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Altro che spazzatura!
Da inutili pezzetti di materiale genetico a potenziali nuovi bersagli per la cura dei tumori. Sembra poter essere questo il destino di alcune molecole di RNA non codificante (ovvero che non genera una proteina) che derivano da sequenze, chiamate LINE1, ripetute spesso nel nostro DNA e viste un tempo come DNA “inutile” (per questo definito DNA spazzatura). Lo afferma su Nature Genetics uno studio coordinato dall’Università statale di Milano e portato avanti anche grazie al sostegno di Fondazione AIRC. I ricercatori hanno chiarito il ruolo di LINE1 nel regolare particolari cellule del sistema immunitario, i linfociti T CD4+, e hanno inoltre dimostrato che, spegnendo l’RNA di LINE1, è possibile restituire ai linfociti T presenti nel tumore la capacità di eliminare le cellule cancerose.
Vita dura per le staminali del glioblastoma
La via da percorrere per recuperare la forza
Uno studio coordinato dai ricercatori dell’Istituto europeo di oncologia e pubblicata su Science Translational Medicine ha dimostrato che è possibile bloccare le cellule staminali del glioblastoma, il più letale dei tumori cerebrali, senza intaccare le cellule cerebrali sane. Come spiegano gli autori, questo nuovo approccio punta a interferire con la capacità delle cellule staminali tumorali di adattarsi e sopravvivere. Protagonisti sono la
I ricercatori dell’Università di Padova hanno identificato una via di comunicazione cellulare che potrebbe aiutare a limitare i danni legati alla cachessia, ovvero il deperimento muscolare e generale al quale molti pazienti oncologici vanno incontro. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Cachexia, Sarcopenia and Muscle e si concentrano sulla via di comunicazione Akt-mTOR, già nota per il suo ruolo nel mantenimento del muscolo e già bersaglio di alcune teproteina LSD1, coinvolta nello sviluppo del glioblastoma e nel mantenimento delle staminali, e la molecola DDP_3800, capace di legarsi a LSD1 e di bloccarne la attività. Senza LSD1 le staminali tumorali non riescono a sopravvivere, di conseguenza questa proteina può rappresentare un importante bersaglio per terapie molecolari.
rapie anti-cancro. Lavorando su topi, i ricercatori hanno confermato che questa via è meno attiva in caso di tumore, ma hanno anche dimostrato che riattivandola si arriva a un recupero della massa muscolare e della forza. Questi dati, oltre ad aprire la strada a nuove possibili terapie farmacologiche mirate, potrebbero anche aiutare a stabilire programmi di esercizio fisico ad hoc.