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QUALITÀ DI VITA Relazioni di coppia

Sessualità e cancro nelle donne, un imbarazzo da superare

Al momento della diagnosi la sessualità spesso non è considerata una priorità da medici e pazienti, ma è fondamentale per riconquistare una buona qualità di vita, a tutte le età

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a cura di ELENA RIBOLDI Una diagnosi di tumore rappresenta uno tsunami: la malattia, le terapie e i turbamenti che ne conseguono travolgono ogni ambito della vita di una persona. In particolare nelle donne, la sfera della sessualità può esserne colpita in modo devastante. L’argomento è delicato ed è spesso sottovalutato dai medici, eppure è importante parlarne apertamente perché recuperare intimità e piacere non solo è lecito, ma è parte del processo che porta a riappropriarsi della propria vita. Filippo Nimbi, psicologo e sessuologo del Dipartimento di psicologia dinamica, clinica e salute dell’Università La Sapienza di Roma, e Ludovica Scotto, psicoterapeuta e consulente sessuologica presso la Divisione di psiconcologia dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, fanno il punto su questo importante aspetto della vita delle donne malate di cancro. OSTACOLI CONCRETI

“Nella fase iniziale, quella della diagnosi e dei primi trattamenti, la paziente colpita dal cancro concentra tutte le proprie energie su ciò che può salvarle la vita e tende a mettere in secondo piano la sfera della sessualità” spiega Filippo Nimbi. “Poi intervengono aspetti prettamente biologici legati alle terapie, che possono interrompere o modificare il ciclo della risposta sessuale. Per esempio, la terapia ormonale, spesso utilizzata nelle pazienti con tumore al seno, blocca il ciclo mestruale e riduce la lubrificazione, importantissima per la risposta sessuale femminile.”

I tumori che riguardano l’area genitopelvica e il cancro della mammella sono le neoplasie che hanno maggior impatto sulla sessualità. “Possono insorgere difficoltà fisiche che ostacolano l’atto sessuale. Una minore lubrificazione può portare a sentire dolore durante i rapporti, rendendoli un’esperienza spiacevole.” DESIDERIO LONTANO Il dolore ha un effetto diretto sul desiderio, su cui agiscono anche altri fattori. “Molte donne riferiscono di non provare desiderio sessuale nella fase più acuta della lotta al tumore, ma ciò è vero anche nella fase successiva, quando l’emergenza si è risolta” racconta Nimbi. “Le donne che hanno superato un tumore al seno hanno diffi-

All’inizio coltà nel riprendere ad avere rapporti sessuali, hanno paul’attenzione è rivolta ra di non essere più in grado di lasciarsi andare dopo averalla malattia

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li esclusi per un po’ di tempo dalla loro vita.”

Subentrano così aspetti psicologici complessi. “La diagnosi di cancro è un trauma e come tale può portare ad ansia, depressione e reazioni emotive molto forti. È difficile separare i vari elementi, perché ansia e depressione in genere diminuiscono il desiderio e l’attività sessuale.”

IL RIFLESSO DELLO SPECCHIO

Non è infrequente un problema di percezione e accettazione di sé. “La mastectomia (l’asportazione del seno) incide molto sull’immagine corporea della donna, che non si sente più attraente né per sé né per gli altri. In realtà gli studi in letteratura ci dicono che è più un problema personale. I partner non vivono i cambiamenti nell’aspetto esteriore (vale anche per la perdita dei capelli) così male come si aspettano le donne” commenta Nimbi. “La donna si tira indietro per paura di essere rifiutata, il partner rispetta questa paura e non si fa avanti, si crea una fase di stallo in cui nessuno muove un passo per ricominciare ad avere una vita sessuale.”

“Il cambiamento corporeo ha un impatto molto forte sulla sessualità, non soltanto in termini estetici come siamo indotti a pensare, ma in termini di funzionalità” chiarisce Ludovica Scotto. “Il corpo diventa traditore, non è più forte come in passato, quando permetteva di fare cose a cui ora si accede con difficoltà. Pensiamo al caso di una donna con tumore al seno in cui l’intervento chirurgico è andato benissimo e la ricostruzione con protesi ha dato un risultato estetico soddisfacente: la terapia ormonale, però, può determinare una serie di effetti collaterali, tra cui invecchiamento precoce, sbalzi di umore, osteoporosi, rigidità dei tessuti, dolore. A 35-45 anni questa donna si sente giovane, perché è giovane, ma in un corpo che non sta al passo. Cambia la percezione di sé come essere vitale e questo, a cascata, ha un impatto sulla sessualità.” LA COPPIA IN STALLO

Le difficoltà sperimentate a livello fisico e psicologico da chi si è ammalato vanno a condizionare la coppia. “Esistono diverse modalità attraverso cui si entra in relazione con l’altro. Una di queste è il meccanismo di attaccamento/accudimento: se io ho bisogno, l’altro si offre di accudirmi; l’accudimento è un sistema motivazionale che disattiva quello della sessualità” spiega Scotto. “Per cui, quando nella coppia si instaurano nuove dinamiche relazionali, ne risente la sessualità.”

La mancanza di un confronto sereno sull’argomento non aiuta. “A volte le donne non riescono a parlare delle proprie difficoltà con il partner, spesso raccontano allo psicoterapeuta di sentirsi in colpa per avere portato la malattia in famiglia o nella coppia, in colpa perché creano un problema all’altro. Il senso di colpa fa sì che non vogliano raccontare al partner che hanno dolore, che non provano piacere.”

LA LEGITTIMAZIONE DEL PROBLEMA Per sbloccare la situazione può diventare essenziale il coinvolgimento di una figura professionale. “Il medico legittima le difficoltà: non è colpa tua, ci sono dei problemi reali, vediamo insieme con quali modalità questa esperienza può tornare a essere piacevole anche per te” illustra Scotto. “La sessualità va costruita e per costruirla bisogna che i partner siano al corrente di come l’altro o l’altra vive questo momento, quali sono le difficoltà, quali sono gli aspetti motivanti, come l’intimità, e quali sono gli aspetti demotivanti, come il dolore.” Per chi è single il percorso è personale, legato alla consapevolezza di sé e all’autostima, e punta a trovare risorse diverse. “La sessualità non ha un tempo per essere vissuta, ma riguarda l’essere umano lungo tutto l’arco della vita, è fondamentale a qualsiasi età e in qualsiasi situazione” conclude Scotto. “L’invito è a parlarne liberamente con il partner, con il medico e con tutte le proprie figure di riferimento nel percorso di recupero.”

Rivolgersi a uno psicologo può essere utile

ASSISTENZA PARLARNE SI PUÒ

“Nella mia esperienza, la gestione del benessere psicologico nel paziente con tumore è considerata molto secondaria rispetto alla gestione biomedica della malattia” riferisce Filippo Nimbi. “In più, spesso gli stessi psicologi, per non parlare degli oncologi, non sono formati sui temi della sessualità, che è un tabù anche per i clinici. Bisognerebbe fare un doppio lavoro, da una parte di formazione per i sanitari su quanto la sessualità contribuisca alla qualità della vita delle persone, e dall’altra di supporto per i pazienti.” Come intervenire? “Credo molto negli approcci integrati in cui medici, psicologi e altre figure lavorano insieme sulla persona e sulla coppia per cercare la strategia più efficace” prosegue Nimbi. “La psicoterapia può essere particolarmente utile anche nelle situazioni in cui non si può tornare alla vita sessuale precedente. Per esempio, quando, in seguito a tumori ginecologici, non è più possibile la penetrazione perché potrebbe essere rischiosa: si esplorano esperienze di piacere con modalità differenti”.

Non si deve avere paura di chiedere aiuto, rivolgendosi a figure specializzate. “All’Istituto europeo di oncologia, all’interno del Women’s Cancer Center, abbiamo creato un ambulatorio psicosessuologico in cui si affronta specificamente il tema della sessualità” racconta Ludovica Scotto. “Trovarsi all’interno di un ospedale oncologico ci consente di collaborare con specialisti di altre discipline, usando un approccio integrato in cui la paziente è al centro del proprio percorso di cura, un processo che è denominato empowerment. A seconda della situazione può essere proposta una consulenza di coppia.” Gli psicoterapeuti che lavorano in ambulatorio hanno alle spalle studi specialistici in consulenza sessuologica. “Il tema della sessualità viene sviscerato in tutte le sue componenti. La sessualità, infatti, non può essere ridotta soltanto a un atto di soddisfacimento fisico, bensì, essendo un sistema complesso che ha varie dimensioni (ludica, sociale, riproduttiva, semantica, narrativa), chiama in causa obiettivi di vita specifici che riguardano non soltanto il corpo, ma l’idea di se stessi in relazione con gli altri. Ha inoltre un valore procreativo che può essere intaccato in maniera indiretta. Infatti, se la patologia oncologica impatta sulla qualità di vita della persona ostacolandone la sessualità, può interferire con il desiderio di genitorialità anche senza avere un effetto sulla fertilità. La sessualità è importante per garantire una vita coerente con le aspettative della persona.”

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