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IL MICROSCOPIO
Tumori pediatrici, una situazione difficile
FEDERICO CALIGARIS CAPPIO Direttore scientifico AIRC
Poche situazioni sono più traumatiche dei tumori infantili. Se la domanda che ogni paziente adulto si pone è “perché proprio a me e come posso uscirne?”, le domande che ogni genitore di paziente pediatrico si fa sono “perché proprio a mio figlio o figlia? Come si può risolvere il problema?” e, se l’evoluzione è favorevole, “quali conseguenze ci saranno?”. I tumori pediatrici sono rari, mediamente ne vengono diagnosticati 1.400 nuovi casi all’anno nella fascia d’età 0-14 anni e 900 in quella 15-19 anni. I più frequenti sono i tumori del sangue, quali leucemie acute e linfomi, mentre molto più rari sono i sarcomi (circa 10-12 per cento) e i tumori del sistema nervoso (circa 10 per cento). La ricerca ha contribuito a un deciso miglioramento nella terapia dei tumori infantili: oggi siamo in grado di guarire un’elevata percentuale di piccoli pazienti con tumori del sangue, grazie alla manipolazione del sistema immunitario con i trattamenti di immunoterapia, incluso il trapianto di midollo osseo, e con terapie combinate con farmaci a bersaglio molecolare, immuno e chemioterapia. Questi risultati ci rendono orgogliosi del lavoro svolto negli anni, ma non sono sufficienti, perché ancora circoscritti ad alcuni tipi di cancro e perché gli effetti collaterali dei nuovi farmaci spesso limitano le possibilità terapeutiche e possono creare difficoltà al futuro dei piccoli pazienti guariti. Soprattutto, permangono numerose sacche oscure e drammaticamente impegnative, quali i sarcomi e i tumori cerebrali, per cui le armi disponibili sono limitate, nonché una quota minoritaria di leucemie acute infantili resistenti alle terapie attuali.
Per curare occorre capire i meccanismi che portano una cellula normale di un certo tessuto a trasformarsi in cellula tumorale e che sottendono l’evoluzione dei diversi tipi di cancro. Per capire e di conseguenza identificare terapie innovative occorre fare ricerca, impegnandosi in un lavoro accurato che richiede tempo, tenacia e pazienza, oltre a importanti investimenti in termini sia economici sia umani, per portare a risultati riproducibili e affidabili. La ricerca non si improvvisa ma si costruisce nel tempo con rigore e metodo, indispensabili per affrontare la complessità del problema cancro, utilizzando approcci scientifici tecnologicamente sempre più multiformi e complessi. Un’ulteriore riflessione deriva dalla necessità di comunicare i risultati della ricerca non solo agli addetti ai lavori, per riceverne le doverose valutazioni, ma anche al pubblico, per far comprendere come
Per alcuni solo la ricerca permetta di ottenere tumori pediatrici i risultati che tutc’è ancora ti desideriamo. Ne deriva l’importanmolto da fare za di riportare i risultati in modo non trionfalistico, ma spiegandoli in modo semplice, comprensibile, da un lato mettendo in luce i vantaggi che ne potranno derivare, dall’altro sottolineando i limiti delle nostre attuali conoscenze. Si può e si deve far comprendere l’insensatezza delle scorciatoie e dell’ipersemplificazione, oltre all’importanza di rifiutare la superficialità, semplice da propagandare, ma dannosa per chi lavora seriamente e soprattutto per i pazienti, che sono i veri destinatari della ricerca. I limiti delle conoscenze attuali e dei risultati sinora ottenuti portano AIRC a riflettere sulla visione strategica necessaria per realizzare la sua missione, “trovare la cura del cancro attraverso la ricerca”, visione che si può riassumere nella frase: la clinica di oggi è il frutto della ricerca di ieri e la ricerca di oggi è la clinica di domani.