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pag I gesti ci spiegano cerimonie e liturgie

I gesti ci spiegano cerimonie e liturgie

Con il termine “cerimoniale” si intende tutto l’insieme di regole (scritte o tradizionali), gesti, simboli, espressioni, rituali, che presiedono allo svolgersi d’un atto solenne d’importanza solitamente pubblica, avente carattere civile o religioso. La nostra vita, e non solo quella associativa, è piena di eventi che hanno un preciso cerimoniale ricco di significati, un esempio che abbiamo quotidianamente, o almeno settimanalmente, sotto il naso è la S. Messa.

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Ogni volta che svolgiamo una cerimonia, ci immergiamo in un linguaggio profondamente simbolico. Questo linguaggio aiuta la comprensione di tanti significanti spesso difficili da comprendere. Se pensiamo che, fino al secolo scorso, la celebrazione Eucaristica (altrimenti detta Messa) era officiata in latino possiamo capire quanto gesti, simboli ed immagini fossero importanti per l’evangelizzazione del popolo. In molte chiese le stesse decorazioni dell’edificio o le vetrate venivano commissionate con lo scopo di essere “la Bibbia dei poveri” ovvero di raccontare quello che i meno colti non potevano capire dalle sole parole che venivano espresse nelle celebrazioni in latino (da sempre lingua madre della Chiesa Cattolica Romana). La stessa parola Liturgia (dal greco) significa servizio del e per il popolo, per cui una liturgia incomprensibile al popolo stesso non avrebbe molto senso, da qui la necessità di rendere le cose comprensibili con gestualità e simboli.

In questa prima parte della simbologia tra cerimonie e liturgie, ci soffermeremo sul significato di alcuni gesti della cristianità (vedremo in seguito di immergerci in alcuni simboli liturgici) che hanno anche particolari propri del nostro essere scout.

Stare in piedi (e pregare in piedi) è tipico del cristiano ed esprime il rapporto con Dio, un Dio che non vuole schiavi ma figli, liberi. Stare in piedi comunica rispetto per la persona ed è l’atteggiamento che meglio indica l’attenzione, ma anche la prontezza, la disponibilità, la tensione verso un’azione, la corresponsabilità. Proprio in segno di attenzione, infatti, ci si alza in piedi (e in tanti dei nostri gruppi addirittura è d’uso mettersi sull’attenti) durante l’annuncio del Vangelo, durante la preghiera eucaristica, durante la professione di fede (il Credo), la recita del “Padre Nostro” e durante la comunione.

Inginocchiarsi è un altro atteggiamento gestuale cristiano che esprime fede, riverenza, adorazione, umiltà cioè riconoscersi piccoli, ma degni figli, davanti a Dio Padre. Per gli scout spesso si usa stare in ginocchio, con un solo ginocchio che poggia a terra, per simboleggiare che lo scout è “sempre pronto” a servire, a partire, a rispondere attivamente alla chiamata del Signore.

Altro gesto che facciamo d’abitudine a inizio della Messa è il battersi il petto; questo gesto accompagna la liturgia penitenziale con cui inizia la S. Messa (Prima della riforma, il gesto si ripeteva più volte durante l’Eucaristia: per esempio, all’Agnello di Dio, al “Signore, io non sono degno…”.) ed esprime umiltà, pentimento e desiderio di conversione. È uno dei gesti penitenziali più classici. e viene presentato nel Vangelo di Luca anche da Gesù che confronta l’atteggiamento di preghiera del fariseo che pregava stando in piedi, mentre il pubblicano “si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore»” (Lc 18, 9-14). Gesto che compie anche la folla di fronte alla morte di Cristo in croce: “Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto” (Lc 23, 48).

Tipico della preghiera cristiana (forse ultimamente un po’ trascurato) l’atto delle mani giunte, simbolo di raccoglimento. Una suora, missionaria del Movimento Contemplativo Missionario p.de Foucauld a Cuneo, di rientro da Cina e Giappone mi aveva spiegato che per gli orientali bisogna usare entrambe le mani (portando, consegnando, porgendo qualunque cosa) se si vuole esprimere riconoscimento e rispetto per la persona con cui si interagisce. È quindi bello pensare che, attraverso questo gesto a due mani, esprimiamo il nostro rispetto e offriamo a Dio quello che ci può stare tra i due palmi di mano avvicinati: noi stessi!

Ultimo gesto che piace tanto agli scout, che purtroppo la pandemia ci ha costretto a limitare nelle nostre comunità, è il darsi la mano e tenersi per mano. È indubbio segno di unità e fratellanza e aiuta, durante la recita del “Padre Nostro”, a sottolineare proprio l’essere tutti fratelli. Alcuni gruppi usano farlo in cerchio incrociando le braccia davanti a sé, in modo che la mano destra vada verso il vicino di sinistra e la sinistra verso il vicino di destra. Con questo particolare tenersi per mano vogliono ricordare che ci dobbiamo mettere totalmente in gioco e sforzarci sempre di andare verso il prossimo anche quello più lontano. Abbiamo invece già parlato, diffusamente in precedenza, del modo particolare, derivato dal periodo della clandestinità durante la Seconda guerra mondiale, di darsi la mano e scambiarsi la pace “nascondendo” nella stretta il saluto scout.

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