PROFESSIONE
by GOLF&TURISMO
GOLF CLUB CLUB
ECOLOGIA
È nato BioGolf INDAGINE
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
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COSTANTINO ROCCA
Un progetto mai decollato INCHIESTA
Speciale Emilia Romagna TURISMO
IGTM: buona la prima
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INTERVISTE
Monica Cosenza Luigi Grassi Marco Polli Marta Visentin
INVERNO 2014 23/12/14 18.28
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SOMMARIO
IN COPERTINA: Il ponte “golfistico” più famoso del mondo, quello sullo Swilcan Burn della 18 all’Old Course di St Andrews, in livrea invernale PROFESSIONE
GOLF CLUB
INVERNO 2014
EDITORIALE - 2014: dall’IGTM a BioGolf Fulvio Golob
Trimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno II - numero 6 - dicembre 2014 - 8,00 euro
NOVITÀ - Vademecum fiscale a cura della Federgolf
Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@professionegolfclub.it
NEWS - Notizie dall’Italia e dall’estero
Redazione: redazione@professionegolfclub.it Andrea Ronchi (02 42419313), Federica Rossi (02 42419315), Roberta Vitale (02 42419236)
AITG - Guardare al futuro con un sorriso
Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Arnaldo Cocuzza (Club Managers Association of Europe), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (The Leading Golf Course), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico)
Stefano Boni
Isabella Calogero
Federica Rossi, Roberta Vitale, Andrea Ronchi Fabrizio Pagliettini
CERTIFICAZIONI - Terme di Saturnia: due in uno BIOGOLF - Che la sfida abbia inizio FORE! - Ryder Cup: i segreti di un successo economico Donato Di Ponziano
INTERVISTA - Rocca: Un progetto mai decollato
Grafica e impaginazione: Mario Monza (02 42419221) - grafica@publimaster.it
Federica Rossi
Editore: Go.Tu. Surl Presidente: Alessandro Zonca
Maurizio Bucarelli
GOLF & TURISMO - IGTM: Un’edizione da record Maurizio de Vito Piscicelli
INTERVISTA - Marco Polli: I numeri del primo GOLF E DIRITTO - Fisco e Ass. Sportive Dilettantistiche Alfredo Tosca
INCHIESTA - Un 2014 vissuto in controtendenza Paolo Emilio Pacciani
INTERVISTA - Un grande amico dell’ecologia
Vice Presidente: Silvio Conconi
Roberto Roversi
Direttore nuovi progetti editoriali e area Internet: Fulvio Golob
PROGETTAZIONE - Noi amiamo l’ambiente
Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it Sito web: www.professionegolfclub.it Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento)
Franco Piras
INTERVISTA - Il “miracolo” di S. Domenico Roberto Roversi
SOLIDARIETÀ - Il golf aiuta Il golf
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a cura della redazione
INTERVISTA - Innamorato del verde
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Roberto Zoldan
MANUTENZIONE - Il ripristino della fertilità Nicola Zeduri
Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano.
GRAN BRETAGNA - Golf club: istruzioni per l’uso
Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it
Luca Salvetti
Amministratore Delegato: Alessandro Zonca
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Federica Rossi
Hanno collaborato a questo numero: Stefano Boni, Antonio Bozzi, Maurizio Bucarelli, Lucio Colantuoni, Isabella Calogero, Paolo Croce, Alessandro De Luca, Maurizio de Vito Piscicelli, Donato Di Ponziano, Carlo Manca, Paolo Montanari, Filippo Motta, Paolo Emilio Pacciani, Fabrizio Pagliettini, Franco Piras, Luca Porcu, Roberto Roversi, Luca Salvetti, Alfredo Tosca, Andrea Vercelli, Nicola Zeduri, Roberto Zoldan
Creative Director: Patrizia Chiesa
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Andrea Ronchi
INSEGNAMENTO - Impariamo dall’errore BACKTEE - Tesseramento: passi indietro per fare... Marco Dal Fior
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Responsabile di testata: Alessio Maggini (02 42419249) - alessio.maggini@publimaster.it Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2014 Go.Tu. Surl
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EDITORIALE
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Fulvio Golob
2014: dall’IGTM a BioGolf
Piccolo bilancio di una stagione difficile, alla ricerca di qualche nota positiva
U
ltimo numero del secondo anno per Professione GOLF CLUB. Chiudiamo ringraziando tutti per l’affetto e per l’interesse crescente dimostrato verso la nostra rivista, a cominciare da tutti gli iscritti all’AITG che abbiamo incontrato nel loro consueto appuntamento autunnale, organizzato con grande partecipazione presso il Golf Club Modena, diretto da Davide Colombarini. Con una stagione caratterizzata da un finale quanto mai piovoso, soprattutto nell’Italia settentrionale, è arrivato il momento di qualche bilancio. In attesa dei dati ufficiali sull’andamento dei tesserati alla Federgolf nel 2014, che non dovrebbero discostarsi molto da quelli del 2013, è inutile sottolineare come sia stato difficile l’anno che abbiamo trascorso. Per fermare la diminuzione dei bilanci all’interno dei club, come abbiamo scritto nell’editoriale su Golf & Turismo del numero di dicembre, è indispensabile andare a cercare i golfisti dove ci sono. E cioè all’estero. L’Italia ha organizzato il suo primo IGTM, la più importante rassegna dedicata al turismo golfistico, promossa dalla International Association of Golf Tour Operators (IAGTO) fin dal 1998. Edizione di grande successo quella di Villa Erba (Como), di cui parla in questo numero Maurizio de Vito Piscicelli, forse il maggiore esperto del settore in Italia. È inevitabile sottolineare che all’IGTM è stata presentata un’indagine molto interessante. Dopo un lungo periodo di assoluto anonimato - golfisticamente parlando -, poco alla volta sembra che il nostro Paese venga scoperto dai giocatori europei. Tre tedeschi e svedesi su quattro vorrebbero fare una vacanza da noi provando i nostri campi e solo in queste due nazioni stiamo parlando di milioni di praticanti. Per rimpinguare le casse dei circoli italiani ci sono quindi mercati su cui molti, riunendo le forze, potrebbero promuoversi con successo. Gli introiti dei green fee “turistici” sarebbero di grande aiuto per non abbassare il livello dei servizi, rischio concreto legato all’eccessivo contenimento dei costi per far tornare i bilanci dei club. Altro dato da tenere in considerazione quello verificato in numerose offerte dei circoli per le quote sociali destinate ai giovani. Sempre più si cerca di contenere il fee annuale per avvicinare bambini e ragazzi al nostro sport, operazione che va nella direzione giusta e che rende più facile la vita alle famiglie, motore fondamentale per tutto il movimento golfistico. Citiamo una promozione fra le tante: l’ha lanciata il Golf Club Le Pavoniere, impianto di eccellente livello nei dintorni di Prato, con quasi cento ettari di campo su cui sorgono 18 buche e ampie strutture per servizi e club house. I bambini fino ai 12 anni avranno l’accesso gratuito, mentre i ragazzi under 21 potranno utilizzare il circolo con una quota di 150 euro, che sale a 200 per quelli dai 22 ai 26 anni. L’o-
biettivo dichiarato dal nuovo consiglio è far vivere la struttura con una quota di entrata alla portata di tutti, per cercare di rendere il golf uno sport popolare, come avviene già in molti altri Paesi. Su una strada di grande apertura si è da un paio di stagioni schierato anche il Golf Club Monticello, come dichiara il suo presidente, Marco Polli, in un’approfondita intervista che pubblichiamo in questo numero. Degli 850 nuovi soci entrati nel circolo lariano grazie a un’importante promozione, 460 hanno confermato la loro presenza, garantendo un eccellente successo a tutta l’operazione. Insomma, anche in momenti di crisi come quelli che stiamo vivendo si può riuscire a restare a galla se si hanno dinamismo, idee e qualità nei servizi. In questo numero, da leggere assolutamente l’indagine sul golf realizzata in Gran Bretagna per conto di Syngenta e numerose interviste. Obiettivo su personaggi come Monica Cosenza (direttore di San Domenico), Luigi “Gino” Grassi (superintendent di Verona) e Marta Visentin (esperta di ecocompatibilità e ambiente). In primo piano anche quella di Maurizio Bucarelli a un Costantino Rocca che, nelle vesti di presidente della PGAI, parla con passione e grande determinazione del golf in Italia. E infine, grande momento quello che a Roma, nella sede dell’Istituto per il Credito Sportivo, ha visto la presentazione del progetto BioGolf, un tassello fondamentale per far riconoscere al golf la qualifica di sport “verde” per eccellenza. Questo e tanto altro nel numero invernale di Professione GOLF CLUB, con l’aggiunta di un sincero in bocca al lupo per un 2015 che accenda le speranze di una ripresa. Ne abbiamo tutti bisogno. fulvio.golob@professionegolfclub.it
Costantino Rocca
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N O V I TÀ
Vademecum fiscale a cura della Federgolf
Un manuale per la corretta gestione contabile dei Golf Club di Isabella Calogero
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on è semplice condurre l’esercizio di un’associazione sportiva come quella di un circolo di golf: all’interno di questa realtà esistono così tante sfaccettature, legate a numerose variabili, che riuscire a orientarsi nella maniera corretta diventa poco agevole, a volte persino per persone che possono contare su una certa esperienza professionale. Sarà dunque la complessità della materia contabile civilistica, o sarà l’aumento verticale del numero dei circoli di golf che sono stati oggetto di accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate (sono almeno
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cinque i casi registrati solo nelle ultimissime settimane; più di trenta quelli in totale), sarà quel che sarà, ma la Federazione Italiana Golf ha pensato non solo di far pubblicare un vero e proprio manuale sul tema, ma anche di inviarne gratuitamente una copia a ogni golf club del nostro Paese. Non è infatti un mistero che, con una maggiore dovizia di chiarimenti circa la materia fiscale, molte fra le sanzioni che alcuni golf club hanno dovuto subire avrebbero potuto essere evitate, forse anche in maniera non troppo complicata. Il volume ““Gestione contabile e fiscale dei circoli sportivi golfistici” dovrebbe perciò rivelarsi un regalo gradito e intelligente indirizzato in primis ai direttori amministra-
tivi dei club, i quali, nelle oltre duecentotrenta pagine del vademecum, potranno finalmente trovare tutte le indicazioni necessarie ai fini di una corretta gestione contabile del sodalizio che dirigono, sia che si tratti di un’associazione sportiva riconosciuta con personalità giuridica, sia invece che si tratti di una non riconosciuta. Una traccia comune, dunque, che ha lo scopo di consentire una corretta tenuta della contabilità, dei documenti, degli elenchi soci, delle presenze degli ospiti e di tutti gli elementi di natura fiscale, al fine di essere in regola in ogni momento, come per una qualsiasi attività commerciale. Ma non solo: il manuale vanta anche una corposa sezione dedicata al commento delle principali recenti sentenze emesse da Commissioni Tributarie relativamente al mondo del golf, capaci di ampliare ancora di più gli orizzonti del volume stesso. Sponsorizzato dalla banca Popolare di Vicenza, il libro, di cui sono state pubblicate ben seicento copie ha, come abbiamo già scritto, un titolo semplice ed efficace che va dritto al punto senza troppi fronzoli: “Gestione contabile e fiscale dei circoli sportivi golfistici”. Scritto da Luca Caramaschi, è stato realizzato a cura di Euroconference, un’associazione di professionisti leader nella conoscenza della materia fiscale e nell’organizzazione di convegni in tutta Italia. Sempre da Euroconference, i 450 golf club italiani riceveranno, oltre al volume, anche un abbonamento gratuito della validità di sei mesi alla rivista “Associazioni e sport”. Il manuale, ideato e proposto da Andrea Valmarana, presidente del Collegio dei Revisori della Federazione, viene presentato al pubblico in tre diverse occasioni, durante le quali verranno distribuite 150 copie totali. Già effettuato l’incontro di Milano, destinato alla zona nord ovest, mentre gli altri due sono in programma a Vicenza (area nord est) e Roma (centro e sud Italia).
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ Francia A St Emilion il primo campo europeo firmato Tom Doak Il golf ha sempre fatto parte della famiglia Morgue d’Algue. Gaëtan può vantare 40 anni di attività nel settore, con la creazione di eventi internazionali come il Trophée Lancôme, di celebri guide come la Peugeot prima e la “Rolex World’s Top 1000 golf courses” poi. Sua moglie Cécilia ha vinto ben 45 titoli francesi, la figlia Kristel è stata protagonista sul circuito europeo e il figlio André, anche lui campione nazionale, ha seguito il padre nell’attività di progettazione di campi. I Morgue d’Algue hanno scoperto qualche tempo fa una meravigliosa area di 252 ettari, immersa tra querce centenarie e spettacolari vigneti a una decina di chilometri da Saint
Emilion, piccolo borgo incantato dell’Aquitania noto per i suoi famosi vini. Essendosi innamorati dei celebri percorsi di Tom Doak (su tutti il meraviglioso Pacific Dunes a Bandon Dunes, in Oregon), la famiglia decise di contattare il progettista americano per la realizzazione di un nuovo campo. Oggi il Domaine Golfique du Grand St Emilionnais ha già inaugurato le sue prime 9 buche e prevede l’apertura delle seconde 9 la prossima primavera. Il percorso è caratterizzato da un’irrigazione naturale, grazie ai sette ettari di lago presenti. Nel progetto finale sono previsti un borgo residenziale in cui spicca la club house. Per informazioni: segolf.com
➤ Campo pratica Postazioni ideali con G-Mat Il vecchio tappeto del campo pratica va sostituito? Da G-Mat ecco proprio quello che ci vuole per il campo pratica ideale. È infatti disponibile la G Base, la soluzione completa per chi deve sostituire l’intera postazione di gioco. Può essere utilizzata sia con uno stance mat in gomma che con un tappeto tradizionale, il quale permette di avere una doppia possibilità di tiro (o il tappeto tradizionale o il gmat) Per maggiori info: info@golfgmat.com
✉ La vita cinese di Wentworth
Anche Wentworth ha ceduto: è stata infatti comprata dall’azienda cinese Reignwood Investments per 135milioni di sterline. La notizia dell’affare concluso giunge poco dopo quella di altre vendite eccellenti, da Fairmont St Andrews, ceduta al fondo statunitense Kennedy Wilson (già acquirente di Portmarnock) per 32,4 milioni di sterline, a Turberry, la cui cifra di acquisto da parte di Donald Trump è tuttora segreta. “La compravendita di Wentworth è stato un affare strategico per la nostra divisione lifestyle di lusso, in grande ascesa” - ha commentato Chanchai Ruayrungruang, fondatore della Reignwood Investments – “Reignwood da sempre tiene allo sviluppo del golf e nutre un profondo rispetto per l’eccellenza”. Richard Caring, che aveva comprato Wentworth nel 2004 per 130 milioni di sterline, dice di aver ricevuto numerose proposte d’acquisto. “Ho sempre sperato in un proprietario con integrità morale e comprensione dell’importanza che il club riveste per molti; un proprietario che voglia migliorare ancora di più quello che già oggi è un capolavoro”.
✉ And the winners are...
➤ Tanzania Il battesimo di Zanzibar Si chiama Sea Cliff Resort & Spa il primo campo da golf situato sull’isola di Zanzibar. Progettato da Peter Matkovich, il percorso comprende nove buche con doppie partenze ed è caratterizzato da giochi d’acqua naturali, cambi di pendenza, colori tropicali, il tutto tra palme da cocco e l’oceano Indiano. Fino a febbraio ci sono offerte vantaggiose per giocare e godere dei meravigliosi scorci paesaggistici che l’isola africana regala a ogni buca. Per info: www.seacliffgolf.com
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Il nuovo resort Conrad Algarve (Portogallo) è stato scelto per la consegna dei primi Golf Awards, destinati a premiare le eccellenze del golf mondiale in ambito turistico. Nella recente cerimonia, sono sfilati nomi altisonanti del golf mondiale. Ai vertici assoluti sono stati eletti il Portogallo (miglior destinazione 2014), l’Old Course di St Andrews (miglior percorso), l’Els Club Teluk Datai (Malaysia, miglior nuovo campo), Sawgrass Marriott (USA, miglior hotel), Haversham & Baker (miglior tour operator), Paul McGinley (personalità golfistica dell’anno) e Peter Alliss (giornalista, premio alla carriera). Sono stati poi eletti numerosi leader per continente e per le principali nazioni. Il riconoscimento come miglior miglior percorso italiano è stato assegnato a Gardagolf, da anni ai vertici nazionali per numero di green fee e, sempre parlando di Italia, Chervò San Vigilio è stato considerato miglior hotel di golf. Complimenti da Professione Golf Club agli amici dei due bellissimi circoli gardesani!
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ Seniores Barbara Paglieri alla guida dell’AGIS Si è tenuta l’11 dicembre a Milano, presso l’Istituto Leone XIII, l’Assemblea Elettiva per il rinnovo delle cariche sociali dell’Agis, l’Associazione Golfisti Italiani Seniores. A spuntarla in maniera netta tra i tre candidati che si erano presentati per la presidenza è stata Barbara Paglieri con 1.236 voti su 1.946 votanti. Annibale Fasciolo ha raccolto 608 preferenze, mentre il terzo candidato, Celestino Perazzoli 79, 23 invece le schede bianche. Questi i dieci Consiglieri che andranno ad affiancare Barbara Paglieri nel nuovo Consiglio dell’Associazione Seniores: Daniela Mascherpa (957 voti), Pupi Alessi (897 voti), Paolo Borghi (864 voti), Giorgio Baracchini (831 voti), Alberto Chiamenti (754 voti), Costantino Volpe (736 voti), Paola Giordani (736 voti), Marco Manca (627 voti) e Giorgio Gregori (595 voti). Nata ad Alessandria 50 anni fa, Barbara Paglieri è presidente e amministratore delegato dell’azienda di famiglia. Socia al Golf Club Margara, è sposata e ha due figlie. È presidente del Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio e membro del Consiglio Direttivo di Confindustria Alessandria, oltre che presidente dell’Aidda (Associazione Imprenditrici e donne dirigenti d’azienda per il Piemonte e la Valle d’Aosta). A lei e al neo Consiglio i complimenti di tutta la redazione di Professione Golf Club.
➤ Toscana Cambio al vertice per Montecatini Stefano Pucci ha da poco ottenuto l’incarico di presidente della società immobiliare proprietaria dell’intero complesso del Golf Club Montecatini. L’ex assessore allo sport succede al dimissionario Elio Pancioli, che a sua volta era subentrato nell’estate 2013 allo zio Eugenio Pancioli, “storico” leader della società per 18 anni. Pucci è stato eletto dal cda in carica dal 2013: Elio Pancioli, Massimo Mazzocchi, Walter Bucelli, Eugenio Pancioli Moschini, Carlo Taddei, Antonio Mariotti, Brunetto Biondi, Nino Marchetti, Alessandro Pucci e Giovanni Zelari. Al momento il Golf è gestito direttamente dalla proprietà, dopo la fine dei rapporti con la società che per 20 anni aveva agito per conto dell’immobiliare; ma non è escluso che in futuro possa essere di nuovo ceduta a una società esterna. Dalla sua creazione, trent’anni fa, i sette hotel soci fondatori hanno portato il Montecatini La Pievaccia a essere il club di golf con il maggior numero di incassi in Toscana.
➤ Abruzzo 18 buche per Brecciarola A fine novembre la notizia ufficiale: l’Adriatico Golf Club di Brecciarola di Chieti (www. adriaticogolfclubspa.it) diventa grande e raccoglie i frutti del lavoro svolto dal presidente del club Goffredo D’Aurelio, da almeno due anni impegnato nell’opera di recupero dell’impianto, a lungo inutilizzato e preda dei vandali: “L’obiettivo è farne un punto di riferimento per tutti gli appassionati della zona e della regione, oltre a fornire nuovo lustro e nuove opportunità all’intera Valpescara”. Oltre al campo da golf, il Club è provvisto di un moderno centro benessere con piscina, un percorso Vita e Salute e un parco giochi per bambini. Allo studio o in corso di realizzazione anche altre migliorie, all’insegna del nuovissimo acronimo ideato per l’impianto: G (iusto) O(nesto) L(ibero) F(orte).
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✉ Campo pratica
nel cuore di Milano
Dopo l’inaugurazione dello scorso 22 ottobre, che aveva avuto come padrino Matteo Manassero, a fine novembre si è ufficialmente aperto al gioco il campo pratica milanese di CityLife, primo in Europa in centro città. Si tratta di uno spazio dedicato soprattutto ai neofiti e ai bambini che approcceranno per la prima volta il nostro sport. A disposizione una T line di 20 postazioni di tiro che si affaccia su Piazza Giulio Cesare.
✉ Ok il grip è giusto! Alcuni pensano che la vera arte del golf stia nel sentire piuttosto nel vedere qualcosa. Ad esempio non si può quantificare realmente la perfetta rotazione dei polsi. Bene, ora questa sensazione è possibile averla con un semplice colpo d’occhio. L’azienda tedesca Sensosolution ha svelato al mondo il nuovo Digital Golf Glove, che diventerà a breve un compagno fedele per tutti gli appassionati golfisti. Si tratta di un guanto in grado di registrare la pressione data sul grip; i dati raccolti vengono poi trasferiti su un display LED da 1,2 pollici che permette di leggere il feedback visuale, oltre che un piccolo speaker fornisce anche un feed back sonoro. A dire la verità questa nuova tecnologia andrebbe contro le regole imposte dalla PGA, ma con soli 89 dollari si potrebbe fare un piccolo sgarro!
✉ Via al bis di Oristano Il Consiglio comunale di Oristano ha approvato quasi all’unanimità - 15 sì e un no - la variante al Piano urbanistico comunale che dà il via libera al progetto della Ivi Petrolifera per la realizzazione di un complesso turistico e di un campo da golf a Torregrande. La zona, sul mare, si trova a una ventina di chilometri dallo splendido percorso di Is Arenas.
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➤ Novità dalla Gran Bretagna Dopo il melafonino, l’erbafonino Era da un po’ che ci pensava, Karl Parry; da 11 anni greenkeeper, di cui quattro da direttore del campo, aveva sempre desiderato trovare un modo per applicare la moderna tecnologia fatta di app, smartphone e tablet alla gestione quotidiana dei manti erbosi. Così è nato il ParryMeter, un rivoluzionario strumento di misurazione che permette di misurare, utilizzando i nostri smartphone, i valori di Smoothness e Trueness delle superfici, ossia la scorrevolezza e uniformità del manto; è affidabile ed è disponibile per ora per iOS, al più presto anche per Android. Per info: www.parrymeter.com.
➤ Toscana Anche il golf nel progetto “Valleverde” Quanto ci piace quando il golf viene considerato importante per lo sviluppo turistico di un’area. Così è per Massarosa, in provincia di Lucca: il consiglio comunale ha approvato l’avvio del percorso che dovrà condurre alla definitiva adozione di un progetto riguardante la realizzazione di strutture turistiche, ludiche, ricreative, ricettive e di intrattenimento nell’area “Valleverde”: 750mila mq il cui ingresso
dovrebbe essere nei pressi del casello di Viareggio. La proposta in questione prevede la realizzazione di un Palaeventi, di una struttura ricettiva e club house, di spazi destinati alla valorizzazione e al commercio dei prodotti alimentari e dell’artigianato locale, di uno spazio per concerti, di aree con attrezzature sportive, di un acqua park, di un wave garden, di un’area per la sosta dei camper, di un campo da golf, di piste
ciclabili, di percorsi natura e di parcheggi verdi. La strada non sarà breve. Il progetto dovrà superare l’esame della nuova legge urbanistica regionale, dovrà essere conforme al Piano di Indirizzo Territoriale avente valore di Piano Paesaggistico, rispettare le prescrizioni contenute nel Piano di Assetto Idrogeologico e quant’altro. La Versilia deve dunque attendere, ma i presupposti non sono niente male.
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➤ Alto Adige All’opera per Appiano L’inaugurazione del nuovo Golf Club Appiano è prevista per l’estate 2015. Il “Blue Monster”, come lo ha ribattezzato Alexander Gostner che nel progetto ha investito già 3 milioni di euro, si troverà nelle campagne di Riva di Sotto, su terreno di proprietà del Comune: “Punto a raccogliere più di mille soci. Iniziamo con un campo da 9 buche che si estende su 28,6 ettari per una lunghezza di 6.300 metri par 70. Poi ne aggiungeremo altre 9 su altri 25 ettari. In un terzo momento, se il Comune di Appiano ci concederà altro spazio, potremo arrivare fino a 27 buche”, ha dichiarato. Impegnati nella realizzazione pratica lo studio Area 17 degli architetti Rossa-Saccani-Bassetti e un team di biologi, agronomi, geologi, che non disdegneranno l’uso della tecnologia satellitare per stabilire l’esatta altezza dei piani di gioco. Sono già state stabilite alcune limitazioni tecniche: per esempio, i parcheggi della club house non potranno essere realizzati lungo la strada comunale mentre dovrà restare fermo l’accesso unico al parcheggio come previsto dal piano di attuazione. Inoltre, per la club house dovranno essere utilizzati esclusivamente colori naturali, preferibilmente “terrosi”. Niente spaventa Gostner, che ha riunito sotto un marchio ombrello tre golf. “Il Golf Carezza, che abbiamo rilevato a maggio ed è nostro al 75%, le quattro buche di Castel Freudenstein ad Appiano, che raccolgono da sole 600 iscritti, e questo in fase di realizzazione. Credo che gli appassionati avranno pane per i loro denti. Possono staccare dal lavoro, arrivare qui in dieci minuti e divertirsi». Secondo i piani, le quote annuali partiranno da un minimo di 300 euro e arriveranno fino a duemila.
➤ Lazio Caccia ai cinghiali Una decisione senza precedenti: il sindaco di Fiuggi, Fabrizio Martini, ha ordinato l’abbattimento di numerosi cinghiali, da tempo colpevoli di danneggiare durante la notte le 18 buche storiche della cittadina termale del Lazio. Un’azione drastica che ha visto impegnati gli agenti della polizia provinciale e quelli della Forestale, ma che naturalmente ha indignato Verdi e Protezione Animali. Da parte sua, il presidente del Golf Fiuggi, Mattia Ciccarelli, si dice preoccupato, dal momento che, nonostante la presenza delle reti di recinzione, le ripetute incursioni notturne dei cinghiali hanno provocato e continuano a provocare danni per decine di migliaia di euro. Di qui la decisione storica del primo cittadino, volta a tutelare gli interessi del circolo, risorsa economica importante per la cittadina laziale.
➤ Invenzioni Palla ibrida, gioco veloce Si chiama Pointfive Hybrid Golf Ball l’ultima invenzione nata per rendere il gioco non solo meno lento (annoso problema del golf moderno) ma anche più divertente sui percorsi meno lunghi come gli executive, dove i giocatori potrebbero usare tutti i bastoni e ferri in sacca. Perché la palla vola meno e si adatta dunque a distanze minori. I vantaggi potrebbero essere molti secondo diversi punti di vista: i giocatori sottraggono meno tempo a lavoro e famiglia, la manutenzione del campo costa meno, percorsi più corti hanno un impatto ambientale minore, richiedendo meno acqua e meno sostanze chimiche. Disponibile in giallo e bianco. Info: www.pointfivegolf.com.
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✉ Nasce il Golf del Ducato
Si chiama Golf del Ducato ed è la nuova realtà nata in provincia di Parma grazie all’unione delle forze del Parma Golf e del Golf Club La Rocca. La crisi economica che sta colpendo molte realtà golfistiche italiane non ha risparmiato il circolo di Sala Baganza. Negli ultimi anni aveva visto un calo di soci che ha portato alla necessità di un aumento di capitale, non interamente sottoscritto da tutti. Così è intervenuto in maniera importante un ristretto numero di soci che ha rilevato la maggioranza del capitale e ha poi affidato la gestione del circolo alla società proprietaria del Parma Golf, facente capo a Raimondo Meli Lupi e diretta da Alessandro Carrara. Il Parma Golf è una realtà molto giovane, nata tre anni fa a Vigatto, che ha riscosso subito un discreto successo. Si tratta di un complesso che vanta un bellissimo campo pratica, un percorso di pitch and putt a nove buche molto curato, una bella piscina e una club house adatta alle esigenze dei soci. L’unione di queste due realtà, sotto la direzione di Parma Golf, ha preso il nome di Golf del Ducato e inizierà la sua attività con il nuovo anno. I vecchi soci del La Rocca che non daranno disdetta saranno automaticamente inseriti nell’organico del Golf del Ducato, ma dovranno comunque sottoscrivere una delle 16 diverse forme di abbonamento preparate per l’occasione. Una realtà importante sarà la nuova academy, diretta da Anna Nistri, e che si avvarrà della collaborazione di una psicologa dello sport. L’idea è quella di formare al meglio i più giovani, ma di dedicarsi anche a chi giovane non è più e voglia comunque riuscire ad esprimersi al meglio sul campo da golf. Le altre due realtà della provincia di Parma sono quelle del Salsomaggiore Golf & Country Club, con campo a 18 buche, e del Cus Parma, che all’interno del campus universitario (a ridosso della Tangenziale Sud di Parma) vanta un bel campo pratica ed un percorso executive di sei buche. Paolo Emilio Pacciani
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ Novità dagli Stati Uniti Asta libera-tutti È stata presentata dal direttore tecnico della USGA, Matt Pringle, la bandiera che risolverà i problemi del gioco lento, proprio nel corso di un simposio dedicato alla velocità sul campo. Si tratta di un prototipo che si attaccherà all’asta e che permetterà di misurare correttamente il tempo intercorso tra un flight e l’altro. Il timer si attiva quando la bandiera è messa nella buca dal gruppo che lascia il green, quindi conta i minuti che passano fino a quando l’asta è rimossa dal gruppo in arrivo al putt. Le indicazioni fornite possono permettere interventi più immediati per incitare i giocatori ad accelerare il gioco. “La lentezza in campo non è un aspetto da sottovalutare – ha detto Pringle – e troppi circoli non hanno strumenti idonei per tenere sotto controllo questo problema”. E ha sottolineato: “Il nostro intento non è guadagnare da questo strumento, ma permettere a ogni club di gestire autonomamente uno degli ostacoli principali allo sviluppo del nostro sport: il gioco lento”.
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✉ Una Stella (d’oro) per Paolo Piras
Paolo Piras, presidente del golf club milanese de Le Rovedine, ha ricevuto la Stella d’oro al merito sportivo, prestigioso riconoscimento che il Coni conferisce ai dirigenti sportivi distintisi per le capacità e l’impegno profuso al servizio dello sport. Questa importante onorificenza premia così l’ultratrentennale contributo di Piras a favore dello sviluppo e della sempre maggiore diffusione del golf in Italia. La cerimonia di premiazione si è svolta al Palazzo delle Stelline di Milano in occasione della serata di gala per la celebrazione del Centenario del Coni.
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NOTIZIARIO
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
Guardare al futuro con un sorriso tutela della responsabilità patrimoniale del Consiglio Direttivo, del Presidente, del Direttore del Circolo e di tutti coloro che hanno deleghe operative. Nei prossimi giorni, l’azienda Global System, in collaborazione con AITG, regalerà una nuova app ai Circoli di Villa Carolina, Colline del Gavi e Saturnia, quale gesto tangibile di attenzione al difficile momento che stanno attraversando queste strutture così gravemente colpite; questo nuovo sistema di comunicazione, di cui anche AITG si doterà nel prossimo futuro, consentirà loro un risparmio gestionale immediato relativamente alle comunicazioni agli Associati (eventi, orari di partenza, riunioni ecc.ecc.) fornendo comunque un servizio moderno, snello e di facile consultazione. Nel darvi appuntamento al prossimo Meeting che Vi anticipo si terrà il 9 e 10 marzo 2015 (a giorni Vi comunicherò il nome del Club che ci ospiterà), consentitemi di ritornare solo per un momento, però, alla Festa di Natale. Oggi più che mai abbiamo tutti bisogno di trovare spazio da dedicare ai sentimenti, alla nostra interiorità, ai valori dell’amicizia, del rispetto. Questo è il mio augurio personale: che il Natale ci regali la serenità necessaria per affrontare il nostro lavoro con ottimismo e con la speranza indispensabile per poter guardare al futuro con sorriso e positività. Vi abbraccio con stima e amicizia, Fabrizio Pagliettini
C. Casotti
Cari Amici, avrei preferito che Rapallo avesse potuto ospitare l’evento programmato per inizio dicembre e avere il privilegio, quindi, di incontrarVi personalmente e, unitamente al Direttivo, farVi gli auguri per le festività, trascorrendo un po’ di tempo insieme. Ma la pioggia, che ha scandito il tempo dell’autunno e della prima parte dell’inverno ligure con una continuità disarmante e talvolta drammatica, ci ha impedito di organizzare l’incontro. Come Vi avevo anticipato via sms, affido quindi a questa lettera il compito di informarVi sulle novità del nostro operato e di inviarVi gli auguri del Consiglio. Vi informo che stiamo definendo, in collaborazione con un Gruppo leader in Italia e nel mondo nel brokeraggio assicurativo e riassicurativo, una Polizza allrisks a tutela degli assets dei Circoli, compresi eventi cosiddetti catastrofali e danni alle aree esterne; potremo così far fronte in qualche modo alla devastante incidenza su molti percorsi dei danni causati dai cinghiali o da eventi straordinari come le tristissime recenti alluvioni. Rimanendo in temi di grande attualità stiamo anche analizzando una proposta relativa alla definizione di una Polizza D&O – Directors and Officer – dedicata ai Circoli di Golf organizzati sotto forma di Associazioni Sportive per la
Foto di gruppo per i partecipanti al convegno AITG che si è svolto il 4 e 5 novembre scorsi al GC Modena
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
C. Casotti
Due giorni a Casa Modena
Nelle foto di queste pagine, alcuni momenti del Meeting autunnale dell’AITG, che stavolta ha avuto come sede la club house del Golf Club Modena. Due giorni intensi di lezioni, tavole rotonde, seminari, ma anche caratterizzati da momenti di relax, divertimento e spettacolo. Dall’album di immagini riprese durante l’incontro, qui sopra a sinistra l’accoppiata fra il padrone di casa, Davide Colombarini (direttore del GC Modena) e Fabrizio Pagliettini (presidente AITG), che insieme a Mauro Guerrini (direttore Olgiata Golf Club) consegna il premio a Concetta Nigri (in alto a destra).
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Figure nascoste
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n un Circolo di golf le figure nascoste non sono molte, infatti tutto avviene alla luce del sole in un continuo confronto con i nostri clienti che sono i soci e con i nostri ospiti. Saltiamo la figura del Direttore-Segretario che accumula su di sé tutte le figure possibili, quelle nascoste, quelle evidenti e quelle così così. Si inizia dalla reception esposta 24 ore su 24 alle intemperie della compagine sociale, si passa alla segreteria sportiva sottoposta ad attacchi concentrici di atleti che si sentono grandi e dei grandi atleti che si comportano da piccoli, si arriva agli spogliatoi. Qui è un po’ diverso, si è un po’ di lato, come con il caddie master, ma iniziano i piccoli favoritismi individuali, l’armadietto giusto, il posto sacca più protetto, i chiodi delle scarpe, la ruota del carrello. Beh, io li considero una parte privilegiata della struttura benché anch’essi debbono saper navigare molto bene sulle onde prodotte dai soci. Arriviamo al percorso, gli operai del campo ed il superintendent , questi beati che vivono in mezzo al verde. Sono visibili ma nascosti, ci sono ma è come se fossero marziani, amati ed odiati nello stesso tempo, colpevoli di tutte le carenze manutentive e omaggiati in pochissime occasioni. Ma ci sono. La figura che non si vede mai ma che impera sempre di più nell’ambito di un Circolo c’è ed è in carne ed ossa. Ogni giorno siamo martellati da notizie economiche, dall’entrata in vigore di nuove normative fiscali, da rinnovi contrattuali, da percentuali in più od in meno da applicare, da bilanci, statistiche, fornitori, clienti, da pagamenti con fatture (senza?) con scontrini (senza?), scadenze, mastrini e chi più ne ha più ne metta. Chi controlla tutte queste cose, chi le governa , chi ti tampina tutti i giorni con problemi che nulla hanno a che fare con il nostro sport, noiosi, antipatici, direi quasi volgari? L’Ufficio Amministrativo, sì proprio lui, il Grande Vecchio, il Potere Forte, quello che ti dice ciò che puoi o non puoi fare e se lo fai, con il cuore che ride, dai piani alti ti piomba addosso mettendo a nudo ogni volta e senza pietà il tuo errore. Non capisce, non riesce a vedere la strategia che tu stai orchestrando, non va più in la del suo naso, ti colpisce e basta. Non si vede ma c’è, la sua presenza incombe su di te come una spada di Damocle, il suo fiato ce l’hai sempre sul collo. Alla fine ti devi arrendere ed a malincuore devi ammettere che la nostra ragioniera, Concetta Nigri, ha (quasi) sempre ragione. Mauro Guerrini Direttore Olgiata Golf Club
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NOTIZIARIO
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
Tre personaggi da raccontare D
urante il recente convegno autunnale dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf (AITG), sono stati assegnati tre premi speciali. Lanciato negli scorsi mesi, il “concorso” intitolato “Raccontami una storia” è stato dedicato a tutti coloro che, nei circoli di golf italiani, hanno trascorso la loro vita pur non essendo direttori, segretari, superintendent o greenkeeper. Veri e propri personaggi che, con il loro lavoro, hanno aiutato i club a crescere, rappresentando un vero punto di riferimento per tutti i soci. Durante il meeting di Modena, il premio è andato ad Ambrogio Crippa (Golf Club Milano) e Giorgio Marchelli (Circolo Golf Rapallo), due splendidi esempi di professionalità e di attaccamento al proprio sodalizio. Il terzo è invece stato consegnato direttamente presso il circolo di Margara a Sergio Baruffi. Qui di seguito, una rapida biografia di Ambrogio, Giorgio e Sergio.
Ambrogio Crippa
(per tutti quelli che conoscono il dialetto però è solo “Ambroeus”) nasce a Vedano al Lambro il 14 settembre 1936. Nel 1948 inizia come caddie il suo rapporto con il Golf Milano, che allora aveva sede presso La Fagianaia, oggi sede del ristorante St. George Premier. Dopo alcuni anni passa al ricevimento dei soci e degli ospiti. Quando il Golf Milano trasloca nell’attuale sede, Ambrogio si trasforma in starter e nel 1966 passa in segreteria. Trova lavoro presso un socio del Circolo, ma nei giorni festivi e in quelli di gara feriali è sempre presente a coadiuvare l’attività della Segreteria. Dice: “Allora giocavano presto e io ero il primo ad arrivare al golf. Incassavo i green fee e consegnavo le scorecard.” Nel 1984 partecipa
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Qui sopra, targa per Ambrogio Crippa, consegnata da Loris Vento, direttore di Poggio dei Medici. A destra, Fabrizio Pagliettini, presidente AITG e direttore di Rapallo, con Giorgio Marchelli. Sotto, Maurizio Novella, superintendent a Margara e consigliere AITG, e il premio per Sergio Baruffi. alla pro-am dell’Open che si svolgeva al Golf Milano, con il pro Alberto Silva, e arriva terzo. Negli anni d’oro del Città di Milano Ambrogio Crippa ha sempre collaborato alla compilazione del tabellone, che allora era tutto “dipinto” a mano. Ancora oggi è lui il gestore del tabellone, del quale è gelosissimo e che solo lui lo può preparare ed aggiornare. Cinque anni fa Crippa ha istituito la Coppa Ambroeus che è subito diventata un classico del calendario gare del Golf Milano. Non c’è giorno in cui Ambrogio non faccia una capatina a controllare se tutto procede bene e ancora oggi è lo starter designato, sempre
presente. Da non dimenticare che da decenni è anche il fotografo ufficiale presente a tutte le premiazioni…
Giorgio Marchelli è una figura storica del Golf Rapallo. Nasce come “portiere receptionist” ma è sin da subito un factotum e uomo di fiducia di Paolo Magoni, storico segretario del club. Si alterna tra campo da golf (saldatore impegnato nelle numerose problematiche del vecchio impianto di irrigazione), campi tennis, parcheggio. Diventa l’accompagnatore ufficiale del Club dei Giovani, conosciuto in tutta Italia, e ben presto molti scoprono le sue qualità in cucina. Spesso unisce le
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17 trasferte con i ragazzi con vere e proprie cene preparate per i fortunati soci dei Club dove si disputano le gare. In veste di capitano non giocatore vince una medaglia d’oro con la squadra di Rapallo campione d’Italia. Chiude la carriera golfistica realizzando un sogno: diventare gestore del Bar Ristorante di Rapallo. Ancora oggi, quasi giornalmente, passa al golf… Qualche lavoro c’è sempre, ma soprattutto si respira l’aria che ha reso entusiasmante la sua vita.
Sergio Baruffi è un alessandrino, molto orgoglioso di esserlo, e anche juventino, tifosissimo della sua amata squadra del cuore. Sergio è un vero “personaggio” al circolo di Margara. Si è avvicinato al golf in età matura, quando era già pensionato delle Ferrovie dello Stato e, secondo noi, ha conseguito una laurea in Ingegneria, che però tiene nascosta. Baruffi infatti è un inventore nato. Non è un dipendente, né un collaboratore del club, ma conoscendo soci alessandrini (come del resto il direttore, Giulio Griffi) ha incominciato a frequentare Margara e ad appassionarsi al gioco del golf, offrendo in cambio il suo tempo libero per rendersi utile in ogni settore dell’attività. Commissioni, piccoli e grandi lavori di manutenzione, la disponibilità di Sergio è notevole, fra l’altro sempre contento di dare una mano e di aiutare tutti. È una persona molto intelligente e, pur non avendo un percorso scolastico a livelli universitari, come dicevamo prima è un vero ingegnere. Ha costruito un robot che raccoglie le palline in campo pratica, perfettamente funzionante e dotato di telecomando con varie funzioni. Sa modificare, per aggiustare ma anche per migliorare il funzionamento, attrezzature piccole e grandi, per cui lo staff del verde di Margara lo considera utilissimo. Altra opera che porta la sua firma sono i tabelloni dei risultati per le gare più importanti che ha letteralmente costruito lui, dotati anche di illuminazione, fra cui uno “acquistato” poi dalla Pgai per i suoi campionati.
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CHE LA SFIDA
Dalla collaborazione tra la Federazione Italiana Golf, l’Istituto per il Credito Sportivo, le principali organizzazioni ambientaliste e la Golf Environment Organisation è nato il progetto BioGolf, un modo moderno e sostenibile di interpretare il nostro sport e di aiutare lo sviluppo del turismo in Italia
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Nella foto, i relatori intervenuti durante la conferenza stampa di presentazione del progetto BioGolf, svoltasi a Roma lo scorso 16 dicembre, presso la sede dell’Istituto per il Credito Sportivo. Da sinistra, Carlo Manca (ICS), Paolo Croce (GEO), Alfonso Pecoraro Scanio (Fondazione Univerde), Antonio Bozzi (Federgolf), Antonio Morabito (Legambiente) e Salvatore Sanna (Federparchi).
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Qui sopra, l’intervento di Antonio Bozzi, vicepresidente della FIG durante la presentazione di BioGolf di Federica Rossi
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l golf è stata spesso affibbiata l’etichetta di sport dannoso per l’ambiente e fattore d’aggressione al territorio, ossia l’accusa di contribuire a far crescere il consumo di suolo e lo spreco di risorse. Tante domande ruotano intorno alla questione ‘golf’ che, specie in passato, avrebbe sfruttato speculazioni edilizie offuscando l’immagine stessa dello sport. Oggi nei confronti della problematica ambientale possiamo affermare con grande soddisfazione il raggiungimento di un risultato storico. Martedì 16 dicembre, infatti, nella sede dell’Istituto del Credito Sportivo (ICS), a Roma, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del progetto BioGolf, iniziativa nata con l’intento di far sviluppare un turismo ecocompatibile e sostenibile legato a campi da golf che assumano l’ambiente come risorsa e opportunità. E noi di Professione GOLF CLUB, che abbiamo seguito e raccontato lo sviluppo del nuovo protocollo dagli inizi, non potevamo mancare. ll progetto BioGolf è nato grazie alla collaborazione di ICS con la Federazione Italiana Golf, la FederParchi, la Fondazione Univerde, la Golf Environment Organisation e la Legambiente. L’obiettivo è riaffermare con forza la compatibilità ambientale dei campi da golf, l’opportunità di sviluppo e la buona manutenzione del territorio legati alla realizzazione dei percorsi. Tutto questo attraverso la creazione di un’etichetta da assegnare a chi avrà rispettato una serie di misure di carattere ambientale che diano la possibilità di realizzare nuove infrastrutture a limitato impatto o di riconvertire quelle esistenti verso un percorso di sostenibilità. Alla conferenza sono intervenuti Carlo Manca, direttore del Servizio Advisory e Studi dell’Istitu-
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to per il Credito Sportivo, l’agronomo Paolo Croce, Alfonso Pecoraro Scanio di Fondazione Univerde, Salvatore Sanna di FederParchi, Antonio Morabito di Legambiente e Antonio Bozzi, vicepresidente della Federgolf. Quest’ultimo ha ringraziato tutti i presenti per il prezioso aiuto e collaborazione senza i quali questo progetto non si sarebbe mai sviluppato. Bozzi ha ribadito come impegnarsi per una più concreta sostenibilità ambientale voglia dire porre le basi per creare nuova economia, coniugando in modo inedito gli investimenti nel settore golf e la valorizzazione per l’aumento del turismo nel nostro Paese. Durante la conferenza a dar voce al progetto BioGolf, sotto il punto di vista tecnico, è stato Paolo Croce, ‘GEO Verifier’ per il nostro Paese. Croce ha spiegato come il nuovo protocollo voglia essere al tempo stesso un segnale di rinnovamento del golf italiano, un impegno di valorizzazione e conservazione dell’ambiente circostante e un’indicazione di apertura di nuove strade per lo sviluppo turistico del Bel Paese. “Per noi il golf – ha detto Croce – può essere l’inizio di una nuova concezione del turismo, considerato finalmente come fruizione sostenibile del territorio, con limitati o nulli sprechi e speculazioni edilizie. È ormai interesse e dovere di tutti cercare di preservare e di migliorare le risorse naturali che ci sono affidate e l’Istituto per il Credito Sportivo, che da sempre è leader nel finanziamento di campi di golf su tutto il territorio nazionale, la Federgolf e le organizzazioni ambientaliste hanno accettato questa grande sfida”. Nell’incontro di Roma si sono poste le linee guida per una visione moderna e sostenibile del golf e dell’ambiente. Con questo progetto riusciremo forse a dare risposta alla domanda che si tramanda con insistente ripetitività: come immaginiamo il futuro del nostro sport?
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L’INTERVENTO DI ANTONIO BOZZI, VICEPRESIDENTE FIG
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nome della Federazione Italiana Golf vorrei innanzitutto ringraziare l’Istituto per il Credito Sportivo , non solo per aver organizzato la Conferenza Stampa ma soprattutto per il supporto attivo fornito, da Carlo Manca e da altri numerosi collaboratori, per la buona riuscita del progetto BioGolf che vede la luce con questa presentazione alla stampa. La messa a punto di questo progetto ha visto la partecipazione attiva di molte organizzazioni interessate al suo buon esito. Da una parte il mondo del Golf, rappresentato non solo dalla nostra Federazione ma anche da Golf Environment Organization – in breve GEO. Questa società di diritto scozzese è specializzata nella certificazione non solo di campi di golf, intervento che avviene sia nella fase di progettazione e di costruzione (Certificazione GEO “Legacy”) che in quella di normale attività (GEO “On Course”). Inoltre, col progetto GEO – “Green Drive”, assicura che anche i maggiori tornei professionistici (non solo i Giochi Olimpici e la Ryder Cup ma anche numerosi Open, in Gran Bretagna, in Olanda e in Scandinavia) vengano organizzati e si svolgano nel pieno rispetto dell’ambiente. GEO è qui rappresentata da Paolo Croce che direi è stato il principale promotore e l’animatore di questo progetto BioGolf. Ma direi che ancora più importante è stata la presenza attorno al tavolo di lavoro di alcune delle maggiori associazioni ambientalistiche – come Legambiente, Univerde e Federparchi - una presenza attiva e propositiva di associazioni che hanno avuto un ruolo fondamentale per la messa a punto di questo progetto. L’impegno della Federazione Italiana Golf in campo ambientale è iniziato direi circa 20-25 anni fa. Sin dal 1989 – su iniziativa del compianto Consigliere Roberto Rivetti – appoggiandosi anche alla consulenza di alcuni istituti americani , come la Texas University – la FIG ha istituito presso la Scuola Nazionale di Golf anche una Sezione Tappeti Erbosi che viene frequentata dagli addetti alla manutenzione dei percorsi (Superintendent e Green Keeper, come vengono comunemente chiamati). Sin dai primi anni il rispetto delle necessità e delle esigenze di rispetto dell’ambiente sono state oggetto di particolare attenzione da parte dei responsabili della nostra Scuola. La FIG verso la fine degli anni ’90 è stata una delle primissime federazioni europee a seguire il programma “Impegnati nel Verde” che, sia pure con alcune modifiche, viene portato avanti tuttora. INV prevede l’aggiudicazione ogni anno di Attestati di Benemerenza per quei Circoli di Golf che più si distinguono per realizzazione di progetti con una certa rilevanza ambientale – nel campo del risparmio energetico (ad esempio installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda), nel campo della Biodiversità, del Paesaggio e dell’Acqua. In questa categoria ad esempio vengono premiati quei Circoli che convertono il loro tappeto erboso a tipi di cultivars in grado di permettere una sensibile riduzione dei consumi, non solo di acqua ma anche di uso di fitofarmaci. Il passo successivo è quello di accompagnare i nostri Circoli verso l’ot-
tenimento della Certificazione GEO – alla quale ho già accennato prima: ad oggi i Circoli italiani che hanno ottenuto questa certificazione sono sei e precisamente : - La Pinetina (Como) nel 2010 e rinnovata nel 2013 - Udine nel 2011 e in fase di rinnovo - Golf della Montecchia (Padova) nel 2013 - Is Arenas (Oristano), Terme di Saturnia (Grosseto) e Le Fronde (Torino), tutti certificati nel 2014 Abbiamo poi quasi altri 40 circoli iscritti “on course”, cioè nella fase di lavoro per ottenere la certificazione nel 2015 o nel 2016. Per completezza vorrei aggiungere che il Golf di Carimate, in provincia di Como, ha ottenuto la certificazione EMASS – altro programma di Certificazione ambientale riconosciuto, così come GEO, dall’ Istituto INSEAL (International Standard Social and Environmental Accreditation Alliance) che accredita i più importanti sistemi di certificazione ambientale, attivi non solo nel mondo del Golf – come nel caso di GEO – ma anche in vari campi, come ad esempio appunto EMASS o ISO 14000 ecc. Il progetto BioGolf rappresenta per noi un ulteriore passo – che forse non tutti – ma certamente i più impegnati potranno raggiungere. I Circoli che dopo aver ottenuto la Certificazione GEO saranno poi in grado di fare quel passo in più per rispettare tutti i requisiti del Protocollo messo a punto da BioGolf potranno accedere anche a questo riconoscimento. Questo per quanto riguarda i campi già esistenti, già operativi, anche se BioGolf si rivolge - direi in modo prioritario – ai nuovi percorsi che potranno sorgere, speriamo, nel nostro Paese. Per ottenere i migliori risultati ovvio che alcuni aspetti (come ad esempio gli impianti di irrigazione e di riciclo delle acque, l’utilizzo di energie rinnovabili, la tutela della fauna o dei beni naturali in genere) debbano essere previsti fin dalla fase di progettazione del complesso golfistico e ovviamente attuati nella fase di costruzione e realizzazione del progetto stesso. Come ben evidenziato nel progetto BioGolf gli impianti che vedranno la luce in un prossimo futuro saranno probabilmente impianti in zone a vocazione turistica, oppure situati in ambiti urbani o peri-urbani, idealmente a basso costo di gestione. E su questo punto vorrei sottolineare il successo che stanno avendo sia in Francia che in Spagna nuove iniziative di “Centri di avviamento al Golf” in zone urbane o comunque raggiungibili con mezzi pubblici, centri che consistono di Campi Pratica e di tutto quanto altro necessario per l’allenamento sia di giocatori già collaudati che di neofiti – anche, ma non solo, giovani ancora in età scolastica - oltre che con la presenza di alcune buche, anche se in numero inferiore a nove. Per allenarsi, magari nelle ore di intervallo o la sera al termine del lavoro, non è necessario un campo di 9 o di 18 buche ma risulta sufficiente una struttura anche di ridotte dimensioni, che sia però facilmente raggiungibile e in breve tempo. In molti centri urbani esistono zone dove sorgevano un tempo attività ora dismesse, la cui conversione a terreno di golf, anche di piccole dimensioni, costituirebbe un importante miglioramento dal punto di vista ambientale. Antonio Bozzi
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Donato Di Ponziano
RYDER CUP: i segreti di un successo economico
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ultima edizione della Ryder Cup giocata nella splendida cornice di Gleneages ha generato un volume d’affari pari a circa un centinaio di milioni di euro dei quali una decina rimarranno come utile e saranno divisi tra gli organizzatori, nella misura del 60% all’European Tour, 20% alla PGA inglese e 20% alla PGA’s of Europe. Oggi la Ryder rappresenta uno degli eventi sportivi più importanti del pianeta insieme alle Olimpiadi e alla Coppa del mondo di calcio. Sicuramente l’unico al mondo nel quale gioca una rappresentativa europea contro un’altra nazione, nel caso specifico gli Stati Uniti. Gli interessi che girano intorno a questo grande torneo rappresentano oggi un’importante risorsa economica per il golf dei professionisti al di qua e al di là dell’Atlantico. Ma la storia della Ryder Cup come fonte di ricchezza economica è alquanto breve ed inizia solo nel 1985, con l’edizione vittoriosa per gli europei svoltasi a The Belfry e capitanata da Tony Jacklin. In quell’occasione il budget riportò, per la prima volta, un utile netto di circa 300.000 sterline. In precedenza nessuna edizione era stata in grado di generare un profitto. Anzi, sin da quando nel 1927 Samuel Ryder, commerciante di
Donato di Ponziano, per sei volte nel Board europeo della Ryder Cup, ripreso con la celebre coppa d’oro.
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sementi, al fine di onorare il suo amico e maestro Abe Mitchell, decise di sponsorizzare la gara donando la famosa coppa d’oro alla squadra vincitrice, i conti sono sempre stati in rosso. Oggi le cose sono decisamente cambiate. Sotto l’aspetto economico esiste poi una grande differenza tra le edizioni che si giocano in Europa e quelle negli Stati Uniti, dove la PGA americana produce con in diritti della gara un revenue decisamente più alto di quello europeo. L’ultima edizione giocata al Medinah Golf Club di Chicago, nonostante la crisi di cui nel 2012 soffriva l’economia americana, ha generato un volume d’affari di oltre 65 milioni di dollari. Per dare un’idea del suo valore nell’economia dei tornei golfistici del tour americano: il Masters genera oggi un turnover di circa 40 milioni di dollari, l’US Open di poco superiore, ma pur essendo dei “major” debbono fare i conti con il peso del montepremi ed i costi per i giocatori più forti, cosa che la Ryder non ha. Sono queste cifre che non comprendono l’indotto creato sul territorio dalla presenza dei 45.000 spettatori giornalieri, dalla capacità del torneo di impiegare manodopera e produrre altre entrate più o meno significative. In estrema sintesi: parliamo di una considerevole somma di denaro di cui, direttamente o indirettamente, beneficia tutto il mondo del golf e soprattutto le casse dell’European Tour che hanno sofferto in questi anni dalla cancellazione di alcuni tornei in Inghilterra e in continente. Una ricchezza prodotta attraverso una serie di entrate tra cui i 170.000 biglietti venduti, i Major sponsor che a Gleneagles erano Rolex, BMW, Johnny Walker, EY e Standard Lyfe Investments, la vendita degli spazi commerciali e di ospitalità, il merchandise che al Celtic Manor ha generato un utile netto di circa 250.000 sterline e per chiudere la più grossa fetta della torta rappresentata dai diritti televisivi venduti nel 2006 a Sky. L’argomento televisione merita una riflessione attenta per la quantità di discussioni che genera e probabilmente continuerà a generare. È ovvio che gli interessi economici che ruotano intorno ai diritti di trasmissione dell’evento influenzano in maniera significativa le scelte che sull’argomento vengono prese dall’European Tour. I “puristi” guardano giustamente al maggiore peso della promozione per il golf che il torneo avrebbe se venisse teletrasmesso da un’emittente non a pagamento. Dall’altra parte, il board di Ryder Cup Europe sente il peso del rischio che tale scelta comporterebbe rispetto alle entrate provenienti dalla vendita dei diritti televisivi. È un problema che merita la massima attenzione e terrà banco tra le discussioni utili al torneo per continuare a crescere. Credo che alla fine saranno i numeri a vincere e condizionare le scelte, soprattutto quelli relativi alla quantità di gente che può apprezzare le immagini del più importante evento golfistico al mondo. È assolutamente necessario che la Ryder Cup continui a soddisfare le aspettative dei Paesi e delle strutture golfistiche che la ospitano e che investono nella manifestazione per il significato del suo contenuto promozionale. Gli investimenti necessari sono altissimi e la maggior parte delle volte vengono utilizzati soldi pubblici. Per questo è necessario che il potenziale di
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23 audience di 2 miliardi di persone che potrebbero vedere la Ryder sia un obiettivo da raggiungere in tutti i modi. Negli ultimi 20 anni, la trasformazione del torneo da evento esclusivamente sportivo, economicamente in perdita, a business di alto livello ha inevitabilmente solleticato gli appetiti dei veri protagonisti: i giocatori, specialmente gli americani, i quali è notorio che ricevano individualmente soltanto un compenso di circa 200.000 dollari, di cui una metà viene versata in beneficienza e l’altra metà ad un fondo per lo sviluppo di un programma educativo intitolato ad ogni giocatore. Sotto questo aspetto i componenti la squadra europea non stanno meglio degli americani: i 12 giocatori vittoriosi a Gleneagles hanno ricevuto un compenso di soli 50.000 euro che sono stati da ognuno di loro donati totalmente in beneficenza. Tutto sommato si può dire che per quanto attiene ai vantaggi di tipo economico, il capitano riceve più dei giocatori. Sono vantaggi indiretti, poiché la regola ufficiale è quella che a lui “debbono essere pagate le sole spese derivanti dallo svolgimento del suo ruolo”. Ma in verità, da quando la Ryder ha assunto la posizione di evento mondiale, la figura del capitano è cresciuta e sono aumentate le sue possibilità di fare business attraverso la gara. Progettazione di campi da golf, fee di partecipazione a eventi, contratti con riviste e sponsor: una lunga serie di vantaggi che possono essere quantificati in circa un milione di euro. Anche la scelta del campo esprime un valore economico di grande importanza. L’investimento che il circolo è chiamato a compiere è altissimo. Per farvi un esempio: al Celtic Manor, il suo proprietario, Sir
Terry Matthews, ha investito circa 60 milioni di euro per sponsorizzare 10 edizioni del Celtic Manor Wales Open, costruire il campo e ristrutturare l’hotel per renderlo in grado di soddisfare a pieno le esigenze del torneo. Non c’è dubbio che ospitare la gara possa portare al club dei considerevoli vantaggi economici: in particolare si punta all’aumento delle entrate dei green fee, ma anche in questo caso, per portare a casa un risultato positivo, è necessario saper fare bene conti e programmi. Il budget del K Club nel 2007, dopo solo un anno dalla fine del torneo, presentò una perdita di 5,5 milioni di sterline, con i prezzi dei green fee che scesero da circa 500 euro durante l’estate del 2006 ai poco più di 100 euro di oggi. Oggi la Ryder Cup è in cerca di una nazione che la ospiterà nel 2022. L’edizione numero 44 dell’evento ha sorprendentemente attirato l’attenzione di una serie di paesi continentali che aspirano a potersi vantare di averla in casa e passare alla storia del golf. Per prima l’Italia attraverso la nostra Federazione che ha deciso di competere per l’aggiudicazione contro la Germania e la Spagna, che già avevano provato ad aggiudicarsi quella del 2018 in programma a Parigi, il Portogallo, l’Austria e la Turchia. Come ho già avuto modo di scrivere, la competizione tra i candidati sarà durissima e le possibilità di aggiudicarsi la vittoria non sono molte. Non impossibile, ma è particolarmente difficile. Non ci sarà molto da attendere per capire come andrà a finire: entro il prossimo aprile la Federazione dovrà ufficializzare la candidatura e poi avrà tempo sino a novembre per convincere il board di Ryder Cup Europe a scegliere Roma e il campo di Marco Simone.
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Nelle vesti di presidente della PGA Italiana, il fuoriclasse bergamasco tira le somme dopo 29 mesi di gestione dell’Associazione, fra luci e ombre. E sono molte le cose che vorrebbe cambiare, per recuperare il tempo perduto. Ma ha già deciso che non si ripresenterà alle prossime elezioni…
UN PROGETTO
MAI DECOLLATO
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di Maurizio Bucarelli er vent’anni è stato un giocatore a grandi livelli con risultati che ancora oggi nessun golfista italiano è riuscito ad ottenere. Da 29 mesi è presidente della PGA Italiana, un impegno che lo ha visto sempre in prima linea con tanti problemi da risolvere e sbalzi d’umore che hanno messo a dura prova non solo la sua pazienza, ma anche l’amore per uno sport (il golf) che lo ha reso famoso più all’estero che in Italia. Costantino Rocca chiude il 2014 concedendoci questa intervista che si apre con una certezza: “Alla scadenza naturale del mio mandato da presidente della PGAI non ripresenterò la mia candidatura”. Una certezza che suona come una polemica, ma che di fatto – dice – “non lo è”, anche se a molti i dubbi rimangono. “A chi mi ha contestato all’inizio del mandato e a quelli che hanno avuto qualcosa da ridire durante questi ultimi mesi, faccio presente che io non mi sono mai candidato per questo ruolo. La prima volta che sono stato nominato dovevo fungere da traghettatore, otto mesi per arrivare alle elezioni: ho accettato perché me lo hanno chiesto tanti amici. Poi, gli stessi amici hanno insistito perché presentassi la mia candidatura ufficiale e così il 25 marzo del 2013 è stata la maggioranza dell’Assemblea che ha votato perché io rimanessi al mio posto”. C’è forse qualche sassolino nella scarpa che vuole togliersi? “No, nessun sassolino – precisa Rocca -. Chi mi conosce sa che io le cose le dico in faccia. Lo faccio a modo mio, a volte forse anche in maniera un po’ troppo brusca, ma non mi nascondo mai. Nel bene e nel male sono una persona schietta. Prendere o lasciare”.
Quindi i vecchi dissapori all’interno della PGAI, di cui tanto si sente parlare, sono stati superati? “Questo dovrebbe chiederlo ad altri, per quanto mi riguarda non nutro rancori verso nessuno. La vita mi ha insegnato tante cose: quando giocavo e vincevo, ad esempio, tutti salivano sul carro, poi non appena le cose andavano male la maggior parte di quelle persone sparivano. Questa esperienza mi ha portato a saper dividere le persone in due categorie. Credo di avere fatto qualcosa nel golf e per il golf, forse ho anche maturato una certa esperienza per ritenermi in grado di portare avanti progetti importanti. Quando sono stato eletto qualcuno ha detto che non si sentiva degnamente rappresentato dal sottoscritto: io quella persona ho sempre continuato a guardarla negli occhi e a salutarla con la testa alta”. Guardiamo avanti e facciamo un bilancio. “Veramente ci sarebbe da guardare indietro e dire che questo mondo del golf vive di un progetto che non è mai decollato. A cosa mi riferisco? Semplice: oggi, come anni fa, la Federazione crea il professionista, poi il professionista diventa esaminatore di altri, ma nel lasso di tempo che lo separa da queste due cose vi siete mai chiesti cosa fa per aiutare i futuri maestri a crescere e a imparare qualcosa?”. Si spieghi. “Semplice, in Italia si creano professionisti che poi vengono lasciati andare allo sbando. E allora ecco che qui diventa importante il ruolo della PGAI e della Federazione che è quello di cercare di dare una mano al professionista. La PGAI, soprattutto, deve aiutare il suo associato a crescere sia come giocatore, sia come comportamento nel mondo dell’insegnamento”.
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26 Sotto questo aspetto a che punto siete? “La PGAI ha perso terreno e tempo prezioso. Lo ha perso per mancanza di rispetto dei giovani verso gli anziani, ma anche viceversa. E guardi che il discorso vale per il giocatore così come per l’insegnante. Bisognerebbe anche capire che scambiarsi idee tra noi, approfondire certe tematiche o raccontare esperienze maturate non può che portare benefici a tutto il movimento”. Ma prima del suo avvento alla presidenza, queste cose non ve le dicevate? “Per anni sono stato in giro per il mondo a giocare e non posso sapere quali programmi venivano portati avanti all’interno della PGAI, ma soprattutto non voglio e non posso giudicare il lavoro fatto da altri. La sensazione che ho ricavato in questi ultimi 29 mesi, però, è che i progetti all’interno della PGAI erano sicuramente diversi dai miei. Chissà, forse in ballo c’erano anche interessi personali, ma questa, sia chiaro, è solo una mia supposizione. Per quanto mi riguarda fin dall’inizio ho cercato di far capire che essere nel consiglio della PGAI vuole dire dare il massimo e, cosa importante, tutti gli associati devono sapere cosa realmente facciamo per loro e non per noi che siamo nella stanza dei bottoni”.
“Ritengo un successo personale che la PGAI e l’AITG siano oggi le uniche vere associazioni aggregate alla FIG” In generale si sente tradito da qualcuno? “Ogni tanto faccio una riflessione e dico: la Federazione ha fatto e sta facendo molto per i giocatori impegnati sul tour (massimo rispetto per chi li ha creati) e allo stesso tempo è molto vicina ai dilettanti, ma per i maestri cosa fa? Tutte le componenti del golf devono avere la Federazione come riferimento, ma allo stesso tempo la Fig dovrebbe dare maggiore sostegno ad una Associazione come la nostra. Le faccio un esempio: quest’anno la PGAI ha organizzato sei Campionati di tutto rispetto, ma dalla Federazione ha ricevuto solo un piccolo aiuto economico. Siamo chiari, rispetto i loro investimenti, ma qualcuno deve capire che la PGAI è una componente importante del golf italiano. Anzi, ad essere ancora più chiari dico che all’interno dei Circoli siamo, o meglio dovremmo essere, noi professionisti a creare nuovi golfisti e a portare avanti l’attività”. Il consiglio della PGAI è come una squadra: la sua è una squadra unita? “Si dice che nel calcio i successi nascono anche grazie ad uno spogliatoio unito e forse noi sotto questo aspetto siamo un po’ mancati. Il consiglio della PGAI deve rispondere a 600 associati e a migliaia di amateur, quindi deve essere unito nella sua po-
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litica: io ho sempre fatto il direttore di me stesso e forse anche nella PGAI, visto che sono il presidente, certe decisioni che faticavano a decollare le avrei dovute prendere da solo”. Secondo Costantino Rocca la Federazione, la PGAI, i Circoli e gli amateur cosa non hanno fatto per il golf italiano? “Partiamo da un dato di fatto: io sono uno che rispetta i ruoli, quindi rispetto la Federazione. Detto questo, però, aggiungo che la Fig dovrebbe puntare molto sulla promozione nelle scuole. Non bisogna portare i ragazzi nei circoli, ma deve essere il golf ad entrare nelle scuole. Questo progetto, se studiato bene, farebbe lavorare anche i giovani maestri che, una volta usciti dalla scuola di Roma, nella maggior parte dei casi restano disoccupati. Per quanto riguarda la PGAI, invece, dico che bisogna arrivare ad avere più professionalità tra gli associati. Un maestro deve sapersi comportare nel modo giusto sia all’interno di un Circolo, sia nel contatto con i golfisti. In più serve maggiore collaborazione tra maestri per creare più lavoro per se stessi e, con scambio di idee e novità, anche più divertimento per l’amateur”. Un appunto ai Circoli lo facciamo? “Non sono contro i Circoli, anzi. La cosa importante, però, è che i Club capiscano che bisogna stare al passo con i tempi, quindi servono strutture e organizzazioni interne adeguate. In un Circolo bene organizzato tutti riescono a lavorare meglio e a dare il massimo. Il Circolo deve appoggiarsi di più ai professionisti che a loro volta devono essere stati ‘costruiti’ a 360 gradi, cioè capaci di affrontare diverse problematiche all’interno del club. Insomma, maggiore coinvolgimento dei maestri e rispetto della professione. Se si lavora in sintonia non ci sono problemi, ma vantaggi per tutti”. Non resta che parlare degli amateur. “È un discorso a catena. Senza l’amateur non ci sarebbero i circoli, quindi in un circolo di golf serve una cosa importante, la collaborazione a tutti i livelli. Collaborazione tra direttori, segretari e professionisti, collaborazione con i greenkeeper e la ristorazione. Detto questo l’amateur deve poi fare l’amateur fidandosi di chi lo dirige. Il presidente? Diciamoci la verità: spesso il suo ruolo è più istituzionale che altro, ma se un presidente vede il suo socio felice deve essere felice anche lui. Un presidente è bravo quanto i soci sono contenti”. Qual è la cosa più bella che ha fatto da presidente della PGAI? “Essere riuscito a fare togliere la PGAI dall’elenco delle tante Associazioni aggregate alla Fig. Questo cambio di pensiero lo ritengo un successo personale. Quando sono diventato presidente mi sono accorto che per la Federazione la PGAI era sullo stesso piamo dei commercialisti, dei farmacisti, dei piloti, dei medici e via dicendo. Senza nulla togliere a queste associazioni, la cosa non mi sembrava giusta. Oggi noi e l’A.I.T.G.
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(Associazione Italiana Tecnici di Golf) siamo le uniche due vere Associazioni aggregate della Federazione. Tutto questo può sembrare cosa banale, ma io lo considero un distinguo giusto e importante. Altra cosa che mi ha gratificato è quella di essere riusciti, in un momento difficile e di grande crisi economica, ad organizzare sei campionati di buon livello. A tale proposito mi lasci ringraziare i Circoli che ci hanno ospitato e tutti gli amici sostenitori che hanno messo a disposizione tempo e risorse economiche. Senza di loro non saremmo riusciti a fare niente”. Si faccia una critica. “C’è chi dice che come presidente non ho creduto in me stesso, nelle mie possibilità. Può essere. Vorrà dire che il prossimo anno farò un ulteriore esame da maestro nella speranza di essere promosso…”. Si considera un presidente in fuga dalla PGAI? “Fuga è una parola che suona male e poi Costantino Rocca non è mai fuggito da nessuno, tantomeno davanti alle sue responsabilità. Ho fatto tre quarti di mandato e posso già fare un primo bilancio: all’inizio nei miei confronti c’era mancanza di rispetto da parte di molti associati che ritenevano non fossi adatto per portare avanti un progetto. Ultimamente, parlando e chiarendo alcuni punti con chi avevo contro, ho scoperto un certo riavvicinamento e per questo credo che nel 2015 avrò un appoggio, se non totale, almeno al 90%”. Scusi, ma non avete perso troppo tempo prezioso? “Siamo italiani e prima di decidere una cosa dobbiamo fare mille discorsi. Purtroppo la verità è che non bisogna parlare, ma fare i fatti. Per perfezionare certe situazioni ci vuole poco e dico che nel golf molte cose si sarebbero già potute fare 20 anni fa. Io non sono nessuno e non voglio sostituire nessuno, però di una cosa sono convinto: se il golf italiano abbandona interessi personali e si concentra sullo sviluppo e la promozione, nel giro di poco tempo si vedrebbero risultati insperati”. Per la PGAI il 2015 sarà l’anno che porta alle elezioni: non c’è la possibilità che Rocca cambi idea e si ripresenti come presidente? “Lo escludo, ho troppe cose da fare. Devo pensare al mio futuro e l’obiettivo è quello di concretizzare il sogno della mia vita: aprire una scuola di golf. Con la mia piccola esperienza vorrei cercare di creare nuovi giocatori che possano competere ad alto livello e non”. Cosa si augura per il nuovo anno? “In generale mi piacerebbe vedere tante persone avvicinarsi al golf senza timori. Per quanto riguarda la PGAI, invece, spero in tre cose: riuscire prima della fine del mandato a far capire a tutti le mie idee, vedere più collaborazione tra noi professionisti e portare la PGA Italiana ad avere un ruolo importante all’interno della Federazione”.
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UN’EDIZIONE DA RECORD La più importante rassegna del turismo golfistico mondiale è approdata per la prima volta nel nostro Paese a fine ottobre, nello splendido spazio espositivo di Villa Erba, sul lago di Como. Con risultati eccellenti... di Maurizio de Vito Piscicelli
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alla fine, come spesso capita nella nostra disastrata Italia, quasi tutto è andato a posto e l’IGTM di Como si è rivelato una splendida vetrina per la nostra offerta turistico – golfistica nazionale. Il comunicato stampa ufficiale che girava fra gli addetti ai lavori la settimana dopo la manifestazione di Villa Erba ha parlato chiaro, è stata l’edizione dei record:
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record di operatori presenti (1.465), record di nazioni rappresentate (65), record di espositori presenti (520), record di espositori italiani presenti (63), record di Tour Operator presenti (360), record di Media presenti (105) ed infine, la cosa più importante, record di appuntamenti pre combinati (più di 13.000). Tutti questi record sono andati ad aggiungersi alla bella notizia, già arrivata da alcuni mesi, che l’Italia del turismo golfistico era entrata per la prima volta fra le “top ten” di questo ricco segmen-
to di mercato che conta circa 25 milioni di viaggi ed un fatturato di 40 miliardi di dollari ed agli ottimi dati che stanno facendo registrare nel 2014 gli operatori dell’incoming golfistico italiano. A fare da ciliegina sulla torta del turismo golfistico nazionale è poi arrivato il comunicato stampa del 29 attobre dell’accreditata agenzia inglese di pubbliche relazioni e marketing Landmark Media che ha recitato testualmente: “Italy Ideal New Destination for European Golf Travellers” prendendo spunto dall’IGTM
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Accanto, la conferenza inaugurale dell’IGTM 2014 presso Villa Erba, a Cernobbio (Como). Qui sopra il rituale taglio del nastro: da sinistra Jean-Marc Droulers (presidente di Villa Erba), Antonio Bozzi, (vice presidente della Federgolf), Mark Walsh (Reed Travel Exhibitions), Mauro Parolini (Assessore Commercio, Turismo e Terziario della Regione Lombardia), Maria Rita Livio (presidente della provincia di Como), Peter Grimster (Exhibition Manager IGTM) e Carlo Borghi (presidente del Comitato Lombardo FIG).
di Como e da una fresca ricerca di mercato di Sports Marketing Surveys dalla quale era emerso che il 31% dei giocatori inglesi e irlandesi, il 56% dei francesi, il 71% degli svedesi e il 76% dei tedeschi, prenderebbe volentieri in considerazione l’Italia per le proprie vacanze golf nei prossimi cinque anni. Quindi bravi quasi tutti, lo staff di Villa Erba che ha gestito l’intera organizzazione insieme a Reed Exhibitions ed a IAGTO, gli Enti Pubblici locali e la Federazione Golf Lombardia che hanno sostenuto l’onere economico richiesto collaborando fattivamente con gli organizzatori, il gruppo Italy Golf & More e la Federazione Italiana Golf che sono riusciti nel mezzo miracolo di dare all’offerta golfistico turistica italiana un’ immagine unitaria e coordinata ed ovviamente tutti gli operatori italiani che hanno capito che quella di Como sarebbe stata un’occasione unica e da non mancare. Dicevamo bravi quasi tutti perché la grande ed ingiustificata assente di questa fondamentale manifestazione internazionale è stata la nostra Agenzia Nazionale del Turismo (Enit) che ha vergognosamente snobbato la manifestazione nonostante avesse ricevuto da più
parti negli ultimi mesi pressanti inviti e infinite sollecitazioni. Non è una novità che il Turismo nazionale, che ricordiamo rappresenta l’11% del nostro PIL, cresca meno di quello di altre nazioni principalmente a causa della nostra politica che fa di tutto per affossarlo con mancanza di attenzioni, incurie, assenza di investimenti, disastri organizzativi ed un sistema di promozione nazionale superato anni luce dalla realtà dei fatti e da quanto mettono in cantiere i nostri concorrenti. In attesa che qualcosa cambi nelle politiche turistiche nazionali occorre però che il turismo golfistico italiano non si adagi su queste belle notizie e che anzi approfitti di questo momento favorevole per spingere ulteriormente sull’acceleratore. Gli Enti Pubblici Regionali, particolarmente presenti ed attivi in occasione dell’IGTM, devono continuare a credere nell’indotto che i campi da golf possono portare all’intero territorio appoggiando, sia economicamente che politicamente, quanti sono impegnati in questo settore siano essi resort golfistici, consorzi di campi o singoli circoli a vocazione turistica. Gli stessi Enti Pubblici dovrebbero inoltre fare di più per cercare di attirare gli
investitori, italiani o stranieri, ed invogliarli ad investire in questo settore rimuovendo le obiezioni spesso “integraliste” dei movimenti ecologisti ed affermando una volta per tutte che è possibile prevedere uno sviluppo dell’offerta golfistico – turistica italiana equilibrato, eco compatibile e rispettoso dei vari parametri ambientali. Gli operatori privati italiani, siano essi resort golfistici o consorzi di campi, devono moltiplicare le loro energie agendo principalmente in due direzioni, incrementando la qualità e la professionalità della propria offerta e differenziandola sempre più per raggiungere il maggior numero di clienti. Ma è anche importante guadagnare credibilità all’interno dei propri confini geografici diventando veri punti di riferimento ad alta professionalità del proprio territorio e degli operatori pubblici e privati con i quali dovranno confrontarsi e collaborare continuamente.
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Un momento della conferenza all’IGTM di Como sul mercato del turismo golfistico in Italia e, sotto, un campo di Tenerife, isola delle Canarie che ospiterà la prossima edizione dell’IGTM nel 2015. I Circoli golfistici italiani dovranno evitare avventure solitarie estemporanee cercando il più possibile di fare sistema insieme ad altre strutture analoghe del proprio territorio, per raggiungere quella massa critica decisamente necessaria per emergere in un settore così competitivo e globalizzato come quello del turismo golfistico. Gli stessi Circoli dovranno poi, prima possibile, fare una precisa scelta di campo decidendo cosa “vorranno fare da grandi”, consapevoli che se si vorranno attirare turisti internazionali e Tour Operator specializzati occorrerà rinunciare a parte di quanto invece allontana gli stessi turisti e cioè le mille gare di circolo, i giorni di chiusura e l’anarchia nella gestione dei tee times da parte dei soci dei Circoli stessi. Qualora la scelta di un Circolo tradizionalmente “di soci” dovesse cadere su una riconversione turistica della propria offerta occorrerà poi lavorare tantissimo sulla formazione del proprio personale e sul raggiungimento veloce dei precisi standard turistici richiesti da questo segmento di mercato. Il gruppo Italy Golf & More, che a Como ha raggiunto il primo importante obiettivo della propria attività promozionale,
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quello di una effettiva riconoscibilità internazionale, dovrà giocare tutte le carte in suo possesso per dotarsi di nuove risorse, debbano provenire dai fondi previsti dal Ministero per questo progetto già nel lontano 2008 o da singoli investimenti annuali da parte delle Regioni che fanno parte di questo interessante progetto, che di fatto si sostituisce a quanto dovrebbe fare l’Ente Turistico nazionale. La Federazione Italiana Golf, con i propri Comitati e Delegati Regionali, dovrà continuare ad essere attivamente presente, interfacciandosi con gli Enti Pubblici in maniera propositiva, favorendo l’aggregazione delle singole strutture in corsorzi regionali e lavorando ulteriormen-
te a livello politico per rimuovere tutti gli ostacoli burocratici e legislativi che di fatto bloccano lo sviluppo del turismo golfistico nazionale ed i nuovi progetti, purtroppo drammaticamente esigui in questo preciso momento storico. In sintesi, godiamoci con soddisfazione la bella festa dell’IGTM di Como ma non illudiamoci di aver già raggiunto risultati decisivi sui quali cullarsi, l’Italia del turismo golfistico ha appena iniziato il proprio cammino ed i prossimi mesi ed i prossimi anni saranno decisivi, testa bassa e lavorare! Senza dimenticare l’appuntamento con l’IGTM del prossimo anno, in programma alle Canarie, sull’isola di Tenerife.
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Terme di Saturnia: due in uno di Stefano Boni
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rima delle pesanti inondazioni che hanno procurato importanti danni al percorso delle Terme di Saturnia, il bel circolo toscano aveva raggiunto importanti traguardi. Non era infatti mai successo che un Circolo ottenesse nel corso dello stesso anno un Riconoscimento Impegnati nel Verde e la Certificazione Ambientale GEO. Questi obiettivi raggiunti sono il frutto di un lungo percorso iniziato con il lavoro dell’architetto Ronald Fream, che è riuscito a tradurre in chiave ‘golf’ il paesaggio della Maremma toscana grazie ad un sapiente modellamento del terreno e ad un’attenta valutazione degli aspetti vegetazionali. Queste caratteristiche, che hanno concorso all’assegnazione del Riconoscimento INV proprio per la categoria ‘Paesaggio’, sono state non solo preservate, ma addirittura esaltate negli anni succes-
sivi dall’attività del circolo, che ha conservato l’integrità delle aree di bosco e degli olivi secolari, intrapreso una serie di piantumazioni volte a mascherare alcuni manufatti, incentivato lo sviluppo di essenze arbustive autoctone come la ginestra odorosa e ha progressivamente ampliato le aree incolte fino a creare dei veri e propri corridoi ecologici, così importanti per la fauna locale. Dal punto di vista della biodiversità, poi, particolare importanza rivestono gli specchi d’acqua realizzati durante la costruzione del percorso, che permettono anche di captare e riutilizzare per l’irrigazione le acque piovane e di drenaggio. A proposito di acqua è da sottolineare che i consumi idrici di questo campo, già contenuti grazie alla realizzazione di tee, fairway e semirough in cynodon, sono molto diminuiti nel corso degli ultimi tre anni, grazie ad una riduzione dell’area irrigua e all’adozione di una politica volta a
presentare il percorso in condizioni ‘fast and firm’. La riduzione degli input non ha riguardato solo gli apporti idrici, infatti l’uso di fitofarmaci su fairway, tee e rough è stato praticamente azzerato negli ultimi due anni. Importante anche l’impegno del circolo nel comparto della filiera di approvvigionamento, soprattutto in tempi recenti: se da sempre viene sfruttata la particolare vocazione enogastronomica della zona, facendo ricorso a prodotti locali, da un paio d’anni si coltivano direttamente ortaggi biologici. Una produzione, questa, in progressivo aumento e che va ad affiancarsi a quella di olio d’oliva. Ottimi anche i rapporti con la comunità, al punto che il circolo sponsorizza la locale squadra di calcio ed ospita ogni anno tre corse campestri a scopo benefico. Un impegno a 360 gradi, dunque, che ha permesso al Golf Club Terme di Saturnia di divenire anche il primo circolo toscano ad ottenere la Certificazione.
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Oltre 600 appartamenti e 1.600 soci: sono questi i dati di partenza che rendono in Italia il Golf Club Monticello un circolo da record. Ci siamo fatti raccontare dal presidente Marco Polli come si è arrivati a questo successo e cosa rende il club comasco un posto perfetto dove vivere e praticare immersi nella natura il nostro sport preferito
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In apertura, veduta aerea dell’imponente quanto particolare club house del Golf Club Monticello e Marco Polli, presidente del circolo, pronto per il primo drive. Sopra, alcuni dei 630 appartamenti che fanno da corollario al golf. Nella pagina accanto, un primo piano di Polli, che si rincandiderà per un terzo mandato. di Federica Rossi
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el nostro panorama golfistico c’è una grande realtà che fa un po’ storia a sé. Anno dopo anno ha saputo reinventarsi e offrire ai propri soci un luogo che non fosse solo un circolo con un bel campo da golf annesso, ma un posto dove vivere a contatto con la natura e con tutti i servizi che si possano desiderare. Stiamo parlando del Golf Club Monticello, circolo alle porte di Como, ma non distante da Milano, che con lungimiranza e coraggio ha saputo costruire una realtà sportivo/residenziale di ottimo livello. Abbiamo incontrato il presidente Marco Polli, imprenditore del settore alimentare, che ci ha raccontato com’è cresciuto negli ultimi anni il golf club arrivando a toccare un numero di soci che rappresenta un record per l’Italia. Ci può raccontare l’iter che ha portato Monticello a raggiungere un così elevato numero di soci? Il flusso originale è stato quello proveniente dalle case all’interno del circolo e dai suoi 630 appartamenti, che sono il serbatoio principale del golf. Negli ultimi anni abbiamo registrato purtroppo diversi abbandoni per motivi anagrafici ed economici. Quindi, per mantenere il numero indispensabile a una corretta gestione del circolo, abbiamo deciso di aprire all’esterno. Grazie a una serie di promozioni che hanno dato buoni riscontri, ci siamo attestati sugli attuali 1.600 soci. È stata un’operazione soggetta a diverse critiche dall’esterno, ma i numeri alla fine vi hanno dato ragione… Sì, il piano ha dato un ottimo risultato, con un tasso di fedeltà del 56%: su 850 che erano entrati con le promozioni, oggi 460 sono quel-
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li confermati. La scommessa non era fare cassa nel breve termine, ma si basava su un discorso più ampio: fidelizzare i giocatori attraverso la validità delle strutture e la qualità dei servizi. All’inizio, ovviamente, una persona si fa allettare dalla proposta economica, ma è sperimentando e vivendo Monticello che poi decide di farsi socio effettivo, arrivando anche ad affittare o addirittura a comprare un appartamento. Ultimo ma non meno importante, l’operazione ha portato a un ringiovanimento della compagine sociale, fatto che dà al golf un futuro e allunga gli orizzonti. Ha parlato dell’importanza dei servizi. Quali sono quelli che offrite ai vostri soci? Possiamo proporre un’ampia gamma di attività e tutte di buonissimo livello, a cominciare ovviamente dalle 36 buche di golf. Sappiamo perfettamente che in Italia esistono almeno una decina di percorsi tecnicamente più belli e ricchi di storia, ma il grande impegno che profondiamo ci consente di tenere i nostri sempre nelle migliori condizioni possibili, con un regolare investimento annuale di 200/300 mila euro. Attenzione e cura sono presenti in tutti i servizi: tre piscine, palestra, sauna e bagno turco, campi da tennis appena rinnovati e campo da calcio. Un discorso a parte merita Il Clubino, fiore all’occhiello del golf club, che consente ai genitori di affidare i propri bambini ad esperti animatori mentre loro decidono di giocare 18 buche. E ancora il ristorante, per non parlare della scuola di golf, la Eagle Golf Academy, gestita da ottimi professionisti, primo fra tutti Alberto Binaghi. L’offerta è veramente ampia e variegata. Noi abbiamo come obiettivo quello di offrire ai nostri soci tutti i servizi di cui hanno bisogno e, consapevoli del fatto che non possiamo essere i numeri uno in tutto, cerchiamo però di essere a ottimi livelli in ognuna di queste aree. Il punto di forza di Monticello?
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Direi i “grandi numeri” che sono nel DNA del circolo. Come accennavo prima, Monticello è stato costruito in funzione delle case e calcolando che, per i 630 appartamenti del resort, si contano almeno due/tre persone in ogni nucleo familiare, si arriva facilmente a 1.500/1.600 soci. Di conseguenza, grandi spazi, due percorsi, area riservata ai bambini e tutto ciò che soddisfi una platea molto ampia. Monticello non può fare a meno di tutto questo ed è sbagliato aumentare le quote annuali con il rischio di perdere soci, perché il nostro è un circolo che deve premiare la famiglia, diverso da altri che invece privilegiano l’esclusività.
Avete mai pensato a una foresteria all’interno del circolo? Assolutamente sì, è nel mio programma elettorale. All’ingresso del circolo esiste una cascina, Ca’ dell’Edera, e stiamo pensando di convertirla in foresteria. Dato lo spazio ridotto, dobbiamo decidere se costruire una decina di camere singole oppure cinque appartamenti bilocali dotati di ogni comfort, da affittare per anche una settimana ad amici e parenti dei nostri soci. Il progetto c’è già ma richiede ingenti somme di denaro. Per questo cerchiamo finanziatori ai quali affidare poi la gestione della foresteria.
Presidente, lei sta per concludere il suo secondo mandato. Che differenze ha notato rispetto al primo, cominciato 12 anni fa? La differenza sostanziale è che, nel quadriennio tra il 2002 e il 2006, ci trovavamo nel periodo in cui si poteva pensare a una politica di aumento delle quote senza particolari problemi. Negli ultimi anni la gestione è diventata più oculata in termini manageriali e imprenditoriali, ma credo che questo accada in tutti i circoli. Rispetto a dieci anni fa, oggi si presta più attenzione e si tratta il circolo come fosse una vera e propria azienda. Inoltre, tornando al discorso degli appartamenti che trattavamo precedentemente, dieci anni fa si era legati esclusivamente alle case. Oggi invece abbiamo aperto agli esterni, soprattutto per quanto riguarda i soci feriali. Siamo passati dai 100 del 2006 ai 300 del 2014, mantenendo così vivo il golf club in tutti i giorni della settimana.
Spesso i soci non sanno realmente cosa succede all’interno del proprio circolo. Durante la sua presidenza avete eseguito dei lavori particolari? Abbiamo messo a norma, soprattutto antincendio, tutto il complesso sportivo. Credo che in Italia non esista nessuno che possa vantare un’operazione del genere, avvenuta senza chiedere nulla ai soci ma attraverso un finanziamento. Con un costo complessivo di 1 milione e mezzo di euro, abbiamo messo a norma gli impianti nei 12mila metri cubi di fabbricato.
Siete uno dei pochissimi campi in Italia che ha due direttori. Come si dividono i compiti? Data la mole di lavoro di Monticello è necessario avere due figure professionali ben distinte, ma che collaborino perfettamente tra loro. Walter Gabaglio, storica figura del circolo, è a Monticello da 37 anni, si occupa della parte sportiva e ha sotto di sé gli addetti al campo. Marco Vercelloni invece gestisce gli aspetti amministrativi e i rapporti con il comprensorio, controlla la segreteria, la sala sacche e tutto quello che si trova all’interno della club house. Entrambi si occupano della propria area di competenza senza intaccare il lavoro dell’altro.
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Per chiudere, cosa rende Monticello una realtà abitativa e golfistica di altissimo livello e perché ci sono davvero pochi esempi simili in altre parti d’Italia? Il fatto che sia unico, o che quelli che hanno cercato di replicarne il modello non abbiano avuto lo stesso successo, credo risieda in un mix di situazioni. In primo luogo la location, assolutamente impagabile: a 30 chilometri da Milano, che ha un grande serbatoio di golfisti, a cinque da Como e a 15 da Lugano, Monticello è in una posizione molto strategica. L’altro motivo è che il golf in Italia è limitato e fatica a crescere. È quindi difficile mettere in opera un progetto che abbia una vasta portata finanziaria ed economica. Da noi è stata brava la famiglia Panza a prendere l’onda giusta e a sfruttare il periodo positivo degli anni ’70 e ’80, portando a compimento una realtà unica e assolutamente inimitabile.
Il 2015 è l’anno delle elezioni, quando sono previste? Si terranno dopo l’approvazione del bilancio 2014 e quindi verso la prima metà di maggio. Non sono più previste deleghe ma organizzeremo un vero e proprio “Election Day” dove ogni socio sceglierà il proprio presidente. E io potrei essere rieletto… Ci sta dicendo che ha intenzione di ricandidarsi? Sarebbe giusto passare la mano dopo due mandati, attuando un ricambio generazionale. Negli ultimi mesi sono però entrato in contatto con un gruppo di soci, dai 30 ai 50 anni, che mi aiuterebbero a gestire il circolo e si farebbero carico, alla fine del mio terzo mandato, della gestione del circolo. Quindi sì, confermo che mi ricandido con un consiglio rinnovato per la maggior parte, dal quale spero emerga un giovane che prenda, passati i quattro anni, il mio posto.
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GOLF E DIRITTO L’angolo giuridico
a cura del Centro Studi Diritto Sport diretto dal Prof. Avv. Lucio Colantuoni - mail: info@csdirsport.com
Fisco e Associazioni Sportive Dilettantistiche Anche se il rapporto con l’Agenzia delle Entrate di solito non crea problemi, chi dovrebbe comunque risponderne all’interno della ASD? Avv. Alfredo TOSCA*
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aturalmente nessuna associazione sportiva dilettantistica ha problemi e/o debiti con il Fisco! Ma in tal denegato caso, chi ne risponde? La questione è dibattuta: tutti i membri degli organi dirigenti o solo chi firma gli atti? L’Agenzia delle Entrate ha, a volte, agito verso gli amministratori personalmente. Peraltro, una sentenza di una Commissione Tributaria Provinciale ha affermato che la responsabilità di cui sopra ricade solo su chi sottoscrive gli atti ed i documenti (dichiarazioni e modelli) trasmessi all’Amministrazione Finanziaria. L’associato, a parere di questi Giudici Tributari, anche se è stato nel consiglio direttivo, non risponde di eventuali debiti tributari per il solo fatto di essere stato consigliere. Il caso specifico deriva da un accertamento che l’Agenzia delle Entrate ha notificato ad un’associazione sportiva dilettantistica coinvolgendo, però, anche un associato, considerato coobbligato con l’ente; ciò in base all’articolo 38 del Codice Civile, per il quale le persone che agiscono in nome e per conto dell’associazione rispondono anche personalmente e solidalmente delle obbligazioni di quest’ultima. L’interessato, destinatario dell’atto, ha presentato ricorso avanti ai Giudici Tributari, dimostrando di essere estraneo all’attività dell’associazione. Il Fisco ha prodotto dei documenti a dimostrazione dell’attività del ricorrente-associato, che aveva preso parte ad alcune decisioni in qualità di membro del consiglio direttivo. Secondo i Giudici Tributari, la prova del
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coinvolgimento è sempre a carico dell’Agenzia delle Entrate e, se non sussiste, l’accertamento è infondato. Sulla base di questo convincimento, la Commissione Tributaria Provinciale in questione ha accolto il ricorso dell’associato, poiché l’Amministrazione Finanziaria non ha soddisfatto l’onere probatorio dovuto. Tale sentenza, basata sull’orientamento della Corte di Cassazione, ha affermato che la responsabilità personale e solidale delle persone che hanno agito in nome e per conto dell’associazione non è relativa alla semplice nomina di membro del consiglio direttivo, ma deriva dalla attività negoziale realmente svolta e nei limiti delle obbligazioni assunte. Tale principio è stato confermato dai giudici di legittimità, secondo i quali è a carico del Fisco la dimostrazione della concreta attività svolta dalla persona in nome e per conto della associazione. Anche ai debiti d’imposta è stato ritenuto applicabile tale principio, poiché, nell’ambito tributario, l’unica persona che ha rapporti con il Fisco è colui che sottoscrive gli atti, le dichiarazioni od i modelli a quest’ultimo inviati. L’Agenzia delle Entrate, nel caso in analisi, doveva provare che il ricorrente-associato aveva sottoscritto i documenti trasmessi dall’associazione ovvero che fosse il “dominus”. Quella in esame è una sentenza di primo grado favorevole all’associato, ma è da tener presente che, a volte, l’Amministrazione Finanziaria emette avvisi di accertamento alle associazioni notificandoli anche direttamente a persone ritenute solidalmente responsabili, sostenendo l’addebitamento, seppur in via solidale, all’associato: se non provano il coinvolgimento
diretto dello stesso, ci si può difendere, pur tenendo presente che la materia tributaria è in continua evoluzione e che una sentenza di Commissione Tributaria Provinciale è semplice primo grado di giudizio e non è legge. Si riporta, in calce, la massima della sentenza di cui al caso analizzato: “Questo giudice, pur condividendo i principi di diritto suesposti, ritiene che gli stessi vadano ulteriormente precisati e focalizzati specificando che per i debiti di natura tributaria, stante la ratio della norma (“chi agisce in nome e per conto dell’associazione risponde personalmente e solidalmente delle obbligazioni assunte dall’associazione nei confronti del soggetto con cui è venuto in rapporto”) l’unico soggetto da ritenere logicamente responsabile, essendo l’unico venuto in contatto con l’Agenzia delle Entrate, sia colui che abbia sottoscritto atti o dichiarazioni o modelli inviati all’Agenzia.” *) Alfredo Tosca, noto avvocato milanese, è stato per anni presidente di Temi, l’Associazione golfistica che raggruppa avvocati, notai e magistrati
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I migliori d’Europa
Aumenta il numero degli associati italiani fra i circoli “top level europei”. Sono sono saliti a sette i club del nostro Paese che appartengono ai “Leading Golf Courses”, la cui filosofia è quella di certificare il valore delle strutture più importanti e prestigiose attraverso controlli di qualità mirati e neutrali. Dopo Castelconturbia, Montecchia, Royal Park - I Roveri, San Domenico e Verdura, entrano a far parte dei “Leading Golf Courses” anche La Bagnaia e Gardagolf.
La Bagnaia
Castelconturbia
Royal Park - I Roveri
Gardagolf
San Domenico
Montecchia
Verdura
The Leading Golf Courses of Europe - Juan Miguel Ferrer, Managing Diretcor Piazzale Cardinal Consalvi, 8 - 00196 Roma - tel. 347 5458603 Media Partner PROFESSIONE
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Un 2014 vissuto in controtendenza
A colloquio con Stefano Frigeri, presidente del Comitato Regionale Emilia Romagna, per scoprire che, da qualche parte, esistono anche numeri positivi... di Paolo Emilio Pacciani
Stefano Frigeri e, nella pagina accanto, la fontana del Nettuno, simbolo di Bologna
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onostante il 2014 sia stato un anno pessimo per l’economia italiana, e sicuramente non un anno fantastico per il golf nazionale, c’è chi fortunatamente è andato in controtendenza. Stiamo parlando della regione Emilia Romagna che, grazie alla forte propensione al turismo, è riuscita a chiudere l’anno con il segno più davanti a molti indicatori. Ne parla, con legittimo orgoglio, il presidente del comitato regionale Fig, il parmigiano Stefano Frigeri, che dopo molti anni di vicepresidenza ha preso il posto di Celso Lombardini quando questi è passato al consiglio nazionale. “Il bilancio del 2014 ci soddisfa - spiega Frigeri - perché in controtendenza rispetto all’andamento nazionale. Se in Italia il movimento del golf ha tenuto rispetto all’andamento dell’economia, in Emilia Romagna i numeri sono addirittura positivi. Abbiamo migliorato sia dal punto di vista numerico dei tesserati che sotto quello dei risultati economici. I dati che ci arrivano da Emilia Romagna Golf sono lusinghieri per i green fee, saliti del 35% nell’ultimo anno da 121.000 a 172.600, e per i pernottamenti, aumentati del 25% dai 2.264 del 2013 ai 2.828 del 2014. Aumentati di conseguenza i fatturati degli hotel (+43%) e dei circoli di golf (+36%) con un utile totale cresciuto del 14%. Per quanto riguarda i tesserati, abbiamo toccato un totale di 11.207 giocatori, che rispetto al totale nazionale rappresenta sicuramente un’ottima cifra”. L’Emilia Romagna ha dalla sua una notevole competenza nel campo della ricezione turistica. “Esatto e noi vogliamo che il golf sia sempre più coinvolto sotto questo aspetto. Il golf sta dimostrando di essere un volano importante per i movimenti turistici, sia per chi arriva dall’Italia che per chi ci raggiunge dall’estero”.
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Qui sopra, due immagini del Golf Club Bologna. Nella pagina accanto l’Adriatic Club di Cervia (in alto), due buche de La Rocca (Parma, al centro) e un tee di partenza di Matilde di Canossa (Reggio Emilia). Quali sono i poli di maggiore attrazione? “Ovviamente la riviera adriatica e le città d’arte. Abbiamo notato una crescente attrattiva da parte delle zone limitrofe agli aeroporti”. Da dove arrivano questi turisti con sacca al seguito? “Un po’ da tutta Italia e poi dall’Europa, soprattutto dal Nord. Tedeschi, svedesi e norvegesi in primis”. Questi dati positivi riguardano tutta la regione in modo omogeneo? “No, purtroppo è una situazione a macchie di leopardo. Ci sono circoli che hanno sofferto molto la crisi economica e altri che invece l’hanno sopportata meglio, addirittura aumentando i propri iscritti. Dipende molto dalla politica che hanno fatto
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per essere più competitivi su un mercato divenuto ormai assolutamente concorrenziale”. Sul fronte dei nuovi giocatori come si è mossa l’Emilia Romagna? “Direi molto bene. I campi pratica e i campi promozionali hanno rappresentato una grande opportunità per chi ha voluto iniziare a giocare nel 2014. Da un punto di vista numerico spiccano in questo settore il Cus Ferrara e il golf club Le Fonti, grazie alla lungimiranza dei rispettivi presidenti. A questo aggiungiamo che la Fig regionale ha fatto opera di promozione sui media locali. In particolare, congiuntamente con l’ente di promozione turistica regionale, sponsorizziamo una pagina settimanale sul Resto del Carlino attraverso la quale facciamo conoscere il golf sotto tutte le sue sfaccettature”.
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42 Nel 2014 Parma ha ospitato la fiera italiana del golf. Ci sarà un bis nel 2015? “Assolutamente sì. Nell’ultimo weekend di febbraio l’Italia Golf Show tornerà nelle Fiere di Parma in abbinata con un evento importante come Mercante in Fiera. Sarà l’occasione per vedere e provare tutta la nuova attrezzatura. Quest’anno sono arrivate 5.000 persone e ce ne aspettiamo ancora di più per l’edizione 2015”. Da un punto di vista agonistico come sono andate le cose? “Direi bene. Voglio precisare che noi puntiamo moltissimo sull’attività giovanile, che assorbe circa il 70% del tempo e delle risorse del comitato regionale. I risultati si sono visti, con vittorie dei nostri atleti in competizioni nazionali, nella Coppa Italia con il club di Modena e il secondo posto in serie A1 sempre con Modena. Nel 2015 ospiteremo a Croara delle manifestazioni importanti a carattere nazionale dedicate ai Pulcini, sia individuali che a squadre, mentre a Cervia e Le Fonti ci saranno gare nazionali. Inoltre, insieme ad altri comitati regionali, siamo fra i promotori del rinnovato progetto scuola che coinvolge 400 studenti di 12 scuole elementari e medie. Diciotto sono i circoli impegnati in questo progetto dal quale ci attendiamo grandi cose. Inoltre, sempre dal punto di vista della promozione, puntiamo molto sui palloni gonfiabili che permettono di far provare a chiunque i pri-
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mi rudimenti del golf con l’aiuto di un professionista anche lontano dai campi di gioco. Nel 2014 i nostri gonfiabili sono usciti 19 volte per un totale di 46 giorni, ai quali si aggiungono i 150 giorni di scuola golf gestita direttamente da Elio Vergari, professionista di Piacenza”. Il sogno nel cassetto? “Ospitare nella mia regione la gara giovanile più importante d’Italia, il trofeo Pallavicino. L’Emilia Romagna si candiderà e spero che ci venga assegnata”.
Sedici anni di golf & turismo
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arlare di golf e turismo in Italia non è sicuramente facile, portare avanti un progetto in questo settore per 16 anni è stata davvero un’impresa e perciò ci sentiamo molto orgogliosi di aver raggiunto quest’anno, con il consorzio Emilia Romagna Golf, questo traguardo. Emilia Romagna Golf nacque nel 1998 grazie alla felice intuizione di Alessandro Dalpozzo, allora Presidente del golf di Argenta, che invitò i cinque Circoli allora presenti nell’area compresa fra Bologna e la Costa Adriatica (Bologna, Riolo, Argenta, Cervia e Rimini) a consorziarsi tra di loro per approfittare dei contributi previsti dalla legge regionale 7/98, che premiava fino al 50% di cofinanziamento quei progetti che avessero contribuito alla destagionalizzazione ed alla internazionalizzazione dell’offerta turistica della Regione. Venne allora creato il primo consorzio denominato Adria Coast Golf Promotion al quale, oltre ai 5 campi da golf, aderirono una decina di alberghi e le cooperative Romagna Vacanze by Co.Al.Ce. di Cervia e Promozione Alberghiera di Rimini, che si occuparono della vendita all’estero dei pacchetti turistici golfistici realizzati mettendo insieme i green fee dei campi da golf e l’offerta alberghiera. Dopo qualche anno di attività l’Assessore al Turismo della Regione Emilia Romagna, Guido Pasi, propose di allargare il consorzio a tutti i campi della Regione in possesso di almeno 9 buche certificate e giocabili (tutti i cosiddetti campi “affiliati”), promettendo di dotare il nuovo consorzio regionale dei fondi necessari alla promozione internazionale. Nel mese di novembre del 2001 nacque, sempre presieduta da Alessandro Dalpozzo, Emilia Romagna Golf, l’attuale consorzio che prese il posto di Adria Coast Golf Promotion e che oggi è arrivato a raggruppare 26 campi da golf e 25 fra i migliori alberghi della regione Emilia Romagna. In questi 16 anni di attività non è mai mancato il supporto operativo ed economico da parte dei soggetti pubblici più interessati alla valorizzazione dell’offerta golfistica regionale, dall’Assessorato al Turismo all’APT regionale, dal Comitato Regionale della Federazione Italiana Golf alle Unioni di Prodotto regionali. Il turista – golfista infatti spende soltanto il 10% del suo budget
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Nella pagina accanto, il drive di Stefano Frigeri, presidente del Comitato Regionale Emilia Romagna. In alto due immagini di Le Fonti (Bologna), al centro Riviera e Salsomaggiore, in basso Castellarquato e Croara
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Speciale Emilia Romagna giornaliero a favore dei campi da golf mentre il rimanente 90% va a favore di altri soggetti (alberghi, ristoranti, bar, rental car, linee aeree...) creando ricchezza all’indotto locale. Per questo motivo possiamo affermare con assoluta certezza che la longevità ed il successo del progetto Emilia Romagna Golf sono dovuti principalmente al mantenimento dei necessari finanziamenti pubblici a favore delle varie attività promozionali pianificate anno dopo anno. Occorre dare anche atto ai circoli di golf regionali di aver capito che il turismo golfistico, se gestito con oculatezza ed all’interno di un consorzio regionale, avrebbe potuto essere una grande opportunità per riempire il campo da golf in quei giorni storicamente meno frequentati dai soci del Circolo e che grazie a quelle risorse sarebbe stato possibile assicurarsi ogni anno un buon numero di green fee, che avrebbero contribuito alla buona salute del budget dei Circoli stessi, ad un mantenimento delle quote associative ad un livello più contenuto e come conseguenza finale ad un più facile reperimento di nuovi Soci. Far arrivare in Italia i golfisti di tutto il mondo non è cosa né scontata né facile e questo lo sanno bene tutti coloro che giornalmente hanno a che fare con i Tour Operator o con i singoli golfisti stranieri. Riteniamo che un Consorzio di campi da golf risulti fondamentale per agevolare l’arrivo dei golfisti stranieri: un’unica centrale di prenotazione ed un unico interlocutore che possa fornire ai giocatori stranieri ed ai Tour Operator specializzati l’assistenza necessaria e tutti i servizi richiesti, come preno-
tazione tee times ed alberghi, noleggio auto o pullman, transfer, tutte le attività extragolfistiche, accoglienza in aeroporto e così via. I migliori prezzi sul mercato, personale che parli le lingue straniere per fornire ogni chiarimento e fugare ogni dubbio, la possibilità di distribuire i tee times richiesti sui vari percorsi consorziati a seconda delle disponibilità dei singoli campi, materiale stampato e sito internet in lingua straniera sono inoltre tutte doti che tranquillizzano i golfisti stranieri e li convincono, per una volta, ad abbandonare le classiche mete turistiche spagnole e portoghesi. Sarebbe importante sviluppare esperienze analoghe in altre Regioni italiane e la nostra esperienza è a disposizione di tutti. Maurizio de Vito Piscicelli
Piacenza La Bastardina
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Cus P Parma
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Matilde Matilde didiCano Can
I CAMPI DELLA REGIONE Argenta buche 18 San Valentino La Bastardina 9 Santo Stefano Bologna 18 La Torre - Riolo Terme Cà Laura 9 e inoltre... Casalunga 9 Anzola Castell’Arquato 18 Cesena Cento 9 Cesenatico Cervia 27 Cus Parma Croara 18 Fattoria del Golf Cus Ferrara 18 Fossadalbero Faenza - Le Cicogne 9 Giardino Carpi I Fiordalisi 9 Imola - Il Grifone Le Fonti 18 Imola - Zolino Matilde di Canossa 18 La Lupa Modena 18+9 La Marchesa Molino del Pero 18 Parma Monte Cimone 9 Piacenza Monteveglio 9 Poli Reggio Emilia 9 Promotion Rimini - Verucchio 18 La Prossima Rivieragolfresort 18 Rubiera La Rocca 18 Siepelunga Salsomaggiore 18 Vigne della Duchessa
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18 9 18 c.p. c.p. 3 b. 6 b. 6 b. 9 b. c.p. c.p. 6 b. c.p. 2 b. 9 b. 6 b. 5 b. c.p. 6 b. c.p. c.p. 3 b.
San Vale
© De Agostini Libri, 2014 – Tutti i diritti riservati
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Una fotograďŹ a aerea del bel percorso di Modena, ai vertici del panorama golďŹ stico emiliano.
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La Marchesa Cus Parma Giardino Carpi Parma Cento Reggio Emilia 9 9 Vigne Duchessa Poli Matilde Matilde didiCanossa Canossa18 Fattoria Argenta La Lupa 18 Anzola Rubiera Promotion Modena 18 Bologna 18 San Valentino 18 Monteveglio 9 9 Casalunga Siepelunga Imola - Zolino Imola - Il Grifone 18 Molino del Pero 18 Le Fonti Faenza Le Cicogne
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Un grande amico dell’ecologia È quello che il golf sta diventando anno dopo anno. Questo in estrema sintesi ciò che è emerso dall’ incontro con una delle maggiori esperte italiane, consulente della Federgolf dal 2000 per il progetto “Impegnati nel Verde” e Verificatore nelle certificazioni della Golf Environment Organisation
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Qui sopra una garzetta fotografata sui fairway dell’Argentario (Grosseto) e, nella foto a destra, un’immagine di Marta Visentin, scattata in una riserva di ghepardi in Namibia. di Roberto Roversi
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a diversi anni ormai il golf italiano ha davvero cambiato marcia nell’approccio alle tematiche ambientali collegate alla realizzazione e alla manutenzione dei percorsi. La Federazione, sulla traccia delle esperienze avviate nei paesi golfisticamente più evoluti, ha dato vita a un filo diretto con i circoli italiani per stimolare una loro maggiore sensibilizzazione all’argomento sostenendoli, nel contempo, con un’azione di informazione continua di alto livello. Tra le iniziative che, più di altre, hanno favorito una diversa valutazione del ruolo e della presenza di un campo da golf sul territorio, inteso come patrimonio da salvaguardare e tutelare, sicuramente il progetto “Impegnati nel Verde” è stato tra quelli che hanno riscosso una maggiore adesione da parte dei circoli nazionali. “Questo progetto – spiega la dottoressa Marta Visentin, laureata in Scienze Naturali e consulente della Federgolf dal 2000 – è stato sviluppato per portare i campi da golf italiani ad avere una certificazione nazionale sulla base di standard internazionali cui la federazione ha aderito a suo tempo. L’obiettivo di questo programma è quello di riuscire ad assegnare ai nostri circoli una sorta di ‘patente’ di rispetto ambientale che ne attesti, in maniera concreta e con criteri scientifici, l’impegno verso questa nuova direzione. Un campo da golf non deve più essere inteso come una realtà che sfrutta e inquina il territorio, ma come uno strumento mirato alla cura e alla valorizzazione dell’area in cui è inserito, nel rispetto di regole e comportamenti che ne preservano le caratteristiche naturali.” Cosa prevede questo progetto e come i circoli possono prendervi parte? “È bene precisare che dal 2009 l’unica certificazione riconosciuta per percorsi di golf è quella che viene assegnata da GEO (Golf Environment Organisation), mentre ‘Impegnati nel Verde’ è divenuto un riconoscimento, da sviluppare ‘step by step’, che premia l’impegno dei circoli nelle categorie previste da questo progetto: Acqua, Biodiversità, Energia e Paesaggio. Per ottenere questo ri-
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conoscimento i circoli devono semplicemente aderire all’iniziativa ‘Impegnati nel Verde’ la quale prevede una collaborazione costante con la Federgolf attraverso la presenza di consulenti della sezione Tappeti Erbosi che li guidano lungo questo percorso che, auspicabilmente, li condurrà poi verso l’ambita certificazione GEO. Il Comitato Scientifico del progetto, costituito da docenti universitari afferenti le diverse discipline, esamina la documentazione inviata e decreta l’assegnazione del riconoscimento ambientale che viene consegnato ai circoli in occasione di importanti eventi come l’Open d’Italia. I punti d’intervento riguardano, ad esempio, l’uso delle risorse idriche, l’impiego dei fitofarmaci, il risparmio energetico attraverso l’installazione di pannelli solari o di impianti fotovoltaici, la valorizzazione del paesaggio e la biodiversità. Devo dire che le richieste dei circoli per avere il riconoscimento di ‘Impegnati nel Verde’ sono in continuo aumento a conferma della mutata sensibilità che oggi si avverte nei confronti dei temi ambientali.” Oggi, proprio sulla spinta di questa presa di coscienza che ha interessato l’intero movimento golfistico mondiale, si sente parlare anche di “bio-golf”. E’ la nuova frontiera dei campi da golf? “Spero proprio di sì. Con questo termine si definiscono tutti gli aspetti, dalla progettazione alla realizzazione, che deve avere un percorso di golf per rispettare l’ambiente nella maniera migliore. Sono state predisposte delle linee guida specifiche che mirano a fare in modo che un campo da golf sia una risorsa economica ma anche naturale, con il suo impegno per la conservazione del territorio. Bisogna sfatare l’immagine che un percorso snaturi l’ambiente con un uso improprio del suolo e del contesto naturale. Oggi un campo da golf deve essere visto anche come uno strumento per la valorizzazione, ad esempio, delle tante aree dismesse o degradate che sono presenti sul territorio. In passato sono stati fatti errori rovinando aree boschive o zone di pregio naturale per costruire una struttura golfistica. I campi da golf devono essere inseriti nell’ambiente con attenzione ed equilibrio. È questo il futuro.”
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In passato, però, non sempre si è seguita questa strada. Quali sono i rimedi per correggere quegli errori? “È vero. Una volta la realizzazione di un campo da golf rispondeva a criteri diversi da quelli attuali e bisogna ammettere che in certi casi sono stati fatti dei danni al territorio. Oggi, però, è possibile intervenire apportando modifiche, sia strutturali sia di gestione, in grado di rendere anche i vecchi percorsi più rispondenti alle attuali linee di rispetto ambientale. Il progetto ‘Impegnati nel Verde’ è uno strumento che va proprio in questa direzione perché spinge i circoli a intervenire sui loro percorsi con l’obiettivo di farli diventare ‘più amici’ del contesto naturale che li accoglie. Non è un lavoro semplice, ma la volontà di ottenere questo riconoscimento è davvero molto presente. Non dimentichiamo, inoltre, che esso rappresenta un passaggio determinante per avere la certificazione GEO, la più importante e qualificata a livello internazionale.” Come si ottiene la certificazione GEO? “Viene assegnata dalla Golf Environment Organisation (GEO), un’organizzazione no-profit che si occupa di golf e ambiente a livello internazionale e che opera in partnership con le maggiori associazioni di golf del mondo, tra le quali la FEGGA, la PGA, l’EGA e lo storico R&A, ma anche con importanti università, enti di ricerca e associazioni ambientaliste. Per ottenere questa certificazione bisogna rispettare numerosi requisiti specifici, molti dei quali sono presenti tra quelli richiesti nel progetto ‘Impegnati nel Verde’, che per i circoli italiani rappresenta una sorta di passaggio obbligato per arrivare alla certificazione GEO. Segue poi la fase di verifica del lavoro svolto. In Italia questa operazione viene svolta dal dottor Paolo Croce e da me, in qualità di ‘GEO Verifiers’ per il nostro paese, al fine di predisporre il documento finale su cui GEO si pronuncerà rilasciando la certificazione o fornendo indicazioni in caso di rinvio. A tutt’oggi in Italia ci sono sei campi ‘GEO Certified’: La Pinetina, Udine, Montecchia, Le
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Fronde, Saturnia e Is Arenas. A breve si aggiungerà anche Varese. Altri 50 circoli italiani, però, hanno già presentato la richiesta per avere questa certificazione. A tutti loro la Federgolf fornisce consulenze e informazioni seguendoli nel loro percorso in modo che al momento della verifica finale non ci siano problemi.” Qual è il valore di una certificazione di questo genere? “Seguendo da vicino questo aspetto ho potuto constatare che diventare ‘GEO Certified’ rappresenta ormai un’esigenza sempre più sentita dai circoli. È una sensazione che riscontro anno dopo anno. Avere la certificazione ambientale GEO indubbiamente valorizza il circolo rafforzandone l’immagine quale realtà rispettosa del territorio. Questa diversa percezione di un campo da golf, grazie al suo nuovo ruolo di tutore dell’ambiente e non di suo distruttore, aiuta sicuramente il circolo nello sviluppo della sua attività. Questo vale soprattutto per i percorsi a vocazione turistica in quanto il golfista viaggiatore è sempre più attento alle tematiche ambientali. Non a caso tra i primi ad ottenere la certificazione GEO è stato il tracciato di St Andrews, il campo da golf più famoso del mondo. Bisogna far capire che l’acquisizione di questo traguardo non rappresenta solamente un costo, bensì uno strumento che permette di qualificare il circolo e di gestire le sue strutture nel pieno rispetto dell’ambiente.” In quali altri ambiti si sviluppa la sua collaborazione con la Federgolf? “Dall’inizio della mia consulenza con la Federazione mi sono occupata di ricerca scientifica naturalistica, inclusa la mia tesi di laurea che ho svolto rilevando i dati nei circoli al fine di individuare il valore conservazionistico del golf italiano. Gli studi sono stati condotti soprattutto sugli uccelli che rappresentano degli ottimi indicatori biologici in quanto la loro presenza, o assenza, fornisce importanti segnali sulla qualità ambientale del contesto. I percorsi golfisti-
UNA GRANDE INNAMORATA DELLA NATURA BREVE BIOGRAFIA DELLA PROTAGONISTA DI QUESTO ARTICOLO, DALLA LAUREA IN SCIENZE NATURALI AL GOLF
Marta Visentin si è laureata in Scienze Naturali presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma con una tesi dal titolo “Il ruolo dei percorsi di golf per la conservazione dell’avifauna”.
Esperta in campo ambientale e zoologico con particolare riferimento all’ornitologia, è socio della Stazione Romana Osservazione e Protezione Uccelli SROPU e del Centro Italiano Studi Ornitologici CISO. Da sempre si occupa di attività educative, turistiche e ricerca scientifica. Per oltre 10 anni è stata Presidente e Amministratore Unico di una società coinvolta in servizi e attività di educazione ambientale, fruizione aree protette, editoria e allestimenti museali. Dal 2000 è consulente ambientale della Federazione Italiana Golf a seguito del progetto “Impegnati nel verde”, per attività di ricerca scientifica e formazione
ed è Verificatore per le certificazioni ambientali della Golf Environment Organisation. È, inoltre, autrice e coautrice di numerose pubblicazioni scientifiche, libri e articoli divulgativi sulle tematiche ambientali. Con Francesco Petretti nel 1999 ha scritto il libro “La Natura dà lavoro”. Nel 2009 ha pubblicato per conto del Comune di Roma un altro volume dal titolo: “Golf e Ambiente – Viaggio nei percorsi di Roma e del Lazio”. Per conto dell’Editore Iacobelli è autrice del libro “La Memoria dell’Acqua - Dalle sorgenti all’Appia Antica fino al cuore di Roma, tra mito, natura e storia.”
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fica fare anche cultura. Spesso associamo l’idea del circolo da golf soltanto alle sue 18 buche, ma è estremamente riduttivo. Può essere, ad esempio, anche uno spazio da usare per fare jogging, dove creare postazioni per il “bird-watching” qualora il contesto lo favorisca, per sviluppare percorsi naturalistici. Insomma il golf deve dare l’immagine di una realtà che si integri con l’ambiente, non che lo deturpi.”
Nella foto qui sopra, Marta Visentin sotto una sughera presso il Golf Club dell’Acquabona sull’isola d’Elba ci sono luoghi particolari, spesso inseriti in aree boschive o zone umide, dove vivono molte specie animali. Essendo vietata la caccia al loro interno, diventano così luoghi molto adatti per la conservazione della natura. Nel corso di queste ricerche ho constato una presenza faunistica davvero rilevante che conferma quanto un campo da golf, se gestito in maniera “sana”, possa essere un ambiente quanto mai adatto a ospitarla. Un altro patrimonio da salvaguardare è sicuramente anche quello arboreo, considerato che in molti campi da golf si trovano alberi secolari di pregio che andrebbero preservati come già si verifica nei circoli di Varese, Rapallo, Le Fronde, Olgiata, giusto per fare alcuni esempi. Per tutte queste ragioni credo sia il momento di cambiare la prospettiva con la quale si guarda al ruolo di un circolo golfistico.” In che modo la si dovrebbe cambiare? “Io vedo un campo da golf, oltre che come un luogo dove praticare uno sport tra i più diffusi al mondo, anche come protagonista del presidio di un territorio, il quale dovrebbe avere il compito di tutelare sia il patrimonio ambientale che quello storico. Molti circoli, l’esempio di Varese vale per tutti, hanno recuperato e valorizzato beni che altrimenti sarebbero andati incontro al degrado e all’incuria. Questo signi-
È un obiettivo raggiungibile? “Devo dire che i risultati finora raggiunti fanno ben sperare, anche se in Italia purtroppo il golf è poco diffuso e la sua immagine è ancora abbastanza legata ai luoghi comuni del passato che poco aiutano ad andare in questa direzione. Diciamo che c’è ancora molto lavoro da fare. Il magnifico territorio che abbiamo a disposizione, con i suoi scenari naturali unici e gli splendidi paesaggi, dovrebbe essere la nostra ‘grande bellezza’ da far conoscere e ammirare. I circoli di golf, proprio per il loro ruolo e la loro presenza sul territorio, dovrebbero essere tra le realtà che lo tutelano e lo valorizzano. All’estero è diverso e questo cambiamento è già in atto. In Inghilterra, giusto per citare qualche esempio, ci sono circoli nei quali i golfisti vanno in campo con il binocolo perché l’ambiente offre la possibilità di vedere particolari specie animali.” Una trasformazione di questo genere presuppone un cambiamento di mentalità che per primo dovrebbe arrivare dai circoli. Sarà possibile? “La sensibilità verso le tematiche ambientali, e le riflessioni che ne derivano, ovviamente non è uguale dappertutto. Dipende dalle persone che gestiscono i circoli. Però l’esperienza che ho vissuto mi porta a dire che se arrivano le giuste informazioni si può fare molto. In questo senso il ruolo della Federazione, con i suoi corsi tecnici per il personale che si occupa della manutenzione dei campi, e non solo, è molto prezioso. Chi ha frequentato la scuola FIG è sicuramente più predisposto e preparato nell’affrontare questo cambiamento che definirei culturale. Credo sia proprio il lavoro continuo di formazione per gli addetti ai lavori che potrà darci in futuro i risultati migliori.”
SECONDO POSTO DA APPLAUSI IL GOLF DELLA MONTECCHIA PREMIATO AGLI IAGTO AWARDS PER IL SUO ECCELLENTE LIVELLO DI ECOSOSTENIBILITÀ L’impegno dei circoli italiani nell’adottare con sempre più efficacia le linee guida di un nuovo rapporto con il territorio e l’ambiente, ha iniziato a produrre risultati di rilievo. Uno di questi è stato sicuramente il riconoscimento ricevuto dal Golf Club della Montecchia alla fiera mondiale del turismo golfistico, svoltasi quest’anno a Villa Erba, sul Lago di Como, per le sue attività in campo ambientale. Nella serata conclusiva dell’IGTM 2014 (International Golf Travel Market) sono stati assegnati gli “IAGTO Awards”, un premio per le migliori destinazioni golfistiche internazionali. Tra queste il circolo alle porte di Padova si è classificato al secondo posto, tra gli oltre 120 percorsi candidati, nella graduatoria per l’assegnazione del “Sustainability Award”, un attestato riservato ai circoli impegnati nella sostenibilità ambientale. Questo importante riconoscimento, oltre al Golf Club della Montecchia, premia anche le attività a salvaguardia dell’ambiente da anni svolte dalla Sezione Tappeti Erbosi della FIG attraverso il programma “Impegnati nel Verde”. Per il circolo presieduto da Paolo Casati si tratta di un risultato di prestigio che sottolinea lo sforzo messo in campo in questi ultimi anni con numerosi investimenti sul percorso (tra questi il più importante è stata la conversione a macroterme dei fairway e dei tee) che hanno portato il tracciato disegnato da Tom Macauley nel 1989 a ricevere il riconoscimento di “Impegnati nel Verde” nel 2007 e nel 2012 e la prestigiosa certificazione GEO (Golf Environment Organisation) nel 2013. Grazie a questo nuovo indirizzo, sostenuto e stimolato dalla Federgolf, è stato possibile sensibilizzare sulle tematiche ambientali una buona fetta del golf italiano che sotto questo aspetto in Europa è secondo solo alla Scozia e ai Paesi Scandinavi.
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È arrivata l’ora di superare per sempre obsoleti luoghi comuni. Il golf viene ancora visto negativamente in Italia dove si parla ancora di uso di fitofarmaci, consumo di acqua, alterazione di paesaggio e habitat, inquinamento visivo, delle falde, dei corsi d’acqua, eccetera. Ma invece sappiamo bene che non è così perché...
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Nella foto, una buca del New Course di Sunningdale, club che si trova a una quarantina di chilometri a ovest di Londra. Un perfetto equilibrio fra golf e natura
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a terra non è un eredità dei nostri padri ma un prestito dei nostri figli !”. Questo antico proverbio degli indiani d’America racchiude una grande verità, una filosofia di vita e in qualità di progettista quando mi accingo ad nuovo progetto mi ispiro alla loro saggezza. Ho sempre pensato che gli operatori professionali del mondo del golf siano mossi da una grande passione per la natura e portati al rispetto della stessa. Greenkeeper e operai che con fatica si prodigano dall’alba al tramonto per assecondarla, segretari e direttori che curano il campo come un figlio, tutti lavorano non solo per denaro ma per passione, con la gratificazione di vedere il proprio campo in salute. Noi siamo i veri ambientalisti, ma troppo spesso i campi da golf vengono considerati degli scempi ambientali, e questo non è certamente condiviso da chi non essendo golfista li visita e ne rimane affascinato. Enti ed Istituzioni li sottopongono a iter autorizzativi e procedure di valutazione di impatto ambientale lunghi, tortuosi e dispendiosi, che hanno a che fare più con la demagogia che con le reali problematiche. I luoghi comuni sono sempre gli stessi: uso di fitofarmaci, consumo dell’acqua per l’irrigazione, alterazione del paesaggio e degli habitat, inquinamento visivo, delle falde, dei corsi d’acqua, cultivar non autoctone e di volta in volta chi più ne ha più ne metta. Sappiamo bene che non è così, sappiamo che l’uso dei fitofarmaci e concimi di sintesi nei campi da golf è minore di quello usato per le culture agricole intensive, sappiamo che il ciclo naturale dell’acqua è chiuso e non si consuma ma cambia sta-
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to: lo insegnano dalle elementari. E per dare una dimensione al fenomeno sappiamo che la superficie occupata dai campi da golf in Italia rappresenta l’uno per mille di quella destinata alla agricoltura. Sappiamo anche che la vista di un campo da golf, ovvero di un parco verde e curato non inquina , anzi è più piacevole di quella di una campagna abbandonata o utilizzata quale discarica, di una montagna squarciata dalle cave di marmo, dall’alveo di un fiume mortificato dall’estrazione di inerti. Sappiamo che monitorando le falde non abbiamo mai trovato residui dei nostri principi attivi. Sono cose che non solo sappiamo tutti noi e che sono dimostrabili scientificamente, ma sono cose che sanno anche i Funzionari che sono preposti a rilasciarci le autorizzazioni. È giusto che ci sia attenzione alle problematiche ambientali, in ogni progetto che predispongo tengo conto delle specificità ambientali per far in modo che ben interpreti le caratteristiche del territorio, gli aspetti geomorfologici, idrologici e la messa in sicurezza in fase di realizzazione, ed è giusto che questa attenzione cresca sempre più man mano che la scienza e la tecnologia ci aiutano a migliorare. È meno giusto, anzi profondamente sbagliato, che tutto sia strumentalizzato da terzi per finalità diverse. I progetti che ho sviluppato hanno comportato studi di valutazione di impatto ambientale in varie regioni Italiane da nord a sud, dalla Lombardia, alla Toscana, a Sicilia e Sardegna e ogni volta abbiamo dovuto sottostare a vincoli e prescrizioni irragionevoli, apposte da funzionari, burocrati e politici senza considerare la demagogia spiccia dei cosiddetti “movimenti ecologisti” locali. La verità è che i campi da golf sono operazioni a tutela, ripristi-
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A sinistra, una buca del West Course di Wentworth e qui sopra la 11 del Trent Jones al Royal Park - I Roveri no e salvaguardia dell’ambiente, danno un assetto duraturo al territorio e all’ambiente, favoriscono la ricostituzione di habitat naturali e il ripopolamento di flora e fauna. I campi da golf sono dei parchi ben curati, sono motori dello sviluppo economico e come tali dovrebbero avere il sostegno delle Istituzioni e il plauso delle associazioni ambientaliste. Oggi si parla sempre più di BioGolf e ciò è bene! Una realizzazione e gestione responsabile, l’utilizzo di concimi organici, di cultivar selezionate con minor esigenze idriche e maggior resistenza ai patogeni non può che aiutare la salvaguardia del territorio. E, anche se costa un po’ di più, in coscienza trovo giusto che nel nostro piccolo cerchiamo di dare un segnale positivo di attenzione senza preoccuparci di quello che fanno nei campi agricoli che ci circondano. È di questi giorni la conferenza a Roma promossa dall’Istituto Credito Sportivo, GEO, la Federgolf, Legambiente e Federparchi (ne parliamo ampiamente in questo numero, ndr). Certo è un passo avanti, e ben venga che se si riuscirà a far dichiarare ad Istituzioni ambientaliste rilevanti a livello nazionale il principio che il Golf, qualora ci sia un protocollo Biogolf, possa essere tollerato se privo di “speculazione” immobiliare. Sono fiducioso che possa contribuire a cambiare la direzione del vento e dei rapporti con le realtà locali. Ogni campo da golf nasce peraltro da una visione imprendi-
toriale che per vedere la luce deve avere la sua giustificazione economica e, a meno che l’investimento non sia realizzato da qualche mecenate o dalla pubblica amministrazione quale sostegno alla attività turistica e ricettiva esistente, senza operazione immobiliare i conti non tornano. Gli alti costi di realizzazione e di gestione e l’inadeguata domanda sia locale che turistica fanno sì che siamo ancora ben lontani dalla possibilità di sostenere un equilibrio economico dell’investimento con la sola realizzazione del campo da golf. Se l’investimento immobiliare appare quasi sempre necessario, la “colonizzazione immobiliare” costituita dalle seconde case al mare, che restano chiuse 300 giorni all’anno e non portano volano economico al territorio, rappresenta un modello di sviluppo obsoleto difficile da seguire. Ritengo ipotizzabile ed equilibrato uno sviluppo legato alla riqualificazione ambientale del sistema di vita urbano con la realizzazione di “golf community“, ovvero prime case inserite in un comprensorio golfistico in aree periurbane, tali da consentire una giustificazione economica dell’investimento, contribuire a creare un “cuscinetto verde” in aree con un alto livello di cementificazione e garantire una qualità di vita più salubre ai fruitori. *) Golf Course Architect, Senior Member EIGCA
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Nella foto, uno degli ulivi secolari che si trovano sul percorso del San Domenico. A destra, Monica Cosenza.
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IL “MIRACOLO” DI S. DOMENICO In poco più di dieci anni, il campo di Savelletri è diventato il simbolo di uno sviluppo turistico di altissimo livello, che oggi può contare su tre strutture alberghiere divenute famose in tutto il mondo. A guidare il 18 buche pugliese dal 2006 c’è una ex proette caparbia e determinata...
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di Roberto Roversi
l San Domenico Golf, lo splendido percorso pugliese che si affaccia sul mare di Savelletri, è stato inaugurato poco più di dieci anni fa, nel 2003 per la precisione, ma non ci ha messo molto a diventare una delle destinazioni di maggior rilievo che possa vantare il golf italiano. La sua vocazione di “campo turistico” è stata chiara sin dagli inizi grazie allo sviluppo alberghiero che lo ha interessato nel corso degli anni con la realizzazione di Masseria San Domenico, Masseria Cimino e Borgo Egnazia, tre strutture di altissimo livello che completano un’offerta di grande pregio per i golfisti che amano viaggiare con la sacca al seguito, ma che vogliono anche conoscere e apprezzare il territorio. Quasi un “miracolo” per la rapidità con cui si sono affermate e per lo standard qualitativo dell’hotellerie, oggi nota in tutto il mondo per la sua eccellenza. Dal 2006 le “redini” del San Domenico Golf sono nelle mani di Monica Cosenza, una caparbia donna del Sud che ha messo la sua grande esperienza golfistica al servizio di una realtà che, anche grazie a lei, ha conosciuto un grande sviluppo. Dopo essere cresciuta golfisticamente a Riva dei Tessali, Monica ha intrapreso la carriera professionistica diventando una “proette” del tour femminile europeo. “A un certo punto ho deciso di chiudere la mia carriera di giocatrice di torneo – spiega –. L’insegnamento, che per molti pro è la naturale prosecuzione dell’attività agonistica, per me non rappresentava allora un’alternativa interessante. Mentre stavo pensando come organizzare il mio futuro, mi è arrivata la proposta dell’avvocato Sergio Melpignano per l’incarico di direttore del San Domenico Golf, dove già lavorava mio fratello Pietro come maestro. Ho accettato senza pensarci troppo ed eccomi qui, contenta di aver fatto questa scelta.” All’inizio, lei stessa lo ammette, non è stato facile. Sapersela cavare con driver e ferri è un conto, districarsi tra le mille incombenze che deve affrontare il direttore di un circolo di golf, è un altro, soprattutto se si tratta di una realtà come il San Domenico che aveva giuste e motivate ambizioni di crescita. “I primi tempi sono stati duri e ho dovuto fare, come si dice in questi casi, una
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Nelle foto, un’immagine notturna dello splendido Borgo Egnazia, e le buche 9 (in alto) e 5 del San Domenico bella gavetta – racconta Monica –. Gli insegnamenti e i consigli dell’avvocato Melpignano, che mi è sempre stato vicino, sono stati, però, di grande aiuto nel conoscere e nell’imparare questo mestiere. Alla fine posso dire di essere cresciuta assieme a questa realtà. Quando sono arrivata c’era solo il campo e la Masseria San Domenico. Poi la struttura si è sviluppata con l’apertura della Masseria Cimino e di Borgo Egnazia, avvenuta nel 2010. Devo sottolineare che con l’inaugurazione del Borgo l’attività del San Domenico Golf ha conosciuto una crescita importante.” Tra le ragioni, soprattutto promozionali, di questo sviluppo figurano sicuramente anche i numerosi tornei professionistici che si sono disputati su questo tracciato e che lo hanno fatto conoscere in Italia e all’estero. Dal 2005 al 2012 il percorso pugliese, infatti, ha ospitato il “Gran Final” del Challenge Tour, oltre ad altre manifestazioni di rilievo come il Campionato Nazionale della PGA Italiana e il Campionato Omnium, diventato nelle ultime stagioni l’Open Nazionale che quest’anno, proprio al San Domenico, ha visto la prima vittoria da professionista di Renato Paratore. “Sicuramente questi eventi hanno dato un grande impulso alla nostra attività che si basa principalmente sul turismo golfistico, anche se gran parte dei nostri ospiti ama anche conoscere le altre caratteristiche della nostra terra – sottolinea la direttrice del San Domenico Golf –. Un’ulteriore spinta ci è arrivata, inoltre, dalle numerose Pro Am che ospitiamo e dalle finali dei circuiti amatoriali più prestigiosi del golf italiano che hanno scelto la nostra struttura per il loro evento conclusivo. Qui si sono svolte le finali nazionali di Rolex, Lacoste, Jaguar, Omega, Company Challenge.” A conferma di questo positivo trend Monica Cosenza cita i dati delle presenze turistiche, che hanno fatto registrare un aumento progressivo con un significativo incremento negli ultimi
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tre anni. In particolare i mercati stranieri più interessanti si sono rivelati quello inglese e tedesco, con una buona crescita di quello francese. “Il mio lavoro, oltre alla normale gestione del campo che mi accomuna ai colleghi degli altri circoli golfistici italiani, comprende anche il collegamento con le strutture alberghiere del nostro gruppo per assicurare agli ospiti il miglior trattamento ‘golfistico’ possibile. I giocatori stranieri, che in media si fermano qui per un periodo di una settimana, non hanno particolari esigenze. Non amano, ad esempio, fare tornei, prendono la sacca e vanno in campo a giocare. Tra l’altro la maggior parte di loro non appartiene alla categoria dei ‘sette campi in sette giorni’ e alternano volentieri il golf con altre attività organizzate dalla nostra equipe alberghiera, partecipando a escursioni sul territorio e percorsi gastronomici.” Proprio questa particolare specificità degli ospiti che frequentano il San Domenico Golf ha portato la proprietà a fare alcune riflessioni sulla possibilità di realizzare un altro percorso. “Attualmente questo investimento non rappresenta una priorità per il gruppo – commenta Monica –. Le esigenze dei nostri ospiti e dei nostri soci per il momento sono soddisfatte dalle 18 buche esistenti. Certo a volte non è facile rispondere a tutte le richieste, però, alla fine riusciamo a farcela. Questo è possibile, e vorrei sottolinearlo, anche grazie alla comprensione dei nostri soci, che non sono un numero elevato ma che hanno ben chiare le priorità turistiche del circolo.” Il saper “coccolare” gli ospiti, sia in hotel che sul campo da golf, evidentemente è un impegno che paga nel tempo. Non è un caso, infatti, che esista una notevole fidelizzazione dei turisti che soggiornano nelle strutture legate al San Domenico Golf. “I golfisti che arrivano qui – racconta ancora Monica – amano questo paesaggio.
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Del campo apprezzano soprattutto il design e la manutenzione e noi facciamo di tutto per presentare il percorso nelle migliori condizioni. Abbiamo uno staff molto in gamba che si occupa della cura del tracciato. Ormai lo segue da anni e tutti si muovono quasi in autonomia. Sanno cosa fare e come farlo. Ci teniamo molto alla qualità del percorso. Ogni anno rifacciamo due ‘avangtreen’ perché la bermuda dei fairway tende a occupare queste aree e quindi interveniamo preventivamente. Tra i servizi che offriamo ai nostri ospiti c’è anche un’ampia disponibilità di sacche a noleggio e un buon numero di cart.” Le 18 buche del San Domenico Golf, disegnate dal Handy Haggar dell’European Golf Design, sono piuttosto varie e a renderle ancora più movimentate ci pensa il vento. “Qui ne abbiamo di due tipi – precisa Monica, ricordando la sua esperienza di giocatrice di torneo – Maestrale, predominante e proveniente da nord, e Scirocco, da sud. A seconda di quale vento è presente si
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ha l’impressione di giocare in due campi profondamente diversi.” A darle una mano in segreteria ci sono due efficienti ragazze che, assieme allo staff della manutenzione e del caddie master, completano il team guidato da Monica Cosenza. “Siamo ben strutturati per gestire l’attività del circolo – dice –. Principalmente il nostro lavoro è coordinare le presenze dei giocatori in campo organizzando i tee time della giornata, con un occhio di riguardo per gli ospiti delle nostre strutture alberghiere. Anche per questo organizziamo poche gare, non più di due o tre al mese. Possono capitare, soprattutto tra giugno e ottobre quando le presenze turistiche sono maggiori, situazioni di affollamento in campo, riuscendo nella non facile impresa di sincronizzare i tempi di lavoro per la manutenzione del campo con i tempi di gioco.” Monica Cosenza non manca poi di sottolineare un aspetto importante riguardante la presenza e il ruolo del golf italiano nei mercati turistici. “Abbiamo un ufficio marketing che si occupa della promozione della nostra struttura partecipando a fiere di settore ed eventi simili. Però lo facciamo di nostra iniziativa, con le nostre forze. Forse sarebbe più efficace che un’azione del genere fosse coordinata e sostenuta da una realtà centralizzata, capace di far conoscere le destinazioni turistiche del golf italiano.” Il San Domenico Golf, con la sua invidiabile posizione climatica e con le caratteristiche tecniche del suo percorso, ha anche un rapporto di collaborazione con la Federgolf che utilizza le strutture del circolo pugliese per organizzare, soprattutto d’inverno, raduni per proprie nazionali, in particolare quelle giovanili. E proprio ai giovani golfisti è riservata la gara più importante che si disputa al San Domenico Golf, intitolata a Mario Camicia, che da queste parti è sempre stato di casa.
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Le esondazioni del mese di novembre hanno procurato danni pesanti a numerosi circoli italiani. Due in particolare, in Piemonte e Toscana, si sono ritrovati con situazioni gravissime. Per aiutarli, è partita una gara di aiuti...
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a cura della redazione
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renta circoli che hanno aderito, trentuno gare benefiche organizzate (il Golf Verona ne ha allestite due), oltre duemila golfisti in campo: questi i primi numeri dell’iniziativa solidale “Il Golf aiuta il Golf”, ideata e patrocinata da Isabella Calogero attraverso le pagine web e Facebook di Golf & Turismo, con la collaborazione fruttuosa dei Comitati Regionali della Federgolf. Il progetto, unico nel suo genere, è nato a fine ottobre per aiutare e sostenere il Golf Colline del Gavi e le Terme di Saturnia Golf, due circoli devastati dalle violente alluvioni degli scorsi mesi. Si stima che, grazie agli incassi delle trentuno gare di beneficenza, confluirà nel conto corrente aperto presso la Banca Popolare di Vicenza e denominato “Pro Gavi e Saturnia”, una cifra intorno ai 25mila euro. Una goccia, probabilmente, viste le dimensioni dei danni (si parla di 500mila euro nel club piemontese e di 200mila in quello maremmano), ma comunque un qualcosa. E, forse ancora più importante è il fatto che “Il Golf aiuta il Golf” lascia un’eredità pesante per il futuro prossimo: la consapevolezza – come sostiene il giornalista del Corriere della Sera, Marco Dal Fior - che il golf italiano, quando vuole, sa e può fare sistema.
“Ecco come è partito il progetto, unico nel suo genere, che ha coinvolto 30 circoli in sei diverse regioni italiane” Non ne è invece troppo convinto Francesco Zanotto, giovane presidente del Golf Padova, che con il suo club è stato il primo ad aderire all’iniziativa: “Temo che lo spirito aggregativo sia nato dalla situazione di bisogno dei due circoli alluvionati. La cosa positiva è che forse più che in altre occasioni hanno detto sì in molti, il che dimostra che il Golf, inteso come sistema, si è mosso veramente per aiutare il Golf. Può essere sicuramente un punto di partenza, ma credo che ogni circolo abbia, almeno in prima battuta, il focus sui propri problemi, in questo
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Nelle pagine di apertura, gli impressionanti danni prodotti dall’esondazione di un torrente nel circolo di Colline del Gavi. Qui sopra e a destra , due immagini pre-alluvione del bel percorso di Terme di Saturnia.
I TRENTA GOLF CLUB CHE HANNO ADERITO EMILIA ROMAGNA: Argenta Golf Club, Golf Club Bologna, Le Fonti Golf Club, Modena Golf & Country Club, Parma Golf & Country Club, Rimini Verrucchio Golf Club, Riviera Golf Resort, Golf Club La Rocca LAZIO: Golf Nazionale, Golf Club Parco de’ Medici LOMBARDIA: Arzaga Golf Club, Barlassina Country Club, Franciacorta Golf Club, Gardagolf, Golf Club Lanzo, Golf Club Milano, Molinetto Country Club, Golf Club Monticello, Golf Club Varese. PIEMONTE: I Girasoli Golf Club, Moncalieri Golf Club, Golf Club La Serra SICILIA: Il Picciolo Golf Club VENETO: Golf Ca’ Amata, Golf Ca’ della Nave, Golf della Montecchia, Golf Club Padova, Circolo Golf Venezia, Golf Club Verona, Golf Club Villa Condulmer
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LA FORZA DELLE IDEE SEMPLICI DI ISABELLA CALOGERO A Genova, la città dove abito da 24 anni, esiste un detto che recita: non c’è fango che tenga. Capirete bene: la Superba ha lottato contro tre alluvioni negli ultimi tre anni, ma è sempre stata capace di non arrendersi. Ha spalato, lottato e alla fine ha potuto rialzare la testa orgogliosa dalla melma sotto la quale era sprofondata. In queste occasioni Genova, che pure è una città ostile, chiusa e silenziosa, mi ha insegnato moltissimo: l’etica del lavoro, il senso di solidarietà, la praticità, la volontà di cambiare le cose sono aspetti del mio carattere che ho potuto affinare spalando il fango dalle strade sommerse, fianco a fianco con migliaia di volontari sconosciuti. Questa è l’eredità che ho ricevuto dalle ultime tre alluvioni cittadine e questa è l’eredità che ho deciso di condividere con i miei amici del Golf Colline del Gavi e del Terme di Saturnia: da oggi, grazie all’iniziativa benefica denominata “Il Golf aiuta il Golf” che ho messo in piedi dalle pagine web di Golf & Turismo, possiamo dire orgogliosi che non c’è fango che tenga anche nel mondo del golf italiano. Ora: tutte le idee che hanno conseguenze sono sempre le
idee più semplici. Ecco: nella mia totale ingenuità, credo che ciò che è stato vincente lungo questo tragitto di solidarietà golfistica sia stato proprio il non tradire mai l’anima dell’idea facile che avevo avuto. La ricetta da Masterchef per uscire dalle emergenze è sempre la stessa: operare con impegno, lealtà, chiarezza e semplicità. Niente di più. Le stesse qualità che ho voluto trasmettere sin dall’inizio al progetto “Il Golf aiuta il Golf”. Trenta circoli hanno aderito a questa idea e altrettanti bonifici stanno arrivando sul conto intestato alla causa “Pro Gavi e Saturnia”. Il tutto tramite la connessione veloce della rete, che di fatto ha annullato gli spazi geografici - e non solo - tra un club e l’altro. Ora, anche a tutti gli addetti ai lavori, vorrei inviare un’ultima preghiera: cerchiamo di non disperdere tutta questa energia. Diamole un seguito il più velocemente possibile. Abbiamo e avremo sempre la possibilità di realizzare concretamente qualcosa di positivo per il golf grazie alla passione che ognuno di noi nutre per questo sport. Dunque, facciamolo.
momento legati soprattutto al contesto socio economico. Ho l’impressione che la Fig faccia poco e invece dovrebbe aver ben scolpito in testa che esiste perché esistono i club e non viceversa. Avevamo una buona occasione per fare sistema all’IGTM ma, tranne qualche rara eccezione tra cui il mio Veneto, abbiamo fatto una magra figura. Forse è ora che i circoli entrino finalmente nell’ottica di coalizzarsi per porre la Federazione davanti ai veri problemi del golf italiano, aprendo un dibattito concreto sulla base delle nostre esperienze”. Secondo Carlo Borghi, che nelle sua doppia veste di presidente del Golf Franciacorta e del Comitato Lombardo della Federgolf è stato attivissimo sul fronte Pro Gavi e Saturnia, il successo dell’iniziativa benefica “è da ricondurre essenzialmente più che al sistema golf, alla portata della notizia e allo scopo davvero meritevole dell’idea. Moltissimi golfisti, tramite i video postati online, hanno potuto vedere cosa
realmente era successo nei due percorsi alluvionati e molti dunque hanno provato un certo senso di appartenenza, se così lo possiamo chiamare, al golf in senso lato. Ma dubito che una catena del genere si possa replicare in futuro, anche se non bisogna mai dire mai. Per esempio per ottenere la Ryder Cup del 2024, quella per la quale è in corsa anche Roma, mi piacerebbe pensare che molti giocatori sarebbero disposti a far parte di una colletta nazionale, anche con un investimento personale da 5 o 10 euro, da raccogliere tramite la rete. Perché no?” Già, perché no? L’iniziativa “Il Golf aiuta il Golf” ha dimostrato che se lo scopo è chiaro e condivisibile e i mezzi per raggiungerlo semplici e veloci, tutto diventa possibile. A patto naturalmente di avere una comunicazione incisiva, attenta e capillare. Ecco, forse, per il futuro, bisognerà proprio partire da qui.
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l fairway, il green, l’erba. Messi insieme sono il palcoscenico calpestato dalle mille chiacchiere che accompagnano la buona o la cattiva gestione di un circolo. Campo a posto, campo disastrato (di chi la colpa?), il tempo sfavorevole, com’è bello il campo quest’anno, troppi errori, ah quando c’era il vecchio greenkeeper... Sentiamo chi se ne intende. Parla Luigi Grassi, alias Gino di Sommacampagna, 55 anni, sposato e padre di Niccolò, lombardo-veneto come il dialetto veronese al quale qualche volta si lascia andare. Tratti forti nel volto di chi vive all’aria aperta, occhi furbi. Giocatore, hcp 7,8, già sul podio come campione nei tornei degli addetti ai lavori e dei caddies. Superintendent al Golf Club Verona dal 1985, al quale approdò nel 1971 come caddie. È uno dei migliori, in Italia ce ne sono altri come lui, ma Gino Grassi ha le carte in regola per dire la sua. Diplomato alla Scuola professionale come meccanico, fu assunto come operaio addetto al verde nel 1976 dall’allora neo Segretario Gianni De Polo, col quale lavorò per 37 anni attraversando anche la verde stagione della vita. Quali sono oggi i principali problemi di un campo al nord, di struttura classica come il “Verona”? La sofferenza estiva dei fairway e la qualità dei green. Nel primo caso, il clima caldo umido favorisce il decadimento del tappeto erboso anche a causa della presenza della Poa annua, erba infestante tipica dei campi “storici” ovvero di una certa età. Sto lavorando per raggiungere un equilibrio agronomico e golfistico. In pratica, sull’intero tracciato vorrei ottenere un fairway misto, dove l’insieme delle erbe presenti (agrostide, Poa annua, loietto e gramigna locale) determini una naturale alternanza vegetativa. In parole semplici, la buca si autogestisce ed è sempre inerbita, bello o cattivo tempo. Ho migliorato sei buche e godo già del risultato. In particolare, ho azzerato qualsiasi overseeding autunnale (miscela di trasemina) con conseguente risparmio, anche di carburante. Il nostro fairway ottimale si autogestisce ora senza particolari cure nè dispendio di manodopera e denaro. Necessita di poca manutenzione meccanica e ciò si traduce in un ridottissimo impatto sulle dinamiche del circolo. I green richiedono una migliore giocabilità che si misura tenendo sott’occhio la consistenza, la velocità e la tenuta della linea.
Nella foto, Gino Grassi su uno dei tee del circolo di Verona. A destra uno scorcio della club house.
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Impegnati nel Verde è un programma del 1994 progettato dagli organismi golfistici europei (Ega e Pga) e dall’Ue per incoraggiare i gestori di campi da golf ad affrontare i problemi dell’ambiente. Quali sono le competenze specifiche 2014 di un Superintendent che opera in un circolo come il vostro con bandierina verde del Committed to Green? È bene assecondare la natura e lasciare che agisca, trovare l’equilibrio tra le esigenze del giocatore e la cornice naturale. Il Committed to Green suggerisce per quanto possibile la riduzione dei trattamenti chimici e il risparmio idrico, passan-
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Innamorato del verde
Dal 1971 al Golf Club Verona, il Superintendent del bel circolo veneto non nasconde una grande passione per il suo lavoro, iniziato 37 anni fa dopo un’esperienza come caddie...
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do attraverso la riduzione dell’inquinamento legato al continuo utilizzo delle macchine per la manutenzione. Da anni testo prodotti bio, allo scopo di minimizzare l’impiego dei fitofarmaci. Ritengo fondamentale anche programmare un piano di fertilizzazione, desumibile da analisi del terreno effettuate a cadenza regolare. Ciò comporta la massima precisione nell’apporto mirato di prodotti fertilizzanti. Ma ripeto, conta la semplificazione dell’intero sistema operativo sul campo da golf. C’è ancora battaglia per i diserbanti contro la disinformazione dei finti-ecologisti? L’impiego di fitofarmaci, diserbanti in particolare, è oggi ridottissimo e praticamente irrilevante. Grazie al già citato equilibrio agronomico che sto perseguendo, il tappeto erboso richiede attenzione solo in casi particolari. Dunque, stiamo
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parlando di trattamenti limitati su superfici limitate e in casi limitati. Tutto il resto è disinformazione preconcetta. Inoltre sto da tempo affrontando la linea del biologico col massimo rispetto dell’ambiente. Su questo argomento la microbiologia può fare moltissimo. Dobbiamo dare più informazione su quello che si sta facendo sui campi da golf in difesa dell’ambiente. Ci racconti la sua storia professionale. Incontri, personaggi con competenze specifiche che l’hanno arricchita. Ho un team di sei addetti al verde tra i quali c’è anche mio figlio Niccolò, che sta frequentando il terzo corso di Superintendent presso la Scuola nazionale di golf di Sutri. Gli ho trasferito la passione per questo meraviglioso lavoro che per farlo bene devi amarlo, amare la pioggia e il solleone, le albe gelide e le fioriture di primavera. Devi dialogare col mondo ver-
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de circostante nel quale siamo immersi che qui da noi sente il soffio dei venti del Garda e si arricchisce in autunno dei mille colori dei grandi vigneti del bianco Custoza. Un mondo che purtroppo fuori dai campi di golf diventa sempre più piccolo e cementificato. Qualche volta bisogna adeguarsi ad adempimenti burocratici e legislativi in continua evoluzione con le direttive europee che spesso non tengono conto delle specificità nazionali. Come si difende il cipresso che è soltanto mediterraneo e come si sconfigge la Processionaria del pino (nome scientifico Thaumatopea pityocamoa), un lepidottero appartenente alla famiglia dei Notodontidi? Predilige il pino nero e il pino silvestre. Più raramente infesta larici e cedri. Sappiamo combatterla meglio noi e quindi lasciateci lavorare. Gli adempimenti sono un impegno supplementare per chi, come il Superintendent, deve già occuparsi di aspetti tecnici relativi al tracciato. Pur rispettando le regole, anni fa potevamo concentrarci sul reale oggetto della nostra attenzione, il campo. Il nostro team è di serie A. Generoso ed efficiente. Un pomeriggio di sabato d’inizio estate una tromba d’aria fredda che scendeva dai monti del Garda devastò il campo. Fu un disastro. Dopo aver lavorato tutta la notte alla luce dei fari riuscimmo a far giocare la domenica una gara importante per tutto il circolo. Gino Grassi, nel 2007 premiato come miglior Course Manager dall’Associazione Italiana Tecnici di Golf di cui fa parte dal lontano 1985. Ci parli delle sue esperienze umane. Uno dei miei maestri? Gianni De Polo, già direttore di circolo, uomo colto e ricercatore attento, che ebbe fiducia nella mia crescita professionale e umana. Il mestiere lo misi a punto anche con Paolo Croce, consulente agronomico e responsabile dell’insegnamento della materia alla Scuola nazionale di Sutri col quale ho lavorato per anni. Noi e Carimate (Como) fummo i primi due campi in Italia e nei primi venti in Europa ad ottenere la certificazione di Impegnati nel Verde. Dall’inizio del
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2013 qui è direttore Katia Trentin, grande famiglia veneta di professionisti del golf, con la quale continua questa collaborazione. Il nuovo consulente agronomico è Alessandro Bertolini. Stiamo portando avanti un bel programma di gestione del percorso. Eugenio Ridolfi è uno storico maestro del circolo al quale mi lega un’amicizia che dura da quarant’anni. Mi ha fatto capire la semplicità e insieme le mille “variazioni sul tema” dello swing, come se si suonasse un violino. Ogni mese vado da lui in campo pratica e “mi faccio vedere”. A volte mettiamo insieme una buona musica. Storie di soci con nevrosi ambientali da campo. Tutti vogliono sempre dire la propria. Ce ne racconti una. Fatto il restyling delle zone attorno ad un green, bunker compresi, e sostituita la sabbia, un socio ne contesta la qualità e mi dice che con la nuova sabbia è impossibile uscire dal bunker. Gli porto un metro, delle palline e gli dico di riprovare col suo sand, invitandolo a tirare varie quantità di sabbia che stanno sotto la palla. Peso sulla gamba sinistra. Primo colpo sulla palla, poi ferro che scava 3 cm di sabbia, poi 5, poi 7, ferro che ne scava 10... Un disastro. Mi dice che devo provare io. Metto le mie palline in bandiera e ammette di aver finalmente capito: non è lui che ha problemi a uscire dal bunker, né la sabbia è difettosa, ma la colpa è del suo sand sbagliato. Lo cambierà... Il golf nasce nel costume, nel clima e nella natura nordeuropea. Siamo in grado di tenere quegli standard per quanto riguarda il verde? Ho avuto la possibilità di visitare parecchie realtà golfistiche in giro per il mondo (Usa, Uk, Scozia, Irlanda, Spagna, Nord Europa e Africa). Vi ho giocato (giocare aiuta molto nella nostra professione) e ho discusso con molti colleghi: sicuramente non siamo secondi a nessuno. Ho un sogno nel cassetto. Costruire un campo dove far giocare tutti quelli che si affacciano al tee ground e dirgli: toh, prendi un ferro e tira, ti cambierà la vita.
Nella foto in alto a sinistra, Gino Grassi, primo a destra, in compagnia del suo staff. Nelle altre immagini due buche del circolo di Verona, da sempre all’avanguardia in Italia per quanto riguarda l’ecocompatibilità del golf.
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Il ripristino della fertilità Anche l’autunno 2014 verrà ricordato per copiose e ripetute piogge. Ma adesso, anziché al letargo, si potrebbe pensare di condurre utili pratiche agronomiche, di grande beneficio per la stagione bella di Nicola Zeduri - Agronomo
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arrivo della stagione fredda, complice un’atavica “cultura contadina italiana”, porta generalmente il manutentore classico e buona parte dei campi da golf a “mandare in letargo” giardini e percorsi di gioco, dimenticando che invece in questo periodo, prima del gelo, si possono condurre pratiche agronomiche e di correzione dei terreni di grandissima utilità e di massimo beneficio per tutta la stagione successiva. Tralasciando le pratiche agronomiche, voce di prossime discussioni e articoli tecnici, vogliamo prendere in considerazione un aspetto fondamentale per la coltivazione dei tappeti erbosi, vale a dire il mantenimento e/o il ripristino, ove necessario, della fertilità e della corretta carica microbica utile. Attraverso semplici operazioni di di-
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stribuzione d’idonei materiali, specificatamente studiati per tali azioni, si corregge la microflora presente nei terreni, fornendo una naturale spinta vegetativa alla ripresa delle temperature primaverili, senza causare il benché minimo problema d’insorgenza di patologie (è infatti a tutti noto l’inscindibile binomio + azoto alle soglie dell’inverno = + malattie!). Com’è ormai ben noto a tutti, la famosa “legge di Liebig” o legge del minimo, regola ogni equilibrio dinamico come quello insito nella manutenzione e crescita del tappeto erboso. Considerando che occorre avere a disposizione tutti gli elementi chimici e fisici indispensabili per la vita all’interno del terreno (ma ci abbiamo già pensato precedentemente con le opportune fertilizzazioni e con la gestione ottimale dei rapporti aria/acqua attraverso l’impiego dei tensioattivi e delle chiodature/carotature/top dres-
sing), sovente ci si dimentica che anche l’aspetto biochimico è primario per l’ottenimento di adeguati risultati di qualità sui prati. Ovviamente su substrati modificati, come quelli dei green dei campi da golf, questo fenomeno è ancor più rimarcato e fondamentale. Esistono in commercio materiali a corretta granulometria contenenti non solo adeguate quantità di sostanza organica generica, ma anche forme più “nobili” e complete. L’antica pratica di letamazione dei nostri vecchi non era un qualche cosa d’inventato o inutile, ma un intervento fondamentale annuale d’arricchimento del terreno. All’interno di questa operazione c’erano però una serie di errori a volte anche grossolani, come l’impiego di materiale non maturo, l’elevata presenza di essenze infestanti e, perché no, un odore “caratteristico”, oggi difficilmente
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MANUTENZIONE
Interventi invernali
tollerato anche dall’utente più “rustico”. La tecnica, l’evoluzione del mercato e degli utilizzatori hanno costretto le aziende produttrici di materiali di consumo come i fertilizzanti a pensare ed ottenere materiali di alta qualità anche in questo comparto. Nascono così prodotti che oltre al tradizionale Carbonio organico, offrono la presenza di humus, acidi umici e fulvici (es: estratti di derivazione da leonardite). Ma nascono anche prodotti che superano la tradizionale forma fisica a pellet, impossibili da gestire su tappeto erboso già impiantato e più o meno intensamente utilizzato anche in inverno, per arrivare a forme complesse di granelli o scaglie. La solubilità di questi formulati è notevolmente migliorata, permettendo così un loro impiego anche nella normale conduzione annuale di un Percorso di Golf senza la richiesta di alcun’altra operazione accessoria (se non un tradizionale ciclo d’irrigazione, come per qualsiasi fertilizzante, o la distribuzione in occasione di una giornata di pioggia lieve). Le ultime evoluzioni nel campo delle proposte tecnico-commerciali hanno sviluppato materiali a granulometria decisamente raffinata (2-3 mm. di diametro) con la presenza anche, e in quantità molto importanti, di micorrize (endo ed ectomicorrize) e di batteri utili della rizosfera (PGPR). Si vuole portare ad esempio il seguente prodotto (senza citarne il marchio commerciale per ragioni di equità ed etica professionale) che a fronte di un tradizionale titolo degli elementi nutritivi N:P2O5:K2O pari a 5:3:1, manifesta an-
che la presenza di ben il 70% di humus, il 15% di acidi umici, la presenza combinata di agenti umettanti (tensioattivo), una concentrazione di 132.000 endomicorrize/kg di prodotto, di 242 milioni di ectomicorrize/kg di fertilizzante e una carica batterica utile di ben 600.000 microrganismi/kg. Chiaramente la distribuzione di materiali di siffatta natura non può che apportare grandissimi benefici su terreni molto sfruttati e/o soggetti a forte calpestio e/o ancora a substrato modificato come i campi da calcio e i campi da golf. L’intervallo invernale diventa quindi non solo un periodo di grande interesse per la correzione di potenziali problemi di
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manutenzione, ma addirittura un’occasione di risparmio per tutta la gestione futura attraverso la distribuzione di specifici materiali professionali. Da tecnici esperti della cura dei prati non possiamo quindi che augurarci che la continua crescita professionale del settore si manifesti anche attraverso una semplice, ma efficace, distribuzione di “vita” da compiere in un momento relativamente tranquillo della manutenzione dei tappeti erbosi. Il tutto accompagnato dalla speranza che una bella nevicata (ormai unico evento meteorico davanti al quale anche il più accanito giocatore da golf si ferma) ci consenta il meritato riposo.
Miglioramento della struttura Aumenta la capacità di ritenzione idrica Migliora il rapporto tra macropori e micropori Acidifica il pH Aumento ritenzione degli ioni minerali Aumento potere tampone Substrato alimentare per i microrganismi Agisce positivamente sulla rizosfera Insolubilizzazione di azoto e fosforo Complessazione dei metalli Interazione sostanza organica-fitofarmaci
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Golf Club: istruzioni per l’uso Una ricerca condotta nel Regno Unito rivela gli aspetti più importanti per legare a sé i soci e aumentarne il numero. E si scopre che le esigenze dei golfisti d’Oltremanica spesso coincidono con quelle dei giocatori italiani
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i chiama Gfk è la quarta più importante azienda di ricerche di mercato al mondo. Di recente ha condotto un’indagine sul golf nel Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord e Galles). Il focus del sondaggio, che ha interessato 3.622 persone residenti in Gran Bretagna delle quali 2.145 non golfiste, è stato duplice: da una parte capire l’industria del golf e dall’altra ascoltare i clienti delineando i loro bisogni. Dei 1.477 appassionati di golf intervistati solo il 30% era iscritto a un circolo, mentre il rimanente 70 (!) è un cliente pay and play, percentuali reali del golf nel Regno Unito ceh la dicono lunga sulle differenze con la nostra situazione. Gli intervistati hanno espresso la loro opinione su diversi aspetti legati al gioco e ai golf club sia da un punto di vista organizzativo che promozionale. CORDIALITÀ: il 23% dgli intervistati ha lamentato di non sentirsi trattato con i dovuti riguardi. I golfisti danno importanza al prezzo per giocare o associarsi e chiedono un livello di servizio pari a quello di un hotel. Il tempo trascorso al club dev’essere piacevole e vogliono sentirsi valorizzati. FLESSIBILITÀ: oltre il 50% degli intervistati ha espresso disaccordo con le regole eccessivamente restrittive presenti in molti circoli. Quelle contro le quali si punta il dito sono legate all’abbigliamento, alle restrizioni in club house e sui campi (come l’uso degli smartphone) ma anche alla scarsa flessibilità delle quote. I britannici gradirebbero un ambiente rilassato e di più facile accesso. PARTECIPAZIONE FEMMINILE: le donne preferiscono giocare con amici e famigliari. Sono linfa vitale per i circoli poiché molto spesso sono loro a occuparsi e gioca il 48% delle mamme contro il 37% dei papà. Inoltre il 47% delle donne non golfiste sarebbero interessate a provare qualora amici e parenti giocassero. Spetta quindi ai golf club sviluppare offerte interessanti. AMICI E PARENTI: giocare con persone del proprio gruppo è uno degli aspetti più significativi. Il 48% dei non golfisti ha detto che giocherebbe qualora lo facessero gli amici e ancora il 29% degli ex golfisti ha smesso per problemi famigliari. Le opportunità offerte ai parenti e amici rappresentano un aspetto fondamentale per la permanenza dei golfisti e la creazione di nuovi giocatori. CONDIZIONI PERCORSO: la zona nella quale è concentrata l’attenzione sono i green, che devono permettere un rotolo regolare della palla. Questo l’aspetto più importante scaturito dalla ricerca. Il disegno e il panorama si rivelano meno rilevanti, mentre conta la probabilità di ritrovare in fretta la pallina e la velocità di gioco, fattori gestiti direttamente dai circoli.
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ACCESSIBILITÀ: il 35% dei non golfisti non ha idea di come iniziare, ma il dato più importante è che il 61% sarebbe interessato a una lezione di prova o un pacchetto di lezioni a prezzo scontato. La capacità dei circoli nell’attirare nuovi giocatori è legata alle iniziative promozionali, poi ambiente amichevole e comodità di raggiungimento del club trasformeranno il neofita in un golfista. Conoscere i propri clienti e sapere cosa vogliono è un aspet-
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to fondamentale per qualsiasi attività. La ricerca ha sortito tre diverse tipologie di giocatori. A) il golfista medio (37%): il 64% gioca più di 5 volte l’anno e un terzo è socio in un circolo. B) i golfisti “impegnati”: il 46% è socio in un club e l’80% vuole le migliori condizioni possibili del percorso. C) i golfisti occasionali (27%): giocano solo quando c’è bel tempo; appena l’8% di loro è socio in un circolo e un terzo gioca meno di 5 volte l’anno. Ecco cosa scaturisce dal sondaggio:
LE PECULIARITÀ DEI GOLFISTI MEDIO Soci in un golf club 33% Golfisti itineranti 63% Fedeltà al club 35% Più di 5 giri 64% Figli golfisti 36% Amici golfisti 32% Età 36% 35 Prenota online 26% Handicap medio 17,6 Richiede miglior condizioni possibili del campo 34% Gioca in qualsiasi condizione atmosferica 30%
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IMPEGNATO 46% 89% 46% 72% 47% 47% 56% 35 70% 13,15 80% 64%
‹
OCCASIONALE 8% 26% 22% 34% 38% 38% 35% 35 11% 18,11 23% 10%
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Il partner o gli amici che giocano a golf sono uno dei principali fattori per cominciare o continuare a giocare Un altro aspetto importante nella gestione dei golf club è certamente la frequenza con la quale giocano soci e visitatori. Avere persone al circolo muove tutta la micro economia del golf club, quindi bar, pro shop e ristorante. Ci sono alcuni fattori sui quali non è possibile intervenire, come ad esempio le condizioni atmosferiche, mentre altri sono determinabili direttamente da chi gestisce il circolo. Vediamo dapprima gli aspetti generali che determinano un maggior numero di giri. La domanda è stata: giochereste di più se... 38% 34% 21% 19% 16% 14% 13% 13% 13% 11% 11% 10% 9% 9%
Se costasse meno Se ci fosse bel tempo Se ci volesse meno tempo Se migliorassi il livello di gioco Se il campo fosse vicino a casa Se non ci fossero vincoli per l’abbigliamento Se costasse meno prendere lezione Se costasse meno giocare di più (ad esempioe: paghi 5 giri il sesto è gratis) Se l’attrezzatura fosse meno cara Se giocassero la mia compagna/o o gli amici Se potessi fare un green fee a 9 buche Se ci fosse il WI-FI sul percorso Se i miei figli potessero giocare sempre con me Se il campo fosse in condizioni migliori
Limitando il sondaggio ai golfisti disposti a giocare di più emerge che il primo fattore che incoraggerebbe a farlo è legato a un “dress code” meno esigente (14%), quindi a promozio-
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ni “più giochi/meno spendi” (13%), i green fee per sole 9 buche (11%), la copertura WI-FI del percorso (10%) e il miglioramento delle condizioni del campo (9%). L’attenzione è stata quindi posta ai golfisti che hanno smesso di giocare. I fattori che hanno maggiormente influenzato la scelta sono stati il costo (36%) e il troppo tempo da dedicare al gioco (31%). Anche le responsabilità famigliari e sul lavoro giocano un ruolo importante. Il 67% degli ex golfisti hanno iniziato un altro sport che, nella maggior parte dei casi, sono stati camminare, nuotare e andare in bicicletta. Per contro, a golfisti che smettono di giocare si contrappongono altri che consigliano il golf. Uno studio ha evidenziato come il consiglio di conoscenti sia l’aspetto che maggiormente influenza la destinazione della vacanza golfistica o un nuovo campo da provare (73% dei casi). La stessa cosa avviene nella scelta del golf club. Il 68% referenzia il proprio circolo e la metà di essi lo fa perché vuole un numero maggiore di amici con i quali giocare. Si evince come più dei due terzi dei soci siano dei “promotori” del proprio circolo, di conseguenza non è solo importante trattarli nel modo adeguato per trattenerli nel club, ma anche per avere nuovi soci. Per contro, un terzo degli associati ha dichiarato che non consiglierebbe il proprio circolo ad altre persone. Il 56% non lo fa perché non è incentivato, il 23% perché non vuole troppi giocatori, il 9% perché non ritiene campo e strutture all’altezza. Dopo aver interpellato i golfisti e gli ex golfisti la ricerca ha puntato l’obiettivo su quanti non giocano a golf. Sebbene alcune motivazioni siano ampiamente prevedibili, altre dan-
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DEI GOLFISTI SCEGLIE VACANZA O CAMPO NUOVO SU CONSIGLIO DI UN AMICO
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DEI GOLFISTI CONSIGLIA IL PROPRIO CIRCOLO AD ALTRI
Perchè*?
51% - Il circolo e il campo sono ben valutati 50% - Vogliono giocare con amici e parenti 36% - C’è un buon calendario gare 35% - I soci sono cordiali e amichevoli 34% - Lo staff è accomodante e utile 30% - Nel circolo c’è una bella atmosfera
Perchè no*?
56% - Non ci sono incentivi 23% - Non vogliono il circolo affollato *% calcolate sul 68% di quanti referenziano il circolo
no possibili soluzioni. Il 58% dei non golfisti non inizia per l’alto costo del gioco. Questa è ovviamente la motivazione principale che surclassa le altre: 58% 37% 35% 33% 24% 20% 17% 13% 12% 12% 12% 11%
Costo del gioco Famiglia o amici che non giocano Non sa come iniziare Il golf richiede troppo tempo Neofita intimidito nel giocare con altri Impegni famigliari Mancanza di campi pratica vicino a casa Non si sente a proprio agio nel circolo Difficoltà nell’accesso al campo Il golf è uno sport per ricchi Il golf non è uno sport per donne o bambini Il gioco è difficile o frustrante
Il Regno Unito conta una popolazione di 63milioni di abitanti, dei quali 38 praticano sport. Esistono oltre 4 milioni di golfisti ma il dato eclatante, che è emerso dal sondaggio, è che ci sono 8,5milioni di persone tra i 15 e 64 anni (di cui 4,2 milioni tra i 15 e 39) che sarebbero interessati al golf. Siamo certi che, seppur con proporzioni di gran lunga differenti, motivazioni e numeri potrebbero essere rapportati anche al nostro Paese.
Il dato incoraggiante è che il 65% di essi hanno interesse nell’iniziare una nuova disciplina sportiva e il 55% prenderebbe in considerazione il golf. La domanda seguente è stata “Cosa la incoraggerebbe a dare una chance al golf?”. Il 63% ha risposto che giocherebbe potendo avere un’iniziale gratuità e lezioni a costi accessibili (61%). Inoltre il 54% vorrebbe usare un abbigliamento informale mentre avere un paio di lezioni gratuite al mese hanno riscosso il 53% dei voti. I risultati indicano chiaramente che poter provare a giocare in modo gratuito prima di impegnarsi con una quota associativa è un passo determinante.
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Nella foto, uno degli ulivi secolari che si trovano sul percorso del San Domenico. A destra, Monica Cosenza.
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L’inglese Lee Westwood a lezione dal suo coach, Pete Cowen, prima dell’inizio del giro in un torneo.
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Nuove metodologie
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IMPARIAMO DALL’ ERRORE Vi proponiamo una valutazione scientifica delle metodologie nel coaching, con dati molto interessanti. Sono il frutto di un’innovativa indagine partita non dai celebri links scozzesi ma dalle aule dell’Università di Verona
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di Luca Salvetti* e è indiscutibile che “errare è umano”, è altrettanto vero che “perseverare” sia diabolico? Parrebbe proprio di no! Almeno se ci atteniamo all’autorevole rivista scientifica “Sport Sciences for Health”, che - nel numero uscito lo scorso settembre - pubblica le appassionanti conclusioni di una recentissima e rigorosissima ricerca universitaria, secondo la quale sono proprio gli errori i nostri migliori maestri nell’ambito del movimento e delle discipline sportive. In modo particolare nel golf. Gli errori nella meccanica del gioco del golf sono stati affrontati e corretti in modi diversi nel passato. Nell’insegnamento, sono state infatti attraversate varie fasi: apprendimento iniziale basato su prove ed errori, progressioni didattiche nate perlopiù da felici intuizioni di qualche illuminato allenatore, imitazione degli swing dei campioni del momento, utilizzo di modelli biomeccanici non sempre accurati… Ciascuna di queste fasi ha sortito dei metodi di correzione dell’errore, ma ognuno di essi presenta molte lacune. Verificarne la validità nel corso degli anni è stato compito difficile e gli strumenti a disposizione non sempre sono stati all’altezza. Ad oggi, la letteratura a disposizione appare lacunosa e imprecisa, ma a breve usciranno anche sul prestigioso “Journal of Sport Sciences” dati importanti ed oltremodo interessanti, frutto di questa innovativa indagine scientifica, realizzata non già tra le verdi lande della Scozia, ma a casa nostra, in Italia. Dedicata interamente al golf e conclusa nel corso della primavera del 2014 dalla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona, sotto la guida della dottoressa Chiara Milanese del Dipartimento di Scienze Neurologiche, Neuropsicologiche, Morfologiche e Motorie, la ricerca in questione, denominata “Correction of the motor pattern in the golf swing”, traccia una nuova, suggestiva via in ambito didattico. Partendo dal presupposto che vi sono più strategie volte alla correzione degli errori nello swing, una in particolare è parsa
essere più efficace tra quelle valutate: il M.A.E. (Method of Errors Amplification). Vale a dire: quanto più amplifichiamo l’errore nel movimento, tanto più (e tanto prima) abbiamo la possibilità di eliminarlo. Per poterne supportare l’efficacia è stato necessario realizzare un contesto specifico all’interno del Laboratorio di biomeccanica dell’ateneo veronese, dotandolo di quanto più evoluto dal punto di vista tecnologico si disponga attualmente. Un percorso di lavoro complesso, nato oltre 10 anni fa e del quale ho avuto il privilegio di essere diretto testimone. Averne fatto parte sin dalla fase progettuale è stata una tappa significativa nella mia esperienza professionale, oltre che motivo di orgoglio in quanto ex studente dell’ateneo scaligero. Dopo l’esperienza di Verona, il M.A.E. non rappresenta ormai più soltanto una semplice teoria, ma si tratta di una comprovata e dimostrata strategia didattica.
La premessa Lo swing del golf è una grande sfida per i golfisti di ogni livello. Dal punto di vista biomeccanico è un movimento molto complesso, che espone l’atleta a potenziali traumi dovuti ad allenamenti sempre più laboriosi e faticosi. La ricerca della distanza è diventata un focus particolare per i maestri, che utilizzano strategie didattiche diverse per ottimizzarne la gestione. Proprio sulla ricerca della distanza si è concentrata anche l’indagine veronese e i risultati che analizzeremo sono sorprendenti. Siamo tutti consapevoli che una tecnica corretta favorisce il giocatore: abbiamo ottimi esempi a livello di modello biomeccanico. La conoscenza del percorso didattico migliore non è stata tuttavia approfondita, è carente la letteratura e l’applicazione delle strategie da adottare di volta in volta non ha ad oggi ancora una sua sistematicità. Uno dei punti di forza del bravo coach sta nella sua abilità di valutare e diagnosticare gli errori tecnici, dare i corretti feedbacks al giocatore e guidarlo al meglio nella correzione. Proprio per questo motivo, la learning session diventa un momento critico *) Pgas of Europe Board Director and Tutor
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Nelle foto, la struttura utilizzata presso l’Università di Verona per la sperimentazione M.A.E: per giocatore e coach, richiede una attenzione particolare e va gestita con responsabilità. Andare a fondo in questo ambito è stata una vera sfida, valutare i vari metodi è stato un percorso interessante e affascinante. A Verona l’arte di insegnare è stata messa sotto la lente di ingrandimento e ne sono emerse nuove e affascinanti sfumature. L’insegnamento è un’arte complessa: c’è chi utilizza l’istruzione verbale, chi dimostra la gestualità, chi incoraggia a ripetere il gesto in continuazione. Spesso però gli atleti vanno in tilt, acquisiscono il gesto solo temporaneamente, non riescono a mantenere una gestualità corretta nel corso della competizione. Anzi a volte regrediscono allo stato precedente, annullando il lavoro svolto e finiscono col rimanere confusi e impotenti. La nuova strada, tracciata dal M.A.E, parte dal presupposto che l’errore, quando percepito dal giocatore, diviene chiave di lettura della performance. Errore che per definizione consiste nella differenza tra quanto ci si propone di eseguire e quanto effettivamente realizzato.
La sperimentazione Tre gruppi di lavoro sono stati analizzati, tre le categorie di golfisti coinvolte, tre i livelli di gioco: 28/15 hcp, 15/7 hcp, 7/+2 hcp. Ogni gruppo, composto da atleti di tutte e tre le fasce di competenza, ha lavorato con una metodologia diversa. L’esperimento si è strutturato in due sessioni di lavoro: una seduta di coaching e una di valutazione dell’efficacia di quanto svolto ad una settimana di distanza. Prima di partecipare all’esperimento, ogni giocatore è stato valutato nelle sue caratteristiche fisiche e analizzato nella sua gestualità golfistica, utilizzando per comparazione un modello
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biomeccanico in modo da capirne le discrepanze. Nello specifico, all’interno dei vari gruppi, gli errori riscontrati sono stati molteplici: i meno esperti hanno manifestato difficoltà nel gestire la torsione del busto, negli spostamenti del baricentro e di sviluppo delle sequenze in generale. I giocatori di media abilità hanno evidenziato difficoltà soprattutto nel down-swing e nella gestione dell’asse di rotazione, i più capaci hanno generalmente commesso errori di piccole percezioni che influivano negativamente sulla sequenza del movimento.
Le strategie PRIMO GRUPPO: METODO ISTRUTTIVO L’allievo opera seguendo le istruzioni impartite dal professionista. Ad esempio: cerca di portare le mani verso l’alto durante il back-swing, ruota di più con le spalle, attiva di più i polsi, etc. SECONDO GRUPPO: PRATICA INDIVIDUALE L’allievo, in base al modello di riferimento (biomeccanico), pratica in modo indipendente e cerca di evolversi in base alle sue sensazioni. Ad esempio: i buoni giocatori trasferiscono il peso in modo marcato nel down-swing, i buoni giocatori ruotano il busto creando una forte carica di torsione, etc. TERZO GRUPPO: M.A.E Esagerazione/amplificazione della parte negativa del gesto. 20 esecuzioni con una sequenza precisa, 7 esecuzioni libere , 6 esecuzioni amplificando l’errore, 7 esecuzioni libere senza nessun intervento tecnico. Viene suggerita una sequenza simile per la pratica effettuata prima del test successivo. Ad esempio: nel caso di un back-swing troppo verticale per uno svantaggioso utilizzo delle braccia, si applica un’ulteriore enfatizzazione della verticalità del gesto.
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INSEGNAMENTO
Nuove metodologie
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Effetti nella seconda seduta A distanza di una settimana, i giocatori venivano invitati ad eseguire 20 colpi, per analizzare l’effetto dei vari interventi. Utilizzando i parametri dei valori di equilibrio e della velocità della testa del bastone, il gruppo M.A.E è stato quello che ha raggiunto i risultati migliori. Con esiti significativi e dimostrati chiaramente dalle innumerevoli analisi effettuate, fra cui velocità della palla e controllo dell’asse di rotazione nettamente più evoluti. Lo studio ha evidenziato che gli esiti M.A.E sono stati positivi, applicabili anche ad altre aree del gioco e ad altre discipline.
Si apre una via nuova alla didattica Il punto di vista M.A.E. si basa sulla capacità dell’individuo, quando guidato nella corretta percezione del proprio errore, di evolversi e correggersi autonomamente. Un meccanismo straordinario e affascinante. I metodi usati fino a questo momento non sempre erano efficaci, spesso molto faticosi e a volte non in grado di essere assimilati per tempi lunghi. Invece, la capacità intrinseca di ciascuno di noi di adattarsi a nuove sollecitazioni, leggendole in modo rispettoso del nostro patrimonio neurologico e fisiologico, rappresenta un passo importante nella direzione della consapevolezza motoria e della vera scoperta delle nostre caratteristiche atletiche. Perché il meccanismo dell’amplificazione dell’errore funziona? Perché spesso i giocatori non riescono a comprendere delle aride indicazioni esterne: la proposta esercitativa deve al contrario spingere l’atleta a ricercare autonomamente la causa di una cattiva abitudine. L’amplificazione dell’errore obbliga il golfista a esasperare un gesto scorretto, che diviene così
Luca Salvetti
ancora più negativo e controproducente del solito. Messo nello stato di necessità indotto dal coach, l’atleta reagisce al confronto, allontanandosi spontaneamente dalla situazione che finalmente riesce a percepire – ancorché non del tutto consapevolmente - come svantaggiosa. Tale metodo rappresenta una forma di comunicazione corretta con il nostro patrimonio organico. Una sorta di canale comunicativo privilegiato che il nostro sistema nervoso, quello endocrino e quello immunitario riescono a percepire. Nella tradizionale didattica è il coach che prende le redini della situazione e che controlla tutte le fasi del processo, l’allievo ha un ruolo piuttosto passivo nel processo. M.A.E. stravolge questo punto di vista e rappresenta un passo avanti, dal quale si può individuare un nuovissimo e più efficace percorso nell’ambito dell’allenamento. Si stanno attualmente evolvendo i protocolli per un suo ottimale utilizzo e sempre più coach lo stanno utilizzando, non solamente nel golf, e al momento pare essere il metodo che riesce a rispettare maggiormente le caratteristiche fisiche e psicologiche degli atleti. Naturalmente prevede un’approfondita conoscenza delle leggi biomeccaniche che regolano il movimento e della fisiologia articolare. Ciò responsabilizza ulteriormente i coach ad andare oltre nella propria preparazione e formazione professionale, potenziando le competenze personali. Intendere lo swing come espressione unica dell’individuo e manifestazione del suo patrimonio fisico, muscolare neurologico, nonché delle sue esperienze motorie, rappresenta un grande salto di qualità nell’arte dell’insegnare. L’ennesima sfida per i coach che - sfidati a loro volta dagli allievi - dovranno tenere ulteriormente il passo!
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Tesseramento: passi indietro per fare un salto più lungo
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e grandi rivoluzioni prendono spesso l’avvio da fatti a prima vista marginali. Senza scomodare la buonanima di Mao (“Ogni lunga marcia comincia sempre con un piccolo passo”), al Panorama Golf di Varese hanno avuto un’idea per facilitare l’approccio al golf. E l’hanno messa nero su bianco in una lettera aperta che aveva come destinatario Franco Chimenti, presidente della Federgolf, ma anche e soprattutto l’establishment federale, troppo spesso ancorato - come bene sa lo stesso Chimenti - a un modo di concepire il golf che nel terzo millennio stona non poco. La lettera è stata recapitata. Ma al di là di qualche telefonata amicale, di risposte ufficiali neppure l’ombra. Avevano scritto i responsabili del Panorama: “Il nostro circolo, così come tante altre piccole realtà, ha nella mission aziendale quella di creare nuovi giocatori. Il lavoro che c’è dietro queste tre parole è però immenso: un costante lavoro di pubblicità sul territorio, lo sforzo dei nostri maestri che mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo nella formazione dei principianti contando in un possibile guadagno su lezioni future, un intero circolo gestito in maniera informale per favorire l’inseri-
mento dei neofiti in un mondo che da fuori ha ancora l’immagine di luogo esclusivo riservato a pochi eletti”. Per far capire meglio di cosa si tratta, entrano nei dettagli della loro attività: “Attualmente siamo sul mercato con una promozione da 65 euro per 12 ore e mezzo di lezione con un maestro federale. Numeri alla mano abbiamo la presunzione di dire che è una formula vincente: nel 2014 quasi 100 nuovi giocatori hanno cominciato a frequentare assiduamente il nostro campo pratica e contiamo che possano poi passare allo status di soci praticanti nel 2015”. E fin qui tutto bene. Ma, sottolineano: “È evidente come ci sia un grosso problema di dimensionamento degli importi che chiediamo: 65 euro per cominciare a giocare seriamente e con tanta passione e 75 euro per la tessera Fig, ossia un cartoncino plastificato con la validità dell’anno solare da esporre come trofeo e assicurazione allegata”. Nei primi sei mesi dell’anno, con qualche sforzo dialettico, al Panorama Golf sono riusciti a far digerire la cosa ai nuovi arrivati, convincendoli che i 75 euro alla fin fine sono una spesa che copre i tanti costi fissi della Federazione. A partire da giugno, però, la gente - so-
prattutto in questo periodo di vacche magre comincia a fare due conticini e normalmente preferisce far slittare l’iscrizione alla Federazione a partire dall’anno successivo. Gli esiti possibili, in questo caso, sono due: in campo ci vanno lo stesso, contando sulla connivenza di qualche club di manica larga, oppure mettono la sacca in cantina in attesa di rispolverarla di lì a qualche mese. In un caso e nell’altro la Federazione perde non solo l’incasso, ma anche – e qui sta il vero punto – possibili nuovi soci. E ogni nuovo socio della Federgolf è un cliente in più per tutti i circoli italiani. Probabilmente non cascherebbe il mondo e neppure il bilancio federale immaginando una quota ridotta per i nuovi tesseramenti alla Fig a partire dal mese di giugno. Meglio ancora: si potrebbe far valere la tessera per un anno intero, ossia con la validità di 12 mesi a partire dalla data di versamento dei 75 eurini. Piccole cose, si diceva, che potrebbero aiutare a diffondere più e meglio il golf in Italia. Perché, come rimarca il presidente del Panorama, Alessandro Perucchini, “Qualche passo indietro per prendere la rincorsa consente poi di fare un salto più lungo”.
Nella foto, uno scorcio autunnale del Panorama Golf, campo a nove buche aperto nei dintorni di Varese.
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