Il Magazzino delle Idee 2

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CHI, COME & PERCHE’ Due parole di presentazione

MOVIMENTO ARTISTICO GRUPPO MES

foto di Angelo Trapani

Minimalismo Ermetico Subliminale Basandosi su queste linee guida le opere MES propongono riflessioni attraverso l’espressione ermetica di un concetto, per mezzo dell’utilizzo di pochi elementi. Il minimalismo aiuta a non disperdere in inutili arricchimenti, spesso fuorvianti e unicamente estetici, e a concentrare l’osservatore nell’essenza del messaggio ermetico contenuto. Il concetto viene racchiuso da elementi disposti in maniera armonica e graficamente pulita, che aiutano l’osservatorea concentrarsi sull’essenza e non sull’apparenza. In tale modo chiunque potrà trovare dentro se stesso la chiave di lettura ed apprezzare così, secondo le proprie sensazioni dovute alla subliminazione delle proprie esperienze, l’opera in visione. Principalmente il movimento artistico Gruppo MES ha come scopo quello di realizzare opere di qualsiasi campo espressivo che attraverso l’esposizione minimalista di un concetto celato in immagini o parole, facciano dell’osservatore un protagonista dell’opera stessa, dando ad essa un senso attraverso la propria personale interpretazione, appositamente sollecitata e quindi subliminata da ciò che l’autore ha creato. Così facendo l’osservatore diventerà a sua volta autore, rendendo l’opera originale e unica. Attualmente il Gruppo MES esercita le sue attività su facebook come gruppo chiuso, ma chi fosse intenzionato a partecipare (anche solo per osservare e commentare le opere esposte) può fare richiesta di iscrizione.


4 CHIACCHIERE CON... L’intervista a Zefram

FOTO CONCETTUALE E SIMBOLISMO

Abbiamo chiesto all'amico Zefram (al secolo Enrico De Marinis) di parlarci del suo modo di intendere la fotografia; di spiegarci in parole povere il suo “credo” espressivo. Chi ancora non lo conoscesse può comodamente digitare questo nome su un qualsiasi motore di ricerca in rete ed avrà mille risposte ed occasioni di vedere le sue opere improntate al genere concettuale. Allora, saltando i preamboli, Enrico parlaci un po' della foto concettuale. - Per prima cosa preferirei precisare che la fotografia concettuale che interessa il mio lavoro è quella così detta di “secondo livello”. Mi spiego meglio. La fotografia concettuale “di primo livello” può essere semplicemente definita come la realizzazione d’immagini che illustrino un'idea. Fin qui tutti d'accordo. Ma allora, sovviene una considerazione altrettanto semplice: tutta la fotografia è concettuale! Ad esempio, la foto di un gattino che dorme abbracciato ad un pupazzetto trasmette immediatamente l'idea della tenerezza. La foto concettuale, per me è un'altra cosa; quindi si passa ad un secondo livello, ad una definizione meno semplicistica, un po' più precisa: la foto concettuale si ha quando il fotografo tenta di veicolare un messaggio o un "concetto" attraverso un simbolismo astratto, interpretato dal lettore dell'opera.Quindi l'opera concettuale ha bisogno di un lettore, come lo hai definito tu, piuttosto che un osservatore? - Certamente. Chi si pone di fronte ad un'opera concettuale deve per prima cosa vestire i panni del lettore; egli deve operare attivamente verso l’opera e


non porsi solo con uno sguardo passivo, per quanto attento, che si limiti ad osservarne l'estetica. Deve passare dal ruolo di fruitore (passivo) della plasticità dell’immagine, verso il ruolo (attivo) di lettore, interprete e decodificatore. L'autore deve trasmettere il suo concetto attraverso un simbolismo e veicolarlo creando un messaggio fatto di immagini, proponendolo alla visione ed alla interpretazione del lettore.-

Zefram con bag

Zefram dialoga con Angelo Zzaven e bag

Il lettore riesce sempre a leggere il messaggio trasmesso dall'autore? - Qua ci addentriamo in campo vastissimo, dai confini imprecisati: il processo di comunicazione tra autore e lettore, vale a dire da come si passa dal concetto trasmesso (dall’autore) a quello percepito (dal lettore). La foto concettuale attraversa due fasi: la prima è curata dall'autore (fase autorale) e la seconda è esperita dal lettore (fase di lettura). Nella prima si ha il lavoro creativo dell'autore che esprime un concetto codificandolo e producendo l'opera (fotografia, pittura, musica, ecc…), mentre nella seconda è il lettore che con la sua creatività decodifica l'opera, interpretandone il significato e pervenendo al concetto ricevuto. Spesso avviene che il lettore legga in modo identico all'autore, altre volte la lettura finale diverge un po' dalle intenzioni dell'autore, altre sono letture completamente opposte.Da cosa può dipendere questo sfasamento tra scrittura dell'autore e lettura del fruitore? - Anche questa domanda necessita di un esame approfondito e spiegarlo in poche parole è difficile, ma provo ad esprimere il mio punto di vista, ricorrendo ad una notevole esemplificazione. Prendiamo la foto di una mano, una semplice mano. Abbiamo una foto che ha bisogno solo di essere guardata e subito capiamo che è una mano, non racchiude messaggi, non ha particolari posizioni delle dita, non fa gesti, è solo la rappresentazione di una mano. Questo è il livello denotativo, che non ha bisogno di interpretazioni, e potrà essere usato per un linguaggio narrativo, lineare. La stessa mano che compie un gesto, magari stringendone un'altra, trasmette un'idea, un'emozione, un concetto. Questo è il livello connotativo abilitato dal linguaggio simbolico ed è usato dall'autore per veicolare uno stato d’animo attraverso la foto “concettuale”. Questo linguaggio, però, si avvale di livelli diversi: irreale, onirico, possibile o tangibile e fa uso di una moltitudine di simboli e archetipi. Qui è l'autore che


delinea la strada da percorrere, ma non sempre il lettore, per cultura, esperienza, volontà o coinvolgimento riesce ad interpretare correttamente l'opera.Per cui un autore dovrebbe stare attento a chi rivolge i propri messaggi, studiare bene a chi si rivolge e cercare di capire fino a che punto può spingersi con l'uso di simboli e scene irreali? - Questo sta alla sensibilità dell'autore, è una scelta personale. L'uso dei simboli universali porta automaticamente alla facilità di lettura da parte di un più ampio pubblico, mentre l'uso di simboli di gruppo, appartenenti a persone più o meno numerose raggruppate per razza, religione o altro, avranno un riscontro più ristretto, poiché i simboli usati avranno senso all’interno di quel gruppo, ma non ne avranno al di fuori. L'uso poi di simboli soggettivi, quelli cioè ristretti alla propria persona o ad un gruppo piccolissimo di parenti o amici, crea automaticamente la

preclusione a tutti gli altri. Insomma, usare simboli come la sfera per manifestare perfezione, unitarietà e purezza è più facilmente leggibile che usare il tamburello tibetano per trasmettere il concetto di preghiera. Ancor peggio ci riuscirebbe trasmettere ad un vasto pubblico il concetto di paura se mostrassimo un vecchio pupazzo che a noi da bambini non faceva dormire, ma che tanti altri potrebbero invece trovare divertente …Ringraziamo Enrico per questa interessante chiacchierata e ricordiamo che, oltre a partecipare alla mostra collettiva del Gruppo MES, Zefram sarà presente a Brescia presso il Museo della Fotografia, con una personale nel mese di Maggio prossimo.

Le foto di corredo al presente articolo sono ©Zefram.


SPECIALE PRIMA MOSTRA FOTOGRAFICA COLLETTIVA

DAVANTI, DENTRO ED ALDILA’ Le foto di questa pagina, dall’alto in basso, sono di Angelo Zzaven, Andrea Ravasio, Diocleziano Galella e (sotto) Roberto Cicchiné.


Il 25 Aprile 2013 sarà

inaugurata a Lucca nella sala espositiva del Comune di Corte dell’angelo, la prima mostra collettiva del Gruppo MES, dal titolo "Davanti, dentro ed aldilà". Il titolo vuole esprimere sinteticamente il pensiero che ispira il lavoro degli artisti appartenenti al movimento e cioè quello di porsi davanti ad un'opera con l'intento di osservare dentro l'immagine proposta e raggiungere il messaggio che si può trovare aldilà delle apparenze superficiali, solo con una attenta ed interessata visione. Una partecipazione attiva da parte dell'osservatore che, grazie alla propria sensibilità, esperienza e cultura, la potrà rendere veramente unica.

Zefram (Enrico De Marinis)

Alla mostra parteciperanno 17 iscritti al movimento artistico, cisacuno con un’opera. Le fotografie sono state selezionate tra quanti hanno inviato segnalazione di un proprio lavoro nello spazio-ritrovo su internet, dove gli iscritti esercitano le proprie attività virtuali, cioè sulla bacheca del Gruppo MES negli meandri di facebook. L'evento è alla sua prima edizione, ma il Gruppo MES è presente sui canali internet da un anno ed è seguito con sempre maggior interesse. Gli artisti, provenienti da tutta Italia, che hanno aderito a questo Movimento Artistico si riconoscono in tre linee guida che sono la base su cui nascono le varie opere di fotografia, pittura, video, narrativa, poesia, ecc... Esse sono: il minimalismo, l’ermetismo e la subliminazione. La prima uscita ufficiale, di presentazione, del Gruppo è avvenuta l’anno scorso a Catania, durante il Cromatico Foto Festival nell’ambito del seminario, tenuto

Willard (Alessandro Casola)

Augusto Biagioni


dal fondatore, sul tema “La fotografia come espressione artistica. Dal Surrealismo al Gruppo MES”.

La mostra avrà un'anteprima al Rosignano Foto Festival dal 5 al 20 Aprile, con presentazione alle ore10,00 di sabato 6 Aprile, presso il Castello Pasquini di Castiglioncello (Livorno) ed avrà anche un epilogo presso La Perla Blu di Borgo Giannotti a Lucca, dove starà in esposizione dall'8 Giungo al 7 Luglio 2013. Vincenzo Torre

Stefania Resti Giovanni Iannacio


Daniele Cascone

Alberto Gianfranco Baccelli (bag) Enrico Paradiso La locandina ed il Castello Pasquini di Castiglioncello (Rosignano Marittimo - Livorno) sede della manifestazione Rosignano Foto Festival che ospiterà l’Anteprima della Prima Mostra Collettiva Fotografica del Gruppo MES dal titolo: Davanti, dentro ed aldilà.


Marco Maria D’Ottavi Celeste Licciardi

Luigi Esposito Massimo Della Latta


DALLA BACHECA

SELEZIONE DA FACEBOOK di bag Piccola selezione delle migliori immagini passate sulla bacheca del Gruppo MES su facebook.

In questo spazio si mettono in mostra lavori interessanti che non hanno trovato spazio nel numero precedende del Magazzino delle idee o che sono state postate recentemente. Un modo per sottoporre all’attenzione di tutti quei lavori molto vicini alle linee guida del Gruppo MES e che qui riproposte hanno la possibilità di essere riviste con più attenzione. Si sa che su internet tutto passa velocemente e non tutti possono stare

Alessandro Firmali

connessi ogni giorno, da qui l’idea di riproporle in modo da poter essere ammirate e valutate, valorizzate e analizzate più compiutamente. Mimmo Greco


Roberto Piccirilli

Giovanni Paolini

Marco Maria D’Ottavi

Nadine Spaggiari Stefano Landi

Paola Camiciottoli


RIFLESSIONI D’AUTORE

L’ALTRA FACCIA DELLA FOTOGRAFIA di Daniele Cascone

«Ci sono due persone in ogni foto: il fotografo e l’osservatore.» Ansel Adams

La citazione di Ansel Adams rende bene l’idea che in fotografia, quando si ha intenzione di voler trasmettere un messaggio, bisogna tener conto del fruitore finale. Sembrerebbe che la natura di questo medium sia quella di raffigurarci un istante di realtà catturata, illudendoci che stiamo documentando qualcosa di concreto e intelligibile; d’altra parte la macchina fotografica è certamente l’invenzione che più si avvicina a riprodurre fedelmente il mondo circostante. Ma questa fiducia nella schiettezza di una foto può ritorcersi contro, poiché le immagini spesso sfuggono e suggeriscono altre chiavi di lettura, non previste dall’autore stesso. D’altra parte, un altro grande fotografo come Ferdinando Scianna è solito affermare che «la fotografia mostra, non dimostra», suggerendoci che in un’immagine vediamo solo gli effetti di una causa, ma non la dimostrazione di come si è arrivati a quel punto. Quindi la fotografia, oltre a essere il miglior linguaggio da affiancare al giornalismo e al documentario, possiede anche una caratteristica opposta, a mio parere più vasta e intrigante, che è quella che ci permette di esplorare la sfera subcosciente, dove l’interpretazione è legata anche al

background di esperienze vissute e alla personalità dell’osservatore. La percezione diventa soggettiva, perché i concetti trasmessi da un’immagine possono mutare la loro forma in base all’individuo che la analizza, non restituendoci più la verità oggettiva e inconfutabile. In questo ruolo di «ingannatrice», la fotografia si trova a proprio agio: essa parte da un’estetica estrapolata direttamente dalla realtà, ma che può essere alterata per creare dei cortocircuiti visivi. In questa situazione l’osservatore sarà costretto a cercare nuovi punti di riferimento e a dare la sua lettura. Un’esperienza del genere diventa più forte quando si toccano le corde emotive situate in profondità, che danno modo di stabilire un legame più duraturo e intrigante tra l’osservatore e il soggetto raffigurato. Gli autori che realizzano questo genere di fotografia sono ben consapevoli di questi aspetti, di conseguenza c’è un costante utilizzo di simboli, associato alla precisa volontà di coinvolgere un pubblico disposto impegnarsi nel comprendere e analizzare ciò che ha davanti. I simboli sono ovunque, li percepiamo ogni giorno e li usiamo per svariati motivi: giocare con essi, prediligendo quelli che stimolano il subconscio, rende più interessante una proposta artistica.


Con questi presupposti, gli osservatori si trasformano in veri e propri lettori: come se ci trovassimo di fronte a un romanzo, le fotografie (e le immagini in generale) vanno lette per essere comprese. Se non si hanno gli strumenti e le conoscenze per leggere una foto, questo legame tra artista e lettore non potrà avvenire. Sarà l’artista stesso a decidere la vastità del pubblico a cui rivolgersi: simboli semplici (o la loro assenza) possono raggiungere un pubblico vasto ma banalizzare il discorso. Simbologie più complesse e intime possono selezionare e far diminuire il numero di lettori, ma daranno un confronto più stimolante. È come se si facesse entrare l’osservatore nel proprio mondo, nel subconscio, permettendogli

però di alterare e reinterpretare alcuni elementi. Chi progetta questo genere di immagini è (o dovrebbe essere) ben consapevole di questo risvolto: è il suo obiettivo. Un discorso del genere può sembrare elitario, ma in realtà l'intenzione è quella di estendere questo approccio all'osservazione anche ai neofiti, in modo da divulgare sempre più questa seconda faccia della fotografia, non meno interessante dell'ormai consacrata fotografia di reportage.

Le foto di corredo al presente articolo sono ©Daniele Cascone.




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