PROFESSIONE
by GOLF&TURISMO
GOLF CLUB CLUB ATTUALITÀ
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
IL PIANO D’AZIONE NAZIONALE CAMPI Flessibilità prima di tutto È possibile costruirli bene? TURISMO Novità in Calabria Dossier Sicilia
ITALIA Una culla di patrimoni
PERSONAGGI Gabriele Lualdi Gaudenzio Bonomini Salvatore Francioso
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SOMMARIO
PRIMAVERA 2017
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GOLF CLUB
EDITORIALE - Calma piatta
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Fulvio Golob
Trimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno V - numero 13 - Marzo 2017 - 8,00 euro
NOTIZIE
Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@professionegolfclub.it
FORE! - Per vincere ci vuole carattere
Redazione: redazione@professionegolfclub.it Andrea Ronchi (02 42419218), Roberta Vitale (02 42419315) Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (World of Leading Golf), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico) Hanno collaborato a questo numero: Stefano Boni, Salvatore Brancati, Marino Busnelli, Paolo Croce, Marco Croze, Marco Dal Fior, Alessandro De Luca, Donato Di Ponziano, Roberto Lanza, Giuseppe Miliè, Paolo Montanari, Filippo Motta, Fabrizio Pagliettini, Franco Piras, Luca Porcu, Graziano Semiani, Roberto Roversi, Andrea Vercelli, Marta Visentin, Roberto Zoldan
AITG - “Qui in mezzo al traffico...” PGA ITALIANA - Un grande anno
Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it Sito web: www.professionegolfclub.it Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento) Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano. Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it Amministratore Delegato: Alessandro Zonca Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2015 Go.Tu. Surl
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Silvia Audisio - foto Gustavo Kuze
AIAG - Quattro punti da considerare
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Isabella Data
NUOVE REGOLE - Il golf che verrà
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Testo tratto dal sito della Federgolf
SERIOUS GOLFERS - Gli italiani amano le gare. O no? Filippo Motta
IMPATTO AMBIENTALE - Per non restare in PAN
Paolo Croce
Vice Presidente: Silvio Conconi
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Fabrizio Pagliettini
Creative Director: Patrizia Chiesa
Presidente: Alessandro Zonca
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Donato Di Ponziano
Roberto Roversi
Editore: Go.Tu. Surl
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A cura della redazione
Grafica e impaginazione: Mario Monza (02 42419221) - grafica@publimaster.it
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CAMPI DA GOLF - È possibile costruirli bene? PROGETTAZIONE - Flessibilità: la chiave per il successo Franco Piras
INTERVISTA - Rivoluzione friulana - Gabriele Lualdi Roberto Zoldan
CMAE - Professione Manager
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Ascanio Pacelli
INTERVISTA - Gaudenzio Bonomini
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Andrea Ronchi
INTERVISTA - Giovanni Francioso - Piacere, Greenkiller Roberto Lanza
COMITATI DI GARA - Campo facile, medio o difficile? Richard Cau
SVILUPPO DEL GOLF TURISTICO - Progetto Calabria Giuseppe Miliè
DOSSIER - Cronache di Sicilia
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Salvatore Brancati
BELLEZZE ITALIANE - Una culla di patrimoni Marta Visentin
GOLF E DIRITTO - IL Contratto di lavoro a termine Marino Busnelli
IRRIGAZIONE - Acquafert Green
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A cura della redazione
ORNITOLOGIA - Gli ospiti invernali nei golf italiani Marta Visentin
CLUBHOUSE - Gardagolf: Tre piani di comodità A cura della redazione
BACKTEE - Giochiamo da soli, ma viva la compagnia! Marco Dal Fior
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EDITORIALE
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Fulvio Golob
Calma piatta
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o news good news, recita un noto proverbio inglese. E in effetti, se ci accontentiamo del bicchiere mezzo pieno, la conta dei tesserati italiani alla fine del 2016 mantiene un sostanziale pareggio rispetto all’anno precedente. La situazione perciò è più o meno, ricordando trascorsi di vacanze marinare in barca, del tipo “calma piatta”. Anzi, a voler essere ottimisti a tutti i costi, ci sarebbe anche un briciolo di crescita, che si traduce in 232 iscritti in più alla Federgolf. Scriviamo questa nota subito dopo essere tornati dalla Spagna, dove un collega di Madrid ci confermava una notevole discesa dei tesserati iberici nelle scorse stagioni, che pare essersi fermata solo negli ultimi mesi. Anche nella tanto decantata terra della Costa del Golf, mentre le presenze turistiche vanno a gonfie vele le quote sociali fanno fatica a mantenere le posizioni degli anni scorsi. Quindi, continuando con il bicchiere mezzo pieno, ci dovremmo accontentare di un piccolo “+” sulla casella di fine 2016. Nella tabella 1 che mette al confronto gli ultimi due anni c’è il bel dato dell’Emilia Romagna, che con i suoi +376 iscritti mette a segno una crescita del 3,5%, il dato migliore fra le regioni con un numero di giocatori elevato. In termini assoluti il primato spetta però alla Campania che annota un +9,1 per cento, anche se in questo caso stiamo parlando di soli 406 golfisti. La corazzata Lombardia, da sempre al comando della classifica (aiutata in parte anche dal fatto di vantare la popolazione più numerosa del nostro Paese), è invece rimasta ancorata in porto con una modifica infinitesimale (+33 giocatori su un totale di quasi 24 mila). Piccole crescite anche per Veneto e Toscana. Le note meno piacevoli riguardano Lazio (-1,8%), Piemonte (-2%), Liguria (-3,1%), ma soprattutto Friuli Venezia Giulia (-14,4%), che fa segnare l’unica variazione a doppia cifra, purtroppo negativa. Un se-
gnale che speriamo sia solo passeggero, vista la bellezza dei circoli della regione e del grande impegno di due presidenti come Gabriele Lualdi a Udine (in questo numero pubblichiamo una sua intervista) e di Piero Cattaruzzi, che di recente ha acquistato le 18 buche di Lignano. Su tutto quanto detto finora, un’avvertenza: i dati 2015 e 2016 non sono del tutto omogenei, in quanto lo scorso anno è stata inserita per la prima volta una voce che riguarda Professionisti e soci AITG. Ma ci sembrava giusto fornirvi lo stesso un confronto. La tabella 2 si riferisce invece all’andamento dei tesserati negli ultimi 10 anni.
Se ci riferiamo all’intero periodo, siamo più o meno tornati sulle posizioni del 2007 (la differenza è di 1.500 giocatori) e restiamo perciò lontani di oltre 10mila unità dalla vetta del 2011. Fermi negli ultimi anni, club e campi pratica erano cresciuti molto prima del 2010 e ora ci ritroviamo con un evidente surplus di strutture rispetto al numero dei giocatori. Per chiudere una nota sugli juniores. Si è fermata l’emorragia che ci ha fatto perdere quasi il 30 per cento dei giovani? Speriamo proprio di sì, perché il calo è stato davvero pesante. E senza nuova linfa, non si va da nessuna parte.
TABELLA 1 Regioni Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Valle d Aosta Veneto Professionisti e AITG Totale complessivo
Tesserati 2016 686 157 185 406 11134 1693 8748 3708 23754 2381 103 13454 696 1002 629 6175 3417 739 886 9647 659 90259
Tesserati 2015 685 151 184 372 10758 1980 8917 3829 23721 2439 82 13728 698 1015 661 6076 3501 748 905 9577 90027
Differenza 1 6 1 34 376 -287 -169 -121 33 -58 21 -274 -2 -13 -32 99 -84 -9 -19 70 232
TABELLA 2 ANNO 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
TESSERATI 91.791 95.430 100.317 100.548 101.817 98.824 93.087 91.713 90.027 90.259
CIRCOLI 248 262 269 265 268 233 280 280 289 289
C. PRATICA 110 116 109 121 138 175 137 130 128 125
JUNIORES 9.614 10.223 11.004 11.970 11.504 11.337 9.552 8.913 8.687 8.823
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ CASTELFALFI Si inaugura in Toscana il Diamante di Tui Blue
Un nuovo, esclusivo hotel sta per aprire le sue porte all’interno del Toscana Resort Castelfalfi. A partire dal 31 marzo, data ufficiale dell’inaugurazione, l’Hotel Il Castelfalfi – Tui Blue Selection offrirà ai suoi ospiti un’esperienza unica nel suo genere, coniugando in sé modernità e tradizione, lusso e semplicità, il calore dell’accoglienza italiana e la cura per il dettaglio dell’ospitalità internazionale, abbinati alle note e bellissime 27 buche di golf. Il nuovo hotel è la sesta struttura a far parte del brand Tui Blue e la prima a 5 stelle. Annunciata inoltre la partnership con il Preferred Hotels & Resorts che ha inserito il nuovo hotel nella sua LVX Collection. Preferred Hotels & Resort, brand di hotel indipendenti più importante al mondo, raccoglie più di 650 strutture ricettive suddivise in 85 diverse nazioni, garantendo ai viaggiatori più esigenti un’ospitalità esclusiva e standard di qualità elevata. Come membro della Collezione LVX di Preferred, che rappresenta le eccellenze mondiali nell’hospitality, l’hotel Il Castelfalfi rispetta severi requisiti per offrire ai propri ospiti un soggiorno indimenticabile – anche grazie ai suoi servizi, come il raffinato ristorante La Via del Sale, guidato dall’Executive Chef Francesco Ferretti, La Spa, un’oasi di pace dove rigenerare corpo e mente, o i suoi bar Ecrù e Giglio Blu. E non solo: con il programma fedeltà di Preferred Hotels & Resorts, iPrefer, gli ospiti sono premiati con punti bonus, servizi d’èlite e altri benefit esclusivi per ogni soggiorno.
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➤ PIEMONTE Restyling a Le Betulle Novità in corso sulle storiche 18 buche del Golf Club Biella Le Betulle, create nella seconda metà degli anni 50 dalla matita particolarmente ispirata dell’architetto inglese John Morrison. Le modifiche per ora riguardano la buca 11, ma c’è anche in progetto un allungamento della buca 18 con spostamento in avanti del green di una quarantina di metri. Sul par 5 della 11 (lunghezza 466 metri dai tee bianchi) ad una trentina di metri dal green, è stato ricavato un fossato della larghezza di pochi metri che taglia quasi completamente il fairway a metà e va a tuffarsi nel laghetto posto alla sinistra del bunker che difende il green. Il nuovo ostacolo d’acqua (già del tutto ultimato) obbligherà ad un cambio di strategia di gioco soprattutto i giocatori più lunghi, che dovranno ponderare con attenzione un eventuale secondo colpo al green, per gli altri un’insidia in più in una buca (handicap 14) che però è catalogata tra le meno difficili del campo.
➤ MILANO San Vito, nuove buche e crescita in programma Alle porte di Milano c’è un golf che continua a crescere tenendo in ordine i bilanci. Il Golf Club San Vito, diretto da Maurizio Bachechi con la collaborazione della segreteria e del consiglio direttivo, si trova sulla proprietà dell’azienda agricola Calvi ed è stato fondato nel 2000. Fino al 2010 era di fatto un campo pratica, ma dal 2012 è partita l’avventura dell’ASD. A Gaggiano nessuno sviluppo immobiliare ma solo tanto sport. A oggi la struttura è divisa in tre parti: in una c’è la struttura del golf, poi il ristorante - con un recente cambio gestione - e nell’ultima lo spazio per gli eventi. Il percorso è composto da nove buche e dal campo pratica, ma è in fase di realizzazione il progetto di ampliare il campo, sostituendo i due par 3 più corti con due par 4 più impegnativi. Inoltre verrà creata una grande zona di allenamento per il gioco corto. «Paghiamo l’affitto regolarmente, con la Federazione siamo a posto e i bilancii sono sempre in ordine. Partiamo da qui per svilupparci ulteriormente», ha confermato il direttore Bachechi.
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➤ PATOLOGIE DEI TAPPETI ERBOSI L&M e Turf Master precisano Riceviamo dal signor Mortellitti di L&M una richiesta di rettifica, che pubblichiamo ai sensi della legge sulla stampa. Con riferimento alle affermazioni compiute dal Sig. Paolo Croce nell’articolo pubblicato alle pagg. 56 e seguenti del numero di novembre della rivista Professione Golf Club, L&M, leader nella produzione e commercializzazione di formulati ecosostenibili per la gestione delle patologie dei tappeti erbosi con il marchio Turf Master ritiene necessario specificare e puntualizzare quanto segue: I protocolli ecosostenibili quali quelli Turf Master rappresentano una risposta concreta ed efficace alle specifiche previste dal PAN (Piano di Azione Nazionale) in termini di riduzione-eliminazione dei fitofarmaci dagli spazi pubblici. Tali protocolli hanno solide basi scientifiche e tecnico – pratiche: sono frutto di anni di ricerca di base e sperimentazione di campo, e ad oggi vengono utilizzati con successo in circa 50 circoli golfistici e in numerose realtà extragolfistiche di prestigio. La sperimentazione dei protocolli e il loro utilizzo avviene nel pieno rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente, e con particolare riguardo alla tutela dei presidenti, dei direttori e dei superintendent. Il nostro obiettivo è fornire protocolli che perseguano il rispetto non so-
lo della legge ma anche della salute di chi frequenta il campo da golf, che siano utenti o addetti ai lavori, che tutelino l’aria che questi ultimi respirano, l’erba che toccano, la terra che calpestano. Abbiamo creato un metodo basato sulla necessità di coniugare quanto sopra con l’efficacia. Obiettivo rimane sempre quello di avere green sani e giocabili al meglio, perché il golf richiede superfici dove l’eccellenza non è mai mediabile. Ce l’abbiamo fatta e ne siamo orgogliosi. Il protocollo Turf Master si basa su una profonda conoscenza dei meccanismi che regolano le difese naturali della pianta. L’erba è dotata di un corredo di sostanze utili a contrastare efficacemente sia l’attacco di un fungo che quello di un insetto. Si tratta di saperle stimolare e promuovere opportunamente con un approccio totalmente ecosostenibile. I green vengono trattati con miscele nutritive specifiche in grado di alimentare l’erba e di indurne la pronta reazione verso eventuali patogeni e parassiti. Possiamo da ciò ridurre e eliminare i pesticidi. Nutrire per difendere, questa è la chiave. Per questi motivi, non possiamo riconoscerci nelle parole del Sig. Croce, e siamo certi i molti circoli che ci hanno dato fiducia, e quelli che ce la daranno, si riconosceranno nelle nostre parole, e saranno testimoni del rispetto che abbiamo perseguito e promosso per noi stessi e per i nostri clienti.
➤ PITCH & PUTT A fine marzo, Campionato del Mondo Strokeplay a Le Robinie Probabilmente è uno dei mezzi migliori per avviare alla pratica del golf. Stiamo parlando del Pitch & Putt che quest’anno vedrà la disputa del Campionato del Mondo Strokeplay a Le Robinie (Varese) dal 30 marzo al 2 aprile. Le nazioni partecipanti saranno rappresentate
ufficialmente da giocatori sia selezionati da Federazioni Golf (Spagna, Albania, Portogallo, Nepal, Gambia, San Marino, Bulgaria, Bosnia-Erzegovina) che da Federazioni o Associazioni nazionali di P&P. In particolare si distingue Cuba che sarà rappresentata da giocatori direttamente
selezionati dal Ministero dello Sport cubano. Giudici-arbitri del WSC, in supporto al direttore del circolo Le Robinie, Viviana Alban, saranno miss Saskia van Dierendonck (già marshal al PGA tour KLM Dutch OPEN 2016 e referee al Dutch Ladies Open LPGA 2016) e Antonio Vasconcelos
della Federazione Portoghese di Golf. Ad ora già arrivate 122 pre-iscrizioni contro i previsti 108 giocatori con inserimento degli eccedenti in lista d’attesa. Giovedì 30 è prevista una gara dedicata a celebrare con Peace&Sport (www.peace-sport.org) lo Sport come veicolo di Pace.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ VENEZIA Gli Alberoni vanno all’asta Nuovo tentativo di vendita per il Golf degli Alberoni. Con un ribasso di 474mila euro rispetto alla precedente base d’asta, il golf va, per la terza volta, all’asta, dopo due tentativi non riusciti. La base di partenza è inferiore (2 milioni e 686mila euro contro i 3 milioni e 160mila euro dello scorso gennaio) e l’asta telematica è già stata fissata per il prossimo 14 aprile, dalle ore 10 alle 12, attraverso il sito internet wwww.realestatediscout. com specializzato nelle aste immobiliari on line. Gli acquirenti potenzialmente interessati avranno tempo fino a mezzogiorno del 10 aprile per presentare la documentazione necessaria a essere ammessi alla gara. Dunque uno dei campi da golf più belli e prestigiosi d’Europa, con un percorso di gioco tra mare e laguna, il Golf Club Venezia degli Alberoni, torna in vendita. Nel pacchetto è compresa, oltre a una porzione vasta del campo da gioco, anche la clubhouse, le strutture annesse di supporto e anche il canale navigabile, attiguo, con 150 posti barca. I soci del circolo però pare non parteciperanno all’asta di aprile convinti di poter aspettare ancora a formulare un’offerta, in quanto il valore del bene sarebbe inferiore anche all’ultima proposta già ribassata.
➤ MOLISE Il primo campo della regione, con green sintetici! Il Varvarusa Golf Club ha depositato il progetto per la realizzazione di un percorso nove buche. Si tratterebbe del primo campo omologato in Molise, unica regione italiana ad esserne sprovvista. Ma c’è di più. Il progetto prevede la creazione di green sintetici. «Il progetto non comporterà alcun onere per il comune poiché l’attuale club verrebbe ampliato e dotato delle caratteristiche necessarie per l’omologazione da parte della Federgolf – hanno raccontato dal circolo –. Verranno rispettate in pieno le peculiarità naturalistiche e ambientali del territorio senza utilizzo di risorse idriche ed energetiche per l’irrigazione, con l’impiego di materiali sintetici per green e battitori». I lavori di avviamento dovrebbero iniziare entro la fine dell’anno.
➤ SARDINIA AROUND GOLF L’isola unita Dopo molti auspici è finalmente stata raggiunta un’intesa tra i maggiori circoli della Sardegna (Is Arenas, Is Molas, Pevero e Puntaldìa) per un’azione congiunta di promozione sotto il marchio Sardinia Around Golf. Già partita la prima iniziativa che consiste nell’offrire un pacchetto completo di golf, hotel e ristorazione, per una settimana in giro per la Sardegna con tappe organizzate nei quattro golf club. Sempre rimanendo in Sardegna, il campo di Is Arenas è in fase di rivisitazione da parte dell’architetto Richard Baril con interventi di sfoltimento della vegetazione intorno ai fairway (praticamente ultimato), adeguamento waste area e bunker, nonché naturalizzazione del percorso secondo i più aggiornati criteri. Il circolo, da sempre attento all’ambiente, ha ottenuto nel 2014 la certificazione G.E.O, nonché gli attestati di Impegnati nel verde per energia e paesaggio.
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➤ PIEMONTE Dopo l’alluvione, il Città di Asti è ripartito Tre mesi fa il circolo astigiano è stato sconvolto dalla esondazione del fiume Tanaro, trasformandosi dalla sera alla mattina in un vero e proprio lago. Rimboccandosi le maniche, con lo straordinario aiuto di altri circoli e con l’investimento della proprietà, sono stati portati via circa 1.000 camion di fango. Grazie all’amore per il golf che ha dato ai responsabili del Città di Asti la forza per guardare avanti senza piangersi addosso, il lavoro continua con tenacia. Importante l’investimento per superare il disastro e addirittura
migliorare il circolo, aggiungendo foresteria, piscina, nuova sala sacche e club house. Rinnovato anche il ristorante, ora molto gradevole, e inedita la collaborazione di uno chef affermato. Gli ultimi due anni hanno visto inoltre aumentare il numero dei green fee dei giocatori provenienti dall’estero, principalmente dall’Austria, dalla Svizzera, dalla Germania e dall’Olanda. Il circolo si trova nelle colline astigiane, inserite dall’Unesco nella Lista del Patrimonio dell’Umanità ed è sostenuto da un bel gruppo di soci che intendono continuare a lavorare per valorizzarlo.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ GIAPPONE No alle donne nel futuro campo olimpico Gli organizzatori di Tokyo 2020 potrebbero trovarsi costretti a cambiare la sede del torneo olimpico di golf. Il percorso scelto è quello del Kasumigaseki Country Club che però non ammette le donne fra i soci, né consente loro di giocare la domenica. Restrizioni che hanno mandato su tutte le furie il Cio, in questi giorni in visita nella capitale giapponese con la commissione di coordinamento guidata dal vicepresidente John Coates. «A un certo punto bisognerà darci un taglio - mette in chiaro -. Andremo a giocare solo in un club che non fa discriminazioni. Rispetto il fatto che si tratta di un club privato, ma la nostra posizione è chiara». Lo scorso mese i membri del consiglio d’amministrazione del Kasumigaseki Country Club si sono riuniti per provare a trovare una soluzione. «È possibile andare anche altrove, ma credo che si stia lavorando nella giusta direzione perché non ci siano discriminazioni nell’affiliare i soci - ha aggiunto Coates - La cosa dovrebbe risolversi entro fine giugno». Lo scorso anno anche il celeberrimo e antichissimo Royal & Ancient Golf Club di St Andrews, in Scozia, ha annunciato l’ingresso delle prime sette donne dopo 260 anni.
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domenica - 26 marzo
sabato - 1 aprile
sabato - 29 aprile
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Per maggiori informazioni contattare la segreteria del Circolo.
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Donato Di Ponziano
Per vincere ci vuole carattere Attività sportiva difficile come poche, il golf enfatizza un elemento personale come l’individualismo. Perché il golf si deve giocare, vivere e soffrire sempre da soli di fronte al nemico peggiore: l’incostanza
C
he carattere per vincere nel golf? È una domanda alla quale molti vorrebbero trovare una risposta che possa essere espressione di una verità indiscutibile, assoluta, senza possibilità di errore. È da quando il vecchio Tom Morris e Harry Vardon si giocavano la medaglia a St Andrews che i golfisti s’interrogano su quale debba essere il carattere ideale di chi vuole eccellere nel golf. Ci sono stati nel tempo migliaia di tecnici e studiosi che si sono spinti ad analisi più approfondite e ricerche sull’argomento. La sintesi non è facile, ma credo che si possano fissare alcuni paletti certi soltanto osservando con attenzione quelli che hanno avuto il privilegio di vincere e ancor di più i pochi eletti che riescono a collezionare successi a ripetizione in ogni momento della loro carriera. Proviamo a fare un breve percorso di analisi, un ragionamento consequenziale senza influenze. Partiamo dall’evidenziare un
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elemento che nel golf trova la sua massima espressione: l’individualismo. Come dire, il golf si deve giocare da soli, vivere da soli e soffrire da soli, forse al massimo si può dividere la gioia di un successo con il caddie, il coach, i parenti più stretti o il manager, ma la solitudine è un elemento imperante che fa parte del gioco stesso, come l’incostanza che sempre governa la performance di gioco. Si può dire allora che se un giocatore che ha ambizioni di affermarsi sente il bisogno di essere aiutato, seguito, coccolato, non parte col piede giusto? Di certo, guardando al carattere di coloro (e sono pochi) che nel golf hanno vinto con continuità ai massimi livelli, riscontriamo senza possibilità di smentita che più il professionista è capace di vivere bene isolandosi e concentrandosi sul perfezionamento della propria tecnica e del proprio comportamento in campo, e più gli sarà facile, col supporto indispensabile del talento, arrivare al traguardo della vittoria.
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11 In verità avrebbe più senso se dicessimo che un buon giocatore non si concede tanto agli altri, ai tanti che per svariati motivi gli girano intorno, perché considera il suo tempo preziosissimo. E perché è consapevole che ciò che toglie a se stesso, in termini di attenzione verso il gioco e al suo preziosissimo tempo libero al di fuori del golf, difficilmente riuscirà a recuperarlo. Mi vengono in mente alcuni personaggi che nel golf dei professionisti hanno scritto pagine di vittorie: il grande Severiano Ballesteros, primo vero conquistatore del golf statunitense nell’era moderna, Colin Montgomerie, per ben 8 volte vincitore dell’ordine di merito nell’European Tour, e Tiger Woods, sicuramente il più rappresentativo dei nostri giorni. Tutti famosi per un carattere difficilissimo che non lasciava spazio a disponibilità che andavano oltre i loro obblighi professionali, oltre quel tempo che i loro contratti con gli sponsor e i loro manager li obbligavano a dedicare al di fuori del gioco. I fuoriclasse del golf sono spesso ricordati per essere stati “antipatici” in più occasioni, per essere stati poco disponibili col pubblico degli appassionati golfisti. Libri e riviste sono pieni di testimonianze che hanno messo in risalto la loro chiusura verso tutto ciò che non faceva parte dell’obbligatorio. Eppure, avendo avuto la fortuna di conoscerli da “rilassati”, al di fuori degli impegni che caratterizzavano la loro esistenza di campioni, difficilmente ho potuto riscontrare in altri la stessa sensibilità e attenzione verso ciò che nulla aveva a che vedere col golf ma che era importante per motivi diversi. Tutti, come si dice, ne vogliono un pezzo: gli amici non vogliono perdere il contatto, i fan desiderano avvicinarli, i giornalisti chiedono continuamente informazioni, gli sponsor hanno il diritto del loro utilizzo secondo contratto, i coach vogliono la loro massima attenzione, i caddie hanno la necessità di assisterli senza nervosismi. Poi mettiamoci anche le fidanzate, le mogli, i genitori e magari anche i figli... Difficilissimo mantenere la concentrazione, quasi quanto imparare uno swing adatto al proprio fisico. Allora si può dire che chi aspira a vincere non può permettersi di utilizzare il proprio tempo utile per la soddisfazione e le esigenze del prossimo, per coloro che hanno sempre da chiedere, o meglio da portare via. Non fosse soltanto per il tempo che è prezioso e che se avanza deve essere utilizzato per riposare la mente dagli stress dell’impegno professionale. Allora nessuno si deve meravigliare se, dopo aver osservato con attenzione i campioni, possiamo spingerci all’affermazione che per vincere nel golf bisogna essere individualisti, magari un po’ egoisti fuori e dentro il campo di golf, fino addirittura a rischiare di essere antipatici a prima vista. Meglio così che rischiare di mettere a disposizione le proprie risorse intellettuali e fisiche per quelle richieste provenienti dall’esterno che, anche se comprensibili e legittime, consumano tempo e tolgono spazio alla concentrazione, mai è troppa per riuscire a mandare la palla in buca nel minor numero di colpi possibili. www.donatodiponziano.net
A destra, il grande Old Tom Morris, inventore del golf moderno. Nella pagina accanto, Donato Di Ponziano
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GOLF CLUB
CERTIFICAZIONE G.E.O.
ACAYA AMBROSIANO ARGENTARIO ARONA ASIAGO
Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Riconoscimento Cat. Energia 2013 Riconoscimento Cat. Acqua e Biodiversità 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2015 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Certificazione Nazionale 2001 Attestato di Merito 2004 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2010 Certificazione Nazionale 2001 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Attesto di Merito 2007
ASOLO BAGNAIA BARLASSINA BIELLA BROLO BASSANO CAMPO CARLO MAGNO CANSIGLIO CARIMATE CASENTINO CASTELCONTURBIA CASTELLARO CAVAGLIA’ CERVIA CESENATICO CILIEGI COLLI BERICI COLLINE DEL GAVI CONERO CUS FERRARA DES ILES BORROMEES FILANDA FIORDALISI FIRENZE UGOLINO FLORINAS FRANCIACORTA FRASSANELLE FRONDE
GEO CERTIFIED 2014
GOLF NAZIONALE HERMITAGE IS ARENAS
GEO CERTIFIED 2014
IS MOLAS LE FONTI LES ILES MARGARA MENAGGIO & CADENABBIA MIGLIANICO MILANO MIRABELLA MONTECCHIA
GEO CERTIFIED 2013 & 2016
NAZIONALE OLGIATA PADOVA PARCO DI FIRENZE PARCO DI ROMA PARMA PINETINA
GEO CERTIFIED 2010 & 2013
PONTE DI LEGNO PUNTA ALA PUSTERTAL QUARRATA RAPALLO ROVEDINE ROYAL PARK I ROVERI SAN MICHELE SANT’ANNA SANREMO SATURNIA SERRA TORINO
GEO CERTIFIED 2014
UDINE
GEO CERTIFIED 2011 & 2015
VARESE
GEO CERTIFIED 2015
VERDURA VERONA VILLA D’ESTE
GEO CERTIFIED 2015
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IMPEGNATI NEL VERDE
Riconoscimento Cat. Energia 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2012 Attestato di Merito 2004 Attestato di Merito 2005 Certificazione Nazionale 2007 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Attestato di Merito 2004 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2013 e Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Riconoscimento Cat. Acqua 2016 Riconoscimento Cat. Energia 2012 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2015 Riconoscimento Cat. Energia 2012 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2013 Attestato di Merito 2007 Attestato di Merito 2004 Certificato Nazionale 2007 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2016 Riconoscimento Cat. Recupero ambientale 2015 Attestato di Merito 2005 Riconoscimento Cat. Energia 2013 Riconoscimento Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2010 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Acqua 2012 Riconoscimento Cat. Acqua 2014 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Riconoscimento Cat. Recupero ambientale 2015 Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Attestato di Merito 2005 Certificazione Nazionale 2007 Riconoscimento Cat. Energia 2011-2015 Certificato Nazionale 2004 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Energia 2010 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2014 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2015 Riconoscimento Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Energia 2011 Attestato di Merito 2005 Certificazione Nazionale 2007 Certificato Nazionale 2005 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Attestato di Merito 2004 e 2007 Certificazione Nazionale 2008 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2014 Certificato Nazionale 2001 Riconoscimento Cat. Acqua 2010
MARCHI
BIOAGRICERT
CTG 2003 -Emas - Certiquality BIOAGRICERT ISO 14001
BIOAGRICERT CSQA
RINA
CTG 2003
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Impegnati nel Verde premia i Circoli di golf che hanno adottato tecnologie, metodologie e gestioni che hanno consentito dei miglioramenti ambientali nei seguenti campi: PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E CULTURALE - ACQUA - BIODIVERSITÀ - PAESAGGIO - ENERGIA
Ad oggi sono oltre 70 i Circoli che hanno ottenuto questo premio. Impegnati per l’ambiente e unisciti a loro: sarà il primo passo per arrivare all’ambita Certificazione G.E.O.!
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“Qui in mezzo al traffico c’è un pezzetto di verde…” Introduzione e sommario degli argomenti e degli interventi programmati per animare il tradizionale Meeting di Primavera dell’AITG di Fabrizio Pagliettini
“I
l primo giorno di primavera” non è solo un brano musicale del 1969 con un testo scritto da uno dei più famosi autori dell’epoca, ma anche il secondo giorno del nostro meeting; una coincidenza che, quando ho pensato all’introduzione doverosa e necessaria, mi ha inevitabilmente portato alla strofa che ho estrapolato per l’occasione; da lì mi è venuta spontanea una riflessione che probabilmente mi aiuterà (almeno lo spero) a trasmettere il significato del nostro incontro a Paradiso del Garda il cui staff ringrazio sin d’ora per l’ospitalità e la professionalità. Ho pensato che oggi più che mai il nostro “pezzetto di verde” sia bersagliato e accerchiato da un “traffico” di problematiche e complicazioni che ne soffocano la bellezza e la indiscutibile attrattiva sportivo-turistica. Tra tutte le situazioni che quotidianamente mettono a dura prova la gestione dei Circoli italiani e che di fatto hanno stravolto e cambiato radicalmente anche il nostro modo di lavorare, ho sentito da parte di tutti gli associati la forte necessità di affrontare il problema del Piano d’azione Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, e di farlo con chiarezza di contenuti, trasparenza e dando risposte inequivocabili e, almeno per ora, indiscutibili. In apertura di Meeting, a questo proposito, saranno con noi il Dott. Massimo Mocioni della Scuola Nazionale e l’Avv. Ernesto Russo, una novità per questo particolare argomento. Il Consiglio ha ritenuto fondamentale fornire agli Associati una assistenza legale che potrebbe essere molto utile ma soprattutto ha ritenuto indispensabile avere delle risposte ai nostri interrogativi su questo particolare aspetto che coinvolge non solo i Superintendent ma anche e soprattutto i Presidenti dei Circoli e gli eventuali consulenti.
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Ernesto, che ormai è diventato un uomo di fiducia di tutta l’Associazione, ha accettato con piacere la nostra proposta e si sta velocemente documentando per diventare in breve tempo un punto fermo a vantaggio di tutti i Circoli. Nutro molta attesa per il momento successivo dedicato alle proposte concrete di risoluzione del PAN che verrà gestito grazie alla collaborazione delle nostre Aziende Sponsor. A loro verrà concessa la possibilità di rispondere a tre domande specifiche che ci dovranno consentire di conoscere le loro chiare proposte e le relative certificazioni. A seguire apriremo un dibattito che mi auguro possa essere sincero, leale e rispettoso. Mi aspetto un clima necessariamente dibattuto e non può essere altrimenti perché l’attesa di affrontare l’argomento specifico è motivata dal grande interesse e dalla difficoltà di gestione. Ma dobbiamo avere tutti come obiettivo primario la presa di coscienza di un cambiamento, la gestione del presente e l’eventuale inizio di dibattito per aprire una trattativa (auspicabile a fianco della Federazione) con chi di competenza, che ci consenta di ottenere dei risultati migliorativi nel prossimo futuro. Nel pomeriggio saremo noi Associati i protagonisti grazie al coinvolgimento di Gigi Orecchioni (Bogogno), Vittorio Bersotti (Sanremo), Loris Vento (Gardagolf), Massimiliano Schneck (Comitato Regionale toscano), Giorgio Merletti, Maurizio de Vito Piscicelli e Maria Amelia Lolli Ghetti (F.I.G.), che raccontando la propria esperienza ci spiegheranno il loro parere in merito alla domanda: Turismo, solo una risorsa o una evoluzione del sistema Circolo?che raccontando la propria esperienza ci spiegheranno il loro parere in merito alla domanda: Turismo, solo una risorsa o una evoluzione del sistema Circolo? Il Vice Presidente della Federazione, Antonio Bozzi, che ringrazio di cuore per la consueta collaborativa presenza, ci aggiornerà sulle statistiche e sui risultati gare 2016.
Il pomeriggio dei course manager sarà invece dedicato all’importante spazio necessario per la prova delle macchine. Il giorno successivo, come consuetudine, il Meeting occuperà solo la mattinata per consentirci di rientrare nei nostri Club nel pomeriggio; gli argomenti trattati (sicurezza alberi e piante sul percorso di golf, nuova normativa privacy, normativa patentino per utilizzo mezzi meccanici in campo e normativa compilazione registri fitosanitari, oltre a una relazione di nostri colleghi improntata sul rapporto tra i campi a 9 e 18 buche) sono talmente interessanti e vicini al nostro quotidiano che mi attendo una presenza massiccia e attenta. E poi ci sono gli sponsor, vitali e parte oramai integrante della nostra associazione. A loro il mio grazie per la collaborazione costante e il contributo, da parte di tutti noi l’assoluta necessità e il dovere di ascoltarli ed essere partecipi dei loro momenti di comunicazione. Non posso dimenticare i momenti di aggregazione nei quali, per essere veramente “protagonisti” della due giorni, abbiamo ancora una volta coinvolto il nostro collega Filippo Cirri, sempre entusiasta e disponibile. Un particolare momento verrà dedicato ai Giovani allievi della Scuola Nazionale; premieremo infatti i neo diplomati direttori e segretari della Scuola Nazionale. Due gli obiettivi primari: dare il benvenuto nel nostro mondo ai giovani, al nostro futuro e ricordare la figura di Gianfranco Costa, al quale è dedicato il premio per l’allievo ritenuto più meritevole. E allora… lasciatemi finire ripensando alla canzone che mi ha dato l’opportunità di “raccontarvi” il meeting. Lasciatemi sperare che sia veramente il primo giorno di primavera e che questo incontro contribuisca in modo determinante a limitare il traffico intorno al nostro “pezzetto di verde”. Grazie di cuore per la Vostra partecipazione al Meeting di primavera 2017.
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
Meeting di Primavera 2017
A
ppuntamento consueto di inizio anno con il convegno AITG programmato a Paradiso del Garda nelle giornate di lunedì 20 e martedì 21 marzo. In questa pagina, l’agenda completa dell’incontro che ha in programma una serie di interessanti interventi, con particolare attenzione al PAN e al turismo PROGRAMMA LUNEDI20MARZO h. 08:00 - 09:00 Registrazione Segreteria Meeting A cura di Rita Genovese h. 09:00 - 09:30 Introduzione Meeting e saluto del Presidente A cura di Fabrizio Pagliettini, Antonio Bozzi Vice Presidente F.I.G. e Antonello Bovari Presidente della P.G.A.I. h. 09:30 - 10:30 PAN - Relazione Tecnica e Legale sul PAN A cura del Dott. Massimo Mocioni e dell’Avv. Ernesto Russo
h. 17:00 - 17:30 Visita Sponsor per i Course Manager h. 14:15 - 16:00 Turismo: solo una risorsa o evoluzione del sistema Circolo? Interventi a cura di: Gigi Orecchioni (Bogogno); Vittorio Bersotti (Sanremo); Loris Vento (Gardagolf); Massimiliano Schneck (Comitato Regionale toscano); Giorgio Merletti; Maurizio de Vito Piscicelli; Maria Amelia Lolli Ghetti (F.I.G.)
h. 09:00 - 10:00 Principali novità del Regolamento Europeo sulla Privacy A cura di Ljas & Silaq h. 10:00 - 10:30 Spazio agli Sponsor La parola a Geogreen (10 min.), Herbatech (10 min.) e ICL (10 min.) h. 10:30 - 11:00 Coffee break e visita Sponsor h. 11:00 - 12:00 Patentino fitosanitario e omologazione botti irroratrici A cura di SATA Srl
h. 16:40 - 17:10 Coffee break e visita Sponsor Dedicata ai Club Manager
h. 11:00 - 12:00 Il rapporto tra campi a 9 e 18 Buche: una sfida o un’opportunità? A cura di Maurizio Bachechi, Edoardo Eller Vainicher
h. 17:10 - 17:40 Tee Standard e Tee Avanzati, statistiche Rating A cura di Antonio Bozzi
h. 11:00 - 11:30 Spazio agli Sponsor La parola a John Deere (15 min.) e Toro Pratoverde (15 min.)
h. 17:40 - 18:10 Spazio agli Sponsor La parola a Rain Bird (10 min.) e Mapei (15 min.)
Premiazione diplomati direttore segretario della SNG “premio Gianfranco Costa”
h. 18:10 - 19:10 Assemblea Ordinaria dei Soci
h. 13:15 - 14:15 Pausa Pranzo
PROGRAMMA MARTEDI 21 MARZO h. 09:00 - 10:00 Sicurezza alberi e piante sul percorso di Golf A cura del nostro Partner T.S.T.
h. 16:00 - 16:40 Spazio agli Sponsor La parola a Webergate (15 min.), Toshiba (15 min.), Two Word (10 min.)
h. 10:30 - 11:00 Coffee break offerto da AITG e visita Sponsor
h. 11:30 - 13:15 3 Domande sul PAN alle nostre Aziende Partners Segue spazio interventi degli Associati sulla problematica
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h. 14:15 - 17:00 Prova Macchine Dedicata ai Course Manager, strutturata su due gruppi
h. 20:30 Cena sociale in Club House Con intrattenimento musicale a cura di Nicolò Pagliettini
h. 12:00 - 13:00 Normativa compilazione Registri prodotti fitosanitari A cura di SATA Srl h. 13:00 - 13:20 Spazio agli Sponsor La parola a Galardini (10 min.) e Bruni (10 min.) h. 13:20 Pranzo e Chiusura Meeting
h. 22.30 After Dinner Drink Con intrattenimento musicale a cura di Dj Cirri
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Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Art. 6 del decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150) Allegato VI – Manipolazione e stoccaggio dei prodotti fitosanitari, trattamento dei relativi imballaggi e delle rimanenze 1 - Stoccaggio dei prodotti fitosanitari Fatte salve le disposizioni previste dal D.P.R. n. 290 del 23 aprile 2001 e s.m.i. e le disposizioni previste dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, le azioni di seguito elencate, eseguite da utilizzatori professionali e, ove applicabili, dai distributori, non devono rappresentare un pericolo per la salute umana o per l’ambiente. 1. Il deposito dei prodotti fitosanitari obbligatorio per tutti gli utilizzatori professionali deve essere chiuso e ad uso esclusivo, non possono esservi stoccati altri prodotti o attrezzature, se non direttamente collegati all’uso dei prodotti fitosanitari. Possono essere conservati concimi utilizzati normalmente in miscela con i prodotti fitosanitari. Non vi possono essere immagazzinate sostanze alimentari, mangimi compresi. Possono essere ivi conservati in deposito temporaneo anche i rifiuti di prodotti fitosanitari (quali contenitori vuoti, prodotti scaduti o non più utilizzabili), purché tali rifiuti siano collocati in zone identificate del deposito, opportunamente evidenziate, e comunque separati dagli altri prodotti ivi stoccati. 2. Il deposito dei prodotti fitosanitari può anche essere costituito da un’area specifica all’interno di un magazzino, mediante delimitazione con pareti o rete metallica, o da appositi armadi, se i quantitativi da conservare sono ridotti. Nel locale dove è ubicata l’area specifica o l’armadio per i prodotti fitosanitari non possono essere detenuti alimenti o mangimi. 3. Il deposito dei prodotti fitosanitari deve consentire di poter raccogliere eventuali sversamenti accidentali senza rischio di contaminazione per l’ambiente. Il lo-
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cale deve disporre di sistemi di contenimento in modo che in caso di sversamenti accidentali sia possibile impedire che il prodotto fitosanitario, le acque di lavaggio o i rifiuti di prodotti fitosanitari possano contaminare l’ambiente, le acque o la rete fognaria. 4. Il deposito dei prodotti fitosanitari deve essere ubicato tenendo conto delle specifiche disposizioni in materia di protezione delle acque. 5. Il deposito o l’armadio devono garantire un sufficiente ricambio dell’aria. Le aperture per l’aerazione devono essere protette con apposite griglie in modo da impedire l’entrata di animali. 6. Il deposito deve essere asciutto, al riparo dalla pioggia e dalla luce solare, e in grado di evitare temperature che possano alterare le confezioni e i prodotti, o creare condizioni di pericolo. I ripiani devono essere di materiale non assorbente e privi di spigoli taglienti. 7. I prodotti fitosanitari devono essere stoccati nei loro contenitori originali e con le etichette integre e leggibili. 8. Il deposito deve essere fornito di adeguati strumenti per dosare i prodotti fitosanitari (es. bilance, cilindri graduati). Gli stessi devono essere puliti dopo l’uso e conservati all’interno del deposito o armadietto. 9. L’accesso al deposito dei prodotti fitosanitari è consentito unicamente agli utilizzatori professionali. 10. La porta del deposito deve essere dotata di chiusura di sicurezza esterna e non deve essere possibile l’accesso dall’esterno attraverso altre aperture (es. finestre). Il deposito non deve essere lasciato incustodito mentre è aperto. 11. Sulla parete esterna del deposito devono essere apposti cartelli di pericolo. 12. Sulle pareti in prossimità dell’entrata del deposito devono essere ben visibili i numeri di emergenza. 13. Il deposito deve essere dotato di materiale e attrezzature idonee per tamponare e raccogliere eventuali sversamenti accidentali di prodotto.
2 - Manipolazione, diluizione e miscelazione dei prodotti fitosanitari prima dell’applicazione. Al fine di ridurre i rischi per la salute umana e per l’ambiente, è necessario attenersi a quanto segue. 1. Verificare, prima dell’inizio dei trattamenti, che l’attrezzatura sia perfettamente funzionante e non presenti perdite. 2. Preparare la miscela fitoiatrica con modalità tali da non causare rischi per l’ambiente anche in caso di sversamenti accidentali. Tali operazioni non devono essere svolte su suoli molto permeabili e/o declivi e/o in prossimità di corsi d’acqua e pozzi per prelievo idrico. 3. Non lasciare incustodite le miscele di prodotti fitosanitari pronte per l’uso, le attrezzature e i prodotti fitosanitari. Tenerle fuori dalla portata di persone non autorizzate e di animali. 4. In caso di captazione di acqua da corpi idrici per il riempimento dell’irroratrice può essere effettuata esclusivamente a condizione che siano utilizzate tecniche o dispositivi idonei ad evitare la contaminazione della fonte idrica (es.: valvola di non ritorno, serbatoio intermedio di stoccaggio dell’acqua). 5. La macchina irroratrice deve disporre di uno strumento preciso e leggibile per la lettura della quantità di miscela presente nel serbatoio. I volumi introdotti nel serbatoio non devono mai superare quelli massimi indicati dal costruttore. 6. Risciacquare immediatamente con acqua pulita i contenitori di prodotti fitosanitari vuoti ed i relativi tappi, aggiungendo l’acqua di lavaggio così prodotta alla miscela fitoiatrica da distribuire. Gestire, successivamente, i contenitori ed i relativi tappi secondo la vigente normativa sui rifiuti. 7. Durante le operazioni di preparazione della miscela, riempimento dell’irroratrice e risciacquo dei contenitori utilizzare tutti i dispositivi di protezione individuale (DPI) prescritti, che devono essere sempre disponibili in azienda e conservati in buono stato
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19 3 - Manipolazione degli imballaggi e delle rimanenze di prodotti fitosanitari La manipolazione degli imballaggi e delle rimanenze dei prodotti fitosanitari tal quali deve essere effettuata accuratamente per evitare forme di inquinamento ambientale. Particolare attenzione va posta alla verifica dell’integrità degli imballaggi e alla presenza e all’integrità delle etichette poste sulle confezioni dei prodotti fitosanitari nonché alla conoscenza delle procedure da adottare in caso di emergenza riportate nelle schede di sicurezza. A tal fine è necessario attenersi a quanto segue, assicurando la disponibilità dei DPI in ciascuna delle operazioni sotto elencate. 1. Trasportare i prodotti fitosanitari nei loro contenitori originali con le etichette integre e leggibili, fatte salve le indicazioni di cui al D. M. n. 544/2009, relativo all’applicazione dell’accordo europeo sul trasporto internazionale di sostanze pericolose su strada (ADR, Ginevra 30 settembre 1957). 2. In caso di danneggiamento e conseguenti perdite durante le operazioni di carico/scarico/trasporto delle confezioni: a. le confezioni danneggiate e riparate devono essere sistemati in appositi contenitori con chiusura ermetica e identificati con un’etichetta recante il nome del prodotto ed i relativi rischi; b. le eventuali perdite devono essere tamponate con materiale assorbente e raccolte in apposito contenitore per il successivo smaltimento. 3. Disporre le confezioni che contengono ancora prodotti fitosanitari, con le chiusure rivolte verso l’alto, ben chiuse ed in posizione stabile, affinché non si verifichino perdite. 4. Depositare i rifiuti costituiti dagli imballaggi vuoti di prodotti fitosanitari in contenitori idonei destinati esclusivamente a tale uso e ben identificabili. Ubicare i contenitori dei rifiuti all’interno del deposito dei prodotti fitosanitari o all’interno del deposito temporaneo dei rifiuti agricoli in un area separata, appositamente dedicata. 4 - Recupero o riutilizzo della miscela fitoiatrica residua nell’irroratrice al termine del trattamento È necessario minimizzare la quantità di miscela residua al termine del trattamento, attraverso il calcolo del volume di miscela necessaria e la corretta regolazione dell’attrezzatura distribuzione. La miscela fitoiatrica, che residua a fine trattamento, comprende: a. l’eventuale miscela
residua nel serbatoio (surplus rispetto a quella necessaria per coprire la superficie oggetto del trattamento); b. la miscela tecnicamente non distribuibile (eventuali depositi di miscela fitoiatrica negli angoli morti del serbatoio e del circuito idraulico; depositi di miscela fitoiatrica all’interno dei filtri). La miscela fitoiatrica residua può avere le seguenti destinazioni: 1. la miscela residua nel serbatoio, previa eventuale diluizione, può essere quanto prima distribuita sulle colture per le quali il prodotto in uso è autorizzato, garantendo comunque il rispetto di tutte le indicazioni previste in etichetta; 2. la miscela non riutilizzata deve essere mantenuta in azienda per essere successivamente conferita ad operatori iscritti all’Albo nazionale Gestori Rifiuti per la fase di trasporto rifiuti, ovvero autorizzati allo smaltimento. 5 - Pulizia dell’irroratrice al termine della distribuzione Una non corretta pulizia delle parti interne della macchina irroratrice (serbatoio, circuito idraulico, ecc.) e, soprattutto, una non adeguata gestione delle acque di risulta che l’operazione di lavaggio genera, determina forme di inquinamento ambientale oltre che danni ai componenti della macchina, quali intasamento degli ugelli ed altri malfunzionamenti. Pertanto occorre attenersi a quanto segue. 1. Quando si effettua la pulizia esterna dell’irroratrice: a) se l’irroratrice è equipaggiata con appositi dispositivi, o si dispone di idonee attrezzature per effettuare il lavaggio esterno in campo, stabilire in anticipo le superfici dell’appezzamento adatte a tale lavaggio; in ogni caso non operare in prossimità di un corpo idrico e non ripetere le operazioni di lavaggio esterno dell’irroratrice sempre nella medesima area del campo; b) se si dispone di un’area per il lavaggio in azienda assicurarsi che l’area sia impermeabile ed attrezzata per raccogliere le acque contaminate, che devono essere conferite per il successivo smaltimento. Evitare di lasciare liquido contaminato sulla superficie dell’area attrezzata al termine delle operazioni di lavaggio. Se appositamente realizzati e autorizzati, possono essere utilizzati come aree per il lavaggio anche i “biobed”. 2. Quando si effettua la pulizia interna dell’irroratrice, ad esempio nel caso in cui si preveda un lungo periodo di inattività della macchina: a) non effettuare l’operazione in prossimità di un corpo idrico o su un’area dove la miscela possa raggiungere la
falda; b) l’acqua di lavaggio deve essere trattata secondo le modalità riportate al paragrafo VI.4. 3. Utilizzare i dispositivi di protezione individuale (DPI) prescritti. 6 - Recupero o smaltimento delle rimanenze di prodotti fitosanitari e dei relativi imballaggi I prodotti fitosanitari revocati o scaduti, integri inutilizzati o parzialmente utilizzati, che non sono più distribuibili sulle coltivazioni in atto devono essere: a: conservati temporaneamente, secondo le disposizioni di cui all’art. 183, comma 1 lettera bb), del D. Lgs. n. 152 del 2006 e s.m.i., all’interno del deposito dei prodotti fitosanitari in un’area apposita e ben identificata; b: smaltiti secondo le prescrizioni di cui alla parte IV del D. Lgs. n. 152 del 2006 e s.m.i. Al momento dell’acquisto, nel caso di prodotti revocati ma ancora utilizzabili, il rivenditore è tenuto ad informare l’acquirente sul periodo massimo entro il quale il prodotto fitosanitario deve essere utilizzato, in modo che questi possa programmarne l’utilizzo entro il periodo consentito. Per lo smaltimento degli imballaggi vuoti, devono essere rispettate le normative vigenti e le istruzioni riportate in etichetta e nella scheda di sicurezza. I rifiuti contaminati da prodotti fitosanitari devono essere smaltiti secondo le leggi vigenti. Tali rifiuti comprendono anche materiali derivanti dal processo di depurazione dei reflui (es. matrici dei biofiltri) oppure dal tamponamento di perdite e gocciolamenti con materiale assorbente. Fermo restando quanto previsto dal comma 5-ter dell’art. 184 del D. Lgs. 152/06, nel rispetto delle norme comunitarie e nazionali ed allo scopo di favorire il riutilizzo, il recupero, il riciclaggio e le altre forme di recupero dei rifiuti, si richiama quanto previsto dalla normativa vigente in ordine alla possibilità per le pubbliche amministrazioni di promuovere o stipulare accordi o contratti di programma con i soggetti economici interessati o con le associazioni di categoria rappresentative dei settori interessati. Le Regioni e le Province autonome possono predisporre documenti di orientamento rivolti agli utilizzatori di prodotti fitosanitari per assicurare una corretta gestione dei rifiuti prodotti nell’ambito delle attività di difesa fitosanitaria.
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Associazione Italiana Tecnici di Golf
Anteprima mondiale per una futura protagonista I Dealer Italiani John Deere Golf presenti al BTME di Harrogate in Gran Bretagna per il lancio della nuova quintupla 8900A
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fine gennaio 2017, i Dealer John Deere Golf, Actis (TO) Pelizzari (BS) e CAP Bologna, non sono voluti mancare alla presentazione in anteprima mondiale (in anticipo anche rispetto al GIS, svoltosi a Orlando a febbraio scorso) della nuova nata in casa John Deere, ovvero la quintupla elicoidale di grandi dimensioni 8900A, che sicuramente ridefinirà gli standard di qualità e produttività delle quintuple da fairway. Hanno aderito all’invito dei Dealer per assistere all’evento circa quaranta operatori del settore tra Greenkeeper, Superintendent, Direttori, Consulenti, Progettisti e Realizzatori di campi da golf italiani. Il programma ha dato modo ai partecipanti, oltre ad assistere a una delle più importanti manifestazioni continentali dedicate ai tecnici del golf, il BTME di Harrogate, di poter visitare un golf club a conduzione “commerciale” nello Yorkshire, poter conoscere le bellezze architettoniche e il museo di York e infine condividere convivialmente alcune serate nella vivace e cosmopolita città britannica di Leeds.
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Hanno supportato l’iniziativa anche i Sales Manager Turf&Golf Bernardino Privado Z. e Roberto Foti B., rispettivamente della John Deere Iberica e Italiana. Anche la John
Deere Uk ha voluto contribuire all’iniziativa ospitando nel proprio stand, all’interno dello stesso BTME, il folto gruppo di tecnici italiani.
FESTEGGIAMO INSIEME!
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ncentivo speciale JOHN DEERE per i giovani golfisti dei golf club italiani: per ogni acquisto di un tosaerba autonomo da parte di un tesserato FIG, John Deere promuoverà il gioco del golf giovanile! Come forse già saprete, John Deere festeggia quest’anno il suo 180° anniversario. Considerati i forti legami con il mondo del golf, John Deere ha un’offerta speciale dedicata ai soci dei golf club italiani. TANGO E5 Serie II è un tosaerba autonomo progettato per offrire gli stessi gli standard professionali dei green dei nostri golf club. Grazie alla sua tecnologia intelligente ed ai controlli intuitivi, TANGO offre un risultato perfetto, giorno dopo giorno, lasciando più tempo per il nostro sport preferito! Per ogni tosaerba autonomo TANGO acquistato da un socio di un circolo italiano entro il 6 ottobre 2017, John Deere a mezzo dei propri dealer sponsorizzerà per 180 euro il Club dei Giovani del golf club d’apparenza dello stesso socio. Il nostri concessionari John Deere offriranno anche una dimostrazione di TANGO a quei golf club che lo desiderassero.
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Gestione integrata: una soluzione vincente
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n ICL da diversi anni lavoriamo con enti di ricerca indipendenti (STRI, Università) al fine di mettere a punto e valutare scientificamente programmi di gestione integrata dei tappeti erbosi che chiamiamo iTurf Approach; in ICL infatti siamo certi che la validazione scientifica delle tecnologie a nostra disposizione sia sinonimo di trasparenza, garanzia e totale affidabilità. In Italia, con l’attuazione del PAN, l’approccio integrato nella gestione dei manti erbosi, diviene fondamentale per poter garantire superfici giocabili e performanti. Nulla è trascurato: dalla selezione e scelta delle varietà, passando per la nutrizione fino ad arrivare ai prodotti per la protezione, ICL si pone l’obiettivo di fornire al greenkeeper le migliori soluzioni, di provata efficacia. Ne è un esempio Bioten, l’unico fungicida biologico per tappeti erbosi con due ceppi di Trichoderma, registrato ed autorizzato dal Ministero della Salute (Autorizzazione Ministero della Salute n° 14263 del 11/10/2011). La risposta naturale contro i parassiti fungini del suolo. Bioten è la soluzione ICL per il controllo dei funghi patogeni del terreno, che attaccano l’apparato radicale e il colletto dei tappeti erbosi sportivi, ad uso ricreativo e le piante ornamentali. Agisce in via preventiva e una volta applicato al terreno, sviluppa e colonizza rapidamente le radici e la rizosfera creando una vera e propria barriera fisica che ostacola l’accesso dei patogeni agli organi bersaglio. Bioten non è semplicemente un prodotto contenente microrganismi benefici, ma è stato inserito nel programma di registrazione ed approvato dalle autorità competenti dal punto di vista di performance tecniche (controllo dei parassiti), ambientale e tossicologico. In sostanza, quando un operatore impiega Bioten ha la certezza di ottenere il massimo del risultato e la sicurezza nel relativo utilizzo. Bioten è una formulazione in polvere bagnabile di due ceppi naturali selezionati di conidiospore:
Trichoderma asperellum (former harzianum - ICC 080 ) g. 2 Trichoderma gamsii (former viride – ICC 012) g. 2 T. asperellum e T. gamsii sono funghi saprofiti antagonisti, naturalmente presenti nei suoli. Perché rappresentano una caratteristica importante per il prodotto: ● Appartengono a una famiglia di funghi che comprende almeno 33 specie. In natura esiste una grande diversità nel genotipo e fenotipo dei ceppi selvatici. ● I ceppi selvatici sono molto adattabili e soggetti a derive genetiche (Eterocarionti – presenza di nuclei geneticamente diversi in una stessa cellula). ● I ceppi utilizzati in lotta biologica in agricoltura sono, o dovrebbero essere, (Omocarionti - presenza di nuclei geneticamente uguali in una stessa cellula). ● Il controllo di questo fattore, permette la selezione di ceppi specifici ed è il punto fondamentale per il controllo della qualità. ● Di tutte le possibili varianti naturali, Bioten contiene solamente i 2 ceppi in purezza ed è privo di contaminazioni batteriche I ceppi contenuti in Bioten sono in grado di “competere” con lo sviluppo di diversi patogeni fungini terricoli, ma non competono tra loro e differiscono per alcuni importanti comportamenti biologici: Temperatura (-15 + 35 °C) , tolleranza al pH
(2-10), competizione con differenti famiglie di funghi (Rhizoctonia, Sclerotinia, Sclerotium, Pythium, Phytophtora). Ciascun ceppo esplica la propria azione antagonista verso il sistema patogeno-ospite in modo indipendente l’uno dall’altro; in questo modo si riduce il rischio di scarsa attività che può essere a volte determinato da particolari ambienti e situazioni. BIOTEN È UFFICIALMENTE CERTIFICATO ● EU: Bioten soddisfa le direttive sull’uso degli agrofarmaci in agricoltura biologica (CEE) 2092/91 (CE) n 834/2007 ● Stati Uniti: Bioten è incluso nel la lista OMRI dei prodotti autorizzati in agricoltura biologica ● Italia: Registrazione Ministero Salute n° 14263 Nella gestione integrata, insieme ai prodotti per la protezione, è possibile intervenire con prodotti che creano condizioni ottimali del tappeto erboso affinché questo possa essere più resistente o con tempi di recupero più rapidi. Un esempio può essere l’utilizzo di concimi ad effetto biostimolante. Questi prodotti, grazie alle loro specifiche caratteristiche, risultano particolarmente efficaci nel caso in cui si voglia agire preventivamente sugli stress pedoclimatici (ad es. alte temperature e siccità del periodo estivo) o sia necessario recuperare uno stress subito dal tappeto erboso (ad es. una malattia). Prodotti come Vitalnova SilK (della nuova gamma di concimi biostimolanti di ICL), ha un elevato contenuto di silicato di potassio ed è studiato specificamente per il rafforzamento delle lamine fogliari e culmi con conseguente migliore resistenza all’usura e qualità di taglio. Pareti cellulari più forti, inoltre, migliorano la resistenza ai patogeni. In questo scenario, la sincronia delle azioni forma un sistema che garantisce risultati ottimali, ottimizzazione delle risorse e tutela ambientale.
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Appuntamenti e meeting
Un grande anno Uno sport, molti ruoli da giocare e opportunità da cogliere. Servono approfondimento e aggiornamento costanti. In campo, i nuovi crediti formativi e un calendario 2017 ricco di spunti, che vi presentiamo di Silvia Audisio - foto Gustavo Kuzel
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sempre la formazione il punto di partenza delle attività di PGA Italiana. L’Associazione guarda al futuro della professione e alle molte opportunità che possono arricchire l’esperienza, la motivazione, la conoscenza dei propri membri, che oggi hanno a disposizione un ventaglio di applicazioni pratiche sempre più articolato e accattivante. Oltre a un calendario stagionale ricco di incontri con voci italiane e specialisti internazionali, vengono introdotti i crediti formativi, per valorizzare e classificare l’impegno e i risultati professionali. Fanno parte del curriculum, oltre a corsi e seminari, i risultati ottenuti nelle diverse aree di attività. Professionista A o AA, queste le categorie, con ulteriore definizione del merito in PGAI Advanced, Elite e Master, secondo competenze e risultati raggiunti. In queste pagine, l’elenco degli appuntamenti PGAI per il 2017, già avvenuti o in calendario nei prossimi mesi.
quest’anno attingono ad altre discipline sportive per un confronto di metodologie: di insegnamento, programmazione, preparazione fisica, alimentazione, allenamento e gestione del talento. Temi, questi ultimi due, affidati ad Antonio La Torre, professore di scienze motorie e metodologia di allenamento alla Statale di Milano e advisor della marcia italiana (coach del campione olimpico e mondiale Ivano Brugnetti). A Roberto Manzoni, che guida la Scuola Tecnici Federali della FISI, il compito di approfondire lo «sviluppo dell’atleta a lungo termine». A Massimo Messina, fisioterapista, osteopata e posturologo, quello di presentare un progetto dove diverse specialità mediche si uniscono per fare network e affrontare lo sport con metodo scientifico. La parola è passata poi ai Professionisti di golf: Giovanni Gaudioso (cinematica e cinetica nello swing), Lorenzo Scotto (tecnologie), Alessio Cocchi (avviare i bambini al golf). Non ultimo, il ruolo del Professionista all’interno del circolo. 5 marzo – Golf della Montecchia (Padova)
1 marzo – Best Western Premier Hotel Monza e Brianza Palace (Cinisello Balsamo, Milano)
1° MEETING ANNUALE DELLA PGA ITALIANA È stato un momento d’incontro e di scambio per i membri dell’Associazione, che condividono esperienze e conoscenze. E che
ALIMENTAZIONE, INTEGRAZIONE E MEDICINA ANTIAGING Professionalità e specializzazioni diverse riunite in un network (INGG) che approccia scientificamente la performance nel golf. Questa giornata di formazione ha attinto in particolare ai tre elementi chiave del titolo, raccontati da Elena Rossetti, medico specialista in Ematologia, in Medicina Estetica e del Benessere; Maurizio Salamone, biologo; Sacha Sorrentino, biologo nutrizionista; Massimo Messina, specialista in Scienze Motorie, Osteopata, Fisioterapista e Posturologo, impegnato con la Nazionale azzurra di golf e giocatori del tour europeo. Si è parlato di medicina antiaging, di esami ematochimici, di sistema immunitario, di metabolismo, di intolleranze alimentari. Il corso rivolto a coach e professionisti di golf, ma anche a preparatori atletici, fisioterapisti, medici. 18 marzo – Golf della Montecchia (Padova)
TIMOTHY GALLWEY: GOLF FOR LEADERS Il golf e il campo pratica del circolo padovano per una giornata illuminante dove il tema tocca non solo chi gioca, ma anche imprenditori, manager, educatori, allenatori: chiunque voglia imparare a essere (o insegnare a essere) vincente, nel golf e nella vita. Come fare? Al servizio dei partecipanti il padre del Mental Coaching nello sport, Tim Gallwey, californiano, autore di numerosi libri dove insegna come sviluppare l’eccellenza personale e professionale in campi molto diversi. La sua area di esplorazione è
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quella mentale, applicata in principio al tennis (negli anni Sessanta era capitano della squadra ad Harvard): The Inner Game of Tennis è del 1974. Quindi il golf, la musica, lo sci, il business, la salute. (theinnergame.com) 23-24 marzo – Arzaga Golf Resort (Brescia)
TPI (TITLEIST PERFORMANCE INSTITUTE) - LEVEL 1 I giocatori di oggi sono più potenti, più atletici e preparati già da giovanissimi a performance di alto livello; le stesse che possono ottenere i più anziani prolungando la loro carriera. Il golf non richiede un fisico muscoloso, ma piuttosto preparato a dare il meglio, a raggiungere il proprio livello massimo e a farlo senza infortuni. Gli atleti sanno che migliorando fitness, biomeccanica e salute le loro opportunità crescono e cercano istruttori preparati e sempre aggiornati. Che comprendano come le limitazioni di ciascuno possono influenzarne lo swing e sappiano come affrontarle. Dunque, questo l’obiettivo di TPI, migliorare la performance attraverso una profonda comprensione del funzionamento del corpo durante lo swing, ovvero «body-swing connection». Il programma di certificazione si svolge su tre livelli ed è rivolto ai tanti attori del golf agonistico: Professionisti, preparatori atletici, medici, osteopati, fisioterapisti. (web: mytpi.com – twitter: @MyTPI) 3 aprile – Golf della Montecchia (Padova)
SMART2MOVE CERTIFICATION: TECNOLOGY GROUND REACTION FORCE Un seminario che introduce il coach all’analisi funzionale del movimento, utile a prescindere dal livello di gioco dell’allievo. Il programma è sviluppato da esperti in Biomeccanica applicata allo sport, con particolare focus sulle forze generate dal terreno (ground reaction forces) e su quale ruolo abbiano durante lo swing. La ricerca dimostra che i giocatori più lunghi massimizzano abilità e potenza traendo energia dal terreno. Il training prevede anche applicazioni pratiche con SmartBalance Pro e screening dei partecipanti. (web: smart2move.com) 29 maggio – Golf della Montecchia (Padova)
TRACKMAN UNIVERSITY WORKSHOP Misurare, analizzare e interagire con i numeri per migliorare la qualità dei colpi. Un workshop per capire e utilizzare al meglio la tecnologia radar applicata al golf, per familiarizzare con le leggi che regolano il volo della palla, per costruire analisi, diagnosi e correzioni su dati oggettivi. Lo scopo è quello di sviluppare il talento a ogni livello di gioco, supportando il feeling con i riscontri reali offerti dalla tecnologia di questo sofisticato launch monitor. La giornata di formazione è il punto di arrivo di un percorso di apprendimento: i partecipanti hanno infatti già completato un corso online e, in questa sede, verificano le proprie competenze con applicazioni pratiche. (web: trackmangolf.com)
istruttori usciti dalla sua scuola: per questo Mike Adams è anche conosciuto come The Teacher of Teachers. Tra gli allievi, giocatori del tour e anche i presidenti Gerald Ford, Bill Clinton, Bush padre e figlio. Per questo corso ha scelto un focus sugli aspetti biomeccanici dello swing. (web: mikeadamsgolf.com) Dicembre – Golf della Montecchia (Padova)
US KIDS GOLF COACH SEMINAR Quando l’allievo è molto piccolo il maestro ha la responsabilità di avviarlo allo sport in modo corretto e duraturo. Un’indagine rivela, infatti, che molti ragazzi a 13 anni abbandonano l’attività sportiva che avevano iniziato qualche anno prima perché diventata troppo tecnica, troppo presto. Semplicità, divertimento, incentivo e incoraggiamento sono le parole chiave del metodo US Kids. I primi passi e poi un percorso con tre livelli di educazione e relativi target; inclusa consegna di distintivo e certificato a ogni obiettivo raggiunto. Oltre a un adeguato programma d’insegnamento, occorrono anche l’equipaggiamento adatto e un percorso a misura dei giocatori più piccoli. Questi i temi principali del corso, a cui si aggiunge il fondamentale aspetto della relazione maestro-giocatore-genitore. (web: uskidsgolf.com - twitter: @USKidsGolfFDN). PGA ITALIANA PGA, Professional Golfers’ Association, è un distintivo di qualità nel mondo professionistico del golf da oltre cento anni. Quella Italiana è stata fondata nel 1963 e conta attualmente 630 associati. Tra gli obiettivi, quello di stabilire standard qualitativi di insegnamento e di gioco e di promuovere la crescita del golf.
2-3 ottobre – Golf della Montecchia (Padova)
MIKE ADAMS: SWING BIODYNAMICS Una vita dedicata al golf. Giocatore prima e insegnante da 33 anni, tra i migliori in America, con 18 libri all’attivo e parecchi
PGA Italiana, Via Marangoni, 3 - 20124 Milano Tel. 02 6705670 - Fax 02 6693600 segreteria@pga.it - www.pga.it
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Associazione Italiana Arbitri Golf
Quattro punti da considerare Primo appuntamento ufficiale della giovane AIAG sulle pagine di Professione Golf Club. Agli amici che ci aiutano con il loro lavoro a gestire anche le nostre gare amatoriali, un caldo benvenuto di Isabella Data Associazione Italiana Arbitri Golf è stata costituita nel dicembre del 2013, associa 171 arbitri di golf italiani. Possono associarsi tutti i tesserati FIG che siano (o siano stati) Arbitri della Federazione Italiana Golf. Sono inoltre Associati Sostenitori i componenti dei comitati di gara in gare riconosciute dalla FIG nonché tutti coloro che abbiano partecipato ai corsi base indetti dalla FIG. L’AIAG si pone l’obiettivo di diffondere e favorire la conoscenza delle Regole del Golf, consapevole che la condivisione dello Spirit of the Game e delle Regole è alla base dello sviluppo qualitativo e quantitativo del gioco del golf. La formazione continua è il principale compito statutario.
tano attorno a un torneo e al circolo ospitante (esigenze televisive, antidoping, servizi meteo, assistenza medica, accoglienza pubblico e giocatori, gestione emergenze, servizi ristorazione). Il ruolo moderno dell’arbitro risente dell’evoluzione non solo propria del mondo del golf, ma più complessivamente dell’evoluzione tecnologica, sociale, dell’aumento dei valori economici in gioco, dell’internazionalizzazione delle competizioni. L’ABC dei Rules Official è ormai composto da un 50% Regole & Decisioni e da un 50% di conoscenze e abilità organizzative. Un Comitato di Gara di un torneo d’alto livello, è una sorta di task force addestrata e coesa, che opera all’unisono con il Direttore di Torneo con il compito di portare a termine una gara di successo, con soddisfazione di tutti, pubblico, circoli, giocatori, Federazioni, circuiti professionistici, media e tv.
AIAG: COME ISCRIVERSI NEL 2017
KEY WORD 2017: ACCIDENTALE
Per chi desidera far parte dell’Associazione, basta inviare una e-mail con la propria richiesta e i riferimenti sulle proprie esperienze e attività arbitrali, con i riferimenti per essere contattati. La quota d’iscrizione annuale all’AIAG ammonta a 35 euro. In questa cifra è compreso un omaggio legato all’attività arbitrale. Ogni due anni, per esempio, si riceve gratuitamente la copia aggiornata del Libro delle Decisioni (è disponibile anche nella versione in lingua originale inglese). Quest’anno si può scegliere tra un praticissimo zainetto multitasche e un calibro utile sia per misurare le corrette dimensioni delle buche sia per risistemare le buche danneggiate.
R&A e USGA hanno annunciato lo scorso 8 dicembre l’introduzione di una nuova Regola Locale che elimina la penalità quando una palla è mossa accidentalmente sul green. La Regola Locale è applicabile da ogni Comitato di gara a partire dal 1 gennaio 2017. R&A e USGA la adottano in tutti i loro campionati, gare di qualifica e incontri internazionali ed è applicabile anche alla più casalinga Coppa Fragola di circolo.
L’
50% REGOLE E DECISIONI, 50% COMPETENZE ORGANIZZATIVE Il programma AIAG di preparazione del materiale didattico prevede la costituzione di moduli disponibili per tutti i soci sia per cultura personale che per utilizzo negli incontri tra arbitri. L’ultimo modulo formativo prodotto è “La preparazione della gara”. Notevoli sono le competenze organizzative richieste agli arbitri nella loro veste di Direttori di Torneo e membri di Comitati di Gara. Più elevato è il livello del torneo, più elevata è l’attenzione da porre nella preparazione del campo, nel rispetto dei regolamenti FIG e dei tornei professionistici internazionali, in rapporto con le diverse componenti che ruo-
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Perché questo cambiamento è stato introdotto ora e perché non renderlo permanente inserendolo subito nel corpo delle Regole, piuttosto che solo con una Regola Locale? Perché le Regole sono revisionate ogni quattro anni. L’ultima versione è entrata in vigore nel gennaio 2016. In attesa della Modernizzazione delle Regole in fase di studio, si è pensato fosse importante affrontare la questione in anticipo rispetto ai cambiamenti futuri. Cosa succede con la nuova Regola locale? È sempre compito dell’Arbitro soppesare le evidenze della situazione per stabilire se il giocatore sia responsabile del movimento della palla. Come previsto nella Decisione 18-2/0.5, si deve determinare se il giocatore ha causato il movimento della palla. Se è così, bisognerà considerare se quel movimento era ac-
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cidentale. Se il movimento era accidentale, il giocatore non incorre in penalità e deve ripiazzare la palla. Se il movimento non era accidentale, si applica la Regola 18-2 e il giocatore deve ripiazzare la palla con un colpo di penalità. Se il giocatore non ha causato il movimento della palla, questa verrà giocata da dove si trova, a meno che non si applichi qualche altra Regola (a es. Regola 18-1). Che genere di azioni sono considerate accidentali? Ad esempio, il far cadere il marca-palla sulla palla, muovere la palla mentre si esegue un movimento di pratica vicino alla palla, l’entrare in contatto con la palla nell’addressarla. Ed esempi di azioni che non sono considerate accidentali? Qualsiasi alzamento o movimento intenzionale della palla, come il colpire o il muovere la palla per ira, l’alzare la palla senza averla marcata. La nuova Regola Locale si applica a una palla mossa dal vento? No. Se la palla è stata mossa dal vento, dall’acqua o da qualche altra causa naturale (inclusa la gravità), la palla deve essere giocata come si trova dalla sua nuova posizione senza penalità.
Testo consigliato per la Regola Locale
MOVIMENTO ACCIDENTALE DI UNA PALLA SUL PUTTING GREEN “Le Regole 18-2, 18-3 e 20-1 sono modificate come segue: Quando la palla di un giocatore giace sul putting green, non c’è penalità se la palla o il marca-palla è mosso accidentalmente dal giocatore, dal suo partner, dal suo avversario o da uno dei loro caddies o equipaggiamento. La palla mossa o il marca palla devono essere ripiazzati come previsto nelle Regole 18-2, 18-3 e 20-1. Questa Regola Locale si applica solo quando la palla del giocatore o il marca-palla giace sul putting green e qualsiasi movimento è accidentale. Nota: se è stabilito che la palla di un giocatore sul putting green è stata mossa dal vento, dall’acqua o da qualche altra causa naturale come gli effetti della gravità, la palla deve essere giocata come si trova dalla sua nuova posizione. Un marca-palla mosso in tali circostanze sarà ripiazzato”. Per info e aggiornamenti: www.aiagolf.it L’Associazione è anche su Facebook come AIAG - Associazione Italiana Arbitri Golf
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IL GOLF CHE VERRÀ Per il 2019 è allo studio una profonda rivisitazione delle Regole del Golf, che addirittura dovrebbero scendere da 34 a 24. Vi presentiamo quelle che potrebbero essere le variazioni più rilevanti
Nelle foto, un arbitro mentre consulta il voluminoso libro delle Decisioni e a destra il celebre spostamento dell’“impedimento sciolto” (un vero e proprio masso) da parte di tifosi di Tiger Woods (Phoenix Open 1999).
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NUOVE REGOLE
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l R&A e l’USGA hanno presentato un’anteprima delle nuove Regole del Golf al fine di modernizzarle e renderle più semplici da capire e applicare. Ora avrà inizio un periodo di reazione e valutazione di sei mesi durante il quale tutti i golfisti nel mondo potranno apprendere i cambiamenti proposti e fornire dei pareri prima che essi siano resi definitivi nel 2018 ed entrino in vigore il 1 gennaio 2019. Si ricorda ai giocatori che l’Edizione corrente 2016 delle Regole del Golf rimane in vigore quando si gioca, si postano risultati o si gareggia, fino a quando le nuove Regole saranno ufficialmente adottate dal R&A e dall’USGA nel 2019. Le Regole sullo Status del Dilettante e sugli Standard di Equipaggiamento non sono parte di questo processo di revisione. Le 24 nuove Regole proposte, ridotte dalle attuali 34, sono state scritte in uno stile di facile impiego, con periodi più ridotti, frasi di uso comune, elenchi puntati e titoli esplicativi. L’iniziativa si incentra anche sul valutare la complessiva solidità, semplicità e correttezza delle Regole per il gioco. I PUNTI SALIENTI DEI CAMBIAMENTI ALLE REGOLE ■ L’eliminazione o la riduzione delle penalità per “Palla Mossa”: non ci sarà penalità per muovere accidentalmente una palla sul putting green o durante la ricerca di una palla; e quindi un giocatore non sarà responsabile di aver provocato il movimento di una palla, a meno che sia ” pressoché certo” che egli o ella l’abbia fatto. ■ Regole del putting green attenuate: non ci sarà penalità se una palla giocata dal putting green colpisce un’asta della bandiera non custodita nella buca; i giocatori possono eseguire il putt senza avere l’asta della bandiera rimossa o custodita. I giocatori possono riparare i segni dei chiodi e altri danni provocati dalle scarpe, danni provocati da animali e altri danni sul putting green e non ci sarà penalità per aver semplicemente toccato la linea del putt. ■ Regole attenuate per le “aree di penalità” (attualmente chiamate “ostacoli d’acqua”): le aree di penalità marcate in rosso
Anteprima
e giallo possono includere aree di deserto, giungla, lava, ecc, in aggiunta alle aree di acqua; è ampliato l’utilizzo di aree di penalità rosse dove è consentito l’ovviare all’interferenza lateralmente; inoltre non ci sarà penalità per aver mosso impedimenti sciolti o aver toccato il terreno o l’acqua in un’area di penalità. ■ Regole del bunker attenuate: non ci sarà penalità per aver mosso impedimenti sciolti in un bunker o per aver toccato in generale la sabbia con una mano o con un bastone. Viene mantenuta una serie limitata di restrizioni (come il non appoggiare il bastone immediatamente accanto alla palla) al fine di preservare la sfida del giocare dalla sabbia; tuttavia, viene aggiunta un’ulteriore opzione per ovviare per palla ingiocabile in un bunker che consente di giocare la palla al di fuori del bunker con una penalità di due colpi. ■ Fare affidamento sull’integrità del giocatore: sarà sostenuto il “giudizio ragionevole” di un giocatore quando stima o misura un posto, un punto, una linea, un’area o una distanza, anche se la prova video successivamente rivela che è sbagliato; e inoltre l’eliminazione delle procedure di annuncio quando si alza una palla per identificarla o per vedere se è danneggiata. ■ Supporto alla velocità di gioco: è ridotto il tempo di ricerca per una palla persa (da cinque a tre minuti); incoraggiamento positivo al “golf pronto” nello stroke play che raccomanda che i giocatori non impieghino più di 40 secondi per eseguire un colpo e altri cambiamenti intesi a supportare la velocità di gioco. ■ Un modo semplificato di ovviare all’interferenza: una nuova procedura per ovviare all’interferenza droppando una palla e giocandola da un’area specifica per ovviare; procedure attenuate per droppare una palla, consentendo che la palla sia droppata da appena sopra il terreno o sopra qualsiasi cosa vegetante o altro oggetto sul terreno.
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cercare di trovare dei modi per renderle più intuitive e chiare, dunque crediamo di aver identificato molti miglioramenti significativi. È importante che le Regole continuino ad evolversi e a rimanere in sintonia con il modo in cui il gioco moderno è praticato, ma al contempo siamo stati attenti a non modificare i principi di lunga data e la caratteristica del gioco stesso. “Siamo entusiasmati e incoraggiati dal potenziale che questo lavoro offre, sia attraverso le nuove Regole proposte, sia dalle opportunità dell’utilizzo della tecnologia per divulgarle”, ha affermato Thomas Pagel, Direttore Senior delle Regole del Golf e dello Status del Dilettante del USGA. “Siamo impazienti di ricevere riscontri da parte dei golfisti durante il periodo di reazione nei prossimi mesi”. IL SONDAGGIO FRA I GOLFISTI I giocatori sono incoraggiati a prendere in rassegna i cambiamenti proposti e a inviare i contributi online attraverso un sondaggio tecnologico globale che può essere accessibile sui siti randa.org e usga.com/rules fino al 31 agosto 2017. Il contributo sarà preso in rassegna dal R&A e dall’USGA nello stabilire la versione approvata finale delle nuove Regole del Golf. Queste saranno presentate a metà 2018 prima dell’attuazione del 1 gennaio 2019. Gli utenti dei social media possono seguire la discussione utilizzando #Golfrules2019. testo tratto dal sito della Federgolf
LE DICHIARAZIONI David Rickman, Direttore Esecutivo al R&A ha detto: “Il nostro obiettivo è quello di rendere le Regole più semplici da capire e da applicare per tutti i golfisti. Abbiamo esaminato ciascuna Regola per
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SERIOUS GOLFERS Filippo Motta
GLI ITALIANI AMANO LE GARE. O NO? Dai dati utilizzati per il nuovo calcolo dell’handicap emerge un dato sorprendente: un’alta percentuale di golfisti non gioca le competizioni
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crivo queste righe a metà febbraio. In Italia abbiamo appena scoperto che il Golf è sulla bocca di tutti. Non per il successo dell’assegnazione al Paese del terzo evento sportivo mondiale, ma per le polemiche – sterili ma forse anche comprensibili – che i finanziamenti statali alla Ryder Cup 2022 hanno fatto deflagrare. Con tutto il rispetto per le parti in causa, pro e contro, partiti e FIG, appassionati e non… sembra di vivere un qualcosa di fumoso, populistico e assolutamente inaspettato. In tutto questo, accanto agli strali delle parti politiche (curiosamente il Golf
ha messo d’accordo schieramenti trasversali di ogni colore), la Federazione è scesa in campo, sicuramente in colpevole ritardo, per spiegare all’opinione pubblica l’importanza dell’evento. Il Presidente Chimenti ha ammesso un errore di comunicazione e il Direttore Generale Ryder 2022, Gian Paolo Montali, ha rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano che era stata richiesta diversi mesi prima. Tra le altre cose, Montali dichiara che una delle poste attive che sarà più difficile da ottenere in ottica 2022, pari a 30 milioni di euro, è quella relativa all’aumento dei tesserati. Facendo un conto della serva spanno-
metrico, considerando una media del costo del tesseramento a 60 euro (tra juniores, liberi e effettivi), questo equivale a 500mila iscritti alla FIG nel 2027. Togliamo pure gli attuali 90mila e non consideriamo aumenti di costo della tessera. Ne mancano 410mila o, se domattina avessimo quarantunomila nuovi tesserati, dieci anni senza decrementi. Un numero pauroso e assolutamente irrealizzabile, parere personale ma condiviso da tutti coloro con cui ho parlato, se facciamo qualche valutazione sulla situazione attuale. I 90mila tesserati attuali sono scesi di diecimila unità negli ultimi cinque anni
Sullo sfondo, la cupola di San Pietro, vista dal tee della 17 del Marco Simone, il campo scelto per la Ryder Cup 2022
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29 seguendo un trend comune a quasi tutti gli sport e certamente uguale a quello dei golfisti degli altri Paesi. Il perché è stato oggetto di discussioni ovunque, tra gli addetti ai lavori, e le ragioni sembrano essere unanimemente trovate, oltre che nella crisi economica che certo è la causa maggiore, nella troppa necessità di tempo per giocare, nella difficoltà delle Regole e in mille altre peculiarità del Golf che mal si sposano col XXI secolo. In Italia si aggiunge il costo eccessivo per frequentare un Circolo (quante volte ne abbiamo parlato?) cui si si somma la necessità di un ulteriore esborso, al sabato e domenica, per giocare una gara. Tassa senza la quale è quasi impossibile fare 18 buche nei giorni festivi. Orbene… parlando con Antonio Bozzi, Vicepresidente Vicario FIG, cui mi legano anni di lavoro comune e sincera amicizia, ho sentito che i golfisti italiani “vogliono” giocare le gare. Mi diceva questo con davanti a sé dei dati assai interessante che, letti attentamente, dimostrano il grande cambiamento che sta avvenendo tra i golfisti nostrani. La tabella nasce dal mio articolo su Golf &Turismo, non molto apprezzato da Toni che mi ha accusato di aver fatto “paura” ai tesserati, sulla revisione di fine anno degli handicap. Premesso che la revisione ha confermato, come sostenevamo su G&T al di là di un po’ di ironia sulle formule di calcolo, che la maggioranza dei giocatori non ha subito variazioni, la lettura dei dati approfondita disegna una situazione ben diversa da quanto si crede.
Sono 64.500 (tutti i valori verranno arrotondati per comodità) i tesserati entrati nel calcolo della revisione. Già qui dobbiamo fermarci perché finalmente abbiamo il numero reale dei golfisti italiani: 90.000 tesserati e 64.500 giocatori. Quindi, in soldoni spicci, 25.500 tesserati non giocano; saranno le signore del burraco, i frequentatori del ristorante, le mamme e i bambini delle piscine. Ma noi giocatori siamo quel numero. Di questi, il 52,6% (34mila) non ha avuto revisione calcolata per due ragioni: il 7,4% aveva un hcp più basso dell’inizio stagione (anche questo è un valore su cui si potrebbe aprire una lunga discussione: sono pochi questi giocatori; non è che i nostri hcp sono troppo bassi?) e il 45,2% non aveva 8 giri validi in due anni. Revisionato (come un’automobile) il rimanente 40,4% al cui interno solo il 7% ha avuto hcp variato. Se ne deduce che il sistema EGA non funziona per niente male nonostante le polemiche. E sono lieto di essere stato smentito sul fatto che il non alzamento in ogni gara per coloro che hanno un EGA hcp superiore a 18,4 avrebbe provocato disastri in sede di revisione. Meglio così! Ma se leggete con attenzione i numeri sopra riportati, troverete un valore quanto meno degno di valutazione. Il 45,2%, pari a 29.200 tesserati / giocatori, non sono stati variati per non avere ALMENO 8 giri nell’arco di due anni. Io sono uno di quelli, per esempio. Questo è il dato che deve fare riflettere e aprire gli occhi. Quasi 30mila golfisti non giocano in gara e forse, questo
non possiamo saperlo, preferiscono 9 buche con gli amici o una sessione di pratica. Conoscendo la reale difficoltà che c’è in Italia per accedere nei festivi a un percorso fuori gara, penso questo sia un valore da tenere in grandissima attenzione perché potrebbe dimostrare un cambiamento di indirizzo: faccio un sacrificio economico per rimanere tesserato FIG, e magari anche socio di un Circolo privato, ma non spendo per la gara; se poi faccio solo 9 buche, torno a casa prima e la mia famiglia è contenta. E ho almeno mezza giornata da dedicare ad altri interessi. Quindi, tornando all’incipit relativo ai desideri di Gian Paolo Montali, ci mancano – di buon braccio – almeno 400/450mila tessere pagate da qui al 2027 (il Progetto Ryder si estende sino ad allora). Sono davvero il primo ad augurarmi che questo traguardo decennale possa essere raggiunto. Ma francamente, mangiando pane e golf da più di 40 anni, mi sembra un’utopia assoluta. Ciò detto, fa bene la FIG a crederci. Ma non vorrei che il ritardo dimostrato nel proporsi all’opinione pubblica si ripetesse anche sul lavoro di promozione che, a più di un anno dall’assegnazione, non sembra ancora minimamente iniziato. Forse, però, anche questo è solo un difetto di comunicazione. Lo spero; così come spero che la prossima volta che mi leggerete la Ryder 2022 sia ancora assegnata a Roma e il nostro sogno non sia naufragato per ragioni politiche che, oggi, sembrano assolutamente dominanti.
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Istruzioni per l’uso dei prodotti fitosanitari in futuro regolati da norme sempre più restrittive che possono creare non pochi problemi alla cura dei campi da golf, vista la complessità della materia in questione davvero non facile da maneggiare. Ecco come la sta affrontando l’AITG
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n questi ultimi anni i circoli di golf italiani stanno affrontando parecchi problemi di vario genere e di diverse caratteristiche che rendono sempre più complessa e difficile la gestione della loro attività. Alcuni di questi sono abbastanza noti, altri, invece, non sono precisamente sotto gli occhi dell’intero popolo golfistico, però richiamano l’attenzione, se non la preoccupazione, degli addetti ai lavori. Da un paio d’anni c’è una parola (per la verità si tratta di un acronimo) che sta mettendo in apprensione il management dei circoli, in particolare nei Superintendent e nei Greenkeeper in quanto riguarda la manutenzione dei campi: si tratta del PAN. Questa sigla sta per Piano d’Azione Nazionale e, detta così, sembrerebbe una delle tante e innocue abbreviazioni di cui è ricchissima la burocrazia italiana. Questo, invece, non è esattamente il caso. Il PAN nasce dal recepimento di una direttiva europea che il nostro parlamento ha tradotto in Decreto Legislativo nell’agosto del 2012 e poi resa attiva dal 2104 con un Decreto Interministeriale. La materia cui si riferisce è, come recita il testo ufficiale “la promozione di pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari maggiormente sostenibili e fornisce indicazioni per ridurne l’impatto nelle aree agricole ed extra-agricole”. Nel grande contenitore di quest’ultima categoria ci sono finiti anche i campi da golf che hanno dovuto cercare di adeguarsi a
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questa nuova situazione dalla quale sono stati banditi quasi la totalità dei fitofarmaci che in precedenza venivano usati per combattere le malattie del tappeto erboso e l’uso di quelli ammessi è diventato soggetto a norme molto severe. Risulta abbastanza strano, tra l’altro, che l’area privata di un tracciato golfistico sia stata paragonata a una zona di verde pubblico o addirittura, ad esempio, a un sentiero d’erba che costeggia una strada. L’unico accostamento sportivo che vede i campi da golf non da soli in questa situazione è quella con i campi da calcio. L’applicazione di questa normativa, inoltre, si è rivelata un’operazione tutt’altro che facile anche perché il Governo ha demandato alle Regioni l’attuazione della direttiva e non tutte si sono mosse nella stessa direzione e con gli stessi tempi. Tutto ciò, ovviamente, ha generato ulteriori complicazioni e incertezze con il risultato che alla fine ognuno ha cercato da solo la strada migliore da percorrere. Il mondo del golf italiano sta cercando di mettere ordine in questo ambito e un segnale importante in questo senso arriva dall’AITG, l’Associazione Italiana dei Tecnici di Golf, che intende farsi carico del problema e affrontarlo in maniera complessiva.
IL PARERE DELL’AITG “La nostra associazione – dice Fabrizio Pagliettini, presidente dell’AITG – ha preso atto della situazione venutasi a creare con l’introduzione del PAN e vuole fare la sua parte utilizzando le competenze e le professionalità di cui dispone. Ci stia-
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Qui sopra, foto di gruppo dei partecipanti a uno degli affollati meeting organizzati negli scorsi anni dalla Associazione Italiana Tecnici di Golf, che questa volta (marzo 2017) si ritrovano a Paradiso del Garda.
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mo attivando con gli esperti del settore per dare tutte informazioni necessarie ai nostri associati. La materia in questione non è facile da maneggiare. C’è la direttiva del Governo, ci sono le disposizioni delle Regioni e c’è anche una questione legale sulle responsabilità della mancata osservanza delle normative. Noi vogliamo riuscire a dare le giuste risposte ai tanti interrogativi che ci arrivano dai nostri associati.” Per Pagliettini, inoltre, un ruolo importante che dovrà svolgere l’AITG sarà anche quello di essere in prima linea nella creazione di una diversa cultura all’interno dei circoli di golf dove il mito del campo bello e perfetto a ogni costo dovrà essere rivisto alla luce delle limitazioni imposte dal PAN negli interventi di manutenzione. In tale contesto, inoltre, va inserita anche una nuova immagine del campo del golf che dovrà essere inteso non più come elemento inquinante e usurpatore del territorio, ma piuttosto come un attento custode dell’ambiente che lo ospita. In questo percorso di cambiamento, che non sarà né facile né breve, un ruolo importante sono chiamati a svolgerlo gli stessi giocatori i quali dovranno capire che un percorso con qualche accettabile difetto è un piccolo prezzo da pagare per avere un ambiente più sano e sicuro.
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FITOFARMACI: UNA STRADA NON PIÙ PERCORRIBILE Uno degli aspetti più rilevanti collegati all’introduzione del PAN è stata sopratutto la forte riduzione, anche se qualcuno, più realisticamente, la chiama cancellazione, del numero di prodotti fitosanitari utilizzabili nei campi da golf rendendo estremamente più difficile combattere le varie malattie cui è soggetto un tappeto erboso. Senza le vecchie “armi” a disposizione la battaglia dei Superintendent e dei Greenkeeper contro funghi e muffe varie è diventata quasi improba. Al momento, infatti, le alternative sono rappresentate dall’uso di prodotti biologici in sostituzione di quelli chimici e dall’impiego di pratiche di manutenzione programmate le quali, però, richiedono tempi più lunghi e non sempre garantiscono risultati ottimali. Detto in parole povere se i circoli di golf vogliono rispettare le indicazioni del PAN, e dovranno farlo obbligatoriamente, il rischio di avere percorsi meno belli e con qualche difetto in più sulla qualità del tappeto erboso è molto alto. Di questo dovranno farsene una ragione i giocatori i quali dovranno dimenticarsi fairway immacolati e green levigati senza la più piccola imperfezione. “Dobbiamo lavorare verso questa direzione – spiega Mariano Merlano, vice presidente dell’AITG con de-
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35 lega a questo specifico settore e Superintendent del Golf Club Valcurone –. Nei nostri circoli per anni si è diffusa una cultura che ha sempre messo al primo posto la qualità del percorso da ottenere con ogni mezzo, ma adesso questo non è più possibile. Certe soluzioni che in passato ci garantivano in ogni stagione condizioni del campo di alto livello, grazie all’impiego dei prodotti fitosanitari, oggi non sono più percorribili in virtù delle nuove normative. I golfisti dovranno, quindi, abituarsi a campi con un tappeto erboso meno bello rispetto al passato. Non credo ci siano molte alternative.”
LA MANUTENZIONE DEI GREEN Per Merlano i problemi maggiori derivanti dall’entrata in vigore del PAN riguardano soprattutto la manutenzione dei green, la parte del campo più delicata e più soggetta all’insorgere di quelle malattie che un tempo si combattevano quasi esclusivamente con i fitosanitari. Meno complicazioni, invece, si dovrebbero avere nella cura dei fairway, dove con la gestione dei tagli e le pratiche di manutenzione ordinaria la qualità del tappeto erboso non verrebbe compromessa più di tanto. “Probabilmente più degli altri – precisa ancora Merlano – potrebbero incontrare maggiori difficoltà i vecchi campi, quelli
realizzati con tecniche costruttive ormai datate, e i percorsi che si trovano all’interno di aree alberate e con i green posti in zone d’ombra, tutte condizioni che favoriscono l’insorgere di quelle malattie che ora non è più possibile combattere con i prodotti banditi dal PAN.” Adeguarsi alle nuove regole senza incontrare troppi problemi, invece, dovrebbe essere più indolore per i tracciati aperti e soleggiati, meno “attaccabili” dalle tradizionali malattie, e anche per quelli che hanno adottato la trasformazione del tappeto erboso in Bermuda, nota per la sua resistenza agli attacchi fungicidi. Per tutti gli altri, però, i problemi collegati all’introduzione del PAN rimangono anche perché a oggi mancano alternative valide.
UNA SITUAZIONE COMPLICATA Le stesse aziende che fino a ieri producevano i fitosanitari oggi banditi dalla nuova normativa, non sembrano molto orientate verso la realizzazione di nuovi prodotti compatibili con le attuali specifiche ambientali. Il mercato cui si rivolgono non è grande abbastanza da sostenere i costi di ricerca di sviluppo necessari. Allo stesso tempo i prodotti biologici oggi presenti sul mercato non assicurano la stessa efficacia di quelli chimici che il PAN ha abolito. Una situazione decisamente
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36 complicata nella quale si trovano a lavorare i Superintendent e i Greenkeeper e dove ognuno sta cercando la propria soluzione in base alle singole esigenze. Non sempre, però, questo rappresenta la strada migliore da percorrere. Anche a livello europeo non tutti i paesi si stanno muovendo nella stessa direzione. “Ci sono paesi che stanno proseguendo con le vecchie pratiche d’intervento – spiega Merlano – e altri che hanno recepito in toto la direttiva europea. Tra questi ultimi ci sono quasi tutti i paesi del Nord Europa, Gran Bretagna esclusa, i quali, però, possono contare su condizioni climatiche molto diverse da quelle mediterranee come la nostra dove le alte temperature e l’umidità favoriscono l’insorgere di quelle malattie che con l’introduzione del PAN non è più possibile combattere con i fitofarmaci.” A vigilare sulla corretta adozione del PAN ci sono varie istituzioni pubbliche, dalle ASL ai Vigili Urbani agli organi di controllo Regionale.
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MULTE SALATE PER CHI TRASGREDISCE Al momento, stante anche la complessità della materia, non sono state rilevate infrazioni nei campi da golf, ma è indubbio che riuscire a trovare un protocollo comune d’intervento che rispetti le indicazioni di questa direttiva è assolutamente necessario. Anche perché le sanzioni previste per chi non rispetta la legge non sono cosa di poco conto. Fortunatamente sembra scongiurato, salvo casi molto particolari, il ricorso al penale, ma le multe per chi trasgredisce sono molto salate e arrivano fino a 20 mila euro. La questione, in ogni caso, è piuttosto complessa come spiega l’avvocato Ernesto Russo dello Studio Legale Martinelli di Bologna, da tempo consulente dell’AITG e Docente dell’Università di Ferrara. “Il decreto legislativo che ha introdotto il PAN comprende tutta una serie di misure che tendono a ridurre i rischi per la popolazione che frequenta aree di verde pubblico o comunque considera-
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te protette. La cura e la manutenzione di queste zone devono attenersi a determinate linee e adottare provvedimenti che le rendano sicure. Tra queste aree sono stati collocati i campi da golf che devono, quindi, sottostare alla normativa del PAN.” Anche se l’entrata in vigore della direttiva risale al 2014 la sua effettiva applicazione ha, però, avuto un cammino abbastanza impervio a causa dei ritardi accumulati dalle Regioni nel redigere i piani attuativi. Sono queste ultime, tra l’altro, che rilasciano i “patentini” al personale che deve acquistare e usare i prodotti fitosanitari organizzando corsi di formazione dai quali sono dispensati i laureati e i diplomati in discipline agrarie, i quali devono però comunque sostenere l’esame.
LE RESPONSABILITÀ PENALI “La non omogenea e tempestiva applicazione della normativa da parte degli enti locali – dice l’avvocato Russo – in sostanza ha lasciato in sospeso la situazione, ma ormai i tempi sono maturi per la reale efficacia della normativa. Le autorità locali competenti, tenendo conto delle linee d’indirizzo nazionali e regionali sono titolate ad adottare provvedimenti necessari per la gestione del verde urbano e/o ad uso della popolazione.” Quando si parla di leggi si parla ovviamente anche di sanzioni per chi non le rispetta e nel caso del PAN si tratta quasi esclusivamente di atti amministrativi. “In effetti l’aspetto penale legato a questa disposizione è piuttosto limitato, anche se non del tutto assente, e si riferisce principalmente a misure previste nel testo unico sulla sicurezza sul lavoro relativamente alla valutazione dei rischi ed ai Dispositivi di Protezione Individuali – precisa l’avvocato Rus-
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so - Nella pratica, invece, la casistica più frequente può riguardare altre forme di inosservanza della legge come la mancata tenuta dei registri di carico e scarico dei prodotti, non sottoporre le attrezzature ai controlli funzionali periodici, acquistare o utilizzare prodotti in difetto dei titoli abilitativi, giusto per fare qualche esempio. Ricordiamo, inoltre, che al momento per quanto riguarda i campi da golf non esiste una giurisprudenza in materia.” Un altro aspetto da sottolineare riguarda su chi grava la responsabilità dell’osservanza delle disposizioni del PAN. “Ci sono sostanzialmente tre figure coinvolte in questa situazione – aggiunge il legale dell’AITG –. La prima è l’utilizzatore professionale che può essere il Greenkeeper o un’altra persona da lui indicata compresi eventuali conto terzisti, comunque abilitati all’uso dei prodotti fitosanitari. La seconda è il fornitore dei prodotti e la terza è il consulente certificato che ne ha autorizzato l’uso.” Va chiarito che non sono escluse da eventuali responsabilità legate a violazioni di quanto contenuto nel PAN né i Presidenti né i Direttori dei circoli, i quali possono essere chiamati in causa per non aver fornito al personale idonei Dispositivi di Protezione Individuali o non aver informato preliminarmente dei rischi garantendo una formazione adeguata, per la mancata vigilanza sul personale preposto o anche per il coinvolgimento diretto nel caso abbiamo avvallato pratiche non conformi. Come si vede non si tratta di un problema da affrontare a cuor leggero e da qui al 2019, quando scadrà il termine di questa direttiva europea, sarà bene che il golf italiano trovi una linea comune di comportamento nel rispetto della legge.
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Ăˆ POSSIBILE COSTRUIRLI BENE? Anche un budget importante o addirittura senza limiti non è sufficiente a garantire la perfetta realizzazione di un percorso. Ecco quattro punti chiave da tenere in conto
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1997, Valderrama: per la prima volta la Ryder Cup europea approda fuori dai confini britannici, realizzando il sogno del suo mitico proprietario, Jaime Patiño.
enry Cotton, tre volte vincitore dell’Open Championship, ma anche di un Masters e un U.S. Open, prima di diventare designer di campi da golf e firma internazionale della moda sportiva, in quella tarda primavera del 1974 inaugurava, drivando sulla buca 1, un nuovo campo a 18 buche posto nel retroterra di Sotogrande e nei pressi di San Roque, frutto dell’ingegno di Robert Trent Jones Senior. Un piccolo, ma selezionato gruppetto di signore e qualche fotografo fu lo sparuto pubblico che assistette quel giorno all’esibizione del primo maestro del nuovo circolo, ma nessuno poteva immaginare che Las Aves, così era chiamato il percorso in questione, sarebbe, nel tempo, entrato nella storia del golf mondiale e che quel giorno sarebbe stato ricordato a lungo. Per la verità i primi dieci anni di Las Aves rimasero abbastanza anonimi tanto che per diverso tempo veniva indicato come il “New Sotogrande” anche se del predecessore era privo del prestigio, dell’accattivante design, nonché del livello manutentivo. Ma Sotogrande, datato 1966 e primo grande resort golfistico della Costa del Sol, aveva tra i suoi soci e co fondatori, oltre che proprietario di una delle più belle ville dell’intera costa, un milionario franco spagnolo di origini boliviane il cui nonno, Simon, era ritenuto durante la seconda guerra mondiale uno dei cinque uomini più ricchi del globo terracqueo. Jaime Patiño era, già all’epoca, un personaggio di grande richiamo e ben conosciuto in tutto il mondo. Presidente della Federazione mondiale di Bridge (dal 1976 al 1986), ma soprattutto appassionato golfista, Patiño era da tempo deciso a realizzare uno dei sogni della sua vita: costruire il più bel campo da golf d’Europa. Nel 1985 ruppe gli indugi, si guardò intorno, e siglò nel giro di pochi giorni il contratto di acquisto di Las Aves. Ma le ondulate 18 buche del retroterra, costruite con limitazioni di budget e piuttosto povere sotto il profilo del design, non potevano soddisfare le pretese di un uomo come Jimmy, ricco come Creso, determinato nei suoi obiettivi ed esperto di cose golfistiche. Voleva il meglio per realizzare il top golf course d’Europa e alla ricerca del meglio si mosse. Chiamò subito Trent Jones Senior, il quale fu ben lieto di rimettere mano al suo vecchio progetto privo di quella personalità necessaria a diventare uno dei grandi del mondo. Celebre la serie di dialoghi con il progettista americano che lo stesso Jaime Patiño riporta in uno dei suoi libri e che qui sintetizzo citando a memoria: “Robert si dimostrò felice della proposta in quanto per la realizzazione di Las Aves le limitazioni economiche gli avevano impedito di dare libero sfogo alla sua creatività. Lo rassicurai su questo tema dicendogli: ‘Considera l’aspetto denaro un fattore secondario...’. La qual cosa, detta al progettista all’epoca più costoso al mondo, fu da parte mia quantomeno un azzardo. Obiettivamente mi prese in parola... Anni dopo ad un amico che mi chiese come era andato il rapporto con Robert ebbi a dire: ‘Sai mi ha
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40 chiesto un budget illimitato...’ ‘E come è andata?’ - chiese lui – ‘L’ha superato...’ - risposi io”. Era il 1985, nasceva Valderrama, semplicemente, almeno per l’epoca, il più bel percorso di golf d’Europa. L’estro di Trent Jones Senior unito alle infinite risorse economiche di Patiño raggiunse l’obiettivo prefissato e per diversi lustri Valderrama rappresentò nel panorama golfistico internazionale il mito da inseguire. Diciassette volte sede del Volvo Masters, due volte dell’Amex International, una volta dello Spanish Open, due volte dell’Andalusia Masters, ma soprattutto sede nel 1997 della prima Ryder Cup disputata in Europa continentale, Valderrama non si è fatto mancare nulla fino al giugno 2014, quando Juan Carlos prima di abdicare gli regalò l’appellativo di “Real”. Jaime Patiño, deceduto appena l’anno prima, ne sarebbe stato immensamente orgoglioso. Di Jimmy, come veniva chiamato dagli anglofoni, e “collega fondatore” di Ecology Unit e Committed to Green prima e di Golf Environment Organisation poi, dovremo in qualche modo riparlare, essendo troppo importante il suo contributo al moderno golf europeo... Dei numerosi meriti che il Real Club Valderrama possiede (clima, location, design, qualità dei servizi, ecc) ne citiamo a pretesto uno per il proseguo di questo articolo: “la qualità costruttiva”. Valderrama infatti, oltre ad essere un percorso bello da giocare, difficile al punto giusto, di grande design e di affascinante landscape, è anche un campo perfettamente costruito e curato, sotto il profilo manutentivo, in ogni particolare. Da non trascurare poi il dettaglio, che in realtà dettaglio non è, relativo alla ecosostenibilità del percorso, primo club europeo a raggiungere due prestigiose certificazioni ambientali, quella della Audubon Society statunitense e quella europea di Committed to Green/GEO. Si potrà obiettare che con le risorse finanziarie di Patiño, sa-
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rebbe stato il colmo non realizzare il campo perfetto sotto ogni punto di vista, ma non è così. Pur senza arrivare agli eccessi finanziari di Valderrama, anche da noi, nel nostro golf nostrano, si è potuto constatare che troppe volte, pur con budget adeguati, il livello costruttivo dei percorsi di golf italici non sempre è risultato di qualità e tecnologicamente corretto, con evidenti e importanti ripercussioni sulle relative manutenzioni sia in termini di intensità che di costi. Un campo da golf non correttamente costruito infatti produrrà nel tempo maggiori costi manutentivi, maggiori disagi di gioco, minore qualità del tappeto erboso e minore frubilità annuale dell’impianto. Le motivazioni per cui spesso si è arrivati nel nostro Paese ad una siffatta situazione non è quasi mai ascrivibile ad una sola motivazione. Scartata quella economica (abbiamo detto che stiamo parlando solo di percorsi con budget adeguato) le componenti che possono condurre a risultati deludenti dal punto di vista della qualità tecnica costruttiva possono essere in linea di massima riconducibili a: 1 Progettazione non in linea con le potenzialità manutentive del gestore 1 Errata scelta nelle tecnologie costruttive 1 Errata selezione dei materiali di costruzione 1 Impresa costruttrice non sufficientemente esperta nel settore Vediamo più nel dettaglio ognuno di questi punti: 1-PROGETTAZIONE NON IN LINEA CON LE POTENZIALITÀ MANUTENTIVE DEL GESTORE Da premettere che non si fa riferimento a carenze progettuali. Per facilità di trattazione infatti diamo per scontato che il progettista, o il designer che dir si voglia, sia pratico del me-
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A sinistra un pot bunker sul percorso del Royal St Georges. Qui sopra la buca 4 di Valderrama.
stiere e non tenda ad “eccedere” nella personalizzazione del progetto con prescrizioni di dubbia utilità, ma certamente di sicura povertà costruttiva. Qui piuttosto facciamo riferimento a pretese progettuali di per sé non obiettabili sotto l’aspetto qualitativo complessivo, ma che possono condurre, o che conducono inevitabilmente, ad una maggiore intensità manutentiva e quindi a maggiori costi. Il concetto base è che nel nostro Paese non siamo in grado di investire nel settore manutentivo le medesime risorse di altri paesi golfisticamente più avanzati e di maggior “fatturato sportivo”. Di conseguenza il design del percorso deve fondamentalmente tener conto in ogni dettaglio di questa basilare esigenza. Ricordo ancora oggi, a distanza di parecchi anni, le perplessità di un noto progettista americano che non riusciva a spiegarsi le mie rimostranze in merito alla eccessiva gibbosità dei piani di alcuni green. Non fu facile far comprendere che per noi lo standard per quanto riguarda il taglio dei green consiste nell’uso delle macchine triple, non avendo la possibilità di far partire il sabato o la domenica mattina tre o quattro uomini con relative macchine singole per il dop-
pio taglio prima della gara. Esempi di questo tipo ne abbiamo a iosa. Pensiamo alle sponde dei bunker, spesso troppo ripide per ospitare sabbia o addirittura modello “pot bunker” scozzesi, magari suggestivi, ma quanto di più unfair possa esistere nel golf moderno. Anche quando si opta per le sponde in erba occorre spesso mediare per evitare eccessi di “protagonismo progettuale” che conducono inevitabilmente a sponde non gestibili con mezzi meccanici, ma solo con decespugliatori manuali e/o con le famigerate e spesso pericolose (per quel tipo di attività) singole rotative a cuscino d’aria. Medesimo discorso si può fare per le sponde di qualsivoglia ostacolo (corsi d’acqua, mound, laghi, ecc) che nella stragrande maggioranza dei casi non sono realizzati come dovrebbero (rapporto pendenza 1/3 oppure 1/4, in pratica per ogni metro di differenziale di altezza tra i diversi piani una sponda di raccordo lunga almeno 3/4 metri). Tralasciare tali accorgimenti significa ridurre la meccanizzazione della superficie in oggetto, con forti ripercussioni sui costi di gestione e sulle difficoltà manutentive.
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È possibile costruirli bene? - Budget e competenza 2-ERRATA SCELTA NELLE TECNOLOGIE COSTRUTTIVE Dalla costruzione di green e tee alla rete drenante, all’impianto irriguo, alla tipologia di tappeto erboso, di esempi ne abbiamo numerosi ed anche ben documentati. Su green e tee, quantomeno da quando esiste la Sezione Tappeti Erbosi della FIG, parliamo di USGA System (sistema costruttivo di green/ collar/tee), ma quanti sono davvero, dal 1989 ad oggi, i percorsi di golf costruiti con questo sistema? E quanti adottano tale sistema anche sui collar come prescritto? Pochissimi, forse li contiamo sulle dita di una mano, anche perché occorre ricordare che il sistema garantisce una perfetta funzionalità solo se tutte le specifiche tecniche previste sono rispettate. Di USGA abbiamo già trattato su questa pubblicazione ed evitiamo pertanto ulteriori repliche. Il medesimo discorso va però fatto per la rete drenante, quando presente naturalmente. Proprio il sopra citato Robert Trent Jones Senior, nella prima parte della sua carriera era stato soprannominato Mr. No Drainage, perché riteneva che l’infiltrazione in profondità delle acque non fosse necessaria sui campi da lui disegnati. Da sempre diciamo che vi è un solo sistema (replicato tale e quale dallo USGA System) che permette nel tempo il drenaggio delle acque in eccesso, senza per questo causare problemi di intasamento delle tubazioni microfessurate. Errori nella progettazione degli impianti irrigui sono poi all’ordine del giorno (e non parliamo come già premesso di tagli di caratteristiche e funzionalità a seguito di limitazioni di budget). Ne citiamo uno su tutti: l’evitare il doppio irrigatore sui green/collar. Così facendo forniamo la medesima quantità di acqua ad essenze che possono presentare anche
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sensibili variazioni di necessità idriche (pensiamo ad esempio all’Agrostis dei green/collar e ai mix dei green surround, o peggio ancora in bermuda...). Risultato un tappeto in carenza idrica sui green/collar a fronte di un buon adaquamento dei surround o, al contrario un tappeto idricamente ben equilibrato sui green/collar ed un eccesso di adaquamento sui surround. In entrambi i casi il tappeto ne risente fortemente. Anche sulla tipologia del tappeto erboso abbiamo già diffusamente parlato nei numeri scorsi. Oggi è ampiamente provato che il tappeto migliore per fairway e tee anche in Pianura Padana sia rappresentato dalla bermuda, sia in termini di qualità (es. taglio basso e lie della palla) e sia in termini di minore complessità manutentiva. Sappiamo anche bene che l’unico fattore limitante è rappresentato da un eccesso di ombreggiamento e per questo non è detto che tutte le location golfistiche siano adatte a ospitare un tappeto di questo tipo. 3-ERRATA SELEZIONE DEI MATERIALI DI COSTRUZIONE Per sgombrare il campo da equivoci diciamo ad esempio che, per ciò che concerne lo USGA System, il materiale di costruzione deve ricevere la certificazione di un laboratorio autorizzato dalla Federazione Golf Statunitense, non basta quindi seguire il modello di stratificazione e mixare un top soil con percentuale di sabbia e sostanza organica sulla base della consuetudine (80 / 20 ad esempio), così come è assolutamente insufficiente stabilire a priori la granulometria del ghiaietto necessario. Questo è compito del laboratorio autorizzato. Saranno le analisi chimico fisiche dei campioni ricevuti infatti a determinare la tipologia del ghiaietto e della sab-
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Ryder Cup in Europa: a sinistra una buca del National (2018) e qui sopra la 16 di Gleneagles (2014). bia da utilizzare e il rapporto di quest’ultima con la sostanza organica. Peraltro l’adozione di questa ovvia precauzione risolve al meglio ogni dubbio tecnico e scarica tutte le responsabilità in merito alla efficienza del sistema. Resta da capire come questa semplice procedura, peraltro di costi estremamente contenuti, fatichi ad essere accettata dagli addetti ai lavori e non diventi invece una procedura standard. Un altro esempio può essere costituito dalla scelta delle varietà di tappeto erboso da insediare. Ovviamente tale selezione, perfino scontato dirlo, non può prescindere da una valutazione complessiva delle potenzialità del sito, sia in termini di location, che di obiettivi prefissati dai promotori. Essenzialmente tale attenta valutazione è sintesi dei seguenti parametri: 1 Condizioni pedo climatiche (inclusa esposizione, giacitura e ombreggiamento potenziale). 1 Risorse gestionali a disposizione per la manutenzione del tappeto (macchinari, uomini, materiali). 1 Target qualitativo stabilito (direttamente influenzante i tagli in termini di altezza e frequenza, la levigatezza e la uniformità delle superfici, così come il cosiddetto “set up” del percorso) 1 Tipologia di impianto (es. Resort vs Club, ma anche campo da “Open”, campo da alta frequentazione, campo privato, ecc). 4-IMPRESA COSTRUTTRICE NON SUFFICIENTEMENTE ESPERTA NEL SETTORE L’importanza di questo punto è basilare e quando non sono le necessità economiche a privilegiare la scelta di aziende “improbabili” quanto inesperte per questa tipologia di attività, è l’impreparazione dei promotori a regnare sovrana. Sembra persino inutile ripeterlo, ma la costruzione di un percorso di golf è realizzazione del tutto atipica, non riconducibile all’edilizia, se pure ne comporta alcune peculiarità: né all’agricoltura, con la quale ha ovviamente una forte vicinanza, né al settore del verde ornamentale, del quale potrebbe sembrare una branca importante. E neppure al verde sportivo, dal quale si differenzia per gli spazi e la natura circostante. È una attività a se stante e come tale necessita di alta specializzazione, adeguata tecnologia e rigida specializzazione.
Rimangono pertanto poco comprensibili le motivazioni per cui i promotori a volte si affidino ad imprese non sufficientemente preparate per questa sfida tecnologica. Ma anche in questo caso forse basterebbe avere nel proprio organico la figura chiave che non deve mai mancare all’interno di un processo costruttivo di questo tipo: il Project Manager. La presenza di un PM, vero e proprio braccio destro dei promotori, può permettere una adeguata costruzione anche in presenza di deficit legati alla scarsa attitudine delle aziende coinvolte. Tra i principali compiti, da svolgere quando possibile in coordinazione ed in armonia con il Golf Designer, segnaliamo: 1 Supervisione generale di tutte le attività di costruzione legate al percorso di golf, inclusi i rapporti tra Golf Designer, Promotore, autorità locali, aziende coinvolte nella costruzione. 1 Supervisione dettagliata di tutte le operazioni in pre costruzione quali: Permessi, autorizzazioni ambientali, S.C.I.A., Piani di sviluppo, eventuali V.I.A. e Valutazioni di incidenza, selezione del Golf Designer, redazione contratti e specifiche tecniche di costruzione, selezione impresa costruttrice, redazione del cronoprogramma lavori, individuazione fonti di approvvigionamento idrico e indagini sulla qualità dell’acqua, selezione materiali di costruzione (suolo, sabbie, sostanze organiche, ghiaietti, specie da tappeto erboso). 1 Supervisione dettagliata di tutte le operazioni in costruzione legate al movimento terra quali: picchettamento georeferenziato, pulizia del sito, movimentazione grezza (scavi e riporti), movimentazione di dettaglio, eventuale stripping del top soil, modellazione generale e modellazione di dettaglio, redistribuzione del top soil. 1 Supervisione delle costruzioni caratteristiche di un campo da golf e cioè: green, collar, green surround, apron, tee, fairway, semirough e rough, bunker, impianto di irrigazione e landscaping complessivo, comprensivo delle messe a dimora. La presenza di un Project Manager capace, esperto e professionale, di conseguenza non può che influenzare in modo positivamente determinante tutti i processi legati alla realizzazione dei campi da golf. Sarà il caso di prenderne nota...
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FlessibilitĂ : la chiave per il successo
Un percorso di golf per essere bello deve per forza anche essere difficile, quando la stragrande maggioranza dei giocatori ha handicap alti? Uno dei migliori architetti italiani ci spiega come dovrebbe essere il campo ideale per soddisfare tecnicamente e far divertire golfisti di ogni livello
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Il tee della 1 (in secondo piano), il green della 18 e l’inconfondibile sagoma della clubhouse dell’Old Course a St Andrews
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Lunghezze e ostacoli
di Franco Piras Golf Course Architect - Senior Member EIGCA
È
poco noto che l’isola di Long Island a New York custodisca alcuni tra i più bei campi degli Stati Uniti dove si sono disputati numerosi U.S. Open e altre manifestazioni di prestigio. A pochi chilometri dall’aeroporto Kennedy sorge l’immenso Bethpage National State Park e al suo interno è stato realizzato nel corso di quasi un secolo uno dei più importanti complessi golfistici con cinque percorsi di assoluto livello. Tra questi il leggendario Black Course di oltre 6.700 metri, per un par di 71 colpi. A tremila chilometri di distanza nell’estremità sud della Florida a pochi chilometri dall’aeroporto di Miami sorge un famoso resort, il Doral Country Club, recentemente comprato e ristrutturato da Donald Trump, al cui interno insistono quattro percorsi tra i quali il Blue Monster dove da oltre 50 anni in marzo si gioca (o meglio si giocava) una prova del PGA Tour. Queste due prestigiose realtà dispongono di una differenziazione dell’offerta tale da soddisfare i golfisti di ogni età e livello. Il Black Course di Bethpage ha un cartello nei pressi del tee della 1 di monito ai giocatori: “Questo è un campo molto
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difficile, raccomandato solo ai golfisti di ottimo livello”. Ci giocai qualche anno fa dai tee avanzati appena dopo il Barclyas Open e, malgrado il mio hcp sia ancora molto basso, apprezzai gli aspetti tecnici architettonici e l’inserimento ambientale nel parco, ma dal punto di vista del gioco tirai oltre 80 colpi e non mi divertii affatto. Al Doral il Blue Monster anche se solo di 6.300 metri, ha più sabbia e acqua che erba, ed è chiamato così per la sua difficoltà. Sul tee della 18 troneggia una targa che certifica la buca come la più impegnativa dell’intero PGA Tour. Questi complessi golfistici hanno in comune i “monster course”, dove la lunghezza e il posizionamento degli ostacoli rendono il gioco del normale golfista poco divertente, ma al contempo garantiscono l’offerta degli altri percorsi con difficoltà crescente, il che rende flessibile l’esperienza golfistica. Pochi Club possono differenziare l’offerta offrendo più percorsi, la quasi totalità ambisce cercare di rendere flessibile il proprio campo per soddisfare i soci e visitatori adottando degli accorgimenti in fase di realizzazione. Questo è uno dei must che ci viene sempre richiesto durante la progettazione, ma la cosa non è così facile. I parametri che normalmente si cerca di tenere in considerazione sono in generale la lunghezza del percorso, la larghezza dei fairway nelle diverse landing area, il posizionamento e la
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A sinistra la 17 del Bethpage Black e qui sopra Adam Scott sulla 18 del Blue Monster al Trump Doral
tipologia degli ostacoli. In particolare, per quanto riguarda i green complex, bisogna valutare dimensione, forma, pendenze e difesa del green stesso. La lunghezza di un percorso da campionato dei giorni nostri è di oltre 6.700 metri, con par 4 di oltre 450 metri che un amateur medio raggiunge a malapena in 3 colpi e dove un professionista gioca driver e ferro 7. È frustrante, per un giocatore over 60 che gioca appena sotto i 100 colpi, essere consapevole che non potrà mai fare par a quella buca, e che raramente farà bogey. Il gioco perde di strategia e diventa un mero inseguimento della pallina che vaga qua e là . Per ovviare a questo problema si costruisce una moltitudine di tee per consentire di adattare il percorso al gioco dei più. In ogni buca di un percorso da campionato un set di tee occupa tra uomini e donne quasi il 20 % della lunghezza totale del percorso e la maggior parte dei golfisti giocando dal tee più arretrato non solo non ha possibilità di raggiungere il fairway, ma a malapena sorpassa il tee delle donne. I promoter amano poter definire i loro percorsi “championship course”. Questo soddisfa il loro ego ed è uno strumento di marketing per vendere quote, case o semplicemente green fee. Nella quasi totalità di questi percorsi non verrà mai giocato un
vero Championship, e le lunghe distese di inutili tee mai calpestati con alti costi di manutenzione sono una visione talvolta desolante Come si sa il golfista ama la sfida e con una certa dose di masochismo, spera nel fato per cercare il colpo eclatante, ma il più delle volte il risultato è la frustrazione. Cerca di misurarsi con qualcosa al di sopra e al di fuori della proprie possibilità e anche solo guardarsi indietro sul tee e vedere quelli ancora più arretrati dai quali non riuscirà a divertirsi gli dà consapevolezza dei propri limiti e un po’ di delusione. Sempre più in giro per il mondo, specie nei mercati emergenti ed in quelli turistici, vediamo reclamizzati i Championship Course, che sono sì validi per i pro, ma questi giocano gratis. Chi paga i conti sono gli over 60 con 30 di handicap che rappresentano il 90% dei golfisti. Una lunghezza adeguata per questi giocatori è di 5.000 metri, ovvero quasi 100 metri in meno in ogni buca. Se è quindi sì vero che una moltitudine di tee consente di dare flessibilità al percorso, lo è altrettanto il fatto di produrre aspetti psicologici di impotenza e tentazioni negative e che sfociano in drammi. Il posizionamento degli ostacoli nel corso della buca e la lar-
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ghezza dei fairway rapportata alle diverse zone di atterraggio dei giocatori consente di conferire flessibilità al percorso. Ostacoli a 280-300 metri dal tee di partenza sono in gioco solo per i professionisti e l’amateur medio per quanto parta più avanti ci passeggia vicino tra un colpo e l’altro. Situazioni penalizzanti quali erba alta o incolta di fronte ai tee sono invisibili ed ininfluenti per i Pro, ma distruttivi per gli amateur che con un primo colpo appena un po’ errante non avendo possibilità e capacità di recupero compromettono l’intera buca. Tra gli ostacoli che rendono meno flessibile un campo non posso esimermi da citare gli ostacoli d’acqua frontali, insormontabili e un vero incubo per il giocatore medio che dissipa con inutili tentativi la propria scorta di palline, e che obbliga i course manager a giocare solo gare Stableford, istituendo con regole locali una “dropping area” oltre l’ostacolo per limitare il rallentamento del gioco. L’area intorno ai green è senza dubbio la più delicata, la tendenza a renderla sempre più complicata in forme e pendenze e sempre più difesa da ostacoli le conferisce un ottimo “visual appeal”, ma non sempre la rende adatta al giocatore medio. Bunker frontali e green di piccole dimensioni non agevolano la varietà di posti bandiera e ove possibile sono da evitare. Spesso uso dire che gli architetti sono come dei sarti, progettano, ognuno con il proprio stile, un campo sulle basi delle esigenze del promoter e del tipo di utilizzo che ne verrà fatto. La regola “ one size fit all “ va bene nei grandi magazzini americani, ma noi ben sappiamo che uno vestito da sera è diverso da uno da giorno e solo i grandi sarti riescono a creare abiti che si possono portare con disinvoltura in ogni circostanza. Anni fa fui chiamato da un prestigioso circolo italiano che aveva la necessità di preparare il campo e renderlo adeguato ad un evento internazionale. Il rilievo dello stato di fatto appurò che dal tempo della costruzione avvenuta 80 anni prima ai giorni
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nostri, a causa delle innovazioni tecnologiche in ferri e palline, le landing area si erano spostate di quasi 50 metri creando la paradossale situazione in cui i fairway erano stretti meno di 20 metri e con ostacoli dove arrivano i drive dei giocatori medi e larghi fin oltre 35 metri e privi di ostacoli dove arrivano i bombardieri di oggi. Tale situazione fu sanata semplicemente con il riposizionamento di qualche ostacolo e una nuova sagomatura del taglio dei fairway. Il campo era stato ben progettato e malgrado un lunghezza modesta consente tuttora una grande flessibilità nella preparazione e non manco tornarci ogni anno con grande piacere. Mi dispiace dover fare riferimento a un esempio scolastico ma sull’Old Course di St Andrews la flessibilità non è data dalla lunghezza totale (solo 6.100 metri, praticamente alla portata di chiunque), non è data dalla moltitudine dei tee di partenza, (solo uno), non è data dalla dimensione dei green (mediamente tre volte quelli che siamo abituati a vedere), né dai bunker fontali a difesa degli stessi, quasi nessuno, ma dalla grande varietà di strategia nel gioco e nel valore dei colpi da tirare mai uguali, nelle infinite posizioni di bandiera che determinano l’angolo di attacco al green e il posizionamento del drive dalla parte giusta del fairway. Queste cose lo rendono senza tempo, unico ed irripetibile. I campi più flessibili sono ancora quelli costruiti nel passato, quando il progettista non stava in ufficio a disegnare in autocad ma curava metro per metro sul terreno la crescita del suo bambino, immedesimandosi nelle varie situazioni nelle quali si potevano trovare i giocatori. La flessibilità è la chiave del successo di un percorso, rende un campo adatto a tutti i giocatori e durevole nel tempo e non è data solo dalla variabilità nella lunghezza e negli altri fattori esaminati, ma delle opportunità di diverse strategie di gioco adattabili ai pro come all’amateur.
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Grazie a tutti i circoli del nostro calendario gare 2016 Asiago Folgaria Biella Le fonti Carimate Marco Simone Castelgandolfo Padova Castelfalfi Petersberg Cast. Tolcinasco Rapallo Cavaglià Verona Chervò S.Vigilio Firenze Ugolino
Questi i golf club italiani che, dal 2008 al 2016, ci hanno aiutato a donare in beneficenza 120mila euro:
Acaya, Antognolla, Argentario, Arzaga, Asiago, Asolo, Bagnaia, Bergamo L’Albenza, Biella, Bogliaco, Bogogno, Bologna, Ca' Amata, Ca' della Nave, Cansiglio, Carimate, Castelconturbia, Castelfalfi, Castelgandolfo, Castellarquato, Castello Tolcinasco, Castelvolturno, Cavaglià, Cherasco, Chervò San Vigilio, Cervia, Città di Asti, Donnafugata, Ducato La Rocca, Fioranello, Firenze Ugolino, Folgaria, Franciacorta, Golf dei Laghi, Jesolo, La Margherita, Le Fonti, Le Pavoniere, Lignano, Marco Simone, Margara, Milano, Modena, Molinetto, Montecchia, Nazionale, Olgiata, Padova, Parco di Roma, Pelagone, Perugia, Petersberg, Pinetina, Poggio dei Medici, Pra delle Torri, Punta Ala, Rapallo, Rivieraresort, Royal Park, Salsomaggiore, San Domenico, Saturnia, Serravalle, Torino, Varese, Venezia, Verdura, Verona, Villa Carolina, Villa d'Este, Villa Paradiso
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RIVOLUZIONE FRIULANA A colloquio con il presidente del Golf Club Udine, che nel giro di pochi anni ha cambiato pelle al circolo intervenendo in profondità su campo e clubhouse, ma soprattutto realizzando il Villaverde Hotel & Resort, splendida struttura all’avanguardia che abbina al meglio sport e medicina
Nella foto, la rinnovata clubhouse del Golf Club Udine che domina la struttura del modernissimo driving range e il percorso di gioco. A destra, Gabriele Lualdi in campo con il suo cane
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di Roberto Zoldan
abriele Lualdi, 73 anni, imprenditore fondatore della Lima Corporate, multinazionale italiana produttrice di impianti protesici: dal 2013 è presidente del Golf Club Udine, 18 buche integrate in 85 ettari di campo all’interno del quale ci sono anche tre percorsi podistici. E per tutti gli altri sportivi sono previste gite in bicicletta o moutain bike, cavallo con accompagnatore, tennis con palleggiatore. Un grande Resort. L’organizzazione mette a disposizione dell’ospite limousine, elicotteri, aerei privati a noleggio per raggiungere destinazioni di interesse sia in Italia che nelle confinanti Austria e Slovenia. Imprenditore da una vita, Gabriele Lualdi si avventurò nella breve carriera golfistica quattro anni fa, accalappiato dalla magia del fairway e dalle potenzialità di questo Golf Club, da lui arricchito dello splendido Villaverde Hotel & Resort. Rievoca le tappe dell’avventura seduto nella poltrona Frau rossa del suo ufficio dal quale si possono vedere il castello (dal 1400 all’arrivo di Napoleone roccaforte fedele alla Serenissima) e le colline di Fagagna, ormai verdi-primavera, che incorniciano uno dei ‘Borghi più belli d’Italia’. Sullo sfondo le Prealpi Carniche, il “piccolo compendio dell’universo” come definì questa terra Ippolito Nievo. Sulla moderna scrivania due calici e una bottiglia di Friulano ghiacciato di garbata griffe.
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Gabriele Lualdi - Golf Club Udine
MANDI, PAROLA AL SUPERINTENDENT. ECCO COME MAURO MANTOVANI CURA IL MANTO ERBOSO
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er quanto riguarda la cura del manto erboso il Golf Club Udine ha ottenuto la certificazione Impegnati nel Verde nel 2006 impegnandosi poi per il riconoscimento GEO. Riconoscimento GEO significa Golf Environment Organization, un programma riconosciuto dal CIO e dalle maggiori associazioni che operano nel golf come il R&A, EGA, PGA European Tour, o che proteggono la natura, come WWF internazionale ed Ecored. AUdine è arrivato nel 2011 e 2015 e rappresenta una delle certificazioni ambientali più ambite di cui un campo da
golf possa fregiarsi. Riconosciuto a livello europeo, il GEO impegna a parametri standard che rappresentano i criteri di valutazione di paesaggio ed ecosistema, acqua, energia, prodotti e rete di fornitori, qualità ambientale e comunità locale. Fondamentale è qui il contributo di Mauro Mantovani, Course manager e Superintendent, impegnato a mantenere una costante qualità nello standard di manutenzione del campo con particolare attenzione all’ambiente. Forti investimenti sono stati stanziati per il rifacimento dell’impianto di irrigazione
Presidente, lei acquisì il complesso golfistico di Fagagna nel 2013 con la prospettiva di ampliarlo, ipotizzando una valida opportunità per accogliere il turismo golfistico d’Oltralpe. Ci racconta come accadde? “Antefatto e breve storia del nostro circolo. Il Golf Club Udine fu fondato nel 1970. Nel 1972 si ottenne l’affiliazione alla Federazione. L’architetto inglese John Dering Harris, già ottimo golfista, analizzati i rilievi del terreno e assistito da Marco Croze (architetto veneziano, una vita per il golf), stese il primo progetto di 9 buche. Completò il percorso lo stesso Croze nel ’95. Nel 2013, dunque, conclusi l’acquisizione del Compendio Golfistico incaricando poi, nel 2014, l’agronomo Fulvio Bani di compiere un restyling completo del campo. Restyling che non si è limitato al percorso ma che ha coinvolto tutti i servizi complementari. Affrontammo anche l’ammodernamento della club house e la creazione di un’area per un’A-
Premiazione dell’Open d’Italia Senior 2016: da sinistra Fulvio Scotto (delegato regionale FIG), Stephen Dodd, Gabriele Lualdi e Stefano Mazzi (consigliere federale FIG).
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a controllo centralizzato della TORO impianti idrici. Tale sistema totalmente automatizzato è servito da irrigatori Infinity e permette di ottimizzare la gestione dell’acqua controllando i costi e le risorse idriche. Ulteriori investimenti sono stati compiuti per il potenziamento della stazione di pompaggio. È stato inoltre rinnovato totalmente il parco macchine per la cura del verde. Le macchine impiegate per la cura del Villaverde Champhionship Golf Course di ultimissima generazione sono dotate di tecnologia ibrida.
cademy tecnologicamente avanzata. Infine costruimmo il Resort.” I lavori, vediamo, sono ancora in corso. “I lavori di ammodernamento del campo, che peraltro non hanno mai ostacolato il gioco, si concluderanno entro giugno di quest’anno, prima di ospitare per la seconda volta consecutiva una tappa dell’European Senior Tour. Si svolgerà dall’8 al 10 settembre. È per noi un onore essere stati scelti ancora per la tappa italiana. Vi abbiamo messo impegno e ingenti risorse, dalle modifiche per gli interventi strutturali a quelle sul campo, al fine di accedere alla qualifica di ‘campo da golf da campionato’. Abbiamo arricchito il montepremi certi anche di aver allestito una struttura di livello internazionale. Il nostro Resort sarà dunque un’ottima vetrina golfistica italiana.” Il campo di Fagagna è uno dei migliori del Friuli-Venezia Giulia. Può rievocare qualche protagonista della sua storia? “Non posso citare tutti gli atleti e i soci fondatori che arricchirono il nostro palmarès e i nostri ricordi: io non c’ero ancora. Ma voglio rendere omaggio ai precedenti presidenti del circolo: Dino Bruseschi dal 1972 al 1975, Paolo Malignani dal 1975 al 1992, Franco Marzona dal 1992 al 1994, Alberto Malignani dal 1994 al 2013, quando subentrai io. Tutti appassionati golfisti ai quali questa nostra comunità sportiva deve qualcosa.” Parli, se ci sono, dei campioncini. “Nel vivaio abbiamo ottimi ragazze e ragazzi. Ma dico con orgoglio che il Golf Club Udine ha come socia onoraria Virginia Elena Carta, 20 anni nel settembre scorso, che attualmente studia Scienze della terra negli Stati Uniti alla Duke University di Durham (North Carolina). Dedica venti ore alla settimana al golf, quante le sono concesse dal College. Ha cominciato a 8 anni, a 13 ha indossato la maglia azzurra, chiamata in nazionale da Roberto Zappa, dal 2011 fu presente in vari Campionati europei.
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ECCO LA GRANDE IDEA: IL VILLAVERDE HOTEL & RESORT
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l Villaverde Hotel & Resort (nella foto una veduta al tramonto), aperto nel febbraio 2016, è una struttura che si integra perfettamente con l’ambiente circostante. Il progetto, firmato dall’architetto Alessio Princic, è stato concepito come macchina per il benessere dell’uomo ed è stato realizzato nel massimo rispetto dell’ambiente: geotermia e fotovoltaico per azzerare le combustioni, materiali e cromie ricercati, ampie superfici vetrate e spazi aperti per offrire un’esperienza intensa di luce, leggerezza, equilibrio. È una struttura quattro stelle superior con 33 camere, fra Comfort e Suite, tutte con terrazza e vista panoramica sul golf e le Alpi Giulie. Il Villaverde Hotel&Resort si sviluppa su quattro piani. La Hall è un’area multifunzionale di grandi dimensioni interne ed esterne ed è arredata con ricercati salottini che possono essere
utilizzati come zona relax, sala d’attesa o piccole riunioni. Al piano della Hall c’è anche la Sala Meeting: una superficie ovale con una capienza di 99 posti. Al Ristorante Privilegium l’ospite cena su prenotazione. È una sala dalle caratteristiche uniche, con cucina a vista, studiata per lo show cooking. In un ambiente raffinato e dal design moderno, i singoli ingredienti si trasformano in gustosi piatti, creati e presentati di fronte agli ospiti. Dietro i fornelli del Privilegium c’è lo chef Arnold Pucher, nel 2005 e nel 2009 insignito prima di una e poi due stelle Michelin. Arnold, oltre a essere un ottimo golfista, ha un talento unico nella creazione di piatti regionali combinati con sapori italiani ed europei per un’esperienza gastronomica indimenticabile. Il Villaverde Bar&Restaurant si trova a 200 metri ed è raggiungibile attraverso un ponte che
collega il Resort al campo da golf. Il Villaverde Hotel&Resort può essere considerato un modello di struttura completo per il benessere, grazie anche al suo importante centro medico basato sulla prevenzione con l’offerta di molte specialità mediche sia per gli ospiti del Resort che per chiunque ne faccia richiesta. Particolare attenzione viene dedicata alla terapia del movimento, grazie a un’attrezzata palestra Technogym. E per recuperare le energie e concedersi attimi di puro relax, c’è il Villaverde Wellness. Un’area con piscina coperta da 25 metri per reali nuotate, idromassaggio, bagno turco, stanza del sale, sauna finlandese, doccia emozionale e una piscina esterna (stagionale) con solarium. Molti sono i trattamenti offerti fra i quali la Floating Room: galleggiare per rigenerarsi.
Una grande carriera di successi giovanili. Nel 2010 vinse a Venezia il Leoncino d’Oro, nel 2012 a Torino il Trofeo Umberto Agnelli e sul campo di Monza il Gran Premio Città di Milano. Arrivò seconda in un Campionato nazionale Ragazze e in un Leone di San Marco. Nel 2013 la sua prima vittoria in campo internazionale nell’Austrian Open, terza nel German Girls Open e nel nostro Campionato nazionale femminile Medal. Nel 2015 si è trasferita negli Stati Uniti e nel 2016 si è imposta nell’NCAA Womens Medal Championship, il più importante evento statunitense a livello di College, disputato sul percorso dell’Eugene Country Club, a Eugene, nell’Oregon. L’impresa compiuta da Virginia è rilevante se si considera che ha battuto il record della NCAA vincendo con -16 sotto il par.”
L’edificio per il gioco lungo è su due piani con 10 postazioni al piano terra coperte e altrettante sull’erba. Le postazioni sono illuminate, in parte riscaldate, e c’è un’area chiusa riservata al simulatore. Al piano superiore ci sono 13 postazioni in erba sintetica. La struttura è dotata di servizi igienici, naturalmente di distributore di palline e parcheggi per i golf cart. Inoltre abbiamo allestito un’area contrapposta (cioè frontale), unita da strade di collegamento, che consente la presenza di 35 praticanti in contemporanea. Ci si allena al gioco corto su una superficie di oltre tre mila metri quadrati, su due putting green rispettivamente di 250 e 500 metri quadrati e su un’area pitching-chipping green e bunker per i colpi corti, medi e lunghi.”
Ci parli della grande ristrutturazione del 2015: il Villaverde Hotel & Resort e il modernissimo driving range. “Acquistato il complesso golfistico, demmo il via ai lavori dal 2014. Il Villaverde Hotel & Resort e la Wellness Spa & Golf sono stati finiti nel febbraio del 2016 mentre il restyling del campo (Villaverde Championship Golf Course) si concluderà, come ho detto, in giugno di quest’anno. Il campo dispone ora di un driving range di oltre 33 mila metri quadrati, con due distinte strutture: una dedicata al gioco lungo e una al gioco corto, entrambe dotate di un moderno impianto di irrigazione.”
I maestri curano il perfezionamento. Ci parli dell’area di addestramento. “Vantiamo un’Academy tra le più avanzate. L’Academy dispone di uno Swing Studio, che si affaccia direttamente sul Driving range, creato per corsi individuali o di gruppo e, in particolar modo, si rivolge ai professionisti PGA che avranno l’opportunità di far provare ai propri clienti il top dell’esperienza formativa. Lo Swing Studio è stato pensato per chi ama l’eccellenza anche nel golf. Abbiamo attivato anche un sistema di localizzazione GPS (denominato Golf Tracker) ideato e sviluppato per il nostro Resort e, a bre-
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Gabriele Lualdi - Golf Club Udine ve, questo nostro sistema sarà nella disponibilità di altri golf club. Il Golf Tracker consiste in un sistema di geo-localizzazione dei giocatori sul campo al fine di identificarne la distribuzione in tempo reale, tracciarne il percorso, gestire la fluidità della gara, l’accesso al campo, di monitorare la sicurezza dei giocatori ed essere allertati in caso di permanenza prolungata in una determinata area. Si evitano così gli ingorghi creati dai giocatori lenti. Da gennaio 2016 è attivo il primo Field Trial (primo esempio del sistema testato sul campo) con 150 dispositivi per i giocatori, due tablet per il marshall, un sistema di monitor e computer collegati al server per il controllo della club house. Sono in fase di studio altre funzionalità tra le quali quella di ritrovare agevolmente la propria pallina nel rough.” Parliamo del marketing rivolto al turismo golfistico mitteleuropeo. “In Friuli arrivano golfisti austriaci e bavaresi, espressione di un grande corpo di appassionati. Attorno a Monaco ci sono 40 campi, in Austria (170 campi, compresi quelli soltanto estivi)
i golfisti sono molto più numerosi degli italiani rispetto alla popolazione. Siamo impegnati su diversi fronti con strategie differenti e integrate, dal marketing tradizionale al digital marketing. Per quanto riguarda il social media marketing, a esempio, siamo presenti sui maggiori canali social: Google+ per il target austriaco, Facebook, Pinterest, Instagram e Youtube. Nel 2014 abbiamo prodotto un video, destinato al canale Youtube, coinvolgendo tutti i soci e collaboratori che riecheggia il video Happy from Golf Club Dubai.” Altri interventi all’estero? “Dal 2015 facciamo dei Golf Visit Trip in Austria, Norvegia e Scandinavia, Repubblica Ceca e Slovacchia e a partire dal 2016 ci siamo concentrati sugli austriaci e sui tedeschi. Abbiamo visitato i maggiori campi da golf, stringendo rapporti di reciprocità e convenzioni. Abbiamo invitato i maestri d’Oltralpe a farci visita dando loro la possibilità di ospitare Golf Clinic con i loro clienti. Qui il golfista mitteleuropeo che sfugge al gelo della stagione fredda trova un eccellente campo, una splendida Spa e una cucina incomparabile, come lo sono i nostri grandi vini bianchi. Attorno la dolce campagna friulana, a pochi chilometri il mare e più in là Venezia. In estate, tornando dalle Riviere, trova un campo sempreverde per una pausa sportiva rigenerante. Siamo stati presenti alle maggiori fiere di promozione del settore italiane ed estere come le BTB (Business to Business), l’IGTM (International Golf Travel Market) a Majorca e la WTM (World Travel Market) di Londra. Fondamentali i contatti con i maggiori tour-operator tedeschi, austriaci, inglesi e svizzeri nonché gli investimenti sulle guide e sulle riviste specializzate di golf.” Presidente Lualdi, come avete tenuto testa alla crisi degli ultimi anni? “Ho operato una rivoluzione nella concezione del ruolo dell’Associazione Sportiva Dilettantistica, cioè del circolo, e dei soci stessi. Ho abbassato notevolmente la quota sociale, dando di fatto la possibilità a tutti di iscriversi. L’accesso al campo è consentito al socio attraverso il successivo pagamento del green fee. Di fatto, l’impegno economico è commisurato alla frequenza di utilizzo del campo. L’obbiettivo per il 2017 è di raggiungere almeno 400 soci ordinari.
Gabriele Lualdi, presidente del Golf Club Udine dal 2013
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La politica federale, il golf in Italia e sul territorio: dica la sua. “A mio avviso il golf è uno sport maturo, il target di riferimento è elevato con persone in prevalenza di età medio/alta che hanno raggiunto una certa tranquillità anche sociale. Forse dovremmo puntare prevalentemente su questi soggetti. Del resto, ce l’insegnano gli americani, che su 25 milioni circa di praticanti hanno un turn-over del 10 per cento. Abbiamo invece avuto un ottimo riscontro dalla promozione 99 euro Io gioco a golf lanciata dalla FIG. Lo scorso anno abbiamo registrato 105 partecipanti al corso di cui 60 sono diventati nostri soci”.
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Professione Manager Nata 16 anni fa, l’Associazione ha preparato numerosi direttori e gestori di club sportivi ad affrontare un lavoro molto impegnativo
Nelle foto, due immagini di Edimburgo, sede del 50° corso CMAE che si è svolto dal 23 al 27 gennaio di quest’anno.
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CMAE
Formazione e sviluppo
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di Ascanio Pacelli
Q
uando nel 2011 ho iniziato la mia avventura come club manager a Terre dei Consoli, la prima cosa di cui avevo veramente “fame’ era imparare a fare questo mestiere. Sono nato in campo da golf, ho fatto di questo sport la mia ragione di vita , scegliendo nel 1996 di passare professionista ed iniziare il mio percorso da maestro, attraverso la Scuola Nazionale di Golf. Sono stati cinque anni in cui ho appreso non solo le tecniche di insegnamento, ma anche quell’etica e rispetto che devono sempre essere presenti dove c’è di mezzo lo sport. La mia vita è stata un susseguirsi di “sliding doors”, tra golf, televisione, radio e voglia di viaggiare. La mia grande fortuna è stata quella di avere avuto un mentore speciale, Arnaldo Cocuzza, past president delle CMAE (Club Manager Association of Europe e attuale Director of Golf presso il Charlotte Country Club negli Stati Uniti). L’altro grande passo che ho intrapreso è stato quello di entrare a far parte della A.I.T.G, ovvero dell’associazione tecnici golfisti italiani. A distanza di quattro anni dal mio primo corso organizzato dalla CMAE in Italia, ho ottenuto il diploma nel 2014, partecipato a due World Conference a San Antonio e San Diego, dove ho tenuto un discorso nell’International Symposium, di fronte a centinaia di CEO americani. Sono stati i 15 minuti più elettrizzanti della mia vita professionale, e non ci sono grandi fratelli, fiction o spettacoli che mi abbiano mai dato tanta adrenalina. Il motivo è semplice: il golf fa parte del mio sangue, della mia vita e sono stato onorato di aver potuto raccontare la mia passione, il mio lavoro e quelli che sono i progetti dell’Italia del golf, tra la Ryder Cup del 2022 e gli sforzi che tutti i circoli e associazioni stanno facendo per cercare di aumentare il numero dei praticanti nel Belpaese. Nel 2015 sono stato chiamato a far parte del “board of Directors” della CMAE e pochi mesi dopo anche dell’Educational Policy Board. La
mission è quella di migliorare anno dopo anno il processo educativo di quelli che si avvicinano a questa grande famiglia, e di poter preparare al meglio i futuri Club Manager.
Manager, Segretario o Senior Manager in qualche Sport o Business Club, ma anche a quelli che aspirano ad arrivare ad occupare un ruolo del genere. 2) Aumentare le proprie capacità personali, accrescere cultura e conoscenza, saper dare il massimo grazie ai propri “skills” e capacità intuitive , ma soprattutto fornire all’industria del golf e dei circoli in generale nuove prospettive, nuove soluzioni e alti standard gestionali. La formazione passa attraverso 5 corsi: (GRAFICO 1).
LA CMAE NASCE NEL 2001, CON UN DUPLICE SCOPO: 1) Formare manager attraverso un percorso educativo denominato MDP, (management development program). Questi corsi non sono solo fatti per coloro che occupano un ruolo da General
Continuo sviluppo professionale
(GRAFICO 1)
CLUB MANAGER
MDP1 strategia & direzione Gestione MDP1 Food & Beverage
o
MDP1 attività legate al golf
Diploma CMAE in Club Management
MDP1 costruire e gestire la squadra del club*
MDP1 attività del circolo* 1. MDP - Management Development Programme 2. * Per ottenere il Diploma CMAE in Club Management è indispensabile aver frequentato i primi due stadi dei corsi (MDP Club Operations e MDP Building & Managing Club Team) alla base della “piramide”
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CMAE
Formazione e sviluppo CORSI DI DIREZIONE E CONTROLLO
LE DIECI COMPETENZE FONDAMENTALI GESTIONE DEL CLUB › Storia o tipo di club privati › Tipo di membership › Regole o politica del Club › Ruoli e responsabilità del consiglio o il ruolo del general manager › Sviluppo della carriera
CAPACITÀ INTER-PERSONALI › Capacità di comunicazione › Conduzione di presentazioni › Risposta a situazioni di disaccordo › Valutazione e accertamento di responsabilità o lavoro gratificante in team con altri
GESTIONE FOOD & BEVERAGE › Standard dei servizi › Preparazione dei menu › Attività ed eventi a tema › Scienza dei cibi e della nutrizione › Attrezzatura › Politiche di prezzi › Personale per il Food & Beverage › Ordini / ricevimento / controlli / inventario o sviluppo carta dei vini › Tendenze Food & Beverage
SOCI E MARKETING › Pubblicazioni all’interno del Club › Relazioni con i media › Acquisizione e mantenimento dei soci o strategie di marketing per Club › Piano di marketing
GESTIONE CONTABILITÀ E FINANZA › Principi di contabilità per Club › Progetti di finanziamento › Revisione e controllo › Budgeting analisi finanziaria o tassazione per Club › Sistemi computerizzati e software o Previsioni sul cash flow › Office administration › Salari e profitti o Planning finanziario a lungo termine RISORSE UMANE E PROFESSIONALI › Relazioni con gli impiegati › Gestione del tempo › Stili di gestione › Stress gestionale › Sviluppo dell’organizzazione › Bilancio del lavoro › Descrizione del lavoro nel Club
GESTIONE GOLF, SPORT E SVAGO › Organizzazione del golf › Gestione del percorso › Tennis, Wellness & Fitness e altri sport o gestione degli spogliatoi GESTIONE DEI SERVIZI › Misure preventive di manutenzione › Lavori domestici › Assicurazioni & rischi › Sicurezza › Progressione del lavoro › Gestione del progetto › Gestione dei terzisti › Gestione energia e risorse CONFORMITÀ AI REGOLAMENTI › Legislazione › Protezione dei dati › Organizzazioni governative o leggi sui Club › Teoria dell’economia › Regole sul consumo degli alcolici
STRATEGIA E LEADERSHIP › Planning strategico per Club o trattative reali › Capacità di contatto con i membri › Il manager come leader o dinamica della squadra
Alla fine della piramide, l’ultimo “scoglio” sarà l’esame finale per ottenere la qualifica di CCM, ovvero di un Club Manager Certificato. In italia ancora non è molto conosciuta questa certificazione, ma è l’unica chiave per potersi aprire le porte nel mondo dei Club, a prescindere che siamo di golf, sport o City. Nei cinque livelli vengono trattate tutte le 10 principali “core competencies”. (BOX 1). Ogni anno ci sono più corsi Mdp1 (il livello d’ingresso) sparsi tra i paesi “partner’ della CMAE. L’Mdp 2, Golf Operation e Strategy & Leadership, ha come sede principale l’Inghilterra o la Scozia, mentre il corso sul food & beverage gira tra la Spagna e l’Irlanda.
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In Italia sono stati organizzati negli ultimi quattro anni tre corsi (1 e 2). L’ultimo, tenutosi al GC Terre dei Consoli, ha aperto le porte del mondo manageriale a 18 colleghi, provenienti da tre nazioni diverse. Il modo migliore per farvi capire come è strutturato un corso, è condividere con voi la mia ultima settimana trascorsa tra i libri (pensate che quello che si è svolto a Edimburgo dal 23 al 27 gennaio 2017 era il 50° corso di Management dal 2001) nella griglia di incontri e lezioni che abbiamo deciso di lasciare in lingua inglese per renderla più “diretta”. (TABELLA 1) Come avete notato sono cinque giorni full immersion di condivisione, di studio, dove umiltà, voglia di imparare e miglio-
(BOX 1 )
rarsi ci spingono a dare il massimo e soprattutto a capire qual è la nostra strada e il modo attraverso il quale percorrerla. La ciliegina sulla torta è aver avuto la possibilità di poter presenziare alla serata organizzata dalla Scottish Association, dove un certo… Jim James CCM (Certified Club Manager) ha raccontato e condiviso il suo lavoro di club house e membership manager in uno dei più famosi circoli al mondo, l’Augusta National, sede ogni anno del Masters. Chi pensa che siano solo ore di testa sui libri, però si sbaglia.Un giorno l’ho scritto sulla nostra chat di gruppo: ”Ragazzi, grazie dei cinque giorni trascorsi insieme. Ci siamo conosciuti, ognuno ha imparato dall’altro, abbiamo avuto la fortuna
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Monday 23
Tuesday 24
Wednesday 25
Thursday 26
8.30 – 9.00 Registration
9.00
8.30 – 9.00 Case Study Feedback
9.00 - 9.30 Case Study Feedback
8.30 Start
Welcome, intros & aims of week.
Situational Leadership
Managerial Accounting
Adv Marketing
Swim/Gym Principles
9.30 – 11.00 Management to leadership model
John Bull
Russ Conde
Rob Hill (GGA)
Ken Harvey
Managerial Accounting
10.00-11.00
Michael Braidwood CCM & John Bull BREAK
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Case Study Written Submissions
11.00 -11.15
10.30 – 10.45
11. 00 – 11.15
11.00 - 11.15
11.00- 11.15
Nature of Leadership
Situational Leadership Cont.
Managerial Accounting
Technology & Social Media
Lumina Leader Portrait
John Bull
John Bull
Russ Conde
Rob Hill (GGA)
Kevin Fish CCM
12.00 – 12.45 Case Study Feedback LUNCH
12.45 – 13.30
12. 45 – 13.45
12. 45 – 14.00 Inc group case study discussion
12.45 – 13.30 Inc group case study discussion
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Leadership Traits (& Impact on performance)
Lumina Spark Portrait
Member Participation Study
Committee Strategy Session
Lumina Leader Portrait
Kevin Fish CCM
Gregg Patterson
Gregg Patterson
Kevin Fish CCM
15.00 - 16.00 Inc group case study discussion
15.45 – 16.00
15.30 -15.45
15.30- 15.45
15.00 – 15.15
Negotiation techniques
Lumina Spark Portrait
Mentoring
Club Ethics
John Bull
Kevin Fish CCM
Gregg Patterson
Gregg Patterson
Owning Your Development
17.30 – 17.45 Day Summary
17.30 -17.45 Day Summary
17.15-17.30 Day Summary
17.15 –17.30 Day Summary
John Bull BREAK
SUMMARY
Gregg Patterson 16.45 – 17.15 Day/week summary
Jim James
(TABELLA 1)
di avere alcuni dei migliori professori al mondo, ma quello che abbiamo condiviso - lealtà, rispetto, voglia di imparare e divertirsi, non si legge in alcun libro…” Questo vi fa capire qual è lo spirito della CMAE, ovvero quello di una “tribe” pronta ad aiutare chi ne ha bisogno, condividendo i propri problemi lavorativi, davanti a una birra, trovando soluzioni, sempre con un sorriso. Succede anche che grazie alla tribù, tu possa anche trovare un nuovo lavoro. Il cazzeggio e lo svago? Ci sono, e servono… Vi confido un segreto: vedete quello in prima linea con occhiali e mascherina nella foto qui accanto? È un tale Gregg Patterson. Se siete curiosi, cercatelo sul web… Rimarrete stupiti.
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Gaudenzio Bonomini
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PERSONAGGI Gaudenzio Bonomini
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L’ETERNO STUDENTE Il direttore del Molinetto ci porta attraverso la storia del golf raccontandoci come si è evoluto il nostro sport e i segreti per gestire con successo un club di Andrea Ronchi
“A
12 anni ho messo il piede per la prima volta in un golf club, quello di Sommacampagna, a Verona, che era di sole nove buche. Ci sono arrivato perché era usanza avere i caddie nei circoli e così, in cerca di qualche guadagno, io con altri 120 ragazzi ci siamo trovati al circolo. C’erano tre categorie differenti e io ero tra i più piccoli. In questo gran numero di persone riusciva a lavorare solo chi aveva il desiderio di emergere. A 14 anni ero in prima categoria (come caddie) ovvero non perdevi le palline del signore, eri disponibile, ti interessavi di golf masticando il gergo e dando giusti consigli. In un altro paio di anni sono diventato uno dei punti di riferimento.” Comincia così il racconto della vita golfistica e lavorativa di Gaudenzio Bonomini, attuale direttore del circolo del Molinetto, alle porte di Milano. Veneto di nascita ma ormai milanese ad honorem, è una delle figura più conosciute e apprezzate nell’ambito dei segretari e direttori club, con alle spalle una lunga e bellissima carriera, che ci racconta con la solita e ben nota passione in queste pagine. A lui la parola. “Per arrotondare ulteriormente aiutavo il caddiemaster continuando a studiare all’istituto agrario di Verona dove mi sono diplomato nel 1972. Ho deciso di studiare come perito agrario perché, giustamente, ho pensato potesse essermi utile in una futura professione nel golf. Nel corso degli studi ho avuto la possibilità di aiutare l’allora direttore, il grande Papadato, poi anche responsabile a Is Molas, che aveva bisogno di un ‘garzone da bottega’. Allora andava fatto tutto a mano, tenere in ordine, sapere di regole... Da
lì è nata la passione e lui mi ha dato sempre maggiori responsabilità. A Verona ho fatto di tutto, dal cameriere al guardarobiere, studiando la sera. Ho anche iniziato a giocare a golf quando, con i miei colleghi, ci trovavamo in un campetto a praticare con bastoni che ci eravamo costruiti. Un giorno ci vide il maestro e così, in cambio di un aiuto in campo pratica dove raccoglievo le palline (ho fatto anche questo!) mi ha permesso di allenarmi e qualche volta andare in campo. Sono diventato handicap 5, che all’inizio degli anni Settanta non era male! Non ho potuto frequentare l’università perché ho deciso di sposarmi e dedicarmi al lavoro. E con quest’anno sono 40 di matrimonio... Il Golf Verona nel 1972 cambia direttore ma io, essendo cresciuto all’interno del circolo ed avendo molta confidenza con i soci, non sono stato scelto. In compenso mi è capitato di giocare con un signore che ho scoperto essere il presidente del Golf di Asiago e, su referenza di Papalato, ho iniziato a collaborare con il circolo vicentino che però era 9 buche e aperto solamente tre mesi all’anno. Il presidente mi ha permesso di lavorare nella sua azienda di minuterie metalliche nei mesi di chiusura del circolo e questo mi ha permesso, data la buona disponibilità di tempo libero, di formarmi continuando a collaborare con Verona. Faccio gli esami da giudice arbitro, con maestro Sergio Carrera, diventando uno dei più giovani giudici italiani. Alla quarta stagione di Asiago sono stato contattato da un consigliere di Villa Condulmer che, dopo avermi tenuto d’occhio tutta l’estate, mi fece un’offerta per sostituire il direttore che sarebbe andato in pensione. Era il 1980 e finalmente potevo gestire un percorso 18 buche. Dopo qualche anno si sparge la voce dell’apertura di un campo nuovo a Milano per volontà di un importante imprenditore. Allora non c’erano molti percorsi e una nuova apertura faceva molto parlare. Mi venne a trovare un so-
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cio, che poi divenne presidente, che mi chiese di andarli a trovare a Milano. Venni raccomandato da Possi e Carrera e ricevetti un’offerta importante. Io a Villa Condulmer stavo molto bene, però decisi di mettermi alla prova. Volevo emergere e dimostrare a me stesso il mio valore. Il presidente di Villa Condulmer mi incoraggiò a fare il salto di qualità: «Noi abbiamo questo tipo di realtà, lei Bonomini ha le qualità per emergere. Vada a Milano e diventi un grande». Era il 1 marzo 1984 e iniziò la mia avventura al Molinetto, aperto da tre mesi. 18 buche vuote ed era desolante. Giocava pochissima gente, mai avuto un direttore o segretario, poca vegetazione. Aveva grandi progetti. Io non lo sapevo al mio arrivo e scoprii che in quell’anno si sarebbero tenute le pre qualifiche dell’Open d’Italia. Durante una cena a settembre venne annunciato che l’anno successivo il Molinetto avrebbe ospitato l’evento nazionale più importante. Mi sono sentito mancare! Una delle fortune è stata conoscere Mario Camicia con il quale è partito un rapporto stupendo. Oltre a incoraggiarmi Mario mi ha fatto capire come questo evento sarebbe stato il mio biglietto da visita per il futuro. Quell’edizione
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ospitò alcuni dei migliori giocatori al mondo. È stato l’anno della grande nevicata, fino a marzo c’è stato il bianco al posto del verde, ma con un buon lavoro siamo riusciti a farne un successo. Per me è stata l’occasione di conoscere Andy McFee che mi ha tenuto con lui per tutta la durata dell’evento. Osservandolo sono riuscito a capire come si organizza un grande evento. È stata un’esperienza stellare. Il clamore della gara ci fa fare il salto di qualità superando i 600 soci. Da un’azienda di proprietà di un solo individuo il circolo diventa di proprietà dei soci che ne acquistano le azioni. Ci sono i primi consigli direttivi, il primo presidente eletto e mi sono trovato ad affrontare una nuova realtà. Da una parte volevo imporre la mia volontà, ma nel contempo dovevo confrontarmi con molte figure. La mia inesperienza e il mio carattere sanguigno mi ha portato a uno scontro con richiesta di dimissioni da parte del consiglio. I soci raccolsero però 600 firme facendo capire al consiglio che avrebbero voluto ancora Bonomini quale direttore del circolo. Rimasi e venne eletto presidente Riccardo Terzi, che restò in carica 11 anni. Con lui è cambiato il corso del circolo.
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Gaudenzio Bonomini con il premio alla carriera ricevuto durante l’Open d’Italia 2016, assegnatogli da AIGG e AITG. È con Marisa Crescenzio, presidente de Il Molinetto, e Fabrizio Pagliettini, presidente AITG
Da ogni presidente ho imparato qualcosa e ho sempre studiato. A livello agrario le esigenze del campo cambiano, cambiano i prodotti, le temperature. Bisogna tenersi aggiornati. Nel circolo cambia la tipologia dei soci e con essa le esigenze. Bisogna capire come affrontare le problematiche facendole proprie e superandole. Ho ‘rubato’ da chi era più esperto di me andando a trovare i colleghi. Ho frequentato i corsi di specializzazione organizzati dalla aziende e dalle associazioni. Ho fatto ogni anno gli esami da giudice arbitro andando ad arbitrare gare. Ho avuto e dato grande fiducia a tutti i presidenti che ho avuto, mantenendo sempre anche un buon rapporto con i soci. Devi metterti sempre dalla parte di chi fa la domanda e trovare soluzioni. Oggi, grazie all’esperienza ho una buona credibilità e sono rispettato, così come do io rispetto a tutti. Senza i soci il nostro circolo non esiste. Questo non è un pay and play, qui si paga una quota per stare come a casa propria. Il bilancio lo fanno le quote dei soci. Così è per i circoli come Molinetto. Se si vuole avere successo non c’è orario, non c’è una vita propria né un giorno di riposo. Questo è il lavoro del direttore. Certo, se ho problemi prendo i mei tempi, però sono stacanovista. Voglio controllare i miei collaboratori perché se loro sbagliano ci rimetto la faccia. Per come la vedo io, devo sapere ogni cosa per poter sempre essere un punto di riferimento per i collaboratori. La curiosità e la dedizione sono fondamentali, così come la convinzione che non si è mai finito di imparare. Il nostro lavoro nasce da una passione intensa: con questa che ci guida, ho scoperto che avere grandi impegni non pesa. Ed è forse la lezione più importante che ho imparato in tutti questi anni di golf.”
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PIACERE, GREENKILLER Il titolo è nato da un aneddoto del Superintendent di San Domenico, da tutti riconosciuto come uno dei campi italiani con il migliore livello di manutenzione. 48 anni, pugliese di Fasano, dal 2000 ha preso le redini del percorso collegato a uno dei piÚ bei resort del mondo, Borgo Egnazia
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I N T E R V I S TA Giovanni Francioso di Roberto Lanza
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orgo Egnazia è uno dei resort più belli del mondo, sorto al confine tra l’antica città messapica di Egnathia e immerso tra gli ulivi a pochi passi dal cristallino mare Adriatico di Savelletri, si trova nel cuore della Puglia che ha fatto innamorare tanti vip da Madonna a Justin Timberlake. Nella struttura curata nei minimi dettagli, composta da hotel a cinque stelle, ville, piscine, centro benessere & Spa di 1.800 m2 e un vero e proprio villaggio costruito ex novo utilizzando i materiali e gli stili tipici dell’architettura pugliese, spicca il San Domenico Golf Club, uno splendido links di 6.300 metri par 72 con spettacolari scorci sul mare, progettato dall’European Golf Design di Londra e firmato dall’architetto Andy Haggar. A prendersi cura del percorso, c’è il Superintendent Giovanni Francioso, quarantottenne pugliese doc di Fasano, che nel mondo del golf ci è arrivato per una di quelle sliding doors che a volte ti capitano nella vita: «Tutto è successo per pur caso – spiega Giovanni -, nel 2000 quando sono iniziati i lavori a Borgo Egnazia, per scelte famigliari avevo appena lasciato il mio precedente lavoro. Decisivo è stato un incontro con l’Avvocato Sergio Melpignano che cercava un perito agrario da mandare alla scuola nazionale della Federgolf. Mi hanno proposto questo incarico e nel novembre dello stesso anno ero a Sutri per frequentare il corso da Superintendent Greenkeeper della durata di 4 mesi. Posso dire di aver visto la costruzione del San Domenico fin dal primo giorno e di conoscerne tutti i segreti».
Si avverte un senso di responsabilità nell’essere il Superintendent di un percorso inserito in una struttura prestigiosa come Borgo Egnazia? «Certamente. Mi sento sempre sotto pressione con la paura di sbagliare». Può fare una descrizione dal punto di vista delle erbe e delle essenze del vostro campo con caratteristiche e peculiarità? «Sui green abbiamo l’Agrostis Stolonifera varietà Penn A4, erba molto esigente dal punto di vista agronomico (necessita di frequenti bucature, top-dressing, verticutting, ndr) ma esteticamente bella. Su fairway, tee e semi-rough abbiamo Bermuda, varietà Tifway 419, erba che si adatta molto alle nostre temperature e resistente alla salinità dell’acqua. Ha bisogno di poca irrigazione e pochissimi trattamenti per malattie e parassiti. Nei rough abbiamo la Festuca Arundinacea, erba resistente alle alte temperature e con poca manutenzione. Posso dire che la scelta fatta in costruzione sulle varietà delle erbe è stata ottima». Un’ulteriore sfida, oltre a quelle che già si combattono abitualmente nella sua professione, è rappresentata dalla gestione di un campo in una zona vicinissima al mare con estati molto calde, vento costante e poche precipitazioni. Quali sono le principali problematiche da affrontare e come si risolvono?
Qui sopra, il green della buca 5 di San Domenico e , sullo sfondo, la sagoma del meraviglioso resort di Borgo Egnazia. A destra, Giovanni Francioso e, accanto, il Superintendent pugliese con tutto il suo team.
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67 «Come detto la scelta delle erbe da usare sui percorsi da golf è fondamentale, e qui al San Domenico siamo fortunati ad avere scelto le erbe che ho descritto. Chiaramente i problemi ci sono comunque, e sono dati principalmente dal vento, che disturba sia l’irrigazione o le concimazioni o i trattamenti fitosanitari, ma con un po’ di inventiva riusciamo a convivere anche con questi problemi». L’acqua e la gestione delle risorse idriche sono un problema? «No, perché la richiesta delle quantità di acqua non è elevata e usiamo anche acque salmastre». Quanto è importante seguire la linea di un golf ecosostenibile puntando alla valorizzazione delle risorse locali ed alla riduzione degli sprechi? «È molto importante, principalmente per l’uso dei fitofarmaci, visto che siamo a circa 15 metri sul livello del mare, quindi un’oculata scelta dei prodotti è fondamentale. Oltre a questo abbiamo notato che la nostra zona è “frequentata” da uccelli migratori e quindi stiamo attenti a mantenere un angolo “naturale” sul nostro campo affinché possiamo dare “ospitalità” a questi animali». Quali sono i principali interventi necessari durante l’anno per mantenere il campo ad uno standard sempre elevato? «Gli interventi sono di tipo agronomico. Le operazioni di carotatura sui green sono fondamentali oltre ai verticut e top-dressing mensili o settimanali in certi periodi. Sui fairway bisogna fare verticut almeno due volte all’anno e arieggiare il terreno, naturalmente accompagnate da tagli giornalieri. Molti ci chiedono se usiamo molti concimi e molta acqua per avere il tappeto cosi bello, ma vi garantisco che spendiamo poco per questo».
Difficoltà che si incontrano nella sua attività, pregi e difetti? «La prima difficoltà è quella di non riuscire a farci capire con la proprietà o con la gente che frequenta il golf sulla necessità della tempistica dei lavori da svolgere. Mi spiego meglio: per loro è più importante una gara di circolo invece di una bucatura sui green nel momento giusto. Per i circoli noi Superintendent siamo l’ultima categoria da ascoltare, siamo i giardinieri del campo, quelli che devono essere invisibili mentre lavorano. Il nostro compito, invece, è lo stesso che ha il motore della macchina, non si vede, ma senza non vai da nessuna parte». Come si differenzia a livello di richieste/critiche il socio dai tanti turisti italiani e stranieri che frequentano il San Domenico GC? «Di soci ce ne sono pochi e buoni e non mi fanno richieste strane, mentre i turisti, per lo più nord-europei, trovano il campo nel periodo invernale un po’ strano da giocare per il colore della Bermuda che tende a ingiallirsi». Un aneddoto particolarmente originale capitato in questi anni di attività? «Lavorativamente parlando ho una vita piatta, non frequento spesso la club house e quando gioco lo faccio con amici. Ma mi è capitato di sentirmi rivolgere questa domanda: “Scusi è lei il grinkiller?”». Pur avendo una serie di caratteristiche ideali perché, in Italia il turismo golfistico fatica a decollare? «Sicuramente il problema principale è la non pubblicità che viene fatta a questo sport, molta gente che incontro fuori dal campo non sa in cosa consiste il gioco del golf. E se la invito a venire a provare, quando va bene mi sento dire: “Ma io non sono ricco”».
Ci sono attività che appaltate ad esterni? «Ogni lavoro viene effettuato dal nostro team. In inverno in bassa stagione la squadra è composta da una decina di persone, nel periodo estivo siamo in sedici». Può aiutare nel suo ruolo essere un giocatore di golf? «Aiuta molto a capire le richieste dei golfisti e poi è veramente utile per provare il campo ogni volta che decidi di cambiare qualcosa».
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C O M I TAT I D I G A R A
Rating System
Campo facile, medio o difficile? Un percorso deve rispettare al meglio il rapporto fra i vari handicap in gioco e l’adattamento del tracciato durante la sua preparazione per la gara. Allungare o accorciare una buca in maniera sensibile ha un effetto diverso su giocatori con differente livello tecnico, fatto che richiede di considerare con attenzione la posizione di tee box e bandiere di Richard Cau
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ra i compiti del Comitato di Gara c’è quello della preparazione del campo per far sì che ogni singolo torneo venga portato a termine con successo. In caso di gara di circolo, considerata la presenza di giocatori con diversa abilità, è ancora più importante che il campo venga preparato col giusto equilibrio. Gli scopi da perseguire sono principalmente due: garantire ai partecipanti una giornata piacevole e dare a tutti la possibilità di competere equamente rispettando le norme vigenti. Detto così sembra tutto ovvio e facile ma non sempre le due questioni vanno a braccetto; talvolta, credendo di fare un piacere ai giocatori, viene preparato un campo ritenuto facile senza considerare che a seconda del livello di gioco di ciascun giocatore gli effetti che si possono ottenere sono molto diversi. Lo USGA Rating System è basato su due fattori ben diversi fra loro: uno è la lunghezza totale del percorso (misurata dal punto di distanza fino al centro green), l’altro è il fattore OSV che tiene conto di tutte le altre difficoltà come gli ostacoli, la larghezza dei fairway, la grandezza dei green, la topografia delle buche etc. I valori di Course e Slope Rating tengono in considerazione tutti questi fatto-
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ri fino a calcolare gli handicap di gioco di tutti i giocatori. Detto ciò però l’influenza della lunghezza è di gran lunga predominante, quindi è fondamentale che la lunghezza totale del campo venga sempre mantenuta; andare a modifi care sensibilmente un percorso può aver l’effetto di sfalsare i suoi valori di rating col risultato che gli handicap perdano la loro funzione principale: permettere a tutti i giocatori di competere equamente tra loro. Quando si prepara un campo quindi non si deve scordare di cercare di mantenerne uniforme la difficoltà; questo vale per tutte le gare, le più e le meno importanti. Accorciare o allungare una buca di 30 metri per qualsivoglia motivo ha un effetto diverso su un giocatore con
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handicap 5 rispetto a uno con handicap 25. Per certi giocatori è molto più importante la lunghezza di un campo, altri sono molto più sensibili alle caratteristiche degli ostacoli, al vento o all’altezza dei rough. In aggiunta, mantenere il proprio percorso facile per un periodo medio-lungo può creare grossi problemi ai propri soci; in prima battuta rende loro più complicato competere su altri campi e alla lunga li mette in difficoltà anche sul proprio percorso nei confronti di eventuali ospiti. Il posizionamento degli indicatori di partenza dovrebbe quindi essere equilibrato così che la lunghezza reale di gioco rimanga approssimativamente la stessa di giorno in giorno. Per ottenere questo in ogni gara valida con con-
METÀ ANTERIORE
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Il tee di partenza di una delle buche dell’Augusta National, tradizionale sede del Masters dizioni normali del percorso, è consigliato di posizionare gli indicatori di 6 tee in avanti, di 6 più o meno in corrispondenza e di 6 tee indietro rispetto ai punti di distanza. Quando si cambia la posizione degli indicatori di partenza sarà necessario ruotarne la posizione, ma sempre in modo tale da mantenere invariata il più possibile la lunghezza totale del percorso. In questi casi gli indicatori si dovrebbero alternare nelle zone A e al massimo B dell’area di partenza. Quando le condizioni sono anormali, al contrario, si dovranno compensare apportando delle correzioni come per esempio utilizzare solo la metà posteriore dei tee se il campo è secco e veloce o il vento è a favore, o la metà anteriore con campo bagnato o pesante e vento contrario. In questi casi è probabilmente opportuno utilizzare anche le zone C per ottenere la compensazione necessaria.
Va tenuto presente che una gara non è valida a fini handicap se la lunghezza del campo giocato varia (in più o in meno) rispetto alla lunghezza misurata di più di 100 metri su 18 buche (o 50 metri su 9 buche) e se gli indicatori di partenza sono posizionati in più di due buche (in gara a 18) o in più di una buca (in gara su 9) ad una distanza superiore a 10 metri rispetto ai punti di distanza, fermo restando che in nessuna buca la distanza potrà essere maggiore di 40 metri. Un altro aspetto fondamentale è quello relativo al posizionamento delle bandiere ricordandosi innanzitutto di non andare a ricercare posizioni particolarmente insidiose. È importante analizzare il disegno della buca per capire il tipo di colpo necessario ai giocatori per raggiungere il green. Una pin position difficile per un colpo da 100 metri potrebbe essere semplice per un colpo da
200 metri o viceversa a seconda della tipo di colpo necessario per raggiungerla; non mantenere equilibrata la difficoltà delle bandiere rischia di penalizzare giocatori bassi di handicap rispetto a quelli alti di handicap o viceversa. Bisognerebbe ricordarsi di lasciare uno spazio sufficiente tra la buca e le estremità del green, tener conto delle pendenze di quest’ultimo ed equilibrare le posizioni tra destra, sinistra e centro e lunga, centrale o corta. In caso di green medio grandi il posizionamento della buca può allungare o accorciare la buca anche di 20 metri; questo aspetto è da considerare soprattutto in caso di condizioni anormali del percorso. Ultimo aspetto ma non meno importante la marcatura del campo e le regole locali. Sono operazioni da effettuare prima di una gara ma se fatte bene evitano un sacco di problemi durante il gioco.
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P.L. n° 10/71: con questa sigla, una delle regioni italiane meno attrezzate con campi da golf volterà decisamente pagina. Scopriamo insieme qual è la portata epocale di questo eccezionale piano di lavoro
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QUADRIENNIO 2016/2020
Sviluppo del Golf Turistico
di Giuseppe Miliè
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ella scelta dell’argomento per introdurre l’articolo che il Direttore, Fulvio Golob, mi ha richiesto, ho scelto la sigla P.L. n° 10/71... Enigmatica? La sigla di una bomba…? No! È il codice di una Proposta di Legge Regionale che rappresenterà una svolta epocale. Il significato esatto è Proposta di Legge n° 10/71 della Regione Calabria, con la quale sta preparandosi al varo di un importante Piano di Sviluppo sul Turismo legato al golf che sarà attuato nel quadriennio 2017/2020. Tutto nasce quasi un anno fa, quando il Presidente della Regione, on. Gerardo Mario Oliverio, facendomi contattare, mi chiese un incontro sul tema Sviluppo del Golf Turistico. Recandomi all’incontro facevo una considerazione tra me e me, e mi ripetevo… “Eccone un altro!” Mi recai così al Palazzo di Governo della Regione Calabria, con non poche titubanze, in quanto sono anni che politici, dirigenti federali del golf e imprenditori parlano, provano a fare piani e progetti sullo sviluppo (vedi altri paesi nel Mediterraneo) del golf turistico. Ma inevitabilmente, ogni volta che se ne discute, magari anche a lungo, non solo non si sono realizzati i progetti sul tavolo, ma - a dire la verità - non ne è partito nemmeno uno! Qualcuno dirà, ma cosa è successo in Sicilia? E in Puglia? Di campi ce ne sono già! Purtroppo i percorsi realizzati in Sicilia come il Verdura o Donnafugata, oppure ancora i Monasteri-Siracusa, il Le Saie o lo storico Pìcciolo, sono spesso distanti l’uno dall’altro decine o centinaia di chilometri. Alcuni hanno anche una localizzazione difficile da raggiungere dagli aeroporti e non solo, così che a tutt’oggi non riescono a creare l’interesse che meriterebbero come gruppo da parte dei Tour Operator del golf. Di fatto sarebbe come programmare una settimana di sci sulle Alpi e poi dover scegliere per sciare ogni giorno una località diversa che va da Cortina a Courmayeur: più che una vacanza... un tour de force! Lo stesso dicasi in Puglia per il bellissimo San Domenico o Acaya, piuttosto che Riva dei Tessali: sono troppo distanti tra di loro e di certo non sono una attrattiva che può competere con le destinazioni della Spagna o del Portogallo dove, come noto, atterrando all’aeroporto di Marbella nelle immediate vicinanze (raggio di 40 chilometri) ci sono oltre 60 campi! Furbi poi gli spagnoli, pronti a ribattezzare l’intera zona con il nome “Costa del Sol” a garanzia del tempo e del clima sempre ideale per giocare, o “Costa del Golf”, ad indicare che lì si gioca su cento campi differenti! Ma questi sono fatti ben noti a tutti... Quindi, un po’ demoralizzato già in partenza, mi avviavo al colloquio con il Governatore della Calabria. Da li a poco, però, mi sarei dovuto ricredere. Il Presidente aveva piena consapevolezza del fenomeno golf e conoscenza profonda dei numeri che il golf legato al turismo può dare come grande risultato in termini di economia, di occupazione di indotto, di promozione di una destinazione e così via...
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Trovato finalmente terreno fertile, o meglio la possibilità di interloquire con una persona che già sa di cosa si parla, è stata cosa molto più semplice. E chi ve lo dice è uno che come mestiere fa l’architetto specializzato in progettazione di campi da golf e di difficoltà ne incontra tutti i giorni, perché la materia golf in urbanistica non è affrontata. Senza considerare che né le regole di gioco, né gli impianti sono noti ai più. In breve concordavamo che non sarebbero serviti piani e progetti da inventare radicalmente, ma decidevamo di analizzare cosa hanno fatto altri Paesi e semplicemente “ricucirlo” come se fosse un abito nuovo alle “forme” della Regione Calabria, creando così una vera “golf destination”. Il Presidente Oliverio ha quindi dato incarico immediato ad un esponente della Regione, l’on. Orlandino Greco, di seguire personalmente il progetto. Uno stretto colloquio con Greco, svolto in molte riunioni, ha portato velocemente all’elaborazione del Testo di Proposta di Legge Regionale (la n.10/71 per l’appunto, scaricabile su http://www.consiglioregionale.calabria.it/pl10/71.pdf) che prevede e definisce le linee della norma da seguire, nel caso di imprenditori, enti o forme di associazione societarie che si propongano di sviluppare interi comprensori golfistici, la cui peculiarità base deve essere quella di creare il “prodotto golf”, da inserire correttamente nel mercato mondiale. Le linee guida del programma prevedono infatti, partendo dalla valutazione dei sistemi degli aeroporti esistenti (Lamezia Terme, Crotone e Reggio Calabria) di fare una analisi dell’intero territorio (con un raggio di circa 60 km dagli aeroporti) mettendo a sistema tutte le risorse che il territorio stesso è in grado di offrire, ovvero oltre alla raggiungibilità, valutare, rior-
Giuseppe Miliè in compagnia di Rory McIlroy e, a sinistra, uno dei Bronzi di Riace, simbolo della Calabria
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dinare ed inserire nel “prodotto golf” anche i siti archeologici, le aree culturali (gli antichi borghi), gli ambiti di alto valore paesaggistico, le ricchezze della cultura enogastronomica, i diversi sistemi termali già presenti in quelle aree, il sistema costiero con le splendide spiagge. La Proposta di Legge prevede altresì, per i Progetti svolti in modo corretto, tempi per le approvazioni e le autorizzazioni degli impianti di golf molto brevi e semplici da ottenere. La Regione Calabria da qui a breve avrà una struttura interna con tanto di Legge sul Golf (e sarebbe la prima in assoluto a dotarsene) che affiancherà Enti ed Imprenditori che vorranno realizzare complessi di campi da golf in aree già programmate dalla Regione stessa. Nelle misure dei POR Calabria 2014/2020, quindi dei Fondi Regionali e Comunitari (FERS e FSE), a cura del Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria della Regione Calabria, saranno stabiliti i criteri e gli importi destinati come contributo ed incentivo allo sviluppo dei campi che saranno definiti come vere e proprie “infrastrutture” per lo sviluppo del turismo. La Calabria può essere una meta ideale per i golfisti, in quanto dal nord Europa le distanze aeree sono più brevi rispetto alle attuali destinazioni principali, Spagna e Portogallo (per noti problemi geopolitici Egitto, Turchia, Tunisia e Marocco hanno avuto un calo molto significativo). Occorre aggiungere che una recente pubblicazione del NY Times ha promosso la Calabria al 37° posto tra le destinazioni turistiche mondiali più importanti o, meglio, “imperdibili”. Di certo i campi dovranno essere sviluppati e realizzati “in simultanea” per creare immediatamente quello che viene definito “prodotto” da parte dei Tour Operator. I tempi oramai maturi dopo quasi un anno di intenso lavoro porteranno a breve alla pubblicazione di un Piano Territoriale Coordinato per lo sviluppo del Turismo legato al Golf, che stabilirà aree, tempi e modalità per poter accedere come investitori, sviluppatori e gestori, tutti comunque del settore del nostro sport.La Calabria, con tale strumento potrà diventare la Terra del Golf al centro del Mediterraneo.
Qui sopra Giuseppe Miliè durante un suo intervento a Uno Mattina e a sinistra alcune pagine tratte dalla ricca documentazione del Progetto Calabria.
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UNA RISPOSTA PER IL PAN È quella della “nutrizione efficace”, che guida le linee del protocollo TM e che si avvale di risultati ottenuti in numerosi circoli di golf italiani
L’
introduzione del PAN (Piano d’Azione Nazionale) è ormai di dominio pubblico. L’impegno nella direzione della riduzione e progressiva eliminazione dei pesticidi negli spazi pubblici frequentati da gruppi vulnerabili di popolazione è, a tutti gli effetti, legge dello stato. Si tratta di un’autentica rivoluzione soprattutto per i campi da golf e da calcio legati per tradizione e necessità ad un controllo puntuale delle malattie, delle parassitosi e delle infestanti del tappeto erboso. Partendo da quest’ultime, va rimarcato da subito come il PAN vieti in pratica l’utilizzo dei diserbanti e in tal senso, nel rispetto della legge, il campo da golf come quello da calcio non possa ad oggi essere diserbato chimicamente. Allo stesso modo si consideri l’approccio alle parassitosi ovvero agli insetti dannosi, non controllabili mediante pesticidi (ndr salvo un formulato formato esca) ma solo con tecniche alternative. Da tutto ciò nasce il protocollo TM. È una risposta concreta, testata scientificamente ed applicata efficacemente in 46 percorsi golfistici italiani. Basandosi sul concetto di nutraceutica, la “nutrizione che cura”, il protocollo si avvale dei risultati ottenuti, e avvalorati scientificamente, nel campo della resistenza indotta ovvero nell’induzione di resistenza nell’erba, portata e stimolata a combattere autonomamente le malattie. Stiamo parlando di reazione dell’erba ai patogeni, funghi su tutti, della sua capacità di allertarsi e di reagire in tempi brevissimi riducendo e/o annullando il fenomeno malattia. Ad oggi possiamo contrastare efficacemente tutte le patologie del tappeto erboso golfistico, a cominciare dal Dollar spot e comprendendo tra le altre la fusariosi invernale (Microdochium patch), la rizottoniosi
estiva (Brown patch) e il Pythium blight. Abbiamo garantito green eccellenti e sani riducendo al minimo per legge o spesso eliminando totalmente i pesticidi. Il tutto si basa sulla conoscenza della fisiologia dell’erba, sul monitoraggio, mediante analisi periodiche, del suo stato nutrizionale e sull’impiego mirato di molecole ecosostenibili fitofortificanti mirate a nutrire efficacemente il tappeto erboso. La “nutrizione efficace” è in fondo il concetto che guida tutto il protocollo e lo rende unico. I prodotti impiegati sono fertilizzanti non pesticidi. Fertilizzanti in grado di nutrire la pianta in modo direzionale e di agire al contempo sfavorendo lo sviluppo del fungo patogeno. Per questo, il protocollo TM può essere applicato sia in assoluta purezza senza rispettare alcun tempo di rientro (ciò è fondamentale per quei circoli che non prevedono il giorno di chiusura), sia in forma integrata con quei pochi fitofarmaci a basso dosaggio (usati da soli causano resistenza del fungo al fungicida) consentiti ancora dal PAN. In ogni caso, stiamo parlando di efficacia,
rispetto della legge, della squadra addetta alla manutenzione e dei giocatori. Non sono aspetti trascurabili, né derogabili. Per questo il protocollo TM diventa soprattutto una filosofia, uno stile ed un approccio ad una situazione non più mediabile. C’è in fondo dell’orgoglio nel superamento pratico ed effettivo di una situazione storicamente in stallo come quella dei pesticidi nei campi da golf e più in generale negli spazi pubblici. Ci voleva una legge, ma una legge senza risposte e senza strumenti diventa pura penalizzazione. Con il protocollo TM, ci sono tutti gli strumenti e le risposte. C’è la valorizzazione della professionalità del superintendent portato a crescere nella conoscenza delle dinamiche connesse alla fisiologia del green. C’è la tutela legale del presidente e del direttore del circolo ossia delle figure che guidano il club. Su tutto c’è l’attenzione verso i fruitori del circolo e verso gli addetti alla manutenzione che, quotidianamente, toccano e respirano il campo. Il PAN non è un problema se il risultato è già soluzione.
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CRONACHE DI SICILIA
A maggio approda sulle splendide buche del Verdura il nuovo Open voluto da Sir Rocco Forte e inserito nel calendario dell’European Tour. Donnafugata sta per alzare le insegne di Sheraton, Monasteri/Siracusa è entrato nell’orbita di Allegroitalia. E poi Saie, Picciolo, Madonie...
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Novità e conferme
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Immagine aerea del Verdura Golf Resort di Sciacca (Agrigento), di cui vediamo sotto due scorci delle buche di golf disegnate da Kyle Phillips (a destra la grande club house e uno dei ristoranti, il Liolà)
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di Salvatore Brancati uesto meraviglioso inizio anno è sicuramente d’auspicio per gran parte degli impianti golfistici siciliani. Si stanno, infatti, consolidando quelle programmazioni e speranze che hanno connotato gli anni passati. Non mancava proprio nulla: clima, enogastronomia, cultura, mare, campi e resort meravigliosi, ma tutto il mondo alberghiero e golfistico s’interrogava sulla mancanza del conclamato successo siciliano. Finalmente qualcosa di strutturale è cambiato. Finalmente quest’anno vedremo realizzarsi gran parte di questi sogni. Scorriamo, quindi, le principali novità che, frutto di un incessante lavoro, faranno svettare nella top ten delle destinazioni dell’anno anche i nomi delle strutture siciliane. Tra le prime, sicuramente, il Verdura Resort di Sciacca che “…rappresenta un doppio trionfo per lo European Tour”. Annunciava così ad inizio anno Keith Pelley, il C.E.O. del circuito professionistico europeo, l’assegnazione della tappa siciliana e l’associazione del resort allo European Tour Properties. Questo rientro nel circuito dopo la prima esperienza del 2012, riguarderà, infatti, sia gli aspetti meramente sportivi, ospitando la tappa a fine maggio con un montepremi di un milione di euro, che la collaborazione col network delle più prestigiose mete golfistiche internazionali. Per garantire il massimo della qualità del campo, già dai primi giorni dell’anno si è avviata una costante e stretta partnership con i tecnici del circuito europeo. Sopraluoghi, indagini tecniche e collaborazioni con esperti internazionali, hanno dato il via ad un programma di perfezionamenti ed innovazioni che riguardano tutti gli
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elementi del percorso. Anzitutto sono state individuate direttamente con Kyle Phillips (il progettista californiano dei campi) le buche “ufficiali”, attingendo da entrambi percorsi. Quindi sono state operate delle indagini specifiche sul terreno e, immediatamente a seguire, sono iniziati i lavori. Da segnalare, soprattutto, un’innovazione tanto attesa: sono state rese molto più giocabili tutte le buche, alleggerendo il rough che prima rappresentava un ostacolo troppo punitivo. Sul versante dell’ospitalità, si è continuato ad evolvere un programma multi direzionale. SPA, Kids Club, cene a tema con chef stellati e intrattenimento estivo: ogni aspetto del soggiorno per una clientela che frequenta il resort sia per lo sport, che per il relax, sia con la famiglia, che con gli amici. A far da eco nella Sicilia orientale ci ha pensato Sheraton. Il marchio della Marriott ha scelto il Donnafugata di Ragusa per “…affermare la sua presenza in un territorio irrinunciabile dichiara così Alberto Ricca, il Presidente del Resort – con un ricchissimo programma d’investimenti per far eccellere la Sicilia più autentica”. I progetti stanno, anche qui, riguardando profondamente tutti gli aspetti della struttura. Sono state rinnovate la reception (introducendo anche un bar ed un negozio), la SPA (con particolare riferimento alla piscina interna) e la ristorazione. In questo caso è stato dato particolare impulso all’esaltazione della cucina tradizionale siciliana, creando sia un nuovo ristorante con una selezione d’eccellenza di piatti locali e di pizze, il “Bedda mia”, che un nuovo grill bar, un vero e proprio “surf and turf” sulla panoramica buca 18 del parkland. Contestualmente si è proceduto ad eseguire dei lavori straordinari al percorso di Gary Player, chiudendolo nei passati due mesi per garantirgli nuova vita. Al momento si sta
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Sicilia: novità e conferme
Nella pagina accanto il cuore del resort di Donnafugata (Ragusa). Qui sopra, in alto la struttura ricettiva di Monasteri (Siracusa), una buca di Le Saie (a Carlentini, Siracusa) sullo sfondo dell’Etna e una di Donnafugata alacremente procedendo al rinnovo del bellissimo links, disegnato da Franco Piras, per arrivare in primavera ad offrire il top anche nel golf. In questo settore, infatti, il rinnovo integrale del resort ha infatti già interessato sia il campo pratica, realizzando apposite nuove coperture, che il putting e chipping green. Sono arrivate sia 25 nuove golf car su un totale di 50, che nuove sacche top di gamma, ma, soprattutto, è stato avviato un programma di Academy con le più innovative attrezzature digiDisio tali per l’apprendimento. Questo esplosivo inizio anno continua a Siracusa, con l’arrivo di Allegroitalia al Monasteri Golf Resort. Piergiorgio Mangialardi, il Presidente del gruppo alberghiero italiano, rende subito chiari i programmi: “…passare immediatamente da 4 a 5 stelle, implementare la SPA con trattamenti medici, potenziare il golf e dare impulso anche alla cucina alcalina”. Anche la meta aretusea si sta preparando all’aumento del turismo golfistico rinnovando ed implementando tutto il possibile nel resort. Nel percorso di golf si sta procedendo ad una intensa pulizia ed alleggerimento dei rough, che rendevano veramente delicate alcune buche del campo (in particolare il famoso par 4 della buca 6, la buca della piantagione
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Il Pìcciolo
Verdura
Le Saie Siracusa Donnafugata
© De Agostini Libri, 2014 – Tutti i diritti riservati
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Sicilia: novità e conferme di fichi d’india). Si stanno raddoppiando le golf car a disposizione e stanno arrivando le migliori sacche della Taylor Made per l’affitto. La didattica è affidata al famoso maestro calabro – siciliano Giuseppe Marra e la sua Mediterranea Golf Academy, mentre il pro shop moltiplica la sua offerta in collaborazione con Chervò. “Vogliamo dare l’opportunità ai nostri clienti di vivere un’esperienza indimenticabile in questo angolo della Sicilia, sia attraverso servizi dedicati nella nuova medical – SPA, sia con un nuovo concetto di wellness dell’alimentazione. Il gruppo torinese ha, inoltre, acquisito in gestione un condo hotel ad Ortigia, arricchendo ulteriormente l’offerta con questa opzione dall’aspetto tipicamente archeologico e culturale”. A far da contraltare a queste meravigliose notizie, vi sono altre strutture che non godono di altrettanta fortuna. È il caso delle Madonie Golf di Cefalù. Il promettente complesso alberghiero, continua purtroppo la sua lunga e tortuosa strada nei meandri della Sezione Fallimentare. Al momento infatti non è stato trovato alcun acquirente della struttura, sebbene siano state bandite diverse aste. I farraginosi meccanismi delle procedure giudiziarie stanno infatti bloccando ogni possibilità di vedere una veloce riapertura del sito, sebbene pare che pervengano piogge di richieste d’informazioni da parte di gruppi d’investitori anche d’oltremare. In pantani burocratici altrettanto inspiegabili si sta rallentando anche l’iniziativa imprenditoriale di Carlentini e di Taormina. Stavolta il Ministero dello Sviluppo Economico “…costringe ad attendere l’esito di
Qui sopra il verde delle buche del Picciolo al cospetto della massiccia sagoma dell’Etna. A destra, uno scorcio dell’albergo inserito nella struttura del club di Castiglione di Sicilia (Catania)
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79 alcuni procedimenti per addivenire al rapido completamento di queste due strutture, poderose per la loro progettazione e destinazione turistica”. Parla così l’ingegnere Orazio Bosco a capo del progetto che da anni cerca di aprire questi due complessi turistici pronti quasi fino all’80%. “Due strutture magnifiche: una sul mare vicino Catania e l’altra in prossimità di Taormina. Abbiamo tutto pronto: accordi con istituti di credito, progetti, maestranze e contratti di gestione per gli hotel, il campo di Taormina addirittura è stato posto in <dormienza>, ma pronto per una rapida riattivazione”. Gli altri campi siciliani, pur non essendo forieri di importanti novità strutturali, mantengono una consolidata vitalità ed offrono ai loro soci ed ai turisti piacevoli giornate tra i green siciliani. Tra questi “…le Saie Golf Club che - continua l’ingegnere Orazio Bosco - ha oltremodo rinnovato la sua offerta e i suoi servizi con uno straordinario impegno nella manutenzione delle buche, pronto per continuare ad ospitare sia i giocatori locali che i turisti che atterrano nel vicinissimo aeroporto di Catania”. Infine, godono dei frutti delle loro politiche anche gli altri due campi siciliani: il Villa Airoldi di Palermo e il Picciolo di Castiglione di Sicilia. Entrambi inseriti in comparti turistici consolidati ed entrambi con il più alto numero di soci giocatori nell’isola. In particolare, il campo palermitano gode della vicina spiaggia di Mondello e delle attrattive del capoluogo, mentre quello etneo beneficia della vicinanza di Taormina ed offre ai suoi clienti le bellezze del vulcano più alto d’Europa.
Nell’immagine in alto uno dei green del circolo palermitano di Villa Airoldi, sotto invece una foto d’archivio de Le Madonie, resort nei pressi di Cefalù chiuso ormai da anni in attesa che si trovi un compratore in grado di rilevarlo
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UNA CULLA DI PATRIMONI Fra siti archeologici, palazzi dâ&#x20AC;&#x2122;epoca, panorami unici al mondo, il nostri club sono spesso immersi in contesti eccezionali. In questo articolo ne ricordiamo alcuni, che appartengono a un elenco che può lasciare a bocca aperta i giocatori stranieri e fornire una carta vincente allo sviluppo turistico del golf italiano
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Nella foto, la meravigliosa galleria della Reggia di Venaria Reale, inserita nel Parco della Mandria, enorme polmone verde alle porte del capoluogo piemontese, che accoglie le splendide 72 buche del Torino e del Royal Park
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astelli, conventi e monasteri, acquedotti e ville romane con mosaici, ville rinascimentali, tombe etrusche, alberi monumentali.... la lista dei patrimoni conservati nei campi da golf italiani è lunga e ricca di grandi bellezze: storia e natura, un connubio che si sposa alla perfezione con un gioco nato e cresciuto in luoghi ricchi di fascino, di spazi aperti e di tradizioni. La principale differenza, che rende il golf italiano unico nel mondo, è proprio questa ricchezza di beni archeologici e storici, che unitamente al contesto naturale, rendono il nostro paese una meta imperdibile. Se giochiamo in Sicilia: dal Donnafugata a Ragusa Ibla, dal Picciolo all’Etna o a Taormina, dal Verdura alla Valle dei Templi di Agrigento, abbiamo la possibilità di immergerci in contesti incredibili inseriti tra i Patrimoni dell’Unesco, o situati all’interno di aree protette o in città dal fascino unico e indimenticabile. Se poi Roma è la destinazione del viaggio: chi ha le buche che come panorama hanno il cupolone di San Pietro o le arcate degli acquedotti romani, ancora in piedi dopo 2.000 anni... dallo storico Acquasanta, agli Archi di Claudio (il nome del circolo ricorda l’imperatore che terminò l’opera nel 52 d.C.), fino a Parco di Roma dove i romani sconfissero gli Etruschi nella battaglia di Veio del 396 a.C. capeggiati da Furio Camillo (una delle fermate della Metro A di Roma lo ricorda). E Marco Simone chi era? L’antico proprietario, titolare del marchesato del feudo di Guidonia Montecelio, che nel 1546 cedette il fortilizio-villa alla famiglia Cesi. Il cardinale Federico Cesi trasformò l’edificio in abitazione estiva, men-
In alto, la buca 7 di Rapallo, la club house di Varese e Costantino Rocca con la Ryder Cup sullo sfondo del castello di
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Marco Simone, che ritroviamo sotto, al centro di una panoramica della buca 2
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84 tre il suo pronipote, duca d’Acquasparta e fondatore nel 1603 dell’Accademia dei Lincei, la prima accademia scientifica del mondo, che annoverò tra i suoi primi soci Galileo Galilei, intervenne ulteriormente impreziosendo la struttura con affreschi e ponendo in lettere marmoree in cima alla torre il segno del suo passaggio. Da alcuni decenni è di proprietà della stilista Laura Biagiotti che, dopo un sapiente restauro, lo ha messo al centro delle sua attività facendolo tornare all’antico splendore e qui nel 2022 si giocherà la Ryder! Il Marco Simone è una location fantastica per la Ryder Cup: oltre al castello, in prossimità della buca 18 ha una villa del II secolo con mosaici, ma chi è che può legare il sogno alla realtà se non noi! E quante club house sono state realizzate all’interno di strutture che, se non fosse stato per i restauri a cura delle associazioni sportive, sarebbero diventate ruderi: basta entrare nel chiostro del golf di Varese per respirare un’aria antica, che porta l’immaginario lontano nel tempo quando i Mastri Comacini (costruttori, muratori, stuccatori e artisti attivi dal VII secolo in Lombardia) lo edificarono nel XII secolo e in questo convento le suore benedettine studiavano la “regola”; di trame e pettegolezzi risuona ancora la Pavona di Castelgandolfo considerata fra le la più belle club house dei i circoli di golf, dove tra papi e vulcani la storia ci ha lasciato un bel po’ di racconti: nel XVII secolo la proprietà passò al Cardinale di Sassia, Flavio Chigi, nipote di Papa Alessandro VII, che vi fece costruire una villa di grande bellezza e respiro. In tale villa il Cardinale Chigi vi ospitava - i costumi dell’epoca lo consentivano - una celebre beltà nota come “la Pavona”. Questo stesso nome rimase alla villa ed alla località. Di tutto questo e soprattutto dell’impegno ambientale del golf italiano ho parlato in occasione di un seminario, che ho tenuto presso il Dipartimento di Biologia vegetale della Penn State
Dall’alto, una veduta di Palazzo Arzaga, bel circolo bresciano costruito attorno a un’antica dimora rinascimentale; la Reggia della Venaria Reale, a Torino; la quinta palladiana dietro la buca 2 del percorso Giallo di Padova.
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University negli USA. Il prestigioso invito che ho ricevuto mi ha permesso di illustrare l’importanza della ricerca scientifica in materia agronomica e naturalistica, il patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale tutelato nei percorsi di golf italiani, a riprova del ruolo e del valore che il golf ha per la conservazione del territorio e che può essere d’esempio per altri sport, a beneficio della salute e della tutela di angoli della nostra bella Italia. Un impegno che la Federazione Italiana Golf persegue da ormai quasi trenta anni attraverso progetti e certificazioni come Impegnati nel verde e GEO che portano i circoli a ottenere riconoscimenti comprovanti i risultati ottenuti, attraverso una gestione e manutenzione ecocompatibili, o attraverso il recente marchio Biogolf che connota ancor di più la sostenibilità che può caratterizzare nuovi impianti, e con il lavoro di formazio-
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ne e di ricerca scientifica a cura dello staff della Sezione Tappeti Erbosi, costituito da un team di agronomi e naturalisti. L’ambiente e i beni culturali sono la chiave di volta che potranno permettere all’Italia di diventare una destinazione per il turismo golfistico, alternativa soprattutto a Spagna e Portogallo, nazioni amate dai nord europei anche perchè molto economiche, oltre ad avere un bel clima; ma anche da noi si può giocare 365 giorni l’anno, fare il bagno in acque cristalline o nelle calde acque termali, e scoprire i sapori della cucina migliore al mondo. Destagionalizzare l’offerta turistica, questo offre il golf italiano e se agli americani tutto questo è piaciuto moltissimo e una delegazione è già pronta a scoprire le nostre macroterme e il prodotto made in Italy, noi dobbiamo essere pronti ad accoglierli!
In alto, l’Acquedotto Claudio visto da due buche dei club Archi di Claudio e Roma Acquasanta, quest’ultima ripresa durante un itinerario di Golf & Turismo. Sotto, il complesso de La Montecchia e Castelgandolfo.
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GOLF E DIRITTO L’angolo giuridico
IL CONTRATTO DI LAVORO A TERMINE Vediamo in dettaglio la situazione attuale di questa importante forma di rapporto di lavoro, che in tempi recenti è stata regolamentata da nuove norme. Nel caso dei Circoli di golf (o meglio le ASD) che spesso hanno una stagionalità ridotta, la situazione appare semplificata dal Jobs Act di Marino Busnelli (Avvocato Patrocinante in Cassazione e presso le Giurisdizioni Superiori)
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ino al 2001 l’assunzione con contratto a termine era regolata dalla Legge 230/1962 e dalla Legge 56/1987, dopodiché tale disciplina del contratto a termine ha subito, ulteriori mutamenti con l’entrata in vigore dapprima della legge 183/2010, successivamente della legge di riforma del mercato del lavoro contenuta nella n. 92/2012, poi del Decreto Legge 76/2013 (convertito in Legge 99/2013) e, infine, dal Decreto Legge 34/2014 convertito successivamente in Legge 78/2014. Per ultimo, la normativa è stata modificata dal Decreto Legislativo n. 81/2015, attuativo della legge delega n. 183/2014, entrato in vigore il 25 giugno 2015, che ha abrogato il D.Lgs. 368/2001, e i cui articoli da 19 a 29 contengono oggi l’intera disciplina dei rapporti di lavoro a tempo determinato. L’evoluzione legislativa sopra ricordata ha avuto origine proprio per rendere più facile e flessibile il ricorso al contratto a termine. Infatti, dapprima, la legge del 1962 prevedeva una casistica tassativa di ipotesi in cui era possibile stipulare il contratto a termine e, successivamente, il D.Lgs. del 2001, invece, superava la
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precedente e tassativa impostazione richiedendo, nella sua formulazione originaria, una qualsiasi motivazione di carattere tecnico, organizzativo, produttivo o sostitutivo. Attualmente, invece, a seguito delle modifiche introdotte dal D. Lgs. 81/2015, è stato soppresso ogni riferimento alla giustificazione tecnica, organizzativa, produttiva o sostitutiva e la legge non prevede più esplicitamente che il contratto a termine debba essere giustificato. Le novità più significative riguardano peraltro le eccezioni alla regola del limite del 20 per cento. Anzitutto, ha stabilito che se la percentuale presenta un decimale, questo deve essere arrotondato all’unità superiore qualora sia uguale o superiore a 0,5. In secondo luogo, ha previsto che, in caso di inizio dell’attività nel corso dell’anno, il limite percentuale si computa sul numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza non più al primo gennaio (come vuole la regola generale), ma al momento dell’assunzione. La normativa vigente prima della riforma del 2015 già disponeva che i contratti collettivi nazionali di lavoro, stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi, potessero fissare limiti quantitativi del contratto a termine in deroga alla soglia del 20 per cento, oggi tale facoltà è riconosciuta anche ai contratti collettivi azienda-
li e individua altresì alcune ipotesi nelle quali detto limite non opera affatto: 1 assunzioni a termine da parte di datori di lavoro che occupano fino a 5 dipendenti; 1 avvio di nuove attività, per i periodi indicati dai contratti collettivi; 1 assunzioni per ragioni di carattere sostitutivo, o di stagionalità; 1 assunzioni per specifici spettacoli o programmi radiofonici o televisivi; 1 assunzioni di lavoratori di età superiore a 55 anni; 1 contratti a termine stipulati tra istituti pubblici di ricerca, ovvero enti privati di ricerca e lavoratori chiamati a svolgere in via esclusiva una precisa attività di ricerca scientifica o tecnologica, di assistenza tecnica alla stessa o di coordinamento e direzione della stessa. Per quanto riguarda le ipotesi di esenzione dalla soglia, invece, la riforma del 2015 ha anzitutto ridotto a 50 anni l’età oltre la quale un lavoratore può essere assunto a termine senza che operi alcuna limitazione di carattere quantitativo. Il decreto ha poi mantenuto inalterate le altre ipotesi di esenzione già vigenti prima della sua entrata in vigore, aggiungendone inoltre delle altre. In particolare, l’esclusione dal tetto massimo del 20 per cento è stata estesa ai seguenti casi:
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a cura del Centro Studi Diritto Sport / Paolo Montanari mail: info@csdirsport.com
1 assunzioni a termine da parte di imprese start-up innovative; 1 contratti di lavoro a termine stipulati tra università private, incluse le filiazioni di università straniere, e lavoratori chiamati a svolgere attività di insegnamento, di ricerca scientifica o tecnologica, di assistenza tecnica alla stessa o di coordinamento e direzione della stessa; 1 contratti a termine stipulati tra istituti della cultura di appartenenza statale ovvero enti, pubblici e privati derivanti da trasformazione di precedenti enti pubblici, vigilati dal Ministero dei beni e delle attivi-
tà culturali e del turismo e lavoratori impiegati per soddisfare esigenze temporanee legate alla realizzazione di mostre, eventi e manifestazioni di interesse culturale. Ancora a proposito della soglia del 20%, il legislatore del 2015 ha infine precisato che la violazione di tale limite non comporta la trasformazione dei contratti interessati in contratti a tempo indeterminato, ma soltanto l’applicazione di una sanzione amministrativa. Infine, il D. Lgs. 81/2015 prevede anche ipotesi in cui l’apposizione di un termine è vietata. Ciò accade nei seguenti casi: 1 sostituzione di lavoratori scioperanti; 1 con riguardo alle unità produttive dove, nei sei mesi precedenti, siano stati effettuati licenziamenti collettivi che abbiano coinvolto lavoratori adibiti alle medesime mansioni cui fa riferimento il contratto a tempo determinato; 1 con riguardo alle unità produttive nelle quali sia in atto una sospensione dei rapporti di lavoro o una riduzione dell’orario, con diritto al trattamento di integrazione salariale, che interessino lavoratori adibiti alle mansioni cui fa riferimento il contratto a termine; 1 infine, per le imprese che non abbiano effettuato la valutazione dei rischi in applicazione della normativa di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. In caso di violazione dei suddetti divieti, il contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato (art. 20, c. 2). In secondo luogo, è importante mettere in luce i limiti temporali a cui deve sottostare il contratto a termine. Quest’ultimo, invero, può essere prorogato, a condizione che il rapporto, inizialmente, abbia una durata inferiore a 36 mesi. La proroga è ammessa fino a un massimo di cinque volte a prescindere dal numero dei contratti. Qualora il numero delle proroghe sia superiore a cinque, il contratto si trasforma in con-
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tratto a tempo indeterminato dalla data di decorrenza della sesta proroga. In caso di continuazione del rapporto dopo la scadenza, il datore di lavoro deve corrispondere al lavoratore una maggiorazione della retribuzione, in misura del venti per cento, per ogni giorno di prosecuzione del rapporto fino al decimo; per ogni giorno ulteriore la maggiorazione è fissata nella misura del 40 per cento. La trasformazione del rapporto a tempo indeterminato si verifica solo nel caso di continuazione del rapporto oltre il trentesimo giorno, se il contratto aveva una durata inferiore a sei mesi, ovvero negli altri casi oltre il cinquantesimo giorno. È importante evidenziare che tali disposizioni non si applicano nei confronti di: 1 lavoratori stagionali; 1 start-up innovative; 1 ipotesi individuate dai contratti collettivi. In ogni caso, l’art. 25 D. Lgs. 81/2015 precisa che il lavoratore assunto a termine ha diritto al trattamento economico e normativo in atto nell’impresa per i lavoratori a tempo indeterminato inquadrati al medesimo livello; ovviamente, il trattamento spetta in proporzione al periodo lavorato, e sempre che non sia obiettivamente incompatibile con la natura del contratto a termine. La riforma del 2015 ha poi stabilito che la violazione dell’obbligo di parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato comporta l’applicazione di una sanzione amministrativa, a carico del datore di lavoro. Si può dire, in conclusione, che l’accesso al lavoro a tempo determinato, anche per realtà che a volte hanno una stagionalità ridotta quali sono spesso i Circoli o meglio le ASD, risulta ancora più semplificata del Decreto Poletti, meglio conosciuto come Jobs Act.
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IRRIGAZIONE Acquafert Green
Rapida, precisa e sorprendente: la “Renovation” dell’impianto di irrigazione
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l Circolo Golf Villa D’Este si è conclusa la prima fase dei lavori per il rifacimento dell’impianto di irrigazione di alcune buche. Un intervento programmato in più fasi che porterà a una “renovation” dell’intero sistema. ACQUAFERT Green, l’azienda incaricata del rifacimento, ha iniziato le fasi di tracciatura all’inizio di novembre 2016. Nei giorni seguenti specifici mezzi d’opera hanno avviato le lavorazioni in campo sul progetto dell’esperto scelto dal Golf Club Villa d’Este, Ing. James Massarenti. Sono state adottate diverse modalità d’intervento: mentre un escavatore apriva le tracce nei rough per la posa della main line, un vibrointerratore provvedeva all’interramento diretto delle linee secondarie e del cavo elettrico di segnale. La particolarità di queste macchine ha fatto sì che i lavori si siano svolti senza danneggiare in alcun modo le aree di gioco, pur posando circa 4 km di tubazioni in polietilene PN16 e altrettanti cavi a completamento di quattro delle diciotto buche esistenti. “La ditta incaricata ha svolto un lavoro pulito ed estremamente preciso. Abbiamo dovuto fare solo ritocchi marginali lungo i solchi incisi dalla lama del vibrointerratore all’interno dei fairway. Nelle aree di maggior intervento abbiamo provveduto alla rimozione delle zolle di prato e al loro ricollocamento dopo il montaggio dei nuovi irrigatori e del cablaggio elettrico dei decoder”, racconta il Superintendent Giuseppe Picariello “La presenza di mezzi d’opera specifici non ha creato alcun problema al campo. Il cantiere si è mosso rapidamente e abbiamo potuto coordinare facilmente il nostro lavoro con quello di ACQUAFERT Green”. “A fine dicembre, in soli trenta giorni di lavoro effettivi, oltre alla main line è stato rifatto l’impianto di quattro buche con la posa di 200 irrigatori a controllo singolo. La stagione asciutta ha sicuramente aiutato, ma un risultato così efficace è stato possibile solo grazie ad un’organizzazione perfet-
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tamente pianificata ed una strettissima collaborazione tra i tecnici di ACQUAFERT Green e la squadra di manutenzione interna” spiega Canzio Sanguanini, responsabile di ACQUAFERT Green. In attesa della prossima stagione irrigua, sono stati caricati nel sistema centrale computerizzato tutti i dati del campo con le posizioni dei nuovi irrigatori e i diversi programmi di bagnatura. Durante la prossima estate i soci del Circolo Golf Villa d’Este vedranno premiati i loro investimenti con i benefici apportati da questo importante intervento, mentre il Superintendent potrà assecondare le diverse esigenze irrigue delle buche, dovute alla diversa morfologia del terreno, grazie all’elevata efficienza di un impianto d’irrigazione a controllo singolo degli irrigatori. Gli addetti al campo riusciranno a confrontare in tempo reale le diverse performances del vecchio e del nuovo sistema. Gli aggiornamenti e il reportage degli interventi sul cantiere sono disponibili su www.acquafertgreen.it. Per informazioni: green@acquafert.it - telefono 0372 835672
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FOTO 1: Posa della main line nei rough. FOTO 2: Rispristini attorno ai nuovi irrigatori FOTO 3: Il segno lasciato dal vibrointerratore FOTO 4: Operazioni di picchettamento FOTO 5: Ripristino del campo
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ORNITOLOGIA
Tutela dell’ambiente di Marta Visentin
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uest’anno, a causa del fronte gelido siberiano, che ha ghiacciato buona parte dei laghi e dei territori solitamente usati da tante specie, in attesa della migrazione primaverile, da noi in Italia sono giunti milioni di oche, cigni, gru, aquile rare e tanti anatidi, che hanno scelto preferibilmente le zone umide del Parco del delta del Po e il litorale adriatico, ma anche i laghi di molti campi da golf in tutta la penisola. Pochi giorni fa sono terminati i censimenti degli uccelli acquatici svernanti, ovvero delle specie che passano la stagione invernale più a sud, rispetto ai consueti luoghi di nidificazione situati nell’Europa nordorientale e i dati rilevati hanno permesso di dimostrare ancora una volta quanto i territori dei circoli abbiano
un importante ruolo a supporto delle aree protette. Lo scorso anno la Federazione Italiana Golf ha attivato, nell’ambito della propria attività ambientale, la collaborazione con l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Ente di ricerca del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare), nell’ambito di un progetto di Wetlands International, che costituisce la più longeva, ampia e regolare forma di monitoraggio ornitologico, coordinato su scala internazionale. Iniziato in Italia dal 1975, costituisce l’unico monitoraggio faunistico a lungo termine esistente su scala nazionale. L’obiettivo è quello di ottenere dati scientifici utili che possano mettere in rilievo il ruolo ambientale degli spazi golfistici gestiti in maniera ecocompatibile e far risaltare la loro importanza per la protezione della natura e a quanto pare, dati alla mano, il dado è tratto!
Gli ospiti invernali nei golf italiani Il territorio dei nostri circoli si sta dimostrando sempre di più una vera oasi faunistica dove uccelli migratori e non trovano un rifugio sicuro e un ambiente ideale dove fermarsi in totale sicurezza
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91 Esperti ornitologi e tecnici autorizzati dell’Istituto, “armati” di binocolo e macchina fotografica, si sono recati in molti nostri circoli e hanno verificato l’idoneità ambientale dei luoghi e censito gli ospiti presenti. Ho avuto modo di scambiare opinioni con diversi colleghi e sentire l’entusiasmo di molti di loro per aver osservato specie comuni in gran numero, ma anche rarità e specie solitamente poco frequenti, il che non fa altro che confermare le ipotesi avanzate già attraverso le molteplici ricerche scientifiche svolte in campo naturalistico, ovvero che i golf italiani sono delle vere e proprie oasi dove la biodiversità è protetta. Grazie a tutti i circoli che hanno collaborato aprendo le porte ai ricercatori e avendo constatato una grande sensibilità in chi lavora nei club, colgo l’occasione di questo articolo per ringraziare il personale del Castelgandolfo Golf Club, impegnato a recuperare un cigno ferito e rifocillare aironi e anatre rimasti a digiuno per i laghi ghiacciati, e Saturnia dove le ampie fasce di canneto e i laghi naturalizzati sono diventati il rifugio di aironi e lepri; il grazie va però a tutti gli ornitologi che hanno pattugliato l’Italia e che hanno risposto positivamente alla richiesta di dare un’occhiata attenta anche intorno ai green! La Sicilia è stata monitorata con precisione dal Dott. Renzo Ientile e da Nino La Gioia: dal Verdura al Donnafugata, a Le Saie, ai Monasteri, nulla è sfuggito all’occhio attento ed esperto di chi ha quotidianamente a che fare con la tutela dell’ambiente e lo studio della diversità. Il padovano è stato sondato dal Dott. Giulio Piras, esperto anche di chirotteri, che ha trovato nel Golf di Frassanelle la più ampia colonia di Aironi guardabuoi, addirittura in concentrazione maggiore nel golf rispetto al territorio circostante, che ne ha visto invece una forte diminuzione; i circoli toscani sono stati oggetto di una più ampia attenzione coordinata da Emiliano Arcamone; il Lazio è stato curato dal Dott. Alberto Sorace ormai noto per le tante pubblicazioni scientifiche svolte nei golf insieme alla sottoscritta; tutti i sopra citati insieme ai circoli emiliano-romagnoli, Is Molas in Sardegna e il Conero hanno confermato la loro importanza per tante specie non solo acquatiche. E a Lignano e Montecchia attendiamo il ritorno della primavera e con lei delle rondini per andare a rioccupare i nidi artificiali, che i due circoli hanno messo a dimora per favorire la nidificazione e conservazione di questa specie migratrice, minacciata da svariati fattori che stanno modificando l’ecosistema. Queste azioni, insieme alla ricerca scientifica sono la chiave di volta per dimostrare che il territorio si può tutelare usando un gioco antico come il golf; i tappeti erbosi in macroterme e le pratiche manutentive basate sui metodi agronomici, i riconoscimenti “Impegnati nel verde” insieme alla certificazione GEO e al nuovo marchio Biogolf sono la risposta per dare al golf un futuro realmente “Green”!
Nella pagina a sinistra: un falco di palude nel Golf Donnafugata (foto Alberto Sorace). Qui sopra dall’alto: un’alzavola Anas crecca tra germani reali Anas platyrhynchos nel Golf Montecchia (foto Giulio Piras), una moretta tabaccata Aythya nyroca nel Golf Verdura (foto Renzo Ientile), una coppia di morette Aythya fuligula nel Golf Is Molas (foto Alberto Sorace).
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Nelle foto di queste pagine, tre vedute esterne della clubhouse del Gardagolf Country Club: dalla strada dâ&#x20AC;&#x2122;accesso, verso la terrazza del bar e del ristorante, dal percorso di gioco.
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TRE PIANI DI COMODITÀ Maestosa e accogliente, la grande struttura che accoglie i servizi del circolo bresciano è un raffinato mix fra efficienza e praticità. Molte le sale a disposizione di soci e ospiti per passare qualche piacevole momento di relax
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enza discussione, i tre percorsi di gioco sono fra i più belli d’Italia. A breve distanza dal maggiore lago nazionale, Gardagolf ne ha adottato il nome per battezzare le sue splendide 27 buche divise su campi che portano il nome di altrettanti colori: Rosso, Bianco e Giallo. Collocato in una grande area di 110 ettari e progettato dagli architetti inglesi dello studio Penninck, Steel & Partners, si stende fra la Rocca di Manerba, il Castello di Soiano e le colline della Valtenesi, con una notevole vista panoramica dalle buche “alte” del campo. In questo contesto non è però del percorso di gioco, ospite di due edizioni dell’Open d’Italia (1997 e 2003), che parleremo in questo articolo ma della maestosa e accogliente clubhouse
del Gardagolf Country Club. Nata su quelle che erano le vecchie strutture di una cascina, trasmette fin dal primo impatto un senso di elegante sobrietà. Davvero unica, per estensione ed esposizione, l’immensa terrazza, che viene utilizzata per tutte le cerimonie di presentazione e premiazione e da cui si gode un bel panorama sul campo. Sotto la terrazza, l’ingresso alla zona degli spogliatoi (ampi e ben attrezzati), del caddie master, della sala sacche e dei golf car, chesi trovano al livello più basso, lo stesso della strada di accesso. Appena entrata nel circolo, la via infatti si biforca portando sulla destra ai parcheggi e sulla sinistra, appunto, all’area dei servizi strettamente golfistici. La segreteria, che si affaccia sulla terrazza al primo piano, è
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In questa pagina, i numerosi ambienti all’interno della clubhouse di Gardagolf. Dall’alto: una camera della foresteria, il bar e il ristorante, la segreteria e tre sale per il relax e il gioco delle carte. A destra, il proshop Chervò
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La scheda del circolo
Gardagolf Country Club via Angelo Omodeo, 2 25080 Soiano del Lago (Brescia) Tel. 0365 674707 - Fax 0365 674788 info@gardagolf.it - www.gardagolf.it Fondazione: 1986 - Chiusura: lunedì non festivo (1/11-15/3) Stagione: aperto tutto l’anno Percorsi: Rosso/bianco: 18 buche, par 72, m 6.505, donne m 5.340 Rosso/giallo: 18 buche, par 72, m 5.784, donne m 5.061 Bianco/giallo: 18 buche, par 72, m 5.867, donne m 5.143 Strutture e servizi: campo pratica, putting green, pro shop, bar, buvette, ristorante (tel. 0365 674000), foresteria (piscina e campi da tennis riservati ai soci). Il campo: il percorso da campionato è affascinante e di grande respiro, con buche lunghe, ostacoli importanti, molta acqua e green ondulati. L’arrivo dei tre tracciati di nove buche, ai piedi di declivi erbosi che costituiscono altrettante tribune naturali, mettono Gardagolf ai livelli dei celebri ‘stadium course’ statunitensi.
uno degli ingressi alla clubhouse, insieme a quelli del ristorante e del bar. Le grandi stanze interne sono arredate con un gusto discreto e raffinato che dona una calda atmosfera a tutto l’ambiente. Numerose le sale a disposizione degli ospiti del circolo. Quella delle premiazioni, utilizzata durante il periodo invernale, è anche un angolo tranquillo dove rilassarsi in compagnia di una rivista di golf, di un libro o navigando in internet grazie al collegamento wireless. Ci sono poi le sale del biliardo (riservata ai maggiorenni), delle due zone tv e quella per il gioco delle carte, riservata ai soci. Quest’ultima è collocata al secondo piano della clubhouse e risulta appartata rispetto alle zone di passaggio. Sul primo piano, quello della segreteria, si trovano anche il pro shop gestito da Chervò e il bar, che dispone di una sala inter-
na e di una veranda, con bella vista sul Monte Baldo e la 9 del Rosso. C’è poi anche la “sala camino”, un angolo accogliente e distensivo arredato con poltrone e divani, punto di ritrovo ideale per una conversazione fra amici e per gustare una tazza di tè o caffè al termine di 18 buche. Chiude il giro la “Buca Diciannove”, ristorante di Gardagolf, composto da un’ampia sala esterna e da un dehors con vista su putting green e campo pratica. Il salone del ristorante colpisce per le sue grandi dimensioni ed è infatti famoso per avere ospitato grandi banchetti, in cui è stato possibile mettere a tavola fino a 250 persone. Da ricordare infine la Maison Gardagolf, un intimo relais con sole sette camere che godono di una grande tranquillità. Tutte sono dotate di ogni comfort, da aria condizionata a televisore, frigo bar, cassaforte e rete internet wireless.
Lo staff di Gardagolf Presidente: Orlando Tradati Vice-presidente: Anna Gandolfo Tesoriere: Enrico Bezzi Consiglieri: Stefano Carini, Enrico Mainardi, Irene Conti Imperatori, Paolo Barbieri Direttore: Loris Vento Segretario sportivo e arbitro: Claudio Capelli In segreteria: Elio Podavini, Chiara Murari Marshal: Rinaldo Saladini Caddie Master: Alberto Bertini, Oscar Chiodi Spogliatoi: Enrico Manglio, Shirley Manglio Maestri: Franco Maestroni, Luca Frigerio, Andrea Maestroni
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BACKTEE Marco Dal Fior
Giochiamo da soli, ma viva la compagnia!
È
innegabile che il golf, come il tennis o lo sci, è sport individuale. Talmente individuale che il vero avversario, ogni volta che scendi in campo, fosse per 9 buche veloci rubate al tempo del lavoro o per la Coppa Fragola del weekend, ce l’hai incorporato. Si gioca contro se stessi più ancora che contro il campo. “Se quella volta in questa buca ho preso in green in due colpi, perché non devo farcela anche oggi?”. I ricordi corroboranti danno sprint, le reminiscenze di clamorose toppate o di shank devastanti fanno venire il braccino. Questo in modo del tutto indipendente dai tuoi compagni di gioco, siano essi dei Tiger più pallidi o dei novizi alle prese con i primi giri di campo. Non per niente Bobby Jones, uno che di ferri e palline se ne intendeva, ha sempre sostenuto che il golf è uno sport che si gioca in un campo di 14 centimetri, lo spazio che separa le due orecchie. Nasce, si sviluppa e deflagra nella testa del giocatore. Più individuale di così… Ma il golf è anche un’attività socializzante. Senza ricorrere ai vecchi stereotipi che vorrebbero gli affari più lucrosi dei manager onnipotenti stretti tra un ferro 7 e un putter, chiunque abbia provato a giocare con un flight piacevole non può non riconoscere come la compagnia renda le 18 buche ancora più affascinanti. Roberto e Gianni, miei storici partner golfistici, riescono a farmi digerire anche le giornate – e sono purtroppo molte – nella quale non alzo la palla neppure con una gru. La loro ironia contagiosa mi diverte più dei miei rari birdie e, forse, anche più di un eagle o di
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un albatross. Il “forse” è dovuto al fatto che, pur avendo nel mio palmarès buche chiuse con quattro, cinque e più colpi sopra il par, mai mi è capitato di chiuderne una due colpi sotto. A parte una “hole in one” il giorno del mio cinquantesimo compleanno (cadeau divino per il genetliaco?), realizzata però in un par
tre in salita e con il green praticamente invisibile dal tee di partenza. Arrivato vicino alla bandiera, non vedendo la pallina, prima ho imprecato (sottovoce) contro il mondo intero, convinto che un rimbalzo malandrino l’avesse spedita in qualche sperduto pertugio. Poi l’ho vista adagiata in fondo alla buca. Ma non l’ho vista entrare. Ed è per questo che attendo con impazienza una seconda chance, questa volta in cinemascope. Il giorno
del mio compleanno cerco sempre di essere in campo, ma per il momento il dio del golf non se n’è dato per inteso. I piccoli imprevisti, i colpi azzeccati e quelli sbagliati sono occasioni per commenti, spesso salaci, sempre educati, molte volte divertenti. È per questo che guardo con grande apprensione i telemetro-dipendenti, che impegnati a misurare distanze da un green che non prenderanno mai per via di slice pantagruelici o di rattoni impresentabili, si disinteressano di tutto quanto accade attorno a loro. Dalla pallina del compagno (domanda: “Hai visto dov’è andata?”; risposta: “No, stavo misurando”), allo splendido rescue tirato dall’altro partner di gioco, che avrebbe meritato un pubblico più attento e plaudente. Per non parlare poi di quelli che, arrivati sul tee della buca successiva, cominciano a riempire interminabili brogliacci riportando lo score, i ferri tirati, le inclinazioni del green e non so quali altre memorabili verità accertate durante il triplo bogey appena incassato. Il golf, signori, è uno sport individuale ma si gioca assieme. Rispettandosi, aiutandosi (senza consigli, ma pure sempre dandosi una mano), scambiando qualche parola in più delle trite frasi di convenevoli. Anche perché da come state in campo, da come vi muovete, da come vi lasciate andare dopo il colpo in fuori limite, i vostri compagni di gioco potrebbero farsi delle strane idee su di voi. Cercate almeno di convincerli che non siete misantropi e tra un par e una possibile amicizia avete capito qual è la giusta scala di valori. (mdalfior@alice.it)
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IRRIGAZIONE
Giochi d’acqua E tu di che pH sei?
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I campi di montagna
IGTM: buona la prima
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I numeri del golf in Italia
I circoli virtuosi 2015
Paolo Casati Loris Vento Nicola Grossi
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Monica Cosenza Luigi Grassi Marco Polli Marta Visentin
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Bisogna risparmiare tempo
BioGolf: ecco il progetto
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ECOLOGIA
È nato BioGolf INDAGINE Made in UK
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INTERVISTE
Federico Brambilla Mauro Guerrini Maurizio Zani
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Il recupero di aree depresse
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Il golf in Italia
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Caro maestro: manager o insegnante?
INTERVISTE
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Campi pratica: nuovi golfisti cercasi
GOLF & TERRITORIO
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I migliori d’Europa
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Manutenzione da Open
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PROPOSTE
Dieci idee per sviluppare il golf
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Difendere la professione
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ECOCOMPATIBILITÀ
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Pramerica Course e Le Saie
Sentenze positive per Carimate e Villa d’Este
Misurare i parametri dei green
Alexander von Spoercken e Donato Di Ponziano
Un futuro biologico
ACCERTAMENTI & TASSE
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NUOVI CAMPI
50 anni di macroterme Bermuda a Tolcinasco
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CAMPI PRATICA
La fabbrica dei golfisti
TAPPETI ERBOSI
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Incontro con Kyle Phillips
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L’Europa e i fitofarmaci
Triple da green
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Il protocollo di BioGolf
LUB GOLF CLU
INCHIESTA
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SPECIALE
ECOLOGIA & AMBIEN
MANUTENZIONE
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a Il nostro posto in Europ MANUTENZIONE Gli inter venti invernali
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