FUTURO
Gli effetti del clima del clima
ARTE La storia della fontana
ARTE storia della fontana
AMBIENTE Tartarughe: record di nidi
FUTURO
Gli effetti del clima del clima
ARTE La storia della fontana
ARTE storia della fontana
AMBIENTE Tartarughe: record di nidi
Ripartire dalla sostenibilità per guidare con visione tutte le scelte strategiche in tema di innovazione tecnologica, ambientale e sociale. Con il claim "l'Europa ti cambia la vita" scelto dalla Regione Puglia in occasione dell’86a edizione della Fiera del Levante, si è tracciato un percorso chiaro, che mette al centro del futuro la transizione ecologica e digitale. Grazie alle risorse della nuova programmazione europea la Regione Puglia favorirà nel prossimo settennato lo sviluppo sostenibile del territorio in termini economici, sociali ed ambientali attraverso l’ampliamento e il rafforzamento della base produttiva, l’innovazione tecnologica, ambientale e sociale, una maggiore attrattività e apertura internazionale, la riduzione dell’impatto dell'uomo sull’ambiente, l’incremento delle conoscenze e un generalizzato miglioramento dei servizi pubblici nei settori delle risorse idriche e dei rifiuti, dei trasporti, dell’istruzione e dell’assistenza socio-sanitaria.
Saranno 4 milioni i pugliesi che beneficeranno di bandi, opportunità e iniziative che possono se ben canalizzati cambiare la loro vita, in particolare a giovani, donne, minori, persone a rischio di esclusione sociale, con l'obiettivo esplicito di ridurre le diseguaglianze economiche, sociali, di genere, generazionali, territoriali, e coniugando competitività del sistema produttivo, qualità del lavoro, innovazione tecnologica, ambientale e sociale, attrattività e apertura internazionale, qualificazione delle competenze e dei saperi.
Una sfida ed un'opportunità che i territori, le aziende, i cittadini devono conoscere e saper cogliere insieme per costruire una Puglia migliore nell'immediato e prossimo futuro, più attrezzata a fronteggiare gli eventi climatici estremi e più consapevole nell'uso delle risorse che meritano maggiore attenzione, dall'acqua alle risorse ambientali al paesaggio.
4 FUTURO
Ciclone clima
10 10 in condotta
In viaggio con Lorenzo Scaraggi
12 ARTE CULTURA BELLEZZA
La fontana... racconta
22 IL CONTAGOCCE
La ciclovia
24 AMBIENTE
Libere di nuotare
31 sott'acqua
Acque reflue in agricoltura
32 ARTE CULTURA BELLEZZA
Pizzicati dalla Taranta
39 parole come gocce
Trilogia delle donne dell'acqua »
Siamo ufficialmente entrati nell'era dell'ebollizione globale. Il mese di luglio è stato il più caldo finora registrato e nelle scorse settimane l'Intergovernmental Panel on Climate Change, organo scientifico delle Nazioni Unite, ha dichiarato che entro il 2030 la temperatura della Terra sarà definitivamente aumentata di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. L'allarme è stato ripreso e confermato anche dagli organismi dell'Unione Europea e dall'Organizzazione meteorologica mondiale sul clima. A testimoniarlo non ci sono soltanto gli intangibili dati, ma anche la comparsa e la presenza nelle acque del Mediterraneo di animali finora non molto comuni: le meduse. Gli avvistamenti negli ultimi 10 secondo il CNR sono quasi decuplicati. L'aumento delle temperature favorisce la riproduzione di molte specie cosiddette aliene nel Mediterraneo. Nella fase “sessile” quando cioè sono ancora dei piccoli polipi, le alte temperature e l'aumento della salinità delle acque possono determinare l'insorgenza di bloom, ossia lunghi “tappeti” di meduse ammassate le
une sulle altre.
Inquinamento, cementificazione e pesca non controllata hanno determinato il cambiamento degli ecosistemi, producendo una diminuzione del PH delle acque. L'acidificazione degli oceani ha alternato il rapporto tra pesci e meduse. Alcune specie sono infatti voraci di uova e larve di pesci.
Ma le meduse non sono le sole specie aliene a essere arrivate nei mari d'Europa. Secondo il monitoraggio condotto da Ispra, in Italia ci sono 3,500 specie esotiche. Molte, come il tanto chiacchierato granchio blu, sono arrivate per mezzo delle navi cargo, ma poi hanno continuato a proliferare agevolati dai mari caldi e dall'abbondanza di cibo. Le temperature più alte e umide hanno consentito vita facile anche alle zanzare tigre.
Alterare gli equilibri dell'ecosistema comporterà inevitabili ripercussioni sull'uomo. E fino a questo punto le belle notizie scarseggiano. Jim Skea, presidente dell'IPCC delle Nazioni Unite, ha dichiarato di essere convinto di non poter più evitare di sforare la soglia minima di innalzamento delle temperature fissata
dall'accordo di Parigi appunto a 1,5 gradi. Ad aver coniato il termine “era dell'ebollizione” è stato il presidente della Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel tentativo di dare un'ennesima scossa alla percezione della tematica. Va infatti sottolineato che il fenomeno del negazionismo climatico è in crescita e addirittura nel 2020 gli Stati Uniti d'America si sono ritirati dall'accordo di Parigi, che ha impegnato i sottoscrittori a orientare i flussi finanziari verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e a migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Decisione poi ritirata nel 2021 a seguito del cambio di vertice alla Casa Bianca. Insomma non è più il momento di ricorrere a mezzi termini e compromessi. Sulle stesse corde risuona l'appello lanciato più volte dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarel-
la, e di recente convogliato in un documento sottoscritto dai Capi di Stato di Croazia, Grecia, Malta, Portogallo e Slovenia. I rappresentanti dei Paesi del Gruppo Arraiolos si sono impegnati a sostenere iniziative di azione congiunta contro la crisi climatica rivolgendosi all'Unione Europea, agli altri Paesi del Mediterraneo e in generale alla comunità internazionale affinché il tema della crisi climatica resti in cima all'agenda politica. “Non c'è più tempo da perdere": inizia così la nota diramata dal Quirinale attraverso la quale è stato annunciato il protocollo. Gli effetti più devastanti del cambiamento climatico si riverseranno soprattutto nell'area del Mediterraneo gravemente a rischio di scarsità di acqua ed elettricità e soprattutto di inondazioni, ondate di calore, incendi e desertificazione.
“I fenomeni naturali estremi stanno distrug-
Quest’estate ha fatto notizia il gran numero di meduse nei nostri mari. Questo ha solo un significato per gli esperti: l’aumento della temperatura del mare e la diminuzione delle piogge dovute ai cambiamenti climatici.
gendo l’ecosistema e minacciando la nostra vita quotidiana, il nostro stile di vita”, si legge nel documento.
“Non c’è più tempo da perdere, non c’è più tempo per scendere a compromessi per ragioni politiche o economiche. È imperativo agire e prendere iniziative urgenti ed efficaci. Tutti i Paesi del Mediterraneo devono coordinarsi e reagire, impegnarsi in uno sforzo collettivo per arrestare e invertire gli effetti della crisi climatica”, si legge ancora. È dovere di tutti noi agire in questa direzione e adottare politiche concrete volte a questo sforzo. Sensibilizzare l’opinione pubblica, educare e ispirare in tutti l’etica della responsabilità ambientale. Non solo per il presente, ma anche per il futuro dei nostri figli e delle generazioni che verranno”.
Dopo Cina e Stati Uniti l'Unione Europea è il terzo maggiore produttore di gas serra al
mondo, secondo l'Agenzia europea per l'ambiente. Per questo l'UE ha messo a punto delle strategie per invertire la rotta implementando meccanismi differenti a seconda del settore interessato. Un ricco programma che è facilmente consultabile sul sito ufficiale per Parlamento Europeo. Per limitarci ad alcuni esempi si potrebbe citare la strategia relativa alle centrali elettriche e alle industrie. Per ridurre le emissioni delle centrali elettriche e delle industrie, l’Unione europea ha messo in pratica il primo mercato delle emissioni. Con il sistema di scambio delle emissioni (ETS, dall’inglese Emissions Trading System), le aziende devono acquistare permessi per emettere CO2. Ciò significa che meno inquinano, meno pagano. Questo sistema copre il 40% delle emissioni totali di gas a effetto serra nell'UE.
L'energia è infatti la principale fonte di emis-
sioni di gas a effetto serra nell'UE. Il miglioramento dell'efficienza energetica e la produzione di energia più pulita aiutano a raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE e a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni.
Nel marzo 2023, il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo per promuovere le energie rinnovabili. La quota di energie rinnovabili nel consumo finale di energia dell'UE dovrebbe aumentare al 42,5% entro il 2030, mentre i singoli paesi dovrebbero puntare al 45%.
Esiste ancora margine di intervento e affinché sia efficace occorre prendere consapevolezza del fatto che il cambiamento climatico è generato da azioni umane. Da qui nasce l'appello sottoscritto da 100 scienziati italiani, tra cui il premio nobel Giorgio Parisi, rivolto ai media perché a fronte degli eventi climatici estremi non si parli di crisi climatica e non di generico maltempo. Ma c'è molto di più, come spiega
Antonello Pasini, primo ricercatore Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR:
“Non parlare delle cause dei sempre più fre-
quenti e intensi eventi estremi che interessano il nostro pianeta e non spiegare le soluzioni per una risposta efficace rischia di alimentare l’inazione, la rassegnazione o la negazione della realtà, traducendosi in un aumento dei rischi per le nostre famiglie e le nostre comunità, specialmente quelle più svantaggiate. Per queste ragioni, - spiega Pasini - invitiamo tutti i media italiani a spiegare chiaramente quali sono le cause della crisi climatica e le sue soluzioni, per dare a tutti e a tutte gli strumenti per comprendere profondamente i fenomeni in corso, sentirsi parte della soluzione e costruire una maggiore fiducia nel futuro".
"Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050. Possiamo farlo anche grazie a una corretta comunicazione e alla cooperazione tra noi tutti".
Storie di eccellenza. Storie di racconti che meritano un ‘Dieci in condotta’. Così come quelli di Lorenzo Scaraggi, ‘cacciatore di storie’ in lungo e in largo per la Puglia con un suo ‘Vostok100K’.
Regista, ideatore, reporter che dalla sua, ha una passione: viaggiare; si ferma nei luogi meno instagrammati della Puglia, cammina e conosce gente attraverso dei percorsi che lui stesso ha definito fuori rotta.
Sono dei cammini per far innamorare, assaporare, riscoprire la nostra regione. Numerosi sono i documentari realizzati, cosi come le web series.
Scaraggi riesce a far parlare pietre e strade. Fa conoscere una Puglia fuori dai sentieri battuti. Zaino in spalla e tanta voglia di raccontare. Curiosità, percorsi, come lui stesso ammette, alla velocità dei suoi passi.
Le prossime tappe? Possiamo saperlo solo seguendo i suoi suggerimenti.
Luogo di incontro, simbolo di prosperità e vita, segno tangibile di un popolo che si fa comunità, la fontanina in ghisa di Acquedotto Pugliese è oggi testimone della storia di intere generazioni.
Fulcro della vita quotidiana delle famiglie del sud, le fontanine sono state installate nel lontano 1915, anno durante il quale in una terra arida e sitibonda come la Puglia, arrivò finalmente l'acqua. Le fontanine, nel corso degli anni, sono diventate anche luoghi di innamoramenti, di appuntamenti con amici e luoghi in cui ritrovarsi per giochi e risate.
E in alcuni casi possono diventare anche simbolo di arte e bellezza come accaduto a Polignano a Mare, dove l'artista Carmine de Marco ha ristrutturato una fontanina pubblica, dipingendola con i colori dell'acqua, donandole
quindi una nuova vita. “Ho voluto regalare alla città la mia arte, perchè penso che quest'ultima debba essere di tutti” ha spiegato De Marco, illustrando poi il suo progetto “Ti Apprezzo”, che mira a diffondere tra la gente la consapevolezza che i piccoli gesti per migliorare la qualità di vita di ambienti e persone, possono fare la differenza.
Ma la storia delle cosiddette “cape de firr”, così come vengono comunemente chiamate in dialetto barese, nasce da molto lontano. Così come racconta Michele Cassano, autore del libro “Acquamare”, pubblicato ormai 20 anni fa.
“Agli inizi del '900 pochi erano coloro che avevano l'acqua in casa. E così quando arrivarono le fontanine, portatrici di un'acqua fresca e pura, per molti la vita cambiò radicalmente.
Infatti – ha spiegato Michele Cassano – averle in città semplificò di molto la vita di intere famiglie, ma soprattutto significò diventare
comunità”.
“Presente sin dall'inizio dei tempi, testimone di naufragi e immigrazioni, nascosta in grandi condutture o zampillante mentre sgorga dalle fontane, sacra nei gesti liturgici e quotidiana nelle necessità ordinarie, l'acqua è da amare. Sempre” si legge sulla quarta di copertina del libro di Cassano. Ed è proprio così, infatti con l'arrivo dell'acqua in Puglia si registrò una minore mortalità legata all'uso di un'acqua pubblica di qualità che migliorò di molto la qualità di vita di un'intera popolazione.
Rigorosamente di produzione artigianale, le fontane pubbliche dell’Acquedotto Pugliese hanno una forma conica, sono alte 128 centimetri e sono corredate di cappello e vaschetta di recupero delle acque; tutte in ghisa, presentano un rubinetto a getto intermittente, possibile grazie al meccanismo interno in ottone. Nata per portare acqua in una terra assetata, è presto diventata simbolo di riscatto e da oltre cento anni la fontanina in ghisa campeggia nelle piazze di ogni centro della regione. Nell’Italia post unitaria le crisi sanitarie derivanti dalla difficoltà di accesso all’acqua erano numerose, proprio alla luce di questo, portare l’acqua ovunque divenne una priorità. Nel 1902, grazie alla legge per la costruzione e l’esercizio dell’Acquedotto Pugliese, si stabilì che in ogni Comune ci dovesse essere una fontanina che distribuisse gratuitamente acqua a tutta la popolazione. In particolare, il regolamento prevedeva che ci fosse una fontanina ogni 2.500 abitanti nei grandi centri e una ogni 1.500 abitanti nei comuni con una popolazione compresa tra 10 e 20 mila abitanti. L’acqua era erogata gratuitamente e pagata dai Comuni
0.20 lire a metro cubo. E nel 1914 il regio decreto diventò attuativo e nacque la “fontanina 1914”, così come la conosciamo.
Oggi le fontanine in ghisa sono considerate un patrimonio da tutelare e valorizzare. Per questo, l'amministrazione comunale di Bari ha deciso di occuparsi costantemente della loro
manutenzione, implementando la loro presenza anche nei quartieri di nuova realizzazione, come il quartiere Sant'Anna o il quartiere di Torre a Mare, dove sono state da poco installate due nuove “cape d firr”.
Una storia lunga più di un secolo che l'Acquedotto Pugliese, ha deciso di narrare attraverso la mostra itinerante “La Fontana Racconta” che in lungo e in largo, in tutta la Puglia, documenta proprio l'arrivo dell'acqua in regione. Un centinaio di scatti, in parte provenienti dall’archivio di AQP e in parte realizzati dai numerosi fans della fontanina, e di diversi manufatti risalenti ai primi decenni del secolo scorso. Dal bianco e nero fino all’alta risoluzione, la “mitica” fontanella in ghisa 1914 ha ancora molto da raccontare. Un grande progetto di conservazione della memoria, rivolto
soprattutto ai ragazzi delle scuole, e insieme l’occasione per sottolineare la centralità del servizio idrico e il ruolo insostituibile dell’acqua pubblica per il benessere dei cittadini e lo sviluppo del territorio.
Da Tricase ad Acquaviva delle Fonti, da Cassano delle Murge a Monte Sant'Angelo, da Margherita di Savoia a Modugno – solo per citare alcune tappe – la mostra invita tutti i visitatori a riflettere sull'importanza dell'acqua, un bene comune che va tutelato e mai sprecato, una ricchezza che non andrebbe mai data per scontata, perchè dietro al semplice gesto di aprire il rubinetto di casa, c'è più di un secolo di lavoro e sacrificio, portato avanti ancora oggi dalla grande famiglia di Acquedotto Pugliese, che con l'esperienza del passato guarda ad un futuro innovativo e sostenibile.
La storia della fontanina in ghisa, la cape d firr, è diventata una mostra itinerante grazie all’Acquedotto Pugliese. Un progetto fatto anche di scatti d’epoca che raccontano una storia, quella di una comunità. Sopra, un particolare dell'ultimo allestimento al Circolo Tennis di Bari. A sinistra alcune mmagini tratte dall'archivio storico di AQP.
La storica fontanina in ghisa di Acquedotto Pugliese diventa luogo di aggregazione e punto di riferimento con la nuova applicazione FontaninApp. Un nuovo strumento innovativo che permette non solo di individuare la fontana più vicina, ma anche scoprire la storia che c'è dietro ogni manufatto, le qualità dell'acqua e addirittura darsi appuntamento. In una calda ed afosa giornata di agosto, Acquedotto Pugliese ha presentato a Polignano a Mare l'applicazione installabile su tutti i dispositivi Android e iOS. Uno strumento attraverso cui “diamo la possibilità a tutti i cittadini e ai turisti che scelgono la Puglia come meta delle proprie vacanze, di individuare dove è localizzata la fontanina più vicina – ha spiegato Francesco Crudele, consigliere d'amministrazione di AQP - Un servizio che mette in rete non solo le storiche cape de firr, ma anche tutti i Comuni pugliesi, all'insegna del bene comune che è l'acqua”. Scorrendo l'app è possibile anche usufruire della funzione “Vediamoci qui”, condividendo la posizione delle fontanine sui social, è quindi possibile darsi appuntamento con gli amici, con una funzione che richiama in qualche modo il passato, quando le fontanine rappresentavano un luogo di incontro, di giochi e risate. Inoltre, Fontaninapp monitora l'idratazione giornaliera, ricordando all'utente di bere con frequenza, evitando l'uso delle bottiglie di plastica, riducendo quindi l'impatto delle proprie azioni sull'ambiente. Infine, sempre mediante l'app di Acquedotto Pugliese è possibile rimanere aggiornati sulle ultime novità in tema di acqua e sostenibilità, con collegamenti diretti al sito e alla web tv di AQP.
La street art sbarca a San Girolamo, quartiere periferico di Bari. A ridosso dei palazzi, con il mare che fa da sfondo, l’artista Giuseppe D’Asta ha realizzato un murale. Un’opera dedicata al mare e agli sport nautici, in particolare al kitesurf. “Sulla cresta dell’onda ha una metafora – spiega D’Asta – come un kiter che affronta e supera le onde, anche noi, alla stessa maniera dobbiamo affrontare quello che la vita ci offre”. © Rafael La Perna
190
Una data precisa: il 2026. Una data storica per l'ambiente e la sostenibilità. La ciclovia dell'Acquedotto Pugliese passerà da 16 a oltre 190 chilometri in due anni. Il consiglio di amministrazione della società ha approvato un progetto di ampliamento: i lavori, del valore di 24,6 milioni di euro finanziati dal Pnrr, riguardano la realizzazione di due nuovi tratti dell'itinerario turistico lungo la strada di servizio del Canale Principale di AQP. Una infrastruttura di grandissimo valore per la Puglia.
Un percorso ciclabile alla scoperta di diversi scenari paesaggistici e del patrimonio di archeologia industriale, costeggiando le condotte storiche dell'acquedotto, il più grande d'Europa.
Sarà un'estate da ricordare per il litorale salentino, luogo prediletto quest'anno dalle tartarughe marine come culla per i loro piccoli. Nel periodo della deposizione delle uova, che solitamente si conclude a inizio agosto, sono stati individuati 23 nidi di caretta caretta. Un vero e proprio record per il litorale, dove le segnalazioni di nidi si sono susseguite per tutta l'estate.
“Il Salento – ha spiegato Piero Carlino, direttore del centro recupero tartarughe di Calimera – è sempre stato un buon punto poiché affacciandosi su due mari può accogliere sia le femmine che arrivano dalla parte ionica che quelle che arrivano dalla parte adriatica. Riesce in qualche modo ad essere una sorta di penisola inserita all'interno del Mediterraneo centrale, di conseguenza è già un territorio ospitale. La parte ionica, che ha delle spiagge molto profonde, è idonea assolutamente alla
nidificazione delle caretta caretta, la specie che nidifica più in Italia. Ed è una specie fortemente monitorata da parte nostra”.
Il Salento riflette una tendenza generale. Infatti anche su altre coste, d'Italia e d'Europa, si è registrato un aumento delle ovodeposizioni da parte della caretta caretta. Lungo la Costa Azzurra, per esempio, e nelle regioni della Provenza e dell'Occitania sono stati segnalati una decina di nidi. Sul litorale spagnolo invece, tra Valencia, Maiorca e Ibiza, se ne sono contanti oltre 20, laddove non il numero più alto negli anni precedenti era fermo a 11 con record peggiore lo scorso quando in Spagna ne sono stati contanti solo appena due.
Le caretta caretta rivestono un ruolo fondamentale per l'ecosistema marino. Infatti il guscio della tartaruga funge da casa anche per altri esseri viventi: piante, piccoli animali e crostacei. Sicuramente una buona notizia per la biodiversità dei nostri mari, ma il fenomeno
dell'aumento delle nidificazioni rivela anche un altro aspetto. Appare evidente infatti come il cambiamento climatico abbia innescato il surriscaldamento delle acque del Mediterraneo rendendole maggiormente attrattive per le tartarughe caretta caretta.
Il rapporto “Climate change and interconnected risks to sustainable development in the Mediterranean”, realizzato da Nature Journal, ha rivelato che il bacino del Mediterraneo è tra i mari che più velocemente si stanno surriscaldando. Negli ultimi decenni è stato certificato un aumento di 0,4 gradi per ogni anno. Le proiezioni al 2100 parlano di più 1,8 gradi e più 3,5° gradi in media rispetto al periodo tra il 1961 e il 1990.
Le alte temperature hanno avuto effetto anche sulle nascite quest'anno iniziate prima del previsto.
“Le schiuse quest'anno sono iniziate in anticipo – spiega ancora Carlino – La prima si è
verificata il 17 agosto in località Torre Mozza. Abbiamo avuto una schiusa di 50 piccoli che però era un nido non censito. Quindi è stata una sorpresa che ci ha costretti a spostare in qualche modo l'attenzione dai nidi invece che reputavamo già pronti per la schiusa”.
Ogni nido di tartaruga marina accoglie circa un centinaio di uova, il cui periodo di incubazione varia dai 45 ai 70 giorni. È la temperatura a determinare il sesso dei piccoli. Se le uova si trovano a temperature superiori a 29 gradi nasceranno femmine, se la temperatura scende saranno maschi. Una volta nati i piccoli possono impiegare anche una settimana per raggiungere la superficie, arrampicandosi sulla sabbia. È fondamentale che durante questa fase non vengano disturbati poiché immagazzinano informazioni utili a ritrovare la spiaggia dove sono nati per tornare a riprodursi una volta raggiunti i 20 o 30 anni di
Anno record in Italia per la nidificazione delle Caretta Caretta: solo in Puglia, quest’estate 45 nidi. Ci si attende adesso la nascita di circa 20mila baby tartarughe che nuoteranno libere, in mare aperto. Fotografie Consorzio di gestione di Torre Guaceto (sopra e a pp-24-25 Giuseppe La Notte, p. 26 Claudia Amico, p. 28 Catila).
età. La vita media di una tartaruga marina è di circa 80 anni. La varietà di habitat ottimali per la caretta caretta è molto ampia a causa del suo stile di vita migratorio. Percorre infatti migliaia di chilometri attraversando le zone di alimentazione, accoppiamento e deposizione delle uova. Dopo la schiusa è estremamente difficile monitorarle poiché gli spostamenti sono frequenti e si lasciano trasportare dalle onde e dalle correnti. Dopo diversi anni trascorsi al largo cominciano ad avvicinarsi alla costa in cerca di nuove fonti di cibo.
Data la sempre maggiore presenza di una specie a rischio nelle aree del Mediterraneo occorre prestare maggiore attenzione alla sua tutela. L'habitat delle tartarughe è altamente minacciato dall'inquinamento e dallo sviluppo turistico incontrollato. Fattori che si uniscono alle catture accidentali durante la pesca. Le caretta caretta, sebbene vivano in mare, hanno i polmoni e hanno bisogno di tornare
in superficie per respirare. Tuttavia trascorrono l'80% del tempo in apnea poiché la loro attività metabolica sott'acqua si riduce drasticamente. Se vengono riportate a galla troppo velocemente, per esempio perché catturate da una rete, rischiano di morire per embolia. In Italia ciò rappresenta una delle minacce maggiore per le tartarughe marine. È stimato che ogni anno siano vittime di catture accidentali circa 24mila esemplari. Anche l'inquinamento luminoso può essere fonte di pericolo, soprattutto dopo la schiusa. Dopo essere usciti dalle uova durante la notte, per evitare i predatori, i piccoli si dirigono verso il mare, vale a dire verso l'orizzonte più luminoso. Se l'illuminazione artificiale è eccessiva i piccoli potrebbero dirigersi verso la terra e andare così incontro a morte certa poiché hanno bisogno di raggiungere il mare aperto approdare in zone dove la concentrazione di nutrienti è maggiore. Tenere puliti i litorali, preservare i nidi e ri-
durre l'impatto dell'attività umana soprattutto durante l'estate, possono essere alcune delle accortezze da adottare, spiega ancora Carlino:
“Il Salento negli ultimi anni, da parecchi anni in realtà, è un territorio altamente antropizzato è molto turistico, di conseguenza le strutture e lo sfruttamento della Costa sicuramente creano disagio a queste tartarughe e in qualche modo rischiano di distruggere i nidi perché la frequentazione della spiaggia è uno dei pericoli principali. Noi abbiamo attivato ormai da un po' di anni un protocollo che prevede un monitoraggio costante della Costa. Durante tutti i mesi di deposizione, quindi dal 15 giugno fino ai primi d'agosto, cerchiamo proprio di trovare tutte le nidificazioni per poterle mettere in sicurezza. Considerate che è un lavoro che va fatto ogni giorno alle 5:00
di mattina per tutto l'anno nell'intero periodo di deposizione”.
I progetti per la tutela delle caretta caretta sono numerosi. Legambiente, ad esempio, si è fatta promotrice del progetto europeo "Life Turtlenest". Si tratta di un progetto finalizzato al miglioramento della conservazione della caretta caretta del Mediterraneo attraverso attività di monitoraggio e messa in sicurezza dei nidi. Il progetto si avvale inoltre di un centro di studi e analisi per il monitoraggio degli effetti dei cambiamenti climatici sulla specie. Tra le azioni che Life Turtlenest mette in campo ci sono corsi di formazione per gli operatori balneari, pesccatori e volontari; il monitoraggio dei nidi e la ricerca attraverso unità cinofile addestrate; campagne di sensibilizzazione e ovviamente ricerca scientifica.
ACQUE REFLUE IN AGRICOLTURA: QUANTO SI UTILIZZANO?
Partiamo da un presupposto: attraverso la depurazione l’acqua utilizzata viene trasformata in nuova linfa per la terra e l’agricoltura. Si parla tanto di riutilizzo delle acque reflue in agricoltura eppure solo il 4% viene sfruttato. A sottolinearlo una ricerca di Utilitalia che prosegue: “si potrebbe già riutilizzare il 23% dei 9 miliardi di metri cubi trattati nel nostro Paese”. I numeri nel nostro Paese: 112 grandi impianti sono già pronti a fornire al mondo agricolo 2,3 miliardi di metri cubi d'acqua all'anno, manca solo l'infrastruttura di collegamento. Altri 66 grandi impianti potrebbero produrre ulteriori 1,1 miliardi di metri cubi a fronte di costi di investimento incrementali stimati in 4,2 miliardi. Da giugno è operativo il regolamento europeo 2020/741 che definisce i requisiti minimi per l'utilizzo multiplo delle acque, in modo da favorirlo superando di fatto il decreto ministeriale 185/03. Qual è la situazione in Puglia?
Acquedotto Pugliese è impegnato a rendere fruibili le acque affinate dagli impianti che gestisce. Ad oggi sono già 4 quelli che restituiscono l'acqua alla terra per irrigare le coltivazioni e si trovano nelle seguenti città: Gallipoli, Corsano, Acquaviva, Ostuni. C’è di più: nel 2022, grazie ai 5 impianti di affinamento dei Comuni di Ostuni nel Brindisino, Acquaviva delle Fonti e Castellana Grotte in provincia di Bari, Gallipoli e Corsano in Salento – Acquedotto Pugliese ha distribuito 560mila metri cubi di acqua affinata. Di recente a Giovinazzo è stato fatto il punto sull’impianto di sollevamento a Levante. Un impianto, in fase di rifunzionalizzazione, che permetterà di ottenere a fine ciclo acqua affinata per uso irriguo (progetto da 5,7 milioni di euro). “Sono in costruzione – ha spiegato Michele Sollecito, Sindaco di Giovinazzo – le nuove vasche di stabilizzazione che verranno coperte per ridurre drasticamente le emissioni odorigene. Le vecchie vasche, al termine dei lavori, saranno demolite”.
Nell’aprile 2024, quando è prevista la fine dei lavori di ammodernamento, anche Giovinazzo potrà avere acqua affinata per il riutilizzo in agricoltura.
Sollecito conclude: “Siamo ora nelle condizioni di poter pubblicare l’avviso pubblico per l’utilizzo dell’acqua affinata per uso irriguo in agricoltura. Con questo primo avviso riscontreremo l’interesse all’utilizzo, in base a questo dato si potrà poi istruire la procedura per la distribuzione dell’acqua".
Una tradizione capace di raccontare la storia e l’evoluzione di un territorio e, al contempo, l’identità del suo popolo: è la pizzica, tipica danza popolare salentina che, secondo la leggenda, trae la sua origine dal morso di un ragno – la taranta, appunto – capace di insinuare negli individui e soprattutto nelle donne un dolce e incontrollato ritmo sincopato: una danza vivace e saltellata, che ricorda gli spasmi di una felice convulsione. Da questo antico ballo, storicamente appannaggio delle donne salentine, nasce la tradizione della pizzica, divenuto con il tempo un vero e proprio tratto identitario del territorio pugliese e, in particolare del Salento, di cui ogni passo e ogni salto a piedi scalzi raccontano un pezzo di storia. Da qualche decennio, questo valore identitario trova concretezza in quello che è divenuto, a tutti gli effetti, il più grande festival della musica tradizionale e popolare in Italia: la Notte della Taranta. Organizzata dall’omonima Fonda-
zione con il sostegno di Acquedotto Pugliese e lungi dall’essere costituito dal solo concertone finale, il festival si compone di un ricchissimo cartellone di eventi itineranti che ogni anno animano il territorio salentino durante tutto il mese di agosto. Un programma che quest’anno ha toccato più di 25 borghi e ha coinvolto più di 400 artisti, portando la musica e il ritmo della taranta nei comuni che, abbracciando questa tradizione, hanno goduto di un’importante visibilità. Tre in particolare le tappe che, realizzate in collaborazione con Acquedotto Pugliese, hanno contribuito a raccontare a suon di tamburelli e salti ritmati, l’umanità dell’acqua. Si è partiti da Corigliano d’Otranto con un laboratorio di danza tradizionale e a seguire un momento condiviso con l’intera collettività, con cui si è dato il via alla triade di eventi. L’Orchestra Popolare della Notte della Taranta ha aperto le danze con la manifestazione musicale “Pizzica in scena”, svoltasi nei pressi dello storico serbatoio di Acquedotto Pugliese della città salentina. E così la “Città dell’Acqua” si è animata di un
flusso musicale che, a partire proprio da quel punto così simbolico è arrivata al centro storico della città. Da Corigliano, poi, allo scenario etereo di Torre Guaceto, che per la seconda di queste tre tappe, ha ospitato nella sua riserva naturale un concerto in acustico dai toni magici e sognanti. E, ancora, alla volta di Baia Sant’Andrea, nella Marina di Melendugno: è così che La Notte della Taranta e Acquedotto Pugliese hanno celebrato, insieme, l’elemento cardine di un passato che scorre verso il futuro, la forma fluens delle condotte idriche che vivono interconnettendo comunità e territori. Una connessione che passa dal riscoprire, tappa dopo tappa, un’identità comune che nasce dalla condivisione di un territorio ricco di bellezza, ma anche di storia, di tradizione, di folklore. E, in questo senso, la sfida della Notte della Taranta è quella di aprire il dialogo tra la riscoperta e la valorizzazione dell’identità locale e la conoscenza collettiva di una cultura e di un territorio che si aprono al resto del mondo. Un percorso
che avviene anche per mezzo dell’interconnessione tra la danza tipica tradizionale e il cuore ritmico della musica pop mainstream: è questa la magia di un festival che, dopo un mese di eventi itineranti, è tornato nella sua storica casa di Melpignano per l’attesissimo Concertone 2023. Maestra Concertatrice di questa edizione è stata la cantante Fiorella Mannoia, mentre sul palco si sono alternati nomi di spicco del panorama musicale italiano come Tananai, Arisa e Brunori Sas, protagonisti di un melting pot di generi musicali che ha fatto impazzire il pubblico. Dai canti delle “tabacchine” – le donne salentine che, anticamente, lavoravano nelle piantagioni di tabacco – al repertorio contemporaneo degli artisti del mondo del pop; dalla canzone italiana alle complesse interpretazioni nelle lingue arcaiche del griko e dell’arbereshe, le note si sono fuse in un’unica melodia dalle mille sfumature, facendo della cultura locale un vero e proprio patrimonio universale. Un festival ricco di colore, ritmo e di emozione,
quello della Notte della Taranta 2023, che non ha tralasciato, però, di curare l’aspetto legato alla salvaguardia e promozione dell’ambiente, nonché quello della sostenibilità. Aspetti di cui da sempre la Fondazione organizzatrice si fa promotrice e che, di anno in anno, si sono consolidati nella generale organizzazione dell’evento, grazie alla collaborazione con Acquedotto Pugliese. Quest’ultimo, infatti, attraverso la sua importante presenza durante le giornate di prove e dello stesso concertone, ha garantito ad un pubblico di oltre duecentomila persone la possibilità di fruire gratuitamente delle fontane di acqua fresca per affrontare le lunghe ore di attesa, il gran caldo della fine di agosto ma anche e soprattutto i momenti più scatenati della festa collettiva. Una festa che, per volere della sua direttrice artistica, ha avuto come filo conduttore quello del grido di orgoglio di tutte le donne del territorio e non solo: figlie di una terra dura e, al contempo, meravigliosa; mogli accoglienti, madri premurose, lavoratrici instancabili e, ancora, portatrici di un messaggio di identità tradizionale tramandato di generazione in generazione. Donne danzatrici di pizzica, dal ritmo dinamico espresso tanto nella musica quanto nella vita: è a loro che Fiorella Manno-
ia dedica il suo lungo spettacolo, puntellato di momenti di attenzione al tema del contrasto alla violenza di genere e caratterizzato da frequenti messaggi di libertà dedicati universalmente a tutte le donne e a tutti gli uomini del mondo. Dal Salento all’Italia intera – grazie anche alla trasmissione in differita dell’intero concertone sul canale pubblico nazionale – la Notte della Taranta 2023 ha regalato uno spaccato di bellezza che restituisce il giusto valore ad un territorio, quello pugliese, capace di dar vita a grandi eventi collettivi mantenendo, nel tempo, la memoria e l’identità delle proprie radici e crescendo, di anno in anno, per mostrarsi al mondo ogni volta in una chiave migliorata e ancor più maestosa. Un riflettore acceso sulla terra salentina e non solo, che concorre all’intento generale e già avviato da molto tempo di promuovere la Puglia come terra di accoglienza e culla di cultura: una cultura antichissima ma pur sempre in grado di inserirsi nell’attuale dibattito ad ogni livello, poiché mantenuta sempre verde da un’identità salda e sempre uguale a sé stessa, pur nella continua evoluzione di popoli e società. È questo che Fiorella Mannoia ha elogiato del popolo salentino e, in particolare, delle sue donne, tanto da dedicare al tema dell’identità
l’intera edizione 2023 della kermesse musicale. Una dedica che ha trovato spazio, in particolare, nella fase di apertura e in quella di chiusura del concertone, ma anche nella scelta dei brani assegnati all’altra donna della Taranta 2023: Arisa. Una donna lucana e grande amante del Salento, che ha portato sul palco due brani dall’elevata componente femminile, puntando tutta la sua emozione e personalità interpretativa sul testo di Ferma Zitella, tramite il quale ha trasformato uno stigma in un elemento di orgogliosa autonomia. Esibizioni applauditissime, durante le quali la maestra concertatrice, a piedi nudi sul palco, si è la-
sciata andare più volte a simbolici abbracci alla folla acclamante sottopalco. Un abbraccio contagioso di una grande artista verso il popolo e la terra che l’ha accolta con amore ed entusiasmo. Un abbraccio rivolto, in particolare, secondo le stesse parole pronunciate in dialetto salentino da Fiorella Mannoia, “…a tutte le fimmine. Perché fimmina è la Taranta”.
112 pagine
Tre prose. Una trilogia dedicata alle donne e che parla di acqua. Medea, Didone e Penelope sono tre ragazze vissute su un'isola con il proprio dolore avendo come complice il mare e quello stesso mare diventa custode dei loro segreti conservati nel tempo. L'acqua è vita, l'elemento essenziale della nostra stessa esistenza. Al mare e al mito greco che l’autrice Marilena Lucente dedica il libro collegandolo all’'identità femminile nel suo rapporto con il tempo e la storia. In queste tre brevi prose, Medea, Didone e Penelope raccontano cos'è stato, per loro, quell’infinita distesa blu che è mare. Medea è la prima donna salita a bordo di una nave, la nave Argo di Giasone. Didone, che dal mare ha ricevuto e dal mare ha visto sottrarsi Enea, scegliendo per sé l’elemento opposto all’acqua, il fuoco; e quella di Penelope, che accanto al mare ha vissuto per vent’anni l’attesa di Ulisse ed è stata da questa attesa trasformata più di quanto le avventure abbiano trasformato il suo sposo. Le donne del mito acquistano vita e prendono voce; il mare, intanto, separa e unisce, genera e uccide, inghiotte e sostiene, riconduce e disperde. Sul fianco del legno il nome di lei se lui dimentica sara’ la barca a farsi ricordo”. E ancora: “ Poi tutto si è fatto deserto …io sono diventata deserto, incessante vento del deserto. Quando finisce il passato ? ”. “Acqua sulle mani di Medea, sulle labbra di Didone, sugli occhi di Penelope. Acqua tra loro e il mare. Acqua tra un uomo e una donna, tra le parole e il silenzio, tra il cielo e la terra. Acqua, per portare via secoli e secoli di inganni, potere, bugie”. Sono alcuni dei versi che troviamo all’interno della trilogia.. Dalla superficie delle onde e delle parole, il lettore vede affiorare i volti delle donne che ha conosciuto da sempre, tutt'uno con il mistero delle profondità: simboli e presenze si identificano gli uni con gli altri. Le brevi poesie che aprono il volume e che, a sorpresa, lo chiudono suscitano riflessioni. In particolare sul legame tra acqua e donna. Un legame che prende vita migliaia di anni fa, a partire dalla mitologia greca. Eraclito scriveva: "Dalla terra nasce l'acqua, dall'acqua nasce l'anima... e dolce, salata, salmastra, e luogo presso cui ci si ferma e su cui ci si viaggia, e piacere e paura, nemica ed amica, e confine ed infinito, e cambiamento e immutabilità, ricordo ed oblio". In questi versi del filosofo greco in molti hanno visto un parallelismo con la donna.