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Pag Puntare in alto

Puntare in alto.

Il tema di questo numero lo associo al Duc in altum (Lc 5,4) che Papa Giovanni Paolo II rivolse ad Agesci e Masci nel 2004 in Piazza San Pietro. Significa prendi il largo, getta ancora una volta le reti, perché la logica umana non corrisponde a quella di Gesù e se vogliamo anche: supera le tue paure, accogli uno stile di Servizio. Altus poi vuol dire anche profondo, così puntare in alto non significa solo guardare lontano, ma anche affrontare il presente, approfondire, stendere ponti.

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Sempre nel 2004, in estate, mentre cantavamo Dragostea Din Tei e Facebook era appena nato a nostra insaputa in una stanza di Harvard, Agesci Liguria realizzò Macramé. Fu un campo E/G internazionale per più di 700 ragazzi da 16 paesi del Mediterraneo e del Mondo. Guardando indietro se ne riconoscono il coraggio, l’impatto che ebbe sui ragazzi, la profezia sulla fratellanza interculturale e interreligiosa e il “puntare in alto” che diede una bella spinta ad Agesci Liguria. Questo numero lo ricorda con uno Speciale.

Macramé fu gettare il cuore oltre l’ostacolo a vari livelli associativi ed è un gioiello del passato che ci stimola, ma cosa significa puntare

in alto oggi?

È forse utile premettere e ricordare che stiamo vivendo un ripiegamento sull’essere capi. Non è solo SIL ad averlo documentato, basta infatti partecipare nei Gruppi, in Zona e in Regione per accorgersi della matassa diffusa di questioni che ci preoccupano, quasi tutte incentrate sui capi. Due temi mi sembrano centrali per sbrogliarla, con un approccio attivo:

- un ritorno ai ragazzi, con una necessaria rilettura anche metodologica, che sposti l’attenzione sui loro bisogni odierni.

- una nuova comprensione reciproca tra

capi giovani e più stagionati. Per superare lo schema dei capi esperti che si lamentano dei giovani quando questi non riescono a dare solidità nel servizio.

I due temi sono collegati: sono infatti i capi

giovani a vivere spontaneamente la freschez-

za del servizio con i ragazzi e a tornare carichi dai campi di formazione metodologica. Allo stesso tempo, più del 30% di loro lascia il servizio dopo un anno, un fenomeno in rapida crescita - si veda l’ultimo SIL. Palese che sia una responsabilità almeno da dividere con lo stile dell’accoglienza e della gioia nelle Comunità Capi.

Le contromisure vanno invece ancora trovate. Per iniziare, penso che il punto di vista del capo esperto, che negli incontri lamenta - forzando una sintesi - che le nuove generazioni non si comportino più come la propria, non possa più bastare.

Dovremmo quindi dare voce al più presto ai capi più giovani, che oggi portano al tempo stesso una fragilità ma anche la chiave di una ripartenza non solo numerica per tanti Gruppi. Anche SIL si sta muovendo in tal senso, novità nel numero di Primavera.

Buona lettura e prendiamo il largo,

Francesco

Speciale assemblea 2018

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