche di cui poi si servono media internazionali come BBC, Times, Forbes, The Economist eccetera. In Italia non gli è data grande rilevanza, eppure occorrerebbe guardare con allarme ai dati. Se si va infatti alla voce “Qualità della vita” e si cerca “Roma”, il risultato è impietoso. La Capitale si colloca, per qualità complessiva della vita, tra Amman (Giordania, 147esima, un gradino sopra) e Porto Alegre (Brasile, 149esima).

La peggiore città per i freelance. Roma è da tempo diventata la città dei “lavoretti”. Ci si aspetterebbe dunque che quel poco di lavoro che c’è fosse all’insegna della qualità. Bene, non è così: anche da questo punto di vista la città non è messa bene. Secondo uno studio del 2017 del sito olandese Hoofdkraan.nl, su 117 città nel mondo Roma è 97esima, tra Il Cairo e Montevideo. Il report è interessante perché prende in considerazione il costo della vita, la sua qualità generale, la velocità di internet, la tassazione.

Insomma, una bocciatura che parla anche d’altro e che fa capire quanto Roma sia indietro rispetto ad aspetti fondamentali del vivere contemporaneo come la fibra internet e la fiscalità complessiva.

Il sindaco meno apprezzato: sempre Roma. Visti i risultati complessivi non è un dato che sorprende troppo.

Eppure, Virginia Raggi è stata eletta a furor di popolo: un patrimonio di consenso che ha saputo dissipare in appena un anno. Il sondaggio - condotto da Ipr Marketing per IlSole24Ore nel gennaio 2017 - ha posto la Prima Cittadina di Roma al 103esimo posto, penultima in classifica (l’ultima era Maria Rita Rossa, sindaco di Alessandria, giustamente rimpiazzata nel giugno 2017). Il dato curioso è che all’altro capo della classifica c’è Chiara Appendino, sindaco di Torino, sempre M5S. Ecosistema urbano: in fondo alla classifica. Un’altra

bocciatura impietosa. I dati sono stati divulgati lo scorso autunno da Legambiente (in collaborazione con Il Sole 24 Ore e Ambiente Italia). Molti gli indicatori presi in considerazione: Polveri sottili (Pm10), Ozono (O3), Biossido di azoto (NO2), Consumi idrici domestici, Dispersione della rete, Capacità di depurazione, Produzione di rifiuti urbani, Raccolta differenziata, Passeggeri Trasporto Pubblico, Offerta Trasporto pubblico, Tasso motorizzazione, Auto, Incidentalità stradale, Piste ciclabili, Isole pedonali, Alberi in area urbana, Energie rinnovabili, Solare fotovoltaico e termico pubblico.

Essendo dati elaborati nel 2017 ma relativi a numeri del 2016, l’amministrazione in carica è parzialmente esentata dal farsene carico. Detto questo, Roma, in appena dieci anni (dal 2007) ha perso ben 33 posizioni, scivolando dal 55esimo all’88esimo posto. Tutto parla di un deterioramento della qualità del vivere pubblico. Se infatti nel 2015 per ogni utente dei mezzi pubblici si contavano 512 viaggi l’anno, nel 2016 se ne contano solo 328 (ed è possibile che nel 2017 e nel 2018 questa disaffezione sia peggiorata di parecchio). Diminuisce dunque l’offerta di trasporto pubblico, cioè i chilometri percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente. Infine sono ferme ad appena 0,17 metri quadri per abitante gli spazi adibiti a isole pedonali e sono appena 1,27 i metri per abitante le corsie ciclabili. Non ci siamo.

Squadra più multata del campionato: l’AS Roma. È un altro primato poco invidiabile. Con 120.500 euro di multe, la Roma è la squadra più multata della stagione calcistica appena terminata. 114.000 euro sono in capo alla tifoseria. Altri 6500 ai tesserati. Infine i raccattapalle, anche loro multati per 2500 euro.

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di Maurizio Carta

SPECIALE

LO STADIO DELLA DISCORDIA

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li arresti del 13 giugno sembrano aver assestato un duro colpo al progetto (in dirittura d’arrivo) riguardante il nuovo stadio della Roma. Stando alle dichiarazioni del Procuratore Ielo, la società calcistica ne esce senza macchia. Tuttavia, l’inchiesta che ruota intorno al costruttore Parnasi e a un certo mondo politico-imprenditoriale mette una sorta di ipoteca sul futuro dell’impianto. Di questo ne abbiamo parlato con Cristina Grancio, consigliere comunale che da anni manifesta pubblicamente molte perplessità sulla fattibilità dello stadio a Tor di Valle: critiche e dubbi che ne hanno causato l’allontanamento dalla maggioranza e l’approdo tra i banchi dell’opposizione.

Consigliere Grancio, mi interessa la sua posizione di fondo. Perché, al di là delle recenti vicende giudiziarie, questo stadio non s’ha da fare?

ALLA LUCE DELLA RECENTE INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA È LECITO CHIEDERSI CHE FINE FARÀ IL PROGETTO. NE ABBIAMO PARLATO CON CRISTINA GRANCIO, CONSIGLIERE D’OPPOSIZIONE Perché è stato scelto il luogo sbagliato. C’è un rischio idrogeologico serio e le infrastrutture costerebbero davvero troppo. Senza contare che l’ipotetica mobilità su gomma presenta problemi dal punto di vista della sicurezza.

In ogni caso, la variante urbanistica si potrà fare solo dopo che saranno realizzate e collaudate le opere di urbanizzazione. Questo dice l’Autorità di bacino. Oltretutto, la realizzazione delle opere non incide in maniera significativa sul rischio idrogeologico. Basta leggere il piano dell’Autorità di bacino del fiume Tevere.

La questione stadio ha avuto un iter abbastanza lungo. Dopo le dimissioni di Berdini e il drastico ridimensionamento del progetto, sembrava si fosse raggiunto un compromesso accettabile. Dunque anche l’ultima versione, secondo lei, non è accettabile?

No, perché rimane il problema del rischio idrogeologico e delle infrastrutture per la mobilità. È l’aspetto della sicurezza legato alla mobilità che mi preoccupa. Mi sembra che ciò emerga anche da alcune intercettazioni legate alla recente inchiesta.

Il presidente dell’AS Roma Pallotta si aspetta che il progetto dello stadio venga portato avanti senza significativi ritardi. Qualcuno ha scritto che l’eventuale inizio dei lavori slitterà di almeno un anno. Secondo lei cosa

accadrà adesso?

Secondo me le probabilità che a Tor di Valle non si faccia lo stadio sono concrete. Magari si

sceglierà un altro luogo e si arriverà velocissimamente alla posa della prima pietra. Ma non lì.

Però, da quello che si può apprendere dell’inchiesta della Procura, non sembra essere posto in questione il progetto dello stadio...

Non in senso assoluto. Dalle intercettazioni qualcosa è emerso, in particolare sul problema della mobilità. Se i consulenti di Parnasi mettono in dubbio il progetto per quanto riguarda la mobilità, io qualche domanda me la pongo. Immagino che l’amministrazione ora riattivi la sua attenzione su questa storia.

Eppure, da parte di questa amministrazione, sembra che ci sia stata una forte volontà di politica di portare avanti il progetto. Perché questa volontà dovrebbe cambiare?

Non ho la sfera di cristallo ma se fossi in maggioranza metterei sotto i riflettori ogni punto critico del progetto. I dubbi sull’effettivo interesse pubblico ci sono sempre stati. L’interesse della città è superiore all’orgoglio di 29 consiglieri. Occorre che si prendano le responsabilità del caso.

Ma se lo stadio non si fa lì, dove si dovrebbe fare?

Nello studio preliminare erano state portate al vaglio una settantina di aree. Direi che delle alternative esistono. Avevamo detto di sì al progetto all’interno delle cubature previste dal Piano Regolatore generale. Quindi senza tutta la variante. Dopodiché, non ho mai capito da dove arrivasse il cambio di rotta generale. Adesso, con l’inchiesta in corso, inizio a farmene un’idea.

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di Antonciro Cozzi

ECONOMIA

ALLA CANNA DEL GAS ’

DOVE PRENDIAMO IL GAS CHE USIAMO E QUALI SONO LE FONTI DA CUI ATTINGERE DA QUI A UN VENTENNIO. L’INDIPENDENZA ENERGETICA PASSA PER LA DIVERSIFICAZIONE erte cose si danno per scontate. La mattina ci si alza, si mette su il caffè e si aspetta che la fiamma restituisca la miscela di acqua e sostanza che permette di iniziare la giornata con l’atteggiamento giusto.

Stessa cosa per la doccia con l’acqua calda e per i riscaldamenti. Tutto ciò è possibile grazie a una grande interdipendenza tra l’Italia e una serie di paesi esteri; perché, va ricordato, l’Italia, il gas, non ce l’ha. Dunque da dove arriva? A chi dobbiamo le nostre comodità?

Il nostro paese importa circa il 93% del suo fabbisogno annuale di gas. Russia (45,1%), Algeria (12,5%), Libia (11,6%), Olanda e Norvegia (20,6%) sono i Paesi da cui arriva la gran parte del combustibile, importato tramite gasdotti o trasportato via mare come GNL ed immagazzinato in terminali di rigassificazione (8%). Dunque solo una misera percentuale, precisamente il 7%, è di produzione

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autoctona. L’attuale panorama mondiale con rischi geopolitici rilevanti per alcuni Paesi, sia del Nord Africa che del Caucaso, ha reso necessario il ricorso a una diversificazione delle fonti di approvvigionamento. A ciò si aggiungono i possibili incidenti, come accaduto per la recente esplosione dell’impianto austriaco di Baumgarten an der March, principale snodo di distribuzione del gas naturale di provenienza russa in Europa. Per capire più a fondo lo scenario complessivo, vediamo nel dettaglio quali sono le principali vie di trasporto del gas in Italia.

TAG (Trans Austria gas). È considerata una delle infrastrutture d’importazione di primario valore strategico. Questo gasdotto permette il trasporto di gas naturale dalla Russia fino a Arnoldstein, nel sud dell’Austria, vicino al confine con l’Italia, ed ha una capacità di trasporto di 107 milioni di metri cubi/giorno.

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VG

visioni grafiche

ECONOMIA Il TRANSITGAS. Con portata di 59 milioni di metri cubi/giorno, parte dal Mare del Nord e arriva a Wallbach (in Svizzera). Raggiunto il Passo Gries, dove si collega con la rete SNAM, diffonde il proprio combustibile in tutto il territorio nazionale.

Il TTPC (Trans Tunisian Pipeline Company). È un gasdotto che trasporta il gas algerino in Italia, con una capacità di 108 milioni di metri cubi/ giorno. Da Oued es Saf-Saf, alla frontiera tra Tunisia e Algeria, il gasdotto raggiunge le coste mediterranee nella regione di capo Bon, dove si connette al gasdotto sottomarino TMPC (Transmediterranean Pipeline Company) che termina a Mazara del Vallo.

Il GREENSTREAM. È un gasdotto che ha una portata di 46 milioni di metri cubi/giorno, trasporta il gas libico sino alle coste siciliane, precisamente nei pressi di Gela.

Di fondamentale importanza sono anche i tre rigassificatori oggi in funzione: il terminale di Panigaglia, con una capacità di rigassificazione di 13 milioni di metri cubi/giorno; il terminale al largo di Rovigo (26,4 milioni di metri cubi/giorno) e il terminale di rigassificazione OLT, al largo di Livorno, con una capacità di 15 milioni di metri cubi/giorno.

In sintesi, circa la metà del gas importato in Italia proviene dai giacimenti russi. L’obiettivo della strategia energetica italiana, ricalcando gli

Empedocle, in Sicilia, da 24,6 milioni di metri cubi/giorno, il terminale di rigassificazione di Gioia Tauro, in Calabria, da 39,6 milioni di metri cubi/giorno e il terminale di Falconara Marittima, nelle Marche, da 9,8 milioni di metri cubi/giorno. In particolare il GNL (il Gas naturale liquefatto, per intenderci quello che si può trasportare anche via nave) non è solo fondamentale per diversificare le fonti energetiche, ma rappresenta una valida alternativa quale combustibile “pulito” per mezzi pesanti e soprattutto navi, sia da carico che da crociera.

L’Eni nel 2015 ha individuato al largo delle coste egiziane il giacimento Zohr, definito il più grande del Mediterraneo. Il gas potrebbe arrivare in Italia attraverso un collegamento con il gasdotto libico Greenstream oppure, sottoforma di GNL, trasportato dalle navi.

Altra possibile fonte d’importazione è il maxigiacimento scoperto in Mozambico dall’Eni,

stessi progetti dell’UE, è dunque di ridurre la dipendenza degli approvvigionamenti del cosiddetto “Oro blù” da Mosca. In quest’ottica si inserisce la politica dell’ENI, tesa alla ricerca di nuovi giacimenti nell’area del Mediterraneo orientale e a completare il progetto TAP. Questo gasdotto dovrebbe trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas/ anno (raddoppiabili a 20), dall’Azerbaijan fino alle coste del Salento e da lì, attraverso la rete Snam, al resto d’Europa. Un progetto che, nelle speranze del governo italiano, potrebbe trasformare l’Italia nel più grande hub del gas nell’area del Mediterraneo.

Infine, una menzione ad un altro progetto in studio. Si tratta dell’EastMed, il più lungo gasdotto sottomarino del mondo, che permetterebbe il trasporto di gas dai giacimenti di Israele e Cipro sino alle coste italiane. La Strategia Energetica Nazionale (SEN), approvata dal governo nel 2017 ha autorizzato inoltre la realizzazione del gasdotto IGI Poseidon tra Grecia e Italia, con una capacità di 26,4 milioni di metri cubi/giorno, il terminale di rigassificazione di Porto

la cui produzione dovrebbe iniziare nel 2021.

Alcuni osservatori ritengono che l’Italia, più che alla corsa al gas, dovrebbe impiegare le proprie risorse economiche per puntare sulle energie rinnovabili e garantirsi in tal modo un’efficienza energetica. Uno studio di alcuni ricercatori di Stanford sostiene che entro il 2050 l’Italia potrebbe coprire il suo fabbisogno energetico attingendolo da fonti rinnovabili.

Attualmente la quota di energia rinnovabile è del 17,3% non sufficiente per sperare di staccarci in breve tempo dalle fonti tradizionali, in particolare dal canale di rifornimento russo.

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di Antonciro Cozzi

ECONOMIA

IL MONDO DELLE FERIE DERE DI GIORNI DI NON È SCONTATO POTER GO PA È UN’ISOLA FELICE RO EU L’ .

TI UI IB TR RE A NZ CA VA

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pesso la riuscita di una vita, la sua realizzazione e la sua felicità, è legata a un semplice fattore geografico. Si nasce nella parte fortunata del mondo, et voilà: il gioco è in gran parte fatto. È un pensiero che, più o meno, tutti hanno fatto una volta nella vita. Detto questo, anche all’interno del mondo civilizzato, esistono delle differenze. Un conto è fare il raccoglitore di pomodori in Puglia, un altro è fare l’avvocato in Danimarca.

Tra le tante differenze di quella parte di pianeta che non deve farsi chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua in un pozzo, forse la più importante riguarda il tempo libero. E la parola “tempo libero”, poco prima di luglio e agosto, significa soprattutto “ferie”. Stante quindi l’ammontare di 30-32 giorni di ferie retribuite l’anno in Italia, la domanda è: di quante ferie possono disporre altrove?

Cosa dicono in merito i contratti di lavoro degli altri paesi industriali?

Innanzitutto la buona notizia: il paradiso delle ferie si chiama Europa. Come vedremo, nessun altro spicchio di mondo può goderne di cosi tante. Più precisamente, stando ai dati OCSE, l’Italia, con i suoi 22 giorni di ferie pagati l’anno a cui vanno aggiunte 10 festività nazionali, è il quarto paese del continente. Prima di noi solo la Spagna (22+12), il Portogallo (22+13) e l’Austria (22+9 ma i giovani possono

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aggiungerne altri 10). Subito dopo, la Francia (20+11), la Germania (20+10, ma anche qui i più giovani possono prendersene di più), il Belgio (20+10), l’Irlanda (20+9) e il Regno Unito (20+8). Ma attenzione, perché sui calcoli c’è una certa discordanza. Ad esempio, secondo un’analisi condotta da Reuben Yonatan (collaboratore di Forbes) nel 2016, in realtà il record europeo andrebbe ai francesi con 30 giorni aziendali (2,5 giorni di ferie per mese lavorato) e 11 di festività nazionali. Senza menzionare i 37 giorni della Norvegia e i 38 dell’Islanda.

Se però il Vecchio Continente ride, il resto del mondo ha di che piangere. Fatta eccezione per la Nuova Zelanda e l’Australia, dove si gode rispettivamente di 20 giorni di ferie pagati e di 11 e 8 di feste nazionali l’anno, il panorama è abbastanza scoraggiante. Pochi sanno che negli Stati Uniti il diritto del lavoro non prevede l’obbligo da parte delle aziende di riconoscere le ferie retribuite ai propri dipendenti. Il “sogno americano” va dunque inquadrato nel suo contesto specifico, quello del “work hard, play hard” (“lavorare duro e divertirsi molto”), stando un celebre detto locale. Tuttavia la prassi ha consolidato, mediamente, 16 giorni di ferie e 10 di festività nazionali per ogni americano. Ma c’è più di una realtà lavorativa nella quale è le cose vanno anche decisamente peggio. In Messico, i giorni garantiti di ferie sono appena 6. In Cina, 16,5 (dei quali 5 pagati e 8 di festa nazionale). Nel progressista Canada sono appena 10 quelli pagati e 9 quelli di festa nazionale.

In Giappone, 10 pagati e 15 di festività nazionali.

Insomma, l’Italia può dirsi un paese fortunato. Solo nel 2018, attraverso i ponti, con appena dieci giorni di ferie si può stare a casa un mese. Considerando quello che c’è in giro, non è poco.

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SPETTACOLANDO

di Barbara Zorzoli

7 MILIONI DI STERLINE INDIETRO: PRINCIPE HARRY E MEGHAN MARKLE RESTITUISCONO I REGALI DI NOZZE

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ll’ingresso dell’appartamento del Duca e la Duchessa di Sussex sarebbero stati consegnati 7 milioni di sterline di doni, tutti rispediti ai mittenti. Gli invitati del royal wedding del principe Harry con Meghan Markle erano stati avvisati chiaramente: niente regali di nozze, piuttosto un’ingente donazione in beneficenza.

Il volere degli sposi è stato sì rispettato, ma non del tutto. Tabloid britannici riportano che a Kensington Palace sarebbero arrivati pacchi e pacchetti per il Duca e la Duchessa di Sussex, i cui doni all’interno ammonterebbero a un totale di ben 7 milioni di sterline.

Tutti regali di nozze che sono già stati rispediti ai mittenti. Prima che sbarriate gli occhi, vi spieghiamo perché.

Il protocollo della royal family inglese non viene diffuso “per sentito dire”, esiste (eccome!) anche in forma scritta. Se è vero che verba volant è anche vero che scripta manent: ecco perché le linee guida alla base dell’etichetta di corte sono espresse pubblicamente sul sito ufficiale dei reali inglesi, dove si precisa: “Nel Regno Unito, i regali offerti dalle azien-

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de commerciali vengono normalmente rifiutati, a meno che si tratti di souvenir donati durante una visita istituzionale alla sede dell’azienda per ricordare un matrimonio reale o altre occasioni speciali personali. Quando i regali vengono accettati, il membro della royal family non potrà utilizzare tale dono per fini pubblicitari o commerciali”. Insomma, più chiaro di così non si può.

Eppure, l’ingresso dell’appartamento di Kensington Palace dove vivono il principe Harry e Meghan Markle sarebbe stato comunque inondato di doni (ma curiosità di scartarne i preziosi pacchi non ne avevano proprio?). I più ligi al proprio dovere sono stati invece i leader politici. Nessuno di loro è stato invitato al royal wedding (neppure il Primo Ministro inglese Theresa May e l’ex Presidente USA Barack Obama, del quale il principe Harry è tanto amico), ma hanno comunque mostrato il proprio calore ad Harry e Meghan sposando una nobile causa benefica. Nel giorno delle nozze, il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau ha rilasciato una dichiarazione per annunciare la donazione di 29 mila sterline devolute all’associazione giovanile chiamata Jumpstart attiva nel sociale affinché lo sport sia più accessibile a bambini provenienti da contesti familiari disagiati. Il Primo Ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Arden, ha invece donato 2.500 sterline a favore di Pillars, organizzazione che supporta famiglie e bambini dei carcerati. E ancora, in Australia, il Taronga Zoo di New South Wales ha chiamato due piccoli koala con i nomi di Harry e Meghan e donato 2800 sterline per preservare gli habitat di questi stupendi animali. Kensington Palace non ha ancora rivelato quanto denaro sia stato complessivamente devoluto in beneficenza ma una cosa è certa: il principe Harry e Meghan Markle hanno avuto una buona idea.

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SPETTACOLANDO

MEGHAN MARKLE HA CAMBIATO LA SUA FIRMA eghan Markle ha cambiato modo di sedere e non solo. Anche la firma della neo Duchessa di Sussex non è più la stessa: con il royal wedding, la moglie del principe Harry dovrà seguire delle regole ben precise proprio come accadde a Kate Middleton in seguito alle nozze con il principe William. Pare solo una regola bizzarra del protocollo di corte, eppure c'è la curiosità di capire cosa ne pensa l’animo femminista di Meghan Markle. I tempi del glamour hollywoodiano sono finiti da un bel po’ per l’ex attrice protagonista della serie TV Suits, ma i suoi fan le restano comunque fedeli anche davanti a un autografo negato. Anzi, il royal wedding l’ha resa ancora più celebre e si sostiene che Harry e Meghan potrebbero diventare più popolari di William e Kate. In questo vortice di notorietà, l’etichetta vieta ai membri della royal family di rilasciare qualsiasi autografo, a meno che si tratti di una firma in circostanze istituzionali. Lo conferma anche un episodio che ha visto come diretto interessato il principe Carlo: “Mi dispiace, non mi è permesso farlo”, disse con gentilezza mentre declinava un autografo a un fan.

Quanto alle firme concesse, ricorderete che non molto tempo fa Meghan Markle ha presenziato all’Anzac Day al fianco del principe Harry e firmato l’album dei visitatori apponendo nome e cognome. Una firma che però sta per essere modificata. In che modo?

La firma di Meghan Markle completa di nome e cognome spicca sull’album dell’Anzac Day accanto a quella del principe Harry, che si è firmato solo per nome.

Ma torniamo a Kate, la cui firma è passata da nome e cognome a soltanto il nome (quello di battesimo, Catherine). Dopo le nozze col principe William nell’aprile 2011,

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Kate Middleton iniziò a firmarsi semplicemente come “Catherine”, il suo nome di battesimo. L’assenza del cognome non fu certamente giustificata dall’aggiunta del

titolo di Duchessa di Cambridge: da quel momento, lei era Catherine e basta. Non si tratta di un provvedimento a scapito del nome della famiglia di provenienza perché neppure William e Harry firmano col cognome Windsor o con l’intera parata di secondo, terzo e quarto nome! Né tantomeno apponendo il titolo di principe o duca. Proprio come “Harry” si firma tale, Meghan inizierà a fare lo stesso e accetterà senz’altro la regola senza vederla come un ostacolo al suo credo femminista. Che poi, diciamoci la verità, in Inghilterra esiste forse un’omonima più celebre di lei? E “Meghan” sia.

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di Penelope Salomone

ARTE E CULTURA

ECO E NARCISO RITRATTO E AUTORITRATTO NELLE COLLEZIONI DEL MAXXI E DELLE GALLERIE NAZIONALI BARBERINI CORSINI, FINO AL 28 OTTOBRE a mostra festeggia l’apertura a Palazzo Barberini di undici sale, occupate per lungo tempo dal Circolo Ufficiali delle Forze Armate, che fresche di restauro si aggiungono a quelle già visitabili.

Tra gli ambienti restituiti al pubblico: l’Appartamento d’inverno o del Ponte, la Sala del Trono, le due Sale dell’Udienza del Cardinale, la Cappellina, la Sala Ovale, voluta da Gian Lorenzo Bernini a forma di ellisse, la Sala dei Paesaggi, decorata a metà Ottocento da Filippo Cretoni. Inoltre, sarà praticabile la scala elicoidale di Francesco Borromini, a conclusione del nuovo percorso di visita che inizia dallo Scalone di Bernini.

Per l’occasione, i 750 metri quadrati di nuovo spazio espositivo accolgono diciassette creazioni contemporanee, provenienti dal Maxxi, in un suggestivo confronto sul tema del ritratto e dell’autoritratto con ventuno capolavori antichi, appartenenti alla collezione della Galleria.

Tre opere, invece, sono state realizzate proprio per l’evento: “Bent and Fused” di Monica Bonvicini, “The Invisible Man” di Yinka Shonibare, “Eco nel vuoto” di Giulio Paolini.

Emozionanti gli accostamenti tra grandi del passato e artisti di oggi come, ad esempio, Pietro da Cortona e Luigi Ontani, Raffaello e Richard Serra, Piero di Cosimo e Kiki Smith, Luca Giordano e Markus Schinwald.

Il dialogo tra antico e contemporaneo prosegue al Maxxi, dove “La Velata”, scultura settecentesca di Antonio Corradini, incontra “VB74”, immagine della performance realizzata nel 2014 da Vanessa Beecroft proprio nel museo di via Guido Reni.

“Eco e Narciso” è a cura dei direttori delle due istituzioni: Flaminia Gennari Santori (Gallerie Nazionali di Arte Antica) e Bartolomeo Pietromarchi (MAXXI Arte).

Info: www.barberinicorsini.org e www.maxxi.art

RICHARD PATTERSON E GED QUINN

GIOVANNI NERI

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GALLERIA MUCCIACCIA, FINO AL 14 LUGLIO nedita raccolta, a cura di Catherine Loewe, di opere dei due noti artisti britannici, nati entrambi nel 1963, per la prima volta insieme a Roma.

Ambedue impiegano una Ged Quinn - Bela Forgets the Scissors moltitudine di forme e linguaggi ad un primo sguardo casuali, ma in realtà frutto di un’accurata ricerca ed elaborazione. I complessi dipinti a più strati di Patterson si inseriscono nella grande tradizione dell’arte europea e americana, con forti allusioni culturali al pop, al cinema, alle riviste, alla musica e alla pubblicità. Dalla sua poetica trapela una meditazione malinconica sulla nostra contemporaneità.

I paesaggi pastorali e le nature morte di Quinn virano dal familiare al fantastico. Fonte d’ispirazione: la storia culturale occidentale, la mitologia e la filosofia che, unite alla sua immaginazione, conducono lo spettatore verso nuovi mondi. Info: www.galleriamucciaccia.com

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PALAZZO SANTA CHIARA, FINO AL 12 GIUGNO ersonale dell’artista bolognese, classe 1951, costretto da giovanissimo a lavorare la terra di famiglia, che ha trovato nella pittura il riscatto da una vita di fatica, un sollievo e un rifugio attraverso il quale ha espresso la sua tensione interiore. Un percorso artistico cominciato “fieramente” da autodidatta con la pittura figurativa ed approdato alla ricerca cromatica attraverso un prepotente espressionismo emotivo. A cura di Massimo Scarigella.

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MUSICA

INFORMAZIONE REDAZIONALE

di Penelope Salomone

FESTIVAL ESTIVO DELL’ACCADEMIA FILARMONICA ROMANA

MAKRO SHOP: PRODOTTI SENZA GLUTINE, VEGANI E BIO PER TUTTI!

pus (Opera) è, quest’anno, il titolo del Festival estivo dell’Accademia Filarmonica romana, un appuntamento ormai tradizionale che anima i giardini delle storica istituzione. Lo scopo dell’iniziativa è, come sempre, quello di divulgare e far apprezzare la ricchezza del patrimonio sonoro, e non solo, del pianeta. In particolare di India, Iran, Corea, Giappone, Austria, Malta, Slovacchia, Spagna e Portogallo.

Dal 25 giugno al 14 luglio, presso i Giardini della Filarmonica, spazio dunque a musica etnica, tradizionale, classica, contemporanea, jazz, barocca e al fado di Custódio Castelo, sublime chitarra portoghese. Oltre ad incontri, letture, cu-

oberta e Malik, voi siete i volti di Makro Shop, di che si tratta? È il nostro negozietto, il nostro attimo di follia, la realizzazione di un nostro sogno nel quale abbiamo deciso di investire tempo e passione.

Cioè?

Noi lo abbiamo definito il negozio per tutti i gusti. Anche se principalmente vendiamo prodotti senza glutine, chiunque può trovare qualcosa d’interessante: prodotti vegani, biologici e di cosmesi eco-bio. Se poi non trovi quello che cerchi, faremo di tutto per fartelo avere la prossima volta che ci verrai a trovare! È proprio questo il bello della nostra attività, ci piace parlare con la gente, ascoltare i nostri clienti e fare di tutto per esaudire i loro desideri. Vogliamo ristabilire quel rapporto che si aveva un tempo con i commercianti di zona, quando ancora c’era un solo negozio che poteva esaudire tutti i nostri desideri. Per questo vi dico che Makro Shop è il vostro negozio e che crescerà con voi, in base alle vostre esigenze.

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cina creativa, nonché alla conferenza di Piero Angela per la presentazione del libro “Lo spartito del mondo” di Giovanni Bietti, un viaggio alla scoperta della musica come lingua universale, che attraversa lo spazio e il tempo e apre il dialogo tra culture lontane, così come accade, ogni estate, alla Filarmonica (in via Flaminia, 118).

Nel fitto calendario di concerti saltano subito all’occhio i nomi di musicisti famosi tra cui Massimiliano Spada, Alessandro Carbonare, Domenico Sanna.

Non mancherà un omaggio a Francesco Pennisi. Il compositore siciliano, scomparso diciotto anni fa, sarà ricordato, tra l’altro, con l’esecuzione di Carteggio, elegante partitura (parole, musica e disegni) interpretata da Marcello Panni, insolita voce narrante, e dai solisti dell’Imago Sonora Ensemble, formazione in residenza presso la Filarmonica per la musica contemporanea.

Da non perdere la prima assoluta de “Il demone meschino”, brano di Nicola Piovani, eseguito dall’Ensemble Pentarte, nonché il concerto di musica carnatica dei fratelli violinisti Ganesh e Kumaresh che celebra i 70 anni di relazioni diplomatiche fra Italia e India. La serata chiude altresì la sesta edizione del SummerMela (www.indianembassyrome.in), in programma dal 21giugno al 3 luglio nella Capitale. Tutte le info su “I Giardini della Filarmonica” su www. filarmonicaromana.org

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Perché aprire all’Infernetto?

Vivendo qui praticamente da sempre, ci piaceva l’idea di fornire un servizio nella nostra zona che, anche se in crescita, ancora non ha tutto a portata di mano. Così, ascoltando pareri e opinioni da amici e parenti, e soprattutto leggendo le richieste che le persone facevano su internet, abbiamo deciso che un negozio di prodotti senza glutine, un punto vendita che fosse peraltro autorizzato al ritiro delle ricette delle Asl, era quello che mancava. Non volevamo però fermarci a questo: volevamo essere un negozio che fosse il punto di riferimento un po’ per tutti, capace di distribuire quei prodotti difficili da trovare in zona. Per questo abbiamo deciso d’inserire all’interno del punto vendita una selezione di prodotti biologici, anche su ordinazione, come carne, pollo, uova e frutta e verdura; o alcuni prodotti vegani, come i formaggi stagionati. E per finire, visto che volevamo prenderci cura dei nostri futuri clienti sotto ogni punto di vista, prodotti di cosmesi eco-bio.

Da che nasce il nome Makro Shop?

Questo ve lo racconteremo quando ci verrete a trovare.

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QUESTIONE DI CILINDRI

di Alessandro Cortellessa

HONDA MONKEY ata nel 1961, la Honda Monkey ha avuto il suo periodo di maggior successo, diventando un’icona alla moda, negli anni Settanta. Sviluppata originariamente come moto giocattolo da 49 cc per un parco divertimenti di Tokyo (Tama Tech), diventò talmente popolare che ne fu realizzata una versione da strada, esportata inizialmente in America e in Europa nel 1963. Il modello era dotato di un esclusivo serbatoio cromato, manubrio pieghevole e ruote da 5” senza sospensioni.

La sua popolarità derivava da un design accattivante che la rendeva immediatamente simpatica, dalle dimensioni ridotte e dal peso ultra leggero, caratteristiche che permettevano davvero a chiunque di guidarla facilmente e trasformavano qualsiasi percorso cittadino in puro divertimento. Nel 1969 il diametro delle ruote fu portato a 8” e nel 1970 la sua compatta struttura fu ulteriormente sviluppata aggiungendo la forcella a sgancio rapido, che consentiva di riporre la moto nel bagagliaio di un’automobile, anche di piccole dimensioni.

Il 1978 vide un autentico punto di svolta per la Monkey. Lo stile della moto fu modificato realizzando un nuovo serbatoio a goccia che fece letteralmente impazzire i numerosissimi possessori di Recreational Vehicle, costantemen-

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te alla ricerca di un comodo mezzo di trasporto da utilizzare una volta parcheggiato il proprio veicolo. E fu da questo momento che l’impertinente Monkey divenne davvero la beniamina di

LA CAPOSTIPITE DI TUTTE LE “FUN BIKE” DEL MONDO TORNA IN VERSIONE MODERNA E TECNOLOGICA SENZA TRADIRE LE SUE ORIGINI milioni di persone. Grazie al cambio a 3 marce e alla frizione centrifuga, che la rendevano facile da guidare anche per chi non possedeva abilità da motociclista, migliaia di persone di ogni età furo-

QUESTIONE DI CILINDRI no in grado per la prima volta nella loro vita di ruotare la manopola dell’acceleratore su un veicolo a due ruote.

Era talmente divertente e facile da guidare, che contribuì a promuovere l’idea di possedere una motocicletta presso un pubblico più vasto di quanto non avesse mai fatto qualsiasi altra moto. Con i suoi grossi pneumatici, il

ce, robusto, affidabilissimo e ottimizzato per la guida in città. Alesaggio e corsa misurano 52,4 x 57,9 mm, e il rapporto di compressione è pari a 9,3:1, con alimentazione a iniezione elettronica Honda PGM-FI che permette di erogare 9,4 CV a

manubrio incurvato a cui sembrava di stare appesi, il suo minuscolo serbatoio e la grande e soffice sella, la Monkey aveva un look inconfondibile, e per questo senza tempo, come l’affetto incondizionato degli appassionati.

Dopo il lancio della MSX125, la funambolica “Mini Street X-treme” della Honda, si è fatto strada sempre più evidente il desiderio di una moto urbana di piccola cilindrata non convenzionale, pratica e compatta. Era quindi giunto il momento ideale per la rinascita della Monkey, riprogettata e pronta per le città del 21° secolo.

Naturalmente, il classico stile Monkey doveva essere l’ispirazione per il nuovo modello. La silhouette trapezoidale ne sottolinea infatti la straordinaria compattezza, aggiungendo al contempo profondità e sostanza al suo assetto complessivo. Le semplici superfici curve sono disegnate in modo indipendente l’una dall’altra e caratterizzano in questo modo l’intero look.

Il lucido serbatoio da 5,6 litri, verniciato bicolore e cromaticamente abbinato al telaio, al forcellone e alle sospensioni, porta con orgoglio uno storico logo 3D dell’Ala Honda. L’omaggio alla Monkey originale è completato dai parafanghi alti in acciaio cromato, dalla protezione dello scarico stampata e suggestivamente cromata, dagli specchi retrovisori circolari e dal manubrio alto e anch’esso cromato.

Ma non è tutto. L’evocativo look classico è infatti accompagnato anche dalle tecnologie più moderne. La strumentazione digitale LCD ammicca lampeggiando simpaticamente quanto si gira la chiave su ON, e prevede tachimetro, contachilometri con due parziali e l’indicatore del livello del carburante a sei segmenti. Tutte le luci sono a LED. La chiave di contatto è del solido tipo ‘wave’ e presenta lo stesso storico logo presente sul serbatoio, inoltre è dotata di un tasto che fa lampeggiare le luci per facilitarne l’individuazione nei parcheggi affollati. Il sistema ABS a un canale (sulla ruota anteriore) è basato su piattaforma inerziale IMU per prevenire il sollevamento del posteriore in caso di frenate brusche.

Il motore della nuova Monkey, fedele all’originale, è un monocilindrico orizzontale monoalbero a 2 valvole da 125 cc, raffreddato ad aria, sempli-

7.000 giri/min e 11 Nm a 5.250 giri/min. Il cambio a 4 marce è spaziato per consentire al motore di esprimersi sempre in modo brillante e al tempo stesso garantire la straordinaria efficienza dei consumi, pari a 67 km/l nel ciclo medio WMTC. Il telaio monotrave superiore in acciaio è robusto e bilanciato, rigido nei punti più sollecitati e flessibile dove occorre, ideale per un’ampia varietà di condizioni di guida. Anche il forcellone, realizzato in tubi di sezione ovale, richiama il design tondeggiante che caratterizza l’intera linea della moto.

L’interasse è compattissimo, solo 1.155 mm, con inclinazione del cannotto di sterzo di 25° e avancorsa di 82 mm, per un raggio di sterzata di appena 1,9 m. Il peso con il pieno è di appena 107 kg, e la sella è a soli 775 mm da terra. Elegantissima, è realizzata in uretano ad alta densità (un materiale duro simile alla gomma che rimane flessibile addirittura fino a -60°C) per il massimo comfort, con bordino bianco e un raffinato rivestimento.

La forcella rovesciata presenta una preziosa finitura in Alumite ed è abbinata ai doppi ammortizzatori posteriori dalla generosa escursione.

L’altezza da terra è di di 160 mm. Il disco anteriore da 220 mm, con pinza a 2 pistoncini, e quello posteriore da 190 mm, con pinza a un pistoncino, forniscono sempre un’adeguata potenza frenante che, sull’asse anteriore, può contare sull’ABS con piattaforma inerziale IMU che impedisce il sollevamento della ruota posteriore. Sui bei cerchi in lega a razze sdoppiate da 12”, sono montati pneumatici di larga sezione, 120/80-12 65J all’anteriore e 130/80-12 69J al posteriore.

La nuova Honda Monkey 125 è disponibile in Italia in due varianti cromatiche: Banana Yellow/ Ross White - Pearl Nebula Red/Ross White.

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VETERINARIO

di Eva Kurilic

SOLE, CALDO E AMICI A 4 ZAMPE: CHE FARE...

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a stagione estiva, sinonimo di evasione e riposo, nasconde in realtà più di una insidia, anche per gli animali che accompagnano il nostro quotidiano. È per questo motivo che, nei mesi più caldi, come per bambini ed anziani, occorre qualche accorgimento in più per tutelare anche la loro salute. Tra i pericoli che maggiormente possono arrecare danno ai nostri amici ci sono certamente il colpo di calore e il colpo di sole. Il caldo eccessivo, infatti, soprattutto se associato ad un alto tasso di umidità, può rappresentare un problema molto serio per la loro incolumità. Diversamente da noi, cani, gatti, piccoli animali d’affezione e uccelli non sudano: la loro termoregolazione avviene mediante un sistema di “raffreddamento ad aria”.

Attraverso piccoli e frequenti atti respiratori, questi animali sono in grado di far passare velocemente l’aria sulle superfici umide del cavo orale e determinare così la dispersione del calore. Come nel genere umano, sono più predisposti al colpo di calore e al colpo di sole i cuccioli, gli animali anziani, ma anche le razze brachicefale (razze in cui il diametro longitudinale del cranio supera solo di poco quello trasversale come ad esempio bulldog, gatti persiani ecc.), gli animali obesi e quelli affetti da malattie cardiocircolatorie e dell’apparato respiratorio.

Si tratta di una grave condizione patologica, che può verificarsi quando un animale è esposto a: • temperature ambientali e umidità relativa elevate • scarsa ventilazione • situazioni di stress (spazi angusti o sforzi eccessivi) A causa del colpo di calore, il sistema di termoregolazione dell’animale non è più in grado di mantenere la temperatura corporea entro i limiti fisiologici e la temperatura corporea si innalza sino a 41–43°C. A lato le temperature fisiologiche di varie specie animali.

Si tratta di una grave condizione patologica che si verifica quando l’animale è esposto all’azione diretta dei raggi solari, a cui non può sottrarsi, ad esempio, perché immobilizzato, legato ad una catena o bloccato all’interno di una gabbia. Altrettanto pericolosa può essere una lunga passeggiata sotto al sole. N.B. L’esposizione eccessiva ai raggi del sole è dannosa per la pelle di cani e gatti e può portare alla formazione di ustioni con infiammazione acuta della pelle associata a prurito e dolore. Negli animali il mantello assolve ad una funzione termica e mantiene costante la temperatura corporea. Il pelo svolge un’azione di filtro per i raggi solari isolando la cute dal surriscaldamento esterno. Partendo da questi presupposti ricordare che: • Gli animali a mantello nero sono a rischio perché il colore scuro aumenta l’assorbimento dei raggi solari. • Gli animali a mantello e cute bianchi sono particolarmente sensibili ai raggi solari, specialmente nella zona della testa, occhi, orecchie e muso. • Gli animali tosati sono particolarmente a rischio poiché viene a mancare loro la protezione del pelo.

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IN VACANZA opo una passeggiata ispezionate accuratamente il mantello, le orecchie e le zampe del vostro animale per individuare la presenza di spighe di graminacee, i cosiddetti “forasacchi”, che possono provocare gravi inconvenienti. Prestate particolare attenzione ad atteggiamenti anomali come scuotimento della testa, lambimento continuo di parti del corpo e starnuti ripetuti, sintomi che possono far sospettare la loro presenza. In questi fate ricorso prontamente a un medico veterinario.

• L’ispezione del mantello consente anche di controllare la presenza di parassiti come zecche e pulci. A scopo preventivo è fondamentale effettuare regolari trattamenti antiparassitari, secondo le indicazioni del medico veterinario, efficaci anche contro le punture del flebotomo (pappatacio).

Ricordate che zecche, zanzare e pappataci possono veicolare malattie molto pericolose per il nostro animale come ehrlichiosi, rickettsiosi, leishmaniosi, filariosi.

• Fate attenzione anche a quello che l’animale può ingerire durante le passeggiate in campagna, perché i terreni possono essere concimati o trattati con sostanze tossiche (diserbanti, lumachicidi) e, inoltre, possono anche essere presenti nell’ambiente resti di cibo avariato o esche avvelenate.

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Alcune regole semplici, ma molto importanti, possono essere sufficienti per salvaguardare la salute dei vostri animali e per consentirvi di trascorrere insieme un’estate serena e al riparo da spiacevoli sorprese. Non lasciate gli animali in auto, non è sufficiente lasciare i finestrini un poco aperti e neanche parcheggiare all’ombra, perché l’abitacolo del veicolo si riscalda rapidamente Non lasciate gli animali legati in luoghi esposti alla luce solare diretta Assicuratevi che abbiano sempre a disposizione acqua fresca, soprattutto dopo l’esercizio fisico Evitate di portarli a spasso nelle ore più calde della giornata Valutate la possibilità di portare i cani in spiaggia solo se sussistono condizioni favorevoli (es. ventilazione, ombra). È consigliabile comunque non tenere gli animali in ambienti eccessivamente condizionati ed evitare gli sbalzi di temperatura. Qualora, invece, abbiate il sospetto che il vostro animale presenti sintomi riconducibili al colpo di calore procedete in questo modo: • spostatelo rapidamente e portatelo in ambiente fresco e ventilato; • raffreddatelo con acqua fresca, attraverso docce o panni bagnati applicati al collo, alla testa, alle ascelle e alla regione inguinale. N.B. evitate di usare ghiaccio o acqua ghiacciata; • consultate nel più breve tempo possibile un medico veterinario; • monitorate la situazione per le successive 24–48 ore.

di Gaetano Gaggiottino

SCIENZE

LA DURATA DEL GIORNO pesso l’amore ce lo si promette al chiaro di luna, pensando che sia eterno come le stelle e i pianeti.

Bene, non è così per l’amore (che raramente dura) ma non è così neanche per le stelle. Ne è un esempio la durata del nostro giorno. Noi lo abbiamo fissato da tempo immemore nelle 24 ore. Ma la durata della rotazione della Terra sul proprio asse non è sempre stata come quella odierna. Questo perché il nostro pianeta è influenzato dalla distanza tra sé stesso e il suo satellite, la Luna, e millenni di anni fa quest’ultima non si trovava nella posizione odierna ma era sensibilmente più vicina.

Alcuni ricercatori della Columbia University, analizzando i sedimenti delle epoche passate, hanno dunque scoperto che circa un miliardo di anni fa il giorno durava 18 ore.

Non solo, sempre in base alla stessa ricerca, sembra infatti che la durata dei giorni si stia ancora allungando e, tra un altro miliardo di anni, la giornata dovrebbe allungarsi di altre sei ore, per arrivare a un totale di circa 30 ore al giorno. Il problema è però un altro: se tra un miliardo di anni, stante l’attuale sfruttamento del pianeta da parte dell’uomo, ci sarà qualcuno a raccontarlo.

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LA TEMPERATURA DELLA TERRA

I NOMI DEI DELFINI

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lcune recenti ricerche hanno stabilito in via definitiva che i delfini identificano amici e rivali con un nome, o meglio, con uno specifico suono. Quando due gruppi di delfini si incontrano si scambiano i loro nomi, o suoni, di riconoscimento. Tali suoni vengono memorizzati dagli uni e dagli altri. Questa funzione è importantissima perché in tal modo i delfini riescono a distinguere gli amici dai nemici.

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C

irca 717 milioni di anni fa la Terra era una palla ghiacciata. Parliamo della seconda del periodo Cryogeniano.

Si è scoperto grazie all’analisi di alcune rocce rinvenute in Etiopia, che possono essersi formate solo durante una intensa attività glaciale. Il clima poi cambiò in un arco di tempo relativamente breve, un periodo compreso tra i mille e i centomila anni, trasformando la Terra da deserto di ghiaccio a paradiso tropicale. L’ultima glaciazione, quella di Wurm, è terminata 10.000 anni da.

IL MICROBIOMA

iamo dei dispensatori di batteri. Gli esseri umani emettono infatti nel loro ambiente circa 36 milioni di cellule microbiche ogni ora. Tali cellule formano il microbioma, che è l’esclusiva composizione dei germi che caratterizza in maniera unica ogni individuo. Per identificare una persona questa specie di impronta batterica è precisa e affidabile come il DNA. Tanto è vero che viene già utilizzata dagli investigatori della polizia scientifica per incastrare i responsabili di vari crimini.

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di Sveva Guerreri

SALUTE E BENESSERE

VERDE DI SALUTE edicarsi alle piante aumenterebbe la stima in sé stessi, contribuendo ad abbassare i livelli d’ansia e a diminuire il rischio di depressione. È quanto sostiene uno studio scientifico pubblicato sul “Journal of Public Health” e condotto dai ricercatori britannici degli atenei di Westminster ed Essex.

Secondo la ricerca, che si è occupata di studiare un gruppo di per-

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AVERE IL POLLICE VERDE AIUTA A PREVENIRE E CURARE DIVERSE MALATTIE

sone prima e dopo i lavori in giardino e nell’orto, basta mezz’ora a settimana per avere degli effetti positivi su corpo e mente (a tal punto che i ricercatori hanno incoraggiato il governo inglese a creare orti pubblici, per favorire questo tipo di attività anche nelle città).

Non solo: un’ulteriore ricerca, realizzata dalla Pennsylvania University of Scranton, è arrivata alla conclusione che fare giardinaggio è anche un ottimo modo per bruciare calorie, combattere la fame nervosa e la sedentarietà: basterebbero dieci minuti di lavoro verde al giorno per tenersi in forma.

Addirittura, le ricerche scientifiche evidenziano ulteriori effetti positivi del giardinaggio. Praticare “l’ortoterapia” è ad esempio un antidolorifico, migliora l’attenzione e la memoria, nonché allontana le patologie degenerative (come Alzheimer e la demenza).

Questa però non è propriamente una scoperta moderna.

Nell’antico Egitto, i medici di corte prescrivevano ai loro pazienti con disagi mentali lunghe passeggiate nei giardini del palazzo del faraone. Più di duemila anni fa i cinesi Taoisti costruivano

giardini nella convinzione che l’ambiente avesse effetti benefici sulla salute.

Oggi il giardinaggio è a tutti gli effetti una pratica terapeutica ed è stata inserita, con un buon esito, negli ospedali, nelle scuole, nelle carceri e nelle cliniche di tutto il mondo. Anche a casa, tra chi non ha spazi o balconi si sta diffondendo l’home gardening, ovvero giardini tascabili composti da piccoli sacchetti completi di semi di fiori (o piantine aromatiche) e terriccio, pronti da coltivare e facilmente posizionabili in casa o sulla scrivania dell’ufficio per regalare piccoli momenti di benessere.

Da una recentissima ricerca, si è poi scoperto che la pratica del giardinaggio porta ad un calo della criminalità. Lo studio è stato portato avanti da un gruppo di epidemiologi e urbanisti della

Colombia University, dunque pubblicato nella rivista americana “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Piccole aree degradate di Philadelphia sono state destinate a un progetto di giardinaggio sociale realizzato con un budget contenuto. Partendo da una generale pulizia dai rifiuti, accompagnata da economiche opere di sistemazione del terreno, il team di studiosi si è occupato di alberi e di arbusti, giungendo a trasformare luoghi abbandonati e mal frequentati in piccoli giardini. Sono stati poi analizzati i registri della polizia locale fino a 18 mesi prima e dopo gli interventi. Con sorpresa si è constatato che - rispetto a zone similmente degradate - gli episodi criminali si sono generalmente ridotti. L’augurio è che, visti i risultati più che positivi, anche le nostre istituzioni locali investano risorse economiche in questa forma di “giardinaggio sociale”. Un progetto del genere è stato già intrapreso a Milano, dove si contano oggi dieci giardini condivisi ed hanno recuperato oltre a 50.000 metri quadrati di aree, in cui i cittadini hanno potuto godere di un migliore livello di salute psicofisica.

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SALUTE VACANZE 2018, EVITIAMO LO STRESS

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è arrivata, occorre abbandonare la routine. Tante ’estate sono le raccomandazioni che vengono fatte dai medici:

attenti a prendere il sole in modo protetto, attenti ad essere previdenti se andiamo in paesi in cui l’acqua non è potabile, il cibo non è ben conservato o l’aria è piena di insetti fastidiosi, attenti ad assumere vitamine e sali minerali che ci aiutano ad affrontare i picchi di calore. Insomma, siamo ben informati su come poter salvaguardare il corpo ma veniamo poco informati sulle strategie da adottare per salvaguardare la mente. A questo proposito, anche Shakespeare scrisse: “Se uno passasse un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare”. Durante l’anno gli impegni quotidiani ci permettono di sentirci protetti all’interno di un contenitore spazio-temporale che ci rassicura. Seppur stanchi e affaticati dalle incombenze di tutti i giorni, veniamo rassicurati da una programmazione che ci permette di sapere cosa faremo domani, senza sentirci in balia di un senso di

confusione, abbandono e disorientamento. Durante l’estate la routine si rompe e diviene necessaria una nuova programmazione che, seppur piacevole, per alcuni può rappresentare una fonte di stress. Alcuni di noi vivono con ansia e preoccupazione il dover programmare un nuovo contenitore spaziotemporale limitato per il periodo estivo. Contenitore che a volte diviene difficile da conciliare con le esigenze personali, familiari, sociali ed economiche. Vorremmo fare ma non possiamo, vorremmo andare ma gli altri non vogliono (così come vale il contrario). Le energie che la mente mette in campo sono talmente alte che la vacanza può essere percepita come elemento di angoscia, preoccupazione e fatica. Fatica che possiamo alleggerire ponendoci dei sani propositi. Primo: non pretendere troppo dalla propria capacità di programmazione e non voler a tutti costi accontentare le richieste degli altri.

Secondo: non porsi l’obiettivo di doversi divertire a tutti i costi modificando le proprie abitudini. Terzo: non stravolgere in modo eccessivo e per lungo tempo il ciclo sonno-veglia. Quarto: non trascorrere le vacanze con persone con le quali non ci si sente a proprio agio. Quinto: non scegliere la vacanza solo perché è di moda ma viverla ascoltando i propri desideri e scegliendo in modo sereno e autonomo. Anche in estate non dimentichiamoci di avere una mente di cui occuparci. Buone vacanze.

di Maura Ianni

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YOGA E POSTURA DA SCRIVANIA

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na delle abitudini più diffuse che porta all’irrigidimento dell’apparato locomotore, ad una postura errata e, di conseguenza, a problemi di mobilità, è la permanenza prolungata ad una scrivania.

La quotidiana permanenza alla scrivania, nel corso degli anni, provoca l’accorciamento dei flessori dell’anca e dei bicipiti femorali; nonché l’allungamento della muscolatura dorsale con conseguente curvatura in avanti della colonna vertebrale. È risaputo che lo yoga porti al miglioramento delle caratteristiche utili al corpo per muoversi liberamente; ne consegue che, la mancanza di un’attività volta a questo scopo predisponga tutti noi, aldilà dell’età, a facili infortuni e dolori articolari di vario genere, influendo negativamente sulla forza, la velocità e la reattività del nostro corpo. Consapevoli del fatto che un fisico con muscoli elastici e tonici, articolazioni mobili e idratate, sia una condizione essenziale per ogni attività quotidiana e il mantenimento di un benessere psico-fisico globale, ne consegue la necessità di integrare nelle nostre vite una pratica atta allo scopo.

In questo caso, una pratica regolare dello Yoga, nelle sue forme più conosciute e diffuse, allunga e rinvigorisce i muscoli interessati, rendendoli più elastici ed aiutando il mantenimento della loro flessibilità.

Spesso succede che le problematiche coinvolgano tessuti del corpo più profondi, come tendini, legamenti e articolazioni ad esempio, la cui mobilità viene mantenuta con una pratica leggermente diversa. È consigliabile dunque integrare il lavoro sulla muscolatura, con una pratica adatta al mantenimento della mobilità articolare, che (come nei muscoli) tende a deteriorarsi con il tempo e la staticità imposta da un lavoro alla scrivania.

Salvaguardando le articolazioni, senza però doverne evitare l’allenamento per timore di lesioni, lo Yin Yoga si presta perfettamente allo scopo. È diffusa la convinzione che per fare yoga sia necessario un tappettino e un luogo tranquillo dove svolgere la propria pratica. Prendendo consapevolezza del proprio corpo, si scopre che, anche quando si è seduti dietro alla scrivania è possibile fare yoga, sfruttando semplici esercizi da eseguire in pochi minuti, aiutando così ad allontanare le rigidità accumulate e a mantenere la mente attiva e leggera.

di Eva Kurilic

INFORMAZIONE REDAZIONALE DONNA È BELLO! UNO STUDIO MEDICO ESCLUSIVAMENTE IN ROSA

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n luogo che non c’era, pensato per le donne e dedicato a loro, per supportarle rispetto a tutte le specifiche esigenze di salute che si presentano nel corso della vita: è IO DONNA, studio medico specialistico situato presso il Centro Eschilo. Con la sua titolare, la Dottoressa Chiara Di Pietro, specialista in Ginecologia e Ostetricia, abbiamo discusso di questa bella novità...

Dottoressa Di Pietro, lei di che si occupa?

Seguo la donna nelle diverse fasi della sua vita. Mi occupo di ginecologia dell’infanzia e dell’adolescenza, quando possono sorgere i problemi specifici del passaggio dalla pediatria all’età feconda. Mi occupo anche e soprattutto di ginecologia dell’età fertile e della gravidanza.

Mi occupo infine di ginecologia della menopausa, momento molto delicato per le donne, fisicamente e psicologicamente. Sono ecografista e oltre alle classiche ecografie pelviche transvaginali seguo tutta la gravidanza. Eseguo i test di diagnosi prenatale non invasivi presso il mio studio (dal Bi-test al Prenatal SAFE), eseguo l’ecografia del primo trimestre, quella morfologica (la più importante) e quelle dell’ultimo trimestre (l’ecografia dell’accrescimento e la flussimetria). Nel mio studio c’è un ecografo di ultima generazione che permette alla futura mamma di vedere comodamente le immagini del suo bimbo in 3D: una grande emozione!

Da lei collaborano anche altri professionisti?

Certo! Tengo molto ad assicurare alle mie pazienti percorsi di salute personalizzati e per questo mi avvalgo, quando necessario, di professioniste altamente specializzate. C’è ad esempio l’ostetrica che si occupa dei corsi di preparazione al parto, dell’allattamento, degli incontri “SOS mamma” (per le mamme alle prime armi) e dei corsi “MamyFit” per tornare in forma dopo il parto, senza rinunciare al piacere di stare con i propri cuccioli. Ci sono poi le fisioterapiste che si occupano della riabilitazione del pavimento pelvico, sia dopo il parto che in menopausa: i problemi di prolasso e incontinenza sono molto frequenti. C’è una fisioterapista che si occupa del linfodrenaggio manuale in gravidanza e non: un servizio molto importante contro il ristagno dei liquidi nelle gambe o nei piedi. C’è un’endocrinologa che si occupa di menopausa, di problemi di tiroide, di ovaio policistico. Ed è anche nutrizionista.

Infine, c’è anche un’angiologa e chirurga vascolare, che viene in mio soccorso quando, prescrivendo la pillola come anticoncezionale, una terapia curativa o in fase menopausale, ho bisogno di essere sicura che alcune pazienti non abbiano problemi vascolari. Insieme abbiamo creato dei pacchetti salute specifici per affrontare e risolvere situazioni patologiche diverse.

Che orario ha lo studio?

Il lunedì dalle 14 alle 20. Il martedì e il giovedì dalle 9 alle 16.

INFO - Via Eschilo 74E - C. C. Eschilo (1° piano)(+39)06.52358240 (+39)328.0393978

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OSTIA

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gato internamente da scala e composto al 2° piano da 3 camere doppi servizi ripostiglio sottoscala terrazzo e al 3° piano da salone triplo cucina servizio balcone e terrazzo completano la proprietà posto auto coperto e cantina “classe g epi 175,00 kwh/mqa” Tel. 06 5601849 QUADRIFOGLIO IMMOBILIARE ROVERE OSTIA in una palazzina signorile e in cortina appartamento posto al 1° p. con ascensore e più precisamente nella centralissima VIA DEI PANFILI una delle zone più commerciali e asservite di Ostia a pochi metri da negozi supermercati e autobus. La palazzina è in ottime condizioni in quanto si stanno completando le opere di ristrutturazione esterne.

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TESTIMONIA! ON LU S

ABBANDONARE UN ANIMALE NON E SOLO UNA CRUDELTA, MA UN REATO PUNIBILE ANCHE CON L’ARRESTO. SE VEDI COMMETTERLO, CHIAMA I SOCCORSI, SEGNALA E TESTIMONIA. SARAI LA COSCIENZA DI CHI NON CE L’HA.

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Gli animali ringraziano per la concessione di questo spazio.

E UN REATO.

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Rubis & Trubis

ABBANDONARMI

di Antonciro Cozzi

VIAGGI

LA LONDRA DA BERE ì, lo so, il caldo è arrivato. L’ anticiclone si è spalmato sulle Azzorre, è finito il Giro d’Italia e pure il Gran Premio di Montecarlo: tutti segnali che da sempre annunciano l’arrivo dell’estate. Mancano solo Alessia Marcuzzi e il Festival bar. Ma non divaghiamo. Siamo

s

dalla riqualificazione di una ex zona industriale, dunque è molto colorato e vivo. I birrifici che birrificano e effettuano la vendita diretta sono tutti ospitati in vecchie rimesse, molte delle quali sono locali molto suggestivi. Non bisogna sicuramente mancare la visita alla “Kernel Brewery”, all’estremità occidentale della strada. Fate però attenzione, perché è un po’ nascosta. Qui troverete i proprietari al lavoro, che fanno delle ottime sour e stout, nonché delle ottime saison. Ma il pellegrinaggio all’insegna del luppolo non può finire qui.

La stazione successiva è il birrificio Moor, una pietra miliare del panorama brassicolo cittadino, dove servono molte birre a caduta luppolate e non, tutte rigorosamente e direttamente sgorganti da piccole botti. Continuando verso ovest, riavvicinandosi al Tower Bridge, troverete sulla sinistra tantissimi piccoli birrifici con delle ottime ipa e pale ale ma anche alcuni produttori di sidro dolce e aromatizzato.

Riavviandosi verso il centro, passate quindi senza indugio per il Black Friar, uno dei più antichi pub di

PICCOLA GUIDA AD USO E CONSUMO DI CHI DESIDERA DEDICARSI UN FINE SETTIMANA ALL’INSEGNA DELLE BUONE BEVUTE qui per parlare di viaggi e anche questo mese puntuale arriva la méta: Londra. Lo so, direte: “Londra ad agosto?”.

Risposta: “Assolutamente sì!”. Con un’avvertenza. Quella racconteremo non è la solita città brumosa, con le luci dei lampioni soffuse e le strane presenze alla “Jack lo squartatore”. No, la City della quale si vuole parlare è quella degli amanti delle buone bevute, di chi si vuole concedere un weekend assaggiando cose che in Italia si possono degustare raramente. Dunque, “no” ai classici locali alla moda della City; “sì” invece ai migliori birrifici artigianali, quelli collocati nei posti più alternativi e colorati della città. Bene, cominciamo. Il primo consiglio è di trovare un Bed & Breakfast nella zona di Blumsbury o Holborn, o comunque nel East End: sono lì infatti che si concentrano i pub più buoni. Ma andiamo per ordine. A Druid street, zona facilmente raggiungibile in metro tramite la fermata di Tower Bridge, avrete l’imbarazzo della scelta. Il quartiere è nato

Londra. Vale una visita anche solo per ammirarne i bellissimi interni. Continuando, fermatevi al The Harp Pub, nel centro della City, dove la sera troverete veri londinesi che si ritrovano per discutere e scherzare (molti anche i turisti). Le birre sono molto buone e si consiglia di accoppiarci l’ottimo fish and chips, un punto di forza della cucina del posto.

Infine, se dopo tutto questo girovagare alcolico non siete ancora sazi e alticci, il consiglio è di visitare altri due pub da veri intenditori: il Pelt Trader, un simpatico ibrido tra pub, ristorante e pizzeria con una tap list di tutto rispetto; e il Flying Horse, classico pub dove finire una splendida giornata di degustazioni e buone bevute. Tutto ciò, rigorosamente, di sabato. La domenica, ovviamente, tutti a fare colazione con una classica English breakfast da Fortnum & Mason. Direi che come weekend a Londra ci può stare: siamo al Top!

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Fatti, Notizie, Curiosità e Approfondimenti per chi vive nel Municipio X

SAN GIORGIO DI ACILIA, CASSONETTI DEI RIFIUTI STRACOLMI E MARCIAPIEDI OSTRUITI

ACILIA, SUCCESSO PER LA X EDIZIONE DELLA “FESTA DEI COLORI”

ontinua il fenomeno dell’abbandono, ed il conferimento dei rifiuti, da parte di cittadini di altri quartieri del Municipio dove è stato adottato il modello di raccolta “Porta a Porta”, all’esterno e all’interno dei cassonetti del quartiere di San Giorgio di Acilia. In particolare, in via Domenico Morelli, la situazione è piombata in un degrado parossistico con pattume vario sparso ovunque, al quale sovente viene dato fuoco, e cassonetti stracolmi. Sono, infatti, ancora molti i cittadini del Municipio e non che, non accettando il modello di raccolta, imposto nel loro quartiere di residenza, vengono a sversare illegalmente i rifiuti a San Giorgio e all’Axa. Complice il lassismo istituzionale, il fenomeno sta dilagando. Il fenomeno causa problemi seri agli stessi operatori Ama. Per non parlare dei residenti dei quartieri sopracitati, costretti a respirare miasmi insopportabili e un tipo di prepotenza inaccettabile. E sono in molti a chiedere una soluzione immediata. di Vincenzo Galvani

ella rinnovata location del parchetto di via Molajoli, nel quartiere della Madonnetta (Acilia), si è svolta con successo la X edizione della “Festa dei Colori”. L’iniziativa ha visto la presenza degli stand delle varie realtà associative territoriali e la partecipazione dei cittadini. Organizzata dal C.I.A.O. (Centro per l’Integrazione, l’Accoglienza, l’Orientamento) onlus, che opera nel quartiere e che gestisce la scuola d’italiano “Effatha’”, a sua volta ospitata all’interno del Centro di Formazione Giovanile “Madonna di Loreto”, la Festa è giunta al suo decimo anno di celebrazione. Un evento basato sull’integrazione dunque, ma anche sulla socialità e sui temi ambientali. Il parco nel quale si è svolto l’evento è stato infatti riqualificato dai volontari dell’Associazione e da alcuni cittadini abitanti nelle case limitrofe, dopo anni di totale incuria e assenza istituzionale. Con l’auspicio che si possa ripetere anche negli anni a venire, si può dire, con certezza, che la Festa abbia avuto successo, vista la grande partecipazione, e che sia stato un momento aggregativo fondamentale per tutto il territorio. di Vincenzo Galvani

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RETAKE SI RIPRENDE LE SPIAGGE LIBERE

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o stato di incuria e di abbandono del litorale romano è noto a chiunque ci abbia mes-

so piede. Ai “Cancelli” ci vanno un po’ tutti i Romani. Retake è un’organizzazione di volontariato no-profit e apartitica impegnata nella lotta contro il degrado, nella valorizzazione dei beni pubblici e nella diffusione del senso civico sul territorio. Gli interventi nel territorio del X Municipio sono stati negli ultimi

mesi moltissimi. Ma già a settembre 2017 un piccolo gruppo di Retake (3 persone) ha provato a intervenire presso il Primo Cancello, rendendo evidente che il disastro “sommerso” nel litorale pubblico romano è peggiore di quanto non si creda. Le dune sono la discarica dei bagnanti, dei festaioli notturni, delle troupe che le usano come set fotografico e poi vi abbandonano ogni genere di rifiuto e, infine, della risacca e del vento. E il Comune le ignora.

Scrivono i volontari Retake: “Lo scorso 12 maggio è stata la volta del se-

X NEWS condo cancello. Evento organizzato in pochissimo tempo, lavorando solo sul passaparola dei social e personale. Non avevamo quindi idea di quante persone sarebbero arrivate in quel sabato di sole magnifico: e sono state alcune decine di bellissime persone di ogni età e provenienza, piene di entusiasmo, che in una manciata di ore hanno riempito circa 30 sacchi lasciatici benevolmente dall’AMA che li ha poi ritirati. Ci siamo tuffati sotto la meravigliosa vegetazione in fiore delle dune per trovarvi un orrendo sottobosco di plastica. Abbiamo setacciato la spiaggia, insieme ai bambini entusiasti, con i nostri retini alla caccia dei minuscoli ma dannosissimi mozziconi, cannucce, cotton fioc.

La realtà supera l’immaginazione, ed in questi momenti è dura combattere la sensazione di sconforto, l’idea che il tuo sforzo è una goccia nel mare. Ma ci riesci quando vedi quante persone prendono coscienza della gravità della situazione. Ripeteremo questa operazione, non per la presunzione di poter ripulire tutto, solo con i volon-

tari, ma per allargare ancora l’onda dell’esempio e della presa di coscienza.

E se invece di 70 fossimo stati 140 o 200?”. L’invito è a prendere contatto con i volontari retake sul territorio. Nel X Municipio sono a Ostia, Ostia antica, Dragona/Dragoncello, Infernetto, Casal Palocco, Centro Giano, Axa e Malafede.

Per contatti: https://www. retakeroma.org/retake-aroma/gruppi-di-zona/

di Sabina Guarnieri

DUE PRESTIGIOSI TITOLI PER IL TEAM DI CRISTIANO TREDICI un periodo di transizione per il mondo della Muay Thai, l’arte del combattimento nata in Thailandia. La disciplina è stata già ufficialmente riconosciuta dal Comitato

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protagonisti del domani. A questa delicata e importante funzione si dedica da anni il maestro Cristiano Tredici, formatore e insegnante di Muay Thai a Fiumicino, presso il Fitness Center

Da sinistra: Azzurra Salvati, Daniela Oliva e il maestro Cristiano Tredici

Olimpico Internazionale e dal CONI, un viatico che molto probabilmente si concluderà con l’esordio della Muay Thai nelle prossime olimpiadi di Tokyo, in Giappone.

In questo contesto, è comprensibile come sia sempre più importante crescere vivai di giovani atleti, adolescenti e ragazzi in grado di diventare i

le di combattimento.

Il 27, a Fano, Azzurra Salvati, detta “Ninja”, è diventata campionessa italiana FIMT (Federazione Italiana Muay Thai) nella categoria juniores.

Si tratta di risultati importanti per le atlete in questione ma anche per tutto il territorio. La cultura dello sport, in particolare dello sport da combattimento, implica sacrificio e lavoro. Come spiega Cristiano Tredici, Daniela e Azzurra hanno ottenuto certi risultati “grazie alla costanza e all’abnegazione nel lavoro in palestra”. Cresce dunque una generazione che fa ben sperare per il futuro.

“Officine Sportive”, e ad Acilia, presso il Centro Sportivo “Le Cupole”.

Lo scorso maggio, due giovani allieve di Cristiano Tredici, entrambe in forza al team delle “Officine Sportive”, hanno ottenuto importantissimi risultati sportivi. Il 12, a Roma, Daniela Oliva ha vinto la finalissima e si è aggiudicata il titolo MTE, Associazione naziona-

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BUDGET E RICETTE

di Lucia Bianco (inviate le vostre ricette a luciabianco@hotmail.it)

SAPORI DECISI, SAPORI D’ESTATE i avvicina finalmente il caldo e io ho pronte per voi alcune ricettine che vi sorprenderanno. Due piatti molto saporiti e un dolce tradizionale faranno la felicità del vostro palato. Dunque spazio alle fettine

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di vitella in carpione, alla parmigiana di melanzane siciliana (con formaggi saporiti) e ai Gueffusu, dolci noti in Sardegna come “Sospiri”. Tutto facile e veloce.

FETTINE DI VITELLA IN CARPIONE INGREDIENTI • 10 fettine di carne di vitello magra e tagliata con l’affettatrice • 2 uova • 2 cipolle • salvia

• rosmarino • 1 foglia di alloro • 2 bicchieri di vino bianco • 3 tre bicchieri di aceto pangrattato • olio e sale

PREPARAZIONE

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ipulite le fettine da eventuali nervetti e passatele nell’uovo (non salato) e poi nel pangrattato. Prima di friggerle, tagliatele in modo da avere delle piccole fettine, più o meno dei bocconcini (sui cinque centimetri di lunghezza).

Mettete abbastanza olio in una padella con due rametti di rosmarino e, quando è caldo, friggete le fettine senza farle scurire. Infine, appoggiatele sulla carta assorbente.

In un’altra padella mettete dell’olio a scaldare, la cipolla tagliata a fettine non troppo fini e fate appassire con rametto di rosmarino, alcune foglie di salvia, una foglia di alloro, aglio e sale. Quando la cipolla è appassita, aggiungete due bicchieri di vino e tre bicchieri di aceto bianco. Regolate la fiamma

al massimo per cuocere e sfumare l’alcool. Infine, mettete le fettine di carne in una ciotola di vetro e versate la salamoia ancora bollente sulla carne. Quando è fredda, potete riporla in frigo. È possibile conservarla in frigo anche tre giorni.

PARMIGIANA DI MELANZANE SICILIANA INGREDIENTI • 8 melanzane lunghe • 1 kg di pomodori rossi ben maturi e saporiti • 2 cipolle dorate • 250g di caciocavallo • 1 mazzetto di basilico

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fresco • 4 cucchiai di olio evo • olio di semi di arachide abbondante per friggere • sale grosso e sale fino qb.

agliate le melanzane a fette di mezzo centimetro circa senza togliere la buccia. Vi consiglio di usare la mandolina. Mettetele a bagno in acqua salata per qualche ora, scolatele e asciugatele bene con carta assorbente.

Friggete le melanzane in abbondante olio di semi ben caldo e fatele scolare bene. Preparate la salsa di pomodoro. Rosolate in 4 cucchiai d’olio la cipolla precedentemente tritata, aggiungete i pomodori che avrete pelato e tagliato a dadini e il basilico. Lasciate cuocere a fiamma bassa per circa 15/20 minuti, salate e girate spesso.

A questo punto preriscaldate il forno a 200 gradi. Prendete

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BUDGET E RICETTE una teglia (Io ho usato una teglia di alluminio da 10 porzioni ed ho fatto 4 strati) e versate qualche cucchiaio di salsa. Adagiate le fette di melanzane a coprire, spolverate con il pecorino grattugiato, il caciocavallo a fettine e alcune foglie di basilico.

Proseguire così fino ad esaurire gli ingredienti e terminate con la salsa di pomodoro e una generosa manciata di pecorino. Infornatele per circa 25 minuti e servitele tiepide.

GUEFFUSU (SOSPIRI) INGREDIENTI • 300g farina di mandorle • 300g di zucchero • 1 limone (la scorza grattugiata)

• 2 cucchiai di acqua di fiori d’arancio • poche gocce di limoncello

PREPARAZIONE

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reparate uno sciroppo con 150 g di zucchero e mezzo bicchiere d’acqua. Portate il composto a bollire su fiamma moderata. Nel frattempo mescolate la farina di mandorle con il limone grattugiato, l’acqua d’arancio e il limoncello. Appena vedete tante bollicine che coprono lo sciroppo, versate tutta la farina di mandorle preparata e amalgamate bene per almeno cinque minuti sino ad avere un impasto compatto. Alla fine fate intiepidire.

Versate gli altri 150g di zucchero in un piatto, con le mani inu-

midite fate tante palline grosse come olive (quelle greche!) e rotolatele nello zucchero. Se volete dare un tocco di colore, comprate della carta velina colorata, tagliate tanti rettangoli 20x15, sfrangiateli ai lati corti e arrotolate ogni pallina come fosse una caramella. Riempite un bel cestino di colore, sapore e bellezza, quindi gustateli!

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MAGNAROMA

CIBO A DOMICILIO: LE DIMENSIONI DEL MERCATO E I PROBLEMI DEI LAVORATORI

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I dati riguardo al mercato europeo parlano chiaro: una montagna di soldi. È quanto vale il mercato delle consegne a domicilio in giro per l’Europa, una tendenza che inevitabilmente andrà a crescere. Lo dicono le statistiche e i dati ufficiali. Per una Gran Bretagna, largamente prima, che quantifica il settore (dati 2017) in circa 7 miliardi di euro, c’è infatti un’Italia (seconda) che si attesta sui 3 miliardi e 200 milioni. Poi, a seguire tutti gli altri: Spagna (2 miliardi e mezzo), Francia (2 miliardi e 300 milioni) e così via. Deliveroo è l’azienda che, secondo il Financial Times, nell’ultimo anno è cresciuta di più. È per questo che la situazione dei tanti lavoratori impiegati nel settore - quasi sempre senza contratto, con forme di subordinazione che passano per piattaforme web - è diventata

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MAGNAROMA tema nazionale, con il ministro Di Maio impegnato a dare un quadro più certo e tutele vere a una generazione di ragazzi che lavora a cottimo e per pochi euro.

Le dimensioni del mercato italiano giustificano dunque l’ampiezza del dibattito e la ricerca di soluzioni credibili, che siano in grado di salvaguardare lavoro e profitti. Il rebus sembra complicato ma ci stanno provando in Belgio con delle cooperative. Lì “Smart”, una cooperativa di fattorini, ha siglato un contratto con Deliveroo che prevede tutele salariali, previdenziali e assicurative. Stessa soluzione per molti altri paesi europei: in Spagna sta nascendo Mensakas, una app-cooperativa che vuole sfidare i giganti delle consegne a domicilio. In Francia, a Bordeaux, lavorano i Coursiers Bordelais. E a Bologna il primo maggio scorso i ciclofattorini italiani hanno discusso della possibilità di aderire a CoopCycle. Insomma, qualcosa nel mondo del lavoro delle consegne a domicilio sta cambiando.

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OROSCOPO DI GIUGNO

di Marina Giudicissi

ARIETE 21/3 · 20/4

PARIS JACKSON

3/4/1998

Venere negativa, Marte positivo: no ai sentimenti, sì a battaglie e azioni in campo aperto. Voi però siete in grado di realizzare la tendenza a trasformare quella Venere in fattore favorevole. Lo spazio attivo deve prendere la dimensione di un alleggerimento, rendendo possibili le cose e ascoltando in silenzio, senza transigere: d’altra parte vi viene naturale.

BILANCIA 23/9 · 22/10

FLEA

16/10/1962

TORO 21/4 · 20/5

JOE KEERY

24/4/1992

Il corpo a corpo è meglio dell’ostinato testa a testa: non siate cerebrali, siate concreti. Ricordatevi che se sta bene al corpo, sta bene anche allo spirito. Il corpo sta bene quando non ci sono angosce, quando non c’è la fretta e nessuno ci incalza. È l’amore, la pace che serve per il benessere complessivo dell’organismo. Non siate ostaggio dei pensieri.

SCORPIONE 23/10 · 21/11

KAT DENNINGS

13/6/1986

10/11/1969

SAGITTARIO 22/11 · 21/12

GIORGIO ARMANI

11/7/1934

19/12/1987

CAPRICORNO 22/12 · 20/1

GEORGIA MAY JAGGER

12/1/1992

LEONE 23/7 · 22/8

MEGHAN MARKLE

4/8/1981

Voi sapete essere limpidi. L’igiene della mente e dell’animo sono esercizi quotidiani. C’è un lavoro sincero contro ogni sogno della ragione e di questo ne trarrete beneficio nel medio periodo. È un periodo di alti e bassi, nonché di possibili svolte. Cercate di non muovervi come un elefante in una cristalleria. Riflettete sulle scelte e studiate strategie secondarie.

THIAGO SILVA

22/9/1984

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Venere è in opposizione. Può venirvi il dubbio che non è normale fare come se niente fosse. Sentite in maniera molto amplificata il bisogno d’amore. Può sorgere nella mente qualche interrogativo circa la vita familiare e lavorativa. Siete una macchina intelligente, in grado di interagire con gli altri e adattarsi all’ambiente. Il cuore è soggetto a bruschi cambi d’umore.

ACQUARIO 21/1 · 19/2

THE WEEKND

16/2/1990

VERGINE 23/8 · 22/9 Non c’è nulla di più falso della vostra fama di essere glaciali. Basta andare mezzo metro oltre la superficie per accorgersi di tante forme di bollore, fiammate che dall’animo arrivano direttamente alla carne. Giugno è partito sotto il segno dell’incertezza ma si concluderà con una serie di certezze. È inoltre un periodo favorevole per accogliere la fortuna.

Stanno arrivando incarichi sempre più importanti forse è stata l’azione felice di Urano. A qualcuno forse l’amore piace solo complicato e lo sceglie soprattutto quando lo conduce a misteriosi labirinti che non si sa dove vadano a parare.

Sarà un mese vivace, all’insegna di una certa confusione. Per mettere giudizio occorrerà aspettare luglio.

KARIM BENZEMA

CANCRO 22/6 · 22/7 Rientrate nella fase in cui il dominio dei pensieri si disperde. Questo periodo lascerà il posto alle situazioni nelle quali è il corpo a subire i ritmi del quotidiano senza distrazioni. Non si capisce se state sonnecchiando o se siete all’occorrenza vigili. Venere e Giove in armonia. Significa che sarete pronti agli incontri che contano, quelli sotto il segno di cupido.

Ci sono momenti in cui vi sentite lontani da tutti, con qualcosa di enigmatico che dentro di voi lascia la traccia: un punto di domanda messo lì proprio perché non si trova la risposta. Come persone itineranti voi non vi fermate in alcuna terra promessa.

Da metà mese in poi attenti alle amarezze e tenete gli occhi aperti in famiglia e sul lavoro. Serve lucidità.

ELLEN POMPEO

GEMELLI 21/5 · 21/6 Un caso che si adatta alla particolare conformazione del vostro talento rende la vita di colpo più leggera, più rapida e più allegra. Mese con pollice alzato per ciò che concerne la sessualità e l’affettività. Venere in Leone vi regalerà l’occasione di un viaggio estemporaneo e di conoscenze intriganti. Insomma, con l’altro sesso è il vostro momento, approfittatene.

Più vi sforzate di fare i cattivelli, più capite quanto in realtà siete buoni. Più seguite un lui o una lei nelle sue peregrinazioni (anche scivolando), più il taccuino del giudizio registrerà che lo fate per bontà. Sarà un periodo positivo e di assestamento in molti campi. Qualche malinteso in famiglia ma molta energia fisica e mentale da godervi.

Per ciò di cui non è possibile immaginare voi sapete bene che l’immaginazione crea, trasforma, cambia il mondo. Voi non smetterete mai di progettare inventare nuove possibilità, ovvero scoprire porte che si aprono su orizzonti paralleli. È il modo che usate per uscire da una situazione di confusione. Sarà un mese nel quale avrete le energie giuste.

PESCI 20/2 · 20/3

ASHLEY MCMULLEN

23/2/1987

L’azione dei pianeti lenti e di Saturno sta facendo emergere energie rinnovate, fresche, e l’eventuale attesa non durerà più di tanto. Molti di voi stanno affrontando le prospettive che si aprono senza sottrarsi al loro significato. Ciò significa che i fatti acquistano alle volte forme d’intensità piacevoli. Accettate gli inviti ed apritevi al nuovo. Novità positive.