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PSA, i contagi minacciano gli allevamenti suinicoli cuneesi

ENRICO ALLASIA: “NON È QUESTIONE DI VEDERE SE SI VERIFICHERÀ UN CASO ANCHE NELLE NOSTRE AZIENDE, MA QUANDO CIÒ ACCADRÀ”

di Gilberto Manfrin

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Piemonte per sbarrare la strada al virus, e gli interventi di depopolamento, solo annunciati ma - come detto - mai entrati nel vivo delle operatività, comincia a non sembrare più tale.

Economia della Granda a rischio “default”

“Con l’arrivo del nuovo Commissario straordinario alla Peste Suina Africana, Vincenzo Caputo, auspichiamo un cambiamento sul modo di operare - afferma il presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, Enrico Allasia -. Serve una maggior operatività. Non è questione di vedere se si verificherà un caso anche nei nostri allevamenti, ma quando. I capi di cinghiali infetti sono in aumento, i ritrovamenti sono tutti al bordo della zona rossa, le reti fanno quello che possono ma non sono la soluzione. È necessario continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica che siamo di fronte ad un problema enorme. È a rischio un patrimonio basilare per l’economia agricola regionale - prosegue Allasia - che conta su oltre 1.300.000 suini, allevati prevalentemente (900mila capi) in provincia di Cuneo. Se la zona rossa si allargasse ad essa, per la Granda sarebbe il default. La normativa, in tal caso, prevede molti vincoli che rischierebbero di minare numerosi comparti. C’è solo una cosa da fare: ridurre in modo drastico i selvatici”.

“Stiamo lavorando con esperti a una valutazione dell’impatto negativo che avrebbe sull’economia locale il possibile ritrovamento di un caso di PSA in provincia di Cuneo –aggiunge il direttore Roberto Abellonio -. Lo studio sarà oggetto di confronto con le istituzioni provinciali e regionali”.

In gioco la sopravvivenza del comparto

Sulla vicenda, con un intervento sulle colonne della rivista “Mondo Agricolo”, è tornato a prendere posizione anche Rudy Milani, presidente della Federazione nazionale Suinicola di Confagricoltura, intervenuto lo scorso mese di dicembre al convegno “Gestione PSA e biosicurezza negli allevamenti suini” svoltosi a Cavallermaggiore: “Siamo molto preoccupati perché la mappa dei contagi si sta spostando verso le zone suinicole più vocate e perché non condividiamo l’approccio del Governo di affidare la gestione del problema della Psa alle Regioni. È in gioco la sopravvivenza di un comparto dell’agroalimentare italiano di qualità che vale, solo alla produzione 10 miliardi di euro. Se la Psa dovesse avanzare ancora sarebbe una catastrofe, non solo per il settore primario, ma anche per le produzioni Dop della pregiata salumeria italiana”. Milani ha fatto un lucido bilancio sulle contro-misure messe in atto per contrastare la diffusione del virus nei cinghiali: “Nei tredici mesi all’interno dell’area rossa, la zona ad alta positività, si è visto che i casi di positività alla Psa dei cinghiali sono raddoppiati. Abbiamo cominciato il 6 gennaio scorso con i 114 Comuni inseriti nell’area rossa, oggi abbiamo anche alcuni Comuni dell’Emilia-Romagna in area rossa, a cui si sono aggiunti una decina di Comuni della provincia di Cuneo inseriti in area buffer. Questo sta dimostrando l’inefficacia delle reti di

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