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Bovini razza Piemontese da anni si alleva in perdita
DALLA RIUNIONE DI SEZIONE IN CONFAGRICOLTURA A CUNEO
È EMERSO FORTE IL GRIDO DI ALLARME DEL COMPARTO
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di Gilberto Manfrin
Alberto Brugiafreddo
Presidente sezione
Bovini da carne di Confagricoltura Cuneo
C’È IL RISCHIO CHE
Bassa redditività, costi di produzione troppo alti, l’esigenza di trovare nuovi canali di commercializzazione: si è discusso soprattutto di questo lunedì 20 marzo in Confagricoltura a Cuneo nel corso della riunione della sezione Bovini da carne. All’incontro hanno preso parte alcuni rappresentanti della sezione, tra cui il presidente Alber- to Brugiafreddo, che hanno messo sul tavolo i tanti interrogativi a cui occorre al più presto dare risposta nel tentativo di rilanciare il comparto della Piemontese. Presenti anche Giancarlo Sabena, Corrado Marchisio e Michele Vinai, consiglieri in Coalvi.
I dati del settore
L’incontro si è aperto con alcuni dati Arap (Associazione Regionale Allevatori Piemonte) 2022 forniti da Valter Roattino, consulente di Confagricoltura Cuneo. Oggi la Piemontese a ciclo chiuso conta circa 3.800 allevamenti e 268mila capi; il costo medio della sola alimentazione per produrre un vitellone dopo lo svezzamento macellato a 17/18 mesi ammonta a 1.405 euro; a questo va aggiunto il costo di produzione del vitello che può essere autoprodotto; senza scordare gli altri costi di produzione riferibili a strutture, attrezzature, spese energetiche, ecc. e il costo del lavoro. Sempre secondo lo studio Arap, il costo medio di produzione alle condizioni attuali va dai 4,90 a 5,20 euro/kg. Troppi se si considera che oggi le aziende (s) vendono mediamente a 4 euro/kg. Ne è seguito un dibattito al tavolo, partito da due interrogativi: cosa fare se nei prossimi mesi non si abbasseranno i costi di produzione? Considerata la contrazione dei consumi, ma anche il fatto che il consumatore paga di più, sia per l’aumento dei prezzi legato all’inflazione, sia per la ricerca di prodotti di livello superiore, qual è la strada da intraprendere?
Stalle a rischio chiusura
“Non possiamo e non dobbiamo più nascondere che abbiamo seri problemi di redditività - afferma Alberto Brugiafreddo -. Il comparto è sofferente da anni con prezzi poco remunerativi. A partire dal 2020, con l’inizio della pandemia, le aziende lavorano in perdita. La guerra ha peggiorato ulteriormente la situazione, con costi aumentati e rincari raddoppiati. Senza dimenticare la siccità, con raccolti scarsi e la conseguente necessità di approvvigionamento esterno. Questo per dire che vendiamo a prezzi insostenibili, col rischio di chiudere ulteriori stalle”. Il presidente Brugiafreddo ha posto l’accento su tre questioni:
1) rispetto a quanto avviene in Francia, non c’è omogeneità dell’offerta per i capi che poniamo in vendita. Certi capi ingrassano giovani, altri più vecchi: bisogna capire come fare per tenere una linea omogenea e comune per “sfondare” su certi mercati;
2) per anni abbiamo ignorato nuovi
5,2 €/kg
VENDITA BOVINO
4 €/kg prezzo di vendita medio di un bovino Piemontese
Piemontese
canali di commercializzazione. La Piemontese è venduta in Piemonte, Lombardia e Liguria. In altre regioni il nome è conosciuto, ma non è mai giunta lì ad un costo accettabile, logistica compresa; 3) poi, rivolgendosi ai consiglieri Coalvi: quali programmi sono in essere per lo sviluppo della Piemontese sulla base dei volumi di consumo odierni? Qual è la strada da intraprendere?
Prezzi di vendita
Nel corso della seduta è emersa, inoltre, la necessità di avere la forza di rendere pubblici i prezzi di vendita della Piemontese per rendere più trasparente il mercato. “Una volta c’era il mercato di
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Cuneo a fare da riferimento - prosegue Brugiafreddo -, ora c’è qualche macellatore, ci si parla, ma occorrerebbe chiedere a allevatori/macellatori di produrre una maggior documentazione alla Cciaa per avere delle medie ancora più equilibrate”. Altre questioni di discussione sono stati gli ecoschemi previsti dalla nuo- va PAC rivolti alla zootecnica e il ClassyFarm, il sistema integrato finalizzato alla categorizzazione dell’allevamento in base al rischio per migliorare la collaborazione ed il dialogo tra gli allevatori e l’autorità competente, per elevare il livello di sicurezza e qualità dei prodotti della filiera agroalimentare.
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