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5 PER MILLE
5 PER MILLE Giovani ricercatori
I giovani del 5 per mille appassionati di scienza e di ricerca
Grazie ai fondi del 5 per mille, AIRC ha lanciato dei programmi speciali con l’obiettivo di approfondire le conoscenze sulle metastasi. La direzione dei lavori è affidata a ricercatori consolidati, ma sono molti i giovani a cui i fondi consentono di portare avanti una carriera nella scienza e perseguire un sogno
giovani ricercatori metastasi
a cura di “Sin dai primi anni di mediciCRISTINA FERRARIO Sono giovani, curiosi e determinati e sono tutti entusiasti di poter partecipare ai na sentivo il desiderio di dare il mio contributo alla ricerca” spiega Alberto Sogari, medico laureato da un paio di anni e in forza al laboratorio di Alberto Bardelli a Torino sin programmi che Fondazione dal suo secondo anno da stuAIRC ha messo in campo per dente. “Tra l’altro lui non era sostenere la ricerca in onco- un mio professore, l’ho conologia, con un obiettivo ambi- sciuto frequentando un corso zioso: arrivare dal laboratorio opzionale sull’impatto delal letto del paziente. le analisi omiche.” Sogari ha
E anche se le strade che li lavorato e tuttora lavora su hanno portati dove sono ora progetti legati a tre concetti sono molto diverse, Un’opportunità fondamen tali: evolu in comune hanno tutti la consaper perseguire il proprio sogno zione dei tumori, riparazione pevolezza dell’impornella ricerca del DNA e resistenza tanza e dell’unicità dei proget- alle terapie. La strada scelta ti nei quali sono coinvolti. sembra quella giusta, stando
“Lavorare in un team mul- ai risultati ottenuti finora e tidisciplinare significa avere pubblicati su prestigiose rivila possibilità di confrontarsi ste internazionali. Il progetto con diversi punti di vista, cre- più recente in cui è impegnaare un ponte tra laboratorio e to coinvolge anche lo studio clinica e avere sempre nuovi del microbiota intestinale e stimoli” dicono i giovani ri- del ruolo di alcuni batteri e cercatori, che poi aggiungo- tossine nel tumore del colon. no: “Il sostegno di AIRC, così “Sono all’ultimo anno di dotimportante dal punto di vista torato di ricerca e sto ragioeconomico e così prolungato nando su cosa fare dopo. In nel tempo, ci permette di de- realtà continuo a vedermi nel dicarci completamente alla mondo della ricerca, è una scienza e dare il meglio per il passione molto forte e trovo nostro obiettivo finale: la cu- l’ambiente veramente stimora dei pazienti”. lante.”
In rappresentanza dei tanti giovani sostenuti dai fondi DETERMINAZIONE del 5 per mille, AIRC ne ha se- E PERSEVERANZA lezionati alcuni che partecipa- “L’interesse per la ricerca è no ai nove programmi dedica- nato al liceo, prima ancora di ti allo studio delle metastasi. sapere in quale ambito proseguire i miei studi” dice AlesIL PALLINO sia Potenza, dalla Puglia a FerDELLA RICERCA rara per la laurea in scienze
Gli studi di medicina han- biologiche, per arrivare poi no sempre rappresentato lo a Milano, dove dal 2019 colsfondo sul quale “incastona- labora al Programma AIRC 5 re” il lavoro di ricercatore. per mille coordinato da Maria Chiara Bonini presso l’Ospedale San Raffaele. L’interesse per l’immunologia nasce all’università: da allora Alessia ha continuato a inseguire il suo desiderio di capire a fondo il sistema immunitario. E lo ha fatto con grande tenacia, con un’esperienza di alcuni mesi negli USA fino all’attuale esperienza milanese. “Cercavo l’università nella quale svolgere la laurea magistrale, ma prima ancora cercavo un posto in cui poter studiare l’immunoterapia dei tumori” spiega. Ed ecco l’attuale laboratorio, in cui Alessia ha svolto in seguito il dottorato di ricerca in medicina traslazionale, lavorando sulle metastasi epatiche del tumore del colon e del pancreas, cercando di modificare il sistema immunitario in modo da renderlo uno strumento contro il cancro. Con tecniche di ingegneria genetica e biologia molecolare, si inserisce nei linfociti T un gene che permette a queste cellule di riconoscere in modo specifico il tumore. Inoltre, gli si toglie specifici freni che impediscono ai linfociti di svolgere al meglio il loro lavoro. “Quello che mi ha sempre affascinato è capire come manipolare a nostro favore un sistema così complesso” dice.
LA VALIGIA SEMPRE PRONTA PER SEGUIRE LA RICERCA
Parte dalla Turchia il viaggio di Dogus Altintas, che da qualche mese vive a Milano e collabora al programma coordinato da Paolo Comoglio presso IFOM. Il suo è stato un percorso intenso e vario dal punto di vista professionale, con tappe in Francia, in Svizzera e di nuovo in Francia, prima dell’approdo in IFOM, dove si occupa di tumori di origine primaria sconosciuta, e lo fa seguendo la particolare filosofia che guida il gruppo di ricerca in cui lavora. “Da sempre si pensa al cancro come a una malattia legata a un organo. Noi pensiamo invece che sia una malattia legata a un oncogene” dice il ricercatore. “Secondo noi non ci sono quindi tumori del polmone o del colon, ma tumori con mutazioni nel gene RAS o MET, indipendentemente dalla loro origine nel polmone o in un altro organo” aggiunge. E proprio sull’oncogene MET sta lavorando Dogus, che è anche padre di tre figli. “Siamo abituati a muoverci, ma organizzare lo spostamento con tutta la famiglia non è semplice. Questo però è parte dell’avventura ed è, secondo me, una bella esperienza che apre nuovi orizzonti.”
FRANCESCA, IL PIACERE DELLA RICERCA
Si definisce scherzosamente una “nerd”, ma ciò che emerge dalle sue parole è soprattutto la grande passione per la ricerca di base e la curiosità di scoprire “come funzionano le cose”. Francesca
Zanconato da Padova collabora al programma coordinato da Stefano Piccolo e si occupa
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in particolare di studiare dal za di Roma. Luca inizia un punto di vista molecolare le dottorato subito dopo la laumetastasi del tumore al seno. rea, scelta non comune per E lo fa con analisi a livello di un medico. Il suo lavoro parsingola cellula per svelare il te da Roma con lo studio della volto dei singoli tumori. La malattia minima residua nei meccanobiologia, insieme linfomi follicolari, per poi allo studio delle interazioni uscire dai confini nazionali – anche meccaniche tra le cel- in Germania (Munich Leukelule del tumore e del micro- mia Laboratory), dove si sofambiente, è parte integrante ferma sul ruolo predittivo di del lavoro di Francesca, che mutazioni geniche nella leunon pensa alla ricerca Viaggi e letture cemia mieloide, e a come a un mestiere, ma come a una nel tempo libero come New York (Cornell University) passione e a un’esperien- tutti i giovani dove per tre anni studia za totalizzante, capace di dare modelli murini di leucemia grandi soddisfazioni e a volte linfoide e i rapporti fra celluanche delusioni, sicuramen- le tumorali e microambiente mai noiosa. E quando ser- te. Esperienze che gli hanno ve una pausa da questa im- fruttato pubblicazioni e premersione totale nella ricerca, sentazioni a due congressi Francesca si dedica al teatro: annuali della Società ameri“È un interesse nato per caso, cana di ematologia. ma che mi coinvolge al cento “Il culmine di questo perper cento, concedendomi una corso è stato tornare a Roma pausa dal laboratorio”. nell’ambito di un programma 5 per mille. Nella vita voglio MEDICO E RICERCATORE fare il medico e, visto il livelGRAZIE (ANCHE) lo di preparazione dei medici A FONDAMENTALE e quello della ricerca portata
“Nei giorni in cui dovevo avanti da questo gruppo, crescegliere il dipartimento di do che per me sia una grande ricerca da frequentare per il occasione per crescere ultemio percorso di studi in me- riormente dal punto di vista dicina, mi capitò di leggere a personale e professionale.” casa di mia nonna Anna una copia della rivista di AIRC GALEOTTA FU LA GITA Fondamentale nella quale si A SIENA parlava di Robin Foà. Questo “Mamma, papà, io verrò a articolo mi permise di cono- studiare a Siena.” Sono le pascere il professore come ri- role di una bimba originaria cercatore e come persona, e della provincia di Matera in quindi decisi di fare domanda gita a Siena con la famiglia. per il suo laboratorio” spiega Detto fatto. Quella bimba ogLuca Cappelli. Nasce così il gi è una ricercatrice che da legame di Luca con la ricerca oltre 15 anni vive nella citoncologica e con il program- tà toscana e che attualmente ma coordinato da Robin Foà contribuisce al programma presso l’Università La Sapien- coordinato da Michele Maio presso il centro di immunoncologia senese. “Mi sono innamorata di questa cittadina ordinata, che mi dava una sensazione di calma” spiega Maria Lofiego, laurea magistrale in biologia sanitaria e specializzazione in biochimica clinica e patologia clinica, seguite da un dottorato di ricerca. “Sono molto fiera di far parte di questa realtà, un vero centro di eccellenza da cui ricevo quotidianamente gli stimoli per portare avanti il mio lavoro” aggiunge. E al centro di questo lavoro c’è l’epigenetica, ovvero le modificazioni “chimiche” del DNA che permettono di rendere le cellule tumorali meno facilmente riconoscibili dal sistema immunitario e portano a studiare come togliere il velo dietro al quale il tumore si nasconde. “L’idea è studiare le modificazioni epigenetiche che caratterizzano la malattia anche per comprendere perché alcuni pazienti non rispondano all’immunoterapia” afferma Maria, che per raggiungere l’obiettivo analizza sia il tumore sia tutte le cellule che lo circondano, ovvero il microambiente tumorale.
RIFLETTORI PUNTATI SUI MACROFAGI
Sui macrofagi, una tipologia di cellule del sistema immunitario, si basa gran parte dell’esperienza professionale di Nina Cortese, biotecnologa di formazione, con studi a Milano e un periodo trascorso in Israele durante il dottorato di ricerca. Da tre anni Nina collabora al programma coordinato da Alberto Mantovani presso l’Istituto Humanitas di Rozzano, lavorando sulle metastasi al fegato derivanti da tumore del colon-retto. “Il focus del nostro gruppo è individuare nuovi marcatori immunitari che possano aiutare a selezionare i pazienti che risponderanno alla terapia e che avranno una prognosi migliore” spiega Nina. Il progetto ha portato all’identificazione di importanti interazioni fra cellule del sistema immunitario, cosi come fondamentale è stata l’interazione fra i vari gruppi. “La ricerca occupa gran parte del mio tempo e mi piacerebbe continuare con questo lavoro anche in futuro” spiega Nina, che da qualche anno si è appassionata al tennis. “Ci gioco e lo seguo, ma solo nel tempo libero.”
UN FILM A COLORI DALLE PROVETTE AL COMPUTER La “C” aspirata non lascia dubbi sull’origine toscana di Simone Romagnoli, biotecnologo di formazione passato poi alla bioinformatica, che oggi a Firenze collabora al programma coordinato da Alessandro Maria Vannucchi. Fresco di dottorato di ricerca, Simone ha seguito un percorso incentrato su applicazioni biotecnologiche che abbiano un risvolto nella clinica. Il focus è stato lo studio dei genomi di un gruppo specifico di pazienti con leucemia mieloide acuta, alla ricerca di marcatori che potessero aiutare a scegliere il trattamento migliore per ciascun malato. E dopo i primi passi dietro al bancone, la passione per i dati ha preso il sopravvento. “Sono sempre stato uno ‘smanettone’ e quindi la parte bioinformatica mi interessava” dice Simone. “A un certo punto, vedere tutta questa
mole di dati che si generava e aspettare che qualcun altro li analizzasse mi stava un po’ stretto” aggiunge. E da lì, grazie anche alla possibilità di dedicarsi per un periodo allo studio di questo aspetto della ricerca, nasce il Simone bioinformatico, che però nel poco tempo libero non rinuncia alle sue grandi passioni, tra le quali il cinema. “Sono praticamente cresciuto nella sala cinematografica che mamma e nonna gestiscono a Firenze.” UN VIAGGIO “CONTROCORRENTE”
Dagli Stati Uniti all’Italia. Quello di Valentina Ferrari, oggi coinvolta nel programma coordinato da Maria Rescigno presso l’Istituto Humanitas di Rozzano, è stato un viaggio “al contrario” rispetto a quello di tanti giovani ricercatori che dal Bel Paese volano negli Stati Uniti. Come svela il suo nome, Valentina ha radici italiane e la scelta dell’Italia è stata in un certo senso naturale quando ha deciso di dedicarsi alla ricerca in immunoncologia in un nuovo Paese. “La scienza è universale e questa esperienza in Italia mi sta aiutando a crescere sia come ricercatrice che come persona” afferma Valentina, che ha alle spalle studi di psicologia prima della “conversione” alla biologia e all’immunologia. Complice una diagnosi di tumore in fa-
miglia, l’esempio dei suoi genitori entrambi ricercatori, e il desiderio di poter fare qualcosa L’esperienza in prima persona per troall’estero è importante vare cure più efficaci contro le neoplasie, per tutti il passaggio all’immunologia ha portato Valentina fino alle porte di Milano, dove lavora allo sviluppo di un vaccino terapeutico universale per il cancro, concentrandosi in particolare sul melanoma.
5 PER MILLE Progetti ordinari
cancro del polmone tumore del pancreas
Stabilità per i ricercatori e capacità di programmazione
Sono questi i vantaggi offerti dal sostegno economico derivante dal 5 per mille alla ricerca scientifica, una fonte di introiti che si affianca alla raccolta di donazioni per finanziare, oltre ai programmi speciali, i progetti di ricerca ordinari
“TUTTI GLI STRUMENTI A SOSTEGNO DEL NON PROFIT ”
Ilegislatori hanno sviluppato diversi strumenti legati alla dichiarazione dei redditi per consentire di scegliere a chi destinare parte delle proprie tasse, senza aggravio per i cittadini stessi. Questi strumenti sono indipendenti tra loro: firmare per devolvere il 5 per mille a un ente che sostiene la ricerca scientifica non impedisce di sottoscrivere anche l’8 per mille a favore di una confessione religiosa e il 2 per mille a favore di un partito politico o di un ente culturale.
8per mille: lo si usa per devolvere una percentuale fissa del gettito IRPEF a una confessione religiosa tra quelle che hanno stipulato un’intesa con l’Italia (in alternativa si può firmare a favore dello Stato). Le erogazioni non hanno un tetto e, se non si sceglie nessuno, il gettito viene comunque ripartito tra le varie confessioni in proporzione alle scelte fatte dagli altri contribuenti.
5per mille: grazie a questo strumento potete devolvere il 5 per mille del vostro gettito IRPEF a enti che assolvono a determinate finalità di interesse sociale. In questa categoria rientrano anche gli enti che, come AIRC, sostengono la ricerca scientifica. A differenza dell’8 per mille, gli enti ricevono solo il gettito delle scelte a loro favore, mentre in caso di mancata dichiarazione la somma va a favore dello Stato.
2per mille: con questo strumento è possibile devolvere parte delle proprie tasse a un partito politico, come forma di sostegno pubblico. In realtà esistono due tipologie di 2 per mille: con la seconda è possibile destinare la stessa percentuale del proprio reddito a un’associazione con finalità culturali. a cura della REDAZIONE Introdotto in forma sperimentale nel 2006 e successivamente confermato, lo strumento del 5 per mille, che consente ai cittadini di devolvere parte delle proprie tasse a una causa che hanno a cuore, ha contribuito in modo importante a cambiare la ricerca oncologica in Italia. Fin dai primi anni, AIRC ha goduto della fiducia di moltissimi italiani, consapevoli che il denaro che arriva alla Fondazione viene distribuito in modo trasparente e meritocratico con lo scopo di trovare nuove cure contro il cancro.
“Rispetto alle donazioni spontanee, che costituiscono comunque un contributo preziosissimo e indispensabile per raggiungere gli obiettivi, il 5 per mille ha il vantaggio di garantire, anno per anno, la stabilità finanziaria, che è ciò che spesso manca alla ricerca” spiega Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione AIRC. “Un progetto di ricerca non dura mai un anno solo, e sapere di poter contare su introiti certi ha consentito ad AIRC di sviluppare nuove progettualità di lungo termine, più ambiziose ed efficaci in termini di risultati, da affiancare al sostegno puntuale alla carriera dei ricercatori, come accade per esempio con le borse di studio.”
Il 5 per mille ha anche un altro pregio rispetto alle altre forme di finanziamento alla ricerca scientifica, inclusi i soldi che ora arriveranno dal PNRR: a scegliere dove e come spendere i soldi donati sono i cittadini stessi. “È uno strumento che consente alle persone di dire che cosa è importante per loro, quali problemi vogliono che siano risolti prioritariamente. E il cancro è purtroppo un problema che colpisce tutti e che richiede uno sforzo collettivo per trovare una soluzione” conclude
Caligaris Cappio.
Oltre ai programmi tematici (di cui parliamo anche alla pagina 4), il 5 per mille sostiene quindi molti dei progetti di ricerca che Fondazione AIRC eroga ogni anno e che vengono svolti capillarmente nei laboratori sparsi su tutto il territorio italiano.
Da Nord a Sud a fianco dei ricercatori
inibitorio ILT3 nella regolazione dei meccanismi di soppressione tumorale nella leucemia linfatica cronica. “Nel gruppo di ricerca in cui lavoro vogliamo capire meglio perché alcuni tumori progrediscono più lentamente di altri, con l’intento di sfruttare questa conoscenza per lo sviluppo di terapie. Il nostro modello, la leucemia linfatica cronica a cellule B, raramente evolve in una forma aggressiva: vogliamo capire qual è il meccanismo che sopprime la progressione tumorale, per vedere se è possibile attivarlo anche nei tumori più aggressivi.” Kabanova è nata in Russia, a Novosibirsk, una delle grandi metropoli industriali della Siberia Occidentale, e si è laureata in biologia in quella città. “Nel 2007 sono venuta a fare un dottorato all’Università di Bologna, portando avanti un progetto di ricerca presso i laboratori di Novartis Vaccines di Siena. Mi sono poi spostata nella Svizzera italiana e infine, di nuovo, in Italia, sempre a Siena, dove sono tornata grazie ai finanziamenti di AIRC” spiega. E aggiunge: “Credo che ogni ricercatore che lavori nei laboratori italiani sia spinto da una profonda passione per la ricerca”.
Sostenere il gruppo
A Bari, presso l’Università degli studi Aldo Moro, lavora Clelia Tiziana Storlazzi, supportata da Fondazione AIRC con un Investigator Grant, che ha come scopo lo studio di nuovi marcatori genetici per valutare la gravità della malattia nei pazienti con carcinoma polmonare a piccole cellule con amplificazione dei geni MYCL/ MYC, una forma particolarmente refrattaria alle cure. “Mi sono laureata in biologia all’Università di Bari nel 1995. Ho lavorato a Perugia e a Roma e, nel 1998, ho vinto una borsa triennale di FIRC per lavorare sulla citogenetica molecolare di tumori solidi ed
“Sono cresciuto come scienziato a Trieste, dove mi sono laureato in biotecnologie mediche e poi specializzato in medicina molecolare” racconta Alessandro Carrer, uno degli scienziati il cui progetto è sostenuto dai fondi Le variabili del 5 per mille. “Ho iniziato a interessarmi di metaboliepidemiologiche sono complesse smo tumorale, e in particolare di tumoda valutare re al pancreas, durante il mio periodo di post-dottorato all’Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti. Sono rientrato in Italia grazie a un grant che mi ha dato proprio Fondazione AIRC.” Ora Carrer lavora presso la Fondazione ricerca biomedica avanzata – Istituto veneto di medicina molecolare a un progetto che si propone di definire i fattori metabolici ed epigenetici che contribuiscono alla predisposizione e alla comparsa del cancro al pancreas (per esempio particolari regimi alimentari), in modo da sviluppare stra- ematologici. Grazie a quei fondi sono tegie di prevenzione più efficaci. “I anche andata all’estero, in Svezia. Al fondi di AIRC, e in particolare il My ritorno ho continuato a lavorare a First AIRC Grant che mi è stato attri- Bari, dove sono diventata professore buito nel 2019, mi hanno dato l’oppor- associato nel 2016. I fondi dell’Invetunità di tornare in Italia per lavorare stigator Grant quinquennale di AIRC, sul tumore al pancreas, la malattia che che parte proprio quest’anno, mi perpiù detesto” conclude. “Posso così met- metteranno di lavorare sul microcitotere a frutto la mia esperienza di ricer- ma, portando a termine un progetto di ca all’estero, e riportare qui strumenti ricerca molto ambizioso, ma anche di di lavoro e modelli sperimentali all’a- supportare giovani e promettenti rivanguardia.” cercatori attraverso assegni di ricerca” spiega. “Fare questo lavoro al giorno
Finanziare la mobilità d’oggi non è semplice perché la competizione è fortissima e la tecnologia
I fondi del 5 per mille sono essenzia- avanza rapidamente, sicuramente a li anche per chi sceglie l’Italia venendo velocità maggiore rispetto alla dispodall’estero e trova in Fondazione AIRC nibilità di fondi. Grazie al sostegno di il sostegno necessario a rimanervi. AIRC, tuttavia, alcuni scogli possono
È il caso di Anna Kabanova, ricer- essere superati e si può cercare di svolcatrice presso la Fondazione Toscana gere il proprio lavoro con una sicurezLife Sciences con i fondi di un My First za in più, cioè quella di essere sostenuAIRC Grant sostenuto dal 5 per mille. ti da un ente che premia il valore dei In Toscana, Kabanova si occupa del- progetti e lo spessore scientifico e cullo studio della funzione del recettore turale di chi li propone.”