PROFESSIONE
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
by GOLF&TURISMO
GOLF CLUB CLUB INTERVISTE
GOLF VILLA CONDULMER
Le quattro lady del Veneto
Egle Scafa Ancillotto CIRCOLO GOLF VENEZIA
PIEMONTE La parola a Marco Francia
Maria Paola Prosdocimi
OLGIATA Cambio al vertice PAN A caccia di un rinvio TENDENZE Il restyling dei campi
GOLF CLUB PADOVA
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SOMMARIO
ESTATE 2017
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GOLF CLUB
EDITORIALE - Il golf riparte
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Fulvio Golob
Quadrimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno V - numero 14 - Estate 2017 - 8,00 euro
NOTIZIE
Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@professionegolfclub.it
FORE! - Tributo a John Jacobs, Imperatore dello swing
Redazione: redazione@professionegolfclub.it Andrea Ronchi (02 42419218), Roberta Vitale (02 42419315) Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Wolfgang Kuenneth (World of Leading Golf), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Franco Piras (European Institute of Golf Course Architects), Nicola Zeduri (consulente tecnico) Hanno collaborato a questo numero: Stefano Boni, Paolo Croce, Marco Dal Fior, Alessandro De Luca, Isabella Data, Donato Di Ponziano, Roberto Lanza, Paolo Montanari, Filippo Motta, Fabrizio Pagliettini, Franco Piras, Luca Porcu, Graziano Semiani, Roberto Roversi, Maurizio Trezzi, Andrea Vercelli, Marta Visentin, Roberto Zoldan Grafica e impaginazione: Mario Monza (02 42419221) - grafica@publimaster.it Creative Director: Patrizia Chiesa
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A cura della redazione Donato Di Ponziano
CHERVÒ - Ryder Cup 2022 - Un altro match vincente A cura della redazione
AITG - Il notiziario degli addetti ai lavori A cura dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf
PGA ITALIANA - Un pubblico nuovo AIAG - 2019: Signori, si cambia INTERVISTA - Parola d’ordine: Comunicare - Marco Francia Andrea Ronchi
MANUTENZIONE - Aspettando la deroga INTERVISTA - Olgiata - Giovanni Sernicola GESTIONE DEI CAMPI - Seminario Biogolf al Flormart Alessandro De Luca
Vice Presidente: Silvio Conconi
PERSONAGGI - Le quattro lady del Veneto Roberto Roversi
SERIOUS GOLFERS - Un grande mito sul viale del tramonto Filippo Motta
TREND E STATISTICHE - In un mondo normale Paolo Croce
Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento)
DESIGN - Si fa presto a dire “links”
Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano.
Maurizio Trezzi
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Franco Piras
INCHIESTA - Opportunità e difficoltà per progetti vincenti GOLF E DIRITTO - La Giustizia Federale
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Paolo Montanari
Concessionaria esclusiva per la pubblicità: Publimaster Surl, Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Tel. 02 42419.1 r.a. - Fax 02 47710278 - publimaster@publimaster.it
INTERVISTA - Matteo Pau - Terra di Siena erbosa e verde
Amministratore Delegato: Alessandro Zonca
A.I.B.G. - Mission Possible
Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it
A cura della redazione
Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2017 Go.Tu. Surl
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Roberto Roversi
Presidente: Alessandro Zonca
Diritti di riproduzione: è vietata la riproduzione, anche se parziale, e con qualsiasi mezzo, di fotografie, testi e disegni. Testi e foto inviati in redazione non verranno restituiti eccetto dietro esplicita richiesta. L’Editore resta a disposizione degli interessati quando, nonostante le ricerche, non sia stato possibile contattare il detentore di riproduzioni di eventuali fotografie o testi. Ai sensi dell’art. 2 comma 2 del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di via Winckelmann 2, 20146 Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati - sig.ra Federica Vitale - per esercitare i diritti previsti dal Decreto Legislativo n. 196 del 30 giugno 2003.
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Isabella Data
Roberto Zoldan
Sito web: www.professionegolfclub.it
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A cura della redazione
Editore: Go.Tu. Surl
Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it
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Roberto Lanza
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INVESTIMENTI TURISTICI - Una Reserva a 5 stelle Roberto Roversi
BIODIVERSITÀ - Certificazione da Major
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Stefano Boni
NUOVI CAMPI - Eppan - Un brindisi al golf Fulvio Golob
CLUBHOUSE - Firenze Ugolino - Nell’incanto del Chianti A cura della redazione
BACKTEE - Qualità và cercando, ch’è sì cara... Marco Dal Fior
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EDITORIALE
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Fulvio Golob
Il golf riparte
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el 2016, proprio nel numero estivo di Professione Golf Club, avevamo scelto lo stesso titolo (“Il golf riparte?”) per il nostro editoriale. Con una differenza: il punto di domanda alla fine. Ve lo riproponiamo quest’anno con la piccola ma fondamentale variazione, perché i segnali di una ripresa tangibile si sono confermati quasi in ogni settore, anche se con qualche eccezione (leggi numero dei tesserati italiani). Alcuni dati significativi ci arrivano dall’annuale ricerca della NGF (National Golf Foundation) americana. Negli Stati Uniti, durante il 2016 è stato raggiunto il record di tutti i tempi per numero di principianti che hanno provato a giocare. Il numero è da fantascienza, per i nostri miseri consuntivi, perché stiamo parlando di ben 2 milioni e mezzo di persone. Erano “solo” un milione e mezzo nel 2011, poi saliti a 1,9 (2012 e 2013), a 2,0 (2014) e 2,1 (2015). Una progressione rilevante, confortata inoltre dal fatto che oltre 2 milioni e 100mila principianti avevano un’età compresa fra 6 e 39 anni, che in altri termini indica buone possibilità di ricambio generazionale. Inoltre oltre un terzo dei golfisti neofiti erano donne, percentuale in leggera crescita rispetto agli anni passati, che potrebbe indicare un maggiore e positivo coinvolgimento a livello familiare. Lo conferma anche il numero complessivo di giocatrici, passato da 5,1 (2011) a 5,8 milioni (2016). Il totale dei giocatori americani è sì leggermente sceso rispetto al 2015 (24,1 milioni contro i 23,8 del 2016), ma perdendo quote solo fra i giocatori saltuari, mentre quelli “avids” (entusiasti) e “nuts” (fanatici) sono saliti di circa un milione in un solo anno.
Anche gli ultimi dati della IAGTO (International Association of Golf Tour Ope-
rators) confermano la tendenza positiva. Dopo anni di crescita continua, anche il primo trimestre del 2017 non è stato da meno. L’aumento delle vendite di viaggi rispetto allo stesso periodo gennaio-marzo del 2016 è stato del 6,2%, con un buon 5,6% per gli operatori europei e addirittura un 7,5% degli americani. Definita da IAGTO “molto solida” la situazione sul Mediterraneo, in termini di crescita e di prenotazioni già definite. La stessa IAGTO in un’altra ricerca fa riferimento diretto al fenomeno italiano. I fattori favorevoli internazionali che accompagnano il turismo verso il nostro paese e il lavoro di promozione realizzato con costanza da gruppi sempre più numerosi di circoli e di aree consociate stanno dando i loro frutti. Con il supporto di Italy Golf & More e dei vari consorzi legati a laghi, province e regioni, poco alla volta sta passando all’estero il messaggio di campi di golf di ottimo livello e a prezzi interessanti, in splendidi contesti naturali, con opportunità favolose di visite storico-culturali. Il tutto condito da un’enogastronomia che, con malcelato orgoglio, possiamo definire unica al mondo.
Lo scorso anno avevamo parlato, nei golf italiani a vocazione turistica, di un aumento medio del numero dei green fee venduti attorno al 20 per cento. Arrivati oltre metà stagione 2017, il dato si ripete più o meno uguale, disegnando un successo sempre più convincente. Non è perciò un caso assistere alla continua apertura di nuovi resort e foresterie all’interno dei circoli, o dell’ampliamento delle strutture già esistenti. Solo per fare un esempio, nel nostro girovagare per golf club abbiamo incontrato grandi novità a Bogogno (50 camere nell’hotel), Villa Carolina (60 stanze appena aperte), Appiano (19 doppie e una suite, come potrete vedere nelle pagine che
dedichiamo in questo numero al circolo vicino a Bolzano). Senza considerare i progetti sulla carta o in retta d’arrivo sempre più numerosi sul fronte dei servizi per accogliere turisti con sacca al seguito.
Questi fatti positivi non devono però far dimenticare la difficoltà nell’incrementare i giocatori di casa nostra. I dati di metà anno parlano di un piccolo aumento percentuale, ma sempre troppo limitato per le aspirazioni e il livello degli impianti di gioco del golf italiano. Siamo sempre più convinti che siano i circoli, insieme ai Professionisti, a doversi dar da fare per trovare gente cui far provare il golf. Su questo numero, nelle pagine dedicate alla PGAI, tanti esempi pratici di come muoversi sul territorio a caccia di neofiti. Con i problemi, anche di natura economica, che il grande progetto Ryder Cup 2022 ha messo sul piatto, sarà difficile per la Federgolf non occuparsi quasi in toto degli Open d’Italia con montepremi da sette milioni e di tutte le manifestazioni agonistiche di contorno che ci accompagneranno verso l’appuntamento del Marco Simone. Lo abbiamo visto anche con lo spostamento in corsa della sede 2017 dell’Open dal Royal Park al Milano, messo in atto dopo mesi di trattative estenuanti per non perdere importanti contributi pubblici. L’enorme sforzo di portare la Ryder Cup 2022 in Italia è comunque di per sé il più grande spot pubblicitario per il golf che si potesse immaginare, come sostiene Marco Francia, presidente del Comitato Piemontese, nell’intervista che pubblichiamo. A questo punto è tutto il movimento del golf italiano che deve impegnarsi al massimo per sfruttarlo. Anche se l’appoggio della Federgolf dovesse essere ridotto rispetto alle attese.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ SARDEGNA Restyling per Is Arenas
Dopo le difficoltà incontrate dal bel percorso nei pressi di Oristano, causate da una errata gestione dell’hotel, il circolo riparte con nuovo vigore. Oggi è possibile soggiornare nella foresteria o in uno dei tre hotel convenzionati, godendo di un’offerta complessiva di 100 posti letto. Inoltre è stato raggiunta un’intesa con gli altri circoli storici della Sardegna (Is Molas, Pevero e Puntaldìa) per un’azione congiunta di promozione sotto il marchio Sardinia Around Golf. Il campo di Is Arenas è in fase di rivisitazione da parte dell’architetto Richard Baril con interventi di sfoltimento della vegetazione intorno ai fairway (ormai ultimati), adeguamento waste area e bunker, nonché naturalizzazione del percorso secondo i più aggiornati criteri. Il circolo, da sempre attento all’ambiente, ha ottenuto nel 2014 la certificazione G.E.O, nonché gli attestati di Impegnati nel verde per energia e paesaggio.
➤ TOSCANA Bibbona, via ai lavori per il campo da golf Dopo oltre un decennio la realizzazione del campo da golf a Bibbona (Livorno) si appresta a diventare realtà. Superati gli ultimi passaggi burocratici si spera di aprire il cantiere che in tre anni darà vita a quello che è rimasto per molto tempo solo un progetto sulla carta. Il consiglio comunale ha approvato, all’unanimità, il piano attuativo che, dopo un passaggio in commissione e la pubblicazione sul Burt per le osservazioni, tornerà in consiglio per il via libera finale al campo da golf Costa degli Etruschi. Il terreno su cui verrà realizzato il campo da golf misura 110 ettari «ma una volta costruito – spiega l’ingegner Lorenzini - solo 77 saranno utilizzati, mentre nel progetto è previsto di portare il campo da 18 a 27 buche utilizzando anche il resto dell’area per dargli un respiro internazionale». All’interno del campo da golf sorgerà anche un albergo a cinque stelle da circa 250 posti letto, per un investimento totale di 40 milioni di euro. «Il piano attuativo e il progetto tiene conto del risparmio idrico, del rispetto dell’ambiente e nel progetto - fa sapere l’amministrazione comunale - sarà realizzata una pista ciclo-pedonale che unirà il mare a Bibbona per agevolare la mobilità turistica».
➤ LOMBARDIA Zoate: work in progress Quest’anno nel circolo milanese è entrata in funzione la palestra ed è stata inaugurata la sala biliardo. Inoltre pronta la nuova piscina, rifatta completamente e risistemate le postazioni del campo pratica. Sul percorso nuovi tutti i cartelli indicatori delle buche e le varie segnaletiche, risistemati alcuni tee di partenza e rifatto parzialmente l’impianto di irrigazione.
➤ LOMBARDIA Camuzzago è pronto per crescere A Bellusco (Monza e Brianza), nei 10 anni di vita trascorsi fino ad oggi, Il Golf Borgo di Camuzzago ha rappresentato il primo ed unico esempio di campo da golf di nove buche par 3 omologato in Italia per l’assegnazione dell’handicap e la disputa di competizioni ufficiali. Felice Colombo, presidente del gruppo industriale Colombo, promoter dell’operazione e presidente del Golf Club Brianza, alla luce del successo ottenuto in questi anni ha ritenuto giunto il momento per un’evoluzione del percorso di Camuzzago mettendo a disposizione altri sei ettari di terreno contigui al percorso esistente e commissionando a Franco Piras, già progettista del campo originario, la realizzazione del nuovo intervento. A Borgo di Camuzzago verranno realizzate cinque nuove buche par quattro, delle quali tre insistono sui nuovi terreni e due in ampliamento e sostituzione di altrettante già esistenti. Il par passerà dall’attuale 27 a 32, le nuove buche saranno tecniche e divertenti. In due di esse il gioco sarà interessato da un nuovo lago. I lavori di realizzazione sono stati affidati alle ditte Emaprice ed Acquafert e cominceranno in agosto per concludersi con le semine autunnali. Il nuovo percorso sarà aperto al gioco all’inizio dell’estate 2108.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ✉ Restyling a Le Betulle Novità in corso sulle storiche 18 buche del Golf Club Biella Le Betulle, create nella seconda metà degli anni 50 dalla matita particolarmente ispirata dell’architetto inglese John Morrison. Le modifiche per ora riguardano la buca 11, ma c’è anche in progetto un allungamento della buca 18 con spostamento in avanti del green di una quarantina di metri. Sul par 5 della 11 (lunghezza 466 metri dai tee bianchi), a una trentina di metri dal green è stato ricavato un fossato della larghezza di pochi metri che taglia quasi completamente il fairway a metà e va a tuffarsi nel laghetto posto alla sinistra del bunker che difende il green. Il nuovo ostacolo d’acqua (già del tutto ultimato) obbligherà a un cambio di strategia di gioco soprattutto i golfisti più lunghi, che dovranno ponderare con attenzione un eventuale secondo colpo al green. Per gli altri un’insidia in più in una buca (handicap 14) che però è catalogata tra le meno difficili del campo.
provato un preventivo economico che, pur garantendo tutti i necessari servizi, prevede la chiusura con un leggero utile. Il presidente Edi Avoyer ha colto l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questo risultato, dai proprietari terrieri, che hanno accordato una sostanziale riduzione dei canoni d’affitto, agli Enti Locali, con i quali è stato avviato un processo finalizzato a rendere il Circolo sempre più integrato con il circostante territorio.
✉ Rilancio avvenuto a Villasimius Riaperte le 18 buche par 70 del golf di Villasimius, in provincia di Cagliari. Il percorso, che sorge a pochi metri di distanza dal Tanka Village, aveva chiuso i battenti a fine 2015. Da poche settimane, dopo un anno e mezzo di attesa, Unipol-Sai, società di assicurazioni proprietaria del club, ha deciso di ripartire nell’avventura sul green. Molto bene dunque per il turismo della zona e della Sardegna in generale.
✉ San Vito, crescita in programma
✉ Croara verso la cessione
Alle porte di Milano c’è un golf che continua a crescere tenendo in ordine i bilanci. Il Golf Club San Vito, diretto da Maurizio Bachechi con la collaborazione della segreteria e del consiglio direttivo, si trova sulla proprietà dell’azienda agricola Calvi ed è stato fondato nel 2000. Fino al 2010 è stato di fatto un campo pratica ma dal 2012 è partita l’avventura dell’ASD. A Gaggiano nessuno sviluppo immobiliare ma solo tanto sport. A oggi la struttura è divisa in tre parti: in una c’è l’area del golf, poi il ristorante - che recentemente ha cambiando gestione - e nell’ultima lo spazio per gli eventi. Il percorso è composto da nove buche e dal campo pratica ma in pentola bolle il progetto di ampliarlo ulteriormente, intanto sostituendo le due buche più corte (par 3) con due più lunghe e difficili (par 4). Inoltre verrà creata una grande zona di allenamento per il gioco corto. «Paghiamo l’affitto regolarmente, con la Federazione siamo a posto, e i bilanci sono sempre a posto. Partiamo da qui per svilupparci ulteriormente», ha confermato il direttore Bachechi.
Il circolo nel comune di Gazzola (Piacenza) ha cambiata proprietà. La società Acqua Marcia Turismo, che gestiva il campo da golf, ha trovato un acquirente. La società, da tempo in concordato preventivo, ha messo in vendita il suo patrimonio, tra cui spiccano i 419mila metri quadrati dell’area sita nella Val Luretta, di cui 1.149 di immobili. L’imprenditoria piacentina, di fronte a un luogo così suggestivo, si è fatta avanti aggiudicandosi l’asta. Tra i nomi della cordata che sono trapelati quelli del bussetano Emilio Mondelli (presidente di Mit, inglobata dalla Dhl, e della Newco, che gestisce le terme di Tabiano e Salsomaggiore) e Massimo Garibaldi (presidente di Terme Spa).
✉ Il primo campo del Molise, con green sintetici! Il Varvarusa Golf Club ha depositato il progetto per la realizzazione di un percorso nove buche. Si tratterebbe del primo campo omologato in Molise, oggi unica regione italiana a esserne sprovvista. Ma c’è di più. Il progetto prevede la creazione di green sintetici. «Non ci sarà alcun onere per il comune poiché l’attuale club verrebbe ampliato e dotato delle caratteristiche necessarie per l’omologazione da parte della Federgolf – hanno raccontato dal circolo –. Verranno rispettate in pieno le peculiarità naturalistiche e ambientali del territorio, senza utilizzo di risorse idriche ed energetiche per l’irrigazione con l’impiego di innovativi materiali sintetici per green e battitori». I lavori di avviamento dovrebbero iniziare entro la fine dell’anno.
✉ Lieto fine in Val d’Aosta Dopo un periodo di grande incertezza il Golf Club L’Arsanières, in Valle d’Aosta, ha riaperto i battenti a inizio primavera. La notizia, dopo le difficoltà dei mesi precedenti, è stata accolta con grande entusiasmo dai soci, in particolare dopo che l’assemblea ha ap-
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✉ Albisola ha vinto Le giovani promesse del golf e i soci storici hanno ripreso possesso del campo di Albisola (Savona), strappandolo letteralmente ai cinghiali e alla burocrazia, che ha reso assai complicato separare le nove buche del club albisolese dalle maglie del fallimento del gruppo «La Filanda». Dopo mesi di trattative e sacrifici, gli ottanta soci hanno vinto la loro battaglia e aperto il nuovo «Golf Club Albisola». Ottanta i nuovi soci, ciascuno dei quali ha firmato un assegno da 1200 euro.
✉ Tanti auguri Des Iles Il 17 giugno un clima decisamente estivo ha fatto da cornice alla giornata dedicata dal Circolo Golf Des Iles Borromées, in provincia di Verbania) alla celebrazione del proprio traguardo dei 30 anni. Oltre che di una classica tornata agonistica amatoriale, si è trattato di una vera festa no-stop protrattasi fino a notte inoltrata. La prima partenza alle 8 e 10 è stata l’inizio della festa organizzata dal presidente Gianluca Parenti (grazie alla collaborazione di segreteria, caddie e green keeper, ottimamente orchestrati dal segretario Marco Garbaccio) che ha permesso di godere di un giorno all’insegna del piacere e del divertimento. Oltre alla gara su 18 buche è stata organizzata una garetta di putting green fra gli oltre 200 presenti, un pretesto per dimostrare solidarietà (l’incasso è stato devoluto all’ospedale Monzino di Milano) e per aggiudicarsi un soggiorno presso il resort Domina di Zagarello.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ LAZIO Nuova area di pratica al Marco Simone, in collaborazione con Angelini Beauty In occasione del Laura Biagiotti Parfums Open che si è tenuto a metà luglio, il Marco Simone Golf & Country Club e Angelini Beauty hanno presentato la nuova Laura Biagiotti Parfums Learning e Practice Area: uno spazio tecnico completamente rinnovato dove allenarsi e migliorare il proprio golf con strutture all’avanguardia e materiali ecosostenibili. A disposizione del nuovo impianto oltre 10.000 palline di ultima generazione, personalizzate con il logo Laura Biagiotti, che contribuiscono a perfezionare lo swing dei soci. L’apertura della nuova area di pratica rappresenta un importante investimento al servizio dei giocatori che si inserisce nello strategia di sviluppo del Marco Simone Golf & Country Club, impianto golfistico che ospiterà la Ryder Cup 2022 e che è situato a soli 17 km dal centro di Roma.
➤ SICILIA Golf day a Londra Un importante gruppo di operatori turistici britannici si è radunato al prestigioso Foxhills Club & Resort, nella periferia sud occidentale di Londra, per partecipare al “Sicily Golf Day”. Insieme a loro rappresentanti dei media, dell’industria golfistica e i responsabili di cinque percorsi della nostra splendida isola. Dopo la colazione e la presentazione dei club siciliani, gli ospiti hanno potuto giocare sulle armoniose 18 buche del Longcross Course di Foxhill. Prima della cerimonia di premiazione,
grande successo del buffet con specialità dell’isola e dell’assaggio di ottimi vini siciliani. La giornata è stata organizzata di concerto dalla Regione e da Italy Golf & More e al termine i commenti molto positivi dei presenti lasciano ben sperare per una crescita tangibile del turismo golfistico britannico verso le nostre destinazioni. Nella foto, da sinistra Guy Roberts (JSH Hotels), Alberto Ricca
(Donnafugata) , Roberto Cotta (Allegroitalia Siracusa Monasteri), Marcello Della Vecchia (Verdura), Alberto Petralia (Le Saie) e Salvatore Leonardi (Il Picciolo e presidente del Consorzio Golf siciliano).
➤ LOMBARDIA Tutti al lavoro al GC Milano dopo la tromba d’aria di luglio Golf Club Milano, parco di Monza: qui sotto alcune immagini che rendono solo una pallida idea dei disastri causati dalla tromba d’aria che si è abbattuta a metà luglio sul circolo, sede della prossima edizione dell’Open d’Italia. Subito tutti gli uomini disponibili in campo per rimuovere gli oltre 200 alberi caduti e per verificare lo stato di altri 100 in cattive condizioni.
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La passione per il golf, una lunga storia di sport Lo stretto rapporto fra ICS e la Federgolf ha consentito di creare una linea di finanziamenti fatti su misura per il nostro settore
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a più di 20 anni partner istituzionale della Federazione Italiana Golf, l’Istituto per il Credito Sportivo è l’unica banca pubblica del Paese specializzata nella concessione di finanziamenti agevolati per l’impiantistica sportiva. Una partnership consolidata dalla condivisione di numerosi progetti e iniziative che hanno in comune l’obiettivo di promuovere e sviluppare questa disciplina su tutto il territorio nazionale. Proprio per soddisfare questa necessità l’Istituto per il Credito Sportivo ha creato una linea di finanziamenti che risponde alle tante e diverse esigenze di credito di chi investe nel golf. La vittoria della candidatura di Roma per la Ryder Cup 2022 rappresenta, per il
mondo golfistico, un nuovo punto di partenza che il Credito Sportivo ha deciso di affrontare con un team dedicato per fornire consulenza e assistenza a 360 gradi e accogliere tutti i progetti di golf che prenderanno vita in vista di questo importante appuntamento. Insieme alla FIG, inoltre, ha intrapreso un importante percorso connotato da politiche sempre più green; politiche che prevedono il coinvolgimento attivo dei club golfistici a tutela del paesaggio, dell’aspetto idrologico del territorio e della biodiversità. Due le iniziative di rilievo: il progetto Impegnati nel Verde e il progetto Biogolf che riconoscono particolari agevolazioni agli interventi che dedicano attenzione alla salvaguardia dell’ambiente.
Il sostegno allo sviluppo del golf e alla sua valorizzazione non si ferma qui: numerosi sono gli eventi che l’ICS sostiene come partner istituzionale, come nel caso degli Open d’Italia (nella foto, lo stand ICS dello scorso anno con, da sinistra, il Segretario Onorario FIG, Stefano Manca, il Presidente FIG, Franco Chimenti, e il Commissario Straordinario ICS, Paolo D’Alessio). Da diversi anni inoltre ha creato un vero e proprio circuito di gare: l’ICS Golf Tour, arrivato, nell’edizione 2017, a 14 tappe su tutto il territorio nazionale. Dopo Costantino Rocca, a prestare il volto alla Banca dello Sport è quest’anno il giovanissimo Renato Paratore, grande promessa del golf internazionale e trionfatore al recente Nordea Masters di Malmö.
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Donato Di Ponziano
Tributo a John Jacobs, Imperatore dello swing Ricordo di un vero padre del golf, spentosi recentemente all’età di 91 anni. Sommo cultore del nostro sport, ci ha lasciato insegnamenti straordinari
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redo che una persona come John Jacobs meriti un tributo da tutti coloro che il golf lo hanno praticato a tutti i livello e con tutte le casacche. Noi professionisti italiani lo conoscevamo bene: grazie a lui è stato possibile raccogliere informazioni e ispirazioni utili a formare i nostri campioni del passato ed i nostri migliori dilettanti. È scomparso qualche mese fa all’età di 91 anni. Una leggenda del golf che ha lasciato un segno indelebile nella storia della nostra disciplina sportiva. Lo ha fatto con tutta la signorilità che ha contraddistinto la sua esistenza. Un gentleman, un cosiddetto uomo di altri tempi. Il padre del golf dell’era moderna. La sua visione del gioco e dell’insegnamento è stato un esempio ripreso in tutto il mondo. La sua vita è stata caratterizzata da succes-
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si e da progetti che hanno permesso al golf europeo di svilupparsi e affermarsi. Figlio di Robert Jacobs, insegnante di golf al Lindrick Golf Club, sin da quando era bambino prese in mano per la prima volta un bastone, come giocatore professionista dopo e coach di mezzo mondo successivamente, sono pochi coloro che direttamente e indirettamente non hanno usufruito del suo genio, della capacità di trasmettere esperienze e conoscenze, utili a scoprire nuove soluzioni per rendere l’apprendimento del gioco un percorso più chiaro e veloce. Fu anche un giocatore di torneo e nel 1955 fece parte della squadra europea di Ryder Cup, al Thunderbird Country Club, in California. In seguito, per ben due volte, fu nominato capitano, il primo della prima squadra che nel 1979 fu composta anche
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13 da giocatori non anglosassoni. Una posizione storica la sua, di cui andava fiero e tante volte ebbi personalmente l’occasione di ascoltarlo, naturalmente orgoglioso dell’esperienza vissuta. Ma fu soprattutto al campo pratica e nelle “stanze dei bottoni” del golf europeo che John Jacobs riuscì a distribuire la parte migliore del suo pensiero innovativo sul golf. Come coach trasformò i fondamentali dell’insegnamento attraverso le leggi sul volo della palla, l’allineamento della faccia del bastone all’impatto e la traiettoria della testa del bastone. Attraverso le sue scuole, peraltro fu il primo a realizzarle e a esportarle negli Stati Uniti. I libri, i video e le serie televisive, le sue preferenze su come lo swing dovesse essere costruito, sono state fonti ispiratrici di migliaia di insegnanti ovunque. “Keep it simple”: pensalo, fallo, insegnalo, in maniera semplice. Riferendosi allo swing, questa era la sua parola d’ordine, la sintesi del suo pensiero, consapevole di quante difficoltà il giocatore dovesse affrontare per imparare e l’insegnante per poter fare il suo lavoro con successo. Jacobs scrisse anche il manuale sull’insegnamento della PGA inglese (il primo nel mondo) e ancora oggi, a distanza di oltre 40 anni, i suoi consigli continuano a essere presi come riferimento in tutti i sistemi educativi più moderni. Per oltre vent’anni Jacobs rappresentò la forza propulsiva esistente dietro i piani di sviluppo ed espansione dell’European Tour, facendola diventare ciò che è oggi: una delle organizzazioni sportive più importanti al mondo. Attraverso la sua visione, riuscì a promuovere un calendario di eventi al di là dei confini britannici e un aumento considerevole delle risorse economiche per i montepremi dei tornei, una vera globalizzazione del gioco precorrendo i tempi. Mi invitò a cena nella sua casa a Lyndhurst nel dicembre del 2008. Ricordo il suo cottage vestito con i colori natalizi e la serata passata a chiacchierare di tante cose riguardanti la tecnica dello swing. Non sarei più andato via e, nelle altre occasioni che ebbi di incontrarlo, non mancai mai di ringraziarlo per quella fantastica opportunità che ancora oggi considero un privilegio assoluto. Ricevette dalla Regina Elisabetta il riconoscimento di ufficiale dell’impero britannico (OBE) per tutto ciò che riuscì a fare nel Regno Unito e nel mondo per lo sviluppo del golf. John Jacobs era un accanito sostenitore del golf aperto a tutti ed ebbe modo di far valere le sue convinzioni in ogni occasione utile e in qualsiasi paese si trovasse. “Realizzate più campi pratica per permettere a tutti di capire il significato di colpire una palla e tirarla ad una distanza prestabilita verso una direzione precisa. Ciò rappresenterà quanto di meglio possa esistere in termini di promozione del gioco. Garantirà la possibilità di scoprire a tutti quanto può essere affascinante ciò che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, un gioco e uno sport insieme unici al mondo”. Oggi più che mai, non sarebbe una cattiva idea partire in Italia per promuovere il golf da questa semplice indicazione, senza pensare a soluzioni miracolose per la crescita dei numeri che in realtà, purtroppo, non esistono! www.donatodiponziano.net
Pagina accanto: nel 2009, John Jacobs con Thomas Bjorn e Padraig Harrington, festeggiato in quella occasione come “giocatore dell’anno”. Qui sopra, Jacobs e il suo cane, davanti alla casa di Lyndhurst.
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Ryder Cup 2022
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CHERVÒ S.p.A. Via 1° Maggio, 10/A - 37010 Costermano (VR) Telefono 045 6203411 SALES MANAGER: Lorenzo Paganini - interno 440 RETAIL MANAGER: Chiara Frigo - interno 446
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a sempre Chervò si è impegnata a diffondere il proprio stile, tagliando traguardi importanti grazie alla costante ricerca e ad un’instancabile passione. Il generale fenomeno di stasi, che ha investito il mercato europeo, non ha frenato l’entusiasmo del brand, che vive un momento di grande fermento, come testimoniano la licenza per la Ryder Cup 2022, la sponsorizzazione del noto circuito Chervò Golf Challenge 2017 e la campagna adv on air su Sky. Qualità, professionalità ed esperienza, sono ancora una volta gli ingredienti prioritari di un’offerta completa e diversificata, all’altezza di chi sceglie Chervò, sia che si tratti del consumatore finale, che dei partner che si occupano della sua distribuzione. L’azienda è in continuo movimento e si hanno buoni motivi per ritenere che soprattutto la Ryder Cup possa essere una preziosa occasione per il decisivo decollo della pratica del golf, soprattutto in Italia ed al contempo, per l’avvio di un ciclo di crescita nel mercato di
appartenenza. Questo lo spirito, con il quale Chervò si prepara ad affrontare una nuova dimensione commerciale, grazie anche ai progetti di digitalizzazione che consentiranno di realizzare una proficua alleanza tra negozi fisici e virtuali. Alcune tendenze lasciano presagire che le vendite online di attrezzature e di abbigliamento subiranno un significativo incremento, mentre i negozi specializzati consolideranno la loro importanza. La previsione è che i pro-shop continueranno a prosperare con successo nei circoli di maggiore importanza, mentre in quelli di minori dimensioni la vendita verrà interpretata principalmente come servizio da offrire ai propri soci e frequentatori. Per potenziare la competitività e la propria quota di mercato, mai come oggi Chervò desidera assumere un ruolo
pro-attivo nella distribuzione, attraverso una nuova strategia: affiancare ai propri prodotti una gamma di servizi, mirati al target dei singoli clienti; l’obiettivo è migliorare le performances e la gratificazione sportiva. Infine, per quanto riguarda la realizzazione dei pro-shop, mai come oggi Chervò ha acquisito una notevole e consolidata esperienza, che deriva sia dalla collaborazione con i propri clienti retail, sia dai negozi gestiti direttamente. Un prezioso know how, che l’azienda mette a disposizione di quei circoli che desiderano affidare a terzi la gestione del negozio e a quelli che vogliono essere affiancati da un fornitore di provata capacità. Una nuova scommessa, per un altro match di successo.
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GOLF CLUB
CERTIFICAZIONE G.E.O.
ACAYA AMBROSIANO ARGENTARIO ARONA ASIAGO
Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Riconoscimento Cat. Energia 2013 Riconoscimento Cat. Acqua e Biodiversità 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2015 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Certificazione Nazionale 2001 Attestato di Merito 2004 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2010 Certificazione Nazionale 2001 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Attesto di Merito 2007
ASOLO BAGNAIA BARLASSINA BIELLA BROLO BASSANO CAMPO CARLO MAGNO CANSIGLIO CARIMATE CASENTINO CASTELCONTURBIA CASTELLARO CAVAGLIA’ CERVIA CESENATICO CILIEGI COLLI BERICI COLLINE DEL GAVI CONERO CUS FERRARA DES ILES BORROMEES FILANDA FIORDALISI FIRENZE UGOLINO FLORINAS FRANCIACORTA FRASSANELLE FRONDE
GEO CERTIFIED 2014
GOLF NAZIONALE HERMITAGE IS ARENAS
GEO CERTIFIED 2014
IS MOLAS LE FONTI LES ILES MARGARA MENAGGIO & CADENABBIA MIGLIANICO MILANO MIRABELLA MONTECCHIA
GEO CERTIFIED 2013 & 2016
NAZIONALE OLGIATA PADOVA PARCO DI FIRENZE PARCO DI ROMA PARMA PINETINA
GEO CERTIFIED 2010 & 2013
PONTE DI LEGNO PUNTA ALA PUSTERTAL QUARRATA RAPALLO ROVEDINE ROYAL PARK I ROVERI SAN MICHELE SANT’ANNA SANREMO SATURNIA SERRA TORINO
GEO CERTIFIED 2014
UDINE
GEO CERTIFIED 2011 & 2015
VARESE
GEO CERTIFIED 2015
VERDURA VERONA VILLA D’ESTE
GEO CERTIFIED 2015
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IMPEGNATI NEL VERDE
Riconoscimento Cat. Energia 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2012 Attestato di Merito 2004 Attestato di Merito 2005 Certificazione Nazionale 2007 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Attestato di Merito 2004 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2013 e Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2016 Riconoscimento Cat. Energia 2014 Riconoscimento Cat. Acqua 2016 Riconoscimento Cat. Energia 2012 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2015 Riconoscimento Cat. Energia 2012 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2013 Attestato di Merito 2007 Attestato di Merito 2004 Certificato Nazionale 2007 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2016 Riconoscimento Cat. Recupero ambientale 2015 Attestato di Merito 2005 Riconoscimento Cat. Energia 2013 Riconoscimento Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2010 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Attestato di Merito 2007 Riconoscimento Cat. Acqua 2012 Riconoscimento Cat. Acqua 2014 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Riconoscimento Cat. Recupero ambientale 2015 Riconoscimento Cat. Acqua 2013 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Attestato di Merito 2005 Certificazione Nazionale 2007 Riconoscimento Cat. Energia 2011-2015 Certificato Nazionale 2004 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Energia 2016 Riconoscimento Cat. Acqua 2011 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Energia 2010 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2014 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2015 Riconoscimento Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 Riconoscimento Cat. Paesaggio 2014 Riconoscimento Cat. Energia 2011 Attestato di Merito 2005 Certificazione Nazionale 2007 Certificato Nazionale 2005 Riconoscimento Cat. Energia 2015 Attestato di Merito 2004 e 2007 Certificazione Nazionale 2008 Riconoscimento Cat. Biodiversità 2014 Certificato Nazionale 2001 Riconoscimento Cat. Acqua 2010
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Impegnati nel Verde premia i Circoli di golf che hanno adottato tecnologie, metodologie e gestioni che hanno consentito dei miglioramenti ambientali nei seguenti campi: PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E CULTURALE - ACQUA - BIODIVERSITÀ - PAESAGGIO - ENERGIA
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Fabrizio Pagliettini
Una vita per il golf Autointervista: “Vi racconto un po’ di me, dei miei 32 anni di lavoro in un Club e di come affidarsi ad AITG rappresenti un valore aggiunto”
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luglio 1985, un salto indietro nel tempo; i tuoi primi flash di quel giorno: Un giovane semplice e timido catapultato in un ambiente assolutamente inusuale per lui. Era un lunedì, al Club poche persone. Mi colpì il silenzio, la bellezza della club house. Avevo timore di sbagliare, di muovermi, di mangiare con il mio collega e fare qualche brutta figura. E poi il flash è su Paolo Magoni, il Direttore, la sua personalità forte, il suo sorriso… e di lì a poco i suoi insegnamenti. Poche parole che mi servono ancora oggi. Cosa significa aver trascorso 32 anni della tua vita a Rapallo? Moltissimo, ma per un motivo preciso. Il mio predecessore, per esempio, grande personaggio del golf italiano, ha lavorato una trentina d’anni a Rapallo e ne è diventato una icona. Ma ha vissuto in mezzo a problemi e traversie un “golf” simile per tutto il periodo di lavoro. Ha avuto la necessità di cambiare poco del suo approccio traendo particolare beneficio da una esperienza ovviamente ricchissima. Per me, e per tutti quelli della mia generazione è stato più affascinante ma anche molto più difficile. Io ho avuto giusto il tempo di respirare il golf di fine anni Ottanta per poi cominciare una lenta e inesorabile trasformazione. Ad oggi poco del mio lavoro è simile al passato o forse, per meglio dire, solo una parte ha mantenuto le caratteristiche principali subendo la logica trasformazione connessa al cambiamento dei tempi. A cosa ti riferisci? Mi riferisco al rapporto e alla gestione dei soci. Questo, che per me è sempre stato un must, è al primo posto delle mie ca-
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ratteristiche e probabilmente gode anche delle piccole malizie e degli insegnamenti dell’esperienza. Il socio, in un club come Rapallo, ha una priorità fondamentale. Deve sentirsi unico, deve avere, nonostante l’aspetto numerico non aiuti, la sensazione del rapporto uno a uno. In questo mi aiuta la tecnologia che mi consente, senza gravare sulla segreteria, di mantenere costanti i contatti, di dare quelle piccole grandi attenzioni che sono “l’invisibile”
che pesa e che dà, spesso, anche un senso alla propria associazione ad un Club. Qualche anno fa un giocatore, in un colloquio nel mio ufficio, mi ha detto: “Sa, il primo motivo per cui mi faccio socio è per il personale. Siete gentilissimi e attenti”. Queste sono le soddisfazioni maggiori e sono la testimonianza concreta di come l’aspetto occupazionale, la scelta di persone preparate, la scelta di AITG sia un valore aggiunto per i Circoli. E oggi questo aspetto è ancora più importante. Lo scenario negli anni 80 era per molti club un importante fondo perduto, una quota sociale alta e l’impossibilità di giocare a golf se non eri affiliato ad un Club con le sopracitate caratteristiche. Oggi si offrono in fondo forme di abbonamento annuale più o meno importanti e ogni anno il giocatore mette in discussione il suo futuro. L’asticella alzata sull’attenzione al singolo è sempre più importante. Per contro i direttivi sono costretti a tagli sempre maggiori e spesso le due direzioni sono opposte. Ci vuole buonsenso, spirito di sacrificio e amore per il proprio lavoro. Abbiamo parlato delle similitudini con il passato, proviamo a vedere cosa invece è cambiato in questi anni. Beh, i Club sono totalmente diversi. È comparso il profumo del golf che viene inteso quale “sport più giocato al mondo”, con le sue caratteristiche straordinarie e uniche che lo fanno essere sport serio e impegnativo e al tempo stesso gioco affascinante che accompagna per una vita. Si sta cercando di creare una cultura che consenta di aumentare il numero dei golfisti e colmi il gap gestionale con il passato. Mi spiego meglio: un tempo lo sport costoso consentiva al movimento di essere in pochi e sostenere strutture ben se-
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19 guite e con servizi importanti. Oggi lo sport è meno costoso e finalmente più accessibile, ma deve per contro avere dei numeri ben più importanti per dare linfa vitale ai Club e consentire di mantenere servizi e percorsi all’altezza delle aspettative. E questa operazione non è facile. La Federazione ci sta provando come del resto lo sta facendo AITG, ma cambiare cultura non è semplice, ci vuole tempo e pazienza, quella che oggi manca ai Club. Per quale motivo? Ma perché una struttura con minimo 45 ettari di verde, una club house, servizi accessori, ha dei costi di mantenimento importanti; e per stare in piedi non può più contare sempre e solo sui soci (cosa in passato usata in abbondanza). Da qui l’esigenza di nuove entrate, nuovi obiettivi gestionali. Nell’ultimo meeting l’intervento del mio collega Orecchioni è stato illuminato e facilmente portabile ad esempio: il suo Circolo, Bogogno, ha svoltato strada, in modo netto o quantomeno deciso. Da Circolo di soli soci dove una quindicina di anni fa non erano nemmeno troppo gradite le gare sponsorizzate, è diventato una vera e propria macchina da guerra di green fee stranieri. Oggi hanno un numero di visite mensili molto importanti che stanno portando beneficio anche ai Circoli vicini perché, si sa, il golfista turista ama cambiare campo e provare emozioni diverse. Nel contempo cerca di dare ai propri soci un servizio impeccabile ma il socio giornaliero, per un giorno solo, deve sentirsi allo stesso modo coccolato e seguito. In questo modo torna soddisfatto e parla bene del prodotto. Questo non succede o non succedeva in altri campi? Per esempio a Rapallo? Beh, certamente c’erano e per certi versi ci sono diverse priorità. Ti faccio un esempio: l’orario preciso di partenza è spesso ufficializzato il giorno prima e a volte, in casi estremi, può subire delle piccole variazioni per favorire l’inserimento di un socio ritardatario. Cose di poco conto ma l’ospite le nota, le considera e si fa una idea. Molti club non danno ancora la possibilità di prenotazione online. E ci sono tanti altri piccoli fatti (come per esempio le prenota-
In queste pagine Fabrizio Pagliettini, presidente AITG, qui sopra in compagnia del presidente PGAI Antonello Bovari. zioni dei golf carts) che non aiutano e che devono cambiare. I meeting ci servono anche per questo. Il confronto è basilare; io torno a casa sempre arricchito, preoccupato ma con energia diversa. Ovviamente questi ragionamenti valgono per i Circoli con soci affiliati. Ci sono realtà esclusivamente turistiche in Italia che hanno una conformazione adatta al loro status. Più difficile è adeguarsi ad un cambiamento in una situazione ibrida. Ma credi che il socio nel futuro sparirà lasciando lo spazio al socio giornaliero? Credo che dobbiamo essere capaci di considerare entrambi i settori con la stessa attenzione; credo che dobbiamo studiare e imparare dove siamo più carenti e alzare l’asticella per non correre il rischio di affidarci soltanto ad una risorsa. Poi “scopriremo vivendo” il futuro, certamente ad oggi mi sembra che l’aspetto turistico sia sempre più importante e basilare. Io per esempio sto cercando di migliorare, ascolto i miei colleghi più preparati, mi confronto con i collaboratori nel mio Club. Certo è un compito difficile seguire le urgenze (la sopravvivenza economica di una azienda giorno dopo giorno) e al tempo stesso provare a programmare qualcosa di decisivo e innovativo nel tempo, magari chiedendo al Direttivo uno sforzo per consentire qualche investimento apparentemente non importante, ma in realtà basilare per iniziare un cammino produttivo.
Ad esempio? Da una analisi di una azienda leader nel settore, grazie ad un lavoro della Delegazione Liguria, abbiamo appurato che non esiste nella mia regione un sito definibile tale secondo i crismi attuali e moderni. Quando a Rapallo, per esempio, abbiamo realizzato il sito attuale (12 anni fa) abbiamo pensato a uno strumento che piacesse al socio medio. Oggi stiamo finalmente iniziando il lavoro di rifacimento di questo strumento diventato fondamentale e lo stiamo pensando in modo radicalmente diverso, con un’apertura verso l’estero, con una presentazione di un pacchetto emozionale che ha nel golf e nel tennis due piacevoli dettagli ma che comprende tanti altri aspetti della nostra location. Insomma, in grave ritardo, ma stiamo lavorando su qualcosa di assolutamente diversificato dal passato E tornando invece al socio, come è cambiata la sua figura nel tempo? Tantissimo. Il socio o aspirante tale di oggi intanto vuole giocare a golf. Poco gli importa della club house, della sala carte. Riveste per lui una buona importanza la gestione del bar ristorante (anche in questo caso sono molti i Club che stanno iniziando a pensare a una gestione diretta), è attratto da un buon calendario gare ma la vita sociale, per mille ragioni, non è una priorità. Eppure proprio quello è un aspetto che noi dobbiamo saper curare e molto perché può essere la molla decisi-
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BILANCI E PROSPETTIVE Fabrizio Pagliettini
Fabrizio Pagliettini e la preziosa segretaria AITG, Rita Genovese. va per far scegliere definitivamente un club a dispetto di qualche altro. Il professionista, il tecnico preparato, devono essere capaci di coinvolgere i soci; servono eventi mirati, servono gare di golf con premiazioni con alta frequentazione, servono gare aggreganti. È importante, tornando ai primi concetti espressi, far sentire importante il singolo. Un messaggio privato in un momento delicato o in occasione di un compleanno o di un evento famigliare può essere utile. Bisogna investire in quei settori che non sono il cardine delle materie che si studiano per fare il nostro lavoro. Ricordo a un meeting AITG del passato che un relatore straniero ci raccontò che spesso nel Club da lui diretto faceva veri e propri giochi a premio tra i suoi dipendenti facendogli vedere la fotografia di un socio e chiedendo loro di identificarne il nome. Accogliere una persona salutandola con un sorriso è la ricetta giusta per fargli iniziare al meglio la sua giornata al Club e magari dargli una buona ragione per tornare. Poi al resto deve pensarci il campo… E il campo è un aspetto fondamentale o secondario? Il campo è assolutamente fondamentale, come lo è avere Tecnici preparati e competenti: il mestiere del Superintendent
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è quanto di più difficile da svolgere. Lo è sempre stato perché tale figura è spesso messa a sandwich tra le esigenze del campo e quelle del socio; i campi che non chiudono mai, nei quali si organizzano tre/ quattro gare alla settimana, che non hanno green provvisori, che chiudono per ferie nella stagione più piovosa, sono già difficilmente gestibili. Il Pan, di cui finalmente si sta ampiamente parlando anche grazie agli incontri AITG con i Comitati Regionali, è stato la ciliegina sulla torta. Eppure lasciare lavorare il Superintendent nelle condizioni ideali sarebbe la base per una giusta ricetta di rilancio e trasformazione del golf in Italia. Non possiamo permetterci di vendere un prodotto, farlo anche con metodi moderni e efficaci e poi avere un percorso in disordine, avere una qualità non corrispondente alle aspettative. Qui il mio consiglio è… lasciamoli lavorare, diamogli l’appoggio necessario e dedichiamogli la giusta percentuale di budget. Negli anni ho visto trascurare manutenzioni ordinarie annuali per obblighi di risparmio e poi pagarne le conseguenze alcuni anni dopo. Nel 1989 il Golf Rapallo, dopo 60 anni di calpestio e di limitate carotature, a causa del suo terreno argilloso era diventato ingiocabile in inverno, proprio quando i golfisti lo cercavano come meta quasi unica. Solo con una operazione invasiva e costosissima lo recuperammo al gioco ricostruendo una rete drenante. All’epoca la causa fu aver trascurato il problema, oggi simili situazioni si potrebbero ripresentare per una politica di taglio dei costi, ma sarebbe un risparmio assolutamente temporaneo e soprattutto apparente. Come può AITG aiutare i Club? AITG è un motore continuo, il mio Consiglio Direttivo è sempre attento e presente, a disposizione degli Associati. Abbiamo un consulente legale che è apprezzatissimo anche dalla Federazione Italiana Golf; lui dà assistenza fiscale e si sta specializzando anche nelle problematiche relative al PAN. Ai nostri Meeting intervengono relatori che affrontano le problematiche di tutti i giorni, quelle di cui in parte abbiamo parlato in questa intervista. Essere parte di AITG non garantisce nulla ovviamente,
ma fornisce un servizio che a mio giudizio ritengo sia indispensabile per un Club moderno. In ultimo dammi una definizione tutta tua del golf Mi fa un po’ sorridere questa domanda ma mi aiuta a spiegare bene cosa sento dentro per questo sport. Non lo gioco ma è diventato la mia vita. Non lo gioco per scelta: sin da ragazzo, anche quando ero chiamato ad arbitrarlo e lo praticavo nel driving range alle 7 di mattina, l’ho considerato in primis il mio lavoro e l’ho rispettato come tale. Non giocavo con i soci perché l’insegnamento di Paolo Magoni mi consigliò di essere il regista del loro divertimento. In fondo ancora oggi io preparo tavola, cerco di fare in modo che sia ben imbandita, che non manchi nulla né da bere né da mangiare e poi lascio loro a cena. La loro soddisfazione è il mio successo; e non perdere tempo a mangiare qualcosa mi da risorse per essere sempre sul pezzo e, cosa non trascurabile in un mestiere come il mio, avere un minimo di tempo per gli affetti personali e per le valvole di sfogo indispensabili per vivere bene e lavorare meglio. Negli anni poi ho conosciuto le peculiarità del golf e mi piace partecipare a conferenze, parlarne, raccontarle. Mi piace essere un protagonista, nel mio piccolo, della divulgazione dello sport più accessibile in assoluto, uno sport senza barriere, senza età, uno sport che favorisce gli incontri, le amicizie, il rapporto con il silenzio, con la natura, con un turismo d’eccellenza, uno sport che ti aiuta a vivere la giovinezza camminando e sognando e al tempo stesso la vecchiaia, camminando (magari più lentamente) e continuando a sognare. Ecco perché sono orgoglioso di rappresentare AITG e di proseguire il cammino di Gianfranco Costa e Massimiliano Schneck: perché devo molto a questo sport e con la squadra che mi assiste e supporta so di poter dare una mano concreta a far conoscere al mondo queste caratteristiche. Se riusciremo con l’aiuto federale a trasferire i veri concetti che fanno del golf lo sport per eccellenza avremmo vinto una partita importante quasi quanto una vittoria della Ryder. Anzi speriamo di vincere e festeggiare entrambe tra qualche anno…
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Promozione
Un pubblico nuovo Per far crescere il numero di praticanti in Italia, la promozione ricopre un ruolo di primaria importanza. Un impegno dei Professionisti su tutto il territorio, con particolare attenzione ai bambini A cura della redazione
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arantire continuità alla tradizione e ai valori del golf e contribuire alla crescita di questo sport generando interesse, divertimento, coinvolgimento e partecipazione. Questa una delle priorità dei Professionisti di PGA Italiana. Il golf italiano soffre la mancanza di giocatori e dunque coinvolgere un pubblico nuovo diventa fondamentale, uscendo dai circoli e proponendo il golf nelle piazze, nelle scuole, nei parchi pubblici. In vista dei grandi eventi in calendario, con la Ryder Cup a Roma nel 2022 e Open d’Italia da sette milioni, spettacolo e comunicazione sono assicurati. Ma non senza un impegno che porti ogni giorno il golf oltre i cancelli dei circoli, affinché chiunque possa provare, avere risposte e scoprire che si può iniziare con pochi soldi e vicino a casa. L’Associazione italiana dei Professionisti di golf ha colto l’opportunità del Parma Golf Show lo scorso febbraio, dove i suoi maestri hanno incontrato un pubblico di giocatori e curiosi che hanno provato per la prima volta. In giugno, appuntamento in città
anche alla Darsena di Milano, con un colpo giocato sull’acqua. E sarà al prossimo Open d’Italia (dal 12 al 15 ottobre), per proseguire la partnership avviata con il torneo lo scorso anno: nel Parco di Monza PGA Italiana ha ricevuto gli appassionati nella sua lounge, i neofiti in campo pratica per 15 minuti di lezione free, i bambini con un’attività loro dedicata (The Stadium). 50 i maestri impegnati nella settimana e 1.500 i nuovi contatti. Un impegno, quello della promozione, che hanno fatto proprio molti Professionisti di PGA Italiana mettendo in campo idee e risorse, con il supporto dei circoli o di altri sponsor. Dall’inizio dell’anno e su tutto il territorio hanno coinvolto ed entusiasmato un pubblico molto vario. Ecco qualche esempio. Grandi numeri a Seridò, una fiera tutta dedicata ai bambini che viene proposta in maggio, a Brescia, per alcuni weekend consecutivi. Qui il Pro Alfredo Da Corte è tornato per la seconda volta: otto giornate, 300 metri quadri a disposizione e l’aiuto di 20 animatori per un numero record di 20 mila bambini dai 6 ai 12 anni che hanno avuto il battesimo del golf. A seguire, alcune voci di Professionisti e dei loro interventi sul territorio per promuovere il golf.
Foto di Elio Vergari
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IL GOLF VA A SCUOLA La A.S.D. Piacenza Golf e l’Istituto Comprensivo di Rivergaro “Vittorio Alfieri” (Piacenza), nella persona del Preside Draghi Marica, consapevoli del ruolo educativo svolto dall’attività motoria e sportiva, promuovono il progetto “Il Golf va a Scuola”. • Professoressa Draghi Renata, referente e coordinatrice di tutti i progetti sportivi dell’istituto. • Maestro Elio Vergari, ideatore e responsabile del progetto. È stata un’esperienza davvero incredibile e assolutamente da ripetere. L’interesse e il divertimento dei ragazzi verso una disciplina a loro quasi totalmente sconosciuta è andato via via, crescendo. La riuscita di questo progetto è confermata dagli eccellenti numeri: 7 classi; 150 alunni; 42 ore di gioco. La seconda parte del progetto, mi porta nelle Scuole Medie di Gossolengo (Piacenza). I, II e III Media, 6 classi; 180 alunni; 80 ore di gioco. Sono rimasto colpito da come alcuni studenti, avuti i primi consigli su come effettuare lo swing, siano stati in grado di produrre un movimento fluido e armonioso. Alcuni ragazzi sono davvero molto portati verso questo sport. Questo mi fa pensare che in tutte le altre scuole, presenti sull’intero il territorio nazionale, ci siano molti potenziali “Tiger”. Sono certo che se queste iniziative avessero continuità, il numero dei giocatori italiani di levatura mondiale crescerebbe in modo esponenziale. Maestro Elio Vergari - Piacenza Golf
Foto di Eugenio Bellomo
Foto di Elio Vergari
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Promozione
Sempre parlando di bambini e di SNAG, Vittoria Valvassori, Professionista presso il circolo di Saluzzo (Cuneo), ha svolto un’attività promozionale, che ha ottenuto molto interesse per le attività proposte. I piccoli golfisti si sono divertiti parecchio e i genitori hanno perciò fatto richiesta di continuare il mini corso. Ne è quindi stato avviato uno, denominato “super kids”, che consiste nel ritrovarsi settimanalmente per un’ora, durante la quale si svolgono attività ludiche e propedeutiche al gioco del golf. Sempre con riferimento ai mini giocatori e al kit SNAG loro dedicato, Paolo Battistini si è impegnato con le scuole elementari di Lainate, alla periferia di Milano. L’attenzione si è incentrata sulle terze classi elementari, sei complessivamente, per un totale di 120 bambini dell’età di nove anni. Il programma comprendeva cinque lezioni per ogni classe durante il periodo invernale, che si sono svolte nella palestra della scuola. L’ultima si è invece spostata in campo, al golf Green Club Lainate, con momenti in campo pratica, sul putting green e infine sul campo da golf. Altro incontro promozionale il “Golf in Piazza”, in una serata infrasettimanale: tre ore di prove con una rete montata fra i negozi, con la partecipazione di circa 130 persone in totale. Un altro terreno fertile sono le già citate fiere, come confermano Alfredo Da Corte per Seridò a Montichiari (Brescia) e Matteo Martinelli, con esperienze all’evento Edukids e alla Festa dello Sport, in maggio e giugno, in rappresentanza del Golf Club Como. Sono solo alcuni esempi dei mille modi con cui si può aumentare l’interesse per il nostro sport e, di conseguenza, anche il numero dei suoi praticanti. Accanto alla PGAI, i circoli e tutti quelli che amano il golf dovrebbero cercare di dare una mano. Uniti, come dice uno slogan che oggi va per la maggiore, si può.
Foto di Vittoria Valvassori
Cominciamo dalla zona del Friuli Venezia Giulia, dove i Professionisti del Golf Club Grado, con Luigi Paolillo, hanno partecipato a Monfalcone alla manifestazione delle tre giornate dello sport, utilizzando il pallone gonfiabile della FIG, un leit motiv in molti degli interventi sul territorio. Fra questi, quello del circolo di Madesimo, in provincia di Sondrio, dove sono state organizzate due giornate coinvolgendo anche il paese di Campodolcino. A 1.500 metri di altitudine, il club di Madesimo mette a disposizione dei giocatori sei buche più campo pratica. Animatore di tre Open Day all’interno del circolo, nel mese di agosto, è stato Romano Benassi, con appuntamenti di tre ore ciascuno in campo, al driving range e sul putting green. Visto il successo degli eventi di promozione, sottolineati da elementari gare di putting green e di colpi all’interno del pallone gonfiabile, con premi messi a disposizione da negozianti del paese, quest’anno l’esperienza viene replicata integralmente. Un altro intervento interessante è stato quello messo a punto da Eugenio Bellomo in Piemonte. In collaborazione con il FAI sono state allestite tre buche permanenti in Cittadella di Alessandria, dove si può giocare liberamente utilizzando le Almost Golf Ball, palline più leggere. Con le scuole, oltre alla lezione teorica svolta in aula proiettando il video di presentazione della Ryder Cup, le classi sono poi state portate in campo al Golf Club La Serra e in Cittadella. Da segnalare inoltre, sempre con l’intento di aumentare il numero dei golfisti, un accordo stipulato con lo store Decathlon di Alessandria. In riferimento ai bambini, Bellomo ha utilizzato il kit SNAG durante i centri estivi al Golf La Serra e quelli “Cento Grigi” che si sono svolti in un centro sportivo ad Alessandria.
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Grazie a tutti i Circoli del nostro calendario gare 2017 Asiago Punta Ala Bergamo Rapallo bologna Terme di Saturnia Cà della Nave Terre dei Consoli Chervò S.Vigilio St. Vigil Seis Colline del Gavi Udine Le fonti Villa carolina Marco Simone Montecchia Petersberg
Questi i golf club italiani che, dal 2008 al 2017, ci hanno aiutato a donare in beneficenza 130mila euro:
Acaya, Antognolla, Argentario, Arzaga, Asiago, Asolo, Bagnaia, Bergamo L’Albenza, Biella, Bogliaco, Bogogno, Bologna, Ca' Amata, Ca' della Nave, Cansiglio, Carimate, Castelconturbia, Castelfalfi, Castelgandolfo, Castellarquato, Castello Tolcinasco, Castelvolturno, Cavaglià, Cherasco, Chervò San Vigilio, Cervia, Città di Asti, Donnafugata, Ducato La Rocca, Fioranello, Firenze Ugolino, Folgaria, Franciacorta, Golf dei Laghi, Jesolo, La Margherita, Le Fonti, Le Pavoniere, Lignano, Marco Simone, Margara, Milano, Modena, Molinetto, Montecchia, Nazionale, Olgiata, Padova, Parco di Roma, Pelagone, Perugia, Petersberg, Pinetina, Poggio dei Medici, Pra delle Torri, Punta Ala, Rapallo, Rivieraresort, Royal Park, Salsomaggiore, San Domenico, Saturnia, Serravalle, St. Vigil Seis, Terre dei Consoli, Torino, Udine, Varese, Venezia, Verdura, Verona, Villa Carolina, Villa d'Este, Villa Paradiso.
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A R E G O L A D ’A R T E
Associazione Italiana Arbitri Golf
2019: signori, si cambia
La prossima revisione delle Regole, prevista fra circa un anno e mezzo, promette di modificare molte cose e in modo piuttosto importante. Anche grazie alle possibilità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione... di Isabella Data
L
e prime Rules of Play, le più antiche Regole del Golf, risalgono al 7 marzo del 1744, quando furono messe nero su bianco a Muirfield, vicino a Edinburgo, nel momento in cui l’Edinburgh City Council offrì un trofeo per il torneo annuale della Honourable Company of Gentlemen Golfers di Muirfield. La competizione si gioca-
va sul campo di Leith, su 5 buche. Il vincitore del trofeo era nominato “Captain of Golf”. Il primo vincitore e dunque Capitano fu John Rattray, la cui firma campeggia sotto la stesura delle prime 13 Rules of Play. Le 13 Regole furono adottate 10 anni dopo dalla St Andrews Society of Golfers, più tardi conosciuta come Royal and Ancient Golf Club of St Andrews. Solo 150 anni dopo, nel 1899, avviene, ad opera del R&A, una prima sistematiz-
zazione delle diverse Regole in uso sui campi da golf britannici. Nel 1933 segue una corposa revisione e nel 1952 USGA e R&A redigono insieme la prima edizione congiunta delle Regole applicate sulle due sponde dell’oceano. Nel 1984 avviene l’ultima grande revisione e da allora si procede con un aggiornamento quadriennale. Nel 2019, secondo quello che stiamo vivendo, la storia delle Rules of Play registrerà una nuova grande svolta.
LE RULES OF PLAY IN RETE Con Internet, lo sappiamo, è cambiato il mondo. Con lo sviluppo dell’Information Technology e delle sempre più sofisticate apparecchiature di accesso alla rete (PC, iPad, Smartphone) oggi abbiamo a portata di mano veramente tutto. Anche le Regole del Golf. Di questo, R&A e USGA hanno tenuto conto, avviando una consultazione popolare sui cambiamenti delle Regole, prima di introdurli nel 2019. È una vera rivoluzione culturale. I golfisti di tutto il mondo possono leggere in anteprima la nuova stesura delle Regole, capirne le motivazioni, proporre le modifiche da loro ritenute opportune. Queste proposte saranno esaminate, considerate, soppesate e valutate da chi ha redatto la proposta. Potranno essere accettate, se considerate valide. C’è un apposito percorso di feedback, con cui si può comunicare le proprie idee al proposito. R&A. A questo indirizzo internet (www. rules.golf), trovate tutto quello che volete sapere e non avete mai osato chiedere sulla modernizzazione delle Regole.
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27 Il background, la prospettiva storica, gli obiettivi della modernizzazione, le motivazioni alla base delle nuove proposte e una descrizione del processo di elaborazione e d’implementazione delle nuove Regole. Poi le nuove regole proposte, con diversi livelli di approfondimento. Ci sono anche i dettagli su come sarà curata la redazione, la stampa, la diffusione: un’attenzione alla comunicazione e comprensibilità che veramente rappresenta un salto epocale rispetto al corpo delle leggi (libretto, librone delle decisioni) cui siamo abituati. Veramente un bel lavoro, a patto di masticare un po’ d’inglese. Del resto il sito internet del R&A è sempre stato di una qualità superlativa, non solo con le regole e le decisioni aggiornate, ma anche lette (nella versione audio) con un impeccabile accento British. Come fare un corso di lingua gratis. Poi nel sito ci sono i mitici quiz su regole e decisioni, offerti a diversi livelli di conoscenza, quiz che sono assai più
interessanti e utili di un qualunque videogioco. Stessa solfa con USGA, sito internet che personalmente ho frequentato di meno, data la ricchezza e completezza del sito R&A cui sono già abituata. Sito egualmente molto bello, ricco e interessante. USGA. A questo indirizzo internet, (www.usga.org/content/usga/home-page/rules-hub.html), l’Associazione statunitense del golf ci propone sostanzialmente lo stesso percorso conoscitivo di R&A, anche se con formule grafiche e di comunicazione differenti. Il processo di feedback attivato da USGA è analogo a quello del R&A. Nel sito internet USGA c’è la possibilità di inviare le proprie osservazioni e proposte via mail. Anche per USGA c’è da superare la difficoltà della lingua.
LE REGOLE IN ITALIANO REGOLEGOLF.COM, il primo sito italiano specializzato nelle Regole del Golf.
Ecco una soluzione per chi ha difficoltà con l’inglese! Questo il prezioso indirizzo: http://www.regolegolf.com. Già dall’home page trovate le informazioni sul processo di modernizzazione e una panoramica piuttosto approfondita delle nuove regole. Regolegolf, in collaborazione con AIAG, mette a disposizione di Arbitri e di tutti gli appassionati delle Regole del Golf il forum BOZZA REGOLE 2019, destinato alla raccolta di richieste di chiarimenti e proposte di modifica da inviare al Royal & Ancient. Ecco l’indirizzo internet del FORUM BOZZA REGOLE 2019: www.regolegolf. com/cgi-bin/bbs/golfi2019/index.pl
Associazione Italiana Arbitri Golf Associazione Sportiva Dilettantistica Via Tacchi, 1 - 38068 Rovereto (Tn) C.F. 94040950225 info@aiagolf.it - www.aiagolf.it
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PAROLA D’ORDINE: COMUNICARE Il Comitato Regionale negli ultimi anni ha proposto attività ed eventi innovativi. Questo anche grazie alle idee e all’esperienza lavorativa del suo presidente, Marco Francia, eletto di recente al secondo mandato
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Intervista - Marco Francia
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Veduta serale di Torino, con la Mole Antonelliana che spicca sulla cittĂ , racchiusa sullo sfondo dal cerchio delle Alpi.
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PIEMONTE
Intervista - Marco Francia di Andrea Ronchi
sì facendo comprendere che esiste un ampio ventaglio di possibilità, con costi molto, molto diversi”.
U
na calda giornata di luglio, il teatro del nostro incontro è il Golden Palace di Torino. Ad attenderci Marco Francia, il presidente del Comitato Regionale Piemontese della Federgolf. Il motivo per il quale l’incontro avviene in un hotel nel cuore del capoluogo piemontese, piuttosto che nella club house di uno dei suoi splendidi percorsi, è evidente sin dal nostro ingresso, con prove di musica ed esplosione di coriandoli in stile Champions League. «Oggi abbiamo una serata con 500 persone» ci dice subito Francia. «Questi incontri, due all’anno, sono nati dalla volontà di premiare i giocatori piemontesi davanti a un palcoscenico importante. Penso che il nostro compito sia di promuovere il golf e così cogliamo l’occasione per celebrare i vincitori, dando inoltre la possibilità alle persone coinvolte di provare a giocare”. Fra i 500 presenti, molti rappresentanti delle istituzioni. “Istituzioni, quindi politica, e comunicazione sono i due cardini per lo sviluppo del golf - continua Francia - Abbiamo fatto un’indagine per verificare la tipologia delle campagne di comunicazione in Europa e abbiamo visto che ad esempio in Inghilterra hanno intrapreso opere di sensibilizzazione sui valori come unione della famiglia, benessere fisico o scelta di vita. Là non hanno grandi necessità di creare nuovi giocatori, però stanno ancora una volta segnando la strada. Indiscutibilmente se ne avessimo le possibilità economiche sarebbe fondamentale un forte e costante uso della comunicazione per far capire questo sport alla gente. Il tabù dell’onerosità va fatto cadere ma non dicendo in generale che il golf è economico, perché parliamo anche di circoli esclusivi, ben-
Ci sembra che uno degli aspetti che curate maggiormente sia quello legato ai giovani. “Sì. Per la promozione continuiamo a seguire il progetto scuola. Se ne avessi la possibilità, l’allargherei a tutte le scuole del Piemonte: con 200mila ragazzi, i numeri sono quelli, qualcosa uscirebbe sicuramente. Lo fanno il basket e molti altri sport. Noi cerchiamo di investire quello che possiamo su questo progetto anche perché oggi è molto difficile coinvolgere le istituzioni e il territorio a causa della crisi del sistema. È complicato trovare anche aiuti, specie in questo periodo”. E puntare a una campagna regionale coinvolgendo tutti i circoli? “È difficile fare sistema perché strutture differenti hanno politiche diverse. I campi pratica agiscono in modo diverso da quello di un 18 buche che, a sua volta, può differenziarsi per la presenza di un resort al proprio interno. La Federazione non può far nulla materialmente, perché è impossibile trovare un fil rouge. L’unica cosa che la Federgolf potrebbe mettere sul piatto da Roma è la comunicazione, ma anche qui il problema è quello dei fondi a disposizione. Noi a livello locale possiamo e dobbiamo creare contatti con la politica, per rendere più agevole lo sviluppo del gioco”. Fate già qualcosa in questa direzione? “Realizziamo un circuito in Piemonte, legando tutti i circoli con punteggi in base alle gare disputate. Vengono anche a
I GOLF CLUB DEL PIEMONTE
Qui sotto, l’elenco aggiornato dei circoli (in totale 42). Il Piemonte fra l’altro detiene il record di club con 36 buche, ben cinque (Bogogno, Margara, Royal Park - I Roveri, Torino e Villa Carolina). Sono invece 20 i campi pratica/promozionali della regione. Acqui Terme Alpino di Stresa Arona Biella Le Betulle Bogogno Boves Castelconturbia Cavaglià Cherasco I Ciliegi Città di Asti Clavière Colline del Gavi Continental Verbania Des Iles Borromées Druento Feudo di Asti Le Fronde I Girasoli Living Garden Margara
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buche 9 9 9 18 36 18 27 18 18 9 9 9 18+9 9+9 18 9 18 18 18 9 36
La Margherita Moncalieri Monferrato Mulino Cerrione Novara Pragelato (con Pinerolo) Premeno Le Primule La Romanina Royal Park - I Roveri Saluzzo San Giovanni dei Boschi Santa Maria Maggiore La Serra Serravalle Sestrières Stupinigi Torino Torre dei Ronchi Valcurone Villa Carolina
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E INOLTRE... Chieri Colonnetti Fermata FKB Le Fragole Garessio Grugliasco Ivrea Lago di Salasco Link Alba La Mandria Limone Orbassano Pian del Colle Ponte Cervo Biella Prato Nevoso Reale Golf School Savigliano Settimo Z’Makanà
c.p. c.p. c.p. 3 b. 3 b. c.p. 3 b. c.p. 6 b. c.p. c.p. c.p. c.p. 3 b. c.p. 9 b. c.p. 3 b. 3 b. c.p.
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Qui sopra, Marco Francia, Presidente del Comitato Regionale Piemontese della Federgolf italiana. giocare da noi golfisti di altre regioni. Lo abbiamo spiegato in Regione e la Regione ha sposato l’iniziativa perché chi viene a giocare qui mangia e beve, dorme e visita il territorio. Anche i circoli a vocazione turistica, che magari sino a pochi anni fa si guardavano in cagnesco, hanno iniziato a collaborare”. E a proposito di turismo, quanto è importante per il golf? “Il turismo a mio avviso è l’unica via di uscita per il golf in Italia. La crisi generale ci obbliga a un ripensamento strutturale del nostro sistema che non può più reggersi con le sole iscrizioni annuali al singolo circolo. Soprattutto se vogliamo un alto livello dei servizi. Evidentemente questo passaggio verso vocazioni diverse quali ‘polisportive’ e turistiche avrebbe dovuto essere fatto molti anni prima, soprattutto condividendo ancora una volta il progetto con le istituzioni e il territorio come è avvenuto ad esempio in Spagna. Oggi in Italia il 35% dei club ha un resort interno, in Spagna il 75%. Inoltre ricordiamoci che costa di più tesserare un giocatore nuovo rispetto a far venire in campo chi già gioca: il mondo è pieno di persone che lo girano per giocare a golf. Comunque, la Regione Piemonte ha aderito a Italy Golf & More, ma già da prima eravamo presenti in massa. Siamo la regione più numerosa alle varie manifestazioni e le istituzioni si appoggiano a noi con fiducia. Un consorzio dei circoli sarebbe utile, ma è necessario un tour operator che vada a vendere un prodotto unico. Cosa serve per crescere in ambito turistico? Bisogna creare una cultura specifica in questo settore. Regioni come Emilia Romagna o Alto Adige, che hanno percorsi non certo superiori ai nostri, funzionano meglio di noi. Adesso proviamo a diffondere l’immagine golfistica del Piemonte e, per
esempio, stiamo concludendo un accordo con Sagat all’aeroporto di Caselle per un infopoint Federgolf. Ci sono i charter della neve e magari riusciremo a coinvolgere le persone che transitano dalle nostre parti in inverno. C’è poi un’iniziativa in collaborazione con il Torino Outlet, che conta decine di migliaia di presenze a settimana, e noi per dieci weekend saremo presenti per promuovere il golf. A livello nazionale ottimo l’accordo con Decathlon stipulato dalla nostra Federazione nazionale, una partnership molto forte che potrà generare nuovi contatti assolutamente mirati”. Lei sostiene che l’aumento di tesserati debba venire dai circoli, mentre la Federazione deve lavorare per creare opportunità. Ricalca un po’ il discorso fatto dal presidente Chimenti con l’assegnazione della Ryder Cup 2022... “Sì. Con l’assegnazione la Federgolf, per rimanere in tema con il mio lavoro (Francia proviene da Mediaset, ndr), è come se avesse comprato uno spot durante Striscia la Notizia. Ora si tratta di riempire questo spazio con dei contenuti. Se compri uno spazio con il massimo di ascolti, ma non inserisci un contenuto di facile comprensione ed efficacia, perdi solo dei soldi. È importante che non resti solo il ricordo dell’evento ma che, con investimenti mirati e una chiara strategia, diventi produttivo. È la parte più complessa perché comprare uno spazio è facile, si tratta il prezzo e si acquista. Avere un ritorno è molto più difficile, ma fondamentale. E se attorno a questo spot in prime time voluto fortissimamente dal presidente Chimenti riusciremo tutti assieme a costruire una pianificazione coerente e impattante, il risultato sarà straordinario. È indiscutibilmente la migliore occasione che ci potesse capitare.”
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ASPETTANDO LA DEROGA Accanto al golf, anche gli altri sport legati ai tappeti erbosi hanno inviato insieme al CONI una lettera a quattro ministeri per ottenere lo spostamento dell’entrata in vigore di alcune specifiche norme del PAN
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Nella foto, lo stadio di Twickenham, vicino a Londra, massimo tempio del rugby mondiale.
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MANUTENZIONE
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Piano d’Azione Nazionale di Roberto Roversi
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a tempo se ne discute e se ne parla, ma il PAN continua a essere un argomento di primo piano nell’ambito degli addetti ai lavori che si occupano della manutenzione dei percorsi di golf. L’attuazione del Piano d’Azione Nazionale, così è denominata la direttiva europea entrata in vigore nel 2014 con la quale sono stati drasticamente ridotti i fitofarmaci che si possono usare per combattere le malattie dei tappeti erbosi, sta creando più di un problema nella gestione degli impianti sportivi che dispongono di terreni di gioco in erba. Purtroppo non sembra così semplice adeguare una legge pensata soprattutto per la tutela delle aree di verde pubblico accessibili a tutti alle peculiarità particolari di un manto erboso destinato alla pratica sportiva, specialmente a livello professionistico. Proprio per questa ragione il CONI, il CONI Servizi, la Lega Calcio di Serie A e B, la Federazione Rugby e la Federazione Golf, tutti sport che utilizzano campi da gioco in erba, hanno ritenuto opportuno inviare una lettera ai Ministeri competenti (Agricoltura, Sanità, Sviluppo Economico e Ambiente) per richiedere una deroga di 3/4 mesi nell’applicazione di alcune specifiche norme del PAN. Sono diverse le ragioni portate a supporto di
questa richiesta inviata a metà maggio. In particolare si fa riferimento ad alcuni studi dai quali emerge che una migliore qualità del manto erboso riduce l’incidenza di traumi e infortuni agli atleti, senza contare che un campo da gioco in perfette condizioni migliora anche la prestazione tecnica. Fino all’entrata in vigore del PAN era possibile assicurare un’elevata qualità del tappeto erboso grazie all’impiego dei fitofarmaci che, soprattutto in determinati periodi dell’anno, combattevano le malattie fungine più frequenti e dannose che, senza questo tipo di intervento, possono causare anche la perdita del manto con pesanti danni economici e di fruibilità. Per quanto riguarda la Federgolf la richiesta di deroga per l’utilizzo di questi prodotti riguarda, in ogni caso, esclusivamente i green, un’area che mediamente ricopre circa un ettaro dei 60/70 occupati da un campo da golf di 18 buche. Si tratta, quindi, di una zona assai ridotta, ma molto delicata da un punto di vista della manutenzione, la cui qualità, però, incide notevolmente sul livello del gioco. Di conseguenza anche l’utilizzo dei prodotti fitosanitari sarebbe piuttosto limitato. Purtroppo al momento attuale le tecniche alternative per combattere le malattie più diffuse che aggrediscono i green, oltre a richiedere tempi e modi d’intervento più lunghi con costi spesso più elevati, non sembrano assicurare risultati soddisfacenti. È anche per questa ragione che si è arrivati a considerare la
Qui sopra l’ex Juventus Stadium, oggi diventato Allianz Stadium dopo la sponsorizzazione della grande assicurazione tedesca, primo impianto di proprietà di una società italiana di calcio. A destra tappeto erboso e zolle.
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MANUTENZIONE Piano d’Azione Nazionale
necessità di una deroga temporanea nell’applicazione di alcune specifiche norme del PAN, in particolare per quanto riguarda l’uso di fitosanitari che contengono sostanze attive come il Propiconazolo e il Propamocarb. Nella richiesta inoltrata ai vari ministeri a firma del presidente Franco Chimenti, la Federgolf fa presente, comunque, il grande impegno che da tempo la federazione sta profondendo per incentivare una manutenzione dei campi da golf sempre più rispettosa dell’ambiente e del territorio. Da più di trent’anni il Centro Tecnico Federale di Nepi organizza corsi di formazione per greekeeper e superintendent e dal 1992 promuove specifici programmi come Biogolf, Impegnati nel Verde e Golf Enviroment Organization, in collaborazione con le maggiori università italiane e le più importanti organizzazioni ambientaliste con l’obiettivo di migliorare la qualità e la sostenibilità ecologica della manutenzione dei campi da golf. Lo stesso PAN è stato oggetto di numerosi incontri e convegni indetti dalla Federazione per far conoscere agli operatori del settore que-
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sta importante normativa e le sue ricadute nella gestione di un percorso da golf. La Federgolf, inoltre, ha avviato varie collaborazioni con alcuni centri di ricerca universitari per la sperimentazione di nuove varietà di tappeto erboso più resistenti alle malattie più aggressive e di più moderne tecniche di manutenzione in grado di assicurare un’alta qualità del manto erboso senza ricorrere all’impiego dei fitofarmaci. Nonostante questo impegno, come si fa presente nella richiesta di deroga, esistono, però, ancora delle difficoltà nella gestione delle aree più delicate del percorso come lo sono i green sui quali, al momento, l’unico modo efficace per combattere le malattie più diffuse resta ancora l’uso dei prodotti chimici. L’accoglimento della richiesta di deroga consentirebbe ai circoli italiani di gestire con maggiore efficacia la manutenzione del percorso senza aggravare i propri bilanci con i maggiori costi che deriverebbero dai danni provocati dalle malattie. Un dettaglio non trascurabile in una fase in cui i problemi, da quelli economici a quelli di crescita, non mancano al nostro golf.
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Sopra l’enorme Camp Nou di Barcellona, stadio della celebre squadra blaugrana di calcio. Qui sotto invece, l’impeccabile tappeto erboso del Santiago Bernabéu, impianto di proprietà del Real Madrid.
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MARKETING E TRADIZIONE Il grande circolo romano ha affidato il rilancio a un grand commis esperto di conti e buone relazioni sportive e umane. Giovanni Sernicola, 66 anni, è impegnato in iniziative che offrano un alto livello di accoglienza a più numerosi giocatori-visitatori e in una saggia gestione che risani il bilancio. Le glorie di un passato prestigioso saranno rinnovate con la candidatura all’Open d’Italia 2019
A destra, Giovanni Sernicola, neo presidente dell’Olgiata, celebre e splendido club capitolino di cui vediamo in queste pagine una bella buca e alcune immagini di ingresso, piscina e club house.
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Giovanni Sernicola - Olgiata
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Giovanni Sernicola - Olgiata di Roberto Zoldan
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l prestigioso circolo romano cambia guida e passo. L’Olgiata Golf Club è presieduto da qualche mese da Giovanni Sernicola, 66 anni, romano, già funzionario della Camera dei Deputati ora in pensione, esperto di finanza e gestione. S’innamorò del golf dodici anni fa all’Arco di Costantino. Dal 2007 socio del circolo, è 21,1 di handicap, gli piacciono il gioco e le sfide: ora ha preso il timone del grande club. Presidente, vuole presentarsi? Dal 1996 al 2001 fui braccio destro del Ministro alle Finanze e poi andai al Tesoro. Dal 2007 al 2011 fui consigliere d’amministrazione dell’Istituto per il Credito Sportivo. Durante gli incarichi istituzionali mi sono occupato di finanziamento dello sport e delle leggi fiscali in favore dell’associazionismo sportivo dilettantistico. Sono sempre stato uno sportivo, di sport ne ho praticati molti: sono stato anche Consigliere nazionale dell’Unione vela d’altura italiana. L’Olgiata ha un passato prestigioso. Immagino che le faccia piacere rievocarlo. Il Circolo Golf Olgiata, oggi Olgiata Golf Club, fu tra i primi italiani concepiti a 27 buche, dotato di una splendida club house in stile inglese. Venne fondato all’inizio degli anni ‘60, inserito in una edge city di modello americano, lungo la Cassia dopo la tomba di Nerone e il bivio per Bracciano. Vivere nel verde e fare sport, avere una casa in campagna con i servizi della città, non isolata ma inserita in una vita sociale era il sogno di un ceto sociale emergente. Era una preziosa enclave nel progetto di sviluppo immobiliare
della tenuta Incisa della Rocchetta, sede dell’allevamento della razza Dormello-Olgiata e quindi patria dei leggendari Nearco, Tenerani e Ribot. Grandi nomi di cavalli protagonisti di grandi stagioni. Case e ville sorsero attorno al percorso delle 18 Ovest più 9 Est, tutte valide, su disegno dell’inglese G.Kenneth Cotton, ristilizzate nel 1996 dall’americano Jim Fazio. Da sempre siamo nelle classifiche dell’americano Golf Digest e tra i primi dieci migliori campi italiani. Nel 2016, per il secondo anno consecutivo, ci siamo classificati al primo posto tra gli italiani e, per la prima volta, tra i primi cento migliori al mondo. Nei quasi sessant’anni di vita, l’Olgiata ha ospitato il maggior numero di competizioni di livello nazionale e internazionale disputate in Italia, tra le quali gli Open nel 1973 e nel 2002. Ospitalità agonistica, ultimi tornei di rilievo e attività giovanile. Parli dei vostri campioni e campioncini. Quest’anno siamo stati premiati dalla FIG per il miglior vivaio tra tutti i circoli italiani. Siamo detentori del Campionato nazionale giovanile a squadre. Abbiamo due giocatrici (Rossini e Verticchio) e un giocatore di interesse nazionale (Alibrandi), un brevetto nazionale (Celli), tre brevetti giovanili e dodici brevetti. Siamo presenti in forze in tutti i ranking giovanili, sia maschili che femminili. I nostri atleti hanno messo nella sacca cinque vittorie in gare nazionali, un terzo e un quinto posto match play under 18. La nostra Elena Verticchio ha partecipato in Giappone al Toyota World Junior Championship e in Svezia all’Annika Invitational. L’Università Luiss ci ha scelti come partner per la diffusione del golf tra i propri studenti e insieme stiamo accarezzando l’idea di promuovere una University Golf Cup, sfida periodica tra le rappresentative golfistiche universitarie dei cinque continenti.
Sono 27 le buche dell’Olgiata, divise fra le 18 del percorso Ovest da campionato, che ha fra l’altro ospitato due Open d’Italia (1973 e 2002) e le 9 di quello Est. Fondato nel 1961, il club ha attualmente circa 700 soci ed è diretto da Mauro Guerrini.
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Grande palmarès, dunque, e ora vento in poppa. Vuole parlare della ristrutturazione e degli interventi per rilanciare il circolo? In sostanza del marketing e della tradizione accostati su linee parallele. Alcuni dati sull’azienda Olgiata Golf Club. Siamo insediati su 110 ettari di territorio. Giochiamo su un bel percorso da campionato riqualificato dalla ristrutturazione affidata sette anni or sono all’architetto americano Fazio. Abbiamo accanto un percorso a 9 buche dal disegno piacevole e anch’esso impegnativo. La vita di circolo può compiacersi della club house più grande d’Europa, oltre 6.000 metri quadrati su due piani, con spogliatoi e servizi annessi capaci di accogliere oltre 1.000 soci. Accanto ci sono ristorante, bar, piscina, saune e palestra, ampi saloni per l’accoglienza e per il gioco delle carte. Gli impianti termici e idrici sono adeguati a queste dimensioni e complessità. Di tutta questa macchina, sotto la guida del direttore Mauro Guerrini, si occupano 28 dipendenti, molti dei quali nostri collaboratori da decenni. Altre 30 persone attendono ai servizi in gestione, ristorante, bar, piscina, palestra e Pro Shop. Ecco perché tradizione e marketing sono insieme indispensabili al mantenimento di livelli di accoglienza e gestione adeguati alle nostre esigenze.
I soci frequentatori, i green fee e il corpo degli sportivi: il turismo golfistico nella capitale è un tema che vi sta a cuore? Cinque anni fa avevamo 1050 soci, oggi ne abbiamo 700. Allora i margini di apertura ai frequentatori esterni erano estremamente limitati. Oggi, al contrario, la ridotta utilizzazione dei percorsi e delle altre strutture ci spinge a incrementare le risorse provenienti da green fee a giocatori italiani e stranieri attirati dalla bellezza del nostro percorso e dall’alta qualità del nostro ristorante. Allora, occhio al mercato. Offriamo con prudenza in proporzione alla domanda. Per il prossimo anno abbiamo varato un’ampia e concorrenziale offerta di pacchetti settimanali con validità annuale, che consentono per cinque giorni alla settimana di giocare e utilizzare ristorante e bar. A Roma arrivano ogni anno milioni turisti, molti sono golfisti con la sacca nel baule dell’auto o nel cuore. Vogliamo portarli qui. Con l’aiuto di consulenze specialistiche stiamo realizzando un ambizioso piano di marketing e comunicazione. Pensiamo al turista di qualità, quello che soggiorna a Roma per più giorni e ne voglia dedicare almeno uno al golf. Siamo preparati a fornire servizi per il gioco (sacca, carrello, cart, ecc.), compresa
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L’ingresso della immensa club house dell’Olgiata, che può contare su spazi per 6.000 metri quadri, divisi su due piani. la navetta dal centro città, accoglienza e intrattenimento per i familiari non golfisti, bambini compresi. Abbiamo raggiunto accordi con importanti tour operator, alberghi, ristoranti, musei e negozi per lo shopping di qualità. Le presenze si sono raddoppiate in quattro mesi rispetto a quelle dell’intero scorso anno. E siamo certi che l’appuntamento con la Ryder del 2022 ci darà una mano anche a consolidare il bilancio. Come avete tenuto testa alla crisi degli ultimi anni? La pesante crisi economica che ha investito il paese, per molti versi ancora irrisolta, si è fatta sentire anche nel nostro circolo ed è costata sacrifici anche ai soci. Stiamo realizzando un piano triennale di risanamento e rilancio, approvato in assemblea a larghissima maggioranza nel marzo scorso, che prevede misure di riorganizzazione economico-gestionale con l’obiettivo di ridurre ulteriormente i costi e incrementare le entrate. Insomma, vogliamo mettere i conti a posto. Personaggi, pro e soci, figure indimenticabili che hanno fatto la storia del circolo. Grandi nomi dell’aristocrazia romana, importanti imprenditori e professionisti della capitale hanno fatto parte della nostra compagine sociale, inizialmente forte di circa 1.400 sportivi. Tra questi mi piace ricordare Francesco Ruspoli di Morignano, presidente Fig, e Aldo Stacchi, per molti anni vice presidente Fig, grande sportivo e dirigente di valore anche in altri ambiti Coni. Maestri tra i maestri, meritano gratitudine gli indimenticati Ugo Grappasonni e Pietro Manca. Aldo Trillini, decano tra i pro di oggi, è vanto del circolo per il passato di grande professionista del Tour e per la qualità del suo insegnamento. In questi giorni, in occasione del centenario dalla nascita, abbiamo ricordato, dedicandogli una pro-am, il Cavaliere del Lavoro Mario Martella, Medaglia dei Giusti fra le Nazioni, socio storico e golfista praticante almeno due volte alla settimana fino all’età di 97 anni. Meritano
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infine un’affettuosa citazione nove tra socie e soci che, pur avendo superato i 90, sono ancora assidui sul fairway e ai tavoli verdi del circolo. È vero, soprattutto all’Olgiata il golf allunga la vita. Nella storia del golf nazionale l’Open d’Italia, a Roma, fa coppia con Olgiata. Vogliamo parlarne? Ce l’avevano assegnato quest’anno, poi la Fig lo ha dirottato a Torino. Come ho detto al presidente Chimenti, lavorerò perché l’Olgiata Golf Club possa presentare nel modo migliore la propria candidatura per il 2019. L’esperienza che ho maturato partecipando come dirigente di altri settori sportivi all’organizzazione di grandi eventi internazionali mi dice che un Open d’Italia assumerebbe oggi grande valenza per un sodalizio come il nostro. Siamo certi di poterne affrontare la dimensione economica e organizzativa. L’Olgiata Golf Club a Roma e in Italia è sinonimo di Open. Occorre ricreare orgogliosa fiducia ed entusiastico impegno nell’intero corpo sociale, dal più giovane dei nostri atleti al più anziano dei nostri soci, al fine di raggiungere un obiettivo che sarà all’altezza della nostra tradizione. La politica federale, il golf in Italia e sul territorio: dica la sua. Nella gloriosa storia dello sport italiano il Coni e le Federazioni hanno assunto un ruolo totalizzante che va ben oltre le finalità proprie del settore olimpico. Ciò ha finito per annichilire l’indispensabile funzione della scuola nella diffusione dei valori della cultura sportiva e nella formazione di una base ampia di appassionati. Bene dunque la Ryder Cup 2022 a Roma, altrettanto bene la promozione del golf da parte delle affermazioni dei nostri professionisti a livello internazionale. Li apprezziamo grazie alle telecronache su Sky di Silvio Grappasonni & C. Però sono convinto che ora occorra destinare meno risorse all’apparato e più risorse ai giovani, facendo promozione con gli altri sport anche tra le mura scolastiche.
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Gestione biologica dei campi
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Seminario Biogolf al Flormart Importante appuntamento il 23 settembre per greenkeeper e superintendent nel corso della 68.a edizione della fiera veneta di Alessandro De Luca
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l prossimo 23 settembre 2017, nell’ambito della 68.a edizione del Flormart, tradizionale fiera del florovivaismo che si svolge ogni anno a Padova, si terrà il seminario “Esperienze di gestione biologica di un percorso di golf: il caso studio del Biogolf”. Si parlerà della prima esperienza diretta in campo di gestione di un percorso di golf secondo i criteri del “Biogolf”, protocollo elaborato su stimolo dell’Istituto per il Credito Sportivo e frutto della collaborazione tra la Sezione Tappeti Erbosi della Federazione Italiana Golf, Golf Environment Organisation, Legambiente, Federparchi e Fondazione Univerde. La prova, avviata nel gennaio 2015 presso
le 9 buche del “Percorso Giallo” del Golf della Montecchia (Padova), sta interessando tutte le diverse aree del tracciato: green, tee, fairway, bunker, stradine, rough e aree incolte. La giornata sarà l’occasione per presentare i primi dati di questa esperienza, seguita dai tecnici della Sezione Tappeti Erbosi della FIG e delle Università di Torino, Bologna, Pisa e Padova. I primi risultati sembrano incoraggianti. Il principale obiettivo del seminario, oltre alla condivisione dello studio e dell’esperienza condotta fino a questo momento, sarà soprattutto quello di raccogliere opinioni e suggerimenti utili al proseguimento e al miglioramento della prova. Questo il programma della giornata, che
prevede per la mattina il seminario all’interno del Flormart e per il pomeriggio un sopralluogo in campo sul “Percorso Giallo” del Golf della Montecchia: FLORMART ore 10,15 Registrazione ore 10,30 Avvio dei lavori ore 12,00 Dibattito ore 13,00 Fine lavori GOLF DELLA MONTECCHIA ore 15,00/17,00 Visita al “Percorso Giallo” Oltre che per gli argomenti trattati, assolutamente innovativi e utili anche a seguito dell’introduzione della Direttiva europea sull’impiego dei fitofarmaci (PAN), il seminario è importante anche perché sarà il primo valido per il “Programma di Certificazione dei Tecnici di golf”, un’iniziativa della Sezione Tappeti Erbosi della FIG, mirata alla formazione e all’aggiornamento di tutti i tecnici che si occupano della gestione dei percorsi di golf. Il programma prevede l’assegnazione di crediti formativi a quanti parteciperanno a meeting, seminari, presentazioni, iniziative varie sull’argomento. Il raggiungimento di un certo numero di crediti permetterà di ottenere lo status di “Tecnico Certificato” e ogni anno per mantenere tale status si dovrà acquisire un numero minimo di crediti. Maggiori dettagli (modalità di partecipazione, numero di crediti necessari per raggiungere lo status di “Tecnico Certificato”, numero minimo di crediti da ottenere ogni anno, eventi/iniziative valide per l’assegnazione dei crediti) verranno forniti nelle prossime settimane.
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Golf al femminile
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LE QUATTRO LADY DEL VENETO Egle Ancillotto, Maria Paola Prosdocimi, Wilma Sturaro e Katia Trentin: un poker di direttrici ai vertice dei circoli di maggior tradizione nella regione. E cioè, rispettivamente, Villa Condulmer, Venezia, Padova e Verona. Ecco le loro storie, diverse e parallele
Tutto lo splendore di Venezia, con il campanile di San Marco, Palazzo Ducale e la Riva degli Schiavoni
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Qui sopra, Egle Ancillotto Scafa, Segretario di Villa Condulmer, che vediamo anche nell’immagine a destra con i suoi collaboratori Lara Bonifacio e Andrea Aurighi. Qui sotto l’inconfondibile club house del bel circolo veneto.
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Golf al femminile - Veneto di Roberto Roversi
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uattro donne diverse, quattro storie altrettanto differenti, ma un’unica grande passione. Eh sì, perché solo un’enorme passione per questo lavoro può spingere una donna a intraprendere una professione impegnativa come quella di Direttore di un circolo di golf. Loro sono le lady del golf veneto e dirigono quattro dei circoli più prestigiosi della regione: in rigoroso ordine alfabetico, Egle Ancillotto Scafa (Villa Condulmer), Maria Paola Prosdocimi (Venezia), Wilma Sturaro (Padova) e Katia Trentin (Verona). In un ambiente a netta predominanza maschile (solo qualche anno fa a St Andrews le hanno ammesse nel consiglio direttivo del club!) queste quattro donne hanno saputo conquistarsi la stima, il rispetto e la fiducia che le ha portate a ricoprire il ruolo operativo più importante di un circolo di golf. Un cammino non facile perché, come succede purtroppo in molti ambiti professionali, essere donna non è quasi mai di aiuto.
Egle Ancillotto Scafa 47 ANNI A VILLA CONDULMER
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la “signora” di uno dei circoli più belli e storici del Veneto, che dal 1970 è diventata la sua seconda casa. Il contatto con il golf è avvenuto per amore quando ha conosciuto Ugo Scafa, allora professionista titolare del circolo. Egle lavorava nell’attiguo hotel, ma dopo il matrimonio si è trasferita come assistente nella Segreteria del club. “Quando ho cominciato non sapevo molto di questo mestiere - racconta - All’inizio lo pensavo quasi come un impiego temporaneo, ma poi con il tempo mi sono appassionata a questo ambiente che mi permetteva di stare in mezzo alla gente, una cosa che ancora oggi mi affascina, e mi sono resa conto che poteva essere il mio futuro professionale”. Ma non deve esserci stata solo passione nel suo modo di lavorare se nel 1996 il circolo di Mogliano Veneto, proprio nel momento del suo maggiore sviluppo, ha deciso di affidarle le “chiavi di casa” nominandola Direttore. Il destino, però, non è sempre d’accordo con i sogni delle persone e due anni più tardi la scomparsa improvvisa del marito Ugo ha lasciato Egle da sola con due figlie. “In quel momento tanto doloroso - ricorda - il circolo mi è stato davvero molto vicino. Il sostegno del consiglio e di tutti i soci mi ha fatto capire quanto mi volessero bene e ho trovato la forza di continuare questo lavoro.” Se essere donna rappresenta spesso un ostacolo, piccolo o grande che sia, alla loro crescita professionale (tutte e quattro le nostre lady hanno sottolineato quanto sia stato più difficile rispetto a un uomo arrivare a occupare questo incarico) è anche vero che con l’interpretazione femminile questo ruolo assume sfumature e aspetti che lo arricchiscono. “Credo che noi donne abbiamo una maggiore facilità nei rap-
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porti con le persone - spiega Egle - Siamo anche più attente ai dettagli e a certi particolari che a volte sembrano poca cosa, ma che invece possono avere molta rilevanza. Forse abbiamo anche una memoria più pronta. Dedichiamo, ad esempio, maggiori attenzioni alle mogli e ai bambini dei soci cercando di essere pronte alle loro esigenze.” Egle, con il suo carattere discreto e riservato non lo dice, ma fa capire che nel lavoro le donne hanno sempre qualcosa in più o quantomeno di diverso. Lavorare nella Segreteria di un circolo di golf non è, però, un mestiere come gli altri. “Se una donna vuole fare questo lavoro deve dimenticarsi degli orari classici delle altre professioni - sottolinea - Qui, soprattutto nei weekend, bisogna gestire l’intera giornata. Bisogna avere un buon carattere e mantenere il miglior rapporto possibile con le persone. È un lavoro che richiede molto, ma è anche in grado di restituire tanto.” Con un marito professionista non poteva non giocare a golf, ma il tempo dedicato a questo svago non è mai stato molto. “Facevo le Pro-Am con Ugo, ma non giocavo tanto spesso - dice Chi fa il mio lavoro sa che si entra al circolo la mattina e si esce la sera e di tempo per altro ne rimane ben poco. Le mie figlie avevano iniziato a giocare con buoni risultati, ma poi hanno smesso.” Dopo quasi mezzo secolo trascorso nella Segreteria del circolo veneto, del quale è diventata ormai un’istituzione, Egle Ancillotto ha la stessa passione degli inizi. “Sono molto soddisfatta della scelta che ho fatto - conclude - perché è un lavoro che mi piace e mi rende felice. Sono stata fortunata a trovarmi in un circolo come Villa Condulmer dove si respira un clima famigliare e dove mi sono sempre sentita a casa mia. Merito di tutti i presidenti e di tutti i soci che in questi anni mi hanno dato la loro fiducia e il loro supporto.”
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Golf al femminile - Veneto
Maria Paola Prosdocimi GIOVENTÙ A VENEZIA
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alla decana passiamo a quella che, sia per età che per anzianità di servizio, è la più giovane del nostro qualificato quartetto. Dal 2011 è Direttore del Golf Club Venezia, il circolo più antico del Veneto, essendo stato aperto nel 1928. Maria Paola ha raccolto l’eredità di un’altra donna, Ester Trentin, che per 40 anni è stata la figura di riferimento del circolo lagunare. Una scelta, quella di Venezia, fatta, quindi, nel segno di una continuità tutta declinata al femminile.
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“Quando sono arrivata qui nel 2010 - racconta Maria Paola ho lavorato un anno con Ester. È stato un periodo intenso e da lei ho imparato moltissimo. Mi ha fatto conoscere il circolo, con mille consigli e informazioni. Io ho frequentato i vari corsi federali fino a conseguire il diploma di Direttore, ma il lavoro sul campo con una persona esperta come Ester è stato determinante per la mia formazione.” Maria Paola, originaria di Adria, in provincia di Rovigo, ha conosciuto il golf in maniera casuale e non era certo nei suoi pensieri intraprendere una carriera come quella che ha fatto. “Lavoravo al Golf Hotel dell’Isola di Albarella che aveva spazi in comune con la segreteria del circolo - ricorda - Così, un po’ per caso un po’ per curiosità, nel 2001 ho cominciato a dare una mano a quelli del golf. Da lì è cominciata la mia passione per questo lavoro partendo quasi da zero. Devo ringraziare in particolare l’allora presidente della Commissione Sportiva del club, Rolando Lubian, che mi ha spinto a frequentare i corsi federali per diventare prima Segretario e poi Direttore.” Quando si parla di passione per il proprio lavoro è giusto raccontare che questa ragazza bionda, dai modi gentili e sempre misurati, per quasi cinque anni si è sobbarcata ogni giorno il viaggio da Adria, dove abitava, agli Alberoni, la zona del Lido di Venezia dove si trova il circolo. Una trasferta faticosa e impegnativa, in tutti i sensi: auto, bus, due traghetti e un paio di chilometri a piedi, per una media di due ore e mezza di viaggio. Fortunatamente ha avuto il sostegno dei genitori che hanno sempre approvato questa sua scelta e sono orgogliosi dei risultati raggiunti da Maria Paola. “Da un paio d’anni, però, mi sono trasferita vicino al Lido - spiega - Era diventato troppo pesante andare avanti e indietro tutti i giorni.” E sono proprio la passione e l’attaccamento al proprio lavoro le qualità che per lei deve avere una donna decisa ad avvicinarsi a questo strano, ma anche intrigante, lavoro. “A una ragazza che si appresta a iniziare questa professione voglio dire che prima di tutto serve un grande impegno e tanta dedizione dice Maria Paola - perché gli orari sono quelli che sono e bisogna poi conquistarsi la fiducia e la stima dei soci. Una cosa non sempre scontata, soprattutto per una donna. Nel mio caso, però, sono stata facilitata dagli insegnamenti di Ester Trentin e dal sostegno del Consiglio del club.” Maria Paola, almeno per il momento, è una golfista poco praticante. Alcuni anni fa ha iniziato ad armeggiare con legni e ferri, ma il tempo per giocare è davvero poco per cui ha rimandato a data da destinarsi il suo futuro sui green. Adesso preferisce dedicarsi al suo lavoro mettendoci tutto l’impegno che serve, se non di più, proprio per il fatto di essere una donna. Infatti è l’unica dipendente del circolo e guida uno staff di 10 persone, tutti uomini, con i quali comunque esiste un ottimo rapporto di collaborazione. Ritiene che la figura femminile doni a questo mestiere un tocco di gentilezza diverso, un modo di fare che mette la gente più a proprio agio. Un valore aggiunto che i soci e i giocatori del Circolo Golf Venezia dimostrano di apprezzare, se da tantissimo tempo hanno affidato la direzione del club all’altra metà del cielo.
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Qui sopra, Maria Paola Prosdocimi, Direttore del Circolo Golf Venezia, fotografata anche con i collaboratori Andrea Cester (a sinistra) e Giorgio Marsala. In alto la club house e qui sotto una veduta aerea del club degli Alberoni
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Golf al femminile - Veneto
Wilma Sturaro L’ENTUSIASMO DEL MAESTRO
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a terza tappa del tour per conoscere le Lady del golf veneto è quella al Golf Club Padova, nei Colli Euganei. Per la prima volta nella storia del circolo, dal 2010 il Direttore è una donna, Wilma Sturaro, che ha iniziato il suo lavoro a Valsanzibio nel 1981. Dopo la fine del mandato, per raggiunti limiti di età, di Sergio Marchioro, un personaggio che ha legato il suo nome alla storia del circolo patavino, si sono succeduti alcuni Direttori provenienti da altri circoli. Alla luce di queste esperienze, però, ci si è resi conto che probabilmente la decisione migliore era quella di guardare in casa propria invece che altrove. La scelta è caduta su Wilma che della “macchina” del Golf Club Padova, grazie alla sua lunga esperienza, conosceva anche il particolare più piccolo. “Ho iniziato questo lavoro occupandomi della parte amministrativa - racconta - poi, un po’ alla volta, ho preso confidenza anche con gli altri aspetti del lavoro di segreteria. Fin da subito questo mestiere mi è
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Wilma Sturaro, Direttore del Golf Club Padova, sulla terrazza del circolo, di cui vediamo a sinistra la grande club house. Sotto Wilma con i suoi “braccio destro e sinistro”, come ama definirli: Monia Bertoli e Riccardo Girardi. piaciuto molto, però quando ero giovane mi pesava non avere mai i weekend liberi.” Per 22 anni Wilma ha lavorato con Sergio Marchioro, una figura che lei considera fondamentale per la sua crescita professionale. “È stato il mio maestro e il mio punto di riferimento in questo lavoro - racconta - Mi ha trasmesso entusiasmo e fiducia. Imparare il mestiere con lui è stato più facile. L’insegnamento migliore che mi ha dato è stato quello di sentirci sempre al servizio e a tutela del circolo, inteso come istituzione, indipendentemente dalle persone che lo dirigono.” Wilma è talmente appassionata e dedita al suo lavoro che non riesce a trovarci un aspetto negativo. “Le cose che mi piacciono di più di questo mestiere sono il rapporto con le persone e il lavoro di gruppo. Quest’ultimo aspetto cerco sempre di trasmetterlo a tutto lo staff del circolo perché solo collaborando si ottengono i migliori risultati. Se devo pensare a qualcosa che non mi piace di questo mestiere non mi viene in mente nulla.” Anche per lei essere la prima donna Direttore di un circolo prestigioso come il Golf Club Padova non è stato facile. Nel suo caso, l’ha aiutata essersi fatta apprezzare dai soci durante i tanti anni trascorsi nello staff della Segreteria. “La stima e il rispet-
to, però, credo di essermeli guadagnati sul campo, svolgendo il mio lavoro con la massima professionalità possibile.” Una professionalità che Wilma ha continuamente migliorato e aggiornato partecipando a tutti i corsi previsti dalla Federgolf per questo ruolo (è anche Giudice Arbitro) e ottenendo, inoltre, il Diploma di Club Management rilasciato da un’importante associazione europea di settore. Che il ruolo di Direttore di circolo comporti un grande impegno di tempo è noto a tutti e per una donna, che deve anche trovare spazio per la famiglia, si tratta di un impegno ancora più gravoso. “È vero - ammette Wilma - Gli orari non sono molto comodi per chi deve gestire anche la famiglia. Per quanto mi riguarda ho avuto la fortuna di avere un marito molto comprensivo. Tra l’altro l’ho spinto a diventare un golfista proprio perché conoscesse meglio il lavoro che faccio e l’impegno che richiede. Enrico (il marito, oggi buon giocatore, ndr) è anche tanto paziente e spesso deve sopportare i miei sfoghi perché il lavoro mi coinvolge in maniera totale.” Forse anche per questo Wilma, che ha due figli, Alberto e Chiara, non riesce a giocare quanto vorrebbe e il suo handicap 36, nonostante uno swing elegante e ben impostato, non riesce a scendere. Probabilmente sarà uno dei suoi prossimi obiettivi.
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Katia Trentin UN’EREDITÀ NON FACILE
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nche al Golf Club Verona una donna nell’ufficio del Direttore non l’avevano mai avuta fino al 2011 quando è arrivata Katia Trentin, componente di una famiglia tutta dedicata al golf, in particolare quello veneto. Suo padre Renzo, scomparso qualche anno fa, è stato uno dei maestri storici italiani, suo fratello Enrico ne sta ricalcando le orme e lavora come professionista a Villa Condulmer, mentre sua zia Ester è stata per quasi mezzo secolo la Segretaria del Golf Club Venezia, come abbiamo appena letto nelle parole di Maria Paola Prosdocimi. Per non farsi mancare nulla ha anche sposato un professionista, Giorgio Grillo. Katia non poteva, quindi, sottrarsi alla tradizione di famiglia e anche lei ha trovato la sua strada professionale dedicandosi al golf. Dopo essere stata una bravissima dilettante (l’handicap ha oscillato per alcuni anni tra 2 e 3) nel 1996 ha iniziato a lavorare nella segreteria del neonato Golf Club Asolo. Per 16 anni è rimasta nel circolo trevigiano fino a ricoprire l’incarico di responsabile della segreteria sportiva. Nel frattempo ha partecipato a vari corsi federali acquisendo la qualifica di Giudice Arbitro. “Quando ho cominciato a fare questo lavoro, considerata anche la famiglia dalla quale provengo, mi sono ap-
passionata subito - racconta Katia - Si è impegnati tante ore, ma in questa professione non c’è la monotonia. Però deve piacere molto, altrimenti non ce la fai. Con il tempo e con la crescita professionale ho capito che questo mestiere poteva essere davvero il mio futuro e che potevo aspirare a posizioni di rilievo.” Dopo l’esperienza di Asolo, infatti, c’è stata la proposta del Golf Club Verona che comprendeva anche il trasferimento del marito come professionista al circolo di Sommacampagna. “Mio padre, che è stata una figura fondamentale soprattutto nel mio percorso legato al golf, mi ha sostenuto nella scelta spingendomi ad affrontare questo importante cambiamento. Oggi posso dire che si è trattato di una decisione azzeccata.” Non bisogna infatti dimenticare che al Golf Club Verona c’era stato per quasi 40 anni un solo Direttore, il mitico Gianni De Polo, e sostituire una figura così di spicco nella storia del club, essendo donna per giunta, non deve essere stato semplice per Katia. “In effetti qualche timore c’era - confessa - Però ho avuto un grande aiuto dall’allora presidente del circolo, Gianni Glisenti, e da Stefano Mazzi, consigliere del club nonché presidente del Comitato Regionale, che mi hanno fortemente sostenuto nel periodo iniziale. Poi ho cercato di svolgere al meglio il mio lavoro apportando un contributo di novità e di rinnovamento. In questi anni ci sono stati diversi cambiamenti nella gestione dell’attività del circolo, con l’incremento del numero dei giovani e una maggiore presenza di visitatori esterni, nonché una più consistente partecipazione alle gare.” Nel raggiungere questi risultati Katia è stata sicuramente agevolata dal suo carattere aperto, solare, che le ha permesso di inserirsi con facilità in un ambiente diverso da quello da dove proveniva, ma ci ha messo molto del suo impegno nell’affrontare una sfida affatto scontata. “Per noi donne, in generale, non è facile raggiungere posizioni di vertice - dice - Il golf non è un ambiente diverso dagli altri. Sono arrivata qui in un momento in cui serviva un cambiamento e spero di aver dato il contributo che si aspettavano.” Per dedicarsi al suo lavoro Katia ha messo da parte il golf giocato, anche se non disdegna la partecipazione a qualche Pro-Am in compagnia del marito o 18 buche con la figlia Vittoria, di 10 anni. “Il mio è un bellissimo lavoro, ma impegna tanto. Devi avere davvero una grande passione per farlo - confessa - Credo che la capacità di saper ascoltare la gente o di ‘coccolare’ il nostro interlocutore siano qualità che noi donne riusciamo a far valere di più.” Queste sono le quattro storie diverse e parallele di Egle, Maria Paola, Wilma e Katia, che nel golf italiano hanno trovato un riconoscimento professionale di alto livello. Il loro deve essere anche un esempio e una spinta per far sì che ci siano sempre più opportunità per le donne, in un ambiente ancora oggi poco incline alla loro presenza in ruoli direttivi. Come dimostra in modo esauriente l’attuale comportamento di rinomati circoli anglosassoni.
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Katia Trentin, Direttore del Verona Golf Club, alla scrivania del suo ufficio e in compagnia di Marco Laureti, Segretario del celebre circolo veneto. Qui sotto, uno scorcio della bella club house veronese.
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Filippo Motta
Tiger: un grande mito sul viale del tramonto Quello che è stato il golfista più forte dei tempi moderni sembra proprio arrivato alla fine del suo percorso da fuoriclasse, disseminato di fantastiche imprese e tristi cadute. E ora il ritiro appare inevitabile...
S
i chiama Eldrick Tont Woods e tutti lo conosciamo semplicemente come Tiger. È indubbiamente stato il più forte golfista di tutti i tempi, perlomeno moderni, ed è ora un uomo, uno sportivo, uno come tanti che si trova a dover affrontare i demoni di una carriera giunta al termine. Non sono un profondo conoscitore né di aspetti psicologici né del settore professionistico golfistico, che guardo con passione solo in pochi tornei – soprattutto i major storici – ma la figura di Tiger, e il suo momento particolare, mi hanno stimolato alcune valutazioni. Prendete dunque quanto segue come il semplice pensiero di un appassionato. Tiger ha imbracciato, spinto dal padre Earl (e poi parleremo anche della mamma), il suo primo bastone da golf all’età di due anni. A tre era già in televisione a fare un piccolo show con Bob Hope e l’onnipresente papà. Pane e golf, dunque, sin dall’infanzia. Io credo che questo sia stato uno dei punti fondamentali della storia di Eldrick Woods: i bambini giocavano con le macchinine in latta, i tricicli, le biciclettine con le ruote di sicurezza e – se femmine – le bambole. Lui menava già colpi a una pallina bianca. Avrà anche, sicuramente, fatto altro, più comune alla sua età di allora, ma quel virus, la “scimmia” del golf, gli era già stato inculcato e non lo avrebbe più abbandonato. Nell’immaginario collettivo, per chi lo ha seguito un po’ nella carriera, l’onnipresente papà era la sua ombra e sembrava avesse un effetto di sprone anche abbastanza forte e invasivo considerando che Earl Woods, scomparso nel 2006 provocando un grosso scompenso se non nella psiche sicuramente nelle consuetudini di
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Tiger, era un ex militare delle forze speciali e, come tale, probabilmente abituato ad una disciplina assai pesante. Visto col senno di poi, era probabilmente il punto fermo che manteneva il campione americano sulla retta via. Tiger stesso, in un’intervista video di un mese fa, ha detto che, in realtà, la figura forte della famiglia, quella di cui ancora oggi ha “paura”, è sempre stata la mamma Kultida. Non so se sia stata un’affermazione fatta per lo show business, ma pensare che
un uomo che ha vinto 14 major, 79 tornei del PGA Tour ed altri otto tra Europa e Asia, che è stato numero 1 al mondo per un totale di 683 settimane con un periodo consecutivo di ben 281 possa avere timore della mamma… mi pare un po’ ridicolo o, perlomeno, indicatore di qualche problema psicologico che posso capire ma non so spiegare. Resta il fatto che dalla morte di Earl, Tiger ha iniziato a fare fatica; tre anni dopo si è saputo delle sue continue infedeltà matrimoniali culminate nel famoso inseguimento della ex moglie Elin col ferro da golf abbattuto sul lunotto della vettura su cui Tiger “fuggiva” dall’ira della bella svedese. Lo confesso: prima di allora non
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55 mi era per nulla simpatico. Come tutti i super vincenti, che solo grazie alla loro classe infinita sovrastano gli avversari lasciando loro unicamente briciole, mi irritava abbastanza. Da quella notte, quantomeno ai miei occhi, ma credo per tanti, divenne un essere ben più umano e con finalmente qualche difetto. Era, comunque, l’inizio del disastro. Perse alcuni sponsor e anche il suo gioco iniziò a risentirne. E anche la sua schiena, che il suo tipo di gioco stressava particolarmente, cominciò a dare i problemi che, oggi, lo hanno portato a subire quattro interventi chirurgici. Dopo ognuno di questi, Tiger ha affermato di voler tornare ai massimi livelli e di voler cercare di superare il record di 18 Major vinti detenuto da Jack Nicklaus. Ripeto, per estrema chiarezza, che non voglio sputare sentenze. Ma la logica, solo quella, mi fa dire che se la tua struttura muscolare, forse anche pompata in modo artificiale come spesso succede negli USA, è ridotta tanto male, allora è giunto il momento di fare un passo, definitivo, indietro. Tiger non lo ha ancora fatto, ma quanto successo lo scorso 29 maggio – trovato accasciato sul volante della sua auto nell’alba della Florida, ritenuto incosciente, ammanettato, arrestato e registrato con foto segnaletica immediatamente pubblicata in tutto il mondo – credo non possa che segnare lo stop della sua carriera agonistica. Confesso di essere schifato dal fatto che la Polizia di Jupiter abbia fatto trapelare i filmati sia del momento dell’arresto che dell’interrogatorio nella stanza di fermo; ma nel 2017 sappiamo che la privacy è diventata un optional. Come probabilmente sapete, Tiger ha comunicato di non essersi assolutamente trovato in stato di ebbrezza (e gli esami l’hanno poi confermato), ma di avere subìto un effetto indesiderato dovuto al cumulo di farmaci assunti post ultimo intervento. Come dicono i saggi veneti, “xe pèso el tacòn del buso” (è peggio la toppa del buco). Perché se una bevuta esagerata può capitare a tutti, l’abuso di farmaci (il Vicodin che tanto si usa in America è assai vicino a una droga, come ci ha ben spiegato il Dr. House nella serie televisiva) ti avvicina davvero al bordo dell’abis-
so. E, sempre in USA, abbiamo esempi del genere a profusione, Michael Jackson in primis. Tiger, a questo punto, deve veramente fare una scelta. Ha guadagnato cifre ben superiori al miliardo di dollari, ha una carriera promettente come architetto di campi e avrà sempre voce in capitolo come esperto di golf. Credo che diversi “paperoni” pagherebbero cifre spropositate per una clinic di qualche giorno con lui. Ma se passare al tour senior non è nelle sue corde, forse allora è davvero meglio se decidesse di appendere la sacca al chiodo. Certo per chi ha vissuto solo conoscendo il successo in uno sport che è forse l’unica cosa reale della sua vita, il passo deve sembrare impossibile. Ma tut-
ti noi, che lo si ami o lo si odi, non vogliamo che Eldrick Tont Woods si trasformi in un George Best o Paul Gascoigne del golf. Se è vero che Kutilda, la mamma, è la figura forte della sua vita, oggi è forse lei che deve intervenire e porre fine a questo triste declino. E tutti i genitori di giovani giocatori di golf, italiani e non, forti o meno forti, presunti fenomeni o solo ottimi dilettanti, dalla storia di Tiger Woods, dei possibili danni di una vita basata “solo” su uno sport, dovrebbero imparare molto. A stare defilati e lasciare i propri figli crescere da soli. E ad avere sempre quel piano B, che solo lo studio può dare, pronto ad essere utilizzato. I fratelli Molinari, al riguardo, insegnano!
Quattro le operazioni alla schiena che hanno bloccato la carriera di Tiger Woods, cui si aggiungono interventi al ginocchio e molti altri problemi fisici.
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Secondo il nostro autore, basterebbe che l’Italia fosse un paese occidentale come tutti gli altri per avere una situazione ben diversa come numero di giocatori. Ed esamina per noi i dati dell’ultima indagine di EGCOA, l’associazione europea dei proprietari di campi di golf
Europa vs U.S.A., cerimonia inaugurale Ryder Cup 2016. Negli Stati Uniti l’indice di penetrazione del golf è molto più alto rispetto al Vecchio Continente.
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IN UN MONDO
NORMALE
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n questi periodi tribolati, post sbornia aggiudicazione Ryder Cup, siamo spesso a domandarci quale potrà essere il futuro per questo nostro sport, bistrattato ed in crisi quanto si vuole, ma comunque ancora capace di appassionarci e di avvincerci e di donarci, sia pure solo per qualche ora, divertimento, rilassatezza, benessere fisico e puro appagamento spirituale. L’EGCOA (European Golf Courses Owners Association) cioè l’associazione che raggruppa i proprietari dei percorsi di golf europei, ha elaborato alcuni dati, sia pure limitati ai paesi golfisticamente più avanzati, (visionabili nel proprio sito internet sotto il titolo di Vision 2020), che certamente non ci fanno pensare positivo. Qui di seguito forniamo alcuni numeri EGCOA, magari da non prendere come verità assoluta, ma certamente indicativi per tastare il polso al golf europeo e utili come base di ragionamento per porre alcune considerazioni. Da tenere presente che si tratta di cifre che si basano su tesserati golfisti, ed in quanto tali non sempre rappresentativi del reale “universo” golfistico. Stando a quanto ci raccontano, la crescita dei golfisti europei, in termini di numeri complessivi, ha avuto un trend positivo, sia pure con qualche scivolone di troppo, sino al 2010. Grosso modo, a partire dal 2011 il numero di golfisti che hanno cessato di esserlo ha superato per la prima volta il numero dei nuovi adepti. Fin qui nulla di nuovo, la crisi economica generale ha certamente una influenza non secondaria su questo dato. Ma l’elaborazione della EGCOA ci mostra che il trend percentuale di
crescita era in realtà già negativo prima della crisi e che, sempre secondo il trend da loro individuato, tale tasso negativo di crescita, che ad un certo punto per forza di cose diventerà una decrescita, continuerà costante fino al 2020 con la conseguenza che il numero dei tesserati europei scenderà da 4,3 a 3,5 milioni. Figura 1 - Tesserati europei secondo l’elaborazione EGCOA e trend di crescita Come è facile immaginare il trend negativo non è lo stesso in tutti i paesi europei, così come la cosiddetta “penetrazione” del golf a livello di popolazione (percentuale di golfisti rispetto alla popolazione complessiva del paese indicato) si dimostra assai variabile. La Svezia rimane leader incontrastata secondo questo dato con il 5%, ovvero cinque svedesi su 100 giocano a golf. Una percentuale ben cinque volte superiore alla media europea. Da considerare che, nel grafico in questione, l’EGCOA, più realista del Re, ha già provveduto a cassare dagli elaborati il Regno Unito, ma anche, chissà perché, l’Irlanda. In questo ambito l’Italia è quasi fanalino di coda con percentuale da prefisso telefonico e ci salva solo il Portogallo dalla maglia nera. In raffronto con gli USA l’Europa non ne esce bene. Figura 2 - Percentuale di golfisti rispetto alla popolazione Gli States infatti hanno percentuali di penetrazione assai più alte e variabili dall’8 al 10%, ovvero quasi uno statunitense su dieci gioca a golf.
Europa: totale golfisti 1999-2015
Giocatori registrati in Europa
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Figura 3 - Percentuale di golfisti rispetto alla popolazione secondo il “modello Svezia” A questo punto EGCOA, forse anche un po’ provocatoriamente si lancia in una ipotesi, magari affascinante, ma certamente assai temeraria: cosa succederebbe se tutta l’Europa golfisticamente avanzata avesse la stessa penetrazione della Svezia, cioè il 5 per cento? Beh la risposta diventa assai semplice: il numero di golfisti crescerebbe da 4,3 a 20 milioni in ambito europeo ed in Italia si arriverebbe a quota tre milioni. Ok fantascienza per adesso, ma questi numeri ci servono a dimostrare che in realtà il potenziale golfistico europeo è davvero enorme e che comunque anche queste cifre senz’altro pazzesche rappresentano in fondo solo la metà della penetrazione USA. Abbiamo quindi un potenziale e, a costo di andare controcorrente come i salmoni, sono convinto che tale potenziale, certamente non con i numeri di cui sopra, ci possa essere anche per il nostro derelitto paese. Basterebbe che diventassimo un paese normale... Chi frequenta con assiduità il mondo del golf ha infatti ben chiara la consapevolezza del momento difficile che questo
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gioco sta attraversando, sia per la non felice situazione economica del nostro paese, che ormai dal 2008 si trascina stancamente senza ancora fare intravvedere la fine del lungo tunnel, e sia per problematiche insite nella stessa disciplina sportiva che non ne permettono al momento di confidare in una rapida e spontanea ripresa. Sulle ripercussioni che l’economia del bel paese produce sullo sviluppo del golf, temo che al momento il golfista, o comunque chiunque sia interessato al bene di questo sport, possa fare ben poco, anche se alcune possibili strategie di intervento sono comunque percepibili se non addirittura attuabili. Ad esempio siamo ancora troppo attardati rispetti agli altri paesi europei al rilancio del turismo golfistico, settore nel quale paghiamo le carenze infrastrutturali tipiche di alcune zone del nostro paese (es. collegamenti aerei), ma anche l’improvvisazione e la mancanza di una visione strategica complessiva, che ci permetta di localizzare i migliori poli di intervento, dotarli di sostenibilità economica ed ambientale e di consentirne la migliore integrazione possibile con il tessuto sociale, economico e strutturale pre esistente. Senza tutto questo le nostre “perle” turistiche sono difficili da
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Potenziale
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sort golfistici dove ci è capitata l’occasione (leggi dove ce li hanno lasciati fare), ma avremmo considerato i pro e i contro di complessi businness plan ed avremmo seguito le linee guida strategiche che una istituzione stato ci avrebbe certamente fornito, così come la stessa istituzione ci avrebbe poi supportato sotto il profilo legislativo fornendoci le opportunità di intervento e permettendoci di creare lavoro con bassi costi finanziari e nullo impatto ambientale. In un mondo normale i nostri investitori golfistici avrebbero considerato l’andamento del mercato turistico golfistico mondiale ed in subordine europeo, ne avrebbero studiato le componenti, analizzato i flussi, persino considerato le possibili variabili, così da ridurre al minimo i rischi imprenditoriali e affacciarsi al futuro prossimo venturo con i conti in regola e le buone carte da giocare. In un mondo normale non avremmo puntato alla realizzazione di resort golfistici di superlusso sapendo che il mercato globale, ma soprattutto quello europeo, con le dovute eccezioni di rito, è composto prevalentemente da golfisti con capacità di spesa non eccelsa, e che hanno come obiettivo non la vacanza golfistica “della vita”, ma tante vacanze nella loro vita golfistica. In un mondo normale avremmo elaborato strategie volte alla costruzione di impianti e strutture, anche piccole, anche compact, proprio là dove servono, nelle aree urbane, facilmente raggiungibili, con bassi costi di accesso e con tempi di gioco ridotti, così che si possa trovare il modo, nell’arco della giornata, di ritagliarsi uno spazio di golf tutto per noi. In un mondo normale appunto.
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SI FA PRESTO A DIRE “LINKS”
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Punto per punto, ecco come si riconosce un percorso vero discendente diretto dei campi storici scozzesi e irlandesi, su cui il golf si è sviluppato parecchi secoli fa in modo del tutto naturale
Primo piano per lo Swilcan Burn, insolito ostacolo d’acqua per un links course, celebre per attraversare le buche 1 e 18 dell’Old Course di St Andrews. Sullo sfondo, l’altrettanto famoso albergo sulla 17.
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di Franco Piras Golf Course Architect - Senior Member EIGCA
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l termine “links” è uno dei più conosciuti nel glossario golfistico, ma spesso viene utilizzato impropriamente. Il nome è nato in Scozia e deriva dall’antico “Hlinc”, che definiva la parte di terra costiera di collegamento tra le spiagge ed i terreni destinati all’attività agricola. La traduzione dall’inglese del verbo “to link” è appunto collegare, e viene utilizzato ormai anche nel moderno vocabolario del web, ove link è appunto il collegamento ad un altro contenuto. I primi campi da golf sono nati nella costa est della Scozia su questi tipi di terreni, tanto che il temine link viene talvolta utilizzato per identificare in generale i terreni dei campi da golf. Ma i veri links hanno caratteristiche che li rendono unici. Spesso si usa il termine per identificare un percorso privo di alberi, ventoso o su un fondo sabbioso vicino alla costa, ma questo non basta per definire un links course. Si pensi a due campi considerati tra i cinque più belli al mondo, ovvero Pebble Beach Golf Links in California e National Golf Links a New York: entrambi non sono veri links e nel caso di Pebble Beach non possiamo definirlo neanche Links Style . Anche in Scozia degli oltre 500 percorsi meno di 90 sono veri e propri links course e nel nostro paese non ne esiste uno. Alcuni campi sono chiamati o definiti tali: un esempio ne è uno dei due percorsi che ho disegnato in Sicilia per il Donnafugata Resort, che hanno voluto chiamare “Links” per il solo fatto che è privo di alberi e circondato da vegetazione arbustiva. Personalmente non lo avrei definito tale: ho piuttosto coniato il termine di “Mediterranean Course” che a mio avviso più si addice alle caratteristiche del nostro paese e lo utilizzerei per definire anche altri percorsi prossimi alla costa con caratteristiche simili, quali San Domenico e Acaya in Puglia, Is Molas e il Pevero in Sardegna, e anche Le Saie, altro percorso da me disegnato in Sicilia appena a sud di Catania. Forse è proprio l’abuso nell’utilizzo del nome Links che porta confusione nell’identificarli correttamente. L’Open Championship che avete visto nelle scorse settimane disputarsi al Royal Birkdale si gioca solo su Links Course nel rispetto della tradizione originaria. Infatti i links course rappresentano l’origine del gioco e le caratteristiche sono ben definite. Come abbiamo già detto i links sono le aree costiere caratterizzate da un fondo sabbioso inadatto alle culture agricole, dove poche specie arboree sopravvivono sia per carenza di elementi nutritivi che per la scarsa capacità di ritenzione idrica. I links si sviluppano longitudinalmente alla linea costiera e le buche si susseguono l’un l’altra sia all’andata che al ritorno, da cui il termini di “Out” e “In“ utilizzati ancora oggi sugli score di tutti i campi del mondo per definire le prime nove in uscita e le seconde nove di rientro. Nei links course tipicamente la nove è nel punto più lontano dalla club house. I links sono prevalentemente pianeggianti, il substrato sabbioso e l’azione del vento hanno generato un sistema dunale con “corridoi” ove vengono intagliate le buche tra la scarsa
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64 e rada vegetazione composta da erbe locali, che cresce incolta nei rough. Il clima scozzese non raggiunge le temperature estive alla quali siamo abituati in Italia e le piogge sono frequenti. Questo fa sì che l’irrigazione sia comparsa recentemente con funzioni prevalentemente di supporto per i periodi di estrema siccità. Le erbe locali hanno radici profonde nel substrato sabbioso e ingiallendo riescono a sopravvivere andando in dormienza, riprendendosi alle prime piogge. Infestanti e patogeni non trovano le condizioni climatiche per proliferare e gli attacchi sono sporadici e di lieve entità. Gli ostacoli d’acqua nei links sono quasi inesistenti, al massimo entra in gioco l’oceano. Come in tutte le cose anche dei Pure Links Course possono avere le piccole eccezioni: prova ne è lo Swilcan Burn, largo poco più di tre metri, che a St Andrews attraversa il campo di fronte al tee della 18 e interessa il colpo al green della 1. Essendo nati in un periodo in cui non esistevano macchinari per i movimenti terra i Links sono di fatto dei percorsi naturali con fairway ondulati e sconnessi ricchi di bunker, prevalentemente piccoli e tondi chiamati “pot bunker”. I pot bunker hanno caratteristiche tali che la sabbia non subisce l’erosione eolica, ovvero sono quasi sempre al di sotto del livello del terreno e poco visibili, il fondo di sabbia è piatto e le sponde spesso quasi a 90 gradi. Per consentirne la realizzazione con pendenze così elevate e precludere la crescita dell’erba sulle sponde, queste sono realizzate con un particolare sistema detto “revetted edges” fatto di zolle di erba rovesciate e arrotolate, posate come “mattoncini“. Questo sistema da una parte consente una scarsa manutenzione del-
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le sponde e dall’altra, precludendo l’accesso ai macchinari, fa sì che debbano essere rastrellati a mano. Inoltre ha una durata limitata nel tempo e le sponde necessitano di essere rifatte ogni sei/otto anni. L’interferenza del vento nel gioco è un caratteristica dei links course e determina il posizionamento dei bunker. Capita spesso di vederne alle distanze più disparate, magari una serie a 150 metri dai tee e un’altra a 350 che entra in gioco a seconda della direzione del vento. Essendo nati centinaia di anni fa quando non esistevano golf cart e neanche i trolley, una delle peculiarità dei links è il fatto che sono fatti per essere giocati a piedi e con la sacca a spalle. I collegamenti tra le buche sono ridottissimi, con i tee della buca successiva che sono poco più di una propaggine dei green. Il fondo sabbioso rende la superficie di gioco molto ferma e scorrevole, il tappeto erboso, costituito prevalentemente da bentgrass e fine fescue, viene tagliato molto basso e ha un portamento strisciante che facilita il rotolamento della palla. Su un erba così corta la palla è inoltre sempre ben posizionata e il fondo consente un impatto molto solido. L’influenza del vento fa sì che il gioco sia prevalentemente “bump and run” piuttosto che “high flight”. È quindi raro vedere la palla volare alta per aria se non con un drive con il vento a favore, i green sono duri come tamburi ed è pressoché impossibile fermare la palla dall’alto e, a meno di condizioni particolari, è necessario arrivarci di rotolo. Questa necessità ha generato un’altra caratteristica dei links course, ovvero la quasi totale mancanza di bunker frontali ai green. Gli stessi green nei links non sorgono trionfali sopraelevati e difesi come nei percorsi che siamo abituati a giocare,
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Pot bunker al Royal Dornoch, a nord di Inverness, quarto links più bello del mondo secondo la rivista americana Golf Magazine. In testa alla classifica l’Old Course di St Andrews, seguito dal Royal County Down (Irlanda) e da Muirfield.Qui sopra una splendida buca di Kingsbarns, a una manciata di chilometri da St Andrews. ma sono rappresentati dal naturale prosieguo dei fairway, solo con erba più bassa. I green hanno dimensioni enormi e, malgrado le pendenze siano impressionanti, sono resi giocabili solo dalla modesta velocità. Il putter, che noi siamo abituati a giocare solo dal green, nei links diventa un bastone vitale e sostituisce il chipping. Essendo infatti le superfici ferme e scorrevoli, viene utilizzato appena possibile e spesso anche a 30/40 metri dal green rimane il colpo più efficace. La filosofia architettonica del design è quella che si rifà alla “penal school” originaria. Gli ostacoli attraversano le linee di gioco e non offrono possibilità strategiche, vanno evitati e pe-
nalizzano i giocatori meno esperti. Realizzare un “Pure Links Course” è un sogno per ogni architetto, me compreso, e spero che prima o poi ci sarà un’opportunità, magari nel nostro paese, per cimentarmi in questo tipo di sfida. Una visita ai links course scozzesi è un bagaglio di esperienza che non deve mancare nella sacca di ogni amante del gioco. I colpi si manovrano con feeling ed ognuno è diverso dall’altro per altezza di volo, curva e punto di atterraggio e rotolamento. Si gioca con fantasia e creatività privilegiando la destrezza rispetto alla potenza. Una sensazione indimenticabile, su percorsi dove il tempo si è fermato, che trasferisce emozioni uniche nello spirito originario del gioco.
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OPPORTUNITÀ E DIFFICOLTÀ PER PROGETTI VINCENTI
L’adeguamento dei campi all’incremento delle distanze da parte dei grandi campioni crea inevitabili e costosi interventi. E inoltre, come conciliare questo aumento delle difficoltà con i golfisti di livello medio, abituali frequentatori dei circoli? Ne abbiamo parlato con alcuni addetti ai lavori...
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Nella foto, la buca 16 del percorso di Evian, in Francia, sede del quinto major femminile.
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rive da oltre 300 metri di volo, secondi colpi ai par 5 giocati con un wedge, bunker e ostacoli superati con la facilità di un colpo in campo pratica. L’evoluzione del golf dei pro, contraddistinta sempre più da potenza e muscolarità, unita alla qualità in costante crescita delle performance dei materiali, mettono in difficoltà molti percorsi nati nel secolo scorso e per i quali si rendono necessari interventi di restyling utili a restare al passo con il golf del terzo millennio. Il super torneo professionistico si gioca però una sola settimana l’anno, in molti casi nemmeno tutti gli anni come accade nel caso di Open Championship e US Open. Nelle restanti 51 settimane sono soci e ospiti del circolo a doversi cimentare con questi nuovi “mostri” di difficoltà. E dato che sono questi ultimi a contribuire, in larga parte, al sostentamento e alla buona salute della finanze del Circolo, occorre riuscire a conciliare le richieste dei Tour con quelle del golfista della domenica e dei turisti. Gli investimenti in gioco sono ingenti e se vi è le possibilità di recuperarli, in termini di notorietà, prestigio e blasone, occorre anche mettere a bilancio i mancati introiti per i lunghi periodi di chiusura dei percorsi, necessaria per poter eseguire i lavori. In Italia alcuni dei campi, noti e conosciuti, hanno subito negli ultimi anni interventi di riqualificazione. Basti pensare all’Olgiata, ridisegnato nel 2012 da Jim Fazio, agli interventi sulle
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buche del Golf Milano, eseguiti per renderlo più impegnativo per l’Open d’Italia o il completo restyling a cui dovrà essere sottoposto il Marco Simone di Roma in vista della Ryder Cup del 2022. “Gli interventi per aumentare la difficoltà dei percorsi richiedono grande attenzione e ingenti investimenti – spiega Franco Piras, architetto designer e progettista – e quindi implicano progetti che sappiano conciliare le varie esigenze di difficoltà e giocabilità. Occorre mettere d’accordo pro e giocatori dagli handicap alti e la chiave sta tutta nella qualità del progetto. Un percorso da campionato diventa giocabile a patto di prevedere landing area adeguatamente dimensionate, di inserire una molteplicità di tee per variare le lunghezze delle buche e soprattutto prevedendo green di dimensioni ragguardevoli per poter piazzare, in occasione delle gare internazionali, bandiere nascoste e impossibili, oppure pin position più semplici a centro green raggiungibili anche da chi non approccia come Dustin Johnson o Rory McIlroy”. In Europa sono innumerevoli gli interventi dettati da queste esigenze che hanno riguardato percorsi blasonati come St Andrews e il Golf National di Parigi, teatro della prossima Ryder Cup. Non troppo lontano dai nostri confini a Evian les bains, in Francia, sul Lago Lemano un restyling del percorso ha consentito di inserire l’Evian Masters fra i 4 major – oggi diventati 5 – dei due massimi circuiti femminili.
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69 “Volevamo creare un evento che fosse al top nel panorama del golf mondiale – racconta Yannick Le Hec direttore generale dell’Evian Resort – così, nel 2010, abbiamo iniziato a parlare con la LPGA per capire quali erano i loro standard e cosa dovevamo fare per poter organizzare in Europa uno del loro major. Insieme al Ladies European Tour e ad alcune giocatrici, come Annika Sorenstam, abbiamo realizzato l’intervento, costato 10 milioni di euro, che ha riguardato il campo, le infrastrutture, i servizi. In 12 mesi di chiusura abbiamo ridisegnato le buche, aggiunto ostacoli e lavorato sui green per renderli più ampi e permetterci di individuare più pin position. Il nostro primo obiettivo è stato quello di rispettare l’ambiente e il nostro territorio. Non abbiamo tagliato nemmeno un albero per rendere l’Evian Golf Course un percorso in stile anglosassone, pronto per un major”. I lavori costano in termini di investimento ma anche in mancate entrate da green fee e quote sociali: “Il nostro circolo – dice Le Hac - ha pochi membri effettivi ma molti frequentatori. Sotto questo aspetto siamo stati agevolati. Certo siamo rimasti chiusi per 12 mesi ma oggi tutti i nostri ospiti sono contenti di poter vivere l’esperienza di giocare su un percorso difficile, selettivo e dove si gioca un major ma nel quale, con partenze avanzate e pin position non aggressive, anche un handicap 30 può puntare a mettere qualche par nello score”. In alcuni casi la scelta di porre mano al percorso viene presa in seguito ad eventi straordinari che portano a decisioni
drastiche. È quello che è avvenuto al golf di Crans sur Sierre, in Svizzera, nel Canton Vallese, ogni anno sede dell’Omega European Masters. La malattia che nel 1997 provocò grossi problemi ai green fu il pretesto per un restyling del campo, firmato da Severiano Ballesteros a cui il percorso svizzero venne poi intitolato. Un primo intervento al quale fece seguito quello più completo del 2013. “Dovevamo necessariamente rendere il percorso più sfidante ma soprattutto introdurre una serie di migliorie complessive – spiega Yves Mittaz, direttore dell’Omega European Masters – che rendessero ancora più uniche le nostre 18 buche e l’esperienza per i giocatori e gli spettatori. Il progetto ha previsto un primo intervento sulle seconde 9 buche, con la creazione e il riposizionamento di nuovi ostacoli, l’intervento sul lago della buca 14 ma soprattutto la creazione di una tribuna naturale, alla buca 13, che può ospitare sino a 3000 spettatori. Un anfiteatro diventato uno degli elementi che oggi contraddistinguono il percorso di Crans, realizzato su un terrapieno che fa da cornice al nuovo green. L’anno seguente siamo intervenuti sulle prime 9 buche e abbiamo iniziato i lavori sull’impianto di irrigazione che si concluderanno nel 2019”. Con una stagione limitata al periodo maggio-ottobre - Crans sur Sierre si trova a 1500 metri di altezza - chiudere il percorso significa creare non pochi problemi a soci e ai tanti turisti. “Il nostro vantaggio è quello di disporre di un secondo percorso di 9 buche a ridosso del Severiano
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Restyling dei percorsi Ballesteros e questo ci ha consentito di mettere sempre a disposizione dei golfisti 18 buche per le loro giornate di golf. L’investimento complessivo di quasi 10 milioni di franchi ha restituito un campo ancora più bello da giocare, sfidante per i pro e divertente per gli amateur. Penso che alla fine di due intense stagioni di lavori possiamo considerarci soddisfatti”. Non sempre sono le esigenze dettate da grandi appuntamenti agonistici a indurre interventi sui percorsi. “Gli esempi di Sotogrande e Las Brisas in Andalucia – commenta ancora Franco Piras – sono paradigmatici in questo senso. Si è pensato di rendere il disegno più moderno, di migliorare la qualità dell’erba, dell’irrigazione e del drenaggio. Insomma un completo restauro come si farebbe per un’opera d’arte”. La variabile tempo per campi turistici come questi è decisiva: i lavori e il percorso chiuso implicano meno greenfee e meno entrate: “Un’attenta gestione del periodo di intervento e un perfetto rispetto dei timing previsti consentono di limitare a sei mesi la chiusura di 9 buche del percorso lasciando le altre giocabili - prosegue Piras – limitando così disagio per gli ospiti e perdite di entrate per i circoli. Certo che poi a risultato acquisito la bellezza e la rinnovata adeguatezza del percorso devono ripagare gli investimenti”. Anche in Italia, tra le dolci colline Toscane a Castelfalfi, nel recente passato è stato eseguito un importante intervento di restyling di un percorso chiuso per diversi anni. Su un territorio di 180 ettari sono state ricreate 27 buche di altissimo livello, a
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beneficio del resort e del borgo di proprietà del tour operator tedesco TUI. Il progetto porta la firma degli architetti Rainer Preissmann e Wilfried Moroder che hanno dovuto affrontare una sfida non semplice: quella di intervenire sull’esistente per migliorarlo senza stravolgere la morfologia del terreno. “Più che di un restyling si è trattato di redesign – spiega l’architetto Wilfried Moroder - cioè di una completa riprogettazione dell’impianto golfistico esistente, integrandolo in un masterplan di un nuovo resort turistico. Il vecchio campo era paesaggisticamente bello, lungo e molto difficile ma soprattutto ‘punitivo’ e quindi doveva essere aggiornato per quanto riguardava la tipologia di un design più moderno, strategico e variabile. Oggi le 18 buche del Mountain Course si estendono in gran parte sul sito del ‘vecchio’ campo, più collinare e difficile, con buche che si snodano tra gli alberi, con un bunkering più tecnico e green più selettivi. Sono state mantenute alcune buche ma con un nuovo layout intervenendo sulla strategia di gioco e rinnovando tee, bunker e green. Le 9 buche del Lake Course sono più dolci come dislivelli e più generose come larghezza dei fairway e come bunkering. È un campo turistico, certamente più facile da giocare. Grazie ai quattro tee di partenza però anche il Mountain Course consente di giocare ogni buca con difficoltà diverse, tenendo conto del livello del giocatore o della situazione climatica. Il progetto prevede anche un quinto set di backtee per professionisti, studiato per future gare internazionali ma non ancora realizzato”.
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A sinistra la 7 di Crans Montana, nel Canton Vallese, e qui sopra la 18 di Castelfalfi, in Toscana, due importanti percorsi sottoposti in anni recenti a un profondo restyling dei propri tracciati.
Intervenire sull’esistente, come avvenuto a Castelfalfi, può essere una sfida più complessa che partire da zero nella realizzazione di un nuovo campo: “L’esigenza della committenza era di avere in tempi brevissimi un campo da golf completo e giocabile, ma soprattutto ben integrato dal punto di vista ambientale. Si è cercato di sfruttare alcuni corridoi esistenti delle vecchie buche che attraversano la boscaglia e mantenere quanto più possibile il bordo di questi, in modo da avere immediatamente una cornice presentabile, costituita da alberi maturi come in un campo vecchio. Grazie a uno studio attento e dettagliato della morfologia si è potuto intervenire con una minima modellazione del terreno e tenere conto di ogni elemento paesaggistico e di piante singole isolate. I lavori hanno richiesto circa 18 mesi per il Mountain Course e altri 9 mesi per il Lake Course, con un investimento totale di oltre 7,5 milioni di euro compreso i costi per il campo pratica”. Gli interventi di riqualificazione sono spesso l’occasione per mettere mano anche al manto erboso: “Il campo è stato completamente ricostruito e rimodellato – prosegue l’architetto Moroder - e alla fine lo si è anche interamente riseminato. Per fairway e tee la scelta del tipo di essenza è caduta co-
munque nuovamente microterme usando un miscuglio testato di festuca rubra, lolium perenne e poa pratensis. Sui green è stato seminato agrostis stolonifera. Data la situazione geografica e climatica della Toscana centrale, con estate molto calda e secca, l’aspetto dell’irrigazione e specialmente quello idraulico in genere sono stati affrontati con particolare attenzione ed analisi. Le risorse idriche in zona sono molto limitate, abbiamo creato un sistema idraulico che raccoglie le precipitazioni di gran parte dell’area golf con vari sistemi di drenaggio. L’acqua, convogliata in un sistema collegato di diversi laghetti, con una rete di pompaggio e rilancio a step viene riportata al Lago Mediceo sotto la rocca del borgo di Castelfalfi e da qui redistribuita ad entrambi i campi con un impianto automatizzato totalmente nuovo”. Insomma, come per un edificio, la ristrutturazione di un campo da golf presenta tante potenzialità ma anche molte difficoltà. La qualità del progetto, un buon timing e la capacità di crearsi finestre di opportunità per intervenire non solo sul campo ma anche sui servizi accessori per ottimizzare gli investimenti, spesso ingenti, sono gli elementi di un intervento vincente.
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GOLF E DIRITTO L’angolo giuridico
LA GIUSTIZIA FEDERALE L’attività sportiva ha totale autonomia in materia legale rispetto agli organi di tipo ordinario. Ecco come vengono fatte osservare leggi e regole di Paolo Montanari
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utte le Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal C.O.N.I. (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) sono dotate di un sistema di giustizia autonomo, specializzato in ragione della disciplina di appartenenza ma vincolato all’osservanza dei principi emanati dalle istituzioni internazionali (Comitato Olimpico Internazionale, C.I.O.) e nazionali (C.O.N.I.). Per la realizzazione della suddetta autonomia risulta fondamentale il principio del “vincolo di giustizia”, vale a dire la prescrizione in base alla quale ai tesserati e affiliati è preclusa la facoltà di adire gli organi di giustizia statale ordinaria per la tutela di propri interessi derivanti dallo svolgimento dell’attività sportiva, soggiacendo agli organi di giustizia interna delle singole Federazioni. Il vincolo di giustizia è ammesso solo nell’ambito tecnico-sportivo (e quindi relativamente all’osservanza delle norme regolamentari, organizzative e statutarie dell’ordinamento sportivo nazionale e delle sue articolazioni al fine di garantire il corretto svolgimento delle attività sportive) e disciplinare (comportamenti rilevanti sul piano disciplinare ed irrogazione e applicazione di relative sanzioni). La normativa regolatrice è contenuta nella Legge del 17 ottobre 2003, n. 280 Il vincolo di giustizia si traduce, quindi, in una clausola, contenuta nei singoli Statuti, in base alla quale gli affiliati ed i tesserati si obbligano a risolvere le controversie, tecniche o disciplinari, avanti gli organi di giustizia sportiva interna. La struttura della giustizia sportiva nel golf La giustizia sportiva trova le proprie fonti regolamentari negli artt. 52-67 dello Statuto della Federazione Italiana Golf, nel Regolamento di giustizia e nel Regolamento organico. Gli organi di giustizia sportivi sono composti da: 1 il Giudice sportivo nazionale, i Giudici sportivi territoriali e la Corte sportiva di appello; 1 il Tribunale federale e la Corte federale di appello; 1 il Collegio di garanzia dello Sport, per i casi e nei limiti previsti dallo Statuto del Coni, è l’organo di giustizia di ultimo grado. La Procura federale agisce innanzi agli organi di giustizia di cui sopra per assicurare la piena osservanza delle norme dell’ordinamento sportivo. Sono attribuite agli organi di giustizia la risoluzione delle questioni e la decisione delle controversie aventi ad oggetto: a) l’osservanza e l’applicazione delle norme regolamentari, organizzative e statutarie dell’ordinamento federale al fine di garantire il corretto svolgimento delle attività sportive; b) i comportamenti rilevanti sul piano disciplinare e l’irrogazione e applicazione delle relative sanzioni.
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Il Giudice sportivo Nazionale e i Giudici sportivi territoriali pronunciano in prima istanza, senza udienza e con immediatezza su tutte le questioni connesse allo svolgimento delle gare e in particolare su quelle relative a: a) la regolarità delle gare e l’omologazione dei relativi risultati; b) la regolarità di campi o impianti e delle relative attrezzature; c) la regolarità dello status e della posizione di atleti, tecnici o altri partecipanti alla gara; d) i comportamenti di atleti, tecnici o altri tesserati in occasione o nel corso della gara; e) ogni altro fatto rilevante per l’ordinamento sportivo avvenuto in occasione della gara. La Corte sportiva di Appello giudica in seconda istanza sui ricorsi avverso le decisioni del Giudice sportivo nazionale e dei Giudici sportivi territoriali. È competente a decidere, altresì, sulle istanze di ricusazione dei medesimi giudici. Il Giudice sportivo nazionale è competente per i campionati e le competizioni di ambito nazionale. I Giudici sportivi territoriali sono competenti per i campionati e le competizioni di ambito territoriale. Le rispettive competenze territoriali sono stabilite con delibera del Consiglio Federale. Il Giudice sportivo Nazionale e i Giudici sportivi territoriali giudicano in composizione monocratica. Avverso le loro decisioni è ammesso reclamo alla Corte sportiva di Appello entro il termine perentorio di cinque giorni a decorrere dalla pubblicazione delle predette decisioni. I procedimenti innanzi al Giudice sportivo sono instaurati: a) d’ufficio, a seguito di acquisizione dei documenti ufficiali relativi alla gara; b) su segnalazione del Procuratore Federale; c) su istanza diretta di un soggetto affiliato, aggregato o tesserato. La suddetta istanza deve essere proposta al Giudice sportivo entro il termine di dieci giorni dalla conoscenza del fatto e deve contenere l’indicazione dell’oggetto, delle motivazioni su cui è fondata e degli eventuali mezzi di prova. Il Giudice sportivo fissa la data in cui assumerà la pronuncia, che è adottata senza ritardo. Il provvedimento di fissazione dell’udienza deve contenente l’esposizione succinta dei fatti e l’indicazione delle prove e degli indizi forniti in sede di istanza dal soggetto interessato ed il parere del giudicante sulla loro attendibilità. Tale provvedimento deve concludersi con la contestazione definitiva e formale dell’addebito, l’indicazione del regime edittale della potenziale sanzione e l’avvertimento all’indagato della facoltà di chiedere l’emissione del decreto sanzionatorio, entro e non oltre dieci giorni prima dell’udienza. Il provvedimento di fissazione della data in cui verrà assunta la de-
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a cura del Centro Studi Diritto Sport / Paolo Montanari mail: info@csdirsport.com
cisione dovrà altresì contenere: a) la misura della sanzione che sarà eventualmente comminata mediante decreto; b) l’avvertimento che la richiesta di emissione del decreto sanzionatorio comporterà la rinuncia al diritto di appellare detto provvedimento dinanzi a qualsiasi Organo di Giustizia superiore; c) l’avvertimento che in difetto di richiesta di emissione di decreto sanzionatorio nei termini indicati (entro e non oltre dieci giorni prima dell’udienza), l’indagato potrà presentare memorie e richiedere di essere ascoltato entro e non oltre due giorni prima della data prestabilita per l’a decisione. Il provvedimento di fissazione è comunicato tempestivamente agli interessati individuati dal Giudice. Prima della pronuncia, a seguito di espressa richiesta dell’istante, il Giudice può adottare ogni provvedimento idoneo a preservare provvisoriamente gli interessi oggetto del giudizio. I soggetti ai quali sia stato comunicato il provvedimento di fissazione dell’udienza possono, alternativamente: a) entro dieci giorni prima del termine fissato per la pronuncia, far pervenire richiesta di emissione di decreto sanzionatorio, ovvero: b) entro due giorni prima del termine fissato per la pronuncia, far pervenire memorie e documenti, ovvero chiedere di essere ascoltati. Nel caso in cui l’incolpato chieda l’emissione del decreto sanzionatorio, il Giudice Sportivo trasmette gli atti alla Procura Generale dello sport, che, entro i dieci giorni successivi, può formulare osservazioni con riguardo alla correttezza della qualificazione dei fatti operata dalle parti e alla congruità della sanzione indicata. Decorso tale termine, in assenza di osservazioni, il Giudice Sportivo emette il decreto sanzionatorio. L’emissione del decreto comporta, a ogni effetto, la definizione del procedimento e di tutti i relativi gradi nei confronti dell’incolpato. Il Giudice sportivo decide senza necessità di tenere udienza. Il Giudice sportivo assume ogni informazione che ritiene utile ai fini della decisione. Se rinvia a data successiva la decisione, ne dà comunicazione agli interessati. La decisione è senza indugio comunicata alle parti e pubblicata secondo quanto descritto dall’art. 35, comma 4, del Regolamento di Giustizia. Le decisioni emesse dal Giudice sportivo nazionale e dai Giudici sportivi territoriali possono essere impugnate con reclamo proposto dinanzi alla Corte sportiva di appello. Il reclamo può essere promosso dalla parte interessata o dalla Procura Federale. Esso è depositato presso la Corte sportiva di appello entro e non oltre il termine perentorio di sette giorni dalla data in cui è stata pubblicata la decisione oggetto di impugnazione. La proposizione del reclamo non sospende l’esecuzione della decisione impugnata, salvo l’adozione da parte della Corte di appello di ogni provvedimento idoneo a preservarne provvisoriamente gli interessi, su espressa richiesta del reclamante. Gli interessati hanno diritto di ottenere, a proprie spese, copia dei documenti su cui la decisione è fondata. Il ricorrente formula la relativa richiesta con il reclamo. In tal caso, il reclamo può essere depositato con riserva dei motivi, da integrare, pena inammissibilità, non oltre il terzo giorno successivo a quello in cui il reclamante ha ricevuto copia dei documenti richiesti. Il Presidente della Corte sportiva di appello fissa l’udienza in camera di consiglio con provvedimento comunicato senza indu-
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gio agli interessati. Le parti, ad esclusione del reclamante, devono costituirsi in giudizio entro il termine di due giorni prima dell’udienza, con memoria difensiva depositata o fatta pervenire alla Corte sportiva di appello. Entro il medesimo termine è ammesso l’intervento di altri eventuali interessati. La Corte sportiva di Appello decide in camera di consiglio. Le parti hanno diritto di essere sentite purché ne abbiano fatta esplicita richiesta e siano presenti all’udienza indicata. Innanzi alla Corte sportiva di Appello è consentita la produzione di nuovi documenti, purché allegati all’atto di reclamo depositato. La Corte sportiva di Appello può riformare in tutto o in parte la decisione impugnata. Se rileva motivi d’improponibilità o di improcedibilità dell’istanza proposta in primo grado, annulla la decisione impugnata. In ogni altro caso in cui non debba dichiarare l’inammissibilità del reclamo decide nel merito. La decisione della Corte sportiva di Appello, adottata senza ritardo, è senza indugio comunicata alle parti e pubblicata. Ogni soggetto affiliato o aggregato (circoli ed associazioni) delibera poi, per mezzo dei propri Organi, un ulteriore regolamento - che ricalca nella forma quello federale – con il quale si attribuisce agli organi di giustizia interni il potere di sanzionare i comportamenti illeciti o scorretti dei soci; tuttavia, qualora si tratti di comportamenti illeciti o scorretti commessi durante lo svolgimento dell’attività sportiva di rilevanza federale o in violazione delle norme statutarie e regolamentari federali, detti comportamenti devono essere segnalati alla Procura Federale per le opportune indagini. L’Art. 62 dello Statuto della F.I.G. regolamenta i rapporti fra la Giustizia Federale e la Giustizia dei soggetti affiliati ed aggregati. Detto articolo prevede che le decisioni dei Giudici di prima istanza e della Commissione di disciplina abbiano effetti nei confronti di tutti i soggetti affiliati ed aggregati, nonché nell’ambito di tutta la struttura organizzativa della F.I.G. Al contrario le decisioni degli organi di giustizia dei soggetti affiliati ed aggregati hanno efficacia interna alle singole strutture associative. In ogni caso l’intervento degli Organi di Giustizia dei soggetti affiliati ed aggregati rimane precluso qualora sia stato attivato l’intervento degli Organi di Giustizia federali, ovvero esista una formale richiesta per quest’ultimo intervento da parte del tesserato federale o della Procura federale al momento dell’avvio del procedimento disciplinare davanti agli organi di giustizia dell’affiliato o dell’aggregato di appartenenza. Nel caso, infine, gli Organi di Giustizia dei soggetti affiliati ed aggregati adottino un provvedimento di radiazione, detto provvedimento deve essere sottoposto a riesame (di legittimità e di merito) dalle Corti d’Appello, sportiva e federale, ai fini della sua efficacia e delle connesse preclusioni in ambito federale. Da ultimo si precisa che gli statuti e/o i regolamenti dei soggetti affiliati o aggregati devono prevedere un doppio grado di giurisdizione circa la materia disciplinare, nonché una separazione dei poteri tra Organi direttivi ed Organi disciplinari.
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TERRA DI SIENA ERBOSA E VERDE
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Matteo Pau - La Bagnaia
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A colloquio con il superintendent dello splendido campo toscano disegnato da Robert Trent Jones Jr, affiancato dall’affascinante borgo sotto le insegne di Hilton a partire da quest’anno di Roberto Lanza
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meno di venti chilometri dalla Torre del Mangia e dal Duomo di Siena, sulla statale che porta a Grosseto, si incontrano le indicazioni per La Bagnaia Golf & Spa Resort, splendida struttura, inserita in una tenuta di 1.100 ettari tra gli incantevoli paesaggi collinari della Toscana, che di recente è stata scelta per il suo debutto in Italia dal brand di hotel di lusso “Curio – A Collection by Hilton”. In quello che era un borgo medievale acquistato da Attilio Monti nel 1954, la figlia, Marisa Monti Riffeser, infatti ha realizzato uno degli esempi meglio riusciti di ospitalità di alto livello dove si coniugano tradizione, natura, storia, quiete e un bellissimo percorso disegnato da Robert Trent Jones Jr. Per la sua “opera prima” in Toscana il noto architetto americano ha concepito un par 71 di 6.101 metri ispirato agli “inland links” scozzesi, con il suo rough selvaggio che ondeggia nel vento andando a creare insidie ai colpi erranti dei golfisti meno precisi. Aperte all’attività agonistica dal febbraio del 2012 le 18 buche, che si sviluppano sotto l’ampia club house ricavata da un antico casolare ristrutturato, sono caratterizzate da almeno cinque tee di partenza con fairway ampi e green piccoli ben difesi da bunker profondi, l’ideale per accogliere i tantissimi turisti/golfisti che ogni anno visitano una delle città universalmente più amate per il suo incredibile patrimonio storico, artistico e paesaggistico oltre che ovviamente per il Palio. E come uno dei personaggi mitici della vicinissima Siena, Andrea Degortes detto Aceto arrivato da Olbia per diventare il “Re” di Piazza del Campo, a prendersi cura del percorso c’è, fin dal 2011, un giovane e preparato greenkeeper venuto dalla Sardegna: Matteo Pau, fratello gemello di Alessandro, segretario al Golf Bologna. Il trentottenne Matteo, nativo di Sassari e forte di un diploma all’Istituto tecnico agrario “Niccolò Pellegrini”, ha mosso i primi passi nel settore vicino a casa lavorando alla realizzazione del Golf Stintino, spostandosi poi al Chia Laguna Pitch & Putt, prima di approdare nel continente e nel contempo conseguire l’attestato di Superintendent alla scuola Nazionale della Federgolf. Cosa si prova ad essere il responsabile di un percorso firmato da un architetto famoso inserito in una struttura prestigiosa? «Il senso di responsabilità è molto forte poiché ci si trova tutti i
Qui sopra Matteo Pau, superintendent de La Bagnaia, bel percorso senese di Robert Trent Jones jr, di cui vediamo a sinistra club house e campo. giorni ad essere valutati per le condizioni del campo – racconta Matteo che è un grande appassionato di tutto ciò che è sport e motori e si diverte, quando il tempo glielo consente, a scendere in pista col go-kart -. Questa cosa è abbastanza normale in un campo con forte tendenza turistica poiché i giocatori si aspettano di trovare il meglio durante il loro periodo di vacanze e difficilmente comprendono che magari proprio in quella settimana sono previsti dei lavori che, per quanto necessari, mettono in discussione la perfezione del tappeto erboso. Inoltre il fatto che il campo sia stato progettato da un architetto così famoso e che la proprietà comunque non è una proprietà qualunque… accentua il tutto ma allo stesso tempo mi rende fiero e molto orgoglioso dell’incarico che ricopro e dei risultati ottenuti finora». Può fare una descrizione dal punto di vista delle erbe e delle essenze del vostro campo con caratteristiche e peculiarità? «Il nostro campo ha i green seminati con un mix di Agrostis A1 e A4 mentre tutto il resto è con diverse essenze di Bermuda Grass: apron, fairway e rough sono seminati in varietà Transcontinental, ad esclusione delle buche 4, 6 e 7 che sono in varietà Riviera. I tee sono stati convertiti in varietà Tifway 419. La scelta strategica delle varietà utilizzate è stata dettata dalla necessità di affrontare con una certa tranquillità le temperature estive molto
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Matteo Pau - La Bagnaia calde soprattutto alla luce di un equilibrio idrologico della zona. Le necessità d’acqua sono infatti molto ridotte e ci permettono, alla peggio, di non far morire il tappeto in caso di mancanza totale di acqua e di attendere il primo temporale estivo per poter ritrovare il tappeto nello splendore abituale. Altra caratteristica da non sottovalutare è la performance della Bermuda: più passa il tempo e più lo stesso tappeto si infittisce ricoprendo tutte le zone che erano rimaste scoperte in fase di costruzione». Un’ulteriore sfida, oltre a quelle che già si combattono abitualmente nella sua professione, è rappresentata dalla gestione di un campo costruito su terreni argillosi in un’area con estati molto calde e poche precipitazioni, intervallate da inverni in certi casi anche molto freddi. Quali sono le principali problematiche da affrontare e come si risolvono? «Le principali problematiche sono rappresentate dai ristagni d’acqua superficiali che tendono a diradare il tappeto. L’architetto ha comunque progettato fairway molto ondulati con pendenze anche pronunciate per poter raccogliere in vari punti le acque a scorrimento superficiale in caso di temporali o forti acquazzoni sempre più frequenti. Tuttavia gli interventi di miglioria in questo ambito sono di primaria importanza. Durante la stagione invernale, invece, il controllo dei tubi di drenaggio e le pulizie delle griglie e degli irrigatori ricoperti dalla Bermuda sono le priorità a cui non si può derogare». Il campo necessita di molti interventi a livello di trattamenti con fertilizzanti o fitofarmaci e quanto è importante seguire la linea di un golf ecosostenibile puntando alla riduzione degli sprechi? «Devo riconoscere che adottando la strategia di avere un campo in Bermuda Grass abbiamo completamente abbandonato l’utilizzo di fitofarmaci e ridotto sensibilmente l’utilizzo di fertilizzanti chimici. Le malattie tipiche delle cultivar microterme
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non hanno presa sulle macroterme e, vista la tempistica ridotta del periodo di crescita delle macroterme, i quantitativi di fertilizzante da utilizzare sono nettamente limitati. Sono proprio lontani i tempi di trattamenti a calendario con prodotti specifici o ad ampio spettro per cercare di combattere i funghi patogeni e avere tappeti che si presentavano compatti alla vista del giocatore». Quindi la Bermuda grass, può essere davvero una soluzione per i campi della penisola? «Vista l’esperienza maturata in questi anni sia in Sardegna che in continente, a seguito dell’introduzione dei divieti sanciti dal PAN e soprattutto per una gestione ecosostenibile del tappeto erboso, credo non si possa fare a meno di queste cultivar». L’acqua e la gestione delle risorse idriche sono un problema? «L’acqua e la gestione delle risorse idriche sono il vero problema che ogni giorno deve essere affrontato e verificato. La continua diminuzione delle disponibilità e soprattutto delle piogge nei periodi invernali, rendono necessari studi per creare il maggior numero di accumuli senza interferire nella ricerca di approvvigionamenti artificiali. Noi a Bagnaia sfruttiamo la raccolta di acqua piovana attraverso tutti i drenaggi superficiali e non, che scaricano nei cinque laghi del percorso, tutti collegati e che possono essere utilizzati come polmone di scorta per affrontare le estati meno piovose». Quali sono i principali interventi necessari durante l’anno per mantenere il campo a uno standard sempre elevato? «Utilizzando Bermuda Grass sono molto importanti gli interventi di verticutting nel periodo di forte crescita mentre sui green sono molto importanti anche le operazioni di arieggiamento, al fine di evitare al minimo le possibilità di insorgenza di malattie. Dosando in modo attento le chiodature e le carotature, è pos-
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Nella foto, Matteo Pau e la sua squadra, che lavora sulle 18 buche de La Bagnaia (Siena). A sinistra, la piscina e il caratteristico borgo con l’hotel, primo in Italia sotto le insegne di Curio, brand di lusso del gruppo Hilton. sibile utilizzare più spesso le operazioni di rullatura cosicché il giocatore si troverà sempre green scorrevoli e privi di asperità».
determinato,con il quale vado decisamente d’accordo e le prospettive per ottenere buoni risultati sono ottime anche con lui».
Ci sono attività che appaltate a esterni? «Inizialmente appaltavamo ad una ditta esterna la rifilatura dei bordi dei bunker una volta l’anno, ma poi abbiamo visto che una maggiore attenzione a questa parte del campo permetteva di affrontare anche queste manutenzioni internamente e quindi non ne abbiamo più fatto uso. Gli appalti esterni solitamente riguardano solo lavori di implementazione straordinaria che necessitano di tempistiche brevi e che pertanto non possono essere affrontate da chi si occupa della manutenzione ordinaria».
Come si differenzia a livello di richieste/critiche il socio/l’abbonato dai tanti turisti italiani e stranieri che frequentano Bagnaia? «Oggigiorno queste differenze non si notano poiché abbiamo impostato il nostro lavoro di manutenzione inserendo i lavori pesanti di coltivazione nei periodi di minore affluenza e, così facendo, sia i turisti che i soci/abbonati sanno perfettamente lo stato del campo che troveranno andando a giocare a Bagnaia. Dall’altra parte i soci si aspettano sempre più un campo preparato da gara tutti i giorni e quindi, limitando le lavorazioni in precisi periodi, le aspettative sono maggiormente soddisfatte».
Può aiutare nel suo ruolo essere un giocatore di golf? «Senza ombra di dubbio. Sapere giocare a golf aiuta a riconoscere in anticipo le problematiche comuni ai clienti del campo e quindi ad anticipare le possibili critiche, eliminando i problemi alla loro insorgenza». Difficoltà che si incontrano nella sua attività, pregi e difetti? «Le maggiori difficoltà si incontrano nella gestione delle risorse umane poiché non sempre si ha la fortuna di lavorare con persone che hanno la stessa passione e che comprendono le priorità oltre che le richieste dei giocatori e degli amministratori, che purtroppo non sempre collimano con le ragioni della soddisfazione di lavorare in un paradiso come il campo da golf. Fanno parte della mio staff dei ragazzi molto seri, volenterosi e appassionati ma riconosco che ad oggi la nostra squadra va completata. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei direttori, al contrario di molti mie colleghi. Ho iniziato la mia esperienza a Bagnaia con Sandro Maistrello, grande persona e grande professionista con il quale ho trascorso sei anni stupendi caratterizzati da tante soddisfazioni professionali. Da gennaio il nuovo Direttore è Giovanni Busconi, giovane, toscano e molto
Perché in Italia, pur essendoci una serie di caratteristiche ideali, il turismo golfistico fatica a decollare? E nello specifico da voi come è la situazione? «Probabilmente chi riuscirà a dare la risposta a questa domanda potrà dare la svolta necessaria a questa parte di economia nazionale. A oggi direi che manca un progetto generale condiviso dalla comunità golfistica italiana e che ogni realtà affronta le problematiche inerenti il turismo golfistico con una propria strategia, che spesso non è nella stessa direzione di quella adottata dal circolo vicino e così le varie risorse si disperdono prima di raggiungere un qualsiasi risultato». Quanto sarà importante per il golf italiano la Ryder Cup a Roma? «Credo sia un’opportunità grandissima e che non bisogna assolutamente sprecare. Tutto il mondo sarà davanti alla tv a guardare se saremo stati in grado di vincere la sfida organizzativa e se anche l’Italia potrà essere considerata una vera meta golfistica, con la conseguente ricaduta in termini economici su questa realtà».
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MISSION POSSIBLE Tredici anni di vita per una fra le più dinamiche compagini professionali legate al nostro sport. Valori cardine del gruppo dei golfisti bancari: amicizia, correttezza, lealtà e sportività
a cura della redazione
L’
Associazione Italiana Bancari Golfisti (A.I.B.G.) è un’associazione sportiva dilettantistica senza fini di lucro, nata il 23 dicembre 2004 per dare compiutezza a un progetto di aggregazione sportiva nel mondo del golf. L’Associazione ha quale scopo la promozione e diffusione del gioco del golf tra i dipendenti in servizio o in quiescenza di banche operanti in Italia, ovvero dei rispettivi gruppi bancari, anche mediante l’organizzazione di ga-
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re e manifestazioni e in genere d’ogni attività utile ai fini del conseguimento delle finalità dell’Associazione. La filosofia che muove l’Associazione Italiana Bancari Golfisti si fonda su alcuni valori cardine condivisi da tutti i soci quali amicizia, correttezza, lealtà e sportività e si traduce in aggregazione e promozione. Innovazione, dinamicità e visione prospettica contraddistinguono la gestione della vita associativa. Obiettivi, seppur a medio termine, possono considerarsi un Campionato Italiano dei Bancari e soprattutto un Campionato
Nazionale delle Banche a Squadre. Ma non solo golf, anche momenti di aggregazione e partecipazione per le famiglie dei Soci rientrano nei piani dell’Associazione. L’AIBG IN UNA FRASE “È stata una missione” Gianni Testoni (Socio Fondatore e Presidente Onorario) “È come vivere una storia d’amore” Carlo Vecchio (Presidente)
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L’ASSOCIAZIONE IN BREVE Attiva dal 2004 Aggregata alla F.I.G. Federazione Italiana Golf PRESIDENTE: Carlo Valter Vecchio VICE PRESIDENTE: Umberto Colli PRESIDENTE ONORARIO: Gianni Testoni SEGRETARIO: Ettore Patricolo PRESIDENTE COMMISSIONE SPORTIVA: Giovanni Luca Barcellini PRESIDENTE COLLEGIO DEI REVISORI: Stefano Tavolaro PRESIDENTE COLLEGIO DEI PROBIVIRI: Luciano Bocci PRESIDENTI COMMISSIONI DISCIPLINARI: Alessandro Marcheselli (1°grado) e Patrizia Contini (2°grado) SOCI EFFETTIVI 2017: 219 SITO: www.aibgolf.it MEDIA PARTNER 2017: Golf & Turismo
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Nel cuore della zona di Sotogrande, a metà strada fra Marbella e Gibilterra, c’è un progetto di grande respiro e di eccellente qualità che sembra fatto apposta per essere preso ad esempio
UNA RESERVA A 5 STELLE
Una bella immagine al tramonto del percorso di golf de La Reserva Club, sullo sfondo del Mare Mediterraneo.
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di Roberto Roversi entre in Italia il turismo golfistico è ancora un settore tutto da scoprire e che spera di ricevere dall’edizione del 2022 della Ryder Cup a Roma un impulso decisivo per il suo sviluppo, in altri paesi come la Spagna si stanno realizzando imponenti progetti di crescita per un’economia che già da anni ha fatto di questo specifico ambito il suo core-business. Ed è ancora la Costa del Sol, o come la chiamano laggiù la “Costa del Golf” per la massiccia presenza in quella regione di percorsi golfistici, a essere la protagonista di una nuova iniziativa che intende coniugare investimenti immobiliari e attività del tempo libero. Uno dei progetti più importanti è quello che si sta sviluppando nell’area di Sotogrande, a metà strada tra Marbella e Gibilterra, e che fa capo alla società Sotogrande SA che nel 2014 ha acquistato per 225 milioni di euro una proprietà di circa 500 ettari. Il cuore di questa realtà è La Reserva Club, una delle destinazioni turistiche più conosciute del Sud Europa, che si estende tra i declivi della Sierra Almenara e le splendide spiag-
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ge del Mar Mediterraneo che proprio da queste parti si incontra con l’Oceano Atlantico. Gli obiettivi della Sotogrande SA sono ambiziosi e lungimiranti e prevedono investimenti fino al 2050 con la realizzazione di nuovi insediamenti immobiliari e di ulteriori infrastrutture in grado di migliorare la capacità e la qualità ricettiva della zona. Come spiega Marc Topiol, Ceo di Sotogrande SA, l’obiettivo della nuova proprietà “è quello di dar vita a una destinazione turistica esclusiva caratterizzata da uno stile proprio in grado di offrire il vantaggio di vivere all’interno di una comunità privata con servizi e comfort adeguati al livello della struttura.” Lo sviluppo immobiliare dell’area è stato affidato a un gruppo di architetti provenienti da paesi diversi cui è stato chiesto di interpretare, ognuno a proprio modo, lo spirito di questo insediamento, molto orientato alle famiglie, e il rispetto del territorio. I primi risultati di questo poderoso investimento sono già visibili con la costruzione di unità immobiliari di varie dimensioni e di diverso stile, bene inserite nello splendido contesto naturale che le ospita, e la realizzazione nella zona di strutture in grado di arricchire la valenza attrattiva di questa destinazione come le Spa e i centri benessere, la marina perfetta-
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Sopra, la piscina della Reserva Mirador e, in basso,la grande club house del golf La Reserva, in Costa del Sol.
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ANDALUSIA
Investimenti turistici mente attrezzata, i nuovi campi da tennis, i campi da polo o il beach club che sarà inaugurato il prossimo anno. In un progetto di così vaste dimensioni e di ampio respiro non poteva certo mancare il golf anche in considerazione della vocazione di questa regione della Spagna, l’Andalusia, una delle destinazioni golfistiche più conosciute d’Europa. All’interno della tenuta, infatti, si trovano le splendide 18 buche del Golf La Reserva Club realizzate nel 2003 su disegno di Cabell Robinson. Si tratta di un grande percorso che accomuna sia spiccati tratti spettacolari che valide qualità tecniche, regalando ai golfisti emozioni forti e il piacere del gioco. Per il valore del tracciato, per la sua perfetta manutenzione e per la qualità dei servizi che offre ai suoi ospiti, il Golf La Reserva Club può essere definito un circolo a “cinque stelle”. “Il nostro obiettivo è di
fornire ai nostri soci e ai nostri visitatori il miglior servizio possibile – spiega Nuño Goncalves, il manager del circolo – Avere la massima attenzione per le esigenze degli ospiti è il nostro punto di forza.” Tutto ciò di cui ha bisogno il golfista che arriva al Golf La Reserva Club, infatti, è di alta qualità. Dai golf cart di ultima generazione con il sistema GPS per le misure del percorso (per chi lo desidera ci sono anche i caddie) alla qualità delle sacche da noleggiare, dall’accoglienza alla reception al servizio del ristorante, tutto è pensato per offrire il meglio. “Abbiamo circa 350 soci e la maggior parte di loro sono golfisti provenienti da altri paesi europei che hanno deciso di venire a vivere qui – dice Goncalves – Complessivamente, però, più del 60% dei giri che vengono giocati su questo campo sono fatti da visitatori esterni.” Nel futuro di questo circolo c’è la volontà di creare
Altri due panoramiche di Sotogrande: il percorso de La Reserva con la sua club house e una splendida villa.
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una piattaforma internazionale che raggruppi i percorsi europei di maggior prestigio, con i quali esistono già relazioni ben avviate, in modo da proporre ai golfisti più esigenti un’offerta selezionata. Nel frattempo è stata attivata una efficace collaborazione con alcuni dei numerosi campi della zona, tra i quali figurano eccellenze del golf europeo come il Valderrama Golf Club e il Real Golf Club de Sotogrande cui si aggiungono altri tracciati di ottimo livello come il Golf Club Almenara e La Canada a completare un’offerta golfistica davvero unica e di alta qualità. Per incentivare la promozione di questa struttura golfistica il Golf La Reserva Club ha posto tra i suoi obiettivi futuri quello di ospitare un torneo dell’European Tour che troverebbe in questa location un sede di prestigio. A ricoprire il ruolo di ”ambasciatore” del Golf La Reserva Club è stato chiamato un personaggio di spicco del golf spagnolo degli anni ‘80 e grande protagonista dello stesso European Tour: Manuel “Manolo” Pinero, vincitore anche di un Open d’Italia e giocatore di Ryder Cup. Una scelta che, assieme ad altre, rafforza la volontà della Sotogrande SA, ormai diventato un brand turistico di grande rilievo, di promuovere la propria realtà per favorirne lo sviluppo e la crescita. L’idea di far conoscere le bellezze e la qualità delle strutture ricettive attraverso eventi sportivi internazionali di grande richiamo non è legata solo al golf, ma coinvolge anche le altre attività sportive praticabili nelle varie strutture della zona come le regate nautiche di alto livello, i tornei di polo internazionali o an-
che manifestazioni di auto storiche, come è accaduto di recente con il Sotogrande Grand Prix cui hanno preso parte oltre 150 autovetture costruite prima del 1965 e provenienti da tutta Europa. La corsa ha attraversato l’Andalusia partendo da Siviglia per concludersi a La Reserva Club di Sotogrande. In questo enorme lavoro che punta allo sviluppo turistico di questa area, c’è anche la presenza e il sostegno delle istituzioni che hanno compreso quanto questi investimenti siano essenziali per l’economia locale. “C’è molta collaborazione con gli enti pubblici – commenta Nuño Goncalves – Da parte nostra, in ogni caso, c’è il massimo rispetto delle norme, soprattutto quelle legate all’ambiente e al territorio. Il nostro campo da golf, ad esempio, possiede la certificazione ambientale ISO 14001. L’impiego della Bermuda per la realizzazione del tappeto erboso ha, inoltre, ridotto l’uso dei fitofarmaci e i consumi idrici per l’irrigazione che, comunque, utilizza bacini di raccolta dell’acqua piovana.” Un altro esempio di collaborazione tra governo locale e investitori privati è stata la creazione di una scuola a indirizzo turistico-alberghiero per la formazione di operatori professionali da inserire nell’economia più importante di Sotogrande. È presente anche una scuola internazionale che viene utilizzata dalle tante famiglie, provenienti soprattutto dal Nord Europa, che hanno scelto questa parte della Spagna come loro residenza. Qui hanno capito da un po’ di tempo che unire le forze per fornire servizi è l’unico modo per vincere le sfide importanti.
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Biodiversità
Certificazione da major Il celebre campo di Southport, non distante da Liverpool, è un “Sito di Interesse Specifico” con grande valore naturalistico e, nel 2015, ha avuto il riconoscimento GEO, come tutti i percorsi della Rota britannica
di Stefano Boni
L’
Open Championship di quest’anno ha visto il ritorno sulla scena del Royal Birkdale, una delle sedi più regolari di questo straordinario torneo, con le sue dieci edizioni finora disputate. Un tracciato che ha regalato agli appassionati forse il maggior numero di colpi memorabili nella storia dell’Open: dal ferro 6 di Palmer commemorato con una targa sulla 16, passando per il magnifico legno 5 di Harrington alla 17 fino al ferro 2 di Watson o l’approccio di un Justin Rose ancora dilettante in buca alla 18. Memorie indelebili che hanno avuto per teatro uno degli scenari più suggestivi della Rota, coronato da dune imponenti che non solo fungono da tribune naturali ma ospitano una
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biodiversità ricchissima alle porte di Southport, una cittadina di ben 100mila abitanti non troppo distante da Liverpool. Un vero e proprio polmone verde, dunque, che ricade nella designazione di “Sito di Interesse Specifico” e ospita specie protette come il rospo calamita e la lucertola degli arbusti, assieme a diverse specie di orchidee. Il club è consapevole ormai da tempo del proprio valore naturalistico: lo dimostra il fatto che conduca indagini ecologiche su base regolare, avvalendosi della collaborazione delle principali organizzazioni ambientalistiche sin dal 1998, e abbia impostato uno specifico piano di gestione degli habitat. Per esempio, in anni recenti sono stati realizzati nuovi stagni all’interno della proprietà per incentivare la presenza di anfibi ed è stato intrapreso un programma per il con-
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I 14 CAMPI DELL’OPEN CHAMPIONSHIP Questi i percorsi che hanno ospitato il major britannico dal 1860 a oggi: i primi dieci appartengono alla cosiddetta Rota, ovvero quelli su cui la R&A fa girare l’Open di anno in anno. I successivi quattro invece sono stati teatro di passate edizioni ma al momento non sono inseriti nella lista dei club che ospitano il torneo. Tra parentesi, il numero di edizioni dell’Open disputate nei rispettivi circoli: • St Andrews Old Course (29) • Muirfield (16) • Royal St George’s (14) - sede del 2020 • Royal Liverpool (12) • Royal Lytham & St Annes (11) • Royal Birkdale (9) - sede del 2017 • Royal Troon (9) • Carnoustie (7) - sede del 2018 • Turnberry (4) • Royal Portrush (1) - sede del 2019 • Prestwick (24) • Musselburgh Links Old Course (6) • Royal Cinque Ports (2) • Prince’s (1)
trollo dell’olivello spinoso, che tende ad invadere la vegetazione delle dune. In parallelo sono stati messi a dimora diversi nidi artificiali, grazie ai quali si è stabilita all’interno del campo anche una coppia di barbagianni. Sul sito web ufficiale, inoltre, è possibile farsi un’idea della ricchezza di flora e fauna rilevabili sul percorso arrivando a scoprire che la zona migliore per ammirare le libellule è l’area umida tra la buche 3 e 6, mentre la maggior probabilità di vedere l’airone cenerino a caccia di anfibi si ha in prossimità del fosso che costeggia il fairway della 13. Nel 2015, quale degno riconoscimento del suo impegno ambientale, il circolo ha ottenuto la Certificazione GEO, requisito raggiunto da tutte le attuali sedi dell’Open in linea con la politica di sostenibilità del Royal & Ancient.
Sullo sfondo la clubhouse del Royal Birkdale. Da sinistra: barbagianni, lucertola degli arbusti e rospo calamita, presenti nell’area del circolo britannico.
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UN BRINDISI AL GOLF Alle porte di Bolzano apre i battenti la bella e moderna clubhouse del “Blue Monster”, interessante campo di nove buche che aspetta solo di portare a 18 il suo percorso
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Nella foto grande, una veduta aerea dell’intero percorso di Appiano. A destra una coppia di buche e, al centro, la nuovissima clubhouse, inaugurata a inizio di luglio.
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di Fulvio Golob
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sciti a Bolzano, per raggiungere il campo di Appiano, nuovo enfant prodige del golf in Alto Adige, è questione di un quarto d’ora. Tutt’intorno le bellissime colline stracolme di viti della Strada del Vino, che poi planano verso il lago del Caldaro. Zona di rara armonia questa, che fra colline di un verde quasi irreale vede alzarsi improvvisi spuntoni di roccia, mentre in lontananza l’orizzonte disegna le aeree sagome dolomitiche dello Sciliar e del Catinaccio. Ci troviamo a fondovalle, attorno a 250 metri sul livello del mare, e anche per questo gli infiniti filari di viti sono già avanti nel loro ciclo. Entro l’autunno si prepareranno a diventare pregiate bottiglie dai nomi germanici, ma ben legate al gusto del buon bere italiano: i vitigni di Gewürtztraminer, Müller Thurgau, Lagrein, Weiss e Blauburgunder, Sylvaner e Riesling si accostano felicemente a quelli di Sauvignon, Merlot, Cabernet e Chardonnay per mettere in tavola etichette esemplari, con fragranze eleganti, mai aggressive né scontate. Il bianco domina con il 60 per cento del totale, ma ai rossi appartiene la produzione nominale più rilevante, quella della Schiava, che da sola si ritaglia il 16 per cento. Sono 160 le aziende vinicole dell’Alto Adige, che ogni anno producono quasi 40 milioni di bottiglie grazie a 300 giornate di sole e a condizioni ideali per la coltivazione. E fra viti e meli (la provincia di Bolzano rappresenta, per estensione, la prima area europea del frutto più storico e celebre) è nato due anni fa il Golf Club Eppan, dal nome in tedesco di Appiano. Per il momento nove buche, che vogliono diventare presto almeno 18, dal taglio moderno e spigliato, un percorso del 21° secolo che ispira subito curiosità e voglia di essere giocato. Con un nome che è tutto un programma: Blue Monster. Recente l’inaugurazione della nuova clubhouse, avvenuta agli inizi di luglio, cui ha fatto seguito pochi giorni dopo quella della foresteria, inserita nella stessa struttura. A disposizione degli ospiti 19 stanze e una suite, ristorante, wine bar e spa, su un’area vasta e con servizi di prim’ordine, che confermano l’ipotesi di un rapido raddoppio del campo. Per i residenti, è destinato con ogni probabilità a diventare il campo di riferimento di Bolzano, vista la sua vicinanza con il capoluogo della provincia autonoma. Per gli ospiti, ora e senz’altro ancora di più in futuro con servizi e buche a regime, il percorso di Appiano può diventare una piacevolissima sosta
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disponibile quasi dieci mesi all’anno, a differenza di altri percorsi altoatesini. Ma è già senz’altro un punto di riferimento di livello per la splendida Strada del Vino, anche per l’impeccabile manutenzione che stupisce riferendoci a un campo così giovane. Numerosi gli ostacoli d’acqua, contornati da belle e rigogliose canne, e davvero intrigante il suo disegno fotografato dall’alto con un drone, che vi presentiamo in apertura. La proprietà è della famiglia Gostner, fra le più note e benestanti dell’Alto Adige, che possiede anche il nove buche di Ca-
rezza: nella sua storia una fortuna imprenditoriale nata con negozi di abbigliamento e proseguita con grande lungimiranza grazie alle energie rinnovabili, settore in cui oggi è affermata anche a livello internazionale. Alex Gostner, figlio di uno dei tre fratelli che guidano il gruppo, è un eccellente giocatore e un vero appassionato di golf: nel progetto di Appiano ha coniugato la sua passione con la capacità di diversificazione delle aziende di famiglia. A giudicare da quanto abbiamo visto, con eccellenti risultati.
In queste due pagine, gli interni della nuova clubhouse del club di Appiano (Bolzano), di cui vediamo qui sopra il lato esposto a nordest. In alto due scorci delle 20 camere che compongono la rilassante foresteria.
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Dopo una passeggiata fra le 18 buche dell’Impruneta, obiettivo sul bell’edificio di grande valore storico e artistico che ospita i servizi del circolo fiorentino
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a sua data di fondazione gli dà il titolo di sodalizio più antico d’Italia. Il Florence Golf Club nacque infatti nell’ormai lontano 1889, creato dalla nutrita colonia di inglesi residenti nella magnifica città toscana, e trovò spazio per 18 buche sui terreni dei Principi Demidoff, a nord della città. Fu invece nel 1934 che il circolo si trasferì alle porte del Chianti, su un nuovo e ondulato percorso disegnato da Blandford e Gannon, lasciando all’Acquasanta romana il titolo di campo più antico (1903) del nostro paese. In quell’anno la denominazione cambiò anche definitivamente in Circolo del Golf dell’Ugolino, emblema storico del golf a Firenze. Nella sua lunghissima storia sportiva un ricordo brilla più degli altri. È quello dell’Open d’Italia 1983, vinto da Bernhard Langer dopo un playoff con il grande Seve Ballesteros e Sandy Lyle. Tre assoluti fuoriclasse, i cui nomi si accostano a quelli di Greg Norman, Sam Torrance, José María Cañizares che frequentarono l’Ugolino insieme ai nostri Baldovino Dassù, nato golfisticamente proprio sui pendii fiorentini, e Costantino Rocca. La clubhouse del Circolo Golf Ugolino è un esempio di architettura “razionalista” degli anni ’30 opera dell’Architetto Gherardo Bosio, noto urbanista del periodo fascista e l’immobile è sotto la tutela della Soprintendenza ai Beni Culturali ed ambientali di Firenze. Sorge in posizione strategica sulla sommità di un poggio con le 18 buche che si susseguono tutt’intorno a 360 gradi. Circondata da prati, costellati da ci-
La scheda del club Circolo del Golf dell’Ugolino Via Chiantigiana per Strada, 3 - 50023 Impruneta (Firenze) Tel 055 2301009 - fax 055 2301141 info@golfugolino.it - www.golfugolino.it stagione: aperto tutto l’anno giorno di chiusura: lunedì non festivo
Nelle due immagini altrettante buche del Circolo del Golf dell’Ugolino, a una manciata di chilometri da Firenze e ai margini delle colline chiantigiane.
Anno di fondazione: 1889 Progetto: Blandford e Gannon Percorso: 18 buche, par 72, m 5.672, donne m 4.994 CR 70,9/72,4 Slope 133/126, 19ª buca (Volano) Strutture e servizi: driving range, pitching & putting green, area gioco corto, bunker, noleggio car, carrelli e sacche, pro shop, ristorante (tel. 055 2301009), bar, buvette, piscina, tennis, calcetto, palestra, spogliatoio riservato per gli Ospiti.
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Carrellata di foto del Circolo del Golf dell’Ugolino di Firenze. In alto e qui sopra a destra, scorci della club house; due buche dello storico percorso fiorentino; il pro shop; la piscina con il trampolino disegnato da Pier Luigi Nervi.
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pressi e pini, ha una costruzione su tre livelli. Al piano terra si trovano la segreteria e gli spogliatoi maschili e femminili. Il primo piano è invece costituito principalmente da un’unica grande sala, disposta in modo da ospitare il bar, il ristorante e la zona soggiorno con il caminetto. Questi ampi spazi sono circondati da una vasta e piacevolissima terrazza dalla quale si gode un fantastico panorama collinare. Al secondo piano ci sono ambienti dedicati al gioco delle carte e al biliardo, una sala TV e infine una seconda, suggestiva terrazza che si affaccia sul green della buca 18. Anche la piscina è un’opera di stile “razionalista” di grande pregio architettonico e tutelata dalla Soprintendenza. Ubicata nel bosco, si trova non lontana dalla clubhouse ed è rivestita interamente di tessere in ceramica di svariate sfumature dei colori blu e celeste. Il trampolino e la piattaforma per i tuffi hanno un design ardito che porta la firma del grande ingegnere Pier Luigi Nervi. Le dimensioni della piscina sono di 25 metri per 12,5.
Lo staff del circolo Presidente: Camilla Tolomei di Lippa Vice Presidente: Carlo Pallavicino Direttore: Fausto Siddu Direttore Sportivo: Cristiano Bevilacqua In segreteria: Iacopo Baccani, Valentina Saba Ragioniere: Stefano Brutai Caddie Master: Mirco Brandi, Barbara Parri Spogliatoi: Leslie Bulat, Laura Nesti Superintendent: Vanni Rastrelli In campo: Fabrizio Camiciottoli, Stefano Rosellini, Andrea Fantoni, Gianluca Sottani, Francesco Meo, Fabrizio Nannini Head Pro: Federica Dassù Maestri: Alessandro Pissilli, Massimiliano Secci, Simone Rosi Ristorazione: Golf Florentia Chef: Stefano Mancini, Carmine Scotto di Perrotolo, Maria Scotto di Perrotolo, Grazia Scotto di Perrotolo
del Circolo Nelle foto qui sopra, la club house oca. Con d’ep i agin imm ne dell’Ugolino in alcu ”, tipico lista iona “raz po stam un’architettura di o la tutela del Ventennio fascista, è oggi sott e Paesaggio. della Soprintendenza Belle Arti ia la visita unc ann che o ent A destra il docum curioso post di una delegazione croata, con il e che nella scriptum “Sarebbe desiderabil piscina vi fosse l’acqua”.
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BACKTEE Marco Dal Fior
Qualità và cercando, ch’è sì cara...
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ostengo da tempo che il golf deve cominciare a fare i conti con il mercato. La crisi che da anni investe il vecchio mondo può essere un modo - magari un po’ ruvido, sicuramente efficace - per convincere anche i più ostinati che è venuto il momento di scegliere da che parte stare. Fa una certa impressione vedere così tanti club andare a caccia di nuovi soci a colpi di sconti mirabolanti e offerte da capogiro. Non perché non ne abbiano diritto. La concorrenza farà certamente bene a tutto il movimento e potrà probabilmente contribuire a svecchiare lo stereotipo del golf come sport per ricchi. Ma credo che sul mercato ognuno debba starci con il suo ruolo e la sua storia. E, soprattutto, debba lavorare per ampliare la base dei golfisti, non per cercare di scippare ai campi vicini quei pochi che ci sono. Da sempre cerco di fare da cassa di risonanza per il “golf facile”, per quelle iniziative spartane che con qualche centinaio di euro consentono l’ebbrezza di uno swing a chi vuole muovere i primi passi sulla lunga strada del golf giocato. Allo stesso modo mi sento però un po’
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a disagio quando, sull’altare della quantità, vedo svendere la qualità di questo grande Gioco. Perché la storia, la tradizione, lo stile hanno un prezzo. Tutti noi abbiamo cercato, nei lunghi trasferimenti in macchina, di scovare la trattoria con i Tir parcheggiati in doppia fila, tradizionali e silenziosi testimonial di soste appetitose e a buon mercato. Se i grandi chef che adesso si pavoneggiano da un canale televisivo all’altro decidessero di svendere i loro manicaretti per fare concorrenza alle trattorie on the road, impegnative per lo stomaco ma leggere per il portafoglio, farebbero un piacere alla loro cucina? Esistono – e devono continuare a esistere – categorie diverse di ristoranti: dalla tavola calda al locale stellato mille sono le gradazioni di gusto e di prezzo che è possibile trovare. Lo stesso, credo, deve avvenire anche nel golf. Ecco perché, di fronte alla crisi, è più importante aumentare la qualità dei servizi che non diminuire i costi delle quote. Nella corsa allo sconto, ci sarà sempre qualcuno in grado di chiedere un euro in meno. Il bel campo non basta. È il minimo sindacale. La concorrenza, adesso che buona parte dello Stivale è punteg-
giata di bandiere e trapanata da 9/18 buche, non si fa più sulla difficoltà dei dogleg o sulla leggerezza della sabbia nei bunker. Si fa sui servizi accessori. Non è impossibile, neppure in tempo di vacche magre. Penso ad esempio a quei servizi di baby sittering che per molte coppie con figli sono l’unica possibilità di poter continuare a frequentare green e fairway. Si tratta solo di organizzare bene la faccenda: trovare gli spazi e il personale che il sabato e la domenica faccia divertire i più piccoli mentre mamma e papà sono alle prese con slice e rattoni. I costi sono risibili e in ogni caso potrebbero essere tranquillamente a carico dei genitori. Certo, occorre che i soci più in là con gli anni non comincino a storcere il naso davanti al prevedibile vociare di qualche moccioso. Occorre, in sostanza, che i Circoli, da club privati, diventino luoghi di sport e di aggregazione. Lasciamo pure che altri, limando quote e tariffe, si scannino in una guerra che alla fine lascerà sul campo morti e feriti. Io, rispetto alla quantità, scelgo sempre la qualità. Infatti gioco a golf. (mdalfior@alice.it)
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