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L’instabilità abitativa, un rischio per i pazienti
I pazienti oncologici con difficoltà abitative hanno un rischio aumentato di mortalità. “È importante che i sistemi sanitari comprendano quali risorse sociali sono disponibili per i pazienti” ha detto Matthew P. Banegas dell’Università della California, autore dello studio che ha misurato la relazione. Nella ricerca pubblicata su Jama Network Open, 1.277 persone con diagnosi recente di cancro hanno completato un sondaggio per misurare il loro livello di difficoltà finanziarie, insicurezza alimentare, difficoltà di trasporto e instabilità abitativa. Le difficoltà finanziarie erano particolarmente comuni, ma l’instabilità abitativa si associava a un aumento misurabile del rischio di mortalità. I ricercatori prevedono di studiare altre popolazioni e sistemi sanitari, analizzando ulteriori fattori, e sottolineano che la cura del cancro deve tenere in considerazione anche gli aspetti sociali.
Misurare il tumore con un sensore
Un nuovo dispositivo potrebbe accelerare e rendere automatica la selezione di nuove potenziali terapie oncologiche, diminuendo allo stesso tempo i costi di sviluppo. Si tratta di un sensore elettronico indossabile chiamato FAST (dall’inglese Flexible Autonomous Sensormeasuring Tumors) progettato in modo da aderire alla pelle (per ora solo in topi da laboratorio), allo scopo di misurare in maniera automatica e non invasiva le dimensioni, e i cambiamenti di volume, di un tumore sottostante, con una sensibilità che arriva ai 10 micrometri. Il dispositivo è stato presentato dai ricercatori che lo hanno sviluppato in uno studio pubblicato su Science Advances, come metodo veloce e molto accurato per testare l’efficacia dei farmaci nella riduzione delle dimensioni del tumore in modelli animali, in modo che possano essere scelti (o esclusi) per studi successivi, un passaggio essenziale per arrivare alla cura degli esseri umani.
Al via lo screening del tumore al polmone
Lo screening del tumore al polmone potrebbe affiancarsi agli altri già offerti gratuitamente dal Sistema sanitario nazionale. Tutto dipende dai risultati del programma ministeriale RISP (Rete italiana screening polmonare), presentato a Roma nel corso del congresso annuale della Associazione italiana di oncologia medica (AIOM). Si tratta di un programma basato sull’uso della tomografia computerizzata del torace a basso dosaggio (LDCT), da proporre ad alcune categorie di fumatori ed ex-fumatori, e che punta a coinvolgere circa 7.300 persone di età compresa tra 55 e 75 anni, che fumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno da 3 decenni oppure forti fumatori che hanno smesso di fumare da meno di 15 anni.
Chi presenta queste caratteristiche può aderire all’iniziativa iscrivendosi attraverso il sito web www.programmarisp.it, oppure rivolgendosi ai reparti ospedalieri che prendono parte a questa fase di reclutamento iniziale.
L’IA e il tumore al pancreas
Uno studio condotto a Taiwan dimostra che l’intelligenza artificiale (IA) può identificare in maniera efficace un tumore al pancreas. In particolare, come descrive l’articolo pubblicato su Radiology, i ricercatori hanno creato uno strumento di deep-learning sviluppato grazie a immagini TC (tomografia computerizzata) di persone con e senza diagnosi di cancro al pancreas. Il programma, quando viene utilizzato per analizzare le TC di persone in cui si sospetta un tumore, riesce a identificare con accuratezza elevata la presenza di malattia nel pancreas, anche in caso di tumori più piccoli di 2 cm. Di norma, circa il 40 per cento dei tumori al pancreas di quella dimensione non viene individuato con la TC addominale. L’innovazione potrebbe quindi essere di supporto ai radiologi.
Prevedere il rischio dopo l’immunoterapia
Secondo uno studio pubblicato su Clinical Cancer Research, grazie a un test si potrebbe capire se i pazienti che devono sottoporsi a immunoterapia dopo l’asportazione di un melanoma rischiano di andare incontro a recidiva o a gravi effetti collaterali. I ricercatori si sono serviti di campioni di sangue prelevati a 950 persone cui era stato asportato un melanoma e che erano destinate a un trattamento con alcuni farmaci immunoterapici. Hanno quindi analizzato, con una particolare tecnica di laboratorio, se i campioni contenevano autoanticorpi (anticorpi che reagiscono contro i tessuti e le cellule dell’organismo stesso) contro oltre 20.000 proteine umane. Hanno così identifi cato alcuni autoanticorpi che, se presenti nel sangue prima del trattamento immunoterapico, possono contribuire a prevedere il rischio di recidiva o grave tossicità. Serviranno ulteriori studi, ma il test potrebbe essere di aiuto nella scelta delle cure.
Colpire gli astrociti per colpire il glioblastoma
Uno studio coordinato dall’Università di Tel Aviv potrebbe fornire le basi per lo sviluppo di farmaci effi caci contro il glioblastoma, un tumore cerebrale estremamente aggressivo. I ricercatori si sono concentrati sul tessusono concentrati sul tessuto che circonda la masto che circonda la massa e in particolare sa e in particolare sugli astrociti, celsugli astrociti, cellule del sistema nervoso. L’eliminazione di astrociti associati al tumore ha ridotto la progressione del glioblastoma e allungato la sopravvigato la sopravvivenza in topi da lavenza in topi da laboratorio. Gli astrociti boratorio. Gli astrociti supportano il cancro mosupportano il cancro modifi cando la capacità delle celludifi cando la capacità delle cellule del sistema immunitario richiamate di attaccarle del sistema immunitario richiamate di attaccarlo e utilizzando il colesterolo per fornire al tumore stesso l’energia necessaria per crescere. Bloccando il trasporto del colesterolo, il tumore “affamato” non progredisce. I ricercatori sperano che i risultati possano essere d’aiuto per identifi care trattamenti effi caci.