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Pioppi in “fascia A” divieti da rivedere
ALLA LUCE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI CONFAGRICOLTURA PONE LA QUESTIONE di Francesca Braghero
La pioppicoltura in Piemonte cerca nuovi spazi per crescere, ma è limitata da alcuni vincoli di legge. L’importanza di questa coltura nella nostra regione, infatti, si scontra con una normativa, risalente al 1998, che tuttora vieta la piantumazione dei pioppi nella cosiddetta “Fascia A”, che comprende le zone limitrofe a fiumi a rischio esondazione e asportazione. Questa zona coinvolge buona parte Piemonte, di cui ben l’80% nella provincia di Cuneo, con una conseguente drastica diminuzione di una coltura che è stata per molti anni una rilevante fonte di reddito per le aziende agricole locali.
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“Alla luce dei cambiamenti climatici soprattutto degli ultimi anni, che stanno evidenziando una sempre maggiore siccità specie nel nostro territorio, si pone la necessità di una rivisitazione di questa norma, emessa in un periodo con caratteristiche climatiche molto differenti da quelle odierne – spiega Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e di Confagricoltura Piemonte e presidente nazionale FNP Risorse Boschive di Confagricoltura –. Riprendendo le diverse richieste d’intervento inviate in passato in Regione, riteniamo che sia il momento di tornare su un argomento per il quale ad oggi non vediamo soluzione, richiedendo al Settore Foreste della Regione Piemonte e all’
AIPO - Agenzia interregionale del fiume Po, una maggiore attenzione verso una coltura così importante come quella del pioppo.
Oltre ad essere una fonte di materia prima strategica in grado di ridurre la dipendenza dell’importazione del legno, la pioppicoltura è portatrice di considerevoli benefici ambientali e contribuisce al mantenimento della stabilità, della fertilità e della depurazione dei suoli e delle acque. Senza dimenticare l’aspetto delle emissioni: un ettaro di pioppeto, che corrisponde a circa 300 piante, assorbe ogni anno ben 18 tonnellate di anidride carbonica presente in atmosfera.
Ciò che è fondamentale in questa fase è riuscire a per- seguire una coltivazione del pioppo sostenibile a livello ambientale, economico e tecnologico, ricordando le specificità collegate alla gestione delle aree golenali, di esondazione ed espansione dei fiumi.
“Una volta riconosciuti gli aspetti produttivi, ambientali e paesaggistici della pioppicoltura, il suo rilancio dovrà avvenire attraverso un adeguato sostegno economico, sia a livello ministeriale che regionale – conclude Allasia – che consenta di raggiungere uno sviluppo tecnologico adeguato per dar vita a modelli semi-estensivi in grado di ridurre al minimo gli interventi colturali e quelli di difesa antiparassitaria e ottenere così una pioppicoltura ecologicamente disciplinata e sostenibile”.
PRINCIPALI UTILITÀ ECOSISTEMICHE SVOLTE DALLA PIOPPICOLTURA
UTILITÀ ECOSISTEMICHE
PRODUZIONE DI LEGNO PER L’INDUSTRIA
REGIMAZIONE DELLE ACQUE IN PIENA E RIDUZIONE DELL’EROSIONE DEL SUOLO
RIDUZIONE DELL’IMPATTO AMBIENTALE RISPETTO ALLE COLTURE AGRARIE
FILTRAZIONE DELLE SOLUZIONI CIRCOLANTI NEL TERRENO (NUTRIENTI E ALTRE SOSTANZE INQUINANTI)
RIDUZIONE DEI GAS AD EFFETTO SERRA
REALIZZAZIONE DI FASCE DI TRANSIZIONE TRA BOSCO E AREE AGRICOLE
COSTITUZIONE DI ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA
CONSERVAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE
CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ
FRUIBILITÀ PUBBLICA A SCOPO RICREATIVO (PASSEGGIATE, CICLOTURISMO, IPPOTURISMO)
TIPO
APPROVIGIONAMENTO
REGOLAZIONE
SUPPORTO
CULTURA E SOCIALE