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Manuela Furlan, il simbolo dell’Italrugby che va Italian rugby’s poster girl

Svolta psicologica

“All’inizio sentivo più il peso che il piacere di essere il capitano della Nazionale. Poi l’allenatore mi ha ricordato come fossi già un esempio per le mie compagne, e allora è stato tutto più semplice” (foto Getty Images - Federazione Italiana Rugby)

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Psychological insight

“Initially being the captain of the Italian Team was more a penance than a pleasure, then our coach reminded me that I was already an example for my teammates, and that made everything much easier” (photo Getty Images - Federazione Italiana Rugby)

L’estremo del Villorba è il collante della Nazionale che si appresta a disputare la Coppa del Mondo in Nuova Zelanda. “Stiamo andando nella giusta direzione” Manuela Furlan, Italian rugby’s poster girl The Villorba Club’s fullback is the lynchpin of the Italian Rugby Union National team as it prepares for the World Cup in New Zealand. “We’re moving in the right direction” Manuela Furlan, il simbolo by ALESSIO CAPRODOSSI dell’Italrugby che va

Una guida ma anche uno scoglio, quello cui si aggrappano le compagne nei momenti di

difficoltà. Succede nell’Arredissima Villorba come in Nazionale, perché Manuela Furlan è un faro per chi con lei condivide campo e obiettivi. I numeri sono importanti, perché 17 campionati e quasi 90 gettoni in maglia azzurra sono traguardi per poche elette, ma sono l’abnegazione, la disponibilità e l’impegno su ogni azione a illuminare il gioco di Furlan. Dalle sue folate passano i sogni di gloria dell’Italrugby femminile nell’imminente Coppa del Mondo e il messaggio che manda il capitano non ammette repliche: “Non sottovaluteremo le avversarie, siamo pronte a battagliare con tutti”.

Manuela, perché hai preferito il rugby alla pallavolo?

“Ho conosciuto il rugby fin da piccola perché la domenica seguivo con i miei genitori le partite di mio fratello Paolo e l’ambiente inclusivo e divertente mi rendeva felice. A 17 anni decisi di smettere con il volley, perché non mi sentivo all’altezza delle mie compagne, poi un’amica di mia mamma mi ha trascinato verso la palla ovale e da lì non mi sono più fermata”.

Si parla sempre della Nazionale maschile e non tutti sanno che l’Italrugby femminile è sesta nel ranking mondiale: come si è arrivati a questo risultato?

“Gran parte del merito è di Andrea Di Giandomenico, al timone della Nazionale dal 2009. Ci ha trasmesso la voglia di crederci, di poter competere e arrivare al successo anche contro le migliori squadre. Tanti sono, poi, i meriti delle mie compagne, che hanno compreso quanto sia importante allenarsi e lavorare ogni giorno per stare ai

“Trovare l’equilibrio tra lavoro, rugby e vita privata è stato difficile. Ho rinunciato a tante cose per fare tutto” (foto Maurizio Pivetta) “Finding the right balance between work, rugby and my private life has been difficult. I had to give up a lot of things to do everything.” (photo Maurizio Pivetta)

Riconoscenza

“Gli atleti devono tanto a familiari, amici e compagni: senza il loro aiuto tantissime carriere sarebbero finite anzitempo” (foto Getty Images - Federazione Italiana Rugby) “Athletes owe so much to family, friends and teammates: without their help so many careers would have ended prematurely” (photo Getty Images - Federazione Italiana Rugby)

For her home team of Arredissima Villorba and the Italian

National team Manuela Furlan is both a guide and a rock when things get tough, a pathfinder on the pitch and off. The numbers pretty much speak for themselves, with few other players matching her 17 championships and 90 caps for the Italian Azzurri, but it is her spirit of self-sacrifice, the way she is always there for

“Era un mio desiderio visitare la Nuova Zelanda, la patria del rugby. E lo farò proprio dopo la Coppa del Mondo che si giocherà nel Paese degli All Blacks” “I’ve been wanting to travel around New Zealand, the home of rugby, for ages. And now I’ll be able to right after the World Cup played in the country of the All Blacks!”

photo Photo Getty Images - Federazione Italiana Rugby

massimi livelli. Sacrifici enormi che sono valsi un secondo e un terzo posto nel Sei Nazioni. Non abbiamo ancora vinto nulla, ma sappiamo che stiamo andando nella giusta direzione”.

Il prossimo 8 ottobre inizia la Coppa del Mondo in Nuova Zelanda: quali sono le ambizioni dell’Italia?

“Ci aspettano tre gare dure contro Canada, Stati Uniti e Giappone, con le prime due che sono squadre di sostanza e potenza, mentre le nipponiche impongono grandi ritmi di gioco. Rivali temibili ma noi ci siamo, non andiamo in gita, bensì per migliorare il nono posto del 2017, quindi l’obiettivo è superare il girone eliminatorio e giocare i quarti di finale”.

Il rugby femminile in Italia non è uno sport professionistico, quindi le giocatrici devono lavorare per dedicarsi alla loro passione: questo impone un dazio da pagare quando si affrontano le nazionali più forti?

“Il gap con gli altri c’è e si vede, perché a differenza loro noi abbiamo poche e più brevi finestre temporali per allenarci. E trascorrere tempo insieme fa la differenza, in quanto rafforza l’amalgama e facilita i meccanismi di squadra. L’auspicio è che anche da noi si possa cambiare, e la prima contrattualizzazione di 25 giocatrici azzurre da parte della Federazione Italiana Rugby è un buon viatico”.

Come vorresti essere ricordata tra 100 anni?

“Come la ragazza che si divertiva a giocare a rugby, sull’esempio dei bambini brasiliani felici solo per il fatto di giocare a calcio”. her teammates and her total commitment that makes Furlan stand out. The Italian women’s rugby union team is pinning its hopes for the upcoming World Cup on its captain, the fullback from Trieste, and her message is clear: “Never underestimate our adversaries, we’re ready to fight it out with all comers”.

Manuela, why did you choose rugby rather than volleyball?

“I’ve been a rugby fan ever since I was a small child, because on Sundays I’d go to watch my brother Paolo’s matches with my parents and I loved the sense of fun and atmosphere of togetherness. When I was 17 I decided to give volleyball up, because I thought I’d never be as good as my teammates, and one of my mother’s friends roped me in for rugby, where I’ve been ever since”.

The men’s rugby team gets a lot of coverage, but not everyone is aware that the women’s team is ranked sixth in the world. How did you achieve these dizzy heights?

“A lot of the credit goes to Andrea Di Giandomenico, who has been coaching the Italian team since 2009. He taught us to believe in ourselves, to believe we could compete with the best and make a go of it. Then there are my

Originaria di Trieste, Manuela Furlan ha iniziato a giocare a rugby a 17 anni. “Non avrei mai potuto – rivela – condurre una vita lontana dallo sport” Manuela Furlan from Trieste started to play rugby when she was 17. “My life was always going to be about sport” she claims. fantastic teammates, who realise how important it is to work and train every day if you want to be among the frontrunners. This kind of sacrifice has yielded second and third places in the Six Nations cup. We haven’t actually won anything yet, but we know we’re heading in the right direction”.

Next 8 October sees the start of the World Cup in New Zealand: what are your ambitions for Italy?

“It’s going to be a hard row to hoe against Canada, the US and Japan. The two North American teams have substance and power, while the Japanese pile the pressure on. So the competition is fierce, but we’re very much in the running. We’re not just making an appearance in this Cup, we want to do better than our ninth place in 2017, so our objective is to get through the preliminary round and make it into the quarter finals”.

Women’s rugby in Italy is not a professional sport, so the players have to reconcile their passion with a job: does this have a negative impact when you come up against other leading national teams?

“There is a visible difference because we have less time to train. And spending time together makes a difference too, in terms of team building. We very much hope things will change in future, and the first 25 contracts with the Italian Rugby Federation for Azzurri players is a good beginning”.

How would you like to be remembered 100 years from now?

“As the girl who enjoyed playing rugby, like the Brazilian children who are happy just because they’re playing football”.

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