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SPERIMENTAZIONE ANIMALE L’approccio europeo alla ricerca animale una questione di equilibrio
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L’approccio europeo alla ricerca animale, una questione di equilibrio
Se il Parlamento europeo spinge per l’abolizione di qualsiasi tipo di ricerca scientifi ca che usi gli animali, la Commissione europea, consapevole dei limiti dei metodi alternativi, cerca di salvaguardare sia il benessere animale sia la sicurezza degli esseri umani
a cura della REDAZIONE Nel mese di settembre del 2021, il Parlamento europeo ha votato a larga maggioranza una risoluzione che chiedeva alla Commissione, l’organo di governo dell’Unione europea, di accelerare le attività volte a eliminare il prima possibile l’utilizzo di animali nella ricerca scientifi ca. I promotori della risoluzione fanno notare che, dopo molti anni di calo nella quota di animali utilizzati, anche grazie alla messa in atto di nuove normative a livello europeo e nazionale, in alcuni settori si è raggiunto un limite al di sotto del quale non si riesce ad andare. La ragione è semplice: le tecniche alternative alla sperimentazione animale, specie nel campo biomedico, non sono ancora abbastanza mature da consentire una totale rinuncia.
La richiesta dei membri del Parlamento europeo di inasprire i divieti per legge e investire maggiormente nella ricerca di metodi alternativi agli animali ha ricevuto una risposta uffi ciale da parte della Commissione nel marzo 2022, con un pronunciamento in cui si ribadisce che l’attuale normativa (la Direttiva 2010/63, che obbliga gli Stati membri a fare propri i principi di controllo e riduzione della sperimentazione animale) è adeguata e suffi ciente a tutelare il benessere animale.
Un buon documento
Kirk Leech, direttore esecutivo della European Animal Research Association (un gruppo che si batte perché le leggi sulla sperimentazione animale siano rispettose del benessere animale ma anche dei bisogni della ricerca scientifi ca), ha dichiarato: “I gruppi di attivisti e alcuni europarlamentari vogliono dare l’impressione che la ricerca sugli animali sia una ‘scienza superata’. Tuttavia, il successo nello sviluppo di CRISPR-Cas9 e dei vaccini Covid-19 ha dimostrato che la scien-
za d’avanguardia comprende il valore dei dati sugli animali e le soluzioni innovative che essi forniscono alle sfide che dovremo affrontare in futuro. È stato positivo vedere come la Commissione abbia riconosciuto che, nonostante i progressi della ricerca biomedica, i metodi alternativi alla sperimentazione animale abbiano ancora un uso molto limitato e che non sia ancora possibile prevedere quando saranno disponibili metodi scientificamente validi in grado di sostituire particolari procedure sugli animali”.
EARA, e molti scienziati, hanno anche sottolineato che la ricerca sui farmaci e su nuove tecniche chirurgiche sarebbe gravemente ostacolata o costretta a fermarsi completamente in caso non si possano più fare esperimenti sugli animali. Il Piano per sconfiggere il cancro della Commissione europea vuole rispondere ai bisogni di 3,5 milioni di cittadini dell’Unione europea a cui ogni anno viene diagnosticato un tumore. “Sarebbe immorale per la comunità dei ricercatori in campo oncologico smettere di fare ricerca sugli animali senza alternative comprovate” ha ribadito Leech.
Migliore comunicazione
Tuttavia, alla luce del voto del Parlamento, la Commissione ha accettato di esaminare nuovamente le strategie per “concentrare e intensificare gli sforzi attuali” volti a raggiungere l’obiettivo finale della completa sostituzione, rafforzando il Partenariato europeo sugli approcci alternativi alla sperimentazione animale (EPAA), un gruppo di esperti che include anche rappresentanti dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche e dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Lo scopo è fornire indicazioni sui cambiamenti realistici che possono essere apportati per ridurre il numero di animali, pur rispettando le misure di sicurezza che proteggono l’uomo, gli animali e l’ambiente.
La Commissione europea ha inoltre affermato che è possibile migliorare la comunicazione e la trasparenza su questi temi, per esempio con articoli come questo, che servono a spiegare ai cittadini interessati quale può essere l’approccio più corretto alla questione.
Infine, la risoluzione della Commissione europea conferma che tutti i principi che governano i test sulle sostanze chimiche, stabiliti dalla normativa REACH, vanno mantenuti, perché si tratta di un settore di indagine importante per la protezione della salute umana.
Il regolamento REACH impone all’industria di produrre, importare e utilizzare le sostanze chimiche in modo sicuro. A tal fine devono essere disponibili informazioni sufficienti sulle sostanze chimiche pericolose. Come recita lo stesso regolamento europeo, “un gran numero di sostanze sono state prodotte e immesse sul mercato europeo in passato, a volte in quantità molto elevate, senza sufficienti informazioni sui pericoli che esse potevano comportare per la salute umana e l’ambiente.”
Fin dalla stesura del REACH, i legislatori sapevano che la necessità di raccogliere più informazioni avrebbe comportato un maggiore utilizzo di animali di laboratorio. La tossicità delle sostanze chimiche non può essere determinata in modo sufficiente con la sperimentazione in vitro e affidarsi esclusivamente a questi metodi può portare a sottostimare eventuali danni per l’uomo e l’ambiente.
Tuttavia, come si è visto, la Commissione europea prende sul serio le preoccupazioni relative all’uso degli animali per i test. Per questo motivo, il regolamento REACH impone alle aziende di condividere i dati (e quindi di evitare test inutili sugli animali). Coloro che desiderano effettuare questi test devono ottenere l’approvazione prima di eseguirli. In base al regolamento REACH, la sperimentazione animale deve essere evitata se esistono metodi alternativi: gli esperimenti sugli animali sono permessi solo come ultima risorsa.
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Ricerca e monitoraggio
La Commissione europea è attiva anche nel campo dello sviluppo di metodi di sperimentazione alternativi, per esempio attraverso l’attuale Programma quadro di ricerca Horizon Europe, e gestisce il Centro europeo per la convalida dei metodi alternativi (ECVAM), tra i più avanzati centri mondiali nel settore. Infine, ha creato il sistema di monitoraggio TSAR, per garantire che nuovi metodi promettenti possano essere rapidamente adottati.
“Possiamo dire che a livello europeo c’è molta attenzione alla crescente richiesta da parte dei cittadini di usare sempre meno animali nella scienza, pur nella consapevolezza che non possiamo rinunciarvi del tutto. È un atteggiamento giusto ed equilibrato, che garantisce anche la salute umana e il progresso scientifico” conclude Leech.