CLUB
by GOLF&TURISMO
PROFESSIONE GOLF Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - Lo - Mi - ISSN 1123-4830 - GO.TU. S.u.r.l. Editore
RIVISTA QUADRIMESTRALE - ANNO 6 - N°18 - 8 EURO
INCHIESTA
Il golf nel mondo
INTERVISTE
Stefano Banfo Barbara Teodorani Matja Pipan
IN CAMPO
Il richio delle infestanti
SCENARI Un miracolo per ripartire
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SOMMARIO
Autunno/inverno 2018 CLUB
PROFESSIONE GOLF
Quadrimestrale dedicato agli operatori dei circoli di golf Anno VI - numero 18 - Autunno/inverno 2018 - 8,00 euro
EDITORIALE - Ma la Ryder ci aiuterà?
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Fulvio Golob
NOTIZIE
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A cura della redazione
Direttore Responsabile: Fulvio Golob fulvio.golob@golfeturismo.it
AITG - Il notiziario degli addetti ai lavori
Creative Director: Patrizia Chiesa
AIAG - Campus a pieno regime
Redazione: redazione@golfeturismo.it Andrea Ronchi (02 42419218), Roberta Vitale (02 42419315)
A cura dell’Associazione Italiana Arbitri Golf - Isabella Data
Comitato tecnico: Stefano Boni (Dottore Agronomo e Superintendent Diplomato), Paolo Croce (consulente tecnico), Alessandro De Luca (Tappeti Erbosi Federgolf), Mariano Merlano (Area Verde AITG), Fabrizio Pagliettini (Presidente AITG), Marta Visentin (Impegnati nel Verde) Hanno collaborato a questo numero: Stefano Boni, Salvatore Brancati, Paolo Croce, Marco Dal Fior, Alessandro De Luca, Isabella Data, Donato Di Ponziano, Federico Golob, Roberto Lanza, Paolo Montanari, Filippo Motta, Fabrizio Pagliettini, Luca Porcu, Graziano Semiani, Roberto Roversi, Albert Tamietto, Giorgio Tartaro, Maurizio Trezzi, Andrea Vercelli, Marta Visentin Editore: Go.Tu. Surl
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A cura dell’Associazione Italiana Tecnici di Golf
FORE! - Avanti tutta a testa bassa INCHIESTA - Il golf nel mondo
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Fulvio Golob
SERIOUS GOLFERS - Ryder 2018: un successo in cifre Filippo Motta
IINTERVISTA - Monticello - Stefano Banfo RIFLESSIONI - Il futuro è dei giovani
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Paolo Croce
PERSONAGGI - Adriatic Golf - Barbara Teodorani Maurizio Trezzi
GOLF E DIRITTO - La responsabilità amministrativa Marino Busnelli e Paolo Montanari
Direzione, redazione, amministrazione: Via Winckelmann, 2 - 20146 Milano Telefono: 02 42419.1 r.a. - Fax: 02 48953252 redazione@professionegolfclub.it amministrazione@professionegolfclub.it
NUOVI CAMPI - Vento d’Arabia
Sito web: www.professionegolfclub.it
INCHIESTA - Golf & inverno in Sicilia
Abbonamenti: 02 424191 - 02 42419217 - abbonamenti@professionegolfclub.it (L’abbonamento alla rivista parte dal primo numero raggiungibile all’atto dell’effettivo pagamento)
Salvatore Brancati
Pubblicazione periodica mensile registrata al tribunale di Milano con il numero 255 del 19/7/2013. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1 - DCB Milano.
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Roberto Roversi
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Stampa: Tiber Spa - Via della Volta, 179 - 25124 Brescia © 2018 Go.Tu. Surl
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Roberto Roversi
Vice Presidente: Silvio Conconi
Ufficio traffico/commerciale: Nadja Terzolo (02 42419229) - nadja.terzolo@professionegolfclub.it
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Donato Di Ponziano
Presidente: Alessandro Zonca
Amministratore Delegato: Alessandro Zonca
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A cura della redazione - traduzione Federico Golob
REGOLE - Fra ambiente e bandiere
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Corrado Graglia e Davide Maria Lantos
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PERSONAGGI - Castello di Spessa - Matja Pipan Roberto Lanza a cura della redazione
MANUTENZIONE - Il problema del “pabio”
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INCONTRI - Novità a confronto
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Alessandro De Luca
PAN - Agrostis batte Penncross 7 a 0
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Alessandro De Luca
ECOSOSTENIBILITÀ - L’ambiente rinasce intorno ai fairway Marta Visentin
INIZIATIVE - Unire attraverso le differenze
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Stefano Boni
DESIGN E ARREDI - Nuovi interni per Bogogno Giorgio Tartaro
CLUBHOUSE - Rapallo - Novanta e non sentirli A cura della redazione
BACKTEE - La mia collezione di gettoni
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Marco Dal Fior
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EDITORIALE
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Fulvio Golob
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MA LA RYDER CUP CI AIUTERÀ? on l’inizio dei lavori al Marco Simone, di cui parliamo in dettaglio nell’articolo principale del numero di Golf&Turismo di novembre, si è chiusa la porta allo scetticismo di molti. La Ryder Cup 2022 si farà a Roma, con il placet di tutti i soggetti coinvolti, italiani e stranieri. Classico caso di Schadenfreude all’italiana, in cui i “falsi amici” fingono di essere dispiaciuti per le difficoltà ma in realtà, sotto sotto, sperano che le cose prendano davvero una brutta piega, la complessa vicenda della Ryder Cup romana apre ora nuovi obiettivi. Senza nemmeno pensare di discutere la straordinarietà di un evento irripetibile nel nostro Paese, con un’assegnazione all’Italia al limite del miracoloso, i ritorni di immagine, di diffusione, di popolarità del golf dovranno essere all’altezza. Perché in caso contrario sarebbe come aver vinto decine di milioni al Superenalotto dilapidandoli poi nel modo più banale. Nell’editoriale di questo numero, che esce in contemporanea con il Convegno autunnale dell’AITG, vi proponiamo i pareri sul tema di cinque numeri uno ai vertici di grandi club italiani. Si tratta di proprietari o di personaggi che decidono in prima persona le iniziative, gli investimenti e i bilanci dei circoli. Ecco cosa pensano della R der Cup e quali ri essi ritengono ci potranno essere sul movimento golfistico italiano.
golfistica, mentre all’interno dei nostri confini dovrà significare un cambio deciso di filosofia, soprattutto in tutti quei circoli ai quali ancora oggi manca una visione commerciale.”
Federico Brambilla (Le Robinie Golf Club) a Ryder Cup 2022 sarà bellissima, straordinaria per il suo richiamo di grandi media e presenza di pubblico. Ma non credo che potrà aiutare più di tanto i circoli italiani a trovare nuovi giocatori. La preparazione è lunghissima e cominciata già da molto tempo, ma l’evento si esaurirà in soli tre giorni. Visto che quasi tutti i golf club del nostro Paese stanno soffrendo, è indispensabile puntare sulla promozione, utilizzando comunque al meglio la Ryder Cup e un incredibile fuoriclasse come Francesco Molinari.”
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Paolo Langè
Pietro Apicella
(Golf Bogogno) ornato dalla Ryder Cup di Parigi, devo dire che riuscire a fare meglio di cos sarà assai difficile. Per quanto riguarda l’edizione 2022, oggi nutro qualche perplessità circa viabilità e parcheggi: credo che la vera sfida per gli organizzatori sarà riuscire a veicolare al meglio il traffico gigantesco che si creerà da e per il percorso di gara. Al netto di queste piccole paure, la Ryder Cup al Marco Simone è importantissima per tutto il nostro movimento e per dare visibilità all’Italia come destinazione golfistica.”
(Chervò Golf San Vigilio) ono convinto che la Ryder Cup rappresenti un’occasione per la riqualificazione del nostro golf: all’estero garantirà una rivalutazione dell’immagine delle nostre capacità legate all’accoglienza
(Golf Udine) ’occasione è irripetibile. Al di là dell’evento in sé, l’aspetto più importante è incuriosire chi, in Italia, a golf
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Gabriele Lualdi
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non ha mai nemmeno pensato di giocare. C’è ancora tanta strada da percorrere per smantellare i pregiudizi associati al golf. Io in prima persona sto cercando di fare il possibile per togliergli questa patina di esclusività e di sport per ricchi. Oltre alla Ryder 2022, in questo momento abbiamo la fortuna di avere un fuoriclasse come Francesco Molinari. E questa deve essere davvero la nostra accoppiata vincente.”
Andrea Riffeser Monti (Royal Golf La Bagnaia) a Ryder Cup 2022 darà un ritorno d’immagine importante per il Paese e porterà ingenti ussi turistici, non solo in occasione dell’evento. Noi di Bagnaia, grazie anche alla catena Hilton (sponsor dell’European Tour, ndr) che da questa stagione gestisce la parte alberghiera, dovremo far capire le qualità della nostra location per attrarre parte di questo usso turistico. L’altro auspicio è che la FIG possa cavalcare l’onda, già creata con gli importanti successi di Molinari. Ora i media parlano di golf, che non è più uno sport sconosciuto, e questo può portare un incremento di praticanti.”
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Pareri abbastanza simili quindi, anche se con alcuni distinguo. Vedremo se l’ottimismo si tradurrà in fatti concreti o se invece, come teme qualcuno, i risultati saranno inferiori alle attese. Per farvi un’idea corretta di come il golf sia diffuso nel mondo, visto che troppo spesso abbiamo sentito anche addetti ai lavori sparare cifre e statistiche a caso, pubblichiamo su questo numero un lungo articolo su questo tema. L’indagine è stata commissionata dal Royal & Ancient. Non credo di dover aggiungere altro riguardo il suo valore e la sua attendibilità. fulvio.golob@golfeturismo.it
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➤LOMBARDIA A Bogliaco si galleggia
➤ PUGLIA Borgo Egnazia il miglior resort
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l meraviglioso resort pugliese, tra la Valle d’Itria e il mar Adriatico, sale sul gradino più alto del podio nella categoria Top Italian Resort alla 23ma edizione dei World’s Best Awards della rivista Travel + Leisure. Il magazine statunitense, un’autorità del settore turismo e lifestyle, come ogni anno ha chiesto ai lettori di condividere e valutare le migliori esperienze di viaggio in hotel, resort, navi da crociera, aeroporti, città, isole e spa, raccogliendo
i pareri di oltre 300mila persone, che hanno inviato i loro voti nelle varie categorie. Uno straordinario riconoscimento dunque per la destinazione pugliese, che si aggiudica anche il quarto posto nella categoria Top 10 European Resort Hotels e si conferma inoltre tra i Top 100 hotel di tutto il mondo (al 43mo posto). “Questo è uno straordinario riconoscimento per Borgo Egnazia e per la Puglia, una regione che è cresciuta fi no a diventare una destinazione
turistica internazionale”, ha dichiarato Aldo Melpignano, proprietario e Managing Director di Borgo Egnazia. “Siamo estremamente orgogliosi e onorati di essere stati scelti da Travel + Leisure come il miglior hotel in Italia e come uno dei migliori resort in Europa, mentre continuiamo a lavorare su un modello innovativo di turismo, ospitalità e benessere, profondamente radicato e connesso con la nostra terra d’origine”.
tarpool e Terme di Sirmione si uniscono in un nuovo progetto rivolto allo sportivo. All’interno del Golf Bogliaco, terzo golf più antico d’Italia di proprietà di Terme di Sirmione dislocato sul Lago di Garda, il golfi sta avrà a disposizione per il suo allenamento un lettino Zerobody. Far precedere e seguire la sessione di gioco con una seduta di dry floating permette al golfista prima della partita di lavorare sulla concentrazione, al termine sul corpo grazie all’effetto miorilassante. Zerobody è un lettino che annulla il peso corporeo, una sensazione in grado di indurre effetti psicologici e fisici associati alla “relaxation response”, che è l’opposto dello “stress response”. I benefici della dry floating experience si uniscono a sei percorsi guidati di mindfulness. Durante l’esperienza meditativa l’organismo smette di regolare la temperatura corporea e l’assetto gravitazionale, la percezione dei confini corporei si annulla quasi totalmente e il controllo volontario si assopisce: il corpo è libero di produrre endorfine, gli ormoni neurotrasmettitori del benessere. Viene così favorita e amplificata la condizione fisica ideale in cui la mente può concentrarsi nel proprio allenamento meditativo.
➤ SCOZIA Donald Trump in rosso
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l Golf Club di Turnberry, di proprietà del presidente americano, ha problemi di bilancio, ma il figlio Eric Trump assicura che a breve avrà redditività operativa. Il famosissimo campo scozzese, inserito nella “rota” dei percorsi che
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ospitano l’Open Championship, ha accumulato perdite di svariati milioni di dollari per il quarto anno consecutivo. Nel Regno Unito le aziende sono costrette a presentare conti annuali e dichiarazioni dei redditi rese disponibili al
pubblico, e i documenti del 2017 per il Golf Recreation Scotland Limited, la società madre del resort Trump Turnberry, hanno riportato perdite per 3,38 milioni di sterline, poco meno di 4,5 milioni di dollari. Trump ha acquistato il resort nel 2014, e nel 2016 il golf club e l’hotel sono stati ristrutturati. Le perdite dell’ultimo anno, comunque, sono state significativamente inferiori rispetto ai 17,6 milioni di sterline dei 12 mesi precedenti, e il presidente e direttore della società, Eric Trump, ha affermato: “Gli amministratori ritengono che a breve e medio termine il resort avrà una redditività operativa per la prima volta in 10 anni”.
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NEWS - NEWS - NEWS - NEWS ➤ PIEMONTE Tanti auguri Cavaglià
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iornata di festa per il ventennale del circolo con una Pro Am che ha richiamato 120 giocatori ed è stata l’occasione per inaugurare la nuova SPA. A 20 anni si è ancora meravigliosamente giovani ma con la maturità di chi ha già le idee chiare. È così per il Golf Club Cavaglià che, con spazi moderni e attuali, propone un percorso intrigante e perfettamente manutenuto. I lavori a Cavaglià non si fermano mai. Le prime nove buche vennero aperte nel 1999, nel 2015 è arrivato il passaggio alle 18 che sono state recentemente interessate da un restyling che le ha rese tecnicamente ancora più valide. La giornata di celebrazioni, su
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➤ PIEMONTE GEO a Bogogno
un campo ammantato dai colori dell’autunno, sono state una vera e propria festa. Il clou dell’evento è stata una pro-am che ha visto in azione 120 giocatori impegnati in una bella gara iniziata alle 8 del mattino e terminata al tramonto. Ha vinto la squadra di Claudio Manachino, composta da Lucio Salogni, Massimo Buscaglia e Piero Ceresa, che hanno chiuso con lo score netto di 120 colpi. Grande attesa per Costantino Rocca che ha portato il suo team al secondo posto con 121 dimostrando che passano gli anni ma la classe resta immutata. Facevano parte della squadra di Rocca il presidente Paolo Schellino, Gianluigi Siena e Giovanni Borri. Ha completato
il podio il team del pro biellese Corrado De Stefani (122) con da Dimitry Trukhachev, Marcello Turotti ed Elena Benigni. “Ringrazio Paolo per avermi invitato – ha detto Rocca tra un selfie, una battuta e una stretta di mano - è stato un grande piacere ritornare in questo circolo e ritrovare tanti vecchi amici come Vicenzo Pellé e Remo Valzorio, il golf è uno sport stupendo ed è bello vedere tante persone presenti come qua a Cavaglià, complimenti per la sua struttura”. Prima della ricca premiazione e della divertente serata di gala che ha chiuso la giornata, si è svolta l’inaugurazione della SPA: 100 metri quadri di benessere con piscina idromassaggio, bagno turco, sauna, area relax, zona massaggi e palestra. Novità che rientrano nella vision del presidente Paolo Schellino di fornire sempre più servizi di qualità da mettere a disposizione dei soci e degli ospiti dell’albergo del resort, della catena Una Hotels. Hanno contribuito all’evento: Allianz, Volvo, Boom, Desmotec, Query, Fila e Modesto Bertotto che ha offerto i nearest to the pin.
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l golf italiano è sempre più green. Dopo la certificazione GEO di Gardagolf, che è stato insignito recentemente anche dello IAGTO Sustainability Award, arriva infatti quella di un altro circolo di prestigio, Bogogno. Sono molti gli aspetti virtuosi che caratterizzano la gestione di questa realtà , sede di Qualifying School dell’European Tour e nel 2017 anche del Vagliano Trophy: i laghi naturalizzati, le ampie zone incolte, il ricco patrimonio arboreo ma anche l’hotel realizzato con materiali ecologici, la presenza di un impianto fotovoltaico e l’installazione di colonnine per la ricarica delle vetture elettriche. Recentemente il circolo ha investito anche sull’ammodernamento dell’impianto di irrigazione e sul rinnovo del parco macchine con l’acquisto di tosaerba ibridi. Con il risultato di Bogogno sale dunque a undici il numero dei circoli italiani GEO Certified.
➤ SICILIA Nuovo direttore al Palermo
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arco Airoldi prosegue il percorso di crescita e sviluppo intrapreso da alcuni mesi con l’avvento alla presidenza del giovane imprenditore palermitano, Luciano Basile, e lo fa inserendo nei suoi quadri un’importante figura. Massimiliano Infantino è infatti il nuovo direttore del circolo palermitano in sostituzione di Alessio Di Rosalia che si occuperà di un settore strategico ovvero quello di coordinatore delle aree servizi agli associati e dell’organizzazione degli eventi. Massimiliano Infantino, 33 anni, nonostante la giovane età, può vantare una grande esperienza frutto dei nove anni trascorsi in un
luogo di eccellenza quale il Verdura di Sciacca dove ha lavorato fino allo scorso anno. Dopo Sciacca, Infantino, che è anche diplomato alla scuola nazionale golf, ha avuto la possibilità di lavorare come segretario sportivo al circolo Le Robinie, vicino Varese, prima di ricevere ed accettare la proposta del Golf Club Palermo. “Sono davvero contento ed onorato di poter rivestire questo ruolo. Ho accettato di intraprendere questa nuova avventura con grande entusiasmo e sono pronto a mettermi subito al lavoro. C’è sicuramente tanto da fare e ho diversi progetti che proverò a portare avanti”. “Il nostro Circolo
– dice Luciano Basile - si arricchisce di una nuova professionalità che siamo certi farà un buonissimo lavoro. Siamo contenti che Infantino abbia accettato di ricoprire questo ruolo e siamo certi farà molto bene”.
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NOTIZIARIO
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Associazione Italiana Tecnici di Golf e questo meeting fosse una gara di golf allora saremmo arrivati quasi all’ultima buca, se fosse una gara di ciclismo sarebbe il nostro “ultimo chilometro”, se fosse una partita di calcio saremmo entrati nella mitica “zona Cesarini”. In realtà siamo solo a un appuntamento consolidato nel tempo con il nostro incontro autunnale con gli Associati AITG; poco importa se è l’ultimo meeting prima di quello che sancirà l’ingresso del nuovo Direttivo chiamato
a guidarci per i prossimi anni. Per noi cambia poco, se non rafforzare la determinazione e la volontà di non allentare il conseguimento del primario obiettivo: dare un servizio di informazione precisa e puntuale e organizzare un momento di aggregazione e motivazione associativa. Così sarà anche questa volta! E questo vale anche se è mio dovere, a nome di tutto il Direttivo, ricordarVi che sarà opportuno e doveroso ragionare sin da oggi sul nostro futuro. Perché se è vero che
non è ancora il tempo di bilanci conclusivi e discorsi di commiato, se è vero che cinque mesi di mandato vanno ancora rispettati e “lavorati” al meglio delle nostre possibilità, è vero anche che qualcosa di molto importante come AITG, qualcosa che vale molto di più di ogni singola aspettativa, va rispettata e difesa con la giusta programmazione. AITG ha proposto da sempre una Sua identità precisa che si specchia nell’essere un’associazione di tecnici, più propensa all’a-
ZONA CESARINI
Un convegno di grande spessore quello autunnale 2018, collocato in calendario a circa cinque mesi dall’Assemblea che eleggerà il nuovo Consiglio di Fabrizio Pagliettini
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NOTIZIARIO
Associazione Italiana Tecnici di Golf Nella foto qui accanto, due relatori al convegno autunnale AITG, Marco Durante (a sinistra) e Toni Bozzi (a destra). Al centro, Giulio Griffi
zione che alla parola. Abbiamo per contro rafforzato e curato nel tempo la sinergia con le realtà del mondo golfistico, sinergia indispensabile e produttiva, ma questo senza mai snaturare la nostra essenza, senza in qualche modo smarrire la nostra libertà di pensiero e di movimento. Per questo a molti siamo piaciuti e ad altri meno, per questo abbiamo sempre pensato che sia importante prima di tutto piacere a noi stessi. Avremo tempo ovviamente per parlarne ancora, per ri ettere e capire cosa sia il meglio per garantirci un futuro che rispetti a pieno queste prerogative volute dai nostri illustri fondatori e predecessori e da noi difese, ma è doveroso e giusto che ognuno di noi cominci a ragionare a tal proposito. Ringrazio il olf Club Paradiso del arda per la ua splendida ospitalità e lo staff per l’attenzione con la quale ci segue nella non facile gestione di una “due giorni” ricca di appuntamenti, di argomenti, di spiti e di incontri. Apriremo come consuetudine con i saluti ufficiali condivisi con ederazione taliana olf e P A , breve momento di introduzione per poi entrare con tempestività nel vivo della giornata. Ernesto Russo e Marco urante si divideranno due spazi assai interessanti spaziando da problematiche fiscali e amministrative del nostro quotidiano ai rapporti con la iustizia portiva, cos importante e anche di cos delicata gestione. ilippo Cirri ci racconterà l’esperienza particolare che sta vivendo nel
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suo Circolo dove è vitale saper fare promozione anche attraverso eventi non strettamente legati al golf. Paolo Pantaleo ci consentirà di approfondire lo studio del binomio golf e salute non soltanto come indubbia opportunità di benessere per il golfista ma come un vero e proprio strumento di mar eting. A uca alvetti e Chris ightfoot il compito di ragguagliarci sull’importanza di saper creare un proprio brand che sappia fare la differenza. l settore Course si avvale quest’anno di un relatore d’importanza mondiale, homas i olai, conosciuto in tutto il mondo come il ottore della reen peed, grazie al suo interesse di ricerca che si concentra sul campo da golf studiando pratiche culturali che aumentano la salute del manto erboso e la soddisfazione del cliente. Avremo l’onore di aver con noi anche in qualità di relatore
iovanni Castelli, responsabile di tutti i campi di serie A e B di calcio e, dopo la tavola rotonda dedicata al ruolo del consulente nel mondo del golf, potremo incontrare Piero Catelani che, dopo l’ottimo lavoro svolto a favore di A in questi due anni, ci parlerà di quanto sta facendo rappresentandoci, seguendo come parte attiva il nuovo Pan di prossima uscita. on posso certo dimenticare che luned sera, nel corso della cena sociale, tributeremo il doveroso applauso ai vincitori dei Premi Course e Club Manager dell’anno, quest’anno sponsorizzati omina Vacanze. l marted sarà una giornata di grande interesse. razie a avide antos e Corrado raglia entreremo nel mondo innovativo delle Regole del olf con la presentazione delle importantissime ne s del mentre il settore Course avrà modo di affrontare, grazie alla presenza di otarianni, Michelotto, Massarenti, imoni e anguagnini, la delicata tematica del rinnovo degli impianti di irrigazione con la specifica attenzione alle nuove tecnologie mirate al risparmio idrico. Permettetemi come consuetudine di ringraziare i nostri ponsor. Anche questa volta Vi invito e lo far certamente anche nel corso del meeting a non perdere gli appuntamenti con i loro interventi sempre molto aggiornati e interessanti. Ricordatevi che la loro presenza è vitale e ci consente di poter organizzare degli incontri all’altezza delle Vostre aspettative. Un aspetto importante sarà dedicato ovviamente ai momenti di aggregazione. Per questo motivo avremo ancora una volta protagonista ilippo Cirri che allieterà la serata dopo la cena del luned con la sua musica e la sua energia positiva.
AITG – AIGG: PREMIATO VALERIO REMONDINO
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ome avviene da qualche anno, assieme alla celebre Pallina d’Oro-Premio Marco Mascardi viene assegnato anche un altro riconoscimento. Si tratta di una targa che l’Associazione dei Tecnici di Golf, presieduta da Fabrizio Pagliettini, assieme all’AIGG (Associazione Italiana Giornalisti Golfisti, presieduta da Fulvio Golob) dà a un proprio associato per il lavoro svolto in carriera. Quest’anno il premio, consegnato durante un’affollata serata al Golf Club Milano, è andato a Valerio Remondino, Superintendent del Golf Club Torino.
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NOTIZIARIO
Associazione Italiana Tecnici di Golf
LA RICHIESTA DI MODIFICA DEL PAN Campi da golf e campi sportivi professionistici si trovano oggi a fronteggiare grossi problemi di gestibilità e costi a dir poco onerosi I campi da golf e i campi sportivi professionistici non sono assimilabili ad aree quali parchi pubblici, plessi scolastici o campi sportivi NON professionistici. LE MOTIVAZIONI I motivi per cui i campi da golf devono essere considerati come settore a se stante insieme ai campi sportivi professionistici, possono essere i seguenti: L’utente sportivo, in caso di area trattata con PF, non potrà accedere all’area trattata nel rispetto dei tempi indicati in etichetta da parte del Ministero della Salute. Le aree principali in un campo da golf sono i green, i fair a e i tee. e superfici prevalentemente trattate sono i green che rappresentano mediamente il 3% della superficie di un campo da golf. Altre aree come tee e fairway rappresentano circa il 15% e sono a minor manutenzione e generalmente richiedono solo il controllo delle infestanti. a superficie media di un campo da golf di 18 buche è di 60ha. Avendo incluso tra i campi sportivi NON professionali (anche i campi da golf) nelle aree frequentate dalla popolazione (sezione PAN A.5.6) ha fatto in modo che al momento in questi ambiti specifici siano disponibili un solo fungicida a base di Trichoderma spp., alcuni formulati insetticidi con Bacillusthuringiensis, un solo prodotto granulare contenente chlorpirifos (come esca) e nessun erbicida. Questo ha provocato l’impossibilità per i manutentori di percorsi di golf di contenere in maniera efficace alcuni attacchi fungini sui green (taglio medio con altezza 3 mm) nel periodo estivo (particolarmente grave la situazione relativa alla Sclerotiniahomoeocarpa nella seconda parte dello scorso anno). Inoltre questa situazione crea lunghi periodi
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(dall’autunno alla primavera successiva) nella quale l’area soggetta all’attacco patogeno presenta condizioni che non permettono la giocabilità della superficie. Questa situazione sta creando una non gestibilità dei campi da golf con una conseguente non sostenibilità economica nel lungo periodo; infatti l’aumento dei costi per il ripristino corretto di queste aree è molto oneroso e non sempre possibile, lasciando inevitabilmente aree non più giocabili. I motivi per cui i campi sportivi professionistici devono essere considerati come settore a se stante insieme ai campi da golf, possono essere i seguenti: I campi sportivi professionistici hanno una superficie media inferiore all’ettaro. Sono completamente chiusi all’interno degli impianti sportivi (es. stadi) e gestiti da manutentori professionistici coordinati da tecnici qualificati es. Agronomi . Avendo incluso tra i campi sportivi (anche i campi sportivi professionistici) nelle aree frequentate dalla popolazione (sezione PAN A.5.6) ha fatto in modo che al momento in questi ambiti specifici siano disponibili un solo fungicida a base di Trichoderma spp., alcuni formulati insetticidi con Bacillusthuringiensis, un solo prodotto granulare contenente chlorpirifos (come esca)e nessun erbicida. Questo ha provocato l’impossibilità per i manutentori dei campi sportivi professionistici di contenere in maniera efficace alcuni attacchi fungini nel periodo estivo (particolarmente grave la situazione relativa alla Sclerotiniahomoeocarpa nella seconda parte dello scorso anno). Questa situazione sta creando una difficile gestibilità dei campi sportivi professionistici con una conseguente non sostenibilità
economica nel lungo periodo; infatti l’aumento dei costi per il ripristino corretto di queste aree è molto oneroso e non sempre possibile, lasciando ai manutentori nella difficoltà di individuare alternative non sempre efficaci. LE PECULIARITA’ DEI SETTORI: Campi da golf e Campi sportivi professionistici I campi da golf e i campi sportivi professionistici vengono chiusi al pubblico qualora sia necessario un trattamento fitosanitario nella logica della lotta biologica e della lotta integrata. Nei campi da golf l’ingresso al percorso è coordinato dalla Segreteria, con obbligo di registrazione giornaliera. La Segreteria comunica inoltre eventuali trattamenti in programma, attraverso comunicazione all’ingresso del percorso (analoga cartellonistica è posta all’ingresso del campo). Nei campi sportivi professionistici gli impianti (es. stadi) vengono tenuti chiusi durante i trattamenti e il successivo periodo di carenza indicato in etichetta dal PF. LA PROFESSIONALITÀ DEI MANUTENTORI Grazie alla Federazione Italiana Golf è stata creata una specifica sezione Tappeti Erbosi (dal 1989) con l’intento di supportare la formazione dei tecnici e di organi are corsi specifici per i responsabili della manutenzione dei percorsi di golf (denominati Superintendent). Formazione completa dalla durata complessiva di 20 settimane (organizzate su 4 anni) dove i tecnici studiano le più corrette pratiche gestionali dei tappeti erbosi imparando a riconoscere e gestire le avversità con le più opportune tecniche di contenimento.
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NOTIZIARIO
Associazione Italiana Tecnici di Golf Inoltre i gestori dei campi da golf e dei campi sportivi professionistici sono a conoscenza che per l’acquisto, la manipolazione, l’uso dei PF può essere effettuata solo da personale che ha effettuato e ottenuto il rilascio del regolare patentino fitosanitario. P vengono utilizzati in maniera sicura nel pieno rispetto dell’etichetta rilasciata dal Ministero della alute. Dall’inserimento attuativo nel 2012 della normativa PAN la AITG in collaborazione con la LEGA Calcio A e B con il supporto didattico di Agronomi professionisti del settore e docenti della Scuola Nazionale olf appeti Erbosi organizza meeting annuali di formazione e comunicazione a tutti gli associati. ncontri che permettono a tutti gli addetti ai lavori del mondo professionistico golf e calcio di essere aggiornati su normative, prodotti e metodi d’uso. Grazie a questa collaborazione nel corso di questi anni è stato emanato a tutti gli addetti un elenco aggiornato in modo continuo dei formulati registrati per l’impiego su tappeto erboso in aree frequentate da popolazione. Elenco che è stato inviato a tutti gli addetti del settore accompagnato dal Registro dei trattamenti con prodotti fitosanitari. Percorso di formazione e comunicazione che Aitg e le eghe di A e B si impegnano a perseguire con continuità nel corso degli anni futuri. I PF sono utilizzati da personale qualificato nominato upertintedent, green eeper e groundsman seguendo le logiche della lotta biologica e della lotta integrata, nel pieno rispetto dell’etichetta decretata dal Ministero della Salute e pertanto tutelando l’ambiente, la salute dell’operatore e degli astanti che eventualmente si trovassero accidentalmente nelle aree trattate.. LE MAGGIORI DIFFICOLTÀ A parere dei Manutentori dei Campi da
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golf e dei Campi sportivi professionistici, la classificazione tossicologica con le frasi di pericolo di riferimento deve essere riferita a quanto indicato in etichetta. i ritengono sostenibili le frasi , , e EU in un contesto tipo quello del campo da golf o del campo sportivo professionistico poich a bassa pericolosità, considerato anche che le indicazioni di pericolo riportate in etichetta decretata dal Ministero della Salute sono riferite al prodotto concentrato, mentre gli operatori utilizzano i PF in botte e diluiti, portando il formulato a concentrazioni anche sotto . Va sottolineato che la mancanza di prodotti ha lasciato spazio a realtà commerciali che pubblicizzano prodotti alternativi senza alcun dato scientifico, non registrati concimi, ammendanti e preparati vari e non autorizzati dal Ministero della alute che vengono impiegati in alternativa ai prodotti fitosanitari. pesso questi prodotti hanno classificazioni ben peggiori ai prodotti fitosanitari vietati, non riportano dosaggi sicuri approvati dal Ministero della Salute e pertanto possono essere utilizzati in maniera incontrollata. atto molto grave se considerato che ad esempio il Rame è registrato al Ministero della alute come fitofarmaco ad una dose autorizzata e sicura mentre se utilizzato come concime può essere impiegato ad una alternativa ai fitofarmaci senza nessuna dose di riferimento autorizzata dal Ministero della alute per la specifica attività fungicida. a forte limitazione dell’uso dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate da popolazione oggi, area dove sono inseriti i campi sportivi ha fatto in modo che al momento negli ambiti dei campi da golf e dei campi sportivi professionistici non siano disponibili erbicidi per il controllo dei tappeti erbosi. Questo ha provocato l’impossibilità per i manutentori di campi da golf e campi sportivi professionistici di contenere in maniera efficace l’attacco e la proliferazione di infestanti monocotiledoni e dicotiledoni. Queste infestazioni sono controllabili solo
attraverso le lavorazione meccaniche e le pratiche agronomiche. a forte limitazione dell’uso dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate da popolazione oggi, area dove sono inseriti i campi sportivi ha fatto in modo che al momento negli ambiti specifici sopracitati, sia disponibile un solo fungicida a base di Trichoderma spp. LE DIFFICOLTÀ DELL’UTILIZZO DI PRODOTTI BIOLOGICI L’agricoltura Biologica ad oggi non è percorribile nei campi da golf e nei campi sportivi professionistici in maniera e cace poich la maggior parte dei formulati registrati dal Ministero della alute per Agricoltura Biologica non sono utilizzabili causa presenza di frasi di rischio vietate all’impiego. on esiste alcun settore professionale così pesantemente limitato, anche molto prossimo come quello dei Presidi Medico Chirurgici o Biocidi. Questo approccio tossicologico ha costretto il settore a richiedere interventi d’impiego di Emergenza presso il ervizio itosanitario Centrale, costringendo a considerare patologie o infestanti del tappeto erboso da sempre presenti come problematiche di emergenza. noltre le estreme limitazioni tossicologiche stanno lentamente allontanando la Ricerca e l’Innovazione in questo settore da parte delle società Agrochimiche, con forte preoccupazione per la sostenibilità della gestione delle problematiche nel futuro resistenze . LA CONCORRENZA DEGLI ALTRI PAESI EUROPEI Si desidera sottolineare che le nazioni a noi vicine ed affini, in termini di percorsi di golf e turismo golfistico come rancia e pagna, nonch i campi sportivi professionistici delle altre ederazioni europee hanno avuto un approccio differente per quanto concerne l’impiego dei P nelle aree e tra agricole. nfatti sono soggette ad alcuna limitazione. n talia invece, si è mantenuto finora un approccio distante e limitante che porterà seri problemi di competitività del sistema talia rispetto agli tati Europei.
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Associazione Italiana Arbitri Golf n piena attiv ità il “campus” ita l iano delle Regole. Si chiama CRC - Comitato Regole e Campionati - il massimo organo federale deputato alla gestione, divulgazione e applicazione delle Regole del Golf e della Normativa Tecnica. Oltre alla nomina di Comitati di Gara, il CRC è responsabile della formazione degli Arbitri di golf a ogni livello e dei Direttori di Torneo. Un’Università di grande eccellenza, il cui Magnifico Rettore è iulio riffi, Presidente del CRC dal 2010. Cambiano le Regole, cambiano gli strumenti informativi a disposizione di arbitri, circoli e giocatori. Bisogna fare presto, perché gennaio è dietro l’angolo. Una bella gatta da pelare… Dodici anni di lavoro per modernizzare le regole con lo scopo di renderle più semplici, praticabili e attuali. Solo nel marzo scorso è stato pubblicato il codice che entra in vigore il 1° gennaio 2019. Il numero delle regole si riduce da a , ma, alla fi ne, considerando commi e sotto-commi necessari per coprire tutto ciò che può accadere su un campo da golf, il numero totale delle regole non cambierà molto. Sono invece ridotte di quasi l’80% le Decisioni (da 1200 a 250). Molte sono state inserite nelle regole, divenendo così accessibili a tutti e non solo a chi, come succedeva fi nora, era in possesso del Libro delle Decisioni. Sono quattro i nuovi strumenti informativi, articolati su diversi livelli di fruibilità. Noi abbiamo meno di un anno di tempo per tradurre, stampare, diffondere, formare. Per fortuna c’è una bella squadra. Il CRC, sin dal marzo 2017
(quando è stata dif fusa urbi et orbi la prima bozza delle nuove regole, grazie a Corrado Graglia e Davide Maria Lantos), ha iniziato a preparare materiali didattici. Materiali che, nella primavera di quest’anno, non appena R&A e USGA hanno pubblicato la versione definitiva del testo, sono stati illustrati agli arbitri e agli addetti ai lavori con quattro incontri macro-regionali di notevole successo. Nello stesso tempo, la Federazione ha commissionato a Sveva Greco (componente del CRC e traduttrice professionista) Giulio Griffi la traduzione del libro delle regole (sia nella sua versione completa sia in quella ridotta per il giocatore), del libro delle interpretazioni (il manuale che oggi è noto come libro delle decisioni) e del libro delle procedure per i comitati. Entro la fi ne del mese di novembre ma potrebbe essere anche prima saranno disponibili in forma cartacea sia il libro delle regole sia quello per il giocatore; queste due pubblicazioni sono comunque già disponibili sul sito della FIG in formato PDF. Quando R&A e USGA pubblicheranno il libro delle interpretazioni e quello delle procedure per i comitati, saremo in grado, crediamo e speriamo entro la fi ne dell’anno, di mettere a disposizione degli interessati i formati PDF. Ora la formazione sta già scendendo per “li rami” di tutta l organi a ione golfistica: circoli, giocatori, arbitri zonali, addetti ai lavori… Lo scorso 3 ottobre c’è stata, sempre protagonisti Corrado Graglia e Davide Maria Lantos, una riunione con i Responsabili delle SZR
CAMPUS A PIENO REGIME di Isabella Data
Giulio Griffi, per decenni direttore di Margara, dal 2010 è presidente del CRC, Comitato Regole e Campionati. Con l’arrivo delle grandi novità targate 2019, c’è e ci sarà tanto lavoro da fare. Ecco come si sta procedendo
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Qui sotto, una bella immagine delle ultime buche a Le Robinie e qui sopra i due vivai, a Siena e Busto Arsizio (Varese)
15 (Sezioni Zonali Regole, ne abbiamo sette) e con gli Allenatori federali. Li abbiamo travolti con una maratona di oltre 120 slide, video e immagini esplicative. Questi materiali sono ora a disposizione delle SZR per dare vita a vari livelli di incontri con le commissioni sportive dei Circoli, i direttori di club, gli arbitri zonali. Un lavoro capillare di comunicazione in tutta la Nazione, fatto in pochissimi mesi (non potevamo difatti iniziare troppo presto – avremmo confuso le idee – ma nemmeno troppo tardi) che crediamo possa far arrivare abbastanza preparati i nostri golfisti non appena, smaltiti i bagordi di fine anno, giocheranno le prime gare del . Oltre a ciò, Carlo Santini, membro del CRC ed estensore della Normativa Tecnica, sta preparando, da mettere on line sul sito della Federazione, dei quiz. Il progetto è di produrre un database con centinaia di domande e risposte per facilitare la memorizzazione del nuovo codice. Una scuola, non è vera, se non contempla anche una serie di esami… Tra gennaio e febbraio prossimi, saranno organizzati dei seminari – gestiti dal CRC per gli arbitri federali e in seguito dalle SZR per gli arbitri zonali – sulle nuove regole, seguite da un esame per verificare il livello di preparazione, che è già molto alto, dei nostri arbitri. ’esame sarà basato principalmente sui quiz, consultabili nel sito FIG. In tal modo crediamo di poter preparare al meglio chi ha l’oneroso, ma sempre soddisfacente, compito di gestire campionati e gare federali nel nostro Paese. A questo proposito, vorrei spendere qualche parola per sottolineare il valore dell’operato del nostro corpo arbitrale, l’impegno e la passione profusi in un compito per nulla facile. Un’attività basata, come da tradizione, sul volontariato. I nostri arbitri non percepiscono nessun compenso, se non il rimborso delle spese vive, sempre che lo chiedano. Una passione che si traduce in grande serietà e in un ottimo livello di preparazione… anto lavoro è stato fatto e tanto ancora ce ne sarà da fare. Posso dire, con orgoglio, che l’Italia non ha nulla da invidiare a nazioni che, almeno sulla carta, sono considerate golfisticamente più avanzate. Succede sovente che, nella pratica, spesso si rivolgono a noi per consigli e aiuti.
ANCHE AIAG IN PRIMA LINEA
L’
Associazione Italiana Arbitri Golf ha come scopi principali la formazione e l’aggiornamento degli Arbitri e la diffusione delle Regole del Golf. In questo cruciale momento, AIAG è in prima linea per supportare i suoi Associati e tutte le figure coinvolte nel non facile percorso di cambiamento. Ne parliamo con Marcello Franchi, Arbitro internazionale, Responsabile AIAG Progetti Formativi. Come può AIAG supportare la crescita formativa dei soci in questo momento? Sono due i campi in cui AIAG può dare un contributo interessante. Molti soci AIAG sono disponibili capillarmente sul territorio nel ruolo di formatori, non solo per la “semplice” formazione sulle nuove Regole, ma anche per consulenze su marcatura del campo e redazione di Regole Locali, alla luce delle nuove Definizioni e procedure. Quest’attività è svolta sia con incontri di formazione di base che organizzando approfondimenti tematici, più specialistici e su temi di maggiore complessità. La collaborazione è alla base del nostro spirito associativo. Chi più sa, più trasmette agli altri. Anche i “capitani di lungo corso” ricorrono a consulenze e scambio di opinioni! Poi c’è il progetto della formazione via Internet… È in dirittura d’arrivo lo sviluppo di una piattaforma di formazione a distanza. Aggiornata, ovviamente, al nuovo corso delle Regole. Con questo innovativo strumento, accessibile ai soci AIAG via Internet, si potranno scaricare contenuti e seguire corsi online da casa in base alla propria disponibilità di tempo. Si potrà interagire anche in modo collaborativo con altri partecipanti e con i formatori, costruendo una Learning community nella quale ognuno potrà mettere a disposizione le proprie conoscenze e competenze, superando i tradizionali ruoli legati alla formazione old style.
R&A: UNA MINIERA DI INFO IN “COMING SOON”
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poi c’è il sito internet del Royal&Ancient (randa.org), in cui andare a scavare ogni giorno, per trovare interessanti novità sulle nuove regole. In inglese, anche se, in alcuni casi, i documenti sono offerti anche in spagnolo, danese e svedese. Caso mai… Il testo completo delle nuove Regole è scaricabile come App
sia con iOS, sia con Android. Vuol dire avere il testo residente sia su iPad, iPhone ecc. Utilissimo, le nuove Definizioni possono essere cliccate in corso testo durante la lettura di ogni Regola. Davvero molto easy! Si possono poi consultare la Player’s edition, The Official
Guide, Interpretation e Committee Procedures. C’è anche l’aggiornamento delle Regole per giocatori disabili, un’opzione per visualizzare le più frequenti situazioni in campo e i famosi quiz, aggiornati. In “Coming soon” poi altri argomenti. Sito eccellente come solito, da visitare giorno per giorno.
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GOLF CLUB ACAYA AMBROSIANO ARCHI DI CLAUDIO ARGENTARIO ARONA ASIAGO ASOLO BAGNAIA BARLASSINA BIELLA BROLO BASSANO CAMPO CARLO MAGNO CAMUZZAGO CANSIGLIO CARIMATE CASENTINO CASTELCONTURBIA CASTELGANDOLFO CASTELLARO CAVAGLIA’ CERVIA CESENATICO CILIEGI COLLI BERICI COLLINE DEL GAVI CONERO CUS FERRARA DES ILES BORROMEES DOLOMITI FILANDA FIORDALISI FIRENZE UGOLINO FLORINAS FRANCIACORTA FRASSANELLE FRONDE GARDAGOLF GARFAGNANA GOLF NAZIONALE HERMITAGE IS ARENAS IS MOLAS LE FONTI LES ILES MARGARA MENAGGIO & CADENABBIA MIGLIANICO MILANO MIRABELLA MONTECCHIA NAZIONALE OLGIATA PADOVA PARCO DEI MEDICI PARCO DI FIRENZE PARCO DI ROMA PARMA PERUGIA PINETINA PONTE DI LEGNO PUNTA ALA PUSTERTAL QUARRATA RAPALLO ROVEDINE ROYAL PARK I ROVERI SAN DOMENICO SAN MICHELE SANT’ANNA SANREMO SATURNIA SERRA TANKA VILLASIMIUS TIRRENIA TORINO UDINE VARESE VERDURA VERONA VILLA CONDULMER VILLA D’ESTE
CERTIFICAZIONE G.E.O.
GEO CERTIFIED 2017
GEO CERTIFIED 2014 GEO CERTIFIED 2018
IMPEGNATI NEL VERDE Cat. Acqua 2013 e Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Energia 2013 Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Acqua e Biodiversità 2011 Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2007 – Cat. Paesaggio 2015 Cat. Paesaggio 2016 Cat. Acqua 2013 Certificazione Nazionale 2001 Attestato di Merito 2004 Cat. Paesaggio 2016 Attestato di Merito 2008 Cat. Energia 2018 Cat. Biodiversità 2010 Certificazione Nazionale 2001 Cat. Acqua 2011 Attesto di Merito 2007 Cat. Patrimonio culturale 2018 Cat. Energia 2016 Cat. Acqua 2012 Attestato di Merito 2004 Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Cat. Energia 2014 Attestato di Merito 2008 Attestato di Merito 2008 Cat. Energia 2017 Cat. Paesaggio 2014 Att. di Merito 2004 - Cat. Biodiversità 2013 e Cat. Paesaggio 2014 Cat. Paesaggio 2016 e Cat. Patrimonio culturale 2018 Cat. Energia 2014 - Cat. Acqua 2016 Cat. Energia 2012 Cat. Paesaggio 2015 e Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Energia 2012 - Cat. Paesaggio 2013 Cat. Energia 2017 Attestato di Merito 2007
GEO CERTIFIED 2014
Attestato di Merito 2004 - Certificato Nazionale 2007 Cat. Biodiversità 2016 Cat. Acqua 2016 Cat. Recupero ambientale 2015 e Cat. Biodiversità 2017 Attestato di Merito 2005 Ric. Cat. Energia 2013 - Cat. Patrim. storico, artistico e culturale 2016 Cat. Acqua 2010 Attestato di Merito 2007 Cat. Energia 2015 GEO CERTIFIED 2013 & 2016 Attestato di Merito 2007 - Cat. Acqua 2012 Cat. Acqua 2014 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2015 Cat. Recupero ambientale 2018 Cat. Recupero ambientale 2015 Cat. Acqua 2013 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2017 GEO CERTIFIED 2010 & 2013 Att. di Merito 2005 - Certif. Naz. 2007 - Cat. Energia 2011-2015 Certificato Nazionale 2004 Cat. Acqua 2011 Cat. Energia 2016 Cat. Acqua 2011 Cat. Paesaggio 2014 Cat. Energia 2010 Cat. Biodiversità 2014 Cat. Patrimonio culturale 2017 Cat. Biodiversità 2015 Cat. Patrimonio storico, artistico e culturale 2016 GEO CERTIFIED 2014 Cat. Paesaggio 2014 Cat. Energia 2011 Cat. Acqua 2018 Cat. Biodiversità 2018 Attestato di Merito 2005 - Certificazione Nazionale 2007 GEO CERTIFIED 2011 & 2015 Certificato Nazionale 2005 - Cat. Energia 2015 GEO CERTIFIED 2015 Att. di Merito 2004 e 2007 – Cert. Naz. 2008 – Cat. Paesaggio 2017 Cat. Biodiversità 2014 Certificato Nazionale 2001 Cat. Acqua 2017 GEO CERTIFIED 2015 Cat. Acqua 2010
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MARCHI
BIOAGRICERT
CTG 2003 -Emas - Certiquality BIOAGRICERT ISO 14001
BIOAGRICERT CSQA
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I m p e g n a t i n e l V e r d e p r e m i a i C i r co l i d i g o l f hc e h a n n o a d o t t a t o t e cn o l o g i e , m e t o d o l o g i e e g e st i o n i ch e h a n n o co n se n t i t o d e i m i g l i o r a m e n t i a m b i e n t a l i n e i es g u e n t i ac m p i : P AT RIM ONIO S T ORIC O, ART IS T IC O E C UL T URAL E - AC Q UA - B IOD IVERS IT À
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A d o g g i so n o o l t r e 7 0 i C i r co l i ch e h a n n o o t t e n u t o q u e ts o p r e m i o . I m p e g n a t i p e r l ’ a m b i e n t e e u n i sci t i a l o r o : sa r à i l p r i m o p a so p e r a r r i av r e a l l ’ a m b i t a Certificazione G.E.O.!
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FORE!
Donato di Ponziano
AVANTI TUTTA A TESTA BASSA Ci attendono quattro anni davvero importanti, da qui al fatidico 2022 che ci porterĂ la Ryder Cup al Marco Simone. Dopo la splendida e affollatissima edizione parigina, il lavoro non mancherĂ per provare a fare addirittura meglio
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L
a Ryder Cup di Parigi appena conclusasi è stato un evento golfistico decisamente riuscito. L’Europa continentale del golf, dopo l’esperienza di Valderrama nel 1997, che in termini di pubblico e partecipazione di sponsor non era stata un’edizione di grande successo, ha fatto vedere la sua forza offrendo uno spettacolo entusiasmante al mondo, attraverso una grande capacità organizzativa, tanta cultura e tutto ciò di quanto ci si poteva aspettare e auspicare. Il Golf National con il suo percorso divertente e impegnativo, moderno e spettacolare sotto l’aspetto tecnico, ha passato la prova a pieni voti; il golf francese, forte di circa un milione di giocatori, ha garantito lo zoccolo duro di pubblico e offerto il meglio di s preparando il terreno per la riuscita del torneo golfistico più importante al mondo. essun motivo per rimpiangere le edizioni più “recenti” di leneagles nel 2014, di Celtic Manor nel 2010 oppure di K Club nel 2008. Numeri e ricavi sono stati in linea con le migliori aspettative degli organizzatori; tanta gente, tanti sponsor e tante belle immagini che hanno girato il pianeta. ’entrata economica più importante della R der, quella che fa la differenza, quella generata dal “ ate”, cioè dai biglietti venduti, è stata garantita dalla presenza di ben 270mila spettatori che dal lunedì
alla domenica hanno varcato la porta del Golf National. Gli alberghi intorno a Versailles, fino a quelli nella cintura ovest di Parigi si sono riempiti di golfisti. l tricolore francese nato proprio dai colori della capitale (blu e rosso) unito al bianco che qualcuno durante la rivoluzione francese voleva fosse riferito a Giovanna d’Arco, ha fatto la sua gloriosa figura nulla da dire se non benissimo. Ma anche il nostro di tricolore in questa 42a edizione della Ryder Cup si è messo in evidenza sul campo, attraverso la splendida performance del nostro Francesco Molinari. Diciamo che abbiamo giocato e vinto portando la sacca a Chicco. A lui deve andare la nostra riconoscenza per aver permesso a ogni golfista italiano di contare sul podio parigino. Bravissimo rancesco arebbe da gridare più forte possibile, più di quanto abbiano fatto tutti i fans presenti sul campo mentre Chicco imbucava un birdie dietro l’altro. Da adesso inizia il quadriennio che ci porterà al Marco Simone. Adesso c’è bisogno di fare sul serio, serve superare le previsioni di 120.000 tesserati nei prossimi dieci anni. Il numero è troppo basso rispetto al nostro potenziale di Paese che si appresta ad ospitare un evento sportivo di caratura mondiale come è la Ryder Cup. Adesso a testa bassa tutti quanti per garantire un futuro più consistente al golf italiano, per riuscire a contare non solo grazie alle gesta dei nostri campioni, ma anche con il peso specifico dei numeri che hanno peraltro il significato di un mercato che esiste con tutti i suoi contenuti
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I campi nazione per nazione
IL GOLF NEL MONDO
Dal Royal & Ancient di St Andrews, un interessante studio sulla distribuzione dei percorsi in ogni parte del globo. Dagli oltre 15mila che sono presenti negli Stati Uniti ai “solitari� di nazioni come Bielorussia, Malta, Siria o Suriname, ben 208 dei 245 Paesi esistenti hanno almeno un club in cui giocare di Fulvio Golob
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In Op au Tou
Il simbolico drive di Tiger Woods fra Europa e Asia, sul ponte che unisce i due continenti a Istanbul (Turchia)
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È
I campi nazione per nazione senza dubbio uno degli sport più praticati del mondo. All’inizio del , come certifica questa ricerca commissionata dal Royal & Ancient di St Andrews, erano in attività . strutture golfistiche in delle nazioni esistenti dei Paesi . Pur essendo molto diffuso, in realtà il golf è concentrato in alcune zone, con il di tutti i campi che si trova sul territorio di soli tati o regioni : tati Uniti, Canada, iappone, nghilterra, Australia, ermania, rancia, cozia, vezia e ud Africa. E si sale all’ considerando le prime nazioni. a maggioranza delle strutture ha sede nell’emisfero occidentale. li U. .A. da soli detengono il del totale, con l’Europa seconda area , seguita da Asia e ceania . ato come attività tradizionalmente associata a club privati, dove il gioco è di solito riservato ai soci, in realtà dovunque nel mondo sono nettamente in maggior numero i campi pubblici. Da privato a pubblico Ripercorrendo brevemente la storia del nostro sport, la sua nascita in terra britannica fu favorita in modo naturale dai terreni posti vicino alla costa. Il clima temperato, ma con buone precipitazioni, è stato ideale per sviluppare i percorsi in quelle che vengono chiamate “lin sland”. Con la crescita della popolarità del gioco, i campi si sono poi sviluppati anche sui terreni all’interno, trovando spazio in prati aperti, terreni coltivati e parchi alberati. Molti percorsi nacquero su terreno pubblico e quindi tecnicamente aperti al gioco. Ma esportato oltreoceano o in Europa, acquis in breve tempo le caratteristiche di esclusività collegate a club privati. Per un certo periodo i campi pubblici furono in netta minoranza, ma le cose sono poco alla volta cambiate e oggi invece siamo all’esatto opposto. Anche senza essere membri di un circolo, è possibile giocare senza
eccessive complicazioni in oltre il dei campi esistenti nei cinque continenti, aperti in qualche modo anche agli esterni o basati su un criterio “pay and play”. La crescita continua All’inizio del , nel mondo c’erano progetti di campi di almeno buche, in fase di realizzazione o di studio avanzato. ltre la metà è collegata allo sviluppo di resort, sottolineando ancora una volta lo stretto legame fra golf, turismo e sviluppo economico. l fatto che il panorama comprendesse campi in corso d’opera e altri considerati pronti per partire mette in evidenza come il nostro sport abbia ancora numerose aree in cui si stia espandendo. Diversa ovviamente la situazione in zone considerate “mature” (leggi Gran Bretagna e Irlanda, Europa occidentale e tati Uniti , dove le chiusure sono superiori - anche se di poco - alle aperture. ’Africa ad esempio ha progetti in campo, suddivisi in differenti Paesi. Molto dinamica la situazione nell’Europa rientale e crescita evidente nell’Asia meridionale, con 32 campi avviati in Vietnam, a fronte dei in attività, o i iniziati in ndia, che ne possiede già . ’Asia in questo momento è il continente in cui si trova il dei nuovi percorsi in lavorazione. ovunque nel mondo, il golf è utilizzato non solo come attività sportiva e passatempo, ma anche - e oggi soprattutto - come perno di investimenti su ampie zone di territorio, per sviluppare i ussi turistici. Importanti progetti residenziali sono attualmente collegati in modo naturale all’ambiente in cui vengono realizzati, senza intervenire in modo pesante per modificarlo. E su questo binario si muove anche il successivo passo legato alla manutenzione, in cui pesticidi e prodotti chimici vengono ormai messi al bando o ridotti in maniera drastica rispetto a qualche anno fa.
AFRICA
È
il continente meno sviluppato dal punto di vista golfistico. Pur avendo in totale il delle terre emerse e il della sua popolazione, in Africa si trova solo il di tutti i campi, con una media di oltre . persone per ogni buca. primi percorsi hanno trovato spazio nei principali centri commerciali, dove e -militari e proprietari terrieri volevano riprodurre i comfort della Gran Bretagna, specialmente in udafrica, che anche oggi è nettamente il Paese più sviluppato, con quasi club. a tradizione golfistica è nata in alcuni percorsi classici e storici quali urban e Ro al ohannesburg in udafrica o il Ro al airobi in enia, importanti punti di riferimento per il relax degli uomini d’affari, ma ben isolati rispetto alla classe media e al resto della popolazione. Per aprire il continente al golf ci sono voluti
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i viaggi turistici intorno al mondo. uoriclasse come Bobb oc e e ar Pla er furono i pionieri, dopo la Seconda Guerra Mondiale, che aiutarono a rendere il nostro sport più popolare. Questo merito spetta soprattutto a Pla er, vero ambasciatore del golf sudafricano sui campi dei grandi our, che ha contribuito in maniera determinante a sviluppare l’accesso al golf nella sua nazione. Sviluppo - n questo momento in Africa sono partiti progetti, in diversi Paesi. l Marocco, che ne possiede già , ha in lavorazione otto campi, che rappresentano un aumento globale dell’offerta attorno al . ’obiettivo è ovviamente sfruttare al meglio l’opportunità di ussi turistici di buon livello economico provenienti dall’Europa. a igeria dal canto suo ha
già percorsi e altri nove in arrivo, la maggior parte dei quali al centro di investimenti immobiliari, destinati a incontrare le richieste della crescente classe media. ra gli interventi più interessanti quello a angeri Marocco , milioni di dollari di budget, buche più nove e ecutive firmate da Vi a ingh al centro di un resort con due alberghi da camere, ville, residenze private, casinò. Altra novità di rilievo quella battezzata e iza, in Egitto, estesa su ben ettari, a una ventina di chilometri dal centro de l Cairo e poco distante dalla finge e dalle celebri tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. ’ambizioso progetto prevede il percorso di golf circondato da centinaia fra ville e appartamenti, con l’aggiunta di un ospedale, sport park da svariati ettari e hotel di lusso.
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I campi nazione per nazione
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nessun campo 161
I numeri indicano i campi da golf in attivitĂ nei vari Paesi
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on il 60% della popolazione mondiale sul 31% di territorio, il continente asiatico accoglie . strutture golfistiche, il 14% di tutte quelle sul pianeta. Ma con 176 progetti in fase avanzata (il 32% dei totali), si propone come quella con la maggiore espansione. Tradizionalmente i golf privati sono stati i protagonisti, con il 44% di quelli esistenti: in India ad esempio toccano l’80%, contro il 25% medio in tutto il mondo. La spiegazione è abbastanza semplice. Il golf è storicamente stato appannaggio esclusivo delle amministrazioni coloniali, con la popolazione locale esclusa e con il gioco riservato a una ristretta élite di uomini di affari e membri di gruppi molto legati ai governi occidentali. Oggi la situazione sta rapidamente spostandosi verso i resort, con la stragrande maggioranza dei nuovi progetti destinati ad attrarre il turismo degli tati più ricchi. Sviluppo - Negli ultimi 20 anni il golf asiatico ha conosciuto una crescita fenomenale. n hailandia campi , ndia (267) e Cina (383) l’aumento è stato più sensibile e i tre Paesi sono ora fra i primi per offerta di percorsi. a costruzione di resort ha aiutato molto lo sviluppo, proponendo grandi concentrazioni di buche in aree ben definite come la zona di Phu et hailandia e ainan . ella più piccola e meridionale regione della Cina hanno
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trovato infatti posto 37 campi ben collegati fra loro e concentrati in tre zone i ou, Sanya e la costa meridionale), dovuti allo sforzo combinato di autorità provinciali e nazionali decise a trasformare l’isola in una destinazione turistica. Progetti di buon livello sono previsti in Vietnam, che ha fatto passi da gigante in ambito turistico e oggi può contare su 41 campi, collocati quasi tutti sulla lunghissima costa del Paese circa . chilometri . olo per fare un esempio, il Qu hon Resort, al centro del litorale sul Mar Cinese meridionale, conta su un ac ic laus finito nel e un altro percorso da buche firmato chmidt Curle , architetti dell’Arizona con 150 campi in catalogo) aperto nel 2017. Quest’ultimo, di notevole livello, detiene probabilmente un record mondiale: è stato realizzato e finito in soli quattro mesi! ra le novità assolute anche l’A bula Club Resort, quarto club del aza istan nono paese al mondo per estensione), dove il golf è stato avversato a lungo anche dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, nel 1989. ’inverno si scia sui monti hian han, al confine con Cina e irghizistan, d’estate si gioca a golf a circa 1.500 metri di altitudine sul percorso disegnato da Colin Montgomerie e IMG. Impressionante la vastità del resort: quasi mille ettari dieci chilometri quadrati).
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ella culla del golf, per oltre un secolo e mezzo gli architetti in Scozia e nel resto delle regioni britanniche hanno lavorato per emulare versioni accettabili delle condizioni naturali esistenti sulla costa. Le hanno così riportate anche sui territori interni, dove al posto dei links sono nati percorsi fra alberi e folta vegetazione: i parkland. La crescita esponenziale del golf in Gran Bretagna e Irlanda fu dovuta alla fortissima crescita della classe media e allo sviluppo di una vasta rete di ferrovie che collegavano città e località poi divenute frequentati luoghi di villeggiatura. I poster da collezione della British Railway, che hanno oggi un notevole valore, attestano il forte richiamo di destinazioni golfi stiche come St Andrews, Turnberry o Cruden Bay, capaci di attrarre giocatori fi n da ondra o Manchester. Piuttosto differente lo sviluppo sul Continente. Accanto alle dune sabbiose di Olanda e Belgio, i terreni di gioco furono all’inizio quelli non troppo distanti dalle grandi città e le zone della Costa Azzurra. l diffondersi della “middle class” ha dato in tempi più recenti una grossa spinta a investimenti spagnoli in Andalusia e Baleari,
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mentre il Portogallo ha concentrato i suoi sforzi sulla costa dell’Algarve: tutti punti di riferimento assoluti per la crescita della reputazione di grande turismo golfi stico. Sviluppo - Ormai consolidato nell’Europa settentrionale e occidentale, il golf sta ottenendo buoni successi nelle regioni centrali e sudorientali. Oggi il Vecchio Continente può contare su otto delle prime 20 nazioni al mondo per numero di percorsi. Nell’ordine: 4. Inghilterra 1.991, 6. Germania 747, 7. Francia 637, 8. Scozia 540, 9. Svezia 485, 11 rlanda , . pagna e poi finalmente Italia, diciassettesima con 277 percorsi. L’Europa oggi dispone del 22% dei campi mondiali e una percentuale identica riguarda i progetti in costruzione o definiti sulla carta. Fra i percorsi aperti da poco, meritano una citazione quello del Zala Springs Resort, disegnato da Robert Trent Jones Jr sulle rive del celebre lago Balaton, in Ungheria, e l’ultimo progetto firmato da Arnold Palmer. i tratta del secondo 18 buche di Castle Stuart, a Inverness (Scozia), che lo studio del grande Arnie concluse a livello di progetto poco tempo prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2016.
St Andrews Old Course - Scozia
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n quest’area, che nella ricerca del Royal & Ancient comprende anche l’America Centrale e i Caraibi, il golf è ormai pubblico al 77%. I giocatori che pagano il green fee a fronte di un giro di campo sono così diventati la maggioranza, situazione ben diversa di quella di un secolo fa. Il nostro sport era allora infatti dominato da club che richiedevano il pagamento di una quota annuale, oltre a quella quasi sempre presente di ingresso al circolo. Poco alla volta, molti campi pubblici hanno guadagnato il consenso dei golfisti, facendo grande concorrenza a quelli privati dal punto di vista tecnico e della manutenzione. Per verificare questo andamento, basta leggere la storia dello U.S. Open e delle sue sedi. Dalla prima edizione (1895) e fino al 1971 il prestigioso major a stelle e strisce fu giocato esclusivamente in club privati. Nei 27 anni successivi, i percorsi pubblici furono scelti tre volte (1972, 1982, 1992, ma sempre a Pebble Beach, in California). Le cose sono poi cambiate dal 1999. Nel nuovo secolo e fino a oggi, in 18 edi-
zioni la USGA ha optato dieci volte per un campo pubblico. Sviluppo - Il numero delle strutture dedicate al golf è leggermente sceso negli Stati Uniti e in Canada nelle ultime stagioni, facendo seguito al boom esplosivo di nuovi campi negli anni ‘90 e all’inizio del 2000. Molti esperti giudicano la diminuzione un corretto riequilibrio fra domanda e offerta, inevitabile se si considera che fra il 1986 e il 2005 negli U.S.A. sono stati aperti oltre 4.000 nuovi percorsi, più o meno quelli esistenti oggi in tutta l’Asia. Nel tentativo di non perdere altri praticanti e rinverdire il fascino del golf, molti operatori hanno iniziato a innovare le strutture con design che richiedessero meno tempo di gioco e aumentassero la gratificazione con risultati ottenibili più velocemente in campo. Sono nate così aree per la pratica del gioco corto, driving range ampliati, campi par 3 con nove buche o anche meno, percorsi familiari per il putting e campi da 18 buche composti da circuiti di tre o sei buche.
Le nuove aperture di percorsi tradizionali sono perciò ridotte ai minimi termini e comunque, viste le numerose chiusure, il saldo è da qualche anno negativo. Fanno perciò notizia strutture come Bandon Dunes (Oregon), che dopo aver aperto quattro 18 buche sta inaugurando il quinto, o i due nuovi al centro di Sand Valley, tenuta gigantesca (quasi 3.000 ettari) in Wisconsin ed equidistante da tre grandi centri come Chicago, Milwaukee e Minneapolis. In futuro, sono previsti altri percorsi, inseriti in aree di protezione assoluta della natura, dove vivono tranquilli lupi, alci e decine di specie di uccelli. Situazione più espansiva invece in Messico, che dispone di 239 percorsi e ne ha messi in progettazione numerosi altri, fra cui lo spettacolare Danzante Bay, a Loreto, nella penisola della Bassa California, che sta per diventare uno dei più affascinanti campi aperti nel XXI secolo, con buche sospese a 80 metri sopra le acque del Mar di Cortez. Il disegno èdi uno dei migliori architetti americani, Rees Jones.
Pebble Beach Golf Links - California (U.S.A.)
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e origini del golf in Australia e Nuova Zelanda sono inevitabilmente britanniche, visto che i primi insediamenti inglesi risalgono al 1789. Nel continente più lontano dalle terre di Occidente, esistono aree dove il golf recita un ruolo di grande rilevanza, con Paesi ai vertici mondiali in termini di strutture golfi stiche. Con . campi, l’Australia è quinta assoluta, mentre la Nuova Zelanda (410) si trova al 14° posto. Insieme dispongono del 97% del totale, vista anche la scarsità di terre emerse nell’immensità del Pacifico. A seguire sole ii e Papua uova uinea . Agli inizi l’Oceania restò lontana e isolata dall’espansione del golf, almeno fi no allo sbarco del grande architetto britannico Alister Mackenzie (1926). Durante l’unica visita nella regione nella sua straordinaria carriera, Mackenzie cambiò letteral-
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mente la faccia al golf con il disegno o la ristrutturazione di capolavori come Royal Melbourne, Kingston Heath, New South Wales, Royal Adelaide, Royal Sydney, Victoria e, in Nuova Zelanda, Titirangi. Da quel momento il golf fu preso in seria considerazione dagli sportivi locali, attenzione che si tradusse in fuoriclasse come Bob Charles pen , el agel pen , avid raham P A Championship 1979, U.S. Open 1981), Peter homson pen , , , , , reg orman pen , , Adam cott Masters e la superlativa arrie ebb sette ma or vinti . n aggiunta, difficile non citare il fi ano Vi a ingh. Sviluppo – Negli ultimi anni la Nuova Zelanda ha sfornato meravigliosi campi come auri Cliffs e Cape idnappers, ai vertici
assoluti mondiali, entrambi appollaiati su vertiginose scogliere che si tuffano nel Pacifico. ’Australia sta scoprendo poco alla volta terreni ideali per il golf nell’isola di Tasmania, di fronte a Melbourne. Qui il turismo continua a crescere grazie a percorsi favolosi come i due recenti links a Barnbougle disegnati da oa Cla ton e Coore Crensha , entrati subito ai vertici assoluti di tutte le classifiche mondiali. Ultima scoperta quella di un’isola accanto fra la costa e la Tasmania, King Island, che, su una superficie cinque volte superiore a quella dell’Elba, ha una popolazione di sole 1.600 persone. Nessun traghetto da Melbourne, solo piccoli aerei per un viaggio di minuti. l primo percorso è il Cape hic am olf in s, il secondo, appena aperto, l’Ocean Dunes. Due meraviglie protese in mezzo al mare.
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ue investimenti recenti hanno aumentato le speranze di uno sviluppo del golf nel subcontinente americano. La disputa a Rio de Janeiro della prima gara di golf valida per un’Olimpiade, dopo 112 anni di letargo, ha coinciso con l’esordio delle gare con i cinque cerchi in Sudamerica. La grande enfasi sul ritorno del golf nei Giochi ha senz’altro dato una mano al nostro sport, specialmente in Brasile. Il successo è stato anche dovuto alla realizzazione nei tempi previsti di un bellissimo percorso, disegnato dal celebre Gil Hanse (nel suo book anche la rivisitazione dei percorsi al Doral di Miami, di proprietà del presidente Trump), che da allora è diventato un punto di riferimento per giocatori di ogni parte del mondo. Importante la sensibilità e il rispetto dell’ambiente durante la realizzazione, un eccezionale esempio di eco compatibilità che è subito diventato punto di riferimento per la realizzazione di nuovi percorsi. A dare una mano al golf nella regione ci hanno pensato poi i risultati, con piazzamenti discreti dei vari Grillo, Zanotti e Vegas. In totale, nei 120 giocatori presenti alle gare delle Olimpiadi 2016 a Rio, fra uomini e donne, 10 erano sudamericani (8%). Sviluppo - Un bel supporto alla diff usione del golf è rappresentato dalla crescente importanza del Latin America Amateur Championship, disputato per la prima volta a Buenos Aires e poi in altre città dell’America Centro-Meridionale. Il vincitore di questo prestigioso evento annuale riceve in automatico un invito per disputare il Masters, lo U.S. Amateur Championship (USGA) e The Amateur Championship R&A). Con questa sola innovazione, il livello e il numero dei giovani e dei dilettanti è cresciuto non poco, grazie all’attrazione di gare di livello mondiale. Tradizionalmente, il golf sudamericano è dominato dai club privati, che rappresentano il 55% del totale, quota nettamente più alta rispetto a ogni altro continente.
L’iniezione di percorsi pubblici e turistici sta però poco alla volta riequlibrando la situazione, che parla di 34 nuove strutture aperte dal 2010. È il 5% di quelle già esistenti, dato che rappresenta il maggior tasso di crescita a livello mondiale. Novità di rilievo nell’ultimo periodo il Costa Jama Beach & Golf Resort, il primo campo sulla costa in Ecuador, che invece ha in quota gli altri percorsi (una decina). Basterà ricordare che la sua capitale, San Francisco de Quito, o sem-
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plicemente Quito, con i suoi 2.800 metri slm è la seconda più alta del mondo dopo quella della Bolivia, La Paz. Da segnalare anche un nuovo insediamento a Frutillar, nella Patagonia cilena, impreziosito da un campo fi rmato da Jack Nicklaus. Siamo poco distanti delle Ande, ma a un’altitudine di soli 150 metri, e accanto alle buche del Patagonia Virgin, già considerato il più bello del Cile, risalta il blu profondo del Lago Llanquihue.
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oglio dare i numeri. Ogni tanto mi piace mostrare questa mia passione per la matematica… I numeri sono ovviamente riferiti all’edizione 2018 della Ryder Cup di Parigi; ci aggiungeremo poi qualche valutazione nostrana perché, volenti o nolenti, tra quattro anni tocca a noi.Il campo prima di tutto: circa 6.400 metri di percorso con 9 buche interessate da ostacoli d’acqua. Approssimativamente 6.900 posti per la tribuna che sovrastava il tee della buca uno e 11.063 la capienza totale dei posti a sedere nei 10 “grandstand” sul percorso. 1.350 volontari da 50 diversi paesi con un’età compresa tra i 18 e gli 82 anni. 356 cart sul percorso che era delimitato da 25 km di corde, 9.5
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km di staccionate e 16.5 di barriere di controllo accessi. 8.000 pasti serviti e circa 500mila litri d’acqua utilizzati ogni giorno. Il rough, nel punto più alto, era 98 mm (argh!!!) e, sicuramente, ha segnato a favore del Team Europe la gara stessa. Spettatori? Previsti 240mila e raggiunti i 270mila; di questi il 43% era francese e solo il 7% statunitense (biglietti venduti). Finito il mero elenco numerico, vorrei focalizzare l’attenzione su queste ultime due percentuali, e sul numero degli spettatori, perché rappresentano il target di riferimento per l’edizione 2022 a Marco Simone. Il 43% dei biglietti venduti ad appassionati francesi equivale a mila basta poco a capire che in talia questo numero sarà difficilmente raggiungibile dato che – migliaio più, migliaio meno – siamo circa 90mila tesserati. E il target per il 2027 (non 2022, si noti bene) è un numero curioso, mila. e penso a un effetto traino importan-
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RYDER 2018: UN SUCCESSO IN CIFRE Circa 270mila spettatori hanno affollato le buche del Golf National a Parigi, alzando molto l’asticella per le prossime edizioni della gara golfistica più famosa del mondo. Bisognerà lavorare tanto sul pubblico straniero e, nello stesso tempo, sperare in una crescita dei golfisti italiani
Il muro di folla attorno al tee della buca 1 al Golf National durante i giorni della Ryder Cup 2018
te post Roma 2022, posso ipotizzare circa 100/103mila tesserati al tempo dell’evento a Marco Simone. Quindi, per pareggiare i conti, dovremmo comprare tutti un biglietto ifficile, direi. Molto si potrebbe invece fare su quella bassa percentuale di presenze statunitensi; forse la Francia ha pagato gli orripilanti attentati terroristici degli anni scorsi, o forse Parigi non attira come Roma. Fatto sta che, come ha detto anche il Direttore Generale della R der ian Paolo Montali in un’intervista non ufficiale registrata da alcuni giornalisti italiani, il pubblico a stelle e strisce deve per forza essere spinto a recarsi a Roma se, come ci chiede il board di Ryder Cup, il numero degli spettatori dovrà essere superiore a quello de Le National. Credo sia un compito, e un risultato, improbo ma so anche per esperienza diretta, quanto siamo bravi a organizzare eventi golfi stici e quindi ce la si pu fare.
Se poi i nostri tesserati fossero ben di più, allora il compito sarebbe più semplice. Ma qui, stimolato da una mail ricevuta a Golf & Turismo, dobbiamo giocoforza fare una valutazione su quanto sia facile, o meglio difficile, giocare a golf in talia. Un nostro lettore ci ha scritto per spiegarci la sua esperienza. Lorenzo, questo il suo nome, ha iniziato a interessarsi di golf non giocandolo ma vedendolo in TV con la voce di Mario Camicia. Ha studiato, lavora all’estero e rientra in talia ogni fine settimana cambiate le disponibilità economiche ha iniziato a giocare sfruttando il pacchetto federale “ euro” ora abolito dalla e altre iniziative di medesimo importo, utilizzabili solo due volte, proposte da un Circolo per lui comodo. Ma, fi niti i pacchetti promozionali, per prendere l’abilitazione ad andare in campo, il maestro cui si appoggiava gli ha chiesto un ulteriore impegno di 10 ore di lezione a 50 euro l’una. Ora… Lorenzo non si è demoralizzato, potendoselo permettere, ma molti altri – a quel punto – si sarebbero fermati. ia chiaro, non voglio crocifiggere nessuno e meno che meno i nostri maestri; ma è certo che, rispetto ad altri sport, il golf sia più soggetto a paletti di abilità che, forse, andrebbero parzialmente modificati se non rimossi. Per fare questo per servono promozione, campi pubblici, campi pratica senza pretese e percorsi di Pitch & Putt dove subito si potrebbe “tirare al bersaglio”. Ho scritto questa cosa talmente tante volte che tendo ad annoiarmi da solo; ma, francamente, non vedo altre soluzioni possibili. Per ora, ahinoi, vedo solo eventi “in piazza” che mi sembra, guardandoli da esterno, lascino il tempo che trovano. Forse una tessera federale valida un solo anno, per chi non ha MA giocato, a euro potrebbe farci fare il salto in avanti che tutti ci auguriamo. Ma per proporla e farla funzionare serve coraggio e un po’ di spirito “visionario”. Cosa che certo non manca al Presidente Chimenti. Franco… batti un colpo!
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Stefano Banfo
UN LUOGO DEL CUORE
Questa la definizione che il presidente del Golf Club Monticello, eletto nel 2017, dà del suo circolo, dove è socio da più di 25 anni e dove vive abitualmente con la famiglia di Roberto Roversi
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ilanese “doc”, 59 anni, una laurea alla Cattolica in Economia e Commercio, Banfo vanta una carriera da manager di successo con prestigiosi incarichi in diverse aziende tra le quali Unilever e BIC. Attualmente è presidente e amministratore delegato di Medavita, un marchio leader nel trattamento dei capelli, e di Pool Service, un gruppo attivo nello stesso settore. Inoltre è presidente di Accord Management,società che opera nel private equity, da lui fondata nel 2008. “Ho conosciuto il golf quando avevo 25 anni e coltivavo molte passioni sportive tra le quali lo sci, il tennis, le immersioni e la corsa – dice Stefano Banfo – Lo sport ha sempre fatto parte della mia vita, anche da ragazzo
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quando ho praticato il tiro a segno a livello nazionale. Poi c’è stato l’incontro con il golf. I primi colpi li ho tirati all’età di 25 anni nel campo pratica del Golf Club Orsini, poco fuori Milano, ed è stato subito amore. Ho avuto immediatamente quella sensazione che fa scattare il ‘click’ grazie al quale ti innamori di questo sport. Una passione che ho coltivato e sviluppato nel corso degli anni, anche quando sono stato all’estero per lavoro, dedicandole il giusto impegno. Se faccio una cosa mi piace farla bene, così ho cercato di diventare un buon golfista.” Cosa le piace di più del golf? “ Il golf non mi stanca mai perché è un viaggio alla continua scoperta di noi stessi e degli altri. on ti off re soltanto la sfida
di un percorso di miglioramento tecnico e atletico, ma soprattutto ti dà l’opportunità per un continuo miglioramento personale mettendoti costantemente di fronte ai tuoi limiti nella relazione con te stesso e con gli altri. Il golf appare come uno sport individuale, ma in realtà si pratica in un contesto sociale assieme ad altre persone che possono essere compagni di gioco, di squadra o avversari. I livelli di pathos che si raggiungono nella Ryder Cup, non solo tra i tifosi ma soprattutto tra i giocatori, fanno capire quanto importante sia la dimensione emotiva nel nostro sport.” Perchè ha scelto Monticello? “Non è stata una scelta legata solo al golf. Sono nato e cresciuto a Milano, ma ho sem-
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35 pre amato la natura e ho sempre desiderato vivere nel verde. Nel 1993 ho deciso di lasciare la città per trasferirmi in una delle residenze presenti all’interno del circolo. Gli amici di Milano scommettevano che sarei tornato dopo tre mesi, ma si sbagliavano. Monticello oggi è un posto unico, dove puoi vivere in campagna nella massima sicurezza per la tua famiglia, beneficiando di servizi che vanno ben al di là dei due percorsi di golf e che comprendono quattro piscine, di cui una coperta, una palestra superattrezzata con personal trainer e corsi di oga, fisioterapista e podologo, campi da tennis, da calcio e calcetto, un clubino con l’animazione per i ragazzi e una vita sociale che non ha eguali in nessun altro golf club d’Italia. Vivere in un contesto piacevole e rilassante come quello di Monticello aiuta a stare meglio. È vero che lavorando a Milano devo fare tutti i giorni un po’ di strada, ma quando arrivo a casa è un’altra cosa rispetto a quando vivevo in città. Lei è presidente da circa un anno e mezzo. Come sta procedendo il suo lavoro? “Sono stato eletto in un momento particolare del circolo in cui c’era bisogno di nuove energie. Anche l’attuale Consiglio, nel quale figurano ottimi professionisti, è tutto nuovo, proprio per dare un segnale di cambiamento. Appena diventati operativi abbiamo dovuto analizzare a fondo la situazione per predisporre un progetto per il futuro. Sono stati mesi di grande lavoro che ha richiesto un notevole impegno di tempo da parte mia e del Consiglio. I primi risultati, però, stanno a indicare che abbiamo scelto la strada giusta: il bilancio del 2017, che si aggira sui 5 milioni di euro, ha visto un avanzo netto di oltre 300 mila euro. Sono numeri che ci hanno dato soddisfazione e la conferma della solidità economica e fi nanziaria del nostro Club.” A proposito di numeri quelli del Golf Club Monticello fanno un po’ impressione: più di 1.500 soci, 630 residenze, una serie di strutture e di servizi che non si trovano in nessun altro circolo italiano. È faticoso gestire tutto questo? “Come tutte le attività che si vogliono fare bene richiede un certo impegno, ma ho il
grande vantaggio di condividerlo con un Consiglio di nove persone dotate di importanti competenze professionali e voglia di lavorare, oltre a uno staff in segreteria e sul campo di grande valore ed esperienza. Perciò si tratta di organizzarsi al meglio ed è quanto faccio nel mio lavoro quotidiano. L’obiettivo dell’attuale Consiglio è quello di creare un ambiente che sia accogliente e piacevole. Non dimentichiamo che l’80% dei nostri soci è rappresentato da famiglie, la maggioranza delle quali dispone di una casa all’interno di Monticello, motivo per cui avere una visione dedicata alla famiglia, con tutto ciò che ne deriva, è per noi fondamentale.”
avvenuto in molti altri percorsi nel Nord Italia. La presenza di infestanti ha creato parecchi danni che ci hanno costretto a interventi di ripristino, come la rimozione a mano e la trasemina dei fairway. Inoltre, ma que-
Che politica avete nei confronti dei golfisti esterni “Nel nostro primo anno di attività non abbiamo avviato azioni dedicate in particolare ai frequentatori non soci. Credo, però, che la presenza di visitatori, sia italiani che esteri, possa rappresentare un fatto positivo per il nostro bilancio, pur tenendo conto delle caratteristiche specifi che del nostro corpo sociale e del fatto che nei weekend la precedenza è sempre per i nostri soci. Proprio per sviluppare questo ambito abbiamo assunto un nuovo Direttore, con esperienze nel settore turistico e alberghiero. Il fatto di avere due campi di grande livello (Monticello ha ospitato ben sette ed izioni dell’Open d’Italia, ndr) è un elemento di attrazione che dobbiamo senz’altro valorizzare.” Ci sono stati problemi sui vostri due campi nell’estate appena trascorsa? “Purtroppo sì,in particolare in agosto e settembre, come è
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PERSONAGGI Stefano Banfo
sto era un lavoro programmato, sono stati riseminati tutti i green del Percorso Rosso utilizzando una nuova varietà di erba più resistente, che garantisce anche un miglior rotolamento della palla. Adesso però 27 buche sono nuovamente in ottime condizioni e da marzo 2019 avremo due percorsi eccellenti grazie anche all’impegno delle 35 persone che, tra segreteria e cura del campo, se ne occupano quotidianamente. Da sottolineare che tra le decisioni adottate dal nuovo Consiglio c’è stata anche quella di avere un nuovo consulente per la manutenzione dei campi. I lavori di miglioramento, però, non hanno riguardato solo i tracciati, ma anche le strutture. Sono stati rinnovati, infatti, gli arredi della clubhouse, della zona bar, del ristorante e di alcune sale dove si svolgono le attività sociali e ricreative. Tutti investimenti fatti per rendere sempre più funzionali e piacevoli i servizi del circolo.” Argomento gare. Ci sono circoli che ne fanno tantissime, altri meno. Qual è la vostra posizione al riguardo? “Sappiamo bene che un calendario ricco di tornei significa spesso anche un ritorno economico interessante. Però è anche vero che non bisogna snaturare lo spirito di un circolo. L’anno prossimo ospiteremo oltre un centinaio di gare, perché sappiamo che sono apprezzate da gran parte dei nostri soci e nella scelta abbiamo puntato sulla qualità e sul prestigio degli sponsor. Oltre alle gare promosse dai nostri soci, che fanno ormai parte della tradizione di Monticello, ospitiamo tornei di rilievo, come la tappa del circuito Rolex, diversi eventi e Pro-Am benefiche. Per il futuro intendiamo rispettare questa impostazione anche con l’organizzazione di iniziative e tra-golfistiche, come ad esempio concerti e serate musicali, che favoriscano la socialità e creino occasioni per stare piacevolmente insieme, come è avvenuto in occasione della Ryder Cup di quest’anno per la quale abbiamo allestito uno schermo led-wall di 3x4 metri per tre giorni, e la domenica dei singoli eravamo oltre 200 soci tutti accomodati nei divani della nostra club house o seduti per terra, come me, a fare il tifo per l’Europa e per Chicco Molinari.”
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Nelle foto di queste pagine, Stefano Banfo, presidente di Monticello, e alcune immagini di buche, campo pratica e strutture ricettive del grande circolo lariano
Lei partecipa alle gare? “Quando posso ben volentieri. Però spesso quando sono al circolo devo occuparmi di mille cose per cui non è così semplice andare in campo e riuscire a pensare solo al proprio gioco. Il giorno in cui sono diventato presidente ho impiegato quasi due ore per raggiungere il campo pratica. Ogni socio che incontravo voleva, giustamente, espormi le sue idee e darmi qualche consiglio. Chi è presidente di un circolo di golf conosce bene questa situazione e per poter far bene il suo lavoro sa che deve essere disponibile. Tornando alle gare devo dire che mi piacciono molto quelle di buon livello tecnico, magari un bel match play,
dove ancora emerge la mia competitività di agonista.” Adesso qual è il suo handicap? “Oggi è 5, anche se in passato, quando ero più giovane, è stato più basso.” Il suo rapporto con i soci? “Credo sia buono, almeno con gran parte di loro, anche se non è così facile accontentare più di 1.500 persone. Penso sia necessaria una buona capacità di ascoltare gli altri con serietà e rispetto.” Il problema di molti circoli da golf italiani la di colt di creare nuovi golfisti. Monticello cosa succede
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“Il fatto che qui siano presenti molte famiglie dove il golf è di casa ci permette di avere una buona base di ragazzi che si avvicinano al golf. Abbiamo un’ottima scuola guidata da Alberto Binaghi, con bravi maestri che hanno militato anche sullo European Tour e che allenano ogni anno un buon numero di golfisti. C’è anche una presenza di neofiti esterni che punteremo a incrementare con iniziative rivolte alla scuola. Il fatto di avere altre strutture sportive, oltre al golf, rappresenta un valore aggiunto per attirare i più giovani. Poi ci sono i soci che arrivano da altri circoli perché trovano a Monticello un ambiente più adatto alle loro esigenze.” Monticello si trova in un’area ad alta densit golfistica con la presena di numerosi circoli. he rapporti avete con loro? “In generale direi buoni. Recentemente
abbiamo anche stretto un accordo con il Golf Club Barlassina, dove sono stato socio e consigliere per parecchi anni, con il quale esiste una reciproca scontistica sui green fee.” Da quello che ci ha raccontato, a Monticello sono state messe in cantiere molte cose. Cosa resta da fare? “Nel suo primo anno di attività questo Consiglio si è occupato principalmente della gestione dei costi, cercando di ottimizzarli al massimo ed investendo quanto risparmiato nel rinnovo del campo e degli ambienti della clubhouse. Adesso vogliamo incrementare i ricavi sia attraverso l’acquisizione di nuovi soci che di visitatori esterni. Per raggiungere questo obiettivo credo che i migliori ‘ambasciatori’ di Monticello siano proprio i nostri stessi soci. Chi meglio di loro pu raccontare e descrivere cosa significa essere membri di questo circolo? Il nostro corpo sociale ha
visto negli anni un buon ricambio generazionale con la presenza di una consistente fascia di soci tra i 30 e i 50 anni, in gran parte imprenditori e professionisti milanesi che da sempre sono stati il punto di riferimento di Monticello. La nostra intenzione è quella di migliorare costantemente tutte le strutture del circolo e le attività sociali, mantenendo il golf sempre al centro del progetto. Faremo gli investimenti necessari per arrivare a questo risultato con risorse nostre senza chiedere nulla ai soci.” ome le piacerebbe fosse definito il olf lub Monticello “Un posto felice. Ognuno di noi ha nei propri ricordi un luogo che ti ha cambiato la vita. Per me è stato Monticello, una sorta di ‘luogo del cuore’. Vorrei che anche gli altri lo vedessero così.”
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Promozione e progetti
IL FUTURO È DEI GIOVANI
Alla fatidica Ryder Cup del 2022 possiamo arrivare con un’immagine vincente sotto il profilo agonistico, ma al tempo stesso con un movimento golfistico incapace di tenere il passo con il resto d’Europa. Per evitare questo rischio... di Paolo Croce
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Il Golf Le Robinie, a Solbiate Olona (Varese)
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ittà del Messico 1968. Dopo aver vinto i campionati NCAA e i Trials di quell’anno un ventunenne di Portland, Oregon, rovesciò letteralmente il mondo del salto varcando l’asticella con la schiena. Nei 200 metri, due frecce statunitensi accesero sul podio la loro protesta neroguantata antiapartheid. Ma le Olimpiadi messicane non furono solo il palcoscenico per le gesta di Dick Fosbury, Tommie Smith, John Carlos ed altre decine di celebri assi delle loro discipline. Le sole tre medaglie d’oro raccolte infatti dal meglio dello sport italiano, indussero la dirigenza di allora del CONI, capitanata da Giulio Onesti, a risollevare le sorti dello sport italiano con una vera e propria rifondazione, decidendo di ripartire dalle basi, sul modello dello sport statunitense, allora punto di riferimento per il resto dei paesi occidentali. E le basi non potevano che essere quelle di riconferire allo sport una maggiore dignità all’interno degli edifici scolastici. acquero così nel 1969 i Giochi della Gioventù, uno sforzo organizzativo imponente, che abbrac-
ciava una quarantina di discipline sportive e coinvolgeva la struttura scolastica delle scuole medie inferiori oltre che più di un milione di ragazzi tra gli 11 e i 15 anni. Il golf fece una lunga anticamera, nonostante i tentativi di due storici Presidenti Federali, Gianni Albertini prima e di Don Peppino Silva poi, sia per la scarsa credibilità sportiva che il golf comunicava ai vertici CONI e sia, a onor del vero, per la non eccelsa base partecipativa in termini numerici. Fu così che solo nei primi anni ’80 il golf venne a tutti gli effetti sdoganato e potè partecipare a pieno titolo ai Giochi che all’epoca prevedevano finali provinciali e regionali per poi radunare il fior fiore della gioventù sportiva italiana nelle gare finali di Roma. Una felice intuizione della dirigenza FIG di allora fece però in modo che per il Golf la partecipazione ai Giochi venisse riservata ai ragazzi privi di cp, quelli cioè non ancora inseriti nell’agone agonistico sia a livello federale che di circolo. E questo fu un bene perché permise a molti ragazzi non ancora “golfisti convinti” di appassionarsi e di fare del golf il loro sport
preferito. Lo stesso meccanismo in cui era articolata la competizione, che prevedeva prove di abilità (bunker explosion, nearest to the pin e driving contest) oltre alle più tradizionali nove buche sul percorso e 18 buche al putting green, era concepito per permettere anche ai meno esperti di essere comunque in qualche modo competitivi e in ogni caso di divertirsi. e finali di ioranello, che vedevano coinvolti decine di ragazzini entusiasti e i loro accompagnatori che faticavano a tenerli a bada, rappresentavano e rappresenterebbero ancora oggi uno spot promozionale a favore del golf di assoluto valore. Questo amarcord che ha riguardato almeno tre generazioni di sportivi anche se purtroppo una sola di golfisti, è frutto di una chiacchierata con Federico Brambilla, proprietario e Presidentissimo delle Robinie, con il quale abbiamo condiviso, oltre che una mia lunga esperienza di lavoro negli anni ’90, tante idee sul come agire per affrontare la seria crisi di crescita che attanaglia il golf italiano. Pur gestendo una impresa, quella appunto delle Robinie, che strutturalmente e gestionalmente
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In questa immagine, lo storico momento della silenziosa protesta di Tommie Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi di Messico 1968. A sinistra un gruppo di ragazzi alle qualifiche dei Giochi della GioventĂš
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Promozione e progetti può considerarsi una delle meglio attrezzate per superare con una limitazione di danni le difficoltà del nostro movimento, il Presidente Brambilla è molto preoccupato per il futuro del nostro golf. Reduce da un incontro con il Presidente , ranco Chimenti, Brambilla ha nuovamente proposto di avvicinare il golf alle scuole, di creare interesse per questo sport a livello giovanile e di agevolare per quanto possibile la frequentazione dei giovani ai nostri impianti. a quel che viene riferito l’idea è condivisa a livello federale e questo è certamente un bene. a capire, come sempre, le modalità di sviluppo del progetto, le tempistiche e le eventuali risorse che si possono mettere in campo. Ad onor del vero un progetto del genere, propedeutico appunto per i iochi della ioventù di cui sopra, fu già in effetti messo sul piatto negli anni con la dirigenza ilva, quando si fece in modo di avvicinare i docenti di educazione fisica al nostro sport trasportando i ragazzini più interessati al golf nei club del circondario, garantendo un servizio di trasporto. ’intento del progetto era quello di creare empatia verso il nostro sport in ambito studentesco, per poi sperare di attrarre ed avvicinare al golf anche i genitori. Le cose però non andarono come sperato ed in breve l’iniziativa venne sospesa e poi definitivamente chiusa. Con il senno di poi fu facile comprendere le motivazioni del fallimento. n primo luogo la distanza dei vari campi da golf dalle scuole interessate era notevole e ci contribuiva in maniera determinante ad un incremento dei costi di trasporto a carico dei club che peraltro già sopportavano i costi dei maestri e dell’uso delle strutture , ma soprattutto a dilatare il tempo necessario per dedicarsi a questo sport. n secondo luogo lo sperato avvicinamento dei ragazzi e dei genitori a seguito del progetto fu praticamente nullo. club di allora avevano meccanismi di accesso ancora troppo esclusivi e di costo assai elevato. Probabilmente anche se interessati al gioco i neofiti, ragazzi o genitori che fossero, non avevano poi le disponibilità economiche per proseguire il percorso sportivo. n anni più recenti il progetto venne in parte ripreso, in parte modificato, in parte attuato con modalità assai diverse dallo spirito originario degli anni ’ . n ogni caso non sono sortiti effetti sostanzialmente apprezzabili sul piano
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della crescita del nostro golf. A distanza di anni, e in un panorama golfistico completamente diverso in termini di sviluppo del movimento, di dinamica impiantistica e di risultati agonistici, sarebbe davvero cos anacronistico lanciare nuovamente un progetto di ampio respiro basato sui presupposti del secolo scorso, ma applicato in un contesto più consono? Per rispondere a questo interrogativo forse è meglio fare una rapida disamina della situazione e delle potenzialità dell’attuale movimento golfistico nella nostra penisola. Un numero di tesserati in continua discesa dal , quando il tesseramento libero permise di sfondare il muro dei . giocatori, un arresto quasi totale dei percorsi di golf costruiti, una parallela chiusura e abbandono di impianti pre esistenti e una cronica difficoltà di sopravvivenza per buona parte dei club della penisola. Questo lo scenario che si presenta a quattro anni dalla prossima R der Cup europea, che vedrà Roma e il Marco imone ospitare l’evento. Paradossalmente il golf giocato, quello di vertice, non ci ha mai visto cos protagonisti, con un Chicco Molinari e non solo, in grande spolvero e in grado di donarci trofei, emozioni e vittorie come mai successo nella storia del golf italiano. l grosso rischio che stiamo correndo è quindi quello di arrivare al fatidico appuntamento del con una immagine finalmente vincente La gioia di Chicco e trainante sotto il Molinari dopo profilo agonistico, la straordinaria ma al tempo stesso vittoria nella con un movimento Ryder Cup, ultimo, golfistico incapaesaltante successo ce di crescere e di di un’annata tenere il passo con indimenticabile il resto d’Europa e con molti club della penisola, motori trainanti del movimento stesso e soggetti fondanti dello statuto federale, a livello agonico e in serissima difficoltà economica. n questo quadro temporale, cos diverso da anni fa, quadro in cui registriamo una fase di decrescita del movimento e una serie difficoltà gestionali di buona parte dei club italiani, ma anche una presenza di impianti molto più fitta e distribuita sul territorio, oltre che risultati agonistici mai ottenuti prima d’ora, potrebbe nuovamente rendersi attuale un grande progetto di promozione del golf a livello scolastico e giovanile.
e davvero vogliamo fare della R der Cup l’evento di riferimento non solo del golf, ma anche dello sport italiano per i prossimi anni, è bene renderci conto che non possiamo presentarci all’enorme palcoscenico mondiale che ci attende con un movimento nazionale che abbia questi numeri e questa situazione deficitaria per buona parte dei club, che di questo movimento rappresentano l’ossatura e l’elemento fondante. Ecco perch , tra le altre proposte che ci sentiamo di raccomandare vedere ad esempio il numero scorso, il , di Professione olf Club.”Quattro proposte su
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cui meditare”) un serio progetto per i giovani delle scuole, che veda coinvolti i professori, gli allievi, i circoli, i maestri di golf non potrebbe che fare del bene al nostro golf. E perché oggi si può ritenere di raggiungere gli scopi che trenta anni fa non sono stati alla portata? Semplicemente perché il contesto è cambiato, i circoli devono inventarsi strategie per sopravvivere, investire nella promozione e la FIG deve poter associare all’organizzazione del terzo evento mondiale quale la Ryder Cup anche un serio e responsabile programma di crescita del movimento.
In questa ipotesi bene si incastra il progetto dei Compact BioGolf, strutture snelle, urbane, biocompatibili, prevedibilmente a poca distanza dagli istituti scolastici e che potrebbero offrire una sponda importante in termini di ospitalità e attrattiva per gli studenti. L’idea del gruppo costituente il progetto (Legambiente, Fondazione Univerde, FederParchi, G.E.O., FIG e Istituto per il Credito Sportivo) è oggi l’unico strumento pronto e confezionato per promuovere la crescita urbana e impiantistica del nostro golf, così come più volte confermato in tutte le sedi da Gian Paolo Montali,
Direttore Ryder Cup. Siamo su questo ormai ai nastri di partenza, avendo infatti trovato anche un eneral Contractor di affidabilità ed esperienza, occorre solo una rapida rifinitura organizzativa che spetta doverosamente alla FIG e poi si attende il via. A completare il mosaico basterebbe poi inserire la tessera dei Giochi della Gioventù o comunque vogliamo chiamarli oggi nel terzo millennio. Diamoci però da fare perché il tempo scorre, i problemi si aggravano e le soluzioni applicate tardivamente spesso non sortiscono gli effetti sperati.
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Barbara Teodorani e, a destra, uno dei 27 green del campo di Cervia
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HO IMPARATO DAGLI ALIENI
Venti anni nello staff dell’Adriatic Golf Club, di cui undici come Direttore. Nonostante la giovane età, tanta esperienza alle spalle e una gentilezza tutta al femminile ne fanno un’apprezzata manager fra fairway e green
Q
di Maurizio Trezzi uello dell’Adriatic Golf Club è un esempio tutto da seguire. Un modello a guida pubblica con un attivo sostegno privato di tanti albergatori, capace di consegnare a una località turistica di successo come Cervia-Milano Marittima, un’infrastruttura di pregio come un campo da golf. Ora, a 35 anni dalla sua nascita. un punto fermo dell’offerta dell’intera zona che guarda all’incoming soprattutto straniero. buche, le prime costruite nel , le ultime aggiunte dal . ettari di natura salvaguardata e valorizzata a due passi, nel senso letterale e non metaforico del termine, dalla via centrale dello shopping e dai lidi attrezzati sull’Adriatico. A guidare la struttura, con l’incarico di Direttore, è Barbara Teodorani, entrata vent’anni fa al Circolo con mansioni di segreteria amministrativa e ora al timone di una nave che viaggia con il vento in poppa forte di . passaggi campo l’anno, un calendario ricco da gare e soci da far divertire e giocare nelle migliori condizioni possibili.
caspita di lavoro fossi andata a fare! Piano piano però la passione è cresciuta. Mi sono immersa a capofitto nel nuovo incarico, ho seguito i corsi della cuola azionale e capito che quella sarebbe potuta essere la mia occupazione defi nitiva. E dal novembre del 2007 ecco la promozione sul campo al ruolo di Direttore. i tratta di una mansione che si è molto evoluta nel corso degli anni. Oggi possiamo sicuramente affermare che si tratti di
un lavoro manageriale nel senso completo del termine. Occorre possedere e sfruttare competenze molteplici: dalla gestione del personale all’agronomia, dal marketing alla comunicazione. nsomma un lavoro completo dove non c’è tempo per annoiarsi. Le soddisfazioni sono tante e il momento è quello giusto per seminare e provare a raccogliere, nei prossimi anni, nuovi soci e più visitatori. Una mansione che sembra però esclusiva prerogativa degli uomini. n effetti alle riunioni siamo in poche a
Un amore, quello con il golf che per Barbata Teodorani è sbocciato in maniera quasi casuale. Il mio primo “appuntamento” con il golf è stato davvero fortuito. Venivo da esperienze nel settore turistico a Rimini quando mi è stato proposto un incarico al Golf Cervia. Non ero mai entrata in un Circolo e i primi giorni pensavo di essere in un mondo di alieni. e persone che incontravano usavano parole a me sconosciute, logiche e tempi erano completamente diverse da quello che avevo incontrato fi n a quel momento. miei amici e conoscenti mi domandavano che
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PERSONAGGI Barbara Teodorani
In queste pagine, tre belle immagini della clubhouse e delle buche dell’Adriatic Golf Club di Cervia
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49 rappresentare l’universo femminile. Non credo ci siano delle chiusure a priori anche se va ricordato che stiamo parlando di uno sport dove in alcuni circoli, le donne sono state ammesse solo da pochi anni. Noi però andiamo avanti portando la nostra passione, l’entusiasmo e se volete l’attenzione al senso estetico rispetto a quello che facciamo che molti colleghi uomini certamente non hanno. Personalmente non mi sono mai fatta particolari problemi a lavorare in un mondo dove ci sono tanti uomini nelle posizioni di vertice, anche perché sono stata molto fortunata a poter operare in una struttura dinamica e lungimirante. Un Circolo che da anni promuove il golf in Riviera adriatica con una spiccata vocazione turistica... iamo nati con quella finalità. E ancora oggi cerchiamo da una lato di allargare la base di frequentanti e di soci partecipando ad eventi di promozione locale dove incontriamo persone che non hanno mai tirato un colpo di golf e li invitiamo nel nostro campo pratica per una prima prova. Contemporaneamente cerchiamo di incrementare l’incoming lavorando sui mercati stranieri a noi più congeniali. Prima di tutto quello tedesco, poi quelli austriaco e svizzero, con azioni di promozione della nostra golf destination. Con gli altri circoli della Riviera lavoriamo in sinergia e abbiamo 40 alberghi che propongono pacchetti turistici con un’offerta golfistica di qualità.
I competitor in giro per l’Europa però sono tanti e agguerriti... tempi sono duri. ’offerta di golf è ampia e selezionata. Credo però che in Riviera possiamo mettere a disposizione campi di alto livello, mare e wellness, parchi tematici, città d’arte - Ravenna è a minuti dal olf Cervia - e proposte enogastronomiche che in pochi altri luoghi è possibile ricevere. margini per crescere ancora ci sono dobbiamo avere più forza per intercettare la domanda e sfruttare le nostre caratteristiche. Conta molto avere un campo sempre perfetto e ben manutenuto? Quella è, se cos possiamo dire, una condizione sine qua non. Il PAN ci ha certamente penalizzato rispetto ad alcuni competitor stranieri limitando fortemente la possibilità di eseguire trattamenti contro gli infestanti. al i nostri fair a e tee di partenza sono stati convertiti in macroterme, molto più resistenti agli attacchi patogeni e che necessitano di meno acqua. Nei mesi estivi abbiamo cos un manto erboso sempre perfetto e in autunno eseguiamo una trasemina di Loietto per avere un bel colore verde anche nei mesi più freddi. Lavoriamo molto anche con le concimazioni, studiate con attenzione per poter fare prevenzione e per rinforzare il manto erboso. Insomma un lavoro a tutto tondo per continuare a far crescere una realtà golfistica come quella del olf Cervia, importante per il suo territorio e per tutto il golf italiano.
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GOLF E DIRITTO
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L’angolo giuridico
LA RESPONSABILITÀ AMMINISTRATIVA Cosa può succedere all’Ente che violi gli obblighi in tema di prevenzione e sicurezza? Vediamo punto per punto sanzioni e provvedimenti, che valgono naturalmente anche per le associazioni sportive dilettantistiche di Marino Busnelli
N
ell’ultimo numero di Professione Golf Club (Estate 2018) si è trattato del tema della sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro in relazione alle A.S.D., come i Circoli di Golf, ove siano impiegati lavoratori subordinati o, anche, lavoratori dipendenti di altri soggetti. In tale sede si è avuto modo di analizzare, altresì, la responsabilità derivante dalla violazione delle obbligazioni legate a tale materia, oltre all’applicazione delle conseguenti sanzioni sotto il profi lo civile, previdenziale e penale. Orbene, con il presente articolo verrà preso in considerazione un ulteriore profi lo di responsabilità, con i connessi provvedimenti sanzionatori, che riveste grande importanza anche per le associazioni sportive dilettantistiche: la responsabilità amministrativa dell’Ente. La responsabilità amministrativa dell’Ente rileva anche per le A.S.D. in ragione dell’espressa previsione sancita nel D.lgs. 231/2001 che all’art. 1 statuisce l’applicazione delle disposizioni ivi indicate sia per le società aventi personalità giuridica, sia per le società e associazioni che ne sono prive. Difatti, provvedimenti sanzionatori sono contemplati a carico delle società, delle associazioni e degli Enti che potranno essere chiamati a rispondere direttamente come persona giuridica, o, in ogni caso, a titolo di responsabilità amministrativa – rischiando così la condanna a particolari pene “collettive” (sanzioni pecuniarie in quote) e “individuali” (interdizione) – ogni qualvolta le
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L’avvocato Marino Busnelli, autore dell’articolo di queste pagine persone investite al loro interno di funzioni direttive, gestionali, di rappresentanza, di controllo, ovvero le persone sottoposte alla loro direzione o vigilanza, si siano macchiate di reati in materia infortunistica compiuti nell’interesse o a vantaggio dell’Ente. Rispetto alla responsabilità amministrativa dell’ente, di conseguenza, l’unica esimente possibile per i soggetti interessati è costituita dall’adozione ed efficace attuazione di un modello di organizzazione e gestione aziendale, volto a garantire, secondo il dettato dell’art. 30 T.U. di icurezza sul lavoro, l’effettivo rispetto di tutti i principali obblighi giuridici in materia, tale da rendere certa l’esclusione di ogni profilo di colpa ex D. Lgs n. 231/2001. È bene chiarire che tutte le sanzioni amministrative sono di natura pecuniaria, eccezion fatta per la sospensione dell’attività imprenditoriale e per la confisca amministrativa, che
hanno la funzione di reprimere violazioni di particolare pericolosità e di impedire la continuazione di attività potenzialmente dannose. In particolare, il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale – e il conseguente ordine di ripristinare regolari condizioni di lavoro – è adottato nel caso di gravi e reiterate violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. La reiterazione si ha quando il contravventore, nei cinque anni successivi alla commissione di una violazione oggetto di prescrizione dell’organo di vigilanza o di una violazione accertata con sentenza definitiva, mette in essere più violazioni della stessa indole. A titolo esemplificativo, tra le ipotesi che possono condurre alla pena della sospensione vi sono: la mancanza di idonea documentazione (DVR, piano emergenza ed evacuazione; POS); quella di formazione e addestramento dei lavoratori e, inoltre, la mancata costituzione del SPP (servizio di prevenzione e protezione) e nomina del RSPP (responsabile del servizio di sicurezza di prevenzione e protezione). Altre ipotesi contemplate sono quelle concernenti violazioni che espongono al rischio di caduta dall’alto per i lavoratori sforniti di dispositivi di protezione individuali; seppellimento, elettrocuzione (ossia l’assenza di disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai rischi insorgenti in caso di lavori in prossimità di linee elettriche o in presenza di conduttori nudi di tensione) e pericolo di contaminazione da amianto. Le autorità competenti ad emettere l’ordine
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rubrica a cura dell’Avvocato Paolo Montanari avvpaolomontanari@aruba.it
di sospensione in tutte le circostanze sopra prospettate sono gli ispettori del ministero del lavoro e gli organi di vigilanza delle ASL. Vi sono altresì ulteriori ipotesi per cui, in caso di violazioni gravi e reiterate, è prevista la pena della sospensione e queste concernono le violazioni in materia di prevenzione degli incendi. Nel dettaglio, tali fattispecie si verificano nelle situazioni di mancato rilascio rinnovo del certificato di prevenzione incendi, in caso di assenza dei servizi di vigilanza nei locali di pubblico spettacolo ed intrattenimento e, inoltre, nelle strutture caratterizzate da notevole presenza di pubblico per i quali i servizi medesimi sono obbligatori. Nei casi di violazioni in materia di prevenzione degli incendi, l’autorità competente ad emettere l’ordine di sospensione non è l’ispettorato del lavoro o l’organo di vigilanza delle ASL, bensì il comando provinciale dei vigili del fuoco. Si precisa, tuttavia, che la sospensione riguarda solo la parte dell’attività imprenditoriale interessata dalle gravi e reiterate violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro: può essere sospesa, infatti, una singola unità produttiva e non necessariamente l’intera azienda. Il provvedimento viene adottato dagli organi preposti ogniqualvolta sussistano i presupposti di legge, eccetto i casi in cui si riscontrino circostanze particolari, come nel caso in cui l’improvvisa sospensione dell’attività determini un’imminente situazione di pericolo per l’incolumità dei lavoratori delle altre imprese o di terzi, o il rischio di irrimediabile degrado di impianti e attrezzature aziendali. Invero, la sospensione può essere revocata da parte dell’organo di vigilanza che lo ha adottato, se: È stato accertato il ripristino delle regolari condizioni di lavoro; Viene pagata una sanzione aggiuntiva di euro 3.200; Su istanza di parte, viene versato il 25 % della somma aggiuntiva dovuta; Su istanza di parte, viene versato l’importo residuo maggiorato del 5% entro sei mesi dalla data di presentazione dell’istanza di revoca. L’adozione del provvedimento di sospensione comporta anche l’interdizione dalla eventuale contrattazione con le pubbliche amministrazioni ed dalla partecipazione a
gare pubbliche, che ha pari durata rispetto alla sospensione dell’attività, cui si aggiunge un ulteriore periodo di tempo pari al doppio della durata della predetta sospensione (ed in ogni caso, non superiore a due anni). In caso di violazioni gravi e reiterate in tema di sicurezza sul lavoro, peraltro, viene sempre disposta la confisca amministrativa delle cose che sono servite a commettere la violazione e delle cose che ne rappresentano il prodotto, eccetto il caso in cui la cosa o le cose in questione appartengano a persona estranea alla violazione amministrativa, o quando in relazione ad essa è consentita la messa a norma e quest’ultima è effettuata secondo le disposizioni vigenti. Avendo riportato anche quest’ultimo profilo di responsabilità legato alle violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, pare consono, ai fini di una maggiore completezza, fornire un breve riepilogo delle principali sanzioni non soltanto amministrative ma anche penali che trovano applicazione in caso di contravvenzioni in tale ambito, chiaramente evincibili dall’art. del .U . gs. . Innanzitutto, le sanzioni previste dall’articolo sopracitato sono irrogate al datore di lavoro, in collaborazione con il RSPP e, nei casi di sorveglianza sanitaria, con il medico competente in occasione di eventuali illeciti relativi all’effettuazione della valutazione dei rischi e all’elaborazione del DVR (Documento valutazione dei rischi). In tale circostanza è previsto l’arresto da 3 a 6 mesi o l’ammenda da € 2.500 a € 6.400. Qualora invece si abbiano violazioni relative all’adozione del DVR in assenza degli elementi di cui all’art. 28 lett. b), c), d) D. Lgs. della consultazione con il R Responsabile dei lavori per la sicurezza); o non si provveda alla necessaria revisione del predetto documento – secondo il dettato dell’art. 29 T.U. –, è prevista un ammenda da € 2.000 a 4.000. L’ammenda è ricompresa, invece, tra € 1.000 e 2.000 quando il DVR è privo della relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa e l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono comprovate capacità professionali, specifica esperienza, nonch adeguati formazione e addestramento. In caso di violazioni inerenti la formazione
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per svolgere in prima persona i compiti del SPP e, qualora, non si provveda alla nomina del R PP, la legge dispone, infine, l’arresto da tre a sei mesi o l’ammenda da € 2.500 a € 6.000. Infine, si precisa che l’inosservanza del provvedimento di sospensione di parte dell’attività imprenditoriale è punibile con l’arresto fino a sei mesi. Vi sarebbero ulteriori sanzioni disposte per il datore di lavoro e il dirigente, tra cui, a titolo esemplificativo, la mancata consegna del DVR al RLS, punita con l’arresto da due a quattro mesi o l’ammenda da € 750 a 4.000; il mancato invio dei lavoratori alla visita medica entro le scadenze previste e la mancata richiesta al medico competente di osservare gli obblighi previsti a suo carico, a cui corrisponde l’ammenda da . a . . i specifica che negli ultimi due casi l’importo della sanzione è espressamente raddoppiato se la violazione si riferisce a più di cinque lavoratori e triplicata se si riferisce a più di 10 lavoratori. In altre ipotesi relative: alla organizzazione dei rapporti con i servizi pubblici competenti in materia di primo soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza; alla designazione preventiva dei lavoratori addetti alle emergenze; all’informazione ai lavoratori che possono essere esposti a un pericolo grave e immediato sulle misure predisposte e i comportamenti da adottare; all’adozione dei provvedimenti necessari affinch qualsiasi lavoratore – trovandosi in pericolo grave ed immediato per la propria sicurezza o quella altrui e nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico – possa prendere le misure adeguate per evitare le conseguenze di tale pericolo, tenendo conto delle sue conoscenze e dei mezzi tecnici disponibili; è previsto l’arresto da due a quattro mesi o l’ammenda da € 750 a 4.000. Queste, dunque, risultano tra le principali sanzioni previste per il datore di lavoro e il dirigente. Per le ulteriori pene disposte nei confronti dei medesimi soggetti, oltre che per quelle disposte per il medico competente e i lavoratori stessi – non volendo tediare il lettore si rimanda all’art. del . gs. . Nel rispetto delle esigenze di stampa così si conclude questo breve articolo che vuole rappresentare una più nitida fotografia dell’attuale quadro sanzionatorio in materia di sicurezza sul lavoro.
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NUOVI CAMPI
Royal Greens Golf & Country Club
VENTO D’ARABIA Dal 31 gennaio al 3 febbraio 2019, il massimo circuito europeo inaugurerà con una sua tappa il nuovissimo percorso della King Abdullah Economic City, metropoli saudita in espansione sulle rive del Mar Rosso. Ce lo presenta Ernie Els, grande “specialista” di buche nel deserto con le sue tre vittorie a Dubai a cura della redazione
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Bunker, palme e ostacoli d’acqua del Royal Greens Golf
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NUOVI CAMPI
Royal Greens Golf & Country Club
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anno prossimo per l’European Tour sarà una prima assoluta. In calendario il torneo che inaugurerà il Royal Greens Golf & Country Club, splendido nuovo circolo con percorso da campionato creato dall’European Golf Design in Arabia Saudita. Per il tee shot di inaugurazione è stato invitato Ernie Els, celebre fuoriclasse sudafricano vincitore di quattro major. A lui abbiamo chiesto di parlare di questa nuova e incredibile realizzazione, che vedrà al via i migliori golfisti del massimo circuito europeo il prossimo 31 gennaio, nelle settimane successive all’Abu Dhabi HSBC Championship e al Desert Classic di Dubai. È la tua prima volta qui in Arabia Saudita. Come ti trovi? Sono entusiasta di poter venire qui sin da quando ho ricevuto l’invito per l’apertura del campo. È da svariati anni che sento parlare della Economic City di Re Abdullah (città situata qualche centinaio di chilometri a nord di Gedda, ndr) e non vedevo l’ora di vedere i progressi di questo posto. A breve ci sarà l’inaugurazione del campo da golf Royal Greens e anche se non mi posso dire sorpreso della cosa, trovo che sia stato fatto un ottimo lavoro. Il percorso è eccellente, la location è magnifica e l’impianto del Royal Greens davvero di altissimo livello. Dacci le tue impressioni su alcune buche, in particolare la 15 e la 16 che sono le più iconiche del campo… Il percorso inizia dalla clubhouse con le prime buche in un terreno per così dire desertico, ma che ha molti ostacoli d’acqua. Le buche sono divise equamente tra quelle verso destra e verso sinistra, ma il vero pericolo inizia quando si arriva alla , splendida e affacciata sul Mar Rosso. Il contrasto dei colori dell’acqua e della vegetazione intorno alla buca ti fanno pensare di essere in un’isola dei Caraibi. Allo stesso tempo si propone come magnifica e insidiosa. È molto pittoresca ma in realtà lo è tutto il campo. Non si vedono spesso buche che terminano vicino all’oceano. La numero 16 è quindi indubbiamente perfetta per questo percorso.
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Hai senza dubbio giocato nei migliori campi del mondo. Pensi che l’anno prossimo il Royal Greens reggerà il confronto con gli altri dell’European Tour? Questo è senza dubbio uno dei migliori campi da golf sui quali io abbia mai giocato nel Medio riente. o provato più o meno tutti quelli della regione, da Dubai al Quatar, ad Abu Dhabi, mentre non sono mai stato in man. Ma questo percorso sicuramente diventerà presto il preferito dagli altri giocatori. I green sono piuttosto complicati in quanto il vento si alza durante il pomeriggio, rendendo difficile ottenere buoni punteggi. onostante ciò, è un campo molto piacevole e se si
gioca bene non è impossibile fare alcuni birdie. Visto il tracciato, sapersi adattare a situazioni di forte vento e saper gestire le sue caratteristiche sono elementi essenziali per poterlo giocare bene. Non vedo l’ora di potermi cimentare anch’io su queste buche. È un percorso splendido. Hai menzionato che nel pomeriggio si alza il vento. Visto che ci sarà l’estrazione dei turni, pensi che il sorteggio sarà un fattore importante per i giocatori? Le mattine saranno senz’altro il momento migliore per fare ottimi punteggi, mentre al contrario nel pomeriggio bisognerà stare più attenti. Il vento comunque è un
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fattore prevedibile, un aspetto importante che noi giocatori sappiamo comunque come affrontare. Quanto è importante per il golf che venga scoperto da nuove regioni quali l’Arabia Saudita? L’evento non sarà ideale solo per l’European Tour, ma anche per tutto il mondo del golf. Abbiamo bisogno di posti dove questo sport possa crescere, conquistando nuovi mercati, come l’Arabia audita, che è assolutamente vergine. Quello che si terrà nei prossimi mesi sarà l’evento inaugurale, rivoluzionario per il luogo, e porterà giocatori di livello mondiale al Royal reens. ’impianto è magnifico ma come
conseguenza farà seguito la costruzione di scuole, abitazioni e hotel. a città avrà come sport principale il golf e avere bambini e giovani crescere immersi fra le buche sarà incredibilmente importante per loro. on avrei dubbi a immaginarmi che un giorno da qui potranno arrivare giocatori di ottimo livello.
In alto Ernie Els, su un fairway accanto alla costa del Mar Rosso, dove si affacciano molte buche del Royal Greens, il più recente percorso arabo
Ci hai parlato della città e del suo sviluppo. Come mettere a confronto quello che hai visto quando hai partecipato al tuo primo evento nel deserto e quello che sta avvenendo oggi? Ci sono molte cose in comune. l mio primo torneo in Medio Oriente lo disputai nel
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Royal Greens Golf & Country Club Ancora immagini del Royal Greens, percorso da 18 buche aperto di recente vicino alla King Abdullah Economic City. A destra la grande clubhouse del circolo saudita
1993. Fu splendido quel periodo a Dubai. Se mi avessi detto allora, nel 1993, quello che avrei visto oggi nel 2018 a Dubai, avrei pensato che fossi pazzo. Quello che vedo qua oggi è la prova dell’ingegnosità e operosità delle persone che operano nel Medio Oriente. Sono capaci di rivoluzionare tutto e costruire in tempi brevissimi. Questo posto, con le sue nuove infrastrutture, strade e rete energetica è un esempio. Tutto suggerisce che ci sarà a breve una forte espansione e che tra pochi anni questa sarà una location completamente diversa. Hai vinto per tre volte il Dubai Desert Classic, stabilendo un record. Chiaramente sai cosa serve per giocare in questa regione. Ci si può specializzare nel giocare a golf in campi con le caratteristiche ambientali del Medio Oriente? Questo è in generale un ottimo posto per giocare. Di solito in Medio Oriente veniamo ad allenarci a gennaio, febbraio o marzo. Qui sai che ci saranno buone condizioni atmosferiche, ottime per i campi. Mi sono sempre divertito molto nella re-
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gione. Non penso che questo campo cambierà il modo in cui vedo il golf nel Medio Oriente. In conclusione, siamo sicuri che tu sia molto impegnato vista la Presidents Cup 2019 e eventi annessi ma che altro ci possiamo aspettare da te, dentro e fuori dai campi?
Sto viaggiando molto ultimamente. Poco tempo fa ero in Giappone, ora sono in Arabia Saudita, poi avrò impegni da altre parti. Ma ho ancora voglia di giocare, perché a 49 anni mi sento molto bene fisicamente. E spero di farlo ancora senza interruzione, prima di arrivare alle gare del Champions Tour!
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PROGETTO EUROPEAN GOLF DESIGN, SUPERVISIONE TROON
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l Royal Greens Golf & Country Club è all’interno della King Abdullah Economic City, una metropoli in rapida espansione sulla costa ovest dell’Arabia Saudita, 100 km a nord del centro di Jeddah, con un’estensione di 181 km quadrati immersi in un panorama incontaminato e nelle acque della costa del Mar Rosso. La città è perfetta per tutti i turisti che stanno cercando una nuova sfida golfistica facilmente accessibile per via ferroviaria, stradale e aerea. La location è comodamente raggiungibile grazie alla sua prossimità con l’aeroporto di Jeddah ed è a soli 25 minuti di distanza grazie al treno alta velocità della linea del Harramain. Il Royal Greens, progetto della European Golf Design supervisionato da Troon, è il primo campo da golf conforme alle norme per i campionati nell’Arabia Saudita. Il campo, durante l’European Tour 2019, sarà il primo ad ospitare un
torneo internazionale nella storia del Paese. Con 18 buche, par 72 e una lunghezza massima di poco oltre alle 6.900 yarde, il Royal Greens è l’unico in erba sulla costa occidentale dell’Arabia Saudita. Il campo è stato creato per essere in armonia con la natura del deserto. Il Royal Greens ha incorporato al suo interno alcune caratteristiche del wadi, uno scenario tipico del deserto, in modo da far defluire le acque in momenti di forte pioggia. Il tutto, oltre che creare una nuova sfida per i giocatori, evidenzia la bellezza estetica e l’ingegno utilizzato nella realizzazione del campo. 9 delle 18 buche hanno inoltre un’illuminazione notturna totale per poter giocare durante le ore più fresche della sera. Il campo può vantare anche un’accademia di golf di alto livello equipaggiata con i più moderni sussidi tecnologici per l’insegnamento, insieme a aree di pratica con driving range completo di putting, chipping e bunker green.
ROYAL GREENS ARABIA SAUDITA Numero di buche: 18 Par: 72 Yarde: 6.900 Numero di ettari: 40 Numero di bunker: 70 Numero di irrigatori: 2.447 Numero di controllori satellitari: 64 Quantità media di acqua utilizzata al giorno: 3.450m3 Tipo di erba nei green: Paspalum Dynasty Altezza del taglio del green: 3,6 mm Tipo di erba dei fairway, tee e rough: Paspalum Dynasty Tipo di erba dei rough secondari: Paspalum Dynasty Sistema di irrigazione (controllo): Rain-bird Sistema di irrigazione (pompe): Rain-bird Controllo dell’umidità: Rain-bird Golf Cart: Clubcar con GPS Visage
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APPROFONDIMENTO Le nuove regole
Una splendida immagine: golf e natura convivono in maniera davvero unica. Anche se c’è ancora chi non è capace di crederci...
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FRA AMBIENTE E BANDIERE
Concludiamo il nostro esame con aree che possono essere vietate dal Comitato a bastoni e palline per motivi particolari, per proteggere la natura, gli habitat degli animali . E poi parliamo di putting green‌ di Corrado Graglia e Davide Maria Lantos
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APPROFONDIMENTO Nuove regole
Qui accanto, zone a rischio o comunque interdette al gioco
ZONA PROIBITA AL GIOCO Nell’edizione 2019 delle regole del Golf un’importante novità riguarda il demandare al Comitato la possibilità di definire una “zona proibita a gioco”; anche le regole attuali coprono una situazione simile che rientra nelle definizioni di Aree Ambientalmente Protette e del Terreno in Riparazione da cui è proibito il gioco. Un Comitato, oggi, non può definire una zona del campo come “Ambientalmente Protetta” ma deve necessariamente ricevere il permesso da un ente preposto, come per esempio la regione, la provincia ecc… Un Comitato può invece, in qualsiasi momento, proibire il gioco da un Terreno in Riparazione – o TR – ma, è importante sottolinearlo, ci deve essere la presenza di un TR; segnare una parte del come TR dove non si sta riparando nulla, è un po’ forzare la mano. Con l’introduzione delle Regole del golf 2019 invece, un comitato avrà più mano libera in tal senso. Il Comitato può decidere di stabilire zone proibite al gioco per le seguenti ragioni: protezione della natura, degli habitat degli animali e delle aree ambientalmente protette, prevenzione dei danni alle giovani piante, alle aiuole, ai vivai di tappeto erboso, alle aree rizol-
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late o altre aree piantumate, protezione dei giocatori dal pericolo, e tutela di siti di interesse storico o culturale. Un comitato quindi potrà, avendo la necessità di proibire il gioco da determinate zone del campo, agire autonomamente – senza quindi chiedere il permesso a enti preposti – ma tali zone dovranno necessariamente essere parte di una “condizione anormale del campo” oppure di “un’area di penalità”. Per quanto riguarda invece lo stabilire che un’area è ambientalmente protetta ed eventualmente comminare sanzioni pecuniarie in caso un giocatore vi entrasse, rimane la giurisdizione dell’ente preposto. Per quanto riguarda le regole del golf invece, si possono stabilire colpi di penalità per l’infrazione al codice di comportamento, solo per il fatto che un giocatore entri nella zona proibita al gioco, laddove l’ingresso fosse interdetto. Essendo talvolta zone molto delicate, dove è opportuno che i giocatori non solo non entrino, ma anche non si avvicinino per ragioni di salvaguardia e di tutela delle aree in questione, è necessario che il Comitato delimiti tali zone in modo accurato, mantenendo le distanze necessarie per permettere ai giocatori di “ovviare” in sicurezza. I bordi di una zona proibita gioco dovrebbero essere definiti possibilmente con linee o paletti (o la parte superiore di paletti) con colori diversi da quelli normalmente utilizzati; solitamente – ed è buona pratica farlo – si dipinge di verde la parte superiore dei paletti che delimitano la zona proibita al gioco. Un’importante novità prevista dalla regola 17.1e (Si deve ovviare dall’interferenza con una zona proibita al gioco nell’area di penalità) prevede l’obbligo del giocatore di ovviare dall’interferenza con la zona proibita al gioco, senza penalità all’interno dell’area di penalità (se vi fosse solo una parte dell’area di penalità segnata come zona proibita) oppure con la penalità di un colpo fuori
dall’area di penalità. Essendo facoltà del Comitato stabilire aree di penalità laddove lo ritenga necessario, probabilmente ci saranno situazioni in cui l’utilizzo della regola 17.1e sarà fondamentale per rendere il gioco più snello nel rispetto della natura e delle necessità del campo. Quando invece una zona proibita al gioco è segnata in una Condizione anormale del campo – quindi non un’area di penalità, il giocatore deve procedere secondo la nuova regola 16.1f, ovviando senza penalità. PUTTING GREEN Da quando la direzione del giornale ci ha chiesto di collaborare per la divulgazione delle nuove regole del golf, abbiamo già pubblicato cinque articoli sui seguenti argomenti: responsabilità del giocatore; aree di penalità; Aree dove ovviare, rimettere la palla in gioco; Preparazione al gioco e velocità di gioco; Zone proibite al gioco; Terminiamo questa prima fase di avvicinamento alle nuove regole, con la parte più delicata e importante del campo: il “putting green”. Il green, oltre a essere la zona del campo che, spesso, determina la sua “qualità” (quante volte sentiamo elogiare un percorso per i suoi green veloci e quante, al contrario, criticarne uno per i green “brutti”), è, assieme all’area di partenza, una delle zone del campo in cui si deve giocare. Un giocatore può terminare un giro col 100% dei fairway in regulation (quindi senza mai giocare dal rough), o viceversa non centrare un singolo fairway, può non entrare in un singolo bunker come “visitarli” tutti, ma non è possibile non giocare dall’area di partenza o fare un colpo al green. Inoltre, a qualsiasi livello. I colpi giocati verso il putting green e sul putting green determinano spesso il risultato della gara. Le regole da sempre sono attente a questa zona e anche il nuovo testo ha voluto dedicare una definizione e una regola, la 13, che comprende anche l’asta della bandiera. Come abbiamo avuto modo di dire in uno dei precedenti numeri, le regole sono state modificate per, tra le altre cose, rendere il gioco più “giusto”. Sul green, dove la palla deve rotolare, oggi le regole permettono di riparare solamente i cosiddetti pitch-mark e le vecchie buche; nient’altro. Per rendere il gioco più fair, secondo la regola 13.2c. sarà possibile con la mano, un piede, qualsiasi altra parte del corpo o con un attrezzo disponibile
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61 LE SCHEDE C ORRAD O GRAGL IA
Direttore del Golf Cherasco. Membro del Comitato Regole e Campionati della Federazione Italiana Golf e coordinatore della sezione Direttori e Segretari della Scuola Nazionale di Golf. Arbitro internazionale R&A e USGA. D AVID E M ARIA L ANT OS
Director of Tournament Operations del Ladies European Tour, membro del Comitato Organizzatore del Golf alle Olimpiadi di Rio del 2016 e di Tokyo del 2020. Fa parte dell’Equipment Standard Committee della R&A ed è membro del Comitato Regole e Campionati della FIG. Coordinatore della sezione Direttori e Segretari della Scuola Nazionale di Golf. Arbitro internazionale R&A e USGA. In alto uno splendido green al Caves Course di Pinnacle Point Beach (Sudafrica). Sotto: dal 2019, la bandiera custodita non sarà più fondamentale
al giocatore quale un alza-pitch, un tee oppure un bastone, apportare alcuni miglioramenti alla superficie del putting green e precisamente: i segni dell’impatto della palla (i pitch-mark) e i danni di scarpe (come per esempio i segni dei chiodi); i tamponi delle vecchie buche, le zolle d’erba, le giunture di zolle;
tracce di animale o i danni causati dagli da zoccoli di animale, e oggetti infossati (come per esempio una pietra, una ghianda o un tee). Rimangono alcune eccezioni che non possono essere riparate, come per esempio: i danni dovuti alle pratiche normali per il mantenimento della condizione generale del putting green, come per esempio i buchi di aerazione e scanalature da taglio verticale (verticut); i danni provocati da irrigazione o pioggia o altre forze naturali, aree con imperfezioni naturali della superficie (come per esempio erba infestante o aree spoglie, malate o di crescita irregolare), o danni provocati dall’usura naturale della buca. Il bordo di un putting green è definito dal punto in cui si può vedere che inizia l’aera appositamente preparata, tramite un taglio di erba diverso oppure il Comitato può utilizzare linee e punti (vi ricordate lo U.S. Open in cui il comitato, per definire i green, dovette segnarli con delle linee colorate per riconoscerli dai fairway?). Nel caso di doppio green – come la 9 e la 18 del
Golf Monticello – se il comitato lo desidera, ma non è obbligatorio a farlo, può decidere di “dividerlo” in due parti, quindi in due green differenti; in tal caso, la parte di green doppio di pertinenza dell’altra buca è considerato un green sbagliato. Sarà inoltre possibile predisporre una regola locale per includere nel green – ma al solo scopo di questa regola – la zona di collar, per evitare di danneggiare la superficie in caso nel gioco di una buca, la pallina dovesse fermarsi su di un green sbagliato (quindi quello di una buca diversa da quella che si sta giocando), evitando al giocatore di individuare un’area dove ovviare per l’interferenza al green sbagliato, dove potenzialmente potrebbe arrecare dei danni. L’asta della bandiera è fondamentale per indicare ai giocatori dove si trovi la buca e include la bandiera e qualunque materiale o oggetto attaccato all’asta. Le specifiche tecniche saranno indicate nelle regole dell’equipaggiamento. Un’importate novità prevista dalla regola 13.2a, consente al giocatore di lasciare l’asta della bandiera nella buca quando gioca dal putting green e non c’è più penalità in caso il giocatore dovesse imbucare con l’asta ancora nella buca.
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GOLF & INVERNO IN SICILIA
La piĂš grande isola italiana potrebbe essere un paradiso per il nostro sport, con una stagione ideale anche in quelli che al nord sono mesi in cui spesso non si gioca . Ma i campi sono pochi e soprattutto mancano i collegamenti... di Salvatore Brancati
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Verdura Golf, a Sciacca (Agrigento)
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Turismo - Sicilia
dati dei traffico aereo non mentono: in inverno in icilia si assiste ad una drastica riduzione dei ussi di turisti. i contro altre destinazioni pagna in primis , continuano regolarmente ad accogliere clienti di ogni sorta e tutti gli operatori siciliani si arrendono fatalmente all’arrivo della stagione invernale, come se fosse un problema senza soluzione. Per limitare le perdite molti hotel da sempre chiudono i battenti in inverno e pure i due più importanti resort golfistici siciliani il Verdura ed il onnafugata da alcune stagioni chiudono durante i mesi più freddi. a stagione invernale è percepita come un fenomeno negativo e un problema insolubile. Abbiamo sentito in merito iovanni Ruggieri, docente di Economia del urismo e delle estinazioni uristiche all’Università di Palermo, che ci svela che “in realtà non bisogna connotare questo andamento con termini negativi definendolo de stagionalità ma in termini più consoni, rivelare una sua precisa identità e parlare cos di altra stagionalità .
Donnafugata Golf Resort & Spa, a Contrada Piombo (Ragusa). In basso le grandi piscine di Verdura (a sinistra, davanti alla struttura centrale del resort) e Donnafugata
Cosa vuol dire esattamente? “Va da s che un paragone in negativo con periodi più caldi non è corretto, non essendo possibile offrire le stesse attrattive in inverno. È un periodo dell’anno con altre caratteristiche e come tale deve essere affrontato”. Sembra che la Sicilia in inverno sia all’interno di un circolo vizioso senza fine: pochi voli, pochi turisti, pochi investimenti. “L approccio deve mutare radicalmente non si pu pensare di o rire lo stesso prodotto in tutte le stagioni e in tutti i mercati andando incontro ad una ovvia déb cle ma l o erta va definita meglio in ragione delle variabili che mutano nel corso dell anno. isogna individuare specifiche attrattive mettere a sistema i soggetti interessati e creare un prodotto che sia appetibile per il mercato invernale, alla stessa stregua dei competitor. Molti pensano che il golf possa costituire il perno di questo prodotto e che altri elementi succedanei come il clima, il buon cibo e la cultura possano far sistema e riempire flotte di aerei. “Nessun fattore attrattivo può creare da solo un prodotto di grande interesse e generare volumi sufficienti ad allettare compagnie aree o grandi tour operator – obietta Ruggieri – non esistono mercati europei così vasti, bisogna, piuttosto, intersecare diversi mercati
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65 LA SCHEDA GIOVANNI RUGGIERI,
ricercatore e professore a contratto presso l’Ateneo di Palermo, tiene lezioni e seminari presso Università straniere come Malaga, Vienna, Leeds, Pecs ed è Coordinatore del Master Internazionale “Hospitality Management and Food & Beverage” in collaborazione con l’Università della Florida. È Presidente dell’Osservatorio sul Turismo per l’Economia delle Isole (OTIE) ed è inserito nella lista degli esperti sul turismo dell’Ufficio del Primo Ministro del Governo Italiano. Coopera con la Fondazione UNESCO per la definizione del piano di gestione UNESCO in Sicilia.
che fanno perno sui rispettivi attrattori principali e creare un sistema multivariato di molteplici interessi, tali da generare uel flusso costante di turisti che riempiono significativamente gli aerei in parten a dai mercati nord-europei”. Un prodotto complesso e articolato. Non sarà, quindi, solo la cultura o lo sport a fare da traino ai mercati e portare con sé altri settori come il benessere o le città d’arte, perché ognuno di essi sarà percepito singolarmente come fattore trainante solo per uno specifico segmento di mercato che vedrà gli altri come secondari e viceversa. n altre parole, se il golfista si muove essenzialmente per giocare, potrebbe preferire una meta piuttosto che un’altra per la presenza nei dintorni delle città d’arte altri turisti invece, interessati alla cultura, potrebbero concedersi anche una pausa rilassante in una bella SPA; chi vuole fare un fine settimana alle terme, potrebbe anche a giocare a golf solo alcuni giorni nei campi vicini. Un mercato segue l’altro e tutti si rivolgono alla stessa destina-
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zione. Quindi nessuna variabile ha la forza di muovere un mercato da solo, bisogna creare un sistema composito e generare un prodotto complesso, articolato e attraente per diversi mercati. Ma chi è in grado di far questo? “In Spagna – chiarisce Ruggieri – gli imprenditori sono il soggetto trainante di questo sistema: individuano le esigenze, studiano i mercati, creano le attrazioni e costruiscono insieme ai proprietari dei vettori e ad altri soggetti il ‘prodotto regionale’, le Istituzioni svolgono solo un ruolo marginale, di accompagnamento al sistema”. In Italia, invece, molti soggetti pensano che questo coordinamento debba essere svolto dalle Istituzioni e che gli imprenditori possono solo assistere passivamente a ciò che il settore pubblico deve creare per loro. Si accontentano così di una promozione basata sulla stampa di dépliant e locandine, sulla realizzazione del sito internet, piuttosto che alla percezione del contributo per partecipare ad alcune fiere. mputano il calo stagionale essenzialmente alla mancanza di voli, come se fosse un fattore esogeno al sistema che lo colpisce in maniera ineluttabile. Come rilevato sul metodo di composizione dell’offerta, si è assistito ad alcune ri essioni che riguardano lacune nella parte infrastrutturale. In particolare, la presenza di pochi campi da
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golf, talvolta lontani tra loro o mal collegati. Anche questo aspetto dovrebbe esser gestito con un diverso approccio? “Stante i noti comportamenti del tipico turista golfista che cerca di giocare in diversi campi durante la sua vacanza – conclude Ruggieri - anche in questo caso non bisogna dimenticare che il golf deve necessariamente lavorare in sinergia con altre attrattive, perché in ogni caso difficilmente avrebbe la possibilità di garantire un costante flusso di turisti. Lo scarso numero di campi o la difficoltà di collegamento non possono diventare una scusa per una visione fatalistica, ma devono essere la spinta per amalgamare ancor di più le diverse attrattive del territorio. Quante volte all’estero valorizzano al massimo pochi reperti archeologici e piccoli monumenti, che tuttavia, messi in sistema con altri fattori attrattivi, ci portano a una destinazione capace di accontentare diversi tipologie di turisti”. Sembra proprio allora che i tipici competitor della Sicilia (Spagna, Portogallo e Magreb) abbiano elaborato il loro sistema turistico facendo dell’interazione tra fattori attrattivi, intraprendenza imprenditoriale e approccio scientifico i principali cardini organizzativi, dimostrando in ultima analisi che la differenza di approccio metodologico in relazione al nostro sistema è molto evidente e che la differenza dei risultati lo è ancor di più.
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Il Picciolo Golf Club & Resort a Castiglione di Sicilia (Catania). In basso, I Monasteri Golf & Spa Resort a Siracusa
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IN PRIMA FILA AL NATIONAL
Il superintendent del Castello di Spessa è stato fra i protagonisti in campo nella preparazione della Ryder Cup 2018 di Roberto Lanza
Nella foto, una delle meravigliose buche del Golf National, nei dintorni di Parigi, che ha ospitato la Ryder Cup
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rancesco Molinari mentre stracciava gli americani in Ryder Cup l’hanno visto e ammirato tutti in diretta live mondiale e l’urlo “Moli Moli...” ha riecheggiato a lungo a sud della Reggia di Versailles. Ma Chicco non è stato l’unico azzurro in azione sul percorso del Golf National di Parigi. Dietro le quinte e lontano dalle telecamere ha operato il giovane superintendent Matija Pipan. Trentotto anni, goriziano di San Floriano Del Cóllio, Matija era infatti uno dei 180 greenkepeer che hanno preparato il campo in maniera eccezionale, con green e fairway verdissimi e perfetti e quel rough impenetrabile che ha messo in crisi il dream team americano - a partire dai titolatissimi Tiger Woods e Phil Mickelson - contribuendo in maniera decisiva al successo europeo. Sono stati giorni di grande euforia e passione per chi ha giocato, per chi ha assistito come spettatore (quasi 300mila persone) e soprattutto per chi ci ha lavorato, quelli che entravano in campo di notte, quando i cancelli del National si chiudevano, per poi lasciare spazio ai campioni: “L’emozione e stata incredibile, penso che difficilmente possa essere raccontata una cosa di questo calibro se non vivendola – racconta Matija -. Quello che ho amato di più, oltre a poter lavorare su un campo che sfiorava la perfezione, era l’audacia e positività che girava in mezzo a noi
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Matja Pipan, ripreso anche sotto a Parigi. A destra, il Castello di Spessa greenkeeper, quasi tutti molto giovani (under 35, ndr), nel portare questo avvenimento al massimo, consapevoli che indipendentemente dalla tipologia di mansione che si eseguiva, più o meno bella, più o meno importante di ruolo, lo scopo era quello di arrivare all’eccellenza e ci siamo riusciti. Una delle cose più incredibili che mi è rimasta impressa era quella di spianare i bunker con il classico rullo per pittura, perché dovevano luccicare. E poi la squadra di greenkeeper che al mattino partiva munita di forbicine taglia unghie a
rifare le bordure interne degli irrigatori. Che dire... Spettacolo!”. L’opportunità di andare a lavorare al Golf National in occasione della Ryder Cup per Matija si deve alle sue origini e la conoscenza delle lingue e nasce a seguito della collaborazione tra la FEEGA (Federation of European Golf Greenkeeping Associations) e il Superintendent del Golf National Alejandro Reyes: “Alla base di tutto c’è la mia conoscenza dello sloveno che mi ha permesso da più di 10 anni di essere membro anche della federazione Slovena, che fa anche parte della FEEGA – spiega Matija che si è diplomato Superintendent alla scuola del centro tecnico federale nel 2008 per poi specializzarsi all’University of Massachusettes UMass Amherst a Boston, negli Stati Uniti -. FEEGA ha emesso un bando di concorso nel quale si doveva presentare un’ampia documentazione con diplomi, studi, certificazioni... e dopo una scrupolosa selezione sono riuscito a essere uno dei dieci privilegiati a livello europeo su oltre 600 domande. Questa partecipazione per me è stata una soddisfazione grandissima, il coronamento dei tanti sacrifici fatti in passato e ovviamente un’ulteriore occasione di accrescimento professionale”. Dopo l’“esperienza parigina” Pipan è tornato nel Collio goriziano ad occuparsi del Golf & Country Club Castello di Spessa, percorso nato nel in seguito alla bonifica dei terreni che circondano il maniero situato tra le campagne di Capriva del Friuli a ridosso del confine con la lovenia e l’Austria: “ l nostro è un campo a 18 buche caratterizzato da diversi panorami che si differenziano anche nella struttura dei fairway, in modo da dare l´impressione di giocare in tre campi diversi, ma sempre immersi tra le vigne e gli uliveti e con la vista costante del bellissimo castello situato nel mezzo. Ha nove buche più movimentate in collina, molto accattivanti e altre
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71 nove pianeggianti che, per chi ad esempio ha poco tempo, si possono girare in un periodo relativamente breve, molto utilizzate specialmente nei periodi invernali. Infatti grazie alla posizione geografica qui il clima ci permette di giocare tutto l’anno. Per ciò che concerne le essenze, i battitori sono in Lolium, i fairway” in Lolium e Poa Pratensis mentre i green in Agrostide”. La storia nel mondo del golf di Matjia parte alla fine degli anni : “ iamo viticoltori da generazioni e ho sempre avuto una grande passione per il verde e la natura. Nel mio paese a an loriano del Collio, paese dell’estremo nord est famoso per i vini bianchi c’era un golf a buche e ricevetti la proposta dai proprietari i conti ormentini ndr) di occuparmi del loro campo, ho iniziato a lavorare lì e scoperto una professione che non ho più lasciato”.
Una professione in grado di regalare grandi soddisfazioni ma anche molto complicata dove si deve lottare contro il clima e ci si deve adeguare a normative restrittive, come i divieti sanciti a seguito dell’introduzione del PAN Piano di Azione azionale : “ icuramente il PAN ha messo in ginocchio molti campi. e poi si lavora in una posizione geografica con un’escursione termica annuale che può tranquillamente andare dai d’estate ai - d’inverno, capirete che qui pu crescere e germinare veramente di tutto. Certamente mantenere il tappeto il più sano possibile, bello, vigoroso e con una buona densità, favorisce una minima germinazione delle infestanti annuali, che è il mio primo vero problema. Ho avuto occasione di confrontarmi in rancia con moltissimi green eeper europei sulla possibilità di utilizzo di prodotti
fitosanitari, beh... siamo molto indietro. nfatti loro hanno una vasta gamma di sostanze a disposizione. pero che il Ministero dell’Ambiente capisca la nostra tipologia di lavoro e le nostre problematiche, perché arrivare ad un minimo di prodotti da poter utilizzare, come negli altri stati della comunità europea, è indispensabile”. Il golf per Matija non è però solo lavoro ma anche una passione: “ ono convinto che ogni buon green eeper deve anche giocare a golf. Lo scopo, oltre a socializzare con i soci e perché no, conoscere altre persone appassionate di questo sport, è principalmente quello che serve a capire e a interpretare al meglio il nostro lavoro. Purtroppo il tempo a disposizione non è mai molto, quindi mi sono fermato a 12 di handicap”. Passione e lavoro che a volte ti portano alla R der Cup.
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Nuovi interventi
LUXURY RESTYLING PER ANTOGNOLLA
Il bel circolo umbro è in una fase di profondo rinnovamento. I recenti lavori allo splendido castello del XII secolo trasformato in resort e la rivisitazione del campo mirano a portare la struttura nell’Olimpo del golf e dell’accoglienza
L ’
incantevole paesaggio umbro fa da sfondo alle 18 buche progettate da Robert Trent Jones Junior. L’Antognolla Golf, in una manciata di mesi, ha trasformato il castello e la tenuta in un Resort internazionale e rinnovato il campo da gioco. L’inadeguatezza dell’impianto di irrigazione
a cura della redazione e del sistema di drenaggio ha portato al loro completo rifacimento, che, a sua volta, ha offerto l’opportunità al noto architetto progettista di ridefinire il design del campo. Molti dei 66 bunker preesistenti sono stati infatti eliminati e i restanti sono stati ridisegnati sulle caratteristiche naturali dell’ambiente circostante.
I progetti dell’impianto di irrigazione, dei bunker e del sistema di drenaggio sono stati affidati ad uno staff di consulenti e progettisti internazionali che ha nominato come general contractor ACQUAFERT Green. Tenuto conto dei tempi particolarmente serrati dell’intervento, la presenza di un unico referente si è rivelata una scelta fondamentale, perché ha permesso un’organizzazione del lavoro puntuale e perfettamente integrata. ACQUAFERT Green è intervenuta su un impianto di irrigazione di circa 25 anni, costruito in due fasi distinte, con una copertura irrigua ormai inadeguata agli standard richiesti. Le 9 buche più datate avevano tubi in pvc, mentre quelle più recenti erano servite da tubazioni in polietilene. Per il rinnovo è stato scelto un sistema di controllo e automazione Rain Bird® monocavo ICS, con due diverse tipologie di irrigatori per fairway e green ed un raggio d’azione da 21 a 27 metri. Si è optato, invece, per un’irrigazione più puntale e specifica nei tee, anche in considerazione della conformazione “piatta” delle aree di partenza. In corso d’opera è sorta l’esigenza di aggiungere una micro-irrigazione mirata di supporto per i periodi più siccitosi sulle sponde dei bunker esposti a sud-ovest. Complessivamente sulle 18 buche sono stati interrati oltre 31.000 metri di tubi in polietilene che vanno ad alimentare 930 irrigatori elettrici a comando singolo. Il sistema di drenaggio negli anni si era usurato dimostrandosi insufficiente, così il nuovo progetto ha previsto una rete di
A sinistra, lo splendido contesto naturale del Golf Club Antognolla, nel cuore dell’Italia Centrale. Sulla sinistra, lo svettante castello in fase di ristrutturazione
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Qui sopra, dettagli dei nuovi e importanti interventi di drenaggio di ACQUAFERT Green sul percorso dell’Antognolla drenaggi profondi e una rete “sand slit” di drenaggi superficiali. Anche in questo caso si parla di numeri importanti: sono stati utilizzati circa . metri di drenaggi principali oltre a . metri di drenaggi secondari.
ACQUA ER reen ha optato per drenaggi costruiti con una fitta rete di tubi, ghiaia e sabbia dove, da profonde dorsali principali, si dipartono drenaggi secondari più superficiali. ’acqua in eccedenza viene poi riciclata a supporto dell’impianto di irrigazione. Questi interventi hanno reso il campo da golf pienamente giocabile tutto l’anno con un’attenzione in più alla sostenibilità ambientale e al risparmio idrico. l nuovo sistema di drenaggio è stato impiegato anche su tutti i bun er i quali sono stati successivamente rivestiti con uno speciale calcestruzzo addizionato a polimeri capillar concrete che drena l’acqua e impedisce alla sabbia di inquinarsi con il terreno sottostante. l risultato è una notevole riduzione delle ore di manutenzione e della sostituzione della sabbia stessa. l topografo dello staff di ACQUA ER reen con un sistema P ha seguito puntualmente i lavori di ogni singola buca, eseguendo sia i rilievi di tutti gli impianti installati sul campo irrigazione e drenaggi , sia quelli per la realizzazione del nuovo design.
lavori sono stati effettuati durante il periodo estivo, uno dei momenti di maggiore attività del olf Antognolla. uttavia, l’efficiente coordinamento degli interventi ha permesso non solo di mantenere il campo giocabile e aperto al pubblico, ma anche di affrontare l’estate con impianti di irrigazione sempre funzionanti. n ore l’impianto di irrigazione di ciascuna buca veniva completato e messo in funzione, cos da non compromettere la salute del manto erboso. l vecchio impianto e il nuovo hanno funzionato a pieno regime e in maniera integrata durante tutti i lavori. Per raggiungere un simile standard di efficienza, per prima cosa è stato installato il soft are di gestione, in questo caso il imbus di Rain Bird®, che ha sostituito un vecchio sistema a satelliti di campo senza soft are di controllo. l olf Antognolla ha visto in questo profondo rinnovo un’opportunità eccezionale per adeguare il campo a livello strutturale, impiantistico e di design alle più moderne tendenze del settore e per offrire a soci ed ospiti sfide coinvolgenti a qualsiasi livello.
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IL PROBLEMA DEL “PABIO” Abbiamo parlato con tre responsabili della cura dei tappeti erbosi in altrettante regioni: Veneto, Emilia Romagna e Toscana. La scorsa estate ha lasciato ferite aperte e lo stesso è avvenuto anche in Austria, Svizzera e Germania di Roberto Roversi Collaborazione di Alessandro De Luca
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estate che è appena terminata ha lasciato in eredità un bel po’ di problemi in molti campi da golf italiani, soprattutto nelle regioni del Nord. Le alte temperature che si sono registrate tra luglio e agosto, unite a un alto tasso di umidità, hanno creato condizioni che hanno favorito l’insorgere di erbepiante infestanti sui fairway e, sia pure in maniera limitata, sui green. A rendere più grave questa situazione, inoltre, sono state anche le normative contenute nel PAN (il Piano Azione Nazionale emanato dalla comunità europea in merito all’impiego dei prodotti chimici in agricoltura e nel verde pubblico) che non hanno consentito l’abituale prevenzione e i trattamenti che in passato venivano effettuati per evitare questo tipo di problema. L’insieme di tutto ciò ha determinato il contesto ideale per lo sviluppo di alcune infestanti, parte delle quali conosciute con il nome generico di “pabio”, che raggruppa tre graminacee annuali (Setaria viridis o pabio comune, Digitaria Sanguinalis o zampa di gallina, Eleusine Indica o gramigna india-
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na) che germinano e si sviluppano durante i periodi caldi e sono molto invasive sui tappeti di microterme. Queste graminacee tolgono nutrimento alle piante limitrofe e rovinano i tappeti erbosi creando chiazze discontinue. Inoltre, essendo della stessa famiglia delle specie che compongono il prato, il “pabio” è molto difficile da eliminare senza causare danni anche alle altre piante circostanti. Queste graminacee hanno una crescita rapida e aggressiva che si sviluppa in laterale andando a occupare ampie zone del tappeto erboso. Oltre a disturbare molto l’aspetto estetico e l’uniformità del prato, il “pabio” è molto coriaceo e resiste al taglio basso creando non pochi problemi di gestione in quanto toglie luce e acqua all’erba “buona”. Oltre alle corrette pratiche agronomiche,che permettono di ottenere un tappeto erboso denso e competitivo, altro metodo rapido ed efficace per debellare questa infestante è stato fino al qualche anno fa l’uso dei prodotti fitosanitari, sia in fase di prevenzione, con l’impiego dell’antigerminello, e sia in cor-
so di sviluppo ricorrendo a diserbanti selettivi. Ad oggi questi presidi chimici non sono più utilizzabili e le armi a disposizione per contenere la nascita delle infestanti sono costituite da un’intensificazione delle migliori pratiche agronomiche, che consentano di ottenere un tappeto erboso molto fitto e chiuso, che non favorisce l’intrusione del “pabio”. Altro sistema efficace, già adottato da vari percorsi di golf anche nel centro Nord Italia e che da anni non utilizzano più i diserbanti, è costituito dall’impiego della bermuda, una specie macroterma che forma un tappeto erboso molto denso ed estremamente competitivo nei confronti delle infestanti. Quando non si ha questa possibilità bisogna fare i conti con una realtà problemati-
In apertura e in queste due pagine, foto della clubhouse e panoramica sulle alcune buche di Padova Valsanzibio, dove Stefano Contarin ricopre il ruolo di superintendent
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ca che mette a repentaglio la salute del manto erboso con ripercussioni sulla giocabilità del campo e sui costi di manutenzione. Infatti, quando l’infestante ha esaurito il suo ciclo vegetativo lascia vaste chiazze di terreno nudo e per riportare la situazione alla normalità quasi sempre si rende necessaria un’operazione di trasemina autunnale con aggravio delle spese. I giocatori di molti circoli del Nord Italia hanno avuto modo di toccare con mano questa situazione che con l’arrivo dell’autunno dovrebbe avviarsi a soluzione, lasciando, però, ferite profonde sul tappeto erboso che vanno curate. Se la notizia può consolare i golfisti italiani c’è da dire che le stesse problematiche si sono avute anche in molti campi da golf dell’Europa continentale (Austria, Germania e Svizzera in particolare) dove la prolungata siccità estiva e le alte temperature hanno provocato danni ai tappeti erbosi con ampie aree bruciate che dovranno essere riseminate. Per conoscere più da vicino come sono andate le cose in questa caldissima estate abbiamo preso in considerazione tre casi diversi tra loro, tutti nel Centro-Nord dell’ talia, per capire come è stato affrontato il problema.
Un’estate particolarmente complicata è quella che ha vissuto Stefano Contarin, superintendent del Golf Club Padova, che ha dovuto fare i conti con una situazione davvero difficile. “ iamo arrivati a fine luglio senza grosse difficoltà con i soliti problemi, molto circoscritti, che incontriamo ogni estate – dice Contarin – Dall’inizio di agosto, però, la situazione è precipitata con la perdita di vaste aree del tappeto erboso sia sui green che sui fairway a causa del persistere delle alte temperature. A risentirne maggiormente sono state le nove buche costruite più di recente, mentre sul vecchio percorso i danni sono stati minori. In tutto questo abbiamo dovuto affrontare anche il problema delle infestanti. Una situazione simile l’avevamo vissuta nel 2003, ma non in maniera così pesante.” Quali misure avete adottato per risolvere questi problemi? “Non potendo disporre delle difese rappresentate dai prodotti chimici non ci è rimasto altro che prevedere la risemina delle aree danneggiate. La parte di percorso nuova è stata quasi rifatta per intero ed è rimasta chiusa al gioco per un mese. Adesso, per
fortuna, la situazione sta tornando alla normalità sia pure con un altezza di taglio, sia sui green che sui fairway, più alta del normale per consentire un inerbimento più rapido. Sulle 18 buche tradizionali, invece, siamo ricorsi alla rizollatura delle aree più in difficoltà dei green e degli avantgreen, mentre sui fairway abbiamo operato una classica trasemina. Prima dell’arrivo dell’inverno il percorso dovrebbe tornare alla normalità.” È una situazione che può ripresentarsi in futuro? “Temo di si. Non potendo più utilizzare i prodotti chimici che in passato ci aiutavano a combattere queste situazioni, quando capita un’estate con temperature più elevate del solito è molto probabile andare incontro a queste situazioni di criticità. Inoltre noi abbiamo anche un altro problema rappresentato dalla qualità dell’acqua che usiamo per l’irrigazione la quale ha un tasso salino piuttosto elevato. Un fattore che non mal si addice ai tappeti erbosi in microterme come il nostro, specialmente in condizioni limite come quelle dei mesi scorsi. Purtroppo il nostro approvvigionamento idrico avviene tramite canali di bonifica consortili nei qua-
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li con uiscono gli scarichi degli stabilimenti termali della zona e questo contribuisce ad aumentare la salinità dell’acqua che usiamo. E’ stata anche verificata la possibilità di utilizzare l’acqua di falda, ma la quantità presente nell’area del percorso non è sufficiente per l’irrigazione delle nostre buche.” al Veneto ci spostiamo in Emilia, dalle parti di Parma dove fino a non molto tempo fa il percorso del Golf Club del Ducato di ala Baganza ha lottato a lungo contro l’invasione delle infestanti. Una battaglia che, con il divieto dell’uso dei prodotti chimici, è diventata impari e senza possibilità di successo. “ n passato il problema delle infestanti creava qualche disagio spiega Alessandro Carrara, irettore del circolo emiliano dal con un passato da professionista che da quest’anno dirige anche il Golf Club Salsomaggiore ma potendo utilizzare i presidi fitoiatrici potevamo intervenire tempestivamente per ridurre al minimo l’impatto delle infestanti sul tappeto erboso. Con l’entrata in vigore delle nuove normative europee contenute nel PA la situazione è cambiata drasticamente e non è stato più possibile risolvere questo problema con conseguenze negative sulla qualità del tappeto erboso. Cos abbiamo deciso di risolvere il problema in maniera definitiva.”
La clubhouse e un bello scorcio ripreso sul percorso del Ducato, vicino a Parma. Dal 2014, Direttore del circolo emiliano è Alessandro Carrara
In che modo? “Abbiamo avviato la trasformazione del tappeto erboso di tutto il tracciato da microterme a macroterme, cioè seminando i fair a con la bermuda, una varietà che, oltre ad altre caratteristiche, non è attaccata dalle infestanti. l programma di questo importante intervento è iniziato a fine luglio con la semina delle prime sei buche e si concluderà la prossima estate con la trasformazione del tappeto erboso delle buche rimanenti.” In quanto tempo siete riusciti ad aprire al gioco le buche seminate? “ razie alla modalità di semina che abbiamo utilizzata è stato sufficiente poco più di un mese per avere dei fair a giocabili e ben inerbiti, tanto che dopo il secondo mese abbiamo deciso di non far più piazzare la palla.”
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Come siete arrivati alla decisione? “Le ragioni di questa scelta sono state diverse. Dal vantaggio di non avere più a che fare con il problema delle infestanti alla migliore gestione, anche in termini economici, dell’impianto di irrigazione che adesso sarà meno sollecitato. Prima di prendere questa decisione abbiamo fatto alcune sperimentazioni su diversi battitori avendo un esito più che positivo. A questo punto abbiamo scelto la soluzione della trasformazione del percorso a macroterme.” Chi invece ha adottato le macroterme sin dall’inaugurazione del percorso, era il 2011, è stato il Royal Golf Club La Bagnaia. “Né quest’anno né in passato abbiamo ri-
scontrato problemi legati alla presenza di piante infestanti – ci racconta Matteo Pau, superintendent del campo sin dalla sua apertura - L’uso della Bermuda ci ha messo nelle condizioni di non avere a che fare con questi inconvenienti. Per la verità, per , fino al 2013 qualche fastidio c’è stato sulle aree dei tee di partenza seminati inizialmente con la classica Agrostide. Dopo aver avuto problemi di infestanti e di malattie abbiamo trasformato in macroterme anche queste zone del campo risolvendo la situazione. Adesso il percorso non presenta inconvenienti, nemmeno il rough che teniamo abbastanza folto e con una corretta altezza di taglio che lo difende dalle infestanti, pur non essendo troppo punitivo per i giocatori.”
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Un tappeto erboso di macroterme è davvero completamente al riparo dal rischio delle infestanti? “In gran parte direi di si. Però non dobbiamo mai dimenticare di curare la manutenzione con la massima attenzione. Un tappeto erboso con una superficie fitta e omogenea impedisce alle infestanti di insediarsi mentre un periodico intervento di verticut permette di mantenere costante nel tempo la consistenza del fairway evitando ingiallimenti del manto dovuti alla presenza di feltro. Anche con le macroterme bisogna sempre tenere sotto controllo la situazione e programmare gli interventi adeguati se non si vogliono correre rischi e avere un tappeto erboso di qualità. C’è da dire, inoltre, che il clima di questa zona vicino a Siena, soleggiato e ventilato, contribuisce a ridurre il rischio di infestanti che, invece, proliferano con il caldo afoso e umido.” Avete avuto problemi sui green? “Fortunatamente no grazie anche alla deroga che è stata concessa quest’estate per poter
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utilizzare i prodotti chimici per un periodo limitato e solo sui green che sono stati realizzati in Agrostide. Abbiamo avuto qualche caso di normale “dollar spot” ma lo abbiamo risolto in fretta. La presenza del doppio irrigatore, inoltre, ci ha permesso di gestire al meglio la distribuzione dell’acqua. Va sottolineato che anche un uso mirato e calibrato dell’irrigazione contribuisce a rendere il campo più sano ed economico. Basti pensare che nel giro di qualche anno abbiamo ridotto di oltre la metà il consumo di acqua.” n definitiva appare evidente, alla luce di questa situazione, che in futuro sarà sempre più difficile avere percorsi con le condizioni di manutenzione e di giocabilità che c’erano in passato. golfisti dovranno abituarsi a campi un po’ meno belli, soprattutto in certi periodi dell’anno. A meno che non venga data nuovamente importanza all’adozione delle migliori pratiche agronomiche, che richiederanno però una sempre maggiore preparazione e professionalità da parte dei superintendent. Sen-
La splendida natura che circonda il percorso del Royal Club La Bagnaia e il suo superintendent, Matteo Pau
za trascurare ovviamente la soluzione “bermuda”, che come dimostrato dalle ricerche compiute da anni dalla Sezione Tappeti Erbosi della Federgolf e dalle oramai decennali esperienze “di campo”, funziona bene anche nel Nord Italia.
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Grazie a tutti i club del nostro calendario gare 2018
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Questi i circoli di golf italiani che, dal 2008 al 2018, ci hanno aiutato a donare in beneficenza quasi 150mila euro: Acaya, Antognolla, Argentario, Arzaga, Asiago, Asolo, Bagnaia, Bergamo L’Albenza, Biella, Bogliaco, Bogogno, Bologna, Ca' Amata, Ca' della Nave, Cansiglio, Carimate, Castelconturbia, Castelfalfi, Castelgandolfo, Castellarquato, Castello Tolcinasco, Castelvolturno, Cavaglià, Cherasco, Chervò San Vigilio, Cervia, Città di Asti, Donnafugata, Ducato La Rocca, Fioranello, Firenze Ugolino, Folgaria, Franciacorta, Golf dei Laghi, Jesolo, La Margherita, Le Fonti, Le Pavoniere, Lignano, Marco Simone, Margara, Milano, Modena, Molinetto, Montecchia, Nazionale, Olgiata, Padova, Parco di Roma, Pelagone, Perugia, Petersberg, Pinetina, Poggio dei Medici, Pra delle Torri, Punta Ala, Rapallo, Rivieraresort, Royal Park, Salsomaggiore, San Domenico, Saturnia, Serravalle, St. Vigil Seis, Terre dei Consoli, Torino, Udine, Varese, Venezia, Verdura, Verona, Villa Carolina, Villa d'Este, Villa Paradiso
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INCONTRI
Transitioning turfgrasses
NOVITĂ€ A CONFRONTO
A Padova, il sesto appuntamento dell’ETS che riunisce ricercatori, professionisti, utilizzatori, aziende europee e internazionali che si occupano di tappeti erbosi di Alessandro De Luca
Golf della Montecchia
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SAVE THE DATE!
6° Field Day della European Turfgrass Society (ETS)
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ei giorni 27 e 28 maggio 2019, grazie alla fondamentale collaborazione dell’Università di Padova e del Golf della Montecchia, la European Turfgrass Society (ETS) organizzerà in Italia e precisa-
mente a Padova il 6° ETS Field Day. Si tratta di un appuntamento biennale, ospitato ogni volta in un Paese diverso, che riunisce ricercatori, professionisti, utilizzatori ed aziende europee ed internazionali che si occupano di tappeto erboso. Un importante momento di incontro e di confronto quindi sulle più recenti novità e sulle nuove tecnologie disponibili per la gestione del tappeto erboso. Già dal titolo dell’evento, “Transitioning turfgrasses”, emerge il tema delle due gior-
nate: gestione del tappeto erboso nelle zone di transizione tenendo conto dei cambiamenti climatici e dei limiti sull’impiego dei fitofarmaci. Poiché gli argomenti della seconda giornata saranno molto concentrati sulla gestione dei percorsi di golf, gli organizzatori hanno deciso di riservare una quota di iscrizione dedicata, a prezzo ridotto, ai responsabili della gestione dei percorsi di golf. Sempre per la seconda giornata è prevista la traduzione simultanea.
PROGRAMMA COMPLETO DELLE DUE GIORNATE 27 maggio UNIVERSITÀ DI PADOVA
28 maggio GOLF DELLA MONTECCHIA
Ore 8,30: Registrazione Ore 9:10: Saluti Autorità Agripolis - Università di Padova Ore 9,20: Prof. Mike Richardson - Professore della Arkansas University • Migliorare la biodiversità e l’habitat per gli insetti impollinatori in presenza di un tappeto erboso Ore 9,50: Dr. Marco Volterrani Ricercatore del Certes , Università di Pisa • Utilizzo di macchine da taglio robotizzate, risparmio di energia e miglioramento della qualità del tappeto erboso Ore 10,10: Prof. Diego Gomes de Barreda Ferraz Professore dell’Universitat Politecnica de Valencia fide e opportunità per lo sviluppo delle specie da tappeto erboso nelle zone di transizione Ore 10,30: Cofèe breack Ore 11,00: Dott.ssa Lucia Bortolini Ricercatore TESAF, Università di Padova • High distribution uniformity of irrigation systems to ensure turf qualit and efficient use of ater Ore 11,20: Dott.ssa Cristina Pornaro Ricercatore DAFNAE, Università di Padova • Nuova tecnica iperspettrale per la valutazione della composizione oristica di un tappeto Ore 11,40: Presentazione sponsors Ore 12,30: Trasferimento presso Azienda agricola dell’Università di Padova e light lunch Ore 13,30: Visita alle prove sperimentali dell’Università di Padova Ore 16,30: Trasferimento e visita al Land Lab di Vicenza Visita all’Orto Botanico di Padova Ore 19,00: Cena e chiusura dei lavori della giornata
Ore 9:00: Saluti del Presidente del Golf della Montecchia Dr. Paolo Casati Ore 9,10: Dr. Michael P. Kenna - Direttore del settore Ricerche della Green Section della USGA •Panoramica sulle esperienza negli USA sulla manutenzione sostenibile del tappeto erboso Ore 9,50: Dr. Alessandro De Luca - Responsabile della Sezione Tappeti Erbosi della Federgolf •L’esperienza del “Biogof Case Study” al Golf della Montecchia Ore 10,10: Dr. Stefano Macolino - Professore DAFNAE Università di Padova •Studio sulla naturalizzazione dei rough Ore 10,30: Cofèe breack Ore 11,00: Dr. Simone Magni Ricercatore del Certes , Università di Pisa •Tecniche di conversione del tappeto erboso da microterme a macroterme Ore 11,20: Dr. Brian Og O’Flaherty Superintendent del Golf della Montecchia •Gestione della Bermudagrass al di sopra del 45° parallelo Ore 11,40: Dr. Massimo Mocioni AgroInnova, Università di Torino •Gestione delle principali avversità rilevate senza impiego di prodotti chimici Ore 12,00: Light lunch Ore 13,00: Visita al percorso Ore 16,00: Visita all’Orto Botanico di Padova Ore 18,00: Visita all’azienda Pratoverde, chiusura lavori e grigliata finale
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PA N - S O L U Z I O N I A LT E R N AT I V E Le Robinie, Bagnaia e Montecchia
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entrata in vigore del Piano d’Azione Nazionale e i conseguenti limiti posti all’impiego dei fitofarmaci rende molto pressante la necessità di trovare delle soluzioni alternative, che consentano di mantenere dei green di buona qualità. L’individuazione di specie e varietà resistenti alle avversità, è sicuramente una delle strade più importanti e promettenti da seguire. n riferimento alla specie da tappeto erboso
a oggi più utilizzata in Italia sui green, cioè l’Agrostis stolonifera, sono da qualche anno disponibili sul mercato delle nuove varietà che, oltre ad una maggiore densità e uniformità, si contraddistinguono per: maggiore scorrevolezza possibilità di taglio più basso maggiore competitività nei confronti della Poa annua maggiore resistenza a patogeni fungini. Nessuna di queste varietà era mai stata
verificata per l’adattabilità alle condizioni climatiche italiane, n erano stati effettuati confronti con gli standard di riferimento ad esempio la varietà Penncross, utilizzata da oltre 50 anni). Per questa ragione nel 2015, grazie alla collaborazione del olf Club e Robinie e delle Università di Pisa e Torino, è stato realizzato un vivaio sperimentale per studiare sette varietà di Agrostis stolonifera, tra le più recenti introdotte sul mercato. Ad oggi tutte queste varietà si sono mostrate
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Proseguono gli studi su nuove specie e varietà da tappeto erboso, destinate a essere impiegate nella realizzazione dei green di Alessandro De Luca
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85 superiori rispetto al vecchio Penncross, soprattutto in riferimento alla colorazione, certamente più intensa, ma anche alla resistenza alle malattie fungine, inclusa la Sclerotinia homeocarpa (dollar spot). Soprattutto negli Stati Uniti, da qualche anno si stanno diffondendo sempre di più nuove varietà di Cynodon spp. (Bermuda), Zoysia spp. e Paspalum vaginatum appositamente selezionate per l’utilizzo sui green. Si tratta di tutte specie macroterme che, come già ampiamente documentato su tee e fairway, anche sui green permettono di ridurre l’impiego di fitofarmaci, acqua e fertilizzanti. Per questa ragione, sempre grazie alla preziosissima collaborazione del Golf Club Le Robinie, a cui si è aggiunto il Royal Golf La Bagnaia, nel luglio 2015 si è deciso di avviare uno studio su queste nuove varietà. Con il controllo scientifico dell’Università di Pisa, sono stati realizzati due identici vivai sperimentali (Busto Arsizio e Siena) con
quattro varietà di Bermuda, una di Zoysia matrella e una di Paspalum vaginatum. Nel luglio 2016 si è anche aggiunta una terza prova, ma a pieno campo, su nove green del Golf della Montecchia, dove nell’ambito del “Caso studio Biogolf ” è stata effettuata la conversione da Agrostis stolonifera a Bermuda varietà P18. Tra i primi risultati, si è notata a oggi una diversa sensibilità al patogeno fungino Ophiosphaerella spp. (Spring Dead Spot), il mancato adattamento del Paspalum vaginatum nel nord Italia e una buona ritenzione del colore della Zoysia matrella. utti i dati raccolti fino a questo momento lasciano sicuramente ben sperare per il futuro. Le prove in corso tuttavia, per essere scientificamente attendibili, devono avere una durata di almeno quattro anni. Per i risultati definitivi, dovremo quindi aspettare ancora un paio di stagioni.
Qui sotto, una bella immagine delle ultime buche a Le Robinie e qui sopra i due vivai, a Siena e Busto Arsizio (Varese)
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E C O S O S T E N I B I L I TÀ Val d’Aosta
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al d’Aosta: fi no al , nel fondovalle, la ora Baltea scorreva tra isole uviali, zone umide con boschi di salici, ontani, pioppi, paludi ricche di avifauna e piante ripariali, contesti ambientali importanti per la biodiversità della regione. Poi è cominciato l’attacco inesorabile al territorio: cave, scavi in alveo con prelievo di sabbie e ciottoli, discariche. Un esempio di come si presentava l’ambiente naturale è conservato nei ettari della R serve a-
turelle es les istituita nel , la cui sorveglianza è affidata al Corpo orestale della Val d’Aosta e la gestione ai Comuni di Brissogne, aint-Marcel, Quart, us e poi venne il golf... a costruzione del olf es les fondato nel e originariamente a tre buche, oggi nove, ha permesso il recupero ambientale di un’area che era stata sfruttata come cava di inerti e in seguito occupata da una discarica abusiva.
es les è un esempio di golf ecosostenibile, che prosegue costantemente nel lavoro di eliminazione del degrado ambientale, contribuendo alla salvaguardia della nostra bella talia. ’area del golf in particolare risulta una componente importante tra le aree umide residue del fondovalle e per chi come la sottoscritta si occupa di Ambiente da sempre, i risultati ottenuti e quelli che si aggiungeranno con la prosecuzione delle azioni di
L’AMBIENTE RINASCE ATTORNO AI FAIRWAY
Obiettivo sul Les Iles, circolo a nove buche fondato nel 2005, che ha permesso il recupero ambientale di un’area sfruttata come cava di inerti e in seguito occupata da una discarica abusiva di Marta Visentin
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87 recupero ambientale sono la dimostrazione che il connubio golf e natura può funzionare, laddove si applichino i principi dell’ecosostenibilità. E tutto ci va a beneficio di un diverso approccio verso il golf, che può essere considerato una risorsa importante sia in termini ambientali che sociali per il territorio. Anche grazie allo stimolo del quasi trentennale progetto “Impegnati nel verde”, promosso dalla Federazione Italiana Golf, dal 2006 al 2015, il circolo ha lavorato per il recupero paesaggistico e ambientale di tutta l’area verde, sfruttando l’ampliamento del campo da golf per rendere più efficaci e più rapide le azioni di bonifica e di ridefi nizione d’uso degli spazi in stato di abbandono. Il Golf Les Iles è diventato nel tempo un’area sportiva multifunzionale dove si gioca a golf, si va in canoa, si nuota, si fa tappa durante escursioni in mountain bike. E il paesaggio intorno spazia sulle cime delle montagne, a poca distanza dal Monte Bianco, dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, all’antica città romana di Augusta Pretoria, la Aosta moderna, ai tanti castelli come quello di Issogne, che incorniciano la valle testimoni di secoli di storia.
Il secondo progetto, intrapreso a partire dal 2015, ha concentrato l’attività di ricerca e le azioni sulla conservazione e sull’aumento della biodiversità, portando il Golf Les Iles al pari delle vicine aree protette per varietà e numero di specie presenti. L’attività e l’impegno per l’ambiente sono stati promossi anche con la realizzazione di una postazione per il birdwatching, con l’organizzazione di visite guidate naturalistiche e con l’apposizione di pannellistica espositiva sugli ambienti e sulle specie volti a informare e sensibilizzare i fruitori. Naturalisti come Andrea Battisti e Claretta Christille, che con altri colleghi su incarico del circolo hanno curato in loco indagini faunistiche su Odonati (libellule), Lepidotteri (farfalle) e Uccelli, hanno registrato la valenza naturalistica del sito e delineando al contempo le misure di conservazione e gestione compatibili con l’attività sportiva. Testimoniano l’interesse della direzione, per dimostrare che il recupero ambientale è davvero in atto, data la presenza di specie anche rare che utilizzano gli ambienti tornati a nuova vita per la sosta, nidificazione e riproduzione, alimentazione, dimostrando il ruolo di Oasi naturale che Les Iles riveste.
Due specie in particolare legate ai canneti (trattasi della cannaiola Acrocephalus scirpaceus e cannaiola verdognola Acrocephalus palustris - foto) sono la diretta dimostrazione che il fragmiteto e tifeto ricresciuti lungo le sponde del lago, consentono nuovamente la nidificazione di questi uccelli indicatori della qualità ambientale. Inoltre le cassette nido posizionate sugli alberi del circolo forniranno ulteriori dati su quali specie avranno utilizzato questa alternativa artificiale. utto ci è in linea con le direttive dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature), che di recente ha redatto un documento “Sport e Biodiversità”, che contiene le indicazioni per mitigare gli impatti sul territorio di qualsivoglia impianto sportivo, fornendo il supporto perché lo sport sia alleato della Natura. Al circolo è stato assegnato il riconoscimento “Impegnati nel verde” nel 2015, per il Recupero ambientale, e nel 2017, per la Biodiversità e attualmente sta lavorando per raggiungere la certificazione internazionale GEO che in Italia è stata ottenuta già da dieci circoli (La Pinetina, Montecchia, Udine, Is Arenas, Saturnia, Varese, Villa d’Este, Le Fronde, Carimate, Gardagolf).
In queste pagine, due vedute del Golf Les Iles, collocato accanto al corso della Dora Baltea e a pochi minuti di distanza dal centro di Aosta
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Montecchia, Frassanelle e Galzignano al Venice Open a Women versus Men: il Golf che unisce attraverso le differenze L’estate 2018 si è conclusa in maniera più dinamica che mai per PlayGolf 54, che riunisce la gestione di tre campi (Golf della Montecchia, alzignano e rassanelle : prima il Venice Open in agosto, poi l’evento Women Versus Men a settembre, due iniziative che off rono spunti per sviluppare il golf attraverso nuove vie. Il Venice Open, giunto alla sua quarta edizione, pu essere def inito un vero e proprio ‘major’ del circuito US Kids ed ha visto la partecipazione di oltre giova-
nissimi atleti provenienti da tutto il mondo, che si sono sfidati ma soprattutto divertiti con familiari al seguito secondo lo spirito di questa associazione la cui mission è appunto quella di ‘aiutare i bambini ad imparare il gioco del golf divertendosi, ed incoraggiare interazioni familiari che contribuiscano a creare esperienze indimenticabili’. Un motto che pu essere letto anche in altri termini: far s che chi inizi a giocare a golf da piccolo continui anche da adulto, fatto importante in un periodo in cui diversi paesi registrano un tasso di abbandono di questo sport piuttosto alto in età adolescenziale.
E l’atmosfera che si respira ad un evento US Kids, che prevede l’uso di tee di partenza differenziati in base all’età e la partecipazione dei parenti in qualità di caddie con tanto di pettorina, è s di competizione ma anche di estremo divertimento: non capita spesso di vedere un bambino di otto anni battere il cinque ad un genitore per avere ottenuto un ‘vero’ birdie, o comunicare con coetanei provenienti da parti del mondo così lontane tra loro nonostante le barriere linguistiche. Nel caso del Venice Open, poi, era tangibile anche un altro aspetto: quello dell’importanza data agli aspetti ambientali e sociali.
UNIRE ATTRAVERSO LE DIFFERENZE di Stefano Boni
La certificazione del Venice Open, supertorneo per gli junior, ha rappresentato una prima assoluta per l’Italia e, a livello dilettantistico, per tutto il mondo. Protagonista PlayGolf 54, che poi ha organizzato anche il Women versus Man
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89 L’evento ha infatti aderito, primo torneo di golf in Italia e primo nel mondo a livello dilettantistico, al processo di certificazione ‘Tournaments’ sviluppato da GEO. Gli aspetti virtuosi di questo torneo sono stati diversi. nnanzitutto il chiaro impegno ambientale delle tre sedi di svolgimento: il Golf della Montecchia, che oltre ad essere certificato E e ad avere ottenuto il Riconoscimento INV in categoria ‘Acqua’ per l’uso delle macroterme, è stato premiato nel 2017 con il prestigioso IAGTO Sustainability Award ed è anche il primo circolo ad aver aderito al progetto Biogolf; Frassanelle, premiato con INV sia per la categoria
‘Paesaggio’che per quella ‘Patrimonio culturale’ alzignano, iscritto al programma OnCourse di GEO. Particolarmente importante è stato anche l’incentivo dell’uso dei trasporti collettivi, che permettono di ridurre le emissioni di C fino al percento rispetto a i viaggi in auto: erano stati messi a disposizione servizi navetta gratuiti che collegavano, con più corse giornaliere, i tre campi con l’aeroporto ed i principali hotel. Un impegno tangibile è stato poi quello di provvedere alla raccolta di tutti i materiali riciclabili, così come sono state raccolte centinaia tappi di plastica: una delle diverse iniziative dell’evento dedicate al sostegno dell‘ ONLUS Team for Children, da anni impegnata per l’assistenza ai bambini e alle loro famiglie in cura presso l’ospedale di Padova. Il Venice Open ha permesso inoltre di creare nuove sinergie con il territorio: sono state incentivate le visite ai musei locali con biglietti scontati ed omaggio e tra i volontari erano presenti alcuni studenti del Liceo Scientifico Ippolito Nievo di Padova nell’ambito del progetto ’Alternanza cuola- avoro’. Inoltre si stima che solo in termini di ristorazione l’evento abbia generato un indotto a livello locale di circa 250.000 Euro, dato ancora più importante se si considera che nella zona in questione, quella dei Colli Euganei, il mese di agosto è considerato di bassa stagione. Il tutto è stato accompagnato da una capillare attività di comunicazione e sensibilizzazione ambientale, sia attraverso schermi, banner, internet e social media, sia con l’istituzione di due questionari ver-
di’ compilati da bambini e familiari prima e dopo il torneo. E alcuni dei giovani protagonisti di questa grande festa del golf hanno poi preso parte il mese successivo all’evento Women versus Men, in cui golfisti di ogni età e genere si sono sfidati con un formato di match singoli e doppi in stile R der Cup. a sfida, vinta dal team delle donne per 6 punti a e mezzo, è stata organizzata con la collaborazione della giocatrice olimpionica iulia ergas ed ha visto la partecipazione di rappresentanti di LPGA, Ladies European Tour, European Senior Tour, Challenge Tour, European Tour, Alps Tour, Us Kids olf tal e azionale taliana ilettanti. L’evento è stato concepito sull’onda di un ritrovato interesse per questo tipo di confronto, come dimostrato dalle recenti partecipazioni di aura avies e Brittan Lincicome a gare maschili, ma si è distinto per una caratteristica: uomini e donne partivano da tee diversi. Perché, come ha affermato iulia ergas, questo sport riesce ad unire ed aggregare quando riconosce proprio quelle differenze in cui sta la vera ricchezza. Ed è anche puntando su questo che il golf, il vero grande vincitore di queste due iniziative, pu tornare a crescere.
In queste pagine, momenti del Venice Open e del Woman versus Man, accanto a un cartello ecologico dedicato al primo Tournament GEO
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Design e arredi
on due percorsi di 18 buche da campionato, Bonora e Del Conte, disegnati dal grande Robert von Hagge sullo sfondo del Monte Rosa, quello di Bogogno è un resort all’avanguardia. Ma una nuova attenzione al complesso deriva anche dall’ampliamento da 32 a 50 camere e dalla realizzazione di una generosa SPA e palestra. Il concept e la realizzazione dei nuovi interni del Bogogno Golf Resort portano la firma di Attico nterni che ha conferito grande attenzione alla luce, come materia del pro-
getto, e alla sensazione tattile dei materiali. Il progetto ha lavorato sull’utilizzo di materiali sostenibili, sul contenimento del consumo energetico e sulla gestione integrata di luce naturale e artificiale, sia nei luoghi di riposo che nei luoghi di rigenerazione (SPA e palestra). Elemento caratterizzante della SPA è l’utilizzo di legno di briccola, i pali di rovere che caratterizzano il paesaggio lagunare veneziano, recuperati, tagliati e piallati ma soprattutto posati a secco, creando una boiserie unica e dalle sorprendenti sensazioni
visive e tattili uniche, anche grazie a luce dilavata, tramite apparecchi illuminanti studiati da iGuzzini. Attico Interni ha lavorato su luce diretta e indiretta, zenitale e diffusa, con varie configurazioni possibili per integrare una forte luce naturale proveniente lateralmente, grazie a una grossa finestratura che apre sul lato boschivo. Il legno posato con un sistema brevettato ad hoc corre su vari lati della SPA, su alcuni setti divisori, aree d’attesa e sul bancone d’accoglienza, conferendo unicità al luogo. Un legno vissuto ma rigenerato, desti-
NUOVI INTERNI PER BOGOGNO di Giorgio Tartaro
La struttura ricettiva dello splendido circolo piemontese si è arricchita di recente di una moderna SPA e di ulteriori 18 camere, confermandosi uno dei più bei resort golfistici del nostro Paese
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91 nato a nuova vita, risponde alle richieste della committenza di collegarsi al contesto molto verde che accoglie i campi di gara. L’illuminazione sottolinea il senso di relax, di calda accoglienza con una presenza discreta degli apparecchi che sono prevalentemente incassi: Laser Blade e Laser, nei corridoi e negli ambienti di passaggio, oltre che nelle cabine dei trattamenti, ed uso grafico di linee di luce Underscore, come quelle che sottolineano la vela molto importante realizzata sul soffitto della reception, ma che
sono usate anche lungo i corridoi. Nelle camere delle sospensioni Cup sono usate in modo alternativo alla classica abat-jour. Materiali usati, comfort degli ambienti, attività fisica, PA e illuminazione progettata si armonizzano per il perfetto relax degli ospiti. Le camere hanno un forte richiamo al gioco e al contesto grazie a gigantografie del green e di scorci del complesso posizionate quali ideali testiere del letto. Comodità di rimando domestico e arredi ecofriendl di ta green Venezia, in cartone
stratificato e trattato con pigmenti naturali, completano una sensazione di agio e benessere e un continuo rimando ai tanti alberi, specialmente betulle, presenti in esterno. Alcune soluzioni di pregio quali V nascoste in una grande specchiera, ante illuminate, contenitori e armadiature realizzate su disegno sono care ad Attico nterni e sperimentate in anni di realizzazioni in ambito contract chiavi in mano e in realizzazioni di dimore di lusso, nonché di format in esclusiva con vari partner, in talia e all’estero.
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NOVANTA E NON SENTIRLI
Lo splendido e storico circolo ruentino, il primo della Liguria, si prepara a vivere un compleanno davvero importante. Eventi e mirati interventi sulle strutture sono in calendario fra le attivitĂ da perfezionare entro breve a cura della redazione
gine
Panoramica sul green della 7, la buca piĂš impegnativa fra le 18 del percorso di Rapallo
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Rapallo
l Circolo Golf e Tennis Rapallo, aperto tutto l’anno, oggi è un impianto sportivo moderno situato nel cuore della città, a poche centinaia di metri dal casello autostradale e facilmente raggiungibile anche dalla stazione ferroviaria. Perciò, per chi non lo conosce, stupisce non poco sapere che nei pressi dell’antico monastero medievale di Valle Christi, monumento storico risalente al 1200 e posizionato sullo sfondo della buca 7, famosissima per la sua rara bellezza, si snodi un lungo percorso verde tra pini marittimi e alberi secolari.
maggiore entusiasmo e attenzione; non c’è il tempo per sfogliare le pagine in bianco e nero, bisogna disegnarne nuove a colori, stando attenti a non perdere nulla di ciò che insegna il passato. Gestire un club oggi, un club con servizi importanti e costi di gestione notevoli, impone un lavoro quotidiano, obbliga a fare scelte a inventare soluzioni per essere al passo con i tempi. Tutto questo è il Golf Rapallo, un’ evoluzione continua che è mirata a incentivare il turismo, promuovere lo sport tra i più giovani, diventare la casa preferita di nuovi
ospiti cercando di coccolarli, di farli sentire bene. Riola, coadiuvato dal suo staff selezionato e molto preparato, si appresta a vivere il novantesimo anno di storia del suo club, cercando di mantenere a livelli di eccellenza il percorso, giocato tutto l’anno e quindi spesso sotto stress agronomico. Piccoli lavori di miglioramento e abbellimento ma anche manutenzione quotidiana ordinaria e straordinaria non devono mai mancare. Inoltre particolare attenzione sarà dedicata al calendario gare, vero motore della
Il campo da golf di Rapallo, progettato nel 1929 e inaugurato nel 1931, è un’eccellenza conosciuta in tutto il mondo. Oltre 90 anni di storia e una location unica, così vicina a Portofino e anta Margherita igure, rendono il percorso ruentino una meta conosciuta e apprezzata da moltissimi golfisti. a storia del Circolo, e di tutte le personalità che lo hanno frequentato e vissuto, si respira ancora oggi in clubhouse. Infatti, il bar, i salotti, la sala carte e il ristorante hanno arredi all’inglese, enfatizzati anche dall’ultimo recente intervento per un restyling molto soft e di grande gusto. Il colore delle pareti di un rosso antico si sposa con il legno del parquet, e la luce di abat-jour o appliques in ottone si miscela con i raggi del sole che lasciano entrare le grandi vetrate affacciate sull’ultimo green. a qualità del Bar-Ristorante è indiscutibilmente di ottimo livello e risponde alle diverse esigenze del cliente. Nel passato è stato scritto che “chi lascia il Circolo Golf e Tennis di Rapallo, con l’idea di farvi ritorno presto, potrà voltarsi indietro e scorgere svettante sul verde, tra le fronde delle piante secolari, la vecchia torre dell’orologio della clubhouse. e ne sta l silenziosa da sempre, come a ricordare che, mentre il tempo passa, c’è qualcuno che scandisce ogni minuto della storia di uno charme ottuagenario.” Ma per Attilio Riola, Presidente del sodalizio da ormai due anni, il passato è un punto fermo da cui ripartire ogni giorno con
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95 vita sociale del club e sono allo studio anche progetti di miglioramento dell’area servizi, a iniziare dal locale caddie master. Insomma, massima operatività.
CIRCOLO GOLF E TENNIS RAPALLO
Un aspetto che già da ora è al centro degli obiettivi è migliorare l’aspetto turistico, dare maggiore disponibilità all’ospite anche e soprattutto straniero. In fondo quando c’è storia, bellezza naturalistica e paesaggistica, buon percorso tecnico e location affascinante non manca proprio niente per prendere la propria sacca e scegliere Rapallo come destinazione del prossimo viaggio.
Fondazione: 1941 - Stagione: aperto tutto l’anno - Chiusura: martedì non festivo Presidente: Attilio Riola Direttore: Fabrizio Pagliettini In segreteria: Alessandro Cau, Giovanna Massa, Nicolò parente Laura Tadei Maestri: Mario Erbisti, Adriano Brizzolari, Simone Brizzolari, Luigi Figari Attività giovanile: Antonio Pelizza Caddie master: Michele Parente, Flavio Corincig Attività giovanile: Antonio Pelizza Percorso: 18 buche, par 70, m. 5.567 Strutture: driving range, putting green, area gioco corto, bunker, bar, ristorante (tel. 0185 262022), tennis, palestra, pro shop (tel. 0185 219444) e foresteria, piscina, tennis, palestra.
Via Mameli, 377 - 16035 Rapallo (Genova) - Tel 0185 261777 segreteria@golfetennisrapallo.it - www.golfetennisrapallo.it fb: Circolo Golf e Tennis Rapallo
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Marco Dal Fior
LA MIA COLLEZIONE DI GETTONI In un mondo che punta sempre più selvaggiamente su omologazione e globalizzazione, c’è qualcosa che sfugge in modo misterioso a questa tendenza. E la potete riscontrare in tutti i campi pratica...
U
na delle cose che trovo più deprimenti, quando mi capita - per turismo o per lavoro - di girare pezzetti di mondo, è l’osservare come la globalizzazione abbia ormai unificato le vie centrali di tutte le grandi città. Le vetrine sono le stesse, i marchi e i fast food anche. Perfi no la gente che gira per strada è vestita tutta o quasi allo stesso modo. Una volta, al massimo, erano i manifesti della Martini o del Bitter Campari a farti sentire aria di casa anche ad altre longitudini. Oggi fai migliaia di chilometri e ti sembra di aver svoltato l’angolo. Insomma: ti sciroppi ore di aereo per poi ritrovarti nelle strade di sempre. È la fi ne della specificità, il trionfo di quella marmellata indefi nita che ha farcito le cittadelle dello shopping di tutto il mondo. Vai in Messico e trovi il negozio Nike, arrivi a San Pietroburgo e incappi nelle vetrine di Benetton, approdi a Pechino e ti insegue l’insegna di McDonald’s. Per non parlare dei negozi di alta moda, con le “griffe” italiane onnipresenti che occhieggiano dai santuari dello shopping. L’omologazione planetaria ha anche i suoi sacerdoti, incaricati di certificare il fatto che un prodotto, un’azienda, un ufficio siano “a norma”. Regole universali che vanno accettate e applicate senza porsi troppe domande. Che poi la sacra ricetta del cioccolato possa essere in qualche modo profanata o che il vecchio caro “parmigia-
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no” possa trovare fratelli illegittimi sotto cieli lontani, questo poco importa. Basta aver seguito le procedure. Certo, qualcosa si ostina a sfuggire alla morsa dell’omologazione. Specialità alimentari, ad esempio, e bevande. Sono quei prodotti “di nicchia” che fanno la felicità dei gourmet e di quanti possono portare a casa, come souvenir del viaggio, qualche grammo di colesterolo in più. E fi no a qui tutto bene. Ma sfido chiunque in altri casi a sostenere che la varietà in qualche modo favorisce la difesa della specificità o della tradizione. Qualcuno, ad esempio, dovrebbe spiegarmi perché quando cerco di scendere da un’auto che non è la mia, devo diventare matto per capire dove il progettista ha piazzato la maniglia per aprire la portiera. O perché, quando mi accade di guidare un altro modello, devo sfogliare febbrilmente il manuale per scoprire dove è stato nascosto il meccanismo che solleva il cofano. Il tutto ovviamente sotto lo sguardo compassionevole del meccanico che vorrebbe dare un’occhiata al livello dell’olio. Un altro mistero, questo più squisitamente golfi stico, riguarda i campi pratica dei Circoli italiani. Fateci caso: i gettoni delle macchinette che distribuiscono palline sono uno diverso dall’altro. C’è quello che sembra una semplice monetina, quello con una faccia liscia e l’altra con un taglio, quello che di tagli ne ha due, quello con incisioni da tutte e due le parti. Ce ne sono anche di quadrati: specie di fiches di ferro che si infi lano negli apparati più vetusti, con la manovella di lato, molto simili alle slot machines: vinci sempre anche se il premio non va più in là di 24 palline con l’equatore dipinto di rosso. Ci sono poi circoli tecnologici che propongono tessere magnetiche tipo carte di credito. Morale: chi come me ama girare da un campo all’altro e – mea culpa – non riesce a stabilire esattamente quanto vorrà praticare prima del tee shot, vuoi perché non sa a che ora arriveranno gli amici con i quali condividere l’impresa, vuoi perché non sa quante palline usciranno dal locale marchingegno, uno così, dicevamo, viaggia con un sacchettino di gettoni nella sacca, uno diverso dall’altro e, soprattutto, non più identificabili: quale sarà quello di Villa d’Este? E quello di Conturbia? A Bologna ci vorrà quello con un taglio o quello con due? E questa tessera di plastica, da dove arriva? Per non sbagliare in segreteria ogni volta prendo un gettone in più. E aumento la collezione. mdalfior@alice.it
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