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CURIOSITÀ SCIENTIFICHE Wonder Why
Il progetto Wonder Why di AIRC punta a risvegliare la tua curiosità con contenuti originali, un linguaggio immediato e strumenti diversi, per coltivare il piacere di imparare cose nuove e la capacità di cogliere la bellezza della scienza. Direttamente dal nostro profi lo
Instagram e dal sito Wonderwhy.it, ti presentiamo alcune delle curiosità scientifi che più apprezzate da chi già ci segue. Unisciti alla community inquadrando il
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L’ANALISI DEL DNA HA PERMESSO DI SVELARE IL DESTINO DI ANASTASIJA ROMANOV
La notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 la decaduta famiglia imperiale dei Romanov fu giustiziata in una casa a Ekaterinburg, una città sul lato orientale dei Monti Urali. Qui un gruppo di rivoluzionari bolscevichi portò a termine l’esecuzione con armi da fuoco e baionette del deposto zar
Nicola II, di sua moglie Aleksandra e dei suoi fi gli Ol’ga, Tat’jana, Marija, Aleksej e Anastasija, assieme ad alcuni servitori.
Si tratta di uno degli eventi storici più terribilmente simbolici del periodo della Rivoluzione russa. La ricostruzione parziale di ciò che è realmente accaduto ha tuttavia richiesto molti decenni. Gli esecutori, infatti, hanno condotto l’operazione in segreto e, al termine, hanno cercato di rendere irriconoscibili i corpi delle vittime e di farli scomparire: non volevano che diventassero dei martiri.
La segretezza sul massacro e la mancanza di informazioni certe ispirano la nascita di leggende. Qualche giovane Romanov, si dice, è riuscito a fuggire (sulla sorte di Nicola II e Aleksandra, invece, sono tutti concordi). Nel tempo si fanno avanti alcuni impostori, e le loro storie intrattengono per decenni l’opinione pubblica. In particolare, tante donne sostengono di essere la principessa Anastasija, la più giovane dei Romanov.
Alla fi ne degli anni Settanta, un geologo appassionato di storia, Aleksandr Avdonin, riesce a ottenere le informazioni per localizzare il secondo luogo di sepoltura dei Romanov, e il caso viene infi ne risolto negli anni Novanta quando, con la messa a punto dell’analisi del DNA mitocondriale, è stato possibile ricostruire se Anastasija fosse sopravvissuta o meno a quella terribile notte.
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Il pianeta è sommerso dalla plastica. Ma non è tutto. Quella che vediamo in realtà è solo la punta dell’iceberg. Sì, perché, oltre alla plastica visibile, esistono frammenti di piccolissime dimensioni, invisibili all’occhio umano, che sono diffusi ovunque.
Le microplastiche, ovvero particelle con diametro inferiore a 5 millimetri, e le nanoplastiche, inferiori ai 100 nanometri (!), sono state rinvenute nei mari di tutto il mondo, a tutte le latitudini, e in tutti gli organismi che li popolano: pesci e molluschi, plancton compreso, che è alla base della catena alimentare marina.
Se ora vi state chiedendo se dal mare le microplastiche possano fi nire sulla nostra tavola, la risposta è ovviamente sì. E non solo quando mangiamo pesce. Perché le microplastiche sono state rinvenute anche nel sale da cucina, nello zucchero, nella verdura e perfi no nell’acqua in bottiglia!
Non ci sono dubbi, quindi, sul fatto che queste sostanze vengano regolarmente ingerite o inalate dal nostro organismo.
Ma quali sono gli effetti sulla nostra salute?
In condizioni di alta concentrazione o alta suscettibilità individuale, riportano i ricercatori, le microplastiche potrebbero causare lesioni infi ammatorie, stress ossidativo, e persino cancerogenicità e mutagenicità. Tuttavia, spiegano gli autori, è ancora troppo poco ciò che sappiamo per certo sulla patogenesi e gli effetti dell’esposizione a questi contaminanti ambientali per trarre conclusioni affrettate e suscitare allarme.
Nonostante l’assunzione di microplastiche tramite la dieta sia sostenuta da svariate evidenze riassunte in una review del 2020 a fi rma italiana sull’International Journal of
Environmental Research of Public Health, la frazione di particelle in grado di raggiungere effettivamente gli organi e le membrane cellulari sembrerebbe essere limitata.
Niente allarmismi, insomma. Lo scorso anno è stata l’Organizzazione mondiale della sanità a ribadire il bisogno di approfondire le conoscenze in merito all’impatto delle microplastiche sulla nostra salute. In particolare, nel presentare l’analisi Microplastics in drinking-water, l’OMS ha sottolineato che è improbabile che le microplastiche più grandi di 150 micron vengano davvero assorbite dal corpo umano e, sebbene le informazioni sulla loro presunta tossicità siano ancora frammentarie, nessun dato consistente legittima preoccupazioni. Anche se, ovviamente, è necessario saperne di più.
Defi nitivo invece l’invito dell’OMS a ridurre l’inquinamento da plastica, in tutto il mondo, sia per diminuire le possibilità di esposizione sia per salvaguardare l’ambiente. tori, le microplastiche potrebbero causare lesino cancerogenicità e mutagenicità. Tuttavia, che sappiamo per certo sulla patogenesi e gli
sia per salvaguardare l’ambiente.
Nonostante l’assunzione di microplastiche evidenze riassunte in una review del 2020 International Journal of Environmental Research of Public Health, la frazione di particelle in grado di raggiungere effettivamente gli organi e le membrane cellulari sembrerebbe essere limitata.
Niente allarmismi, insomma. Lo scorso anno è stata l’Organizzazione mondiale della sanità a ribadire il bisogno di approfondire le conoscenze in merito all’impatto delle in drinking-water, l’OMS ha sottolineato che è
improbabile che le microplastiche più grandi di 150 micron vengano davvero assorbite dal preoccupazioni. Anche se, ovviamente, è necessario saperne di più.
Defi nitivo invece l’invito dell’OMS a ridurre l’inquinamento da plastica, in tutto il mondo, sia per diminuire le possibilità di esposizione
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LE CELLULE ETERNE DI HENRIETTA LACKS
Henrietta Lacks non è un medico, eppure ha permesso di sviluppare eppure ha permesso di sviluppare il vaccino antipolio, di studiare gli effetti delle radiazioni, di scoprire le correlazioni fra il papilloma virus e il cancro alla cervice e di comprendere alcuni aspetti di come funziona l’invecchiamento cellulare. Nonostante questo, per decenni dopo la sua morte è stata dimenticata.
Era il gennaio del 1951 quando Lacks, una donna nera di 30 anni che viveva con la famiglia a Turner Station, nella contea di
Baltimora, venne ricoverata per un’emorragia alla clinica universitaria Johns Hopkins. Era l’ospedale più vicino e, ai tempi della segregazione razziale, offriva cure agli afroamericani che non potevano permettersi cure mediche private. La diagnosi: cancro alla cervice dell’utero. Oggi, con Pap test per la diagnosi precoce e vaccini preventivi antiHPV, l’infezioprecoce e vaccini preventivi antiHPV, l’infezione virale all’origine di questa malattia è meno ne virale all’origine di questa malattia è meno diffusa o la si riconosce presto, ma diffusa o la si riconosce presto, ma all’epoca di Lacks non esisteva all’epoca di Lacks non esisteva niente di tutto questo e, nononiente di tutto questo e, nonostante il ciclo di radioterapia, la paziente morì stante il ciclo di radioterapia, la paziente morì appena otto mesi dopo. appena otto mesi dopo.
All’ospedale la donna era stata sottoposta All’ospedale la donna era stata sottoposta a una biopsia, con la quale le furono prelea una biopsia, con la quale le furono prelevati campioni sia di tessuto uterino malato vati campioni sia di tessuto uterino malato sia di quello sano. Servivano per una ricerca sia di quello sano. Servivano per una ricerca scientifi ca in corso, che non riguardava diretscientifi ca in corso, che non riguardava direttamente la sua malattia. Nessuno la informò, tamente la sua malattia. Nessuno la informò, perché all’epoca la pratica del consenso perché all’epoca la pratica del consenso informato, che prevede l’autorizzazione del paziente per gli interventi che lo riguardano, ancora non esisteva.
Le cellule prelevate arrivarono al laboratorio di Otto Gey, un pioniere della crescita in coltura dei tessuti, che ai tempi lavorava alla Johns Hopkins. La sua assistente, Mary Kubicek, si rese conto che le cellule tumorali di Henrietta Lacks sopravvivevano e continuavano a moltiplicarsi in coltura, mentre qualsiasi altra cellula umana, comprese quelle sane di Henrietta, soccombevano in breve tempo. La resistenza e la prolifi cità di quelle cellule avevano sì ucciso Henrietta Lacks, ma per le stesse caratteristiche stavano anche rivoluzionando la storia della medicina.
Le cellule HeLa – questo il nome della linea cellulare, ottenuto dalla fusione delle prime lettere del nome e del cognome della paziente originaria – vennero da quel momento usate per condurre test ed esperimenti fi no ad allora impensabili. Nel 1964 i sovietici spedirono alcune di quelle cellule addirittura nello spazio, per scoprire se quell’ambiente ne avrebbe alterato le proprietà biologiche.
Otto Gey, lo scienziato che per primo aveva cominciato a coltivare le cellule HeLa, non ne ricavò mai un benefi cio economico, avendole distribuite gratuitamente ai ricercatori di tutto il mondo a scopo di ricerca. Ma molte aziende biotecnologiche hanno ottenuto enormi profi tti grazie all’utilizzo di HeLa, senza che la famiglia Lacks fosse mai ricompensata in alcun modo.
Nei decenni successivi, tanto la comunità scientifi ca quanto il pubblico hanno cominciato lentamente a prendere coscienza di quello che era successo e la fi gura di Henrietta Lacks è stata commemorata, dentro e fuori Baltimora. SCOPRI DI PIÙ SU WONDERWHY.IT!
GLI ANIMALI TOSSICI CHE NON TI ASPETTI
Serpenti, ragni, scorpioni, ma anche pesci: molte specie animali contengono sostanze nocive per l’essere umano. Le defi niamo tossine e possono essere introdotte nel nostro corpo per ingestione, nel caso ci cibassimo di una creatura tossica, oppure attraverso morsi e punture, e in questo caso l’animale è defi nito velenoso.
Ma come agiscono? Le tossine possono avere un effetto lieve o localizzato, ma essere anche neuro o cardiotossiche, creare cioè danni gravi al sistema nervoso o al cuore (e non solo) con esito persino letale.
Se artropodi e serpenti sono gli animali che immediatamente ci vengono in mente pensando alle specie velenose, anche alcuni mammiferi possano farci del male attraverso sostanze tossiche.
Il loris lento (Nycticebus coucang), per esempio, a dispetto delle sembianze da peluche vivente, è in grado di difendersi con un morso velenoso. Per distribuire il veleno, il piccolo primate (l’unico di cui sia nota la velenosità) alza le braccia sopra la testa e si lecca apposite ghiandole situate più o meno nell’incavo dei gomiti. La sostanza, dotata di proprietà infi ammatorie e necrotizzanti, si mescola così alla saliva e si accumula sui suoi denti affi lati, pronta per agire sullo sfortunato destinatario.
LUCA è il nome che gli scienziati hanno dato al Last Universal Common Ancestor, ovvero l’antenato comune a ogni forma di vita sulla terra.
Dall’erba all’elefante, dalla mosca al leone, ogni creatura sul nostro pianeta è legata dal DNA.
Si calcola che il genoma universale, a partire dal quale sono state esplorate tutte le vie dell’evoluzione sulla Terra, consti di circa 5 milioni di geni. Un patrimonio che dimostra che tutti gli esseri viventi sulla Terra, noi compresi, discendono da una matrice comune.
Questo signifi ca che siamo tutti cugini, che abbiamo una fratellanza genetica, un legame a base di DNA che ci connette gli uni con gli altri: africani, norvegesi o indiani, non importa.
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LUCA è anche uno dei protagonisti di DNA, lo spettacolo di AIRC e dei Deproducers, con la preziosa collaborazione del fi losofo ed evoluzionista Telmo Pievani. DNA offre al pubblico un’esperienza immersiva, fatta di brani musicali inediti e immagini suggestive, da vivere all’interno di una cornice scenografi ca costruita per l’occasione. SCOPRI DI PIÙ SU WONDERWHY.IT!