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Pag Rischiare la strada
Rischiare la strada.
Quando abbiamo scelto il tema del numero, ossia il rischio, e raccolto gli articoli, il Coronavirus era un lontano e poco noto problema confinato in Cina. Per ironia della sorte siamo ora immersi nel rischio, in una pandemia mai sperimentata nella modernità. Meglio ribadire quindi che in situazioni del genere più che la gestione del rischio inteso in senso lato con i suoi risvolti educativi, contano il "saper obbedire" e la sicurezza della collettività.
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I nostri ragazzi vivono in campane di vetro, sballottati da una parte all’altra, privati della noia e della scoperta, instradati in percorsi stantii, guardati distrattamente da una società in declino.
Somiglia a una parafrasi della bella canzone “Argentovivo” (D. Silvestri, feat. M. Agnelli e Rancore, Sanremo 2019) ma è poco più di un insieme di luoghi comuni. Traiamone solo una consapevolezza: quanto ci sia bisogno di autenticità e vera libertà. E quanto il metodo educativo scout può fare in questo senso! Un metodo che pone i ragazzi in situazioni che sono occasioni di crescita, che li chiama spesso a compiere un passo in più, oltre se stessi. Che li invita a
“rischiare la Strada”.
Abbiamo scelto come tema di questo SiL il rischio in senso lato. Leggerete della prevenzione dei rischi che viviamo in attività e della responsabilità civile del capo, ma anche del rischio di seguire Gesù! Del rischio, poi, di rimanere immobili come Associazione di fronte ad alcuni fenomeni che riguardano i Capi, in particolar modo quelli giovani. Il rischio, in estrema sintesi, è la probabilità che un pericolo si concretizzi facendoci danno.
Ma non c’è forse dietro molte attività ben riuscite un rischio che abbiamo accettato di gestire?
Il rischio, insomma, è talvolta un luogo educativo.
Invece, quando un Gruppo è in difficoltà oppure i ragazzi “non rispondono” alla proposta, la tentazione è insistere sui soliti binari rassicuranti, angustiandosi magari per gli scarsi risultati, una metrica che si confà tra l’altro ad altri mondi.
L’avere tanti riferimenti e strutture non ci
aiuta a saper rischiare, perché ci porge degli obiettivi dall’esterno: tante cose che percepiamo vadano fatte, con la possibilità che non le interiorizziamo davvero. Le strutture associative sono quelle che ci tengono in piedi nonostante le difficoltà diffuse nell’associazionismo, ma non rappresentano in sé e per sé fonte di ripartenza. Insomma, va bene la “riforma Leonardo”, ma sarà sempre un Leonardo Parodi*, magari tornato da un bel campo di formazione, ad essere agente di cambiamento.
Metterà nello zaino gli elementi immortali dello scautismo e ripartirà con coraggio e creatività. Sapendo rischiare, con quel brivido simile a quando si è in alta montagna e non si sa ancora dove piantare la tenda.
Buona lettura,
Francesco