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IL MICROSCOPIO
Le strategie AIRC per giovani ricercatori
FEDERICO CALIGARIS CAPPIO Direttore scientifico AIRC
Un giovane che nei primi anni Ottanta intendeva dedicarsi alla ricerca in oncologia si trovava di fronte innumerevoli domande, ma le sue possibilità di dare risposte efficaci erano scarse. In genere, i pazienti ricevevano una diagnosi in fasi molto avanzate di malattia e la ricerca clinica aveva pochissime armi, fondamentalmente solo alcuni chemioterapici. Le conoscenze sulla biologia del cancro erano molto limitate, i laboratori avevano attrezzature modeste, le tecnologie erano rudimentali e le collaborazioni, soprattutto internazionali, sporadiche. Il grande ostacolo biologico era lo studio diretto delle cellule tumorali dei pazienti. I tumori del sangue offrivano maggiori opportunità di indagine, dato che un semplice prelievo di sangue periferico o midollare era spesso sufficiente per studiare la malattia. Comprensibilmente, l’oncoematologia è stata la punta di diamante della ricerca oncologica.
Oggi la situazione generale è cambiata. Gli studi di questi anni, favoriti dagli incessanti avanzamenti tecnologici, hanno portato a una migliore comprensione delle basi biologiche e molecolari del cancro. I laboratori e i centri di ricerca hanno assistito a un cambiamento epocale in termini di strumentazione e di competenze: a medici, biologi, biotecnologi si affiancano sempre più nuove figure professionali quali informatici, matematici, chimici, data manager, infermieri di ricerca. Inoltre la ricerca è diventata sempre più collaborativa e internazionale. I progressi nella diagnostica di precisione e lo sviluppo di terapie di combinazione tra farmaci mirati a bersaglio molecolare, immuno e chemioterapia consentono di arrivare alla guarigione o a un sostanziale miglioramento delle condizioni di salute in diversi tipi di tumore.
Quali problemi deve affrontare un giovane che voglia oggi dedicarsi alla ricerca in oncologia? Le frontiere della ricerca sono rappresentate dall’indagine mirata dei “buchi neri” della nostra conoscenza, quali la malattia metastatica, i tumori rari, la resistenza alle terapie convenzionali e i tumori, come quelli cerebrali, di cui sappiamo ancora troppo poco. Lo studio e la comprensione di questi problemi è assolutamente indispensabile se vogliamo un futuro in cui tutti i tipi di cancro siano sempre più curabili. I giovani hanno di fronte orizzonti culturali più vasti, ma anche problemi più precisi da risolvere, traggono grande vantaggio dall’interazione tra diverse discipline e possono avvalersi di tecnologie sofisticate. Queste permettono di affrontare in modo concreto le domande cruciali, soprattutto se maneggiate con la creatività, la freschezza di idee e la capacità di pensare in modo non convenzionale proprie dei nuovi ricercatori. AIRC, da sempre sensibile ai problemi dei giovani, intende offrire loro, attraverso modalità di finanziamento innovative, nuove opportunità per impegnarsi nella ricerca avendo come obiettivo finale “trovare la cura del cancro attraverso la ricerca”. A tal fine AIRC lancia nel 2022 un piano progettuale rivolto a giovani ricercatori in oncologia con bandi diversificati e articolati a seconda degli interessi scientifici e della fase di carriera. Lo scopo è attrarre i migliori ricercatori, sia di laboratorio sia clinici, inclusi coloro che vogliono rientrare dall’estero. Ciò senza penalizzare i ricercatori senior, i cui laboratori rappresentano gli incubatori all’interno dei quali si formano i giovani più promettenti.
AIRC intende così rafforzare un circolo virtuoso costruito negli anni per stimolare la crescita della ricerca oncologica nazionale e potenziare le sue positive ricadute sui pazienti.