UFO (IT ED.)

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La voce della città Point Supreme 15210206126686118128

dell’architettura: dalla produzione di pezzi artigianali all’azione comportamentale False Mirror Office (Andrea Anselmo, Boris Hamzeian)

2. 1963-1973,CONTESTOdieci

Oltre i confini disciplinari: UFO e le avanguardie artistiche degli anni Sessanta e Settanta Alessandra Acocella

3. LASCITO

Oltre il rifiuto della spiegazione Beatrice Lampariello, False Mirror Office (Andrea Anselmo, Boris Hamzeian)

Lineamenti di un’urbanistica di opposizione: terrorismo e liberazione della città secondo UFO Beatrice Lampariello

3

INDICE

anni che (non) cambiarono il mondo Giovanni Galli

Nati nelle occupazioni. Le politiche di Archizoom, Superstudio e UFO Jacopo Galimberti

La strada, la festa, il viaggio, il ritiro: le situazioni costruite di UFO, 1968-1975 Simon Sadler

1. UFOSTORIAeladissoluzione

Alles ist fiktion Traumnovelle

Benvenuti a UFOland! False Mirror Office (Filippo Fanciotti, Giovanni Glorialanza)

Scala, Dislocamento, Replica (ab)Normal

Lo Zoom di uno Zoom di uno Zoom Jimenez Lai

Cinque punti per la pratica dell’architettura Andrew Kovacs

4

2. Una selezione difficile (proposta per il concorso per l’allestimento della sezione italiana alla XIV Triennale di Milano)

La radicale sensualità del colore Adam Nathaniel Furman

Tappeti come environment Parasite 2.0 4. Antologia,ANTOLOGIA1968-1978

3. Il restauro dell’utenza

a cura di Beatrice Lampariello e False Mirror Office (Gloria Castellini, Andrea Anselmo e Boris Hamzeian)

5. Urboeffimeri avvenenti 1:1246206194166174182214226234252256262266

4. Effimero Urbanistico scala 1:1

1. Facoltà di Architettura di Firenze – 85 giorni di occupazione

A.N. – A.N.A.S. Peter Behrbohm e SONDER

20.

9.

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17. Non-design. Dall’oggetto alla sopravvivenza Risposta al questionario di in sui problemi della Facoltà di Architettura Architettura della burocrazia Conversazione a quattro sulla Global Tools Produzione industriale e creatività individuale Libri (recensione di Umberto Eco, Segno) Gli UFO leggono (recensione di John A. Walker, Glossary of art, architecture and design since 1945) Controllo colonizzazione e fascismo sul territorio Global Tools – Gruppo “Teoria” Libri (recensione di Paola Navone, Bruno Orlandoni, Architettura “radicale”. La neoavanguardia italiana dell’architettura e del design dal 1960 ad oggi) Appunti per una ridefinizione del concetto di fantaurbanistica ID Monster L’oggetto storico riproducibile all’infinito UFO. Discontinuità e territorio Zona film L’architettura radicale è morta: viva l’architettura radicale Libri (recensione di Bruno Orlandoni e Giorgio Vallino, Dalla città al cucchiaio) È tempo d’architettura UFO (Performance in barca UFO-Mino Vismara – violino)

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CreditiNoteBibliografiabiografiche340304290280274270276282286288296298300308312314320322324326328332334342346350352356358364368378385

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6. Chicken Circus Circulation ovvero heppenveironment [sic] ovvero superurbeffimero n. 7 Architetti tzigani

8. Manifesto del discontinuo Una lettera dagli UFO a Domus Album di profezie Paramount 12. UFO Elementi di prossemica territoriale: questionario Il Giro d’Italia La provocazione degli UFO Coccoina

5 Indice

22.

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CONTESTO2

2. Contesto CONTESTO

Giovanni Galli cambiaronodieci1963-1973,anniche(non)ilmondo

UFO, Fotografia, Umberto Eco fatto segno a numerosi colpi di forchetta da parte dei suoi discepoli, s.d.

67 2.

TraContestolametà

degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta del secolo scorso, la Modernità giunse a un appuntamento con se stessa. Ne uscì trasfigurata. Col senno di poi, l’intera faccenda sembra l’esito di una congiura postmoderna, non per detronizzare la Modernità, ma per accompagnarla alle sue conclusioni logiche e finali. Letteratura e architettura, con la semiotica sullo sfon do, sono gli attori principali di questa storia, proposta come una sineddoche di un fenomeno culturale più ampio. L’ambientazione è l’Italia, a sua volta presentata come un’iperbole di un fenome no globale. Come da titolo, 1963 e 1973 sono le date post quem e ante quem. Molte ragioni hanno suggerito questa scelta: la rotondità del numero dieci (che mai non guasta in fatto di date e di periodi); la nascita di due gruppi radicali di avanguardia: il movi mento letterario Gruppo 63 e quello architettonico Global Tools – il tentativo nato morto di raggruppare vari architetti radicali in una specie di “Supergruppo”; infine, ma non da meno, le date segnano rispettivamente il culmine del cosiddetto “Miracolo Eco nomico” italiano e la crisi energetica del 1973, causa della prima recessione economica dal secondo dopoguerra. Tra le due, il “68” – numero eponimo – è lì a ricordarci il culmine del primo fenomeno culturale globale della storia, e a dare il tono all’intera decade.

SCILATO

La dellavocecittà Point Supreme

Per UFO la città è un luogo fatto di storia, tra dizioni e cultura, in cui le persone convivono e in cui esistono energia creativa, credenze e desideri collettivi. I progetti di UFO mettono sempre al centro la città e i suoi abitanti.

I progetti di UFO non possono esistere senza la città o senza le persone. Parole, oggetti, spazi, città e persone diventano un tutt’uno. Assumono la stessa importanza, uniti possono dar vita a quella lingua che non è mai stata parlata in precedenza e mai verrà parlata in futuro. I progetti sono situazioni, medium grazie ai quali la città si rivela in modi inediti. E no, non riguardano soltanto l’architettura.

come un vero e proprio dispositivo semanti co: un’architettura in grado di parlare.

Pochi giorni prima, nell’atrio di quella stessa Facoltà, era stato appeso un telo di plasti ca semitrasparente coperto di messaggi, una raccolta di parole scritte in vari carat teri. Schermo di parole contro l’architettura razionalista dell’università, fusione di parole e spazio, sembra unire realtà e comunicazione

I progetti di UFO danno voce alla città. Cosa direbbe la città se avesse una voce? Ecco che, per una volta, diventa possibile udirla. Le persone non sono più semplici utenti o abi tanti, bensì operatori della voce della città.

UFO, Festa de l’Unità, Parco delle Cascine, Firenze, 1968, Archivio Patrizia Cammeo/Riccardo Foresi, Firenze

153 3. Lascito

Il 12 febbraio 1968, fa la sua comparsa a Firen ze un tubo di plastica semitrasparente, gon fiabile, lungo 100 metri, manipolato e sorretto dagli studenti che stanno occupando proprio in quei giorni la Facoltà di Architettura della città.

Il tubo ideato da UFO in un primo momento è gonfiato sul pavimento dell’atrio della Facoltà e disposto in modo tale da assumere una configurazione labirintica. Sgonfiato e rigonfiato a qualche ora di distanza al primo piano della Facoltà, il tubo penetra nell’aula magna. Sollevato sopra la testa degli studen ti, si muove di mano in mano, esce da una finestra per sfilare nelle strade della città, passando davanti ai suoi monumenti e gui dando la folla. I presenti scrivono spontanea mente degli slogan sulla superficie del tubo: lo ricoprono con testi che spaziano da giochi di parole a rivendicazioni politiche, lo sovrac caricano di significati e, infine, lo trasformano in un supporto che accoglie parole, desideri e voci di tutti.

Point Supreme, Open Air Theater, da Only in Athens, 2014

162 La voce della città. Point Supreme

Happening urbani – aspetti nascosti della città; la città come una tela bianca da riempire di persone, parole e desideri.

163 3. Lascito

Point Supreme, Athens as an Island, 2011

Nuovi miti; comunicare i desideri collettivi e inconsci della città. La città fatta da persone, l’architetto come operatore.

Adam Nathaniel Furman sensualitàradicaledelcolore

La

UFO, Ristorante Sherwood, Firenze, 1969, Archivio Titti Maschietto, Firenze

Oggi il colore è visto come qualcosa di scioccante, conflittuale, superficiale e pericoloso. Questo atteggiamento lo si può spiegare soltanto guardando la storia del secolo scorso, quando l’assenza del colore è stata elevata a incarnazione di tutto ciò che in teoria non dovrebbe essere, ovvero profon dità, raffinatezza, serietà e gravità, mentre la sua presenza (se non fortemente limitata e controllata) è divenuta sinonimo di frivolezza o persino barbarie. Il colore era – ed è anco ra – ridicolizzato o temuto. Oggi è piuttosto semplice guardare al passato e capire come nella cultura occidentale la differenziazione del colore sia stata un ingrediente fondamen tale nella separazione della seriosa moderni tà mainstream della cultura occidentale da tutto quel genere di figure all’epoca consi derate problematiche a cui appartengono i soggetti queer e coloniali, dalle donne e dai migranti. Eppure, mentre i ranghi più alti della cultura del mondo privo di colore erano riservati a pochi e selezionati uomini che si consideravano “illuminati” malgrado fossero terribilmente noiosi, l’universo vitale queer e coloniale ha continuato a utilizzare il colore, i pattern e la diversità di espressione estetica radicata nell’essere umano, sul nostro splen dido pianeta, facendo di questi elementi uno strumento di affermazione potente dell’e spressione personale. Dall’Illuminismo in poi,

l’assenza di colore è stata un modo per la cultura coloniale di distinguersi dal resto del mondo e, al suo interno, un modo per man tenere una separazione netta fra la difficile complessità e diversità di una società in rapida evoluzione e coloro che pensano di guidarla. Colore per le masse, che guardino i prodotti Disney! Colore per le donne, che si godano le loro cucine pastello! Colore per le persone queer, che decorino pure i grandi magazzini! Colore per i migranti, che si imbel lettino per i loro matrimoni! Ma, per tutti co loro che hanno predicato l’assenza o l’epura zione del colore, non esiste alcun rispetto. La rarefazione del colore ci è stata imposta sin dal Settecento; è divenuta forma di controllo e stratificazione sociale reificata attraverso il gusto. C’è un motivo se i movimenti di prote sta sfruttano il potere dell’arcobaleno con ef fetti tanto potenti: perché la riappropriazione del cromatismo può distruggere questo siste ma. C’è un motivo se ancora oggi la visione di una gamma variegata e impenitente di colori – senza allinearsi al livello di sofisticata morigeratezza ritenuta accettabile e raffi nata – è un gesto talmente scioccante da far infuriare così tante persone. Il colore non dovrebbe essere radicale, eppure purtroppo lo è, ed è proprio per esorcizzare tale perce zione che questo elemento deve tornare al centro del dibattito contemporaneo.

167 3. Lascito

is simply to embrace what has always been there

sometimes to radicalbe

but youwhichhadbeen taught was not allowed

“Moral puritanism and aesthetic austerity, along with resentment and old, stubborn, and underhanded desire to equate drabness with beauty ... make their righteous alliance and take delight in a constantly reiterated certainty: only what is insipid, odourless, and colourless may be said to be true, beautiful and good”

Jacqueline Lichtenstein

“Pompeian red: you are taken to a roman villa where lying men dressed in white peplum are served by young Egyptian slaves elaborate dishes, animals stuffed with animals stuffed with other animals, from the big ones to the small ones, and there is marble on the floor, outside the Mediterranean is blue but the walls of the room are red. That is all you see in a fraction when you hear Pompeian red”

“You recognise these joys: to feel the generous belly of a vase, to caress its slender neck, and then to explore the subtleties of its contours. To thrust your hands into the deepest part of your pockets and, with eyes half closed, to give way to the slow intoxication of the fantastic glazes, the bursts of yellows, the velvet tones of the

Charles-Édouardblues…”JeanneretNathalieDuPasquier

False Mirror Office Filippo Fanciotti, Giovanni Glorialanza aBenvenutiUFOland!

Scott Brown, i mobili giocosi di Memphis e i sistemi disequilibranti urbani di Ugo La Pietra.

UFO, Discoteca Bamba Issa, Forte dei Marmi, seconda stagione, 1970, Archivio Titti Maschietto, Firenze

Questo procedere tra il serio e il faceto inserisce le produzioni di UFO in una tradizione di lunga data che tiene insieme lo “scherzo” di Giulio Romano, la satira illustrata nelle vignette di Léon Krier, i simboli caricaturali delle architetture di Robert Venturi e Denise

Nota degli autori

Con rare eccezioni, il Gruppo UFO non fornisce alcuna chiave di lettura alla sua produzione; il cosiddetto “rifiuto della spiegazione”, così come definito da Lapo Binazzi, intende infatti valutare le “amplificazioni del segno” in architettura e l’apertura dell’opera a molteplici interpretazioni. Se questa pratica rischia di trasformare le produzioni del gruppo in dispositivi criptici al limite dell’incomunicabilità, tale pericolo viene puntualmente scongiurato attraverso l’uso di un doppio linguaggio capace di tenere assieme immagini popolari e temi destinati a un pubblico più elitario; coinvolgendolo direttamente nelle sue opere, UFO porta così l’utente a partecipare attivamente alle provocazioni cui è sottoposto, innescando una sorta di giocosa competizione intellettuale con gli autori.

Consapevoli che queste operazioni rischiano di rendere l’architettura un fenomeno da baraccone, abbiamo deciso di inscenare i risultati in un fantasmagorico parco divertimenti – intitolato UFOland – illustrato nelle prossime pagine sotto forma di un opuscolo informativo, corredato da una mappa, rivolto ai futuri avventori.

175 3. Lascito

Nell’intenzione di celebrare l’attualità – nonché di evidenziare l’utilità – di questo atteggiamento all’interno del dibattito contemporaneo, abbiamo riesumato edifici e oggetti eloquenti dalla storia dell’architettura e del design, li abbiamo catalogati e poi allestiti in un grande laboratorio. Le operazioni di estrazione dalle loro epoche, dalle loro città, dai loro contesti sociali e politici e di un loro assemblaggio in una inedita composizione, sono diventate atti di manomissione per verificare e amplificare il valore retorico di quegli edifici e di quegli oggetti.

per la dell’architetturapratica

Andrew Kovacs

Cinque punti

Nel corso dell’ultimo ventennio la cosiddetta Architettura Radicale e gli esperimenti dei suoi protagonisti sono tornati al centro del dibattito della disciplina dell’architettura, interrogando tanto storici che giovani esponenti della professione. Tra i protagonisti dell’avanguardia fiorentina, il gruppo UFO, da performance nella piazza rivoltosa del ’68 ad allestimenti irriverenti per negozi e discoteche, ha rimesso in discussione la professione dell’architetto, spostando i suoi ambiti di indagine sino a definire un modo di fare architettura inedito e sperimentale. Un approccio di questo genere – UFO deve averlo compreso bene – può facilmente essere liquidato come un’anomalia ma è altrettanto necessario perché soltanto attraverso di esso si può interrogare l’essenza stessa dell’architettura e rinnovare i limiti e i contenuti del suo campo di azione.

Introduzione

Quando si guarda alle tecniche più incisive e sperimentali usate da UFO, si deve subito riconoscere quella tendenza, tratta dal mondo dell’avanguardia artistica, ad aggregare frammenti e oggetti eterogenei per costruire degli assemblaggi aperti all’interpretazione dell’utente – quelli che si potrebbero definire veri e propri collage tridimensionali. A cinquant’anni dagli esperimenti di UFO, collage e assemblaggio si prestano nuovamente alla sperimentazione da parte della generazione dei giovani architetti. La natura di queste tecniche, tuttavia, non può essere la stessa di un tempo. Con l’avvento del digitale, del nuovo medium dello scanner e di internet, collage e assemblaggio evolvono e si trasfigurano, per spostare nuovamente i limiti della disciplina dell’architettura.

UFO, Ristorante Sherwood, Firenze, 1969, Archivio Titti Maschietto, Firenze

183 3. Lascito

Alles ist fiktion

Traumnovelle

“Costruire è servire” Hendrik Petrus Berlage

195 3. Lascito

UFO, Rebus Viventi all’Isolotto di Don Mazzi, Firenze, 1970-1971

esplora tre forme di finzione: le finzioni della religione e l’uso del simbolismo spaziale, le finzioni dello Stato e il rapporto che lo lega all’identità, e infine le finzioni della nazione e i suoi legami di inter-

La nostra posizione è diversa: noi proclamiamo che “Tutto è finzione”. Siamo convinti che l’architetto, oltre a creare spazi utili alla

In un numero del 1968 di BAU magazine, Hans Hollein proclama che tutto ciò che costituisce il mondo fisico può essere considerato architettura. “L’architettura dev’essere liberata dagli edifici”, sostiene. Con questo manifesto di trenta pagine, composto da un breve testo e da una selezione di immagini di varie dimensioni con paesaggi o edifici, Hollein invita i lettori ad ampliare la propria concezione di architettura. “Tutto è architettura”, afferma.

dipendenza con il territorio. Facendo luce su temi o linguaggi architettonici ricorrenti, e le relative finzioni attraverso esempi architettonici storici, punta a evidenziare il ruolo politico dell’architettura e la sua capacità di rafforzare, sovvertire o riscrivere le finzioni esistenti. L’obiettivo è quello di diffondere consapevolezza e di incoraggiare i “creatori di spazi” a sfruttare il potere narrativo dell’architettura nella costruzione di altri futuri possibili.

Le finzioni sono quelle narrazioni che articolano le cosmogonie delle civiltà umane. Sono i miti fondativi che descrivono e spiegano la creazione del mondo; agiscono da collanti sociali; danno senso e significato all’attività umana; offrono valori essenziali che guidano i comportamenti collettivi e individuali. Affidate a strumenti comunicativi diversi, principalmente forme d’espressione artistico-culturali, le finzioni si assicurano di essere tramandate e rafforzate nel passaggio da una generazione all’altra. L’architettura è chiaramente uno di questi strumenti comunicativi.

Concretizzando le finzioni attraverso lo spazio, che è tangibile, l’architettura le fa apparire più durature, più permanenti, più vere. I miti, al pari di qualsiasi altro costrutto sociale, si sovrappongono allo spazio per conferirgli un significato coerente con una determinata narrazione, mentre i riti sono le modalità codificate in cui gli spazi vengono vissuti in accordo con i miti che li accompagnano. Tali utilizzi dell’architettura traducono e allo stesso tempo perpetuano le narrazioni che le Ilsottendono.presentesaggio

Alles ist architektur

Lo Zoom di uno Zoom di uno Zoom

Jimenez Lai

UFO, Indagine sul controllo esercitato dallo Stato sul territorio, 1971-1973, Archivio Patrizia Cammeo/Riccardo Foresi, Firenze

Il COVID-19, una pandemia globale che ha cambiato radicalmente ogni modalità lavorativa, ha svuotato i centri delle grandi metropoli di tutto il mondo, trasformandoli in semplici involucri di edifici per uffici vuoti, privati di esseri umani. I documenti digitali diventano gli unici documenti che abbiano una qualche importanza in una realtà nuova e misofobica in cui si cerca di rendere le procedure amministrative sempre meno fisiche. Ora le riunioni di lavoro si tengono su Zoom, incorniciate da schermi che “zoomano” sugli spazi privati in cui si svolgono attività residen-

ziali. One Wilshire non è un edificio per uffici, eppure la materia digitale che definisce le funzioni burocratiche umane ora attraversa –ed è conservata in – un edificio che sembra ospitare degli uffici.

207 3. Lascito

One Wilshire, un edificio situato nel Downtown di Los Angeles, racconta la storia degli spazi dedicati agli uffici in un genere di architettura che ha l’apparenza di un edificio per uffici. Attorno all’inizio del XXI secolo, One Wilshire ha smesso di essere un luogo di lavoro per impiegati, per diventare centro di elaborazione dati. Nella transizione che dall’utilizzo di documenti tangibili, accumulati in cataste di carta, conduce a una società dai dati sempre più digitali, la conservazione di “documenti” diventa gradualmente un’azione che non richiede più la partecipazione degli esseri umani1.

Nel mondo in cui viviamo, in questa nuova realtà più assurda della finzione, crollano esperienze stratificate fattuali e insieme fittizie. Questo breve racconto, “Lo Zoom di uno Zoom di uno Zoom”, “zooma” sugli spazi che un tempo consideravamo reali, e che continuano a esserlo solo in modo immateriale, onnipresente tra scale multiple.

1 Kazys Varnelis, The Centripetal City, primavera 2005, n. 17, https://www.cabinetmagazine.org/issues/17/varnelis.php.

1 Kazys Varnelis, The Centripetal City, primavera 2005, n. 17, sues/17/varnelis.php.www.cabinetmagazine.org/ishttps://

222 A.N. – A.N.A.S. Peter Behrbohm e SONDER

223 3. Lascito e c a c d b

(ab)Normal Dislocamento,Scala,Replica

227 3. Lascito

Ancora oggi, nel contesto degli innumerevoli segni che caratterizzano la società contemporanea, le icone si rivelano strumenti decisivi per la comunicazione tra gli individui e per l’identificazione di questi intorno a vere e proprie comunità. Nel corso degli ultimi decenni, dalle avanguardie artistiche all’architettura, l’alterazione dimensionale di questi segni, a partire dal colossal, è stata largamente impiegata per valutare la loro attualità e la loro natura di dispositivo eloquente1. Enormi statue femminili e pulsanti grandi come laghi, esempi di queste alterazioni dimensionali, si estendono ormai sul globo terrestre, sino a diventare l’emblematica testimonianza di uno stato delle cose2.

Visto il ruolo che questi procedimenti semantici producono nel sistema della comunicazione e del linguaggio, la modifica dei parametri dimensionali può essere considerata un agente di profanazione della struttura gerarchica della società. Originariamente sperimentata dall’industria della pubblicità della società di massa, l’alterazione dimensionale delle icone si è affermata come una sofisticata tattica di marketing politico, sino a divenire un’arma di quella che potremmo definire una vera e propria guerra psicologica. È evidente che la manipolazione dei rapporti dimensionali di un oggetto amplifichi l’impatto dei messaggi che questo produce

sull’inconscio emotivo del fruitore, sino ad arrivare a stimolare reazioni primordiali di attrazione o repulsione difficilmente controllabili. Le premesse delle sperimentazioni sulla manipolazione delle icone risiedono negli studi di Edward Bernays, considerato il pioniere dell’approccio psicologico al marketing3. Nipote di Sigmund Freud, Bernays è stato forse il primo a utilizzare la traslazione di significato delle icone come veicolo espressivo, proprio al fine di inoculare desideri inconsci nell’immaginario collettivo della società americana del primo dopoguerra.

La campagna pubblicitaria “Torches of Freedom”4 lanciata da Bernays nel 1928 con l’obiettivo di allargare alla platea femminile il consumo delle sigarette, è una testimonianza esemplare degli esperimenti dell’impatto psicosociale del media pubblicitario. Sino alla fine degli anni Venti l’uso della sigaretta da parte della donna era infatti considerato socialmente inaccettabile e sinonimo di malcostume, anche per il fatto che l’immagine della sigaretta in bocca a una donna era percepita come esplicitamente pornografica.

Con “Torches of Freedom” Bernays ha messo in pratica ciò che ha imparato dalla psicologia: ha scollegato la geometria cilindrica della sigaretta dalla presunta somiglianza al fallo maschile e ne ha ribaltato il paradigma convincendo le potenziali consumatrici che acquistando sigarette avrebbero acquisito

UFO, Lampada Dollaro, matrimonio di Michelangelo Caponetto e Dominique Papi, Firenze, 1972, Archivio Patrizia Cammeo/Riccardo Foresi, Firenze

232 Scala, Dislocamento, Replica. (ab)Normal

3. Lascito 233

ANT4

ANTOLOGIA

— elimini la separazione tra didattica e ricerca

Il carattere distintivo delle lotte del Movimento Studentesco ad Architettura è l’approvazione e la definizione del potere all’Assemblea.

Il potere assembleare è infatti indicato come ne cessario per stabilire una forma di contropotere rispetto agli istituti di ricerca e garantire un’au tonomia decisionale sul tipo di lavoro da farsi all’interno della università.

— punti, a livello politico, all’obbiettivo del diritto allo studio e del salario generalizzato

— abbatta l’autoritarismo accademico, sia nel le forme ricattatorie che annientano qualsiasi potere contestativo da parte degli studenti (sanzioni disciplinari, firme di frequenza, esami presalario) sia nella strutturazione piramidale di potere cattedratico (baronie accademi che)

Vittorio Maschietto, “Facoltà di architettura di Firenze 85 giorni di occupa zione”, Quindici, 15 aprile–15 maggio 1968, n. 10, p. VI.

1.

— il potere nella facoltà è esercitato dalla As semblea Generale: ne fanno parte coloro che ne riconoscono pubblicamente il principio di potere

— garantisca l’uscita all’esterno delle lotte e la collaborazione con gli altri Movimen ti per una contestazione globale del si stema a scala nazionale e internazionale. Il 26 febbraio è approvata dall’Assemblea Ge nerale la mozione “A”:

Rispetto agli sterili tentativi riformistici cui appro darono le lotte degli anni precedenti la formula zione del potere all’assemblea opera un ribalta mento strutturale che

Facoltà occupazione85diArchitetturadiFirenze–giornidi

Firenze: il 23 gennaio 1968 la facoltà di architet tura viene occupata dagli studenti. L’occupa zione è estesa alla maggioranza della facoltà, gli studenti medi scioperano per tre giorni. Un sitin di fronte al Rettorato è investito dalla carica della polizia: parecchi feriti. Pochi giorni dopo i carabinieri si presentano nella facoltà di archi tettura e prendono i nominativi degli studenti: è un pomeriggio di festa e i presenti sono pochi, un’ottantina. Il giorno dopo vengono presentate in Questura dagli studenti le liste complete degli occupanti. Non vengono accettate. Si provvede quindi a inviarle per posta.

247 4. Antologia

— i singoli membri del corpo docente partecipa no all’Assemblea Generale con gli stessi diritti dei singoli studenti

— la forza giuridica dell’Assemblea Generale sarà garantita dall’obbligo che i professori del Consiglio di Facoltà si assumono nel momen to stesso in cui riconoscono pubblicamente il

OBJECT PER L’ARCHITETTURA

IlMasacciolibroèdedicato

È UN PROGETTO DI

Andrea Anselmo Boris CONTRIBUTIHamzeianDI (Ab)normal Marcello Carpino Mattia DavideInselviniMasseriniLuigiSavio

JohnnyManuelDrapeaudLeónFanjulLeyaUNIDENTIFIEDFLYING

Stefano Colombo Eugenio Cosentino Luca Marullo Point Supreme Konstantinos Pantazis Marianna Rentzou Simon TraumnovelleSONDERSadler

Carlo Bachi, Lapo Binazzi, Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Titti Maschietto (UFO) Michael Webb (Archigram); Archivio Archigram Gianni Pettena Ugo La Pietra; Archivio Ugo La Pietra Archizoom; Musée National d’Art Moderne, Centre Superstudio;PompidouMusée National d’Art Moderne, Centre AlessandroPompidouPoli,Roberto Gherardi; courtesy Archivio Alessandro Poli

Léone

385

Guy Debord, Asger Jorn Carlo Caldini, Fabrizio Fiumi, Paolo Coggiola, Paolo Galli, Andrea Gigli, Mario Presti; courtesy Elettra Fiumi Archivio Adolfo Natalini Gruppo T; courtesy Archivio Gabriele Devecchi Christo; Foto Massimo Piersanti, Archivi MAXXI Arte | Fondo Incontri Internazionali d’Arte (AIIA); courtesy Fondazione MAXXI. © CHRISTO by SIAE 2022 Claes Oldenburg EdiliziaDomus Moderna Madelon Vriesendorp Point ANickGianniSupremePettenaHannesdamNathaniel Furman

False Mirror Office Andrew Kovacs Bob BeatriceP(ab)NorBurJimenezTraumnovelleCivilLaieauSpectacularPeterBehrbohmSONDERmalarasite2.0Lampariello

Beatrice Lampariello False Mirror Office

Alesssandra Acocella Peter BureauBehrbohmSpectacular

IMMAGINI

e False Mirror Office ringraziano: Lapo Binazzi, Patrizia Cammeo, Titti Maschietto, Elettra Fiumi, Gianni Pettena, Francesco Caneschi, Emma Bellavita Mussio, UCLouvain, FRAC Centre-Val de Loire, Italian Council Biblioteca Rolex Centre, Fondazione Ugo La Pietra, Casa

a Roberto Gargiani e alla zattera della Medusa che ha costruito per tanti giovani visionari, il laboratorio LTH3

Andrea Anselmo Gloria AFilippoGiovanniCastelliniGlorialanzaFanciottiBorisHamzeianCURADI

False Mirror Office Andrea Anselmo Gloria Castellini Filippo BorisGiovanniFanciottiGlorialanzaHamzeian

CONTEMPORANEACREDITI

Adam Nathaniel Furman Jacopo ParasiteBeatriceAndrewGiovanniGalimbertiGalliKovacsLampariello2.0

Jimenez Lai

Beatrice Lampariello False Mirror Office

Progetto realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Italian Council (IX edizione, 2020)

Stampa e rilegatura Arlequin SL

Immagine pp. 64-65: UFO, Fotografia, 1968, Facoltà di Architettura, Firenze, Archivio Patrizia Cammeo/Riccardo Foresi, ImmagineFirenze

Immagine di copertina: UFO, Chicken Circus Circulation, San Giovanni Valdarno, 1968

Immagine pp. 244-245: UFO, Marino Vismara, Performance per la Biennale d’arte di Venezia, B/arca A.N.A.S., Venezia, 1978, Archivio Lapo Binazzi, Firenze

387

Tutti i diritti riservati © edizione: Actar Publishers © testi: gli autori © design, disegni, illustrazioni e fotografie: gli autori

L’editoreDataStampatoISBNIndicizzazioneeurosales@actar-d.comT08023RocaBarcellonasalesnewyork@actar-d.com2129662207iBattle2-4Barcellona,Spagna+34933282183edizioneitaliana:978-1-63840-023-3aBarcellonadipubblicazione:Luglio2022hafattoognisforzopercontattare e ricono scere i diritti d’autore dei proprietari. Se ci sono casi in cui non viene fornito il giusto credito, suggeriamo ai proprietari di tali diritti di contattare l’editore che apporterà le modifiche necessarie nelle edizioni suc cessive.

UNIDENTIFIED FLYING OBJECT PER L’ARCHITETTURA CONTEMPORANEAPubblicatodaActarPublishers,NewYork,Barcellonawww.actar.comGraphicdesignFalseMirrorOfficeActar

Immagine pp. 10-11: Riccardo Foresi, fotografato da Carlo Bachi, 1973, Archivio Patrizia Cammeo/Riccardo Foresi, Firenze

New York 440 Park Avenue South, 17° piano New York, NY 10016, Stati Uniti T +1

UNIDENTIFIED FLYING OBJECT PER L’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

D

Traduzioni dall’inglese Aurelia Di Meo

pp. 150-151 UFO, Colonna in poliuretano, 1970, Archivio Patrizia Cammeo/ Riccardo Foresi, Firenze

ActarDistribuzioneD,Inc.New York, Barcellona

Quest’opera è soggetta a copyright. Tutti i diritti sono riservati, su tutto o parte del materiale, in particolare i diritti di traduzione, ristampa, riutilizzo di illustrazioni, recitazione, trasmissione, riproduzione su microfilm o altro supporto e archiviazione in database. Per l’uso di qualsiasi tipo, è necessario ottenere l’autorizzazione del proprietario del copyright.

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